E se Magic...?

di BeautyLovegood
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ... avesse un fratellino? ***
Capitolo 2: *** ... fosse una brava sorella maggiore? ***
Capitolo 3: *** ... preparasse una torta? ***
Capitolo 4: *** ... sconfiggesse un temporale? ***
Capitolo 5: *** ... ricevesse delle scuse? ***
Capitolo 6: *** ... e Darcy creassero un premio? ***



Capitolo 1
*** ... avesse un fratellino? ***


Aziraphale si asciugò il sudore sulla fronte con il suo fazzoletto di stoffa bianca. Aveva appena finito di preparare la cena a base di vari piatti, sushi fatto in casa per lui, bocconcini di pesce e patatine fritte per Magic e pollo alla diavola per Crowley.

- Papà Azi, dov’è Papà Cro? Ho fame!- protestò la piccola già seduta a tavola e tentata di mangiare almeno una patatina, ma Azi allontanò il suo piatto.

- È andato a prendere il dessert, tesoro. Forse ha trovato traffico.- commentò mentre guardava fuori dalla finestra. D’un tratto, sentì il rumore della chiave infilata nella serratura.

- Papà Cro è arrivato!- esclamò Magic e corse a salutare il rosso demone insieme ad Aziraphale, ma non lo trovarono alla porta d’ingresso e neanche in salotto.

- Papà Cro?!

Aziraphale prese in braccio sua figlia e si guardò intorno, preoccupato.

Se era entrato un ladro in casa, avrebbe usato le maniere forti pur di proteggere la piccola.

- C’è qualcuno? C’è qualcuno?!

Al posto della voce di Crowley, padre angelo e figlia sentirono uno strano verso provenire dalla stanza dei due papà.

- Ho già sentito questo verso…- commentò guardando Magic, poi aprì la porta.

Crowley era seduto sul letto e fissava qualcosa.

- Crowley?

- Papà Cro?

- Sssh, fate piano, ci ho messo tanto a farlo smettere di piangere.- disse il demone a voce bassa.

Aziraphale si fermò dietro di lui e per poco urlò dalla sorpresa.

- Papà Azi… un bebè.- disse Magic indicando un neonato avvolto in una copertina azzurra e sdraiato sul suo posto preferito del letto, in mezzo ai cuscini.

Crowley si girò per guardare il suo compagno e sua figlia con un sorriso pieno di amore.

- Angelo, ricordi quando dicevi che ti sarebbe piaciuto dare un fratellino a Magic ma io non ero d’accordo?

L’angelo annuì un po’ incerto.

- Stavo andando a comprare il gelato, poi la Bentley ha fatto partire A kind of magic e ho pensato al giorno in cui la nostra principessina è entrata nella nostra vita, la tua magia migliore. Ho anche pensato a Warlock e ai momenti passati insieme a lui. Non ero tanto male come tata, ma praticamente sono stato io a fargli da padre finché è durata la nostra missione. Lo ammetto, non è diventato un santo di ragazzino, ma neanche un diavoletto, perciò non ci sarebbe niente di male nell’accogliere un altro maschietto nella nostra famiglia.- spiegò Crowley e prese in braccio il bambino per coccolarlo.

- Per me va più che bene, Crowley, ma com’è apparso? Hai schioccato le dita?

Il demone arrossì e accarezzò la testolina morbida del piccolo.

- No, angelo. Credo di aver fatto come te… un tipo di magia diverso dal solito.

Aziraphale sorrise e posò Magic sul letto.

- Vuoi conoscere il tuo fratellino, amore?- le chiese Crowley. Lei annuì e lui l'aiutò con delicatezza a tenere tra le braccia il piccolino.

- È bellissimo, vero?

- Sì, Papà Cro.- rispose lei felice.

- E come si chiama?- chiese l’angelo curioso mentre aiutava sua figlia a non far cadere il bambino.

- Dato che ho scelto io il nome della nostra bellissima figlia, adesso tocca a te, angelo, ma niente di banale, per favore.- propose Crowley.

Aziraphale guardò suo figlio. Aveva i capelli uguali ai suoi e con una sfumatura di rosso e gli occhi verdi tendenti all'azzurro. Quale poteva essere il nome adatto a lui, il figlio di un angelo e un demone?

Guardò il libro sul suo comodino, Orgoglio e pregiudizio, uno dei suoi preferiti.

- Che ne dite di Darcy?

- Salute.- disse Magic, facendo ridere i suoi papà.

- No, tesoro, Darcy è il nome di un personaggio che piace tanto a Papà Azi. E devo dire che piace anche a me come suona, Darcy Crowley-Fell. Sempre meglio di Pride o Prejudice.

- Allora benvenuto tra noi, piccolo Darcy.

E Aziraphale baciò entrambi i figli sulla fronte e poi il suo amato demone sulle labbra.

- Ti amo, Crowley.

- Ti amo anch’io, Aziraphale.

- E noi?- protestò la gelosa Magic.

- Ovvio che amiamo anche voi, cherubini.- la tranquillizzò Crowley e schioccò le dita per far apparire una culla di legno azzurro ai piedi del letto, ma quando arrivò l’ora della nanna, i quattro Crowley-Fell finirono per addormentarsi tutti insieme sul divano, tanta era felicità di aver allargato la loro ineffabile famiglia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SONO TORNATAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!! Mi mancava troppo Magic e ho pensato di renderla una sorella (un mio sogno irrealizzabile). Se vi va sapere di più sul piccolo Darcy, fatemi sapere!

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Capitolo 2
*** ... fosse una brava sorella maggiore? ***


In una sola settimana, Crowley e Aziraphale si resero conto della grande fatica nella gestione di due figli piccoli. Magic era un po’ invidiosa delle attenzioni dei suoi papà sul piccolo Darcy, soprattutto da parte di Aziraphale che se lo teneva quasi sempre in braccio, mentre quest’ultimo passava quasi tutto il suo tempo a piangere, tranne quando mangiava e dormiva, anche se per poche ore a notte.

“Io non capisco. Magic non ha mai pianto così tanto quand’era una neonata”, commentò Aziraphale mentre cambiava l’ennesimo pannolino al piccolo.

“Ogni bambino è diverso, angelo, ma non per questo è un male”, disse Crowley in difesa del figlio, ma il suo nuovo capriccio gli fece quasi cambiare idea.

“Papà Azi! Papà Cro! Non riesco a colorare!”, protestò Magic sbucando nella camera del fratellino con le mani sporche di colori dei pennarelli.

“Magic, non vedi che stiamo facendo una cosa più importante dei tuoi disegni?”, la sgridò Crowley e lei tornò in camera sua piangendo. Sbatté persino la porta.

“Non era il caso di sgridarla così, Crowley!”, gridò Aziraphale per farsi sentire sopra le grida di Darcy.

“Angelo, ti prego, ho mal di testa, non ho la forza di chiedere scusa a nessuno al momento!”, gridò anche Crowley e se ne andò nella stanza delle piante. Schioccò persino le dita per far diventare le porte pezzi di muro.

L’angelo sospirò e, nonostante avesse anche lui il mal di testa, prese in braccio Darcy e lo cullò per l’ennesima volta.

“Credo che non basterebbe neanche un piccolo miracolo demoniaco per farti stare buono, piccolo mio”.

 

*

 

Aziraphale si svegliò di colpo. Aveva di nuovo dormito con il libro appoggiato sul petto.

Guardò l’orologio luminoso sul suo comodino.

Erano le tre di notte.

La casa era completamente silenziosa.

Ma mancava qualcuno.

“Crowley? Crowley, svegliati”, disse al suo compagno bussandogli sulla spalla.

“È il tuo turno per la poppata, angelo, il mio latte è acido stanotte”, rispose lui ancora addormentato e Aziraphale lo svegliò con un pizzicotto.

“Ahio!”, protestò lui spalancando gli occhi.

“Darcy è sparito!”, disse l’angelo indicando la culla ai piedi del letto vuota.

“Oh cazzo!”.

“Crowley, vacci piano con le parole! Magic potrebbe sentirti!”.

“E se fosse sparita anche lei?”.

I due papà si alzarono dal letto e corsero a guardare nella camera di Magic. La luce della lampada sul comodino era ancora accesa.

“Per tutti i dischi dei Queen…”, mormorò uno sbalordito.

“Dimmi che non sto sognando…”, mormorò l’altro dopo essersi strofinato gli occhi.

Non solo i loro figli non erano scomparsi, ma stavano anche dormendo insieme.

Magic stringeva a sé Darcy come era solita fare con la sua anatra di peluche, ma senza soffocarlo, e lui sembrava sereno tra le braccia della sua sorellona, le sfiorava persino una guancia con la manina.

“Come angelo ha fatto Magic?”, bisbigliò Crowley ad Aziraphale che si stava asciugando le lacrime di commozione.

“Non lo so, caro, ma giuro sul mio papillon di tartan che domani al parco le comprerò il cono gelato più grande di tutta Londra”, disse commosso.

Una volta avvicinatisi al letto, Crowley scattò una foto ai suoi figli con il cellulare facendo attenzione a non usare il flash e Aziraphale schioccò le dita per far apparire una barriera di legno dal lato di Darcy per evitare incidenti.

“Buonanotte, cherubini nostri”, disse dopo essersi baciato due dita e averle posate delicatamente sulle teste dei suoi bambini. Crowley lo imitò e i due tornarono a letto tenendosi per mano.

Dormirono abbracciati a cucchiaio per tutta la notte.

 

*

 

“Svegliatevi, dormiglioni!”, esclamò Magic entrando in camera loro con un grande vassoio pieno di cibo tra le mani.

I due si svegliarono di colpo e scoprirono di aver dormito fino alle dieci e venti di mattina.

“Oh, accidenti, sono in ritardo! Devo aprire la libreria!”, esclamò Aziraphale e si alzò dal letto per vestirsi in fretta, dimenticandosi della presenza di sua figlia che rideva per i suoi boxer di tartan.

“Oh no, angelo, non puoi lasciarmi solo a badare a Darcy!”, protestò Crowley, ma poi si accorse che Darcy stava dormendo di nuovo nella sua culla e guardò Magic che posava il vassoio sul letto e gli porgeva la sua tazza nera piena di caffè caldo.

“Un momento”, disse e svuotò la tazza tutto d’un fiato, poi fece sedere Magic sulle sue ginocchia.

“Magic Crowley-Fell, dicci come hai fatto a far dormire tutta la notte tuo fratello, per favore”.

Aziraphale lasciò perdere la sua camicia sbottonata e si avvicinò a Magic.

“Ti porteremo dovunque vorrai questo weekend, tesoro, anche sulla Luna, se ce lo dirai, promesso”, disse facendosi una croce sul petto scoperto e Magic rise divertita.

“Ieri sera Darcy stava piangendo, ma non avevate fatto niente per farlo smettere perché stavate dormendo, così sono venuta a prenderlo e l’ho portato in camera mia”.

“Wow, dovevamo essere proprio cotti come delle pere per non sentirlo piangere”, commentò Crowley.

“E come lo hai fatto addormentare?”,

“Gli ho cantato una canzone”.

“Quale canzone?”, chiesero i due padri in coro, ma Magic incrociò gli indici e se li posò sulle labbra.

“È un segreto tra me e Darcy”.

E scese dalle ginocchia di Crowley, lasciando i suoi papà più curiosi di prima, ma almeno erano entrambi riposati. Almeno per un secondo, fino a quando Darcy ricominciò a piangere.

I due si guardarono sconsolati, ma Magic prese il biberon dal vassoio e fece sparire un lato della culla con un battito di mano per poter sfamare il fratellino.

“La nostra Magic… che brava sorella maggiore”, disse Aziraphale con grande gioia.

“Scusami per averti sgridata ieri, principessina”, disse Crowley e baciò Magic sulla fronte.

“Grazie, Papà Cro”, disse lei senza togliere gli occhi da Darcy che si stava godendo il suo biberon e intanto guardava uno dei suoi papà che finiva di vestirsi per andare al lavoro e l’altro che mangiava una fetta di pane e marmellata come se non mangiasse da poco più di seimila anni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono contenta che mi abbiate chiesto altri capitoli perché ho tante altre idee. Dopotutto, i maschi si crescono in modo diverso rispetto alle femmine e due come Azi e Cro ne hanno tante di esperienze da vivere ancora! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** ... preparasse una torta? ***


“Sono a casa!”, esclamò Aziraphale, ma nessuno venne a salutarlo.

“C’è nessuno?”.

Magic sbucò dietro la porta aperta della cucina. Era completamente sporca di bianco e marrone e questo preoccupò il papà angelo.

“Vai da Papà Cro! È in camera con Darcy!”, ordinò lei, ma Aziraphale la ignorò.

“Che cosa stai fac…”.

Non ebbe modo di finire la frase, perché quello che trovò in cucina fu un completo disastro. Il tavolo e il pavimento erano completamente sporchi di farina, polvere di cacao, lievito, latte e gusci di uova.

E Magic scoppiò in lacrime.

“Volevo fare una torta per il compleanno di Darcy senza battere le mani…”, spiegò tra i singhiozzi.

Aziraphale schioccò le dita per pulire la cucina e la figlia e la prese in braccio per consolarla.

“Non piangere, amore. Non sono arrabbiato, tutt’altro. Mi fa piacere che tu abbia voluto provare a fare qualcosa per tuo fratello senza usare i miracoli. Ricordati che è il pensiero che conta”.

Magic si asciugò le lacrime e fece gli occhi dolci a suo padre.

“Puoi darmi una mano, per favore, papà Azi?”.

Gli diede persino un bacio sulla guancia per convincerlo.

“Ma certo, principessina mia. Ti sei rivolta all’angelo giusto”.

“Ma non dire niente a papà Cro”, lo raccomandò Magic a voce bassa. Lui annuì e finse di chiudersi le labbra con una cerniera.

 

*

 

“Darcy, stai fermo!”, disse Magic al piccolo che cercava di allungarsi dal seggiolino per prendere una grande scatola bianca che lei teneva tra le mani come se contenesse qualcosa di delicato, cosa in parte vera.

“Dai, angelo, dimmi che cosa c’è là dentro”, disse Crowley al suo compagno mentre aspettava con impazienza che un semaforo diventasse verde.

“È una sorpresa talmente grande che dovrai aspettare anche tu per vederla”, disse lui con un sorriso stampato sulle labbra.

Arrivati a St. James’s Park, Crowley parcheggiò, infilò Darcy nello stesso marsupio nero che aveva usato anche quando Magic era più piccola ma rimesso a nuovo e prese il cestino del picnic, mentre Aziraphale aiutava la figlia a portare la scatola misteriosa.

Si sistemarono in un punto tranquillo vicino alla Duck Island vicino ad un albero e Magic fece la guardia alla scatola per tutto il tempo del picnic, persino quando Darcy si addormentò con la testa appoggiata sulla pancia di Aziraphale e lei dava da mangiare il pane avanzato alle anatre insieme a Crowley.

Un’ora dopo, il pisolino dei quattro Crowley-Fell venne interrotto dall’arrivo di Anatema e Newt, che li svegliarono imitando due galli stonati.

“Zia Anatema! Zio Newt!”, esclamò Magic appena li vide e si alzò per abbracciarli.

“Eccovi qua! Aspettavamo solo voi per iniziare la vera e propria festa”, li salutò Aziraphale e lasciò che Anatema prendesse in braccio il bambino.

“Buon compleanno, Darcy. Diventi sempre più bello ogni volta che ti vedo”, disse mentre lui cercava di prenderle gli occhiali.

“E io, zia?”, chiese Magic, gelosa persino della sua amata madrina.

“Vale anche per te, tesoro”, disse Anatema e abbracciò entrambi i suoi figliocci.

“Direi che è arrivato il momento di dare inizio alla festa”, disse il demone e fece apparire una coroncina blu sulla testa del piccolo festeggiato.

La strega e l’imbranato ingegnere si sedettero sul pezzo di tovaglia che Aziraphale aveva fatto apparire apposta per loro e tirarono fuori da un enorme sacchetto tre regali, uno piccolo e due grandi.

“Abbiamo pensato di farne uno anche per te, Magic”, disse Newt e Magic sorrise.

“Prima apriamo quelli del festeggiato”, ricordò Aziraphale e Anatema gli porse il regalo piccolo.

“Oh, guarda che carino!”, esclamò entusiasta alla vista di un pigiamino di tartan azzurro e bianco.

“Almeno non hai preso anche un papillon”, disse Crowley ad Anatema, ma lei gli fece la linguaccia e gli porse il grande regalo con la carta blu.

“Bru bru!”, esclamò Darcy appena vide la macchinina cavalcabile nera, bianca e rossa su una grande scatola di cartone bianca.

“Era proprio quella che volevi, campione, ma la proveremo a casa”, disse Crowley.

“Ora tocca al mio regalo”, intervenne Magic.

“Il nostro regalo”, la corresse Aziraphale e l’aiutò a mettere la scatola bianca al centro della tovaglia, mentre Darcy osservava il tutto in braccio a Crowley.

“A te l’onore, Magic”, disse l’angelo e Magic aprì la scatola con delicatezza, mostrando un’enorme torta al cioccolato coperta di confetti colorati e con un buco al centro per fare spazio all’orsacchiotto di peluche che catturò subito l’attenzione di Darcy. Il pelo era dello stesso colore dei suoi capelli e indossava un maglione blu con sopra ricamata una grande D dorata.

“L’orsetto l’ho preso io e papà Azi si è occupato del maglione”, spiegò Crowley a suo figlio, pur sapendo di non essere veramente ascoltato, e gli consegnò il morbido regalo.

“E la torta l’ho fatta io”, disse Magic e fece l’occhiolino ad Aziraphale di nascosto, che ricambiò sorridente, poi attaccò sulla torta una candela azzurra a forma di uno e batté le mani per accenderla.

Cantarono tutti insieme e, pur non capendo la situazione, Darcy riuscì a spegnere la candela da solo, guadagnandosi un meritato applauso persino dai passanti che gioirono per lui.

Darcy aveva già sorriso, soprattutto quando giocava con Magic e i suoi papà gli facevano le coccole e le facce buffe, ma in quel momento, rise per la prima volta e di gusto.

“Oh, Darcy!”, esclamò Aziraphale felice e Anatema propose un altro applauso per far ridere ancora il piccolo, ma si fermò quando si accorse che il suo amico angelo stava piangendo.

“Aziraphale, che succede?”, gli chiese Crowley dopo aver consegnato suo figlio alla strega per potersi avvicinare al compagno che si stava asciugando le lacrime.

“Scusami, Crowley. Va tutto bene, sono solo… molto felice. È tutto così… perfetto. Questo posto, questa festa, noi due, i nostri amici e… i nostri figli. Non potrei chiedere di meglio”.

Crowley gli sorrise e lo baciò sulle labbra.

“Mi hai letto nel pensiero, angelo mio”.

“Toa! Toa!”, intervenne Darcy agitando le braccia.

Alla fine della festa, rimase un solo pezzo di torta che Aziraphale permise ad Anatema e Newt di portarsi a casa. Magic aveva fatto un ottimo lavoro e n’era molto orgogliosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questa volta ero più ispirata del solito! Al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** ... sconfiggesse un temporale? ***


Crowley stava cercando di dormire e Aziraphale di leggere L’importanza di chiamarsi Ernesto, ma il nuovo temporale inglese era troppo forte e faceva perdere la concentrazione ad entrambi.

BUUUM!

“Oh, Satana, non ne posso più!”, si lamentò Crowley coprendosi le orecchie con il suo cuscino, ma non servì a niente. Oltre alla pioggia e ai tuoi tuoni, riusciva a sentire anche i pianti di Darcy provenienti dalla camera dei bambini.

“Vado io”, disse Aziraphale. Si alzò dal letto e raggiunse i suoi figli. Magic era seduta sul suo letto e cullava il suo fratellino che le urlava nelle orecchie dalla paura per il temporale.

“Papà Azi… aiutami!”, disse lei appena si accorse dell’angelo e lui prese in braccio il piccolo.

“Magi! Magi!”, esclamò lui agitando le manine verso la sua sorellona. Aziraphale cercò di calmarlo, ma era inutile e sospirò.

“Magic… ti va di venire nel lettone con noi?”.

Lei gli rispose con un sorriso.

Appena Crowley vide i suoi tre amori infilarsi a letto con lui, alzò gli occhi al cielo, ma poi sorrise. Ormai gli era passato il sonno.

“Angelo… che cosa ti ho detto riguardo al far dormire entrambi i nostri figli con noi?”.

“Caro, sta piovendo. E lo sai anche tu che non c’è nessuna come Magic capace di calmare Darcy”.

Magic guardò il suo papà demone con occhi dolci.

“Cosa non farei per i nostri cherubini”.

Magic si sdraiò vicino a lui e Aziraphale le mise Darcy tra le braccia.

“Ci canti la canzoncina per calmare Darcy, principessina?”, chiese Crowley.

“No, quella la sappiamo solo noi”, disse Magic.

“E allora come farai a calmarlo?”, chiese Aziraphale.

“Darcy?”, disse Magic e Darcy smise di piangere per guardarla negli occhi.

“Aiutami a far sparire il temporale. Ti ricordi come si fa?”.

Alzò il pugno e aspettò che Darcy la imitasse.

“Pioggia, vai via”.

Magic ripeté la frase nove volte, poi spalancò la mano e la disse un’ultima volta.

“Ogia, ia”, disse Darcy e imitò il gesto della sorellona.

Crowley schioccò le dita e la finestra della camera si aprì lentamente. La pioggia era diminuita ed era tornata la calma.

“Guardate, bambini, ha funzionato!”, disse Aziraphale e guardò Crowley, ma lui non gli fece nessun occhiolino. Il suo schiocco era solo per la finestra.

“Ti senti meglio, Darcy? Non hai più paura?”, chiese a suo figlio solleticandogli il collo e lui ridacchiò.

“Brava, Magic. Sei proprio magica”.

I quattro Crowley-Fell risero per il gioco di parole dell’angelo.

“Possiamo usare anche noi questo incantesimo la prossima volta che pioverà, principessina?”, chiese il rosso demone mentre sistemava il cuscino, pronto per rimettersi a dormire.

Magic guardò Darcy e lui le sorrise.

“Sì, va bene”, rispose e lo fece sdraiare vicino ad Aziraphale, mentre lei si attaccava a Crowley.

“Che cosa abbiamo fatto per meritarci due meravigliosi figli?”, pensò a voce alta l’angelo.

“Che cosa ho fatto io per meritare tre straordinarie creature come voi? Solo chiunque voi vogliate sa quanto vi amo”, disse Crowley.

“Anche io ti amo, papà Cro”, intervenne Magic e abbracciò il suo rosso papà, che ricambiò e la baciò sulla testa.

“E noi due, scusa?”, intervenne Aziraphale mentre accarezzava una manina di Darcy, quasi sul punto di riaddormentarsi.

“Amo anche voi”, aggiunse Magic e baciò prima il suo fratellino e il papà angelo sulle guance.

“Altro che i dolci, sarete voi tre a farmi diventare una balena”.

“Hai già un cervello stratosferico, angelo, perciò saresti la balena più bella dell’intero universo”.

“Un po’ ambiguo, ma lo prenderò comunque come un complimento”.

Invece di riprendere la lettura del suo libro, Aziraphale passò metà della notte a guardare la sua famiglia dormire beatamente, fino a crollare con un braccio attorno a tutti e tre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rieccomi! Lo so che questi capitoli potrebbero risultare un po' melensi, ma dopotutto, è così che dovrebbe essere l'infanzia di ogni bambino, prima di affrontare la dura realtà. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** ... ricevesse delle scuse? ***


“Papà Azi? Papà Azi?”.

Aziraphale si svegliò e vide sua figlia che lo guardava con le lacrime agli occhi.

“Cos’è successo, principessina? Perché piangi?” le chiese accarezzandole una guancia bagnata, ma lei non riusciva a rispondere a causa dei singhiozzi, così Aziraphale la portò in cucina per prepararle la colazione della domenica, pancake con Nutella. Le preparò anche una tazza di latte caldo con una goccia di miele, ma Magic non volle neanche immergere un dito nella crema.

“Amore, se non mi dici che cosa ti prende, non saprò come aiutarti a far sparire queste lacrime”, insistette l’angelo, ma la bambina spostò il piatto e la tazza e continuò a piangere con la testa abbassata.

“Che cosa sta succedendo qui?”, chiese Crowley entrando in cucina con Darcy in braccio.

Magic guardò il suo rosso papà e il suo fratellino e saltò giù dalla sedia per attaccarsi alle gambe di Aziraphale, che l’accarezzò sulla testa.

“Magic, ti prego, dicci che cosa è successo. Qualunque cosa sia, possiamo aiutarti a risolverla”.

“Non mi crederete!”, disse lei nascondendo il viso nella pancia del suo papà angelo.

“Non dire sciocchezze, Magic! Avanti, parla”, intervenne Crowley.

Magic si asciugò le lacrime sul panciotto di Aziraphale e guardò il suo fratellino con rabbia.

“Darcy mi ha fatto male!”.

“Che cosa?”, chiesero in coro i due papà.

“Spiegaci com’è successo, Magic”, disse il demone.

“È uscito dalla culla, è saltato sul mio letto e mi ha dato i pugni sulla faccia! Non è una bugia!”, ammise la bambina e si mise di nuovo a piangere. Aziraphale la prese in braccio, guardò il suo compagno negli occhi, poi accarezzò la testa della figlia.

“Stai tranquilla, principessina, io ti credo. Quello che non capisco è perché non sei venuta a chiamarci, lo sai che io sono sempre sveglio”.

“Non è una bugia!”, ripeté Magic con la faccia nascosta nel collo del padre.

“Forse pensava che non le avremmo creduto”, ipotizzò Crowley, poi si rivolse a suo figlio.

“Darcy, è vero che hai dato le botte a tua sorella?”.

Il piccolo rispose agitando un pugno chiuso verso Magic, ma il demone glielo impedì.

“Magic, gli occhi di Darcy erano aperti o chiusi quando ti ha dato le botte?”.

“Chiusi…”, mormorò Magic.

“Come può un bambino di poco più di un anno essere sonnambulo?”, pensò Aziraphale a voce alta.

“Forse stava sognando. Anche a me capita alcune volte di camminare nel sonno mentre sogno. Il più delle volte quando mi sveglio scopro di essere…”.

Crowley s’interruppe per non far sapere al suo amato angelo delle volte in cui si era svegliato davanti alla porta della sua libreria e in pigiama o solo con i boxer addosso.

“Diceva anche qualcosa”, aggiunse Magic.

“Che cosa, tesoro mio?”, le chiese dolcemente Aziraphale.

“Papa Co mio! Papa Az mio!”, intervenne Darcy e allungò di nuovo il pugno verso Magic, ma Crowley lo portò fuori dalla cucina.

“Adesso faremo due chiacchiere, da demone ad angioletto con le corna”, gli disse dopo essere entrato nella stanza delle piante.

“Darcy, non devi mai più dare le botte a Magic e non devi essere geloso di lei. Papà Azi ed io vi amiamo allo stesso modo, perciò devi essere buono con tua sorella, che, come noi, ti vuole tanto bene e si prende cura di te. Riesci a capirlo?”.

Darcy gli toccò il tatuaggio del serpente e lo fissò negli occhi, fino ad annuire lentamente.

“Bravo, mio piccolo campione”, disse Crowley soddisfatto e gli diede un bacio sulla fronte.

“E ora andiamo a chiedere scusa alla nostra donna”.

E i due ritornarono in cucina.

Magic stava ancora piangendo in braccio ad Aziraphale.

“Magic? Tesoro? Darcy ha una cosa importante da dirti”, la chiamò Crowley.

I bambini si guardarono.

“Magi… ”, iniziò Darcy, ma poi non disse altro. Scusa era una delle tante parole che non conosceva ancora bene, così Crowley gliela sussurrò all’orecchio.

“Sciua!”, disse sputacchiando un po’ in faccia al demone, che strizzò gli occhi serpentini.

Magic rise mentre si asciugava le lacrime.

“Grazie, Darcy”.

I due papà sorrisero e si avvicinarono per permettere ai loro figli di darsi un bacio sulla guancia a vicenda. Approfittarono del momento per baciarsi anche loro, ma sulle labbra.

“No! No!”, protestarono i bambini e Crowley ed Aziraphale si staccarono.

“Guardate che il discorso della gelosia vale anche nei confronti delle coccole tra Papà Azi e il sottoscritto, guastafeste!”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Piano piano, Darcy sta mostrando il suo carattere. Un po' mi preoccupo per Magic, l'unica donna in una famiglia di maschi, ma lo sapete già quanto sia forte. Al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** ... e Darcy creassero un premio? ***


Aziraphale non riusciva a dormire e neanche a leggere. Sospirava guardando fuori dalla finestra.

“Angelo?”, lo chiamò Crowley alzando la testa dal cuscino.

“C’è qualcosa che non va?”.

“Scusami, caro, non è niente”.

“Aziraphale, non sono nato e neanche diventato un demone ieri, perciò dimmi cos’è che ti turba”, insistette Crowley e si mise su un fianco per guardare il compagno che fissava il soffitto con vergogna.

“È solo una sciocchezza, Crowley, davvero. Rimettiti pure a dormire”.

“Aziraphale, per favore, mi stai facendo arrabbiare e sono troppo stanco per metterti in punizione come faccio con Magic e Darcy”.

Aziraphale sospirò di nuovo e Crowley vide una lacrima dal suo occhio che scivolò lungo la guancia.

“E va bene, se proprio insisti. Oggi è il giorno della premiazione per l’Angelo dell’Anno”.

“Non ho mai sentito parlare di questa stronzata”, commentò Crowley.

“È iniziata poco dopo l’esilio di Adamo ed Eva dall’Eden. Gabriele lo assegna a chi porta a termine un ragionevole numero di missioni entro un anno e, soprattutto, non fa troppi miracoli”.

“E tu quante volte lo hai ricevuto?”.

Aziraphale si asciugò le lacrime con un gesto frustrato e si girò verso la finestra. La sua vergogna era aumentata, Crowley riusciva a sentirlo sulla sua pelle quando lo abbracciò da dietro per consolarlo.

“Angelo… perché ci stai pensando? Ormai l’Inferno e il Paradiso non ci considerano più e abbiamo la nostra famiglia. Non sei felice così?”.

“Certo che sono felice con te, Magic e Darcy, ma ogni volta che penso a quel premio che non ho mai ricevuto nonostante i miei sforzi, mi sento come se avessi sprecato tutto il mio tempo, quando sarei potuto scappare con te”.

Il cuore di Crowley saltò un battito e girò Aziraphale per poterlo baciare sulle labbra.

“Amore, tu per me sei l’Angelo dell’Anno ogni giorno da quando ti conosco. Questa è l'unica cosa che deve contare per te, va bene?”.

L’angelo lo guardò con intensità e gli accarezzò la guancia, per poi restituirgli il bacio.

 

*

 

“Che succede, Magic? Non ti piace la tua colazione?”, chiese Crowley alla figlia che teneva in mano un biscotto con gocce di cioccolato senza mangiarlo, al contrario di Darcy che si gustava il suo un pezzetto alla volta comodamente seduto sul suo seggiolino.

“Papà… ieri ti ho sentito parlare con papà Azi… era molto triste”.

“Come hai fatto a sentirci? Parlavamo a voce bassa proprio per non svegliare te e Darcy”.

“Ero venuta qui a bere un po’ d’acqua e quando stavo tornando a letto, ho sentito tutto…”.

Crowley sospirò e fece segno a Magic di venire a sedersi sulle sue ginocchia.

“Prima di tutto, amore mio, non devi pensare che papà Aziraphale sia triste a causa tua, di Darcy o mia. È soltanto colpa di un gran numero di persone cattivelle che non gli hanno mai dato quello che si merita per il duro lavoro che ha sempre fatto per quasi tutto il mondo… compresa la sua famiglia”.

“Come possiamo renderlo felice?”.

Crowley fissò il vuoto, alla ricerca di una risposta, poi sorrise ai suoi figli.

“Hai presente i regali che fai a me e papà Aziraphale per la festa del papà? Magari, potresti farne uno in più per lui, scommetto che lo renderai felicissimo”.

“Egalo, egalo”, intervenne Darcy battendo le manine sporche di cioccolato.

“E che cosa posso fargli?”, chiese Magic indecisa.

 

*

 

Aziraphale rientrò in casa con il muso lungo. Nonostante le coccole notturne di Crowley, non aveva dimenticato il premio di Angelo dell’Anno. Era riuscito a sentire che era stato assegnato a Sandalphon, che detestava con tutto se stesso da quando gli aveva mollato un pugno che lo aveva reso tutt’altro che angelico ai suoi occhi.

“Bentornato, angelo”, lo accolse Crowley e lo baciò sulla labbra, fingendo di non notare il suo sguardo triste.

“Quanti libri hai tentato di non vendere oggi? Lascia stare, lo so che non ti piace parlarne. Vieni con me”.

E lo trascinò nella stanza dei libri che aveva arredato per lui quando avevano iniziato a vivere insieme ufficialmente come compagni.

“Ciao, papà Azi”, lo salutarono Magic e Darcy, seduti sulla soffice poltrona beige e con i loro vestitini più eleganti. Lei teneva un foglio piegato in mano e lui qualcosa simile al retro di una cornice.

“Che cosa succede?”, chiese Aziraphale, confuso. I bambini si alzarono e lo aiutarono a sedersi come se fosse il loro nonno invece che uno dei papà, poi si misero davanti a Crowley.

“Mio caro Aziraphale, Magic, Darcy ed io ti diamo il benvenuto alla cerimonia di premiazione di un angelo molto speciale. Prima le signorine”.

Magic aprì il foglio e iniziò a leggere.

Caro papà Azi, ti scrivo per ricordarti che io e Darcy ti vogliamo tanto bene perché sei dolce, divertente, ci fai tante coccole, ci prepari da mangiare, ci porti al parco e giochi sempre con noi. Saremo sempre la tua principessina e il tuo campione e ti daremo sempre tanti baci, più belli di quelli di papà Cro”.

Crowley guardò Magic con finta disapprovazione e con le braccia incrociate, facendo sorridere Aziraphale che aveva gli occhi pieni di lacrime.

Tu sei l’angelo più bello del mondo e lo sarai per sempre, soprattutto perché sei il nostro papà. Con amore, Magic e Darcy”, concluse la bambina e consegnò la lettera ad Aziraphale, che la guardò per qualche secondo, notando dei piccoli disegni intorno alle parole fatti sicuramente da Darcy.

“Tocca a te, Darcy”, disse Crowley al figlio e lui consegnò la cornice ad Aziraphale, che poté così scoprire un certificato di premiazione per il Papà Angelo dell’Anno di carta dorata e con le scritte bianche, firmato da Crowley e i bambini. Al posto dell’anno di premiazione, c’era il simbolo dell’infinito.

“Come ti senti, angelo?”.

Aziraphale appoggiò la lettera e la cornice sulla poltrona e abbracciò i suoi figli.

“I miei bambini, i miei meravigliosi bambini”, disse tra le lacrime, poi guardò Crowley.

“E tu, Crowley, il mio grande amore”.

Il demone s’inginocchiò e si unì all’abbraccio.

“Grazie… grazie davvero… essere il Papà Angelo dell’Anno… è il premio migliore che potessi ricevere, soprattutto perché è stato creato dalle tre persone più importanti della mia vita ed è l’unico che conterà sempre per me. Vi amo tantissimo, tesori miei”, disse Aziraphale e baciò Magic e Darcy sulle guance e Crowley sulle labbra. Questa volta i bambini non protestarono per il loro bacio, ma fecero a gara a chi stringeva più forte il loro papà angelo e Crowley li lasciò fare, troppo occupato ad asciugare le lacrime del suo amato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutte! Scusate la lunga attesa, ma negli ultimi tempi sono più impegnata del solito e la stanchezza mi toglie l'ispirazione, ma appena posso cerco di andare avanti. Mi mancava scrivere di Magic e Darcy. Al prossimo capitolo!

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