Nugae

di Afaneia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 - Vino ***
Capitolo 2: *** #2 - Chiudere ***
Capitolo 3: *** #4 - Filo ***
Capitolo 4: *** #6 - Sogno ***
Capitolo 5: *** #7 - Abbracciare ***
Capitolo 6: *** #9 - Mela ***
Capitolo 7: *** #12 - Preterist ***
Capitolo 8: *** #14 - Unrequited love ***
Capitolo 9: *** #15 - Paura ***
Capitolo 10: *** #16 - Belladonna ***
Capitolo 11: *** #18 - Sentiero ***
Capitolo 12: *** #20 - Bodyguard! AU ***
Capitolo 13: *** #21 - Noctiphobia ***
Capitolo 14: *** #23 - Presagio ***
Capitolo 15: *** #25 - Mazarine ***



Capitolo 1
*** #1 - Vino ***


Storia partecipante al Writober indetto da Fanwriter.it.

Prompt: vino.

Numero di parole: 179.

È la prima volta che decido di partecipare a quest'iniziativa, perciò siate clementi e, soprattutto, buona lettura!


#1

~ Vino ~


No! tutto quel che di stelle ha il cielo, quel che di perle ha il mare, di piume bianche la riva dei golfi, io non l'ho ancora contato.

André Gide, I nutrimenti terrestri.


Hyrule, non finire per me all'orizzonte, pensa Link con un impeto molto simile a disperazione.

La sera, dopo il tramonto, quando dormire gli è impossibile all'interno del cerchio di fuochi che ha acceso per difendersi dai non-morti e il suo cavallo nervosamente raspa l'erba sottile, Link accende la tavoletta Sheikah e scruta la mappa finché non si addormenta stringendola in mano. Il Castello spicca ancora al centro dello schermo, avvolto nella bruna malvagia del gran male che lo affoga – ma non è là che va il suo pensiero.

Link scruta la mappa nel buio perché con le dita gli pare di sfiorare la Hyrule che sta riscoprendo e che è troppo bella per lui ma insieme non è grande abbastanza per la sua sete. Colla punta delle dita Link cerca un luogo in cui ancora non sia mai stato. Hyrule lo ubriaca come una mania, ma proprio come se fosse un vino e lui ne stesse bevendo ancora e ancora, Link ha già paura di cosa accadrà quando non ve ne sarà più per placare la sua sete.


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Capitolo 2
*** #2 - Chiudere ***


Prompt: chiudere.

Numero di parole: 266

Secondo giorno di Writober e ho deciso di cambiare un po' il tono per accennare a un elemento narrativo di BOTW che ho sempre trovato un po' inquietante. E vi regalo anche un pezzettino di Sidon, per gradire.

Buona lettura!


#2

~ Chiudere ~


Link emerge dalle viscere di Ruta grondante di sangue e fango come da un campo di battaglia.

Non ha potuto entrare con lui. Sidon avrebbe voluto, ma entrambi sapevano, e non avevano avuto bisogno di parlarne, che questo era qualcosa che Link doveva fare da solo – allora Sidon ha atteso il suo ritorno trepidante d'angoscia.

Se ne dimentica non appena lo vede. Link si trascina fuori da Ruta puntellandosi alla spada, con l'elsa che quasi gli penetra nella carne del fianco sotto la pressione del suo peso, e Sidon gli si precipita incontro per sostenerlo – ma Link scuote il capo e si ritrae da lui come se non potesse accettare l'aiuto della sua mano. Sidon rimane interdetto.

«Mipha è là dentro.»

Sidon non comprende immediatamente. Per una frazione d'istante, il suo cuore ha un balzo di gioia che però gli muore in gola: Mipha è viva...? Ma se l'avesse vista viva, Link non lo guarderebbe così. Ma allora che cosa significa?

D'un tratto Ruta si muove così come Sidon la ricorda dalla sua infanzia, imponente e terribile ma non più spaventosa. Ha cessato di piovere, e il Colosso non risponde più alla malvagità di Ganondorf ma a una volontà comprensibile e umana che lo guida in direzione delle montagne, proprio come quando, un tempo, lo guidava Mipha.

È a questo punto che Sidon capisce che cosa significa lo sguardo negli occhi di Link: che Mipha è là dentro, ma Link non ha mai detto che abbia un corpo, e questo vuol dire che Mipha è chiusa là dentro, prigioniera per sempre della sua tomba.

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Capitolo 3
*** #4 - Filo ***


Prompt: filo

Numero di parole: 267.


#4

~ Filo ~


«Portami da Mipha» mormora Link in un tono che spera non suoni troppo di supplica – ma poi in fondo non gliene importa neppure tanto perché non ha la forza di concentrarvisi troppo.

«Stai zitto.»

«No, ascolta, davvero. Ci ho ripensato. Posso aspettare finché non torniamo al Villaggio degli Zora. Aiutami a salire sul mio...»

«Ti ho detto di stare zitto» ripete Revali che sembra meno disposto a sviluppare il tema che non a ribadirne l'argomento. Link fa per voltarsi, vuole vedere quello che sta per fare, ma Revali gli spinge il capo in avanti con decisione per impedirgli di vedere. «Ah, dimenticavo. Devi stare anche fermo.»

Link sente il proprio respiro farsi a poco a poco più rapido e incostante, affannato come quello di un animale braccato, e si sforza di restare innaturalmente immobile. Alle sue spalle Revali lo scruta con palese fastidio. «Ho detto fermo, non rigido. Mi spieghi che hai? Non ti hanno mai ricucito prima d'ora?»

Seduto immobile sulla roccia, Link si sforza contemporaneamente di rimanere fermo ma non rigido e di cambiare argomento per non esser costretto a rispondergli.

«E tu lo hai mai fatto prima?»

«Che cosa? Ricucire un compagno?»

«Hm» risponde Link, perché non gli piace la parola ricucire in questo momento e ha timore che se aprisse la bocca adesso potrebbe vomitare.

«Dì un po', Link» scandisce Revali molto lentamente, girando attorno alla roccia per guardarlo negli occhi. «Non è che hai paura di un po' di filo, eh?»

Link non sa come mettere in chiaro che non è certo il filo la cosa che lo spaventa di più.


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Capitolo 4
*** #6 - Sogno ***


Prompt: sogno.

.Numero di parole: 415


#6

~ Sogno ~


«Faccio dei sogni, qualche volta» borbotta Link senza alzare lo sguardo.

Impa reclina il capo verso di lui per invitarlo a proseguire, ma Link apre la bocca e non sa che altro poterle dire. Gli sembra d'aver già detto tutto, ma dallo sguardo che Impa gi rivolge comprende che si aspetta che parli ancora, e lui non sa come essere più chiaro di così.

Anche Impa comprende. È un po' più saggia di lui, quest'anziana che a quanto pare è stata sua amica, una vita fa, senza che lui se ne ricordi, e forse conosce i suoi silenzi meglio di quanto li conosca lui. Fa cenno a Paya di lasciarli, e lei scompare in silenzio come se neppure fosse mai stata lì.

«Se vuoi che ti aiuti devi dirmi di quali sogni parli» gli dice dolcemente.

Se lo avesse saputo, di certo non sarebbe venuto fino a Calbarico a parlarne a lei. Link prova un impulso di frustrazione alle sue parole e spalanca le braccia come a dire che di certo, se sapesse dirglielo, non avrebbe bisogno di aiuto; ma Impa sta cercando di aiutarlo. Link richiude le braccia con un sospiro. Forse non è arrabbiato con lei perché domanda, ma con se stesso perché non riesce a controllare i suoi sogni.

«Non sono sogni veri. Sono dei...frammenti.»

Impa annuisce gravemente. «Frammenti di ricordi?»

Link fa cenno di sì. Una specie.

«Vuoi dirmi che cosa ricordi?»

Quando ci pensa gli viene quasi mal di testa, ma Link prova ugualmente a spiegarglielo. È come sforzarsi di descrivere il riflesso in uno specchio d'acqua. Vorrebbe proiettarlo nel fumo. Draghi che volavano nel cielo in fiamme del tramonto, i bastioni del palazzo che brulicavano di soldati e di ordini – ricorda il tessuto caldo della divisa di quand'era soldato eppure non ricorda d'aver mai obbedito a un ordine, ricorda il Re così come non lo ha mai conosciuto nella foresta dell'Altopiano, maestoso e altero e non abbrutito dalla sconfitta. Ricorda una Hyrule che era vivace e abitata e priva di rovine che lui potesse esplorare e...

«Link» lo interrompe Impa. Link non saprebbe neppure dire per quanto tempo ha parlato prima che lo interrompesse. «Questi sono ricordi della tua vecchia vita.»

«Sì, io... lo so, questo.»

Impa annuisce di nuovo. «Sei venuto da me perché speri che ti aiuti a ricordare?»

Link spalanca gli occhi nell'oscurità. È incredulo. Ha forse detto qualcosa che ha potuto farle credere questo?

«Io voglio qualcosa che mi faccia dormire senza sogni. »

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Capitolo 5
*** #7 - Abbracciare ***


Prompt: Abbracciare.

Numero di parole: 298.


#7

~ Abbracciare ~


Quando lo vede arrivare, Sidon si stacca dai suoi soldati e gli corre incontro.

Zelda ha proseguito per il villaggio degli Zora da sola, cavalcando per conto proprio lungo la via illuminata. Link non l'avrebbe lasciata andare da sola se non fosse stato certo che la strada sarebbe stata sicura per lei; ma sa che i soldati Zora, dopo Vah Ruta, hanno pattugliato e ripulito i confini del loro territorio.

Sarebbe stato suo compito accompagnarla ugualmente, ma dopo Ruta non è più tornato al Villaggio, e di certo non ha voglia di tornarci oggi per parlare al re di Mipha. Non sa se Zelda abbia compreso, ma non ha insistito, e Link si è allontanato a cavallo per dirigersi verso il bacino. Non ha proprio voglia di incontrare nessuno, a dire il vero.

Naturalmente l'universo non ha la minima considerazione dei suoi desideri. Si imbatte in una pattuglia di guardia quando ancora neppure s'intravede l'acqua del bacino, e Sidon si stacca dai suoi soldati e gli corre incontro. La cosa non sarebbe un problema se non lo sollevasse dal suolo e non lo stritolasse al petto.

Quando si scioglie dal suo abbraccio, Link si ritrova al suolo un tantino frastornato e quasi sicuro di avere una costola rotta.

«Ehi» mormora a mo' di saluto con la poca aria che riesce a emettere dalla gola. Vorrebbe dire anche qualcos'altro, in realtà, ma a quello che gli ha detto Sidon all'orecchio a dire il vero non sa bene che cosa debba rispondere – Sidon lo ha abbracciato e quasi strangolato perché quello che voleva dirgli non si poteva dire ad alta voce davanti ai soldati, e quello che gli ha detto è stato: «Sono contento che tu sia vivo.»

E poi è sempre più convinto di quella storia della costola.

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Capitolo 6
*** #9 - Mela ***


Prompt: mela.

Numero di parole: 371.

Confesso: ho preso spunto dalle Drapple. Diciamocelo, questo prompt è stato scritto per Breath of the Wild. Come può Link portarsi appresso tutte quelle mele?


#9

~ Mela ~


Ci sono degli indubbi vantaggi a essere l'Eroe che brandisce la spada che esorcizza il male. Anche degli svantaggi, certo, ma Link è nato per il sacrificio. Se non dovesse soffrire, rinunciare a se stesso e ai propri desideri in nome di un bene superiore che supera lo spazio e il tempo e che è di certo assai maggiore rispetto al ristretto orizzonte della sua esistenza, probabilmente non varrebbe neppure la pena di alzarsi la mattina. Anche suo padre era così, per quel poco che ricorda. È una cosa di famiglia. E poi, gli svantaggi sono cosa da niente, nell'economia generale della vita di un soldato: deve render conto, oltre che al Re, cosa che devono comunque fare tutti, anche alla principessa, ma dopo i loro primi attriti le cose sono migliorate in fretta. Deve scortarla in ogni luogo di Hyrule, viaggiando a cavallo giorno e notte col peso della diretta responsabilità di Zelda; ma questo significa esplorare ogni angolo di Hyrule, e Hyrule gli è più cara di tutto.

I vantaggi, del resto, sono superiori. Deve render conto al Re, certo, ma al Re direttamente, senza intermediari: e questo vuol dire che nessuno oltre al sovrano, in tutto il Castello e nell'intero regno, può chiedergli conto delle sue azioni. Di che cosa faccia quando non è al seguito di Zelda o sul campo di battaglia, al Re non potrebbe certo importar di meno; e Link, unico in tutto l'esercito, è libero come l'aria – più o meno.

Questo significa che nessuno, neppure il suo attendente personale, può disturbarlo durante il giorno o la notte se si ritira nei suoi alloggi e richiede silenzio, e in quei momenti Link può fare di tutto senza che nessuno, mai, lo venga a sapere.

Può, giusto per fare un esempio, estrarre una mela dalla scorta privata della sua camera da letto che nessuno ha ancora mai scoperto. Può strofinarla contro la sua tunica azzurra fino a farla risplendere di un rosso abbacinante, accostarla alle narici per ispirare il suo profumo di sole e di polvere, e può addentarla lentamente e sentirla croccante e dolce e rinvigorente.

A volte si domanda se ha un problema con le mele. Ma tanto, si dice con lussuriosa compiacenza abbandonandosi alla croccantezza, tanto nessuno verrà mai a saperlo.

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Capitolo 7
*** #12 - Preterist ***


Prompt: preterist.

Numero di parole: 296.

Non potevo escludere Miceda, diciamocelo.


#12

~ Preterist ~

(qualcuno il cui interesse principale è nel passato)


Ha lo sguardo lontano, qualche volta, e Miceda lo richiama ridendo e gli dice che non gli risulta che la legna si tagli da sola, quando Link interrompe la sua missione per tornare ogni tanto ad aiutarlo a Daccapo.

«Se non stai attento ti taglierai una mano» lo rimprovera ridendo come se l'idea di un'amputazione accidentale gli sembrasse particolarmente divertente. Però la sua risata è talmente coinvolgente che Link si sente strappato ai suoi pensieri e ride anche lui, non per l'idea ma perché Miceda è l'unico che lo faccia ridere.

«Ma a che pensi?» gli chiede a volte mentre mangiano, seduti sulle colline che guardano il lago.

«A nulla» risponde Link senza pensare, continuando a mangiare, perché proprio non sa di cosa parli Miceda.

«A nulla lo dicono i bambini. Bisogna pur che pensi a qualcosa.»

Quel pensiero lo colpisce per la prima volta. Potrebbe persino darsi che abbia ragione, e Miceda stavolta sorride un po' quando vede l'illuminazione dipinta sul suo volto.

«Cose vecchie, eh?»

È una curiosa scelta di parole, ma a Link piace stranamente. Quest'uomo non saprebbe essere drammatico neppure se lo volesse. Link fa cenno di sì col capo. «Sì... cose vecchie.»

Miceda sembra serio, per una volta. «Sai, quando mi hai raccontato quella storia dei cento anni e dell'Altipiano delle Origini e tutto il resto, non è che ti avessi proprio creduto...»

«Lo immaginavo» commenta Link alzando le spalle.

«Ma ora ti credo» conclude Miceda.

«Oh.» Questo Link non se lo aspettava. «E a cosa devo l'onore?»

«Perché a volte è come se fossi diviso in due» risponde Miceda senza sorridere, e per una volta è evidente che non sta scherzando.

Link gli farà la cortesia di replicargli con la medesima serietà.

«Sì... a volte è così che mi sento.»

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Capitolo 8
*** #14 - Unrequited love ***


Prompt: Unrequited love.

Numero di parole: 797.


#14

~ Unrequited love ~


Le chiacchiere dei soldati non gli sono mai piaciute.

Non che, se gli fossero piaciute, avrebbe potuto mai prendervi parte, perché non è dignitoso che il Campione della principessa, investito di un compito dalle parvenze soprannaturali, si abbassi a certe conversazioni da osteria. Alle osterie e alle stazioni di posta, quando si fermano per la notte durante gli spostamenti, Link mangia e beve e poi se ne va a riposare dopo aver controllato che tutto sia in ordine, o più spesso rimane sveglio a fare il primo turno di guardia. Altro non fa, e alle chiacchiere dei soldati non gli piace unirsi – e questo anche prima di diventare il Campione di Zelda. Per fortuna non ne ha mai neppure avuta la tentazione.

Impa però non è un soldato, e anche se lo fosse non sarebbe tipo da certi discorsi. Forse è quanto di più simile a un'amica Link possa dire di avere, se di amici se ne possono avere quando il dovere superiore è così grande e gravoso da riempire da solo tutta una vita; e forse anche lei si considera un'amica, perché una notte, mentre vegliano in silenzio davanti al fuoco e tutto attorno a loro è silenzio, scivola in silenzio vicino a lui e mormora: «Ehi.»

Link le rivolge gli occhi senza parlare, per farle cenno che ha tutta la sua attenzione. Sa che non c'è un pericolo – perché in quel caso Impa non gli si sarebbe rivolta con tanta calma – ma di certo qualcosa ci dev'essere se richiede tanta intimità.

Impa sa che con lui non c'è verso di tirar le questioni tanto in lungo, perché più parole di quante sia strettamente necessario Link non è disposto a pronunciarne; perciò non spreca tempo.

«C'è una cosa che ho sentito dire in giro da qualcuno, e ho notato... non so, non importa. Ma voglio che tu sappia che cosa dicono.» Link aggrotta la fronte per farle segno che non capisce e che deve continuare, e Impa sembra dover superare un imbarazzo. «Link, ascolta. È giusto che tu sappia, perché anche i soldati qualche volta ne parlano, e tu non devi esserne all'oscuro. Tu ti sei accorto che Mipha è innamorata di te?»

Link avvampa di vergogna e un po' di sdegno e fa per balzare in piedi, ma Impa lo ferma con un gesto, e la sua autorevolezza è tale che egli torna a sedersi come se obbedisse a un ordine. Con Impa non ci si può arrabbiare. «Non ti sto rivelando un segreto, perché se me lo avesse confidato lei, di certo non sarei venuta a riferirlo a te. Ne parla tutto l'esercito. Tu lo sapevi?»

No, Link non lo sapeva eppure lo ha sempre saputo, nei recessi della sua mente, come una piccola cosa oscura che aveva sempre aleggiato ai margini della sua coscienza ma s'era sempre rifiutato di guardare – perché Mipha non gli ha mai detto niente eppure lo ha sempre guardato, e il dolore nel suo sguardo era tale che Link non poteva non sapere. Ma ha sempre rimandato, rimandato: quando tutto sarà finito ci penserò, quando non ci sarà più Ganon ci penserò, ci penserò, quando Hyrule sarà salva e non avrà più bisogno della mia mano, forse, ci penserò. La verità era che non voleva pensarci perché pensarci significava tradire, accrescere il suo dolore significava tradire – e Link ha sempre amato Mipha come la sorella che non ha mai avuto ma come niente di diverso, ma anche questo significava tradire, ed egli non poteva ammettere a se stesso che sì, sapeva.

«Sono chiacchiere da soldati» risponde debolmente. «Lasciali parlare. Non hanno niente di più felice a cui pensare.»

«Link» ripete Impa che sa benissimo quando qualcuno sta cambiando argomento, e che non lo sta accusando di niente anche se a lui sembra che tutto d'intorno a lui lo accusi. «Tu lo sai che è vero.»

Link abbassa il capo come se la sua fosse una colpa. È il suo modo di dir di sì. Impa non insiste più.

«È molto ingiusto, vero?» mormora osservando il fuoco.

Impa resta in silenzio per un po'. «Tu non la ami. Ho ragione?»

«No» risponde Link rocamente. «Io so già che non potrei amarla mai» ed è proprio questo che è molto triste e che gli appare come se si fosse macchiato di una colpa.

Impa annuisce gravemente, gli cinge un braccio intorno alle spalle e rimane insieme a lui a guardare il fuoco. Vorrebbe dirgli che non è colpa sua, è questo che sta cercando di comunicargli col braccio attorno alle sue spalle; ma a parole non gli dice nulla, e Link lo sa il perché: perché il fatto che lui non abbia colpa non cambierà nulla della sofferenza di Mipha, e tutto questo è profondamente triste.

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Capitolo 9
*** #15 - Paura ***


Prompt: paura.

Numero di parole: 270.

Ho avuto un nuovo lavoro, e in questi giorni sono stata così agitata e indaffarata che non ho avuto tempo di pensare a niente. Ma spero di farmi perdonare tra oggi e domani!


#15

~ Paura ~


Quando lo chiamano eroe Link vorrebbe urlare. Comunque, non urla.

Non c'è nulla di eroico in questo. Loro non sanno di cosa parlano – forse la loro nozione di guerra si limita a qualche ballata antica su un eroe che come lui aveva una spada e che compiva imprese eroiche (per davvero, lui) senza sporcarsi mai e tirarsi indietro mai, e senza aver dubbi o incertezze.

Forse anche lui è stato così, una volta. Link non se lo ricorda, ma è così che tutti parlano di lui, ed è così che appare a se stesso nei barbagli di ricordi che baluginano talvolta nella sua mente. Di certo è così che lo ha visto Zelda e che Zelda ha memoria di lui, ed è per questo che da cento anni ella aspetta fiduciosamente il suo arrivo nella nebbia oscura del castello... Fiduciosa, certo, ed è la sua fiducia che non si può mettere in dubbio senza tradire: ma la fiducia con la quale Zelda aspetta non è rivolta a lui. È per il Link del passato, l'eroe folle e coraggioso che molti ricordano e di cui tutti hanno sentito parlare – ma di lui Link non si ricorda e a volte lo invidia. Non aveva paura, lui, della mischia e del sangue e del fango, dei colpi sulla mandibola che gli fanno riempiono la bocca di sangue e delle armi che gli si spezzano nelle mani lasciandolo inerme nella folla dei nemici – o forse aveva paura anche lui, chissà, e semplicemente nessuno di questo si ricorda perché è troppo più comodo fingere che gli eroi non abbiano paura di niente.

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Capitolo 10
*** #16 - Belladonna ***


Prompt: belladonna.

Numero di parole: 618.

Sono ancora indietro ma, lo giuro, mi rimetterò presto in pari. Nel frattempo, avevo voglia di impiegare Kashiwa, perché non so voi, ma io lo adoro.

Wikipedia dice che la belladonna si usa in fitoterapia come antispasmico, e chi sono io per contraddirla? Ma devo ammettere che non so come si usa, perciò ho un po' immaginato.


#16

~ Belladonna ~


La luce filtra attraverso le fronde dipingendo al suolo variopinte macchie nel sottobosco. C'è odore di funghi, di muschio e di muffa, e sotto i suoi piedi scricchiolano le foglie secche e si spezzano i ricci delle castagne. Quando cammina così, nella foresta, senza produrre più rumore d'un cinghiale o di un cervo, Link si sente un animale selvatico alla stessa stregua di uno di loro.

Nelle cavità dei tronchi le foglie marciscono nei residui d'acqua piovana. I suoi occhi sanno dove cercare, e d'istinto si sposta per scansare un nido di vespe terragnole che s'intravvede a malapena. C'è un fungo che fa capolino a stento tra il sottobosco, sotto un castagno, e Link si china e scosta le foglie con la punta delle dita. La maculatura sulla cappella non lo convince, perciò lo lascia lì. Magari a qualche animale diverso da lui non dispiacerà.

Non si è nascosta troppo bene. Link s'inginocchia sorridendo appena per recidere una pianta dal suolo, la avvolge in un panno morbido e la ripone nella sua bisaccia. Prende anche qualche ghianda, perché non si può mai sapere.

Quando torna allo stallaggio, appena al di fuori del bosco, Kashiwa lo aspetta seduto vicino al fuoco. Link si ferma a guardarlo. «Avresti potuto aspettarmi dentro.»

«Preferivo prendere aria» risponde Kashiwa, che ha l'aria strapazzata ed estenuata di qualcuno che stia male da varie ore.

Link sorride appena tra sé e accenna col capo al paiolo annerito che campeggia sul fuoco. «L'hai presa l'acqua?»

Kashiwa annuisce col capo. «Sta bollendo.»

«Benissimo» ribatte Link gettando a terra la sua bisaccia. «Tra poco starai meglio. Mi dispiace di averci messo tanto.»

«Che cos'hai portato?» domanda Kashiwa osservandolo lavorare attorno al paiolo. «Aspetta un minuto. Quella è belladonna?»

«A te cosa sembra?» ridacchia Link senza guardarlo.

La sorpresa è tale che Kashiwa trova la forza di sollevarsi di scatto. «Ehi, ehi, ehi. Link, non scherziamo. Tu lo sai che è velenosa?»

«Certo che lo so.»

Kashiwa questa risposta non se l'aspettava. «Quindi... vuoi avvelenarmi?»

Stavolta Link ride apertamente. «Mi sarei dato molta pena per avvelenarti, eh? Il bosco è pericoloso.»

«Dunque c'è qualcosa che non so?»

«Forse non sai che è molto utile per gli spasmi muscolari» risponde Link sorridendo tra sé. «Come quelli che hai tu al momento, per esempio.»

Kashiwa rimane in silenzio per un po'. «E questo dove l'hai imparato?»

Link osserva le foglie che sobbollono piano e le smuove adagio col mestolo per separarle. Sull'Altopiano delle Origini, potrebbe rispondere, dato che il bardo gli ha chiesto dove l'ha imparato, e sarebbe dunque una risposta corretta; ma sa bene che non è precisamente questo che Kashiwa vuole sapere, anche se è quello che ha chiesto. L'ha imparato un giorno che quel vecchio misterioso che ha conosciuto lassù, sull'Altopiano, l'ha aiutato quando le antiche cicatrici dei suoi visceri che gli laceravano gli addominali lo tormentavano e lo facevano imprecare e sudare – e lo spettro pietoso del re, in silenzio, si è chinato su di lui sulla foresta, lo ha coperto del suo mantello e gli ha fatto bere a piccoli sorsi versandogli un infuso tra le labbra contratte. Link ha capito dopo, col tempo, che il re voleva insegnargli quell'infuso per formarlo e prepararlo alla vita che lo avrebbe atteso al di fuori delle rassicuranti pareti dell'altopiano; e ancora più tempo ha impiegato a comprendere che, medicando il suo dolore, il re voleva chiedergli scusa senza aver il coraggio di dirglielo per quelle ferite che erano una sua colpa. Ma di quella giornata di febbre e dolore, Link ricorda soltanto l'atto di pietà di quel mantello e dell'infuso amaro che gli gocciolava tra le labbra.

«Me l'ha insegnato un vecchio taglialegna, tanto tempo fa» risponde.

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Capitolo 11
*** #18 - Sentiero ***


Prompt: sentiero.

Numero di parole: 237.

Mi piace immaginare che, prima della Calamità Ganon, Link avesse un pessimo orientamento.


#18

~ Sentiero ~


«Ci siamo persi» comunica Revali cupamente.

«No» risponde Link.

«Allora dove siamo?»

«Nel bosco.»

Dopo un attimo di silenzio, Revali schiocca sonoramente la lingua in segno di disappunto. «Già. Questo lo vedo.»

Il suo sarcasmo è troppo evidente per poter fingere di non averlo sentito. «Revali, siamo ancora sul sentiero. Non ci siamo persi.»

«Beh, allora è un sentiero estremamente regolare, dato che ho visto quell'albero cavo già quattro volte» ribatte Revali seccamente.

A quanto pare, e per quanto maledettamente gli scocci ammetterlo, Revali ha ragione. Link osserva l'albero dalle radici cave e rigonfie alla loro destra in un impeto di rancore, come se fosse colpa sua se stanno vagando in tondo da ore. «Bene allora. Come vuoi. Ci siamo persi. Ma perché non provi a fare qualcosa tu per tirarci fuori da questo bosco?»

Revali lo fissa in silenzio per un po'. «Che cosa mi suggeriresti di fare?»

«Non lo so. Collaborare anziché lamentarti. »

«Vediamo un po'.» Revali incrocia le braccia con un gesto pensieroso che minaccia di farlo ammattire. «Il tuo è un suggerimento prezioso che merita di venir preso in considerazione in modo approfondito. Fammi pensare.»

Prima che Link faccia in tempo a spaccargli la faccia di fronte al suo palese sarcasmo, Revali gli passa accanto e lo supera dandogli le spalle. La sua voce vibra un momento d'ilarità.

«E in tutto questo tempo non ti sei domandato perché non l'abbia fatto?»

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Capitolo 12
*** #20 - Bodyguard! AU ***


Prompt: bodyguard AU.

Numero di parole: 383.

È la mia prima AU in assoluto e, ma penso che non ci sia bisogno di dirlo, abbiamo qui un Revali in forma umana. Anche se presumo che si capisse.


#20

~ Bodyguard AU ~


«Sediamoci nell'altra sala.»

«No» ribatte il figlio dell'ambasciatore senza nemmeno guardarlo.

Link ha la sensazione che potrebbe impazzire se rimangono in questa sala. C'è troppo caos, troppa gente, troppo buio, troppo fumo e lui non è assolutamente pagato per questo. «Revali, non sto scherzando. Andiamo di là.»

«Neanche io sto scherzando» ribatte Revali tenendo gli occhi fissi sul palco. «La band suona qui, quindi resteremo qui. Altrimenti non avrebbe neppure avuto senso venire.»

Link si siede accanto a lui, si liscia un istante il completo scuro e si protende sul tavolo per chinarsi su di lui e farsi sentire chiaramente, al di sopra della musica. Che poi a lui questa musica nemmeno piace.

«Revali» scandisce chiaramente, quasi gridando contro il suo orecchio per sovrastrare il frastuono della musica. «Il mio lavoro è tenerti al sicuro e qui dentro tu non lo sei. Le vie di fuga...»

Revali sbuffa tanto teatralmente che Link ammutolisce all'istante. Gli accosta la bocca all'orecchio per rispondergli a sua volta e Link si sente stranamente a disagio, goffo e fuoriluogo nel suo completo da guardia del corpo in discoteca a parlare nell'orecchio del suo cliente. «Link, non potresti rilassarti un attimo? Solo per questa sera?»

Link sbatte le palpebre per un po'. «In che senso?»

Revali scrolla le spalle. «Non potresti fare finta di non essere qui soltanto perché sei pagato, solo per una sera? Prenderti una birra e goderti un po' di musica?»

Link lo guarda con occhi vacui. È la prima volta che un suo cliente gli chiede una cosa del genere, e comincia a sentirsi profondamente stupido. «Tuo padre...»

«Link» insiste Revali. Ora lo guarda dritto negi occhi, serio e calmo come Link non ricorda d'averlo visto mai. «Siamo in un pub ricavato da un vecchio garage. Non avremmo dovuto neppure essre qui se è per una questione di sicurezza, ma ormai ci siamo, e non entrerà nessun pazzo armato d'ascia da quella porta per uccidermi. Non potresti sederti per una sera, prenderti una birra, e fingere di non avere un palo in culo per un paio d'ore e che ti piaccia stare con me?»

Un paio di minuti dopo, Link si è tolto la giacca scura e si sta dirigendo al bancone borbottando tra sé e sé: «E comunque a me questa musica neanche piace.»

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Capitolo 13
*** #21 - Noctiphobia ***


Prompt: noctiphobia

Numero di parole: 179.


#21

~ Noctiphobia ~

(paura della notte, dell'oscurità)


«Io, se mi procuri i materiali, ti faccio pure quello che mi chiedi» esordisce Cerada con aria contrariata. «Però, tesoro, ti devo dire subito che mi pare una pessima idea.»

«Perché pessima?» borbotta Link un po' imbronciato, guardando lo schizzo del progetto disegnato con un bastone sulla sabbia. Non ci vede nulla di male.

Cerada, che sarà pure fatto a modo suo ma il suo mestiere lo conosce bene, gli sfila di mano il bastone e indica sapientemente alcuni punti sul suo disegno.

«Perché hai già una finestra qui e una qui. La tua camera da letto è già molto luminosa di suo. Tu mi stai chiedendo un lucernario che dia direttamente sopra il letto. Hai idea di quanta luce entrerebbe? In pratica rimarresti completamente al buio solo durante le notti di luna nuova, perciò vedi bene che è una pessima idea.»

Link abbassa lo sguardo sul disegno, lo alza su di lui e poi torna a guardare il progetto. Non capisce che cosa ci sia di tanto strano nella sua richiesta.

«Ma infatti è esattamente questo che voglio.»

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Capitolo 14
*** #23 - Presagio ***


Prompt: presagio.

Numero di parole: 322.


#23

~ Presagio ~


«Vi sorveglierà dall'alto» comunica Revali precipitosamente mentre si affrettano verso Medoh. Non ha neppure alcun senso che lo accompagnino, dato che gli ordini, in teoria, sono già stati dati, e tutti hanno ben chiaro che cosa fare da molto tempo. Gli altri Campioni sono già partiti. Sono saliti a bordo dei Colossi Sacri quasi senza guardarsi indietro. L'angoscia dell'arrivo della Calamità si era in loro tramutato quasi in un'ansia di sacrificio e s'erano detti addio con lo sguardo, senza parole.

Revali invece parla, comanda, afferma, forse soltanto perché in fin dei conti ha sempre voluto poter comandare o forse perché una parte di lui, esattamente come tutti gli altri, ha paura e Revali parla più forte di lei per metterla a tacere.

«Gli altri colossi vi precederanno a piedi verso il Castello. Io potrei procedere più rapidamente, ma bisogna che vi apra la strada dall'alto per prevenire le imboscate. Link, tu...»

Zelda non riesce a tenere il loro passo di marcia, è rimasta indietro, Link non può lasciarla da sola qui in mezzo alla gola, e questo significa che non può procedere oltre e che deve lasciare Revali. Rallenta il passo, e Revali avverte il mutamento nel suo ritmo e si volta a guardarlo. Ha capito che cosa sta per succedere, ma forse non aveva mai pensato davvero a questo momento. Medoh veleggia alto sopra di loro, in attesa del suo pilota.

Dopo un lungo momento, Revali mormora: «Allora, vado. Vi aprirò la strada. Bada alla principessa.»

Link annuisce gravemente, e questo è tutto il loro saluto. Revali spalanca le ali per sferzare il terreno e spingersi su, in alto, turbinando sopra le nuvole, ma Link si sente d'un tratto un brivido viscido lungo la schiena e grida: «Aspetta!»

Le ali si fermano senza protestare. Revali si volta a guardarlo.

«Fai attenzione lassù» dice Link senza sapere perché.

Revali ghigna o forse sorride. «Stai attento anche tu. Ci rivediamo quando è tutto finito, eh?»


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Capitolo 15
*** #25 - Mazarine ***


Prompt: Mazarine.

Numero di parole: 386.

Chi ha gli occhi azzurri può capire.


#25

~ Mazarine ~

(un blu scuro)


Link non è mai tanto consapevole di quanti aggettivi negativi esistano finché non parla con Revali. In quei momenti ne scopre stranamente di nuovi.

Inetto, mormora Revali in un'emissione di voce tanto flebile da farsi udire a malapena da tutta Hebra, non solo a ogni suo errore ma anche soltanto a qualsiasi cosa che non sia fatta come la farebbe lui; Link lo lascia dire. Non ha poi questa così alta idea della propria abiità da offendersi se qualcuno la mette in dubbio.

Superbioso, commenta ogni tanto in un insolito sfoggio di eoquenza; Link lascia perdere anche in questo caso, anche se il fatto che Revali dia a lui del superbo è assai ironico; tuttavia lascia correre anche questo, perché sa che in fondo il suo ostinato silenzio può risultare offensivo. Inadempiente: anche questo Link può comprendere e forse perdonare, perché, dopotutto, non sempre riesce in ciò che si propone.

Ma quando Revali, con la scusa di schiarirsi la gola, pronuncia in modo da farsi udire al di sopra di tutta la foresta la parola incoerente, Link abbassa l'arco, si volta verso di lui e replica: «Questo non me lo merito.»

Revali rimane interdetto perché finora Link, alle sue provocazioni, ha sempre taciuto. Tuttavia non può restare in silenzio e dargliela vinta. «Ah! Tu credi?»

Questa volta è una questione di principio. Link incrocia le braccia con calme e risponde: «Se lo pensi davvero, spiegami perché.»

L'irritazione di Revali è tale che pare tremarne. Sta cercando qualcosa da controbattere e argomentare, gli si gonfia il petto come un piccione per l'indignazione, ma per quanto a lungo Link attenda le sue parole, non dice niente.

Link attende educatamente per quasi un minuti prima di dargli le spalle.

«Come immaginavo» conclude sollevando l'arco per riprendere l'allenamento. Magari questa lezione gli basterà per un po'. «Continuiamo?»

«Perché hai gli occhi che cambiano colore al sole!» sbotta Revali alle sue spalle.

Nel tempo che Link impiega a voltarsi verso di lui, Revali s'è già levato in volo, e Link si trova a strizzare le palpebre in un turbinio di neve e piume. Quando riapre gli occhi, Revali è troppo in alto perché la sua voce possa raggiungerlo.

«Bah! Che motivazione stupida» mormora tornando al suo bersaglio, solo un tantino compiaciuto. Questa volta l'ha proprio messo a tacere come si deve.

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