Sonadow-tober

di Hades_sama
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Notte al Cinema ***
Capitolo 2: *** Osservando le Stelle ***
Capitolo 3: *** Zucca ***
Capitolo 4: *** Magia ***
Capitolo 5: *** Sala da Ballo ***
Capitolo 6: *** Appuntamento Romantico ***
Capitolo 7: *** Fantasmi ***
Capitolo 8: *** Avventura ***
Capitolo 9: *** Vampiro ***
Capitolo 10: *** Medioevale ***
Capitolo 11: *** Picnic ***
Capitolo 12: *** Pirati ***
Capitolo 13: *** Riccio Mannaro ***
Capitolo 14: *** Fiori ***
Capitolo 15: *** Sognando ***
Capitolo 16: *** Infestato ***
Capitolo 17: *** Negozio di Caffè ***
Capitolo 18: *** Travestimento ***
Capitolo 19: *** Paura ***
Capitolo 20: *** Famiglia ***
Capitolo 21: *** Gelato ***
Capitolo 22: *** Universo Alternativo ***
Capitolo 23: *** Temporale ***
Capitolo 24: *** Autunno ***
Capitolo 25: *** Cimitero ***
Capitolo 26: *** Pozione ***
Capitolo 27: *** Tramonto ***
Capitolo 28: *** Memoria ***
Capitolo 29: *** Streghe ***
Capitolo 30: *** Scherzetto ***
Capitolo 31: *** Costume ***



Capitolo 1
*** Notte al Cinema ***


1

Prompt: Movie Night

Personaggi:  Amy Rose, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: universo Sonic Boom

Genere: Fluff, Slice of life

Numero Parole: 563

Sonic era ancora con lo sguardo perso nel vuoto, ritto come un palo davanti alla sala di proiezione quando una spallata poderosa gli fece riprendere coscienza di sé, facendolo impattare faccia al suolo. Bel modo di riprendersi dalla serata.

Se il suo primo istinto fu quello di sollevarsi di scatto, piazzarsi baldanzoso davanti al tizio che aveva osato far schiantare il suo bellissimo viso a terra e chiedere il motivo del suo gesto (magari con una bella battuta o frase ad effetto), quando delle scarpe luminose a lui troppo famigliari gli passarono davanti, beh, credette che l’intera sua pelliccia avesse assunto un colore rosso rubino, tanto era l’imbarazzo che stava ancora provando. Davvero non riusciva a spiegarsi come era potuto succedere!

La serata era iniziata piuttosto bene; già il fatto che Eggman non avesse voluto – per una volta – attaccare il villaggio era una novità per tutti. Girare un film che raccontasse… qualcosa (Sonic non aveva prestato molta attenzione al tema) era ancora più straordinario. Tutti erano in fermento.

Entrati nella sala di proiezione, l’eroe e i suoi amici si erano seduti in prima fila, eccitati all’inverosimile per quella novità, ed anche pronti ad aspettarsi di tutto da quella vecchia volpe del dottore: chissà cosa aveva progettato questa volta. Che ne sapeva il riccio blu, magari durante la proiezione uno dei mostri avrebbe improvvisamente preso vita e sarebbe uscito dalla pellicola, iniziando ad attaccare gli abitanti emettendo un ruggito spaventoso. Sonic tremò eccitatissimo all’idea.

Quando le luci della sala si spensero, il porcospino si mise sul chi-va-là, prontissimo a fermare un qualsiasi attacco della sua nemesi.

A metà film si rese conto che non c’era alcun piano malvagio dietro a quella proiezione, e per quanto molta gente avesse manifestato il proprio interesse (chi con fischi, chi con versi di stupore e/o apprezzamento, non ci aveva prestato troppa attenzione) il genere non era per nulla di suo gusto. Osservò alla sua sinistra, annoiato dalla situazione, e vide Amy completamente assorta dalle immagini e dalla storia. Uno sbadiglio sonoro gli uscì dalla gola mentre portava la propria attenzione al volto proiettato di Eggman con un parrucchino a dir poco ridicolo: un brivido di disgusto gli fece rizzare tutti gli aculei sulla testa. Non avrebbe dato più la sua attenzione a quella buffonata.

Si appoggiò con fare imbronciato alla spalla della sua amica, buttando la testa sulla destra e strusciando il muso sulla pelliccia morbida e calda. Sentì i muscoli della compagna irrigidirsi, mentre un verso più simile alle fusa di un gatto gli uscì dalla gola, chiudendo gli occhi ed accoccolandosi meglio che poté e inspirando a pieni polmoni il profumo di lavanda che aleggiava leggero nell’aria.

Quando la luce si riaccese, disturbando il suo riposo, l’unica cosa che percepì fu il rivolo di saliva che gli scendeva dalla bocca e la voce entusiasta di Amy Rose ALLA SUA SINISTRA. Sonic si irrigidì di colpo: ma allora su chi aveva… la testa gli cascò di colpo per la perdita dell’appoggio e degli aculei neri furono l’unica cosa che la mente terrorizzata registrarono, prima che l’istinto di sopravvivenza del riccio blu gli fecero imboccare l’uscita a velocità supersonica.

Ed ora eccolo lì, con il corpo che andava a fuoco per essersi appisolato come un bambino sulla spalla di Shadow the Hedegehog, e questi che lo superava come se nulla fosse.

Non gli avrà mica sbavato sulla pelliccia???

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Capitolo 2
*** Osservando le Stelle ***


2

Prompt: Stargazing

Personaggi:  Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic X – saga dei Metarex

Genere: Malinconico

Numero Parole: 499

 

Dopo l’attacco da parte di Shadow e Rogue alla loro nave spaziale e la terribile scoperta riguardante la piccola Cosmo, gli animi di tutti erano presi dall’angoscia e dallo sconforto. Era davvero una situazione terribile…ma non per lui.

Per Shadow la sua sola esistenza era una situazione terribile. Essere per lo spazio, senza ricordi, sapere chi fosse e per cosa fosse nato, era un qualcosa di insostenibile e che gli lasciava l’amaro in bocca. Sentiva la frustrazione aggrottargli sempre più le sopracciglia e indurirgli lo sguardo. Percepiva il potere del Chaos crescere sempre più, logorandolo, facendogli desiderare la distruzione di tutto, di qualunque cosa o persona che gli capitasse a tiro. Per questo era stato più che soddisfatto nel distruggere i Metarex: avrebbe sfogato la sua costante rabbia, la sua sete di distruzione, l’avrebbe appagata per qualche istante facendolo precipitare nell’oblio che lui no, non era un signor nessuno senza alcun motivo d’esistenza.

Ma la sensazione di esistere era troppo fugace, e la frustrazione lo raggiungeva subito, intrappolandolo con catene che diventavano sempre più difficili da spezzare.

Tuttavia c’era una cosa che riusciva ad annichilire le altre emozioni, facendolo sentire libero: le stelle. Osservare quelle piccole luci, dai colori brillanti e diversi in base alle varie nebulose che attraversavano o all’intensità con cui brillavano, percepire quanto fossero immense in confronto a lui e indovinare la loro età, immaginando il momento in cui avrebbero raggiunto l’apice e avrebbero estinto la loro vita in un’esplosione che avrebbe modificato una parte di quel cosmo...tutto ciò gli dava un senso di nostalgia, ma non era amara. No: era piacevole.

Un rumore di passi lo fece rinsavire dall’idillio a cui si era abbandonato e in un istante una presenza divenuta famigliare apparve al suo fianco, con uno sguardo misto tra il preoccupato e il beffardo.

«Non sei mai stato un tipo socievole, vero Shadz?»

Il riccio nero roteò gli occhi cremisi, esasperato da quella fastidiosa esistenza che si allargava troppo per i suoi gusti. Non rispose alla domanda; si limitò a volgere ancora l’attenzione alle stelle, ignorando il nuovo arrivato.

Sonic dal canto suo si aspettava una reazione simile e si passò un dito sotto il naso con aria beffarda, come per dire “Visto Sonic, nemmeno ti risponde, proprio come ti aspettavi”. Chiuse gli occhi come per darsi una pacca sulla spalla, compiacendosi di essere in grado di anticipare quel faker.

Portò gli occhi alle stelle e un pensiero gli sfuggì dalle labbra come un sussurro:

«Più di una volta le stelle ci hanno visto combattere assieme…»

Quelle parole, pronunciate forse più a sé stesso che per fare conversazione, scossero l’animo di Shadow come nulla era riuscito a fare fino a quel momento: il cuore perse un battito mentre la testa iniziò a pulsare, come se qualcosa stesse spingendo per uscire fuori, dando un segno che esisteva. La malinconia gli punse la bocca dello stomaco, mentre la possibilità che forse un ricordo stesse bussando alla porta della sua mente gli fece inumidire gli occhi.

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Capitolo 3
*** Zucca ***


3

Prompt: Pumpkin

Personaggi:  Knuckles the Echidna, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Sonic Adventure 2

Genere: Commedia, Slice of life

Numero Parole: 504

Shadow osservava con aria disgustata la zucca intagliata che quella peste di Sonic gli aveva piazzato sul tavolo della cucina – la sua pulitissima cucina – che ora pareva il peggior set da un film splatter di serie Z. Una vena iniziò a pulsare pericolosamente sulla fronte del riccio nero, promessa di atroci sofferenze per chiunque gli fosse capitato a tiro.

Probabilmente Knuckles percepì la minaccia di morte che aleggiava per la stanza, perché difatti si precipitò a dire che avrebbero ripulito tutto, strattonando in malo modo il braccio di Sonic completamente ignaro – o che volutamente ignorava – il pericolo.

Come ci era finito in quella situazione?

Ricordava di essere nell’appartamento dell’neo agente G.U.N., riabilitatosi agli occhi del presidente per il suo sacrificio nel salvare la Terra e l’umanità. Parlando – più lui e Sonic in effetti – si erano messi a rivangare l’avventura appena vissuta e l’echidna stava raccontando di come con grande abilità avesse recuperato i frammenti del Master Emerald a Pumpkin Hill, non facendo mancare dettagli sul quel luogo lugubre. Al che Sonic era scoppiato a ridere, dicendo che quello sarebbe stato il luogo perfetto per organizzare la festa di Halloween di quell’anno.

La domanda che Shadow rivolse loro gelò i due amici: che cos’era Halloween?

Gli occhi di Sonic si illuminarono e questi iniziò a spiegare al riccio nero come fosse divertente Halloween, del festeggiare assieme in maschera, di andare casa per casa a chiedere dolcetti altrimenti si pagava pegno con degli scherzetti innocenti – o non troppo. Del cercare di spaventarsi a vicenda. Di come il tutto fosse a tema horror, con mostri, spettri…perfino il cibo, che aveva come ingrediente principale appunto le zucche.

Al che le iridi di Shadow si spostarono per un istante verso la porta della cucina. Un gesto impercettibile ma che non sfuggì all’essere più veloce della Terra, che gettò lo sguardo in quella direzione e un sorriso sghembo gli apparve in volto, mentre una malsana idea gli balenò in testa. Con fare allegro annunciò che avrebbe fatto vedere al faker perché le zucche fossero così importanti ad Halloween, e mentre gli altri due realizzavano quello che il blu aveva detto, questi era già nella sala incriminata, dove sul tavolo centrale torreggiava una grossa zucca con tanto di asse da lavoro e coltello già preparati.

Prima che la forma di vita definitiva potesse fare qualcosa, Sonic aveva già iniziato ad intagliare, strappare e maciullare con poca grazia e con una eccessiva velocità la propria cena, buttando per tutta la cucina semi, polpa e perfino la scorza.

Il risultato fu una zucca dal volto dubbiamente inquietante, un riccio blu soddisfatto del proprio lavoro di scultura, un’echidna che cercava di evitare il peggio – e la propria morte – ed un porcospino nero dai palesi istinti omicidi.

Tuttavia fu il turno di Shadow di sogghignare con fare inquietante, mentre afferrava il coltello abbandonato da Sonic e affermava con sguardo folle:

«Fammi vedere se ho capito appieno lo spirito di Halloween.»

In vita sua, Sonic non aveva mai visto Knuckles riuscire a stargli dietro nella corsa.

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Capitolo 4
*** Magia ***


4

Prompt: Magic

Personaggi:  Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: finale di Sonic the Hedgehog (2006)

Genere: Fluff, Shonen-ai, Slice of life

Numero Parole: 500

 

I fuochi d’artificio illuminavano i ponti e i canali della città di Soleanna, colorando gli edifici che tanto gli erano sembrati tristi durante il giorno. Quello spettacolo magnifico gli tolse il fiato, ma per Sonic the Hedgehog qualsiasi meraviglia lo diventava ancora di più con una bella corsa: difatti eccolo che correva a perdifiato lungo i canali, cercando di anticipare la prossima esplosione dei fuochi artificiali per poter vedere meglio l’apice della loro bellezza. Fu così che, mentre superava la barca cerimoniale al centro del fiume per raggiungere il ponte più alto e poter ammirare meglio il tutto, lo vide.

Shadow era sempre stato un tipo solitario e schivo, ma mai si sarebbe aspettato di trovarlo in mezzo ad una festa. Eppure eccolo lì, appoggiato al cornicione di ferro di uno dei ponti che attraversavano l’immenso canale, intento ad osservare a braccia conserte lo scorrere lento dell’imbarcazione. I multicolori dei fuochi che rilucevano sulla pelliccia nera, rendendo il suo profilo ancora più bello.

Sonic deglutì appena realizzò la cosa: da un po’ di tempo il rivale non gli era indifferente, ma nemmeno sotto tortura lo avrebbe ammesso…o confessato. Nonostante il tempo passato, Shadow non era ancora riuscito a dimenticare gli avvenimenti dell’ARK, e ciò gli impediva di avvicinarsi troppo agli altri – o di lasciarsi avvicinare.

Il riccio blu gli si affiancò con fare indeciso – strano per lui – e si appoggiò al corrimano con gli avambracci, dicendo più a sé stesso:

«Sembra un posto magico.»

La forma di vita definitiva parve accorgersi solo in quell’istante della presenza dell’altro, ma fu la frase che gli provocò una piccola fitta al cuore.

Maria diceva sempre che la Terra era magica.

Fu allora che un ricordo in particolare gli balenò alla mente, un qualcosa che la sua sorellina era solita fare. Osservò con la coda dell’occhio il riccio al suo fianco, con ancora lo sguardo perso sul paesaggio illuminato.

Perché no.

«Vuoi provare un trucco di magia?»

Il faker gli rivolse la faccia più stranita e buffa che Shadow gli avesse mai visto – e negli anni ne aveva viste molte. Riprese a parlare quando vide di avere tutta l’attenzione di Sonic:

«Devi solo chiudere gli occhi.»

«Hai intenzione di tirarmi un pungo appena lo faccio, così per magia avrò un occhio nero?»

La risposta sghemba che l’altro gli lanciò lo fece ridere sommessamente, per poi rivolgergli uno sguardo addolcito.

Fidati.

Sonic sperò che i fuochi nascondessero il rossore che sentiva avergli imporporato le guance, per poi sporgersi un poco in direzione di Shadow e chiudere gli occhi.

Quello che sentì di seguito fu un fruscio, uno smoversi di vento, del fiato caldo solleticargli al pelliccia del viso e delle labbra calde appoggiarsi delicatamente sulla sua gota in un casto bacio. Il velocista ebbe un piccolo sussulto, ma si godette appieno quel contatto.

Come Shadow si staccò, il riccio blu lo placcò schiena contro il corrimano, schiacciandosi contro il petto affannato e morbido, sogghignandogli con voce roca a fior di labbra:

«Vuoi vedere un’altra magia?»

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Capitolo 5
*** Sala da Ballo ***


5

Prompt: Ballroom

Personaggi:  Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Sonic Force

Genere: Fluff, Shonen-ai, Slice of life

Numero Parole: 579

 

Shadow seguiva in silenzio la figura del faker che gli stava pochi passi davanti, passando per i vicoli ricolmi di macerie che la guerra appena conclusasi aveva disseminato, monito della potenza di fuoco di Eggman. I molti operai e civili che li incrociava li salutavano grati e sorridevano ai loro eroi: alla forma di vita definitiva non importava. Si limitava a guardare quei poveri villici che cercavano di tornare ad una normalità a loro strappata – per l’ennesima volta – dalla brama di conquista del dottore. Ma tutto ciò perdeva di significato, perché Sonic lo stava scortando alla sua prossima missione; il riccio blu era stato criptico, e il suo silenzio e nervosismo lo stavano mettendo in allarme. Che razza di incarico era?

Giunti dinnanzi ad un grande edificio dalla facciata in rovina, Sonic scavalcò i massi che intasavano l’ingresso e fece cenno di seguirlo dentro. Percorso un ampio atrio, si avventurarono per un corridoio buio e rovinato, fino a giungere ad una porta. Il velocista prese un profondo respiro, deglutendo a vuoto, e aprì.

Shadow vide una grande sala con vetrate a soffitto, dei tavoli tondi ammassati ai lati e ricoperti di teli protettivi. Polvere e qualche calcinaccio ricoprivano il parquet ancora tirato a lucido. Inarcò un sopracciglio e rivolse uno sguardo interrogativo al rivale.

Sonic si grattò la nuca con fare rassegnato, il tipico sorriso sghembo che perdeva d’intensità:

«È una sala da ballo.»

«…»

«…e qui si terrà una festa per la sconfitta di Eggman.»

Il riccio nero sentì le mani bruciargli tanta era la rabbia che lo stava assalendo. Ringhiò:

«E tu mi hai portato qui per…»

«…per insegnarti a ballare! – Sonic puntò l’indice sul naso dell’altro – Perché sono sicurissimo che tu non lo sai fare, ed in questo modo non te ne potrai andare come tuo solito senza salutare.»

Il riccio blu sorrise trionfale allo sguardo stralunato del rivale, che aveva retratto la testa come un gatto, terribilmente a disagio per il suo comportamento insensato.

Shadow non ebbe il tempo di dire alcunché che si sentì trascinare per la vita e d’istinto portò le mani avanti: prontamente la destra venne afferrata dall’altro, mentre la sinistra si schiantò contro il suo petto chiaro. Arrossì vistosamente, iniziando a protestare e dimenandosi per liberarsi, ma Sonic sapeva che l’altro avrebbe reagito, e aveva reso salda la presa.

Più per rassegnazione, la forma di vita definitiva fu costretta ad arrendersi, mentre il velocista, soddisfatto, iniziava a muovere i primi passi di un lento, portando l’altro a seguire il suo ritmo. Se dapprima i movimenti di Shadow erano goffi e rigidi, mano a mano divennero sempre più fluidi e sciolti, tanto che i due presero a guardarsi negli occhi, mentre il blu li faceva roteare nella sala.

«Sonic attento!»

Il velocista scartò di poco il tavolo contro cui si stava schiantando con una rapida piroetta, forse troppo rapida. Il piede poggiò sopra l’angolo di uno dei teli di stoffa, facendo l’effetto di una saponetta bagnata: scivolò con poca grazia addosso al povero Shadow che in balia degli eventi si trovò schiena a terra e un bernoccolo sul mento.

Come Sonic si sollevò di dosso per vedere come stesse l’altro si bloccò di colpo, rendendosi conto di essergli sopra. Durò solo un attimo lo smarrimento, poi le sue labbra si fiondarono avide su quelle del riccio nero, che nonostante l’irrigidimento iniziare ricambiò con la medesima passione.

Del ballo non gli era mai importato, ma quel tipo di danza stava cominciando a piacergli.

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Io ci provo a stare nelle 500 parole, come mi ero prefissata…ma l’essere prolissa non aiuta T^T

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Capitolo 6
*** Appuntamento Romantico ***


6

Prompt: Date Night

Personaggi:  Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic Boom

Genere: Romantico, Slice of life

Numero Parole: 510

 

Da quel preciso momento Sonic decise che non avrebbe mai più giocato a “verità o penitenza”. Quel maledetto gioco lo aveva cacciato in quella situazione – non che Knuckles fosse stato clemente quando gli aveva imposto “chiedi di uscire a Shadow”.

In verità si chiedeva come fosse ancora vivo: come tutti sapevano, Sonic non si tirava indietro davanti a niente e fu così che, con sette camice sudate, si presentò davanti al rivale con il volto più imbarazzato che avesse mai messo su. Inutile dire che la testa della forma di vita definitiva fumò di rabbia non appena sentì quel bizzarro invito, ma poi parve chetarsi e con fare quasi annoiato rispose che non aveva nulla da fare e lo avrebbe aspettato sulla spiaggia dall’altra parte dell’isola. Quella stessa sera.

Sonic non poteva credere che il riccio nero avesse accettato così docilmente quella sua assurda richiesta, men che meno avesse voluto vederlo subito: il luogo poi, lo preoccupava parecchio. Ma sì, non c’era nessun problema nell’avere un appuntamento con il proprio eterno rivale, soli soletti, SULLA SPIAGGIA.

Un brivido gli percorse la schiena, mentre correva verso il luogo designato: mica lo voleva affogare???

Arrivato, Sonic vide Shadow già seduto sulla spiaggia, una giacca dal cappuccio di pelliccia sintetica adagiata sulle spalle. Osservava l’orizzonte, dove il sole stava iniziando a calare, creando una luce magenta che tinse la sabbia di arancio e cremisi.

«Vieni.»

Solo allora Sonic si rese conto di aver trattenuto il fiato fino a quel momento, rigido ancora nel punto dove aveva fermato la sua corsa. Quello che stava vedendo gli aveva fatto perdere un battito.

Fece quel che gli era stato chiesto e si accomodò vicino al riccio nero, stringendo le braccia attorno alle gambe, osservando quel meraviglioso tramonto.

Un profumo a lui troppo famigliare lo distolse da quella visione, e dinnanzi a lui apparve un chillidog ancora caldo. Gli occhi gli si illuminarono, mentre prendeva in modo adorante la pietanza: azzannò il panino, rivolgendo uno sguardo di immensa gratitudine a Shadow. Questi nemmeno lo guardava, i suoi occhi erano immersi in quei colori che si diluivano sul quel manto cristallino.

Il riccio blu lasciò il boccone a metà, non riuscendo a capire il comportamento criptico dell’altro. Non aveva praticamente parlato – non che fosse un chiacchierone – ma non lo aveva nemmeno insultato o disprezzato come al solito. Tutto quello che era stato capace di fare era guardare il sole che stava scomparendo.

Un rivolo di vento gli fece rizzare la pelliccia; si strinse nelle spalle mentre divorava la rimanenza del chillidog. Ebbe solo il tempo di pensare che era stato uno stupido a non prendere una giacca, che le sue spalle vennero coperte da della stoffa calda. Si girò verso Shadow, che si stava nuovamente sedendo, ed arrossì vistosamente per la premura che gli stava riservando. Tuttavia il vento si stava alzando…

Shadow non fece in tempo a sistemarsi meglio sulla sabbia che Sonic gli si accoccolò contro, la testa appoggiata alla spalla e la giacca che copriva la schiena di entrambi. Ora si che era tutto perfetto.

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Capitolo 7
*** Fantasmi ***


6

Prompt: Ghosts

Personaggi:  Knuckles the Echidna, Miles Tail Prower, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Sorpresa

Contesto: Sonic the Hedgehog (2006)

Genere: Comico, Sovrannaturale, What if?

Numero Parole: 499

 

Dopo aver sconfitto la creatura di fuoco ed aver recuperato il secondo smeraldo del Chaos, indispensabile per poter effettuare il Chaos Control e poter tornare al presente, Sonic e Shadow si misero di fronte l’uno all’altro con le gemme in mano, pronti a realizzare il miracolo.

Tuttavia il riccio nero ebbe come un sussulto, e si volse di scatto dietro di sé, come ad aver percepito qualcosa… e Rouge sapeva che l’intuito del collega non sbagliava mai, per questo si sollevò in volo, pronta ad attaccare. Ciò allarmò anche il resto del gruppo, che si mise in guardia. Qualsiasi cosa stesse arrivando, non li avrebbe colti impreparati.

Non tutti erano pronti a quello che successe: mentre l’aria si caricava di elettricità, una cappa pesante apparve nel vulcano, rendendo l’ambiente ancora più opprimente. Del fumo nero iniziò a sollevarsi in un punto poco distante da loro, fuoriuscendo dal terreno ed addensandosi in un piccolo vortice che pareva avere una vita propria. Una massa informe venne a crearsi sotto gli occhi increduli e inquietati degli eroi: questa si contorse su sé stessa, per poi stirarsi ed assottigliarsi sempre più, fino a che dalla pece e fumo non apparve un essere dalle fattezze tanto famigliari quanto il riccio nero che, appena intuito cosa stesse succedendo, aveva indurito lo sguardo in una smorfia di fastidio e disprezzo. Gli occhi furenti di Shadow the Hedgehog si scontrarono con quelli vuoti e gelidi di Mephiles the Dark.

Tutto era teso, persino la lava del vulcano pareva aver cessato il suo ribollire. Non un suono.

«Due Shadow??? SONO IN PARADISO?!»

Tutti, perfino lo spettro appena apparso si volarono verso Sonic – eccitato come un bambino il giorno di Natale – con occhi sbarrati e orecchie ritte per ciò che avevano sentito. Uno in particolare aveva la pelliccia drizzata e il volto bordeaux.

Shadow non era abituato a non avere il controllo della situazione, e quando ciò succedeva reagiva nell’unico modo che conosceva: menare le mani. Difatti, ripresosi dallo shock, digrignò i denti tanto da farli stridere per l’imbarazzo e, mosso un passo verso Sonic, sollevò il piede destro sopra la testa e con lo slancio ottenuto diede un poderoso colpo di tacco sulla zucca bacata del rivale, facendolo piegare dal dolore e dalla botta.

«IDIOTA!!!»

Sbraitò Shadow.

«Hai rovinato l’atmosfera, Sonic.»

Rincarò Knuckles, le braccia conserte e lo sguardo severo.

«Non hai neanche lasciato il tempo al fantasma di presentarsi…»

Bisbigliò Tails, mentre si avvicinava all’amico per vedere in che condizioni il colpo lo aveva lasciato.

«Che intendevi dire che sei in paradiso? Sai, qualcuno potrebbe fraintendere…»

Cinguettò Rouge dall’alto mentre scodinzolava con finto fare innocente – di chi la sapeva lunga.

Solo a quell’affermazione Sonic si rese conto di come la cosa potesse essere suonata alle orecchie di tutti…in quel momento il suo pelo blu cobalto assunse una tonalità cremisi, mentre desiderava di sparire all’istante. E Shadow, irritato com’era per quella figura miserabile fatta davanti a tutti, lo avrebbe aiutato più che volentieri a svanire…gettando nel magma incandescente.

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Capitolo 8
*** Avventura ***


8

Prompt: Adventure

Personaggi:  Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Sonic Heroes

Genere: Slice of life  

Numero Parole: 514

 

Era passato circa un anno dall’ultima sconfitta di Eggman, e la vita era tornata tranquilla: la loro ultima avventura dove tutti i team avevano contribuito alla distruzione di Neo-Metal Sonic aveva affiatato ancora di più la cerchia di amici. Beh, tutti tranne uno.

Shadow era sempre stato schivo, ma dopo aver salvato più di una volta il pianeta assieme, il blu sperava che un po’ di alchimia si fosse instaurata. Invece niente: la forma di vita definitiva pareva non voler avere nessuno tra i piedi. Ma Sonic era più testardo di lui e lo avrebbe fatto capitolare, a costo di strappargli gli aculei uno ad uno.

Proprio mentre ragionava su come coinvolgere quel musone in una qualche attività di gruppo – si stava organizzando una gita in montagna –  questi gli sfrecciò davanti con la sua inseparabile moto, la giacca della G.U.N. a ripararlo dal vento.

Il riccio blu gli corse dietro, raggiungendolo tempestivamente e attaccando bottone con il suo sorriso migliore:

«Ehilà Shadz! Come va?»

«Andava meglio fino a poco fa.»

Rispose gelido l’altro, le occhiale violacee visibili sulla pelliccia nera.

«Giornata pesante? Comunque volevo dirti che questa domenica…»

«Ci sarà un picnic tutti insieme in montagna. Lo so: Rouge mi ha già informato. E io ho già declinato l’invito.»

Sonic si mise a correre davanti al veicolo, girato in direzione di Shadow, mentre questi sobbalzò e si piegò sui fianchi della moto per avere la visuale il più libera possibile. Se il riccio blu gli avesse rovinato la moto, non avrebbe risposto delle sue azioni.

«MA PERCHÉ???»

Pigolò il velocista. Finiva sempre così: gli altri proponevano qualcosa per stare tutti insieme e lui prontamente rispondeva “no!”.

«Che ti costa? – riprese – Sarà un’avventura. Non sei obbligato a rimanere fino alla fine.»

«Ne ho abbastanza di “avventure” per questa settimana! La mia ultima “avventura” si è conclusa stamani all’alba, e mi sono beccato pure un proiettile nel fianco. Meno male che la mia rigenerazione è migliore della vostra, altrimenti sarei morto per l’infezione della ferita, e ti garantisco che togliermi il piombo con un punteruolo non è stato per niente piacevole. Quindi scusa se non sono in vena di altre “avventure”: tutto quello che voglio è sprofondare sul divano di casa e dormire cinque ore filate.»

Nel mentre diceva questo, accostò e spense la moto, sistemandola davanti da un vialetto recintato: solo allora Sonic si rese conto che erano davanti la dimora del riccio nero. Il blu si precipitò a dire:

«Hai bisogno di qualcosa??? Posso aiutarti???»

Il rumore della porta sbattuta fu tutto ciò che ricevette in risposta.

Shadow, come aveva detto, si gettò a peso morto sul divano: non si tolse nemmeno la giacca. Chiuse gli occhi, cercando di recuperare il sonno perso. Stava per appisolarsi quando avvertì qualcosa poggiarsi dolcemente sulla gabbia toracica.

Aprì mezz’occhio e intravide Sonic che si accomodava meglio su di lui, gli occhi chiusi e il viso rilassato. Nemmeno lui ne capì il motivo: invece di scacciarlo in malo modo, passò pigramente una mano sulla testa del blu. Questi, manco fosse un gatto, rispose con delle fusa di apprezzamento.

 

 

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Capitolo 9
*** Vampiro ***


8

Prompt: Vampire

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic Force

Genere: Erotico

Numero Parole: 507

 

«Shadow, mi sento strano.»

Il riccio blu sussurrò quasi in maniera impercettibile. Era la prima volta che si sentiva prosciugato delle forze, tanto da accasciarsi a terra.

Shadow lo aveva prontamente sorretto, facendogli poggiare la testa pesante sulla sua spalla, riparati dall’ombra delle macerie degli edifici abbandonati. La sua mano cominciò a scivolare lungo il petto dal respiro pesante, percorrendo quel pelo morbido e che oramai conosceva nei minimi dettagli. Iniziò a stimolare il bassoventre: Sonic sotto quei tocchi esperti si tese come una molla pronta a scattare, mentre dalle sue labbra usciva la più dolce delle melodie. Quei gemiti che Shadow adorava e che mai si sarebbe stancato di sentire.

Gli si avvicinò all’orecchio e Sonic rabbrividì, il fiato caldo dell’altro lo stava destabilizzando più di quanto si aspettasse; non riuscì a trattenere il gemito che gli uscì dalla gola quando il riccio nero insinuò la lingua all’interno. Il pelo gli si rizzò come quello di un gatto. Perché stava succedendo questo?

Ricordava di aver raggiunto Shadow, e di come questi si fosse rivelata essere una copia creata da Infinite e sconfitta facilmente dal vero Shadow the Hedgehog. I due si erano scambiati uno sguardo, e poi le forze gli erano venute meno…ed ora questo.

Sonic si sforzò di afferrare la mano che così abilmente lo stava stimolando: doveva fermare il riccio nero, o non sarebbe più stato in grado di controllarsi. Oramai il suo membro si era teso, la sua eccitazione svettava in quella mano che non accennava a rallentare il ritmo, nonostante gli sforzi del blu per bloccarlo.

A quel moto di ribellione, una risata sommessa gli giunse alle orecchie, poi lo scorrere della stoffa sulla sua pelliccia lo fecero gemere ancora più forte, indecente. La mano libera di Shadow stava scorrendo inesorabile verso una meta precisa, e Sonic sapeva dove si sarebbe fermata, quello che di lì a poco sarebbe successo. Brividi di eccitazione e paura lo attraversarono, facendo emergere dal pelo dell’addome quei boccioli di carne oramai inturgiditi. Le dita del riccio nero toccarono, strinsero, giocarono, facendogli tendere il corpo come una corda di violino, lo sguardo che supplicava di fermarsi. Di fermarli. Non sapeva come avrebbe reagito se fosse andato oltre.

Ma a Shadow non importava. Non gli era mai importato di quel che voleva Sonic, non quando aveva fame. Quando aveva fame, gli piaceva giocare, e quando portava le proprie prede all’apice del piacere, il loro sangue, il loro sapore, l’odore dei loro umori nell’aria gli solleticava l’appetito ancora di più. E ora il blu era pronto.

Shadow avvicinò le labbra alla spalla sinistra di Sonic, mentre la sua mano accelerava il ritmo e i gemiti si facevano sempre più alti. Baciò quel corpo oramai famigliare per poi affondare i canini nella carne e bere, bere, bere fino a saziarsi, mentre la sua preda si riversava con un fremito più violento nella sua mano. Si fermò quando vide il colore abbandonare il volto di Sonic.

Leccò quel liquido caldo, rimarginando i segni: ogni volta, quel sangue lo portava alla follia.

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Qui urge uno spiegone. La mia caratterizzazione di Vampire Shadow è basata principalmente su “Il mondo di tenebra”, perciò niente vampiri che brillano al sole o altro. Alcuni clan di vampiri sanno manipolare la mente e controllare le persone con lo sguardo: si chiama Dominazione e permette o di far eseguire alla vittima ordini semplici oppure, se a livelli alti, assoggettare completamente la persona.

Un’altra caratteristica dei vampiri è quella di guarire i segni e le ferite non mortali da loro inferte con la saliva: per questo molte vittime non solo non ricordano di essere state aggredite, ma non portano i segni.

E nulla, dato il mio amore per il vampiri, questa volta ho voluto osare. ^^

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Capitolo 10
*** Medioevale ***


Prompt: Medieval

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sir Lancelot, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic and the Black Knight

Genere: Angst, Malinconico

Numero Parole: 509

 

Sonic camminava nervosamente in circolo nella sala del trono: ancora non si capacitava di quella situazione. Da “eroe” a “re”. No, non faceva per lui. Voleva, doveva tornare a casa; dai suoi amici, dal suo mondo, dalla sua vita. Quelle regole, quelle pressioni non gli appartenevano e nemmeno le voleva. La sola cosa che lo aveva tenuto legato a quel mondo a lui estraneo era il motivo per cui era così nervoso e lo faceva muovere a scatti nell’ampio salone sfarzoso. Lo aveva mandato a chiamare: sarebbe arrivato da lì a poco.

Il cuore gli si fermò: cosa stava facendo? Perché voleva tornare così disperatamente nel suo mondo? Lì era un re…le doppie porte si aprirono e un cavaliere in armatura argentata e una spessa lama nera al fianco fece il suo ingresso.

Sonic si irrigidì, deglutendo a vuoto, il mantello rosso che tremava per l’agitazione che scuoteva le sue membra. Era arrivato. Cercò di ricomporsi mentre il cavaliere si avvicinava inesorabile.

Era il momento.

Avrebbe tagliato tutti i ponti con quel mondo e sarebbe tornato a casa con l’incantesimo che si era procurato ad Abalon. Doveva solo avere il coraggio di lasciarlo andare. Doveva accettare la cosa.

«Mio re.»

Sir Lancelot si inchinò profondamente davanti al suo signore, lo sguardo chino in segno di deferenza.

Anche la sua voce è così simile…

Sonic sentì la gola stringersi, mentre le lacrime gli pizzicarono gli occhi. Sperava che funzionasse.

«Alzati.»

Prontamente il cavaliere eseguì l’ordine impartitogli da suo sovrano. Rimase ritto in attesa di nuove disposizioni, ma non era uno sprovveduta: aveva intuito l’angoscia che appesantiva l’aria, che attanagliava la gola del proprio signore. Cosa doveva accadere?

«Alza la visiera.»

Il cavaliere si lasciò sfuggire un sospiro di sorpresa, ma eseguì l’ordine e rimase in attesa. Le sue iridi cremisi si puntarono in quelle smeraldo del riccio blu, che lo ricambiava immobile. Le labbra gli tremarono quando avvertì il metallo freddo che gli accarezzava leggero la guancia.

Il suo viso…

Sonic poggiò anche l’altra mano sul volto ora arrossito di Lancelot, mentre il respiro gli veniva meno per quello che stava per fare. Voleva avere quello che desiderava da tanto tempo, ma che non era mai stato in grado di ottenere. Sperava con tutta la sua anima che anche se non era lui, il suo cuore avrebbe comunque smesso di sanguinare: non lo sopportava più.

Piano avvicinò le labbra a quelle ancora socchiuse del riccio nero, in un casto bacio che non gli apparteneva: lui, impaziente com’era, non avrebbe mai fatto le cose in maniera lenta, ma non era più sicuro delle sue azioni. Quello che stava facendo doveva dargli sollievo, lenire il dolore che provava ogni volta che Lancelot gli sorrideva. Pregava fosse così.

Identico…

Il cuore, quel maledetto, non aveva avuto alcuna reazione.

…ma non è Shadow.

Calde lacrime gli sgorgarono dagli occhi, mentre la delusione gli fece rompere il contatto in modo più brusco di quel che voleva. Lancelot lo guardava smarrito.

Si asciugò in fretta le lacrime, recuperando il suo solito sorriso:

«Devo tornare a casa.»

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Capitolo 11
*** Picnic ***


11

Prompt: Picnic

Personaggi: Amy Rose, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic Boom

Genere: Comico, Slice of Life

Numero Parole: 500

 

 

Nonostante per quel pomeriggio non avessero previsto pioggia, una nuvola tempestosa aveva deciso di rovinare il loro picnic (Amy aveva insistito tanto). Ma Sonic, prontamente, aveva recuperato tutte le cibarie – tovaglia compresa – e si era affrettato a spostarsi in un posto più asciutto, con la riccia al seguito.

Giunti in un punto particolarmente al riparo dalla pioggia passeggera grazie alle fitte fronde degli alberi, i due amici si erano affrettati a risistemare e a riprendere da dove si erano interrotti: il blu riprese a mangiare il suo chili dog, mentre la rosa lo guardava con occhi sognanti, addentando il suo panino. Sonic fece finta di non vedere; era incredibilmente a disagio. Oramai le avance di Amy si facevano sempre meno indiscrete ed insistenti. Ma lui non riusciva a vederla in un altro modo: lei era un’amica preziosa – forse troppo appiccicosa e violenta – nulla più. Molte volte aveva provato a farglielo capire, a dirgli che non era interessato e che non voleva rovinare la loro amicizia. Amy si rattristava, diceva che comprendeva e che avrebbe cercato di dimenticare: puntale come un orologio svizzero, la settimana dopo era di nuovo alla carica.

In tutta sincerità Sonic era stanco di quella situazione, la rosa trovava sempre una scusa per stare da soli, esattamente come quel giorno (non poteva rifiutare: lei era una gran cuoca). Mentre pensava a ciò diede l’ultimo morso al suo chili dog e, ritornando alla realtà, si accorse che il volto di Amy era vicino. Pericolosamente vicino! Ebbe un sobbalzo mentre, per riflesso, si spinse all’indietro, poggiando i gomiti sulla tovaglia per restare in equilibrio. La riccia si avvicinava sempre più, gli occhi brillanti di luce di trionfo. Sonic sudava freddo, realizzando di essere in trappola. Amy oramai era così vicina…

«Stupide sessioni di allenamento a paintball! Ora come tolgo la vernice dalla pel-»

Shadow si bloccò. Mentre stava tornando a casa da un allenamento della squadra speciale G.U.N., si era teletrasportato nella radura dell’isola e spostando gli alti cespugli, si era imbattuto in quella scena patetica: una riccia allupata che stava per saltare addosso ad un gattino spaventato. Pietoso.

I due si voltarono a guardarlo: se uno gli rivolgeva lo sguardo più riconoscente del mondo, l’altra, beh, dire che lo fulminò era un eufemismo. I suoi occhi sembravano due tizzoni ardenti.

Shadow si ritrovò a maledire sé stesso per essere andato a fare – prima e ultima volta – allenamento di gruppo: era sicuro che Amy Rose lo avrebbe ammazzato per quell’involontaria intromissione.

Non ebbe il tempo di fare niente che un fulmine blu gli fu addosso, facendoli rotolare entrambi a qualche metro di distanza:

«Non ti darò il tempo di attaccarci!»

Urlò in maniera troppo teatrale il blu, mentre si azzuffava con uno sconvolto Shadow. Tuttavia lo stupore divenne disgusto quando Sonic gli prese le guance e iniziò a baciargli tutto il volto, ringraziandolo per averlo salvato.

Tutte quelle moine vennero fermate da un urlo bestiale e da un martello agitato per aria:

«SHADOW!!!»

Era ufficiale: quel giorno sarebbe morto.

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Capitolo 12
*** Pirati ***


12

Prompt: Pirate

Personaggi: Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Universo Alternativo

Genere: Comico, Erotico

Numero Parole: 500

 

Sonic si trovava nella cabina del capitano della grande nave pirata ARK. All’interno vi erano forzieri e mappe, strumenti per il calcolo della rotta e una riserva di ottimo scotch invecchiato. Una vasca da bagno con l’acqua ancora tiepida e un paravento per il cambio di abito. Il tutto il più lussuoso possibile.

Sarebbe stato tutto perfetto, ad eccezione di un piccolo dettaglio: lui era assicurato con un unico nodo ai polsi alla testiera del letto, così come le caviglie erano legate saldamente ai due pioli della struttura di legno massiccio. Impossibile liberarsi.

Avvertì dei fruscii e si girò – per quanto possibile – in loro direzione. La flebile luce delle candele illuminava quanto bastava la cabina per poter scorgere, dietro il paravento, la sagoma di un riccio che si stava passando un panno asciutto lungo il corpo. Sonic deglutì.

L’ombra pareva danzare e, con movimenti lenti e posati, indossava i propri indumenti tra il fruscio delle stoffe e il rumore calmo del mare notturno. Il blu si incantò nell’osservare le dita – intuiva – allacciare la camicia e il cavallo dei pantaloni. A quel pensiero, l’aria sognante divenne una pesante aura di insofferenza. Era proprio per quei pensieri se si ritrovava in quella situazione.

Lui, che si vantava di essere il più veloce del mondo, un eroe, si era imbarcato su una nave pirata (e aveva pure paura dell’acqua). Il tutto perché era stato adescato da una bellissima femmina dal pelo bianco e il seno prosperoso…no, non era tanto Rouge the Bat ad averlo incastrato. La vista del capitano della nave lo aveva stregato a tal punto che si era ritrovato in mezzo all’oceano come mozzo. Su una nave pirata. Ogni notte con la tentazione di sgattaiolare nella cabina del capitano…

Appunto; quella notte, dopo due settimane di sogni insoddisfatti, aveva pensato bene di entrare e…che ne sapeva, magari il capitano avrebbe apprezzato. Invece come si era avvicinato al letto, era stato scaraventato con forza sovraumana sul materasso, per poi venire legato come un salame.

Decisamente non l’aveva presa bene.

«Mozzo: il tuo è stato il peggior ammutinamento di sempre.»

Sonic arrossì vistosamente: Shadow the Hedgehog era davanti a lui, la camicia candida poco aperta, lasciava intravedere il petto ampio e la soffice pelliccia bianca. Un bicchiere di scotch in mano e la benda nera sull’occhio destro. Lo guardava con fare divertito.

Il blu tentò di spiegare, ma dalle sue labbra uscirono versi inarticolati e qualche gemito troppo sospetto. Si guardò di scatto il cavallo dei calzoni, sentendolo stretto…e non fu l’unico a notarlo. Pure le punte delle orecchie gli divennero porpora.

«Un regalo per me?»

Una mano gli premette con forza sull’erezione coperta dalla stoffa, facendolo sussultare. Quando si era avvicinato? Sollevò lo sguardo, vedendo il capitano sfilarsi la benda, rivelando l’occhio ferito.

Shadow iniziò a sbottonare con una mano la camicia, mentre con l’altra massaggiava l’asta eretta, sentendola pulsare di desiderio. Passò la lingua sulle labbra, mentre un sorriso diabolico spiccava sul suo volto.

Quella notte, un ululato si levò dall’ARK.

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Capitolo 13
*** Riccio Mannaro ***


13

Prompt: Werehog

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic Unleasched

Genere: Comico, Fluff

Numero Parole: 503

 

Shadow non riusciva a respirare: avvertiva un peso immenso sul petto, come se un enorme macigno lo stesse schiacciando. Sentiva caldo: gli sembrava di stare all’inferno. Il sudore che gli imperlava la fronte e tutto il corpo non bastava per calmargli i bollori che lo stavano investendo. Sentiva male, aveva dolore alla testa e alle costole. Faticava ad aprire gli occhi, ma doveva farlo: anche se era notte fonda e si sentiva più distrutto di quando era andato a dormire dopo una lunga missione, aveva bisogno di un bicchiere d’acqua almeno per rinfrescare la gola.

Tentò si alzarsi ma invano: era come se le forze gli venissero meno o qualcuno di terribilmente forte lo stesse immobilizzando. Annaspando fece leva sui gomito per sollevare il busto, ma era una fatica immane e avvertiva il suo corpo farsi sempre più pesante. Aprì gli occhi e finalmente la vide: l’enorme creatura che si stagliava su di lui, schiacciandolo contro il materasso. Dei versi profondi e gutturali riempivano la stanza.

La reazione della forma di vita definitiva fu immediata:

«SONIC QUANTE VOLTE TI HO DETTO DI NON DORMIRMI ADDOSSO QUANDO SEI IN QUESTA FORMA?!»

Con un impeto di rabbia e frustrazione, Shadow afferrò il blu per la collottola e con una mossa lo sollevò di scatto dal letto, scaraventandolo schiena a terra sul pavimento. Il Werehog guaì di dolore per quel brusco risveglio, per poi tirarsi sulle zampe posteriori e sbirciare da sopra il materasso con occhi da cane bastonato.

Era un incubo: da qualche tempo Sonic si era trasferito da lui per la notte, poiché l’ultimo piano di Eggman lo aveva tramutato in una sorta di licantropo. Quando calava il sole, il blu cresceva di stazza, gli arti si facevano più massicci e gli spuntavano zanne affilate che uscivano dalle labbra. Insomma, non era uno spettacolo rassicurante e l’unico che aveva la forza necessaria per fermarlo – in caso l’influsso di Dark Gaia si fosse fatto più intenso – era proprio Shadow.

Il riccio nero rabbrividì quando avvertì due occhi che lo fissavano con insistenza: si voltò per inorridire quando capì che tipo di sguardo era. Quella era la classica espressione di un segugio che aveva puntato la preda, le iridi che brillavano di luce inquietante. Fece per ritrarsi, intimando al grosso cane di non osare muovere un muscolo, ma era tardi: due mani dalla presa ferrea lo placcarono braccia al petto, mentre il Werehog gli fu addosso con un balzo, la bocca che puntava alla gola.

«Puah! Disgustoso…»

Shadow si ritrovò mezza faccia e collo ricoperti di bava, mentre uno scodinzolante Sonic, tutto contento, faceva le feste come il più felice dei cuccioli. Si sarebbe dovuto fare l’ennesimo bagno notturno.

Nel frattempo che il Werehog manifestava il suo affetto, Shadow macchinava di fare una ricerca alla G.U.N. su un qualche metodo per scacciare i cani: troppi canidi gli stavano addosso. Sonic in primis, che non lo lasciava dormire da cinque notti, per non parlare di Mephiles, il più grande figlio di un cane che avesse mai incontrato.

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Capitolo 14
*** Fiori ***


14.

Prompt: Flowers

Personaggi: Cream the Rabbit, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Vanilla the Rabbit

Contesto: post Sonic X

Genere: Fluff, Slice of Life

Numero Parole: 503

 

Sonic stava facendo il suo solito giro di ricognizione per la città; aveva appena imboccato la strada del parco principale, quando fu costretto a fare retromarcia e fermarsi davanti all’ingresso, incredulo. Seduto sull’erba, con una famigliare corona di margherite sulla testa, c’era Shadow. Gli dava le spalle, e non riusciva a vedere dove fosse chi lo accompagnava: la curiosità lo stava divorando.

Decise di prendersi una piccola pausa per fare un po’ di stretching: dopotutto il parco era pubblico – vuoi mettere la possibilità di punzecchiare Shadow senza che potesse dare in escandescenza?

Si avvicinò come se nulla fosse, muovendo le braccia con movimenti circolari e ampi. Disgraziatamente (forse) la sua mano si avvicinò troppo alla testa di un certo riccio nero, che ricevette il colpo senza controbattere o voltarsi. Sonic sorrise trionfale, mentre con finta aria innocente si affrettava a dire:

«Scusa. Non ti avevo visto.»

«Shhh!»

Gli rispose in modo secco il riccio nero, guardandolo cagnesco. Di certo non la reazione che Sonic si aspettava. La cosa lo incuriosiva ancora di più.

Si avvicinò circospetto alla schiena dell’altro, che aveva riportato il volto davanti a sé, e si sollevò sulle punte per poter vedere cosa stesse facendo di tanto importante da ignorarlo: così non era divertente.

Si mise le mani sulla sua boccaccia quando vide chi Shadow teneva tra le braccia. Cream dormiva con un sorriso beato, la testa poggiata sulla pelliccia bianca del petto del più grande. Molto probabilmente Vanilla aveva chiesto al riccio nero di badare a lei; era già capitato di trovarli in giro assieme.

«Se hai finito di fare il pagliaccio, puoi levare le tende.»

Il bisbiglio di Shadow lo riscosse dalla sua catalessi. Fantastico; ora era il riccio nero che lo sbeffeggiava, e lui non si poteva sfogare nella maniera che voleva. Mettersi a litigare avrebbe svegliato la bambina, e sicuramente gli avrebbe garantito un bernoccolo in testa.

No; doveva cambiare strategia.

Poi vide con la coda dell’occhio qualcosa che fece mettere in moto il criceto dentro la sua testa, facendo girare la ruota come un frullatore. Eccola: l’idea! Sonic si sfregò le mani, sogghignando:

«D’accordo, vado.»

Quel sussurro, poi Shadow avverti i veloci passi farsi sempre più lontani. Sospirò di sollievo: a volte il faker sapeva essere più irritante del solito. Osservò il volto sereno di Cream, spostando il braccio per poterla cullare meglio. Sembrava così tranquilla…e poi una frenata secca dietro di lui lo fece rabbrividire.

«Ti sono mancato?»

La forma di vita definitiva roteò gli occhi, esasperato. Si divertiva a stargli tra i piedi?

Un mazzetto di papaveri gli fu piazzato davanti al naso. Shadow inorridì:

«Spero ti piacciano.»

Il riccio nero non ebbe il tempo di ribattere che Sonic gli aveva già messo le mani negli aculei della testa e stava posizionando un fiore rosso fuoco tra essi. Poi ne mise un altro, e continuò canticchiando il suo lavoro di composizione.

Shadow abbassò le orecchie, sconfitto: prima di arrendersi gli lanciò un’occhiata, promessa di un’atroce vendetta. Sonic pensò di averla strappato, quella corda...

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Capitolo 15
*** Sognando ***


15

Prompt: Dreaming

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Sonic Adventure 2

Genere: Angst, Malinconico

Numero Parole: 500

 

 

La sensazione di potere che gli Smeraldi del Chaos davano era sempre meravigliosa: avvertiva i muscoli tendersi, il rumore delle ossa che sfregavano contro la cartilagine, il vuoto immenso dello spazio aperto, lo sfrigolare delle stelle lontane milioni di anni luce. Soprattutto sentiva la presenza gemella a lui vicina.

Illuminato da una luce platino e lo sguardo fiero, lui e Shadow avevano unito le forze per impedire alla Bio-Lizard di far precipitare la colonia spaziale ARK sul pianeta blu.

Uno sguardo ed entrambi avevano capito come avrebbero dovuto agire. Sollevarono le mani in alto, mentre concentravano il potere del Chaos, liberando nell'aria una sfera di energia che si gonfiava sempre più, espandendosi nel vuoto cosmico.

La colonia si avvicinava ancora, così come il sangue pompava sempre più velocemente nelle vene. Potevano sentire il cuore battergli nei timpani un ritmo frenetico.

La concentrazione era massima, i nervi tesi e pronti a scattare: il Chaos Controll era la loro ultima speranza. Un solo tentativo per la salvezza del pianeta, della razza che aveva portato via tutto al riccio che ora stava combattendo al suo fianco.

L’energia raggiunse l’apice.

Era il momento. All’unisono gettarono la sfera energetica contro il mostro, attivando il Chaos Controll. Sperarono entrambi che funzionasse. Doveva funzionare.

L’ARK sparì davanti ai loro occhi, ritornando nell’orbita originaria. Il miracolo era avvenuto. Sonic e Shadow erano riusciti a salvare il mondo. Il loro mondo.

Il blu era sfinito, e sentiva il potere del Chaos abbandonarlo, ma era felice di essere riuscito nell’impresa: senza l’aiuto di Shadow non avrebbe potuto nulla. Pensando questo si voltò verso il compagno, ma il vuoto aveva preso il suo posto. Gli occhi verdi si guardarono intorno, cercando la sagoma oramai famigliare. Con orrore videro l’aura platino svanire dal corpo del riccio nero, mentre precipitava verso la Terra, il volto esausto e rassegnato.

No. Non era possibile!

Sonic si gettò all’inseguimento, con la disperazione che gli stritolava la gola, mentre invano sperava che sentendo il suo nome, rinvenisse. Ma la sua voce l’aveva abbandonato, già più conscia di lui.

L’attrito per l’atmosfera lo aveva preso, il bagliore era accecante. Sonic dovette chiudere gli occhi, la mano ancora tesa verso Shadow. Avvertì un qualcosa di solido, e d’istinto l’afferrò con tutte le sue forze. Strinse i denti, mentre realizza che quella non era la mano di Shadow.

Sonic si svegliò di colpo sull’erba bagnata dalla rugiada notturna, la mano tesa verso l’alto, verso quel cielo nero, quello spazio infinito che lo aveva visto. Aveva visto ogni cosa.

Il blu chiuse il pugno con più forza, stringendo i denti e gli occhi, cercando di impedire alle lacrime di uscire.

Oramai erano passate due settimane da quel giorno: la Terra era salva, il mondo era tornato alla normalità. Tutto era tornato come prima.

No, non era vero. Sonic si portò entrambe le mani agli occhi, incapace di trattenere le lacrime: per la prima volta, aveva perso. Il cielo gli era testimone, come il dolore che provava: Sonic the Hedgehog aveva fallito.

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Capitolo 16
*** Infestato ***


16

Prompt: Haunted

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic Unleashed

Genere: Comico, Fluff

Numero Parole: 504

 

Shadow e Silver stavano camminando per la magione abbandonata, cercando un qualsiasi segno di presenza umana o che facesse capire che là dentro ci vivesse qualcuno… La gente da qualche tempo sentiva degli strani rumori e versi strazianti, ma nessuno aveva osato avvicinarsi per verificare, e la diceria che la casa fosse abitata da fantasmi era giunta alle orecchie della G.U.N.

I suoi superiori avevano pensato bene di mandarlo in avanscoperta da solo – Rouge era già in missione. All’ingresso del villaggio si era imbattuto nel riccio venuto dal futuro, che si era offerto di aiutarlo (nonostante le sue proteste), e si erano incamminati per raggiungere il posto “infestato”.

Entrati dalla grande porta, videro grossi segni di artigli sulle pareti di legno umido. Troppo grossi per essere di una persona, troppo piccoli per essere di un orso. Silver si mise dietro a Shadow, seguendolo a ruota lungo i corridoi bui. Quel posto gli faceva venire i brividi.

Arrivati alla tromba delle scale, i due sussultarono: dei pesanti passi fecero tremare il soffitto sopra di loro, facendo cadere polvere e ragnatele, mentre dei versi gutturali e disumani riempivano l’aria statica. Era di sopra.

Shadow avvertiva il più piccolo tremare come una foglia dietro di sé: si pentiva di non aver insistito di più per farlo desistere, ma data la situazione forse la sua psicocinesi poteva essere utile…se riusciva a riprendersi. Gli diede uno schiaffo sulla guancia, guardandolo storto, bisbigliando di fare silenzio.

Il riccio nero iniziò la salita delle scale, seguito da Silver che si era sollevato dal pavimento per non fare rumore, il cuore che gli batteva a mille. Mossero pochi passi e dei ruggiti spaventosi li fecero sobbalzare entrambi, i nervi a fior di pelle: nessuno dei due riusciva ad identificare i versi. Forse quella casa era davvero infestata.

Un ululato roco provocò un verso strozzato a Silver, che spaventato come poche volte in vita sua si nascose dietro la schiena di Shadow. Il riccio nero, in compenso, tremava. Il più piccolo sentiva le sue ossa scricchiolare per la tensione, per poi vederlo partire come una furia verso il piano superiore, mentre lui gli urlava agitatissimo:

«Dove vai?!»

Ma era già scomparso alla sua vista, e subito dopo un lamento e un tonfo sordo fecero prendere a Silver il coraggio a due mani e volare velocemente al piano più alto. Ciò che vide gli fece portare le mani alla bocca per non urlare dal terrore: un grosso animale, dagli aculei lunghi e dalla folta pelliccia, teneva Shadow a terra.

Silver si guardò intorno, in cerca di una qualunque arma: doveva fare qualcosa!

«SONIC! Brutta palla di pelo! LEVATI DI DOSSO!!!»

Silver lasciò la presa sulla credenza che aveva fatto levitare, gli occhi sgranati e lo sguardo perso. Sonic???

Solo allora si fece più vicino ai due, il chiarore lunare che illuminava la stanza. Vide la scena più buffa che avesse mai visto: Shadow tentava invano di staccarsi un riccio blu, decisamente troppo grande, che gli leccava la faccia come il più felice dei cuccioli.

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Capitolo 17
*** Negozio di Caffè ***


17

Prompt: Coffee Shop

Personaggi: Amy Rose, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Alternative Universe

Genere: Fluff, Slice of Life

Numero Parole: 500

 

Sonic scivolò veloce nella strada che lo avrebbe portato nel bar che aveva da poco scoperto, ma che era da subito diventato il suo posto preferito. Non era particolarmente elegante, non c’era nemmeno un qualcosa che lo distinguesse in maniera eclatante dagli altri: in compenso serviva il miglior caffè che avesse mai provato.

Non che Sonic fosse un gran estimatore, ma stava iniziando ad apprezzare quella bevanda amara da quando si era rifugiato in quel baretto che faceva angolo sulla strada principale: a volte Amy era terribilmente appiccicosa e insistente. Non aveva potuto fare a meno di correre per sfuggirle, e per puro caso si era infilato in quel negozio. Già; doveva ricordarsi di ringraziare la riccia rosa quando l’avrebbe incontrata in futuro.

Sonic entrò nella piccola porta a vetro, facendo tintinnare il campanello, e si accomodò alla poltrona ad angolo del bar. Prontamente da dietro al balcone apparve lui, il barista più sexy che il blu si era mai ritrovato davanti: la pelliccia ebano era in perfetto contrasto con le striature rosso fuoco che gli delineavano gli arti e gli aculei, la struttura fisica massiccia, la pelliccia bianca, folta e voluminosa sul petto ampio. Lo sguardo cremisi incorniciava un volto severo color caramello.

Se Amy lo avesse visto in quel momento, avrebbe detto che poteva vedere i cuori svolazzare sopra la sua testa. Beh, non che la sua faccia beata – forse un po’ troppo – non lasciasse trasparire qualcosa.

Come il riccio nero vide il nuovo cliente, chiuse gli occhi con espressione contrita: ancora lui?

Si avvicinò con fare il più tranquillo possibile, impugnando il taccuino per le ordinazioni:

«Buongiorno signore. Il solito?»

«Shadow- strascicò Sonic con finta aria offesa – quante volte ti ho detto di chiamarmi Sonic?»

Il riccio nero sollevò un sopracciglio, rassegnato, come se dovesse ripetere una filastrocca a memoria:

«Se la chiamassi per nome, poi dovrei fare lo stesso con gli altri clienti.»

«Ma io non sono “gli altri clienti”.»

Shadow incrociò le braccia al petto, l’aria di chi avrebbe voluto essere in qualunque altro posto. Di solito i clienti non si azzardavano a fare conversazione; il suo sguardo era chiaro e la sua espressione denotava quanto non fosse un chiacchierone, ma quel Sonic era molto insistente e molesto. Dov’era Rouge quando serviva?

Sospirò rassegnato, senza mancare di lanciare un’occhiataccia al blu che lo guardava sornione:

«D’accordo Sonic. Un espresso liscio e un bicchiere di acqua minerale?»

«Precisamente Shadz: andremo mooolto d’accordo.»

Cinquettò in risposta il velocista, il volto poggiato sui palmi delle mani.

Shadz?

Shadow inorridì per quel nomignolo, e si affrettò ad andare dietro al bancone a preparare l’ordinazione.

Nel mentre che il riccio nero lavorava, Sonic si godeva la schiena che si muoveva armonica, i muscoli che si tendevano e stiravano, seguendo i movimenti della testa e delle braccia. Un pensiero fugace  gli fece assumere lo sguardo di un gatto che ha avvistato il topino, ma ha deciso che lo catturerà quando vorrà.

Eh sì, doveva proprio ringraziare Amy Rose per quella meravigliosa scoperta.

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Capitolo 18
*** Travestimento ***


18

Prompt: Dressed Up

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: Sonic Boom

Genere: Erotico, Slice of Life

Numero Parole: 501

 

Che non si dica che Shadow the Hedgehog non fosse un uomo di parola! Questa era l’unica cosa che lo faceva continuare a muovere lo spazzolone sul pavimento di legno con più energia del dovuto.

Una scommessa era una scommessa. Lui aveva perso, perciò doveva pagare pegno.

Una volta finito osservò con orgoglio il suo operato; quella caverna da cavernicolo ora poteva definirsi una casa. Perfetto: ora arrivava la parte complicata.

Era oramai pomeriggio inoltrato e Sonic stava rientrando dall’officina di Tails, lo sguardo gongolante per quello che di lì a poco sarebbe successo. Come un fulmine superò la spiaggia per poi fermarsi sull’uscio, l’espressione più sorpresa che mai: non aveva mai visto la sua casetta così pulita e ordinata.

Con fare trionfale si schiarì la gola, palese segno per attirare l’attenzione, e bussò alla parete, dicendo con voce divertita:

«Sono a casaaa!»

«Bentornato.»

Una voce irritata e tremendamente in imbarazzo gli fece gettare il mezzobusto verso il muro interno vicino alla porta. Ciò che vide lo lasciò senza parole (il motivo? Nemmeno lui era in grado di capirlo): Shadow era appoggiato con la schiena contro il muro, le braccia conserte e il volto completamente rosso per la vergogna e l’umiliazione. La divisa da cameriera nera scendeva svasata sui fianchi magri fino a coprire gli stivaletti di camoscio marroni. Il grembiule bianco legato alla vita e il cerchietto di passamaneria gli teneva tirati indietro gli aculei scuri.

Sonic fece un balzo, entrando nella stanza, le mani a tappargli la bocca e il volto più rosso che mai. Era…

«Fatti vedere meglio!!!»

Detto ciò agguantò il reticente riccio nero per il braccio e gli fece fare una giravolta su sé stesso, facendo sollevare la gonna lunga, che si attorcigliò alle gambe atletiche per poi tornare morbida nella sua forma originale.

Se possibile, entrambi arrossirono ancora di più. Shadow aveva portato le mani ai quadricipiti, cercando di abbassare il più in fretta possibile la stoffa. Sonic invece dovette passarsi una mano sulla bocca per essere sicuro di non aver sbavato per quello che aveva visto: assunse uno sguardo malizioso e soddisfatto.

«Pure la biancheri-»

«Taci!»

Sonic sollevò le mani, in segno di resa, per poi sedersi a gambe larghe sul divano. Un semplice gesto della mano e Shadow divenne viola dalla rabbia. Si avvicinò piano al blu, le mani che stritolavano la stoffa. Si mise cavalcioni sulle gambe dell’altro, lo sguardo torvo, aspettandosi il peggio.

Le mani di Sonic si insinuarono sotto la gonna, percorrendo piano le autoreggenti, fino a raggiungere le mutandine di pizzo. Shadow annaspava e tremava ad ogni porzione di pelle che il blu guadagnava con la sua avanzata, il volto rosso di imbarazzo ed eccitazione. Sonic poggiò il volto sul petto del riccio nero, puntando i suoi occhi voraci in quelli annebbiati dell’altro, le mani che avevano iniziato a sfilare l’intimo bianco, sfregando sulla pelliccia e facendola vibrare come una corda di violino.

Shadow gettò la testa indietro, lanciando un sospiro più profondo: si odiava per star provando piacere.

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Capitolo 19
*** Paura ***


19

Prompt: Scared

Personaggi: Amy Rose, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Sonic X

Genere: Comico

Numero Parole: 506

 

Sonic rimirava la sua immagine allo specchio, la figura rigida come quella di una statua sul piedistallo. L’aria era diventata sempre più pesante man mano che lo standista gli faceva indossare l’abito – perfino i pantaloni che tanto odiava. La camicia gli pareva un cappio al collo: avrebbe voluto togliersi tutto, giacca, panciotto, i maledetti pantaloni e sfrecciare a velocità supersonica in una qualche grotta dimenticata per non rivedere mai più la luce del sole. Era sicurissimo che se avesse fatto così, Amy Rose lo avrebbe cercato in lungo e in largo fino a stanarlo e tirargli il martello Piko Piko in testa.

Non sapeva nemmeno lui cosa lo spaventasse di più: una morte violenta, o la sua immagine con un vestito da matrimonio?

Nascose le mani dietro la schiena, stritolando i pugni per trattenere i brividi di terrore, il sudore che gli scivolava lungo la spina dorsale nemmeno avesse corso ventiquattro ore. Amy lo guardava incantata, tenendosi le guance rosse e parlottando tra sé, parecchio agitata. Era incredibilmente su di giri, e la cosa non era un buon segno: difatti, probabilmente spinta dal desiderio di far venire un infarto al blu, disse che avrebbe provato un po’ di abiti per essere una bellissima sposa.

Per tutta la fiera si sentì un urlo di puro terrore: un fulmine schizzò tra i passanti senza rendersi conto di dove stesse andando. L’unica cosa che voleva era scappare da quell’incubo.

Non fece in tempo ad uscire da quel luogo infernale che si schiantò contro una persona – decisamente robusta per non essersi smossa all’impatto. Sonic si ritrovò gambe all’aria; il contraccolpo era stato devastante. Fece per scusarsi, anche se in modo maldestro per la paura che Amy lo raggiungesse con l’abito addosso: rimase sorpreso di vedere Shadow che lo guardava con la stessa espressione stranita, una lattina di coca-cola in mano.

«Che ci fai in un posto simile?»

Sonic era sinceramente curioso, ma buttava l’occhio alle sue spalle, sperando di non vedere la riccia dietro di lui.

«Spesso devo partecipare ad eventi con importanti governatori o uomini di potere, non posso certo presentarmi con la divisa militare. Ero di passaggio sono venuto a dare un’occhiata.»

La risposta fu data con voce incerta; non aveva ancora inquadrato la situazione del faker. Bevve un sorso dalla lattina, mentre il blu si sollevava con fare circospetto e preoccupato. Lo osservò con attenzione, per poi dire in modo molto sorpreso:

«Dunque Amy è riuscita a persuaderti: congratulazioni.»

«COSA? CHI HA PERSUASO CHI? COME? MA CHE VAI DICENDO?!»

Sonic si muoveva in maniera sconnessa, nel panico più totale, mentre il muso gli era diventato di un bianco cadavere. L’emozione del momento, pensò il riccio nero.

Una voce femminile e a dir poco adirata fece drizzare le orecchie al velocista, che guardò Shadow con fare implorante:

«Salvami! SALVAMI SHADOW!!!»

Gli si gettò al petto con il terrore che lo stava facendo sragionare, spaventando un poco il rivale: non lo aveva mai visto in quello stato.

Shadow lo guardò interrogativo.

La voce di Amy era sempre più vicina.

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Capitolo 20
*** Famiglia ***


20

Prompt: Family

Personaggi: Maria Robotnik, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Shadow the Hedgehog

Genere: Malinconico

Numero Parole: 497

 

Oramai era fermo a fissare il monumento da una buona mezzora, gli occhi scorrevano sui nomi incisi della pietra tombale.

Un monito, dicevano, per evitare che le nuove generazioni commettessero lo stesso sbaglio: una colonia spaziale, una follia. Una leggenda metropolitana, diceva la popolazione: esperimenti su un satellite, pura fantascienza. Uno specchietto per le allodole, si vociferava nelle sedi del governo.

Nessuno era a conoscenza della verità, tranne lui, superstite di quella tragedia. Il solo essere che cinquant’anni prima sarebbe dovuto morire, era lì, vivo, a leggere i nomi di scienziati, tecnici, soldati…padre e sorella, caduti durante l’assalto militare.

Maria avrebbe apprezzato tanto quel pianeta che continuava ad osservare dalle vetrate panoramiche. Avrebbe adorato i fiori, i colori, il correre sull’erba a piedi scalzi. Sarebbe viva, se lui non fosse mai stato creato.

Avrebbe potuto preparare ancora i biscotti con le gocce di cioccolato, e si sarebbe divertita nel fare i pacchetti regalo, per poi darli a Gerarld, il suo adorato nonno. Se solo non fosse nata malata.

Il destino aveva una pessima ironia: lui era stato creato per essere la cura e invece la sua sola esistenza aveva causato morte, distruzione, dolore…ma era vivo, e aveva fatto una promessa.

Fece un mezzo sorriso nel ricordare che le ultime parole di Maria erano state la chiave per incontrare la sua nuova famiglia. Almeno così piaceva definirla a Sonic: quel faker aveva fatto di tutto per cercare di toglierlo dal suo isolamento. Molte volte questo suo insistere li aveva fatti venire alle mani, eppure il blu era la persona con cui aveva stretto un legame forte come quello con Maria. Nonostante si punzecchiassero e si azzuffassero sempre, l’uno in cerca di primeggiare sull’altro, a modo loro si volevano bene.

Shadow arrossì leggermente quando ammise a sé stesso la cosa; mai l’avrebbe detto a qualcuno.

Era passata un’ora da quando si era fermato a raccontare al monumento quello che gli era successo dopo il fatidico giorno, e il cielo stava iniziando ad ingrigirsi, l’aria a farsi pungente. Forse era arrivato il momento di andare, ma prima aveva ancora qualcosa da fare.

Recuperò dalla borsa militare un sacchetto azzurro, legato da un nastrino rosa. Lo soppesò tra le mani, chiedendosi il senso di quello che si accingeva a fare. Tutto sommato ai morti non serviva niente di materiale…però gli era piaciuta l’usanza di alcune culture per i riti funebri. Faceva sentire la presenza dei cari che non erano più al mondo, come se ci stessero ancora accanto.

Cercò di parlare, ma la voce era rotta da quei pensieri. Prese un respiro fondo, per poi dire con voce tremante:

«Maria. Padre. Io so di non essere il miglior pasticcere della Terra, ma avevamo detto che quando saremmo venuti sul pianeta avremmo preparato insieme i biscotti al cioccolato, così io…ho pensato di portarvene qualcuno.»

Detto questo appoggiò il sacchetto ai piedi del monumento, vicino ai fiori freschi che erano stati lasciati in quei giorni. Per lui, quello era il primo anniversario dell’incidente.

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Capitolo 21
*** Gelato ***


21

Prompt: Ice Cream

Personaggi: Cream the Rabbit, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Sonic Heroes

Genere: Fluff, Shonen-ai, Slice of Life

Numero Parole: 501

 

Cheese svolazzava affaticato sopra la testa di Cream, anch’essa esausta dalla calura. Effettivamente quel pomeriggio era incredibilmente afoso nonostante il periodo: persino Shadow, l’accompagnatore della bambina, faceva fatica ad adattarsi.

Il trio camminava per le strade del piccolo villaggio, dirigendosi al parco per la solita passeggiata pomeridiana, oramai divenuta un rito per la bambina. Cream si affezionava facilmente ed era molto solare, cosa che aveva attecchito perfino la scorza dura del riccio nero. Di rimando Shadow aveva la scusa per stare in mezzo alla gente, senza che questa lo avvicinasse per un qualsiasi motivo.

Arrivati al parco si sedettero sotto un grande albero, in cerca di un po’ di ombra per ripararsi dal caldo. Fu Cheese ad interrompere il silenzio che si era creato, iniziando a chiamare a gran voce, prendendo la coniglietta per il cravattino, in cerca di attenzione. Quando Cream capì il perché del tanto agitarsi del Chao, si mise a correre verso il piccolo carretto appena arrivato, urlando tutta felice:

«Gelatooo!!!»

Shadow si rassegnò all’idea di dover pagare la merenda ai due impiastri che si erano già messi in fila: tutto sommato non era una cattiva soluzione.

Mentre Cream chiedeva un cono alla vaniglia per lei e uno al cioccolato per Cheese, il riccio nero guardava i vari gusti con attenzione, ponderando quale scegliere. Un cartellino in particolare attirò la sua attenzione.

Tornati sotto l’albero a gustare la propria merenda, un lampo blu passò davanti a loro, portando una piacevole brezza che fece assumere ai tre uno sguardo beato. Prontamente davanti ai loro occhi si fermo Sonic, con la solita aria sorniona, salutando la bimba che ricambiò con entusiasmo. Cream puntualizzò che era stato Shadow a prendere la merenda, al che il blu si abbassò con il busto in direzione dell’altro, osservandolo un po’ sorpreso. Non era un qualcosa che ci si aspettava dalla forma di vita definitiva. Poi la sua attenzione fu catturata dal colore della crema che aveva sul cono: un lilla molto acceso, con dentro dei pezzetti violacei. Non si preoccupò di risultare indiscreto o infantile; la curiosità lo portò a chiedere:

«Shadz, che gusto è?»

«Se te lo dico, poi sparisci?»

Rispose il riccio nero scimmiottando il tono canzonatorio che spesso il blu gli rivolgeva. Sonic calò le palpebra a metà, in segno che non aveva apprezzato quella pessima imitazione…cosa non condivisa da Cream e Cheese, che si misero a ridere. Che umiliazione! Poi gli occhi si spalancarono mentre una malsana idea gli attraversò la mente, il sorriso che recuperava la tipica baldanza.

«Non rispondere: faccio da me.»

Detto questo, Sonic si avventò sulle labbra di Shadow, spiazzandolo completamente. Insinuò la lingua nella bocca dell’altro, esplorandola, intrecciandosi con la gemella, assaporando il gusto dolce e intenso del gelato appena mangiato.

Durò un solo attimo, poi il velocista si staccò, un sorriso di trionfo sul volto.

«Lavanda; buono.»

Disse leccandosi le labbra, per poi sparire fulmineo com’era arrivato, lasciandosi dietro un incredulo Shadow. Cream e Cheese avevano smesso di ridere, i visi rossi per l’imbarazzo.

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Capitolo 22
*** Universo Alternativo ***


22

Prompt: Alternative Universe

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: -

Genere: Dark

Numero Parole: 508

 

Le porte di sicurezza della G.U.N. si sollevarono, aprendo l’ascensore che li aveva portati molti piani sotto terra. Il quartier generale era in subbuglio, ogni volta che faceva richiesta per accedere all’area di massima sicurezza i soldati e gli armamentari venivano disposti in posizione di combattimento. Perfino lui era scortato da quattro guardie armate; se la cosa faceva stare più tranquilli i piani alti…

Le luci del corridoio si accesero, illuminando la doppia porta blindata che conteneva quel “demonio”, come lo avevano chiamato i media, durante il periodo del terrore che aveva causato. L’eroe del pianeta si fece avanti con passo sicuro, indifferente alle guardie che lo stavano scortando alla prigione di massima sicurezza, realizzata per impedire al mostro di scappare e portare altra devastazione.

Le mandate, i blocchi e le leve meccaniche vennero aperte dopo che uno dei soldati ebbe passato una chiave magnetica ed inserito un codice segreto. L’enorme porta si aprì con un cigolio sinistro, facendo sussultare impercettibilmente le guardie armate: ora il rischio era quasi reale. Una fuga di quell’essere avrebbe causato la morte di tutti i presenti e di questo ne erano consapevoli.

Entrarono con le armi automatiche pronte a colpire, posizionandosi in assetto da guerra all’ingresso della stanza, mentre il riccio entrava all’interno, dove una teca elettrificata conteneva una gabbia più piccola dalle spesse sbarre di acciaio. Sdraiato di schiena, c’era una sagoma con una camicia di forza che gli bloccava l’intero corpo, mentre dagli aculei della testa si intravedevano le cinghie per la museruola.

L’eroe si fermò a pochi metri dalla teca, mentre i passi cessavano di rimbombare della stanza.

Un orecchio del prigioniero di mosse, come ad aver captato la presenza dell’altro. Poi si sentirono dei respiri più profondi, infine un mugugno di gioia, mentre un occhio cremisi osservava beato il nuovo arrivato. Una risata folle e sguainata si librò nell’aria.

«Shadow! – cinguettò il mostro – Sei venuto a trovarmiii?!»

Sonic lo guardava con occhi adoranti, le sclera completamente nere e il sangue che scendeva. La museruola che copriva il ghigno assetato di dolore, violenza e carne.

Shadow osservò il blu trascinarsi vicino alle sbarre, lo sguardo che si induriva ad ogni centimetro che l’altro guadagnava: cosa si era lasciato diventare?! Non lo sopportava.

«Non dovevi: presto sarei venuto da te.»

Sonic arrivò alle sbarre e poggiò la fronte sul metallo. Una scarica elettrica emise uno sfrigolio che rimbombò nella sala, scaraventando il riccio a terra, mentre un urlo di dolore gli uscì dalla gola. Poi si udì una risata sguainata, e la figura del blu si risollevò, guardando Shadow con in fiato corto.

Di rimando, la forma di vita definitiva si portò le braccia al petto, osservandolo con disgusto.

«Sì; presto sarò libero, e verrò da te.

Non immagini neanche come ci divertiremo insieme.»

Il mostro parlava lentamente, il fiato corto e l’eccitazione che si vedeva chiaramente sotto la stoffa: il bastardo si stava godendo la sua visita.

Shadow strinse i pugni, il disprezzo che gli illuminava le iridi scarlatte:

«Sarà un piacere toglierti quel ghigno per la seconda volta.»

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Capitolo 23
*** Temporale ***


23

Prompt: Thunderstorm

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Shadow the Hedgehog

Genere: Erotico

Numero Parole: 500

 

Il cielo notturno tuonava a squarciagola, illuminando il nero con lampi bianchi che accecavano per un istante. Il rombo dei tuoni si abbatteva sulle case del villaggio, mentre la pioggia incessante picchiava sui tetti, sulle finestre, sugli alberi, come a voler affermare al mondo la sua presenza. Il suo suono che copriva tutti i rumori. I bambini si erano rifugiati nei letti dei loro genitori, spaventati dal frastuono del temporale. Gli animali si erano raggomitolati vicini nelle loro tane, per tenersi più caldo e farsi coraggio.

C’era una casa in particolare a cui quel temporale non dava per nulla fastidio, anzi rendeva ciò che stava succedendo al suo interno ancora più elettrizzante. Dentro vi erano due figure che stavano danzando nel buio, avvinghiate l’una all’altra con fare bramoso: la pioggia rendeva impercettibili i loro sospiri, rendendo il tutto ovattato e confuso.

Le unghie scorrevano sotto la pelliccia morbida, lasciando segni rossi che solo loro avrebbero potuto vedere. Le bocche schioccavano tra i gemiti, i sospiri si facevano più forti e veloci, i corpi si strusciavano sempre più frenetici e desiderosi di maggior contatto. La luce dei lampi rischiarava per un solo istante le loro figure, facendo vedere ad entrambi la brama che cresceva, le mani che impastavano pelle e muscoli.

Uno dei due amanti prese di peso l’altro, portandolo sopra di sé, stringendoselo addosso, le erezioni che si sfregavano tra loro, generando ansiti di aspettativa e desiderio. Si sporse sul petto ampio dell’altro, che di rimando inarcò la schiena, lasciandogli più spazio. Inspirò a pieni polmoni il suo odore, beandosi dei brividi che gli procurava, sentendo la pelliccia ritirarsi per mostrare i capezzoli ormai turgidi. Il riccio si fiondò su uno di essi, prendendolo tra i denti, facendo uscire un gemito roco all’amante che lo sovrastava, le mani che scorrevano inesorabili lungo quel corpo divenuto famigliare.

Fu un attimo, come il lampo che illuminò la stanza, mostrando lo sguardo famelico che la vittima aveva assunto: le spalle e la schiena del riccio vennero schiacciate contro il materasso, lo sguardo smarrito che osservava colui che lo sovrastava. Questi si leccò le labbra, illuminato dall’ennesimo fulmine caduto, e scivolò sul corpo dell’amante verso una meta precisa, mantenendo il contatto visivo. Quando prese il membro dell’altro in mano, fu il turno del riccio sdraiato di emettere un gemito incontrollato di pura estati, l’aspettativa che si faceva insistente. Trattenne il respiro quanto l’altro iniziò a calarsi inesorabile sulla sua asta, facendo presa sulle gambe piegate, la schiena inarcata in modo da non nascondere nulla agli occhi famelici dell’altro.

Il temporale continuava imperterrito, così come i gemiti e le spinte che si facevano sempre più veloci, desiderate. Il sudore e gli umori scendevano dai corpi affannati, oramai prossimo all’apice del piacere. Il riccio prese i fianchi dell’altro, portando il ritmo ad una velocità sempre maggiore, facendo urlare l’altro di dolore che si mischiava al godimento, gli anelli che tintinnavano ad ogni spinta. L’orgasmo ancora più vicino.

Solo la pioggia era a conoscenza della loro passione.

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Capitolo 24
*** Autunno ***


24

Prompt: Autumn

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Sonic Heroes

Genere: Fluff, Slice of Life

Numero Parole: 499

 

Sonic stava correndo a velocità supersonica lungo i tornanti di una strada di collina, inseguito da un infuriato Shadow: oramai era la prassi. Il blu adorava stuzzicare l’altro, fino a che non arrivavano a scontrarsi in gare per determinare il più forte o il più veloce; la verità era che sperava che questo suo modo di fare smuovesse qualcosa. Era stupido – si era ripetuto – eppure non poteva fare a meno di pensare che il confronto continuo facesse recuperare a Shadow la memoria…anche se, a conti fatti, era già tanto se era ancora vivo.

Questi pensieri fecero diminuire di pochissimo il ritmo della sua andatura, il tanto che bastava per far giungere la forma di vita definitiva pericolosamente vicino. Se ne rese conto quando un Chaos Spear gli sfiorò la guancia: fece un salto per lo spavento, preoccupato come poche volte per la sua incolumità. Accelerò il passo per quanto possibile, guardando con la coda dell’occhio l’inseguitore: non l’avesse mai fatto.

Sono morto. Fu il suo pensiero quando vide lo sguardo omicida che aveva iniettato le sclera dell’altro di un inquietante bagliore magenta. Se lo prendeva, il mondo poteva dire addio a Sonic the Hedgehog! Con questi ragionamenti disfattisti, il blu continuò la sua corsa sperando di poter superare i suoi limiti.

Nel mentre, Shadow si era fermato. Gli era bastato distogliere gli occhi dal decerebrato che aveva davanti per osservare qualcosa che non aveva mai visto o che, più facilmente, non ricordava. Sotto la strada asfaltata che stava percorrendo c’era un’enorme distesa di alberi dai colori sgargianti e caldi. Variavano dal giallo all’ocra, dall’arancio al rosso rubino, dal marrone chiaro al bruno. Il vento freddo faceva danzare le fronde, scuotendo le chiome e spargendo le foglie per il sottobosco, creando un tappeto colorato. L’aria portava l’odore della resina e delle castagne uscite dai ricci.

Shadow guardava il tutto con gli occhi di un bambino che per la prima volta vedeva l’autunno: ad ogni centimetro su cui posava gli occhi, scopriva un nuovo dettaglio o elemento nuovo. Era così bello, così vivo e meraviglioso.

Sonic osservava la scena da poco lontano, resosi conto che il riccio nero non lo stava più inseguendo: sorrise di cuore nel vedere che l’altro si stava godendo la vista e, per una volta, aveva smesso di farsi domande su chi e cosa fosse. Però Shadow si era dimenticato di lui, e questo era un affronto che il blu non poteva sopportare; nessuno poteva permettersi di metterlo in secondo piano.

Un’ideuzza gli fece assumere un ghigno perfido mentre si avvicinava di soppiatto all’ignara vittima: una piccola vendetta era d’obbligo. Raggiunse l’altro, facendo attenzione a non fare rumore, per poi avvicinare le mani alla sua figura: gli tremavano per l’agitazione. Fulmineo poggiò i polpastrelli sulla pelliccia dei fianchi dell’altro, muovendole velocemente in maniera scomposta. Il risultato fu il tendersi di Shadow come una corda di violino, mentre la pelliccia gli si sollevava e un verso di sorpresa gli usciva dal volto paonazzo. Il solletico non era leale!

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Capitolo 25
*** Cimitero ***


25

Prompt: Graveyard

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: -

Genere: Comico

Numero Parole: 511

 

Una prova di coraggio in un cimitero in piena notte, questa era la più classica delle scene di un film dell’orrore, dove il mostro di turno mieteva le prime vittime. Shadow non si sarebbe mai sognato di prendere parte ad una pagliacciata come quella, ma non aveva potuto dire di no a Silver che, spaventato anche solo all’idea, lo aveva implorato di accompagnarlo.

L’idea della prova di coraggio era venuta a Sonic, per questo il ragazzo del futuro non si era potuto accollare a lui; tuttavia Shadow non era il primo della lista a cui chiedere. La cosa lasciava molto perplessa la forma di vita definitiva…

Arrivati al luogo dell’appuntamento, Sonic li stava già aspettando con un ghigno sghembo sul volto. Con fare allegro aprì i cancelli del grande cimitero, invitando gli altri due ad entrare. Shadow aveva l’aspetto più svogliato del mondo, mentre Silver si guardava in giro con espressione ansiosa, come se la sua stessa ombra gli stesse per saltare addosso.

Sonic spiegò che in quel posto erano stati fatti strani avvistamenti di oggetti volanti e fantasmi fluttuanti: la prova consisteva nel passare un’ora – a partire dalla mezzanotte – nel cimitero senza urlare. Il primo che gridava avrebbe perso e pagato pegno. Sonic era così elettrizzato che continuava a saltellare come un grillo, mentre Silver rideva in maniera nervosa, rannicchiato su sé stesso, tremante come una foglia. Shadow aveva assottigliato lo sguardo, in allerta ad ogni possibile rumore o interferenza sospetta.

Scoccò la mezzanotte e la prova ebbe iniziò: i tre iniziarono a girare per il cimitero, l’adrenalina a mille. Un fruscio gli fece drizzare le orecchie, immobilizzandoli; il gatto screziato che uscì dai cespugli con fare placido li fece imprecare a denti stretti, chi per la paura, chi per la frustrazione.

Il tempo scorreva e a parte le cicale e qualche gufo a caccia di cibo, nel cimitero non c’era anima viva. Sonic aveva abbandonato tutta la sua baldanza, disperandosi platealmente per non essere riuscito a vedere nemmeno mezzo spettro. Di altro avviso era Silver, che aveva ripreso un po’ di colore e si era staccato dalla schiena di Shadow a cui era stato attaccato per tutto il tempo. Shadow si stava ancora chiedendo come aveva fatto a farsi infinocchiare. Mosse qualche passo in direzione dell’uscita, affermando di averne abbastanza: di rimando, gli altri due si abbracciarono, tremanti come foglie. Il riccio nero si volse dove puntava il loro sguardo e si gelò: uno spettro dal sorriso affilato ed occhi fissi lo stava osservando famelico.

Shadow non pensò; caricò il montante e diede un poderoso pungo al fantasma, gli occhi chiusi per la paura. Come il colpo andò a segno, una miriade di coriandoli e stelle filanti gli finirono addosso, finendogli tra gli aculei e in bocca, spalancata per la sorpresa.

Mentre la forma di vita definitiva cercava di non soffocare, Silver e Sonic si guardavano con fare chi deluso, chi stranito: il grigio lanciò uno sguardo come a dire “doveva finire così?”. Fu allora che entrambi lanciarono un urlo disumando, trovandosi davanti un demone avvolto dal Chaos.

TRADIMENTO!!!

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Capitolo 26
*** Pozione ***


26

Prompt: Potion

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: -

Genere: Fluff, Slice of Life

Numero Parole: 499

 

Shadow si sentiva stranamente stanco. Era pur vero che aveva dormito poco, come al solito, però non gli era mai capitato di avvertire tutta la stanchezza colpirlo come una martellata in testa. Davvero insolito; ma forse era colpa della partita che lui e il faker stavano guardando, decisamente noiosa. Sbadigliò sonoramente, mentre il desiderio di dormire continuava a pizzicargli gli occhi: presto non sarebbe più riuscito a resistere.

Sonic avvertì un tonfo sordo accanto a lui, mentre spegneva la tv, sentendosi in colpa per quello che aveva fatto. Prese la birra incriminata, constatando che il sonnifero che aveva recuperato dal negozio omeopatico aveva funzionato a meraviglia: meglio di una pozione magica.

Ultimamente Shadow non si vedeva più in giro, e quelle poche volte che lo beccava era sempre ridotto come uno straccio; le pesanti occhiaie che scavavano il volto. Rouge gli aveva detto in confidenza che in quel periodo i sogni del riccio nero erano ricordi troppo dolorosi, che non lo lasciavano dormire in pace. Forse Shadow stava esagerando a privarsi completamente del sonno.

Sonic non ebbe tempo di finire la sua riflessione che dei mugugni e versi spaventati iniziarono ad agitare i sogni del rivale, facendolo tremare. Il blu tentò di ricomporsi: non era preparato ad un così repentino cambiamento. Fino a due minuti prima andava tutto bene.

Shadow con un violento scossone si girò prono, lamentandosi e respirando affannosamente.

Sonic non pensò: si mise sdraiato a sua volta, il petto che si schiacciava sulla schiena dell’altro per impedirgli di cadere o di farsi del male. Il volto si appoggiò alla guancia dell’altro, la mano destra che premeva sui polsi, impedendone i movimenti. La sinistra era tra gli aculei della testa, intenta ad accarezzare il riccio nero nel tentativo di calmarlo. L’intero corpo di Sonic cercava di scaldare quello dell’altro, che sembrava essere diventato di colpo freddo: i respiri che si sintonizzavano.

Il blu continuava a passare le dita tra gli aculei della testa, sentendo l’altro calmarsi un poco. Non seppe nemmeno lui quando cominciò, ma si accorse di aver iniziato a strusciare la sua guancia contro quella di Shadow, e la cosa pareva rilassarlo. Rilassava entrambi, in verità. Ora il riccio nero aveva un respiro più regolare e aveva smesso di tremare: era un ottimo risultato.

Sentire il fiato caldo di Shadow sulla sua pelliccia gli faceva uno strano effetto: non era fastidio, era quasi un sentimento paterno. Vedere l’altro rilassato tra le sue braccia, che quasi faceva le fusa per le sue coccole, lo faceva stare bene, come se avesse salvato il mondo per l’ennesima volta. In un certo senso lo aveva fatto: aveva salvato il mondo in cui Shadow si era recato.

Pensare ciò gli fece imporporare le guance, mentre constatava che la pelliccia della forma di vita definitiva fosse incredibilmente morbida a discapito del carattere del proprietario: doveva chiedergli che prodotto usava. Si accoccolò meglio contro quel pelo che profumava di lavanda, chiudendo gli occhi e godendosi meglio quel calore così piacevole quanto inaspettato.

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Capitolo 27
*** Tramonto ***


27

Prompt: Sunset

Personaggi: Amy Rose, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Shadow the Hedgehog

Genere: Fluff, Shonen-ai, Slice of Life

Numero Parole: 503

 

Shadow aveva preso l’abitudine di recarsi al parco fuori Station Square per ammirare lo skyline della città: era un rituale che lo rilassava, specie in giornate chiare e fredde come quella oramai finita. La temperatura autunnale faceva in modo che il tramonto assumesse toni aranciati, rossastri e violacei, in perfetto contrasto con gli edifici che perdevano la luce riflessa, diventando sagome nere. Sembrava un quadro e molta gente era nel parco a godersi le ultime giornate soleggiate, prima dell’inizio della stagione più rigida.

C’era qualcun altro che aveva preso una simile abitudine, ed ogni volta per la forma di vita definitiva era sempre più complicato mantenere la calma. Dei passi sempre più vicini lo misero in allarme, ma non fece nulla: rimase a braccia conserte a godersi gli ultimi momenti di pace, sospirando, conscio del suo destino.

Tre. Due. Uno…

Delle braccia gli si avvinghiarono alla vita, mentre una presenza troppo famigliare gli si schiacciava contro la schiena, la guancia che si appoggiava alla sua in modo troppo affettuoso. I primi tempi Shadow saltava letteralmente per aria, per poi inseguire lo sciagurato riccio blu che, di rimando, scappava divertito per la sua eccessiva reazione. Dopo quasi un mese di agguati, la forma di vita definitiva nemmeno ci faceva caso a tutto quell’appiccicume.

Dal canto suo, Sonic era assai felice che il riccio nero avesse ceduto, senza più cercare di fargli la pelle come tempo addietro, ma d’altra parte la staticità della situazione gli stava un po’ venendo a noia. Non era più stimolante come le prime volte. Shadow pareva annoiato dalle sue attenzioni…ora capiva perché Amy andava su tutte le furie quando lui non la ricambiava. Certo, più che noia, Sonic era in estremo imbarazzo con lei: aveva sempre saputo dei sentimenti della riccia, ma semplicemente lui non li ricambiava. Amy non gli dava l’adrenalina di cui lui aveva bisogno per vivere; con Shadow era tutta un’altra storia…anche se non sempre il maledetto collaborava.

Sonic guardò insoddisfatto gli ultimi raggi del sole morente da sopra la spalla dell’altro, per poi sorridere sghembo e baciare la pelliccia nera. Shadow sussultò, esattamente come il blu voleva. Posò un altro bacio, poi un altro, percorrendone il corpo fino ad arrivare alle labbra schiuse dell’altro. Gli si avventò contro, mentre la forma di vita definitiva cercava di levarselo di dosso. Non davanti a tutti!

«No, Sonic: siamo in pubblico.»

Disse Shadow non appena riuscì a liberare le labbra. Il blu sembrò infischiarsene delle sue parole e continuò a spingerlo, cercando di appropriarsi nuovamente della sua bocca. Il riccio nero mise le mani tra i loro petti e lo scostò bruscamente:

«Ho detto di no!»

«Che ti importa – rispose Sonic, avvicinandosi pericolosamente – oramai è buio…»

Il blu diede uno scossone più forte degli altri, e i due finirono a terra, l’uno sopra l’altro, le labbra incollare e le lingue che si intrecciavano, strappandogli il fiato e l’ossigeno. Assaporò appieno quella bocca, sentendo le note di caffè rimaste sul palato: forse era per quello che Shadow era così nervoso.

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Capitolo 28
*** Memoria ***


28

Prompt: Memory

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Sonic Forces

Genere: Comico, Slice of Life

Numero Parole: 499

 

Sonic sentiva la pressione schiacciarlo: una scelta da compiere che avrebbe decretato la sua sconfitto o la sua più umiliante disfatta. Shadow lo osservava con occhi severi, il sorriso di trionfo nascosto dalle mani incrociate. Il blu sollevò la mano, ignorando lo sguardo che l’altro gli lanciava, e sollevo la carta della sua salvezza: aveva bisogno dello smeraldo del Chaos giallo! Un ring dorato lo guardava in modo beffardo.

La sua disperazione si librò nella stanza, mentre Shadow rideva trionfale, girando le due tessere che raffiguravano lo smeraldo mancante, e chiedendo al perdente l’ultima carta da gioco. Sonic era in ginocchio nella raffigurazione di disperazione più teatrale che il mondo avesse visto: guardò storto il riccio nero, per poi consegnargli la tessera mancante. Si rimise seduto, guardando sconsolato la sua misera pila di carte da memory, che sfigurava a confronto con la torre che Shadow aveva al suo fianco. L’ennesima, bruciante sconfitta.

«Bene, Sonic il perdente, pare che tu debba pagare pegno ancora.»

Disse in tono beffardo la forma di vita definitiva, gongolando della sua ennesima vittoria: nel gioco del memory, l’eroe di Mobius si era rivelato una vera schiappa. Qui non servivano abilità fisiche o improvvisazione; servivano tattica e cervello, cose di cui il blu si era rivelato parecchio sprovvisto.

Sonic assunse un’aria abbattuta, come a dire “di nuovo?” e si lasciò cadere pesantemente sul tavolo, facendo cadere la piccola torre di carte che Shadow aveva impilato. Il blu si mise subito sull’attenti, con i palmi delle mani sul piano di legno, lo sguardo incredulo: gonfiò le guance come un bambino a cui i genitori avevano negato le caramelle. Quel giorno non gliene andava dritta una.

Shadow guardò il suo “bottino di guerra” sparso per il pavimento, ma non si preoccupò. Assunse uno sguardo insofferente, dicendo con fare irritato:

«Oggi la fortuna ti ha abbandonato, faker.

D’accordo, qualcosa di semplice: preparami un caffè.»

«Mi rifiuto!»

Fu la risposta secca di Sonic, che aveva iniziato a sudare freddo. L’ultima volta che Shadow gli aveva fatto una richiesta simile, ci aveva impiegato più di mezzora e il riccio nero non era mai soddisfatto della bevanda che preparava: ogni volta c’era qualcosa che non andava, e il fatto di sbagliare lo mandava in escandescenza.

La forma di vita definitiva spuntò da sotto il tavolo, osservando il rivale con volto tagliente: cosa era appena successo? Il faker perdente aveva rifiutato?! Bene; si cambiava strategia.

Shadow sbatté i palmi sul tavolo, imitando la posizione di Sonic, ringhiando:

«Allora puoi leccarmi le scarpe.»

Il blu inorridì, deglutendo a vuoto: non era tanto la richiesta – potava andare peggio – ma lo sguardo infuocato che l’altro gli lanciava. Era davvero terribile. Il riccio nero parve accorgersi del disagio del rivale, perché rincarò la dose:

«Fa attenzione: il fuoco brucia.»

Le scarpe luminose si azionarono, controllate dalla sua volontà, facendo intuire ad un tremante Sonic quello che lo avrebbe aspettato. Quest’ultimo abbassò le orecchie e il volto, sconfitto per l’ennesima volta in quella giornata sfortunata.

«Espresso amaro, giusto?»

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Capitolo 29
*** Streghe ***


29

Prompt: Witches

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Un po’ tutti

Contesto: post Sonic Forces

Genere: Comico, Slice of Life

Numero Parole: 499

 

Sonic osservava con insistenza la figura di spalle di Shadow, che stava parlando con Rouge per la prossima missione che gli era stata affidata. La battaglia decisiva contro Eggman era appena finita e già quei due parlavano di un nuovo incarico, ma non era quello che stava tormentando i suoi pensieri. C’era qualcosa di incredibilmente famigliare nella silhouette del riccio nero, ma non riusciva ad identificarla.

Un rumore sospetto fece mettete tutta la Resistenza in allerta: Shadow estrasse le sue pistole, in guardia, cercando di captare qualunque movimento. Un gatto uscì da dietro un muro crollato, facendo sospirare tutti di sollievo. La forma di vita definitiva imprecò a denti stetti, posizionando la mano sinistra sul fianco e lasciando cadere l’altra, in una posizione più comoda.

In quel momento Sonic fu colpito come da una folgorazione:

«Ci sono!»

Tutti si volsero verso di lui, chi sorpreso, chi curioso, chi quasi spaventato. Il gatto appena arrivato si drizzò tutto per la fifa e si rintanò di nuovo dietro le macerie.

«Ho capito chi mi ricordavi. – disse Sonic mentre si avvicinava al rivale con sguardo trionfale – Mi fai venire in mente Bayonetta.»

Shadow scostò schifato il braccio che il blu gli aveva poggiato amichevolmente sulla spalla, per poi guardarlo stranito e dire interrogativo:

«Ti ricordo un’arma?»

Sonic lo fissò confuso, per poi negare e prendere il cellulare in mano, facendo una rapida ricerca, e piazzando il risultato davanti al naso del riccio nero. Sullo schermo c’erano le foto di una bella donna dall’abito aderente e con in mano due pistole a doppia canna. Shadow prese il telefono e fece scorrere le immagini, negli occhi la confusione più totale. Fece una ricerca relativa a chi fosse quella donna, e ciò che trovò gli fece ribollire il sangue, l’energia del Chaos che gli rimbombava nelle orecchie…poi un flash gli fece guardare il tutto sotto un’altra luce. Fissò storto il blu, per poi sorridere sghembo e restituirgli il cellulare.

«Dunque il tuo è un modo velato per dire che mi trovi sexy?»

Silenzio. Tutti fissavano la scena, mentre Sonic assumeva tutte le gradazioni di rosso conosciute.

«Ma che stai dicendo???»

Era la prima volta che il blu si trovava in difficoltà in una discussione; lui che aveva la risposta sempre pronta, non sapeva cosa ribattere alle parole di Shadow.

Il riccio nero incrociò le braccia, inarcando un sopracciglio. Si stava divertendo a vederlo in difficoltà.

«È assodato che non sia né una donna, né una strega…perché non leggi meglio come è definita questa Bayonetta?»

Sonic, ancora rosso in viso, si mise a guardare le informazioni su internet, e più scorreva i vari articoli, più i suoi occhi si ingrandivano per l’incredulità. Che cosa aveva appena fatto?!

«Allora?»

Shadow si stava avvicinando; il suo volto era pericolosamente vicino. Lo guardava beffardo, sbattendo le ciglia ripetutamente. Sonic si portò il telefono alle labbra, sentendosi andare a fuoco per la figuraccia appena fatta. Paonazzo e ferito nell’orgoglio, scappò.

Una risata di trionfo proruppe dal campo di battaglia:

«Codardo!»

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Capitolo 30
*** Scherzetto ***


30

Prompt: Prank

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: -

Genere: Comico, Slice of Life

Numero Parole: 500

 

Il campanello lo riscosse dal dormiveglia in cui era caduto, facendolo imprecare a denti stretti. Shadow si alzò dal divano dove si era appena appisolato, e si diresse alla porta dell’appartamento. L’ospite inatteso, nel mentre, pareva essersi attaccato al campanello: questo non migliorava di certo l’umore del padrone di casa.

Aprì la porta con sguardo omicida, per trovarsi davanti il faker con un inconfondibile costume: un kigurumi da riccio rosso e nero, con un pellicciotto di lana all’altezza del petto. Ok, questa volta Shadow lo avrebbe ammazzato sul serio.

«Dolcetto o scherzetto?»

Chiese un pimpante Sonic, portando sotto il naso del rivale uno zuccotto di plastica ricolmo di dolci e caramelle.

Shadow ringhiò nervoso: abitava all’ultimo piano di una grande città apposta per evitare gente, e il vicinato pareva aver capito questa sua tendenza alla solitudine. Chiunque sapeva che la forma di vita definitiva detestava essere disturbato per futili motivi, tranne quella testa di rapa che aveva davanti. Era frustrante!

«Non ho dolci in casa.

Ora sparisci!»

Shadow sbatté la porta, e rimase sorpreso di vederla socchiusa, ma il guaito di dolore che provenì da dietro di essa gli fece buttare gli occhi al pavimento: il piede di Sonic era rimasto schiacciato. Probabilmente il blu non accettava un “no” come risposta, e aveva ben pensato di mettere un piede in mezzo all’uscio per evitare che si chiudesse. Peccato che non aveva calcolato con quanta forza Shadow l’avesse sbattuto.

Il riccio nero ridacchio per quella piccola, inaspettata vendetta, e aprì la porta liberando il piede dell’altro. Come si sentì libero, Sonic lo prese con la mano vuota, saltellando come un coniglio, imprecando e dicendogli che se gli avesse rotto qualcosa, lo avrebbe tormentato per tutto il periodo di convalescenza. Passarono alcuni minuti, e il blu parve riprendersi – le lacrime che gli pungevano ancora gli occhi. Guardò torvo Shadow, per poi appoggiare a terra lo zuccotto di plastica e dire con voce grave:

«No dolcetti? Allora scherzetto.»

Sonic si sporse verso il rivale, una mano sopra la bocca in segno di concentrazione. Il riccio nero lo guardava stranito, con capendo cosa stesse facendo. Si rilassò un po’ quando vide che il blu ritornò eretto, il volto ancora contratto, un occhio chiuso come se stesse macchinando qualcosa. Il velocista portò gli indici ai lati del petto, spostando le iridi dall’uno all’altro, verificando la distanza e la posizione. Emise un sospiro di tensione, mentre si piegava in avanti con il busto: le mani portate in linea, all’altezza degli occhi decisi. Shadow inorridì, ma era tardi: fulmineo, Sonic spinse con forza le dita sul petto ampio dell’altro, centrando i capezzoli nascosti sotto la pelliccia scura.

Un urlo imbarazzato uscì dalla gola della forma di vita definitiva, mentre il volto gli diventava rosso per la vergogna. Che accidenti combinava quel pervertito?!

Sonic rise trionfale, per poi impallidire e arraffare velocissimo lo zuccotto e imboccare la tromba delle scale. Shadow lo inseguì a ruota, il potere del Chaos tra le sue mani.

Non aveva apprezzato lo scherzetto.

 

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Capitolo 31
*** Costume ***


31

Prompt: Costume

Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog

Contesto: post Sonic Forces

Genere: Erotico, Slice of Life

Numero Parole: 519

 

«Shadow, sei pronto?»

Sonic era agitatissimo: era la prima volta che il riccio nero acconsentiva a partecipare ad una festa di Halloween tutti insieme. Era elettrizzante. Anche se l’interessato era da quasi due ore che si stava preparando. Cosa stava facendo? Si stava cucendo il costume da solo???

«Sì, sono pronto.»

Rispose una voce due toni più alta rispetto al solito. Il blu sorrise: era chiaro che quello non era il genere di intrattenimento che Shadow apprezzava, ma magari si sarebbe comunque divertito. La forma di vita definitiva finalmente uscì da bagno, il volto rosato per l’imbarazzo.

Sonic fissò la figura del rivale, e più la guardava più la sua pelliccia assumeva una diversa tonalità di rosso. La bocca spalancata e gli occhi adoranti.

Shadow indossava una tuta di pelle nera a collo altro, con delle fibbie allacciate alle braccia che sorreggevano i lunghi guanti bianchi e delle lunghe ciocche di parrucca nera. Sul petto una scollatura a falce di luna lasciava intravedere il pelo bianco. L’intero costume era profilato da catenine dorate che seguivano il suo corpo. Gli aculei erano stati pettinati in una coda molto alta, laccati e ceranti in modo che seguissero la forma delle testa. La schiena aveva una profonda scollatura che partiva dalla coda, lasciando poco spazio all’immaginazione. Degli occhiali decorati con un tema a farfalle ne incorniciavano lo sguardo cremisi.

Sonic lo squadrava dalla testa ai piedi, con l’espressione più ebete che avesse mai fatto…o più predatrice. Shadow incrociò le braccia, facendo qualche passo indietro, dicendo terribilmente nervoso:

«Non guardarmi così; sembra che voglia saltarmi addosso.

Asciugati la bocca: stai sbavando.»

Sonic si passò una mano sul muso, senza staccare lo sguardo famelico dal corpo del rivale. Aveva il respiro corto, ma poco gli importava: aveva già deciso che quella notte si sarebbe fatta baldoria.

«Tu così non esci!»

Disse perentorio. Shadow lo guardò sorpreso, per poi irritarsi e dire:

«Non puoi immaginare quanto coraggio mi ci è voluto per-»

Non ebbe il tempo di finire la frase che il blu lo aveva preso di peso ed era corso velocissimo in soggiorno, scaraventandolo sul divano. Gli fu subito sopra, schiacciandolo con il corpo, insinuando la testa tra la spalle e il collo dell’altro. Shadow avvertì l’asta del blu premergli contro l’inguine, dura come il marmo. Lo sentì armeggiare con la cerniera della sua tuta, in difficoltà. Sorrise soddisfatto, per poi con un gesto prendere gli aculei dell’altro e staccarsi la sua testa di dosso: sistemò meglio gli occhiali e disse con voce suadente:

«Se mi rompi il costume, me lo ripaghi.»

Sonic capì l’antifona: si liberò dalla sua morsa e si fiondò sulla falce di luna che lasciava scoperto il petto, leccando la pelliccia bianca, sentendolo sospirare di piacere. Fece scorrere le mani lungo la schiena libera, per poi sollevare la stoffa e passare le mani lungo le natiche, sentendole indurirsi, imbastandole come più gli piaceva. Si strusciò contro il suo inguine, percependo l’altro risvegliarsi. Si sollevò da Shadow, mettendosi a sedere: lo vide guardarlo implorante, la tuta di pelle che mostrava i capezzoli turgidi e l’erezione bisognosa.

Il miglio Halloween di sempre.

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

The End.

Mi sono divertita un sacco a fare questo esperimento: ringrazio chi ha letto e chi ha commentato.

Alla prossima ^^

P.S.: per me Shadow è la Bayonetta del mondo di Sonic, e nulla mi farà cambiare idea XD

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