Segreti complicati

di maryku
(/viewuser.php?uid=38499)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La trasformazione ***
Capitolo 2: *** 2: Primo giorno di scuola ***
Capitolo 3: *** Il pedinamento ***
Capitolo 4: *** Nuovo inizio ***
Capitolo 5: *** Biscotti? ***
Capitolo 6: *** Rose blu? ***
Capitolo 7: *** Ramen ***
Capitolo 8: *** Ruoli scambiati ***
Capitolo 9: *** Chi è quello? ***
Capitolo 10: *** Troppi tizi strani ***
Capitolo 11: *** Spruzzi d'acqua. ***
Capitolo 12: *** Imprevisti, forse. ***
Capitolo 13: *** Imprevisti sicuri. ***
Capitolo 14: *** Ho il ragazzo? ***



Capitolo 1
*** La trasformazione ***


Questa storia mi gira in testa da più di un anno, ma non l'avevo ancora pubblicata perché pensavo che prima avrei dovuto finire le altre due storie in corso. Allora perché la pubblico adesso? Perché non ce la faccio più a tenerla sul computer! E nella mia testa! E anche perché, sennò, tre persone mi spennano viva. ^^'''
Be', non vi anticipo nulla, leggete e ditemi se vale la pena continuarla o no. Spero comunque che vi piaccia! ^^


Segreti complicati

1° capitolo: La trasformazione

 

I killer. Gente spietata che uccide per soldi. È il loro lavoro e lo fanno. Non devono avere esitazioni, ogni errore, seppur minimo, potrebbe essergli fatale. Se li scoprono, finiscono in galera, o in alcuni paesi gli riservano addirittura la morte, per questo preferiscono usare soprannomi quando lavorano.

La pietà per l’obiettivo non esiste, non deve esistere, sennò sono guai.

Non devono avere legami e, se li hanno, devono tenerli nascosti.

I legami con l’obiettivo sono pericoli e possono essere fatali, ma a volte sono necessari per finire il lavoro.

Questo era quello che gli avevano insegnato fin da piccolo, e questo era quello che faceva.

Non un errore, mai un incarico fallito.

Lui era il migliore.

Il lavoro di questa volta era abbastanza difficile, o così gli avevano detto, ma nulla di impossibile.

Lui, però, non aveva paura, aveva affrontato sicuramente di peggio.

Aprì la porta davanti a sè, marrone e all'apparenza un po' logora, ed entrò.

- Puntuale come sempre.

- Voglio solo sbrigarmi e fare bene il mio lavoro.

La stanza era buia. Le veneziane alle finestre facevano entrare pochi e tenui raggi di sole, rendendo lugubre quel posto.

La scrivania era ordinata, tranne per un pizzo di seta, bianco, che usciva dal cassetto leggermente socchiuso.

La sedia di pelle, posta dietro la scrivania, era girata verso la finestra, per non far vedere chi parlava.

- Il lavoro con il conte Shinnosuke è andato tutto liscio, non sapranno mai chi è stato.

- Sì, il conte era molto amato dai sudditi e odiato dalla politica, dava troppi ‘fastidi’… Ma non è per questo che ti ho mandato a chiamare.

- Odio quando fai il misterioso, Happosai… E nascondi meglio quel reggiseno.

La sedia si girò rivelando un vecchietto un po’ pelato e molto basso e, senza che nessuno si spostasse, il pizzo di seta era sparito.

- Falco Rosso, vedo che la tua velocità è aumentata dall’ultima volta, ma ancora non riesci a superarmi.

Il vecchietto aveva in mano un reggiseno bianco e lo sventolava felicemente fra le mani.

- Se ti avessi superato siederei io lì.

- Si, è vero… – il vecchio fece una risatina, poi tornò serio. – Il tuo prossimo obiettivo non è una sfida difficile, ma è… complicata. Stavolta è l’ennesimo uomo potente che attacca i privilegi di alcuni grandi finanziari. Deve firmare un contratto tra qualche mese, ma ai nostri datori di lavoro questo non va a genio. È un tipo abbastanza mite, non troppo forte. Il problema maggiore lo avrai quando dovrai avvicinarlo. Sta sempre dentro  casa, troppo chiuso per vari problemi familiari. Per questo abbiamo deciso che ti avvicinerai a una delle tre figlie. Kasumi, la maggiore, 19 anni, è in viaggio per studiare; tornerà fra un anno, ma noi non abbiamo tutto quel tempo. Nabiki, la secondo genita, 17 anni, pensa solo al denaro ed è troppo attenta e per nulla fiduciosa, ci sono buone probabilità che  non ti dia fiducia o, peggio, che capirebbe chi sei. Così abbiamo puntato sull’ultima, ma anche con lei sarà difficile. Akane Tendo, 16 anni, è una ragazza molto forte, testarda e orgogliosa, frequenta un liceo femminile. Dovrai confonderti fra i compagni di classe, avere la sua fiducia, farti invitare a casa e lì sperare di finire il lavoro. Hai due, massimo tre mesi di tempo; e sei fortunato, Akane è così carinaaa.

- Aspetta un secondo, hai detto che frequenta un liceo femminile, non posso certo confondermi fra i compagni! – esclamò, stupito e leggermente iroico; forse Happosai stava perdendo colpi.

- Ci sei arrivato subito! Che bravo! Sai, ho deciso di rivelarti un segreto. Hai mai sentito parlare di Jusenkyo? – chiese con noncuranza il vecchio.

- Si, certo, chi non conosce le fonti maledette? Non sono mica stupido! – disse, non capendo dove l’altro volesse arrivare.

- Bene, bravo. Sai, quelle ti permetteranno di diventare donna! – esclamò convinto Happosai.

- Ma va! Ti sei rimbambito? E poi non siamoo in Cina!

Happosai sospirò e aprì un cassetto estraendo una boccetta piena d’acqua. Falco Rosso, quando la stappò, notò che sul tappo c’era un bigliettino, ma la scrittura era così illeggibile che non riuscì a capire nulla.

- Scusa ragazzo. Questo fa più male a me che a te – facendo il finto tragico e versando qualche lacrima comica, per nulla sentita, gettò l’acqua addosso al ragazzo.

- Ma cosa ti salta in mente? – urlò con enfasi, ma la sua voce era diventata… femminile.

- Sei una ragazza – constatò il vecchio, mentre nella sua mente, sicuramente, si andavano formando immagini sconce.

Falco Rosso si tastò il petto e sentì qualcosa di morbido, qualcosa che fino a poco prima non c’era.

- Cosa mi hai… AHH!!! – urlò di nuovo, ma stavolta per un motivo ben diverso.

Happosai le si era avvinghiato al seno e la stava palpando.

- Togliti brutto vecchiaccio maniaco!

Un forte pugno gli fece perdere la presa sul petto della ragazza, facendolo cadere a terra.

- Dimmi come tornare normale! – gli ordinò la (neo)ragazza di fronte a lui.

- Devi bagnarti con l’acqua calda, ma ogni volta che ti bagnerai con quella fredda ti trasformerai di nuovo. È l’acqua maledetta di Zhou Chuan Xiang, esattamente quella della fonte della Niannichuan, in cui millecinquecento anni fa è caduta una povera, dolce e candida fanciulla. Da allora tutti quelli che ci cadono assumono l’aspetto di una ragazza. Questa è la tragica storia che mi ha raccontato la guida di Jusenkyo.

- Ma… Cosa… Non mi interessano queste assurdità! Come hai potuto farmi questo? – chiese irata la ragazza. Scosse leggermente la testa, stizzita; un ciuffo di capelli le finì davanti agl'occhi,dandole l'effetto ottico di un colore più acceso e vivace di quello corvino dei suoi capelli; ma quando li scostò un po’, scoprì con un certo orrore che non si trattava di nessun effetto ottico, e che ora si ritrovava (inspiegabilmente) una chioma rosso acceso sulla testa. Avrebbe voluto sgranare gli occhi e lasciarsi andare a un’espressione di stupore, forse anche un grido, ma quel vecchiaccio davanti a lei continuava a parlare e non poteva distrarsi, era abituato a peggio, sì... o forse no.

- È la tua copertura. Sei l’unico che può, gli altri sono tutti occupati in altro o sono in ferie.

- E cosa dirò a mia madre?!? – Replicò lei esasperata, pensando al modo in cui poteva prenderla la donna che lo amava e lo aveva accudito fino alla tenera età di cinque anni; non poté fermare il brivido che la percosse per tutta la schiena

- Nodoka lo accetterà, capirà come sempre – disse l’anziano, prendendo la sua amata pipa e fumandola.

- Però l’avviserai tu! Io non ci tengo a fare harakiri.

- Nemmeno io ci tengo, se è per questo. Non l’avvisiamo e basta, così è meglio?

- Sì, forse sì... Bene, quindi devo solo ucciderlo e poi mi farai tornare come prima? – chiese speranzosa la rossa.

- Ma si, certo! – sorrise Happosai, contento che l’allievo stesse mostrando più arrendevolezza di quanta immaginasse. D’altronde, era per il bene della missione se lo aveva trasformato.

- Allora mi sbrigo! – esclamò, per poi fiondarsi verso la porta.

- Falco Rosso, ricorda che prima dovrai conquistare la fiducia di una delle figlie, possibilmente Akane, per il resto decidi tu… Sei libero, come sempre – disse l’altro, aspirando profondamente quel fumo che gli sembrava quasi una benedizione.

- Certo! Vedrai Happosai! – la rossa aprì di scatto la porta e corse verso l’acqua calda più vicina.

Happosai sorrise e annuì fra sé e sé, certo che quella volta lui avrebbe fatto più velocemente del solito.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2: Primo giorno di scuola ***


Non vi abituate troppo bene che aggiorno solo dopo un mese! XD Scherzi a parte, ci tengo molto a questa storia, quindi spero di non aggiornare troppo troppo tardi.
Sappiate solo che non credo di lasciarla incompiuta. La aggiornerò, anche se a volte ci metterò molto.
Detto questo, vi lascio al capitolo. In fondo i ringraziamenti!


Segreti complicati

2° capitolo: Primo giorno di scuola

 

Falco Rosso era davanti al liceo femminile Saint Hebereke(*).

La divisa era strana, o forse era strana per lui che, non abituato a portare gonne, sentiva… fresco alle gambe! Le arrivava alle ginocchia ed era nera. Anche le giacchetta sopra era dello stesso colore, mentre la camicetta bianca aveva fin troppo merletti e cuciture, che cominciavano a infastidirlo.

Era stato le ore a capire come indossare un reggiseno, ne aveva rotti nove prima di infilarne uno correttamente che poi si era rotto anch’esso perché il tessuto era scadente, quindi ne aveva dovuto indossare un altro ancora. E dire che già il fatto di portarlo gli costava molto! Si metteva pure la stoffa scadente a prenderlo in giro! Ma non aveva avuto la forza di indossare i reggiseni pieni di merletti che gli aveva fatto trovare Happosai…

Senza parlare del miniappartamento che gli aveva trovato; un bilocale in cui non poteva allenarsi adeguatamente. Fortunatamente era in grado di vivere in posti piccoli e lugubri.

Sospirò pesantemente. Questa cosa andava fatta, lui era un killer, diamine! E prima ancora era un artista di arti marziali. Non poteva, per orgoglio, perdere una sfida e non portare a termine una missione. Però in questo caso la cosa era più seria… Se fosse stato costretto ad andare alle terme con delle ragazze? Non ci voleva nemmeno pensare! Doveva solo fare una cosa, entrare in quell’edificio e smetterla di stare lì in piedi senza combinare nulla.

Mosse un passo verso l’entrata e aprì la porta di vetro con una certa esitazione. Nonostante tutto, aveva paura ad entrare in quell’ambiente per sole ragazze.

Una bidella, avendola notata, le fece cenno di avvicinarsi.

- Tu sei… Ranko Nanai, giusto? – chiese sorridente.

- Si – rispose atona la rossa. Quella donna sembrava fin troppo impicciona già solo a vederla.

- Vieni, ti faccio vedere la tua classe, sei del primo anno... – fece un attimo di pausa alzandosi e guidandola verso la sua classe. – È strano cominciare l’anno in questo periodo, cosa ti ha spinto a farlo? – chiese con curiosità la donna. Era proprio vero che un artista di arti marziali capisce sempre il carattere di chi ha di fronte…

- Allontanarmi dalla famiglia, forse... comunque è stata una scelta affrettata – rispose semplicemente, guardando in basso, cercando di non far caso alla situazione in cui si trovava.

- Capisco...

La bidella non sembrava convinta, ma non poté fare altre domande perché erano arrivate alla meta.

Per Falco Rosso era meglio, avrebbe evitato di dare risposte confusionarie e imbarazzanti, ma forse ciò che lo aspettava oltre quella porta era anche peggio di una donna curiosa.

Alzò lo sguardo e notò l’incisione: “Prima F”.

- C’è la nuova alunna, professoressa – disse la donna aprendo la porta.

- Falla entrare.

- Vai, cara.

Falco Rosso rabbrividì sentendosi chiamare cara (ma con chi credeva di avere a che fare, quella?!), ma non lo diede a vedere e entrò con passo deciso dentro l’aula senza fare troppo caso alla professoressa.

Le ragazze la guardarono. I suoi capelli rossi erano legati con una semplice e funzionale treccia, il rimedio migliore per non avere qualcosa di fastidioso davanti agli occhi. Quelle iridi come mari in tempesta che di solito facevano cadere le donne ai suoi piedi adesso le erano d’intralcio, si sa che le ragazze sono gelose e invidiose fino alla morte, almeno la maggior parte. Il corpo, di solito pieno di addominali e muscoli possenti, era sì forte, ma costituiva qualche impedimento con tutte quelle curve.

Da quel che gli avevano detto, le ragazze, almeno la maggior parte, sarebbero state gelose di lei, tuttavia non avrebbe dovuto rispondere quando attaccavano briga, sennò sarebbe stata la fine per lui.

Quindi doveva fare ciò che odiava: stare zitto e sopportare.

Guardò tutta la classe, memorizzando i volti uno a uno, fino ad arrivare a uno sguardo nocciola, orgoglioso e attento. Si ricordò della foto che gli avevano fatto vedere sulla figlia dell’obiettivo. Era lei, quello sguardo orgoglioso era di Akane.

Sorrise impercettibilmente. Era una bella ragazza, corti capelli corvini lasciati sciolti, labbra piccole e rosee e pelle così chiara che sembrava quasi porcellana.

- Questa è la vostra nuova compagna.

Solo in quel momento si ricordò della professoressa; si girò verso di lei e vide... una bambina?

- Su, che aspetti a presentarti? – le chiese la ragazzina mora dal vestitino giallo. Falco Rosso la squadrò per qualche secondo, troppo stupito per fare alcunché. Non solo lo mandavano in un liceo femminile, ma adesso si mettevano anche a fargli lezione le mocciose? Happosai non era stato esauriente con le spiegazioni. Si era trovato altre volte in situazioni inattese, ma mai era rimasto così stupito.

- Sicure che sappia parlare? – chiese sottovoce una ragazza.

Falco Rosso di sentì ferito nell’orgoglio. Ma come si permetteva, quella? Certo che sapeva parlare! Si schiarì la voce, squadrando la classe con un velo di insoddisfazione negli occhi.

- Mi chiamo Ranko Nanai, mi sono appena trasferita e ho sedici anni – appena ebbe finito di dirlo, ripensò al suo bellissimo corpo maschile di diciannovenne, che aveva dovuto cambiare grazie un’altra delle stramberie di Happosay; lui aveva detto che si chiamavano funghi cambia età, o qualcosa di simile, non ci aveva fatto molto caso, però quando si era ritrovato ad avere meno muscoli ed a essere più basso, voleva di nuovo sfondare la testa al suo “maestro”.

- Bene, vai a sederti accanto ad Akane, è quella mora lì – e la indicò con la sua mano da bambina. Ranko la guardò stupefatta, non sapendo se ridere o andare a chiamare un manicomio, ma decise che non le interessava, almeno per adesso, e si andò a sedere.

- Posso farle una domanda, professoressa? – chiese una ragazza in seconda fila.

- Sì, chiedi pure – la invitò la professoressa bambina.

- Come mai la nostra nuova compagna di classe non ha né lo zaino, né i libri?

- Ranko… Hai dimenticato lo zaino a casa?

- In realtà ancora non ce l’ho – sbuffò la rossa in un tono saccente e scocciato; era già stressata da quell’ambiente per lei così anomalo, e per i modi assurdi delle ragazze, si era proprio dimenticata dello zaino e dei libri.

- Sei una bambina cattiva! Hai risposto male e tu sei dimenticata lo zaino! Adesso ti ho una lezione come si deve! Ginnastica per i bravi… -

- Professoressa Hinako, la nuova è già andata via… - la avvisò un’alunna.

- Come ha potuto ignorarmi? – la bambina abbassò il volto, come se stesse per piangere, per poi rialzarlo di scatto. – Ma io ti riporterò in classe!

Ranko era uscita dalla classe per colpa di quell’insulsa professoressa bambina che sicuramente non ne avrebbe combinata una giusta, almeno secondo lei. Voleva spiegazioni da Happosai, e le voleva immediatamente!

- Ranko, non puoi scappare! – urlò la professoressa, uscendo anche lei e inseguendola. Alcune studentesse la seguirono, giusto per non perdersi la scena.

- Che insistenza… - si lamentò la rossa. Era arrivata giusto dalla bidella di prima, quando sentì la voce della bambina.

- Ginnastica per i bravi bambini numero uno! Happo Goen Satsu!(**) – urlò la professoressa, diventando adulta.

- A quanto pare non mi annoierò poi così tanto – constatò Ranko, sorridendo soddisfatta alla professoressa.

- Sei veloce a scappare… Ma devi tornare in classe! – le ordinò la professoressa.

- Signora bidella… si sente bene? – chiese una delle alunne alla sagome della donna, ormai senza molte energie.

- Quando si prende in pieno la tecnica risucchia energie della prof non si sta mai bene... – sussurrò qualcuno, cercando di non farsi sentire.

- Volevo solo fare una telefonata… - si lamentò la rossa, evitando i continui spari del flusso risucchia energie.

- Dovevi chiedermelo! Che maleducata che sei! – la rimproverò la professoressa, diventata una splendida donna.

- Era da tanto che non vedevo la professoressa così energica… - commentò Aiko, una delle ragazze.

Durante quel “combattimento”, Akane era rimasta in classe a guardare la lavagna. Dopo qualche minuto, uscì e si diresse dalle due litiganti.

- Oh no, ecco che arriva Akane… - sussurrò Aiko, stando attenta a non farsi sentire.

La cattedra dove sedeva solitamente la bidella venne sollevata e lanciata addosso a Ranko, e incredibilmente riuscì a colpirla.

- Tu! Come ti permetti di disturbare la lezione? Sei davvero maleducata! E anche assurda! – urlò Akane, guardandola in cagnesco.

Ranko si immobilizzò, ma non la professoressa, che ne approfittò per rubarle un po’ di energia. La rossa si spostò prima che potesse assorbirla del tutto, per poi farle cadere la moneta lanciandole una scarpa.

Subito dopo si avvicinò ad Akane.

- Voi siete assurde! Come potete lasciare che una bambina insegni?!

- La professoressa Hinako è bravissima a spiegare, sei tu che non le hai dato nemmeno una possibilità – disse con inaspettabile calma Akane, sempre guardandola male.

Falco Rosso stava per dire qualcosa, ma richiuse la bocca. Quella era Akane. La figlia del suo obiettivo. Quella di cui doveva diventare amica. Non poteva farla arrabbiare già dal primo giorno. La missione avrebbe potuto essere compromessa.

Adesso, però, avrebbe dovuto fare una cosa che odiava: scusarsi. E ammettere che quella ragazza aveva ragione. Non sapeva bene perché, ma non gli piaceva per nulla.

- Va bene… Le darò una possibilità – si arrese, infine, almeno non aveva ammesso nulla.

Però adesso venivano le scuse…

- Scusate per il disordine creato – disse, senza che la sua voce si incrinasse. Se c’era una cosa che aveva imparato in quegli anni, era non mostrare troppo i suoi sentimenti.

- Ranko, visto che è il tuo primo giorno, ci passerò sopra! – esclamò convinta, e col fiatone, la professoressa appena tornata bambina.

- Sicure che non sia solo stanca? – mormorò Aiko, per poi venir rimproverata da un’occhiataccia di Akane.

- Perché siete ancora fuori dalla classe? – chiese Ranko, che nel frattempo era tornata in classe senza che nessuno la notasse.

- Com…? Ehm… Entriamo ragazze, riprendiamo la lezione… - disse Hinako, entrando in classe per prima.

Tutte le ragazze seguirono la professoressa, inclusa Akane, che si chiedeva chi fosse quella strana ragazza dai capelli rossi. Sentiva che avrebbe portato guai… Ma non poteva esserne certa.

Nessuno si ricordava della bidella, ancora a terra e senza energie…

 

 

 

(*)Hebereke: è la scuola femminile che frequenta Kodachi.

(**) Happo Goen Satsu: è la tecnica mortale emanata mediante una moneta da 5 yen della suola Happo. È stato Happosai a insegnarla a Hinako quando era bambina, come ginnastica della salute visto che era cagionevole, poi si capisce che voleva usarla soprattutto come aiuto per rubare la biancheria. 


Arrivati alla fine del capitolo. Piaciuto? Spero di sì, anche se devo migliorare tantissimo sulle scene di combattimento (oltre che su tutto il resto).
Spero di non aver reso Akane OCC... E' la cosa che mi dispiacerebbe di più! T.T
I ringraziamenti! Per ogni commento (mai ricevuti 5 commenti per un primo capitolo) una risposta! XD
Torno seria.

Gemellina Dolly: Per l'altro capitolo il tuo giudizio mi ha aiutato molto! Grazie! E... Sì, stavolta ti dico che hai fatto bene a insistere per farmela pubblicare. XD Chissà se ti paicerà com'è andata avanti... Le idee in testa ce le ho, ma alcune sono da modificare. Spero di riuscire a scriverla sempre meglio!
Akane25: Grazie mille! Mi fa piacere sapere che ti piace! Ovviamente Happosai non puoi stare senza i suoi tesorucci, o si sentirebbe male! Che bello, la storia per ora è IC! Spero di non cadere troppo nell'OCC... ^^''' Ah, la storia fra Falco Rosso e Akane evolverà... non so bene nemmeno io come! XD
Luluchan: Ma guarda un po', finalmente ce l'ho fatta a pubblicarla, eh? No, non dirò mai che è bella, perché non è vero, posso dire che è più carina delle altre che ho scritto, questo sì... E... Sì, sono contenta che mi hai commentato, tanto da oggi in poi ti farò una testa grande grande con le mie storielle XD
Kuno84: Sapere che seguirai ogni aggiornamento mi ha fatto davvero molto piacere! Spero di non cadere nell'OCC, e anche di non renderla banale dopo i commenti positivi che ci sono stati. Nel caso, mi avvertirai. XD Adoro Happosai come datore di lavoro, e non so bene nemmeno perché... forse per il fatto che non è molto adatto a quel ruolo. XD
Tiger Eyes: Aggiornamenti troppo rapidi non sono nella mia norma, purtroppo... Però non si può mai dire. Spero di continuare a scrivere come hai detto, ma non sono sicura... Mi sembra sempre che ci siano troppi giri di parole XD Di solito sto attenta alle virgole... Ci farò più caso, da ora in poi. Non so bene quanto ci impiegherà Ranma a completamere la missione, e non posso spoilerare già al secondo capitolo! XD Spero solo di non cadere nell'OCC!

Bene! Finite le risposte ai commenti, vi saluto! Al prossimo capitolo, speriamo che l'ispirazione resti e non vi faccia aspettare i secoli, come mio solito.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il pedinamento ***


Evviva! Sono di nuovo qui per darvi fastidio! Vi va bene? No? E vabbe'... Questo capitolo, forse, è un po' frettoloso. Non sono brava a descrivere i pedinamenti, e devo ammettere che non mi ci sono messa sopra troppo, ma se continuavo a pensarci, finiva che questo capitolo lo vedevate a febbraio! ^^''' Poi, più in là, ho il pensiero di sistemarlo... Ma tra un po'. Akane ad alcuni è sembrata troppo controllata, forse avrei potuto farla infuriare di più, avete ragione. Ma ripensandoci, penso anche che non voglia subito inimicarsi la nuova arrivata. D'altronde, a parte movimentare "un po'" la lezione, per ora non l'ha presa in giro, né altro. 

Però adesso vi lascio alla lettura! A dopo!

3° capitolo: il pedinamento

Era stato davvero un primo giorno disastroso.

Odiava ammetterlo, ma dopo la litigata con la mini-prof – soprannome affibiatole da Falco Rosso ma ancora mai detto ad alta voce –, la discussione/litigata con Akane e un incendio al laboratorio di chimica – di cui non era il colpevole, per una volta – aveva capito che le cose sarebbero state dure fin dall’inizio.

Era rimasta tutto il giorno a osservare il vuoto della lavagna dietro i vari professori per far vedere che seguiva, anche se si accorgevano tutti che era come se non ci fosse.

Le lancette dell’orologio su cui finivano spesso i suoi occhi segnavano sempre le stesse ore, solo i minuti cambiavano appena. Spostò lo sguardo dall’orologio alla lavagna sottostante, e poi al professore che muoveva le labbra. Non ascoltava davvero ciò che diceva, sentiva solo un brusio che aveva catalogato come la sua voce e i chiacchiericci delle compagne. Ed era stufa di stare in quell’aula, se non si era già capito.

Il ticchettio insistente dell’orologio era insopportabile. L’aula troppo stretta era insopportabile. I professori che continuavano a spiegare come se importasse a qualcuno erano insopportabili. Il chiacchiericcio e le occhiate delle compagne che sentiva su di sé erano insopportabili. Solo un paio di persone stavano ancora cercando di seguire la lezione, e Akane era in questo minuscolo gruppo.

Quando la lancetta dei minuti si trovò sul dodici, si alzò di scatto un secondo dopo il suono della campanella. Prese il foglio che le avevano prestato per prendere appunti, rimasto bianco, e uscì di corsa, come libera da un peso.

Quando però si trovò all’entrata, la bidella era seduta al suo posto con il volto ancora leggermente pallido, si fermò e si diede della scema.

Lei doveva almeno fermarsi a salutare Akane e le altre compagn… solo Akane. Invece era corsa via il prima possibile. Si diede della stupida per un po’, poi all’improvviso sobbalzò.

Il cellulare le vibrava insistentemente nella tasca della giacchetta. Con una smorfia, lo prese e rispose, sapendo già chi era.

«Caro, carissimo Falco Rosso… Ho un importante incarico da assegnarti!» disse quell’irritante voce da vecchietto di Happosai.

«Come se fosse una novità… Aspetta che mi allontano dalla scuola e mi dirai tutto» non fece in tempo a finire la frase, che sentì le proteste dell’altro. Prima di parlare, si allontanò comunque dalla bidella che già aveva allungato le orecchie, e si mise in un angolo solitario.

«No! Fermo, devi fare una cosa importantissima, prima! Il nostro gruppo di ricerca ha avuto un piccolo… Emh… Problemino… quindi…»

«Smettila di girarci intorno!» Ranko aveva una grandissima brutta sensazione, e già inveiva contro quegli incapaci del gruppo di ricerca.

«Devi seguirla e trovare la sua casa. Tutto qui!»

«Ma sai che succederebbe se mi vedesse? E tu dici: “Tutto qui”!»

«Basta trasformarti in ragazzo, così anche se ti vede non ti riconosce» gli suggerì Happosai, come se fosse una cosa più che ovvia; e, in effetti, lo era.

«Giusto… Ma sono a scuola, e sono vestito da ragazza!»

«Non ti sei portato lo zaino che era a casa con un cambio dentro? O l’orario delle lezioni con la classe in cui ti abbiamo fatto capitare?»

«No…» biascicò, non l’aveva proprio visto, e non gli piaceva ammetterlo.

«O forse mi sono dimenticato di fartelo portare… Ok, arriverà qualcuno al più presto! Intanto, tu trova la soluzione da solo!» in quel momento riattaccò, e Falco Rosso ebbe l’ennesima conferma che era davvero un vecchio maniaco per nulla affidabile.

Come al solito, toccava a lui trovare la soluzione al problema.

Rimise il cellulare in tasca e scosse la testa. Si guardò intorno, poi sbuffò e andò a comprare una bevanda calda al distributore dentro la scuola. Odiava sprecare i soldi così, ma non poteva fare altrimenti.

Uscita dall’edificio, adocchiò un ragazzo appena fuori il cancello della scuola. Era il primo che passava, e poteva avere più o meno le sue misure, quindi non ci pensò troppo; quando quello passò accanto al vicolo cieco dove si era andata a nascondere passando per il tetto, con uno scatto lo afferrò e lo colpì con un calcio abbastanza forte da farlo svenire e gli tolse i pantaloni, lasciandolo in maglietta. In fondo, aveva un po’ di pena per quel poveretto.

Si spogliò stando attentissima a non farsi vedere da nessuno, poi si versò la bibita calda addosso. La trasformazione fece il suo dovere, per fortuna niente complicazioni. Indossò alla svelta i pantaloni e raccolse i vestiti da terra, perché Happosai non gliene avrebbe comprati altri e non gli andava di pagarseli da sé.

A quel punto, però, sorgeva un altro enorme problema, a cui prima non aveva pensato.

Aveva perso di vista Akane.

Si ridiede dello stupido per un’altra marea di volte, poi sospirò e decise che, per prima cosa, era meglio tornare sui suoi passi al liceo femminile. Di solito era più efficiente, ma a quanto pare quella missione era iniziata e sarebbe continuata nella sfortuna.

Quando arrivò davanti al cancello, vide che era ancora aperto. Arcuò un sopracciglio, sospettoso, e decise che era meglio non passare di là, quello era un liceo femminile, e lui adesso non aveva più quelle sembianze, visto che stava ancora tenendo la divisa in mano, cercando di non perdere nulla.

Decise di cominciare le ricerche dalla sua classe, anche se credeva che fosse perfettamente inutile. Al massimo, dopo avrebbe sbirciato nei dati della scuola relativi agli studenti, se c’erano…

Con la sua maestria nel non farsi vedere, dovuta ad anni di allenamento, riuscì ad arrivare indenne fino alla finestra della sua classe. Sicuramente se il cortile fuori non fosse stato completamente vuoto, forse qualcuno avrebbe visto un ragazzo a torso nudo che sbirciava dentro la finestra di un’aula, ma per sua fortuna non c’era nessuno. Sennò avrebbe, ovviamente, fatto più attenzione.

Quando vide una ragazza con una divisa scura muoversi dentro la classe, come scocciata, per poco non mollò la presa. Non pensava sarebbe stato così facile; Akane aveva il turno delle pulizie, quel giorno.

Gioì in silenzio della sua inaspettata fortuna, prima che la ragazza alzasse la testa e la dirigesse proprio alla finestra.

«Non sopporto quando Aiko fa la furba e lascia tutto il lavoro a me!» esclamò scocciata. Scosse la testa e ricominciò a pulire il pavimento, mentre Falco Rosso si appiattiva il più possibile al muro accanto alla finestra.

C’era mancato un pelo: per poco non lo vedeva! Doveva stare più attento… E poi lui si considerava un killer! Stava sottovalutando la missione perché si trattava di una sedicenne, ecco il problema.

Ah, sì, e anche lo stare nel corpo di un sedicenne lui stesso non aiutava. Non era più abituato.

Sbuffò e aspettò pazientemente finché Akane non ebbe finito di pulire per bene tutta l’aula. Aveva detto ancora qualcosa contro quella Aiko, ma poi l’aveva perdonata, solo perché credeva alla storia della nonna malata. Falco Rosso non era dello stesso avviso, ma non poteva certo dirglielo in quella situazione. E poi, non gli interessava.

Quando Akane uscì dall’aula, lui scivolò furtivamente verso il cancello, fino al tetto della casa affianco. Aspettò qualche minuto, poi la vide. Andò fino al cancello, e girò a sinistra.

La seguì silenziosamente fino a casa, cercando di evitare ogni possibile spruzzo o eventuale fonte di rumore, anche se non poté evitare che il cane che stava passando accanto ad Akane abbaiasse verso di lui quando sentì la sua presenza. La ragazza sussultò appena, ma non ci fece caso e proseguì oltre, mentre Falco Rosso cercava epiteti poco carini per l’animale che ancora ringhiava; il padrone lo tirò e se ne andò lasciando il killer in pace.

A un certo punto, Akane entrò in un vialetto piuttosto elegante. Falco Rosso guardò la casa di legno, un dojo, che era stato costruito alla fine di quel vialetto. Era abbastanza grande, ma non così tanto come si sarebbe aspettato da un uomo che era braccato da un killer, anche se non sapeva di esserlo.

La casa era su tre piani, in stile giapponese; aveva un bel giardino con tanto di laghetto interno, a cui avrebbe dovuto fare attenzione.

Akane aprì la porta, entrò e la richiuse dietro di sé. Falco Rosso sbuffò, adesso che sapeva dov’era la sua casa, poteva anche andarsene.

Però… D’altro canto, ormai era lì, e poteva prendere delle informazioni lui, invece che affidarsi a quella squadra di ricerca che non ricercava un bel niente

Per prima cosa, saltò sul tetto. Si confuse con le ombre che ormai stavano calando, si stava facendo davvero tardi. Poi scivolò silenziosamente fino  al muro esterno della stanza dove era andata Akane. Lo capiva dai rumori che sentiva provenire da dentro. Sembrava che ci fosse solo lei, ma poteva anche sbagliarsi.

All’improvviso, sentì uno squillo, e per poco non perse la presa. La divisa femminile stava ancora sopravvivendo dopo che l’aveva legata in fretta e se l’era messa sulle spalle. Akane si affrettò a rispondere; lui sentiva appena la sua voce, ma era in grado di distinguerne le parole.

«No, adesso sta dormendo… La posso far richiamare dopo, se vuole. Ah, ok… Allora arrivederci» attaccò. Falco Rosso pensò alle parole della ragazza. Chi poteva essere addormentato? Il padre, ovviamente! Ma certo!

Un’idea improvvisa gli balenò in testa. E se, invece di seguire le istruzioni di Happosai, avesse fatto subito fuori il padre di Akane e se ne fosse andato? Così avrebbe avuto meno noie e sarebbe potuto tornare il diciannovenne completamente virile che era!

Sorrise del suo ingegnoso piano, poi si mosse con attenzione e senza far rumore fino a una finestra, pronto a entrare in casa.

Già pregustava il suo splendido corpo, il suo lavoro, le missioni vere, non questa robetta di diventare amici di una sedicenne con forti problemi di carattere, quando sentì un suono poco piacevole.

Sobbalzò all’indietro, mentre l’allarme della casa suonava insistentemente nelle sue orecchie. Saltò velocemente sul tetto, per poi dileguarsi nella notte.

Ancora una volta, maledì le persone del gruppo di ricerca, che non l’avevano avvisato degli antifurti che potevano esserci nella casa – che nemmeno sapevano dov’era, ci mancasse che l'avevano scoperto!








Come al solito, a fine capitolo le risposte ai commenti. Adoro sempre di più che questa storia piaccia, e sperodi non avervi deluso con questo capitolo! ^^

Tiger Eyes: Ti ringrazio tantissimo per le sviste. Vedrò di migliorare sempre di più! Anche perhé la trama è sempre il mio punto debole, voglio mettere troppo subito... ma cercherò di contenermi! ^^
Akane25: PEr ora c'è uno staco dalla misione di diventare amici, ma almeno qualche gag c'è! Anche se, lo ammetto, meno dei capitoli precendenti... Vedremo che farà adesso Ranko! XD 
BabyAngel94: Spero davvero di finirla, questa fanfic. Per ora la continuerò. Grazie per i complimenti! ^^
Stephany345_Chan: Non ti preoccuapre del ritardo, almeno hai commentato! ^__- E... Continua a commentare! XD SO che ti paice più l'altra, e l'ho aggiornata, visto? XD A quanto pare Hinako piace molto... Bene! Ne sono felice!
Bizzarre Biscuit: Mi fa piacere che il capitolo ti piaccia! E anche che pensi cheil capitolo sia in stila Takahashi... Vorri continuare così, spero di averlo fatto in questo capitolo. Anche questo, forse, è scritto un po' frettolosamente, ma solo la parte del pedinamento. Non avevo idee... Non sono brava a descrivere quelle scene, ma mi ci impegnerò! Grazie per il commento!
Kuno84: E alla fine sei riuscito a commentare! Grazie! Mi fa piacere che non consideri Akane OCC! Baby-prof è un nome azzeccato... XD Per Kodachi sono ancora incerta... Vedrai leggendo! ^__-

Adesso ho finito. Risposto a tutti. Ringrazio chi ha messo la storia fra le seguite o le preferite. Mi fa davvero piacere, perché ci sto mettendo davvero molto impegno in questa fanfic! ^^ AL prossimo capitolo! Spero di non farvi aspettare troppo!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Nuovo inizio ***


E sono tornata! Sono riuscita ad aggiornare oggi, a nemmeno un mese dall'ultimo aggiornamento!!! (in realtà mancano solo due giorni, ma fa nulla!)
Mi sa tanto che il prossimo aggiornamento ci sarà a gennaio... quindi l'anno prossimo! Ne approfitto per farvi gli auguri di natale e di capodanno, anche se molto in anticipo XD
Una piccola informazione: la casa Tendo nell'anime e nel manga è a due piani, in questa fanfic, però, visto che Soun è (dovrebbe essere, almeno) un uomo potente, come lo chiama Happosay, non mi sembrava corretto per la storia che abitasse in una casa come quella del manga perché mi sembrava troppo "piccola", ma allo stesso tempo, visto il suo carattere, pensavo che una villa principesca non facesse per lui, né per le figlie... Quindi ho pensato di ingrandirla giusto un po', così da fare una via di mezzo, peccato mi sia dimenticata di specificarlo nel capitolo precendente. ^^''' Però forse, visto che sono una frana a scegliere i luoghi, avrei dovuto rendermi la vita più facile e lasciargli la loro casa. XD Vorrei i vostri pareri a proposito, non so cosa sia meglio, arrivata a questo punto. ^^'''
Adesso vi lascio al capitolo! In fondo, i soliti ringraziamenti XD


Segreti complicati

4° capitolo: Nuovo inizio

 

Dopo che era suonato l’allarme di casa Tendo lui era corso subito a casa. Vi aveva trovato, fortunatamente, uno zaino con tutto l’occorrente per la scuola, più un foglio in cui Happosai chiedeva se i suoi amorucci gli andassero bene, oltre a dargli alcune informazioni che erano essenziali per il primo giorno di scuola e che ormai non gli servivano più. Accartocciato velocemente il foglio si era sbrigato a fare i compiti per il giorno dopo: non voleva nessun pretesto per litigare ancora con la mini-prof. dopo ciò che era successo o con qualcun altro, soprattutto dopo il tragico inizio con Akane. Doveva provare a tutti i costi a diventarci amica!

Amica… Certo, come se fosse facile per un killer diciannovenne diventare amica di una ragazzina sedicenne!

Ma ci doveva riuscire. Su questo non c’era alcun dubbio.

Ecco perché il giorno dopo, a scuola, avrebbe portato qualcosa che potesse attirare l’attenzione generale, soprattutto la sua.

Peccato che sapesse poco o nulla delle sue passioni… Ancora colpa di quel dannato gruppo di ricerca che avrebbe dovuto lavorare di più, o le missioni sarebbero sempre state un fiasco totale!

Bene, aveva già bocciato l’idea di portare qualcosa.

Aveva capito una cosa, però: Akane non sopportava chi faceva confusione durante la lezione.

Ma c’era anche da dire che non era colpa sua. Era colpa della mini-prof. Lei si era messa a discutere, e ancor prima era colpa della ragazza che aveva fatto notare che non aveva nulla…

Ecco, era colpa loro, non sua!

Certo, aveva sbagliato ad andarsene dalla classe… O almeno, così aveva dovuto dire. Si era persino scusato!

Ma non era questo il punto; anzi, non era questo a cui doveva pensare in questo momento. Doveva solo pensare a come conquistare l’amicizia di quella ragazza, a costo di stare alzato tutta la notte!

 

 

Ranko saltava stancamente per i tetti di quella città con lo zaino sgangherato dietro la schiena; Happosai lo aveva chiamato giusto quella mattina per sapere se era arrivato e se aveva scoperto dove abitasse Akane. Voleva anche essere ringraziato, ma Falco Rosso aveva cambiato discorso dicendogli anche che era un fortuna il fatto che lui fosse così influente nelle scuole da permettergli di finire proprio nella stessa classe del suo obiettivo; l’altro lo aveva ignorato e era passato a chiedergli dei suoi amorucci. A quel punto la conversazione era diventata così squallida e priva di senso che gli aveva attaccato in faccia.

Era stato tutta la notte a pensare a uno straccio di piano per avvicinarsi ad Akane, fino a quando la sveglia non aveva suonato e si era reso conto di essersi addormentato sulla scrivania senza concludere nulla. A quel punto non gli era restato che trasformarsi, indossare, dopo alcuni tentativi, la divisa della scuola e sbrigarsi per non arrivare in ritardo il secondo giorno.

Riuscì a varcare la porta della classe giusto un secondo prima che la campanella suonasse, quindi si sedette al banco del giorno prima, pregando i kami che la mini-prof non ci fosse anche quel giorno.

Per non avere altre attenzioni su di sé, promise a se stessa che per quel giorno non si sarebbe mossa dal banco finché non fossero finite le lezioni.

Sbirciò il resto della classe, ancora in piedi perché non era arrivato alcun professore, e vide Akane che chiacchierava amabilmente con due ragazze che ieri non aveva notato. Appena loro si accorsero che era suonata la campanella, la salutarono e uscirono dalla classe, sorridendole.

- Chiediglielo tu! – bisbigliò una ragazza.

- No, non ci riesco!

- Basta voi due, glielo chiedo io! – esclamò a quel punto una terza ragazza, che Ranko ricordava vagamente si chiamasse Aiko, ma non ne era sicura.

Ella sbuffò. Sapeva per certo che adesso quella ragazza sarebbe venuta lì e le avrebbe chiesto qualcosa della sua vita privata, ma con suo sommo stupore andò da Akane.

- Akane… Volevamo sapere se è successo qualcosa ieri. Abbiamo sentito che è suonato l’allarme –  chiese Aiko, con una nota incerta nella voce.

- Ah, sì, quello… Sono andata fuori a controllare, ma non ho visto nessuno. Sarà stato un gatto randagio o cose simili, a volte può suonare senza motivo – rispose atona, sistemando nel frattempo i libri per la lezione che doveva cominciare.

- Sicura che non ci fosse nulla? – chiese un’altra ragazza.

- Sì, quel sistema d’allarme è sicurissimo, a prova di artista marziale. L’ho testato anch’io e ha suonato, solo un vero esperto in arti marziali e tecnologia potrebbe riuscire a superarlo, ma perché dovrebbe voler entrare in casa?

- Be’, tuo padre… - balbettò l’altra, ma Aiko si inserì prepotentemente nel discorso.

- Siamo sicure che nessuno ne avrebbe il motivo, ma tu sta attenta lo stesso. Ho un brutto presentimento.

Ranko sussultò appena a quel commento. Non andava bene, avrebbe dovuto avere una grande conoscenza della tecnologia, ma, per sua enorme sfortuna, non ne aveva moltissima. A stento riusciva a usare il computer, e solo grazie agli insegnamenti di qualcuno era riuscito a capire come cambiare la sim e la batteria del suo cellulare. Almeno, non era l’unico a essersi fatto beccare da quell’allarme, anche se non capiva come quella ragazza potesse essere così tranquilla. Ma si stupì ancora di più quando cominciò a ridere.

- Non ti preoccupare, Aiko. Ne ho superate di ben peggiori che un allarme che suona, ma starò attenta – ridacchiò ancora un pochino, e Falco Rosso sbuffò. Non poteva capitargli una ragazza più normale? Anche se, mentre rideva, non sembrava così terribile.

- E che mi dici della scenata di ieri? Non è che tirerai altri banchi, vero? – le rimbeccò senza motivo l’ultima ragazza, che fino ad allora non aveva aperto bocca.

- Se ce ne sarà bisogno potrei anche farlo – Akane la sfidò con lo sguardo; Ranko immaginava che sapesse che così si inimicava solo di più la classe, ma il suo orgoglio, evidentemente, era più grande.

A quel punto, stufa dei pettegolezzi e di stare con le mani in mano, scosse la testa e si alzò, andando contro la sua promessa. Doveva o non doveva diventare amica di Akane?

- Di che parlate? – chiese con un tono meno scocciato del solito, e che una persona molto attenta e fantasiosa vi avrebbe potuto scorgere anche qualche pizzico di curiosità.

- Della scenetta di ieri. Come hai imparato a fare quelle mosse? – chiese Aiko, decidendo di stroncare un discorso troppo tetro.

- Mi sono allenata un pochino… - rispose con incertezza, aveva sentito i discorsi di prima e non voleva essere sospettata dell’allarme.

- Allora potresti fare un combattimento con Akane!

- No, no… Io mi alleno solo per divertirmi – Akane mosse le mani davanti a sé per far capire che non voleva avere altri combattimenti, a quanto pareva il lancio del banco del giorno prima le era bastato.

- Peccato… Ranko, ci racconti qualcosa di te?

Falco Rosso aprì la bocca per dire una qualunque bugia, che avrebbe dovuto ricordarsi e appuntarsi per non fare sbagli, ma Akane alzò una mano.

- Se non vuoi parlare non devi farlo per forza.

Era la prima volta che le rivolgeva direttamente la parola da quando era arrivata, ed era la prima ragazza che non si interessava dei suoi affari, anche se notava che la curiosità c’era. Ranko richiuse la bocca, poi parlò.

- Abito da sola in un bilocale qui vicino. È tutto quello che ho da dire, la mia vita non è così emozionante.

Dentro di sé pensò che era davvero una bugia che più bugia non si poteva; lui l’emozione la viveva sempre col lavoro che faceva; anche in quel momento, cercando in tutti i modi di apparire simpatica a una sedicenne. Delle altre non le interessava troppo, erano solo uno strumento da tramite per arrivare ad Akane, e lei era lo strumento principale, quello che gli serviva per arrivare all’obiettivo finale e tornarsene a casa; lì, finalmente, avrebbe riacquistato la sua virilità.

- Abiti da sola? Che fortuna! Almeno non hai i genitori che ti dicono ciò che devi fare – Aiko sembrò davvero colpita da quell’informazione, e le altre con lei. Solo Akane restava pensierosa.

- Sì, però devi anche fare le pulizie di casa da sola – rispose senza pensarci troppo, sperando di fare la mossa giusta.

- Ma non ti mancano i tuoi familiari? – chiese Akane, la voce aveva una nota triste che però stava soffocando, ma Ranko la sentì lo stesso.

- Sì, ma non così tanto. Sono abituata a cavarmela da sola.

Akane la guardò con attenzione, stava per dire qualcosa, ma a quanto pare cambiò idea, perché indicò la porta della classe e la bidella che stava passando per intimargli di fare silenzio.

Le ragazze abbassarono il tono di voce e cambiarono discorso, cominciando a parlare, secondo Falco Rosso, di cose frivole e totalmente inutili, come vestiti e ragazzi.

- Oggi non abbiamo la professoressa Hinako, così non vi scannerete a vicenda – disse Akane prendendola alla sprovvista. Ranko notò che non sembrava troppo ostile nei suoi confronti… Almeno sperava. – E, perché tu lo sappia, ieri ti ho salvato dalla furia della professoressa, poteva andare molto peggio.

- Cos… - Ranko provò a dire qualcosa, ma in quel momento entrò la professoressa di matematica e dovette correre al suo posto, riuscendo ad arrivare prima che lei chiudesse la porta. Solo a quel punto si guardò indietro, dicendosi che, in fondo, la missione non era ancora del tutto disperata.





Eccoci a fine capitolo! Per un po' racconterò la loro quotidianità. Poi... chissà!

Akane25:
Sono felicissima che ti siano piaciute le gag! E io che credevo fossero banali... XD Oh sì, Falco Rosso inveisce molto contro Happosay. Anche in questo cpaitolo... Ma di meno. XD
Kuno84: In effetti hai ragione, con il capitolo precedente almeno sappiamo che è difficile entrare in casa senza essere invitati. Oh, be', che altra scelta fa se non quella di farsi amica Akane? Anche se non è troppo felice... Non ho aggiornato troppo tardi, per i miei standard! XD
Stephany345_chan: Eh sì, eccoti qua! XD Be', Ranma non vedeva l'ora che finisse la scuola, in fondo lui ha già studiato tutte quelle cose, e per lui sono una noia mortale. In più ci sono solo ragazze in quella classe, che lui considera una perdita di tempo visto che sono sedicenni con in testa solo ragazzi e trucco... Secondo lui, ovviamente! XD Happosay è un grande, sì, posso starci XD Se non ci fosse lui, probabilmente la fanfic sarebbe molto meno comica... Mette sempre nei guai Falco Rosso! 
Tiger Eyes: Oh sì, gli toccherà far amicizia con Akane, per sua enorme sfortuna! XD Che bello, Ranma è IC! *_* Ho corretto le sviste, grazie di avermele fatte notare. Pre la casa dei Tendo ho risposto sopra, invece per lo ziano e l'orario delle lezioni (ho corretto anche questo) volevo far capire che Happosay aveva pure pensato di madargli zaino e l'orario delle lezioni con la classe in cui l'aveva fatto capitare, (questo era per far capire come fosse capitato proprio in quella classe, l'ho messo qui dopo che mi hai fatto notare questa mia distrazione), ma, per qualche motivo, non era arrivato/non l'aveva più mandato. Forse l'ho messo in un punto sbagliato... Non so. Comunque grazie mille per la recensione! ^^
akane_stars: Chissà se Ranma diverrtà un bravo ragazzo... Lo si saprà solo col tempo! Mi fa piacere che ti piaccia! Fammi sapere se anche questo capitolo ti è piaciuto!
Riccardo: Te l'ho già detto, ma lo ripeto: grazie! Mi fa piacere che la storia stia piacendo! Oh sì, gli spunti comici ci sono, fin troppi... Devo solo decidermi a tirarli fuori tutti! Sono stracontenta che i personaggi ti sembrino IC! Per ora ho descritto quasi solo Ranma e Happosay, e mi sto divertendo un sacco a immaginare cosa potrebbe fare Ranma incastrato nei panni di Ranko XD Spero che continuerà a piacerti! ^^

Ringrazio anche chi ha messo la storia fra le preferite/seguite o anche chi solo legge. Tantissimi ringraziamenti a tutti! (Sembrano più lunghi i ringraziamenti dell'intero capitolo... O.O Ma va benissimo, è giusto così. U.U)
Al prossimo capitolo! 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Biscotti? ***


Eccomi di nuovo, con un nuovo capitolo, il primo del 2010. Forse ve li avevo già fatti, ma rinnovo a tutti gli auguri di buon anno! Non ho molto da dire, questa volta, quindi mi sa che vi lascerò subito al capitolo.
Buona lettura.

Capitolo 5

Segreti complicati

5° capitolo: Biscotti?

Ranko lanciò un’occhiata all’orologio. Erano passate solo le prime tre ore, ancora una e ci sarebbe stata la meravigliosa, incredibile, magnifica pausa pranzo. Secondo lei avrebbero dovuto dare il premio Nobel per chi aveva inventato la pausa pranzo, era la cosa migliore che faceva a scuola.

Suonò la campanella. Il professore di giapponese, che a Ranko per ora sembrava normale, salutò la classe e se ne andò.

Si stiracchiò sul banco, come se si fosse appena svegliata; effettivamente, quello che faceva lì era quasi dormire. Falco Rosso aveva studiato moltissime cose: durante tutti quegli anni aveva fortificato corpo e mente per riuscire a diventare un bravo killer, e stava diventando il migliore, ma c’era ancora qualcosa che gli sfuggiva. L’inesperienza della sua giovane età era moderata dalla conoscenza che aveva acquisito grazie agli insegnamenti della madre e dei precettori che gli aveva mandato Happosai – d’altronde discendeva da una famiglia di killer. L’unica cosa sulla quale aveva davvero dovuto faticare era stata la tecnologia. Cellulari, computer e quant’altro di elettronico per lui erano quasi un mistero, all’inizio, ma con un grandissimo sforzo era riuscito a diventare esperto anche in quel campo. Proprio per questi motivi si annoiava a morte a stare a scuola. Era sicuro di sapere tutto ciò che gli avrebbero rispiegato.

- Ranko, vieni con noi. Adesso dobbiamo lasciare l’aula – Akane la chiamò e le fece cenno di seguirla. Lei si alzò, anche se un po’ titubante. Se avevano educazione fisica si sarebbe trattenuta dall’esibirsi in mirabolanti tecniche, evitando esibizionismi inutili, anche se ormai sapevano che non era propriamente debole.

Le seguì, guardandosi attorno. La scuola restava un posto da cui voleva fuggire, non tanto per lo studio, quanto per quel senso di oppressione che sentiva trasudare da tutti i muri, colorati di un beige spento, quasi come se potessero sotterrarla e annoiarla ancora di più. Rabbrividì.

Ma presto avrebbe capito che c’era una cosa ancora peggio del senso di oppressione che sentiva. Qualcosa che gli avrebbe fatto definitivamente odiare Happosai che l’aveva mandato lì.

 

Ranko guardò il pacco di farina posto sul tavolo davanti a sé come se fosse una bomba pronta ad esplodere, di un modello che lui non sapeva disinnescare. Un incubo.

Se non ci fossero state tutte le sue compagne di classe e la professoressa certamente sarebbe andata via scaraventando quel pacco per terra, rifiutandosi di fare ciò che doveva fare; oppure avrebbe riso e urlato al tempo stesso per l’ironia della situazione. Un’ironia che non le piaceva per nulla.

Se i suoi colleghi avessero saputo questa cosa lo avrebbero preso in giro a vita.

Falco Rosso a economia domestica.

Si era mai visto un killer che andava a economia domestica con delle sedicenni? Che cercava di cucinare dei biscotti?

Credeva proprio di no…

E, sfortuna delle sfortune, le avevano detto che doveva indossare un grembiule, così non si sporcava.

Oh, sì, odiava Happosai con tutto il cuore. Per sua fortuna non erano tutti di colore rosa confetto, come piaceva alle ragazze, ma ce n’erano anche alcuni rossi. Aveva fatto uno scatto incredibile per prenderne uno prima delle altre, così da sembrare meno ragazza, e addio al non essere esibizionisti.

L’unica piccolissima, infinitesimale, microscopica fortuna era che stava vicino ad Akane, precisamente al tavolo a sinistra del suo, quindi poteva approfittarne per chiederle aiuto, consigli o semplicemente per scambiare due chiacchiere da ragazze. Anche se non era sicuro di esserne in grado…

Ma prima di tutto doveva iniziare. Non poteva parlare senza aver fatto nulla, o la professoressa si sarebbe arrabbiata, e lei non voleva altri guai. Ne aveva fin troppi per conto suo, un’altra persona che ce l’aveva con lei non ci voleva proprio.

Riguardò la farina, sua nuova acerrima nemica. Svuotò tutto il pacco dentro un contenitore, apparentemente sicura di ciò che stava facendo. Lesse la ricetta sul libro che, incredibilmente, le era stato mandato il giorno prima con lo zaino. E si accorse di aver sbagliato dall’inizio.

Non doveva mettere la farina, prima doveva sbattere le uova!

Sospirò. Già aveva sbagliato. Però poteva migliorare! E, al massimo, avrebbe chiesto aiuto alla professoressa.

Guardò il pacco, ormai completamente vuoto. Poi guardò il contenitore. Osservò tutto il tavolo, ma c’era soltanto quella ciotola… E lei aveva bisogno di qualcosa per poter sbattere le uova.

Aveva l’impressione che quello che stava pensando fosse sbagliato, ma non indugiò a rifletterci ancora e versò la farina dal contenitore al pacco. Inutile dire che il tavolo divenne una distesa di bianco, e il suo grembiule da rosso divenne rosa per l’effetto della farina, il che la fece infuriare ancora di più.

Ranko guardò il suo operato come se non fosse stata lei a farlo. Nel pacco non c’era quasi più farina. E lui si definiva un esperto di arti marziali? Non sapeva nemmeno mettere la farina in un pacco!

Irritata, decise di andare avanti anche se non aveva tutta la farina. Lesse di nuovo la ricetta, e mise qualche uova nel contenitore, senza romperle né contarle. Cominciò a sbatterle, i gusci si ruppero, ma il suo operato non sembrava male. In fondo, non era così difficile cucinare. Versò e girò insieme alle uova la poca farina che era riuscita a rimettere nel pacco. Aggiunse gli altri ingredienti, sempre con la dovuta attenzione, cioè aggiungendoli a casaccio.

A un certo punto si fermò, credendo di sbagliare, e guardò l’impasto che secondo il libro adesso avrebbe dovuto avere una forma omogenea, morbido ma non troppo.

Nelle sue mani, invece, vedeva soltanto una cosa molliccia tendente al grigio chiaro, in cui si vedevano anche pezzi di gusci d’uova. Provò a stenderlo sul tavolo col mattarello, ma si appiccicò tutto all’utensile e al tavolo.

Scoraggiata, decise che avrebbe chiesto aiuto alla professoressa. Non poteva continuare così.

All’improvviso le arrivarono degli schizzi di qualcosa sulla faccia. Si pulì il viso, poi si girò a sinistra. Quello che vide la lasciò completamente basita. Akane stava mescolando l’impasto con una tale irruenza da farlo schizzare dappertutto, il tavolo era completamente sottosopra e lei sembrava non curarsene, mentre la professoressa la fissava con sguardo vacuo, come se fosse abituata a quello spettacolo e oramai avesse rinunciato a cambiare qualcosa.

- Professoressa… Scusi, mi potrebbe aiutare un attimo? – chiese, cercando di non pensare più all’incredibile spettacolo che stava dando Akane.

- Sì, Ranko… Come mai l’impasto è grigio? – le chiese la professoressa, notando lo strano colore.

- Ho cercato di fare qualcosa, ma è venuta molliccia,  e… - biascicò qualche scusa, stavolta non era annoiata, ma furiosa con se stessa per non esserci riuscita. Be’, almeno non era quella che si faceva notare di più.

- Ho capito, è la prima volta che cucini dei biscotti. Ti aiuterei volentieri, ma c’è una persona ne ha più bisogno di te… Quindi vediamo se c’è una tua compagna brava che è disposta a darti una mano. Ragazze, qualcuna di voi può aiutare Ranko? – chiese la professoressa. Le compagne fecero finta di essere attente a cucinare, nessuna di loro si fece avanti.

- Avanti, un po’ di aiuto per la nuova compagna!

- Posso aiutarla io - disse Aiko, sorridendo. Ranko non sapeva bene perché, ma aveva una brutta sensazione.

- Brava Aiko, io nel frattempo aiuterò Akane – con un sospiro tornò dalla ragazza, che nel frattempo aveva schizzato così tanto l’impasto che nel contenitore ne era rimasto ben poco.

- Ma Akane fa sempre così? – chiese Ranko, osservando con un po’ di soggezione la professoressa che le spiegava, sicuramente per l’ennesima volta, come si facevano i biscotti.

- Adesso è migliorata – rispose semplicemente Aiko. Osservò l’impasto con occhio critico, e Ranko sperò che non facesse battutine.

- Hai messo poca farina.

- Era finita!

- Potevi chiederne altra…

- Davvero? – chiese,  non del tutto convinta. Lui era abituato a non chiedere mai aiuto, durante gli allenamenti e se gli si rompeva qualcosa l'aggiustava semplicemente. Ma non aveva mai finito la farina… In realtà non l’avevo mai usata. Né aveva mai cucinato.

- Sì… Ma come mai l’hai finita?

- L’ho dovuta rimettere nel pacco perché prima si dovevano sbattere le uova, e non avevo altri contenitori.

- Se chiedevi, ti davano anche quelli… – disse, un po’ sconcertata. - Ranko, hai mai cucinato? – aggiunse poi.

- In realtà... No.

- Adesso si capisce tutto! Facciamo così, ricominciamo tutto da capo. Tu cucini, e io ti correggo.

- Ok... – un po’ riluttante, anche perché non era sicura che avere a che fare con Aiko portasse a qualcosa di buono, prese le uova.

- Perché ne prendi cinque?

- Cosa?

- Hai cinque uova in mano.

Ranko guardò le sua mani. In effetti era vero, aveva cinque uova, ma che importava?

- E allora? Servono per i biscotti.

- Sulla ricetta c’è scritto che ne devi metterne quattro, non cinque – le indicò il ricettario, dove c’era scritto “ingredienti”.

- Allora non le devo mettere a caso!

- Oh cielo… Siamo a questi livelli! – scosse la testa per togliersi l’espressione stupita dal viso. Ranko si sentì ferita sull’orgoglio, ma non disse nulla. Sapeva, purtroppo, che cucinare non era una cosa per cui era portata.

- La prima cosa da fare è leggere gli ingredienti e prepararti tutto l’occorrente secondo il ricettario. Non hai letto i numeri che ci sono scritti?

- Pensavo che non fossero importanti… - Ranko arrossì per la vergogna. Mai si era sentito così sconfitto e umiliato. Per di più da un’assurda sedicenne!

- Rompi quelle quattro uova e sbattile – le comandò, senza aggiungere altro.

Ranko guardò le altre compagne. Ne vide una mentre rompeva le uova, e capì il meccanismo. Non sembrava difficile. Prese un contenitore pulito, ruppe le uova e non fece cadere nemmeno un pezzo di guscio. Già, bastava sapere la tecnica.

- Caspita… Non avevo mai visto nessuno rompere così le uova  - Aiko la guardò mentre le sbatteva con velocità. Rimase qualche minuto a fissarla, poi la fermò.

- Sì, così va bene. Adesso pesa la farina.

Con il suo aiuto, Ranko riuscì a fare un impasto morbido ma non troppo, quasi come quello che descriveva nel libro.

- Non è male. Adesso fai le forme per i biscotti e poi mettili nel forno.

Le spiegò velocemente che sotto la teglia doveva mettere la carta da forno, il resto era scritto sul ricettario. Le disse di procedere e continuò ad osservarla.

Ranko si guardò per l’ennesima volta in giro. Le sue compagne davano le forme più strane ai biscotti: cuori, stelle, animali, semplici cerchi e motivi geometrici. Però non erano mai troppo complicati.

Prese un po’ d’impasto e cominciò a modellarlo, Aiko ridacchiò.

- Scusa, dimenticavo che non hai mai cucinato… Devi prima stendere l’impasto, poi puoi usare le forme che sono accanto a te.

- Ancora non mi spiego come hai fatto a capire che non ho mai cucinato… - sbuffò la rossa.

- Conosco solo una persona che riesce a essere terribile in cucina nonostante ci metta tutta la sua buona volontà, ed è un caso unico. Tu, invece, sei la semplice ragazza che non ha mai preso in mano gli attrezzi da cucina. Adesso stendi l’impasto.

Ranko credeva di sapere a che persona si riferisse, ma non chiese. Avrebbe voluto spaccarle la testa per quel semplice ragazza, anche se non sapeva più se per la prima o la seconda parola, ma decise che non era il caso, dato l’aiuto che le aveva dato. Fece come le aveva detto la compagna e si sbrigò a dare una forma ai biscotti. Voleva finire il prima possibile.

- Ti sono venuti bene – commentò senza enfasi. Però le sorrise. Ranko pensò, per la prima volta, che quella ragazza non fosse tanto male… Per poi pentirsene subito. Non doveva affezionarsi a nessuno! Nessuno! O sarebbe stato più difficile andarsene e fare ciò che doveva fare. Il suo obiettivo era uno e uno soltanto. Recuperò la freddezza che aveva perso per colpa della novità. Cucinare gli aveva ricordato di quando imparava cose nuove, imparare gli era sempre piaciuto. Però adesso doveva essere il più distaccato possibile.

Mise i biscotti nel forno, sotto l’occhio attento di Aiko, e sospirò. Finalmente aveva finito!

- Bene, qui abbiamo fatto. Appena suona tirali fuori dal forno – la lasciò con un altro sorriso.

Ranko si rilassò per qualche secondo, poi si pulì il grembiule rosso, sporco di farina e di qualche altro ingrediente. Non era stato così terribile cucinare, se si escludevano la confusione, il dover essere comandata da una sedicenne, la vergogna a dover indossare un grembiule, l’essersi resa ridicola davanti alla professoressa e ad Aiko e il vedere quanto Akane era goffa e quanto sarebbe stato difficile esserle amica se nemmeno poteva chiederle aiuto in qualcosa.

Oh, no… l’idea che le era venuta era misera, impossibile e alquanto vergognosa. Era come dare un pugno enorme al suo orgoglio.

No, non sarebbe caduto così in basso. Quindi...

Aveva deciso: imparare a cucinare per insegnarlo ad Akane e avvicinarsi a lei sarebbe stata una delle ultime cose che avrebbe fatto, se proprio tutte le sue altre idee non fossero andare a buon fine.

Inconsciamente, girò il viso verso di lei. Stava facendo delle forme assurde con l’impasto.

Ranko si chiese, semmai avesse attuato la tattica di imparare a cucinare, se sarebbe riuscita a insegnarlo a quel caso disperato, più di lei, che vedeva di fronte a sé.

Non ne era del tutto sicura…




Altro capitolo. Come avevo già detto, per un po' parlerò della loro giornata tipica... Almeno in questo capitolo. Per il prossimo, chissà!
Adesso, i soliti ringraziamenti a chi commenta, mette fra preferiti o seguite e anche a chi solo legge e le risposte ai commenti!

akane_stars: Sì, anche su efp gli autori hanno bisogno di riposo! XD Non so se hai notato, ma cerco di mettere almeno un aggiornamento al mese... Però non so se riuscirò a continuare con questo ritmo. Per ora ho l'ispirazione, ma potrebbe andarsene da un momento all'altro ^^''''  Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!!
Riccardo: Anche a me sta simpatica Ranko, nonostante io stessa abbia detto che sia un killer... Akane appare simpatica? Ne sono felice! Poi, se lo dici tu, vuol dire che è davvero simpatica! XD Chissà se questo ti è piaciuto... Che ne dici di Ranko col grembiule?
Stephany345_chan: Come hai letto, Ranko qui non ha molte occasioni per diventare amica di Akane. Lei è in difficoltà, Akane più di lei... Che fare? XD stiamo ancora in alto mare per l'amicizia fra le due, ma vedrai: nel prossimo capitolo ci sarà qualche sorpresina.
Akane25:  Mi fa piacere sapere che consideri i personaggi IC!  Il rapporto fra Ranko e Akane in questo capitolo non si evolve, ma nel prossimo chissà... XD Spero che ti sia piaciuto! Buon anno in ritardo!
Kuno84: Prima che Falco Rosso si innammori di Akane ne passerà molto tempo, ma l'amicizia potrebbe nascere anche prima! ^^  Spero di non contraddirmi, ma potrebbe succedere. Però non arriverebbe a essere pubblicato, spero... XD
Tiger eyes:  Spero che non ci siano altre incongruenze di trama... Sono la cosa che mi riesce più difficile togliere. ^^'''  Le ripetizioni vedrò di levarle al più presto, per quando riguarda il fatto della tecnologia mi ritrovo d'accordo con te. Volevo dare a Falco rosso qualche difetto, oltre ai suoi soliti, ma forse ho esagerato...  Vedrò di correggere il capitolo precedente al più presto, però già in questo capitolo ho cambiato le cose. E la bidella... Non sapevo che le scuole giapponesi non ne avessero... Colpa mia. ^^'''  Però credo che ormai la lascerò lì...

Detto questo, ci vediamo al prossimo aggiornamento!


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Rose blu? ***


Hoola! Allora, come va? Vi sono mancata? No? E vabbe', io torno sempre, lo sapete! E anche questo mese un nuovo capitolo di Segreti complicati è arrivato! Ve ne siete accorti che, per ora, riesco a essere abbastanza veloce negli aggiornamenti? ^^ Un mese di distanza fra un capitolo e l'altro non è male, per una con i miei ritmi... Spero di continuare così! E voi continuate a seguirmi, ok?
Piccolo annuncio... SC è FRA LE STORIE SCELTE! Se non ci credete, andate a vederlo coi vostri occhi! Storie scelte! Storie scelte! Ah, che sublimi parole... Sì, sono felice, ma non mi dimentico certo che è grazie a voi se è accaduto tutto questo! ^^ E, sì, in microscopica, minuscola, piccolissima parte anche grazie a me... Ma se non ci fosse la mia beta, che ringrazio diecimila volte, a darmi martellate sulle mani ogni volta che faccio un errore e a supportarmi psicologicamente, a darmi nuove idee e a sopportare i miei scleri sulla trama via msn, e se non ci foste voi, amatissimi lettori (ruffiana? Un pochino... Ma è la verità!), allora probabilmente questa storia non esisterebbe e non sarebbe così apprezzata. Spero davvero che continui a piacervi! Io ce la metterò tutta per scrivere i capitoli, quindi voi mettetecela tutta per commentare e leggerla fino alla fine senza chiudere la pagina web, ok? XD
Però... Eh sì, c'è un però. Io odio fare prediche, e chi mi conosce lo sa, ma è possibile che, nonostante sia fra le scelte, questa ff abbia avuto meno recensioni? O.O Che stare fra le scelte non sia bello? Che sia scelte per essere cestinate? Devo informarmi...
Scherzi a parte, vi lascio al capitolo. Ci vediamo in fondo con le risposte alle recenzioni, altri ringraziamenti, vari ed eventuali scleri.
Buona lettura.





Segreti complicati

6° capitolo: Rose blu?

 

Ma come aveva fatto a cacciarsi in quel pasticcio? Doveva farsi amica Akane, non combatterla!

Sì, forse aveva esagerato dicendo che il cibo che le aveva offerto, cucinato da lei, faceva veramente schifo. Doveva dire che era orrendo, sarebbe stata meno volgare.

E adesso si trovava nella palestra, le lezioni erano finite, e in piedi davanti a sé c’era Akane. Indossava una tuta bianca, l’obi stretto in vita.

Non pensava che un semplice commento sulla sua disastrosa cucina avrebbe causato tutto questo. Happosai non gli aveva detto nulla né sulle sue abilità culinarie, né sul fatto che si arrabbiava tantissimo se qualcuno osava dirle che non erano buoni i suoi manicaretti. Ma non era colpa sua se aveva avuto i conati di vomito e stava tossendo, gli occhi lacrimanti, le guance arrossate e lo sguardo di chi è appena sfuggito alla morte per un soffio. No, non era affatto colpa sua, ma dell’orribile cibo – se si poteva chiamare tale – che le aveva propinato Akane.

Ma questo, alla sua compagna, non importava.

Se non ci fosse stata Aiko, che aveva fermato per tempo Akane, a quel punto sarebbe già stato fatto a fettine, visto che non poteva far del male alla figlia del suo obiettivo.

Però, adesso che ci pensava… in realtà era stata Aiko ad avere l’idea di far offrire ad Akane il cibo a lei – nessuna voleva mangiarlo. Ed era sempre stata Aiko ad avere l’idea di quell’incontro per fermare la disputa, – visto che erano all’ultima ora la palestra era vuota – mettendosi sulla traiettoria del pugno che Akane aveva fermato appena in tempo per non colpire l’amica.

Sì, perché, contro ogni logica, aveva scoperto che quelle due erano amiche d’infanzia che si conoscevano fin dalle elementari, e che erano capitate moltissime volte nella stessa classe.

- Quella bambina viziata la pagherà cara appena sarà finito tutto questo –  si promise Ranko; per un attimo ebbe un intento omicida verso Aiko, ma lo trattenne con tutte le sue forze. Non poteva permettersi di fare qualcosa che andasse contro qualcuno, in quel momento. Doveva ingraziarsi Akane, e uccidere Aiko non era la cosa migliore che potesse fare.

Respirò a fondo e guardò davanti a sé. Akane aveva già cominciato ad attaccare. Ranko alzò il sopracciglio. Da quant’è che andava avanti schivando i suoi colpi? Non lo sapeva... Non si era nemmeno accorta che avevano cominciato il combattimento.

- Combatti, invece di schivare soltanto!

Quella ragazza non aveva idea di ciò che aveva detto. Però, in fondo, glielo aveva chiesto lei…

Ranko si preparò a dare un leggero pugno ad Akane, lasciando per un momento la difesa scoperta. Quella ragazzina avrebbe visto con chi aveva a che fare… Strano, però; di solito dare un pugno non ti fa sentire un bruciore all’altezza del collo. In un attimo si ritrovò scaraventata a terra. Restò per qualche momento immobile, sorpresa. Come aveva fatto quella ragazzina a ridurlo così? Ci doveva esser un motivo logico! Non poteva essere più forte di lui

All’improvviso gli arrivò l’illuminazione. Come aveva fatto a non pensarci? Non aveva diciannove anni, non era un maschio. Non era abituato a quel corpo.

Però doveva ammettere che aveva sottovalutato un pochino Akane. Ma pochissimo! I suoi colpi erano forti per essere una ragazza; doveva avere anni di allenamenti alle spalle. E Aiko, sicuramente, lo sapeva… Forse era solo curiosa di vedere chi fosse più forte fra loro due, data la sua indole molto curiosa, e lei era cascata nel tranello.

Ranko si rialzò, poi scoppiò a ridere.

- Ti avevo sottovalutata. Sei più forte di quel che credessi – disse ad Akane.

- Allora combatti!

- Per te è solo un allenamento, vero?

- Come…?

- Non sei più tanto arrabbiata. Lo vedo dalla tua aura – Ranko la guardò negli occhi, poi scattò e le arrivò dietro le spalle.

- Ma non sei in grado di sconfiggermi…

Akane stava per caricare un altro pugno, stavolta Ranko era sicura di schivarlo, quando si sentì una risata risuonare per la palestra.

All’improvviso il braccio di Ranko fu attorcigliato da un nastro, usato nella ginnastica ritmica, che le impedì di sferrare il colpo; Akane bloccò il pugno a mezz’aria.

Una miriade di petali di rosa nera caddero dall’alto colorando di scuro l’intera palestra.

- Ohohoh. Come avete osato non invitare la rosa nera a questa riprovevole sfida?

Una ragazza alta, vestita solo con una tuta da ginnastica ritmica, fece in suo ingresso nella palestra da una finestra. Aveva una rosa nera in mezzo ai denti e capelli corvini legati a una coda messa di lato.

- Chi sarebbe quella? – chiese Ranko, fissando attonita Akane.

- Kodachi, la rosa nera – rispose Akane, fissando scocciata la nuova arrivata, ma nei suoi occhi Ranko vide anche un pizzico di rancore. La sua aura negativa sembrava non essere più diretta verso di sé, e questo non poteva che essere una cosa buona.

Ranko aspettò qualche secondo, mentre Kodachi continuava a ridere come una pazza, poi perse la pazienza.

- Questo non mi dice granché!

- È una svitata che si crede la regina del mondo e crea sempre un sacco di guai, ma si riesce a battere.

- Tu la batti?

- Sì!

- Ok…

Non era sicura di ciò che aveva detto Akane, ma lasciò perdere e fissò Kodachi. Più la guardava, più si convinceva che quella non ci stava con la testa. I motivi? Prima di tutto rideva da sola, stava facendo un monologo lunghissimo sull’incapacità di Aiko di capire chi fossero le persone che valevano davvero, anche se nella palestra c’era solo la sua classe, e quel body la faceva sembrare una pazza scappata da un manicomio.

Tutte si stancarono presto della sua parlantina e la palestra si spopolò velocemente.

- Sì, fuggite! Abbiate paura della rosa nera!

- Non hanno paura, si sono annoiate – disse Ranko, giocherellando con il nastro che era ancora legato al suo braccio.

- Come osi dire una simile sciocchezza?

Non rispose. Tirò semplicemente il nastro, facendo cadere Kodachi sul pavimento della palestra. Per sfortuna non si fece male.

- Come hai osato farmi una cosa simile, ragazzina?

- Mi annoiavo…

Ranko sbadigliò, mentre la rosa nera si alzava, facendo volare nella palestra altri petali neri.

- Kodachi, lascia stare Ranko. Veditela con me! – esclamò Akane, mettendosi in posizione d’attacco.

- Credi davvero che una come me possa mettersi al pari di una plebea come te? Ohohoh, devi essere proprio fuori!

- Lei è fuori... - mormorò Aiko; era rimasta indietro per vedere come si evolveva la situazione, ma forse sarebbe stato meglio andarsene.

- Hai detto qualcosa? – chiese Kodachi, guardandola.

- No, nulla…

- Kodachi, non barare!

La rosa nera aveva approfittato della confusione per tirare fuori, non si sa bene da dove, e lanciare contro Akane una palla con una lama affilata di ferro.

- Questo non è barare…

Appena lo disse, la lama si ritirò.

Ranko osservò la scena con un vago senso di vendetta personale, anche se non aveva molto senso. Però, dopo un po’, la risata di quella ragazza le fece desiderare che non fosse mai entrata.

Decise che ormai si era divertita abbastanza e che poteva anche fare qualcosa per Akane. Quindi, con uno scatto improvviso, afferrò la rosa nera per la vita e la buttò verso la finestra.

- Mi sono divertita abbastanza a vedervi combattere… - disse quando vide lo sguardo interrogativo di Akane.

- Divertita? Ti sembra che io mi stavo divertendo?

- No, ma io sì. Però, ammettilo, alla fine ti ho aiutata.

Sorrise. Era un sorriso beffardo, da presa in giro, e questo ad Akane non piaceva.

- Non hai fatto proprio nulla! Sei intervenuta troppo tardi mentre stavo per sopraffarla, e…

- Non ho alcun obbligo verso nessuno – la interruppe, il viso dipinto dal gelo. Subito dopo si diede della stupida, quel gelo faceva scappare le persone.

- Ma… Quella Kodachi non sembra simpatica, anzi, è una pazza, quindi ti aiuterò quando ti servirà.

Ranko incrociò le mani dietro la testa. Si era lasciata troppo andare, aveva mostrato un viso gelido all’obiettivo. Questo non andava bene… Happosai non ne sarebbe stato felice, nemmeno un po’.

- Ranko, senti…

- Ranko, sei stata magnifica! – urlò Aiko, interrompendo Akane. – Sconfiggere in quel modo Kodachi… Akane le mette sempre i bastoni fra le ruote, certo, però, ma è l’unica che ci riesca e quella fa lo stesso come le pare… Ma con te sarà tutto diverso!

- Che vorresti dire?

- Kodachi si crede chissà chi; e, visto che il preside e suo padre sono amici, le viene sempre perdonato tutto, quindi non ha mai ricevuto una sospensione per i disturbi che fa durante le lezioni. Invece tu hai saputo metterla fuori gioco così facilmente… Che ne dici di aiutarci sempre quando non c’è Akane?

- Non sono sicura di poterla mettere fuori gioco di nuovo… - tentennò la rossa. E che diamine, doveva fare da balia a quella ragazzine? Mettersi alla pari con delle sedicenni? Con delle ragazze? Giammai!

- Ma…

- Aiko, adesso calmati.

Aiko sospirò. Si vedeva che non voleva mollare, ma lo sguardo d’intesa che si scambiarono le due fece capire a Ranko che era solo una piccola tregua.

- Va bene… Devo tornare di fretta a casa. Ma tu pensaci, d’accordo, Ranko?

Aiko afferrò lo zaino e, dopo un saluto frettoloso, uscì dalla palestra.

Un silenzio carico di tensione e, forse, di imbarazzo scese fra le due. Ranko non sapeva cosa dire, eppure doveva trovare qualcosa. Qualsiasi cosa. Peccato che nella sua mente ci fosse spazio solo per la missione e i combattimenti.

- Ti va di venire al bar con me? – le chiese Akane, asciugandosi con la manica il sottile velo di sudore sulla fronte.

- I… Sì! – disse, cercando di rimettere in ordine i pensieri. Il suo obiettivo l’aveva invitata a uscire tra amiche… Era un’occasione da non perdere! Ma le sembrava strano che glielo chiedesse proprio dopo un combattimento, e era convinta che ancora non l’avesse perdonata per quella faccenda dei biscotti.

- Bene. Allora prendi le tue cose – disse, indicandole lo zaino. Ranko evitò di ribattere per non litigare, ma avrebbe voluto dirle che non aveva bisogno che lei glielo ricordasse.

Uscirono dalla palestra in silenzio, nessuna delle due provava a intavolare un discorso. Ranko cercava in tutti i modi di trovare qualche argomento, qualcosa in comune, ma più ci pensava più si convinceva che, qualunque cosa avesse detto, ad Akane non sarebbe andata bene.

Era così immersa in quei pensieri che quasi non si accorse che Akane si era fermata. Quasi.

- Ti piace il gelato?

- Sì… - rispose, riluttante. Che volesse vendicarsi facendole mangiare del gelato preparato da lei? Sperava ardentemente di no. Nel caso, si sarebbe ricordata di un impegno assolutamente importante e non rimandabile.

Akane entrò nel bar che avevano di fronte, seguita da Ranko. Si sedettero su uno dei tanti tavolini.

- Qui fanno un gelato molto buono. Ti consiglio quello alla frutta, è il migliore!

Ranko la guardò, incerta se crederle o meno; quando capì che poteva stare tranquilla fece un sospiro di sollievo. Non avrebbe dovuto mangiare il gelato preparato da Akane!

- Ranko…?

- Eh? Ah, sì! Prendo quello, allora…

Akane la guardò per un attimo sospettosa, sembrava indecisa se considerarla strana o pazza, poi decise che le due cose non erano molto diverse e lasciò perdere.

Dopo aver ordinato, Ranko decise che non poteva continuare a stare in silenzio, così parlò della prima cosa che le venne in mente.

- Non capisco Aiko…

- Come?

- Dicevo, Aiko è strana.

Akane non rispose subito e Ranko pensò di aver affrontato un argomento sbagliato. Stava per dire qualcos’altro quando Akane parlò.

- Sì, ed è anche capricciosa, sarcastica, diretta…

- Curiosa – aggiunse Ranko.

- Sì, molto. Ma non è cattiva. Anzi, per essere la cugina di Kodachi sta fin troppo bene mentalmente…

- La cugina della pazza dalle rose blu?

- Rose nere.

- Fa lo stesso, sempre rose sono.

- Sarà… Ma sei stata brava a sconfiggerla, nonostante la pazzia, è una brava combattente.

Ranko non commentò. Secondo lei, la sua forza non era un granché, però per una sedicenne, forse, quella era forte… Se le avesse fatto vedere come combatteva lui da ragazzo, con un corpo da diciannovenne, cosa avrebbe pensato?

- Dove hai imparato a combattere così?

La domanda fu così repentina che lo prese alla sprovvista. Sospirò e cercò di rispondere nel modo più verosimile possibile.

- Mio padre voleva che fossi abbastanza forte da non avere problemi nella vita, quindi mi ha allenata per un certo periodo, ma ho avuto diversi maestri. Diciamo che combattere fa parte di me, come di te, se non sbaglio. Tu dove hai imparato? – rigirò la domanda per evitare altre questioni spinose. Però, in fondo, non aveva detto una cosa così lontana dalla verità. Suo padre voleva renderlo un killer, come lo era stata tutta la sua famiglia, per questo si era sempre allenato.

- Anche io grazie a mio padre. Quand’ero piccola aveva una palestra di arti marziali e voleva a tutti i costi un successore, ma gli nacquero tre figlie femmine. Sembrava disperato, ma quando vide che io ero interessata si riprese. Purtroppo non mi allena più, da quando è così preso dal lavoro…

- Devi volergli molto bene…

L’espressione di Akane le fece capire che era stato un bene leggere il libro “Mille e più frasi dolci da dire” datole da Happosai.

- Sì, e…

- La vostra ordinazione!

La cameriera la interruppe, mettendo i gelati davanti alle due e Ranko sbuffò. Era un vero peccato, le sembrava quasi che si stesse aprendo con lei, nonostante tutto ciò che era successo. Senza starci attenta, prese con cucchiaino il gelato e lo portò alla bocca. Sgranò gli occhi.

- È buonissimo! – esclamò, guardandolo come fosse un tesoro. Akane ridacchiò.

- L’avevo detto.

Ranko annuì e si strafogò, finendolo in pochissimo tempo. Quando si accorse che non ce n’era più, si rabbuiò.

- Sì, finisce sempre troppo in fretta – ridacchiò Akane; lei, però, aveva ancora metà gelato da finire.

Ranko annuì, pensando che poteva quasi prendersene un altro, ma sicuramente Happosai non le avrebbe pagato nulla prima della fine della missione, quindi doveva rinunciarci.

- Non ti avevo mai vista così vivace – disse Akane, mentre mangiava il gelato.

- No?

- No. A scuola sembri sempre annoiata o scocciata, e tutte le volte che una ragazza prova a fare amicizia con te la mandi via. Solo Aiko riesce a starti vicina.

- E tu.

- Cosa?

- Anche tu mi sopporti.

Akane posò il cucchiaino prima di parlare ancora.

- Non sembri cattiva, ma se continui così acquisirai una fama da antipatica. Ranko, lo dico per te: se vuoi farti delle amiche dovrai modificare questo tuo carattere.

Falco Rosso rise interiormente. Quella ragazza non capiva che lei non voleva farsi amici? Se fosse successo… Sarebbe stato tutto solo più difficile.

- Vedrò che posso fare…

- Ecco, brava! Oh, caspita, è tardissimo! Tieni, pago io stavolta, per ringraziarti di aver sconfitto Kodachi, però adesso devo scappare! Ci vediamo domani a scuola, Ranko.

Akane lasciò i soldi sul tavolo e si alzò dalla sedia. Ringraziò frettolosamente la cameriera e uscì.

Ranko guardò i soldi. Bene, per quel giorno non aveva fatto spese inutili! Guardò il gelato che era avanzato nella coppa di Akane.

Si guardò intorno, sperando di non essere vista da lei, ma Akane era ormai lontana. Avvicinò il gelato e mangiò anche quello.

In fondo, quel giorno non era andato tanto male.






E siete arrivati alla fine del capitolo. Stavolta è più lungo! Felici? XD Ma non vi ci abituate, probabilmente il prossimo sarà più corto... ^^''' Ah, stavo per dimenticare... Per il titolo, sono stata insicura fino all'ultimo, ma alla fine ho scelto questo. Purtroppo vi fa subito capire il nuovo personaggio, ma penso che vada bene... Se la pensate diversamente, siete liberissimi di dirlo! Sono aperta a critiche, basta che siano costruttive, o non mi servono a molto. ^^'''
Ok, aspettate impazienti le risposte alle recensioni? No? Eh, mi dispiace, ma ve le scrivo lo stesso!
Però, prima, un grazie a chi mette la storia fra le preferite, fra le seguite, o anche a chi solo legge! ^^

Tiger Eyes: Eh sì, Akane è persino migliorata... Chissà com'era prima! XD Ma credo che in pochi lo vorrebbero vedere... Comunque, scene comiche con la cucina forse ce ne saranno... Ma non dico nulla! ^^ SOno felice che ti sia piaciuta quella frase! E spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!
Riccardo: Eh sì, lo so che Ranko nell'anime è brava a cucinare, forse per questo mi è venuta l'idea di farla cucinare! E poi, così non si annoia... Ha trovato qualcosa da fare, visto che sa già tutto! XD Se ti preoccupavi dell'arrivo di Kodachi, be', con questo capitolo i tuoi dubbi saranno scomparsi! Però, purtroppo, questo personaggio farà poche apparizioni in questa fanfic... Ma lìimportante è vedere Ran...ko fare figurac.. portare a termine la missione, no? XD
Akane 25: Ma guarda, ti ho anche fatto venire fame! XD Chissà se anche questo capitolo... Sono contenta che i personaggi ti sembrino IC! ^^ Spero di non essere andata nell'OCC proprio stavolta! XD Piaciuto il "nuovo personaggio"? Anche se, da quel che so, non è proprio il tuo preferito... Ho aggionato abbastanza presto! Avrei voluto farlo prima, ma causa influenza non ho potuto. ^^'''' Be', spero che ti sia piaciuto! ^^ Continua a seguirmi, eh! XD
Bizzarre Biscuit: Sono contenta che Aiko ti piaccia! Essendo un mio personaggio messo in mezzo, sono timorosa nel vedere cosa ne pensano i lettori... All'inizio nemmeno era in programma, ma si è, come dire... fatta strada da sola! XD Ha deciso lei di stare nella storia, e adesso ci sta! All'inizio l'avevo pensata troppo simile a Nabiki, quindi potrebbe avere ruoli meno importanti, andando avanti, ma resterà sempre un appiglio in SC! Curiosità fra Akane e Kodachi appagata? XD Be', non sarà un personaggio molto presente, ma qualche guaio l'ha combinato o lo combinerà... I misteri si risolveranno pian piano, e se ce ne sono alcuni ancora da risolvere, dovrai dirmelo, ok? XD Per quanto riguarda Akane... Qui ti sembra IC? Spero che il capitolo ti sia piaciuto! ^^

Accidenti, mi sa che mi sono divulgata un po' troppo... Be', la prossima volta mi conterrò! ^__-
Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ramen ***


Segreti complicati

7° capitolo: Ramen

 

Il letto era vuoto e disfatto; il proprietario non si era preso la briga di sistemarlo. Il bagno era pulito ma spoglio e la cucina aveva pochi alimenti. Come se ci si potesse aspettare di più da Happosai.

Falco Rosso stava facendo le flessioni con una mano sola . Quando la sveglia del cellulare suonò, lui cambiò mano.

Ormai erano due ore che si stava allenando. Era sabato, il giorno che tutti gli studenti aspettano per potersi riposare dalla scuola, ma che odiano per i troppi compiti. Sì, proprio quel giorno. Per lui era una semplice perdita di tempo. Non andando a scuola non poteva farsi amica Akane, e in questo modo non sarebbe mai entrato in quella casa e non avrebbe completato la missione. Un’inutile perdita di tempo. E un giorno in più con quella maledizione.

Almeno poteva allenarsi…

Un altro squillo. Strano, i quindici minuti erano passati sin troppo in fretta…

Sì alzò con uno scatto per andare a controllare e vide che non era la sveglia a suonare, bensì il cellulare.

- Solo una persona potrebbe prendersi la briga di chiamarmi sabato mattina… - esclamò esasperato, e il nome sullo schermo del cellulare gli diede ragione.

Rispose con uno sbuffo, sperando che fosse una cosa indolore.

- Ciao Falco Rosso! Ho saputo che non stai mettendo nemmeno uno degli amorini da cui mi sono separato con tanto dolor…

- Evita di fare il pervertito, Happosai. Hai interrotto il mio allenamento.

- Dovresti fare qualcosa per questo tuo brutto carattere, sai? Sennò non ti prenderà nessuno! Eppure ricordo che L… - cominciò, ma non finì la frase.

- Non rivangare il passato. Dimmi perché hai chiamato, così posso tornare ai miei esercizi.

- Credo che non potrai più farli… Abbiamo ideato un piano in tutta fretta che potrebbe farti entrare nella sua casa, almeno vedresti com’è prima che lei ti inviti.

Falco Rosso sbuffò, avrebbe dovuto dire addio agli allenamenti per quella mattina.

- Potrebbe?

- Tutto dipende da te.

- Certo, come al solito. Ma dimmi una cosa, Happosai… Non dovresti avere la mappa della casa dell’obiettivo?

- Ah,sì… Ma, sai com’è, una distrazione, un caffè rovesciato sulle carte sbagliate ci hanno… Be’, non ci hanno aiutato – spiegò velocemente, quasi mangiandosi le parole. Falco Rosso capì: Happosai era stato disattento, un’altra volta.

- Questa missione è nata e continuerà nella sfortuna… - mormorò, stropicciandosi gli occhi con la mano. – Dimmi il piano, sennò qui ci stiamo troppo tempo.

- Bene, sapevo che avresti ragionato! – Falco Rosso evitò di dire alcunché, o avrebbe urlato. – Dovrai, semplicemente, fare il fattorino per un ristorante nostro alleato che deve consegnare questa mattina i ramen per la famiglia Tendo.  Abbiamo appena saputo della loro ordinazione lì… Vai al ristorante fra poco, loro sanno già chi sei. Se non sbaglio, li hai anche già incontrati… Comunque, fatti dare i soldi! Così hanno detto. Non ti sembra un piano perfetto? – concluse, sicuramente sorridendo.

- No, però potrebbe funzionare.

- Quanto sei freddo… Sorridi, è meglio!

- Happosai, tu e il tuo gruppo di ricerca dovreste lavorare di più! – esclamò, irato. Si metteva anche a prenderlo in giro, adesso? A dargli consigli?

- I ramen saranno pronti fra poco. Falco Rosso… – pausa a effetto. – Mettiti i miei amoriniiii!

Attaccò il telefono, sapendo che Happosai, ormai, non aveva più nulla da dirgli.

 

Tirò il berretto sugli occhi. Non gli piaceva quella strana divisa da fattorino che aveva dovuto mettere: era scomoda e lo faceva sembrare un polipo con il suo colore rosso ruggine e le strisce nere, ma almeno era tornato in forma maschile. Se fosse stato Ranko, Akane l’avrebbe riconosciuto.

Happosai aveva detto che non ci sarebbero state difficoltà. Sperava ardentemente che, per una volta, avesse ragione…

Sospirò e guardò il vialetto di casa Tendo, che già una volta aveva visto. Guardata adesso, però, con più calma, notava che quella casa era molto semplice, anche più di come gli era sembrata la prima volta. Forse per questo anche Akane era così…

Scosse la testa. Non era il momento per pensare al carattere di quella ragazzina.  Doveva assolutamente completare ciò che doveva fare!

Stava attraversando velocemente il vialetto quando improvvisamente vide un ga… una cosetta pelosa che si avvicinava a lui. D’istinto fece qualche passo indietro, per poi darsi del cretino. Aveva superato la paura dei felini, se non si avvicinavano troppo poteva anche ignorarli.

Fece qualche passo avanti, finché non lo raggiunse. Quando gli arrivò vicino, gli passò il più lontano possibile e lo superò. Quando fu a tre passi davanti a lui, sospirò. Ce l’aveva fatta, aveva superato l’ostacolo. Non sarebbe scappato, adesso doveva solo raggiungere la port…

Oh, no. Oh, no! NO!

Quell’animale si stava strusciando contro la sua gamba. Ma perché Akane o chi in quella casa doveva ordinare proprio il pesce? E perché doveva trovarsi di fronte la sua unica paura?

Prese un profondo respiro e si scrollò il gatto di dosso, camminando il più velocemente possibile fino alla porta.

Il suono del campanello fu dolce come il pensiero di potersi togliere finalmente la maledizione. Ormai non gli interessava più nulla, voleva finire la sua missione e basta. Ne aveva avute abbastanza, ma doveva mantenere la calma, o si sarebbe fatto scoprir…

- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHIIIAAAAAAAA!

Urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Il micio, offeso di essere stato scrollato con maniere poco gentili, aveva conficcato le sue unghiette nella gamba del fattorino.

Ranma perse il poco autocontrollo che gli rimaneva e se lo scrollò di dosso ancor più rudemente di prima, ma il gatto si era intestardito; tirò di nuovo fuori le unghie, soffiando, però il ragazzo era già lontano, e il felino poté abbassare la schiena.

 

 

Akane guardò le due ragazze che stavano discutendo amabilmente nel salotto di casa sua. Vedere quelle due arpie vicine e osar pensare a ciò che potevano fare assieme era qualcosa di… spaventoso, ma non l’avrebbe mai ammesso con nessuno.

Stava guardando fissa la televisione, un programma di cucina, dicevano che era facile. Ma le avevano proibito di toccare i fornelli, quindi era costretta a non poter provare le ricette.

- Akane, non dovrebbe già essere arrivato il pranzo? – chiese Aiko, probabilmente affamata.

- Se avessi cucinato io, non avresti aspettato così tanto.

- Non avvicinarti alla cucina, Akane. Kasumi tornerà fra meno di un anno e voglio evitare intossicazioni finché non sarà qui, però, se proprio vuoi, puoi pagarmi per mangiare i tuoi piatti… – le disse l’altra, con un sorriso malizioso.

- Non intendo pagarti per mangiare, Nabiki! – gridò e la guardò infuriata. Va bene che ciò che cucinava non era il massimo, ma non poteva trattarla così.

- Allora mi paghi la mia parte del pranzo? Se vuoi che assaggi…

- Scordatelo.

- Aiko, che ne dici di ripagarmi uno dei tuoi tanti debiti? Ad esempio, quelle foto di Akane che ti avevo dato – provò a persuaderla, sotto lo sguardo furente di Akane.

- Ancora a vendere le mie foto? Pensavo avessi lasciato perdere. Ad Aiko, poi!

- Non mi interessa certo chi compra, mi bastano i soldi – rispose Nabiki, sempre sorridendo.

- Non preoccuparti Akane, non mi interessi certo in quel senso. Le foto erano per mio cugino, gliele ho portate per farti un favore e saldare un debito, te lo sei scordato? Per ora siamo pari!

- E mi dici di non preoccuparmi…

Aiko ridacchiò, mentre Nabiki continuava a sorridere. Avrebbe sicuramente detto qualcos’altro, se in quel momento non avesse sentito il suono del campanello. Per evitare di sentire altri discorsi – cominciava a preferire l’ignoranza, in questi casi – andò lei ad aprire, affrettandosi anche.

Quando era arrivata davanti alla porta e stava per aprire, all’improvviso sentì un urlo e aprì di scatto la porta, ma non riuscì a vedere molto, perché le arrivò addosso il cibo. Grazie alle sue doti di artista marziale, riuscì a prenderlo tutto, anche se dovette addirittura usare un piede come vassoio per recuperare un piatto e per poco non cadde.

Quando riacquistò l’equilibrio, riuscì a scorgere solo una figura in lontananza che correva alla massima velocità verso una metà che sfuggiva ad Akane, e un gatto che si leccava la zampa.

- Cos’è successo? – chiese Nabiki, accorsa con Aiko quando aveva sentito l’urlo. Sperava sicuramente di poter fruttare l’occasione o di cacciare via uno scocciatore; la seconda era semplicemente curiosa.

- Non lo so, mi sono ritrovata il cibo che mi cadeva addosso!

- Meglio, no? Tutto gratis!

- E, come al solito, è riuscita a non pagare – commentò Aiko, sbuffando.






Aggiornamento! Capitolo 7°! Che ne pensate? Banale? Umh... Forse sì, ma dovevo pur far incontrare Falco Rosso maschile con Akane, no? XD Per il prossimo ho qualche dubbio, ma spero di finirlo presto... Sennò, pubblicherò un po' più tardi. 
Non ho molto da dire, oggi ho già speso tante parole per altro... Ergo, passiamo subito alle risposte ai commenti! ^^

akane_stars: Sì, stanno diventando amiche! ^^ Pian pianino... XD Anche io spesso mi immagino la faccia di Akane se succedesse, e devo dire che non è proprio contenta ^^''' Speriamo bene! (La fanfic è tua e dici speriamo bene? -.- nd Ranko) Ehm... ^^''' Passiamo ad Aiko! Su di lei non so benissimo cosa dire, è un personaggio creato dal nulla! XD Credo che, per qualche cosa, sostituisca Nabiki, però non volevo fare la sua fotocopia, quindi alla fine l'ho modificata così... Indole curiosa, molto curiosa, lo vedrai anche nei prossimi capitoli! XD
Riccardo: Mantengo ciò che dico! Ho aggiornato presto! XD Sono contenta che ti sia piaciuto il dialogo fra le due. ^^ Volevo che diventassero più amiche! Questo, invece, è un capitolo che non so come descrivere... XD
Laila: Che bello, anche tu hai letto questa fanfic! Ne sono felice! ^^ Sono contenta che i personaggi ti sembrino IC, spero di continuare così! Ho corretto gli errori, grazie mille per avermeli segnalati! ^-^ Sì, Aiko è intraprendete e sicura di sé, ma è anche un po' approfittatrice. XD Falco Rosso manterrà il distacco professionale? Non so bene nemmeno io per quanto, ma già nel capitolo scorso ha mostrato qualche cedimento... In fondo, deve per forza diventare amica di Akane, e senza esserlo almeno in minima parte per davvero, non ci riuscirà! Spero che il capitolo ti sia piaciuto! ^^
Akane25: Ehilà, Rox! Mah, mi sa che continuando a parlare di cibo, ti farò mangiare davvero tanto! XD Ma non voglio farti ingrassare. ^__- Sono contenta che Kodachi ti sembri IC! ^^ Aiko la adoro anch'io, eppure è un personaggio apparso dal nulla, giusto per dare almeno un nome alle compagne di classe di Akane! E guarda un po' quante cose sta facendo... Anche se in questo capitolo non si intromette! ^^ 

Un grazie enorme ha chi ha messo la fanfic fra le preferite e le seguite.
Ma in questo capitolo devo fare un enorme ringraziamento alla mia beta, _ Mrs. Cold. Frà, senza di te probabilmente questa storia non sarebbe andata avanti così! E continui a darmi buone idee! E' solo parlandone con te che riesco a mettere ordine nella mia testa. E poi, dovrei fare una lista infinita per le idee che mi hai suggerito e che mi hai dato senza saperlo! Segreti complicati ti deve molto... ^.^ (Adesso mi commuovo... ç.ç Passiamo avanti, o piango davanti al computer!)
Al prossimo capitolo! ^^ 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ruoli scambiati ***


AVVISO: Ho modificato il 7° capitolo di SC, dopo moltissimi ripensamenti. Sarei felice se leggeste la nuova versione! ^^ 



Segreti complicati

8° capitolo: Ruoli scambiati.

 

Mentre stava camminando verso la scuola, Akane vide Aiko che gesticolava davanti il cancello. Cosa aveva tanto da agitarsi quella ragazza? Sembrava quasi impazzita. Il suo viso, però, aveva lo sguardo di qualcuno che vuole sentire pettegolezzi...

- Si è più fatto vivo il fattorino del ramen che scappava via ieri? – chiese, curiosa.

Proprio come pensava. Aiko aveva voglia di fare qualche chiacchiera senza senso e l’avrebbe fatta, in un modo o nell’altro.

- No, Aiko. Non credo che si farà più vedere, anche se Nabiki pensa che voglia i soldi… piuttosto penso che abbia avuto i suoi motivi per lanciare il ramen.

- Chissà… E se si fosse spaventato per qualcosa? O si fosse innamorato di una di noi tre?

- Ma se nemmeno ci ha viste! È scappato via prima che potessi fare qualsiasi cosa…

- Uffa, Akane. Con te è sempre difficile scherzare, prendi tutto così seriamente.

- Non mi sembrava che scherzassi…

Vide che Aiko scuoteva la testa. Come al solito non la prendeva sul serio, credeva che lei fosse soltanto una ragazzina con l’orgoglio smisurato che fraintendeva sempre tutto. Invece non era affatto vero!

- Secondo te oggi verrà Ranko? – chiese Aiko, non guardando Akane negli occhi.

- Credo di sì. Perché non dovrebbe venire?

- No, niente, chiedevo solo… – disse, cercando di tenere il tono disinteressato. Ma, quando incontrò gli occhi scuri dell’altra, non si frenò più. – Mi aiuti a scoprire dove abita?

- Chi?

- Ranko! Sai, aveva detto che abitava da sola, e vorrei vedere come se la cava, sono preoccupata per lei.

- Sei semplicemente curiosa – disse Akane, avviandosi verso la classe.

Sentì che Aiko la seguiva, non dicendo più nulla. Strano… Quando quella ragazza stava zitta, c’era sempre qualcosa sotto. Voleva vedere dove abitava la loro compagna di classe, e allora? Non era costretta ad accontentarla. Non doveva fare nulla. Poteva benissimo tornarsene a casa come ogni giorno, non le interessava dove abitava Ranko. Non c’erano pericoli… Però… E se qualcuno le avesse dato fastidio? Se le fosse successo qualcosa e lei non c’era? Non se lo sarebbe mai perdonato! In più, Aiko non era in grado di seguire Ranko senza farsi notare, tanto più che la rossa era un’artista marziale.

- Sai che non sono in grado da sola – disse quando furono arrivate davanti alla classe.

Non c’era scampo: la ragazza aveva una mente subdola, quando le interessava qualcosa – ergo, quando era troppo curiosa. Le ricordava Nabiki, quando faceva così…

- Dai, se riusciamo nell’intento vieni a casa mia e ti do lezioni di cucina!

E le metteva davanti a sé delle proposte che la incantavano proprio nel momento giusto, così cominciava a provare qualche dubbio e non era ferma nelle sue decisioni.

- Ci divertiremo!

- Non ho ancora accettato!

- La dobbiamo seguire appena uscita dall’aula, conto su di te! – continuò senza starla ad ascoltare. – E poi, sono preoccupata… Si dice che Ranko abiti insieme a un uomo cattivo che le fa pagare un affitto altissimo e la costringe a lavorare per lui. Dobbiamo fare qualcosa per lei!

Akane si irrigidì. Non aveva mai sentito una cosa simile, prima. Però di solito Aiko era ben informata su questo… Non poteva lasciare Ranko in mano a un uomo simile, se la voce era vera. Non poteva in alcun modo! E poi, chissà che altro le avrebbe fatto! Forse era anche un pervertito, che si divertiva con una ragazza giovane…

- Glielo chiederò oggi! Voglio sapere se è davvero in difficoltà o…

- Se non l’ha detto a nessuno non credo che lo dirà, anche perché ha un carattere molto chiuso.

Akane guardò per qualche momento Aiko. Aveva ragione. Non poteva far altro che seguirla di nascosto, sperando che l’altra capisse le loro buone intenzioni.

Le venne in mente il dubbio solo per un istante che, se fosse stato vero, non avrebbe potuto fare nulla contro un uomo che era riuscito a piegare una ragazza forte come Ranko, ma subito dopo lo cacciò via. Se si fosse trovata nella situazione, avrebbe pensato al da farsi sul momentoE poi, poteva sempre chiamare suo padre: era un artista marziale anche lui, l’avrebbe aiutata.

- Aiko, appena lei uscirà dalla classe vieni da me e vedremo come fare. Lei è veloce, non dovrai perdermi di vista! Comunque, poi ti dirò il resto. Quindi…

- Potrei passare per piacere?

Akane si girò e vide l’origine dei loro discorsi davanti a sé. Aveva lo sguardo strafottente e un po’ distaccato come sempre, ma adesso che sapeva la verità capiva il perché.

- Certo – rispose Aiko, facendola passare per poi entrare in classe dopo di lei. Akane le seguì, mentre pensava al modo per non farsi scoprire dalla compagna.

 

 

- Mi spieghi perché stiamo camminando con un giornale davanti alla faccia? – chiese Akane, e Aiko sentì lo sguardo della ragazza su di sé mentre cercava di passare inosservata. Cercava.

- Sicuramente funziona! Lo so!

- Dimmi la verità, volevi soltanto imitare i film e i manga, vero?

- Come hai fatto a capirlo? – chiese guardandola con un viso pieno di stupore.

Vide Akane che si fermava. Forse non era stata questa grande idea farsi aiutare da lei. Sapeva che era forte, ma non aveva molto senso dell’umorismo.

- Lasciamo stare. Togli quel giornale dalla faccia e cammina normalmente.

- Ok, allora ci serve un altro piano. Nasconditi e… Fai la ninja!

- Sono un artista di arti marziali; se volevi un ninja ti conveniva chiedere a qualcun altro.

- Ah, basta, dai. Se continuiamo a litigare fra noi perderemo di vista Ranko – disse Aiko, cercando di convincere l’amica.

Sentiva che era stufa di seguirla nelle sue idee che, sicuramente, credeva folli. Ma non lo erano!  Prima aveva semplicemente suggerito di travestirsi, ma l’altra le aveva fatto notare che non avevano abbastanza tempo. Poi aveva pensato di seguire Ranko saltando per i tetti, Akane ci sarebbe riuscita, anche se era un po’ faticoso. Peccato che per lei lo fosse ancora di più… E Akane non era in grado di saltare per due. Infine aveva proposto di seguirla semplicemente da lontano, la cosa più ovvia, ma le era venuta in mente quell’idea dei giornali…

- Se Ranko non si è ancora accorta di noi è un vero miracolo! – esclamò Akane.

- Pessimista.

Akane piegò il giornale. Si guardò attorno, incuriosendo Aiko.

- Che c’è adesso? – chiese. Senza di lei avrebbe fatto di peggio, ne era sicura… Era davvero curiosa di sapere dove abitava Ranko. Forse, però, la bugia che le aveva detto era stata troppo grande…

- Non vedo più Rank… Ah, no, eccola!

Akane alzò il braccio. Stava indicando un bar; il bar.

- Ce l’hai portata tu, ammettilo – le disse Aiko, ridacchiando.

- A me piace molto il gelato che fanno lì…

- Sì, è buono… Ma non è questo che ci interessa ora! Quella ragazza è ancora dentro, e…

Quando Aiko si accorse che Akane non l’ascoltava, si zittì. L’altra aveva un piccolo sorriso sul viso, forse stava ricordando qualcosa di bello. Non avendo altro da fare, si guardò attorno. La gente passava indifferente, una madre con un bambino, una coppia, un vecchietto che passeggiava… Lì erano tutti così calmi.

Chissà che lavoro faceva quella madre, se doveva faticare per portare a casa qualcosa, se era brava in cucina – sperava che fosse almeno meglio di Akane. E chissà se quel vecchietto avrebbe avuto qualche sorpresa, quel giorno, come una visita da parte dei parenti, o se già l’aveva ricevuta… Ad Aiko piaceva molto fantasticare su queste cose. Lei stessa si autodefiniva curiosa, anche se le malelingue la chiamavano impicciona.

Sorrise, poi guardò verso il bar. Ranko stava uscendo.

- Ehi, eccola!

- Già, ha preso lo stesso gelato che le ho consigliato ieri – disse Akane, ridacchiando.

- Allora avevo ragione!

- Non ho negato… Ah, vieni con me, non dobbiamo farci vedere!

- Speriamo di riuscirci…

 

Akane guidò Aiko in mezzo alla gente, cercando di passare inosservata. Se Ranko le avesse viste, potevano sempre parlare di coincidenza, ma così il loro piano sarebbe andato in fumo.

- Hai la minima idea di dove abiti? – chiese ad Aiko.

- Ho chiesto in giro, ma nessuno lo sa. Ho provato persino ad andare a vedere nei registri della scuola, ma non ci sono riuscita…

- Fortunatamente non ci sei riuscita né ti hanno visto, o avresti passato i guai! – la sgridò Akane, anche se sapeva che era una perdita di energia e tempo. E lei sviava sempre il discorso…

- Guarda, sta andando in quel vicolo! – disse Aiko, indicandolo.

- Una ragazza non dovrebbe entrare lì da sola. Seguiamola!

Le intimò di accelerare e entrò nel vicolo, sicura di trovarsi faccia a faccia con Ranko, ma… cieco. Un vicolo cieco con semplicemente un secchione dell’immondizia e un cane che stava dormendo per terra. Nient’altro.

- Perché mi sembra di stare in un film? O in una di quelle storie lette e rilette? Quelle in cui i protagonisti seguono la persona, entrano in un vicolo, ma non c’è nessuna via d’uscita e la persona è sparita? – chiese Aiko.

- Come faccio a risponderti se non lo so nemmeno io? Forse hai visto male…

- No, era proprio lei! L’ho vista bene.

Akane sbuffò. Non credeva che una persona potesse sparire così. Si avvicinò al secchione, incurante delle proteste di Aiko, e cominciò a frugare nella spazzatura. Spostava immondizia su immondizia, trovandosi davanti scarti di cibo, fazzoletti sporchi, buste nere, computer rotti. Si fermò solamente quando trovò un pannolino sporco.

- Cosa hai risolto con questa tua pazzia?

- Che puzza… - biascicò, togliendosi una buccia di banana dai capelli. – Ho semplicemente appurato che Ranko non è qui, a meno che non sappia cambiare fattezze…

Sentì improvvisamente un tonfo mentre Aiko chiedeva: “Perché?”. Si girò all’improvviso, guardando in alto. Eppure era sicura di aver sentito qualcosa…

- Perché sennò sarebbe diventata un cane per depistarci. Però dorme troppo beato.

- Uffa! Sono stanca. Andiamo a casa, domani riproveremo a seguirla.

Akane non era del tutto sicura di ciò che era successo. Probabilmente Aiko aveva visto male, già, probabilmente… E poi, dopo che le aveva detto quelle cose, non era preoccupata per lei? Perché Aiko gettava la spugna così facilmente?

- Aiko, ma dobbiamo provarci ancora! E se quell’uomo farà del male a Ranko?

- Lezioni di cucina! Andiamo a casa…

- Aiko! Era una bugia, vero? Dimmi la verità!

- Be’, non so se sia falso… ma non è nemmeno vero! – disse, per poi fuggire.

- Aiko, non correre! AIKOOO!








Come già detto in grande a inizio capitolo, ma lo ripeto nel caso fosse sfuggito, ho cambiato la seconda parte del 7° capitolo, l'incontro fra Ranma inversione maschile e Akane. Che ne pensate? Sinceramente, credo che sia più stile Takahashi, ma purtroppo ho dovuto levare quel tocco di galanteria... Ah, che peccato! Ma, in fondo, è meglio così. Il 6° capitolo, invece, non l'ho ancora ripreso, ma forse prima o poi cambierò anche quello... Almeno dal punto di vista stilistico. Per ora vi siete goduti questo! 
La mia Beta non c'è, se n'è andata in vacanza... Ma ho voluto comunque postare il cpaitolo, anche se, forse, lei non ne sarà molto contenta. Scusami! Il prossimo non lo posterò senza la tua supervisione! (Anche perché già questo sarà pieno di errori... ^^''' Scusate anche voi, lettori!)
Il titolo, "Ruoli scambiati", si riferisce al fatto che nel terzo capitolo era stato Falco Rosso a pedinare Akane, mentre adesso è il contrario. Comunque, forse la spiegazione non serviva... Ma ho voluto darvela comunque, ecco!
Purtroppo, causa mancanza di tempo, non posso rispondere alle recensioni per questo capitolo, ma ringrazio tutti: Tiger Eyes, Riccardo, Laila, Akane25, akane_stars, Sesshomarujunior, mapi_m e GiulyMad94.  Ringrazio anche chi solo legge! ^^ Spero di avervi divertito con questi capitoli, ho sudato parecchio per scriverli! XD (Ho caldoooooooooooooo!)
Spero di risentirvi al prossimo capitolo! (Che non so quando posterò, ma ho già qualche idea, quindi non disperate!)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Chi è quello? ***


Basta, mi sono stufata! Ci ho messo davvero tanto a scrivere questo capitolo e, nonostante non mi piaccia granché, non so assolutamente come cambiarlo, quindi lo pubblico così com'è (decisione presa quasi d'impulso... XD). All'inizio era crisi da pagina bianca, non sapevo cosa scrivere (anche se avevo qualche idea) poi, quando ho trovato una trama passabile, non sapevo come scriverlo. XD Però il titolo, stranamente, mi piace... Fortunatamente, il prossimo capitolo, almeno nella mia testa, è a posto. Manca solo scriverlo... Quindi, non ve lo aspettate prima dell'anno prossimo! Già è tanto se sono riuscita a pubblicare questo. XD
Bene, dopo lo sfogo un piccolo annuncio: la mia beta mi lascia! Ha deciso di dedicarsi ad altro, non ce la fa più a sopportarmi! XD Scherzi a parte, la ringrazio tantissimo per quel che ha fatto finora e di aver sopportato i miei mille dubbi su questa fanfic. Non ho ancora trovato una nuova beta (non l'ho nemmeno cercata, in realtà...) quindi vi dovrete sorbire i miei orrori di distrazione e altro in questo capitolo, spiacenti. ^^'''' Ho cercato di toglierli il più possibile, ma purtroppo scappano sempre... 
Visto che ormai si può rispondere alle recensioni nell'altro modo, non metterò più mie risposte qui. Ho già risposto ai commenti dell'ottavo capitolo, però volevo comunque ringraziare tutti quelli che hanno commentato e che mi sostengono: GRAZIE! Ovviamente, un grazie anche a chi solo legge! ^^
Ricordo, a chi non lo avesse ancora letto, che ho modificato il settimo capitolo. Sì, adesso è meno romantico, però è più divertente! ^.^
Felice Natale e felice anno nuovo!
Bien, non mi resta che augurarvi buona lettura!

Segreti complicati

9° capitolo: Chi è quello?

 

Il letto perfettamente fatto era indice che il proprietario, o la proprietaria, non aveva dormito lì. La cucina era perfettamente in ordine, così il bagno, ma nel piccolissimo salotto, sul divano, c'era qualcuno che dormiva. Con le gambe alzate e il suo russare sonoramente, che si estendeva in tutta la piccola dimora, una ragazza dai capelli rossi stava sognando di recuperare il suo possente e diciannovenne corpo maschile. 

Falco Rosso riusciva a stare sveglio a lungo, dormire in posti rumorosi e anche sentire quando qualcuno, sia da sveglio che nel sonno, lo voleva colpire. Ma la pochissime volte che poteva, riusciva anche a dormire beato. Ed era proprio ciò che stava facendo.

All'improvviso il suo sonno fu disturbato dal trillare fastidioso della sveglia. Ranko sobbalzò e si ritrovò con i piedi in faccia, non sapendo bene com’era accaduto. Fece una leggera torsione del bacino e si alzò in piedi, completamente spettinata e con le occhiaie. Il giorno prima, dopo l'assurdo pedinamento di quelle due, nel quale Akane stava per scoprire che era saltata sul tetto per sfuggirle, era rimasta a guardare la televisione nelle sue spoglie femminili per aspettare la padrona di casa che le doveva chiedere l'affitto - Happosai aveva detto che viveva una ragazza, lì. Nonostante avesse aspettato a lungo, non era arrivato nessuno – a quanto pare se ne era dimenticata. Dopo aver spento la tv e  essersi messo a guardare il soffitto, probabilmente aveva chiuso gli occhi.

Si stiracchiò, prese gli avanzi della sera prima e fece colazione meglio che poté. Una volta finito, indossò velocemente la divisa, anche se avrebbe pagato oro, sudore e quant'altro per poterne indossare una maschile anche nella sua... posizione. Prima di uscire di casa, gli venne un impulso primitivo e normalissimo dopo aver bevuto: doveva andare in bagno. Guardò il suo corpo femminile e sbuffò. Benché ormai si fosse abituato al tondeggiante, ancora non aveva voglia di fare questo grande passo... Ma, se non lo avesse fatto, sarebbe arrivato in ritardo. Osservò le sue scarpe per qualche secondo, con uno sguardo fra lo scioccato e il frustato. Mise a bollire l'acqua. Avrebbe dovuto correre, poi.

 

 

Ecco, stava per suonare... No, non suonare, campanella! Mancavano solo pochissimi metri...

Con un balzo degno di una tigre, Ranko riuscì ad entrare prima che la campanella cominciasse a suonare. Sospirò di sollievo. A quanto pare si era messa la maglietta al contrario – se n’era accorta solo in quel momento – ma tanto alla prima ora c'era educazione fisica, quindi non se ne preoccupava troppo. Mentre correva per arrivare in classe, guardò il cancello dietro di sé. Di solito non arrivava tardi, ma quella mattina non gli andava di provare molte novità, preferiva arrivare in ritardo che... be', che andare in bagno così. Non ci si ritrovava proprio. 

Si ritrovò davanti un gruppo di ragazze, ma non gli diede molto peso; le sorpassò e, per divertirsi un po’, spiccò un salto verso l’entrata dell’edificio. Mentre era a mezz'aria, due persone finirono sulla sua traiettoria e vedendo che, guarda caso, si trattava di Akane e Aiko, se ne infischiò e decise di fare la parte dell'innocente; aveva dato fin troppa prova della sua prestanza fisica nettamente superiore alla mora, non voleva essere costretta a combattere con altre pazze - come La Rosa Nera - benché sapesse sconfiggerle. Così finì addosso alle due, ridacchiando dentro di sé per la faccia scocciata  di una e irritata dell'altra. Qualche piccola vendetta per il giorno prima se la poteva anche prendere. Le avevano fatto perdere tempo, però aveva mangiato un buon gelato…

- Ranko sei più pesante di quel che credessi! – si lagnò Aiko, cercando di levarsela di dosso.

- Scusate, non vi avevo viste... 

La rossa si alzò, stupita che Akane non avesse proferito parola, nonostante il viso palesemente arrabbiato. Quando la mora fu libera, ricominciò a correre e entrò nell’edificio. Le altre due la seguirono e Ranko, finalmente, capì il perché di tutta quella fretta. Stava andando da qualcuno, e non era uno qualsiasi, era un ragazzo – lo si capiva dall'uniforme maschile – che non aveva mai visto prima. 

Che cos…? Happosay non gli aveva detto niente del ragazzo di Akane! Ma… forse perché non era molto inerente alla missione. Anche se ormai aveva perso ogni speranza di aiuto da parte di quel vecchietto maniaco, secondo lui si era rimbambito a livelli cosmici.

Perso nelle sue riflessioni, quasi non si accorse dell'abbraccio fra la mora e lo sconosciuto, anche se molti suoi pensieri erano fissi su di loro, ma si riprese quando vide lo sguardo poco promettente che gli stava rifilando Aiko. Cosa aveva da guardarla così? Sembrava un cacciatore che stava studiando la sua preda, prima di decidere se risparmiarla o se farla diventare il suo pranzo. Assurdo! In quanto a forza Aiko era nettamente svantaggiata. 

- Vorresti sapere chi è, vero?

Sì, nella forza fisica era svantaggiata, ma nel capire ciò che pensano le persone era più brava, molto più brava. E Ranko sospettava che volesse anche vendicarsi per prima…

- Chiunque vorrebbe, non credi? - le chiese di rimando. 

- Sì... Hai mai sentito parlare della persona per Akane più importante dopo la sorella maggiore? Be', è quella che sta abbracciando adesso.

Ranko la scrutò per un attimo. Sapeva che se ne sarebbe pentito, ma un’amica avrebbe chiesto qualcosa, no?

- Come mai è così importante? E che mi dici della sorella maggiore?

- Si è risvegliata la curiosità di Ranko! Che bello...

- Rispondi, invece di gongolarti con inutili fantasie - disse con durezza. Aiko non era Akane, non doveva maltrattarla, ma qualche rispostaccia in più non poteva certo far male.

- Perché non lo chiedi direttamente a lei? 

Il sorrisetto da diavoletto stampato su quel volto che sembrava angelico lo faceva sembrare una maschera raccapricciante, ma pregiata, come la sua voglia di fare dispetti e di violare la privacy delle persone.

- Non è che me ne importi così tanto... – disse e sbadigliò. Aiko si imbronciò, forse si era aspettata un'altra reazione, ma cosa voleva? Lei era una ragazza in quel momento, che reazione poteva avere?

- Ho sempre pensato che saresti stata gelosa, ti comporti bene solo con Akane...

- Perché dovrei essere gelosa di quel maschiaccio? Sono una ragazza!

- Proprio per questo! Portano via la tua amica, che farai?

In quel momento Ranko realizzò che, se veniva un assurdo ragazzo o, peggio, fidanzato d'Akane, avrebbe passato meno tempo con lei e di conseguenza non sarebbe mai diventata sua amica e non sarebbe mai entrata in casa, così il suo obiettivo sarebbe diventato sempre più distante...

- Io... Ci penserò - sussurrò, mentre nella sua testa vedeva sempre di più l'immagine del padre di Akane allontanarsi... Ehi, ma che ci faceva l’immagine chiara e nitida di Akane abbracciata a quel tizio? Via! Via! Aveva bisogno di un piano, non di pensare a fesserie!

- Ragazze cattive, la campanella è già suonata, andate a lezione! - strillò la professoressa bambina, con la sua moneta da 10 yen pronta all'attacco.

Per evitare altri guai con quella psicopatica della mini-prof, Ranko si affrettò ad andare in palestra. Sgranò gli occhi fino all'inverosimile quando vide lo sconosciuto seguire Akane nello spogliatoio femminile. Che il mondo fosse impazzito? Akane, quella Akane, che faceva entrare un ragazzo nello spogliatoio?

Aspettò qualche secondo, senza sapere bene che fare. Non c’era stata nessuna protesta… Nulla! Eppure era un ragazzo! Avrebbe dovuto picchiarlo? Entrare per preservare le ragazze? Ma la sua coscienza sporca lo fermava. In fondo, anche lui era un ragazzo, seppur con un altro corpo per colpa di una maledizione. Le stava ingannando tutte, senza rimorsi, certo, ma non poteva fare la ramanzina a un tizio qualunque se nessuna urlava o chiedeva aiuto – cosa che si aspettava succedesse da un momento all’altro.

Si scrollò di dosso quei pensieri quasi subito. Per un attimo aveva visto la sua coscienza: sbagliato! Non era la coscienza, erano inutili parole che ormai ti inculcavano fin da piccolo: non uccidere, non rubare, non desiderare le cose degli altri, ecc... Come una tiritera.

Ma non erano mai state affar suo.

Lui uccideva. Per soldi. Il che mandava all’aria tutte le sue possibilità di andare in un luogo felice dopo la morte, se ci avesse creduto, ovviamente. La società rosea, superficiale, quella di lei, ancora credeva a queste cose insulse! Be’, a Falco Rosso erano state imposte regole diverse. Prima fra tutte: niente legami.

Se le avessero chiesto aiuto, per preservare la sua copertura, le avrebbe aiutate, sennò, per quanto gli importava, il ragazzo di Akane poteva pure guardare.

Con questi pensieri aprì la porta, stupito, però, di non vedere nessun ragazzo. Non era molto alto, ricordava, moro dai capelli lunghi, legati in una coda. Portava una di quelle spatole da cucina sulla schiena, solo molto, molto più grande. Ecco, aveva visto la spatola, ma accanto c'era una ragazza... 

Sgranò gli occhi fino all'inverosimile. Era la terza volta che rimaneva scioccato, quel giorno.

Si avvicinò alla ragazza, arrivando a pochi centimetri da lei, ancora senza capire bene se i suoi occhi lo stavano tradendo. Sicuro che fosse il tizio di prima? La stava fissando, indossava un reggiseno. Però poteva benissimo avere seni finti! Forse lo aveva fatto per ingannare Akane, o la scuola, o…

- Ranko, che stai facendo? – le chiese la voce di Akane, probabilmente riferendosi al fatto che stava impalato con gli occhi sgranati a fissare il seno della nuova arrivata.

- Nulla – rispose, girandosi da un’altra parte e recuperando un po’ di contegno. Come aveva detto Aiko? Una delle persone più importanti. Per ora, non poteva fare passi falsi. Anche se credeva di aver appena fatto una figuraccia da primati.

- Credeva che fosse un ragazzo! - urlò Aiko, ridacchiando all'espressione della rossa.

- Errore che fanno in molti... - sospirò Akane, però poi la guardò male.

- Fa nulla... Lei non mi conosceva – disse la ragazza con la spatola. Eh sì, perché ormai doveva pensare che era una ragazza, accidenti… Che poteva comportare questo? Ah, ci avrebbe pensato dopo!

- Sentimi bene! La scuola le ha dato il permesso di andare in giro con l'uniforme maschile, perché Ukyo si trova meglio così - le spiegò Aiko, ancora col sorrisetto divertito sul volto.

- Dirmelo prima no, eh?

- Nessuno ci aveva pensa… - cominciò Akane, ma non finì mai, perché la mano di Ranko le coprì la bocca con la mano. Vedeva la sua espressione furiosa, ma prima che potesse dire le sue parole, sicuramente arrabbiate, fece la sua domanda.

- Aspetta! Questa scuola accetta davvero uniformi maschili?

- Sì... questa è l'uniforme del liceo maschile qui accanto, che è affiliato alla nostra scuola – le rispose la nuova arrivata, sorridendo. Ranko lasciò andare Akane, che le urlò contro qualche insulto, ma la rossa non le prestava molta attenzione, stava guardando con gli occhi sognanti la divisa dietro Ukyo; anche se forse sembrava che guardasse proprio lei. Non le importò molto: aveva visto giusto, poteva...

STOOOOOP!

Un liceo maschile affiliato? Maschile, vero? Con uniformi maschili, cibo maschile, puzza maschile... Anche se dell'ultima poteva fare a meno, il resto era il paradiso! Come poteva Happosai non avergli detto cose così importanti? Ah, ma l'avrebbe sentito!

- Voglio un'uniforme maschile anch'io! – disse, con entusiasmo. Aveva lasciato andare Akane appena aveva sentito le parole di Ukyo.

- Ma sarebbe un peccato, stai così bene così... vero, ragazze? Akane? 

- Sì, sta bene - disse Akane, seppur sembrasse non aver ascoltato con molta attenzione Aiko.

Ranko non la stette a sentire, non gli interessava. Solo dopo avrebbe capito che, con la venuta di Ukyo, le cose si sarebbero complicate, e tanto.  Ma, in quel momento, aveva in mente soltanto due cose essenziali: riuscire ad ottenere un uniforme maschile e strozzare Happosai.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Troppi tizi strani ***


Allora... Sono passati 6 mesi. Sì, sono passati addirittura SEI mesi da quando ho aggiornato. Quindi, appena finisco il mio monologo per spiegare le cause di questo ritardo, scappo il più lontano possibile (anche perché devo studiare....).
Se non volete perdere tempo in scuse/cause che non vi interessano passate avanti a questo paragrafo! ^^

Cominciamo dall'inizio. Come avrete notato, sono sparita. Letteralmente. A parte la mia prima storia finita e l'One-shot NON su Ranma che ho pubblicato, (e a volte qualche commento a qualche storia) sono sparita sia per le storie che per i commenti. Perché? Be', non è così facile da dire... Sicuramente è stato anche a causa della scuola. Quest'anno è stato pazzesco, ho cominciato che credevo di non riuscire ad arrivare alla fine, e se riesco ad aggiornare oggi è soltanto perché sto prendendo tempo allo studio, e anche perché mi sono stufata di non aggironare. ^^'''' L'altro motivo è leggermente (?) più serio, ma non è triste... credo. Comunque, diciamo che da gennaio, per ben CINQUE mesi ho avuto una crisi che ha preso tutto il mio universo personale di scrittura e lettura. Leggevo senza capire bene PERCHé dovessi leggere, le cose che prima mi appasionavano mi sembravano roba per ragazzini idioti, i manga che adoravo sono calati drasticamente e la mia voglia di scrivere era NULLA. Assolutamente nulla.
Credo di essere cresciuta.
Anzi, sono sicura di essere cresciuta, ma per capirlo ci ho messo un po'... Sono diversa dalla me stessa dell'anno scorso.
L'altro giorno, ho cominciato a leggere un libro che mi hanno regalato per il compleanno. L'ho finito in 4 giorni. Ho ripreso a scrivere, a leggere, a divertirmi... E al più presto riprenderò in mano tutte le storie che mi sono lasciata scivolare in questi mesi. D'altronde, tra un po' la scuola finisce... E avrò più tempo. E più voglia. XD

Ora, arriviamo al motivo che mi ha spinta a non pubblicare per così tanto e che interesserà voi lettori. Mi è venuta un'idea su come continuare la storia, ma non volevo lasciarvi a secco di capitoli proprio nei punti più salienti, così sto cercando di scrivere questa... Saga? No, non è proprio una saga, visto che sono solo 3 capitoletti, ma meglio degli "episodi" che avete avuto finora! Perchè sì, ho notato che finora ho scritto episodi più che capitoli, legati da un filone principale e soprattutto dediti a farvi divertire, ma è anche ora che la storia evolva un pochettino, no? ^^ In effetti, è andata un po' lentamente... Ma ho i miei tempi, e la trama delineata a grandi linee nella mia testa, devo solo vedere come riempire i buchi che sicuramente sono nella mia testa ma che ancora non ho notato...
Importante: questo capitolo NON fa parte della "saga", però è importante per aiutarmi con ciò che verrà! U.U Leggete e capirete, eh!
Il prossimo capitolo NON verrà pubblicato prima di almeno un mesetto... proprio perché ho solo... mezzo capitolo pronto? O.o'''' Be', appena finita la scuola, mi metterò a scrivere per bene! U.U

Altra cosa (si spera ultima! XD): non ho ancora un/una beta! Quindi, se notate errori, sconvolgimenti di trama, ecc... be', sappiate che è tutta colpa mia! E siete tenuti a dirmelo, eh! U.U
Perché ancora non ho trovato beta? Be', semplice: non l'ho cercato/a. Non ho avuto né il tempo né la voglia, ma se qualcuno si offre di sua sponte, ovviamente non rifiuterò l'aiuto! XD

Ho già risposto ai commenti grazie alla funzione di EFP,  ma ci tengo a ringraziare nuovamente lettori e, soprattutto, i commentatori che mi sostengono! ^^ Se non fosse per voi, mica pubblicavo, eh! XD
Adesso è davvero tutto. Godetevi il capitolo!
Buona lettura! ^^

Segreti complicati

10° capitolo: Troppi tizi strani.

 

Aiko stava osservando Ranko, dopo che le aveva appena finito di spiegare tutta la… faccenda. Eh sì, perché la sua compagna di classe non aveva idea che Ukyo e Akane fossero cugine. Aveva dovuto anche spiegare come mai erano così legate.

Ora… Be’, sapeva che Ranko non capiva così bene le persone, l’aveva appurato lei stessa, ma per spiegarle che le lezioni di cucina che Ukyo aveva tanto faticato a dare ad Akane erano servite ad unirle – anche perché solo grazie a lei la mora era riuscita a migliorarsi un pochino (sapeva far bollire l’acqua senza causare danni permanenti a nessuno) – aveva dovuto usare un linguaggio elementare, peggio dei bambini!

Come può unire una cosa simile?

La sua domanda l’aveva spiazzata e la sua curiosità su quella ragazza era diventata ancora più grande. Era riuscita a  capire meglio solo quando le aveva spiegato che, in cambio, Akane lavorava come cameriera al negozio di Ukyo per quelle lezioni.

Stanca di stare ad osservare il suo viso senza far nulla, decise di riportarla sulla terra dal mondo dei sogni.

- Quanto ancora pensi di restare a fissare il vuoto?

Ranko cambiò improvvisamente espressione: da corrucciata divenne fredda. Aiko non se ne meravigliò molto, ormai aveva visto questo suo modo di fare parecchie volte. Appena si accorgeva di perdere la sua naturale freddezza, la riacquistava immediatamente. Il perché ancora non l’aveva capito ma, presto o tardi, ci sarebbe arrivata.

- Oh, non rispondi! Fa nulla… Io e Akane andiamo all’Ucchan, vieni anche tu?

- L’Ucchan è il negozio della cugina di Akane, giusto?

- Esatto.

- Forse vi raggiungo dopo. Prima devo fare una cosa.

Aiko la osservò per qualche secondo prima di parlare di nuovo.

- Dove vai?

E vide come la sua espressione cambiava ancora, diventando scocciata. A quanto pare non era abituata a tutte quelle domande.

- Affari miei.

- Allora ti seguo.

- Voglio un’uniforme maschile, contenta?

Sorrise. Anche la rossa aveva capito che, per togliersela di torno, era molto, molto meglio risponderle subito. Però non credeva che Ranko sapesse dove si trovasse il liceo maschile… Forse era meglio chiedere prima il permesso alla preside di indossarla, ma Aiko sapeva bene che, come aveva fatto Ukyo, era meglio prima procurarsi l’uniforme…

Ma certo! Ukyo! Poteva aiutare lei Ranko… Ma come convincerla?

- Ranko, vado a chiamare Ukyo!

- Che c’entra lei?

- Ci facciamo aiutare!

- Ci? Aiko, faccio da sola.

- No! Ukyo ha già esperienza in questo, e Akane ci accompagnerà volentieri! Tu aspetta qui, occhioni azzurri!

Aiko si girò, sorridendo per l’espressione infastidita e scioccata della rossa, e corse per andare da Ukyo e Akane, certa che Ranko avrebbe aspettato: sembrava, anzi, era quasi certo che la rossa avesse un debole per Akane, e lei lo avrebbe sfruttato fino alla fine.

 

Era incredibile. Eccolo lì, davanti a lui: il liceo maschile.

Era stato costretto ad aspettare Aiko perché non sapeva assolutamente da che parte era la scuola. Quando era arrivata con Ukyo e Akane al seguito, si era ripromesso di strozzarla, ma adesso avrebbe dovuto ringraziarla, forse…

Ma non in quel momento.

Adesso voleva solo trovare un’uniforme! Ah, e poteva mangiare del cibo maschile! E la puzz… No, quella non era la benvenuta, ma meglio del profumo asfissiante che le ragazze adoravano mettersi e a cui era costretto ogni giorno. Comunque, quello era il momento di concentrarsi sull’uniforme, poi avrebbe pensato al resto. Come, per esempio, strozzare Happosai.

- Andiamo a chiedere se è possibile avere un’uniforme in più – disse Ukyo; a Ranko sembrarono delle parole incredibilmente dolci.

- Veniamo anche noi! – si aggiunse Aiko. L’impicciona aveva chiesto aiuto alle due… per una volta le era quasi grato.

- Non mi piace – disse Akane, ma Ranko non registrò fino in fondo quelle parole. Si riferiva sicuramente all’edificio…

Si fermò: Ukyo stava parlando con un professore. Non ascoltava ciò che dicevano, lasciava alla ragazza la parte più noiosa, era troppo eccitato per…

Si pietrificò. Che diamine stava facendo? Lui era un killer. Il migliore. Aveva perso completamente di vista l’obiettivo; non doveva pensare alla scuola, ad Aiko o Ukyo o anche Akane per più di pochi secondi. L’unico suo obiettivo era Suon Tendo.

Purtroppo, casa Tendo era difficile da avvicinare, perché qualcuno non lavorava bene, quindi era costretto a far sì che Akane la considerasse un’amica.

Ma… dopotutto, ormai era lì. Avrebbe preso l’uniforme, poi sarebbe andato a pensare a un piano per riuscire a finire in fretta quel lavoro. Ne aveva abbastanza di tutta quella situazione esasperante.

Riprese un po’ di autocontrollo quando Ukyo si girò verso di lei, stava per dirle qualcosa, ma un urlo battagliero d’Akane la fermò.

Ranko si girò immediatamente ed ebbe appena il tempo di chiedersi che stava succedendo e perché Akane avesse un braccio alzato, con la mano stretta a pugno, che qualcosa le/gli cadde addosso.

La sua pazienza era arrivata al limite! Prese la cosa che aveva sulla testa, pronta a lanciarla lontano – almeno si sarebbe sfogata – quando notò, con stupore, che la cosa era un ragazzo.

- Che diamine…

Ranko lo lasciò cadere a terra. Non aveva tempo per pensare a un’altra persona strana, adesso Akane l’avrebbe sentita, non sarebbe stato un litigio a rovinare un’amicizia!

Stava appunto per incamminarsi, quando sentì qualcosa afferrarle la gamba: il ragazzo le si era attaccato. Non aveva voglia di altri guai, stava per dargli un pugno, forte abbastanza da farlo svenire, quando il tizio si alzò, le prese le mani fra le sue e la guardò con ardore.

- Finalmente!

- Lasciami!

Liberò le mani ma quello, svelto, gliele riafferrò.

- Finalmente ti ho ritrovata, ragazza del vicolo con un bicchiere in mano!

- Cosa? Hai sbagliato persona!

Per lo shock, si dimenticò che le teneva le mani, ma lui improvvisamente le lasciò, aprì le braccia e si lasciò andare – probabilmente voleva abbracciarla – verso di lei… niente lo salvò da un calcio in pieno viso.

- Oh, Kuno ha trovato una nuova ragazza a cui attaccarsi… – sentì dire da un ragazzo lì vicino.

Chi diamine era quel tiz…?

Oh, no.

Oh, nononono!

Diamine, non era possibile!

Ora che era disteso a terra lo riconosceva. Cioè, più o meno. Aveva intuito qualcosa quando aveva nominato la ragazza del vicolo con un bicchiere in mano – ma era possibile essere così idioti da nominare qualcuno così? Adesso ne era sicuro: era quel ragazzo a cui aveva fregato i pantaloni per pedinare Akane. (1)  Eppure era sicuro di non essersi fatto riconoscere!

Come poteva essere così sfortunato?

- Ehi, Kuno, ma allora non ti piace più Akane? – chiese Aiko al ragazzo, che si era già seduto. Aveva due bernoccoli in testa…

Ci era andato troppo piano, con lui. Perché non spaccargli la mandibola?

Feeermi! Quel giorno gli sfuggivano troppe cose… A quel ragazz… Kuno, se non sbagliava, piaceva Akane?

- Sì, certo che mi piace Akane… Ma quella ragazza è forte e abile, mi piace anche lei!

- Che succede? – chiese Ukyo, guardando con interesse prima Ranko e poi Kuno.

- Uh, ma allora vi conoscete!

- Aiko! – protestò Ranko.

Kuno scelse proprio quel momento per abbracciare la rossa da dietro, e Aiko evitò di rispondere. Ranko ringhiò, gli pestò il piede e gli piazzò il gomito proprio sullo stomaco. Sentì le braccia che la lasciavano e, subito dopo, il suo singhiozzo dolorante. Adesso cominciava ad andare meglio.

- Oh, credo che tu abbia esagerato… - esclamò Aiko, sicuramente più per il gusto di farla infuriare ancora di più che per reale compassione verso quell’esemplare maschile.

Ranko era pronta a urlarle addosso, se non fosse stato proprio per l’esemplare, che si era miracolosamente ripreso e si era avvicinato ad Akane.

- Oh, gioia dei miei occhi, scappiamo insieme, scambiamoci i diari e cerchiamo un rifugio dove potremo stare soli, tu ed io, ad ammirare il mare in tempesta…

- Allora è un vizio! – sbuffò la rossa.

- Sì, è sempre così. Anzi che oggi si contiene… - commentò Ukyo, osservando la scena.

Ranko storse il naso. Quasi non si accorse del pugno che Akane diede a Kuno e pensò solo per un momento che quell’individuo era abbastanza resistente… aveva visto il professore di prima che stava tornando per parlare nuovamente con Ukyo.

I suoi occhi brillarono e tutto il suo corpo si stava protendendo verso quella piccola speranza, quando si sentì afferrare per la manica e trascinare via…

- Ranko, Ukyo, andiamocene… - disse Akane.

- Aspetta, prima l’uniformeeeee!

 

Alla fine, dopo aver mandato quel Tatewaki “Aristocrat” Kuno a fare qualche sonnellino una ventina di volte, ottenuta l’uniforme e presa Aiko – la ragazza era rimasta indietro e Akane aveva i rimorsi di coscienza! – erano riuscite a scappare ad andarsene.

- Quindi, anche lui è tuo cugino…

- Esatto! – rispose Aiko, sorridente. Stava amabilmente parlando con quel Kuno, quando avevano ottenuto un’uniforme maschile; ma non potevano lasciarla lì, eh no! Accidenti ad Akane…

- È il fratello di Kodachi – puntualizzò Akane.

- La pazza dai fiori bl… neri?

- Esatto!

- Mi ci vorrà un po’ per riprendermi…

- Sì, Kuno non ha fatto altro che inseguirti per tutto il tempo. Ma non sapevo che vi conoscevate già…

- Diciamo che ci siamo incrociati una volta… - sospirò Ranko. Il liceo maschile sarebbe stato perfetto, se non ci fosse stato quell’idiota! Forse, per ora, ma solo e unicamente per quel momento e perché aveva un’importantissima missione da compiere, era preferibile quello femminile. Anche se gli mancava terribilmente essere un ragazzo in tutto e per tutto…

Ah, non avrebbe mai pensato di poter pensare di essere quasi fortunato a stare nel liceo femminile!

- Bene, allora adesso che si fa? – chiese amabilmente Aiko.

- Al mio locale! C’è una promessa da mantenere.

- Che promessa? – chiese Ranko, che stava per accettare solo per mettere qualcosa sotto i denti.

- Ma come, te ne sei scordata? Aiko mi ha detto che avresti lavorato da cameriera per me stasera, se ti avessi procurato l’uniforme!

Lavorare… Da cameriera?

- Dai, almeno adesso hai la tua uniforme!

- Aiko, non dovresti fare promesse per gli altri… - disse Akane, probabilmente solidale: Ranko sospettava che avesse raggirato spesso anche lei…

- AIKO! La prossima volta NON TI IMPICCIARE!

 

 

Bene.

Benissimo.

Non poteva andare meglio.

Dopo che uno tocca il fondo, pensa di poter almeno risalire, e invece no! Quella sera era stato terribile. Aiko aveva dato il peggio di sé, cercando di fargli perdere la calma in tutti i modi, dalle urla nell’orecchio alle battute vergognose per una ragazza davanti a tutti. Non aveva nemmeno la voglia di ripensarci. Aveva anche dovuto faticare a nascondere le sue occhiatacce quando Akane guardava dalla loro parte, perché non si poteva toccare una ragazza che non sapeva lottare!

Diamine… l’unica cosa positiva della serata era stata la cena: Ukyo le aveva offerto ben quattro okonomiyaki visto il suo duro lavoro. E, ovviamente, lui li aveva mangiati subito! Happosay elemosinava troppo sul cibo che gli mandava, e Falco Rosso non aveva nessuna voglia di andare a fare la spesa… Era un’offesa al suo orgoglio! Ed era Happosay a dover provvedere al suo appetito.

Ah, giusto, c’era anche un’altra cosa positiva: stava mangiando insieme alle tre quando un certo Sasuke – da quel che aveva capito era il servitore dei Kuno – era venuto a prendere Aiko per portarla a casa e Akane, accortasi dell’ora, aveva salutato Ukyo e aveva trascinata lei fuori dal locale.

Quindi, in quel momento, stava passeggiando insieme alla mora per tornare a casa. Avrebbero benissimo potuto correre, ma così non avrebbero potuto parlare… Fortunatamente, nonostante il tragitto fosse breve, dovevano andare nella stessa direzione.

Già, parlare…

Dire qualcosa.

Dialogare.

Esclamare.

Accidenti! Pensare ai sinonimi di parlare non l’avrebbe aiutato a trovare un argomento! Come… Di cosa parlano le normali ragazzine sedicenni? Anzi… Quella non si poteva definire normale, lei era… era… era semplicemente Akane, dannazione!

- Ah, diamine!

- Oh, finalmente parli!

- C-cosa? – chiese, leggermente confuso.

- Per tutta la sera non hai aperto bocca, Aiko si stava preoccupando…

- Secondo te fare dispetti e preoccuparsi sono la stessa cosa? – esclamò, con un tono più irritato di quel che avrebbe voluto.

- Be’… Per lei sì.

Ranko guardò la mora negli occhi… erano completamente sinceri. Non c’era nessun segno di derisione, di dispetto. Lei credeva veramente a quel che aveva detto.

Eh già, Aiko aveva ragione a dire che era ingenua…

- Quanto manca a casa tua?

- Siamo… siamo arrivati – constatò, arrabbiato con se stesso per aver sprecato quell’opportunità. Le indicò comunque il palazzo, per evitare che lo seguissero come il giorno prima.

- Allora a domani! – la salutò, sorridendole. Probabilmente era un sorriso di circostanza, probabilmente non voleva dire nulla, ma gli sembrò appena più aperto e sincero di quelli che aveva visto fino a quel momento…

Non voleva pensare che doveva ringraziare quel tizio… quel Kuno per questo.

- A domani…

Guardò Akane allontanarsi fino a che non girò l’angolo. Si sentiva stranamente irrequieto… Cos’era? La ragione stava cercando di dirgli qualcosa, qualcosa che gli stava sfuggendo…

Ah, ma certo. Che sciocco era stato. Quale ragazzo avrebbe lasciato andare una ragazza da sola di notte? Era un’idiota…

Ehi, in quel momento era una ragazza! Non gli interessava!

…o sì?

Ma… Se ad Akane fosse accaduto qualcosa, poi non avrebbe più dato la sua fiducia a nessuno e… Ah, al diavolo!

Saltò sul tetto dell’abitazione e, furtivo e silenzioso, seguì l’amica fino a casa.

 

 

 

(1) Per chi non si ricordasse, è successo nel 3° capitolo: il pedinamento. Quando Falco Rosso doveva scoprire dove abitava Akane.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Spruzzi d'acqua. ***


So che non ve lo aspettavate, sinceramente anch'io non credo ancora che sto davvero per aggiornare... Ho riletto così tante volte questo capitolo da essermi diventato quasi antipatico, quindi lo dovrete sopportare così com'è. ^^'' Tra l'altro ho pochissimo tempo, quindi non vi sorbirete i miei soliti monologhi qui sopra. XD Purtroppo la mia beta ritrovata ha riavuto qualche problema, quindi questo capitolo non è betato, ma spero di non aver fatto troppi errori.
Però vi avviso: i prossimi due capitoli sono praticamente pronti (devo solo rileggerli per bene), quindi credo che fra due settimane aggiornerò. Spero. ^^''
Non oso dire nulla sul capitolo, fatemi sapere che ne pensate. Io scappo, non ho davvero più tempo.
Buona lettura!


Segreti Complicati

Capitolo 11: Spruzzi d’acqua.

 

Ranko era furiosa. Non solo aveva faticato per recuperare un’uniforme maschile, non solo aveva incontrato quel pazzo di Kuno, non solo aveva lavorato gratis al locale di Ukyo, adesso doveva anche andare da questa fantomatica preside a chiedere il permesso di poterla indossare. Ma perché era sempre, sempre tutto così complicato?

Sbuffò, tenendosi stretta l’uniforme maschile. Se avesse funzionato, avrebbe detto addio alla gonna, ai merletti, ai fiocchetti, ai colori femminili e a tutta quella robaccia lì.

Sarebbe stato libero.

Almeno in parte.

Ukyo le aveva detto che ottenere il permesso sarebbe stato semplice, più di quanto lei stessa immaginasse, ma non era sicuro di questo… Da quando aveva quella maledizione, sembrava andare tutto storto e, quando credeva che non potesse andare più a fondo, qualcuno scavava nella sua buca e lo seppelliva sempre di più, finché non riusciva nemmeno più a vedere la luce filtrare dall’alto…

E, se stava davvero facendo questi pensieri, voleva dire che il fondo poteva ancora essere grattato. E tanto, purtroppo.

Quel giorno era cominciato abbastanza male, alla prima ora aveva avuto la supplenza della mini-prof che, forse in vena di giocare, aveva cominciato a succhiarle l’energia.

Ovviamente era scappato immediatamente dopo aver centrato il foro della moneta con una matita, ma la prof non si era arresa e, urlando le solite idiozie sui bambini cattivi, l’aveva rincorsa finché non era finita la giornata, e solo adesso, quando tutti gli altri tornavano a casa, poteva andare a chiedere quello stramaledetto permesso alla preside.

Avrebbe volentieri massacrato la mini-prof. Ooooh quanto avrebbe voluto farlo!

Ma era meglio non creare troppi guai…

Oh, insomma, doveva sbrigarsi, non poteva stare lì tutto il giorno!

Si trovò davanti alla porta della preside senza nemmeno rendersene conto. Sbuffò, un po’ contrariata, ed entrò senza bussare.

Si ritrovò bagnato senza sapere bene come, l’uniforme improvvisamente troppo stretta e l’irritazione di essere vestito in abiti femminili nel suo possente corpo maschile.

Ma chi poteva…?

- Ben ritrovato, Falco Rosso.

 

 

 

Akane stava aspettando Ukyo davanti al cancello della scuola. Aveva voglia di stare un po’ con la cugina dopo le lezioni, però nel vederla arrivare a braccetto con Aiko, ridacchiando e lanciando occhiate birichine nella sua direzione, provò un istinto omicida.

Quell’impicciona di Aiko stava sicuramente mettendo al corrente Ukyo di tutto ciò che era successo nel mese in cui non c’era stata, con coloriti commenti e risatine da oche spennacchiate. Oh, quanto la facevano infuriare quando avevano quel comportamento ridicolo.

Soprattutto perché, di solito, avevano strane intenzione e lei cercava di evitare guai.

- Akane! Stavo giusto mettendo al corrente Ukyo dell’altro ieri… E, sai, abbiamo avuto una grande idea!

Proprio come aveva immaginato…

- Io resto qui ad aspettare Ranko.

- Ma senza di te non possiamo metterla in atto! – la implorò Aiko.

- Dai, Akane, ci divertiremo! – disse Ukyo.

E odiava quando la guardavano in quel modo. Soprattutto Aiko: quando voleva fare qualcosa, non la tratteneva nessuno, e quello sguardo era una delle sue armi migliori. Non sapeva se fosse più spaventoso quello sguardo implorante e conquistatore o la risata malefica e l’ingegno della sorella...

Sicuramente erano efficaci entrambi i metodi per piegare la gente.

Ma sua sorella era più perfida.

- A causa della tua ultima idea mi sono ritrovata nella spazzatura – le rinfacciò, dimentica di esserci finita da sola.

- Un contrattempo. Forza! Dobbiamo continuare ciò che abbiamo interrotto l’altro ieri a causa di forze maggiori!

- Cos…? Aiko, io non vengo con voi!

- Dai Akane, non sei curiosa di vedere in che casa abita Ranko? – le chiese Ukyo, le afferrò il braccio e la guardò dritta negli occhi. – Sono sicura che ti interessano ancora le lezioni di cucina, vero cuginetta?

Akane la guardò per qualche secondo, stupita come sempre della sua doppia personalità: gentile e onesta prima, ricattatrice dopo.

Sbuffò. Ormai sapeva che era meglio assecondarle, non che ci fosse molta via di scampo, ed effettivamente anche lei era abbastanza curiosa…

- E va bene. Ma una cosa… Aiko!

- Sì?

- Stai sbagliando strada.

 

 

 

- Non mi aspettavo un palazzo così… così! – esclamò Aiko.

Le tre stavano davanti ad un enorme palazzo diroccato; metà dell’intonaco originale era caduto, il resto era in procinto di fare la stessa fine e i muri erano pieni di crepe.

Ukyo si stava chiedendo come potesse una liceale abitare in un posto simile, quando, all’improvviso, sentì i vestiti bagnati e tanto, tanto freddo.

- Cos...? – cercò di dire, prima che una seconda ondata d’acqua la travolgesse da capo a piedi. Si girò per vedere chi fosse stato e quando vide Akane asciutta, la guardò male. Invece Aiko era nel suo stesso stato, completamente fradicia da capo a piedi.

- Non ve ne eravate accorte? – chiese Akane con un’espressione innocente sul viso, per poi indicare qualcosa. Ukyo alzò il sopracciglio. Cosa intendeva…? Si girò e vide una vecchina che stava bagnando il piazzale; si tolse appena in tempo dalla traiettoria della terza ondata d’acqua, tirando Aiko con sé.

- Akane! Avresti dovuto avvertirci.

- Mi dispiace, non ci sono riuscita. Non credevo che vi avrebbe completamente bagnate.

- Sono fradicia! Ukyo, non hai un asciugamano?

- Anche se l’avessi, si sarebbe bagnato!

- Oh, ho preso qualcuno? – chiese a quel punto la vecchia. Ukyo si girò verso di lei, pronta almeno a pretendere le sue scuse, quando notò che l’anziana a stento si reggeva in piedi.

- Possiamo asciugarci, per favore? – chiese Aiko.

- Allora ho preso qualcuno – ripeté la vecchina. Prese Aiko per la manica e le indicò la casa. – Entrate, piccole, dentro ci sono asciugamani per tutte. Purtroppo la mia vista è peggiorata negli ultimi anni...

Ukyo ringraziò assieme ad Aiko. Stava per andare verso la casa, quando la voce di quest’ultima la fermò.

- In verità, siamo venute qui per una nostra amica. Sa,oggi ci ha invitate a farle visita per vedere la sua casa!

- Oh, sì, c’è una liceale che si è trasferita qui da qualche giorno, ma non è ancora tornata. – disse l’anziana e poggiò a terra il secchio con l’acqua.

- Che peccato, avremmo tanto voluto salutare Ranko!

Ukyo si riavvicinò alle altre e notò i pugni chiusi di Akane. Come al solito, la cugina non era molto contenta del modo di fare di Aiko...

- Allora vi farò entrare, così potrete usare il bagno. Sono sicura che la vostra amica non si arrabbierà, le spiegherò io cos’è successo appena arriverà.

- Grazie di tutto!

 

 

- E così… Questa è casa sua – constatò Aiko, sbuffando.

- Cosa ti aspettavi da una liceale che abita da sola? Una villa lussuosa? – chiese Akane.

- Qualcosa di… – si fermò e poggiò la mano sul divano. – Meglio. Di più vissuto, ecco!

- Dai Aiko, andiamo ad asciugarci.

-Sì, eccomi – esclamò, sorridente, Aiko.

- Ehi, non toccare niente!

Akane sapeva bene che erano parole dette a vuoto, ma non poté fare a meno di provare a fermare Aiko. Tutto inutile. Già sentiva le risatine delle amiche e il rumore di oggetti spostati, probabilmente a causa della loro curiosità.

Akane sbuffò, ma non fece nemmeno in tempo a riprendere le due che il campanello suonò.  Si stupì, ma decise di andare a vedere comunque chi fosse.

- Sono venuto a prendere Aiko – esclamò la vocetta di Sasuke. Akane non riuscì neanche a stupirsi che Sasuke sapesse dove trovarla che l’altra era già uscita dal bagno, l’espressione contrariata e un asciugamano in testa.

- No, non di nuovo!

- Andiamo, signorina Aiko, vostro padre ha chiesto di parlare con lei. Sono già le cinqu…

Non finì nemmeno la frase che si sentì un urlo di terrore provenire dal bagno. Ukyo uscì, l’asciugamano in mano, gli occhi sgranati e un leggero tremolio che la smuoveva.

- Ukyo, che è successo? Stai bene?

- I-il… Il…

- Ukyo! – esclamò Aiko, cercando di farla reagire.

- Il locale dovrebbe già essere aperto!

Tre persone caddero a terra con le gambe all’aria.

Nei successivi due minuti Akane poté solo guardare una scena da manicomio, non sapendo bene che fare: Ukyo balbettava frasi senza senso sul suo locale, sui clienti e sui soldi persi cercando di asciugarsi i capelli con l’asciugamano a velocità record; Aiko correva per la stanza col duplice intento di, secondo lei, asciugarsi e di sfuggire a un Sasuke che sgambettava per starle dietro e la pregava di seguirlo.

Alla fine, dopo diversi urli, qualche lieve imprecazione e tante goccioline comparse dietro la nuca della mora, Sasuke riuscì a prendere Aiko e portarla via, ovviamente salutando prima con un inchino la ancora immobilizzata Akane, mentre Ukyo recuperava la sua spatola gigante e si fiondava fuori dalla finestra – dopo averla aperta con un impeto tale da mandare quasi in frantumi il vetro – per raggiungere il più velocemente possibile il locale.

E lei restò sola.

Ci volle qualche secondo per capire che era ancora nella casa di Ranko e la rossa poteva ritornare in qualsiasi momento. Sarebbe stato difficile spiegarle il motivo di quella visita, soprattutto perché non c’era Aiko…

Ma certo! Poteva dirle che era preoccupata che una liceale vivesse da sola e voleva aiutarla con i lavori di casa! In effetti, avrebbe dovuto mettere in ordine il disastro creato dalle sue amiche e da Sasuke…

Sospirò di nuovo: era una scusa che reggeva poco, ma almeno un po’…

Come poteva renderla più morbida e dolce verso quell’intrusione?

Un attimo… Morbidezza e dolcezza…

Una lampadina apparve magicamente sopra la sua testa e si accese.

Ma certo! Era un ottimo piano!

Avrebbe cucinato una torta.

Si affrettò ad andare nella cucina, che in realtà era un tutt’uno con il salone: rovistò nel frigo, nei cassetti e nelle ante cercando gli ingredienti e gli strumenti necessari mentre ripassava mentalmente la ricetta che le aveva insegnato la sorella maggiore.

Akane, ti stai comportando come Ukyo e Aiko. Stai curiosando!

Zittì quella vocina malefica e la scacciò dalla sua mente: non stava affatto curiosando, stava preparando un dolce per la sua amica.

In casa sua.

Senza il suo permesso.

E con i suoi oggetti.

Si fermò con le uova in mano, già si vedeva a rimetterle a posto e…

Ne mise tre – senza romperle – nel contenitore appena trovato. Ormai aveva cominciato, non poteva lasciare tutto così!

Accese il forno, poi prese una forchetta – non aveva trovato la frusta – e cominciò a sbatterle il più velocemente possibile, ignorando i gusci, parte del tuorlo e dell’albume che volavano via.

Aggiunse la farina, lo zucchero ed altri ingredienti vari, tra cui uno strano liquido giallo, una polverina marrone e della gelatina viola. Ranko non aveva tutti gli ingredienti a casa…

Mescolò il più velocemente possibile, cercando di amalgamare la roba molliccia che stava venendo… Eppure alla sorella veniva meno grigia. Oh be’, nel forno sarebbe andata bene ugualmente.

Il suono del suo cellulare la distrasse mentre stava mescolando a velocità supersonica e metà della poltiglia molliccia e grigia volò per la stanza, fino ad attaccarsi alla parete.

Tutto quel disastro per un messaggio di Aiko che le chiedeva di salutarle Ranko!

Guardò orripilata il suo impasto che sembrava prendere vita propria e, scivolando, lasciava una striscia grigia sulla parete…

Sbuffò, contrariata, e mise il miscuglio nella teglia, che inserì nel forno; poi raccolse da terra uno degli asciugamani e provò a cancellare quella scia grigiastra, ma riuscì soltanto a estenderla.

No, lei era lì per aiutare Ranko, non per metterla nei guai!

In un ultimo gesto gentile, raccolse gli asciugamani e li pose in bagno.

Poteva fare almeno quello…

Sconfitta dalla macchia grigia, ma felice per la torta che presto avrebbe fatto gustare all’amica, si sedette sul divano, assaporandone la comodità. Chiuse gli occhi. Lì sopra ci si poteva quasi addormentare, tanto aveva messo il timer al forno…

Sentì un tonfo e riaprì di scatto gli occhi. All’improvviso vide spuntare dalla finestra la figura di un ragazzo che, agilmente, entrava in casa, ma sembrò immobilizzarsi quando incontrò i suoi occhi.

E adesso chi era quello?

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Imprevisti, forse. ***


Segreti Complicati

Capitolo 12: Imprevisti, forse.


Falco Rosso era seduto davanti alla scrivania della preside, si era asciugato e aveva indossato dei vestiti maschili: da quando aveva scoperto che lo sconosciuto a cui li aveva presi era quel Kuno, li portava sempre con sé.

Be’, però… Non se l’aspettava per niente! Certo, qualcuno poteva anche avvisarlo di come aveva fatto a finire proprio nella classe di Akane, ma ovviamente i suoi erano pensieri sprecati. Happosai non gli avrebbe mai detto nulla.

Sicuramente adesso capiva molte cose. Ad esempio, come mai non avesse ancora ricevuto molti rimproveri nonostante le sue continue discussioni con la mini-prof, o come mai nessuno aveva ancora indagato sulle ragioni che portano una sedicenne ad abitare da sola e cambiare scuola ad anno inoltrato.

Ovviamente, era tutto grazie a lei.

Alzò lo sguardo e puntò gli occhi sulla persona che aveva davanti.

- Devi darmi il permesso di indossare l’uniforme maschil…

Prima che potesse anche solo finire la frase, sentì la testa pulsargli dolorosamente. La vecchietta raggrinzita che stava seduta al di là della scrivania aveva tirato fuori il suo nodoso bastone e l’aveva colpito abbastanza forte da farsi sentire, e lui non aveva avuto il tempo di spostarsi. E dire che sapeva del suo brutto vizio…

- Dovresti avere più rispetto! Non sei ancora abbastanza forte per poter essere così sfrontato. Soprattutto adesso.

Falco Rosso si massaggiò la testa, la guardò male, ma si trattenne dal risponderle.

Stupida vecchia. Stupido corpo sedicenne. Stupida situazione!

- Oh, vedo che a qualcosa è servita questa missione. Adesso riesci a tenere a freno la lingua. A proposito, quanti centimetri mancano ai funghi cambia età (1)?

- Dieci, vecchia mummia.

Ovviamente, niente lo salvò da una seconda bastonata. E, sicuramente, era stata lei a dare quei funghi ad Happosai. Dei, che rabbia!

- Se vuoi indossare quell’uniforme, evita di farmi arrabbiare.

Falco Rosso la fulminò con lo sguardo, ma non ribatté. Era meglio non giocare troppo col fuoco…

- Da quanto sei la preside?

- Non ti è mai interessato di ciò che mi succede.

- Quindi non c’entra con la mia missione?

- Sai perfettamente anche tu che, senza di me, c’erano altissime probabilità che non finissi in classe con il mezzo.

Falco Rosso batté una volta di troppo le palpebre; come al solito, aveva ragione. Peccato non essersene accorto prima…

- Ecco di chi parlava Happosai… - disse e inarcò un sopracciglio.

- Falco Rosso, non prendere questa missione con troppa superficialità. Akane si fida facilmente delle persone, ma quelle che le sono più vicino non sono come lei.

- Ed ecco grazie a chi ho le informazioni… Ma allora cosa fa il gruppo di ricerca?

Il bastone colpì per l’ennesima volta la sua testa, mentre la vecchina ridacchiava. Stupida mummia! Solo perché adesso era più forte, non voleva dire che lo sarebbe stata per sempre! Col suo possente corpo di diciannovenne all'incirca la eguagliava!

Sì… peccato che adesso non fosse proprio così.

- Smettila di scherzare e ascoltami – gli ordinò, quando smise di ridacchiare.

- Akane quasi si fida di me, una volta che mi farà entrare in casa avrò praticamente completato la missione. Manca pochissimo. Ma prima, l’uniforme!

- Non vuoi proprio capire… Indossa pure quell’uniforme, tanto non ti servirà a nulla. E mi rifiuterò di aiutarti ancora, se non sarai meno irrispettoso.

- Mi sembra che finora sono sempre riuscito a portare a termine le mie missioni da solo.

Obaba lo guardò per qualche momento, poi sospirò. Falco Rosso ringraziò soltanto che non avesse di nuovo usato quel suo bastone, o anche lui avrebbe dovuto mettersi del ghiaccio, appena tornato a casa.

- Torna a casa, Falco Rosso. Torna a casa e pensa a come utilizzare al meglio il mezzo.

 

 

 

Stava saltando sui tetti, ma non correva. Nemmeno si nascondeva troppo, in realtà: non ne aveva voglia.

O forse aveva bisogno di pensare.

Sapere di avere un alleato avrebbe dovuto farlo sentire, se non più tranquillo, almeno meno arrabbiato. Ma l’unica emozione che riusciva a catalogare era la confusione.

Era abituato al linguaggio oscuro di Obaba, ai suoi giri di parole per fargli fare esattamente ciò che voleva, e solo alla fine, quando aveva capito da sé, gli parlava in modo chiaro. Ma stavolta non aveva usato quei metodi, e forse questo lo turbava. Ma probabilmente non gli interessava più di tanto. L’unica cosa che non capiva era quel lieve fastidio che pizzicava in un angolo della sua mente e che ancora non era riuscito a identificare.

Si fermò, in equilibrio sulle tegole. Stava decisamente prendendo questa situazione troppo sul serio. Doveva distaccarsi, mantenere la freddezza.

Prese un profondo respiro e soffiò. Ne aveva abbastanza anche di quell’idiota che si ostinava a seguirlo da cinque minuti buoni. Chi era così stupido da credere di poterlo spiare e continuare a vivere?

Vagliò le possibilità: poteva fargli perdere le sue tracce, poteva magicamente apparirgli dietro la schiena senza che se ne accorgesse e farlo svenire, oppure poteva scoprirlo subito e sentire cos’aveva da dire.

O, ancora meglio, poteva lottare contro di lui. Per poterlo seguire sui tetti, sicuramente doveva essere un minimo abile, e lui era da fin troppo tempo che non lottava…

Sentì un rumore, un fruscio e lo stridio delle tegole. Ma bene, era veloce… ma non abbastanza. Prima che l’inseguitore potesse sferrare il calcio che l’avrebbe colpito sulle costole, Falco Rosso si spostò e, a sorpresa, gli afferrò la gamba e lo scaraventò sull’asfalto, in un vicolo chiuso, dove non c’erano persone. Saltò giù dal tetto e si avvicinò al ragazzo… Lo osservò per qualche secondo: era più giovane di lui, aveva i muscoli ben sviluppati e uno zaino sulle spalle.

Cos…? All’improvviso, si sentì afferrare la caviglia. E dire che pensava di averlo fatto svenire! Be’, adesso voleva proprio parlare col pazzo. Gli afferrò il polso e gli rigirò il braccio, per poi calciarlo sul muro, non troppo forte.

- Chi sei? – gli chiese, col tono più serio che riuscì a trovare e dovette faticare a non guardarlo con troppa superiorità.

- Non è questo l’importante! Tu! Tu – prese un respiro profondo, probabilmente a causa del calcio di prima, ma tornò a guardarlo negli occhi. – Sei un assassino!

Falco Rosso alzò un sopracciglio. Cosa sapeva quel ragazzo? Era troppo informato per i suoi gusti… Fin troppo. Indurì lo sguardo e gli si avvicinò, afferrandolo per il colletto.

- Ma bene, e cosa vorresti fare con quest’informazione? Ricattarmi? Oppure vorresti consegnarmi alla tua giustizia?

- Io ti UCCIDERò!

Falco Rosso gli diede un pugno e lo lasciò tossire. Non gli era mai capitato che qualcuno volesse vendicarsi, a parte i suoi colleghi. Era troppo bravo per farsi scoprire, e troppo abile perché qualcuno solo sospettasse di lui. Allora come faceva…?

- Un vendicativo! E sentiamo, come mai vorresti uccidermi?

- Qualcuno che uccide una persona come Akari non può essere perdonata!

Nonostante il pugno era riuscito a urlare. Era più resistente di quel che mostrasse, forse era meglio non giocare troppo, e smettere subito…

Akari.

Ricordava bene quel nome, era stata una missione complicata, ma ricordava perfettamente che nessuno aveva assistito alla sua morte. Nessuno.

Avvertì il pugno arrivare, ma riuscì a scansarlo solo per un soffio. Era abituato ad essere più veloce, era meglio finirla il più presto possibile.

- Tu non meriti di stare sotto questo cielo! IO TI SCONFIGGERò!

Il ragazzo si lanciò verso Falco Rosso, con i pugni protesi verso di lui, ma l’assassino saltò indietro. Nel momento in cui si mise in posizione di difesa, sentì delle voci.

 - Ma non puoi versare l’acqua lì!

- Tanto non passa mai nessuno in questo vicolo.

Falco Rosso fece appena in tempo a saltare che dell’acqua finì nel punto in cui era un attimo prima.

Per fortuna era riuscito a scansarla, ci mancava solo la trasformazione!

E, in quel momento, accadde l’impensabile: il ragazzo di fronte a sé prese in pieno il getto e… sparì. Erano rimasti solo i suoi vestiti e il suo zaino.

Falco Rosso, stupito,  si avvicinò. Prese la maglietta in mano e la ributtò subito a terra. Si era mossa. La maglietta si era… mossa. La riafferrò, anche se continuava a muoversi, e cercò di capire cosa stesse succedendo…

- Ahi!

Ingoiò un’imprecazione e staccò a forza la cosa nera che si era attaccata alla sua mano, per poi colpirla con un pugno.

Guardò l’esserino, che capì essere un maialino, svenuto. Come aveva fatto a…?

Si volse verso i vestiti bagnati. E capì.

Ma tu guarda se doveva trovare un altro maledetto sulla sua strada! Avrebbe dovuto ucciderlo, sicuramente sarebbe stata la cosa migliore da fare. Però la sua curiosità era stata stuzzicata, e adesso voleva sapere. Lo avrebbe interrogato e, se non avesse saputo nulla o se fosse riuscito a capire, ugualmente il ficcanaso sarebbe morto.

E, ovviamente, non poteva lasciare quella mina vagante in giro.

Raccolse i vestiti e li mise dentro lo zaino, per poi metterlo in spalla. Afferrò il maialino nero per la fascia, che adesso era attorno al collo, e saltò nuovamente sul tetto.

Sorrise. Sarebbe stato divertente cavargli le informazioni, almeno aveva un passatempo per distrarsi da quell’assurda missione.

Era abbastanza vicino a casa,  così, saltando, in pochi minuti arrivò al suo condominio.

Osservò per qualche momento l’edificio, per poi sbuffare. La vecchietta era sempre lì, stava bagnando la strada: davvero, non capiva a cosa serviva! E non aveva nessuna voglia di diventare ragazza… Sarebbe andato a darle l’affitto un'altra volta.

Saltò e si aggrappò con la mano al cornicione della finestra aperta: buttò lo zaino dentro, che fece un tonfo. Entrò anche lui, sempre tenendo il maialino in mano, e sgranò gli occhi.

Che diamine ci faceva Akane sul suo divano?



(1) Se qualcuno non si ricorda, Falco Rosso aveva usato questi per diventare sedicenne. E sono gli stessi dell’episodio nel manga, non presente nell’anime, in cui Ranma e Ryoga cambiano continuamente età.



Stavolta scrivo dopo il capitolo per evitare spoiler. U.U Ma volevo comunque dire due parole. :3 So bene che questo non era il capitolo che vi aspettavate, ma ho preferito spiegare chi c'era dentro la presidenza (e di conseguenza come sia possibile per Falco Rosso fregarsene altamente di alcune regole ed essere così "fortunato") e come mai sia arrivato così tardi a casa, tanto da lasciare il tempo ad Akane di cucinare. Purtroppo, però, tutti avete capito chi era il ragazzo misterioso che ha visto Akane. XD Tra l'altro in questo capitolo appaiono due nuovi personaggi, e mi sono accorta (da molto, ormai) che non faccio altro che inserire personaggi su personaggi, e dire che non mi piace questo nelle storie. O.o' Però di positivo c'è che non ne dovrebbero apparire altri per un po', e quando sarà, saranno al massimo 3 o 4, non di più. Anche perché non saprei gestirne altri. ^^'
Altro capitolo non betato. Sì, lo so, sono pessima, ma tra beta che ha riavuto problemi e il mio ostinarmi a non cercarne un'altra per ora... ^^' Tanto ci siete voi che mi fate notare gli errori, vero? Vero? ^^''
Ah, probabilmente avrò problemi ad internet in questi giorni, quindi se non mi faccio sentire è per questo. ^-^
Importante, credo. XD Ho praticamente pronto il prossimo capitolo, quindi come per questo (sono passate solo due settimane e 4 giorni, miracolo! ^^') dovrebbe arrivare fra circa due settimane, internet e impegni permettendo. ^^
Detto questo, ci tengo a ringraziare chi ha letto questa fanfic, chi continua a leggere e soprattutto chi ha commentato. ^^ Alla prossima! XD

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Imprevisti sicuri. ***


Salve! Sono tornata, ci ho messo più di due settimane ad aggiornare ma almeno meno di un mese, no? ^^' Cause: internet, studio e tanta poca voglia di rimettersi a correggere questa... cosa.
E con questo capitolo si chiude il primo... no, secondo incontro fra Akane e Falco Rosso in versione maschile, anche se nel primo (7° capitolo), non si sono praticamente visti. XD E così sono diniti i capitoli quasi finiti, quindi il 14° arriverà... fra un po'. ^^' Spero presto, ho già l'idea, ma non è ancora scritta; aspetto l'ispirazione. U.U
Come al solito, niente beta, tanti errori. ^^' Sì, mi ostino a non cercarla e sì, mi ostino a lasciare gli orrori, e sì, continuo a chiedervi di mostrarmeli, se li vedete. So di avere ancora molto da imparare. ^^''''
Bene, finisco qui, stavolta. Grazie a tutti coloro che hanno letto, commentato, ecc... A tutti, insomma. ^.^
Buona lettura!



Segreti complicati

13° capitolo: Imprevisti sicuri.


Falco Rosso guardò per qualche secondo Akane, che stava seduta con gli occhi sgranati a fissarlo. Peggio di così non poteva andare: cosa ancora doveva succedere quel giorno? Prima Obaba che non gli parlava per enigmi, poi uno sconosciuto che voleva vendetta e adesso Akane nella sua casa!

Non l’aveva previsto quando le aveva fatto vedere l’edificio. Si aspettava qualcosa, certo, ma non… non quello!

Scosse la testa e si ricordò del maialino che teneva in mano: non poteva certo rimanere per sempre immobile! Si abbassò per posare il maledetto a terra, ma non ne ebbe il tempo che dovette scansarsi da una sedia lanciata contro di lui.

Si risollevò di scatto e vide Akane con un’altra sedia fra le braccia, pronta a scagliarla con tutta la sua forza.

- Ehi, aspe…

Non ebbe nemmeno il tempo di finire che fu costretto a scansare anche una roba molliccia e grigiastra. Poi fu il turno del tavolo.

Eh no, se Akane rompeva la casa Happosai gli avrebbe fatto ripagare tutto!

- Aspetta, fermati!

Akane sembrò davvero ascoltarlo, per un momento; l’ennesima sedia tenuta in alto, pronta a diventare un’arma. Ma la sua espressione non era per niente amichevole.

- So che Ranko è qui a causa tua! Ne sono sicura!

Falco Rosso si immobilizzò al centro della stanza, ancora col maialino in mano. Cosa? Era per quello che l’aveva attaccato? IO sono Ranko! La rabbia gli salì dalle viscere, ma non poté esplodere: non poteva colpirla.

DEI! Perché a lui?

- Perché dovrei creare fastidi a chi vive in questa topaia?

Falco Rosso sbuffò. Senza stupirsi, si ritrovò a scansare anche quella sedia, mentre Akane si avvicinava al divano. Eh no, quello no!

Si guardò velocemente attorno, ma gli veniva in mente un’unica idea. E non gli piaceva.

- Basta! – urlò, si abbassò, recuperò lo zaino e le lanciò addosso la maglietta del signor-vengo-a-vendicarmi. Senza vedere gli effetti (ma era sicuro di averla presa sul viso), si avvicinò alla finestra e saltò fuori, stanco della situazione assurda che si era creata. Passò accanto alla vecchina e, con uno sbuffo esasperato per l’idea idiota, stupida e… e sì, idiota che gli era venuta, chiuse gli occhi. E sentì freddo. Era l’unico modo efficace che gli fosse venuto in mente. Nessuno aveva visto ovviamente, la vecchina era troppo rimbambita o cieca per capire ciò che era successo e Akane ancora stava scendendo da un albero per raggiungerlo… o raggiungerla.

Non vedeva davvero l’ora che finisse quella giornata!

 

 

Akane rimase un attimo spiazzata nel vedersi arrivare davanti agli occhi quella strana maglietta beige… Ma era beige? Se la tolse immediatamente dal viso, pronta a scontrarsi con l’intruso, ma si sorprese non vedendolo da nessuna parte. La porta era chiusa, la finestra aperta… Senza star troppo a rimuginarci sopra – il ladro stava scappando, e sembrava anche piuttosto abile! – si fiondò verso quest’ultima, ma dovette fermarsi a spostare il tavolo ed evitare zaino e resti delle sedie prima di poter uscire.

Forse… forse non era lui che creava guai a Ranko. Però non poteva essere un amico: quale persona onesta e per bene entrerebbe dalla finestra? Certo, lei non si era comportata molto meglio, però…

Riuscì a saltare giù dal tetto aggrappandosi a un ramo dell’albero di fronte e si precipitò all’entrata del viale, anche se c’erano poche speranze di…

Si fermò a guardare Ranko, completamente bagnata e con un porcellino nero in mano.

- Ranko?

- No, guarda, sono Kodachi. – sbuffò lei e si guardò i vestiti bagnati con un certo disappunto. – Piuttosto, che ci fai qui?

- Oh, ho bagnato qualcuno? – chiese l’anziana e alzò lo sguardo sulla rossa.

- Non si preoccupi, passo dopo per l’affitto.

Akane scosse la testa. Doveva essere sincera, parlare chiaro e sarebbe andato tutto bene. Tutto! Prese un profondo respiro e… parlò.

- Ranko, scusami! Sono entrata a casa tua con Aiko e Ukyo, perché ero preoccupata per te ed ero curiosa. Ah, e prima è entrato un tipo strano dalla finestra! L’ho cacciato… via…

Solo in quel momento le sembrò che tutta quella vicenda fosse completamente assurda. Aveva sbagliato. Ma si era scusata. Ranko avrebbe capito!

…almeno, così sperava.

- Il tipo strano era un ragazzo moro con i capelli lunghi e uno zaino?

- Sì…

- Allora era mio fratello.

Sgranò gli occhi e la fissò.

Era suo fratello.

Il fratello.

Dei, aveva fatto un casino.

 

 

Quello era un ottimo giorno. Davvero un ottimo giorno! I ricordi della ragazza del vicolo con un bicchiere in mano erano ancora vividi nella sua mente, li ricercava ogni volta che poteva, fin troppe volte. Averla rivista, ritrovata, abbracciata e rivelato i suoi sentimenti era stato per lui fonte di gioia, ed era sicuro che lei si sarebbe fatta vedere al più presto!

Ma un pensiero l’assillava da un po’. E se lei fosse stata troppo timida per farsi avanti? Ma non poteva essere, lui le aveva mostrato quando teneva a lei!

…però la timidezza poteva lo stesso fermarla. O la sua amicizia con la bellissima Akane Tendo. Oh, sapere di poter essere la fonte di rancore di una così bell’amicizia lo rendeva triste! Ma non poteva rinunciare ai suoi sentimenti, Akane e l’altra erano così belle e gentili e dolci e…

Così tanto che le vedeva ancor ora. Lei, bagnata e gocciolante, e Akane, docile e dolce.

Oh, dolce visione, aveva voglia di abbracciare cotanta bellezza e dolcezza!

Si avvicinò alla rossa e la circondò con le sue possenti braccia.

- Mia amata, scappiamo insieme verso occidente, dove potremmo coronare il nostro sogno d’am…

Ma si ritrovò il viso a terra prima di poterla stringere a sé.

- Lasciami!

Aveva avuto ragione: la ragazza era così timida! Non riusciva nemmeno ad abbracciarlo, anche se era chiaro il desiderio inespresso di quei bellissimi occhi! Si rialzò e la guardò, stava parlando, ma la sua bellezza non gli rendeva facile capire le sue parole sicuramente piene di scuse per la sua eccessiva riservatezza.

Si girò, vide l’altra bellezza davanti a sé e protese le sue labbra verso Akane.

- Diamoci un bacio per suggellare il nostro amore, oh dolce bocciolo di ros…

Un pugno raggiunse la sua faccia e dovette indietreggiare. Oh, destino ingrato, anche la dolce Akane era troppo timida per baciarlo senza arrossire, sicuramente si sarebbe vergognata di mostrarsi così fragile davanti a lui, ma non doveva temere questo, lui avrebbe sempre amato entrambe.

- Oh, il vostro amore per me è così palesAAAAAAAH!

Nonostante il dolore alle costole e al viso per il calcio e il pugno ricevuti, era sicuro che quello fosse un regalo dalle sue amate. Sì, un regalo d’amore: era bellissimo il paesaggio, da lassù.

 

 

Certo, rendiamo questa giornata ancora peggiore, incontriamo anche Kuno!

Ranko sbuffò e fissò lo sguardo su quello di Akane, ancora col pugno proteso verso l’alto. Adesso doveva sistemare un altro guaio.

- Non ti chiederò perché sei qui, né come sei entrata in casa, è bastato il nome di Aiko per farmi capire. Solo si può sapere perché mio fratello ti è sembrato un individuo sospetto?

E perché mi hai cacciato fuori a calci?

Akane abbassò la mano e si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Alzò lo sguardo e la fissò.

- Credevo fosse a causa sua. – Si morse il labbro e abbassò lo sguardo. – Credevo fosse il motivo per cui ti sei trasferita qui e devi vivere da sola in quel piccolo appartamento. O che fosse un ladro, è entrato dalla finestra! Però… ho sbagliato.

Ranko la guardò torturarsi il labbro per qualche secondo prima di distogliere lo sguardo. Non era pronto a quella confessione, non era pronto a vederla così indifesa e preoccupata per lu… lei. Sapeva solo che, adesso, la rabbia per il disastro in casa era scemata quasi del tutto.

E non era un bene.

- Akane, ascolta…

Ma non riuscì a finire la frase ché vide una macchia nera raggiungerle il viso. Agì prontamente e schiacciò il maialino a terra, per poi rialzarsi subito. Si era dimenticato del vendicativo, adesso aveva ben due problemi da risolvere, senza contare il disastro in casa.

- Un porcellino?

Si girò a fissare il volto stupito di Akane mentre riprendeva in mano il maledetto, che sembrava essersi stranamente calmato.

- Mio fratello era venuto a portarmi questo… questo mio animaletto domestico. Mi mancava.

Deglutì e imprecò mentalmente. Non gli era venuta idea migliore per spiegarlo, e non poteva certo dire che era per cucinarlo o, bagnato, sarebbe tornato alla sua vera forma. Adesso non poteva nemmeno sbarazzarsi di lui, né ucciderlo, né tantomeno mandarlo ad Happosai.

Dei, dopo quella missione avrebbe avuto bisogno di un lungo periodo di riposo.

- Oh, capisco. Era per questo che… – Akane si fermò un attimo e annusò l’aria. – Oh no, la torta!

- La torta?

Sgranò gli occhi pensando all’orrore che poteva aver preparato e si lasciò trascinare fino alla sua porta, già aperta. Ma come... Avrebbe indagato dopo, meglio. La mora entrò, la lasciò all’uscio e si fiondò verso il forno, da cui usciva un fumo nerastro e poco invitante.

Spostò lo sguardo e vide i resti delle sedie e del tavolo che avrebbe dovuto ricomprare, la casa era un completo disastro. Sospirò, ma subito dopo notò altri particolari strani. Il pavimento era bagnato e su una parete si estendeva una macchia grigiastra che prima non c’era. Mentre Akane tirava fuori la torta ormai bruciata dal forno, Ranko si avviò nel bagno e vide il vero caos. Pavimento bagnato, asciugamani dappertutto, spazzolino a terra, dentifricio sul… sullo specchio, usato per scrivere il suo nome.

Strinse il maialino, che si lamentò sotto la sua stretta e mosse le zampine per scappare, senza successo. Quelle… quelle ragazzine avevano osato non solo entrare nella sua casa provvisoria, ma avevano addirittura messo tutto in disordine!

Appena finita la missione, le avrebbe uccise.

Tutte, senza nessuna eccezione.

Restò ad osservare la scena, ancora stringendo il porcellino, finché non sentì qualcosa toccarle la spalla.

Un attacco! Non aveva sentito nessuno arrivare. Si girò di scatto, pronto a dare un pugno al suo avversario e si ritrovò di fronte gli occhioni dispiaciuti di Akane. Si fermò appena in tempo per non farle male, ma quasi perse l’equilibrio. Quasi.

- Il dentifricio è uno scherzo che ci facevamo da piccole, penso l’abbiano fatto per farti sentire una di noi.

Sorrise mestamente, forse nemmeno lei credeva a ciò che aveva detto.

- Però la torta non si è bruciata! Vuoi assaggiare?

Le mise sotto il naso un grumo nerastro non ben identificato da cui proveniva un odore terribile di bruciato. E lei… lui… avrebbe dovuto addirittura… mangiare una cosa simile?

Ma neanche per sogno!

Stava per cacciarla fuori casa, quando incontrò, di nuovo, i suoi occhi. Sinceri, onesti e carichi di aspettativa.

Dei, la missione. La missione! Quello era il mezzo. Doveva pensare alla missione!

- Se io l’assaggio, tu mi prometti che prima di intrufolarti a casa mi avviserai?

- Sì, certamente!

Ranko chiuse gli occhi, sospirò e assaggiò la torta.

Il sapore era terribile.

Ingoiò e, non appena finì di pensare “Evviva, per fortuna sono ancora vivo!”, sentì un dolore atroce allo stomaco. Si piegò sulle ginocchia e non si curò dei lamenti che uscivano dalla sua bocca. Non era un uomo, in quel momento, e quella cosa che Akane definiva torta era puro veleno.

- Eppure ero sicura che fosse venuta bene.

Aprì a fatica un occhio e vide la mora che si muoveva per casa, sembrava quasi impazzita.

Con le ultime forze residue si trascinò fino al divano, dove si distese.

Avrebbe passato una notte insonne.

- Ranko, non hai un digestivo o qualcosa di simile?

Sorrise. Allora non era impazzita, stava pensando a lei. Di nuovo. E la cosa gli fece piacere, in un certo senso. Se non fosse che la ragazza era la causa per la quale adesso si ritrovava in quelle condizioni.

Il suo orgoglio stava soffrendo. Lui, il più grande killer di tutto il Giappone, sconfitto da una torta cucinata da una sedicenne.

Era caduto davvero in basso.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Ho il ragazzo? ***


Ci ho messo un po' ad aggiornare, ma per mettere in ordine la confusione che ho in testa per non confondere voi, ci vuole un po' di tempo. E anche a correggere i capitoli... Insomma, le solite cose, oltre alla mia innata pigrizia. XD Ma almeno sono riuscita a trovare la forza per correggere gli errori che mi hanno fatto notare sui commenti. (Grazie Tiger!)
A quanto pare non sono tornata ai capitoli autoconclusivi, almeno così sembra. XD Il prossimo capitolo è in gran parte scritto, ma ormai mi conoscete, a meno che non dica che sia completamente scritto potreste aspettarvi di tutto. ^^' Non ci metterò i mesi, ma devo capire bene cosa cambiare e cos'altro scrivere.
Bene, parlo seriamente (?) ora. Forse avete notato che, quando c'è il punto di vista di Ranko o Falco Rosso, a volte pronomi, aggettivi e simili non sono sempre al femminile o al maschile, ma spaziano, non dipende in che corpo si trovi. Ecco, volevo avvertirvi che era voluto, (quasi sempre) non sono errori di distrazione. U.U
Mi ha stupita non leggere quasi nessun commento su Kuno, nel capitolo precedente. Effettivamente inserirlo nell'incontro fra Falco Rosso e Akane gli ha dato ben poco risalto, però non credevo che nessuno ne avrebbe parlato, a parte Laila che si era anche accorta del fatto sopra. :3 Ma non è un problema, ovviamente. U.U
Oltre a questo, ricordo che potreste trovare tantissimi errori nel capitolo, tutti opera mia, visto che son senza beta e ormai ho deciso di restarci. Siate buoni e criticatemi, se li trovate. XD
Bene, non mi resta altro. Buona lettura! ^^


Segreti complicati

14° capitolo: Ho un ragazzo?

 

Sì, era calmo. Completamente calmo…

Calmo come quando Happosai gli aveva buttato quell’odiosa acqua addosso.

Calmo come quando aveva dovuto mangiare quegli odiosi funghi cambia-età.

Calmo come quando era stato costretto ad indossare l’uniforme femminile.

Calmo come quando, quella mattina, con tutta la stanchezza causata dalla torta di Akane, aveva dovuto legare quel maialino così che non fuggisse.

Calmo come quando, qualche minuto prima, Aiko gli aveva prestato un paio di pantaloncini per fare educazione fisica.

E li aveva dovuti indossare.

Represse l’istinto di prendere a cazzotti il muro solo perché c’era la mini-prof che lo guardava, sempre con quella sua monetina pronta a succhiargli l’energia. Quel giorno mancava l’insegnante, e c’era lei a sostituirlo. Già, proprio lei.

Guardò i suoi pantaloncini. Mettevano fin troppo in risalto le sue gambe… e lui che sperava di aver recuperato un minimo di virilità con quell’uniforme maschile! Almeno la maglietta non era così attillata…

- Basta!

- Ranko, dai, vieni a correre!

Si girò di scatto a guardare Akane: l’unica cosa positiva era che lei sembrava non aver ancora rivelato l’esistenza di suo fratello, poiché le altre due non le avevano chiesto nulla. Sospirò e si stampò sul viso un sorriso di circostanza, stando sempre attenta alla monetina di Hinako.

- Eccomi. Riuscirai a starmi dietro? – le chiese, sicura di vincere nonostante il dolore alla pancia.

- Vedremo se non sarà il contrario.

Represse una risata. Aveva notato che stuzzicarla un po’ era divertente e la faceva aprire di più, era incredibile che fosse convinta di poter superare lui! Anche se le sue doti culinarie potevano favorirla: quel mal di stomaco continuava ad infastidirlo! Nonostante questo, doveva continuare a starle vicino, e non era ancora riuscito ad essere del tutto sua amica… ma c’era ancora tempo; i tre mesi non erano ancora scaduti.

- Io non ci spererei troppo, se fossi in te. – le disse, con un sorriso strafottente sul viso, stavolta.

Andò dalle altre ragazze, seguita da Akane. Ukyo era già lì, sempre con la sua spatola sulle spalle, le guardò per qualche secondo poi sorrise. Ranko si girò verso le scale: Aiko stava seduta con lo sguardo annoiato, ma non appena i loro occhi si incontrarono la salutò con la mano.

- Salta sempre le lezioni di corsa, non le piacciono.

Ukyo fece spallucce, Ranko non poté dire nulla perché la mini-prof soffiò nel fischietto. La rossa partì, seguita da Akane e Ukyo, come previsto. Avevano subito distanziato le altre ragazze di almeno un paio di metri. Guardò indietro e ridacchiò interiormente. Akane si stava sforzando per superarla, come se potesse davvero vincere, e anche Ukyo cercava di starle dietro. Lui era un killer, non importava se stava male, se era costretto in un corpo femminile meno allenato e meno forte. Avrebbe comunque vinto.

La mini-prof non doveva ancora aver succhiato l’energia a nessuno, visto che era nel suo corpo da bambina. Urlava ordini a tutti, ma finiva per distrarsi quando guardava le nuvole, probabilmente pensado a cosa avrebbe mangiato per pranzo. In effetti, anche lui avrebbe dovuto pranzare tra poco, ma per la fretta non aveva comprato nulla quella mattina. Chissà se andava bene un panino col suo mal di pan...

- MA DOVE DIAVOLO SONO FINITO?

Si fermò immediatamente nel riconoscere quella voce. Diamine! Era mai possibile che non potesse distrarsi nemmeno per qualche secondo? Eppure l’aveva legato…

Guardò verso il ragazzo, arrabbiato per quell’intrusione. Accidenti! Doveva… doveva mandarlo via. No, doveva catturarlo.

Saltò nella sua direzione, pronto anche a lottare, se necessario.

Sperava almeno che la mini-prof non scegliesse proprio quel momento per attaccarlo.

 

 

Ormai non si stupiva più del suo senso del disorientamento, ma non riuscire a capire ogni volta, ogni singolo giorno della sua vita in che assurdo posto si trovasse era davvero frustrante. Adesso era perfino finito in un liceo femminile! Ma dove lo trovava quel killer in un liceo femminile? Dannazione!

- MA DOVE DIAVOLO SONO FINITO?

Urlò al vento, conscio solo in parte degli sguardi stupiti delle fanciulle di quel liceo. Aveva bisogno di sfogarsi e quello era il metodo migliore. Inspirò profondamente e cercò di calmarsi un pochino.

All’improvviso sentì un dolore al fianco che lo fece piegare, ma da dov…

- Idiota! Che ci fai qui?

Alzò lo sguardo, una mano premuta sulla parte sofferente, e i suoi occhi incontrarono quelli azzurri di una ragazza. Una ragazza. Femmina.

Sentì immediatamente calore alle guance e capì di essere diventato rosso. Non… non aveva mai… interagito bene con una ragazza all’infuori di Akari. Ignorando le fitte di dolore, cercò di riprendere una posizione eretta.

- Io s…

Non riuscì nemmeno a finire la frase che la ragazza gli diede un calcio sul fianco dolorante. Tossì un po’, più per la sorpresa che per il colpo. Allora… era stata quella ragazza a colpirlo?

- Cretino! Perché sei venuto qui?

Ryoga fissò ancora quegli occhi… occhi glaciali. Occhi azzurri come il mare in tempesta. Aveva come l’impressione di averli già visti da qualche parte… Ah, giusto! Era la ragazza del giorno prima! Quella che si era trovato di fronte dopo aver perso le tracce del killer.

- Rispondimi!

Si sentì prendere per il colletto, a quanto pare aveva più forza di quel che sembrasse… Ma non poteva colpirla. Aveva ancora un onore.

- Ranko, conosci quel ragazzo?

La presa si allentò fino a che non lo lasciò. Ryoga si massaggiò per un momento il collo, poi prese un profondo respiro. Era meglio andarsene. Doveva cercare quell’assassino.

- Sarebbe meglio se non lo conoscessi… – ringhiò quella. La guardò per qualche secondo in più, e questo gli fu fatale. Le sue guance si colorarono di nuovo di rosso, quasi più intenso dei capelli della ragazza.

Era molto carina.

Anzi no, era davvero bella.

Ryoga si girò e cominciò a fare dei buchi sul terreno con l’indice. Era imbarazzato… e anche un po’ irritato di essere preso a calci e pugni senza nessun reale motivo. Si diede dei piccoli schiaffetti sul viso per riprendersi, forse era meglio andarsene subito e basta.

- Ranko… non è che non volevi parlarcene perché è il tuo ragazzo? – urlò un’altra ragazza, indicandolo da lontano. Ryoga alzò il viso, pronto a negare tutto. Come potevano pensare che loro stessero insieme? Però non era male immaginarsi con una ragazza così carina…

- Smettila di dire idiozie, Aiko! – disse Ranko, precedendolo.

- Ma sì, sennò come si spiega? – sentì dire a un’altra ancora. Ma quante ce n’erano? Questa aveva anche un’enorme pala dietro la schiena, come se non ci fossero abbastanza tipi strani in giro.

- Già, lui è diventato tutto rosso e non l’ha nemmeno attaccata! Probabilmente è venuto a scusarsi…

- Oh, adesso capisco! Ranko, sono felice che tu abbia il ragazzo. – disse una terza ragazza; anche questa gli sembrava familiare e almeno non era strana. Però non ricordava dove l’avesse vista.

La rossa sembrò ancora più irritata… Ryoga si alzò in piedi e provò a protestare, ma Ranko si girò verso di lui e lo guardò negli occhi. Lo inchiodarono.

Oddei, che gli stava accadendo? Inchiodato da degli occhi azzurri! Però sembravano quasi… ghiaccio…

Un brivido di paura gli passò lungo la schiena. Scosse la testa, stava davvero impazzendo. O forse stava ancora dormendo. Ma sì, sicuramente stava dormendo, sennò di certo quella ragazza non gli avrebbe mai parlato e non avrebbe visto una bambina saltellare con una moneta in mano e inveire contro le ragazze che non correvano più.

- Ranko, non puoi far entrare il tuo ragazzo in un liceo femminile! – urlò la bambina.

- Aspetta, ma io non sono il suo raga...

- Non è il mio ragazzo!

Almeno su quel punto erano d’accordo, ma Ryoga non sapeva se esserne davvero contento o n...

Certo che doveva esserne contento! Lui stava cercando quel killer, quell’assassino, non aveva tempo per quell’idiozia!

- Sentite, io dovrei andare, quin...

- Devi avere una giusta punizione!

- Ma non ho fatto nulla!

La bambina agitò la moneta davanti a sé. Che volesse giocare? Non era molto bravo coi bambini e non aveva tempo, ma forse poteva passare un quarto d’ora con lei...

- Sempre così! – sbuffò la ragaz... Ranko.

- Bene, allora io...

Si sentì afferrare per il braccio e quasi perse l’equilibrio. Ranko era davanti a sé, sembrava quasi volersi nascondere dietro di l...

Stanco.

Si sentiva tremendamente stanco. Chiuse gli occhi. Stava perdendo sempre di più le energie... Forse avrebbe potuto dormire un po’ prima di ricominciare la ricerca...

Riaprì gli occhi appena sentì l’energia stabilizzarsi. All’improvviso sentì un pugno raggiungergli lo stomaco. Tossì e faticò a restare in posizione eretta. Capiva sempre meno, la stanchezza poteva essere causata dalla mancata colazione di quella mattina o dalle botte che aveva preso da quel killer il giorno precedente, ma perché doveva fare da sacco di boxe a quella ragazza?

- Va’ a casa – gli ordinò la rossa, e lo spinse via. Sentì in sottofondo dei gridolini e delle risatine entusiaste, ma non capiva bene da dove venissero. Si accasciò a terra non appena la ragazza lasciò la presa sul suo braccio.

E poi il buio.

 

 

Sentì l’ultima campanella della giornata suonare e sospirò soddisfatta. Sembrava che per quel giorno, a parte le solite lamentele della professoressa Hinako, fosse andato tutto bene.

Adesso poteva tornare a casa e godersi qualche momento di pace.

- Obaba, c’è un problema.

O forse no.

Non l’avevano stupita né il suo tono scocciato, né la sua apparizione improvvisa. Falco Rosso era sempre stato così irrispettoso e scostante, anche se era diventato ancora più irritabile da quando era stato maledetto. E lo poteva anche capire.

- Sembra che ci sia un vendicativo.

- Non pensavo che potesse esserci un killer pronto a sfidarti durante una missione. Di solito evitano per “rispetto” del lavoro altrui.

- Non è un killer.

Obaba lo guardò attentamente. Certo, quel ragazzino tendeva a sopravvalutarsi un po’, ma Falco Rosso non era tipo da farsi scoprire, non era mai successo che qualcuno, al di fuori dei colleghi, lo sfidasse.

- Siediti e spiegami meglio la situazione.

Falco Rosso sospirò, ma stranamente seguì l’ordine.  

- Si chiama Ryoga, non so chi sia, però sembra aver visto una delle mie missioni grazie alla sua maledizione. Sì, ce n’è un altro e si trasforma in un porcellino nero. Non è abbastanza forte da sconfiggermi, ma è resistente. Pensavo di fargli qualche domanda, prima di decidere cosa farne.

Obaba lo guardò a lungo. Un altro maledetto, questo non se l’aspettava, ma in fondo Falco Rosso attirava sempre guai. Almeno sembrava aver abbassato la cresta visto che aveva addirittura chiesto aiuto così umilmente, per i suoi standard.

- Mandalo all’agenzia. Ci penseranno loro a tenerlo buono.

- È qui il problema. Akane l’ha visto e crede sia il mio animaletto domestico.

Strizzò gli occhi. Le cose erano ancora più complicate; davvero quel ragazzo non aveva mai pace, ma poteva anche dirle tutto prima di chiederle consiglio.

- Allora non hai scelta, devi tenerlo con te e non perderlo d’occhio. Potrai liberartene una volta finita la missione.

- Immaginavo di doverlo fare, però... Non hai qualcosa per far dimenticare dell’animaletto ad Akane? Quello shampoo dell’altra volta, ad esempio.

- E se poi ricordasse? Non è sempre efficace, l’ultima volta il soggetto era debole, ma questo mezzo è diverso. No, cerca di tenere buono il vendicativo e continua con la tua missione. Non hai tutto il tempo del mondo.

Si alzò di scatto e sbuffò. Era tornato irritabile, peccato.

- Io e Akane siamo quasi amiche, non sono un ragazzino alle prime armi, vecchiaccia.

Gli diede il bastone in testa, ridacchiando alla sua faccia infastidita. Almeno gli dava quelle soddisfazioni, nonostante la maleducazione.

Falco Rosso se ne andò, borbottando qualcosa contro le vecchiette e i bastoni che lei finse di non sentire. C’era qualcosa che la preoccupava più della sua maleducazione, della missione e anche della situazione in cui si era cacciato a causa del vendicativo.

Aveva chiamato sempre il mezzo per nome.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=399506