Genitori e figli

di Farkas
(/viewuser.php?uid=646513)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scoperta ***
Capitolo 2: *** Preoccupazione ***
Capitolo 3: *** Il matrimonio di mio figlio ***
Capitolo 4: *** La figlia ritrovata ***
Capitolo 5: *** Perdono ***
Capitolo 6: *** La prima gelosia ***
Capitolo 7: *** Madre all'improvviso ***
Capitolo 8: *** Proteggere ***
Capitolo 9: *** Disfatta ***
Capitolo 10: *** Tale madre tale figlia ***
Capitolo 11: *** La vera madre ***
Capitolo 12: *** La giornata del papà ***
Capitolo 13: *** Paura ***
Capitolo 14: *** Avventatezza ***
Capitolo 15: *** Avventatezza (parte II) ***



Capitolo 1
*** Scoperta ***


Genitori e figli



Capitolo 1: Scoperta

 "Immaginate: sprecare questo capitale di odio che avete accumulato attraverso una vita miserabile nell’atto istantaneo e teatrale del perdono". Armando Gonzalez Torres
 
-La Sorgente non è un titolo posseduto da un demone. E’ l’essenza del male, e come tale non sarà mai davvero sconfitta. Ogni volta che il corpo che possiede viene distrutto, passa in un altro-.
Parole che le fanno più male di qualunque potere offensivo le sia mai stato scagliato contro.
Cole era innocente. Il suo primo vero amore, non l’ha mai tradita per sete di potere. E lei l’ha ucciso quando avrebbe potuto e dovuto salvarlo.
Ma è un turbamento più grande, l’identità di colui che le ha appena fatto la rivelazione.
Sono così simili: il colorito della pelle, i capelli scuri, la forma della mascella…
C’è una sola grande differenza tra loro: gli occhi. Non tanto perché gli occhi di suo figlio sono marroni come i suoi, anziché verdi come quelli di Cole, è per il modo in cui la guardano.
Gli occhi di Cole l’hanno sempre rimirata con affetto e amore, quelli di suo figlio la squadrano con odio e disgusto.
Non che non abbia meritato abbondantemente entrambi.
Se non fosse drammatico, sarebbe quasi buffo: ha desiderato con tutta sé stessa avere figli per anni, quando ne aveva già uno. Uno che aveva un disperato bisogno di lei, dato che veniva cresciuto a botte da un demone.
“L’ho abbandonato e deluso, proprio come ho fatto con suo padre” pensa la donna. Lo ha appena scoperto, ma sa già che è qualcosa per cui non si perdonerà mai.
Tanti come le riempiono la mente.
"Come hai fatto a sopravvivere?"
"Come potrò convivere con il senso di colpa?"
"Come ho potuto essere così cieca?"
"Come potrò spiegarlo alle mie figlie?"
Alla fine è il più importante a uscire dalle labbra della strega:- Come ti chiami?-.
-Non ho nessun nome che avrai mai bisogno di usare- risponde il mezzodemone prima di sparire in una colonna di fuoco.
Forse Phoebe Halliwell non rivedrà mai più il suo primogenito, ma è certa che rivedrà quello sguardo traboccante di disprezzo. Lo rivedrà ogni volta che si guarderà allo specchio.
 



ANGOLO DELL’AUTORE
E sono finalmente giunto a far danni anche qui.
Streghe è una serie tv legata alla mia infanzia, e anche se non è una di quelle che ho più amato in assoluto, mi è venuta voglia di buttare giù qualcosa sulla nuova generazione di Halliwell; con l’eccezione di Wyatt e Chris non ne sappiamo nulla.
Comunque i protagonisti di questo primo capitolo sono Phoebe e il figlio che aspettava nella quarta stagione da Cole; ho sempre pensato che potesse essere sopravvissuto in qualche modo.
In questa storia dopo essere diventato adulto e aver incontrato la madre le rivela la verità andandosene subito dopo non volendo saperne nulla di lei (diciamocelo Phoebe se la merita una punizione per come ha trattato Cole).
Vabbè la taglio qui prima di rendere quest’angolo più lungo del capitolo stesso. Spero che recensirete in tanti; accetto anche critiche finchè costruttive.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Preoccupazione ***


Genitori e figli
 
Capitolo 2: Preoccupazione

“Un briciolo di preoccupazione è più pesante di tonnellate di felicità.” Stanisław Jerzy Lec.
 
Piper Halliwell ama suo figlio. Lo ha sempre amato. E sempre lo amerà.
Di questo ne è certa.
Però, di tanto in tanto, non riesce a non ripensare a quel terribile futuro alternativo. La cosa la fa sentire in colpa, perché lei si fida di Wyatt.
Eppure… eppure ha sempre il terrore di scorgere qualche segnale che preannunci l’arrivo di quella catastrofe.
E i segnali arrivano poco dopo il sedicesimo compleanno di Wyatt: strani ritardi, aria cupa, silenzi…
Piper si sente un mostro a temere che suo figlio possa distruggere il mondo, e continua a ripetersi che non è possibile, ma poi si dice che la madre di un certo tedesco, probabilmente avrebbe detto lo stesso del suo piccolo Adolf.
-Mamma… posso parlarti un attimo?- mormorò Wyatt un pomeriggio in cui lui e la madre erano soli in casa.
Piper annuì e si sedette accanto a lui sul divano.
-Ecco vedi io… io ti devo dire una cosa su di me. Una cosa che sa solo un’altra persona… e che per ora preferirei tu non dicessi a nessuno-.
“Proprio una premessa tranquillizzante non c’è che dire” pensò la strega.
-Mamma io… io non sono come te. Né come Chris, papà o le zie. L’ho negato per un po’ di tempo, ma ora l’ho accettato-.
Il cuore di Piper sprofondò. Dunque aveva commesso qualche azione malvagia? Aveva usato la magia per ottenere un profitto personale, o per ferire qualcuno? E aveva goduto nel farlo?
-Wyatt- mormorò con voce tremante. - Sono sicura che ti sbagli. Sono certa che si può rimediare… troverò un modo di aggiustare tutto-.
A quelle parole il ragazzo parve ferito :- Non è una malattia per cui serve una cura … è un aspetto della mia personalità-.
Per un attimo Piper si chiese se il figlio l’avrebbe attaccata, e un attimo dopo si sentì un mostro. Pareva così debole e impaurito…
-E ti piace, quest’aspetto della tua personalità?- chiese la figlia di Patty con un tono da “Ti prego dimmi di no”.
-Mi mette un po’ a disagio, ma mi rende anche felice… però non credo sia una cosa che piace o non piace… e soprattutto non credevo che avresti reagito così- sospirò Wyatt.- Non vorrei mai perdere te, o il resto della famiglia… però non posso cancellare quel bacio. E nemmeno voglio-.
Quella replica spiazzò Piper. Bacio?
-Cioè… mi volevi solo dire che stai uscendo con qualcuno?- chiese Piper non osando quasi credere che fosse una cosa del genere, a dare a suo figlio quell’aria spaurita.
-Certo. Perché, tu cosa avevi capito?- fece perplesso Wyatt appurando che per tutto il tempo, avevano portato avanti due conversazioni differenti.
Piper non rispose troppo presa a cercare di contenere il sollievo. Doveva esserci qualcosa che non andava o Wyatt non avrebbe avuto quell’aria spaurita, né fatto tutti quei giri di parole.
Sta venendo usato come toy-boy da una donna sposata… oddio fa non che non si sia innamorato di una delinquente o di una tossica… o peggio di un essere malvagio”.
Inutile rimuginare. Meglio prendere la cosa di petto:- E allora com’è questa ragazza?-.
-Be’… è proprio di questo che ti volevo parlare. Non è una ragazza. Sto uscendo con un ragazzo-.
Per un istante Piper rimase in silenzio. Malgrado l’equivoco sorto in precedenza, capì benissimo quanto dovesse essere stato difficile per il figlio fare quella confessione… e quanto dovesse essere preoccupato per come lei avrebbe reagito.
Piper abbracciò forte Wyatt che per quanto sorpreso ricambiò.
-E per questo che eri così preoccupato? Credevi che non avremmo potuto accettare che esci con un ragazzo?-.
-Non è una cosa così facile… è tutto molto nuovo per me, mi ci sto ancora adattando-.
-In effetti è una sorpresa… ma è anche una cosa normale. Hai detto che la tua storia ti rende felice no?-.
Wyatt annuì, e Piper sorrise: -Bè allora a me va bene-.
Stavolta fu il ragazzo ad abbracciarla. Piper si sentì stranamente felice di condividere con lui un momento simile.
-Senti mamma…- cominciò esitante il ragazzo quando si furono separati.
-Vorresti che fossi io a parlarne a papà?-.
Wyatt scosse il capo. –No. E’ una cosa che devo fare io… però quando lo farò vorrei averti lì. E vorrei che mi aiutassi a preparare il discorso. Io faccio ancora fatica a parlarne… rende più… più reali le difficoltà e i pregiudizi che dovrò affrontare… e … e non vorrei mai deludere papà-.
-Tesoro ma tu non lo hai deluso. E sono certa che non lo farai mai. Quanto alle difficoltà noi ti staremo accanto. E ricordalo sempre: se qualcuno ti giudica a prescindere, il peggio che puoi fare è preoccuparti del giudizio di qualcuno del genere-.
Vedendo il figlio sorridere la donna lo imitò, prima di esclamare:- E ora fuori di qui giovanotto! Scommetto che c’è qualcuno di molto importante che muori dalla voglia di vedere-.
Il biondo sorrise prima di sparire in un vortice di sfere. Piper si sdraiò sul divano totalmente rasserenata.
Wyatt non era preda del male, e la sua insicurezza mostrava una volta di più come quel terribile futuro fosse stato evitato. E la sua preoccupazione di colpo le parve, il modo più adatto per evitarlo, se presa a piccole dosi. Era giusto tenere a mente un potenziale pericolo, fino a che la sua vita non fosse stata condizionata da quel pensiero… e fino a che avrebbe continuato a giudicare Wyatt per quello che aveva fatto, e non per quello che avrebbe potuto fare.
Restava solo un piccolo problema: come si dice a uno nato nel 1924 che suo figlio è gay?
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
E rieccomi qui. Ci tenevo ad aggiornare quest’oggi, visto che oggi andrà in onda negli USA il primo episodio del reboot di Streghe… sinceramente non so cosa aspettarmi, posso solo sperare che l’atmosfera della serie non venga snaturata troppo. Avrei potuto vivere anche senza, ma visto che l’hanno fatto tanto vale darci un’occhiata. Voi che ne pensate?
Immagino Piper come una madre amorevole, ma sinceramente credo che dopo tutta la storia del futuro apocalittico, qualche dubbio su Wyatt, o almeno la decisione di tenerlo d’occhio siano rimasti a qualche membro della famiglia, sia pure in modo labile. In più il gioco dell’equivoco, poteva dare un tocco di leggerezza al capitolo, visto che il precedente è stato abbastanza cupo.
Ringrazio qui apeirmon e fenris che hanno recensito lo scorso capitolo, e tutti coloro che leggono queste righe. Sappiate che un commento mi farebbe molto piacere.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il matrimonio di mio figlio ***


Genitori e figli

Capitolo 3: Il matrimonio di mio figlio

“Devi lasciare che i tuoi figli se ne vadano se vuoi che rimangano con te” Malcolm Forbes.

 

“Il gran giorno è arrivato” si disse Piper Halliwell, aprendo gli occhi. La sveglia sul comodino segnava appena le sette, ma sapeva che non sarebbe riuscita a riprendere sonno, quindi tanto valeva alzarsi.

Tra poche ore Chris e Bianca si sarebbero sposati, e la loro famiglia si sarebbe allargata.

Era davvero felice per suo figlio: la sua storia d’amore con la Fenice non era stata tutta rose e fiori anzi, e sperava davvero che dopo tanta fatica e sofferenza, i due potessero trovare la felicità com’era successo a lei e Leo… be' lei e il marito avevano dovuto faticare non poco anche dopo essere riusciti a dirsi quel benedetto “Sì”, ma alla fine ce l’avevano fatta. Non c’era ragione per cui non dovessero farcela anche Chris e Bianca.

Certo non avrebbe descritto la giovane come la nuora ideale, ma in fondo spettava solo a Chris decidere con chi avrebbe diviso la sua esistenza.

La strega scese le scale facendo attenzione a non fare rumore. Cielo quanti ricordi le tornavano alla mente… sembrava passato appena un giorno da quando Chris guardava i cartoni, seduto sul divano del soggiorno, o faceva i compiti in cucina… e ora stava per sposarsi.

La cerimonia si sarebbe svolta lì alla villa, officiata dallo spettro della nonna, proprio com’era stato per lei e Leo … e stavolta sarebbe stato davvero il secondo figlio a sposarsi per primo… a meno che Wyatt non venisse forzato a sposarsi con un essere malvagio nelle successive cinque ore.

“Perfino per i nostri standard è improbabile che si verifichi due volte* un fatto del genere” si disse la moglie di Leo. “E poi non credo che il male abbia adottato il matrimonio gay”.

//////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

Lynn, la madre di Bianca, una volta terminati gli ultimi preparativi per la cerimonia, si sedette a riposare vicino a Piper.

-Così ci siamo eh?- esordì la bionda.- Ancora poche ore e la mia piccolina sarà la signora Halliwell… non riesco a crederci…-.

-Lo dica a me- sorrise Piper.- Mio figlio oggi si sposa… ma dove sono stata mentre cresceva? Potrei giurare che andasse matto per i robot, solo la settimana scorsa-.

-Già pensi di aver accettato che i tuoi figli siano adulti, poi succede qualcosa e ti chiedi come sia possibile che la bambina che non riusciva a dormire senza l’orsacchiotto, si sia già trasformata in una meravigliosa, giovane donna-.

-E visto che abbiamo tanto in comune, e che ci conosciamo da quasi tre anni, non sarebbe ora di passare al tu?- fece sorridente la madre dello sposo.

-In effetti sarebbe ora- ammise la fenice.- E vorrei ringraziarti. Noi Fenici non abbiamo proprio una buona fama… e per giusti motivi. Eppure né tu, né Leo avete detto nulla quando Bianca e Chris hanno cominciato a frequentarsi…-.

-Credimi- la stoppò Piper- ero certa che ci saremmo ritrovati qui, già dopo il loro primo incontro-.

-L’istinto di una madre- ridacchiò Lynn.

“Quello e i viaggi nel tempo” pensò Piper. Tuttavia non volle toccare l’argomento. Non voleva sciupare la lietezza di quel giorno, pensando a quel che sarebbe potuto succedere.

-Sai non avrei mai creduto che un giorno Bianca si sarebbe sposata… né che un giorno io e lei saremmo riuscite a riavvicinarci. Ed è stato tuo figlio, a convincerla a tentare di ricucire lo strappo tra noi, non credere che non lo sappia. E’ un uomo che sarò orgogliosa di poter chiamare genero-.

Piper era felice che la futura suocera di Chris, avesse di lui un’opinione così buona, ma il primo pensiero che formulò dopo quella frase, fu che era una fortuna che Phoebe non fosse a portata d’orecchio. I figli che non andavano d’accordo con i genitori, erano un argomento tabù in sua presenza. Per quanto fossero passati anni da quando lo aveva scoperto, non sarebbe mai riuscita a sopportare di avere un figlio cresciuto senza di lei, e che di lei non voleva saperne niente.

Phoebe non diceva mai una parola al riguardo, e Piper era certa che fosse sinceramente felice per Chris e Bianca, ma conosceva la sorella abbastanza da essere certa che non riuscisse a non pensare, che se quello si fosse sposato, lei di certo non sarebbe stata invitata alla cerimonia. Fortunatamente Coop e le sue figlie erano riuscite a distrarla, facendole dare gli ultimi ritocchi alle decorazioni.

-Be' credo sia ora di andare a dire a mia figlia, quanto sia felice per lei- dichiarò la bionda.- Se vuoi scusarmi…-.

-Vai. Anch’io voglio dire due parole a Chris prima della cerimonia-.

//////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

-Sei bellissima- sospirò Lynn dopo essersi teletrasportata nella camera in cui Bianca attendeva l’inizio della cerimonia.

La giovane indossava un abito a coda di sirena, che le lasciava le spalle scoperte, e aveva tra i capelli lisci e lunghi fino alla schiena, un fermaglio blu a forma d’uccello.

-Io non mi sono mai sposata*- sospirò la Fenice più anziana.- Quindi davvero non so che dirti… se non che sono felice per te, e che ti auguro il meglio… per quel che vale-.

-Vale molto- sussurrò la castana, prima di stringere la madre in un abbraccio.

-Così sgualciremo i vestiti-.

-Non m’importa-.

/////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////// -Nervoso?- esclamò la secondogenita di Patty entrando nella stanza in cui Chris si stava preparando.

-Ho riscritto i voti sei volte, e continuo a pensare che manchi qualcosa!- gemette il ragazzo.- Senti dacci un’occhiata tu… secondo te quale versione è la migliore?-.

Dopo una rapida lettura dei fogli Piper né buttò via tre:- Questi sono un insieme di banalità da telenovela, questi sembrano scritti da uno di un secolo fa, questi sono troppo lunghi-.

La faccia del mezzo angelo bianco espresse tutta la sua delusione:-Erano le tre versioni su cui avevo lavorato di più-.

-E’ proprio questo il problema, ci stai pensando troppo. Quando verrà il momento saprai cosa dire-.

-Sicura?- borbottò scettico il ragazzo.

-Ami quella ragazza ? Vuoi passare tutta la vita con lei?- domandò a bruciapelo la moglie di Leo.

-Certo!- rispose immediatamente Chris.

-E allora ne sono sicura. Ora cerca di rilassarti, e di pensare solo che questo è il gran giorno tuo e di Bianca!-.

-Mi ha lasciato qualche perla di saggezza genitoriale da dirgli?- s’informò Leo quando vide la moglie uscire dalla stanza in cui Chris si stava preparando.

-Non saprei… però potresti riciclare qualche perla di saggezza da angelo bianco. Con quelle sei sempre insuperabile-.

//////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

Mestiere duro la madre, però da grandi soddisfazioni” pensò allegra Piper.

L’intera famiglia più alcuni amici a conoscenza del loro segreto, era radunata nel salone abbellito decorazioni floreali, e da un arco ricoperto anch’esso di fiori mentre il pavimento era stato cosparso di petali di rosa.

La musica iniziò a suonare, e la sposa ad attraversare il corridoio al braccio di Leo, mentre Chris l’attendeva affiancato dal suo testimone Wyatt.

-Sedetevi tutti- annunciò lo spettro di nonna Penny- Siamo…-.

BANG!

Una pallottola attraversò la stanza, fortunatamente senza far vittime tranne il vaso preferito di Piper.

In quel preciso istante la porta fu abbattuta, e una dozzina di scheletri, armati di baionette e vestiti con l’uniforme inglese della guerra d’indipendenza, irruppe nel salone.

“Questa è nuova perfino per me” si ritrovò a pensare la futura suocera di Bianca, prima che l’ira facesse sparire ogni altra cosa dalla sua mente.

Possibile che il matrimonio di Chris, dovesse essere rovinato dalla magia? Proprio non potevano liberarsene nemmeno per qualche ora?

La timida sposina, fu la più pronta a reagire: aveva scaraventato due sfere d’energia in rapida successione, balzando poi in una posizione in cui avrebbe potuto difendersi più facilmente.

Superato lo shock anche gli altri passarono all’azione: Wyatt circondò con un campo di forza, tutti coloro che non potevano difendersi, Chris orbitò accanto alla fidanzata, mentre i vari cugini si prepararono a usare la magia.

Piper si ritrovò al fianco delle sorelle per l’ennesima volta. Phoebe le rivolse un sorriso:- Guai il giorno del matrimonio. La tradizione di famiglia è pienamente rispettata-.

-Solo in parte- la corresse Paige. -Dobbiamo ancora risolvere il problema e officiare una splendida cerimonia-.

Piper non riuscì a non sorridere a sua volta:- Temo che potremo contribuire solo alla seconda. Siamo un po’ troppo vecchie per combattere il male-.

-Parla per te nonnetta!- dichiarò orgogliosamente la sorellastra mentre faceva sparire le baionette di alcuni scheletri.- Io sono in formissima!-.

-Be' forse neanch’io sono già così decrepita- rilanciò la figlia di Victor, mentre faceva esplodere uno scheletro.- E poi non hai passato tutta la settimana, a lamentarti del mal di schiena cara la mia giovincella?-.

-Sì perché sono caduta!- protestò piccata la mora, schivando un affondo di baionetta.-

-Un’altra volta controlla che la tua vicina non sia posseduta da uno spettro, e che non lanci flussi di ectoplasma prima di andare da lei per il brunch- suggerì Phoebe.

//////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

Eliminato il demone che aveva mandato contro di loro il plotone di non-morti, per vendicarsi di Bianca che gli aveva ammazzato il fratello, si potè ritornare alle nozze… o meglio si sarebbe potuto farlo se il salone non fosse stato ridotto (è proprio il caso di dirlo) a un campo di battaglia.

-Te l’avevo detto che saremmo dovuti fuggire a Las Vegas- sospirò la Fenice mentre fissava le decorazioni distrutte.

-Mi dispiace- fece il giovane Halliwell.

-E perchè? E’ di me che voleva vendicarsi Sedai. Le nostre vite funzionano così. Sono una strega anch’io Chris… o hai dimenticato che ci siamo incontrati dando la caccia allo stesso stregone? Rimanderemo la cerimonia, l’importante è che non si sia fatto male nessuno-.

-Scusate- s’inserì Piper- Ma forse non sarà necessario rimandare nulla… se non ho perso il mio talento con gli incantesimi-.

Chiudendo gli occhi la donna cercò di concentrarsi: se non era un momento critico quello…

-Sono maniaca dell’ordine e della pulizia/ma la pregheria che rivolgo non è per gioia mia/rendi questo posto di nuovo adatto per un matrimonio/ cancellando le azioni di quel demonio-.

Appena Piper ebbe terminato l’incantesimo, le molecole degli oggetti distrutti presero a ruotare e raggrupparsi, e i pochi minuti il salone ritornò a essere meravigliosamente decorato, come lo era stato prima dell’assalto degli scheletri.

-Grazie mille mamma… ma questo è profitto personale- fece preoccupato Chris.

-Niente è affatto. Ci guadagnate voi che avete di nuovo la location per il matrimonio. Io che ho usato la magia, dovrò comunque togliere tutte le decorazioni, e ripulire tutto. Quindi, piantala con le prediche e cerca di renderti presentabile-.

//////////////////////////////////////////////////////////////////////////////

Finalmente i due giovani poterono unire le loro vite, e Piper non riuscì a trattenere qualche lacrima. Durante la festicciola dopo le nozze Piper si sedette sul divano, lievemente malinconica. Da quella notte in poi Chris non avrebbe più dormito in quella che era da sempre la sua stanza. Lui e Bianca dopo il viaggio di nozze si sarebbero trasferiti in un grazioso appartamento comprato prima della cerimonia.

Piper sapeva benissimo che suo figlio non la stava abbandonando, che avrebbe ancora avuto tempo per lei e per il loro rapporto, e che prima o poi tutti i figli se ne vanno di casa per crearsi la loro vita e la loro famiglia… ma comunque la rattristava pensare che d’ora in poi avrebbe avuto qualcun altro come principale confidente, che non avrebbe più costretto tutti a guardare quello stupido telefilm il giovedì quando cenavano, che non avrebbe più lasciato le sue cose in giro per casa…

Era tutta presa in queste considerazioni quando il figlio le si avvicinò:- E così finalmente ce l’ho fatta. Mi sono sposato. Quasi non mi sembra vero-.

-Fidati ti capisco benissimo-.

-Capisci anche che andarsene da qui è molto più dura di quel che credevo?-.

-Sì. Come per me è molto più dura del previsto accettare che te ne vai-.

Madre e figlio sospirarono. Una parte di Piper avrebbe voluto trattenere lì il marito di Bianca, in quella casa in cui lo aveva visto crescere… ma sapeva che sarebbe stato sbagliato.

-Ho cercato di darti ciò che io non ho avuto- mormorò Piper.- E ciò di cui avevi bisogno-.

- E ci sei sempre riuscita-.

-Sono pericolosamente vicina a piangere, o ad abbracciarti-.

-Perché non farlo?- suggerì il castano. -L’occasione merita-.

Piper sorrise avvolgendo il figlio tra le sue braccia; stingerlo a sé era ancora bello, come quando era bambino. E la faceva sentire ancora più realizzata di allora.

Dopo aver sciolto l’abbraccio Piper decise che era il momento di tornare a fare la madre saggia -Senti io non posso insegnarti come funziona il matrimonio, perché ogni coppia è diversa, ma per ogni cosa…-.

-Chiederò a zio Coop- la stoppò Chris.- Di certo saprà consigliarmi al meglio… ma io so già che il matrimonio è una sfida da affrontare con impegno-.

-Proprio una frase da angelo bianco, eccetto per la prima parte- ironizzò la strega.- Ok hai già il consulente di coppia, ma per ogni problema…-.

-… ci sarai. Ci sei sempre stata-.

Dopo quella frase Piper si limitò a sorridere commossa mentre Chris, raggiunse la moglie ansioso di andare con lei nella loro nuova casa. Certo suo zio gli avrebbe dato ottimi consigli… ma di certo gliene sarebbero serviti pochi se fosse riuscito a seguire l’esempio di suo madre nella vita coniugale, come si era prefissato da tempo.

Ma a sua madre, l’avrebbe detto domani. O forse dopodomani. O quando avrebbe dovuto comunicarle che Bianca era irremovibile nel voler dare a un'eventuale figlia femmina il nome di sua nonna.

 

 

 

 

 

·      Nel tredicesimo episodio della terza stagione, poco prima del matrimonio di Piper e Leo, Prue veniva rapita e costretta a sposare uno stregone Zile.

·      Dato che nell’episodio in cui compare Bianca, si vede solo sua madre, e suo padre non viene nemmeno citato, ho dato per scontato che Lynn fosse una madre single.

 

 

ANGOLO DELL’AUTORE

Be' una raccolta del genere non poteva non includere un matrimonio. Ho deciso di usare quello di Chris, perché è l’unico cugino, che sappiamo avesse una relazione, cosa che mi ha risparmiato di dover creare un personaggio nuovo e i suoi parenti. Ce la vedo Piper tutta trafelata a voler dare al figlio un matrimonio perfetto, che si autonomina wedding planner… e Bianca per quel poco che l’abbiamo vista, non mi sembrava tipo da preoccuparsi di queste cose.

Colgo inoltre l’occasione per ringraziare fenris e apeirmon per aver recensito lo scorso capitolo e voi che state leggendo queste righe. Sappiate che ogni commento è ben accetto.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La figlia ritrovata ***


Genitori e figli
Capitolo 4: La figlia ritrovata

“Occhio per occhio servirà solo a rendere tutto il mondo cieco” - Mathama Ghandi.
 
A Paige Matthews era sempre piaciuto il contrasto che faceva il nero con la sua carnagione pallida, ma Tamora non l’aveva mai apprezzato.
-Sembri un cadavere- era il commento più ricorrente di sua figlia ogni volta che la vedeva con un vestito nero addosso, e quando Paige le aveva raccontato della sua trasformazione in vampira *, aveva commentato, che nemmeno i registi di una serie tv avrebbero potuto trovare qualcuno con la fisique du role più adatta.  Però quel giorno di certo Tamora, non avrebbe fatto commenti sui suoi abiti, o sulla sua carnagione.
Con un sospiro Paige si sedette, sul divano, incapace di fermare il flusso di ricordi, che sempre più spesso le attraversava la mente.
/////////////////////////////////////////////////////////////////////
Era arrivato il giorno in cui lei ed Henry avrebbero saputo il sesso del bambino. La gravidanza non era stata programmata, ma i due giovani coniugi ne erano stati felicissimi.
 -Allora c’è qualcosa che non va con il bambino?- mormorò esitante Paige, nel vedere il ginecologo osservare stupito il risultato dell’ecografia.
-Niente affatto. I bambini sembrano in perfetta salute- rispose l’uomo con un sorriso sornione, lasciando i due coniugi senza fiato.
-B-bambini?- balbettò incredulo l’uomo.
-Pare proprio che lei aspetti due gemelline signora Mitchell! Congratulazioni!-.
Henry lanciò un grido di vittoria, prima di baciare appassionatamente la moglie.
-Gemelle… accidenti sembrerò una mongolfiera già al quarto mese!- scherzò la mora, prima di stringersi al marito per un altro bacio.
Cielo quanti anni erano passati da quel giorno…
////////////////////////////////////////////////////////////////////
-Insomma Tamora, ti vuoi calmare?- sbottò Paige vedendo la figlia, di otto anni che curiosava ovunque nella biblioteca della scuola di magia.
-Mamma io sono Kat! Tamora è rimasta a casa!-.
-Cosa?! Ma doveva fare pratica con i suoi poteri!-.
-Ti ho fregato! In realtà sono io Tamora! Kat è andata a giocare da Melinda-.
-Ah meno male…-.
-Fregata di nuovo! In realtà sono Kat… o magari no! Non riesci nemmeno a distinguere le tue figlie, ma che razza di madre sei?-.
Paige gemette esasperata. Le gemelle adoravano scambiarsi e sfruttare la loro somiglianza per confondere gli altri.
-Bene. Allora chiunque tu sia, salterai la merenda per tre giorni, e aiuterai a tenere in ordine la biblioteca per una settimana-.
La ragazzina sbiancò e alzò le mani :-Non scherzo, più mamma ti giuro che sono Tamora! Guarda ora uso i poteri, così te lo dimostro-.
-Nient’affatto: non voglio nemmeno immaginarmi la ramanzina, che ci farebbe zio Leo se tu incenerissi qualche libro importante. Diciamo che ti credo sulla parola… e che ti costringerò solo ad apparecchiare da sola per questi tre giorni-.
“Che peste che era” pensò Paige fissando tristemente una foto della gita fatta dalla famiglia a Disneyland. “Eppure non ho mai creduto che avrebbe… che avrebbe mai potuto compiere un’azione del genere”.
/////////////////////////////////////////////////////////////////////
Tamora aveva incontrato a ventidue anni, l’uomo della sua vita… e anche in una cornice discretamente romantica. Mentre ritornava da una gita fatta con un gruppo di amici, la macchina si era fermata, lasciandola a piedi su una stradina vicino al mare, sotto un sole cocente.
Fortunatamente un ragazzo di passaggio si era presentato come meccanico offrendosi di trainare l’auto fino alla sua officina.
-Grazie… ehm… però temo di non avere abbastanza soldi con me… se vuoi potrei ripassare domani e…-.
-Oh puoi ripagarmi con un sì-.
-Un sì?- chiese perplessa la giovane Mitchell.
-A questa domanda: ti andrebbe di uscire con me domani sera?-.
-Sì!- rispose la strega con un gran sorriso (va detto per completezza d’informazione che il suo interlocutore, aveva più l’aspetto di un modello, che di un meccanico).
/////////////////////////////////////////////////////////////////////
Tamora, era stata come la madre e la zia una grande amante dei flirt ma dopo aver incontrato Nathan, diede un taglio al civettare, con gran divertimento del resto della famiglia che non si aspettava certo di vederla passare dall’andare in discoteca almeno due volte a settimana, al fare la fidanzatina adorante (Parker si era comicamente lamentata, di aver perso la sua compagna di baldoria preferita, ma si vedeva che anche lei era felice per la cugina).
 -Voglio dire a Nathan che sono una strega mamma- le aveva annunciato Tamora circa sei mesi dopo l’inizio della loro relazione.
-Tesoro ne sei sicura? E’ un passo molto importante… e dopo non potrai tornare indietro-.
-Lo so- aveva ammesso con un sospiro la ragazza. -Ma io amo Nate, come non ho mai amato nessuno. Non credevo nemmeno che si potesse amare a tal punto qualcuno… e voglio fare il possibile affinché tra noi funzioni. Non ce la faccio più a nascondergli una cosa così importante. Fino a quando non lo saprà, la nostra non potrà essere una relazione seria… e io voglio che lo diventi-.
-Come sei cresciuta- sussurrò Paige, carezzandole amorevolmente una guancia.- Bene, visto che io ci sono passata con tuo padre, vuoi qualche consiglio? O hai già un’idea di come impostare il discorso?-.
-Ehm… veramente speravo in un aiutino da zio Coop- ammise la ragazza.- Coi suoi poteri, potrebbe aiutare sia me che Nathan e… e… io non voglio perderlo! S-se mi lasciasse? Ne morirei!-.
-Ora non esageriamo- fece Paige abbracciando la figlia. -Ma se può tranquillizzarti non credo che lo farà. Non sarò un’esperta d’amore come zia Phoebe e zio Coop, ma lasciarti così e per questo sarebbe da vigliacchi… e Nathan non lo sembra affatto-.
La ragazza sorridendo ricambiò l’abbraccio:- Be’ allora sentiamoli questi consigli-.
Henry era l’unico a non essere tanto entusiasta della relazione. I padri vogliono sempre, che le loro figlie sposino un medico, o un avvocato, ma ben pochi esultano all’idea di avere un meccanico come futuro genero… eventualità che dopo il secondo anniversario dei due, aveva cominciato a parere probabile, e che con suo grande scorno non pareva affatto dispiacere a Paige. L’uomo aveva quasi sperato che la rivelazione della magia, avrebbe spinto il ragazzo a lasciare Tam, ma con grande gioia di quest’ultima il giovane aveva accettato la cosa abbastanza di buon grado. Era rimasto sorpreso certo, ma comunque aveva fatto del suo meglio per stare accanto alla sua ragazza, sostenendola e aiutandola come poteva nelle emergenze magiche.
-Nathan è un bravo ragazzo- si lagnava di tanto in tanto il poliziotto.- Ma si guadagna da vivere riparando macchine! Siamo seri, che avvenire pensi che possa dare a Tammy?-.
-Tammy ha tutto quel che serve per costruirselo da sola un grande avvenire. E avere un compagno che ti ama e ti sostiene, è più importante che mai per chi fa una vita come la nostra. A me basta che nostra figlia sia felice-.
L’uomo smise di opporsi dopo un altro anno. Un trafficante di droga infatti propose a Nate di usare la sua officina come deposito, nascondendo stupefacenti nelle auto che poi i complici sarebbero venuti a ritirare, e il ragazzo accettò… solo per raccontare tutto a Henry, in modo che trasmettesse l’informazione ai suoi colleghi della narcotici.
-Mi sbagliavo su Nathan- ammise Henry dopo aver trasmesso la denuncia.- Non è un bravo ragazzo, è un ottimo uomo. Un uomo al quale posso affidare tranquillamente nostra figlia-.
Già davvero un ottimo uomo… eppure era stato lui a causare la rovina della sua amata sia pure indirettamente. I capi dello spacciatore, non avevano minimamente apprezzato l’onestà del ragazzo… e pochi giorni dopo la retata in cui i loro sottoposti erano stati arrestati, avevano fatto piantare una pallottola in fronte al giovane meccanico.
Tamora ne fu distrutta. Lasciò l’appartamento in cui aveva convissuto col fidanzato e tornò a casa dei suoi genitori, in uno stato di depressione totale.
////////////////////////////////////////////////////////////////////
“Se solo avessi capito…” pensò afflitta Paige mentre entrava in macchina, assieme ai figli, e al marito. Ora capiva come si sentiva Phoebe quando pensava a quello là.
Tutti loro avevano fatto del loro per stare vicino alla ragazza, e dopo qualche mese la poveretta, era uscita dall’apatia… ma solo perché al dolore si erano aggiunti l’odio e il desiderio di vendetta.
Le streghe non possono intromettersi negli affari dei mortali. Non è affar loro combattere la criminalità, a meno che non c’entri in qualche modo con la magia… ma ormai per Tamora le regole non valevano più molto. Il desiderio di uccidere l’assassino del suo amore, e chi aveva ordinato tale assassinio, era ormai l’unica cosa che la faceva andare avanti.
La ragazza studiò il piano per mesi, stando ben attenta a non far trapelare nulla. Arrivò persino a consultare un veggente demoniaco. E giunse la notte in cui decise di agire. Quando si trovò di fronte la ragazza, il criminale si mise a ridere.
-Ah era il tuo fidanzato?- fece divertito quando Tamora gli ebbe detto il motivo della sua venuta.- Che idiota. Invece di usare i nostri soldi per farti qualche regalo, ha preferito crepare. Ma se vuoi che ti spedisca da lui, non hai che da chiederlo fiorellino-.
La spocchia dell’uomo evaporò come una goccia di latte che cade su un fornello arroventato, dopo che Tam ebbe usato i poteri. Terrorizzato il cecchino non si fece pregare per rivelare il nome del mandante… e immediatamente dopo la strega lo incenerì.
Fu così che Tamora Mitchell divenne un’assassina. Le piacque vedere quell’uomo prendere fuoco. Ucciderlo la fece sentire potente. Con il mandante fu ancora più spietata. Lo torturò per ore prima di dargli il colpo di grazia.
Fu durante una visita a Piper e Leo che venne svelata la verità. Wyatt aveva bisogno d’aiuto per localizzare una delle streghe che guidava come angelo bianco, misteriosamente scomparsa. Di certo non era morta, il ragazzo l’avrebbe percepito.
Dovendo a sua volta conciliare i doveri di strega e quelli di angelo bianco, Paige si offrì immediatamente di dare una mano al nipote e tutti si precipitarono in soffitta… ma non appena Tamora si avvicinò, il libro s’illuminò e si allontanò per evitare il suo tocco. Incredula la ragazza ritentò, ma il risultato fu il medesimo.
-Com’è possibile?-sibilò.- Quelli erano dei delinquenti. Chissà quante vittime avevano fatto oltre al mio Nate. Com’è possibile che questo maledetto libro, mi giudichi malvagia, per aver eliminato quei bastardi?!-.
-Co-cosa?- balbettò Paige.- Tam cos’hai fatto?-.
-Giustizia- ringhiò la ragazza. -E grazie a me ora ci sono due delinquenti in meno-.
-Nate non tornerà in vita, solo perché hai ucciso i suoi assassini!- urlò isterica la figlia di Sam.- L’unica cosa che hai ottenuto è stata di diventare come loro! Secondo te cosa ci rende diversi dal male? Che non uccidiamo per vendetta!-.
-Be’ se avere ucciso quei due mi rende una strega malvagia, non voglio essere buona! Ho fatto giustizia e non me ne pento. Schifosi del genere non meritano di vivere!-.
-E allora sappi che non ci sarà più posto per te in questa famiglia, fino a che non te pentirai-dichiarò severamente Wyatt.- Noi combattiamo per proteggere gli innocenti. Avere poteri speciali, non ci rende giudice, giuria e boia. Vattene-.
-E a te chi dà il diritto di parlare così?- ruggì Paige rivolta al nipote.
-Le regole della magia- mormorò Melinda. – Detesto ammetterlo ma Wyatt ha ragione-.
Disperata Paige si voltò verso i membri della famiglia, presenti ma tutti quanti avevano la stessa espressione del primogenito di Leo.
-In tal caso addio!- si limitò a dire Tamora prima di scendere le scale sorda ai richiami di Paige. La donna cercò di seguirla, ma la figlia fece esplodere i gradini, così Paige cadde e perse i sensi. E da quel momento i suoi familiari non videro più Tamora per anni.
/////////////////////////////////////////////////////////////////////
Naturalmente Paige aveva provato a cercare la figlia, ma invano. Tam si era unita a una congrega formata da streghe di pessima fama che avevano la sua stessa visione della vita, e ciò l’aveva definitivamente divisa dalla famiglia (in quel periodo nella comunità magica si diffuse la seguente battuta: “Le prescelte se la cavano meglio con i demoni che con i figli”).  Se non avesse avuto il marito, le sorelle, Kat e Henry Junior la figlia di Sam sarebbe impazzita. E certe volte perfino vedere Kat, identica in tutto e per tutto alla gemella, le causava pensieri tristi. Per lo meno a differenza di Phoebe, Paige condivideva il suo dolore col marito.
/////////////////////////////////////////////////////////////////////
Cinque anni dopo, l’abbandono di Tamora la Sorgente era ritornata… e ora che sapevano che non sarebbe mai stata eliminata sul serio, combatterci contro generava una certa frustrazione negli Halliwell. Oltretutto non potevano nemmeno fare sul serio, fino a che non avessero scoperto di chi era il corpo che stava occupando. Quasi sicuramente di un demone, ma fino a quando non ne avessero avuto la certezza, non potevano rischiare di uccidere un innocente. Phoebe lo ripeteva di continuo e si era gettata anima e corpo nelle ricerche… e questa era una debolezza che la Sorgente non esitava a sfruttare.
Dopo l’ennesimo assalto, Paige si era ritrovata sola: Kat era svenuta, Melinda aveva una gamba rotta, e i poteri di Payton non erano adatti al combattimento.
-Non hai idea di quanto ho atteso questo momento… addio Paige!- sentenziò la Sorgente prima di lanciare un flusso di fuoco alla vecchia nemica, impossibilitata ad orbitare a causa di un incantesimo del demone… che di colpo venne scaraventato via da una potentissima raffica di vento.
Incredula la quartogenita di Patty si voltò per vedere la congrega di Tamora entrare in casa, pronta al combattimento. La Sorgente si difese bene eliminando due streghe, con altrettante palle di fuoco, ma visto il numero di nemici preferì teletrasportarsi via. Tamora cercò di fermarlo, ma il demone la scaraventò violentemente contro muro con la telecinesi, prima di sparire.
-Ho… saputo cosa stava succedendo- ansimò Tamora mentre Paige tentava di guarirla. -E ho pensato di… venire a darvi… una mano… avevate ragione… puoi… perdonarmi?-.
-Certo che ti perdono!-.
-E’ più… di quel che merito… Nate… sto arrivando…- ansimò la giovane prima di chiudere gli occhi per sempre, mentre le mani di Paige si spegnevano insieme alla vita, generata dalla loro proprietaria.
////////////////////////////////////////////////////////////////////
Paige Matthews aveva fatto e visto l’impossibile un’infinità di volte nella sua vita… eppure nulla le era mai parso innaturale come vedere calare nella terra la bara di sua figlia. Tamora non sarebbe stata seppellita nel mausoleo di famiglia; Paige aveva preferito comprarle la piazzola accanto a quella di Nathan. Aveva sentito che era più giusto così. Le sue sorelle, i suoi cognati e nipoti, avevano capito la sua decisione, e avevano fatto di tutto per starle vicino.
Anche i membri sopravvissuti della congrega avevano presenziato al funerale, e tutti loro pronunciarono parole lusinghiere sulla loro consorella caduta. L’idea che in quegli anni, la figlia avesse avuto al fianco degli amici veri e propri, invece che semplici alleati diede un qualche conforto a Paige, che al termine della funzione prese a sua volta la parola: -Nathan Gills morì cinque anni fa. Mia figlia Tamora morì nello stesso istante, e non siamo riusciti a farla rivivere. Mi auguro solo che ora possano essere felici insieme- mormorò l’angelo bianco-strega.- Ho riavuto mia figlia solo per vedermela strappare via, ma comunque mi ha reso orgogliosa un’ultima volta-.
Paige avrebbe voluto dire molto di più, fare un discorso degno della sua sofferenza, ma capì che aveva già detto tutto il necessario. Tacque e si diresse verso Henry, Kat e Junior. Loro li avrebbe protetti. A qualunque costo.
 
 
 
 
 
 
 
  • Paige venne trasformata in vampiro nell’episodio diciotto della quarta stagione “Mordimi”
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

Ed eccomi qui di ritorno dalle vacanze. Visto che lo scorso capitolo trattava di un avvenimento lieto, sia pure venato da un pizzico di malinconia, ho pensato che fosse arrivato il momento di creare un capitolo più cupo. Se avete notato somiglianze tra la morte di Tamora e quella di Prue, sappiate che la cosa è voluta: volevo che anche la nuova generazione patisse un lutto, e mi pareva un parallelo poetico far sì che una delle figlie di Paige, la sostituta di Prue, morisse nello stesso modo di quest’ultima. In più così ho avuto l’occasione di reintrodurre un vecchio nemico.
Come sempre devo ringraziare apeirmon e fenris per aver recensito lo scorso capitolo, oltre a KarenHumbert che ha recensito tutti e 3 i capitoli della storia.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Perdono ***


Genitori e figli

 

Capitolo 5: Perdono
 

“Il perdono è l’essenza dell’amore. Amare è perdonare, perdonare è amare”. - Andrew Greeley.
 
 
Da bambine Kat e Tamora erano inseparabili. Facevano insieme praticamente tutto (perlopiù facevano quello che voleva Tamora, ma se per caso era Kat a proporre qualcosa, Tamora accettava tranquillamente).
Crescendo però le cose cambiarono. Le gemelle, continuarono a trascorrere molto tempo insieme, ma finirono per sviluppare interessi diversi e smisero di vivere praticamente in simbiosi. Tam faceva festa tutta la notte, Kat si limitava a film e pizza con gli amici. Tam a malapena scaldava il latte, Kat era ansiosissima di apprendere tutte le ricette di Piper (se in casa non si mangiava esclusivamente dal take away era merito suo e dei due Henry, a Paige e Tamora era stato espressamente vietato di avvicinarsi ai fornelli), Tam era una maniaca della palestra, Kat era dipendente dalle serie tv, Tam sapeva come divertirsi, Kat sapeva quando era ora di smettere di divertirsi… insomma le due si completavano a vicende e impedivano all’altra di esagerare. E un po’ di tempo insieme lo passavano sempre… almeno fino all’arrivo di Nate.
Da quando era stata rimorchiata (in tutti i sensi) dal meccanico, Tam si dedicava completamente a lui. Passava con il ragazzo tutto il tempo possibile, e per quanto Kat ci scherzasse su, essere trascurata in quel modo dalla gemella la feriva. Una sera in cui rimasero sole in casa, Tammy non fece altro che parlare al telefono col fidanzato. Kat la cronometrò: andò avanti senza interruzione per quarantanove minuti, prima di rivolgere una sola parola a lei.
///////////////////////////////////////////////////////////////
-Che programmi hai per oggi?- chiese allegramente Paige una domenica mattina in cui lei e Kat erano state le prime a svegliarsi.- Io e Phoebe andremo a comprare i regali per il compleanno di Piper, e poi pranzeremo fuori-.
-Cose da sorelle… dev’essere bello- bofonchiò la ragazza.- Le facevo anch’io quando avevo una sorella. Purtroppo la signora Gillies, è troppo occupata con l’adorazione ultimamente-.
-E’ solo la fase luna di miele tesoro- la rincuorò Paige sentendo l’amarezza nella voce della figlia.- Passata l’eccitazione iniziale, smetterà di comportarsi come se l’unico scopo della sua vita, fosse fare felice Nathan. Ci sono passata anch’io. Sai quando le avevo appena conosciute, Piper si era sposata da poco con Leo e Phoebe con… ehm… con tutto quello che stava accadendo era comunque presissima dal suo ragazzo. Per un po’ mi sono sentita pure io la ruota di scorta… ma poi è passato-.
-Tu però non avevi condiviso tutta la vita con le zie-.
- Giusto. Grazie per la delicata puntualizzazione-.
- No… non intendevo quello- esclamò subito Kat.- E’ che non puoi capire… io e Tam siamo gemelle. Una volta le bastava un’occhiata per capire se avevo problemi… e ora è tanto se mi parla per cinque minuti di fila. Mi ha… esclusa-.
Il tono della ragazza era tanto ferito che Paige scese subito a più miti consigli.
-Se davvero ti dispiace tanto parla con Tammy. Sono certa che capirà-.
Kat annuì. La cosa strana era che il giovane Gillies le piaceva (fortunatamente non nel modo in cui piaceva alla gemella: una delle loro principali differenze erano i gusti in fatto di ragazzi). Era gentile e riusciva sempre a strappare una risata a tutti. E a dire il vero se lo meritava quell’amore incondizionato da parte di Tamora, considerando che non faceva che coprirla di premure e gesti romantici. Tutti motivi per cui quell’infantile gelosia, faceva sentire in colpa la ragazza.
Malgrado ciò ne parlò alla gemella. E il loro rapporto tornò quello di prima.
La morte del meccanico fu un brutto colpo per tutta la famiglia, anche se naturalmente nessuno soffrì quanto Tamora. Ma Kat patì di certo una sofferenza maggiore, quando seppe cos’aveva fatto quest’ultima.
Era assurdo. Come, poteva non essersi accorta delle intenzioni della sorella? Naturalmente l’aveva vista cupa e silenziosa, una volta uscita dall’apatia dei primi tempi, ma la cosa le era parsa normale… ma loro erano gemelle dannazione! Avrebbero dovuto avere un legame indissolubile, e lei era non aveva mai nemmeno concepito il pensiero che Tam potesse compiere azioni del genere.
Oltre a dolore e senso di colpa, le azioni della gemella procurarono a Kat il costante terrore di commettere qualcosa di analogo. Se Tamora era diventata così cosa poteva impedirle di seguire la medesima sorte?
No era ridicolo… lei non era Tamora… gemelle o non gemelle, non era scontato che avrebbe fatto gli stessi errori… doveva essere razionale… così si ripeteva almeno cento volte al giorno, sforzandosi di seppellire la paura dentro di lei.
Purtroppo c’era chi sapeva sfruttarla al meglio la paura altrui.
////////////////////////////////////////////////////////////////
L’uomo della sua vita Kat non lo incontrò affatto in una cornice romantica. In effetti il loro primo incontro fu tutt’altro che piacevole.
Piper era finalmente riuscita ad aprire l’Halliwell’s, il ristorante che aveva sempre sognato di possedere e visto che la nipote aveva mostrato di cavarsela egregiamente tra pentole e fornelli, aveva accettato di darle un lavoro lì. Lavoro che dopo l’abbandono di Tamora era diventato quasi un’ossessione. Tenersi occupata, aiutava in modo egregio a liberarsi la mente.
Perciò quando una mattina la ragazza trovò un cantiere di fronte al ristorante, non gradì affatto la novità. A quanto pareva una società di costruzioni aveva comprato alcuni edifici nelle vicinanze, per abbatterli ed edificare al loro posto un albergo di lusso. Nulla di male a parte che col baccano che facevano i lavori, Piper non ebbe altra scelta che aprire il ristorante solo la sera, quando il cantiere era fermo. Una bella perdita, ma d’altronde chi mai sarebbe venuto a mangiare da lei, con quel frastuono di sottofondo?
Starsene metà giornata a girarsi i pollici, non era proprio il massimo per Kat, che in quei giorni cercava di stare a casa il meno possibile. E quando un pomeriggio, andata a riprendere una borsa dimenticata, trovò la vetrina del ristorante distrutta e detriti all’interno marciò a passo carica verso il cantiere.
Con un’urlata si fece dire da un operaio il nome dell’architetto che gestiva il progetto e in che parte del cantiere poteva trovarlo. Arrivataci vide un ragazzo alto e biondo della sua età, e gli abbaiò in faccia:- Dove posso trovare Jim Bilson?-.
-A occhio e croce… a tre centimetri dal suo naso. Con chi ho il piacere di parlare?-.
-Ma non sarà mica lei l’architetto?-balbettò incredula Kat.-Avrà al massimo la mia età…-.
-Sa com’è, c’è chi a venticinque anni è riuscito a combinare qualcosa nella sua vita-sbuffò irato il ragazzo.
-Ah be’ scusi se la miserabile cuoca di un ristorante, vorrebbe lagnarsi se le distruggete il posto di lavoro!-.
-Me l’hanno già detto, e ho già parlato al telefono con la proprietaria. Il vetro nuovo sarà istallato domani, a spese nostre. Ora se permette dovrei lavorare io-.
-Dica un po’ crede che il suo lavoro sia tanto più importante del mio lei?-.
-Oh non saprei… quello che creano le mie mani, potrebbe durare per secoli e dà lavoro a centinaia di persone, quello che creano le sue dura al massimo mezz’ora e ha come unico effetto riempire le pance, e svuotare i portafogli… lei che pensa?- sbottò Jim.
Kat stava per urlare parole che in televisione sarebbero state accettate solo nei reality o nei dibattiti politici, quando si rese conto di ciò che stava facendo. Da quando si arrabbiava così, e si esibiva in scenate del genere? Oltretutto, per una cosa avvenuta per sbaglio! Stava mica anche lei …
-Faccia davvero sostituire il vetro entro domani- si limitò a bofonchiare la figlia di Henry, prima di girare i tacchi.
////////////////////////////////////////////////////////////////
Jim Bilson mantenne la parola. Il vetro nuovo arrivò per le dieci e trenta della mattina seguente … e quella sera l’architetto stesso si presentò al ristorante, chiedendo di poter parlare con Kat.
-Che sorpresa. E’ venuto a sbattermi in faccia la sua laurea?-.
-No anzi ... ero venuto a scusarmi per il mio atteggiamento di ieri mattina...- mormorò imbarazzato il giovane Bilson. -Le assicuro che non mi comporto mai in maniera così sgradevole, ma... ultimamente sono piuttosto nervoso, sa è il mio primo incarico importante questo… e ci tengo a farlo bene. Benissimo. Così dimostrerò che posso farcela perché sono un bravo architetto, e non perché sono il figlio di Kelly Bilson la magnate delle costruzioni-.
-Guardi… mi scuso anch’io. Non dovevo mettermi a urlare in quel modo… vede per me non è un buon periodo, e …-.
-Scuse accettate. Che mi consiglia di buono?- fece Jim sedendosi a un tavolo.
Col tempo le visite dell’uomo al ristorante si fecero quotidiane, e le sue chiacchierate con Kat sempre più lunghe. E arrivò il giorno in cui, il giovane architetto chiese alla ragazza se volesse cenare in altro ristorante con lui. Invito che lei accettò.
////////////////////////////////////////////////////////////////
-Sicure che non sia un problema?- mormorò Kat- Quel demone in cui ci siamo imbattute l’altro giorno è pericoloso… magari è meglio rimanere unite…-.
-Possiamo contare su un bel po’ di parenti oltre a te- le fece notare Prue.- Tu hai bisogno di distrarti… e poi questo Jim ti piace parecchio. E non provare a negarlo: stai parlando a una Cupido-Strega-.
Kat distolse lo sguardo imbarazzata. Era vero, ma era anche un po’ che non usciva con qualcuno, quindi il nervosismo era alle stelle.
-Se succede qualcosa chiamatemi d’accordo?-.
-D’accordo- fece Parker.- Ma ora passiamo alle cose importanti-.
-E sarebbero?- chiese perplessa la figlia di Paige, prima che le cugine la portassero a forza verso il bagno al grido di “Trucco e parrucco”.
Peccato solo che il demone le spiasse… e che preferisse di gran lunga colpire un bersaglio isolato.
////////////////////////////////////////////////////////////////
Prue e Parker avevano fatto un gran bel lavoro… ma c’era un dettaglio che dispiaceva alla ragazza: Paige non aveva partecipato. Quando aveva saputo dell’uscita della figlia quasi non aveva reagito… proprio lei che le diceva sempre che era troppo pantofolaia, e che un tempo si sarebbe divertita un mondo all’unirsi all’assalto delle figlie di Phoebe.
I primi mesi dopo che Tam se n’era andata di casa, erano stati tremendi, ma adesso tutti quanti stavano più o meno cominciando ad andare avanti con le loro vite. Paige però non sembrava ancora pronta.
Non devo prendermela per questo. Dev’essere stata l’unica a rimanere peggio di me, per quel che ha fatto Tammy. Ma sono così dipendente dall’attenzione dei miei parenti?”
L’arrivo di Jim la distolse da quei pensieri, e dopo aver ricambiato imbarazzata il suo saluto e i suoi complimenti, entrò nella sua auto.
////////////////////////////////////////////////////////////////
In breve l’imbarazzo passò, e Kat cominciò a godersi la serata… fino a quando mentre tornavano alla macchina, una sfera d’energia centrò in pieno l’architetto mandandolo a terra.
Una rabbia incredibile travolse la ragazza, portandola a bloccare con i suoi poteri non solo il nemico, ma l’intero viale. Subito dopo Jim si rialzò con un mugolio, e la sua accompagnatrice lo raggiunse all’istante.
-Ma che è successo?- fece incredulo.
-Senti non so come dirtelo… io… io sono una strega- buttò fuori tutto d’un fiato la ragazza.
-Ma pensa- rispose il biondo creando in mano un dardo di luce che scagliò contro il demone che finì immediatamente incenerito. -Anch’io-.
////////////////////////////////////////////////////////////////
-Un demone sconfitto, un ragazzo che può condividere il nostro stile di vita, i tuoi poteri sono cresciuti…-ricapitolò Prue.- Direi che se andata alla grande cugina! Anzi che ci fai sfigurare!-.
Kat era grata dell’elogio, ma sinceramente avrebbe preferito che venisse da Paige, non dalla primogenita di Coop. Sua madre si era accertata che stesse bene con sincera preoccupazione, ma comunque avevano parlato poco dell’accaduto. A pensarci bene sua madre parlava poco e basta in quel periodo.
////////////////////////////////////////////////////////////////
Avere finalmente una vera relazione in cui poteva essere completamente sincera, fu un bene per Kat. Prese a passare sempre più tempo con Jim, e a fidarsi di lui al punto da parlargli della gemella e dei suoi timori più reconditi. Il giovane Bilson forse non poteva capire, ma fece del suo meglio per rassicurarla. Eppure il loro amore in parte la spaventava… se Jim avesse perso la vita, combattendo il male, lei che avrebbe fatto? Sarebbe andata fuori di testa come sua sorella? Ma ormai per Kat era impensabile l’idea di vivere senza di lui.
////////////////////////////////////////////////////////////////
Purtroppo la Sorgente non era l’unico demone impossibile da distruggere definitivamente. Anche Barbas era sempre destinato a tornare… e almeno altrettanto difficile da affrontare.
La semplice notizia del suo ritorno, fu sufficiente a mandare Kat nel panico… pertanto fu lei la prima vittima del Demone della Paura.
Parte della famiglia si era radunata nel salone della villa, quando Kat passando davanti allo specchio vide che il suo riflesso scindersi in due… e l’altra ragazza era sua sorella.
-Alla fine ci siamo ritrovate- ghignò Tamora.- Nelle cose importanti siamo sempre state uguali.-
-No, io non ucciderei mai- balbettò Kat.
-Invece lo farai- soggiunse il suo riflesso.- Non desideri ricongiungerti a Tam? Ti senti persa, senza di lei e lo sai… avanti accetta la tua vera natura-.
-Io non sono come te!- strillò disperata la ragazza.
-Kat quello che vedi non è reale!- urlò Paige… ma era troppo tardi.
La figlia si voltò verso di lei, lo sguardo pieno di odio e follia, desiderosa solo di distruggere tutto. In quel momento era malvagia…  e pertanto in grado di bloccarli.
-Reggete un minuto!- urlò Prue teletrasportandosi.- Penso di sapere come aiutarla-.
Purtroppo le sue sorelle non ebbero la stessa prontezza e rimasero immobilizzate.
Kat avanzò verso le parenti bloccate pronta a eliminarle… quando Paige con un disperato slancio, le si lanciò addosso fermandola.
-Non perderò anche te!- urlò Paige afferrandole le braccia.- No! Dovesse costarmi la vita, ti farò tornare in te!-.
Urlando la figlia le portò le mani alla gola. Paige non poteva orbitare, Kat avrebbe aggredito le sue nipoti indifese, quindi dovette usare anche lei la forza… ma ormai era quasi vecchia, e oltretutto non voleva davvero fare del male all’avversaria, mentre Kat aveva dalla sua il vigore della gioventù, e soprattutto il desiderio di uccidere istillato da Barbas.
La Matthews ormai vedeva tutto scuro, quando una voce maschile gridò:- Fermati Kat!-.
Jim portato lì da Prue si lanciò sulla sua ragazza gridando:- Ascoltami! Io ti conosco. Sei la donna di cui sono innamorato, e non potresti mai essere malvagia! Sei la ragazza più dolce che esista, e sai amare con tutta te stessa! Barbas non può decidere chi sei! Solo tu puoi… e so che prenderai la decisione giusta!-.
Le mani di Kat si aprirono e sua madre crollò sul pavimento, scossa dalla tosse.
-Io… io… io non commetterò gli stessi errori di Tamora! Mai!- urlò la figlia di Henry, prima di afflosciarsi tra le braccia del fidanzato.
Pur essendo felice di come si era evoluta la situazione Paige non riuscì a non chiedersi perché le parole di Jim, avessero fatto effetto e le sue no.
////////////////////////////////////////////////////////////////
Una volta allontanato il terribile demone, Paige decise che era arrivato il momento di parlare a sua figlia.
- Tu… tu hai paura di diventare malvagia… come… come… Tamora? Da quando? E perché non me ne hai parlato?- mormorò.
- Paura? Ormai è un’ossessione!- urlò Kat.-Ogni volta che mi arrabbio penso “Ci siamo, sto per perdere la testa anch’io”. Quando ho cominciato a frequentare Jim ero terrorizzata dall’idea che se la relazione fosse finita male, avrei potuto fare anch’io qualche sciocchezza! Ma queste cose, avresti dovuto capirle da sola! Sai bene quanto fossimo legate io e Tammy, avresti dovuto capire cosa ha significato per me vederla diventare cattiva, ma sei troppo occupata a piangerti addosso!-.
-Kat io …-.
-Lo so che preferivi Tamora!- gridò ancora la giovane Mitchell.- Lei ti somigliava: estroversa, pronta al flirt, combinaguai, avventurosa … io invece non sono così!-.
-Io non ho mai avuto una preferita- protestò Paige.- Ora basta, stai esagerando!-.
- Ah sì?- ululò la ragazza.- E allora perché sono settimane che mi eviti?-.
-Perché nell’aspetto sei uguale a Tamora-ammise la figlia di Sam chinando il capo.- Penso a lei ogni volta che ti vedo… ed è sbagliato. Tu sei tu e ti chiedo scusa, per come mi sono comportata in queste settimane-.
-Questo lo posso anche capire, e accetto le scuse. Ma mentirei, se dicessi che non mi hai ferita- sentenziò la ragazza di Jim prima di andarsene.
La cosa finì lì, ma il giorno successivo Paige propose alla figlia una passeggiata.
Mentre camminavano, prese a raccontarle della sua relazione con Richard*, e Kat sbottò immediatamente che Jim non era dipendente dalla magia.
-Si certo… volevo solo farti notare la coincidenza…- balbettò Paige.
-Se vuoi parlare di ieri fallo e basta-.
-Sei diventata più determinata- notò la donna.
 -E’ inutile girarci intorno. Anch’io ho sbagliato. Dovevo insistere per non farti chiudere in te… e non dovevo esplodere in quel modo ieri… ma ero così scombussolata…-.
-Allora siamo a posto? Non voglio che ci siano incomprensioni tra noi, e non per quello che ha fatto Tamora. Perché ti voglio bene. Così come sei- mormorò ansiosa Paige.
-Lo so, e non mi perderai- la rassicurò Kat.- E’ … complicato… ma possiamo superarlo. Insieme-.
Paige fece il primo vero sorriso da giorni:- Allora che ne dici di una giornata madre-figlia? Per cominciare a riaggiustare le cose?-.
Anche Kat sorrise e annuì. Avevano entrambe perso qualcosa, ma avevano ancora tanto di bello nelle loro vite. Ed entrambe in quel momento, si dissero che forse un giorno, avrebbero potuto ritrovare ciò che avevano perso.
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
Scusatemi per l’attesa, ma la fine del capitolo, proprio non voleva saperne di venirmi fuori. Ho voluto ricollegarmi al capitolo precedente, esplorando gli effetti che la caduta di Tamora ha avuto sulla famiglia. Magari in futuro ci tornerò ancora.
Colgo l’occasione per augurare buona Pasqua a tutti, e per ringraziare apeirmon, fenris e KarenHumbert per aver recensito tutti i capitoli di questa raccolta.
Grazie anche a chi ha letto fino a qui, e se vorreste lasciarmi una recensione mi farebbe molto piacere.
 
 
 
 
 
  • Stregone buono incontrato da Paige nel quinto episodio della sesta stagione, con cui intraprese una relazione, che si concluse quando Richard, divenne dipendente dalla magia.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** La prima gelosia ***


             Genitori e figli

 
 
 

Capitolo 6: La prima gelosia

 
“Non è tanto gelosia, forse è solo dispiacere nel sapere quanto siamo facilmente sostituibili”.- Anonimo
 
 
Positivo. Positivo. Positivo. Phoebe non riusciva smettere di leggere il risultato del test. Aveva scoperto di essere incinta era stato uno dei momenti più belli della sua vita. Per un momento non aveva potuto fare a meno di pensare alla gravidanza indottale anni prima dalla Veggente ma scacciò immediatamente quel ricordo (peccato ignorasse completamente che il frutto di tale gravidanza era vivo e vegeto, e che a breve avrebbe iniziato a giudicarla la sorgente di tutte le sue sciagure).
Le sue sorelle le avevano fatto mille feste e Coop per la gioia, l’aveva abbracciata e fatta girare per tutto il salotto di casa. Erano susseguiti nove mesi splendidi ma interminabili. Phoebe ardeva dal desiderio di spingere quella creaturina fuori dal suo ventre.
Finalmente il gran giorno arrivò. Phoebe non avrebbe mai ringraziato abbastanza per avere un marito in grado di teletrasportarsi. 
Non ci furono corse precipitose in auto, non ci furono ingorghi al momento peggiore. Solo un lettino spinto verso la sala parto a gran velocità. E alla fine Phoebe ottenne ciò che tanto aveva desiderato
-Ho una figlia… ho una figlia… finalmente sono madre!- esultò la strega singhiozzando per la felicità stringendo a sé quel piccolo fagottino. Quello era un momento che avrebbe ricordato per tutta la vita (certo dopo aver incontrato un tale che di cognome faceva Turner, il ricordo di quella particolare frase le avrebbe dato una certa amarezza, ma su questo argomento torneremo in seguito).
Due giorni dopo che Phoebe e Coop avevano appeso il fiocco rosa sulla porta, i padroni della casa di fronte appesero un fiocco azzurro sulla loro.
Luke e Molly Goldwater erano tipi simpatici e fra richieste di pannolini, e suggerimenti sulle babysitter divennero amici di Phoebe e Coop… così come loro figlio Ken divenne amico di PJ. Ogni volta che vedeva insieme la figlia e quel terremoto in miniatura con capelli e occhi neri insieme a Phoebe veniva in mente l’altra Prue e un ragazzino che da adulto sarebbe stato ucciso da una sfera d’energia *. Nessuno si sorprese quando i due divennero una coppia. Ma il loro non era un amore destinato a durare per l’eternità.
Come tanti teenager Kenneth sognava di diventare un grande cantante e Prue lo aveva sempre incoraggiato, fino al tirocinio estivo procuratole dalla madre al Bay Mirror*. Lì Prue si ritrovò catapultata nel mondo degli adulti, trovò nuovi interessi e… cominciò a pensare che il sogno del fidanzato fosse irrealizzabile. Ciò portò a una grossa litigata e dopo i due capirono di non essere più in sintonia e si lasciarono. Prue sembrava rattristata, ma non troppo… fino a quando arrivò lei.
Ken desiderava da sempre entrare alla Julliard* la scuola col miglior corso di musica del paese, pertanto era sempre pronto a darsi ad attività che gli facessero per ottenere crediti extra che lo aiutassero nella domanda per il college, e fra queste c’era l’orientamento dei nuovi studenti. E una di quelle studentesse era la ricchissima Camila Kopins. 
Un mattino numerosi allievi della Baker High School* rimasero a bocca aperta vedendo arrivare a scuola una limousine, ma per Prue fu ancora più sconvolgente vedere Ken precipitarsi ad aprire la portiera. Ne uscì una sedicenne che indossava un abito viola intero di marca Prada, che pareva più adatto a un ricevimento che a una mattina di scuola, una collana di perle e un braccialetto d’oro.  Aveva capelli e occhi corvini, lineamenti perfetti che parevano scolpiti nell’alabastro, e un’aria da antipatica ricca sul viso… cosa che non impedì che Kenneth rimanesse stregato all’istante.
Il ragazzo le afferrò immediatamente la borsa esclamando :- Benvenuta alla Baker Camila! Mi chiamo Kenneth Goldwater e sarò la tua guida per i primi giorni. Per qualunque cosa sono a tua completa disposizione!-.
-Me ne ricorderò- fece la ragazza in tono divertito, sfoderando un sorriso che il giovane amò immediatamente.- Allora che c’è da vedere qui?-.
PJ assistette a tutta la scena e sentì lo stomaco bruciare, anche se non capì il perché.
I primi giorni, passarono ma Ken continuò a fare da cavalier servente alla ragazza con una dedizione ammirevole: le portava i libri tra una lezione e l’altra, le prendeva il pranzo alla mensa dopo averle preso il posto, e si premuniva di anticipare ogni sua necessità. E l’aprirle la portiera dell’auto era ormai divenuta un’abitudine.
Il migliore amico di Kenneth era James Rogers seduto all’ultimo banco e tra lui e PJ durante l’ora di matematica si svolse la seguente chat:
 
 
James
Dobbiamo salvare Ken da sé stesso!
                                                                   Prue
                                                  Non sono affari miei.
 
James
Lo sta trasformando nel suo schiavo!
                                                                    Prue                                                                                                         
                                                  Non sono affari miei. 
 
 
James
PJ per favore…
                                                            Prue
                                           NON SONO AFFARI MIEI!
 
“Però non ci parliamo da quando abbiamo rotto” si disse Prue inviando il messaggio. “Forse a fine lezione potremmo fare quattro chiacchiere”-
-Ehi Ken…- cominciò la giovane Halliwell avvicinandosi all’ex.
-Kenny? Scusa, potresti accompagnarmi al laboratorio di biologia? Proprio non riesco a ricordare dov’è- domandò Camila.
-La sua onnipotente padrona ha parlato- commentò acido James, vedendo l’amico scattare in direzione dell’altra ragazza.
Ma la primogenita di Coop sentì una stretta allo stomaco, notando che Ken, aveva preso Camila per mano, e che quest’ultima aveva intrecciato le sue dita a quelle del moro.
Allo stomaco le arrivò invece una vera pugnalata quando rincasando tutta la famiglia sentì Ken cantare “You are my sun, my moon, and my stars… and your love is my life… Camilaaaa”.
-Che bella la nuova canzone di Ken!- cinguettò Payton.- La prossima volta che viene a casa voglio chiedergli di cantarmela tutta-.
-Scordatelo!- ruggì PJ facendo sobbalzare la sorellina decenne.
Phoebe scosse il capo, e decise che era arrivato il momento tanto atteso era di dare alla figlia consigli amorosi. Peccato che Prue non si fosse nemmeno lontanamente immaginata che le avrebbe fatto male vedere il suo primo ragazzo voltare pagina, e non era in condizione di parlare con nessuno.
-Tesoro, possiamo parlare?- chiese la donna entrando nella camera della figlia.
-E di che?-.
-Di Ken? Chiaramente t’infastidisce la sua relazione con questa Camila-. 
-NO CHE NON M’INFASTIDISCE! Cos’è ti senti in colpa per averci fatto lasciare?!-.
-Io?!- chiese allibita Phoebe.
-Se tu non mi avessi procurato quello stupido tirocinio, io e lui non avremmo mai litigato! Te l’ho detto mille volte che non m’interessa fare la giornalista, ma tu hai insistito!-.
-Pensavo ci tenessi per la domanda al college- protestò indispettita Phoebe.- Senti è inutile che te la prendi con me per…-.
-FUORI!- ruggì Prue lanciandole contro il suo diario.
-Ma sei impazzita?!- urlò Phoebe schivando il proiettile.
Le urla fra le due risuonarono per tutta la casa e malgrado i tentativi di mediazione di Coop volarono insulti pesanti, con in sottofondo il dolce suono di una chitarra e di una voce che intonava:- So please love me ... ohh Camila ...-.
///////////////////////////////////////////////////
Il giorno seguente Prue era ancora nervosa, ma non tanto da non riuscire a godersi la visita a scuola del suo scrittore preferito.
-Rick Riordan* qui… oddio sono vestita bene per incontrare un grande scrittore?-.
-Perché per l’altra gente che incontri, così sei vestita bene?- fece la giovane Kopins passandole accanto.
Non posso trasformarla in una rana, non posso trasformarla in una rana, non posso trasformarla in una rana” si disse la mezza cupido cercando di domare la rabbia. Mentre gli studenti prendevano posto in aula magna per ascoltare le parole dello scrittore, Prue rimase paralizzata notando che qualche gradinata più in basso Kenneth e Camila si stavano baciando. Sapeva che sarebbe successo. Era ovvio che presto sarebbe successo. E allora perché le faceva così male?
Il giorno dopo la ragazza intercettato l’ex fuori dal laboratorio di musica, gli domandò se avesse voglia di andare al cinema con lei e altri amici. 
-Non ho tempo. Camila ha i provini per le cheerleader, e voglio andare a sostenerla-.
-Accidenti, credevo che quella stupida saga di film d’azione ti appassionasse più di tutto. E’ proprio vero che per amore si cambia-.
-Ah, io ti sembro diverso eh?-.
-Io sono maturata! Nel tuo caso è Camila che ti ha reso diverso! E… e tu glielo hai permesso!-.
-La vuoi lasciare in pace? Mi spieghi perché ce l’hai tanto con lei? Cos’ha che non ti piace?-.
-E cos’ha che ti piace tanto?!-urlò PJ fuori di sé.- Non sei uno di quelli che giudicano le ragazze solo in base all’aspetto, e certo non frequenteresti mai qualcuno per i suoi soldi… mi spieghi cosa ci vedi in lei?!-.
-Guardala! Sì è bellissima, ma non è solo questo. E’ forte, determinata, spiritosa, energica … e sa bene chi è, o cosa le piace-.
Non ci fu bisogno di altre parole. PJ girò i tacchi decisissima a non parlare mai più a Kenneth Goldwater.
///////////////////////////////////////////////////
Quando arrivò il colloquio genitori-insegnanti Prue e Phoebe erano ancora ai ferri corti, ma una delle protette di Coop era impazzita dal nervosismo a causa del suo matrimonio, così per impedire che andasse tutto a monte, l’uomo era stato costretto a starle accanto tutto il giorno costringendo madre e figlia a passare insieme il pomeriggio in un silenzio ostile. 
Ken che per fare buona impressione al padre di Camila si era precipitato a prendere a lui e alla figlia caffè e milkshake finì per inciampare e per rovesciare un liquido bollente, e uno ghiacciato addosso all’ultima figlia di Victor che avendo già un diavolo per capello, esplose in una raffica d’improperi contro il malcapitato adolescente.
-Ma come osa quella trattare così il mio Kenny?- ringhiò Camila filmando la scena col cellulare.
A cena la ragazza mostrò il video alla madre dopo averle raccontato la storia. Hailey Kopins studiando il video rimase incredula nel riconoscere la donna che urlava.
-Camila ti ricordi della mega-festa, che volevi organizzare per il tuo compleanno con quel famoso dj?-.
-Certo, ma ora che centra?- chiese perplessa la ragazza.
-Centra che se ne può parlare… se mi presti il tuo telefono domani-.
//////////////////////////////////////////////////
Il giorno seguente Phoebe entrò in ufficio e notò che tutti evitavano il suo sguardo. Poco dopo Elise* si presentò alla sua scrivania, e le mostrò un video dove c’era tutta la sua sfuriata e al termine la famosa giornalista Jean Lazar commentò:- E una donna del genere, dovrebbe dare consigli sulle relazioni?-.
-E’ il sito dello Scarlets Backgound, Il giornale scandalistico diretto da Hailey Kopins. Ti ci ridicolizzeranno per mesi Phoebe. Credo sia meglio posticipare l’uscita tuo secondo libro-.
Prue rimase a bocca spalancata quando un’irata Phoebe riferì il fattaccio, ma fu niente rispetto a quando il pomeriggio successivo andata ad aprire la porta si ritrovò di fronte Camila, con in mano un pacchetto regalo e un mazzo di fiori.
-Ciao. Tua madre è in casa?- mormorò la ragazza.
-No. Mi spiace se volevi filmarla mentre prendeva a calci un gattino, o s’intratteneva con un gigolò, ti è andata male- rispose acida la primogenita di Coop.
-Ero venuta a scusarmi- rispose la ragazza a capo chino.- Quando ho fatto il filmato… non sapevo che ci avrebbe fatto mia madre. Non sapevo chi fosse tua madre. Quando ha urlato addosso a Kenny ero fuori di me... e volevo che la gente vedesse che è una brutta persona, ma ora che ho letto certi commenti lasciati al video … mi dispiace. E mi dispiace anche per aver insultato il tuo modo di vestire. Non ha nulla che non va… ero gelosa, so che tu e Kenny siete stati insieme è che… lui mi piace davvero… senti dì a tua madre che mi dispiace e che sono passata-.
Prue non sapeva che dire quindi si li limitò a confermare e a chiudere la porta. Un attimo dopo Ken uscì dal suo nascondiglio, dietro le scale e abbracciò forte la sua nuova ragazza:-Sono fiero di te, Amore- le sussurrò dolcemente all’orecchio, mentre le carezzava i capelli… del tutto ignaro che Prue fosse ancora vicina alla porta e avesse sentito. 
///////////////////////////////////////////////////
Pochi giorni dopo arrivò il compleanno della giovane ereditiera e tutta la classe venne invitata alla mega-festa. Non andarci sarebbe stato un suicidio sociale, e pertanto PJ si ritrovò in una mega-villa con piscina ad ascoltare il ritmo del famosissimo DJ George Stone, circondata dai rampolli delle famiglie più in vista della città (Camila a loro differenza non frequentava una scuola privata, perché i suoi genitori non volevano dare l’impressione degli snob) e fu uno di loro a far sì che Prue cambiasse radicalmente la sua opinione sulla giovane Hopkins.
-Ti giuro che non ti capisco. Perché frequenti quel perdente?- chiese in tono annoiato a Camila il figlio di due famosissimi designer di gioielli.
-Perdente semmai sarai tu!- ruggì la mora.- Si Ken non avrà un conto in banca a sei zeri, ma è dolcissimo, leale, intelligente, e di talento mentre tu senza i tuoi soldi, anzi senza i soldi dei tuoi genitori non sei niente-. 
Tutti i presenti erano rimasti allibiti dallo sfogo della ragazza, e Ken in quell’istante decise di mettersi al suo fianco. Rapidamente fermò la musica e afferrato un microfono dichiarò :-Camila ha dimenticato una cosa. Sono anche fortunatissimo, perché la più bella, dolce, eccezionale ragazza del mondo, ha scelto di stare con me-.
A quella frase suddetta ragazza raggiunse il fidanzato, per dargli un bacio mozzafiato, tra gli applausi dei compagni di classe
Prue rimase paralizzata. Quella scena era identica a quelle dei film romantici che tanto adorava… ma invece del ruolo della ragazza innamorata, le era toccato quello dell’ex odiosa.
///////////////////////////////////////////////////
Phoebe e la figlia comunicavano ancora a monosillabi, ma la prima vedendo l’aria abbattuta della seconda mentre rientrava, decise di scendere a più miti consigli e di chiederle cosa fosse successo.
-Lei lo ama davvero. Lo capisce. Lo apprezza- sospirò la ragazza terminato il racconto. -Credevo si divertisse solo a sfruttarlo… ma non è così. E lui è proprio pazzo di lei-.
-E dimmi… ti manca tanto Ken… o ti manca essere speciale per qualcuno?-.
-La seconda che hai detto suppongo... o spero… io…io… non lo so. Però… so che siamo stati amici prima di essere qualunque altra cosa… e di sicuro questo, mi manca-.
-Allora, perché non glielo dici?-.
-E credi che basterebbe? -.
-Se conosco Kenneth come credo sì-.
///////////////////////////////////////////////////
-Ehi, Kenny… possiamo parlare?- mugolò la ragazza che aveva atteso l’ex di ritorno dalla lezione di chitarra per almeno un’ora.
-Camila non voleva danneggiare tua madre in nessun modo, ti assicuro che le sue scuse erano sincere. Quindi, se mi vuoi parlare di lei…-.
-No. Voglio parlare di noi-.
Kenneth parve sorpreso: -Prue, non credevo che tu…-.
-Non è che tu mi piaccia ancora in quel modo- chiarì la ragazza.- Solo… mi ha fatto male vederti andare avanti. E certi giorni, vorrei che tu io e te avessimo ancora un rapporto. D’amicizia-.
-Ehi… tu farai sempre parte della mia vita. E se hai bisogno sono solo a un pianerottolo di distanza-.
-Davvero? Camila… Camila non dirà niente?-.
-No. E non devi diventare sua amica, ma almeno dalle il beneficio del dubbio-.
-Tenterò-.
Ci fu un rapido abbraccio ed ognuno rientrò a casa propria.
-Sono felice che tu e Ken siate di nuovo amici- disse Phoebe quando Prue ebbe raccontato l’esito della conversazione che le due avevano preparato insieme.- Ma tu sei sicura, che un’amicizia ti basti?-.
-Credo di sì. Mi dava fastidio vederlo con Camila, ma quando ho provato a immaginarmi al suo posto… non ci sono riuscita. Non voglio più stare insieme a lui… eppure una volta non desideravo altro. E’ così strano-.
La strega sorrise:- Credimi, capita. Ho avuto tante storie prima di conoscere e tuo padre… e tante volte ho creduto di aver trovato l’uomo giusto… ma poi ho capito che non era così. E credimi molte volte ha fatto male. Tu sei riuscita a chiudere con Kenneth in amicizia, cosa che ti assicuro non è da poco-.
-Sì ma adesso?- mormorò l’ibrido con la sua voce da ragazzina.
-Adesso ti dedichi alla scuola, agli amici, alla famiglia, ai tuoi hobby… fino a che non arriva un nuovo amore. E potremmo cominciare vedendoci un film-.
-Andata- rispose sorridendo la ragazza, mentre dall’appartamento di fronte si diffondevano note musicali.
“Life is a great journey where love wins ... and my path is in your eyes Camila…”.
A pensarci bene era contenta che la canzone non fosse per lei. Per quanto dolce, aveva un ritmo un po’ lento. Non era proprio il suo genere di canzone.
 
 
 
 
 
 
• Giornale per cui Phoebe comincia a lavorare nella quarta stagione.
• La Juilliard è la prima scuola di musica mai esistita in America e una delle principali scuole di arti, musica e spettacolo del mondo. Naturalmente non è facile farsi ammettere.
• Liceo frequentato dal trio originale. Immagino che le sorelle ci abbiano iscritto i loro figli.
• Direttrice del Bay Mirror.
• Autore di saghe urban fantasy basate su varie mitologie.
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Quale argomento poteva essere più adatto a Phoebe dell’amore? Visto che nello scorso capitolo, c’erano azione e magia, ho pensato di creare una situazione normale in questo. 
Come sempre ringrazio fenris, KarenHumber e Apeirmon che hanno recensito lo scorso capitolo e Girl_Hufflepuff che ha messo la storia nelle seguite. Apeirmon era curioso sui poteri di Prue, ma francamente credo che teletrasporto a parte, non dovrebbe avere nessun potere diverso da quelli che può avere qualunque strega: i poteri dei cupidi derivano quasi tutti dai loro anelli, quindi credo che le cupido-streghe non possano sviluppare poteri particolari.
Phoebe non compare tantissimo ma la cosa è voluta. A volte i genitori possono solo aiutare i figli a raccattare i pezzi, o dare qualche consiglio, quindi è normale che in qualche capitolo sia dato più spazio alla vicenda e ai personaggi in essa coinvolta. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ci si vede nelle recensioni!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Madre all'improvviso ***


Genitori e figli

Capitolo 7: Madre all’improvviso

 
“Un bambino appena nato. Un batuffolo di luce lanciato dalle stelle più lontane. E dentro ci sono già le leggi della vita, le formule segrete della meraviglia e le prime chiavi per aprire le forme del mondo”-Fabrizio Caramagna.
 
 
 
 
 
“I will keep quiet
You won't even know I'm here
You won't suspect a thing
You won't see me in the mirror
But I crept into your heart
You can't make me disappear
Til I make you
I made myself at home
In the cobwebs and the lies
I'm learning all your tricks
I can hurt you from inside
I made myself a promise
You would never see me cry
Til I make you
You'll never know what hit you
Won't see me closing in
I'm gonna make you suffer
This hell you put me in
I'm underneath your skin
The devil within
You'll never know what hit you”
 
Il padrone del telefono, un bellissimo ragazzo tra i venticinque e i trent’anni, sbuffando si alzò dal letto per afferrare il cellulare, mentre la sua ragazza nascondeva la testa sotto il cuscino.
- Caitlin?- fece rispondendo al telefono.- Calmati… Cait, non capisco quel che dici… da una settimana? E non ha mai chiamato? Forse ha conosciuto qualcuno. Insomma, lo sai com’è fatta Lindsay… dove? San Francisco? No. Non se ne parla. Perché ho pessimi ricordi di quella città. E non ci vado più da anni, non saprei dove cercare… perché non andate tu e Barry? Il lavoro… guarda che anch’io ho i miei impegni… va bene, va bene, va bene! Indagherò! Sì ti chiamo appena so qualcosa, ma tu non preoccuparti troppo…-.
L’uomo si mise in cerca dei vestiti seccato. Lind, non era esattamente qualcuno che amasse frequentare, ma per i suoi parenti la cosa era diversa e anche Caitlin la fidanzata di Barry, era una cara amica e non era riuscito a dirle di no.
Un’incantevole ragazza dai lunghi capelli bruni e ricci, coperta solo da un lenzuolo, gli rivolse un sorriso a metà tra il divertito e il rassegnato: - Ho come il presentimento che la nostra uscita di stasera verrà rimandata a data da destinarsi. Sbaglio?-.
-No purtroppo-.
//////////////////////////////////////////////////
 
-Che fai con quelle carte?- chiese Prue alla sorella.
-Zia Paige mi ha insegnato a leggere i tarocchi. Chi vuole provare?-.
-Io- rispose divertita Phoebe.- E’ un po’ che non ho premonizioni… prova a illuminarmi-.
-Vediamo un po’… cos’ha in serbo il futuro per la veggente di famiglia?- fece in tono concentrato la ragazza. Tuttavia la prima carta estratta la sorprese: -Guai dal passato?-  mormorò perplessa Parker, per poi guardare la seconda carta.- Il crollo delle tue certezze- aggiunse preoccupata osservando la seconda carta.- La follia ?- aggiunse poi dopo aver estratto la terza.
//////////////////////////////////////////////////
 
“Quanto odio questa città. Non ci metto piede da quasi dieci anni, eppure la odio come allora” si disse amaro il giovane Turner. “Vabbè inutile pensarci. Piuttosto devo pensare a trovare tracce di Lindsay e sbrigarmi a farlo. Prima la trovo, prima me ne vado”.
Mentre si dirigeva all’albergo della donna in cerca d’indizi, il moro svoltò in un vicolo del tutto ignaro che la persona che più disprezzava al mondo, lo aveva intravisto mentre parcheggiava la macchina.
Phoebe sgranò gli occhi, ma la figura nera era già sparita in un vicolo, prima che potesse dargli un’altra occhiata.
-Mamma ti senti bene?- fece preoccupata Parker.- Hai una faccia…-.
-No niente… mi era parso di vedere… una persona che conoscevo, ma non può essere lui… lui è morto… è morto- mormorò Phoebe.
/////////////////////////////////////////////////
 
-Alta, capelli biondo-rossicci, occhi neri… sì ricordo una cliente così. Parlava con un uomo al bar e l’ho vista uscire con lui- fece il portiere dell’albergo.
-Ci avrei scommesso la vita. E non è più tornata?-.
-Scusi ma lei chi è? Il ragazzo, il marito…-.
-Ho l’aria così da disperato?- si allarmò l’altro.- No, sono un amico di famiglia. Non si fa sentire da giorni, e a casa si sono un po’ preoccupati. Visto che c’è già tanto da fare per il matrimonio del fratello sono venuto io a cercarla. Mi sa dire qualcosa sull’uomo?-.
-Giuro che non so chi è, ma l’ho visto stamattina all’edicola qua vicino-.
-Be’ questo sì che restringe il campo… comunque darò un’occhiata all’edicola. Se dovesse tornare ditele che è passato a cercarla il signor Turner e di chiamare a casa-.
Con un sospiro il demone-stregone uscì dall’albergo e si diresse verso l’edicola. Sia chiaro, era certissimo che Lindsay si fosse istallata a casa di uno con cui aveva avuto un flirt selvaggio, e che passata la foga del momento sarebbe tornata, ma già che era lì, tanto valeva controllare.
Bisogna rendere giustizia a Lindsay Kerr. Non era una di quelle donne, pronte ad andare a letto con chiunque le offrisse da bere, anzi s’impegnava davvero per far funzionare le sue relazioni. Il problema era che quando per un motivo o un altro fallivano, era raro ci mettesse più di due giorni a cominciarne un’altra.
///////////////////////////////////////////////////
 
-Cosa?! Ti è sembrato di vedere Cole?- fece allibita Paige.
-Be’ per strada ho visto di sicuro uno che gli assomigliava- svelò Phoebe.- Però credo che fosse soltanto questo. Un tipo simile a lui. E che non riesco a non pensare a quello che hanno detto i tarocchi…-.
Piper pareva voler aggiungere qualcosa, ma venne stoppata dall’ingresso in cucina della figlia.
-Ma vi rendete conto?- fece Melinda entrando a tutta velocità nella stanza.
-Che è successo?!- domandò allarmata la madre.
-Il sindaco! Vi avevo detto che la ditta per cui lavoro, stava sponsorizzando la sua campagna di rielezione no?-.
-E ora cosa centra?- fece perplessa Phoebe.
-Centra che al suo discorso, sono comparsi almeno dieci dei suoi ex-compagni di scuola… per dire che era un bullo violento e crudele. Ne hanno parlato così male, che il suo indice di gradimento è in caduta libera… oddio con tutti i soldi che ha investito la compagnia… se perde le elezioni di sicuro ridimensioneranno il personale-gemette la ragazza.- Va bene che prima o poi gli errori del passato si pagano… ma perché devo andarci di mezzo io?-.
La frase della nipote ebbe peggiorò ancora l’umore di Phoebe. L’idea che ben presto i suoi errori passati avrebbero potuto rovinare la sua vita presente, si stava cementando velocemente nella mente della strega.
///////////////////////////////////////////////////
 
Senza dire nulla nemmeno a Coop, o alle sue sorelle Phoebe era ritornata nel vicolo. Doveva cercare indizi. Doveva fugare i suoi timori. Se Cole era lì l’avrebbe trovato.
Ma purtroppo c’era tutt’altro nel vicolo. Nello specifico un’ombra che serpeggiò da sotto un bidone dell’immondizia, per raggiungere i piedi della strega. Un attimo dopo, la strada scomparve e Phoebe si ritrovò inghiottita dal buio mentre precipitava nel vuoto.
 
///////////////////////////////////////////////////
Phoebe Halliwell riaprì gli occhi e scoprì di essere saldamente legata a una roccia. Al suo fianco c’era una ragazza sui venticinque anni dai lunghi capelli rossicci. Cercò di lanciare un incantesimo per liberarsi, ma non ebbe effetto.
-E’ inutile che ci provi. Quelle corde annullano i tuoi poteri- rise un uomo alto dai capelli biondi.
La terzogenita di Patty girò lo sguardo e vide con orrore che sul pavimento della grotta c’erano i cadaveri di giovani donne posizionati in modo da formare una sorta di simbolo.
-Ma… cosa…-.
-Che cosa facciamo qui? Cerchiamo di evocare Barbas naturalmente- ghignò una donna dai corti capelli castani. -Per essere libero un tempo avrebbe dovuto uccidere tredici streghe non sposate. Sacrificandone tredici in suo onore potremo farlo tornare in vita molto prima del previsto. Vedi, lui non ha solo poteri legati alla paura. E’ l’incarnazione stessa della paura. Non importa quante volte viene eliminato: prima o poi tornerà sempre. Per noi però, è molto più conveniente che lo faccia prima-.
-Be’ purtroppo per voi io sono felicemente sposata!-.
-Vero. Ma le tue figlie no. Con un bell’incantesimo ipnotico, faremo in modo che tu ce le porti e con loro avremo esattamente tredici streghe. Non abbiamo ipnotizzato le altre per rapirle, perché è una cosa lunga e i loro Angeli Bianchi avrebbero potuto percepire qualcosa. Ma tu non hai un angelo bianco, ergo…-.
-Avanti elimina la rossa, il rito per prepararla al sacrificio è terminato- la stoppò un secondo  uomo.- Non abbiamo tempo da perdere-.
La ragazza prese a dimenarsi disperatamente, ma era impotente quanto un pesce in un barile, così come Phoebe, che avrebbe dovuto guardarla morire, e poi condurre al macello le sue figlie per riportare in vita uno dei suoi peggiori nemici.
La lama dell’athame calò… per venire fermata telecineticamente a un centimetro dalla gola della giovane Kerr.
-Non amo particolarmente la ragazza che stai cercando di sventrare, ma per i suoi fratelli il discorso cambia. E mi piace ancora meno l’idea di avere Barbas che scorrazza per il mondo per più tempo del previsto- commentò un ragazzo alto dai capelli scuri, prima d’incenerire lo stregone con un fulmine.
L’altro stregone gli lanciò contro una sfera metallica, ma al ragazzo bastò rispedirgliela indietro con la telecinesi per eliminarlo. Un altro fulmine venne scaraventato contro l’ultima nemica, ma finì per infrangersi su un campo di forza rosso.
-Che ne dici di questo?- chiese in tono beffardo la donna.
-E tu che ne dici di questo?- ritorse il giovane Turner lanciando una fiammata blu, che distrusse il campo di forza con la stessa facilità con cui un coltello rovente taglia il burro, incenerendo la creatrice di suddetto campo
Phoebe sgranò gli occhi. Non era possibile.
Terminato lo scontro l’uomo andò a liberare le prigioniere, e rimase decisamente sorpreso nel vedere la moglie di Coop.
-Lind l’uscita è di là. Io devo parlare con questa qui a quattr’occhi, ti raggiungo subito-.
///////////////////////////////////////////////////
 
Dopo aver mandato a quel paese la puttana vecchia, il mezzodemone ne disse quattro a quella giovane.
-Sai Lind, non so se mollarti un ceffone o ringraziarti. Per colpa tua ora rischio un’infinità di problemi… però per merito tuo mi sono pure tolto una soddisfazione-.
-Ehm… posso decidere per te?-.
-No. Vada per il ceffone- fece l’altro dandoglielo.-Per merito della tua incoscienza, per poco non ci restavi secca. Escludendo che si sarebbe affrettato il ritorno di uno degli esseri più pericolosi mai esistiti. Ma sarebbe troppo, chiederti di non correre dietro a ogni uomo che vedi, come una cerva in calore?-.
-E sarebbe troppo, chiederti di non mollare sberle degne di un canguro?- protestò la rossa massaggiandosi la faccia. -Cavolo questo livido starà benissimo col mio abito da damigella d’onore!-.
-Ma piantala! Kara lo farà sparire in meno di un minuto!-.
-E questo è per ringraziarti della soddisfazione: ho fatto in modo che venisse svolto il lavoro che dovevi fare qui. Ora non ti licenzieranno-.
-Sai certi giorni non riesco a capire se tu sia un odioso bastardo, o una gran brava persona-.
-Magari è un po’ e un po’. Su, torniamocene a casa-.
///////////////////////////////////////////////////
 
A casa tutti badavano alle loro faccende, quando di colpo Coop si piegò in due, e i suoi occhi si riempirono di lacrime: -Oddio… è Phoebe, oh ma che… che…-boccheggiò il cupido.
-Papà che succede? Perché piangi?- chiese allarmata Peyton.
-E’ … è vostra madre… ha il cuore a pezzi… ma non capisco… è come se avesse appena subito...  un rifiuto orribile…-.
Parker era allibita. Un rifiuto? Sua madre… aveva tentato di tradire suo padre? No, non era possibile… eppure forse l’avrebbe preferito alla rivelazione che seguì.
-Tu sei stata sposata con la Sorgente, e sei stata Regina degli Inferi?!- ululò incredula Prue, una volta che la figlia di Patty ebbe parlato loro del suo primo matrimonio.
-Non riesco a crederci! Ma si può sapere, quando pensavi di dircelo?- strillò Parker.
-Onestamente… mai- ammise Phoebe.- Era un parte della mia vita, che credevo finita per sempre-.
-Chiaramente no. E se questo tizio, venisse qui ad ucciderci?- fece Peyton in tono terrorizzato.
-Se non l’ha fatto finora, perché dovrebbe?- rispose esitante Phoebe.- E poi magari ora che so che è vivo… potrebbe desiderare di avere una madre… delle sorelle…-.
-Ma ti ha dato di volta il cervello?!- strillò Peyton.-Cioè vorresti che giocassimo alla famigliola felice con un demone?!-.
-Non se ne parla!- ringhiò Parker.- O ti mancano i vecchi tempi per caso?-.
-Chiedi scusa a tua madre!- protestò Coop, ma la figlia lo ignorò e si diresse verso le sorelle.
-Io vado a dormire da Melinda. Voi venite, o volete imparare a fare la riverenza da sua maestà?-
-Io vengo con te- rispose Prue lanciando a Phoebe un’occhiata che le ricordava fin troppo il disgusto con cui l’aveva squadrata il giovane Turner.
-Io pure- rispose la sorella più piccola, e prima ancora che i loro genitori potessero dire qualcosa le tre erano scomparse in una luce rosa a forma di cuore.
///////////////////////////////////////////////////
 
Lili l’assistente personale di Phoebe rimase a bocca aperta nel vederla arrivare in ufficio. La signora Halliwell era una donna solare, sempre molto curata e che dimostrava dieci anni di meno della sua età. La donna che entrò in quella stanza non aveva nulla di tutto ciò. Sembrava che la vecchiaia le fosse piovuta addosso tutta in una volta sola: era spettinata, con gli occhi rossi di chi ha pianto molto e occhiaie da Dracula.
-Buongiorno signora Halliwell. Va … va tutto bene?-.
A Phoebe quasi venne da ridere: “Allora vediamo un po’: ho distrutto e ucciso con le mie mani il mio primo marito un uomo che ho amato con tutta me stessa, pensando che mi avesse tradita per il potere e perché quella era la sua natura. Un rimorso che mi porterò fin nella bara. Il figlio che credevo morto, e nemmeno del tutto mio è vivo e vegeto, e ha avuto un’infanzia orribile stando alla premonizione che ho avuto mentre mi slegava. E con questo i rimorsi che mi porterò fino alla tomba sono due. Suddetto figlio non vuole vedermi nemmeno in fotografia, e la cosa peggiore è che ha ragione e che se un giorno venisse a incenerirmi c’è chi direbbe che ha fatto bene. Io prima di tutti. Il mio attuale marito un uomo fantastico che amo da morire, cerca di supportarmi ma la cosa lo disturba… e probabilmente ha capito che non faccio che chiedermi che cosa sarebbe successo se avessi capito che Cole, che tra parantesi era un innocente che avrei dovuto salvare invece di uccidere, era posseduto. Le mie altre figlie si sentono tradite e ce l’hanno con me perché non ho mai detto loro una parola su tutta questa storia. Quindi ricapitolando: ho fallito come strega, come moglie e come madre. A parte questo tutto bene. Cerchiamo di fare la giornalista visto che è tutto ciò in cui sono brava a quanto pare”.
Phoebe sfoderò quello che ritenne il suo miglior sorriso, ma a Lili ricordò la smorfia che faceva sua sorella quando aveva mal di denti.
-Tutto bene grazie. Solo una piccola discussione in famiglia. Le figlie sono un duro impegno!-.
Lili non se la bevette, ma si disse che in fondo i problemi privati di Phoebe non erano affar suo e se ne andò.
La donna aveva davvero sperato che il lavoro potesse distrarla, ma non riuscì a buttare giù una sola riga. Di colpo “Chiedi a Phoebe” e tutti i suoi libri le parvero una gigantesca truffa. Lei dare consigli sulle relazioni? Ma se non si era nemmeno accorta che suo marito era posseduto!
Un paio d’ore dopo Lili venne per prendere le bozze e rimase incredula nello scoprire che la moglie di Coop non aveva scritto niente.
-Mi dispiace. Non ho proprio la concentrazione per lavorare oggi- mormorò la bruna.
-Centra forse la piccola discussione?-.
-Non è stata una piccola discussione Lili. E’ stato il peggior litigio della mia vita. Le mie figlie non mi parlano più-.
-Senta… a volte anche io e mia sorella litighiamo di brutto con nostra madre. Provi ad aspettare che le sue figlie sbolliscano. Non so cosa sia successo, e non voglio impicciarmi... ma cerchi di non buttarsi giù-.
Passarono settimane ma le figlie di Phoebe non sbollirono. E quando Coop cercò di provare a farle ragionare le ragazze si arrabbiarono pure con lui.
-Stai con mamma, viva la novità!-sbottò Parker.- Certo non è mai colpa sua. Non sbaglia mai, manco quando nasconde segreti del genere per decenni-.
Phoebe era alla disperazione, quando le arrivò un messaggio di Prue. Diceva: “Parker è in pericolo! Venite subito!”.
////////////////////////////////////////////////
 
Parker aprì gli occhi. Era su una spiaggia tropicale, con indosso il suo bikini preferito, mentre uno splendido ragazzo muscoloso, dai capelli biondi e gli occhi azzurri le porgeva un Mojito.
Parker accettò la bevanda mentre l’uomo prese a massaggiarle le spalle. C’era la concreta possibilità che si levasse anche quel poco che aveva addosso.
 
Un uomo identico a quello del sogno di Parker, era seduto negli inferi, gli occhi illuminati da un’inquietante luce rossastra mentre s’insinuava nei sogni della sua vittima.
Non aveva nemmeno osato sperare che una strega appartenente a quella famiglia si sarebbe fatta sedurre così facilmente, ma per fortuna non c’erano stati problemi.
//////////////////////////////////////////////////
 
Parker si svegliò felice e soddisfatta per una dozzina di secondi, prima di ricordare gli eventi della giornata precedente.
“Dal sogno più bello, alla realtà più schifosa” si disse stizzita la ragazza, mentre si alzava. Certo che era stato un sogno realistico… le sembrava ancora di sentire il rumore delle onde, il sapore del Mojito nella bocca, e le mani dell’uomo su di lei…
Soffocò uno sbadiglio. Doveva aver dormito scomoda, perché si sentiva stranamente indolenzita.
Arrivata la sera, la Cupido-strega finì nel mondo dei sogni appena poggiò la testa sul cuscino.
Parker si ritrovò in una baita in montagna, sdraiata su una pelle d’orso, di fronte a un camino in cui ardeva un bel fuoco scoppiettante, mentre fuori nevicava. Il ragazzo del sogno, lo stesso dell’altra volta, era sdraiato accanto a lei. Le fece passare un biscotto al cioccolato sulla bocca, prima che lei lo mangiasse. Dietro di lui ce n’era un piatto intero: erano appena fatti, burrosi e bollenti proprio come piacevano a lei.
-I biscotti non sono gratis- fece quello in tono da prendingiro. Aveva una voce bella quanto tutto il resto, calda, avvolgente, irresistibile.
-Ah sì? E quanto costano?- chiese la terzogenita di Phoebe nello stesso tono.
-Carezze, baci e coccole- sussurrò l’altro abbracciandola, mentre lei rideva-.
///////////////////////////////////////////////////
 
I sogni di susseguirono per quasi una settimana, sempre più romantici all’inizio e più spinti alla fine. Fino a che una mattina la ragazza si svegliò con una forte nausea accompagnata da giramenti di testa. Sarebbe comunque andata al lavoro se non fosse stato per la faccenda del vomito. La ragazza chiese un giorno di permesso e se ne tornò a letto. Non fece sogni stavolta, ma si svegliò poco dopo con una fame terribile; era già arrivata alla terza porzione di dolce, quando si rese conto che di colpo i pantaloni le andavano stretti. Perplessa abbassò lo sguardo e noto che aveva come minimo cinque chili in più. Un po’ troppo anche per chi ha appena mangiato tre fette di torta. In quell’istante anche i seni si gonfiarono.
Prue e Peyton rincasarono a seguito della sua telefonata e dopo un consulto al Libro delle Ombre, la prima decise di chiamare i genitori.
///////////////////////////////////////////////////
 
-Eccoci! Cos’è successo?!- urlò allarmata Phoebe.
-Cosa?! Che ci fanno qui?!- fece irata Parker mentre finiva l’ottava merendina.
-Vista la situazione, abbiamo pensato che fosse il caso di chiamarli- rivelò Peyton.- Abbiamo un problema grave: Parker è stata presa da un Incubus!-.
-Co… è diventata fan della band?-.
Con un sospiro esasperato Peyton porse alla madre il Libro delle Ombre, aperto su una pagina che riportava la seguente descrizione:
“Incubus. Demone seduttore. S’infiltra nei sogni delle sue vittime, le seduce e le impegna rendendole sue schiave. Non esiste donna in grado di resistere al fascino di questi demoni. Una gravidanza indotta così, dura pochi giorni. Quando non seducono, inceneriscono i nemici con il loro fuoco infernale”.
Parker barcollò e si appoggiò alle sorelle per non cadere, mentre il suo stomaco s’ingrandiva ancora. Ora era al quinto mese di gravidanza.
-Di questo passo partorirà domani- gemette Payton mentre afferrava la sorella.
Di colpo Parker diede in un grosso sbadiglio. Le sue palpebre erano diventate pesanti come saracinesche.
-Non devi dormire!- urlò Phoebe.
-Inutile- gemette Prue. -Il bambino cresce così in fretta, perché assorbe la sua energia. Non può restare sveglia molto a lungo… e ciò aiuta l’Incubus. Una trappola perfetta-.
-Non possiamo nemmeno farla abortire. Morirebbe anche lei- spiegò Peyton.
La ragazza non aveva nemmeno finito la frase, che sua sorella stava già russando.
-Ma scherziamo?!- urlò la secondogenita di Coop ritrovandosi con l’Incubus in una suite da luna di miele.
-Forse non lo sai, ma essere incinta aumenta il desiderio- la schernì l’Incubus carezzandole il ventre.- Ti unirai a me e mi darai una prole potente e numerosa!-.
Prima che Parker potesse protestare il demone l’attirò a sé, e la baciò appassionatamente.
-Io ti appartengo. Ordina e sarà fatto. Sono venuta a questo mondo solo per servirti mio adorato- rispose la figlia di Coop quando si fu separata dal demone.
///////////////////////////////////////////////////
                                       
Parker spalancò gli occhi, divenuti rossi come il sangue:- Devo andare. Il mio signore e padrone mi chiama- dichiarò in tono atono.
-No aspetta!- urlò Phoebe. Per tutta risposta la ragazza sollevò la madre con una mano sola, per poi scaraventarla via e svanire in un luccichio.
Grazie a un incantesimo la famiglia era riuscì a seguire Parker negli Inferi circa un’ora dopo… ma era già troppo tardi.
-Quel maledetto demone… mettere incinta la mia bambina per farne la sua schiava! Me la pagherà!- ruggì Phoebe.
-Io non penso proprio- fece divertito l’Incubus comparendo di fronte a loro.
Che bella voce. Com’era possibile non voler fare tutto ciò che veniva chiesto da essa? Parker non poteva certo essere biasimata, si disse Prue mentre pensieri assai poco casti, s’impadronivano di lei.
Peyton era rimasta a bocca aperta. Che essere meraviglioso. Lei piccola nullità non poteva sperare che di servirlo.
-Ragazze, no! Non lasciatevi sedurre! Phoebe… Phoebe?!- urlò Coop. Sua moglie si era appena aggiustata i capelli e sorrideva al demone in modo seducente… una scena a dir poco grottesca, considerato che quello dimostrava di avere la metà dei suoi anni.
In quell’istante si materializzò anche Parker.
-Quell’uomo è mio nemico. Uccidilo- ordinò il demone alla strega.
-Sì, padrone!- rispose quest’ultima caricando il padre, mentre le donne rimanevano imbambolate a fissare l’Incubus.
Il demone era indeciso sul da farsi: era più difficile schiavizzare vittime sveglie e non sarebbe riuscito a dominare del tutto la loro volontà anche con l’energia che aveva assorbito a Parker… meglio ucciderle prima che si riscuotessero.
Coop era tutt’altro che un guerriero, ma in quella situazione dovette agire per forza. Usò il suo anello per rallentare il tempo, afferrare Prue, Peyton e sua moglie e teletrasportarsi. Gli anelli dei Cupidi purtroppo rallentano il tempo solo in un’area limitata e per poco. Non poteva far altro e tanto Parker si sarebbe riteletrasportata dal suo padrone appena giunti a casa.
///////////////////////////////////////////////////
 
Per la prima volta la famiglia Halliwell fu costretta a lasciar fare agli uomini… ovvero a Chris e a Henry Junior gli unici due che l’Incubus non avrebbe potuto ammaliare.
-Non ti preoccupare zia- la rassicurò Chris.-Salveremo Parker-.
Molte non erano affatto contente di restare in panchina, ma alla fine furono convinte. Junior era giovane ma aveva il potere della criocinesi adattissimo a contrastare le fiamme che l’Incubus avrebbe rovesciato loro addosso.
-Andate subito - fece in tono implorante Phoebe.
-Veramente abbiamo deciso di aspettare domani- mormorò debolmente il terzogenito di Paige.- Abbiamo più o meno calcolato quando Parker dovrebbe entrare in travaglio… meglio attaccare il demone quando lei non potrà difenderlo. Così ridurremo anche il rischio di ferirla-.
La logica del ragionamento era innegabile, ma Phoebe la odiò comunque. Era terribile lasciare sua figlia in completa balia di quel mostro.
La notte che seguì fu una delle peggiori della vita di Phoebe e Coop. Per sicurezza tutte le donne e Wyatt dovettero passarla in bianco, anche se ovviamente nemmeno Coop riuscì a dormire. Un paio di volte Phoebe ebbe strane visioni di Parker che ricopriva di baci i piedi dell’Incubus in segno di sottomissione, frutto di una strana combinazione delle sue premonizioni e dei poteri del demone che voleva prendersi gioco di lei.
Costringe mia figlia a umiliarsi quel maledetto!” si disse rabbiosa la strega.
“Come se tu non avessi mai fatto nulla del genere*” le rispose la coscienza in tono sarcastico.
Le ore passarono sempre più lunghe e angosciose, tra tazze di caffè e commenti laconici. Phoebe e Coop cercavano di farsi forza stringendosi le mani. Malgrado tutte le precauzioni che Chris e Junior avrebbero potuto prendere, rischiavano di perdere la loro bambina… mentre era arrabbiata con loro. Chris e Junior sparirono quando arrivò l’ora del parto Phoebe poté solo pregare che non tornassero soli.
I due cugini appena arrivati negli inferi sentirono le urla di dolore di Parker.
-Non ho scelto una debole per portare in questo mondo la mia progenie. Smetti di gridare!- fece l’Incubus in tono imperioso.
-Perdonatemi, padrone- mugolò Parker.- Non succederà più-.
Chris ed Henry scelsero di lanciarsi all’attacco mentre il neonato cominciava ad uscire. Non fu uno scontro facile, ma alla fine Henry riuscì a neutralizzare le sue fiammate il tempo sufficiente per permettere a Chris di usare la telecinesi per impalare l’Incubus su una stalattite. Appena il demone fu morto, Parker riacquistò la sua volontà.
-Oddio… sono mamma- mugolò debolmente la giovane, mentre la bambina emetteva il suo primo vagito.
///////////////////////////////////////////////////
 
-Stai bene?- mormorò Phoebe entrata nella camera dove la figlia stava guardando dormire la bambina. Era appena diventata nonna. Curioso, non ci aveva pensato per niente durante tutto quel calvario.
-Ho letteralmente leccato i piedi a un demone, sono la madre single di una mezzodemone e mi sento delusa e tradita da te, quindi no non sto bene!- scattò la ragazza.
-Zia Paige, ha ancora contatti nei servizi sociali- mormorò Phoebe.- Se vuoi… possiamo bloccarle i poteri, e trovarle una buona famiglia adottiva-.
-Devo pensarci- rispose Parker.- Da sola-.
Che devo fare?” si chiese disperata la ragazza, mentre sua madre lasciava la stanza con un sospiro. Aveva subito qualcosa anche peggiore di uno stupro per certi versi. Era troppo giovane per fare la madre, e poi chissà quali poteri demoniaci avrebbe sviluppato la neonata. Forse la cosa migliore era darla in adozione, limitando la possibilità che diventasse malvagia.
Ma… e se un giorno si fosse ritrovata a tu per tu con quella bimba, e lei le avesse abbaiato contro, che non era sua madre e che non voleva avere nulla a che fare con lei? L’espressione devastata comparsa sul volto di Phoebe poche settimane prima le tornò alla mente e Parker capì all’istante che non voleva mai vederla sul suo viso. La piccola non aveva deciso di nascere in quel modo, darla in adozione sarebbe stata una vigliaccata. Che diritto aveva di toglierle i poteri, di negarle la verità sulla sua vita?
-Voglio tenerti- sentenziò mentre prendeva la figlia in braccio.
Poco dopo scese in salone mostrando la piccola ai parenti e dichiarando ad alta voce: -Vi presento Patricia Penelope Halliwell! Mel per favore trovami una culla… sono certa di averne viste in soffitta-.
- Stai dicendo che hai deciso tenerla?- chiese esitante Kat.
-Sì. Coraggio gente, cosa sono quei musi lunghi? Nessuno vuole prenderla in braccio?-.
-Io- rispose Peyton avvicinandosi alla nipotina.-Ciao, sono zia Peyton-.
-Possiamo parlare ora? Ti prego- chiese Phoebe alla sua terzogenita.-In privato-.
Peyton le fece un cenno col capo, e Parker annuì e madre e figlia si spostarono in cucina mentre la nuova arrivata faceva conoscenza col resto della famiglia.
///////////////////////////////////////////////////
-Sei sicura di volerla tenere? E’ dura crescere una bambina. Da sola poi…-.
-Io non sono sola. Avrò Prue e Peyton. Avrò papà e tutto il resto della famiglia. Magari avere vicino una mezzodemone, ti farà sentire giovane-.
Phoebe sospirò: - Me lo rinfaccerai per anni vero?-.
-Non importa che tu la credessi una storia finita. Avresti dovuto parlarci di una cosa così importante-.
-Avevo paura di perdere la vostra stima. E poi ho avuto un sacco di ex-.
-Bella fiducia che hai nel nostro rapporto- rispose la neo-mamma ignorando il tentativo di umorismo della neo-nonna.- Ci hai ferite non solo per quello che hai fatto, ma perché hai deciso di non dircelo. Non ce lo avresti mai detto, lo hai ammesso tu stessa-.
-Lo so. Ho sbagliato, ma mi pareva inutile farvelo sapere. E so che non mi giustifica, ma non è una cosa che amo ricordare… ma il fatto che mi ignorate mi uccide. Siete la cosa più importante della mia vita-.
-Senti… dammi un po’ di tempo e ne potremo parlare. Magari potrai venirmi a trovare tra qualche mese dopo che sarò partita. Non posso parlare anche per Prue e Peyton ma…-.
-Partita?- la interruppe Phoebe.- Scusa dove vorresti andare? E perché?-.
-Devo andare dove nessuno mi conosce. E il perché è di là in braccio a mia sorella. Non credi che la gente potrebbe farsi domande, se scoprisse che ho avuto una bambina senza avermi mai vista incinta? Devo sparire almeno per nove mesi-.
Un altro ragionamento di cui Phoebe non poteva negare la logica, ma stavolta almeno poteva agire.
-Ti affitterò qualcosa. E io e papà ti aiuteremo il più possibile con Patty. Ma ti prego dimmi che mi perdoni-.
La ragazza alzò gli occhi al cielo:- Non te lo dirò, perché non ti ho perdonata. Ma possiamo lavorarci su… specie se vai a comprarmi tutto quel che può servire a una neonata. E se mi giuri che non c’è nient’altro del genere nel tuo passato-.
-Sono stata sposata un’altra volta, ma è stato con un mortale e a causa di un incantesimo di Billie *. E il matrimonio non è stato nemmeno consumato, quindi niente altri parenti ignoti per quel che mi riguarda-.
Parker sospirò.
-Te ne sono capitate di cose assurde vero?- fece in un tono da cui traspariva la complicità che c’era sempre stata tra loro due. Phoebe la colse e sorrise. Forse non avrebbe mai recuperato l’amore di un figlio, ma era certa di poter recuperare quello delle sue figlie.
 
 
 
 
 
 
 
• Nel finale della quinta stagione Phoebe ottenne i poteri della dea dell’amore, e li usò per rendere suoi schiavi un gruppo di uomini.
• Nell’episodio 8X06 “Identità svelate” Billie lanciò un incantesimo che portò Phoebe e il suo ragazzo Dex a sposarsi. Ovviamente quando l’effetto cessò lui chiese l’annullamento.
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Una nascita ci voleva in questa raccolta… ma perché farne una normale, quando poteva avere un’origine demoniaca? Sto cercando di strutturare la storia in modo che la magia sia presente o abbia un ruolo centrale solo in alcuni capitoli. A volte i problemi delle streghe erano normali ed è un tratto della serie azzeccato, che sto cercando di mantenere.
Avrete capito che la prima parte del capitolo è ambientata poco prima del primo capitolo di questa raccolta. Adesso sapete come Phoebe ha incontrato suo figlio… ma per saperne di più su di lui dovrete aspettare.
Per quel che riguarda la lettura delle carte fatta a Phoebe ovviamente la prima riguardava il suo incontro con il demone-stregone, la seconda il fatto che avrebbe scoperto dopo anni che Cole non aveva mai scelto di diventare la Sorgente e che era in buona parte colpa sua se la loro storia era finita in quel modo. Quanto alla terza carta… vedremo in futuro anche questo.
Avrei potuto aggiornare prima, ma ci tenevo che il capitolo uscisse ad Halloween. Mi pare il giorno più adatto per pubblicare una storia che parli di demoni e streghe.
Ringrazio KarenHumbert e fenris per aver recensito lo scorso capitolo, e Girl_Hufflepuff per aver messo la fic tra le seguite.
Grazie anche a chi legge e basta, ma se mi lasciaste un commento mi fareste piacere.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Proteggere ***


Genitori e figli

Capitolo 8: Proteggere

 
Chi salva una vita, salva il mondo intero.
(Talmud)

 
 
-Melinda mi stai ascoltando?- chiese seccata Piper alla sua ultima figlia intenta a navigare sui social. -Ti dicevo che oggi al ristorante…-
-Già, il ristorante… sinceramente avrei preferito che tu tenessi il P3- borbottò la ragazza senza alzare gli occhi dal cellulare.
-Non ci sei mai nemmeno entrata dentro!-.
-Sì, ma vedi dire “Mia madre ha una discoteca” è molto più fico di dire “Mia madre ha un ristorante”. E nemmeno dire “Mio papà fa il preside” è molto ganzo, visto che non posso dire che lo è di una scuola di magia-.
-Be’ scusa i tuoi genitori sfigati- fece sarcasticamente Piper.
-Dai, era solo per dire. Io sono già popolare senza bisogno di aiuti- fece Mel strizzandole l’occhio. -A riprova di ciò, mi hanno invitato a una festa domani sera e visto che ho fatto tutti i compiti…-.
Piper sospirò:- Io vorrei capire perché, dopo averla avuta per sorella, mi tocca per figlia una mini-Phoebe. Pure lei era popolarissima e andava sempre alle feste-.
-Ehi, io non sono mai stata arrestata*!-.
-Vero. Ed è perché so che non sei una combina guai come tua zia che puoi andare alla festa-.
-Evviva! Grazie!- esultò la ragazzina.
-Ma…- la stoppò Piper.
-Ma?- chiese perplessa Melinda.
-Ma visto che domani il ristorante è prenotato per una cena di laurea, dovrai anche aiutarmi un po’ con le faccende domestiche, visto che dovrò passare un sacco di tempo all’Halliwell’s-.
-Affare fatto. Tra mezz’ora però: devo finire di decidere come vestirmi. Ci sarà anche Brian-.
Piper sorrise. Sua figlia caratterialmente era parecchio diversa da lei, ma erano sempre andate molto d’accordo… una fortuna perché lei e Leo non sempre riuscivano a conciliare l’essere una ragazza del XXI secolo e un padre dell’inizio del ventesimo.
Piper avrebbe sostenuto anche la scelta della figlia di studiare informatica e quando Melinda divenne un’IT manager per una grossa società di trasporti, ottenendo un posto sicuro e un buono stipendio si sarebbe sentita piena d’orgoglio.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Una cosa che Melinda adorava del suo nuovo lavoro era che la sede dell’azienda era vicina al Francis’Bar. Preso com’era fra l’università e numerosi uffici il bar aveva una clientela numerosissima, anche perché cibo e bevande erano ottimi e i prezzi bassi.
Melinda si fermava spesso all’andata e al ritorno dal lavoro, e un pomeriggio vide con sorpresa le sue zie sedute a un tavolo.
-Ciao Mel- fece la moglie di Coop.- Sei di ritorno dal lavoro?-.
-Sì. Ho scoperto questo bar da poco e volevo comprarmi un dolce-.
-Prova le ciambelle al cioccolato. Sono ottime- suggerì la figlia di Sam.
Quella frase incuriosì la terzogenita di Leo: -Voi venite spesso qui?-.
-Almeno una volta a settimana- svelò Phoebe.
-Mamma non me lo ha mai detto-.
-Perché non lo sa. Non l’abbiamo mai invitata- ammise Paige. - A volte ci piace stare sole e discutere di… di cose che lei non può capire-.
-E cosa sarebbe che lei non può capire? - fece Melinda perplessa e sentendosi anche un po’ offesa per la madre.
-Figli. Figli… difficili- fece con un filo di voce Paige
-Ah. Capisco-.
-No, Melinda non capisci- mormorò Phoebe.- E mi auguro con tutto il cuore che tu non capisca mai-.
Melinda non obiettò. In effetti non poteva contraddirle. Né lei, né sua madre potevano comprendere il tormento di Paige e Phoebe: dal canto suo Melinda figli ancora non ne aveva, mentre lei e i suoi fratelli, adoravano i loro genitori e la loro vita insieme non aveva incluso certo situazioni simili a quelle del resto della famiglia. Rimase a chiacchierare un po’ con le zie (la ciambella al cioccolato era superlativa), per tornarsene a casa, decisa a non dire nulla alla madre. Beninteso: era convintissima che Phoebe e Paige, non facessero nulla di male standosene un po’ insieme a discutere di Tamora e di quello-non-si-doveva-nominare-nemmeno-per-sbaglio, magari le aiutava anche ad accettare le loro situazioni, ma non voleva che sua madre si sentisse esclusa, o peggio triste per loro… in fondo dubitava che ci fosse di peggio, che avere figli che non vogliono vederti neppure in fotografia, specie quando una di loro l’hai cresciuta e se fosse capitato a lei non avrebbe avuto voglia di discuterne con una persona a caso. Qualcuno che avesse passato lo stesso invece…
Bah, inutile pensarci. Meglio decidere a come organizzare il weekend, invece che deprimersi.
Il ragionamento di Melinda era giusto ma l’innocente abitudine delle zie si sarebbe presto ritorta contro di loro. Infatti un’altra cliente aveva ascoltato tutta la conversazione, fingendo di ascoltare la musica con l’i-pod, e un largo sorriso si era dipinto sul suo volto. La donna dopo aver pagato uscì dal locale, ed entrò in un vicolo, per poi dissolversi in una raffica di vento e ricomparire negli Inferi.
Ghignando la demonessa aprì una scatola di legno in cui erano riposte sette gemme brillanti ed estrasse quella di colore verde.
-E’ una sola, ma basterà. Mi ci vorranno giusto una pozione, e un complice-.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Un paio di settimane dopo Phoebe e Paige stavano per andarsene dopo il loro incontro del club “Madri schifose divorate dal senso di colpa” come l’avevano scherzosamente soprannominato, quando il cameriere portò a entrambe un caffè.
-Non abbiamo ordinato nulla- fece perplessa Phoebe.
-Ve lo offre il signore laggiù- fece il cameriere indicando un ragazzo sui venticinque anni.
Un tempo le due avrebbero pensato a un tentativo di rimorchio, ma per quanto si mantenessero bene per essere prossime alla vecchiaia dubitavano fortemente di poter essere l’oggetto delle attenzioni di uno che poteva avere al massimo metà dei loro anni.
-Buonasera- fece il ragazzo avvicinandosi.- Lei è Phoebe Halliwell, vero?-.
-Sì. Lei è mia sorella Paige invece-.
-Piacere- rispose il ragazzo con palpabile imbarazzo.- Senta io mi chiamo Shaun Brickford… mia madre… è la proprietaria di una libreria… che… che non va molto bene ultimamente e quando l’ho vista, mi chiedevo se… se non volesse fare una seduta di autografi nel suo negozio… la prego la libreria appartiene alla famiglia dai tempi del mio bisnonno, a mia madre si spezzerebbe il cuore se fallisse… non credo potremo pagarla molto, ma se prendesse l’idea in considerazione…-.
-Lo farò gratis- rispose Phoebe sorridendo.
-Davvero?!- chiese esterrefatto il ragazzo.
-Davvero. So cosa vuol dire tenere all’attività di famiglia-.
-Altroché- commentò Paige divertita.
Una stretta di mano e uno scambio di numeri di telefono dopo, il ragazzo uscì dal bar benedicendo in cuor suo la donna, che gli aveva rivelato che Phoebe Halliwell era solita andare in quel bar. Si era presentata come una cliente affezionata, che non voleva vedere il negozio chiudere, anche se Shaun non ricordava di averla mai vista.
La donna in questione aveva ucciso e preso l’aspetto del cameriere, e versato una pozione nel caffè. Tornando al suo vero aspetto commentò compiaciuta -Ora che sono connesse basterà infettarne una-.
Di certo nessuno della famiglia avrebbe accompagnato Phoebe alla presentazione in quel negozietto, e nelle ore che sarebbe durata il peccato dell’invidia con cui l’avrebbe infettata avrebbe avuto tutto il tempo di contaminare lei e Paige… e se avesse fatto in modo che l’incontro in libreria fosse fissato per la stessa giornata di una di quelle stupide cene mensili, che la più vecchia si ostinava a organizzare per loro tre ora che quasi tutti i loro figli vivevano per conto loro, sarebbe riuscita a eliminarle tutte in una volta sola.
In genere i mariti non andavano, ma anche se fosse stato così due mortali e un cupido certo non sarebbero stati un problema.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Impegnata a firmare autografi Phoebe non si era minimamente accorta della sfera verde che le era stata lanciata addosso, e in breve lei e Paige vennero sopraffatte dall’invidia.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Paige voleva portare qualcosa per la cena, ma non ricordava l’indirizzo della pasticceria dove avevano preso i dolci la settimana scorsa e ovviamente Kat che aveva trovato il negozio non rispondeva al telefono. Tanto per cambiare doveva partecipare a una cena di gala con Jim, ergo di certo in quel momento era a provarsi una ventina di vestiti d’alta sartoria e aveva lasciato il cellullare chissà dove.
“Perché è stata lei ad accalappiare un marito ricco? Io ho sacrificato tutto per la magia, per far parte di questa famiglia, e ci va lei in giro in limousine a sorseggiare Champagne” pensò con acredine Paige.
I due Henry invece, ovviamente erano a una partita di basket. Era ingiusto anche quello: a loro due piacevano le stesse cose, mentre lei, Kat e Junior, avevano ben pochi interessi in comune. Era stata molto più in sintonia con Tamora, prima che...
“Stop. Non pensarci” si ordinò la donna uscendo di casa.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Phoebe ritornava dalla libreria portando con sé una bottiglia di vino. Anche se le aveva dato una certa soddisfazione firmare tutte quelle copie l’aveva un po’scocciata scoprire che nella classifica di vendite i suoi libri erano stati superati da quelli, di quella cretina rifatta di Beverly Cohen.
I suoi libri vendono tanto solo perché suo figlio è l’autore di quella stupida saga di romanzi” pensò stizzita Phoebe. “Ora che quella robaccia ha addirittura ottenuto di diventare una serie tv, quella cretina acquisirà ancora più popolarità”.
Possibile che le sue figlie non potessero in alcun modo favorire la sua carriera dopo tutto ciò che aveva fatto per loro? Il fatto che Parker avesse avuto una figlia da padre ignoto, non aveva esattamente aiutato la vendita dei suoi libri su come gestire le relazioni.
Phoebe era così di cattivo umore da non prestare attenzione a dove andava, e finì per scontrarsi con una passante e cadere.
Crash! Fece la bottiglia di vino pregiato spargendo il suo contenuto sul marciapiede.
La moglie di Coop alzò irata lo sguardo. Era andata a sbattere contro una ragazza tra i venticinque e i trent’anni dalla bellezza incredibile: aveva i capelli marroni e ricci che ricadevano dolcemente sulle spalle, la pelle olivastra e meravigliosi occhi castani. Indossava un top nero scollato che lasciava poco all’immaginazione e una minigonna in tinta. Le uniche note di colore nel suo abbigliamento erano date dal braccialetto d’oro a forma di serpente che portava al braccio destro, e dai sandali pitonati che venivano calzati da due deliziosi piedini. Alla donna più vecchia venne in mente il suo breve periodo come dea dell’amore*: quella tizia avrebbe potuto ottenere risultati analoghi semplicemente passeggiando in bikini.
La stangona (era più alta di lei che portava un tacco dodici, portando i sandali) le lanciò un’occhiataccia mentre si rialzava.
-Faccia più attenzione quando cammina!- sbottò Phoebe.
-Guardi che è stata lei a venirmi addosso!- ribatté piccata l’altra. - E fortuna che non sono caduta sul vetro, o ve l’avrei fatta pagare cara!-.
-La bottiglia! Volevo portarla a cena da mia sorella!-.
-La detesta davvero molto, immagino-.
Quel commento era così fuori luogo che Phoebe nemmeno si rialzò:- Prego?-.
-Quel vino è davvero una gran porcheria, come potrebbe confermarle chiunque s’intenda un minimo d’alcolici. Una volta quella era una buona marca, ma l’ultima annata è stata pessima. Ma immagino che vedendo il prezzo alto, lei abbia dato per scontato che fosse buono. Tipico dei cafoni-.
Il commento fece andare in bestia la strega:- Ma chi si crede di essere?!-.
-Una che non tollera la maleducazione neanche se viene dalle vecchie- fece sprezzante quella, per poi allontanarsi con una camminata ondeggiante che fece voltare tutti gli uomini presenti.
Phoebe moriva dalla voglia di strangolarla per pura invidia di quelle sue gambe lunghe un metro e mezzo. Di colpo si sentì terribilmente invidiosa della gioventù e della bellezza della sua interlocutrice. E del suo portafoglio, visto che tutto quello che aveva addosso era griffato e gli occhi del serpente erano fatti di rubino.
Giusto per la cronaca, la ragazza era destinata a diventare la signora Turner e la madre della prossima generazione di demoni-strega, e in quel momento era già la persona in cui il futuro consorte riponeva più fiducia in assoluto e di cui ascoltava di più le opinioni. Se la figlia di Patty lo avesse saputo l’invidia l’avrebbe come minimo fatta esplodere.
Phoebe continuò a lanciare occhiate velenose a tutte le giovani che incontrava, specie dopo essersi specchiata in una vetrina. Quando avevano cominciato a uscirle sotto gli occhi quelle zampe di gallina? E la sua pelle si stava facendo già rugosa? E perché con tutta la ginnastica che faceva, aveva già il fiatone dopo una camminata?
Dopo tutto ciò che aveva fatto per il mondo sarebbe stata costretta a ridursi a una vecchia mummia, come chiunque? C’erano esseri magici buoni immortali, perché a lei non era stato concesso quel dono? Che avevano mai fatto più o meglio di lei folletti, ninfe, e angeli bianchi?
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Paige fissò con disprezzo i figli di papà in fuoristrada dall’altra parte della strada. Tanti soldi a gente che non se li meritava.
Anche vedere Phoebe le diede sui nervi: aveva avuto un figlio più di lei, (anche se lì c’erano stati solo due mesi di gravidanza) ed era sempre sottile come un giunco, mentre il parto delle gemelle le aveva lasciato addosso un paio di chili che per quanto facesse per perdere alla fine si ripresentavano con odiosa regolarità.
Bofonchiando saluti le due suonarono alla porta per venire accolte dalla sorella.
-Vi farò provare delle nuove ricette che al ristorante hanno fatto furore. Il nuovo cuoco, Reginald, è davvero bravo-.
-Certo volevi sbatterci in faccia i tuoi successi! Per quale altro motivo, chiamarci qui?!- ringhiò Paige.
-Cosa?- chiese incredula Piper.
-Non riguarda tutto te, madre perfetta che non sbaglia mai!- sbottò irata l’ultimogenita di Victor.- Che vuoi che ce ne importi del tuo ristorante?! Ogni volta ci parli di Wyatt, Chris e Melinda… tanto per rimarcare, che tutti i tuoi figli ti adorano!-.
Paige e Phoebe avanzarono minacciose verso la sorella, ormai totalmente disinteressate che fosse tale.
-Siamo stufe di stare nella tua ombra! I nostri figli ci odiano e non vogliono avere nulla a che fare con noi. Perché a te non è successo nulla del genere? Perché sei una madre fantastica e noi due povere incompetenti?-.
-Io non ho mai detto di essere migliore di voi!-.
-Ma come non è sempre stato “Io sono la fantastica Piper, la mia parole è legge” ?- fece in tono sarcastico Paige.
-Ora state esagerando! Si può sapere che vi prende?!- urlò irata la sorella maggiore. Per tutta risposta Phoebe le ammollò un violento sberlone.
-Ci prende, che siamo stufe di vivere nella tua ombra!- abbaiò con una voce che non sembrava neppure la sua.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Melinda si stava recando a un appuntamento con la sua amica, Daphne quando quest’ultima le telefonò per informarla che il suo ragazzo era tornato prima da un viaggio di lavoro, e che le aveva organizzato una serata romantica a sorpresa. La ragazza non se la prese, per la decisione dell’amica di annullare il loro appuntamento, ma non avendo voglia di andare in giro da sola, decise di rincasare.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
-Ho sempre dedicato tempo a Tamora! Cercavo anche di divertimi con lei, di far sì che non le pesasse stare con me! Quando Nate è morto, ho fatto del mio meglio per rincuorarla! Nessuno può dire che non sia stata una buona madre per lei! Nessuno!-urlò Paige inviperita.- Non è stata colpa mia se è diventata malvagia! Non è stata colpa mia!-.
-Nessuno l’ha mai detto… ma è chiaro che non siete in voi. Cercate di…-.
-Oh, ovvio noi siamo le deboli Phoebe e Paige! L’incorruttibile Piper non ha mai avuto tentazioni con la magia!- rise amaramente Phoebe.- La faccenda di Excalibur* non la ricordi più?-.
Piper alzò le mani, ma le sue sorelle erano pur sempre streghe buone, anche se contaminate dal male, ergo i suoi poteri erano inefficaci contro di loro.
Con disprezzo Paige fece orbitare delle corde per immobilizzarla.
-Ora avrai la lezione che meriti, per essere stata più felice di noi!- fece in tono crudele la mora.
Fortunatamente per Piper, Melinda rincasando aveva visto tutto dalla finestra e pur incredula si era lanciata in casa per intervenire. Il suo potere di far crescere le piante, non le era mai parso un granché, anche se tutti le dicevano che era raro per una strega, e fortuna che per sicurezza in casa ne teneva un po’ ovunque. Dal vaso della cucina emersero giganteschi viticci che immobilizzarono all’istante la castana.
-Tua figlia che si getta in tuo soccorso… mio figlio non lo farebbe mai!- urlò con rabbia Phoebe. -Io non lo sapevo, non sapevo niente, perché, perché non ha mai voluto darmi una possibilità?! Perché sono stata così cieca all’epoca?! Perché?!-.
Paige si avvicinò a Piper dandole un calciò nello stomaco. Melinda non poteva imprigionarla, le sarebbe bastato orbitare via dalle piante.
-Zia ti supplico, calmati!- urlò la ragazza entrando di corsa in casa. -Vuoi bene a mamma, è palese che qualcosa di magico ti stia influenzando!-
-Tu non capisci niente ragazzina!- urlò la moglie di Henry puntandole un dito contro. -Fuori da questa cas…mmmmmmmm-.
La pianta aveva eruttato foglie in bocca a Paige, prima che potesse far orbitare fuori casa Melinda, ma la ragazza sapeva che era solo una questione di tempo prima che la zia la sopraffacesse.
“Maledizione, devo proteggere mia madre! Se solo avessi un potere più utile…”
Woosh! Di colpo dalle mani di Melinda scaturì una folata di vento che spedì Paige contro la parete abbastanza forte da farle perdere i sensi. Madre e figlia sgranarono gli occhi, la prima sorpresa, la seconda orripilata.
Un attimo dopo una luce verde uscì dal corpo di Phoebe, che smise di dibattersi per liberarsi dalle piante.
 
//////////////////////////////////////////////////
 
Nella sua tana negli inferi Alexa godeva osservando ciò che succedeva a Villa Halliwell. Melinda non era potente abbastanza per fermare Paige, così sarebbe quasi certamente morta anche lei.
-Meraviglioso, le streghe si annienteranno tra loro! Ciò porterà a lotte interne nella loro progenie e una volta che saranno disuniti, tutti loro saranno facili prede! E valsa proprio la pena di ritrovare i sette peccati!-.
-Grazie di averli ritrovati per me, gonza- fece una voce seducente alle sue spalle. Un attimo dopo una ragazza supersexy dai lunghi capelli ricci e marroni, si rese visibile e piantò un Athame nello stomaco della demonessa che si ridusse istantaneamente in cenere.
Battendo le mani la bruna fece tornare l’invidia nella scatola, con gli altri peccati.
Fortunatamente la strega non si era accorta né della pozione, né di essere stata infettata per la terza volta* da uno dei peccati capitali… né tantomeno del fatto che usando le loro doti precognitive altre due persone avessero seguito tutta la vicenda minuto per minuto.
“E meno male che è pure una veggente” si disse la ragazza. Se mai lei e il suo fidanzato avessero avuto dei figli sperava che non prendessero dalla nonna paterna.
Tempo di andare. Degli artefatti così pericolosi e potenti andavano messi subito al sicuro. Aveva già qualche idea su come le sarebbero potuti tornare utili in futuro.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
-Di tutti i poteri proprio l’aerocinesi- bofonchiò Piper, mentre Melinda la slegava. Wyatt appena arrivato stava guarendo Paige, mentre Phoebe guardava con aria assente fuori dalla finestra ignorando i tentativi di consolarla dell’appena sopraggiunto Coop.
-Cosa?- chiese perplessa sua figlia.
-Proprio il potere con cui venne uccisa mia sorella, è stato usato per salvarmi la vita… contro la sorella che ne ha preso il posto e nel medesimo modo. La mia solita fortuna-.
-Mi dispiace tanto mamma- fece Melinda realizzando come doveva essersi sentita Piper.- Sono solo un’incapace, ti ho riportato alla mente…-.
-Ma che dici? Sei stata bravissima, invece!- fece incredula la donna.- Se non fosse stato per te, probabilmente ora sarei morta, e Paige e Phoebe forse si sarebbero ammazzate a vicenda. Non m’importa niente di quali poteri tu abbia, sei mia figlia e anche se non amo l’idea che tu possa controllare il vento, questo non cambia nulla fra noi!-.
-Vedila così: un tempo il vento ti ha portato via una sorella, oggi ti ha salvato la vita… magari è una specie di compensazione-.
-Proprio una frase da Leo. Dai vieni qui-.
Sorridendo Melinda alzò le braccia per stringere a sé sua madre… e dalle mani le partirono due folate di vento che investirono in pieno il tavolo facendo finire a terra tutto ciò che c’era sopra.
-Il servizio buono!- urlò disperata Piper vedendo piatti e bicchieri frantumarsi. -Mel, devi imparare a controllare questo potere il prima possibile!-.
In quel momento, si avvicinò Phoebe:- Piper, mi dispiace tantissimo per…-.
Woosh! Un’altra folata di vento distrusse all’istante la costosissima messa in piega di Phoebe e fece finire i capelli di Piper in bocca alla sorella minore, e dato che ciò era accaduto mentre stava ancora parlando, finì per morderli, scatenando un’imprecazione di dolore e una di disgusto.
A quella scena Coop e Melinda riuscirono a mantenere un contegno, ma Wyatt ridacchiò divertito.
“Che figli che ho” pensò la sorella maggiore. In quello era stata più fortunata delle sorelle e lo sapeva. Era strano che fosse stata Melinda a salvarle la vita, ma anche piacevole. Simboleggiava quanto fosse cresciuta.
Glielo avrebbe detto appena fossero state sole… e soprattutto lontane da oggetti frangibili.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  • Da adolescente Phoebe venne arrestata per taccheggio.
  • Nel finale della quinta stagione Phoebe ottenne i poteri della dea dell’amore, e li usò per rendere suoi schiavi un gruppo di uomini.
  • Nell’episodio 6x08 Piper usava la spada Excalibur venendo in breve corrotta dal suo potere.
  • Negli episodi 3x18 e 8x20 Phoebe veniva infettata dal peccato della lussuria.
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Sono un po’ in ritardo lo so, ma questo capitolo, proprio non voleva saperne di uscire fuori e francamente non sono convintissimo del risultato
Non avevo idee per Melinda e Piper, ma poi ho notato che di tutte le sorelle, Piper era l’unica ad avere tutti i figli in buoni rapporti con lei e mi sono detto che Paige e Phoebe di certo l’avrebbero un po’invidiata per questo… quindi perché non farla salvare da sua figlia, da un nemico contro cui non poteva nulla, le sue sorelle?
Mi è venuta di colpo l’idea che uno dei cugini sviluppasse il potere con cui era stata uccisa Prue, e ho deciso che fosse Melinda proprio perché era stata Piper la più distrutta dalla morte della sorella maggiore. Sì, sono cattivello quando mi ci metto. Se poi vi chiedete come mai Paige sia sopravvissuta è molto semplice: Shax era esperto nell’usare l’aerocinesi, e molto più potente di Melinda (se ricordate, il getto di vento con cui uccise Prue sfondò anche la parete), quindi il colpo della ragazza aveva una forza sufficiente a far perdere i sensi a Paige, ma non a ucciderla.
Ringrazio come sempre giadazeta99 (ex-KarenHumbert) e fenris per aver recensito lo scorso capitolo, e Girl_Hufflepuff per aver messo la fic tra le seguite.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Disfatta ***


Genitori e figli

Capitolo 9: Disfatta

 
“L’unico vero fallimento nella vita è non agire in coerenza con i propri valori” - Buddha.
 
 
-BASKET, BASKET, BASKET! Non sai pensare ad altro! È un miracolo che tu non abbia un pallone da Basket al posto della testa. Ah, ma il contenuto dev’essere lo stesso! -ululò Paige al suo terzogenito.
Il motivo ufficiale di quella sfuriata era che Henry Jr. anziché approfittare del fatto che usciva un’ora prima da scuola, per rincasare e preparare il pranzo per tutta la famiglia, si era fermato a giocare a pallacanestro con i suoi amici e si era completamente dimenticato di tutto il resto. Il motivo ufficioso era che la giovane e promettente strega di cui Paige si era curata in qualità di Angelo Bianco per più di un anno, era stata uccisa da uno stregone due settimane prima, e quest’ultimo si era rivelato assai competente nell’usare il potere d’intangibilità appena rubato, tanto che grazie a esso, era riuscito a uccidere e rubare i poteri di altre quattro streghe. E Paige si sentiva responsabile di tutto questo.
Era stata certissima di risolvere subito la cosa quando gli aveva fatto orbitare l’athame via dalla mano… ma quel maledetto aveva previsto la mossa e aveva fatto in modo che una volta che l’arma lasciasse la sua mano, esplodesse al contatto con un'altra. Così mentre la figlia di Sam temporaneamente priva di tre dita, urlava per il dolore, lo stregone aveva raggiunto la sua preda che sotto gli effetti del sonnifero che il barista le aveva messo nel gin in cambio di un fruttuoso compenso, non aveva potuto difendersi e l’aveva accoltellata con la sua lama di riserva, per poi fuggire volendo imparare a padroneggiare meglio il suo nuovo potere prima di sfidare una nemica potente come una strega del trio.
Una volta che Wyatt le aveva riattaccato le dita, Paige si era messa in caccia dello stregone, ma inutilmente. Quel maledetto copriva le sue tracce alla perfezione.
In ogni caso, va detto che la fissa di Henry Jr. per la pallacanestro era davvero colossale e che durante le fasi più calde del campionato, il ragazzo non pensava ad altro. E in genere a farne le spese erano i timpani dei suoi parenti dato che ogni volta che vedeva la partita in tv, Henry Jr. si esibiva in un vero e proprio concerto di urla, commenti e imprecazioni.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Lo stregone Oswald era tutt’altro che uno sciocco. Studiava le sue vittime per mesi, dando la caccia ai poteri più adatti e solo una volta comprese alla perfezione le abitudini delle prede, elaborava passo per passo il piano d’attacco, così come la ritirata.
Oswald non aveva la spocchia di molti esseri malvagi. Metteva sempre in conto la possibilità che i suoi piani fallissero, e stava sempre attento a elaborare una via di fuga. D’accordo tutti quei preparativi, lo avevano portato ad aspettare due anni prima di lanciarsi all’attacco, ma considerando che grazie al suo metodo aveva ottenuto cinque poteri in due settimane, ne era valsa la pena!
Quella sera sarebbe toccato al sesto. Oswald era molto astuto. Attaccava esclusivamente streghe che avessero un potere solo. Nessun potere è inarrestabile. Tutti possono essere contrastati e non necessariamente con la magia. In certi casi basta un po’ di cervello e lo stregone ne aveva da vendere.
Certo gli bruciava un po’ non aver eliminato Paige Matthews ma anche se l’aveva ferita gravemente, era stato solo per averla presa di sorpresa. Aveva fatto bene a limitarsi alla preda prescelta e a fuggire. Perché avrebbe dovuto rischiare una battaglia pericolosa, quando c’era un potere utilissimo, ormai facile da ottenere a pochi metri?
“Mai essere avidi” si rampognò. “E mai correre rischi inutili. Infatti dopo stasera lascerò San Francisco. Qui ormai c’è troppa gente a darmi la caccia”
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Adesso è arrivato il momento di presentarvi la signora Annabeth Clarkson. Un personaggio di spicco nell’alta società di San Francisco. Aveva avuto tutto dalla vita. Un marito splendido, due bellissime figlie, una vita agiata grazie al patrimonio del ricco consorte. Un vero peccato, considerato che definirla una carogna sarebbe stato farle un complimento.
Tanto per cominciare, tradiva il marito in continuazione, scopando in letti altrui con regolarità da ragioniera. Seconda cosa, era una pettegola pronta a sputare veleno e maldicenze su chiunque. Terzo, sfruttava l’attività di import-export del marito per coprire un traffico di droga e prostituzione di cui il poveretto non aveva idea. Quarto arrivata ai quarant’anni, per rimanere certa del potere della propria bellezza aveva sedotto un sedicenne di nome Ward Cormak, stregone buono e ultima preda di Oswald.
Ward a volte pensava che quel che faceva era con quella donna fosse sbagliato, ma non riusciva a resisterle. Non che gliene si potesse fare una colpa: Annabeth aveva intortato uomini ben più smaliziati di lui.
Ovviamente Oswald grazie alla sua sorveglianza sapeva tutto e la cosa gli tornava enormemente utile. I due s’incontravano in uno squallido motel in periferia, e sarebbe stato lo stesso Ward a trovare coi genitori una scusa per giustificare la sua sparizione per tutto il pomeriggio.
Una vera pacchia per Oswald: bersaglio solo (quella bagascia certo non sarebbe stata d’ostacolo), in un posto isolato, con scarso rischio che qualcuno venisse a cercarlo. Già che c’era avrebbe dato il benservito pure alla mortale. Tutto quello che aveva addosso poteva valere una bella somma, e se è necessario sfruttare gli umani i soldi possono funzionare anche meglio della magia che oltretutto può essere rilevata. Il barista ne era stato la dimostrazione lampante.
“D’accordo, la cosa si presenta facile, ma non devo abbassare la guardia. Un imprevisto può sempre capitare” si disse Oswald entrando nel motel. E in quel caso l’imprevisto sarebbe stato Henry Mitchell Junior.

Quest’ultimo moriva dalla voglia di andare allo stadio a guardare la partita tra i Golden State Warriors e i Chicago Bulls. Sarebbe stato un incontro pazzesco, ma i biglietti erano introvabili. Fortunatamente il suo amico Dave conosceva un bagarino in grado di procurarglieli. E il suo luogo preferito per trattare gli affari era un motel.

-Spenderemo i risparmi di due mesi, ma ne varrà la pena-dichiarò Dave quando informò il giovane Mitchell che l’affare era fattibile.

-Assolutamente- concordò l’amico.

In più aveva proprio bisogno di passare qualche ora lontano da casa. Sua madre in quei giorni tendeva a sfogare la sua irritabilità su chiunque le capitasse a tiro, quindi tutti loro si sforzavano di stare il più possibile fuori, Henry Senior e Kat nei rispettivi posti di lavoro, Tam insieme a quel meccanico che aveva cominciato a frequentare da poche settimane. Non avesse conosciuto bene la sorella, Henry avrebbe potuto pensare che avesse cominciato una storia seria, visto quanto stava appiccicata a quel tizio.

 

///////////////////////////////////////////////////

 
Il motel aveva un nome francese traducibile con “L’ostello di Christine” a detta di Dave. Malgrado si trovasse in un luogo isolato, Henry ammise che sembrava un posto pulito ed ordinato. Il giovane Mitchell, notò un ragazzo della loro età salire rapidamente le scale, ma non ci diede molto peso. Il desiderio di ottenere i biglietti per l’incontro dell’anno occupava completamente la sua mente.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
“Troverò quel maledetto stregone, lo devo alla povera Iris” si disse determinata Paige, mentre continuava a sfogliare il Libro delle Ombre alla ricerca di un incantesimo di tracciamento che non avesse ancora provato. Dopo sei tentativi infruttuosi uno di loro la teletrasportò in un vicolo di periferia, dove vide in lontananza una donna coi capelli neri ricci di media lunghezza, la pelle olivastra e gli occhiali da sole, che indossava una camicetta bianca e pantaloncini arancioni. In mano aveva una busta, che nascose rapidamente dietro alcuni bidoni dell’immondizia.
“Si è trasformato così usando la magia” pensò Paige. Il suo incantesimo l’aveva portata lì, e l’unica persona lì presente era quella tizia quindi c’era un’unica spiegazione.
La donna si guardò nervosamente intorno, ma non parve notare Paige e cominciò a camminare a passo svelto fino a entrare in un bar.
Maledizione! Sarà pieno di mortalima cosa avrà nascosto?” Con mille cautele la moglie di Henry si avvicinò alla busta e la aprì… scoprendo che dentro c’erano un paio di jeans e una maglietta viola.
“Un altro travestimento? Ma cosa vuole fare?” si chiese perplessa Paige, prima di ricominciare il suo pedinamento. La donna dopo un po’ entrò in un bar dove corse al bancone per fare la sua ordinazione.
-Finalmente! Whisky! Whiskyyyyy... erano giorni che lo desideravo! -.
-State attenti! La donna appena entrata è un’assassina! - urlò Paige facendo il suo ingresso nel locale.
-Cosa? Siete certa di quello che dite? -.
-Eccome! Poco fa ha nascosto dei vestiti, mentre veniva qui ha fatto un sacco di giri e si guardava continuamente intorno! -.
-Non datele retta! Questa donna è pazza! -.
Paige determinata a non lasciarsi sfuggire quel maledetto colmò la distanza fra sé e il presunto essere malvagio, cercando di fargli annusare una pozione stordente, ma quella si scostò e per impedirgli di fuggire la figlia di Sam gli afferrò i capelli che si staccarono rivelando una lunga, liscia chioma bionda
 -Travestimento, parrucca… che storia è questa?! Quella è davvero una criminale! -urlò una cliente.
-Tenetela stretta, che chiamo la polizia! - strillò un altro degli avventori.
-Un momento! - urlò la donna. – Guardatemi bene! Non mi riconoscete? Sono io Drunky Laurie*! -.
-Drunky Laurie? -.
-Accidenti! È proprio lei! -.
Stupita Paige vide i presenti rilassarsi e scoppiare a ridere… ma soprattutto notò che la donna aveva sul collo un graffio sporco di sangue*.
-Buona questa! Perché diamine ti sei conciata così Laurie? - chiese l’uomo che aveva minacciato di chiamare la polizia.
-Ma voi… voi tutti conoscete questa donna? -.
-E chi non la conosce nel quartiere? Laurie è la persona più innocua del mondo, può essere dannosa solo per chi voglia farsi un goccio al bar, visto che è capacissima di svuotarmi la cantina da sola- fece allegro il barista.
-Ecco, bravo Frederick. Diglielo tu a questa pazza, che io non faccio nulla di male… dille di lasciarmi bere in pace il mio Whisky- protestò la bionda.
-Ve lo berrete il vostro Whisky, ma prima spiegateci il perché di questa mascherata! – sbottò irata la sorellastra di Piper.
-In effetti la signora ha ragione- ammise Frederick. - Perché cavolo ti sei conciata così Laurie? Da quando in qua devi travestirti per venire nel mio bar? -.
-Da quando mia sorella è incinta, ecco da quando! Sembra che sia la prima donna, ad aspettare un bambino. Legge tutto lo scibile umano sulla gravidanza, e sugli effetti delle varie sostanze sul corpo. È diventata una salutista da un giorno all’altro, mettendosi in testa di trasformarmi in un’abominevole astemia! Lei che al suo addio al nubilato, ha bevuto tanto da mettersi a ballare nuda sul tavolo! -.
-Quindi ti sei travestita per togliertela di torno? – chiese ancora il barista.
-Eccome! “Laurie l’alcool fa male”, “Laurie, devi darci un taglio coi fast-food, il cibo spazzatura è un veleno”, “Laurie, se ingrassi non riuscirai a sposarti”, “Laurie potresti andare un po’a correre invece che a teatro, così magari incontri qualcuno”. Da quando si è sposata, sembra mia madre! Certi giorni mi aspetta al varco, fuori dall’ufficio, non ne posso più! - urlò la donna. - Chiarito adesso Miss Marple? Posso godermi il Whisky che mi sognavo da una settimana? -.
-Ehm… sì certo- balbettò Paige. -Anzi… glielo offro io per scusarmi…-.
-Quand’è così, fammi un altro bicchiere Frederick! -.
Paige fissava la donna perplessa. I casi erano due: o era legata allo stregone in qualche modo, o lo stregone aveva trovato un modo per ostacolare il suo incantesimo. Peccato che non potesse sapere quale delle due ipotesi fosse corretta… e che non avrebbe potuto pensarci, visto che un attimo dopo le arrivò un violento scapaccione in viso.
Irata si voltò, per ritrovarsi di fronte una bionda riccia, con gli occhi verdi, un pancione da cinque mesi di gravidanza, e l’aria inferocita.
-Ma bene! Io cerco di farle perdere il vizio, e voi glielo sovvenzionate! Vergognatevi! -.
-Basta! BASTA! BASTAAAAAAAAAAAA! Sono una donna adulta io, mangio e bevo quello che voglio! – ululò esasperata Drunky Laurie.
-Tu qui non ci metterai più piede! L’alcolismo…-.
-Ma quale alcolismo, a volte sto settimane intere senza bere! -.
Frederick tentò di bloccare il litigio, ma alla fine Laurie svuotò un’intera bottiglia sulla testa della sorella, e quella ricambiò. Paige si trovò presa in mezzo, riuscendo a uscire dalla rissa, solo dopo aver subito uno spintone, una tirata di capelli e un calcio… e averli ricambiati come poteva.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
-Dunque volete i biglietti per l’incontro dell’anno eh? - fece in tono divertito il bagarino, un uomo sulla quarantina.
-Finché hanno un costo abbordabile- rispose Dave, (“Cavolo sì! Li vogliamo a tutti i costi” sarebbe stata una risposta più sincera, ma Dave voleva evitare che Albert alzasse troppo il prezzo).
Concluso il losco affare, i due amici stavano per andarsene, quando udirono uno schianto.
 -Vado a vedere! Qualcuno potrebbe aver bisogno di aiuto- urlò Henry Jr.
-Co… aspetta- urlò il suo amico, ma Henry lo ignorò correndo nella direzione del rumore.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Nel vedere comparire lo stregone Ward, gli aveva lanciato contro il tavolo, ma quello si era reso intangibile, per poi immobilizzarlo con delle ragnatele.
Annabeth cercò di fuggire (disinteressandosi completamente del teenager da verme qual’era), ma venne fermata con la telecinesi e poi trasformata in una statua di ghiaccio fra le urla di Ward. Statua che Oswald fece a pezzi con un calcio (gioielli e portafoglio tanto giacevano per terra).
Junior appena entrato nella stanza, lanciò un flusso di ghiaccio, ma Oswald lo neutralizzò lanciandone uno uguale.
Riconoscendo lo stregone dalla descrizione di sua madre, Henry cercò di pensare a qualcosa. Ma dovette rotolare di lato per evitare una scarica di scintille energetiche.
Maledizione, non aveva mai dovuto affrontare un essere malvagio prima… e questo aveva il suo stesso potere! Che poteva fare?
-Bah, mi capita una strega di più e ha un potere che ho già. Questa sì che si chiama sfiga- sospirò Oswald. - Be’ magari posso mettere il potere in una sfera e venderlo in un mercato demoniaco-.
Ward cercò di liberarsi con la sua forza, ma Oswald lo scaraventò via con la telecinesi.
-Prima il potere più utile. E statti buono- sbuffò lo stregone prima di ustionare Ward, con una raffica di scintille, per poi voltarsi ad affrontare il giovane Mitchell.
“Maledizione è ferito. Se solo potessi guarirlo o orbitarlo in un posto sicuro…” si disse affranto il criocineta fissando l’altro adolescente.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Paige stava maledicendo la sua malasorte, quando sentì un tintinnio. Uno dei suoi protetti aveva bisogno di lei. Svoltò in un vicolo e si dissolse in sfere di luce.
 
////////////////////////////////////////////////
 
Junior strisciò sul pavimento. Aveva cercato di difendersi al meglio delle sue possibilità, ma non era bastato. Era finita. Sarebbe morto in quella stanza. Non sarebbe mai diventato grande.
-Avete resistito bene ragazzini. Ma adesso è ora di smettere di giocare- fece divertito Oswald. Ward alla fine era riuscito a liberarsi e aveva cercato di combattere ma era stato messo rapidamente K.O.
Henry non chiuse gli occhi. Avrebbe guardato la morte in faccia.
La morte però non se lo sarebbe portato via quel giorno. Di colpo in un vortice di sfere comparve sua madre Paige. La donna rimase incredula nel vedere lì il figlio, ma si riscosse subito e si mise in guardia. Purtroppo con tutti i poteri che aveva assorbito, Oswald ormai era perfettamente in grado di battersi con Paige.
Entrambi adottarono una tattica mordi e fuggi, durante lo scontro, alternando uno l’intangibilità, l’altra la sua abilità di spostare gli oggetti per usarli come difesa, e appena fu riuscita a disorientare abbastanza il nemico, la mora gli lanciò contro la pozione per eliminarlo. Purtroppo per Paige la buona sorte sembrava avere un certo debole per Oswald e lo soccorse anche in quella circostanza.
Le tubature del motel infatti erano vecchie e una cedette proprio in quell’istante, sommergendo la donna di acqua gelida. La direttrice del motel, teneva alla pulizia ma non voleva spendere un centesimo per la manutenzione. A lungo andare sarebbe stato dannoso, ma visto che era prossima alla pensione, Thea Salteres ragionava in base al fatto che quando quel lungo termine fosse arrivato a dirigere il motel ci sarebbe stato qualcun altro, che avrebbe dovuto organizzare i lavori e presentare il conto alla proprietaria tirchia come pochi.
La strega accecata non riuscì a lanciare la pozione, e Oswald ne approfittò per lanciarsi all’attacco.
Per Paige sarebbe stata la fine se Henry non avesse avuto l’idea di congelare il pavimento sotto i piedi dello stregone, facendolo scivolare. Purtroppo Oswald perse la presa sull’athame, ed Henry lo afferrò sperando di riuscire a usarlo per colpire il nemico… ricordandosi un secondo troppo tardi di ciò che era successo a sua madre. L’athame esplose, scaraventando il ragazzino contro il grande specchio presente nella camera. Il terzogenito di Paige, sentì le schegge di vetro penetrargli nella carne, sentì il rumore che fece il suo cranio sbattendo contro la parete e sentì l’urlo di sua madre. Poi tutto divenne nero.
 
Oswald si era portato un pugnale di riserva, ma una scheggia di vetro gli si era infilata nell’occhio, e preferì teltrasportarsi al sicuro per levarsela. Usando la pozione giusta, avrebbe potuto evitare di perdere l’occhio, ma doveva fare in fretta.
Addio superforza. Mi spiace ma la visione binoculare è più importante” pensò l’uomo prima di sparire nel nulla.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Paige corse disperata al fianco del figlio.
-Schegge- disse con voce rotta, liberando il corpo di Junior dai frammenti di vetro. Il ragazzo era pallidissimo e aveva perso un sacco di sangue. Non fosse stato per il suo petto che si alzava ed abbassava molto lentamente, avrebbe pensato che fosse addirittura morto, e il solo pensiero fece sorgere un’altra scarica di brividi dentro di lei.
Disperata Paige pose le mani sulla schiena martoriata del figlio. Un attimo dopo erano zuppe di sangue, e la luce dorata emessa da esse creò un orrendo contrasto di colori.
Il processo durò per due angosciosi minuti, ma alla fine le ferite del ragazzino sparirono. Era arrivato a un passo dalla morte, ma Paige era riuscita a salvarlo.
Quando se ne rese conto tutta la tensione che nemmeno aveva sentito accomunarsi dentro di lui si sciolse di colpo.
-S… sta bene? - boccheggiò Ward strisciando verso la quartogenita di Patty. - È un eroe, mi ha salvato la vita…-.
-Starà bene- lo rassicurò Paige. - Starà bene. E starai bene anche tu-.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Henry riaprì e gli occhi, e si rese conto che non gli faceva male da nessuna parte. E che era in camera sua.
Girò lo sguardo e vide i suoi genitori e le sue sorelle.
-Lo stregone? - bofonchiò.
-È scappato-.
-Mi dispiace mamma. Era… troppo forte…-.
-Questo non è importante ora- fece Kat.-L’importante è che tu stia bene-.
-Lo stregone ha ucciso una mortale. Ho lasciato che uccidesse un’innocente. Ed è pure scappato- fece amaro il ragazzino. – Ho fallito. -.
-Ward, l’obiettivo dello stregone è ancora vivo, solo perché tu l’hai aiutato. L’ho salvato grazie a te- notò Paige. – Quindi non direi che il tuo è stato un fallimento completo. Hai contribuito a salvare una vita. Purtroppo non possiamo salvarle tutte, ma tu hai fatto tutto il possibile. Sono orgogliosa di te- disse sua madre prendendogli la mano.
-Io pure- dichiarò suo padre.
-E per i prossimi scontri non temere: ti daremo una sepoltura degna di un eroe. Nel caso in cui rivenissimo il tuo corpo, naturalmente- fece Tamora.
Kat le ammollò uno scappellotto.
-Ehi, cercavo solo di sdrammatizzare- protestò indispettita la gemella.
-A proposito si può sapere che ci facevi in quel motel? – chiese inquisitorio Henry Senior.
-Centra il basket-.
-Chissà perché lo immaginavo- fece Paige. - Dai adesso riposati. E non ti preoccupare per Dave: sta bene. Quando ha trovato il coraggio di seguirti ti ha visto svenuto, ma gli abbiamo fatto dimenticare tutto-.
Henry sospirò. Razionalmente sapeva di aver fatto tutto il possibile, però … il senso di colpa lo avrebbe accompagnato ancora a lungo.
 
Paige si sentiva ancora male se pensava a quello che era accaduto poche ore prima. Sapeva che come tutti i suoi figli prima o poi anche Henry avrebbe dovuto affrontare il male, ma non si aspettava che avrebbe cominciato così presto.
Eppure quello era il suo destino. Malgrado fosse stata una grande scavezzacollo, come madre si era scoperta abbastanza apprensiva.
Vedendo il figlio così intristito tuttavia la donna si rese conto che probabilmente quel fallimento lo aveva fatto sentire non all’altezza. Avrebbe dovuto stargli vicino nei prossimi giorni. Forse portarlo con sé quando andava dai suoi protetti Gli avrebbe fatto capire cosa voleva dire essere strega, angelo bianco… e senza saperlo Paige gli avrebbe anche mostrato come essere un buon genitore.
 
 
 
 
  • Gli stregoni e le streghe malvagi non sanguinano. O meglio non lo fanno i warlock il termine con cui questi esseri vengono chiamati in inglese. Tecnicamente vorrebbe riferirsi a un individuo che usa la magia oscura, diverso da una strega o uno stregone che pur essendo malvagio non ruba i poteri ad altri esseri, e che possiede comunque un’anima (come diventerà Tamora, o com’erano le sorelle Stillman nella serie, per fare un esempio). Il nemico del capitolo è un essere come Matthew Tate o Jeremy Burns.
  • Traducibile più o meno con “Laurie la sbronza”.
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Una giornata piena di sfighe per Paige, eh? Mi andava di aggiungere un tocco di umorismo al capitolo, visto che gli ultimi sono stati più seri. Capitolo per certi versi simile al precedente, ma qui madre e figlio si salvano a vicenda. Ho pensato che sarebbe stato interessante vedere uno dei cugini affrontare il male per la prima volta, e anche assistere mentre perdeva un’innocente e ho deciso di combinare le due cose. Quest’ultimo tema, penso di poterlo riusare in futuro.
Inizialmente pensavo che perlomeno madre e figlio avrebbero eliminato lo stregone, ma ho finito per affezionarmici mentre scrivevo, così ho optato per una disfatta quasi totale eccetto il salvataggio di Ward. Oswald era un nemico troppo ben riuscito per bruciarlo così. Ho un debole per i cattivi scaltri e intelligenti.
Se qualcuno si è chiesto perché nessuno dei figli di Paige ha poteri da angelo bianco, è perché loro sono angeli bianchi solo per un quarto. Chris che lo è per metà, non ha tutte le capacità tipiche di quella specie (per esempio non può guarire), quindi immagino che a maggior ragione i figli di Paige essendo solo al 25%di quella specie non possano sviluppare gli stessi poteri della madre e dei cugini (e poi sarebbe stato noioso se tutti avessero avuto le stesse capacità). Ecco perché ho voluto dare loro poteri già visti nella famiglia.
Melinda invece non ha nessun potere da angelo bianco, perché Piper e Leo l’hanno avuta quando lui era ritornato a essere un mortale, quindi anche se di livello superiore, lei è una strega normale. Avendo visto la serie, in effetti questo è intuibile, ma preferisco comunque fare chiarezza.
Ringrazio i fedeli fenris, Giadasteles e apeirmon che recensiscono sempre ogni capitolo di questa storia e ComeleOndedelMare e Girl_Hufflepuff che l’hanno messa nelle seguite.
Ovviamente grazie anche a tutti voi lettori silenziosi, ma se usciste dall’anonimato ne sarei davvero felice.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Tale madre tale figlia ***


 

Genitori e figli
Capitolo 10: Tale madre tale figlia

 
“Lo scopo di una rinascita nel buddismo è quello di adempiere a compiti che non sono stati soddisfatti in una vita precedente” Dalai Lama.
 
 
Phoebe non aveva idea di cosa avesse scelto Peyton al giorno delle carriere. La sua figlia minore aveva deciso di far loro una sorpresa e avrebbero saputo solo quella sera cosa pensava di fare della sua vita.
Be’ forse detto così era un po’ melodrammatico, ma Phoebe e Coop erano davvero curiosi di sapere qualcosa sulle intenzioni della figlia. Aveva parlato un paio di volte di psicologia e una volta di programmazione, ma non aveva ancora deciso che carriera intraprendere.
Nessuna delle sue figlie aveva deciso di fare la giornalista, ma a Phoebe la cosa non era mai importata molto. Sapeva bene che chiunque deve forgiarsi da sé la propria strada.
Be’ non aveva proprio la certezza, che nessuno dei suoi figli lavorasse in un giornale. Va’ a sapere come si guadagnava da vivere quello (quanto odiava non sapere neppure il suo nome!). Poteva solo sperare che lo facesse in modo onesto.
Stop” si ordinò la moglie di Coop. Quella serata era dedicata a Peyton. Doveva concentrarsi su di lei.
La sua ultima figlia continuò a ignorare le loro domande, fino a che non furono arrivate allo stand della carriera che lei aveva scelto.
-Mamma questa è la dottoressa Brenda Hills, quella che ha tenuto il corso d’orientamento di oftalmologia- sentenziò in tono trionfante la ragazzina portando Phoebe e Coop di fronte allo stand. - E ha detto che non me la sono cavata male-.
Coop sorrise gentilmente al giovane medico, ma Phoebe si pietrificò nel vedere quelle ragazza. I capelli neri lunghi fino alle spalle. Gli occhi verdi che la scrutavano con cortesia. L’aria di chi è sempre molto indaffarato. Quella era sua sorella. Era Prue.
-Sua figlia ha tutto ciò che serve per diventare un grande medico. Intelligenza, spirito d’osservazione, empatia con i pazienti…-.
In un altro caso Phoebe sarebbe stata fiera di Peyton, ma in quel momento era troppo sconcertata per preoccuparsene.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
La moglie di Leo rimase sorpresa nel vedere la sorella arrivare a casa sua con quell’aria stravolta a quell’ora… ma fu esattamente quella che assunse anche lei quando Phoebe pronunciò la frase: -Prue. Si è reincarnata. In una certa Brenda Hills*-.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Piper schiumava di rabbia, quando evocarono la mamma e la nonna e le due non fecero nemmeno in tempo a chiedere cosa volessero, che ruggì: - Perché non ci avete mai detto che Prue si era reincarnata? -.
-Come l’avete scoperto? - si limitò a chiedere Patty.
-Ho incontrato la sua reincarnazione. Quando è successo? – chiese la veggente.
-Subito dopo che avete trovato Paige- ammise Penny. -Ecco perché non siamo mai riuscite ad evocarla*- realizzò Piper.
-Ma come mai ha preso questa decisione? - domandò angosciata Phoebe.
-Non ne abbiamo idea… e non ve lo abbiamo detto perché altrimenti l’avreste cercata. Non volevamo che ogni volta che vedevate una bimba v’illudeste che fosse lei- spiegò la nonna.
-Senza contare che se aveste saputo che era di nuovo in giro, non sareste mai riuscite a legare con Paige- soggiunse loro madre.
-Cioè… ha scelto di reincarnarsi a causa mia? - mormorò la figlia di Sam sopraggiunta dopo una concitata telefonata di Piper.
-No, no, no- si affrettò a rassicurarla Penny. - Ci ha detto che sentiva che non c’era più bisogno di lei ora che c’eri tu… e che non era pronta a rimanere nell’aldilà e basta ad aspettare che arrivaste pure voi. Voleva… ricominciare. Capita che chi muore giovane decida di rinascere, perché non ha fatto in tempo a prendersi tutto ciò che la vita può dare-.
-Meritavamo di sapere che nostra sorella era tornata in vita! - urlò Piper.
-Quella donna… non è più vostra sorella. Sì, in lei c’è qualcosa di Prue, ma è una persona completamente diversa. Non ti ha riconosciuto e non lo farà mai- mormorò ancora Penny rivolta alla madre di Peyton.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Phoebe e Piper sapevano che era ridicolo ma si erano comunque appostate di fronte allo studio medico la cui targa dichiarava: “Dottoressa Brenda Hills. Oftalmologa”.
Un’oculista. Perché cavolo aveva deciso di fare l’oculista, dopo che nelle ultime due vite aveva scelto di fare la fotografa?
Per fortuna c’era un bar vicino allo studio dove potevano trattenersi e intravederla mentre entrava e usciva dal lavoro.
Sembrava così… normale. Allegra. Era pure brava coi bambini a detta di qualche cliente che prima o dopo la visita si concedeva un giretto al bar. Phoebe aveva finto di voler fare una visita e di voler cercare qualche informazione su un medico di cui le avevano parlato bene.
Poi era arrivato lo stalking online. Brenda purtroppo non sembrava una grande patita dei social e da lì non avevano cavato niente.
Una sera, mentre le due sorelle tornavano a casa videro per strada l’oggetto del loro tormento stanca, sudata e con un’aria terrorizzata.
-Ehi! - urlò Phoebe per attirare la sua attenzione.
-Lei è la madre di una delle mie tirocinanti vero? - fece Brenda. - Senta vado di fretta…-.
-Sei in pericolo? Per motivi… magici? -. rispose la donna, vedendo la sorpresa sul viso della sua interlocutrice
-Phoebe e io ti possiamo aiutare… guarda- fece Piper facendo scoppiare un sacchetto dell’immondizia poco lontano.
-Ah, ora ho capito chi siete! -.
-L’hai capito? - chiese speranzosa Piper.
-Certo siete le sorelle Halliwell. Wow, non avrei mai pensato d’incontrarvi di persona. Certo siete in pensione da anni, ma… wow-.
Phoebe avrebbe voluto mettersi a piangere. Lei era una delle sorelle Halliwell. E parlava di loro come se fossero delle attrici famose, o roba del genere. Mamma e nonna avevano ragione. Non si ricordava di loro.
Di colpo si sentì un furioso abbaiare e di colpo comparve un cane nero, grosso come un orso che si lanciò contro Brenda come una furia, a fauci spalancate. La ragazza si lanciò contro il nemico a supervelocità riuscendo ad assestargli un violento calcio sul muso. Un attimo dopo afferrò le mani delle altre due streghe e in lampo svanirono dalla piazzetta.
 
///////////////////////////////////////////////////////
 
-La supervelocità è un gran bel potere, utile per scappare come per attaccare, ma a volte mi piacerebbe sviluppare almeno un altro potere offensivo- sospirò Brenda. - Il guaio è che anche quel coso è superveloce. Considerato anche il suo olfatto non ci metterà molto né a ritrovarmi né a raggiungermi-.
-Co… non hai la telecinesi? – chiese la moglie di Coop.
-La telecinesi? - ripeté stupita Brenda. – No, anzi nella mia famiglia a quanto ne so nessuno*, ha mai avuto quel potere. Oddio potrei sbagliarmi, la storia di famiglia non è mai stata il mio forte… -.
-Nessuno te ne ha mai parlato? Hai imparato da sola la magia da autodidatta? – chiese ancora Phoebe.
-No, mi ha insegnato mio padre- fece perplessa Brenda. - Sentite, i segugi infernali sono invisibili per i mortali, ma quel cagnaccio potrebbe comunque provocare scompiglio…-.
-Tuo padre? - ripeté sconvolta Piper.
-Sì. Mia madre è una mortale, la magia l’ho ereditata da lui. Ed è stato lui ad insegnare come usarla a me e a mio fratello Brandon-.
-Tu hai un fratello... e i vostri genitori vi hanno chiamato Brenda e Brandon? – chiese stupita la moglie di Leo.
-Trovavano carino e divertente che i loro gemellini avessero nomi simili- rispose Brenda col tono scocciato di chi si è sentito fare una determinata domanda un milione di volte. - Se mi potete dare qualche consiglio su come sistemare quella belva…-.
-Gemellini. Quindi… non sei una sorella maggiore? - fece Phoebe.
-No. Brandon è nato un paio di minuti prima di me…- fece perplessa la strega. Perplessa e anche un po’ irritata dalle continue interruzioni delle due. Tutto quell’interesse nei confronti della sua famiglia era un po’ strano. - Se abbiamo finito con questo interrogatorio, ho un mostro da sconfiggere. Mi sapete dare qualche consiglio su come farlo o no? -.
In quel momento un ragazzo della stessa età di Brenda, biondo e con gli occhi marroni comparve di fronte a loro grazie a una pozione di teletrasporto.
-Brenda stai bene? Quel maledetto angelo nero, mi ha mandato contro un segugio infernale sono riuscito a liberarmene solo ora…-.
-Tutto a posto fratellone. La mia velocità mi ha permesso di sfuggire a quello mandato a cercare me…-.
-Restare in strada è pericoloso! Torniamo a casa, lì saremo più al sicuro! E sono preoccupato per Dana, quando l’ho chiamata non è comparsa…- fece Brandon notando solo in quel momento la presenza di Piper e Phoebe.
-Brandon loro sono Phoebe e Piper Halliwell-.
-E chi… ah. Quelle Phoebe e Piper Halliwell? -.
-Sì, ma purtroppo al momento non abbiamo consigli da darvi- bofonchiò la madre di Chris.
-E allora ritorniamo subito a casa. Conviene anche a voi, anche se non so se il segugio infernale possa essere interessato a cacciarvi-.
Phoebe sperò che Brenda per qualche motivo rifiutasse. La ragazza invece si limitò a fare spallucce e a dire:-Ok, come vuoi. Sei tu il maggiore-.
Quanto stonavano nella sua bocca quelle parole?
-E il più sveglio. Ricordatelo sempre sorellina-.
Brenda rise, e ammollò un giocoso pugno sulla spalla al fratello prima di prenderlo per mano e portarlo via a supervelocità sotto gli sguardi lacrimevoli di Piper e Phoebe.
Prima di partire Brenda si girò per fare alle due streghe più anziane un cenno di saluto e rimase piuttosto perplessa nel vedere le loro facce. Non fosse stato assurdo avrebbe giurato che quelle due erano gelose.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Peyton stava per andare in classe, quando vide una sorta di ombra confusa agitarsi a mezz’aria. Strizzò gli occhi, ma l’ombra era scomparsa.
Nel corso della giornata la rivide due volte. Tre il giorno successivo, dodici nella settimana seguente. Attivò la sua vista a raggi-x, tutte le volte che poteva ma non vide nient’altro di strano nella scuola (tranne i tatuaggi di certi studenti). Chiese anche a Henry e cercò di indicargliela, ma il cugino non vedeva niente. La cupido-strega però, aveva visto l’ombra tendere una mano verso di lei… e la cosa le era parsa una disperata richiesta d’aiuto.
 
///////////////////////////////////////////////////////
 
Phoebe e Piper erano ancora al bar. Quello che frequentava con Paige, aveva dolci migliori, ma Phoebe doveva ammettere che lì si recuperava abbondantemente con il caffè. Paige non aveva voluto partecipare alla loro… cosa. Nemmeno Phoebe sapeva dire cosa stessero facendo lei e Piper lì. Paige l’aveva apertamente definito stalking e la madre di Prue temeva si sentisse gelosa o qualcosa del genere… al loro prossimo incontro senza Piper gliene avrebbe parlato.
-Avete deciso di mettere radici qui? - chiese di colpo una voce alle loro spalle.
Le due sorelle si voltarono sorprese per ritrovarsi di fronte a Prue… a Brenda. Ora era Brenda. Eppure per loro era innaturale chiamarla così.
Senza chiedere permesso l’oculista si sedette al loro tavolo.
-Ecco… noi…- cominciò Piper.
-Mi spiate- fece la mora. - Credete che non me ne fossi accorta? Sono una strega io. A vedere strana gente ronzare attorno al mio studio, faccio indagini. Be’, le ho fatte dopo essermi sbarazzata dell’angelo nero. Sapevo già chi eravate, però non capivo perché foste così interessate a me. Così ne ho parlato al mio angelo bianco…-.
-E cosa ti ha detto? - chiese debolmente Phoebe.
-Che sono la reincarnazione di vostra sorella - la ragazza esitò. - Mi dispiace-.
-È… è… una cosa strana- mugolò Piper.
-E molto triste anche. Mi spiace per voi… ma io… be’ io sono io. Non centro niente con Prue Halliwell. E… preferirei che mi steste lontano. Ora che so di questa storia… mi mette a disagio vedervi-.
-Potremmo… potremmo frequentarci- mormorò Phoebe. - Potremmo ancora …-.
-Preferisco di no. Non credo che sarebbe una buona idea- fece la giovane Hills alzandosi. - Mi spiace che voi soffriate… ma… ma non posso farci nulla-.
Piper pensò disperatamente a qualcosa da dire, ma la sorella di Brandon uscì dal locale prima che lei potesse anche solo provare a formulare una frase.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Quella sera Phoebe se ne stava seduta triste in soggiorno. Non si sentiva così giù da quando aveva scoperto di quello lì.
“Sono una persona così orrenda?” si chiese affranta. “Mio figlio e mia sorella non vogliono saperne di me”.
“Brenda non è tua sorella” le disse una vocina nel cranio. “Non lo è più. Al posto suo tu che faresti?”.
Con un sospiro la terzogenita di Victor aprì il portafoglio e prese il biglietto da visita della dottoressa Hills. La donna glielo aveva dato la sera in cui l’aveva vista allo stand e per mille volte aveva desiderato chiamare quel numero, senza riuscirci. Ma ormai era inutile. Tanto valeva buttarlo.
Di colpo venne trascinata in una premonizione: in una grande stanza circolare Brenda venne scaraventata contro un muro. Cadde sul pavimento a bocconi, mentre su di lei torreggiava una figura incappucciata.
Phoebe ritornò al mondo normale terrorizzata. Non poteva permettere che accadesse di nuovo.
In quel momento Peyton entrò nella stanza: - Mamma devo parlarti. È da un po’ che a scuola…-.
-Non ho tempo! - urlò Phoebe dirigendosi verso la porta a tutta velocità.
Peyton sospirò e prese il cellullare per chiamare suo cugino: - Henry? Stasera avrei bisogno del tuo aiuto per quella cosa-.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
-Dobbiamo informarla. E proteggerla come meglio possiamo- annunciò Phoebe alle sue sorelle dopo aver parlato loro della sua premonizione.
Ma non fecero in tempo ad avvertire Brenda. Quando arrivarono nel suo studio, una figura incappucciata armata d’ascia la minacciava mentre lei alzava le mani in un disperato tentativo di autodifesa. Altre tre figure incappucciate, armate all’arma bianca sorvegliavano l’uscita della stanza. Piper fece esplodere il terreno su cui la prima figura poggiava i piedi, mentre Phoebe lanciava le pozioni e Paige faceva orbitare via le armi.
Un attimo dopo Phoebe si ritrovò intrappolata in una colonna d’acqua, mentre un getto super-pressurizzato investì in pieno Paige mandandola a gambe all’aria.
Piper si voltò pronte a bloccare il nemico… che si rivelò essere Brandon. La strega lo fissò scioccata, ma in quel momento Brenda spinse via Phoebe e corse verso la figura ammantata aggredita da Piper.
-Sally! Oh mio Dio! Stai bene? -.
-Ma… lei… ti ha appena aggredito…- balbettò incredula la madre di Melinda.
-Sally è una regista dilettante! Stiamo girando un cortometraggio da inviare a un concorso per registi esordienti! - sbottò irato Brandon.
Di colpo a Phoebe parve di ringiovanire di quarant’anni. Era di nuovo un’adolescente combina guai a cui la sorella maggiore stava per fare un cazziatone.
-Senti noi ti credevamo in pericolo… ho avuto una premonizione in cui venivi lanciata contro un muro… Prue è morta così… e… e… - balbettò la moglie di Coop.
-Molto gentili a preoccuparvi per me, ma ho un fratello, dei genitori e un angelo bianco per questo- rispose acida Brenda. - Quella è una scena del film. Comunque, il mio personaggio sopravvive, non temete-.
-Tu non capisci…- cominciò Phoebe.
-No, siete voi che non capite! Ficcatevelo in quelle teste dure: io sono Brenda Hills. E non voglio essere nessun altro, certo non Prue Halliwell! Quindi lasciatemi in pace. Io ho un solo fratello ed è Brandon! Voi non siete nessuno per me, non avete nessun diritto immischiarvi nella mia vita! Nessuno! - ruggì la mora.
-Va bene. Non ti disturberemo più, Brenda- rispose in tono amaro Piper pronunciando quel nome come se fosse una parolaccia.
La giovane Hills pensò che forse aveva ferito i loro sentimenti, ma in fondo aveva solo detto la verità e se per quelle due era sgradevole non poteva farci niente. Lei era lei. Che pretendevano quelle, che andasse a casa loro, fingendo di riconoscere gli oggetti o che cercasse d’introdursi nella loro famiglia? Assurdo. Come potevano credersi le sue sorelline due che avevano l’età di sua madre?
-Chiama Dana, dovrà usare la polvere della memoria* per far dimenticare tutto agli altri. E cancella la registrazione- bofonchiò rivolta al fratello maggiore.
-Ci posso pensare io- fece timidamente Paige- Ce l’ho anch’io la polvere della memoria-.
-Si sbrighi allora. Ah e grazie: per merito vostro abbiamo buttato tre ore di lavoro- fece acido Brandon mentre si avvicinava alla macchina da presa perfettamente celata poco lontano. In tutto i questo i mortali sconvolti, cercavano disperatamente di fuggire o chiedere spiegazioni ai gemelli.
Paige aveva appena cancellato i loro ricordi, quando ricevette una chiamata: - Junior? Cosa… COME?! Che è successo a Peyton?! Sì. Sì arrivo subito-.
-Che è successo a Peyton?- chiese angosciata Phoebe, ricordando il tentativo della figlia di parlarle.
Paige le diede una sommaria spiegazione per poi teletrasportarla a casa, da dove orbitò via per recuperare il figlio.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
-Non pensavo che l’avrei mai fatto- commentò Henry mentre apriva la serratura con la magia.
-Un’effrazione? -.
-No, andare a scuola anche se non devo-.
Peyton lanciò un’occhiataccia al cugino. Pur avendo ben altro per la testa non riusciva a non chiedersi cosa avesse sua madre di così importante da fare per ignorarla in quel modo. Non si era aspettata chissà che per la sua idea di studiare medicina, ma la cosa in quei giorni era passata quasi completamente sotto silenzio. Forse pure lei aveva qualche innocente da salvare?
-Allora quest’ombra... cosa credi che sia? -.
-Qualcuno che soffre. Ho cominciato a intravedere dei lineamenti… cercherò di rintracciarla con un incantesimo. Se un innocente soffre qua/ ai miei occhi si rivelerà/ con lui devo poter comunicare/ per sapere se lo posso aiutare-.
Poco dopo la ragazzina prese a parlare con un ascoltatore invisibile.
-Sei prigioniero? Da secoli? Al di fuori dello spazio e del tempo… per via di una strega malvagia? Non temere ti aiuterò. Devo toccarti? Tutto qui? - chiese la terzogenita di Coop allungando la mano.
Di colpo si spalancò un roteante trapezio viola, da cui uscirono catene che intrappolarono Peyton trascinandola all’interno. Un attimo dopo un ragazzino con i capelli rossi venne sputato fuori dal trapezio, per poi accasciarsi svenuto sul pavimento.
Henry cercò disperatamente di far ricomparire il trapezio e la cugina, ma tutti i suoi tentativi fallirono, così preso il ragazzino, chiamò sua madre per farsi venire a prendere.
 
///////////////////////////////////////////////////////
 
Quando il rosso riaprì gli occhi si ritrovò intrappolato in un campo di forza, di fronte all’intero clan Halliwell-Mitchell.
-Cos’hai fatto a mia figlia?!- urlò Phoebe.
-Cosa sei maledetto?! Un demone, uno stregone, un…-gli abbaiò contro la madre di Patty stringendo in pugno un athame.
-Cilecca bella. Cilecca. Sono un mortale-.
-Un mortale? - chiese incredula Parker.
-Già. Mi chiamo Tim. È stato a causa di Cheryl Flowers che sono stato intrappolato lì-.
-Ne ho sentito parlare. È stata una delle streghe più malvage e pericolose della storia- fece sbigottita Prue.
-Già. Ed era la mia orribile madre-.
-Co… ma allora come puoi essere un mortale, se tua madre era una strega! - ruggì imbestialita Melinda.
-Può capitare che la magia salti qualche generazione*- rilevò Henry Jr.
-Già, e il fatto che io non ce l’avessi è stata una vergogna per mia madre. Però quella maledetta ha trovato lo stesso il modo di sfruttarmi: ha fatto in modo che l’incantesimo che doveva imprigionare lei, si ripercuotesse su di me, grazie al nostro legame di sangue-.
-La tua stessa madre, ti ha fatto imprigionare in quel modo?!- fece orripilata Piper.
-Già. Un po’ per volta l’incantesimo ha iniziato ad indebolirsi e sono stato in grado di farmi vedere da una strega con degli occhi potenti come quella. Dato che l’incantesimo era stato creato per intrappolare mia madre ho pensato che se lei avesse usato i suoi poteri vicino al sigillo, avrebbe preso lei e lasciato andare me-.
-Co… cioè tu hai intrappolato mia figlia di proposito?!- ruggì Phoebe.
-Certo, visto che tua figlia è la reincarnazione di mia madre. Avrei riconosciuto quella faccia ovunque, quindi avevo la certezza che percependola usare la magia l’incantesimo riconoscesse il bersaglio originale. Non avrò poteri, ma qualcosa sulla magia l’ho imparato convivendo con una strega per anni-.
-Ma non è più lei… Peyton è una brava ragazza … cercava di aiutarti… e tu l’hai ingannata in quel modo! - gridò ancora Phoebe.
-Rimani tu intrappolata in uno spazio immateriale per trecentododici anni, poi mi dirai quanto te ne importa del metodo che usi per uscire! - ringhiò Tim in risposta.
-Be’, sappi che ti manderemo di nuovo lì dentro, così potremo liberare Peyton!- fece decisa Parker
-Ma sei matta?! Non possiamo. Non importa cos’abbia fatto è pur sempre un mortale! - urlò Henry.
-È vero. Non possiamo usare la magia contro di lui, diventeremmo come Tamo…- cominciò Prue per poi lanciare uno sguardo preoccupato ad Henry. Il ragazzino però fece finta di non aver sentito e si limitò a sbottare al rosso: - Vattene, prima che cambiamo idea-.
Senza dire una parola Tim uscì dalla casa di corsa. Non riusciva a credere di essere di nuovo libero.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Phoebe aveva sfogliato il libro delle ombre come una forsennata, ma non aveva trovato nulla sulla vita passata di Peyton. Gli altri membri della famiglia stavano spulciando la biblioteca della scuola di magia, ma tornarono a notte fonda senza alcuna notizia utile.
-Trovato niente? -.
-No. La congrega che voleva intrappolarla venne eliminata dalla stessa Cheryl… non è rimasta traccia dell’incantesimo che usarono-.
-Che fine ha fatto Cheryl? -.
-A quanto ho scoperto alla scuola di magia, venne uccisa da un demone. A quanto pareva facendosi pagare in denaro per usare la magia a favore dei mortali, rovinava la piazza per gli affari demoniaci… ma questo successe circa quindici anni dopo- sospirò Leo.
-Era proprio una bella tipa: ad elencare tutte le sue malefatte ci vorrebbero ore. Uccideva, rubava, violava tombe… tanto per dirne alcune- sospirò Prue.
Parker cercava di farle forza più che poteva (dovendo badare a Patty, non partecipava alle ricerche), ma Phoebe era divorata da preoccupazione e senso di colpa.
Ah, se solo non avesse creduto che Brenda fosse in pericolo… se solo avesse portato con sé Peyton… ma in fondo lei non aveva poteri adatti a battersi… aveva fatto la cosa giusta… doveva continuare a ripeterselo e a lasciarselo ripetere fino a che non ci avesse creduto.
-Ho detto alla scuola che si è ammalata di tracheite. Se qualcuno verrà a trovarla, Paige prenderà le sue sembianze… Dio mio, mi sento come un’assassina che cerca di coprire le tracce- gemette la strega una settimana dopo l’imprigionamento di Peyton.
-Stiamo facendo quello che si deve. Fatti forza- rispose Coop abbracciando la moglie e carezzandole la schiena. - Anch’io sono terrorizzato, ma farsi prendere dalla disperazione non risolverà nulla-.
Malgrado le sue parole dopo un’altra settimana di ricerche inutili, anche Coop era al limite, ma per fortuna Jim riuscì a trovare una soluzione. Kat gli aveva parlato del problema e lui era riuscito a escogitare un piano.
-Dato che l’incantesimo originale, ha imprigionato il figlio al posto della madre, ho pensato che forse un incantesimo che riunisca madre e figlia, potrebbe spezzare la prigione. Io e mio fratello abbiamo creato una bozza. Signora Halliwell, ovviamente dovrà lanciarlo lei-.
Lo sguardo di Kat sembrava dire: “E allora? Ho trovato o no l’Uomo Perfetto?”.
-Devo avvertirla però, che non è certo che funzioni. Potrebbe rimanere intrappolata anche lei o peggio- si sentì in dovere di aggiungere il figlio di Kelly.
-Non importa. Mia figlia vale ogni rischio. Tutte le mie figlie valgono ogni rischio-.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
La giornata fu interminabile quasi quanto quella che era dovuta passare per andare a salvare Parker, ma almeno stavolta Phoebe non dovette restarsene a casa a pregare che qualcun altro riuscisse a salvare sua figlia.
Una pozione soporifera fu sufficiente a liberarsi del guardiano notturno.
-Piano, piano- fece Henry mentre sorreggeva l’uomo. La cugina e la zia lo aiutarono ad appoggiarlo alla parete.
Arrivati al punto in cui Peyton era stata intrappolata, Phoebe si schiarì la voce e pronunciò: - Una madre crudele un figlio al posto suo ha intrappolato/ la sua reincarnazione lo ha liberato/ dacché malvagia non è più/ che sia resa alla madre che per lei teme orsù! -.
Immediatamente, Henry pugnalò la zia al braccio, per far uscire un po’ del suo sangue che colò al centro del trapezio che Prue aveva disegnato sul pavimento.
Un trapezio speculare al loro disegno si materializzò a mezz’aria per poi tremolare e dissolversi, producendo un suono di catene spezzate. E Peyton comparve di fronte a loro, per poi crollare a terra, un po’ malconcia ma illesa. Immediatamente fu circondata da tutti loro con Phoebe che si sentiva il cuore in gola. La sua bambina. Ormai aveva diciassette anni ma sembrava talmente piccola e indifesa in quel momento… perché, perché non riapriva gli occhi?
Esitante la donna le appoggiò due dita sul collo. Era gelido. Stava per scoppiare in lacrime quando vide il petto della sua terzo – no, quarto- genita che si alzava ed abbassava molto lentamente. Era semplicemente svenuta. Gli occhi della donna si riempirono di lacrime di gioia.
“Come sono sciocca… per inseguire una morta, ho rischiato di perdere te che sei ancora viva” pensò Phoebe cullando il corpo della figlia.
-Mamma? - la chiamò gentilmente Prue. -Dobbiamo, andarcene.
-Prima svegliamo il guardiano con la magia. Non merita di perdere il lavoro per colpa nostra- ricordò il ragazzino.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Buio. Freddo. Paura. Solitudine.
Non c’era nulla, a parte lei.
-Mamma! Papà! Prue! Parker! Henry! - urlava disperata Peyton. O meglio tentava di urlare, perché in quel vuoto non si trasmetteva alcun suono.
-Aiuto! Aiuto! C’è qualcuno?! Nessuno?! Aiuto! Aiuto! Aiutoooooooooooooooo!-.
Le sue urla risuonavano solo nella sua mente. Apriva la bocca e muoveva la lingua, ma non riusciva a produrre alcun suono.
Di colpo venne avvolta da una luce rossa e si sentì spinta in avanti da una forza inarrestabile.
Peyton riaprì gli occhi.
-Cosa… dove…- chiese con voce arrochita.
-Peyton! Ti sei svegliata! - urlò sua madre.
La ragazza si voltò e capì di essere sdraiata sul divano del salotto.
In breve la ragazzina ricevette le informazioni desiderate. Più che arrabbiata sembrava sconvolta.
-Ma come ho fatto ad essere una madre tanto orribile? - borbottò Peyton a racconto finito, prima di bere un altro sorso della tisana che Prue era corsa a prepararle appena aveva aperto gli occhi.
-Quella non eri tu. Tu non sei più Cheryl Flowers, come io non sono più Russell. E… come Brenda non è più Prue-.
Peyton la fissò interrogativa e Phoebe le raccontò tutta la storia della sua vita precedente e della reincarnazione di sua sorella.
Per un attimo Phoebe pensò che Peyton si sarebbe arrabbiata un’altra volta con lei, ma la figlia si limitò a sospirare: - Meglio che non ti reincarni più. Come si dice “La terza è quella buona”. Prima amante di uno stregone, poi Regina degli Inferi… nella prossima vita magari, qualche vampiro s’invaghirà di te e ti farà diventare la sua immortale compagna della notte. E io forse metterò me stessa, prima dei miei figli-.
“Proprio come ho fatto io questa volta” si disse amara la sorella di Piper per poi esclamare decisa: -Peyton tu non hai nulla di quella Cheryl. Abbiamo cercato informazioni su di lei mentre cercavamo un modo di liberarti. Definirla un mostro sarebbe stato gentile e non solo per quello che ha fatto a Tim-.
-Ma è pur sempre una parte di me, in qualche modo… tu hai quasi fatto lo stesso errore della tua vita passata! -.
Phoebe accusò il colpo, e la cupido-strega dovette accorgersene, perché disse subito: - Scusa, ma è la verità. Come faccio a non sapere che Cheryl mi abbia trasmesso la sua avidità, la sua crudeltà e il suo menefreghismo? -.
-Quel che capita in una vita passata, non sempre condiziona quella attuale… anche la vita precedente di Paige era malvagia, ma lei non ha mai ripetuto le sue azioni. Sono certa che sarai una madre fantastica. Non come me- aggiunse l’ultimogenita di Victor in tono mesto.
-Lo sai che ti ho perdonato per non averci mai raccontato di Cole- fece la ragazzina. A dire la verità era stato difficile. Dopo una storia del genere si era chiesta come avessero potuto le zie continuare a fidarsi di sua madre e in un paio di occasioni il pensiero era venuto pure a lei, anche se poi se n’era profondamente vergognata.
-Non è per quello. All’inizio di tutta questa storia tu sei venuta da me, e io non ti ho dato retta. Avevo in mente solo Pr… Brenda. Tu avevi un problema e io…-.
-Direi che vista la situazione, sei giustificabile. Ritrovarsi di fronte la reincarnazione di una sorella morta... Sono io che sono stata imprudente … mi sentivo in dovere di tirare quel tipo fuori di lì. Forse inconsciamente ricordavo chi fosse e mi sentivo in obbligo. Papà e Prue non c’erano, Parker doveva badare a Patty… non riuscivo a togliermi dalla mente quel poveraccio e sono corsa senza consultare nessuno eccetto Junior-.
Madre e figlia rimasero in silenzio per un po’.
-Sai, non ho mai pensato se mi sarei reincarnata o no dopo la morte… ma vorrei essere tua madre in ogni vita. La tua, di Parker e Prue. Siete il mio più grande successo-.
-Be’… chissà, forse ti sarà concesso il bis. Ma ora occupiamoci di questa vita, che ne dici? -.
-Che ho messo al mondo un genio. Una figlia medico? Fantastico. Allora, dimmi. Com’è che ti è venuta l’ispirazione? -.
-Be’ combattere il male risolve solo alcuni problemi… perché, non fare qualcosa per aiutare la gente, anche in modo normale? -.
-Ragazza ambiziosa. E con un cuore d’oro. Ricordati della tua vecchia madre, quando sarai arrivata in cima-.
Peyton sorrise: - Ne dovrò fare di strada per raggiungerti, figurati per superarti-.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Va detto per completezza che la primogenita di Peyton non avrebbe ereditato la magia, ma questo non avrebbe impedito a lei e sua madre di avere un ottimo rapporto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  • Può capitare, che qualcuno si reincarni come membro della stessa famiglia della sua vita precedente, ma non è una regola ferrea e si capisce dalla serie stessa. La vita passata di Paige, la Malvagia Incantatrice era nata nel 12 secolo, mentre Melinda Warren, la strega da cui discende la famiglia Halliwell nacque nel 1670, più di cinquecento anni dopo e fu lei la prima ad avere poteri magici in famiglia. Ergo l’Incantatrice non può essere un’antenata della famiglia Halliwell.
  • Prue non è mai più comparsa nella serie, nemmeno come spirito, perché l’attrice che la interpretava aveva avuto gravi screzi con altri membri del cast e non voleva più lavorare con loro. Ho voluto far sì che nell’universo della serie dipendesse dal fatto che si era reincarnata.
  • La telecinesi è il potere più presente nella famiglia Halliwell. Nella serie lo possedevano: Melinda Warren, Penny, Prue, L’erede della Sorgente e Chris. In effetti era un potere che avevano anche Cole e la Sorgente, quindi non so quanto centrino i geni Halliwell con il fatto che lo possegga anche il quarto nominato nell’elenco. Nella famiglia Hills invece non lo ha mai avuto nessuno compresa Brenda.
  • Polvere usata dagli angeli bianchi per cancellare i ricordi.
  • Anche questo è un elemento della serie. La nonna di Billie e Christy era una strega, ma sua figlia Helen non aveva alcun potere magico, mentre le sue nipoti invece sì.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Non avevo molte idee per questo capitolo, fino a che non mi è venuto in mente che la serie conteneva la reincarnazione. Da lì è arrivata più o meno tutta la storia, anche se ho deciso di inserire pure la vita passata di Peyton solo in un secondo momento.
Avrei voluto aggiornare prima, ma ho avuto alcuni imprevisti… e francamente ho preferito dedicarmi a concludere una long che mi trascinavo dietro da troppo tempo.
E Prue, più o meno entra nella storia. Se Brenda caratterialmente sembra diversa da lei, è perché a differenza sua è cresciuta in una famiglia unita e felice. I genitori di Brenda non sono morti e non hanno divorziato, lei non si è mai ritrovata a fare da vice-mamma o da sorella maggiore a nessuno visto che Brandon ha la sua stessa età, così anche se magiche ha vissuto un’infanzia e un’adolescenza abbastanza spensierate.
Il suo nome è lo stesso del personaggio interpretato da Shannen O’ Doherty nel teen drama degli anni’90 Beverly Hills 90210. Ho visto solo una decina di puntate, ma mi pare davvero una serie che vale la pena di recuperare. Il fatto che abbia un gemello di nome Brandon è un’altra cosa estratta da quella serie. Il cognome Hills viene dal titolo di essa, mentre il fatto che faccia l’oculista non ha alcun significato recondito. Ho scelto il primo mestiere che mi è venuto in mente.
Dana ovviamente è l’angelo bianco dei gemelli Hills. Era stata attirata in una trappola dall’angelo nero, ma è riuscita a sopravvivere. Non ha risposto alle chiamate dei gemelli perché era ferita ed era dovuta andare a farsi curare da altri angeli bianchi.
Qualcosa mi dice che il prossimo capitolo, vi sorprenderà. Restate sintonizzati!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** La vera madre ***


Genitori e figli

 

Capitolo 11: La vera madre

 
“Una madre è come una sorgente di montagna che nutre l’albero alle sue radici, ma una donna che diventa madre del bimbo partorito da un’altra donna è come l’acqua che evapora fino a diventare nuvola e viaggia per lunghe distanze per nutrire un albero solo nel deserto” - Talmud.
 
 
 
 
A Julian fanno male le gambe e la schiena eppure si rialza ancora una volta.
Non può supplicare di avere un momento di tregua. Le suppliche fanno imbestialire nonna Elizabeth.
Julian ha solo otto anni ma è già molto più adulto di tanta gente.
Ha capito che la vita non gli darà mai felicità, e l’ha accettato.
Scaglia un fulmine e incenerisce una delle manticore, che la nonna ha imprigionato perché lui potesse fare esercizio con loro.
Le manticore sibilano e gli si scagliano addosso a super velocità ma vengono sbalzate in aria con la telecinesi, e impalate su due delle tante stalattiti che si trovano negli Inferi.
Altre tre lo gettano a terra grazie alle loro urla soniche, ma gli basta prendere il controllo di una di loro con la telepatia e indurla ad attaccare le compagne per distrarle, e incenerirle con una gigantesca fiammata.
-Non male- commenta la nonna. -Ora vediamo come te la cavi contro un Wendigo tenuto opportunamente a digiuno-.
Julian non protesta. Sa che ogni “Non ce la faccio più” o “Non ci riesco”, nel migliore dei casi viene ricompensato a sfere d’energia e urla soniche.
E’ solo quando ormai il ragazzino ha davvero bruciato ogni singola energia che Elizabeth Turner esclama: - Per oggi basta-.
-Tu mi servirai bene - commenta la donna al loro ritorno a casa. - Ti ho dato la vita, e mi sono occupata di te fino ad ora. Tu mi ripagherai, non tradirai la tua vera natura come quell’indegno fallito di tuo padre-.
Julian sa cosa intende la nonna. Elizabeth gli ha raccontato mille volte la storia di come sua madre lo abbia abbandonato, di come il suo potere abbia consumato quella stolta della Veggente, di come lei lo abbia inserito nel suo grembo con la magia appena in tempo.
Il bambino è lì lì per svenire, ma trova comunque la forza di mormorare: - Buonanotte- prima di andare a letto. La nonna tiene alle formalità, all’educazione.
Julian non ha mai pensato a come sarebbe stato non essere abbandonato dalla mamma, ma ha sempre desiderato di non essere stato salvato dalla nonna.
La morte non lo spaventa, la morte vorrebbe dire la fine del dolore, anche se a volte il dolore è quasi confortante per Julian. È la costante della sua vita, la sua sola certezza, il suo unico amico.
Alla fine di ogni giornata, quando è troppo stanco per far altro che accasciarsi sul letto, maledicendo la sua sorte e coloro che a tale sorte lo hanno condannato, Julian si ripete il suo unico progetto, la sua sola ambizione “Me la pagheranno. Me la pagheranno tutte e due!”.
 
///////////////////////////////////////////////////////
 
I bambini in genere sognano di diventare astronauti, esploratori, supereroi, ma non Julian Turner. Lui sognava di avere sulle sue mani il sangue di Phoebe Halliwell e di Elizabeth Turner.
C’era qualcosa nell’animo del ragazzino, che sarebbe stato risvegliato da una carezza o da una parola gentile … ma Elizabeth Turner non carezzava, e non diceva parole gentili. Puniva crudelmente ogni fallimento e disobbedienza, e premiava il merito semplicemente astenendosi dal punire. E questa fu la sua rovina. Perché se al bastone, avesse alterato di tanto in tanto la carota, il nipote avrebbe potuto sviluppare affetto e lealtà nei suoi confronti, anziché odio e desiderio di vendetta.
Dire che Julian non avesse mai dei momenti felici però sarebbe stato inesatto: c’erano delle volte in cui la nonna stava via per giorni interi, e in quei giorni otteneva un po’ di tranquillità. Un adolescente che ha la casa libera in genere organizza feste, o almeno sta in piedi fino a notte fonda, ma il giovane Turner in genere si limitava a gironzolare un po’ per la città.
Quand’era piccolo la nonna lo informava che sarebbe stata via e gli lasciava un'unica raccomandazione: -Lo saprò se vai a cercare quella donna… e so lo fai te ne farò pentire amaramente! -. Ma Elizabeth Turner non ebbe mai bisogno di dar seguito alle sue minacce, e col tempo smise di avvertirlo.
Andare a cercare Phoebe Halliwell! A Julian non passava nemmeno per l’anticamera del cervello di fare una cosa simile. Non avrebbe avuto la minima idea di dove andare a cercarla, poi per quale ragione avrebbe dovuto desiderare di conoscere quella puttana? Ammesso e non concesso che gli avesse creduto se lui le avesse svelato chi fosse, perché mai avrebbe dovuto aiutarlo visto come si era curata di lui in passato? Chi gli garantiva che non l’avrebbe ammazzato come aveva fatto con suo padre? Invece la nonna diceva sempre che voleva che lui la servisse. Per servirla però doveva per forza essere vivo, ergo, per lui era più sicuro stare con lei.
Questo però non implicava che gli piacesse essere picchiato e maltrattato in continuazione… o che non sognasse di torcere il collo alla nonna e di essere libero di fare ciò che gli pareva per tutto il resto della vita, invece che per i pochi giorni in cui Elizabeth aveva di meglio da fare che badare a lui. Semplicemente se al mattino svegliandosi non la trovava in casa, Julian intuiva che avrebbe avuto un giorno di vacanza. Una volta era stata via per tre settimane di fila, tanto che il ragazzo aveva sperato che non sarebbe più tornata, ma poi una mattina se l’era ritrovata in salotto pronta a sottoporlo a una nuova sessione di allenamenti o meglio di tortura.
Poi c’erano le volte in cui la nonna lo picchiava per il semplice gusto di sfogarsi. Quand’era più piccolo Julian credeva che lo facesse perché aveva fatto qualcosa di sbagliato, ma alla fine aveva compreso che lo menava semplicemente per divertimento e per ricordagli chi comandava. Certe volte Elizabeth ci andava giù così pesante che il nipote pensava che l’avrebbe ammazzato. La cosa triste era che più che fargli paura l’idea gli dava una vaga sensazione di speranza… cosa che lo faceva vergognare e deprimere ancora di più.
Un giorno mentre stava per rincasare dopo una delle rare giornate di libertà, una voce lo chiamò e di fronte a lui comparve tramite una spirale blu, un uomo biondo sulla quarantina, smilzo, con occhi castani e un sorriso furbo.
-Ciao, Julian-.
-Tu chi sei? E che vuoi da me? -.
-Il mio nome è Tremotino- rise l’uomo. - E voglio farti un’offerta vantaggiosa-.
-Sarebbe? - chiese il moro diffidente.
-Sarebbe levarti di torno tua nonna. Vedi io la conosco molto bene… e dubito fortemente che ti piaccia stare con lei-.
-E mi aiuteresti così per puro altruismo? Ci credo poco-.
-E fai bene: in questo mondo nessuno fa nulla per nulla. Vedi tua nonna e io a volte abbiamo lavorato sia insieme, che l’uno contro l’altro e per me è diventata una vera spina nel fianco. Il guaio è che è furba e non riuscirei mai a prenderla di sorpresa, ma tu potresti aiutarmi, così saresti libero da lei… e in cambio potresti lavorare per me per ... diciamo… dieci anni? -.
Julian considerò l’offerta. Non voleva neanche pensare a quello che gli avrebbe fatto Elizabeth se lo avesse scoperto, ma d’altra canto l’idea di farle da schiavo per sempre non lo allettava minimamente.
- Cosa dovrei fare per aiutarti a eliminarla? E lavorando per te, i miei compiti quali sarebbero? -.
- Basterà che tu le lanci addosso l’incantesimo di tracciamento che ora ti svelerò. Vedi io sono a capo di un’organizzazione che si occupa di radunare oggetti magici, e fornire servizi di mercenari, pronti un po’ a tutto… sia per il bene che per il male. Sono certo che lo troverai un lavoro eccitante, stimolante… e forse anche divertente. Allora accetti? -.
-Sì. E di preciso cosa speri di ottenere con la tua organizzazione? -.
-Lavora per me abbastanza da guadagnarti la mia fiducia e lo saprai. E adesso stabiliamo una connessione telepatica. Per chiamarmi dovrai solo pensare il mio nome, attivando i tuoi poteri mentali-.
-Un momento, prima chiariamo una cosa: io obbedirò ai tuoi ordini, ma non aspettarti che ti chiami “Mio signore”, mi metta in ginocchio, o cose del genere. Non sono mai stato e non diventerò mai il lecchino di nessuno io-.
-Ma certo. Sarei uno sciocco a pensarlo. E non mi sarei mai sognato di chiederti di tenere un comportamento del genere- rise il mago prima di mettersi al lavoro.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
-E quella la chiami una scossa elettrica? Sei un incompetenteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee- urlò Elizabeth scagliando sul nipote un urlo sonico.
Il quindicenne cadde a terra raggomitolato su sé stesso, sopportando il dolore.
-Mi dispiace, nonna…-  boccheggiò appena la demonessa ebbe finito di strillare. Una raffica di calci sulla faccia del demone-stregone, fu la successiva azione di Elizabeth.
Quando alla fine la nonna si fu stancata di picchiarlo lanciò un altro urlo… non rendendosi conto del fatto che il nipote avesse approfittato del fracasso per lanciare l’incantesimo insegnatogli dal mago.
“Questa è stata l’ultima volta che mi hai preso a botte” pensò tutto soddisfatto l’adolescente mentre si rialzava.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Al mattino successivo la nonna lo aspettava in salotto.
È l’ultima volta che la vedo”, si disse. E quel pensiero gli diede forza.
-Starò via per due giorni. Al mio ritorno mi aspetto che tu sia migliorato nell’elettrocinesi. Devi produrre più elettricità e per più tempo-.
-Mangio qualcosa e mi metto al lavoro-.
Elizabeth gli lanciò un’occhiata sdegnosa: - Già, tu devi mangiare, ogni tanto- concesse. - Spicciati però. Qui non c’è niente, va a cercartelo altrove-.
Julian annuì e un attimo dopo la nonna scomparve in un luccichio.
Ovviamente avrebbe potuto lasciargli dei soldi, ne aveva a bizzeffe* ma preferiva che si procacciasse il cibo da sé, in modo da impratichirsi con la magia… e con i furti.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Julian era troppo nervoso per mangiare. Trascorse l’ora successiva fuori casa, in giro, cercando di convincersi che sarebbe stato libero dalla nonna dal giorno dopo in poi. Alla fine però, decise lo stesso di procurarsi qualcosa da sgranocchiare, se non altro per occupare la mente con qualcosa di diverso.
C’era un bar dall’aria carina. Sarebbe entrato, e avrebbe arraffato qualcosa con la telecinesi, approfittando del primo momento di distrazione dei baristi.
C’erano solo due clienti, un uomo dai capelli neri e una donna dai lunghi capelli castani. La donna si voltò per dire qualcosa all’uomo e il ragazzino rimase raggelato. Conosceva quella faccia. Elizabeth gliel’aveva fatta conoscere e l’aveva odiata da quando era stato abbastanza grande da capire che se la sua vita era un enorme concentrato di dolore e disperazione, la colpa era di quella donna e della sua stupidità.
Con l’arrivo dell’adolescenza, Julian aveva cominciato a diventare davvero molto simile a Cole fisicamente. Se Phoebe si fosse voltata e lo avesse visto, forse si sarebbe accorta di qualcosa. Se Julian l’avesse chiamata, e le avesse spiegato tutto, la sua storia sarebbe stata diversa. Ma Phoebe non si voltò. E Julian non la chiamò. Girò i tacchi e si allontanò più velocemente che poteva e quando fu sufficientemente lontano, si mise addirittura a correre. Stava per liberarsi di una parente che odiava, non voleva ritrovarsene subito un’altra tra capo e collo. Prima o poi avrebbe dato il benservito anche a lei, ma adesso non era il momento giusto.
 
//////////////////////////////////////////////////////
 
Le ore passarono sempre più lente e angoscianti. Julian rincasò e si esercitò con l’elettrocinesi. Che altro avrebbe potuto fare? La notte non portò riposo. Il ragazzino a ogni scricchiolio, temeva che fosse Elizabeth che veniva a punirlo schiumante di collera.
La giornata successiva fu anche peggiore. Ma alla fine passò.
Il giorno in cui la nonna sarebbe dovuta tornare Julian lo passò a guardare l’orologio col cuore in gola.
Verso le sei del pomeriggio aveva cominciato a sperare di essersene liberato per sempre, quando la madre di Cole gli comparve di fronte.
Un attimo dopo apparve anche Tremotino.
-Pazzo! Non so come riesci a seguirmi, ma qui ho tutte le mie armi e un alleato! - fece la vedova di Benjamin… quando il nipote la centrò in pieno con un fulmine.
-Bel colpo ragazzo! Insieme! -.
I due centrarono in pieno la donna con una scarica elettrica e un’esplosione di energia, facendola finire a bocconi sul pavimento.
-Infame! Mi hai tradito dopo che ti ho salvato e mi sono occupata di te per tutta la vita?! Solo per quel poco che può averti offerto quest’imbroglione? -.
-Certo nonna. Proprio come mi hai insegnato tu- rispose tranquillamente il quindicenne, prima di incenerire la donna che lo aveva cresciuto, con fiammata che andò a combinarsi con quella lanciata da Tremotino.
Stranamente nei suoi ultimi istanti di vita, Elizabeth si sentì quasi fiera del nipote. Per la prima volta in assoluto, si era comportato proprio come un demone.
Un attimo dopo con un urlo di vittoria Julian saltò sulla cenere e prese a ballarci su.
-È morta! È morta! È MORTA! - esultò il quindicenne, euforico per la prima volta in vita sua.
-Bene. Ora possiamo andare- commentò l’uomo.
-Dove? -.
-Dove io ho bisogno che tu vada. Sei alle mie dipendenze per un decennio, no? -.
-Ah, certo… ma devo cominciare adesso? -.
-E cosa vorresti perdere tempo a fare? Prendi qualche vestito e qualunque cosa voglia portarti dietro e poi raggiungimi all’ingresso. Ah, già ti servirà questo- sbuffò Tremotino facendogli comparire in mano uno zaino.
Sorridendo Julian corse in camera sua. Mentre riempiva lo zaino si chiese se sarebbe mai tornato lì. No, si disse. Non se lo poteva evitare.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Il cambio di padrone si rivelò un buon affare per il giovane Turner. Certo il lavoro era duro e pericoloso, ma almeno adesso gli erano riconosciuti i diritti fondamentali, e non veniva più picchiato in continuazione…  e poi combattere gli era sempre piaciuto e continuava a piacergli, tanto che quando non era obbligato a farlo, non era affatto raro che andasse in giro a cercare la rissa.
Gli allenamenti di Elizabeth e gli incarichi di Tremotino finirono per mettere Julian su un piano superiore rispetto ai parenti.  Dovendo lottare così spesso per la vita, il ragazzo finì per sviluppare al massimo tutte le sue capacità fisiche, mentali e magiche. Divenne sempre più forte, più rapido, più astuto… ma anche più spietato, più solitario, più feroce.
Non che dipendesse da lui: erano tutte caratteristiche che era geneticamente predisposto a sviluppare e per quanto il carattere sia qualcosa d’innato, molto dipende anche dal modo e dall’ambiente in cui si cresce. Se Julian fosse cresciuto con Phoebe, sarebbe diventato un individuo molto più gentile e aperto e sarebbe stato quello di strega il suo lato dominante. Se Julian fosse stato cresciuto da Cole, avrebbe ricevuto l’amore incondizionato di cui tutti noi abbiamo bisogno, e avrebbe almeno avuto qualcuno con cui condividere il peso di essere un mezzodemone… ma purtroppo nessuna delle due ipotesi si era avverata: Julian era stato cresciuto da Elizabeth senza ricevere da lei altro che sofferenza, e quando era riuscito a liberarsene ormai il suo carattere si era in buona parte già formato, in quello di un essere che non era malvagio… ma che a conti fatti era molto più simile a un demone che a una strega.
E le sue prime occasioni di socializzare Julian le ebbe dagli altri membri dell’organizzazione, con cui lavorò e si addestrò.
D’altronde molti dei servitori di Tremotino erano brava gente: certo c’era chi si era unito a lui per avidità, o per sete di potere… ma perlopiù erano poveri disgraziati, a cui la vita aveva dato una serie impressionante di carte schifose e che avevano visto nel mago, l’unico modo di cambiarle con delle carte vincenti. Julian finì inevitabilmente per affezionarsi ad alcuni di loro, ma ci vollero tre anni prima che potesse trovare un posto da chiamare casa, e che incontrasse qualcuno che sarebbe stato per lui una vera figura genitoriale.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Julian camminava per Boston alla ricerca del suo contatto, una strega di nome Reyna Lopez. L’idea di collaborare con una strega non gli piaceva per niente. Le streghe non gli avevano mai procurato altro che guai. Quella troia di Phoebe Halliwell gli aveva rovinato la vita, e ne aveva affrontate due in Russia, che per poco non avevano tolto la vita a un suo compagno. Era riuscito a salvarlo per miracolo… e chissà quando lo avrebbe visto di nuovo. Già non alzarsi nel suo alloggio di Mosca quel giorno, lo aveva messo di cattivo umore. Sarebbe mai riuscito a trovare una vera casa? Gli piaceva viaggiare, ma avrebbe voluto anche avere un posto in cui tornare di tanto in tanto. E qualcuno con cui stringere un minimo legame. Non che gli dispiacesse la solitudine, anzi, ma avrebbe voluto anche avere qualche presenza fissa nella sua vita oltre a Tremotino. Non provava affetto per il mago. Lo rispettava e la cosa era reciproca, ma Julian sapeva benissimo che per lui non era altro che un dipendente. Utile certo, e molto bravo nel suo lavoro ma tutto lì. E gli altri membri dell’organizzazione con cui era più in confidenza certo non avevano mai cercato di fargli da genitori. Sì, alcuni lo avevano guidato in momenti difficili e altri ancora contribuito ad addestrarlo ma… lui voleva di più.
Raggiunto il luogo indicatogli vice una donna dai lunghi capelli marroni, e la pelle olivastra, vestita interamente di rosso. La descrizione corrispondeva, pertanto Julian le si avvicinò e disse in tono cordiale: -Vi saluta Julian-.
-Quale Julian? -
-Il farmacista, naturalmente-.
Sentita la parola d’ordine la donna lo squadrò sorpresa: - Ma quanti anni hai? -.
-Diciotto tra sei mesi -.
-Diciassette cioè. Voi americani guardate troppi teen drama. Vi credete tutti Percy Jackson*-.
-E chi è? E poi tu non sei americana? -
-Messicana pura da quattro generazioni! Ma vivo qui da qualche anno ormai. E cosa saresti, se posso chiedere? -.
-Un mezzodemone-.
-Strano, perché Tremotino mi aveva detto che dovevo insegnarti a sfruttare al massimo le capacità tipiche delle streghe e non vedo come possa servire a un mezzodemone-.
Il ragazzo sbuffò: - Ok. Sono un demone-stregone-.
La bruna lo fissò sorpresa: - Non sapevo esistessero-.
-Io sono l’unico a quanto ne so-.
-Be’ mia figlia è per metà angelo nero se t’interessa- commentò la messicana. - Comunque qui ci sono degli stregoni che vendono incantesimi e pozioni piuttosto rari al miglior offrente-.
-Rovinando gli affari a Tremotino. Che vuole che li facciamo sparire e che c’impossessiamo dei loro artefatti- completò l’unigenito di Cole.
La donna annuì: - Prima vanno raccolte informazioni-.
-Sono bravo a non farmi notare-.
-Bene. Dormirai a casa mia. Però per favore, non dire a mia figlia cosa sei. Senza offesa, ma è meglio non s’interessi troppo a te-.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
La cosa che all’inizio si era presentata come semplice si rivelò ben più complessa del previsto. Gli stregoni in questione lavoravano con un gruppo di demoni per la realizzazione di uno scopo comune e avevano creato una vera e propria organizzazione molto difficile da sorvegliare. Attaccare in massa, sarebbe stato assurdo senza sapere neanche il numero dei nemici, quindi Julian finì per passare mesi a casa Lopez.
Bisognava ammettere però che la messicana aveva davvero tanto da insegnargli, e che aveva un grande talento per l’insegnamento.
-Sembri avere una notevole predisposizione per la magia- fu il commento di Reyna dopo la prima lezione di pozioni.
-Sì, me l’hanno detto- borbottò il figlio di Cole. Almeno centomila volte, gliel’avevano detto e sinceramente la cosa gli importava poco. Quella che sapeva fare gli piaceva, ma certo non aveva contribuito a rendergli la vita migliore o più facile.
-Agli incantesimi passeremo durante il viaggio-.
-Quale viaggio? -.
-Crescere una figlia costa, e Tremotino non mi paga poi tanto, quindi faccio la camionista. Su non farmi perder tempo. E scordati di guidare! -.
-Io mi teletrasporto, perché mai dovrei darmi la pena d’imparare a guidare? -.
-Fare colpo sulle ragazze? -.
-Ho ben altro per la testa io! - sbottò irato il moro prendendo la giacca*.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Dopo tre ore di viaggio i due si fermarono in una stazione di servizio e Reyna porse al ragazzo una tortilla di mais unta nel sugo, ripiena di carne di manzo, formaggio fuso, insalata e soprattutto limone verde e foglie di coriandolo.
-Questa roba i chicos…- fece lui a metà del suo.
-Tacos- corresse la strega.
-Quello che è. Mi piacciono un sacco-.
-Ti farò provare anche il burrito- ridacchiò la messicana. -Davvero non li avevi mai assaggiati? -.
-Non è che abbia bisogno di mangiare poi tanto o tanto spesso io-.
-Qui non si tratta di bisogno. Si tratta di piacere- rise la bruna.
-Non ne ho mai avuto granché in vita mia. Non so dove andare a cercarmelo-.
-Immagino… be’ la felicità può arrivare anche dalle piccole cose-.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
In breve Julian prese ad accompagnare Reyna sempre più spesso, non solo quando doveva. A volte passavano ore intere senza parlare… semplicemente si godevano il viaggio.
Reyna era anche appassionata di film e qualche volta lo trascinava a qualche proiezione pomeridiana o gli faceva vedere qualche DVD. Dal canto suo Julian, aiutava in casa come poteva e malgrado all’inizio Reyna non ne fosse entusiasta, finì per permettergli di legare con Bay e anche di dirle cosa fosse per metà. Malgrado la differenza d’età i due andavano abbastanza d’accordo.
Ogni tanto Reyna gli parlava del Messico e lo descriveva con tanto amore nella voce che Julian si chiedeva perché lo avesse lasciato. Lui le raccontava dei viaggi fatti per Tremotino e delle cose che aveva vissuto. Riusciva ad aprirsi con quella donna, una cosa niente affatto da lui. D’altronde si era sempre trovato bene con gli adulti: non aveva niente da spartire con i ragazzini del liceo fissati con lo sport, o videogiochi, le ragazze, i social e tutte quelle scemenze. Aveva dovuto subire troppo ed era stato costretto a crescere troppo presto. Reyna lo percepiva e cercava di dargli un assaggio di vita normale
-Sai cosa mi manca molto? - disse un giorno mentre rincasavano dopo aver ripreso Bay a scuola. Le spiagge del mio paese-.
-Ma se il mare c’è anche qui! -.
-Vuoi mettere il mare di qui con le spiagge da sogno del Messico? -.
-Se ti manca tanto, posso portatici. È lontano, ma col teletrasporto…-.
-NO! -urlò la donna. - Cioè… no grazie. Magari in futuro, ma adesso… no-.
-Scusa. Non volevo metterti a disagio-.
-No, no, no- assicurò la strega. - Il tuo è stato un pensiero molto gentile. È che… -.
-Se non vuoi rincontrare qualcuno potremmo nasconderci con la magia-.
Reyna esitò, poi si rivolse alla figlia: - Ti piacerebbe vedere il posto dove è nata la mamma? -.
-Tantissimo! -.
Fu così che il giorno seguente, i tre si ritrovarono a Vera Cruz.
-La mia città… da quanto tempo ne ero lontana- sussurrò Reyna.- Quello è il castillo di San Juan, quella la chiesa di nuestro Cristo del buon Jiave, no aspetta forse è quella dell’Assun…-.
-Non c’è bisogno che tu mi faccia da Cicerone: la tua città natale è comunque molto bella, per quel poco che posso capirne-.
Girarono per Vera Cruz tutto il giorno. Fecero anche delle foto tutti insieme e quando Reyna s’imbatté in una festa dove si ballava il Lilongo* non riuscì a impedirsi di partecipare. Con la magia Julian trasformò i suoi vestiti in quelli usati per la danza.
Dopo una cena veloce (il chioschetto della vecchia Josefa c’era ancora) il trio tornò a Boston.
-Non so come ringraziarti. Io…-.
-Sono mesi che abito a casa tua. Mi pareva il minimo-.
Reyna lo abbracciò di colpo. Il ragazzino s’irrigidì ma poi ricambiò.
-Un po’ come abbracciare un'asse… devi proprio fare pratica- rise la messicana.
Dopo quasi un anno di coabitazione, si era quasi pronti ad attaccare i Sommi (così si chiamava la lega di esseri malvagi) quando Bay, la figlia di Reyna, sparì. La donna e Julian fecero di tutto per trovarla, ma niente. La messicana ormai alla disperazione, si rivolse agli altri membri dell’organizzazione stanziati a Boston, e le provò tutte ma niente. Non si accorse nemmeno che il demone-stregone era scomparso a sua volta, se non dopo un giorno e quando accadde si sentì travolgere dal rimorso. Era solo un ragazzino dopotutto. Finito chissà dove… proprio come la sua bambina… Reyna era sul punto di crollare. Poi mentre urlava inferocita contro la sua superiore Ellen, delle fiamme si sollevarono dal nulla e comparvero Julian e Bay. Sporchi, infangati, ma illesi.
Reyna si precipitò ad abbracciare la figlia urlando: -Tu me l’hai salvata! Tu me l’hai salvata! Ma come hai fatto?!-.
-Ho pensato che potesse averla rapita un vampiro. Avevi scoperto che ce ne sono parecchi a Charlestown e mi sono infilato nel loro nido. Lavorano anche loro con quegli stregoni. Ho aspettato che uscissero per andare a mangiare, ho preso l’ultimo che è uscito e l’ho torchiato fino a che non mi ha detto tutto. Volevano che ci attirassi in una trappola in cambio di Bay. A proposito gli ho estorto anche le informazioni che ci servivano per preparare l’attacco. Le comunico al capo-.
L’attacco portato a segno con le debite forze fu un successo: stregoni, demoni e vampiri vennero eliminati, e tutti gli artefatti dei prelevati dai servi di Tremotino.
Ma uno stregone si era reso invisibile ed era ben deciso a liberarsi di quel maledetto ragazzino che stava svuotando il caveau. Non aveva più il suo athame, perso nello scontro, ma poteva ancora contare sulle sue sfere d’energia.
Reyna che era tornata indietro ad aiutare Julian per poterlo ringraziare come si deve, vide il colpo in arrivo e non pensò. Si lanciò contro l’adolescente spostandolo dalla traiettoria e prendendo il colpo al suo posto.
Individuato il nemico con la mente Julian lo incenerì con una scarica elettrica e poi corse al fianco di Reyna.
-Fortuna che ti ha colpito solo di striscio, potevi rimanerci! -.
-Ti devo tutto il mio mondo. Era il minimo- rispose la messicana, mentre il nipote di Elizabeth si precipitava alla ricerca di soccorsi.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Ormai era chiaro che la sua presenza lì non fosse più necessaria, ma Julian seguì comunque Reyna a casa dopo che fu curata e lei non fece obiezioni. Preparò la cena anche per lui, e un paio d’ore dopo gli suggerì di andare a letto.
Il giovane Turner era già sotto le coperte, quando mormorò debolmente -Reyna… posso restare qui anche domani? -.
-Sì-.
-E dopodomani? -.
-Sì-.
-E… dopodopodomani?-.
-Tutto il tempo che vuoi- rispose tranquillamente la strega.
Il “Per sempre” era nell’aria ma nessuno dei due lo pronunciò. Ci avrebbe pensato il tempo a renderlo chiaro.
Ci fu tuttavia un argomento che non toccarono mai: il passato. Julian non disse mai una parola sui suoi genitori o su sua nonna, e dal canto suo Reyna fu altrettanto laconica sul perché si fosse trasferita dal Messico a Boston, e su chi fosse il padre di Bay. E nessuno dei due fece mai domande (a Bay la madre impose di non farne). Un tacito accordo che comunque funzionò.
Certe volte Reyna si chiedeva se davvero avesse voluto fare una buona azione, dando una casa e un po’ d’affetto a un povero ragazzo solo, o se visti i poteri di cui Julian era dotato, non avesse semplicemente visto una buona occasione cogliendola al volo. Il ragazzo l’avrebbe salvata da un’infinità di pericoli negli anni a venire e viceversa.
Julian invece non si pose mai quesiti del genere. Certe volte Tremotino gli appioppava incarichi che lo tenevano lontano da Boston anche per molto tempo … ma adesso c’era qualcuno ad aspettarlo, e questo faceva tutta la differenza del mondo. Ed era una cosa che lo faceva sentire stranamente bene. Non avrebbe scambiato le mattine in camion con Reyna, o i pomeriggi in cui doveva badare a Bay per nulla al mondo. Aveva sempre saputo delle tre figlie di quella là, ma non aveva mai provato la minima curiosità nei loro confronti.  Invece la piccola Lopez era l’essere più simile a lui che avesse mai incontrato, e si sentiva stranamente interessato a lei. Era strano vedere come sembrasse una semplice bimba di otto anni, pur essendo per metà Angelo Nero.
“Se avessi avuto Reyna per madre, io alla sua età sarei stato così. Avrei avuto una vita come la sua” si diceva spesso Julian.
Anche per Bay era stato strano trovarsi vicino a un essere così simile a lei -Hai detto di essere anche tu un mezzodemone…- mormorò la bimba il mattino dopo che Julian aveva avuto il permesso di rivelarglielo. - Io non avevo incontrato mai nessuno… -.
-Nemmeno io- ammise il ragazzo. - È un po’ strano… ma piacevole- aveva borbottato il moro, quasi imbarazzato.
-Ti va di… farmi vedere i tuoi poteri? -.
E così era cominciata. Sparando fiammelle, e piccole scosse elettriche per farla ridere, o magari sollevandola in aria con la telecinesi, sotto lo sguardo intenerito di Reyna.
Certo tutto questo non fu che l’inizio. Ma una mattina Reyna Lopez si svegliò avendo due figli, Julian Turner avendo una madre e una sorella, Bay Lopez avendo un fratello.
Julian aveva fantasticato per anni di uccidere Phoebe, ma col tempo prese a pensare alla donna sempre meno, fino a dimenticarla completamente. Aveva una vita troppo bella e troppo piena a Boston, per rovinarla in nome della vendetta.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Era davvero patetica quella puttana. Ogni volta che lo vedeva prendeva a piagnucolare. Era il loro terzo e sperabilmente ultimo incontro avvenuto a Portland. Julian era lì per lavoro, Phoebe per presentare uno dei suoi libri ed entrambi si erano imbattuti nel membro di una coppia di vampiri superstiti di quel famoso nido, che voleva vendicarsi di Julian. Quest’ultimo se n’era liberato senza problemi, ma purtroppo quella strega incompetente, si era fatta chissà come l’idea che avesse combattuto per salvarla, mentre semplicemente lui voleva liberarsi di due nemici in modo permanente.
-Senti odiami quanto vuoi, me lo sono meritato… ma io sono tua madre. Lo sarò sempre. E se tu provassi a ignorare il fastidio… a superare l’odio… io… potrei ancora accompagnarti per un pezzo di strada…-.
Julian la fissò incredulo. Ora quella troia che lo aveva abbandonato, pretendeva di prendere il posto di Reyna? Di Reyna che gli aveva dato una casa, che gli aveva dato tutto senza chiedere mai niente, che era arrivata a fare turni di lavoro massacranti per garantire un tetto sulla testa a lui e a Bay, che aveva rischiato tanto per lui tante volte?
-Tu non sei mia madre, non lo sei mai stata, e non lo sarai mai. Sei indegna di esserlo. E sei l’ultima persona, che vorrei mi accompagnasse in qualunque luogo -.
Gli occhi della donna si riempirono di lacrime.
-Sempre pronta ad aprirli quei rubinetti, eh? - sbuffò. - Con me le lagne non attaccano-. Non aveva mai visto Reyna piangere, o lamentarsi di fronte a un’avversità. Lei si rimboccava le maniche e cercava di risolverli i problemi, non sbatteva i piedi fino a quando non otteneva ciò che desiderava o qualcuno non veniva a renderle la vita più facile. Girò le spalle e si preparò ad andarsene.
-Mia figlia ha avuto una figlia mezzodemone- boccheggiò Phoebe mentre il ragazzo veniva avvolto dalle fiamme.
-E allora? Tutti i mezzidemoni del mondo, secondo te sono automaticamente miei alleati? Miei amici? -.
-Lei è la tua famiglia! Anch’io lo sono! -.
-E non c’è cosa di cui mi vergogni di più- Julian Turner non si voltò neppure mentre lo diceva. Reyna lo stava aspettando per la serata film. Da quando Bay era andata al college, si sentiva sola e quindi cercava di dedicarle più tempo che poteva. 
Che ci pensassero le figlie di quella bagascia o il suo marito leccapiedi a consolarla. Sua madre lo stava aspettando.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Sorridendo Julian si avvicinò alla casa in periferia. Nel vedere la luce accesa sorrise ancora di più. Gli scaldava sempre il cuore, vedere quel posto.
-Sono in ritardo? Una scocciatrice mi ha fatto perdere tempo-.
-No. Stasera tocca a me scegliere. Che ne dici di Avengers Endgame?
-Andata-.
-E per il film che sorridi? -.
-No. È che è bello essere a casa-.
La messicana sorrise: - È per me è bello averti qui-.
Madre e figlio si sedettero vicini sul divano. Avevano vissuto entrambi delle vite pieno di ombre, ma alla fine erano riusciti a trovare la luce e avevano imparato ad affrontare il buio insieme.
 
 
 
 
 
 
  • Il padre di Cole, Benjamin, era un membro dell’Assemblea di stato di fine ‘800, per cui doveva essere molto ricco.
  • Protagonista di una saga letteraria urban fantasy da cui sono stati tratti due film non molto fedeli e da cui verrà presto tratta una serie tv sceneggiata dallo stesso autore dei libri.
 
  • Dato che sua nonna ha ucciso suo nonno, e sua madre ha ucciso suo padre, e che tutte e due gli hanno rovinato la vita Julian non è mai stato molto sensibile al fascino femminile. Poi però ha incontrato la ragazza giusta, come si vede nel capitolo 8.
 
  • Ballo tradizionale messicano tipico di Vera Cruz.
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
E ora sapete come ha fatto Julian a sopravvivere e chi l’ha cresciuto. Della madre di Cole non si sa nulla, eccetto che ha ucciso il marito, quindi perché non avrebbe potuto crescere suo nipote? Visto che era sia un demone di livello superiore, che una sua parente, Julian si è trovato meglio nel suo grembo che in quelli di Phoebe e della Veggente e non le ha dato problemi.
Quanto alla scelta del nome… be’ è semplicemente quello dell’attore che ha interpretato Cole. Avevo pensato di pubblicare questo capitolo per secondo, ma poi mi sono detto che era meglio mantenere il mistero il più possibile.
Per Tremotino invece mi sono ispirato a Once Upon a Time. In quella serie ho molto apprezzato il suo personaggio.
Inizialmente il mago non era previsto, e Reyna era semplicemente una strega che continuava a combattere il male anche se avendo avuto una figlia con un angelo nero non aveva più il suo angelo bianco e l’appoggio degli Anziani, e che avrebbe inseguito Elizabeth fino in casa sua eliminandola grazie a Julian decidendo poi di adottarlo. Ma sinceramente mi pareva una trama troppo semplicistica, così col tempo ho deciso di aggiungere Tremotino e la sua organizzazione.
Forse il capitolo è un po’ lungo, ma dato il tema della storia dovevo pur presentare un po’ Reyna e parlare di come è nato e si è sviluppato il suo rapporto con Julian.  
Finisce qui la prima parte di questa storia. Dal prossimo capitolo in poi si parlerà dei padri, quindi ci sarà di nuovo Julian sulla scena e dividerà il palco con Cole.
Spero di riuscire a fare nella seconda parte un lavoro all’altezza o superiore di quello fatto nella prima, e che voi lettori continuiate a sostenermi e a recensire.
Alla prossima luna piena!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** La giornata del papà ***


Genitori e figli

Capitolo 12: La giornata del papà

 
“La compassione non è una relazione tra il guaritore ed il ferito. È un rapporto tra eguali. Solo quando conosciamo la nostra stessa oscurità possiamo essere presenti nel buio degli altri. La compassione diventa reale quando riconosciamo la nostra comune umanità” - Pema Chödrö
 
 
Rimpianto, curiosità e doveva ammetterlo noia. Ecco cosa lo aveva portato a seguire il ragazzo dopo che aveva svelato la verità a Phoebe. Anche se ormai sapeva tutto era ridicolo sperare che qualcosa cambiasse.
Aveva visto il rapimento e il salvataggio dall’ex-moglie, ed era rimasto sconcertato dall’identità del soccorritore quanto quest’ultima (a onor del vero Julian aveva avuto una mezza idea di lasciare Phoebe come l’aveva trovata, ad attendere la fame e la sete, ma non era crudele fino a quel punto). Quindi concentrandosi sull’altro mezzodemone l’aveva raggiunto a Boston… o meglio aveva cominciato a fissare Boston dal Vuoto.
Boston. Chissà come e perché era finito a vivere lì.
Julian. Si chiamava così. Quell’essere così simile a lui, suo figlio. Chi aveva scelto quel nome? La messicana con cui viveva forse?
Quel cupido aveva avuto tre mini-Phoebe che lo avrebbero sempre amato a prescindere da tutto il resto. A Cole era toccato quel tipo che gli somigliava tanto. A guardalo bene, poteva vedere anche abbastanza dei suoi genitori in lui, ma dei lineamenti di Phoebe non aveva ereditato proprio un bel niente. L’unico tratto che avessero in comune era il colore degli occhi, ma lo sguardo del ragazzo non aveva nulla a che vedere con quello della strega. Era il suo sguardo, solo marrone invece che verde.
Comunque se era stato un colpo scoprire di avere un figlio, lo era stato anche scoprire che fosse al servizio di Tremotino. Aveva sentito parlare di quello lì, ma d’altronde chi non ne aveva sentito parlare? La sua misteriosa organizzazione era una leggenda. Esisteva da millenni e se ne sapeva pochissimo. Tremotino e i suoi servitori colpivano all’improvviso, poi tornavano a sparire nell’ombra a volte anche per decenni. Il mago non era leale a nessuno se non a sé stesso, e i suoi seguaci erano leali unicamente a lui.
Tanti credevano fosse solo un personaggio leggendario e invece…
In ogni modo Cole non era interessato a Tremotino ma alla vita di suo figlio e a coloro che ne facevano parte. Subito dopo Reyna e Bay nella gerarchia affettiva di Julian veniva Gayle, una maga al servizio di Tremotino. Se Reyna era sua madre e Bay sua sorella, Gayle era la zia figa.
Poi c’erano gli stregoni buoni Robert e Barry, Emmett il figlio sordo di Robert e fidanzato di Bay, e Caitlin la skinwalker ragazza di Barry.
Infine c’era la ragazza di Julian (una mezzodemone con poteri precognitivi? Il figlio di Benjamin non riuscì a trattenere una breve amara risata, quando lo seppe. Il destino talvolta sapeva essere proprio beffardo). Un bellissimo e pericolosissimo fiore venefico…
Per quanto alcuni non fossero proprio tipi rispettabilissimi, Cole fu costretto ad ammettere che nel complesso era tutta brava gente e ciascuno di loro teneva sinceramente a Julian, ma non riusciva a capacitarsi di come suo figlio potesse preferire loro a Phoebe.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
I dieci anni pattuiti con Tremotino finirono, ma Julian decise di rimanere al servizio del mago. Quello era l’unico modo di vivere che conoscesse e non aveva voglia d’impararne un altro. E poi perché avrebbe dovuto? Il lavoro gli piaceva, era affezionato ai colleghi e credeva in ciò che facevano.
D’altronde non era certo l’unico che avesse scelto di rimanere al servizio di Tremotino. Reyna non ne era stata proprio felicissima, ma aveva capito. In fondo lei aveva fatto lo stesso.
Un’altra cosa di cui la messicana non era stata felicissima, ma che aveva dovuto accettare era stata Elena. Per quel poco che ci aveva avuto a che fare a Reyna, non era mai piaciuta: intelligente, subdola e misteriosa, sembrava capace di volgere qualunque situazione a suo vantaggio. In più paragonate a lei, parecchie modelle sembravano più adatte a pulire un porcile che a sfilare in passerella… un’arma che la donna sapeva benissimo di avere e che non si faceva il minimo scrupolo a sfruttare.
Tremotino aveva deciso di mettere lei e Julian in coppia per una missione importantissima e i due si erano ritrovati a passare un sacco di tempo insieme… scoprendo di avere personalità e interessi simili. In più finirono anche per salvarsi la pelle a vicenda, in un sacco di occasioni.
Julian si era ritrovato a pensare a Elena sempre più spesso. Tutto gliela faceva tornare in mente. Lo zampillio della fontana vicino a casa, gli faceva pensare alla sua risata, i raggi del sole riflessi sul vetro, brillavano come i suoi occhi e la sua voce ... era avvolgente, maliarda e irresistibile come ogni altra cosa di lei. Quei lineamenti perfetti, quella chioma folta e setosa… quelle manine deliziose… quel suo modo di camminare…
“Piantala imbecille!” si redarguiva ogni volta che la sua mente deviava verso quella donna. “Tu non sei fatto per queste cose! Vuoi finire come tuo padre e tuo nonno?”.
Non che Elena non avesse problemi del genere: in effetti aveva cominciato anche lei a essere presa dal pensiero dell’altro mezzodemone sempre più spesso, e sempre più a lungo. Sapendo che si sarebbero dovuti vedere, aveva passato almeno quaranta minuti davanti allo specchio a scegliere il look ideale.
Julian era così bello. E forte. E sotto quella scorza dura, anche gentile.
Era ovvio che aveva sofferto come lei. Forse per questo si trovavano così bene insieme. Lui la ascoltava. La capiva. E passare tempo con lui, la faceva sentire felice.
Pensieri pericolosi per una che non voleva legami, quelli. Ma Elena proprio non riusciva a impedirsi di farli. Né di sospirare dolcemente mentre li faceva.
Fu solo quando Tremotino protestò per la lentezza del loro lavoro che i due si resero conto di stare procedendo come lumache. D’altronde passare metà del loro tempo a chiacchierare di qualunque stupidaggine venisse loro in mente, e l’altra metà a sospirare pensando l’uno all’altra aveva decisamente diminuito la loro operatività. Così si ritrovarono a dover lavorare il doppio.
Mentre correva a prendere il necessario per ultimare una pozione, il tacco di Elena si ruppe e lei cadde… o meglio sarebbe caduta, se Julian non l’avesse subito presa fra le braccia.
Un attimo dopo la ragazza alzò lo sguardo e gli occhi dei due s’incontrarono. Marrone nel marrone. Dolore nel dolore. Mezzodemone e mezzodemone. Elena si alzò sulle punte, mentre Julian si chinò verso di lei. Le loro labbra si incontrarono a metà strada, mentre gli occhi si chiudevano. Dopo il bacio, Julian la prese in braccio.
-Vieni con me- sussurrò Elena teletrasportando sé stessa e il ragazzo nella sua camera da letto.
Non ci fu corteggiamento, non ci fu seduzione. Semplicemente accadde. E poi accadde di nuovo. E ancora e ancora. A Julian ed Elena pareva di aver finalmente ottenuto qualcosa di cui avevano avuto fame per tutta la vita, e di non essere in grado di saziarsene.
Inoffensivo, in genere era l’ultima parola da usare per descrivere Julian Turner ma era proprio così che si riduceva in quei dolci momenti rubati con Elena. La testa appoggiata sulle sue ginocchia, le belle mani della ragazza che lo carezzavano, gli occhi totalmente persi nei suoi, diveniva incapace di far altro che vezzeggiare la sua amante in ogni modo possibile.
E poi quando si baciavano… aveva l’impressione che le loro bocche fossero fatte apposta. E che lui ed Elena fossero essere venuti al mondo, solo per rendersi felici a vicenda.
Tutte le sue difese crollarono. Un giorno in cui erano finiti a parlare di come Tremotino li aveva reclutati Julian arrivò anche a parlarle di Elizabeth, della Sorgente, di Phoebe e di Cole. Cose di cui non aveva mai parlato, adesso diventavano cose che desiderava condividere.
Un tempo, Elena avrebbe sfruttato l’amore di un essere così potente in cento modi diversi, ma solo l’idea di manipolare Julian, la faceva sentire un mostro di doppiezza.
Inizialmente non dissero nulla a nessuno. Mica era una cosa seria o almeno così si dicevano. Ma Reyna notò di come Julian, anche a missione ultimata, passasse sempre meno tempo in casa e di come quelle volte che c’era, sembrasse sempre con la testa fra le nuvole.
Poi la donna trovò una macchia di rossetto viola, su una delle camicie del figlio. Elena adorava mettere il rossetto viola.
In ultimo rilevò anche come ogni volta che ci fosse bisogno di una veggente per qualcosa, suo figlio volesse rivolgersi ad Elena. Come si precipitasse da lei, ogni volta che aveva una minima scusa per farlo. E di come alle riunioni, si sedessero sempre vicini.
Alla fine Reyna, ormai certa del fatto suo, decise di prendere la situazione di petto appena ne ebbe una possibilità.
- Senti, per le intenzioni di quella strega Elena dice…- cominciò Julian.
-Sembra che l’opinione di Elena conti moltissimo per te-.
-Be’ è una veggente potentissima… e poi è anche molto intelligente-.
-Ed è bellissima- osservò Reyna sperando che i suoi sospetti fossero infondati.
-Lo è- convenne in tono sognante il ragazzo.
-Dimmi un po’… per curiosità, cosa pensi, la renda così affascinante? -.
-Cosa non ha che la renda bella? - fece perplesso il ragazzo, prima di parlare di dettagli dell’aspetto di Elena, impossibili da notare per un osservatore occasionale.
-E tu ne sei innamorato- concluse Reyna trovando che quel tono dolce e carezzevole con cui descriveva la ragazza (che per lei era stato un’ulteriore prova), stonasse in bocca al figlio.
-Sì. Cioè… COSA?! Ma quando mai. Io… - fece Julian sconvolto quando si rese conto che Reyna aveva portato lì il discorso, solo per coglierlo in flagrante.
La donna scosse il capo: -Elena. Proprio Elena. Non ti ho mai visto interessato a una ragazza, da quando ti conosco. Pensavo tu fossi gay, asessuale o che… e invece ti sei fatto accalappiare da Elena-.
Come se Elena avesse la peste! La sorpresa di Julian si mutò in collera.
-Che c’è che non va in Elena? Ti ricordo, che sono un mezzo mostro quanto lei… o Bay-.
-Lo so, ma…- cominciò Reyna. - Insomma… ha quasi seicento anni! -.
-E allora? Potrei vivere benissimo quanto lei! -.
-Sì, ma non potrai mai colmare questo divario… insomma lei è una donna con secoli di vita sulle spalle e tu…-.
-Sono un bambino? -.
-Ma certo che no. Purtroppo, dubito che tu abbia mai potuto esserlo, ma soprattutto… -.
-Soprattutto? -.
-Senti tu sei una brava persona. Mi hai sempre dato l’impressione di esserlo. Elena… non tanto. Non dico che non tenga a te o a quello che c’è fra voi… ma temo tenga molto di più a sé stessa- buttò fuori d’un fiato Reyna.
Il volto del ragazzo venne trasfigurato dalla collera.
-Mamma, te lo dico con garbo e gentilezza: FATTI I FATTI TUOI! - sbottò prima di sparire in una fiammata.
Reyna nel mondo normale e Cole nel vuoto gemettero in sincrono. Per quel poco che aveva visto di Elena, Cole tendeva a dare ragione alla messicana.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Julian la mattina dopo, si risvegliò nel letto di Elena. Saputo tutto, lo aveva fatto restare con lei.
-Senti… perché oggi non facciamo qualcosa insieme? - azzardò il giovane Turner, mentre la sua amante si pettinava di fronte a un grosso specchio.
-Qualcosa insieme? - ripeté voltandosi verso di lui. - Intendi tipo… passeggiare tenendoci per mano? O andare al cinema? -.
-Tipo. Ma se non vuoi…-.
-Non è questo- si affrettò a rispondere Elena. - Ma vuol dire che vuoi che io sia… la tua… ragazza? -.
-Sarebbe così terribile? -.
-No, ma… ecco… be’… non ho mai avuto una relazione del genere. Finora ho sempre fatto… come facevo con te, ecco-.
-Ah- rispose Julian sentendosi in bocca il sapore della cenere.
-Fammi finire! Non ho mai fatto niente così ma… potrei provare. Mi piacerebbe provare. Con te- annunciò prendendogli la mano.
-Sul serio? -.
-Sul serio-.
Un tenero bacio sugellò le loro parole.
“Brava Reyna. Hai contribuito a farlo cadere definitivamente ai suoi piedi” pensò con acredine Cole. “Urgh… meglio sloggiare” aggiunse vedendo che Elena si era rituffata sotto le coperte.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Julian ed Elena passeggiavano per Boston tenendosi per mano. Si erano baciati, avevano fatto l’amore e si erano salvati la vita a vicenda un sacco di volte, eppure li imbarazzava tenersi per mano.
“Cosa diavolo fanno i fidanzati per passare il tempo?” si chiedevano disperatamente i due.
“Forse dovrei comprarle qualcosa per celebrare che ora siamo una coppia vera? Ma non sarà troppo azzardato?”.
“Dovrei fare qualcosa per lui forse? Magari provare a spronarlo a parlare con Reyna? E se pensasse che non voglio che dorma da me stasera? Ma mica possiamo già metterci a convivere, no?”.
Alla fine si concessero pizza e cinema, più per istinto che per ragionamento. Cole che aveva visto ogni cosa, aveva un po’ riso della loro imbranataggine, ma poi se ne era andato. Non voleva spiare il loro appuntamento. Non lo avrebbero mai saputo, ma gli pareva una cosa indelicata. Certo, tecnicamente era un pezzo che spiava Julian… ma in fondo il suo era un caso particolare. Un padre aveva pure il diritto, di sapere qualcosa della vita di suo figlio, perfino in quel modo vigliacco.
Fu solo quando cominciò a nevicare che si rese conto che erano quasi cinque mesi che guardava Julian. Non aveva idea di cosa stesse facendo Phoebe e si rese conto con stupore che nemmeno gli importava. Non quanto di Julian perlomeno.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Il giorno dopo mentre tornavano da una puntatina al Museum of Fine Arts* Julian disse che doveva parlare col capo.
-Ottimo! Ho da fare anch’io. Non dal capo-.
-Allora ci vediamo dopo? -.
-Certo! Dormirai da me anche stasera, no? -.
-Sì. Se non ti dà fastidio…-.
-Mi rende felicissima! -.
-Fa piacere anche a me! -.
“Soprattutto perché usiamo lo stesso letto… e perché ieri ci siamo andati alle otto e ci siamo addormentati a mezzanotte!” pensarono all’unisono i due.
 
///////////////////////////////////////////////////////
 
Reyna stava facendo zapping quando di colpo le comparve di fronte Elena.
-Volevo solo dirti, che in questi giorni, Julian è stato con me- esordì la ragazza, dopo il sobbalzo della messicana.
-Me l’ero immaginato-.
-Senti, non mi voglio mettere in mezzo a una famiglia… mi è già capitato a metà ‘800 e be’… senti a me Julian piace davvero-.
-Sarà-.
-Tu e Bay siete importanti per lui. Tanto. Non voglio rovinare le cose fra voi-.
-Siamo qui. Lui deve solo tornare-.
-E lo farà. Ma tu non puoi costringerlo a scegliere tra noi due. Non ne hai il diritto-.
-Non voglio che si ritrovi in una relazione come la mia. Non voglio che tu lo faccia soffrire, come ho sofferto io-.
-Io un’anima ce l’ho- osservò Elena. - E a te non è andata così male. Sei tu, che gli stai facendo passare, quello che hai passato tu-.
Reyna la fisso sconcertata: - E tu come… -.
-Parlaci-tagliò corto la ragazza prima di sparire.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Poco dopo Elena era ritornata a casa per trovare lì Julian.
-Ecco… visto che ora sei la mia ragazza… ho pensato di prenderti un pensierino- esitò il ragazzo, porgendole un pendente di giada a forma di serpente che si mordeva la coda. – L’ho preso simile al tuo bracciale preferito…-.
-È bellissimo- rispose Elena scostandosi i capelli dal collo. - Mettimelo-.
Il ragazzo eseguì, mentre Elena decideva di dirgli del messaggio di Reyna solo la mattina seguente.
“Ah, la fase luna di miele… l’abbiamo mai davvero vissuta io e Phoebe?” si chiese Cole osservando la scena.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Cole si sentiva abietto a invidiare Julian, ma lo invidiava. Non poteva farci niente.
Suo figlio aveva una famiglia anche se adottiva, degli amici e l’amore. Lui invece era lì a fare il guardone.
Gli sarebbe piaciuto tanto parlargli almeno una volta. Certi giorni, si chiedeva cosa avrebbe fatto se avesse saputo della sua esistenza prima. Lo avrebbe usato per cercare di riallacciare i rapporti con Phoebe, probabilmente. Ma in fondo con loro due sarebbe stato più felice… no?
Non avrebbe mai conosciuto Reyna, Bay, Elena e tutti gli altri suoi cari certo. Però… non sarebbe stato naturale che lui, Julian e Phoebe vivessero insieme? Ma ormai a che serviva pensarci? Le cose erano andate come erano andate.
-Solo una volta… vorrei tanto parlarti solo una volta figliolo- sospirò Cole, mentre guardava Julian passeggiare con Bay.
E forse in quel momento passava una stella cadente, perché quel desiderio sarebbe stato esaudito dopo un anno.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Elena nei secoli si era fatta un bel po’ di nemici. E una delle peggiori era una kitsune di nome Fujiko che aveva tutte le ragioni di odiarla a morte: la mezzodemone tanto per cominciare aveva mandato in rovina l’impresa della sua famiglia usando le sue doti di veggente per conto dei loro rivali in affari, poi li aveva anche derubati di parecchi artefatti magici e in ultimo aveva bruciato la loro casa (tutto per ordine di Tremotino).
Fujiko però era riuscita a trovare un oggetto magico molto potente. Ed ora non vedeva l’ora di provarlo sulla veggente.
Finalmente l’aveva trovata, e con sua sorpresa l’aveva vista con un uomo. Tuttavia non poteva sapere se fosse qualcuno che aveva intortato col suo aspetto incantevole o se era un altro mostro come lei. Poco importava. La sua vendetta veniva prima di tutto.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Elena e Julian stavano passando una tranquilla serata di coccole davanti al caminetto, prima di doversi separare a lungo.
-Mi mancherai tantissimo quando sarai in missione a Xanten - sospirò Elena appoggiando la testa sulla spalla del giovane Turner.
-Anche tu- ammise l’altro. -Vorrei tanto che potessi venire con me-.
-Purtroppo, il capo ha bisogno di me qui- sospirò Elena.
-Temo dovrà arrangiarsi allora- fece una voce.
Elena e Julian si voltarono di scatto: di fronte a loro c’era una tipa bionda, con gli occhi verdi e infossati, magra da far paura. Stringeva in pugno una katana e aveva uno sguardo completamente allucinato.
Urlando si lanciò contro i due innamorati. Immediatamente una katana comparve anche nelle mani di Julian, che parò l’assalto della bionda ringhiando: - Hai scelto, l’appuntamento sbagliato da rovinare! -.
La donna sbuffò e fece un salto indietro, emettendo un ringhio. Poi cominciò a trasformarsi: il naso si allungò, diventando nero, e mentre la bocca si ingrandiva insieme ai denti che mutarono lentamente in zanne, anche le orecchie si allungarono, ricoprendosi al contempo di peluria arancione. Julian tuttavia non ne fu affatto impressionato.
-Ho amici kitsune. So benissimo cosa sei e cosa puoi fare. Non hai una possibilità contro di me. Hai solo tre code- sentenziò prima di muovere la spada nella sua direzione, scatenando una potente folata di vento.
-Ma un momento… la tua spada…-.
-È quella spada, sì-.
-Neanche la mia è un’arma comune- ruggì la volpe a tre passando all’attacco.
In breve la volpe capì di essere in svantaggio, ma a lei bastava un unico colpo. Sussurrò qualche parola e la sua katana brillò di luce. Elena sgranò gli occhi e quando si rese conto di cosa stava per succedere. Fu l’istinto a guidarla: prima che la lama potesse colpire Julian si gettò nella mischia, colpendo la nemica con una sfera di energia. Ma il suo intervento fece volare via la katana in direzione di Julian e con un urlo, la ragazza si gettò sul fidanzato per proteggerlo. Appena la lama la ferì, il corpo della donna fu avvolto da una luce identica a quella che aveva avvolto la katana. Un secondo dopo Elena crollò al suolo priva di sensi.
Julian ebbe in breve ragione della kitsune, ma per quanto la sua amata avesse solo una lieve ferita sulla schiena, non accennava a riprendersi.
Fujiko si risvegliò grazie a una secchiata d’acqua gelida.
-Dimmi cosa hai fatto ad Elena- esordì Julian senza preamboli.
-Ti avverto: so difendermi bene dagli altri telepati. E sono protetta da incantesimi della verità e simili- rise la kitsune.
-Vorrà dire che userò il vecchio metodo- ringhiò Julian facendo comparire una scintilla elettrica nella sua mano destra.
-Co… vuoi torturarmi! -.
-Sì-.
-Sì?!-.
-Alcuni ora lo chiamano “Interrogatorio potenziato” ma io sono tradizionalista- abbaiò il ragazzo scagliando la folgore sulla malcapitata.
La kitsune tenne duro, ma alla fine prima di perdere i sensi per la ventisettesima volta, trovò la forza di bofonchiare: -La mia spada le ha tolto l’anima, esiliandola al confine fra questo e l’altro mondo. Nel Vuoto Cosmico tra la vita e la morte-.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Il demone-stregone si fiondò a chiedere aiuto al mago che una volta sentito tutto sospirò e disse: - Brutta storia. Il Vuoto Cosmico è sospeso fra tutte le realtà ed è inaccessibile, a meno di essere morti, o moribondi. Non è certo un posto da cui i vivi possano andare e venire-.
-Non possiamo lasciare l’anima di Elena lì- fece Julian in tono implorante.
-Certo che non possiamo- sbuffò Tremotino.- E’ una lavoratrice eccellente, come te. Ma dovrò studiare un po’, prima di trovare un modo per liberarla. Ti farò sapere. Comunque se può consolarti, anche la sua anima è in una sorta di coma. Non si accorgerà nemmeno di cosa le è successo. Chi si sarebbe aspettato di rivedere quella spada-.
Cole aveva sentito tutto ed era subito partito alla ricerca della bruna.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Julian nutriva una gran fiducia nel capo, ma l’attesa lo stava facendo diventare matto. Passava delle ore a guardare il corpo inerte della donna che amava e da cui era amato a chiedersi perché mai dovesse essere successo a lei. Tutti fecero del loro meglio per consolarlo, ma solo vedere Elena riaprire gli occhi avrebbe potuto rassenerarlo.
L’esperienza della malattia, mancava nella sua vita. Aveva visto molte morti violente, ma non sapeva come ci si sente quando la vita di chi si ama è consumata poco a poco. Certo, era un male magico, ma il succo era quello.
Julian si tormentò per due lunghissime settimane, fino a che il capo arrivò con una boccetta.
-Questa ti spedirà nel Vuoto. Il legame fra voi ti aiuterà a trovarla, e a riportarla indietro. Ma sappi che mezzodemone o no, strappare l’anima dal corpo per spedirla altrove, non è esattamente una cosa sicura. Se non torni presto, potresti rimanere bloccato anche tu. Puoi restare senza rischi per un’ora, ma poi…-.
-Julian ti prego, pensaci. È una cosa pericolosissima- implorò Reyna.
-Per me lei lo farebbe-.
Questo era vero. Aveva malgiudicato Elena: sapeva benissimo cosa le sarebbe successo, visto aveva svolto ricerche su quell’arma nel tentativo d’impadronirsene e comunque si era messa in mezzo per proteggere Julian.
-Senti, mi dispiace. Sono stata irrispettosa sulla tua relazione. A me Elena non piace, ma se lei ha scelto te e tu hai scelto lei, sono cose che non mi riguardano. Ma ti prego, dacci il tempo di cercare un’alternativa-.
Cole si sentiva ancora peggiore di prima, ma sperava che un’alternativa non ci fosse. Voleva parlargli. Almeno una volta.
Tuttavia non fu proprio di entusiasta di vedere Julian afferrare l’ampolla e trangugiarne il contenuto tutto d’un fiato, prima che Reyna potesse impedirglielo. Un attimo dopo piombò svenuto sul pavimento.
-T’illudevi davvero di convincerlo? - domandò Tremotino.
-No, però ci speravo- ammise la messicana.
- Rischierebbe la vita per ognuno di noi. Cosa non farebbe per la donna di cui è innamorato? - commentò il mago. - Ma non sarebbe la prima volta che se la cava in una da solo in una situazione difficile. Io pensò che ce la farà-.
-Io pure. Ma una madre, non può certo essere contenta di vedere suo figlio in pericolo… specie se è per una donna-.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Julian riaprì gli occhi e si ritrovò in un posto perfettamente uguale a quello in cui si trovava il corpo di Elena. Temette che non avesse funzionato, ma poi una voce lo chiamò.
Il demone-stregone si voltò e si trovò di fronte a un uomo quasi identico a lui: aveva il naso un po’ più lungo e gli occhi verdi, ma la somiglianza tra i loro lineamenti era incredibile.
Per una frazione di secondo sperò che la sua fosse solo una stupida congettura, poi quello disse: - Ciao, figliolo. Papà è qui-.
 
///////////////////////////////////////////////////////
 
Julian non si era mai neppure sognato di ritrovarsi di fronte a quell’uomo e in vita sua non gli aveva mai dedicato più di una dozzina di pensieri. Le pochissime volte in cui era saltato fuori il suo nome, quando viveva con Elizabeth il suo resoconto era stato “Il mio peggior fallimento. Un ottuso, incompetente, che aveva come massima ambizione, leccare i piedi di una lurida troia imbecille”. Va detto che Julian condivideva ogni singola parola, (in particolar modo le ultime tre) ma non riusciva a non provare un po’ di pena, per quel poveraccio le rare volte che gli veniva in mente. In fondo era stato una vittima come lui: della Sorgente, della Veggente, di Elizabeth e soprattutto della stupidità di Phoebe Halliwell. E poi non aveva colpa delle sue sciagure. Ragion per cui decise di provare a porsi nei suoi confronti con gentilezza.
-Tu… sei…-.
-Tuo padre. Cole Turner-.
“Ma se quando mi hai concepito, eri posseduto. Sei stato un donatore di sperma e basta. Perlopiù costretto” pensò stizzito Julian. Poi però si ricordò del suo proposito e decise di non dar voce a quei pensieri.
-E che ci fai qui? -.
-Ci sono rimasto bloccato quando sono morto. Non posso andare avanti e non posso tornare indietro. Sono qui condannato a vagare in questo niente-.
-Una bella noia-.
-Neanche l’immagini. Posso sapere come sei sopravvissuto? -.
Julian rimase in silenzio un istante prima di rispondere: - Nonna. Sono cresciuto con lei… per un po’-.
Al solo sentir nominare sua madre, Cole sbiancò: - Mi dispiace-.
-Anche a me-.
-E dov’è adesso? –.
-L’ho incenerita qualche anno fa- borbottò il ragazzo.
-Quanto t’invidio-.
Il figlio di Reyna rimase lì a fissare il suo interlocutore, allibito. Era la conversazione più surreale della sua vita. Poi di colpo si ricordò del perché era lì.
-Sentì sto cercando…-.
-L’anima di Elena, lo so. Ho… visto. Da qui si può vedere qualunque luogo se ti concentri abbastanza-.
La potenzialità della cosa, per un attimo affascinò il Turner più giovane. Poi però, realizzò l’implicazione di ciò: -Cioè, ora che quella deficiente non è più un soggetto interessante mentre fa la doccia, hai cominciato a spiare me- tradusse Julian.
-Ehm… be’… ecco… sì. Ma cerca di capire… io volevo… conoscerti in qualche modo-.
Julian stava per dirgli dove doveva ficcarsele quelle cretinate, ma l’altro lo interruppe.
-Non capisco perché tu non sia mai andato a cercare Phoebe-.
-Ne sei il motivo non vivente. Le mie probabilità di sopravvivenza, erano molto più alte con nonna, che con quella troia. Lei perlomeno aveva la scusa di essere un demone, per essere un genitore orribile e un’uxoricida-.
Cole doveva ammettere che capiva, i pregiudizi del figlio, ma si sentì in dovere di spezzare una lancia in favore di Phoebe: -Senti non sarà né una santa, né un genio, ma è una brava persona. Se tu provassi a darle una poss…-.
-Preferire morire, che vivere insieme a quella gentaglia! – ruggì l’altro e pareva pronto a iniziare una filippica decisamente lunga sul perché, ma Cole decise di giocare d’anticipo: -Come preferisci. Il diritto di dirti quello che devi o non devi fare, suppongo di essermelo giocato da un bel po’-.
-Sul serio? -.
-Senti, sarà il nostro unico incontro, questo. Non voglio sprecarlo a sentirti che mi urli addosso. Sei soddisfatto della tua vita? -.
-Sì-.
-Allora, non ti dirò niente. Hai fatto meglio di me, poco ma sicuro-.
Julian non poteva permettersi il lusso di un lungo discorso strappalacrime in quel momento. Doveva spicciarsi. Il capo gli aveva garantito solo un’ora.
-Senti, non ce l’ho con te, ma ho un tempo limite. Siamo franchi… eri addirittura posseduto quando… insomma tu e io, non abbiamo granché da spartire. Semplicemente siamo stati messi nei casini dalla stessa gente, solo che io poi ne sono uscito. Se vuoi parlare va bene, ma prima devo salvare Elena. Verrò riportato indietro tra un’ora, mia madre lo farà di certo. Fammela cercare-.
C’era una tale angoscia in quella voce che Cole ne fu commosso: - L’ho già trovata io. Solo… non volevo che tu te ne andassi subito. Ora ti porto da lei-.
Un attimo dopo Cole lo afferrò per un braccio e i due sparirono in una nuvola di polvere. Davanti a loro, c’era Elena, anche lì profondamente addormentata. Immediatamente il suo amante la prese tra le braccia, per poi prenderle la mano.
-Non ho idea di come svegliarla, temo-.
-Io però sì. Quando saremo fuori. Grazie- borbottò.
Il figlio di Elizabeth era dubbioso. Avrebbe voluto dire tanto, ma non gli veniva in mente nulla.
-Senti… non dirò che hai sbagliato a venire a salvarla, ma cerca di non basare tutta la tua vita su di lei. Amare qualcuno al punto da non dare più valore a sé stessi… è pericoloso. Io l’ho fatto e sono finito qui-.
-Io ho molte altre persone da amare. Ma non rinuncerò mai a stare con lei. Fino a che lo vorrà anche lei, ovviamente-.
I due rimasero ad attendere, fra impacciati silenzi e impacciati discorsi, fino a che esattamente un’ora dopo Tremotino fece ingoiare a Julian l’antidoto e lui ed Elena vennero trascinati fuori dal Vuoto.
Cole non se lo sognava nemmeno, ma aveva fatto a Julian un’impressione molto migliore di Phoebe. Avesse farfugliato scuse, o avesse cercato di dirgli che gli voleva bene, Julian non gli avrebbe mai creduto, così come non aveva creduto a Phoebe. Nemmeno si conoscevano, e di certo non poteva mancargli. La distanza, il voler rispettare i suoi spazi, invece gli erano parsi più autentici, più reali.
Una volta che la sua amata si fu svegliata, Julian avrebbe tanto voluto fregarsene di Cole. Solo che non ci riusciva. Si sentiva in debito. E come poteva lasciare qualcuno in quel… niente? Dopo una settimana di tormento interiore, decise di andare dal capo a implorare aiuto.
-E perché vorresti tirarlo fuori? Non ho mai avuto l’impressione che ti mancasse la figura paterna. Anzi credevo considerassi tuo padre solo un grosso imbecille- commentò il mago quando Julian ebbe esposto il suo caso.
-Be’ sì. E certo non era un modello di virtù. Ma direi che la sua punizione l’ha avuta-.
“E sinceramente l’idea di avercelo sempre che mi fissa non mi piace per niente” aggiunse tra sé e sé il giovane Turner.
-Oh, d’accordo. Ma senza corpo… dovremmo mandarlo dall’altra parte, e sarebbe complicato. Ci vorrebbe un ricevente e… -.
-A quello ci penso io- tagliò corto Julian. -Solo dimmi se devo tornare là per liberarlo -.
-No, visto che è cosciente. Ovviamente sai che essendo in stasi lo puoi riportare qui. E hai deciso di farlo. Fai pure, ma ai materiali, dovrai pensare tu. Io mi limiterò a insegnarti l’incantesimo-.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Julian dovette dare una veloce spiegazione ai suoi amici. Da solo ci avrebbe messo una vita per recuperare il necessario. Ammise che c’era suo padre nel Vuoto, ma a sorpresa, nessuno fece domande.
–Allora mi aiuterete? -.
-Certo che ti aiuteremo- sbuffò Robert. - Quando mai tu non hai aiutato noi? Te lo dobbiamo-.
-Non sia mai che non aiuti il mio futuro suocero… o il mio futuro marito. Sto scherzando, non sono ancora pronta a fare progetti del genere! -.
-Ah, Julian, avessi visto la faccia che hai fatto! - rise Barry. - Credo che se ti avessimo dato dell’assassino saresti stato meno sconvolto. Comunque conta su di me-.
-E su di me- aggiunse Caitlin.
-E me- fece subito Bay.
-Ci sono anch’io- fece Emmett coi segni.
Julian si voltò verso Reyna. La messicana sbuffò: - Questa è la parte in cui dovremmo mettere tutti le mani una sull’altra e urlare “Andiamo squadra”? Comunque se posso ti darò una mano-.
-Io però volevo che ci toccassimo le mani urlando “Andiamo squadra” - protestò Barry. - Mi sono sempre piaciute quelle scene nei film! -.
Caitlin sbuffò: - Sempre maturo mio marito. Vabbè se proprio ci tieni... coraggio ragazzi allunghiamo le mani. Anche tu Julian! In fondo stiamo aiutando te! -.
Julian gemette. Va’ a capire come, Barry riusciva sempre a tirarlo nelle sue buffonate.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Sei mesi dopo tutto era pronto.
Cole non aveva guardato Julian mentre parlava con gli amici (ora che lui sapeva della sua presenza si sentiva stranamente imbarazzato), perciò rimase sorpreso, quando una sorta di potentissima raffica di vento lo travolse, gettandolo a tutta velocità contro una parete fantasma della stanza di Phoebe (ogni tanto guardava anche lei, ma non l’aveva mai spiata sotto la doccia o in momenti intimi).
Vide una grande luce, poi non percepì più nulla.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Cole percepì qualcosa sotto di sé. Sentiva dei suoni. Emise un gemito.
-Era ora- sbuffò una voce. Per quanto non avesse urlato, fu più che sufficiente a forargli i timpani.
Aprì gli occhi e subito li richiuse. La luce benché fioca, glieli bruciava. Poi si rese conto che stava toccando un materasso.
-Piano, piano- fece la voce. - Vuoi un po’ d’acqua? -.
Cole si azzardò a riaprire gli occhi. E cacciò un’esclamazione di sorpresa. Di fronte a lui c’era Julian.
-Allora? Tutto bene? -.
-Ma… ma… come… dove…- boccheggiò.
Poi si ricordò che stava toccando il materasso. E chi gli davano fastidio occhi e orecchie.
-Ho di nuovo un corpo- ansimò esterrefatto.
-Identico a quello con cui sei nato. Ricreato con un po’ dei resti del nonno e di nonna, di sangue di unicorno, veleno di basilisco e piuma di fenice per prevenire la tua prossima domanda-.
Guardò fuori dalla finestra.
-Non sembra Boston-.
-E non lo è. Ci troviamo a Houston. In una casa in affitto. Ci dovevo venire per lavoro e ho pensato che fosse un posto buono come un altro per il tuo ritorno-.
-Il tuo lavoro? Chiami così servire Tremotino?-.
-È un’occupazione eccitante, stimolante e anche divertente, certe volte. E poi abbiamo un alto scopo-.
-Sarebbe? -.
-Riservato. Non si dice agli estranei. E tu non ti fare strane idee. Ti ho tirato fuori da lì perché mi pareva inumano lasciartici, ma ciò non implica che io nutra dell’affetto per te-.
-Sarebbe a dire che ti faccio pena- tradusse Cole.
“Be’ sempre meglio che essere odiato”.
–Grazie. Io… non so cosa dire. Grazie-.
Il ragazzo distolse lo sguardo. Quella situazione lo metteva a disagio.
-Non vuoi Phoebe, non vuoi me. Be’ suppongo di non poterti biasimare, almeno non per la seconda decisione-.
-Non è per quello. Ora posso dirti perché non ho mai cercato la troia -.
-Se proprio non vuoi chiamarla per nome, almeno non usare quel termine di fronte a me. Anzi non usare niente che equivalga alla parola “Prostituta” -.
-Perché non volevo essere accettato per interposta persona come te. Nessuno di quella famiglia teneva davvero a te. Nessuno di loro era tuo amico. Ti tolleravano solo per compiacere una di loro. Io non voglio quello. Voglio essere amato per come sono fatto io, con le mie qualità e i miei difetti. Non voglio qualcuno che mi stia accanto, perché pensa di doverlo fare, per rimorso o perché ci si aspetta che lo faccia. Né intendo farlo io-.
C’era del vero in quel ragionamento, Cole dovette ammetterlo, ma si sentì comunque in dovere di dire: - Be’ all’inizio sarebbe stato come dicevi tu, ma poi col tempo…-.
-Quella gente non merita il mio tempo- tagliò corto l’altro. – E poi chi mi garantisce che non sarebbe finita come con te? -.
-Nessuno. Però…-.
-Non desidero più tornare sull’argomento. La mia vita attuale come già ti ho detto, mi sta benissimo. Non sarà il massimo, anzi certi giorni è un vero schifo, ma è lo schifo che mi sono scelto. Non intendo barattarlo per un gruppo d’imbecilli con un ego grosso come la Russia-.
-Be’ io certo non posso costringerti. E so che hai della gente che tiene davvero a te. È per questo che ho detto che sei stato più bravo di me a gestire la tua vita… ma mettiti un po’ nei miei panni. Senza di te, cosa dovrei fare? -.
-E io che ne so? Che facevi prima di conoscere la tro… la strega? -.
-Il mercenario e l’assassinio su commissione-.
-Ed eri bravo? -.
-Ero uno dei migliori-.
-Ottimo. E allora ricomincia da lì-.
-Co… mi stai dicendo che a te andrebbe bene che io…-.
-Ma cosa caspita centra cosa andrebbe bene a me? Sei tu che devi decidere cosa fare della tua vita. Ce l’avrai pure avuto un hobby, una passione, uno scopo prima d’incontrare quella là-.
-Be’… volevo recuperare l’anima di mio padre. Tuo nonno Benjamin-.
-E non ci sei mai riuscito? -.
-Be’ sì, ma con tutta la storia di tua madre, non ne ho mai fatto niente*. Mi è un po’… passato di mente immagino-.
-Avevi l’anima dell’uomo che ha dato la vita per provare a salvarti che tra parentesi era tuo padre, e ti è passato di mente decidere cosa farne. Complimenti- fece il figlio dandogli un’occhiata di disprezzo, che fu dolorosa almeno il doppio di quelle di Phoebe.
Cole sospirò: - Tu non sei uno che si fa molti problemi a dire ciò che pensa, eh? -.
-Neanche un po’. Meglio sincero che ipocrita-.
Il figlio di Benjamin fece vagare lo sguardo per la stanza. C’erano un piccolo televisore su un tavolino, una cassettiera stile barocco su cui erano ripiegati diversi vestiti nuovi. Sul tavolino invece c’era una busta da cui usciva un delizioso odorino. Hamburger e patatine. Era tutto molto spartano, ma confortevole.
-Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere mangiare qualcosa dopo tutti questi anni e ti ho preso un po’ di vestiti. Dovremmo avere la stessa taglia, ma se così non è, andrò a cambiarli-.
Mentre si godeva il primo pasto da decenni, l’ex-avvocato rilevò che anche se nulla lo costringeva a rimanere, Julian non se ne era andato.
Di colpo gli venne in mente una meravigliosa possibilità.
-Senti so che hai già fatto moltissimo per me e che non ho il diritto di chiederti nulla ma ti prego dimmi… se io ti portassi l’anima di tuo nonno, potresti ricorporizzarlo come hai fatto con me? -.
-È un processo laborioso, ma sì, potrei. Se un’anima non è mai passata oltre, si può riportarla indietro-.
-E lo faresti? - .
-Ho qualche questione urgente di cui occuparmi al momento… ma se ho dato un’altra occasione a te, immagino sia giusto farlo pure con il nonno- bofonchiò Julian. -Però… tu sei pur sempre un mezzodemone e non sono passati nemmeno trent’anni da quando sei morto. E poi dal Vuoto Cosmico ti sei tenuto aggiornato. Lui era un mortale ed è morto a fine ‘800. Come pensi si troverebbe nel mondo moderno? -.
Quella era un’affermazione troppo vera per poterla ignorare. Cole si chiese se volesse davvero fare qualcosa di buono per suo padre o se volesse semplicemente un affetto vicino. Poter contare su Julian era tutt’altro che scontato.
-Potremmo chiedere a lui- azzardò. -Recuperata l’anima, potremo usare la magia per interrogarlo e sapere se preferisce andare nell’aldilà o vivere in un mondo diverso da quello che ricorda-.
-Ok- disse semplicemente l’altro.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Saputo che dovevano recarsi a San Francisco Julian era stato irremovibile nell’andarci in piena notte.
-Non voglio imbattermi in nessuno di quelli neppure per sbaglio- aveva sentenziato.
-San Francisco ha quasi un milione di abitanti- era stata la replica di Cole.
-E l’ultima volta che ci sono stato ho incontrato comunque tu-sai-chi. Preferisco ridurre al minimo il rischio-.
-Posso andarci da solo. Ti giuro che non andrò a dire a Phoebe dove vivi o cose simili-.
-E se t’imbattessi in un pericolo? Pensi davvero di riuscire a gestirlo dopo quasi trent’anni come fantasma? -.
Cole lo fissò sorpreso: - Stai dicendo che sei preoccupato per me? -.
-C’è voluto un sacco di tempo e di fatica per ricrearti il corpo. Preferirei che ti durasse un po’- rispose stizzito l’altro.
Per la prima volta da chissà quanto tempo Cole sorrise.
 
////////////////////////////////////////////////////////
 
Per fortuna nel recuperare l’anima di Benjamin non ci furono intoppi. Quando gli spiegarono l’accaduto e gli dissero che se voleva, potevano riportarlo in vita, la risposta dell’uomo fu positiva e suo nipote si mise subito al lavoro
-Non ho mai visto una pozione e un incantesimo più complicati- fece allibito il mezzodemone vedendo la lista.
-Che ti aspettavi, che fosse facile ricreare corpi? - replicò il demone-stregone. - Per fortuna mi sono fatto una scorta di tutti gli ingredienti-.
Ci volle una settimana per preparare il tutto ma alla fine la pozione fece effetto e venne ricreato un corpo identico a quello che Benjamin aveva avuto prima di morire. Con la mano tremante Cole avvicinò l’anima del padre al suo viso
e questa venne subito risucchiata. Poco dopo l'uomo si svegliò. E furono lacrime e abbracci. La mattina dopo trovò suo figlio (che strano dirlo)
intento ad armeggiare con uno zaino. -Te ne vai? -.
-Sono contento che nonno stia bene, ma non posso trattenermi. Lavoro. E poi sono preoccupato per un amico che non sento da un po’, voglio andare a trovarlo. Comunque prima vi avrei svegliato, parto solo tra un paio d’ore-.
-Ti rivedrò? -.
Il ragazzo lo fissò: - Sì. Verrò a vedere come state. Però non credere che questo implichi chissà che. Siete soli, e non avete idea di che fare al mondo. Mi sento responsabile di voi. Ma da qui a dire che vi voglia bene…-.
Cole alzò le mani: - Lo so, non mi devo fare strane idee. Comunque potremmo lavorarci… se ne hai voglia- aggiunse frettolosamente.
-Forse. L’affitto è pagato per un anno, poi se tu o il nonno vorrete lavorare, vedrò se posso trovarvi qualcosa-.
-Se avessi bisogno di contattarti? -.
Per un attimo Cole temette di aver tirato troppo la corda. Poi Julian prese un foglietto e ci scrisse sopra un numero di cellulare.
-Ma sia chiaro: chiamami solo per le emergenze-.
-Devo sapere un’ultima cosa. Se tu domani dicessi a Tremotino che non vuoi più lavorare per lui… cosa farebbe? -.
-Mi ringrazierebbe per ciò che ho fatto e mi augurerebbe buona fortuna per tutto ciò che intendo fare-.
-Sicuro? -.
-Sì. Ma non lo dovrà fare, perché io voglio lavorare per lui-.
-E perché? -.
-Perché credo in quello che fa-.
-Saprò mai cos’è? -.
-Ne dubito. Altre domande? -. Il suo tono voleva chiaramente dire “Smettila di andare sul personale”.
-No. Solo… grazie di tutto-.
 
//////////////////////////////////////////////////////
 
Qualche ora dopo suo padre si svegliò ed entrò in cucina.
-Dio, mi ricordo di te ancora come un bimbo di tre anni… e ora sei un uomo. Dov’è Julian? -.
-Se n’è andato. Ma credo che tornerà-.
-Cole… mi spiace. Avrei dovuto fare di più per salvarti da Elizabeth… ma… ma…-.
-Hai fatto tutto quello che potevi. Vedi papà. Io… ho vissuto una vita fatta di malvagità, odio, violenza e follia. Ma per una volta… ho una persona che mi vuole bene vicino e un’altra che credo vorrebbe, volermene. Vorrebbe volerne a tutti e due… penso. Spero. E voglio credere che questo funzionerà-.
Julian si fece rivedere un paio di settimane dopo. Rimase qualche ora e poi sparì. Tornò dopo un mese e si fermò pure a dormire. Qualche tempo dopo, andarono tutti e tre a farsi una pizza. Arrivò il giorno in cui disse che non dovevano chiamarlo solo per le emergenze. Di tanto in tanto, prese a chiamare lui.
Un giorno si presentò portando un’ex-demonessa Kyra, che dovette sistemarsi da loro fino a che non le avessero trovato un’altra sistemazione (con un certo sconcerto un mese dopo, Cole la trovò intenta a baciare suo padre). Il giorno della festa del papà, si ritrovò una cartolina d’auguri nella buca delle lettere.
Cole non aveva idea di come si potesse preferire qualcun altro a Phoebe. Non aveva idea di come si potesse preferire lui a Phoebe. Ma non aveva bisogno di capirlo. Era solo dannatamente felice che Julian l’avesse fatto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  • Uno dei più grandi musei degli Stati Uniti d'America. Possiede più di 450.000 opere d'arte che fanno di questa collezione una delle più complete del continente americano.
 
  • Le armi di Julian e Fujiko appartengono entrambe alla mitologia giapponese. Quella di Julian è Ama no Murakumo o Kusanagi o Spada del Paradiso (una traduzione più corretta sarebbe spada del cielo però, visto che nello scintoismo il paradiso non c’è o almeno non come il nostro), arma che fu usato da Susanoo dio del mare e delle tempeste per sconfiggere il terribile mostro Yamata no Orochi. Quella di Fujiko invece si chiama spada Totsuka e venne usata dal dio Izanami contro Kagutsuchi, il dio del fuoco che aveva bruciato dall’interno sua madre Izanagi uccidendola. Presumibilmente può intrappolare gli esseri viventi, perché Kagutsuchi viene giudicato ancora vivo nello scintoismo.
 
  • Il Vuoto Cosmico è uno degli elementi più sprecati di tutta la serie. Ma com’è possibile, che nessuno, abbia mai tentato d’impadronirsi di un luogo tanto utile? Se da lì è possibile vedere ogni cosa e spiare chiunque senza che nessuno possa accorgersene è un posto dall’utilità incalcolabile. Chiunque vorrebbe sfruttarlo a suo vantaggio. Questo sarebbe stato un ottimo scopo da dare a un cattivo magari anche principale per l’ottava stagione e avrebbe potuto concludere degnamente la storyline di Cole facendolo andare nell’aldilà. O almeno potevano dare una ragione sul perché nessuno ha cercato di sfruttare il Vuoto Cosmico, quindi l’ho fatto io.
  • Davvero. Cole recupera l’anima di suo padre nell’episodio 3x20 Strategia finale, ma poi la cosa non viene mai più nemmeno menzionata! Streghe aveva il difetto di presentare personaggi secondari e sottotrame interessanti che avrebbero meritato un bell’approfondimento e poi di gettarle nel dimenticatoio dopo appena un episodio.
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Ok, qui sono stato sdolcinato al massimo, ma la famiglia Turner ha avuto una quantità impressionante di sfiga per tre generazioni e mi fa sinceramente pena, quindi ho voluto in qualche modo rimediare. E pure per Kyra, mi è dispiaciuto quindi ho voluto annullare anche alla sua morte. Sono sensibile se mi ci metto, che volete farci.
L’idea delle resurrezioni di Ben e Kyra e la loro relazione, l’ho presa da un fumetto dedicato alla serie (ne sono usciti diversi negli Stati Uniti e anche romanzi, spesso contrastanti fra loro e con gli eventi del telefilm, a livello logico, quindi non credo si possano considerare canon).
Francamente è l’unico elemento di trama di suddetto fumetto che ho trovato valido e ho voluto recuperarlo (la storia davvero troppo esagerata, stravolge completamente l’universo e le regole della serie e non si adatta affatto a essa. Perdono significato e importanza eventi fondamentali per la continuity e ci sono errori di logica, davvero banali. Certe scene andrebbero bene per Marvel e DC, ma non per Streghe. Vengono rimessi in scena, in modo poco brillante nemici del passato e le protagoniste a volte risolvono tutto così facilmente, da suscitare antipatia. Davvero un prodotto scarso, e lo dico da grande appassionato di fumetti. I disegni non sono male, lo riconosco, ma è l’unica cosa positiva che mi viene da dire).
Il capitolo è venuto un po’ lungo, ma dovevo pur presentare Elena, no? Nel capitolo 8 era solo accennata e mi son detto che meritasse un po’ di spazio extra. Ora di lei che ne pensate?
Volevo descrivere nel dettaglio anche il processo per la resurrezione dei Turner, ma così il capitolo sarebbe diventato di una lunghezza abnorme. In più, mi pare un tema abbastanza interessante da meritare di essere trattato a parte. Credo che scriverò ancora su questa generazione, ma solo quando avrò concluso questa raccolta.
Alla fine Cole ha avuto l’occasione di essere un padre. È strano ma mentre m’immaginavo la storia di Julian, non sono mai riuscito a dargli un padre adottivo.  Reyna è venuta fuori abbastanza facilmente, ma non sono mai riuscito a dargli una figura paterna diversa da Cole. Lo so che può sembrare sciocco, ma mi sarebbe parso di defraudarlo di qualcosa.
Cole non era proprio una brava persona questo lo ammetto, ma quello che gli è successo è stato davvero ingiusto ed esagerato (e gli capita perfino di peggio, in quell’orribile fumetto. Altra ragione per cui non mi piace). Prima di essere posseduto dalla Sorgente aveva davvero voltato pagina, la colpa di ciò che ha fatto dopo è stata pure di Phoebe. Io almeno la vedo così. E poi non è che avesse avuto una vita facile.
Non so, penso che il suo personaggio meritasse un’uscita di scena migliore. Sarebbe stato molto più dignitoso che una volta tornato avesse svelato la faccenda della possessione a Phoebe per poi lasciarla perché deluso da lei e dalla sua famiglia o che morisse e basta, se proprio non si voleva avere due sorelle accasate.
Dato che Wyatt è il detentore di Excalibur, ho voluto dare un’arma magica leggendaria anche a Julian. Ne ho scelto una appartenente alla mitologia giapponese, per rimarcare ancora di più quanto sono diversi Wyatt e Julian.
Be’ ho chiacchierato a sufficienza. Ringrazio come sempre i fedeli, fenris, Giadastales e apeirmon per aver recensito lo scorso capitolo. Ci si vede nelle recensioni!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Paura ***


Genitori e figli

Capitolo 13: Paura

 
“L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza.” Giovanni Falcone
 
 
Wyatt Halliwell era il membro più potente nella storia della famiglia. Poteva fare cose incredibili con la magia, era un ottimo angelo bianco ed un eccellente stregone buono. Ed era omossessuale cosa che lo rendeva l’orgoglio e la disperazione di suo padre.
Leo aveva vissuto per quasi cent’anni. Quando era nato l’omosessualità era una cosa inaccettabile. Certo aveva visto cambiare la società, di suo non aveva nulla contro le persone omosessuali… ma non ci aveva mai avuto a che fare granché. Né aveva mai previsto di farlo.
Suo figlio non aveva né desiderato, né deciso di essere così, questo Leo lo sapeva. E anche se la cosa gli appariva innaturale, si sforzava di accettarla. Certo non gli faceva piacere, vedere il suo primogenito portare ragazzi a casa. Ogni volta non riusciva a non immaginare suo padre lì di fronte a lui che urlava: “Che ci fanno in casa di mio figlio questi froci svergognati?!”. E se ne vergognava. Ma non poteva farci niente.
Il primogenito di Leo non era stupido e sapeva che suo padre non era felice del suo orientamento sessuale. Ma sapeva anche che si sforzava di accettare la cosa e sentiva di non potergli chiedere di più.
Per fortuna c’erano la magia e i risultati spettacolari che otteneva in quell’ambito. Facendo tanto per il bene, Wyatt sentiva di guadagnarsi in qualche modo l’approvazione e l’affetto di Leo. Avere un modo comodo e sicuro, per renderlo fiero di lui era un gran conforto per Wyatt. Anzi, il suo potere faceva in modo che qualunque essere magico lo trattasse con rispetto. Chi mai, avrebbe potuto sconfiggerlo in quell’ambito? E tramite lui anche le creature magiche come lui, potevano ottenere rispetto. Per tutti questi motivi, Wyatt amava il suo potere e la sicurezza che gli conferiva in più di un senso. Purtroppo, tale sicurezza stava per ricevere un duro colpo.
Un giorno durante il pranzo, una misteriosa luce dorata avvolse Wyatt e prima ancora che gli altri presenti potessero solo pensare di fare qualcosa, il ragazzo scomparve nel nulla.
La famiglia le provò tutte, ma non riuscirono a trovare uno straccio di traccia. Il ragazzo era semplicemente svanito nel nulla. Poi dopo un mese, quando ormai erano tutti alla disperazione la luce ricomparve.
-Maledetta, cosa! Ridammi, Wyatt!- urlò inferocita Piper. E la luce sparì, lasciando per terra un ammasso di carne sanguinolenta. Leo aveva visto cadaveri con un aspetto migliore: la faccia era un unico ammasso di lividi, da come era piegata la gamba destra era ovvio che fosse rotta e gli mancavano tre denti. Malgrado la pena, ad alcuni fece senso trovarselo davanti.
-No! Zia Phoebe… di sicuro la ucciderà! – ansimò. - Il premio…-.
La faccia era irriconoscibile, ma la voce di Wyatt non era cambiata in quel mese. Subito dopo aver biascicato quell’avvertimento, il ragazzo svenne fra le urla dei genitori, del fratello e della sorella.
Paige venne chiamata d’urgenza e tutti assistettero alla guarigione di Wyatt… rendendosi conto di quanto fossero gravi le sue condizioni: oltre ai danni già descritti, il suo corpo era pieno di bruciature e tagli, ma la cosa più inquietante era che c’erano segni di morsi dappertutto. Pur avendo ben altro per la testa, tutti i presenti, non avevano potuto non domandarsi che razza di belva potesse avere zanne simili.
Quando si fu ripreso, Wyatt raccontò di come la luce avesse trasportato lui e altri ventitré individui in un luogo non meglio identificato, da cui a causa di difese magiche non si poteva uscire col teletrasporto e li avesse costretti a partecipare a una sorta di reality, offrendo un premio favoloso al vincitore.
-Ed è stato il vincitore a conciarti così? - fece incredulo Chris.
L’altro annuì.
-E chi diavolo era? - chiese sconcertata Melinda.
-Il lato demoniaco della famiglia- rispose amaro Wyatt per poi svelare che aveva provato a proporre al cugino di lottare insieme contro il misterioso organizzatore, ma la sua risposta era stata: - E rinunciare al premio? Me lo darai tu, forse? -.
-E ha vinto. Di sicuro chiederà la morte di zia Phoebe. Dobbiamo proteggerla! -.
L’ultima figlia di Victor fu costretta a restare sempre vicina a Wyatt e ad un altro parente per un mese intero, ma non le accadde niente. La donna aveva sperato che ciò supponesse una qualche sua rilevanza positiva agli occhi del figlio, ma la verità era che il vincitore non avrebbe sprecato il premio per così poco. C’era una cosa che desiderava ben di più che vedere la bara di Phoebe calata nella terra. Ma questa è un’altra storia e si dovrà raccontare un’altra volta.
Quella batosta aveva dato una bella ferita anche all’ego di Wyatt, oltre che a qualsivoglia parte del suo corpo. Mai gli era capitato di venire sconfitto. Certo, aveva perso qualche innocente, ma mai a causa di qualcuno che avesse una potenza superiore. Nessuno toccò mai l’argomento e di ciò il primogenito di Piper fu grato, ma da quel giorno si impadronì di lui una strana inquietudine.
Un anno dopo il demone Astahroth che aveva il potere di sedurre le donne e ovviamente anche gli uomini omosessuali, venne liberato dalla prigionia a cui l’aveva costretto la Sorgente* e usò il suo potere per crearsi un esercito di marionette per ottenere il controllo degli Inferi… e materializzandosi in casa durante la festa di compleanno di Tricia (Parker aveva deciso che come nomignolo per sua figlia, suonasse meglio di Patty) ottenne il controllo di nove decimi della famiglia. I pochi che non si ritrovarono schiavi del demone, si salvarono dall’attacco di Wyatt solo grazie a Dean, l’angelo bianco di Jim che riuscì a portarli in salvo all’ultimo secondo.
Rifugiatisi alla scuola di magia furono presi da un temibile scoramento: come avrebbero potuto fermare Astaroth ora che controllava Wyatt? Leo si lambiccò la testa per giorni, spulciando decine di tomi magici, senza ricavarne nulla. E nulla ci fu bisogno che facessero, perché tre giorni dopo si aprì un portale in sala professori e ne venne lanciato fuori Wyatt con braccia e gambe rotte (un attimo dopo arrivò anche Phoebe e in condizioni ancora peggiori. Dopo averle rotto braccia e gambe, dovevano averle preso la faccia a calci fino a farle perdere i sensi).
-Ma come… chi…- aveva fatto esterrefatto Henry Jr. vedendo il cugino portato in infermeria.
-Chi? Perché credi che ci sia più di una persona (e sto usando il termine in senso lato), in grado di conciare così Wyatt? -fece irato Chris
-Potrebbe. Se ci fossilizziamo su un preconcetto, potremmo essere facilmente ingannati- azzardò il cugino.
-E zia Phoebe, è stata pestata in quel modo giusto per imbrogliarci… possibile- ammise a malincuore Chris. Wyatt non poté neppure essere curato, a differenza di Phoebe che fu dovuta tenere saldamente legata insieme a tutte le altre creature magiche buone ridotte in schiavitù dal demone. Ovviamente quelle che non erano riuscite a catturare, non potevano essere uccise, ma certo non ricambiavano la cortesia… in più il fatto che potessero scendere in campo solo coloro che fossero immuni al suo fascino, rendeva la situazione ancora più disperata. E quando dopo pochi giorni tutti i prigionieri rinsavirono, cosa che poteva essere dovuta solo alla morte del loro padrone, in tanti festeggiarono.
Non ci furono però interrogativi su chi, avesse causato tale morte dato che tre testimoni oculari dichiararono che lo splendido demone era morto a causa di “uno coi capelli neri che lanciava fuoco blu e brandiva una katana”.
Per Wyatt essere stato messo K.O. due volte di fila dalla stessa persona, era stato un duro colpo. La sua imbattibilità era stata persa. E che fosse stato quello là a salvare la situazione e forse anche il mondo fu una bella umiliazione per tutta la famiglia.
La notte dopo la sconfitta di Astaroth mentre andava in cucina a bere, il mezzo angelo bianco, trovò la luce accesa e i suoi genitori che discutevano.
-Ma com’è possibile che quello sia tanto più forte di Wyatt? - chiese Piper scuotendo il capo.
-Fisiologia, addestramento, talento, atteggiamento… e chissà quanti altri fattori- bofonchiò amaro Leo. - Un nemico più forte di Wyatt… non credevo che ce lo saremmo mai trovato davanti-sospirò Leo scuotendo il capo.
“Non è proprio detto sia un nemico” si disse Wyatt. “Poteva ammazzarmi per ben due volte e non lo ha fatto”.
-Forse se lo combattessimo tutti insieme…- azzardò suo moglie.
-Phoebe non ci riuscirebbe. Non ancora perlomeno-.
-Deve darsi una svegliata. C’ero anch’io mentre quello la massacrava di botte. E lo ha fatto ridendo- svelò amaramente Piper. - Quello aggrediva mia sorella e io… me ne sono andata, perché Astaroth mi voleva altrove. Non ho pensato a lei un secondo- aggiunse stringendo i pugni.
-Eri sotto il suo controllo. Non sei responsabile delle tue azioni - fece l’ex angelo bianco abbracciandola.
Wyatt si allontanò meditando su quelle parole. La colpa era sua. Doveva allenarsi, migliorare. E dal giorno dopo, quello divenne il suo unico pensiero. Non voleva che all’ansia negli occhi di suo padre, si aggiungesse la delusione come quando a quindici anni gli aveva detto di essere gay. Wyatt aveva paura di rivedere quello sguardo.
Barbas che aveva seguito con interesse la scalata al potere di Astaroth sorrise. Era il momento perfetto per entrare in azione.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Il demone della paura era tornato. Aveva fatto già tre vittime a detta dei vari angeli bianchi e Wyatt si era precipitato alla Scuola di Magia alla ricerca di un modo per contrastarlo… quando Leo entrò in biblioteca in divisa da alto ufficiale nazista, accompagnato da una ventina di insegnanti e studenti abbigliati come sottoufficiali e soldati semplici.
-Prendetelo! È il momento che rimuova questa sporca aberrazione dalla mia discendenza! – tuonò Leo, fulminando Wyatt con uno sguardo carico di odio e disgusto.
“Visto? Lui si vergogna di te e vorrebbe che sparissi. Magari preferirebbe avere quell’altro per figlio: è più forte di te e di certo non condivide le tue vergognose tendenze… hai notato come guardava quella tizia, con la collana a forma di serpente…” sussurrò Barbas all’orecchio di Wyatt.
-Sì, sturbanfhurer!- tuonarono all’unisono gli altri.
Normalmente il giovane Halliwell avrebbe potuto liberarsi dei suoi assalitori in un attimo… ma un’altra sua paura era proprio perdere i suoi poteri: senza non avrebbe più potuto farsi accettare da Leo, non avrebbe più potuto proteggere la sua famiglia. E quando tentò di orbitare via, semplicemente non ci riuscì. Un attimo dopo gli piovvero addosso calci e pugni da cui non riuscì in alcun modo a difendersi.
Ridendo sguaiatamente il vicepreside lanciò un incantesimo per far comparire un triangolo rosa sulla camicia del malcapitato.
-Papà, ti prego…- gemette Wyatt, prima che Leo che mai aveva alzato le mani su uno dei suoi figli, lo zittisse con un colpo di scudiscio.
-Non chiamarmi papà. Tu sei la mia vergogna! – abbaiò, un attimo prima di afferrarlo per i capelli e costringerlo a rialzarsi, per poi spingerlo contro il muro.
Tutti gli insegnanti attivarono i loro poteri pronti a giustiziare il mezzo angelo bianco.
Il cellulare di Wyatt era caduto a terra durante il pestaggio e mentre si allontanava da quell’invertito rivoltante, il temporaneo nazista lo urtò col piede. L’uomo abbassò lo sguardo e si vide riflesso, con indosso l’uniforme di coloro che aveva dato la vita per combattere e con uno sguardo degno di coloro che aveva affrontato nella sua seconda vita.
Per un istante vide tutto come da spettatore, come se stesse guardando la tv. Poi sentì dentro di sé una voce molto simile a quella di Piper abbaiare: “Leo Wyatt, cosa diavolo stai facendo?”.
-Sto… sto… mio Dio, no! FERMI! - urlò l’uomo correndo a tutta velocità verso il figlio che stava per essere freddato.
Per fortuna sentendo l’ordine gli insegnanti ebbero un attimo di esitazione e ciò permise a Leo di spostare il figlio dalla linea di tiro.
Padre e figlio si diedero alla fuga tallonati dalle altre vittime di Barbas che li bersagliavano coi loro poteri. Fortunatamente, sentito il fracasso alcuni allievi si erano precipitati sulla scena e rimasero sbalorditi nel vedere gli insegnanti che cercavano di uccidere il preside.
-È una specie di esercitazione? Inciderà sul voto del semestre? - chiese perplesso uno degli alunni.
-No! C’è un demone che li controlla! Scappate! – urlò il marito di Piper, prima che una pioggia di sfere di metallo, palle di fuoco e fulmini li raggiungesse. Wyatt riuscì a schivarli, ma Leo non aveva più i riflessi di una volta e venne colpito da una sfera metallica che gli esplose addosso, facendolo finire bocconi sul pavimento.
Alcuni studenti fuggirono via atterriti, ma fortunatamente altri attivarono i loro poteri decisi a proteggere il loro preside e suo figlio.
-Papà! - chiamò disperatamente Wyatt, ma Leo aveva perso i sensi e aveva un orribile ustione sulla schiena. Wyatt tentò di guarirlo ma non accadde niente.
“Visto? Ti credevi eccezionale, ma sei solo un buono a nulla. Ti è sempre andata bene, semplicemente perché te la prendevi con avversari troppo deboli per te. Non vali niente. Non sei degno di essere un erede del trio”.
Wyatt continuò a porre le mani sulla schiena martoriata dell’ex-Incarnazione, ma nessuna luce dorata si accese.
Era inutile. Non valeva nulla, era solo un debole cresciuto nella bambagia che soccombeva alla prima difficoltà.
Le lacrime si affacciarono nei suoi occhi, mentre tanti ricordi gli affollavano la mente: quando suo padre gli aveva insegnato ad andare in bici, le gare di spruzzi d’estate al mare, tutte le volte in cui i suoi genitori applaudivano dalle gradinate dello stadio della scuola mentre giocava a football, Leo che scattava le foto il giorno del suo diploma…
La paura gli aveva bloccato i poteri, ma la guarigione è un potere innescato dall’amore e in quel momento l’amore che Wyatt provava per suo padre fu più forte della paura di deluderlo.
Le mani del ragazzo finalmente si accesero della luce dorata che lui tanto aveva voluto vedere e le ferite di Leo guarirono. Un attimo dopo attraverso vari portali, comparvero altri adulti che si lanciarono contro gli insegnanti impazziti: erano i genitori degli alunni scappati, che avvertiti dai figli avevano deciso di intervenire.
Troppa gente per poterla manipolare e oltretutto Leo e Wyatt avevano superato le loro paure per il momento. Stizzito, Barbas non poté far altro che sparire. Non gli restava che dedicarsi all’ultima figlia di Phoebe.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
Dopo aver esiliato Barbas in Purgatorio con un incantesimo, i membri della famiglia poterono guarire le ferite aperte dal demone della paura. Purtroppo non tutte erano fisiche.
-Mi dispiace tanto- fece Leo.
-Non devi. Non è stata colpa tua- rispose Wyatt.- Ho sempre saputo che faticavi ad accettare il mio orientamento sessuale-.
-Io…- cominciò l’altro, ma Wyatt lo fermò.
-Fammi finire. Tu faticavi ad accettarlo, ma ci hai sempre provato. E questo è tutto quello che potevo chiederti. Tu non hai scelto di avere difficoltà ad accettare la mia omosessualità, ma hai scelto di provare a superare quelle difficoltà. Non posso pretendere altro-.
-Non avrei dovuto essere io a fare il discorso maturo e profondo? -.
-Be’ a qualcuno dovevi pur tramandare questo tuo talento. A proposito… vorrei cercare di migliorare un po’ le mie abilità magiche. Non è che potresti darmi dei consigli? Seguirmi durante l’allenamento? -.
-Certo. Quando vuoi cominciare? -.
 
///////////////////////////////////////////////////
 
I risultati di Wyatt avevano sempre reso orgoglioso Leo e lui ne era sempre stato felice, ma entrambi sarebbero stati ancora più felici e orgogliosi dei risultati che avrebbero raggiunto insieme: dialogo, accettazione, comprensione reciproca. Cose che possono essere più potenti di qualunque incantesimo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Avrei voluto aggiornare prima, ma mi sono voluto dedicare ad altre storie per cui ero più ispirato e che non aggiornavo da più tempo di questa, poi ho cominciato ad avere poco tempo per scrivere e sinceramente non sono convintissimo del risultato.
Spero di non aver reso Leo OCC. Per uno nato negli anni ’20 l’omosessualità dev’essere una cosa inaccettabile e dato che Streghe è stato anteriore alla mania del politically correct che impone d’inserire personaggi non eterosessuali ovunque, non abbiamo potuto vederlo alle prese con quest’argomento (ci tengo a precisare che non ho nulla contro i personaggi LGBT, anzi alcuni mi piacciono molto).
Credo che ci sia molta gente che pur non disprezzando gli omosessuali a prescindere, li trovi contro natura o cose del genere e che fra costoro ci siano persone che comunque non parlano male di loro e se ci hanno a che fare li trattano con rispetto. Non possiamo decidere cosa riusciamo ad accettare e cosa no, ma possiamo e dobbiamo comportarci in maniera civile con chiunque lo meriti. Spero che queste mie constatazione e questa mia storia non offendano nessuno. Se per caso non è così, mi scuso sinceramente.
I nazisti, sono gli antagonisti di una mia storia sulla serie tv “The Flash” e forse è stato proprio perché li sto già sfruttando altrove che mi è venuta l’idea di far loro riferimento anche qui. Per quanto le loro vittime predilette fossero gli ebrei, anche omosessuali e persone di colore erano nel loro mirino. Comunque sia, Leo e gli altri sono stati trasformati in nazisti perché tutti loro temevano di non riuscire ad accettare l’omosessualità e avevano paura di somigliare ad essi.
Julian ha battuto Wyatt perché è più allenato di lui: Piper ha fatto sì che suo figlio potesse avere una vita il più possibile normale, ma Elizabeth ha costretto Julian a imparare a combattere da quando è stato abbastanza grande da camminare e poi lui ha passato il resto della sua vita a servire Tremotino. Queste cose lo hanno reso un combattente più capace di Wyatt.
Come al solito ringrazio chiunque legge/recensisce/segue e spero che questo spiegone non vi abbia annoiato. Credo però che sia importante, chiarire quello che potrebbe non risultare chiaro durante la lettura.
Alla prossima.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Avventatezza ***


Genitori e figli

 

Capitolo 14: Avventatezza

 
“Le azioni più decisive della nostra vita sono il più delle volte azioni avventate”-André Gide.
 
 
Bianca e Chris sedevano in uno studio medico divisi a metà tra la speranza e il timore. Il ciclo di Bianca era in ritardo ed era da un po’ che veniva presa dalla nausea nei momenti più vari della giornata.
La Fenice non era poi tanto sicura di volere dei figli, anche se sapeva che suo marito li desiderava… ma i suoi figli sarebbero stati come lei a prescindere. Certo, avrebbero avuto anche geni da angelo bianco, certo non li avrebbe educati per essere degli assassini… ma delle Fenici con la potenza della famiglia Halliwell… tutte le sue simili avrebbero voluto aggiungerle ai loro clan… già quando avevano scoperto che lei e Chris uscivano insieme, avevano suggerito che lei lo sfruttasse per ottenere una progenie potente per poi ucciderlo… i loro bambini sarebbero stati sempre in pericolo? Per colpa anche di loro parenti? Pensieri che facevano sì che Bianca rimpiangesse con tutto il cuore di non essere una donna o almeno una strega normale.
La dottoressa Maris, una donna di colore sulla quarantina entrò reggendo una cartella clinica: -Allora signora Halliwell, mi spiace doverle dire che non è incinta-.
“Non so se esserne delusa o rallegrata” si disse la Fenice. Nel vedere l’espressione triste del marito, capì che per lui valeva la seconda opzione.
-Scusi… ma se mia moglie non è incinta, perché ha la nausea e i crampi? - chiese poi cercando di mantenere un tono neutro.
-Per saperlo dobbiamo effettuare alcuni test. Questi sintomi possono essere avere una grande varietà di cause; fortunatamente ho un buco in agenda dopodomani, posso infilarla lì se vuole-.
Bianca annuì.
 
////////////////////////////////////////////
 
Saputa la notizia anche Piper e Leo erano rimasti un po’ delusi.
-Ho temuto che non saremmo mai diventati genitori, adesso comincio a temere che non diventeremo mai nonni- sospirò la strega. – Wyatt ha detto che anche se si sposasse, non si sognerebbe mai di affittare un utero o di adottare un bambino, perché una mortale incinta di lui rischierebbe di essere attaccata dal male e crede che sarebbe pericoloso e crudele crescere una persona normale, in una famiglia come la nostra. Melinda si è invaghita di un cacciatore di streghe e la loro relazione non va oltre la camera da letto… perché questa famiglia ama tanto le relazioni complicate? -.
-Perché solo un amore impossibile può essere eterno- fece Leo. - Noi ce l’abbiamo fatta, ce la faranno anche loro. Dobbiamo avere fiducia nei nostri figli, dobbiamo credere che faranno le scelte giuste. E sono certo che presto, avremo altri bambini in famiglia oltre a Patty*-.
-Speriamo-.
 
////////////////////////////////////////////
 
La dottoressa Maris aveva ragione: nausee e crampi alla pancia possono avere le cause più varie, un'infezione, un'ulcera allo stomaco e così via. Ma purtroppo quelle di Bianca avevano la peggiore causa possibile.
Il medico non fece giri di parole terminate le analisi: guardò in faccia i due coniugi e disse loro la verità. Una verità terribile.
 
////////////////////////////////////////////
 
-Vediamo se ho capito bene: una delle tue protette è stata uccisa da un gatto delle dimensioni di un pastore tedesco che lanciava palle di fuoco? * - chiese esterrefatto Leo al figlio maggiore.
-E che parlava anche! - aggiunse quest’ultimo. - È stata la sorpresa papà, sono stato così sbigottito che non ho reagito in tempo e quel coso era velocissimo… la povera Iris…-.
-Non ho mai sentito di nulla del genere- rispose meditabondo l’ex-anziano. - Ma forse nei libri della scuola troveremo qualcosa…-.
-WYATT! WYATT DOVE SEI? WYAAAAAAAAAAATTTTTTTTTTT - urlò una voce. I due si voltarono e videro Chris entrare di corsa nell’ufficio di Leo.
-Grazie a Dio sei qui! Ho bisogno di te! – ansimò il castano aggrappandosi alla camicia del fratello.
-Che succede? - chiese preoccupato quest’ultimo.
-Bianca… siamo stati dal medico… Bianca…- ansimò Chris. Aveva un’espressione terrorizzata, stravolta. Leo non ricordava di averlo mai visto così.
-Bianca… ha il cancro- gemette Chris. -Devi guarirla. Subito-.
Wyatt annuì, ma Leo sentendosi morire dentro disse: -Non può-.
-Cosa? – chiesero i due fratelli all’unisono.
-Wyatt non può guarire Bianca-.
-Papà ti pare il momento di pensare alle regole?!- urlò Chris. - Non me ne importa niente di cosa diranno gli Anziani se Wyatt…-.
-Non è per quello… non è possibile guarire il cancro con la magia. Il cancro è una sostanza vivente. La guarigione non può farlo sparire*-.
Chris si impietrì per un istante. Poi cacciò un urlo di pura disperazione, scatenando nel contempo un’onda d’urto telecinetica che gettò a terra gli altri due uomini e fece cadere gli oggetti sulla scrivania di Leo e i numerosi volumi contenuti nella libreria.
-PERCHE’? PERCHE’ TUTTO QUESTO?! Dopo tutto quello che io e Bianca abbiamo passato per stare insieme, adesso ci si mette pure il cancro?! Perché deve succedere proprio a noi due? Che abbiamo fatto di male?!-.
-Capisco benissimo come ti senti, ma non puoi andare fuori dai gangheri adesso! Tua moglie ha bisogno di te! - gli urlò Leo, raggiungendolo e afferrandolo per le spalle.
-Non devi arrenderti Chris. Il cancro non si potrà guarire con la magia, ma c’è sempre la chemio- aggiunse Wyatt.
Wyatt aveva ragione, ma la chemioterapia non sempre bastava. Cosa che sapevano benissimo tutti e tre.
 
////////////////////////////////////////////
 
I mesi successivi furono i più brutti della vita di Chris. Bianca, la sua Bianca, sempre forte e grintosa, s’indeboliva giorno dopo giorno. Presto fu costretta a riempirsi di antidolorifici, a convivere con una continua stanchezza, ad aver sempre più bisogno di aiuto.
Una mattina mente si pettinava, le caddero numerose ciocche di capelli. Mai stata donna da mezze misure, si rasò a zero quello stesso giorno. Era assurdo, ma Chris aveva sempre amato i capelli di Bianca: erano così morbidi, lisci e setosi… e vederla priva della sua chioma, con un foulard che le copriva la testa gli ricordava costantemente quanto fosse disperata la situazione.
La famiglia cercava di stargli accanto il più possibile e un giorno in cui aveva accompagnato Bianca a fare la chemio, la nuora mente aspettava disse: - Senti, io sto cercando di fare buon viso a cattivo gioco, ma non sono una stupida. Lo so che potrei non farcela… e se accadrà… Chris avrà un gran bisogno di voi. Cercherà di seppellirsi nella magia, di stare ancora peggio-.
Leo fu costretto a concordare. Non aveva certo bisogno di Bianca per immaginarsi la reazione di suo figlio. Ma che poteva fare?
Tutta la famiglia era preda di quella terribile sensazione di impotenza; malgrado il loro potere non potevano nulla contro la terribile malattia che stava divorando la vita di Bianca.
Leo non riusciva nemmeno a immaginarsi come si sentisse il suo secondogenito. Che avrebbe fatto lui se avesse perso un po’ Piper giorno per giorno? Ma che poteva fare se non cercare di consolarlo se fosse successo il peggio? Purtroppo tra i mille interrogativi che l’uomo si porgeva non si pose quello più importante. Che avrebbe fatto se suo figlio avesse commesso qualcosa di tremendo pur di salvare l’amore della sua vita? Purtroppo pur con tutta la sua saggezza, Leo Wyatt era terribilmente cieco davanti alle mancanze della sua famiglia, quindi non immaginò nemmeno che Chris potesse fare qualcosa di davvero estremo per salvare Bianca.
 
////////////////////////////////////////////
 
Si era arrivati all’ultimo atto. Chris Halliwell se lo sentiva nelle ossa. Il medico li aveva avvertiti che l’operazione aveva scarsissime possibilità di riuscita.
Com’era possibile che dopo tutto ciò che lui e Bianca avevano passato insieme la loro storia dovesse finire così? Erano dovuti andare contro tutto e tutti e per cosa? Per quello?
-Gira male, eh? - fece una voce alle sue spalle. Il giovane Halliwell si voltò e si trovò a tu per tu con una giovane donna di colore, molto attraente, che indossava un abito da sera nero e tacchi in tinta, totalmente inadatti a un ospedale.
-Scusa, torno ora da un party selvaggio a New York- proseguì poi mentre controllava i messaggi sul cellullare.
-Senta, lei mi prende per qualcun altro…-.
-Non credo proprio. Sei Chris Halliwell, quello sposato con la Fenice che sta morendo, no? La tua magia non può salvarla… mentre la mia sì-.
Il cuore di Chris perse un battito, poi gli occhi della donna si illuminarono di una luce rossa inquietante.
-E in cambio vorresti la mia anima, vero? – chiese affranto alla demonessa.
-No-.
-No? -.
-Tesoro, io sono un demone… capisco quando mi trovo di fronte a qualcuno che non ci penserebbe due volte a fregarmi. La tua famiglia farebbe di tutto per salvarti… non mi interessa un impegno sul lungo termine-.
-Ma se non vuoi la mia anima, cosa vuoi? - chiese il castano.
-La tua volontà. Tu dovrai fare una cosa per me e non potrai opporti. Sarai costretto a obbedire a prescindere, da un incantesimo che farò non appena avrai firmato-.
-Che genere di cosa? -.
-Te lo dirò quando l’avrò deciso. Tic-tac. Il tempo scorre-.
-Dove devo firmare? - chiese Chris. Anche zia Paige aveva fatto una cosa del genere dopotutto*. Adesso avrebbe salvato Bianca, poi avrebbe trovato il modo di liberarsi del demone.
-Bravo, ottima decisione- fece in tono compiaciuto la ragazza porgendogli un pezzo di carta. -Va firmato col sangue, se permetti…-.
Chris fece una smorfia, quando le unghie della sua interlocutrice si tramutarono in artigli e gli tagliarono una mano, facendo sgorgare il sangue con cui tracciò la sua firma. Subito dopo la donna entrò in sala operatoria.
 
////////////////////////////////////////////
 
-Tua moglie ora è sana come un pesce, anche se avrà bisogno di tempo per riprendersi… e ora dimentica completamente il nostro incontro! - fece allegramente la ragazza passandogli una mano davanti alla faccia. Gli occhi del mezzo angelo bianco si fecero vitrei, mentre un ordine veniva innestato nel suo cervello. Sarebbe rimasto dormiente lì, fino a che lui non avesse avuto l’occasione di obbedire.
 
////////////////////////////////////////////
 
Chris parve rinascere quando Bianca guarì dal cancro. Leo fu felice che finalmente avessero avuto fortuna nella loro vita. Sua nuora si riprendeva a vista d’occhio e presto sarebbe tornata in piena forma, tanto che Chris decise di tornare ai suoi doveri magici, concentrandosi su una serie di misteriose sparizioni avvenute nelle ultime settimane.
 
////////////////////////////////////////////
 
Wyatt era felice di lavorare con Chris. Pur essendo ultrapotente, non era mai stato un granché bravo nelle indagini, mentre Chris era un asso. In ogni caso le vittime dei rapimenti erano state ritrovate troppo tardi.
-Li hanno sacrificati per compiere chissà quale rituale oscuro…- sospirò Wyatt facendo girare lo sguardo sui poveri corpi straziati, di cui era pieno quella villetta nella periferia di Seattle. Al cadere al centro del pentagono era stata sistemata un’urna fra le braccia.
-Forse c’è dentro qualcosa che può servirci a capire cosa è stato fatto… sarà meglio controllare- propose Chris. Wyatt annuì e cercò di farsela orbitare in mano, ma fallì. L’oggetto evidentemente era stato incantato. Wyatt si chinò per raccoglierlo… e sentì un forte dolore al braccio. Chris l’aveva pugnalato.
-Chris! Cosa…-.
Una goccia di sangue cadde sull’urna. Un attimo dopo ne uscì un fumo nero che circondò Wyatt entrandogli nel corpo da ogni orifizio disponibile.
La Sorgente aveva trovato un nuovo contenitore. Un attimo dopo anche quegli eventi furono cancellati dalla memoria di Chris.
 
////////////////////////////////////////////
 
Per qualche giorno non accadde nulla. Poi una mattina alla scuola di magia si udì un’esplosione terrificante. Le difese erano sparite. Studenti e insegnanti vennero massacrati senza pietà da sciami di demoni che penetravano nella scuola.
-Niente male. Continuo a pensare che Julian sarebbe stato un contenitore migliore, ma anche questo non è male- commentò una voce. Come in un incubo Leo che stava cercando di coordinare l’evacuazione, si voltò e vide suo figlio con tanto di spada in mano e di occhi completamente neri anche dove avrebbe dovuto esserci il bianco della cornea.
Come Cole, Wyatt si era opposto abbastanza da impedire alla Sorgente di uccidere Leo, ma con tutti quei demoni presenti se il preside si salvò lo dovette solo a Brenda Hills che lo recuperò a supervelocità, prima che qualcun altro potesse fargli del male.
-La fase uno è andata- commentò allegramente la fascinosa demone di colore. - Ora passiamo alla fase due-.
 
////////////////////////////////////////////
 
La famiglia si era appena radunata nella sala da pranzo della villa sconvolta Un attimo dopo Chris ricordò tutto l’accaduto.
-NO! È stata colpa mia… è stato per salvare Bianca… che ho fatto sì che Wyatt…- urlò disperato.
Leo fu il primo a raggiungere il figlio e a chiedergli una spiegazione. Alla fine mormorò: - Sei stato avventato, ma ti capisco. Avrei fatto di tutto per tua madre-.
-Ma adesso Wyatt…-.
-Troveremo una soluzione. Insieme-.
 
 
 
 
 
 
  • La nipote di Phoebe nata nel capitolo 7 di questa storia.
 
  • Si tratta di un bakeneko, creatura proveniente dalla mitologia giapponese.
 
  • Una delle regole degli angeli bianchi e che non devono guarire le malattie o le ferite derivate da cause non magiche, ma dato che gli Halliwell non sono mai stati degli assi a seguire le regole ho dato a Bianca una malattia che aveva una buona ragione per non poter essere guarita. Nella serie non è mai stato detto, ma in alcuni fandom il cancro e il tumore sono immuni ai poteri guaritivi proprio perché sono a loro volta sostanze viventi.
 
  • Paige si imbatteva in un commerciante di anime nell’episodio sette della sesta stagione “Anime all’asta” riuscendo a imbrogliarlo.
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Per la prima volta mi trovo a dover dividere un capitolo di questa raccolta in due parti, ma mi sono reso conto che a metterci tutti gli eventi sarebbe venuto fuori un capitolo abnorme, troppo pesante da leggere. 
Era una vita che non aggiornavo questa storia e mi dispiace, ma oltre alla mancanza di ispirazione devo ammettere che a ripensare alla serie da adulto, ho capito che alla fine non era proprio eccezionale: col tempo si era fatta sempre più ripetitiva e di questo mi ero accorto anche da piccolo, ma poi mi sono reso conto che pure la caratterizzazione e l’evoluzione dei personaggi lasciavano parecchio a desiderare. Col tempo le sorelle sono divenute sempre più ipocrite e arroganti, per colpa loro sono anche morti innocenti e sempre zero conseguenze.
Un eroe non fa così: anche Harry Potter è incastrato in un destino che non vuole, ma pur essendo solo un ragazzino senza famiglia si impegna davvero per fare la cosa giusta e si colpevolizza per i propri errori, senza pretendere che le sue sofferenza lo portino a una vita perfetta.
L’idea alla base della serie era buona, ma a parte un sistema magico con le sue pecche e parecchi buchi di trama, Streghe alla fine trasmette il messaggio che non importa quanti errori facciano le protagoniste, non devono mai scontarli di persona perché sono loro. Una cosa che sinceramente mi dà sui nervi. Per quanto abbia guardato solo la prima stagione del reboot finora, sembra non avere questi difetti, ma ne riparleremo in futuro.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Avventatezza (parte II) ***


Genitori e figli

Capitolo 15: Avventatezza (parte II)

 
Le barriere protettive degli Anziani di solito tenevano lontani gli esseri malvagi dalla loro casa, ma con tutto quel potere non c’era barriera che tenesse.
Gli Anziani erano nel bel mezzo di un dibattito su come affrontare la situazione quando la Sorgente comparve davanti a loro con tanto di spada in mano, per poi dare il via a un secondo massacro come quello perpetrato nella Scuola di Magia.
Si salvò meno di un terzo del consiglio.
 
////////////////////////////////////////////
 
Come molti membri della sua famiglia Chris non era un grande fan degli Anziani… ma ciò non implicava che volesse che buona parte di essi venisse massacrata. Il peso della sua responsabilità lo travolse. La scuola, gli Anziani… era colpa sua.
-È terribile e… noi non possiamo fare niente per fermarlo- mormorò accasciandosi su una poltrona.
-No, noi no- mormorò Phoebe. - Lui però… forse potrebbe-.
Chris ci mise un istante a capire chi fosse questo lui, ma prima che potesse dire alla zia quanto fosse una cattiva idea, sua madre sbottò: - Ma bene, che trovata geniale! Perché non chiamiamo Hannibal Lecter e non gli chiediamo se anche lui è disponibile? -.
-E… era solo un’idea- balbettò Phoebe.
-Sì una pessima idea.  E poi come pensi di trovarlo quel tizio se sono anni che ci provi?!-.
-Per favore calmati, mamma… non dobbiamo litigare tra noi- fece Chris. - Se vogliamo salvare Wyatt dobbiamo ragionare-.
Piper si zittì.
-Hai ragione. Scusami Phoebe, non sono stata molto… è che sono molto preoccupata per Wyatt-.
L’altra donna si limitò ad annuire. Chris fece del suo meglio per coordinare lo scambio di idee, ma non riuscirono a trovarne una valida.
-Sei stato bravo ad aiutare tutti a mantenere il sangue freddo- gli disse Leo quando tutti i loro familiari furono tornati alle rispettive abitazioni.
-La situazione però è colpa mia-.
L’ex anziano non poteva negarlo, ma mise una mano sulla spalla del figlio: - Tu hai solo cercato di salvare Bianca. Dopo la morte di Tamora abbiano provato a distruggere definitivamente la Sorgente come la Triade*… non potevamo sapere che anche distruggendola l’essenza si sarebbe riformata. Chris non potevi immaginare una cosa simile-.
-Le barriere non servono, ma possiamo provare a nasconderci… gli Anziani hanno convocato una riunione di emergenza nella Foresta Incantata, forse qualcuno dei partecipanti avrà una soluzione- aggiunse l’uomo in tono incoraggiante.
-Hai ragione: non dobbiamo arrenderci, c’è sempre un modo- disse Chris rincuorato.
Purtroppo però a quella riunione non avrebbero trovato alcun aiuto.
Poche settimane prima della possessione di Wyatt, la strega Madeleine Blossom era ritornata a casa sua dopo una massacrante giornata di lavoro ed aperta la porta si era ritrovata una splendida donna sdraiata sul suo divano, intenta a sorseggiare il suo champagne d’annata.
-Finalmente. Cominciavo a scocciarmi qui da sola-.
Essendo bisessuale, per un lungo momento Madeleine si incantò a fissare quei lineamenti perfetti e quelle lunghe gambe, poi tornò i sé.
-Ma lei chi è? Come è entrat…-.
Un viticcio d’ombra afferrò Madeleine per le gambe e la sbatté a terra.
-Ora cara, lasciami parlare. Tra pochi istanti me ne andrò e non ci vedremo mai più. Devo solo consegnarti questo- fece tranquillamente Elena, mettendo sul tavolino del soggiorno un grosso faldone pieno di documenti.
-Cos’è? - chiese debolmente Madeleine.
-La verità sul trio. Ci troverai un bel campionario delle porcherie commesse da quelle tre. Quando arriverà il momento saprai come usarlo. Tutto ciò che c’è scritto dentro è perfettamente verificabile-.
Un attimo dopo la Elena scomparve. Perplessa Madeleine aprì il faldone e rimase sempre più sconvolta mentre leggeva i documenti che conteneva.
“Non posso prendere per oro colato questa roba: potrebbe essere una montatura” si disse quando ebbe finito. Poteva essere, certo. Però non poteva escludere a priori che quello che era scritto su quei fogli fosse vero… in fondo non c’era niente di male a controllare, no?
 
////////////////////////////////////////////
 
Alla riunione la famiglia aveva appena iniziato a discutere delle misure di sicurezza, quando si levò la voce di Madeleine: -Che diavolo di diritto hanno gli Halliwell di comandare? Perché dovremmo seguire le loro istruzioni? Il guaio lo ha combinato uno di loro! -.
-È stato un incidente- rispose Leo. - Adesso non è il momento di stabilire di chi è la colpa, ma di trovare una soluzione-.
-Certo. Io però non penso proprio che sia il caso di chiederlo a voi- rispose sprezzante la rossa, per poi declamare: - Una donna la verità mi ha svelato/ che tutti sappiano ciò che mi ha rivelato. Che le prove entrino nelle menti/così che si sappia che quelli vengono creduti eroi possono essere delinquenti-.
Per la cronaca erano state quelle informazioni a convincere Julian Turner che Phoebe Halliwell e relativa famiglia fossero feccia della peggior specie… e considerazioni non troppo dissimili, vennero fatte da buona parte dei presenti, dopo che il dossier si illuminò e ciò che vi era scritto entrò nelle menti dei partecipanti alla riunione. Fu così che tutti lì seppero che Phoebe aveva praticamente commesso uno stupro, che le sorelle avevano lasciato andare un demone che uccideva neonati per mera e semplice pigrizia, che avevano ucciso un uomo per proteggere una versione futura di Chris e molto altro ancora. *
Anche i membri della famiglia vennero inondati da quelle informazioni. Chris si sentì mancare, in modo simile a quando aveva scoperto che Bianca era malata di cancro. Aveva idolatrato i suoi parenti, li aveva creduti l'incarnazione dell’eroismo, e invece…
-Ma… ma… è terribile! -.
Questo non fu quello che disse Chris. Fu quello che urlò indignata buona parta degli astanti. Ma fu grossomodo quello che Chris pensò.
-Calm… calmatevi- fece Paige. - Possiamo spiegarv…-.
Chris avrebbe voluto disperatamente sentire quella spiegazione, ma una strega urlò: -Non ce niente da spiegare! Madeleine ha ragione! Non ci si può fidare di voi–.
E con stupore, con orrore degli Halliwell, anche un angelo bianco si mostrò d’accordo.
-Gli Halliwell sono dei criminali! -.
-Wyatt si è fatto fregare, e tutti noi dobbiamo rimetterci la vita? -.
-Non meritano di comandare! -.
-Nessuno vi ha mai eletti, leader delle forze magiche del bene! -.
-BASTA! Non vi ho insegnato questo! - urlò Leo rivolto ad alcuni dei suoi ex-allievi che stavano urlando insulti al trio.
-No, hai insegnato a tutti che bisogna leccare i piedi alla famiglia di tua moglie! – gli ringhiò in faccia un’insegnante della scuola di magia. - Dio è rivoltante… tu in teoria dovevi essere una guida per loro! -.
-Andatevene via di qui! -.
-Sì! VIA! -.
-Calma… quello che abbiamo visto è stato sconvolgente, ma hanno fatto anche cose buone non scordiamolo- balbettò un angelo bianco.
-Votiamo. Democraticamente- fece implacabile Madeleine. - Se otterremo la maggioranza li cacceremo via, altrimenti li faremo restare-.
La cosa sollevò un altro coro di commenti.
-È giusto! -.
-Sì, ha ragione lei! -.
-Basta! Avete scordato che siamo le streghe migliori della storia? - urlò Paige.
-Siete le più potenti, non certo le migliori! - strillò una ragazza dai capelli neri. Phoebe la conosceva era un cupido di nome Katie. Ci aveva perfino parlato qualche volte e si era sempre rivelata cortese. Ma adesso le fissava con palese rabbia.
-Giusto! Non hanno mai rispettato le regole! - strillò uno dei pochi Anziani scampati all’assalto.
-E voi gliel’avete sempre fatta passare liscia… siete proprio gli ultimi che possono parlare! - lo rimbeccò una fata.
-È vero! Dovevate togliere loro i poteri! Tanto non li volevano neppure! - concordò una strega.
-Ma lo sai quanto abbiamo fatto per il mondo? – ringhiò Piper.
-Mio marito venne ucciso quando voi vi fingeste morte, per godervi la vita normale, per aver affrontato un demone troppo forte! Il vostro egoismo l’ha ucciso quanto il demone che lo ha incenerito! - urlò la donna in risposta.
Il volto della sorella maggiore, fu attraversato dal rimorso.
-Tutti quanti qui, abbiamo patito cose del genere, ma non abbiamo mai cercato di scappare dalle nostre responsabilità o di stravolgere il mondo! – fece severamente uno stregone vudù.
 
-BASTA! Sapete come si dice? “Chi è senza peccato scagli la prima pietra” - fece Coop cercando di ristabilire l’ordine.
-Pertanto, dovremmo perdonarli perché sono Halliwell? -.
-Perché sono esseri umani! - rispose irato il cupido.
-Perché sono la tua famiglia ammettilo! - strillò Katie.
-Non devono esserci privilegi! - protestò un angelo bianco. - Qualunque altra strega avesse commesso tante infrazioni, sarebbe stata severamente punita! -.
-È vero! Non devono esserci trattamenti differenziati! -.
-Certe regole degli Anziani sono troppo severe- protestò un’altra ninfa.
-Così dev’essere- ribatté un oracolo.
Madeleine riprese la parola: - Usiamo due pesi e due misure, in base alla forza magica? Non siamo i rappresentanti del Bene? Dovremmo essere meglio di così-.
-Lo siamo! – ringhiò un’Anziana.
-E allora dimostratelo! - sentenziò severamente un angelo bianco. – Autorizzate la votazione! -.
-Ma… non possiamo… cacciare il trio…- balbettò una ninfa.
-Sì, che possiamo! - rispose un’altra strega. - Possiamo imparare a cavarcela da soli! Io pure qualche volta ho usato la magia per me, lo ammetto, ma ho non sono mai arrivata al livello di quelle tre. Eppure ho combattuto il male per tutta la vita, anch’io-.
-Ha ragione! -.
-Mia madre è morta per proteggermi dalla Sorgente. Ho un conto aperto con lui! -.
-Me ne frego di Wyatt Halliwell. Se non lo fermiamo subito, potrebbe distruggere il mondo! Se fosse uno stregone buono, degno di questo nome ci autorizzerebbe lui stesso ad agire! -.
-Io e mio figlia ci siamo salvati per miracolo: lo devo alla memoria di mia moglie! -.
-Sì, votiamo! Votiamo! -.
-Questa gentaglia, non merita il potere! Io dico che gli Anziani devono toglierglielo! -.
I membri della famiglia guardarono esterrefatti, almeno metà della comunità magica urlare contro di loro… e stavolta senza alcun inganno! Tutti avevano negli occhi un’urgenza di agire, una rabbia, che le semplici parole non potevano esprimere.
-Basta! D’accordo non sono perfetti, ma sono comunque la nostra arma migliore! Vogliamo davvero cacciarli, nel momento più difficile e pericoloso della nostra vita? - urlò la vicepreside della scuola.
-Per favore! Non lotteranno mai contro Wyatt!-.
-Trent’anni fa io ho eliminato mio marito, perché era posseduto dalla Sorgente! - strillò inviperita Phoebe.
-Ma non sapevi che fosse posseduto! - strillò un folletto. - Altrimenti, non lo avresti fatto! -.
-Già, ti sei limitata a vedere un mezzodemone che cedeva alla sua vera natura… non ti sei impegnata tanto per lui, perché in fondo non era della famiglia …! Non ci si può fidare di voi! – urlò Katie.
Vedersi sbattere in faccia in quel modo il suo più grande errore in un momento del genere fu dura per Phoebe.
-BASTA! - tuonò Sandra. - Questa discussione non porta a nulla e non c’è tempo da perdere! Volete davvero votare sul da[j1]  farsi? Sul togliere il comando agli Halliwell? -.
Decine di risposte fioccarono contemporaneamente. Ci pensò un altro Anziano Odino a ristabilire l’ordine, ordinando a chi desiderava andare al voto, di alzare la mano. Più di due terzi dei presenti, scagliò il pugno in aria.
-Si vede a occhio, che la maggioranza vuole il voto- commentò l’anziano. - E sia! Dateci solo mezz’ora di tempo, per stabilire come votare-.
Il risultato fu nettò: il 60% dei voti dava ragione a Madeleine. Dopo quel perfetto infangare gli avversari non poteva essere altrimenti.
-Non accetterò di buon grado questa sentenza! - urlò Piper, agitando i pugni in aria.
-Accettala e basta. Noi non vi vogliamo! – fece inferocita la rossa.
Si susseguì un gioco di sguardi – quello infuocato di Piper e quello gelido di Owen – che vide vincitore quest’ultimo.
-Non abbiamo più bisogno di qualcuno che ci protegga- sentenziò Madeleine. - Abbiamo dimostrato che sappiamo decidere da soli. Andate pure a cercare di liberare Wyatt. Se ci riuscite bene. Noi invece troveremo modo di distruggerlo. E se la vostra incredibile faccia tosta, vi farà venire voglia di vendicarvi, noi saremo pronti-.
-È una minaccia?!- abbaiò Piper, mentre la nuora, la tratteneva per impedirle di saltare addosso alla rossa.
-Una constatazione- rispose Odino dandole le spalle.
 
////////////////////////////////////////////
 
Il vero problema di Chris era di essere abbastanza intelligente da riconoscere ciò che buona parte dei suoi parenti si rifiutava di ammettere: che erano state le azioni dei loro genitori a far perdere alla loro famiglia la fiducia della comunità. Mentre rincasava guardò i suoi genitori, le sue zie. Come avevano potuto comportarsi in quel modo?
-E assurdo… non riesco a credere che siamo arrivati a tanto- mugolò Leo quando furono rincasati.
-Neanche io- fece amaro Chris. - Quell’uomo aveva ragione… era tuo compito tenere la mamma e le zie sulla strada giusta! Come hai potuto non fare niente, mentre mamma e le zie… si comportavano in quel modo?! E voi… come avete fatto a fare cose, così… così… orribili?!-.
-Stai dicendo che quella lì aveva ragione?!- fece sbalordita Piper.
-Certo che aveva ragione! Ammazzare una persona per proteggere… l’altro me! Non potevate trovare un altro modo?! E lasciare libero un demone che… che… non riesco neanche a dirlo! Io non dormo la notte, da quando Wyatt è stato posseduto… ma penso anche a tutti quei poveracci massacrati! Mi porterò il rimorso fin nella tomba… ma di quella gente a voi è mai importato qualcosa?!-.
-Chris… noi… abbiamo sbagliato. Ma una vita come la nostra… non è facile- mugolò Phoebe.
-Certo. Ma questo non vuol dire che possiate infischiarvene di quelle degli altri- rispose deluso il secondogenito di Piper.
-Abbiamo salvato tanta gente- s’inserì Paige.
-Questa non è una gara a punti! Una persona morta è morta! E voi… avete causato delle morti! - sbottò Chris.
-Senti adesso basta! L’hai detto che non dovevamo litigare tra noi! - urlò Leo.
-Quello prima di sapere queste cose- fece amaro Chris. - Io torno all’assemblea. Con quello che avete fatto o non avete fatto, io non centro nulla-.
-Cioè stai dalla loro parte? - fece incredula Melinda.
-Io sto dalla parte del bene. E se non si può salvare Wyatt… dobbiamo salvare il mondo-.
-Hai ragione. Vengo con te- disse Prue.
-Io pure- aggiunse Kat.
-Ci sono anch’io- dichiarò Payton.
Incredulo Leo vide suo figlio e le sue nipoti sparire, scegliendo la parte che dava loro torto. Sua moglie e le sue cognate erano altrettanto esterrefatte. E come dai suoi, dai loro occhi cominciarono a trasudare lacrime.
 
///////////////////////////////////////////
 
Brandon Hills aveva votato contro gli Halliwell. Non aveva avuto il coraggio di chiedere a Brenda del suo voto, ma gli era sembrata la decisione più giusta. Almeno aveva la consolazione che sua sorella non fosse stata una maledetta ipocrita, nella sua vita precedente*.
La prima delibera dell’assemblea era stato che bisognava almeno affrontare le forze della Sorgente e dopo essersi nascosti in modo che non potesse rilevarli erano tornati nel mondo mortale. Wyatt Halliwell sapeva chi erano, la loro casa non era più sicura… con la sua velocità, Brenda era corsa a recuperare tutto quello che poteva servire, ma sarebbero dovuti rimanere nella Foresta Incantata per un po’… eppure continuava a pensare che stessero solo rimandando l’inevitabile…
-Ciao Brandon- fece una voce alle sue spalle. Non la sentiva da un pezzo, ma la riconobbe subito.
-Julian! -.
-Come va? – chiese il mezzodemone.
-Come va? Come va?!- ripeté il biondo esterrefatto. -Ma non sai che sta succedendo? -.
-Sono qui apposta-.
Brandon si sentì stranamente rinfrancato: -Cioè ci aiuterai a combattere la Sorgente? Col tuo aiuto in effetti...-.
-Scordatelo. Se finisse nel mio corpo, saremmo punto e a capo no? -.
Il giovane Hills dovette riconoscere l’esattezza di quel ragionamento, ma ciò gli fece perdere quel po’ di speranze riacquistate.
-Io non posso combattere la Sorgente, ma posso dare a te il mezzo per farlo- aggiunse Julian. - Però sarà pericoloso. Te la senti? -.
-No, ma devo farlo. Parlami del tuo piano- disse determinato Brandon.
 
 
 
  • Nel finale dell’ultima stagione La Triade venne distrutta in modo che non ne rimanesse l’essenza. Dato che però la Sorgente è l’incarnazione del male, penso che ritornerà a prescindere perché legata al male.
 
  • Sono tutte cose accadute davvero nella serie e senza che le protagoniste subissero mai un rimprovero: nell’episodio 1x05 “L’uomo dei sogni” Piper e Phoebe usano un incantesimo d’amore perché vogliono trovarsi dei corteggiatori e Phoebe rende un tale di nome Hans ossessionato da lei, andandoci a letto e in sostanza stuprandolo dato che lo ha privato della volontà. Nell’episodio 6x17 “Teenager per caso” un criminale scopre il segreto delle sorelle e le minaccia e Paige gli fa assumere l’aspetto di Chris per farlo uccidere da dei demoni che gli davano la caccia. Non ce n’era alcun bisogno perché coi suoi poteri avrebbe potuto facilmente disarmarlo o mandarlo altrove. Anche se a danni di un criminale, è stato un omicidio a sangue freddo… e oltretutto è possibile cancellare la memoria ai mortali che scoprono la magia. Nell’episodio 8x11 “Mr. & Mrs. Witch” le sorelle si imbattono in Nanta un demone che rapisce e uccide neonati appartenenti a famiglie illustri per sostituirli con doppi demoniaci che creino punti d’appoggio per i demoni nel mondo mortale. La lasciano andare e basta dicendo che se ne occuperanno i loro figli tra una trentina d’anni. Di tutti i neonati che verranno uccisi e delle loro famiglie che diverranno preda dei doppi se ne infischiano! Quest’ultimo atto, mi pareva abbastanza abietto da scatenare il disgusto di chiunque, motivo per cui mi sono limitato a citare questi tre episodi, ma di sicuro la serie è ricca di altri esempi.
 
 
  • Prue a differenza delle sue sorelle non abusava mai della magia e non mostrava comportamenti egoistici.
 
 
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Finalmente riesco a rimettere mano a questa storia! Qui ci sono andato giù pesante, ma credo di non poterne fare a meno se scrivo su questa serie. Diciamoci la verità: quando ci si mettono le sorelle Halliwell sono proprio persone orribili. Prue era l’unica eccezione, ma solo perché è morta prima che gli autori potessero massacrare il suo personaggio. Potete dire quello che volete sul reboot, ma almeno lì le protagoniste non si comportano mai in modi simili.
Ne è un ottimo esempio l’episodio 1x04 “Esorcizza i tuoi demoni” in cui le sorelle Vera mentre cercando di liberare una donna da una possessione demoniaca, causano la morte di un poliziotto che stava indagando su di loro perché le credeva giustamente coinvolte in alcuni eventi misteriosi.
Non rimangono distrutte dal dolore, è vero, ma Mel Vera nella puntata successiva ammette la loro responsabilità nell’accaduto e dice che devono fare meglio. E ricordiamo che loro hanno causato quella morte, mentre provavano a salvare un’innocente.
Fate un po’ voi: qual è il trio migliore? In ogni modo il capitolo è venuto lunghissimo, quindi ho dovuto dividerlo ancora, ma spero di chiudere questa storyline con la terza parte. A presto!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3776812