La nostra stagione

di etienne86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 

Luglio 1789

Scese le scale, piano, e volse lo sguardo al cielo.
Era bianco come il latte, senza sole, senza nubi. Una leggera pioggerellina insisteva a scendere sulle strade di Parigi e rendeva l'aria satura di umidità, senza tuttavia ripulirle.
Fece cenno al cocchiere che l’aspettava fuori dalla casa del dottor Lasonne. Una carrozza anonima, questa volta, senza lo stemma di famiglia, l’aveva attesa in un cortile lì vicino, per non dare nell'occhio. Ed anche Oscar si coprì il capo col cappuccio del mantello, istintivamente, anche se tra qualche istante sarebbe stata al riparo. Entrò nell'abitacolo e si lasciò cadere sul sedile. Il vetturino stava aspettando che gli indicasse la prossima destinazione, ma si sentiva paralizzata da un sordo dolore.
Non pensava alla sua malattia, alla morte certa che l’attendeva se non si fosse presa cura di se...nella sua testa rimbombavano le parole del medico...
Possibile che non ve ne abbia parlato? Che si sia tenuto tutto per se?
Pensò che aveva fatto molto di più, aveva recitato alla perfezione quando le erano venuti dei sospetti, l'aveva ingannata! Maledizione! E sferrò un pugno contro il cuoio del sedile.
Dopo un attimo sentì qualcuno aprire velocemente la portiera della carrozza ed entrare per poi sedersi di fronte a lei. Con un gesto altrettanto repentino estrasse il piccolo pugnale che portava legato alla cintola, in assenza della spada di ordinanza, ma non attaccò.
"Chi siete? Cosa volete?" urlò, mentre cercava di capire se il cocchiere fosse ancora al suo posto o fosse stato eliminato.
Ma dall'esterno non arrivava alcun rumore, solo l'impercettibile picchiettio della pioggia sulla capotte, e dopo un attimo di esitazione lo sconosciuto abbassò il copricapo e le si rivolse con fare canzonatorio.
"Calma comandante, riponete l'arma. Sono io, soldato De Soisson"
Nel buio dell'abitacolo riconobbe solo la piega beffarda del suo sorriso, mentre il resto del volto rimase nella penombra.
"Maledizione, Alain ! Ti sembra il modo di avvicinarti, questo?" e abbassò il pugnale.
"Mi è andata bene che non avevate i riflessi pronti, vero comandante?"
Si appoggiò allo schienale alle sue spalle, rilassando il corpo e sospirando. Non aveva la forza di sostenere la solita schermaglia con lui, voleva restare sola.
"Cosa vuoi Alain? Perchè mi hai seguito fin qui?"
Diventò improvvisamente serio, non sogghignò più e a sua volta si distese. Il suo volto scomparve nella penombra e quando parlò la sua voce assunse un tono così diverso da non sembrare neppure la sua.
"Me lo ha chiesto lui...di venirvi appresso..."
"Lui?"
"Si, lui...Andre!"
Forse si aspettava che lei ribattesse qualcosa, ma in realtà nessuno parlò per qualche istante.
"E' preoccupato per voi...siete così pallida e magra in questo ultimo periodo...Beh, questo veramente non lo può più vedere, come ormai sapete..."
Strinse i pugni nel buio. Quanto sapeva di quello che era successo poco prima dal dottore?
"Ma si è accorto comunque che non state bene...sostiene che il vostro timbro di voce non sia più lo stesso...che il vostro incedere non sia più così vigoroso...E ha saputo da sua nonna che avete commissionato il vostro ritratto, non ne avete mai voluto uno finora..." si interruppe in una risatina amara "Quanto deve conoscervi bene per capire il vostro stato di salute da tutti questi stupidi dettagli? Si rivolge completamente a voi, come un fiore ai raggi del sole!"
Si appoggiò sulle ginocchia e le si fece vicino, cercando i suoi occhi nell’oscurità.
"Mentre voi non vi eravate accorta che ormai vede solo sprazzi di luce, immagini annebbiate…a meno che non siate ad un palmo dal suo viso!"
Un'osservazione rivolta a lei, per provocarla. Forse, in un altro momento, si sarebbe avventata su di lui, l'avrebbe afferrato per il bavero e gli avrebbe urlato in faccia di stare al suo posto ma in quel frangente...piegò il capo di fronte alla verità.
Come se non fosse successo niente, l'uomo diede un colpo alla portiera e gridò al vetturino di portarli a Palazzo Jarjayes.
"Pensi di scortarmi a casa, Alain?"
"Vi devo parlare, comandante" tagliò corto l'uomo. Poi distese le gambe ed abbassò il copricapo sugli occhi, col chiaro intento di sonnecchiare fino a destinazione.

 

“Lei lo sa, vero?”
Gliel’aveva buttata fuori così, interrompendo uno di quei lunghi momenti di silenzio durante la loro ronda per le strade di Parigi.
Era un passo avanti a lui, non aveva ricevuto risposta.
“Intendo dire…prima di averti sentito nell’armeria…prima che le chiedessi di non sposarsi” insistette.
Questa volta si fermò e si voltò verso Andrè, come a pretendere una replica.
“Si…è come dici…”
Alain sollevò le sopracciglia e sorrise, come invito a continuare.
“Non è come pensi, Alain…è stato orribile! Nel momento sbagliato...nel modo peggiore…”
Alain non sapeva cosa rispondere, stranamente. La loro vita appariva ai suoi occhi come una strampalata commedia, che ti appassiona e diverte ma che, lo capisci da te, riporta situazioni che non potrebbero mai avvenire nella vita reale.
E invece gli era capitato davvero un comandante donna, e non una donna che sembra un uomo, ma una vera femmina, con lunghi capelli biondi e mani affusolate, aristocratica per giunta! E cosa ancora più assurda, aveva scoperto che il suo nuovo amico, quel giovane così apparentemente perbene che si ubriacava tutte le sere nelle bettole della città, era un popolano, servitore della “dama guerriera” e perdutamente innamorato di lei. Se questa fosse stata la trama di uno dei tanti piece teatrali che si vedevano in giro, avrebbe riso per l’assurdità della situazione.
“Eppure…per quanto sappia che le cose…non dovevano andare così…adesso sto meglio, Alain” aveva ripreso Andrè, alzando finalmente il capo e puntando lo sguardo in quello del compagno.
“Tu non puoi capire cosa significhi nascondere i propri ardori, anche quando sei a un passo da lei tutti i giorni, tutto il giorno. Quale sia il prezzo del silenzio, quando la vedi innamorarsi di un altro e fare innamorare a sua volta un altro uomo. E sapere di essere fuori dai giochi semplicemente perché lei è nobile e tu no. Adesso lei lo sa, e non mi importa più se non mi vuole tra i suoi soldati, se evita i miei sguardi. Puoi non crederci, ma sono più libero adesso di quanto lo sia mai stato nei vent’anni in cui le ho fatto da attendente”.
Alain lo aveva ascoltato in silenzio, e in silenzio aveva considerato che forse dapprincipio Oscar non lo aveva voluto, ma adesso non c’era occasione in cui non gli ordinasse di stare al suo fianco…e se Andrè non avesse avuto la vista così guasta si sarebbe accorto, come si era accorto lui, che il comandante non solo non evitava i suoi sguardi, ma li ricambiava con la stessa intensità. E sempre tra se e se, lisciandosi pigramente il mento, rifletteva sul fatto che alla fine Oscar non si era sposata, come lui le aveva chiesto, sottraendosi all’ordine del proprio padre, e aveva rifiutato anche solo l’idea di offrirsi a possibili pretendenti, sebbene ormai un po’ attempata per accasarsi.
Aveva taciuto e dopo aver condiviso con Andrè una fiaschetta di liquore, avevano continuato il loro servizio di guardia.
Ma non aveva mai smesso di osservarli da lontano, muto spettatore del loro rapporto unico e così insolito, ai suoi occhi. Perché si era affezionato ad entrambi, e voleva la loro felicità; capiva che era lì, a portata di mano, e loro continuavano a sprecare tempo prezioso, girandoci attorno. Perché nel suo mondo di felicità ne era entrata davvero poca, e la sventura si era portata via sua sorella Diane e sua madre, tutta la sua famiglia, lasciando solo vuoto e rimpianti.
Così quando tempo dopo Andrè gli aveva chiesto di seguire Oscar, non essendo più in grado di farlo, aveva accettato subito nel suo cuore, fingendo di rifiutare nella realtà. E avendo sentito il comandante ordinare una carrozza per quella sera, aveva scoperto la destinazione e si era fatto trovare là.

 

Con un gesto lento e misurato Alain si appoggiò al sedile e si calò il berretto della divisa sugli occhi. Voleva farle credere di essersi appisolato, mentre il suo intento era quello di prendere tempo…e pensare.
Sorrise tra se riflettendo su quanto gli capitasse spesso, da quando li aveva conosciuti. Lui, così abituato a farsi scivolare addosso le cose e restare sempre centrato sulla realtà, e sulla sopravvivenza, si vedeva quotidianamente proiettato in un mondo di sentimenti a lui totalmente estraneo.
Purtroppo i timori di Andrè erano motivati, il comandante era gravemente malato. E mentre lui, nascosto dietro ad una porta, sbarrava gli occhi di fronte alle parole del dottore, con gli stessi occhi poteva osservare Oscar ricomporsi senza nemmeno un tremito della voce, infilarsi lentamente i guanti senza la minima incertezza nelle dita. Aveva ancora una volta ammirato il coraggio e la fermezza con cui si poneva di fronte agli eventi, anche quando la toccavano così intimamente.
E poi…era bastato un accenno ad Andrè per gettarla nell’angoscia. Quando aveva saputo delle sue reali condizioni, la sua impassibilità era crollata come un castello di carte. Era la conferma di un sospetto che nutriva ormai da tempo, cioè che Oscar, per quanto incredibile potesse sembrare, ricambiasse i sentimenti di Andrè.
Per questo adesso si trovava su quella carrozza, diretto a palazzo Jarjayes. Non era quello che Andrè gli aveva chiesto, ma non voleva più sbagliare. Il suicidio di sua sorella gli aveva insegnato che i sentimenti non erano faccende da prendere alla leggera, motivo di battute e allusioni...
Non erano nemmeno un terreno sul quale si muoveva agilmente, ma questa volta voleva almeno tentare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Lo osservava mentre divorava avidamente il pasticcio di carne fredda che Marron aveva servito loro in cucina.
Era rimasta colpita nel vedere Oscar tornare a casa con un soldato che non fosse suo nipote, ma non aveva fatto domande.  
Mentre si versava il vino, Alain lanciò un'occhiata fugace al piatto che lei non aveva toccato. Glielo allungò.
"Se vuoi favorire...non ho fame."
"Che bella sensazione dev'essere, comandante!" le rispose con la bocca piena.
Aveva capito che non avrebbe affrontato l'argomento per cui l’aveva seguita fin lì finchè non fosse stato completamente sazio, quindi attese pazientemente.
"Che cenetta appetitosa! Mi sa che dovevo cominciare prima ad accompagnarvi a casa..."
"Puoi restare a dormire, se vuoi, così avrai anche una ricca colazione…"

Alzò gli occhi, come a soppesare quella sua proposta.
"Uhm...mentre mangio potremmo fare un po' di conversazione, non vi pare?Raccontatemi qualcosa, mentre aspettate..."
"Qualcosa?" ripetè sospettosa "Vuoi sapere perchè sono andata dal medico? Questi non sono..."
"No, questo già lo so!" la interruppe, pulendosi la bocca con la manica della divisa. Gli indicò il tovagliolo accanto al piatto.
"Il dottore non è solito chiudere l'uscio di casa, per vostra sfortuna..."
Spalancò gli occhi, sorpresa. Cominciava a sentirsi come un topo in trappola.
"Ma non preoccupatevi! Ho avuto la buona creanza di voltarmi mentre vi visitava! Grandier mi avrebbe cavato gli occhi... e forse voi pure, a giudicare da come mi fissate!"
Non era quello a spaventarla, e certamente Alain l'aveva capito: era tutt'altro che stupido.
Abbassò lo sguardo, a volte temeva potesse leggerle dentro.
"Quindi, se sai già tutto, di cosa dovrei parlarti?"
"Parlatemi di Grandier. Spiegatemi com'è possibile che un giovane educato e pulito come lui abbia lasciato un luogo come questo per unirsi al corpo militare più reietto dell'esercito?"
"Davvero non lo sai, Alain?"
"Vorrei che me lo spiegaste voi..."
Sospirò.
"Andrè è stato il mio attendente per quasi vent'anni. Quando ho lasciato il comando della Guardia Reale ha deciso di arruolarsi...per continuare a stare accanto a me, nonostante lo avessi lasciato libero di fare la vita che più gli aggradava. Tu invece, come lo hai conosciuto?"    
Con un sorso svuotò il bicchiere.
“Compagno di bevute! E prima di arruolarsi, Andrè beveva parecchio. Sempre solo,
e triste, anche quando era ubriaco fradicio.”

Le puntò addosso il suo sguardo insolente.
“O gli lasciavate troppo tempo libero…o lo facevate davvero soffrire molto…”
Pensò di aver sopportato abbastanza le sue stoccate.
“Cosa vuoi da me, Alain?”
“Voglio che siate voi a dirgli la verità, sulle vostre condizioni…e sulle sue. Non obbligatemi a mettermi in mezzo”
“Hai appena detto che l’ho fatto soffrire tanto…come pensi potrebbe reagire di fronte alla gravità della mia malattia? Sapendo che potrei morire…molto presto?”
Allentò il nodo del suo immancabile fazzoletto rosso e stirò le gambe.
“Francamente non lo so, comandante. Ma so che non c’è libertà senza verità, e me lo avete insegnato voi! Andrè, in questo momento, non è un uomo felice. Combatte con tutte le sue forze per continuare a vivere un amore che ormai si è ridotto, per lui, alla sola vicinanza con la vostra persona, alla sola possibilità di vedervi…e sa che tutto questo durerà ancora per poco. Non intende rinunciarvi, ed è il solo motivo per cui non vi ha parlato del suo problema. Credo che l’unica sua aspirazione, ora, sia …riuscire a morire per voi. Prima di perdere completamente la vista!”
Le sue parole le arrivarono come un vento gelido attraverso una porta spalancata…non avrebbe voluto sentirle, ma sapeva che erano vere. Ricordò  la notte in cui si era offerto alla spada di suo padre, chiedendo di morire per lei…prima di lei.
Sì, Alain non si sbagliava.
“Voglio che non rinunciate a curarvi, a vivere. E ignorare le parole del medico, come immagino intendiate fare, equivale a gettare l’arma in un duello. Morirete voi…morirà anche lui…a che scopo?”
“Alain, tu hai idea di cosa si stia per scatenare in Francia? Il Re e la sua corte non intendono scendere a patti col Terzo Stato, richiamano a Parigi le guarnigioni dell’esercito! Scoppierà una guerra tra il popolo e l’esercito francese…una guerra civile!”
“Certo che me ne rendo conto, comandante. E vi posso dire con certezza che non c’è un solo soldato della Compagnia B che imbraccerà il fucile contro i parigini in nome di Sua maestà! Ma – e abbassò la voce, continuando a fissarla- la cosa non riguarda né voi né Andrè”
“Perché sono una nobile? Perché lui è legato ad un’aristocratica?” gli urlò, rabbiosa.
“No-le rispose con estrema calma- perché voi siete già…qualcosa oltre tutto questo”
Lo fissò, interdetta.
“Non lottiamo forse per stabilire giustizia ed uguaglianza tra i cittadini di questa nazione? E allora ditemi se sono in errore quando affermo che voi rappresentate già quello che vogliamo ottenere, quello a cui aspiriamo! Siete una donna che fa un lavoro da uomo, e lo fa bene, meglio di chiunque abbia mai conosciuto, lo fa con responsabilità, avendo a cuore la vita di ciascuno dei suoi uomini. Nessuno avrebbe fatto quello che avete fatto voi, quando Gerard ha venduto il suo fucile o quando siamo stati incarcerati e condannati per diserzione. Non ci avete mai trattato come un nobile fa con un popolano, e noi siamo dei miserabili, vi abbiamo attaccato e sbeffeggiato…eppure mai una punizione, mai un’umiliazione da parte vostra.”
Fece una pausa, e questa volta Oscar non lo interruppe.
“Riguardo ad Andrè…è un popolano istruito come un nobile, ammesso a corte, a diretto contatto con la più elevata nobiltà francese, che ha con voi un rapporto paritario, unico! E’ cresciuto al vostro fianco, diventando un uomo buono e intelligente, un amico leale. Nessuno dei miei compagni, che pure mi conoscono da sempre, ha pensato di portarmi la paga e preoccuparsi per la mia prolungata assenza, quando Diane è morta” continuò, chinando il capo.
“Non si è mai vendicato di quelli che l’hanno pestato vigliaccamente…scommetto che non lo ha fatto neppure con chi lo ha accecato all’occhio sinistro!”
Oscar annuì.
“Si innamora di una nobile e vive questo sentimento nonostante le leggi attuali lo vietino, nonostante il suo rifiuto…con un’intensità che non ho mai visto, in nessun altro” Ridacchiò da solo.
“Il massimo del mio coinvolgimento per una donna non va oltre la settimana!”
Anche Oscar sorrise, di fronte a quella confessione.
“Comandante, io sono certo che Andrè darebbe la sua vita per voi, ma credo che fareste altrettanto per lui”
E si fermò attendendo una sua risposta.
“Alain, sarei disposta a sacrificare la mia vita per ognuno dei miei uomini. Penso sia il dovere di un comandante”
“Vi credo. E penso siate l’unico ufficiale dell’intero esercito francese ad interpretare così il proprio ruolo. So che sareste disposta a morire per ognuno di noi. Ma credo anche che ci sia un solo soldato della Compagnia senza il quale voi non potreste vivere”
Non si aspettava un’appassionata confessione d’amore, ma doveva essere sicuro dei suoi sentimenti. Puntò gli occhi nei suoi, che lo fissavano imperturbabile.
“Se mi dovessi sbagliare, basterà una sola vostra parola, e smetterò di parlarvene”
Ma Oscar tacque e lui notò come un’ombra calare sul suo viso.
Poi lei sussurrò “Non c’è più tempo…per noi…”
A udire quelle parole Alain si infiammò e fu lei, allora, a vederlo stravolto, come quella sera, in cui parlava loro, accasciato accanto al cadavere di Diane, rifiutando di accettare la sua morte, di darle una degna sepoltura.
“No, non lo dite…non lo dite” e si alzò di scatto, poggiando le braccia sul tavolo.
“C’è sempre una possibilità, finchè c’è vita! Gliel’avrei gridato come ora faccio con voi, se Diane me ne avesse parlato, se non avesse avuto vergogna del suo dolore!”
Si ricompose e tornò a sedersi.
“E’ così difficile trovare l’amore e poterlo vivere, in questo nostro tempo maledetto.
Quante persone avete incontrato che abbiano potuto godere di questa felicità? Non è forse un bene prezioso e raro? Non è forse un obbligo dare una possibilità ad un amore condiviso per rispetto di tutti quelli infelici ed impossibili? Il popolo non lotta forse per potersela guadagnare un po’ di felicità? E allora voi perchè la considerate un lusso e non un diritto?  Bisognerebbe tentare di essere felici...non fosse altro per dare l'esempio!”* 
Oscar pensò per un attimo allo strazio di Fersen e Maria Antonietta, alle lacrime di Rosalie e al dolore composto di Girodel, al gesto estremo di giovani poco più che bambine, come Diane e Charlotte de Polignac. Rivide se stessa, il viso nascosto contro la porta delle scuderie, la consapevolezza, in quel momento, della felicità completa che un amore ricambiato e vissuto può regalare e che le veniva negata.
“C’è tanta avidità e sete di potere anche tra chi cavalca la rabbia popolare” riprese Alain, alzandosi “ma è per un mondo di persone come voi due che io combatto e sono disposto a morire. Siete la primizia della società in cui vorrei vivere, un domani, dopo aver spazzato via le ingiustizie di quella attuale. Siete voi quello che intendo vedere nella nuova Francia che nascerà da tutto questo. E siete la famiglia che voglio difendere e proteggere…a tutti i costi”
Poi abbassò la voce, divenne quasi dolce.
“Non c'è bisogno di morire per dimostrare il proprio valore”
Oscar lo guardò commossa e turbata.
Alain la fissò intensamente, per qualche secondo, poi riprese col suo tono leggero.
“E’ ora di andare a dormire, comandante !”
“Non tornare a Parigi col buio, Marron ti indicherà dove puoi riposare per stanotte”
gli rispose Oscar, alzandosi a sua volta.
Lo vide dirigersi verso le stanze degli ospiti, alle spalle della sua balia, imitandone la buffa andatura, strappandole un sorriso.
Al suo risveglio, seppe che aveva lasciato il palazzo alle prime luci dell’alba.

 

 

*frase di Jacques Prevert

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo di transizione, dove Andrè compare fugacemente, necessario ad introdurre la svolta nella storia
 

Capitolo 3

La mattina fece colazione da sola nelle cucine.
Le parole di Alain sembravano volteggiare ancora sospese tra quelle mura dove le aveva ascoltate poche ore prima.
Aveva dormito tutta la notte e si sentiva riposata; dopotutto, l’incontro con Alain aveva spazzato via l’inutile sconforto, riportando una strana calma nel suo cuore.
Sentiva Marron lamentarsi del fatto che “quello zotico in divisa”, con il quale lei era rientrata la sera precedente, si fosse preso delle libertà, apostrofando la giovane sguattera mentre consumava la sua colazione e facendola fuggire, rossa di vergogna, senza aver terminato le sue mansioni. La interruppe per chiederle di avvisare suo padre che aveva necessità di parlare con lui, quel giorno, al suo rientro per pranzo.
Si vestì con degli abiti semplici, mise in un sacco alcune forme di pane appena sfornato e della frutta ed insieme a Caesar si diresse verso Parigi. Prima di raggiungere la caserma deviò per rue de Bretagne, nella zona del mercato, per salutare Rosalie, che a quell’ora era già al lavoro, ma con suo grande stupore trovò la strada deserta. E non solo mancavano le bancarelle degli ambulanti, anche tutte le botteghe erano chiuse, con gli usci sprangati. Non si udiva alcun rumore, in quella via dove solitamente ferveva l’attività già dalle prime ore del mattino…solo i latrati dei cani, lasciati di guardia dietro ai portoni chiusi.
Sentì una stretta al cuore: questo significava che a Parigi non circolava più nessuna merce, che la fame avrebbe esasperato ancor di più i suoi abitanti. Pensò alle difficoltà in cui poteva trovarsi Rosalie, insieme al marito, senza lavoro e senza cibo. Voleva confrontarsi con Bernard e intendeva farlo insieme ad Alain: lasciò il quartiere del mercato e in pochi minuti varcò l’entrata della caserma.
Il piazzale era deserto, già afoso a quell’ora. Lasciò il cibo che aveva portato con sé nel suo ufficio e si diresse verso la camerata dei suoi soldati. Nel corridoio antistante incrociò due dei suoi uomini: Andrè, con lo sguardo fisso verso qualcosa al di là del vetro e Alain, appoggiato al muro, proprio accanto all’ingresso del dormitorio, col solito stecchino tra i denti.
Entrambi si voltarono verso di lei, ma Andrè non la riconobbe subito, senza divisa.
“Buongiorno, Alain…cercavo proprio te”
“Comandante” le rispose, portandosi la mano alla fronte.
“Va a preparare il tuo cavallo, usciamo in perlustrazione per le strade della città. Lascia la giacca ed il cappello della divisa qui in caserma…e anche il fucile”
“Solo voi due?” intervenne Andrè. C’era una nota di delusione in quell’interrogativo.
Oscar si voltò verso di lui, mentre Alain si allontanava. Si avvicinò, lo prese per un braccio.
“Si, Andrè…non voglio dare nell’occhio. Come stanno i ragazzi, è tutto tranquillo?” chiese spostando lo sguardo sulla porta lì accanto. Voleva in realtà chiedergli come stesse lui, se fosse preoccupato, se la vista quel giorno fosse peggiorata…ma non riusciva ad essere così trasparente. Era come se fossero sugli argini opposti di un fiume, senza più un ponte ad unirli. Riuscì solo a sorridergli, ma lo sguardo di Andrè non ricambiò quel saluto e rimase fisso e inespressivo. I suoi occhi non mentivano mai.
“Beh, li conosci…sono tutti preoccupati, ma proprio per questo più sbruffoni del solito”
Oscar entrò decisa nel dormitorio e subito creò scompiglio, come la prima volta che aveva varcato quella porta. Ma adesso nessuno la temeva o rideva di lei, anzi, tutti lasciarono quello che stavano facendo, quelli mezzi nudi si coprirono in fretta e in pochi istanti le si fecero attorno. Sentì che Andrè era entrato dietro di lei e aspettava, come gli altri, le sue parole.
Erano sorpresi di vederla in abiti civili, qualcuno fece una battuta, affermando che il blu della divisa le donava di più, ma in breve tempo tutti tacquero.
“Buongiorno soldati! Devo andare a Parigi, Alain verrà con me, vi racconterà lui com’è la situazione. Io mi auguro che non arrivi l’ordine di sparare sulla folla, ma non vi nascondo che questa possa essere il nostro compito, per mantenere l’ordine in città. Voglio dirvi una cosa, adesso che ne ho la possibilità. Voi siete dei soldati, dovete obbedire a chi vi comanda. Ma non dimenticate che servite il vostro paese ed è vostro dovere agire per il meglio della Francia, di tutta la Francia, non solo del Re! Non mettete mai a tacere la vostra coscienza, e abbiate cura della vostra vita e di quella di chi vi sta di fronte”. Tacque un attimo, scorrendo con gli occhi sul volto di ciascuno. Quando incrociò lo sguardo di Andrè, vi lesse inquietudine e dispiacere. Gli avrebbe spiegato ogni cosa, ma non lì, in quel momento.
“Buona fortuna a tutti!” esclamò, prima di lasciare i suoi uomini.


“Dove stiamo andando di preciso?” chiese Alain, rompendo il silenzio che era calato tra loro da quando avevano lasciato la caserma. Ormai si stavano inoltrando da diversi minuti a piedi, tra i vicoli dietro rue Saint Honorè, dopo aver lasciato i cavalli in un luogo sicuro.
“Andiamo ad incontrare Bernard Chatelet, uno degli uomini del club di Robespierre”
“Uhm…adesso è tutto chiaro” replicò ironico. Ma lei non aggiunse altro.
Finalmente raggiunsero il portone di una piccola abitazione su due piani, davanti alla quale Oscar si fermò. Bussò con decisione, dopo essersi guardata attorno. Sentirono dei passi veloci, poi Rosalie aprì e guardò da uno spiraglio della porta.
“Sono io, Oscar!” La giovane spalancò l’uscio e li fece entrare.
“Oh, madamigella! Che bello vedervi! Come mai siete venuta fin qui?”
“Madamigella?” ripetè Alain, ridendo “Questa mi mancava…”
“Devo parlare con Bernard, è importante!” le rispose, mentre le porgeva il sacco che aveva portato da palazzo “Questo invece è per voi!”
Rosalie ringraziò, con la gaiezza che Oscar ben conosceva, e salì a chiamare il marito.
“Sapete, le riunioni dell’assemblea durano fino a tardi…”spiegò mentre spariva sulle scale.
“Sarà…” rispose Alain, con aria maliziosa. Oscar lo fulminò con lo sguardo.
Bernard scese dopo pochi minuti, mentre si infilava la camicia nei calzoni. Aveva i capelli arruffati e l’aria stanca.
“Oscar!” la salutò, indicandole una sedia. Si sedettero uno di fronte all’altro, mentre Alain rimaneva in piedi alle sue spalle e si guardava attorno. La casa di Rosalie gli ricordava quella in cui abitavano sua madre e sua sorella, ma era più pulita, accogliente: chi la governava lo faceva con amore.
Bernard osservò Rosalie mentre riponeva i doni che Oscar aveva portato.
“Mi chiedo come facciate voi nobili ad accaparrarvi certe generi alimentari, quando in città manca persino il pane nero!”
Rosalie lo fissò torva e lui si precipitò a scusarsi.
“Mi dispiace…siete stata gentile a portarceli”
“Non importa, Bernard, la mia non è una visita di cortesia”
L’uomo si passò le mani tra i capelli e rimase a fissarla. Poi spostò lo sguardo alle sue spalle.
“Lui chi è?”
“Si chiama Alain De Soisson, è il mio braccio destro tra gli uomini della Guardia Nazionale”
Bernard continuò a fissarlo con sospetto.
“Pensavo fosse sempre Andrè a coprirvi le spalle…”
“Non può più farlo…è praticamente cieco” replicò con durezza, guardandolo negli occhi. Rosalie gemette, portandosi il grembiule alla bocca, ma Bernard rimase impassibile. Oscar voleva essere amichevole, capiva di essere partita col piede sbagliato, ma qualcosa in Bernard la infastidiva sempre, anche se sapeva bene che i problemi di Andrè non dipendevano certo solo dal colpo di spada che gli aveva inferto lui.
“Volevo chiederti come procedono i lavori dell’assemblea…come pensi evolverà la situazione” cercò di tornare al reale motivo della sua visita.
“La situazione del paese è tragica, la gente muore di fame, è necessario intervenire subito…c’è bisogno di riforme urgenti e di denaro, tanto denaro…e il Re traccheggia! La Rivoluzione è alle porte, è questione di giorni…forse di ore!”
“La rivoluzione, dici? Qui a Parigi, dove il popolo è numeroso, vi ascolta e lo guidate. Ma altrove? Negli altri distretti del paese? O pensate di ribaltare il regime sollevando contro il Re e i suoi ministri soltanto i vostri concittadini?”
“Sarebbe auspicabile che anche nelle altre città della Francia ci fosse una sollevazione popolare. Io stesso avevo pensato a creare una rete di collegamento tra Parigi e le altre regioni, per diffondere le notizie, per evitare azioni isolate…ma per questo ci vogliono volontari…e finanziamenti. Tutti i membri dell’assemblea sono artigiani, commercianti, che dedicano parte del loro tempo alla politica, ma che hanno anche i loro affari da seguire. E pochi soldi da mettere a disposizione della causa.”
Oscar si appoggiò allo schienale della sedia e, per la prima volta da quando era entrata, sorrise apertamente.
“Ecco Bernard, io avrei una proposta da farti, a riguardo.”


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Capitolo 4



Era sdraiato sulla branda, le mani piegate dietro la nuca, quando Alain rientrò. Sentì i compagni che lo salutavano e il suo passo pesante che si avvicinava al suo giacilio.
Andrè!” lo chiamò, ma lui non si mosse.
Si chinò su di lui cercando il suo sguardo e abbassando la voce.

Ascolta! Il comandante è rientrato a palazzo Jarjayes. Mi ha detto di avvisarti che ti aspetta là” Il giovane rimase dov’era.
Ehi! Hai sentito quello che ho detto?”
Certo, Alain! Non sono ancora sordo…”
Allora? Cosa aspetti?”
Preferisco restare qui…ogni volta che sto da solo con lei ho paura che capisca tutto, che si accorga che non vedo bene. Non posso rischiare…”
Uhm…io stavolta rischierei. Dai, ti accompagno fino alle porte della città” e si allontanò senza dargli il tempo di replicare.
Cavalcavano fianco a fianco, come fossero di ronda. Alain sapeva che tra pochi minuti l’avrebbe salutato, e che probabilmente non lo avrebbe più rivisto, né lui né il comandante. Non pensava sarebbe stato così difficile.

Hai scoperto qualcosa?” gli chiese Andrè a bruciapelo, riportandolo alla realtà. Sapeva a cosa si riferisse, ma toccava ad Oscar metterlo a parte di certe novità, che riguardavano entrambi.
Si, Andrè. Ho scoperto qualcosa” Lo disse con un sospiro che indusse l’altro a fermarsi.
Continua”
Alain fermò a sua volta il cavallo e si asciugo la fronte imperlata di sudore.

Ho scoperto perchè tu ti sia fissato ad amare per così tanti anni una donna che vive come un uomo. Quando l’hai ammesso ho pensato fossi un pazzo! Ma lei…lei ragiona come non ho mai visto fare a nessuno, maschio o femmina che sia! Ha testa, ed anche un grande cuore. E quando prende una decisione è tenace, arriva sempre dove vuole. Non credo sia il genere di donna che fa subito breccia nel cuore di un uomo, ma penso che se ti innamori di un tipo così non riesci più neanche a vederle, le altre...”
Andrè sembrò soppesare quella risposta, poi sbuffò “Ti prendi gioco di me, Alain? Lo sai a cosa mi riferivo!”
Il compagno rise.

Ho scoperto... che dietro quell'aria mite sei geloso come pochi!”
Andrè strinse le gambe e il suo cavallo riprese il passo, lasciando il compagno alle sue spalle.
Geloso e permaloso! Pensò mentre l’altro si allontanava.
Ho scoperto che Bernard Chatelet ti ha accecato l'occhio sinistro!” gli urlò, inducendolo a fermarsi nuovamente. Lo raggiunse e continuò, abbassando la voce “Mentre tu ti preoccupavi di non fargli neanche un graffio, lui ti ha malamente sfregiato il volto. Sono certo che sia ancora dritto sulle sue gambe per tua esplicita richiesta...la tua Oscar non gliel'avrebbe fatta passare liscia altrimenti!”
Per un attimo nessuno dei due parlò. Andrè continuava a non capire cosa fosse successo quella mattina e cosa stesse accadendo anche in quel preciso momento. Erano arrivati nel frattempo alle mura della città da cui si apriva la strada per Versailles.

Ascolta Andrè: il comandante non sarà tale ancora per molto. Credo che abbia salutato i ragazzi, stamattina. E ho qui con me una lettera che vuole legga loro” continuò, battendosi sul petto dove custodiva i fogli che Oscar aveva scritto di suo pugno e che gli aveva affidato, quando si erano separati, conclusa la chiacchierata con Bernard.
Andrè ripensò a quel veloce momento che Oscar aveva dedicato ai suoi uomini, poche ore prima, alle sue parole
… Voglio dirvi una cosa, adesso che ne ho la possibilità…Si stava congedando, ora lo capiva.
Alain continuò.

Ho scoperto che intende lasciare l’esercito e unirsi alla causa del popolo in rivolta”.
Se non accetterai Alain, io non lascerò il comando. Sei l'unico a cui potrei affidare il destino dei miei ragazzi

E ho scoperto che ha scelto me come suo successore a capo della Compagnia dei Soldati della Guardia”


Oscar rientrò da Parigi poco prima di pranzo.
All’ingresso si imbattè nell'anziana governante, alle prese con un gruppo di operai intenti a issare sulla parete del salone il suo ritratto, ancora coperto da un drappo di velluto.

Vostro padre vi attende nello studio-le ricordò senza distogliere l'attenzione dal lavoro dei quattro ragazzotti- e vi ricordo che tra circa mezz'ora serviremo il pranzo, non prima di aver ammirato questo capolavoro, sempre che questi fanfaroni siano riusciti nell'impresa!”
Oscar sorrise di fronte ai soliti modi burberi di Marron e prima di raggiungere suo padre salì in camera sua. Staccò dalla giacca della divisa la spilla con lo stemma di famiglia, quella che da generazioni si tramandava agli eredi maschi del suo casato.
Il suo sguardo si soffermò sulle sue mani. Piccole, affusolate...
Aveva incrociato l'ennesimo mendicante, quella mattina, dopo aver lasciato la casa di Bernard. Tendeva la mano scarna fissando il vuoto, gli occhi vitrei, svuotati di luce. Era rimasta a fissarlo un istante, e in quell'istante aveva sentito il suo cuore schiantarsi, all'idea che Andrè potesse fare una fine simile. Si era chinata e aveva riempito quella mano con tutto quello che aveva con sé. “Grazie, mademoiselle, che Dio vi benedica”
Le aveva appena sfiorato le mani, eppure aveva capito. “Cercate di non farvi rubare tutto” gli disse preoccupata. La povertà induceva ai gesti più efferati. Ma lui le sorrise, e accarezzò un grosso cane col pelo arruffato accucciato al suo fianco. “Ho un amico che mi protegge...”
Si era allontanata col cuore pesante ma ancor più determinata a seguire la sua strada.
Quando entrò nello studio del Generale, lo trovò in piedi, le mani unite dietro la schiena e lo sguardo rivolto ai giardini, oltre la vetrata. Si fermò ad un passo dalla sua scrivania di marmo, sulla quale notò un'unica pergamena chiusa con la ceralacca.

Ha finalmente cessato di piovere. E' un clima insolito, non trovi? Non si tratta dei soliti acquazzoni estivi, ricordano già quei prolungati rovesci autunnali...”
Oscar rimase in silenzio, il Generale non era uomo da prendere tempo con inutili dissertazioni sul clima!

Padre, io..”
Ti ricordi di quando ti era messa in testa di dare la caccia agli arcobaleni?”
Tacque, allibita. Suo padre continuò, sempre rivolto alla finestra.

Avrai avuto 5 o 6 anni, supergiù...ricordo che Andrè era arrivato da poco.”
Si voltò, finalmente, e lei rimase in silenzio, frugando nella memoria alla ricerca di quel ricordo.

Ti eri intestardita a voler trovare un arcobaleno, per capire da dove nascesse o per passarci attraverso, non rammento bene...ma sta di fatto che ogni volta che un temporale cessava, ti mettevi di guardia sulla piccola torre del palazzo e se avvistavi un arcobaleno, ti precipitavi in giardino e correvi fino alla cancellata, per raggiungerlo.”
Si fermò un istante, ed Oscar sorrise abbassando gli occhi, senza aggiungere nulla. Stava ricordando anche lei.

Ma avevi capito che non bastava spingerti fino ai confini della tenuta, e un giorno, senza dire niente a nessuno, appena un arcobaleno è comparso all'orizzonte, sei scappata nelle scuderie, hai montato a pelle il tuo pony e sei partita al galoppo!”
Questo mi sembra di ricordarlo...” aggiunse Oscar.
Già-sospirò il Generale, tornando a volgere lo sguardo all'esterno-dopo poche ore fece buio, e tu non eri ancora rientrata. Riprese a piovere, ed io in persona, con alcuni servitori, uscii a cercarti. Ero terribilmente preoccupato, temevo ti fossi ferita, o che ti saresti ammalata con tutta l'acqua che cadeva, ma quando ti ho ritrovato, accucciata sotto un riparo di fortuna, ti ho rimproverato duramente e ti ho messo subito in punizione, invece di esprimere il mio sollievo e dirti quanto fossi sollevato…e felice.
Così mentre ti riconducevo a casa, infreddolita e bagnata, ti ordinai di cessare con questa stupida fantasia una volta per tutte, pena una serie di duri provvedimenti. Ricordi come mi rispondesti?”
Oscar non lo rammentava. Il Generale si voltò e la fissò intensamente.

Padre, io DEVO andare più lontano, dove sono arrivato non basta!”
Sorrise. “Queste sono state le tue uniche parole, Oscar. Nessuna giustificazione, nessuna richiesta di perdono”
Girò attorno alla scrivania e si mise davanti a lei. La guardò negli occhi, quegli occhi così trasparenti e fieri, che l'avevano sempre reso orgoglioso, anche se raramente gliel'aveva confessato.

Quanto devi andare lontano, Oscar, adesso?”
I suoi occhi si riempirono di lacrime, che l'orgoglio di uomo rigido e di militare consumato trattenevano tra le ciglia.

Questa volta puoi dirmelo, figlia mia, e io lo accetterò.” Fece ancora un passo verso di lei, e appoggiò le mani sulle sue spalle.
Accetterò qualsiasi tua decisione, se sarà quello che serve...perchè ti possa curare...e vivere più a lungo possibile...”
Oscar guardava suo padre mentre piangeva, lottando contro le lacrime: lo stupore l'aveva ammutolita. Il Generale si ricompose, e indicò la missiva che giaceva sulla sua scrivania.

Ieri sera il pittore è venuto da me, voleva mostrarmi il suo lavoro prima di essere ricompensato. Sono rimasto così sbalordito, appena l'ho visto! Ti aveva notato quando, diciottenne, andasti a Parigi con la delfina per la sua prima visita nella capitale. Eri il giovane capitano delle Guardie Reali...ed è riuscito a riprodurre fedelmente i tuoi lineamenti di allora*. Mi ha spiegato di aver operato questa scelta perchè potessimo ricordarci di te prima della malattia, ha detto proprio così...ed io stavo per dargli del pazzo, che non c'era nessuna malattia...ma poi...ho osservato meglio il tuo giovane volto, su quel dipinto, e mi sono reso conto che non sei più così, che sei emaciata e pallida...che forse vedendoti tutti i giorni, questo tuo decadimento mi fosse sfuggito. Per darmi pace ho inviato un messo dal dottore, perchè venisse a visitarti, immediatamente! E questi è tornato con un messaggio di Lasonne...che ti aveva già visto...che queste erano le sue raccomandazioni...”
Prese la lettera e gliela consegnò. Oscar la osservò un istante, poi alzò lo sguardo e cercò quello di suo padre.

Sapete come terminò la mia 'caccia agli arcobaleni'?”
Il Generale si asciugò una lacrima con le mani e si ricompose.

No, Oscar...non ricordo. Penso che non volessi suscitare la mia ira ancora una volta, che ti fossi convinto in qualche modo...”
No...in realtà c’entra Andrè. Non sapeva niente di fenomeni naturali, ma aveva notato che piccoli arcobaleni si formavano quando c'era tanta acqua ed una certa luce. Mi raccontò che li vedeva al grande lavatoio, quando accompagnava sua madre a lavare i panni. Così, mentre io ero in punizione, vagò in lungo e in largo finchè trovo il laghetto nel bosco di salici, dove poco prima del tramonto, davanti alla cascatella, si formava sempre un piccolo arcobaleno. Quando non fui più confinato nelle mie stanze, mi ci portò. Ammetto che all'inizio non fui così entusiasta: non era certo come quegli archi colorati che con la loro ampiezza occupavano l'orizzonte...ma potevo entrarci dentro, vederne l'inizio e la fine...e in conclusione mi sentii soddisfatto. E mi innamorai di quel luogo, divenne il nostro “posto segreto”...”
Suo padre scosse la testa, pronunciando il nome del giovane tra sé e sé.

Padre, io ho deciso di lasciare l'uniforme. Non posso continuare ad essere il vostro successore, vi prego di destinare la mia eredità alle mie sorelle e ai loro figli”
Prese dalla tasca la spilla e gliela mise in mano.

Intendo disporre unicamente di ciò che ho guadagnato nella mia carriera e desidero che, alla mia morte, i miei beni passino ad Andrè Grandier.”
La osservò attentamente prima di replicare.

E magari vorresti anche sposarlo?”
Esattamente la stessa domanda che aveva rivolto a lui, la notte in cui aveva deciso di punirla con la morte per la sua insubordinazione e il giovane si era messo in mezzo.
E come quella notte, anche Oscar replicò semplicemente “Si”
Credeva si sarebbe adirato, invece continuò fissandola negli occhi.

Hai rifiutato Girodel perchè era un tuo sottoposto nell'esercito, un uomo a cui avevi sempre dato ordini e vorresti diventare la moglie di Andrè Grandier, che è stato il tuo servo tutta la vita?”
Sorrise, abbassando lo sguardo. Si aspettava altre recriminazioni, un discorso sul rango e la diversa classe sociale.

Ho respinto Girodel perchè non lo amavo e per quanto riguarda Andrè...direi piuttosto che mi ha amato, servendomi, tutta la vita…”
Il Generale sospirò. Sembrava quasi troppo provato per ribattere.

Hai già deciso tutto Oscar...non ti aspetti la mia benedizione...quindi cosa volevi chiedermi?”
Volevo pregarvi di usare tutta la vostra influenza per la nomina del mio successore alla guida della Compagnia B della Guardia Nazionale”
La guardò stupito.

Anche se non appartiene all'alta aristocrazia francese, desidero che la scelta ricada su Alain De Soisson*...non vi chiedo altro”
Rimase in attesa di una risposta, mentre giungevano i rumori dei martelli e le voci degli uomini dall'altra parte del muro.
Poi suo padre fece un cenno di assenso.
Oscar si voltò per lasciare la stanza, ma arrivata alla porta lui la richiamò.

Non so cosa hai intenzione di fare...ma confido che agirai per il meglio. Fammi avere vostre notizie e permetti a Marron di venire con voi. E' anziana, ma ancora molto capace. Mi sentirò più tranquillo a sapere che lei ed Andrè si occuperanno di te...sarà come avere un po' della tua famiglia attorno...”
Si rese conto che per suo padre fosse difficile lasciarla andare, così.

Grazie, padre. Vi scriverò. Abbiate cura di voi”

*tratto dal manga: il pittore si accorge della malattia di Oscar e la ritrae con le fattezze dei suoi 18 anni e Alain appartiene ad una famiglia povera ma nobile

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Capitolo 5



Si era avvicinato al ritratto per ultimo, quando ormai sua nonna e i genitori di Oscar avevano lasciato la sala. Lei lo fissava, sorseggiando un bicchiere di vino, seduta alle sue spalle.
Adesso sapeva perchè stesse sempre in disparte, perché evitasse di trovarsi solo con lei, troppo vicino. Aveva pensato che non volesse più condividere momenti insieme...e invece lo faceva unicamente per non correre il rischio di essere scoperto!
Rivolse lo sguardo al quadro che troneggiava di fronte a loro: il colpo di genio del pittore era stato quello di riuscire a riportarla indietro di quasi vent’anni, ritraendo, sul suo volto, i lineamenti giovanili dei suoi 18 anni, quando era capitano delle Guardie Reali. Ma Andrè non se ne era accorto. Fissava il dipinto, e non le sfuggirono il pugno serrato per lo sforzo e il suo prolungato silenzio. Questo suo ennesimo tentativo di celarle le reali condizioni della sua vista le fece male. Notò che era dimagrito, la camicia di batista bianca risultava eccessivamente ampia sulle sue spalle e sulle braccia: la vita da soldato semplice l’aveva provato, il lavoro era più duro e le condizioni in cui lo svolgeva più misere. La Guardia Nazionale non era certo famosa per le qualità del vitto ed alloggio riservate ai suoi uomini.
E infine Alain aveva ragione, Andrè era infelice, e lo era ormai da troppo tempo.
I suoi pensieri furono interrotti dalla sua voce, calda e limpida, com’era sempre stata, che descriveva il suo sorriso, cascate di fiori e rose attorno a lei, a ricordargli le campagne di Arras, la loro giovinezza. Pensò che il quadro visto con gli occhi di Andrè fosse più bello di quello che tutti gli altri avevano ammirato.
Si alzò e lo raggiunse. Gli prese la mano, sciogliendo il pugno ancora chiuso, e l'avvolse attorno al suo calice di vino.

Mi hai sempre visto come nessun altro” disse, fissando la sua immagine di dio della guerra in sella al suo cavallo. Poi si voltò verso di lui. “E continuerai a vedermi, Andrè, in qualche modo…”
La guardò a sua volta, poi lentamente sorseggiò il vino, senza aggiungere una parola. Era così vicina che poteva vederla, e coglieva l’emozione che la stava animando, gli occhi lucidi, e la forza di vincere una sua resistenza mentre gli parlava.

Andrè…un tempo…io…-esitò un attimo, poi riprese, convinta- sai, da giovane, quando vidi la futura regina obbligata a piegarsi alla contessa Du Burry, promisi in segreto che le avrei dedicato tutta la mia esistenza, ma ho disatteso quel giuramento. E nel periodo in cui Fersen fu mio ospite, al rientro dalla guerra d'America, giurai a me stessa che sarebbe stato l'unico uomo che avrei mai amato, ma ora non provo più quei sentimenti...e prima di lasciare il mio posto alla Guardia Reale ti comunicai con decisione che non avevo più bisogno di te, che avrei fatto affidamento solo sulle mie forze.” Alzò lo sguardo, cercando il suo.
Ma mi sbagliavo, Andrè…io…sono cambiata...”
Oscar…”
Dovrei lasciare l’esercito, Andrè. Dovrei lasciare Parigi…andare lontano...e con queste premesse non so se ho diritto di chiederti di credere ancora in me, ai miei propositi, a quello che sto per dirti...ma...quello che ora so, quello che sento, chiaramente, è che d’ora in poi…io non voglio più separarmi da te!”
Non era questo il discorso che si era preparata, mentre lo aspettava.
Voleva raccontargli dell'incontro con Bernard quella mattina, del piano che avevano insieme concordato, anche della sua malattia, ma in un altro momento, dopo la partenza...e invece non era più riuscita a trattenere quello che provava e sentiva per lui.
Andrè non aveva fatto domande, non aveva chiesto delucidazioni. Oscar aveva visto il suo volto illuminarsi e sorridere impercettibilmente. Come quando si riceve e si trattiene una grande gioia. Come lo aveva obbligato a fare per tutta la sua esistenza.

E' una vita che vengo con te, in ogni occasione. Ti pare che voglia cambiare proprio adesso?”
Aveva cercato di stemperare la tensione con un tono scherzoso.

Quindi verrai con me? Senza sapere dove andremo e perchè?”
Conosceva la risposta, ma aveva bisogno di sentirglielo dire.

Certo, Oscar! Com'è sempre stato e sempre sarà”
Stava per confessarle ancora che per lui la cosa importante era viverle accanto, ma si trattenne.

Spero  tu possa spiegarmi cosa succede...prima o poi...”
Non terminò la frase. Oscar era impallidita visibilmente, la fronte imperlata di sudore. La vide portarsi una mano alla bocca.

Che ti succede? Oscar?”
Si allontanò da lui voltandosi e dirigendosi rapidamente verso la porta.

Scusa Andrè, continueremo il discorso più tardi...io devo...prepara un bagaglio leggero, partiremo molto presto!” Le ultime parole lo raggiunsero che lei era già uscita.
Corse velocemente su per le scale, diretta alla sua camera, urtando malamente una cameriera che scendeva con della biancheria in mano, sentendo alle sue spalle lo sguardo indagatore di Andrè.
Sapeva cosa stava per scatenarsi, e non voleva che lui la vedesse così.
Chiuse a chiave la porta della sua stanza un attimo prima che la tosse le scoppiasse nel petto e la mano le si riempisse di sangue. Rimase accasciata davanti alla toeletta per interminabili minuti, finchè la crisi non passò, così com'era venuta. Si sciacquò le mani ed il viso per poi lasciarsi cadere sul letto. Nascose il volto nella piega del braccio e lentamente riprese a respirare regolarmente.
Ripensò ai progetti di cui aveva parlato con Bernard e, per la prima volta nella sua vita, pregò di avere tempo sufficiente per portare a compimento quanto aveva pianificato.

Andrè rientrò nel salone. Riunì su un vassoio il calice di vino e la bottiglia da cui era stato servito e si diresse alle cucine. Passando davanti all'ampio scalone lanciò un'occhiata verso la porta dell'appartamento di Oscar. Un gesto dettato dall'abitudine: in realtà non riusciva a vedere niente, lo sapeva.
Sentì sopraggiungere alle spalle sua nonna, in preda all'agitazione.

Oh, Andrè, per fortuna ti ho trovato! Vai subito con quel vassoio in cucina. E' arrivato un ragazzotto da Parigi, sostiene di dover incontrare il conte De Jarjayes. L'avrebbe mandato un certo Monsieur Chatelet, d'accordo con madamigella!” Andrè la fissò stupito.
Oh Cielo! Nemmeno tu ne sai niente? Va a parlarci, io ho troppo da fare coi preparativi, se il tempo lo consentirà dovremmo partire già domani!”
Dovremmo?” ripetè il nipote, grattandosi la testa.
Si, certo, verrò anch'io con te e madamigella Oscar! Credevi forse di andare a fare una scampagnata come quando eravate ragazzi?”
Lo fece sorridere vedere sua nonna infuriata come tanti anni addietro, con la cuffietta tutta storta e le mani piantate sui fianchi . Ma mentre si dirigeva alle cucine pensava a dove potesse mai avere intenzione di andare, Oscar, da portarsi appresso una donna anziana come sua nonna?
Entrò e appoggiò il vassoio. 
Non lo vide subito. Stava seduto in un angolo, le mani ossute avvicinavano alle labbra una scodella quasi più grande del suo stesso viso.

Buongiorno” lo salutò.
Il ragazzo abbassò la tazza e lo squadrò.

Sei Andrè, non è vero?”
L'uomo annuì.

Allora spero che saprai qualcosa di più di quella vecchietta isterica con cui ho parlato prima”
Potresti, per cominciare, dirmi come ti chiami. E per quanto riguarda la vecchietta, credo sia la stessa persona che ti ha riempito la scodella, potresti mostrare un po' più di rispetto!”
Il ragazzo sbuffò e si alzò in piedi. Anche così era una spanna più basso di lui.

Mi chiamo Gilbert. Gilbert Sugane”
All'udire quel nome il volto di Andrè si illuminò.

Si, proprio io, il piccolo Gilbert” continuò con tono scontroso “quello che tu e il conte avete salvato, una dozzina di anni fa. Me l'hanno raccontata infinite volte quella storia!”
Nonostante i modi antipatici, Andrè gli sorrise, sinceramente felice di incontrarlo nuovamente.

E dimmi, Gilbert, come stanno i tuoi genitori? Come mai ti hanno mandato a Parigi?”
Il ragazzo fece qualche passo attorno al tavolo, nervoso, come cercasse qualcosa. Gli rispose senza guardarlo in faccia, fissando la propria mano scorrere sulle assi di legno.

I miei genitori sono morti. E così i miei fratelli più piccoli. In miseria, come sono vissuti. Sono venuto a Parigi grazie all'aiuto di Robespierre, che conosceva mio padre”
Adesso guardava in modo distratto le suppellettili appese alle pareti.

Ho vissuto per un po' con mia sorella e suo marito. Ma è morta di parto questa primavera, e per mio cognato ero solo una bocca in più da sfamare.
Voleva segnalare il mio nome a quelli dell'esercito, stanno rastrellando le campagne per reclutare tutti quelli in grado di combattere, e lo fanno con le buone o con le cattive. Robespierre ha mandato qualcuno a prendermi e mi ha affidato a Bernard e Rosalie. Voglio combattere per il popolo, non per il Re e i nobili. E te lo dico chiaro e tondo, non sono contento che mi abbiano spedito qui. Non ci voglio stare, coi nobili...e i loro servi” concluse in tono sprezzante.

Sono colpito dalla riconoscenza che dimostri al conte de Jarjayes per averti salvato la vita” gli rispose Andrè.
Un gesto di clemenza non cancella una vita di soprusi” gli replicò.
Questa è un'affermazione di Robespierre, non è vero?”
Gilbert lo guardò, gli occhi stretti come due fessure.

Io non sono come te, non voglio ridurmi a servire un nobile solo per un pezzo di pane e un piatto di minestra calda! Se pensano di mandarmi qui a prendere il tuo posto perchè sei diventato cieco si sbagliano!”
A quel punto calò il silenzio. Gilbert capì di aver superato il limite, anche se non ne comprese subito il motivo. Andrè riprese a parlare, la voce molto bassa.
“Chi te lo ha detto? Chi ti ha detto che sto diventando cieco?”

Perchè, è un segreto forse?”
Nello sguardo improvvisamente indurito di Andrè capì che lo era, almeno per lui. Sospirò.
“Lo ha raccontato a Bernard il colonnello, stamattina”

Oscar?” chiese Andrè, l'unico occhio spalancato.
E chi altri?”
Prese una sedia e si lasciò cadere pesantemente. Ma lo sconforto si arrestò davanti ad un altro pensiero.
Allora...mi ha chiesto di seguirla, anche sapendo che tra poco non vedrò più nulla.
Sentì addosso lo sguardo di Gilbert, e pensò che aveva sopportato abbastanza.

Non so cosa ti abbia detto Bernard, riguardo questa missione insieme a me ed Oscar. Ma nessuno ha chiesto di reclutare un servo!” 
Si alzò e gli si avvicinò, fino al punto in cui poteva vedere nitidamente il suo volto.

E non permetterti mai più di parlare con tanto disprezzo di quello che fa un servitore e del perchè lo fa. Non puoi giudicare qualcosa o qualcuno che non conosci. Tu non mi conosci. Non conosci Oscar! La credi una nobile come tutti gli altri, ma lei...lei è come nessuno, Oscar è e sarà sempre solo Oscar! E io non ti permetto...”
Calma , Andrè, non ti arrabbiare” La sua voce lo interruppe, ed entrambi si voltarono mentre lei varcava la soglia delle cucine.
Gilbert” chiamò il ragazzo per nome avvicinandosi, il suo tono dolce come una carezza. Di fronte a quel viso così angelico, bello come lo ricordava, solo più umano e sofferente di come lo ricordava, il giovane Sugane abbandonò i suoi modi sostenuti. 
“Buongiorno conte de Jarjayes” e si aprì in un timido sorriso, a cui già mancava qualche dente.

Niente conte, sono solo Oscar, come ti ha detto Andrè poc'anzi-continuò lei- Sono felice che tu sia arrivato così presto. Sei stanco? Hai già mangiato?” Gilbert la guardava ammutolito: c'era una gentilezza sincera nei suoi modi che lo spiazzava.
Sissignore...volevo dire...si grazie”
Oscar si sedette al tavolo e fece cenno agli altri due di fare altrettanto.

Bene, allora. Marron, la governante, ti troverà un posto dove potrai riposare, per stanotte. Dobbiamo partire al più presto, se possibile già domani. Attorno a Parigi si stanno riunendo guarnigioni dell'esercito, spostarsi può diventare difficoltoso e sospetto. E' necessario prendere una nostra carrozza, togliere tutte le decorazioni, lo stemma di famiglia, meglio se sembri vecchia e usurata. Non abbiamo tempo per trovarne una comune, a Parigi. Puoi aiutare Andrè a farlo, Gilbert?” Il ragazzo annuì con la testa, come ammaliato dalle sue parole.
Bene, io mi occuperò di studiare il nostro percorso sulle mappe, ci aggiorniamo all'ora di cena”
Si alzò e lasciò la stanza, sfiorando il braccio di Andrè, che si voltò a seguire i suoi passi fino alla porta.












 









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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Scusate il ritardo nella pubblicazione dell'aggiornamento...è un periodo un po' così al lavoro

Allora, eravamo rimasti a Gilbert e Andrè che  si occupano di preparare la carrozza per il viaggio...


Capitolo 6


Lavorarono sodo tutto il pomeriggio, scambiandosi giusto le parole necessarie per proseguire e terminare il compito assegnato loro. Quando udirono il campanile battere le sei, avevano concluso la loro opera. La guardarono insieme, soddisfatti: avevano tolto qualsiasi orpello o inutile ornamento, e per rendere ancora più credibile il loro lavoro, avevano grattato la vernice in alcuni punti, conferendo alla carrozza un aspetto vissuto ed usurato.
Si lavarono dalla fatica davanti alla scuderia, poi, con i capelli e gli indumenti ancora umidi, si diressero verso l'entrata secondaria del palazzo.
In cucina una delle cuoche stava già servendo la cena al resto della servitù. I commensali si strinsero e fecero loro spazio sulle panche attorno al tavolo. Gilbert si buttò sul cibo con la foga tipica della sua età, Andrè mangiava piano, a fargli compagnia la consapevolezza che quella fosse la sua ultima cena a palazzo, dopo una vita trascorsa lì. Osservava ad uno ad uno i volti che lo circondavano, alcuni li ricordava da sempre, erano giovani quando era arrivato, ancora bambino, più di venticinque anni prima, altri li aveva visti crescere. Sapeva che tutto stava per finire, non solo la sua permanenza lì. Quel mondo non sarebbe durato ancora a lungo, e quello che già si affacciava nel presente gli era completamente sconosciuto. La sua vista si stava spegnendo, mancava poco, sapeva anche questo. Fuori dalle mura di palazzo Jarjayes, lontano dalla vita che conosceva a memoria, nei suoi tempi e nei suoi ruoli, c'era qualcosa che i suoi occhi non avrebbero mai visto. Si sentiva inquieto e fragile, mentre avrebbe voluto essere calmo e forte, per lei.
Prima che il resto dei domestici si disperdesse, ciascuno a seguire la propria mansione, Nanny si avvicinò e gli sussurrò che il generale lo aveva fatto chiamare.
Salì piano le scale che conducevano al suo studio. Le aveva percorse così anche quella notte, l'ultima volta che era entrato in quella stanza. Sorrise tra sé...in realtà non ci era entrato, si era precipitato dentro non appena aveva colto il riflesso della spada alzata sopra il capo di Oscar. Da allora non si erano più scambiati una parola, lui e il generale Jarjayes.
Questa volta lo trovò in piedi, rivolto verso l'ingresso, come se lo stesse aspettando.

Entra Andrè, e chiudi la porta”
Il giovane obbedì, ma rimase distante, proprio davanti all'uscio.

So che siete in partenza...Oscar, insieme a te e a tua nonna.”
Sissignore”
Vedi Andrè, anche se mi costa ammetterlo...ti devo la vita di mia figlia. Se la sera in cui avevo decisa di punirla per la sua insubordinazione tu non mi avessi fermato, lei e probabilmente anch'io saremmo morti, inutilmente”
Fece una breve pausa, ma Andrè non disse nulla. In fondo, non aveva parole da aggiungere a quelle già pronunciate, proprio quella notte.

Ricordo cosa mi dicesti allora, e non ho cambiato idea in merito. Un nobile può sposare qualcuno che abbia titoli del suo stesso livello, e nessun'altro. L'amore, se c'è, può aggiungere una particolare felicità...ma non è necessario alla buona riuscita di un matrimonio. 
L'unica obiezione che ho nei tuoi confronti è legata alla tua condizione di popolano e a nient'altro. Sono certo che nessuna donna sia mai stata amata con tanta devozione e rispetto quanto Oscar da parte tua.”
Andrè chinò il capo. Un'altra notte di violenza, una notte che solo lui ed Oscar conoscevano e ricordavano, affiorò nella sua mente. Un momento di follia che aveva cancellato proprio quella devozione e quel rispetto.

Ma quello che ti chiedo, adesso, è di non lasciarla mai sola. Mai. Qualsiasi cosa succeda, voglio che possa sempre contare su di te.”
Certo, generale” Questo poteva prometterglielo senza sentirsi sleale.
Bene-concluse l'uomo-Puoi andare, Andrè”
Entrambi sapevano che molto probabilmente non si sarebbero mai più rivisti, ma non ci furono parole di commiato tra loro.
Quando raggiunse l'androne del palazzo vide Gilbert arrivare dall'ingresso padronale.

Dove ti eri cacciato? Oscar voleva controllare la carrozza, per vedere com'è venuta”
Gli faceva effetto vedere quel ragazzo chiamarla così, in modo tanto confidenziale.

Tranquillo, ci ho pensato io” continuò, con quel tono sbruffone che Andrè proprio non sopportava: era lì da poche ore e si prendeva troppe libertà.
Io vado a dormire- aggiunse, mentre gli passava davanti- lei è ancora là” e puntò il dito alle sue spalle, verso l'esterno.
Andrè uscì senza rispondergli. Un vento tiepido gli accarezzò il viso. Piccole nubi screziate dal rosa del tramonto si confondevano all'orizzonte. Amava guardare il cielo e i suoi colori, era abbastanza vasto perchè potesse ancora vederlo. Mosse alcuni passi verso la scuderia e poi la vide.
Lo stava aspettando, fuori dal portone. Teneva per le briglie Caesar ed il suo cavallo, già sellati.

Vieni Andrè, andiamo a fare una cavalcata”
C'era ancora quello sguardo, così dolce, e quel tono di voce, così carezzevole. Aveva paura di rompere un incantesimo, con eventuali domande.
Lei attese che anche lui montasse in sella, poi voltò Caesar e partì al galoppo.

Seguimi!”
Esitò solo un attimo, poi colpì i fianchi del suo cavallo e le fu subito dietro.
Nella sua visuale sfuocata, i capelli di Oscar che ondeggiavano al vento si confondevano coi raggi del sole al tramonto. L'aria tiepida della sera gonfiava la sua camicia e accarezzava il suo viso, libero dai ciuffi che coprivano la cicatrice sull'occhio sinistro. E anche il suo cuore sembrava rigonfio di una strana felicità, sospeso in quella cavalcata libera tra i prati con l'erba alta, soffioni di tarassaco e petali di papaveri che si disperdevano nell'aria al loro passaggio, nelle orecchie unicamente il rumore sordo degli zoccoli a contatto con il suolo morbido.
Solo quando vide in lontananza il baluginio di mille luci sulla superficie dell'acqua capì che erano arrivati al laghetto del bosco di salici. Non ricordava nemmeno più da quanto tempo non si fossero spinti fin lì.
Oscar lo aspettò, poi insieme smontarono da cavallo. Lasciarono gli animali liberi di affondare il muso nella densa vegetazione e si avvicinarono allo specchio d’acqua, lui sempre un passo dietro di lei. Le abbondanti piogge avevano fatto crescere l'erba che sfiorava le loro ginocchia. 
Al loro passaggio una miriade di libellule dalle ali trasparenti si levava in volo e restava sospesa nell'aria, come attaccata ad un filo. Andrè avrebbe voluto fermare il tempo per prolungare il più possibile quel momento solo loro, in quell'angolo sperduto che custodiva tanti ricordi, felici, intensi.
Ebbe la sensazione che Oscar lo avesse condotto fin lì per parlargli, ma che fosse rimasta anche lei stregata dalla magia del momento.

Questo luogo è rimasto puro e incontaminato come lo ricordavo”
Solo per un istante gli parve che chinasse il capo, come sopraffatta dalla commozione. Ma subito dopo si voltò verso di lui, e riconobbe nel suo sguardo fermo e deciso la determinazione che la distinguevano da chiunque, e che amava perdutamente, come tutto di lei.

Andrè, la rivoluzione è alle porte. Sta per cominciare un braccio di ferro tra il Re con il suo esercito da una parte e i capi del Terzo Stato, col popolo al seguito, dall'altra. Quanto feroce e sanguinoso, non so dirlo.” 
Si portò una mano alla fronte, come se un pensiero oscuro si fosse affacciato alla sua mente.

Per tutta la vita le sofferenze del popolo francese mi sono passate di fianco, e io ho cercato di intervenire, come potevo. So come la pensi a riguardo, come non sia soltanto la povertà e l'estrema miseria dei francesi ad offenderti, ma anche questa rigida divisione in classi sociali che è alla base di tante ingiustizie. Ho deciso di lasciare il mio ruolo nell'esercito...e anche la mia famiglia. Da oggi rinuncio per sempre al mio titolo nobiliare, e voglio schierarmi apertamente con chi lotta per la libertà e la fratellanza in questo paese.”
Pochi passi, e adesso era così vicina, e lo guardava.

"Ma sono malata, Andrè, e non posso pensare di combattere con un fucile o la spada, come ho fatto per una vita. Non posso restare a Parigi”
Malata???
Andrè si sentiva confuso, la sua vista si annebbiò improvvisamente. Ma lei proseguì come avesse parlato di un banale impedimento.

Ho parlato con Bernard: sono tante le cose che posso comunque fare per contribuire alla causa rivoluzionaria".
Andrè cercava di seguire il suo discorso, ma quella parola batteva dentro di lui come un tamburo.

E' necessario collegare la capitale al resto del paese, creare una staffetta per il passaggio di informazioni, di notizie...soprattutto con alcuni centri strategici...bisogna occuparsi di stampare giornali, come avviene a Parigi..”
Di cosa stai parlando Oscar?”
Lo vide preoccupato, mentre lei si sentiva piena di forza, eccitata, quando pensava a questa nuova sfida. Tuttavia ricordava bene le concise raccomandazioni che il dottor Lasonne aveva affidato al messaggero di suo padre: clima temperato, aria asciutta, bagni di sole, vita morigerata e niente alcolici. Fece un respiro profondò e continuò.

Andremo a Marsiglia. Un porto franco, da sempre refrattario alle logiche di palazzo e alle influenze della corte di Versailles, da cui transitano la maggior parte delle merci in arrivo e in partenza dalla Francia. Il sindaco che la governa è un borghese, simpatizza per le idee innovative dei rappresentanti del Terzo Stato. Ma è importante che si crei e si mantenga un filo diretto con l'Assemblea Nazionale, che ci si muova nella stessa direzione. Sarebbe auspicabile riuscire a pubblicare anche là i saggi e le riflessioni che troviamo nei numerosi giornali qui, a Parigi. Gilbert ci aiuterà per il viaggio, e sarà uno dei nostri corrieri. Speriamo di tenerlo il più lontano possibile dai centri di reclutamento: l'esercito ha un disperato bisogno di nuove reclute”
Andrè non sapeva cosa dire: da una parte l'idea di un'impresa del genere, insieme a lei, incondizionatamente schierata col popolo, lo riempiva di felicità, gli sembrava qualcosa di così bello...ma quella premessa...la sua malattia...era il sospetto che nutriva da tempo. Sul quale Oscar era passata velocemente, senza fornirgli ulteriori dettagli.
Lei tacque un attimo poi riprese a spiegare, come stesse pianificando una missione militare.

Siamo diretti a Sud, ma dovremo attraversare la Cote d'Or e raggiungere la località di Buffon, dove si unirà a noi uno studioso, un italiano ospite del conte Leclerc, molto interessato alle nostre vicende politiche. Il suo mecenate è morto un anno fa, deve trovare un'altra sistemazione e al contempo avvicinarsi all'Italia. E’ un favore che mi ha chiesto Bernard.
Potremo viaggiare in carrozza fino ad Auxerre, poi continuare sul canale di Borgogna fino a Digione e da lì proseguire per Marsiglia”
Andrè rimase in silenzio. Pensò che se lei e Bernard avevano pianificato un viaggio così lungo, la sua malattia non doveva essere particolarmente preoccupante.
Oscar gli si avvicinò, la punta dei suoi stivali sfiorava i suoi piedi. La poteva vedere, e la consapevolezza che presto non sarebbe stato più possibile cancellò ogni altro pensiero.

Perchè non parli? Credevo mi avresti sommersa di domande...”
La nostra meta è distante, Oscar. Forse un giorno torneremo qui, ma io...io non vedrò più questi luoghi. Potrebbe cambiare tutto o restare uguale a com'è adesso...io non lo vedrò in ogni caso. Hai ragione, sai? Il mondo che conosciamo, quello in cui siamo cresciuti, si sta sgretolando. Credo che ci aspetti una società più equa e solidale, ma non sappiamo quale sarà il prezzo di questo passaggio. Avrebbe dovuto cominciare da un pezzo, avvenire poco per volta, ma l'ignavia del re e della sua corte hanno esasperato gli animi. Gli attacchi indiscriminati verso i nobili non cesseranno, anzi, temo che nessuno sia in grado di controllare la rabbia popolare. E io vorrei solo sapere di poterti proteggere... ”
Oscar sorrise e senza distogliere gli occhi dai suoi, prese la sua mano tra le sue. Andrè ricordò allora che bastava un suo sorriso per colmare il suo cuore di gioia, ed un semplice contatto con la sua pelle per cancellare ogni tristezza.

Andrè...ci sosterremo a vicenda, come abbiamo sempre fatto.
Tu sarai la mia forza...io la tua luce. 
E qualsiasi cosa accada in Francia, al nostro mondo, ricorda che adesso comincia... la nostra stagione”

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Scusate la tempistica dell'aggiornamento e anche il contenuto di questo capitolo, che non vede sostanziali novità nel racconto.


Capitolo 7

Partirono la mattina del 13 luglio, in una giornata che si prometteva asciutta e leggermente ventilata.
Oscar trovò inaspettatamente i suoi genitori nell'androne del palazzo: sua madre, appena giunta da Versailles, e suo padre. Si tenevano stretti, come non li aveva mai visti fare. Non ci furono parole tra loro. Solo quando ormai stava varcando la soglia, il generale le ricordò la sua promessa. Gli rispose con un sorriso, alzando la mano in un gesto di saluto. Fuori l'attendeva la carrozza, con due piccoli bauli sistemati nell'alloggio posteriore, vicino ai quali Andrè stava legando Caesar.
Gilbert era già seduto sulla serpa, mentre Marie l’ aspettava accanto alla portiera, perchè potesse salire per prima. Le due donne si disposero una di fronte all'altra. Oscar si aspettava un momento di commozione da parte di Marron, in fondo lasciava la dimora dove aveva servito e vissuto per decenni. E invece, non appena le ruote cominciarono a muoversi sul selciato, estrasse dalla sua borsa una stola riccamente lavorata e l'avvolse attorno alle sue spalle.

"Credo che suderò anche senza di questa, Nanny, grazie”
Il Generale vostro padre si è raccomandato moltissimo con me per la vostra salute, madamigella”
L'ilarità scomparve dal tono di Oscar.

Cosa ti ha detto...di me?”
Marie alzò lo sguardo e si sistemò gli occhialini, quasi a volerla guardare bene.

Che avete bisogno di cambiare aria...e anche di cambiare vita, per la vostra salute! E gli ho promesso che vi avrei impedito di trascurarvi ancora ”
Oscar si appoggiò allo schienale e chiuse gli occhi, sospirando. Doveva essere più esplicita con la sua vecchia governante? Doveva prepararla a quello che poteva accaderle durante il viaggio, o anche dopo, se fosse riuscita a concluderlo?

Mi ha anche ordinato di aiutarvi a essere felice. A seguire il vostro cuore, queste sono state le parole esatte” continuò, facendole aprire gli occhi.
E ricorda che solo questo è importante, ha ribadito chiaramente il vostro signor padre”
L'hai sempre fatto, Nanny” la rassicurò.
Furono interrotte da un'evidente sbandata dell'abitacolo, che si inclinò pericolosamente.

Piuttosto, saremo al sicuro con quei due a cassetta?” esclamò l'anziana donna, stringendo al petto la propria borsa.
Andrè si era seduto alla guida, accanto a Gilbert, al quale stava insegnando come condurre una carrozza.
Li sentì battibeccare, Gilbert era tra i due quello che alzava maggiormente il tono di voce, accusando Andrè di non si sa quale distrazione. Poi calò il silenzio e il viaggio proseguì senza altri incidenti.
Quanto udirono i campanili delle campagne attorno a Parigi battere mezzogiorno, si fermarono per una prima tappa e per mangiare qualcosa. Non era sicuro sostare nei villaggi: sebbene avessero tolto qualsiasi segno di opulenza dalla carrozza, erano pur sempre dei benestanti in viaggio, con un proprio veicolo ed un cavallo, appariscente ed in carne, al seguito.
Cercarono una macchia di alberi che potessero fare ombra sulla carrozza e, cercando di non essere visti dalla strada, si misero a mangiare qualcosa dalle provviste preparate per il viaggio, in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Andrè fu il primo a finire, si allontanò dal gruppo per cercare dell’acqua a cui abbeverare i cavalli. Li liberò dai finimenti e li condusse verso un canale. Oscar lo seguì, offrendosi di aiutarlo.

Il sole è forte a quest’ora, rimani all’ombra” le disse. Ma lei ignorò il suo consiglio: si sentiva bene, in forze, anche un po’ stufa di restare seduta e inoperosa sullo scomodo sedile della carrozza, voleva rendersi utile, finchè poteva. Andrè invece le appariva inquieto, preoccupato, e non solo per la sua salute.
Come se la cava Gilbert?” chiese mentre lo seguiva conducendo Caesar.
Bene, quando ascolta e non pretende di strafare!”
Oscar sorrise.

Bisognerà anche insegnargli a cavalcare e a governare un cavallo…”
Lo sentì sospirare e lei gli appoggiò una mano sulla spalla. Lui continuava a volgere lo sguardo nelle campagne circostanti.

Oscar…vedi qualcuno a lavorare nei campi?” le chiese, cambiando discorso.
No, nessuno”
Avvicinò i cavalli da traino all'acqua e sfilò loro la capezza perché potessero abbeverarsi.

Non mi piace questa cosa…è tempo di mietitura, dove sono tutti quanti?”
Oscar non sapeva cosa rispondere.

Avvisa Gilbert e mia nonna di prepararsi, è meglio non perdere altro tempo”
Dopo meno di mezz'ora erano nuovamente in viaggio.
Oscar chiese ad Andrè di unirsi a lei ed alla nonna all'interno della carrozza.
Quando Gilbert spronò i cavalli, si sporse verso di lui, seduto di fronte, e gli chiese chiaramente che cosa lo preoccupasse tanto.

I contadini dei villaggi abbandonano i campi, e si dirigono su Parigi. Mossi dalla fame, attizzati dagli oratori improvvisati che girano di paese in paese, abbandonano le loro poche cose e si riversano in città. Dove c'è ancora meno cibo, dove le truppe richiamate dal re controllano i forni e i magazzini dei viveri. Credo che la fase pacifica di questo confronto tra la famiglia reale, con i nobili ed il clero, e il popolo stia per finire. Ricordi Saint Antoine? Ce ne saranno di continuo, contro tutto e tutti.” e concluse prendendo da sotto il sedile una borsa di cuoio e cercando alcuni fogli di carta stampata.
Posso leggerli io?” chiese lei, delicatamente.
Erano fogli scritti fittamente, con una stampa grossolana, a volte scolorita.

Dove li hai presi?” chiese mentre si allungava verso il finestrino in cerca di luce.
Li trovi ovunque, Oscar. Questi li distribuivano l'ultima volta che ho ascoltato Bernard”
Sollevò lo sguardo dalle pagine stampate solo per un attimo. Non si abituava ancora all'idea che lui avesse un mondo al di fuori del tempo che divideva con lei, anche adesso che era solo un suo soldato e non più il suo personale attendente. Un mondo di curiosità, dubbi, interessi, che andava soddisfacendo come poteva, senza di lei, senza coinvolgerla. E di questo non poteva certo fargli una colpa.
Lesse a voce alta declamazioni di diritto popolare e di incitamento alla lotta. Poi passò ad una copia di L'amì du peuple , con una pubblicazione di Marat*.

I re non devono essere «sovrani», ma soltanto gli amministratori delle entrate pubbliche: come scusarli quando se ne fanno proprietari e le dissipano in scandalose prodigalità?; devono essere virtuosi, ma sono i primi a traviare le donne e i loro sudditi; dovrebbero governare in pace il loro popolo e lo sacrificano ai loro desideri, al loro orgoglio, ai loro capricci; devono essere ministri della legge e invece se ne fanno padroni, non vogliono vedere nei loro sudditi niente altro che schiavi.

Fece una pausa, impressionata da quelle parole. Le capiva, le sentiva.
Marie muoveva rapidamente le dita, concentrata sul suo ricamo, mentre Andrè aveva reclinato il capo e chiuso gli occhi. Respirava piano nel sonno.
Chiuse infine il
pamphlet e si chinò per rimetterlo al suo posto, nella borsa consunta che Andrè tratteneva tra i piedi. Sentì con le dita una copertina rigida, come di un libro, ed allora, mossa dalla curiosità di conoscere le letture di Andrè, lo estrasse dalla sacca. Non era un libro, ma un piccolo quaderno rilegato, con una copertina in pelle scura, leggermente usurata agli angoli. Aprì la prima pagina e riconobbe la calligrafia tremolante della sua governante

Al mio caro nipote Andrè
tua nonna Marie
Santo Natale 1787

La intenerì tenere tra le mani un dono di Marron a suo nipote, sicuramente scelto con cura e parsimonia. Regalare un diario ad un popolano, un semplice attendente, significava vedere al di là del ruolo, conoscere la sua sensibilità e la sua capacità di osservare il mondo attorno e dentro di lui, e di saperlo tradurre in parole.
Sotto questa dedica Andrè aveva scritto una frase.

Un uomo è libero nel momento in cui decide di esserlo.
Voltaire

Aprì il quaderno seguendo il punto indicato con un segnalibro in tessuto e i suoi occhi si spalancarono. Guardò di sfuggita l'anziana governante che sferruzzava davanti a lei, come se temesse di essere scoperta a violare un suo segreto. Poi passò delicatamente le dita sul nastro blu che lei aveva evidentemente cucito alla copertina...lo stesso che per tanti anni aveva visto trattenere i folti capelli di Andrè. Probabilmente l'aveva recuperato dalla coda di cavallo che lui si era tagliato senza un attimo di esitazione, quando aveva deciso di prendere su di se tutti i rischi della loro impresa. Senza rimpianti, per quei capelli rovinati e per quello che era accaduto poi, ai suoi occhi. Ma Nanny, forse perchè nulla deve andare sprecato, o forse per un moto di nostalgia verso un oggetto che il suo ragazzo indossava da sempre, e sempre uguale, lo aveva recuperato e trasformato nel segnalibro di quel diario. E per Oscar toccare quel lembo di tessuto fu come sentire tutte queste cose, improvvisamente. Lo spostò e ritrovò la calligrafia famigliare di Andrè, anche se le parole erano scritte senza la precisione che lo avevano sempre contraddistinto, come nella citazione di Voltaire nella prima pagina.

12 luglio 1789. Mattina.
Ieri il ministro Necker è stato costretto a dimettersi. Poi si è sparsa la voce di un possibile massacro.
Ormai Parigi non dorme più. La gente corre per le strade secondarie con fucili e pugnali. I 100.000 soldati arrivati a Parigi gridano contro il popolo.
Confusione e sospetto: sono questi i segni della nuova epoca?
Sono indispensabili per un domani radioso?
Non so dirlo. Non mi resta che vedere questa fase di transizione, con questo mio occhio destro che ormai sta perdendo la luce**

Si interruppe e alzò gli occhi su di lui. Sentì con rinnovata convinzione la bontà della sua decisione di lasciare Parigi, di portarlo via con sé, lontano da quella confusione e quella violenza.
Tornò indietro di qualche pagina.

Montesquieu sostiene che non esista un potere divinamente attribuito, che nessun re può arrogarsi il diritto di governare in virtù di questo. Nessun dio sceglie i re su questa terra.
Mi chiedo come potranno mai avvicinarsi a questa idea i re di Francia! E non solo perchè significherebbe rinunciare a privilegi e ricchezze, di cui dispongono senza alcuna fatica. Mi domando come potrebbero accettare che la loro vita sia stata definita e governata da qualcosa che non sia la volontà di Dio. Come potrebbe allora considerare la nostra regina, gli affetti sacrificati alla ragion di stato? Quello di sua madre, della sua famiglia e del suo popolo, che ha lasciato per sempre, a soli quindici anni. Quello per un uomo, a cui non ha nemmeno potuto votarsi in segreto. La sua libertà, imbrigliata in cerimoniali tediosi e vessanti. Una vita di agi in una gabbia dorata, senza vedere nient'altro che la reggia di Versailles e i suoi giardini. Con mille occhi sempre addosso, nessun segreto, nemmeno il più intimo. Ha dato alla luce il suo primo figlio davanti ad una folla di nobili curiosi! E lo stesso vale per il nostro re, un uomo timido e pacato, che non ha scelto di diventare re a vent'anni, non ha scelto la propria moglie, non ha scelto le responsabilità di un grande paese come la Francia. Non ha scelto mai nulla e adesso ci si aspetta che assuma delle posizioni in una situazione tanto difficile.
Si può dire a due persone così che Dio non c'entra niente con il loro destino? Che non erano dei prescelti dall'Altissimo ma solo delle pedine degli uomini? Un Re ed una Regina, ma pur sempre oggetti su una scacchiera, mossi da altri?
Si può pensare che accettino supinamente l'idea che la loro vita sia stata tutta una menzogna?

Siamo arrivati al cambio di posta” urlò Gilbert dalla predellina, interrompendo la sua lettura.
Nanny, che a sua volta si era lasciata cullare dal dondolio della carrozza, sobbalzò come colta alla sprovvista.

Oh cielo! Credo di essermi appisolata” esclamò sistemandosi la cuffietta e riponendo il lavoro di ricamo che teneva in grembo.
Hai fatto bene-le rispose Oscar- il tempo passa più velocemente così”
La carrozza rallentò fino a fermarsi del tutto e dopo pochi istanti videro la portiera aprirsi e la faccia sempre imbronciata del ragazzo. Non attese che le donne scendessero e si allontanò con la scusa di “dover fare acqua”.

Dobbiamo svegliarlo” disse Marie mentre scendeva, volgendo lo sguardo al nipote, accovacciato di fianco a lei. Oscar fermò il braccio con cui stava per scuoterlo.
E' meglio che riposi, ha faticato tanto per i preparativi”
Lasciò che la nonna la precedesse, poi prese uno dei cuscini con i quali la governante l'aveva circondata, perchè potesse sopportare nel modo più confortevole i sobbalzi durante il viaggio, e sollevando delicatamente il capo di Andrè, lo mise tra questo e il legno delle parete. La mano seguì poi un percorso tutto suo, soffermandosi sui suoi capelli scuri, in una leggera carezza.
Stai perdendo la vista, ma continui a vedere il mondo intorno a te, a coglierne i mutamenti e i pericoli. Ed io ora ti vedo, interamente, vedo il tuo cuore, generoso e colmo di amore per me, e la tua mente, che ascolta e riflette, libera, mai soggiogata a convenzioni o pregiudizi. Desidero che tu possa esprimerti non solo tra le pagine nascoste di un tuo taccuino, che il tuo pensiero possa arrivare a quante più persone possibile.

Non scendete?”
La voce di Gilbert la riportò alla realtà. Si unì agli altri malvolentieri, avrebbe voluto restare dentro quelle quattro mura di legno, a vegliare il suo respiro lento e pacato. Ma doveva occuparsi di pagare il cambio dei cavalli e dare un po' di tregua anche alle sue membra, da ore nella stessa scomoda posizione.
Aprì la mappa che aveva portato con sé e constatò che erano giunti a Barbizon, vicino a Fontainbleu, dove aveva pensato di soggiornare per la notte.
La locanda che ospitava i viandanti si chiamava La Cle d'Or ed era una graziosa costruzione in pietra, nella via principale del villaggio, con la facciata parzialmente nascosta da un rigoglioso rampicante.
Oscar parlò con la locandiera per organizzare la sistemazione per la notte.
La donna diede loro un'unica ampia camera nonostante le proteste di Marie.

Non vi consiglio di separarvi per la notte. Non possiamo garantirvi che qualcuno entri per derubarvi.”
L'anziana donna ottenne quantomeno uno sgabuzzino con i pitali per avere un po' di intimità.
Rimase anche contrariata dalla povertà della cena, pagata profumatamente e costituita da un piatto di brodo in cui galleggiavano, come isole nell'oceano, piccoli pezzi di carote e patate. Oscar ed Andrè si scambiavo sguardi furtivi, tra i brontolii di Nanny ed il silenzio ostile di Gilbert.
Quando si coricarono, uno accanto all'altro, la nonna pretese che Oscar si coricasse tra lei ed il muro, che Andrè si sitemasse vicino a lei e Gilbert occupasse il posto più esterno del giaciglio.
Il ragazzo fu l'unico a sprofondare in un sonno profondo, gli altri rimasero immobili ad agitarsi, nella mente.
Oscar tossì qualche volta, sperando che la cosa non fosse notata. Aveva la fronte imperlata di sudore, probabilmente la solita febbricola. Si spinse il più possibile contro il muro, affinchè la balia non si accorgesse di nulla, e si sentì sollevata quando all'alba la vide alzarsi e prepararsi, com'era solita fare. Uscì richiudendo lentamente la porta alle sue spalle.
Allora Oscar si voltò e vide il volto di Andrè, adagiato sullo stesso cuscino che lei gli aveva dato in carrozza, finalmente rilassato da un sonno tardivo.
Per la prima volta sentì il desiderio del suo corpo, del suo abbraccio. Era vicino, ma non abbastanza. Fece scivolare piano la mano sul lenzuolo, nello spazio che aveva occupato Nanny, fino ad incontrare la mano di lui, e la fermò sotto la sua.
Rimase un attimo ancora a guardarlo, immobile e inconsapevole accanto a lei, poi chiuse gli occhi. E in quell'istante senti le sue dita avvolgere e stringere la sua mano.
Sorrise, senza riaprirli: per ora le bastava.



*in realtà Marat comincerà a pubblicare questo giornale nel settembre 1789

** traduzione della versione giapponese dell'anime, inizio episodio 37

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

Eccomi con un altro breve capitolo.
Grazie a voi che dedicate parte del vostro tempo a questa mia storia :-)

Capitolo 8


Poi accadde.
Quello che Oscar temeva, il principale ostacolo ai suoi programmi.
Ripartiti da Barbizon la mattina del 14 luglio, fecero buona parte del viaggio sotto un cielo carico di pioggia, senza vento, che prima del tramonto diede inizio ad un prolungato acquazzone.
Andrè restò con Gilbert a cassetta, cercando di proteggere entrambi dalla pioggia battente con un mantello teso sopra le loro teste, mentre rigagnoli d'acqua si infiltravano tra le pareti della carrozza.
Oscar sentiva il freddo penetrarle nelle ossa e a fatica tratteneva la tosse che graffiava insistente nel suo petto.
Trovarono un rifugio di fortuna presso un fienile abbandonato.
Riuscirono a malapena ad asciugarsi davanti ad un fuocherello improvvisato dai due uomini al suo interno, ma durante la notte, stesa su un freddo giaciglio, Oscar sentì la febbre salire e toglierle le forze. Cominciò a pensare che forse non ce l'avrebbe fatta, che aveva trascinato lontano da tutto e tutti anche Andrè e sua nonna, oltre al giovane Gilbert e si ritrovò a fare supposizioni su come avrebbero potuto proseguire il viaggio ed arrivare a destinazione senza di lei.
Il giorno successivo, durante l'intero percorso in carrozza, strinse i denti, avvolta nel suo mantello, col capo coperto, perchè la sua balia non si accorgesse di niente, ma fu inutile. Quando arrivarono ad Auxerre, da cui dovevano imbarcarsi per raggiungere la Cote d'Or lungo il canale di Borgogna*, Marie insistette perchè si fermassero qualche giorno in una locanda.

Siete provata , madamigella!” Non voleva infierire, ma Oscar era sempre pallida, con le labbra livide e tremanti, mentre profondi cerchi scuri le segnavano gli occhi.
No, meglio proseguire fino al castello di Buffon, potremo eventualmente fare una sosta dal nostro ospite, prima di riprendere il viaggio!”**
Decise che si sarebbero fermati il tempo necessario per lasciare la carrozza e i cavalli al cambio di posta e per rifocillarsi un po'. Mentre mangiavano l'ennesimo piatto di minestra e Oscar tentava di riscaldarsi col pessimo vino della casa, arrivò trafelato un messaggero da Parigi, con la notizia dell'insurrezione popolare e della caduta della Bastiglia. Mentre beveva un boccale di birra, in attesa che sellassero il cavallo col quale ripartire verso Digione, Andrè gli si avvicinò e gli chiese di raccontargli tutto quello che sapeva. “Veniamo anche noi da Parigi” gli confidò.
L'uomo si voltò a osservare quella strana combriccola di viaggiatori, poi tornò a fissare Andrè.

Grandi disordini, signore. Il popolo ha attaccato la fortezza e l'ha colpita a cannonate. Le teste del governatore De Launay e di tutte le sue guardie svizzere hanno fatto il giro della città. E la stessa sorte è toccata a Flesselles, il prevot de marchands! Bailly è stato eletto nuovo sindaco di Parigi!”
Ma che dite?- lo interruppe Andrè- com'è possibile che i parigini avessero a disposizione dei cannoni da puntare contro la Bastiglia?”
C'erano dei soldati, con i rivoltosi-spiegò l'altro-soldati della Guardia Nazionale”
Oscar ed Andrè si guardarono in silenzio, mentre Marie si segnava il petto e invocava la Madonna e Gilbert chiedeva cosa fosse la Bastiglia.
Calò il silenzio tra loro. Oscar capiva che doveva fare in fretta, la situazione stava precipitando e lei era ancora lontana dalla loro destinazione. Lasciò la locanda pregando in cuor suo che Alain ed i suoi uomini fossero ancora vivi.
Caricarono su una chiatta adibita al trasporto merci, e larga quasi quanto il canale stesso, i loro bagagli e il cavallo di Oscar, insieme a Gilbert, mentre Andrè e le due donne si sistemarono su una piccola imbarcazione che precedeva la prima.
Partirono al crepuscolo, scivolando lentamente sull'acqua, una lanterna accesa a prua a contrastare l'oscurità.
Oscar si era sistemata sotto la tettoia, vicino al timoniere, col viso rivolto a poppa. Cercava di distinguere la luce proveniente dalla chiatta che seguiva la loro, da cui le giungevano di tanto in tanto i nitriti nervosi di Caesar, ma gli occhi si facevano pesanti, sentiva le membra bollenti e gelide al contempo, spossata dallo sforzo di mitigare i colpi di tosse perchè non si accorgessero delle sue condizioni. Poi fu come se il suo corpo fosse diventato leggero e scivolasse lui stesso sulla superficie dell'acqua.
La mente lasciò il presente, quel viaggio lungo il canale, e la portò altrove.
Un buio di fuliggine, l'odore acre della polvere da sparo nelle narici e poi la coltre nera si apre e davanti a lei compaiono le alte mura della Bastiglia. Lei è lì, accanto alle bocche da fuoco, al suo fianco Alain ed altri dei suoi uomini. Dove sei Andrè? L'ha detto a voce alta o lo ha solo pensato? Non può dirlo, nelle orecchie solo il rombo dei cannoni. Poi qualcosa le esplode nel petto e si sente cadere, come un burattino al quale abbiano tagliato i fili. Apre gli occhi ed ora la Bastiglia la sovrasta, è sopra di lei, al posto del cielo. E tutto quello che sente è freddo, tanto freddo.
Adesso è tutto buio, sbatte gli occhi, ma non vede nulla. Le giunge, da lontano, la voce stridula di Nanny che chiama Andrè, perchè lei sta male...

Dove sono? Cosa mi succede? Andrè! Andreeeee!

Sono qui, Oscar”
Ricominciò a sentire un certo tepore, come se il sangue riprendesse a scorrere nelle vene. E lentamente tornò cosciente di dove si trovava, con chi si trovava.
Sentì che le braccia di Andrè la avvolgevano ed il suo petto la sosteneva, ed il calore che percepiva era quello del suo corpo abbracciato al suo. Poi sentì la sua voce, un alito tiepido nel suo orecchio. Probabilmente sua nonna non poteva udire le sue parole.

Che ti succede, Oscar? Hai la febbre alta, stavi delirando...Mi hai detto di essere malata. Ti prego, dimmi cos'hai, come posso aiutarti...”
Lei inalò una boccata d'aria, e le sembrò così pesante, come spostare un muro a mani nude. Pensò che se era così faticoso respirare, non avrebbe avuto le forze per farlo ancora a lungo. Pensò che non c'era un altro modo per spiegarlo.

Sto morendo, Andrè...”
Per un attimo sentì solo il rumore del suo respiro, ridotto ad un sibilo, fondersi con lo sciabordio dell'acqua sulla chiglia dell'imbarcazione.
Poi riconobbe tra i singhiozzi la sua voce ripetere “No, non può essere...”
Aprì gli occhi e guardò il cielo. Era terso, punteggiato di piccole stelle.
Pensò che stare tra le sue braccia fosse il posto dove voleva essere, sia per vivere che per morire e questa consapevolezza la colmò di una strana serenità.
Le tornò in mente un'altra notte, di cui era certa non avrebbe visto l'alba, una notte illuminata dai lampi e dalla furia di suo padre, ai quali si era opposto solo il coraggio e l'amore dell'uomo che ora la teneva stretta a sé, infondendole calore. Se suo padre non si fosse fermato, Andrè sarebbe morto senza sapere che anche lei lo amava, senza averla mai udita pronunciare le stesse parole che lui le aveva rivolto. E non se lo sarebbe mai perdonata.
Cercò la sua mano, oltre il mantello con cui l'aveva avvolta.

Ascolta Andrè- prese fiato, ne aveva bisogno- ascolta e non interrompermi. Qualsiasi cosa possa accadere a me, devi continuare il viaggio ed arrivare a Marsiglia. Nella mia borsa sono custodite le mappe, con le diverse tappe indicate e segnate. Fatti aiutare da tua nonna, se avessi problemi con la tua vista.”
Un altro respiro, il petto le bruciava.

Troverai anche del denaro, e i documenti della banca a cui scrivere per averne altro, puoi farlo a nome mio...”
Va bene, Oscar, va bene, ma adesso riposati, ti prego...”
La cosa che la faceva soffrire di più era provocargli tutto quel dolore.

Devo dirti un'altra cosa, Andrè, poi non parlerò più e farò come dici.”
Avvicinò la sua mano alle labbra e vi posò un bacio leggero.

Avrei dovuto dirtelo da tanto tempo e avremmo potuto vivere momenti d'amore intenso...e travolgente...”
Le sue parole si perdevano in un silenzio assoluto, come se il mondo si fosse fermato per udire la sua voce, sempre più debole.

Io ti amo, Andrè. Ho finito con l'amarti come non puoi neanche immaginare”



* in realtà il canale di Borgogna fu costruito durante il regno di Luigi XVI, non credo fosse già navigabile nel 1789, prendete questo aspetto della storia come di quasi "pura" fantasia

** ricordate che al viaggio di  Oscar deve unirsi uno studioso italiano ospite del conte di Buffon 


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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

A voi che dedicate parte del vostro tempo alla lettura di questa mia...portate pazienza, questo capitolo è un'agonia, nel vero senso della parola. Però finalmente arriva “l'italiano”, realmente esistito, così come la location di questo episodio (e qui c'entra mia figlia che studia storia e cha ha fatto una ricerca proprio su di lui...)


Capitolo 9


Il viaggio lungo la Borgogna continuò per un altro giorno ed un altra notte. Oscar rimase incosciente per buona parte del tempo, a volte distesa e avvolta nelle coperte, altre seduta ed appoggiata ad Andrè , che cercava di rinfrescarle la fronte con una pezzuola bagnata, o di farle bere un po' d'acqua.
Lui non cedette allo sconforto solo grazie alla forza di sua nonna, che sembrava non perdersi d'animo, e si comportava esattamente come tutte le volte che Oscar si era ammalata, da bambina. Non che avesse mai patito di una costituzione cagionevole, ma le rare occasioni in cui un' indisposizione la obbligava a letto, Oscar soffriva di febbri tanto violente quanto transitorie, che si dissolvevano nell'arco di poche ore. E sebbene il generale Jarjayes non esitasse a consultare uno degli archiatra di corte di fronte a quei subitanei malesseri, Marie persisteva nell'applicare i vecchi metodi che aveva appreso dalle donne della sua famiglia, tra i quali quello di rifocillare la malata con fette di pane e miele, accompagnate da tazze di latte caldo, e di farla riposare tra il suo corpo e quello di Andrè, perchè non avesse mai freddo e “non si sentisse sola”. E lui, che all'inizio si lamentava perchè obbligato “a fare il prete*quando avrebbe potuto godere del suo tempo libero mentre il padroncino era indisposto, alla fine aveva tratto grande felicità da quei momenti, perchè non c'era niente di più gratificante che assistere alla remissione della malattia, che in Oscar era talvolta stupefacente e repentina, e sapere di avervi contribuito.
Così fu proprio grazie a sua nonna, che prese in mano la situazione e lo comandò a bacchetta, che Andrè trascorse il tempo di quel viaggio fluviale sapendo sempre cosa fare, sotto lo sguardo di approvazione dell'anziana donna, che gli infondeva speranza.
Poco prima del tramonto, al termine del secondo giorno di navigazione, giunsero infine alla loro prima destinazione, in Cote d'Or, nella residenza del defunto conte George-Louis Leclerc de Buffon, luogo in cui il celebre “uomo di scienza” aveva progettato e realizzato una moderna e completa fucina per l'estrazione del ferro.
La grande forge de Buffon, così chiamata, si erigeva, discreta ed elegante, sulla sponda del canale, circondata da una macchia di ippocastani e frassini.
La costruzione in pietra, squadrata, provvista di un mulino che drenava l'acqua della Borgogna in un rivo secondario, era la raffineria. Accanto si trovava la fonderia, a forma di prua, come lo scafo di una barca incagliata nell'erba e poco distante l'altoforno, caratterizzato da una sobria facciata in travertino, che ricordava le basiliche romaniche presenti nella regione.
Lontano dal corso d'acqua, e separato dalla fucina grazie ad un ampio giardino in stile italiano, si trovava il pavillon de Buffon, la dimora in cui il conte Leclerc si ritirava durante i suoi soggiorni di studio. Il villaggio di Buffon si trovava a poche miglia da lì, su un basso rilievo collinare, al centro del quale troneggiava il grazioso castello di proprietà.
Non appena la chiatta fu attraccata Andrè balzò sulla sponda.

Vado a cercare qualcuno, voglio che Oscar possa riposare in un vero letto quanto prima e magari che riesca a essere visitata da un medico, prima di ripartire”
Non attese la risposta di sua nonna, che approfittò dell'allontanamento di suo nipote per esternare un po' della sua preoccupazione e raccogliersi in preghiera, chiedendo ad occhi chiusi un atto di benevolenza dal Cielo, che salvasse la sua Oscar.
A quell'ora non c'erano operai al lavoro. Andrè superò la forge , corse lungo i vialetti del giardino italiano, ma non incontrò nessuno. Poi, mentre guardava a destra e a manca girando su se stesso, si sentì chiamare.

Monsieur, cercate qualcuno...o qualcosa?”
Il giovane si voltò in direzione della voce e vide una sagoma avvicinarsi lentamente, scavalcando la bordatura di piccole siepi di una delle aiuole.
Quando fu abbastanza vicino, lo squadrò dalla testa ai piedi.
Era un uomo non più giovane, vestito in modo elegante ma un po' antiquato, con corti capelli bianchi in parte nascosti da un parrucchino del medesimo colore, ma con occhi e sopracciglia nerissimi. Aveva un volto severo, caratterizzato da un sottile naso aquilino, con un incarnato olivastro, tipico di chi si espone spesso al sole senza protezione

Buonasera Monsiuer, mi chiamo Andrè Grandier e vengo da Parigi. Sto cercando il conte de Buffon”
Oh...capisco! Ma il giovane conte de Buffon non risiede qui, dovrete raggiungere il palazzo nel villaggio qui vicino.” E indicò un punto preciso alle spalle di Andrè.
Il giovane si passò una mano tra i capelli, sconfortato: non voleva allontanarsi prima di essersi assicurato che sua nonna fosse riuscita a gestire la situazione , dovendosi occupare di Oscar e al contempo controllare lo scarico dei loro bagagli dalle chiatte.

Siete arrivati navigando sul Borgogna?” chiese lo sconosciuto.
Al cenno affermativo di Andrè continuò “Eravate gli unici viaggiatori? Perchè sto attendendo anch'io dei forestieri provenienti da Parigi...”
Il giovane allora si voltò nuovamente e lo osservò meglio. Parlava un francese fluente ma con un leggero accento che non riusciva a definire...che fosse lui l'italiano che doveva unirsi a loro nel viaggio verso Marsiglia?

Noi siamo qui su richiesta di Bernard Chatelet” replicò
L'uomo di fronte a lui aprì le braccia e sorrise.

Che il Cielo sia benedetto! Ma allora siete voi! Vi aspettavo con ansia!”
Prese la mano di Andrè e la strinse con forza.

Mi presento, sono Monsieur Domenico Cirillo, al vostro servizio!”
Andrè Grandier...questo è il mio nome” concluse le presentazioni ancora sbalordito.
Ma dove sono gli altri? Bernard mi ha accennato ad uno scarno gruppo di fedeli alla causa rivoluzionaria che tuttavia comprende un valoroso colonnello dell'esercito francese..”
Andrè non lo lasciò terminare.

Sono al molo e spero vorrete scusarmi per la fretta, ma devo tornare da loro per dare una mano!”
Ma certo, ma certo...vengo con voi!”
Andrè si diresse al canale con ampie falcate, mentre il suo ospite non riusciva a stragli dietro.

Bon dieu! Quanta fretta giovanotto!”
Quando infine lo raggiunse, rimase impietrito.
Davanti a lui si trovavano una donna decisamente in là con gli anni, un ragazzo imberbe, uno stallone bianco che sembrava uscito da un libro di mitologia greca...ed una giovane donna, visibilmente sofferente, con lunghi capelli biondi che sfuggivano dal mantello in cui era avvolta.
Pensò subito ad un equivoco.

Monsieur Grandier...giusto? Credo che si tratti di un malinteso....”
No, nessun malinteso, signore” rispose Andrè mentre si chinava e prendeva Oscar tra le braccia.
Dobbiamo subito trovare una sistemazione per lei, è in questo stato da giorni!”
L'altro rimase un istante interdetto, poi si risolse a chiarire la faccenda in un altro momento.

Seguitemi, faccio strada!”
Ripercorsero lo stesso tragitto attraverso la forge ed il giardino italiano, e superato quest'ultimo, Andrè seguì l'uomo verso una semplice costruzione squadrata al limitare della tenuta.

Prego, per di qua”
L'uomo precedette Andrè lungo una scala e lo condusse in un'elegante chambre, con un ampio baldacchino che troneggiava nel centro.
Cirillo osservò con quanta delicatezza il giovane sistemasse la donna sul letto e come si voltasse subito a cercare il camino.

Bisogna accenderlo, anche se è estate. Ha le febbre molto alta. Vi pregherei anche di indicarmi dove possa trovare un medico...se non ve ne fosse uno al villaggio dovrò recarmi altrove”
Comprese che il tono perentorio con cui gli si rivolgeva era dovuto all'apprensione per le condizioni della giovane.

Come si chiama il ragazzo che è con voi?”
Gilbert Sugane”
Benissimo, andrò io stesso ad indicargli dove trovare la legna.
Quanto al medico...se vi fidate, posso visitare io madame Grandier”
Andrè si avvicinò per guardarlo bene.

Non è mia moglie...Vi occupate quindi di medicina?”
L'uomo sorrise.

Di medicina, di botanica, di entomologia...Sono spesso stato chiamato per un consulto anche dalla regina Maria Carolina D'Asburgo...”
E mentre sciorinava le sue competenze, si avvicinava ad Oscar.
Alzò le coperte e notò gli abiti maschili.

Chiamate la signora che era con voi, che mi aiuti a visitarla...siamo di fronte ad una signora, anche se in camicia e culotte...” disse, sollevando un sopracciglio.
Poi uscì a grandi passi e portò Gilbert alla legnaia. Tornò nella camera di Oscar con una borsa di cuoio e congedò Andrè.
Quando furono soli il medico si rivolse a Marie.

Siete la sua cameriera personale?”
Mi chiamo Marie, e sono la sua balia... l'ho vista nascere!” rispose con orgoglio. “E' lei il colonnello dell'esercito che stavate aspettando!”
L'uomo annuì e chiese alla donna di aiutarlo a visitare la malata.
Fu allora che sentì per la prima volta la sua voce.

Non serve che mi visitiate e vi affanniate a fare congetture. So bene quale sia la mia malattia”
Il medico, che si era già chinato su di lei, la guardò, senza parlare. Pensò che aveva due occhi bellissimi e molto espressivi.

Prego, allora, vi ascolto”
Oscar notò la vicinanza della nonna, ma ormai non poteva più nascondere le sue condizioni.

Sono stata da un dottore, prima di lasciare Parigi. Ho la tisi, e quello che posso sperare è di superare almeno questo momento ed arrivare a Marsiglia. Ma mi sento così debole e affaticata...” Un colpo di tosse la obbligò ad interrompersi.
Andate a prenderle dell'acqua” ordinò alla governante. Poi si rivolse ad Oscar.
Mi permettete di visitarvi comunque, mademoiselle?”
Lei annuì.
Le toccò la base del collo, in modo insistente, poi con le mani tastò le pieghe dietro l'orecchio e la nuca, infine la fece sollevare e le poggiò l'orecchio sulla schiena.
Dopo pochi minuti si staccò da lei e fece cenno a Marie, tornata con l'acqua, di rimetterla a letto.
Sentirono bussare alla porta e il medico lasciò entrare Gilbert con la legna per il fuoco e Andrè dietro di lui. Era visibilmente agitato, preferì condurlo altrove.

Come sta? La prego, mi spieghi cosa sta succedendo, cosa devo aspettarmi...”
Venite con me”
Cirillo lo condusse al piano di sotto, in una bella cucina, pulita ed ordinata e lo invitò a sedersi.

Da quanto tempo non fate un pasto decente?”
Andrè si spazientì e si avvicinò all'uomo afferrandolo per il bavero.

Non vi ho chiesto di farmi da mangiare, voglio sapere come sta Oscar!”
Oscar?” ripetè lo studioso, staccando la mano del giovane dalla sua giacca.
E' il suo nome?”
Oscar Francois de Jarjayes, per essere precisi. Anche se ha rinunciato ai suoi titoli nobiliari appena prima di lasciare Parigi...”
L'uomo si sfilò la giubba, si arrotolò le maniche della camicia e cominciò a muoversi per la cucina.

Sedetevi, Andrè, e mangiate un boccone con me. Anche quando non si sente, la fame è una cattiva alleata. Preparo qualcosa anche per i vostri compagni di viaggio.” E mentre parlava, le sue mani operavano velocemente e con sapienza. In pochi minuti sul tavolo comparve un vassoio con fette di pane cosparse di pomodori a pezzi e condite con olio e basilico, pezzi di formaggio ed un bicchiere di vino.
Raccontatemi chi siete...”
Andrè assecondò il suo ospite e cominciò a mangiare.

Io sono cresciuto con Oscar, perchè il padre l'ha allevata come fosse un figlio maschio. Quando è diventata un comandante delle Guardie Reali, io sono stato il suo attendente; quando si è trasferita alla Guardia Nazionale, l'ho seguita, come soldato semplice e adesso...”
La seguite per contribuire al cambiamento del vostro paese....”
Andrè annuì. C'era molto di più, ma Cirillo sembrava averlo intuito, senza troppe spiegazioni.

Il vostro comandante mi ha detto di avere la tisi, Andrè”
Lo vide sbiancare, mentre riponeva nel piatto quello che stava addentando.

Ma può guarire, vero? C'è almeno una possibilità che possa rimettersi?”
Cirillo scosse la testa in senso di diniego.

Chi si ammala di consunzione muore di quello, prima o poi. Ho visto persone convivere con questo morbo anche per molti anni, ma nessuno è morto di vecchiaia”
In quel momento Marie e Gilbert li raggiunsero in cucina.

Ascoltate...-continuò- al momento è molto provata, debbo pensare che fosse malata da tanto tempo....insomma, ritengo dobbiate prepararvi...”
Stava per terminare la frase, quando incrociò lo sguardo dell'anziana donna, quella che l'aveva vista nascere, e l'unico occhio, già umido di lacrime, del giovane che aveva diviso la sua vita sempre con lei...e capì che stava dando loro un dolore immenso, forse troppo grande perchè potessero sostenerlo, così cambiò repentinamente direzione al suo discorso.

...a rinviare di qualche giorno la partenza per Digione. Potete soggiornare in questa casa, il conte de Buffon non ha interesse scientifico per la fucina, quando si trova in Cote d'Or si stabilisce al castello nel villaggio qui vicino, quindi è interamente a nostra disposizione. Domani decideremo il da farsi.
Ora voi continuate con la cena, e poi andate a riposare. Mi occuperò io di madamigella...” E intanto già si alzava da tavola e trafficava con l'acqua bollente tenuta in caldo sul fuoco del camino e con diversi vasetti di erbe essiccate. Preparò un decotto dall'odore non proprio invitante, con il quale si diresse al piano di sopra, lasciando i suoi commensali in cucina, visibilmente turbati e silenziosi.
Quando si avvicinò ad Oscar vide che era bagnata di sudore, con ciocche di capelli attaccate alla fronte, ed era scossa da tremiti in tutto il corpo.
La risvegliò da quel sofferto torpore e quando aprì gli occhi lo guardò come se non lo riconoscesse.

Mademoiselle, siete a Buffon e io sono Domenico Cirillo, l'amico di Bernard Chatelet...l'italiano...”
Il suo sguardo restò immutato e lui non insistette nelle spiegazioni.
Le alzò delicatamente il capo e avvicinò alle sue labbra l'infuso che aveva portato.

Cercate di berne quanto più potete”
Notò che cercava di farsi forza da sola e con una mano sfiorava la tazza che lui le poggiava sulle labbra. Riuscì a svuotarla, poi si lasciò ricadere sul guanciale, sfinita. Il respiro continuava ad essere ridotto ad un sibilo impercettibile.
Cirillo la scrutò un momento, seduto accanto al letto, mentre lei giaceva immobile, ma quando fece per alzarsi sentì le sue dita afferrargli la manica della camicia. I suoi occhi erano ben aperti e lo fissavano, come se potessero parlare al posto della labbra.
L'uomo ricambiò quello sguardo, con tristezza. Lo conosceva, l'aveva già visto molte volte, al capezzale dei suoi malati. Ricoprì con la mano le sue dita ancora strette al tessuto e si chinò su di lei, avvicinando l'orecchio alle labbra.
Poi chiuse gli occhi.

Ditemi, mademoiselle, vi ascolto”


*un tipo di scaldaletto, che ho fatto in tempo ad usare da bambina a casa di mia nonna, in una cascina di un minuscolo paese della campagna cremonese. Anche quella di dormire insieme per scaldarsi se uno stava male era un'usanza di cui lei mi ha parlato, e se il bambino era neonato lo mettevano nella stalla sotto l'alito delle mucche, come un Gesù bambino....che tempi!!!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

A chi legge questo aggiornamento, tanti auguri di trascorrere giorni di festa sereni e con chi ci vuole bene.

Siccome è Natale, spero che sarete pietose nei confronti dell'autrice (si fa per dire).

Qui il protagonista diventa Cirillo, e il suo pensiero. Ho calato Oscar ed Andrè in una situazione mai affrontata nelle precedenti mie storie, e nonostante i dubbi, come capita ad altri, è stata una delle prime scene a venirmi in mente...



Capitolo 10



Fu svegliato di soprassalto dagli insistenti colpi alla porta.
Si alzò agitato ed indossò la vestaglia da camera. Prima di uscire dalla stanza scostò le tende della finestra. Era ancora buio pesto, ma alla luce della luna crescente poté scorgere la sagoma di un uomo, uno solo, davanti all'ingresso della canonica. Allora si risolse a scendere e aprire il portone: erano tempi bui, quelli, e non bisognava fidarsi di chiunque. Aveva sentito di aggressioni e saccheggi nelle campagne da parte di contadini trasformati in briganti dall'indigenza, che non si fermavano nemmeno davanti ai paramenti liturgici di un uomo consacrato.
Aprì la porta ed illuminò con la candela il volto del suo visitatore.

Padre Pierre, scusate se vi disturbo in piena notte, ma è richiesta la vostra presenza e...si tratta di una situazione di emergenza, che ahimè non può attendere”
Il prevosto riconobbe Monsieur Cirillo, l'ospite italiano del conte Leclerc, l'unico, di quella masnada di scienziati che si degnasse di frequentare la chiesa tutti i giorni, alla celebrazione mattutina.

Di che si tratta? Forse un operaio della fucina ha avuto un incidente?”
No, padre, si tratta di un forestiero. Una donna, precisamente. Ha chiesto lei la presenza di un sacerdote, temo sia in fin di vita. Ma vi spiegherò tutto strada facendo”
Il sacerdote annuì.

Aspettatemi fuori dalla chiesa, vado a prendere l'olio sacro e le particole”
Cirillo non dovette attendere molto, e dopo pochi minuti i due uomini attraversarono il piccolo cimitero antistante la basilica di Buffon e si diressero verso la forge, seguendo una strada battuta che costeggiava il canale. La fioca luce delle lanterne illuminava i loro passi mentre attorno a loro l'oscurità era interrotta dal tremolante luccichio delle tante lucciole, che volteggiavano nel canneto e sfioravano la superficie dell'acqua.
Cirillo si fermò ad ammirare il fenomeno naturale che aveva innanzi.

E' crudele morire in una notte così bella”
L'exitus della vita terrena è la rinascita nella vita eterna accanto a Nostro Signore” borbottò il prete, quasi parlando tra se e se.
L'altro pensò che fosse triste e ingiusto comunque. Poi raccontò al prevosto chi fosse Oscar e cosa gli avesse chiesto; omise il fatto che si trattasse di una rivoluzionaria e la presentò come una conoscenza del conte Leclerc.
Quando arrivarono al
pavillon, la casa era immersa nel silenzio.
Entrarono nella stanza dove la malata riposava e furono investiti da una folata di aria calda. Andrè stava aggiungendo altra legna nel camino, Marie sedeva accanto al letto e pregava silenziosamente.
L'ingresso del sacerdote, con indosso il piviale viola, ammutolì entrambi.
Il giovane era visibilmente scosso e si avvicinò immediatamente a Cirillo.

Perchè l'avete portato qui?” gli sussurrò in un orecchio.
L'uomo si voltò a guardare quel volto, sofferente e rabbioso al contempo.

Ha voluto così” e non aggiunse altro.
Sua nonna invece comprese, dolorosamente. Si alzò dalla sedia, sistemò la camicia che sia era allentata al collo di Oscar e con le mani lisciò i suoi capelli ai lati del viso. Prima di lasciare il suo posto al sacerdote, le sfiorò la fronte con le labbra.
Quando si allontanò dal letto, cercando l'angolo più buio della stanza per piangere liberamente, Andrè la afferrò per un braccio. La guardava muto, come a chiederle di intervenire, di fermare tutto quello che stava per accadere, ma lei gli rispose con un sorriso appena accennato, mentre le lacrime scorrevano sul suo volto.

Restami vicino, Andrè, facciamoci forza insieme” gli sussurrò, mentre l'aria si impregnava del profumo dell'olio sacro, con il quale padre Pierre segnava la fronte di Oscar, pronunciando preghiere di penitenza.
Ego te absolvo a peccatiis tuis in nomine Patris et Filii et...
Il giovane si coprì le orecchie, non voleva sentire più nulla, cadde in ginocchio, vicino a sua nonna. Cirillo lo raggiunse, si chinò su di lui.

Dovete essere forte, ora” poi continuò, abbassando ulteriormente la voce
Se l'amate, ora dovrete dimostrarlo, Andrè”
Allora lui riaprì il suo unico occhio e la vide, col busto sostenuto dai cuscini e gli occhi aperti. Gli sorrise, prima di richiuderli.

Avvicinatevi!” lo richiamò il sacerdote. E lui si mosse senza staccare lo sguardo dal volto della sua amata. Senza comprendere.
Padre Pierre gli ingiunse di inginocchiarsi e recitò la medesima frase di assoluzione. Poi lo fece sedere accanto ad Oscar.

Andre Grandier, accettate di prendere Oscar Francoise Jarjayes come moglie legittima e promettete di proteggerla e rispettarla per l'intera vita che Nostro Signore vorrà concedervi?”
Alle sue parole seguì un silenzio interrotto unicamente dai singhiozzi dell’anziana donna. Poi Andrè strinse la mano di Oscar.
Proteggerla e rispettarla...io darei la vita per lei...lei è vita per me.
Il prete tossicchiò per richiamare la sua attenzione.

Si , padre, accetto”
Allora si rivolse ad Oscar.

Oscar Francoise Jarjayes, accettate di prendere Andrè Grandier come marito legittimo e promettete a lui fedeltà ed ubbidienza per l'intera vita che Nostro Signore vorrà concedervi?*
Oscar annuì col capo e pronunciò un debole assenso.

Davanti a Dio e agli uomini vi unisco in matrimonio” concluse , facendo il segno della croce sopra le loro teste. Poi prese la pisside e diede ad entrambi un'ostia consacrata.
Si alzò subito dopo e uscì dalla stanza, seguito da Cirillo.

Domani redigerò l'atto di matrimonio, indicherò il vostro nome come testimone, mentre per la benedizone degli anelli...” Ma si voltò verso la stanza dove giaceva Oscar e non terminò la frase.
Cirillo si offrì di riaccompagnarlo e il prete accettò volentieri.
Anche la nonna uscì, con la scusa di andare a prendere dell'acqua fresca, lasciandoli soli. Le loro mani si tenevano ancora strette.
Si voltò a guardarlo.

Lo so, ho fatto tutto di testa mia senza consultarti, come al solito...” disse, cercando di avere un tono leggero, accennando un sorriso.
Adesso sono Madame Grandier, tua moglie, e ciò che è mio appartiene anche a te...”
Andrè chinò il capo, cercando di sfuggire al suo sguardo.
Per questo lo hai fatto, Oscar? Per non lasciare me e la nonna nell'indigenza qualora dovessi morire? Non hai capito che non c'è vita per me se tu non ci sei più? Andrè non esiste senza Oscar...
Lei sembrò leggergli nella mente. Distese il capo, chiuse gli occhi.

Diventare tua moglie...era la cosa che desideravo di più al mondo, Andrè. Ora posso riposare, sono serena”
Sentì la stretta della sua mano allentarsi e guardandola si rese conto che era nuovamente scivolata in quella specie di torpore.
Rimase immobile a fissarla, come fosse un modo per tenerla lì, con lui.
Non si mosse nemmeno quando sentì il medico rientrare, alle sue spalle, avvicinarsi nuovamente al suo corpo immobile e poggiare la mano sulla fronte. Le mise una pezzuola bagnata d'acqua fresca.

Andate a riposare, Andrè. Posso rimanere io con lei. Anche vostra nonna si è convinta a ritirarsi per la notte. Siete in viaggio da giorni, avete bisogno di ristoro...”
No, monsieur. Io non la lascio...non la lascio...” ripetè più volte, sempre trattenendo la mano inerte della donna.
Cirillo decise di non insistere.

Cercate di mantenere fredda la pezzuola. Vado a prepararle un decotto di sambuco...la febbre è aumentata nuovamente”
Non ricevette risposta. Quando tornò, dopo pochi minuti, lo sentì piangere sommessamente. E le parlava, tra le lacrime.

Ti prego, Oscar, combatti...non ti arrendere.
Il mio occhio sta perdendo la luce, ormai non manca molto e sarò completamente cieco. E' qualcosa di ineluttabile, che mi getta nella disperazione. Ma...se sarai con me, io saprò sopportarlo, sai? Ti giuro che non mi sentirai mai lamentarmi o maledire la mia sorte. Non ci sarà buio intorno a me, perchè tu sei sempre stata e sarai sempre la mia sola luce. Non permettere che sia la tua morte l'ultima immagine che avrà di te il mio povero occhio...”
Il medico rientrò e si avvicinò ad Oscar. Provò a farle bere l'infuso a piccoli sorsi, aiutandosi con un cucchiaio. E intanto si chiedeva come mai le vicende di quei due forestieri lo toccassero così tanto. Era abituato a vedere gli effetti della malattia, su chi ne pativa e sulla sua famiglia. Molto spesso nei parenti c'era solo l'interesse per quello che il moribondo rappresentava: la sicurezza economica, quando si trattava di un capofamiglia, la cura della casa e dei figli, quando invece era una madre. Ma un dolore autentico l'aveva osservato solo nelle circostanze in cui erano i bambini a soffrire, e molte volte neanche in quel caso. 
Lui non conosceva nessuno di questi affetti: amava la capacità dell'uomo di comprendere il mondo in cui viveva, la possibilità di trovare spiegazioni ai fenomeni naturali, senza doverli necessariamente ascrivere al volere di un Dio superiore. Questa passione per i “poteri” della ragione e la necessità di sentirsi sempre libero di assecondarla lo avevano tenuto lontano da vincoli affettivi verso i suoi simili. Erano i suoi studi e i suoi interessi culturali a guidarlo verso altri uomini: nel suo petto non aveva mai sentito ardere altro fuoco che quello della scienza. Faticava a comprendere l'origine e l'intensità dell'unione tra la donna che giaceva in quel letto e il giovane con un occhio solo. Erano due creature protese l'una verso l'altra non per un interesse economico o un'affinità della mente, ma per la loro stessa natura. Un fenomeno che sfuggiva alla sua comprensione ma che non lo lasciava indifferente.
Stranamente, pensò.
Lasciò accesa una candela, prima di uscire dalla stanza, e le tende tirate, perchè la pallida luce lunare potesse illuminare il volto di Oscar. Sfiorò una spalla di Andrè, mentre lo salutava.

Per qualsiasi cosa, potete chiamarmi, sono nella camera qui accanto”

Riuscì ad addormentarsi senza difficoltà, nonostante i pensieri che si affollavano nella sua mente. Era convinto che Chatelet avesse trovato per lui la soluzione ideale, dei compagni di viaggio a cui appoggiarsi, in particolare per l'aspetto economico, per il suo rientro sul suolo italiano, non prima di aver assistito a quella fase cruciale della storia di Francia e, come si augurava, degli altri regni d'Europa. Ma la situazione orchestrata dal suo amico giornalista si era rivelata piuttosto complicata, e il gruppo di rivoluzionari a cui si doveva unire era in realtà rappresentato da figure su cui non sapeva quanto fare affidamento.
Quando sentì il gallo cantare, alle prime luci dell'alba, decise di controllare la malata nella stanza accanto e, qualora avesse superato la notte, di serrare le tende, per non disturbare il suo sonno e quello del suo amico, marito ormai da qualche ora.
Entrò senza bussare e si avvicinò alla finestra.

Buongiorno, monsieur Cirillo”
Era sua questa voce, così limpida e sicura? Si voltò di scatto e vide il suo viso sorridente, per la prima volta.

Madame!” esclamò avvicinandosi. Senza chiederle permesso le tastò la fronte e poi il collo.
Devo alzarmi e usare il pitale” disse lei, senza dar peso alle azioni del medico.
Come vi sentite? La febbre sembra...siete fresca, in questo momento...”
Vi prego di chiamare la mia governante, non sono sicura di farcela da sola...”
Certamente” rispose.
Mentre usciva, grattandosi la testa, sentì il risveglio di Andrè, che si era addormentato appoggiato al letto, la testa sopra le braccia incrociate. La stava abbracciando, piangendo di gioia.
Andò ad avvisare Marie e a svegliare Gilbert, dal quale si fece aiutare per preparare la colazione a tutti i suoi ospiti.
Dopo qualche minuto fu raggiunto da Andrè e da sua nonna, che ancora piangeva, ma quella mattina per la gioia.

Un miracolo! E' stato un miracolo! Dio ha ascoltato le nostre preghiere” affermava convinta, mentre il nipote taceva, forse per il timore di illudersi.
Gli si avvicinò e gli parlò vicino all'orecchio, per non farsi sentire dagli altri.

Monsieur Cirillo...credete che possa ritenersi fuori pericolo?”
Francamente? Non ne sono certo, Monsieur Grandier...quello che so, invece, è che i miracoli non esistono....esistono invece fenomeni naturali che ancora la nostra mente non sa spiegare...”
In realtà il suo pensiero era un altro, e cioè che laddove la gente comune inneggiava all'intervento di Dio, in verità ci si trovasse di fronte all'errore di un uomo.
Accompagnò Andrè da Oscar, con un po' di latte caldo e una fetta di pane. Non voleva essere inopportuno, ma un tarlo si era insinuato nella sua mente già il giorno prima, quando l'aveva visitata, ed ora era ancora più insistente, dopo che sembrava essersi ripresa quando ormai le sue forze apparivano esaurite.
Si avvicinò alla parte opposta del letto rispetto a quella occupata da Andrè , che premurosamente l'aiutava a mangiare.

Avete perso molto liquido stanotte, non è vero?” chiese notando il cuscino intriso di sudore.
Sarà meglio cambiare le lenzuola del letto, quando vi sentirete in grado di alzarvi un momento”
Posso farlo anche ora”
Immediatamente Cirillo si voltò, in modo che la donna potesse uscire dal letto e indossare qualcosa sopra la camicia.
Sorretta da Andrè si sedette davanti alla
toeletta, mentre il medico prendeva una sedia e si accomodava di fronte a lei.
Madame, ieri sera mi avete detto di essere affetta da consunzione...”
Oscar annuì.

Chi altro della vostra famiglia è stato colpito?”
Nessuno”
E delle persone che vi stavano più vicino? Il vostro vice, in caserma...o monsieur Andrè, che è stato con voi in ogni circostanza?”
Continuò a negare.

Le cameriere che si occupavano della vostra camera? Che vi servivano i pasti?”
No, è inutile che insistete. Io sono l'unica....”e non terminò la frase.
Sapete in quale altro modo è chiamata la tisi? E' una malattia dai molti nomi....”
Oscar negò nuovamente.

Peste bianca- le disse, fissandola negli occhi-proprio perchè, come la peste nera che per secoli ha flagellato i nostri paesi, semina morte ovunque, quando arriva. Si ammalano e muoiono intere famiglie, interi villaggi...mentre voi siete l'unica, e nessuno tra coloro che vi circondano sembrano affetti dallo stesso morbo...”
Tacque un istante, quasi a volersi sincerare che lei seguisse il suo ragionamento.

Scrofola-continuò poi- perchè chi si ammala sviluppa strani tubercoli alla base del collo o dietro le orecchie, che spesso si ulcerano e sono purulenti...Eppure voi, che dovreste essere malata da tempo, non ne avete...neanche uno...”
Ma la tosse, con il sangue? La febbre, la mancanza di forze?” chiese lei, sbalordita.
Non sono forse segni della consunzione? Intendete dire che non sono malata?”
Lui la fissò un istante, ma tacque.

Avete visto com'ero sofferente...il mio respiro così faticoso...pensate dunque che sia frutto di un errore? Il medico che mi ha visitato mi conosce da sempre, e non ha mai sbagliato”
Ora lo guardava sorridendo...quel italiano si era certo sopravvalutato, Lasonne era stato sicuro nel parlarle, non aveva avuto tentennamenti.
Cirillo intuì le sue perplessità.

Non intendo affermare che non siate malata...o che un morbo non abbia colpito i polmoni ma...”
Lei lo fissava con lo sguardo severo e le sopracciglia corrugate, affatto convinta dalle sue parole. Si soffermò un attimo a cogliere la bellezza di quello sguardo, ma non si scoraggiò.

Il corvo è un uccello nero, ma non tutti gli uccelli neri sono corvi, madame”
La vide spalancare quegli stessi occhi che un istante prima lo giudicavano severamente.
Sorrise, certo che avesse compreso la metafora, e con la soddisfazione dell'uomo di scienza, che trova argomenti per spiegare l'inspiegabile, la lasciò a finire la sua colazione.



* non ho idea di quale fosse la formula del rito del matrimonio, all'epoca, ma, in considerazione dei diversi diritti tra uomini e donne, ho ideato due formule differenti per lo sposo e la sposa



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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Pensavo di arrivare con la Befana, ma sono in ritardo...anche nel fare a tutte voi gli auguri per un 2022 migliore del 2021...

Grazie della pazienza!


Capitolo 11


Terminata la colazione Oscar chiese a Nanny di aiutarla a lavarsi e cambiarsi e decise di uscire. Temeva l'immobilità a cui la malattia l'aveva obbligata negli ultimi giorni e decise, complice la giornata soleggiata ma non afosa, di visitare la forge insieme a Cirillo ed Andrè. Mentre il loro ospite spiegava le diverse funzioni della struttura ideata da Leclerc, Oscar si muoveva al braccio del giovane, teneramente felice di quel contatto, chiedendosi perchè si fosse negata così a lungo quella gioia. Gilbert li seguiva svogliato, più interessato a spaventare le lucertole che immobili si riscaldavano al sole, sul muro dell'edificio, che alle spiegazioni di Cirillo.
Mentre si trovavano in prossimità del canale videro arrivare una chiatta, che scivolava placida sull'acqua. Uno dei due timonieri scese sul molo ed il secondo gli lanciò la cima per attraccare l'imbarcazione. Avevano bisogno di fare scorta di acqua dolce e, avendo già frequentato il posto, si diressero senza incertezze verso un pozzo che si trovava proprio davanti all'ingresso dell'altoforno. Salutarono Cirillo con un cenno del capo, come se lo conoscessero, poi, riempite le borracce si avvicinarono.

Buongiorno, monsieur! Tutto bene qui?”
Si, tutto tranquillo, grazie” rispose l'uomo. Anche Oscar ed Andrè si accostarono ai due barcaioli.
Che notizie ci portate da Parigi?” continuò Cirillo.
I due bevvero un sorso avidamente, poi si asciugarono l'acqua dal volto.

Tempi difficili, signore. A Parigi Necker è tornato al suo posto di ministro delle finanze e il re ha dovuto accettare il nuovo sindaco della città, eletto dal popolo e di origini borghesi. Ma non è tutto”
I tre davanti a loro li ascoltavano in silenzio.

Ci sono stati molti disordini per la città ed è stata istituita una nuova Guardia Nazionale, aperta anche a uomini del Terzo Stato e capeggiata dal marchese di La Fayette. Ma questo non impedisce atti di rivolta altrove, nelle campagne. Venendo qui abbiamo visto il fumo levarsi dai torrioni del castello di Montbard.”
State dicendo che i villani attaccano i castelli dei loro padroni?”
Si voltarono tutti verso Gilbert, che, alle loro spalle, aveva posto questa domanda.
I due annuirono ed improvvisamente il ragazzo perse la calma.

Ma noi cosa facciamo qui? Siamo in villeggiatura mentre il mondo è in fermento!? Voglio unirmi ai contadini in rivolta, sono stufo di fare da chaperon a questi finti rivoluzionari! Voglio entrare in azione, voglio combatt...”
Lo schiaffo che lo colpì in pieno volto interruppe il suo proclama.
Si coprì con la mano la guancia colpita, mentre Oscar lentamente riabbassava il braccio.

Sei libero di andare a farti ammazzare quando vuoi e da chi preferisci, Gilbert! Ma non sei libero di insultare nessuno dei presenti!”
Non si aspettava di essere redarguito in quel modo e proprio da lei, che fino alla sera precedente sembrava sul punti di passare all'altro mondo. La fissò con astio, gli occhi stretti come due fessure e il labbro tremante di rabbia, poi si voltò e fece ritorno al pavillon, prendendo a calci i ciottoli sul selciato.

Quando passerà la prossima chiatta diretta a sud?” chiese poi la donna ai due timonieri.
Oscar...”provò a intervenire Andrè, ma lei non si voltò.
I due si guardarono negli occhi, poi uno rispose.

Domani, nel pomeriggio”
Oscar si rivolse direttamente a Cirillo.

Pensate sia in grado di partire domani?”
L'uomo la fissò, grattandosi la fronte.

Penso che nessuno sia in grado di impedirvelo, madame”
Lei lo fissò intensamente, non aveva mai visto tanta serietà e determinazione negli occhi di una donna.

Non vi ho chiesto di fare dello spirito, monsieur Cirillo. Se non conoscete  la risposta, non nascondete il vostro difetto dietro al mio”
Sospirò.

Avete ragione. Se ho correttamente inquadrato quello che può essere il morbo di cui soffrite, il riposo e la quiete sono la migliore cura per voi. Ma è anche vero che un viaggio lungo il canale non comporta grossi sforzi o minacce per le vostre condizioni, se il tempo è clemente. E in ogni caso ritengo sia meglio partire prima che i disordini si estendano anche qui. I ribelli potrebbero bloccare il traffico sul Borgogna e a questo punto il viaggio verso Marsiglia diventerebbe davvero complicato”
Oscar lo ascoltò poi si volse verso Andrè. Il tono della sua voce, fino ad allora perentorio e risoluto, si ammantò di dolcezza, le sue labbra si distesero in un sorriso colmo di tenerezza. Cirillo la fissava, ancora stupito delle diverse sfumature che il suo accento sapeva assumere.

Cosa ne pensi, Andrè?”
Il giovane annuì, senza parlare. Da una parte avrebbe sicuramente desiderato prolungare il suo soggiorno a Buffon, essere sicuro che lei fosse fuori pericolo, dall'altra la sola idea di un'aggressione simile a quella subita a St.Antoine gli faceva tremare le gambe. Nessun dragone svedese l'avrebbe salvata, in quel caso.
Così fu decisa la loro partenza per il giorno dopo.
Oscar, per tacitare le preoccupazioni di tutti, rimase per il resto della giornata nella camera a lei destinata, mentre Nanny si affaccendava per rifare i bagagli. La vide spostare dei fogli arrotolati dentro un baule, mentre borbottava cercando qualcosa.

Che cosa sono?”chiese alla balia, indicandoli.
Oh, non ci crederete mai, madamige...madame, volevo dire”abbassò il capo di fronte a quel errore involontario. Faticava ad accettare la frettolosa cerimonia della notte precedente e quello che comportava, per Oscar e suo nipote.
Sono bozzetti di studio che il pittore ha fatto per il vostro ritratto! Non c'è stato verso di convincerlo a lasciarli a palazzo!”
Posso vedere?” chiese Oscar.
La nonna glieli portò. Lentamente, srotolando quei fogli, comparvero i suoi occhi, di svariate dimensioni, con diverse gradazioni di azzurro...poi un dettaglio delle sue mani che stringevano le redini di Caesar...prove di colore rosso magenta per il suo mantello...e infine il suo volto, con la chioma bionda appena accennata, il sorriso aperto, che era evidentemente stato scartato a favore, nel quadro definitivo, di un urlo di battaglia, evidentemente ritenuto più consono. Notò anche delle cifre scritte in piccolo, in un angolo del foglio.

Ma...li ha pagati!?”
Naturalmente, il pittore ha chiesto un contributo...esagerato, a mio avviso! Ma mio nipote non ha sentito ragioni...”
Oscar sorrise, senza aggiungere una parola.
Ripose con cura i disegni e li consegnò alla nonna, prima che lasciasse la stanza con l'oggetto finalmente trovato, il velo di pizzo nero con cui si copriva il capo durante la santa messa.
Si lasciò scivolare sui cuscini e chiuse gli occhi. Immaginò le mani di Andrè su quei fogli, le dita a seguire i tratti di matita, e poi, come per una naturale trasposizione, le pensò su di se. In quel sogno ad occhi aperti erano leggere e delicate, le slacciavano lentamente i lacci della camicia, seguivano il profilo della sua spalla lasciando scivolare via il tessuto, scoprendo la pelle...le sfuggì un gemito. E' questo il desiderio di una moglie per il proprio marito?
La notte precedente, quando aveva chiesto a Cirillo di portare da lei un sacerdote per sposarsi con Andrè, era convinta che non avrebbe avuto altro modo per dimostrargli il suo amore. Adesso, con le forze che pian piano tornavano, sentiva prepotente il desiderio di non sprecare tempo e altre occasioni. Con lui accanto sentiva di voler vivere, ad ogni costo.

Prima di cena Cirillo passò da lei. Era seduta, appoggiata sui guanciali del letto. Dopo che gli diede il proprio assenso, le posò la mano sulla fronte e nell'incavo del collo.
Avete nuovamente un po' di febbre, madame”
Oscar sbuffò, non potendo nascondere l'insofferenza per quella situazione.

Ieri sera ho davvero temuto che vi avremmo perso...non siate impaziente”
Lei allora sorrise.

Non sono mai stata tanto a letto in vita mia!”
Lo so, Andrè mi ha raccontato che siete una persona sempre pronta all'azione...ma questo vi è già costato molto, non credete?”
Lo guardò con aria interrogativa.

In questi ultimi mesi avete mangiato con regolarità? Avete dormito a sufficienza? Avete evitato di esporvi alle intemperie o al sole cocente?”
No, monsieur, nessuna di queste cose”
Ecco, madame, io credo che abbiate una seria affezione ai polmoni, ma che non si tratti di tisi. Il dimagrimento e la perdita di forze sono dovute alle condizioni a cui avete sottoposto la vostra persona, non alla malattia. E la tosse, accompagnata da sangue, può essere legata ad altri morbi che non siano la consunzione. Se ho ragione, e difficilmente mi sbaglio- ammise con una punta d'orgoglio- potreste anche guarire e rimettervi completamente”
Vide i suoi occhi azzurri farsi grandi.

Bene, adesso vi lascio. Ho suggerito a vostro marito di portare qui quello che ritengo debba essere la vostra cena per stasera...non vi dispiace mi sia preso questa libertà, vero?”
Lei scosse la testa, sempre sorridendo.
Quando stava già uscendo, Cirillo si rivolse a lei nuovamente.

Madame, permettete un'ultima domanda. Vi siete unita in matrimonio con Monsieur Grandier pensando di essere in punto di morte?”
Oscar lo fissava , senza capire.

Intendo dire...avete voluto sposare un uomo al quale siete legata dall'infanzia, ma che è di estrazione molto umile e in questo momento versa in uno stato di grande fragilità...Se la vostra decisione è stata dettata dalla gravità delle vostre condizioni...se non pensavate di sopravvivere ancora a lungo...” Non sapeva come uscire da quel garbuglio di supposizioni, per comunicarle che poteva ancora annullare quell'unione, se avesse voluto.
Non lo lasciò terminare.

Volete essere così gentile da portarmi la spazzola che trovate vicino allo specchio?”
Quando gliela porse Oscar cominciò lentamente a spazzolarsi i lunghi capelli.

Vi ringrazio, monsieur Cirillo, di tutto. Potete dire a mio marito che lo aspetto per cenare qui, con me”
Il medico si piegò in un leggero inchino e lasciò la stanza. Aveva cercato una spiegazione razionale non solo ai disturbi di salute della giovane donna, ma anche a quella decisione così poco appropriata, per una persona del suo rango. Non aveva mai creduto all'amore se non come soggetto da romanzo o tragedia, e adesso gli si presentava così reale, sotto gli occhi, e ne avvertiva la potenza, sia quando osservava le reazioni di lei che gli atteggiamenti di lui.

Dopo pochi minuti Andrè la raggiunse.
Lo vide entrare con un vassoio e rimase colpita nel constatare che l'occhio destro fosse coperto con un velo nero avvolto attorno alla testa.

Cosa è successo al tuo occhio, Andrè?”
Il giovane si avvicinò al letto e appoggiò il suo prezioso carico con attenzione.
Amava sentire quel tono di apprensione nella sua voce, a tradire quei sentimenti che per anni aveva sperato di trovare in lei.

E' un'altra delle idee bizzarre del nostro ospite, Oscar. Ha saputo che sto perdendo la vista e mi ha suggerito di proteggere l'occhio con un velo scuro...per la luce...” La giovane corrugò la fronte, poco convinta.
Mi ha spiegato che il bagliore intenso può ferire gli occhi. Secondo lui devo indossarlo di giorno, specialmente nelle giornate di sole, mentre la sera posso toglierlo...”
La sentì soffocare una risata e si mise a sorridere anche lui.

Lo so, è una spiegazione assurda, ma perchè non provare?”
No, non è questo, Andrè. E' che mi immagino la faccia che avrà fatto tua nonna, costretta a cederti la sua preziosa veletta per la santa messa per vederti conciato così”
Cominciarono a ridere entrambi, come non facevano da anni...
E insieme mangiarono le strane pietanze, ricche di verdure e sapori, che l'originale medico italiano aveva preparato loro.
Andrè sentiva il suo cuore aprirsi finalmente alla gioia dell'amore dichiarato di Oscar. Percepiva il suo sguardo posarsi su di lui, come una carezza, le sue mani, che nei gesti consueti cercavano frequenti contatti con le sue, la sua voce che tradiva una gaiezza e una spensieratezza che aveva dimenticato, e che restava nell'aria, anche nei momenti di silenzio.
Quando il campanile batté le nove di sera, radunò tutto quello che avevano sparso sul letto e si accinse a lasciare la stanza.

Cirillo mi ha intimato di non fermarmi troppo a lungo: hai bisogno di riposare per affrontare il viaggio domani”
Lei gli sorrise di rimando, ma quando lui le volse le spalle lo richiamò.

E' così che auguri la buona notte a tua moglie?
Cos'era quel timbro nella sua voce? Provocazione?
Andrè si voltò di scatto, quasi incredulo.
Poi lentamente appoggiò il vassoio sulla cassettiera, si sedette accanto ad Oscar e lei, con un gesto lento e delicato, gli scoprì l'occhio destro. Rimasero alcuni istanti immersi ciascuno nello sguardo dell'altro, poi Andrè chiuse gli occhi e lei lo seguì. Le loro labbra si trovarono, in quel buio pieno di luce.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Ringrazio tutti per la pazienza, la sistemazione di questo capitolo è caduta in un periodo un po’ travagliato.
Dov’eravamo rimasti? Ah, si, la comitiva lascia Buffon diretta a sud. Chiedo già scusa per eventuali incongruenze storiche relative alla loro “crociera” sul Borgogna: per quanto mi sia documentata sui viaggi fluviali nel ‘700, ho dovuto necessariamente fare ricorso alla mia fantasia


Capitolo 12


La chiatta si allontanò dalla forge de Buffon proprio nel momento in cui il campanile della chiesa del paese batteva le cinque del pomeriggio.
Attraversarono le campagne della Cote d'Or mentre il sole pian piano calava, in un silenzio irreale, interrotto unicamente dal dolce rumore dell'acqua sulla chiglia, dai rari colpi di remi per correggerne l'inclinazione, dall'improvviso sbattito d’ali delle anatre d'acqua dolce, che si levavano in volo, disturbate dal loro passaggio.
Oscar era ovviamente costretta ad un riposo forzato, sotto lo sguardo vigile di Nanny e quello più discreto ma onnipresente di Cirillo. Osservava a distanza Andrè, intento ad occuparsi di Caesar e a fornire alcune indicazioni al giovane Sugane, che lo ascoltava ed imitava senza controbattere. Lei si stringeva nel mantello, il
suo, non per il freddo, ma per raccogliere e trattenere in qualche modo la serenità di quel momento di pace. Sentiva ancora sulle labbra il bacio appassionato con cui l'aveva salutata, la sera prima, e nel ricordare quegli istanti la memoria giocava ad aggiungere sempre nuovi dettagli, rafforzando ogni sensazione provata. Dopo il tramonto, mentre procedevano lentamente grazie alla luna piena di quei giorni di luglio, Oscar riposò tra le sue braccia, col capo appoggiato sulla sua spalla e la mano all'altezza del suo cuore, trattenuta dalla sua. E quando tutti gli altri si coricarono per dormire, cercò ancora le sue labbra, senza timore, e le trovò, sicure e audaci come la notte precedente.

Ma, avrebbe ricordato poi, quelle furono le ultime ore di tranquillità prima di affacciarsi sull'orrore che la rivoluzione stava generando, come una fiera troppo a lungo tenuta alla catena, ormai libera ma fuori controllo.
Quando il sole comparve nuovamente sulla linea dell'orizzonte, segnando l'inizio di un nuovo giorno, fu svegliata di soprassalto dal grido di Marie. Era ancora avvolta nel mantello, ma Andrè non era più accanto a lei. Immediatamente si scoprì per alzarsi, e la sua balia cercò invano di coprirle gli occhi, in un inutile tentativo di proteggerla dalla scena che aveva di fronte.

Che succede, Nanny?”
Davanti al lei, come una muraglia umana, i due timonieri e gli altri tre uomini le coprivano la vista. Si alzò, scansando l'anziana donna.
La chiatta scivolava lenta in mezzo al canale, urtando con noncuranza cadaveri di uomini e donne gettati in acqua, alcuni visibilmente mutilati. Ne contò una dozzina, tra cui un bambino di qualche anno.
Fu lei a rompere il silenzio, rivolgendosi ad Andrè e Cirillo, come se avessero assistito a tutta quella violenza.

Cos'è successo, Andrè? Di chi sono questi corpi?”
Nessuno le rispose. Ma da una macchia di cespugli sbucarono tre persone che cominciarono a gridare e gesticolare, perchè la chiatta si avvicinasse alla riva.

Che facciamo ?” chiese uno dei timonieri al suo compare.
Avvicinatevi, per l'amor di Dio!” intimò loro Cirillo.
Non vedete? Ci sono due donne tra loro!”
L'imbarcazione deviò il suo corso e in pochi minuti raggiunse la riva, mentre i tre dalla sponda correvano nella direzione dell'approdo, trascinandosi a vicenda e guardandosi le spalle.
Erano un uomo ed una donna sulla quarantina, insieme ad una ragazza di circa 15 anni. Si lanciarono praticamente sull'imbarcazione e si gettarono in ginocchio davanti ai loro.

Vi prego, ripartite subito! Subito!”
I due timonieri ubbidirono in silenzio, mentre Oscar e Cirillo si avvicinarono ai forestieri.
Avevano i capelli in disordine, gli abiti sporchi di fango e stracciati in più punti, gli occhi colmi di un orrore che Oscar riconobbe immediatamente, per averlo provato lei stessa, in una notte di Parigi, nel quartiere di Saint Antoine.

Siete al sicuro Monsieur, state tranquillo” esordì Cirillo, stringendo l'uomo per le spalle. Ma lui non sembrò nemmeno aver udito quelle parole, si avvicinò alla donna ed alla ragazza e si accucciò insieme a loro nell'angolo più nascosto della chiatta, vicino a dei sacchi di grano.
Oscar notò che le due donne tremavano visibilmente. Le raggiunse e diede loro il suo mantello.

Grazie” gemette la più matura, avvolgendo l'altra, che immaginò essere la figlia.
Da dove venite?” cercò di indagare.
Solo allora i tre fuggitivi alzarono gli occhi su di loro e li fissarono, cominciando a soppesare i membri di quella comitiva di viaggiatori, per capire con chi avevano a che fare.

Mi chiamo Domenico Cirillo, sono un forestiero, nato in Italia. E questi sono Monsieur e Madame Grandier, con la loro governante e il giovane monsieur Sugane, che viaggiano con me diretti a Sud, a Marsiglia.”
Di fronte al loro mutismo aggiunse “Non avete nulla da temere...”
Contrariamente a quanto si sarebbe atteso, le sue parole scatenarono i singhiozzi delle due donne di fronte a lui. Intervenne allora l'uomo, anch'egli con voce tremolante.

Mi chiamo Hugo Daffort” disse, stringendosi i lembi della giacca e tenendo gli occhi bassi. “Lei è mia cognata, madame Daffort, e la giovane mia nipote. Gli unici ad essersi salvati” concluse volgendo lo sguardo alle sagome dei cadaveri in acqua, sempre più lontani. Le sue parole scatenarono nuovi singulti dal parte delle sue compagne di viaggio.
Sospirò e riprese il suo racconto.

Eravamo tutti al servizio della famiglia Bussy, del castello di Bussy Le Grand...Ma se siete forestieri, di certo non conoscete il mio padrone... ”
Parlava senza alzare lo sguardo, cercando di pulire inutilmente con le mani lo sporco che aveva imbrattato i suoi calzoni.

Quelle persone-riprese facendo un cenno del capo alle sue spalle- erano come noi servitori di palazzo. I signori sono fuggiti la sera prima, in carrozza, non appena ricevute le allarmanti notizie da Montbard”. Si coprì gli occhi con le mani sudicie, e gli altri rimasero in silenzio, affinchè continuasse il suo racconto.
Eravamo tranquilli, monsieur- riprese, rivolgendosi a Cirillo- siamo popolani anche noi, e di certo non ci saremmo fatti ammazzare per proteggere l'argenteria o i quadri del nostro padrone. Anzi, ad essere sinceri, eravamo d'accordo di spartirci quanto fosse rimasto nel castello, e magari di andarcene altrove... Non avremmo mai immaginato quella furia, quella violenza. Erano tantissimi, sono arrivati armati di asce e forconi...molti fittavoli delle terre dei Bussy, ma la maggior parte...non li avevo mai visti. Briganti, assassini, delinquenti che si uniscono ai contadini, li sobillano, si fanno indicare le dimore dei signori e una volta arrivati...-questa volta serrò le mani sulla bocca, per il dolore che certe parole, certi ricordi, gli provocavano- ...hanno colpito tutti, senza pietà, senza motivo. Anche i più anziani...anche i bambini” E scoppiò a piangere. Cirillo si chinò su di lui, gli parlò piano, con tutta la dolcezza che riuscì a trovare.
Non c'è bisogno che aggiungiate altro, monsieur Hugo, abbiamo capito. Purtroppo non possiamo fermarci a dare una degna sepoltura ai vostri parenti e compagni...”
No, no, andiamo via e in fretta, per carità!” esclamò la donna, che fino a quel momento aveva taciuto.
Se volete consegnare il vostro carico-proseguì Hugo, indicando i sacchi su cui poggiava la schiena- vi conviene non fare altre soste. Questa merce deve arrivare a Digione?”
Il timoniere annuì.

Scenderemo anche noi lì. Grazie del passaggio” concluse, poi si strinse al petto le ginocchia e chinò il capo. Cirillo non fece altre domande, gli allungò una borraccia d'acqua e si allontanò.

Durante il viaggio che li separava da Digione, l'imbarcazione si riempì fino all'ultimo posto disponibile. Famiglie di nobili senza troppi mezzi, con le parrucche impolverate e gli abiti stinti, gelosamente attaccati ai propri bauli, comitive di servitori, come i Duffort, in fuga dalla violenza e dalla povertà, senza più padroni da servire e mezzi di sostentamento.
Oscar e Andrè guardavano quella varia umanità che si univa a loro sulle placide acque del canale di Borgogna, preoccupati dalle forme che stava assumendo la lotta interna al loro paese.
Cirillo, che non era nemmeno un cittadino francese, si occupava di tutti i feriti, con dedizione e senza chiedere alcun compenso.
Alle domanda se ci fossero casi gravi, rispondeva che le ferite più profonde erano quelle dell'anima.
Ad ogni sosta, seppur breve, chiedeva poi qualche soldo ad Oscar, scendeva dalla chiatta e si allontanava per tornare con un po' di frutta, una bottiglia di latte appena munto, una forma di pane fresco. Poche cose, che pagava profumatamente, perchè lei potesse mangiare qualcosa di vario e corroborante. All'inizio tendeva a rifiutare, ma coglieva lo sguardo supplice di Andrè, dietro il velo nero con cui diligentemente continuava a proteggere l'occhio destro durante il giorno, e seguiva le indicazioni del medico senza obiettare.
Di fronte a quel mondo che andava sgretolandosi sotto i suoi occhi, essere circondata dall'amore di Andrè e Nanny e dalle premure di Cirillo la faceva sentire una privilegiata.
Quando si stagliò all'orizzonte la Torre de la Terrasse di Digione, i passeggeri dell'imbarcazione tirarono un sospiro di sollievo. Al molo della città tutti sbarcarono, in fretta, e si dispersero; anche Oscar e gli altri scesero dalla chiatta e si imbarcarono su un battello, che ripartì in direzione di Lione, lasciando il Borgogna e muovendosi sulle acque veloci della Saona.
Il paesaggio mutò sotto i loro occhi. Le pianure che avevano appena attraversato, scosse dalla violenta ribellione dei contadini, con i campi abbandonati ed incolti, le ville padronali date alle fiamme, lasciarono posto alle dolci colline disegnate dai vigneti a terrazza, con i loro filari ordinati, a cui si alternavano piccoli paesi, con le case a graticcio affacciate sull'argine del fiume, i campanili in stile normanno, dai quali proveniva il rassicurante suono delle campane, in perfetto orario, dove la vita sembrava scorrere ancora tranquilla.
Forse fu per questo, o per le premure del buon Cirillo e di Nanny, o per la voglia di vivere che un solo sguardo di Andrè sapeva infondere in lei, ma col passare dei giorni si sentì sempre più forte. La febbre cessò di tormentarla e la tosse, per quanto ancora presente, a volte insistente, non era più accompagnata da perdite di sangue.

Domani saremo a Lione” disse ad Andrè, che appoggiato alla balaustra, osservava una fila di manovali che tornavano dal lavoro, camminando sull'argine del fiume, al tramonto.
L'occhio come va?”
Non devi preoccuparti per me” le rispose, prendendole la mano e portandosela alle labbra.
Secondo te quanto abbiamo visto si fermerà o si diffonderà in tutte le regioni di Francia? Io sono preoccupato, Oscar” continuò.
C'è così tanto odio che la gente perde di vista lo scopo di questa lotta. Ed è talmente facile da diffondere, basta una persona, un episodio...”
Si voltò a guardarla.

E’ sufficiente una singola fiamma per appiccare il fuoco a migliaia di arbusti. E mi chiedo se Robespierre e i suoi compagni all'Assemblea, che soffiano vento su queste fiamme, le sappiano poi fermare...Il problema più impellente è la fame, e questi disordini, l'abbandono delle campagne, la fuga dei possidenti, creerà ancora più penuria di cibo”
Per questo è importante che arriviamo a Marsiglia” gli rispose.
Sei attento a cogliere i pericoli di questa situazione...e sai parlarne in modo semplice. Se ci sono uomini che nei loro saggi incitano alla violenza e all'annientamento dell'avversario, tu potrai controbilanciare con le tue riflessioni equilibrate e di buon senso”
Andrè si voltò di scatto.

Ma di cosa stai parlando Oscar? Vuoi che mi metta a pubblicare articoli come
Bernard Chatelet o Camille Desmoulins? Io sono un uomo semplice...non ho frequentato per anni i salotti e i circoli culturali come loro...”
Oscar sorrise.

Ho letto qualcosa dal tuo taccuino, durante questo viaggio” gli confessò.
Penso che dovranno essere i lettori a decretare se sei abbastanza colto, se hai un messaggio da trasmettere...”
Sospirò, tornando a volgere lo sguardo all'argine del fiume, in quel tratto costellato di alberi con le fronde piegate sull'acqua, come dame inchinate al loro passaggio.

Vogliamo davvero combattere come abbiamo visto in Cote d'Or? Io non intendo puntare il fucile contro altri cittadini francesi. Non mi importa che siano nobili, borghesi o popolani...non voglio vedere l'orrore negli occhi delle persone attorno a me.”
Sono con te Oscar, e lo sai”
Ed io con te. Sono tua moglie adesso!”
Arrossì subito di fronte a quella esternazione; lei si sentiva tale ma sapeva bene cosa mancasse alla loro unione. Andrè le rivolse uno sguardo carico di dolcezza e con la mano fermò una ciocca dei suoi capelli che il vento agitava nell'aria. Il suo silenzio parlava di un amore che non si sarebbe mai incrinato, di un'unione che era concreta, ora più che mai. Sentiva che finalmente il suo sentimento era ricambiato e questo continuava a destare in lui felicità e stupore al contempo.
Oscar volse lo sguardo al giovane Sugane seduto poco più in là, con le braccia incrociate ed il solito sguardo nervoso, tormentato.

Non ha manifestato la minima emozione davanti al massacro che abbiamo visto pochi giorni fa. E' impassibile a tutto. Assuefatto al dolore, al suo come a quello degli altri. Ed è pieno di rabbia repressa.”
Anche Cirillo lo ha notato. Mi ha detto che è come un animale ferito: attacca chiunque gli si avvicini, non si fida di nessuno”
Dieci anni fa gli ho salvato la vita...ma che genere di vita?”
Non ti angustiare, Oscar. Vedrai che quando comincerà il suo lavoro di corriere avrà un'occupazione che lo distoglierà dai suoi tormenti, si sentirà utile, conoscerà altre persone, capirà forse di più di questo mondo...”
Oscar cercò la sua mano e le loro dita si intrecciarono; allacciati così si diressero verso il loro giaciglio per la notte.
Non riposarono a lungo. All'alba il battello attraccò a Lione e il tramestio del porto li svegliò. Dovevano cambiare per l'ennesima volta imbarcazione e spostarsi sul fiume Rodano, per concludere il loro viaggio in Camargue.
Ma avevano a disposizione alcune ore prima che la chiatta ripartisse, e ne approfittarono per girare la città.
Lione era una località fiorente, che sembrava ancora risparmiata dalla povertà che dilaniava la regione di Parigi, lontana dai tumulti che scuotevano gli altri distretti di Francia. Famosa per il commercio dell'ottimo vino prodotto sulle colline circostanti e per la produzione della seta, la più pregiata del paese, si presentava maestosamente ai forestieri, con il marmo bianco e splendente della chiesa di Saint George, direttamente affacciata sulla sponda della Saona.
Mentre Andrè e Cirillo si occupavano di trasferire i loro bagagli e Caesar al molo sul Rodano, da cui sarebbero ripartiti, Oscar ne approfittò per raggiungere il centro della città: doveva recuperare denaro dalla banca e decise di farsi accompagnare da Gilbert. Anche Marron si unì a loro, con la speranza di trovare un negozio di merceria e procurarsi un copricapo adatto per andare in chiesa. Lasciando il fiume Saona alle loro spalle, si inoltrarono nel quartiere vecchio della città e si persero nei
traboules che attraversavano viuzze e palazzi, affascinati da quel dedalo di passaggi, che permise loro di scorgere angoli incantevoli della città. Finalmente, dopo aver chiesto ripetutamente indicazioni, raggiunsero la piazza centrale, dominata dallo splendido Hotel de Ville.
Oscar fece una rapida sosta alla banca di Monsieur Gondi, in una via secondaria, poi accontentò la sua vecchia balia e la accompagnò da un mercante di stoffe, con la merce esposta in bella mostra all'esterno della bottega, in un vicolo lì vicino. Convinse Gilbert a scegliere un tessuto con cui farsi confezionare un abito decente, una volta arrivati a Marsiglia, mentre lasciava il negoziante in balia dei capricci e delle pretese dell’anziana donna. E mentre aspettava, la sua attenzione fu catturata da un rotolo di mussola di cotone, color avorio: istintivamente si avvicinò e lo sfiorò con la mano. Per un attimo rimase incerta se acquistarla oppure no, poi, ricacciando indietro il pensiero che l'aveva attratta, avvisò la nonna che l'avrebbe attesa fuori e uscì dalla bottega con Gilbert.
Quando infine Marie fu convinta del suo acquisto, ripresero la via in direzione del porto, dove Cirillo e Andrè li attendevano pazientemente.
Ancora una volta caricarono i bagagli, mentre Caesar, ormai refrattario all'ennesimo imbarco, puntava gli zoccoli e scrollava il capo nervosamente. Oscar si avvicinò all'animale per convincerlo a salire senza farsi male, mentre
Andrè prendeva il paniere che sua nonna teneva sottobraccio.

Ma non dovevi comprare una semplice veletta nera per la santa messa?” l'apostrofò ridendo, sorpreso dal peso della borsa.
Mentre le passava accanto, Oscar notò tra i lembi di tessuto ripiegati, il velo nero di Nanny ed il cotone di colore scuro, scelto per Gilbert, il bianco del taglio di mussola che l'aveva attirata.
Si voltò verso la sua balia, ma l'anziana si stava sistemando lo scialle e non ricambiò il suo sguardo.
La rapida corrente del Rodano li allontanò in pochi minuti dalla vista della città. Oscar si lasciò alle spalle Lione con il cuore più leggero, la sensazione di una forza ritrovata e l’immagine di un futuro che ancora poteva essere felice.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13

Allora, premetto che il capitolo fa un po’ dormire, però portate pazienza, Marsiglia è vicina.
Ringrazio chi sopporta e continua la lettura e chi mi ha scritto in privato, in queste settimane super-impegnative, per avere mie notizie.



Capitolo 13


All'alba del 27 luglio arrivarono ad Avignone.
Mentre viaggiavano velocemente lungo il Rodano, attraversando la Provenza, videro il paesaggio mutare sotto i loro occhi: le colline degradarono fino a sparire, lasciando il posto a vaste pianure, con l'erba alta e verde, e macchie di alberi a interromperne la monotonia. Il clima si fece sempre più caldo e umido, al punto che durante le soste era necessario farsi aria con ventagli o cappello. La rapida corrente del fiume li avvicinava a destinazione, mentre il mondo intorno a loro sembrava fermo, come sotto l'effetto di un sortilegio.
Avvicinandosi all'argine, il battello sfiorò il ponte interrotto di Saint Benezet, dal quale uno stormo di gabbiani immobili ed allineati come sentinelle, ne seguiva la scia. Si levarono in volo non appena l'ebbe superato e lo seguirono fino all'approdo.
Da quel punto poterono ammirare la bellezza delle guglie gotiche del Palazzo dei Papi, che si stagliavano imponenti, illuminate dai raggi del sole, ancora sulla linea dell'orizzonte. Oscar rifletteva su quanto fosse incantevole il suo paese, e su quanto poco lo conoscesse. Ancora meno si poteva affermare per i nobili di corte e la stessa regina.

Chissà, forse le vicende della nostra Francia avrebbero avuto un corso diverso se i sovrani ne avessero compreso la bellezza, come la sto assaporando io, in questo viaggio lontano da Parigi”
Parlò quasi tra se e se, ma Andrè la sentì e le strinse la mano.
Dovevano fermarsi in città e ripartire il giorno seguente: Bernard aveva indicato ad Oscar il nome di un collaboratore, che già gestiva una rete di corrieri per recapitare e ricevere notizie dalla capitale, a cui mancava uno stabile raccordo con Marsiglia. Avignone sarebbe stato il punto di scambio di messaggi e informazioni, e Gilbert avrebbe fatto la spola tra l'antica residenza papale e la città portuale sul Mediterraneo.
Quando furono sbarcati tutti, Oscar illustrò il suo piano: lei e Andrè, insieme a Gilbert, avrebbero trovato l'uomo indicato da Bernard, nel quartiere Saint Lazare, alla periferia della città. Affidò la nonna e i loro bagagli a Monsieur Cirillo e si separarono in Place Pie, con l'accordo di ritrovarsi all'ora dei vespri di fronte alla torre della piazza.

Le indicazioni che Bernard aveva trascritto su un pezzo di carta erano piuttosto generiche, e girarono a vuoto per quasi un'ora cercando l'indirizzo giusto. Andrè aveva convinto Oscar a montare Caesar, per non stancarsi in quella calda giornata di fine luglio, e dalla posizione in cui si trovava non le sfuggivano i gesti di insofferenza del giovane Gilbert per quel loro girovagare infruttuoso. Quando passarono per la seconda volta davanti allo stesso lavatoio, il ragazzo si fermò a rinfrescarsi il volto, quasi immergendolo nell'acqua, poi si strizzò i capelli, inzuppando la camicia, e si sdraiò sulle assi di legno, incrociando le braccia sotto la testa.
Guarda come ti sei conciato! Bel modo di presentarsi al tuo capo, Gilbert!” Lo riprese Andrè, mentre il giovane restava impassibile, con gli occhi chiusi.
Prima bisogna trovarlo, il mio capo, giusto Andrè?” replicò senza nemmeno voltarsi.
L'uomo stava per scattare, esasperato, quando Oscar lo fermò.

Lascia perdere, Andrè!” disse, smontando da cavallo. Poi cercò di farlo sorridere
Probabilmente è l'età, sai? Ricordo che anche tu, da ragazzo, eri sempre stanco e non perdevi occasione per coricarti un po'...”
Andrè si voltò di scatto, poi vide il suo viso sorridente e capì che lo stava prendendo in giro.

Si, come no!-le rispose, prendendo le briglie di Caesar e avvicinando il cavallo all'acqua-non sopravviverebbe una settimana agli ordini di mia nonna...”
Si scambiarono uno sguardo silenzioso, la mente di entrambi rivolta ai ricordi della loro giovinezza, vividi, come se non fossero passati quasi vent'anni.

"Resta il fatto, Oscar, che stiamo effettivamente girando in tondo...probabilmente non sono così accurate le indicazioni di Bernard...”
Oscar si avvicinò e dopo un'ultima occhiata alle righe che le aveva lasciato il marito di Rosalie, ripiegò il foglio e lo ripose nella tracolla che portava con sé.

Non può essere qui il posto...manca lo spazio per il ricovero dei cavalli...E forse anche il nome non è esatto, qui nessuno conosce questo Abraham Morin”
Hai ragione Oscar...proviamo a seguire il lungofiume verso la periferia della città. E proviamo a chiedere ai passanti di qualcuno che si occupi dei corrieri di posta, invece del nome...”
Si incamminarono quindi verso la sponda del Rodano, lasciandosi alle spalle il quartiere di Saint Lazare. Gilbert li raggiunse correndo prima di perderli di vista ma rimase qualche passo dietro di loro: camminavano fianco a fianco, e mentre con una mano Andrè guidava Caesar, tenendolo per le briglie, con l'altra giocava con quella di Oscar, sfiorandola quasi casualmente per poi trattenerla qualche secondo e lasciarla nuovamente andare.
Poco dopo incrociarono un anziano su un carretto e Andrè si avvicinò per chiedergli a chi poteva rivolgersi per inviare un messaggio a Lione. L'uomo gli indicò una costruzione poco distante, vicino ad un molo in legno sul fiume.
Quando la raggiunsero notarono sul retro un recinto con due cavalli che ruminavano, ancora sellati.
Il portone del capanno si spalancò improvvisamente ed uscì un ragazzo di corsa, che per poco non cadde rovinosamente su di loro.

Pierre! La porta, maledizione!”
L'uomo che aveva gridato alzò lo sguardo verso l'ingresso e si trovò davanti una coppia, immobile, con un bellissimo stallone bianco. I due entrarono, lasciando le briglie del cavallo ad un ragazzo.
La stanza era occupata da una varietà di merci accatastate alle pareti. In un angolo un giovane stava sistemando delle damigiane di vino.

Buongiorno signori! Siete qui per vendere il cavallo?”
Oscar e Andrè si guardarono, senza capire.

Buongiorno a voi. Veramente noi...stiamo cercando Monsieur Abraham Morin” spiegò Oscar.
L'uomo si bloccò, come se avesse pronunciato una bestemmia.

Mi chiamo Oscar Francois Jarjayes, e questo è mio marito, Andrè Grandier. Veniamo da Parigi, per conto di Monsieur Chatelet”
L'altro rimase impassibile un secondo, poi si rivolse al suo garzone. “Credo siano arrivate le
colombe che aspettavamo per la festa patronale. Resta qui se arrivassero clienti, io sono sul retro con questi signori. E dai anche un'occhiata al loro purosangue.”
Certo, monsieur Moret!”
Detto ciò fece cenno ai tre forestieri di seguirlo dietro ad una porta, poi lungo una scala che portava ad uno scantinato, umido e poco illuminato.
Oscar sfiorò istintivamente il pugnale che teneva alla cintola, nascosto dal giustacuore e riprese a parlare.

Ci deve essere un errore, signore. L'uomo che stiamo cercando si chiama Morin...”
Ma l'altro sembrò ignorarla, accese una lampada ad olio e chiuse la porta dietro di loro.

No, nessun errore, sono la persona che state cercando”
Ma il vostro aiutante vi ha chiamato Moret...” intervenne Andrè.
L'uomo, un tipo sulla cinquantina, tarchiato e praticamente calvo, con i pochi capelli rossicci raccolti in un codino striminzito, ricambiò quell'osservazione con un sorriso.

Signore, sono un trafficante ebreo in un'enclave pontificia, che collabora con i rivoluzionari...pensate possa usare il mio vero nome? Per tutti qui sono Armand Moret”
Oscar allontanò la mano dall'impugnatura del suo stiletto.

Bernard mi ha scritto che intendete collegare alla rete di scambi con l'Assemblea Nazionale anche Marsiglia, dico bene?”
Oscar annuì e si voltò in direzione di Gilbert.

Lui sarà il nostro corriere, farà la spola tra qui e Marsiglia, e noi ci occuperemo di tenere informati gli abitanti della città attraverso un giornale. Mi auguro che le notizie su quanto si sta costruendo in Francia possano oltrepassare le frontiere del nostro paese e diffondersi alle altre nazioni d'Europa”
Sognate in grande, Oscar Francois Jarjayes. Ma a giudicare dal vostro nome ed abbigliamento maschile, unitamente al fatto che siete pure maritata, suppongo siate abituata ad agire fuori dall'ordinario...”
Quello che vi chiediamo è di passare le notizie dei vostri messaggeri al nostro, e di ospitarlo qui quando soggiorna ad Avignone.”
Morin sorrise, compiaciuto.

Apprezzo che non ci si perda in chiacchiere inutili...ora vi mostro la mappa e le tratte dei miei ragazzi, poi credo che dovremo cominciare a parlare del vile denaro...” E senza attendere risposta, estrasse da un vecchio tino una carta arrotolata che svolse sotto i loro occhi, appoggiandosi su due assi di legno.
Mostrò con il dito i percorsi, che portavano verso Valenza e Lione da una parte, e verso Montpellier e Tolosa dall'altra.

La maggior parte dei corrieri da Parigi arriva fino a Digione e rientra. Da lì partono quelli diretti a Sud, i miei uomini si spostano prevalentemente da Avignone a Lione, e qui è il punto di nuovo smistamento delle notizie verso sud ed occidente” concluse soddisfatto.
Oscar annuì, senza parlare.

Il cavallo che è con voi non è adatto-riprese Morin- troppo delicato e decisamente appariscente. La parola d'ordine in questo lavoro è non dare nell'occhio” concluse, rivolgendosi direttamente a Gilbert.
No, non intendevamo servirci di Caesar per questo. Durante il viaggio è nostra intenzione fermarci in Camargue ed acquistare uno dei cavalli di quella razza, mi sembrano più adatti” gli rispose Andrè.
Caesar?” ripetè l'uomo, inarcando un sopracciglio.
Voi parigini siete davvero eccentrici...” disse quasi tra se e se, mentre riavvolgeva la mappa.
Immagino vogliate ripartire domani. In quel caso non fatevi vedere troppo in giro...non passate certo inosservati, e questa città è sotto il controllo dei legati pontifici e delle loro Guardie Svizzere, a cui si aggiungono alcuni contingenti di soldati provenienti dall'Italia. Chiunque simpatizzi per l'Assemblea del Terzo Stato non è visto di buon occhio...Posso ospitarvi per stanotte, ho una stanza con dei giacigli...niente di lussuoso, ma qui non vi cercherà nessuno”
Oscar sospirò. Sperava di poter alloggiare in qualche locanda e dormire finalmente in un vero letto. Con suo marito e nessuno intorno. Ma Morin sapeva il fatto suo, ed era troppo rischioso abbassare la guardia proprio in quel momento e in quella città.

Va bene, monsieur Morin. Con noi viaggiano anche un medico italiano e la mia governante, ci stanno aspettando alla piazza del mercato, coi nostri bagagli”
Mandate il vostro ragazzo da loro, posso dargli un carretto per i bauli”
Mentre si occupava personalmente di legare un cavallo alle stanghe, chiese loro quanto fossero informati circa gli ultimi eventi occorsi a Parigi.

Avete notizie recenti di quanto sia successo dopo la Bastiglia?” chiese Oscar, piena di speranza.
Morin terminò di sistemare l'animale, a cui diede due sonore pacche sulla coscia. Sembrava non aver udito la domanda della donna. Poi, mentre riavvolgeva una corda, si avvicinò e raccontò a voce bassa.

Per la prima volta nella storia Parigi è governata da un sindaco eletto dal popolo e non dal Re. Si tratta di Jean Bailly, uno studioso di astronomia e matematica, molto partecipe all'Assemblea, che ha posto la sua residenza all'Hotel de Ville. Necker ha ottenuto nuovamente il posto di Primo Ministro, ed è stata istituita una Guardia Nazionale per mantenere l'ordine in città, capeggiata dal marchese di La Fayette. Ne fanno parte molti borghesi e i soldati della Guardia Metropolitana che hanno affiancato i cittadini durante l'assedio alla Bastiglia. Al loro primo ufficiale, Alain De Soisson, va il merito di aver costretto De Launay alla resa.”
Allora è vivo...e sta bene...”
Credo di sì-continuò Morin- anche se ho saputo che moltissimi soldati sono morti in quei giorni, in particolare scontrandosi con le guarnigioni che il Re aveva richiamato a Parigi. Ma Sua Maestà sembra ora più disponibile, ha incontrato Bailly, proprio all'Hotel de Ville, e ne ha riconosciuto la nomina, così come ha ratificato l'incarico che l'Assemblea ha affidato a La Fayette”
Gli occhi di Oscar brillavano di speranza: era stata in pena senza sapere quale fosse stato il destino di Alain e dei suoi uomini.

Le ultime notizie sulle discussioni dei nostri rappresentanti indicano che si stia lavorando per l'abolizione definitiva dei diritti feudali sui contadini e sul loro lavoro”
Non posso crederci!” esclamò Gilbert, intervenendo per la prima volta in quella conversazione.
E invece devi crederci...vedrai che lo faranno!” gli rispose Oscar, con occhi che sembravano vedere una rapida risoluzione della crisi in cui era precipitata l’intera nazione da mesi ormai.
Il prossimo passo sarà quello di redigere una nuova Dichiarazione dei diritti dell’uomo, e si vocifera che sarà modellata su quella americana!” concluse Morin.
Gilbert, già montato sul carretto, si rivolse direttamente ad Oscar.

Ma allora perché andare a Marsiglia? Siamo ancora in tempo, torniamo a Parigi, tra poco sarà tutto finito…”
Non ne sarei così sicuro…” gli rispose Andrè, che fino a quel momento aveva ascoltato tutte quelle notizie senza proferire parola.
Però se Oscar ritiene più opportuno fare ritorno, io la seguirò”
No Gilbert, i nostri programmi non cambiano” replicò la donna.
Poi si rivolse direttamente al marito, abbassando leggermente la voce.

Cosa ti preoccupa, Andrè?”
Lui sorrise: Oscar leggeva i suoi pensieri. Era un particolare che gli riempiva il cuore di gioia, nonostante il momento critico.

Sta andando tutto nella direzione che speravamo, ma non tutto è come speravamo…Alain si è battuto per conquistare la Bastiglia, ma sono certo che non ha avuto parte nella tremenda fine che hanno fatto il marchese De Launay e le guardie svizzere. E adesso c’è La Fayette al posto del generale Boillet…ricordi come ce lo aveva descritto Fersen ? Un ufficiale all’incessante ricerca della gloria, costi quel che costi…”
Oscar gli prese le mani e gli sorrise.

Noi faremo la nostra parte, Andrè. Come abbiamo sempre fatto, o quantomeno come abbiamo sempre provato a fare”
E poi gli sfiorò le labbra, con un movimento rapido ed inatteso, davanti a Morin e Gilbert.
Il ragazzo scosse le briglie con rabbia e incitò il cavallo a partire in direzione della città. Nonostante la forza che impresse al suo gesto, il cavallo si mosse placidamente, quasi indifferente alle sue intenzioni, quelle di sparire quanto prima da quel cortile e da loro due.
Non tenevano mai in considerazione le sue opinioni, era come un pupazzo nelle loro mani, mentre quello che chiedeva era di essere libero di scegliere per sé. Questo pensava, Gilbert, mentre si dirigeva verso il centro di Avignone.
Solo molti mesi più tardi avrebbe capito che non era quello il motivo della sua sofferenza. Era vedere il loro legame, fatto di ricordi e vita condivisa, di intesa e di rispetto. Il loro amore, che non era solo l’unione di un uomo e una donna, ma lo scudo contro le avversità, il riparo dalla sofferenza, la forza di andare avanti per quella che era la loro strada. Era l’invidia per quel rapporto unico e indivisibile, che a lui mancava. Era il timore all'idea che non l’avrebbe mai avuto.
Tutto ciò sarebbe stato perfettamente chiaro per lui, quando si sarebbe trovato con gli occhi spalancati su un cielo oscurato dal fumo dei cannoni e dalla polvere, e avrebbe intravisto, oltre quella coltre grigia, il volo di un uccello, libero, sullo sfondo azzurro del cielo, al di sopra delle miserie degli uomini.
Quella verità gli sarebbe apparsa in tutta la sua chiarezza solo allora, quando sarebbe stato troppo tardi.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Bentrovate/i, rieccomi con un altro capitolo di “passaggio”. Finalmente Oscar giunge a Marsiglia ma...la mussola di cotone è ancora nella borsa del cucito della nonna...


Capitolo 14

Alla fine Oscar capì che non c'era altra soluzione.

Va bene allora, ci separeremo!”

Fissò tutti per qualche istante, poi con un gesto che voleva sembrare naturale, ma che tradiva una certa insofferenza, si alzò e lasciò la stanza.

Percorse qualche passo nel chiostro, ancora illuminato dalla luce del crepuscolo, e arrivata all'ultima campata si appoggiò con un braccio ad una delle colonne binate ed alzò il capo a fissare le decorazioni del capitello.

Maledizione!

Quel giorno nulla era andato per il verso giusto.

Erano sbarcati ad Arles la mattina presto, concludendo quel lungo viaggio sul fiume Rodano. Il programma prevedeva che si potessero fermare un paio di giorni in città, mentre Andrè sarebbe andato nelle vicine campagne della Camargue con lo scopo di acquistare un cavallo per Gilbert. Concluso l'affare sarebbero ripartiti in direzione di Marsiglia via terra.

Purtroppo un numeroso contingente del regio esercito, che dalla frontiera con l'Italia si stava muovendo verso Parigi, era di stanza da luglio nella città, e aveva occupato tutte le locande e gli alloggi a disposizione. Oscar e Cirillo tribolarono per buona parte della giornata e alla fine trovarono solo un alloggio nel monastero della cattedrale di Saint Trophime, ancora una volta uno stanzone spoglio da condividere tutti insieme.

Andrè invece era partito immediatamente insieme al giovane Sugane, ma aveva scoperto che, sempre a causa del passaggio dei soldati, tutti i cavalli domati e pronti per la sella erano già stati acquistati o prelevati dagli stessi militari che avevano occupato Arles. Aveva trovato solo un paio di esemplari, ma erano stati appena castrati, non potevano affrontare immediatamente un viaggio tanto lungo, bisognava attendere una settimana. Andrè aveva preso accordi per uno di questi cavalli, e per garanzia, oltre che per abbassarne sensibilmente il prezzo, aveva lasciato Caesar all'allevatore, interessato a far accoppiare alcune giumente con lo splendido purosangue del forestiero proveniente da Parigi.

I due uomini erano rientrati ad Arles non senza fatica, a piedi e sfruttando brevi passaggi su qualche carretto in transito verso la città. Al molo sul fiume, dove si erano dati appuntamento, avevano trovato Cirillo, e da lui avevano saputo della loro precaria sistemazione. Mentre raggiungevano il convento, il medico aveva ascoltato il resoconto del giovane e gli aveva suggerito l'ipotesi di separarsi: lui poteva partire insieme ad Oscar e a sua nonna per Marsiglia, mentre loro avrebbero atteso la disponibilità dei cavalli e li avrebbero raggiunti solo allora.

La salute di vostra moglie è ancora molto delicata, e qui il clima è davvero pessimo per le sue condizioni cagionevoli. Caldo, umidità, zanzare...sarebbe davvero preferibile che si allontanasse quanto prima. Se dovesse avere una ricaduta, il viaggio in carrozza fino a Marsiglia potrebbe esserle fatale...ricordate, vero, in quali condizioni sia giunta a Buffon?”

Andrè tacque per il resto del tempo necessario a raggiungere Saint Trophime. Si sentiva mancare l'aria all'idea di lasciarla, ma Cirillo aveva ragione, e quando constatò la precarietà della loro sistemazione, si convinse del tutto.

Mentre consumavano l'ennesimo pasto di fortuna, Oscar ascoltò il resoconto di Andrè e la necessità di proseguire il viaggio senza di lui, le argomentazioni relative alla sua salute di Cirillo, colse lo sguardo denso di preoccupazione di Nanny e quello svogliato di Gilbert, e infine prese la sua decisione.

Fece qualche passo nel porticato, osservando i dettagli dell'intarsio dei diversi capitelli, un'immagine dei Re Magi con i loro doni stretti tra le mani, le rigide sagome dei loro cavalli in bassorilievo. Dalle arcate le giungeva il profumo intenso e dolciastro dei fiori di gelsomino, che cresceva rigoglioso sulle colonne della facciata orientale del monastero. Il caldo era davvero intenso e umido, nemmeno a quell'ora si percepiva un po' di refrigerio.

Sentì i suoi passi avvicinarsi, alle sue spalle.

Non mi piace l'idea di lasciarti qui, con l'affare dell'acquisto da concludere, il viaggio a cavallo fino a Marsiglia...con quella testa calda di Gilbert appresso”

Gli disse, senza voltarsi.

Io invece non potrei essere più tranquillo per te...sotto la custodia di mia nonna e di Monsieur Cirillo!”

Aspettò che si voltasse con gli occhi fiammeggianti prima di sorriderle e farla sorridere a sua volta.

Già...scommetto che sarò costretta a sorbirmi tutte le loro attenzioni!” rispose, volgendo nuovamente lo sguardo al giardino interno.

Ascolta Oscar...lo sai anche tu ...a volte la scelta migliore non è la più giusta ma...”

Io voglio diventare tua moglie...davvero...”

Lo interruppe, tornando a guardarlo. Aveva quel piglio deciso e al contempo contrariato che aveva visto attraversare il suo volto per decenni, fin dalla sua infanzia, e che in lui suscitava, da sempre, il desiderio di stringerla a sé, senza proferire parola.

Si avvicinò. Avrebbe voluto dirle che lo sarebbe diventata e presto, e che allora non le avrebbe mai più permesso, nemmeno per un attimo, di dubitarne...o di sentirsi insoddisfatta.

La strinse a sé e insieme si appoggiarono contro una colonna, per non essere visti da eventuali presenze lungo i corridoi. Fronte contro fronte, le parlò con gli occhi chiusi.

Lo diventerai, Oscar...non puoi immaginare quanto lo desideri anch'io e non credere che sia facile per me restare e lasciarti proseguire senza di me...”

La sentì sospirare.

Non ricordo molte occasioni, in cui ci siamo separati...a lungo...”

In realtà riaffiorò alla sua memoria il ricordo del momento più doloroso, quando lei aveva lasciato le Guardie Reali e senza di lui era partita per la Normandia.

Però- continuò-però...posso dirtelo...finalmente...che mi mancherai, che penserò a te tutto il tempo, che niente potrebbe impedirmi di tornare da te”

Allora percepì il suo sorriso, anche nell'oscurità.

Starò attento a non affaticare il mio occhio e ti prometto che non permetterò a Gilbert di metterci nei guai. E intanto tu e Cirillo potrete sistemarvi a Marsiglia e predisporre tutto il necessario per cominciare la nostra azione di propaganda in città...al comando di mia nonna, naturalmente...”

Quest'ultima battuta la fece ridere davvero.

Poi tornò seria.

Si, Andrè. Sarà esattamente così che andranno le cose” e lo baciò, con il cuore più leggero.



Giunsero infine a Marsiglia in una mattinata ventosa, assolata e senza nubi. Cirillo aveva convinto Oscar a fermarsi per la notte a Cabries, l'ultima stazione di posta per il cambio dei cavalli, vicino alla capitale della Provenza, Aix en Provance.

Come in altre città, anche alla periferia di Marsiglia incrociarono contingenti dell'esercito regolare e furono fermati da un drappello di soldati che raccolse le loro generalità e chiese le motivazioni del loro viaggio.

La carrozza li lasciò poco più tardi nel quartiere del porto, dove il contatto di Bernard svolgeva la sua attività.

Etienne Martin*, così si chiamava, era un facoltoso armatore, membro di una famiglia storicamente insediata a Marsiglia e dedita al commercio, con successo, da generazioni. Uomo maturo ed affermato, era stato eletto come rappresentante del Terzo Stato, aveva preso parte alla nomina dei deputati che partecipavano all'Assemblea degli Stati Generali a Parigi e manteneva la corrispondenza con questi.

Inoltre, in seguito ai disordini popolari che in primavera avevano portato all'allontanamento del sindaco di Marsiglia e dei suoi collaboratori, era diventato membro del Consiglio dei Tre Ordini, che sostituiva il deposto consiglio comunale, e di fatto governava la città.

Gli uffici della sua compagnia erano in un palazzo sulla Quai des Belges, nel punto centrale e più protetto del porto. Pur essendo praticamente uguale agli edifici che lo affiancavano, era leggermente più alto e dominava l'ingresso del golfo. Alcuni dei suoi uomini presero i loro bagagli e li portarono all'interno del magazzino, poi uno di loro li accompagnò nel suo ufficio.

Era una bella stanza soppalcata, con un'ampia vetrata che dava sul mare, dalla quale si scorgevano le mura di Forte Saint Jean, all'imboccatura del porto.

Martin li accolse calorosamente, chiedendo del viaggio e disponendo subito per offrire loro la colazione, nonostante le rimostranze dei tre forestieri.

Sebbene lo stile del suo abbigliamento fosse sobrio e non indossasse la parrucca, ad Oscar non sfuggirono il vistoso anello d'oro, impreziosito da uno smeraldo incastonato, che luccicava al suo dito mignolo, la scrivania di legno pregiato, riccamente intarsiata, il vassoio con le tazzine, tutte in argento, già predisposte per il caffè su un tavolino accanto alla libreria.

Con garbo il loro ospite invitò l'anziana governante perchè si accomodasse su un'elegante bergere rivestita di un prezioso damasco blue e oro, mentre Cirillo e Oscar si sedettero su due poltrone in velluto, di fronte al suo raffinato scrittoio.

Attendevo con ansia il vostro arrivo, Monsieur Jarjayes, soprattutto per rendere più veloci le comunicazioni con la capitale... non ci sono problemi per questo, vero? Vi aspettavo più...numerosi!”

Abbiamo incontrato delle difficoltà per procurarci il cavallo- spiegò Oscar- I due uomini che se ne occupano ci raggiungeranno nei prossimi giorni. Conoscerete presto anche loro”

Martin sembrò visibilmente sollevato da questa delucidazione.

Benissimo, quando vi sarete sistemati andremo a conoscere Auguste...Auguste Mossy*, il tipografo. E' l'editore del Courier de Marseille, il giornale più diffuso in città...almeno in certi ambienti

Fece un cenno alle loro spalle, ed un cameriere entrò per servire il caffè, con un vassoio carico di biscotti a forma di barchetta.

Di fronte all'esitazione dei tre ospiti, li esortò ad assaggiare le navettes , dolci caratteristici della città. Oscar avrebbe declinato l'invito, ma un'occhiata esplicita di Cirillo la convinse a servirsi. Il medico si rivolse poi a Martin

Abbiamo incontrato dei soldati all'ingresso della città. Volevano sapere chi fossimo e cosa ci portasse a Marsiglia”

L'uomo sembrò allarmato.

E cos'avete risposto?”

Beh, non abbiamo certo mentito sui nostri nomi-continuò Cirillo- ma abbiamo affermato di essere di passaggio, diretti in Italia...”

Martin appoggiò le mani incrociate sulla scrivania, come sporgendosi verso di loro.

Marsiglia è una città turbolenta...non ci saranno state le rivolte popolari come a Parigi, ma sta diventando sempre più complicato evitare l'intervento dell'esercito”

Prese tempo, sorseggiando il suo caffè.

Proprio per questo avrei pensato per voi una sistemazione tranquilla...anzi, riservata, oserei dire. Non svolgete attività nel porto, quindi non è necessario che abitiate nel centro della città. Invece il villaggio di Saint Barthelemy è perfetto. Una cavalcata di meno di un'ora vi separa dal centro di Marsiglia, è un luogo fresco, ordinato, dove i soldati non hanno interesse a ficcanasare.

Lì ho comprato una bella villa, tempo fa, anche se non del tutto terminata. E' stata il capriccio di un mercante di legname, a cui la fortuna ha voltato le spalle. Ma ha un ampio giardino e un possente muro di cinta, che la rendono molto discreta. Si chiama Chataeu Magenta...sono certo che vi piacerà.”

Si alzò e i suoi ospiti lo imitarono. Li stava congedando.

Mi sono permesso di procurarvi due persone di servizio, che troverete già in loco. Qualora non fossero di vostro gradimento, o vorreste assumere altri servitori, potrete agire come meglio credete” concluse, volgendo lo sguardo alla donna che immaginò essere la governante.

E naturalmente ho messo a vostra disposizione una delle mie carrozze” disse, mentre li accompagnava alla porta.

Oscar ringraziò ed uscì, seguita da Marie e Cirillo.

Il sole era accecante e caldo, a quell'ora.

Presero la carrozza che il mercante aveva predisposto per loro e verso le 11 arrivarono a destinazione.

La villa era proprio come Martin l'aveva descritta: separata dalla via principale del villaggio da un muro di cinta di quasi due metri, ricoperto da un folto strato di edera rampicante, era dotata di un edificio principale che si affacciava sulla strada, grazie ad un ampio terrazzo che si estendeva fino al muro stesso, e da una piccola scuderia con annesso un fienile. Il giardino appariva piccolo, piantumato senza una regola precisa, con una piccola fontana nascosta dal muschio, davanti all'ingresso principale.

Sui gradini, di fronte al possente portone di quercia, un giovane in livrea e parrucchino bianco, ed una ragazza, troppo magra per la sua divisa scura, con cuffietta e grembiule immacolati, li attendevano.

Con sommo sollievo di Marie, la casa era perfettamente in ordine. Dopo aver visionato le stanze, dispose la sistemazione per Monsieur Cirillo e per Oscar, ordinò di preparare il bagno ad entrambi e si occupò di disfare i bagagli.

Oscar si immerse nella piccola tinozza sistemata in cucina, aiutata dalla domestica, Mylene, che entrò cautamente nella stanza, quasi non fosse del tutto convinta che il gentiluomo biondo e magro giunto quella mattina fosse in realtà una signora, come l'anziana governante le aveva spiegato.

Cirillo si lavò e si fece la barba, attese che anche Marie si fosse rinfrescata dopo il lungo viaggio e si offrì di accompagnarla in chiesa, per la messa serotina.

Rimasta sola, Oscar si ritirò nello studio, una stanza con le pareti rivestite in legno, nella quale troneggiava il ritratto di una tale Madame Ludovica Magenta, a cui era stata verosimilmente dedicata la villa. Sul tavolino di fronte al camini spento, tra due poltroncine in velluto e legno, notò diverse copie del Courier de Marseille, e alcuni numeri del Annales patriotiques de Marseille. Erano entrambi pubblicati da due membri della famiglia Mossy.

Ne prese uno, si accomodò su una poltrona e cominciò a sfogliarlo. La luce ancora intensa di quel tardo pomeriggio di fine luglio le permetteva di leggere senza chiamare per farsi portare una candela accesa.

La sua lettura fu presto interrotta dall'ingresso del giovane servitore in livrea, del quale ancora non conosceva il nome, che le annunciava una visita.

Oscar prese dal piccolo vassoio in argento il biglietto con il nome del visitatore.

Victor Maurice de Riquet, Cavaliere de Caraman*

Aggrottò la fronte, poi fece un cenno di assenso al domestico, e dopo pochi istanti l'uomo la raggiunse nello studio.

Era un gentiluomo dall'ingannevole aspetto bonario, con il viso rotondo, sempre sorridente.

Si inchinò tenendo in mano il tricorno in velluto, impreziosito da una passamaneria dorata. Non indossava l'uniforme.

Lieto di rivedervi, colonnello De Jarjayes, dopo tutti questi anni!”

Oscar tacque. Il conte de Caraman non era certamente lieto di vederla, se si era precipitato a farle visita dopo poche ore che si trovava a Marsiglia.

Senza replicare, gli indicò una delle poltrone e si sedette di fronte a lui, accavallando le gambe.

Era invecchiato bene.

L'aveva conosciuto circa 10 anni prima, e non per motivazioni legate al suo ruolo di generale dell'esercito di Sua Maestà. In realtà la sua passione per la botanica, e la nomea del giardino inglese che aveva personalmente progettato e realizzato nelle sue tenute di Roissy, l'avevano condotto a Versailles, al cospetto della regina Maria Antonietta, per la quale aveva disegnato un giardino, con cui abbellire i dintorni del Petit Trianon.

Mi duole informarvi che ho lasciato l'esercito, conte”

L'ospite la fissò un istante.

Si...naturalmente”

Prese qualche attimo di tempo, guardandosi attorno.

Infatti mi chiedevo cosa vi avesse condotto qui, a Marsiglia. Non riuscivo a credere alle mie orecchie quando i miei soldati me lo hanno riferito.

Siete molto lontano dalla reggia di Versailles...e dalla vostra famiglia”

Era abbastanza esplicito a cosa si riferisse con quell'affermazione.

Oscar si sentiva controllata, e avrebbe voluto trovare le parole per sbarazzarsi di quella visita indesiderata.

In effetti ho lasciato Parigi per motivi di salute. Ma è una notizia riservata, vi pregherei di non diffonderla”

L'uomo fece scorrere lo sguardo sulla sua figura, soppesando quella rivelazione. In effetti la ricordava più in carne e meno affaticata, ma questi potevano essere semplicemente i postumi del lungo viaggio da Parigi. E poi non rammentava che Marsiglia vantasse un clima favorevole a corroborare un fisico debilitato.

Le rispose con un sorriso di circostanza e si alzò.

Mi auguro allora che il soggiorno in città giovi alla vostra...infermità. E per qualsiasi cosa non esitate a rivolgervi a me. Mi potete trovare al forte Saint Nicholas, al porto”

Oscar ringraziò e accompagnò il suo ospite all'ingresso. Lo osservò dalla finestra montare a cavallo, proprio mentre rientravano Cirillo e la sua governante. Fece loro un cenno di saluto col cappello poi le rivolse un ultimo sguardo e lasciò la tenuta.

* I personaggi segnati con l'asterisco sono figure storiche realmente esistite, con un ruolo nelle vicende storiche della Marsiglia rivoluzionaria poco distanti da quelle che avranno nella mia narrazione.

Chateau Magenta è anch'essa una vera, elegante residenza alla periferia della città, ma fu costruita nel 1800 e prende il nome dalla battaglia di Magenta vinta da Napoleone. Ho dovuto trovare qualcosa di diverso che spiegasse il suo nome.


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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Capitolo 15

Oscar si svegliò lentamente, sbattendo più volte le palpebre.
Attraverso la finestra accostata, un refolo d'aria faceva ondeggiare in modo capriccioso il pesante tendaggio, lasciando filtrare una lama di luce intensa, che attraversava l'intera stanza per esaurirsi sul legno scuro del pavimento, ai piedi dell'armadio di mogano.

Stirò le braccia e guardò il pulviscolo che volteggiava senza fermarsi mai, illuminato dal fascio luminoso. Doveva essere già mattina inoltrata, pensò: aveva sicuramente dormito a lungo, recuperando il sonno arretrato, complici la comodità di un vero materasso e il profumo di bucato fresco delle lenzuola di cotone.

Il senso di felicità e benessere che la colse si arrestò subito di fronte al pensiero di essere sola, senza Andrè. Probabilmente aveva trascorso la notte ancora su uno scomodo pagliericcio, insieme ad altri viaggiatori, nel caldo afoso della Camargue.

Si alzò e si sciacquò il viso nel catino della toeletta.
Quel giorno intendeva portare avanti la loro missione. Monsieur Martin l'avrebbe accompagnata a conoscere il tipografo: voleva capire come avrebbero collaborato per le pubblicazioni delle notizie, non conoscendo nulla di stampa e di giornali.

Cirillo si era offerto di accompagnarla, ansioso di conoscere la città e di immergersi nella realtà della carta stampata.
La accolse con un sorriso radioso, quando si unì a lui per la colazione, sulla terrazza.

Ho suggerito alla vostra governante di apparecchiare qui...spero non vi dispiaccia”
Ripiegò il giornale con cui si era intrattenuto nell'attesa e la fissò un istante, mentre lei scostava la sedia e si accomodava di fronte a lui.
Il giovane cameriere, di cui non aveva notato la presenza, le fu subito di fianco, per versarle del caffè.

Starà bene...”le disse il medico.
Lo osservò con aria interrogativa.

Monsieur Grandier” aggiunse, per essere più esplicito.
Certamente” rispose lei, mentre apriva il tovagliolo e se lo poggiava in grembo.
La lontananza dall'oggetto d'amore provoca una grande sofferenza, si sa. Ma per il resto non dovete preoccuparvi. Vostro marito è un uomo assennato e pieno di giudizio”
Si sa?” ripeté le sue parole.E' forse materia di studio? Frutto di un calcolo matematico o di qualche legge fisica?”
Oh no! Questa è una constatazione che ho tratto dai miei studi classici.”
Lei lo guardava perplessa, mentre sorseggiava il suo caffè.

Pensate alla mitologia greca: ogniqualvolta si debba punire qualcuno, la divinità in questione la separa dal proprio amore. Conoscete la leggenda di Partenope?”
Oscar tacque un istante.

Non era forse una delle sirene che cercò inutilmente di ammaliare Ulisse? Se ne racconta nell'Odissea...Se non ricordo male, si gettò sugli scogli con le proprie sorelle quando fallì nel tentativo di sedurlo con il suo canto...”
Cirillo si appoggiò allo schienale e le sorrise.

Beh, questa è una delle leggende che si narrano, relativamente a questa figura mitologica, ma nella città di Napoli, dove ho vissuto, si è diffusa un'altra storia...”
Lo vide volgere lo sguardo lontano da lei, come rapito dal ricordo della sua terra.

Partenope era sì una sirena, ma per capriccio di Eros, dio dell'amore, si era perdutamente innamorata di un centauro, Vesuvio. Zeus, il re dell'Olimpo, a sua volta invaghito dell'incantevole sirena, decise di trasformare il suo amato in un vulcano, al limite del golfo dov'ella viveva, così che potesse vederlo sempre e mai unirsi a lui. Per la disperazione la bella innamorata si gettò sugli scogli. Il suo corpo fu trascinato sull'isolotto di Megaride e lì diede origine alla città di Napoli”
Tornò a guardarla, con quegli occhi intelligenti e sensibili.

Quindi immagino che separarsi da chi amiamo sia estremamente doloroso, anche quando ne comprendiamo le ragioni. Sebbene non abbia mai avuto legami del genere...” aggiunse, a voce bassa.
Tuttavia, ritengo che il messaggio delle leggenda non sia solo questo.
Forse significa che dall'amore, anche quando perisce, può nascere qualcosa di eterno.
Che contro qualsiasi forza distruttrice, l'amore oppone il suo più grande potere: l'immortalità”

Credevo che il potere dell'amore fosse la felicità...mi accontenterei di quella” gli rispose.
Sono certo che per voi ed il vostro Andrè sarà così. Soprattutto se entrambi presterete più attenzione alla vostra salute” concluse, con tono allusivo.

Oscar comprese e, per evitare di affaticarsi, decise di usare la carrozza e lasciarla nell'elegante quartiere di Noailles, per poi proseguire fino al porto a piedi. Mentre attraversavano la piazza del mercato, Cirillo si fermò e acquistò due capelli di paglia, a falda larga, e ne allungò uno ad Oscar, che ringraziò ma lo tenne in mano.
Monsieur Martin si scusò con i suoi ospiti, un lavoro imprevisto gli impediva di accompagnarli alla tipografia.

Devo controllare tutte queste spese” spiegò loro, sollevando un plico di fogli ordinatamente disposti sulla sua scrivania.
La mia unica figlia è rientrata dal convento dove è stata per anni a curare la sua educazione e tra due settimane farà il suo debutto in società. Mia moglie si sta prodigando per organizzare l'evento...e a me tocca controllare quanto stia spendendo!” concluse con tono ironico.
Chiese ad uno dei suoi garzoni di fare loro strada e si congedò frettolosamente.

Conto di avervi come nostri ospiti non appena vi sarete riuniti con i vostri compagni...e naturalmente consideratevi già invitati alla serata in onore di mia figlia Marie Anne!”
Oscar e Cirillo ringraziarono e si allontanarono seguendo il suo uomo.
Camminando di buon passo, un paio di metri innanzi a loro, li condusse lungo una serie di vicoli, nel quartiere alle spalle del porto, e li lasciò davanti ad una porta alla fine di una di queste strade strette, delimitate da un susseguirsi di edifici in legno, tutti uguali, diversi solo per lo stato di conservazione ed il colore degli stipiti.
La tipografia di Mossy si trovava in uno stabile talmente vecchio da sembrare pericolante, dal quale proveniva un rumore, forte e meccanico.
Oscar non si fece intimidire. Evitò di bussare alla porta, il frastuono prodotto all'interno avrebbe coperto qualsiasi suono, e aprì con decisione l'uscio.

Monsieur Mossy!” ripetè più volte quel nome, mentre alcuni operai si affaccendavano sulle macchine per la stampa, senza degnarla di uno sguardo. Un paio di loro aveva la pelle scura e i capelli corti e crespi.
Dopo qualche istante uno di questi interruppe il suo lavoro e si avvicinò. Era basso, con una folta chioma di capelli mossi e nerissimi, raccolti in un codino in buona parte disfatto.
Li squadrò con sospetto, rendendo ancor più evidente la direzione divergente dei suoi occhi strabici.

Sono io Mossy. Auguste Mossy” precisò, mentre si sfregava le mani con un grembiule nero di inchiostro. “Chi lo cerca?”
Oscar avanzò di un passo.

Mi chiamo Oscar Francois Jarjayes, vengo da Parigi. Ho avuto il vostro indirizzo da Monsieur Martin”
Oh....” rispose, sollevando le folte sopracciglia “Chi l'avrebbe mai detto!”
Strinse la mano ad Oscar, con vigore. Lei concluse le presentazioni con Monsieur Cirillo.

Non mi aspettavo un tipo...come voi! Senza offesa, ma sembrate quasi una donna! Non avrei mai detto foste un colonnello dell'esercito di Sua Maestà”
Oscar si lasciò andare ad una risata cristallina.

Allora sedetevi, Mossy, prima di svenire...io SONO una donna!”
L'uomo rimase un attimo interdetto, poi scoppiò a ridere a sua volta.

Ragazzi, esco a fare una passeggiata...voi continuate!”
Si rivolse ai suoi operai, si sfilò il grembiule di cuoio che indossava, afferrò una giacca quasi altrettanto lurida e imboccò la porta insieme ai suoi visitatori.

Avete con voi una carrozza?” chiese mentre si guardava intorno proteggendosi gli occhi con la mano.
Qui vicino” rispose Cirillo.

Li condusse ad una locanda in un'insenatura vicino al porto, dove attraccavano le piccole imbarcazioni dei pescatori locali.
Chiese all'oste di portare della birra e di servirli in un tavolo all'esterno, sotto un tendone, in un angolo appartato.

Siete molto sospettosi in questa città” cominciò Cirillo.
C'è bisogno di nascondersi così per parlare tra gentiluomini?”
Mossy si sfilò la giacca e si rimboccò le maniche.

I miei operai sono analfabeti, non sanno quello che stampano..ma hanno le orecchie e ci sentono bene. Per carità, sono ragazzi fidati...ma non sai mai se siano capaci di tenere a freno la lingua, specialmente se solleticati da qualche moneta o da un po' di vino....”
Non capisco” riprese Oscar. “Martin è uno degli uomini più in vista della città, e non nasconde di certo la sua simpatia per l'Assemblea Nazionale!”
Infatti...l'avete appunto detto! Martin è una colonna portante di Marsiglia...ed è molto ricco. E anche molto cauto. Ma per dimostrare di fare il proprio lavoro, di essere fedeli alla Corona e detentori dell'ordine costituito, ci sono figuri che si accontentano di prendere nella rete i pesci piccoli...”
Figuri come il Cavaliere di Caraman?”
Lo conoscete dunque?”
Oscar annuì.

Di chi state parlando?” intervenne Cirillo.
Il cavaliere che avete visto a Chateau Magenta di ritorno da messa” rispose Oscar.
Vi ha già rintracciato?” chiese Mossy, allarmato.
Già. Sa chi sono, ha frequentato a lungo la Reggia mentre ero Comandante delle Guardie Reali. Ma da quanto tempo è a Marsiglia?”
Mossy prese da un taschino una piccola tabacchiera e si ficcò in bocca una manciata di foglie secche che cominciò a masticare sotto lo sguardo di disapprovazione di Cirillo.

Forse saprete, Monsieur...Mademoiselle...”
Madame, in verità” lo corresse.
Insomma...Oscar Francois, voi certamente saprete che da sempre Marsiglia è una città molto indipendente dai poteri di Sua Maestà. Le fortificazioni che avete visto all'imbocco del porto furono erette per ordine di Luigi XIV, allo scopo di controllare la città. Avrete notato che le bocche dei cannone sono puntate sul porto e non sul mare...”
Si, lo so.”
Saranno la nostra Bastiglia, quei maledetti forti! Comunque, per tornare all'oggi, Marsiglia, purtroppo, ha sempre avuto un contingente di soldati fuori dalle mura, pronti ad intervenire. E sempre alla guida di uomini fedelissimi al Re. Come il nostro Caraman. Non è nemmeno tra i peggiori che abbiamo avuto, ma è sicuramente consapevole dell'effetto che può avere, in un posto come questo, da sempre refrattario al potere della nobiltà o della Chiesa, il dilagare di certe idee. Diciamo che preferisco non averci a che fare...
Io ho fondato una tipografia tutta mia per non sottostare al controllo di mio padre e mio fratello, voglio dare il mio contributo al cambiamento nel paese, ma non intendo nemmeno finire in carcere o peggio sotto la ghigliottina! Quindi ve lo dico fin d'ora...il giornale esce una volta alla settimana, portatemi quello che volete sia pubblicato, lo leggerò. Se lo riterrò necessario farò degli interventi correttivi, e questa è una condizione necessaria se volete che i vostri articoli vengano stampati da me. Ma non voglio sapere le vostre fonti, né chi sia l'autore. Se venissi interrogato a riguardo, sosterrò di aver lavorato solo per denaro, è chiaro?”concluse, fissando prima Oscar e poi Cirillo.

Siamo d'accordo” rispose la donna, ricambiando lo sguardo.
Bene, quando sarete pronti...sapete dove trovarmi”concluse Mossy.
Si alzò, lasciò qualche moneta sul tavolo e si allontanò con un cenno del capo.

Oscar seguì il percorso del uomo, che senza voltarsi mai raggiunse la massicciata e si diresse verso il centro della città.
Avete mai visto il mare?”le chiese il medico, una volta rimasti soli.
Oscar annuì.

La mia famiglia ha una proprietà in Normandia. Ma l'oceano raramente è così calmo” rispose, volgendo lo sguardo alla distesa blu innanzi a loro, con la superficie luccicante sotto i raggi del sole estivo.
Facciamo una passeggiata?” le propose Cirillo, indossando il cappello di paglia che aveva acquistato quella mattina. Oscar lo imitò e insieme si incamminarono lungo la spiaggia.
Superarono alcune barche e proseguirono seguendo la costa per circa un chilometro, ciascuno immerso nei propri pensieri.
Ad un certo punto, come per un tacito accordo, si fermarono e si sfilarono calze e scarpe e immersero i piedi nell'acqua, per poi proseguire la loro passeggiata sull'arenile.
Oscar camminava osservando i propri piedi sparire tra la sabbia e la schiuma tiepida del mare.

Non ricordo più l'ultima volta che ho camminato a piedi nudi sulla sabbia...l'acqua dell'oceano è molto fredda, le onde sono violente...Di solito ci andavamo a cavallo...”
Voi e Andrè?”
Oh, ci sono stata con mio padre, quando ero bambina...poi con Andrè, ed anche insieme a Rosalie, la moglie di Chatelet, non so se l'avete mai conosciuta”
Cirillo scosse la testa.
E allora Oscar cominciò a raccontare di quegli anni insieme alla sua protetta, di quelle vacanze in Normandia, lontano dagli intrighi di Versailles. Rammentava come a quel tempo l'oceano fosse, ai suoi occhi, il simbolo della distanza che Fersen aveva deciso di porre tra sé ed il suo amore disperato, ma in quel momento, mentre ne parlava a Cirillo, non sentì più il sordo dolore che l'aveva accompagnata allora, e di quei momenti assaporò la pace ed il senso di libertà, il calore dell'affetto di Andrè e delle tenere attenzioni di Rosalie, le loro chiacchiere e le loro risa, a riempire i suoi silenzi ed il suo sguardo sempre lontano. Raccontò anche dell'incontro con Jeanne Valois, la donna che sarebbe stata l'artefice dello scandalo della collana. Che fosse la sorella di Rosalie non aveva ormai più importanza.
L'uomo la ascoltò con attenzione.

Il Mediterraneo è un altro genere di mare...l'acqua in estate è così tiepida da potersi immergere, anche a lungo. E dalle mie parti le onde hanno disegnato la costa creando baie ed anfratti. I villaggi sorgono a picco sul mare, con piccole case color pastello, divise da strette scalinate e viuzze. Si sente il profumo dei limoni e dei pini marittimi. E con le barche si possono visitare grotte meravigliose, con l'acqua color smeraldo e colonne di stalattiti bianche di sale.
Mi piacerebbe che poteste visitare un giorno la mia bella e nobile terra natia. Nel frattempo potete approfittare del mare di Marsiglia e fare dei salutari bagni di sole. Ma non quando è così alto, ora sarebbe meglio rientrare...”
Invertirono la loro direzione e tornarono silenziosamente alla carrozza.

Nelle ore più calde del pomeriggio Oscar si ritirò nella sua camera e riposò.
Quando rivide la nonna, era intenta a cucire nel salotto.

Oscar-la chiamò- stamattina mi sono permessa di chiedere a Mylene se conosce una brava cuoca da assumere. Lei e il ragazzo non possono occuparsi anche delle cucine...”
Hai fatto bene” le rispose.
Aveva in grembo il tessuto di cotone acquistato a Lione, ma Oscar non le chiese nulla.

E ho mandato Joseph, il cameriere, da un sarto per l'abito di Gilbert. Avevo già preso le misure...”
Pensò che suo padre aveva ragione: Marie era ancora in gamba, e preziosa.
Le sorrise e si sistemò allo scrittoio. Passò il resto del pomeriggio scrivendo numerose missive: a Rosalie e Bernard, ai quali indirizzava anche le altre sue lettere, quella a suo padre, come aveva promesso ed una anche per Alain, con la speranza che i coniugi Chatelet sapessero come rintracciarlo e riuscissero a consegnargliela.
Ai primi scrisse poche righe succinte, spiegando la situazione, l'incontro con Martin e Mossy. A suo padre e ad Alain, invece, raccontò della conoscenza con il medico italiano, del suo stato di salute che faceva ben sperare, e anche del matrimonio con Andrè.
Mentre stava risalendo in camera per rinfrescarsi prima della cena, sentì bussare alla porta. Il domestico aprì ad un ragazzo con una grossa borsa a tracolla.

Ho posta da consegnare ad Oscar Francois Jarjayes. Monsieur Martin mi ha detto che risiede qui”
La giovane scese rapidamente le scale e ritirò il plico. Riconobbe immediatamente la grafia di suo marito.
Ruppe il sigillo in ceralacca nell'androne e lesse rapidamente la lettera, mentre la nonna la raggiungeva dalle cucine.

Tutto bene Oscar? Ci sono novità?”
Lei alzò lo sguardo dai fogli che teneva saldamente in mano.

E' di Andrè, nonna...Sta bene, è tutto a posto. Tra pochi giorni partiranno dalla Camargue. Non potranno viaggiare velocemente, i cavalli devono riposare. Tra una decina di giorni, forse già a metà agosto, potrebbero essere qui!”
Rassicurata dalle sue parole, l'anziana donna tornò in cucina.
Oscar invece si diresse alla terrazza e socchiuse la porta di vetro alle sue spalle. Una volta seduta al tavolo, certa di essere sola, riprese la lettura, alla luce infuocata del tramonto.
Andrè aveva lasciato Arles e si era sistemato dall'allevatore con cui era in affari, un po' per avere sott'occhio Caesar, un po' per cominciare ad istruire Gilbert a stare in sella e a governare il suo cavallo. Ma aveva dedicato poche righe a questi resoconti. Con la sua grafia resa più incerta dalla vista scadente le scriveva quanto sentisse la sua mancanza, come fosse sempre nei suoi pensieri, di giorno e di notte, come ogni sua azione fosse finalizzata a poterla raggiungere, il prima possibile, senza intoppi.
Quelle parole le facevano battere il cuore e la colmavano di una felicità mai provata prima.

Nei giorni successivi, su consiglio del medico italiano, tornò alla spiaggia. Vi andavano insieme, alla mattina presto, facendosi portare con la carrozza fino alla baia dei pescatori. Raggiungevano la riva quando questi rientravano dalla pesca notturna, e li trovavano che attraccavano le barche e liberavano le nasse dei polpi e delle seppie catturate all'alba, o che ripulivano le reti gettando in mare le alghe o i piccoli crostacei che vi si impigliavano.
Si incamminavano sull'arenile, a volte distanziandosi tra loro, scambiandosi poche parole, altre chiacchierando fittamente, fianco a fianco. Quando il sole era alto nel cielo e il suo calore cominciava a scottare la pelle, rientravano, non prima di aver mangiato qualcosa nella locanda dove si erano trovati con Mossy.
Oscar trascorreva poi le ore più calde della giornata al riparo delle fresche mura di Chateau Magenta, e poco prima del tramonto tornava a ripercorrere le vie di Marsiglia. Ormai conosceva il quartiere elegante di Noailles, dove le era stata indicata la lussuosa residenza di Martin, ma anche i vicoli a gradinata de La Panier, dove si trovava la tipografia di Mossy, e le fortificazioni di Saint Jean e Saint Nicholas, poste come due soldati di guardia all'imbocco del porto; la zona del mercato, nell'Esplanade de la Tourette, dove una targa commemorativa ricordava i morti della peste che si era abbattuta sui marsigliesi quasi settant'anni prima, e infine si era spinta anche alla periferia della città, e seguendo un sentiero in terra battuta e leggermente in salita, era arrivata fino alla Cappella di Nostra Signora della Guardia, da cui si godeva di una visione dell'intera cittadina e del mare blu su cui si affacciava.

Arrivò il 15 agosto, ed un violento temporale estivo si abbattè sulla processione che dal villaggio di St. Barthelemy si dirigeva alla basilica della città. Dal vetro della portafinestra Oscar osservava la statua della Madonna, grondante acqua, portata a spalla da sei uomini e seguita da un corteo di fedeli, incuranti della pioggia che inzuppava i loro vestiti. Il suo pensiero correva a due uomini a cavallo che erano da qualche parte, là fuori, e che lei attendeva con impazienza crescente.
Sentì la nonna sopraggiungere alle sue spalle e lasciò immediatamente ricadere la tenda che aveva scostato per poter guardare all'esterno.
Era riuscita a dissuaderla dal partecipare alla processione, con quel tempo inclemente.

Questa è per te” le disse.
La giovane si voltò e vide che le porgeva un indumento di mussola bianca, accuratamente ripiegato.

Spero ti piaccia...” continuò, abbassando gli occhi.
Oscar la ringraziò e lo prese dalle sue mani. Lo dispiegò davanti a se e sorrise: la sua balia aveva perfettamente interpretato quel timido desiderio che si era affacciato alla sua mente, solo per un secondo, nel negozio di stoffe di Lione.

E' perfetto, Nanny” disse mentre lo abbassava. L'anziana donna, già sulla porta, le rispose con un sorriso commosso ed uscì.
Quella notte dormì poco e male. Il vento scuoteva gli infissi, la pioggia sferzava con scrosci violenti le vetrate della casa, in lontananza si udiva l'insistente latrare di un cane impaurito dai tuoni. Solo alle prime luci dell'alba il temporale cessò e il silenzio di quei momenti tornò ad essere disturbato unicamente dal cinguettio degli uccelli e dal gorgoglio dell'acqua, che scorreva in rivoli lungo gli scoli ai lati della strada.
Oscar aprì gli occhi e rimase in ascolto. Un tramestio proveniente dal cortile le confermò che per la servitù la giornata era già cominciata: sicuramente c'era molto lavoro, il maltempo aveva lasciato i suoi strascichi. Con le mani ripiegate dietro la testa, stava valutando se alzarsi per la consueta passeggiata in riva al mare o se offrire il suo aiuto per ciò che il temporale aveva rotto o rovinato, in giardino e in casa. Poi al trambusto si unirono voci maschili e gridolini soffocati di donna. E l'inconfondibile nitrito di Caesar.
Balzò giù dal letto e corse alla finestra: il suoi occhi impazienti incrociarono quelli di Andrè, che aveva alzato lo sguardo verso la facciata della villa quasi inconsapevolmente, mosso dal medesimo, intenso desiderio di rivederla.
La giovane si vestì dei pantaloni e delle scarpe e si precipitò giù dalla scalinata e fuori dalla casa. E poi, incurante della presenza della nonna, di Gilbert e del cameriere, si gettò tra le braccia di Andrè, che a sua volta le era andato incontro.
Si strinsero, senza parlare e poi si fissarono negli occhi nuovamente.

Stai bene?” le chiedeva, sfiorandole il viso.
Hai i capelli bagnati..” rispondeva lei, trattenendo tra le dita le ciocche più lunghe dei suoi capelli. 
E nel mezzo di quelle frasi banali eppure cariche del sentimento che li univa, il mondo per entrambi riprese a ruotare, come se la lontananza ne avesse sospeso il perpetuo movimento.


Allora sarà amore
e non sarà stato vano aspettarsi tanto.

(Se saprai starmi vicino- Pablo Neruda)

Ringrazio tutti voi per la lettura e Demoiselle Anne per avermi aiutato a dipanare le diverse versioni sul mito di Partenope e della fondazione della città di Napoli.
Non sono tipo da citazioni, ma questa frase di Neruda mi sembra così adatta a descrivere l'amore dei nostri Oscar e Andrè che non ho resistito a prenderla in prestito.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Dopo un discreto lasso di tempo..eccomi con il proseguo della storia.
Mi scuso per le promesse vane con molte di voi circa le tempistiche di questo aggiornamento: nel frattempo sono anche “invecchiata”, per cui abbiate comprensione per me!
Dove eravamo rimasti? Che Oscar arriva a Marsiglia insieme a Cirillo, conosce l'aggancio di Bernard, Etienne Martin, e il tipografo Mossy. Passa le giornate scrivendo lettere e passeggiando per la città e sulla spiaggia. Una mattina , dopo che un furioso temporale si è abbattuto su Marsiglia, si sveglia e rivede finalmente Andrè e Gilbert...(più o meno è così)




Capitolo 16


E i cavalli?” gridò loro Gilbert, mentre Andrè raccoglieva la sua borsa e si dirigeva all'interno della villa, tenendo per mano Oscar.

Dammi qualche minuto e arrivo! Intanto comincia a sfilare le selle e i finimenti” gli rispose, senza voltarsi.

Oscar lo condusse verso la terrazza, e incrociando Mylene, chiese alla ragazza di portare loro dell'acqua fresca.

E' bello qui” disse Andrè guardandosi attorno. Indossava ancora il velo nero sopra l'occhio destro.

E' troppo forte... la luce?” domandò Oscar.

Lui tornò a volgere lo sguardo sul suo viso, scuotendo la testa e sfilandosi lentamente la copertura dell'occhio.

E tu...stai bene? Hai un bell'aspetto, devo supporre che tu abbia seguito le indicazioni di Cirillo e di mia nonna...”. Oscar sorrise, in silenzio.

Quanto mi sei mancata!” le sussurrò poi, sfiorando una ciocca di capelli.

Il suo sguardo si fermò sulle labbra di lei, che vide sempre più vicine, per poi allontanarsi

prontamente all'udire i passi della cameriera.

Bevve avidamente l'acqua fresca che la ragazza aveva portato, poi prese la sua borsa.

Devo occuparmi di Caesar e del cavallo di Gilbert...Gilsù, così lo ha chiamato. Con le iniziali del suo nome e cognome” spiegò, ridendo.

Ma volevo farti leggere questi” continuò estraendo dei fogli spiegazzati.

Li ha portati un corriere di Morin. Devo consegnarli a Monsieur Martin. Sono parte degli ultimi atti dell'Assemblea Nazionale. Stanno scrivendo una Carta dei diritti dell'uomo e del cittadino, sulla scorta di quella americana. Queste sono le bozze di alcuni articoli, quelli già decisi...Voglio che tu li legga, mentre sono nelle scuderie. Se sei già in contatto con l'editore del giornale, penso che dovremmo pubblicarli al più presto anche qui, a Marsiglia!”

Oscar scorse rapidamente i manoscritti.

Verrà ufficialmente pubblicata tra poche settimane... il 26 agosto!” esclamò.

Già...-sorrise Andrè, alzandosi- un meraviglioso regalo di compleanno”

Ho conosciuto il tipografo, Monsieur Mossy. Possiamo trascrivere qualcosa e lavorare ad un articolo nel pomeriggio, poi domani incontrarlo e sottoporglielo...”

Ottimo! E c'è un'altra commissione da fare” disse, infilando la mano nella tasca della giacca.

Sfilò un sacchetto di velluto, stretto da un cordino di seta. Lasciò scivolare sul palmo della sua mano due anelli in argento, del tutto identici, diversi sono nel diametro.

Oscar li fissò un istante, poi sollevò lo sguardo dalle fedine e cercò quello di lui. Sorrideva impercettibilmente. Si allungò e gli sfiorò le labbra.

Pensi sempre a tutto!” gli sussurrò, felice.

Non lo vide più per l'intero pomeriggio, ma, mentre ricopiava alcuni dei passaggi più interessanti, a volte così stupefatta da lasciare la penna intinta di inchiostro a mezz'aria, udiva la sua voce provenire dal giardino, quando chiamava Gilbert, o intuiva i suoi movimenti all'interno della piccola scuderia della tenuta. E si sentiva pervadere da una strana gioia, che la faceva sentire forte e sicura, che intrecciava la presenza di Andrè, finalmente accanto a lei, alle parole dense di grandiosità che scorrevano sotto i suoi occhi. …Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti.... La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri ….La libera manifestazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi dell’uomo; ogni cittadino può dunque parlare, scrivere, stampare liberamente, salvo rispondere dell’abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge...

Mostrò con orgoglio i suoi appunti a Cirillo: sentiva di essere testimone di una svolta epocale, era certa che il suo paese sarebbe stato solo il primo, presto seguito da altri nazioni e popoli d'Europa. Il medico trascrisse a sua volta quegli articoli di diritto su di un taccuino nero.

Prima di cena Gilbert ed Andrè poterono finalmente lavarsi, nonostante il ragazzo insistesse per definirsi solo un po' “impolverato”.

Quando si riunirono tutti nella sala da pranzo, i due uomini avevano ancora i capelli umidi. Fu una cena dagli scambi vivaci, con battute e risate, aneddoti sul loro viaggio dalla Camargue a Marsiglia, propositi per l'imminente ripartenza di Gilbert, di lì a qualche giorno, per il suo primo viaggio da corriere. Oscar osservava la luce negli occhi di tutti, Andrè con i lineamenti distesi, l'occhio, senza protezione, vivace ed attento, il giovane Sugane disponibile a ridere di se e degli altri, Cirillo pronto ad intervenire con sagacia ed umorismo, la nonna racchiusa in un silenzio commosso. Ebbe la netta sensazione di essere al centro di un disegno perfetto, di vivere un momento di compimento.

Quando udirono le campane battere le nove, i domestici avevano già liberato la tavola dalle stoviglie, aiutati da Nanny. Gli uomini si spostarono sulla terrazza, per concludere la serata, mentre Oscar si congedò per la notte. Cirillo le aveva spiegato che fosse molto più salutare coricarsi presto ed alzarsi presto, piuttosto che attardarsi nelle ore di buio ed oziare al mattino per riprendere le forze.

Salì piano le scale, accompagnata da una strana quiete che non l'abbandonava. Entrò nella sua stanza e senza esitazione prese dal settimanale la camicia di mussola che la nonna aveva cucito per lei. La depose sul letto, poi si sedette alla toeletta e cominciò a pettinarsi i capelli, fissando la sua immagine nello specchio. Marie la raggiunse dopo pochi minuti e si avvicinò alla finestra per chiudere gli scuri.

Lasciali accostati, Nanny. Non voglio l'oscurità completa...”

La donna vide la camicia da notte pronta sul letto e si avvicinò ad Oscar, offrendosi di terminare il lavoro con la spazzola.

Pensava, mentre scioglieva con delicatezza i nodi dei capelli biondi della giovane, che quella notte sarebbe diventata la moglie di Andrè, e nessuno l'aveva mai preparata per quel ruolo. Alzò gli occhi dalle ciocche che stringeva delicatamente tra le dita e cercò lo sguardo di Oscar fisso nello specchio, saldo e pacato. E in quel istante si rese conto che era lei a non essere pienamente pronta per quello che sarebbe accaduto di lì a poco. Il matrimonio tra suo nipote e la donna che aveva servito per tutta la vita le era parso come l'ultimo desiderio di una moribonda, qualcosa che avrebbe avuto inizio e fine quella notte.

Sapeva che Andrè amava Oscar da sempre, e anche che entrambi erano stati infelici, a lungo. Non immaginava che avrebbero trovato la felicità l'uno nell'altro, che quel genere di felicità fosse possibile, per due persone come loro.

Quando ebbe concluso, Oscar si alzò, si spogliò rapidamente della camicia e dei calzoni che indossava, sfilò lentamente le calze, porgendo a Marie tutti quegli indumenti perchè li riponesse, come aveva fatto ogni sera della sua vita, sin da bambina. Con la stessa naturalezza indossò la camicia da notte di mussola, con un'ampia scollatura a svelare l'incarnato della spalle ed una coulisse da stringere sotto il seno. Si ammirò solo un istante nello specchio, mentre l'anziana le augurava una buona notte, sfiorandole la guancia.

Uscita dalla camera vide suo nipote che lentamente saliva le scale.

Ho chiuso il portone di casa e gli scuri del terrazzo” le disse.

Direi che è giunto il momento di ritirarmi...puoi dirmi dov'è la mia camera?”

Nanny gli toccò una spalla e indicò con il dito la porta da cui era appena uscita.

Entrò sfilandosi la camicia dai calzoni e la richiuse alle sue spalle.

Lasciò scorrere lo sguardo sull'arredamento, costituito da un possente settimanale in mogano scuro, un armadio a due ante dello stesso materiale, una toeletta di maiolica bianca ed un separe in stile orientale, probabilmente utilizzato per nascondere i pitali. Questi oggetti, da immagini nebulose, diventavano in pochi secondi sempre più nitidi, fino a rendersi riconoscibili ai suoi occhi. Dalla parte opposta, illuminato dalla luce crepuscolare che inondava la stanza dalla finestra , era posizionato un ampio letto a baldacchino, anch'esso in mogano.

Dal giardino proveniva il ritmico frinire delle cicale ed il profumo delle corolle di oleandro, in piena fioritura. Si avvicinò alla finestra e inspirò profondamente.

Chissà in quale stanza riposava Oscar... Si era ritirata per prima, non aveva avuto modo di restare solo con lei e salutarla, prima che si coricasse.

Andrè...”

Sentì la sua voce chiamarlo piano, e si voltò, corrugando la fronte nello sforzo di riconoscere la sua figura in quel riverbero che proveniva dalle lenzuola del letto.

Fece un passo verso di lui e allora la riconobbe.

Sembrava rivestita della stessa luce bianca e soffusa che si rifletteva dal tessuto leggero delle tende, dalla biancheria che rivestiva il letto, dal cielo senza sole e senza stelle di quell'ora.

Andrè si avvicinò e riuscì a distinguere la pelle diafana, come illuminata dai suoi capelli, che si confondeva con il tessuto luminoso che l'avvolgeva: una delicata camicia da notte che le copriva appena le spalle e ricadeva fluida sul suo corpo, in parte svelandolo, in parte celandolo. Ma quello che, dopo pochi istanti, la sua vista riuscì a cogliere fu la piega dolce del suo sorriso e una luce particolare nei suoi occhi, che non gli parve avessero mai assunto quelle sfumature di azzurro.

Oscar...”

Quante volte aveva sognato quel momento...quello che precede l'amore, quello in cui il cuore si mette a nudo, prima che le mani soddisfino la fame degli occhi, liberando i corpi. Eppure, quella sera, nessuna delle parole che nella sua immaginazione, da quasi vent'anni, avrebbe voluto rivolgerle, trovò la strada e divenne voce. Le sue labbra invece si avvicinarono piano a quelle di lei, e le coprirono giusto il tempo di coglierne il fremito. Poi lei riuscì a seguirne il percorso, lieve e deciso, dal suo mento al lobo dell'orecchio, poi più giù, lungo la linea del collo fino alla spalla, che scoprirono senza sforzo.

Oh...Andrè”

Conosceva Oscar da quando aveva memoria.

Aveva sentito pronunciare il suo nome con il tono allegro del gioco, con quello provocatorio della sfida; da come lo chiamava, capiva se cercava di controllare un tormento, se doveva domandargli qualcosa di insolito, se era arrabbiata col mondo, se voleva che l'aiutasse a distrarsi, con le sue chiacchiere o una bella bevuta. Ricordava anche quelle cinque lettere urlate, con disperazione e angoscia, quando lui si era trovato in pericolo...

Eppure mai, prima di allora, aveva udito quell'inflessione dolce e supplice al contempo...e pensò che Fersen aveva avuto la possibilità di danzare con lei, avvolta nella seta e Girodel il privilegio di chiedere la sua mano, ma lui solo l'aveva vista e sentita come in quel momento.

Le sue mani la presero per i fianchi e la strinsero a sé. Oscar si appoggiò al suo petto e lentamente fece scorrere le dita fino a cingere il collo per poi affondarle nei riccioli scuri.

Le loro labbra si unirono e, durante quella notte, non si separarono più.

Si sfiorarono appena mentre la prendeva in braccio e la stendeva sul letto. Si ritrovarono subito mentre si chinava su di lei, che nel frattempo lo liberava della camicia, lasciandola cadere sul pavimento. Li tennero uniti mentre le mani vagavano scoprendo i corpi, prima attraverso i tessuti leggeri e infine direttamente sulla pelle.

E i loro nomi divennero un continuo richiamo tra loro, ripetuti all'infinito, come sussurri lievi e grida soffocate, mentre il cielo si tingeva dei colori della notte e uno spicchio di luna si faceva spettatore luminoso e discreto del loro amore.

Quando Marie, di prima mattina, aprì con circospezione la porta della loro camera, seguita dalla giovane cameriera, la trovò deserta, con il letto disfatto e la finestra aperta, come l'aveva lasciata la sera prima.

Cirillo, che la vide dal corridoio , le parlò facendola sobbalzare.

Sono usciti alle prime luci dell'alba” le disse.

Li ho visti dalla finestra della mia stanza...hanno lasciato la villa a cavallo”

Marie assunse il solito sguardo accigliato, mentre lasciava entrare Mylene per prendere i canteri da svuotare.

In quello stesso momento, un uomo ed una donna cavalcavano insieme, sulle spiagge deserte ai confini della città, le mani unite e strette alle redini, due piccole fedi in argento sugli anulari, spruzzi di acqua salata sui capelli, mescolati dal vento. Poi smontarono e proseguirono a piedi scalzi, tenendosi stretti, incapaci di separarsi anche solo per un istante.

Avevano un articolo da portare a Mossy, ma c'era ancora tempo. Entrambi avevano temuto che il loro momento non sarebbe mai arrivato, e adesso che lo stavano vivendo, volevano goderne fino alla fine.

Quando tornarono a Chateau Magenta era quasi ora di pranzo, e l'afa aveva avvolto la tenuta.

La nonna di Andrè era già pronta a rimproverare il nipote per aver esposto Oscar a quel clima poco consono alla sua salute ancora cagionevole, ma quando li vide rientrare, ridendo di chissà cosa, non proferì parola. La giovane aveva i capelli spettinati e le guance arrossate, ma un sorriso stampato in volto che sembrava non si sarebbe spento mai, e Andrè, con l'occhio destro già velato, rideva come quando era un ragazzino spensierato: erano il ritratto della felicità e tenne per se i suoi rimbrotti.

Cirillo invece si avvicinò, come se li avesse sempre visti così uniti.

Buongiorno, signori Grandier” li apostrofò.

Abbiamo ricevuto un invito a cena, stasera, dal nostro illustre sindaco”



Martin aveva mandato loro una carrozza che si presentò puntualmente alle sei.

Gilbert sfoggiò il suo nuovo abito sartoriale, il primo di tutta la sua vita. Con i capelli lisci ordinatamente pettinati e la barba appena rasata, cosparso di acqua di colonia, della quale evidentemente non aveva mai fatto uso, girovagava per la villa rimirandosi in ogni specchio e vetrata. Cirillo, il primo ad essere pronto, attendeva sul terrazzo vestito di un elegante completo chiaro di lino e pizzo , di evidente fattura italiana, sorseggiando una limonata fresca.

Oscar e Andrè si erano interrotti a vicenda durante la loro vestizione, per tornare ad amoreggiare sul grande letto a baldacchino, e quando Joseph li avvisò dell'arrivo della carrozza, Andrè stava ancora sistemando il fiocco della camicia di seta che Oscar indossava sotto il giustacuore.

Ti dispiace che io non mi vesta come una signora?” gli chiese a bruciapelo, diventando seria.

Andrè fece un passo indietro per contemplare il proprio lavoro, scuotendo la testa.

Ti ho sempre vista con indosso abiti maschili , fin da bambina...e ho sempre saputo che fossi una femmina”

Si avvicinò e le accarezzò il volto.

E fin dal primo giorno in cui ci siamo incontrati, Oscar, ho pensato che non ci fosse al mondo creatura più bella di te. E poi- continuò stringendola a se- come potrei tenerti così vicino se indossassi un panier come si conviene ad una gentildonna?”

Lo spinse via ridendo.

Ci tengo comunque a non sgualcire la mia camicia ancora prima di aver messo piede nella carrozza!”

Ma nonostante questo rimprovero Andrè riuscì a strapparle un ultimo bacio prima di raggiungere gli altri.

Viaggiarono per circa mezz'ora, attraversando rapidamente la periferia povera della città fino all'elegante quartiere residenziale dove si trovava il palazzo di Etienne Martin.

Gilbert rimase a bocca aperta mentre aspettavano sui gradini l'arrivo del maggiordomo in livrea che li avrebbe accolti. Era convinto che il lusso fosse appannaggio esclusivo della nobiltà, ma la dimora del loro ospite borghese non aveva nulla da invidiare a certi palazzi aristocratici.

Martin li accolse calorosamente, stringendo loro le mani. Inarcò un sopracciglio quando gli si parò davanti il giovane Sugane.

Ah, che bello! Avete portato anche il vostro giovane corriere” esclamò.

Gilbert non colse il tono retorico di quell'affermazione, ma Oscar e Andrè si guardarono di sottecchi.

Nel salone da pranzo, Martin presentò la moglie e la figlia Marie Anne, che si profusero in un profondo inchino a beneficio di Oscar.

Non solo il mobilio, ma lo stesso abbigliamento dei Martin tradiva l'opulenza di quella famiglia di mercanti. Allo sguardo attento di Oscar e Cirillo, avvezzi a frequentare personaggi di un certo lignaggio, non sfuggirono la ricercatezza dell'abito di madame Martin, i carati del grosso smeraldo al collo della giovane Marie Anne, la preziosità di alcuni oggetti d'arredo, come le due possenti zanne di elefante, finemente intarsiate, ai lati del camino, alle quali si avvicinò Gilbert, incuriosito.

La cena si svolse in modo impeccabile. Gli uomini ed Oscar condussero la conversazione sulle ultime notizie da Parigi, la moglie di monsieur Martin si limitò a qualche banale osservazione, mentre Gilbert e la giovane Marie Anne tacquero del tutto.

Fecero ritorno a Chateau Magenta verso le dieci. Gilbert si appisolò durante il tragitto e appena rientrato salutò frettolosamente e si rifugiò nella sua camera. Andrè aiutò sua nonna, che chiaramente era rimasta sveglia fino al loro ritorno, a chiudere gli scuri della casa prima di ritirarsi per la notte. Aveva preparato la solita tisana digestiva per monsieur Cirillo *, prima di spegnere il focolare della cucina, ed ora il medico italiano la stava sorseggiando seduto al tavolino della terrazza, insieme ad Oscar. La quiete della sera estiva era interrotta dal fruscio degli alberi, mossi da una leggera brezza tiepida, e dal solitario gracidare di un rospo, nel giardino.

Gingillate la tazza senza troppa convinzione, madame” le disse Cirillo, senza sollevare lo sguardo dal liquido ambrato che stava saggiando.

Forse non è di vostro gradimento?”

Oscar si alzò di scatto e si avvicinò alla balaustra, dando le spalle al suo ospite, proprio mentre Andrè si univa a loro.

No, dottore, la tisana non c'entra!”

Che c'è Oscar, cosa ti turba?” le chiese anche Andrè.

La giovane si voltò verso i due uomini.

Etienne Martin, non mi convince...non mi convince neanche un po'! E' sicuramente un abile mercante e forse anche un buon sindaco per la città, ma non è l'uomo rivoluzionario che immaginavo. Per certi versi i Martin mi hanno ricordato tantissimo famiglie aristocratiche della corte di Versailles...solo senza titolo nobiliare! Tutto quello che lo circonda trasuda opulenza e potere, credo che interpreti il movimento rivoluzionario come un ottimo affare, per se stesso, non come un cambiamento radicale per il popolo francese! Nei confronti del quale si sente chiaramente superiore...basti pensare come si è stupito della presenza di Gilbert: per lui è come se avessimo portato alla sua cena un domestico!”

Probabilmente hai ragione-replicò Andrè, avvicinandosi- ma questo succede ovunque, anche a Parigi! Il terzo stato è composto da molti artigiani, commercianti, notai, che godono, in larga parte , di condizioni molto agiate. Ma non puoi nemmeno pensare che un documento come la Carta dei Diritti del Cittadino venga realizzata dai contadini ridotti in miseria o da servitori analfabeti!”

Vorrei tanto sentire cos'ha da dire Gilbert, visto che non ha mai nascosto la propria avversione per chi è tanto ricco quando le strade sono piene di mendicanti affamati!”

Uhm...non sono sicuro che il nostro giovane Monsieur Sugane abbia fatto congetture di questo tenore, stasera...”intervenne Cirillo.

Oscar e Andrè si voltarono a guardarlo, seduto con le gambe accavallate e la sua consueta tazza di porcellana tra le mani.

Ma sono ragionevolmente convinto che saprebbe elencare molte qualità di mademoiselle Martin...”

Oscar spalancò gli occhi. Cercò nella propria mente un dettaglio o un particolare di quella giovane che fosse degno di nota e non ne trovò nessuno.

Scoppiò a ridere.

Non conoscete Sugane! Domani ci tempesterà di battute e provocazioni sull'assurdità della sua acconciatura o la stravaganza del suo abbigliamento”

Se ho appreso qualcosa da questo viaggio, cara Oscar, è proprio la capacità di cogliere uno sguardo innamorato...”

Dio non voglia che abbiate ragione!” gli rispose Andrè.

Credo che avrebbe ben poche possibilità di farsi anche solo notare dalla giovane erede dei Martin!”

Raramente mi sbaglio, monsieur Andrè” concluse l'altro, alzandosi.

Ma sarà il tempo a stabilire l'accuratezza del mio spirito d'osservazione”

Si avvicinò ad Oscar, augurandole la buona notte.

Vi ricordo, madame, di non trascurare la sana abitudine di coricarvi presto e dormire per un congruo numero di ore...”

La giovane annuì, arrossendo leggermente. Il medico fece un cenno di saluto ad Andrè e si ritirò nella sua stanza.

Rimasti soli, sistemarono le tazze sul vassoio e le riportarono in cucina.

Il dottor Cirillo ha ragione”riprese il discorso Andrè.

Oscar lo fissò con l'aria un po' contrariata: detestava che qualcuno le dicesse cosa fare...ma se quel qualcuno era Andrè, non riusciva a ignorare le sue parole.

Lui si fermò a sistemare le stoviglie nell'acquaio e a serrare gli scuri della terrazza, prima di raggiungerla nella loro camera.

Quando si svestì esitò un attimo, poi si infilò nudo nel letto.

Nel buio sentì il corpo di Oscar, avvolto nella sua morbida camicia da notte, abbracciare il suo. La strinse, e avvolse le mani nei suoi lunghi capelli. Lei si fece ardita.

Devi riposare...”sussurrò piano, sempre meno convinto.

Questa volta lo ignorò.



*Per Lenovo, che apprezza le tisane e ...Cirillo :-)

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Benritrovate a tutte.
Il capitolo che segue è un po' noioso (forse ciccia ce n'è, ma non del genere che fa battere il cuore...). Potremmo dire “fine prima parte”, perchè seguiranno dei salti temporali, dal capitolo 18 in poi. Oscar e Andrè si sono finalmente riuniti a Marsiglia, si apprestano a scrivere e pubblicare aiutati dall'editore Mossy, nella casa che il sindaco borghese della città, Etienne Martin, ha messo loro a disposizione. Un uomo apparentemente dedito alla causa rivoluzionaria, ma del quale Oscar non si fida completamente. E desta preoccupazione anche l'incontro con il conte di Caraman, che ha frequentato Versailles ed ora è il comandante in capo del regio esercito in Provenza.


Capitolo 17

Con le mani poggiate al vetro, Oscar osservava la carrozza di Martin che lentamente si allontanava, inghiottita dall'oscurità. Era venuto personalmente a riferirle quanto era accaduto, troppo prudente per delegare un servitore o peggio per mettere per iscritto le informazioni di cui era a conoscenza.
Sentì Andrè sopraggiungere alle sue spalle.

Per stasera non possiamo fare niente, Oscar. Vieni a dormire adesso. Domani troveremo una soluzione...”
Ma lei aveva già un piano, le sembrava solo impossibile che nel giro di poche ore la situazione fosse precipitata in quel modo.
La giornata era cominciata bene, tra le braccia di Andrè.
Si era risvegliata lentamente, ancora con il riverbero delle emozioni provate quella notte sulla sua pelle...il tocco ruvido delle dita di Andrè, che si erano spinte dove mai prima di allora, seguite dalla morbidezza delle sue labbra, un contrasto che la faceva impazzire di piacere. Però, anche in quel momento di serenità, un pensiero molesto l'aveva colpita, facendole alzare il capo di scatto, un movimento brusco che Andrè, ancora assopito, aveva percepito.

Che c'è, Oscar?”
Lei lo aveva fissato un istante, chiedendosi se parlare o tacere.

Pensavo...è questo che sarebbe accaduto se fossi diventata la moglie di Girodel?”
Lui tacque un istante, sfiorandole una ciocca di capelli biondi. Ripensava a quanto fosse stata appassionata la notte appena trascorsa. Ancora non credeva alla realtà che stavano vivendo, quel periodo terribile, in cui aveva temuto di perderla per sempre, sembrava talmente lontano da apparire come un brutto sogno.

Credo che Girodel ti amasse davvero, Oscar. Non cercava un matrimonio di convenienza, si sarebbe sposato prima, in quel caso. Credo che ti avrebbe dimostrato tutto il suo sentimento..se è questo che intendi”. Ma aveva compreso quella sua improvvisa presa di coscienza: senza l'amore certi atteggiamenti di intimità potevano risultare poco graditi e persino umilianti; per molte donne, e anche per molti uomini, il sesso si riduceva realmente ad una pratica svuotata di qualsiasi piacere. Alla faccia delle convinzioni del Generale, che nel suo discorso di commiato, gli aveva ribadito l'importanza del rango rispetto a quella del reciproco amore, per un matrimonio riuscito.
Lei aveva taciuto, ed era tornata a poggiare il capo sul suo petto. Si era lasciata avvolgere dalle sue braccia, e il tormento su come sarebbe potuta essere la sua vita da “moglie” di un altro si era dissolto.
Poi erano seguiti i preparativi per la partenza di Gilbert, al suo primo viaggio verso Avignone e infine avevano raggiunto la spiaggia, per la consueta passeggiata, più tardi del solito.
Portavano con sé un primo articolo da consegnare a Mossy, riguardo all'imminente pubblicazione della Carta del Cittadino.
Cirillo era con loro, li seguiva ad una certa distanza, con l'immancabile cappello di paglia e la testa china.

Siete taciturno stamattina” lo provocò Andrè.
Gilbert è partito per il suo primo viaggio da corriere...”
Si fermò ed alzò la testa.

Mi ha chiesto cosa si potesse comprare per omaggiare una signorina...” buttò fuori, volgendo lo sguardo alle onde. I due che lo precedevano si voltarono all'unisono.
Non vi ha detto chi fosse la demoiselle in questione?” chiese Oscar.
Era superfluo chiederlo” replicò, riprendendo a camminare.
Ed avevate una risposta ad un quesito così delicato?” chiese ancora la donna. Era stupita che Gilbert potesse avere avuto una tale intraprendenza.
Cirillo la raggiunse con pochi passi e le rispose, alzando leggermente la falda del cappello per guardarla negli occhi, prima di oltrepassarla.

Ho sempre una risposta, per questo genere di domande, madame”
Eppure sembrate infastidito...” replicò Andrè.
Cirillo allora si fermò. La sua ombra si allungava fino a raggiungere quella dei suoi compagni.

Non sono infastidito, sono preoccupato. Un certo genere di affetto deve restare platonico per non generare inutili sofferenze.”
Poi alzò gli occhi al cielo e cambiò repentinamente argomento.

Vi consiglio vivamente di rientrare, il sole è già troppo intenso, per entrambi.
Io desidero ancora passeggiare, ma preferisco i viali più ombrosi in città. Lasciate pure a me l'articolo per Mossy, tornerò per pranzo”
Avevano raggiunto la carrozza e lasciato poi Cirillo in vicinanza del porto, prima di tornare a Chateau Magenta.

All'ora di pranzo, però, il medico non era ancora rientrato. Per quanto insolito, pensarono si fosse fermato a desinare in città, magari in compagnia di Mossy...invece non ebbero più sue notizie.
Verso le tre fece ritorno la carrozza, senza di lui.
Il vetturino, che lo attendeva in uno dei viali del centro, raccontò che un drappello di soldati gli aveva ordinato di allontanarsi, e ti averne incrociati a dozzine, lanciati al galoppo in direzione di Marsiglia, mentre si dirigeva verso casa.

Devo andare a vedere cosa è successo” disse allora Oscar, che già da mezz'ora camminava nervosamente lungo il perimetro del terrazzo, lanciando occhiate ansiose alla strada.
Andrè fece cenno di alzarsi, ma lei lo bloccò.

E' meglio che tu rimanga qui, nel caso dovesse tornare...o per qualsiasi altra evenienza...”
Andrè restò immobile per un attimo, poi annuì.

A patto che tu mi prometta di non correre rischi e di non agire d'impulso come tuo solito”
Oscar lo guardò corrugando la fronte.

So quello che faccio, Andrè!”
Allora lui si avvicinò e la prese per i fianchi.

Promettimelo”
Capiva la sua apprensione, sarebbe stata la medesima per lei.

Te lo prometto...”
Ma lui non si rasserenò.

Lascia almeno che ti prepari Caesar”
Quando infine l'aiutò a montare, tenendo le briglie del cavallo, sollevò il velo dall'occhio destro e la guardò senza parlare.
Lei gli sorrise, prima di spronare il cavallo verso Marsiglia, ma la sua sortita fu breve...e infruttuosa.
Appena giunta alle porte della città, trovò la strada sbarrata da cinque soldati di cavalleria.

Nessuno può entrare in città, signore. Nè da questa strada né da nessun'altra”
"Cos'è accaduto? Perchè l'esercito impedisce l'ingresso?”
In tutta risposta le venne intimato di allontanarsi senza fare altre domande.
Oscar voltò il cavallo ma non se ne andò.
Raggiunse un piccolo cortile, dove alcuni bambini giocavano a rincorrersi e alcune donne ritiravano i panni stesi. La guardarono con curiosità ma non le chiesero nulla.
La giovane richiamò uno dei più grandi, che si avvicinò seguito da altri, più piccoli.

Ciao, mi chiamo Oscar e tu?” chiese, mentre estraeva dalla tasca della giubba uno scudo d'argento.
Il ragazzinò fiutò la possibilità di un affare.

Pierre, signore”
Bene Pierre. Sai arrivare al porto?”
Il ragazzetto sorrise, come se gli avesse chiesto un'ovvietà.

Certo, signore”
E conosci l'edificio della compagnia dei Martin?”
No, signore..ma posso chiedere!”
Ottimo. Devi recapitare un breve messaggio, ma dovrai impararlo a memoria e ripeterlo solo davanti a Martin, in persona. A chiunque voglia fermarti, dì che ti manda Oscar, sarà sufficiente. Prendi questo scudo d'argento”
La monetina sparì velocemente nel pugno di Pierre.
Oscar allora gli mostrò un Luigi d'oro.

Quando tornerai, questo sarà tuo”
Gli occhi del ragazzo si illuminarono.

E adesso ascolta bene le mie parole....”
Pochi minuti dopo, lo osservò, nascosta dietro ad un muro, mentre superava il posto di blocco dei soldati, fingendo di giocare a rincorrersi con altri bambini. Gli uomini in divisa non fecero loro caso, e in pochi istanti sparirono dalla sua vista.


Oscar era seduta sulla terrazza.
Ormai il sole era al tramonto, ed un vento fresco dall'entroterra stava portando refrigerio a quella torrida giornata di agosto. Andrè era seduto accanto a lei, in silenzio.
Gli aveva raccontato della città occupata dall'esercito e dello stratagemma utilizzato per avvisare Martin: qualsiasi cosa fosse accaduta, temeva costituisse il motivo per cui il medico italiano non faceva ritorno.
Finalmente quel silenzio irreale fu interrotto dall'arrivo di una carrozza, con i cavalli lanciati al galoppo. Oscar si alzò in piedi, giusto in tempo per intravedere Monsieur Martin precipitarsi all'ingresso, mentre si guardava attorno nervosamente.
Lo ricevette nello studio, e l'uomo, appena entrato, si portò subito alla finestra per controllare all'esterno.

Voglio essere certo che nessuno mi abbia seguito...” spiegava senza guardarli, mentre Oscar e Andrè si scambiavano sguardi interrogativi.
Poi raggiunse una poltrona e ordinò al domestico un bicchiere di whiskey prima di sedersi pesantemente. Rimase un attimo così, con le mani nei capelli, come se si fosse dimenticato di loro, poi alzò il capo di scatto e li invitò a sedersi, quasi fosse lui il padrone di casa e loro gli ospiti.
Joseph tornò rapido con il liquore e Martin ne bevve un sorso abbondante, prima di iniziare a raccontare.

E' successa una cosa terribile, oggi, in città. Terribile e difficile da spiegare...”
Ma Monsieur Cirillo sta bene? Gli è successo qualcosa?”
Esitò un momento.

Si...certo, è vivo. E ritengo stia anche bene...” ma il suo tono non era particolarmente convincente, e Oscar si alzò e fece un passo verso di lui.
Vi siete seduto, avete bevuto, adesso Martin ditemi cosa è successo, sto perdendo la calma!”
Oscar...” intervenne Andrè. Il mercante era visibilmente spaventato, probabilmente essersi avventurato fin lì era già, per lui, un'estrema prova di coraggio.
Non ci sono notizie certe, monsieur Jarjayes. Quello che posso dirvi è che oggi c'è stata un'adunata, alla Tourette. Non si sa chi l'abbia indetta, ma centinaia di persone hanno raggiunto l'esplanade e la nostra Guardia Nazionale, quella istituita dopo i disordini di marzo, avrebbe dovuto mantenere l'ordine...”
E invece?” lo incalzò Oscar.
E invece...non si sa come...o perchè, pare siano cominciati degli screzi con alcuni soldati, e che la Guardia Nazionale non sia intervenuta. Caraman ha dato ordine alle truppe alle porte della città di confluire alla Tourette, ci sono stati parecchi morti e arresti in massa. Ha disposto il blocco di tutte le strade di accesso, come ben sapete, e adesso Marsiglia è sotto il controllo dell'esercito.”
Monsieur Cirillo era lì?” chiese allora Andrè.
Martin annuì.

Si, mi ha confermato che è stato arrestato”
Ma perchè?” intervenne Oscar.
Cirillo non è un rivoluzionario, non è nemmeno francese! E di sicuro non è uomo da attaccare dei soldati con sassi e pietre!”
Caraman mi ha risposto che era là, e tanto basta...”
E mentre pronunciava quelle parole, si stava già alzando.

Volete sapere cosa ne penso?” concluse, mentre indossava il tricorno.
E' stato tutto orchestrato per dare al nostro comandante in capo un motivo per infrangere i confini della sua giurisdizione, e mettere le mani su Marsiglia. Se è questo che Caraman vuole, con lo scopo di sopprimere qualsiasi moto rivoluzionario, non sarà facile contrastarlo. Ci tiene sotto assedio con i cannoni dei suoi forti e adesso i suoi uomini controllano le strade...Ora qualsiasi manifestazione o protesta potrà essere soffocata...nel sangue...”
E la vostra Guardia Nazionale? Che gioco ha avuto in tutto questo? Perchè non presidiava la manifestazione?”
Martin fissò Oscar.

Le vostre sono tutte domande legittime. Ma la Guardia Nazionale è stata costituita da poco, con persone che non hanno tutta questa esperienza...”
Oscar ebbe l'impulso di prenderlo per il bavero, di fronte a quella candida ammissione di incompetenza!

Adesso devo andare.”
E che ne sarà di Monsieur Cirillo? E degli altri manifestanti?”
Non preoccupatevi per lui. Caraman non trae alcun vantaggio a tenerlo in prigione...sarà libero entro pochi giorni...” e con queste ultime parole si avvicinò alla porta.
Andrè lo accompagnò alla sua carrozza, mentre Oscar restava in piedi, vicino alla finestra, sempre più convinta che Martin le avesse rivelato solo la sua verità.


Il giorno successivo, 20 agosto 1789, Oscar raggiunse il porto di Marsiglia via mare.
Sfruttando un passaggio su un piccolo peschereccio, di quelli che attraccavano nella spiaggia ai confini della città, dove erano soliti passeggiare, arrivò di buon'ora al forte dove era di stanza il battaglione del Conte di Caraman.
Non dovette insistere per essere ricevuta. La accolse mentre faceva colazione in una stanza piuttosto buia e spoglia, seduto dietro una possente scrivania di quercia.

Entrate Jarjayes, entrate....gradite un uovo alla coque?” le chiese, mentre rompeva meticolosamente il guscio della propria colazione.
No, grazie, colonnello”
Restò ferma, ritta davanti a lui. E l'uomo non si scompose, mangiò davanti a lei come fosse in completa solitudine.
Solo quando ebbe finito e chiamato un servitore per sparecchiare, tornò a guardarla e sospirò.

Sapete perchè sia venuta da voi senza annunciarmi e di prima mattina”
Si, certo...lo so” replicò l'uomo alzandosi, e gettando il tovagliolo sulla scrivania.
Siete qui per Monsieur Cirillo, giusto?”
Lei annuì.

Sta bene, potete stare tranquilla. Non gli è stato torto un capello. Non da me, almeno...”
Quindi non avete nulla in contrario se lo riporto con me, a St. Barthelemy?”
No, no davvero! Anche perchè sono certo che abbiate bisogno delle sue cure...per i vostri problemi di salute...”
Oscar tacque.

Avete saputo cosa è successo ieri?”
So solamente che un uomo innocente è rinchiuso senza colpa alcuna in uno dei vostri forti!”
Caraman finse di non aver sentito la sua risposta.

Ieri, senza alcuna motivazione, decine di persone si sono riunite alla Tourette. Non è arrivato nessuno a fare discorsi o ad arringare la folla. Eppure è comparso un gruppo sparuto di uomini della Guardia Nazionale. Non si sa cosa sia successo, ma sono partiti degli spari, alcuni manifestanti sono stati colpiti e la folla è come impazzita. Si sono riversati nel quartiere di Noailles e hanno saccheggiato la casa dell'assessore Lafleche.
E mentre agivano indisturbati, della Guardia Nazionale non v'era traccia...”
Si voltò a guardarla, ed Oscar rimase imperturbabile.
Il gioco dello scaricabarile...pensò tra sé e sé. Lo lasciò continuare.

Ho provato a parlare alla folla, per sedare gli animi, ma sono stato aggredito a mia volta. Mi hanno obbligato ad intervenire con l'esercito, avrei evitato questa situazione in qualsiasi modo”
E ditemi, conte Caraman: Cirillo era forse tra i saccheggiatori? Vi ha lanciato contro pietre o insulti?”
No. Era alla Tourette, si stava occupando di alcuni feriti...”
A udire quelle parole Oscar perse completamente la calma.

Che razza di uomo siete se arrestate un cittadino mentre presta soccorso a dei feriti...”
"Non avete capito, Jarjayes...l'ho lasciato con i prigionieri proprio perchè potesse prestare loro le cure necessarie...”
Questo è compito vostro, Caraman, non suo. Siete voi a dover garantire le migliori condizioni possibili a dei prigionieri, prima di un giusto e, spero, veloce processo. Adesso esigo che mi facciate parlare con lui”
L'uomo si avvicinò, mutando decisamente espressione.

Siamo lontano da Versailles, Oscar Francois Jarjayes. Non avete più un titolo nobiliare, un grado militare...Vi conviene ricordarlo quando fate determinate richieste e adottare toni e termini più consoni...alla vostra attuale condizione”
Oscar fremeva di rabbia, ma voleva sopra ogni cosa riportare a casa Cirillo.
Non replicò alla provocazione di Caraman e si dispose ad attendere all'esterno del forte.
Passò un ragazzo con un grosso plico di giornali sotto braccio. Oscar richiamò la sua attenzione.

Hai per caso il Courier de Marseille?”
Acquistò la rivista: in prima pagina campeggiava il loro articolo, chiaramente firmato con uno pseudonimo, che proclamava l'inizio di una nuova era, grazie all'imminente ratifica della Carta del Cittadino. Le sembrò grottesco che quelle parole, che già riempivano pagine di giornali e costituivano argomento di discussione nei clubs e nei salotti degli intellettuali, fossero ancora prive di significato nella vita reale, e non impedissero inutili episodi di violenza come quello che si era verificato alla Tourette.
Cirillo la raggiunse dopo un'ora. Gli abiti sporchi e strappati in più punti, un'evidente escoriazione sulla tempia sinistra.
Si sorrisero, per il sollievo.

"State bene? Siete ferito?”
L'uomo negò.

Ho solo molta sete...ho utilizzato l'acqua che mi hanno dato per medicare alcune ferite...”
Ripresero il mare con la barca dei pescatori, e sostarono alla locanda sulla spiaggia, dove Cirillo si adeguò a bere una birra fresca, in mancanza della sua salutare limonata.

Avete compreso cosa sia accaduto ieri pomeriggio, monsieur? Ho ricevuto diverse versioni, sono confusa...”
Oh, è stata un'imboscata bella e buona. Dopo aver consegnato il vostro articolo a Mossy, mi sono diretto verso il porto. Già molte persone si stavano dirigendo alla Tourette, guidati da delle scritte sui muri...”
Quali scritte?”
SENZA SCUSE. Solo queste due parole”


Nei giorni successivi, lentamente, Marsiglia si abituò a vivere con la costante presenza dei soldati di Caraman. Ci furono alcuni timidi tentativi di reazione, da parte del popolo, dispersi immediatamente da cariche di cavalleria.
Quello che Oscar ed Andrè dedussero, dal racconto di Cirillo, fu che l'affare Tourette aveva avuto come obiettivo l'arresto dei più attivi tra i capi della rivoluzione popolare, e che probabilmente sia la Guardia Nazionale che le truppe di Caraman erano d'accordo per creare una situazione propizia a tale scopo. Ma perchè non scendesse il silenzio su quanto accaduto il 19 agosto, Oscar e Andrè scrissero ogni settimana un articolo, descrivendo con chiarezza l'esistenza di un complotto che vedeva uniti monarchici e alta borghesia, per mettere a tacere le istanze del popolo. Mossy, che nel loro primo incontro era apparso estremamente cauto e misurato, pubblicò ogni loro manoscritto senza cambiare una sola virgola. I giornali venivano portati oltre i confini della Provenza da Gilbert, al fine di dare enfasi a quanto accaduto a Marsiglia.
Il 26 agosto a Parigi fu proclamata la Carta del Cittadino, e Gilbert riuscì a portarne il testo completo al ritorno di uno dei suoi viaggi, ai primi di settembre.
Per quelle settimane evitarono di avere contatti con Martin, ma il 12 del mese era la data definita per il ricevimento in onore della figlia, e furono tutti formalmente invitati.
Nessuno aveva desiderio di partecipare, tranne il giovane Sugane, e fu per non deludere il ragazzo che alla fine si risolsero ad accettare. Oscar e Andrè speravano che la serata sarebbe servita, al loro giovane corriere, a capire quanto fosse vano rincorrere i favori di una fanciulla così lontana da lui.
Gilbert si presentò emozionato al cospetto di Marie Anne Martin, vestita di uno splendido abito di seta rosa, portando in dono una serie di spartiti per pianoforte elegantemente rilegati. La giovane gli sorrise e gli disse “Grazie, signore, per lo squisito omaggio” prima di allungare l'oggetto appena ricevuto ad un servitore al suo fianco.
Il ragazzo gioì immensamente per quelle parole delicate, che gli facevano battere il cuore, per i pochi istanti che gli ci vollero a comprendere che mademoiselle Martin ringraziava con la stessa identica frase chiunque le si fosse parato davanti con un dono.
Poi la osservò da lontano, il carnet dei balli denso dei nomi di tutti i rampolli di Marsiglia, mentre danzava tra un minuetto e una ballata, con movimenti e ritmi che gliela rendevano inavvicinabile.
Fu lui stesso a chiedere di tornare a casa prima che si concludesse la serata, con gli occhi bassi e una strana tristezza nel cuore.
Dormì per quasi tutto il giorno successivo, e ripartì per Avignone senza fare alcun commento sulla serata dai Martin.
Non aprì il suo cuore a nessuno, nonostante avessero cercato tutti, soprattutto Andrè, di trovare il modo e l'occasione perchè desse voce al suo sentimento ferito. Gilbert assunse una maschera di totale disinteresse per la realtà che lo circondava, un po' come quando si era unito a loro, adesso svuotata anche della rabbia che invece, inizialmente, non controllava.
Una maschera che non sarebbe stata scalfita nemmeno due mesi dopo, alla notizia, riportata su uno dei giornali che trasportava verso Avignone, del fidanzamento di Marie Anne Martin con un tale Monsieur Riboud.





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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18  

Breve riepilogo degli ultimi accadimenti e dei personaggi.
Oscar e Andrè si sono finalmente riuniti a Marsiglia, dove cominciano la loro attività di divulgatori del pensiero rivoluzionario, mentre Gilbert inizia i suoi viaggi come corriere.
Qui incontrano il sindaco della città, Etienne Martin, facoltoso mercante, con una figlia che farà innamorare (senza speranza) il povero Sugane, e Auguste Mossy, un giovane editore vicino alle idee rivoluzionarie. Oscar rivede anche il cavaliere di Caraman, un tempo frequentatore della reggia di Versailles, ora comandante dell'esercito di stanza in Provenza.
Il 19 agosto, una sommossa malgestita diventa l'alibi per arrestare i capi rivoluzionari di Marsiglia e consentire a Caraman di controllare la città con il suo esercito. Cirillo è tra gli arrestati e solo un pronto intervento di Oscar permetterà la sua scarcerazione.
Caraman soffocherà qualsiasi reazione del popolo e affiderà il processo dei prigionieri ad un giudice rigido e inflessibile. Ma ricordate che vi avevo anticipato dei salti temporali, quindi occhio alle date.



Capitolo 18


Parigi, dicembre 1789


Se ne stava seduto nell'ufficio del comandante, le gambe allungate sul tavolo, una coperta gettata sulle spalle.
Un'altra notte trascorsa lontano da un giacilio degno di questo nome, con brevi pause di sonno leggero ed ore di veglia.
Alain passava così, ormai, le sue notti in caserma. Si cambiava solo quando era decisamente sporco, mangiava quando e cosa capitava, beveva se voleva dare tregua a certi pensieri.

Parigi era diventata una città senza pace, dove si alternavano manifestazioni di piazza, selvagge aggressioni e saccheggi a lunghi silenzi, a tregue apparenti, quasi più inquientanti delle sommosse che la scuotevano.

Ad ottobre Sua Maestà aveva firmato la Carta del Cittadino e l'abolizione dei diritti feudali, ma solo dopo che una folla inferocita aveva invaso Versailles, ammazzato brutalmente Guardie Svizzere e servitori devoti e gozzovigliato per alcuni giorni nei saloni della reggia. Infine il Re era stato costretto ad accettare di tornare a Parigi e di stabilirsi al palazzo delle Tuileries. 
La Fayette aveva scortato la famiglia reale, e aveva preteso anche la presenza di Alain, quale Comandante della Compagnia B della Guardia Nazionale, l'eroe della Bastiglia!

Quello stesso giorno era stata definitivamente sciolta la Guardia Reale, o quel che ne restava.
Ovviamente avevano mandato lui a fare il lavoro sporco, ad assicurarsi che quei soldati lasciassero la reggia e che il loro ufficiale consegnasse i suoi gradi militari.

Aveva visto, per l'ultima volta, quel tale Girodel: l'uomo che aveva chiesto la mano del suo comandante, che l'aveva garbatamente corteggiata, aspettandola per ore nel cortile della caserma. L'ufficiale che sotto una pioggia battente aveva disobbedito all'ordine pronunciato dal Re di far sgomberare l'aula dell'Assemblea, nel momento in cui Oscar aveva posto se stessa tra i rappresentanti del Terzo Stato e i suoi ex soldati, con il fucile già puntato, pronti a sparare. 
Erano passati pochi mesi e gli sembrava invecchiato, forse perchè la sua divisa era strappata e i capelli in disordine, per aver combattuto tutto la notte a difesa della famiglia reale. 
Forse perchè quando un mondo crolla, un velo di polvere si posa su tutto quello che rimane in piedi.

Mentre si staccava le spille dei gradi dalla giubba, circondato dai pochi soldati rimasti al suo fianco, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, Girodel gli aveva chiesto a voce bassa “Lei sta bene?”
Era rimasto un attimo interdetto, non si aspettava che l'avesse riconosciuto. Aveva annuito impercettibilmente.

Bene” aveva risposto, fissandolo negli occhi nell'istante in cui lasciava cadere nelle sue mani i gradi di comandante. 
Poi, appena prima di oltrepassare la porta, aveva sussurrato, guardando dritto di fronte a se “Saperla lontano da tutto questo è il mio unico sollievo...ed il mio più grande tormento”. 
Allora si era voltato a fissarlo, ormai di spalle, con il suo incedere elegante e dignitoso, e dopo pochi istanti aveva udito il rumore degli zoccoli del suo cavallo, che lo portava via da Versailles per sempre. 

Infine aveva raggiunto il suo comandante alla guida dei soldati della Guardia Nazionale, di scorta al convoglio reale.
Ricordava bene quel breve tragitto verso Parigi. 
Il silenzio surreale che regnava tra quella fila di cinque carrozze, senza nemmeno il vociare dei piccoli principi. E lui si era distratto, l'attenzione richiamata dal rumore di un'anta lasciata aperta, che sbatteva per il vento. Non aveva mai visto la reggia, prima di quel giorno, e l'ammirò per la prima ed ultima volta, come una bella attrice, china per l'applauso che segna la fine del suo spettacolo, mentre già cala il sipario.

Il marchese La Fayette si atteggiava a salvatore della patria, a fedele suddito di Sua Maestà, e approfittava della paura che ancora attanagliava il sovrano e soprattutto lei, la regina, che era stata inseguita da gruppi di parigini inferociti da una stanza all'altra nel corso di una lunga notte, come una preda durante una battuta di caccia, al grido di “cagna austriaca”. 
L'aveva intravista solo per un momento, la sua bellezza sfigurata dalla paura, le mani tremanti avvinghiate ad un rosario di onice nera, mentre i suoi occhi si posavano un'ultima volta sui giardini di Versailles. 
Come poteva sentirsi sicura, legata alla volontà di un uomo tanto indeciso e volubile come Luigi XVI, alla mercè di un giovane marchese ambizioso ed ipocrita come La Fayette?

La vide per la prima volta ma la guardò con gli occhi di chi sapeva tante cose di lei...una giovane principessa austriaca catapultata senza alcuna preparazione in un mondo di falsi adulatori, che l'avevano continuamente spinta verso il baratro. Che le avevano sempre taciuto non solo la realtà delle condizioni di vita del suo popolo, ma anche dello stato delle sue stesse finanze, al punto di scoprire, solo con la morte del delfino, di non avere denaro a sufficienza nemmeno per un funerale.

Aveva letto questo e molto altro seguendo i numerosi articoli e le riflessioni di un giornalista, tale Glacè Marron, che pubblicava sul Courier de Marseille, giornale poco diffuso a Parigi, di cui lui, invece, non  perdeva un solo numero. Una firma che sicuramente rivelava, a lui e pochi altri, l'identità dell'autore.

Anche in quel momento, proprio sotto i suoi piedi, giaceva l'ultimo numero del giornale marsigliese che aveva sfogliato quella notte. Riportava ancora l'assurda situazione ormai nota alle cronache come “l'affare Tourette”, la prolungata prigionia di una quarantina di capi rivoluzionari nel castello d'If, nel golfo di Marsiglia, e la decisione del comandante in capo del regio esercito in Provenza, cavaliere di Caraman, di conferire l'istruzione del procedimento penale al prevosto generale Sanchon de Bournissac: un processo senza indagini e senza appello, gestito da un tribunale che le nuove leggi emanate dall'Assemblea Costituente avevano di fatto cancellato.

Quando sentì bussare alla porta, si ricompose e diede il permesso di entrare.
Gerard Lasalle avanzò zoppicando, in mano un vassoio con un bricco di caffè e fette di pane nero. Da quando era rimasto ferito, Alain lo lasciava al sicuro in caserma, ad occuparsi di ripulire i fucili che i compagni, sfiniti dai turni di ronda, abbandonavano nella polvere accanto alle brande, ad assicurarsi che ci fossero sempre garze ed acqua con cui ripulire le ferite, a sistemare i bottoni delle divise, quando a qualcuno delle alte sfere militari veniva la malsana idea di fare un giro nella caserma dei soldati della Guardia, per saggiarne l'umore e lo stato d'animo.

Non ti sei coricato neanche stanotte, Alain?”

L'uomo scosse il capo, sorridendo.

Quando hai finito la colazione ti conviene darti una rinfrescata...La Fayette ti ha convocato al quartier generale”.

Alain sbuffò. Detestava essere convocato da La Fayette. Uno di quegli individui dalla personalità ambigua e dallo sguardo torbido. Potevi ascoltarlo per ore ed essere certo che non fosse convinto nemmeno di una sola parola di quelle pronunciate. Ma evitava di fargli la guerra apertamente: uomini così erano destinati a durare poco, non c'era bisogno di sporcarsi le mani contrastandoli.

L'eroe d'America si era ritagliato un bel ufficio all'Hotel De Ville, la sede del Comune di Parigi e di Bailly, il nuovo sindaco borghese.

Ricevette Alain con la solita aria di uomo preso da mille cose, quando invece impegnava la maggior parte del tempo a evitare decisioni e responsabilità.

Comandante De Soisson, come va? Sempre tranquilla la situazione a Parigi?”

Tranquilla? Che concezione aveva il marchese di questo termine?

Signorsì, comandante” replicò invece, lo sguardo fisso davanti a sé. La verità era fiato sprecato, con lui.

Ottimo...ottimo, De Soisson. Mi fa piacere sentirvelo dire, perchè il popolo francese ha bisogno del vostro intervento...altrove”

Alain si irrigidì, ma lo lasciò continuare.

Purtroppo nonostante le leggi emanate dall'Assemblea Nazionale, l'abolizione dei diritti feudali e la confisca dei beni della Chiesa, la situazione della fame e della povertà in Francia non sembra migliorare. In una situazione del genere non possiamo permetterci che il commercio di grano, olio e sale in arrivo da altri paesi sia bloccato nei porti per colpa...per colpa...dell'inesperienza da una parte e del pugno di ferro dall'altra”

Non vi seguo, comandante” rispose laconico.

Marsiglia è occupata dalle truppe del cavaliere di Caraman, dal mese di agosto. Non riesce a venire a capo dei rivoluzionari, continua a soffocare le reazioni di proteste con arresti e cariche sulla folla. Mentre il giudice da lui prescelto semina il terrore.”

Si voltò a guardarlo.

Avete per caso letto qualcosa a riguardo o tutto ciò vi è completamente ignoto?”

Devo aver letto qualcosa...mesi fa...l'affare Tourette, dico bene?”

Si, esatto, la stampa lo ha battezzato così. Finchè la Guradia Nazionale borghese non dimostrerà di essere in grado di mantenere l'ordine in città, Caraman non allontanerà le sue truppe e non abbasserà le bocche dei cannoni, che tiene puntate sulle attività del porto dall'estate scorsa”

Alain aveva già capito tutto, ma rimase in silenzio, con gli occhi che trapassavano la figura del marchese, per perdersi sui tetti delle case che si vedevano dalla sua finestra.

Andate laggiù, De Soisson. Mettete in riga quell'accozzaglia dei soldati della Guardia, cosicchè si possa arrivare ad una soluzione politica della faccenda...”

Soluzione...politica?”

L'Assemblea non può ignorare quanto sta accadendo, e l'unica via d'uscita è delegittimare Caraman e il tribunale del suo amico Bournissac. Ma prima di liquidare entrambi è necessario avere la certezza che la città non sprofonderà nel caos e nei disordini”

Alain non aveva compreso del tutto cosa si aspettassero da lui, i grandi capi di Parigi. Ma intravedeva la possibilità di riunirsi ai suoi amici e anche di allontanarsi da situazioni che diventavano sempre più pesanti da sopportare, per lui.

Portò la mano alla fronte e concluse con un sonoro “Signorsì, comandante”

Entro domani avrete i lasciapassare e le lettere di presentazione da mostrare a Caraman. Tenetemi costantemente informato, De Soisson”

Un colpo di tacco con gli stivali segnò la fine del loro colloquio.



Marsiglia, gennaio 1790


Ehi! C'è un uomo, qui fuori. Un militare, a dirla tutta...chiede di parlare con Mossy...”

Andrè si voltò verso l'operaio che lo aveva interrotto mentre sistemava le matrici per la composizione tipografica.

Un militare, hai detto?” rispose, aggrottando la fronte. Qualsiasi uomo dell'esercito di Caraman sapeva che Mossy era in prigione da quasi un mese.

Forse un forestiero...” aggiunse l'altro.

Andrè si pulì le mani in un canovaccio, infilò la giacca ed usci dalla tipografia. 

Proprio davanti all'ingresso stava aspettando un uomo di spalle, solo, avvolto in un ampio mantello. Stringeva le briglie del suo cavallo, con un bagaglio leggero legato alla sella.

Buongiorno! Posso esservi utile?”

Il soldato si voltò, senza dire una parola, con un inconfondibile sorriso a piegargli le labbra.

Andrè si concentrò su quella figura e spalancò gli occhi.

Alain! Sei proprio tu?”

In tutta risposta si sentì stringere in un abbraccio poderoso e commosso al contempo.

Alain riusciva solo a ripetere “Amico mio!” , finchè non si staccò e lo squadrò per bene.

Ti trovo bene, vecchio mio! E la vista come va?” chiese, notando il velo nero sull'occhio destro.

Bene, Alain. Non posso certo affermare che il mio occhio sia tornato come nuovo, ma ci vedo ancora. Questa fasciatura lo protegge durante il giorno, dalla luce intensa e dalla polvere...”

Mentre di notte...” insinuò l'altro. Andrè gli diede uno spintone, per poi riabbracciarlo con le lacrime agli occhi.

Caspita, Alain, che sorpresa! Perchè non ci hai scritto del tuo arrivo, sei forse in missione segreta?”

Alain si grattò la nuca. “No, che dici! Quale missione segreta!”

Però non sei qui in licenza, dico bene?”

No, Andrè, hai ragione. Sono qui per lavoro, e con calma ti spiegherò tutto.”

Andrè rientrò solo un momento, per avvisare che si sarebbe allontanato, poi trovò un ricovero per il cavallo di Alain e insieme a lui si diresse verso il quartiere del porto.

Arrivarono ad una locanda con l'insegna in legno consumata dalla salsedine. 
L'oste salutò Andrè con un cenno della mano e questi condusse l'amico verso un tavolo in un angolo, lontano dalle grida dei giocatori di carte che già litigavano a quell'ora, confusi dal vino.

Alain si guardò attorno sorridendo.

Sembra ieri quando ero io a consigliarti i locali migliori per delle sane bevute!”

Lo guardò sorridendo.

E io invece non riesco ancora a credere che tu sia qui, di fronte a me, a Marsiglia...”

Attese che l'oste si fosse allontanato, dopo aver lasciato sul tavolo due boccali di birra, con un piatto di pesciolini fritti, prima di continuare.

Hai chiesto di Mossy, quando sei arrivato alla tipografia...come mai?”

Beh, pensavo potesse aiutarmi a trovare un giornalista di cui pubblica gli scritti, un tale che si firma Glacè Marron...”

Andrè sorrise un istante, poi divenne serio.

Mossy è stato arrestato a dicembre dai soldati di Caraman, per le posizioni assunte dal suo giornale riguardo l'affare Tourette. Ovviamente ha negato di conoscere l'identità di questo giornalista. E io cerco di portare avanti il suo lavoro...e il mio”

Capisco” rispose Alain, con tono  greve. “Anche a Parigi è tutto un sospetto, non ci si può fidare di nessuno...o quasi”

Beh, dei nostri compagni ti fiderai, no?”

Un'ombra sembrò oscurare lo sguardo di Alain.

Si, di qualcuno si. Ma molti sono caduti, negli scontri di questi mesi, altri se ne sono semplicemente andati. E tra le nuove reclute c'è di tutto...”

Come sempre, no?”

Già. Lasalle è stato a lungo con me, sai?”

Che gli è successo?” chiese Andrè.

Niente, niente...sta benone. Ma è rimasto ferito dopo l'attacco alla Bastiglia, l'ho tenuto lontano dai pericoli finchè sono rimasto a Parigi. Ho firmato il suo congedo, appena prima di partire..e l'ho mandato ad Arras” concluse, con aria sorniona.

Ad Arras?!” chiese l'altro, spalancando gli occhi.

Alain si allungò verso di lui, come se stesse confidando un segreto.

Si, ho comprato dei terreni là...dei campi, da coltivare. Mi hai sempre detto che è una regione con degli ottimi appezzamenti...terre fertili...”

Certo, hai fatto bene. Solo, non credevo che aspirassi a zappare la terra”

Pensavi volessi fare la carriera militare? No, il mio sogno è sempre stato quello di un pezzetto di terra, tutta mia. Non voglio diventare un ricco latifondista, mi basta avere di che vivere dignitosamente. A settembre sono stati confiscati molti beni della Chiesa, e sono stati ceduti ai contadini. Ma in inverno non c'è alcun raccolto, molti di loro hanno preferito vendere subito e fare cassa. Ho comprato una piccola fattoria, e ho dato a Gerard la procura per concludere l'acquisto e iniziare ad insediarsi lì.”

Prese il boccale e ne bevve quasi metà con un solo sorso.

Sono qui in missione, Andrè, ma sarà l'ultima. Voglio chiudere con questa vita. Voglio faticare per qualcosa di concreto...e di mio. Basta rischiare la pelle o rischiare di farla a qualcuno per la gloria di chi se ne sta rintanato, senza esporsi mai al pericolo!”

Andrè annuì e bevve anche lui la sua birra.

Di che missione si tratta? Puoi dirmelo?”

Si, penso di si. Ma dì a quel tal Glacè di stare attento e fare buon uso di queste informazioni” e gli strizzò l'occhio.

Raccontò così del compito che La Fayette in persona gli aveva affidato, quello di mettere in piedi un corpo della Guardia Nazionale in grado di mantenere l'ordine in città, senza il supporto dell'esercito.

Dovrai presentarti al cavaliere di Caraman, immagino” chiese Andrè.

Già, e suppongo mi ospiterà in uno dei suoi forti. Ma ho ancora qualche ora prima di palesare il mio arrivo al nostro comandante in capo, e se possibile avrei il desiderio di salutare anche Oscar”

Certo, non ti perdonerebbe mai se non lo facessi! Torniamo alla tipografia e recuperiamo i cavalli. La nostra sistemazione si trova alla periferia della città”

Andrè lasciò qualche moneta sul bancone e uscì dalla locanda, seguito da Alain.


Oscar e Monsieur Cirillo scesero dalla carrozza e si avviarono lentamente all'ingresso. 

Avevano trascorso buona parte della mattinata al mercato della città, per poi spingersi sulla spiaggia nelle ore prossime al mezzogiorno, per la consueta passeggiata. Ormai la conversazione verteva, quando percorrevano quella distesa di sabbia, lontano da occhi ed orecchi indiscreti, sulla prolungata prigionia dei giovani rivoluzionari arrestati in agosto, ai quali si era aggiunto, per la propaganda portata avanti dal suo giornale, anche Monsieur Mossy. Cirillo, in quanto medico, aveva facoltà di poterlo vedere, una volta a settimana, e cercava di alleviare i disagi della prigionia, soprattutto il freddo di quei mesi invernali, fornendo coperte e cibo. Sosteneva che il morale degli uomini incarcerati fosse ancora alto, ma lo preoccupava la situazione stagnante, e, come amava ripetere, credeva che la prigionia fosse essa stessa una forma di tortura. Che alla lunga avrebbe provato duramente quei prigionieri, nel corpo e nello spirito.

Rientrarono a casa a mezzogiorno preciso, e mentre Oscar sfilava gli stivali imbrattati di fango e sabbia, udì una risata inconfondibile provenire dal salotto.

Ma...non è possibile” pronunciò, mentre affidava distrattamente a Cirillo il proprio mantello. 

Proseguì scalza fino alla porta che la separava da quel suono famigliare, e quando l'aprì si trovò di fronte il sorriso di Alain, in piedi davanti al camino acceso, il gomito appoggiato sull'architrave in legno.

Oscar!” la chiamò per nome, per la prima volta in vita sua. 

Poi fece scorrere gli occhi sulla sua figura e rise non appena arrivò con lo sguardo ai piedi scalzi.

Vi trovo davvero bene...forse un po' meno elegante di quando vi ho lasciata...”

Oscar si avvicinò, ancora incredula, e allungò la mano per salutarlo. Lui la prese e la strinse tra le sue.

Sono così felice di vedervi...di vedervi tutti” continuò, cercando con lo sguardo Andrè, di fronte a lui. 

Poi notò l'uomo che era entrato seguendo Oscar, e Andrè intervenne a fare le presentazioni.

Allora siete il medico a cui devo tanto per la salute dei miei amici!”

Cirillo sorrise e si schermì. 

“Un medico può indicare la strada, ma è solo il malato che può guarirsi”

Alain lo fissò un istante, nutriva già simpatia per quel uomo dalla pelle olivastra e gli occhi nerissimi.

Oh Alain! Come mai sei a Marsiglia? Sei in divisa, quindi deduco tu sia stato inviato per una qualche missione qui... E i ragazzi come stanno? Che succede a Parigi? Che aria si respira? Non abbiamo notizie di prima mano da tanto tempo, anche le lettere di Bernard si sono diradate in questi mesi...”

Alain sorrise.

Caspita! Quante domande! Spero di riuscire a rispondere a tutte prima di andare”

Andare?”chiese Oscar.

Alain è atteso da Caraman, deve incontrarsi con lui” spiegò Andrè.

Non oggi” affermò la donna, con determinazione, avvicinandosi a lui.

Per oggi rimani con noi e riposa qui stanotte. Domani potrai raggiungere la tua destinazione in città...”

Alain rimase un attimo in silenzio, mentre nella sua mente riaffiorava il ricordo di un'altra sera e di un altro invito a restare a dormire, pronunciato dalle stesse labbra.

Ma in un altro luogo, nel palazzo in cui Oscar era nata e cresciuta.

Ricordò come l'aveva visto, l'ultima volta. Avrebbe dovuto raccontarle tutto, con calma. 

E forse un giorno di licenza, non ufficiale, sarebbe servito anche a lui.

Annuì senza parlare. Poi si rivolse all'amico, ridendo.

Tua nonna sarà entusiasta di vedermi, caro Andrè...”




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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

In considerazione dell'imbarazzante ritardo di questo aggiornamento, comincio (per chi vuole) con un breve riassunto dei primi 18 capitoli...

La storia comincia la sera in cui Oscar va dal medico e scopre di avere la tisi nonchè l'imminente cecità di Andrè.

Alain, che la segue su richiesta di Andrè, preoccupato per le sue condizioni, le parla e la convince a trovare il modo di “lottare” senza mettere in pericolo la sua vita e quella dell'amico.

Dopo un incontro con Bernard, Oscar decide di trasferirsi lontano da Parigi, a Marsiglia, ed intraprendere, insieme ad Andrè, un'attività di propaganda delle idee e degli avvenimenti rivoluzionari, sia attraverso le pubblicazioni su un giornale, sia finanziando una rete di corrieri per la trasmissione delle notizie dalla capitale verso il resto del paese. Chiede ad Alain di prendere il suo posto a capo della Compagnia B della Guardia Francese.

Prima della partenza Oscar parlerà con suo padre, che la invita a portare Marie con loro. Inoltre si unisce al gruppo anche il giovane Sugane, che Robespierre ha portato a Parigi da Arras. Infine, lungo il viaggio sui canali fluviali, raggiungeranno Buffon, una località dove li attende un medico e studioso italiano, Domenico Cirillo, simpatizzante delle idee rivoluzionarie, in viaggio verso l'Italia.

Oscar giunge a Buffon in fin di vita, non può più nascondere ad Andrè le sue condizioni, e decide di sposarlo prima che sia troppo tardi. In realtà, grazie alle cure del medico italiano, la giovane migliora e questo induce Cirillo a ritenere sbagliata la diagnosi di Lassonne: Oscar avrebbe un'affezione polmonare, molto seria, ma non la tubercolosi. Inoltre consiglia ad Andrè di proteggere dalla luce intensa del giorno l'occhio destro, e questo rimedio consente al giovane di non perdere completamente la vista.

Il viaggio prosegue verso Marsiglia, e permette ai nostri di rendersi conto della situazione critica in tutta la Francia: coltivazioni abbandonate, saccheggi indiscriminati, fuga dei nobili.

A Marsiglia vengono accolti dal sindaco borghese, Etienne Martin, un ricco mercante della città e scrivono articoli per il Courier de Marseille, di proprietà di un giovane e cauto rivoluzionario, Auguste Mossy. Il giovane Sugane comincia la sua attività di corriere, col cuore spezzato da un amore non corrisposto per la giovane figlia di Martin.

Oscar viene riconosciuta dal cavaliere di Caraman, il comandante in capo dell'esercito di Provenza, fedele al Re, che interverrà per sedare dei disordini nell'agosto del 1789. L'azione ha lo scopo di improgionare i capi rivoluzionari della città, e anche l'editore Mossy finirà rinchiuso nei forti del porto, trasformati in prigioni.

I mesi passano, la situazione a Marsiglia è in stallo e nuoce al commercio della città, fondamentale per l'intera Francia. La Fayette decide di inviare lì Alain, che si è distinto durante la presa della Bastiglia, per riformare una Guardia Nazionale e permettere all'Assemblea di destituire Caraman e le sue truppe. Il giovane raggiunge i suoi amici e racconta loro lo scopo della sua missione, ed anche il desiderio di lasciare l'uniforme e ritirarsi nei possedimenti che ha acquistato ad Arras, a seguito degli espropri dei terreni appartenuti al clero.

Tutto chiaro, vero ;-)))



Capitolo 19


La giornata era trascorsa piacevolmente.
Dopo un bagno salutare, imposto dalla nonna di Andrè, e dopo aver sistemato i pochi bagagli in una delle camere di Chateau Magenta, Alain era andato a visitare Marsiglia, spogliato della divisa, insieme ad Oscar e Andrè. E in quelle ore, con gli occhi pieni delle bellezze e delle particolarità di quella città di mare, le orecchie raggiunte da rumori e suoni a lui sconosciuti, unitamente alle voci famigliari dei suoi amici, di cui coglieva il timbro nuovo, impresso dalla felicità, dimenticò per un po' il peso del fardello che sentiva gravare sulle sue spalle, quello che gli guastava il sonno e rendeva faticosa la veglia.

Mentre passeggiava per le vie del quartiere del porto, osservava la gestaulità complice e discreta di Oscar ed Andrè, il loro cercarsi con gli occhi, nonostante il velo che nascondeva quello di Andrè, l'alternanza con cui gli parlavano, senza sovrapporsi mai, l'amore che sentiva potente, dietro quei dettagli, come una catena incredibilmente leggera. Saperli felici dava anche a lui un riverbero di soddisfazione e serenità. Era sempre più convinto che fossero il genere di persone con cui avrebbe voluto dividere la sua vita, e allo stesso tempo era consapevole di quanto continuassero a rappresentare una rarità nella società del loro tempo.

Quando fece buio si fermarono in una locanda, per dissetarsi con una birra e poi fecero ritorno a Saint Barthelemy, dove Marie e Cirillo li attendevano per la cena. Si ritirarono infine nel salotto, davanti al camino acceso e ad un bicchiere di brandy, mentre Alain estraeva dal taschino una scatoletta di sigari pregiati.

L'unica cosa buona che mi sia mai arrivata da La Fayette” commentò sarcastico.

Alzò un sopracciglio quando vide il medico italiano accomodarsi sul divanetto tenendo in mano una tazza di acqua bollente dal vago sentore di fieno.

Attese che la governante si ritirasse per la notte, poi decise di affrontare una questione che lo tormentava.

Devo mostrarvi una cosa...Oscar” si allontanò solo un istante, col sigaro in bocca ancora spento, poi tornò con un telo arrotolato e glielo mise in mano.

Lei lo svolse e rimase in silenzio, con gli occhi spalancati.

Che c'è, Oscar?” chiese Andrè, che aveva avvertito il turbamento di sua moglie.

Era il suo volto, l'immagine che si vedeva su quella tela. Il ritratto che le aveva fatto il pittore di Parigi, poco prima della sua partenza. Si vedeva anche parte del busto e del braccio sollevato, che brandiva la spada.

Oscar non parlava, Andrè non capiva cosa ci fosse dipinto: Cirillo lasciò la sua tisana su un tavolino e si portò alle spalle della donna.

Questa siete voi, madame. Ma perchè la tela è stata ritagliata così malamente?” chiese alzando gli occhi su Alain, che invece li teneva bassi, giocherellando con il sigaro che non aveva ancora acceso.

Andrè comprese di cosa si trattava e ripetè la domanda, caricandola di angoscia.

Alain! Come sei entrato in possesso di questo ritratto? E perchè c'è solo la parte con il volto di Oscar? Dov'è il resto?”

La donna taceva, mentre le sue dita scorrevano sulla tela rovinata e ne seguivano i bordi slabbrati.

Alain si avvicinò e si sedette di fronte a lei, appoggiandosi alle ginocchia, per avvicinarsi al suo viso. A lei che taceva, ma che era la sola ad aver già capito. Si ricordò di una situazione simile, dentro ad una carrozza a Parigi, sotto la pioggia insistente di una estate piovosa e tetra, appena trascorsa.

Cosa sapete del trasferimento del re e del suo seguito a Parigi, nell'ottobre scorso?” le chiese.

Ancora silenzio.

So che i giornali hanno riportato la notizia come una grande conquista dall'Assemblea ed un gesto di avvicinamento del Re verso il suo popolo”continuò Alain.

Si, certo, è così” gli rispose Andrè.

Alain proseguì, senza staccare gli occhi dalla donna che aveva di fronte.

In verità è stata ottenuta con la forza, dopo una notte di violenza consumata tra le stanze ed i giardini di corte. La famiglia reale al completo è stata trasferita alle Tuilleres, con pochi cortigiani al seguito. I fratelli del Re erano già scappati e da quel momento tutti i cortigiani hanno lasciato le loro residenze, in fretta e furia. I popolani hanno saccheggiato la reggia, gli hotel e i palazzi delle famiglie aristocratiche residenti a Versailles. Hanno rubato quello che si poteva portare via, hanno distrutto e bruciato il resto.”

E nessuno è intervenuto?” chiese Andrè “I soldati della Guardia Reale?”

Il corpo della Guardia Reale è costituito solo da nobili. I pochi rimasti sono stati destituiti ed allontanati. Ormai l'ordine pubblico e la sicurezza del sovrano dipendono dalla Guardia Nazionale”

Alain sospirò.

Ma io sono stato avvisato solo una settimana dopo, quando non c'era più niente da salvare. A palazzo Jarjayes ho trovato il vostro ritratto a terra, senza cornice, lacerato in più punti. Quello che tenete in mano è ciò che ne resta...”

Tutti tacquero.

Mi dispiace averne parlato solo ora, non volevo turbare tua nonna” disse rivolgendosi all'amico.

E mio padre? Mia madre? Che ne è stato, Alain?”

Per la prima volta sentì quella voce incrinata dal dolore e dalla paura.

Sono vivi, Oscar”

Come lo sai?”

Li ho cercati...ovviamente. E non è stato facile trovarli. La nobiltà, che fino a poco tempo fa girava per la città, con prepotenza ed arroganza, ora si nasconde e rinnega i propri titoli, inneggia agli ideali rivoluzionari e intanto cerca di fuggire all'estero.”

Mio padre non è un simile vigliacco, Alain” sibilò Oscar.

No, non lo è” disse, alzandosi e allontanandosi da lei.

Credo sia ancora in Francia, ma non sono riuscito a rintracciarlo. Sembra svanito nel nulla, come il vostro ex comandante delle Guardie Reali, il conte Girodel”

Oscar lo ascoltava, senza staccare gli occhi dal brandello del suo ritratto.

Alain avvicinò il sigaro al candeliere sopra il camino e lo accese con un paio di vigorosi respiri.

Però...ho rintracciato vostra madre”

La donna si voltò di scatto, e il pezzo di tela le scivolò dalle mani.

Si è rifugiata nel monastero delle suore benedettine, a Jourre, dove vostra sorella è la madre superiora”*

Ne sei sicuro?”

Certo, l'ho incontrata...ho parlato con lei...”

Si trovò gli occhi di tutti puntati addosso.

So che non avrei dovuto...che potrei anche aver messo in pericolo la sua incolumità, se qualcuno mi avesse seguito...”

Siamo arrivati a questo punto, Alain?” lo interruppe Andrè.

Tu, comandante della Compagnia B della Guardia Francese, l'eroe della Bastiglia, pedinato come un traditore?”

Alain sospirò, l'aroma del sigaro si diffuse attorno a lui.

Oh, Andrè! Parigi è una città popolata da maschere, pregna di sospetto, tutti diffidano di tutti, l'amico di oggi è il Giuda di domani. E sì, non escludo che qualcuno possa anche avermi controllato, a Parigi, in particolari circostanze. Ma quando mi sono recato a Jouarre sono stato attento. Temevo io stesso che fosse una falsa pista, una trappola per me...”

Lesse incredulità e amarezza negli sguardi dei suoi amici. Non era piacevole descrivere così la realtà della sua vita nella capitale, ma purtroppo era la verità.

Comunque...con la scusa di dovermi recare ad Arras, dove si sa che ho delle proprietà, sono arrivato fino a Compiegne; una volta sicuro che nessuno mi seguisse, ho invertito la rotta e mi sono diretto a sud, fino all'abbazia di Notre Dame de Jouarre.”

Fece una pausa, e nel silenzio della stanza, sentiva il crepitio della legna nel camino alle sue spalle.

Una volta arrivato là non è stato facile superare la diffidenza delle religiose, e se non fosse stato per quel pezzo di tela, non credo avrebbero creduto che vi conosco e venivo in amicizia...”

Lo sguardo di Oscar era triste. Pensava a sua madre, a come potesse affrontare tutti quegli stravolgimenti nella sua vita e la separazione, dopo più di quarant'anni insieme, da suo marito.

Alain sembrò leggerle nel pensiero.

La contessa de Jarjayes stava bene, era in procinto di lasciare il convento e la Francia insieme a vostra sorella e alle altre religiose “refrattarie”, che hanno rifiutato di giurare fedeltà alla nuova Costituzione del clero**...probabilmente hanno già abbandonato il suolo francese per trovare rifugio in Belgio”

Si avvicinò ad Oscar e le toccò un braccio.

Mi ha chiesto di riferirvi un messaggio, qualora ci fossimo incontrati. Mi ha fatto giurare di non parlarvene mai per iscritto”

Lei lo guardava muta, in attesa.

Temeva che le proprietà dei Jarjayes, come quelle di altri nobili, facessero la fine dei beni della Chiesa...che venissero confiscati e ceduti ai rivoluzionari. In accordo con vostro padre, ha deciso di intestare la tenuta di Arras a vostro marito, Andrè Grandier. Perchè sa che in questo modo, come possedimento di un comune cittadino, non potrà essere oggetto di una cessione indiscriminata...e arriverà a voi. Mi ha raccontato che avevate rinunciato a qualsiasi eredità, insieme al vostro titolo nobiliare. Ma mi ha pregato perchè vi convinca ad accettare.”

Da una borsa appoggiata al muro estrasse un documento arrotolato, chiuso dal sigillo con lo stemma della famiglia Jarjayes.

Credo che un notaio possa facilmente ratificare quanto i vostri genitori hanno disposto riguardo alla tenuta di Arras. E poi- continuò infilando la mano all'interno della giacca- mi ha chiesto di consegnarvi questa”

Mise nelle mani di Oscar un foglio piegato in quattro parti. La giovane esitò un istante, poi si alzò, prese una delle candele che Marie aveva lasciato nel salotto ed uscì, senza dire una parola.

Tra gli uomini calò il silenzio.

Non immaginavo una situazione tanto degenerata” dissè infine Cirillo.

Ma se il ceto borghese, che ha intrapreso questa rivoluzione con il sostegno del popolo, non è in grado di risolvere le necessità più urgenti, la fame, la mancanza di lavoro, l'esodo dalle campagne...allora verrà rovesciata, com'è accaduto per i nobili ed il clero...”

Dio non voglia che gli eventi seguano questa direzione” gli rispose Alain.

Andrè era rimasto in silenzio. Il suo pensiero inseguiva Oscar, quello che stava provando, quello che significava per lei la distruzione del mondo in cui era cresciuta, la latitanza di suo padre...da cui si era allontanata, ma che non amava di meno, per questo...

Grazie Alain di averci riferito queste cose...noi...non immaginavamo.” Gli strinse le braccia.

Trascorri una notte serena e se puoi, fermati ancora qui con noi, prima di presentarti a Caraman. Ne saremmo felici”

Alain sorrise.

Certo, Andrè. Adesso...va' da lei...”

L'uomo rivolse un cenno di saluto anche a Cirillo e lasciò la stanza.


Seguendo con i polpastrelli il muro che conduceva alla sua camera da letto, senza bisogno di luce, Andrè raggiunse Oscar. La trovò seduta davanti alle braci del caminetto, immobile, il volto chino sul foglio della breve missiva di sua madre.

Si chinò a ravvivare il fuoco, poi prese la coperta di pelliccia che le aveva regalato per il suo compleanno, poche settimane prima, e gliela avvolse intorno.

Quando prese la lettera dalle sue mani, credendola assopita, lei spalancò gli occhi.

Non sto dormendo, Andrè” gli disse, con tono perentorio.

Era chinato su di lei, vicino al suo volto, e vide distintamente il suo sguardo asciutto di lacrime, le iridi di quell'azzurro così trasparente da ricordare il ghiaccio, di una purezza che lo lasciava, da sempre ed ancora, senza fiato.

Abbassò l'occhio sul foglio che lei tratteneva in grembo. La carta era sgualcita e l'inchiostro sbavato in più punti: Alain aveva tenuto addosso quella lettera, si era bagnata con l'acqua della pioggia che certamente aveva incontrato nel lungo viaggio da Parigi, si era asciugata col calore del suo corpo. L'aveva tenuta con se perchè non andasse perduta, non venisse trafugata e probabilmente per potersene disfare velocemente, se fosse stato necessario.

Non esistevano parole con cui poterla confortare, e allora l'avvolse ancora più stretta nella coperta. Sentì le sue dita sui capelli e poi il palmo della sua mano sulla guancia. Gli sorrideva.

Mia madre ha scritto una grande verità”

Adesso i polpastrelli sfioravano le sue labbra e i suoi occhi seguivano il loro percorso.

Andrè rimase come ammalliato dalla sensualità dei suoi gesti.

Palazzo Jarjayes è la dimora della mia infanzia, dove sono cresciuta...ma è diventata la mia casa solo dal giorno in cui il nipote della mia governante, orfano di entrambi i genitori, è venuto a vivere con sua nonna...e con me. E ha ragione, sai? Quando sono con te mi sento a casa, sempre. E quando non ci sei stato...quando ti sei arruolato tra i soldati della Guardia, palazzo Jarjayes è tornato ad essere semplicemente la residenza di mio padre. ”

Oscar...”le disse, fermando la sua mano e baciando le sue dita.

Non trovava le parole per descrivere la gioia che sentiva ogniqualvolta lei dava voce ai suoi sentimenti, riscoprendone le tracce nel loro passato insieme, rivelando emozioni che aveva solo sperato di accendere nel suo cuore.

Io ricordo invece di essere entrato a palazzo Jarjayes titubante, e di essermi realmente spaventato nell'istante in cui ti ho visto, sulla scalinata, con quel visetto birbante circondato da riccioli biondi...e la spada sguainata!”disse per farla sorridere.

Ma ricordava chiaramente che l'affetto e la dedizione avevano presto sostituito quell'iniziale timore. La baciò prima di proseguire.

Questa è la nostra stagione, come mi hai detto, prima di lasciare Parigi, ricordi? La più bella, la più difficile...ma non dobbiamo restare per forza a Marsiglia. Se vuoi fare ritorno...”

No- lo interruppe, poggiando l'indice sulle sue labbra-non è necessario...non adesso, almeno. 
Questo è un momento critico, non voglio abbandonare Mossy in carcere, non desidero andarmene proprio ora che Alain è arrivato in città, con il difficile compito di riportare ordine e allontanare Caraman e le sue truppe...Mia madre mi ha confermato di stare bene e di essere in salute, e non potrebbe essere così se mio padre fosse in pericolo. Non ne ha fatto cenno, ma lo ha fatto per proteggerlo. Mi ha scritto  senza riportare un solo nome...Certamente un gesto dettato dalla prudenza, nel caso la lettera fosse caduta nelle mani sbagliate...”

Poi spostò lo sguardo sull'altro documento che Alain le aveva portato.

Come intendi rispondere a questa donazione?” le chiese Andrè.

Veramente la proprietà è stata intestata a tuo nome...”

...in quanto tuo marito. E semplice cittadino. Ma lascio a te la scelta su come agire a riguardo”

Oscar prese lo spesso foglio ripiegato e chiuso dalla ceralacca.

I miei genitori hanno sempre saputo quanto amassi quella tenuta di campagna. Quanto piacesse anche a te recarti lì, nei periodi di riposo dai nostri obblighi a corte. Potevano lasciarci la villa in Normandia o lo stesso palazzo vicino a Versailles...ma hanno scelto Arras. Non credo sia un caso...” concluse, allungando ad Andrè il documento.

Domani puoi portarlo con te in città, e trovare un notaio che firmi il passaggio di proprietà”

Andrè annuì. Non ne parlarono più.

Oscar si preparò per la notte, mentre lui riattizzava il fuoco e chiudeva gli scuri.

Quando la raggiunse, lei si strinse al suo corpo e si amarono lentamente, con dolcezza. Prima di scivolare nel sonno, Oscar riportò alla mente i suoi ricordi di Arras: le cavalcate sulle colline, le abbuffate alla locanda, un senso di felicità e libertà che nemmeno l'ultima sortita, quando erano intervenuti per salvare Gilbert e avevano preso coscienza delle drammatiche condizioni dei fittavoli, aveva cancellato.

Ripensò alle parole di sua madre.

Considera questa donazione come un regalo di nozze, per te e tuo marito.

Se dopo tutto questo ci sarà un futuro, quel tempo è vostro, e viverlo laggiù sarà un modo di riannodare la vostra vita presente al passato, di cui siete figli.


*Ho immaginato che con 5 o 6 figlie femmine (dipende dalle versioni), almeno una avesse preso i voti e fatto carriera in convento

** Documento che conferiva all'Assemblea la nomina dei vescovi e la remunerazione dei prelati, esautorando il Papa del suo potere e il clero delle sue ricchezze



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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

Bentornato a chi riprenderà i fili di questa mia fic.

Ripropongo il solito “riassunto puntate precedenti”
La storia comincia la sera in cui Oscar va dal medico e scopre di avere la tisi nonchè l'imminente cecità di Andrè.
Alain, che la segue su richiesta di Andrè, preoccupato per le sue condizioni, le parla e la convince a trovare il modo di “lottare” senza mettere in pericolo la sua vita e quella dell'amico.
Dopo un incontro con Bernard, Oscar decide di trasferirsi lontano da Parigi, a Marsiglia, ed intraprendere, insieme ad Andrè, un'attività di propaganda delle idee e degli avvenimenti rivoluzionari, sia attraverso le pubblicazioni su un giornale, sia finanziando una rete di corrieri per la trasmissione delle notizie dalla capitale verso il resto del paese. Chiede ad Alain di prendere il suo posto a capo della Compagnia B della Guardia Francese.
Prima della partenza Oscar parlerà con suo padre, che la invita a portare Marie con loro. Inoltre si unisce al gruppo anche il giovane Sugane, che Robespierre ha portato a Parigi da Arras. Infine, lungo il viaggio sui canali fluviali, raggiungeranno Buffon, una località dove li attende un medico e studioso italiano, Domenico Cirillo, simpatizzante delle idee rivoluzionarie, in viaggio verso l'Italia.
Oscar giunge a Buffon in fin di vita, non può più nascondere ad Andrè le sue condizioni, e decide di sposarlo prima che sia troppo tardi. In realtà, grazie alle cure del medico italiano, la giovane migliora e questo induce Cirillo a ritenere sbagliata la diagnosi di Lassonne: Oscar avrebbe un'affezione polmonare, molto seria, ma non la tubercolosi. Inoltre consiglia ad Andrè di proteggere dalla luce intensa del giorno l'occhio destro, e questo rimedio consente al giovane di non perdere completamente la vista.
Il viaggio prosegue verso Marsiglia, e permette ai nostri di rendersi conto della situazione critica in tutta la Francia: coltivazioni abbandonate, saccheggi indiscriminati, fuga dei nobili.
A Marsiglia vengono accolti dal sindaco borghese, Etienne Martin, un ricco mercante della città e scrivono articoli per il Courier de Marseille, di proprietà di un giovane e cauto rivoluzionario, Auguste Mossy. Il giovane Sugane comincia la sua attività di corriere, col cuore spezzato da un amore non corrisposto per la giovane figlia di Martin.
Oscar viene riconosciuta dal cavaliere di Caraman, il comandante in capo dell'esercito di Provenza, che interverrà per sedare dei disordini nell'agosto del 1789. L'azione ha lo scopo di improgionare i capi rivoluzionari della città, e anche l'editore Mossy finirà rinchiuso nei forti del porto, trasformati in prigioni.
I mesi passano, la situazione a Marsiglia è in stallo e nuoce al commercio della città, fondamentale per l'intera Francia. La Fayette decide di inviare nella città portuale Alain, che si è distinto durante la presa della Bastiglia, per riformare una Guardia Nazionale e permettere all'Assemblea di destituire Caraman e le sue truppe. Il giovane raggiunge i suoi amici e racconta loro lo scopo della sua missione, ed anche il desiderio di lasciare l'uniforme e ritirarsi nei possedimenti che ha acquistato ad Arras, a seguito degli espropri dei terreni appartenuti al clero.
Dovrà anche metterli al corrente di quello che realmente è successo a Versailles con il trasferimento della famiglia reale a Parigi: saccheggi e distruzione che non hanno risparmiato neanche palazzo Jarjayes, costringendo alla fuga i genitori di Oscar. Alain riuscirà a rintracciare madame Marguerite, in un monastero, e la donna, prima di lasciare la Francia, affiderà al giovane un documento con cui trasferire ad Andrè le proprietà dei Jarjayes ad Arras.


Capitolo 20


Avvolto nel suo mantello osservava il mare.

Non l'aveva mai visto prima di arrivare a Marsiglia e ne era rimasto affascinato. Quell'incessante, ritmico movimento di acqua e schiuma, che terminava la sua corsa sulla sabbia fine della spiaggia, perdendo tutto il suo vigore, non finiva di riempirlo di stupore. Gli piaceva quel brillio della fredda luce del mattino sulla superficie increspata dell'acqua, il mormorio incessante delle onde, a volte interrotto dal solitario garrito di un gabbiano in volo.

Li stava aspettando e non si fecero attendere. Riconobbe le due figure che avanzavano sull'arenile, a breve distanza l'una dall'altra: il dottore, minuto e con l'immancabile tricorno calato in testa, quasi una linea nera all'orizzonte, Oscar con la chioma libera e fluente, sopra il mantello, illuminata dal sole di quel mattino invernale.

Erano rimasti in parola di incontrarsi nuovamente, qualche settimana dopo la sua partenza da Chateau Magenta, alla locanda dei pescatori, alla periferia della città.

Per lui quei pochi giorni erano stati faticosi, sebbene l'incontro con Caraman fosse stato meno complicato del previsto. Alain dovette ammettere che il suo nuovo comandante, benchè ideologicamente distante, era un uomo capace, molto ben informato, orgoglioso e concreto. Si sentiva superiore, per grado e per nascita, ma era privo della boria e della inutile vanità che caratterizzavano l'agire di La Fayette. Aveva ben compreso lo scopo dell'arrivo del comandante De Soisson e non intendeva ostacolarlo.

Vieni, entriamo!” gli disse Oscar, non appena l'ebbe raggiunto. Cirillo fece un cenno di saluto col cappello e raggiunse la carrozza per rientrare.

Si sedettero in un angolo appartato, vicino ad un camino annerito, colmo di cenere polverosa, quasi a soffocare le poche braci ancora accese.

Stai bene, Alain?” chiese Oscar.

Lui si sentì quasi imbarazzato dal tono premuroso con il quale gli si rivolse. Si passò le mani tra i capelli.

Si, solo un po' stanco. C'è molto da fare...direi tutto, praticamente”

Voi invece siete diventata ancora più bella...pensava, mentre lei si toglieva il mantello con un movimento fluido, che lasciava ricadere sulle sue spalle i lunghi capelli dorati.

Non avete più l'aria sofferta e gli occhi cerchiati come quella sera, nella carrozza fuori dalla casa del dottor Lassonne. I vostri occhi ora brillano, incessantemente, come il mare qui fuori...

Non le disse una parola, sorrise nascondendo le labbra dietro al bavero della giacca.

Le raccontò invece della completa disorganizzazione della Guardia Nazionale. Nata come Guardia Cittadina di soli volontari, era stata rivoluzionata da Caraman a seguito dell'episodio de la Tourette. Come da tradizione, il comandante aveva nominato tutti ufficiali di estrazione aristocratica o dell'alta borghesia della regione, affidando loro il compito di reclutare nuovi soldati tra i popolani. Questa campagna per rinfoltire le fila dei membri della Guardia era stata fallimentare, nessuno voleva sottostare agli ordini dei nobili. E così Alain aveva dapprima faticato ad individuare possibili graduati tra i pochi borghesi ancora in servizio, poi li stava sostituendo poco per volta agli uomini di Caraman, seminando risentimento ed ostilità nei suoi confronti, mentre aspettava che quest'ultimo gli mettesse a disposizione un edificio, perchà la sua compagnia avesse una sede propria, distinta da quello dell'esercito di stanza in Provenza, e una somma di denaro per le paghe dei soldati.

Penso si potrebbe chiedere ad Andrè di scrivere sul Courier qualcosa a riguardo...un invito, per i giovani della città, ad arruolarsi per salvaguardare i loro quartieri e le loro famiglie...”disse Oscar, dopo averlo ascoltato attentamente.

Grazie...si, direi che sarebbe di grande aiuto. Senza uomini non posso nulla”

Sentì lo sguardo della donna fisso su di lui.

Ascolta, Alain...io sono qui, se avessi bisogno di una mano...”

In effetti- riprese, avvicinandosi a lei- c'è qualcosa che vorrei chiedervi...”

Ti ascolto”

Caraman mi ha parlato di una possibile sede per la caserma dei soldati...vorrei che voi le deste un'occhiata. La posizione del nostro quartier generale è importante, ma sono a Marsiglia da meno di un mese, voi conoscete certamente la città meglio di me...”

Oscar annuì, sorridendo.

Ho forse detto qualcosa di buffo?” chiese

No-replicò alzandosi- il mio era solo compiacimento: sei davvero diventato un bravo comandante”

Alain rise a sua volta, e si grattò la nuca, un gesto infantile dettato dalla lusinga di quell'apprezzamento.

Attesero il ritorno della carrozza che aveva riportato Cirillo a casa e lasciarono insieme la spiaggia.



Nel frattempo Domenico era rientrato a casa. Aveva ancora il piede sul predellino della carrozza quando il rumore scomposto degli zoccoli di Gilsù riempì l'aria.

Gilbert smontò prima che il suo cavallo si fermasse, poi si guardò in giro, nella speranza di trovare qualche domestico nei paraggi a cui affidare l'animale.

Devo riportare la carrozza da madame Grandier” gli urlò il vetturino, mentre già manovrava il mezzo per imboccare nuovamente il cancello e lasciare la tenuta.

Il ragazzo sospirò pesantemente e prese le redini di malavoglia.

Buongiorno, monsieur Sugane! Com'è stato il viaggio?”

Il giovane si voltò, non si era accorto della presenza del medico italiano nel cortile.

Come volete che sia andato? Come al solito!” rispose in modo asciutto.

Polvere, sole, vento, pioggia e poi ancora polvere...” disse come recitasse una cantilena, voltando le spalle all'uomo e dirigendosi verso le scuderie. Strattonò il suo cavallo, che, scovato un ciuffo di erba fresca tra i ciottoli del cortile, stava già brucando.

Cirillo non si fece scoraggiare dai modi sgarbati del ragazzo e lo seguì.

In verità, Gilbert lo preoccupava. L'infelicità protratta era come una malattia: ne vedeva i segni nell'animo di Gilbert, ne coglieva tracce nei suoi modi sciatti, nel tono arrabbiato della voce, ma anche nella poca cura per la sua persona, nella barba rada ma incolta, nei capelli perennemente sporchi e spettinati, nella camminata curva e quasi claudicante, che gli conferiva più anni di quanti realmente avesse.

Vi ci vuole un bel bagno tiepido, Gilbert, e una tazza di the e latte caldi”

Si pentì subito di quei suggerimenti, che certo non potevano avere presa su un ragazzo della sua età. Il ghigno soffocato che seguì le sue parole confermò il suo sospetto.

Vada per il bagno, ma non provate a propinarmi i vostri intrugli disgustosi! Piuttosto un po' di vin brulè, per scaldarmi...”

Cirillo non si scoraggiò. Invitò il giovane ad andare in cucina e, dopo aver chiesto a Marie di predisporre quanto necessario ad un accurato nettoyage, lo raggiunse e si mise a preparare personalmente il vino e le spezie. Lo studiava di sottecchi: i gomiti poggiati sul tavolo, il capo chino e i capelli incolti davanti agli occhi, chiusi.

Si fece coraggio: in fondo non aveva molto da perdere.

Gilbert, ho un'età ed una cultura per cui è difficile che possiate considerarmi un pari...forse più vicina a quelle di un padre, ma non è a questo genere di confidenza che aspiro. Posso tuttavia esservi amico, sinceramente. Potete dirmi cosa tormenta il vostro cuore, cosa vi impedisce anche la più piccola felicità.”

Il ragazzo alzò la testa e lo fissò, stringendo gli occhi.

Non è un mistero, caro ragazzo. Si vede costantemente, in quello che siete...per come vi comportate...”

Io sono questo, monsieur Cirillo” rispose, cominciando a dondolarsi con la sedia.

Un miserabile, cresciuto nella povertà. E quello che vedete è semplicemente il risultato di tutto quello che mi è capitato nella vita”

...e di quello che non vi è capitato” concluse l'altro.

Il ragazzo allora spalancò gli occhi un istante, per poi tornare a fissarli sulle sue mani.

Quanti giorni mancano al 18 marzo?” chiese, mentre si tormentava le unghie, senza alzare lo guardo.

Cirillo stava mescolando il vino riscaldato, e si fermò a quelle parole. Era la data fissata per il matrimonio della giovane Marie Anne Martin.

Ve lo chiedo perchè...è un calcolo che non so fare.”

Questa volta levò lo sguardo verso l'uomo più anziano.

Mi piacerebbe almeno sapere...quanto, quanto ancora rimane...”

Un singhiozzo spezzò quella frase.

Gilbert tornò a chinare il capo, stringendo i pugni.

Non importa...non ditemelo! Non cambia nulla per me saperlo.

Non è ancora il tempo di un mondo dove siamo tutti uguali, dove un povero può almeno provare a suscitare l'interesse di una giovane benestante, non è così?”

A quelle parole, Cirillo pensò immediatamente ad Oscar ed Andrè, ma ritenne saggio non riportare a Gilbert quell'esempio. In fondo aveva ragione.

No, è proprio così, monsieur Sugane. La penso come voi. L'agiatezza e il prestigio, propri o della famiglia da cui si proviene, sono le chiavi per aprire mille porte, anche quelle di una damigella in età da marito. Ma se il fatto di non possederle vi fa sentire una nullità come persona, allora ragionate esattamente come i vostri detrattori”

Si sedette di fronte a lui.

Ci sono due qualità necessarie in un uomo: l'amore ed il coraggio. Sono chiavi pesanti da portarsi appresso, ma aprono porte di cui nemmeno potete immaginare l'esistenza. In voi vedo l'amore...trabocca dal vostro cuore. Adesso però mostratemi il vostro coraggio”

Avvicinò alle sue mani il bicchiere colmo di vino caldo e profumato.

I suoi occhi si riempirono di lacrime.

Se volete qualcosa che non avete mai avuto, dovete fare qualcosa che non avete mai fatto*, Gilbert! Uscite ogni tanto da queste mura! Cercate di conoscere i luoghi che frequentate, parlate con chi li abita! Siete giovane, non dovreste trascorrere tutto il vostro tempo in sella a Gilsù o rintanato qui a Chateau Magenta. Lì fuori-continuò puntando il dito verso la finestra- è pieno di giovani come voi che si confrontano, discutono, si indignano e lottano, perchè il mondo diventi come voi sperate, un mondo dove tutti siano uguali nei diritti...e nelle possibilità!”

Tacque un istante, poi si alzò per lasciarlo solo. Come per i medicamenti, anche le parole andavano dosate e somministrate poco per volta.

Il vino è perfetto, monsieur Cirillo” disse Gilbert.

Il timbro della sua voce era forte, ora.

Grazie. Penserò a quanto mi avete detto”



Quando sentì le campane suonare le quattro del pomeriggio, Andrè si sfilò il grembiule sporco di inchiostro e si lavò le mani. Era il momento in cui lasciava la stamperia e si avviava a piedi verso St. Barthelemy, sfruttando l'ultima luce del giorno.

Gli operai lo imitarono e alla spicciolata lasciarono tutti l'edificio, lui per ultimo. Chiuse il portone con un grosso lucchetto e alzò il bavero del mantello per proteggersi dall'aria fredda e salmastra che veniva dal porto.

Monsieur Grandier?”
Si sentì chiamare da una voce sconosciuta.
Un uomo completamente vestito di nero, col tricorno calato sulla fronte a nasconderne il volto, lo aspettava davanti ad un'anonima carrozza. Non si mosse.

Prego, monsieur. Il mio signore vorrebbe conferire con voi...non temete” e così dicendo aprì la portiera dell'abitacolo.
Il vostro signore, dite? E chi sarebbe?”
Il servitore si inchinò tenendo la portiera spalancata, senza rispondere.

Andrè esitò un istante. Dal fondo della via uno degli operai si voltò e lo salutò nuovamente. Ricambiò il saluto, poi si risolse a seguire lo sconosciuto e, un istante prima di udire lo schiocco della frusta e a seguire il rumore degli zoccoli sul selciato, pensò, come per una premonizione, che perlomeno qualcuno lo aveva visto montare in carrozza.

                                       

Avevano concluso la visita dell'edificio nel quartiere di Thiers.
Alain aveva fatto strada ad Oscar tra le varie stanze, attraverso lunghi corridoi, per le scale che portavano al primo piano, su un piccolo balcone affacciato sulla piazza sottostante e poi attraverso un porticato interno, fino a giungere ad una piccola rimessa, che poteva fungere da scuderia per i cavalli. Sentiva il rumore dei loro passi, in quei luoghi deserti, e percepiva il suo sguardo attento posarsi e cogliere ogni dettaglio.

Quando ebbero terminato, Alain si sedette sul muretto del chiostro che delimitava il cortile interno.

Che dite, Oscar? E' troppo piccola, vero? Lo spazio non è sufficiente, soprattutto per i cavalli.”

Oscar si appoggiò ad una colonna, a sua volta. Si sentiva stanca. Sicuramente Cirillo l'avrebbe rimproverata per quella giornata piena, senza i momenti di riposo per i quali si raccomandava sempre.

No, Alain, non direi proprio. La posizione è ottima, vicina al porto e al quartiere Panier, le zone più vivaci della città. E allo stesso tempo siete sufficientemente in disparte. Un lungo ed ampio viale vi conduce alla città vecchia, ma lì è tutto un dedalo di vicoli e viuzze...non potresti mai penetrarvi con gli uomini a cavallo, e per farlo dovresti disporre di soldati molto abili, mentre la maggior parte di loro sa stare in sella a malapena ...no...quello che ti consiglio è di gestire la compagnia con una parte a cavallo, una specie di piccolo corpo di cavalleria, che possa raggiungere rapidamente un luogo critico, seguito dalla maggior parte dei soldati a piedi, con un armamento leggero...niente spada, solo il fucile...

Questo di permetterebbe anche di contenere i costi della Compagnia, Caraman non sarà disposto a concederti più di tanto. Accetta questa soluzione e pensa a come adattarti...”

Alain la osservava, sorridendo. Era felice di averla lì, con lui, pronta a dargli consigli. L'ammirazione che nutriva per lei accresceva col tempo invece di scemare, anche se da diversi mesi non indossava più l'uniforme e non era più il suo comandante.

Che c'è da sorridere?” gli chiese, cogliendo l'ilarità sul suo volto.

Non voi manca...tutto questo?” le chiese a bruciapelo.

Siete così capace, e pronta. Basta vedervi muovere e ascoltare le vostre osservazioni per comprendere quanto siate adatta al ruolo di comandante.”

Si sporse verso di lei.

Non vi manca la vostra vita nell'esercito?”

No, Alain, non mi manca, affatto.

Essere un ufficiale, disporre di uomini armati, avere il potere di esercitare il controllo, anche con la forza, anche con violenza, su altri esseri umani...è una grande responsabilità. Ma se a sua volta non si è liberi di decidere secondo i propri principi, se comunque c'è sempre qualcuno che può ordinarti quando e contro chi esercitare questa forza, in questi tempi dominati da disordini e violenza...allora meglio non ricoprire certi ruoli.

Mai come in questo momento sono grata di non dover ordinare a nessuno di sparare, colpire, perquisire, interrogare, arrestare...”

Si alzò e gli toccò un braccio.

Sono fiera per come stai gestendo questo importante incarico, e puoi rivolgerti a me ogniqualvolta avrai bisogno, ma non pensare neanche per un istante che tornerei ad indossare la divisa, o che ne senta la mancanza. Sono stata e sarei un ottimo comandante? Sono sempre stata anche altro, di non meno importante...”

E io sono felice che sia così, che non abbiate rimpianti, che non vi manchi nulla”le disse, stringendo la mano che aveva posato sul suo braccio.

I quattro rintocchi delle campane fecero levare in volo un piccolo stormo di colombi appollaiati sul tetto.

Siete stanca, ho approfittato della vostra generosità. E' tempo che torniate a casa”

Oscar annuì. Si separarono fuori dall'edificio: Alain si diresse verso i forti, all'imboccatura del porto, mentre Oscar salì in carrozza e ordinò di raggiungere la tipografia di Mossy per tornare a casa insieme ad Andrè.

Incrociò gli operai della stamperia che stancamente si dirigevano verso i quartieri alla periferia della città: Andrè non era tra loro e nemmeno lungo la strada che la separava dalla sede del Courier de Marseille.

Con una punta di delusione ordinò al vetturino di girare la carrozza e riportarla a casa.

* questa non è mia...Roosevelt, mi sembra
Sbagliato, dalla regia mi dicono Jefferson (grazie Galla!)




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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

Ohh, ne è passato di tempo! Mi scuso con chi abbia iniziato a seguire questa mia fic, da più di due mesi non aggiorno. Ne approfitto per fare a tutte voi gli auguri per questo nuovo anno :-)
Dov'eravamo rimasti?
Andrè dirige il giornale al posto di Mossy, il proprietario arrestato a seguito della repressione antirivoluzionaria del conte di Caraman, definita dalla stampa l'affare Tourette, e proprio al termine di una giornata di lavoro, lo vediamo salire su una misteriosa carrozza...




Capitolo 21


Cercò di seguire il percorso della carrozza, guardando oltre la tenda della finestrella, ma la poca luce a disposizione non gli permetteva di prevederne la destinazione. Sovrastando il rumore delle ruote sul selciato, gli arrivarono prima il vociare di donne che rientravano a casa, stringendosi negli scialli, poi le grida sguaiate che si riversavano nei vicoli, quando passava accanto alle porte sgangherate di qualche osteria; infine i rumori si attutirono, come se si stessero inoltrando in un quartiere deserto.

Istintivamente ripensò alle circostanze dell'arresto di Mossy: erano venuti in quattro, tutti militari, e lo avevano prelevato da casa sua all'alba, legandogli le mani dietro la schiena...no, era certo che non si trattasse della stessa situazione.

Finalmente la carrozza diminuì l'andatura e lentamente si fermò. Il vetturino spalancò la portiera ed aiutò Andrè a scendere. Il sole era ormai tramontato, e il giovane sciolse lentamente la fascia di tulle nero che proteggeva l'occhio destro. Lo sconosciuto gli indicò l'ingresso di una chiesa, prima di risalire a cassetta e ripartire, senza pronunciare una sola parola.

Andrè si guardò attorno, cercando dettagli famigliari.

Mentre lentamente si componeva l'immagine che aveva davanti agli occhi, riconobbe la facciata della basilica di St. Marie Madeleine des Chartreux, con la caratteristica fila di otto colonne in stile ionico, illuminate dal fuoco delle torce, già accese.

Sapeva che il monastero dei frati certosini era stato confiscato alcuni mesi prima e venduto a lotti al miglior offerente, dopo aver allontanato i religiosi che vi abitavano.

Percorse la lunga navata, tra le fila di panche in rovere che nessuno aveva ancora portato via, in un silenzio assoluto, interrotto unicamente dal rumore dei suoi passi. Solo quando giunse all'altare, illuminato dalle fiammelle tremolanti degli ultimi lumi votivi accesi dai fedeli, vide la sagoma di un uomo seduto in prima fila. Ne scorgeva i boccoli della parrucca, candidi di cipria, tra il tricorno ed il bavero del mantello.

Prego accomodatevi, monsieur Grandier” disse questi, senza distogliere lo sguardo dall'altare maggiore.

Andrè si sedette nella panca accanto. Percepì un profumo noto, essenza di agrumi e mirra dolce, l'opera di un profumiere abile come Fargeon*.

A cosa debbo l'onore di questo invito, conte di Caraman?” disse, senza voltarsi.

* Profumiere personale di Maria Antonietta e di buona parte dell'aristocrazia di Versailles




Sorseggiava la cioccolata che Marie le aveva premurosamente preparato, fissando oltre il vetro del terrazzo, lungo la strada. Ma non vedeva alcun movimento all'esterno, solo scie di nebbia che sospinte dalla brezza del mare si diffondevano per le vie del quartiere, come dita impalpabili che si allungavano, sfiorando i muri e le porte, per poi dissolversi al calore delle torce che illuminavano la strada.

Perchè sostate qui, madame? Spostatevi in cucina, dove il camino è già acceso, questa umidità non giova alla vostra salute”

La raccomandazione di Cirillo non provocò in lei la minima reazione. Rivolse invece lo sguardo alla pendola in bronzo dorato che troneggiava su un tavolino alle sue spalle.

Stava pensando che Andrè non era ancora rientrato, anche se la tipografia era chiusa da almeno un paio d'ore, anche se ormai era buio. Lui rientrava sempre prima, le tenebre accuivano le sue difficoltà con la vista. E lei sentiva il pericolo, impalpabile ma reale, come la foschia che avvolgeva le case ed la città, oltre quella vetrata.

Non siate preoccupata per Monsieur Grandier! E' vero, di solito a quest'ora è già rincasato, ma c'è sicuramente una spiegazione alla sua assenza. Forse ha trovato un amico, si è fermato in qualche locanda, o aveva una commissione...Insomma, non significa che sia in pericolo...” concluse, pentito di aver usato proprio quel termine.

Andrè è puntuale, consapevole dei limiti della sua vista, con questo clima- intervenne Oscar, la voce ferma e lo sguardo fisso oltre il vetro - e anche del fatto che un suo ritardo metterebbe in allarme sua nonna..e me”

Suvvia, madame! Una donna razionale come voi!” la spronò l'uomo.

Oscar bevve un sorso di cioccolata e non rispose. Capiva il pensiero di Cirillo, concreto ed ancorato alla ragione. Ma sapeva che, a dispetto della logica e del raziocinio, esisteva un universo di sensazioni ed intuito, che poteva esprimersi attraverso “segni premonitori”, un mondo sommerso, che sussisteva anche se trascurato. Fissò la tazza che stringeva tra le mani, e ne ricordò un'altra, andata in frantumi sotto il colpo di becco di un corvo nero, davanti ad un cielo infuocato. Allora aveva avvertito il pericolo e lo aveva ignorato, come un' improbabile suggestione. Ma nella notte che aveva fatto seguito a quel tramonto, la sua vita e quella di Andrè erano cambiate irrimediabilmente.

Cirillo la raggiunse davanti alla finestra.

Vado a cercarlo” disse, prima di allontanarsi.

No, andrò io, con Gilbert.”

Oscar, a un passo dalla porta, si voltò di scatto. Le parole del medico suonavano come un ordine.

Oggi vi siete stancata anche troppo” continuò, assumendo un tono più dolce.

Vi ringrazio, Monsieur Cirillo, ma...se Andrè avesse bisogno di aiuto...” lasciò la frase sospesa, mentre estraeva una pistola dal cassetto del suo secretaire di mogano e la infilava nella cintola.

Sentì il braccio dell'uomo posarsi sul suo.

Non è detto che Andrè abbia bisogno di quel genere di aiuto...e se sarà necessario, verrò a chiamarvi. Ma per ora...restate qui. Date ai vostri amici la possibilità di dimostrarsi tali”

Oscar esitò un istante, poi richiuse il cassetto. Dopo una manciata di minuti vide i due uomini dirigersi verso il centro della città.



C'era una locanda, proprio a metà strada tra il porto e la tipografia, dove Andrè si trovava spesso con Mossy, prima che lo arrestassero. Nelle giornate fredde o piovose fungeva da luogo di incontro per discutere degli articoli da pubblicare e per la consegna dei manoscritti. Cirillo si diresse subito lì, nella speranza che Andrè si fosse fermato a conversare con qualcuno e avesse perso la cognizione del tempo.

Il locale era affollato, da una parte uomini stanchi dopo una giornata di duro lavoro, che convertivano parte della loro paga in un momento di svago, prima di rientrare a casa, dall'altra giovani borghesi, infervorati dalle idee rivoluzionarie, discutevano animatamente delle ultime voci che circolavano in città. Tra i vari tavoli, si muovevano, non senza difficoltà, i quattro figli del locandiere, sollevando i vassoi sopra la testa per non urtare gli avventori.

Cirillo si tolse il tricorno e rimase qualche istante all'ingresso, per abituare la vista alla poca luce e all'aria pregna di fumo di tabacco e di odore di cera bruciata. Quando intravide uno degli operai della stamperia, lasciò Gilbert vicino all'uscio e si diresse deciso in direzione del tavolo al quale era seduto. Il ragazzo lo vide chinarsi e scambiare poche parole con l'uomo, poi tornò da lui.

Lo vide voltarsi verso l'interno dell'osteria, prima di calarsi nuovamente il cappello in testa, quasi a prendere tempo.

Cosa vi ha detto Monsieur Cirillo? Su, parlate!” lo esortò.

Lo hanno visto salire su di una carrozza, al termine della giornata di lavoro...”

Una carrozza?” ripetè Gilbert, senza capire.

L'uomo poggiò entrambe le mani sulle sue spalle.

Ascolta...mi è venuta un'idea...riguardo alla destinazione di Monsieur Grandier, ma potrei sbagliarmi. E' meglio se ci dividiamo: tu rimani qui, alla locanda, nel caso passasse di qui. Quando sentirai le campane battere otto volte, fai ritorno a casa”

Lo accompagnò al bancone e diede all'oste alcune monete.

Una birra per il mio giovane amico”disse, prima di dirigersi all'uscita.

Ma...monsieur Cirillo, cosa devo dire a Oscar se dovessi rientrare da solo?”

Questo non accadrà, stai tranquillo”

Gilbert avvertì urgenza nel tono di voce del medico e forse la volontà di non esporlo al pericolo, ordinandogli di restare alla locanda.

Non ebbe tempo di trovare ulteriori obiezioni: la porta si spalancò e in un attimo Cirillo uscì e si avviò verso le luci del porto, a passo spedito.



Caraman sussultò visibilmente, all'udire il suo nome, mentre Andrè sorrideva, nascosto dal buio. Pensava al vantaggio che in quella circostanza gli veniva dall'essere stato l'attendente del comandante delle Guardie Reali, a Versailles. In veste di semplice servitore, passava inosservato, nessuno rammentava il suo nome o il suo volto, mentre lui era tenuto a riconoscere tutti i membri dell'aristocrazia che a vario titolo entravano nella vita dei sovrani, a rammentarne i nomi, a individuarne la presenza in pochi attimi, spesso a raccogliere informazioni su di loro.

Questa posizione di svantaggio infastidì il comandante, che si voltò stizzito verso di lui.

Chi diavolo siete? Come avete potuto riconoscermi?”

Sono un semplice cittadino, vostra signoria. E a Marsiglia chiunque conosce il vostro nome”

Già...ma in pochi saprebbero riconoscermi, senza la divisa, alla fioca luce delle candele...se non mi avessero già visto altrove!”

Andrè tacque e l'uomo sospirò.

Un semplice cittadino, dite? Però vivete a Chateau Magenta, dove dimora l'ex comandante delle Guardie Reali... che afferma di essere a Marsiglia per motivi di salute. E questo spiegherebbe perchè la si trovi spesso in compagnia di un noto archiatra italiano...”

Andrè non fece alcun cenno di reazione alle sue parole.

Quindi il vostro interesse è rivolto a lei...

L'uomo riprese il discorso, con tono più pacato.

Il mio compito è quello di mettere insieme i tasselli di un mosaico del quale, fino ad ora, non ho compreso il disegno. Da quando Oscar Francoise de Jarajyes è arrivata in città, l'estate scorsa, ho cercato conferme a quanto mi aveva riferito. Ma i suoi servitori non si lasciano scucire nemmeno un pettegolezzo, ho dovuto trovare un altro modo per ottenere informazioni e l'ho fatta seguire.”

Fece una pausa, quasi si aspettasse un intervento da parte di Andrè.

E i miei uomini mi hanno riferito di passeggiate in riva al mare e di una vita piuttosto ritirata, ben diversa da quella che conduceva a Parigi. Certamente consona ad una persona malata, tuttavia...”

Attese nuovamente una reazione, inutilmente.

Tuttavia si è trasferita a Marsiglia, una città che offre molte opportunità ma che certamente non vanta un clima particolarmente salubre, atto a migliorare una salute cagionevole. Vive in una dimora che le è stata offerta dal sindaco, noto commerciante, a cui si è rivolta, non appena giunta in città, invece di frequentare le famiglie aristocratiche del luogo....”

Continuo a non comprendere perchè abbiate voluto incontrarmi, e perchè farlo qui” lo interruppe Andrè.

Perchè voi siete il tassello mancante, monsieur Grandier. Vivete sotto lo stesso tetto, ma non siete un servitore né un parente, non siete un medico o un farmacista. Da qualche mese poi vi occupate della tipografia di Mossy...”

Andrè si irrigidì: nonostante la discrezione dei domestici e le precauzioni che avevano sempre seguito, Caraman era riuscito a scoprire molto, non abbastanza per mollare la presa su di loro.

Pensò che forse la verità sarebbe stata la risposta migliore: non tanto su ciò che faceva, ma su chi fosse lui, nella vita di Oscar.

La donna che avete fatto seguire è madame Grandier, mia moglie” disse pacatamente.

Caraman si voltò di scatto.

Badate a voi, monsieur Grandier, ad abusare della mia tolleranza! Se il conte de Jarjayes vi sentisse parlare di lei in termini così degradanti, vi farebbe saggiare la lama della sua spada!”

Andrè si alzò e gli si mise innanzi.

Correrò questo rischio, conte di Caraman. Ma la persona di cui parlate ha rinunciato al proprio titolo nobiliare e ha deciso di sposarsi per amore. Lo so che può sembrare incredibile, lo penso spesso anch'io, eppure è accaduto.”

Caraman scoppiò a ridere, e il suono della sua risata rimbombò lungo le volte della basilica.

E io che credevo fosse lei la penna che si firma Glacè Marron!”

Andrè sentì un brivido di freddo all'udire quel nome.

Un giornalista diverso da tutti quelli che sono obbligato a leggere, che ha fatto la sua comparsa sul Courier de Marseille dall'estate scorsa, proprio come madamigella Oscar è comparsa in città. Un giornalista che scrive con garbo, senza incitare alla violenza, riportando sì le protratte inadempienze dei sovrani, ma ricordando a tutti i lettori le origini tanto diverse del re e della regina, la loro vita beata ma segregata, all'interno della mura di Versailles, l'influenza nefasta di tanti approfittatori... Solo chi abbia vissuto alla reggia, a lungo, può descrivere con tanta famigliarità questi aspetti della condotta e del carattere dei sovrani...”

Perchè vi interessa questo giornalista? Ha fatto qualcosa per cui merita di essere arrestato?” chiese Andrè.

No, non avete capito. Le intenzioni di questo Glacè Marron non mi riguardano: sono i piani del conte de Jarjayes che mi interessano. In questa nostra società ci sono nobili che si spendono per la causa rivoluzionaria...ed altri che rimangono fedeli alla nostra monarchia, anche se dimostrano il contrario. I primi sono indegni, traditori del loro stesso sangue, mentre i secondi...sono la speranza per la Francia”

Andrè si coprì il volto con le mani. Caraman non credeva ad una sola delle sue parole: quando pensava ad Oscar rivedeva il comandante delle Guardie Reali, come l'aveva conosciuta anni prima, durante i lavori per restaurare il Petit Trianon...l'ombra di Maria Antonietta, fedele alla sovrana, in qualsiasi caso. Pensava scrivesse sul Courier de Marseille per portare avanti una campagna di informazione in apparenza filorivoluzionaria, nella sostanza fedele alle ragioni della monarchia. Era di questo che cercava conferme. Che Oscar fosse, al di là della apparenze, schierata dalla sua stessa parte.

Si alzò e si pose davanti al conte.

Non sono d'accordo con voi, conte di Caraman. In questa nostra società coesistono molti pensieri e schieramenti, non c'è solo chi è a favore o contrario alla monarchia. Per questo potete leggere parole come quelle di Glacè Marron, ed altre più accese e violente.

Ma la donna che voi vi ostinate a chiamare madamigella Oscar, non è da tempo tra le Guardie Reali, ha lasciato l'esercito e la sua famiglia. Lotta per un mondo equo, senza distinzioni di classe, a fianco di chi vuole costruire una nuova società, quanto lo vuole lei.

E se davvero vi interessa conoscere il giornalista che si firma Glacè Marron...beh, l'avete davanti agli occhi”



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