Parole, soltanto parole, parole tra noi

di Allen Glassred
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mnestic ***
Capitolo 2: *** Ascian ***
Capitolo 3: *** Sciaphilia ***
Capitolo 4: *** Longanimity ***
Capitolo 5: *** Eccedentesiast ***
Capitolo 6: *** Alew ***



Capitolo 1
*** Mnestic ***


MNESTIC ( pertinente alla memoria )

 
Storia: La diciottesima Luna
Personaggi: Re Castiel, Megara, Omar.

 
È una giornata piovosa a Meridian, ma questo non sembrerebbe fermare un giovane dalla chioma corvina: il ragazzo arriva di fronte a due lapidi, che si china ad accarezzare quasi con dolcezza oltre che con malinconia e nostalgia. “ Sono trascorsi così tanti anni… “. Sussurra solamente, mentre depone un fiore di colore porpora su ognuna delle tombe. “ Le campanule erano i vostri fiori preferiti, vero? “. Chiede, ben consapevole che nessuno potrà rispondere. Osserva a lungo quei fiori, mentre la sua mente ritorna a quando era solo un bambino ed a quando, in un momento tutta la sua vita cambiò totalmente.

La sua mente rivive quei momenti come fossero scene di un orribile film: il film della sua vita. A Meridian la vita scorreva serenamente, sotto il dominio di Re Clovis e della Regina Marilù. Due sovrani giusti ed amorevoli verso il proprio popolo, sempre pronti ad aiutarli ed ascoltarli. Ed i due sovrani avevano trasmesso all’erede, cascine, tutto ciò: i loro insegnamenti, l’amore per il proprio popolo, la misericordia e tutti i buoni sentimenti che avrebbero fatto di lui un sovrano amato e rispettato.

Infatti le parole di Re Clovis erano sempre le stesse, ogni volta che terminava un allenamento, ogni volta che parlava al figlio di come essere un buon Re, alla fine del discorso diceva sempre le stesse parole: un Re buono e giusto sarà sempre amato dal suo popolo. Amare e rispettare tanto gli umani quanto i vampiri, questo sarà il segreto per essere un buon sovrano: certamente, la fermezza e la risolutezza saranno doti indispensabili per evitare spiacevoli imprevisti, tuttavia non dovrà mai scordare la gentilezza. In caso contrario potrebbe trasformarsi in un tiranno, facendosi odiare dal suo stesso popolo.

Castiel non scordò mai quelle parole e crebbe esattamente come i genitori desideravano, i sovrani erano molto orgogliosi di come il loro figlio era cresciuto. E lo furono fino all’ultimo giorno. Fino all’ultimo, maledetto giorno in cui, in un istante il giovane allora principe perse sia la madre che il padre. Non fu un incidente, non fu una fatale coincidenza né l’attacco di qualche ribelle. No: no, fu un altro il motivo, un’altra persona causò non solo la morte dei genitori, ma anche di suo fratello minore.

Il sangue che macchiava il pavimento, così come i vestiti di quella persona che in quel momento dava le spalle ad un giovanissimo Castiel. Castiel, il solo ad essersi salvato dalla strage e che, disperato, stava tenendo tra le braccia il fratello minore e cercava di rianimarlo. “ Clovis! “. Continuava a chiamare il suo nome, vanamente: suo fratello era già morto, così come i genitori. Il responsabile dava le spalle al giovane Principe che, furioso si alzò in piedi pronto alla lotta. Gli gridò di farsi avanti, di combattere se aveva il coraggio ma, certamente ciò che successe dopo shoccò letteralmente il corvino. L’aggressore si voltò di scatto verso di lui che, partendo all’attacco si era avvicinato pronto a colpirlo con il pugnale. Un raggio viola colpì il giovane Principe, che sconvolto capì che quell’uomo apparteneva al Clan della Luna viola.

“ Sei ancora troppo debole: non vale la pena combattere con te . Quella voce: il giovane Castiel non se la sarebbe dimenticata, mai finché avrebbe avuto vita. Quella vita che, ben presto sarebbe stata messa in pericolo. “ Anzi: non vale la pena risparmiarti “. Sentenziò poi l’uomo dalla chioma corvina, volgendosi di scatto mentre la luna viola illuminò per un solo istante la sua figura, i suoi raggi trasparivano dall’enorme vetrata. Gli occhi dell’aggressore si tinsero di viola, mentre con la propria spada colpì Castiel al collo, senza dargli tempo di reagire.


Castiel si porta una mano all’altezza della cicatrice che, anni prima quella spada gli lasciò. Stringe forte i pugni: sa bene chi era quell’uomo, sa bene chi è il responsabile della strage della famiglia Landcaster, la sua famiglia. È lo stesso uomo che, anni dopo non ha esitato a sterminare la famiglia Tsukinami e molte altre, non avendo pietà di nessuno. “ Tanjiro… “. Sussurra semplicemente il sovrano, stringendo forte i pugni in preda alla collera nel solo ricordare quell’uomo. “ Non ti perdonerò mai, per ciò che hai fatto “. Sussurra, mentre alcune lacrime cadono dai suoi occhi e lui cade in ginocchio, sulle tombe dei genitori vicina alle quali, poco più in là è situata quella di suo fratello minore. “ Mi hai sentito?! “. Grida poi il giovane Re, lasciando che le lacrime cadano incontrollate dai suoi occhi. “ Non ti perdonerò mai, Tanjiro… “. Da alcuni forti pugni al terreno, tanto da farsi sanguinare le nocche. Ma non se ne cura: non è il male fisico a spaventarlo, anzi quasi nemmeno se ne cura e nemmeno lo sente. No: è il dolore mentale che lo lacera e lo dilania, anche se di fronte alla moglie o ai suoi sudditi cerca sempre di essere forte e di non mostrarlo. “ … Tanjiro Landcaster “. Conclude poi, pronunciando il nome del fratello maggiore. Quel fratello che, volente o nolente, lo sta facendo soffrire in un modo indicibile. Perché si: anche se sono nemici, anche se il maggiore ha sterminato la loro famiglia e nonostante l’odio, sotto sotto, in fondo entrambi condividono lo stesso sangue.

Poco più in là, la sola superstite alla strage della famiglia Tsukinami osserva la reazione di colui che ama: tra le braccia tiene una bimba di pochi mesi mentre, pochi passi più indietro un uomo fa un lieve inchino. “ Maestà, state bene? “. Chiede, mentre Megara Landcaster sente le lacrime che, inevitabilmente iniziano a pungere i suoi occhi.

“ Oh, Omar: sono proprio una sciocca “. Commenta solamente, cullando la bimba che, ignara di tutto ciò che sta accadendo si aggrappa ad una ciocca di capelli della madre. “ Sono una vera sciocca! “. Continua poi Megara, volgendosi verso il fidato maggiordomo, Omar. “ Per tutto questo tempo, non ho pensato ad altro che al mio dolore. Ho pressato Castiel con i miei problemi, non ho fatto altro che chiedergli di aiutarmi a diventare più forte, per vendicarmi! E non mi sono resa conto di quanto lui stesse soffrendo! Che razza di moglie sono, Omar?! “. Chiede la sovrana, mentre l’uomo toglie gli occhiali lievemente appannati per le lacrime che, inevitabilmente versa.

“ Maestà, tutti facciamo degli errori. L’importante è accorgercene e rimediare, non trovate? “. Chiede, ponendo gentilmente una mano sulla spalla della donna. “ Se volete, andate da vostro marito: mi occuperò io della principessa Euphemia, fino a quando non tornerete. In questo momento, il Re ha bisogno di voi “. Sorride cordialmente l’amico di una vita, oltre che fedele maggiordomo e custode dei segreti della famiglia Landcaster. Megera lo guarda qualche istante, per poi decidere. Annuisce risoluta, smettendo di piangere: non è tempo di versare lacrime, ma di essere forte.

“ Grazie infinite, Omar “. Sussurra, lasciando che l’uomo prenda tra le braccia la piccola e dirigendosi verso le tombe di Marilù e Clovis.

“ Non c’è di che, mia signora “. Sussurra a sè stesso il maggiordomo, cullando la piccola che, pur accorgendosi di non essere più tra le braccia della madre non si è messa a piangere ma ancora dorme serenamente.

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Capitolo 2
*** Ascian ***


ASCIAN ( persona senza ombra )

 
Storia: La leggenda del Re dei Vampiri
Personaggi: Strauss e Tea

 
La giovane dalla chioma bruna non può ancora crederci: mai nella vita avrebbe potuto immaginare che, un giorno si sarebbe trovata in una tale situazione. Lei, una semplice popolana come tante che si trova in un palazzo, in una sala da ballo tanto maestosa che solo nei suoi sogni più proibiti ha potuto vederne una simile e non solo: sta ballando con un giovane nobile. Le sembra ancora molto strano, in verità: sono entrambi umani, come mai gli è stato permesso di presenziare al ballo della famiglia Rosa Rossa? Da quel che ne sa in oltre, si trovano al di là del confine e nel palazzo della famiglia reale. Non sarà quindi troppo rischioso? Mentre continua a ballare la ragazza dalla chioma bruna scuote il capo, uscendo dai suoi pensieri. “ Senti, Strauss… “. Inizia, riflettendo anche su questo: il re non si è ancora fatto vivo, ma quel giovane ha lo stesso nome del figlio di Dracula. Una coincidenza davvero bizzarra, se ci pensa un momento. Nel sentirsi chiamare lui scosta lo sguardo verso di lei, quello sguardo che per un momento aveva in precedenza portato alla luna argento fuori dalla grande vetrata. “ … non ti sembra molto strano, tutto questo? “. Chiede, mentre lui la guarda lievemente stranito da questa domanda.

“ A cosa ti riferisci? “. Chiede, mentre la ragazza riflette un momento: non vorrebbe risultare maleducata, tuttavia sa di dover chiarire quel dubbio e di doverlo fare quanto prima.

“ A tutto ciò: insomma, due umani in un palazzo pieno di vampiri. Abbiamo passato il confine e nessuno ci ha detto nulla, siamo entrati e tutti sembravano quasi… non so come dire… “. Si ferma un momento, ripensando alla netta sensazione che ha avuto appena entrata a palazzo: era come se tutti quanti fossero ipnotizzati, a dire il vero. “ … come ipnotizzati “. Conclude il discorso lei, mentre lui rimane in silenzio un istante. Solo in seguito fa un lieve quanto impercettibile sorriso che, per fortuna o per coincidenza lei non nota.

“ A me è sembrato tutto normale, dopo tutto sono un invitato “. Sentenzia, per poi puntare il suo sguardo in quello di lei. “ Tea, ti dovresti rilassare un pò: nessuno ti farà del male, finché sei con me “. Di nuovo: la netta sensazione che qualcosa non vada continua a pervadere la giovane, che riflette: tutte le volte che hanno passeggiato alla luce del sole o al chiarore lunare, lei non ha mai visto l’ombra di Strauss. Mai, nemmeno una volta e questo, lo sa bene, non è normale.

“ Strauss, tu… ecco, la tua ombra, non… “. Non finisce la frase: no, pensa. Meglio che non chieda nulla, meglio che non estranei i propri dubbi: cosa penserebbe il giovane di lei? La prenderebbe magari per una pazza o una paranoica.

“ Si? “. Chiede solamente lui, mantenendo quel lieve sorriso che sembra quasi prendere la forma di un ghigno, come avesse percepito dallo scorrere del sangue di lei tutti i suoi pensieri. “ Cos’ha che non va, la mia ombra? “. Chiede, mentre per caso o forse no, entrambi vengono illuminati da un raggio argento dato dalla luna piena fuori dalla vetrata.

“ Non c’è… “. Borbotta solamente la bruna, rimanendo un pò sorpresa: la sua sensazione è cambiata. Ora che il primo ballo è finito, sembra quasi che le persone si siano svegliate da un anomalo torpore che le imprigionava. Tutti si guardano attorno qualche istante, per poi riprendere a ballare con l’inizio della seconda canzone. “ Ma cosa succede? “. Chiede solamente la fanciulla dalla chioma mogano, mentre lui la osserva e, per un istante lei può giurare di vedere un riflesso argento passare nei suoi occhi azzurri, seppur di una tonalità diversa rispetto ai suoi capelli.

“ Stai bene? Sembri strana “. Commenta solamente lui, mentre la ragazza scuote il capo: dunque pensa, non ha sentito la sua ultima affermazione. Forse è meglio così: forse pensa, è stato tutto frutto della sua fantasia e si sta facendo un sacco di paranoie per nulla.

“ Come? Oh si: sto bene “. Risponde semplicemente lei, mentre lui sorride lievemente ma, come sempre, non è un vero e proprio sorriso. Piuttosto, è solo un accenno. “ Guarda: stasera c’è la Luna Argento “. Sussurra semplicemente lei, ammirata: dall’altra parte del confine infatti, la Luna Argento è molto meno visibile ma da qui si vede chiaramente e, deve ammettere che la affascina. Lui la lascia avvicinare alla grande vetrata, rimanendo qualche passo più indietro rispetto a lei.

“ Se vuoi, possiamo anche vederla meglio “. Fa dopo un pò, porgendole la mano come farebbe un cavaliere con una dama. “ Fuori, nel giardino delle rose rosse. Dicono che sia il luogo migliore per ammirare la Luna Argento “. Sentenzia, mentre lei arrossisce lievemente.

“ Ma… se ci vedesse il Re? O qualche suo servitore o parente? Quel luogo non è accessibile al pubblico… “. Ma lui scuote il capo, prendendo la sua mano e guardandola intensamente.

“ Oh credimi: il Re non ci dirà nulla, men che meno i suoi domestici “. Sentenzia, mentre lei ha di nuovo quella sensazione strana. “ Allora? “. Chiede poi lui, riscuotendola dai suoi pensieri. “ Andiamo? “. Conclude, mentre in fine, la bruna decide di seguirlo: non sa nemmeno lei spiegarsi come mai, ma sa che è la cosa giusta da fare.

Poco distante, un giovane dalla chioma arancione incrocia le braccia al petto per poi guardare un’altra giovane dalla chioma bionda. “ Non dire niente… “. Sussurra solamente la ragazza, mentre lui scuote il capo.

“ Principessa, vostro fratello si metterà nei guai se si esporrà in questo modo ai raggi della Luna Argento “. Sussurra semplicemente l’uomo in abiti da maggiordomo, sospirando pesantemente. “ Non intendete fare nulla? “. Chiede poi, mentre colei che si è rivelata essere la Principessa Bridget Rosa Rossa scuote il capo.

“ E cosa potrei mai fare, Garsendiss? “. Chiede, per poi concludere la frase. “ Lui è il re, dopo tutto “. Fa, riflettendo sul fatto che, pur di portare quella ragazza a palazzo senza destare sospetti, suo fratello è arrivato ad usare una melodia antica, appartenente al loro clan, ed ha ipnotizzato per buona parte del tempo tutti gli invitati per impedire che rivelassero che lui è il re. Ma ora che l’incanto è finito? Forse, per avere la risposta la giovane non dovrà attendere troppo tempo.

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Capitolo 3
*** Sciaphilia ***


SCIAPHILIA ( amore per le ombre )

 
Storia: Sono nel tuo sogno
Personaggi: Andrew e Kai Kuran

 
È una giornata come molte a palazzo Kuran: i gemelli sono rimasti da soli, dopo che loro fratello minore Ace ha deciso di uscire per potersi allenare un pò. Il primo a prendere parola è il più giovane dei due: Andrew. “ Fratello, stai bene? “. Chiede. Una domanda: una semplice domanda che, in apparenza sembrerebbe normale ma in quel particolare frangente assume un significato del tutto differente. Il giovane dalla chioma bruna, unica cosa assieme al colore degli occhi a distinguerlo dal gemello, si volge di scatto verso di lui.

“ Certo che sto bene, perché non dovrei? In fondo, nostro padre ha solo deciso di cedere a te il suo posto, ignorando totalmente che sono io il maggiore “. Sentenzia con una malcelata ironia, mentre Andrew sospira pesantemente. “ Comunque si, sto bene, non vedi? “. Chiede poi il maggiore, senza celare il proprio sarcasmo dietro una falsa ironia.

“ Kai “. Lo chiama finalmente il minore, fermando il gemello poco prima che si allontani da lì. “ Non è stata colpa mia: non ho potere sulle decisioni di nostro padre, lo sai “. Sentenzia, mentre l’altro da prima rimane in silenzio. In seguito si lascia andare ad una lieve risata, lieve ma, in quel frangente particolarmente significativa.

“ Infatti! Te l’ho detto, sto divinamente “.Sentenzia, mentre Andrew posa una mano sul polso del fratello cercando di trattenerlo dall’andarsene via. “ Quindi, se non ti dispiace… “. Il maggiore si stacca bruscamente dalla presa del minore che, per un istante percepisce qualcosa di strano dentro di sè. Una cosa alla quale, per ora almeno, non sa dare un nome.

“ Kai! Non fare così, avanti! “. Cerca di seguirlo, ma l’altro non pare aver intenzione di aspettarlo. Spazientito, il Principe di Lauwent esce dalla sala del trono e, senza aspettare che il fratello lo raggiunga si dirige verso la propria stanza. Da parte sua invece, il giovane dalla chioma rossa si limita ad uscire a sua volta dalla sala del trono, sospirando pesantemente ed osservando le scale che il gemello ha appena salito.

Kai Kuran sembrerebbe essere furioso: getta la giacca sul letto e porta i capelli all’indietro con una mano, camminando si e giù per la stanza. “ Maledetto, maledetto! “. Fa semplicemente, mentre alcune ombre indistinte iniziano a muoversi nelle tenebre che coprono buona parte della stanza. “ Perché? Perché lui? Ero io il prossimo re, ero io, non lui! “. Continua, mentre un’ombra si avvinghia attorno al suo collo, come lo stesse abbracciando da dietro. “ Perché…? “. Si calma un momento il bruno, mentre l’ombra sembra volergli accarezzare il viso. “ Ah, ma allora sei tu… sei sempre rimasto qui? “. Chiede, mentre l’ombra rimane immobile ma non si scansa da lui. “ Le mie amate, bellissime ombre… “. Sussurra solamente il gemello di Andrew, posando una mano su quella nera come la notte dell’ombra. “ Come dici? Oh no, non lo posso fare… “. Fa poi, mentre l’ombra inizia a sussurrare qualcosa al suo orecchio.

“ E perché no, scusa? “. La voce è simile, se non uguale alla sua ma, allo stesso tempo, uguale a quella di suo padre, a quella del suo prozio, fratello di suo nonno, almeno per quanto la ricorda. “ Lui non h esitato: ha accettato il suo ruolo senza nemmeno provare a convincere tuo padre che eri tu il solo a poter salire al trono. Che eri tu il fratello maggiore, che… “. Alcune altre parole indistinte, tuttavia Kai sembrerebbe capirle.

“ Ho paura… “. Sussurra solamente, mentre l’ombra accarezza il suo viso. “ Ho paura che, se ti lascio entrare, non sarò più in grado di controllare me stesso ed il mio odio. Ho paura di questo mio amore per le ombre, quelle ombre che si dice, dovrei aiutare a sconfiggere “. Sentenzia, ma quella sorta di abbraccio si fa più forte e più gelido.

“ E se invece, il tuo amore per le ombre significasse che tu fai parte di esse? Pensaci bene: perché secondo te, è nato questo sentimento in te? Per caso? “. Chiede la voce così uguale alla sua, mentre lui riflette un momento e, in seguito scuote il capo.

“ Oh no: non credo proprio sua stata una coincidenza “. Mormora, mentre l’ombra indistinta fa un cenno affermativo con il capo.

“ Allora, non ti resta che accettare il tuo vero compito e… “. Alcune altre parole giungono alla mente del gemello di Andrew. In seguito e quasi senza che se ne renda conto, i suoi occhi si tingono per un istante di un viola tenebre mentre i suoi capelli diventano corvini. Non tanto più scuri di prima, comunque pensa una volta accortosi del proprio cambiamento, suo fratello non se ne accorgerà nemmeno. Già: quando mai si è accorto di qualcosa che lo riguarda, dopo tutto? Un lieve ghigno compare sul suo viso mentre, senza che se ne renda conto qualcuno osserva di nascosto la scena.

“ Kai… “. Sussurra semplicemente Andrew Kuran: preoccupato per il gemello infatti, lo ha seguito fino alla sua stanza seppur decidendo di osservarlo di nascosto. Ha sempre saputo di questo suo amore per le ombre e forse, pensa, ora ne ha compreso l’esatta ragione. “ Ti prego: fa che non sia vero. Fa che non sia lui “. Mormora solamente, prima di dirigersi verso la propria stanza pensando ad una cosa che, per il momento, solo lui stesso conosce.

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Capitolo 4
*** Longanimity ***


LONGANIMITY ( pazienza e tolleranza di fronte alle avversità)

 
Storia: Bloody Sunset
Personaggi: Uriel e Raphael

 
Il giovane dalla chioma bionda non può fare a meno di osservare l’altro giovane che, ormai da un’ora buona è immobile di fronte alla finestra: sta osservando i giardini dell’Eden, eppure la sua mente sta viaggiando in tutt’altro luogo, altri pensieri la invadono mentre la scena di quanto accaduto solo poche ore prima torna prepotentemente a prendere possesso di essa. Sospirando pesantemente il corvino porta una mano al punto che, malgrado le cure è ancora molto dolorante. Da prima non si accorge di non essere più solo, solamente quando colui che gli ha salvato la vita lo chiama lo nota. “ Uriel “. Fa semplicemente colui che è conosciuto come Arcangelo della Guarigione e capo delle sette Virtù, il terzogenito di Dio. “ Fratello, non dovresti rimanere qui da solo “. Fa solamente, stupendo sè stesso: non gli è mai capitato di entrare così in empatia con qualcuno, tuttavia sa che ciò che Uriel ha subito è terribile e che, in questo momento il fratello minore ha bisogno di lui. Il corvino si volge verso il biondo, sospirando pesantemente: vorrebbe parlare, tuttavia dalle sue labbra non esce alcun suono. “ No, non ti sforzare: è ancora troppo presto “. Fa semplicemente colui che si è rivelato essere Raphael, l’Arcangelo dell’Aria. Senza neppure pensarci si avvicina al minore, posandogli una mano sulla spalla ed aiutandolo a reggersi in piedi: la sua Grazia è infatti stata compromessa, ci vorrà tempo perchè si rigeneri. Fosse solo questo il problema, pensa il biondo: fosse solo questo il danno che Uriel ha subito, purtroppo tuttavia non è così. Non solo la sua Grazia è danneggiata, ma anche le sue stesse corde vocali. Ed il responsabile è uno solo: colui che tutti definiscono la spada di Dio. “ Michael… “. Sussurra quel nome con un pizzico d’ira, scuotendo il capo. “ Come hai potuto fare questo? “. Fa, ben consapevole che nessuno gli risponderà ma, come un film, rivedendo nella sua testa tutto quanto è successo.

Per proteggere Valentina e smascherare il fratello infatti, Uriel non ha esitato a prendere parte al processo ed ad aiutare Raphael a raggiungere il Tribunale Celeste, prima che fosse troppo tardi. Grazie alla testimonianza dei due Arcangeli, la ragazza è stata totalmente scagionata e non solo: la verità è emersa. È stato Michael a scatenare la Guerra Terrestre e quella Celeste, addormentando il Padre e Gabriel per impedire che quest’ultimo rinascesse come Angelo Custode di Giustizia, prendendo poi il suo posto. Ma non prima di aver fatto arrivare sulla Terra le sette Virtù anzitempo, rompendo così la protezione che le avrebbe rese invisibili a Lucifero ed ai suoi per un pò d’anni. Quei crimini costarono la detenzione nel Cristallo D’angelo al Principe degli Eserciti Celesti e non solo, anche la perdita di due ali. Ma prima che la sentenza fosse eseguita tuttavia, il maggiore si è scagliato su Uriel e sugli altri fratelli: mentre Raphael e Valentina riuscirono a salvarsi, Uriel subì in pieno il colpo di spada del rosso, colpo che raggiunse il suo collo e compromise così le sue corde vocali.

Non è escluso che, con il tempo ed il ritorno della Grazia per intero, le corde vocali di Uriel possano guarire totalmente, pensa Raphael. In fondo è un Arcangelo molto potente, il suo potere rigenerativo dovrebbe essere sufficiente per potergli restituire la voce. “ Fratello, mi dispiace: io non ho la minima idea di cosa tu stia passando, non ho la minima idea di cosa significhi perdere la voce in quel modo. Forse, il solo a poterti comprendere è Gabriel che, al suo risveglio, perse temporaneamente la vista. Però posso assicurarti una cosa… “. Uriel punta lo sguardo al fratello maggiore: non lo ha mai sentito parlare in quel modo. A dire il vero, già lo stupì quando per primo, lo soccorse e tentò in ogni modo possibile di salvarlo. Si, sapeva che gli voleva bene ma allo stesso tempo lo ha sempre visto molto freddo e distaccato ma, in quell’occasione vide un lato di Raphael del tutto sconosciuto. “… ti prometto che ti ridarò la tua voce “. Sentenzia il capo delle Virtù, stupendo il minore. “ Ti prometto che te la restituirò, al costo di darti parte della mia Grazia. Non permetterò che tu rimanga in questo stato, non dopo esserci arrivato in parte per causa mia “. Sentenzia, mentre l’Arcangelo della Terra annuisce: si fida del fratello, sa che quando un Angelo promette una cosa generalmente la mantiene, dato il divieto di mentire imposto dal Padre. Un lieve sorriso illumina il viso del corvino, come a voler dare una risposta affermativa e volendo far intendere di aver capito le parole dell’altro.
 

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Capitolo 5
*** Eccedentesiast ***


ECCEDENTESIAST

Chi nasconde il dolore dietro un sorriso


Storia: La diciottesima Luna
Personaggi: Jeanne e Garry

E’ trascorso un pò di tempo da quando Garry e Jeanne sono riusciti a scappare da palazzo Hikari: il giovane cacciatore è in fine riuscito a liberare la sua amata, anche se ancora non la comprende: perché? Perché si è voluta imbarcare in questo matrimonio senza amore, pur conoscendo il soggetto con il quale stava per legarsi per sempre? Guarda per un istante l’ex compagna, pensieroso. “ Jeanne? “. La chiama solamente e, dopo essere uscita dai pensieri in cui si era immersa la Principessa lo guarda per poi rispondergli.

“ Dimmi “. Fa solamente, forzando un sorriso: non vuole assolutamente mostrare i suoi reali sentimenti pensa, deve mostrarsi forte così com’è sempre stata, questo è imperativo. Lui la osserva qualche momento e, solo di lì a poco decide di riprendere il discorso.

“ Stai bene? . Chiede. Una domanda: una sola domanda in apparenza semplice ma alla quale, questa volta lei esita a rispondere.

“ Ecco… io… “. Mormora solamente lei, incapace di proseguire: vorrebbe dire che sta bene, tuttavia non riesce a mentire, non subito almeno. Solo di lì a poco riesce a risfoggiare un sorriso, dietro al quale nasconde la propria sofferenza ed il proprio dolore. “ Sto bene! Mi hai salvata, non so come ringraziarti! Senza di te, non sarei mai riuscita a scappare da Dominique e le sue guardie “. Ammette, mentre Garry continua ad osservarla per poi scuotere il capo.

“ Perché mi menti, Jeanne? “. Chiede, mentre lei fa per ribattere. Tuttavia, l’argento la interrompe prima che possa parlare. “ So bene cosa si nasconde dietro il tuo sorriso: tu stai soffrendo “. Quelle parole colpiscono la Principessa, che abbassa lo sguardo: è vero. Non vuole ammetterlo, tuttavia quel maledetto matrimonio, quei mesi imprigionata in esso le hanno portato una notevole sofferenza che, purtroppo, anche ora che è libera non riesce a dimenticare.

“ Io… sto bene “. Mormora solamente la bionda, cercando di sfoggiare nuovamente un sorriso. Lui tuttavia scuote ancora una volta il capo, prendendole il viso tra le mani e guardandola intensamente.

“ Sfogati. Non tenerti tutto dentro, sfogati con me: nel bene e nel male, voglio starti vicino, voglio alleviare le tue sofferenze come non sono mai riuscito a fare in tutti questi anni… “. Non fa in tempo a terminare: Jeanne non riesce più a mantenere quella “ maschera “, che cade improvvisamente mentre sul suo viso si dipinge un’espressione di dolore e, di lì a poco alcune lacrime rigano il suo viso.

“ P… perdonami… io… “. Sussurra solamente la sorellastra di Vanitas che, senza aggiungere altro si aggrappa con forza alla giacca del ragazzo, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio trattenuto anche troppo a lungo. Da parte sua, lui non fa altro se non stringerla a sè mentre, dentro di sè giura a sè stesso che, presto, Dominique Lunettes pagherà caro tutto il male che ha fatto alla sua Jeanne. Fino in fondo.

 

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Capitolo 6
*** Alew ***


ALEW

Un pianto di disperazione


Storia: La diciottesima Luna
Personaggi: Garry, Ivy, Juliette ed Haruka Perry

 
Juliette Perry si precipita nella stanza della figlia minore: è successo tutto in un momento. Stava dormendo tranquillamente assieme al marito, quando dalla stanza dei figli ha sentito provenire dei lamenti. Da prima pensava si trattasse solo di un incubo avuto o da Garry o da Ivy, tuttavia si è ben presto resa conto che così non è: ha capito che a piangere è la figlia ed ha capito che non si tratta di un semplice incubo così, senza esitare si è alzata dal letto per poi correre nella stanza dei bimbi.

La piccola Ivy si trova sul proprio letto, raggomitolata in un angolo e con il viso nascosto tra le ginocchia, probabilmente nemmeno si è resa conto dell’ingresso della madre nella stanza. “ Ivy, tesoro… “. Sussurra solamente Juliette Perry, per poi avvicinarsi: si siede sul letto cercando di non spaventare la piccola, cingendola dolcemente per evitare possa allontanarsi. “ Ivy, amore mio non piangere: la mamma è qui “. Sussurra, mentre la piccola continua a singhiozzare malgrado, di fatto abbia percepito la vicinanza della madre ed il suo abbraccio rassicurante.

“ Madre! “. Piange disperata la bambina, mentre lei continua a stringerla in quell’abbraccio. “ Ho paura! I mostri sono tornati e mi vogliono mordere! “. Continua la bimba dalla chioma corvina, mentre Juliette sussulta a quelle parole. “ I vampiri mi vogliono uccidere! Ho tanta paura! “. Continua la bambina, mentre a quella frase la donna la stringe forte a sè.

“ Non aver paura tesoro, non temere: mamma e papà sono qui, anche il fratellone Garry è qui con te: ti proteggeremo sempre, non ti preoccupare “. Continua a ripetere la donna dalla chioma argentata, mentre il bimbo dalla chioma argento che fino a quel momento è rimasto in disparte si fa avanti: scende lentamente dal proprio letto, per poi andare ad abbracciare la sorellina. “ Garry… “. Mormora solamente Juliette, accorgendosi che anche il figlio si è svegliato forse a causa del trambusto. “ Amore mio… “. Il figlio la interrompe poco prima che possa terminare: il ragazzino di soli dodici anni non ancora compiuti stringe forte a sè la sorellina, che rendendosi conto che anche il fratello le è accanto si aggrappa forte alla maglia del suo pigiama.

“ Tranquilla, madre: voi e papà non dovete temere nulla, ci sarò io a proteggere mia sorella. Me l’avete affidata ed io non verrò mai meno al mio compito “. Sussurra, accarezzando con dolcezza i capelli corvini della sorellina. A quella scena Juliette non può fare a meno di commuoversi, seppur le lacrime che scendono dai suoi occhi non siano affatto di gioia, tutt’altro.

“ Scusate… la mamma torna subito, devo… devo fare una cosa “. Sussurra l’argento e, senza aggiungere altro si alza per poi uscire dalla stanza: ora pensa, c’è Garry a consolare Ivy, può allontanarsi per qualche momento. Una volta fuori dalla stanza la donna chiude la porta, per poi cadere seduta contro di essa ed iniziando a piangere. “ Oh cielo! Che cos’abbiamo fatto? Che cos’abbiamo fatto? “. Pensa, ricordando la notte in cui lei ed il marito presero in custodia Ivy, dopo che il potere della Luna Blu li aveva totalmente soggiogati portandoli, insieme ai Delacour, ad assassinare la Regina Luna. In quel momento qualcuno si inginocchia al suo fianco e, senza dire nulla la prende tra le braccia.

“ Juliette “. La chiama solamente, mentre lei sussulta: sentendo l’abbraccio ha creduto si trattasse di uno dei suoi figli, questo l’avrebbe davvero messa a disagio: non vuole che i suoi figli la vedano in quello stato, non vuole farsi vedere debole o farsi vedere piangere. Loro devono solo vederla come una donna forte, come la madre che sempre li proteggerà, da ogni pericolo. “ Cosa ci fai qui fuori, seduta contro la porta della stanza di Garry ed Ivy? “. Chiede l’uomo, mentre lei alza lo sguardo velato dalle lacrime verso colui che è suo marito.

“ Ha… Haruka… scusami, io… “. Mormora, mentre lui scuote il capo per poi stringerla forte a sè.

“ So a cosa stai pensando, perché è ciò che penso anche io ogni notte, cercando di non farmi notare da te per non farti preoccupare… “. Sussurra solamente l’uomo, mentre lei non riesce a calmare quel pianto colmo di disperazione. Si aggrappa con forza alla camicia dell’uomo, proprio come in precedenza ha fatto Ivy con il fratello.

“ Siamo due assassini, Haruka! Siamo due vili assassini! È colpa nostra se Ivy ha tutti quegli incubi, è colpa nostra se la famiglia Perry sarà per sempre dannata! Noi abbiamo lasciato orfani tre bambini e provocato la morte di uno di loro! Con che faccia potrò mai guardare la nostra piccola negli occhi, dopo che abbiamo ucciso la sua vera madre su ordine di suo padre ed abbiamo permesso che il suo fratellino fosse preso dai ribelli? Dopo che abbiamo permesso che suo fratello maggiore rimanesse nelle mani di quell’assassino?! “. Si sfoga la signora Perry, presa dai sensi di colpa e dalla disperazione. A quelle parole il marito esita un istante: trattiene le possibili lacrime, scuotendo il capo per poi prendere finalmente parola.

“ Juliette, ascoltami “. Fa solamente, mentre lei non smette di piangere ed affonda il viso nel suo petto. “ Ivy era, è e rimarrà per sempre la nostra figlia prediletta, non scordarlo mai. Nostra: mia e tua, intesi? “. Chiede, mentre lei scuote il capo e continua a piangere. “ Guardami “. Suona quasi come un ordine il suo, dato comunque in un tono gentile ma pur sempre un ordine è. A quella parola Juliette alza lo sguardo verso di lui, uno sguardo ancora bagnato dalle lacrime e sussultando ancora a causa dei singhiozzi dati da quel pianto. “ Nostra figlia. Mia e tua, ricordatelo sempre. Nessuno ce load porterà via e nessuno le dirà mai ciò che è successo, quella maledetta notte. sai bene che non eravamo in noi, sai bene quanto rispettassi la Regina Luna e, sono sicuro che anche lei avesse capito che non eravamo in noi. Quindi… “. Si ferma: solo pronunciando quel nome sente qualcosa di perso in sè. Sente la colpa, quella colpa che non vuole ammettere, anche lui sente gravare su di sè. Non vuole ammetterlo di fronte alla moglie per non turbarla, ma anche lui si sente dannatamente colpevole: crede di essere stato troppo debole, lasciandosi plagiare così da Kaname e, ancor prima, cadendo nella sua trappola così scioccamente. “ Abbiamo due meravigliosi figli. Juliette, il nostro compito è solo quello di amarli e proteggerli: questo dev’essere il nostro solo ed unico pensiero, siamo intesi? “. Chiede l’uomo dalla chioma mogano, mentre lei non può fare a meno di annuire.

“ Si, Haruka: hai ragione. Non posso farmi vedere così dai nostri figli, loro hanno bisogno di noi e della nostra forza, non di vedere la loro madre in lacrime e con un tale scoramento “. Sussurra, cercando di asciugare le lacrime e mentre il marito annuisce e, con la coda dell’occhio nota che il figlio maggiore ha socchiuso la porta ed osservato la scena: probabilmente è successo quando Juliette si è spostata, abbracciata da Haruka. Non appena si accorge dello sguardo del padre il ragazzino si allontana immediatamente e sperando di non essere stato notato, mentre Haruka sorride lievemente.

“ Ah, il nostro Garry è davvero più perspicace di quello che credevo. È così intelligente, degno figlio di sua madre “. Fa, mentre Juliette lo guarda confusa. Haruka fa un cenno con il capo, facendo notare la porta della stanza socchiusa e facendo capire alla moglie che anche il figlio ha, almeno in parte, assistito a quello sfogo. “ Coraggio, andiamo da loro “. Conclude poi il patriarca della famiglia Perry, mentre la moglie annuisce ed entrambi tornano nella stanza, dai loro figli. Perché qualunque cosa accadrà, anche se dovessero morire domani, per loro sia Garry che Ivy rimarranno per sempre i loro adorati figli.

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