Un Ordine Imprevisto

di JoyStuck
(/viewuser.php?uid=1197870)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Si corre ***
Capitolo 2: *** Mani ***
Capitolo 3: *** La Speranza ***



Capitolo 1
*** Si corre ***


-Sam, abbiamo ricevuto una segnalazione urgente dal centro logistico a Sud di Lake Knot City.-
Il corriere aveva già mosso i primi passi in direzione del rifugio, e soffocò un sospiro logorato quando dal terminale gracchiò la voce di Die-Hardman. Si girò scrutando storto l’ologramma che guizzava sopra di lui.
-Alcune strutture ad alta energia hanno ceduto, causando esplosioni nell’ala Ovest del centro.- continuò l’uomo della Bridges –Il centro non era organizzato per il gran numero di feriti. Inoltre i tecnici temono ulteriori esplosioni nella ali adiacenti. Occorre attrezzatura medica e materiale di riparazione al più presto. Sei l’unico corriere che possa portare a termine quest’ordine in meno di un giorno.-
La schermata di avvio consegna sostituì l’ologramma, rivelando un carico di 90 kg e il percorso non particolarmente agibile che avrebbe dovuto seguire per raggiungere prima l’Ingegnere, poi l’Artigiano, entrambi a disposizione per ulteriori carichi e le loro scorte mediche personali, uno dei pochi materiali che non potevano essere riprodotti ovunque dalla stampante chirale.
Sam ringraziò il MULI per avergli dato grane giusto pochi giorni prima, in tempo per costringerlo a sgombrare un campo e lasciargli la strada libera per quell’incarico imprevisto. Anche così, era una bella manciata di chilometri indietro lungo un percorso che aveva impiegato ben più di un giorno a tracciare.
 
-Fai attenzione-  Il corriere accettò l’ordine e produsse un Anti-Sommossa a sostituire quello danneggiato che aveva con sé. Fosse mai che qualche bastardo solitario sbucasse affamato di pacchi.
-Sospettiamo che non si sia trattato di un incidente-
Alle ultime parole Sam si interruppe un attimo dal caricare i materiali sullo zaino.
-Higgs?- grugnì terminato il lavoro e sistemandosi le cinghie sulle spalle.
-Manderemo ad indagare, ora la priorità è limitare i danni. Le previsioni non ci fanno sperare che saremmo in grado di evacuare l’intero centro in tempo per la prossima pioggia.-
 
L’M-Link al polso di Sam mandò tre segnali acustici, seguiti da un ultimo più acuto che indicava l’avvio di un timer.
-Si corre, Lou- mormorò il corriere dando un colpetto sulla capsula agganciata alla tuta, prima di risalire la piattaforma e tornare all’esterno.
 
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
 
-Perché limitarsi solo all’ala Ovest?- La voce di Fragile arrivava disturbata e interrotta a tratti, segno che si trovava da qualche parte sulla periferia della Rete chirale. –Se fosse riuscito a mettere le mani sul centro, avrebbe potuto distruggere l’intero Nodo e mandare a monte la tua missione.-
-Sei tu a sapere come pensa quel bastardo, che vantaggio avrebbe ad agire così?- Sam ansimava curvo sotto il peso dei pacchi e del percorso accidentato. I MULI di solito stavano lontani dall’autostrada, ma superato l’Artigiano si era trovato l’intera struttura danneggiata e smantellata. Era passato da quelle parti appena qualche giorno prima, non poteva essere colpa alla Cronopioggia.
Si arrampicò con un certo sforzo oltre un piano rialzato, e proseguì lungo l’altura in cerca di un punto favorevole a scendere dal versante opposto senza rischiare di cadere. Danneggiare i pacchi in quell’occasione sarebbe stata una bella idiozia. E poi, aveva ancora tempo.
-Vuoi la mia opinione? Ti sta attirando da quelle parti- gracchiò Fragile attraverso l’M-Link. –Probabile che non gli importi nulla del centro, ha solo trovato un nuovo gioco e vuole qualcuno con cui testarlo-
D’istinto, Sam attivò l’Odradek per scandagliare le vicinanze, ma come previsto era tutto tranquillo.
-I tecnici saranno all’erta, se sospettano un attentato, ma è anche ver…ch…- le ultime parole si persero in una cacofonia stridente, poi l’M-Link si mutò.
-Fragile?- tentò Sam poco convinto. Doveva essere uscita dalla Rete.
Non era tra i problemi più urgenti, comunque, si sarebbero aggiornati una volta sistemato quel casino.
Lanciò un’occhiata al timer. Aveva ancora quasi 2 ore a disposizione, ed era già sulla strada per il centro. Una buona prospettiva, ma il cielo aveva preso a farsi più plumbeo del solito. Col percorso dissestato, era meglio non rimanere impantanati in mezzo alla pioggia.
Ridiscese un paio di metri aiutandosi con le braccia, poi si avviò a passo svelto verso il campo sgombro dei MULI. Risparmiare mezz’ora buona era allettante. Se all’arrivo non si fosse trovato Higgs in persona ad attenderlo, si sarebbe finalmente buttato sulla branda come valutava di fare da almeno un paio d’ore…
 
Sam si immobilizzò di colpo, sollevando per un momento lo sguardo davanti a sé prima di scattare ad acquattarsi dietro ad un vecchio autocarro rovesciato. Riscosso dal movimento brusco, Lou prese a dimenarsi con fare preoccupato.
Il corriere accarezzò la capsula sovrappensiero, il viso premuto contro le sbarre di metallo a scrutare la pianura disseminata da pacchi danneggiati e altri rottami. Attivò l’Odradek, e questa volta captò diversi segnali nemici. Estrasse il fucile imprecando tra sé.
I MULI diventavano sempre più veloci a ripopolare i campi.
Fece un rapido calcolo del percorso migliore, poi scivolò silenzioso verso una catasta di rottami.
Non era nella posizione adatta per attraversare senza farsi vedere, e non ne aveva nemmeno il tempo.
Sfruttò una piccola breccia per sparare il primo colpo.
Cominciò a correre senza nemmeno controllare di avere fatto centro, schizzò dritto nel primo tendone e afferrò una valigetta con cui colpì un altro nemico, mandandolo a terra. Fece per girarsi di scatto, ma un particolare lo bloccò su due piedi.
A terra.
Non era uno dei MULI.
 Indossava una tuta nera, braccia e torace rivestite da una corazza, e appeso a tracolla teneva…un fucile.
Si distrasse un secondo di troppo, e una raffica di proiettili alle sue spalle fece esplodere i contenitori sugli scaffali tutt’intorno. Si buttò a terra con un grido, avanzò carponi dietro alcuni metalli accatastati, e mirò per rispondere al fuoco. Si liberò dei tre terroristi dentro il tendone, ma diede fondo ai proiettili.
Raccattò uno dei fucili dai nemici a terra, ignorando una fitta acuta alla spalla e i gemiti ritmici del BB sul petto.
Un’altra raffica lo raggiunse appena mise piede all’esterno, costringendolo a rintanare tra gli scaffali.
I proiettili fischiavano intorno a lui sbrindellando la tela dell’accampamento, e Sam corse fuori prima di rimanere bloccato tra i due fuochi.
Quanti cazzo erano?
Mirò ad una fila di nemici, ma alle sue spalle sentì il rombo di un autocarro in corsa, e scartò di lato rotolando sull’erba. Zolle di terra schizzarono in tutte le direzioni, sollevate dai colpi e dagli stivali dei terroristi pronti a circondarlo. Con uno scatto, Sam si lanciò sull’autocarro, sferrò un calcio al guidatore e lo scagliò contro l’uomo sul sedile a fianco. Entrambi i terroristi finirono fuori dal veicolo, che si schiantò contro una torretta con un tonfo assordante.
Il corriere si slacciò lo zaino e passò alla guida, entrambe le mani serrate sul volante pregando che il colpo non avesse messo il mezzo fuori uso.
Schizzò indietro appena prima che un guanto nero gli si serrasse sul braccio, un paio di contraccolpi-terroristi o rottami che fossero- e Sam ingranò per sfuggire alla pioggia di proiettili che polverizzarono il parabrezza in pochi istanti.
Non aveva modo di notarlo, ma la linea del carburante scendeva rapida, indice che anche la marmitta doveva essere stata colpita.
Sarebbe bastato, tuttavia, a lasciarsi il campo alle spalle.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Mani ***


Riuscì a raggiungere il centro logistico appena prima che cominciasse a piovere.
Zoppicò lungo il tunnel d’ingresso, abbagliato dalle luci che rendevano più difficile non inciampare.
Non aveva avuto tempo di controllare la percentuale di danno accumulato nel campo dei terroristi, non era nemmeno sicuro che la consegna potesse andare a buon fine. E non poteva nemmeno ripercorrere il percorso prima della scadenza: i pezzi di ricambio servivano in fretta, o il centro sarebbe esploso.
Perse l’equilibrio a pochi metri dal terminale.
Il pavimento si avvicinò a velocità vertiginosa, e Sam sentì sapore di bile misto a sangue. Batté le palpebre senza mettere a fuoco i guanti logori che lo sorreggevano tremanti.
 
Non doveva morire lì. Il centro si sarebbe ridotto in polvere, con tutto il personale all’interno. Non aveva alcuna intenzione di rimpatriare al centro di un cratere dopo avere distrutto uno dei principali Nodi della Rete. Fece forza su un ginocchio, ma scivolò sotto il peso dei pacchi. Slacciò lo zaino e strisciò più vicino al terminale. Doveva solo avviare la consegna e allontanarsi da lì.
Qualcuno sarebbe pur passato a prendere i pacchi. Una volta rimpatriato avrebbe sistemato le cose, ma ora doveva levarsi di torno.
Sentì una voce gracchiare dal terminale, ma trovandosi ormai bocconi non riuscì a vedere di chi fosse l’ologramma. Nemmeno gli interessava, guardare l’ennesimo tecnico che non aveva toccato il mondo esterno dal Death Stranding.
La mente di Sam prese a valutare il percorso più breve per uscire dal centro e il posto migliore dove raggomitolarsi a morire, ma in quel momento crollò riverso sulla schiena, la testa pesante abbandonata tra le falde della tuta mentre il petto annaspava per raccogliere aria. Sam si portò una mano al fianco con un gesto confuso. Non aveva portato con sé corazze –non c’erano mai stati terroristi su quel percorso.
Un enorme squarcio si apriva dalla spalla all’inguine, tanto che Sam dubitava la tuta avrebbe trattenuto la pioggia se avesse tardato. Una raffica l’aveva raggiunto in pieno. Il tessuto impermeabile aveva lasciato scivolare sangue scuro lungo la gamba fino allo stivale. La vista del corriere era offuscata e quasi completamente volta al grigio, ma in ogni caso sembrava difficile localizzare l’origine precisa delle ferite.
O più semplicemente ce n’erano dappertutto. Non che avesse molta importanza. Stava per morire.
 
Si era ostinato a voler completare la missione per impedire al centro di esplodere. Ora, grazie a lui, sarebbe stata annullata dall’esistenza. Cosa cazzo aveva sperato di fare? Era arrivato fin lì solo grazie all’alto tasso di DOOMS nel suo sistema. Avrebbe dovuto annunciare il fallimento della missione. In qualche modo sarebbero riusciti ad evacuare almeno parte del centro. Anche con la Cronopioggia in arrivo. Invece erano tutti condannati.
Ed era solo colpa sua.
Un ronzio fastidioso disturbava il suo vortice di autocommiserazione.
Socchiuse le palpebre –aveva gli occhi chiusi?- e registrò un’ombra indistinta china su di lui. C’erano altre ombre fluttuanti ai margini della sua vista annebbiata, e Sam per un momento temette di essere circondato da CA. Sentì rizzarsi i peli su braccia e torso, e d’istinto trattenne il fiato.
 
Le ombre tendevano le braccia su di lui. E lo spostavano. Non erano CA. Lo portavano lontano dal centro?
Si sentiva scivolare con una sensazione sgradevole simile a quando le mani lo afferravano per trascinarlo nel catrame. Il senso di pericolo non passava.
Che importava cosa succedeva intorno a lui? Stava per morire.
Forse non avrebbe convertito il centro in un cratere, dopotutto.
Ad un tratto si accorse che qualcuno armeggiava con la tuta strappata. Il cervello di Sam si blindò in un’ondata di panico. Lo stavano toccando.
Ritrasse il braccio con uno scatto d’energia improvvisa. Il ronzio indistinto si trasformò in un vociare privo di significato. Non aveva importanza. Scivolò indietro quanto gli fu possibile per evitare ogni contatto, la testa che gli girava e le forze che scemavano contro la sua volontà, impedendogli di sollevarsi e rallentando i movimenti. Troppe mani afferrarono entrambe le sue braccia. Sam gridò e scalciò davanti a sé,riuscendo a mandare un colpo a segno. La presa si allentò, ma sentì lo scatto di un bracciale che gli veniva stretto al polso privo di M-Link. Non sentì gli aghi conficcarsi nella pelle, ma la sentì bruciare quando le mani si staccarono. D’istinto fece un ultimo tentativo di allontanarsi, ma venne assalito da violente vertigini, che dissiparono definitivamente la sua linea di pensieri. Si avvicinò il bracciale bianco al viso, ma i muscoli persero forza  e lentamente tutto intorno si fece buio.
 
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
 
La sua pelle bruciava.
All’inizio ebbe appena coscienza di fluttuare in un’oscurità oleosa come catrame, che gli avvolgeva le membra ostacolando i movimenti. Aveva allargato le dita intorpidite.
 Fu attraversato dall’immagine di un accendino da cui scoccava una scintilla.
Poi il catrame prese fuoco.
Un grido rauco gli sfuggì dalle labbra prima che serrasse la mascella in uno spasmo convulso. Fece perno su una gamba per sollevarsi, ma il piede scivolò sul tessuto sintetico della branda.
Provò a girarsi su un fianco, e registrò in maniera confusa che l’M-Link era ancora chiusa sul bordo di metallo. Tirò per slacciarla, ma il meccanismo rimase bloccato. Tremando per la pelle in fiamme, strattonò a forza con un grido di frustrazione.
Fece scattare lo sguardo sopra di sé al bip leggero di un piccolo marchingegno sospeso a mezz’aria.
Un raggio scanner lo attraversò dalla testa ai piedi, poi il dispositivo elencò una serie di parametri a cui il corriere non prestò la minima attenzione. Si divincolò ancora, ma persino l’attrito del materasso sulla pelle moltiplicava il dolore al punto da togliergli il fiato. Proseguì appena qualche minuto, prima di abbandonarsi sulla branda ansimante, con le braccia aperte e i capelli appiccicati alla fronte umida di sudore.
 Con la coda dell’occhio vedeva il bracciale di sedativo accanto al suo polso. Si era slacciato da solo quando aveva finito di fare effetto.
 
-Sam- il corriere si riscosse e volse lo sguardo lungo la stanza in un inutile tentativo di localizzare l’origine della voce –Il personale medico del centro desidera che ti ricordi l’importanza di riposo totale in questa prima fase di guarigione. Le DOOMS ti garantiranno una rimarginazione rapida e definitiva, ma al contempo…- era Heartman. Forse.
 Tramite l’M-Link erano aggiornati in tempo reale sulle sue condizioni, probabilmente aveva avvisato lui quelli del centro sul suo arrivo mezzo morto.
 E allora perché non avevano semplicemente chiamato uno del disposal per caricarlo su un autocarro e buttarlo nel fiume?
-…in particolare, Die-Hardman si è prefissato di indagare il prima possibile su cosa abbia fatto muovere i terroristi così lontano dal loro campo base. Fino ad allora…-
-Perché l’M-Link non si apre?- ruggì Sam dando l’ennesimo strattone al braccio destro. Ora che era più sveglio riusciva a vedere la pelle delle braccia rossa e traslucida, con i segni delle mani che spiccavano nitidi anche nelle porzioni del torace non nascoste dalle bende che coprivano la spalla sinistra e l’addome.
Vedere le impronte intensificava la sensazione di bruciare, come se un intero branco di CA lo avesse circondato pronto a trascinarlo dritto alla Spiaggia.
-Non credo tu stia prestando attenzione. TI chiamo ora perche gli ultimi importanti aggiornamenti sono stati…-
-Apri questa cazzo di M-Link!- Doveva farsi una doccia. Liberarsi dallo schifo aiutava sempre, quando si faceva marchiare dalle CA.
Anche se di solito aveva la tuta ad evitare di farsi ridurre così dalle viscide mani di quelle creature.
-Sono costretto a insistere con queste misure di precauzione, speravo di vederti più collaborante alle disposizioni mediche. Ho visto studi in cui feriti portatori di DOOMS hanno…-  Sam ringhiò esasperato e tentò ancora di slacciare la manetta, al punto da aprirsi un profondo taglio sul polso. Il rivolo di sangue che macchiò la branda gli diede una malsana soddisfazione. Qualunque cosa, purché lo distraesse dalla propria pelle in fiamme.
 Le preoccupazioni di Heartman erano abbastanza superflue. Appena tentava di alzare la testa, lo assalivano violente vertigini che minacciavano di fargli perdere coscienza.
Nulla che tuttavia gli impedisse di prendersela con il dottore  e i suoi studi inutili.
-Sam- la voce distante all’altoparlante assunse un tono preoccupato –Il personale è stato immediatamente informato della tua fobia. Medici e infermieri hanno indossato un doppio paio di guanti sia nell’estrazione dei proiettili che nel ricucire le ferite. Sei stato ripulito e disinfettato appena terminati gli interventi, allo scopo di eliminare ogni traccia biologica. Sebbene ciò non sia stato sufficiente a impedire la reazione…-
Heartman parlava sempre troppo. Tutti parlavano troppo, ma lui adorava in modo paticolare il suono della propria voce. Come se parlare fosse mai stato utile a qualcosa.
-…sfortunatamente, le stesse DOOMS che ti assicureranno una ripresa veloce determinano una troppo rapida metabolizzazione di ogni tipo di sedativo o antidolorifico. Insieme al personale medico abbiamo considerato di limitarne l’uso nel caso si presentasse necessità di altri interventi…fisici. Non possiamo permettere che il tuo organismo sviluppi assuefazione.-
Che ci provassero, a mettergli di nuovo le mani addosso.
 
Sam si lasciò sfuggire un gemito.  Nemmeno ascoltava più il blaterare continuo di Heartman, che ora era passato a qualcosa su Die-Hardman o il centro o qualche altra consegna. Ascoltare era doloroso. Muoversi era doloroso.
Respirare. Respirare era un inferno.
Se fosse riuscito a rimanere in piedi un minuto di più, si sarebbe allontanato dal centro. Il nuovo cratere forse avrebbe richiesto di deviare una strada, o ricostruire una teleferica. Ma portarlo all’interno era stata pura follia, visto quanto era messo male. Non c’era nessuna ragione logica per correre il rischio che morisse in una zona abitata.
Inarcò la schiena quando una vampata bruciante serpeggiò tra le braccia e il petto.
Per caso credevano di fargli un favore? Guardassero ora, con le loro M-Link e la loro Rete, quanto era grato delle loro cure.
Heartman gli aveva chiesto qualcosa. Non che Sam intendesse rispondergli.
 
Nella stanza privata calò il silenzio, e il corriere si domandò se la connessione fosse terminata.
Ringhiò a denti stretti e provò a sollevare la testa, ma ricadde pesantemente indietro.
Come se facesse qualche differenza guardare qualcosa di diverso dai pannelli chiari del soffitto.
Volse comunque gli occhi di lato quando Heartman parlò di nuovo. –Mi auguro tu riesca a riposare- fu l’ultimo saluto , e un suono lasciò intendere che la connessione era definitivamente chiusa.
Sam chiuse gli occhi e forzò un respiro che si bloccò dolorosamente a metà, mentre le luci intorno a lui si spegnevano.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La Speranza ***


L’acqua si infrangeva sulla spiaggia lasciando dietro di sé una schiuma bianca che ricordava le venature su un blocco di marmo.
Il mare era grigio ottone, più scuro della sabbia che proseguiva all’orizzonte confondendosi con la stessa sfumatura del cielo. I vestiti di Sam erano dello stesso colore dell’acqua, e i piedi e le braccia nude spiccavano bianche come la schiuma che a tratti lambiva il corpo riverso sulla sabbia, sollevandolo appena prima di ritirarsi. La testa di Sam ruotò di lato seguendo il lento cullare delle onde, senza aprire gli occhi. Sotto le dita, sentiva la sabbia scivolare trascinata dall’acqua.
 
Quella era una di delle volte in cui la Spiaggia era avvolta da un’atmosfera fredda ma pacata, come la prima sera di Settembre subito dopo il tramonto. Quando ancora c’era, un tramonto.
In alcuni resoconti di rimpatriati, si leggeva che la Spiaggia fosse immutabile ogni volta che veniva visitata. Sam conosceva solo la propria, ma avendoci passato tanto tempo, fin dall’infanzia, riusciva a notare le piccole differenze, a dimostrazione che anche quel luogo non toccato dal tempo poteva trasformarsi.
Forse Heartman sarebbe stato in grado di cogliere e studiare quelle piccole variazioni, tra la stessa e le varie Spiagge, ma erano altri i pensieri che lo occupavano quando attraversava il proprio limbo.
Altri rimpatriati potevano conoscerne le differenze, in realtà. Come quelli che, forse resi folli dalla consapevolezza di non poter morire, decidevano di rimanere sulla Spiaggia per periodi sempre più lunghi, guardando l’Abisso che li avrebbe rispediti solo indietro e non nel luogo dove ogni altro invece veniva accolto.
Anche Sam aveva valutato quell’idea, qualche volta. Vivere per sempre sulla Spiaggia.
L’avrebbe condivisa con Amelie. L’unica sua compagnia era proprio sulla Spiaggia, in fondo.
 
Corrugò appena la fronte quando una mano leggera gli si posò sulla guancia. Socchiuse gli occhi ad incontrare quelli grigi della sorella, inginocchiata accanto a lui.
-Mi dispiace- sussurrò Amelie, la sua voce che ricordava l’infrangersi delle onde tutto intorno. Gli sfiorò i capelli con le dita e volse lo sguardo alle loro spalle –Il centro logistico è sicuro e di nuovo connesso alla Rete. Hai salvato la nostra opera, Sam-
-Ci ha rallentato- mormorò il corriere con voce vuota –Sono dovuto tornare indietro, e superare di nuovo i terroristi non sarà una seccatura da poco. Higgs ha giocato bene le sue carte-
-La Rete diventa ogni giorno più solida- Sam chiuse di nuovo gli occhi, ascoltando le parole della sorella fluttuare intorno a lui. –Ogni nuovo Nodo ti darà forza. Ogni legame che crei sono nuove persone disposte a tutto per aiutarti. Oggi ne è stata la prova.-
-L’ordine prevedeva anche scorte mediche, vuol dire che avevano altri feriti sotto osservazione, dopo l’incidente. Non avrebbero dovuto perdere tempo con me-
Le dita di Amelie gli solleticarono le fronte.
- È questo il risultato di ciò che stiamo creando, Sam.- Il corriere si girò su un fianco, il viso a contatto con la sabbia fredda e inodore. –Esiste altro oltre a produrre risorse e distribuirle. Esiste il desiderio di aiutare chi fa parte dell’insieme. Chi è amico.  Tu sei la speranza, e nessuno alla Bridges è disposto a lasciarti morire, ormai.-  La sua voce si fece più lontana.
 –Ora devi tornare da chi ha più urgente bisogno di te. Io ti aspetterò sulla Spiaggia.-
 
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
N.d. A: Lessico Tecnico:
CCD: Collect-Connect-Drone, Dispositivo mobile in grado di effettuare un esame obiettivo accurato per inviare i dati al più vicino medico disponibile
 
Sam si svegliò ancora sdraiato su un fianco, ma ora si trovava sulla branda della stanza privata.
Mentre ancora batteva le palpebre per mettere a fuoco l’ambiente, il piccolo dispositivo volante fece una nuova scansione lungo tutto il corpo, seguita da un limpido segnale acustico:
-Soggetto: Sam Porter Bridges. Temperatura: 38.2. Frequenza cardiaca: 58. Frequenza del respiro: 12. Pressione: 105/60. Condizioni generali: discrete.- il suono di uno scatto avvisò Sam che l’M-Link era stata sbloccata. Allungò l’altro braccio per agganciare la manetta al polso, poi si sollevò sui gomiti con una smorfia. Rimase così per un lungo momento, la testa bassa e lo sguardo intontito.
Ad un tratto si guardò le braccia. La pelle era di nuovo quasi del suo colore naturale, nuove impronte più chiare appena accennate aggiunte alla trama di dita che lo marchiava.
Non bruciava più, anche se sentiva le braccia formicolanti e a tratti intorpidite. In compenso, valutò che non era stata la sua fobia a rendergli difficile respirare. Sentiva i punti sul costato tirare ogni volta che il torace si alzava e abbassava. La muscolatura sull’addome era contratta in maniera dolorosa, ma almeno le bende erano pulite e asciutte. Presto o tardi anche le ferite sarebbero guarite.
Anche perché il perimetro della stanza privata cominciava già a stargli stretto.
 
Strizzò l’occhio al BB che lo scrutava con gli occhioni spalancati e le manine premute contro il vetro della capsula. Almeno il piccolo sembrava tutto intero. Non ricordava di averlo sentito piangere, nell’ultimo tratto di strada, probabilmente era finito in autotossemia. Se i proiettili avessero danneggiato la capsula più di quanto già non fosse, quelli della Bridges avrebbero potuto decidere di passare ad un altro BB. Continuavano a proporglielo, ormai ogni volta che lo connetteva alla madre esanime. Peccato non ci fosse alcuna possibilità che Sam scambiasse Lou. Almeno Deadman sembrava averlo capito.
 
-Mio caro Sam!-
Parlando del diavolo.
Il pesante ologramma di Deadman varcò la porta e ondeggiò in direzione del letto. Sam si ritrasse ancor prima che l’uomo tentasse come suo solito di allargare le braccia in una stretta.
Lo strano dottore sollevò le mani in un gesto a metà tra il cauto e il rassicurante. –Sono stati un paio di giorni pesanti, ho ragione, no?- Sam ricambiò l’affermazione con uno sguardo torvo –Sei stato sotto nostra stretta osservazione per tutto il tempo, negli ultimi due giorni, eravamo pronti a intervenire al primo cenno di…peggioramento- il corriere sbuffò e con una certa fatica si portò seduto con i piedi a penzoloni  fuori dalla branda. Lanciò un’altra occhiata risentita quando Deadman acclamò l’azione battendo le mani ottenendo uno sguardo confuso perfino dal BB nella capsula a fianco.
-Tornerai come nuovo in un baleno!- chiocciò il dottore – Sai, Die-Hardman era pronto ad ordinare all’equipe di non procedere con i trattamenti, ma Heartman ed io non abbiamo avuto cuore di appoggiarlo. Nessuno nella Rete chirale si sarebbe sentito con la coscienza a posto, a trattarti come un pezzo di ricambio autorigenerante, non dopo tutto ciò che affronti quotidianamente per loro.-
La pelle di Sam riprese a formicolare in maniera pungente, tanto da rizzare i peli ed evidenziare i pori.
La prossima volta che volevano dimostrare la loro riconoscenza, lasciargli un paio di Porter Ale in più al rifugio era un’ottima alternativa. Andare in necrosi e nell’Abisso non era lontanamente paragonabile a ciò che aveva patito il giorno prima.
 
-La stessa Rete che mi preleva sangue ogni volta che dormo?- si limitò a replicare con voce arida.
A proposito di Porter Ale…
Adocchiò la riserva di Monster al solito posto sul tavolo, ma la sola idea di alzarsi a prenderle gli faceva girare la testa. Concentrato sulla propria sete, credette di fraintendere l’ ultima risposta  del dottore.
-Che hai detto?- domandò corrugando la fronte.
-…L’Artigiano ha fatto un lavoro eccellente nell’ottimizzare le risorse, ma è vero che le consegne potrebbero subire rallentamenti, mandare corrieri in giro sprovvisti di granate ematiche sarebbe troppo rischioso anche per i più impavidi.-
-Non avete rifornito l’Artigiano per due giorni interi?- Va bene, si era praticamente dissanguato sul pavimento del magazzino, ma salvo sorprendenti novità le CA non si erano presi una vacanza solo perché i membri di qualche Knot City avevano deciso di giocare al Buon Samaritano sulla sua pelle.
L’equilibrio della Rete si basava su un sistema di consegne troppo delicato per concedere un anello debole di quel tipo.
Sollevò l’M-Link. –Pensate di rimediare?-
Deadman scosse le mani come  per allontanare l’idea da sé –L’equipe medica che si è occupata di te non me la farebbe passare liscia. Sei appena tornato cosicente. Riprenderemo quando sarai tornato a lavorare a pieno ritmo e ci saremo assicurati che tu sia in forze. Qui dentro il CCD supervisionerà le tue condizioni cliniche ogni 8 ore da remoto, e…-
-Qualcuno ha effettuato le mie consegne, o il terminale sta straripando?-  lo interruppe Sam portandosi in piedi con più cautela di quanto avrebbe voluto dare a vedere.
-Noi…abbiamo valutato che le consegne potessero aspettare.-
-Quanti corrieri potrete lasciare fuori, con i terroristi che si espandono a macchia d’olio?- Sam superò Deadman senza guardarlo e picchiettò col dito la capsula arancione. Lou ricambiò con una capriola che gli strappò un mezzo sorriso.
–Devo trovare Higgs prima che organizzi le sue truppe come si deve, o il progetto di Bridget va a farsi fottere.- riprese un’espressione dura –Die-Hardman sarà felice di sentire che torno operativo.- concluse per zittire la replica in arrivo. Deadman aprì e chiuse la bocca in cerca delle parole giuste, poi si arrese scuotendo la testa.
-C’è dell’altro? Voglio farmi una doccia.- Le ultime parole caddero in una nebbia silenziosa di pensieri inespressi, con Sam immobile a scrutare Lou sentendo sulla nuca lo sguardo fastidiosamente compassionevole di Deadman.
Il dottore infine trasse un sospiro e si volse all’ingresso –Per tutti noi sei più dell’uomo delle consegne, Sam- mormorò con voce stanca –ciò che è successo dovrebbe averti fatto capire quanto vali di più-
Lasciò il rifugio senza aggiungere altro, e mentre la porta si chiudeva alle sue spalle, Sam rimase col dubbio che, invece dell’ologramma, Deadman si fosse fatto tutta la strada per vederlo di persona.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3997141