Un nuovo inizio

di pampa98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 15 giorni dopo ***
Capitolo 2: *** 25 giorni dopo ***
Capitolo 3: *** 40 giorni dopo ***
Capitolo 4: *** 55 giorni dopo ***
Capitolo 5: *** 65 giorni dopo - Parte 1 ***
Capitolo 6: *** 65 giorni dopo - Parte 2 ***
Capitolo 7: *** 1 anno dopo ***



Capitolo 1
*** 15 giorni dopo ***


Day 1: Flirting with swords

15 GIORNI DOPO

 

 

«Sei già stanca, donzella? Io ho appena iniziato.»
Brienne strinse le mani attorno alla sua spada, pronta a respingere gli attacchi del suo avversario.

«Non dire sciocchezze. Fatti sotto.»
Jaime Lannister le rivolse un inchino, il volto distorto in un sorriso di scherno. Lo odiava e non desiderava altro che strapparglielo dalla faccia, ma c’era una qualità di quell’uomo che non poteva negare: era un abile spadaccino. Probabilmente il migliore del regno, dal momento che Arthur Dayne non era più in vita. E lei, per quanto lo desiderasse, era ancora molto lontana dal suo livello.
«Sarà un piacere sbatterti a terra, di nuovo» le disse, prima di affondare verso di lei.
Brienne parò il colpo e i due iniziarono a danzare. Affondarono e pararono, cercando di prendere il comando a turno, desiderosi di raggiungere il piacere della vittoria per primi. Lo scambio equo ebbe breve durata: Jaime incalzò verso di lei, affondando con sempre maggiore intensità fino a costringerla contro il muro esterno del cortile nel quale si stavano allenando. Brienne tentò l’ultimo affondo, sperando di riuscire a ribaltare la situazione, ma Jaime le afferrò il braccio tenendolo fermo contro il muro, mentre la lama della sua spada premeva contro il collo della donna.
I loro sguardi si intrecciarono, i volti a pochi centimentri di distanza. Brienne si sentì avvampare. Si diede della stupida per quella reazione di fronte a qualcuno come lo Sterminatore di Re, tuttavia aveva dovuto constatare anche un’altra innegabile verità su Jaime Lannister: era l’uomo più bello che avesse mai visto.
È più bello anche di Renly, riconobbe. Nell’aspetto.
Se non fosse stato un arrogante spergiuro e regicida, forse Brienne sarebbe stata felice di essere sua moglie.
«Devi dire le due paroline, donzella» disse Jaime, distogliendola dai suoi pensieri. Brienne notò che l’uomo aveva uno sguardo strano, forse era infastidito dal ritardo della sua resa. Odiava doversi sottomettere a lui, ma la sua superiorità con la spada era innegabile.
«Mi arrendo» rispose tra i denti. Tanto bastò per farlo sorridere e allontanarsi da lei.
«Stai migliorando» disse, riponendo la spada nel fodero.
Brienne aggrottò le sopracciglia, sorpresa per quel… complimento?
«Non riesco ancora a batterti» mormorò.
Jaime rise.
«È ovvio. Hai buone potenzialità, Brienne, e sono certo che diventarai un’ottima spadaccina, ma non riuscirai mai a battere me
Brienne aggrottò le sopracciglia.
«Non sarei così sicura al tuo posto. Non intendo continuare a perdere.»
«Mi dispiace, vuoi che ti lasci vincere qualche volta? Non credo però che ti sarebbe utile.»
«Non osare perdere di proposito» disse, rinfoderando la spada. «Ti batterò perché diventerò migliore di te. Non sarà difficile: ci alleniamo tutti i giorni, presto o tardi imparerò i tuoi movimenti.»
Si rese conto troppo tardi che non era la cosa giusta da dire. Era stato il maestro di Castel Granito a sorprenderla ad allenarsi da sola e l’aveva subito scortata da suo marito per farla rimproverare. Con enorme sorpresa di entrambi, Jaime le aveva semplicemente chiesto se avesse una spada sua e il mattino seguente Brienne ne aveva trovata una di ottima fattura adagiata sul suo letto accanto a un biglietto che le diceva di andare nel cortile di addestramento. Jaime aveva accolto con piacere la notizia che sua moglie fosse una spadaccina, “nemmeno troppo mediocre” come aveva detto dopo il loro primo incontro, ma era l’unico che avrebbe accettato di allenarsi con lei e Brienne, per quanto odiasse la sua compagnia, non voleva perderlo.
«Hai ragione» concordò Jaime.
«N-No, non intendevo...»
«Vuol dire» proseguì, ignorandola, «che dovrò migliorare ancora di più.»
Brienne sgranò gli occhi.
«Potresti farlo?»
Serrò le labbra troppo tardi. C’erano occasioni in cui riusciva a malapena a far uscire le parole di bocca – come al loro matrimonio, in cui tra la rabbia e l’agitazione, si era impappinata su buona parte delle promesse. Jaime era andato avanti, coprendo i suoi errori, e Brienne lo aveva trovato un comportamento molto cavalleresco da parte sua. In altre, invece, parlava più del necessario.
«Allora non pensi che sono, come avevi detto?, “uno spadaccino come un altro che si vanta perché circondato da persone…”»
«Va bene, va bene!» esclamò, arrossendo. «Sei… Sei bravo.»
«Mmm, forse puoi dirmi anche qualcosa in più?»
«È il massimo a cui accetto di sbilanciarmi per uno come te.»
Il sorriso di Jaime svanì. Brienne non se ne curò: credeva che solo perché aveva riconosciuto una sua qualità oggettiva, avesse dimenticato la mostruosità che aveva compiuto?
«Suppongo di sì» commentò l’uomo. Il suo tono si fece scontroso, come accadeva ogni volta che toccavano l’argomento Aerys, più o meno direttamente. «Ora ti consiglio di andare a lavarti, lady Lannister. Sudata sei ancora più inguardabile del solito.»

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Capitolo 2
*** 25 giorni dopo ***


Day 2: Violet

25 GIORNI DOPO



 

Sentì bussare alla porta e si alzò per andare ad aprire. Tutto si sarebbe aspettata di vedere, meno Jaime Lannister con un mazzo di fiori tra le mani.
«Che stai facendo?» chiese.
«Non posso venire a trovare mia moglie, dopo giorni che non la vedo?» ribatté lui. Brienne era ancora confusa per quell’apparizione improvvisa – e per il fatto che l’uomo non sembrasse del tutto in sé – ma cercò di ricomporsi e si fece da parte per permettere a Jaime di entrare.
«Per te.» Jaime le porse un mazzo di violette e gigli. «Purtroppo non ci sono rose blu da queste parti, ma il significato di questi fiori dovrebbe avere qualcosa a che fare con la purezza e la sincerità, se ricordo bene, perciò si addicono comunque a te.»
Brienne li prese e la sua confusione non fece che aumentare.
«G-Grazie» disse. «Non dovevi disturbarti.»
«Lo so» rispose Jaime, sedendosi sul bordo del letto, «ma mi andava comunque di farlo.»
Brienne si aspettò che le dicesse qualcosa, perché era andato a farle visita per esempio, ma quando il silenzio iniziò a protrarsi troppo a lungo, decise di tenersi occupata cercando un vaso per quei fiori.
«Conosci Ned Stark?» le chiese Jaime, all’improvviso.
Brienne scosse la testa, mentre inseriva il mazzo che aveva tra le mani in un vaso appena riempito d’acqua.
«Non ne ho ancora avuto il piacere.»
Jaime rise.
«Normalmente direi che non è un piacere conoscere quell’uomo, ma forse per te lo sarebbe. Il vostro cervello funziona nello stesso modo: giudicate senza nemmeno conoscere la verità.»
«Che vorresti dire?»
«Dimmi, tu ti sei mai trovata a dover compiere una scelta dalla quale sarebbe dipeso il futuro di centinaia di persone? A dover vedere tutte le tue certezze e le tue speranze crollare come un castello di carte?»
All’improvviso il motivo di quella visita le fu chiaro. L’ultima volta in cui si erano parlati avevano avuto l’ennesimo scontro per le vili azioni di Jaime e lui si era nascosto dietro a una maschera di spavalderia, come se il suo gesto fosse qualcosa di cui andare fiero. Accadeva sempre, ormai Brienne si era abituata, ma evidentemente in quell’occasione era accaduto qualcosa di diverso perché non aveva visto Jaime per giorni dopo quell’evento.
Una parte di lei era davvero curiosa di ascoltare le scuse con cui si sarebbe difeso: fino a che punto poteva spingersi Jaime Lannister per giustificare l’ingiustificabile?
«No, mio signore» rispose Brienne, fronteggiandolo senza timore. «Non mi sono mai trovata a dover fare una scelta simile, ma riesco comunque a immagine con chiarezza come avrei agito.»
«Oh, ne sono sicuro» la canzonò Jaime. «Avresti fatto la cosa onorevole.»
«Naturalmente. È ciò che fanno i veri cavalieri.»
Jaime rise, un suono strozzato che portò Brienne a chiedersi se l’uomo fosse ubriaco. «È ciò che farebbero i cavalieri delle ballate. Saresti sorpresa di scoprire come sono nella realtà.»
«So che esistono anche cavalieri come te» ribatté Brienne, «ma fortunamente tu sei un’eccezione.»
«Fortunatamente, hai ragione. Troppi me sarebbero un problema.»
Si passò una mano sul volto: sembrava stanco e sfinito. Forse continuare a mentire anche a se stesso faceva male. Brienne ricordò di cosa l’aveva accusata poco prima e ripensò a una frase che le aveva detto suo padre quando era bambina: “Ognuno ha la sua verità. Se vuoi avere il quadro completo, devi ascoltare ogni campana.”
«Raccontami.»
Jaime aggrottò le sopracciglia.
«Cosa?»
Brienne prese una delle sedie attorno al piccolo tavolino vicino al camino e la mise davanti a Jaime, sedendosi per poterlo guardare dritto negli occhi mentre parlava.
«Hai detto che giudico senza conoscere la verità. Allora raccontamela, questa verità.»
Jaime sembrò sorpreso per quella richiesta e restò a lungo in silenzio, portando Brienne a credere che non ci fosse nessun’altra verità da conoscere. Poi iniziò a parlare. E il castello di carte che racchiudeva tutte le sue certezze crollò a ogni parola.

 

Jaime parlò a lungo. Il Sole era già tramontato quando finì di raccontare la sua storia e un silenzio carico di stupore calò su di loro.
«Forza, di’ qualcosa, donzella» sbottò Jaime, dopo che Brienne era rimasta troppo a lungo in silenzio. «Maledicimi o baciami, ma non stare a fissarmi con quell’espressione imbambolata.»

«Se…» La sua salivazione si era azzerata ed ebbe bisogno di sforzarsi per riuscire a parlare. «Se quello che dici è vero, perché è la prima volta che sento questa versione?»
«Perché nessuno ha pensato di mettere in dubbio le parole dell’onorevole Stark.»
«Né tu le hai confutate, però» gli fece notare Brienne.
Jaime si strinse nelle spalle.
«Non mi avrebbe creduto nessuno o, semplicemente, non avrebbe avuto importanza.» Si alzò in piedi, ma Brienne non lo imitò. Non era certa della stabilità delle sue gambe in quel momento. «Se ancora mi credi un uomo crudele e disonorevole, va bene. Forse avresti ragione a farlo. Ma almeno ora sai cos’è accaduto quel giorno.»
Si diresse verso la porta, ma non l’aprì. Si voltò verso di lei e parlò di nuovo.
«Ho passato questi tre giorni a riflettere sulla possibilità di raccontarti la mia versione e su come farlo. Saresti stata l’unica a conoscerla – sei l’unica. Ho fatto lavorare troppo il cervello e troppo poco il mio corpo. Domattina sarò al nostro posto. Mi farebbe piacere trovarti lì.»
Le rivolse un inchino di commiato e aprì la porta.
«Sei stato sincero» disse Brienne, e le sue parole fermarono Jaime sull’uscio. Si alzò in piedi e mosse qualche passo verso di lui. «Io… Io ti credo.»
Jaime sgranò gli occhi e Brienne vide un uomo buono dietro quella distesa verde. Le sorrise, con gentilezza per la prima volta, e Brienne sentì la terra scomparire sotto i suoi piedi.
«D-Domani ci sarò» disse, cercando di mostrarsi indifferente all’espressione di Jaime. «Anch’io non ho avuto modo di allenarmi, in questi giorni.»
«Oh, in tal caso dovrò andarci piano con te, donzella.» Il sorriso divertito e sbruffone di Jaime era di nuovo sul suo volto, ma la nuova luce che lo illuminava nella mente di Brienne la portò a provare un moto di affetto per quell’espressione.
«Sei fuori allenamento anche tu, ser» rispose Brienne, lasciando che un sorriso di sfida facesse capolino anche sul suo volto. «Sarà una sfida equa.»
Jaime rise di gusto, scuotendo la testa.
«Credici, se così ti aggrada. Ma domani non prendertela troppo quando perderai.»



 

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Capitolo 3
*** 40 giorni dopo ***


Day 3: Awkward boners

40 GIORNI DOPO

 

 

Dopo averle raccontato la verità su Aerys, il suo rapporto con Brienne era cambiato radicalmente: consumavano i pasti insieme, si allenavano ogni mattina e avevano anche iniziato – sebbene con poco piacere da parte di entrambi – a occuparsi dei loro doveri come Lord e Lady di Castel Granito. Il loro matrimonio, tuttavia, non aveva avuto sviluppi sul piano fisico, fatto che ricordò a Jaime che non erano ancora del tutto sposati. La prima volta che l’aveva vista, Jaime aveva provato pietà per quella giovane fanciulla costretta in un corpo tanto grottesco, consapevole che nessun uomo sano di mente, lui compreso, l’avrebbe accettata in moglie e avrebbe giaciuto con lei – non di sua spontanea volontà, almeno.
Tuttavia, forse perché aveva scoperto molti lati del suo carattere che lo intrigavano, si era riscoperto a trovarla… piacevole, addirittura carina talvolta. E decisamente desiderabile.

La prima volta in cui aveva notato questo cambiamento era stata durante uno dei loro addestramenti. Brienne migliorava ogni giorno (Jaime temeva in cuor suo che sarebbe davvero riuscita a batterlo, prima o poi) e sempre più spesso Jaime si ritrovava con le spalle al muro, costretto a usare qualche trucchetto, che Brienne puntualmente gli rimproverava, per uscire vincitore. Una mattina il cielo era terso di nuvole, sebbene si potesse notare la presenza del Sole appena sotto di esse. In un momento di tregua, in cui si erano fermati a riprendere fiato e decidere la mossa successiva, i primi raggi del Sole avevano fatto capolino, illuminando il volto di Brienne. La luce e il rossore dovuto all’esercizio avevano messo in risalto le lentiggini sul suo volto e i suoi occhi blu illuminati di vita e determinazione. “È quasi bella”, aveva pensato Jaime.
In quella prima occasione, forse perché era stato un pensiero improvviso e sconvolgente per la sua mente, il suo corpo non aveva fatto in tempo a reagire. Ma non era sempre stato così.

Aveva visto Brienne nuda, un giorno. Per errore e senza che la donna se ne accorgesse, per sua fortuna. Jaime era andato da lei per chiederle se le andava una sessione di allenamento pomeridiana e quando era arrivato davanti alla sua stanza, aveva trovato la porta accostata. Aveva aumentato l’apertura di pochi millimetri ed era stato sufficiente perché vedesse cosa stava accadendo all’interno. Brienne era sdraiata nella vasca piena d’acqua, con le spalle rivolte alla porta. Jaime era rimasto interdetto per qualche momento, cercando di decidere se fosse il caso di entrare e farle comunque la sua proposta, o andarsene e lasciarla in pace. Prima che avesse potuto prendere una decisione, però, lei si era alzata.
Jaime aveva visto decine di donne nude entrando nei bordelli di tutta la regione per tirarvi fuori suo fratello. Molte di quelle prostitute si erano offerte a lui, tutte estremamente disponibili e attraenti, molto più attraenti di Brienne, eppure nessuna di loro lo aveva mai smosso, tanto da portare Tyrion a chiedergli se preferisse gli uomini.
«Preferisco l’amore» aveva risposto Jaime.
Dubitava che avrebbe mai degnato di un ulteriore sguardo Brienne se l’avesse incontrata per caso. Ma lei non era una sconosciuta. La donna che era uscita da quella vasca, con gocce d’acqua che le scendevano lungo i piccoli seni, era un’amante del mare e un’ottima nuotatrice, una ragazza che desiderava emulare le gesta dei grandi cavalieri fin dalla tenera età, un’abile spadaccina, una persona innocente e gentile che arrossiva con estrema facilità. Jaime si era chiesto talvolta, quando lasciava i suoi pensieri a briglia sciolte, fin dove arrivasse il rossore che vedeva diffonderlesi sul volto e sul collo e spariva oltre la camicia. Da quel momento avrebbe avuto un'immagine chiara su cui fantasticare.

 
⚔  ⚔  ⚔


Il cielo terso di nuvole prometteva pioggia, ma Jaime credeva comunque che il tempo avrebbe retto a sufficienza da permettere a lui e Brienne di allenarsi anche quella mattina. Al terzo tuono consecutivo, la donna guardò il cielo preoccupata.
«Credo sia meglio rientrare» disse.
«Non avrai paura di qualche goccia d’acqua, donzella?»
Brienne sbuffò.
«Ci troveremo in mezzo a un temporale, altro che goccia. Ti avverto, ser Jaime, se ti ammali non sarò io a stare al tuo capezzale.»
Jaime le rivolse un’espressione contrita.
«Sei crudele, lady Lannister. E io che contavo sul tuo buon cuore per prenderti cura di me.»
Una goccia cadde sul naso di Jaime, seguita presto da una seconda e una terza, e in un attimo il cielo riversò la sua acqua su di loro. Brienne inclinò la testa di lato, mentre il suo sguardo lo sfidava a contraddirla. Lui alzò le mani in segno di resa.
«Bene, Signora del Tempo, avevi ragione. Andiamo.»
Corsero verso le scuderie e vi si rifugiarono dentro. La pioggia si era fatta così fitta che riuscivano appena a vedere la sagoma del castello in lontananza e, sebbene fossero rimasti sotto l’acqua per meno di un minuto, Jaime e Brienne erano completamente fradici. La donna si passò una mano tra i capelli bagnati, cercando di scostarli dagli occhi.
«È la prima volta che arriva un temporale del genere qui» disse.
«Già, sono rari su questa zona di Westeros. Ma immagino tu ci sia abituata, no?»
Si voltò verso di lei e la vide annuire. Subito dopo, il suo sguardo si focalizzò su un altro particolare: la pioggia le aveva incollato la camicia al corpo, lasciando intravedere tutto ciò che vi era nascosto sotto. Poco, come già sapeva, ma quel poco fu comunque sufficiente a costringere Jaime a darle le spalle per impedire che il rigonfiamento nei suoi pantaloni aumentasse più del dovuto e, soprattutto, che Brienne lo notasse.
«Ser Jaime?» La sentì avvicinarsi a lui e Jaime si chiese se non fosse semplicemente meglio dirle cosa provava. Non aveva niente di cui vergognarsi: dopotutto erano marito e moglie, sulla carta.
«Stai bene?» gli chiese. Jaime sospirò: quello non era il luogo adatto per una dichiarazione.
«Certo» rispose, cercando di sembrare normale. «Tranquilla, non dovrai prenderti cura di me, donzella.»
«E-Ecco… Scusami, lo sai… Insomma, se tu stessi male non riuscirei a restare indifferente e non fare niente» disse. Jaime non ebbe difficoltà a immaginarla con gli occhi bassi e il volto paonazzo mentre pronunciava quelle parole.
Sorrise. «Questo è di grande conforto per me, donzella. Ora so che, qualunque cosa mi accada, la mia adorata mogliettina sarà al mio fianco per sostenermi.»
Brienne sbuffò. «Se ti fai male da solo o in modo stupido, puoi scordarti il mio aiuto.»
Jaime rise e si voltò verso di lei.
«Io invece mi prenderei cura di te anche se ti facessi male in modo stupido.»
Brienne abbassò lo sguardo, torcendosi le mani.
«G-Grazie» disse, «Ehm… Credo che dovremo stare qui per un po’...»
Jaime diede un veloce sguardo fuori dalla porta e annuì. Notò che l’acqua aveva iniziato a cadere di traverso e stava entrando anche dentro la stalla.
«Cerchiamo qualcosa con cui accendere un fuoco e scaldarci» disse, chiudendo la porta e sperando che il suo corpo non avesse più reazioni inopportune. «Sarà una lunga giornata, donzella.»

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Capitolo 4
*** 55 giorni dopo ***


Day 4: Rose

55 GIORNI DOPO



 

La lontananza, i suoi doveri e la compagnia di Brienne lo avevano portato a dimenticare del mondo al di fuori del castello e gli eventi che vi avevano luogo. L’invito al matrimonio reale lo riportò alla realtà. Era stato scritto da Cersei in persona, Jaime avrebbe riconosciuto quella calligrafia tra mille simili: le parole che sua sorella aveva usato in quella lettera, tuttavia, erano ben diverse da quelle che gli aveva inviato l’ultima volta, due giorni prima delle sue nozze.
Noi due siamo una cosa sola. Sposa un’altra e mi perderai per sempre.
Jaime aveva bruciato quella minaccia nelle fiamme. Dopo che Robert Baratheon lo aveva allontanato dalla Guardia Reale, Jaime aveva proposto a Cersei di scappare con lui, di andare a vivere nelle città libere, dove nessuno li conosceva e dove avrebbero finalmente potuto coronare il loro amore. Lo sguardo disgustato che lei gli aveva rivolto lo avrebbe perseguitato per sempre: avrebbe dovuto rinunciare a essere la regina, per fare una vita da pezzente?
«Per vivere con me» le aveva detto Jaime.

«Posso averti anche qui, fratello. Devi solo essere abbastanza uomo da opporti a nostro padre. Lo farai, per me?»
Lo aveva baciato e Jaime l’aveva presa per l’ultima volta, prima di partire per conoscere la sua futura moglie.
Dopo quasi due mesi da quegli eventi, Jaime era soddisfatto della scelta che aveva preso quel giorno. In quel momento, il pensiero che avrebbe potuto non conoscere mai Brienne lo faceva sentire vuoto. Era una sensazione strana – non avere accanto la sua metà avrebbe dovuto farlo sentire vuoto – ma ormai aveva accettato di non riuscire a capire la maggior parte dei sentimenti che provava per quella donna.
Nonostante tutto, però, il pensiero di vedere Cersei tra le braccia di un altro uomo gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
Sentì dei colpi alla porta e si voltò per vedere Brienne entrare nella stanza. Aveva tra le mani un grande pacco, sopra al quale Jaime vide che si trovava un biglietto.
«Il matrimonio reale» disse, sventolando la sua lettera. «Si sono dimenticati che bastava un’unico invito per entrambi?»
«Io non ho ricevuto solo un invito» rispose, posando il pacco sul letto. Prese il biglietto e lo porse a Jaime. «È da parte di Lord Tywin.»
Jaime sbuffò e lesse il messaggio. Niente di diverso da ciò che si aspettava: suo padre aveva spie leali a Castel Granito, che gli avevano riferito che marito e moglie trascorrevano molto tempo insieme ad allenarsi e a viaggiare a cavallo, tralasciando doveri amministrativi e coniugali.
Ho provveduto a inviarti abiti consoni per una Lannister, di modo che tu non faccia vergognare tuo marito e la sua famiglia davanti ai sovrani.
Jaime accartocciò il biglietto e lo gettò nel camino.
«Ser Jaime, ma che…?»
«Cosa?» sbottò. «Volevi conservare gli insulti di mio padre per appenderli in camera?»
Brienne abbassò lo sguardo. «Certo che no» disse. Poi aggiunse, a bassa voce: «Ho già uno specchio che me ne rammenta.»
Jaime aprì il pacco per vedere cosa avesse architettato suo padre. Si sorprese di trovare un semplice vestito a maniche lunghe e con un lieve scollo. Lo tolse dall’involucro e tanto gli bastò per notare che a Brienne sarebbe certamente stato piccolo.
«Non ti entrerà mai» disse.
«M-Magari sì. Insomma, deve...»
«Perché cazzo è rosa?» esclamò, ignorando la sua risposta. «I nostri colori sono il rosso e l’oro! Cos’è, ha deciso di fonderli insieme?»
«Non… Non è un grosso problema.» Brienne gli tolse il vestito dalle mani e lo guardò contrita, segno evidente che nemmeno lei era entusiasta di quell’indumento.
Jaime le propose di provarlo per vedere come le stava e lei accettò.
Nessuno dei due si sorprese quando il risultato si rivelò grottesco.
La gonna sfiorava appena il pavimento e le scendeva piatta lungo i fianchi. Le maniche le arrivavano poco sotto al gomito, aderendo ai muscoli, mentre le spalle larghe sembravano sul punto di stracciare il corpetto. E, in ultimo, anche il colore dell’abito stonava su di lei: quel rosa acceso le sbatteva la pelle, pallida per natura, contribuendo a peggiorare ulteriormente la sua immagine.
Jaime si chiese quanto quel risultato fosse stato voluto da suo padre e quanto, invece, fosse solo il frutto di un totale disinteresse nel fornire a Brienne un abito adatto a lei. Ricordò che al loro matrimonio aveva indossato un vestito bianco che le calzava poco meglio di quello – e anche quel colore non era stato adatto a lei. All’epoca non era importato a nessuno dei due, entrambi troppi presi dal disgusto di doversi sposare per badare all’aspetto, e anche se così non fosse stato, Jaime non avrebbe comunque saputo come migliorare il suo aspetto.
Ma due mesi in sua compagnia gli avevano permesso di conoscerla, nel corpo e nell’anima, offrendogli una maggiore consapevolezza circa la bellezza della donna – bellezza che andava scovata, dal momento che Brienne teneva spesso gli occhi bassi, nascondendo le due incantevoli gemme blu che illuminavano tutto il suo viso.
«Ser Jaime…» La voce di Brienne lo riportò al presente. Lei aveva il volto arrossato e lanciava occhiate di sfuggita nello specchio davanti a sé. Jaime ripensò a ciò che aveva detto poco prima, consapevole o meno che lui l’avesse sentita, e si frappose tra lei e l’oggetto.
«Sai, Brienne, il modello non è male» le disse. «Sono sicuro che per mio padre non sarà un problema se vi apportiamo qualche piccola modifica.»
«Modifica?» chiese Brienne. «Di… Di che tipo?»
Lui le rivolse un sorriso soddisfatto.
«Lascia fare a me. Non te ne pentirai.»

 

Si trattava davvero di piccole modifiche. Aveva fatto allungare la gonna e allargare le spalle, in modo che calzassero alla perfezione su quelle della donna: aver visto Brienne nuda, alla fine, si era rivelato utile. E, naturalmente, aveva cambiato il colore. Era certo che il blu si sarebbe sposato alla perfezione con i suoi occhi e la sua carnagione, e il sorriso che era comparso sul volto di Brienne quando lo aveva visto gli aveva dato ulteriore conferma che le modifiche apportate erano corrette.
Tuttavia, non si sarebbe aspettato che migliorassero il risultato finale così tanto.
Il vestito le scendeva lungo il corpo con naturalezza, conferendole un aspetto più femminile, e il sorriso impacciato di Brienne quando vide il suo riflesso conferì un alone di dolcezza al quadro.
«È… È bellissimo, ser Jaime» disse, con gli occhi che brillavano di felicità.
Jaime si rese conto di dover rispondere.
«Be’, sì, come ho detto, bastava poco. Sei incantevole, mia signora.»
Lei abbassò lo sguardo mentre il suo volto virava a un’accesa tonalità rossa, colore che si disperde anche sul petto lasciato scoperto dall’abito.
«Ti… Ti ringrazio» mormorò. «Credevo che avresti usato i colori dei Lannister. Perché blu? Non… Non mi sto lamentando, anzi! Solo…»
Jaime si strinse nelle spalle.
«Ho pensato che avrebbe messo in risalto i tuoi occhi.» Le sorrise con affetto. «L’immagine che ho davanti in questo momento ne è la conferma.»





 

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Capitolo 5
*** 65 giorni dopo - Parte 1 ***


Day 5: Arranged Marriage

65 GIORNI DOPO - Parte 1



 

«Credi che saranno felici?» chiese, guardando il cielo da dietro la finestra. La cena si era conclusa presto e Jaime era lieto del fatto che Robert non avesse permesso che avesse luogo la messa a letto – meno per l’evidente stato di ubriachezza in cui versava. Anche se, doveva ammettere, Cersei non era in una situazione molto diversa, sebbene lo nascondesse meglio del marito.
«Sei geloso, per caso?»

«Sono solo preoccupato per mia sorella» rispose, avvicinandosi al tavolo dove era seduto Tyrion. Aveva già riempito due calici di vino e ne allungò uno a Jaime.
«Cersei è felice di diventare regina» disse, e Jaime bevve per trattenersi dal ridere: lo sapeva bene. «La sera prima del tuo arrivo è venuta a parlare con me. Una conversazione… fraterna, direi. Alla fine mi ha anche abbracciato.»
«Ti sei assicurato che stesse bene, vero?»
Tyrion si strinse nelle spalle.
«Mi sembrava anche meno ubriaca del solito.»
«Parli come se lo fosse sempre» gli fece notare Jaime, preoccupato che fosse la verità. I suoi fratelli erano dei bevitori molto migliori di lui, ma Cersei non aveva mai superato il limite prima di allora.
«Be’, mi è già capitato di vederla così qualche volta. Ma è un bene, no? Pure suo marito sembra un ubriacone.»
Jaime rise. «Mi chiedo come abbia fatto uno così a sconfiggere il principe Rhaegar.»
«Jaime» Tyrion si sporse verso di lui, con le sopracciglia inarcate. «So che avevi un debole per lui, ma hai visto la stazza del nuovo re? Il tuo principe non poteva competere.»
Jaime annuì distrattamente. Non aveva mai visto Robert Baratheon combattere, ma sapeva che Rhaegar era un ottimo spadaccino. Sarebbe stato un buon re, pensò, ma si limitò a bere un sorso di vino: ormai era morto e la dinastia Targaryen aveva cessato di dominare sui Sette Regni.
«Comunque, non mi va di parlare di politica» disse Tyrion, versandosi di nuovo da bere. «Parliamo di te.»
«Bene. Chiedi pure.»
«Immagino che tu non mi abbia ancora invitato al tuo castello perché eri troppo impegnato con tua moglie.»
«Tyrion, quella è la tua casa e sei sempre il benvenuto, anche senza invito.»
Lui annuì. «Bene, allora me ne ricorderò per il futuro. Tornando a tua moglie...»
«Brienne» lo interruppe Jaime. «Chiamala… solo Brienne.»
Tyrion lo fissò intensamente per un lungo momento, prima di chiedere: «Non avete ancora consumato?»
Jaime bevve un altro sorso di vino.
«Andiamo, non è così brutta! Almeno, da quello che ho potuto vedere. Mi piace come persona, questo te lo posso confermare, ma per quanto riguarda il piano fisico non sono riuscito a scorgere bene la sua faccia.»
«Ha una faccia… comune. E sì, so benissimo che non è brutta, Tyrion.»
«Allora perché non l’avete ancora fatto?»
«Come mai sei così interessato alla mia vita sessuale?» sbottò Jaime.
«Perché mi preoccupa che quel romanticone di mio fratello sia incastrato in un matrimonio da cui non riesce a trarre un minimo di piacere.»
«Suppongo che accada in molti matrimoni combinati» commentò, svuotando il suo calice. Quando Tyrion accennò a riempirlo di nuovo, Jaime scosse la testa e lo fermò. «Io… Le cose tra me e Brienne non sono cominciate nel migliore dei modi. Lei mi odiava per aver ucciso Aerys e io, non lo chiamerei proprio odio, ma… non avrei voluto sposarla e tanto mi bastava per avercela con lei.»
«Parli al passato» rilevò Tyrion. «E in questi giorni vi ho visti interagire, anche se per poco. Mi sembravate in buoni rapporti.»
«Lo siamo» confermò Jaime. «Lei è una donna straordinaria, Tyrion. Vorrei che avessi la possibilità di conoscerla meglio, al di fuori di questo posto» disse, indicando le pareti e, più in generale, l'intero perimetro della Fortezza Rossa. «In questi mesi ho cercato di dipingerle l’immagine migliore di te che ho potuto, quindi probabilmente anche tu non le dispiaceresti.»
Tyrion scoppiò a ridere, battendo una mano sul tavolo, una reazione più esagerata di quanto Jaime si aspettasse.
«Cosa ho detto di tanto divertente?» chiese, incerto.
«Non cosa, come. Fratello, tu adori quella donna. Oserei anche dire che la ami.»
Jaime abbassò lo sguardo sulle sue dita che giocherellavano con il calice vuoto.
«Sì» disse, rivolto più a se stesso che a Tyrion. «Credo di amarla.»
Il nano scese dalla sedia e aggirò il tavolo, portando le braccia intorno al corpo di Jaime. Lui rimase interdetto per un momento, poi ricambiò il gesto.
«Quindi tu la ami» ripeté con un sorriso soddisfatto, tornando a sedersi. «E lei?»
Jaime si strinse nelle spalle.
«Non ne ho idea.» Sapeva per certo che non lo odiava più, ma la scala di sentimenti che separava l’odio dall’amore era formata da molti gradini e non poteva essere certo che Brienne fosse già salita sulla vetta.
«Oh, andiamo! Sei tu, ti ama di sicuro.»
«Sai, Tyrion, lei non dà così tanta importanza all’aspetto esteriore.»
«Non fai schifo nemmeno nel carattere.»
«Grazie tante, fratello, è bello sentirtelo dire» esclamò con un sorrisetto divertito, prima di abbassare di nuovo lo sguardo. «Io e Brienne… Abbiamo raggiunto una buona intesa. Mi piace quello che abbiamo.»
Tyrion inclinò la testa, guardandolo con i suoi occhi bicolore. «Hai paura che, andando oltre, rovinereste tutto?»
Jaime si strinse nelle spalle.
«Non lo so. Il nostro è stato un matrimonio combinato, era finalizzato alla creazione di un erede per i Lannister, e...»
«Jaime» Tyrion frenò il suo flusso di pensieri. «Siete già andati oltre l’obbligo. Il vostro rapporto sarà anche nato contro la vostra volontà, ma mi sembra che sia progredito bene per entrambi e in modo spontaneo. Se vuoi procedere con calma, va bene. Però, se vuoi, posso scoprire io cosa prova Brienne per te» aggiunse, agitando la bottiglia di vino con uno sguardo eloquente.
«Provaci e dirò a Cersei che può lanciarti giù dalla scogliera. Sai che mi aveva chiesto di farlo a Castel Granito, anni fa?»
Tyrion rise.
«Sono sicuro che ha fantasticato spesso di uccidermi. Da lei lo apprezzo, da te no, perciò d’accordo, non farò ubriacare tua moglie. Puoi farla ubriacare tu, però.»
«Tyrion, non ho bisogno di far ubriacare nessuno» esclamò. In realtà, aveva già convinto Brienne a bere un po’ di vino, durante le loro cene. Un bicchiere ogni tanto lo prendeva senza particolari problemi, sebbene ci tenesse sempre a specificare che non le piaceva e le dava solo fastidio – Jaime, dal canto suo, si divertiva a vedere le sue espressioni quando quel liquido le scaldava la gola e talvolta aveva spinto più del necessario solo per assistere a quello spettacolo.
«Come preferisci» rispose Tyrion. Stirò le braccia e guardò la luna piena che filtrava attraverso la finestra. «Credo che dovresti andare nella tua stanza. Domattina partirete all’alba, giusto?»
Jaime annuì. Si alzò e si avvicinò a suo fratello, mettendogli una mano sulla spalla.
«Nel caso non ci rivedessimo, comportati bene e ricorda che puoi venire a Castel Granito quando vuoi.»
Tyrion annuì. «E tu ricorda che esistono carta e penna per comunicare. Comunque mi rivedrai presto, te lo assicuro. Buonanotte, e porta i miei saluti anche a Brienne.»
Jaime ricambiò il saluto e uscì dalla stanza. Nonostante fosse ormai calata la notte, i corridoi della Fortezza Rossa portavano ancora i segni della giornata di festa appena trascorsa. Si diresse verso la camera che condivideva con Brienne – a Castel Granito erano rimasti in stanze separate, ma lì non avevano osato rifiutare un letto unico – chiedendosi se non potesse essere quella l’occasione adatta per parlarle dei suoi sentimenti. In fondo, Tyrion aveva ragione: non potevano andare avanti in quel modo per sempre.

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Capitolo 6
*** 65 giorni dopo - Parte 2 ***


Day 6: Sharing a bed

65 GIORNI DOPO - Parte 2



 

Avevano trascorso tre giorni ad Approdo del Re e quella sarebbe stata l’ultima notte all’interno della Fortezza Rossa. Brienne aveva temuto quel soggiorno, ma Jaime le aveva detto che non aveva intenzione di stare nella capitale per più tempo del necessario.
«L’unica persona che vive qui e di cui sento la mancanza è Tyrion, ma tre giorni in sua compagnia saranno più che sufficienti» le aveva spiegato.

Brienne aveva già incontrato il Folletto al suo matrimonio, ma i due non si erano scambiati più di un paio di frasi di circostanza, anche a causa del suo malumore. Le aveva fatto piacere rivederlo e approfondire la sua conoscenza.
Un piacere meno gradito era stato incontrare Cersei Lannister. Le voci sulla sua bellezza erano note in tutto il regno e, proprio come per il fratello, Brienne non aveva che potuto constatarne la veridicità. Lei e Jaime erano due gocce d’acqua: stessi capelli dorati, stessi tratti delicati, stessi occhi verdi. Quando li aveva accolti al loro arrivo, Brienne l’aveva trovata cortese, ma fredda, e Jaime si era comportato allo stesso modo nei suoi riguardi. Non ne era stata molto sorpresa, dopotutto l’uomo non parlava quasi mai della sorella e la sua assenza al loro matrimonio sembrava indice di una grave frattura nel loro rapporto.
Durante il banchetto nuziale di quella sera, Brienne era rimasta quasi sempre in compagnia di Jaime e Tyrion, ma quando la serata aveva iniziato a surriscaldarsi lei si era congedata ed era uscita sul balcone a prendere un po’ d’aria. Aveva dovuto constatare che quanto detto da Jaime era vero: la puzza di fogna che dilagava da Fondo delle Pulci raggiungeva anche il castello, ma dietro di essa Brienne riusciva comunque a riconoscere l’odore salmastro del mare che riusciva sempre a farla sentire a casa.
Era stato in quel momento che Cersei l’aveva raggiunta. Parlare da sola con la regina dei Sette Regni era stato difficile, all’inizio. Temeva che la sua lingua si sarebbe arrotolata sulle parole come era accaduto davanti a Ronnet Connington, ma piano piano era riuscita a rilassarsi. Cersei si era mostrata molto gentile – sebbene a Brienne non fossero sfuggiti un paio di commenti alquanto sarcastici circa il suo aspetto – portandola a chiedersi come mai lei e Jaime non andassero d’accordo, finché non aveva cambiato completamente atteggiamento nei suoi confronti. Una frase, in particolare, continuava a ronzarle nella mente in cerca di un significato che Brienne non era in grado di attribuirgli.
«Detesto le puttanelle che mettono le loro grinfie su ciò che è mio.»
Forse era stato il vino a parlare, dopotutto l’aveva vista bere spesso quella sera, e il bicchiere tra le sue mani era stato pieno quando l’aveva raggiunta e vuoto quando se ne era andata. Tuttavia, quel cambiamento nel suo atteggiamento l’aveva lasciata interdetta – e, cosa peggiore, le aveva dato l’impressione che la gentilezza che le aveva mostrato fino a quel momento fosse solo una facciata.
L’arrivo di Jaime la distolse dai suoi pensieri.
«Bene, sei ancora sveglia» disse, chiudendo la porta.
Brienne si alzò in piedi, lisciandosi le pieghe della gonna che non aveva ancora tolto. Spostò lo sguardo dal letto, su cui era seduta poc’anzi, alla poltrona sul lato opposto della stanza, dove Jaime aveva passato la notte. Si era offerto di stare lì e Brienne non era riuscita a dirgli che le andava bene dormire insieme a lui – le andava più che bene, in realtà. Erano giorni che pensava di chiedere a Jaime se voleva tornare a condividere la stanza con lei e diventare davvero marito e moglie. All’inizio era stata sollevata dal suo allontanamento e dal suo disinteresse nel consumare il loro matrimonio, fatto che rendeva tale unione annullabile, ma i giorni in cui la sola vista dell’uomo le causava ribrezzo erano ormai un ricordo lontano. Jaime aveva molte sfaccettature, alcune delle quali non le aveva ancora mostrato, ma ciò che aveva imparato a conoscere era stato sufficiente per farle vedere il buono che albergava nel suo cuore e, prima che lei stessa se ne fosse resa conto, si era innamorata.
«Brienne.» Jaime si avvicinò a lei e la sua voce la riscosse dai suoi pensieri. Arrossì, rendendosi conto di essere rimasta in piedi in mezzo alla stanza senza dire una parola.
«S-Sì, scusami, è… è meglio se andiamo a dormire. Ehm...»
«Sì. Sì, infatti» rispose, abbassando lo sguardo. Brienne si rese conto che era nervoso.
«Puoi prendere tu il letto stanotte» gli disse, immaginando che il suo stato d’animo fosse dovuto all’imbarazzo di doverle chiedere di poter riposare lui su una superficie comoda – imbarazzo del tutto innecessario: era giusto che facessero a turno.
Jaime annuì. Aprì la bocca, ma la richiuse un istante dopo, e Brienne lo prese come un sì.
«Vado un momento a cambiarmi, ser Jaime» disse, voltandosi verso il baule dietro il letto per prendere gli abiti per la notte. «Tu intanto puoi...»
La mano di Jaime si serrò sul suo braccio e Brienne si ritrovò tra le braccia dell’uomo, con le sue labbra che premevano contro le proprie. Non era la prima volta che accadeva: al termine della cerimonia nuziale, le loro labbra si erano sfiorate per un istante, controvoglia, solo per sugellare una promessa che, all’epoca, non significava niente per nessuno dei due. Non si erano più baciati da allora, né si erano scambiati un qualche gesto di affetto; i loro corpi si sfioravano solo quando impugnavano una spada.
«Perdonami» Jaime interruppe il bacio come lo aveva iniziato: incerto, frettoloso.
Brienne si portò una mano alle labbra, dove riusciva ancora a percepire la presenza di Jaime.
«Cosa…?»
«Sono stato precipitoso» disse Jaime, portandosi una mano tra i capelli. «Mi dispiace, immagino di averti colta alla sprovvista.»
Brienne non poté fare a meno di annuire.
«Bene, è… è da molto tempo che ci penso e che volevo chiederti di… che volevo dirti, soprattutto...»
«Ser Jaime?» Brienne si sentiva sempre più confusa, ma una parte di lei avrebbe voluto che lui la baciasse di nuovo, anche se non riusciva a trovare le parole giuste per dirglielo.
«Senti, apprezzo che tu voglia usare il mio titolo, è decisamente migliore di Sterminatore di Re, ma puoi anche chiamarmi solo Jaime. Anzi, è meglio se...» Sospirò. «Brienne, tu sei felice?»
«Come?» chiese lei, sbattendo le palpebre, sempre più confusa.
«So che non volevi sposarmi, e la cosa era reciproca, ma ora sei felice di come sono andate le cose? Perché io sì» disse, senza lasciarle il tempo di rispondere. «Credevo che non mi sarei mai abituato a questa situazione, ma questi ultimi due mesi sono stati tra i più felici della mia vita e non potrei immaginare di non averti più con me. Sono grato che tu sia mia moglie e spero di essere un marito accettabile per te.»
«Lo sei!» esclamò Brienne, interrompendo il suo flusso di parole. Lui la guardò intensamente con i suoi occhi smeraldo e lei dovette abbassare lo sguardo, avvampando. «Sei… Sei un ottimo marito, ser… Jaime. Sono onorata di essere tua moglie e...» Deglutì, richiamando a sè tutto il coraggio che possedeva per riuscire a dare voce al suo desiderio. Alzò gli occhi verso di lui. «Mi piacerebbe esserlo ancora di più.»
Jaime sgranò gli occhi e per uno spaventoso momento Brienne pensò di aver frainteso tutto, si essersi spinta troppo oltre e aver distrutto il loro equilibrio di semplice felicità. Poi lui chiuse la distanza che li separava con un passo, portò le mani intorno al suo volto e la baciò. Brienne si sciolse tra le sue braccia e si aggrappò alle sue spalle per non cadere. Ricambiò il gesto con movimenti impacciati, cercando di imitare le azioni di Jaime. Il suo sapore sulla bocca, le sue mani che lasciavano il suo volto per scendere lungo le braccia e cingerle i fianchi: era tutto strano e giusto allo stesso tempo. A un tratto lo sentì spingerla indietro e Brienne riuscì a muovere un paio di passi prima di sbattere con le gambe contro il bordo del letto, cadendoci sopra e trascinando Jaime con sé.
L’uomo si puntellò sui gomiti per guardarla negli occhi e le rivolse il sorriso più dolce che Brienne avesse mai visto.
«Suppongo che dormiremo entrambi qui stanotte. Ammesso che ci resterà il tempo per farlo.»
Brienne arrossì, ma si lasciò comunque andare a una risata a cui si unì subito anche Jaime. Posò la fronte contro la sua e Brienne sospirò per quel contatto puro e intimo, prima di sollevare il volto per catturare di nuovo le labbra di suo marito.


 

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Capitolo 7
*** 1 anno dopo ***


Day 7: Enemies to lovers

1 ANNO DOPO



 

«Coraggio, ormai dovresti aver imparato cosa dire in queste situazioni.»
Jaime digrignò i denti, cercando di scrollarsela di dosso senza risultati.

«In un combattimento vero, potrei accecarti con la sabbia e ribaltare la situazione» le disse, guadagnandosi un’occhiata scocciata.
«Sarebbe sleale, ma se non puoi vincere senza usare certi trucchi...»
«Va bene, dannazione! Mi arrendo.»
Brienne sorrise e si alzò in piedi, tendendogli la mano libera per aiutarlo a fare altrettanto. Jaime la accettò con uno sbuffo.
«Un paio di vittorie ti hanno trasformata in una donna superba, Lady Lannister, non me lo sarei mai aspettato da te» borbottò, recuperando da terra la sua spada.
«Un paio?»
«Oh, queste ultime non contano. Non posso combattere liberamente, lo sai» disse, puntando la spada verso la sua pancia.
«Credi che non sarei in grado di battermi alla pari con te, se ti impegnassi davvero, solo perché sono incinta?»
«Credo soltanto di non voler rischiare che succeda qualcosa al piccolo o alla piccola» rispose Jaime, riponendo la spada nel suo fodero. «Comunque il mio numero di vittorie è ancora molto superiore al tuo, perciò...»
«È vero, all’inizio eri migliore di me» disse Brienne con tono piatto, consapevole che fosse la verità. «Ma ti ho battuto anche prima di rimanere incinta. Qual è la tua scusa per quelle occasioni?»
«Erano solo rari giorni in cui non ero molto in forma, tutto qui.»
Brienne si lasciò sfuggire un suono a metà tra uno sbuffo e una risata.
«Davvero? Secondo tuo fratello, il tuo vero pensiero è un altro.»
«Tranquilla, ho già avuto modo di pentirmi per avergli dato il permesso di raggiungerci ogni volta che desidera. E, a proposito di lui, dovrebbe arrivare a momenti» disse, osservando il Sole che raggiungeva il punto più alto del cielo. «Potrete divertirvi a sparlare di me quanto volete.»
Brienne sorrise, passandosi distrattamente una mano sul ventre che iniziava a gonfiarsi. Inspirò l’odore del mare trasportato dal vento e le tornò alla mente un ricordo che aveva sepolto da molto tempo.
«Ricordi cosa mi dicesti, proprio qui, solo un anno fa?» chiese.
Jaime aggrottò le sopracciglia, cercando di ricordare. Poi le rivolse un sorriso incerto.
«Qualcosa di molto poco carino, immagino.»
«Avevi detto che avremmo dovuto accontentarci e cercare di non arrivare a odiarci più di quanto già non facessimo.»
«Pensavo peggio» disse. Si avvicinò a lei e alzò la testa per darle un bacio sulle labbra. «Avresti creduto, quel giorno, che saremmo arrivati fin qui?»
«Non credevo nemmeno che saremmo rimasti sposati per più di un paio di giorni» gli confessò, con una punta di imbarazzo. «Io… Quando pensavo al mio matrimonio, immaginavo solo di avere al mio fianco un uomo buono che mi rispettasse. Non avrei mai sognato di avere… quello che ho con te.»
Jaime le sorrise, posando la fronte contro la sua.
«È naturale: non conoscendo nessuno come me, non avresti potuto sapere cosa ti avrebbe aspettata.»
Brienne sbuffò.
«Se avessi conosciuto qualcuno come te, avrei saputo illustrare con esattezza il tipo di uomo con cui non mi sarei mai voluta sposare.»
«Ah, davvero?» Le cinse i fianchi con le braccia, rivolgendole un finto sguardo contrito. «Quindi non sei felice che io sia tuo marito?»
«Smettila» lo rimproverò Brienne, con un piccolo sorriso che si rifletté anche sul volto dell’uomo. «Lo sai che non è così.»
«Dillo.»
Brienne aggrottò le sopracciglia. «Cosa?»
«Che sei felice di avermi al tuo fianco.»
«Lo sai già.»
«Tu prima mi hai costretto ad arrendermi nonostante fosse già chiaro che avevi vinto» ribatté Jaime, portando Brienne a scuotere la testa.
«La regola vuole che lo sconfitto espliciti la sua resa, altrimenti il duello non finisce» sospirò. Si chinò per dargli un bacio e sentì il suo volto farsi caldo mentre parlava. «Sono felice di averti al mio fianco, ser Jaime Lannister.»
Jaime sorrise e catturò le sue labbra in una morsa che era tutto fuorché innocente.
Se avesse detto alla se stessa che si era rifugiata su quel promontorio pochi mesi prima, per nascondersi da una vita che, ne era certa, avrebbe odiato, quanto si era sbagliata, lei l’avrebbe chiamata pazza e avrebbe percepito ogni sua parola come una bugia. Ma, in fondo, se anche avesse potuto tornare indietro, Brienne non avrebbe cambiato una sola virgola dei suoi sentimenti e delle sue convinzioni, così da non perdersi la sorpresa di scoprirsi in errore e provare la gioia di innamorarsi lentamente, giorno dopo giorno.




Note Autrice:
The end! È stata dura portare a termine questa storia, ho scritto di getto e senza un vero piano alle spalle, ma tutto sommato sono abbastanza soddisfatta del risultato finale. L’idea di Jaime e Brienne incastrati in un matrimonio combinato dopo la morte di Aerys mi frullava in testa da un po’, ma non ero mai riuscita a svilupparla per bene, perciò ho colto l’occasione della JBWeek2021 per scrivere qualcosa a riguardo ^^
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto e recensito la storia, mi fa sempre piacere leggere i vostri commenti ❤
Statemi bene!

Baci, pampa

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