Stracciare e cucire

di LadyPalma
(/viewuser.php?uid=50748)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** 1. ***


Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo.
[...]
Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
un tempo per tacere e un tempo per parlare.

[Ecclesiaste]
 
 




Stracciare e cucire





Un’ombra, nient’altro che un’ombra. Se apre gli occhi e si sforza di vedere la figura che le è addosso, non riesce proprio a scorgere qualcosa di più definito – nonostante la luce della bacchetta e l’inquietante vicinanza con quel corpo estraneo. Non vede niente, però sente tutto. Le unghia nella pelle, la saliva sul collo, una risata fredda che non riconosce, un peso asfissiante che non le gravita sopra ma dentro.
“Adesso non provochi più, stupida puttana? Ti farò capire io cosa significa stare al tuo posto. Siamo noi a comandare qui, non lo hai capito?”
Non si chiede cosa stia succedendo: ancor prima di sentire quelle mani fredde squarciarle la gonna, lei lo sa.
Lo sa, quindi urla solamente, a squarciagola – ed è solo quando si accorge che nessun urlo le esce dalle labbra che si mette a urlare per davvero.
Charity si sveglia di soprassalto, ma si tranquillizza subito constatando il vuoto del suo letto e la calma perfetta della stanza. “È solo un sogno” mormora a metà tra il sollievo e il fastidio, perché quel semplice sogno è lo stesso che ormai rivive quasi ogni notte dalla fine della guerra. È qualcosa di più di un sogno, se ne rende conto, ma senza nessun altro indizio è questo il nome con cui continua a definire quei frammenti di violenza e dolore.
Li chiama sogni, senza sapere che sono ricordi.
 



 
Capitolo 1.


 
 
“Scusami Severus, è sempre lo stesso… sogno.”
“Forse dovremmo iniziare a definirlo incubo piuttosto, altrimenti non saresti qui, non credi?”
Severus curva leggermente le labbra mentre formula quella risposta e con un brusco cenno del capo fa entrare la sua ospite. È l’una di notte e i loro appartamenti sono quasi agli antipodi del castello, eppure il mago non può dire che quella visita sia inaspettata né inopportuna. Lo è stata mesi prima quando per la prima volta era andata a svegliarlo in piena notte con due preoccupanti occhiaie, dopo tre giorni in cui si era data malata. Adesso, invece, quei traffici notturni sono diventati una sorta di abitudine, tanto che, senza che lei lo sappia, lui non si ritira proprio in camera nei giorni in cui sa che lei ha bisogno di una pozione del sonno senza sogni.
“Anzi, per quanto mi riguarda potrei evitare di definirlo proprio. Ma dal momento che mi trovo mio malgrado coinvolto potrei sapere, finalmente, di quale incubo si tratta?” insiste poi, calcando a suo solito sull’ironia per mascherare la propria preoccupazione.
Con le sopracciglia sollevate la studia, la scruta, anzi la fissa, mentre per reazione quasi immediata lei si divincola da quello sguardo invasivo e gli dà ostinatamente le spalle.
“Non provarci neanche, Severus” lo rimprovera lei in tono quasi annoiato. “Sarai pure un eroe di guerra adesso per l’intera comunità magica, ma vedo che con me decidi di tornare a ricorrere ancora ai tuoi sporchi mezzucci”.
“Non dovrei ricorrere a questi sporchi mezzucci se tu decidessi di parlare con me”.
Charity scuote la testa tra sé e sé. A dispetto del carattere scontroso del mago, sono stati amici per anni, fin dal primo ingresso a Hogwarts di Charity come insegnante e in qualche modo perfino quando durante l’anno precedente lo aveva creduto un assassino. Allora perché, adesso che la guerra è finita, si ritrovano a scontrarsi come se il loro equilibrio non fosse mai esistito?
Torna a voltarsi con un sospiro seccato e se lo ritrova davanti con la stessa occhiata indagatrice e una preziosa fiala tra le mani. Si avvicina per afferrarla, ma lui prontamente gliela sottrae, quasi come se fosse uno stupido gioco infantile. Non lo è, però; è invece la richiesta di un do ut des non proprio alla pari.
“Severus, ti prego, voglio dormire, ti sto semplicemente chiedendo aiuto” sussurra e il tono le esce più spezzato ed estenuato di quanto avrebbe voluto.
“E per quanto credi che questa ti aiuterà? Vuoi drogarti di Pozioni a vita?” Severus digrigna i denti e la fissa a lungo e odia che per quanto possa apparire minaccioso l’espressione di lei non cambia di una virgola. Non lo aveva temuto neanche quando lo aveva visto a capo dei Mangiamorte come Preside (era delusa, mai spaventata), come potrebbe temerlo adesso? Controvoglia, si decide infine a cederle la fiala.
“Buonanotte, Charity. Ci vedremo domani sera, suppongo”.
**
Severus sa che è sbagliato, ma non può farne a meno. Non di seguire Charity con gli occhi durante i pasti in Sala Grande o da lontano lungo i corridoi o, addirittura, adesso per le strade di Hogsmeade, specialmente quando la vede fermarsi davanti ai Tre Manici di Scopa e salutare con un certo entusiasmo un uomo che lui non conosce. Non è ossessionato da lei e non ha la minima intenzione di impedirle di muoversi normalmente… è solo che vuole osservarla, o meglio monitorarla, per assicurarsi che stia bene e che l’insonnia non sia legata forse a un trauma più profondo. Anzi, più che vuole, lui deve – così come deve aiutarla in un modo più concreto di una stupida pozione, deve proteggerla e deve… (rimediare, rimediare, rimediare).
Severus sa che è sbagliato, ma la verità è che non gli importa. Si dice che in fondo esistono cose ben peggiori al mondo, e quelle cose lui le ha viste con i suoi occhi e alcune le ha anche fatte. Così, scivola qualche minuto dopo anche lui nel locale, sedendosi nell’angolo opposto rispetto a dove si trova la coppia: perfetto per vedere, senza essere visto.
“Vino elfico” ordina distrattamente a Rosmerta, senza degnarla di uno sguardo. I suoi occhi sono centrati su di lui (biondo, abbastanza giovane, forse considerabile come piacente, ride un po’ troppo ed è una risata fastidiosa) e su di lei (si è arricciata i capelli e il rosso le sta bene e sta ridendo anche lei, ma è una sua impressione o la risata è un po’ falsa? Perlomeno con lui non ha mai riso così, no davvero), e neanche si rende conto che i suoi pensieri si avvicinano sempre più a un territorio minato, conditi dal retrogusto di attrazione e gelosia.
La segue, in quel momento e sempre, come se seguirla fosse una nuova missione da spia, ed è per questo che salta su non appena la visuale cambia. Non sa come sia successo – ha visto tutto ma non ha capito –, sa solo che il mago le si è avvicinato e le ha accarezzato i capelli e lei all’improvviso si è alzata e, farfugliando qualche parola, è uscita fuori visibilmente scossa. Severus l’ha seguita anche lì: meno di un minuto per rivederla seduta su una panchina, con il corpo scosso dai singhiozzi e le braccia strette.
“Charity…”
La strega trasale a quel semplice soffio e alza gli occhi – sono davvero lacrime? – prima di rilassarsi. “Severus…”. Ma è un sollievo di breve durata, sostituito da confusione e vaga diffidenza. “Che ci fai qui? Tu… mi stavi seguendo, anzi mi segui sempre.  Cosa pensi che sia una bambina da accudire? Io…”. S'interrompe con un sospiro e si prende la testa tra le mani. “Lascia stare, non importa. Forse fai bene a tenermi d’occhio, anzi, perché sto impazzendo, non so più cosa mi succede e…”
“Quel mago ti ha fatto qualcosa?”
“No. Aurora mi ha combinato questo appuntamento e io ho pensato che potesse farmi bene per distrarmi e… ma non riesco, da dopo la guerra io ho paura, ho sempre paura. E non riesco a dormire, non riesco a essere toccata, non…"
Severus sente che il segreto dietro quei sogni è vicino, ma è proprio per questo che interviene. Non gli piace vederla in quello stato, non vuole conoscere la verità a quel prezzo, o forse la verità sospetta di conoscerla già e non vuole sentirla a dispetto di quanto abbia creduto fino a quel momento.
“Va tutto bene, non devi spiegarmi nulla. Va bene così”.
E si siede accanto a lei, senza che accanto sia vicino, e senza toccarla. Soprattutto senza osare toccarla. Si slega il mantello e lentamente, quasi per non spaventarla, glielo posa sulle spalle.
“Stai tremando”.
“Non è per il freddo, io…”
“Tienilo lo stesso”.
**
“Sei preoccupato per lei”.
“Mh, credo tu debba essere più specifica di così, Minerva”.
“Charity. Sei palesemente preoccupato per Charity...”
Non è questo che Severus si era aspettato dalla convocazione nell’ufficio della Preside, avrebbe preferito mille volte discutere della formazione della nuova squadra di Quidditch dei Serpeverde (“Sì, Minerva, credo che Malfoy possa essere un valido capitano, oppure abbiamo smesso di credere nelle seconde possibilità?” avrebbe detto con fermezza, anche solo per il gusto di farla imbarazzare) o un rimprovero per i cinquanta punti tolti in una sola mattinata ai Grifondoro (a sua discolpa, il nuovo primo anno gli fa rimpiangere Paciock e Potter).
“... Vedi, ho notato anche io che dall’inizio dell’anno non è la stessa di sempre e immagino che per quello che è successo tu senta il dovere di…”
“Ho fatto quello che doveva essere fatto, Minerva, niente di più, niente di meno”.
“Lo credi davvero? In guerra succedono cose orribili e quello che è successo a Charity è una di queste, sicuramente. Ma se davvero tieni a lei, e io penso anzi so che è così, allora dovresti andare avanti dal tuo senso di colpa… e permettere anche a lei di farlo”.
Severus solleva le sopracciglia, il suo viso è una maschera di orrore. “Non mi starai chiedendo di…”
“Sì, Severus, sì. Lei deve sapere, deve confrontarsi con la verità”.
“Lei mi odierebbe e…”
“La cosa non riguarda te, o mi sbaglio? Non puoi negarle una cura per il tuo egoismo!”
Severus fa un ghigno, a metà tra l’ironia e l’irritazione. Odia Minerva seduta alla sedia di Silente, specialmente da quando si comporta esattamente come lui  – e ancor di più da quando, per caso, ha iniziato a condividere segreti anche con lei.
“Non osare! È forse egoismo se le voglio impedire di stare male? Perché ne uscirebbe distrutta, completamente devastata".
Lo sguardo della strega si addolcisce, così come le sue labbra che si curvano leggermente in un sorriso triste. "Oh, Severus, non capisci che lei è già distrutta? Non dorme, è distratta, è spaventata… i segni ci sono già tutti: il trauma lo sente dentro di sè, comunque".
"Non se si può fare qualcosa, non se posso fare qualcosa" ribatte lui senza esitazioni.
E la sua fermezza è così dura, così insistente è la sua tenacia, che Minerva non può far altro che scuotere la testa e fare un passo indietro, almeno per il momento.
"Molto bene, Severus. Qualsiasi cosa possa aiutarti a dormire la notte… ma tieni bene a mente che anche Charity dovrebbe riuscire a dormire".
 
 








 

NDA:
Ho una minilong in sospeso da un bel pezzo e una raccolta da aggiornare, ma eccomi a fare lo stesso errore: pubblicare qualcosa di nuovo. A mia discolpa posso dire che era un’idea che frullava nella mia testa davvero da tantissimo tempo, per cui con il primo capitolo pronto sentivo il bisogno di postarla.
È una storia un po’ diversa dal mio solito, trattando di tematiche delicate (uno stupro che per ora è solamente sognato) e mostrando comportamenti alquanto controversi (sì, Severus, parlo di te). Ci tengo a dire che con questa storia non ho intenzione di giustificare nessun comportamento né romanticizzare determinate tematiche, ma semplicemente mostrare alcune dinamiche paradossali che si pongono in una zona altamente grigia. Il personaggio che in questa storia ha un po’ la funzione di mantenere la morale comune e anche il mio pensiero personale è, a tal proposito, Minerva.
Per quanto riguarda l’ispirazione, devo almeno citare due cose: il contest di Severa Crouch “Magicamente controversi” per cui avevo iniziato a elaborare la trama nel dettaglio, e una puntata di Thirteen Reasons Why (non dico quale per non spoilerare qualcosa dei prossimi capitoli ahah).
Un’ultima nota riguarda la presenza di Charity: sappiamo tutti che è morta all’inizio del settimo libro, ma per questa storia l’ho fatta invece sopravvivere e continuare a insegnare Babbanologia durante il settimo anno. Avevo originariamente iniziato a scrivere con Septima Vector al posto di Charity ma ho trovato davvero difficile immaginare un rapporto tra lei e Severus dello stesso tipo (sempre in accordo ai miei headcanon, ovviamente).
I sogni di Charity quanto sono reali? E qual è la colpa di Severus?
Spero di scrivere e aggiornare presto. Grazie a tutti per aver letto fino a qui.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il pavimento è freddo, duro, eppure è quasi un conforto rispetto all'altra superficie contro cui è premuta. Due braccia che la immobilizzano per le spalle, due ginocchia che le tengono le gambe divaricate e poi… Quella voce è sempre più familiare, così come quegli occhi che mai ha avuto così disgustosamente vicini. È come guardare nel fondo del male più puro, mentre quello stesso male le s’insinua dentro.

“Ti p-prego, ti prego…”

Si odia. Odia se stessa per raccogliere il piccolo barlume di energia che ha soltanto per implorare – invece di reagire, invece di inveire, invece di urlare. Se ne sta semplicemente inerme a piagnucolare e a implorare come una stupida, fino a che tutto non finisce. Ma non finisce, non finisce, non…

Lui ride, ed è quella risata così feroce e crudele che all’improvviso dissipa la nebbia di paura e vergogna che le ha impedito di vedere. Non sente più niente, vede e basta.

Charity spalanca gli occhi nel buio, come se lui fosse ancora lì, come se stesse ancora affondando nell’abisso di quel male. Non è successo per davvero, lo sa, ma allora perché quel “ti prego” la riempie di vergogna come mai niente nella vita? Ma allora come fa a conoscere il colore di due occhi che non ha mai incrociato da vicino? Si alza in piedi con uno scatto e quasi non si rende conto di raggiungere i sotterranei così com’è, con i capelli arruffati, il contorno occhi macchiato dal rimmel mal rimosso, e la leggerissima vestaglia bianca.

Non sono ricordi, si dice, ma sa che non sono neanche più solo sogni. Sono Amycus Carrow e nient’altro.

 

Capitolo 2.
 

 

“Charity!”

Severus è sorpreso, non dalla visita, non dall’orario, ma dall’aspetto spettrale della donna e dal suo sguardo completamente terrorizzato. E di fronte a quella reazione – quasi folle, quindi di necessità quasi consapevole – si sente in qualche modo terrorizzato anche lui.

“È Carrow, l’ho visto, era lui!” esordisce lei concitata precedendo qualsiasi domanda, parlando però più a se stessa che a lui. 

Sono soltanto gli anni da spia che gli permettono di apparire indifferente; è soltanto l’abitudine al calcolo a lungo termine che lo rende capace di simulare addirittura confusione.

“Amycus Carrow è morto durante la battaglia… Dove credi di averlo visto?”

Charity scuote la testa e si tortura le mani. Non ha registrato quell’intervento, o forse semplicemente lo ha rimosso come un’inezia su cui non vale la pena soffermarsi. “Severus, ascoltami, Carrow si è mai concordato in modo strano con me? Siamo mai rimasti da soli oppure…”

Il mago esita un secondo di troppo, gli occhi fissi sulle nocche di lei che sotto le unghie diventano sempre più rosse. “Smettila, ti stai facendo del male” si ritrova a dire, con un tono più brusco di quanto avrebbe voluto. Le mani, sul serio, le mani? Si sente dire nella propria testa, ma non è un diversivo. È che se vederla torturarsi le mani lo fa sentire in colpa, allora come si sarebbe sentito se l’avesse vista con i propri occhi mentre Carrow la violentava? Ricorda però come l’ha fatto sentire vedere quelle stesse mani torturarsi dopo.

“Non credo proprio. Non ci sono state situazioni in cui siete stati mai da soli. Forse la tua mente sta rielaborando alcuni traumi con una proiezione nei sogni. Perché è questo che sogni, no? Sogni… Carrow?”

Bravo, Severus, parla ancora un po’ e forse ci crederai anche tu. Odia quella sua voce nella testa che sembra un po’ la coscienza e un po’ Albus Silente. Odia che quella voce parli così spesso e ancor di più odia che quel giorno non l’abbia fatto abbastanza.

Charity trasalisce e, dopo la pausa dovuta al suo brusco richiamo, torna a torturarsi automaticamente le mani con le unghie. Non dice nulla, annuisce e basta, distogliendo lo sguardo. Ha provato a tenere per sé i suoi incubi fino a che ha potuto, ma adesso non avrebbe più senso fingere - non sa neanche se ne ha più voglia.  Sussurra la buonanotte in tono distratto, muovendosi verso la porta, senza che lui la trattenga. Ma all'improvviso si ferma e si volta.

"Mi stavo dimenticando perché sono venuta qui" dice con l'ombra di un sorriso. 

Severus solleva le sopracciglia per un attimo, poi annuisce e inizia a trafficare tra le sue pozioni. La Pozione SonnoSenzaSogni è dall'inizio dell'anno ormai sempre a portata di mano. 

"La tua pozione, certamente". 

Ma Charity non l'afferra, scuote leggermente il capo e… 

"Posso dormire qui stanotte? So che può sembrare strano ma… penso che mi sentirei al sicuro sapendo che ci sei tu". 

 

*
 

La prima notte, Charity è solo un corpo estraneo sulle coperte insospettabilmente bianche, una figura che gli dà le spalle quanto più distante possibile da lui, capelli biondi sparsi su un cuscino e un respiro lento e ritmato che si scopre a controllare restando sveglio tutto il tempo. La seconda notte, Charity è voltata con il viso verso di lui ed è quella la notte in cui smette ufficialmente di dormire – è sveglio per assicurarsi che lei dorma, è sveglio perché dormire nello stesso letto con lei gli sembra un sacrilegio, è sveglio perché  in fondo non importa se lui non dorme, l’importante è che dorma lei. La terza, la quarta, la quinta e la sesta notte sono notti che creano un’abitudine e lentamente cementano una dipendenza.

La settima notte, Charity è ormai una presenza costante ed è certamente la ragione dell’insonnia che lo tormenta. Se potesse dormire solo un paio d’ore filate, soltanto… È un sonno a singhiozzi quando finalmente se lo concede e quando riapre gli occhi se la ritrova davanti sveglia, qualche centimetro più vicino.

“Ti stavi agitando” commenta lei, quasi con dolcezza, allungando lentamente il dorso della mano verso la sua guancia. 

Severus la fissa e al contatto della sua mano gelida sussulta, e non per il freddo. Odia che quel primo inatteso contatto tra loro sia partito da lei, lei che vuole consolare e confortare lui. E lui non ricorda cosa stava sognando in quelle brevi ore di sonno che è riuscito a concedersi, ma è certo di aver ricordato Amycus Carrow rivolgergli un sorriso obliquo, Charity singhiozzare sul pavimento dell’aula di Difesa con i vestiti strappati e Minerva lanciargli addosso gli anatemi più mortali (quelli a parole).

“Cosa facessi al posto mio se avessi commesso così tanti errori?” chiede mentre le afferra la mano premuta sulla propria guancia, quasi per timore di vederla fuggire via. Ma lei non fugge, anzi si avvicina ulteriormente e distende lievemente le labbra in un sorriso.

“Mi perdonerei, Severus. Dopo tutto quello che hai fatto, è solo naturale che…”

“Perdoneresti qualsiasi cosa?”

La vede esitare, mordersi le labbra considerando la questione sotto molteplici punti di vista. Forse ne considera tanti – deve chiedersi quali reati lui possa aver commesso, quanti Albus Silente deve aver tradito e quanti Amycus Carrow deve aver assecondato – ma di certo non considera se stessa, non immagina che tra tutte le persone che non ha salvato è proprio lei (l’unica presente in carne e ossa, a differenza di tanti altri) a tormentarlo ora che i giochi sono finiti. Per questo non dovrebbero avere molta importanza le parole che lei mormora alla fine, riducendo ulteriormente la loro distanza, fino a posargli quasi con naturalezza la testa sulla spalla.

Ma lei le dice e lui finge di crederci fino in fondo. 

Io ti perdonerei qualsiasi cosa. Sono certa che tutto ciò che hai fatto lo hai fatto per un motivo, non ne dubito e non dovresti neanche tu”.

Finge che lei gli stia concedendo il suo pieno perdono, e s'inganna abbastanza da dormire fino all'alba. 

 

*

 

"Adesso ammetto di essere preoccupata, Severus". 

Severus solleva il suo proverbiale sopracciglio, invitando la Preside a continuare a parlare. Minerva non accoglie quell'invito, gli fa semplicemente cenno di seguirla nel suo ufficio ed è solo lì che finalmente parla. 

"Pare che Charity non sia mai nella sua stanza di notte. Visto che tu la segui molto più di me, ne sai forse qualcosa?" 

Lo stesso posto, lo stesso argomento: il professore non può dirsi sorpreso, come non può dirsi sorpreso per le conoscenze di Minerva. Non le sfugge quasi nulla, sembra avere perfino più vie di Silente. 

"Non dovresti preoccuparti. A dire il vero, Charity dorme nelle mie stanze". 

Lo dice con casualità, forse con una involontaria punta di sfida. E Minerva sì che è sorpresa, perché questo dettaglio non lo aveva proprio colto. È sorpresa, fino a che la sua espressione lentamente non assume una inclinazione più marcata: disapprovazione. 

"Oh, Severus, non vorrai mica dire che voi due…" 

E lui vorrebbe negare precipitosamente, vorrebbe ricordare che non oserebbe mai, tuttavia resta invece in silenzio per qualche istante e quando parla si ritrova solamente a dire: "Anche se fosse? Ti scandalizza così tanto l'idea che io possa avere un po' di amore?" 

"No, assolutamente no" ribatte lei decisa, con sincerità. "Non c'è nessuno che merita di essere felice più di te, Severus, io lo penso davvero. È soltanto che…" 

"Soltanto cosa?" 

"Questo non ha nulla a che vedere con te!" L'esclamazione un po' troppo brusca di Minerva lascia una lunga eco, in cui lei sembra davvero indecisa se proseguire o meno quel percorso. Quando alla fine sospira pesantemente, si capisce che, sì, vuole andare fino in fondo."Severus, insomma, non vedi che stai ricadendo in uno stesso schema? Dico che forse stai soltanto cercando di rimediare a un trauma, che tu ti senta come se dovessi sistemare le cose, come se dovessi avere una sorta di nuova missione adesso che la guerra è finita." Si interrompe, aspettandosi una replica, ma incontra solo silenzio e quindi riprende, con una vaga incertezza, a parlare." Lei è in una situazione particolare, quello che le è successo è…"

L'interruzione arriva finalmente, con un sibilo basso eppure quasi brutale.

"Credi forse che io non lo sappia? Dimmi, Minerva, non starai insinuando ancora che io non tenga a Charity?" 

"Lo so che tieni a lei, lo so benissimo questo, ma…" 

"Pensi allora che io possa farle del male o che con me lei sia in pericolo?" 

"Non essere sciocco, Severus, non lo penso, ma…" 

"Allora non vedo quale sia il problema" proclama, fingendo una sicurezza che in realtà non ha affatto. Di problemi in realtà ne vede tanti e quella differenza di ricordi non è di certo l'ultimo, ma il punto è che non vuole proprio vederli. 

Si alza di scatto e le volta le spalle, sibilando un saluto, pronto a chiudere la questione. Minerva, però, si alza a sua volta, anche se resta ferma nella sua posizione dietro la scrivania. 

"Devi dirle tutto Severus, solo così qualsiasi cosa sta succedendo tra voi potrà essere reale e autentica. Dille tutto altrimenti… potrei considerare di parlarle io. Sai già bene quanto non approvassi la tua decisione la prima volta". 

Severus si ferma e resta immobile per qualche istante, prima di decidere di proseguire a camminare senza neanche voltarsi indietro. Non promette che ci penserà, perché sa già che non lo farà. Se sarà costretto arriverà a Oblivare Minerva, piuttosto, ormai con l'Oblivon ci ha preso gusto - peccato che non sia in grado di usarlo contro se stesso. 

 

*
 

L'ottava notte è come tutte le altri notti, ma è qualcosa di più. È Charity che si avvicina a lui appenas'infila nel letto, è Severus che la stringe come se fosse la cosa più normale del mondo, sono mani che si sfiorano nel buio e bocche che si cercano nel silenzio. Le parole di Minerva nella sua mente non hanno tanto instillato dubbi, ma possibilità - Davvero tra loro due sta cambiando qualcosa? Davvero l'amicizia può diventare per la seconda volta amore? È la possibilità di felicità che non merita, ma che disperatamente si scopre a volere. 

Non fanno l'amore, non ancora, ma notte dopo notte ci vanno sempre più vicino. Lui si prende tempo per imparare a riconoscere i suoi brividi di fastidio e i mugugni di piacere, per sostituire ricordi che già sono stati cancellati e formare altri che, spera, nessuno porterà via. E quando si ferma a riflettere e si chiede cosa gli stia davvero succedendo, sinceramente può dirsi solo che non lo sa. 

È che Severus è incapace di dire se sta agendo per egoismo (fare felice se stesso) o per rimorso (fare felice lei), sa solo che in ogni caso tutto dipende che lei non sappia. Mai, mai, mai. 

È che Severus è stato sempre di incapace di tenere a qualcuno e basta. O adora o disprezza, e Charity non l'hai disprezzata in tutti quegli anni neanche per un minuto. Mai, mai, mai. 







 
NDA: Eccomi (con un ritardo insospettabilmente mostruoso!) con il secondo capitolo di questa minilong. Il peso di Severus nella vicenda di Charity è stato abbastanza delineato, anche se lo mostrerò esplicitamente nel prossimo – e ultimo – capitolo. Sono come sempre uriosissima di conoscere le vostre opinioni, questa volta forse un po' più del solito:)

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Sente delle voci famigliari mentre scivola come un'ombra lungo il corridoio e, passo dopo passo, quelle voci si svelano in singhiozzi e sussurri concitati. 

"Oh, Charity, tesoro". Minerva ripete quelle semplici e inutili parole più è più volte, mentre la copre con il suo mantello verde, e Charity non fa altro che piangere, immobile sul pavimento, e con lo sguardo vacuo. 

Severus le guarda per qualche minuto in silenzio, tentando di mettere a tacere qualsiasi emozione provi dentro, ma soprattutto di non pensare all'espressione di Amycus Carrow mentre gli passava accanto solo venti minuti prima. Alla fine, sceglie di palesarsi, ma solo quando ha già preso una decisione. 

"Severus!" Appena lo vede, Minerva scatta in piedi con i pugni serrati e uno sguardo lampeggiante. "È così che pensi di poter gestire questa scuola, con i tuoi amici Mangiamorte che fanno i loro maledetti comodi? Ormai ho capito il tipo di mostro che sei, ma devo dire che continui a sorprendermi".

Gli occhi di Minerva non comunicano altro che disgusto e delusione, ma sono quelli azzurri di Charity, pieni di paura e orrore, ad essere davvero impossibili da sopportare. Per questo, distoglie lo sguardo e, senza chiedere nulla, senza esitare un istante di più, tira fuori la bacchetta, puntandola contro la donna più giovane. 

"Oblivion!" 

Severus emerge dal Pensatoio in quel momento esatto, senza riguardare la reazione immediata di Minerva o il duello che hanno sfiorato già lì, quella sera. Per il momento non gli interessa. Voleva soltanto rivedere la sua colpa, invece, una volta sola: l'ennesimo ricordo disperato che deve far finta di non aver mai vissuto. Voleva rivedere quella colpa per domandarsi se poi, alla fine, davvero quella colpa la percepisce. Soffre per quello che ha visto, si chiede se avrebbe potuto fare di più, si incolpa per non aver tenuto a bada Carrow... ma non per l'incantesimo che ha pronunciato, mosso da codardia tanto quanto da compassione. C'è una differenza sottile tra vergognarsi e pentirsi di qualcosa, ed è tutta la differenza che gli serve per giustificare il suo desiderio di un lieto fine. 



 

Capitolo 3



 

Le notti si susseguono con una naturalezza disarmante, Severus e Charity sono sempre insieme e sempre più vicini, come se in tutti quegli anni non fossero mai stati altro che questo - anche se questo non significa di fatto ancora nulla. 

"Severus". 

Lo chiama spesso per nome, ma di notte, nel buio e nel silenzio, quel sussurro è un allarme e Charity, con la testa sul suo petto, sente quanto il suo cuore abbia accelerato all'improvviso. 

"Sì?" 

"Che cosa stiamo facendo?" 

"Cercare di dormire, suppongo". 

La sua risposta è incolore, ma quel dannato cuore continua a battere veloce. Davvero questa è la temuta spia di Voldemort? si chiede Charity, lasciandosi sfuggire un sorriso perso nelle ombre, che spegne del tutto sulle labbra di lui. 

"Sai cosa voglio dire. Cosa sta succedendo tra noi due?" 

Lui non risponde, ma la bacia ancora e la stringe un po' più vicina di ogni altra notte. A dispetto della domanda e del cuore traditore, Severus ha deciso di non avere più paura ed è per questo che il confine tra amicizia e qualcos'altro si fa ancora più sfumato fino ad attraversarlo del tutto. 

"Possiamo fermarci, se vuoi. Lo capirei". 

È un sussurro che interrompe i loro movimenti solo per un istante, e Severus odia che sia stata lei a pronunciare quella frase, quasi come se temesse di poter essere lei a ferire lui. 

"Charity, guardami. Voglio stare con te. Ti fidi di me?" 

"Assolutamente" mormora in risposta e qualsiasi spettro le si affaccia nella mente evapora come se non fosse mai esistito. Gli incubi che l'hanno tenuta sveglia, le attenzioni non desiderate dell'amico di Aurora: sembrano lontanissime da quel letto e da quella notte. "E tu?" 

"Lo sai, Charity, lo sai". 

E poi non parlano più, non fino al giorno dopo, quando per la prima volta restano insieme fino all'inizio delle lezioni. Se Charity gli chiedesse ancora che cosa sono loro due, forse Severus avrebbe il coraggio di rispondere, ma lei non chiede perché adesso lo sa.
 

~
 

Se non fosse per gli sguardi di Minerva, Severus potrebbe dirsi un mago felice, una sensazione finora estranea di cui è già diventato dipendente. La felicità è essere sopravvissuto, lasciarsi gli orrori della guerra alle spalle, e lo capisce davvero solo adesso, di fronte ai sorrisi sinceri di Charity, al modo in cui non sussulta al suo tocco ma si rilassa e ne chiede di più, alla guarigione che si stanno dando a vicenda - ché guarisci lo stesso, anche se non ricordi di essere stato ferito. Ma Minerva non perde occasione di guardarlo, Credi che lei ti amerebbe lo stesso se sapesse cosa le tieni nascosto? sembrano chiederle i suoi occhi severi di continuo, e forse allora è ancora semplicemente un codardo perché la risposta non vuole proprio scoprirla.

Fa l'unica cosa che può, si sottrae a quello sguardo, e porta Charity con sé: una estate intera a Spinner's End, un'altra cosa odiata che riesce a osservare con occhi nuovi. Potrebbe essere una vita, ragiona, potrebbe convincerla a lasciare Hogwarts, magari perfino a vivere da Babbani e fuggire - più veloce dallo sguardo di una vecchia strega che da un gruppo di Mangiamorte. Ma un giorno di fine luglio, proprio quando quel progetto si sta delineando con sempre più concretezza nella sua mente, la visione di Charity con una lettera tra le mani e le lacrime agli occhi stravolge ogni cosa. 

"È Minerva. È morta, lei… era malata e non ci ha detto nulla". 

Severus assume l'espressione giusta mentre stringe Charity tra le braccia, ma intimamente non può trattenersi dal pensare che anche quella morte fa parte della sua promessa felicità e forse addirittura un segno, anche se lui nei segni del destino non ci ha mai creduto. Minerva è stata una presenza famigliare in tutti quegli anni, una eccellente strega e una infinitamente migliore persona: è stata tutto questo, sì, e forse un giorno ci ripenserà nel modo giusto, ma ormai per lui era diventata unicamente un ostacolo. Si sente libero, soltanto lui adesso sa della sua colpa, e già da tempo ha deciso che si sente abbastanza forte da portarsela nella tomba senza fare troppe storie. Sollievo e gioia si mascherano in un'espressione contrita e le parole che gli escono dalle labbra potrà sempre dire che glielo ha suggerito proprio l'imprevedibilità di quel nuovo lutto.

"Sposami". 

Charity solleva le sopracciglia, perplessa e stupita, e se è anche sospettosa sceglie di non darlo a vedere. Invece ride incredula e si affretta ad annuire. 

"Sì". 
 

~
 

Severus e Charity hanno continuato a insegnare a Hogwarts, è lì che si sono sposati con il numero minimo di presenti, ed è lì che i loro due figli hanno mosso i primi passi. Avrei dovuto dire la verità? Qualche volta se lo domanda, quando è da solo, ma gli basta vedere Eileen e Arch per capire che non sarebbero mai stati altrimenti al suo fianco. Quanto a Charity l'ha protetta, l'ha amata e insieme hanno costruito un lieto fine - conta davvero tanto, in fondo, se è costruito su una bugia? 

Ancora a distanza di anni, di tanti lunghi anni, Severus non saprà mai rispondere alla vera domanda silenziosa che da sempre lo perseguita. Charity mi amerebbe lo stesso se sapesse la verità? Mi perdonerebbe? Una cosa però la sa e gli basta: lui si è perdonato.










 

NDA: Ci ho messo secoli, ma finalmente sono riuscita a concludere questa minilong – anche se non proprio come avrei voluto. In pratica, la "colpa" di Severus era stata semplicemente quella di aver deciso per lei, rimuovendole la memoria dolorosa immediatamente. È un gesto che apre, a mio avviso, diverse questioni: pur con tutte le buone intenzioni del mondo, è corretto nascondere qualcosa del genere a una persona, anche qualora la verità dovesse portare di certo a sofferenza; insomma, quanto è giusto nascondere un trauma? A questo, s'intreccia poi la riflessione sulle motivazioni reali di Severus: quanto ha inciso il nobile motivo di proteggere Charity e quanto, piuttosto, la paura di perdere quello che è nato tra loro? E ancora, si sarebbe lui mai avvicinato a lei se non si fosse sentito in qualche modo "coinvolto"?
Con questa storia, volevo far trasparire tutti questi interrogativi di ambito morale, diciamo così, e sono contenta di essere riuscita in qualche modo a mettere la parola fine. Grazie a tutti coloro che hanno seguito questa storia, spero di riuscire a scrivere presto qualcosa di nuovo su questa coppia, magari qualcosa di più allegro!
P.S. Eileen e Arch sono i nomi dei figli di Severus e Charity come compaiono in altre mie storie.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3980919