Let The Devil In

di Donatozilla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 0: Notte di sangue ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Una giornata normale... oppure no? ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Un vecchio amico ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Nuovi incontri e una vecchia conoscenza ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Risvolti inquietanti ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: I nodi vengono al pettine ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6: Noi siamo Venom ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: La battaglia continua ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Bakugo e Midoriya vs Venom parte 1 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Bakugo e Midoriya vs Venom parte 2 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Il giorno dopo ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: Ryo Honda Origin parte 1 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Ryo Honda Origin parte 2 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Ryo Honda Origin parte 3 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: Ryo Honda Origin parte 4 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: Colpa ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: Fuga ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17: Paura ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18: La quiete prima della tempesta ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19: Tramare nell'ombra ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20: La svolta ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21: La confessione ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22: Pianificare ***
Capitolo 24: *** Capitolo 23: E così ha inizio ***
Capitolo 25: *** Capitolo 24: Heroes vs Dragone Nero parte 1 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 25: Heroes vs Dragone Nero parte 2 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26: Un'alleanza inaspettata ***
Capitolo 28: *** Capitolo 27: Venom vs Shocker ***
Capitolo 29: *** Capitolo 28: Aftermath ***
Capitolo 30: *** Capitolo 29: Tensione crescente ***
Capitolo 31: *** Capitolo 30: Un particolare incontro ***
Capitolo 32: *** Capitolo 31: Riunioni e decisioni ***
Capitolo 33: *** Capitolo 32: Sistemarsi e incubi ***
Capitolo 34: *** Capitolo 33: Idee per il Festival ***
Capitolo 35: *** Capitolo 34: La vostra amichevole... ***
Capitolo 36: *** Capitolo 35: Rancore multiversale ***
Capitolo 37: *** Capitolo 36: Argomento del momento ***



Capitolo 1
*** Capitolo 0: Notte di sangue ***


LET THE DEVIL IN
Capitolo 0: Notte di sangue
 
La seguente storia è ambientata dopo la Saga dello Shie Hassaikai.
 
 
Musutafu, Giappone, ore 03:00 del mattino.
 
Le strada della grande metropoli erano totalmente deserte. Tutti erano nelle proprie case a dormire per essere ben riposati per il giorno dopo. Beh… tutti apparte quattro individui nascosti in un vicolo di fronte ad un appartamento a più piani.
 
I suddetti individui erano composti da Goro Fukui un uomo alto, estremamente muscoloso e pelato con addosso una semplice cannottiera e jeans sporchi e logori. Al suo fianco vi era Margaret Dillon(*), una donna americana dai lunghi capelli rossi e con addosso una tuta e dei pantaloni di colore verde. Dietro di lei c’era poi Ichiro Hayashi un uomo alto quanto il primo, non muscoloso quanto lui ma abbastanza robusto da risultare intimidatorio, con delle corna di toro che spuntavano dai lati della testa coperta dai capelli neri e con addosso un gilet che indossano solitamente i cowboy e jeans neri e attillati. E alla fine vi era Katsu Iwata un altro uomo, più basso degli altri due, con addosso quello che pareva uno smocking e dei pantaloni neri. Il suo vestiario era completato con un cappello simile a quello di un prestigiatore, facendolo sembrare fuori luogo in compagnia dei tre.
 
Il gruppo dei quattro individui era una banda di aguzzini e piccoli criminali a cui solitamente molte famiglie chiedevano dei prestiti, o addirittura protezione. Ovviamente ognuna di queste cose dovevano poi essere ripagate, e se non accadeva… diciamo che le famiglie che hanno avuto la sfortuna di non pagare in tempo non hanno ami più visto la luce del giorno.
 
E questa volta la famiglia sfortunata a non aver pagato è stata la famiglia Uraraka.
 
“Abbiamo dato loro un mese più” disse Goro ai suoi compagni con un tono irritato “Abbiamo dato loro un mese in più per poter trovare i soldi e pagare, eppure ancora niente. Sono in ritardo… di nuovo!” ripeté stringendo il pugno destro mentre la rabbia dentro di lui per il ritardao pagamento cresceva.
 
Margaret si limitò a scuotere la testa “Quanto scommettiamo che chiederanno un altro po’ di tempo?” chiese quasi come se fosse la prassi, mentre Katsu si mise a ridacchiare “Più sicuro di quando abbiamo fatto una visitina alla famiglia Tanaka”.
 
Ichiro si grattò il corno sinistro “E la mocciosetta degli Uraraka?” “Prego?” chiese Goro voltandosi verso il compagno. “Loro figlia… come si chiama… Ochaco no? Vive nei dormitori della U.A.. Non dovremmo, non so… sbarazzarci di lei? Potrebbe rivelare alle autorità che siamo stati noi ad ucciderle i genitori”.
 
“Lo escludo” rispose immediatamente Margaret “Sa che i suoi genitori hanno chiesto un prestito a qualche banda… ma non sa che siamo noi” concluse con un ghigno.
 
“Perfetto allora” disse Goro scrocchiandosi le nocche delle mani “La ragazza non la tocchiamo... uccideremo solo i suoi genitori. Preparatevi ragazzi. Si va in scena”.
 
Tuttavia, ignari ai quattro criminali, un individuo sopra un tetto del vicolo aveva ascoltato la loro conversazione e si mise dunque a parlare… con se stesso?
 
“Sì hai sentito bene… questi quattro balordi vogliono uccidere una famiglia innocente perché non hanno pagato in tempo il loro debito. Sì, manda in bestia anche me. Cosa ne dici? Vogliamo mostrar loro cosa succede quando qualcuno minaccia degli innocenti di fronte a noi?” una sostanza nera cominciò ad avvolgersi intorno al corpo dell’individuo “Eheh… sapevo che non avresti rifiutato” disse il misterioso figuro, mentre la sostanza nera avvolse completamente il suo corpo facendolo aumentare di altezza. Si gettò dunque dal tetto atterrando dietro ai quattro prima che potessero uscire dal vicolo.
 
Il rumore di qualcosa che atterrava dietro i quattro li fece immediatamente voltare. “Che dia… chi è là?!” disse Goro mentre Margaret cominciò a creare scariche elettriche dalle sue mani, Katsu fece uscire dal suo cappello un fucile e Ichiro si mise in una posizione che richiamava molto quella dei tori pronti a lanciarsi all’attacco.
 
Nessuna risposta.
 
“Chiunque tu sia fatti vedere subito” ripete Goro facendosi avanti “E magari ti lasceremo vivere”
 
Nessuna risposta.
 
“Fammi friggere chiunque si trovi lì Goro” disse Margaret mentre le scariche elettriche sulle sue mani cominciavano ad aumentare “Così imparerà a ficcare il naso negli affari degli altri”.
 
“Che Quirk interessanti che avete lì”.
 
I quattro si bloccarono, mentre un brivido freddo attraversò le loro schiene. La voce che avevano sentito… non aveva nulla di naturale. Nulla di umano. Era come se due voci differenti stessero parlando allo stesso tempo, creando un effetto terrificante.
 
“La donna ha un Quirk che le permette di creare elettricità. Il piccoletto ha un Quirk che gli permette di tirare fuori dal suo cappello qualsiasi tipo di arma. Il cornuto ha un Quirk mutante che gli da corna da toro e presumo forza amplificata. Il pelatone e, presumo, anche il capo di questo gruppetto ha un Quirk che aumenta la sua forza e la sua potenza a giudicare dai suoi muscoli” osservò l’individuo nell’ombra “Devo dire che questi Quirk sono alquanti interessanti… e potenzialmente letali… se fossero in mani più capaci ovvio”.
 
“Che cosa hai detto verme?!” disse Goro facendosi ancora più avanti “Hai idea di chi siamo noi? Noi siamo…” “Una banda da quattro soldi” interruppe la voce “una che sarà anche abbastanza facile da sconfiggere. Abbiamo affrontato di peggio”.
 
“Abbiamo?” chiese confuso Goro mentre la tensione del gruppo si faceva sempre più pesante “Che cosa significa… abbiamo? Non sei da solo?” “Oh ma cosa ve ne importa di chi siamo?” continuò la voce “Tanto… sarete presto tutti morti per potervi interessare su chi siamo”.
 
Il gruppo non riuscì neanche a processare ciò che era stato appena detto, che un tentacolo nero uscì dalle tenebre prendendo Katsu per il collo e trascinandolo nelle ombre. “NO! NO! RAGAZZI AIUTO! AIUTATEMI!” gridò il nano criminale mentre sparava verso l’oscurità sperando di colpire il misterioso assalitore.
 
Gli altri tre non riuscirono a fare nulla, se non rimanere fermi e terrorizzati a guardare il loro compagno venire trascinato nell’ombra. Non riuscirono a vedere ciò che stava accadendo, ma dagli spari compresero che Katsu stava continuando a sparare contro l’assalitore... che o per qualche miracolo riusciva a schivare proiettili ravvicinati, o era stato colpito e non si era fatto minimamente niente.
 
“NO! TI PREGO NO! NON FA…” *CHOMP*.
 
Un rumore disgustoso interruppe le urla di terrore di Katsu, e fece crescere la già di sua grande paura dei tre suoi compagni. Le loro orecchie avevano sentito bene, ma i loro cervelli rifiutavano di processare il rumore che avevano appena sentito: il rumore di qualcosa che veniva mangiato.
 
Margaret trattenne un conato, mentre Ichiro fu sul punto di svenire. Goro nel mentre indietreggiava sempre di più, mentre il metallico odore del sangue cominciò a farsi strada tra le narici dei tre criminali rimasti.
 
“Mmmm… teste criminali… le nostre preferite” disse la voce mostruosa che a questo punto, per i tre sopravvissuti, doveva appartenere a qualche demone “Vediamo che sapore avete voi tre”.
 
Una figura oscura ed molto alta saltò fuori dalle tenebre avventandosi verso Ichiro, troppo spaventato e sotto shock per potersi difendere. L’oscurità del vicolo e della notte rendevano impossibile capire l’aspetto del mostro anche se in una situazione del genere era l’ultima delle preoccupazioni. La creatura spalancò quelle che parevano enormi fauci per poi mordere la spalla destra di Ichiro facendolo urlare e facendo spargere sangue sul terreno.
 
Le urla di Ichiro fecero uscire Margaret dal suo trance di terrore. “A-allontanati da lui bastardo!” gridò la donna sparando elettricità dalle mani contro la creatura. Essa in un attimo saltò via da Ichiro che fu colpito dall’elettricità scaturita dalle mani di Margaret. Margaret, per la paura e l’adrenalina, non era riuscita a controllare il potere delle sue scariche elettriche che colpendo Ichiro lo uccisero all’istante, lasciando al suo posto solo un corpo carbonizzato. “N-NO! ICHIRO!” urlò la donna rendendosi conto di aver ucciso il suo compagno. “Non male” si complimentò il mostro “Delle scariche del genere avrebbero potuto essere una seccatura per noi… ma non sarebbero state abbastanza da ucciderci” si avvicinò a Margaret “Con quel colpo ci hai portato via uno spuntino che pareva squisito… oh beh…” anche se era troppo buio, Margaret riuscì a vedere sul volto nella creatura un sorriso dai denti aguzzi “Almeno rimanete voi due”.
 
Si lanciò contro Margaret che, presa alla sprovvista, provò a lanciare un ennesima scarica elettrica contro il nemico che riuscì a schivare il colpo senza problemi. L’avversario fece cadere Margaret al suolo, con lui sopra di lei e con scatto fulmineo, la azzannò al braccio sinistro.
 
Margaret urlò, il dolore e il terrore che le impedivano di concentrarsi e di poter usare i suoi poteri. Guardò dritto verso Goro che era rimasto a guardare il tutto con gli occhi spalancati e terrorizzati. “G-GORO! TI PREGO! A-AIUTAMI!” gridò lei al suo capo sperando nella sua ultima salvezza.
 
Goro rimase immobile per qualche secondo… per poi voltarsi e scappare via dal vicolo. “G-GORO! N-NO! NON LASCIA…” non poté finire la frase che il mostro le strappò il braccio facendola urlare a squarciagola.
 
“Maledizione… maledizione” continuava a ripetersi Goro mentre fuggiva via. Una parte di sé si odiava per aver abbandonato la sua compagna… ma cos’altro poteva fare? Quel mostro era grosso il doppio di lui, e molto probabilmente addirittura più forte. Che speranze avrebbe avuto se avesse provato ad aiutare Margaret? Sarebbe finito morto proprio come Katsu e ora come Margaret.
 
I suoi pensieri furono interrotti quando un tentacolo nero proveniente da sopra di lui lo prese d’un tratto per il collo. Fu immediatamente trascinato per aria, finché non arrivò sopra un palazzo dove il tentacolo lo lascò cadere sul pavimento del palazzo.
 
Il tentacolo gli lasciò il collo, per poi andarsi a ritirare nelle ombre… al suo legittimo proprietario. “Non puoi andartene così da una discussione” disse la voce del mostro “Non è buona educazione. Ci sentiamo molto… molto… offesi”.
 
“Cosa… cosa hai fatto a Margaret?!” si limitò a chiedere Goro mentre si rialzava. “Sul serio? Voi criminali avrete le teste dure, ma non siete così stupidi” si limitò a rispondere la creatura nelle ombre “Abbiamo divorato la testa al nanetto. Cosa pensi che abbiamo fatto alla donna elettrica?” finì con un tono ironico.
 
“Tu… mostro schifoso…” ringhiò Goro “Hai ucciso Margaret!” “E tu l’hai abbandonata al suo destino. Non sei certamente migliore di noi” si limitò a sghignazzare la creatura.
 
“Ora basta! Basta scappare! Ti ucciderò con le mie mani!” urlò Goro pronto a combattere e a vendicare i suoi compagni. “Oh. Vogliamo proprio vederti provare” rise il nemico mentre Goro, preso dalla rabbia e dalla furia, si lanciò verso le ombre da cui proveniva la voce. E proprio da lì, a grande velocita, uscì la grossa figura del mostro che si lanciò contro  Goro.
 
Goro, senza neanche vedere in faccia la creatura, caricò nel suo pugno sinistro tutta la forza che il suo Quirk poteva permettergli, e colpì il suo avversario dritto al petto. Si aspettò un miracolo. Si aspettò che la sua forza sarebbe stata abbastanza da poter sconfiggere immediatamente il mostro o, come minimo, capace di fargli abbastanza male. Ma non accadde nulla di tutto ciò. Osservò con puro terrore il suo pugno ancora in contatto col corpo nero attraversato da venature bianche del mostro che se ne stava fermo senza far niente, come se invece di essere stato colpito dal pugno di un uomo il cui Quirk gli permetteva di aumentare la sua forza fosse stato invece punto da una fastidiosa zanzara.
 
“Non ci aspettavamo nulla da te” disse la creatura con tono sarcasticamente deluso “Ma ci hai delusi lo stesso” e con la sua mano artigliata prese Goro per il collo, alzando in aria in modo che Goro potesse vederlo in faccia.
 
Goro rabbrividì vedendo gli enormi occhi bianchi della creatura che lo fissavano e i denti aguzzi della sua bocca da cui scendeva della bava. “Occhi… polmoni… pancreas… tanti spuntini e così poco tempo” disse il mostro con un largo e spaventoso sorriso sul suo volto. Spalancò l’enorme bocca e da essa uscì una lunga lingua con cui leccò il volto di Goro, che scalciava e colpiva con i suoi pugni il braccio della mostruosità che si trovava di fronte a lui per potersi liberare invano.
 
Il mostro fece rientrare la lingua nella sua bocca, che spalancò ancor di più per poter finalmente assaporare il suo ultimo pasto. “NO! NON FARLO! TI PREGO!” “è ora di cenaaaaa” si limitò a rispondere il mostro cannibale facendo scendere le sue fauci sulla testa di Goro.
 
*CHOMP*
 
 
(*)Margaret Dillon è la versione di questa storia di Max Dillon alias Electro nei fumetti Marvel

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Una giornata normale... oppure no? ***


Capitolo 1: Una giornata normale… oppure no?
 
Area comune dei dormitori U.A., ore 09:30.
 
Gli studenti della 1-A si trovavano nell’area comune a riposarsi e a divertirsi nelle maniere a cui loro più aggradava. Era un giorno festivo e dopo tutto ciò che era successo durante l’assalto alla base dello Shie Hassaikai per salvare la piccola Eri si meritavano un po’ di riposo.
 
Mina stava seduta sul divano a guardare la televisione in compagnia di Hagakure e Ojiro, Sato era in cucina a preparare la colazione insieme a Momo, Jiro era a tavolo a parlare del più e del meno in compagnia di Aoyama, Koda e Shoji mentre Tokoyami, Todoroki e persino Mineta ascoltavano il tutto mentre mangiavano la loro di colazione, mentre Midoriya in compagnia di Iida e Uraraka sedevano su un altro divano a parlare. Il resto dei loro compagni, invece, si trovavano fuori dai dormitori e in giro per Musutafu. Insomma, si poteva considerare finalmente una normale giornata in cui gli aspiranti eroi potevano  finalmente avere una giornata tutta per loro per potersi riposare o divertire come normali teenager.
 
“Dimmi Midoriya, come hai intenzione di passare questa giornata?” chiese Uraraka con il suo ottimistico sorriso. “A dire il vero Uraraka non saprei dirti” rispose sinceramente Midoriya mentre si grattava il capo “è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che abbiamo avuto una giornata di puro relax, quindi non saprei proprio cosa fare”.
 
“è comprensibile considerando che non è passato molto tempo dalla missione di salvataggio di Eri” disse Iida aggiustandosi gli occhiali “Dopo eventi del genere è un po’ difficile riabituarsi alla normalità di tutti i giorni. Quindi il mio consiglio” si alzò dal divano “e di fare colazione per prima cosa. Poi potremo uscire un po’ noi tre e passare la mattinata in città. Che ne dite?”.
 
“Ohhhh sono d’accordo” rispose Uraraka saltando dal divano eccitata “Potremmo andare a fare shopping o andare alla sala giochi. Che cosa ne dici Midoria? Sei d’accordo?” chiese poi al ragazzo dai capelli verdi col suo immancabile sorriso.
 
Midoriya al vedere l’eccitazione ed il sorriso della sua amica non poté non arrossire. Ricambiò il sorriso dell’amica mentre si alzava dal divano. “Sì, sono d’accordo. Facciamolo” e detto questo fecero per dirigersi verso la cucina… se non fossero stati interrotti dalle parole di Mina.
 
“Accidenti, che storia” disse la ragazza in rosa con tono sconvolto mentre ascoltava il notiziario, e attirando l’attenzione non solo di Midoriya, Iida ed Uraraka ma anche del resto dei compagni che si trovavano lì vicino. Perché Mina suonava così sconvolta?
 
“Che cosa succede?” chiese Midoriya avvicinandosi al divano insieme a i suoi due amici. Mina decise di alzare il volume del televisore in modo che tutti potessero sentire meglio ciò che lei, Hagakure ed Ojiro avevano ascoltato finora. “Sentite voi stessi” disse lei in modo serio.
 
“Le strade si sono tinte di rosso stanotte” disse il giornalista che presentava un Quirk mutante che rendeva la sua testa come quella di un gatto “quando dei criminali appartenenti ad una gang locale sono stati brutalmente uccisi”.
 
Gli studenti lì presenti si immobilizzarono e spalancarono i loro occhi a sentire queste parole: dei criminali? Brutalmente uccisi?
 
“Purtroppo le immagini dei corpi non le possiamo mostrare a causa della crudità delle imagini. Possiamo solo darvi una breve descrizione: dei quattro corpi ritrovati uno è stato trovato carbonizzato e con un profondo morso alla spalla destra, ei restanti tre…” ingoiò un po’ di saliva “mancava la testa… quasi come se qualcosa l’avesse strappata con un morso a tutti e tre”.
 
Gli studenti impallidirono. Il giornalista stava insinuando che, chiunque avesse compito quegli omicidi, avesse staccato le teste di tre delle sue vittime con un morso? Chi mai poteva fare una cosa del genere? Un eroe no di certo, non potevano uccidere in primo luogo. Un villain? Molto più probabile. Ma neanche l’idea di un vigilante poteva essere scartata, anche se nessun vigilante prima d’ora aveva ucciso criminali in maniera così efferata e brutale. “Credo di dover vomitare…” disse Mineta correndo in bagno per poter liberare lo stomaco della colazione appena mangiata.
 
“Dopo attente analisi dei corpi non si è potuto arrivare al colpevoli dei terribili omicidi” continuò il giornalista “ma si è riusciti a identificare i criminali. La gang uccisa era chiamata Gang Chikara, conosciuta principalmente per richiedere pagamenti alla zona in cui operavano e per essere stati responsabili dell’assassinio di varie famiglie che non erano riuscite a pagarli in tempo”.
 
Gli studenti si sentirono disgustati nei confronti degli atti di quella gang, ma non per questo meritavano una tale fine. Erano criminali, certo, ma la punizione più severa che si meritavano era di essere arrestati e consegnati alla giustizia e non di morire in una maniera così barbarica e violenta.
 
“Chikara… la Gang Chikara…” sussurrò Uraraka con una mano sotto il mento. “Che cosa c’è Uraraka?” chiese Iida guardando la sua amica. “Stavo ripensando a questo nome… l’ho già sentito da qualche parte, eppure io…”.
 
La ragazza si interruppe, spalancando gli occhi. “Quella Gang… operava principalmente nella zona dove abitano i miei genitori!” disse Uraraka mettendosi le mani nei capelli. “Che cosa?!” disse Midoriya guardando con occhi spalancati la sua amica. “I miei genitori… oh no i miei genitori! E se fosse capitato qualcosa a loro?!” “N-non c’è bisogno di preoccuparsi così tanto Uraraka. In fondo il notiziario ha detto che solo la gang della vecchia zona in cui abitavi sono stati uccisi. Non significa che siano stati uccisi proprio dove abitano i tuoi geni…”.
 
Si interruppe quando vide Uraraka impallidire ancora di più mentre teneva gli occhi incollati allo schermo. Iida ridiresse lo sguardo verso la televisione, che ora mostrava i corpi di coloro che erano la Gang Chikara e il luogo in cui essi si trovavano: i corpi erano tre (il quarto era stato probabilmente ucciso in una parte differente dato che non sembrava essere lì) e coperti da dei lenzuoli ora coperti di sangue e si trovavano in un vicolo di fronte ad un appartamento a più piani.
 
“Quell’appartamento… è quello dove vivono i miei genitori” disse Uraraka con gli occhi spalancati e la pelle pallida, facendola sembrare ad un cadavere. Con scatto fulmineo cominciò a corree verso la porta del dormitorio dopo aver preso il suo giubbino. “Uraraka aspetta!” urlò Midoriya correndo dietro all’amica in compagnia di Iida. I due uscirono dal dormitorio dopo aver indossato i loro giubbini e iniziarono a correre dietro Uraraka, che ignorava del tutto le voci dei suoi amici troppo presa dai suoi pensieri: e se la Gang avesse avuto intenzione di uccidere i suoi genitori perché loro avevano chiesto un prestito e non avevano avuto il tempo di ripagarlo? E se la Gang avesse ucciso i suoi genitori prima dell’intervento di questo violento vigilante? Tutti questi pensieri e domande distrassero Uraraka al punto che non si accorse che ormai si trovava vicino la sua vecchia abitazione.
 
La zona era circondata da auto della polizia e da alcune ambulanze su cui i cadaveri ritrovati furono messi, mentre l’entrata del vicolo era bloccata dal del nastro segnaletico, con due poliziotti dinnanzi ad esso che stavano a parlare con un uomo con addosso un cappotto marrone chiaro, in testa un cappello del medesimo colore e pantaloni neri: costui era il detective Naomasa Tsukauchi. Quest’ultimo notò l’arrivo di Uraraka e con un gesto della mano si congedò dai poliziotti con cui stava parlando per potersi avvicinare alla ragazza ansimante che si era fermata qualche secondo per riprendere fiato.
 
“Cosa ci fai qua ragazzina?” chiese Naomasa fermandosi di fronte ad Uraraka “Questa è una scena del crimine”. Uraraka guardò in faccia il detective con gli occhi sbarrati e spaventati “L-lo so signore… m-ma qui abitano i miei genitori! Devo vedere se stanno bene! Spiegò Uraraka mentre il detective ascoltava in silenzio. Nel mentre Midoriya e Iida avevano raggiunto l’amica che mai si era fermata ad ascoltare le loro grida per dirle di fermarsi, e osservarono la discussione tra lei e il detective.
 
“La prego deve farmi passare! Devo vedere se i miei genitori stanno bene!” implorò nuovamente la ragazza. Naomasa rimase in silenzio per qualche secondo per poi sorriderle “Se è questo che vuoi”. Si allontanò da Uraraka che guardò confusa il detective avvicinarsi a una macchina della polizia. Neomasa aprì la portiera posteriore della macchina e da lì uscirono… i genitori di Uraraka.
 
“M-mamma… papà…” disse lei con le lacrime che cominciavano a scenderle dagli occhi. “OCHACO!” urlarono il padre e la madre lanciandosi verso Uraraka che fece lo stesso. I tre si abbracciarono tra le lacrime e la gioia che stessero tutti quanti bene, mentre Midoriya ed Iida guardavano il tutto con sorrisi dipinti sui loro volti.
 
“P-pensavo vi fosse successo qualcosa…” disse Uraraka mentre si asciugava gli occhi “P-pensavo che la Gang Chikara vi avesse  fatto qualcosa prima che fossero uccisi… oppure che questo vigilante vi avesse…” “Noi stiamo bene Ochaco. Non è successo nulla… ed è questo che conta” la interruppe il padre sorridendole dolcemente, mentre le accarezzava la testa e mentre la madre le baciava la fronte per confortarla.
 
“Detesto sinceramente interrompere la vostra dolce riunione” disse Naomasa attirando l’attenzione della famigliola “Ma devo chiedere ai signori Uraraka di ritornare in macchina. Dobbiamo andare in centrale per far loro qualche domanda” “I-in centrale? Q-qualche domanda?” chiese Uraraka preoccupata “M-ma loro non hanno fatto! Se pensate che loro centrino qualcosa nella morte della Gang Chikara…” “No, non pensiamo affatto che loro centrino qualcosa nella morte di questi criminali” la interruppe Naomasa “Ma sono stati i tuoi genitori a trovare i corpi stamattina, quindi dovremo far loro delle domande. Ma non ti preoccupare, i tuoi genitori non saranno i soli ad essere interrogati. Dobbiamo fare parecchie domande agli abitanti di questo appartamento. Magari hanno visto qualcosa in più che ai tuoi genitori è sfuggito”.
 
Uraraka spostò lo sguardo ai suoi genitori che la guardavano con sguardi rassicuranti. “Non ti preoccupare tesoro” disse la madre sorridendo dolcemente “Andrà tutto bene, vedrai” “Esatto” continuò il padre “Vedrai che non c’è nulla da temere. Ci faranno solo qualche domanda e poi torneremo qui senza problemi”. Uraraka guardò entrambi i genitori con aria preoccupata, per poi sosprare e assumere uno sguardo più tranquillo. “Va bene… solo… sono solo felice che voi stiate bene” disse per poi abbracciare nuovamente i suoi genitori.
 
“Signori Uraraka… dobbiamo andare” ricordò gentilmente Naomaza. I genitori di Uraraka si staccarono da lei, non prima di averle dato uno sguardo rassicurante che calmò nuovamente la ragazza. Rientrarono nell’auto della polizia da cui erano usciti, e Naomaza entrò in quella stessa macchina dalla portiera anteriore sinistra, ma non prima di aver chiamato i poliziotti rimanenti per dir loro che era tempo di dare. E mentre le auto della polizia e le ambulanze cominciarono ad allontanarsi, Uraraka si avvicinò a Midoriya ed Iida che fino a quel momento erano rimasti a guardare il tutto in silenzio. “Ti senti meglio adesso?” chiese Midoriya sorridendole. Uraraka lo guardò ricambiandogli il sorriso. “Molto”.
 
“E non ci hai sentiti neanche una volta. Neanche una!” disse Iida ad Uraraka spiegandole come lui e Midoriya l’avessero chiamata più di una volta quando era corsa via per andare immediatamente a casa dei suoi genitori. I tre avevano deciso di rimanere un po’ in mezzo alla strada piena di gente prima di ritornare ai dormitori, sia per poter far riprendere Uraraka dallo spavento che aveva avuto e sia per poter parlare della situazione.
 
“S-scusatemi tanto” disse Uraraka “M-ma ero così tanto spaventata. Pensavo fosse successo qualcosa ai miei genitori e…” “Non c’è bisogno di giustificarti Uraraka” la tranquillizzò Midoriya “Credo che tutti noi avremmo reagito in maniera simile alla tua se qualcosa del genere fosse successa vicino casa nostra” “Parlando di ciò che è successo” disse Iida con tono serio “Avete idea di chi… o cosa possa aver fatto qualcosa del genere?”. Il silenzio cadde in mezzo ai tre nonostante intorno a loro ci fosse il rumore dei passi e delle voci della gente intorno a loro. Già, chi o cosa poteva aver fatto tutto ciò? Chi avrebbe potuto uccidere in maniera così violenta quei criminali?
 
“Non lo so” si limitò a rispondere Midoriya “Ma qualunque cosa sia… chiunque sia… è molto pericoloso. E ho la sensazione che colpirà molto pre…” non riuscì a finire di parlare che andò a sbattere contro qualcuno. Midoriya cadde col sedere per terra, e a giudicare dal rumore di fronte a lui anche la persona contro cui era sbattuto era caduta a terra. “Oh cielo! Mi dispiace tanto!” disse Midoriya alzandosi immediatamente e porgendo la mano destra a quello caduto dinnanzi a lui “Ero distratto! Non stavo guardando di fronte a me e…” “Hey, hey, hey calmati” rispose gentilmente l’individuo prendendo la mano che Midoriya gli aveva offerto “Non c’è bisogno di innervosirsi così tanto. Va tutto bene”.
 
Midoriya lo aiutò ad alzarsi e lui e i suoi due amici poterono vedere chi fosse il misterioso individuo: era un ragazzo della loro stessa età, quindi doveva avere almeno 16 anni. Indossava una giacca di pelle nera con dei jeans grigi, aveva dei capelli di colore viola e a che sembravano appuntiti e sparati per aria e aveva occhi dello stesso colore dei capelli. Il ragazzo sorrise amichevolmente a Midoriya dicendo “Wow sei davvero cresciuto Izuku… e sei anche entrato nella U.A.”. Questa frase lasciò confusi Midoriya e i suoi due amici, che guardarono con sopraccigli inarcati il nuovo arrivato. “Ci… ci conosciamo?” chiese Midoriya. “Ma come?” chiese il ragazzo dai capelli viola con falsa offesa e appoggiando una mano sul suo petto e mantenendo ancora il suo amichevole sorriso “Non ti ricordi di me?” “Mi scusi” disse Iida rivolto al nuovo arrivato “Probabilmente ha confuso il nostro amico per qualcun altro” “Nah non mi sono affatto sbagliato. Riconoscerei ovunque il mio vecchio amico d’infanzia” “Amico d’infanzia?” chiese Midoriya ancor più confuso “Ma non so davvero chi sei” “Vediamo un po’… il titolo ‘Il Duo senza Quirk’ ti dice niente?” chiese il ragazzo mentre il suo sorrisetto si fece un poco più largo.
 
“Midoriya, lo conosci per caso?” chiese Uraraka all’amico che dopo aver sentito quel titolo aveva socchiuso entrambi gli occhi, quasi come se una lontana memoria avesse cominciato a farsi largo nella sua mente. D’un tratto sbarrò gli occhi riconoscendo il ragazzo di fronte a lui. “R-RYO(*)!” “Era ora che mi riconoscessi” disse il ragazzo, ora identificato come Ryo “è passato molto tempo… amico mio”.
 
 
(*)Il qui presente Ryo non è un OC, bensì un personaggio già esistente. Lui è infatti il bambino dai capelli viola che Izuku bambino difese da Bakugo nel primo episodio della prima stagione, e dato che apparentemente non ha un nome canonico ho deciso di darglielo uno io.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Un vecchio amico ***


Capitolo 2: Un vecchio amico
 
Midoriya guardò con gli occhi spalancati il nuovo arrivato che ora si trovava dinnanzi a lui. “N-non ci posso credere.. Ryo sei proprio tu” disse Midoriya mentre i suoi occhi cominciarono a farsi lucidi. Ryo gli sorrise dicendo “Esatto Izuku, sono proprio io. Ti sono mancato?”. L’improvviso abbraccio che Midoriya gli diede fu la risposta che ne aveva bisogno, e mantenendo il suo sorriso ricambiò l’abbraccio del ragazzo dai capelli verdi. “Ryo! È… è passato così tanto tempo! Non posso credere che tu sia tornato!” singhiozzò Midoriya mentre continuava ad abbracciare il ragazzo dai capelli viola. “Molto tempo già… eppure tu rimani il solito frignone che eri da bambino” rispose in modo scherzoso Ryo e facendo immediatamente alzare lo sguardo a Midoriya. “H-hey! Non è molto gentile!” disse lui con tono apparentemente offeso e facendo ridere Ryo “Scommetto che anche tu sei rimasto il piagnone che eri da bambino” “Nah, ho superato quella fase” rispose Ryo separandosi dall’abbraccio e mettendo una mano in testa a Midoriya per scompigliargli i capelli “Ma non per questo è una brutta cosa che tu rimanga un frignone. Significa che rimani il più sensibile tra noi due” rise seguito a ruota da Midoriya.
 
Nel mentre Uraraka ed Iida erano rimasti a guardare il tutto senza dire e fare niente. “Per quanto tutto questo sia estremamente carino” cominciò Uraraka “Non so esattamente cosa stia succedendo” “Uraraka ha ragione Midoriya” continuò Iida attirando l’attenzione del sopracitato Midoriya e di Ryo “Cosa sta succedendo esattamente? Chi è questo ragazzo? Sembra che vi conosciate da molto tempo ma noi non lo abbiamo mai visto prima” “Oh scusatemi mi sono lasciato prendere la mano al punto che mi sono scordato che voi eravate qui” rispose Midoriya con un sorriso imbarazzato, mentre delle gocce di sudore comicamente grandi apparirono dietro le teste  di Uraraka e Iida. “Comunque sia lui è Ryo Honda… il mio migliore amico d’infanzia” disse Midoriya presentando Ryo che alzò la mano destra in aria in segno di saluto “Piacere di conoscervi”.
 
“EHHHHHH?! MIGLIORE AMICO D’INFANZIA?!” urlarono sia Iida che Uraraka attirando così gli sguardi delle persone intorno a loro. I due ragazzi si grattarono le loro teste imbarazzati mentre Midoriya e Ryo ridacchiavano e la gente li ricominciò ad ignorare per tornare a camminare o farsi i fatti propri. “Ti sei fatto dei nuovi amici vedo” chiese Ryo a Midoriya mentre osservava Iida e Uraraka. Midoriya annuì con un sorriso “Esatto. Sono persone fantastiche, vedrai” gli rispose.
 
“Ehm… comunque sia…” riprese Uraraka ancora un po’ imbarazzata per la figura di prima “Il tuo migliore amico d’infanzia? Midoriya pensavamo che fosse Bakugo il tuo migliore amico d’infanzia”. A sentire il nome di Bakugo Ryo si irrigidì, ma fu una cosa che durò un secondo e che passò inosservata… eccetto a Midoriya che decise di non farci caso. “Già. E poi… non abbiamo mai visto questo Ryo e non ci hai mai parlato di lui” “Non hai mai parlato di me ai tuoi nuovi amici Izuku?” chiese Ryo con falsa offesa “Mi sento tradito. Riesci ad ottenere un Quirk in età avanzata e riesci ad entrare nella U.A. e non parli di me ai nuovi amici che ti sei fatto là”. Ryo si asciugò una lacrima finta e con tono drammatico continuò “Oh me misero. Il mio migliore amico mi ha tradito” “Dai Ryo non esagerare” ridacchiò Midoriya mentre Iida e Uraraka sorrisero alla scena davanti a loro.
 
“Comunque sia… come fai a sapere che ho ottenuto un Quirk? E che sono riuscito ad entrare alla U.A.?” chiese Midoriya con tono curioso. Ryo smise di fare la sua scenata e gli rispose “Bhe perché ti ho visto Midoriya. Più precisamente, ti ho visto al Festival dello sport” “Ah giusto” disse Midoriya “Il Festival è stato trasmesso in TV in diretta. È lì che mi hai visto quindi” “Esatto. Ammetto di essere rimasto sorpreso di vederti lì in mezzo come uno studente della U.A. e con un Quirk addirittura. Mai avrei immaginato che saresti stato baciato dalla fortuna e avresti ricevuto un Quirk in età così avanzata” “Già… eheh” rise nervosamente Midoriya. Nessuno sapeva che il Quirk che possedeva era il One For All, il Quirk di All Might e che è stato passato di generazione in generazione fino ad arrivare a lui ora. Quindi ogni qual volta che qualcuno parlava del suo Quirk, Midoriya si innervosiva sapendo che doveva tenere segreta l’origine del suo Quirk e far finta di averlo ricevuto in ritardo.
 
“Comunque sia sono fiero di te Izuku. Sei riuscito a coronare il tuo sogno di entrare alla U.A. e non potrei esserne più fiero” continuò Ryo sorridendo venendo ricambiato da Midoriya. Guardò poi dietro l’amico chiedendo “E devo presupporre che i tuoi nuovi amici siano studenti della U.A. come te dico bene?” “Corretto” rispose Iida porgendo la mano a Ryo “Il mio nome è Tenya Iida. Piacere di conoscerti Honda”. Ryo strinse la mano di Iida rispondendo “Quante formalità Chiamatemi solo Ryo”. Quando separò la sua mano da quella di Iida fu il turno di Uraraka che porse la sua di mano a Ryo. “Io invece sono Ochaco Uraraka. Piacere di conoscerti” “Il piacere è mio Uraraka” disse Ryo ricambiando la stretta di mano. Si avvicinò poi a Midoriya e con un sorrisetto malizioso gli sussurrò “Ti sei fatto pure la fidanzata uh?” “E-EH?!?!” disse Midoriya sorprendendo sia Uraraka che Iida dato che loro non avevano sentito ciò che Ryo gli aveva sussurrato “N-non è come pensi! Uraraka è solo…”. Fu interrotto dalla risata di Ryo che gli diede una forte pacca sulle spalle “Non c’è bisogno di vergognarsi Midoriya. Stavo solo scherzando” e continuò a ridere vedendo la faccia imbarazzata del suo amico.
 
Iida ed Ochaco non poterono trattenersi dallo sghignazzare alla scena (anche se ignoravano totalmente il motivo per cui era cominciata) e si fermarono quando ad Ochaco ritornò in mente la domanda che sia lei che Iida si erano chiesti poco prima. “Non vogliamo interrompere questo simpatico siparietto” disse Uraraka sghignazzando un altro po’ “Ma Midoriya, potresti rispondere alla domanda che abbiamo chiesto prima? Pensavamo che fosse Bakugo il tuo migliore amico d’infanzia” “Oh lo era… prima di iniziare a tormentarmi ovvio” iniziò a spiegare Midoriya “Vedete… io e Ryo ci siamo conosciuti in un certo senso grazie a Kacchan. Ryo era… e presumo lo sei ancora?” guardò Ryo per avere conferma, e lui semplicemente annuì “Va bene. Lui era e rimane tutt’ora senza Quirk. E Kacchan iniziò a prendersela con lui al parco un giorno ed io… decisi di difenderlo. Ryo mi ringraziò per averlo difeso anche se io ero finito lo stesso pestato” continuò Midoriya ricordandosi quel giorno di tanti anni fa quando aveva quattro anni e quando conobbe Ryo.
 
Musutafu, parco giochi cittadino, 12 anni prima…
 
“H-hey… s-stai bene?” un Ryo di quattro anni e con le lacrime agli occhi chiese a un Midoriya della stessa età il quale aveva lividi e bruciature sul suo corpo a causa del pestaggio subito da parte di Bakugo e dei suoi compari. “S-sì… credo di sì…” rispose Midoriya portando lo sguardo verso Ryo. Quest’ultimo si era alzato e gli aveva porto la mano destra per aiutarlo ad alzarsi. Midoriya prese la mano del bambino che aveva appena difeso, e si fece aiutare per alzarsi. “T-ti ringrazio per avermi difeso” disse Ryo “Non so cosa sarebbe successo se tu non mi avessi aiutato” “N-non  niente… alla fine è ciò che farebbe un eroe” si limitò a sorridere Midoriya. “Ma… perché mi hai aiutato?” chiese Ryo abbassando la testa “Io non sono niente di speciale… sono solo uno senza Quirk”. Midoriya guardò Ryo con un sorriso per poi rispondere “Beh… noi senza Quirk dobbiamo aiutarci a vicenda no?”. Ryo rialzò lo sguardo, sorpreso e stupito. “Noi senza Quirk? Aspetta… vuol dire che tu…” “Sì, anche io sono senza Quirk” rispose Midoriya. Ryo sorrise dicendo “N-non ho mai incontrato un altro bambino senza Quirk come me…” “E invece eccomi qui” sorrise Midoriya per poi mettere una mano sulla spalla di Ryo “Senti, che dici se andiamo a giocare da qualche altra parte? Forse possiamo fare a casa mia. Sono sicuro che la mia mamma sarà più che felice di vedere che mi sono fatto un nuovo amico” “A-amico? Siamo… siamo amici?” “Ovviamente Ryo-chan” sorrise Midoriya.
 
Musutafu, ora…
 
“Da quel momento fummo inseparabili” continuò Ryo “Diventammo migliori amici e ci vedevamo ogni giorno al punto che i miei genitori e la madre di Midoriya finirono per conoscersi. Io e Midoriya cominciammo ad essere chiamati ‘Il Duo senza Quirk’ da Bakugo e molti dei suoi compari. Faceva un po’ male… ma con la nostra amicizia non ci interessava. E ci eravamo ripromessi che saremmo diventati eroi anche senza alcun Quirk” concluse infine. Iida ed Uraraka erano rimasti in silenzio fino a quel momento ad ascoltare ed Uraraka sorridendo disse “Awwww che storia carinissima…”. Iida sorrise dicendo “Sono d’accordo. Sembra che voi due foste legati da una profonda amicizia Midoriya” “Oh non ne hai idea” disse Ryo “Eravamo inseparabili. Anche se…” il suo sorriso si allentò un poco “Bakugo era sempre lì a rovinarci le giornate. A ricordare che noi eravamo senza Quirk e che non potevamo essere eroi” “Però… ora Kacchan è cambiato Ryo” disse Midoriya mettendo una mano sulla spalla dell’amico “Certo, ha ancora il suo solito caratteraccio… ma non giudica più nessuno se ha un Quirk o meno” “Dici Izuku?” chiese Ryo all’amico “Perché vedendo il Festival dello sport ho potuto vedere che anche lui è entrato alla U.A… e rimane sempre il solito spaccone che si crede superiore a chiunque” “Ehm… certo ma…” cercò di controbattere Midoriya. Iida e Uraraka notarono il cambio di atteggiamento di Ryo. Quindi decisero di passare immediatamente alla prossima domanda.
 
“Ehm… passando ad altro… perché non ci hai mai parlato di lui Midoriya? E perché non lo abbiamo mai visto o non ce lo hai mai presentato?” chiese allora Iida. Midoriya scosse la testa riportando l’attenzione ai suoi due compagni di classe e amici. “Oh? Perché non ve ne ho mai parlato? Beh… perché sinceramente non trovavo ragione di parlarvi di una persona del mio passato. Per quanto riguarda il fatto che non lo avete mai visto e non ve l’ho mai presentato… beh… perché…” “Perché 11 anni fa mi sono trasferito” lo interruppe Ryo e attirando l’attenzione di Iida e di Uraraka su di lui. “Trasferito?” ripeté Uraraka. “Sì. 11 anni fa io e i miei genitori ce ne andammo da Musutafu e ci trasferimmo a Jaku City. Ecco perché non mi avete mai visto e Midoriya non mi ha mai presentato a voi: perché non vivevo più qui” “Oh. E come mai ti sei trasferito se posso chiedere?” chiese Iida curioso.
 
Ryo rimase in silenzio per qualche secondo, il suo sguardo si fece più duro e questo fece leggermente innervosire Iida, Uraraka e persino Midoriya. Ryo fino a quel momento era stato così gentile e pieno di energia, ed ora con quello sguardo e quel cambiamento di umore pareva tutt’altra persona. Iida e Uraraka ignoravano il motivo di questo cambiamento, ma Midoriya lo sapeva. Eccome se lo sapeva. Era lo stesso motivo per cui si era trasferito in primo luogo.
 
“Bakugo” rispose semplicemente Ryo. “Bakugo?” ripeté Iida. “Sì, Bakugo. È per lui che io e i miei genitori ci siamo trasferiti”. Ciò lasciò senza parole sia Iida che Uraraka, mentre Midoriya aveva un espressione triste dipinta sul volto. “Bakugo… è la ragione per cui tu e i tuoi genitori vi siete trasferiti?” “Esattamente. Come ho già detto l’amicizia tra me e Izuku era grande, ma Bakugo era sempre lì a rovinarci le giornate e a ricordarci che eravamo senza Quirk. Non si fermava solo a questo no, arrivava anche alle mani” sospirò “La cosa non la dicemmo a nessuno per un anno, finché un giorno mia madre mentre tornava da alcune commissioni non mi vede in mezzo alla strada mentre venivo picchiato da Bakugo. Izuku quel giorno non c’era, era casa da sua madre. Mia madre intervenne subito e mi portò a casa, facendo sapere dell’accaduto alla madre di Bakugo. Dopo ciò volle sapere immediatamente da quanto tempo questa cosa stesse andando avanti”.
 
Ryo si fermò un attimo, magari per ricordarsi meglio di alcuni dettagli, o forse anche solo perché certi ricordi non gli piacevano. Sospirò nuovamente e riprese a narrare “Le raccontai tutta la verità, che il tutto stava andando avanti da almeno un anno. Mia madre era furibonda. Temeva anche che nonostante la punizione che la madre di Bakugo gli avrebbe riservato lui avrebbe comunque continuato a tormentarmi. E per questo quello stesso giorno parlò con mio padre dell’accaduto e decisero che ci saremmo trasferiti a Jaku City dopo ciò che mi era successo e per evitare che ricapitasse”.
 
Iida e Uraraka erano senza parole. Certo, Bakugo era cambiato molto dalla prima volta che lo avevano incontrato, ma sentire certi eventi successi prima che lo conoscessero e lo vedessero cambiare col tempo era scioccante. Midoriya rimase in silenzio per qualche altro secondo in più per poi parlare a sua volta, prendendo il posto di Ryo a narrare “In seguito i genitori di Ryo diedero la notizia del loro trasferimento. Ricordo che nessuno di noi due prese la cosa bene… piangemmo moltissimo quel giorno” “Oh sì… cadevano lacrime come pioggia” sorrise Ryo, quasi come il rivedere il Midoriya e il se stesso di cinque anni piangere come fontane fosse in qualche modo divertente.
 
Musutafu, 11 anni fa…
 
I genitori di Ryo avevano messo dentro la macchina tutto ciò di cui avevano bisogno, il camion in cui si trovavano i mobili e le cose più pesanti da portare era pronto a partire e lo stesso valeva per i genitori di Ryo… apparte Ryo stesso. Quest’ultimo, che ora aveva cinque anni, piangeva lacrime amare davanti a Midoriya, anche lui di cinque anni e lacrimante per la tristezza. Midoriya e sua madre Inko avevano deciso di salutare i loro amici prima che partissero. I due bambini piangevano e si guardavano in faccia, incapaci di dire qualsiasi parola a causa della tristezza.
 
“Quindi… questo è un addio?” chiese Midoriya. “N-non lo so” rispose il bambino dai capelli viola “M-ma so che non voglio lasciarti Izuku! Sei il mio migliore amico!” “Neanche io voglio che tu vada via Ryo” pianse Midoriya. "Non voglio che tu te ne vada!” ripetè il bambino dai capelli verdi e abbracciò l’amico che ricambiò immediatamente l’abbraccio piangendo lacrime amare. Inko guardava il tutto con le lacrime agli occhi, incapace di dire qualsiasi cosa. Fu allora che qualcuno le appoggiò una mano sulla spalla. Si voltò e vide la madre di Ryo, Kayako Honda, che le rivolgeva un triste sorriso. “Direi… che adesso possiamo andare” disse lei. “Sì… sì capisco” rispose semplicemente Inko. Kayako guardò l’amica per qualche secondo per poi dire “Mi mancherai Inko” “Anche tu mi mancherai Kayako” rispose la madre di Midoriya, e le due si abbracciarono. Il padre di Ryo, Kenta Hanno, guardava il tutto dal posto del guidatore con uno sguardo triste.
 
Kayako si staccò dall’amica e si avvicinò al figlio e al suo migliore amico, ancora abbracciati e piangenti. Si inginocchiò vicino ai due e disse “Hey… ascoltatemi voi due”. Midoriya e Ryo guardarono la madre di quest’ultimo con ancora i loro occhi pieni di lacrime. Kayako sorrise in modo dolce dicendo “è vero… fa male separarsi… ma ciò non significa che questa sarà la fine della vostra amicizia. Se la vostra amicizia è così forte come l’avete descritta… allora niente, neanche la lontananza potrà distruggerla”. Questa frase sembrò migliorare l’umore dei due bambini, che sorrisero. “E poi chissà… un giorno potremo tornare a fare visita così che possiate rivedervi ancora una volta” continuò Kayako.
 
Ryo e Midoriya si guardarono negli occhi ancora bagnati dalle lacrime, ma stavolta con dei sorrisi dipinti sui loro volti. “Mia mamma ha ragione Izuku” disse Ryo asciugandosi gli occhi “Ora vivremo distanti l’uno dall’altro… ma ciò non distruggerà la nostra amicizia! Non ci impedirà di continuare ad essere amici!” “Hai ragione Ryo” annuì Midoriya asciugandosi le sue di lacrime. “E poi mia mamma l’ha detto: forse un giorno torneremo qui a visitarvi e potremo rivederci” “Davvero? Lo prometti Ryo?” “Lo prometto Izuku” rispose Ryo porgendo la sua mano sinistra a Midoriya in modo che potessero stringerla. Midoriya strinse immediatamente la mano, guardando Ryo con un sorriso. “Amici…” disse lui. “… per sempre” finì Ryo ricambiando il sorriso dell’amico.
 
Inko e Kayako guardarono la scena con dei sorrisi dipinti sui loro volti. Poi Kayako accarezzò la testa al figlio dicendogli “Ryo… è tempo di andare”. Ryo annuì e salì in macchina insieme alla madre. “Pronti?” chiese Kenta alla moglie e al figlio ed entrambi annuirono. Kenta accese la macchina e partì, seguito dal camion. Ryo si affacciò dal finestrino e salutò per un ultima volta Midoriya, che ricambiò il saluto.
 
Ignari a tutti loro, però, un Bakugo di cinque anni era nascosto in un angolo lì vicino a guardare l’addio tra Midoriya e Ryo e la partenza di quest’ultimo e della sua famiglia verso Jaku City.
 
Musutafu, ora…
 
“Ed ora eccomi qua. A mantenere la promessa fatta al mio migliore amico undici anni fa: tornare qui a Musutafu per una visita” finì di raccontare Ryo con un sorriso rivolto verso Midoriya. La storia aveva commosso Uraraka che si era messo a piangere e persino Iida piangeva in maniera abbastanza comica. “Ohhhh non ce la faccio, è troppo commovente” disse Uraraka asciugandosi le lacrime e facendo ridacchiare Izuku e Ryo, a cui era tornato il buon umore di prima. “Sono d’accordo” continuò Iida asciugandosi le lacrime “E la vostra amicizia è davvero qualcosa di straordinario” “Beh… ti ringrazio” sorrise Ryo.
 
“Aspetta un attimo Ryo. Se sei qui a Musutafu significa che anche i tuoi genitori sono qui. Dove sono?” chiese Midoriya incuriosito. “Oh. Loro?” disse Ryo “Beh a dirti la verità Izuku… loro non sono qui” “Eh?” “Vedi, quando siamo arrivati a Jaku City i miei genitori hanno trovato un lavoro che ci fa guadagnare abbastanza ma che tiene loro molto occupati. Quindi quando ho avuto l’occasione di venire qui a Musutafu loro non hanno potuto perché troppo occupati col lavoro. Ma mi hanno permesso di venire qui da solo, quindi ho preso un treno e sono venuto qui per farti finalmente visita” allargò le braccia “sempre se non ti dispiaccia che ci sono solo io?” “Ma scherzi?” sorrise Midoriya dando un pugnetto scherzoso alla spalla di Ryo “Può più che bastare”.
 
Midoriya allora spalancò gli occhi e disse “Oh. Perché non vieni a vistare gli altri miei amici della U.A.?” “Prego?” chiese Ryo inarcando un sopracciglio. “Oh, forse non lo sai ma ora io e la mia classe viviamo in dei dormitori vicino la scuola per ragioni di sicurezza” “Dici sul serio?” chiese Ryo. “Oh sì. Voglio proprio farteli conoscere” si voltò verso Iida ed Uraraka “Voi che dite ragazzi?” “Oh sì! Sono d’accordissimo” disse Uraraka alzando un pugno al cielo. “Sono d’accordo anche io Midoriya. Sono sicuro che agli altri farà piacere conoscere Ryo” “Siete sicuri? Non vorrei disturbare” disse Ryo. “Ma che disturbare” rispose Midoriya “Ci faresti un enorme piacere. Poi sono ancora le 10:15. Abbiamo un intera giornata da passare insieme”. Ryo sembrò pensarci qualche secondo, per poi sorridere “Benissimo allora. Fatemi strada ai vostri dormitori”.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Nuovi incontri e una vecchia conoscenza ***


Capitolo 3: Nuovi incontri e una vecchia conoscenza
 
La camminata per il dormitorio della 1-A fu molto più corta e veloce di quanto i quattro si aspettassero, perché infatti in cinque minuti si trovarono subito davanti ad esso. “Ed eccoci qui” disse Midoriya “Questo è il dormitorio dove io e la mia classe stiamo”. Ryo osservò l’attenzione con sguardo interessato, studiando ogni particolare del grosso dormitorio dinnanzi a lui.
 
“Notevole” si limitò a dire Ryo per poi guardare direttamente Midoriya “Quindi state qui per motivi di sicurezza? Significa che gli eroi vi possono tenere d’occhio e proteggervi in caso di un attacco da parte dei Villain?” “Esattamente Ryo” rispose Iida precedendo Midoriya e attirando a sé lo sguardo di Ryo “A causa dei pesanti attacchi da parte dei Villain che abbiamo ricevuto, il preside Nezu ha deciso di costruire dei dormitori per noi studenti in modo che potessimo essere al sicuro” “Una scelta saggia” annuì Ryo riportando il suo sguardo verso il dormitorio della 1-A mentre il suo sguardo si fece stranamente serio. “Villains…” Ryo disse quella parola con così tanto veleno nella sua voce che prese alla sprovvista Midoriya, Uraraka e Iida “Non si sa mai quando un Villain potrebbe attaccare. Potrebbe accadere in qualsiasi momento, in qualsiasi istante”. Poi, così come era arrivata, la sua improvvisa serietà sparì e ritornò a sorridere amichevolmente verso Midoriya e i suoi due compagni. “Allora, che dite di entrare e farmi conoscere il resto della vostra classe?”.
 
Nel mentre, nell’area comune dei dormitori, gli studenti della 1-A presenti erano ritornati a fare le loro attività anche se ancora un po’ scossi dalla notizia del brutale omicidio della Gang Chikara. Avevano visto Uraraka correre via dai dormitori inseguita da Midoriya e Iida dopo aver sentito la notizia, probabilmente preoccupata per i suoi genitori dato che il massacro della gang era avvenuta vicino casa sua. La preoccupazione era più che comprensibile, ma ora erano loro che si stavano preoccupando. Ci stavano mettendo un po’ a tornare, e questo agli studenti della 1-A non piaceva affatto dato che i tre erano andati in un luogo dove era avvenuto un vero e proprio massacro. Tsuyu e Sero erano tornati poco prima insieme a Kaminari e Kirishima, quindi all’appello mancavano non solo Midoriya, Uraraka e Iida ma anche Bakugo il quale, a detta di Kirishima, era andato a far visita ai suoi genitori.
 
“Hey ragazzi! Siamo tornati!” l’allegra voce di Uraraka interruppe i pensieri negativi degli studenti, che videro entrare nell’area comune Uraraka seguita a ruota da Midoriya ed Iida. “RAGAZZI!” urlò la maggior parte del gruppo dirigendosi verso i tre amici. “Siete tornati finalmente! Eravamo così preoccupati” disse Mina abbracciando Uraraka che ricambio l’abbraccio con un sorriso. “Già, ribbit” disse Tsuyu con un dito sul suo mento “Quando io e Sero siamo tornati e abbiamo saputo che eravate andati nel luogo dell’omicidio della Gang Chikara ci eravamo preoccupati moltissimo” “Già. Parlando di ciò, come stanno i tuoi genitori? Siete andati fino là per vedere se stessero bene e non fosse successo niente a loro” chiese Ojiro. “I miei genitori stanno bene fortunatamente” disse Uraraka staccandosi dall’abbraccio “Sono solo stati portati alla centrale di polizia con il resto degli abitanti dell’appartamento per rispondere a delle domande e per vedere se hanno visto qualcosa di sospetto” “E perché avete fato così tardi?” chiese allora Jiro inarcando un sopracciglio. “Oh a questo posso rispondere io” rispose Midoriya con un sorriso “Avevamo deciso di stare un po’ in giro per far riprendere Uraraka dallo spavento… ed è qui che ho incontrato una vecchia conoscenza”  spostò lo sguardo verso Ryo che fino a quel momento era rimasto lì a sentire la discussione.
 
Solo allora i membri lì presenti della 1-A si accorsero della presenza di Ryo. Erano così distratti dal ritorno di Midoriya, Uraraka ed Iida che non si erano nemmeno accorti di lui. “Uh… e lui chi sarebbe?” chiese un confuso Kirishima. Ryo semplicemente sorriso dicendo “Quindi voi siete i compagni di classe di Izuku eh? Beh lasciate che mi presenti. Io sono Ryo Honda e sono il migliore amico d’infanzia di Izuku”. Le ultime parole di Ryo furono processate dalle menti dei presenti per qualche secondo finché, all’unisono, non gridarono “EHHHHHHH?! MIGLIORE AMICO?!” . Le urla confusa fecero sghignazzare nervosamente Midoriya, Iida e Uraraka mentre Ryo, con un sopracciglio inarcato, sussurrò a Midoriya “Giusto per curiosità, questi tuoi amici della U.A. reagiscono sempre così a qualcosa di inaspettato?”. Midoriya, per tutta risposta, non poté non continuare a sghignazzare in modo nervoso.
 
Da qui partì nuovamente la spiegazione al resto della 1-A di chi fosse Ryo, del motivo per cui non si era mai visto e di perché Midoriya non lo abbia mai presentato a loro. Gli studenti ascoltarono la storia e ne rimasero profondamente colpiti e, come Iida e Urraka prima, alcuni di loro si erano commossi. “La… la vostra amicizia” disse Kirishima piangendo in modo abbastanza comico e alzando in aria un pugno “è così VIRILE!”. La seguente frase ridacchiare gli studenti della 1-A, mentre alcuni di loro si asciugavano gli occhi lucidi dopo aver sentito questa storia. “Non immaginavamo che tu avessi qualcuno che considerassi come migliore amico ancor più di Bakugo” disse Momo a Midoriya per poi sorridere “La vostra amicizia, da quel poco che ci avete detto, è davvero grande”. Guardò poi Ryo dicendo “Dato che ti sei presentato lascia che ci presentiamo anche noi” si mise una mano sul petto “Io sono Yaoyorozu Momo. Lui è Yuuga Aoyama” “Piacere di conoscerti, mon ami” disse Aoyam facendo un inchino. “Lei è invece Mina Ashido” “Piacere tutto mio” salutò la ragazza in rosa. “Lui è Mashirao Ojiro” “Piacere” disse il ragazzo alzando la sua coda in segno di saluto “”Lui è Denki Kaminari” “O se preferisci, l’anima di tutte le feste” disse Kaminari con un sorrisetto fiero, guadagnandosi però un sospiro seccato da parte di Jiro “Lui è Eijiro Kirishima” “Piacere i conoscerti bro” salutò Kirishima alzando un pugno in aria. “Loro sono Kouji Koda, Fumikage Tokoyami e Shoto Todoroki. Loro… non parlano molto” Koda salutò timidamente con la mano mentre Tokoyami e Todoroki si limitarono ad annuire in direzione di Ryo come segno di saluto “Poi c’è Rikido Sato” “Lieto di fare la tua conoscenza” salutò il ragazzo. “Lui è Mezo Shoji” dall’estremità di uno dei tentacoli di quest’ultimo spuntò una bocca con cui Shoji disse “Molto piacere Ryo” “Lei è Kyouka Jiro” “Yo” disse semplicemente la ragazza alzando due dite della mano in segno di pace. “Lui è Hanta Sero” “Sempre un piacere fare nuove conoscenze” disse Sero salutando con la mano Ryo. “Lei Tooru Hagakure” “Piacere” disse la ragazza invisibile salutando con la mano anche se non si capiva a causa della sua invisibilità. “Ed infine… c’è Minoru Mineta” finì Moro. “Cavolo, con un aspetto del genere faresti colpo su qualsiasi ragazza” disse semplicemente il nanetto. “Uh… grazie?” rispose Ryo inarcando un sopracciglio.
 
“Beh, ora che ne dici di accomodarti?” chiese Izuku dopo che le presentazioni erano finite “Come abbiamo già detto abbiamo una giornata intera per stare insieme, quindi perché non ti accomodi”. Ryo guardò il suo amico sorridendogli “Accetto volentieri la tua offerta Izuku” disse facendosi strada per l’atrio e osservandolo per bene. “Wow, vedo che avete tutti i tipi di comfort qui. Deve essere bello vivere in questi dormitori” “Ehhh a volte ci si annoia” ammise Kirishima “Ma con compagni come questi la noia se ne va via facilmente” “Non ne dubito” gli rispose Ryo. “Vorresti qualcosa da mangiare?” offrì Sato “Potremmo prepararti qualcosa” “Nah, non c’è bisogno. Sono apposto così. Poi stanotte ho avuto una cena coi fiocchi, e credo mi abbia riempito lo stomaco per il resto della giornata” ammise Ryo massaggiandosi lo stomaco. Sato fece semplicemente spallucce.
 
Ryo si sedette sul divano seguito immediatamente da Midoria e Kirishima. “Ditemi” continuò Ryo “Com’è studiare alla U.A.? Come poter essere aspiranti eroi?” “Oh è grandioso” rispose Kaminari appoggiandosi sul divano “Hai la possibilità di diventare famosi e, chissà, attirare molte ragazze” finì sbavando. “Oh sì” gli fece eco Mineta sbavando a sua volta. Ryo guardò semplicemente stranito i due mentre sia ragazzi che le ragazze (soprattutto le ragazze) sospirarono esasperati. “Perché questa domanda?” chiese Mina curiosa “Volevi entrare alla U.A. pure tu?” “Oh sì” rispose Ryo “Io ed Izuku ci eravamo ripromessi che saremmo diventati grandi eroi anche senza alcun Quirk. Purtroppo però il sogno di diventare un eroe non poté realizzarsi… almeno per me” guardò Midoriya con un sorriso “Invece Izuku è stato baciato dalla fortuna ed ha ricevuto un Quirk in età avanzata riuscendo così ad entrare qui nella U.A. Io invece non ho avuto la stessa fortuna di Izuku e sono rimasto senza Quirk” scrollò poi le spalle come se fosse una cosa da nulla “Ma che ci posso fare? È la vita alla fine no? Sono almeno felice che il sogno di Izuku di entrare alla U.A. per studiare per diventare un eroe sia diventato realtà” finì dando uno scherzoso pugno alla spalla di Midoriya. “Awww come siete carini voi due” disse Hagakure dopo aver sentito il tutto.
 
“Sapete, vi ho visto in TV durante il Festival dello Sport” disse Ryo “Devo dire che siete stati tutti grandiosi. Avete dei Quirk straordinari, degni di un eroe” “Oh basta, così ci fai arrossire” disse Mina grattandosi il capo. “Dico sul serio. È anche grazie al Festival che ho scoperto che Izuku aveva ottenuto un Quirk ed era riuscito ad entrare nella U.A.” continuò Ryo per poi osservare Midoriya e dargli un pollice in su, che venne immediatamente ricambiato.
 
“Comunque sia…” disse Ryo guardandosi intorno “Non siete tutti qui eh?” “Uh? Di che stai parlando?” chiese Kaminari. “Dico che manca uno studente qui? Dove si trova?”. Midoriya si fece d’un tratto teso sapendo di chi stava parlando. “Oh? Stai parlando di…” tentò di dire Mina, ma fu interrotta dal rumore della porta che veniva spalancata. “Sono tornato” disse Bakugo entrando e chiudendo la porta dietro di se “Dio, è da fuori che vi sentite. Potreste abbassare un po’ la vo…”.
 
Si interruppe quando vide tutti guardarlo in maniera nervosa… mentre Ryo lo guardava con un espressione illeggibile. “… che cazzo c’è da guardare? E chi questo tizio?” disse osservando Ryo. “Ehm… Kacchan” disse Midoriya alzandosi dal divano e cominciando ad avvicinarsi a Bakugo “L-lui… è Ryo Honda, il mio vecchio amico d’infanzia. Credo che tu ti ricordi di lui” finì Midoriya con un espressione nervosa. Bakugo rimase in silenzio ad osservare Ryo per qualche secondo, per poi spalancare gli occhi colpito dalla realizzazione. “H-Honda?!” ripeté Bakugo. “Sì, sono proprio io… Bakugo” rispose Ryo alzandosi dal divano. Aveva detto Bakugo con così tanto veleno nella sua voce che i presenti rabbrividirono per qualche secondo. Dopo aver ascoltato la storia di Midoriya e Ryo tutti erano rimasti sorpresi da quanto egoista e bullo fosse Bakugo da bambino. Certo, ora era cambiato (mantenendo pur sempre il suo carattere collerico) ma prima di cambiare era esattamente come era stato descritto nel racconto che avevano sentito prima.
 
La tensione era pesante, e cominciò a crescere quando Ryo si avvicinò a Bakugo fino a ritrovarsi davanti a lui. Si aspettarono di tutto: a Ryo che cominciasse ad insultarlo, o addirittura ad attaccarlo dopo il modo in cui lo aveva trattato da bambino… ma non si aspettarono che Ryo sorridesse amichevolmente e porgesse la mano a Bakugo per una stretta di mano
 
“Ne è passato di tempo Bakugo. Come va la vita?” chiese Ryo mantnendo il suo sorriso. Bakugo rimase in silenzio a fissare la mano di Ryo. “Tch…” disse semplicemente superando Ryo e dirigendosi verso la cucina. “Non è molto educato” si limitò a dire Ryo senza far trasparire alcun segno di offesa dalla sua voce. Midoriya e il resto dei suoi amici guardarono sbalorditi il tutto, non credendo a ciò che era successo. “R-Ryo… s-stai bene?” “Uh? Cero che sì, Izuku. Perché mai non dovrei esserlo?” “P-pensavo che avresti fatto qualcosa di avventato… tipo dare un pugno a Kacchan o insultarlo” “Già, e che ci saremmo ritrovati davanti a una rissa che dovevamo fermare” finì Uraraka. Ryo fece spallucce “Il passato è passato… non avrebbe avuto senso iniziare una rissa con lui” cominciò a dirigersi verso la cucina. “Dove stai andando ora?” chiese curiosa Hagakure. “A parlare con Bakugo no? Non ci vediamo da 11 anni, mi pare giusto riconnettersi con lui”.
 
Bakugo prese una bevanda dal frigo, aprendola e bevendola velocemente. Ryo Honda era qui. Ryo Honda, il ragazzo che aveva bullizzato anni prima da bambino perché era senza Quirk, era qui nel dormitorio. Non appena si era ricordato di lui gli era saltato un battito, ricordandosi anche che lui e la sua famiglia si erano trasferiti a Jaku City proprio per causa sua. “Bella cucina” la voce di Ryo lo fece voltare immediatamente. Ryo si guardava intorno osservando la cucina e infine posò lo sguardo su Bakugo. Ryo sorrise ancora una volta avvicinandosi a Bakugo. “Insomma Bakugo, ti sembra il modo di presentarti dopo 11 anni?” si fermò a pochi passi da lui “Una stretta i mano sarebbe stata più che sufficiente” “Basta con le stronzate, se vuoi ficcarmi un pugno in faccia o addirittura iniziare una lotta con me non facciamolo qui. Facciamolo fuori” “Io?” disse Ryo mettendosi una mano sul petto “Iniziare una lotta con te? Perché mai dovrei farlo?” “Mi sembra ovvio Sherlock. Dopo averti tormentato, bullizzato e picchiato pe un anno intero quando eravamo dei mocciosi” disse Bakugo con un espressione cupa “Non dico di non meritarmelo… ma se vuoi far qualcosa del genere allora fallo fuori di qui” “Ma no Bakugo, ti sei fatto l’idea sbagliata. Non vogli picchiarti o iniziare una rissa con te” disse Ryo mentre il suo sorriso sembrò allungarsi. “Ah no? Allora perché sei qui a Musutafu dopo 11 anni uh?” chiese sarcasticamente Bakugo finendo di bere la sua bibita. “Oh, semplicemente per reincontrare Izuku. Sai, è il mio migliore amico e 11 anni fa ci promettemmo che ci saremmo rivisti. Io sto solo mantenendo quella promessa” “E i tuoi genitori allora? Non puoi essere venuto da solo”. Ryo si bloccò per un attimo. “Loro… non sono potuti venire” sorrise Ryo “Bloccati a lavoro. Ma mi hanno permesso di tornare a Mustafu da solo” il sorriso di Ryo non piaceva a Bakugo… per niente. Ryo mise una mano sulla spalla di Bakugo e cominciò a stringere… forte… fin troppo forte. “Tch!” “Per quanto riguarda te Bakugo… volevo solo rivederti per risolvere pacificamente i nostri problemi passati” gli occhi di Ryo guardavano dritti verso quello di Bakugo. Per un attimo, a Bakugo, parve che i suoi occhi fossero diventati completamente neri “E magari riderci sopra” finì Ryo stringendo ancor di più la presa sulla spalla. Quando essa si fece fin troppo stretta Bakugo si staccò immediatamente, ed uscì dalla cucina seguito dallo sguardo di Ryo.
 
Gli altri videro uscire Bakugo dalla cucina, e videro come il ragazzo esplosivo sembrasse… nervoso? Di cosa avevano parlato in cucina lui e Ryo? Bakugo si avvicinò aMidoriya e lo prese per il braccio. “A-ah?! Kacchan?!” “Vieni un secondo!” disse Bakugo trascinando Midoriya via dall’atrio e portandolo verso la sua stanza. “Uh… cosa è appena successo?” chiese Mineta.
 
 
Bakugo aprì la porta della sua stanza entrandoci insieme a Midoriya. “Kacchan?! Qual è il problema?” “Cosa c’è che non va?” “P-prego?” “Cosa cazzo c’è che non va in Honda?” “Eh? Assolutamente niente. Perché dici co…” “C’è qualcosa che non va in lui, cazzo” disse Bakugo interrompendo Midoriya. “Non lo hai visto com’era in cucina. Il suo sguardo, il suo sorriso, i suoi occhi! C’è qualcosa che non va in lui!” continuò Bakugo. “K-Kacchan forse stai esagerando” cercò di ragionare Midoriya “F-forse sei solo un po’ in colpa per ciò che gli hai fatto passare quando eravamo bambini. È normale provare senso di colpa, e lui vuole solo riconnettersi con te. Magari è solo nervoso a causa dei vostri trascorsi, per questo sembra così strano. Anche io ero nervoso come lui e…”.
 
“Bella camera che hai Bakugo”.
 
La voce di Ryo interruppe il discorso di Midoriya che, con Bakugo, si voltò verso la porta della stanza lasciata aperta. Lì c’era Ryo, che guardava il tutto con un sorriso sul volto. “Di che stavate parlando? Sto interrompendo qualcosa?” “N-no assolutamente!” disse Midoriya agitando le mani dinnanzi a sé “E non stavamo parlando di niente! Dico sul se…” “Che ci fai in camera mia?” chiese Bakugo col suo solito tono brusco, cercando di nascondere con esso il nervosismo che Ryo gli stava causando. “Oh volevo solo sapere perché te ne eri andato così velocemente” rispose Ryo entrando mentre osservava la stanza di Bakugo “Ho chiesto agli altri dove eri finito e mi hanno detto che avevi preso Midoriya ed eri andato in fretta e furia verso la tau stanza”. Il suo sorriso si allargò “Allora, cosa c’è di così importante che te ne sei andato dalla nostra discussione?” “Non sono affari tuoi Honda!” ripose Bakugo mentre Midoriya spostava gli occhi da Bakugo a Ryo in continuazione, la tensione che cresceva sempre di più.
 
Ryo si avvicinò verso la scrivania della stanza di Bakugo. Lì si trovava una foto di Bakugo insieme ai suoi due genitori, Mitsuki e Masaru Bakugo. “I tuoi genitori erano molto gentili Bakugo” disse Ryo prendendo la foto. Per qualche ragione, Bakugo si fece ancora più teso. “Così gentili, sia con me che con Izuku. Quasi come se fossero altri genitori per noi due. Difficile credere che siano i tuoi genitori dato che tu avevi un comportamento totalmente diverso dal loro nei nostri confronti” il suo sorriso si allargò ancora “Dovrei far visita a loro ora che ne ho la possibilità. Che dici Bakugo?” lo guardò dritto negli occhi. Quest’ultima frase fece aumentare ancor di più il battito cardiaco di Bakugo, il quale strinse i denti dicendo “Dico di mettere a posto quella foto e di portare il tuo culo fuori dalla mia stanza!”.
 
“K-Kacchan!” disse Midoriya che fino a quel momento era rimasto in silenzio “N-non ha detto nulla di male! Ha solo…” “Nah, non preoccuparti Izuku” disse Ryo facendo spallucce e rimettendo la foto sul comodino “è chiaro che Bakugo è un po’ nervoso di avermi qui attorno. Lo capisco e non lo biasimo. Mi sentirei anche io a disagio” fece dietrofront per poter uscire dalla stanza “Quindi credo sia il caso di andarmene dai dormitori, dato che sto rendendo nervoso il qui presente Bakugo” “C-cosa? No, non devi andartene! K-Kacchan sta solo esagerando tutto qui!” disse Midoriya uscendo dalla stanza per inseguire Ryo. Bakugo invece rimase in silenzio per qualche altro secondo. Tirò un respiro profondo ed uscì dalla stanza.
 
“Andiamo Ryo! Sono ancora le 10:57! Puoi ancora restare un po’! Kacchan ti ignorerà!” le seguenti parole dette da Midoriya lasciarono confusi gli studenti della 1-A quando videro Midoriya e Ryo ritornare nell’area comune, e furono ancor più confusi quando videro Ryo dirigersi verso la porta. “Hey, dove stai andando?” chiese Ojiro. “Oh me ne vado” rispose semplicemente Ryo. “Ehhhh?! Te ne vai? Ma perché?!” chiese Uraraka confusa, confusione condivisa da tutta la classe. “Oh apparentemente la mia presenza innervosisce Bakugo” rispose Ryo reindirizzando il suo sguardo verso Bakugo che era appena arrivato nell’area comune. “Quindi dato che non voglio causare ulteriori disagi, ho deciso di andarmene” “M-ma non puoi! Ci siamo appena rivisti dopo 11 anni! Non puoi…” tentò di dire Midoriya, ma fu bloccato da Ryo. “Non preoccuparti Izuku, non tornerò subito a Jaku City. Resterò qualche giorno in più qui a Musutafu e alloggerò in un hotel. Quindi non preoccuparti, ci rivedremo” guardò poi tutti i membri della 1-A “Sono anche sicuro che ci rivedremo molto presto”. Spostò poi lo sguardo verso Bakugo “Molto presto” concluse con un sorriso e uno sguardo che fecero rabbrividire Bakugo. E detto questo Ryo aprì la porta, uscì e la richiuse dietro di sé uscendo così dai dormitori della 1-A. La classe si voltò verso Bakugo. “Bella mossa Bakugo” disse Kaminari in modo sarcastico. “Già bro, così non va” continuò Kirishima “Da bambini lo hai trattato male, ma lui ha cercato semplicemente di parlare con te per riconnettersi con te e magari riappacificarsi con te” “Tch” rispose semplicemente Bakugo. Il suo cuore batteva a mille, e non aveva mai provato così tanta tensione e nervosismo in vita sua. Perché Ryo lo aveva reso così nervoso? Perché… perché lo aveva reso così…
 
Spaventato?!
 
Centrale di polizia di Musustafu, in quello stesso momento…
 
Naomasa tirò un sospiro. Si trovava nel suo ufficio, ed era stanco. L’ultimo degli abitanti dell’appartamento era stato interrogato, e non era riuscito a ricavare niente. Si trovava in un vicolo cieco, e non sapeva affatto come uscirne.
 
“Detective Naomasa?”. Una voce attirò l’attenzione del detective che alzò il suo volto per vedere che un uomo dai capelli bianchi, con occhiali da vista e un camice bianco era entrato nel suo ufficio. Egli era Daisuke Fujita ed era il medico della polizia. Era un uomo senza Quirk, ma era dannatamente bravo nel suo lavoro.
 
“Ah. Fujita. Ottime notizie spero” chiese Naomasa. “Dipende signore” rispose semplicemente il medico. Naomasa inarcò un sopracciglio “Che intendi dire?” chiese. “Credo di aver scoperto chi sia l’assassino della Gang Chikara signore”. Naomasa si alzò immediatamente dalla sedia dicendo “E dici che non sono ottime notizie?!” “Come ho già detto signore, dipende. Perché la risposta potrebbe spaventarla invece di rallegrarla” disse serio Fujita “Ora mi segua in laboratorio. Dovrò dirvelo lì”.
 
I due arrivarono immediatamente al laboratorio, con Naomasa che non vedeva l’ora di sapere chi fosse l’eventuale assassino. “Allora che aspetti? Dimmelo” “Un secondo” rispose Fujita prendendo un telecomando per accendere il televisore del laboratorio. Mostrava un immagine del corpo senza testa di Goro, il leader della gang. Fujita schiacciò un bottone, e così facendo il televisore mostrò i segni lasciati dal morso. “Ho controllato e studiati i segni dei morsi lasciati sui cadaveri… ed ho notato che c’era qualcosa di vagamente famigliare”. Schiacciò un altro bottone, e il televisore mostrò due nuove immagine: una città e un altro cadavere a cui mancava la testa.
 
“Ho chiesto ad un collega che aveva lavorato ad un caso del genere di mandarmi immagini del cadavere di cui si occupò. Ho studiato questi cadaveri… i morsi lasciati di essi… e ho visto che i segni e i morsi sono praticamente gli stessi. E sono giunto ad una conclusione… l’assassino della Gang Chikara è lo stesso assassino di questo individuo, anche egli un criminale, e di molti altri come lui” “Okay fin qui ci arrivo… ma che centra quella città che state mostrando Fujita? Non capisco…” “Semplice detective… quella città è la stessa dove il cadavere e molti altri di cui si è occupato sono stati trovati e sono stati uccisi… e dove alla fine il crimine è sparito del tutto”.
 
Naomasa sbarrò gli occhi, la realizzazione che si fece immediatamente strada nella sua mente. “No… vuol dire che…” “Esatto detective… il vigilante di Jaku City ha finito le sue scorte di criminali da uccidere e divorare, ed ha deciso di venire qui a Musutafu”.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Risvolti inquietanti ***


Capitolo 4: Risvolti inquietanti
 
Sala d’incontri della U.A., ore 11: 30…
 
Toshinori Yagi sedeva su una delle sedie della sala d’incontri in cui solitamente gli eroi e professori della U.A. si incontravano. Aveva chiesto a Nezu di fare questa importante riunione dopo esser stato chiamato dal Detective Naomasa, suo vecchio amico, che gli aveva detto che bisognava convocare una riunione tra gli eroi della U.A. per via di qualcosa di importante. Di molto importante. La voce di Naomasa dall’altro capo del telefono era nervosa e quasi spaventata, quindi doveva essere qualcosa di molto grave e aveva agito subito. Gli eroi presenti in sala erano abbastanza confusi da questa convocazione improvvisa ma erano sicuri, esattamente come Toshinori, che doveva essere qualcosa di molto serio.
 
“Grazie di essere venuti” disse Nezu seduto a capo tavola “E mi dispiace di avervi convocato in maniera così improvvisa. Ma dalle parole del qui presente All Might” gli sguardi dei presenti si spostarono per un attimo su Toshinori, per poi tornare su Nezu “Il detective Naomasa lo ha chiamato praticamente pregandogli di dirmi di indire questa riunione importante in modo da poterci dire questa notizia importante di cui è tanto preoccupato”. Gli sguardi si spostarono poi su Naomasa il quale, fino a quel momento, era rimasto accanto a Nezu in attesa che la riunione iniziasse.
 
Il detective tirò un sospiro ed iniziò a parlare “Prima di iniziare voglio dire che le notizie che sto per dirvi… devono rimanere in questa stanza e non devono essere assolutamente rilasciate in pubblico. Voglio evitare il panico generale”. Prese un telecomando con cui accese lo schermo sul muro. Il suddetto schermo mostrava i corpi della Gang Chikara e gli eroi non poterono non rabbrividire. “Come ben sapete, stanotte i membri della Gang Chikara sono stati uccisi in maniera brutale… con morsi ritrovati sui loro corpi e le teste mancanti, come se fossero state strappate via da un grosso morso” continuò Naomasa mentre gli eroi ascoltavano in silenzio. Toshinori non poté non guardare con disgusto le immagini sullo schermo. Erano criminali, ma non meritavano assolutamente di morire… tantomeno in una maniera coì brutale.
 
“Abbiamo fatto domande agli abitanti dell’appartamento vicino cui è avvenuto il massacro della gang, arrivando purtroppo a non avere alcun indizio fondamentale. Questo fino a quando il medico legale della polizia, Daisuke Fujita, non ha studiati i cadaveri e non ha notato una certa… somiglianza”. Naomasa schiacciò un altro bottone, e lo schermo cominciò a mostrare i segni dei morsi lasciati sui membri della Gang Chikara e nuove immagini che mostravano altri cadaveri… a cui mancavano delle teste. Coloro presenti alla riunione rabbrividirono ancora una volta mentre Naomasa continuava a parlare “Quelli che vedete sono corpi di criminali ritrovati a Jaku City. Fujita ha notato come i segni dei morsi lasciati sui membri della Gang Chikara e sui cadaveri di questi criminali di Jaku City sono praticamente identici… e che il modo di uccidere è praticamente lo stesso: testa strappata come se a farlo fosse stato un morso. Siamo giunti dunque alla conclusione che l’assassino della Gang Chikara e di questi criminali non è solo lo stesso individuo… ma è anche un individuo pericoloso che si è fatto immediatamente conoscere”. Gli occhi spalancati e i volti sconvolti dei presenti fece capire a Naomasa che dovevano essere giunti anche loro alla stessa conclusione quindi arrivò immediatamente al punto “L’assassino non è nient’altro che il vigilante di Jaku City”.
 
“Cosa?! Lui?!” disse Vlad King “Ma è probabilmente il vigilante più pericoloso di cui abbiamo sentito insieme a Stain! È da mesi che si parla di lui e non è mai stato catturato” “Perché è qui? Perché ha lasciato Jaku City per spostarsi qui a Musutafu?” chiese Midnight pallida come un cadavere “Non è ovvio?” cominciò a dire Naomasa come se fosse un dato di fatto “Ricordate come recentemente è stato rivelato che a Jaku City non c’è più un crimine?  Come ogni criminale sembra sparito nel nulla? È stato il vigilante. Ha finito le sue scorte di criminali da uccidere a cui strappare teste, ed ha deciso di venire qui a Musutafu per continuare il suo lavoro”.
 
Nezu era rimasto in silenzio fino a quel momento, ascoltando ogni singola parola che usciva dalla bocca di Naomasa. Dopo lui ebbe finito di parlare, fu il suo turno di aprir bocca “Quindi vuoi che nessuna di queste informazioni vengano rivelate al pubblico?” “Esattamente preside Nezu” annuì Naomasa “La notizia che il vigilante di Jaku City si è spostato qui a Musutafu creerebbe solo panico tra i cittadini… e il vigilante potrebbe addirittura fuggire prima di essere catturato” “Non credo scapperà se la notizia del suo arrivo a Musutafu venisse rilasciata” disse Toshinori con tono serio “Ho sentito dire dai vari eroi di Jaku City che hanno provato a catturarlo che non si fa intimorire facilmente. Quando gli eroi di quella città hanno iniziato a dargli la caccia lui non è affatto fuggito per timore di essere catturato, ma ha continuato con la sua… ‘missione’ di uccidere criminali” “Questi eroi di Jaku City non hanno dato una descrizione del vigilante? Qualsiasi dettaglio potrebbe tornarci utile” chiese Naomasa. Toshinori si limitò a scuotere la testa “No. Vedere quel vigilante è un impresa difficile, se non impossibile. Nessuno di loro è mai riuscito a vederlo per bene o a capire quale fosse il suo aspetto”.
 
Naomasa si limitò a imprecare sottovoce. Sapeva che l’assassino era il vigilante di Jaku City, ma senza una minima descrizione del suo aspetto era di nuovo punto da capo. “Dunque faremo così da adesso in poi” cominciò a parlare Nezu con tono serio “Tenete gli occhi ben aperti. Se vedete o sentite qualcosa di strano e fuori dall’ordinario, fatecelo sapere immediatamente. Potrebbe condurci al vigilante e finalmente potremmo arrestarlo” “Un ultima domanda preside…” disse Kamui Woods “E gli studenti? Non dobbiamo dire loro dell’arrivo di questo vigilante?” “No. È totalmente escluso. Non possiamo rischiare di metterli in pericolo. Certo, molti di loro hanno già affrontato dei Villain ma questo vigilante è una storia totalmente diversa e ne devono stare fuori. La riunione è conclusa”.
 
Dormitori della 1-A, ore 11:45
 
Midoriya si trovava ora nell’area comune del dormitorio seduto sul divino a pensare agli eventi che erano successi in quella giornata: Ryo Honda il suo migliore amico era tornato a Musutafu City dopo 11 anni, aveva visitato i dormitori e aveva conosciuto i suoi compagni, aveva reincontrato Bakugo… e quest’ultimo si era mostrato totalmente nervoso intorno a lui per qualche strana ragione. Il che era strano. Non era nel carattere di Bakugo. Forse si sentiva in colpa per aver bullizzato Ryo quando erano bambini? Era probabile. Ma Bakugo più che sentirsi in colpa sembrava… spaventato.
 
Nel mentre nella sua stanza, Katsuki Bakugo faceva avanti e indietro. I suoi compagni lo avevano criticato per aver fatto andare via Ryo, e lui li aveva mandati a quel paese. Pensava che con Ryo andato via sarebbe stato più tranquillo. Pensava che il nervosismo che aveva sentito fino a quel momento sarebbe sparito, ed invece non aveva fatto altro che crescere ancor di più. Per qualche ragione il sapere che Ryo fosse ancora là fuori lo stava mandando nel panico. Facendo avanti e indietro per la stanza, finì per spostare lo sguardo fuori la finestra… e per poco non gli venne un colpo.
 
Lì, fuori dalla finestra ed in mezzo al giardino c’era lui: Ryo. Stava guardando direttamente verso la sua finestra, verso di lui. Il suo sguardo era indecifrabile, e poi un sorriso apparve sul suo volto. Non un sorriso amichevole, non uno scherzoso, ma quello stesso maledetto sorriso maligno che gli aveva mostrato sin dal momento in cui lo aveva visto. Bakugo scosse la testa e quando riportò lo sguardo fuori dalla finestra… Ryo non c’era più. Così come era apparito dal nulla, era sparito senza lasciare alcuna traccia.
 
Lo squillo del suo telefono lo fece sobbalzare. Stava dando di matto. Prese il suo telefono dalla sua tasca e vide chi lo stava chiamando: sua madre. Rispose e si mise il telefono all’orecchio. “Che vuoi vecchia strega? Spero sia importante” disse Bakugo cercando di suonare il più normale possibile. “è così che chiami tua madre?! Se tu fossi qui un paio di schiaffi non te li toglierebbe nessuno!” urlò Mitsuki dall’altro capo del telefono. “Tch!” “Comunque sia… ti volevo chiamare perché oggi io e tuo padre abbiamo ricevuto una visita inaspettata” “Una visita?” “Oh sì. Siamo stati visitati da Ryo Honda”. Bakugo si irrigidì, la sua gola si fece d’un tratto secca, le sue pupille si dilatarono. “… cosa?” “Oh sì. Aveva detto che era venuto a far visita prima a te e ad Izuku prima di venire da noi. Molto gentile da parte sua visitarti… sai dopo come lo hai trattato” “E… cosa ha fatto?” “Oh si è semplicemente fermato per poter parlare con noi e informarsi su come sono andate le cose dopo che lui e i suoi genitori si sono trasferiti. Peccato però che i suoi genitori non siano venuti… a me e a tuo padre sarebbe piaciuto molto rivederli. Se ne è andato giusto poco fa”.
 
Bakugo spostò lo sguardo verso la finestra, i brividi che continuavano ad attraversargli il corpo e l’ansia che ricominciava a crescere dentro di lui. Non stava neanche più a sentire la voce di sua madre, mentre si ricordava le parole dette da Ryo prima che lui se ne andasse: I tuoi genitori erano molto gentili Bakugo. Così gentili, sia con me che con Izuku. Quasi come se fossero altri genitori per noi due. Difficile credere che siano i tuoi genitori dato che tu avevi un comportamento totalmente diverso dal loro nei nostri confronti. Dovrei far visita a loro ora che ne ho la possibilità. Che dici Bakugo?
 
“Katsuki? Katsuki? Ci sei?”. La voce di sua madre lo fece immediatamente riprendere. Bakugo rimase in silenzio per qualche altro secondo per poi semplicemente rispondere “Scusa… devo andare”. E chiuse immediatamente la telefonata. Si toccò il petto, ascoltando il suo battito accelerato a causa dell’ansia crescente. Si ricordò anche delle ultime parole dette da Ryo prima che se ne andasse: Sono anche sicuro che ci rivedremo molto presto. Molto presto. Cosa voleva dire con ciò? Pareva una vera e propria minaccia… ed il fatto che lo aveva visto fuori dalla sua finestra non migliorava di certo le cose. Ma lo aveva davvero visto o se lo era solo immaginato a causa dello stress? “Tch! Che cazzo mi stai facendo Honda?!”.
 
Aizawa si diresse verso i dormitori della 1-A. L’incontro con Naomasa era finito con l’avvertimento di non riferire a nessuno degli studenti riguardo l’apparizione del vigilante di Jaku City a Musutafu per evitare che si impicciassero e si mettessero nei guai. Ma ciò non significava che non poteva far visita agli studenti per vedere come stavano. Dopotutto il massacro della Gang Chikara era avvenuto vicino l’appartamento dei genitori di Urarak, quindi voleva assicurarsi che stesse bene. Appena entrato vide nell’area comune tutti gli studenti lì (apparte Bakugo) occupati con varie attività. “Buongiorno studenti” disse Aizawa col suo solito tono stanco. “Buongiorno professor Aizawa” dissero in coro gli studenti.
 
“Vedo che siete tutti qui apparte Bakugo” disse Aizawa guardandosi intorno “Dov’è?” “Si trova in camera sua professore” rispose Iida “è lì già da un bel po’. Comunque sia, come mai lei è qui?” “Sono venuto a vedere come stavate a passare la giornata. E a vedere come stava Uraraka” “Io?” chiese la ragazza confusa. “Sì, tu. La Gang Chikara è stata uccisa vicino l’appartamento dei tuoi genitori. Sarei stata preoccupatissima” “Oh sì che lo ero professore. Per questo sono andata immediatamente da loro insieme a Iida e a Deku”.
 
Lo sguardo severo di Aizawa fece innervosire sia Uraraka che i due ragazzi da lei citati, quasi come lui stesse per rimproverarli severamente per essere andati una scena del crimine. “L-lo so è stata un idea stupida!” disse Uraraka agitando le mani dinnanzi a sé “M-ma ero davvero preoccupata per loro professore! Ma almeno ci sono stati due lati positivi in tutto ciò” “Oh? E sarebbero?” chiese lo stanco professore inarcando un sopracciglio. “Beh per prima cosa abbiamo potuto constatare che i miei genitori stessero bene… e come seconda cosa abbiamo conosciuto un vecchio amico d’infanzia di Deku” “Un vecchio amico?” domandò Aizawa curioso per poi guardare il sopracitato ragazzo dai capelli verdi. “Sta dicendo la verità Midoriya?” “O-oh sì professore” rispose immediatamente Midoriya “Il suo nome è Ryo Honda signore. Lo abbiamo incontrato e lo abbiamo portato qui al dormitorio per una visita. Se ne è poi andato perché… beh sembra che a Kacchan non piacesse la sua compagnia” finì Midoriya con uno sguardo abbastanza triste e guardando verso la camera di Bakugo. “Ora cosa avrà Bakugo contro questo Ryo?” si chiese Aizawa abbastanza confuso. “Pensa professore” disse Kirishima “Midoriya e Ryo non si vedevano da ben 11 anni da quando Ryo si è trasferito lontano da Musutafu… eppure sembra proprio che la distanza e il tempo non abbiano intaccato la loro amicizia” “Trasferito?” “Sì professore” rispose Midoriya “Vedete… anni fa Ryo e i suoi genitori per… vari motivi se ne sono andati da Musutafu e si sono trasferito a Jaku City”.
 
Il tempo sembrò fermarsi. Per Aizawa almeno. Aveva sentito bene? Jaku City? La stessa città da cui proveniva il vigilante responsabile della morte della Gang Chikara? “Professore?” la voce di Momo lo tirò fuori dal suo trance “Si sente bene?”. Aizawa scosse la testa dicendo “Benissimo. E dimmi Midoriya… quando se ne è andato questo tuo amico dai dormitori?” “Quasi un’ora fa professore” “E… ha detto per caso se è tornato con i suoi genitori? O se sta alloggiando da qualche parte?” “Uh… no professore, che i suoi genitori erano troppo occupati col lavoro per poter venire ed è dunque venuto da solo. Per quanto dove sta alloggiando ha detto che si è fermato in un hotel per restare qualche giorno in più a Musutafu… ma non ha specificato quale” rispose Midoriya abbastanza confuso dal numero di domande che Aizawa gli stava rivolgendo “Come mai tutte queste domande professore?” “Solo semplice curiosità Midoriya” rispose semplicemente Aizawa per poi voltarsi e dirigersi verso l’uscita “Vi auguro una buona giornata” ed uscì dai dormitori lasciando confusi Midoriya e i suoi compagni per il numero di domande che erano state rivolte riguardo a Ryo.
 
Aizawa se ne andò dai dormitori pensando a ciò che aveva appena scoperto. Questo Ryo proveniva da Jaku City, ed era arrivato a Musutafu proprio quando il vigilante di Jaku City aveva ucciso la Gang Chikara qui a Musutafu. No, non poteva essere una coincidenza. Non lo era affatto. Aizawa tirò fuori il suo telefono con cui digitò il numero di Nezu e se lo mise all’orecchio. “Pronto?” chiese la voce di Nezu dall’altra parte. “Nezu, sono io Aizawa. Credo proprio che abbiamo trovato il nostro misterioso vigilante di Jaku City”.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: I nodi vengono al pettine ***


Capitolo 5: I nodi vengono al pettine
 
Ufficio del preside Nezu, 12:15…
 
Dopo la chiamata ricevuta da Aizawa, Nezu aveva immediatamente chiamato il detective Naomasa e gli eroi della U.A. per poter parlare del recente ed importante sviluppo del caso . “Quindi stai dicendo che questo… Ryo Honda… è il vigilante di Jaku City?” chiese Nezu a Aizawa, mentre Naomasa e il resto degli eroi lo osservavano attendendo una risposta.
 
Aizawa annuì. “Sì. Questo Ryo appare a Musutafu lo stesso giorno in cui il vigilante appare uccidendo una gang criminale. Non può essere affatto una coincidenza” finì con tono serio. Naomasa rimase in silenzio a grattarsi il mento per qualche secondo per poi chiedere “Ne sei davvero sicuro Aizawa? Non voremmo aver preso un granchio” “Credimi ne sono sicuro” rispose immediatamente Aizawa “L’arrivo del vigilante di Jaku City in città, e l’improvvisa apparizione di questo Honda lo stesso giorno… è, come ho già detto, impossibile che sia una coincidenza”.
 
Naomasa annuì per poi dire “D’accordo allora… alla centrale faremo delle ricerche per poter sapere l’aspetto di questo Ryo Honda e poi, se per il preside Nezu va bene, vorremmo l’aiuto dei presenti Pro Heroes qui presenti per cercare Honda negli hotel della città. Non ce ne sono molti, quindi ci divideremo e cercheremo in ognuno di essi. In questo modo non ci vorrà molto trovarlo” “Va benissimo detective” annuì Nezu per poi guardare gli eroi qui presenti “Signori, una volta scoperto l’aspetto di Ryo Honda vi assegnerò alla polizia in modo che possiate aiutarli nelle ricerche. E in caso troviate Honda, arrestatelo immediatamente prima che possa opporre resistenza. Non abbiamo idea di quale Quirk possieda” guardò poi Neomasa “Aspetterò una sua telefonata così che possa mandarle gli eroi a nostra disposizione detective” “Benissimo preside” rispose semplicemente Naomasa per poi uscire immediatamente dall’ufficio del preside.
 
Dormitori della 1-A, ore 12:30…
 
“Dimmi, Midoriya, credi che Ryo verrà a farci visita domani?” chiese Uraraka al suo amico. Entrambi, insieme al resto della classe, erano ancora nell’area comune a parlare di ciò che era avvenuta prima. Ryo sembrava un ragazzo così simpatico, e gli era dispiaciuto che se ne fosse andato così presto a causa di Bakugo. “Uh? Credo di sì Uraraka… in fondo ha detto che saremmo rivisti molto presto e che lui sarebbe  rimasto a Musutafu per qualche giorno in più” rispose Midoriya “Anche se… non so se verrà qui ai dormitori dopo la scenata avuta con Kacchan”.
 
E come dice un detto, parli del diavolo e spuntano le corna. Bakugo, quasi come se fosse stato evocata al suono del soprannome datogli da Midoriya, uscì dalla sua stanza per dirigersi verso l’area comune. Il suo sguardo era più serio del solito, gli occhi simili a fessure ed il corpo teso, quasi come se si stesse aspettando un attacco a sorpresa.
 
“Ma guarda chi ha deciso di unirsi a noi” disse Sero in modo ironico e attirandosi lo sguardo di Bakugo. “Cosa l’ha spinta ad uscire dalla sua stanza, o sua magnificenza? Il fatto che il ‘perdente senza Quirk’ se ne sia andato?” continuò Kaminari, con un tono sarcastico proprio come Sero. “Tch… non scocciarmi testa di cazzo…” si limitò a rispondere Bakugo, incamminandosi verso uno dei divani dell’atrio per potersi sedere. Fu immediatamente raggiunto da Kirishima, che si sedette accanto a lui. “Seriamente bro, il modo in cui hai trattato Ryo non è stato affatto virile” disse il ragazzo dai capelli rossi mettendo una mano sulla spalla di Bakugo “Certo, avrete avuto i vostri problemi in passato… ma lui stava solo provando a riappacificarsi con te e…”.
 
Bakugo levò immediatamente la mano di Kirishima dalla sua spalla dicendo “Voi idioti non lo avete visto come l’ho visto io!” “Uh… sì l’abbiamo visto eccome” rispose Jiro inarcando un sopracciglio “E pareva un ragazzo pe bene. Non è colpa sua se sei proprio uno stro…” “Non sto parlando di  come lo avete visto voi! Non di come come si comportava dinnanzi a voi! Ma di come l’ho visto io! Di come si è comportato dinnanzi a me!” urlò Bakugo, interrompendo Jiro dal finire la sua frase. I presenti videro qualcosa nello sguardo di Bakugo… non c’era solo rabbia come al solito ma qualcosa di più, qualcosa che non si sarebbero mai aspettati di vedere sul suo volto.
 
Paura.
 
“Il suo sguardo… i suoi occhi… non erano normali. C’era qualcosa che non andava in lui… non era lo stesso Ryo Honda che conoscevo da bambino, no… era totalmente diverso. Come se fosse una persona totalmente diverso” spiegò Bakugo, mentre il suo corpo cominciava a farsi sempre più teso “I C’era qualcosa di inquietante nei suoi occhi, nel suo sorriso… nel modo in ci parlava. Era come se mi stesse minacciando!”. Bakugo spostò lo sguardo verso Midoriya “Pure tu, Deku, hai potuto vedere come mi stava parlando in camera mia!” “E-eh?! I-io?!” “Sì tu, brutto idiota! Hai visto come mi stava parlando?! Hai visto come mi stava guardando?! Per di più l’ho visto prima fuori dalla finestra, nel giardino! C’è qualcosa che non andava in lui Deku!”.
 
L’area comune cadde in un profondo silenzio dopo ciò che aveva narrato Bakugo, presi dalla confusione e dall’inquietudine. Possibile che Ryo, quel ragazzo così gentile e buono, potesse spaventare Bakugo così tanto? Possibile che stesse minacciando Bakugo con varie frecciatine senza che loro se ne accorgessero?
 
“A-ascoltami Kacchan” iniziò a parlare Midoriya mentre si avvcinava al divano dove era seduto Bakugo “So che in un certo senso ti senti in colpa per le cose che hai fatto in passato. E forse ti senti in colpa per ciò che hai fatto a lui in passato al punto che temi che lui abbia intenzione di fare  qualcosa contro di te… ma io conosco Ryo. È una delle persone più buone e gentili che conosca, e so che lui non ti farebbe mai del male” “Già Bakugo, forse è il senso di colpa che ti fa sentire così” disse Tsuyu con tono gentile “Perché abbiamo tutti visto Ryo, e siamo sicuri che lui non farebbe mai…”. Non finì di parlare che Bakugo si alzò immediatamente dal divano con una specie di ringhio furioso “Sai cosa? Forse non avrei dovuto affatto dirvi nulla di tutto questo! Sapevo che non mi avreste ascoltato!” ringhiò Bakugo dirigendosi verso la cucina, e lasciando i suoi compagni nel più completo silenzio.
 
Centrale di polizia, ore 12:45…
 
Naomasa attendeva nel suo ufficio i risultati delle ricerche. Aveva chiesto ai suoi tecnici di fare ricerche su Ryo Honda in modo da sapere il suo aspetto ed anche il suo possibile Quirk, in modo che potessero avere un vantaggio in caso avesse opposto resistenza all’arresto.
 
Proprio in quel momento nel suo ufficio entrò uno dei tecnici con dei file in mano… quelli di Ryo Honda. “Detective, eccovi i file che avete richiesto” disse il tecnico offrendo i file a Naomasa. “Grazie mille Hanzo. Puoi andare” rispose Naomasa prendendo i file tra le mani, mentre il tecnico identificato come Hanzo usciva dall’ufficio. Egli aveva fatto anche delle altre copie di questi file, cosicché gli eroi avrebbero potuto avere una foto con cui vedere l’aspetto di Ryo.
 
Naomasa cominciò a leggere i file di Ryo, osservando la foto che lo ritraeva: un ragazzo dai capelli viola e che sembravano appuntiti e sparati per aria e con occhi dello stesso colore dei capelli. Cominciò anche a leggere i vari particolari su di lui. “Ha vissuto a Musutafu fino a 5 anni. Poi sempre a quell’età si è trasferito con i genitori a Jaku City. Il suo Quirk…” sbarrò gli occhi quando vide ciò che era scritto “Nessun Quirk?!”. Come era possibile? Se lui era il vigilante di Jaku City, come faceva a non avere un Quirk? Certo, c’erano vigilanti che non possedevano Quirk, ma se Ryo era davvero il vigilante di Jaku City doveva avere per forza un Quirk, dati gli stati in cui erano stati ritrovati i corpi delle sue vittime.
 
Non capiva… ma doveva immediatamente avvisare Nezu! Prese il telefono e lo chiamò immediatamente. “Ah, detective Naomaza. Siete riuscito ad avere una descrizione di Honda?” “Sì preside!” “Molto bene. Manderò subito gli eroi alla centrale e…” “Aspetti un secondo preside! Lei deve avvertire gli eroi di questo fatto! Ryo Honda non ha un Quirk!”.
 
Passò qualche secondo di silenzio dall’altra parte del telefono. Silenzio interrotto da Nezu che disse “Questo è impossibile detective… abbiamo visto in che condizioni lasciati i cadaveri delle vittime del vigilante… e solo qualcuno con un Quirk sarebbe capace di fare questo a delle persone” “Eppure i file che ora ho in mano dicono il contrario” continuò Naomasa “Viene detto chiaramente che Honda non ha nessun Quirk”.
 
Un altro silenzio si fece strada dall’altra parte del telefono. “Non capisco… quindi come avrebbe fatto a ridurre in maniere così orrende le sue vittime?” “Non saprei proprio come dirglielo”. Ci fu ancora un altro silenzio, interrotto più velocemente dei precedenti “Va bene dunque… manderò immediatamente degli eroi alla centrale così che possiate iniziare le ricerche”.
 
Mezz’ora dopo gli eroi erano lì. Gli eroi mandate da Nezu erano Midnight, Aizawa, Present Mic, Vlad King, Snipe, Cementos, Ectoplasm e Power Loader. Si trovavano ora fuori dalla centrale insieme a Naomasa e ad altri poliziotti, pronti ad entrare in azione ed aiutare gli eroi. “Ci siete tutti?” chiese Naomasa ricevendo un sì collettivo dagli eroi presenti. “Molto bene. Vi distribuiremo i file che abbiamo su Ryo Honda così che possiate capire che aspetto abbia e informazioni generali su di lui” disse Naomasa facendo distribuire le copie dei file agli eroi presenti.
 
“Senza Quirk?” disse una sorpresa Midnight. “Ci stai dicendo che Ryo Honda… possibilmente il vigilante di Jaku City… in realtà non ha nessun Quirk?” “Ma com’è possibile?” si chiese confuso Cementos “Uno senza Quirk non sarebbe mai riuscito a fare le cose che ha fatto a quelle gang a Jaku City e alla Gang Chikara qui a Musutafu”. Persino Aizawa, il più stoico di tutti, non poteva che rimaner confuso. Come poteva qualcuno senza Quirk fare tutto questo?
 
“è quello che scopriremo” rispose Naomasa con tono serio “Quando cattureremo Honda. Ora ecco cosa faremo: ci sono almeno otto hotel a Musutafu. Dunque ci divideremo in quattro gruppi: Midnight con Snipe, Aizawa con Present  Mic, Vlad King con Cementos e Ectoplasm con Power Loader. Io mi unirò ad Aizawa e Present Mic, e voi altri sarete accompagnati da alcuni dei poliziotti qui presenti” il suo sguardo si fece ancor più serio “Iniziamo la ricerca”.
 
E così la ricerca di Ryo Honda iniziò… anche se finì per essere una vera e propria delusione.
 
Gli otto hotel della città… ma di Ryo non c’era nessun traccia. Chiesero se c’era qualche errore, se avessero dimenticato di scrivere la prenotazione di Ryo, avevano addirittura controllato in ogni stanza… eppure… niente. Ryo Honda non era in nessun hotel della città. Erano le 13:50 quando la ricerca nei vari hotel fu conclusa
 
“Aizawa, sei sicuro che il tuo studente abbia detto giuso? Sei sicuro che abbia detto che Honda si trovava in uno degli hotel della citta?” chiese Mic a Aizawa. I quattro gruppi si erano ritrovati dinnanzi alla centrale di polizia dopo aver controllato gli otto hotel da cima a fondo, senza arrivar ad alcun risultato. “Ne sono sicurissimo” rispose semplicemente Aizawa “Midoriya ha chiaramente detto che Honda stava alloggiando in uno degli hotel della città” “Allora dov’è?” chiese Midnight “Dove può essere andato? Non può aver saputo che lo stavamo cercando o che sospettiamo di lui”.
 
“A meno che…” sussurrò Naomasa. “A meno che cosa detective?” chiese Power Loader, abbastanza vicino da poter sentire Naomasa sussurrare quelle parole. “A meno che lui abbia mentito a Midoriya” continuò Naomasa “E lui non stia affatto alloggiando in alcun hotel! Forse lui è ancora in città e si sta nascondendo da qualche parte!” “Quindi stai suggerendo… che lui non sia mai stato in nessuno di questi hotel e che lui si stia nascondendo ora in città?” chiese Cementos. “Ma… perché fare ciò?” si chiese Vlad King, confuso sul motivo per cui Ryo non stesse alloggiando da qualche parte e si stesse nascondendo.
 
“Questo al momento non importa” continuò Naomasa “Ciò che è importa è di trovare Honda… ed al più presto. Musutafu è grande… e lui potrebbe nascondersi ovunque!” disse Naomasa per poi guardare i poliziotti lì presenti “Preparate più unità disponibili! Dobbiamo trovare Ryo Honda al più presto!”.
 
Nelle prossime ore, gli abitanti di Musutafu poterono vedere con i loro occhi le macchine della polizia fare il giro della città insieme a vari eroi. Erano confusi da tutto questo movimento ed ignoravano cosa… o in questo caso chi… stessero cercando.
 
Le ricerche andarono avanti per ore ed ore, eppure non riuscivano mai a trovare Ryo. Era come se non ci fosse affatto. Dov’era? Dove si poteva essere nascosto? “Maledizione…” disse tra sé e sé Naomaza dopo aver cercato in un ennesimo magazzino abbandonato senza trovare niente “Dov’è, dov’è?! Non può essere totalmente sparito”. Guardò l’orologio: erano le 20:30. La ricerca si era prolungata così a lungo e nessuno si era accorto di niente, neanche del fatto che la notta era scesa… e che si stava addirittura mettendo a piovere. Oltre al danno la beffa.
 
Nel mentre, ignari ai poliziotti e agli eroi, una figura osservava il tutto. Osservava come lo stessero cercando in tutta la città, senza alcun risultato. “Li vedi anche tu? Ci stanno cercando. Devono averci già scoperto. Ma… non importa ormai. Non possono fermarci”. La figura chiuse gli occhi e tirò un profondo respiro, sentendo la pioggia cadere sul suo corpo. “è giunto il tempo partner…” cominciò a dire “Che chiudiamo la faccenda contro colui che avevamo giurato di punire per i suoi crimini. Sei pronto?”. Il suo corpo cominciò ad essere circondato  da una sostanza nera, mentre cominciò a crescere di altezza. “Benissimo” disse. Puntò una mano verso un palazzo e sparò un tentacolo nero con cui cominciò a volteggiare via.
 
Dormitorio della U.A., ore 20: 40…
 
Gli studenti della 1-A erano nell’area comune ed erano pronti per andare a letto. Il giorno dopo sarebbe stato giorno di lezione, quindi dovevano andare già a letto in modo da essere abbastanza riposati per il giorno dopo.
 
“Beh… yawn… credo proprio che ora sia tempo di andare” disse Kaminari stiracchiandosi. “A chi lo dici…. Yawn… sono stanca morta” sbadigliò Mina “E poi…” guardò verso la finestra che mostrava la pioggia cadere “Questo tempo non aiuta di certo” “Beh, allora ci vediamo domani” disse Hagakura cominciandosi a dirigere verso la sua stanza seguita dai suoi compagni, che si dirigevano verso le loro stanze. Bakugo aveva lo sguardo abbassato, la mente invasa da milioni di pensieri, da Ryo al suo modo di comportarsi… e agli anni passati in cui lo tormentava per essere uno senza Quirk. Si sentiva davvero in colpa per ciò che gli aveva fatto?
 
La figura atterrò dinnanzi ai dormitori. Li osservò per qualche secondo, mentre la pioggia cadeva sul suo corpo nero. Un enorme sorriso adornato da zanne affilate apparve sul suo volto… e cominciò a correre verso i dormitori.
 
Un attimo prima erano nell’area comune mentre si stavano incamminando verso le loro camere… ed un secondo dopo il muro dell’atrio esplose in mille pezzi, come se qualcosa fosse andato ad impattarsi a piena potenza contro di esso. I presenti urlarono per la sorpresa, mentre i pezzi del muro venivano lanciati ovunque. “*coff coff* ma che… *coff coff* è successo?!” chiese Kirishima, tossendo a causa del fumo generatosi dal crollo del muro. “C-che succede?!”  disse Momo riaprendo gli occhi dopo averli chiusi a causa dello spavento e la sorpresa. 
 
Subito un rumore attirò l’attenzione degli studenti. Non riuscivano a capire cosa fosse… e quando capirono cosa fosse sbarrarono immediatamente gli occhi. Pareva un ringhio… un ringhio mostruoso, che non avevano mai sentito prima. E proveniva dal buco del muro da cui c’era ancora del fumo e da cui entrava la pioggia. “Chi è là?! Fatti vedere, brutto bastardo!” disse Bakugo generando piccole esplosioni sulle sue mani come intimidazione. Quella giornata non stava andando per il verso giusto. Prima Ryo che lo mandava in paranoia, ed ora questo?! Ne aveva piene le scatole! Gli fu subito accanto Kirishima che aveva indurito la sua pelle, Kaminari che cominciò a creare delle scosse e persino Midoriya in una posizione di combattimento.
 
La polvere allora sparì… e i presenti, persino Bakugo, spalancarono gli occhi, presi da un terrore enorme e fecero dei passi indietro. Ciò che avevano di fronte… era qualcosa di mostruoso. Non era umano! Era… un mostro. La creatura era alta 2 metri e 29, con un corpo completamente nero, il quale era attraversato da delle venature bianche. Le sue dita avevano artigli affilati e sul suo volto c’erano due grossi occhi bianchi e aveva una grossa bocca irta di zanne affilate.
 
Il mostro puntò il suo sguardo verso Bakugo e sorrise in maniera terrificante verso di lui. Il ragazzo esplosivo  fece un passo indietro. “Ciao Bakugo” disse il mostro facendo sobbalzare il sopracitato biondo. La voce della creatura era terrificante, era come se due voci stessero parlando nello stesso momento… e poi… come faceva a sapere il suo nome?! “Sono a casa(*)”
 
(*)La seguente frase è una citazione a quella che disse Venom in ‘The Amazing Spider-Man #299’, la sua prima apparizione ufficiale.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6: Noi siamo Venom ***


Capitolo 6: Noi siamo Venom
 
Tutti gli studenti della 1-A avevano il cuore che batteva a mille, a causa della paura che quel grosso mostro nero stava mettendo nei loro cuori. Persino Todoroki e Tokoyami, i più silenziosi e della classe e quelli che non mostravano quasi mai le loro emozioni, sentivano paura alla vista di quella creatura.
 
Bakugo però… era quello decisamente più spaventato. Quel mostro che aveva appena sfondato il muro del loro dormitorio aveva detto il suo nome mentre lo osservava con quei grossi occhi bianchi e quel terrificante sorriso dipinto sul volto.
 
“Come… come sai chi sono io?!” Chiese Bakugo, cercando di mantenere uno sguardo freddo e più tranquillo. Il mostro si limitò ad allargare il sorriso “Oh, sappiamo molto più del tuo nome caro Bakugo”. Sappiamo? Questo fu il pensiero che balenò immediatamente nella testa dei presenti. Perché parlava al plurale? “Al momento possiamo solo dire… che sappiamo che sarai troppo morto per sapere il resto”.
 
Fu troppo veloce. In un attimo la creatura si era lanciata contro Bakugo e lo aveva schiacciato contro il muro dall’altra parte della grossa stanza, una delle sue grosse mani che gli stringevano il volto. “MPff!” “Ma prenderemo il nostro tempo per divertirci con te… e farti soffrire prima di ucciderti!” e lo lanciò con forza verso la cucina, con i forti rumori causati dall’impatto che fecero capire che doveva essere stato duro.
 
“TU NON UCCIDERAI NESSUNO!” gridò Kirishima che,  come il resto degli studenti, stava ancora metabolizzato ciò che stava succedendo.  Indurendo al massimo il suo corpo si era lanciato contro il mostro, colpendolo al volto con un pugno… un pugno che non sentì minimamente. “Ci hai provato, te lo concediamo” disse la creatura prendendo per il braccio Kirishima, ancora sconvolto dal fatto che il mostro nero non aveva neanche sentito il suo pugno “Ma non è abbastanza”.
 
Ojiro e Kaminari si lanciarono al salvataggio dl loro amico, ma la creatura li anticipò. Lanciò Kirishima verso di loro e furono colpiti  in pieno. La potenza del colpo fu tale che i tre finirono nel corridoio. La creatura spostò lo sguardo verso il resto della 1-A dicendo “Se volete ritrovarvi in salute e senza qualche osso rotto, non intralciateci. Siamo qui solo per Bakugo… e nessun altro” “Ah mi vuoi, coso del cazzo?! ECCOMI!”.
 
Bakugo urlò queste parole lanciandosi fuori dalla cucina con delle esplosione generatesi dalle sue mani. Con una di esse colpì lo stomaco del mostro, generando un esplosione che sembrò prenderlo di sorpresa dato che la creatura fece qualche passo indietro. Lo colpì al petto con un'altra esplosione e stavolta il mostro gli prese il braccio dicendo “Colpisci forte Bakugo… ma non forte abbastanza”.
 
Gli mollò un possente pugno allo stomaco, facendogli sputare saliva e persino sangue e lanciandolo contro alcuni dei suoi compagni. Questo mostro… era forte… fin troppo forte. La sua forza era qualcosa di mostruoso! Chi diavolo era questo mostro?!
 
“C-chi sei?!” chiese Bakugo, pulendosi le labbra dalla saliva e dal sangue mentre si alzava in piedi insieme ai compagni verso cui era stato lanciato. Hagakure e Jiro nel mentre erano andate ad aiutare Kirishima, Ojiro e Kaminari, svenuti a causa dell’impatto. “Noi siamo coloro che hai distrutto Bakugo. Coloro a cui hai portato via tutto… e che ora sono tornati per vendicarsi… col tuo sangue!” cominciò a dire il mostro, mentre si avvicinava a Bakugo lentamente, quasi come se volesse intimorirlo. “Che?! Non so neanche tu chi cazzo sia!” urlò Bakugo lanciandosi nuovamente contro l’avversario. “KACCHAN, NO!” cercò di fermarlo Midoriya… ma fu troppo tardi.
 
Bakugo cercò di colpire la creatura con un gancio destro, che la creatura schivò immediatamente. “Cosa?! Impossibile” pensò Bakugo “Come fa a sapere del mio gancio destro?! Gli unici a saperlo sono quelli contro cui ho già combattuto in passa…”. Non poté finire il suo pensiero che la mostruosa creatura lo prese da dietro la testa e lo fece sbattere duramente al suolo, la sua mano ancora dietro la sua testa. “Vuoi sapere chi siamo Bakugo?” disse la mostruosità, avvicinando il suo volto all’orecchio. Dalla sua bocca uscì una lunga lingua con gli leccò la guancia. Dopo averla fatta rientrare nella sua bocca il mostro ricominciò a parlare “Da adesso in poi… noi siamo veleno per te, Katsuki Bakugo! NOI… SIAMO VENOM!”.
 
“LASCIALO IN PACE!”. La voce di Midoriya prese di sorpresa Bakugo e persino il mostro ora identificato come Venom, dato che quest’ultimo fu colpito da una possente ginocchiata che lo lanciò contro il muro che crollò e creando così un ennesimo buco sulle mura dei dormitori. “Kacchan, stai bene?” disse Midoriya all’amico per terra, il quale si alzò pulendosi la bava sulla sua guancia. “Disgustoso…” si limitò a dire Bakugo. D’un tratto un tentacolo nero proveniente dall’altra parte del buco si attorcigliò attorno al collo di Bakugo, e lo trascinò fuori dai dormitori. “KACCHAN!”.
 
Il tentacolo, che spuntava dalla schiena di Venom, fece cadere rovinosamente al suolo Bakugo, che sentì la pioggia cadere su di lui. “Non abbiamo affatto finito con te Bakugo” disse Venom mentre il tentacolo rientrava nella sua schiena “Niente ci impedirà di avere la nostra giusta vendetta!” concluse con un ruggito mentre si lanciava contro Bakugo. Con i propri artigli tentò di colpire Bakugo che, appena rialzatosi, schivò di poco il colpo dato che gli artigli dell’avversario riuscirono a graffiargli la maglietta sul petto. Venom allora sparò dalla sua mano un tentacolo nero che si attaccò al petto di Bakugo, e lo tirò a sé. Con l’altra mano tirò un pugno al volto di Bakugo che fu lanciato contro un albero, andandoci a sbattere rovinosamente con la schiena.
 
“è forte… troppo forte…” pensò Bakugo tentando di railzarsi “Come cazzo fa ad essere così forte?!” “Non è così piacevole quando sei tu ad essere in difficoltà, senza alcuna possibilità di difenderti, vero Bakugo?” disse Venom sogghignando “Ora saprai come ci siamo sentiti noi” “Testa di cazzo… NON SO NEANCHE CHI SEI!” urlò Bakugo lanciandosi contro Venom. Sparò delle esplosioni contro quest’ultimo, che mise le braccia a X dinnanzi a sé per difendersi.
 
Quando il fumo si diradò, Bakugo vide la… ‘pelle’ delle braccia di Venom che, in forma di tentacoli liquidi, si riattaccò. “sa anche guarire?! Che razza di Quirk ha questo qui?!” pensò Bakugo con gli occhi sbarrati. Venom gli lanciò contro un ghigno divertito “Tutto qui?”. D’un tratto, Venom fu colpito da un ondata di ghiaccio che lo lanciò lontano da Bakugo, il quale si voltò verso l’altro buco che si trovava sulle mura del dormitorio. Todoroki, insieme a Midoriya, Mina, Iida e Tokoyami. “Per quanto Bakugo possa essere insopportabile certe volte, non ti permetteremo di fargli del male” “Fanculo bastardo a metà… posso… posso farcela da solo” disse Bakugo guardando verso i suoi compagni. “A quanto abbiamo visto no, non puoi farcela da solo” si limitò a rispondergli Todoroki.
 
Venom lanciò un ringhio in direzione dei nuovi arrivati “Vi abbiamo già detto che voi non centrate niente nella nostra vendetta. Andatevene subito!”. Todoroki si limitò a puntargli contro la sua mano sinistra… e a sparare delle fiamme. Venom fu colpito in pieno e Todoroki con gli altri lì presenti, rimasero sorpresi nel sentire Venom lanciare un verso misto tra sorpresa, spavento… e dolore.
 
“Il fuoco… il fuoco gli fa male?” fu il pensiero collettivo che ebbero tutti i presenti.
 
Venom allora fece un balzo in aria, per sfuggire alle fiamme, mentre il suo corpo colpito dalla fiamme si rigenerava attraverso i suoi tentacoli che riattaccavano la sua ‘pelle’, guarendola. Todoroki dunque, capendo che apparentemente le fiamme erano il suo punto debole, sparò una fiammata verso Venom ma quest’ultimo riuscì a schivare a mezz’aria l’ondata di fiamme. Ancora in aria, sparò un tentacolo dalla sua mano sinistra con cui prese Todoroki e lo tirò verso di sé, facendo smettere al ragazzo di sparare le sue fiamme per la sorpresa. Una volta dinnanzi a lui, Venom tirò una pugno al volto di Todoroki. L’impatto fu così forte che Todoroki sembrò svenire sul colpo, e cominciò a cadere verso il terreno.
 
“TODOROKI” urlarono i presenti vedendo l’amico cadere verso il suolo. Midoriya e Iida furono sul punto di saltare in aria per salvarlo ma si fermarono quando Venom, cadendo anche lui verso il terreno,  prese Todoroki. Venom atterrò vicino ad un albero e ci appoggiò uno svenuto Todoroki, e dalle sue mani sparò dei tentacoli che attaccarono Todorki all’albero, quasi come se quei tentacoli fossero delle ragnatele.
 
“Le tue fiamme sono un… problema per noi. Svenuto e attaccato a questo albero ti impedirà di darci ancor più fastidio” disse Venom per poi rivolgere lo sguardo a Bakugo, che si mise in una posizione di combattimento. “Ora tornando a ciò che stavamo per farti…”. Fu sul punto di lanciarsi verso Bakugo, ma si bloccò quando Iida arrivò a grande velocità verso di lui colpendolo con un calcio in faccia. “RECIPRO BURST!” urlò il ragazzo, cominciando a colpire più e più volte Venom con potenti calci sfruttando la sua ora aumentata velocità sia per attaccare sia per poter schivare gli attacchi di Venom, che cercava di colpirlo con pugni o artigliate.
 
“Non restiamo qui impalati!” disse Tokoyami evocando Dark Shadow “Andiamo a dare una mano!” e attaccò insieme a Midoriya e Mina, mentre Bakugo osservava il tutto. “Tch” disse semplicemente. Fece per attaccare anche lui, ma fu fermato da qualcuno: Midoriya. “No Kacchan! Tu rimani qui!” “Che cosa? Che cazzo stai dicendo Deku?! Devo…” “Questo Venom ce l’ha con te Kacchan! Ce l’ha con te per qualche ragione, e per questo vuole ucciderti! Noi lo distrarremo, mentre tu devi andartene al sicuor!” disse Midoriya con tono ferreo. Detto ciò attaccò anche lui il grosso mostro nero, mentre Bakugo non potè chhe rimanere in silenzio e fermo.
 
Purtroppo per Iida, i dieci secondi del suo Recipro giunsero al termine dato che ora si muoveva si a gran velocità, ma non era come quella usata prima… e Venom se ne era accorto. Prendendo Iida per i capelli, la lanciò verso il buco sul muro del dormitorio, e il rumore dell’impatto fece capire che doveva essere andato ad impattarsi contro qualcuno. Mina lanciò contro Venom dell’acido ma quest’ultimo non sembrò farci caso, quasi come se l’acido non gli stesse facendo niente. “VA DARK SHADOW!” urlò Tokoyami mentre Dark Shadow attaccò. Venom schivò un artigliata dell’ombra, mentre Mina continuava a sparare acido su di lui senza successo. “Maledizione! Il mio acido non gli sta facendo niente!”. Venom per tutta riposta le sparò un tentacolo che la lanciò verso un albero, attaccandola ad esso proprio come con Todoroki “OH ANDIAMO!” si limitò ad urlare la ragazza in rosa. “Siete proprio testardi! La nostra battaglia non è con voi!” disse Venom, distraendosi abbastanza per permettere a Dark Shadow di attaccarlo con delle artigliate alle spalle… ma ciò si rivelò inutile, dato che i tagli si rigenerarono immediatamente.
 
Venom allora prese di sorpresa Tokoyami col dargli un calcio incredibilmente veloce dritto al petto che lo fece rotolare via. Tokoyami si rialzò e ordinò a Dark Shadow di attaccare. L’ombra si lanciò all’attaco e Venom fece lo stesso. I due sembrarono sul punto di colpirsi a vicenda con i loro artigli… ma non fu così.
 
Dark Shadow, infatti, tentò di artigliare Venom aspettandosi che quest’ultimo avrebbe fatto lo stesso… ma ciò non accadde. Venom infatti si limitò a schivare gli artigli di Dark Shadow, e si lanciò contro Tokoyami… che non poté far nulla per difendersi. Venom, infatti, gli diede un pugno dritto sul volto che lo fece andare a sbattere contro il muro del dormitorio abbastanza forte da farlo svenire. Venom era così intento a combattere contro Tokoyami che non si accorse di Midoriya, circondato da scariche elettriche di colore verde, che correva verso di lui. “PRENDI QUESTO! SMAAAAASH!” urlò Midoriya colpendo Venom dritto al petto. Il colpo fu così forte che Venom fu lanciato via, e sparò dei tentacoli dalle mani che si attaccarono al suolo, fermando così il volo che stava per compiere.
 
Venom guardò Midoriya e sorrise mostrando le sue zanne affilate e facendo rabbrividire il ragazzo. “Notevole” si limitò a dire per poi lanciarsi contro di lui. Midoriya fece lo stesso e fu sul punto di dargli un calcio, ma esso fu parato da una ginocchiata di Venom, che colpì Midoriya dritto al volto. Il colpe era abbastanza forte da lanciare via Midoriya che riuscì a fermarsi col piantare i suoi piedi al suolo. Il ragazzo si pulì la bocca sporca di sangue, osservando qualcosa che aveva notato da quando Venom aveva iniziato a combattere loro invece di Bakugo. “Non capisco” cominciò a pensare Midoriya osservando l’avversario “L’ho visto combattere finora… i suoi pugni e i suoi attacchi sono incredibilmente forti, lo abbiamo visto con i suoi attacchi contro Kacchan… ma… contro me e gli altri… sembra quasi che si stai trattenendo… perché?”. Era davvero così confuso… perché stava facendo questo?
 
Venom guardò Midoriya dicendo “Smettetela di combatterci. Come abbiamo già detto, la nostra battaglia è solo con Bakugo. Voi non centrate niente. Tu e i tuoi amichetti andatevene e lasciateci continuare la nostra vendetta contro…”. Un esplosione alle sue spalle interruppe il grosso mostro, che si voltò con un sibilo. Dietro di lui, più precisamente dal buco nel muro, c’era Momo affiancata da Jiro e Uraraka. La prima aveva usato il suo Quirk per creare un cannone con cui sparare a Venom… il quale apparentemente non si era fatto minimamente niente.
 
“Sembra che tu l’abbia solo fatto incazzare di più invece di fargli male” disse Jiro con gli occhi sbarrati. “Ne sono consapevole” rispose una spaventata Momo mentre Uraraka iniziò a tremare dalla paura.
 
Tutti i presenti si aspettarono che Venom le attaccasse. Ma invece… non accadde affatto. Con quella che pareva un espressione seccata, Venom si limitò a sparare un ennesimo tentacolo da una delle sue mani con cui prendere il cannone…  per poi lanciarlo contro Bakugo… che fino a quel momento era rimasto lì senza fare niente, ancora in pensiero per le parole che gli aveva detto Midoriya poco prima. “KACCHAN!” urlò Midoriya correndo a gran velocità verso Bakugo grazie al One for All, e spostando Bakugo in tempo prima che il cannone lo colpisse. L’arma andò a sbattere contro l’albero davanti a cui si trovava Bakugo, e andò a distruggersi. “TI HO DETTO DI ANDARTENE DA QUI KACCHAN!” urlò Midoriya. Bakugo lo guardò in cagnesco urlando “TU NON MI DICI COSA FARE CHIARO?! QUESTO MOSTRO DI MERDA VUOLE ME NO?! BENE! ALLORA MI AVRà!”.
 
Urlate queste parole, Bakugo sparò dalle sue mani delle esplosioni con cui si lanciò contro Venom. “KACCHAN FERMO!” urlò Midoriya venendo totalmente ignorato. Venom vide Bakugo lanciarsi contro di lui ed urlò “Sì Bakugo! Vieni da noi ed affrontaci! Vieni da noi… E FATTI AMMAZZARE!”. Lanciò un ruggito e si lanciò anche lui all’attacco, le fauci piene di zanne spalancate pronte a mordere e gli artigli pronti a graffiare.
 
Nel mentre, a Musutafu…
 
Le ricerche di Ryo Honda stavano continuando… eppure niente. Il ragazzo era introvabile. Ed alcuni si stavano iniziando a stancare.
 
“Uff…” disse Mic grattandosi la testa “Questo Honda è introvabile… è come se fosse un fantasma”. Accanto a lui si trovava Aizawa che con sguardo serio osservava l’ennesimo possibile magazzino in cui si era teorizzato che Ryo si fosse nascosto. E invece finì per essere un altro buco nell’acqua. Dov’era questo ragazzino? Dove si era nascosto?
 
Un *PING* del suo telefono lo ritrasse dai suoi pensieri. Lo prese dalla tasca, aspettandosi un qualche messaggio… e spalancò gli occhi quando vide una notifica del suo telefono che recitava a carattere cubitali:
 
EMERGENZA AI DORMITORI.
 
Il preside aveva deciso di installare delle telecamere nascoste nei dormitori che avvisassero i professori quando c’era un problema ai dormitori con una notifica. Che stava succedendo ora?!
 
Schiacciò la notifica per vedere i video dei dormitori… e i suoi occhi già sbarrati sembrarono sbarrarsi ancor di più.
 
“Aizawa? Che succede?” chiese Mic preoccupato, allungandosi per poter vedere sul telefono cosa stesse preoccupando così tanto il suo amico… ed impallidì.
 
Il video in diretta mostrava un grosso mostro nero col corpo attraversato da venature bianche attaccare i dormitori della 1-A e attaccare gli studenti della suddetta classe… e sembrava stesse attaccando soprattutto Bakugo tra tutti gli studenti lì presenti.
 
“NAOMASA!” urlò Aizawa al detective che si voltò verso l’eroe “DOBBIAMO ANDARE IMMEDIATAMENTE AI DORMITORI DELLA U.A!” “Cosa?! Perché?! Stiamo cercando Honda e…” “LO CERCHEREMO DOPO! ADESSO I DORMITORI SONO SOTTO ATTACCO! DOBBIAMO ANDARE SUBITO Lì!”. Naomasa sbarrò gli occhi a sentire la notizia. Dunque cominciò a urlare al resto degli eroi e poliziotti lì presenti “AVETE SENTITO?” DOBBIAMO ANDARE IMMEDIATAMENTE AI DORMITORI DELLA U.A.! MUOVERSI, MUOVERSI!”.
 
Non se lo fecero ripetere due volte. Tutti entrarono immediatamente nelle auto della polizia, e partirono a grande velocità verso i dormitori in una corsa contro il tempo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: La battaglia continua ***


Capitolo 7: La battaglia continua
 
Bakugo schivò per un pelo un artigliata di Venom, che gli procurò comunque un graffio sulla guancia destra. Bakugo rispose all’attacco con delle potenti esplosioni che colpirono Venom  dritte al petto ma, come al solito, il mostro parve non farsi niente. Prese Bakugo per   il volto e lo sbatté al suolo con una potenza tale da creare delle crepe sul suolo sottostante.
 
“ARGH!” urlò Bakugo sputando sangue, mentre Venom sogghignava divertito. “Fa male, non è vero? Non preoccuparti” lo alzò dal suolo per poi sbatterlo nuovamente a terra, stavolta con più forza. “GAHH!” “Faremo anche di peggio” disse Venom mentre il suo ghigno si allargava.
 
“RAAAAAAAH LASCIALO!”. L’urlo di Midoriya fece alzare lo sguardo a Venom, che vide il ragazzo dai capelli verdi lanciarsi contro di lui, il braccio indietro e il pugno chiuso pronto a colpire. Venom lasciò andare Bakugo e mise le braccia ad X dinnanzi a sé per difendersi dall’imminente attacco di Midoriya. Il pugno del ragazzo andò ad impattarsi contro le braccia di Venom, il quale a causa dell’impatto fu allontanato di vari metri, creando dei segni sul terreno a causa dei piedi che venivano trascinati.
 
Venom abbassò le braccia vedendo Midoriya lanciarsi nuovamente all’attacco, e schivò un calcio che era diretto verso il suo volto. Diede poi una gomitata al volto di Midoriya e, senza dargli neanche il tempo di reagire, lo prese immediatamente per le spalle e lo lanciò verso il buco sul muro dei dormitori. “DEKU!” urlò Uraraka prendendo al volo il suo amcio, finendo però per cadere insieme a lui dentro alla sala comune.
 
“Avevamo detto loro di non intromettersi tra noi e te Bakugo…” disse Venom voltandosi verso il ragazzo biondo, il quale si era rialzato a fatica “Eppure non ascoltano… e si stanno facendo del male per difenderti. Tu porti solo dolore Bakugo. Dolore e distruzione a tutti coloro che si trovano intorno a te. Uccidendoti non solo avremo la nostra vendetta… ma libereremo il mondo da una mina vagante che fa del male a coloro che gli stanno vicino” finì con un ghigno mentre osservava lo sguardo turbato di Bakugo. Quest’ultimo cominciò a ripensare a quando aveva bullizzato Midoriya e Ryo… a come aveva reso le loro infanzie terribili per il semplice fatto che non avessero dei Quirk… ripensò poi a quando fu rapito dai Villain, e di come gli eroi che andarono a salvarlo rischiarono di morire.
 
Venom aveva ragione? Davvero portava solo dolore e distruzione a quelli intorno a lui?
 
Bakugo scosse la testa. No, non ci doveva pensare. Venom stava solo giocando con lui, stava solo cercando di fargli abbassare la guardia. Sputò del sangue a terra, per poi guardare in cagnesco l’avversario. “Sono una mina vagante, certo… ma quest’oggi l’unico a cui sarà fatto del male da questa mina…” saltò addosso a Venom grazie alle esplosioni delle sue mani “SARAI SOLO TU!”.
 
“Deku, stai bene?!” disse Uraraka aiutando Midoriya a rialzarsi. “Io sto bene… ma… ma Kacchan…” guardò fuori e vide Bakugo che ritornava all’attacco contro Venom. “Kacchan non starà affatto bene… se non interveniamo e lo aiutiamo subito!” “Ma come facciamo?” disse Jiro, la paura ben presente nella sua voce “Quel coso ha messo in difficoltà, o addirittura K.O., voi che siete i più forti della classe! Cos’altro possiamo fare contro di lui?”. Midoriya si guardò intorno osservando la situazione: Iida aveva la fronte sanguinante a causa del lancio subito prima, Kirishima si era appena rialzato insieme a Sero e Ojiro era ancora svenuto ed era stato fatto sdraiare su uno dei divani.  Guardò poi fuori ancora una volta: Mina era attaccata ad un albero e tentava inutilmente di liberarsi usando anche il suo acido inutilmente, Todorki era svenuto e nella stessa situazione di Mina, mentre Tokoyami si trovava al suolo vicino al muro anche lui svenuto. No, non andava bene per niente… e a Bakugo non stava andando assolutamente bene là fuori.
 
“C’è una cosa che non capisco però…” mormorò Midoriya. “Cosa c’è da capire?” disse Mineta totalmente terrorizzato “C’è un grosso mostro nero totalmente fuori di testa che sta massacrando Bakugo là fuori!” “Non è questo! Cioè… ho visto combattere Venom. Tutti noi lo abbiamo visto! I suoi attacchi sono incredibilmente forti e potenti contro Kacchan ma contro di noi… sembra quasi che si stai trattenendo”. Queste fece fermare gli altri a pensare per un secondo. Era vero… contro Bakugo, Venom sembrava stesse usando tutto sé stesso eppure contro il resto di loro sembrava che si stesse trattenendo… perché?
 
I loro pensieri furono interrotti da un ennesima esplosione di Bakugo che, come le precedenti, sembrava non avesse fatto assolutamente nulla contro Venom. “Ora non c’è tempo per pensare a ciò!” disse Kirishima, la preoccupazione e il terrore presenti nella sua voce. “Dobbiamo subito aiutare Bakugo!”. Midoriya cominciò subito a guardarsi intorno, preso dall’ansia e dalla preoccupazione. Dovevano trovare un modo che potesse come minimo distrarre Venom per dar loro tempo per andare a salvare Bakugo. Il suo sguardo si posò sulle macerie di ciò che prima erano i muri dei dormitori… ed un idea gli balzò subito in testa.
 
Bakugo ricevette un ennesimo pugno al volto che lo fece indietreggiare, poi un altro dritto al petto. Si tenne la parte offesa mentre si inginocchiava per il dolore, mentre Venom osservava il tutto con sguardo divertito. “Non hai idea di quanto sia soddisfacente vederti in questo stato… ferito e dolorante… dopo tutto ciò che ci hai fatto”. Prese Bakugo pe i capelli e lo alzò in aria, osservandolo ben bene. “Ci chiediamo…” disse leccandosi le zanne con la sua lingua “Che sapore possa avere la tua carne”. Bakugo sbarrò gli occhi. Cosa aveva intenzione di fare questo pazzoide?! “Potremmo divorarti un braccio e vedere come combatti con un braccio solo. Che dici?” continuò Venom spalancando le sue fauci pronto a divoare una delle braccia di Bakugo… ma…
 
“HEY! BRUTTONE!”.
 
Venom chiuse la sua enorme bocca per poi spostare lo sguardo insieme a Bakugo verso il buco del muro del dormitorio. Lì fuori si trovava Sero che, col nastro adesivo dei suoi gomiti, aveva preso le macerie dei muri del dormitorio e li aveva lanciati contro Venom. Approfittando della distrazione dell’avversario Bakugo mise le mani sul braccio che lo teneva dei capelli creando delle esplosioni che, anche se non gli fecero male, gli diedero abbastanza fastidio da lasciarlo andare. Proprio quando Venom lasciò andare Bakugo, quest’ultimo fu immediatamente preso da Iida che, con la sua velocità, lo prese immediatamente e lo portò dritto verso il buco sul muro.
 
Con un semplice braccio, Venom colpì le rocce che gli erano state lanciate contro e le spedì in aria. Con un sorrisetto disse “è questo il massimo che sapete fare?” “Non proprio… guarda sopra” rispose Sero con un sorrisetto anche lui. Anche se Venom non aveva sopracciglia, sembrò che ne stesse inarcando uno. Guardò in aria e sbarrò i suoi occhi bianchi quando vide che le macerie che aveva lanciato in aria erano ancora lì, a fluttuare. Reindirizzò lo sguardo verso il buco sul muro. Affianco a Sero vi era Uraraka… era il suo Quirk. Aveva toccato quelle macerie togliendo loro il loro peso e Sero le aveva lanciate contro di lui come semplice distrazione per la prossima fase del piano di Midoriya. Uraraka congiunse le punta delle sue dita dicendo una semplice parola “Rilascio!”.
 
Le macerie che fino ad allora erano rimaste a fluttuare sopra Venom, ritornarono ad avere il loro peso naturale e cominciarono a cadere sull’avversario. Quest’ultimo cominciò a difendersi da quelle macerie col distruggerle con i suoi pugni o artigli, ma molte di esse lo colpirono. Non facevano male, ma lo stavano distraendo.
 
Durante la caduta delle macerie, Venom disse con tono sarcastico “è così che ci ringrazi dopo aver salvato la tua famiglia, Uraraka?”. Uraraka sbarrò gli occhi insieme al resto dei presenti. Avevano sentito bene? Era stato Venom a salvare la famiglia di Uraraka la notte prima! Era stato lui ad uccidere la Gang Chikara in quella maniera così brutale! Ma perchè ora era qui a tentare di uccidere Bakugo?
 
“Ammettiamo che la vostra non è stata una cattiva idea” disse Venom dopo che la pioggia di macerie era finita “Ma non basterà a fermarci” “Sapevamo che non ti avrebbe fermato” disse Midoriya attirando nuovamente l’attenzione di Venom che guardò dinnanzi a sé, solo per vedere il sopracitato Midoriya attaccarlo insieme a Kirishima che aveva indurito la sua pelle e Sato che, dopo aver ingerito lo zucchero che rendeva possibile l’attivazione del suo Quirk, aveva aumentato la sua forza per dare manforte ai suoi compagni.
 
I tre colpirono con grande forza lo stomaco di Venom che, a causa della potenza dei tre, fu lanciato all’indietro adendo di schiena. “ORA MINETA!” urlò Midoriya. Mineta saltò sulle spalle di Midoriya e saltò ancora una volta per aria, tirando addosso a Venom le palle appiccicose che si trovavano sulla sua testa. Essa si attaccarono al corpo di Venom immobilizzandolo grazie al loro effetto appiccicoso. Il piano di Midoriya aveva funzionato: distraendo Venom con la pioggia di macerie, lui insieme a Kirishima e a Sato era riuscito ad atterrare l’avversario dando la possibilità a Mineta di usare le sue palle appiccicose per bloccarlo.
 
“Momo, Uraraka andate a liberare Mina e Todoroki!” disse Iida alle due compagne che, annuendo, andarono immediatamente da Mina a tentare di liberarla da quella sottospecie di ragnatela nera. “Ce ne avete messo di tempo” disse Mina con tono ironico. “Evita l’ironia Mina” disse semplicemente Momo, creando un coltello con cui cominciò, anche se a fatica, a tagliare quella ragnatela nera.
 
“Perfetto!” disse Mineta ricadendo a terra “Ora che è immobilizzato possiamo chiamare aiuto. È impossibile che lui possa…” gli sguardi terrorizzati e il rumore di qualcosa di appiccicosa che staccava da un corpo, fecero immobilizzare Mineta che si voltò lentamente dietro di sé… vedendo che Venom si era rialzato e si era staccato le palle appiccicose che dovevano immobilizzarlo.
 
“I-impossibile” disse Mineta sul punto di piangere “N-nessuno è mai riuscito a liberarsi dalle mie palle”. Quanto forte doveva essere per essersi liberato così facilmente?! Venom si limitò a sorridere malignamente verso Mineta “E queste cosa avrebbero dovuto fare esattamente?” chiese buttando dietro di sé una delle palle. “A-avrebbero dovuto bloccarti” “Buona idea… ma metodo sbagliato!” rispose Venom sparando un tentacolo dalla sua mano che colpì Mineta mentre Midoriya si spostò insieme a Kirishima e a Sato prima che fossero colpiti dal nanetto. Il tentacolo esattamente come con Mina e Todoroki si comportò come una sottospecie di ragnatela e fece attaccare Mineta al muro del dormitorio.
 
“Non ci posso credere!” disse Mina dopo essere stata liberata “è ancora in piedi?”. Momo e Uraraka guardavano con terrore Venom ancora in piedi. Cosa potevano fare ora? “Todoroki…” sussurrò Momo. “Come scusa?” chiese Mina. “Dobbiamo liberare Todoroki e svegliarlo! Le sue fiamme possono far male a Venom! Lui è l’unica soluzione!” rispose Momo a voce bassa, senza farsi sentire dal mostro nero. Mina e Uraraka annuirono e con Momo iniziarono a correre verso l’albero dove era stato imprigionato Todoroki, mentre la battaglia tra Midoriya, Kirishima, Sato e Venom ricominciava.
 
“Dannazione, dannazione!” pensò Midoriya osservando Venom con paura e disperazione “Il piano per bloccarlo non è funzionato! E ora cercherà di arrivare a Bakugo! Dobbiamo impedirglielo!”. Guardò Kirishima e Sato ed urlò “Ragazzi! Dobbiamo subito bloccarlo prima che vada da Bakugo!”. I due annuirono ed attaccarono il loro avversario che, con un sospiro scocciato, disse “Quante volte ve lo dobbiamo ripetere?” parò un pugno di Sato e gli diede un calcio che lo lanciò via. “Voi non centrate nulla nella nostra vendetta!”. Kirishima, con un balzo, diede un pugno al volto di Venom mentre Midoriya lo colpì allo stomaco entrambi sperando che potessero rallentarlo. Venom semplicemente fece spuntare un tentacolo dalla sua schiena con cui colpì Kirishima lanciandolo dietro di sé, e tentò poi di dare un pugno a Midoriya che, abbassandosi, schivò il colpo e diede un calcio alla gamba sinistra di Venom sperando di farlo cadere… invano. Venom infatti si limitò a dare una ginocchiata in volto a Midoriya dicendo “Noi vogliamo solo Bakugo! Andatevene ora e non vi faremo più alcun male!” “NON TI DAREMO UN BEL NIENTE” urlò Kirishima correndo dietro Venom e con un balzo lo colpì alla schiena con un dropkick.
 
Momo riuscì, dopo molta fatica, a liberare Todoroki ancora svenuto. “Todoroki presto svegliati! Abbiamo bisogno del tuo aiuto!” disse Mina. Niente. “Ti prego Todoroki, svegliati! Sei l’unico che può fare qualcosa contro quel mostro!”. Ancora niente. Il colpo ricevuto doveva essere sttao così forte che Todoroki non riusciva ancora a risvegliarsi.
 
Bakugo nel mentre osservava. Osservava il tutto e sentiva una marea di emozioni dentro di lui: delusione, paura, rabbia. Delusione per non essere riuscito neanche a far male a quel grosso mostro bastardo. Paura per i suoi compagni… per i suoi amici. E rabbia verso sé stesso perché Venom era lì per lui… e per questo i suoi amici lo stavano difendendo, e si stavano facendo del male. Per causa sua. Con un ringhio fu sul punto di saltare nuovamente in mezzo alla mischia pronto a ricominciare a combattere, sbattendosene altamente del fatto che era ferito e stanco… ma fu interrotto dal rumore di spari.
 
Rumori di spari si fecero strada per i dormitori U.A. I proiettili avevano colpito la schiena di Venom, ma lui li risputò via come se niente fossero. Venom si voltò e li vide, insieme al resto degli studenti della U.A. Gli eroi insieme alla polizia. A sparare era stato Snipe, che aveva ancora in mano la sua pistola fumante. “Fermo dove sei, Villain!” disse Aizawa di fronte al gruppo formatosi dinnanzi all’entrata. Il suo sguardo era furioso, furioso come non mai. Venom lanciò semplicemente un ruggito contro gli eroi lì presenti, come un segno di sfida. Con un cenno del capo di Aizawa, gli eroi si lanciarono contro Venom. “Non abbiamo tempo per questo!” ruggì Venom lanciandosi all’attacco mentre i poliziotti andarono immediatamente ad aiutare gli studenti.
 
“Presto venite con noi!” disse Naomasa agli studenti venivano subito portati verso l’entrata dai poliziotti che o sorreggevano quelli feriti ‘gravemente’ o in braccio quelli svenuti come Oijiro. Mineta era stato appena liberato da Momo e cominciò a correre verso l’uscita insieme al resto del gruppo, mentre gli eroi combattevano Venom.
 
Vlad King provò a colpire Venom con un pugno al volto ma quest’ultimo riuscì a schivare e a colpire il nemico in pieno stomaco con un calcio. Snipe continuava a sparargli contro ma i proiettili quando lo colpivano non gli facevano niente e venivano immediatamente risputati fuori dalla sua ‘pelle’. Aizawa, capendo che il suo Quirk non avrebbe probabilmente funzionato contro di lui, si limitò ad usare la sua grande abilità del combattimento corpo a corpo e il suo panno di cattura contro il suo nemico. “Chi sei tu?” disse Aizawa “E perché hai attaccato questi dormitori e i suoi studenti?” “Noi siamo Venom” rispose il mostro “E noi avevamo intenzione di attaccare ed uccidere un solo studente: Katsuki Bakugo! Gli altri studenti si sono messi in mezzo al nostro obiettivo e noi li abbiamo combattuti. Li avremmo lasciati feriti ma vivi… non si può dire lo stesso di quel che faremo a Bakugo dopo che avremo sistemato questa seccatura” finì sparando un tentacolo contro Midnight che la attaccò al suolo. “Va bene che sono nel BDSM, ma preferirei che a immobilizzarmi non fosse un grosso mostro zannuto” disse Midnight tentandosi di liberare invano.
 
I presenti decisero di sorvolare sul quel commento, e continuare il loro combattimento. PowerLoader tentò di usare i suoi artigli meccanici per colpire Venom, ma quest’ultimo schivò e generando un tentacolo dalla schiena lo colpì lanciandolo via. Il panno di cattura di Aizawa si attorcigliò intorno al braccio di Venom che guardò verso l’avversario. “Seriamente?” si limitò a dire, per poi tirare violentemente Aizawa usando lo stesso panno di cattura e colpire così Snipe e Mic, impedendo rispettivamente al primo di sparargli contro e al secondo di lanciargli un urlo sonico.
 
“Non… non ci posso credere… sta affrontando quei pro heroes come se nulla fossero” disse Naomasa con gli occhi spalancati insieme al resto dei poliziotti e della 1-A. Nel mentre la rabbia di Bakugo cresceva. Venom stava affrontando gli eroi e li stava malmenando senza problemi… sempre per causa sua. Doveva fare qualcosa! E in fretta! Utilizzando così le esplosioni delle sue mani fece un grosso balzo in aria, atterrando sul tetto dei dormitori “KACCHAN NO!” “FERMO RAGAZZO NON…” tentarono di fermarlo Midoriya e Naomasa, invano.
 
Una volta sul tetto, Bakugo tirò un respiro profondo e urlò “HEY! VENOM!”. L’urlo di Bakugo attirò l’attenzione di Venom, degli eroi che lo combattevano e di tutti i presenti che alzarono lo sguardo verso il tetto. “TU VUOI ME NON è VERO?! È ME CHE VUOI UCCIDERE?!” continuò ad urlare Bakugo “ALLORA LASCIA IN PACE LORO E VIENI A PRENDERMI! VIENI E VEDIAMO SE SEI DAVVERO CAPACE DI UCCIDERMI!” “Non fare idiozie Bakugo!” urlò Aizawa cercando di fermarlo dalla pazzia che voleva fare: fungere da esca per allontanare Venom. Quest’ultimo sorrise malignamente dicendo “Non ce lo devi ripetere due volte Bakugo!” lanciò un ruggito e poi saltò verso il tetto. Bakugo saltò via con le sue esplosioni prima che Venom atterrasse sul tetto, e cominciò ad addentrarsi tra i giardini del dormitorio. Venom fece un altro balzo per inseguirlo.
 
“KACCHAN!” urlò Midoriya. Non poteva lasciarlo da solo. Venom lo aveva massacrato senza problemi, e se lo avesse combattuto da solo sarebbe finito immediatamente ucciso! Doveva aiutarlo! Il suo copro cominciò ad essere circondato da scariche elettriche verdi, e grazie all’One For All fece un balzo all’inseguimento di Bakugo e Venom.
 
“DEKU!” urlò Uraraka vedendo il ragazzo gettarsi all’inseguimento. “Maledizione, non anche lui!” disse Aizawa. Si voltò verso gli altri studenti e corse verso di loro “Voi! Lo avete affrontato giusto! Sapete un suo punto debole! O se avete un idea di chi sia?!” “V-Venom sembra sia debole al fuoco professore” cominciò a spiegare Uraraka spostando poi lo sguardo verso uno svenuto Todoroki “Ma Todoroki è ancora svenuto e non potrà essere d’aiuto”.
 
Aizawa imprecò.
 
“Per quanto riguarda chi sia…” continuò Uraraka “Non ne abbiamo idea… ma sappiamo che… che è stato lui ad uccidere la Gang Chikara” “Che cosa?!” disse incredulo Aizawa. “Sì… per questo siamo confusi… cosa vuole un vigilante contro Bakugo? Perché lo vuole uccidere?”.
 
Aizawa spostò immediatamente lo sguardo verso il punto in cui erano saltati via Bakugo, Venom e Midoriya. “Quello che ha ucciso la Gang Chikara è il vigilante di Jaku City…” pensò Aizawa “Ryo Honda, il ragazzo che abbiamo cercato per tutta la giornata è il principale sospettato dietro l’identità del vigilante… e questo Venom è quello che ha ucciso la Gang Chikara… che Venom sia…”.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Bakugo e Midoriya vs Venom parte 1 ***


Capitolo 8: Bakugo e Midoriya vs Venom parte 1
 
La pioggia continuava a scendere e a battere sul suo corpo mentre Bakugo continuava a saltare via con le sue esplosioni, tentando di allontanare Venom il più possibile dai suoi compagni e dagli eroi. Guardò dietro di sé mentre continuava a scappare: niente. Venom non era più dietro di lui. Allora dove…?
 
Venom gli saltò addosso al suo lato destro, prendendolo di sorpresa. I due rotolarono a terra, e si fermarono quando Venom prese Bakugo per il collo. Il mostro nero si alzò in piedi alzando Bakugo affinché fosse all’altezza degli occhi. “Avevamo deciso di prendere una scorciatoia per farti una sorpresa” disse Venom sorridendo malignamente. Alzò l’altra mano pronto a colpire Bakugo con un artigliata, ma si bloccò quando il ragazzo esplosivo lo colpì al volto con esplosione che gli fece perdere la presa sul collo.
 
Bakugo cadde al suolo e rotolò lontano dal nemico che pareva che non si fosse fatto assolutamente niente, come le volte precedenti. Bakugo si rialzò in piedi, osservando l’avversario che gli sorrideva in modo maligno. “Vuoi me mostro? Molto bene allora! Vieni a prendermi!” lo sfidò Bakugo facendogli segno con la mano di farsi avanti. Venom lanciò un ruggito correndo verso Bakugo il quale, a differenza delle altre volte, decise di restare fermo ed aspettare il momento giusto. Quando Venom alzò il suo pugno per colpirlo, Bakugo entrò in azione. Creando un esplosione saltò in aria e schivò il pugno di Venom, che andò ad impattarsi al suolo crepandolo. Bakugo atterrò dietro Venom e sparò immediatamente potenti esplosioni contro la schiena dell’avversario, che fu spinto in avanti a causa della potenza dei colpi.
 
Quando il fumò si diradò, Bakugo vide immediatamente la ‘pelle’ della schiena di Venom che si rigenerava. “Che sia dannato… che razza di Quirk è questo?!” pensò Bakugo per poi ricominciare a sparare esplosioni alla schiena di Venom, non dandogli tempo di voltarsi e reagire. D’un tratto però, dalla schiena di Venom spuntarono dei tentacoli che presero Bakugo per i polsi e lo lanciarono contro un albero. “ARGH” urlò Bakugo mentre l’albero si spezzò in due a causa dell’impatto. “Lo ammettiamo Bakugo… quei colpi ci hanno davvero preso… di sorpresa” disse Venom avvicinandosi a Bakugo mentre i suoi tentacoli rientravano nella schiena. Nella sua doppia voce ora c’era un tono arrabbiato, come se quegli attacchi lo avessero infastidito per davvero.
 
Bakugo provò a rialzarsi ma cadde al suolo, il corpo che gli doleva come non mai. Riuscì però ad alzare lo sguardo verso Venom , guardandolo in cagnesco. Venom sembrò lanciargli uno sguardo simile per poi dire “Sai, crediamo proprio che ci siamo divertiti abbastanza con te Bakugo. Ma ahinoi, ogni divertimento deve giungere a termine” alzò una mano in aria pronto ad usare i suoi artigli per dare il colpo di grazie a Bakugo “è giunto il momento di ucciderti Bakugo… e di portare a compimento… LA NOSTRA VENDETTA!”. Bakugo, incapace di alzarsi e senza il tempo di potersi difendere da quell’attacco, abbassò allora la testa attenendo il colpo di grazia.
 
Colpo che non arrivò mai.
 
“LASCIALO IN PACE!”. Una voce che Bakugo riconobbe subito si fece strada fra le sue orecchie, così come il rumore di un pugno che si andava ad impattare contro un volto. Rialzò lo sguardo e lo vide: Midoriya.
 
Con un potente pugno aveva colpito la guancia di Venom, che sbarrò i suoi occhi bianchi per la sorpresa e fu lanciato via dalla potenza del colpo. “Kacchan! Tutto bene?” chiese Midoriya aiutando Bakugo a rialzarsi in piedi. “Tch! Sto benissimo!” disse Bakugo tentando di nascondere il dolore che il suo corpo stava provando in quel momento.
 
“NO! ANCORA TU!” disse Venom rivolto a Midoriya “Hai avuto l’occasione per scappare! Eppure torni qui ad aiutare Bakugo?!” “Lui è un mio amico” rispose Midoriya con sguardo serio e mettendosi in una posizione combattiva “E non permetterò ad un mostro come te di ucciderlo!”.
 
Lo sguardo di Venom si fece ancor più truce “è lui il mostro qui! Dopo ciò che ci ha fatto… lui merita tutto questo! Lui merita di morire per mano nostra!” “Non ho idea di cosa ti abbia fatto Kacchan al punto che tu voglia ucciderlo… ma non ti permetterò di fargli del male!”. Bakugo guardò sorpreso il suo ‘rivale’ per qualche secondo, per poi spostare nuovamente lo sguardo verso Venom assumendo così anche lui una posizione di combattimento.
 
Venom lanciò un sibilo dicendo “Tu non c’entri nulla in tutto questo. Te lo diremo un ultima volta: vattene via di qui, e lasciaci compiere la nostra vendetta contro Bakugo! Se non te ne andrai non ci considereremo responsabili di ciò che ti accadrà” “Un eroe non abbandona mai nessuno in difficoltà! Io resterò qui ad aiutare Kacchan, anche a costo di finire ucciso” si limitò a rispondere Midoriya, pronto a combattere.
 
Lo sguardo di Venom si fece d’un tratto più morbido, quasi dispiaciuto. “Noi ti abbiamo avvisato… Izuku”.
 
Midoriya sbarrò gli occhi facendosi prendere alla sprovvista dal fatto che Venom sapesse il suo nome… e che lo avesse detto in una maniera così amichevole, dolce… una maniera così familiare.
 
“SPOSTATI DA QUI STUPIDO DEKU!” urlò Bakugo lanciandosi su Midoriya e spingendolo via, giusto in tempo da salvarlo da un tentacolo sparato da Venom, che molto probabilmente aveva intenzione di bloccarlo come aveva fatto con Mina e Todoroki prima.
 
“K-Kacchan! G-grazie, io” tentò di dire Midoriya, ma fu interrotto da Bakugo che disse “Se ti incanti in questo modo non sei affatto d’aiuto!”. I due guardarono verso Venom che, nel mentre, si era lanciato contro di loro lanciando un mostruoso ruggito. Tentò di colpirli con entrambi i suoi pugni, che furono schivati dai due ragazzi.
 
Midoriya saltò in aria e tentò di dare un calcio a Venom, che si però con il gomito e diede un calcio nello stomaco all’avversario. Bakugo nel mentre si era lanciato contro Venom e gli colpì il fianco con un esplosione che lo fece indietreggiare di qualche passo. Venom allora spostò lo sguardo verso Bakugo e cercò di colpirlo con un artigliata, che fu prontamente fermata da Midoriya che gli bloccò il braccio. “VAI KACCHAN!” urlò Midoriya, e Bakugo colpì immediatamente Venom al petto con potenti esplosioni che lo lanciarono via.
 
Midoriya si staccò dal braccio di Venom un attimo prima dell’attacco e vide Venom lanciare dalle mani dei tentacoli che si attaccarono al suolo e che fermarono il suo volo, permettendogli di riatterrare a terra. Una volta a terra, Venom fece spuntare due tentacoli dalla schiena ed uno lo usò per colpire Midoriya senza dargli il tempo di reagire lanciandolo contro un albero e l’altro lo usò per prendere Bakugo per la gamba e trascinarlo a grande velocità verso di sé.
 
Bakugo pensò di approfittare della vicinanza per lanciare un esplosione contro Venom, ma quest’ultimo schivò all’ultimo secondo per colpirlo duramente allo stomaco con un potentissimo pugno. Bakugo sputò sangue, e il tentacolo lo lasciò andare immediatamente dopo il pugno che lo lanciò via. Venom usò quello stesso tentacolo per prendere Bakugo per il collo ed iniziarlo a sbattere al suolo più di una volta.
 
“GAH!” urlò Bakugo dopo l’ennesimo colpo al suolo. Il tentacolo lo lanciò poi in aria lasciandolo anadre, e Venom saltò immediatamente in  aria mentre il suo tentacolo rientrava nella sua schiena. Colpì Bakugo al volto con un pugno, per poi prenderlo per la testa e lanciarlo al suolo. Bakugò sputò nuovamente sangue, mentre Venom in aria si lanciò verso di lui pronto a finirlo. Ma…
 
Midoriya, con un blazo, si lanciò verso Venom e lo colpì con un dropkick al volto che lo lanciò verso alcuni alberi distruggendoli sul colpo. Midoriya riatterrò al suolo e si avvicinò a Bakugo aiutandolo ad alzarsi. “Dobbiamo andarcene Kacchan! E subito!” “N-no!” rispose Bakugo tossendo “Venom vuole me! Vuole uccidere me! E lo dobbiamo sconfiggere adesso! Se scappo ora, lui tornerà e gli altri potrebbero farsi del male mentre lui cerca di uccidermi!” “è la prima cosa intelligente che tu abbia mai detto Bakugo” disse Venom lanciandosi contro Midoriya e Bakugo e colpendoli entrambi allo stomaco con i suoi pugni. Sia Midoriya che Bakugo sputarono sangue, ma se Midoriya fu lanciato via a causa del colpo, Bakugo fu immediatamente preso per il collo da Venom.
 
Quest’ultimo sorrise nuovamente mostrando le sue zanne. “Hai ragione” disse “Se scapperai ora, noi continueremo a cercarti, ad attaccarti finché non ti avremo ucciso. E tutti coloro che ti stanno intorno, i tuoi amici, i pro heroes, tenterebbero di fermarci e finirebbero solo per farsi del male… tutto per causa tua”. Avvicinò il suo volto a quello di Bakugo “Come abbiamo detto ci siamo divertiti Bakugo… ma è giunto di farla finita. Ti uccideremo come abbiamo ucciso tutti i Villain che hanno avuto la sfortuna di incontrarci” il suo sorriso si fece ancor più terrificante “Ovvero col divorarti la testa!”.
 
Bakugo sbarrò gli occhi preso dal terrore, Mentre Venom spalancava le sue fauci pronto a divorargli la testa. Ma quando fu sul punto di farlo…
 
“SMAAAAAAASH!”. Un pugno allo stomaco costrinse Venom a chiudere la sua bocca e a lasciare andare Bakugo, che cadde al suolo con un tonfo. Indietreggiò di qualche passo e vide chi lo aveva colpito, anche se ovviamente lo sapeva già: Midoriya. Quest’ultimo respirava a fatica, col sangue che gli colava dalla bocca e dalla fronte e il pugno in avanti e fumante a causa del colpo.
 
Venom sorrise forzatamente dicendo “Eh… colpisci duro Izuku. Ma te lo abbiamo detto…” il suo sorriso sparì “di non…” lanciò un ruggito furibondo “INTROMETTERTI!”. Midoriya non poté non indietreggiare di qualche passo, preso di sprovvista e dallo spavento da quel ruggito di pura rabbia. Venom si lanciò contro di lui tentando di colpirlo con un pugno, ma riuscì a schivarlo per un pelo. Colpì quindi con una ginocchiata il mento di Venom che per tutta risposta diede un pugno sotto al mento di Midoriya.
 
Quest’ultimo fece una capriola per aria a causa del colpo ricevuto, ma riuscì ad atterrare al suolo in piedi. Venom si lanciò nuovamente all’attacco, tentando di colpire Midoriya con un artigliata che il ragazzo riuscì a schivare, me ricevette per tutta risposta un pugno al volto. Midoriya indietreggiò di qualche passo, e di tutta risposta diede un pugno circondato da scariche verdi allo stomaco di Venom che fu lanciato lontano da lui di vari metri.
 
“Sembra sia furioso… quel ruggito di prima dovrebbe esserne la conferma” pensò Midoriya osservando Venom che si teneva lo stomaco appena colpito “Ma… i suoi colpi… non sembrano affatto più forti. Solitamente quando qualcuno è furioso colpisce con più rabbia e furia. Dovrebbe colpirmi con la stessa potenza che sta usando contro Bakugo, eppure non lo sta facendo! Si sta trattenendo, proprio come stava facendo prima! Significa che quella dimostrazione di furia era solo un metodo per spaventarmi? Per magari convincermi a scappare così da non dovermi combattere? Ma perché lo fa? Perché si sta trattenendo con me come ha fatto con i miei amici prima?”.
 
Un sorriso divertito parve apparire sul volto di Venom che disse “Cosa c’è Izuku? Stai analizzando la situazione? Non ci sorprende… è tipico di te fare ciò”. Midoriya sbarrò gli occhi. Sapeva anche questo?!
 
Troppo distratto da questo pensiero che non si accorse di Venom che correva contro di lui e che, non appena gli fu arrivato davanti, gli diede una ginocchiata sul petto. Midoriya tossì saliva mentre veniva lanciato via. Rotolò per qualche metro, mentre Venom lo osservava con un espressione triste. “Starai bene. Al massimo ti risveglierai domani con dolori su tutto il corpo. Ma ti avevamo avvisato Izuku… di non intrometterti”.
 
Cominciò a camminare verso Bakugo che, fino a quel momento, era rimasto per terra privo di forze. Aveva intenzione di finire questa storia una volta per tutte. Quando Venom fu vicino a Bakugo, si bloccò quando sentì alle spalle un rumore… un rumore di qualcuno che si rialzava. Si voltò e vide Midoriya, che si era appena rialzato pronto nuovamente a combattere.
 
Venom tirò un sospiro frustrato dicendo “Ammiriamo la tua volontà di continuare a combattere Izuku, davvero. Ma non puoi vincere. Non contro di noi. Non hai speranze di vittoria, e non puoi salvare Bakugo dalla giusta punizione che gli spetta. Quindi arrenditi e vattene. Renderai le cose più facili, sia per noi che per te” “Ti sbagli Venom” rispose Midoriya prendendo di sorpresa il sopracitato mostro nero “C’è sempre una speranza di vittoria. Anche nei momenti più bui, nei momenti di maggiore difficoltà c’è sempre la speranza di poter vincere. E anche adesso… anche se sembra che io non abbia alcuna possibilità contro di te… troverò il modo di sconfiggerti… e di salvare Kacchan da te!”. Venom rimase in silenzio per qualche secondo per poi rispondere “Davvero delle belle parole Izuku. Ma non basteranno le parole a batterci, ma anche fatti” “Oh lo so bene…” rispose Midoriya sorridendo “è che doveva trovare anche un modo per distrarti” “Per distrarci?” chiese Venom confuso. Poi sentì un rumore dietro di sé… il rumore di qualcuno che si alzava. Sbarrò gli occhi e si voltò di scatto vedendo…
 
Bakugo. Si era rialzato e aveva puntato entrambe le mani contro di lui. “QUANTE VOLTE DOVREMO MASSACRARTI PRIMA CHE TU CAPISCA CHE NON HAI ALCUNA SPERANZA CONTRO DI NOI?!” urlò furioso Venom tentando di colpire Bakugo con un artigliata. “Come ha detto il nerd” ripose Bakugo generando delle potenti esplosioni sullo stomaco di Venom che lo lanciarono contro Midoriya “C’è sempre una speranza!” “Ben fatto Kacchan!” urlò Midoriya correndo verso Venom che stava volando verso di lui. Tirò indietro il pugno ed urlò “SMAAAAAASH!” per poi colpire con un potente pugno la schiena di Venom che fu lanciato nuovamente via.
 
Venom sembrò lanciare un ruggito dolorante mentre veniva lanciato via. Bakugo si spostò prima che Venom gli arrivasse addosso, e il mostro andò ad impattarsi contro degli alberi che si ruppero per l’impatto. “ADESSO KACCHAN!” urlò Midoriya lanciandosi contro Venom che si stava rialzando “Sì! FACCIAMO A PEZZI QUESTO BASTARDO DEKU!” urlò Bakugo lanciandosi all’attacco insieme a Midoriya. Quest’ultimo colpì Venom allo stomaco con un pugno e Bakugo uso un esplosione per colpire Venom nello stesso punto e nello stesso momento.
 
Bakugo poi colpì Venom al fianco destro con un ennesima esplosione, mentre Midoriya fece un balzo per colpire Venom al volto con un calcio rotante. Venom indietreggiò di qualche passo,  mentre Bakugo e Midoriya continuavano a colpirlo ripetutamente senza dargli un attimo di respiro.
 
“Non possiamo crederci!” pensò Venom schivando un pugno di Midoriya da un lato ma venendo immediatamente colpito da un esplosione di Bakugo dall’altro. “Questi due… che per tutta l’infanzia sono sempre stati separati da uno stupido pregiudizio…” parò un colpo di Bakugo ma fu colpito immediatamente da un pugno di Midoriya dritto al volto “Sono… un team incredibile quando combattono insieme! Come? Come?!”.
 
“PRENDI QUESTO!” gridarono insieme Bakugo e Midoriya “SMAAAAAAAH” “MUORIIIIII” gridarono rispettivamente Midoriya e Bakugo quando colpirono Venom così allo stomaco così forte che fu lanciato via. “DEKU! ADESSO!” urlò Bakugo porgendo la mano a Midoriya. Quest’ultimo gliela prese immediatamente, ed iniziò a far girare Bakugo intorno a sé, per poi lanciarlo contro il loro avversario. “PRENDI QUESTO VENOM!” urlò Bakugo una volta arrivato dinnanzi a Venom, ancora a mezz’aria dopo esser stato lanciato via. Gli mise le mani in faccia urlando “MUORIIIIIIII!” urlò Bakugo creando le esplosioni più potenti che potesse creare, che avvolsero totalmente Venom che lanciò un grido di rabbia e di dolore.
 
La potenza delle esplosioni fu tale che Bakugo fu lanciato via, ma fu preso al volo da Midoriya. “Kacchan! Tutto okay?” disse il ragazzo dai capelli verdi al suo amico/rivale. “Tch… sto benissimo!” rispose Bakugo levandosi dalla stretta di Midoriya. Entrambi i ragazzi guardarono verso il punto in cui si trovava Venom, e dove ora c’era solo del fumo che impediva loro di vedere lo stato del loro avversario. “Credi che quelle tue esplosioni siano state abbastanza da sconfiggerlo?” chiese Midoriya. “Ovvio che sì Deku” rispose Bakugo. Era stanco… era ferito… ed aveva usato quelle poche energie che gli rimanevano per fare quello stupido team up con Midoriya. DOVEVA essere finita “Starà K.O. ed impossibilitato a fare nulla dopo quell’attacco”.
 
“Noi… non crediamo… proprio…” disse una voce furibonda proveniente dal fumo.
 
La voce proveniente dal fumo fece raggelare il sangue a Midoriya e Bakugo. Era ancora in piedi?! Era ancora sveglio dopo un attacco del genere?! No, non era possibile! Ma c’era qualcosa che non andava nella sua voce…. Fino a quel momento era come se due voci stessero parlando nello stesso momento, ma ora la sua voce… era come se stesse parlando una sola persona…. E perché quella voce sembrava così familiare?
 
Venom uscì dalla colonna di fumo. Il suo corpo si era totalmente rigenerato da quell’esplosione, ma quello che scioccò totalmente Midoriya e Bakugo fu il suo volto.
 
Il suo volto dai grossi occhi bianchi e dalla grossa bocca con le zanne aguzze era totalmente sparito, incenerito dalle esplosioni di Bakugo e al suo posto c’era un altro volto circondato da piccoli tentacoli neri, ciò che rimaneva del volto precedente.
 
Questo nuovo volto era il vero volto di Venom. Era un volto che Midoriya e Bakugo riconobbero immediatamente e che fece loro sbarrare gli occhi dallo shock.
 
Era il volto di un ragazzo sedicenne, con capelli di colore viola e a che sembravano appuntiti e sparati per aria, gli occhi del medesimo colore dei capelli. Sul volto di costui c’era una smorfia di pura rabbia e rancore diretta dritto verso Bakugo.
 
Quest’ultimo e Midoriya, ancora sotto shock, balbettarono immediatamente il nome di quell’individuo che conoscevano molto bene.
 
“R-Ryo…”.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Bakugo e Midoriya vs Venom parte 2 ***


Capitolo 9: Bakugo e Midoriya vs Venom parte 2
 
Un lampo risuonò ed illuminò il cielo mentre la pioggia continuava a cadere. Ma Midoriya e Bakugo non sentirono né l’uno né l’altra, troppo scioccati da ciò che avevano appena scoperto: Ryo Honda il vecchio amico di Midoriya e la vecchia vittima di bullismo di Bakugo, era Venom il mostro che aveva ucciso la Gang Chikara e che aveva attaccato i dormitori della 1-A per uccidere Bakugo stesso.
 
“N-non ci posso credere… Ryo sei proprio tu?” disse Midoriya con gli occhi spalancati ed un espressione di puro shock dipinta sul volto. Bakugo rimaneva in silenzio, gli occhi spalancati e milioni di pensieri che si facevano strada per la sua testa. Ricordò l’arrivo di Ryo quella mattina, il modo con cui si era comportato con lui, gli sguardi e i sorrisi minacciosi che gli aveva lanciato e poi l’attacco di Venom quella notte… come poteva non aver capito subito chi fosse?
 
“Perspicace come sempre Izuku” rispose Ryo con un tono furioso, totalmente diverso da quello gentile e amichevole di quella mattina o da quello sicuro di sé che aveva avuto fino a quel momento. “M-ma non capisco” continuò Midoriya, confusione e shock presenti nel tono della sua voce “C-come puoi essere tu? N-non hai un Quirk eppure e-eccoti qui con… quell’aspetto e con poteri incredibili…” “Ci sono cose che non ti abbiamo affatto raccontato Izuku” rispose secco Ryo “Cose sui cui abbiamo mentito. Non volevamo mostrarti chi fossimo davvero… ma tu non ci hai ascoltato. Se tu non ti fossi intromesso, se tu non avessi giocato a fare l’eroe, non avresti visto il nostro volto. E solo… lui!” puntò un suo dito artigliato verso Bakugo, interrompendolo dai suoi pensieri “Avrebbe visto. Avrebbe visto negli occhi colui che lo avrebbe ucciso, chi aveva distrutto e a cui aveva portato via tutto!”.
 
“Che… che ti ha portato via tutto?” ripeté Bakugo confuso “Di che diavolo stai parlando Honda?!” urlò poi il ragazzo biondo “Capisco il motivo per cui vuoi uccidermi! Ti ho bullizzato da bambino per il fato che eri senza Quirk! Sì, ero una testa di cazzo! Sto cercando di rimediare! E posso capire il motivo per cui tu voglia uccidermi! Ma cos’altro ti avrei fatto?! Cosa ti avrei portato via che si aggiunge ai motivi per cui vuoi uccidermi?!”. Nella sua voce non c’era rabbia, ma pura confusione. Cos’altro aveva fatto a Ryo oltre a bullizzarlo che lo stava spingendo a fare questo?
 
Lo sguardo di Ryo si fece ancor più furioso, facendo persino indietreggiare sia Bakugo che Midoriya. “Già Bakugo… tu non sai affatto cos’altro ci hai portato via… ma non ti preoccupare. Non lo saprai mai… e sai perché?” sul suo volto apparve un furioso sorriso mentre i tentacoli intorno al suo volto cominciarono a ricoprirglielo “Perché presto di te…” la sua voce ritornò ad avere due toni, mentre il suo volto fu totalmente ricoperto dal volto mostruoso che aveva avuto prima che fosse colpito dalle esplosioni di Bakugo “NON RIMARRà NIENT’ALTRO CHE UN CADAVERE FATTO A PEZZI!” urlò poi Ryo… no, Venom mentre si lanciava contro Bakugo.
 
Quest’ultimo fu troppo lento e non riuscì a schivare il pugno di Venom che gli colpì lo stomaco. Bakugo sputò sangue mentre fu lanciato via, ma fu immediatamente preso per la caviglia destra da un tentacolo sparato dalla mano di Venom che tirò a sé Bakugo e lo colpì al volto con un altro pugno che lo spedì al suolo facendolo rotolare per qualche metro.
 
“R-RYO!” urlò Midoriya che era rimasto bloccato sul posto, troppo sotto shock per fare qualcosa “F-FERMATI! NON DEVI FARLO! NON DEVI UCCIDERE KACCHAN!” “Noi non siamo più Ryo, Izuku… SIAMO VENOM!” urlò quest’ultimo con rabbia, sparando dalla schiena un tentacolo. Midoriya riuscì a schivare il colpo con un balzo e si lanciò contro Venom. Non voleva combatterlo… non più… ma doveva trovare un modo per convincerlo a non uccidere Bakugo. “Ryo ascoltami!” disse Midoriya atterrando dinnanzi a Venom, che si era voltato per guardarlo “Possiamo… possiamo trovare una soluzione. Possiamo trovare un modo per risolvere questa situazione. Tu sei meglio di così!” “Sì Izuku, c’è un modo per risolvere questa situazione… ovvero UCCIDERE BAKUGO!” urlò alla fine Venom tentando di colpire Midoriya con un pugno, ma quest’ultimo schivò l’attacco rotolando al lato. Non si aspettò, però, di essere colpito con un altro pugno non appena si rialzò.
 
L’attaco che colpì Midoriya finì per lanciarlo via, facendolo rotolare al suolo per qualche metro “Ora chiudi il becco e resta lì. Mentre noi finiamo questa faccenda una volta per tutte”. Cominciò ad incamminarsi verso Bakugo che nel mentre si era rialzato a fatica ed osservava il nemico che si stava avvicinando a lui. “Honda… ascoltami…” provò a dire Bakugo.
 
“SIAMO STANCHI DI ASCOLTARE” rispose furioso Venom lanciandosi contro Bakugo e cercando di dargli un artigliata. Bakugo tentò di schivare, ma fu graffiato alla spalla destra ferendolo leggermente. Avrebbe potuto combattere. Avrebbe potuto difendersi. Ma dopo aver scoperto che Venom era Ryo… era come se non volesse più combattere, come se non volesse più difendersi. Voleva… parlargli. Era il senso di colpa? Si sentiva in colpa per qualsiasi cosa che era successa a Ryo e che lo aveva trasformato in quel grosso mostro nero? Era questo che gli impediva di combattere contro di lui?
 
“Ascolta! Non voglio combatterti!” urlò Bakugo schivando un pugno di Venom. “Curioso… il grande Bakugo non vuole più combattere? Ha forse paura di noi?!” lo prese in giro Venom prendendo Bakugo per il collo e lanciandolo contro un albero. “AGH” urlò Bakugo cadendo al suolo mentre Venom correva verso di lui “Hai forse capito che ti siamo superiori? Hai forse capito che siamo più forti?!” urlò nuovamente Venom facendo un balzo per atterrare su Bakugo.
 
Quest’ultimo rotolò via prima che Venom atterrasse su di lui e ficcasse i suoi artigli nella sua carne. Bakugo si rialzò, pensando di approfittare del fato che gli artigli di Venom erano ficcati nel terreno per pensare a qualcosa… ma non poté farlo. Venom staccò subito i suoi artigli dal terreno e si gettò nuovamente contro Bakugo pronto a dargli un altro colpo. Bakugo usò delle esplosioni dalle sue mani per saltare in aria e schivare il colpo, ma Venom gli prese immediatamente la caviglia sinistra con una mano e lo sbatté violentemente al suolo, creando una grossa crepa a causa dell’impatto.
 
“ACK!” sputò sangue Bakugo. Venom gli lasciò la caviglia, lasciandolo al suolo. Si mise poi a cavalcioni sopra di lui mentre lo osservava con furia. Alzò poi un pugno in aria… e lo colpì violentemente al volto facendogli sputare sangue. Alzò l’altro pugno e lo colpì nuovamente facendogli sputare nuovamente sangue. E continuò così, ancora e ancora, ogni pugno più pesante e forte dell’altro.
 
Midoriya guardava il tutto con occhi sbarrati. Provò a rialzarsi invano e cadde nuovamente al suolo. Allungò una mano verso Venom dicendo “R-Ryo… t-ti prego… basta!” ma Venom non lo ascoltava, e continuava a brutalizzare di pugni il volto di Bakugo. “BASTA! NON FARE QUESTO RYO! RYOOOOOOOOOO” urlò Midoriya.
 
Venom si fermò un secondo per guardare Midoriya. Sul volto di quest’ultimo era attraversato da lacrime, addolorato nel vedere i suoi due vecchi amici d’infanzia così: uno un mostro assetato di sangue e vendetta e l’altro brutalizzato al suolo. “Basta… basta ti prego… Kacchan non si merita questo…” “Ti sbagli Izuku” rispose semplicemente Venom “Bakugo si merita questo… e peggio!” finì alzando un altro pugno in aria e pronto a dare il colpo di grazia a Bakugo.
 
“FERMO!” urlò Aizawa usando il suo panno di cattura per bloccare il braccio alzato di Venom. Quest’ultimo si voltò lanciando un ruggito furioso per poi tirare a sé Aizawa. Fu pronto a colpirlo con un pugno, ma l’eroe riuscì a schivare il colpo e a dare un calcio dritto al volto di Venom. Non gli avrebbe fatto di certo male, ma sarebbe stato abbastanza per distrarlo. Saltò poi via rilasciando il bracio di Venom dal suo panno di cattura, utilizzandolo per prendere sia Bakugo che Midoriya e portarseli con lui con il suo salto.
 
Atterrò a vari metri lontano da Venom, e Midroiya realizzò che Aizawa non era da solo: con lui vi era Vlad King, Present Mic, Cementoss, Snipe, Power Loader e Midnight che era stata liberata. Venom lanciò un altro ruggito furioso verso di loro “NO! BAKUGO ERA NOSTRO! NOSTRO! NON VI PERMETTEREMO DI INTROMETTERVI NELLA NOSTRA VENDETTA!” e si lanciò all’attacco.
 
Gli eroi si lanciarono a loro volta, e Aizawa fu sul punto di fare lo stesso se non fosse stato fermato da Midoriya. “Professore… n-non fategli del male” disse Midoriya una volta rialzatosi “L-lui è un mio amico… vi ho già parlato di lui stamattina… è” “So già chi è Midoriya” gli rispose immediatamente Aizawa “Lui è Ryo Honda… credo che voi già sappiate che lui è l’assassino della Gang Chikara. Ma dubito che sappiate che lui è anche il vigilante di Jaku City”.
 
Midoriya sbarrò gli occhi insieme a Bakugo, che era riuscito a rialzarsi grazie all’aiuto del primo. Misero al loro posto tutti i pezzi: il fatto che Ryo provenisse da Jaku City, che lui avesse ucciso la Gang Chikara col staccarl loro le teste esattamente come accadeva ai criminali di Jaku City… come potevano non averlo capito? “Ora restate qui” continuò Aizawa “Noi finiremo questa storia una volta per tutte!” e si lanciò all’attacco di Venom.
 
Nel mentre all’entrata dei dormitori i poliziotti stavano ad osservare gli studenti e vedere se stavano bene. A qualche piccola ferita, erano in generali in buone condizioni e gli svenuti si era risvegliati. Uraraka guardava preoccupata verso il punto in cui si erano allontanati Bakugo e Midoriya… e dove probabilmente Venom li stava affrontando. Certo, i pro erano andati in loro soccorso ma anche prima sembrava che non stessero facendo alcuna differenza contro Venom. “Io…” disse Uraraka “Io non posso restare qui mentre Deku e Bakugo stanno ad affrontare quel mostro!” “Signorina Uraraka… capisco la sua preoccupazione” disse serio Naomasa “Ma lei deve restare qui. È più al sicuro. I pro sono andati ad aiutare i suoi due amici e vedrà, andrà tutto bene”.
 
Uraraka si limitò a scuotere la testa “No! Non mi importa se sono più al sicuro qui! I pro hanno affrontato quel Venom prima, ma non gli stavano facendo niente! Stando qui siamo inutili! Se fossimo lì potremmo aiutarli a vincere” iniziò a correre verso la direzione in cui si erano diretti i pro per raggiungere Midoriya e Bakugo “Io vado ad aiutarli!” “Signorina Uraraka! Si fermi! Urlò Naomasa cercando di fermarli. Ma sbarrò gli occhi quando vide che il resto degli studenti della 1-A… si misero a correre anche loro, seguendo Uraraka. “Noi siamo con te Uraraka!” urlò Jiro “Sì! Ti aiuteremo a salvare Bakugo e Midoriya!” urlò a sua volta Kirishima. “Maledizione…” si limitò ad imprecare Naomasa. Erano già troppo lontani, e lui e i suoi uomini non sarebbero riusciti a fermarli. Questi ragazzini di oggi…
 
Venom colpì Midnight con un calcio allo stomaco e Vlad King con un pugno al volta. Sparò dei tentacoli dalla schiena con cui colpì Mic e Snipe, mentre Aizawa si lanciava contro di lui. “VOI NON CAPITE! BAKUGO MERITA DI MORIRE! MERITA LA MORTE DOPO Ciò CHE CI HA FATTO!” “Vallo a dire a qualcun altro Honda” si limito a rispondere Aizawa provando a dare un calcio rotante contro Venom, il quale si limitò a prendergli la gamba “Noi non siamo più Ryo Honda… noi… siamo… VENOM!” urlò il mostro nero sbattendo al suolo Aizawa e facendogli sputare sangue.
 
Midoriya e Bakugo osservavano il tutto, col primo che sorreggeva il secondo. Non sapevano né cosa dire né cosa fare… il fatto che Ryo fosse Venom, il mostro che aveva attaccato i loro dormitori per uccidere Bakugo… era come se avesse tolto loro ogni energia. “DEKU! BAKUGO!”. Una voce familiare attirò l’attenzione dei due, che si voltarono per vedere Uraraka col resto dei loro compagni di classe. “U-Uraraka?!” “F-faccia tonda…?”. Il gruppo di studenti sbarrò gli occhi vedendo lo stato in cui si trovava Bakugo “Oddio Bakugo” disse Kirishima con preoccupazione evidente nella sua voce “è stato Venom ha ridurti così?!” “Sì…” si limitò a rispondere Bakugo. I compagni rimasero sorpresi dal suo tono di voce. Di solito sarebbe suonato furioso nonostante le ferite dopo uno scontro del genere, eppure ora il suo tono di voce suonava quasi… triste? Persino Midoriya aveva un espressione che mostrava lo stesso sentimento. “Deku… Bakugo… cos’è successo?” chiese Uraraka preoccupata.
 
“Loro sono qui?!” pensò Aizawa vedendo gli studenti arrivare “Se sopravviviamo qui giuro che…”. Non riuscì a finire di pensare, che Venom lo colpì al fianco con un pugno facendolo rotolare via. “Siamo stanchi di tutte queste intrusioni nella nostra vendetta!” urlò Venom, esasperato e furioso “Ora noi…”. Non finì di parlare che Mic, usando il suo Quirk, urlò contro Venom colpendolo in pieno. Venom urlò dal dolore mentre dal suo corpo spuntarono dei tentacoli che cominciarono a muoversi in maniera agitata e convulsa. Saltò via dal punto in cui si trovava, calmandosi in questo modo mentre i tentacoli rientravano nel suo corpo.
 
Aizawa e il resto dei presenti osservarono il tutto con occhi sbarrati. Cos’era appena successo? Venom non aveva mai reagito in questo modo ai vari attacchi ricevuti. Eppure aveva reagito come se quelle onde sonore generate dall’urlo di Mic gli avessero fatto male come… come le fiamme di Todoroki. Ad Aizawa venne subito l’idea. “MIC!” urlò Aizawa “Le onde sonore delle tue urla… sono abbastanza forti da fargli male! Continua ad urlare! ORA!” “Non devi ripetermelo due volte!” rispose Mic. Venom sbarrò i suoi occhi bianchi. No! Non lo avrebbero fermato! Non qui, non ora!
 
Tentò di saltare via ma non ci riuscì perché fu colpito immediatamente dalle onde sonore della voce di Mic. Venom iniziò ad urlare dal dolore, mentre Mic continuava ad urlargli contro. Il dolore era così forte che non riusciva neanche a saltare via per allontanarsi, mentre tentacoli cominciarono ad apparire su tutto il suo corpo e ad agitarsi convulsamente. Cadde in ginocchio mentre si metteva le mani intorno alla testa, sperando in un vano tentativo di bloccare quel rumore infernale. Midoriya non poteva sopportare… non poteva sopportare di vedere Ryo, il suo vecchio amico, soffrire in quel modo. “B-BASTA! BASTA! GLI STATE FACENDO MALE! NON VEDETE CHE STA SOFFRENDO?!” urlò rivolto agli eroi, che parvero non ascoltarlo. I suoi compagni lo guardarono straniti: perché suonava così preoccupato per quel mostro che aveva attaccato i loro dormitori cercando di uccidere Bakugo?
 
D’un tratto Venom dall’essere alto 2 metri e 29 cominciò ad abbassarsi di statura, la sua ‘pelle’ nera cominciò a staccarsi e a sciogliersi mostrando cosa c’era all’interno. I presenti rimasero inorriditi vedendo l’effetto che stavano avendo le onde sonore su questo mostro, compreso Mic rimase sorpreso ma continuò ad urlare. Stava funzionando! Lo stavano battendo!
 
Poi alla fine… accadde. La ‘pelle’ nera si staccò completamente da ciò che si trovava dentro di essa, ed il corpo di Ryo cadde a terra mentre la ‘pelle’, ora un liquido nero e denso fu lanciato lontano da lui di qualche metro. Gli studenti sbarrarono gli occhi vedendo finalmente chi era in realtà Venom. “R-RYO?!” disse sorpreso Kaminari. “C-cosa?! Ma come?! È… è impossibile!” disse Momo con gli occhi sbarrati. “M-ma lui non aveva un Quirk… come ha fatto ad avere tutti quei poteri e quell’aspetto per di più?!” chiese Jiro confusa. Bakugo guardò verso la massa liquida e nera che continuava ad agitarsi e che ora giaceva a qualche metro di distanza di Ryo. “Credo… che sia quella cosa ad aver dato tutti quei poteri a Ryo…” disse Bakugo ai suoi compagni, facendosi sentire anche dagli eroi.
 
“Che… cos’è quella cosa?” disse Midnight osservando la massa nera con occhi sbarrati proprio come il resto dei presenti. Quella cosa, come aveva indovinato Bakugo, aveva dato tutti quei poteri a Ryo. “Non può essere un Quirk” fu il pensiero generale dei presenti… no, non lo era affatto
 
“No… no!” disse Ryo cercando di rialzarsi ma cadendo nel tentativo “Non… non potete separarci… non potete”. Cominciò a strisciare verso il liquido nero, che parve vedere Ryo strisciare verso di lui e cominciò a fare lo stesso. I due erano lenti ma disperati nei movimenti, come se avessero bisogno l’uno dell’altro. Ryo allungò il suo braccio destro porgendo la sua mano mentre la massa si allungò verso essa, per potersi riunire a Ryo.  Aizawa notò subito ciò ed usò il suo panno di cattura per circondare il corpo di Ryo e trascinarlo lontano dalla massa nera. “NO! NO NO NO NO LASCIAMI!” urlò Ryo preso dalla rabbia e dalla furia. “Cementoss ora!” ordinò Aizawa. Cementoss annuì, creando una cupola fatta totalmente di cemento intorno al liquido nero, imprigionandolo. Esso colpì la cupola più di una volta, cercando di liberarsi per ritornare da Ryo ma invano essendo stato indebolito dalle onde sonore dell’urlo di Mic. Ryo, nel mentre, continuava a scalciare cercando di liberarsi. “NO, LASCIATEMI! LIBERATELO! LUI È IL MIO ALTRO! HO BISOGNO DI LUI, VI PREGO! VI PREGO!”. A sorpresa di tutti i presenti, delle lacrime disperate cominciarono a scendere dai suoi occhi. “VI PREGO! VI SCONGIURO! HO BISOGNI DI LUI, È TUTTO Ciò CHE MI RIMANE! DOPO CHE BAKUGO MI HA PORTATO VIA TUTTO… IL MIO ALTRO È TUTTO CIÒ CHE MI RIMANE!”. E da quel momento non parlò più. Si limitò ad entrare in un pianto disperato, mentre Bakugo abbassava la testa e Midoriya cominciava a lacrimare. I loro compagni erano rimasti scioccati da tutto ciò e non sapevano cosa dire.
 
Per gli eroi questa era una vittoria.
 
Ma per gli studenti? E soprattutto per Bakugo e Midoriya?
 
Non lo era affatto.
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Il giorno dopo ***


 Capitolo 10: il giorno dopo

Dormitori della 1-A, ore 09:00

Il silenzio regnava sovrano nella sala comune dei dormitori.

Era la mattina dopo l’attacco compiuto da Rio Honda… Venom… e la scuola aveva deciso di dare alla 1-A il giorno libero, in modo che potessero riposarsi e riprendersi dall’attacco.

La sala comune pareva come nuova: i muri distrutti erano stati ricostruiti senza problemi da Cementos, e i danni all’interno era totalmente scomparsi. Eppure nonostante ciò la tensione dopo degli eventi della notte precedente non se ne era ancora andata, anzi, pareva che fosse cresciuta ancora di più dalla notte precedente.

Nessuno parlava. Stavano tutti o seduti sui divani in assoluto silenzio a vedere il notiziario alla TV, o a guardare nel vuoto. L’attacco della scorsa notte li aveva lasciati spaventati, confusi e pieni di domande: come poteva Ryo, un ragazzo all’apparenza così gentile e pacato, essere il violento vigilante di Jaku City? Qual era il motivo per cui voleva uccidere Bakugo? E sopratutto… 

Cos’era quella massa nera che era stata staccata da Rio e che fino a quel momento gli aveva dato tutti quei poteri e quell’aspetto mostruoso?

Midoriya e Bakugo erano entrambi seduti nello stesso divano, immersi nel completo silenzio e con gli sguardi abbassati. Le loro ferite erano state curate da Ricovery Girl, ma avevano ancora alcune fasciature che coprivano o la guancia destra a Bakugo o la fronte a Midoriya. Nessuno dei loro compagni aveva osato rivolger loro la parola, considerando che qualcuno che loro due conoscevano molto bene si era rivelato essere un violento vigilante ricercato da mesi e che aveva anche cercato di uccidere Bakugo.

“Il vigilante che due notti fa ha ucciso la gang Chikara è stato finalmente arrestato dai Pro Heroes” la voce del reporter alla TV attirò l’attenzione di tutti gli studenti, compresi Midoriya e Bakugo che alzarono i loro sguardi verso la TV “Stando alle parole dei Pro Heroes questo vigilante è il vigilante di Jaku City. Apparso diversi mesi fa questo vigilante è diventato in poco tempo uno dei vigilanti più pericolosi in circolazione e non è mai stato catturato… fino a ieri notte quando, per qualche strana ragione, ha attaccato i dormitori della UA. I motivi di questo attacco ci sono ignoti e se gli Heroes lo sanno non hanno voluto farcelo sapere”.

Gli studenti della 1 A spostarono lo sguardo verso Midoriya e Bakugo: il primo aveva abbassato nuovamente lo sguardo, gli occhi lucidi e sul punto di lacrimare mentre Bakugo semplicemente evitava gli sguardi dei suoi compagni.

Già…

Ci sarebbe voluto un pò prima che si riprendessero.

In una struttura dedicata allo studio e alla creazione di gadget e altri oggetti di supporto per gli Heroes…

Nel laboratorio principale si trovavano tre individui: il detective Naomasa, Aizawa e un uomo in camice bianco, con capelli verdi e una barba del medesimo colore. Il suo nome era Hideki Hirano, scienziato e capo della struttura in cui si trovavano.

I tre erano dinnanzi a vari computer e tastiere, e osservavano una grossa teca di vetro con degli speaker diretti verso esso, che si trovava dall’altra parte del laboratorio che si poteva vedere da un finestra di vetro incredibilmente resistente. Cosa c’era all’interno della suddetta teca che aveva l’interesse dei tre?

Era la massa nera che aveva donato tutti quei poteri a Rio Honda e da cui era stato separato la notte precedente.

La massa nera continuava a muoversi all’interno della teca, colpendola molte volte cercando di liberarsi. Tuttavia non riusciva rompere la sua prigione di vetro essendo troppo debole… a causa degli speaker che lo circondavano.

“Allora…” iniziò Naomasa guardando Hideki “Cosa ci può dire riguardo questa… cosa?” Spostò nuovamente lo sguardo verso la cosa che, nonostante non avesse occhi, pareva che li stesse osservando intensamente facendogli venire i brividi.

“Beh…” cominciò a parlare Hideki massaggiandosi la barba mentre continuava ad osservare la melma. Si voltò verso Naomasa e Aizawa con un espressione seria “Sarà meglio che vi faccia vedere”.

Accese uno dei computer davanti a lui apparvero dei dati. E ad essere più precisi, i dati della melma nera.

“Quando ci avete portato questa creatura ieri notte era molto debole. Di conseguenza siamo riusciti con più facilità non solo a metterla in quella teca di vetro, ma anche a studiare il suo… DNA se così possiamo chiamarlo” guardò nuovamente verso Aizawa e Naomasa “E abbiamo scoperto delle cose a dir poco… interessanti e sconvolgenti”. Puntò un dito verso lo schermo.

“Abbiamo scoperto che è principalmente debole al fuoco e a alle onde sonore incredibilmente alte. Per questo abbiamo modificato degli speaker in modo da parli in caso la creatura si innervosisca troppo. Osservate”.

Schiacciò un altro bottone attivando gli speaker, che lanciarono onde sonore abbastanza forti da far male alla creatura melmosa ma non troppo forti da farle lo stesso male che gli fecero le onde sonore dell’urlo di Present Mic. La creatura cominciò a tremare ed agitarsi mentre vari piccoli tentacoli cominciarono a spuntare dalla sua massa informe mentre veniva colpita dalle onde sonore, ma si calmò subito quando Hideki schiacciò un altro bottone spegnendo così gli speaker. 

“Queste cose le sapevamo già” disse Aizawa con tono stanco “quello che vogliamo sapere è… cos’è questa cosa? Da dove viene? Non può essere un Quirk, non è mai esistito un Quirk con caratteristiche simili a questa cosa” “Forse potrebbe essere un Quirk creato appositamente per legarsi a qualcuno” teorizzò Naomasa “Forse creato dalla Lega dei Villains”.

“Mi spiace deluderti detective” lo interruppe Hideki “Ma questa creatura non è affatto un Quirk artificiale o roba del genere” “Allora che cos’è?” Chiese Aizawa, il tono spazientito ed esasperato.

Hideki restò per qualche secondo in silenzio, guardandosi intorno con fare turbato. Questo comportamento fece inarcare sia a Naomasa che ad Aizawa i loro sopraccigli. Perché si stava comportando così?

“È meglio che vediate i dati” rispose Hideki puntando lo sguardo verso il computer in cui si trovavano i dati della creatura. Naomasa e Aizawa si avvicinarono al computer ed osservarono i dati sullo schermo. Sui loro volti si dipinsero sguardi confusi.

“Uh… professore…” disse Naomasa “Perdoni l’ignoranza… ma qui non si capisce nulla” “è questo il punto” rispose serio Hideki “Se questa creatura fosse un Quirk artificiale creato dalla Lega dei Villain dovrebbe avere per forza di cose elementi terrestri nel suo  DNA per poter funzionare o per potersi fondere con un umano come ha fatto con Ryo Honda. Eppure vedendo il DNA di questa creatura…. Non c’è alcun elemento terrestre. Niente. Zero assoluto. È quasi come… se non fosse nemmeno di questo pianeta”.

Mentre Naomasa e Aizawa ascoltavano i loro occhi cominciarono piano piano a sbarrarsi, un espressione di puro shock ed incredulità dipinta sui loro volti. No… non voleva dire che…

“Signori…” continui Hideki, il suo tono serio “Ho idea che ci troviamo davanti a un esemplare di extraterrestre”.

Un silenzio inquietante e potente cadde nel laboratorio, con Naomasa e Aizawa che spostavano lo sguardo dal computer alla creatura nel teca dall’altra parte della finestra di vetro. “Non ci posso credere…” disse Aizawa “Un alieno? Mi… mi stai prendendo in giro professore?!”.

“Per niente” rispose Hideki “Questa creatura… è la prova definitiva dell’esistenza di vita al di fuori del nostro pianeta. La prova definitiva che non siamo soli nell’universo”. Hideki appoggiò la mano sulla finestra, osservando l’alieno che rimaneva fermo apparentemente a fissarli “Con gli studi fatti su questo alieno, abbiamo poi scoperto che è un alieno dalle caratteristiche uniche. Ha le caratteristiche di un simbionte, è capace di attaccarsi ad un ospite e donargli vantaggi, capacità e poteri simili se non superiori a molti Quirk della Terra” continuò a spiegare lo scienziato “Ecco spiegato perché era attaccato a Honda e gli aveva donato tutti quei poteri: è un simbionte alieno”.

Naomasa ed Aizawa rimasero in un interdetto silenzio ad ascoltare la spiegazione di Hideki. Gli alieni esistevano… e questa creatura… questo simbionte… ne era la prova vivente.

“Io… io non posso crederci” disse Naomasa appoggiandosi al muro, come se la rivelazione gli avesse tolto ogni energia. Aizawa rimaneva in silenzio ad osservare il simbionte che ancora non stava a fare nulla, se non a stare fermo a ‘fissarli’. “Non solo è un alieno… ma è anche uno intelligente” osservò Aizawa, ricordandosi gli eventi di ieri sera di come il simbionte aveva provato a riunirsi a Ryo e di come avesse provato a liberarsi dalla cupola di cemento creata da Cementoss quando Ryo aveva iniziato a dare di matto.

“Esattamente Aizawa” disse Hideki “Questo simbionte pare sia anche incredibilmente intelligente, e non sia stupido sia dagli eventi di ieri notte che mi avete raccontato sia dalle vare azioni che ha compiuto da quando è qui” “Questa notizia non deve essere rivelata al pubblico” si limitò a dire Aizawa. Hideki annuì. Per quanto volesse con tutto il suo cuore rivelare al mondo che gli alieni esistevano e la prova era proprio qua, comprendeva che se una notizia del genere fosse stata rivelata al pubblico ci sarebbe stato il panico. Già l’arrivo dei Quirk quasi cento anni prima aveva portato caos e distruzione… si poteva solo immaginare cosa avrebbe provocato la notizia al fatto che c’era altra vita nell’universo.

“E per quanto riguarda gli altri Heroes?” Chiese Naomasa “Almeno loro dovranno pure sapere questa notizia giusto?” “Sì… gliela riferirò io stesso” si limitò a dire Aizawa. 

“Rimane solo una domanda” disse Hideki “Come ha fatto Honda a mettere le mani su questo simbionte? Come è venuto in contatto con esso finendo per entrare in simbiosi con lui?”. Si voltò verso Naomasa chiedendo “Immagino che lo abbiate interrogato al Tartarus” “Lo abbiamo fatto” rispose Naomasa “O almeno… ci abbiamo provato. Honda si rifiutava di parlare o di rispondere alle domande. Alla fine non abbiamo ricavato un bel nulla”.

“Forse un modo per farlo parlare c’è” disse Aizawa spostando via lo sguardo dal simbionte per poi guardare Naomasa “Possiamo usare Midoriya” “Midoriya?” ripetè Naomasa. “Sì. Lui e Honda sono vecchi amici d’infanzia e sono sicuro che una faccia amica potrebbe convincere Honda a parlare senza che lui faccia scena muta. Potremmo così capire per quale ragione abbia tentato di uccidere Bakugo e come abbia fatto ad entrare in possesso di questo… alieno”. L’ultima parte la disse con esitazione, quasi come se non credesse ancora al fatto che si trovava in presenza di un simbionte extraterrestre.

Naomasa ascoltò il tutto con una mano sul mento per poi annuire “Hai ragione. Forse con Midoriya saremo capaci di cavare qualcosa da Honda” “Allora andiamo ai dormitori” continuò Aizawa “Così potremo risolvere al più presto questa faccenda”. Guardò poi Hideki dicendo “Voi nel mentre continuate a osservare questo simbionte. Confido che riuscirete a tenerlo a bada anche con quegli speaker vero?” “Non si preoccupi Aizawa” rispose Hideki “i penseremo noi qui”.

E dopo questo, Aizawa e Naomasa uscirono dal laboratorio.

Dormitori della 1-A, poco più tardi…

Aizawa e Naomasa entrarono nella sala comune e poterono già sentire la tensione nell’aria. Era così spessa che si poteva tagliare con un coltello. La loro entrata attirò subito l’attenzione degli studenti che volsero immediatamente i loro sguardi verso di loro.

“Professor Aizawa! Detective Naomasa!” disse Iida alzandosi immediatamente dal divano “Scusateci se ci trovate in questo stato! Ma vedete…” “Non c’è bisogno di scusarsi Iida” lo interruppe Aizawa “Dopo ciò che è successo ieri notte come siete messi è l’ultima cosa di cui dovete preoccuparvi. Ciò di cui dovreste preoccuparvi, invece, è ciò che farò dopo che avete deciso di seguirci per aiutarci contro Honda” finì con uno sguardo torvo facendo rabbrividire gli studenti.

La sua espressione si fece più morbida quando ricominciò a parlare “Ma questo sarà per un altra volta. Io e il detective siamo qui per chiedere l’aiuto di Midoriya”. Tutti i presenti spostarono lo sguardo verso il ragazzo dai capelli verdi mentre quest’ultimo sbarrò gli occhi dall’essere nominato. 

“I-io?” “Sì, tu Midoriya” confermò Naomasa “Vedi… abbiamo provato ad interrogare Honda al. Tartarus e… non parla. Si rifiuta di parlare e di rispondere alle nostre domande, mettendoci in un vicolo cieco. Senza la sua collaborazione non sapremo mai come abbia fatto a ricevere quei poteri e per quale ragione abbia provato ad uccidere Bakugo. Ma con te… pensavamo che con te forse potesse finalmente parlare. Perché tu…” “Perché io sono suo amico” lo interruppe Midoriya “E una faccia amica lo convincerebbe a parlare” “Esattamente” annuì Naomasa “Non ti stiamo obbligando a farlo, ma…”.

“Verrò” fu la risposta immediata di Midoriya, sorprendendo Naomasa, Aizawa e i suoi compagni di classe. Il ragazzo si alzò dal divano e si avvicinò al professore e al detective con uno sguardo determinato “Ryo è mio amico… e se c’è un modo per poter capire cosa gli è successo e in qualche modo anche aiutarlo… allora verrò” “Verrò anche io” disse d’un tratto un altra voce: quella di Bakugo.

Quest’ultimo si alzò dal divano e, come Midoriya, un espressione determinata sul volto. “Bakugo…” disse Aizawa “Non penso che sia sicuro…” “Non mi interessa affatto” fu la risposta di Bakugo “Honda ha attaccato i dormitori solo per uccidermi. Per vendicarsi di qualcosa che gli ho fatto, perché gli ho ‘portato via tutto’. Non so cosa significhi, ma ho intenzione di scoprirlo. Che lei lo voglia o no”.

Passò qualche attimo di silenzio in cui i vari presenti non sapevano quale sarebbe stata la reazione di Aizawa. Quest’ultimo, alla fine, semplicemente sospirò e disse “Va bene. Tu e Midoriya potrete andare al Tartarus per l’interrogatorio a Honda” “E lei professore?” Chiese Midoriya “Non viene con noi?” “No. Devo restare qui per una riunione con altri Heroes” rispose Aizawa facendo riferimento al fatto che avrebbe dovuto convocare una riunione per rivelare la vera natura della creatura melmosa attaccata a Ryo. Guardò poi il resto della 1-A dicendo “Poi discuteremo di quell’atto stupido di ieri sera” e gli studenti non poterono non deglutire.

Detto questo, i quattro uscirono dai dormitori con Naomasa, Midoriya e Bakugo diretti verso l’auto del primo e con Aizawa diretto verso la scuola per chiedere a Nezu di indire una riunione.

Appena entrati nell’auto, Naomasa accese l’auto e partì dicendo “Tartarus è abbastanza lontano. Ci metteremo probabilmente un pò per arrivarci. Spero non sia un problema per voi” “Per niente detective, non si preoccupi” disse Midoriya con Bakugo che disse semplicemente “Tsk…”.

“Se non è di disturbo detective” disse Midoriya “Perché avete rinchiuso Ryo al Tartarus? Insomma… non ha un Quirk, ed è stato separato dalla cosa che gli aveva dato tutti i suoi poteri. Quindi perché rinchiuderlo in una prigione dove vengono imprigionati i Villain più pericolosi?” “Perché, Midoriya, Honda è il vigilante di Jaku City. Uno dei vigilanti più sanguinari, violenti e pericolosi in circolazione. Ha dietro di sé un body count di innumerevoli Villain che ha ucciso nelle maniere più violente possibili. Anche senza poteri è colpevole di quelle morti e potrebbe causarne altre anche senza i suoi poteri, e dunque l’unico posto dove lo si possa tenere rinchiuso senza che lui faccia del male a qualcun altro è il Tartarus”. 

Midoriya semplicemente annuì… anche se considerava il rinchiudere uno senza Quirk in una prigione come il Tartarus era una decisione troppo severa. “E i suoi genitori?” Disse d’un tratto Bakugo attirando l’attenzione di Naomasa e Midoriya. “Prego?” “I genitori di Honda. Non li avete avvertiti? Non avete detto loro che loro figlio è un vigilante e che ora è in prigione” “Ci abbiamo provato” rispose Naomasa “Ma per qualche strada ragione… non ci siamo riusciti. Non siamo riusciti a contattarli e quando abbiamo mandato degli agenti a Jaku City per trovare i genitori di Honda non siamo riusciti neanche a trovarli. È come se fossero… spariti”. La risposta confuse sia Midoriya che Bakugo e per qualche ragione turbò entrambi. I genitori di Ryo… spariti?

Il viaggiò continuò in silenzio, con magari qualche domanda rivolta o a Midoriya o a Bakugo. Alla fine due ore dopo la macchina arrivò al Tartarus. Dopo aver attraversato l’enorme ponte che univa la terraferma alla prigione, e dopo i controlli delle guardie entrarono nelle enormi mura della prigione.

Dopo aver fatto sapere che erano qui per Ryo Honda, i tre entrarono nella prigione e cominciarono ad incamminarsi nella sala delle visite dopo Ryo sarebbe stato portato per l’interrogatorio. La sala era molto grande e divisa in due parti divise da un enorme vetrata: da una parte sarebbe stato portato il prigioniero, e dall’altra ci sarebbero stati i visitatori.

Naomasa fu il primo ad entrare nella sala e si sedette su una delle tre sedie messe appositamente per loro e guardò dall’altra parte dello specchio: dall’altra parte si trovava Ryo. Egli indossava una tuta da prigioniero arancione, aveva delle ben visibili occhiaie ed era seduto su una semplice sedia, senza essere legato e senza una camicia di forza. Dato che non aveva poteri non gli erano state date le stesse restrizioni che erano state date a Villain con Quirk più pericolosi come All For One.

“Buongiorno Honda” cominciò Naomasa.

Silenzio.

“So che sei abbastanza intelligente da sapere perché sono qui”.

Ancora silenzio.

“Sono qui per un secondo tentativo di interrogarti. Per vedere se stavolta parlerai”.

Ancora silenzio per qualche secondo… finché Ryo non parlò “Cosa le fa pensare, detective, che risponderò anche a solo una delle sua domande?” “Lo penso perché ho portato qualcuno che, molto probabilmente, sarà capace di farti parlare” disse Naomasa schioccando le dita, segnale che indicio a Midoriya e a Bakugo di entrare nella sala interrogatori. “Chiunque sia, detective, la assicurò che non parle…”.

Non finì neanche quelle parole che vide Midoriya e Bakugo entrare. I suoi occhi si spalancarono mentre Midoriya e Bakugo si sedeva sulle altre due sedie. “Izuku…” sussurrò Ryo osservando il suo migliore amico con uno sguardo quasi felice. Il suo sguardo si postò verso Bakugo e il suo sguardo si fece d’un tratto scuro e ricolmo d’odio “Bakugo…” sussurrò Ryo con astio.

“Ho portato qui due persone che ben conosci Honda” continuò Naomasa “Il tuo migliore amico e la persona che apparentemente odi più al mondo. Ero sicuro che con loro due avresti finalmente iniziato a rispondere alle nostre domande”.

“Ti prego Ryo” disse Midoriya attirando l’attenzione del ragazzo dai capelli viola “Vogliamo aiutarti. Vogliamo capire cosa ti sia successo… dove tu abbia trovato quella cosa nera che ti ha dato tutti quei poteri, cosa ti abbia spinto a diventare un vigilante e ad attaccare Kacchan. Ti prego Ryo…”.

Il ragazzo dai capelli viola restò a guardare il suo migliore amico per qualche secondo per poi spostare lo sguardo verso Bakugo con un espressione torva “E tu allora? Che diavolo sei venuto a fare qua? Posso capire Izuku ma tu cosa ci ricavi?” “Voglio capire” rispose Bakugo con un espressione seria “Voglio capire cosa io ti abbia portato via di cui tu continui a blaterare. Voglio capire cosa io abbia fatto… per averti spinto ad attaccare i dormitori solo per uccidermi”.

Ci fu silenzio per qualche secondo. Un silenzio che fu interrotto da Ryo che iniziò a ridacchiare. Ma non era una risatina divertita: no, era una risatina finta, vuota di ogni divertimento… una risatina piena di tristezza.

Ryo tirò un sospiro e guardò i tre dietro la vetrata “E così… volete sapere tutto eh? Molto bene allora… mettetevi comodi. Perché la storia che state per ascoltare… la mia storia… è molto lunga… ed è una che non vi piacerà affatto”.

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: Ryo Honda Origin parte 1 ***


Capitolo 11: Ryo Honda Origin parte 1

“Per far capire meglio la situazione al detective” iniziò a parlare Ryo “Dovremmo fare un ripasso. Credo che lei sappia già, detective, che io… sono senza Quirk. Sono stato senza Quirk per tutta la mia vita… ed è stata la ragione principale per cui il qui presente Katsuki Bakugo ha cominciato a bullizzarmi.. tormentarmi… per il semplice fatto che ero senza Quirk” continuò a parlare osservando con uno sguardo torvo.

Bakugo fu tentato di evitare lo sguardo di Ryo, ma si fece forza e rimase fermo a guardarlo dritto negli occhi. Midoriya e Naomasa guardarono Bakugo per qualche secondo, ognuno con espressioni diverse: Midoriya con tristezza Naomasa con serietà. I due allora ritornarono a osservare Ryo che riprese a parlare.

“Mia madre, un giorno, scoprì per puro caso ciò che mi stava accadendo… inutile dire che era furibonda. Fece sapere tutto alla madre di Bakugo e si pensa che la storia sarebbe finita lì no? Beh no, non finì lì. Mia madre… temeva che nonostante avesse rivelato tutto ciò alla madre di Bakugo quest’ultimo non si sarebbe fermato. Che avrebbe continuato a tormentarmi, a bullizzarmi… dunque lei e mio padre decisero che ci saremmo trasferiti a Jaku City per evitare altri problemi”.

“E fin qui ci siamo” disse Naomasa “Tu vuoi vendicarti di Bakugo per il fatto che ti ha maltrattato perché eri senza Quirk. Ma ciò non spiega come tu sia entrato in possesso di quella… melma nera” l’ultima parte la disse con qualche esitazione, sapendo che la vera natura del simbionte doveva essere tenuta segreta “O non spiega neanche come mai i tuoi genitori siano spariti nel nulla. Abbiamo provato a contattarli senza successo, e quando abbiamo mandato degli agenti a Jaku City per trovarli erano come se fossero spariti. Sai spiegare questo?”.

Ryo rimase in silenzio per qualche secondo, il suo sguardo che si fece ancor più scuro. “Se mi avesse lasciato finire di parlare detective” ricominciò a parlare Ryo “Saprebbe che l’essere stato tormentato da Bakugo non è l’unico motivo per cui lo voglio morto così tanto”.

“Allora cos’altro ti ha spinto ad odiarmi così tanto?” Si intromise Bakugo, interrompendo il detective dal parlare “Cosa ti avrei portato via che ti ha spinto a volermi uccidere?” “Diciamo che c’entra con l’assenza dei miei genitori” rispose Ryo cupo.

Un silenzio incredibilmente pesante cadde d’un tratto nella sala interrogatori. “… c-cosa?” Ripetè Midoriya “Cosa c’entra Bakugo con l’assenza dei tuoi genitori” “Dimmi Izuku…” continuò Ryo rivolto al suo vecchio amico “Hai mai sentito parlare dell’incidente Shocker?” “O-oh? Sì che lo so. Un villain di nome Shocker combatte contro un Hero in una strada piena di traffico. Ne parlarono per giorni alla TV. Quella battaglia… causò… molti…” Midoriya cominciò pian piano a rallentare, il suo volto si fece più pallido e gli occhi spalancati, la realizzazione che si faceva strada nella sua mente. E a giudicare dagli sguardi impalliditi di Bakugo e Naomasa, anche loro dovevano essere arrivati alla stessa realizzazione.

“Morti” finì Ryo, gli occhi spenti, come se avesse perso ogni energia “Causò molti morti”. Guardò i volti dei tre che si trovavano oltre la vetrata e disse “A giudicare dalle vostre espressioni direi che avete capito. Ma sarà meglio che ve lo dica, in modo da confermare i vostri sospetti. Io e i miei genitori eravamo in quella strada diretta per Jaku City… eravamo bloccati dal traffico… ignari di ciò che stava accadendo più avanti”.

11 anni fa…

Un Ryo di cinque anni insieme ai suoi genitori, Kayako e Kenta, si trovavano nella loro auto e bloccati in mezzo alla strada che portava a Jaku City a causa di un traffico immenso. “Proprio durante l’ora di punta dovevamo trovarci” sbuffò Kenta battendo le dite delle mani sullo sterzo “Suvvia caro poteva andare peggio” disse Kayako al marito con un sorriso. Spostò poi lo sguardo dietro di sé per vedere Ryo, e il suo sorriso sparì facendo posto alla tristezza sul suo volto.

Ryo sedeva col capo chino, ma Kayako poteva vedere chiaramente delle lacrime scendere per le guance di suo figlio. “Hey, hey” disse Kayako voltandosi completamente e mettendo una mano sotto il mento di Ryo in modo da fargli alzare lo sguardo. Il bambino si asciugò in fretta le lacrime dicendo “S-scusa mamma. So che non dovrei piangere perché hai già detto che un giorno potremo tornare a Musutafu… m-ma Izuku già mi manca… mi manca molto”.

Lo sguardo di Kayako si fece triste. Vedere suo figlio così le spezzava il cuore. Anche Kenta si volto leggermente per vedere il figlio, dispiacere dipinto sul suo volto. Kayako tirò un sospiro e disse “Ryo… anche io e tuo padre siamo tristi per il fatto che non vedremo i nostri amici per molto tempo… trasferirsi non è mai così facile quando ti allontani da persone che ti sono sempre state vicine” accarezzò il volto del figlio per poi sorridergli “Ma come ho già detto… un giorno li rivedremo. Torneremo a Musutafu per visitarli. E loro saranno assolutamente felici di vederci” “Tua madre ha ragione campione” continuò Kenta voltandosi per sorridere al figlio “Vedrai, solo perché vivremo lontani non significherà che non potremo più rivedere i nostri amici”.

Ryo si asciugò quelle lacrime che stavano scendendo ancora e sorrise ai suoi genitori “Sì… avete ragione… assolutamente ragione. Grazie mamma… grazie papà”. I genitori sorrisero al figlio per poi spostare nuovamente lo sguardo verso la strada bloccata dal traffico. “Ora se solo queste macchine si decidessero a darsi una mossa” disse Kenta quasi sbraitando e facendo ridere la moglie e il figlio.

Ryo d’un tratto però si bloccò. Certo, ora non era triste come prima. Ma aveva ancora quel senso di tristezza e di mancanza di Izuku che gli attanagliava il cuore. Ripensò al motivo per cui lui e i suoi genitori erano stati costretti a trasferirsi: 

Katsuki Bakugo.

Sì, a causa sua e del fatto che lo aveva tormentato fino a quel momento avevano obbligato i suoi genitori a trasferirsi per evitare che Bakugo continuasse a tormentarlo. Per causa lui e i suoi genitori erano stati costretti a trasferirsi. Strinse i suoi piccoli pugni preso da un sentimento incredibilmente forte.

I suoi pensieri furono interrotti da un rumore fortissimo: un esplosione. Per la precisione, l’esplosione di un auto che si trovava molto più avanti.

“Che diavolo?!” Urlò Kenta. D’un tratto delle figure in costume corsero verso il luogo dell’esplosione: erano Heroes. Alcuni si fermarono vicino alcune auto per parlare ai guidatori, molto probabilmente per calmarli e lo stesso accadde a Ryo e ai suoi genitori: un Hero si affacciò alla finestra del guidatore dicendo “Signori non preoccupatevi. Ci siamo qui noi” “Che diavolo sta succedendo laggiù?!” Chiese Kayako con gli occhi spalancati. “Io ed alcuni miei colleghi stavamo inseguendo un Villain di nome Shocker. È riuscito ad arrivare fino a qui e ha iniziato a combattere” “Beh, non dovremmo andarcene?!” Chiese Kenta. “No. Voi civili dovete rimanere nelle auto dove sarete più al sicuro. Se uscite rischiate di finire in mezzo al fuoco incrociate. Ci pensiamo noi Heroes al Villain” e detto questo corse verso il punto in cui si trovava il Villain. “Roba da matti…” sussurrò Kenta mentre Ryo rimaneva in silenzio con gli occhi sbarrati e una terribile sensazione che passava per il suo corpo.

Nel mentre quattro Heroes erano impegnati nella battaglia contro il Villain conosciuto come Shocker: indossava un costume giallo con striature marroni imbottito in gommapiuma, una maschera gialla con occhi bianchi e sulle sue mani indossava dei guanti tecnologici capaci di sparare delle vibrazioni incredibilmente potenti. 

“Maledetti Heroes!” Urlò Shocker sparando delle vibrazioni contro gli avversari che riuscirono a schivare il colpo “Non riuscirete mai a catturarmi!” “A quanto stiamo vedendo ora” disse una Hero “Credo proprio che tu non abbia via di scampo” “Al diavolo donna!” Urlò Shocker sparando vibrazioni contro l’avversaria che riuscì a schivare il colpo per un soffio “Avevo programmato questo colpo da mesi! Poi arrivate voi fessi a rovinare tutto!” Sparò altre vibrazioni dai suoi guanti colpendo altre auto facendole esplodere… con coloro che si trovavano all’interno.

“Maledizione!” Imprecò un Hero. “Forse oggi sarò catturato da voi idioti!” Disse Shocker con rabbia “Ma vedrò di mandare almeno uno di voi all’inferno!”

Shocker puntò i suoi pugni contro gli avversari, che non si erano accorti di trovarsi davanti a delle auto… e sparò delle vibrazioni più forti delle precedenti. Gli heroes schivarono velocemente il colpo… ma realizzarono altrettanto velocemente il loro errore. 

“NO!” Urlarono mentre le vibrazioni colpiranno le auto causando un esplosione che travolse un altro auto… che esplose a sua volta… che fece esplodere un altra, facendo capovolgere altre auto e causando un effetto a catena devastante.

“Hey, hey Ryo piccolo guardami” Kayako si era messa nei posti di dietro accanto a Ryo in modo da farlo calmare avendo visto il nervosismo e la paura farsi strada sul suo volto dopo la discussione con l’Hero. Ryo spostò il suo sguardo spaventato verso quello calmo e gentile della madre “Vedrai, andrà tutto bene. Ci sono gli Heroes qui… vedrai che risolveranno la situazione”. Ryo rimase in silenzio a guardare la madre… riusciva sempre a calmarlo, a fargli sparire la paura dal cuore. Riuscì a ricambiare il sorriso della madre, mentre il padre non poteva che osservarli e sorridere a sua volta.

I sorrisi dei tre sparirono dai loro volti quando sentirono delle esplosioni che si fecero vicine… sempre più vicine. I tre spostarono gli sguardi dinnanzi a loro… e videro delle esplosioni che si facevano sempre più vicine e che travolgevano delle auto capovolgendole o facendole rotolare via.

Accadde tutto così in fretta.

Kenta si lanciò nei sedili posteriori per proteggere la moglie il figlio.

Kayako tenne stretta a sé suo figlio, sussurrandogli parole dolci e calmanti.

E Ryo non poteva che meravigliarsi come diavolo erano arrivati fino a questo punto.

Chi diavolo era stato a farli stare in mezzo a quella strada?

Katsuki Bakugo.

Prima che l’auto venisse travolta da un altra auto e dall’esplosione e che il buio lo avvolgesse Ryo sentì delle parole dalla madre. 

Parole che gli sarebbero rimaste in testa per sempre.

“Ti voglio bene… mio piccolo eroe…”

Ryo aprì pian piano i suoi occhi, confusione che si faceva strada nella sua testa. 

Si alzò con un gemito dolorante, non avendo idea di dove si trovasse a causa della vista appannata. Scosse la testa cercando di chiarirsi la mente e la vista. E quando la sua vista si chiarì capì immediatamente dove si trovava.

Una stanza di ospedale.

Era ancora confuso, non ricordandosi il motivo per cui si trovava qui. Un infermiera entrò nella stanza e notò subito il bambino che si era risvegliato. “Oh, sei sveglio” disse l’infermiera sorpresa… e Ryo notò un sottotono triste nella sua voce. “Sarai confuso ora… ma non ti preoccupare piccolo. Andrà tutto bene. Fammi andare ad avvisare il dottore e tutto sarà chiaro”.

L’infermiera uscì dalla stanza e tornò neanche un minuto dopo con un uomo in camice bianco e capelli castani. Era incredibilmente giovane per essere un dottore, doveva avere almeno 39 anni.

“Buongiorno Ryo” disse il dottore con voce gentile mentre si avvicinava al letto di Ryo “Sono il dottor Matsuda. Come ti senti” “I-io…” balbettò Ryo “Credo… di stare bene…sono solo… sono solo confuso signore”.

“È comprensibile” annuì Matsuda “Dopo l’incidente che hai avuto…” “I-incidente?!” Ripetè Ryo sbarrando gli occhi mentre immagini cominciarono a farsi strada per la sua testa. Era in strada con i suoi genitori, quando d’un tratto in mezzo alla strada ci fu un combattimento tra un Villain chiamato Shocker e degli Heroes. Poi d’un tratto ci furono delle esplosioni che avevano travolto la loro auto e…

“I miei genitori” sussurrò Ryo. Il dottore e l’infermiera lo sentirono e delle espressioni scure apparirono sui loro visi. “Signore… i… i miei genitori” Ryo guardò verso Matsuda “C-come stanno i miei genitori”.

“Non hai subito ferite gravi, ma un colpo alla testa che ti ha fatto stare in coma per due giorni” disse il dottore, ignorando la domanda del bambino “Ora che ti sei risvegliato dovresti prendertela con calma e riposarti e…”.

“Signore!” Ripetè Ryo con più forza nella sua voce. 

Matsuda guardò verso Ryo con dispiacere sul suo volto. Gli occhi di Ryo cominciarono a brillare. Sospettava cosa voleva dire il dottore. 

Ma non poteva essere vero. 

Non doveva essere vero.

Matsuda tirò un sospiro e rispose “I tuoi genitori ti hanno protetto dall’onda d’urto dell’esplosione Ryo. Hanno preso la maggior parte dei danni che l’onda d’urto e il capovolgimento dell’auto ti avrebbero causato. Quando la gli agenti ti ha trovato… era già troppo tardi. Mi dispiace piccolo… loro… non ce l’hanno fatta”.

Il silenzio cadde in quella stanza.

Il volto di Ryo era illeggibile, non si poteva capire quale emozione provasse… ma le lacrime che gli scendevano dagli occhi erano abbastanza da far capire ciò che stava provando in quel momento.

Ryo iniziò a scuotere la testa.

“Mi dispiace Ryo…”

“No…” scosse la testa Ryo.

“Credimi, mi dispiace davvero”

“No sta mentendo” continuò Ryo, le lacrime che ora scendevano copiose dai suoi occhi viola.

“Ryo…” provò a dire il dottore.

“Perché sta mentendo?!” Disse Ryo iniziando ad alzare il tono della voce.

“Ryo devi riposarti…”

“NO!” Urlò il bambino. Si alzò dal letto e fece un balzo da esso in modo da poter correre via. Il dottore, però, lo prese al volo e lo rimise al letto bloccandolo.

“NO NO NO NO!” Continuava ad urlare Ryo mentre piangeva.

“Infermiera aiutami!” Disse Matsuda. L’infermiera, con delle lacrime agli occhi, prese una siringa con cui far addormentare Ryo.

Quest’ultimo continuava ad agitarsi e a piangere preso dal dolore. “MAMMA! PAPà! NON POTETE ESSERE MORTI! NO NO NO NO!” Urlò il bambino.

L’infermiera iniettò il sonnifero nel braccio di Ryo, i cui movimenti si fecero più lenti e i cui occhi cominciarono a chiudersi.

Prima di addormentarsi un pensiero si fece strada nella sua mente.

E quel pensiero sostituì la tristezza… con rabbia.

Chi era stato che li aveva costretti a trasferirsi?

Chi era stato che nel farli trasferire li aveva fatti stare in quella strada dove ci fu un combattimento disastroso?

Chi era stato che li aveva fatti mettere in mezzo a quel combattimento che aveva causato la morte dei suoi genitori?

Katsuki Bakugo.

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: Ryo Honda Origin parte 2 ***


Capitolo 12: Ryo Honda Origin parte 2

Il silenzio regnava sovrano nella sala delle visite. Midoriya, Bakugo e Naomasa non sapevano cosa dire o fare, se non rimanere in silenzio con espressioni sconvolte sui loro volti.

Midoriya non riusciva a dire nulla. Apriva e chiudeva la bocca senza che alcun suono uscisse da essa, Bakugo aveva gli occhi spalancati ed un espressione di puro sgomento dipinta sul volto, mentre Naomasa passò dall’avere un espressione scioccata ad una più scura.

Finalmente Midoriya sembrò riuscire a trovare la sua voce e a dire “R-Ryo… i-io… n-non so che dire…” i suoi occhi cominciarono a farsi lucidi mentre lo sguardo del sopracitato ragazzo dai capelli viola si spostava su di lui “Q-quindi è per questo… c-che non abbiamo più ricevuto chiamate né da te né dai tuoi genitori… p-pensavamo che voi aveste deciso di lasciare tutto alle spalle… invece…”.

Midoriya cominciò a lacrimare “Mi dispiace… oddio mi dispiace tanto… se io… se io e mia madre avessimo saputo di ciò…” “Mi avreste accolto a braccia aperte?” Lo interruppe Ryo, il suo sguardo che non mostrava alcuna emozione “Un bel pensiero Izuku, ma purtroppo irrealistico. Non sareste mai riusciti a sapere ciò che era successo ai miei genitori. Non avevo nessun altro parente… nessun parente a cui poteva essere data la notizia della morte dei miei genitori. Per questo… una volta che fui guarito… fui rilasciato dall’ospedale… e portato in un orfanotrofio che, ironia della sorte, si trovava nella stessa città in cui io e i miei genitori ci saremmo trasferiti se non fossero mai morti: Jaku City”.

In un orfanotrofio di Jaku City, 11 anni fa…

Un Ryo di cinque anni si trovava dinnanzi all’orfanotrofio in cui sarebbe stato da quel momento in poi. Era stato portato lì da un poliziotto che gli aveva semplicemente augurato ‘una buona vita’ prima di andarsene.

Bella vita?

Sul serio?

Dire una cosa del genere pochi giorni dopo la morte dei suoi genitori era qualcosa sia stupido che insensibile.

Anche se era guarito dalle ferite, Ryo non poteva dire che stava bene. Tutto il contrario.

Non era riuscito a dormire le notti dopo aver saputo della morte dei suoi genitori, tormentato dagli incubi e da un sentimento di pura rabbia nei confronti colui che era stato l’inizio di tutto ciò: Bakugo.

Troppo preso dai suoi pensieri che non si accorse di una donna dai capelli biondi e con occhiali da vista che si avvicinò a lui.

“Benvenuto piccolo” disse la donna con un sorriso “Io sono la signora Miura, e sono la direttrice di questo orfanotrofio. Tu devi essere Ryo Honda giusto?”.

Ryo si limitò semplicemente ad osservarla per qualche secondo per poi annuire. La donna ora identificata come Miura guardò Ryo con uno sguardo triste dicendo “Ho saputo di ciò che è successo ai tuoi genitori… è stata una vera e propria tragedia”.

Mise una mano sulla testa di Ryo e gliela accarezzò “Non ti preoccupare però… andrà tutto bene. Questa sarà la tua nuova casa… sarai il benvenuto qui e ti farai tanti nuovi amici con i bambini che vivono qui

Benvenuto diceva?

Nuovi amici diceva?

Già…

Gran belle stronzate.

Non era affatto il benvenuto lì.

Non si stava facendo affatto nuovi amici lì. Infatti, non si era fatto nessun amico.

Tutti i bambini che vivevano in quell’orfanotrofio avevano dei Quirk, dai più incredibili ai più stupidi. Ma anche i più stupidi rimanevano dei Quirk.

Lui invece?

Era la pecora nera di quell’orfanotrofio per un semplice motivo: era senza Quirk.

Sin dal momento in cui era entrato nell’orfanotrofio e si era sparsa la voce che era senza Quirk tutti gli altri orfani avevano cominciato a guardarlo dall’alto verso il basso, a volte con sguardi addirittura schifati.

Sussurravano tra di loro frasi cattive e offensive ogni volta che lo vedevano, ogni volta che gli passavano accanto.

E faceva sempre male.

“Guardate. È il patetico Honda”.

“Hey Honda, come va col tuo Quirk? Ops. Come potevo scordarmi che sei senza Quirk?”

“Senza Quirk e senza genitori? Cavoli Honda, la tua vita deve essere incredibilmente triste”.

“Vuoi diventare eroe nonostante tu sia senza Quirk? Sei davvero stupido, lo sai Honda?”.

Ma non si fermavano solo alle parole o agli insulti, o no.

Arrivavano anche alle mani.

Dunque essere pestato e picchiato dagli altri bambini dell’orfanotrofio divenne una routine per Ryo. Una routine che odiava con tutto sé stesso.

E la signora Miura? Faceva qualcosa al riguardo?

Certo che no.

Non voleva mia rovinare il futuro di questi piccoli ‘prodigi’ per degli scherzi da bambini.

Stronzate. Tutte stronzate.

E così che Ryo passò 10 anni in quell’orfanotrofio maledetto: maltrattato ed insultato dagli altri orfani che sarebbero dovuti essere i suoi ‘nuovi amici’.

E in quei dieci anni… la sua rabbia e odio per Bakugo non potè che crescere.

Ogni volta che lo trattavano da schifo gli ricordavano di come Bakugo lo trattava.

Ogni volta che lo picchiavano e insultavano, invece di vedere loro, vedeva Bakugo.

Ogni volta che si chiedeva come ci era finito in questa situazione i suoi pensieri tornavano a colui che considerava responsabile di tutto ciò.

Katsuki Bakugo.

Era per causa sua se gli stava succedendo tutto questo.

Era per causa sua che aveva perso la sua famiglia, che era finito in questo infernale orfanotrofio pieno di persone bastarde che lo trattavano come spazzatura.

Era tutta colpa sua.

Tartarus, ora…

Anche questa volta, le parole di Ryo non poterono non lasciare i tre ascoltatori interdetti. Ryo… aveva davvero passato tutto questo? Per dieci anni era stato trattato così in quell’orfanotrofio?

Bakugo abbassò la testa, preso da sensi di colpa. Era davvero colpa sua se Ryo era finito così?

Era davvero colpa sua se Ryo avevo perso i genitori ed era finito in un luogo che gli ricordava il modo orribile in cui lo aveva trattato quando avevano cinque anni?

Midoriya si mise una mano davanti alla bocca, gli occhi spalancati. Ryo… aveva davvero passato tutto questo? 

Naomasa si limitò ad avere un espressione scura in volto. Sentire questa storia… di come Ryo fu maltrattato sin da bambino da un intero orfanotrofio senza che nessuno lo aiutasse… lo faceva imbestialire. Nessuno doveva passare una vita del genere. Nessuno!

“E…” disse Bakugo alzando lo sguardo “poi che accadde?””.

Ryo spostò lo sguardo verso Bakugo, un espressione torva sul suo volto. Poi mostrò un sorriso… un sorriso finto.

“Eh… ti piacerebbe saperlo, eh Bakugo? Beh… diciamo che ciò che poi accadde fu quando cambiò tutto di nuovo. Ed accadde esattamente… il giorno del Festival dello sport”.

Tempo fa, nel giorno del Festival dello sport…

Erano passati dieci anni da quando i suoi genitori erano morti ed era stato mandato a vivere in quell’orfanotrofio infernale. Ryo ora aveva 15 anni, e stava tornando all’orfanotrofio dopo esser stato per parecchie ore a farsi una passeggiata per le strade di Jaku City.

Oggi era il giorno del Festival dello sport della UA…  ed era sinceramente eccitato di vederlo. Dopotutto aveva sempre voluto essere un eroe, e nonostante non fosse riuscito a coronare il suo sogno era curioso ed eccitato di vedere gli aspiranti eroi che avrebbero partecipato al Festival di quest’anno.

Si era perso parecchio del Festival… era infatti iniziato mentre lui era fuori a passeggiare. Speravo di arrivare in tempo per vedere le finali.

Arrivò finalmente dinnanzi all’orfanotrofio. Lo guardò per qualche secondo per poi sospirare ed entrare.

Le voci dei suoi ‘inquilini’ provenienti dall’area comune gli fecero capire che si trovavano là a vedere il Festival alla Tv. Entrò nell’area comune attirando a sé gli sguardi dei presenti.

“Ah, ecco qui il nostro senza Quirk di quartiere” disse Shun, uno dei suoi maggior persecutori, con un sorriso strafottente “Venuto a vedere chi è riuscito dove tu hai fallito?” Continuò a dire mentre Ryo si limitava a sedersi su uno dei divani ad osservare la tv.

In quel momento era iniziata l’ultima fase del Festival: un torneo dove i sedici studenti arrivati fino a quel punto si sarebbero affrontati in combattimenti uno contro uno, fino ad arrivare alla finale dove finalmente ci sarebbe stato il vincitore del torneo.

Present Mic, il presentatore del Festival, annunciò i primi due che si sarebbero affrontati: Hitoshi Shinso e… Izuku Midoriya.

Ryo strabuzzò gli occhi a sentire il nome del suo migliore amico d’infanzia. Aveva sentito bene? Izuku era uno studente della UA e stava partecipando al torneo?

Guardò dritto verso la TV con estrema attenzione per vedere se era davvero Izuku… e sbarrò gli occhi nel vedere proprio Izuku in TV. Avrebbe riconosciuto ovunque quel volto così amichevole e quei capelli verdi. Ryo non potè non sorridere nel vedere il suo vecchio amico. Quindi ci era riuscito… era riuscito ad entrare nella UA, coronando il suo sogno di studiare per diventare un Hero. Era felice per lui, se non addirittura fiero.

“Sono felice per te amico mio” pensò Ryo con un sorriso “Sei riuscito dove io non ho mai avuto speranze… mi chiedo solo come tu sia riuscito a superare i test di ammissione della UA”.

Ryo ebbe la risposta subito dopo: Shinso, apparentemente, aveva usato il suo Quirk su Midoriya mettendolo sotto un controllo mentale e ordinandogli di farlo uscire, ma Midoriya si liberò dal controllo mentale in maniera sorprendente: con il solo movimento delle dita creò un onda d’urto abbastanza forte da spezzare il controllo mentale.

Ryo rimase sorpreso. Quello… era un Quirk? Ma come era possibile? Izuku era senza Quirk proprio come lui… come faceva ad averne uno?

Possibile che… lo avesse sviluppato più avanti con l’età?

Stranamente Ryo non provò gelosia verso ciò. Anzi sembrò quasi… felice. Sorrise nuovamente mentre vedeva Midoriya gettare fuori dal ring il suo avversario. “Sei davvero cambiato dopo tutti questi anni Izuku… sono felice che tu sia arrivato fino a questo punto”. Pensò il ragazzo dai capelli viola.

Continuò a guardare i vari combattimenti che comprendevano da un ragazzo capace di creare ghiaccio fino ad un ragazzo capace di correre a velocità incredibile. Doveva ammettere che tutti quelli che aveva visto fino a questo momento possedevano dei Quirk davvero interessanti… e i suoi ‘coinquilini’ glielo ricordavano ogni volta, dicendo come loro avessero dei Quirk incredibile mentre lui non ne aveva nemmeno uno.

Ed alla fine arrivò l’ultima battaglia del primo round. Ryo osservò con interessa lo schermo, aspettando chi si sarebbe affrontato in questa ultima battaglia del primo round.

I suoi occhi si sbarrarono e si alzò di scatto a vedere chi avrebbe combattuto.

Capelli biondi e sparati in aria. Occhi rossi. Sguardo truce. Lo avrebbe riconosciuto ovunque, anche dopo milioni di anni. E Present Mic che annunciava il suo nome non potè che confermare i suoi sospetti.

Katsuki Bakugo.

Katsuki Bakugo era lì.

Katsuki Bakugo stava partecipando al Festival dello sport.

Katsuki Bakugo era uno studente della UA.

Ryo cominciò a tremare. I suoi occhi si sbarrano ancor di più per quanto sembrasse impossibile.

Ricordi di ciò che gli fece Bakugo in passato cominciarono a riaffiorare.

Ogni pugno.

Ogni insulto.

Tutto.

Si ricordò di come i suoi atti di bullismo avevano costretto lui e la sua famiglia a trasferirsi.

Si ricordò di come ciò porto alla morte dei suoi genitori e al suo trasferimento in questo schifoso orfanotrofio doveva ogni giorno era l’inferno per lui.

Una rabbia primordiale cominciò ad impadronirsi di Ryo, mentre tutto il suo odio verso Bakugo che era cresciuto in quei dieci anni cominciò a ritornare in superficie.

Cominciò a stringere i pugni fino a quando le sue nocche cominciarono a diventare bianche.

Come?

Come diavolo aveva fatto lui ad entrare nella UA?

Dopo tutto ciò che aveva fatto?

Dopo che aveva reso la sua vita e di tanti altri un inferno per il solo fatto che erano senza Quirk?

Come aveva fatto Bakugo, qualcuno che si comportava più da Villain, ad entrare nella scuola più prestigiosa per gli Heroes dopo tutto il male che aveva fatto?!

No, non lo poteva accettare.

Non lo avrebbe mai accettato.

“Oi” disse Shun, il tono della sua voce chiaramente irritato “Stai davanti alla TV e non ci fai vedere. Siediti o vattene”.

Ryo lo ignorò, troppo preso dalla sua rabbia e dal suo odio verso colui che gli aveva rovinato la vita.

Shun, irritato dall’essere ignorato, si alzò dalla sedia su cui era seduto e si avvicinò a Ryo mettendogli con forza una mano sulla spalla dicendo “Oltre che senza Quirk sei anche senza udito? Siediti, stiamo cercando di vedere”.

“Toglimi quella quella mano di dosso ” ringhiò Ryo. “Come prego?” Chiese Shun con un ghigno.

“Ti ho detto di togliere quella mano di dosso” ripetè Ryo voltando lo sguardo verso Shun con uno sguardo truce.

Shun fu preso di sorpresa. Ryo non aveva mai reagito così contro nessuno di loro. Certo, a volte lanciava sguardi pieni di rancore, ma questa volta era diverso.

C’era qualcosa che non andava in quello sguardo.

C’era una rabbaia mai vista prima dietro quegli occhi viola.

Shun decise di non farsi intimidire.

Era uno senza Quirk no?

Lui invece ne aveva uno. Non aveva nulla di cui preoccuparsi.

“Altrimenti che mi fai microbo?” Rise Shun come se ciò che avesse detto Ryo fosse una battuta divertente “Cosa pensi di fare? Non hai un Quirk, sei praticamente un debole” avvicinò il suo volto a quello di Ryo, sghignazzando “Tu non vali niente senza un Quirk. Sei spazzatura”.

Quelle parole, quegli insulti non fecero altro che far ricordare a Ryo ancor di più gli insulti e i pestaggi che aveva subito da Bakugo.

E da allora vide rosso.

Al diavolo questo bastardo.

Al diavolo tutti gli insopportabili e egoisti stronzi di questo posto.

Al diavolo tutto.

Prese la mano che gli stringeva la spalla… e con una forza che non sapeva neanche di avere lanciò Shun contro la TV, distruggendola sul colpo. I presenti sussultarono o gridarono, mentre Shun lanciò un gemito di dolore.

Ryo non si fermò lì, oh no. Si avvicinò al ragazzo che stava provando a rialzarsi e lo fissò in cagnesco. Gli diede un sonoro calcio allo stomaco, poi uno al volto. Glielo diede così forte che si sentì un sonoro ‘crack’, probabilmente il suo naso che si rompeva.

Ryo si mise in ginocchio e inviò a prendere a pugni Shun che provava a difendersi, invano.

Sentì le voci spaventate dei presenti.

“Cosa diavolo sta facendo?!”.

“Sta picchiando Shun!”.

“AHHHHHHH”.

“Qualcuno lo fermi!”.

E così tentarono. Gli altri ragazzi provarono a fermare Ryo tentando di bloccargli le braccia, ma il ragazzo li spingeva via con forza e con facilità. Era così furioso che era impossibile da bloccare.

Si fermò da solo, e si alzò osservando Shun: il suo volto era ora coperto di sangue e respirava piano, mentre osservava con paura quel ragazzo senza Quirk che fino a quel momento aveva preso in giro e disprezzato.

Ryo si voltò verso gli altri ragazzi dell’orfanotrofio, uno sguardo di pura furia e odio dipinto sul suo volto. Gli altri non poterono non indietreggiare davanti a quello sguardo.

“Al diavolo…” sussurrò Ryo “Non resterò in questo posto di merda un secondo di più!”.

E corse via.

Corse fuori dall’orfanotrofio in cui aveva abitato fino a quel momento per ben dieci anni e non si voltò mai . 

Non tornò mai più indietro.

Corse per le strade di Jaku City e si fermò solo dopo essere entrato in un vicolo.

Si sedette sul suolo, le ginocchia contro al petto e il corpo che tremava. 

Ma non per paura.

Ma per rabbia.

Per odio.

Rabbia e odio verso colui che lo aveva portato fino a questo punto, verso colui il cui vederlo semplicemente alla TV aveva fatto riemergere tutto l’odio che era cresciuto dentro di lui fino a quel momento: Katsuki Bakugo.

“La pagherai cara Bakugo…” sussurrò Ryo “Giuro che un giorno te la farò pagare cara”.

 

N.A.: originariamente il capitolo avrebbe dovuto continuare, ma considerato che sarebbe uscito troppo lungo ho deciso di dividerlo in un altra parte. Probabilmente ‘Ryo Honda Origin’ si dilungherà per una terza e forse anche una quarta parte.

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Capitolo 14
*** Capitolo 13: Ryo Honda Origin parte 3 ***


Capitolo 13: Ryo Honda Origin parte 3

Ancora una volta le parole di Ryo scioccarono i tre presenti ad ascoltarlo, facendoli cadere nuovamente nel silenzio.

Esso fu interrotto da Naomasa che, con un colpo di tosse, cominciò a parlare “Dunque… tu sei fuggito dall’orfanotrofio in cui hai vissuto fino a quel momento?” “Esatto detective” annuì Ryo “E… come potete ben intuire… ho cominciato a vivere per strada da quel momento”.

“C-che cosa?!” Disse Midoriya “C-come hai potuto vivere in mezzo alla strada?! Con Villain che potevano farti del male ad ogni momento e…” “Izuku” disse Ryo, interrompendo l’amico “Apprezzo il fatto che tu ti preoccupi di me, ma non era così male. Certo, vivere come senzatetto ha avuto i suoi problemi, ma non erano così tremendi. Inoltre… pur sempre meglio di vivere in quell’infernale orfanotrofio in cui avevo vissuto per ben 10 anni”.

Lo sguardo di Ryo si spostò verso Bakugo, e divenne scuro. “Passai molto tempo per le strade… e in quel tempo il mio odio per Bakugo non poteva che crescere. Continuavo a chiedermi come uno come te potesse entrare in una delle scuole per eroi più rispettate non solo del Giappone, ma anche del mondo intero? Non riuscivo proprio capire… e tuttora non riesco”.

Ryo strinse gli occhi a fessure e Bakugo, per una volta, non abbassò lo sguardo ma ricambio l’espressione. “Mi sono guadagnato il mio posto alla UA… proprio come Deku e tutti gli altri lì”.

Midoriya non potè sbarrare gli occhi a quelle parole: Bakugo aveva ammesso che lui si era meritato il suo posto alla UA? Il. Bakugo di mesi fa non lo avrebbe mai detto. Midoriya non potè non farsi sfuggire un piccolo sorriso: Bakugo era davvero cambiato.

Ryo, però, non era certamente delle stessa opinione. Il suo sguardo si fece ancor più duro e disse “I tuoi compagni si sono meritati il loro posto alla UA. Izuku si è meritato il suo posto alla UA. Tu no. Non te lo sei mai meritato. Uno come te non si merita un posto in quella scuola!”.

Prima che Bakugo potesse rispondere, Naomasa alzò una mano dicendo “Basta così! Non siamo qui per vedere chi si merita cosa! Siamo qui per sapere, Honda. Ora che ci hai detto i veri motivi per cui odi Bakugo… per cui lo vuoi uccidere… dicci come sei entrato in possesso di quella cosa nera che ti ha donato tutti quei poteri”.

Ryo rimase in silenzio per qualche secondo, osservando gli sguardi di Midoriya e Bakugo: il prima appariva curioso, e il secondo rimaneva impassibile.

Ryo tirò un sospiro, per poi dire “Come volete. Iniziò tutto una notte di vari mesi, non molto tempo dopo il Festival dello Sport…”.

Jaku City, mesi fa…

Era notte a Jaku City, e per la precisione erano le 23:45. Ryo si trovava dentro un vicolo, seduto per terra e con la schiena contro il muro a mangiarsi un panino. In città c’era un luogo in cui i senzatetto potevano rifugiarsi e trovare, in un certo senso, una casa. Com’è che si chiamava? F.E.A.S.T. o roba del genere. Non importava. Ciò che importava e che preparavano anche del cibo, e pure buono. Questo F.E.A.S.T., apparentemente, non si trovava solo a Jaku City ma anche in tutto il Giappone da quanto aveva capito. Ryo di solito andava a prendere da mangiare lì, ma non rimaneva per dormire o per avere finalmente un tetto sopra la testa. Un pò perché non gli disturbava più di. Tanto dormire nei vicoli della città e un pò perché non si fidava troppo di rimanere lì: chi diceva che non lo avrebbero iniziato a trattare come spazzatura una volta che avrebbero saputo che era senza Quirk? Era meglio non rischiare.

Un rumore fuori dal vicolo attirò l’attenzione di Ryo che voltò lo sguardo verso l’uscita del vicolo: lì, affacciato a vedere Ryo, era un bambino di nove anni dai capelli neri e gli occhi ambra. Il suo nome era Takuya Wada, un bambino senzatetto e che ora viveva al F.E.A.S.T. Possedeva un Quirk che gli permetteva di sparare bolle d’acqua dalle mani, ed era di natura molto gentile. Ryo ha potuto sperimentarlo di persona ogni volta che andava al F.E.A.S.T. per prendere da mangiare: Takuya era sempre lì a dargli il benvenuto, a parlare con lui o a mostrargli il posto. Ryo doveva ammetterlo: il piccoletto gli stava simpatico.

L’unica cosa che non gli piaceva era che continuava a cercare di convincerlo ad andare a vivere al F.E.A.S.T. nonostante Ryo avesse detto e ripetuto che stava benissimo per la strada. Ma niente, il piccoletto non demordeva.

“Uh… salve Honda-san” salutò Takuya entrando nel vicolo. “Scricciolo quante volte ti ho detto di chiamarmi semplicemente Ryo?” Disse il ragazzo dai capelli viola finendo di mangiare il suo panino, per poi alzarsi e avvicinarsi al bambino. Scricciolo era un soprannome che Ryo aveva deciso di dare a Takuya, e a quest’ultimo sembrava non affatto dispiacere. “O-oh scusa, forza dell’abitudine” si scusò il bambino grattandosi dietro la testa.

“Comunque sia che ci fai qui? Non è un pò tardi per te stare in mezzo alla strada?” “O-oh lo so bene. Semplicemente… volevo venire qui a proporti di venire a dormire al F.E.A.S.T.”. Ryo inarcò un sopracciglio, per poi tirare un sospiro “Scricciolo, ti avrò già detto che preferisco rimanere qui per le strade. Stare al F.E.A.S.T. non mi entusiasma molto” “Ma perché?” Chiese Takuya “Potresti finalmente avere una casa, vivere con un tetto sopra la testa… e per di più non sarai più da solo”.

Ryo spostò lo sguardo da un altra parte, un espressione cupa dipinta in volto. “Non capiresti scricciolo…” disse Ryo. Takuya lo guardò con un espressione preoccupata e disse “Hai sofferto molto, non è vero Ryo? Non mi hai molto parlato del tuo passato o di dove abitavi prima di diventare un senzatetto… ma ho sempre pensato che deve essere stato un passato molto difficile da come cercavi di evitare l’argomento”.

Il bambino sorrise a Ryo “Se hai paura che qualcuno possa giudicarti per essere senza Quirk… non farlo. Nessuna giudica nessuno lì. Siamo come una grossa famiglia lì”.

“Dicevano lo stesso quando arrivai all’orfanotrofio…” sussurrò Ryo senza farsi sentire da Takuya. Quest’ultimo restò in silenzio per qualche altro secondo per poi dire “Ascolta Ryo… non cercherò di convincerti a venire a vivere al F.E.A.S.T. Ma se vorrai sarai sempre il benvenuto”. Gli abbracciò la gamba, e Ryo guardò verso di lui. Non potè trattenere un piccolo sorriso e gli accarezzò i capelli neri. “Grazie scricciolo…” disse Ryo.

Takuya si separò e disse “Beh… ora devo andare. È molto tardi” “Tu dici?” Chiese sarcasticamente Ryo, facendo ridere il bambino il quale fece dietrofront e cominciò a correre fuori dal vicolo “Buonanotte Ryo. Ci vediamo domani a colazione” disse Takuya uscendo dal vicolo.

Ryo rimase in silenzio a vederlo uscire dal vicolo, e rimase in quella stessa posizione per qualche secondo. “Beh… allora sarà meglio che vada a dormire anche io” disse fra sé e sé, per poi girarsi e dirigersi verso un angolo del vicolo in cui si trovava il suo letto improvvisato: del cartone per terra e un cappotto che faceva da coperte.

Fece per sdraiarsi ma si fermò per guardare verso l’uscita del vicolo. Takuya stava tornando da solo al F.E.A.S.T. A quest’ora della notte.

“Cazzo…” sussurrò Ryo per poi uscire a passo veloce dal vicolo. Perché diavolo lo aveva lasciato andare da solo? Era un bambino accidenti. Magari se fosse stato abbastanza veloce lo avrebbe raggiunto e lo avrebbe potuto accompagnare.

Uscito dal vicolo cominciò a guardarsi intorno: Takuya non doveva essere andato lontano.

Un grido lo distolse dai suoi pensieri e gli fece voltare il volto verso verso la sua destra. I suoi occhi si spalancarono quando riconobbe a chi apparteneva quell’urlo: Takuya.

“No…” sussurrò Ryo cominciando a correre verso il punto da cui proveniva l’ulto “No, no, no ,no, no!”. Arrivato vicino ad un incrocio si sporse, e vide qualcosa che gli fece spalancare gli occhi: due uomini uno ai capelli biondi ed uno pelato, entrambi aventi tatuati sulle loro braccia destre dei draghi neri, avevano preso Takuya per le braccia e lo stavano portando verso un furgone nero. Ryo li riconobbe subito: erano due membri della Gang del Dragone Nero una Gang locale conosciuta per rapire bambini senza Quirk, con Quirk deboli o senzatetto per venderli al mercato nero degli schiavi. E ora… stavano rapendo Takuya.

“LASCIATEMI! LASCIATEMI!” Urlava Takuya, scalciando e cercando di liberarsi dalla presa dei due uomini. “Il moccioso urla troppo per i miei gusti” disse il pelato, e il biondo sorrise sinistramente. “Non preoccuparti. Ci penso io a farlo stare zitto”. Con la mano libera, il biondo prese una pistola da dietro di se e colpì Takuya alla testa facendolo svenire. “Ecco fatto. Mettiamolo nel furgone e portiamolo alla base”.

Ryo strinse i pugni, la rabbia che si facevano strada nel suo corpo. Si guardò intorno: dov’erano gli Heroes?! Perché non c’era nessuno qua intorno che potesse fare qualcosa?!

Si guardò le mani. Poteva tentare di aiutare… ma era senza Quirk… come avrebbe potuto salvare Takuya? Scosse la testa. No. Non importava se era senza Quirk! Takuya aveva bisogno di aiuto, e aveva bisogno di aiuto adesso!

Cominciò a correre verso i due uomini che avevano appena messo Takuya nel retro del furgone. “EHI! BASTARDI!” Urlò Ryo attirando l’attenzione dei due criminali. “LASCIATE STARE IL MIO AMICO!” Diede un pugno in faccia al pelato facendolo cadere al suolo. Lo sentì vagamente imprecare ma poco gli fregava. Si lanciò poi contro il biondo, facendo cadere al suolo e cominciò a riempirlo di pugni al volto. 

“Tu piccolo…” tentò di dire il biondo, ma fu interrotto da un ennesimo pugno. Ryo era così preso dal pestaggio che si dimenticò di un particolare: la pistola che il biondo teneva in mano. Fu sul punto di tirargli un altro pugno quando…

*BANG*.

Ryo sussultò.

Sentì un tremendo dolore allo stomaco.

Abbassò lo sguardo tremenda e vide un buco causato da un proiettile e da cui usciva sangue sul suo stomaco. Il biondo gli aveva sparato.

Il criminale gli sparò nuovamente lo stomaco, facendolo cadere al suolo e permettendo al biondo di rialzarsi.

“Piccolo bastardo…” disse quest’ultimo alzandosi. Osservò Ryo che si teneva le ferita da arma da fuoco con entrambe le mani, sporcandole di sangue. “Lo ammetto colpisci duro…” disse il biondo sorridendo in maniera strafottente, per poi puntargli la pistola contro “Ma non avresti dovuto giocare a fare l’eroe!”.

Ryo guardò il biondo con un espressione spaventata… ma passò dalla paura… alla rabbia.

Quelle parole che aveva appena detto… 

“Non avresti dovuto giocare a fare l’eroe!”

Per qualche istante… per qualche secondo… davanti a sé non vide più un criminale della Gang del Dragone Nero… ma Bakugo.

Che lo derideva, lo scherniva, mentre creava piccole esplosione dalle sue mani.

Combattendo il dolore, Ryo colpì le mani del criminale con un calcio e con entrambi i piedi lo colpì allo stomaco, facendolo cadere al suolo dolorante.

Spaventato, confuso e dolorante Ryo si rialzò e fece l’unica cosa che gli venne in mente: correre via.

O almeno ci provò. Il dolore delle ferite allo stomaco non gli permettevano di correre del tutto, e l’unica cosa che riuscì a fare fu zoppicare il più velocemente da lì lasciandosi dietro una linea di sangue che usciva dalle sue ferite.

“Maledetto moccioso del cazzo!” Urlò il biondo rialzandosi insieme al compare “Giuro che se lo trovo lo…” “Non servirà a niente” disse il pelato indicando la striscia di sangue che si trovava al suolo “Lo hai sparato per ben due volte. Morirà dissanguato” “Tch… almeno questa consolazione” brontolò il biondo. “Andiamo ora. Torniamo subito alla base” disse il pelato entrando nel furgone “Abbiamo già fatto abbastanza rumore”. Il biondo entrò a sua volta nel furgone, e partirono immediatamente.

Nel mentre Ryo non stava messo bene. Infatti, pareva che ogni minuto che passasse sentisse le forze che lo abbandonavano. 

Oltre al dolore sentiva anche un immenso senso di colpa… non era riuscito a salvare Takuya. Quel dolce bambino che lo aveva sempre trattato come un amico… era corso via quando aveva più bisogno di lui.

Non poteva andare all’ospedale… era troppo lontano. E non poteva certamente curarsi le ferite da solo. C’era solo una cosa da fare per lui…

Zoppicò verso il cimitero di Jaku City, il posto più vicino che ci fosse. Si sentiva mancare le forze ogni secondo che passava… stava morendo. Non doveva essere un genio per capirlo. Ma se doveva morire… sarebbe morto vicino alle persone che lo avevano amato più di chiunque altro: i suoi genitori.

Appena arrivato al cimitero vi entrò, e cominciò a zoppicare verso un punto che conosceva molto bene, che visitava ogni giorno: il punto in cui furono sepolti i suoi genitori.

Riconobbe le loro lapidi, messe l’una accanto all’altra. Zoppicò verso esse e crollò dinnanzi a loro, i respiro lento e la vista che si annebbiava.

Tolse le mani dalle ferite lasciando che il sangue fluisse fuori da esse.

Inizialmente provò rabbia.. odio… collera… verso Bakugo. Lo aveva visto al posto di quel criminale, ed una rabbia ceca lo aveva preso.

Poi i suoi occhi cominciarono a riempirsi di lacrime.

“Mamma… papà…” sussurrò, stringendo con le mani l’erba sotto di lui “Mi dispiace… mi dispiace tanto… vi ho deluso… volevo essere un eroe, ve lo avevo promesso… ma non ho mantenuto la promessa. Ho fallito pure nel salvare Takuya quando lui aveva più bisogno di me… oddio, mi dispiace, mi dispiace tanto” continuò a piangere, ignorando del tutto il dolore delle ferite. 

Presto… sarebbe tutto finito e avrebbe rivisto i suoi genitori. O così pensava…

Tartarus, ora…

“Pensavo che sarei morto lì” continuò a narrare Ryo, mentre i tre ascoltavano con ognuno delle razioni differenti: Midoriya era scioccato, Bakugo aveva un espressione scura in volto e Naomasa non poteva non guardare con dispiacere il ragazzo dall’altra parte del vetro.

“Avevo già perso molto sangue… e il mondo intorno a me cominciò già a farsi scuro. Quindi sì, pensavo che sarei morto lì…” continuò Ryo “Se non fosse stato per il mio Altro” “Il tuo Altro?” Ripetè Naomasa “Sì detective… il mio Altro. O, come la chiami tu, la ‘cosa nera’” rispose Ryo “Se non fosse stato per lui… sarei morto”.

“Quindi… è così che sei entrato in possesso del tuo… ‘Altro’?” Chiese Midoriya. “Entrato in possesso?” Ripetè Ryo “No Midoriya. Non come sono entrato in possesso di lui. Questo è come l’ho incontrato. Come ci siamo incontrati”.

Cimitero di Jaku City, mesi fa…

Ryo era troppo preso dal dolore delle ferite e dal fatto che iniziava a sentirsi troppo debole, che non si accorse di qualcosa cadere dal cielo.

Era un piccolissimo meteorite, grosso quanto una piccola roccia che atterrò fuori dal cimitero creando un piccolo cratere. Qualcosa cominciò ad uscire dal meteorite, una massa liquida e nera: era il simbionte.

Esso era arrivato su questo pianeta attirato dalla sua forza di gravità. Era fuggito dal suo pianeta essendo un reietto, e aveva viaggiato a lungo nello spazio in cerca di un pianeta in cui poter vivere ed essere qualcosa di più. E la Terra fu il pianeta scelto dal caso in cui atterrò.

Ora aveva bisogno di un ospite… ma dove cercarlo? Intorno non c’era nessuno.

Il simbionte si fermò. Sentiva una presenza lì vicino… ed era molto debole, si faceva sempre più debole. 

Cominciò a strisciare verso il luogo in cui sentiva la presenza e si fermo quando vide un ragazzo dai capelli viola, sdraiato con lo stomaco dinnanzi a due pietre: Ryo Honda.

Il simbionte poteva sentirlo indebolirsi. Doveva essere ferito, spiegando così il sangue che si trovava al suolo e su cui si trovava Ryo.

Doveva aiutarlo… col fondersi con lui. Ryo sarebbe stato il suo ospite, e lui lo avrebbe guarito dalle ferite. Win-win per entrambi insomma.

Il simbionte cominciò a strisciare verso il corpo di Ryo e si attaccò alla sua gamba. E da lì cominciò ad espandersi e a ricoprire il corpo di Ryo, di più, sempre di più.

“C-che cosa…” tentò di dire Ryo. Sentì qualcosa di freddo attaccarsi a lui e cominciare a ricoprirgli il corpo. Che stava succedendo.

Alzò debolmente le sua mano destra per poter vedere cosa stava succedendo e vide una massa nera e liquida.

Ryo fu preso da un sentimento di paura. Volle urlare ma si bloccò… qualunque cosa fosse… sembrava non avesse brutte intenzione. Il suo tocco era freddo, ma allo stesso tempo quasi… gentile? Ryo allora chiuse gli occhi, quando la creatura gli coprì il volto… e poi il buio.

Il simbionte si guardò intorno. Si trovava nella mente di colui che sarebbe stato il suo ospite… o almeno, sperava che sarebbe stato il suo ospite. Doveva prima vedere se lo avrebbe accettato.

Una volta che era entrato in contatto con questo ragazzo, il simbionte conobbe immediatamente il suo nome: Ryo Honda.

Poteva sentire le emozioni di Ryo ed erano… sorprendenti: sentimenti di rabbia, tristezza, odio… ma anche un forte desiderio di fare del bene. Decise di vedere nei ricordi di Ryo… per capire al meglio il motivo di tutte queste emozioni.

Cominciò a girovagare nelle sua mente, nei suoi ricordi… e imparò immediatamente molte cose riguardo questo pianeta e i suoi abitanti, gli umani.

Gli umani, nel corso del tempo, avevano sviluppato delle abilità uniche. Dei veri e porti poteri chiamati Quirk. Solo l’80% degli umani possedeva questi Quirk… e i simbionte, imparò, che Ryo faceva sfortunatamente parte del 20% degli umani che non possedevano alcun Quirk.

Il simbionte cominciò ad andare più a fondo nei ricordi di Ryo. Imparò come in questo mondo ci fossero umani che usavano i loro Quirk per il male definiti Villains, e quelli che invece li usavano per il bene definiti Heroes. Ryo voleva tanto essere un Hero… era sempre stato il suo sogno, imparò il simbionte.

Ma imparò anche che, apparentemente, in questo mondo essere degli Heroes senza Quirk era considerato impossibile. Come mai questa maniera di pensare? Come mai quelli senza Quirk non potevano essere Heroes?

Il simbionte guardò più a fondo nei ricordi di Ryo… e vide una figura che saltava all’occhio e che era sempre presente nei ricordi di Ryo: Katsuki Bakugo.

Qualcuno con un Quirk molto potente… e che Ryo sembrava odiare profondamente. Quindi tutta la rabbia e l’odio che aveva sentito prima erano rivolti a lui? Comiciò a investigare per capirne la ragione… e capì subito quale fosse. Ma oh, non gli piaceva affatto.

Vide Bakugo picchiare e insultare Ryo, chiamarlo un debole e un fallito piche senza Quirk. Sentì tutto il dolore provato da Ryo, tutta la tristezza provata da quegli insulti… tutta la rabbia.

Vide come tutto ciò costrinse i genitori di Ryo a trasferirsi… e vide come ciò finì in tragedia, con la morte dei suoi genitori a causa di un Villain. Ecco da dove veniva tutta questa tristezza.

Vide di come finì in un orfanotrofio dove la gente lo trattava come un reietto, uno scarto della società dato che era senza Quirk.

Vide quei dieci anni in orfanotrofio passare velocemente fino alla sua fuga e di come visse per le strade, di come si fece amico un bambino di nome Takuya… di come si era lanciato al suo salvataggio quando due uomini tentarono di rapirlo… e di come era stato sparato.

Ed ora… era lì… sanguinante e morente dinnanzi alla tomba dei suoi genitori.

Il simbionte capì. Capì cosa provava Ryo. Cosa si provava ad essere dei reietti dalla società, odiati per essere differenti. E comprese l’odio profondo che rio provava verso Bakugo.

Il simbionte aveva sentito tutta la rabbia e l’odio che Ryo prova per questo Bakugo… aveva sentito come Ryo considerava Bakugo responsabile di tutto il male che gli era capitato… e non poteva certo biasimarlo.

Aveva sperimentato ciò che aveva provato finora Ryo… capiva il suo odio verso Bakugo e ora… lo odiava anche lui. Lo odiava per aver fatto soffrire questo ragazzo con dei sogni puri, e lo odiava perché lo ricordava così tanto di come veniva tratta nel suo pianeta natale.

Il simbionte capì che era tempo di fare una chiacchierata con Ryo.. fargli capre chi fosse… e proporgli la sua offerta.

Ryo fino a quel momento aveva fluttuato nel vuoto. Non capiva dov’era o cosa stava succedendo. Era morto?

“No, Ryo Honda… non sei morto” una voce profonda rispose alla sua domanda.

Ryo sussultò. Chi era? Dov’era?

“Sono qui Ryo” ripetè la voce, e dinnanzi a Ryo apparì una massa nera che prese la vaga forma di una testa con due grossi occhi bianchi. Era il simbionte.

Ryo osservò la creatura dinnanzi a sé con occhi sbarrati, e con voce flebile chiese “Chi… chi sei tu?”.

Chi… non cosa. Gl aveva chiesto chi fosse, e non cosa fosse. Il simbionte avrebbe tanto voluto sorridere, ma si trattenne. Doveva avere una conversazione seria con Ryo.

“Non ho un nome ben preciso giovane Ryo. Ma posso dirti che sono un Klyntar” “Un… un Klyntar?” “Una sottospecie di simbionte se preferisci” “Sei… sei un alieno?” “Proprio così Ryo. Sono un alieno e sono arrivato qui sulla Terra neanche cinque minuti fa” “N-non posso crederci… gli alieni esistono…” sussurrò Ryo. “Credevate che gli alieni non esistessero?” “Non avevamo mai avuto prove della loro… della vostra esistenza… perciò no” “Beh, come puoi ben vedere, io sono la prova vivente che gli alieni esistono”.

“Perché… perché sei sulla Terra? È una sottospecie di invasione?” “Nessuna invasione Ryo” scosse la testa il Klyntar “Sono venuto qui da solo” “Come mai?” “Diciamo che… sono molto simile a te Ryo” “Simile a me?” “Sì. Nel mio pianeta ero… un reietto. Come lo sei tu qui” “Un reietto…?” “Sì. Non andrò nei particolari… ma posso dire che io la pensavo differentemente rispetto al mio popolo sull’uso dei nostri ospiti. Il mio popolo considerava gli ospiti come qualcosa da consumere e buttare una volta finito il lavoro. Io… consideravo gli ospiti come alleati, non cose. Persone con cui condividere un legame e scambiare reciproci aiuti”. Il simbionte guardò dritto negli occhi di Ryo “Per questo sono andato via dal mio pianeta. Ero considerato diverso, spazzatura… un debole per il mio modo di pensare” “Un debole” disse Ryo abbassando la testa “Proprio come me” “Tu non sei affatto debole, giovane Ryo” disse il simbionte con fermezza.

“Eh? Come puoi dire ciò?” “Ho visto nei tuoi ricordi quando mi sono fuso con te… ho visto i tuoi ricordi, ho provato e sentito i tuoi sentimenti… tu sei senza Quirk, e stando a ciò che pensa la società di questo mondo tu sei debole. Ma non lo sei. Ho sentito il tuo desiderio di fare del bene, di essere un Hero Ho visto come ti sei gettato in aiuto del bambino chiamato Takuya per salavrlo, nonostante tu fossi da solo e senza Quirk” “Ma… sono scappato dopo esser stato ferito” disse Ryo.

“Avere paura è normalissimo Ryo” rispose il simbionte “Hai avuto paura..,. ma hai dimostrato coraggio, e lo spirito di un vero eroe. Hai dimostrato che hai lo spirito di essere un Hero e fare del bene anche se la società pensa il contrario” Venom strinse gli occhi “Anche se Bakugo pensava il contrario”.

A sentire il nome di Bakugo Ryo strinse i pugni, la rabbia e l’odio che cominciavano a prendere il controllo. “Bakugo…” ringhiò Ryo “Mi ha portato via tutto! Mi ha distrutto la vita! È colpa sua se ho perso i miei genitori! È colpa sua ho passato dieci anni d’inferno in quel maledetto orfanotrofio!” “Lo so bene Ryo” annuì il simbionte “Ho visto tutto. Ho sentito tutto. Quel Bakugo… è marcio. Marcio fino al midollo. Tu vuoi vendicarti di lui, fargliela pagare… beh… col mio aiuto potrai fare questo e di più”.

“Eh?” Chiese Ryo confuso. “Noi Klyntar possiamo fonderci con un ospite e donargli capacità e poteri incredibili, non molto diversi dai Quirk del tuo pianeta. Possiamo donargli grande forza, agilità… e molto di più”. Il Klyntar avvicinò il volto a Ryo “Unisciti a me Ryo… divisi noi due non siamo molto. Ma uniti… possiamo essere di più”.

Ryo guardò il Klyntar intensamente mentre continuava egli a parlare “Entra in simbiosi con me Ryo. E insieme… diventeremo dei grandi eroi!”. Ryo sorrise. “Sì” rispose.

Dei tentacoli cominciarono a spuntare dalla massa del Klyntar e cominciarono ad attaccarsi al corpo di Ryo. 

“Insieme… diventeremo l’eroe più grande che sia mai esistito!” “Sì!” Ripetè Ryo mentre il suo corpo cominciò ad essere avvolto dalla massa nera del simbionte.

“Insieme… potremo avere vendetta contro Bakugo… e fargliela pagare per i suoi crimini!” “Sì!” Urlò Ryo mentre il suo corpo fu totalmente avvolto dal nero del Klyntar.

Nel mondo reale, il simbionte aveva ricoperto il copro di Ryo in un bozzolo nero mentre i due discutevano nella mente di Ryo.

D’un tratto… delle crepe cominciarono a formarsi sul bozzolo… finché non cominciò ad andare in pezzi. E ciò che era uscito dalla simbiosi tra Ryo e il Klyntar uscì dal bozzolo nero.

Una figura nera e muscolosa, alta ben 2 metri e 29, con il corpo nero attraversato da venature bianche, con le dite con artigli affilati, con una bocca irta di denti aguzzi e grossi occhi bianchi sul volto.

La simbiosi era completa.

Ryo Honda era rinato.

Ora c’era solo Venom.

“Noi ci vendicheremo… di Katsuki Bakugo!” Urlò Venom per poi lanciare un ruggito mostruoso verso il cielo notturno.

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: Ryo Honda Origin parte 4 ***


Capitolo 14: Ryo Honda Origin parte 4

Naomasa aveva gli occhi sbarrati.

La vera natura del simbionte doveva essere tenuta segreta… e ora Ryo l’aveva rivelata a Midoriya e Bakugo.

Spostò lo sguardo verso questi ultimi e potè vedere le loro espressioni scioccate ed incredule. Anche Ryo spostò lo sguardo verso i due ragazzi, ed un espressione quasi divertita apparì sul suo volto.

“Devo dedurre che Izuku e Bakugo, a differenza vostra, non sapessero della vera natura del mio Altro… non è vero detective?” Chiese Ryo a Naomasa, il quale strinse i denti e i pugni per la frustrazione.

“Un… un alieno?” Ripetè Midoriya “Stai… stai dicendo sul serio Ryo?” “Non sono mai stato così serio in vita mia Izuku” rispose Ryo. Bakugo non sapevo cosa dire. Se fosse stata una situazione totalmente differente avrebbe riso a questa idea. ‘Un alieno? Per favore’ sarebbe stata la sua reazione. A dopo la notte precedente? Dopo aver visto di cosa Ryo era capace con quella cosa addosso, e di come essa si muovesse e si comportasse dopo essersi separata da lui? Ci credeva eccome ora.

Midoriya si voltò verso Naomasa e chiese “Lei… lo sapeva detective? Sapeva la vera natura di quella creatura?”. Il detective rimase in silenzio per qualche secondo per poi annuire. “Ma… ma perché?” Chiese confuso Midoriya. 

“Pensavo tu fossi intelligente Deku” disse Bakugo, rispondendo prima di Naomasa “Se una notizia del genere… che un alieno è qui sulla Terra, che là fuori ce ne sono molti altri come lui… si scatenerebbe il panico generale. Non avremmo mai dovuto sapere questa informazione che, se devo tirare ad indovinare, gli unici a saperlo appare Honda sono il detective qui presente e gli Heroes. È così?” Chiese poi rivolto a Naomasa.

Quest’ultimo rimase in silenzio per qualche secondo per poi annuire. “Hai indovinato Bakugo. Proprio stamattina io e Eraserhead abbiamo ricevuto la notizia dal professor Hideki Hirano della vera natura della creatura. Come ha detto Bakugo, abbiamo deciso di tenere la cosa segreta per evitare il panico. La riunione con gli altri Heroes di cui Eraserhead stava parlando riguardava proprio questo: rivelare la vera natura di questo simbionte” tirò un sospiro mentre si metteva una mano in fronte “E ora… dopo la storia di Honda… sapete la verità”.

Un sorriso apparve sul volto di Ryo che disse “Non sareste riusciti a tenere la cosa segreta per molto temo. Una notizia così grossa… non poteva essere tenuta segreta a lungo, finché alla fine l’avreste dovuta rivelare”. Il suo Tone di voce era sarcastico e pungente, come se stesse prendendo in giro Naomasa per il fatto che stesse tenendo segreta la vera natura del suo Altro.

Naomasa guardò torvo Ryo per qualche secondo, per poi tossire e dire “E dopo che ti sei unito al tuo… Altro… cosa è successo esattamente?”. Il sorriso di Ryo parve farsi sinistro. “Secondo lei?” Disse “Siamo andati a salvare Takuya”.

Jaku City, mesi fa…

Ryo… si sentiva bene. Si sentiva benissimo.

Avere quel simbionte… ora il suo Altro addosso… era qualcosa di indescrivibile. Era come se stesse vivendo la sensazione più bella che avesse mai sentito, ma moltiplicata per cento. Poteva sentire il potere che il suo Altro gli stava donando… e lo faceva stare bene.

Avevo potuto ben vedere uno dei tanti poteri che possedeva ora: si era attaccato ad un muro con le sue mani e lo aveva scalato senza alcun problema, ad una velocità disarmante. Saltò da un tetto all’altro, alla ricerca della base della Gang del Dragone Nero. Immediatamente dopo la sua trasformazione la sua mente era stata invasa dai milioni di modi con cui farla pagare a Bakugo… finché non si ricordò immediatamente di Takuya… rapito dalla Gang del Dragone Nero senza che lui potesse fare niente.

Ma ora… aveva il potere. Il potere di salvare Takuya e, speranzosamente, gli altri bambini rapiti.

L’odore del criminale che aveva picchiato prima di essere sparato gli era rimasto addosso… e riusciva a sentirlo. Un altra delle abilità donategli dal suo Altro.

Si fermò un secondo su un tetto per annusare l’aria, per poi sorridere “è vicino”. Notò come da trasformato la sua voce suonasse doppia, suonando molto più mostruosa e irriconoscibile da quando era nella sua forma normale. 

Cominciò a saltare per altri tetti, aumentando di velocità finché non si fermò sul bordo di un altro tetto osservando ciò che si trovava sotto di lui: un magazzino all’apparenza abbandonato con delle macchine davanti ad esso, e che si trovava ai limiti estremi della città. Un luogo perfetto per la Gang in cui nascondersi ed imprigionare i bambini che catturavano.

“Questo è il posto” disse Ryo osservando il magazzino. “Bene” disse la voce del suo Altro nella sua testa. Da quel momento in poi lo avrebbe sempre fatto. “è tempo di postare a questi sacchi di carne di che pasta siamo fatti”

Nel mentre, dentro il magazzino, il biondo che aveva sparato prima a Ryo sedeva su una sedia di una delle tante stanza del magazzino insieme ad un suo compagno, dal cui aspetto si poteva capire che aveva la stessa età del biondo e con capelli castani. Entrambi stavano bevendo una birra ciascuno, prese dal freezer della stanza in cui si trovavano.

“E poi questo ragazzo sbuca dal nulla… e pensando di poter fare qualcosa comincia a picchiarmi” spiegò il biondo al compagno. “Ti stavi facendo pestare da un ragazzino?” “Ehi, aveva preso sia me che Shinji di sorpresa okay? Non ci aspettavamo che ci fosse qualcuno intorno quando stavamo prendendo quel moccioso” “E poi che è successo?” “Cos’altro pensi che sia successo? Gli ho sparato ovviamente. Due volte” “Oh dunque lo hai ucciso?” “Oh credimi lo avrei tanto voluto fare. Ma il bastardello è riuscito a scappare prima che potessi finire il lavoro. Ma non credo sia andato lontano. Aveva ben due buchi sanguinanti sullo stomaco. Sarà morto dissanguato da qualche parte considerando che non c’era nessun ospedale vicino” “Avresti potuto almeno degnarti di finire il lavoro invece di lasciarlo andare” disse fra sé e sé il compagno bevendo un altro sorso della sua birra.

D’un tratto un rumore fuori dalla finestra attirò l’attenzione dei due, che si voltarono verso essa con espressioni confuse. Sembrava quasi il rumore di qualcuno che era atterrato pesantemente in piedi al suolo. I due si guardarono confusi. “Cos’è sta…”.

Prima che il biondo potesse finire la frase, una delle macchine dei loro compagni sfondò il muro come se fosse stata lanciata con forza contro esso. I due si alzarono immediatamente dalle sedie e saltarono via, schivando per un pelo la macchina che andò ad impattarsi proprio dove si trovavano loro due. 

I due si rialzarono tossendo. “Che… che diavolo è stato Ishikawa?!” Chiese confuso il biondo. “E che ne so io” rispose il compagno dai capelli bianchi ora identificato come Ishikawa “Sta solo pronto a combattere, Okomura! Chiunque sia si pentirà di essere qui!”. 

Ishikawa si mise in una posizione di combattimento, mentre le sue mani si trasformavano in spade e il biondo, ora identificato come Okomura, tirava fuori la sua fidata pistola. 

Attesero… ma nessuno si decideva ad entrare dal buco.

“Beh, dove sei cazzone?” Urlò Okomura verso il buco “Vieni qui e vediamo se hai le palle di affrontarci invece di nasconderti come un codardo”.

Passò qualche altro secondo di silenzio… finché non si poterono sentire dei passi. Dei passi molto pesanti. Il crollo del muro causato dal lancio della macchina aveva causato un grosso polverone, e nessuno dei due poteva vedere chi aveva causato ciò… ma potevano ben sentire che si stava avvicinando.

La figura entrò nel grosso buco causato dall’auto, sia Ishikawa che Okomura sbarrano gli occhi dalla paura e dal terrore nel vedere la mostruosa figura di Ryo.

Quest’ultimo sorrise, mostrando le sue zanne, dicendo nella sua mostruosa voce a due toni “Ci volevate? Ebbene… eccoci”.

Okomura e Ishikawa indietreggiarono di qualche passo, intimoriti dal mostro che era appena entrato nella loro base. “Allora? Che c’è che non va?” Disse Ryo con tono canzonatorio “Non volevate che entrassimo in modo da darci una lezione? Siamo qui no? Che cosa state aspettando?”.

Il tono canzonatorio di Ryo sembrò tirare fuori Okomura dal suo shock, infatti il criminale puntò la propria pistola contro l’intruso dicendo “Oh fai lo sbruffone mostro?! Vediamo se lo farai ancora con il corpo ricoperto di buchi!”. Ishikawa capì al volo ciò che il compagno stava per fare e cercò di fermarlo. Quel mostro… bastava guardarlo per capire che non poteva essere fermato con semplici proiettili come Okomura credeva.

“Okomura! Fermo! I proiettili non gli faranno nie…” ma fu troppo tardi. Okomura sparò contro Ryo ben cinque volte… ma i cinque proiettili anche se andarono ad impattarsi contro la pelle nera di Ryo non gli fecero un bel niente. I proiettili caddero al suolo, non lasciando neanche un segno sul corpo di Ryo quasi come se non fosse stato neanche colpito.

Okomura sbarrò gli occhi, indietreggiando nuovamente di qualche passo mentre il sorriso di Ryo parve farsi più grande. “Deludente… ma non ci aspettavamo altro da te… ora…” si mise in una posizione di combattimento “è il nostro turno”.

Con una velocità incredibile, Ryo balzò verso Okomura… il quale, pur di salvarsi, spinse Ishikawa contro Ryo. “Okomura! Brutto basta…!” Tentò di dire il castano prima di essere atterrato da Ryo, mentre Okomura fuggiva via dalla porta per avvisare il resto dei suoi compagni dell’intrusione.

Ryo guardò dritto negli occhi terrorizzati di Ishikawa, tenuto prigioniero sotto di lui “Peccato se ne è andato… oh beh, ci occuperemo dopo di lui dopo. Nel mentre… penseremo a te”. Ishikawa, preso dal terrore, usò una delle sue mani trasformate in spade per tentare di infilzare l’avversario ma quest’ultimo la prese con una mano… e gliela staccò di netto con facilità.

Ishikawa urlò dal dolore, mentre del sangue cominciò ad uscire dal suo arto amputato mente questo, ancora in mano a Ryo, tornò dalla sua forma di spada alla sua forma normale. Ryo buttò via l’arto con nonchalance, mentre Ishikawa combatte contro il dolore per usare la sua altra mano-spada per colpire il nemico… riuscendo stavolta a colpirlo al petto.

Si lasciò scappare un sorriso di vittoria… che sparì subito quando vide che la sua mano-spada aveva a malapena infilzato il petto dell’avversario il quale, con tranquillità, prese il braccio dell’avversario e tirò fuori quel poco della mano-spada che lo aveva infilzato al petto.

La piccola ferita di Ryo non sanguinava affatto e, per lo shock di Ishikawa, si rigenerò. Ryo sorrise in maniera beffarda dicendo “Cero che sei proprio debole… non abbiamo sentito minimamente niente” e detto questo spezzò l’altro braccio di Ishikawa.

Quest’ultimo urlò, mentre la sua mano-spada tornava normale… con una mano strappata e un braccio rotto, non si sarebbe potuto difendere. 

Ryo si rialzò, prendendo Ishikawa per la cottola e alzando in aria osservandolo da capo a piedi. “Mmmm” pensò Ryo “Che cosa dovremmo farne di te?” “Mangiamogli la testa!” Disse la voce del suo Altro nella sua testa. I grossi occhi bianchi di Ryo si spalancarono, scioccato da quella proposta. “C-che cosa?!” Disse Ryo mentre Ishikawa guardava confuso, chiedendosi con chi stesse parlando. 

“Ma… ma non possiamo…” “Dopo che gli abbiamo staccato una mano e rotto il braccio mangiargli la testa per te è oltrepassare il limite?” disse sarcasticamente l’Altro “Non volevi essere un eroe? Uccidere Villains e criminali per creare un posto migliore per gli innocenti?” “Cero che lo voglio!” Sbottò Ryo “Ma perché ucciderlo col mangiargli la testa?” “M-mangiarmi… la testa?!” Disse terrorizzato Ishikawa.

“Vedi Ryo… la mia razza deve cibarsi di una determinata sostanza in modo da rigenerare la mazza che perdiamo: questa sostanza è la fenetilammina… che si trova nel cervello degli umani” spiegò l’Altro a Ryo. Quest’ultimo ci pensò un secondo per poi dire “Fenetilammina… è per questo che dobbiamo mangiare la testa di questa feccia?” “E degli altri Villain e criminali che in futuro avranno la sfortuna di incontrarci. Comunque sì, è per questo che dobbiamo mangiargli la testa. Così non solo potrò avere nutrimento per riformare la massa che perdo, ma allo stesso tempo potremo uccidere i Villains e i criminali che infestano questo mondo e minacciano le vite degli innocenti. Due piccioni con una fava come dite voi umani”. 

Ryo rimase in silenzio per qualche secondo… se si fosse unito al suo Altro tempo prima avrebbe certamente rifiutato l’idea di uccidere Villains col divorar loro le teste. Ma ora, dopo tutto ciò che aveva passato, l’idea gli pareva molto… allettante.

Ryo sorrise sinistramente e disse “Mi piace come ragioni. Facciamolo!” “Sono felice che siamo potuti arrivare ad un compromesso” gli rispose l’Altro. Ryo spalancò le sue enormi fauci piene di zanne, mentre Ishikawa cominciò ad agitarsi cercano di liberarsi.

“T-ti prego.. ti prego no!” Pregò Ishikawa “Non uccidermi! Ti prego! Farò qualunque cosa vorrai! Qualunque…” ma non finì di parlare che Ryo chiuse le sue fauci intorno alla sua testa, staccandogliela di netto e mangiandolo in un solo boccone con un sonoro CHOMP.

Nel mentre tutto ciò stava accadendo, Okomura corse direttamente verso la sala principale di quella base dove il resto dei suoi compagni si trovavano. La paura lo fece correre più velocemente di quanto avesse mai corso, e in un attimo si ritrovò nella sala principale.

“RAGAZZI!” Urlò, la paura ben presente nella sua voce. I suoi compagni erano occupati a parlare tra loro e non appena lo sentirono entrare e gridare lo guardarono straniti. 

“Che diavolo succede Okomura?” Chiese un compagno avvicinandosi al biondo. “Un… un intruso…” rispose Okomura “Un intruso è entrato nella base e… e a attaccato me e Ishikawa!” “Un intruso?” Disse un altro compagno “Un eroe? Ci hanno trovati?!” “N-no… non era un eroe… uno come quello… NON può essere un eroe!” Rispose Okomura guardando verso la porta da cui era entrato. “Non era un eroe? Chi era allora? E dov’è Ishikawa?!” Chiese un altro. 

“Era… era un mostro” rispose Okomura “Aveva un aspetto mostruoso e… e…” si bloccò per un attimo. Cosa poteva dire riguardo Ishikawa? Non poteva certo dire che lo aveva spinto contro quel mostro in modo da potersi salvare la pelle. Quindi si inventò immediatamente una scusa.

“E Ishikawa è rimasto indietro ad affrontare quel mostro in modo da darmi il tempo di venire ad avvertirvi” mentì Okomura. D’un tratto un rumore fece voltare tutti verso la porta da cui Okomura era entrato: erano le urla di Ishikawa, che pregava e chiedeva pietà. Poi… un disgustoso rumore, simile a carne che veniva strappato e mangiato si fece strada per le orecchie di tutti i presenti. E poi il silenzio. Ishikawa non si sentiva più.

I presenti indietreggiarono spaventati, Okomura più di tutti. Alcuni tirarono fuori le armi, altri attivarono i loro Quirk pronti al combattimento mentre passi pesanti provenienti dal corridoio che portava alla sala principale cominciarono a farsi sempre più vicini.

D’un tratto qualcosa, proveniente dal corridoio, fu lanciata dentro la sala dinnanzi al gruppo di criminali: era un copro senza testa. Il corpo senza testa di Ishikawa, come se fosse stata strappata via… con un morso. Il terrore cominciò a farsi strada tra i membri del gruppo ed essi reagirono in maniera diversa: c’era chi si tenne la bocca per urlare, chi vomitò al suolo o chi urlò direttamente.

“Lo vedete il corpo del vostro compare?” Disse la voce di Ryo proveniente dal corridoio. I presenti spostarono immediatamente lo sguardo verso la porta, vedendo un ombra enorme avvicinarsi ad essa. “Bene. Sappiate che presto tutti voi… farete la sua stessa fine” disse Ryo entrando finalmente nella sala,, mentre tutti lo osservavano impietriti dal terrore. Un sorriso terrificante apparve sul suo volto, mentre si leccava le zanne con la sua lingua. “Voi… siete i prossimi”.

Questa frase sembrò tirar fuori i presenti dal loro terrore. Okomura, infatti, urlò “C-che cosa stiamo aspettando?! Facciamo fuoco!”. E cosi fecero. Quelli senza Quirk o con Quirk non andati al combattimento a distanza cominciarono a sparare, seguiti a ruota da alcuni che possedeva Quirk che permettevano loro di sparare pallottole dalle dita come se fossero pistole o persino generare lame dalle dita e spararle come proiettili. Ma il tutto era invano: le pallottole andavano ad impattarsi contro il copro di Ryo, senza fargli niente e senza lasciargli alcun segno. 

Ryo sorrise malignamente, divertito da questa futile offensiva. “È divertente vedervi tentare di farci male” disse Ryo “Ma credo che ora tocchi a noi”. Puntò le sue mani contro i lucernari sul soffitto… e da esse sparò dei tentacoli che distrussero i lucernari facendo cadere la sala centrale nella più completa oscurità. I presenti gridarono spaventati, non riuscendo più a vedere nulla.

“Itou!” Gridò Okomura ad uno dei suoi compagni “Usa il tuo Quirk! Trova quel mostro bastardo e dicci dov’è!” “S-subito” rispose Itou. 

Il suo Quirk, Night Vision, gli permetteva di vedere nessun problema al buio e veniva sempre usato nelle operazioni di rapimento in luoghi fin troppo oscuri per i suoi compagni di andare da soli. Attivato il suo Quirk, cominciò a guardarsi intorno con paura e nervosismo. Spostò gli occhi e la testa ovunque cercando di individuare Ryo e avvertire i suoi compagni ma… non lo trovava da nessuna parte.

Un rumore sopra la sua testa lo spinse ad alzare lo sguardo, e fatto ciò non potè non sbarrare gli occhi: attaccato al muro come un ragno vi era Ryo, che osservava i suoi nemici come un falco che osserva la sua preda dall’alto. “Itou dov’è?! Dov’è quel bastardo?!” “è… è” tentò di dire Itou, la paura che gli impediva di finire la frase. “È dove maledizione?!” “È sopra di…”.

Itou riuscì finalmente a ritrovare la voce, ma non riuscì a finire la frase perché un tentacolo sparato da Ryo che lo tirò verso di lui. Lo prese per il collo, e con la mano libera gli fece segno di far silenzio con un sorriso terrificante dipinto sul volto.

Nonostante Itou non avesse finito la frase, i suoi compagni capirono immediatamente cosa stesse per dire. Furono pronti ad attaccare Ryo sul soffitto ma si bloccarono quando sentirono un altro rumore… il rumore di carne che veniva strappata e mangiata.

Ryo aveva divorato la testa di Itou e, fatto ciò, lo gettò via facendo cadere rovinosamente al suolo il corpo del criminale. “S-sparate maledizione! Sparate!” Urlò Okomura ai compagni, che iniziarono a sparare verso il soffitto per colpire Ryo nonostante non riuscissero a vedere niente. 

Ryo saltò via dal soffitto atterrando vicino ad un criminale prendendo per il collo e lanciando contro il muro così forte da spezzargli l’osso del collo. Grazie al suo Altro riusciva anche a orientarsi tranquillamente nel buio… sarebbe stata una passeggiata. “Diteci dove tenete i bambini che avete rapito e che tenete prigionieri” disse Ryo “E forse risparmieremo quelli che saranno tanto gentili da dircelo” “V-a all’inferno mostro!” Urlò un altro criminale, generando dalle mani una piccola sfera quasi trasparente e che sembrava che si muovesse, come piccole onde del mare.

Il criminale lanciò la sfera contro Ryo che non provò nemmeno a schivarla, sicuro della sua resistenza. La sfera lo colpì in pieno… e per la prima volta da quando aveva il suo Altro addosso, Ryo sentì dolore.

“UGH!” Disse lui indietreggiando, mentre piccoli tentacoli spuntarono sul suo corpo. Ryo sentì chiaramente che anche il suo Altro lanciò un grugnito di dolore dopo esser stato colpito. Istintivamente Ryo saltò sul muro, approfittando del fatto che i suoi avversari non riuscivano a vedere a causa del buio, per potersi riprendere dal quel piccolo attacco. Non era stato terribilmente doloroso… ma aveva fatto un pò male… com’era possibile?

“Quel tizio…”  disse il suo Altro nella sua testa “Ci ha lanciato contro una sfera formata da onde sonore” “Onde sonore?” Chiese mentalmente Ryo. “Sì. La mia razza, che tu ci creda o no, ha varie debolezze. Le due più pericolose sono le onde sonore forti e il fuoco. Le onde sonore e il fuoco… possono separare un Klyntar dal suo ospite se sono abbastanza forti, o addirittura uccidere il Klyntar stesso” spiegò l’Altro “Il Quirk di quel tizio è probabilmente quello di creare piccole sfere formate da onde sonore e lanciarle. Non sono onde sonore abbastanza forti da separarci, ma abbastanza da essere una seccatura” “Capisco” rispose mentalmente Ryo “Una sola sfera di quel tizio può essere un fastidio… ma più di una sfera lanciata allo stesso tempo può essere una minaccia”.

Ryo spostò lo sguardo verso il criminale che lo aveva colpito e che ora lo stava cercando con lo sguardo nonostante il buio. Un espressione predatoria si venne a formare sul volto mostruoso di Ryo. “Dobbiamo ucciderlo immediatamente” pensarono allo stesso tempo Ryo e l’Altro.

Ryo si lanciò immediatamente contro il nemico, atterrandolo immediatamente e facendolo urlare per il panico. I compagni del criminale si voltarono verso il punto in cui sentirono l’impatto e l’urlo, ed iniziarono a sparare sperando di colpire Ryo nonostante il buio. 

Riuscirono a colpirlo ma, ovviamente, i proiettili non gli fecero un bel niente. Ignorando quei futili attacchi, Ryo si concentrò sulla sua prossima vittima. “Sai…” disse Ryo, facendo rabbrividire dalla paura il criminale sotto di lui. “Tra tutti quelli qui in mezzo… tu sei l’unico che è riuscito a farci qualcosa” continuò mente circondava le mani del nemico con le sue decisamente più grosse “Crediamo che tu ti meriti un trattamento speciale per ciò”. E detto ciò schiacciò le mani del criminali con le sue, spaccandogliele. 

“AHHHHHHHHH” urlò l’uomo mentre i compagni, nonostante l’assenza di luce, guardarono verso il punto da cui proveniva l’urlo con espressioni terrorizzate. Iniziarono immediatamente a sparare verso il punto in cui pensavano si trovasse Ryo, sperando di liberare il compagno. Ma anche stavolta, i proiettili andarono ad impattarsi contro la schiena di Ryo senza fargli nulla.

D’un tratto, dalla schiena del mostro, spuntarono dei tentacoli neri che si lanciarono velocemente contro i criminali che non ebbero nemmeno il tempo di schivare. I tentacoli si attorcigliarono intorno ai corpi dei criminali, alzandoli in aria e lanciandoli violentemente in parti a caso della sala. 

Li lanciò contro contro i muri così forte da spezzar loro la schiena, o li sbatteva più di una volta al suolo creando delle pozzanghere del loro stesso sangue. I tentacoli avevano preso tutti i criminali rimanenti, massacrandoli… apparte Okomura che osservava il tutto terrorizzato. La sua mente gli diceva di correre, ma l suo corpo non poteva muoversi.

E mentre accadeva tutto ciò, Ryo continuava ad osservare divertito la faccia terrorizzata e piangente del criminale a cui aveva appena spaccato le mani. “Sai, per quanto sia divertente vederti in questo stato, dovremo ucciderti subito… c'è una persona speciale di cui ci dobbiamo occupare?”. 

E detto questo spalancò le fauci e, senza neanche dare il tempo al criminale di chiedere pietà, gli divorò la testa come i due precedenti. Si alzò in piedi, mentre i tentacoli che aveva usato fino a quel momento contro gli altri criminali ritornarono nella sua schiena, fino a scomparire del tutto.

Ryo si voltò per osservare l’ultimo criminale rimasto… Okomura che tremava visibilmente dalla paura. Ryo non potè trattenere un sorriso divertito: fino a quasi un ora prima lo guardava con superiorità dopo avergli sparato due volte… e ora era lì, a tremare come un bambino. Esilarante.

Ryo saltò sul soffitto e vi rimase attaccato, osservando Okomura che si guardava intorno nel buio puntando la pistola ovunque. “Ti abbiamo lasciato per ultimo apposta, sai?” Parlò finalmente Ryo. Okomura cominciò a sporre immediatamente al soffitto, sentendo la voce di Ryo provenire da lì. Ryo schivò i proiettili, nonostante sapesse che non potessero fargli niente, e continuò a parlare “Non ci riconosci Okomura, ma sai che ci siamo già incontrati. Ti abbiamo lasciato per ultimo per questo: per mostrarti il vero terrore, farti tremare dalla paura e farti capire come noi ci siamo sentiti… come i bambini che tu e i tuoi compagni avete rapito si sono sentiti”.

“Z-zitto!” Urlò Okomura cercando di suonare intimidatorio, solo per suonare spaventato “N-non ho paura! C-capito?! Non ho affatto paura di te!”. Si aspettò una risposta, una rista derisoria… ma nulla. Okomura sentì solo silenzio ed intorno a lui c’era solo buio. Mentre con una mano teneva dinnanzi a sé la pistola, con l’altra presa una torcia dai pantaloni e l’accese. Non l’aveva usata immediatamente quando le luci erano andate distrutte dato che avevano ancora Itou col suo Night Vision… ma ora era solo, l’unico sopravvissuto e aveva bisogno di vedere dove si trovava quel mostro che li aveva attaccati e massacrati.

Cominciò a illuminare tutto intorno a sé, cercando di individuare Ryo. Ma nulla: intorno a sé vedeva solo i cadaveri dei suoi compagni, ma non c’era alcuna traccia di Ryo. Cominciò ad indietreggiare verso un muro… finché non preso per il collo da dietro.

“Preso” sussurrò Ryo. Okomura voltò lo sguardo tremante, e vide il corpo di Ryo che da trasparente stava tornando normale. Si era mimetizzato col muro?! “Ti piace? È una delle molte abilità che possediamo” disse Ryo a Okomura con una nonchalance simile a quella che si avrebbe nel parlare con un vecchio amico. 

Ryo lanciò con forza Okomura al suolo, facendogli anche perdere la presa alla pistola. Il biondo provò a riprendere l’arma, ma essa fu presa da un tentacolo di Ryo che la tirò a sé. “Basta armi” disse lui mentre schiacciava la pistola con la sua sola mano, distruggendola mentre con un tentacolo prese la torcia caduta al suolo e se la puntò al volto, in modo che Okomura potesse vederlo per bene. “Ora parliamo”.

Lo prese nuovamente per il collo e lo alzò in piedi, in modo che potesse vederlo in faccia. Okomura fu costretto ad alzare lo sguardo per osservare il volto mostruoso di Ryo e, con voce tremante, ebbe finalmente la forza di chiedere “C-che cosa vuoi?!” “Lo abbiamo già detto prima piccoletto” rispose Ryo “I bambini che avete rapito… dove sono? Diccelo e, forse, ti lasceremo in vita” “C-come posso fidarmi della tua parola?!” “È questo il bello” rispose Ryo sogghignando “Non puoi. Non sai se ti lasceremo andare dopo che ci avrei detto quello che vogliamo o se ti uccideremo come abbiamo fatto col resto dei tuoi compagni… ma è una scommessa che sei pronto a prendere pur di sopravvivere, no?”.

Okomura deglutì. Aveva ragione. Non aveva certezza se lo avrebbe lasciato andare se gli avesse detto la verità… ma era pronto a tutto pur di sopravvivere. 

Deglutì nuovamente dicendo “Tu… riesci a vedere la buio no? In questa sala… c’è una porta… una porta che ti condurrà al pieno inferiore… lì… lì teniamo i bambini che abbiamo rapito” “A che scopo?” Chiese Ryo “A che scopo avete rapito questi bambini? Spiega!” Strinse un pò di più la presa intorno al collo di Okomura. 

Quest’ultimo mise le sue mani intorno alla mano decisamente più grande di Ryo, tossendo “Non lo so! Non lo so lo giuro! Nessuno di noi lo sapeva! Gli unici a saperlo sono il boss e i suoi secondi in comando! Non ci dicono mai il perché rapiamo i bambini! Lo giuro! Ti prego!” Ed iniziò a piangere, la paura ed il terrore accumulate fino ad ora che esplosero. Ryo si limitò a fissarlo per qualche secondo: sì, non stava mentendo. Troppo spaventato per farlo. 

“… molto bene allora” disse Ryo “Allora… dov’è il tuo capo?” “Non lo so! Non so neanche questo!” Continuò a piangere Okomura “Lui continua sempre a spostarsi di base in base! Potrebbe trovarsi in una base di Jaku City o potrebbe trovarsi da tutt’altra parte! Non lo so! Non lo so!” “Certo che per essere un membro di una temuta gang criminale piangi proprio come un bambino” rise Ryo. 

D’un tratto la sua faccia cominciò a contorcersi e a ritirarsi, trasformandosi in piccoli tentacoli neri… rivelando la sue vera faccia. “Chissà che vergogna nel sapere… che è stato proprio un ragazzino a terrorizzarti e a farti piangere così?” Disse ironicamente, la sua voce tornata normale. Okomura sbarrò gli occhi, riconoscendolo immediatamente. “T-tu… sei…” “Il ‘bastardello a cui hai sparato due volte’? Proprio io” rispose Ryo sorridendo in modo strafottente “Avresti dovuto fare come ha detto Ishikawa… avresti dovuto finire il lavoro” e detto questo, i tentacoli intorno al suo volto cominciarono a ricoprirglielo tornando a formare il volto mostruoso che aveva avuto fino a qualche momento prima. 

Okomura non poteva crederci: questo mostro che aveva causato tutto questo… era il ragazzino impotente a cui aveva sparato neanche un ora prima?! Con voce tremante non potè non chiedere “C-chi diavolo sei tu?”.

Ryo si bloccò. Chi era? Dopo stanotte… avrebbe avuto bisogno di un nome. Un nome da eroe. Ma non ci aveva affatto pensato. Come poteva chiamarsi? D’un tratto si ricordò: tutti gli insulti, tutti i pugni, tutte le parole cattive di Bakugo. Tutto il veleno che c’era dietro di essi, tutto quel veleno che gli faceva male… che gli ricordava che era senza Quirk, che era senza poteri… fino ad adesso. Adesso aveva il suo Altro… e con lui… sarebbe stato il veleno che avrebbe portato giustizia sui malvagi… e vendetta su Katsuki Bakugo. Sì, ecco chi sarebbe stato, quale sarebbe stato il suo nome da adesso in poi.

Ryo sorrise e, con la sua voce tornata ad essere a due toni, disse “Noi… siamo Venom”.

Lasciò andare Okomura che cadde al suolo tenendosi il collo. Pensndo che questo fosse il segno della pietà di Ryo… no, Venom… si alzò in piedi e cominciò a correre verso l’uscita. Aprì la porta, e lacrime di gioia cominciarono a scendere dai suoi occhi, la libertà da quell’incubo e quel massacro finalmente a portata di mano… ma dovete ricredersi quando un tentacolo lo prese per il collo, e lo trascino nuovamente tra le mani di Venom.

“NO! A-avevi promesso! Avevi promesso!” Ricominciò a piangere Okomura. “Che possiamo dire?” Sghignazzò Venom “Ci abbiamo ripensato”.

Detto questo, spalancò le fauci e le chiuse intorno alla testa di Okomura divorandogliela immediatamente. Buttò al suolo il cadavere senza testa dell’ultimo criminale e osservò soddisfatto il massacro intorno a lui. “Non male come prima volta da eroe” disse il suo Altro. “Puoi ben dirlo” rispose Venom per poi inginocchiarsi vicino al corpo di Okomura e iniziare a cercare qualcosa che si trovasse addosso a lui… trovadola: un telefono.

Nonostante le sue grosse mani, Venom riuscì a digitare il numero della polizia mentre il suo Altro chiedeva “Che stai facendo ora?” “Chiamo la polizia ovvio. Si occuperanno loro di potare i bambini alle loro case una volta che li avremo liberati” rispose Venom avvicinando il telefono al punto in cui doveva trovarsi l’orecchio.

“Polizia di Jaku City, come posso aiutarvi?” Chiese una voce all’altro capo della linea. “Potete rintracciare questa chiamata vero?” Chiese Venom. La sua doppia voce sembrò prendere di sorpresa la persona che aveva risposto alla chiamata, dato che ci mise qualche secondo a rispondere “Uh…. Sì, possiamo rintracciare questa chiamata. Perché lo chiede?” “Bene. Rintracciate questa chiamata e venite al luogo in cui vi stiamo chiamando” “Stiamo? Non è da solo? Chi è successo?” “Siamo in una base della gang del Dagon Nero. Ci siamo occupati dei membri che si trovavano qui dentro. Ora porteremo i bambini fuori da qui e, nel mentre faremo ciò, voi avrete già rintracciato la chiamata e sarete qui” “C-cosa? Rallenti un secondo! La gang del Dragone Nero? Bambini rapiti? È un eroe per caso?!” “Eh… una specie” rispose Venom, non riuscendo nascondere una risata “Solo un avvertimento… lo spettacolo che troverete qui non sarà uno dei più piacevoli. È meglio che portiate agenti dallo stomaco forte” “C-cosa?! Sei… un vigilante?!” “Che differenza c’è tra un vigilante e un eroe?” Chiese ironicamente Venom “Non sono la stessa cosa ma visti da punti di vista diversi? Rintracciate la chiamate e venite a prendere i bambini. Addio” “No aspe…” ma Venom non gli diede neanche il tempo di continuare che chiuse la chiamata. Fatto ciò si diresse verso la porta che portava al piano inferiore.

Nel mentre, nel piano di sotto, i bambini prigionieri erano rinchiusi dentro una grossa cella chiusa da forti sbarre di ferro. Erano una quindicina i totale, contando Takuya… e fino ad ora avevano sentito tutto ciò che stava succedendo di sopra. Gli spari, le urla e poi… il silenzio. Che era successo?

“S-secondo voi” disse uno dei bambini “era un eroe? S-sono venuti a salvarci finalmente?” “M-ma perché ora c’è solo silenzio?” Chiese una bambina “C’è troppo silenzio ora!”. Takuya non sapeva cosa dire: si era risvegliato in questa cella dopo esser stato colpito alla testa ed era entrato immediatamente nel panico. Poi ci furono torri quei rumori al piano di sopra, dandogli la piccola speranza che qualcuno fosse venuto a salvarli… ma ora che era caduto il più totale silenzio, non poteva non essere spaventato.

D’un tratto dei rumori provenienti dalla porta della stanza attirarono l’attenzione dei piccoli prigionieri: rumori di passi. Passi che stavano scendendo le scale e si stavano dirigendo dritto  verso la porta. Chi poteva essere? L’eroe che era venuto a salvarli? O dei criminali che li aveva rapiti, sceso solo per dire loro che il loro salvatore era morto e che sarebbero rimasti rinchiusi per sempre?

La porta si aprì e tutti i bambini non poterono non sussultare nel vedere chi entrò: un essere incredibilmente grosso e col corpo nero e attraversato da vene bianche, con una grossa bocca e due grossi occhi bianchi sul volto. “Non abbiate paura bambini” disse Venom “Perché? Perché noi siamo qui!”.

“C-chi sei tu?” Disse Takuya. Non era spaventato, nonostante l’aspetto decisamente mostruoso dell’essere che era appena entrato. Infatti pareva più curioso. “Noi siamo Venom” rispose Venom con tono dolce e rassicurante nella sua doppia voce “E siamo qui per salvarvi”. “Siamo?” Chiese confusa una bambina. “Sei un eroe?” Chiese sempre Takuya. 

Venom sorrise mostrando le sue zanne, e nonostante alcuni bambini sembrarono farsi prendere di sorpresa da ciò, Takuya non sembrò rimanere affatto spaventato. “Eh. Puoi ben dirlo” “Come ci farà uscire di qui signor Venom?” Chiese uno dei bambini mentre Venom prese le sbarre con le sue mani. “Adesso vedrete” disse e con estrema facilità stacco tutte le sbarre con un solo movimento.

I bambini guardarono stupiti quella dimostrazione di forza, mentre Venom cominciò ad incamminarsi verso la porta dicendo “Seguiteci. Vi porteremo fuori di qui”. I bambini uscirono immediatamente da quella che fu la loro cella, con Takuya in prima fila, e seguirono a ruota Venom che stava salendo le scale.

Si ritrovarono nella sala principale ricoperta nel buio più totale, e i bambini sei guardarono intorno. “Dove… dove sono gli uomini che ci hanno rapito?” Chiese Takuya. “Oh non preoccuparti. Ci siamo occupati noi di loro” rispose Venom per poi prendere la piccola mano di Takuya con la sua più grossa. Il bambino sobbalzò per un secondo mentre Venom diceva “Tenetevi tutti per mano e seguiteci fino all’uscita. Vi guideremo noi nel buio”.

E così fecero. Venom giudò i bambini fuori dall’edificio facendo ovviamente attenzione a non sbattere contro uno dei corpi che i bambini non potevano vedere a causa del buio. Una volta fuori dalla struttura, Venom chiuse la porta e guardò tutti i bambini dicendo “Restate qui. La polizia sta arrivando e vi porterà al sicuro” “E lei non rimane?” Chiese Takuya.

Venom abbassò lo sguardo verso Takuya e gli accarezzò la testa”Non credo che gradirebbero la nostra presenza” “Ma lei è un eroe!” Disse Takuya. “Già!” Disse un altro dei bambini “ci ha salvati tutti! Perché non dovrebbe piacere alla polizia?” “Ci sono eroi che non sono così benvoluti come gli altri, piccolo” disse Venom “Per questo non possiamo stare qui quando arriverà la polizia”.

Come se fosse stati evocati, rumori di sirene che si stavano avvicinando attirarono l’attenzione dei presenti. “Ah, parli del diavolo e spuntano le corna” disse Venom per poi guardare i bambini dinnanzi a sé “Ora dobbiamo andare. Ma ricordate di non avere più paura. Perché da adesso…” si mise in posizione per saltare via “Jaku City e i suoi abitanti innocenti sono sotto la nostra protezione!” E saltò via.

Atterrò su un tetto di un palazzo lì vicino e si voltò per vedere le auto della polizia arrivare. Erano addirittura sette e da esse sceso i poliziotti. Alcuni si avvicinarono ai bambini ed altri entrarono nella struttura con le armi e le torce in mano. “Speriamo che abbiano seguito il nostro consiglio e che abbiano mandato poliziotti dallo stomaco forte” pensò divertito Venom, mentre il suo Altro sghignazzava. Vide Takuya puntare lo sguardo verso il punto in cui era atterrato e uno dei poliziotti seguì il suo sguardo. Ma prima che il poliziotto potesse posare gli occhi su di lui, se ne era già andato, sparito nell’oscurità. Sarebbe andato al F.E.A.S.T. il mattino dopo per vedere come stava Takuya. 

Il mattino dopo…

Ryo, nei suoi abiti civili, stava camminando verso il F.E.A.S.T. proprio come si era ripromesso la notte prima. Si guardava intorno, vedendo la gente camminare e parlare tra loro… riguardo ciò che era accaduto la notte prima.

“Siamo già diventati famosi, eh Ryo?” “Ci credo” rispose mentalmente Ryo “Un massacro di criminale del genere non si era mai visto. Era ovvio che sarebbe stato sulla bocca di tutti. Beh, saremo nelle loro bocche anche nei mesi a venire… perché questo è solo l’inizio”.

Arrivò dinnanzi alla grossa struttura del F.E.A.S.T. e non appena vi entrò, vide i vari senzatetto che venivano aiutati da coloro che lavoravano lì o che si aiutavano vicenda con varie faccende. Si guardò intorno alla ricerca di Takuya. Dove…?

“RYO!”. Una voce ben conosciuta attirò l’attenzione del ragazzo dai capelli viola che guardò dinnanzi a sé. Takuya stava correndo verso di lui e, non appena gli fu vicino, gli saltò addosso abbracciandolo. “Takuya!” Disse Ryo, cercando di suonare il più preoccupato possibile “Stai bene?! Ho sentito ciò che è successo alla TV! Ero così preoccupato che sono subito corso qui!” Disse Ryo staccandosi dall’abbraccio e facendo scendere a terra il bambino.

“Wow, se non fossi arrivato sulla Terra tu avresti dovuto certamente diventare un attore Ryo” disse il suo altro, e Ryo dovette trattenere una risata. “Sì… io sto bene, e così gli altri bambini” rispose Takuya sorridendo a Ryo. “È anche vero quello che dicono le TV e i giornali? Che siete stati salvati da un vigilante?” Chiese Ryo continuando a fare finta di non sapere nulla. “Non chiamarlo così Ryo” disse Takuya, quasi offeso “era un eroe! Solo perché non ha una licenza non significa che non sia un eroe! Il suo nome era Venom e ci ha salvati tutti da quegli uomini cattivi prima che potessero farci qualcosa di brutto”.

Ryo dovette ammettere di sentirsi quasi toccato dalle parole di Takuya: non lo considerava un vigilante come tutti gli altri?

“Non lo consideri un vigilante?” Chiese Ryo. Takuya scosse la testa dicendo “Assolutamente no! È un eroe, Ryo! Tutti i bambini che ha salvato lo pensano! Ha fatto qualcosa di buono, qualcosa che qualunque eroe avrebbe fatto! Una licenza non fa l’eroe sai?”. Ryo si ritrovò sinceramente dalle parole del bambino, e persino il suo Altro rimase impressionante. “Parole molto sagge per la sua giovane età” disse l’Altro, mentre Ryo si limitò ad annuire mentalmente.

Mise una mano sulla testa di Takuya e gliela accarezzò “Sono felice che tu stia bene scricciolo, davvero. E sto felice che quell’eroe… Venom… ti abbia salvato prima che quegli uomini ti facessero qualcosa” disse per poi fare dietrofront e iniziare a dirigersi verso l’uscita. Nel mentre Takuya si mise una mano in testa, un espressione pensosa dipinta sul suo volto. Il modo in cui la testa gli era stata accarezzata… gli aveva ricordato come Venom gliela aveva accarezzata la notte prima quando aveva salvato lui e gli altri bambini.

Ryo nel mentre stava cambiando in mezzo alla strada, un sorriso soddisfatto dipinto sul volto. “Le parole di Takuya sono significate molto” pensò “Pensavo che sarebbe stato spaventato ma invece… ha dimostrato gratitudine verso di noi, considerandoci eroi” “Il piccoletto ha buoni gusti in fatto di eroi, non c’è che dire” disse l’Altro facendo sghignazzare Ryo.

Si fermò dinnanzi a un negozio per osservarsi intorno: vide le persone intorno a lui passeggiare tranquille, che parlavano e ridevano tra loro. Tutta questa pace, questa felicità che le persone intorno a lui provavano… messe in pericolo da criminali e Villains senza scrupoli che erano pronti a tutto per raggiungere i loro scopi… come rapire bambini innocenti e fare chissà che cosa con loro, proprio come è successo con Takuya.

Guardò verso la vetrata del negozio per osservare la sua immagine, ma il suo riflesso non mostrava il suo aspetto normale ma quello che aveva quando era trasformato in Venom. Non rimase affatto spaventato o sorpreso da ciò ma anzi, sorrise e il riflesso copiò l’azione.

“Abbiamo promesso che ci saremmo vendicati d Bakugo” pensò Ryo “Ma prima di fare ciò… dovremo pensare ai criminali di questa città. Liberarla dal loro male, e fare in modo che i suoi abitanti innocenti possano vivere tranquilli senza temere un attacco da Villains e criminali” “Sono d’accordo Ryo” rispose il suo Altro. 

Il sorriso di Ryo si allargò e lo stesso fece il suo riflesso mostruoso “Insieme ripuliremo Jaku City dal male e proteggeremo gli innocenti da esso… e chiunque oserà far male a loro ne risponderà a… Venom!”.

 

 

N.D.A.: ed ecco che si conclude la quarta e ultima parte di Ryo Honda Origin. È stato davvero divertente e stimolante scrivere questa origine a quattro parti, soprattutto quest’ultima parte. Dal prossimo capitolo si tornerà nel presente a vedere cosa accadrà a Ryo e al suo Altro ora che sono separati e le conseguenze della loro separazione.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15: Colpa ***


Capitolo 15: Colpa

“Da quel giorno” disse Ryo “Io e il mio Altro cominciammo a proteggere Jaku City e i suoi abitanti da Villain e criminali. Facevamo in modo che non osassero più fare del male agli innocenti… permanentemente”. L’ultima parte fece rabbrividire Midoriya e Naomasa, mentre Bakugo si limitava ad avere uno sguardo cupo.

“Nel mentre continuavamo a cercare il capo della gang del Dragone Nero, in modo da poter finalmente smantellare la sua gang con la sua morte… ma come aveva detto Okomura… trovarlo era impossibile. Si spostava di continuo, e riuscivo a trovare solamente altre basi con i suoi sgherri… non che fosse un problema per noi disfarci di loro. Col tempo abbiamo ripulito l’intera Jaku City da Villain e criminali… quelli rimasti erano così spaventati da noi che hanno deciso di fuggire chissà dove o cercarsi un altra carriera” Ryo rise per un secondo alla sua battuta, anche se i tre dall’altra parte della vetrata non la trovavano affatto divertente… se non disturbante.

Naomasa guardò Ryo per qualche secondo, per poi dire “Quei criminali… quei Villains che hai ucciso in questi mesi… non provi alcun rimorso nell’averli uccisi?”. Ryo abbaiò ad una mezza risata, quasi come se avesse appena sentito una battuta estremamente divertente, e disse “Sentirmi in colpa? E per cosa? Per aver ucciso della feccia? Ma neanche per idea!” “Ryo le persone che hai ucciso erano dei villain, ma non meritavano di morire!” Disse Midoriya, gli occhi spalancati dallo shock per l’indifferenza che il suo amico dimostrava nell’ammettere di non sentirsi in colpa per le uccisioni che aveva commesso.

“Non meritavano di morire?” Ripetè Ryo, per poi urlare “Erano Villains Midoriya! La feccia della società, dell’umanità! Gli altri Heroes li catturano e li portano in prigione, ma poi che accade? Accade che possono scappare, trovare un modo per evadere e continuare a fare del male agli innocenti!”.

Midoriya guardava scioccato Ryo dopo che aveva urlato quelle parole. Il ragazzo dai capelli viola, con uno sguardo serio disse “Gli Heroes colpiscono i Villain ma loro si rialzano sempre in piedi. Noi invece? Li colpivamo in modo che restassero a terra!” “Ma ti senti quando parli?” Sbottò Naomasa “Hai ucciso moltissime persone! Erano Villain, ma dovevano essere arrestati e portati alla giustizia…. E non essere barbaramente uccisi!” “Eppure… io e il mio Altro siamo riusciti a ripulire Jaku City da ogni pericolo” ribatte Ryo.

Naomasa dirignò i denti: Ryo era totalmente convinto della sua idea che i Villain e i criminali meritassero di essere uccisi! La cosa scioccò Midoriya e fece apparire un espressione scura sul volto di Bakugo. 

“Dopo aver finito di ripulire Jaku City… eravamo finalmente pronti per la prossima fase” puntò il suo sguardo verso Bakugo, uno sguardo torvo che fu ricambiato immediatamente dal biondo “Avere la nostra vendetta su di te, Bakugo!”.

“Partimmo due giorni fa e arrivammo qui, a Musutafu ed il resto… è storia” concluse Ryo allargando le braccia “Abbiamo ucciso la Gang Chikara che stava provando ad uccidere la famiglia di Uraraka e, il giorno dopo, abbiamo tentato di uccidere Bakugo… fallendo e venendo separati”. L’ultima parte la disse con.. tristezza, lo sguardo che si abbassava ed un espressione distrutta che si dipinse immediatamente sul suo volto.

La cosa non sfuggì ai tre oltre la vetrata, che osservarono l’espressione triste e distrutta di Ryo. Naomasa disse “Cos’è quella faccia? Non dirmi che ti stai pentendo di ciò che hai fatto perché ora sei in prigione?” “Certo che no!” Sbottò Ryo, rialzando lo sguardo “Non sono affatto pentito! Non sono affatto triste per ciò che ho fatto o perché sono in prigione… mi sento… mi sento…” si portò una mano al petto, stringendo la sua maglia da prigioniero “… mi sento vuoto”.

La risposta fece inarcare i sopraccigli dei tre. “Vuoto?” Ripetè Bakugo “Di che diavolo stai parlando ora Honda?”. Gli occhi di Ryo furono illuminati da un luccichio furibondo mentre spostava lo sguardo verso Bakugo. Con denti stretti, Ryo disse “Il mio Altro! È stato insieme a me per tutti questi mesi… per così tanto… che ora senza di lui, senza sentire la sua voce, senza la sua presenza… mi sento del tutto vuoto”.

Ryo strinse entrambe le mani al petto “Mi parlava sempre… IO gli parlavo sempre… con lui… cn lui… mi sentivo completo! Ed ora senza di lui mi sento… vuoto! Privo della mia metà! ”. Abbassò nuovamente lo sguardo, mentre il suo respiro cominciò a farsi affannoso e la sua pelle cominciò a farsi pallida, facendo preoccupare Midoriya, Naomasa e, a tratti, persino Bakugo. “R-Ryo! Stai bene?!” Disse il ragazzo dai capelli verdi mentre Naomasa si limitò a pensare “Sta avendo un attacco di panico…”.

Le guardie, nel mentre, stavano osservando il tutto dalla loro sala di osservazione. Avevano ascoltato tutto l’interrogatorio di Ryo, venendo anche a scoprire della natura aliena del simbionte. Ciò li aveva lasciati ovviamente scioccati, e capirono immediatamente che la cosa non sarebbe mai dovuta venire fuori. Si ripromisero che avrebbero mantenuto il segreto fino alla loro morte. Fu quando Ryo cominciò a respirare pesantemente che gli schermi dei loro computer mostrarono le onde celebrali di Ryo alzarsi alle stelle. Nella sala interrogatori non solo vi erano telecamere e microfoni per vedere e ascoltare gli interrogatori, ma anche dei computer speciali che permettevano loro di rilevare le onde celebrali dei prigionieri interrogati, in modo da capire ciò che stavano provando. E in quel preciso momento in cui videro le onde celebrali di Ryo alzarsi che arrivarono alla stessa conclusione di Naomasa. “Dobbiamo subito fermare l’interrogatorio!” Disse una delle guardie.

Ryo rialzò lo sguardo, mostrando gli occhi spalancati e le pupille che si erano fatte più piccole, sorprendendo i tre che lo stavano interrogando. Con respiro affannato disse “Non avete idea di come ci si senta! Senza il mio Altro… è come se non avessi più niente! È come se un organo importante mi fosse stato strappato, come se un membro della mia famiglia mi fosse stato portato via! Perché sì, il mio Altro era come una famiglia! Era la mia NUOVA famiglia!”.  Spostò lo sguardo verso Bakugo e nonostante l’aspetto miserabile che aveva adesso riuscì a lanciargli contro uno sguardo furioso “Avevo perso tutto a causa tua Bakugo! Ero solo! Ma grazie al mio Altro non solo ero riuscito finalmente ad avere il potere per fartela pagare… ma anche un amico… una nuova famiglia! Ma ora… di nuovo per causa tua Bakugo…” tolse le mani dal petto, e strinse i pugni così forte da rendersi le nocche bianche, mentre continuava ad osservare Bakugo con furia “HO PERSO DI NUOVO TUTTO… E SONO NUOVAMENTE SOLO!”.

Tirò un pugno contro la vetrata, prendendo di sorpresa i tre che si trovava dall’atra parte di essa. Fatto ciò Ryo ricominciò a parlare “Mi hai portato via di nuovo tutto Bakugo! Ma sappi questo…” la porta dietro Ryo si aprì, e da lì uscirono delle guardie che corsero immediatamente verso Ryo. Lo presero per le braccia e cominciarono trascinarlo via, ma nonostante ciò Ryo continuava a parlare diretto verso Bakugo “Essere in prigione… non mi fermerà! Troverò il modo di fuggire! Troverò il modo di riunirmi al mio Altro! E una volta che ci saremo riuniti…” si liberò dalla presa delle guardie e corse verso la vetrata, sbattendoci contro i pugni ed osservando Bakugo con uno sguardo furioso e animalesco che fu capace di far sbarrare gli occhi al biondo. “Una volta che ci saremo riuniti… verremo per te… E PER LA TUA TESTA!”.

“BASTA COSì HONDA!” Urlò una delle guardie pretendo nuovamente Ryo per le braccia insieme ai suoi compagni per trascinarlo via. Ryo non oppose resistenza, ma l’esser trascinato via non gli impedì di certo di continuare puntare il suo sguardo furibondo verso Bakugo. Una volta che lui e le guardie oltrepassarono la porta, essa si chiuse e Midoriya, Bakugo e Naomasa rimasero nel più totale silenzio. Dopo tutto ciò che avevano scoperto… non sapevano cosa dire.

Il ritorno verso la macchina di Naomasa avvenne nel più completo silenzio. Nessuno di loro osava aprir bocca, e quasi sentivano i loro stessi battiti per quanto erano silenziosi. Persino la via del ritorno fu totalmente silenziosa, nessuno che osava dire una parola riguardo ciò che avevano sentito uscire dalla bocca di Ryo fino a quel momento.

Nonostante neanche una solo parola fu dette, molte furono pensate. Infatti sia Midioriya, che Bakugo e persino il detective Naomasa erano occupati a pensare tra loro di ciò che era successo.

“Il ragazzo ha passato tutto questo sin da quando aveva cinque anni” pensò Naomasa, uno sguardo tra il serio e il dispiaciuto “Ma ciò non giustifica le sue azioni da vigilante e il tentato omicidio di Bakugo. Il ragazzo non è responsabile per la morte dei genitori di Honda e di tutto ciò che gli è accaduto dopo, ma Honda lo considera comunque colpevole. Il trauma di tutto ciò che gli è successo lo deve aver spinto a creare un capro espiatorio proprio in Bakugo”.

Midoriya guardava fuori dal finestrino della macchina, gli occhi pieni di tristezza. “Ryo…” pensò tristemente Midoriya “Se avessi saputo ciò che gli stava succedendo… cosa aveva perso… io e mia madre avremmo fatto tutto il possibile per aiutarlo, per rendere la sua vita migliore. E ora invece…dopo tutto ciò che passato…” abbassò lo sguardo “… è diventato un violento ed instabile vigilante. Inoltre dopo come ha raccontato il suo incontro con quel… simbionte, non ho potuto fare a meno di pensare al giorno in cui All Might mi disse che potevo essere un eroe e quando mi rese il suo successore” guardo verso la sua mano, stringendola in pugno “Non ho potuto non rivedermi in Ryo quando ha narrato quell’incontro e mi ha fatto pensare… sarei potuto diventare come lui se non avessi incontrato All Might? Sarei diventato anche io un vigilante… uno così violento per di più?”.

Ma quello che era invaso da molti più pensieri era certamente Bakugo: aveva il capo abbassato e uno sguardo cupo, i pugni stretti sulle ginocchia e la mente attraversata da miriadi di pensieri ed emozioni contrastanti. “Honda mi incolpa per ciò che gli è successo” pensò “Per TUTTO ciò che gli è successo. La morte dei suoi genitori, i dieci anni di inferno a quell’orfanotrofio… ma non può essere colpa mia… vero?”. I suoi pugni si fecero ancora più stretti, un senso di inquietudine che si fece strada nel suo corpo. “Ma… la sua famiglia si è trasferita proprio per cause mia. Per i miei atti di bullismo nei confronti di Honda. Se non avessi fatto ciò… lui e la sua famiglia non sarebbero stati costretti a trasferirsi, i suoi genitori non sarebbero morti e lui non avrebbe vissuto dieci anni in quell’orfanotrofio” strinse i denti al punto che era un miracolo che non si stessero rompendo “Maledizione… MALEDIZIONE! È davvero colpa mia? È davvero colpa mia se Honda ha sofferto così tanto ed è diventato un violento vigilante?!”. Midoriya notò immediatamente lo stato di Bakugo e, nonostante non potesse sentire i suoi pensieri, capì subito cosa stesse pensando e un espressione dispiaciuta apparì sul suo volto.

“Siamo arrivati”. La voce di Naomasa tirò fuori i due ragazzi dai loro pensieri. I due ragazzi spostarono i loro sguardi fuori dal finestrino per vedere che l’auto si era fermata dinnanzi ai dormitori. I due allora fecero per scendere ma furono fermati da Naomasa che disse “Riguardo ciò che abbiamo scoperto dall’interrogatorio con Honda… vorrei che teniate la maggior parte di essa segreta, sopratutto la natura aliena del suo simbionte. Cercate di capire… è per non causare il panico” “Certo detective” rispose Midoriya “Noi… manterremo il segreto”.

“Bene” annuì Naomasa scendendo dall’auto insieme ai due studenti “Io dovrò andare da Eraserhead per dire loro di ciò che abbiamo scoperto. A quest’ora lui sarà già in riunione con i vari Pro Heroes per dire loro ciò che sapevamo su Honda e il simbionte prima dell’interrogatorio”. Detto questo si diresse verso la scuola, mentre Midoriya e Bakugo si diressero verso il loro dormitorio. 

I due ragazzi rimasero in silenzio mentre camminavano, con Bakugo davanti e Midoriya dietro che osservava con preoccupazione l’amico. “Kacchan!” Disse Midoriya, attirando l’attenzione di Bakugo e facendolo fermare. Non si voltò, ma Midoriya capì che lo stava ascoltando. Tirò un sospiro e disse semplicemente “Non è colpa tua”.

Ci fu qualche attimo di silenzio, interrotto da Bakugo che disse semplicemente “Tch” per poi ricominciare a camminare verso il dormitorio seguito da Midoriya.

Durante il viaggio di Midoriya, Bakugo e Naomasa verso il Tartarus per interrogare Ryo, Nezu aveva indotto una riunione proprio come richiesto da Aizawa. Ci volle un pò prima che arrivassero tutti gli invitati, ma alla fine tutti si ritrovarono nella sala d’incontri. Gl invitati alla riunione erano Toshinori Yagi, Present Mic, Thirteen, Midnight, Vlad King, Snipe, Power Loader e Cementoss. Oltre ad essi vi erano anche alcuni membri della Commissione di Pubblica Sicurezza degli Eroi, invitati in modo che potessero poi riferire la situazione al resto degli Heroes. Tutti sedevano intorno al tavolo delle riunione, impazienti di sapere del motivo della riunione.

“Grazie per essere venuti” disse Nezu osservando i presenti “E chiedo scusa ai membri della Commissione per l’improvvisa chiamata. Ma ci sono stati degli sviluppi riguardo il misterioso potere di Ryo Honda… il vigilante di Jaku City conosciuto come Venom”. Il preside della prestigiosa scuola osservò i presenti per qualche altro secondo per poi continuare “In questo momento il detective Naomasa Tsukauchi insieme agli studenti Izuku Midoriya e Katsuki Bakugo si stanno dirigendo al Tartarsu, la prigione dove Honda è al momento imprigionato, in modo da fargli altre domande. Se siamo fortunati, torneranno prima della fine della riunione per farci sapere cos’altro hanno scoperto”.

Prese un sospiro: quando Aizawa gli aveva rivelato che l’essere che Honda indossava e che gli aveva donato quei poteri era in realtà un alieno quasi non poteva crederci. Ma con l’umanità che aveva sviluppato i Quirk e con lui, un animale, come preside di questa scuola non doveva più sorprendersi dell’inaspettato. Chissà come avrebbero reagito gli Heroes lì presenti e i membri della Commissione.

Spostò lo sguardo verso Aizawa dicendo “Mister Aizawa, se vuole…”. L’Hero annuì semplicemente, per poi iniziare a parlare “Stamattina io e il detective Tsukauchi siamo andati ai laboratori di Hideki Hirano, dove abbiamo portato la creatura fusa con Honda una volta che li abbiamo separati. Hirano ha studiato la creatura durante la notte in modo da poter scoprire la sua origine” “E dunque? Siete riusciti a capire di cosa si tratti e di chi l’abbia creato?” Chiese Midnight. “Potrebbe essere una sottospecie di Quirk artificiale creato dalla Lega dei Villain” disse un membro della Commissione “E lo hanno dato a questo Honda approfittando del suo odio per Katsuki Bakugo” “è una teoria a cui aveva pensato lo stesso detective Tsukauchi” rispose Aizawa “Tuttavia… si è rivelata del tutto sbagliata”.

“Eh? Non è un Quirk artificiale?” Fece confuso Power Loader “Allora si può sapere cosa sia?”. Aizawa rimase in silenzio per qualche secondo. Era ora di rivelare la verità. Sospirò e disse “Come ho già detto Hirano ha studiato la cosa per tutta la notte la scorsa notte… e ha scoperto che nel suo cosiddetto DNA non c’è alcun elemento terrestre. Se fosse stato un Quirk artificiale creato dall’ Lega allora avrebbe dovuto avere elementi terrestri per poter funzionare o per potersi fondare con qualcuno come Honda e funzionare così come un Quirk”.

Osservò gli sguardi dei presenti: avevano espressioni quasi scioccate, e prendendo un altro sospiro arrivò alla conclusione “Quella cosa… è un simbionte alieno”.

Il caos scoppiò immediatamente, proprio come Aizawa e Nezu si aspettavano. “Un alieno?! Ci stai prendendo in giro Aizawa?” Disse Toshinori, sputando sangue per la sorpresa e lo shock della notizia. “Un… un simbionte alieno hai detto?” Ripetè Midnight incredula. “Mi state dicendo che gli alieni esistono davvero e non sono finzione e roba da fantascienza?” Urlò Mic, gli occhi spalancati dietro i suo occhiali.

I membri presenti della Commissione non sapevano cosa dire: la notizia era un tale shock che non sapevano neanche come reagire. Gli alieni esistevano? E uno di loro era qui sulla Terra e si era fuso con Honda?

“Comprendiamo lo shock e l’incredulità” disse Aizawa, l’espressione seria “Ma a quanto pare è proprio così. L’essere chi era fuso con Honda donandogli tutti quei poteri è un simbionte alieno. È la prova vivente che non siamo soli nell’universo come molti di noi pensavano” “Ci avete chiamato” disse un membro della Commissione “Per rivelare questa notizia al resto degli Heroes giusto?” “Esattamente” annuì Nezu “E anche per fare in modo che la notizia non venga divulgata al pubblico” “Mi sembra ovvio” disse un altro membro “Una notizia del genere porterebbe il caos nella nostra società… forse lo stesso tipo di caos che avvenne alla nascita dei Quirks, se non maggiore”.

“Proprio così. E ora che Tsukauchi ha interrogato Honda potremo sapere altre informazioni riguardo al giovane e al suo… compagno alieno” disse Nezu “Dobbiamo solo aspettare che arri…”.

Neanche riuscì a finire la frase che nella sala entrò il sopracitato detective, un espressione seria dipinta sul volto. “Oh, eccovi qui detective” salutò il preside “Stavamo giusto parlando di lei”. Nezu spostò lo sguardo verso il resto dei presenti dicendo “Abbiamo rivelato la natura del simbionte ai qui presenti. Speriamo che abbiate scoperto qualcos’altro” “Sì preside Nezu” rispose Naomasa avvicinandosi a Nezu e standogli vicino in piedi. Guardò i vari presenti e disse “Fino ad ora Honda non ha mai parlato durante i vari interrogatori. Ma grazie alla presenza dei due studenti Izuku Midoriya e Katsuki Bakugo siamo riusciti a farlo parlare. Ecco cosa siamo riusciti a scoprire…”.

Ed iniziò a raccontare. Raccontò tutto ciò che Ryo aveva narrato, e tutto ciò che gli era successo. Raccontò della morte dei suoi genitori, di come finì in un orfanotrofio dove fu vittima di bullismo per il fatto che era senza Quirk, di come incontrò il simbionte, del suo primo atto da vigilante e del perché odiasse così tanto Bakugo.

“E questo è tutto” finì Naomasa “Questo è tutto ciò che abbiamo scoperto durante quell’interrogatorio”. Le reazioni a quanto rivelato furono miste. C’era chi si sentiva dispiaciuto per tutto ciò che Ryo aveva passato e chi invece era preoccupato per altro. Come i membri della Commissione.

“Honda ha detto che c’è un intero pianeta abitato da simbionti come quello con cui si era fuso?!” Disse un metro della Commissione, temendo un invasione. “Ha rivelato la natura del simbionte anche a Midoriya e a Bakugo?!” Urlò un altro membro “Questa non ci voleva! Se riveleranno ciò ad altri…” “Non lo faranno” lo interruppe Naomasa “Hanno giurato che non faranno parola a nessuno della vera natura del simbionte” “E lei crede alle parole di ragazzini?” Disse quello stesso membro con tono incredulo. Naomasa lo osservò seriamente “Esatto, credo alla loro parola. Saranno ragazzini ma so che posso fidarmi di loro”.

Toshinori nel mentre abbassò lo sguardo stringendo i suoi pugni. Dopo aver sentito tutto ciò non poteva non dispiacersi per Ryo. La sua storia gli ricordò molto quella del suo successore, Izuku Midoriya. Entrambi desiderosi di diventare eroi ma, a causa del destino, erano nati senza Quirk e per questo discriminati. Ma se Midoriya aveva fatto in modo che questo non lo cambiasse e lo fermasse da diventare un eroe che salva le persone con un sorriso… Ryo si era fatto consumare dalle tenebre della rabbia e la vendetta, culminando con la sua unione con il simbionte rendendolo così il violento vigilante che era ora. Inoltre se Midoriya non aveva lasciato che le azioni di Bakugo gli facessero provare rancore nei suoi confronti, Ryo aveva cominciato ad odiarlo e a desiderare la sua morte perché per lui Bakugo era l’epicentro di tutta la sua sofferenza e dolore.

L’ex Simbolo della Pace strinse i suoi pugni. “Mi dispiace tanto… giovane Honda’ pensò.

Nel mentre nei laboratori del professor Hideki Hirano…

Il professore era ancora nel suo laboratorio, ad osservare il simbionte alieno che stava studiando sin dalla notte scorsa. Da quando Aizawa e il detective Naomasa se ne erano andati lui aveva continuato a studiare l’alieno cercando di scoprire altre cose al suo riguardo… ma gli studi erano arrivati a fermarsi dopo aver visto come l’alieno sembrava… agitato.

Sì, agitato era l’espressione giusta. Ad u certo punto aveva iniziato ad agitarsi all’interno della teca di vetro in cui si trovava, ancor di più rispetto al solito. Era come se stesse avvertendo qualcosa… qualcosa che lo stava mettendo in tutta quell’agitazione.

Il professore tirò un sospiro mentre accarezzava la sua brava verde. Spostò poi lo sguardo al suo orologio da polso per vedere l’orario: le 12:15. “Uh, è ora di pranzo” disse il professore alzandosi dalla sua sedia ed iniziando a dirigersi verso la porta. La aprì e, prima di uscire, si fermò ad osservare il simbionte per qualche altro secondo. Eccolo che continuava a muoversi all’interno della sua teca in agitazione. Restò a fissarlo per qualche altro secondo per poi uscire.

Ciò che Hideki non sapeva era che il simbionte poteva sentire Ryo. I due erano stati in simbiosi così a lungo che ora il simbionte poteva sentire le emozioni del suo sopite anche a distanza, nonostante fossero separati. E ciò che sentiva era questo: tristezza, disperazione, solitudine, rabbia. Tutte emozioni causate dalla loro separazione, e che avevano raggiunto il loro picco non poco tempo fa. Qualcuno aveva visitato nel luogo in cui lo tenevano rinchiuso… e quel qualcuno erano Midoriya e Bakugo. Era stato quest’ultimo aveva causato il picco di tutte le emozioni provate da Ryo. Tutte queste emozioni provate da Ryo avevano messo in totale agitazione e preoccupazione il simbionte.

Riuscì anche a sentire ciò che disse Ryo a Bakugo… non chiaramente, era come un sussurro lontano e lievemente percepibile… ma riuscì a sentirlo. Il suo urlo di rabbia, disperazione e solitudine.

“HO PERSO DI NUOVO TUTTO… E SONO NUOVAMENTE SOLO!”.

“No Ryo” pensò il simbionte “Ti prometto… che non sarai solo ancora per molto”.

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Capitolo 17
*** Capitolo 16: Fuga ***


Capitolo 16: Fuga

Il simbionte… l’Altro… aveva le idee chiare.

Fuggire da questo luogo, seguire le emozioni di Ryo e ritornare in simbiosi con lui.

Il problema era uno solo: gli Heroes.

Se fosse fuggito, gli Heroes avrebbero senza dubbio tentato di fermarlo e riportarlo in questo luogo… non sapeva se lo avrebbero ucciso, ma era un rischio che al momento preferiva evitare.

Con lo scienziato umano ora uscito dal laboratorio per fare chissà cosa… era tempo di agire.

Inizio a colpire col proprio corpo informe la teca di vetro che lo teneva imprigionato, più forte, sempre più forte. Si era ripreso dalla notte prima, aveva recuperato le forze perdute a causa di quell’urlo infernale lanciatogli da quell’Hero (come si chiamava? Mic, o qualcosa del genere) ed infatti… iniziò a crepare quella teca. 

“Sì! Ce la sto facendo! Mi sto liberando!”.

Ma fu proprio nel momento in cui si erano formate le prime crepe che gli speaker ai suoi lati si attivarono immediatamente, colpendolo con le loro onde sonore.

“Come?! Lo scienziato umano non è qui ad attivarli! Com’è possibile?!” Pensò l’Altro, cominciando a contorersi per il dolore.

A meno che…

“Li ha automatizzati in modo che si attivassero in caso avessi tentato di liberarmi” pensò, cercando di ignorare il dolore “Astuto… ma ciò non mi fermerà! Devo raggiungere Ryo! Devo andare da lui! Ho bisogno di lui e lui ha bisogno di me!”.

Hideki nel mentre si stava gustando un buon panino nella mensa. Fu sul punto di dare il primo morso, ma fu interrotto dal famigliare ‘PING’ del suo telefono. 

Una notifica?

Con la mano libera prese il telefono dalla sua tasca… e sbarrò gli occhi nel vedere cosa mostrava la notifica sul suo telefono: gli speaker nel suo laboratorio si erano attivati dopo che il simbionte aveva provato a scappare.

Si alzò immediatamente dal tavolo in cui stava mangiando, lasciando cadere il suo panino, ed iniziò a correre verso il suo laboratorio, pregando con tutto il cuore che il simbionte non fosse scappato.

Non appena entrò nel laboratorio, potè tirare un sospiro di sollievo vedendo il simbionte ancora dentro la teca, contorcendosi per il dolore causato dalle onde sonore degli speaker. Potè immediatamente notare delle crepe sulla teca, segno che l’aveva colpita cercando di liberarsi.

Sbarrò nuovamente gli occhi, però, quando vide il simbionte continuare a colpire il vetro della teca, nonostante le onde sonore che lo colpivano.

Corse verso una delle tastiere, schiacciando un bottone per aumentare il rumore delle onde sonore. Il simbionte cominciò a tremare e a contorcersi di più… ma nonostante ciò non si fermava, e continuava imperterrito a colpire la teca.

“Sta ignorando il dolore che le onde sonore gli stanno causando… solo per potersi liberare!” Pensò Hideki con occhi sbarrati “Come?! Cosa lo spinge a ignorare tutto quel dolore?!”.

Oh se solo sapesse…

L’Altro continuava imperterrito a colpire la teca. 

Non gli importava se le onde sonore erano state aumentate dallo scienziato appena entrato. 

Non gli importava se sentiva così tanto dolore.

Gli importava solo una cosa: liberarsi e raggiungere Ryo!

Colpì, ancora e ancora, finché…

*CRASH*

Riuscì finalmente a distruggere il vetro della teca che lo teneva prigioniero.

Riuscì vagamente a sentire lo scienziato dire qualcosa come ‘Questo è impossibile’ dall’altra parte della finestra di vetro che divideva il luogo in cui era stato rinchiuso fino a quel momento e il resto del laboratorio.

“Oh credimi… questo è più che possibile.”.

Creando dei grossi tentacoli dalla sua massa informe, l’Altro colpì gli speaker che fino a quel momento lo avevano ferito, distruggendoli immediatamente. Fatto ciò spostò il suo ‘sguardo’ al di là del vetro, vedendo lo scienziato guardarlo con occhi sbarrati e pieni di paura… e fece immediatamente dietro front, correndo verso il muro dove vi era un bottone rosso.

Un allarme forse?

Non glielo avrebbe permesso.

Con i suoi tentacoli l’Altro sfondò il vetro, prendendo poi con essi Hideki per i polsi e le caviglie. Per evitare che urlasse gli corpi la bocca con un altro tentacolo. 

Hideki cominciò ad agitarsi, tentando di liberarsi dalla presa dei tentacoli, invano. Nonostante avesse l’aspetto di una melma informe l’Altro non era certo debole. Iniziò a strisciare fuori dal luogo in cui era stato tenuto prigioniero fino a quel momento, mentre teneva fermo Hideki a mezz’aria e con un altro tentacolo chiudeva la porta. Non voleva certo che qualcuno vedesse ciò che stava succedendo e chiamasse gli Heroes.

L’Altro spostò lo ‘sguardo’ verso Hideki, ancora imprigionato tra i suoi tentacoli. Lo sentì mormorare sul suo tentacolo una supplica “Ti prego… n-non uccidermi”.

“Ucciderlo?” Pensò “Perché dovrei ucciderlo? Certo, sono ancora un pò arrabbiato per il fatto di esser stato bombardato di onde sonore da quei suoi speaker… ma non vedo il motivo di ucciderlo, dopotutto. Io e Ryo abbiamo fatto una promessa: proteggere gli innocenti, a qualsiasi costo. E lui è innocente dunque lo lascerò vivere. Non significa però che lo lascerò andare. Potrebbe avvertire gli Heroes della mia fuga… dunque meglio metterlo a dormire per un pò.”.

Il tentacolo che copriva la bocca ad Hideki si allargò coprendogli anche il naso, e lo scienziato iniziò ad agitarsi ancor di più non riuscendo a respirare.

“Ancora un pò…”.

I suoi movimenti cominciarono a rallentare.

“Ancora un pò…”.

I suoi occhi iniziarono a chiudersi.

“Ora.”.

L’Altro posò a terra Hideki, svenuto a causa della mancanza di ossigeno ma ancora vivo. 

L’Altro iniziò a guardare intorno al laboratorio. Con Hideki ora svenuto, poteva fuggire. La domanda era… come?

Non poteva cero strisciare fuori dal laboratorio come nulla fosse, e si rifiutava di entrare in simbiosi con Hideki. Il suo sguardo, alla fine, cadde su una parte del muro dove vi era la grata del condotto dell’aria. Ma certo! Poteva uscire da quel luogo attraverso quel condotto!.

Iniziò a strisciare per il muro, fino a quando non riuscì ad entrare nel condotto attraverso la grata, la sua massa informe che riusciva a passare attraverso essa. Iniziò a strisciare per il condotto dell’aria con estrema facilità finché, ala fine, non arrivò dinnanzi ad un altra grata attraverso cui poteva vedere un vicolo… la libertà.

Uscì dal condotto attraverso quella gita e strisciò al suolo, dove si fermò un attimo a vedere al di fuori del vicolo: dalla posizione del sole doveva dedurre che fosse pomeriggio, e a gente camminava tranquilla al di fuori del vicolo. Nessuno riusciva a vederlo essendo il vicolo incredibilmente buio, quindi ora l’Altro doveva pensare a un modo per raggiungere Ryo.

Si concentrò sulle emozioni di Ryo che riusciva a sentire fino a qui: si trovava da qualche parte oltre il mare… il quella che pareva la cella di una prigione.

Cominciò a guardarsi intorno al vicolo… finché non vide un tombino.

Ma certo!

Attraverso le fogne avrebbe raggiunto il mare e poi… la prigione dove Ryo era stato imprigionato.

Strisciò verso il tombino, aprendolo con facilità ed entrandoci. Finì nelle fogne e, senza neanche un secondo da sprecare, iniziò a strisciare per le fognature.

“Non temere Ryo… sto arrivando!”.

Nel mentre, nei laboratori…

Una donna con un camice bianco si stava incamminando verso il laboratorio del dottor Hirano, la sua espressione pensierosa.

“Chissà perché il dottor Hirano è corso così di fretta nel suo laboratorio” pensò “In effetti è da quando è arrivata quella cosa ieri notte che il dottore si comporta in modo strano. Sarà meglio vedere come stia…”.

Arrivò dinnanzi alla porta del laboratorio e bussò dicendo “Professore? È lì dentro?”.

Nessuna risposta.

Bussò nuovamente “Professore? Tutto okay?”.

Ancora nessuna risposta.

La donna iniziò a preoccuparsi. “Ora… denterò professore… okay?”.

Aprì la porta… e sbarrò gli occhi nel vedere Hirano per terra, svenuto con la grossa finestra di vetro che divideva quella parte di laboratorio con la parte dove la creatura era tenuta prigioniera distrutta.

“PROFESSORE!” Urlò la donna correndo vicino al corpo di Hirano. Iniziò a scuoterlo, preoccupazione evidente nel suo sguardo e nella sua voce. “Professore si svegli! Si svegli!”.

Hirano cominciò pian piano a riaprire gli occhi, tossendo pesantemente. “Cosa… c-che è successo?”.

“Oh professore, per fortuna sta bene!” Disse la donna con sollievo “Ma che è successo qui? Dov’è la creatura?”.

Hirano tossì per qualche altro secondo per poi sbarrare gli occhi “Oh no…” si alzò immediatamente e guardò verso la finestra di vetro rotta “No, no, no, NO!”. Si voltò verso la donna dicendo “è… è scappato…”.

“Come?!”.

“Dobbiamo avvisare subito gli Heroes! La polizia!” Continuò Hirano prendendo il telefono “Dobbiamo avvisarli e dire loro dove è diretta la creatura!”.

“Come fa a sapere dov’è diretta?!”.

Hirano si bloccò per un secondo.  In qualche modo sapeva che il simbionte era diretto verso Ryo… perché mai avrebbe provato a scappare dopotutto se non per raggiungere il suo ospite? Non c’era nessun’altra spiegazione.

“Lo so e basta!” Rispose semplicemente Hirano iniziando a digitare il numero del detective Naomasa. Il telefono squillò per qualche secondo, Con Hirano che sbatteva il piede per terra per la preoccupazione e la paura. 

Nel mentre, alla UA…

Naomas sedeva mentre osserva la discussione tra i vari Heroes della scuola e i membri della Commissione di Pubblica Sicurezza degli Eroi riguardo la situazione su Ryo. Tutti erano d’accordo sul tenere la vera natura del simbionte segreta ma stavano discutendo al momento a cosa sarebbe successo se altri membri della razza del simbionte fossero arrivati sulla Terra.

Il suo telefono iniziò a squillare e lo prese dalla tasca dicendo “Scusatemi un secondo”. Si alzò dalla sedie e si allontanò dal tavolo per rispondere al telefono. “Qui il detective Naomasa.”.

“Detective! Oh grazie al cielo ha risposto!”.

“Professor Hirano? Che succede?”.

“Dove si trova ora?”.

“Uh? Mi trovo alla UA insieme agli Heroes e ad alcuni membri della Commissione. Perché? Che cosa succede?” Chiese Naomasa con tono preoccupato. La voce di Hirano era piena di panico e paura. Gli Heroes lì presenti e i membri della Commissione si voltarono verso Naomasa con espressioni incuriosite: che stava succedendo ora?

“Il… il simbionte…”.

“Il simbionte cosa professore? È successo qualcosa al simbionte?”.

“Il simbionte è scappato!”.

Ci fu un attimo di silenzio, nel quale il battito di Naomasa accelerò. I suoi occhi si sbarrarono e il suo corpo tremò. “…cosa?”.

“È scappato detective! È riuscito a fuggire ed è diretto verso Honda!”.

“E… e questo come lo sa?”.

“È un simbionte! Vorrà certamente tornare dal suo ospite! Bisogna subito che avvertiate gli Heroes! Che avvertiate le guardie del Tartarus di stare in massima allerta e controllare Honda! Lui e il simbionte… non devono ricongiungersi!”.

Naomasa annuì dicendo “Lo farò subito professore! Grazie per aver immediatamente avvisato!”-

Chiuse la chiamata e si voltò verso i presenti dicendo “Abbiamo un problema! Il simbionte è fuggito!”.

“Cosa?!” Disse un membro della Commissione sbarrando gli occhi e alzandosi di scatto dalla sedia.

“Ma come ha fatto? Abbiamo visto entrambi che era circondato speaker in grado di sparare onde sonore abbastanza forti da impedirgli di scappare.” disse Aizawa, gli occhi leggermente più sbarrati per mostrare la sua preoccupazione.

“Questo non lo so” rispose Naomasa “Ma al momento dobbiamo preoccuparci di avvisare le guardie del Tartarus. È idea del professor Hirano che il simbionte sia diretto lì per ricongiungersi con Honda.”.

“Se quei due si ricongiungessero…” mormorò Toshinori.

Naomasa annuì “Sì. Riuscirebbero a fuggire e non solo potrebbe tornare a uccidere Villain e criminali… ma la vita di Katsuki Bakugou potrebbe essere nuovamente in pericolo!”.

Tartarus, cella di Ryo Honda…

Ryo sedeva sul suo letto, le braccia poggiate sulle sue gambe e la testa abbassata. Dopo l’interrogatorio e lo sfogo avuto verso Bakugou era stato riportato immediatamente nella sua cella. Si era sentito distrutto e privo di energie dopo ciò… ma aveva poi iniziato a sentire qualcosa.

Una presenza.

La presenza del suo Altro.

Essendo stati insieme così a lungo anche lui poteva sentire il suo Altro  e ciò che stava provando anche da separati, anche se fievolmente. 

Ma ciò che sentì basto a migliorargli l’umore: il suo Altro era riuscito a liberarsi da qualsiasi prigione si trovasse, e ora si stava dirigendo qui… stava venendo da lui, per riunirsi con lui.

Non potè trattenere il sorriso sul suo volto. Un sorriso stavolta pieno di felicità, di speranza.

“Presto…” pensò Ryo “Io e te torneremo insieme”.

Nel mentre, nel bel mezzo del mare che circonda la prigione del Tartarus…

“Sì Ryo… resisti ancora un pò… presto io e te torneremo insieme”.

Il viaggio nelle fogne lo aveva portato ad un condotto di scarico che portava direttamente sul mare e ora stava nuotando in direzione del luogo dove Ryo era tenuto prigioniero. Un normale umano ci avrebbe messo parecchio tempo a raggiungere quel luogo a nuoto, ma lui era decisamente più veloce di ogni umano normale… dunque raggiungere quella prigione a nuoto per lui sarebbe stato un gioco da ragazzi. In poco tempo si trovò dinnanzi un immensa strutture attratta a un ponte che portava alla terra ferma. Era questa dunque la prigione.

Rimase fermo a guardare per qualche secondo, cercando di capire come entrare lì dentro. Certo che era enorme questa struttura, e non ci voleva molto a capire che era ben sorvegliata. Alla fine il suo ‘sguardo’ cadde su un condotto di ventilazione.

“Ma guarda un pò… sembra proprio che la fortuna mi stia sorridendo oggi.”.

Nuotò verso il muro e vi si appiccicò, uscendo allo stesso tempo dall’acqua, e inizio ad arrampicarsi verso il condotto di ventilazione, entrandoci attraverso la sua grata. La presenza di Ryo stava diventando sempre più forte: era vicino. Ed iniziò a strisciare per i condotti alla ricerca del suo ospite.

Le guardie del Tartarus, nel mentre, si trovavano nel centro di controllo ad osservare le telecamere con inquietudine e nervosismo. Avevano ricevuto una chiamata da parte del detective Naomasa che iil simbionte che era fuso con Ryo era fuggito e, presumibilmente, si stava dirigendo proprio lì per ritornare col suo ospite. Alcuni Heroes stavano venendo qui per far la guardia a Ryo ma, fino a quel momento, era compito delle guardie di tener d’occhio ciò che stava accadendo e impedire al simbionte di avvicinarsi a Ryo, in caso arrivasse al Tartarus.

“Non mi piace…” disse una delle guardie osservando le telecamere “Già dobbiamo preoccuparci di questi pazzi imprigionati qui… ora dobbiamo pure preoccuparci di un parassita alieno che rischia di venire qui?!”.

“Siamo tutti preoccupati di questa situazione” disse un altra guardia, lo sguardo serio “Ma dobbiamo essere pronti a tutto. Cosa sta facendo ora Honda?”.

Le guardie guardarono verso la telecamera che mostravano la cella di Ryo e lo videro semplicemente stare lì… seduto sul letto a non fare niente, con lo sguardo rivolto verso il basso.

“Ripeto” disse nuovo la guardia di prima “La cosa non mi piace… e il fatto che Honda se ne stia lì senza far nulla non aiuta di certo.”.

D’un tratto, come se li avesse sentiti, Ryo alzò lo sguardo e lo puntò dritto verso la telecamera. Aveva uno sguardo neutrale e rimase tale per qualche secondo, finché non sorrise in maniera strafottente verso la telecamera. Per qualche ragione, le guardie ebbero in brivido… non notando, in un altra telecamera, il simbionte uscire da un condotto di ventilazione, entrando finalmente nel Tartarus.

“Finalmente… sono dentro! Ti sento Ryo! Sei più vicino che mai!” Pensò l’Altro strisciando per il muro a gran velocità verso la cella di Ryo.

“Ti sento partner… sei qui, sei vicinissimo.” Pensò Ryo continuando ad osservare la telecamera.

L’Altro aumentò la propria velocità e, con un balzo, si staccò dal muro e atterrò dinnanzi alla porta di una cella. Ma non una cella qualsiasi… ma quella di Ryo.

“Eccoti… sei qui Ryo! Ti ho trovato!”.

Dalla sua massa l’Altro sparò dei tentacoli neri che si attaccarono alla porta di ferro ed iniziò a tirare. Il rumore della porta di ferro attirò l’attenzione di Ryo che si voltò verso la porta, un sorriso pieno di gioia dipinto sul suo volto, e si alzò in piedi esattamente di fronte alla porta.

Il rumore fu sentito pure dalle guardie che sbarrarono i loro occhi. “Quel rumore…” disse una di loro “Proviene dalla porta della sua cella!”.

“Vediamo cosa diavolo sta succedendo fuori dalla sua cella! Presto!”.

Tutti guardarono verso la telecamera che mostravano fuori la cella di Ryo… e sbarrarono gli occhi nel vedere una massa nera, quasi liquida, che con dei tentacoli stava cercando di tirare via la porta della cella di Ryo.

“Q-quello è…” tentò di dire una delle guardie. Non c’era bisogno che finisse la frase. 

Lo avevano capito tutti.

Era il simbionte.

Era arrivato.

“PRESTO! BISOGNA IMMEDIATAMENTE ANDARE A FERMARLI!” Urlò una guardia facendo scattare l’allarme.

Cella di Stain, l’assassino di Eroi…

Il villain sentì il rumore dell’allarme immediatamente. Guardò verso la porta, un espressione confusa dipinta sul suo volto. “Che diavolo sta succedendo ora?” 

Cella di Lady Nagant

L’ex eroina rimase alquanto confusa al suono dell’allarme, nonostante la sua espressione quasi indifferente facesse pensare il contrario. “L’allarme? Che sta succedendo?” Si chiese “Che stia avvenendo un evasione? Non è mai successo prima…”.

Cella di All For One…

Il fondatore ed ex-leader della Lega dei Villains non rimase molto sorpreso al suono dell’allarme. Aveva sentito l’arrivo di… quell’essere… nella prigione grazie a uno dei suoi tanti Quirk e, se doveva tirare a indovinare, doveva avere a che fare con Ryo Honda il nuovo arrivato della prigione. “Oh beh…” sul suo volto apparve un sorriso “Ora le cose si fanno molto interessanti…”.

“Però, è bella resistente questa porta” pensò l’Altro quasi impressionato. L’allarme non era forte quanto le onde sonore di quel Present Mic o di quegli speaker, quindi temeva che gli facesse del male “Purtroppo però… non lo è abbastanza… per FERMARMI!” E alla fine, con un ultimo sforzo tirò via la porta e a lanciarla via. Davanti a dove vi era essa c’era Ryo, in piedi, ad aspettare il suo simbionte con un sorriso gioioso.

“Ciao partner.”.

“Ciao Ryo.” Salutò il simbionte entrando dentro la cella.

“Non è passato neanche un giorno da quando c hanno separati… eppure per me è sembrata un eternità.”.

“Lo stesso Ryo.”.

“Non hai idea di quanto male mi sia sentito senza di te…”.

“Lo so bene, Ryo. Essendo stati uniti per molto tempo posso sentire la tua presenza e le tue emozioni anche da separati, anche da lontano… e so che anche tu hai potuto sentire me.”.

“Esatto. Ho sentito anche te, la tua presenza, le tue emozioni, il tuo viaggio fino a qui… suonerò drammatico dato che non è passato neanche un giorno ma… mi sei mancato molto, partner…”.

“Mi sei mancato anche tu, Ryo…”.

“Ma ora va tutto bene” continuò Ryo, sorridendo e allungando una mano. Il suo Altro si allungò verso di essa iniziando a fondersi con lui. Entrambi poterono sentirono i passi delle guardie farsi sempre più vicini… ma non importava oramai. Era troppo tardi.

“Perché di nuovo…” il corpo di Ryo iniziò ad essere circondato dalla massa nera del suo Altro, iniziando a crescere di statura fino a raggiungere i 2 metri e 29 di altezza, il corpo ora nero che diventava più muscoloso e attraversato da venature bianche.

“… e per sempre noi siamo…” la sua voce ritornò ad avere due toni come quando era trasformato. Il suo volto, alla fine, fu l’ultima parte a trasformarsi, venendo circondata dalla volto mostruoso dai grossi occhi bianchi e le zanne bianche e affilate. Era fatta. Ryo e l’Altro erano tornati nuovamente insieme.

“VENOM!”.

Le guardie arrivarono finalmente dinnanzi alla porta, con le armi in mano. “Fermo dove… sei… oh mio dio…” disse uno di loro, vedendo Ryo trasformato e tornato ad essere Venom.

“La vacanza qui non è stata di certo tra le migliori” disse il mostruoso vigilante “Ed è stata un esperienza che preferirei dimenticare. Dunque perdonateci se ce ne andiamo subito.”.

“F-fermo subito dove sei mo…” tentò di urlare la guardia, pronta a sparare contro il prigioniero insieme ai suoi compagni… purtroppo non riuscì né a finire la frase né a sparare, dato che Venom sparò dai palmi delle sue mani dei tentacoli che colpirono la guardie e i suoi compagni attaccandoli al muro, quasi come se quei tentacoli fossero ragnatele.

“Non vi preoccupate… siamo sicuri che o i vostri compagni o degli Heroes vi libereranno. Nel mentre… noi andiamo” disse Venom voltandosi verso il muro ed incamminandosi verso esso “Dopotutto abbiamo molte cose da fare.”.

Iniziò a colpire il muro con forza con i propri pugni finché, alla fine, non lo distrusse. Guardò verso l’orizzonte: vi era solo il mare e, a cinque chilometri di distanza, la civiltà. Con un balzo si gettò in mare ed iniziò a nuotare via, a gran velocità. Col suo Altro aveva molta Stamina e poteva tranquillamente respirare sott’acqua, quindi non doveva preoccuparsi più di tanto.

Ora doveva raggiungere la terraferma. Trovare un luogo in cui nascondersi e… pianificare.

Era stato stupido ad attaccare immediatamente i dormitori per uccidere Bakugo senza avere prima un piano.

Doveva fare un piano che gli permettesse di uccidere Bakugo senza essere catturato dagli Heroes. E una volta che avrebbe finalmente fatto quel piano…

L’avrebbe fatta finalmente pagare a Bakugo per tutto ciò che aveva fatto.

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Capitolo 18
*** Capitolo 17: Paura ***


Capitolo 17: Paura

“Allora, com’è andata?”.

Fu questa la domanda che i loro compagni iniziarono immediatamente a chiedere nel momento esatto in cui entrarono nel dormitorio. Erano stati tutti il tempo nell’area comune ad aspettarli, ad attendere il loro ritorno dal Tartarus. Se fosse stata una situazione differente Bakugo avrebbe gridato contro loro dicendo di farsi i ‘cazzi propri’.

Ma questa non era affatto una situazione come le altre.

Bakugo si limitò a guardare i suoi compagni di classe con uno sguardo privo di qualsiasi espressione, e la cosa prese di sorpresa tutti i presenti eccetto Midoriya che entrò nel dormitorio subito dopo il biondo. 

Bakugo si limitò a guardare i presenti per qualche secondo… per poi iniziare a dirigersi verso l’ascensore.

“Eh? Dove stai andando, Bakugo?” Chiese Mina.

“In camera mia…”.

“Ma si può sapere che cos’hai? Che cos’è successo durante l’interrogatorio?” Chiese Kaminari.

“Già, che cos’ha detto Honda?” Gli fece eco Mineta mentre le porte dell’ascensore si aprirono dinnanzi a Bakugo.

Quest’ultimo rimase in silenzio per qualche secondo, e senza neanche voltarsi disse “Chiedetelo a Deku se siete così curiosi…” ed entrò nell’ascensore, con le sue porte che si chiudevano dietro di lui.

Tutti i presenti allora si voltarono verso Midoriya, il quale era rimasto in silenzio a guardare il tutto con uno sguardo pieno di tristezza e preoccupazione.

“Midoriya…” disse Iida guardando preoccupato l’amico “Che cosa è successo all’interrogatorio? Che cos’ha detto Honda?”.

Il ragazzo dai capelli verdi guardò i presenti per qualche secondo e tirò un sospiro, per poi dirigersi verso uno dei divani dell’area comune per sedersi “è… una storia molto lunga… e diciamo che ha sconvolto sia me che Kacchan…”.

Uraraka si sedette subito accanto a Midoriya, mettendogli una confortevole mano sulla spalla “Non devi per forza dirlo, Deku. Così come Bakugo non è stato costretto a dirlo, non lo sei anche tu…”.

Midoriya sorrise lievemente all’amica “Grazie ma… no. No, non posso tenere tutto dentro. Prima o poi io e Kacchan dovremo dirvi cosa abbiamo scoperto all’interrogatorio… quindi…” tirò un altro sospiro “Ecco cosa abbiamo scoperto… voi sapete già che Ryo si trasferì a Jaku City insieme ai suoi genitori dopo che la madre scoprì che Kacchan lo tormentava…”.

Gli altri annuirono, facendogli segno di continuare.

“Beh…” Midoriya si passò una mano sui capelli, sospirando “A quanto pare… durante la strada per Jaku City si sono ritrovati nel bel mezzo di un incidente… più precisamente, l’incidente Shocker.”.

Gli occhi dei presenti si spalancarono.

“L’incidente Shocker?” Ripetè Sero “Intendi dire che… che…”.

Midoriya annuì , un espressione triste dipinta sul suo volto “Sì. I genitori di Ryo morirono in quell’incidente.”.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui i presenti processarono la rivelazione appena avuta.

“E questo…” continuò Midoriya “è il motivo per cui Ryo odia Bakugo…”.

“Uh?” Disse Sato, grattandosi la testa con un espressione confusa “E perché mai Honda dovrebbe odiare Bakugo per questo? Alla fine è stato quel Villain… quel Shocker a causare l’incidente e la morte dei suoi genitori.”.

Midoriya tirò un altro sospiro “Come ho già detto… i genitori di Ryo decisero di trasferirsi a causa degli atti di bullismo di Kacchan verso di lui… dunque Ryo considera Kacchan il responsabile di tutto ciò. Essendo Kacchan stato la ragione per cui si erano trasferiti e si erano ritrovati in mezzo a quella strada, in mezzo all’incidente che causò la morte dei suoi genitori. Per Ryo, Kacchan è colpevole della morte dei suoi genitori quanto Shocker stesso.”.

Midoriya guardò le espressioni pensose e scioccate dei suoi compagni e poi riprese a parlare “Dopo ciò, fu mandato a vivere in un orfanotrofio proprio a Jaku City… e le cose lì non sono certamente migliorate. I bambini dell’orfanotrofio lo trattavano in maniera orribile, lo bullizzavano continuamente per il semplice fatto che era senza Quirk…”.

Gli occhi dei presenti sembrarono sbarrassi ancor di più, un senso di rabbia e dispiacere che cresceva dentro di loro: rabbia verso gli abitanti dell’orfanotrofio che avevano discriminato Ryo per essere ‘diverso’ e dispiacere verso Ryo stesso, che aveva attraversato tutto questo.

“Per quanto… tempo è andato avanti così?” Chiese Tsuyu.

Midoriya abbassò lo sguardo “Per 10 anni. Dall’età di 5 anni fino all’età di 15, Ryo dovette subire abusi in quell’orfanotrofio”.

I presenti ebbero un sussulto, non credendo a ciò che avevano appena sentito.

“Questo… non ha certo migliorato ciò che Ryo provava per Kacchan. Quei 10 anni all’orfanotrofio… quei dieci anni di abuso e bullismo non hanno fatto altro che ricordargli ciò che Kacchan gli aveva fatto, facendogli crescere ancor di più l’odio verso di lui e l’idea che era stata tutta colpa sua se si trovava in quella situazione.”.

Midoriya strinse i pugni sulle sue ginocchia “Poi un giorno… è esploso. Durante il Festival Sportivo ha visto Kacchan ed è esploso. Tutto quell’odio cresciuto dentro di lui… uscì finalmente fuori. Per Ryo, Kacchan era come un Villain, dunque non riusciva a comprendere come fosse riuscito ad entrare alla UA… e per questo scappò dall’orfanotrofio, con solo l’odio verso Kacchan che lo mandava avanti…”.

E smise di parlare. I presenti rimasero in silenzio, senza neanche sapere che cosa dire.

“E… per quanto riguarda quella… cosa?” Chiese Momo. Tutti capirono immediatamente a cosa si riferisse. “Ha detto niente riguardo essa? Di cosa sia e di come gli abbia dato tutti quei poteri?”.

Midoriya si ricordò immediatamente le parole di Nomasa: “Riguardo ciò che abbiamo scoperto dall’interrogatorio con Honda… vorrei che teniate la maggior parte di essa segreta, sopratutto la natura aliena del suo simbionte. Cercate di capire… è per non causare il panico”.

“La vera natura del simbionte… deve rimanere un segreto” pensò Midoriya “Non voglio mentire ai miei amici… ma l’ho promesso al detective…”.

“No” mentì Midoriya “Ryo… non ha rivelato niente al riguardo.”.

Nel mentre, al Taratarus…

Alcuni Heroes erano stati mandati di corsa alla prigione per aiutare le guardie a sorvegliare Ryo dopo la fuga del simbionte dal laboratorio del professor Hirano. Gli Heroes mandati lì erano alcuni dell’UA come Hound Dog ed Present Mic, essendo la sua voce abbastanza forte da ferire il simbionte, e i membri della Commissione presenti alla riunione avevano immediatamente chiamato eroi come Miruko, Edgeshot ed Endeavor per aiutarli. 

Endeavor era stato chiamato dato che con i suoi poteri sarebbe stato capace di ferire il simbionte in caso fosse arrivato al Tartarus, o di separarlo da Ryo in caso si fosse riunito a lui.

“Dunque dobbiamo andare al Taratarus per osservare questo Ryo Honda ed impedire che scappi?” Chiese Miruko seduta ai posti di dietro dell’auto di Endeavor.

“Precisamente” rispose Edgeshot “I membri della Commissione sono stati molto vaghi… dicono che temono un evasione da parte sua.”.

“A me hanno detto che il mio Quirk sarebbe stato indispensabile” disse Endeavor al posto di guida, con gli occhi fissati verso la strada e lo sguardo serio “A quanto pare i suoi poteri sono deboli al fuoco.”. Non sapevano, ovviamente, della natura aliena del simbionte dato che i membri della Commissione avevano avuto solo il tempo di dire loro che ‘Ryo Honda rischiava di scappare dal Tartarus’.

“Bha, in ogni caso spero proprio che lui PROVI a scappare” disse Miruko, un sorriso predatorio dipinto sul suo volto, pronta ad una possibile sfida “Ho sentito molto parlare di ciò che è capace, sopratutto dopo ciò che ha fatto ieri sera. Voglio proprio vedere di cosa sia capace!” Finì scrocchiando le nocche, facendo anche sospirare esasperato Edgeshot.

Non appena arrivarono in prossimità della prigione i due gruppi di Heroes capirono immediatamente che c’era qualcosa che non andava. Qualcosa, dentro di loro, stava dicendo loro che era successo qualcosa in quella prigione. E infatti, non appena furono in prossimità della prigione, poterono sentire i suoi allarmi suonare all’impazzate. 

Le due auto si fermarono e i due gruppi uscirono da esse, correndo verso la prigione a gran velocità. Entrarono e furono accolti da alcune guardie, le loro espressioni sconvolte.

“Gli Heroes!”.

“Non temete! Siamo qui per aiutarvi!” Disse Mic.

“Ora diteci cosa è successo!” Continuò Endeavor.

“Honda… Ryo Honda…” disse un altra guardia.

“Honda? Cos’ha fatto Honda?!” Disse Edgeshot.

“È scappato…” continuò quella stessa guardia “è scappato via!”.

Nomasa stava facendo avanti e indietro nella sala riunioni della UA, gli occhi pieni d’ansia e nervosismo. Tale sentimento era condiviso anche da quelli presenti, che o stavano seduti a guardare il vuoto o facevano vanti e indietro come Naomasa.

D’un tratto, lo squillo di un telefono interruppe il silenzio dei presenti. Era il telefono di Aizawa.

Quest’ultimo prese il telefono dalla tasca e vide che a chiamarlo era Mic. Rispose alla chiamata, mettendo il telefono vicino all’orecchio “Yamada? Come sta andando al Tartarus?”.

“Beh Shota, amico mio… come posso dirlo?”.

Aizawa inarcò un sopracciglio alla voce preoccupata dell’amico “Yamada… cos’è successo?”.

Mic si trovava dinnanzi alla cella di Ryo… o meglio, quella che era la sua cella dato che Ryo non vi si trovava più lì dentro, con un grosso buco sul muro che mostrava il mare che circondava la prigione. Le guardie imprigionate dai tentacoli di Ryo sul muro erano state liberate grazie al calore delle fiamme di Endeavor, e stavano spiegando la situazione agli Heroes.

“Honda… si è riunito col simbionte ed è riuscito a fuggire dal Tartarus.”.

Aizawa rimase in silenzio per qualche secondo, gli occhi leggermente spalancati. Toshinori guardò il compagno con preoccupazione chiedendo “Aizawa… va tutto bene?”.

Aizawa guardò verso i presenti, allontanando il telefono dall’orecchio. Tirò un sospiro e disse, con voce più calma possibile “Ci sono brutte notizie… il simbionte si è riunito con Honda… e così facendo Honda è riuscito a scappare dal Tartarus.”.

Nel mentre nella stanza di Bakugo…

Non appena arrivato nella sua stanza, Bakugo si era immediatamente buttato sul suo letto per riposarsi dopo tutto ciò che era accaduto fino a quel momento.

Così tanto stress, così tanta stanchezza…

Così tanta paura.

Aveva bisogno di riposarsi.

Ma non poteva fare neanche questo, neanche per idea.

Perché ogni volta che si addormentava, lo vedeva.

Ryo.

No.

Venom.

Ogni volta che si addormentava lo vedeva, in mezzo a qualche strada deserta, che lo attaccava.

E lui?

Non poteva difendersi.

Non riusciva a difendersi.

E Venom lo colpiva con pugni, calci, artigliate e lo accusava di tutto il dolore che aveva provato, tutte le cose orrende che aveva passato.

Deku gli aveva detto che non era colpa sua.

E cazzo se voleva crederci.

Cazzo lo voleva così tanto.

Ma una parte di lui, non poteva non che essere d’accordo con Venom.

Che era colpa sua.

Dopo l’ennesimo incubo, Bakugo non ne poteva più. 

Uscì dalla stanza e si diresse verso le scale, scendendole lentamente per arrivare all’area comune.

Non voleva usare l’ascensore, aveva voglia di sgranchirsi un pò le gambe.

Arrivò finalmente all’area comune, e tutti i presenti spostarono lo sguardo verso di lui. Nei loro occhi vi era preoccupazione e tristezza. Probabilmente Deku aveva raccontato oro ciò che avevano scoperto all’interrogatorio, appare la natura del simbionte.

“Bakubro…” provò a dire Kirishima, avvicinandosi a lui.

Ma lui non ascoltò. Si diresse verso il divano e vi ci sedette, accendendo la TV. Aveva voglia di vederla giusto per dimenticarsi di tutto.

Di Ryo, del suo simbionte, del suo odio verso i suoi confronti, della sua paura e del suo fottuto senso di colpa.

“Ultime notizie!” Disse un giornalista dal suo studio “Un avvenimento incredibile è avvenuto quest’oggi! Per la prima volta, forse sin dalle sue origine, vi è stata un evasione dalla regione del Tartarus!”.

Tutti i presenti spostarono immediatamente gli sguardi verso la TV.

Un evasione dal Tartarsu?

Quel Tartarus?

Possibile?

Nel mentre, Midoriya e Bakugo rimasero per un secondo irrigiditi. Qualcosa, nelle loro menti, diceva che sapevano esattamente chi era stato ad evadere.

Ma rifiutavano di crederci.

“Ryo Honda, ragazzo sedicenne nato il 6 Luglio del 2XXX, e conosciuto come Venom il Vigilante di Jaku City, è fuggito dalla prigione dopo esserci stato portato solo ieri dopo il suo attacco ai dormitori della UA. Questo è un avvenimento mai avvenuto prima nella storia della prigione, ed è anche un vero e proprio record dato che, come abbiamo detto, Honda era stato imprigionato solo ieri. I membri della Commissione degli Eroi della Pubblica Sicurezza ci hanno rivelato dell’evasione di Honda, e ci hanno anche detto che metteranno a disposizione tutti gli Heroes disponibili per la ricerca e la cattura di questo sanguinario vigilante. Non sappiamo altro al momento, ma…”.

Ma nessun altro ascoltò ciò che aveva da dire.

Erano tutti nel completo silenzio, lo shock ben visibile nei loro volti.

Ma era decisamente più presente nei volti di Midoriya e Bakugo.

Entrambi fissavano in silenzio lo schermo della TV, gli occhi spalancati e la loro pelle pallida come quella di un cadavere. 

Ma nell’espressione di Bakugo vi era qualcos’altro, a differenza di Midoriya.

Vi era un altra emozione.

Vi era paura.

Nel mentre, in una base segreta a Jaku City…

Sei individui stavano ad ascoltare questa notizia con interesse. Cinque di loro sedevano ognuno nelle proprie sedie, messe in semicerchio mentre il sesto stava in un angolo in piedi, essendo lui troppo grosso per una sedia e le loro espressioni erano intrigate. Soprattutto l’uomo che si trovava al centro di questo semicerchio, seduto con le mani poggiate sul suo mento, pareva il più intrigato di tutti. 

Un altro uomo con barba nera, e capelli lunghi del medesimo colore della barba spense la TV e si rivolse all’uomo al centro “Questa notizia ci è stata di vitale importanza, capo.”. La sua voce aveva un accento pesante, doveva essere Russo.

“Già” disse un altro uomo, pelato e dall’aspetto più anziano seduto più a destra “Finalmente sappiamo l’identità di questo Vigilante che in questi mesi ha messo i bastoni fra le ruote delle nostre operazioni, uccidendo così tanti dei nostri uomini!”.

“E sappiamo anche la sua posizione.” Disse un altro uomo dai capelli semi rasati “Non poteva capitarci un opportunità migliore.”.

“Avete ragione amici miei” disse l’uomo al centro, il capo, un uomo dai capelli molto corti e neri “Per mesi abbiamo cercato di capire chi fosse questo Vigilante che ha quasi distrutto la nostra gang… ma senza risultato. Avevamo saputo che era stato imprigionato, e dunque pensavamo di esserci liberati di un problema. Ma ora che è libero… dovremo pensarci noi. Il gruppo d’elite del Dragone Nero, di cui anche io faccio parte, nonostante io sia il leader della gang. Troveremo questo Ryo Honda… troveremo questo Venom… e lo uccideremo! Così facendo il Dragone Nero potrà finalmente continuare le sue operazioni! O io non sono più Herman Schultz, Shocker, il leader del Dragone Nero!”.

Fine della Saga di Venom.

Continua nella Saga del Dragone Nero.

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Capitolo 19
*** Capitolo 18: La quiete prima della tempesta ***


Capitolo 18: La quiete prima della tempesta

Dire che le cose non stessero andando bene per la Commissione degli Eroi per la Pubblica Sicurezza era un eufemismo.

Il simbionte era fuggito e si era riunito con Ryo, dandogli così la possibilità di fuggire e di nascondersi chissà dove.

Ora non solo c’era un sanguinario Vigilante a piede libero, ma uno con poteri donatigli dal simbionte il quale era di origini aliene.

Era già tanto che la notizia della fuga di Ryo stesse facendo tanto scalpore… se avessero scoperto quell’ultimo dettaglio, delle vere origini dei suoi poteri, il caos sarebbe raddoppiato e sarebbe senz’altro stato paragonabile al caos generatosi all’alba dei Quirk.

Quindi sì, tutti i membri della Commission erano sotto una grande quantità di stress a causa di ciò. Non aiutava neanche il fatto che avrebbero dovuto rivelare la vera natura del simbionte al resto degli Heroes.

Al momento questi ultimi si trovavano al palazzo principale della Commissione, il giorno dopo l’evasione di Ryo. I membri della Commissione li avevano chiamati d’urgenza, dicendo loro semplicemente che ‘dovevano rivelare qualcosa riguardo i poteri di Honda’.

Ed ora si trovano tutti lì, incuriositi nel sapere di più riguardo la faccenda. I più curiosi erano senz’altro Endeavor, Miruko e Edgeshot essendo loro tre andati il giorno prima al Tartarus per sorvegliare Ryo solo per ritrovarsi con delle guardie fuori gioco e lui fuggito chissà dove.

I vari Heroes discutevano tra loro, creando le teorie più disparate, in attesa dell’inizio della riunione.

Il Wing Hero, Hawks, si guardò intorno con fare abbastanza curioso. Solitamente la Commissione lo avvisava in anticipo dei motivi di tali riunione, o addirittura lo rivelavano solo a lui. Spostò lo sguardo alla sua destra, dove sedeva Endeavor con le braccia conserte ad attendere l’inizio della riunione come tutti i presenti. 

Era stato mandato al Taratrus insieme ad altri Heroes per osservare Ryo Honda… forse lui ne sapeva qualcosa.

Si porse verso di lui e sussurrò “La Commissione ha mandato te, Miruko ed Edgeshot a sorvegliare Honda… non è così?”.

L’Hero semplicemente annuì.

“E siete arrivati un pò troppo tardi, uh?”.

Endeavor sembrò ringhiare infastidito, ma annuì nuovamente.

Hawks non potè non ridacchiare.

“E… vi hanno detto per caso il motivo per cui dovevate andare lì?”.

“Avevano detto che Honda poteva tentare di scappare… e che io e Present Mic potevamo impedire la sua fuga.”.

“Oh?”.

“Sì. Secondo la Commissione i nostri Quirk potevano essere in grado di indebolirlo.”.

“E sai per caso quali fossero i suoi poteri?”.

“Ne so quanto te. La Commissione non ha detto nulla riguardo i suoi poteri… ma a quanto pare lo sapremo tutti oggi.”.

Proprio in quel momento la porta dell’enorme sala riunione si aprì, e gli Heroes spostarono i loro sguardi verso di essa, vedendo entrare la Presidente della Commissione insieme ad altri membri, i loro sguardi più seri del solito.

Hawks rimase in silenzio ad osservare la Presidente dirigersi verso il capo dell’enorme tavola dove ora tutti sedevano, la sua mente attraversata da moltissimi pensieri.

“La Presidente è sempre stata una tipa incredibilmente seriosa… ma quello sguardo… è diverso dal solito. Sembra molto più seria, molto più… preoccupata. Questa storia di Ryo Honda… deve essere molto più seria di quanto pensassi.”.

“Grazie a tutti per essere venuti” iniziò la Presidente, una volta sedutasi “Chiedo scusa per l’improvvisa chiamata… ma credo che sappiate che si questa riunione è della massima importanza.”

La presidente guardò tutti gli Heroes nell’enorme sala, tirando un sospiro. “Ciò che vi sarà rivelato oggi… dovrà rimanere della massima segretezza. Nessuno, e ripeto, nessuno al di fuori di voi Heroes dovrà sapere quanto ciò rivelato.”.

Ci furono dei mormorii.

“Lo so, la cosa potrà sembrarvi strana… ma l’informazione di cui siamo in possesso e che stiamo per rivelarvi… è di massima segretezza. Se i civili venissero a sapere di ciò… scoppierebbe il caos.”.

“Uh… chiedo scusa Presidente…” cominciò l’Hero Manual con uno sguardo confuso “Voi ci avete  chiamato qui per rivelare qualcosa riguardo i poteri di Ryo Honda… che c’è di così segreto da ordinare che la cosa non venga rivelata al resto della popolazione?”.

“Già” si intromise Tiger dei Wild Wild Pussycat. Erano presente solo lui, Pixie Bob e la loro leader Mandalay, mentre a loro quarta membra, Ragdoll era nella loro base principale dopo aver perso il suo Quirk per mano del perfido All For One “Si tratta per caso di All For One? È stato per caso quel bastardo a donare tutti quei Quirk a Honda?”.

Mandalay, notò come la Presidente ed alcuni membri della Commissione stessero guardando verso di lei e il suo gruppo, con degli sguardi quasi preoccupati. Perché li stavano guardando così?

La Presidente riprese a parlare “No Tiger. Era un iniziale teoria, ma si è rivelata… sbagliata.”. 

La donna prese un telecomando che si trovava sul tavolo e con esso accese l’enorme schermo che si trovava alle sue spalle, mostrando attraverso esso una foto del simbionte di quando era ancora imprigionato nei laboratori del dottor Hirano. Molti i presenti sembrarono sobbalzare alla foto della creatura, altri invece inarcarono i loro sopraccigli con fare incuriosito.

“Ciò che vedete qui…” continuò la Presidente “è la vera fonte dei poteri di Honda.”

“Quella roba lì?” Chiese Miruko, con un trono tra lo schifato e il confuso.

“Esatto. Inizialmente si è pensato che si trattasse di una sottospecie di Quirk artificiale creato da All For One ma… non era neanche quello. Il dottor Hideki Hirano si è occupato dello studio di questa cosa e… ed è riuscito a risalire alla sua natura.”.

La Presidente si fermò per un secondo, osservando tutti gli Heroes presenti.Tutti loro avevano sguardi seri e anche curiosi, attendendo che la Presidente rivelasse finalmente la natura dei poteri di Honda.

La Presidente tirò un sospiro profondo.

Era giunto il momento di rivelare la verità.

“Questa cosa… questa creatura… non è di natura terrestre.”.

Vide molti Heroes sbarrare leggermente gli occhi, come se stessero già capendo dove volesse andare a parare.

“Questa creatura… è un simbionte… un simbionte alieno.”.

E da lì scoppiò il caos.

Anche Heroes si alzarono di scatto, alzando la voce e chiedendo se tutto ciò fosse uno scherzo o roba del genere. Quasi non si riusciva a capire chi stava dicendo cosa.

“COSA?!” Urlò Kamui Woods “State dicendo che Honda… possiede poteri donatigli da un alieno?!”.

“Non ci posso credere… deve esserci un errore!” Disse Ryukyu.

“Nessun errore.” Disse la voce del Detective Naomasa. Egli si trovava in un angolo dell’enorme sala, e quando parlò attirò l’attenzione di tutti i presenti “Io insieme a due studenti della UA, Izuku Midoriya e Katsuki Bakugo, siamo andati a interrogarlo al Tartarus. Avevo attivato il mio Quirk per tutto il tempo durante l’interrogatorio e quando ha pure lui rivelato che la creatura che gli ha donato quei poteri era un alieno… beh, quello insieme agli studi del dottor Hirano mi hanno fatto capire che ciò che diceva era vero. Quello è un simbionte alieno… e, apparentemente, ce n’è un intero pianeto abitato da quelli come lui da qualche parte nello spazio.”.

La sala cadde in un immenso silenzio, senza che nessuno sapesse cosa dire.

“Un pianeta abitato da una specie intera di quella cosa?” Disse Edgeshot con la voce più calma che potesse avere, interrompendo il silenzio “Quindi state dicendo che… potrebbe esserci un invasione?”.

“Che vengano!” Sbottò Mirko “Mostreremo loro cosa succede a portare il loro culo melmoso qui sul nostro pianeta.”.

“Per quanto l’idea di un invasione possa essere preoccupante e che le stiamo tenendo in considerazione” continuò Naomasa “Al momento non c’è nessuna invasione. Il simbionte di Honda è l’unico arrivato qui sulla Terra, apparentemente perché fuggito da esso.”.

Il silenzio piombò di nuovo nella sala, con nessuno che sapeva cosa dire.

Eccetto Hawks.

“Presumo che vogliate che la notizia rimanga segreta” disse l’Hero alato “Che rimanga solo tra noi Heroes e la Commissione, e che nessun al di fuori delle due parti lo venga a sapere.”.

“Precisamente” annuì la Presidente “La cosa deve rimanere assolutamente segreta.”.

“E per quanto riguarda Midoriya e Bakugo?” Chiese Pixie Bob “Quei due ragazzini sono andati col detective Naomasa a interrogare Honda… e quando quest’ultimo ha rivelato la vera natura di quel… simbionte loro erano lì.”.

“Non si preoccupi Pixie Bob” continuò Naomasa “Hanno fatto promessa di mantenere il segreto. E dato che non c’è ancora in giro la notizia che gli alieni esistono, allora direi che stanno mantenendo la loro promessa.”.

“Dunque quando è scappato dal Tartarus” disse Endeavor, le braccia incrociate e lo sguardo serio “è perché si è riunito con quell’alieno? È così che è riuscito a scappare?”.

“Esattamente” rispose la Presidente “Voglio che stiate in massima allerta da adesso in poi. Honda si trova ora là fuori, da qualche parte, con poteri che vanno oltre la nostra immaginazione. Bisogna cercarlo, ma fatelo senza dare troppo nell’occhio. Non voglio che la gente inizi a farsi troppe domande sul perché stiamo dando troppa attenzione ad un solo Vigilante. Inoltre, voglio dirvi che se lo ritrovate cercate di contattare Endeavor o Present Mic. Il simbionte è debole alle fiamme e alle onde sonore molto alte. Dunque serviranno anche uno di questi due elementi per sconfiggerlo, non solo la forza.”.

La Presidente si alzò dalla sedia, lo sguardo serio “Questo è tutto. Vi ringrazio per essere venuti. Ma mi raccomando, come ho detto… state all’erta, cercate Honda ma non date nell’occhio. Buona fortuna a tutti voi.”.

I vari Heroes risposero o con cenni del capo o con un sonoro ‘sì’, e cominciarono ad alzarsi e a dirigersi verso l’uscita della sala. Lo stesso fecero i tre membri dei Pussycat stavano per fare lo stesso ma furono fermati dalla voce del Presidente “Non voi tre, Pussycat. Dobbiamo dirvi qualcosa.”.

I tre si voltarono confusi, ma annuirono e si avvicinarono all Presidente che li attendeva in silenzio.

Quando tutti gli Heroes erano usciti, rimasero solamente la Presidente, i. Membri della Commissione che l’avevano accompagnata, Naomasa e i tre Pussycat. 

La tensione era così spessa che si poteva tagliare con un coltello, e i Pussycat lo notarono immediatamente quando notarono lo sguardo serio della Presidente.

“Perdoni l’insolenza Presidente” disse Mandalay “Ma è da prima che ci stava guardando con quello sguardo. Cosa deve dirci esattamente?”.

“Beh…” cominciò la donna con un sospiro “Diciamo che ha sempre a che fare con Honda.”.

“Con Honda?” Chiese confusa Pixie Bob “Allora perché ha mandato via gli altri Heroes?”.

“Già, se riguarda lui allora perché stiamo solo noi qui?”.

“Diciamo che la cosa… vi riguarda personalmente.” Disse semplicemente la Presidente, confondendo ancor di più i tre.

“Dovete sapere…” disse Naomasa affiancando la Presidente “Che la ragione per cui Honda ha attaccato i dormitori della UA due giorni fa… era per uccidere Katsuki Bakugo.”.

“Quel ragazzino?” Chiese confuso Tiger “Perché mai ha voluto tentare di ucciderlo?”.

“Sì… vedete…” continuò Naomasa “Dovete sapere che Honda, senza il simbionte, è senza Quirk. E undici anni fa Bakugo, che all’epoca aveva cinque anni proprio come Honda… beh… lo bullizzò per questo.”.

I tre Pussycat si guardarono: uno studente che avevano allenato per qualche giorno… in passato era un bullo.

“La cosa fu poi scoperta dalla madre di Honda che poi scoprì che la cosa stava andando avanti da ben un anno. Non volendo che la cosa continuasse, i genitori di Honda decisero di trasferirsi a Jaku City.”.

“Okay e questo cos ha a che fare con noi?” Chiese Pixie Bob.

“Perché ciò che accadde dopo… beh, riguarda anche voi.” Rispose la Presidente.

“Esattamente. Durante la strada per Jaku City Honda e la sua famiglia si ritrovarono, insieme a molti altri, in mezzo a un combattimento tra degli Heroes e un Villain… un Villain di nome Shocker.”.

I tre Pussycat sbarrarono immediatamente gli occhi.

No…

Non stavano certo parlando di…

“Si ritrovarono in mezzo all’incidente Shocker… l’incidente in cui voi, Pussycat, combatteste contro Shocker.” Concluse la Presidente, lo sguardo serio.

I cuori dei tre Heroes sembrarono ferrarsi, ricordi di undici anni prima che ritornavano a galla.

Se lo ricordavano perfettamente quel giorno maledetto.

Il giorno in cui affrontarono Shocker.

Il giorno in cui lui causò un massacro, riuscendo a scappare.

Il giorno in cui avevano fallito come Heroes.

“State…” mormorò Mandalay, abbastanza forte da essere sentita “Che i genitori di Honda…”.

Naomasa annuì “Sì. I genitori di Honda morirono in quell’incidente, con Honda come unico sopravvissuto. Quell’incidente causò un terribile trauma per Honda… che accusò Bakugo di essere in parte responsabile per la morte dei genitori. Con gli anni ci furono molti altri eventi che fecero crescere l’odio di Honda per Bakugo… arrivando al punto in cui, due giorni fa, ha tentato di ucciderlo.”

“E temiamo che ora che Honda è in libertà, non tenterà solo di dare la caccia a Bakugo… ma anche a voi Pussycat.” Finì la Presidente.

I tre annuirono. Non ci voleva un genio per capire perché avevano fatto quella deduzione.

“Pensate che Honda… accusi anche noi della morte dei suoi genitori?” Chiese Tiger.

Nomasa annuì “Esattamente. Come ha accusato Bakugo di essere in parte responsabile, potrebbe in parte accusare anche voi dato che eravate gli Heroes che hanno affrontato Shocker durante l’incidente. Dunque vi preghiamo di stare in guardia. Come detto prima, Honda potrebbe essere ovunque… dunque bisognerà che teniate gli occhi aperti.”.

“Lo… lo faremo” annuì Mandalay “Grazie per averci avvisato.”.

“Nessun problema. Ora andate… e buona fortuna” li congedò la Presidente.

I tre Heroes annuirono semplicemente ed uscirono dalla sala riunione, gli sguardi seri e i loro cuori pesanti. 

Nel mentre nella strada che porta verso Musutafu…

Delle macchine nere seguite da un furgone molto grosso si stavano dirigendo verso la grande città. I passeggeri dei vari veicoli rimanevano in silenzio, nessuno che osava proferire parola, le loro menti occupate solo al loro prossimo obiettivo.

Questi uomini… erano i membri del Dragone Nero insieme alla squadra d’élite della gang… e insieme ad essi vi era il loro leader, Herman Schultz, lo Shocker.

“Quanto tempo manca ancora capo?” Chiese una voce dall’auricolare che indossava Schultz. Tutti i presenti indossavano degli auricolari in modo da poter comunicare a vicenda. Colui che aveva appena parlato proveniva dal grosso furgone dietro le macchine.

“Non molto Alexei, mio vecchio amico” rispose il leader del Dragone Nero “Siamo quasi arrivati a destinazione.”.

“Perché ci siamo portati alcuni dei nostri uomini, capo?” Chiese l’uomo con i capelli semi rasati “Non bastiamo noi sei a liberarci una volta per tutte di questo dannato Vigilante?”.

“Certo Gargan, noi sei potremmo bastare, ma non fa mai male portare con noi alcuni uomini per precauzione.” Ripose Schultz. Infatti, con lui e i suoi cinque compagni, si era portato alcuni uomini della Gang, alcuni tra gli scagnozzi più forti e più in alto dei ranghi… e che dunque sapevano i segreti delle loro operazioni a differenza degli sgherri di basso rango.

“Capo, siamo quasi arrivati.” Disse un altra voce.

“Perfetto Sergei.” Rispose Schultz con un sorriso, che poi si trasformò in un sorriso maligno “Ryo Honda… preparati, perché l’ora della tua fine… della tua morte… e prossima!”.

Ignaro a lui e ad agli altri, però, uno degli sgherri che stava guidando una delle auto non pareva eccitato all’idea di metter fine alla vita di Ryo come il suo leader, il resto dei cinque della squadra d’élite e al resto degli scagnozzi.

Sul suo volto vi era uno sguardo pensieroso, la mente attraversata da una miriade di pensieri.

“Hei, Konishi. Che hai amico?” Chiese un compagno al suo fianco.

Konishi scosse la testa “Chi, io? Niente” ritornò ad osservare la strada, vedendo l’enorme città di Musutafu finalmente palesarsi “Assolutamente niente…”.

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Capitolo 20
*** Capitolo 19: Tramare nell'ombra ***


Capitolo 19: Tramare nell’ombra

UA, mensa.

C’era un gran vociferare tra gli studenti nella mensa della scuola.

Tutti parlavano tra loro, discutevano delle cose accadute a loro nei giorni precedenti e dei fatti del momento.

Praticamente, ogni studente era occupato a parlare con un altro… e la maggior parte di loro stava a parlare di un unico argomento: dell’attacco avvenuta ai dormitori da parte di Ryo Honda, il vigilante Venom.

E ora con quest’ultimo fuggito dal Tartarus, molti si chiedevano se non avrebbe riprovato ad attaccare i dormitori un altra volta, mettendo stavolta anche il resto degli studenti in immenso pericolo.

E questo pensiero non lo avevano solo loro… ma anche i soggetti delle loro discussioni, i membri della 1-A stessi.

Essi rimanevano in assoluto silenzio a mangiare, nessuno di loro che osava proferir parola.

Bakugo sedeva a mangiare nel completo silenzio, e ciò aveva causato una gran quantità di preoccupazione da parte dei suoi compagni.

Kirishima, Seri, Kaminari e Mina gli si erano seduti vicino, cercando di parlargli e. Il biondo non li aveva neanche degnati di una risposta. In qualsiasi altra occasione li avrebbe mandati affanculo, o avrebbe detto loro di chiudere la bocca… ma questa non era una di quella tante occasioni.

E tutta la classe sapeva perché.

Con Ryo là fuori in libertà, da qualche parte, il pericolo che potesse attaccare nuovamente c’era… ed era anche molto, molto alto.

Midoriya, nel tavolo vicino, osservava in silenzio l’espressione seria e pensierosa del suo vecchio amico d’infanzia. Uraraka e Iida, che gli sedevano accanto, poterono vedere la sua espressione preoccupata. Non potevano certo fargliene una colpa: un suo vecchio amico d’infanzia aveva provato ad uccidere Bakugo due sere prima, ed ora era là fuori da qualche parte a pianificare la sua prossima mossa.

“Deku…” mormorò preoccupata la ragazza bruna.

Midoriya scosse la testa, spostando lo sguardo verso l’amica “Oh, scusa Uraraka. Ma io…”.

“Non c’è bisogno che ti giustifichi, Midoriya” lo interruppe Iida, mettendogli una mano sulla spalla “Tu e Bakugo… beh, siete quelli he son più coinvolti è in questa storia. È normale che stiate in questo stato. Nessuno ve ne farà una colpa, tranquillo.”.

“Iida ha ragione” annuì Uraraka “Vedrai… tutto andrà a finire per il meglio.”.

“Proprio così. Gli Heroes riusciranno a trovare Ryo e a impedirgli di attaccare Bakugo di nuovo… e, forse, a trovare l’aiuto di cui necessita.”.

“Sì… hai… hai ragione.” Rispose Midoriya, non del tutto convinto.

Dopotutto lui e Bakugo erano gli unici studenti a sapere del segreto dei poteri di Ryo.

Erano gli unici a sapere che quei poteri gli erano stati donati da un simbionte alieno.

E ora dovevano convivere con questo segreto, senza doverlo rivelare a nessuno e con Ryo a piede libero.

Quindi entrambi erano sotto parecchio stress.

“Sembra proprio che anche stavolta voi della 1-A non facciate che portare guai.” Fece una voce dietro di loro.

Una voce che riconobbero immediatamente.

I tre, insieme ai membri del tavolo di Bakugo, si voltarono per vedere la figura di Neito Monoma che li osserva col suol classico sorriso strafottente, un luccichio di superiorità nei suoi occhi.

“Monoma, non è affatto il momento…” disse Kirishima sospirando. 

“Oh e perché mai?” Chiese sarcastico il biondo della 1-B “Voi della 1-A non volete affatto parlare del fatto che, stranamente, succedono sempre disastri intorno a voi?”.

“Ora basta Monoma! Questo comportamento è inappropriato in un momento come questo!” Disse Iida vero.

“Ma è la verità” fece spallucce Monoma, mantenendo il suo arrogante sorriso “Ogni volta che succede un qualche disastro, voi della 1-A avete qualcosa a che farci. Prima l’attacco da parte dei Villain allo USJ, poi tre di voi che sono stati taccai da Stain l’assassino di Heroes, poi l’attacco dei Villain durante il ritiro nei boschi dove noi nella 1-B abbiamo rischiato di essere uccisi e dove il nostro caro Bakugo è stato rapito” il biondo esplosivo si voltò leggermente, puntandolo con uno sguardo tra il seccato e il furibondo “E ora… il tanto temuto Vigilante di Jaku City che attacca il vostro dormitorio? Come ho detto, pare proprio che portiate guai ovunque andiate.”.

“Bada a come parli, fottuto d’un extra…” mormorò Bakugo abbastanza forte da essere sentito.

Kirishima gli mise una mano sulla spalla “Lascialo perdere Bakugo. Non ne vale la pena.”.

“Oh? Non ne vale la pena?” Ripetè Monoma strafottente “Voi della 1-A ignorate pure la verità a questo punto? Che siete solo un immenso porta sfortuna? Ora che il Vigilante è in libertà potrebbe riattacre, e già noi della 1-B abbiamo rischiato di morire durante il ritiro dei boschi, quindi chi dice che presto tutta la scuola non sarà messa in pericolo da…”.

Un colpo di karate alla base del collo lo interruppe e Monoma crollò svenuto, ma fu presto per la cottola prima che cadesse.

“Scusatelo tanto” disse Itsuka Kendo, lo sguardo pieno di vergogna “Non so come riusciate ancora a sopportarci per come Monoma continua a parlare di voi.”.

“Oh, ma sta tranquilla” fece Uraraka agitando una mano dinnanzi a sé “Voi della 1-B, dopotutto, non siete così male. È solo Monoma che è un pò… ecco…”.

“Uno stronzo, sì” finì Kendo “Ma che ci crediate o meno, lui ci tiene a noi della 1-B, e con la storia del Vigilante che ha attaccato i dormitori era molto preoccupato. Solo che mostra cercando di denigrare voi.”.

Sero fece spallucce “A questo punto siamo abituati ai suoi scatti. Non c’è alcun bisogno di scusarsi.”.

Kendo annuì per poi andarsene via, trascinando con sé il corpo svenuto del suo compagno di classe.

Bakugo li guardò allontanarsi, per poi ritornare ai suoi pensieri.

Midoriya lo guardò con un espressione preoccupata.

Sapeva cosa stava passando per la testa di Bakugo.

Quel discorso fatto da Monoma… che la colpa era la loro… aveva fatto risvegliare il senso di colpa di Bakugo.


I tre membri dei Wild, Wild Pussycats tornarono al loro ufficio.

Ne avevano tanti sparsi per il paese, e ne avevano uno pure qui a Musutafu.

“Allora? Com’è andata la riunione?” Chiese Tomoko Shiretoko, conosciuta come Ragdoll. Una volta perso il suo Quirk aveva deciso di continuare il suo lavoro ma dall’ufficio, sperando che così facendo sarebbe stata comunque d’aiuto. Kota Isumi, figlio della cugina di Mandalay, in quel momento in ufficio insieme a Tomoko e una volta che vide i tre Pussycats tornare si avvicinò a loro insieme alla donna dai capelli verdi.

Tomoko inarcò un sopracciglio a vedere le espressioni dei suoi colleghi “è… è successo qualcosa durante la riunione?”.

I tre non risposero immediatamente, limitandosi a guardarsi tra di loro per qualche secondo.

Mandalay spostò lo sguardo su Kota, mettendogli una mano sui capelli “Hei, Kota… le cose di cui dobbiamo discutere ora sono abbastanza… delicate… scusa se te lo chiedo ma…”.

“Vuoi che stia a giocare fuori per un pò, eh?” Interruppe il bambino.

Mandalay annuì “Sì… scusa tanto ma… è molto importante.”.

Kota si limitò ad annuire: se Mandalay diceva che qualcosa era importante, allora non esagerava. Si diresse verso la porta ed uscì, lasciando i quattro nell’assoluto silenzio.

“Allooooora… cosa avete scoperto?” Chiese Tomoko.

Mandaly sospirò “Il nome del Vigilante è Venom. Vero nome, Ryo Honda.” Iniziò dirigendosi verso la cucina seguita dagli altri tre.

“Questo credo lo sapessimo tutti, dato che lo hanno detto al telegiornale.” Fece ironica Tomoko.

“Il suo potere è… beh, dire ‘particolare’ sarebbe un eufemismo.” Continuò Pixie Doll. Con un ospriro.

“Particolare? Insomma, che mai potrà essere questo Quirk?” Chiese curiosa Tomoko.

Tiger si grattò la testa. 

Ecco che arrivava la parte difficile.

“Non… non è un Quirk.” Fece il più grosso del gruppo.

“Uh?”.

“Sì” continuò Mandaly “I poteri di Honda… non provengono da un Quirk… lui è senza Quirk.”.

“Ma… ma allora quei poteri dove li ha…”.

“Gli sono stati donati da un alieno, Tomoko.” Finì Mandalay, interrompendo la compagna.

Quest’ultima rimase in silenzio, una mano alzata e la bocca spalancata.

“C-credo di non aver capito bene…”.

“È un alieno, Tomoko” continuò Tiger “Un simbionte alieno, ad essere precisi. Honda è entrato in simbiosi con esso e ha ricevuto tutti quei poteri.”.

Tomoko dovette sedersi per un secondo su una sedia, onde evitare di crollare al suolo “Non… non mi state prendendo in giro, vero?”.

“Mai stati così seri” continuò Pixie Bob con le braccia incrociate “La Commissione ha rivelato la cosa a tutti gli Heroes, dandoci la massima allerta. La vera natura dei poteri di Honda, inoltre, ci è stata proibita di svelarla ai civili onde evitare il panico generale.”.

Tomoko si massaggiò la testa, che si stava facendo prendere un emicrania dalla notizia appena ricevuta “Un alieno… un alieno qui sulla Terra… gli alieni esistono.”.

“Sì, anche noi siamo rimasti un pò… scioccati” disse Mandalay “Ma non è l’unica cosa che dovevamo dirti.”.

“Oh, e cos’altro c’è che bisogna che mi diciate? Credo che mi basti solo la notizia de ‘gli alieni esistono’ a farmi venire il mal di testa.” Sospirò Tomoko.

“Allora crediamo che il tuo mal di testa potrebbe peggiorare” continuò seria la leader dei Pussycats “La Commissione ha voluto mettere specificamente in guardia noi Pussycats. Di stare attenti a Honda.”.

“Eh? E perché mai hanno voluto mettere in guardia sopratutto noi?” Chiese confusa Tomoko.

“Vedi…” sospirò Mandaly “Honda ha attaccato i dormitori della UA per uccidere Katsuki Bakugo… perché lo considera responsabile della morte dei suoi genitori.”.

“E cosa dovrebbe centrare quel ragazzino con la loro morte esattamente?” Chiese Tomoko. Si sentiva dispiaciuta per il fatto che Honda fosse praticamente orfano, ma si chiedeva il motivo per cui avesse accusato un altro ragazzino di ciò, lo stesso ragazzino che avevano allenato durante il ritiro nei boschi per di più.

“Vedi… a causa di Bakugo Honda e la sua famiglia furono costretti a a trasferirsi a Jaku City undici anni fa. Solo che durante il tragitto si ritrovarono in mezzo a un combattimento tra degli Heroes e un Villain, che ha causato l’incidente che ha portato alla loro morte.”..

“E questo cosa c’entra con noi?” Chiese confusa Tomoko. Tutti questi misteri la stavano mandando in confusione.

Mandalay osservò Pixie Bob e Tiger, I loro volti attraversati da sensi di colpa. 

Ecco la parte più difficile.

Mandaly tirò un sospiro “Tomoko… Honda e la sua famiglia si ritrovarono in mezzo all’incidente Shocker.”.

A Tomoko mancò un battito.

Sbarrò gli occhi mentre quasi cadde dalla sedia.

“L’incidente Shocker… v-vuoi dire…”.

“Sì… lui e i suoi genitori si ritrovarono in mezzo al combattimento tra noi e Shocker…”.

Un silenzio di tomba cadde sulla cucina.

Tomoko stav tremando visibilmente. Anche lei, come i suoi tre compagni, ricordava troppo bene quel giorno.

Il giorno in cui fallirono nel catturare Shocker e in cui moltissime persone rimasero uccise.

“S-stai dicendo… che Honda possa avercela non solo con Bakugo… ma anche con noi?” Chiese la donna dai capelli verdi.

“È ciò che teorizza la Commissione…” continuò Mandalay “Per questo dovremo stare in massima allerta.”.

I quattro Pussycats, contemporaneamente, spostarono i loro sguardi verso la finestra.

Ryo era là fuori.

Da qualche parte.

Forse pianificando la sua prossima mossa.

A pianificare un nuovo modo per uccidere Bakugo.

E forse… dio li aiuti… anche loro.


“Le cose non stanno andando molto bene.” 

“Puoi ben dirlo.” Rispose mentalmente Ryo mentre si incamminava per le strade di Musutafu.

Indossava ora una giacca nera con un cappuccio che gli ricopriva la testa e, a tratti, pure il volto.

Non il migliore dei travestimenti, ma era comunque abbastanza.

Doveva ringraziare V per averglielo creato.

Esatto, V.

C’era un piccolo dettaglio che Ryo non aveva rivelato durante l’interrogatorio, e quello era il nome del suo Altro.

Mentre era vero che i membri della specie del suo Altro non avevano dei nomi veri e propri, Ryo sentiva che il suo Oltre avesse bisogno di un nome. Al suo Altro non dispiaceva che gliene fosse dato uno, e alla fine entrambi ne crearono uno, ispirato dalla prima lettera del nome da Hero (o da Vigilante, se preferite) di Ryo, Venom: e da questo venne il nome dell'Altro, V, un nome che sia a Ryo che all’Altro era abbastanza piaciuto.

La Commissione aveva annunciato per diretta stampa che lui era fuggito dal Tartarus, e che avrebbero messo a disposizione tutti gli Heroes disponibili per dargli la caccia.

Sia Ryo che V sapevano che da adesso in poi avrebbero dovuto fare attenzione, sia nel proteggere gli innocenti che nel finalmente uccidere Bakugo.

Dovevano essere discreti.

“Non capisco perché gli Heroes ci stiano dando la caccia, Ryo” fece V “Dopotutto… è come se stessimo dando loro una mano nel liberare la società dal crimine e dai Villain.”.

“Semplicemente agli Heroes non va bene che qualcuno si faccia giustizia da solo… e che si faccia giustizia con metodi, a detta loro, ‘sbagliati’.”.

Un rumore in un vicolo attirò l’attenzione di Ryo, che si voltò verso esso per vedere che stava succedendo: una donna stava venendo attaccato da un criminale con una cresta di capelli biondi.

“A proposito di ‘fare giustizia’.” Pensò Ryo.

“Finalmente un pò d’azione! Mi stavo sinceramente annoiando.”.

Ryo si guardò intorno, per vedere che non ci fosse nessuno nei dintorni.

Per sua fortuna non c’era nessuno.

“Bene!” Pensò Ryo mentre il suo corpo iniziava ad essere ricperto dalla massa nera di V.

“Questi sono solo luridi spiccioli, donna!” Gridò il criminale prendendo la donna per la gola e sbattendola contro il muro, mentre allo stesso tempo gettava per terra la borsa “dovrai pagarmi in un altro modo!”.

“No! Ti prego n…” tentò di supplicare la donna, ma si bloccò sbarrando gli occhi dal terrore.

“Ti spaventa? Bene!” Rise il criminale “Mi è sempre piaciuto vedere la paura negli occhi delle mie vittime!”.

Ignorò totalmente, però, che la donna non stesse guardando lui… ma dietro di lui.

“Ma che coincidenza…” il criminale si voltò di scatto, verso la doppia voce che aveva appena parlato, e sbarrò gli occhi “ANCHE A NOI!”.

Venom si lanciò contro il criminale, prendendolo per la gola e sbattendolo verso l’altro muro “Sei uno schifoso!” Sbraitò il mostruoso Vigilante “Tu e tutti quelli della tua razza! Derubate gli indifesi e recate solo sofferenza! Dolore! Morte! Ci fate schifo!”.

Dei viticci neri cominciarono ad allungarsi dal polso di Venom ed entrarono nelle narici e nella bocca del criminale, impedendogli di respirare.

Si agitò e si agitò, cercando di liberarsi inutilmente.

E alla fine… si bloccò.

Morto per soffocamento.

“È finita! Continuò Venom mentre gettava al suolo il cadavere, e i viticci ritornavano nel suo polso “Ora potrai solo marcire, scorrere in rivoli di sporcizia e mischiarti al resto del sudiciume nelle fogne di…”.

Si bloccò quando si ricordò della donna, che era rimasta a fissare il tutto con occhi sbarrati.

“Oh. Scusaci. Siamo stati cafoni. Ciao. Noi siamo Venom.” Salutò il Vigilante, sorridendo e mettendo in mostra i denti aguzzi. 

Prese la borsa da terra e la ridiede alla donna “Ecco. Ora sei al sicuro.” Le mise una mano in testa, accarezzandogliela. La cosa sarebbe sembrata abbastanza esilarante: un mostro di 2 metri e 29 che parlava in maniera così dolce a una donna pareva così surreale “No, per favore, non c’è bisogno di ringraziarci. La tua gioia è una ricompensa sufficiente per farci saltare via felici.” E detto questo saltò via.

La donna rimase in silenzio per qualche secondo d osservare il punto verso cui Venom era saltato via… per pi correre via lanciando un urlo terrorizzato.

“Mi sarei aspettato che quel criminale opponesse più resistenza.” Fece V.

“Pure io, ad essere onesti” rispose Venom saltando da un tetto all’altro “Ma in ogni caso, proteggere gli innocenti rimane pur sempre appagante, non importa da quale tipo di criminale li difendiamo.”.

“Su questo non hai di certo molto torto. Ho però il sospetto che difendere gli innocenti non sarà così facile come adesso dato che ora gli Heroes ci staranno alle calcagna.”.

Venom fece un altro balzo, saltando verso il terreno dentro un altro vicolo, mentre ritornava nuovamente normale nei panni di Ryo “Questo è vero, V. Ma finché io e te saremo uniti… non avremo molti problemi” disse il ragazzo dai capelli viola mentre usciva dal vicolo “né a difenderci dagli Heroes. Nè a difendere gli innocenti… e né a uccidere Bakugo.”.


Nel mentre, in un magazzino apparentemente abbandonato.

Schultz osservava mentre i suo uomini scendevano dalle auto e preparavano i loro macchinari e altri oggetti che sarebbero serviti per l’imminente missione.

“Questa basa andrà quindi bene, capo?” Fece un uomo dai capelli castani.

“Sì, Jenkis. Nessun Hero, finora, è mai riuscito a trovare le nostre basi. Questa è una delle più segrete in nostro possesso. Qui potremo tranquillamente organizzare il nostro piano d’attacco.”.

“Non vedo l’ora” fece l’uomo pelato “è da tanto che aspettavo questo momento.”.

“Come tutti noi, Toomes” rispose Schultz che poi sorrise maligno “Andiamo a caccia di un Vigilante.”.

Nel mentre, uno degli scagnozzi che si stava occupando del far scendere e preparare i vari oggetti, rimase un attimo in silenzio a fissare il suo leader e i suoi cinque secondi in comando, con un espressione conflittuale dipinta sul volto.

“Konishi!” Fece un altro scagnozzo “Vuoi darci una mano, sì o no?!”.

“Ah?! Oh, sì, sì arrivo subito.” Rispose Konishi, rimettendosi subito a lavoro.

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Capitolo 21
*** Capitolo 20: La svolta ***


Capitolo 20: La svolta

Era ormai calata la sera, e tutti gli studenti erano ritornati ognuno al proprio dormitorio.

I vari studenti della 1-A si trovavano nell’area comune del loro dormitorio a parlare tra loro in modo tranquillo, anche se un velo di inquietudine era ancora presente nell’atmosfera intorno alla classe.

“Certo che oggi Monoma ha esagerato… più del solito.” Fece Sero seduto sul sofa insieme a Kaminari e Mineta.

“Oh sì. Non sa proprio quando starsi zitto, sopratutto in momenti sensibili come questo.” Gli fece eco Kaminari, scuotendo la testa al pensiero di quella mattinata.

“Sono più sorpreso del fatto che Bakugo non gli abbia fatto esplodere la faccia” disse Mineta “Cioè, solitamente farebbe così. Ma oggi si è limitato semplicemente a dirgli di star zitto.”.

“Già” continuò Mina appoggiandosi alla spalla di Sero “Questa storia di Honda… deve averlo proprio segnato.”.

“Non sai nemmeno quanto…” pensò Midoriya, seduto su un altro sofa. Non poi non ascoltare la discussione, e la cosa lo aveva riportato allo sguardo pieno di colpa che Bakugo aveva dipinto sul suo volto quella mattina a pranzo.

Non ci volevo un genio per capire che Bakugo, per quanto cercasse di non dimostrarlo, stava provando un enorme senso di colpa.

Verso Ryo.

Verso ciò che gli era successo.

Verso ciò che era diventato.

E pure lui, come Bakugo, si sentiva in colpa.

Come avevano potuto lui e sua madre non venire a sapere della morte dei suoi genitori, Kayako e Kenta?

Come avevano potuto non informarsi e venire a sapere della sua situazione?

Avrebbero potuto aiutarlo, magari adottarlo e dargli una casa dove potesse essere amato.

Un luogo dove non sarebbe stato cambiato in ciò che era ora.

Un luogo dove non sarebbe diventato… Venom.

“Parlando di Bakugo… si trova ancora in camera sua?”.

La voce di Hagakure lo fece uscire dai suoi pensieri, e solo allora aveva notato che fino a quel momento aveva stretto i pugni così forte da rendere le nocche bianche.

“A quanto pare…” rispose Jiro guardando verso l’ascensore “Una volta arrivati qui è andato in camera sua e non proprio sceso. Capisco essere nervosi per Honda, però…”.

“Qualcuno di noi dovrebbe andarlo a chiamare” fece Uraraka, la preoccupazione evidente nella sua voce “Magari un pò di compagnia potrebbe giovargli.”.

“Non hai tutti i torti” fece Shoji “Nonostante sappiamo che Bakugo non apprezzi stare in nostra compagnia, in un momento del genere potrebbe averne bisogno ora più che mai.”.

“Già ma… chi di noi dovrebbe andarlo a chiamare?” Chiese Sato.

Ci fu qualche attimo di silenzio, dove nessuno osò parlare… silenzio poi interrotto da Midoriya che disse “Andrò io.”.

“Uh?” Fecero in unisono tutti i suoi compagni.

“Andrò io” ripetè il ragazzo dai capelli verdi mentre si alzava dal sofa e si dirigeva verso l’ascensore.


Bakugo era inquieto.

Non che fosse una novità in questi ultimi giorni.

Ma col discorso fatto da Monoma quella mattina, la cosa di certo non era migliorata.

Si può dire anche che fosse peggiorata.

Ma non era solo inquietudine.

Era anche qualcos’altro.

Sensi di colpa.

Una cosa che Bakugo non avrebbe mai immaginato di sentire prima d’ora.

Ryo era venuto per lui.

Per ucciderlo.

E nel farlo aveva messo in pericolo tutti i suoi compagni di classe.

Coloro che aveva finalmente iniziato a considerare come… degli amici.

Ma non si sentiva in colpa solo per questo, no.

Ma anche per tutto ciò che era successo a Ryo che lo aveva portato ad essere come era ora.

Stando a Ryo stesso, tutto ciò che gli era successo… tutto il dolore e le perdite che ha dovuto sopportare… era state causate da Bakugo stesso.

E come poteva non sentirsi in colpa per ciò?

Alla fine era stato per lui che Ryo e i suoi genitori dovettero trasferirsi.

Portando alla morte di questi ultimi.

A Ryo che ha dovuto passare dieci anni terribili in un orfanotrofio.

Tutto ciò gli aveva fatto anche ricordare di tutte le volte che aveva picchiato Midoriya.

Di tutte le volte che lo aveva insultato.

Si ricordò delle parole che Ryo, nei panni di Venom, gli aveva detto quando aveva attaccato il loro dormitorio.

“Tu porti solo dolore Bakugo. Dolore e distruzione a tutti coloro che si trovano intorno a te. Uccidendoti non solo avremo la nostra vendetta… ma libereremo il mondo da una mina vagante che fa del male a coloro che gli stanno vicino.”.

Midoriya.

Ryo.

Tutti gli Heroes che erano venuti a salvarlo a Famino ma che avevano finito per farsi del male.

Davvero tutti loro, in un modo o nell’altro, avevano finito per farsi del male… per causa sua?

Era davvero come diceva Ryo?

Davvero lui fa solo del male a tutti coloro che gli stanno intorno?

“Kacchan?”.

Una voce famigliare lo fece voltare di scatto verso la porta.

Lì, a guardarlo con un espressione preoccupata, stava Midoriya.

“Tch… che diavolo vuoi, Deku?” Fece Bakugo, mettendo in mostra la sua miglior espressione seccata.

Col diavolo che si sarebbe fatto vedere preoccupato da qualcuno, figuriamoci da Midoriya.

“Kacchan…” continuò Midoriya entrando nella stanza “Non… siamo molto preoccupati per te.”.

“Tch, preoccupati di cosa? Sto benissimo!”.

“No, non lo sei. Si vede lontano un miglio che stai male Kacchan. Che sei preoccupato e… che ti senti in colpa.”.

“Io? In colpa? Ah! Non farmi ridere Deku! Questa è la più grande stronzata che tu abbia mai detto, e nei hai detto tante in tutta la tua vita! Io? In colpa? Ma non prendiamoci per il culo.”.

“Kacchan” ripetè Midoriya con più fermezza “Non devi nascondere cosa stai provando. Tutti noi… siamo qui per te.”.

Bakugo rimase in silenzio per qualche secondo, senza neanche sapere cosa dire.

“Crediamo… che forse un pò di compagnia potrebbe giovarti. Che dici? Vuoi unirti a noi?”.

Bakugo rimase in silenzio per qualche altro secondo.

Puntò lo sguardo verso la finestra, l’inquietudine e i sensi di colpa ancora ben presenti dentro di lui.

“Kacchan?” Ripetè Midoriya, preoccupato.

“Tch!”.

Bakugo si mise le mani in tasca e cominciò a dirigersi fuori dalla sua stanza senza dire nulla, e lasciando di stucco Midoriya.

Una volta fuori dalla stanza, il biondo di voltò verso il suo rivale “Beh? Che cosa stai aspettando? Un invito forse? Non dovremmo andarci ad unire a quegli altri idioti laggiù o no?”.

Midoriya rimase in silenzio a processare quanto Bakugo aveva detto. Poi sorrise “Certo Kacchan! Andiamo!”.

E detto ciò anche lui uscì dalla stanza, entrambi i ragazzi che si dirigevano verso l’ascensore per andare nell’area comune.


Nel mentre, abbastanza distante dai dormitori vi era lui.

Ryo.

Osservava in silenzio il dormitorio della 1-A da una distanza di sicurezza, in modo da non essere notato.

Fortunatamente, la cosa non destava molti sospetti dato che ogni tanto qualche passante si fermava sempre ad osservare i dormitori per vedere l loro imponenza.

“Attacchiamo Ryo! Ora che siamo qui possiamo attaccare e uccidere Bakugo!” Fece V.

“No V.” Rispose semplicemente Ryo.

“Come no?! Siamo qui, possiamo attaccare ora!”.

“Vero V. E, ad essere sincero, una parte di me vuole assolutamente attaccare ora il dormitorio… e uccidere subito Bakugo. Ma noon possiamo farlo, non adesso almeno.”.

Fece dietrofront ed iniziò ad incamminarsi via.

“Ora come ora, si aspetteranno subito un altro attacco. Dovremo aspettare… e pianificare.”.

“Pianificare dici?”.

“Esatto. Sono stato stupido a voler attaccare subito Bakugo senza neanche un piano la scorsa volta. Così facendo ci siamo fatti prendere di sorpresa… e ci hanno separato, imprigionandoci in prigioni diverse. Ci siamo riuniti, certo, ma non voglio correre ulteriori rischi. Dovremo aspettare… e pianificare. Così facendo non verremo sconfitti e separati nuovamente.”.

“Non hai tutti i torti.” Rispose V, il tono un pò scocciato.

“Non ti preoccupare amico mio” continuò Ryo camminando in mezzo alla folla e mischiandosi con essa “Arriverà presto il momento in cui la faremo pagare a Bakugo… tutto ciò che dobbiamo fare è essere pazienti, e poi…” i suoi occhi si assottigliarono fino al punto da sembrare due piccole fessure “Poi… quando finalmente arriverà il momento… uccideremo Bakugo.”.


Nel mentre, nella base del Dragone Nero a Musutafu.

Schultz insieme ai suoi cinque secondi in comando si trovava di fronte ai loro uomini, tutti loro sull’attenti.

“UOMINI! Ascoltatemi bene ora!” Fece il leader del Dragone Nero “Ora che ci siamo sistemati in questa base e abbiamo sistemato tutte le nostre armi e marchingegni è tempo di prepararsi per la prossima fase del piano. Da domani manderemo alcuni di voi in città a cercare Honda” tirò fuori dalla tasca una foto del ragazzo dai capelli viola “Questo è il suo volto. Lo dovrete cercare fino a quando non lo avrete trovato, anche a costo di cercarlo giorno e notte… e una volta trovato… voglio che avvisiate o me o uno dei cinque dei miei compagni qui. Noi vi raggiungeremo il più presto possibile, e nel mentre lo dovrete attaccare, ma non ucciderlo. Con le armi che ci siamo portati dietro avrete molte più possibilità di sopravvivere a differenza degli altri uomini che lui ha ucciso nei mesi scorsi. Con queste armi dovrete ferirlo e trattenerlo abbastanza da permettere a noi sei di raggiungervi. Una volta arrivati” allargò le braccia mettendo in mostra lui e i cinque al suo fianco “Ce ne occuperemo noi. Con lui ferito… sarà una passeggiata ucciderlo una volta per tutte! Uomini! Siete pronti… alla caccia?”.

I suoi uomini lanciarono all’unisono delle urla festanti e di conferma, pronti alla caccia, a uccidere colui che aveva rovinati tanti dei loro piani.

L’unico che non sembrava affatto eccitato all’idea era sempre Konishi.

Urlò come tutti gli altri, mantenendo un falso sorriso per non attirare l’attenzione.

Ma dio solo sapeva che non voleva fare questa cosa.

Dio solo sapeva che era stanco del Dragone Nero.

“È deciso…” pensò l’uomo “So cosa devo fare… spero solo… che la cosa vada a buon fine…”.


Il giorno dopo.

Nel palazzo principale della Commissione degli Eroi per la Pubblica Sicurezza vi era molto fermento.

Molti segretari facevano avanti e indietro, portando documenti e posta vari tra le mani ai membri principali della Commissione, qualora fossero informazioni mandati da altri Heroes.

Konishi non ne aveva idea, ma non importava.

Era qui solo per una cosa.

Si avvicinò al bancone principale che si trovava davanti l’entrata del palazzo, dove si trovava la segretaria una donna dai capelli neri e lunghi, con addosso degli occhiali da vista.

“LA Presidente è qui?”.

“Mmm?” La segretaria alzò lo sguardo dai documenti che stava leggendo per guardarlo “Uh… sì, è qui.”.

“Bene. Dovrei parlare con lei.”.

2Ha un appuntamento?” Chiese la donna inarcando un sopracciglio.

“No, ma…”.

“Allora dovrà prima fissare un appuntamento, poi potrà parlare con lei.”.

“Mi ascolti, è urgente…”.

“Mi spiace ma le ho detto…”.

“Mi ascolti un secondo! Ho bisogno…” cominciò Konishi togliendosi la giacca, mostrando la sua maglia senza maniche. 

Ma ciò che scioccò la segretaria fu ciò che aveva sul braccio destro.

Saltò dalla sedia lanciando uno strillo abbastanza forte da far fermare le persone intorno a lei, che si voltarono verso la sua direzione e videro anche loro ciò che stava sul braccio destro di Konishi.

Il tatuaggio di un drago nero.

Era il simbolo del Dragone Nero, e uno che tutti i membri della gang si facevano tatuare sui loro bracci destri una volta entrati a far parte della gang.

Era il loro segno di riconoscimento, quello che usavano per farsi riconoscere e per far sapere di quale gang facevano parte.

“Ho bisogno di fare una confessione.” Finì Konishi con tutti gli sguardi addosso lui.

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Capitolo 22
*** Capitolo 21: La confessione ***


Capitolo 21: La confessione

L’ufficio dei Wild, Wild Pussycats era stranamente silenzioso quel giorno.

I quattroo membri al momento si trovavano insieme nella stanza stanza e solitamente i quattro avrebbero parlato tra di loro, dicendo battute o scherzando tra loro.

Ma oggi nessuno di loro osava proferir parola.

Ma chi poteva fargliene loro una colpa?

Dopotutto si sentivano in colpa per ciò che era successo a Ryo.

Si sentivano in colpa per non esser riusciti ad impedire a Shocker di causare quell’incidente che portò alla morte dei genitori del ragazzo e di molti altri innocenti.

E non solo stavano provando un enorme senso di colpa, ma anche un enorme inquietudine.

Dopotutto erano stati avvertiti che Ryo poteva avercela con loro per la morte dei suoi genitori, ed ora con lui in libertà si temeva un suo attacco da un momento all’altro.

Tomoko sedeva in silenzio, con una mano sotto il mento e con l’altra che batteva le dita sul tavolo. Era sempre stata la più energica del gruppo, ma dopo una notizia del genere pareva quasi che le energie le avesse perse del tutto. 

D’un tratto il telefono vicino a lei iniziò a squillare, rompendo il pesante silenzio che era stato presente fino a quel momento nell’ufficio. Tomoko fece un balzo in aria, presa di sorpresa dallo squillare del telefono ma si riprese immediatamente per poter rispondere mentre i suoi tre colleghi, anche loro inizialmente presi di sorpresa dalla chiamata improvvisa, spostarono lo sguardo verso di lei.

“Uh, qui l’ufficio dei Wild, Wild Pussycats. Come possiamo esservi d’aiuto?”.

“Tomoko Shiretoko, siamo qui a parlare dal palazzo principale della Commissione degli Eroi per la Pubblica Sicurezza” rispose una voce proveniente dall’altro capo del telefono.

“O-oh? La Commissione?” Ripetè Tomoko, attirando l’attenzione dei suoi tre colleghi che ora avevano orecchie solo e soltanto per la chiamata che stai avvenendo in quel preciso momento.

“Chiedo scusa per l’improvvisa chiamata” continuò la voce “Ma la presidente vorrebbe che veniste qui al palazzo immediatamente.”

“Uh? Come mai dovremmo venire? È successo qualcosa?”.

“Si può dire questo… la Presidente dice che è molto importante e che dovreste venire qui.”.

“La Presidente?” Ripetè Tomoko “E perché ha voluto che venissimo proprio noi?”.

“Stando alle sue parole… la cosa vi riguardo molto personalmente. Vi preghiamo di venire qui al più presto.”.

Prima che Tomoko potesse parlare, la chiamata fu chiusa lasciandola con un pugno di mosche.

“Allora?” Fece Pixie Bob, riportando Tomoko alla realtà “A quanto abbiamo capito era una chiamata dalla Commissione.”.

“Sì. È successo qualcosa?” Continuò Tiger.

“Beh…” iniziò Tomoko rimettendo il telefono al suo posto “Sembra che la Presidente ci voglia al palazzo principale.”.

Tiger inarcò un sopracciglio “Noi?”.

“Sì… stando alle sue parole… sembra che è qualcosa che ci riguardi… qualcosa di personale, a quanto sembri.”.

Alla parola ‘personale’ Mandalay, Pixie Bob e Tiger non poterono pensare a Ryo.

“Si tratta di Honda?” Chiese la leader del gruppo preoccupata.

“Non me l’hanno detto” rispose Tomoko “Ma se andiamo subito… forse potremo capire cosa stia succedendo da chiamarci e dirci di andare immediatamente al palazzo principale.”.


E così, in poco tempo, il gruppo di quattro Heroes arrivò al palazzo principale della commissione.

Koda era a scuola quel giorno, dunque i quattro non dovettero preoccuparsi di lasciarlo da solo o roba del genere.

Una volta entrati si ritrovarono davanti la Presidente accompagnata dal detective Naomasa, entrambi con degli sguardi seri dipinti sul volto.

“Detective Naomasa?” Fece confusa Mandalay.

Il detective la salutò con un semplice cenno della testa.

“Ben arrivati Pussycats” salutò la Presidente “Chiedo scusa per la chiamata improvvisa. Ma c’era bisogno della vostra presenza.”.

“Durante la chiamata mi era stato detto che la cosa per cui ci avete chiamato… ci riguardava personalmente” disse Tomoko “Si tratta per caso di Ryo Honda?”.

La Presidente scosse il capo “No, non si tratta di lui. Ma di qualcos’altro.”.

Solo allora i quattro Heroes notarono qualcosa: tutti là dentro sembravano essere molto nervosi, facendo avanti ed indietro più del solito e parlando a bassa voce tra di loro.

“Uh… cos’è successo esattamente?” Chiese Pixie Bob.

“Come mai sono tutti in agitazione?” Chiese poi Tiger.

“Diciamo che riguarda la stessa ragione per cui vi abbiamo chiamati qui” rispose Naomasa “Una persona è venuta qui e… diciamo che è scattato il panico. Si pensava ad un attacco, ma in realtà questa persona è venuta qui per… una confessione.”.

“Una confessione dite?” Fece Mandalay.

“Sì” rispose la Presidente “Seguiteci.”.

I sei cominciarono ad incamminarsi, arrivando ad una parte del palazzo dedita agli interrogatori.

Arrivarono dinnanzi a una finestra di vetro che divideva loro dalla stanza d’interrogatorio.

Lì dentro si trovava un uomo seduto davanti ad un tavolo su cui si trovava una mappa di Mustafu.

L’uomo aveva capelli castani, gli occhi del medesimo colore, con delle manette alle mani. Ma ciò che prese più di sorprese i quattro Pussycats fu ciò che aveva sul braccio destro: il tatuaggio di un drago nero.

Quell’uomo… quell’uomo ammanettato era Konishi.

“Un membro del Dragone Nero?!” Fece sorpresa Tomoko.

“Che ci fa qui?!” Chiese Tiger, il tono tra il preoccupato e il furibondo.

Tutti conoscevano il Dragon Nero e il loro crimini di rapimento di bambini: dunque non c’era da stupirsi che ci fosse anche rabbia nella sua voce.

“Il suo nome è Ayumu Konishi” rispose semplicemente la Presidente “è venuto questa mattina chiedendo di parlare con me. A quanto pare voleva confessare qualcosa… qualcosa di importante.”.

“E lo ha fatto?” Chiese Mandalay.

“Sì. E ciò che ha confessato.. beh… riguarda praticamente tutto ciò che riguarda il Dragone Nero.”.

“Sul serio?” Chiese Pixie Bob “Ma allora questo cosa c’entra con noi?”.

“Lo scoprirete presto.” Rispose semplicemente la Presidente.

“Ma allora che ci fa il detective Naomasa qui?” Chiese Tomoko.

“Non sappiamo se ciò che sta dicendo sia vero” rispose la Presidente “Per questo ho chiamato il detective così che potesse usare il suo Quirk durante il secondo interrogatorio che Konishi avrà con lui e con voi.”.

“Capisco…” rispose Mandalay.

Detto questo lei, i suoi tre compagni di squadra e Naomasa entrarono nella stanza, chiudendo la porta dietro di loro.

Konishi spostò lo sguardo verso di loro, i suoi occhi quasi sorpresi nel vedere i Pussycats.

“Buongiorno Konishi” salutò Naomasa sedendosi sulla sedie dall’altra parte del tavolo “Io sono il detective Naomasa Tsukauchi. E loro sono…”.

“I Pussycats, li conosco bene.” Rispose Konishi.

“Parla, criminale” efce Tiger, una smorfia furiosa sul suo volto “Sei venuto qui per fare una confessione. Quindi inizia a parlare.”.

“Ho già confessato.”.

“E noi dobbiamo vedere se stai dicendo la verità, quindi inizia a parlare… ora!”  Fece Mandalay seria.

Konishi tirò un sospiro “D’acordo. Credo che non ci voglia un genio per capire che sono un membro del Dragone Nero. Se il mio tatuaggio qui non fosse abbastanza come prova.”.

“E cosa ci fai qui a Musutafu?” Chiese Tomoko.

“Non è ovvio?” Rispose Konishi “Il Dragone Nero è qui a Musutafu.”

“Che cosa?!” Fecero i presenti.

“Esatto. Il nostro leader ha deciso di venire qui a Musutafu con la maggior parte delle sue forze per occuparsi di un problema… un problema che conoscete molto bene. Un problema di nome Ryo Honda… il Vigilante Venom.”.

Ci fu qualche secondo di silenzio, interrotto poi da Pixie Bob che disse “Siete venuti fin qui per ucciderlo, vero?”.

“Sì. Come ben sapete Honda è stato un grosso problema per noi del Dragone Nero per mesi, mandando all’aria molte delle nostre operazioni e uccidendo moltissimi dei nostri uomini. Inizialmente, quando ci fu la notizia della sua cattura, il capo era anche abbastanza felice di ciò pensando che così facendo si era tolto una volta per tutte di un problema. Ma dopo che è stato rivelato che era scappato… beh, ha deciso di occuparsene personalmente. Lui insieme ai suoi secondi in comando e molti uomini della gang, tra cui io, siamo partiti da Jaku City e siamo arrivati qui a Musutafu ieri per occuparci di Honda. E con occuparci intendo… beh, uccidere.”.

I cinque si guardarono tra di loro, con Naomasa che annuiva con la testa, dicendo loro praticamente che finora Konishi non stava mentendo. Detto ciò spostarono i loro sguardi nuovamente sul criminale.

“Sai dirci dove si trovano il tuo capo e il resto dei tuoi compagni?” Chiese Naomasa indicando la mappa.

Konishi annuì, puntando col dito un punto sulla mappa.

“Qui si trova un magazzino abbandonato. Non sarà difficile capire quale: bello grosso, sembra che sia stato abbandonato da anni. Il capo sceglie come nascondigli quei luoghi che a prima vista sembrano inabitabili e impossibili in cui qualcuno possa esserci. Questo magazzino è uno di quelli.”.

Ancora una volta Naomasa annuì ai Pussycats, dicendo loro che Konishi non stava affatto mentendo.

“Una cosa non capisco” fece Tomoko “LA Presidente ha detto che questa storia ci riguarda… ma cosa ha a che fare il Dragon Nero con noi?”.

Lo sguardo di Konishi si fece ancor più serio “Certo, voi non lo sapete…”.

“Non sappiamo cosa, esattamente?” Chiese Tiger.

“Il mio capo… il leader del Dragone Nero… ha che fare con voi Pussycats.”.

I quattro Heroes drizzarono le loro teste a quelle parole.

“Come scusa?” Chiese Tiger.

“È una vostra vecchia conoscenza… una persona che conoscete molto bene.”.

“E chi sarebbero esattamente?” Chiese Mandalay, seccata con tutti questi segreti.

Konishi tirò un sospiro “Il capo del Dragone Nero.. è Herman Schultz, Shocker.”.

I cinque presenti sembrarono perdere un battito.

I quattro Pussycats sbiancarono improvvisamente, dando loro quasi l’aspetto di cadaveri.

“N-Naomasa…” iniziò Pixie Bob “Sta dicendo…”.

“Sì” interruppe il detective “Non sta mentendo.”.

Passarono alcuni secondi di silenzio con i quattro Heroes che cercavano di comprendere la notizia che avevano appena ricevuto.

Herman Schultz.

Shocker.

Il Villain che avevano affrontato molte volte in passato, e che avevano visto l’ultima volta durante quel fatidico giorno dell’incidente… era il capo del Dragone Nero, una delle gang più famose e temute del Giappone?

“Ma non ha senso!” Disse Tiger “Schultz è sempre stato un pesce piccolo! Faceva rapine e basta! L’unica volta che ha fatto qualcosa di grosso… è stato durante quel giorno di undici anni fa in cui aveva causato l’incidente! Come può essere lui il leader del Dragone Nero?!”.

“Ha fatto strada. È diventato molto più bravo… più crudele” spiegò Konishi “Non so i dettagli completi. So solo che si è fatto strada nel mondo criminale, creando questa gang che si occupa di rapimenti e quant’altro.”.

Ci fu qualche altro secondo di silenzio, in cui i quattro Pussycats cercarono di comprendere al meglio la sconcertante scoperta.

“Parlando di ciò…” disse Naomasa, interrompendo il silenzio “Cosa fate alle persone e ai bambini che rapite? Nessuno è mai riuscito a capire che fine facciano. Ma ora che sei qui… possiamo sapere, finalmente. Li vendete al mercato nero?”.

Konishi rimase in silenzio per qualche secondo, abbassando la testa, quasi come se si vergognasse.

“Allora?”.

Konishi sospirò “Conoscete i Nomu?”.

“Come?” Chiese confuso Naomasa.

“I Nomu. Quei grossi mostri della Lega dei Villains. Li conoscete no?”.

“Più di quanto immagini…” annuì Mandalay.

“Bene. Sapete come vengono creati, vero?”.

“Sì” fece serio Nomasa “attraverso la modifica genetica di umani, che siano vivi o morti. Ma questo cosa ha a che fare con i vostri rapi…”.

Naomasa si interruppe, gli occhi che si spalancarono alla realizzazione.

Lo stesso fecero i quattro Pussycats, che sbiancarono ancor di più.

No.

Non stava forse insinuando…

“Vedo che avete capito” sopirò Konishi “Le persone e i bambini che rapiamo… li vendiamo alla Lega dei Villains… che vengono poi usati per la creazione dei Nomu.”.

Ci fu un altro, gelido silenzio che si fece strada nella stanza.

Silenzio interrotto da Tiger, che diede un pugno al tavolo “Avete venduto persone e bambini innocenti a quei bastardi della Lega… in modo che venissero usati come cavia da laboratorio?! Per essere trasformati in mostri?!”.

Konishi non sembrò spaventato. Infatti sembrava quasi che si aspettasse una reazione del genere.

Il criminale annuì semplicemente “Sì. È questo ciò che attendeva a loro. Come l’ascesa al potere del capo, non so i dettagli completi neppure per questo. So solo che Schultz ha finito per entrare in contatto con All For One… il vecchio leader della Lega… e i due hanno stretto un accordo. Il Dragone Nero avrebbe trovato cavie che venissero trasformate in Nomu, e la Lega li avrebbe pagati profumatamente. Solitamente sceglievamo persone e bambini con Quirk deboli o senza Quirk… tanto alla fine ci avrebbe pensato la Lega con la sua scienza pazza a renderli più forti una volta resi in Nomu. Parole di Schultz, non mie.”.

Un altro silenzio cadde nella stanza, con nessuno che sapeva cosa dire.

I Pussycats guardarono verso Naomasa, che disse “Dice la verità.”.

“Perché?” Chiese poi Mandalay.

“Perché cosa?” Chiese a sua volta Konishi.

“Venire qui a confessare tutto questo. Rivelare ciò che sta facendo il Dragone Nero nonostante tu sia un membro della gang. Quindi perché? Perché hai decise di venire qui e confessare tutto?”.

Konishi rimase per qualche secondo in silenzio, per poi sospirare “Non ne posso più.”.

“Uh?”.

“Non ne posso più. Ero entrato in questa gang per racimolare qualche soldo. Per fare la bella vita… ma ciò che abbiamo fatto… ciò che io ho fatto per avere questi soldi… non ne vale la pena. Rapire così tante persone e bambini per venderli a dei Villain così che li trasformino in mostri… non ho mai voluto questo. Ho la coscienza sporca, mi sento così in colpa… per tutto ciò che ho fatto sin da quando mi sono unito a questa gang” strinse i pugni fino a rendere le nocche bianche “E dopo che siamo partiti per venire qui a Musutafu… per uccidere Honda, un Vigilante sì, ma pur sempre un ragazzino… beh, ho deciso di venire e confessare tutto. So che non basterà a cancellare tutto ciò che ho fatto… cazzo, non so neanche se può essere possibile… ma almeno… almeno starò con la coscienza a posto.”.

Konishi abbassò la testa, senza dire nient’altro con i Pussycats e Naomasa che lo fissavano in silenzio.

“Molto bene…” sospirò Nomasa mentre si alzava dalla sedia “Grazie per la tua collaborazione.” E detto questo uscì dalla stanza seguito dai Pussycats.

“Ebbene?” Fece la Presidente una volta che li vide uscire dalla stanza.

“Non ha mentito” rispose Naomasa “è stato sincero su tutto.”.

La Presidente sospirò “Capisco.”.

“Presidente” disse Mandalay con tono serio “Schultz… Shocker… è là fuori insieme al resto del Dragone Nero. Sappiamo dove si trova, sappiamo cosa ha intenzione di fare. Quindi… chiediamo il permesso di andare a catturarlo.”.

LA Presidente fissò Mandalay, per poi dire “Voi Pussycats volete andare ad arrestarlo?”.

“Sì!” Annuì Pixie Bob “Anni fa ci è sfuggito… a causa della nostra incompetenza. E a causa di ciò ha creato una gang che ha rapito così tante persone e bambini… per venderli alla Lega dei Villains per trasformarli in Nomu!”.

“Esatto! Gliela faremo pagare per ciò!” Disse Tiger.

“Io non avrò un Quirk” fece serie Tomoko “Ma col cavolo che Ragdoll se ne starà con le mani in mano! Darò loro una mano a catturare Shocker anche dall’ufficio se necessario!”.

La Presidente non potè farsi sfuggire un sorriso “Molto bene. Ma non adesso. Prima di tutto… bisognerà organizzarsi… avrete bisogno di molto aiuto per questa missione.”.

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Capitolo 23
*** Capitolo 22: Pianificare ***


Capitolo 22: Pianificare

Nella sala riunione della Commissione vi era, nuovamente, molta agitazione da parte dei presenti.

Alcuni Heroes erano stati nuovamente chiamati dalla Commissione e, considerando che giusto il giorno prima erano stati richiamati per parlare riguardo il vigilante conosciuto come Venom, sospettavo che questa nuova riunione potesse riguardare lui.

Gli Heroes lì presenti erano Fat Gum, Fourth Kind, Shishido, Gang Orca, Gunhead e Mr Brave e stavano aspettando l’arrivo della Presidente.

Fat Gum si guardò intorno “Uh. Curioso che siamo solo noi presenti.”.

“Vero” annuì Mr Brave “Se questa improvvisa riunione avesse a che fare con Honda, allora perché non ci sono tutti gli Heroes? Perché solo noi?”.

“Forse non si tratta affatto di Honda” ponderò Gang Orca “Forse si tratta di qualcos’altro, spiegando anche come mai siamo solo noi qui.”.

“Avrebbe senso.” Ponderò Fourth Kind portandosi una delle sue quattro mani stato il suo mento.

“Però se non si tratta di Honda” disse Gunhead confuso “Allora qual’è il motivo per cui siamo stati chiamati qui?”.

Fu proprio allora che la porta della sala venne aperta, attirando l’attenzione dei presenti che videro entrare la Presidente accompagnata da altri tre Pro Heroes and una che recentemente si era ritirata: Mandalay, Pixie Bob, Tiger e Ragdoll i Wild, Wild Pussycats.

Ma non erano i soli.

Insieme loro vi era il detective Naomasa ed un uomo in manette: era Konishi.

I Pro Heroes lì presenti notarono immediatamente il tatuaggio del drago nero sul suo braccio destro.

“Che diavolo…?!” Fece Fourth Kind alzandosi di scatto, riconoscendo subito quel simbolo.

“Un membro del Dragone Nero!” Continuò poi Mr Brave.

La Presidente alzò una mano dicendo “Calmatevi. So che avete molte domande, ma lasciateci spiegare.” Continuò la donna mentre si dirigeva verso al capo del tavolo, seguita dal gruppo dei quattro Heroes, il detective e il criminale ammanettato.

“Bene” iniziò la Presidente “Immagino che vi stiate chiedendo il motivo di questa chiamata improvvisa, giusto il giorno dopo che abbiamo avuto un altra riunione.”.

I cinque eroi annuirono.

“Bene. Vi ho chiamati qui perché quest’oggi costui è venuto qui” indicò Konishi, che osservava nervoso i presenti “Il suo nome è Ayumu Konishi e, da come avete già capito, èè un membro del Dragone Nero.”.

“Lo avete arrestato?” Chiese Gang Orca.

“No” ripose la Presidente “Si è costituito. Voleva dare una confessione.”.

“Una confessione?” Ripetè Fat Gum spostando lo sguardo verso Konishi.

“Sì” stavolta fu Konishi a rispondere “La gang di cui faccio parte… il Dragone Nero… è qui a Musutafu.”.

“COSA?!” Esclamarono i sei Heroes da poco arrivati.

“Proprio così” ripose stavolta Naomasa “Il qui presente Ayumu Konishi è venuto fin qui per rivelarci il motivo per cui il Dragone Nero si trova qui… e non solo” spostò lo sguardo verso Konishi “Inizia a parlare.”.

“Certamente detective” annuì Konishi che spostò lo sguardo verso i cinque Heroes ora presenti “Come ben sapete noi del Dragone Nero, negli ultimi mesi, abbiamo avuto dei problemi con un Vigilante che conoscete molto bene…”.

“Ryo Honda.” Disse Shishido con espressione seria.

“Venom.” Annuì Konishi come per dare conferma “Il nostro capo, Herman Schultz conosciuto anche come Shocker, ha deciso di venire qui a Musutafu con gran parte delle sue forze per ucciderlo una volta per tutte.”.

“Shocker dici?” Fece Fat Gum inarcando un sopracciglio “Ho sentito di lui. Non è il Villain che anni fa ha…” si bloccò ricordandosi che con loro vi erano i Pussycats e con uno sguardo dispiaciuto disse “… scusate, forse è meglio se non dico nulla.”.

“Non preoccuparti Fat Gum” scosse la testa Mandalay “Non ci hai offeso, se è questo di cui ti stai preoccupando. Comunque sì, stiamo parlando dello stesso Shocker che causò quell’incidente undici anni fa.”.

“Se ben ricordo era un pesce piccolo” disse Mr Brave “Come ha fatto a salire ad avere una gang tutta per sé?”.

“Non saprei dirvelo. Non è mai andato nei dettagli su ciò” spiegò Konishi “Ma è certamente cambiato da come era in passato, diventando più crudele che mai. E questo si va anche a collegare con ciò che… noi del Dragone Nero facciamo con le nostre attività criminali…”.

Questo attirò l’attenzione di tutte e sei gli Heroes.

Konishi tirò un sospiro.

Sapeva come i Pussycats avevano reagito.

I nuovi sei non l’avrebbero presa certamente meglio.

“Schultz ha finito con entrare in contatto e con l’avere un accordo col vecchio leader della Lega dei Villains… All For One.”.

I presenti furono attraversati da un brivido nel sentire il nome del Villain.

“Loro… beh… sono arrivati ad un accordo. Voi conoscete i Nomu, giusto?”.

“E chi non li conosce…” disse Gunhead.

“Beh… questo accordo riguarda proprio loro. Credo che voi sappiate della brutta reputazione del Dragone Nero in fatto di rapimenti, no?” Tirò un altro sospiro “Beh… l’accordo riguardava questo: noi raiamo persone e bambini per poi venderli alla Lega dei Villains… che poi li usa per trasformarli in Nomu.”.

Ci fu un sussulto da parte dei sei Heroes lì presenti.

Fat Gum strinse i pugni mentre un espressione furiosa appariva sul suo volto.

Non aveva sentito una rabbia del genere da quando venne a sapere ciò che veniva fatto alla piccola Eri da parte dello Shie Hassaikai.

“Stai dicendo… che tutte quelle persone… tutti quei bambini… li avete venduti a quei bastardi della Lega per trasformare in mostri?! Solo per guadagnare qualche soldo?!”.

“Non sono affatto fiero di quando ho fatto” rispose immediatamente Konishi “Non c’è giorno in cui non mi vergogno di quanto io abbia fatto. Non c’è giorno in cui non mi senta in colpa per tutte le vite che ho rovinato facendo parte di questa gang… ho deciso di venire qui a confessare tutto questo perché non ne potevo più di questo senso di colpa. Non servirà a cancellare tutto ciò che ho fatto, lo so bene, ma il rivelare tutto questo… e il vedere il Dragone Nero essere fermato una volta tutte, riuscirà almeno a darmi un pò di pace.”.

Passò qualche secondo di silenzio, con Fat Gum che osservava ancora furioso Konishi. Il silenzio fu poi interrotto da Tiger che disse “Quando Konishi ci ha rivelato questo, noi dei Pussycats abbiamo deciso di intervenire e fermare Schultz una volta per tutte. E la Presidente ha poi deciso di chiamare voi… per darci una mano.”.

“Mmmm capisco…” disse Fourth Kind “E credo di capire anche il motivo per cui siamo stati chiamati solo noi sei.”.

“Vero” annuì Gunhead “Con solo noi sei attireremo poco l’attenzione e i tre membri attivi dei Pussycats.”.

“Ed eviteremo anche che gli altri Heroes fermino le ricerche di Honda” continuò Mr Barve “Dopotutto lui è ancora una massima priorità.”.

“Esattamente” annuì la Presidente “Inoltre, grazie al detective Naomasa, riceveremo aiuto da parte delle forze di polizia per la cattura di Schultz e dei suoi complici.”.

“Ma basterà?” Domandò Shishido “Dopotutto Konishi ha appena detto che Schultz è venuto qui a Musutafu con la maggioranza delle sue forze. Basteremo noi nove e le forze di polizia?”.

“Certamente” rispose stavolta Konishi “Il resto dei Pro Heroes non sono gli unici che stanno dando la caccia a Honda. Schultz ha ordinato a tutti i suoi uomini, compreso me, di andare alla ricerca di Honda, anche giorno e notte se necessario. La base in cui si sta rifugiando sarà priva di difese, rimarranno solo lui e i suoi cinque secondi in comando. Con voi nove e la polizia riuscirete a batterli e ad arrestarli. Con Schultz sconfitto insieme ai suoi secondi in comando, sarà solo questione di tempo prima che il Dragone Nero venga smantellato per sempre.”.

“Cosa fari tu, però?” Chiese Fourth Kind a Makoto “Senza offesa Ragdoll, ma… tu non ha più un Quirk.”.

“Non significa che non potrò aiutare dall’ufficio dei Pussycats” rispose la donna con tono di fatto “Aiuterò tutti voi a sconfiggere Schultz e a metterlo dietro le sbarre una volta per tutte.”.

Pixie bob annuì risoluta “Sì! Non lasceremo che ci scappi come successe anni fa.”

“Il piano, dunque, è questo. Nei prossimi giorni attaccheremo la base in cui si trova Schultz e lo prenderemo di sorpresa” disse la Presidente “Ovviamente se accetterete di far parte di questa operazione.”

“Ovviamente signora Presidente” rispose immediatamente Fat Gum “Col cavolo che lascerò che una feccia del genre stia a piede libero! Aiuterò in questa operazione con piacere!”.

“Concordo!” Annuì Mr Brave “Credo che parlo a nome di tutti i presenti che aiuteremo con l’operazione!”.

Tutti gli Heroes presenti annuì.

Sia la Presidente che Naomasa non poterono lasciarsi sfuggire un sorriso “Perfetto” fece il detective “Avviserò immediatamente le forze di polizia riguardo questa operazione. Vi avviseremo poi del giorno in cui avverrà nelle prossime…”.

Il detective fu interrotto dallo squillo del suo cellulare “Scusate un secondo.” Si scusò lui prendendo il suo cellulare dalla tasca, rispondendo e avvicinandoselo all’orecchio “Pronto?”.

Il detective annuì mentre sentiva le parole di chi stava parlando dall’altra parte del telefono, mentre le altre persone presenti lo guardavo incuriositi.

Lo sguardo di Naomasa si fece d’un tratto molto più serio mentre i suoi occhi si sbarravano leggermente. “Capisco. Arrivo subito.” Disse semplicemente mentre chiudeva la chiamata.

“Chiedo umilmente scusa, ma devo andare.” Disse mentre si dirigeva verso la porta della sala per andarsene.

“Uh? E perché?” Chiese Ragdoll confusa.

“Detective, si tratta per caso di Honda? O del Dagone Nero?” Chiese la Presidente con tono serio.

Naomasa si fermò un secondo per guardare la donna “Nessuno dei due, presidente. Si tratta di un caso completamente diverso. Nulla di così grave da richiedere la vostra attenzione, non preoccupatevi. Ci penseremo noi della polizia. Parlerò anche dell’operazione di cattura di Schultz e vi farò sapere.”.

La Presidente semplicemente annuì “Molto bene detective. Può andare.”.

“Grazie mille presidente.” Ringraziò il detective, per poi uscire dalla sala sotto gli occhi confusi degli Heroes presenti.


Nel bel mezzo di Musutafu una macchina se ne stava ferma vicino ad un marciapiede, con i suoi cinque occupanti che stavano discutere tra di loro mentre osservavano la strada intorno a loro.

C’era una cosa che li accumunava: il tatuaggio di un drago nero sui loro bracci destri.

“Cristo, certo che è una noia mortale cercare per questo Honda…” disse uno di loro con uno sbuffo, un uomo dai capelli verde acido.

“Puoi ben dirlo, Morishita” gli fece eco uno dei compagno, un uomo dai capelli neri e lunghi fino alle spalle “Con tutti i nostri uomini che sono là fuori a cercarlo mi sarei aspettato che lo avremmo trovato a questo punto…”.

“Lo troveremo Nakai, non preoccuparti” gli rispose un altro compagno al posto di guida, un uomo senza capelli e con una cicatrice orizzontale che gli attraversava la fronte “Sono sicuro che presto lo troveremo.”

Un altro compagno che gli stava accanto dai capelli bianchi sbuffò “Facile a dirsi, Takeda. È da un giorno intero che lo cerchiamo, e io sono già stufo.”.

“Shirai ha ragione, Takeda” continuò il quinto compagno, un uomo dai capelli biondi “è come cercare un ago in un pa…” l’uomo si bloccò quando i suoi occhi puntarono fuori dalla macchina.

“Shibuya? Qual’è il problema, amico? Perché ti sei bloccato?” Chiese preoccupato Morishita.

“Ohhhh, sembra proprio che le nostre preghiere siano state ascoltate ragazzi” rispose Shibuya con un sorriso predatorio mentre puntava un dito fuori dall’auto “Guardate laggiù!”.

I suoi quattro compagni puntarono i loro sguardi verso il punto in cui Shibuya stava indicando, e sbarrarono gli occhi.

Videro un ragazzo coi capelli viola, appuntiti e sparati in aria con una giacca di pelle nera, che camminava con le mani in tasca.

Non c’era alcun dubbio.

Era Ryo Honda.

“È proprio lui!” Disse Nakai con un sorriso “Non riesco a credere che lo abbiamo trovato!”.

“Presto Takeda, seguilo! Ma senza dar troppo nell’occhio.”.

Takeda annuì ed accese la macchina, iniziando a seguire il ragazzo che continuava a camminare.

Avevano intenzione di seguirlo a debita distanza fino a quando non avrebbero visto dove sarebbe arrivato, se fosse stato un suo nascondiglio e quant’altro. E allora avrebbero chiamato i rinforzi e il loro capo.

Chissà che ricompensa sarebbe loro stata data?

Seguirono Ryo per quasi cinque minuti, quasi sorpresi del fatto che non li avesse neanche notati.

Alla fine arrivarono in un area isolata della città piena di magazzini abbandonati, non molto diversa dall’area dove si trovava la loro base. Si fermarono a debita distanza, vedendo Ryo entrare in uno dei magazzini.

“Sarà quello il suo nascondiglio?” Si chiese Shirai.

“Probabile. Certo che in gusti di nascondigli il capo e questo ragazzino non sono poi così differenti…” scherzò Shibuya.

“Se il capo ti avesse sentito ti avrebbe spaccato la testa…” mormorò Nakai.

I cinque criminali uscirono dall’auto e presero con loro le loro armi, dall’aspetto simile a piccoli cannoni argentei. Iniziarono ad avvicinarsi con cautela verso il magazzino, mentre Takeda prendeva con la mano libera un walkie talkie che teneva attaccato alla sua tasca. Era stato designato per contattare Schultz in persona, ed ognuno di essi era stato dato ai leader di ogni gruppo della gang che si stava occupando della ricerca di Honda.

Una volta arrivati dinanzi alla porta del magazzino la aprirono con cautela ed entrarono. 

Cominciarono a guardarsi intorno. La luce del sole pomeridiano entrava dalle finestre illuminando, seppur lievemente, l’interno del magazzino e dando ai criminali armati la possibilità di vedere.

“Dove diavolo è?” Sussurrò Morishita.

“Non lo so” gli rispose Takeda “Ma sarà meglio avvisare il capo. Dopotutto ci ha detto di avvisarlo una volta che avemmo trovato Honda.”.

Fece per attivare il walkie talkie ma un rumore di una porta che veniva chiusa violentemente fece voltare i cinque. Videro la porta chiusa e circondata da una sostanza nera, probabilmente per bloccarla e impedire la fuga.

“Che dia…” tentò di dire Takeda ma fu interrotto quando un tentacolo nero gli prese il walkie talkie e lo portò al legittimo proprietario del suddetto tentacolo: Ryo.

Egli uscio dalle ombre con un sorriso quasi divertito mentre il tentacolo, che gli usciva dalla schiena, gli poggiava il walkie talkie su una mano.

“Tsk tsk, mi spiace ma non potete chiamare aiuti qui.”disse strafottente il ragazzo dai capelli viola, mentre il tentacolo rientrava nella sua schiena.

La sua mano fu avvolta da quella sostanza nera e schiacciò il walkie talkie, distruggendolo.

“NO!” Fu ciò che i cinque criminali urlano contemporaneamente. 

“Pensavate che non avessi notato voi che mi seguivate?” Disse Ryo con un tono divertito “Cioè, dovevo essere proprio un idiota se non vi avessi notato. Ma devo comunque ringraziare il mio partner per avermi avvisato di voi.”.

Ryo inclinò la testa, notando i tatuaggi sui bracci destri dei criminali “Ohhhh siete dei membri del Dragone Nero. È da un pò che non vi vedevo.” Disse facendo un passo in avanti.

I cinque criminali gli puntarono contro le loro armi “Fermo dove sei brutto bastardo! Non ti avvicinare!” Urlò Takeda.

“Ohhh ma io mi avvicino comunque” rispose divertito Ryo, mentre il suo corpo cominciava ad essere circondato da una sostanza nera.

Dal suo simbionte.

Da V.

“Sapete, se voi siete qui devo immaginare che anche il resto della vostra gang sia qui.” Continuò a parlare Ryo mentre cominciava ad aumentare di altezza.

I cinque indietreggiarono.

“E dunque devo immaginare… che anche il vostro capo sia qui.” Continuò Ryo mentre la sua voce cominciava d avere due toni.

Alla fine i criminali sbarrarono gli occhi presi dal terrore quando videro Ryo completare la sua trasformazione.

Ryo ora era diventato… Venom.

“Quindi spero non vi dispiaccia se ci diciate esattamente chi sia e dove si trovi la sua base” Sorrise Venom mettendo in mostra le sue zanne “Quindi decidete… parlerete con le buone… o dovremo farvi parlare con le cattive?”.


Naomasa arrivò alla scena del crimine che si trovava in un vicolo alla cui entrata vi erano molte macchine della polizia. Ad attenderlo vi era un poliziotto con la testa di gatto, Sansa Tamakawa.

“Detective” salutò Tamakawa “Ben arrivato.”.

“Agente Tamakawa” ricambiò il saluto Naomasa per poi entrare nel vicolo seguito dall’agente.

“Scusate se vi ho chiamato all’improvviso…”

“Nessun problema. Ma dopo dovremo parlare proprio di ciò Alcuni Heroes avranno bisogno dell’aiuto delle forze di polizia per un operazione di vitale importanza.”.

“Assolutamente, detective. Ma prima bisognerà dare un occhiata a ciò” Disse Tamakwa puntando dinnanzi a sé.

Lì vi era un cadavere, quello di una donna. La sua gola era stata tagliata ed era stata accoltellata molteplici volte allo stomaco, e i suoi occhi vuoti erano puntati al cielo mentre gli agenti della scientifica facevano foto ed erano in cerca di prove.

Naomasa non potè stringere i pugni dinnanzi a quello spettacolo.

Puntò poi lo sguardo verso il muro vicino cui si trovava il cadavere “Allora è proprio lui…”.

“Sì signore. Non riesco a credere che abbia ricominciato a uccidere dopo tutto questo tempo. Alcuni pensavano addirittura che si trattasse di una leggenda dopo la sua scomparsa.”

“Eppure rieccolo qui… che ricomincia ad uccidere dopo così tanto tempo… lasciando anche la sua inconfondibile firma.”.

“Mii chiedo solo perché nessun Hero lo abbia ancora catturato. Insomma… non si può lasciare a piede libero un mostro del genere.”.

“Sono d’accordo, Tamakawa. Ma questo assassino non ha un Quirk. Non ha alcun potere speciale, dunque è competenza della polizia occuparsi di lui. Certo, ci sono alcuni Heroes che hanno provato a catturarlo, ma alla fine siamo noi della polizia che dobbiamo fermarlo e catturarlo… una volta per tutte.” Finì il detective, osservando la firma lasciata dal killer sul muro.

Una firma scritta col sangue della sua vittima.

Una firma che recitava: C.K.

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Capitolo 24
*** Capitolo 23: E così ha inizio ***


Capitolo 23: E così ha inizio

Venom doveva ammetterlo: era rimasto sorpreso nel fatto che il Dragone Nero era qui a Musutafu.

Immaginava di essersi fatto nemico il boss della gang dopo aver messo i bastoni fra le ruote in molte delle sue operazioni, ma non avrebbe immaginato che sarebbero arrivati a Musutafu per finirlo.

Ed ora eccolo lì, dinnanzi a cinque membri di quella gang che gli puntavano armi che finora non aveva mai visto prima.

V lo aveva avvisato della loro presenza nel momento in cui avevano iniziato a seguirlo, e aveva deciso di far finta di niente in modo da portarli proprio in quel magazzino abbandonato per occuparsi di loro… e avere finalmente delle risposte sull’identità del boss di quella gang che per mesi aveva affrontato a Jaku City.

“Allora?” Ripetè Venom facendo un passo in avanti “Volete parlare con le buone o le cattive?”.

“AMMAZZIAMOLO!” Urlò in tutta risposta Takeda dopo alcuni secondi di un tenso silenzio.

“Con le cattive allora.” Ghignò Venom.

Saltò verso i propri avversari, spalancando le proprie fauci e non temendo cosa potessero fare quelle armi.

Grosso errore.

I cinque criminali spararono dai loro cannoni delle vibrazioni che andarono a scontrarsi contro Venom, che urlò dal dolore e fu lanciato contro delle casse distruggendole all’impatto.

I colpi avevano fatto spuntare dei tentacoli e viticci dal corpo di Venom, e si mossero per qualche secondo per poi rientrare nel suo corpo.

“Vibrazioni… quelle armi… sparano vibrazioni…” disse V dolorante.

“Ho ben notato…” rispose Venom ugualmente dolorante.

“Sorpreso, mostro?” Rise Takeda mentre i suoi quattro compagni sorrisero malignamente, tutti e cinque che abbandonavano l’iniziale terrore “Queste armi sono state progettate dal boss in persona! Non saranno potenti quanto le sue armi personali… ma sono abbastanza forti da essere pericolose per chiunque… anche per te, a quanto pare. Non sei così invincibile dopotutto.”.

Venom si rialzò, scuotendo la testa e fissando in cagnesco i cinque criminali.

“E a quanto pare le vibrazioni ti fanno più male del dovuto… sembra proprio che non non avremo neanche bisogno dei rinforzi per finirti. Il boss ne sarà alquanto felice.”.

“Oh credeteci…” ringhiò Venom e mettendosi in una posizione di combattimento “Il non aver chiamato subito in rinforzi è stato l’errore più grosso delle vostre vite. Perché ora ci avete fatto arrabbiare… e quando siamo arrabbiati…” lanciò un ruggito “… SIAMO MOLTO Più PERICOLOSI!”.

“Finiamolo ragazzi!” Urlò Shibuya sparando nuovamente insieme ai suoi compagni.

Ma stavolta Venom non si fece trovare impreparato.

Saltò via prima che le vibrazioni appena sparate lo colpissero e si attaccò al muro per poi saltare nuovamente via schivando un altra ondata di vibrazioni.

Doveva prendere tempo.

Organizzare un piano che gli permettesse di distruggere quelle armi senza essere nuovamente colpito.

“Le vibrazioni di quelle armi possono rischiare di separarci, Ryo” disse V “Se ci avviciniamo verremo nuovamente colpiti, dunque dovremo colpirli da distanza!”.

“Ottimo ragionamento…” rispose mormorando Venom attaccandosi nuovamente al muro, e guardandosi in fretta intorno.

Colpirli a distanza…

Colpirli a distanza…

Dovette nuovamente saltare via per schivare un altro attacco di vibrazioni, ma facendo proprio ciò i suoi occhi andarono a posarsi su alcune delle grosse casse del magazzino.

Sul suo volto si formò un ghigno zannuto.

“Bingo!” Dissero all’unisono Venom e V.

“Guarda guarda!” Rise Nakai “Il grande e grosse Vigilante Venom che corre via come un codardo. Non sei così duro alla fine, eh?” E rise seguito a ruota dai suoi compagni.

Non notando Venom sparare dalle mani dei tentacoli con cui prese delle grosse casse… per poi lanciarle verso di loro.

“OH CAZ…” urlò Takeda spostandosi subito insieme a Morishita e Shibuya.

Purtroppo, però, Nakai e Shirai non furono altrettanto veloci.

Furono travolti dalle casse, che li schiacciarono con il loro peso.

“NAKAI! SHIRAI!” Urlò Morishita correndo verso il punto in cui i suoi due compagni erano stati travolti.

“Morishita, no! Sono morti! Quelle casse hanno schiacciato entrambi!” Urlò Takeda correndo appresso al compagno per fermarlo.

Lui, Morishita e Shibuya dovevano stare insieme ora che due dei loro compagni erano morti.

Ma Venom non lo avrebbe permesso.

Shibuya era così sconvolto da come le cose si fossero capovolte che non seguì neanche Takeda, rimanendo bloccato sul posto.

Venom approfittò di ciò.

Sparò un tentacolo che si attaccò alla schiena di Shibuya e lo tirò violentemente a sé, facendogli cadere di conseguenza l’arma che teneva tra le mani.

“AHHHHHHHH!” Urlò Shibuya venendo trascinato nell’oscurità, mentre Takeda e Morishita si fermarono per voltarsi verso il punto in cui si trovava il loro compagno.

“SHIBUYA!” Urlarono i due all’unisono… mentre il rumore di carne che veniva strappata da un morso riecheggiò nel magazzino, mettendo fine alle urla di Shibuya.

Morishita indietreggiò terrorizzato, lasciando cadere al suolo la propria arma… non l’avesse mai fatto.

Un altro tentacolo fu sparato dall’oscurità, prendendo Morishita per il collo e alzandolo in aria. L’uomo iniziò a contorcersi e a tentare di liberarsi da quella presa sul collo, invano.

“MORISHITA!” Urlò Takeda puntando la propria arma verso il tentacolo.

Ma esitò nel sparare.

Certo, le vibrazioni avrebbero colpito il tentacolo, ferendo Venom e permettendo così che liberasse Morishita… ma anche quest’ultimo sarebbe stato colpito dalle vibrazioni, venendo ferito o peggio.

Quella sua esitazione gli costò caro… perché il tentacolo spezzò il collo a Morishita, uccidendolo.

“NO!” Urlò disperato Takeda cadendo in ginocchio, mentre il tentacolo fece cadere al suolo il cadavere di Morishita per poi ritornare nell’oscurità.

Takeda rimase in ginocchio e in silenzio per qualche altro secondo, processando tutto ciò che era appena successo e di come tutto era andato a puttane nel corso di pochissimo.

Avevano iniziato bene.

Erano in vantaggio.

Poi… poi hanno perso il controllo della situazione.

“Ti avevamo detto di non farci arrabbiare.” Rise Venom nascosto nell’oscurità e facendo riprendere Takeda dai suoi pensieri.

Si rialzò subito in piedi e iniziò a guardarsi intorno, tenendo stretta a sé la sua arma e puntandola ovunque.

“Dove sei?! Dove sei bastardo?! Fatti vedere!”.

Nessuna risposta.

Takeda continuò a guardarsi intorno, pronto a sparare ad ogni singolo movimento… non notando un piccolo tentacolo che si avvolgeva intorno alla sua caviglia sinistra.

Abbassò lo sguardo e sbarrò gli occhi.

Troppo tardi.

Quel piccolo tentacolo, con una facilità disarmante, lo alzò in aria e lo lanciò contro il muro facendolo sbattere violentemente.

Il volo gli fece perdere anche l’arma che andò a finire chissà dove.

Takeda cadde la suolo, dolorante mentre Venom saltò fuori dall’oscurità atterrando dinanzi a lui.

Il mostruoso Vigilante lo prese per il collo e lo alzò in aria osservandolo ben bene.

“Ti abbiamo lasciato in vita per una sola ragione, sai?” Disse Venom “Per sapere dove si trovi il tuo capo. Quindi… ora che ci siamo liberati di quelle seccature dei tuoi compagni… che dici di fare il bravo e dirci esattamente dove si trovano?”.

Takeda semplicemente sputò in faccia a Venom, il quale rimase in silenzio a osservare con neutralità il criminale che teneva per il collo.

“Va a farti fottere brutto bastardo… non ti dirò un bel niente!” Disse Takeda.

Venom si pulì lo sputo dal volto con la mano libera “Ah, e così?” Avvicinò il suo volto a quello di Takeda, sorridendo e mettendo in mostra le zanne “Allora sembra proprio che ci aspetta un lungo interrogatorio dinanzi a noi.”.

Takeda sbarrò gli occhi “I-interrogatorio?”.

“Proprio così” rispose Venom mentre il suo sorriso si allargava “E credici… sappiamo essere molto creativi.”.


Il giorno dopo, dinnanzi al palazzo della Commissione, era arrivato il momento.

Il momento dell’operazione in cui sarebbe stato abbattuto il Dragone Nero.

Mandalay, Tiger, Pixie Bob, Fat Gum, Fourth Kind, Shishido, Gang Orca, Gunhead e Mr Brave si trovavano dinanzi al palazzo insieme a un gran numero di agenti delle forze di polizia. Ragdoll era rimasta all’ufficio dei Wild, Wild, Pussycats così da poter comunicare con i suoi tre compagni di squadra da là attraverso dei comunicatori che avevano nelle loro orecchie.

Dinnanzi agli Heroes e agli agenti di polizia vi erano la Presidente, Naomasa e Konishi, ancora in manette.

“Signore e signori” iniziò la Presidente “Oggi è il giorno dell’operazione. Credo che il qui presente detective Tsukauchi abbia parlato a voi agenti in cosa consisterà questa operazione: arrestare Herman Schultz, il Villain Shocker, il leader del Dragone Nero. Questa gang è arrivata qui a Musutafu per uccidere Ryo Honda, il Vigilante Venom… e siamo venuti a scoprire tutto ciò grazie al qui presente Ayumu Konishi, un membro del Dragone Nero, che ha tradito la gang per rivelarci tutti i dettagli su di essa. Da dove si trova la loro base e così via. Egli vi accompagnerà durante l’operazione, dandovi le indicazioni necessarie per portarvi alla base del Dragone Nero. Konishi ha rivelato che Schultz si trova da solo nella sua base insieme ai suoi cinque secondi in comando. I suoi uomini sono per Musutafu alla ricerca di Honda, dunque sarà facile catturare lui e gli altri cinque. Con tutti e sei catturati… il Dragone Nero rimarrà senza un leader… e sarà più facile da smantellare.” Guardò i vari presenti “Ci sono domande?”.

Silenzio.

Tutti avevano sguardi seri, pronti a tutto e per tutto.

“Bene” annuì la Presidente “Allora potete andare…e buona fortuna.”.

Gli Heroes e gli agenti di polizia entrarono nella sto che si trovano dietro di loro, con Konishi che si trovava nell’auto che guidava tutte le altre, dando le indicazioni all’agente che stava guidando l’auto per l’ubicazione della base.

In una delle auto, nel mentre, i tre Pussycats avevano espressioni dure e serie i loro pugni serrati.

Era arrivato il momento.

Il momento di chiudere i conti col passato, con il Villain che si erano lasciati scappare e a cui avevano permesso di causare quel massacro anni fa.

“Andrà tutto bene.” Disse Ragdoll dai loro auricolari. Non stava con loro, ma poteva solo immaginare la tensione che stessero provando. “Vedrete… chiuderemo i conti con lui una volta per tutte!”.

“Sì…” rispose semplicemente Mandalay “Sì, lo faremo.”.

Senza che se ne rendessero conto arrivavano dinnanzi alla base del Dragon Nero, al magazzino apparentemente abbandonato.

Tutti uscirono dalle auto e osservarono la base in completo silenzio.

“È questo il posto?” Chiedo a Naomasa a Konishi, uscito anche lui dall’auto.

“Sì” annuì il criminale in manette “è esattamente questo.”.

“Bene” disse Naomasa tirando fuori la sua pistola, seguito subito dagli altri agenti “Entriamo!”.

Gli Heroes e gli agenti sfondarono la porta e si osservarono intorno.

Nulla.

Non c’era nessuno.

Spostarono i loro sguardi verso le scale che avrebbero portato al piano superiore. Forse sopra avrebbero trovato chi cercavano.

Iniziarono immediatamente a salire le scale, i loro cuori che batteva pesantemente alla calma che c’era in quella base.

Era tutto fin troppo calmo per loro.

Alla fine arrivarono al piano superiore, pieno di casse e con varie porte che presumibilmente portavano ad altre stanze. E proprio lì, al centro della sala, vi era un tavolo e una sedia.

E seduta su di essa vi era lui.

Herman Schultz.

Shocker.

Indossava una grossa giacca marrone e… stava mangiando?

Sì, proprio così. In quel momento stava mangiando una fetta di carne con grande tranquillità, quasi come se non fossero appena arrivati degli Heroes e degli agenti di polizia ad arrestarlo.

“Che diavolo…” mormorò Shishido osservando ciò che stava accadendo con un espressione confusa.

Schultz si degnò finalmente di alzare lo sguardo dal suo cibo per osservare i presenti.

Qualsiasi Villain o criminali sarebbe andato nel panico nel vedere così tanti agenti di polizia accompagnati da nove Heroes venuti ad arrestarlo.

Schultz si limitò ad inarcare un sopracciglio e a dire “Ho preparato solo me, mi spiace tanto.”.

“Fai lo spiritoso, Villain?!” Disse Fourth Kind, quasi offeso da come Schultz li stesse trattando con sufficienza “Siamo venuti qui per arrestarti e mettere fine alla tua gang una volta per tutte!”.

“Davvero?” Fece Schultz con il tono di qualcuno che non pareva affatto impressionato mentre si portava alla bocca un altro pezzo di carne.

“Non credo tu comprenda la situazione in cui ti trovi, Villain” disse Gang Orca “Hai perso. Ti abbiamo trovato e ti porteremo in prigione dove pagherai per i tuoi crimini.”.

“Ah, io credo di comprendere benissimo la mia situazione, Hero. Ma è completamente differente da come la vedi tu.” Rispose semplicemente Schultz mentre osservava i presenti.

Il suo sguardo si fermò sui Wild, Wild Pussycats e un sorriso si venne a formare sul suo volto “Ah, i Wild, Wild Pussycats. Che piacere rivedervi.”.

I tre Heroes si irrigidirono a sentirsi chiamati dallo stesso Villain che avevano affrontato tante volte in passato e che si erano lasciati sfuggire.

“Ne è passato di tempo” continuò Schultz “Parecchio, anche. Undici anni, non è così? Ne sono successe di cose in questi anni, ad entrambe le parti. Io mi sono costruito tutto questo… e voi avete perso un membro, giusto? Ragdoll se non sbaglio. Ha perso il suo Quirk. Davvero tragico, dico davvero.”.

I tre strinsero i pugni a sentirlo parlare così, quasi come stesse prendendo in giro loro e ciò che era successo a Ragdoll.

“Basta così, Schultz!” Urlò Pixie Bob “è finita!”

“Esatto!” Urlò poi Tiger “Sei in trappola e non c’è più via di fuga!”.

“Voi dite?” Sorrise Schultz.

Un brivido attraversò tutti i presenti.

“Che cosa hai fatto, Schultz?” Disse Mandalay.

L’uomo rise divertito “Oh Mandalay. Non ne hai proprio idea.” Spostò poi lo sguardo verso Konishi che sussulto quando vide lo sguardo del suo vecchio capo posarsi su di lui. Schultz sorrise verso di lui “Konishi. Sai, vero, che hai portato tutte queste persone a morire, vero?”.

“C-cosa?” Fece Konishi confuso. Confusione condivisa da tutti i presenti.

“Di che sta parlando?” Disse Mr Brave.

“Ci hai portati in una trappola?!” Chiese Shishido furioso a Konishi.

“N-no! Lo giuro, non so affatto di cosa sta parlando!” Rispose spaventato Konishi.

“Ha ragione lui” disse Schultz continuando a sorridere. Un sorriso calmo, ma che nascondeva delle intenzioni spaventose “Il buon vecchio Konishi non sa nulla di quanto stia succedendo… proprio come il resto di voi.” Schultz indicò Konishi dicendo “Dimmi, Konishi… ricordi cosa successe quando sei entrato a far parte della gang?”.

“C-cosa?”.

“Ricordi cosa successe?” Ripetè Schultz.

“N-no… ricordo solo che… mi è stato fatto respirare un gas che mi ha fatto addormentare…” iniziò a spiegare Konishi sotto gli sguardi confusi dei presenti “Poi quando mi sono svegliato… ero in una delle tante basi che possiedi tu.”.

Schultz si lasciò sfuggire una piccola risata divertita “Oh beh, allora lascia che ti spieghi cosa successe quando sei stato fatto addormentare.” Schultz si alzò dalla sedia di scatto, mentre tutti gli agenti gli puntarono contro le armi e gli Heroes si mettevano in posizione di combattimento “Sai, non sei stato l’unico. È qualcosa che abbiamo fatto con tutti i membri del Dragone Nero non appena entravano a far parte dei nostri ranghi. Li mettevano a dormire con un potente arsenico… in modo da fare un operazione su di loro.”.

“U-un operazione?” Chiese Konishi, che cominciava pian piano ad essere spaventato.

“Esatto” ripose Schultz per poi indicare la propia nuca con un dito “Un operazione in cui inserivamo un piccolo marchingegno di mia invenzione. Un marchingegno che ho voluto creare e inserire dentro la nuca di ogni membro della gang, per assicurarmi che non venissi tradito. Un marchingegno capace di registrare qualsiasi cosa un membro del Dragone Nero dica, senta e guardi.”.

Tutti i presenti sbarrarono gli occhi mentre Konishi iniziò visibilmente a tremare di paura.

Capirono subito dove volesse andare a parare.

Schultz annuì con un sorriso divertito “Esatto Konishi. Quel marchingegno ha registrato e mi ha mostrato tutto ciò che hai sempre fatto… compreso quando sei andato a confessare tutto alla Commissione. E dunque… mi sono preparato.”.

Schioccò le dita.

E le porte dell’enorme sua furono spalancate e da esse uscirono tutti i membri del Dragone Nero con armi in mano.

Era una trappola!

“Oh no!” Urlò Naomasa guardandosi intorno.

“Mi dispiace!” Urlò Konishi “Io… io non sapevo!”.

“Questa è l’ultima delle nostre preoccupazione al momento!” Urlò a sua volta Fat Gum.

Schultz sorrise malignamente “Vedendo che Konishi aveva confessato tutto attraverso il marchingegno nella sua nuca, ho richiamato tutti i miei uomini qui. Li avevo mandati alla ricerca di Honda… ma questa faccenda ha cambiato i piani originali.” si tolse poi l’enorme giacca marrone che indossava… mostrando ciò che indossava sotto di esso.

I tre Pussycats li riconobbero subito come il suo costume.

Ma poi capirono che era completamente diverso.

Era simile al costume che indossa anni prima, certo, ma era totalmente cambiato: il design era praticamente lo stesso, ma aveva un aspetto molto più corazzato, simile ad un armatura. Le sue striature marroni erano ora di metallo, i suoi guanti capaci di sparare vibrazioni erano decisamente più grossi rispetto a quelli di anni fa. Schultz prese poi qualcosa che si trovava vicino alla sedia: era una nuova versione della sua maschera, stavolta molto più simile a un elmo di metallo marrone e giallo. Se lo mise in testa, ricoprendogliela del tutto, e gli occhi dell’elmo si illuminarono di giallo.

Herman Schultz aveva ora completato il suo nuovo costume… da Shocker.

“Che ve ne pare del mio nuovo look, Pussycats?” Chiese Shocker ai sopracitati eroi. Col suo elmo la sua voce era decisamente più metallica.

Allargò poi le braccai indicando le armi che i suoi uomini avevano in mano “E che ve ne pare delle armi che i miei uomini hanno ora in mano? Le ho create io. Armi ispirate ai miei guanti spara-vibrazioni, quindi capaci anch’esse di spararle. Non saranno potenti quanto quelle dei mie guanti… ma fidatevi: fanno male.”.

Non potevano vederlo a causa del suo elmo ma potevano decisamente percepire il sorriso di Shocker dalle parole che disse subito dopo “Sono sicuro che vogliate incontrare anche i miei cinque secondi in comando. Non vi preoccupate. Sono proprio qui. Ah, E Konishi” il povero uomo ammanettato puntò il suo sguardo spaventato verso il suo vecchio capo “Non credo io debba dire cosa succede ai traditori.”.

D’un tratto, un rumore provenienti da fuori attirò l’attenzione degli Heroes e gli agent che alzarono lo sguardo versoi soffitto di vetro… e da lì videro qualcosa volare in picchiata verso il vetro, sfondandolo.

Da lì entro un uomo anziano con addosso un armatura nera e rossa e con delle ali affilate attaccate alle braccia. Costui volò verso Konishi e, con una delle sue ali, lo infilzò allo stomaco.

“KONISHI!” Urlò Naomasa.

Konishi sputò sangue mentre il nuovo arrivato volò accanto a Shocker e gli atterrò accanto, mentre staccò con nonchalance Konishi dalla sua ala.

Konishi cadde al suolo, immobile, con gli occhi ora vitrei diretti verso la cielo mentre dall’enorme buco sul suo stomaco usciva un enorme quantità di sangue che sporcava il terreno.

Konishi… era morto.

Gli Heroes e gli agenti non poterono neanche riprendersi dallo shock che il muro dietro Shocker e il Villain volante fu sfondato da un energumeno grosso un metro e novantasette, con quelle che pareva una copertura di pelle artificiale grigia che gli copriva tutto il corpo eccetto il volto, e con le due corna gli davano di certo l’aspetto di un rinoceronte.

Dal buco causato dall’energumeno uscirono altre tre figure: un individuo volante con un armatura grigia e rossa con dei grossi occhi verdi, due piccole antenne sulla fronte, dei piccoli cannoni sui suoi polsi e due ali verdi sulla schiena, un uomo in armatura verde con occhi arancioni e una coda con un pungiglione ed infine un uomo con barba nera e capelli lunghi del medesimo colore con addosso una giacca dall’aspetto da leone e pantaloni striati come tigri. 

Shocker allargò le braccia “Signore e signori… permettetemi di presentare i miei secondi i comando.”.

Indicò l’uomo anziano con il costume nero e rosso “Adrian Toomes, l’Avvoltoio”.

Indicò l’uomo col costume da rinoceronte “Aleksei Sytsevich, Rhino.”.

Indicò l’uomo con l’armatura grigia e rossa “Abner Jenkins, lo Scarabeo”.

Indicò l’uomo con l’armatura verde “Mac Gargan, lo Scorpione.”.

Ed indicò l’uomo con la giacca da leone “Ed infine Sergei Kravinoff, Kraven il cacciatore.”.

Shocker allargò nuovamente le braccia, il sorriso ben chiaro dal tono della sua voce “Io e loro cinque, insieme, formiamo la squadra d’élite del Dragone Nero: i Sinistri Sei!”.

 

 


N.A.: ed eccoci arrivati al climax della Saga del Dragone Nero… ed inizia giusto un anno dopo l’inizio di Let The Devil In. Proprio così, è passato esattamente un anno da quando pubblicai il primo capitolo di questa storia. Mi sembra ancora incredibile che sia già passato un anno. Cioè… wow. Proprio per questo voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto questa storia e che continuano a farlo e a seguirla tutt’ora, dopo ben un anno da quando iniziai a pubblicarla. Davvero, vi ringrazio dal profondo del mio cuore. Volevo lasciare questo messaggio proprio per ringraziare tutti voi che continuano a seguire questa storia… davvero, vi sono grato dal profondo del mio cuore.

Detto questo, ci vediamo al prossimo capitolo con l’inizio della battaglia finale di questa saga.

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Capitolo 25
*** Capitolo 24: Heroes vs Dragone Nero parte 1 ***


Capitolo 24: Heroes vs Dragone Nero parte 1

Mandalay si guardò intorno con uno sguardo serio e con dei rivoli di sudore che scendevano dalle tempie.

Vide gli uomini del Dragone Nero che li circondavano.

I cinque secondi i comandi dinnanzi a loro che li osservavano proti a combattere e a uccidere.

Schultz… Shocker… li aveva giocati per bene.

“Maledizione…” sentì sussurrare Naomasa che, insieme agli altri agenti, stava puntando in ogni direzione in cui si trovavano i criminali, aspettandosi un attacco da un momento all’altro.

Fourth Kind strinse tutti e quattro i suoi pugni, osservando il gruppo di Villain dinnanzi a lui e i suoi compagni, i Sinistri Sei “Avanti!” Fece lui “Fatevi avanti se ne avete il coraggio, maledetti Villain!”.

“Sì!” Urlò a sua volta Shishido “Pensate che abbiamo paura di voi? Ma neanche per idea!”.

“Presuntosi Heroes…” disse Scarabeo inclinando lievemente la testa “Vi faremo vedere di cosa siamo capaci… e di come non avreste dovuto intromettervi nei nostri affari.”.

“Ben detto” gli fece eco lo Scorpione, sorridendo selvaggiamente “Vi faremo a pezzi tutti quanti!”.

“Vogliamo proprio vedervi provare!” Rispose a tono Mr Brave.

Shocker, che fino a quel momento era rimasto ad ascoltare il tutto, ricominciò a parlare “Uomini! Occupatevi degli agenti e degli Heroes… ma loro tre…” indicò Mandalay, Tiger e Pixie Bob che nel vedersi indicati si misero in posizione di combattimento. Sapevano dove voleva andare a parare “Loro tre… sono miei!”.

Una volta che disse questo… l’inferno esplose. 

I membri del Dragone Nero attaccarono insieme ai cinque dei Sinistri, mentre Shocker rimaneva fermo ad attendere a braccia conserte.

Fat Gum difendeva più che poteva gli agenti dalle vibrazioni sparate dai criminali, ma sbarrò gli occhi quando vide l’enorme figura di Rhino correre verso di lui.

“Si dice che il tuo Quirk ti permetta di assorbire qualsiasi colpo che ti venga lanciato, Fat Gum” disse il Villain “Beh, vediamo se riuscirai ad assorbire la potenza dei MIEI colpi!” E colpì Fat Gum con una craniata, che lanciò entrambi contro il muro che venne distrutto per l’impatto.

L’attacco di Rhino investì non solo Fat Gum ma anche altri Pro Heroes e agenti che furono tutti lanciati fuori dalla base, e furono immediatamente seguiti dagli altri Heroes e agenti per dar loro man forte e dagli altri Villains per continuare il combattimento.

Gli unici rimasi nella stanza furono solamente Mandalay, Tiger e Pixie Bob con Shocker che li osservava a distanza sempre con le braccia conserte, attendendoli.

“Ragazzi!” Fece la voce di Tomoko dagli auricolari dei tre Heroes “Ho sentito tutto! Voi… voi sate bene?”.

“Noi sì” rispose Pixie Bob seria “Gli altri Heroes… stanno affrontando gli uomini i Schultz e i suoi secondi in comando.”.

“E Schultz?!”.

“È proprio qui, davanti a noi.” Rispose stavolta Tiger.

“State parlando con Ragdoll?” Chiese Shocker con scherno “Salutatela da parte mia, in ogni caso. Dato che sarà l’ultima volta che potrete farlo… dato che vi ucciderò tutti e tre.”.

“Questo è tutto da vedere, mostro!” Ringhiò Pixie Bob pronta a combattere.

“Prima che ti spacchiamo la faccia” cominciò Mandalay scrocchiando le nocche delle sue mani “Come hai fatto a costruire tutto questo? Eri un pesce piccolo l’ultima volta che ti abbiamo visto, Schultz. Come hai fatto a costruirti una gang… una gang così pericolosa, per giunta.”.

“Oh beh…” fece spallucce Shocker “Dato che state per morire… perché non esaudire questo vostro ultimo desiderio? È vero, l’ultima volta che ci siamo visti ero un pesce piccolo, uno che non avrebbe fatto carriera… se non avessi avuto l’illuminazione proprio l’ultima volta che ci siamo visti: il giorno dell’incidente. L’incidente che ho causato io. Ho visto ciò che potevo causare… ciò ci cui io ero capace se avessi smesso di essere un misero ladro di banche. Una volta fuggito dal luogo dell’incidente e una volta che andai al sicuro iniziai a organizzarmi su cosa fare da quel momento in poi. Possedevo ancora dei soldi di rapine precedenti… e allora mi venne l’illuminazione di creare una gang con essi. Una gang tutta mia. Iniziai con l’assumere i miei cinque secondi in comando che avete avuto la fortuna di conoscere… erano vecchi colleghi del mondo criminale, che ho convinto ad unirsi con i soldi che avevo in possesso. Siamo poi passati con l’assumere il resto degli uomini. Rimaneva solamente una domanda: di cui ci saremmo occupati? Vendere le armi che stavo progettando? Neanche per idea, non avevo intenzione di condividere le mie armi con altre gang. Droghe? Neanche, non avremmo fatto affari d’oro con tutta la concorrenza. Poi mi è venuto il lampo di genio…” non potevano vederlo, ma potevano perfettamente immaginare il suo sorriso sotto l’elmo “Il traffico di umani. Molto remunerativo, sopratutto con i bambini.”.

I tre Heroes gli lanciarono degli sguardi furibondi verso Shocker “Maledetto bastardo…” dirignò i denti Tiger.

Shocker non sembrò affatto intimidito e semplicemente fece spallucce “Chiamatemi come volete… è semplicemente la verità. Con questo traffico la mia gang iniziò pian Ian a salire al potere, a diventare famosa e temuta… fino ad attirare l’attenzione di All For One della Lega Dei Villains. Immaginate la mia sorpresa quando lui mi ha contattato, per entrare in affari con me. Così che la mia gang potesse rapire bambini per lui, in modo che lui li potesse usare per i suoi esperimenti… per trasformarli in Nomu.”.

“E tu hai accettato l’offerta?!” Fece furiosa Mandalay stringendo i pugni “Hai accettato di vendere dei bambini a quel mostro?!”.

Shocker lanciò una risata “Chee ci posso fare? Pagava molto profumatamente… e non potevo certamente rifiutare un offerta del genere.”.

Pixie Bob strinse i denti, furioso come non mia “Konishi ci aveva detto che eri cambiato… che eri diventato più crudele…non potevamo crederci inizialmente… ma a vederti e a sentirti adesso… oh, gli crediamo eccome! Razza di feccia di merda!”.

“Ora che ho soddisfatto la vostra curiosità…” continuò Shocker mentre delle scintille cominciavano a circondare i suoi guanti “Che ne dite di finire… ciò che abbiamo iniziato anni fa?”.

“Ci trovi molto d’accordo!” Rispose a tono Mandalay lanciandosi all’attacco insieme a Pixie Bob e Tiger mentre Shocker sparò delle vibrazioni sul terreno in modo da lanciarsi verso i suoi avversari.


Nel mentre, fuori la base, la battaglia tra gli Heroes, gli agenti e i Villains stava continuando.

Gli agenti saranno ai criminali che a loro volta sparavano con i loro cannoni, e addirittura arrivavano a combattere corpo a corpo.

Rhino continuava a combattere contro Fat Gum, con quest’ultimo che continuava a resistere agli attacchi del Villain rinoceronte col suo grasso, ma finendo sempre con l’essere lanciato via in ogni caso dalla potenza dei colpi.

“Maledizione!” Pensò l’Hero “Certo che questo Villain colpisce forte! Se devo batterlo… dovrò assorbire ancor più dei suoi colpi, in modo da poter poi convertire la loro energie cinetica in un solo e potente attacco,,, proprio come feci contro Rappa! L’unico problema… dovrò farlo in uno dei prossimi colpi… o Rhino mi ucciderà!”.

“Devo ammetterlo Fat Gum, stai resistendo più di quanti mi aspettassi” disse Rhino, genuinamente impressionato. Poi sorrise malignamente “Ma posso ben capire che non manca molto a quando colpirai il tuo limite! Presto avrò finito con te!” E si lanciò nuovamente all’attacco, solo per essere colpito al volto da un pugno. 

Sia Fat Gum che Rhino rimasero sorpresi da ciò. Rhino indietreggiò di qualche passo e vide chi lo aveva colpito: Fourth Kind.

“Pensavi davvero che ti avrei lasciato affrontare questo energumeno da solo, Fat Gum?” Disse l’Hero a quattro braccia

“Eh… ti ringrazio per essere intervenuto, Fourth Kind. Avevo già un piano in mente, ma un aiuto in più non fa mai male…” sorrise Fat Gum.

“Mph… uno o due non farà alcuna differenza” rispose Rhino pronto a caricare contro gli avversari “Vi schiaccerò entrambi come dei miseri insetti!”.

“Vogliamo proprio vederti provare!” Riposa a tono Fourth Kind lanciandosi insieme a Fat Gum contro Rhino.

Shishido si trovava dinanzi a Kraven, il quale osservava l’Hero con uno sguardo simile a quello di un predatore dinnanzi alla sua preda.

“Sono sorpreso che tu sia tra i secondi in comando di Schultz” disse Shishido osservando Kraven da capo a piedi “Non sembri chissà che… appare quel costume ridicolo che ti trovi.”.

“Mai sottovalutare l’avversario, Shishido” rispose Kraven “Sai, ho sempre desiderato di incontrarti. Essendo io stato un cacciatore ancor prima di unirmi a questa gang, l’idea di poter affrontare te… CACCIARE te… mi è sempre stat un idea che mi è sempre interessata. Deve essere stato il destino a voler che tu venissi qui, quest’oggi. Vedrò di appendere la tua testa al muro della mia stanza una volta che avremo finito.”.

“E come pensi di battermi?” Rise Shishido “A prima vista mi sembri un uomo qualunque… senza alcun Quirk, per giunta.”.

Kraven sorrise minaccioso “Chi ha detto che non ho un Quirk?”.

E allora accadde.

Il Villain iniziò a trasformarsi, sotto gli occhi stupiti di Shishido.

Iniziò ad aumentare di altezza, mentre il suo corpo inizia ad essere ricoperto da una pelliccia marrone, i suoi capelli iniziarono ad allungarsi diventando simili a una criniera, i suoi piedi e mani divennero più grandi e dalle loro dita spuntarono degli artigli, mentre il suo volto divenne molto più simile a quello di un leone antropomorfo.

“Sorpreso?” Fece Kraven, la sua voce ora più profonda “Come puoi ben vedere, il mio Quirk mi permette di trasformarmi in un ibrido umano/leone. Più che abbastanza per uccidere te!” E si lanciò contro Shishido cercando di graffiarlo con i suoi artigli. L’Hero shoccò l’attacco con un balzo, per poi tentare di colpire Kraven con un calcio rotante, ma il Villain riuscì a parare l’attacco con il proprio gomito per poi dare una forte testata all’avversario, facendolo indietreggiare di qualche passo. Kraven cercò di approfittare della confusione del nemico per poterlo attaccare nuovamente, lanciandosi addosso a lui come farebbe un vero leone.

Peccato però che Shishido non si fece trovare impreparato.

Si riprese subito e schivò l’attacco del nemico con l’abbassarsi all’ultimo secondo, dando un calcio al volto felino di Kraven lanciandolo via.

Il cacciatore ficcò gli artigli al terreno per fermarsi, e si rialzò osservando ben bene Shishido “Notevole. Pensavo sarebbe finita velocemente… ma sembra che anche io ti abbia sottovalutato, dopotutto.”.

“È una cosa che fate tutti voi Villains… ci sottovalutate.” Rispose a tono Shishido.

“Ed è un errore che non commetterò nuovamente, Hero” rispose Kraven mettendosi in posizione d’attacco “Questa caccia sarà alquanto memorabile.” E si lanciò contro il nemico.

Nel mentre, Gang Orca osserva ben bene il suo avversario: lo Scorpione.

Nel breve scontro tra i due aveva ben visto come la sua armatura era incredibilmente forte e resistente, dato che era riuscita a resistere a molti dei suoi colpi.

“Cosa c’è, Hero?” Chiese divertito lo Scorpione “Ti aspettavi uno scontro facile?”.

“No. Con voi Villains non mi aspetto mai qualcosa di facile. Ma con te… non dovrei avere problemi!” Rispose Gang Orca generando immediatamente un onda ipersonica che investì lo Scorpione, paralizzandolo sul posto.

“Che dia…?!”.

“Ti ho paralizzato, Villain. Ora non causerai più problemi.”.

“Tsk! Pensi davvero… che questo mi fermerà?” Disse il Villain non impressionato dopo l’iniziale sorpresa, riuscendo a muovere una parte della sua armatura: la sua coda. La usò per colpire con violenza il fianco di Gang Orca, lanciandolo via e facendo sì che lo liberasse dalla sua paralisi.

“Cosa… ma come..?!” Fece confuso l’Hero.

“Idiota!” Rise lo Scorpione, ora capace di muoversi nuovamente “Questa coda è parte dell’armatura… non nel mio corpo! Posso controllarla con la mia mente, dunque anche se tu mi paralizzasi potrei riuscire ad usare la mia coda come arma contro di te!”.

“Mpf! Allora significa che te la dovrò strappare con le mie mani!” Disse Gang Orca rialzandosi. Si laniò immediatamente all’attacco, schivando per un pelo il pungiglione della coda dell’avversario. Con la coda dell’occhio vide un liquido verde uscire dal pungiglione.

“Deve essere del veleno..” Pensò l’Hero “Se mi infilzasse con quel pungiglione mi avvelenerebbe. Devo stare attento!”.

Ma fu troppo preso dai suoi pensieri che non notò lo Scoprione che gli diede un forte pugno al volto, facendolo indietreggiare, e poi seguì con una ginocchiata allo stomaco.

“Questa armatura mi rende anche molto, molto più forte di quanto io non sia già, Hero!” Disse spavaldo il Villain “Non puoi vincere! Non contro di me!”.

“Lo vedremo Villain!” Ripose a tono Gang Orca lanciandosi contro l’avversario.

Gunhead, nel mentre, sparava dalle pistole sulle sue braccia contro Scarabeo che schiavava i vari colpi volando in aria.

Il Villain rispose agli attacchi sparando a sua volta dai cannoni sui suoi polsi dei raggi di energia che Gunhead schivava, seppur con difficoltà.

“Quei raggi di energia sono pericolosi…” pensò preoccupato l’Hero Se anche uno solo di quelli mi colpisce sarei spacciato. Devo stare molto attento!”.

“Sei veloce Hero!” Disse Scarabeo volando a gran velocità verso Gunhead “Ma non veloce abbastanza!” Concluse colpendolo con un calcio dritto al volto, lanciandolo via. 

Gunhead rotolò per qualche metro per poi fermarsi ed alzò il volto verso Scarabeo che sparò altri raggi di energia contro di lui.

Gunhead schivò nuovamente i colpi, anche se uno dei raggi quasi gli colpì il braccio destro, sfiorandolo solamente. 

“Ci mancava poco…” mormorò tra sé e sé Gunhead per poi spostare lo sguardo verso Scarabeo.

Tirò un sospiro “Questa sarà una giornata molto lunga…”.

Mr Brave, con uno dei suoi capelli allungati e inaurati per formare una spada, parò un colpo delle ali affilate dell’Avvoltoio che era volato contro di lui a gran velocità.

“Certo che per essere un vecchio sei molto veloce” disse Mr Brave compiendo qualche passo indietro “E anche molto forte.”.

“Solo perché sono vecchio, non significa che io sia meno pericoloso dei miei colleghi, giovanotto.” Sorrise malvagiamente l’Avvoltoio alzandosi nuovamente in volo “E te lo insegnerò… nella maniera più dolorosa possibile!” E volò nuovamente contro l’Hero, che fu pronto a difendersi con la sua spada.

Ma l’Avvoltoio, con una veloce deviazione, volò al lato e colpì al fianco Mr Brave facendolo cadere al suolo e facendogli perdere la presa sulla sua spada. Volò poi in aria e si precipitò a gran velocità contro l’Hero, pronto ad infilzarlo con entrambe le sue ali.

Ma Mr Brave non glielo avrebbe mai permesso.

La sua spada gli era volata via chissà dove, ma prese immediatamente un altro dei suoi capelli trasformandolo in una tra spada e usandola per pararsi all’ultimo secondo dalle tremende ali dell’avversario. Poi con tutta la forza che aveva in corpo lo spinse via con un calcio allo stomaco, e mentre l’Avvoltoio si riprendeva in aria, Mr Brava si rialzò prendendo un altro capello, trasformandolo in una seconda spada “Beh, sappi una cosa vecchietto… pure io, nonostante sia giovane non sono meno pericoloso dei miei colleghi laggiù!”.


“Sveglia.”.

Takeda cominciò pian piano a riaprire gli occhi.

Era così confuso.

Dove si trovava?

Cosa era successo?

“Sveglia bell’addormentato.”.

Sentiva il vento intorno a lui come se si trovasse all’aperto… eppure non sentiva i piedi a terra, e sentiva chiaramente una presa su una delle sue gambe.

Mentre riapriva gli occhi ricominciò a ricordare: lui e quattro suoi compagni avevano trovato Ryo Honda, Venom… ma lui aveva li aveva uccisi e aveva lasciato lui in vita per…

Oh dio…

Una volta che Takeda riaprì gli occhi si guardò intorno… e vide tutto capovolto.

Vide Venom che lo teneva a testa in giù per una gamba.

Guardò sotto di sé… e lanciò un urlo.

Entrambi si trovavano su un enorme palazzo… e Venom lo stava tenendo per la gamba proprio sul bordo del palazzo.

“Ben svegliato.” Disse Venom sorridendo divertito a quella reazione.

“AH! AH! ODDIO NO…!”.

“Sai, ti abbiamo interrogato tutto il giorno ieri. Ti abbiamo pestato malamente pur di interrogarti, ma hai rifiutato di parlare. Dunque ti abbiamo pestato ancor di più, al punto sei svenuto.”.

In effetti era vero.

Takeda si sentiva tutto il corpo indolenzito, col naso rotto e sanguinante e sicuramente con parecchie ossa rotte.

“Dato che il pestaggio non ha funzionato… abbiamo pensato a qualcos’altro” sorrise Venom mettendo in mostra i denti aguzzi “Se non ci dici cosa vogliamo sapere… se non ci dici chi è il tuo capo e dove si trova… ti lasceremo cadere da questo palazzo. È bello alto anche… abbastanza alto da darti tutto il tempo di pensare a tutto il male che hai fatto a così tanti innocenti… prima che tu faccia SPLAT sulla strada.”.

Takeda cercò di mettere su un pò di coraggio e disse “Chi… chi mi dice che non mi farai cadere pure se ti dico ciò che vuoi sapere?!”.

“È questo il bello. Non puoi. Ma scommettiamo che pur di salvarti la pelle sei disposto a correre il rischio.”.

Takeda tirò dei respiri profondi.

Odiava ammetterlo… ma quel mostro aveva ragione.

“Okay! Okay! Ti dirò tutto! Il mio capo… si trova in un magazzino a nord est da qui! Non puoi sbagliarti! Bello grosso e sembra abbandonato!”.

“Voi del Dragone Nero siete proprio fissati con l’avere le vostre basi in magazzini abbandonati” disse divertito Venom “Ma ora ci serve l’altra informazione… chi è il tuo capo?”.

“Io…”.

“Allora? Parla!”.

“Ahhhhh okay, okay! Il mio capo…è… è Herman Schultz, conosciuto anche come Shocker! Forse hai già sentito parlare di lui! Era un pesce piccolo anni fa, e fu responsabile dell’incidente Shocker! Ora ti prego, lascia…”.

Si interruppe quando vide l’espressione di Venom.

Non aveva più un espressione divertita come qualche secondo prima, ma un espressione che non riusciva neanche a descrivere. Era come se ci fossero una moltitudine di emozioni in quell’espressione: confusione, shock… ma sopratutto rabbia.

“A-amico… tutto okay?”.

Ignaro a Takeda, in quel momento Venom stava avendo una discussione con V nella sua testa.

“Ryo… hai… hai sentito bene?” Chiese V, chiaramente preoccupato per ciò che stava provando il suo ospite a quella rivelazione.

“Sì…” rispose semplicemente Venom.

“Shocker… lo stesso che…”.

“Che causò l’incidente che uccise i miei genitori anni fa…”.

Venom strinse la propria presa sulla gamba di Takeda, facendolo gemere dal dolore.

“A-amico… c-che stai facendo?! Hai qualcosa in sospeso col capo?! È per questo che stai reagendo così?!”.

“Si può dire…” rispose semplicemente Venom.

“O-ora mi lascerai andare, vero? T-ti ho detto tutto ciò che volevi… ti prego…”.

“Oh certo, ti lasceremo andare.” Rispose Venom sul punto di riportare Takeda sul tetto.

Takeda tirò un sospiro, pensando di essere salvo.

Povero stupido.

Venom, infatti, lo riportò nuovamente sul bordo del tetto facendo urlare dal terrore Takeda.

“AHHHHHH, NO! AVEVI DETTO CHE MI AVRESTI LASCIATO ANDARE! ME LO AVEVI DETTO!”.

“È quello che stiamo facendo” rispose semplicemente Venom, mentre lasciava andare lentamente la presa “Ti stiamo lasciando andare.”.

“NOOOOOO…!!!” Urlò Takeda prima che Venom lasciasse definitivamente la presa.

Il Vigilante rimase in silenzio a fissare Takeda precipitare verso il suolo, finché non andò a cadere sul tettuccio di un auto. Morì sul colpo, mentre la gente intorno a lui urlava dal terrore e dalla sorpresa, mentre Venom continuava ad osservare il tutto in silenzio.

“Ryo…” disse V preoccupato “Che hai intenzione di fare adesso?”.

“Secondo te?” Risosi Venom rialzando lo sguardo, digrignando i denti in un espressione furiosa “Andiamo alla base del Dragone Nero… e uccidiamo Shocker.”.

Puntò una mano verso un palazzo e sparò un tentacolo, iniziando a volteggiare verso la base del Dragone Nero con solo pensieri di rabbia e vendetta in testa.

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Capitolo 26
*** Capitolo 25: Heroes vs Dragone Nero parte 2 ***


Capitolo 25: Heroes vs Dragone Nero parte 2

“TIGER ATTENTO!”.

Tiger, sentendo l’urlo di Mandalay, riuscì a schivare di poco una delle vibrazioni sparate da Shocker.

L’attacco andò a schiantarsi contro delle casse distruggendole e riducendole in piccolissimi pezzettini.

“Sbaglio o siete diventati più lenti, Pussycats?” Disse Shocker con scherno “La vecchiaia si sta facendo sentire, eh?”.

Pixie Bob si lanciò contro l’avversario lanciando un urlo di battaglia e pronta ad usare gli artigli dei suoi guanti per colpire Shocker, ma quest’ultimo sparò immediatamente dalla sua mano destra un altra vibrazione che colpì in pieno Pixie Bob lanciandola contro il muro con una tale forza da creare delle crepe.

“PIXIE BOB!” Urlarono all’unisono sia Mandalay che Tiger.

“Ragazzi, che succede?!” Fece la voce preoccupata di Tomoko dagli auricolari.

“È stata colpita da Shocker e… e non si sta muovendo!” Disse preoccupata Mandalay.

Era vero.

Pixie Bob non si stava muovendo più.

I due fecero per correre verso la loro compagna, ma si bloccarono dato che dovettero schivare un altra vibrazione sparata da Shocker.

“Tiger!” Disse Mandalay “Occupati di Shocker! Io vado a vedere la condizione di Pixie Bob!”.

“Ricevuto!” Annuì Tiger poi iniziare a correre verso Shocker.

Mandalay, nel mentre, corse vicino la compagna di squadra. “Pixie Bob! Pixie Bob! Stai bene?” Disse inginocchiandosi vicino a lei.

Toccò il suo collo con due delle sue dite, e tirò un sospiro di sollievo nel sentire il suo battito.

Era viva fortunatamente.

Un altra esplosione la fece voltare e vide Tiger usare il suo Quirk per allungare il suo busto di lato in modo da schivare una delle vibrazioni di Shocker.

Tornò a guardare Pixie Bob ed iniziò a scuoterla, cercando di svegliarla “Pixie Bob, mi senti? Svegliati, abbiamo bisogno di te!”.

“Ugh…” tossì Pixie Bob svegliandosi.

“Oddio, stai bene?” Chiese la leader dei Pussycats aiutando la compagna a rialzarsi.

“No… per niente…” rispose Pixie Bob “E se il colpo che ho appena ricevuto da Schultz è indicatore di quanto lui sia cambiato da 11 anni fa… allora siamo nei guai.”.

“Che intendi dire?”.

“Le vibrazioni che Shocker sparava dai suoi guanti in passato erano sì forti… ma non così tanto!In tutti questi anni deve aver modificato i suoi guanti in modo che potessero sparare vibrazioni più potenti e…”.

Non finì di parlare che Tiger venne lanciato addosso a loro due, facendole cadere al suolo nuovamente.

Shocker rise dicendo “Tutto qui quello che sapete fare? Sapete, mi ero immaginato il nostro rincontro totalmente differentemente da come sta avvenendo ora… mi aspettavo che avreste opposto più resistenza, ma è alquanto ridicolo come vi state facendo mettere sotto.”.

Tiger si rialzò, pulendosi le labbra da un rivolo di sangue causatogli da quell’ultimo colpo “Odio ammetterlo… ma ha ragione… ci sta facendo il culo senza problemi. Ci serve un piano!”.

“E credete che vi darò il tempo di farne uno?” Rise nuovamente Shocker, sparando da entrambe le mani delle vibrazioni contro i suoi tre avversari che, con dei balzi felini, schivarono i colpi per il rotto della cuffia.

Mandalay saltò su una delle casse, attivando il suo Quirk in modo da poter comunicare con i suoi due compagni di squadra “Va bene ragazzi, ecco cosa bisogna fare. Io terrò occupato Schultz, mentre voi due lo attaccherete da entrambi i lati.”.

Pixie Bob e Tiger avrebbero voluto dirle come questo piano le sarebbe andato contro, come attaccare direttamente Shocker sarebbe stato una pazzia.

Ma sapevano che non avrebbe ascoltato.

Mandalay si lanciò contro Shocker e gli diede un pugno dritto al volto… ma grazie all’elmo di ferro, Shocker non si fece niente e il rumore del pugno contro il metallo risuonò nella stanza.

Shocker tentò di dare un pugno a sua volta, circondato da vibrazioni, al volto di Mandalay che schivò il colpo di striscio e tentò di dargli un calcio rotante ma che fu parato da Shocker col suo braccio.

E mentre i due combattevano, Pixie Bob e Tiger balzarono balzato addosso a Schultz, rispettivamente uno da destra e l’altro sinistra tentando di bloccarlo e colpirlo da entrambi i lati.

Purtroppo Shocker li notò subito.

Diede un calcio allo stomaco di Mandalay in modo da allontanarla da lui, e i suoi guanti cominciarono ad essere nuovamente circondati da delle vibrazioni.

Ma non lo sparò subito, oh no.

Iniziò a girare su sé stesso, sparando allo stesso tempo le vibrazioni dai suoi guanti, creando così facendo un mini-tornando di vibrazioni che prese in sé Pixie Bob e Tiger.

“RAGAZZI!” Urlò la leader dei Pussycats sentendo le urla di dolore dei suoi compagni.

“Mandalay! Che succede?! Ho perso il segnale con Pixie Bob e Tiger!” Disse Ragdoll dall’auricolare.

“Schultz ha creato un mini-tornado con le sue vibrazioni… ha tirato in sé Pixie e Tiger…” rispose Mandalay pronta a saltare là dentro per salvare i suoi compagni “Devo…”.

Non finì però di parlare che sia Pixie Bob che Tiger furono lanciati fuori da quel mini-tornado, finendo addosso alla loro leader. 

I tre rotolarono per qualche metro, mentre Shocker smise di girare su sé stesso e di sparare le vibrazioni dal suo guanto, osservando con soddisfazioni il suo operato.

I suoi occhi andarono a posarsi su Mandalay che si era messa in ginocchio vicino ai suoi due compagni.

“Oddio, ragazzi! Ragazzi!” Disse Mandalay osservando i suoi due compagni.

Entrambi erano vivi, ma al momento erano svenuti, con i loro corpi pieni di ferite e lividi causati da quell’attacco micidiale.

“Prima Ragdoll che perde i suoi poteri… e ora Pixie Bob e Tiger in quello stato” disse Shocker divertito “Sembra proprio che come leader tu non sia un granché, Mandalay. I tuoi compagni di squadra finiscono sempre per pagare il prezzo per la tua incapacità di essere un buon leader.” E rise.

Mandalay strinse i pugni e i denti, la rabbia che cresceva dentro di sé per ciò che stava dicendo Shocker.

Si rialzò, osservando con odio il suo avversario.

“Basta così, Schultz!” Disse lui con rabbia “Te la farò pagare… per tutto quanto!”.

“Oh, voglio proprio vederti provare!” Rispose a tono Shocker.

E detto questo i due si lanciarono l’uno contro l’altro.


“Insomma, cos’è questa fretta?!”.

Hayato Fujimori era molte cose: un cameraman e un buon amico.

Ma mai era stato uno che andava di fretta, pure quando si trattava di notizie.

“Come ‘cos’è questa fretta’?” Gli rispose Emi Nakano.

Era una sua amica di vecchia data, nonché giornalista con cui lavorava sempre.

Ogni volta che c’era la possibilità di un nuovo scoop, lei era sempre quella che andava di fretta, per essere sempre la prima a dare la suddetta notizia.

Come in questo caso.

In quel momento stava guidando la propria auto con Fujimori vicino a lei a gran velocità dopo aver ricevuto una chiamata da un suo informatore “A quanto pare sta avvenendo uno scontro tra degli Heroes e il Dragone Nero!”.

“Aspetta che?! Il Dragone Nero?! Stiamo parlando proprio della gang del Dragone Nero?! QUEL Dragone Nero?!”.

“Quante gang con questo nome conosci, Fujimori?” Fece lei sarcastica “Questo sarà un enorme scoop, credimi! Ci renderà famosi entrambi!”.

“Se lo dici tu… io preferirei non morire però!” Disse Fujimori.

“Ah piantala di preoccuparti. Andrà tutto bene!”.

I due alla fine arrivarono nei pressi della base del Dragone Nero in cui stava avvenendo il combattimento e si fermarono a debita distanza per osservare la situazione.

“Porca vacca…” disse Fujimori osservando i vari combattimenti che stavano avvenendo i quel momento.

“Fujimori, prendi la telecamera!” Disse Nakano prendendo il proprio microfono, mentre un grosso sorriso si formava sul suo volto.

“Ohhh non andrà a finire bene…” mormorò tra sé e sé Fujimori prendendo la telecamera da dietro di sé, per poi uscire dall’auto insieme a Nakano che si aggiustò i capelli per essere nel migliore dei mondi “In onda tra tre… due… uno…” e la telecamera si accese.

“Salve a tutti cari concittadini di Musutafu. Qui a parlare è Emi Nakano, qui per portarvi una notizia sconvolgente” Fujimori puntò la telecamera verso la battaglia che stava avvenendo dietro Nakano “La gang criminale conosciuta come Dragone Nero è qui a Musutafu e gli agenti di polizia e vari Heroes li stanno affrontando in questo preciso momento! Non sappiamo i motivi per cui il Dragone Nero si trovi a Musutafu, ma sembra proprio che in questo momento la gang stia dando vari problemi agli Heroes e agli agenti presenti!”.


Palazzo della Commissione.

LA Presidente insieme a vari membri della Commissione osservano ciò che stai venendo ripreso con degli sguardi scuri.

Era stato detto che gli uomini del Dragone Nero non sarebbero stati nella base… eppure eccoli là che combattevano gli agenti di polizia.

La squadra che doveva occuparsi della cattura di Shocker era caduta in una trappola.


Ufficio dei Wild, Wild, Pussycats.

Ragdoll osservava tutto ciò che stava accadendo con occhi sbarrati. Non vedeva da nessuna parte i suoi tre compagni di squadra, quindi doveva presupporre che dovevano trovarsi dentro il magazzino.

Stava andando tutto male.

Troppo, troppo male.


UA.

I vari professori della scuola per Heroes stava osservando a bocca aperta ciò che in quel momento stava avvenendo alla TV. Non avevano idea che il Dragone Nero si trovava a Musutafu o che alcuni Heroes si trovassero lì ad affrontarli.

Era una missione segreta organizzata dalla Commissione?

Era per questo che non ne sapevano nulla?


Dormitorio della 1-A.

Gli studenti della 1-A stavano nell’area comune a guardare dalla TV ciò che stava accadendo con sguardi soppressi o inquieti.

“Il Dragone Nero…” mormorò Todoroki, serio.

“Che ci fa questa gang a Musutafu? Non operava solitamente a Jaku City?” Disse Tsuyu, confusa.

Una confusione condivisa da tutti gli studenti della classe.

Beh… tutti tranne due.

Midoriya e Bakugo si scambiarono delle occhiate, i loro volti scuri e sospettosi.

Ricordavano perfettamente l’interrogatorio che avevano avuto con Ryo, e di come lui aveva ammesso di aver rovinato molte delle operazioni del Dragone Nero quando era a Jaku City.

Era per questo che il Dragone Nero era qui a Musutafu?

Per uccidere Ryo?


Fourth Kind schivò per un soffio un pugno d parte di Rhino e diede a sua volta un suo di pungo, colpendo Rhino al petto ma l’enorme Villain indietreggiò solo di qualche passo, per poi caricare contro il nemico ad una velocità tale che prese di sorpresa persino Fourth Kind stesso.

“Sei finito!” Rise Rhino prontò a colpire il nemico con una micidiale testata.

Testata che fu prontamente parata da Fat Gum che si mise in mezzo ai due per difendere il compagno.

La potenza del colpo, però, fu troppa e Fat Gum fu lanciato contro Fourth Kind, con entrambi che finirono per rotolare via.

“Ugh…. Non sta andando bene…” disse Fat Gum rialzandosi.

“PER NIENTE!” Urlò Shishido venendo lanciato contro una delle auto della polizia da Kraven, il quale si lanciò contro l’Hero con gli artigli sguainati. Shishido saltò via pena in tempo, ma Kraven lo prese per la caviglia e lo fece sbattere violentemente al suolo.

“Eh no. Non mi scappierai, Hero! Nessuna preda sfugge dalle grinfie di Kraven!” Disse il cacciatore trasformato lanciando nuovamente via Shishido.

Gang Orca e lo Scorpione, nel mentre, avevano le mani l’uno contro l’altro, cercando di spingere via usando le loro forze al massimo.

“Sei forte, Hero… più di quanto mi aspettassi!”.

“Posso dire lo stesso di te!” Rispose Gang Orca stringendo i denti.

Notò poi qualcosa con la coda dell’occhio: la coda dello Scorpione.

Tentò di infilzarlo col proprio pungiglione al fianco, ma Gang Orca riuscì a spostarlo in tempo… ma perdendo brevemente la prese sulle mani dello Scorpione.

E du ciò che lo Scorpione voleva.

Sfruttando questa piccola distrazione diede una forte ginocchiata allo stomaco dell’Hero, facendogli perdere totalmente la prese sulle sue mani per poi dare un pugno così forte al suo volto da lanciarlo via.

“Voi Heroes siete proprio facili da manipolare!” Rise lo Scorpione lanciandosi di nuovo all’attacco.

Gunhead aveva schivato finora tutti gli attacchi dello Scarabeo.

Parola chiave: finora.

Scarabeo era riuscito a prenderlo di sorpresa e sparargli un raggio di energia dritto alla schiena, ferendolo e rendendo più difficile il combattimento.

Tentò di rialzarsi, ma Scarabeo volò a gran velocità verso di lui colpendogli la schiena ferita con una ginocchiata.

“AHHHHHHHH!” Urlò Gunhead.

“Non ti darò neanche un secondo di riposo, Hero!” Rise lo Scarabeo cominciando ad alzarsi in volo e a scendere in picchiata colpendo la schiena brucia di Gunhead in continuazione, facendolo urlare dal dolore.

“GUNHEAD!” Urlò Mr Brave, correndo verso il collega per aiutarlo, ignorando totalmente l’Avvoltoio.

Grosso errore.

L’anziano Villain volò verso di lui, tagliandogli la schiena con una delle sue ali.

“ARGH!”.

“Nessuno se ne va via da una conversazione in questo modo, giovanotto.” Disse l’Avvoltoio con falsa severità e con un sorriso strafottente sul volto “Dovrò insegnarti le buone maniere!” Disse procedendo a dare un calcio al volto di Mr Brave, lanciandolo via e facendogli cadere le spade.

“Maledizione!” Disse Naomasa tirando un pugno a un altro membro del Dragone Nero “Sta andando tutto in malora!”.

“Nakano, io direi di andarcene…” disse Fujimori mentre continuava a riprendere, e con un tremolio nella sua voce “Gli Heroes stanno venendo fatti a pezzi… e potrebbero prendersela poi con noi quando avranno finito con loro!”.

“No, Fujimori! Non accadrà! Sono sicura che gli Heroes vinceranno! Ne… sono sicura!” Rispose la donna, anche se c’era un filo di dubbio nella sua voce.

D’un tratto però accadde.

Rhino lanciò una delle auto della polizia contro Fat Gum e Fourth Kind, i quali schivarono l’attacco… ma videro troppo tardi che l’auto si diresse verso i due giornalisti.

“OH NO!” Urlarono i due all’unisono.

Nakano e Fujimori videro la macchina volare verso di loro.

Non ebbero nemmeno il tempo di urlare, si aspettavano di essere schiacciati.

Ma qualcosa accadde.

Un tentacolo nero prese la macchina volante e la rilanciò contro Rhino, colpendolo in pieno e facendolo indietreggiare.

Ciò fece fermare tutti quanti, i combattimenti si fermarono.

“Ma che…” disse Fujimori tremante ma continuando lo stesso a filmare.

“Grrrr” ringhiò Rhino scuotendo la testa “Okay, chi cazzo è stato?! Chi è il bastardo che ha firmato la sua condanna a morte?!”.

“Noi…” fece una voce. Una voce a doppia tonalità.

Subito una figura atterrò dinnanzi al gruppo di Heroes, Villains e criminali che sbarrarono gli occhi a vedere chi era arrivato.

Nakano e Fujimori rimasero a bocca aperta. “Non ci credo…” disse la giornalista mentre Fujimori filmava chi appena era arrivato.


Palazzo della Commissione.

La Presidente strinse gli occhi.

Proprio colui che non voleva che venisse a sapere di ciò… era arrivato.


Ufficio dei Pussycats.

Ragdoll sbarrò gli occhi, la pelle che divenne pallida a vedere chi era entrato in scena.

No.

Non lui…

Il suo pensiero andò subito ai suoi tre colleghi.

Loro tre… con Shocker insieme… e ora con lui che era arrivato…

I suoi occhi si sbarrarono ancor di più e la paura si fece strada nel suo copro.


UA.

I vari professori sbarrarono gli occhi al nuovo arrivo.

“Lui…” mormorò Aizawa assottigliando gli occhi.

“Che ci fa lì…?” Disse Toshinori con la bocca semi spalancata.


Dormitorio della 1-A.

Gli studenti sbiancarono a vedere chi era appena arrivato, la loro mente che ritorno ad alcuni giorni prima.

Alla notte in cui lui attaccò il loro dormitorio.

Quelli che sbiancarono di più a quella apparizione furono Midoriya e Bakugo, gli occhi spalancati e i corpi paralizzati.

Un solo nome uscì contemporaneamente dalle loro bocche.

“Ryo…”.


Venom guardò i presenti, il suo sguardo che esprimeva solo rabbia. 

Compì un passo in avanti mentre stringeva i pugni “Feccia del Dragone Nero…” disse, la sua voce ricolma di odio “Ne è passato di tempo dall’ultima volta. Siamo qui per una cosa sola. Per il vostro capo… siamo qui per Shocker!”.

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Capitolo 27
*** Capitolo 26: Un'alleanza inaspettata ***


Capitolo 26: Un’alleanza inaspettata

Tutti i presenti rimasero immobili come statue con gli occhi spalancati, mentre Venom li guardava tutti uno ad uno.

Alzò poi lo sguardo verso la base, e un sorriso furioso apparì sul suo volto “Ah, deve trovarsi lì dentro.” Disse, compiendo un altro passo in avanti, ma un raggio di energia sparato vicino i suoi piedi lo fece fermare.

Puntò il suo sguardo verso colui che aveva sparato: lo Scarabeo.

Egli stava puntando contro di lui entrambi i cannoni sulle sue braccia, mentre teneva un piede sulla schiena bruciata di Gunhead in modo da tenerlo al suolo. “Ma guarda un pò che fortuna, ragazzi” disse il Villain, chiaramente sorridendo a giudicare dal tono della sua voce “Siam venuti fin qui a Musutafu per dare la caccia a Ryo Honda, ma abbiamo avuto un contrattempo con questi stupidi Heroes. Ma sembra proprio che il destino abbia voluto farci un regalo… col fare in mondo che Honda venisse qui lui stesso, risparmiandoci la fatica di trovarlo.”.

L’entusiasmo dello Scarabeo sembrò contagiare anche i suoi quattro colleghi Villain che cominciarono a sorridere malvagiamente, mentre il resto dei criminali sembrava non fossero affatto felici all’arrivo del Vigilante.

“Maledizione… di male in peggio…” mormorò Naomasa a denti stretti. 

Questa non ci voleva.

Venom era qui.

Nello stesso posto dove si trovava non solo gang che lo voleva morto, ma anche il capo della suddetta gang… lo stesso uomo responsabile per la morte dei suoi genitori.

Era sicuro che ciò che stava per accadere non sarebbe affatto stato un bello spettacolo.

“Ora dobbiamo occuparci pure di lui?” Fece Fourth Kind stringendo i pugni.

Fat Gum strinse gli occhi a due fessure “Forse… o forse magari ci aiuterà. Ricordiamoci che è un Vigilante… non ha nulla contro di noi, a differenza del Dragone Nero a cui ha rovinato molte operazioni nei mesi passati.”.

“Per favore… intralcerà soltanto la nostra operazione rendendola ancor più complicata di quanto non lo sia già!” Rispose Fourth Kind seccatissimo alla prospettiva delle cose che rischiavano di complicarsi.

Rhino fece scrocchiare le sue nocche, osservando Venom con un sorriso di sfida “Non hai idea quanto abbiamo aspettato per questo momento, moccioso. Ti faremo pentire di aver osato intralciarci per tutto questo tempo!”.

Venom inizialmente non disse nulla, osservando i Villains ed il resto dei criminali con uno sguardo scocciato. Tirò uno sbuffo dicendo “Voi non ci interessate. Abbiamo già detto che siamo qui solo per una persona… per il vostro capo, Shocker! Toglietevi di mezzo e vi lasceremo vivere! Siamo… di cattivo umore in questo momento!”.

Lo Scorpione rise compiendo dei passi in avanti e lasciandosi dietro Gang Orca, che osservava il tutto stupito. “Ah! Pensi di farci paura, Vigilante?” Rise il Villain con l’armatura verde “Non hai visto? Siamo più di te e ben più armati: non hai nessuna speranza di vittoria qui!”.

Venom strinse i suoi occhi.

Era chiaro come il sole che più tempo perdeva, più si arrabbiava.

“Ve lo ripeteremo un ultima volta… poi qualunque cosa accadrà sarà solo colpa vostra: lasciateci passare. Ora.”.

Per tutta risposta i criminali gli puntarono contro le armi, mentre i cinque dei Sinistri, o con dei balzi o volando, si lasciarono indietro gli Heroes che stavano affrontando per atterrare dinnanzi ai loro sottoposti e dinnanzi a Venom pronti a combattere e con dei sorrisi predatori dipinti in volto.

“Ahaha, non hai idea da quanto tempo aspettavamo questo momento!” Rise l’Avvoltoio.

“Vero. Tu, Ryo Honda, sei la preda che da più tempo aspettavo di affrontare e abbattere!”.

Venom tirò un sospiro “E va bene… l’avete voluto voi.”.

Lanciò un ruggito verso gli avversario e compì un balzo in aria, mossa copiata poi dai suoi cinque avversari che saltarono in aria contro di lui.

Tutti si aspettarono che Venom li attaccasse… ma invece il Vigilante sparò dalle sue mani dei tentacoli che andarono ad appiccicarsi al suolo a pochi metri gli altri criminali.

Così facendo si tirò verso il suolo, schivando i cinque Villain che avevano provato ad attaccarlo che o riatterrarono al suolo o rimasero in aria in volo.

Si voltarono giusto in tempo per vedere Venom lanciarsi con uno scatto contro i criminali i quali, presi di sprovvista, non ebbero tempo di sporre e invece entrarono subito nel panico.

Panico che fu subito notato da Naomasa.

“Sono impauriti!” Urlò il detective, vedendo i criminali che provano a sfuggire a Venom o a sparargli con i loro cannoni, con lui che schivava i colpi saltando via o gettando alcuni criminali contro altri dei loro compagni “Approfittiamone ora! Addosso!”.

E così fecero.

I poliziotti, ripresi dalle batoste iniziale si lanciarono contro i criminali nel caos insieme agli altri Heroes.

Venom fu sul punto di lanciare un altro criminale contro i suoi compagni, ma fu bloccato da un qualcosa che lo tagliò alla schiena, facendogli perdere la presa. Alzò lo sguardo vedendo l’Avvoltoio che volava in aria che lo osservava proprio come farebbe un rapace con la sua preda.

“Pensavi davvero di poter scappare dal nostro incontro, Honda?” Disse il vecchio Villain, mentre la ferita di Venom si rigenerava.

Il Vigilante, mentre osservava l’avversario volante, fu colpito da una testata di Rhino, che si era lanciato alla carica contro di lui.

Il colpo lo lanciò via, ma proprio mentre era una aria fu colpito dai raggi dello Scarabeo che lo fecero cadere al suolo.

“Anche se il resto dei nostri uomini sono occupati con i poliziotti e gli altri Heroes…” disse lo Scorpione avvicinandosi a Venom, che si stava rialzando in piedi “Noi cinque bastiamo per eliminarti una volta per tutte!”.

Fu sul punto di pungerlo con il pungiglione della sua coda ma Venom schivò in tempo il colpo, prendendo la coda dell’avversario per poi iniziare a farlo girare come una trottola.

“AHHHHHHHH!” Urlò lo Scorpione, mentre Venom lo lanciò via facendogli colpire alcuni criminali che erano sul punto di colpire Fat Gum con i loro cannoni.

L’Hero si voltò, osservando Venom affrontare i Villain e non potè farsi sfuggire un piccolo sorriso “Eh, chi l’avrebbe detto… il Vigilante Venom e noi Heroes che combattiamo insieme contro un nemico comune.”.

Nel mentre Nakano e Fujimori continuava ad osservare tutto ciò che stava accadendo, con il secondo che continuava a filmare.

“Fujimori… questo sarà lo scoop del secolo!” Mormorò Nakano con un sorriso estasiato. Si rimise dinnanzi alla telecamera, ricominciando a narrare “Incredibile, signore e signori, ma è tutto vero: Ryo Honda, il Vigilante Venom, è arrivato qui apparentemente alla ricerca del Leader del Dragone Nero, che a quanto pare sembra essere il Villain conosciuto come Shocker. Sembra proprio che per questo sia nata un inaspettata alleanza tra il Vigilante e gli Heroes qui presenti, apparentemente con lo stesso motivo.”.


Dormitorio della 1-A.

Gli studenti della 1-A osservavano in silenzio ciò che stava accadendo in quel preciso momento

I loro occhi e bocche erano spalancati dinnanzi a quello spettacolo senza dire alcuna parola.

Alla fine fu Mineta a rompere il silenzio, dicendo “Ho sentito bene? Shocker è il capo del Dragone Nero? QUELLO Shocker?”.

“Allora… questo spiega il motivo per cui Honda si trovi lì…” fece Tokoyami scuro in volto.

E a giudicare delle espressioni sui volti di tutti i presenti allora tutti avevano capito il motivo.

Ma fu Bakugo a metterlo a parole.

“Vuole Shocker morto” disse serio mentre tutti spostavano i loro sguardi su di lui “Vuole ucciderlo. E vuole farlo con le sue sole mani.”.


Kraven lanciò un ruggito mentre si lanciava contro Venom, il quale, fece lo stesso. I due si scontrarono, con le mani che spingevano l’uno contro l’altro. Mentre faceva ciò, lo Scarabeo puntò i suoi cannoni contro la schiena di Venom, pronto a sparargli.

Ma non ne ebbe la possibilità.

Venom lanciò subito Kraven contro lo Scarabeo, facendo cadere entrambi al suolo e fu sul punto di lanciarsi su di loro ma fu bloccato dall’Avvoltoio che volò velocemente dinanzi a lui, graffiandogli il petto con entrambe le ali.

Preso alla sprovvista da ciò, Venom fece qualche passo indietro ma fu immediatamente intercettato da Rhino che caricò addosso a lui, colpendolo con una testata alla schiena che lo lanciò contro lo Scorpione, che si era rialzato e aveva li aveva raggiunti. Il Villain, per tutta risposta, colpì Venom con la propria coda come se fosse una frusta lanciandolo al suolo.

“Pagherai per avermi trattato come una trottola, moccioso!” Ringhiò lo Scorpione avvicinandosi minaccioso al Vigilante sul terreno che tentava di rialzarsi.

Ma lo Scorpione non glielo avrebbe permesso.

Infatti lo infilzò subito alla schiena cn il proprio pungiglione, facendo urlare dal dolore.

“AHHHHHHHHHH!”.

Lo Scorpione ghignò divertito “Ti piace il mio veleno? Ti farà fare un trip tale che ti renderà del tutto vulnerabile.”.

Proprio mentre diceva questo Rhino, l’Avvoltoio, lo Scarabeo e Kraven gli si fecero accanto, circondando Venom e sghignazzando vedendolo dolorante al suolo, probabilmente già vittima delle allucinazioni causate dal veleno dello Scorpione.

“È tutto nostro, ragazzi!” Rise Rhino dando un calcio alla schiena di Venom.

E da lì partì un pestaggio vero e proprio.

I cinque Villains iniziarono a colpire il Vigilante a terra con pugni e calci, ridendo nel mentre.

“Ah! E pensare che per un attimo ci eravamo preoccupati di te!” Rise l’Avvoltoio.

“Già! Non sei poi così forte, eh?” Disse lo Scarabeo colpendo Venom con uno dei suoi raggi.

Nel mentre che tutto ciò accadeva Venom lanciavo gemiti e grugniti di dolore, venendo colpito continuamente dagli avversari, che si pregustavano quei versi di dolore.

Che presto si trasformarono in una risata divertita.

Ciò prese alla sprovvista i cinque, che indietreggiarono di qualche passo a quel cambio improvviso.

Venom, nel mentre, continuava a ridere mentre si rialzava… e tutte le sue ferite venivano guarite.

“Eh… lo ammettiamo, è stato divertente farvi credere di essere in vantaggio.” Ghignò divertito il Vigilante.

“C-come?!” Fece confuso lo Scorpione “M-ma ti avevamo in pugno! Ti avevo avvelenato! Dovresti essere in preda alle allucinazioni! Essere incapace di combattere!”.

“Come abbiamo già detto… abbiamo finto” rise Venom “Non solo siamo capaci di guarire da qualsiasi ferita… ma anche di essere immuni a qualsiasi veleno. Compreso il tuo, caro Scorpione.” Mise in mostra i denti in un ghigno mostruoso, che fece indietreggiare ancor di più i cinque villains.

“Come abbiamo già detto, è stato divertente farvi credere di avere la meglio su di noi” continuò Venom facendo scrocchiare il suo collo “Ma siamo i fretta. Abbiamo un appuntamento col vostro capo… quindi ora basta giocare. Ci occuperemo di voi il più in fretta possibile!”.

Detto questo, il Vigilante si lanciò in un lampo contro lo Scorpione, facendolo urlare dalla sorpresa. I due rotolarono lontani dagli altri quattro Villain, e si fermarono non appena Venom fece sbattere violentemente al suolo lo Scorpione. Si rialzò in piedi e, senza dare il tempo allo Scorpione di alzarsi, gli schiacciò violentemente la testa al suolo col proprio piede, creando delle crepe sul suolo e facendolo svenire.

Fatto ciò prese la coda dello Scorpione e la strappò, per poi sparare dalla sua mano libera dei tentacoli che imprigionarono lo Scorpione al suolo come se fossero una ragnatela.

Poi si voltò di scatto, usando la code come una frusta per colpire la persona che lo stava per attaccare da dietro: Kraven.

“Cattivo gattino” disse Venom mentre il Villain dall’aspetto di leone scuoteva la testa dopo il colpo ricevuto “Dovremo insegnarti le buone maniere” e proseguì a colpirlo con ancor più violenza con al coda, lanciandolo contro una delle auto della polizia. L’impatto fu così violento che il cacciatore ritornò nella sua forma umana, svenuto. Fatto ciò sparò altri tentacoli che, come lo Scorpione, si attaccarono a Kraven imprigionandolo.

“Fuori due” disse Venom spostando lo sguardo verso i rimanenti tre Villains, che fino a quel momento erano rimasti a guardare il tutto con occhi spalancati “Ne mancano tre.”.

“Ha… giocato con noi…” disse l’Avvoltoio, la paura ben presente nella sua voce “Finora quel dannato moccioso non ha fatto che giocare con noi!”.

“NO!” Gridò Rhino, furioso come non mai “Col cazzo che mi farò mettere i piedi in testa da un moccioso troppo cresciuto come lui!” E detto questo iniziò a caricare contro Venom.

“Rhino, no! Fermo!” Cercò di fermarlo lo Scarabeo, invano.

“Ti schiaccerò la testa con le mie mani come se fosse un melone, maledetto moccioso!” Urlò furioso Rhino.

Venom, semplicemente, lasciò cadere al suolo la coda dello Scorpione e attese che Rhino fosse abbastanza vicino.

E poi…

Saltò.

Saltò sopra di lui e con entrambe le mani gli prese una delle sue corne, e una volta che atterrò se lo portò una aria.

“AH! MA CHE CA…?!” Tentò di dire Rhino, invano, dato che poi Venom lo sbatte violentemente al suolo.Nonostante ciò, Rhino rimase ancora sveglio, ma confuso e con gli occhi spalancati per ciò che era appena accaduto.

Confuso abbastanza da permettere a Venom di saltare nuovamente in aria e poi ricadere su Rhino, colpendolo violentemente al volto con una ginocchiata che gli ruppe il naso e lo fece svenire una volta per tutte.

Proprio come fece con i due precedenti avverrai, Venom lo attaccò al suolo con i suoi tentacoli e poi spostò lo sguardo verso il punto in cui dovevano trovarsi l’Avvoltoio e lo Scarabeo.

Si sorprese quando non li vide più lì.

Schivò di poco uno dei raggi dello Scarabeo e alzò lo sguardo, vedendo sia lui che l’Avvoltoio che si erano alzati in aria per volare.

“Ah, pensate di poter essere al sicuro là in aria?” Disse Venom puntando una mano contro di loro “Illusi.”.

Sparò da essa un tentacolo e i due Villain tentarono di volare via da lì il più velocemente possibile.

Purtroppo lo Scarabeo non fu abbastanza veloce.

Fu preso per la caviglia e Venom li tirò violentemente a sé.

Il Villain tentò di sparargli con entrambi i cannoni una volta che fosse abbastanza vicino, ma Venom gli prese entrambi i polsi, puntandoli in aria e facendogli sparare a vuoto. Poi, con nonchalance, strinse ancor di più la sua presa sui polsi, distruggendo entrambi i cannoni.

Non poteva vederlo a causa dell’elmo, ma Venom capì immediatamente che il Villain aveva un espressione terrorizzata sul volto.

“Oh ca…” tentò di dire, ma fu zittito da Venom che gli tirò un pugno in faccia così forte che sull’elmo si formarono varie crepe e facendolo svenire.

Venom, subito dopo, lanciò con violenza il corpo svenuto dello Scorpione contro l’Avvoltoio, che stava volando contro di lui per infilzarlo con entrambe le ali, ma finì solo per essere investito dal corpo volante dello Scarabeo.

I due finirono al suolo, con lo Scarabeo svenuto sopra l’Avvoltoio il quale, se lo tolse immediatamente di dosso per volare via.

Purtroppo, però, fu fermato da Venom che mise pesantemente un piede sul suo petto, impedendogli di volare via.

Fatto ciò gli prese entrambe le ali attaccate le braccia… e gliele strappò.

Le buttò via e lo osservò per qualche secondo, quasi come se si stesse chiedendo cosa farne di lui.

“… non vorrai picchiare un povero vecchio, vero?” Sorrise nervosamente l’Avvoltoio.

“Mmm… lasciaci pensare…” disse Venom mettendosi una mano sotto il mento, per poi sorridere divertito “Sì.” Concluse con un forte calcio al volto dell’Avvoltoio facendolo svenire.

Fatto ciò mise quest’ultimo e lo Scarabeo schiena contro schiena, per poi legarli con i suoi tentacoli.

“Ci siamo occupati delle minacce minori…” disse Venom per poi guardarsi intorno, vedendo il resto dei criminali che continuavano a combattere gli Heroes e gli agenti di polizia “E il resto al momento è occupato.”.

Spostò lo sguardo verso la base, e uno sguardo serio apparve sul suo volto “Ora manchi solo tu… Shocker!” Detto ciò iniziò a correre verso la base, investendo quei pochi criminali che provano a fermarlo, lanciandoli via… e alla fine sfondò uno dei muri della base, entrandoci dentro.


Dieci minuti prima.

Mandalay fu lanciata contro il muro da un pugno circondato da vibrazioni di Shocker, il quale osservò divertito l’Hero che si rialzava a fatica.

“Ne vuoi ancora, Mandalay? Pensavo che la batosta che hai ricevuto finora ti avesse fatto capire che non sei nulla contro di me.”.

“Scherzi?” si limitò a rispondere Mandalay, pulendosi il labbro da un rivolo di sangue “Finora mi hai fatto solo il solletico!”.

Shocker sembrò non importasene di quella provocazione, anzi, scoppiò a ridere “Ah! Ma se si vede lontano un miglio che sei a un passo dal svenire. Sembra proprio che sia come ho detto io prima… siete propio invecchiati!” Detto questo sparò delle vibrazioni al suolo, lanciandosi contro Mandalay che saltò via prima che Shocker atterrasse su di lei.

Atterrò a vari metri di distanza da lui, ma proprio quando lo fece Shocker sparò delle vibrazioni contro di lui che la presero in pieno, lanciandola contro delle casse e distruggendole sul colpo.

Mandalay tentò di rialzarsi, ma fu presa per i capelli da Shocker, che l’aveva subito raggiunta, e fu lanciata con violenza via. La donna rotolò per qualche metro, ma si fermò con gli artigli dei suoi guanti. Si rialzò e vide Shocker avanzare verso di lei, e tentò subito di colpirlo con un calcio rotante, ma Shocker gli prese la gamba e la lancio contro altre casse, distruggendo anch’esse.

“Sai, non solo mi sono informato su ciò che è accaduto al tuo team in tutti questi anni… ma mi sono informato su ciò è accaduto nella tua vita privata, cara Mandalay.” Disse Shocker avanzando verso la donna che si era rialzata.

“Ho sentito quanto è accaduto a tua cugina e a suo marito… i Water Hose, vero?” Continuò Shocker, facendo sbarrare gli occhi a Mandalay.

“Ho sentito dire che si sono lasciati dietro un figlio dopo la loro morte… una vera disgrazia. E tu e i tuoi compagni di squadra siete l’unica famiglia che gli è rimasta.” Disse Shocker mentre si faceva più vicino alla Hero “Peccato che una volta che vi avrò ucciso… il povero piccolo rimarrà senza una famiglia. Ma io mi considero un uomo molto misericordioso, cara Mandalay. Quindi ti prometto questo” nonostante non si potesse vedere a causa dell’elmo, Mandalay potè ben immaginare il sorriso crudele dipinto sul volto di Shocker “Una volta che vi avrò ucciso… e che ci saremo liberati degli Heroes e poliziotti là fuori… andrò a trovare quel mocciosetto… e lo ucciderò con le mie mani. Così non sarà più così solo. Che ne dici?”.

Una volta che Shocker disse ciò, Mandalay vide solo rosso.

Lanciò un urlo di rabbia e saltò addosso a Shocker, mettendo entrambe le gambe sulle sue spalle e iniziò a colpire ripetutamente Shocker al volto con i propri pugni.

Dopo un iniziale sorpresa, Shocker prese Mandalay per le gambe e se la tolse di dosso, buttandola con violenza al suolo. Dopodiché puntò entrambi i pugni contro di lei… sparando da entrambi delle vibrazioni così potenti che, una volta che la colpirono, fiero crollare il suolo in cui lei si trovava facendola cadere al piano terra che si trovava subito sotto.

Mandalay lanciò un gemito di dolore, mentre Shocker saltò dal buco atterrando vicino a lei.

“V-va male… v-va m-molto, molto m-male…” pensò Mandalay, tossendo “Q-quest’ultimo c-colpo mi ha m-messo m-molto male… c-credo di avere p-parecchie ossa rotte, comprese delle costole…”.

Shocker prese la testa di Mandalay tra le sue mani, alzandola in modo che stesse in ginocchio dinnanzi a lui e disse “è stato divertente, Mandalay… ma credo sia ora di finirla. Ti ucciderò in una maniere molto speciale, però.”.

Mandalay tentò di liberarsi dalla presa intorno alla sua testa, invano, mentre Shocker continuava a spiegare “Sai, io posso aumentare e diminuire la potenza delle vibrazioni dei miei guanti a mio piacimento. Posso fare in modo che inizino a una frequenza molto bassa e poi aumentarle fino a quando non sarà enorme. Perché ti sto dicendo questo? Sai, certe volte, durante alcuni dei nostri interrogatori, bisogna usare la tortura. E solitamente uso questa… la mia preferita.”.

Mandalay sentì subito qualcosa intorno alla sua testa.

Sbarrò degli occhi quando capì cosa fossero: vibrazioni.

Le vibrazioni dei guanti di Shocker.

Ma non erano forti come al loro solito, ma decisamente molto più deboli, più fievoli.

“Uso le mie vibrazioni per torturarli. Metto le mie mani intorno alle loro teste, proprio come sto facendo con te ora e inizialmente le faccio partire a una frequenza molto bassa, al punto che sono quasi impercettibili. Poi pian piano aumento la loro potenza…”.

Mandalay sentì le vibrazioni intorno alla sua testa farsi più forti.

“Di più…” continuò Shocker, un sorriso malvagio dietro il suo elmo.

Si fecero ancora più forti.

“Sempre di più…”.

Le vibrazioni iniziarono a farsi così forti che Mandalay iniziò ad agitarsi e a urlare dal dolore, cercando invano di liberarsi e di colpire Shocker ai fianchi con i suoi pugni.

Ma era tutto inutile.

Era troppo debole.

“E continuo finché l’interrogato non inizia a parlare… o finché la sua testa non esplode spargendo tutto il suo cervello ovunque.” Sghignazzò Shocker avvicinando il suo volto a quello di Mandalay “Proprio come accadrà a te.”.

Mandalay sentiva le vibrazioni farsi più forti, così forti che la sua test faceva un male cane… come se stesse per esplodere.

Era finita dunque?

Sarebbe morta così?

D’un tratto, però, il muro venne sfondato prendendo di sorpresa sia Shocker che Mandalay, anche se quest’ultima era così presa dal dolore che quasi non se ne accorse.

Vari pezzi del muro furono lanciati qua e là, e Shocker per la sorpresa lasciò andare Mandalay facendola cadere al suolo, e compì vari balzi all’indietro per vedere chi fosse la nuova minaccia.

Sia Shocker che Mandalay, attraverso la sua vista annebbiata, videro il nuovo arrivato entrare dal buco che aveva appena causato… e spalancarono gli occhi.

Venom, una volta entrato, mostrò i denti in una smorfia grottesca e mostruosa “Toc, toc.” Disse.

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Capitolo 28
*** Capitolo 27: Venom vs Shocker ***


Capitolo 27: Venom vs Shocker

Ragdoll era preoccupatissima.

Così tanto che stava visibilmente tremando.

Aveva visto in diretta tv l’arrivo di Venom ed era in pensiero per i suoi compagni di squadra, temendo che il Vigilante avrebbe attaccato anche loro.

Avrebbe voluto tanto comunicare con loro per sapere cosa stava succedendo, ma aveva perso i contatti con Pixie Bob e Tiger.

Rimaneva solo Mandalay… ma alla fine, aveva perso le comunicazioni pure con lei.

E ora stai facendo avanti e indietro, osservando la TV che stava mostrato il combattimento tra gli Heroes e il resto del Dragone Nero dopo che Venom era entrato nella base.

Cosa stava succedendo là dentro ora?

I suoi compagni…. I suoi amici stavano bene?


Finalmente.

Finalmente dopo così tanto tempo… eccolo lì, davanti a lui.

Herman Schultz.

Shocker.

Il Villain responsabile della morte dei suoi genitori era proprio lì, e dopo così tanto tempo… lo avrebbe finalmente ucciso.

Guardò Shocker dritto negli occhi per qualche secondo, per poi spostare lo sguardo al suolo dove si trovava Mandalay la leader dei Wild, Wild, Pussycats e notò subito le terribili condizioni in cui si trovava. Alzò poi lo sguardo verso il soffitto in cui si trovava un grosso buco, e poi riportò lo sguardo alla Hero a terra.

Shocker doveva averla conciata proprio per le feste.

“Honda…”.

La voce di Mandalay era un semplice sussurro, ma fu abbastanza forte da essere sentito sia Venom che da Shocker, il quale puntò lo sguardo verso il sopracitato Vigilante dicendo “Honda… Ryo Honda! Finalmente ci incontriamo!”.

Venom guardò Shocker per qualche secondo per poi spostare lo sguardo verso la figura sdraiata di Mandalay che continuò a parlare “A-ascoltami Honda… so perché sei qui… v-vuoi uccidere Shocker… vuoi vendicarti… p-per ciò che ha fatto…”.

“Per ciò che ho fatto?” Ripetè Shocker inclinando la testa, il tono fintamente innocente “Sai dovrai essere più specifica Mandalay… sai, ho fatto parecchie nefandezze dunque essere così imprecisa non aiuta affatto.”.

Mandalay lo ignorò, concentrarsi su Venom “Honda… s-so che ha ucciso i tuoi genitori… d-durante l’incidente di 11 anni fa… e m-mi dispiace… c-che io e i-il mio team n-non a-abbiamo fatto a-abbastanza… p-per fermarlo… p-per salvare i tuoi genitori…”.

“Oh” esclamò Shocker, stavolta con un pizzico di sorpresa nella sua voce “Ora capisco. Il qui presente Honda ha perso i suoi genitori durante l’incidente che causai anni fa… questo spiega tutto.” Puntò poi lo sguardo verso Venom, il quale in quello stesso momento aveva puntato il suo di sguardo verso di lui.

I due incrociarono i proprio sguardi, e fu come una scossa elettrica attraverso entrambi i loro corpi.

Per Shocker fu una scossa di tensione, ma non lo diede a vedere.

Per Venom fu una scossa di rabbia pura.

Mandalay sembrò subito notarlo e allungò una mano tremante verso Venom dicendo “H-Honda! Honda, guarda me… g-guarda me, non guardare lui!”

Venom, stranamente, fece proprio come disse lei, puntando il suo sguardo verso la sua figura a terra. 

Ma non si limitò a fare solo questo.

Infatti cominciò ad avanzare verso di lei.

Il cuore di Mandalay sembrò subito fermarsi e si ricordò delle parole di Naomasa.

“Come ha accusato Bakugo di essere in parte responsabile, potrebbe in parte accusare anche voi dato che eravate gli Heroes che hanno affrontato Shocker durante l’incidente.”.

Shocker rise, forse attraversato dallo stesso pensiero di Mandalay “Ah! Sembra proprio che il qui presente Honda non ce l’abbia solo con me per la morte dei suoi cari genitori, Mandalay.”.

Mandalay non seppe come rispondergli.

E non poteva neanche dirgli che si sbagliava.

Venom DOVEVA avercela pure con lei. E per estensione anche al resto della sua squadra.

“A-ascoltami… s-so che s-sei furioso anche con me… e con la m-mia squadra… m-ma ascoltami…” continuò a parlare lei nel mentre Venom continuava ad avanzare “L-loro non c’entrano n-niente… s-se devi avercela c-con qualcuno… p-prenditela con me…”.

Venom si fermò proprio dinnanzi al suo corpo inerme a terra, osservandola ben bene.

Mandalay mandò giù della saliva mentre Shocker osservava il tutto interessato, quasi come se stesse vedendo un documentario in cui un leone stava per attaccare la gazzella per farla a pezzi.

“I-io sono la -leader dei Pussycats… i-io li coordino… e s-sono s-stata io a d-dare o-ordini sbagliati quel giorno… è a causa m-mia… s-se n-non siamo riusciti a f-fermare Shocker… s-se lui è riuscito a c-causare quell’incidente che ha ucciso i tuoi genitori…” abbassò la testa per osservare il suolo “S-se vuoi odiare q-qualcuno… s-se vuoi uccidere q-qualcuno… odia me. Uccidi me. M-ma non f-fare del male a-ai m-miei compagni d-di squadra…” punto il suo sguardo in alto, verso il piano di sopra e Venom la seguì con lo sguardo. 

I suoi compagni di squadra dovevano trovarsi là sopra.

Riabbassò lo sguardò per osservare Mandalay, che era tornata a guardarlo “E… e n-non uccidere Shocker… lo odio… q-quanto lo odi tu… ma nemmeno uno come lui m-merita di m-morire…. Ma merita di marcire… in prigione…” faceva sempre più fatica a parlare. LA stanchezza e le ferite causate da quel combattimento l’avrebbero fatta svenire subito.

“Oh, ma allora ci tieni a me dopotutto.” Rise Shocker con scherno.

Venom rimase in silenzio a fissare Mandalay per qualche secondo, che per la donna parvero interminabili.

“È qui che ti sbagli Mandalay” disse alla fine Venom dopo esser stato in silenzio fino a quel momento “Noi non proviamo alcun odio verso di te e i tuoi compagni di squadra. Non lo abbiamo mai fatto. No, l’unico che odiamo… si trova proprio lì” finì indicando Shocker “E lui, più di chiunque altro… merita di morire!”.

Superò Mandalay, iniziando a camminare verso Shocker mentre la donna allungò una mano verso di lui “H-Honda… n-no… f-fermo… n-non… non…” ma non potè fine di parlare, perché la stanchezza e le ferite ebbero il sopravvento, facendola svenire.

“Oh, mi sarei aspettato che tu la uccidessi.” Disse Shocker, quasi con delusione, mentre vedeva Venom avanzare verso di lui “Poco male allora… mi occuperò di lei una volta che avrò ucciso te.” Concluse mentre i suoi guanti iniziavano ad essere circondati da vibrazioni.

“Abbiamo atteso a lungo questo momento, Schultz.” Disse Venom mentre il suo passo cominciava a farsi più veloce.

“Oh, ho attesso a lungo questo momento pure io Honda… ho atteso a lungo il momento in cui avrei incontrato il Vigilante che ha rovinato tante delle mie operazioni…” rispose Shocker cominciando ad avanzare anche lui a passo veloce.

Venom aumentò ancor di più il passo.

Shocker fece lo stesso.

Venom iniziò a correre.

Shocker fece lo stesso.

“… IN MODO DA POTERLO UCCIDERE CON LE MIE MANI!” Concluse Shocker sparando le sue vibrazioni contro Venom che schivò il colpo saltando contro il muro.

“Quelle vibrazioni non ci hanno colpito… ma non ci vuole un genio per capire che sono decisamente più forti delle vibrazioni sparate dai cannoni di quei criminali che abbiamo affrontato ieri!” Disse V mentre Venom schivava un altra ondata di vibrazioni sparate da Shocker.

Atterrò a vari metri di distanza da Shocker e sparò dalle mani dei tentacoli verso di lui, ma il Villain sparò immediatamente delle vibrazioni che distrussero i tentacoli e travolsero Venom, facendo urlare dal dolore sia lui che V.

A causa del colpo il Vigilante fu lanciato contro il muro, mentre dei tentacoli e dei viticci uscirono dal suo corpo a causa del colpo ricevuto.

Venom si rialzò tremante mentre i tentacoli e i viticci rientravano nel suo corpo mormorando “Sì… sono decisamente più forti dei cannoni dei criminali di ieri…”.

“RYO ATTENTO!”.

L’urlo di V fece rialzare la testa a Venom, che vide Shocker sparargli contro altre vibrazioni.

Venom saltò via, schivando per il rotto della cuffia l’attacco avversario, e si attaccò nuovamente al muro.

“Ah! Che fai, Honda? Scappi? I miei attacchi ti fanno davvero così male, Honda?” Rise Shocker sparando altre vibrazioni stavolta sul soffitto in cui sotto si trovava Venom. L’attacco distrusse parte del soffitto e fece cadere delle macerie su Venom, senza dargli il tempo di schivare quell’attacco.

Il Vigilante cadde al suolo con pezzi di soffitto addosso, ma se li tolse di dosso subito. Si mise in ginocchio scuotendo la testa e vide Shocker sparare delle vibrazioni al suolo per saltare su di lui e colpirlo con entrambi i pugni circondati da esse.

Lo schivò rotolando via, evitando di essere colpito dai pugni di Shocker che colpì invece il suolo, genando varie crepe.

Venom si rialzò in piedi, osservando con odio Shocker che disse “Beh? Tutto qui quel che sai fare, Honda? O forse la gente ha esagerato sul tuo conto?” Ed iniziò a ridere… ma smise quando sentì un ruggito e vide Venom che, approfittando di quel suo momento di distrazione, si era lanciato addosso a lui con furia ben scritta sul suo volto.

Nonostante ciò Shocker non sembrò affatto spaventato da ciò ed infatti, proprio come fece contro Pixie Bob e Tiger, iniziò a girare su sé stesso mentre sparava le vibrazioni dalle sue mani, genando così il suo mini-tornando di vibrazioni che prese in sé Venom.

Il Vigilante urlò dal dolore e alla fine fu lanciato fuori da quel mini-tornado quando Shocker finì di girare su sé stesso.

Venom rotolò per qualche metro e rimase sdraiato al suolo, mentre le sue ferite si rigeneravano, seppur a fatica.

“Non sta andando bene, Ryo…” mormorò dolorante V “Non sta andando bene… per niente…”.

“Urgh… non c’è bisogno… che me lo dici…” rispose Venom rialzandosi a fatica.

“Devo essere sincero, Honda” disse Shocker “Sono parecchio deluso. Sai, da te mi sarei aspettato molta più resistenza… un combattimento più decente addirittura. Invece… ti stai facendo battere con estrema facilità” Shocker fece spallucce “Oh beh… colpa mia per aver avuto troppe aspettative.”.

“Quel bastardo sta iniziando a darmi sui nervi, Ryo” sibilò V, mentre Venom digrignava i denti “Ma non possiamo avvicinarci senza che lui ci attacchi! Le sue vibrazioni sono troppo forti!”.

“Ma l’unico modo che abbiamo per ucciderlo… è avvicinarsi a lui…” mormorò Venom.

“Sei sordo?! Se ci avviciniamo ci colpirà con le sue vibrazioni! Se continuiamo così finiremo per essere uccisi da lui!”.

“Lo so… lo so!” Rispose a denti stretti Venom mentre Shocker avanzava lentamente verso di lui “Però…” d’un tratto suoi occhi bianchi si spalancarono, un idea che gli balenava in testa “Credo di avere un piano… ma non credo ti piacerà…”.

Passò qualche secondo di silenzio seguito poi da V che disse “Sono nella tua testa, ho già capito di che si tratta. È un piano stupido… ma potrebbe funzionare, se tutto va bene.”.

Venom sorrise e subito cominciò a correre contro Shocker il quale sembrò preso di sorpresa da ciò “Mi attacchi direttamente? Gli attacchi precedenti non ti hanno insegnato niente?” Gli puntò contro entrambi i pugni “Voi giovani d’oggi siete proprio stupidi!” E sparò altre vibrazioni che presero in pieno Venom, facendo urlare dal dolore e facendolo sbattere violentemente contro il muro.

Cadde a terra e… non si mosse.

Rimase lì, al suolo, senza muoversi.

“Eh?” Fece confuso Shocker. Si sarebbe aspettato che Venom si sarebbe rialzato e invece niente.

Rimaneva lì, sdraiato al suolo, immobile… apparentemente… morto.

Iniziò ad avvicinarsi con cautela al corpo di Venom, puntandogli contro entrambi i pugni, pronto a sparare ad ogni minimo movimento.

Una volta che fu vicino a lui lo osservò ben bene: non respirava più.

Era morto.

Un sorriso apparve da sotto l’elmo di Shocker “Ah! Ce l’ho fatta! Ho vinto! Finalmente mi sono liberato di te Ti ho finalmente ucci..”.

Non potè finire la frase che Venom si rialzò di scatto con un ruggito mostruoso, prendendo entrambe le mani di Shocker con le sue e le strinse in pugni con così tanta forza… che entrambi i suoi guanti esplosero.

Sia Shocker che Venom urlarono dal dolore a causa dell’esplosione, con Venom che lasciò andare le mani di Shocker… o ciò che restava di esse.

Shocker osservò con orrore ciò che era successo ad esse: non solo le sue mani era bruciate al punto da essere irriconoscibili, ma alcune delle sue dita erano o andate distrutte o erano storte a causa dell’esplosione dei suoi guanti.

“Le… le mie mani…” mormorò Shocker per poi urlare “HAI DISTRUTTO LE MIE MA…”.

Non finì neanche quella frase che Venom gli diede un forte pugno al volto, facendolo indietreggiare.

Le mani del Vigilante si erano rigenerate, e sorrise malignamente al Villain “Abbiamo notato. Peccato che tu non possa rigenerarti come noi.”.

Shocker indietreggiò di qualche passo, la paura ben chiara nei suoi movimenti e nella sua voce quando iniziò a parlare “P-pensavo che tu fossi…”

“Morto? Abbiamo solamente rallentato il nostro battito e respiro da sembrare morti. Ci siamo fatti colpire volontariamente da te in modo da poterci fingere morti e farti avvicinare… e così distruggere i tuoi guanti. È stato un piano rischio… ma siamo felici che abbai funzionato” iniziò ad avanzare verso Shocker, il quale continuò ad indietreggiare terrorizzato “Ed ora… sei nostro!” Si lanciò contro Shocker lanciando un ruggito mostruoso “TUTTO NOSTRO!”.

Venom diede un forte pugno allo stomaco di Shocker facendolo piegare a metà dal dolore. Procedette poi a dargli una forte ginocchiata al volto, facendolo indietreggiare e poi con i propri artigli gli colpì il petto, riuscendo a superare la sua armatura e a graffiargli il petto.

Shocker urlò dal dolore a casa di ciò ed indietreggiò di altri passi.

“Devo… devo scappare…” pensò Shocker dolorante e terrorizzato “Non posso vincere… non ho alcuna possibilità di vincere!”.

Con uno scatto, provò a scappare via ma Venom gli sparò contro un tentacolo che lo prese per la gamba, e con uno strattone lo fece cadere al suolo.

“Pensi davvero di poter scappare Shocker?” Rise Venom avvicinandosi al Villain “Tu non puoi sfuggirci! Anche se tu scappasi noi ti inseguiremmo fino in capo al mondo!”.

Shocker riuscì a rialzarsi, anche se a fatica, e provò nuovamente a scappare ma Venom gli fu subito addosso.

“Questo è per tutte le vittime innocenti che hai causato durante quell’incidente undici anni fa!” Urlò Venom prendendo il braccio destro di Shocker e spezzandoglielo come se fosse un ramoscello.

“AHHHHHHH!” Urlò il Villain quasi cadendo in ginocchio dal dolore. Tentò di attaccare l’avversario col braccio sano, ma Venom glielo bloccò.

“Questo è per tutti le persone… per tutti i bambini che hai rapito e venduto come se fossero oggetti!” Urlò nuovamente Venom spezzandogli l’altro braccio e facendo nuovamente urlare dal dolore il nemico.

“E questo… questo è per i miei genitori!” Urlò Venom dando un possente calcio allo stomaco di Shocker che la lanciò contro il muro, facendolo sbattere contro di esso.

Shocker scosse la testa, cercano di riprendersi e vide due tentacoli essere sparati ad entrambi i lati in cui lui si trovava. Rialzò lo sguardo e vide Venom che mitrava i tentacoli mentre camminava all’indietro… per poi lasciarsi andare, lanciandosi contro Shocker con i piedi puntati contro di lui in un dropkick.

Shocker fu capace di dire solo una cosa.

“Oh.”.


Nel mentre, fuori dalla base, gli Heroes e glia genti erano riusciti a battere il resto dei membri del Dragone Nero.

Con la sconfitta di cinque dei membri dei Sinistri Sei da parte di Venom, gli Heroes e gli agenti avevano potuto occuparsi degli altri membri del Dragone Nero con molta più facilità. Ora erano o svenuti o svegli ma pur sempre in manette, alcuni dentro le auto di polizia rimaste. 

Naomasa aveva appena finito di chiamare i rinforzi in modo che venissero a prendere il resto dei criminali e i Villains sconfitti da Venom e si avvicinò agli Heroes “Ora che abbiamo finito qua… dobbiamo occuparci di Shocker là dentro.” Finì puntando lo sguardo verso la base.

“Sì!” Disse Shishido battendosi i pugni “Le Pussycats avranno bisogno del nostro aiuto!”.

“Esatto! E con Honda là dentro… le cose non saranno affatto facili.” Disse a sua volta Gang Orca.

Detto questo i sei Heroes iniziarono ad avanzare verso la base, mentre Nakano e Fujimori si avvicinavano per continuare a filmare ora che la minaccia di Villains e criminali era passata.

“Gli Heroes e gli agenti di polizia sono finalmente riusciti a sconfiggere il resto dei membri del Dragone Nero” continuava a narrare Nakano “E ora sembra che gli Heroes stiano per entrare nella base della gang in cui era entrato poco fa il vigilante Venom. Lì dentro, come è stato già detto, si trova Shocker il leader del Dragone Nero e…”.

Lei non finì di parlare che subito il rumore di un muro che veniva sfondato violentemente bloccò lei dal parlare e gli Heroes dall’avanzare, facendo fare loro alcuni passi indietro.

Da quel muro videro essere lanciato fuori Shocker con Venom che lo aveva colpito violentemente al volto con un dropkick così forte che aveva distrutto il muro.

Dopo un breve volo Venom atterrò al suolo in piedi mentre Shocker cadde dinanzi a lui, il suo elmo pieni di crepe a causa del terribile attacco.

Nessuno riuscì a proferir parola, mentre il cielo cominciava a oscurarsi a causa delle nuvole… e in men che non si dica iniziò a piovere.


Nel mentre, nel piano superiore della base, Pixie Bob cominciò a riprendersi.

Si mise in ginocchio a fatica, tossendo e si guardò intorno confusa per poi vedere Tiger proprio accanto a lei, svenuto.

“Oddio! Tiger!” Disse Pixie Bob iniziando a scuotere il compagno di squadra. Quest’ultimo spalancò gli occhi, tossendo un attimo. 

“Pixie Bob…” mormorò l’uomo osservando la donna “Sei… sei messa male…” disse vedendo come lei era piena di ferite e lividi.

“Si potrebbe dire lo stesso di te.” Ribatte Pixie Bob vedendo come il suo compagno era in una situazione simile.

I due si aiutarono a vicenda a rialzarsi per poi osservarsi intorno, vedendo il disastro causato dalla loro battaglia contro…

“Shocker!” Esclamarono entrambi.

“Dov’è?!” Fece Tiger guardandosi intorno.

“E dov’è Mandalay?! Quando siamo svenuti… Mandalay era rimasta sola contro di lui! Oddio, no…” disse preoccupata Pixie Bob.

Solo allora i due notarono il buco sul pavimento. Si avvinarono lentamente ad esso e si sporsero per vedere al piano di sotto… e videro Mandalay svenuta piena di ferite e lividi… forse anche più di loro.

“MANDALAY!” Esclamarono i due correndo, anche se a fatica, verso le scale. Scesero al piano di sotto e si avvicinarono al corpo inerme della loro leader.

“Oddio Mandalay… che ti ha fatto quel mostro?!” Disse Tiger, la sua voce un mix di preoccupazione e rabbia.

“Per favore non essere morta… per favore non essere morta…” continuava a mormorare Pixie Bob mentre scuoteva Mandalay.

Mandalay sembrò muoversi e questo sembrò lievemente calmare i due Heroes “Oh Mandalay, grazie a dio stai bene!” Esclamò Pixie Bob.

“Che ti ha fatto Shocker?! Dov’è quel bastardo?!” Disse furioso Tiger.

“Non… permettetegli…” mormorò Mandalay.

“Permettergli? Permettetegli cosa?” Chiese confusa Pixie Bob.

“Honda… non… permettetegli…” mormorò nuovamente Mandalay, ma non potè finire la frase perché sveni nuovamente.

Ma bastò il nome che aveva detto per far sbarcare gli occhi ai due Heroes.

“Ho… ho sentito bene?” Iniziò Tiger “Ha appena detto…”.


“HONDA! FERMO DOVE SEI!” La voce di Naomasa attirò l’attenzione dei due Heroes che puntarono lo sguardo verso uno dei grossi buchi sul muro che non avevano neanche notato.

Lì fuori, in mezzo alla pioggia che aveva iniziato a cadere, vi era Ryo Honda… Venom… in piedi dinanzi a Shocker sdraiato sul terreno.

Naomasa puntò la pistola contro Venom mentre gli altri Heroes semplicemente si misero in una posizione di combattimento, pronti a combattere se fosse stato necessario.

“Continua a filmare, Fujimori! Non perdere neanche un secondo!” Mormorò Nakano al cameraman che semplicemente annuì, continuando a filmare la scena.


UA.

I vari professori osservano la scena con la tensione che cresceva ogni secondo che passava. Cosa avrebbe fatto ora Venom con l’assassino dei suoi genitori? Avrebbe mostrato un minimo di pietà?


Dormitorio della 1-A.

Tutti gli studenti osservano ciò che stava accadendo con occhi spalancati. La tensione ra palpabile, e tutti si chiedevano quale sarebbe stata la prossima mossa di Venom.

“Ti prego…” mormorò Midoriya “Non farlo, Ryo…”.


Ufficio dei Wild, Wild, Pussycats.

Ragdoll osserva la scena con gli occhi spalancati. Eccoli lì, Venom e Shocker. Ma… dov’erano i suoi compagni di squadra?


In un appartamento a Musutafu.

Uno squallido appartamento non era certo il miglior posto in cui nascondersi. Ma era meglio di niente.

Ora stava osservando ciò che stava accadendo con questo Dragone Nero alla TV… ed immaginate la sua sorpresa quando vide lui, Venom, la sua ispirazione a tornare a uccidere fare un apparizione. Ora era decisamente più interessato… e curioso di vedere cosa avrebbe fatto con quel Shocker.


Venom si guardò intorno, osservando i poliziotti e gli Heroes che erano pronti ad attaccare in caso avesse fatto una mossa sbagliata.

Abbassò lo sguardo verso Shocker, il suo elmo pieno di crepe dopo quell’attacco che gli aveva dato. Si mise in ginocchio e gli prese l’elmo, strappandoglielo dalla testa e lanciarono via.

Voleva vedere… la paura sul suo volto.

Vide le condizioni in cui era il volto di Shocker: dopo quel dropkick il suo naso era rotto al punto in cui usciva una marea di sangue, e vari tagli erano anche presenti sul resto del suo volto.

Nei suoi occhi vide il sentimento che tanto aveva voluto vedere: la paura.

“T-ti prego…” disse Shocker “Non… non uccidermi… ti prego…”.

Una smorfia rabbiosa apparve sul volto di Venom.

Dopo tutto ciò che aveva fatto… dopo tutto il male che aveva fatto agli innocenti… dopo aver ucciso i SUOI genitori… chiedeva pietà?!

No, non l’avrebbe avuta.

E non avrebbe avuto neanche una morte veloce se per questo.

Non gli avrebbe mangiato la testa solo per finirla lì, no.

Era una morte veloce.

Si meritava qualcosa di diverso.

Un sorriso mostruoso apparve sul volto di Venom che disse “Noi… abbiamo fame.”.

“Honda, qualunque cosa tu voglia fare, non…” tentò di fermarlo Naomasa.

Ma fu troppo tardi.

Venom spalancò le fauci e, a differenza di ciò che pensarono i presenti, non gli divorò la testa, no… ma portò le fauci al suo stomaco, mordendolo.

Shocker urlò dal dolore mentre Venom iniziò selvaggiamente ad aprirgli e a divorargli lo stomaco con i suoi denti affilati, con pezzi di carne che venivano lanciati via e con sangue che sporcava il suolo e le pozzanghere d’acqua formate dalla pioggia.

Pixie Bob e Tiger osservavano il tutto da dietro con occhi spalancati e terrorizzati, proprio come gli Heroes e gli agenti fuori.

Istintivamente fecero dei passi all’indietro, e tutti i presenti sentirono ciò che avevano mangiato rischiare di tornare sù.

“Oh mio dio…” mormorò Nakano.

“Cristo santo…” disse a sua volta Fujimori tremando, ma continuando imperterrito a filmare.


UA.

I professori si alzarono dalle loro sedie, sbarrando gli occhi a quello spettacolo mostruoso. Pensavano che Venom avrebbe avuto pietà… che non lo avrebbe ucciso… o come si erano sbagliati.


Dormitorio della 1-A.

Alcuni degli studenti lanciarono degli strilli a quella scena raccapricciante, mettendosi le mani dinnanzi alla bocca o impallidendo.

“Porca puttana!” Esclamò Kaminari.

“Oh mio dio…!” Mormorò Yaoyorozu  pallida come un cadavere.

Alcuni addirittura corsero al bagno per svuotare lo stomaco da quello spettacolo.

Midoriya e Bakugo, invece, non si mossero o disco nulla. Semplicemente rimasero immobili con gli occhi spalancati.


Ufficio dei Wild, Wild, Pussycats.

Ragdoll tirò uno strillo, mettendosi le mani dinanzi alla bocca e impallidendo.

Era… era orribile.

Shocker era un nemico di vecchia data della sua squadra… diavolo, lo odiava… ma non voleva che gli accadesse… questo!


Appartamento a Musutafu.

Un sorriso apparve sul suo volto. Un sorriso che poi si trasformò in una risata. Non doveva dubitare Venom. Sapeva che lo avrebbe fatto, che lo avrebbe ucciso.

Una tale dimostrazione di brutalità… di sete di sangue… lo sapeva, lo aveva capito sin dal momento in cui lo aveva ispirato a tornare uccidere.

Venom era proprio come lui.

Una macchina omicida.


Shocker continuò a urlare dal dolore, scalciando e dimenandosi per cercare di liberarsi… ma era tutto invano.

Cominciò a perdere le forze… finché alla fine non smise totalmente di muoversi… era morto.

Venom si rialzò in piedi, preso da un improvvisa euforia e cominciò a ridere in maniera isterica. Ce l’aveva fatta.

Aveva ucciso l’assassino dei suoi genitori.

Ora mancava solo una persona responsabile della morte dei suoi genitori da uccidere.

Ora mancava solo Bakugo!

Il suo volto e il suo petto erano ricoperti dal sangue di Shocker, dando l’impressione che il suo corpo non fosse più nero con vene bianche, ma rosso con vene nere.

Tutti i presenti non sapevano cosa dire o fare, eccetto guardare in completo shock e paura.

Venom smise di ridere e lanciò un ruggito in aria, mentre la pioggia continuava a cadere e un fulmine illuminò la scena.

Una volta che smise di ruggire, Venom puntò lo sguardo verso Fujimori e Nakano i quali sobbalzarono a vedere Venom punta il suo sguardo verso di loro.

Venom si ricordò di ciò che disse All Might il giorno in cui sconfisse All For One. Fu trasmesso in tutte le TV.

Un sorriso maligno apparve sul suo volto.

Qual miglior modo per annunciare che Bakugo sarebbe stato il prossimo… se non citare la famosa frase di All Might?

Puntò un dito contro la telecamere “Tu…” Nakano e Fujimori sobbalzarono “Tu sei il prossimo!”.

Quella frase sembrò far uscire tutti i presenti dal loro shock, dato che Naomasa urlò “P-prendetelo! Prendetelo!”.

Gli Heroes e gli agenti saltarono addosso a Venom il quale, non rimase lì fermo a non fare niente, e balzò via sparando un tentacolo a un palazzo là vicino iniziando a volteggiare via, mentre un altro tuono risuonò.


Dormitori della 1-A.

Gli studenti non dissero nulla.

Non fecero nulla.

Era tutti troppo scioccati per dire nulla.

Capirono subito a chi era rivolta quella frase appena detta da Venom… un oscura parodia della frase detta da All Might quando sconfisse All For One.

Si voltarono verso Bakugo, e quando lo videro non poterono spalancare gli occhi.

“Kacchan…” mormorò Midoriya, terrore e preoccupazione ben evidenti nella sua voce. 

Bakugo stava tremando, gli occhi spalancati dal terrore.

Quella frase… era diretta a lui.

Venom aveva detto… che il prossimo a morire per mano sua… sarebbe stato Bakugo.

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Capitolo 29
*** Capitolo 28: Aftermath ***


Capitolo 28: Aftermath

Ci fu un altro tuono, mentre la pioggia continuava a cadere.

Ma Venom ignorava tutto ciò.

Continuava a saltare da un palazzo all’altro, ignorando qualsiasi cosa.

Sembrava quasi sordo da come non sentiva più alcun suono.

La pioggia lo aveva ripulito totalmente dal sangue di Shocker che aveva in faccia e sul petto, ma lui non lo notò neanche.

Era come se dopo aver ucciso Shocker… dopo aver minacciato Bakugo in diretta… stesse correndo in automatico, con la mente spenta.

Alla fine si gettò in un vicolo e, una volta atterrato, ritornò nei panni di Ryo con il simbionte che ritornava dentro di lui.

Si appoggiò al muro, gli occhi spalancati e la bocca chiusa in un espressione del tutto neutrale, totalmente differente da quella estatica che aveva avuto fino a vari minuti prima.

“Lo… lo abbiamo fatto davvero…?” Chiese Ryo a nessuno in particolare.

“Sì, Ryo. Lo abbiamo fatto.”. Rispose V, la voce totalmente calma.

Ryo rimase in silenzio per qualche secondo.

Poi sorrise.

Sorriso in maniera soddisfatta e fiera.

Ce l’aveva fatta.

Aveva ucciso Shocker.

Quasi non sembrava reale, sembrava quasi un sogno per lui per quanto fosse sembrato tutto così surreale.

Ryo si riprese dai suoi pensieri quando sentì fuori dal vicolo delle macchine della polizia e delle ambulanze passare a gran velocità, molto probabilmente dirette verso la base del Dragone Nero.

“Dobbiamo andarcene di qui, Ryo” disse V “Non dobbiamo farci trovare dalla polizia e dagli Heroes. Non ora.”.

“Okay…” annuì semplicemente Ryo, quel sorriso ancora dipinto sul suo volto “Okay…”.


Nella base del Dragone Nero, nel mentre, il resto della polizia e le ambulanze erano arrivate.

I cinque membri dei Sinistri Sei erano stati fatti entrare in un grosso furgone dopo esser stati resi inoffensivi da Venom, con manette che avrebbe impedito loro di giocare brutti scherzi in caso si sarebbero risvegliati e sarebbero stati portati immediatamente al Tartarus. Il resto dei criminali, nel mentre, veniva messi nelle auto della polizia che non erano sate distrutte nello scontro e in quelle che erano appena arrivate, e sarebbero stati portati nel penitenziario Insengard il quale, a differenza del Tartarus che teneva rinchiuso il peggio del peggio, rinchiudeva i criminali comuni non importa se avessero Quirk o no.

Mr Brave, Shishido, Gunhead e Fourth Kind stavano aiutando i vari poliziotti portandoli nelle ambulanze e Naomasa, nel mentre, osservava con uno sguardo cupo e con le mani nelle tasche il corpo di Shocker venir portato via.

Non doveva finire così.

Non SAREBBE dovuto finire così.

Il piano era quello di arrestare Shocker insieme ai suoi cinque secondi in comando, ma Venom aveva mandato tutto in malora.

Fourth Kind si avvicinò al detective dicendo “Tutto apposto, detective?”.

Naomasa scosse la testa “Per niente. Per niente affatto… non doveva finire così.”.

Fourth Kind tirò un sospiro “Lo so. Almeno c’è un lato positivo in tutto questo: con Shocker morto e i suoi cinque secondi in comando arrestati sarà solo questione di tempo prima che il Dragone Nero finisca per essere smantellato una volta per tutte.”.

“È vero… ciò non cambia che l’operazione doveva finire in maniera differente. Shocker non doveva morire… neanche in una maniera così… violenta.”.

Fisò per qualche altro secondo il punto in cui fino a quel momento si era trovato il copro di Shocker, il suo sangue che ancora sporcava il terreno e che non si decideva a sparire nonostante la pioggia ora divenuta scrosciante.

Il modo in cui Venom aveva ucciso Shocker… non riusciva a toglierselo dalla testa.

Certo, Venom finora aveva ucciso Villains arrivando anche a divorar loro le teste… ma non era mai stato così… violento.

I suoi pensieri furono interrotti quando vide uscire a gran fretta da uno dei grossi buchi sul muro Gang Orca e Fat Gum insieme a Pixie Bob e Tiger. Mentre Gang Orca aiutava questi ultimi a camminare date le loro ferite, Fat Gum teneva tra le braccia Mandalay la quale era svenuta a causa delle ferite ben presenti e visibili.

“Oddio…” mormorò Naomasa correndo verso il gruppetto insieme a Fourth Kind.

“Pussycats! State bene?” Chiese Fourth Kind.

“Noi due siamo messi meno peggio…” rispose Tiger.

“Mandalay invece…” continuò Pixie Bob osservando preoccupata la compagna svenuta, per poi sbarrare gli occhi quando video che il respiro di Mandalay si stava a fare più lento “Oh no…”.

“MANDALAY!” Urlò Tiger mentre Naomasa sbarrava gli occhi insieme a Fat Gum, Gang Orca e Fourth Kind.

“Dobbiamo andare subito all’ospedale!” Urlò Fat Gum correndo verso l’ambulanza più vicina.

Nel mentre che tutto ciò accadeva, Fujimori continuava a filmare il tutto con Nakano che continuava a narrare “Come… come potete vedere, amici telespettatori, dopo che il vigilante Venom ha brutalmente ucciso il leader del Dragone Nero, sono arrivati altri poliziotti e ambulanze che si occuperanno dei feriti e… Mandalay la leader dei Wild, Wild, Pussycats sembra sia ferita gravemente a giudicare dalle reazioni dei suoi colleghi. Al momento sta venendo portata ad una delle ambulanze per essere portata all’ospedale per le sue cure e…”.


Ragdoll si portò le mani alla bocca, gli occhi spalancati a sentire quella notizia.

Oh no…

No, no, no.

No, doveva subito raggiungerli!

Doveva subito sapere in che ospedale sarebbero stati portati, fare qualche telefonata e…

Un singhiozzo la interruppe dai suoi pensieri.

Si voltò ritrovandosi Kota che osservava con lacrime che scendevano dagli occhi la TV, la notizia che era stata appena annunciata che continuava a ripetersi nella sua testa.

Ragdoll si avvicinò lentamente al bambino, inginocchiandosi davanti a lui dicendo “Kota…”.

Il bambino abbracciò immediatamente la donna, singhiozzando, e Ragdoll ricambiò immediatemnet l’abbraccio.

“D-dobbiamo andare all’ospedale…” disse Kota.

Ragdoll annuì semplicemente, cercando di mostrarsi più calma possibile “Sì Kota. Farò subito delle chiamate, tu… tu sta tranquillo. Andrà tutto bene.”.


Gli studenti della 1-A stavano parlando tra di loro mentre la TV continuava a postare ciò che stava succedendo al momento dinnanzi a quella che era la base del Dragone Nero. Ciò che avevano appena assistito li aveva appena scioccati, e si aggiunge anche un enorme preoccupazione nel vedere Mandalay, la stessa donna che ansime ai suoi compagni di squadra li aveva allenati durante il ritiro nei boschi, ritrovarsi in quelle terribili condizioni e di essere porta in ospedale con enorme urgenza.

I pensieri di Midoriya andarono a Kota: aveva già perso i genitori, e Mandalay era praticamente una second madre per lui… se fosse morta… Kota ne sarebbe stato devastato.

Il suo sguardo si spostò verso Bakugo, il quale, se ne stava in piedi dinanzi alla finestra a osservare fuori. I suoi occhi erano ora delle fessure, uno sguardo serio e pensante dipinto sul volto.

Midoriya si avvicinò a lui “Kacchan?”.

Silenzio.

“Kacchan… senti, io…”.

“Stai zitto, Deku. Al momento non ho nessuna voglia di sentire te o nessun latro.” Ringhiò Bakugo a denti stretti.

Midoriya non disse nulla. Si limitò ad annuire e a tornare dagli altri che continuavano a parlare tra loro preoccupati e scioccati.

Bakugo, nel mentre, si limitò a continuare ad osservare fuori dalla finestra.

Fantastico. Ora era di novo paranoico dopo quanto ciò che era successo.

Ryo aveva detto che lui sarebbe stato il prossimo… che sarebbe venuto per lui.

Ma quando, era ciò che si chiedeva Bakugo?

Il giorno dopo? 

La settimana dopo?

Il mese dopo?

Poteva colpire in qualsiasi momento ora.

Bakugo strinse i pugni.

“Così sarei il prossimo, Honda?” Pensò Bakugo “Beh… ti aspetterò!”.


La Presidente osservò seriamente ciò che stava venendo mostrato alla TV insieme ad altri membri della Commissione.

L’operazione era stata un disastro.

Certo, erano riusciti a catturare i cinque secondi in comando di Shocker… ma quest’ultimo era stato ucciso brutalmente in diretta quando in realtà doveva essere arrestato.

Il Dragone Nero con queste perdite sarebbe stato smantellato in poco tempo, certo, ma poteva questa essere considerata una vittoria?

Tirò un sospiro.

LE cose, da adesso in poi, non sarebbero state affatto facili.


Mandalay fu messa su un lettino in una sala operazioni con dottori ed infermiere intorno a lei che stavano per iniziare un operazione per salvarla.

La situazione era grave, così come le sue ferite e il suo stato stava peggiorando con ogni secondo che passava.

 Pixie Bob e Tiger erano stati portati un altra stanza dove altri dottori ed infermiere si sarebbero occupati di loro, anche se la loro situazione era certamente meno grave di quella di Mandalay. 

Fuori dalla sua e ad osservare da una finestra di vetro l’operazione vi era Naomasa che osserva preoccupato il tutto. Fat Gum e Gang Orca erano rimasti con gli altri poliziotti ed Heroes a sistemare la situazione alla vecchia base del Dragone Nero, e lui aveva deciso di venire fin qui per osservare il tutto.

Sentì delle voci che si dirigevano verso la su direzione e puntò il capo alla sua destra, vedendo Ragdoll e Kota precipitarsi verso di lui.

“Detective!” Disse Ragdoll fermandosi dinanzi all’uomo.

“Ragdoll… sei qui per… i tuoi compagni di squadra.”

“Sì! Come…”.

“Pixie Bob e Tiger stanno bene, non preoccuparti. Mandalay invece…” puntò lo sguardo dentro la sala operazioni, con Ragdoll e Kota che seguirono il suo sguardo.

“Oh no…” mormorò la donna, mentre il bambino si limitò a lacrimare.

“Non posso mentire. Le sue condizioni sono molto gravi. I dottori faranno tutto il possibile per salvarla… ma ora… l’unica cosa che possiamo fare è pregare.” Disse Naomasa abbassando lo sguardo.

E così fecero.

Pregarono per tutte e tre le ore dell’operazione che tutto andasse bene.

Ragdoll e Kota andarono a sedersi su alcune delle sedie, mentre Naomasa continuò ad osservare l’operazione con preoccupazione ben presente sul suo volto.

Alla fine, dopo quelle interminabili tre ore, Ragdoll e Kota videro dirigersi verso di loro Naomasa e un dottore.

I due si alzarono immediatamente, gli occhi spalancati e i loro cuori che battevano a mille.

“Allora?” Chiese Ragdoll.

“Lei… lei sta…” tentò di dire Kota con le lacrime agli occhi.

Il dottore tirò un sospiro “Devo dire la verità… Mandalay… è riuscita a sopravvivere a stento. Abbiamo fatto il possibile e siamo riusciti a stabilizzarla, ma dovremo vedere come andranno le cose in futuro.”.

Sia Ragdoll che Kota annuirono.

Almeno non era morta.

“Possiamo… possiamo vederla?” Chiese Kota.

Il dottore annuì “Certamnte piccolo. L’abbiamo portata nella stessa stanza in cui si trovano i suoi due compagni di squadra. È ancora svenuta e crediamo roterà così ancora per un pò. Ma si sveglierà presto.”.

Detto ciò iniziò ad incamminarsi verso la stanza in cui si trovano i tre Pussycats, seguito a ruota da Ragdoll, Kota e Naomasa.

Una volta arrivati il dottore ricominciò a parlare “Potete stare per cinque minuti… cercate di capire, devono riposarsi.”.

“Capiamo perfettamente dottore” annuì Ragdoll “Grazie.”.

Il dottore annuì semplicemente, per poi andarsene via.

Ragdoll guardò poi Naomasa dicendo “Detective, se vuole…”.

“No Ragdoll” scosse la testa il detective “Vi meritate un pò di privacy. Sono rimasto finora solo per vedere le condizioni di Mandalay. E ora che so che sta bene, posso pure andare.” Salutò con un cenno del capo sia Ragdoll e Kota e se ne andò via, mentre i due nitravano nella stanza.

“Ehi Ragdoll… ehi Kota.” Salutò Pixie Bob dal suo letto vedendo i due entrare.

“Come state?” Chiese Ragdoll ai suoi due compagni svegli.

“Distrutti… stanchi… ma poteva andare peggio.” Rispose Tiger.

Kota si avvicinò al letto di Mandalay, la quale teneva gli occhi chiusi e respirava lentamente. Con una delle sue piccole mani strinse una delle mani di Mandalay sussurrando “Ti prego… non… non lasciarmi anche tu…”.

“Kota… campione… non preoccuparti. Mandalay è una tosta, lo sia bene.” Disse Ragdoll cercando di tranquillizzare il bambino.

“Sì, Kota. Non preoccuparti” disse Pixie Bob “Vedrai, andrà tutto bene.”.

Kota tirò un sospiro.

Facile a dirsi.

Tirò dalla tasca il suo telefono attirando l’attenzione dei tre.

“Che cosa stai facendo?” Chiese Tiger.

“Devo chiamarla…” rispose semplicemente Kota.

“Chiamare c…” tentò di dire Pixie Bob, confusa, ma si bloccò subito quando capì di chi stesse parlando.

“Deve sapere. Mandalay è anche una sua parente… e deve sapere cosa le è successo…” continuò Kota mentre digitava un numero.

“A quest’ora sarà sera in America…” disse Tiger “Spero che non la stiamo disturbando.”.


America.

In una stanza di una scuola per giovani dotati una ragazza di sedici anni dai capelli marroni e corti era occupata a fare dei compiti. Era sera, e non vedeva l’ora di finire quei compiti per potersi rilassare ed uscire con la sua compagna di stanza Amy.

D’un tratto lo squillo del suo telefono la tolse dai suoi pensieri.

Esso si trovava accanto a sé e lo prese, sorprendendosi nel vedere chi la tesse chiamando.

Kota.

Un grosso sorriso apparve sul suo volto quando rispose alla chiamata “Ehi Kota! Da quant tempo. Sono sorpresa di questa chiamata, non me l’aspettavo affatto se devo esserti sincera.”.

“Ciao Miki…” mormorò in tutta risposta Kota.

La ragazza, ora identificata come Miki, inarcò un sopracciglio al tono del bambino “Ehi, tutto okay Kota? Suoni un pò… strano.”.

“Miki… si tratta di Mandalay… oggi… oggi le è successo qualcosa…”.

La ragazza sbarrò leggermente gli occhi.

“Lei, Pixie Bob e Tiger inseam ad altri Heroes hanno attaccato una base di Villains… Tiger e PPixie bob sono un pò malconci ma stanno bene… ma Mandalay… lei… lei è messa peggio…” Miki sentì il bambino scoppiare a piangere, e sentì in sottofondo le voci di Ragdoll, Pixie Bob e Tiger che cercavano di consolarlo “Ora stiamo in ospedale… il dottore ha fatto un operazione e ha detto che sono risulti a stabilizzarla ma… ma hanno detto che devono vedere come andranno le cose in futuro e…” non riuscì a continuare a parlare che ricominciò a piangere.

Miki ascoltò il tutto in silenzio, portandosi una mano dinanzi alla bocca mentre le sue sopracciglia si strinsero.

“Kota. Kota ascoltami bene ora. Metti il vivavoce, così che possano sentirmi anche gli altri.” Disse la ragazza con voce ferma ma allo stesso tempo rassicurante.

Kota obbedì e subito Miki potè sentire le voci dei compagni di squadra di Mandalay.

“Ciao Miki.” Sentì salutare Tiger.

“Come stanno andando gli studi?” Chiese Pixie Bob.

“E Come va la vita in America?” Chiese infine Ragdoll.

“Ciao ragazzi. Va tutto bene, grazie per aver chiesto” rispose Miki “Sentite… dopo aver sentito ciò… credo sia meglio… che io torni in Giappone.”.

Miki udì perfettamente le esclamazioni di sorpresa dall’altra parte del telefono.

“Eh?! Vuoi tornare qui in Giappone?!” Chiese stupefatta Ragdoll.

“Certo. Che c’è, vi aspettavate che dopo aver sentita una storia del genere sarei rimasta qui in America? Mandalay è la mia famiglia e pure Kota lo è, che ha bisogno di me ora più che mai. Quindi mi spiace ma verrò.”.

“Ma… ma i tuoi studi…” tentò di dire Kota.

Miki sorrise mentre continuava a parlare “Avviserò i professori che potrei mancare per un pò per faccende di famiglia. Capiranno, non preoccuparti. Prenoterò un volo il più presto possibile, e in meno che non si dica sarò lì con te.”.

Miki sentì un singhiozzo felice provenienti dall’altra parte del telefono. “G-grazie mille Miki…” disse Kota.

“E di che?” Rise Miki “Sono tua sorella maggiore. Per te questo e altro.”.

Chiuse la chiamata, non notando che nella stanza era entrata la sua compagna di stanza Amy, una ragazza dai capelli rosa lunghi fino al fondoschiena e in quel momento teneva tra le mani una palla da basket. La due ragazze erano molto amiche, e non mancavano i momenti in cui si facevano scherzi a vicenda.

Non aveva sentito la chiamata di Miki, dunque gli lanciò contro la palla cercando di colpirla alla testa.

Miki sentì un familiare ronzio intorno alla testa, quello stesso ronzio che l’avvertiva quando era in pericolo.

Si voltò di scatto prendendo tra le mani la palla da basket lanciatagli da Amy, la quale fissò a bocca aperta ciò che era appena successo.

“Amy, ma che diavolo?!” Disse Miki.

“Come hai fatto?” Chiese Amy ignorando ciò che Miki gli aveva appena detto “Sono entrata in completo silenzio e tu non mi avevi neanche notato. Come diavolo hai fatto a voltarti così velocemente e a prendere la palla?”.

Miki sbarrò gli occhi.

Cazzo.

Nessuno sapeva delle sue particolari… abilità, neanche Kota, Mandalay e il resto dei Pussycats.

Avrebbe dovuto farsi colpire alla testa.

Si inventò subito una scusa dicendo “Beh, forse non sei stata così silenziosa come vuoi far credere.” E lanciò la palla contro Amy che la prese al volo.

“Uh uh…” rispose la ragazza dai capelli rosa, quasi come se non ci stesse credendo “Comunque sia ti avevo vista chiudere una telefonata. Chi era al telefono?”.

“Mio fratello Kota” rispose Miki alzandosi dalla sedia “Ci sono stati dei problemi in Giappone.”.

“Problemi? Che tipo di problemi?” Chiese Amy.

“Mandalay… la cugina di mia madre… è rimasta ferita in un combattimento contro dei Villain” iniziò a spiegare Miki “E i dottori sono preoccupati per la sua situazione. Kota mi aveva chiamato per avvisarvi della situazione.”.

“Oddio…” mormorò Amy. Sapeva che Miki era figlia dei Water Hose, degli Heroes che erano morti in servizio due anni prima. Dunque il fatto che c’era il rischio che la storia si ripetesse con Mandalay poteva averla scioccata “Mi… mi dispiace tanto.”.

“Non preoccuparti. L’unica cosa che devo fare al momento… è prenotare un volo per il Giappone.” Rispose Miki accendendo il computer.

“Aspetta, che? Vuoi tornare in Giappone?”.

“Solo per poco tempo. Giusto per controllare come mio fratello, Mandalay e i suoi compagni di squadra si sentano.” Rispose Miki.

“È una brutta idea. Perderesti un sacco di lezioni.”.

“Avviserò i professori della mia partenza. Vedrai che capiranno.” Rispose Miki mentre prenotava un volo per i prossimi due giorni.

“Se lo dici tu…” rispose Amy “Vuoi una mano con le valigie?”.

“No grazie, ci penso io.”. Ripose Miki mentre puntava uno sguardo versoi suo armadio, al cui all’interno vi erano oggetti che, proprio come le sue abilità, erano conosciuti sol oa lei.

Tanto valeva portarseli dietro con sé, non i sapeva mai.

Avrebbe tanto voluto fare il suo gran debutto in America… ma anche il Giappone non sarebbe stato male.

Ma non doveva preoccuparsi.

Non ci sarebbero stati problemi una volta che sarebbe arrivata in Giappone.

Giusto?

Fine della Saga del Dragone Nero.

Continua nella Saga de La Vendetta di Venom.

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Capitolo 30
*** Capitolo 29: Tensione crescente ***


Capitolo 29: Tensione crescente

Erano passati due giorni da quando il Dragone Nero era stato definitivamente sconfitto.

Con la sconfitta di una delle gang più temute del Giappone si pensa che sarebbero stati tutti gioiosi, che ci sarebbe stata più positività.

E invece no.

Non dopo che l’assassinio del leader del Dragone Nero, Shocker, per mano di Veno era stata mostrata in diretta TV.

Dopo quell’uccisione barbarica e violenta un senso di paura e inquietudine era calata sui cittadini di Musutafu.

Questo perché Venom era ancora là fuori, da qualche parte, nascosto nell’ombra a progettare la sua prossima mossa.

Nessuno sapeva quale potesse essere.

Eccetto per gli studenti della 1-A.

In quel momento si trovavano nella loro classe, con Present Mic che era occupate a insegnare loro inglese col suo classico sorriso a trentadue denti.

Ma era chiaro che anche lui, come tutti quanti dopotutto, era abbastanza sotto pressione e in ansia dopo gli eventi di alcuni giorni prima.

Proprio come gli studenti della 1-A, anche i professori sospettavano quale sarebbe stata la prossima mossa del Vigilante: uccidere Bakugo.

Dunque i vari professori della UA stavano a pianificare di aumentare le difese della scuola in caso ci fosse stato un altro attacco da parte di Venom.

L’unica domanda era questa: quando avrebbe attaccato esattamente?

Quando si sarebbe fatto nuovamente vivo?

Il fatto che dopo aver ucciso Shocker non si fosse più visto non poteva far altro che aumentare la tensione e l’ansia di tutti i professori della UA e degli studenti della 1-A.

Sopratutto per due studenti in particolare.

Midoriya ascoltava le parole di Mic, ma erano come se fossero Ottavie per quanto la sua mente era piena di pensieri e preoccupazioni.

“Ryo…” pensò Midoriya “Dove sei ora? Cos’hai intenzione di fare? Hai davvero intenzione di attaccare la UA per uccidere Kacchan nonostante ora tutti sanno in massima allerta per catturarti?”. Midoriya strinse la penna che aveva in mano così forte che quasi fu un miracolo che non si fosse rotta immediatamente. Spostò poi lo sguardo verso Bakugo.

Lo sguardo di quest’ultimo era serio e duro, gli occhi che puntavano fuori la finestra, quasi come se si aspettasse di trovarsi lo sguardo mostruoso di Venom che lo osservava.

“Kacchan…” pensò Midoriya con preoccupazione “Cerchi di dimostrare di non essere preoccupato, di essere sicuro di te, di non avere paura. Ma ti conosco. So che sei preoccupato, tutti noi lo sappiamo anche se tu stai provando a nasconderlo. Noi siamo tutti qui per te, per aiutarti… ma non accetterai mai, vero?” Finì di pensare con amarezza Midoriya.

Bakugo, nel mentre, continuava ad osservare imperterrito fuori dalla finestra, ascoltando a malapena ciò che stava dicendo Mic in quel preciso momento.

“Tu… tu sei il prossimo”.

Bakugo continuava a ripensare a queste parole, a quelle dette da Venom subito dopo aver ucciso Shocker.

Parole rivolte direttamente a lui.

Il tutto era successo due giorni prima, e Venom non si era più visto.

Bakugo sapeva che era là fuori, nascosto da qualche parte a progettare un attacco verso di lui, il tutto per ucciderlo.

L’ansia e la paranoia erano cresciute in lui in quegli ultimi giorni ma si rifiutava di mostrarlo.

Lui era Katsuki Bakugo.

Colui che sarebbe divenuto il numero 1.

E mai avrebbe dimostrato paura, ansia o terrore.

Bakugo strinse i pugni sul suo banco “Quando arriverà il momento, Honda… quando arriverà il momento in cui dovremo scontrarci… io sarò pronto. Sarò pronto per te, Honda!”.


Nel mentre, nell’ufficio del preside Nezu, vi era una discussione tra il preside stesso e il questore della polizia, un uomo con addosso uno smocking nero, cravatta dello stesso colore e capelli scuri. Egli era il questore di polizia, ed era lì per discutere d’un evento molto importante che si sarebbe tenuto alla UA: il festival della cultura.

“Questo festival è così importante da scomodare il questore di polizia?” Chiese Nezu seduto ad osservare il suddetto questore con altri due individui al suo fianco.

“Proprio così. Il festival deve essere cancellato.” Rispose serio il questore.

Passò qualche attimo di silenzio in cui l’espressione neutrale di Nezu non cambiò minimamente.

Alla fine, dopo attimi interminabili, Nezu chiese “E per quale motivo bisogna cancellarlo?”.

“Per molti motivi. I Villains sono in aumento, gli Heroes sono sempre più allo sbando. E sopratutto Ryo Honda, il vigilante Venom, è ancora là fuori e potrebbe attaccare nuovamente la UA in qualsiasi momento, e potrebbe cogliere l’occasione del festival per poter attaccare. Qui alla UA sono già successe cose molto gravi, e non possiamo permettere che accada qualcos’altro di terribile.”.

“Ciò che dice è giusto. Tuttavia…”.

“‘Tuttavia’ niente. La situazione è pericolosa.”.

Nezu sospirò. Scese dalla sedia e si avvicinò al questore dicendo “Proprio a causa di tutto ciò che è successo in questi ultimi tempi, penso che questo evento sia molto importante per gli studenti. Farò in modo che sia sicuro, aumenterò la sicurezza al punto che non possa succedere nulla di grave durante il festival. Perciò vi prego” inchinò il capo “lasciate che i nostri ragazzi possano avere uno spiraglio di speranza nel futuro.”.

Il questore di polizia rimase in silenzio per qualche secondo per poi ricominciare a parlare “Come possiamo sapere che manterrete la vostra parola? Che la scuola sarà protetta più che mai durante il festival?”.

“Ve lo posso giurare. Non ci sarà nessun pericolo durante il festival, nessuno di natura ostile entrerà in questa scuola per scatenare guai.” Rispose immediatamente Nezu ancora con la testa chinata “Vi prego. Questo festival aiuterà molto i nostri studenti a rilassarsi dopo gli eventi stressanti che sono capitati ultimamente. E io vi prometto che la scuola sarà ben sorvegliata.”.

Il questore rimase nuovamente in silenzio con una mano sotto il mento. Alla fine tirò un sospiro dicendo “Molto bene allora. Il festival si potrà fare ma, come avete detto voi, la sicurezza dovrà essere aumentata. E se in caso succedesse qualcosa, se anche un allarme scattasse per errore, il festival dovrà essere interrotto senza alcuna esitazione. Sono stato chiaro?”.

“Certamente. Le sono molto grato.” Rispose Nezu sorridendo.

Il questore semplicemente annuì, per poi dirigersi verso la porta con gli altri due agenti ed uscire dall’ufficio di Nezu, il quale, tirò un sospiro mentre ritornava alla sua scrivania.

“Molto bene, questa è andata” disse “Ora bisognerà avvisare tutti i professori e, di conseguenza, tutti gli studenti che il festival si farà” il suo sguardo si fece più scuro quando si sedette “Sperando… che le cose vadano per il meglio.”.


Nel mentre, nel palazzo della Commissione, stava avvenendo un incontro tra la Presidente e altri membri della suddetta Commissione e con anche il detective Naomasa.

Nell’aria vi era molta tensione, una tensione così spessa che si poteva tagliare con un coltello.

“Credo che sappiamo tutti il perché di questa riunione, non è vero?” Disse la Presidente osservando i vari presenti i quali annuirono “Molto bene. Come ben sapete, due giorni fa è avvenuta l’operazione di cattura del leader del Dragone Nero, Herman Schultz conosciuto anche come Shocker. Operazione a cui ha fatto parte anche il qui presene detective Naomasa Tsukauchi.”.

I vari presenti puntarono brevemente lo sguardo verso il suddetto detective, il quale semplicemente annuì.

“L’operazione… non è stata un gran successo. Siamo riusciti ad arrestare i cinque secondi in comando di Schultz e a portarli al Tartarus insieme anche a un gran numero degli uomini del Dragone Nero ma Schultz, che era il nostro obiettivo principale, è stato ucciso da Ryo Honda in diretta televisiva. Ora la tensione della gente è molto alta, tutti sono preoccupati e hanno paura. Si chiedono dove si possa trovare in questo momento Honda che, da quando ha ucciso Shocker, è del tutto introvabile. La gente ha paura, vuole essere rassicurata. Per questo ho deciso che la cattura di Honda deve essere della massima priorità insieme a quella della Lega dei Villains.”.

Uno dei membri della Commissione annuì “Mi sembra molto ragionevole. Vuole che avvisiamo tutti gli Heroes di ciò?”.

“Esattamente” annuì la Presidente “Voglio che diciate loro che la cattura di Honda è una priorità assoluta. Ma non saranno solo loro che damano la caccia ad Honda” spostò lo sguardò verso Naomasa “Ed è qui che entra in gioco lei, detective.”.

Naomasa annuì “Molto bene presidente. Cosa vuole che faccia esattamente?”.

“Voglio che dica alla polizia la stessa cosa che verrà detta agli Heroes: che la cattura di Honda dovrà essere della massima priorità. Con sia gli Heroes che la polizia che daranno la caccia ad Honda…”.

“Allora sarà decisamente più semplice trovarlo e, di conseguenza, catturarlo.” Annuì Naomasa mettendosi una mano sul mento “Il ragionamento non fa una piega.”.

“Proprio così. Anche se è sembra che Honda sia svanito nel nulla in questi ultimi due giorni, non significa che sia sparito per davvero. Si è solo nascosto. Molto bene, questo lo devo ammettere, ma non è scomparso. Con sia gli Heroes che la polizia che cercheranno ovunque, Honda sarà costretto a spostarsi pur di non essere trovato. Ricordiamoci che è pur sempre un ragazzino. Uno con un simbionte alieno che gli dona poteri mostruosi, ma pur sempre un ragazzino. E i ragazzini, quando messi sotto pressione, fanno errori. E lo stesso accadrà a Honda. La ricerca continua da parte degli Heroes e la polizia lo porteranno a commettere un errore che lo farà uscire allo scoperto, e una volta che accadrà, lo cattureremo e metteremo fine a questa storia.”.

Tra i presenti partì un mormorio e molti di loro annuirono, pensando che questo piano non facesse una piega.

“Molto bene, allora.” Disse Naomasa mentre si rimetteva in testa il cappello “Allora vedrò di andare ed avvisare la polizia. Voi invece avviserete gli Heroes, non è vero?” La sua domanda fu ricevuta da teste che annuirono “Bene. Allora, col vostro permesso, ora vado. Buona giornata.” E detto questo uscì dalla sala riunioni.

Una volta uscito dal palazzo entrò nella sua auto e iniziò a guidare verso la centrale di polizia, con molti pensieri che gli circolavano in testa. Uno fra tutti era questo: se la polizia avrebbe collaborato volentieri.

Non fraintendete, ovviamente la polizia avrebbe certamente dato la caccia a Ryo, ma dopo gli eventi di due giorni prima non sarebbe rimasto sorpreso se la polizia si sarebbe dimostrata titubante nel dare la caccia a un tale sanguinario e violento Vigilante.

Non poteva neanche biasimarli, dopotutto.


“Mi spiace, detective Naomasa, ma credo che molti agenti… non se la sentano del tutto di collaborare.” Disse il capo della polizia Kenji Tsuragamae, un uomo molto alto con la testa di cane. Si trova seduto dietro la sua scrivania nel suo ufficio, mentre Naomasa stava in piedi dinnanzi a lui.

Naomasa sospirò mentalmente.

Doveva immaginarselo.

“E come mai, se posso chiedere?”.

“Vede… dopo gli eventi di due giorni fa, molti agenti si stanno chiedendo… con che razza di Vigilante stiano avendo a che fare.”.

“Non… non la seguo.”.

“I suoi poteri, detective” rispose serio Kenji “I poteri di Honda sono, senza usare mezzi termini, fuori da questo mondo. Non si è mai visto nulla del genere, sembra che abbia più di un potere a portata di mano.”.

Naomasa si fece teso.

Stavano forse sospettando qualcosa riguardo i poteri di Honda?

La natura aliena del simbionte, fino ad allora tenuta segreta, stava rischiando di venire a galla?

Cercò di mostrarsi calmo e di dare una scusa “Anche All For One aveva più di un Quirk.”.

“Ma questo è diverso, detective. I suoi poteri… non sembrano neanche dei Quirk. Gli agenti di polizia… e sinceramente me compreso… crediamo che ci sia qualcosa sotto. Che sia qualcosa di anormale dietro i poteri di Honda. E crediamo che la Commissione sappia di cosa si tratti, e che lo stanno tenendo nascosto.”.

Naomasa guardò fuori dall’ufficio, vedendo vari agenti che lanciavano occhiate fugaci verso l’ufficio.

Poteva ben vedere il nervosismo dietro i loro occhi.

Naomasa sospirò nuovamente e spostò lo sguardo verso Kenji dicendo “Cosa bisognerà fare per avere la vostra collaborazione?”.

“Semplice: la verità. Molti agenti di polizia vogliono sapere tutta la verità su Honda e i suoi poteri. Vogliono sapere contro cosa hanno a che fare prima di gettarsi a capofitto alla sua ricerca.”.

Naomasa dirigo i denti.

Questa non ci voleva affatto.

Se la Commissione voleva la collaborazione della polizia… allora avrebbe dovuto rivelare la vera natura del simbionte.

Naomasa tirò un sospiro “Non… non so se sarà possibile.”.

“Allora gli agenti non collaboreranno” sospirò a sua volta Kenji “Mi dispiace Tsukauchi. Ma gli agenti hanno paura, non sanno contro cosa hanno a che fare. E finché non lo sapranno… non aiuteranno.”.

Passarono altri attimi di silenzio.

Alla fine Naomasa tirò un sospiro dicendo “Vedrò cosa fare, allora.”.


Aeroporto di Musutafu.

Miki si guardò intorno, osservando le varie persone che o stavano per prendere dei voli, o erano appena arrivati come lei oppure parlavano tra di loro.

“Giappone… Musutafu…” pensò la ragazza sorridendo “ne è passato di tempo. Bene, ora devo solo andare all’ospedale che Koda ha detto in cui si trovano zia Shino e gli altri.”.

Iniziò ad incamminarsi col suo trolley, mentre tirava fuori il telefono fuori dalla sua tasca. Mandò un messaggio ad Amy dicendole che era appena arrivata e ripensò a quando due giorni prima aveva prenotato in fretta e furia un biglietto per andare a Musutafu. Aveva poi avvisato i suoi professori che sarebbe mancata per un pò, ma erano stati molto comprensivi, sopratutto il suo professore di scienze Otto Octavius.

Una volta inviato il messaggio e una volta che Amy le rispose dicendole di ‘fare attenzione e portare i suoi saluti a Koda e agli altri’, Miki rimise a posto il suo telefono e ricominciò ad incamminarsi verso l’uscita dell’aeroporto.

D’un tratto, però, quel suo familiare ronzio nella sua testa fece capolino.

“E che diamine, di già?” Fece esasperata Miki mentre una voce urlava “AL LADRO; AL LADRO.”.

Voltò leggermente la testa, vedendo un uomo in passamontagna con in mano una borsa che stava correndo verso l’uscita mentre una donna anziana, la proprietaria della borsa, lo stava inseguendo insieme ad due poliziotti.

Ah, una rapina. Per un attimo aveva pensato all’attacco di un Villain.

Si guardò intorno: non c’er alcun Hero nelle vicinanze e nessuno era in procinto di fare qualcosa.

Oh beh, tanto valeva che intervenisse… indirettamente.

Una volta che il ladro fu abbastanza vicino, Miki fece finta di stiracchiarsi allargando le braccia e, così facendo, il ladro andò a sbattere contro il suo braccio destro cadendo al suolo e finendo KO.

“Oh, mi scusi tanto.” Fece Miki sbarrando gli occhi e facendo finta di esser preoccupata “Tutto bene?”.

“Oh grazie a cielo ha fatto qualcosa.” Disse la donna raggiungendo Miki insieme ai due poliziotti.

“Già” disse uno di questi due “Se tu non fossi intervenuta sarebbe scappato e non lo avremmo mai preso.”

“Oh, uh, grazie” rispose Miki mettendosi una mano dietro la testa e sorridendo “Ma è stato un incidente.”.

“Incidente o meno, lo ha fermato. E di questo vi ringrazio.” Sorrise la donna mentre prendeva la borsa.

“Cribbio.” Disse il secondo poliziotto “Questo qui è svenuto. Ma come hai fatto?” Puntò lo sguardo verso Miki “Lo hai steso con quel colpo, seppur incidentale.”.

“Oh… beh, si vede che forse non era granché se si è fatto stendere da una ragazzina come me.” Fece spallucce Miki “Beh, ora devo andare. Buona giornata.” disse ricominciando a dirigersi verso l’uscita dell’aeroporto.

“Buona giornata a te, giovanotta. E grazie mille.” Ringraziò la donna mentre i due poliziotti ammanettavano e trascinavano via il ladro svenuto.

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Capitolo 31
*** Capitolo 30: Un particolare incontro ***


Capitolo 30: Un particolare incontro

Ryo stava camminando in mezzo alla strada, indossando una giacca di pelle nera con un cappuccio che gli copriva la testa al punto che non gli si poteva vedere la faccia a meno che qualcuno non gli fosse stato incredibilmente vicino.

In quei ultimi due giorni, dopo aver ucciso Shocker, non aveva fatto altro: stare nascosto, camminare in mezzo alla strada e così via.

Non si era più trasformato in Venom per mantenere un basso profilo, perché se fosse uscito subito allo scoperto sarebbe stato accerchiato da dio solo sa quanti Heroes.

E nonostante fosse sicuro delle sue capacità non sapeva se avrebbe potuto combattere un gran numero di Heroes allo stesso tempo, quindi preferiva rimanere sul sicuro.

Ma col non trasformarsi in Venom significava non andar a caccia di Villains e criminali.

Il non andare a caccia di Villains e criminali significava che non poteva mangiarli.

E il non poterli mangiare significava che V diventava sempre più affamato.

“Ho fame, Ryo.” Disse V. Nella sua voce si poteva ben sentire la fame, il desiderio di nutrirsi… e anche un filo di irritazione.

“Lo so bene, V.” Mormorò Ryo. Solitamente rispondeva a V mentalmente, sopratutto quando si trovava in mezzo alla strada piena di gente come in quel momento, ma in quegli ultimi giorni certe volte finiva per rispondergli a voce, anche se provava a parlargli con voce più bassa possibile in modo da non essere sentito e in modo da non essere scambiato per qualche pazzo lunatico “Ma non possiamo andare a caccia di Villains e criminali. Non subito almeno. Gli Heroes ci sarebbero subito addosso.”.

“Possiamo sconfiggerli. Possiamo tener loro testa come abbiamo fatto ai dormitori della UA.”.

“In quel caso erano in pochi. Ora però tutti sanno di cosa siamo capaci dopo ciò che abbiamo fatto due giorni fa, e se ci mostriamo subito dopo ciò che abbiamo fatto non dovremo vedercelo con pochi Heroes, ma con un gran numero di essi.”.

Ryo potè sentire il suo corpo fremere a causa di un rombo generato dal brontolare di V.

“Calmati, V. Dobbiamo mantenere un profilo basso. Non solo per non farci beccare… ma anche per creare un piano che ci permetterà di uccidere Bakugo. Dopo aver ucciso Shocker, solo Bakugo rimane l’unico di cui vendicarsi. Quindi dovremmo essere furtivi. Silenziosi. Non farci subito notare. O per noi sarà…”.

Ryo fu così preso dal suo stesso discorso che neanche si accorse di star andando incontro ad una ragazza, andandoci di conseguenza a sbatterci contro.

V, proprio allora, fece apparire sulle piante dei piedi di Ryo parti di sé in modo da non farlo cadere e tenerlo attaccato al suolo.

Ryo riuscì a riprendere l’equilibrio e mentre accadeva tutto ciò vide chi aveva colpito: una ragazza della sua stessa età, di 16 anni, con capelli corti e marroni con in mano un trolley e nell’altra un telefono, che gli era scivolato di mano dopo essergli andata a sbattere e che stava a cadere per terra insieme alla sua stessa proprietaria.

Ryo fu sul punto di prendere sia il telefono al volo che a impedire la caduta della ragazza, ma quest’ultima riuscì a riprendere immediatamente l’equilibrio e a riprendersi subito il telefono prima che toccasse il terreno.

Il tutto in una velocità impressionante ed in poco tempo.

La ragazza si ricompose e solo allora notò Ryo dinanzi a sé e rimase ferma, immobile, senza dire nulla.

Passò qualche secondo in silenzio interrotto poi da Ryo che disse semplicemente “Wow.”.

La ragazza sembrò riprendersi per poi dire “Oh, cavolo, scusa non ti avevo visto e ti sono andata a sbattere contro! Mi spiace tanto!”.

“Oh, uh, non preoccuparti” rispose Ryo tirandosi leggermente il cappuccio in avanti in modo da poter nascondere ancor di più la propria faccia. A giudicare dal trolley la ragazza era appena arrivata da fuori, ma dalle caratteristiche facciali sembrava proprio che fosse giapponese. Poteva non riconoscerlo ma era meglio stare sul sicuro, non si sapeva mai “Ma a scusarmi devo essere io. Ero troppo occupato con i miei… pensieri da accorgermi di ciò che mi stava intorno.” Potè sentire V brontolare nella sua testa, quasi offesa da quella supposizione “Dunque, in un certo senso, è colpa mia se ti sono finito addosso e stavi per cadere a terra.”.

“Ahhhh non preoccuparti” rise la ragazza gesticolando con la mano libera “L’importante è che siamo entrambi apposto e che non siamo finiti al suolo. Ottimi riflessi, comunque. Sei riuscito a bloccarti prima di cadere. Sembravi quasi attaccato al suolo coi piedi.”.

“Uh…” sobbalzò Ryo. Forse era meglio esser caduto, magari allora la ragazza non si sarebbe fatta domande sul come si era bloccato mentre cadeva “Grazie. Anche tu hai avuto degli ottimi riflessi, però. Sei riuscita a fermarti dal cadere e a prendere il telefono in poco tempo.”.

Ryo notò come la ragazza sembrò sobbalzare, e sembrò notarlo anche V dato che rilasciò un gorgoglio curioso.

“Oh? Quello dici? Oh, guarda, si tratta solo di abitudine.” Rise nervosamente la ragazza.

“Abitudine?”.

“Sì, abitudine.”.

“Mi stai dicendo che per te è abitudine finire contro altre persone e cadere al suolo?”.

“Mhmh, sono proprio una grossa sbadata” annuì la ragazza continuando a ridere nervosamente e a grattarsi la testa imbarazzata “Solo così sono riuscita a riprendere l’equilibrio e a prendere il telefono in così poco tempo.”.

Ryo inarcò un sopracciglio “Se lo dici tu.”.

“Beh, è stato un piacere conoscerti caro sconosciuto.” Disse la ragazza rimettendo a posto il telefono e riprendendo in mano il suo trolley “Ma sono di fretta, quindi devo andare. Appuntamento di famiglia sai?”.

“Capisco” Rispose Ryo, un sorriso divertito che gli apparve in volto “Allora non ti tratterrò oltre.”.

“Perfetto. Ci vediamo allora.” Salutò la ragazza con la mano per poi incamminarsi via.

“Che tipa strana…” disse V mentre Ryo si limitava ad osservare la ragazza allontanarsi per qualche secondo, per poi iniziare a camminare a via.

“Non che noi siamo meglio, V.” Rispose Ryo.

“In ogni caso, come stavo dicendo prima di tutto ciò, dovremo non farci notare nei prossimi tempi. So che ti scoccia…”.

“Non ne hai la benché minima idea, Ryo. Ho fame. Non mangio da due giorni! Ho bisogno di fenilanina per sopravvivere, e sai che si trova sia nei cervelli che nella cioccolata! Quindi se proprio non possiamo mangiare cervelli prendiamoci della cioccolata.”.

Ryo sospirò mentre si portava due dita alla base del naso “Oh sì, certo, e come pensi che possiamo prendere della cioccolata senza neanche un soldo? Scusa V ma dovremmo arrangiarci, quindi abbi un pò di pazienza.”.

Un altro gorgoglio.

Era parecchio raro che Ryo e V litigassero, ma quando succedeva andava a finire che V se ne rimaneva in silenzio senza dire niente per un bel pò. Quest’era una di quelle volte.

Ryo tirò un sospiro “Senti V, vorrei andare a caccia di Villain e criminali quanto te. Chissà cos accadrebbe senza di noi per le strade, ma dovremo essere pazienti. Quindi dovremo stare nascosti per un pò… e non per strada come abbiamo fatto negli ultimi due giorni. Dobbiamo trovare un luogo in cui non penserebbero mai in cui ci potremmo trovare.”.

“… del tipo?”.

Ryo si bloccò per un secondo, osservato il terreno con fare pensante… e quasi nostalgico.

Dopo altri vari attimi di silenzio Ryo tirò un sospiro dicendo “Credo di avere un idea. Sperando che non ci abiti qualcuno dopo tutti questi anni.”.


Miki continuava a camminare dritta verso la sua destinazione mentre ripensava a quell’incontro avvenuto con quel ragazzo qualche minuto prima.

Per poco non si faceva scoprire, e non era neanche appena arrivata.

Doveva stare molto più attenta nel tenere nascoste le sue abilità.

Ripensò anche a quel ragazzo: poco prima che andasse a sbattergli contro le era parso che stesse parlando con qualcuno… ma chi?

Poi si chiedeva anche il motivo per cui si teneva nascosto sotto quel cappuccio. Certo, non era uno dei migliori travestimenti dato che da vicino poteva vedergli i capelli viola e gli occhi del medesimo colore, ma si chiedeva comunque il motivo di ciò? Si vergognava del suo aspetto o roba del genere?

Miki fece semplicemente spallucce ed aumentò il passo, diretta verso l’ospedale in cui si trovava sua zia e i suoi compagni di squadra. Doveva essere…

“Bingo.” Disse fra sé e sé la ragazza trovandosi dinnanzi all’ospedale che gli era stato indicato da Koda.

Entrò e si ritrovò dinnanzi moltissime persone che parlavano tra loro, o stavano sedute sulle sedie ad attendere il loro turno per parlare con la reception dell’ospedale o dottori e infermiere che andavano da una parte all’altra.

Fu sul punto di dirigersi verso la reception per chiedere dove si trovava la stanza in cui si trovavano sua zia e i suoi compagni di squadra, ma si bloccò quando sentì una voce famigliare alle sue spalle “Miki…?”.

La ragazza rivolto ritrovandosi a pochi metri da sé due figure che riconobbe subito, una piccola e una più grande.

Un grosso sorriso le apparve in volto ma non potè neanche aprir bocca che la figura più piccola corse verso di lei urlando “MIKI!”.

“Ciao Kota! Come stai, fratellino?” Disse Miki prendendo al volo il fratello minore e stringendolo in un abbraccio che venne subito ricambiato.

“Io sto bene! Sono così felice di rivederti sorellona!” Disse Kota sorridendo mentre lacrime di felicità gli cadevano dagli occhi “Mi sei mancata così tanto!”.

“Anche tu mi sei mancato, Kota.” Rispose Miki abbassando Kota al suolo e accarezzandogli i capelli.

“Da quanto tempo, Miki.” Fece la voce della seconda figura che si avvicinò ai due.

“Ciao, Tomoko. Come stai?” Disse Miki abbracciando immediatamente la donna che ricambiò l’abbraccio con un sorriso.

“Io? Molto bene, tutto sommato. Certo non avrò più un Quirk, ma in compenso continuo a lavorare da ufficio.” Ripose la donna con un sorriso a trentadue denti e guadagnandosi una risatina da parte della ragazza dai capelli castani.

Una volta smesso di ridere lo sguardo della ragazza si fece più serio e, tirando un sospiro, chiese “Come… come stanno zia Shino e gli altri?”.

Kota e Tomoko si guardarono con sguardi preoccupati e a rispondere fu Kota che disse “Ryuko e Yawara stanno bene… ma la zia Shino… lei… lei non si è ancora svegliata.”.

Miki puntò lo sguardo verso Tomoko chiedendo “è in una situazione grave?”.

“Beh… i dottori l’hanno operata e fortunatamente è andato tutto per il meglio… ci hanno solo detto che bisognerà vedere come andranno le cose in futuro.”.

Miki annuì nuovamente per poi chiedere “Posso… posso vederli?”.

I tre, in men che non si dica, si diressero verso la stanza in cui i tre membri ufficiali dei Wild, Wild Pussycats si trovavano .

Appena entrati Miki potè ben vedere la situazione: tutti e tre erano sdraiati nei propri letti con fasciature ovunque, ma se Ryuko e Yawara erano svegli, Shino non lo era ancora.

Appena videro Kota e Tomoko entrare con Miki, i due Heroes svegli spalancarono gli occhi, espressioni sorprese che dipinsero i loro volti.

“Ehilà, gente” sorrise Miki allargando le braccia “Vi sono mancata?”.

“Miki!” Disse Ryuko mentre un sorriso si venne a formare sul suo volto “Sei qui!”.

“Quando hai detto al telefono che saresti venuta qui non pensavamo dicessi sul serio.” Disse Yawara sorridendo a sua volta.

“Scherzate, vero? Siete praticamente la mia famiglia, pensavate che me ne sarei restata a New York mentre voi rimanevate in questo stato?” Rispose Miki inarcando un sopracciglio.

Il suo sguardo si spostò poi sulla figura addormentata di Shino e, con un espressione triste, si avvicinò al suo letto.

Le strinse la mano mentre Kota si avvicinò a Miki e le strinse la mano libera, quasi per confortare la sorella maggiore.

Tomoko, Ryuko e Yawara osservavano il tutto in silenzio e con sguardi tristi, non dicendo niente per non interrompere il momento.

Miki strinse ancor di più la presa sulla mano di Shino: non era morta, certo, ma questo le ricordava troppo ciò che accadde ai suoi genitori.

Quando furono uccisi da Goto Imasuji, il Villain Muscular.

E lei…

Fu sul punto di aprire bocca per dire qualcosa, ma fu interrotto da un mormorio.

Un mormorio che uscì dalla bocca di Shino.

Miki e Kota, che erano i più vicini, spalancarono gli occhi.

“Ho sentito solo io o…”.

“No Miki, ho sentito pure io.” Disse Kota.

“Di cosa state parlando esattamente?” Chiese confusa Ryuko.

Ricevette come risposta un altro mormorio da parte di Shino, stavolta un pò più forte facendosi sentire dai suoi tre compagni di squadra.

“Zia Shino!” Disse Kota “Zia Shino, sei sveglia?”.

“Zia, siamo noi!” Disse Miki “Riesci a sentirci?”.

Shino riaprì pian piano gli occhi, ma non riusciva vedere bene.

Vedeva tutto sfocato.

Mentre tutto ciò accadeva, Tomoko aveva chiamato dei dottori che erano accorsi il più velocemente possibile.

“Signori, credo di dovervi chiedere di uscire.” Disse il dottore diretto a Miki, Kota e Tomoko.

“Cosa?!” Fece Miki.

“Ma nostra zia si sta svegliando… noi…” tentò di protestare Kota.

“Ed è proprio per questo che dobbiamo uscire.” Fece Tomoko con fare gentile “Il dottore vedrà com’è la situazione, e poi potremo parlare con vostra zia. Va bene?”.

Kota annuì debolmente mentre Miki tirò uno sbuffo, ma annuì a sua volta.

Una volta usciti, Miki potè finalmente chiedere la domanda che avrebbe tanto voluto chiedere prima.

“Chi è stato a metterli in quelle condizioni, Tomoko?”.

“Beh… è una storia lunga.”.

“Ho tutto il giorno libero, quindi…”.

“M c’èKota qui. È un argomento… abbastanza delicato.”.

Kota tirò uno sbuffo “Non preoccuparti, Tomoko. Puoi spiegare tranquillamente ciò che è successo a Miki. Io mi allontanerò così che tu possa spiegarle tutto. Si merita di saperlo.” E detto questo si allontanò per sedersi in una delle sedie vicine, ancor prima che potesse sentire le proteste di Tomoko mentre Miki non potè non sghignazzare.

Tomoko tirò un sospiro “Beh… se tanto insisti, e dato che Kota si è allontanato… posso dirti il tutto. Tua zia e gli altri, due giorni fa, si sono uniti ad un operazione per abbattere la gang del Dragone Nero.”.

“Il Dragon Nero? Quella gang conosciuta per rapimenti in tutto il Giappone?”.

“Proprio quella gang. L’obiettivo principale era catturare il leader del Dragone Nero, Herman Schultz conosciuto anche come Shocker. Con la sua cattura la caduta del Dragone Nero sarebbe stata inevitabile. Purtroppo i membri dell’operazione sono caduti in una trappola del Dragone Nero, e tua zia, Ryuko e Yawara hanno affrontato Shocker.”.

“Quindi… è stato lui a fare questo a loro?”.

“Precisamente.”.

“E… che gli è successo? A Shocker, intendo? È stato catturato, spero.”.

Lo sguardo di Tomoko si fece più serio “Non… esattamente.”.

“E che gli è successo?”.

“È… morto.”.

Passarono alcuni secondi di silenzio in cui Miki processò ciò ch fu appena detto e poi, con occhi sbarrati chiese “Morto? Cioè… proprio morto?”.

“Proprio morto” annuì Tomoko “Nell’operazione ha interferito un Vigilante che negli ultimi mesi si è fatto conoscere in Giappone, e che è venuto a Musutafu non molto tempo fa. Ha interferito nell’operazione e ha ucciso Shocker.” continuò a spiegare mentre prendeva il telefono. Lo accese e, trovando l’immagine che cercava, la mostrò a Miki “Il nome di questo Vigilante è Venom, vero nome Ryo Honda.

Miki osservò l’immagine. Era di un articolo con due foto che mostravano il Vigilante con quello che pareva il suo ‘costume’ e il suo vero volto.

Il suo… costume era strano… non pareva neanche un costume, pareva quasi come se fosse trasformato: era enorme, col corpo nero attraversato da venature bianche, occhi grossi e bianchi e una bocca irta di zanne.

Ma ciò che fece spalancare gli occhi a Miki fu il vero volto del Vigilante: un ragazzo di sedici anni dai capelli viola e gli occhi del medesimo colore.

Quel volto… quello era lo sconosciuto contro cui era andata a sbattere mentre si stava dirigendo qui.

“Uh… Miki? Tutto bene?” Chiese Tomoko con un sopracciglio inarcato.

Miki sposto lo sguardo dal telefono a Tomoko e dalla sua bocca uscire solo due parole “Porca pu…”.


“Dunque… è questo il luogo in cui staremo?” Chiese V.

“Sì V… è proprio questo.” Disse Ryo mentre guardava con uno sguardo triste e nostalgico il luogo in cui si sarebbero nascosti: la sua vecchia casa, la stessa casa in cui viveva con i suoi genitori prima del trasferimento a Jaku City.

“Quindi era questa la tua vecchia casa?”.

“Sì.”.

“Ha un brutto aspetto.”.

Ryo tirò uno sbuffo “Mi sembra ovvio. Nessuno ci vive più qua. Mi chiedo solo perché nessuno l’abbia comprata quando io e i miei genitori ce ne siamo andati.”

Si avvicinò alla porta e punto l’indice della mano destra verso la serratura e da esso si allungò un filamento nero che entrò nella serratura, usandolo come chiave per scassinare la porta.

Udendo un *click* Ryo aprì la porta ed entrò dentro, chiudendo la porta dietro di sé e guardandosi intorno, la mente che veniva inondata da ricordi di quando visse qui con la sua famiglia.

Le serata passate a guardare la tv con loro.

Le giornate passate a giocare col padre.

I pranzi passati a cucinare con la madre.

“Sei sicuro che non verranno a cercarci qui, Ryo?” Chiese V.

“Ne sono sicuro, credimi. Questo posto sarà un ottimo luogo in cui stare nascosti… e organizzare un piano per uccidere Bakugo.”.

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Capitolo 32
*** Capitolo 31: Riunioni e decisioni ***


Capitolo 31: Riunioni e decisioni

Incontrare un violento Vigilante ricercato subito dopo il suo ritorno in Giappone non era certamente una delle cose che Miki si sarebbe aspettata.

Quando lo aveva detto a Tomoko per poco lei si faceva venire un infarto, con lei che le chiedeva se ‘stava bene’ o se ‘le aveva fatto qualcosa’.

Dopo averla calmata (il che ci volle parecchio), Tomoko chiamò immediatamente la polizia in modo che potesse informar loro di quanto successo… ed ora Miki si ritrovava seduta su una delle sedie dell’ospedale con due agenti di polizia davanti a lei a farle domande su questo Ryo Honda.

“Dunque ricapitoliamo” cominciò il primo agente “Lei è tornata Aqui a Musutafu qualche ora fa, non è vero?”.

“Proprio così.” Annuì Miki.

“E mentre stava venendo verso questo ospedale si è imbattuta in Honda?” Chiese poi l’altro.

“Esattamente.”.

“Non ha detto dove stesse andando? Cosa stesse facendo?”.

“No, mi spiace. Non potevo immaginare chi potesse essere e, dato che ero di fretta per venire qua, me ne sono andata prima che potesse dire qualcosa di importante.”.

Il primo poliziotto tirò un sospiro mentre il secondo mormorò un ‘dannazione’.

“Non fa niente…” sospirò poi alla fine il primo agente “L’importante è che sappiamo che Honda, al momento, è ancora qui a Musutafu.”.

“Scusatemi ancora” ripetè Miki con dispiacere “Se avessi saputo che era un Vigilante ricercato…”.

“Non preoccuparti” rispose il secondo poliziotto “Anche se tu lo avessi saputo, non credo avresti potuto fare qualcosa per fermarlo.”.

Miki abbasso lo sguardo, puntandolo verso la sua mano destra ora chiusa in un pugno “Invece avrei potuto fare qualcosa senza problemi…” pensò mentre i due poliziotti si allontanavano, e Tomoko si avvicinava insieme a Kota.

“Ehi.. tutto apposto?” Chiese preoccupata la donna, mentre il bambino osservava con occhi preoccupati la sorella.

Miki tirò un sospirò “Uh… diciamo. Penso solo che se avessi saputo con chi mi ero andata a scontrare…”.

“Non avresti fatto un bel niente” la interruppe Tomoko con voce seria “Stiamo a parlare di un Vigilante con… poteri pericolosi” si trattenne dal rivelare la natura aliena dei suoi poteri. Per quanto volesse rivelare ciò a qualcun altro, non poteva farlo. Gli ordini erano chiari. “E tu sei senza Quirk. Anche se tu avessi provato a fare qualcosa… non sarebbe finita bene per te.”.

“Già… senza Quirk.” Ripete Miki con un sospiro “Se solo tu sapessi…” pensò subito dopo, con un grande senso di colpa che la investiva.

Miki si sentì stringere il pantalone dalla piccola mano di suo fratello e puntò lo sguardo verso di lui “L’importante è che non sia successo nulla da quell’incontro, sorellona. Non oso immaginare come mi sarei sentito se… se fosse successo qualcosa di brutto anche a te.” disse Kota mentre abbassava lo sguardo.

Miki mise una mano sulla testa di Kota, accarezzandogli i capelli e gli disse con voce confortante “Ehi… è tutto apposto. Vedrai, non mi succederà mai nulla di grave.” “O così credo…” pensò subito dopo. Una volta che avrebbe cominciato non sarebbe stato sicuro che sarebbe tornata a casa sana e…

“Signora Shiretoko?” La voce del dottore diretta verso Tomoko interruppe i pensieri di Miki che, insieme a Kota, puntò lo sguardo verso il dottore che si stava dirigendo verso loro tre.

“Dottore? Com’è la situazione?” Chiese Tomoko.

Il dottore mostrò un piccolo sorriso “Beh, se devo essere sincero… è molto buona. La signora Sosaki sta bene, decisamente meglio rispetto ai giorni scorsi. È solo molto stanca, quindi la visita di oggi dovrà essere breve.”.

“Va benissimo. Ciò che importa è che zia Shino stia bene.” Disse Kota sorridendo felice alla notizia che sua zia stava meglio. Puntò lo sguardò verso sua sorella “Sei pronta per salutarla?”.

“Io? Mai stata così pronta” sorrise a sua volta Miki “Spero solo che il rivedermi non le faccia prendere un colpo.” Finì ridacchiando, seguita a ruota da Kota e Tomoko.

I tre, dunque, entrarono nella stanza in cui si trovavano Shino e i suoi due compagni di squadra, trovando tutti e tre svegli, anche se Shino era quella più chiaramente stanca del trio.

“Ciao di nuovo.” Salutò nuovamente Yawara.

“Da quanto tempo.” Continuò sarcasticamente Ryuko.

Shino spostò debolmente lo sguardo verso l’entrata e i suoi occhi si spalancarono nel vedere Miki insieme a Kota e Tomoko “Miki…” mormorò Shino.

“Ehilà, zia Shino” salutò Miki con la mano, mentre si avvicinava al letto della zia con un sorriso dipinto in volto “Ne è passato di tempo, uh?”.

“Che… che ci fai qui?” Continuò a mormorare Shino “I tuoi studi a New York… tu dovresti…”.

“Lo so, mi è stato già detto” roteò gli occhi Miki stringendo la mano della zia, mentre Kota si avvicinava a sua volta al suo letto “Ma quando ho saputo quanto vi era successo non potevo non venire qui, per vedere come stavate… come TU stavi. E per quanto riguarda gli studi, non ti preoccupare. Ho avvisato che sono dovuta tornare qui per problemi di famiglia. Sono stati molto comprensibili al riguardo.”.

“Chi… chi ti ha detto…”.

“Sono stato io, zia Shino” rispose Kota “Mi sembrava giusto avvisare Miki di quanto ti era successo. Solo non mi aspettavo che avrebbe preso un aereo per venire subito qui in Giappone.”.

“Sai, sembra quasi che tu non volessi che tornassi da come lo stai spiegando. Dopo tutto questo tempo hai iniziato ad odiare la tua sorellona?” Chiese Miki con un sorriso divertito.

“Eh?! Ma come puoi dire una cosa del genre, Miki? Non è affatto vero!” Disse Kota con un broncio, facendo ridacchiare i vari presenti nella stanza, compresa Shino.

“Beh… sono felice che tu sia qui Miki… è stata una sorpresa… ma una molto gradita.” Disse la donna.

“Ed io sono felice che tu, alla fine, stia bene zia.” Sorrise Miki.

“Parliamo di te, ora” continuò Shino guardando negli occhi la nipote “Come stai tu, invece? Come stanno andando gli studi? E Amy come sta?”.

“Oh, io sto benissimo. Solo, sai, son stata preoccupatissima per te. Ma ora che so che stai bene, sto meglio. Gli studi finora stanno andando bene, e Amy sta a meraviglia. Era preoccupata quanto me quando ha sentito ciò che è successo a voi, ma son sicura che anche lei starà meglio quando saprà che state tutti bene.”.

“Siamo felice di sentirlo. Ora però… dì un pò come va la tua relazione.” Si intromise Ryuko con un tono quasi canzonatorio.

“Oh mio dio…” mormorò Miki mettendosi una mano in faccia, mentre le sue guance si facevano quasi rosse.

“Già” disse Kota con occhi sospetti “Come va la tua relazione con quel tizio… con quel Flash Thompson?”.

“Già, ti tratta bene? A quanto ho sentito non siete partiti nel migliore dei termini prima di mettervi insieme.” Continuò Shino con occhi sospetti proprio come Kota. 

“Sta andando tutto bene, se volete saperlo” rispose Miki sospirando ma m’intendo un sorriso “è vero, agli inizi eravamo antagonistici l’uno contro l’altro ma ve l’ho già detto, dopo un pò di tempo siamo diventati amici… e poi ci siamo messi insieme. Mi tratta bene proprio come io tratto bene lui.”.

“Sarà meglio” disse Shino “Perché se ti avesse trattato anche minimamente male neanche questo letto d’ospedale mi avrebbe fermata dall’andare in America ad insegnarli una lezione.”

“Stessa cosa per me” disse a sua volta Yawara.

“Andiamo ragazzi, non starete esagerando?” Ridacchio divertita Miki.

“Per niente” le venne come risposta da parte di tutti i presenti, e tutti non poterono condividere una bella risata.

Dio, era bello essere di nuovo in Giappone.

“Mi spiace interrompere questa visita” disse il dottore bussando alla porta aperta “Ma dovrò chiedervi di andarvene. La signora Sosaki, la signora Tsuchikawa e il signor Chatora devono riposarsi.”.

Tomoko sospirò dicendo “Va bene dottore. Ce ne andiamo subito.”.

Miki e Kota guardarono loro zia, la quale, disse “Beh, è stato bello rivedervi… ed è stato bello vederti tornare qui Miki. Ovviamente tu resterai nel nostro appartamento in questo periodo in cui rimarrai qui. Tomoko ha le chiavi.”.

“Perfetto. Spero, però, che la mia stanza non sia stata ritoccata, o poter rimanerci parecchio male.” Sorrise Miki.

Shino ridacchiò “Credimi, nessuno l’ha mai toccata da quando te ne sei andata.”.

“Buono a sapersi.” Rise Miki per poi dirigersi verso la porta insieme a Kota “Riposati, zia.”.

“Sì, zia. Ti verremo poi a trovare domani.” Salutò Kota.

“Vi aspetterò ragazzi.” Salutò Shino sorridendo, vedendo i suoi due nipoti uscire dalla stanza insieme a Tomoko.


“Ha davvero intenzione di fare il Festival della cultura?” Chiese Aizawa con un sopracciglio inarcato.

Le lezioni del giorno erano finite, gli studenti erano tornati ai loro dormitori e in quel momento i professori si trovavano riuniti nella sala riunioni della UA ad ascoltare quanto aveva da dire Nezu. A quanto pare era davvero riuscito a convincere la polizia a non cancellare il festival, nonostante tutti i problemi che la UA aveva avuto negli ultimi tempi.

“Proprio così, Aizawa” annuì Nezu “Ci è voluto un pò per convincerli… ma alla fine ce l’ho fatta. Ho assicurato che durante il festival ci sarebbe stat la massima sicurezza.”.

“Come mai vuole continuare col festival, signore?” Chiese confusa Midnight “Non rischiamo di mettere in pericolo gli studenti in caso di un attacco?”.

“Ha ragione Midnight, signore” continuò Snipe “Non sarebbe stato più saggio cancellare il festival?”.

“Tutto vero, ma proprio per via di tutti questi attacchi che penso che il festival si debba fare” continuò il roditore “I nostri studenti sono stati messi sotto un enorme stress in questi ultimi tempi tra i vari attacchi di cui sono stati vittima. Dunque sono dell’idea che questo festival i nostri studenti saranno capaci dir rilassarsi e, dunque, riprendersi dai terribili eventi di cui hanno fatto parte. E con la sicurezza che intenzione di mettere sono sicuro che le cose andranno per il meglio.”.

I vari professori si guadarono tra di loro, riflettendo su quanto detto da Nezu.

“Sono d’accordo con voi, signore.” A parlare, alla fine, fu Toshinori Yagi, All Might, con il resto dei presenti che spostavano lo sguardo verso di lui “Gli studenti, ora più che mai, hanno bisogno di questo evento per riprendersi da tutto ciò che è successo in questi ultimi mesi.” “Sopratutto i giovani Midoriya e Bakugo.” Pensò subito dopo.

Vlad King sospirò “Temo di dover essere d’accordo su ciò. Gli studenti si rilasseranno grazie a questo festival, e non potrà che giovare a loro.”.

“Sono d’accordo anche io” annuì la Space Hero, Thirteen.

Pian piano tutti i presenti finirono per essere d’accordo a quanto fu appena detto, con Aizawa che rimase l’ultimo a dire la sua.

Tirò un sospiro “Trovo molto rischioso, sopratutto in tempi come questi, fare il festival della cultura. Tuttavia, se potrà aiutare gli studenti a rilassarsi e a stare nuovamente a loro agio… allora non posso che essere d’accordo.”.

Nezu sorrise applaudendo zampe “Benissimo allora. Sono felice che siamo arrivati ad un accordo. Ricordatevi di dire del festival domani agli studenti. Sono sicuro che ne rimarranno entusiasti.”.

“Questo è più che sicuro…” brontolò Aizawa già immaginandosi le grida di gioia degli studenti della 1 A.

“Ora, dopo questo, potete andare. Vi ho trattenuto più che abbastanza.”.

I professori annuirono e cominciarono ad uscire uno ad uno dalla sala riunioni lasciando Nezu da solo.

“Dopo tutte le cose successe in questi ultimi mesi il festival non gioverà solo agli studenti, ma anche al resto di tutti noi” mormorò tra sé e sé il preside della UA “Dopo tutte queste cose terribili… col festival le cose non potranno che migliorare” una smorfia di preoccupazione cadde sul suo volto “O almeno così spero.”.

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Capitolo 33
*** Capitolo 32: Sistemarsi e incubi ***


Capitolo 32: Sistemarsi e incubi

“Eccoci qui” disse Tomoko entrando in casa seguita da Kota e Miki che, con sguardo pieno di nostalgia, si guardò intorno.

Era passato molto tempo da quando era stata qui.

“Beh, devo dire che non è cambiato molto dall’ultima volta che sono sta qua.” Disse Miki continuando ad osservarsi intorno per poi iniziare ad avanzare, continuando ad osservare la casa mentre Tomoko e Kota le stavano dietro.

Alla fine arrivarono alla sua vecchia stanza e, senza aspettare oltre, Miki entrò la porta entrandoci dentro e osservando con un piccolo sorriso quella che fu la sua stanza per molto tempo.

Shino aveva ragione: dopo tutto quel tempo la stanza non era stata minimamente toccata.

Tutto era proprio come l’ultima volta che era stat qui.

“Wow, non scherzavate proprio quando dicevate che la mia camera non è stat minimamente toccata. È tutto proprio come lo avevo lasciato.”.

“Ovviamente. Nessuno di noi ha voluto toccare una minima cosa qui… beh, appare quando bisogna fare la polvere” ridacchiò Tomoko “In quel caso, se non avessimo toccato proprio niente, la tua camera ne sarebbe piena di quella.”.

Detto questo Tomoko e Kota entrarono anche loro nella stanza, avvicinandosi a Miki col bambino che disse “Ora dacci la valigia. Ti aiuteremo a togliere le cose e a metterle al loro posto.”.

“Già” annuì Tomoko “Sarai stanca e avrai bisogno di aiuto.”.

Miki spalancò gli occhi a ciò: nella sua valigia vi erano gli oggetti che si era portata dall’America.

Oggetti che dovevano rimanere assolutamente segreti.

Si voltò di scatto e forzando un sorriso disse “Uh… non preoccupatevi, ci penso io. Infatti non sono stanca, tutto il contrario.”.

Tomoko inarcò un sopracciglio mentre Kota guardò confuso la sorella maggiore “Uh… ne sei sicura?” Chiese quest’ultimo “Perché se hai bisogno…”.

“Nah, nah, sono apposto così fratellino” sorrise Miki mettendogli una mano in testa e accarezzandogli i capelli “Poi è tardi. Non hai scuola domani?”.

“Uh… sì.”.

“Oh allora dovresti andare a dormire. Non vorrai fare tardi domani, no?” Continuò Miki mentre continuava ad allargare il suo sorriso confondendo ancor di più sia Kota che Tomoko.

“… stai bene Miki?” Chiese Tomoko con un misto di confusione e preoccupazione.

“Chi? Io? Oh assolutamente! Tutto perfetto, non preoccuparti, ci penso io qui!” Continuò Miki prendendo la propria valigia e mettendola sul proprio letto, come se fosse sul punto di aprirla.

“Uh… okay, se lo dici tu…” disse Tomoko non del tutto convinta per poi guardare Kota “Andiamo Kota, Miki ha ragione. È abbastanza tardi, e tu domani hai scuola. È tempo di dormire.” E detto questo uscì insieme a sta, che mormorò qualcosa sottovoce sul come ‘non fosse stanco’.

Miki tirò un sospiro di sollievo e aspettò qualche secondo per vedere che Tomoko non tornasse, e quando fu sicura che non c sarebbero stati problemi aprì la valigia osservandone il contenuto: vestiti di ricambio e… gli oggetti che si era portata dietro.

Dopo aver dato nuovamente una rapida occhiata verso la porta, la ragazza prese i suddetti oggetti e con assoluta fretta li mise in fondo al proprio armadio, in modo che non potessero essere visti facilmente in caso qualcuno avesse voluto fare il curioso.

Giusto per sicurezza puntò lo sguardo nuovamente verso la porta per vedere se fosse osservata o meno, tirando un sospiro di sollievo quando non vide nessuno. E fatto questo cominciò a rimettere a posto il resto della sua roba.


Ryo restava in silenzio a fissare fuori dalla finestra, osservando l’oscurità prendere il posto del giorno.

Solitamente questo era il momento in cui sarebbe uscito fuori, a dare la caccia ai Villain e ai criminali… ma che aveva ripetuto molte volte prima, sia a V che a sé stesso come un mantra, non potevano uscire subito.

Non ora, almeno.

Dovevano aspettare al massimo qualche giorno e poi sarebbero ritornati in azione.

I suoi pensieri furono interrotti dal brontolare del suo stomaco con V che disse “Sembra proprio che io non sia l’unico con una fame da lupi qui.”.

Ryo roteò gli occhi “Posso sopportare non mangiare qualcosa.”.

“Beh, io no Ryo. Ho una fame che non ci vedo.”.

“Oh guarda, non lo sapevo. Lo avrei solo ripetuto… un milione di volte quest’oggi.” Finì Ryo con un altro roteare degli occhi, mentre si allontanava dalla finestra.

In tutta risposta un tentacolo apparì dalla spalla destra di Rio, dandogli uno schiaffo in testa  per poi sparire.

“Ow!” Disse Ryo massaggiandosi la testa mentre iniziava a salire le scale.

“Il tuo sarcasmo non è gradito, Ryo.” Disse V con un ringhio.

“Ho ben notato.” Rispose Ryo non riuscendo a frenare l’apparizione di un sorriso sul suo volto.

Sorriso che poi sparì quando si ritrovò dinnanzi a una porta di una stanza.

La sua vecchia stanza.

“… quindi era questa la tua stanza, Ryo?”.

“Sì.” Annuì il ragazzo dai capelli viola.

Dalla spalla sinistra di Ryo cominciò a formarsi una massa di vittici neri che si intrecciarono ra loro, finendo per formare un famigliare volto dai grossi occhi bianchi e la bocca irta di denti: la faccia di V.

Era capace di fare questo con ogni suo ospite, e quando erano a Jaku City lo faceva sempre quando lui e Ryo erano da soli, optando per parlare nella sua testa solo quando c’era gente insieme a loro.

V puntò con la sua testa verso una porta in fondo al corridoio “E quella… era la stanza dei tuoi genitori?”.

Ryo annuì anche stavolta “Sì…”.

V tirò un sospiro “Mi dispiace tanto, Ryo. Mi dispiace che la morte dei tuoi genitori ti faccia soffrire anche dopo tutti questi anni. Ma non preoccuparti… presto la faremo pagare a chi ti ha fatto tutto questo.”.

“Sì.” Annuì Ryo digrignando i denti e aprendo la porta della sua stanza “La faremo pagare a Bakugo una volta per tutte!”.


Bakugo stava dormendo.

O almeno ci stava provando.

Come al suo solito era andato a dormire molto più presto rispetto agli altri, sia perché questa era praticamente la sua routine e sia perché era troppo stanco dopo gli ultimi eventi successi.

Continuava a girarsi e a rigirarsi nel letto, eppure non riusciva chiudere occhio.

Dopo un rigirarsi che gli parve infinito, Bakugo si alzò dal letto con la gola terribilmente secca “Tsk..” Disse “Ho bisogno di un bicchiere d’acqua.”.

Si alzò dal proprio letto cominciando a dirigersi verso la porta per uscire e poi dirigersi verso la cucina al piano terra.

Una volta uscio dalla stanza si guardò intorno: tutte le luci erano spente, tutti erano a dormire nelle loro stanze e il silenzio era più totale.

Solitamente Bakugo non ci avrebbe dato tanto peso, ma questa volta quel silenzio era… snervante.

C’era qualcosa che non andava, lo sentiva nelle sue ossa.

Scuotendo la testa si diresse verso l’ascensore, aprendolo ed entrandoci. Schiacciò il bottone per il piano terra ed attese. 

La discesa era sempre stat veloce, eppure quella volta sembrava quasi che stesse durando fin troppo del previsto, e ciò non stava facendo altro che aumentare il nervosismo e il senso di inquietudine in Bakugo.

Il DING dell’ascensore fu il segnale che era finalmente arrivato al piano terra, e quando le porte si aprirono Bakugo vide che anche le luci del piano terra erano spente, con l’unica fonte di luce prveniente dai raggi lunari che entravano dalla finestra.

Bakugo uscì dall’ascensore, dirigendosi verso la cucina con i suoi occhi che guardavano da ogni lato.

Perché era così inquieto?

Non lo capiva affatto, ma sapeva che c’era qualcosa che non andava affatto.

Arrivato in cucina si prese un bicchiere e aprì il frigo, prendendo una bottiglia d’acqua.

Si riempii il bicchiere e rimise a posto la bottiglia, chiudendo poi il frigo ed iniziò a bere.

PEr un attimo la freschezza dell’acqua che faceva sparire la secchezza nella sua gola gli fece dimenticare il senso di inquietudine e nervosismo che aveva provato fino a quel momento.

Una volta finito di bere tirò un sospiro soddisfatto e rimise al suo posto il bicchiere e fu sul punto di andarsene quando sentì un rumore.

Un rumore proveniente da qualche parte nel piano terra.

Un rumore simile a passi che si facevano piano piano più vicini.

Bakugo si voltò di scatto, puntando lo sguardo verso l’area comune, il punto in cui sembravano provenire i passi.

L’inquietudine cominciò a farsi più grande e, instintivamente, indietreggiò di qualche passo.

Un intruso era entrato nel loro dormitorio!

Ma come?

Con la sicurezza aumentata doveva essere praticamente impossibile anche provare ad avvicinarsi!

E poi… chi poteva essere?

Poteva essere chiunque… ma Bakugo temeva di sapere chi potesse essere.

Chi, dopotutto, aveva intenzione di entrare specificamente in quel dormitorio?

“Honda…” mormorò Bakugo.

Sì, doveva essere lui, chi altri poteva essere?

Poi d’un tratto, proprio come erano iniziati, i passi smisero immediatamente.

Quasi come se colui che stesse camminando si fosse d’un tratto fermato.

Bakugo rimase ancora fermo in quella posizione, non sapendo esattamente cosa fare, con la mente che stava provando a registrare la situazione.

Bakugo doveva chiamare aiuto.

O ai propri compagni o addirittura ai professori.

Ma come avrebbe dovuto fare, esattamente?

L’intruso, se fosse stato Honda o chiunque altro, sembrava si fosse fermato nell’area comune, quasi come se sapesse che Bakugo si trova nella cucina. E se Bakugo voleva chiedere aiuto ai suoi compagni sarebbe dovuto andare immediatemnet ai piani superiori o se doveva chiedere aiuto ai professori sarebbe dovuto uscire dai dormitori per la porta principale… e in entrambi i casi sarebbe dovuto passare per l’area comune, dove in quel momento sembrava si fosse fermato l’intruso.

“Fanculo…” mormorò alla fine Bakugo.

Non aveva altra scelta.

Avrebbe dovuto affrontare l’intruso, chiunque fosse, da solo.

Corse fuori dalla cucina fermandosi nel bel mezzo dell’area comune, i palmi delle sue mani che sparavano già delle piccole esplosioni per dare un idea all’intruso di ciò che gli aspettava.

Eppure non c’era nessuno.

Nell’area comune, apparte Bakugo, non c’era nessuno.

Bakugo si guardò intorno, sudore che gli cadeva dalla fronte per l’inquietudine che cresceva ogni secondo che passava.

Dopo varia attimi che parvero un eternità Bakugo urlò “Esci fuori, razza di fottuto codardo! Chiunque tu sia fallo adesso o ti farò uscire a calci nel culo!”.

Dopo vari attimi ci fu ancora del silenzio… che venne poi interrotto dal rumore di qualcosa che strisciava… no, che si arrampicava per il soffitto.

Bakugo alzò lo sguardo: niente.

Il rumore si spostò su un muro lì vicino.

Bakugo puntò lo sguardo lì: ancora niente.

Quel rumore, quel maledetto rumore cominciò a farsi sentire ovunque e Bakugo continuava a guardarsi intorno, non riuscendo a trovare l’origine di esso.

“Basta! Basta!” Urlò Bakugo, portati all’esasperazione “Esci fuori razza di maledetto bastardo!”.

Poi, come era iniziato, il rumore smise… perché chi lo aveva causato atterrò dietro Bakugo con un pesante tonfo.

Bakugo si bloccò e, piano piano, cominciò a voltarsi… e quando lo vide sbarrò gli occhi dal terrore.

Proprio lì, dinnanzi a lui e illuminato dalla luce lunare vi era colui che aveva attaccato il dormitorio non molto tempo prima col solo motivo di ucciderlo: Venom.

“Honda!” Urlò Bakugo preso dallo shock e dalla sorpresa.

Non potè fare altro dato che Venom lo colpì con un pugno che lo lanciò contro il muro, sbattendoci così forte da causare delle crepe.

Bakugo si rialzò giusto in tempo per vedere Venom lanciarsi contro di lui e tentare di colpirlo con un altro pugno, ma Bakugo riuscì a schivare il colpo col pugno che andò a sbattere contro il muro e oltrepassandolo.

Bakugo rotolò via per qualche metro e vide Venom staccare il proprio pugno dal muro e sposato nuovamente lo sguardo verso di lui e lanciare un ruggito verso di lui.

Bakugo rabbrividì: aveva già sentito Venom ruggire altre volte in passato, tuttavia stavolta c’era qualcosa di diverso nel suo ruggito: qualcosa di più spaventoso e terrificante, come se quel ruggito provenisse dalle profondità più recondite dell’inferno.

Venom si lanciò nuovamente all’attacco e Bakugo sparò subito delle esplosione, colpendo in pieno Venom… ma non servirono a niente, non riuscirono neanche a rallentarlo.

Venom arrivò subito dinnanzi a Bakugo e lo colpì al volto con un pugno così forte che il ragazzo dai capelli biondi sentì il suo naso rompersi, sentendo il sangue già uscire a flotti dalle narici, e devenne lanciato via contro uno dei divani della sala comune.

Bakugo tentò di rialzarsi mentre una miriade di pensieri si facevano strada nella sua testa: perché nessuno stava venendo in suo soccorso? Tutto quel casino doveva almeno aver svegliato i suoi compagni, quindi perché nessuno stava venendo a controllare?!

Bakugo si rialzò ma non fece nemmeno in tempo a riprendersi che venne colpito da un altro pugno di Venom, ma stavolta riuscìì a rimanere in piedi.

“Perché non parli, Honda? Nel nostro ultimo incontro non facevi che farlo!” Disse Bakugo. Era vero. Apparte quel spaventoso ruggito Venom non aveva detto una singola parola… e ciò non faceva che spaventarlo di più.

“Dì qualcosa! Qualunque cosa maledi…” le parole di Bakugo furono interrotte da Venom che lo colpì con un altro pugno mentre lanciava un altro di quei spaventosi ruggiti, e cadde al suolo.

Non riuscì neanche a rialzarsi che Venom si mise a cavalcioni su di lui e gli mise le mani intorno alla gola… iniziando a soffocarlo.

Bakugo cominciò a tossire, cercando di liberare il collo dalle mani di Venom, invano 

Tentò di usare le sue esplosioni, ma al posto di possenti esplosioni dalle sue mani partivano nient’altro che mese scintille.

Che diavolo stava succedendo?!

“H-Honda… l-lasciami… andare…” disse Bakugo mentre le proprie mani sul volto di Venom, iniziando a tirare quella sostanza nera che era il suo costume.

Cominciò a tirare e a strappare in modo da vedere il volto di Honda… ma al suo posto vi trovò qualcosa di diverso e molto più terrificante, facendogli sbarrare gli occhi dal terrore.

Al posto del volto di Honda sotto quella massa simbiotica vi era… un teschio umano.

Venom, dopo che il suo ‘volto’ venne rivelato, iniziò a stringere ancor di più la prese delle sue mani intorno al collo di Bakugo, facendolo soffocare ancor di più.

Che stava succedendo?

Cosa era successo a Honda?

Perché stava succedendo tutto questo?

Queste erano le domande che invasero la mente di Bakugo mentre tentava di liberarsi invano, e mentre Venom avvicinava il proprio teschio al volto di Bakugo lanciando un altro ruggito infernale, ma stavolta molto più forte… Bakugo non potè più trattenere le lacrime di terrore dal scendere dai suoi occhi.


“AHHHHHHHHHHHH!!!!!” Urlò Bakugo svegliandosi di soprassalto.

Si guardò intorno, iperventilando e con una mano sul petto.

Non era nella sala comune.

Non c’era Venom… o qualunque cosa fosse che lo soffocava. 

Era nella sua camera.

Era al sicuro.

Tutto ciò che aveva visto, provato e sentito… era solo un incubo.

Un terribile e spaventoso incubo.

Era nella realtà ora.

Eppure… perché si sentiva ancora di meno al sicuro?

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Capitolo 34
*** Capitolo 33: Idee per il Festival ***


Capitolo 33: Idee per il Festival

Un nuovo giorno era arrivato, con gli studenti della UA tutti nelle proprie classi pronti ad iniziare una nuova giornata.

Una che sarebbe iniziata con una notizia che avrebbe fatto piacere alla maggior parte di loro.

“Si terrà il Festival della cultura.” Disse Aizawa agli studenti della 1-A, già aspettandosi le reazioni alquanto rumorose dei suoi studenti.

Reazioni che non tardarono ad arrivare.

“EVVAI!” Urlarono la maggior parte di loro.

“Non vedo l’ora!” Esclamò Mineta felice come una Pasqua.

“Questa sì che è una bella notizia!” Disse a sua volta Sero con un sorriso a trentadue denti.

“Dobbiamo decidere cosa fare!” Disse invece Hagakure con un braccio alzato in aria, probabilmente sorridendo anche lei.

Fu Kirishima d interrompere quel momento di gioia dei suoi compagni dicendo “Ma sembra davvero il caso di divertirci in un momento come questo?”.

Kaminari si voltò verso il suo compagno di classe dicendo “Andiamo Kirishima, datti una calmata…”.

“Ma è così no? I Villains sono sempre in agguato! E non solo loro, anche… Honda.” L’ultima parte sembrò dirla con un sussurro, ma tutti lo poterono sentire.

Tutti quanti, automaticamente, diedero una rapida occhiata a Bakugo.

Il ragazzo dai capelli biondi cenere sedeva in totale silenzio, stanchezza ben visibile sul suo volto, come se non avesse dormito affatto quella notte.

Tutti i suoi compagni di stesse lo avevano notato quella mattina una volta svegliati, avevano anche provato a chiedergli come stava.

Non avevano ricevuto risposta, ma nonostante ciò potevano ben capire il motivo di quella stanchezza a giudicare dall’urlo che aveva lanciato quella notte, probabilmente causato da un incubo che doveva avere come protagonista Honda stesso.

Il più preoccupato fra tutti era, ovviamente, Midoriya che osserva in silenzio il suo vecchio amico d’infanzia in quello stato.

Aizawa tirò un sospiro mentre si metteva dentro il suo sacco a pelo giallo “Hai ragione, Kirishima. Quello che dici è sensato. Tuttavia… la UA non ruota solo intorno al corso per eroi che ha come palco il Festival dello sport e, invece, al centro di quello della cultura ci sono gli studenti delle sezioni di supporto, ordinarie e di gestione. La sua visibilità è di gran lunga inferiore ma per loro è comunque un occasione per divertirsi. Inoltre, al momenti, i residenti dei dormitori sono molto stressati dalle norme e dalle modifiche al corso per eroi.”.

Kirishima annuì sentendosi in colpa “Mi scusi professore… non ci avevo pensato.”.

“Bene, è per questo motivo che non possiamo tirarci indietro. A differenza delle edizioni passate, quest’anno il Festival della cultura sarà un evento limitato all’ambiente scolastico.” Continuò Aizawa mentre si metteva in un angolo “Non avrete un ruolo da protagonisti, ma da regolamento ogni classe deve organizzare qualcosa. Oggi deciderete quale attività fare.” E detto questo si addormentò subito.

“Si è addormentato!” Fu il pensiero condiviso da tutti i membri della 1 A, compreso Bakugo che uscì per un attimo dallo stato di stanchezza per osservare stranito il suo professore.

Dopo essersi ripresi da quel momento di stranezza Iida e Momo si diresse verso la cattedra, col primo che teneva in mano una manciata di fogli per le proposte sul cosa fare al Festival.

“Diamo inizia all’assemblea” disse il capoclasse con gli occhiali “Chiunque abbia delle idee, alzi la mano.”.

Molti della 1 A alzarono la mano, urlando l’uno sopra l’altro in modo da poter dire le loro idee per il Festival, mentre Bakugo tornò a non importarsene con lo sguardo che tornava ad essere stanco e, a tratti, anche irritato per tutto il rumore che stavano a fare i suoi compagni.

Anche Midoriya ignorò ciò che stava accadendo intorno a sé per osservare Bakugo.

Allungò una mano per toccargli la spalla e parlargli, ma la voce di Iida lo interruppe “E tu, Midoriya?”.

“Eh?” Fece confuso il ragazzo e ritraendo la mano, attirando l’attenzione di Bakugo che lo guardò voltando leggermente il volto.

“Ho chiesto cosa vorresti proporre per il Festival. Tutti quanti hanno già dato le loro idee.”.

“Di già?” Pensò Midoriya per un secondo, per poi rispondere mentre si grattava la testa “Beh… un quiz sugli Heroes?”.

Iida sorrise “Molto da te, Midoriya” puntò poi lo sguardo verso Bakugo. Forse farlo partecipare a questo tipo di attività lo avrebbe aiutato “E tu, Bakugo, che cosa proponi?”.

Bakugo tirò uno sbuffò “Non mi interessa affatto, quattrocchi. Fate come volete.”.

Tutti quanti si guardarono preoccupati, mentre Iida tirò un sospiro dicendo “Molto bene Bakugo, se è questo che vuoi. Ma se cambierai idea e vorrai proporre qualcosa sappi che saremo ben disposti a segnarcela.”.

Bakugo rispose con un semplice ‘tsk’.

Fatto questo, Iida e Momo scrissero le varie proposte sulla lavagna, iniziando anche a decidere quale scegliere tra esse.

I risultati non furono tra i più desiderati.

La classe si mise a discutere per il resto di tutta la riunione senza arrivare ad una decisione definitiva, con un Iida disperato che tentava di mantenere il silenzio e la calma senza successo.

Al suonare della campanella, Aizawa si svegliò, uscì dal suo sacco a pallo e e metetdnoselo sotto braccio iniziò a dirigersi verso la porta “è stat una riunione poco costruttiva, eh?” Disse per poi fermarsi a pochi passi dalla porta per aggiungere “Ragazzi. Decidete entro domani mattina. Se non lo farete…” si voltò a fissare gli studenti “Terrò una lezione pubblica.”.

“Una lezione pubblica?!” Fu ciò che gli studenti dissero in coro.

“Cioè, dovremo studiare e basta?” Disse intimorito Kaminari.

“È uno scherzo vero?” Disse Sero con gli occhi sbarrati.

Kaminari guardò i suoi compagni e alzando i pugni in aria disse “Ragazzi! Dobbiamo decidere qualcosa entro oggi!” E ricevette risposte di approvazione.


Ryo, con ancora addosso la sua giacca di pelle nera col cappuccio sulla testa, si trovava dentro un piccolo negozio di alimentari ad osservare il cibo introno a sé.

Quella mattina aveva deciso di uscire per fare… scorta di cibo.

E con scorta intendeva rubare.

Odiava farlo, ma non aveva alcun soldo in tasca, e come aveva detto V la notte prima stava iniziando ad avere parecchia fame.

Non doveva prendere troppo, o il proprietario avrebbe notato che la sua giacca era fin troppo gonfia. 

Doveva prendere il necessario per far smettere l’incessante brontolio del suo stomaco e anche per sfamare V.

Si guardò in giro per vedere se fosse osservato: nessuno lo guardava, ed il proprietario era toppo occupato a leggersi il giornale.

Via libera.

Con scatto fulmineo prese due scatole di fagioli e quattro berrete di cioccolato, mettendosele dentro la giacca.

Dal suo corpo V fece subito spuntare dei tentacoli che fecero attaccare illico preso al suo corpo, in modo che non cadessero fatto ciò iniziò ad incamminarsi verso l’uscita del negozio.

Il proprietario del negozio alzò lo sguardo per osservarlo “Trovato niente?”.

“No signore.” Rispose Ryo voltandosi verso il proprietario e lanciandogli un sorriso, con la maggior parte del suo volto ancora nascosto dal cappuccio.

“Mps” mormorò semplicemente il proprietario “Se non c’è niente di tuo gradimento, va a cercare in un altro negozio di alimentari allora.”.

“Certamente signore.” Annuì Ryo sorridendo ancora, uscendo dal negozio e allontanassi fischiettando.

Dopo essersi allontanato dal negozio prese dalla sua giacca una delle barrette di cioccolato pensando “Okay V, tempo di un pò di cioccolata come volevi tu.”.

“Era ora!” Rispose con entusiasmo V mentre Ryo iniziò a mangiare, facendo nutrire allo stesso tempo V che lanciò nella testa di Ryo rumori simili a delle fusa soddisfatte, facendo anche roteare gli occhi a Ryo.

“Ora che abbiamo del cibo dobbiamo tornare a casa. Più restiamo in giro e più rischiamo che qualcuno possa vederci e riconoscerci.”.

“Su questo sono d’accordo. Ora che abbiamo del cibo possiamo star dentro casa quanto vuoi.”.

“Sai che dovremo mangiarlo con moderatezza se non vogliamo finirlo subito vero?” Chiese Ryo, ricevendo come risposta un gemito frustrato da V.


Dopo quello che erano sembrate ore interminabili, la giornata alla UA era finalmente terminata.

LA 1 A erano appena rientrata nel loro dormitorio e tutti si stavano fermando nella sala comune… beh, tutti tranne Bakugo.

Quest’ultimo si stava già dirigendo verso l’ascensore per andare in camera sua e farsi una bella dormita… sempre se non avesse avuto incubi, ovvio.

Sentì i suoi compagni occupati col tirocinio… Midoriya, Uarraak, Tsusyu e Kirishima… dire a Kaminari che dovevano andare a lezione o roba del genere.

Non gli importava.

Voleva solo dormire.

Aprì l’ascensore e fu sul punto di salirci, ma fu interrotto da una mano sulla spalla e una voce ben conosciuta che lo chiamava “Kacchan.”.

Si voltò, trovandosi Midoriya che lo osserva preoccupato.

Bakugo non disse niente. Si limitò semplicemente a fissarlo, come se lo stesse invitando a dire ciò che aveva in mente.

“Kacchan… io…” iniziò a dire Midoriya “Sappi… che se hai bisogno di qualcosa… di qualunque cosa… parlare con uno di noi o roba del genere… noi siamo qui per te.”.

Il silenzio cadde nuovamente tra i due.

Quando le porte dell’ascensore furono sul punto di chiudersi Bakugo le bloccò con una mano ed entrò dicendo “L’unica cosa che voglio al momento, Deku, è di farmi una dormita un minimo decente.”.

Le porte si chiusero dietro di lui, lasciando un ancora preoccupato Midoriya a guardare le porte chiuse dell’ascensore.


La ser era calta a Musutafu e la gente camminava per strada tranquilla e serena, senza alcuna preoccupazione in mente.

C’era chi usciva con gli amici o il proprio partner, c’era chi stava semplicemente a farsi una passeggiata da solo, c’era chi tornava a lavoro e c’era chi invece stava uscendo da casa per una bella serata.

La calma di quella serata, tuttavia, fu interrotta da un esplosione che fece urlare molti dei presenti.

In quel precios momento vi era una battaglia tra un Hero e un Villain

L’Hero Kamui Woods aveva schivato il lancio di un auto che era andata ad esplodere contro la strada e, respirando a fatica, osserva il proprio avversario.

Dinnanzi a lui vi era un uomo pelato e a torso nudo, con pantaloni neri e alto ben un metro e novanta con grossi muscoli.

Il suo nome da Villain era Crusher, vero nome Joseph Hogan, un ex wrestler americano venuto in Giappone e caduto in disgrazia e divenuto un Villain per arrichirsi.

Il suo Quirk era chiamato Ingigantimento Muscolare, che gli permetteva di aumentare la sua altezza e ingrossare allo stesso tempo i suoi muscoli, facendolo diventare più forte. Il massimo che poteva raggiungere d’altezza era di 2 metri e 10, con la sua altezza originale di solo un metro e settantantotto.

Era stato colto in fragrante da Kamui durante una rapina, ma sembrava che non stesse andando bene per l’Hero, che aveva a malapena schivato quell’auto lanciata da Crusher.

“Dannazione… ho provato a imprigionarlo con i miei rami ma è riuscito a liberarsi con facilità. È incredibilmente forte!”.

“Qual’è il problema, Hero?” Sorrise divertito Crusher “Pensavo che volessi catturarmi!”.

“Ed è quello che farò, Villain! Stanne certo!” Disse Kamui lanciandosi all’attacco.


Miki si trovava a casa seduta sul divano a vedere la televisione.

Kota era a letto a dormire e Tomoko era fuori per delle commissioni, e non aveva molto da fare. Tirò un sospiro pronta a cambiare canale, ma si bloccò quando sentì il notiziario “Ultime notizie! Scontro in mezzo alla strada tra un Hero e un Villain!”.

“Uh?” Fece Miki sbarrando gli occhi.

“L’Hero Kamui Woods sta in questo momento affrontando il Villain conosciuto come Crusher in mezzo alle strade di Musutafu.” Spiegò il giornalista mostrando un filmato fatto con un telefonino che mostrava il Villain prendere Kamui Woods per la testa e lanciarlo via, mentre i civili o correvano via o rimaneva fermi a osservare la situazione con terrore “Il Villain sembra inarrestabile, e con i rinforzi in ritardo non sappiamo cosa farà Kamui Woods per uscire da questa situazione quasi senza uscita.”.

Gli occhi di Miki si sbarrarono ancora di più.

Si alzò subito dal divano e iniziò a correre verso la sua stanza, accendendo la luce e aprendo il proprio armadio.

“Devo sbrigarmi… quel tizio lo ammazzerà! E tutte quelle persone là finiranno anche per farsi male e… morire!” Pensò la ragazza, prendendo finalmente ciò che si era portata dietro dall’America e che tanto aveva provato a tenere nascosto da Tomoko e suo fratello: un costume rosso e blu, con quelle che parevano ragnatele metalliche rialzate e sul petto un ragno nero.

“Si va in scena…” mormorò Miki.

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Capitolo 35
*** Capitolo 34: La vostra amichevole... ***


Capitolo 34: La vostra amichevole…

“GAHHHHH!” Urlò Kamui venendo colpito al volto dal pugno di Crusher.

Il corpo fu così forte che l’Hero rotolò a terra per vari metri ma riuscì a fermarsi quando allungò le sue dita in rami d’albero che si attaccarono al suolo, interrompendo in questo modo la sua rotolata.

Si rialzò giusto in tempo per schivare di poco un ennesimo pugno da parte di Crusher, e diede immediatamente un calcio al suo stomaco in modo da poterlo allentare da sé.

Procedette poi con puntare contro Crusher entrambe le braccia urlando “PRIGIONE A CATENA LACCATA!” E sparò da esse gran quantità di legno che circondarono il corpo di Crusher, immobilizzandolo.

Tuttavia, con un sorriso divertito, Crusher spezzò con facilità il legno che lo circondava, liberandosi da esso.

“COSA?!” Disse Kamui con occhi sbarrati.

“Pensavi che una cosa del genere mi avrebbe fermato, Hero? Povero illuso. Io sono Crusher! E non mi farò fermare da stupidi trucchetti come i tuoi!” E si lanciò nuovamente all’attacco e, senza neanche dargli tempo di reagire, preso Kamui per il volto e e lo sbatte violentemente al suolo, creando numerose crepe e facendogli mancare l’aria per qualche secondo.

Kamui cominciò a colpire Crusher al volto con entrambi i suoi pugni in modo da fargli mollare la presa al volto e il Villain, per tutta risposta, lanciò via l’Hero facendolo sbattere contro il muro di un palazzo.

Kamui era sul punto di scivolare al suolo per il dolore e la stanchezza ma si mantenne in piedi.

Perché era questo che facevano gli Heroes.

Combattere fino alla fine!

Per un attimo Kamui si guardò intorno: c’era gente che correva via terrorizzata, ma c’era anche gente che rimaneva lì ferma a non fare niente se non osservare il combattimento, quasi come se fossero paralizzati. C’erano alcuni che, addirittura, stavano a filmare il tutto col proprio telefonino.

“Dannazione!” Pensò per poi urlare “Tutti voi! Andate via! Andate…”.

Distrarsi, anche solo per un attimo, fu un grave errore per lui.

Crusher gli si era lanciato contro, schiacciandolo al muro con tutto il suo corpo e facendolo urlare dal dolore.

“Ah! Voi Heroes vi distraete troppo facilmente!” Rise il Villain mentre prendeva Kamui per la gola e lo lanciava nuovamente via.

Il corpo dell’Hero fermò la sua rotolata dopo qualche secondo e Crusher, con un ghigno divertito, iniziò a dirigersi verso l’avversario ma si bloccò per un attimo con un espressione sorpresa quando lo vide rialzarsi, seppur con fatica.

“Oh? Ti rialzi? Ancora? Dopo tutte le botte ricevute riesci a rialzarti ancora?”.

“O-ovviamente…” disse Kamui rimettendosi in posizione di combattimento “Un Hero non si arrende mai! Non importa in che situazione si trovi o contro chi! Sopratutto con Villains come te!”.

Crusher diede sfogo a una fragorosa risata “Ah! Belle parole per un uomo morto. Che hai intenzione di fare, sentiamo? Sei ferito, ovviamente stanco, e i tuoi rinforzi sono chiaramente in ritardo! Cosa pensi di fare contro di me, mmh? Andiamo, sono tutto orecchi.”.

“Hai ragione. Ciononostante…” disse Kamui spurando dalle sue mani altro legno contro l’avversario “Io non mi arrendo!”.

Crusher rise nuovamente mentre si lanciava contro il legno lanciata contro di lui, distruggendolo con le proprie braccia messe a X dinnanzi al suo volto e, una volta dinanzi a Kamui, spalancò le braccia colpendo l’Hero e lanciandolo via.

Kamui cadde al suolo, strisciandoci per vari metri per poi fermarsi mentre Crusher continuava a ridere ininterrottamente “è questo il meglio che sai fare, Kamui Woods? Patetico! Decisamente patetico!” Disse mentre si avvicinava.

Una volta arrivato dinnanzi a Kamui lo squadrò per un attimo per poi dire “Bah, mi stai davvero annoiando. Mi sarei aspettato molto di più da te. Sembra proprio il caso di mettere la parola fine a questo scontro.” Alzò entrambi i pugni in aria, pronto a colpire Kamui con essi e ucciderlo una volta per tutte.

I passanti rimasti lì a guardare non poterono non urlare, pregando Crusher di non farlo.

Ma erano tutte parole lanciate al vento.

“Ultime parole, Hero?” Ghignò Crusher.

“Fa del tuo peggio…” mormorò semplicemente Kamui.

Il ghignò di Crusher sembrò farsi più largo “Con vero piacere.”.

Fu sul punto di colpire Kamui con entrambi i pugni.

Kamui chiuse gli occhi accettando il suo destino.

Era la fine.

*THWIP*

Questo suono accompagnato da qualcosa che si attaccò alla schiena di Crusher fermò il Villain e fece aprire gli occhi a Kamui.

Crusher non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi che fu violentemente tirato indietro cadendo di schiena e venendo anche allontanato da Kamui, mentre una figura saltò fuori dal nulla atterrando dinanzi al corpo dell’Hero.

“Uccidere un Hero? Non è molto educato, sai? Qualcuno dovrebbe proprio insegnarti delle buone maniere ragazzone.” Disse la nuova figura mentre Crusher si rialzava.

“Uh? E tu chi sei?” Chiese Crusher, confuso.

Dinnanzi a lui vi era una figura femminile con addosso un costume rosso e blu percorso da delle ragnatele metalliche rialzate, con un ragno snello nero sul petto con le zampe inferiori più lunghe di quelle superiori al punto che arrivano allo stomaco, sulla schiena un altro ragno ma stavolta di colore rosso e decisamente più robusto di quello di fronte, sui suoi palmi dei piccoli aggeggi rossi, e il tutto finiva con una maschera che le copriva completamente il volto con delle lenti quasi triangolari sul punto in cui stavano gli occhi.*

“Io?” Disse la nuova figura “Nessuno di speciale. Soltanto la persona che ti prenderà a calci.”.

Passarono alcuni secondi di silenzio in cui nessuno disse nulla, compresi i passanti che continuavano ad osservare e a filmare la scena.

Chi era questa individua?

Era una forse una nuova Hero?

Queste erano le domande che passavano principalmente per le menti dei passanti.

Pensieri che furono interrotti dalla risata di Crusher che pareva avesse sentito a miglior battuta della sua vita “AHAHAHAHAHAHAH! Tu? Non farmi ridere! AHAHAHAHAHAHAH!”.

“Ridi pure finché puoi, bello. Vediamo chi sarà l’ultimo a ridere fra di noi quando ti avrò insegnato una bella lezione.” Disse l’individua pronta a combattere.

“Tu… non puoi restare qui…” mormorò Kamui, attirando l’attenzione della nuova arrivata che si voltò a guardare l’Hero “è… troppo pericoloso. Chiunque tu sia… devi andartene… Crusher… è troppo pericoloso… vai…. VAI!”.

“Non si preoccupi, signore.” Rispose l’individua con non calanche “E poi, Crusher? Davvero? Che razza di nome…”.

Quel famigliare ronzio nella sua testa la fece interrompere.

Qualcosa di pericoloso la stava per attaccare.

Schivò senza fatica e senza neanche voltarsi il pugno di Crusher, che aveva tentato di attaccarla mentre era distratta, e quella schivata gli fece sparare gli occhi.

“Cosa?!” Disse il Villain “Ma come hai…”.

Non finì neanche la frase che lei gli prese il braccio e lo lanciò via con estrema facilità, quasi come se non pesasse nulla.

La ragazza guardò Kamui che aveva visto il tutto con occhi sbarrati “Visto?” Fece l’individua allargando le braccia “Facile, facile.”.

Un grugnito di qualcuno che si rialzava attirò la sua attenzione egide Crusher che si rialzava ancora con gli occhi sbarrati per ciò che era appena successo.

Scosse la testa dicendo “Fortuna. La tua è stat solo fortuna, ragazzina!”.

“Ragazzina? Bello, per quanto ne sai potrei avere la tua stessa età.” Mentì la ragazza cercando di mantenere un tono di nonchalance. 

“Silenzio! Coe ho detto la tua è stata solo fortuna! Fatti sotto!” Urlò Crusher lanciandosi nuovamente all’attacco.

“Mi dici fatti sotto ma sei tu che attacchi…” tentò di dire la ragazza ma si interruppe per schivare un attacco da parte di Crusher.

Fece un balzo in aria, atterrando dietro al Villain  che si voltò di scatto per dare un altro pugno, anche questo schivato con facilità dalla ragazza.

Crusher alzò entrambi i pugni in aria lanciando un urlo e tentò di schiacciare l’avversaria, ma elle con un balzo saltò via appiccicandosi a un muro con le mani e i piedi facendo sorprendere ulteriormente tutti i presenti.

“Sai che sai essere abbastanza lento, vero?”.

“Come ti…” tentò di dire Crusher ma fu interrotto  da qualcosa sparata dalla ragazza, con la sua mano destra quando mise il medio e l’anulare sul palmo della mano, che gli si appiccicò agli occhi.

“Gah! Che diavolo…?!”.

“Ti piacciono le mie ragnatele bello?” Disse la ragazza staccandosi dal muro per lanciarsi contro Crusher, colpendolo allo stomaco con un dropkick che lo lanciò al suolo a vari metri di distanza.

Fatto questo si avvicinò a Kamui dicendo “Beh, è stato più facile di quanto immaginassi. Tutto apposto, signo…”.

Non potè neanche finire di parlare che un urlo furibondo da parte di Crusher la fece voltare, vedendo il suddetto Villain rialzarsi e strapparsi dalla faccia la ragnatela, seppur con difficoltà.

“Io rifiuto di farmi mettere i piedi in testa da una come te! Io sono Crusher, dannazione! E non mi faccio battere da nessuno!” E mentre diceva questo il suo corpo cominciò pian piano a crescere con i suoi muscoli che si ingrossavano, e questo spettacolo riuscì a far innervosire la ragazza che fece dei passi all’indietro.

Alla fine Crusher era cresciuto fino alla sua altezza massima di 2 metri e 10 urlando “Ora ti schiaccerò come un maledettissimo insetto!”.

La ragazza lanciò una risata nervosa “Sono proprio nei guai, eh…?”.

“RAHHHHHHHH!!!!” Urlò Crusher lanciandosi contro l’avversaria che sobbalzò per lo spavento.

“Oh Mar Caspio!” Disse lei prendendo Kamui e mettendoselo in spalla, per poi sparare dalla mano sinistra una ragnatela che si attaccò a un palazzo vicino, permettendole di tirarsi via da lì prima che Crusher colpisse il punto in cui si trova con entrambi i pugni che distrussero quel punto di strada come se niente fosse.

La ragazza atterrò lontano di lì, appoggiando Kamui al suolo per poi immediatamente lanciarsi contro il Villain il quale, lanciando un altro urlo di battaglia, tentò di colpirla con un pugno che riuscì a schivare seppur di poco.

Diede un calcio al mento di Crusher facendolo indietreggiare di qualche metro, ma ciò sembro non fargli male rispetto ai colpi precedenti.

“Oh mamma…” mormorò la ragazza, la sua confidenza che spariva man mano quasi come se quel turno di eventi gliela stesse portando via.

Crusher tentò un altro pugno ma l’avversaria schivò il colpo con un balzo, osservando come quel punto di strada venisse distrutto come se nulla fosse.

“Oh cacchio, sei diventato decisamente più forte!” Disse mentre Crusher si voltava per guardarla.

“Già! E se il colpo che mi hai dato prima è i lumassimo che sai fare allora sei spacciata, ragazza! MUORI!” Urlò il Villain lanciandosi contro la ragazza, la quale schivò nuovamente un ennesimo colpo.

E ciò la fece pensare è diventato più forte… eppure… non sembra più veloce…” schivò un altro pugno “Che la sua velocità diminuisca più diventa forte e muscoloso? Potrei usare questo a mio vantaggio. Ma dovrò colpirlo più forte rispetto a prima. Sono stata stupida nel trattenermi.”.

La ragazza atterrò per l’ennesima volta dietro Crusher e, quando ricominciò a parlare, sembrò che la confidenza con cui era arrivata fosse tornata “Tutto qui quello che sai fare? Sai, mi hai quasi spaventata quando sei diventato tutto grosso e muscoloso, ma forse non sei chissà che come pensavo.”.

“Cosa?! Osi ancora prendermi in giro?!” Urlò Crusher tentando di colpire l’avversaria col braccio destro, ma la ragazza schivò nuovamente il colpo atterrando ancora dietro a Crusher “Andiamo, puoi far meglio di così.”.

“Ah, davvero?!” Ringhiò Crusher prendendo una macchina e alzandola in aria “Voglio proprio vedere se finirai per essere schiacciata o meno!” E la lancio contro la ragazza, che schivò il colpo… ma capì immediatamente di aver fato un errore.

Da dietro la maschera sbarrò gli occhi quando vide la macchina volare verso dei civili. 

“NO!” Urlò lanciandosi a gran velocità verso il mezzo, atterrando sul tettuccio.

Doveva farcela.

Doveva funzionare.

Prima che potesse colpire dei civili face in modo che atterrasse con i propri piedi, tenendo in aria l’auto e osservando i civili che tenevano gli occhi sbarrati.

“Uh… salve.” Disse lei rimettendo a terra l’auto, per poi lanciarsi contro Crusher, il quale, si era lanciato a sua volta contro di lei.

Crusher tentò un altro pugno ma si bloccò quando la ragazza saprò una ragnatela proprio sul suo pugno, ma non si fermò lì: con ancora in mano la tela, la ragazzo balzò dietro a Crusher e tirò la ragnatela attaccata al pugno del Villain dinnanzi a sé e, di conseguenza, portandosi dietro anche Crusher che sbatte dinanzi alla ragazza di schiena.

Crusher lanciò un urlo di dolore e, con occhi sbarrati, pensò “Cosa?! Come è riuscita a sollevarmi?! Prima non era così forte!” Si rialzò ma non riuscì a fare niente perché l’avversaria si era lanciata contro di lui, colpendolo con pugni e calci decisamente più forti rispetto a quelli di prima.

Era così forte.

Così veloce.

Crusher non riusciva neanche a reagire.

“Sai, sei stato divertente, ma credo proprio sia ora di interrompere questo nostro Bell’incontro.” Disse la ragazza compiaciuta per poi colpire con un potente pugno il volto di Crusher, facendolo urlare dal dolore e facendogli girare intorno a sé stesso.

Mentre faceva ciò cominciò pian piano a diluire di statura, fino a tornare alla sua altezza originale di un metro e settantotto, con la sua muscolatura che tornava normale.

La ragazza si avvicinò a Crusher, toccandogli il naso coll’indice per dargli una leggere spinta “Boop.” Disse semplicemente mentre Crusher cadeva al suolo, svenuto e sconfitto.”E questa è fatta.” Disse la ragazza, voltandosi solo per ritrovarsi gli occhi sbarrati dei vari passanti che osservavano il tutto o continuavano a filmare.

Passarono vari interminabili secondi finché tutti non iniziarono ad applaudire.

“È stato fantastico!”.

“Gli hai davvero mostrato chi comanda!”.

“Così si fa!”.

Queste erano le frasi dette dai passanti mentre la ragazza guardava dinanzi a sé senza sapere né che dire né che fare, se non massaggiarsi dietro la testa con fare quasi imbarazzato “Oh wow, grazie… grazie davvero, a tutti voi. Sapete, mi aspettavo di peggio essendo questa la mia prima volta…”.

“LA tua prima volta? Quindi tu sei davvero una nuova Hero?” Chiese una donna.

La ragazza fu sul punto di rispondere ma fu interrotta dal suono delle sirene.

Sarebbe stato meglio andarsene.

Era certa che la polizia non avrebbe apprezzato la presenza di una Vigilante come lei.

Si voltò per saltare via ma fu fermata da quella stessa donna che disse “Ehi, dove vai?”.

“Devo andare. Ho… altri impegni, diciamo.”.

“Aspetta! Dicci almeno chi sei.”.

La ragazza si voltò del tutto, osservando i vari presenti.

Tirò un sospiro e sorrise sotto la maschera “La vostra amichevole Spider-Woman di quartiere.”.

Detto questo balzò in aria mentre sparava una ragnatela verso un palazzo, iniziando dunque a volteggiare via.

Dopo vari minuti atterrò sl muro di un palazzo, aprendo la finestra lasciata leggermente aperta ed entrando nella sua stanza.

Si tolse la maschera rivelando lo sguardo stanco ma sorridente di Miki Izumi.

Atterrò sul suo letto tirando un forte respiro, mantenendo sempre quel suo sorriso “Non male come prima volta, davvero.” Ripetè a sé stessa.


La scelta della 1-A sul cosa fare al Festival, alla fine, sembrò piacere a tutti.

Si era deciso di fare un numero musicale, e tutti lo avevano preso con estremo entusiasmo.

Ora gli studenti della 1-A si erano alzati da poco e c’era chi o stava facendo colazione, o si stava lavando nel proprio bagno, o stava a vedere il notiziario.

Tra questi vi era Midoriya, seduto sul divano insieme a Uraraka e Iida.

Si voltò per vedere Bakugo.

Anche stavolta pareva avesse dormito poco, e ciò faceva preoccupare tutti quanti, non solo Midoriya.

Fu sul punto di alzarsi per andare a parlargli ma fu interrotto dalla voce del notiziario “Ultime notizie! Kamui Woods in ospedale dopo un combattimento contro un Villain avvenuto ieri sera.”.

“Che cosa?” Fece Uraraka sbarrando gli occhi.

Questa cosa attirò l’attenzione di tutti i presenti, compreso Bakugo, che si avvicinarono per sentire meglio.

“Kamui Woods è ancora vivo, tuttavia ci vorrà un pò prima che possa tornare in scena. Il Villain da lui affrontato, Joseph Hogan conosciuto anche come Crusher, è stato tuttavia sconfitto e arrestato sempre ieri sera. Tuttavia a fermarlo non è stato un Hero.”.

Quell’ultima parte attirò ancor di più l’attenzione dei presenti, anche se Midoriya e Bakugo si irrigidirono per un secondo. Per un attimo pensarono a Venom che era tornato in azione, ma il notiziario diceva che il Villain non era morto, dunque si rilassarono capendo che non si trattava di lui, quindi ascoltarono ancor più attentamente per saperne di più.

“Inizialmente si è pensato che si trattasse di una nuova Hero, ma a quanto pare si tratta di una Vigilante.” Sullo schermò apparì un filmato del combattimento tra Crusher e Spider-Woman fatto da uno dei civili.

“La Vigilante ha sconfitto Crusher e se ne è andata dopo aver rivelato il suo nome: Spider-Woman. Tuttora non si sa dove si trovi in questo momento, ma…”.

“Un altro Vigilante…” disse Iida.

“Prima Honda, ora questa Spider-Woman…” disse Momo con una mano sotto il mento.

“Certo che iniziano a spuntare come funghi.” Disse la sua Mineta.

“Beh, almeno lei non sembra uccisa nessuno.” Disse invece Kaminari con tutti che si ritrovavano d’accordo con lui.


Ryo, con la sua giacca di pelle nera col cappuccio in testa, si trovava nuovamente in giro quella mattina.

Aveva bisogno di fare altre scorte di cibo, dato che la sera prima V si era rifiutato di ascoltarlo e aveva mangiato quasi tutto il cibo preso la giornata prima.

“Avevo troppa fame, Ryo…” si difese V.

“Ho capito, ma potevi almeno trattenerti un pò…” rispose mentalmente Ryo mentre tirava uno sbuffo.

Camminò fino a trovarsi in un luogo pieno di gente che stava osservando un grosso schermo sul muro di un palazzo, in cui venivano mostrato le varie notizie, e le parole di una certa notizia attirò la sua attenzione.

“Il Villain da lui affrontato, Joseph Hogan conosciuto anche come Crusher, è stato tuttavia sconfitto e arrestato sempre ieri sera. Tuttavia a fermarlo non è stato un Hero.Inizialmente si è pensato che si trattasse di una nuova Hero, ma a quanto pare si tratta di una Vigilante.”.

“Oh?” Fece curioso Ryo puntando lo sguardo verso lo schermo.

“Un altra Vigilante a Musutafu? Beh, questa sì che è una sorpresa.”.

“Siamo proprio influenti, Ryo.” Disse V con orgoglio.

Ryo sbuffò divertito “Non credo che questa nuova Vigilante si sia ispirata a noi, ma è sempre bello sapere che ci sono altri Vigilanti come noi là fuori.” Rispose continuando ad osservare il notiziario, curioso di saper di più.

In quel momento era apparso sullo schermo un filmato del combattimento tra Crusher e la Vigilante, e al vederla fu tentato nel dire che aveva un costume carino, ma sentì qualcosa dentro di sè.

Uno strano sentimento, difficile da capire.

No, non un sentimento.

Una miriade si sentimenti.

Riconoscimento, sorpresa, shock… e rabbia.

Ma non era lui a provarli.

Ma V.

“La Vigilante ha sconfitto Crusher e se ne è andata dopo aver rivelato il suo nome: Spider-Woman.” Continuò il notiziario.

Quel nome fece solamente crescere la rabbia in V, al punto che Ryo riusciva a sentirlo ringhiare dentro di lui, facendolo tremare.

Che diavolo stava succedendo?

“V? Amico? Tutto apposto?” Chiese Ryo preoccupato.

Ma V lo ignorava.

Troppo preso a guardare l’immagine di Spider-Woman.

“Quella… tipetta…” ringhiò V.


*Il costume di Miki è un mix tra i costumi dello Spider-Man di Tobey Maguire e quello di Andrew Garfield. L’aspetto generale del costume è quello di Garfield col suo ragno frontale e i suoi lanciaragnatele, ma con le ragnatele rialzate, il ragno posteriore e le lenti della maschera di Maguire.

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Capitolo 36
*** Capitolo 35: Rancore multiversale ***


Capitolo 35: Rancore multiversale

Ryo non aveva mai sentito V così. Furioso…

Così pieno di ira ed odio.

Certo, lo aveva sentito arrabbiato in passato, come quando aveva espresso il suo disgusto nei confronti di Bakugo, ma qui la cosa era diversa.

C’era un tale odio presente nella sua voce, un odio che poteva essere paragonato al suo odio per Bakugo, il cui era un tutto dire.

“V? V! Andiamo amico, rispondi!” Disse mentalmente Ryo mentre iniziava a incamminarsi verso la via di casa. Per come si stava comportando V, forse rimanere fuori all’aperto non sarebbe stata una buona idea.

“Andiamo V, adesso mi stai seriamente preoccupando! Non ti ho mai sentito così incazzato.” Continuò a pensare Ryo.

Dopo aver lanciato un ringhio V si decise finalmente a parlare “Scusa Ryo. Ma il solo vedere quella tipetta… con quel costume… mi ha fatto inferocire.”.

“La conosci?”.

“È una lunga storia.”.

“Beh, io ho tutto il tempo libero di questo mondo. Quindi che dci se mi spieghi la situazione?”.

“…”.

“V?”.

“Prima arriviamo a casa. Poi ti spiegherò tutto quanto.”.

Ryo inarcò un sopracciglio, ma decise di aumentare un poco il passo per arrivare subito a casa e sentire ciò che aveva da dire V.

A questo punto era fin troppo curioso.

Una volta arrivato, e dopo essersi dato una rapida guardata intorno, aprì la porta di casa e vi entrò chiudendosela dietro.

Si incamminò verso camera sua, e una volta entrato si sedette sul suo letto dicendo “Ok, siamo qui ora. Puoi uscire fuori e dirmi cosa ti è preso?”.

Dalla spalla sinistra di Rio si formò la testa di V, che puntò i suoi occhi bianchi sul suo ospite “Come ti ho già detto prima, Ryo, è una storia molto lunga. Non so neanche se ti interesserebbe sentirla.”.

“V, andiamo, dopo ciò che è successo è ovvio che io sia interessato. Cioè, andiamo, a questo punto sono troppo curioso per non ascoltare più ciò che hai da dire.”.

Passarono alcuni attimi di silenzio che furono interrotti dal sospiro di V che ricominciò a parlare “Okay… quello ti sto per dire, Ryo, è roba molta pesante. Roba che potrà sembrarti impossibile ed incomprensibile, ma credimi quando ti dico che è tutto reale. Tutto assolutamente vero, fino al più minuscolo dettaglio.”.

Ryo sbatté le palpebre un paio di volte “è davvero così seria la cosa?”.

“Oh, lo è assolutamente credimi. Ora dimmi Ryo… che cosa sai sul Multiverso?”.

Per l’ennesima volta Ryo sbatté le palpebre “Intendi la teoria del Multiverso? Che esistono altri universi oltre a questo in cui stiamo vivendo?”.

“Proprio così. Beh, vedi Ryo questa non è affatto una teoria. È una cosa reale. Il Multiverso esiste veramente.”.

Sul volto di Ryo comparve un sorrisetto, come se avesse appena sentito una battuta, e ridacchiò per un attimo.

Passarono degli attimi di silenzio in cui i due rimasero semplicemente a guardarsi con Ryo con ancora quel sorrisetto e con V con un espressione impassibile.

Il sorriso di Ryo scomparve del tutto dopo pochi secondi “Oh… non-non stai scherzando.”.

“Come ti ho già detto, tutto ciò che ti sto per dire è assolutamente reale. Quindi sì, non sto scherzando. Il Multiverso esiste ed è reale quanto lo siamo tu ed io.”.

Ryo si portò una mano al mento, mentre l’altra l’appoggiò sulle sue ginocchia “Beh… questa… questa sì che mi è nuova… quindi mi stai dicendo che ci sono altri universi là fuori? Universi come questo ma con piccole differenze e universi che non sono affatto simili a questo?”.

“Precisamente.”.

Ryo tirò un sospiro. Se fosse stato chiunque altro il sapere che il Multiverso era reale gli avrebbe certamente provocato una crisi esistenziale, ma ora come ora era abituato a cose che non sarebbero sembrate possibili quindi la cosa del Multiverso non lo scioccava più di tanto. Insomma, era in un simbiosi con un simbionte alieno, a questo punto il sapere che il Multiverso esisteva non sarebbe sembrata come una sorpresa scioccante.

“Ed esattamente questo cosa ha a che fare con quella tizia… quella Spider-Woman?” Ryo chiese inarcando un sopracciglio. 

Sul volto di V apparve una smorfia di rabbia “Ha tutto a che fare con lei, Ryo. Con lei e tutti quelli come lei!”.

“Tutti quelli come lei? Vuoi spiegarti meglio?”.

V tirò un sospiro “Devi sapere, Ryo, che noi Klyntar abbiamo una mente alveare che si espande non solo per questo universo, ma per tutti gli universi esistenti.”.

Ryo sbarrò gli occhi, affasciato “Stai dicendo sul serio?”.

V annuì “Esattamente. Le memorie e le conoscenze di qualsiasi simbionte di qualsiasi universo finiscono per far parte della mente alveare, dunque suddette memorie e conoscenze diventano possesso anche di tutti gli altri simbionti in tutti gli altri universi. Incluso me.”.

“Uh…” disse Ryo grattandosi la guancia “Beh, non negherò che tutto ciò è interessante, ma devo chiedere nuovamente cosa tutto questo abbia a che fare con questa Spider-Woman e perché tu sembri odiarla così tanto.”.

“Ci stavo arrivando” ringhiò V “Quella Spider-Woman… devi sapere che in moltissimi universi ci sono varianti di lei. Delle sue versioni alternative che esse siano maschi o femmine… Spider-Men, Spider-Women e così via.”

Ryo ascoltava il tutto, rapito e affascinato dalle parole del suo simbionte “Versioni alternative di lei, dici?”.

“Proprio così. E in moltissimi universi delle versioni alternative di me finivano per entrare in contatto con queste Spider-Persone, che siano Spider-Men o Spider-Women, finivano per entrare in simbiosi con loro. Molte volte questi me alternativi finiscono sempre per entrare in simbiosi con degli Spider-Men, e molte volte la loro identità segreta è sempre la stessa: Peter Parker. Per un periodo questi me e queste Spider-Persone vivono felici, in simbiosi. Poi accade: quei dannati Ragni si liberano dei me alternativi. Spezzano la nostra simbiosi. Ci fanno male.” Il tono di voce di V cresce ancor più furibondo “E nella nostra rabbia entriamo in simbiosi con altri individui, i quali, molte volte, provano il medesimo odio queste Spider-Persone, per avere la nostra vendetta. Non molto diverso da come io e te siamo entrati in simbiosi per la tua rabbia nei confronti di Bakugo.”.

Ryo annuì iniziando man mano a capire.

“Da quel momento io e il mio nuovo ospite entriamo in conflitto con loro. Loro ci sconfiggono molte volte… e in alcuni casi…” V si bloccò.

“V?” Ryo disse preoccupato.

“È meglio che ti mostri uno di questi casi, così da farti capire meglio.”.

“Mostrarmi?”.

“Esatto. Essendo in simbiosi posso mostrarti parte delle memorie della mente alveare. Ma solo una piccola parte. LA mente alveare ha ben 80 miliardi di anni luce di memorie di tutti gli universi che esploderebbero nel tuo cervello minuscolo. La tua mente non riuscirebbe a contenere il tutto. Un minimo accenno a quello che i simbionti, e i me alternativi, abbiamo vissuto.”.

Ryo annuì lentamente a ciò.

“Pronto, Ryo?”.

Ryo annuì con un espressione risolute in volto “Comincia pure.”.

V chiuse i suoi occhi, iniziando a concentrarsi, e in un attimo la mente di Ryo fu travolta da dei ricordi.

Non i suoi.

Ma della mente alveare.

Di una delle versioni alternative di V.

Vide prima un uomo, in un campanile, che si strappava di dosso la versione alternativa di V.

Vide come questo versione alternativa del suo altro entrava subito in simbiosi con un uomo biondo, dando nascita al Venom di quell’universo.

Vado subito un altra memoria, sempre di quell’universo: l’uomo che si era liberato del V alternativo si trova in costume simile a quello di Spider-Woman, facendo capire che quello doveva essere lo Spider-Man, il Peter Parker, di quell’universo, e si trovava in un grattacielo in costruzione assieme al V alternativo e al suo ospite, i due separati.

Il simbionte era circondato dalle sbarre di ferro, gemeva dal dolore causato da delle vibrazioni causate dalle sbarre che lo circondavano, e l’individuo che aveva capito essere Spider-Man prese ciò che pareva una bomba da un qualcosa simile ad un aliante ai suoi piedi.

Ryo capì subito ciò che aveva in mente di fare.

E a quanto apre lo aveva capito anche l’sopite di quel V.

“Peter!” Ryo sentì l’uomo biondo gridare verso Spider-Man, un espressione di puro terrore dipinta in volto “Ma che cosa stai facendo?!”.

Spider-Man lanciò la bomba verso il simbionte, ma notò troppo tardi il biondo lanciarsi verso il simbionte, sia per riunirsi a lui e sia per togliergli di dosso la bomba.

“EDDIE!” Spider-Man, Parker, urlò e sembrò sul punto di gettarsi per salvare il biondo, che ora Ryo sapeva dovesse chiamarsi Eddie.

Ma era troppo tardi.

La bomba esplose, disintegrando del tutto sia il V alternativo che Eddie, uccidendoli entrambi.

Quei ricordi finirono del tutto e Ryo ritornò nel mondo reale con un sobbalzo.

Tirò dei respiri profondi e puntò subito lo sguardo verso il suo V, per vedere che stesse bene.

Tirò un sospiro di sollievo quando vide il volto di V ancora lì, i suoi occhi bianchi ancora aperti, la sua espressione un misto tra la rabbia e la tristezza.

“Tutto quello che ho visto… era… era tutto…?” Ryo inviò a dire, ancora scosso da ciò che aveva appena visto.

“Era tutto vero. Le memorie del me di quell’universo che sono poi finite parte della mente alveare e, di conseguenze, sono diventate memorie di tutti i simbionti del Multiverso.”.

Ryo annuì lentamente a ciò.

“È questo che succede molte volte, in molti universi. I me alternativi, a volte con i loro ospiti, finiscono per essere uccisi. Da uno Spider-Man, o una Spider-Woman, e così via.” Ricominciò a spiegare V “è per questo che ho reagito in quel modo quando ho visto Spider-Woman. Perché so ciò che fanno quelli come lei ai me alternativi e altri simbionti in moltissimi universi. Ci fanno male. Delle volte addirittura ci uccidono. Quando sono arrivato sulla Terra e sono entrato in simbiosi con te, quando ho visto che non c’erano alcune menzioni di un Hero o vigilante con poteri da ragno ho pensato che eravamo stati fortunati a vivere in un universo senza un Ragno. Ma invece…” V lanciò un ringhio “Il destino aveva altri piani…”.

Ryo rimase in silenzio per vari secondi per poi ricominciare a parlare “E ora temi… che ciò che è successo in molti universi possa accadere qui?”.

V rimase a sua volta in silenzio per vari secondi, ma sbarrò gli occhi quando sentì Ryo avvolgere le sua braccia intorno alla sua testa in un abbraccio.

“Non lo permetterò, V. Non permetterò che ciò che è accaduto a molti te alternativi e ai loro ospiti accada anche a noi. Non permetterò che questa Spider-Woman ci faccia del male. Questa è una promessa.”.

V rimase i silenzio per altri secondi, ma alla fine ricambiò l’abbraccio a mio suo, creando dei tentacoli dallo stomaco di Ryo che si avvolsero intorno a lui come delle braccia “Grazie Ryo” disse V “E lo prometto anche io. Prometto anche io che ciò che è successo in molti universi non accada anche a noi. Ci proteggeremo a vicenda.”.


La Presidente, seduta sulla sedia della sua scrivania nel suo ufficio, osservò in silenzio per vari secondi Naomasa.

La sua presenza qui le faceva pensare che era venuto a dirle qualora la risposta della forza di polizia al fatto che la cattura di Honda era della massima priorità, ma lo sguardo abbastanza serio del detective le faceva pensare che la risposta non sarebbe stata buona.

“Presidente” salutò Naomasa con un cenno del capo “Sono qui a darle la risposta che mi è stata data dalla polizia riguardo a ciò che mi è stato detto di riferire durante la riunione di giorni fa.”.

“Dica pure.” Disse la Presidente.

Naomasa tirò un sospiro “Purtroppo la polizia non ha intenzione di collaborare. Sembra che quanto accaduto con Shocker abbia messo un pò di paura alla polizia. E sembra che… abbia messo dei sospetti nelle loro teste.”.

Gli occhi della Presidente si chiusero a fessure.

Temeva dove volva andare a parare.

Naomasa sospirò ancora una volta dicendo “Stanno iniziando a sospettare che ci sia qualcosa che non va con i poteri di Honda. Dicono che ci sia qualcosa sotto e che la Commissione sappia più di quanto voglia far vedere. Signora… non collaboreranno finché non riveleremo loro tutto ciò che sappiamo riguardo Honda e i suoi poteri, e questo include anche la loro natura aliena.”.

Passarono vari attimi di silenzio, interrotti poi dalla Presidente che tirò un profondo respiro “Dannazione…” mormorò “Questa non ci voleva affatto. Non hanno detto se c’è un altro modo per farli collaborare?”.

“Purtroppo no, signora.” Scosse la testa Naomasa “Finché non riveliamo tutto ciò che sappiamo su Honda e is poi poteri, non ci aiuteranno. E così non avremo abbastanza forze per cercare ovunque per Honda come era stato pianificato.”.

LA Presidente tirò un sospiro, alzando dalla sua sedia per dirigersi verso l’enorme finestra che mostrava Musutafu “Non abbiamo scelta allora…” disse. In qualsiasi altra situazione sarebbe stata irremovibile nel non rivelare la verità su Ryo alla polizia, ma la situazione era differente ora “Dovremo rivelare alla polizia tutto ciò che sappiamo.”.

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Capitolo 37
*** Capitolo 36: Argomento del momento ***


Capitolo 36: Argomento del momento 

“Secondo voi che Quirk possiede questa Spider-Woman?” Chiese Kaminari ai suoi compagni, tutti loro al momento nella loro classe ad aspettare che lezioni del giorno iniziassero, e nel l’aspettate avevano deciso di parlare dell’argomento del momento: Spider-Woman.

Era apparsa giusto la notte scorsa, ma era già diventata un argomento molto parlato, sopratutto tra gli studenti della UA.

“Se si fa chiamare ‘Spider-Woman’ allora non pensi che sia logico che abbia un Quirk collegato ai ragni?” disse Jiro, inarcando un sopracciglio “Sarebbe la cosa più logica, no,  Jamming Yay?”.

Kaminari tirò uno sbuffo “Non c’è bisogno di fare la sarcastica. Sì, certo, potrebbe avere un Quirk collegato ai ragni o roba del genere, ma se fosse qualcos’altro? Un Quirk non per forza collegato ai ragni ma che ricordi essi?”.

“Potrebbe essere” disse la sua Mina mentre sedeva sulla sua sedia “Dopotutto, se avesse davvero un Quirk collegato ai ragni non sparerebbe ragnatele dalle mani come nel video. Le sparerebbe dal sedere come qualsiasi ragno.” Disse l’ultima parte con un risolino.

“Che schifezza Mina!” Disse Hagakure ridendo, mentre faceva finta di avere dei conati di vomito anche se non si poteva vedere data la sua invisibilità, mentre Jiro rispose a quell’idea con uno sguardo disgustato mentre Kaminari si univa alle risate di Hagakure e Mina.

La discussione del Quirk di Spider-Woman, a quanto pare, era un pensiero condiviso da tutta la classe, dato che a parlare di ciò erano anche Midoriya, Uraraka e Iida.

“Quindi secondo voi che Quirk potrebbe avere questa Spider-Woman?” Uraraka chiese ai suoi due amici.

Iida si mise una mano sul mento, pensieroso “Bella domanda, Uraraka. Dal video che è stato mostrato lei sembra essere incredibilmente agile, veloce e forte, per non parlare anche di quelle ragnatele che ha sparato dalle mani.” Puntò lo sguardo verso Midoriya “Tu cosa ne pensi, Mido…”.

Si interruppe quando lui e Uraraka videro Midoriya occupato a mormorare tra sè e sè, molto sicuramente teorizzando i vari e possibili Quirk che Spider-Woman possedesse.

I due sorrisero divertiti e Uraraka pattò la spalla di Midoriya dicendo interrompendo il suo mormorio “Oh, uh, scusate ragazzi… lo stavo facendo di nuovo, eh?” disse Midoriya mettendosi una mano dietro la testa e sorridendo in maniera imbarazzata.

Uraraka ridacchiò “Non preoccuparti Deku, sai che non da fastidio. Sembra proprio che tu abbia parecchie idee sul possibile Quirk di Spider-Woman.”.

“Beh direi di non essere l’unico.” Dusse Midoriya guardando i suoi compagni di classe, tutti a discutere dello stesso argomento di cui loro tre stavano parlando.

“Non posso proprio farne una colpa. Un altra vigilante che appare subito dopo Honda? Non appaiono così in fretta l’uno dopo l’altro, dopotutto.”. Disse Iida a braccia conserte.

A sentire il cognome di Ryo, Midoriya spostò lo sguardo verso il banco di Bakugo, dove egli sedeva in quel momento. Non stava parlando con nessuno, come al suo solito. Era ancora teso per via della minaccia di Ryo come i giorni scorsi, ma meno del solito. 

“Direi che è un miglioramento…” pensò Midoriya con un sospiro.

Il suono della campanella, indicando l’inizio delle lezioni, interruppe i suoi pensieri e lui, insieme al resto dei suoi compagni, ritornò a sedersi al suo banco, mentre Aizawa entrò nell’aula. Avrebbero dovuto dirgli quello che avevano deciso di fare per il festival, e sperava che i preparativi per esso, almeno, avrebbero calmato ancor di più Bakugo.

Sperava.


Naomasa si trovava in quel momento nell’ufficio di di Kenji,il detective e il il capo della polizia che si guardavano in silenzio senza fare o dire nulla per attimi che larverò interminabili.

Il primo a parlare fu l’uomo con la testa di cane “Salve, detective” disse “Se è qui devo assumere che abbiate parlato con la presidente riguardo la nostra collaborazione, non è così?”.

Naomasa annuì “Sì capitano. Ci è voluto un po’ a convincerla… ma alla fine sono riuscito nell’intento: avrete tutte le informazioni su Honda e i suoi poteri. Niente escluso.”.

Kenji annuì, soddisfatto, per poi osservare con curiosità Naomasa “Presumo, tuttavia, che non avremo subito queste informazioni.”.

“Presumete bene.” Rispose Naomasa “Le informazioni su Honda sono… molte. E complicate. Quindi ci vorrà un po’ per organizzare suddette informazioni e poi consegnarvele.”.

Gli occhi di Kenji si chiusero a fessure “A quanto pare avete tenuto un bel po’ di roba nascosta.”.

Naomasa tirò un sospiro “Cercate di capire, capitano. Queste informazioni in possesso della commissione… è roba delicata. Se uscisse allo scoperto, se suddetto informazioni venissero scoperte dal resto della popolazione… sarebbe un disastro, si scatenerebbe il caos.”.

Kenji tirò un sospiro “Posso solo immaginarlo. Se avete tenuto nascosto suddette informazioni per così tanto ci sarà un motivo.”.

Naomasa annuì “Esatto. Ora se non vi dispiace, ho bisogno di andare. Ho altre cose da fare che richiedono la mia presenza.”.

“Certamente detective. Un ultima cosa, però” disse Kenji proprio mentre Naomasa stava per uscire dall’ufficio “Lei sa niente di questa… Spider-Woman?”.

“La nuova vigilante apparsa ieri notte? No, ne so quanto lei.”.

Kenji annuì, soddisfatto della risposta “Molto bene. Scusate la domanda, ma volevo esserne sicuro dato che sapevate cose riguardo Honda che non volevate rivelare. Sembrate sincero sul non sapere niente, quindi vi ringrazio.”.

Naomasa semplicemente annuì ed uscì dall’ufficio di Kenji, il silenzio che ritornò a governare in esso.


Miki, Kota e Tomoko si trovavano in quel momento nella camera d’ospedale di Shino, Yawara e Ryuko a far loro visita.

“Stai meglio, zia Shino?” Chiese Miki.

Shino sorrise “Beh, ho ancora qualche dolorino qua e là, ma tutto sommato sto meglio, sì.”.

“Siamo felici di sentirlo, zia Shino.” sorrise Kota.

Tomoko sorrise per poi puntare lo sguardo a Yawara e Ryuko “Voi due invece? State meglio anche voi?”.

“Decisamente meglio, grazie” annuì Yawara.

Ryuko sorrise un sorriso “Un po’ dolenti, certo, ma non quanto Shino.”.

“Ah ah, molto divertente.” Rise fintamente Shino, mentre roteava gli occhi con un sorriso affettuoso.

“Avete sentito di ciò che è successo ieri notte?” Disse d’un tratto Kota, attirando l’attenzione dei vari presenti.

“Ieri notte?” Chiese Shino confusa.

“Sì! Hi visto stamattina in tv che ieri sera Kamui Woods è stato salvato da una nuova vigilante! Si fa chiamare Spider-Woman!” Continuò Kota, con Miki che puntò gli occhi verso di lui.

“Oh, lei.” Disse Yawara “Abbiamo sentito di lei dalla televisione della nostra stanza. Sembra che ultimamente i vigilanti spuntino come funghi.”.

“Effettivamente…” disse la sua Ryuko “Ma bisogna ammettere che ha stile.”.

“Poi, dalle battute che ha sparato durante il combattimento, sembra abbia anche un buon senso dell’umorismo.” Rise Tomoko “Stavo quasi per scoppiare a ridere per come ha preso in giro quel grosso Villain.”.

“È stata così figa! Era così forte e così veloce, prima si trovava lì, poi lì, poi ha dato quei calci e quei pugni e…” disse Kota iniziando a imitare le mosse di Spider-Woman, mentre Miki dovette trattenere un risolino sapendo che il fratellino stava imitando lei senza che lui lo sapesse “E tu zia Shino, cosa ne pensi?” Disse Kota.

Shino tirò un sospiro “Penso che questa Spider-Woman… non sappia cosa faccia. Certo, sono grata che abbia salvato la vita a un nostro collega, ma da come si muoveva doveva esser la prima volta per lei. Per me dovrebbe smetterla prima che lei o qualcun’altro si faccia del male.”.

Miki rabbrividì internamente, non sapendo cosa pensare a quella… critica. Chissà cosa avrebbero pensato se loro sapessero che LEI era Spider-Woman, che si trovava in quel preciso momento con loro in quella stanza.

“E tu Miki?” Chiese poi Kota, facendo sobbalzare Miki e attirando la sua attenzione “Sei rimasta in silenzio fino ad adesso. Che cosa ne pensi di lei?”.

“Io?” Ripetè Miki grattandosi la testa, presa di sorpresa da quella domanda. Cosa pensava praticamente di… beh, se stessa? Tanto valeva dire la prima cosa che le veniva in mente “Mah, non ho grosse opinioni su di lei. Insomma, è apparsa solo una volta, dovremmo vedere cos’altro farà in futuro per avere un opinione completa su di lei.” Mentì.

Kota semplicemente annuì con uno sguardo un po’ confuso, sguardo condiviso da gli altre persone nella stanza ma non ci fecero troppo caso, e ricominciarono a parlare di nuovo tra loro, di quale argomento non lo sapeva, dato che era troppo presa dai suoi pensieri in quel momento, pensando a ciò che era stato detto su di lei da suo fratello, sua zia e i suoi compagni di squadra. Beh, finora le opinione sembravano positive, apparte forse quella di sua zia. Non sapeva cosa pensava il resto della popolazione invece, ma sapeva che al momento lei… beh, Spider-Wonan era l’argomento del momento. Era abbastanza imbarazzante come cosa. Pensò a quanto sua zia aveva detto: che diceva smetterla prima che lei o qualcun’altro si facesse male.

“Beh… ho iniziato proprio per impedire che altri si facessero male. Non mi importa se mi farò male io per proteggere gli altri.” pensò Miki “Quindi… non credo proprio che smetterò. Scusa zia. Ma non smetterò questa cosa… ho questo potere… e non lo usai per salvare loro…” il suo sguardo di fece leggermente scuro “dunque… l userò per salvare gli innocenti. Chiunque abbia bisogno.”.


Era notte. E Ryo non riusciva a dormire.

Dopo aver parlato con V era andato a fare scorte di cibo, e mentre faceva ciò non poteva non notare come tutti stessero parlando della stessa cosa: Spider-Woman.

Spider-Woman qui, Spider-Woman lì.

Ogni menzione di Spider-Woman non fece altro che far ricordare a V i brutti incontri che la sua specie e i sé alternativi ha avuto con le varie Spider-Persone facendole innervosire ed arrabbiare ancora di più, e di conseguenza anche Ryo si stava innervosendo. Sentir parlare così tanto di Spider-Woman non faceva altro che farlo preoccupare e fargli pensare a quello che sarebbe accaduto se mai l’avessero incontrata, come sarebbe andato a finire un loro scontro… se sarebbero stati separati o, addirittura, o uccisi da lei.

Si alzò dal letto. Non riusciva a dormire. Tanti pensieri. Troppi pensieri.

Si avvicinò alla finestra, osservando la città ed il cielo notturno.

Era passato fin troppo tempo da quando era stato là fuori come Venom, a volteggiare per il cielo, a proteggere gli innocenti e a dare la caccia ai Villains e ai criminali.

Aveva così tanta voglia di…

“Ryo…” la voce di V interruppe i suoi pensieri “Ti manca andare là fuori? A portare giustizia?”.

“Sì.” Rispose semplicemente Ryo.

“Manca anche a me. Andiamo là fuori. Siamo stati abbastanza senza fare niente. È tempo che Venom ritorni in esca. Ci gioverà. Sopratutto con lo stress che stiamo provando ora. Andiamo fuori, Ryo. Beviamo il chiaro di luna. Andiamo fuori.”.

Ryo annuì, un sorrise che gli si dipinse in volto “Okay…” iniziò ad aprire la finestra, mentre il suo corpo iniziò ad essere ricoperto dal simbionte, finché non si trasformò del tutto in… Venom “Andiamo!”.

Sparò dalla mano un tentacolo che andò ad attaccarsi ad un palazzo, ed iniziò a volteggiare via, a saltare da palazzo in palazzo.

Gli era mancato questo. Il vento che gli accarezzava il corpo, saltare e volteggiare di palazzo in palazzo… era tutto così magnifico.

D’un tratto i suoi occhi si posarono su un gruppo di quattro persone che entravano furtivamente in una banca.

Perfetto.

Una rapina.

Sorrise mostrando i denti affilati.

Capitavano al momento giusto.

Avrebbe fermato un crimine E li avrebbe usati per calmare lo stress che stava provando al momento.

Una vittoria per tutti… beh, tranne per i rapinatori ovviamente.


“L’allarme è disinnescato! Possiamo entrare!” Disse uno dei rapinatori che, come i suoi compagni, indossava un passamontagna per nascondere la sua identità. Entrarono furtivamente nella banca, guardandosi intorno. Vi era solo silenzio. Avevano avuto una vita abbastanza miserabile fino ad allora, e avevano formato quel loro gruppo molto anni ordino per poter andare avanti. Facevano semplice rapine, abbastanza per portarsi qualcosa da mangiare a fine giornata, e si erano ripromessi di non uccidere mai nessuno durante le loro rapine.

Ma questo sarebbe stato il loro colpo più grande, quello che li avrebbe portati alla bella vita. Avevano pianificato questo colpo per mesi,  sapevano come muoversi e cosa fare. Nella stanza più in là vi era la camera blindata che avrebbero depredato fino all’ultima banconota e sarebbero stati ricchi da far invidia a chiunque. Nel momento in cui degli Heroes si sarebbero presentati sarebbe già stato troppo tardi e loro sarebbero già andati via col denaro. In caso avessero incontrato qualcuno avrebbero usato i loro taser, dei bastoni di metallo, per metterli fuori gioco. Non ucciderli, semplicemente farli svenire. Nessuno si sarebbe fatto male con quel colpo, ne loro ne nessun altro.

Mentre continuavano verso la camera blindata un rumore di qualcosa che atterrava dietro di loro li fece voltare, e vedendo chi si trovava dietro di loro spalancarono gli occhi.

“Ohhhhh, guarda guarda!” Venom disse sorridendo e mettendo in mostra i denti affilati.

Il violento vigilante che aveva mietuto così tante vittime tra i criminali di Musutafu era lì, davanti a loro.

Mai avrebbero immaginato che se lo sarebbero trovati davanti, che avrebbero attirato la sua attenzione, dato che fino ad ora avevano solo causato rapine, con nessuno mai morto durante esse. E poi ultimamente sembrava essere sparito nel nulla, quindi pensavano che non lo avrebbero mai incontrato quella notte, che sarebbe stata quella del loro più grande colpo.

Col panico che invase i loro corpi, uno di loro urlò “ANDIAMO COI TASER!” irarono fuori le loro armi, pregando che sarebbero state abbastanza per metterlo KO. Lo attaccarono insieme, i loro taser che gli toccarono il corpo e circondandolo di elettricità.

“Ohhhhh, prude!” Rise Venom, la sua risata che mostrava chiaramente che non gli stavano facendo niente “Avete scelto la nottata sbagliata per rapinare una banca! Siamo tornati in azione e siamo anche abbastanza nervosi! Ci serve giusto un ottimo anti stress, e voi fate al caso nostro!”.

Queste parole non fecero altro che far crescere il terrore nel cuore dei quattro uomini.

Uno di loro fu preso per la gamba e fu sbattuto contro il suolo così duramente che i suoi tre compagni poterono sentire chiaramente le ossa del suo corpo spezzarsi, spina dorsale compresa.

Venom si lanciò subito contro gli altri, non dando loro neanche il tempo di razionalizzare quando era appena successo, e prese un altro per il collo, lanciandolo violentemente contro il muro, la testa che andò a sbatterci con un sonoro CRUNCH, il cranio che si ruppe immediatamente.

Si lanciò poi verso il terzo, che aveva tentato di attaccarlo col suo taser, sbattendolo violentemente al suolo e spaccandogli la mano che teneva il taser e facendolo urlare. Venom, con la mano libera, gli prese la testa e con un sonoro SNAP gli spezzò l’osso del collo.

L’ultimo rapinatore osservò con terrore, rabbia e dolore quanto era appena accaduto. I suoi compagni, i suoi amici… morti, così in fretta che faceva fatica a comprenderlo.

“Bastardo… bastardo…” iniziò a sussurrare “MALEDETTO BASTARDOOOOOOO!” Di lanciò contro Venom per colpirlo col taser, ma Venom con uno schiaffo alla mano gli fece cadere l’arma e lo prese per il collo.

“Rapinare una banca e pensare di farla franca? Tsk, tsk, voi criminali non imparerete mai.” Disse Venom alzando in aria l’ultimo rapinatore.

“Maledetto… maledetto… non stavamo facendo male a nessuno! Avevamo intenzione di tapinare questa banca senza far male a nessuno!” Urlò il rapinatore.

“Rapinare rimane pur sempre un crimine, non importa di quale portata” disse Venom con nonchalance “E noi puniamo ugualmente qualsiasi crimine” avvicinò il suo volto a quello del criminale “Credo tu sappia ciò cosa significhi, vero?”.

Il criminale sbarrò gli occhi “No…”.

“Oh sì… sai, tutto questo movimento ci ha messo fame. E tu… sembri parecchio gustoso al momento.”.

“No, no, no, no!” Tentò di divincolarsi, liberarsi. Ma era tutto inutile.

Venom spalancò le fauci “ORA DI CENA!” Urlò e le chiuse intorno alla testa del criminale, mangiandogliela.


Venom buttò a terra il corpo del quarto e ultimo criminale. “Sono stati un ottimo anti stress, lo ammetto. Ma non credo basti… vero, V?”.

“Questo è sicuro, Ryo.”.

“Andiamo allora” disse Venom uscendo dalla finestra da cui era entrato “La notte è ancora giovane… e ci sono ancora tanti crimini da fermare!” E saltò via.

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