Sonadow-tober di Hades_sama (/viewuser.php?uid=827061)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Notte al Cinema ***
Capitolo 2: *** Osservando le Stelle ***
Capitolo 3: *** Zucca ***
Capitolo 4: *** Magia ***
Capitolo 5: *** Sala da Ballo ***
Capitolo 6: *** Appuntamento Romantico ***
Capitolo 7: *** Fantasmi ***
Capitolo 8: *** Avventura ***
Capitolo 9: *** Vampiro ***
Capitolo 10: *** Medioevale ***
Capitolo 11: *** Picnic ***
Capitolo 12: *** Pirati ***
Capitolo 13: *** Riccio Mannaro ***
Capitolo 14: *** Fiori ***
Capitolo 15: *** Sognando ***
Capitolo 16: *** Infestato ***
Capitolo 17: *** Negozio di Caffè ***
Capitolo 18: *** Travestimento ***
Capitolo 19: *** Paura ***
Capitolo 20: *** Famiglia ***
Capitolo 21: *** Gelato ***
Capitolo 22: *** Universo Alternativo ***
Capitolo 23: *** Temporale ***
Capitolo 24: *** Autunno ***
Capitolo 25: *** Cimitero ***
Capitolo 26: *** Pozione ***
Capitolo 27: *** Tramonto ***
Capitolo 28: *** Memoria ***
Capitolo 29: *** Streghe ***
Capitolo 30: *** Scherzetto ***
Capitolo 31: *** Costume ***
Capitolo 1 *** Notte al Cinema ***
1
Prompt:
Movie
Night
Personaggi: Amy Rose, Shadow the
Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: universo
Sonic Boom
Genere:
Fluff, Slice of life
Numero
Parole: 563
Sonic era ancora con lo sguardo perso nel vuoto,
ritto come un
palo davanti alla sala di proiezione quando una spallata poderosa gli
fece
riprendere coscienza di sé, facendolo impattare faccia al
suolo. Bel modo di
riprendersi dalla serata.
Se il suo
primo istinto fu quello di sollevarsi di scatto,
piazzarsi baldanzoso davanti al tizio che aveva osato far schiantare il
suo
bellissimo viso a terra e chiedere il motivo del suo gesto (magari con
una
bella battuta o frase ad effetto), quando delle scarpe luminose a lui troppo famigliari gli passarono davanti,
beh, credette che l’intera sua pelliccia avesse assunto un
colore rosso rubino,
tanto era l’imbarazzo che stava ancora provando. Davvero non
riusciva a
spiegarsi come era potuto succedere!
La serata
era iniziata piuttosto bene; già il fatto che Eggman non
avesse voluto – per una volta – attaccare il
villaggio era una novità per
tutti. Girare un film che raccontasse… qualcosa (Sonic non
aveva prestato molta
attenzione al tema) era ancora più straordinario. Tutti
erano in fermento.
Entrati
nella sala di proiezione, l’eroe e i suoi amici si erano
seduti in prima fila, eccitati all’inverosimile per quella
novità, ed anche
pronti ad aspettarsi di tutto da quella vecchia volpe del dottore:
chissà cosa
aveva progettato questa volta. Che ne sapeva il riccio blu, magari
durante la
proiezione uno dei mostri avrebbe improvvisamente preso vita e sarebbe
uscito
dalla pellicola, iniziando ad attaccare gli abitanti emettendo un
ruggito
spaventoso. Sonic tremò eccitatissimo all’idea.
Quando le
luci della sala si spensero, il porcospino si mise sul
chi-va-là, prontissimo a fermare un qualsiasi attacco della
sua nemesi.
A
metà film si rese conto che non c’era alcun piano
malvagio
dietro a quella proiezione, e per quanto molta gente avesse manifestato
il
proprio interesse (chi con fischi, chi con versi di stupore e/o
apprezzamento,
non ci aveva prestato troppa attenzione) il genere non era per nulla di
suo
gusto. Osservò alla sua sinistra, annoiato dalla situazione,
e vide Amy
completamente assorta dalle immagini e dalla storia. Uno sbadiglio
sonoro gli
uscì dalla gola mentre portava la propria attenzione al
volto proiettato di
Eggman con un parrucchino a dir poco ridicolo: un brivido di disgusto
gli fece
rizzare tutti gli aculei sulla testa. Non avrebbe dato più
la sua attenzione a
quella buffonata.
Si
appoggiò con fare imbronciato alla spalla della sua amica,
buttando la testa sulla destra e strusciando il muso sulla pelliccia
morbida e
calda. Sentì i muscoli della compagna irrigidirsi, mentre un
verso più simile
alle fusa di un gatto gli uscì dalla gola, chiudendo gli
occhi ed
accoccolandosi meglio che poté e inspirando a pieni polmoni
il profumo di
lavanda che aleggiava leggero nell’aria.
Quando la
luce si riaccese, disturbando il suo riposo, l’unica
cosa che percepì fu il rivolo di saliva che gli scendeva
dalla bocca e la voce
entusiasta di Amy Rose ALLA SUA SINISTRA. Sonic si irrigidì
di colpo: ma allora
su chi aveva… la testa gli cascò di colpo per la
perdita dell’appoggio e degli
aculei neri furono l’unica cosa che la mente terrorizzata
registrarono, prima che l’istinto di sopravvivenza del
riccio blu gli fecero imboccare l’uscita a
velocità supersonica.
Ed ora
eccolo lì, con il corpo che andava a fuoco per essersi
appisolato come un bambino sulla spalla di Shadow the Hedegehog, e
questi che
lo superava come se nulla fosse.
Non gli
avrà mica sbavato sulla pelliccia???
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Capitolo 2 *** Osservando le Stelle ***
2
Prompt:
Stargazing
Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto: Sonic X
– saga dei Metarex
Genere: Malinconico
Numero
Parole: 499
Dopo l’attacco da parte di
Shadow e Rogue alla loro nave
spaziale e la terribile scoperta riguardante la piccola Cosmo, gli
animi di
tutti erano presi dall’angoscia e dallo sconforto. Era
davvero una situazione
terribile…ma non per lui.
Per Shadow la sua sola esistenza era
una situazione terribile.
Essere per lo spazio, senza ricordi, sapere chi fosse e per cosa fosse
nato,
era un qualcosa di insostenibile e che gli lasciava l’amaro
in bocca. Sentiva
la frustrazione aggrottargli sempre più le sopracciglia e
indurirgli lo
sguardo. Percepiva il potere del Chaos crescere sempre più,
logorandolo,
facendogli desiderare la distruzione di tutto, di qualunque cosa o
persona che
gli capitasse a tiro. Per questo era stato più che
soddisfatto nel distruggere
i Metarex: avrebbe sfogato la sua costante rabbia, la sua sete di
distruzione,
l’avrebbe appagata per qualche istante facendolo precipitare
nell’oblio che lui
no, non era un signor nessuno senza alcun motivo d’esistenza.
Ma la sensazione di esistere era
troppo fugace, e la
frustrazione lo raggiungeva subito, intrappolandolo con catene che
diventavano
sempre più difficili da spezzare.
Tuttavia c’era una cosa che
riusciva ad annichilire le altre
emozioni, facendolo sentire libero: le stelle. Osservare quelle piccole
luci,
dai colori brillanti e diversi in base alle varie nebulose che
attraversavano o
all’intensità con cui brillavano, percepire quanto
fossero immense in confronto
a lui e indovinare la loro età, immaginando il momento in
cui avrebbero
raggiunto l’apice e avrebbero estinto la loro vita in
un’esplosione che avrebbe
modificato una parte di quel cosmo...tutto ciò gli dava un
senso di nostalgia,
ma non era amara. No: era piacevole.
Un rumore di passi lo fece rinsavire
dall’idillio a cui si
era abbandonato e in un istante una presenza divenuta famigliare
apparve al suo
fianco, con uno sguardo misto tra il preoccupato e il beffardo.
«Non
sei mai stato un tipo socievole, vero Shadz?»
Il riccio nero roteò gli
occhi cremisi, esasperato da quella
fastidiosa esistenza che si allargava troppo per i suoi gusti. Non
rispose alla
domanda; si limitò a volgere ancora l’attenzione
alle stelle, ignorando il
nuovo arrivato.
Sonic dal canto suo si aspettava una
reazione simile e si
passò un dito sotto il naso con aria beffarda, come per dire
“Visto Sonic,
nemmeno ti risponde, proprio come ti aspettavi”. Chiuse gli
occhi come per
darsi una pacca sulla spalla, compiacendosi di essere in grado di
anticipare
quel faker.
Portò gli occhi alle
stelle e un pensiero gli sfuggì dalle
labbra come un sussurro:
«Più
di una volta le stelle ci hanno visto combattere
assieme…»
Quelle parole, pronunciate forse
più a sé stesso che per
fare conversazione, scossero l’animo di Shadow come nulla era
riuscito a fare
fino a quel momento: il cuore perse un battito mentre la testa
iniziò a pulsare,
come se qualcosa stesse spingendo per uscire fuori, dando un segno che
esisteva. La malinconia gli punse la bocca dello stomaco, mentre la
possibilità
che forse un ricordo stesse
bussando
alla porta della sua mente gli fece inumidire gli occhi.
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Capitolo 3 *** Zucca ***
3
Prompt:
Pumpkin
Personaggi: Knuckles the Echidna,
Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto: post Sonic
Adventure 2
Genere: Commedia,
Slice of life
Numero
Parole: 504
Shadow
osservava con aria disgustata la zucca intagliata che
quella peste di Sonic gli aveva piazzato sul tavolo della cucina
– la sua
pulitissima cucina – che ora pareva il peggior set da un film
splatter di serie
Z. Una vena iniziò a pulsare pericolosamente sulla fronte
del riccio nero, promessa
di atroci sofferenze per chiunque gli fosse capitato a tiro.
Probabilmente
Knuckles percepì la minaccia di morte che aleggiava
per la stanza, perché difatti si precipitò a dire
che avrebbero ripulito tutto,
strattonando in malo modo il braccio di Sonic completamente ignaro
– o che
volutamente ignorava – il pericolo.
Come ci
era finito in quella situazione?
Ricordava
di essere nell’appartamento dell’neo agente G.U.N.,
riabilitatosi agli occhi del presidente per il suo sacrificio nel
salvare la
Terra e l’umanità. Parlando –
più lui e Sonic in effetti – si erano messi a
rivangare l’avventura appena vissuta e l’echidna
stava raccontando di come con
grande abilità avesse recuperato i frammenti del Master
Emerald a Pumpkin Hill,
non facendo mancare dettagli sul quel luogo lugubre. Al che Sonic era
scoppiato
a ridere, dicendo che quello sarebbe stato il luogo perfetto per
organizzare la
festa di Halloween di quell’anno.
La
domanda che Shadow rivolse loro gelò i due amici: che
cos’era
Halloween?
Gli occhi
di Sonic si illuminarono e questi iniziò a spiegare al
riccio nero come fosse divertente Halloween, del festeggiare assieme in
maschera, di andare casa per casa a chiedere dolcetti altrimenti si
pagava
pegno con degli scherzetti innocenti – o non troppo. Del
cercare di spaventarsi
a vicenda. Di come il tutto fosse a tema horror, con mostri,
spettri…perfino il
cibo, che aveva come ingrediente principale appunto le zucche.
Al che le
iridi di Shadow si spostarono per un istante verso la
porta della cucina. Un gesto impercettibile ma che non
sfuggì all’essere più
veloce della Terra, che gettò lo sguardo in quella direzione
e un sorriso
sghembo gli apparve in volto, mentre una malsana idea gli
balenò in testa. Con
fare allegro annunciò che avrebbe fatto vedere al faker
perché le zucche
fossero così importanti ad Halloween, e mentre gli altri due
realizzavano
quello che il blu aveva detto, questi era già nella sala
incriminata, dove sul
tavolo centrale torreggiava una grossa zucca con tanto di asse da
lavoro e
coltello già preparati.
Prima che
la forma di vita definitiva potesse fare qualcosa, Sonic
aveva già iniziato ad intagliare, strappare e maciullare con
poca grazia e con una
eccessiva velocità la propria cena, buttando per tutta la
cucina semi, polpa e
perfino la scorza.
Il
risultato fu una zucca dal volto dubbiamente inquietante, un
riccio blu soddisfatto del proprio lavoro di scultura,
un’echidna che cercava
di evitare il peggio – e la propria morte – ed un
porcospino nero dai palesi
istinti omicidi.
Tuttavia
fu il turno di Shadow di sogghignare con fare
inquietante, mentre afferrava il coltello abbandonato da Sonic e
affermava con
sguardo folle:
«Fammi
vedere se ho capito appieno lo spirito di Halloween.»
In vita
sua, Sonic non aveva mai visto Knuckles riuscire a stargli
dietro nella corsa.
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Capitolo 4 *** Magia ***
4
Prompt:
Magic
Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto: finale di
Sonic the Hedgehog (2006)
Genere:
Fluff, Shonen-ai, Slice
of life
Numero
Parole: 500
I fuochi
d’artificio illuminavano i ponti e i canali della
città
di Soleanna, colorando gli edifici che tanto gli erano sembrati tristi
durante
il giorno. Quello spettacolo magnifico gli tolse il fiato, ma per Sonic
the
Hedgehog qualsiasi meraviglia lo diventava ancora di più con
una bella corsa:
difatti eccolo che correva a perdifiato lungo i canali, cercando di
anticipare la
prossima esplosione dei fuochi artificiali per poter vedere meglio
l’apice
della loro bellezza. Fu così che, mentre superava la barca
cerimoniale al
centro del fiume per raggiungere il ponte più alto e poter
ammirare meglio il
tutto, lo vide.
Shadow
era sempre stato un tipo solitario e schivo, ma mai si
sarebbe aspettato di trovarlo in mezzo ad una festa. Eppure eccolo
lì,
appoggiato al cornicione di ferro di uno dei ponti che attraversavano
l’immenso
canale, intento ad osservare a braccia conserte lo scorrere lento
dell’imbarcazione.
I multicolori dei fuochi che rilucevano sulla pelliccia nera, rendendo
il suo
profilo ancora più bello.
Sonic
deglutì appena realizzò la cosa: da un
po’ di tempo il
rivale non gli era indifferente, ma nemmeno sotto tortura lo avrebbe
ammesso…o
confessato. Nonostante il tempo passato, Shadow non era ancora riuscito
a
dimenticare gli avvenimenti dell’ARK, e ciò gli
impediva di avvicinarsi troppo
agli altri – o di lasciarsi avvicinare.
Il riccio
blu gli si affiancò con fare indeciso –
strano per
lui – e si appoggiò al corrimano con gli
avambracci, dicendo più a sé stesso:
«Sembra
un posto magico.»
La forma
di vita definitiva parve accorgersi solo in quell’istante
della presenza dell’altro, ma fu la frase che gli
provocò una piccola fitta al
cuore.
Maria diceva
sempre che la Terra era magica.
Fu allora
che un ricordo in particolare gli balenò alla mente, un
qualcosa che la sua sorellina era solita fare. Osservò con
la coda dell’occhio
il riccio al suo fianco, con ancora lo sguardo perso sul paesaggio
illuminato.
Perché no.
«Vuoi
provare un trucco di magia?»
Il faker
gli rivolse la faccia più stranita e buffa che Shadow gli
avesse mai visto – e negli anni ne aveva viste molte. Riprese
a parlare quando
vide di avere tutta l’attenzione di Sonic:
«Devi
solo chiudere gli occhi.»
«Hai
intenzione di tirarmi un pungo appena lo faccio, così per
magia avrò un occhio nero?»
La
risposta sghemba che l’altro gli lanciò lo fece
ridere
sommessamente, per poi rivolgergli uno sguardo addolcito.
Fidati.
Sonic
sperò che i fuochi nascondessero il rossore che sentiva
avergli imporporato le guance, per poi sporgersi un poco in direzione
di Shadow
e chiudere gli occhi.
Quello
che sentì di seguito fu un fruscio, uno smoversi di vento,
del fiato caldo solleticargli al pelliccia del viso e delle labbra
calde
appoggiarsi delicatamente sulla sua gota in un casto bacio. Il
velocista ebbe
un piccolo sussulto, ma si godette appieno quel contatto.
Come
Shadow si staccò, il riccio blu lo placcò schiena
contro il
corrimano, schiacciandosi contro il petto affannato e morbido,
sogghignandogli con
voce roca a fior di labbra:
«Vuoi
vedere un’altra magia?»
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Capitolo 5 *** Sala da Ballo ***
5
Prompt:
Ballroom
Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto:
post Sonic Force
Genere:
Fluff, Shonen-ai, Slice
of life
Numero
Parole: 579
Shadow
seguiva in silenzio la figura del faker che gli stava pochi
passi davanti, passando per i vicoli ricolmi di macerie che la guerra
appena
conclusasi aveva disseminato, monito della potenza di fuoco di Eggman.
I molti
operai e civili che li incrociava li salutavano grati e
sorridevano ai loro
eroi: alla forma di vita definitiva non importava. Si limitava a
guardare quei
poveri villici che cercavano di tornare ad una normalità a
loro strappata – per
l’ennesima volta – dalla brama di conquista del
dottore. Ma tutto ciò perdeva
di significato, perché Sonic lo stava scortando alla sua
prossima missione; il
riccio blu era stato criptico, e il suo silenzio e nervosismo lo
stavano mettendo
in allarme. Che razza di incarico era?
Giunti
dinnanzi ad un grande edificio dalla facciata in rovina,
Sonic scavalcò i massi che intasavano l’ingresso e
fece cenno di seguirlo
dentro. Percorso un ampio atrio, si avventurarono per un corridoio buio
e
rovinato, fino a giungere ad una porta. Il velocista prese un profondo
respiro,
deglutendo a vuoto, e aprì.
Shadow
vide una grande sala con vetrate a soffitto, dei tavoli tondi
ammassati ai lati e ricoperti di teli protettivi. Polvere e qualche
calcinaccio
ricoprivano il parquet ancora tirato a lucido. Inarcò un
sopracciglio e rivolse
uno sguardo interrogativo al rivale.
Sonic si
grattò la nuca con fare rassegnato, il tipico sorriso
sghembo che perdeva d’intensità:
«È
una sala da ballo.»
«…»
«…e
qui si terrà una festa per la sconfitta di Eggman.»
Il riccio
nero sentì le mani bruciargli tanta era la rabbia che lo
stava assalendo. Ringhiò:
«E
tu mi hai portato qui per…»
«…per
insegnarti a ballare! – Sonic puntò
l’indice sul naso dell’altro
– Perché sono sicurissimo che tu non lo sai fare,
ed in questo modo non te ne potrai
andare come tuo solito senza salutare.»
Il riccio
blu sorrise trionfale allo sguardo stralunato del
rivale, che aveva retratto la testa come un gatto, terribilmente a
disagio per
il suo comportamento insensato.
Shadow
non ebbe il tempo di dire alcunché che si sentì
trascinare
per la vita e d’istinto portò le mani avanti:
prontamente la destra venne
afferrata dall’altro, mentre la sinistra si
schiantò contro il suo petto
chiaro. Arrossì vistosamente, iniziando a protestare e
dimenandosi per
liberarsi, ma Sonic sapeva che l’altro avrebbe reagito, e
aveva reso salda la
presa.
Più
per rassegnazione, la forma di vita definitiva fu costretta ad
arrendersi, mentre il velocista, soddisfatto, iniziava a muovere i
primi passi
di un lento, portando l’altro a seguire il suo ritmo. Se
dapprima i movimenti
di Shadow erano goffi e rigidi, mano a mano divennero sempre
più fluidi e
sciolti, tanto che i due presero a guardarsi negli occhi, mentre il blu
li
faceva roteare nella sala.
«Sonic
attento!»
Il
velocista scartò di poco il tavolo contro cui si stava
schiantando con una rapida piroetta, forse troppo
rapida. Il piede poggiò sopra l’angolo
di uno dei teli di stoffa, facendo l’effetto
di una saponetta bagnata: scivolò con poca grazia addosso al
povero Shadow che
in balia degli eventi si trovò schiena a terra e un
bernoccolo sul mento.
Come
Sonic si sollevò di dosso per vedere come stesse
l’altro si
bloccò di colpo, rendendosi conto di essergli sopra.
Durò solo un attimo lo
smarrimento, poi le sue labbra si fiondarono avide su quelle del riccio
nero,
che nonostante l’irrigidimento iniziare ricambiò
con la medesima passione.
Del ballo
non gli era mai importato, ma quel tipo di danza stava
cominciando a piacergli.
Angolo dell’Autrice:
Io ci provo
a stare nelle 500 parole, come mi ero prefissata…ma
l’essere
prolissa non aiuta T^T
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Capitolo 6 *** Appuntamento Romantico ***
6
Prompt:
Date Night
Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto: Sonic Boom
Genere: Romantico,
Slice of life
Numero
Parole: 510
Da quel
preciso momento Sonic decise che non avrebbe mai più
giocato a “verità o penitenza”. Quel
maledetto gioco lo aveva cacciato in quella
situazione – non che Knuckles fosse stato clemente quando gli
aveva imposto “chiedi
di uscire a Shadow”.
In
verità si chiedeva come fosse ancora vivo: come tutti
sapevano,
Sonic non si tirava indietro davanti a niente e fu così che,
con sette camice
sudate, si presentò davanti al rivale con il volto
più imbarazzato che avesse
mai messo su. Inutile dire che la testa della forma di vita definitiva
fumò di
rabbia non appena sentì quel bizzarro invito, ma poi parve
chetarsi e con fare
quasi annoiato rispose che non aveva nulla da fare e lo avrebbe
aspettato sulla
spiaggia dall’altra parte dell’isola. Quella
stessa sera.
Sonic non
poteva credere che il riccio nero avesse accettato così
docilmente quella sua assurda richiesta, men che meno avesse voluto
vederlo
subito: il luogo poi, lo preoccupava parecchio. Ma sì, non
c’era nessun problema
nell’avere un appuntamento con il proprio eterno rivale, soli
soletti, SULLA
SPIAGGIA.
Un
brivido gli percorse la schiena, mentre correva verso il luogo
designato: mica lo voleva affogare???
Arrivato,
Sonic vide Shadow già seduto sulla spiaggia, una giacca
dal cappuccio di pelliccia sintetica adagiata sulle spalle. Osservava
l’orizzonte,
dove il sole stava iniziando a calare, creando una luce magenta che
tinse la
sabbia di arancio e cremisi.
«Vieni.»
Solo
allora Sonic si rese conto di aver trattenuto il fiato fino a
quel momento, rigido ancora nel punto dove aveva fermato la sua corsa.
Quello che
stava vedendo gli aveva fatto perdere un battito.
Fece quel
che gli era stato chiesto e si accomodò vicino al riccio
nero, stringendo le braccia attorno alle gambe, osservando quel
meraviglioso
tramonto.
Un
profumo a lui troppo famigliare lo distolse da quella visione,
e dinnanzi a lui apparve un chillidog ancora caldo. Gli occhi gli si
illuminarono, mentre prendeva in modo adorante la pietanza:
azzannò il panino,
rivolgendo uno sguardo di immensa gratitudine a Shadow. Questi nemmeno
lo
guardava, i suoi occhi erano immersi in quei colori che si diluivano
sul quel
manto cristallino.
Il riccio
blu lasciò il boccone a metà, non riuscendo a
capire il
comportamento criptico dell’altro. Non aveva praticamente
parlato – non che fosse
un chiacchierone – ma non lo aveva nemmeno insultato o
disprezzato come al
solito. Tutto quello che era stato capace di fare era guardare il sole
che
stava scomparendo.
Un rivolo
di vento gli fece rizzare la pelliccia; si strinse nelle
spalle mentre divorava la rimanenza del chillidog. Ebbe solo il tempo
di
pensare che era stato uno stupido a non prendere una giacca, che le sue
spalle
vennero coperte da della stoffa calda. Si girò verso Shadow,
che si stava
nuovamente sedendo, ed arrossì vistosamente per la premura
che gli stava
riservando. Tuttavia il vento si stava alzando…
Shadow
non fece in tempo a sistemarsi meglio sulla sabbia che Sonic
gli si accoccolò contro, la testa appoggiata alla spalla e
la giacca che
copriva la schiena di entrambi. Ora si che era tutto perfetto.
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Capitolo 7 *** Fantasmi ***
6
Prompt:
Ghosts
Personaggi: Knuckles the Echidna,
Miles Tail Prower,
Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Sorpresa
Contesto: Sonic the
Hedgehog (2006)
Genere: Comico,
Sovrannaturale, What if?
Numero
Parole: 499
Dopo aver
sconfitto la creatura di fuoco ed aver recuperato il
secondo smeraldo del Chaos, indispensabile per poter effettuare il
Chaos
Control e poter tornare al presente, Sonic e Shadow si misero di fronte
l’uno
all’altro con le gemme in mano, pronti a realizzare il
miracolo.
Tuttavia
il riccio nero ebbe come un sussulto, e si volse di
scatto dietro di sé, come ad aver percepito
qualcosa… e Rouge sapeva che l’intuito
del collega non sbagliava mai, per questo si sollevò in
volo, pronta ad
attaccare. Ciò allarmò anche il resto del gruppo,
che si mise in guardia. Qualsiasi
cosa stesse arrivando, non li avrebbe colti impreparati.
Non tutti
erano pronti a quello che successe: mentre l’aria si
caricava di elettricità, una cappa pesante apparve nel
vulcano, rendendo l’ambiente
ancora più opprimente. Del fumo nero iniziò a
sollevarsi in un punto poco
distante da loro, fuoriuscendo dal terreno ed addensandosi in un
piccolo
vortice che pareva avere una vita propria. Una massa informe venne a
crearsi
sotto gli occhi increduli e inquietati degli eroi: questa si contorse
su sé stessa,
per poi stirarsi ed assottigliarsi sempre più, fino a che
dalla pece e fumo non
apparve un essere dalle fattezze tanto famigliari quanto il riccio nero
che,
appena intuito cosa stesse succedendo, aveva indurito lo sguardo in una
smorfia
di fastidio e disprezzo. Gli occhi furenti di Shadow the Hedgehog si
scontrarono con quelli vuoti e gelidi di Mephiles the Dark.
Tutto era
teso, persino la lava del vulcano pareva aver cessato il
suo ribollire. Non un suono.
«Due
Shadow??? SONO IN PARADISO?!»
Tutti,
perfino lo spettro appena apparso si volarono verso Sonic –
eccitato come un bambino il giorno di Natale – con occhi
sbarrati e orecchie
ritte per ciò che avevano sentito. Uno in particolare aveva
la pelliccia drizzata
e il volto bordeaux.
Shadow
non era abituato a non avere il controllo della situazione,
e quando ciò succedeva reagiva nell’unico modo che
conosceva: menare le mani. Difatti,
ripresosi dallo shock, digrignò i denti tanto da farli
stridere per l’imbarazzo
e, mosso un passo verso Sonic, sollevò il piede destro sopra
la testa e con lo
slancio ottenuto diede un poderoso colpo di tacco sulla zucca bacata
del
rivale, facendolo piegare dal dolore e dalla botta.
«IDIOTA!!!»
Sbraitò
Shadow.
«Hai
rovinato l’atmosfera, Sonic.»
Rincarò
Knuckles, le braccia conserte e lo sguardo severo.
«Non
hai neanche lasciato il tempo al fantasma di
presentarsi…»
Bisbigliò
Tails, mentre si avvicinava all’amico per vedere in che
condizioni il colpo lo aveva lasciato.
«Che
intendevi dire che sei in paradiso? Sai, qualcuno potrebbe
fraintendere…»
Cinguettò
Rouge dall’alto mentre scodinzolava con finto fare
innocente – di chi la sapeva lunga.
Solo a
quell’affermazione Sonic si rese conto di come la cosa
potesse essere suonata alle orecchie di tutti…in quel
momento il suo pelo blu
cobalto assunse una tonalità cremisi, mentre desiderava di
sparire all’istante.
E Shadow, irritato com’era per quella figura miserabile fatta
davanti a tutti,
lo avrebbe aiutato più che volentieri a
svanire…gettando nel magma
incandescente.
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Capitolo 8 *** Avventura ***
8
Prompt:
Adventure
Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto:
post Sonic Heroes
Genere:
Slice of life
Numero
Parole: 514
Era
passato circa un anno dall’ultima sconfitta di Eggman, e la
vita era tornata tranquilla: la loro ultima avventura dove tutti i team
avevano
contribuito alla distruzione di Neo-Metal Sonic aveva affiatato ancora
di più
la cerchia di amici. Beh, tutti tranne uno.
Shadow
era sempre stato schivo, ma dopo aver salvato più di una
volta il pianeta assieme, il blu sperava che un po’ di
alchimia si fosse
instaurata. Invece niente: la forma di vita definitiva pareva non voler
avere
nessuno tra i piedi. Ma Sonic era più testardo di lui e lo
avrebbe fatto
capitolare, a costo di strappargli gli aculei uno ad uno.
Proprio
mentre ragionava su come coinvolgere quel musone in una
qualche attività di gruppo – si stava organizzando
una gita in montagna – questi
gli sfrecciò davanti con la sua inseparabile moto, la giacca
della G.U.N. a
ripararlo dal vento.
Il riccio
blu gli corse dietro, raggiungendolo tempestivamente e
attaccando bottone con il suo sorriso migliore:
«Ehilà
Shadz! Come va?»
«Andava
meglio fino a poco fa.»
Rispose
gelido l’altro, le occhiale violacee visibili sulla
pelliccia nera.
«Giornata
pesante? Comunque volevo dirti che questa
domenica…»
«Ci
sarà un picnic tutti insieme in montagna. Lo so: Rouge mi ha
già informato. E io ho già declinato
l’invito.»
Sonic si
mise a correre davanti al veicolo, girato in direzione di
Shadow, mentre questi sobbalzò e si piegò sui
fianchi della moto per avere la
visuale il più libera possibile. Se il riccio blu gli avesse
rovinato la moto,
non avrebbe risposto delle sue azioni.
«MA
PERCHÉ???»
Pigolò
il velocista. Finiva sempre così: gli altri proponevano
qualcosa per stare tutti insieme e lui prontamente rispondeva
“no!”.
«Che
ti costa? – riprese – Sarà
un’avventura. Non sei obbligato a
rimanere fino alla fine.»
«Ne
ho abbastanza di “avventure” per questa settimana!
La mia
ultima “avventura” si è conclusa stamani
all’alba, e mi sono beccato pure un
proiettile nel fianco. Meno male che la mia rigenerazione è
migliore della
vostra, altrimenti sarei morto per l’infezione della ferita,
e ti garantisco
che togliermi il piombo con un punteruolo non è stato per
niente piacevole. Quindi
scusa se non sono in vena di altre “avventure”:
tutto quello che voglio è
sprofondare sul divano di casa e dormire cinque ore filate.»
Nel
mentre diceva questo, accostò e spense la moto, sistemandola
davanti da un vialetto recintato: solo allora Sonic si rese conto che
erano
davanti la dimora del riccio nero. Il blu si precipitò a
dire:
«Hai
bisogno di qualcosa??? Posso aiutarti???»
Il rumore
della porta sbattuta fu tutto ciò che ricevette in
risposta.
Shadow,
come aveva detto, si gettò a peso morto sul divano: non si
tolse nemmeno la giacca. Chiuse gli occhi, cercando di recuperare il
sonno
perso. Stava per appisolarsi quando avvertì qualcosa
poggiarsi dolcemente sulla
gabbia toracica.
Aprì
mezz’occhio e intravide Sonic che si accomodava meglio su di
lui, gli occhi chiusi e il viso rilassato. Nemmeno lui ne
capì il motivo:
invece di scacciarlo in malo modo, passò pigramente una mano
sulla testa del
blu. Questi, manco fosse un gatto, rispose con delle fusa di
apprezzamento.
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Capitolo 9 *** Vampiro ***
8
Prompt:
Vampire
Personaggi:
Shadow the Hedgehog,
Sonic the Hedgehog
Contesto: Sonic Force
Genere: Erotico
Numero
Parole: 507
«Shadow,
mi sento strano.»
Il riccio
blu sussurrò quasi in maniera impercettibile. Era la
prima volta che si sentiva prosciugato delle forze, tanto da
accasciarsi a
terra.
Shadow lo
aveva prontamente sorretto, facendogli poggiare la testa
pesante sulla sua spalla, riparati dall’ombra delle macerie
degli edifici
abbandonati. La sua mano cominciò a scivolare lungo il petto
dal respiro
pesante, percorrendo quel pelo morbido e che oramai conosceva nei
minimi
dettagli. Iniziò a stimolare il bassoventre: Sonic sotto
quei tocchi esperti si
tese come una molla pronta a scattare, mentre dalle sue labbra usciva la
più
dolce delle melodie. Quei gemiti che Shadow adorava e che mai si
sarebbe
stancato di sentire.
Gli si
avvicinò all’orecchio e Sonic
rabbrividì, il fiato caldo
dell’altro lo stava destabilizzando più di quanto
si aspettasse; non riuscì a
trattenere il gemito che gli uscì dalla gola quando il
riccio nero insinuò la
lingua all’interno. Il pelo gli si rizzò come
quello di un gatto. Perché stava
succedendo questo?
Ricordava
di aver raggiunto Shadow, e di come questi si fosse
rivelata essere una copia creata da Infinite e sconfitta facilmente dal
vero
Shadow the Hedgehog. I due si erano scambiati uno sguardo, e poi le
forze gli
erano venute meno…ed ora questo.
Sonic si
sforzò di afferrare la mano che così abilmente lo
stava
stimolando: doveva fermare il riccio nero, o non sarebbe più
stato in grado di controllarsi.
Oramai il suo membro si era teso, la sua eccitazione svettava in quella
mano
che non accennava a rallentare il ritmo, nonostante gli sforzi del blu
per
bloccarlo.
A quel
moto di ribellione, una risata sommessa gli giunse alle
orecchie, poi lo scorrere della stoffa sulla sua pelliccia lo fecero
gemere
ancora più forte, indecente. La mano libera di Shadow stava
scorrendo
inesorabile verso una meta precisa, e Sonic sapeva dove si sarebbe
fermata,
quello che di lì a poco sarebbe successo. Brividi di
eccitazione e paura lo
attraversarono, facendo emergere dal pelo dell’addome quei
boccioli di carne
oramai inturgiditi. Le dita del riccio nero toccarono, strinsero,
giocarono,
facendogli tendere il corpo come una corda di violino, lo sguardo che
supplicava di fermarsi. Di fermarli. Non sapeva come avrebbe reagito se
fosse
andato oltre.
Ma a
Shadow non importava. Non gli era mai importato di quel che
voleva Sonic, non quando aveva fame. Quando aveva fame, gli piaceva
giocare, e
quando portava le proprie prede all’apice del piacere, il
loro sangue, il loro
sapore, l’odore dei loro umori nell’aria gli
solleticava l’appetito ancora di
più. E ora il blu era pronto.
Shadow
avvicinò le labbra alla spalla sinistra di Sonic, mentre la
sua mano accelerava il ritmo e i gemiti si facevano sempre
più alti. Baciò quel
corpo oramai famigliare per poi affondare i canini nella carne e bere,
bere,
bere fino a saziarsi, mentre la sua preda si riversava con un fremito
più
violento nella sua mano. Si fermò quando vide il colore
abbandonare il volto di
Sonic.
Leccò
quel liquido caldo, rimarginando i segni: ogni volta, quel
sangue lo portava alla follia.
Angolo dell’Autrice:
Qui urge
uno spiegone. La mia caratterizzazione di Vampire Shadow
è basata principalmente su “Il mondo di
tenebra”, perciò niente vampiri che
brillano al sole o altro. Alcuni clan di vampiri sanno manipolare la
mente e
controllare le persone con lo sguardo: si chiama Dominazione e permette
o di
far eseguire alla vittima ordini semplici oppure, se a livelli alti,
assoggettare completamente la persona.
Un’altra
caratteristica dei vampiri è quella di guarire i segni e
le ferite non mortali da loro inferte con la saliva: per questo molte
vittime
non solo non ricordano di essere state aggredite, ma non portano i
segni.
E nulla,
dato il mio amore per il vampiri, questa volta ho voluto
osare. ^^
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Capitolo 10 *** Medioevale ***
Prompt: Medieval
Personaggi:
Shadow the Hedgehog, Sir
Lancelot, Sonic the Hedgehog
Contesto:
Sonic and the Black Knight
Genere: Angst,
Malinconico
Numero
Parole: 509
Sonic
camminava nervosamente in circolo nella sala del trono:
ancora non si capacitava di quella situazione. Da
“eroe” a “re”. No, non faceva
per lui. Voleva, doveva tornare a
casa; dai suoi amici, dal suo mondo, dalla sua vita. Quelle regole,
quelle
pressioni non gli appartenevano e nemmeno le voleva. La sola cosa che
lo aveva
tenuto legato a quel mondo a lui estraneo era il motivo per cui era
così
nervoso e lo faceva muovere a scatti nell’ampio salone
sfarzoso. Lo aveva
mandato a chiamare: sarebbe arrivato da lì a poco.
Il cuore
gli si fermò: cosa
stava facendo? Perché voleva tornare
così disperatamente nel suo mondo? Lì era
un re…le doppie porte si aprirono e un cavaliere in armatura
argentata e una
spessa lama nera al fianco fece il suo ingresso.
Sonic si
irrigidì, deglutendo a vuoto, il mantello rosso che
tremava per l’agitazione che scuoteva le sue membra. Era
arrivato. Cercò di
ricomporsi mentre il cavaliere si avvicinava inesorabile.
Era il
momento.
Avrebbe
tagliato tutti i ponti con quel mondo e sarebbe tornato a
casa con l’incantesimo che si era procurato ad Abalon. Doveva
solo avere il
coraggio di lasciarlo andare. Doveva
accettare
la cosa.
«Mio
re.»
Sir
Lancelot si inchinò profondamente davanti al suo signore, lo
sguardo chino in segno di deferenza.
Anche la
sua voce è così simile…
Sonic
sentì la gola stringersi, mentre le lacrime gli pizzicarono
gli occhi. Sperava che funzionasse.
«Alzati.»
Prontamente
il cavaliere eseguì l’ordine impartitogli da suo
sovrano. Rimase ritto in attesa di nuove disposizioni, ma non era uno
sprovveduta: aveva intuito l’angoscia che appesantiva
l’aria, che attanagliava
la gola del proprio signore. Cosa doveva accadere?
«Alza
la visiera.»
Il
cavaliere si lasciò sfuggire un sospiro di sorpresa, ma
eseguì
l’ordine e rimase in attesa. Le sue iridi cremisi si
puntarono in quelle
smeraldo del riccio blu, che lo ricambiava immobile. Le labbra gli
tremarono
quando avvertì il metallo freddo che gli accarezzava leggero
la guancia.
Il suo
viso…
Sonic
poggiò anche l’altra mano sul volto ora arrossito
di
Lancelot, mentre il respiro gli veniva meno per quello che stava per
fare. Voleva
avere quello che desiderava da tanto tempo, ma che non era mai stato in
grado
di ottenere. Sperava con tutta la sua anima che anche se non era lui,
il suo
cuore avrebbe comunque smesso di sanguinare: non lo sopportava
più.
Piano
avvicinò le labbra a quelle ancora socchiuse del riccio
nero, in un casto bacio che non gli apparteneva: lui, impaziente
com’era, non
avrebbe mai fatto le cose in maniera lenta, ma non era più
sicuro delle sue
azioni. Quello che stava facendo doveva dargli sollievo, lenire il
dolore che
provava ogni volta che Lancelot gli sorrideva. Pregava fosse
così.
Identico…
Il cuore,
quel maledetto, non aveva avuto alcuna reazione.
…ma non è
Shadow.
Calde
lacrime gli sgorgarono dagli occhi, mentre la delusione gli
fece rompere il contatto in modo più brusco di quel che
voleva. Lancelot lo
guardava smarrito.
Si
asciugò in fretta le lacrime, recuperando il suo solito
sorriso:
«Devo
tornare a casa.»
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Capitolo 11 *** Picnic ***
11
Prompt:
Picnic
Personaggi:
Amy Rose, Shadow the
Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: Sonic Boom
Genere: Comico,
Slice of Life
Numero
Parole: 500
Nonostante
per quel pomeriggio non avessero previsto pioggia, una
nuvola tempestosa aveva deciso di rovinare il loro picnic (Amy aveva
insistito
tanto). Ma Sonic, prontamente, aveva recuperato tutte le cibarie
– tovaglia compresa
– e si era affrettato a spostarsi in un posto più
asciutto, con la riccia al
seguito.
Giunti in
un punto particolarmente al riparo dalla pioggia
passeggera grazie alle fitte fronde degli alberi, i due amici si erano
affrettati a risistemare e a riprendere da dove si erano interrotti: il
blu
riprese a mangiare il suo chili dog, mentre la rosa lo guardava con
occhi
sognanti, addentando il suo panino. Sonic fece finta di non vedere; era
incredibilmente a disagio. Oramai le avance di Amy si facevano sempre
meno
indiscrete ed insistenti. Ma lui non riusciva a vederla in un altro
modo: lei
era un’amica preziosa – forse troppo appiccicosa e
violenta – nulla più. Molte
volte aveva provato a farglielo capire, a dirgli che non era
interessato e che
non voleva rovinare la loro amicizia. Amy si rattristava, diceva che
comprendeva e che avrebbe cercato di dimenticare: puntale come un
orologio
svizzero, la settimana dopo era di nuovo alla carica.
In tutta
sincerità Sonic era stanco di quella situazione, la rosa
trovava sempre una scusa per stare da soli, esattamente come quel
giorno (non poteva
rifiutare: lei era una gran cuoca). Mentre pensava a ciò
diede l’ultimo morso
al suo chili dog e, ritornando alla realtà, si accorse che
il volto di Amy era
vicino. Pericolosamente vicino!
Ebbe un
sobbalzo mentre, per riflesso, si spinse all’indietro,
poggiando i gomiti sulla
tovaglia per restare in equilibrio. La riccia si avvicinava sempre
più, gli
occhi brillanti di luce di trionfo. Sonic sudava freddo, realizzando di
essere
in trappola. Amy oramai era così
vicina…
«Stupide
sessioni di allenamento a paintball! Ora come tolgo la
vernice dalla pel-»
Shadow si
bloccò. Mentre stava tornando a casa da un allenamento
della squadra speciale G.U.N., si era teletrasportato nella radura
dell’isola e
spostando gli alti cespugli, si era imbattuto in quella scena patetica:
una
riccia allupata che stava per saltare addosso ad un gattino spaventato.
Pietoso.
I due si
voltarono a guardarlo: se uno gli rivolgeva lo sguardo
più riconoscente del mondo, l’altra, beh, dire che
lo fulminò era un eufemismo.
I suoi occhi sembravano due tizzoni ardenti.
Shadow si
ritrovò a maledire sé stesso per essere andato a
fare –
prima e ultima volta – allenamento di gruppo: era sicuro che
Amy Rose lo
avrebbe ammazzato per quell’involontaria intromissione.
Non ebbe
il tempo di fare niente che un fulmine blu gli fu
addosso, facendoli rotolare entrambi a qualche metro di distanza:
«Non
ti darò il tempo di attaccarci!»
Urlò
in maniera troppo teatrale il blu, mentre si azzuffava con
uno sconvolto Shadow. Tuttavia lo stupore divenne disgusto quando
Sonic gli
prese le guance e iniziò a baciargli tutto il volto,
ringraziandolo per averlo
salvato.
Tutte
quelle moine vennero fermate da un urlo bestiale e da un
martello agitato per aria:
«SHADOW!!!»
Era
ufficiale: quel giorno sarebbe morto.
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Capitolo 12 *** Pirati ***
12
Prompt:
Pirate
Personaggi:
Rouge the Bat, Shadow
the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: Universo
Alternativo
Genere: Comico,
Erotico
Numero
Parole: 500
Sonic si
trovava nella cabina del capitano della grande nave
pirata ARK. All’interno vi erano forzieri e mappe, strumenti
per il calcolo
della rotta e una riserva di ottimo scotch invecchiato. Una vasca da
bagno con
l’acqua ancora tiepida e un paravento per il cambio di abito.
Il tutto il più
lussuoso possibile.
Sarebbe
stato tutto perfetto, ad eccezione di un piccolo dettaglio:
lui era assicurato con un unico nodo ai polsi alla testiera del letto,
così
come le caviglie erano legate saldamente ai due pioli della struttura
di legno
massiccio. Impossibile liberarsi.
Avvertì
dei fruscii e si girò – per quanto possibile
– in loro
direzione. La flebile luce delle candele illuminava quanto bastava la
cabina
per poter scorgere, dietro il paravento, la sagoma di un riccio che si
stava
passando un panno asciutto lungo il corpo. Sonic deglutì.
L’ombra
pareva danzare e, con movimenti lenti e posati, indossava
i propri indumenti tra il fruscio delle stoffe e il rumore calmo del
mare
notturno. Il blu si incantò nell’osservare le dita
– intuiva – allacciare la
camicia e il cavallo dei pantaloni. A quel pensiero, l’aria
sognante divenne
una pesante aura di insofferenza. Era proprio per quei pensieri se si
ritrovava
in quella situazione.
Lui, che
si vantava di essere il più veloce del mondo, un eroe, si
era imbarcato su una nave pirata (e aveva pure paura
dell’acqua). Il tutto perché
era stato adescato da una bellissima femmina dal pelo bianco e il seno
prosperoso…no, non era tanto Rouge the Bat ad averlo
incastrato. La vista del
capitano della nave lo aveva stregato a tal punto che si era ritrovato
in mezzo
all’oceano come mozzo. Su una nave pirata. Ogni notte con la
tentazione di
sgattaiolare nella cabina del capitano…
Appunto; quella notte, dopo
due settimane di sogni insoddisfatti, aveva pensato bene di entrare
e…che ne
sapeva, magari il capitano avrebbe apprezzato. Invece come si era
avvicinato al
letto, era stato scaraventato con forza sovraumana sul materasso, per
poi
venire legato come un salame.
Decisamente
non l’aveva presa bene.
«Mozzo:
il tuo è stato il peggior ammutinamento di sempre.»
Sonic
arrossì vistosamente: Shadow the Hedgehog era davanti a lui,
la camicia candida poco aperta, lasciava intravedere il petto ampio e
la
soffice pelliccia bianca. Un bicchiere di scotch in mano e la benda
nera sull’occhio
destro. Lo guardava con fare divertito.
Il blu
tentò di spiegare, ma dalle sue labbra uscirono versi
inarticolati e qualche gemito troppo sospetto. Si guardò di
scatto il cavallo
dei calzoni, sentendolo stretto…e non fu l’unico a
notarlo. Pure le punte delle
orecchie gli divennero porpora.
«Un
regalo per me?»
Una mano
gli premette con forza sull’erezione coperta dalla
stoffa, facendolo sussultare. Quando si era avvicinato?
Sollevò lo sguardo,
vedendo il capitano sfilarsi la benda, rivelando l’occhio
ferito.
Shadow
iniziò a sbottonare con una mano la camicia, mentre con
l’altra
massaggiava l’asta eretta, sentendola pulsare di desiderio.
Passò la lingua
sulle labbra, mentre un sorriso diabolico spiccava sul suo volto.
Quella
notte, un ululato si levò dall’ARK.
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Capitolo 13 *** Riccio Mannaro ***
13
Prompt:
Werehog
Personaggi:
Shadow the Hedgehog,
Sonic the Hedgehog
Contesto: Sonic
Unleasched
Genere: Comico,
Fluff
Numero
Parole: 503
Shadow
non riusciva a respirare: avvertiva un peso immenso sul
petto, come se un enorme macigno lo stesse schiacciando. Sentiva caldo:
gli
sembrava di stare all’inferno. Il sudore che gli imperlava la
fronte e tutto il
corpo non bastava per calmargli i bollori che lo stavano investendo.
Sentiva male, aveva dolore alla testa e alle costole. Faticava ad
aprire gli occhi,
ma doveva farlo: anche se era notte fonda e si sentiva più
distrutto di quando
era andato a dormire dopo una lunga missione, aveva bisogno di un
bicchiere d’acqua
almeno per rinfrescare la gola.
Tentò
si alzarsi ma invano: era come se le forze gli venissero
meno o qualcuno di terribilmente forte lo stesse immobilizzando.
Annaspando
fece leva sui gomito per sollevare il busto, ma era una fatica immane e
avvertiva il suo corpo farsi sempre più pesante.
Aprì gli occhi e finalmente la
vide: l’enorme creatura che si stagliava su di lui,
schiacciandolo contro il
materasso. Dei versi profondi e gutturali riempivano la stanza.
La
reazione della forma di vita definitiva fu immediata:
«SONIC
QUANTE VOLTE TI HO DETTO DI NON DORMIRMI ADDOSSO QUANDO SEI
IN QUESTA FORMA?!»
Con un
impeto di rabbia e frustrazione, Shadow afferrò il blu per
la collottola e con una mossa lo sollevò di scatto dal
letto, scaraventandolo
schiena a terra sul pavimento. Il Werehog guaì di dolore per
quel brusco
risveglio, per poi tirarsi sulle zampe posteriori e sbirciare da sopra
il
materasso con occhi da cane bastonato.
Era un
incubo: da qualche tempo Sonic si era trasferito da lui per
la notte, poiché l’ultimo piano di Eggman lo aveva
tramutato in una sorta di
licantropo. Quando calava il sole, il blu cresceva di stazza, gli arti
si
facevano più massicci e gli spuntavano zanne affilate che
uscivano dalle
labbra. Insomma, non era uno spettacolo rassicurante e
l’unico che aveva la
forza necessaria per fermarlo – in caso l’influsso
di Dark Gaia si fosse fatto
più intenso – era proprio Shadow.
Il riccio
nero rabbrividì quando avvertì due occhi che lo
fissavano con insistenza: si voltò per inorridire quando
capì che tipo di
sguardo era. Quella era la classica espressione di un segugio che aveva
puntato
la preda, le iridi che brillavano di luce inquietante. Fece per
ritrarsi,
intimando al grosso cane di non osare muovere un muscolo, ma era tardi:
due
mani dalla presa ferrea lo placcarono braccia al petto, mentre il
Werehog gli
fu addosso con un balzo, la bocca che puntava alla gola.
«Puah!
Disgustoso…»
Shadow si
ritrovò mezza faccia e collo ricoperti di bava, mentre
uno scodinzolante Sonic, tutto contento, faceva le feste come il
più felice dei
cuccioli. Si sarebbe dovuto fare l’ennesimo bagno notturno.
Nel
frattempo che il Werehog manifestava il suo affetto, Shadow
macchinava di fare una ricerca alla G.U.N. su un qualche metodo per
scacciare i
cani: troppi canidi gli stavano addosso. Sonic in primis, che non lo
lasciava
dormire da cinque notti, per non parlare di Mephiles, il più
grande figlio di
un cane che avesse mai incontrato.
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Capitolo 14 *** Fiori ***
14.
Prompt:
Flowers
Personaggi:
Cream the Rabbit, Shadow
the Hedgehog, Sonic the Hedgehog, Vanilla the Rabbit
Contesto:
post Sonic X
Genere:
Fluff, Slice of Life
Numero
Parole:
503
Sonic
stava facendo il suo solito giro di ricognizione per la
città; aveva appena imboccato la strada del parco
principale, quando fu
costretto a fare retromarcia e fermarsi davanti all’ingresso,
incredulo. Seduto
sull’erba, con una famigliare corona di margherite sulla
testa, c’era Shadow. Gli
dava le spalle, e non riusciva a vedere dove fosse chi lo accompagnava:
la
curiosità lo stava divorando.
Decise di
prendersi una piccola pausa per fare un po’ di
stretching: dopotutto il parco era pubblico – vuoi mettere la
possibilità di
punzecchiare Shadow senza che potesse dare in escandescenza?
Si
avvicinò come se nulla fosse, muovendo le braccia con
movimenti
circolari e ampi. Disgraziatamente (forse) la sua mano si
avvicinò troppo alla
testa di un certo riccio nero, che ricevette il colpo senza
controbattere o
voltarsi. Sonic sorrise trionfale, mentre con finta aria innocente si
affrettava a dire:
«Scusa.
Non ti avevo visto.»
«Shhh!»
Gli
rispose in modo secco il riccio nero, guardandolo cagnesco. Di
certo non la reazione che Sonic si aspettava. La cosa lo incuriosiva
ancora di
più.
Si
avvicinò circospetto alla schiena dell’altro, che
aveva
riportato il volto davanti a sé, e si sollevò
sulle punte per poter vedere cosa
stesse facendo di tanto importante da ignorarlo: così non
era divertente.
Si mise
le mani sulla sua boccaccia quando vide chi
Shadow teneva tra le braccia. Cream
dormiva con un sorriso beato, la testa poggiata sulla pelliccia bianca
del
petto del più grande. Molto probabilmente Vanilla aveva
chiesto al riccio nero
di badare a lei; era già capitato di trovarli in giro
assieme.
«Se
hai finito di fare il pagliaccio, puoi levare le tende.»
Il
bisbiglio di Shadow lo riscosse dalla sua catalessi. Fantastico;
ora era il riccio nero che lo sbeffeggiava, e lui non si poteva sfogare
nella
maniera che voleva. Mettersi a litigare avrebbe svegliato la bambina, e
sicuramente gli avrebbe garantito un bernoccolo in testa.
No;
doveva cambiare strategia.
Poi vide
con la coda dell’occhio qualcosa che fece mettere in moto
il criceto dentro la sua testa, facendo girare la ruota come un
frullatore. Eccola:
l’idea! Sonic si sfregò le mani, sogghignando:
«D’accordo,
vado.»
Quel
sussurro, poi Shadow avverti i veloci passi farsi sempre più
lontani. Sospirò di sollievo: a volte il faker sapeva essere
più irritante del
solito. Osservò il volto sereno di Cream, spostando il
braccio per poterla
cullare meglio. Sembrava così tranquilla…e poi
una frenata secca dietro di lui
lo fece rabbrividire.
«Ti
sono mancato?»
La forma
di vita definitiva roteò gli occhi, esasperato. Si divertiva
a stargli tra i piedi?
Un
mazzetto di papaveri gli fu piazzato davanti al naso. Shadow
inorridì:
«Spero
ti piacciano.»
Il riccio
nero non ebbe il tempo di ribattere che Sonic gli aveva
già messo le mani negli aculei della testa e stava
posizionando un fiore rosso
fuoco tra essi. Poi ne mise un altro, e continuò
canticchiando il suo lavoro di
composizione.
Shadow
abbassò le orecchie, sconfitto: prima di arrendersi gli
lanciò
un’occhiata, promessa di un’atroce vendetta. Sonic
pensò di averla strappato, quella
corda...
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Capitolo 15 *** Sognando ***
15
Prompt:
Dreaming
Personaggi:
Shadow the Hedgehog,
Sonic the Hedgehog
Contesto: post Sonic
Adventure 2
Genere: Angst,
Malinconico
Numero
Parole: 500
La
sensazione di potere che gli Smeraldi del Chaos davano era
sempre meravigliosa: avvertiva i muscoli tendersi, il rumore delle ossa
che
sfregavano contro la cartilagine, il vuoto immenso dello spazio aperto,
lo
sfrigolare delle stelle lontane milioni di anni luce. Soprattutto
sentiva la
presenza gemella a lui vicina.
Illuminato
da una luce platino e lo sguardo fiero, lui e Shadow
avevano unito le forze per impedire alla Bio-Lizard di far precipitare
la
colonia spaziale ARK sul pianeta blu.
Uno
sguardo ed entrambi avevano capito come avrebbero dovuto
agire. Sollevarono le mani in alto, mentre concentravano il potere del
Chaos,
liberando nell'aria una sfera di energia che si gonfiava sempre
più, espandendosi nel
vuoto cosmico.
La
colonia si avvicinava ancora, così come il sangue pompava
sempre più velocemente nelle vene. Potevano sentire il cuore
battergli nei
timpani un ritmo frenetico.
La
concentrazione era massima, i nervi tesi e pronti a scattare:
il Chaos Controll era la loro ultima speranza. Un solo tentativo per la
salvezza del pianeta, della razza che aveva portato via tutto al riccio
che ora
stava combattendo al suo fianco.
L’energia
raggiunse l’apice.
Era il
momento. All’unisono gettarono la sfera energetica contro
il mostro, attivando il Chaos Controll. Sperarono entrambi che
funzionasse. Doveva funzionare.
L’ARK
sparì davanti ai loro occhi, ritornando nell’orbita
originaria. Il miracolo era avvenuto. Sonic e Shadow erano riusciti a
salvare
il mondo. Il loro mondo.
Il blu
era sfinito, e sentiva il potere del Chaos abbandonarlo, ma
era felice di essere riuscito nell’impresa: senza
l’aiuto di Shadow non avrebbe
potuto nulla. Pensando questo si voltò verso il compagno, ma
il vuoto aveva
preso il suo posto. Gli occhi verdi si guardarono intorno, cercando la
sagoma
oramai famigliare. Con orrore videro l’aura platino svanire
dal corpo del
riccio nero, mentre precipitava verso la Terra, il volto esausto e
rassegnato.
No. Non
era possibile!
Sonic si
gettò all’inseguimento, con la disperazione che
gli
stritolava la gola, mentre invano sperava che sentendo il suo nome,
rinvenisse.
Ma la sua voce l’aveva abbandonato, già
più conscia di lui.
L’attrito
per l’atmosfera lo aveva preso, il bagliore era
accecante. Sonic dovette chiudere gli occhi, la mano ancora tesa verso
Shadow. Avvertì
un qualcosa di solido, e d’istinto
l’afferrò con tutte le sue forze. Strinse i
denti, mentre realizza che quella non era la mano di Shadow.
Sonic si
svegliò di colpo sull’erba bagnata dalla rugiada
notturna,
la mano tesa verso l’alto, verso quel cielo nero, quello
spazio infinito che lo
aveva visto. Aveva visto ogni cosa.
Il blu
chiuse il pugno con più forza, stringendo i denti e gli
occhi, cercando di impedire alle lacrime di uscire.
Oramai
erano passate due settimane da quel giorno: la Terra era
salva, il mondo era tornato alla normalità. Tutto era
tornato come prima.
No, non
era vero. Sonic si portò entrambe le mani agli occhi,
incapace di trattenere le lacrime: per la prima volta, aveva perso. Il
cielo
gli era testimone, come il dolore che provava: Sonic the Hedgehog aveva
fallito.
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Capitolo 16 *** Infestato ***
16
Prompt:
Haunted
Personaggi:
Shadow the Hedgehog, Silver
the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: Sonic
Unleashed
Genere: Comico,
Fluff
Numero
Parole: 504
Shadow e
Silver stavano camminando per la magione abbandonata,
cercando un qualsiasi segno di presenza umana o che facesse capire che
là
dentro ci vivesse qualcuno… La gente da qualche tempo
sentiva degli strani
rumori e versi strazianti, ma nessuno aveva osato avvicinarsi per
verificare, e
la diceria che la casa fosse abitata da fantasmi era giunta alle
orecchie della
G.U.N.
I suoi
superiori avevano pensato bene di mandarlo in avanscoperta da
solo – Rouge era già in missione.
All’ingresso del villaggio si era imbattuto
nel riccio venuto dal futuro, che si era offerto di aiutarlo
(nonostante le sue
proteste), e si erano incamminati per raggiungere il posto
“infestato”.
Entrati
dalla grande porta, videro grossi segni di artigli sulle
pareti di legno umido. Troppo grossi per essere di una persona, troppo
piccoli
per essere di un orso. Silver si mise dietro a Shadow, seguendolo a
ruota lungo
i corridoi bui. Quel posto gli faceva venire i brividi.
Arrivati
alla tromba delle scale, i due sussultarono: dei pesanti
passi fecero tremare il soffitto sopra di loro, facendo cadere polvere
e
ragnatele, mentre dei versi gutturali e disumani riempivano
l’aria statica. Era
di sopra.
Shadow
avvertiva il più piccolo tremare come una foglia dietro di
sé:
si pentiva di non aver insistito di più per farlo desistere,
ma data la
situazione forse la sua psicocinesi poteva essere utile…se
riusciva a
riprendersi. Gli diede uno schiaffo sulla guancia, guardandolo storto,
bisbigliando
di fare silenzio.
Il riccio
nero iniziò la salita delle scale, seguito da Silver che
si era sollevato dal pavimento per non fare rumore, il cuore che gli
batteva a
mille. Mossero pochi passi e dei ruggiti spaventosi li fecero
sobbalzare
entrambi, i nervi a fior di pelle: nessuno dei due riusciva ad
identificare i
versi. Forse quella casa era davvero infestata.
Un
ululato roco provocò un verso strozzato a Silver, che
spaventato come poche volte in vita sua si nascose dietro la schiena di
Shadow.
Il riccio nero, in compenso, tremava. Il più piccolo sentiva
le sue ossa
scricchiolare per la tensione, per poi vederlo partire come una furia
verso il
piano superiore, mentre lui gli urlava agitatissimo:
«Dove
vai?!»
Ma era
già scomparso alla sua vista, e subito dopo un lamento e un
tonfo sordo fecero prendere a Silver il coraggio a due mani e volare
velocemente al piano più alto. Ciò che vide gli
fece portare le mani alla bocca
per non urlare dal terrore: un grosso animale, dagli aculei lunghi e
dalla folta
pelliccia, teneva Shadow a terra.
Silver si
guardò intorno, in cerca di una qualunque arma: doveva
fare qualcosa!
«SONIC!
Brutta palla di pelo! LEVATI DI DOSSO!!!»
Silver
lasciò la presa sulla credenza che aveva fatto levitare,
gli occhi sgranati e lo sguardo perso. Sonic???
Solo
allora si fece più vicino ai due, il chiarore lunare che
illuminava la stanza. Vide la scena più buffa che avesse mai
visto: Shadow tentava
invano di staccarsi un riccio blu, decisamente troppo grande, che gli
leccava
la faccia come il più felice dei cuccioli.
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Capitolo 17 *** Negozio di Caffè ***
17
Prompt:
Coffee Shop
Personaggi:
Amy Rose, Rouge the
Bat, Shadow the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto:
Alternative Universe
Genere:
Fluff, Slice of Life
Numero
Parole:
500
Sonic
scivolò veloce nella strada che lo avrebbe portato nel bar
che aveva da poco scoperto, ma che era da subito diventato il suo posto
preferito. Non era particolarmente elegante, non c’era
nemmeno un qualcosa che
lo distinguesse in maniera eclatante dagli altri: in compenso serviva
il
miglior caffè che avesse mai provato.
Non che
Sonic fosse un gran estimatore, ma stava iniziando ad
apprezzare quella bevanda amara da quando si era rifugiato in quel
baretto che
faceva angolo sulla strada principale: a volte Amy era terribilmente
appiccicosa e insistente. Non aveva potuto fare a meno di correre per
sfuggirle, e per puro caso si era infilato in quel negozio.
Già; doveva
ricordarsi di ringraziare la riccia rosa quando l’avrebbe
incontrata in futuro.
Sonic
entrò nella piccola porta a vetro, facendo tintinnare il
campanello, e si accomodò alla poltrona ad angolo del bar.
Prontamente da
dietro al balcone apparve lui, il barista più sexy che il
blu si era mai
ritrovato davanti: la pelliccia ebano era in perfetto contrasto con le
striature rosso fuoco che gli delineavano gli arti e gli aculei, la
struttura
fisica massiccia, la pelliccia bianca, folta e voluminosa sul petto
ampio. Lo sguardo
cremisi incorniciava un volto severo color caramello.
Se Amy lo
avesse visto in quel momento, avrebbe detto che poteva
vedere i cuori svolazzare sopra la sua testa. Beh, non che la sua
faccia beata –
forse un po’ troppo – non lasciasse trasparire
qualcosa.
Come il
riccio nero vide il nuovo cliente, chiuse gli occhi con
espressione contrita: ancora lui?
Si
avvicinò con fare il più tranquillo possibile,
impugnando il
taccuino per le ordinazioni:
«Buongiorno
signore. Il solito?»
«Shadow-
strascicò Sonic con finta aria offesa – quante
volte ti
ho detto di chiamarmi Sonic?»
Il riccio
nero sollevò un sopracciglio, rassegnato, come se
dovesse ripetere una filastrocca a memoria:
«Se
la chiamassi per nome, poi dovrei fare lo stesso con gli altri
clienti.»
«Ma
io non sono “gli altri clienti”.»
Shadow
incrociò le braccia al petto, l’aria di chi
avrebbe voluto
essere in qualunque altro posto. Di solito i clienti non si azzardavano
a fare
conversazione; il suo sguardo era chiaro e la sua espressione denotava
quanto
non fosse un chiacchierone, ma quel Sonic era molto insistente e
molesto. Dov’era
Rouge quando serviva?
Sospirò
rassegnato, senza mancare di lanciare un’occhiataccia al
blu che lo guardava sornione:
«D’accordo
Sonic. Un espresso liscio e un bicchiere di acqua
minerale?»
«Precisamente
Shadz: andremo mooolto d’accordo.»
Cinquettò
in risposta il velocista, il volto poggiato sui palmi
delle mani.
Shadz?
Shadow
inorridì per quel nomignolo, e si affrettò ad
andare dietro
al bancone a preparare l’ordinazione.
Nel
mentre che il riccio nero lavorava, Sonic si godeva la schiena
che si muoveva armonica, i muscoli che si tendevano e stiravano,
seguendo i
movimenti della testa e delle braccia. Un pensiero fugace gli
fece assumere
lo sguardo di un gatto che ha avvistato il topino, ma ha deciso che lo
catturerà quando vorrà.
Eh
sì, doveva proprio ringraziare Amy Rose per quella
meravigliosa
scoperta.
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Capitolo 18 *** Travestimento ***
18
Prompt:
Dressed Up
Personaggi:
Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto:
Sonic Boom
Genere:
Erotico, Slice of Life
Numero
Parole: 501
Che non
si dica che Shadow the Hedgehog non fosse un uomo di
parola! Questa era l’unica cosa che lo faceva continuare a
muovere lo
spazzolone sul pavimento di legno con più energia del
dovuto.
Una
scommessa era una scommessa. Lui aveva perso, perciò doveva
pagare pegno.
Una volta
finito osservò con orgoglio il suo operato; quella
caverna da cavernicolo ora poteva definirsi una casa. Perfetto: ora
arrivava la
parte complicata.
Era
oramai pomeriggio inoltrato e Sonic stava rientrando
dall’officina di Tails, lo sguardo gongolante per quello che
di lì a poco
sarebbe successo. Come un fulmine superò la spiaggia per poi
fermarsi
sull’uscio, l’espressione più sorpresa
che mai: non aveva mai visto la sua
casetta così pulita e ordinata.
Con fare
trionfale si schiarì la gola, palese segno per attirare
l’attenzione, e bussò alla parete, dicendo con
voce divertita:
«Sono
a casaaa!»
«Bentornato.»
Una voce
irritata e tremendamente in imbarazzo gli fece gettare il
mezzobusto verso il muro interno vicino alla porta. Ciò che
vide lo lasciò
senza parole (il motivo? Nemmeno lui era in grado di capirlo): Shadow
era
appoggiato con la schiena contro il muro, le braccia conserte e il
volto
completamente rosso per la vergogna e l’umiliazione. La
divisa da cameriera
nera scendeva svasata sui fianchi magri fino a coprire gli stivaletti
di
camoscio marroni. Il grembiule bianco legato alla vita e il cerchietto
di
passamaneria gli teneva tirati indietro gli aculei scuri.
Sonic
fece un balzo, entrando nella stanza, le mani a tappargli la
bocca e il volto più rosso che mai. Era…
«Fatti
vedere meglio!!!»
Detto
ciò agguantò il reticente riccio nero per il
braccio e gli
fece fare una giravolta su sé stesso, facendo sollevare la
gonna lunga, che si
attorcigliò alle gambe atletiche per poi tornare morbida
nella sua forma
originale.
Se
possibile, entrambi arrossirono ancora di più. Shadow aveva
portato le mani ai quadricipiti, cercando di abbassare il
più in fretta
possibile la stoffa. Sonic invece dovette passarsi una mano sulla bocca
per
essere sicuro di non aver sbavato per quello che aveva visto: assunse
uno
sguardo malizioso e soddisfatto.
«Pure
la biancheri-»
«Taci!»
Sonic
sollevò le mani, in segno di resa, per poi sedersi a gambe
larghe sul divano. Un semplice gesto della mano e Shadow divenne viola
dalla
rabbia. Si avvicinò piano al blu, le mani che stritolavano
la stoffa. Si mise cavalcioni
sulle gambe dell’altro, lo sguardo torvo, aspettandosi il
peggio.
Le mani
di Sonic si insinuarono sotto la gonna, percorrendo piano le
autoreggenti, fino a raggiungere le mutandine di pizzo. Shadow
annaspava e
tremava ad ogni porzione di pelle che il blu guadagnava con la sua
avanzata, il
volto rosso di imbarazzo ed eccitazione. Sonic poggiò il
volto sul petto del
riccio nero, puntando i suoi occhi voraci in quelli annebbiati
dell’altro, le
mani che avevano iniziato a sfilare l’intimo bianco,
sfregando sulla pelliccia
e facendola vibrare come una corda di violino.
Shadow
gettò la testa indietro, lanciando un sospiro più
profondo:
si odiava per star provando piacere.
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Capitolo 19 *** Paura ***
19
Prompt:
Scared
Personaggi:
Amy Rose, Shadow the
Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto:
post Sonic X
Genere: Comico
Numero
Parole: 506
Sonic
rimirava la sua immagine allo specchio, la figura rigida
come quella di una statua sul piedistallo. L’aria era
diventata sempre più
pesante man mano che lo standista gli faceva indossare
l’abito – perfino i
pantaloni che tanto odiava. La camicia gli pareva un cappio al collo:
avrebbe
voluto togliersi tutto, giacca, panciotto, i maledetti pantaloni e
sfrecciare a
velocità supersonica in una qualche grotta dimenticata per
non rivedere mai più
la luce del sole. Era sicurissimo che se avesse fatto così,
Amy Rose lo avrebbe
cercato in lungo e in largo fino a stanarlo e tirargli il martello Piko
Piko in
testa.
Non
sapeva nemmeno lui cosa lo spaventasse di più: una morte
violenta, o la sua immagine con un vestito da matrimonio?
Nascose
le mani dietro la schiena, stritolando i pugni per
trattenere i brividi di terrore, il sudore che gli scivolava lungo la
spina dorsale
nemmeno avesse corso ventiquattro ore. Amy lo guardava incantata,
tenendosi le
guance rosse e parlottando tra sé, parecchio agitata. Era
incredibilmente su di
giri, e la cosa non era un buon segno: difatti, probabilmente spinta
dal desiderio
di far venire un infarto al blu, disse che avrebbe provato un
po’ di abiti per
essere una bellissima sposa.
Per tutta
la fiera si sentì un urlo di puro terrore: un fulmine
schizzò tra i passanti senza rendersi conto di dove stesse
andando. L’unica cosa
che voleva era scappare da quell’incubo.
Non fece
in tempo ad uscire da quel luogo infernale che si
schiantò contro una persona – decisamente robusta
per non essersi smossa all’impatto.
Sonic si ritrovò gambe all’aria; il contraccolpo
era stato devastante. Fece per
scusarsi, anche se in modo maldestro per la paura che Amy lo
raggiungesse con l’abito
addosso: rimase sorpreso di vedere Shadow che lo guardava con la stessa
espressione stranita, una lattina di coca-cola in mano.
«Che
ci fai in un posto simile?»
Sonic era
sinceramente curioso, ma buttava l’occhio alle sue
spalle, sperando di non vedere la riccia dietro di lui.
«Spesso
devo partecipare ad eventi con importanti governatori o uomini
di potere, non posso certo presentarmi con la divisa militare. Ero di
passaggio
sono venuto a dare un’occhiata.»
La
risposta fu data con voce incerta; non aveva ancora inquadrato
la situazione del faker. Bevve un sorso dalla lattina, mentre il blu si
sollevava con fare circospetto e preoccupato. Lo osservò con
attenzione, per
poi dire in modo molto sorpreso:
«Dunque
Amy è riuscita a persuaderti: congratulazioni.»
«COSA?
CHI HA PERSUASO CHI? COME? MA CHE VAI DICENDO?!»
Sonic si
muoveva in maniera sconnessa, nel panico più totale,
mentre il muso gli era diventato di un bianco cadavere.
L’emozione del momento,
pensò il riccio nero.
Una voce
femminile e a dir poco adirata fece drizzare le orecchie
al velocista, che guardò Shadow con fare implorante:
«Salvami!
SALVAMI SHADOW!!!»
Gli si
gettò al petto con il terrore che lo stava facendo
sragionare, spaventando un poco il rivale: non lo aveva mai visto in
quello
stato.
Shadow lo
guardò interrogativo.
La voce
di Amy era sempre più vicina.
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Capitolo 20 *** Famiglia ***
20
Prompt:
Family
Personaggi:
Maria Robotnik, Shadow
the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto:
post Shadow the Hedgehog
Genere: Malinconico
Numero
Parole: 497
Oramai
era fermo a fissare il monumento da una buona mezzora, gli
occhi scorrevano sui nomi incisi della pietra tombale.
Un
monito, dicevano, per evitare che le nuove generazioni
commettessero lo stesso sbaglio: una colonia spaziale, una follia. Una
leggenda
metropolitana, diceva la popolazione: esperimenti su un satellite, pura
fantascienza. Uno specchietto per le allodole, si vociferava nelle sedi
del
governo.
Nessuno
era a conoscenza della verità, tranne lui, superstite di
quella tragedia. Il solo essere che cinquant’anni prima
sarebbe dovuto morire,
era lì, vivo, a leggere i nomi di scienziati, tecnici,
soldati…padre e sorella,
caduti durante l’assalto militare.
Maria
avrebbe apprezzato tanto quel pianeta che continuava ad
osservare dalle vetrate panoramiche. Avrebbe adorato i fiori, i colori,
il
correre sull’erba a piedi scalzi. Sarebbe viva, se lui non
fosse mai stato
creato.
Avrebbe
potuto preparare ancora i biscotti con le gocce di
cioccolato, e si sarebbe divertita nel fare i pacchetti regalo, per poi
darli a
Gerarld, il suo adorato nonno. Se solo non fosse nata malata.
Il
destino aveva una pessima ironia: lui era stato creato per
essere la cura e invece la sua sola esistenza aveva causato morte,
distruzione,
dolore…ma era vivo, e aveva fatto una promessa.
Fece un
mezzo sorriso nel ricordare che le ultime parole di Maria
erano state la chiave per incontrare la sua nuova famiglia. Almeno
così piaceva
definirla a Sonic: quel faker aveva fatto di tutto per cercare di
toglierlo dal
suo isolamento. Molte volte questo suo insistere li aveva fatti venire
alle
mani, eppure il blu era la persona con cui aveva stretto un legame
forte come
quello con Maria. Nonostante si punzecchiassero e si azzuffassero
sempre, l’uno
in cerca di primeggiare sull’altro, a modo loro si volevano
bene.
Shadow
arrossì leggermente quando ammise a sé stesso la
cosa; mai
l’avrebbe detto a qualcuno.
Era
passata un’ora da quando si era fermato a raccontare al
monumento quello che gli era successo dopo il fatidico giorno, e il
cielo stava
iniziando ad ingrigirsi, l’aria a farsi pungente. Forse era
arrivato il momento
di andare, ma prima aveva ancora qualcosa da fare.
Recuperò
dalla borsa militare un sacchetto azzurro, legato da un
nastrino rosa. Lo soppesò tra le mani, chiedendosi il senso
di quello che si
accingeva a fare. Tutto sommato ai morti non serviva niente di
materiale…però
gli era piaciuta l’usanza di alcune culture per i riti
funebri. Faceva sentire
la presenza dei cari che non erano più al mondo, come se ci
stessero ancora
accanto.
Cercò
di parlare, ma la voce era rotta da quei pensieri. Prese un
respiro fondo, per poi dire con voce tremante:
«Maria.
Padre. Io so di non essere il miglior pasticcere della
Terra, ma avevamo detto che quando saremmo venuti sul pianeta avremmo
preparato
insieme i biscotti al cioccolato, così io…ho
pensato di portarvene qualcuno.»
Detto
questo appoggiò il sacchetto ai piedi del monumento, vicino
ai fiori freschi che erano stati lasciati in quei giorni. Per lui,
quello era
il primo anniversario dell’incidente.
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Capitolo 21 *** Gelato ***
21
Prompt:
Ice Cream
Personaggi:
Cream the Rabbit, Shadow
the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto:
post Sonic Heroes
Genere:
Fluff, Shonen-ai,
Slice of Life
Numero
Parole: 501
Cheese
svolazzava affaticato sopra la testa di Cream, anch’essa
esausta dalla calura. Effettivamente quel pomeriggio era
incredibilmente afoso
nonostante il periodo: persino Shadow, l’accompagnatore della
bambina, faceva
fatica ad adattarsi.
Il trio
camminava per le strade del piccolo villaggio, dirigendosi
al parco per la solita passeggiata pomeridiana, oramai divenuta un rito
per la
bambina. Cream si affezionava facilmente ed era molto solare, cosa che
aveva
attecchito perfino la scorza dura del riccio nero. Di rimando Shadow
aveva la
scusa per stare in mezzo alla gente, senza che questa lo avvicinasse
per un
qualsiasi motivo.
Arrivati
al parco si sedettero sotto un grande albero, in cerca di
un po’ di ombra per ripararsi dal caldo. Fu Cheese ad
interrompere il silenzio
che si era creato, iniziando a chiamare a gran voce, prendendo la
coniglietta
per il cravattino, in cerca di attenzione. Quando Cream capì
il perché del
tanto agitarsi del Chao, si mise a correre verso il piccolo carretto
appena
arrivato, urlando tutta felice:
«Gelatooo!!!»
Shadow si
rassegnò all’idea di dover pagare la merenda ai
due
impiastri che si erano già messi in fila: tutto sommato non
era una cattiva
soluzione.
Mentre
Cream chiedeva un cono alla vaniglia per lei e uno al
cioccolato per Cheese, il riccio nero guardava i vari gusti con
attenzione,
ponderando quale scegliere. Un cartellino in particolare
attirò la sua
attenzione.
Tornati
sotto l’albero a gustare la propria merenda, un lampo blu
passò davanti a loro, portando una piacevole brezza che fece
assumere ai tre
uno sguardo beato. Prontamente davanti ai loro occhi si fermo Sonic,
con la
solita aria sorniona, salutando la bimba che ricambiò con
entusiasmo. Cream
puntualizzò che era stato Shadow a prendere la merenda, al
che il blu si
abbassò con il busto in direzione dell’altro,
osservandolo un po’ sorpreso. Non
era un qualcosa che ci si aspettava dalla forma di vita definitiva. Poi
la sua
attenzione fu catturata dal colore della crema che aveva sul cono: un
lilla molto
acceso, con dentro dei pezzetti violacei. Non si preoccupò
di risultare
indiscreto o infantile; la curiosità lo portò a
chiedere:
«Shadz,
che gusto è?»
«Se
te lo dico, poi sparisci?»
Rispose
il riccio nero scimmiottando il tono canzonatorio che
spesso il blu gli rivolgeva. Sonic calò le palpebra a
metà, in segno che non
aveva apprezzato quella pessima imitazione…cosa non
condivisa da Cream e
Cheese, che si misero a ridere. Che umiliazione! Poi gli occhi si
spalancarono
mentre una malsana idea gli attraversò la mente, il sorriso
che recuperava la
tipica baldanza.
«Non
rispondere: faccio da me.»
Detto
questo, Sonic si avventò sulle labbra di Shadow,
spiazzandolo
completamente. Insinuò la lingua nella bocca
dell’altro, esplorandola, intrecciandosi
con la gemella, assaporando il gusto dolce e intenso del gelato appena
mangiato.
Durò
un solo attimo, poi il velocista si staccò, un sorriso di
trionfo sul volto.
«Lavanda;
buono.»
Disse
leccandosi le labbra, per poi sparire fulmineo com’era
arrivato, lasciandosi dietro un incredulo Shadow. Cream e Cheese
avevano smesso
di ridere, i visi rossi per l’imbarazzo.
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Capitolo 22 *** Universo Alternativo ***
22
Prompt:
Alternative Universe
Personaggi:
Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto: -
Genere: Dark
Numero
Parole: 508
Le porte
di sicurezza della G.U.N. si sollevarono, aprendo l’ascensore
che li aveva portati molti piani sotto terra. Il quartier generale era
in subbuglio,
ogni volta che faceva richiesta per accedere all’area di
massima sicurezza i
soldati e gli armamentari venivano disposti in posizione di
combattimento. Perfino
lui era scortato da quattro guardie armate; se la cosa faceva stare
più
tranquilli i piani alti…
Le luci
del corridoio si accesero, illuminando la doppia porta
blindata che conteneva quel “demonio”, come lo
avevano chiamato i media,
durante il periodo del terrore che aveva causato. L’eroe del
pianeta si fece
avanti con passo sicuro, indifferente alle guardie che lo stavano
scortando
alla prigione di massima sicurezza, realizzata per impedire al mostro
di
scappare e portare altra devastazione.
Le
mandate, i blocchi e le leve meccaniche vennero aperte dopo che
uno dei soldati ebbe passato una chiave magnetica ed inserito un codice
segreto.
L’enorme porta si aprì con un cigolio sinistro,
facendo sussultare
impercettibilmente le guardie armate: ora il rischio era quasi reale.
Una fuga
di quell’essere avrebbe causato la morte di tutti i presenti
e di questo ne
erano consapevoli.
Entrarono
con le armi automatiche pronte a colpire, posizionandosi
in assetto da guerra all’ingresso della stanza, mentre il
riccio entrava all’interno,
dove una teca elettrificata conteneva una gabbia più piccola
dalle spesse
sbarre di acciaio. Sdraiato di schiena, c’era una sagoma con
una camicia di
forza che gli bloccava l’intero corpo, mentre dagli aculei
della testa si
intravedevano le cinghie per la museruola.
L’eroe
si fermò a pochi metri dalla teca, mentre i passi cessavano
di rimbombare della stanza.
Un
orecchio del prigioniero di mosse, come ad aver captato la presenza
dell’altro. Poi si sentirono dei respiri più
profondi, infine un mugugno di
gioia, mentre un occhio cremisi osservava beato il nuovo arrivato. Una
risata
folle e sguainata si librò nell’aria.
«Shadow!
– cinguettò il mostro – Sei venuto a
trovarmiii?!»
Sonic lo
guardava con occhi adoranti, le sclera completamente nere
e il sangue che scendeva. La museruola che copriva il ghigno assetato
di
dolore, violenza e carne.
Shadow
osservò il blu trascinarsi vicino alle sbarre, lo sguardo
che si induriva ad ogni centimetro che l’altro guadagnava:
cosa si era lasciato
diventare?! Non lo sopportava.
«Non
dovevi: presto sarei venuto da te.»
Sonic
arrivò alle sbarre e poggiò la fronte sul
metallo. Una scarica
elettrica emise uno sfrigolio che rimbombò nella sala,
scaraventando il riccio
a terra, mentre un urlo di dolore gli uscì dalla gola. Poi
si udì una risata
sguainata, e la figura del blu si risollevò, guardando
Shadow con in fiato
corto.
Di
rimando, la forma di vita definitiva si portò le braccia al
petto,
osservandolo con disgusto.
«Sì;
presto sarò libero, e verrò da te.
Non
immagini neanche come ci divertiremo insieme.»
Il mostro
parlava lentamente, il fiato corto e l’eccitazione che
si vedeva chiaramente sotto la stoffa: il bastardo si stava godendo la
sua
visita.
Shadow
strinse i pugni, il disprezzo che gli illuminava le iridi
scarlatte:
«Sarà
un piacere toglierti quel ghigno per la seconda volta.»
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Capitolo 23 *** Temporale ***
23
Prompt:
Thunderstorm
Personaggi:
Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto:
post Shadow the
Hedgehog
Genere: Erotico
Numero
Parole: 500
Il cielo
notturno tuonava a squarciagola, illuminando il nero con
lampi bianchi che accecavano per un istante. Il rombo dei tuoni si
abbatteva
sulle case del villaggio, mentre la pioggia incessante picchiava sui
tetti,
sulle finestre, sugli alberi, come a voler affermare al mondo la sua
presenza. Il
suo suono che copriva tutti i rumori. I bambini si erano rifugiati nei
letti
dei loro genitori, spaventati dal frastuono del temporale. Gli animali
si erano
raggomitolati vicini nelle loro tane, per tenersi più caldo
e farsi coraggio.
C’era
una casa in particolare a cui quel temporale non dava per
nulla fastidio, anzi rendeva ciò che stava succedendo al suo
interno ancora più
elettrizzante. Dentro vi erano due figure che stavano danzando nel
buio,
avvinghiate l’una all’altra con fare bramoso: la
pioggia rendeva impercettibili
i loro sospiri, rendendo il tutto ovattato e confuso.
Le unghie
scorrevano sotto la pelliccia morbida, lasciando segni
rossi che solo loro avrebbero potuto vedere. Le bocche schioccavano tra
i
gemiti, i sospiri si facevano più forti e veloci, i corpi si
strusciavano
sempre più frenetici e desiderosi di maggior contatto. La
luce dei lampi
rischiarava per un solo istante le loro figure, facendo vedere ad
entrambi la
brama che cresceva, le mani che impastavano pelle e muscoli.
Uno dei
due amanti prese di peso l’altro, portandolo sopra di
sé,
stringendoselo addosso, le erezioni che si sfregavano tra loro,
generando
ansiti di aspettativa e desiderio. Si sporse sul petto ampio
dell’altro, che di
rimando inarcò la schiena, lasciandogli più
spazio. Inspirò a pieni polmoni il
suo odore, beandosi dei brividi che gli procurava, sentendo la
pelliccia ritirarsi
per mostrare i capezzoli ormai turgidi. Il riccio si fiondò
su uno di essi,
prendendolo tra i denti, facendo uscire un gemito roco
all’amante che lo
sovrastava, le mani che scorrevano inesorabili lungo quel corpo
divenuto famigliare.
Fu un
attimo, come il lampo che illuminò la stanza, mostrando lo
sguardo famelico che la vittima aveva assunto: le spalle e la schiena
del
riccio vennero schiacciate contro il materasso, lo sguardo smarrito che
osservava colui che lo sovrastava. Questi si leccò le
labbra, illuminato dall’ennesimo
fulmine caduto, e scivolò sul corpo dell’amante
verso una meta precisa,
mantenendo il contatto visivo. Quando prese il membro
dell’altro in mano, fu il
turno del riccio sdraiato di emettere un gemito incontrollato di pura
estati, l’aspettativa
che si faceva insistente. Trattenne il respiro quanto l’altro
iniziò a calarsi
inesorabile sulla sua asta, facendo presa sulle gambe piegate, la
schiena
inarcata in modo da non nascondere nulla agli occhi famelici
dell’altro.
Il
temporale continuava imperterrito, così come i gemiti e le
spinte che si facevano sempre più veloci, desiderate. Il
sudore e gli umori
scendevano dai corpi affannati, oramai prossimo all’apice del
piacere. Il riccio
prese i fianchi dell’altro, portando il ritmo ad una
velocità sempre maggiore,
facendo urlare l’altro di dolore che si mischiava al
godimento, gli anelli che
tintinnavano ad ogni spinta. L’orgasmo ancora più
vicino.
Solo la
pioggia era a conoscenza della loro passione.
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Capitolo 24 *** Autunno ***
24
Prompt: Autumn
Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto: post Sonic Heroes
Genere: Fluff, Slice of Life
Numero
Parole: 499
Sonic stava correndo a velocità supersonica lungo i tornanti di
una strada di collina, inseguito da un infuriato Shadow: oramai era la prassi.
Il blu adorava stuzzicare l’altro, fino a che non arrivavano a scontrarsi in
gare per determinare il più forte o il più veloce; la verità era che sperava
che questo suo modo di fare smuovesse qualcosa. Era stupido – si era ripetuto –
eppure non poteva fare a meno di pensare che il confronto continuo facesse recuperare
a Shadow la memoria…anche se, a conti fatti, era già tanto se era ancora vivo.
Questi pensieri fecero diminuire di pochissimo il ritmo della sua
andatura, il tanto che bastava per far giungere la forma di vita definitiva pericolosamente vicino. Se ne rese conto
quando un Chaos Spear gli sfiorò la guancia: fece un salto per lo spavento,
preoccupato come poche volte per la sua incolumità. Accelerò il passo per
quanto possibile, guardando con la coda dell’occhio l’inseguitore: non l’avesse
mai fatto.
Sono morto. Fu il suo
pensiero quando vide lo sguardo omicida che aveva iniettato le sclera dell’altro
di un inquietante bagliore magenta. Se lo prendeva, il mondo poteva dire addio
a Sonic the Hedgehog! Con questi ragionamenti disfattisti, il blu continuò la
sua corsa sperando di poter superare i suoi limiti.
Nel mentre, Shadow si era fermato. Gli era bastato distogliere gli
occhi dal decerebrato che aveva davanti per osservare qualcosa che non aveva
mai visto o che, più facilmente, non ricordava. Sotto la strada asfaltata che
stava percorrendo c’era un’enorme distesa di alberi dai colori sgargianti e
caldi. Variavano dal giallo all’ocra, dall’arancio al rosso rubino, dal marrone
chiaro al bruno. Il vento freddo faceva danzare le fronde, scuotendo le chiome
e spargendo le foglie per il sottobosco, creando un tappeto colorato. L’aria
portava l’odore della resina e delle castagne uscite dai ricci.
Shadow guardava il tutto con gli occhi di un bambino che per la
prima volta vedeva l’autunno: ad ogni centimetro su cui posava gli occhi,
scopriva un nuovo dettaglio o elemento nuovo. Era così bello, così vivo e
meraviglioso.
Sonic osservava la scena da poco lontano, resosi conto che il
riccio nero non lo stava più inseguendo: sorrise di cuore nel vedere che l’altro
si stava godendo la vista e, per una volta, aveva smesso di farsi domande su
chi e cosa fosse. Però Shadow si era dimenticato di lui, e questo era un
affronto che il blu non poteva sopportare; nessuno poteva permettersi di
metterlo in secondo piano.
Un’ideuzza gli fece assumere un ghigno perfido mentre si
avvicinava di soppiatto all’ignara vittima: una piccola vendetta era d’obbligo.
Raggiunse l’altro, facendo attenzione a non fare rumore, per poi avvicinare le
mani alla sua figura: gli tremavano per l’agitazione. Fulmineo poggiò i
polpastrelli sulla pelliccia dei fianchi dell’altro, muovendole velocemente in
maniera scomposta. Il risultato fu il tendersi di Shadow come una corda di
violino, mentre la pelliccia gli si sollevava e un verso di sorpresa gli usciva
dal volto paonazzo. Il solletico non era leale!
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Capitolo 25 *** Cimitero ***
25
Prompt: Graveyard
Personaggi: Shadow the Hedgehog,
Silver the Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: -
Genere: Comico
Numero Parole: 511
Una prova di coraggio in un cimitero in piena notte, questa era la
più classica delle scene di un film dell’orrore, dove il mostro di turno
mieteva le prime vittime. Shadow non si sarebbe mai sognato di prendere parte
ad una pagliacciata come quella, ma non aveva potuto dire di no a Silver che,
spaventato anche solo all’idea, lo aveva implorato di accompagnarlo.
L’idea della prova di coraggio era venuta a Sonic, per questo il
ragazzo del futuro non si era potuto accollare a lui; tuttavia Shadow non era il
primo della lista a cui chiedere. La cosa lasciava molto perplessa la forma di
vita definitiva…
Arrivati al luogo dell’appuntamento, Sonic li stava già aspettando
con un ghigno sghembo sul volto. Con fare allegro aprì i cancelli del grande
cimitero, invitando gli altri due ad entrare. Shadow aveva l’aspetto più
svogliato del mondo, mentre Silver si guardava in giro con espressione ansiosa,
come se la sua stessa ombra gli stesse per saltare addosso.
Sonic spiegò che in quel posto erano stati fatti strani
avvistamenti di oggetti volanti e fantasmi fluttuanti: la prova consisteva nel
passare un’ora – a partire dalla mezzanotte – nel cimitero senza urlare. Il primo
che gridava avrebbe perso e pagato pegno. Sonic era così elettrizzato che
continuava a saltellare come un grillo, mentre Silver rideva in maniera
nervosa, rannicchiato su sé stesso, tremante come una foglia. Shadow aveva
assottigliato lo sguardo, in allerta ad ogni possibile rumore o interferenza
sospetta.
Scoccò la mezzanotte e la prova ebbe iniziò: i tre iniziarono a
girare per il cimitero, l’adrenalina a mille. Un fruscio gli fece drizzare le
orecchie, immobilizzandoli; il gatto screziato che uscì dai cespugli con fare
placido li fece imprecare a denti stretti, chi per la paura, chi per la
frustrazione.
Il tempo scorreva e a parte le cicale e qualche gufo a caccia di
cibo, nel cimitero non c’era anima viva. Sonic aveva abbandonato tutta la sua
baldanza, disperandosi platealmente per non essere riuscito a vedere nemmeno
mezzo spettro. Di altro avviso era Silver, che aveva ripreso un po’ di colore e
si era staccato dalla schiena di Shadow a cui era stato attaccato per tutto il
tempo. Shadow si stava ancora chiedendo come aveva fatto a farsi infinocchiare.
Mosse qualche passo in direzione dell’uscita, affermando di averne abbastanza:
di rimando, gli altri due si abbracciarono, tremanti come foglie. Il riccio
nero si volse dove puntava il loro sguardo e si gelò: uno spettro dal sorriso
affilato ed occhi fissi lo stava osservando famelico.
Shadow non pensò; caricò il montante e diede un poderoso pungo al
fantasma, gli occhi chiusi per la paura. Come il colpo andò a segno, una
miriade di coriandoli e stelle filanti gli finirono addosso, finendogli tra gli
aculei e in bocca, spalancata per la sorpresa.
Mentre la forma di vita definitiva cercava di non soffocare,
Silver e Sonic si guardavano con fare chi deluso, chi stranito: il grigio
lanciò uno sguardo come a dire “doveva finire così?”. Fu allora che entrambi
lanciarono un urlo disumando, trovandosi davanti un demone avvolto dal Chaos.
TRADIMENTO!!!
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Capitolo 26 *** Pozione ***
26
Prompt: Potion
Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto: -
Genere: Fluff, Slice of Life
Numero
Parole: 499
Shadow si sentiva stranamente stanco. Era pur vero che aveva
dormito poco, come al solito, però non gli era mai capitato di avvertire tutta
la stanchezza colpirlo come una martellata in testa. Davvero insolito; ma forse
era colpa della partita che lui e il faker stavano guardando, decisamente
noiosa. Sbadigliò sonoramente, mentre il desiderio di dormire continuava a
pizzicargli gli occhi: presto non sarebbe più riuscito a resistere.
Sonic avvertì un tonfo sordo accanto a lui, mentre spegneva la tv,
sentendosi in colpa per quello che aveva fatto. Prese la birra incriminata,
constatando che il sonnifero che aveva recuperato dal negozio omeopatico aveva
funzionato a meraviglia: meglio di una pozione magica.
Ultimamente Shadow non si vedeva più in giro, e quelle poche volte
che lo beccava era sempre ridotto come uno straccio; le pesanti occhiaie che
scavavano il volto. Rouge gli aveva detto in confidenza che in quel periodo i
sogni del riccio nero erano ricordi troppo dolorosi, che non lo lasciavano
dormire in pace. Forse Shadow stava esagerando a privarsi completamente del
sonno.
Sonic non ebbe tempo di finire la sua riflessione che dei mugugni
e versi spaventati iniziarono ad agitare i sogni del rivale, facendolo tremare.
Il blu tentò di ricomporsi: non era preparato ad un così repentino cambiamento.
Fino a due minuti prima andava tutto bene.
Shadow con un violento scossone si girò prono, lamentandosi e
respirando affannosamente.
Sonic non pensò: si mise sdraiato a sua volta, il petto che si
schiacciava sulla schiena dell’altro per impedirgli di cadere o di farsi del
male. Il volto si appoggiò alla guancia dell’altro, la mano destra che premeva
sui polsi, impedendone i movimenti. La sinistra era tra gli aculei della testa,
intenta ad accarezzare il riccio nero nel tentativo di calmarlo. L’intero corpo
di Sonic cercava di scaldare quello dell’altro, che sembrava essere diventato
di colpo freddo: i respiri che si sintonizzavano.
Il blu continuava a passare le dita tra gli aculei della testa,
sentendo l’altro calmarsi un poco. Non seppe nemmeno lui quando cominciò, ma si
accorse di aver iniziato a strusciare la sua guancia contro quella di Shadow, e
la cosa pareva rilassarlo. Rilassava entrambi, in verità. Ora il riccio nero
aveva un respiro più regolare e aveva smesso di tremare: era un ottimo
risultato.
Sentire il fiato caldo di Shadow sulla sua pelliccia gli faceva
uno strano effetto: non era fastidio, era quasi un sentimento paterno. Vedere l’altro
rilassato tra le sue braccia, che quasi faceva le fusa per le sue coccole, lo
faceva stare bene, come se avesse salvato il mondo per l’ennesima volta. In un
certo senso lo aveva fatto: aveva salvato il mondo in cui Shadow si era recato.
Pensare ciò gli fece imporporare le guance, mentre constatava che la
pelliccia della forma di vita definitiva fosse incredibilmente morbida a
discapito del carattere del proprietario: doveva chiedergli che prodotto usava.
Si accoccolò meglio contro quel pelo che profumava di lavanda, chiudendo gli
occhi e godendosi meglio quel calore così piacevole quanto inaspettato.
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Capitolo 27 *** Tramonto ***
27
Prompt: Sunset
Personaggi: Amy Rose, Shadow the
Hedgehog, Sonic the Hedgehog
Contesto: post Shadow the
Hedgehog
Genere: Fluff, Shonen-ai,
Slice of Life
Numero
Parole: 503
Shadow aveva preso l’abitudine di recarsi al parco fuori Station
Square per ammirare lo skyline della città: era un rituale che lo rilassava,
specie in giornate chiare e fredde come quella oramai finita. La temperatura
autunnale faceva in modo che il tramonto assumesse toni aranciati, rossastri e
violacei, in perfetto contrasto con gli edifici che perdevano la luce riflessa,
diventando sagome nere. Sembrava un quadro e molta gente era nel parco a
godersi le ultime giornate soleggiate, prima dell’inizio della stagione più
rigida.
C’era qualcun altro che aveva preso una simile abitudine, ed ogni
volta per la forma di vita definitiva era sempre più complicato mantenere la
calma. Dei passi sempre più vicini lo misero in allarme, ma non fece nulla:
rimase a braccia conserte a godersi gli ultimi momenti di pace, sospirando,
conscio del suo destino.
Tre. Due. Uno…
Delle braccia gli si avvinghiarono alla vita, mentre una presenza
troppo famigliare gli si schiacciava contro la schiena, la guancia che si
appoggiava alla sua in modo troppo affettuoso. I primi tempi Shadow saltava
letteralmente per aria, per poi inseguire lo sciagurato riccio blu che, di
rimando, scappava divertito per la sua eccessiva reazione. Dopo quasi un mese
di agguati, la forma di vita definitiva nemmeno ci faceva caso a tutto quell’appiccicume.
Dal canto suo, Sonic era assai felice che il riccio nero avesse
ceduto, senza più cercare di fargli la pelle come tempo addietro, ma d’altra
parte la staticità della situazione gli stava un po’ venendo a noia. Non era
più stimolante come le prime volte. Shadow pareva annoiato dalle sue attenzioni…ora
capiva perché Amy andava su tutte le furie quando lui non la ricambiava. Certo,
più che noia, Sonic era in estremo imbarazzo con lei: aveva sempre saputo dei
sentimenti della riccia, ma semplicemente lui non li ricambiava. Amy non gli
dava l’adrenalina di cui lui aveva bisogno per vivere; con Shadow era tutta un’altra
storia…anche se non sempre il maledetto collaborava.
Sonic guardò insoddisfatto gli ultimi raggi del sole morente da
sopra la spalla dell’altro, per poi sorridere sghembo e baciare la pelliccia
nera. Shadow sussultò, esattamente come il blu voleva. Posò un altro bacio, poi
un altro, percorrendone il corpo fino ad arrivare alle labbra schiuse dell’altro.
Gli si avventò contro, mentre la forma di vita definitiva cercava di levarselo
di dosso. Non davanti a tutti!
«No, Sonic: siamo in pubblico.»
Disse Shadow non appena riuscì a liberare le labbra. Il blu sembrò
infischiarsene delle sue parole e continuò a spingerlo, cercando di
appropriarsi nuovamente della sua bocca. Il riccio nero mise le mani tra i loro
petti e lo scostò bruscamente:
«Ho detto di no!»
«Che ti importa – rispose Sonic, avvicinandosi pericolosamente –
oramai è buio…»
Il blu diede uno scossone più forte degli altri, e i due finirono
a terra, l’uno sopra l’altro, le labbra incollare e le lingue che si
intrecciavano, strappandogli il fiato e l’ossigeno. Assaporò appieno quella
bocca, sentendo le note di caffè rimaste sul palato: forse era per quello che
Shadow era così nervoso.
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Capitolo 28 *** Memoria ***
28
Prompt: Memory
Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto: post Sonic Forces
Genere: Comico, Slice
of Life
Numero Parole: 499
Sonic sentiva la pressione schiacciarlo: una scelta da compiere
che avrebbe decretato la sua sconfitto o la sua più umiliante disfatta. Shadow
lo osservava con occhi severi, il sorriso di trionfo nascosto dalle mani
incrociate. Il blu sollevò la mano, ignorando lo sguardo che l’altro gli
lanciava, e sollevo la carta della sua salvezza: aveva bisogno dello smeraldo
del Chaos giallo! Un ring dorato lo guardava in modo beffardo.
La sua disperazione si librò nella stanza, mentre Shadow rideva
trionfale, girando le due tessere che raffiguravano lo smeraldo mancante, e
chiedendo al perdente l’ultima carta da gioco. Sonic era in ginocchio nella
raffigurazione di disperazione più teatrale che il mondo avesse visto: guardò
storto il riccio nero, per poi consegnargli la tessera mancante. Si rimise
seduto, guardando sconsolato la sua misera pila di carte da memory, che
sfigurava a confronto con la torre che Shadow aveva al suo fianco. L’ennesima,
bruciante sconfitta.
«Bene, Sonic il perdente, pare che tu debba pagare pegno ancora.»
Disse in tono beffardo la forma di vita definitiva, gongolando
della sua ennesima vittoria: nel gioco del memory, l’eroe di Mobius si era
rivelato una vera schiappa. Qui non servivano abilità fisiche o
improvvisazione; servivano tattica e cervello, cose di cui il blu si era
rivelato parecchio sprovvisto.
Sonic assunse un’aria abbattuta, come a dire “di nuovo?” e si
lasciò cadere pesantemente sul tavolo, facendo cadere la piccola torre di carte
che Shadow aveva impilato. Il blu si mise subito sull’attenti, con i palmi
delle mani sul piano di legno, lo sguardo incredulo: gonfiò le guance come un
bambino a cui i genitori avevano negato le caramelle. Quel giorno non gliene
andava dritta una.
Shadow guardò il suo “bottino di guerra” sparso per il pavimento,
ma non si preoccupò. Assunse uno sguardo insofferente, dicendo con fare
irritato:
«Oggi la
fortuna ti ha abbandonato, faker.
D’accordo, qualcosa di semplice: preparami un caffè.»
«Mi rifiuto!»
Fu la risposta secca di Sonic, che aveva iniziato a sudare freddo.
L’ultima volta che Shadow gli aveva fatto una richiesta simile, ci aveva
impiegato più di mezzora e il riccio nero non era mai soddisfatto della bevanda
che preparava: ogni volta c’era qualcosa che non andava, e il fatto di
sbagliare lo mandava in escandescenza.
La forma di vita definitiva spuntò da sotto il tavolo, osservando
il rivale con volto tagliente: cosa era appena successo? Il faker perdente
aveva rifiutato?! Bene; si cambiava strategia.
Shadow sbatté i palmi sul tavolo, imitando la posizione di Sonic,
ringhiando:
«Allora puoi leccarmi le scarpe.»
Il blu inorridì, deglutendo a vuoto: non era tanto la richiesta –
potava andare peggio – ma lo sguardo infuocato che l’altro gli lanciava. Era davvero
terribile. Il riccio nero parve accorgersi del disagio del rivale, perché rincarò
la dose:
«Fa attenzione: il fuoco brucia.»
Le scarpe luminose si azionarono, controllate dalla sua volontà,
facendo intuire ad un tremante Sonic quello che lo avrebbe aspettato. Quest’ultimo
abbassò le orecchie e il volto, sconfitto per l’ennesima volta in quella
giornata sfortunata.
«Espresso amaro, giusto?»
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Capitolo 29 *** Streghe ***
29
Prompt: Witches
Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog, Un po’ tutti
Contesto: post Sonic Forces
Genere: Comico, Slice of Life
Numero Parole: 499
Sonic osservava con insistenza la figura di spalle di Shadow, che
stava parlando con Rouge per la prossima missione che gli era stata affidata. La
battaglia decisiva contro Eggman era appena finita e già quei due parlavano di
un nuovo incarico, ma non era quello che stava tormentando i suoi pensieri. C’era
qualcosa di incredibilmente famigliare nella silhouette del riccio nero, ma non
riusciva ad identificarla.
Un rumore sospetto fece mettete tutta la Resistenza in allerta:
Shadow estrasse le sue pistole, in guardia, cercando di captare qualunque
movimento. Un gatto uscì da dietro un muro crollato, facendo sospirare tutti di
sollievo. La forma di vita definitiva imprecò a denti stetti, posizionando la
mano sinistra sul fianco e lasciando cadere l’altra, in una posizione più
comoda.
In quel momento Sonic fu colpito come da una folgorazione:
«Ci sono!»
Tutti si volsero verso di lui, chi sorpreso, chi curioso, chi quasi
spaventato. Il gatto appena arrivato si drizzò tutto per la fifa e si rintanò
di nuovo dietro le macerie.
«Ho capito chi mi ricordavi. – disse Sonic mentre si avvicinava al
rivale con sguardo trionfale – Mi fai venire in mente Bayonetta.»
Shadow scostò schifato il braccio che il blu gli aveva poggiato
amichevolmente sulla spalla, per poi guardarlo stranito e dire interrogativo:
«Ti ricordo un’arma?»
Sonic lo fissò confuso, per poi negare e prendere il cellulare in
mano, facendo una rapida ricerca, e piazzando il risultato davanti al naso del
riccio nero. Sullo schermo c’erano le foto di una bella donna dall’abito
aderente e con in mano due pistole a doppia canna. Shadow prese il telefono e
fece scorrere le immagini, negli occhi la confusione più totale. Fece una
ricerca relativa a chi fosse quella donna, e ciò che trovò gli fece ribollire
il sangue, l’energia del Chaos che gli rimbombava nelle orecchie…poi un flash gli
fece guardare il tutto sotto un’altra luce. Fissò storto il blu, per poi
sorridere sghembo e restituirgli il cellulare.
«Dunque il tuo è un modo velato per dire che mi trovi sexy?»
Silenzio. Tutti fissavano la scena, mentre Sonic assumeva tutte le
gradazioni di rosso conosciute.
«Ma che stai dicendo???»
Era la prima volta che il blu si trovava in difficoltà in una
discussione; lui che aveva la risposta sempre pronta, non sapeva cosa ribattere
alle parole di Shadow.
Il riccio nero incrociò le braccia, inarcando un sopracciglio. Si
stava divertendo a vederlo in difficoltà.
«È assodato che non sia né una donna, né una strega…perché non leggi
meglio come è definita questa Bayonetta?»
Sonic, ancora rosso in viso, si mise a guardare le informazioni su
internet, e più scorreva i vari articoli, più i suoi occhi si ingrandivano per
l’incredulità. Che cosa aveva appena fatto?!
«Allora?»
Shadow si stava avvicinando; il suo volto era pericolosamente vicino. Lo guardava beffardo, sbattendo le ciglia
ripetutamente. Sonic si portò il telefono alle labbra, sentendosi andare a
fuoco per la figuraccia appena fatta. Paonazzo e ferito nell’orgoglio, scappò.
Una risata di trionfo proruppe dal campo di battaglia:
«Codardo!»
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Capitolo 30 *** Scherzetto ***
30
Prompt: Prank
Personaggi: Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto: -
Genere: Comico, Slice of Life
Numero Parole: 500
Il campanello lo riscosse dal dormiveglia in cui era caduto,
facendolo imprecare a denti stretti. Shadow si alzò dal divano dove si era
appena appisolato, e si diresse alla porta dell’appartamento. L’ospite
inatteso, nel mentre, pareva essersi attaccato al campanello: questo non
migliorava di certo l’umore del padrone di casa.
Aprì la porta con sguardo omicida, per trovarsi davanti il faker
con un inconfondibile costume: un kigurumi da riccio rosso e nero, con un
pellicciotto di lana all’altezza del petto. Ok, questa volta Shadow lo avrebbe
ammazzato sul serio.
«Dolcetto o scherzetto?»
Chiese un pimpante Sonic, portando sotto il naso del rivale uno
zuccotto di plastica ricolmo di dolci e caramelle.
Shadow ringhiò nervoso: abitava all’ultimo piano di una grande
città apposta per evitare gente, e il vicinato pareva aver capito questa sua
tendenza alla solitudine. Chiunque sapeva che la forma di vita definitiva
detestava essere disturbato per futili motivi, tranne quella testa di rapa che
aveva davanti. Era frustrante!
«Non ho
dolci in casa.
Ora sparisci!»
Shadow sbatté la porta, e rimase sorpreso di vederla socchiusa, ma
il guaito di dolore che provenì da dietro di essa gli fece buttare gli occhi al
pavimento: il piede di Sonic era rimasto schiacciato. Probabilmente il blu non
accettava un “no” come risposta, e aveva ben pensato di mettere un piede in
mezzo all’uscio per evitare che si chiudesse. Peccato che non aveva calcolato
con quanta forza Shadow l’avesse sbattuto.
Il riccio nero ridacchio per quella piccola, inaspettata vendetta,
e aprì la porta liberando il piede dell’altro. Come si sentì libero, Sonic lo
prese con la mano vuota, saltellando come un coniglio, imprecando e dicendogli
che se gli avesse rotto qualcosa, lo avrebbe tormentato per tutto il periodo di
convalescenza. Passarono alcuni minuti, e il blu parve riprendersi – le lacrime
che gli pungevano ancora gli occhi. Guardò torvo Shadow, per poi appoggiare a
terra lo zuccotto di plastica e dire con voce grave:
«No dolcetti? Allora scherzetto.»
Sonic si sporse verso il rivale, una mano sopra la bocca in segno
di concentrazione. Il riccio nero lo guardava stranito, con capendo cosa stesse
facendo. Si rilassò un po’ quando vide che il blu ritornò eretto, il volto
ancora contratto, un occhio chiuso come se stesse macchinando qualcosa. Il velocista
portò gli indici ai lati del petto, spostando le iridi dall’uno all’altro,
verificando la distanza e la posizione. Emise un sospiro di tensione, mentre si
piegava in avanti con il busto: le mani portate in linea, all’altezza degli
occhi decisi. Shadow inorridì, ma era tardi: fulmineo, Sonic spinse con forza
le dita sul petto ampio dell’altro, centrando i capezzoli nascosti sotto la
pelliccia scura.
Un urlo imbarazzato uscì dalla gola della forma di vita
definitiva, mentre il volto gli diventava rosso per la vergogna. Che accidenti
combinava quel pervertito?!
Sonic rise trionfale, per poi impallidire e arraffare velocissimo
lo zuccotto e imboccare la tromba delle scale. Shadow lo inseguì a ruota, il
potere del Chaos tra le sue mani.
Non aveva apprezzato lo scherzetto.
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Capitolo 31 *** Costume ***
31
Prompt:
Costume
Personaggi:
Shadow the Hedgehog, Sonic
the Hedgehog
Contesto: post Sonic
Forces
Genere: Erotico,
Slice of Life
Numero
Parole: 519
«Shadow,
sei pronto?»
Sonic era
agitatissimo: era la prima volta che il riccio nero
acconsentiva a partecipare ad una festa di Halloween tutti insieme. Era
elettrizzante.
Anche se l’interessato era da quasi due ore che si stava
preparando. Cosa stava
facendo? Si stava cucendo il costume da solo???
«Sì,
sono pronto.»
Rispose
una voce due toni più alta rispetto al solito. Il blu
sorrise: era chiaro che quello non era il genere di intrattenimento che
Shadow
apprezzava, ma magari si sarebbe comunque divertito. La forma di vita
definitiva finalmente uscì da bagno, il volto rosato per
l’imbarazzo.
Sonic
fissò la figura del rivale, e più la guardava
più la sua
pelliccia assumeva una diversa tonalità di rosso. La bocca
spalancata e gli
occhi adoranti.
Shadow
indossava una tuta di pelle nera a collo altro, con delle
fibbie allacciate alle braccia che sorreggevano i lunghi guanti bianchi
e delle
lunghe ciocche di parrucca nera. Sul petto una scollatura a falce di
luna
lasciava intravedere il pelo bianco. L’intero costume era
profilato da catenine
dorate che seguivano il suo corpo. Gli aculei erano stati pettinati in
una coda
molto alta, laccati e ceranti in modo che seguissero la forma delle
testa. La schiena
aveva una profonda scollatura che partiva dalla coda, lasciando poco
spazio all’immaginazione.
Degli occhiali decorati con un tema a farfalle ne incorniciavano lo
sguardo
cremisi.
Sonic lo
squadrava dalla testa ai piedi, con l’espressione
più ebete
che avesse mai fatto…o più predatrice. Shadow
incrociò le braccia, facendo
qualche passo indietro, dicendo terribilmente nervoso:
«Non guardarmi
così; sembra che voglia saltarmi addosso.
Asciugati
la bocca: stai sbavando.»
Sonic si
passò una mano sul muso, senza staccare lo sguardo
famelico dal corpo del rivale. Aveva il respiro corto, ma poco gli
importava:
aveva già deciso che quella notte si sarebbe fatta baldoria.
«Tu
così non esci!»
Disse
perentorio. Shadow lo guardò sorpreso, per poi irritarsi e
dire:
«Non
puoi immaginare quanto coraggio mi ci è voluto
per-»
Non ebbe
il tempo di finire la frase che il blu lo aveva preso di
peso ed era corso velocissimo in soggiorno, scaraventandolo sul divano.
Gli fu
subito sopra, schiacciandolo con il corpo, insinuando la testa tra la
spalle e
il collo dell’altro. Shadow avvertì
l’asta del blu premergli contro l’inguine,
dura come il marmo. Lo sentì armeggiare con la cerniera
della sua tuta, in
difficoltà. Sorrise soddisfatto, per poi con un gesto
prendere gli aculei dell’altro
e staccarsi la sua testa di dosso: sistemò meglio gli
occhiali e disse con voce
suadente:
«Se
mi rompi il costume, me lo ripaghi.»
Sonic
capì l’antifona: si liberò dalla sua
morsa e si fiondò sulla
falce di luna che lasciava scoperto il petto, leccando la pelliccia
bianca,
sentendolo sospirare di piacere. Fece scorrere le mani lungo la schiena
libera,
per poi sollevare la stoffa e passare le mani lungo le natiche,
sentendole
indurirsi, imbastandole come più gli piaceva. Si
strusciò contro il suo
inguine, percependo l’altro risvegliarsi. Si
sollevò da Shadow, mettendosi a
sedere: lo vide guardarlo implorante, la tuta di pelle che mostrava i
capezzoli
turgidi e l’erezione bisognosa.
Il miglio
Halloween di sempre.
Angolo dell’Autrice:
The End.
Mi sono
divertita un sacco a fare questo esperimento: ringrazio chi ha letto e
chi ha
commentato.
Alla
prossima
^^
P.S.: per
me Shadow è la Bayonetta del mondo di Sonic, e nulla mi
farà cambiare idea XD
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