When Heaven touches Hell

di PsycoMoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricordo di una promessa ***
Capitolo 2: *** L'inizio di una nuova avventura ***
Capitolo 3: *** La voce della luna: i tormenti di Sesshomaru (parte 1) ***
Capitolo 4: *** La voce della luna: i tormenti di Sesshomaru (parte 2) ***
Capitolo 5: *** Nebbia (Parte 1) ***
Capitolo 6: *** Nebbia (parte 2) ***
Capitolo 7: *** Muramasa ***
Capitolo 8: *** Notti infinite ***



Capitolo 1
*** Ricordo di una promessa ***


Erano passati 10 anni da quando la sfera dei quattro spiriti aveva cessato d'esistere e oramai, quelle avventure, quei mesi d'incessante tensione stavano andando man mano a fondersi con i racconti narrati attorno al focolare domestico.

Vi era stato un periodo di assoluta pace, in cui pareva che persino i demoni si stessero tramutando in un vecchio incubo d'inverno, se non fosse stato per quei pochi mezzi demoni che oramai si erano inseriti nella civiltà umana.

Tutto scorreva placido e calmo, come il corso di un fiume in piena primavera; persino lo Shogun pareva stesse tenendo le redini per evitare la ricaduta in inutili guerre.
Le guerre. Già. Se non avesse già visto con i propri occhi, quanto il destino può lacerare la pace con inutili versamenti di sangue d'innocente, di certo anche Rin si sarebbe dedicata alla vita quotidiana di una ragazza semplice, armata solo dei suoi sogni; invece, nei suoi sogni, vi era un mondo intero da scoprire, demoni malvagi da uccidere, innocenti da salvare, perché sì, un giorno quella pace sarebbe stata rotta da un brigante, un generale bramoso di potere e lei, sì, proprio lei, avrebbe aiutato a proteggere le innumerevoli vocì d'innocenti che si sarebbero innalzate dal suolo!

 

"Rin! Ma a cosa stai pensando oggi? Dai, è stato avvistato un millepiedi gigante poco lontano dai campi, dobbiamo muoverci o rischiamo che aggredisca qualche contadino!"

la voce maschile fece tornare la ragazza alla sua realtà, la quale scosse il capo come per voler cacciare l'immagine cui volgeva la sua attenzione per concentrarsi sulle parole rivoltele: "Arrivo Kohaku! Un altro millepiedi? Ma è già il secondo questa settimana!"- disse alzando un po' gli occhi al cielo -"Inizio a credere che vi sia un nido o qualcosa di simile"- "almeno.."- interruppe il ragazzo-"Sempre meglio di demoni megalomani che vogliono distruggere il mondo o cose simili. Alle volte mi chiedo da dove sia iniziato tutto, sarebbe bello poter sigillare tutti i demoni da dove sono venuti. Certo, comunque ci sarebbe ancora del male su questo mondo, ma sarebbero meno esseri con poteri strani, saremo tutti... umani.. che ne pensi?"

Fu un istante. Breve, ma abbastanza durevole per zittire il ragazzo che si accorse, tardi, di aver toccato un tasto delicato, un nervo ancora scoperto della giovane Rin che gli dedicò un'occhiata così fredda che quasi pareva lo avesse folgorato.

"Uomini..."

"Scusa non..."

"Demoni.... cosa cambia?! E poi non mi aspettavo una tal affermazione proprio da te! Inuyasha, dopotutto è anche lui per metà demone! E Shippo? Kirara? Se dovessimo seguire e assecondare il tuo discorso, anche loro dovrebbero cessare d'esistere. Non è l'essere demone, uomo o mezzo demone che ti fa capire cosa sia bene o male. Ma è come si usa la libertà che ti mette dall'una o dall'altra parte. E ora. Credo sia il caso di fare silenzio e dedicarci al nostro lavoro."

Non era arrabbiata veramente con Kohaku, era però infastidita dalla leggerezza eccessiva di quelle parole. Sapeva che per il ragazzo, Inuyasha e tutti erano oramai parte di una grande famiglia e quelle piccole differenze "raziali" non esistevano oramai da molto, troppo.
Però una cosa era certa: in tempi di pace o di guerra, i demoni venivano sempre visti come qualcosa di negativo e i mezzi demoni ancor più ghettizzati come reietti perché ne demoni, nè uomini.

Il solo pensiero di quanti nonostante i tempi di pace stessero soffrendo a causa della superficialità proprio di quell'essere "indifeso" che avrebbe dovuto capire come ci si sente a essere trattati come se fosse un niente creava un nodo nello stomaco della giovane, la quale, però continuava ad aggrapparsi alla consapevolezza che così come esistevano demoni malvagi, neutrali, buoni esistevano altrettanti esseri umani con le medesime caratteristiche.

Un profondo sospiro le fece cacciar via tutti i pensieri negativi mentre il vento accarezzava delicatamente i lunghi capelli corvini. Le venne spontaneo socchiudere per un istante gli occhi lasciandosi carezzare dalla brezza e dal suo profumo.

 

(che piacevole sensazione... eppure... sento qualcosa di familiare... è un profumo leggero... troppo... eppure, mi da una sensazione.. di sicurezza...deve essere la primavera, chi può dirlo)

Mentre pensava ciò un rumore la fece sussultare: poco distante, dietro una sterpaglia qualcosa si era mosso.
I due ragazzi si avvicinarono e trovarono un millepiedi lungo due metri e mezzo che stava strangolando un lupo. I tre occhi rossi dell'essere si voltarono verso i ragazzi.

 

"Ci penso io" disse Kohaku

"è un cucciolo, la madre non sarà lontana, tu pensa a lui, io vado a vedere più avanti se ce ne sono altri" aggiunse Rin mentre, senza neanche ascoltare la risposta del compare, già stava correndo seguendo le orme lasciate sull'erba.
Dovette correre per diverso tempo, verso i confini del feudo per poi vederlo: un immenso demone violaceo dalle fattezze di un millepiedi di almeno 10 metri di lunghezza che con le sue fauci stava finendo di masticare quel che un tempo fu un cinghiale.

(Che roba rivoltante...ha qualcosa di strano... ma cosa?)

 

Mentre la mente cercava di memorizzare i dettagli del mostro, le mani andarono sui fianchi ad estrarre le due katane che portava alla cintola.

 

(Non va bene, devo pensare in maniera più veloce, devo essere pronta per quando tornerà a prendermi... se esito con un verme troppo cresciuto..)

 

Impugnatura decisa e agili i passi che la portarono ad avvicinarsi verso la bestia e fu così che potè osservarla meglio e notare le peculiarità strane: sul dorso aveva una fitta peluria composta da aghi, un po' come quelli dei porcospini; le zampe erano nere come la pece e la sua saliva era di un colore viola scuro, molto scuro e più si avvicinava più poteva sentire un odore nauseabondo provenire dalle gocce di saliva cadute in terra.

L'occhio andò a osservare come l'erba seccava ove la saliva cadeva e non ebbe dubbi su come muoversi seppur con un leggero timore poiché era molto grande e per quanto si fosse allenata in quegli anni, affrontare certi esseri così imponenti, per quanto rivoltanti, faceva sempre un dato effetto, forse, anche perché solo con una persona si sentiva così sicura da non temere neanche il più atroce dei mostri.

 

(Devo colpire ora che è distratto! La ghiandola velenifera generalmente in queste creature è nella parte superiore, a un ottavo del corpo rispetto alla testa. La peluria che ha sul dorso lo rinforza, questo significa che nella pancia è il suo punto devole perché è il punto più molle... devo colpire lì!)

la distanza fu perfetta da permetterle di terminare di formulare il pensiero e colpire con il primo fendente la parte centrale dell'essere che, come tutti i vermi iniziò a contorcersi su se stesso, mentre, il secondo colpo venne lesto all'altezza delle tempie.

Dopo poco la creatura, finì di dimenarsi. Era debole, si... ma avrebbe potuto fare molti danni se fosse andato oltre.

 

(io qui ad ammazzare millepiedi giganti. Il signor sesshomaru chissà dove a visitare chissà che città nuove...)

Sbuffò per poi avviarsi per andare verso il compagno che aveva lasciato dietro per avvisarlo che vi era la carcassa da smaltire.

 

Track

 

Un suono secco, alle sue spalle la fece bloccare. Si voltò lentamente e potè vedere che la salma del demone ammazzato si stava aprendo come fosse un bozzolo e da lì erano sbucate due ali dalla tonalità lilla, mentre una sorta di falena usciva mostrandosi in tutte le sue brutture.
Le zampe filiformi ricoperte di peli si univano a un corpo grosso e tozzo ricoperto di verruche; due occhi neri che quasi fuoriuscivano dalle orbite e una sorta di probscide a terminare la sgraziata cratura che si stava già alzando in volo.

Il suono delle ali era come lo stridio di una lavagna e portò la ragazza a coprirsi le orecchie, mentre una strana polvere cadeva dalle ali. Rin notò uno scoiattolo cadere morto da un albero proprio sotto alla creatura e poté così comprendere che quelle spore erano velenose.
Trattenne quanta più aria che poté per poi concentrarsi sulle sue armi. Kagome era stata un'ottima insegnante e grazie a lei aveva compreso come la propria forza spirituale potesse divenire materia tangibile, inoltre, l'essere tornata in vita l'aveva posta in una posizione di neutralità tra la vita e la morte, come il filo conduttore unisce un umano e un demone in un mezzo demone...

Due fendenti incrociati in aria, sferrarono un attacco mirato alla falena, la quale, sfortunatamente si spostò.

 

(l'ho macata!)

 

L'aria che aveva trattenuto fino a poco prima uscì tutt'assieme respirando quell'aria intrisa di veleno: quanto è fragile il corpo umano, in men che non si dica le ginocchia già avevano ceduto.
In un battito d'ali, la creatura si stava fiondando su di lei quando... d'improvviso qualcosa l'aveva lacerata. I pezzi di demone caddero grondanti di sangue in terra.

Una figura dava le spalle a Rin e i lunghi capelli bianchi erano mossi armoniosamente dal vento come se danzassero, mentre la figura intera era avvolta da bianche e candide vesti.

 

(nobile... Sesshomaru...)

 

qualsiasi parola avesse voluto proferire, le si bloccò in gola, mentre tutto divenne buio e sotto la sua pelle, sotto il suo corpo, la pressione della terra fredda e spoglia.

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Capitolo 2
*** L'inizio di una nuova avventura ***


Fu come riprendere aria dopo un'immersione.
Un profondo respiro per poi tornare a vedere la luce.
Era profondamente accaldata, ma non più all'aperto, ma a casa sua, stesa nel suo futon. Sulla fronte una pezza leggermente umida e indosso lo Yukata che di solito mette per dormire: un kimono leggero, bianco con indosso ricamati alcuni fiori di ciliegio che partivano dall'orlo della veste che giungeva al ginocchio, fino a costeggiare tutto il fianco destro. I capelli erano sciolti e appena provò ad alzarsi, subito un paio di ciocche ribelli le caddero in viso; la mano gentilmente andò a condurle dietro l'orecchio mentre si guardava attorno confusa: Cosa era successo?

Pian piano i ricordi riaffiorarono.

(Padron Sesshomaru! E' stata solo un'allucinazione o....)

Si lasciò cadere nuovamente con il viso immerso nel cuscino: non sapeva tra l'alternativa di avere avuto un'allucinazione ed essere sconfitta da una falena demoniaca gigante avanti agli occhi del suo signore, quale fosse peggiore.

(tanto allenamento e... ancora non so difendermi da sola... non voglio essere un pensiero per il signor Sesshomaru, non sono più una bambina e poi...)

Il pensiero tornò a quella notte fatale.
La quiete della sera, la sua casa, i genitori, i fratelli... e poi i briganti.

(Se quella notte fossi stata forte, se quella notte fossi stata... grande...)

Per quanto la ragazza avesse accettato l'equilibrio tra la vita e la morte e il perdono del passato, quella ferita continuava a grondare e riaprirsi ed era consapevole che non si sarebbe mai cicatrizzato quel rimpianto. Quel rimorso e quel senso di impotenza anche nel chiedere aiuto a qualcuno di più grande. Più forte. E mentre le lacrime pian piano cercavano di farsi strada offuscando quei grandi e profondi occhi le era impossibile non pensare a quanti, in quel momento, a differenza sua non avessero amici, persone fidate o anche solo un tetto sul capo.
Questo era il motivo per cui aveva iniziato ad allenarsi: essere all'altezza del nobile Sesshomaru ma essere anche in grado di aiutare il prossimo: un po' come faceva anche Kagome nell'aiutare il prossimo.

Lo spirito di ognuno di noi racchiude un immenso potere: i chakra sono il segreto della forza spirituale che vengono alimentati con la virtù racchiusa in ognuno di noi. Come ogni creazione di questo mondo, viviamo in armonia con il mondo e la vita che ci circonda e una volta che si intraprende il cammino per aprire il terzo occhio, la forza spirituale si palesa poiché senti il suo spirito, il suo animo come forza attiva e concreta, così come quando in silenzio, nel profondo della notte, puoi sentire i battiti del tuo cuore.
In base a come curiamo il nostro essere, ciò ha una data influenza sui nostri chakra che influenzeranno a loro volta le nostre emozioni, sensazioni e anche la stessa salute dell'anima.

Rin socchiuse gli occhi ripensando agli insegnamenti ricevuti dalla venerabile Kaede:

(Sette mantra... per sette chakra...)

Era un sapere che completava il senso d'esistenza dei quattro spiriti. Un segreto che giungeva da delle terre molto lontane, al di là dell'oceano.

I quattro spiriti non erano altro che i pilastri alle cui fondamenta avevano appunto i chakra. Aramitama, (Coraggio), Nigimitama (Amicizia), Kushimitama (Saggezza) e Sakimitama (Amore) nascono dall'estensione dei sette chakra che agiscono sul nostro essere.
Kagome la definiva "scienza dell'anima".

Il primo chakra, Mulhadara (letteralmente, “sostegno della base”) era situato alla base della colonna vertebrale. La sua funzione riguarda la sopravvivenza e il contatto con lo spirito della Terra madre, infatti l'elemento di questo chakra è proprio la terra. Quella stessa terra che, come la colonna vertebrale, sostiene e sorregge i nostri passi permettendoci di mettere passi solidi e muoverci, però, può divenire chakra della fonte di egoismo, aggressività, insicurezza...

curato in armonia, invece, è fonte di forte energia vitale, fiducia e prosperità spirituale. Il senso che coinvolge è l'olfatto.

Il secondo chakra, Svadhistana (letteralmente, “dimora del sé”) è invece la fonte della Consapevolezza del proprio corpo, vitalità, creatività, energia, facoltà riproduttiva, gioia di vivere, passionalità se curato in armonia, ma la sua disfunzione riguarda Debolezza, crisi creative, senso di impotenza, paura, ossessività, gelosia. Il suo elemento è appunto l'acqua, la fonte della vita e il senso che coinvolge è il gusto.

Manipura (letteralmente, “gemma rilucente”, “città rilucente”) è il terzo chakra: ubicato in tutta l'area attorno l'ombellico è il centro del potere personale e dell'impegno, capacità di affrontare la vita con determinazione. La sua armonizzazione porta Forte volontà e determinazione, capacità di raggiungere un obiettivo, carisma, efficienza, capacità di affermarsi .. è praticamente il chakra che caratterizza ogni leader; la sua disfunzione porta però Ira, senso di superiorità, superbia, egoismo, iperattività, timidezza, scarsa energia, incapacità di realizzazione. Il suo senso è la vista, mentre il suo elemento è il fuoco.

Il quarto chakra corrisponde al centro del cuore, all’abilità a esso collegata di dare e ricevere amore. È qui che dall’“io” si passa al “noi”, in una visione degli altri e di sé stessi compassionevole, senza giudizio.
Il suo mantra principe è Guru Guru Wahe Guru GuruRam Das: cantandolo o recitandolo possiamo invocare il potere di Guru Ram Das, un saggio uomo realmente vissuto, un esempio di grande compassione e amore.
Usare questo mantra può aiutare ad aprirci al nostro cuore e al suo potere, anche quello di compiere miracoli.

Vishuddha (letteralmente, “purificazione”) è il quinto chakra ed è il chakra della gola.

La sua armonizzazione porta Capacità di comunicare, apertura mentale, capacità di apprendimento e concentrazione, pensiero razionale, eloquenza, musicalità, personalità ben sviluppata, mentre la disfunzione dominanza e manipolazione del prossimo, intolleranza. È così importante che è rappresentato dall'etere tra gli elementi. Il quinto elemento rappresenta questo chakra.il quinto elemento, per il quinto mantra, mentre il senso coinvolto è l'udito.
Un buon oratore deve saper pure ascoltare dopotutto.

E infine, arriviamo agli ultimi due chakra.

Ajna (letteralmente, “sapere”, “percepire”) è conosciuto anche come "terzo occhio".

Il senso coinvolto è l'intuito e la sua armonizzazione è via di Comunione interiore, autocoscienza, intuizione, illuminazione, aprtura verso nuove idee, controllo dei propri pensieri, immaginazione, chiaroveggenza. La sua disfunzione riguarda l'insensibilità.

Il suo elemento è la luce. Coinvolge tutta la testa e il cervello, nonché il sistema nervoso.

Sahasrara (letteralmente, “mille volte tanto”), chiamato anche Chakra della corona, settimo chakra, chakra con mille petali.

Corrisponde alla parte superiore del cranio e coinvolge tutto quel che riguarda il collegamento spirituale. Il suo simbolo è il metallo, mentre la sua armonizzazione è portatrice di Verità, compassione, amore incondizionato, perdono in maniera opposta alla disfunzione che è portatrice di Attaccamento al passato o al futuro, indifferenza, odio.

Nulla è casuale nello spirito umano. Ogni essere vivente ha un'armonia con questo mondo.

Anche per questo Rin non apprezzava coloro che volessero distruggere completamente la razza demoniaca: erano parte dell'equilibrio del mondo anche i demoni. Poi, i demoni non erano mai stati i soli esseri dotati di poteri misteriosi. Il giappone è ricolmo di segreti e chissà quante creature esistono di cui nessuno ha mai compreso veramente l'essenza e, può darsi, siano anche confusi con i demoni stessi.

Per questo aveva iniziato a conoscere il suo essere: per far tesoro ulteriore della nuova vita che le era stata donata tornando dal mondo dei morti non una, ma due volte.

Anni di sacrifici e profondità filosofica e spirituale per... concludere tutto non con un gesto che mostrasse la sua forza, ma essere salvata di nuovo.

Diciamocelo: visione non visione, qualcuno l'aveva portata a casa priva di sensi.

(ho ancora molta strada da fare, devo apprendere dai miei errori, non è grave...allora... da dove partire..)

Stava fissando il soffitto mentre pensava e si rese conto solo della voce che ruppe il silenzio:

"Ti sei svegliata vedo..."

Quattro parole secche. Rin riconobbe subito la voce..

"Padron Sesshomaru! Ma quindi eravate voi!"

Fece per alzarsi ma un'occhiata severa la indusse a restare seduta.

"Resta seduta. Quel veleno ti ha debilitato..."

Rin chinò leggermente lo sguardo annuendo

(che figura che ho fatto... bene, cosa ho dimostrato? Sono così "forte" e "brava" che una farfalla gigante riesce a mettermi Ko)

"Per la prossima volta..." - iniziò Sesshomaru sedendosi accanto alla ragazza - "Ricorda che i demoni inferiori essendo creature bestiali riprendono le caratteristiche degli animali di cui prendono forma... in quei casi bisogna puntare attaccando dall'alto in modo da braccare la via di fuga che un essere alato e di quelle dimensioni intraprenderà per evitare attacchi dal basso."

"Già.." - disse Rin – "Grazie, lo terrò a mente in futuro.."

"Quindi... hai continuato ad allenarti. Non impugni male l'elsa.

Sei cresciuta molto dall'ultima volta che ci siamo visti"

"ehm.. Sì, dopotutto ormai ho 18 anni e l'ultima volta che ci siamo visti ne avevo 15..."

"Rammento. Oramai sei un'adulta per gli esseri umani."

un velo di silenziò calò dopo le parole dell'uomo che, dopo tutti questi anni, qualsiasi cosa proferisse pareva priva d'emozione, fredda.
Lei, invece, nelle mille sfumature del suo sguardo alle volte, in quel passato lontano aveva avuto più volte la sensazione di poter comprendere i pensieri del nobile signore.
"Come stai?" - riprese- "Kagome mi ha detto che hai ricevuto anche alcune proposte matrimoniali. Nessuno in questo villaggio è alla tua altezza?"

Rin arrossì leggermente: cosa caspita era andata raccontando in giro Kagome? Già è imbarazzante allontanare i diretti interessati e ora... e ora giocava con il lembo della veste rispondendo timidamente a quelle che sembravano i quesiti di un padre apprensivo o di un vecchio maestro... ma dove voleva arrivare?

"Più che altro... è che..."

(Forza e coraggio. Mi sono ripromessa di farmi avanti quando lo avrei rivisto e questo è il momento! Uno... due.... due e mezzo...)

"Non è che non siano alla mia altezza è che... non amo nessuno. Certo, per esempio con Kohaku sto molto bene, gli voglio molto bene ma non potrei vederlo come uno sposo... il fatto è che... Sesshomaru-san... io..."

(fa caldo! Aiuto... perché il cuore mi batte così forte?!)

Le parole successive uscirono di colpo tutte assieme, stringendo i pugni e gli occhi: "Io vorrei tornare a viaggiare con lei e Jaken signore! Ho vissuto tra gli uomini, ho scoperto la vita normale e sono circondata da persone cui voglio bene ma... ma...." - deglutì per poi continuare- "la verità è che mi manca stare con Jaken, Ah-Un e.. con voi signore...."

Sul volto di Sesshomaru si spiegò un leggerissimo sorriso che contornò le linee armoniose di quel viso perennemente malinconico e serioso.

Le mise una mano sul capo "Va bene. Se è questo quel che desideri..."

"davvero?! AH! Finalmente! Grazie!" E queste parole furono accompagnate dalle sue braccia che cinsero l'addome del demone e il viso che andò a nascondersi nel petto.
Il suo profumo. Non era cambiato per niente in questi anni di distanza. Era esattamente come Rin lo ricordava.

Pian piano potè sentire il calore delle braccia del suo signore che ricambiavano il gesto e un velo di voce andò a sussurrarle: "Mi sei...."

"RIN TI SEI SVEGLIATA?"

Il piccolo demone verde rimase bloccato alla vista. Paralizzato dalla paura, in quei pochi attimi la sua mente iniziò a partorire mille torture orrende che il suo signore gli avrebbe imposto! Eppure Jaken, povero, era convinto che il signor Sesshomaru stesse ancora conversando con quell'essere rozzo del fratellastro e invece era lì.. e lui aveva osato disturbare il suo nobile signore!

Subito si lanciò in ginocchio a chedere perdono, protagonista unico delle attenzioni dello sguardo di ghiaccio del demone -:"Signore chiedo perdono! Non immaginavo di disturbare..."

R: Jaken!

Rin si sciolse dall'abbraccio smorzando quel clima di paura che il piccolo demone verdognolo avvertiva prendendolo in braccio e abbracciandolo forte stringendolo a sè.

J: lasciami! Soffoco!!!

R: scusa, scusa!

J: e vai a metterti qualcosa! Non sei più una bambina è indecoroso mostrarsi così al nostro nobile signore, una ragazza da bene non si mostra così!

R: eh? ... Ma.. certo! (Caspita, si, indosso comunque lo Yukata e... devo coprirmi!)

Sesshomaru si alzò nella discussione dei due. Per un attimo si sentì trasportato indietro negli anni: non erano cambiati di una virgola.

S: Prendi le tue cose. Saluta chi devi e riprenderemo il cammino. Sono curioso... di comprendere di più sulle spade che impugni. Jaken. Vieni.

Jaken seguì il suo padrone mentre Rin già stava raccogliendo tutto. Avrebbero continuato i progetti di conquista di padron Sesshomaru? Padron Sesshomaru voleva ancora imporsi al dominio? Ma certo che si, e proprio per essere utile anche in questo, oltre all'arte bellica si era impegnata a studiare anche le fondamenta della politica, il galateo e altre serie di tradizioni noiose. Preferiva più gli atti pratici che teorici, apprendere esplorando ma... tutto serve nella vita.

Stava prendendo le sue cose. Le gambe tremavano per l'adrenalina e si pizzicò il braccio un paio di volte: finalmente il gran giorno era arrivato!

Ci vollero due ore per salutare tutti i componenti del villaggio. Sesshomaru si limitò a dare un cenno con il capo a Inuyasha e kagome, alzando un sopracciglio riguardando l'enorme pancia che in grembo custodiva il nascituro.

L'abbraccio con Kagome fu lungo, tanto quanto quello di Kohaku che poverino, aveva saputo tutta la storia subito dopo essere tornato da una battuta di caccia.

K: sei sicura della tua decisione?
R: si!
K: Spero di rivederti presto...
R: ti racconterò tutto ogni volta di viaggio in viaggio. Promesso!
K: beh, era quello che desideravi dal primo giorno, no?

Rin annui leggermente guardando verso l'orizzonte.

K: Prenditi cura di te, va bene?

Ella annuì salutandolo, muovendo i suoi passi verso Ah- un... muovendo i primi passi di una nuova, grande avventura.


*Buon pomeriggio! un nuovo (seppur abbastanza tecnico e breve) capitolo scritto al volo ^^ Ci vediamo venerdì con il terzo capitolo! in questo mi sono voluta soffermare più sulla suddivisione dei chakra per sistemare dall'inizio alcune domande che potevano sorgere e sarebbe stato confusionario citarle poi x'D Buon proseguimento a tutti e non dimenticatevi di lasciarmi le vostre opinioni nei commenti! Sara  
 

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Capitolo 3
*** La voce della luna: i tormenti di Sesshomaru (parte 1) ***


Erano già diverse le ore che componevano la durata del viaggio.

Nelle poche parole pronunciate da Sesshomaru, la destinazione era verso le terre di Hoto, poco più a Nord.

Quella località è conosciuta per l'alta presenza di spettri che invano vagano su questa terra con la speranza di trovare la pace e riunirsi agli antenati.Un antico maleficio li tiene ancorati a un demone dormiente nelle profondità del monte che sovrasta la regione.
A quella notizia, l'adrenalina nelle vene di Rin era vivida: sarebbero andati a porre rimedio e aiuto a innumerevoli anime in pena e la spada di padron Sesshomaru sarebbe stata fonte di giustizia e, di nuovo come un tempo, erano di nuovo tutti riuniti e anche lei avrebbe potuto fare la sua parte! Eppure, il suo spirito era inquieto, poichè più scrutava il suo signore più vi era qualcosa che non capiva, che le sfuggiva esattamente come il suo sguardo così evasivo, come se fosse con la mente altrove.

Mille domande le offuscavano la testa: dove erano stati per quegli anni? Cosa avevano fatto? Come stava procedendo la conquista del potere? A che punto era? Aveva sentito la sua mancanza?

Tutte quelle ipotesi erano però ben lontane dal vero che attraversava l'essenza del principe dei demoni, il quale, una volta giunti all'accampamento sistemato per la notte, si mise da solo, seduto su una pietra ad osservare la luna, quasi come stesse cercando consiglio.

(Cosa mi sta succedendo? Questi dubbi non sono da me. Avrò fatto la cosa giusta a portarla lontana dalla sua gente? Il vento porta con se l'odore del sangue, lo sento. Questa pace sta giungendo al suo termine e la nobiltà dell'arte della guerra, l'essere umano ha già dimostrato d'averlo infangato come il peggiore dei porci del recinto.) Pensò, mentre lo sguardo segretamente andò a cadere su Rin che aiutava il piccolo demone verde ad acconciare la legna per il fuoco. Era davvero bella. Era diventata una donna ma era riuscita a conservare lo spirito spensierato di fanciulla e lo poteva vedere dalle movenze, dalla luce che sprigionavano i suoi occhi nel guardare l'orizzonte.

Gli occhi del demone tornarono alla luna, con aria ancor più interrogativa (Questi quesiti non fan parte del mio essere, mai ne hanno fatto parte e di certo non inizieranno a turbare i miei passi proprio adesso! Adesso che sono libero... di nuovo) Il viso andò a corrugarsi in un'espressione mista a disgusto e rabbia, mentre il pugno chiuso andava a poggiarsi all'altezza del petto, dove in realtà, sotto l'armatura ancora una ferita andava a rigenerarsi con lentezza.

Una leggera brezza di vento portava con se il profumo della sera e del muschio; il vento. Cosa è più libero del vento?
Più in esso e nel chiarore della luna cercava risposte, più invece gli tornava a mente il momento più umiliante della sua vita.

Il momento in cui aveva sperimentato l'impotenza, la sconfitta: lo stare con le spalle al muro, nonché il sentirsi (e forse questa era la cosa peggiore) sentirsi esattamente come il fratellastro quando venne sigillato dalla sacerdotessa.

Anni addietro aveva letto che i più grandi condottieri per essere tali dovevano aver sofferto la miseria in una delle sue forme e sconfiggerla: che questo fosse stato il suo momento?
Intanto, aveva deciso di portarla via, appena di nuovo libero, per averla perennemente sotto gli occhi, per averla di nuovo con sé, eppure quel senso nauseante di disagio e impotenza provava con tutto se stesso di farsi strada nel cuore del giovane demone che ardeva di rabbia per ciò: Lui non era debole! Lui, il cui solo nome aveva fatto tremare orde e orde di demoni... cosa gli stava accadendo?
Che il fato gli avesse voluto dare un'altra lezione per osteggiare il suo orgoglio? Il fato voleva indicargli che non era ancora abbastanza per il ruolo che intendeva prendere?

Aveva incontrato qualcuno di più forte di lui e ora doveva annientarlo, distruggerlo, disintegrarlo. Ma non solo per se stesso. Questo in realtà era il vero problema. Nutriva altro che non riusciva a comprendere.

Il viso andò a rilassarsi rivelando nuovamente la sua maschera di quiete, mentre in petto il fuoco dell'ira ardeva profanando quel tempio di mitezza.

Socchiuse gli occhi concentrandosi sul profumo dell'aria contornato dal profumo di Rin per scacciare via quei ricordi.

La mente pian piano iniziò a lasciar scivolare tutto via, sentendo poi dei passi che timidamente si avvicinavano a lui; fece finta di non aver notato la cosa, riaprendo gli occhi solo quando sentì qualcosa che andò a contornargli l'addome e il peso del viso della ragazza sulla sua spalla, seppur l'espressione d'imbarazzo andò nascosta dalla folta pelliccia che portava in spalla.

Come cambiano gli anni. Come cambia il contesto in cui viviamo.

Seppur avesse conservato intatta la sua spensieratezza, il pudore e la vergogna degli umani si erano insediati nel tuo cuore, vero, Rin? E con la crescita era fiorita anche la malizia che ti portava quel rossore in viso, quando invece qualche anno prima questo gesto sarebbe stata la cosa più normale e spontanea?

Il petto della ragazza premeva sulla schiena del demone, il quale poteva sentire il battito di colei che lo cingeva e pareva voler scoppiare.

"Parla pure..." disse, volgendo lievemente il capo e lo sguardo verso lei, mentre una mano andò a poggiarsi sulla sua. Per quanto fosse ormai grande la sua mano era, in confronto a quella del demone, così piccola...

"Cosa succede? È da quando ci siamo rivisti che vi vedo turbato. Ho come la sensazione che in questi anni ci sia stato qualcosa di brutto che vi ha impedito di fare ritorno, però, vorrei capire cosa vi affligge è che..." la voce iniziò a tremare leggermente e dopo aver deglutito, proseguì "Vorrei poterle stare accanto..." il viso andò ancor più a nascondersi nella pelliccia e il cuore continuava a battere, forte.

Egli si voltò. La mano le carezzò il viso chino verso terra per sollevarglielo, in modo da guardarla negli occhi.

"mi sei mancata. Rin. E in questi tre anni, non vi è stato giorno in cui non volessi tornare..."

"Cosa vi ha impedito di farlo?"

Un lungo sospiro fu la risposta alla ragazza.

"Molte volte..." - continuò lei - "non abbiamo avuto bisogno di parole. Mi chiedo se anche questo sia uno di questi momenti e mi pongo questo quesito perché purtroppo per molto tempo siamo stati lontani l'uno dall'altra e vi vedo scostante, turbato, ma non ne comprendo il perché..."

"alle volte.." -disse interrompendola- "le strade prendono svincoli imprevisti. Mio padre, l'ultima notte che gli parlai, mi chiese cosa mi spingesse a bramare tanto il potere; ricordo bene quella notte, era una notte di luna piena esattamente come questa. Gli diedi la mia risposta e di conseguenza, quella conversazione si concluse con una domanda: Dimmi Sesshomaru, tu possiedi qualcosa da proteggere?" -mentre ripeteva quelle parole, quasi gli pareva di risentire la voce del padre e la sua voce, da ragazzo, che esordì Non ho alcun bisogno di farmi rallentare da simili sciocchezze

"è curioso come si debba attendere secoli letteralmente alle volte per comprendere."

detto questo, dalla manica fece scivolare un oggetto con tre punte.

"Ma quello è un Sai!" notò Rin guardando incuriosita l'oggetto

"Esattamente. Ed è un Sai che apparteneva a un sacerdote. Il medesimo che mi ha sconfitto sigillandomi nel ventre del vulcano Sakurajima per questi tre anni."
Quelle parole, dette con una calma e pacatezza dissonante con la stessa affermazione fatta fu seguita da un lungo silenzio, nello stupore di Rin.

Salve a tutti! Scusate se sono sparita ma il lavoro mi ha prosciugata! Ovviamente il capiolo continua e mi impegnerò per mettere la seconda parte in questi giorni! Comunque sia, buon fine settimana a tutti!

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Capitolo 4
*** La voce della luna: i tormenti di Sesshomaru (parte 2) ***


Il sangue nelle vene pareva essersi raggelato di botto.
Una frase era bastata a devastarla.
In quei tre anni in cui lei, al villaggio, aveva compreso come fosse una vita normale, Sesshomaru non solo era stato sconfitto, ma era anche stato sigillato nel ventre di uno dei vulcani più violenti e attivi del Giappone.
Un nodo alla gola pareva le avesse portato via la facoltà di pronunciare parola.

"Come è successo?"

Forse quelle tre parole furono invece una coltellata per il demone cui era stato chiesto di narrare il momento della sua disfatta.

La maschera d'indifferenza fu rotta nelmomento in cui egli si morse quasi a sangue il labbro dando le spalle a Rin rialzando lo sguardo al cielo, verso la luna.

"Vuoi sentire come sono stato ridotto in ginocchio da un essere umano?"

"Vorrei sapere cosa è successo quando non vi ero accanto, comprendere quali siano le vostre intenzioni e verso qual meta ci porterà questo cammino..."

Un sordo silenzio attanagliò entrambi; solo un lieve fruscio veniva dai cespugli, ove Jaken osservava i due interlocutori: "La piccola Rin sta giocando con il fuoco... sicuramente il dover ricordare quella sgradevole vicenda farà andare su tutte le furie il Padrone... non voglio essere di certo anche io vittima della sua ira... magari sarà il caso di controllare che Ah-Un non faccia danni... già!"

"Eravamo nelle terre di Osumi..."

Il prologo della vicenda rese nuovamente perplesso jaken: perché nonostante decenni di fedele servizio non aveva neanche metà dei privilegi dati a quella ragazza?! Perché?!
Ancora con quest'amarezza nel cuore, nonostante l'affetto che nutriva per l'umana seppur non verrà mai ammesso, tornò da Ah un lasciando che, come sempre, Padron Sesshomaru accontentasse le richieste di Rin.

"Era tempo che si diceva che in quelle terre non vi fosse più neanche uno tra demoni e mezzi demoni. Tutti estirpati, dal primo all'ultimo. Inoltre, una volta giunti in quelle terre, ho scoperto che la faccenda era ben oltre da quelle che sono le mansioni di uno sterminatore medio."

Si poggiò su di un masso prendendo una breve pausa, senza staccare gli occhi dalla luna.

Disinteresse? No, la verità è che non riusciva a guardarla negli occhi tanta era la vergogna che alimentava l'ira del suo animo. Eppure l'influenza della luna continuava, continuava a far uscire le parole, continuava a fargli mettere a terra la maschera di freddezza, nonostante parte di lui accusava l'altra che era divenuto debole proprio quando ha iniziato a provare quei ridicoli sentimenti di cui parlava il padre, da quando si era avvicinato a quei vermi degli umani. Li avrebbe dovuti schiacciare tutti indifferentemente. Schiavi. Ecco cosa dovevano essere. Il potere, il dominio attendeva che il suo nuovo padrone poggiasse le sue labbra sul calice attingendo al suo nettare e invece? Era stato sottomesso da un animale che non avrebbe visto gli 80 anni di vita.

"I resti dei demoni, quando questi vengono ancora trovati, vengono imbalsamati e tenuti come trofeo. In particolare, la pelliccia, squame o pelle dei cuccioli sono le predilette per pellicce od oggetti di lusso per le femmine. Non vi è una traccia di onore in quei confini.

Il tempio del gran sacerdote era proprio nel cuore della foresta ed è stato lì che ci siamo scontrati."

Lo sguardo andò via via perdendosi nel vuoto, come se stesse rivivendo quel momento.

"La battaglia è stata estenuante per entrambi. Era una notte di luna nuova. Non vi era una sola stella in cielo, solo l'eco dei nostri attacchi poteva essere udito e.."

Si stava lasciando troppo andare in quel racconto. No. Bisognava riprendere il controllo di quel calore che gli scaldava il petto.

"Era esausto. Ha dato fondo a quasi tutto il suo potere spirituale e una volta che è riuscito a trafiggermi il cuore con quest'arma, mi è stato impossibile muovermi. I suoi tentativi di esorcizzarmi sono miserevolmente falliti, quindi, ha pensato bene di incatenarmi nel ventre del vulcano dove quello stolto di Jaken è rimasto chiuso anche lui.

Mi ci sono voluti tre anni per raccogliere abbastanza potere e forze per poter spezzare il sigillo e questo è tutto quel che devi sapere. Non so che poteri abbia costui. Quando sono uscito dalla mia prigione ho saputo che ha iniziato a spostarsi verso Nord e la sua caccia ora si è spostata anche verso gli umani che simpatizzano per i demoni."

"Quindi siete tornato anche per sincerarvi della mia posizione immagino"

Uno sgardo dovette bastarle come risposta. Per sua fortuna facilmente interpretabile.
La situazione era assai complessa: una caccia ai demoni in piena regola, a prescindere dal ruolo di questie chissà cosa sarebbe successo se in un villaggio fosse nato un mezzo demone! Povera creatura, povera madre!
Ma ora in primo piano vi era Lord Sesshomaru e bisognava comprendere come uno dei più potenti demoni, se non il più potente era stato fermato da costui.

"Padron Sesshomaru" -disse gentilmente- "Potrei toccare l'arma? Magari riesco a comprendere qualcosa dalla traccia dell'aura del precedente padrone..." -Chinò poi timidamente il capo- "Avendo imparato anche io a giostrare l'energia spirituale, magari posso esserle utile..."

Senza proferir parola, il demone le diede l'oggetto.
La lama era fredda e cosparsa di sangue ormai secco.

"Sesshomaru.. ho rischiato di non poterti più rivedere... questa lama... è stata conficcata nel suo petto. Ma per quanto quest'oggetto possa essere forte, non ha soggiogato la sua mente. Ora, però, devo lasciare scorrere via il tutto e lasciare che sia la mia anima a intercedere per comunicare con questa lama fatale..."

Ella si inginocchiò in terra, con gli occhi socchiusi mentre pian piano la sua aura si palesava in un tenue bagliore turchese.

"Sento... la sua anima... questa non è semplice energia spirituale... vi è altro... qualcosa che rimanda alla Creazione..."

Il respiro iniziò ad affannare, il cuore in petto batteva incessantemente: l'istinto portava a lasciar cadere in terra l'oggetto, ma no. Doveva sapere. Doveva sapere per aiutare il suo Signore qual nemico si stava abbattendo sul suo cammino!
Nonostante il bruciore strinse tra le mani quell'oggetto concentrandosi quanto più possibile e per un attimo l'arma gli rispose mostrandole...

"La palude di Amanonuhoko!"

Si alzò, seppur un po' traballante inizialmente e iniziò a spiegare:

"Quel sacerdote.. ha un legame con l'alabarda Amanonuhoko e la terra dei morti di Yomi... attinge agli dei non solo al suo spirito... deve aver trovato uno degli artefatti rimasti in questo mondo per ottenere una combinazione simile... dopotutto sarebbe plausibile visto che molte vicende degli dèi si sono svolte nel nostro mondo. Questa non è semplice energia spirituale... inoltre... vorrei vedere la cicatrice. Per comprendere se vi è altro oltre al semplice segno.
Nelle leggende, molti artefatti hanno una lama a doppio taglio con annesse maledizioni.

Andando nelle terre di Hoto, potremo cercare l'anziana Shilla, è un'amica di Kaede. Vive in un tempio in cima a un piccolo monte, credo che sia la persona più adatta anche a comprendere altre informazioni sul suo nemico, signore..."

Sesshomaru sospirò "Essia. Per entrambe le tue richieste." per poi staccare l'armatura. "Quando il nostro compito sarà ultimato, mi condurrai da costei."
Soppresse un leggero lamento di dolore per un movimento di troppo.

"Un secondo, l'aiuto io.."

Nell'innocenza di quel gesto, di quella frase, Rin poggiò a terra l'armatura, per poi aprire delicatamente il Kimono del demone lasciando che quest'ultimo gli scivolasse leggermente lungo le spalle lasciando il petto scolpito completamente scoperto.

La ferita era profonda e si stava si rimarginando con calma, ma il sangue che ogni tanto ne usciva era scuro, troppo scuro e la stessa rigenerazione aveva qualcosa di strano, che non convinceva la novizia sacerdotessa.

"ha lasciato qualcosa... siete immune ai veleni, però è come se qualcosa vi stesse continuando a corrodere dall'interno" -si accarezzò il mento osservando attentamente la ferita.- "è la conferma che ciò che l'ha colpita non viene da questo mondo... solo un demone del suo calibro poteva sopravvivervi e addirittura guarire. Però credo che per quanto lei sia potente, un piccolo slancio il suo corpo se lo merita dopo tutti questi sforzi"

Il demone rispose guardando seccato in un altro punto indefinito del loco.

"Non è da deboli medicarsi.." (Caspita, alle volte mi ricorda il signor Inuyasha quando fa così, quei due si somigliano ma non lo ammetteranno mai..)

Si riavvicinò con l'impacco di lavanda e con delicatezza iniziò ad accarezzare la ferita con l'unguento.

"L'ideale sarebbe il lago dei vapori per lei che è un demone ma anche questo basterà, il suo corpo farà il resto visto che..." si fermò istintivamente dal parlare, poiché... le stava accarezzando il viso. Si, mentre lei aveva terminato con la mistura, la stessa mano che le aveva carezzato il volto non appena tornata dal regno dei morti le stava dolcemente carezzando la pelle come quel giorno, e come quel giorno si perse di nuovo nei suoi occhi, carezzando a sua volta quella mano gentile che era stata sempre tesa verso di lei.

di nuovo un leggero fruscio rivelò un Jaken che chiamava la ragazza "Rin ma quanto tempo ancora disturberai il signor..." si bloccò vedendo la scena, soffermandosi però con lo sguardo sul fatto che il suo padrone fosse quasi a torso nudo.

"MA COSA STA FACENDO QUELLA SFACCIATA AL MIO SIGNORE?! Ma non è che ho interrotto... oh cielo!?! ma è un'umana, se il signore ha determinate esigenze.. ma poi con tutte le donne-demone che ci sono perché un'umana?! UNA SFACCIATA è DIVENTATA STANDO A CONTATTO CON GLI UMANI! Ecco! Ma quindi dovrei andarmene? ... il signore mi sta guardando..."

"... Cosa... come..." continuò a guardare Sesshomaru "Se avete bisogno di me, sono di là..." detto questo si congedò più rapidamente possibile nella palese confusione e ingenuità di Rin che nonaveva compreso neanche mezzo dei mille ragionamenti che balneavano nella mente del piccolo servo.

"Tsk, idiota" furono le uniche parole di Sesshomaru mentre si ricomponeva e Rin un po' timidamente gli riporgeva l'armatura.

"Domani mattina partiremo presto, Hoto è esattamente ad altre due ore di marcia quindi meglio che tu sia pronta a qualsiasi cosa ci troveremo dinanzi."

"Si padron sesshomaru!"

I due tornarono all'accampamento dove Jaken fece finta di nulla seppur Rin avrebbe potuto giurare di avere come la sensazione di vederlo sudare, per qualche motivo...

Il sonno giunse presto, portando con se domande e dubbi...

 

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Capitolo 5
*** Nebbia (Parte 1) ***


Le terre di Hoto.
Non ci volle molto a raggiungere gli alti monti che pareva quasi toccassero il cielo.
L'aria era ancora intrisa del profumo della rugiada mentre il quartetto valicava i confini della contea; sembrava stesse camminando in un dipinto ove il cielo plumbeo coronava un paesaggio abbandonato, ove la natura aveva ripreso con forza il suo ruolo dominante.

La statua di un Buddha ricoperta da rovi diede il benvenuto agli avventurieri, mentre le cicale lentamente intonavano un primo e sommesso canto e intanto la mano tiepida di Rin andava a carezzare la fredda pietra oramai abbandonata da così tanto tempo.

"Una ricerca eterna dell'equilibrio devastato dall'eternità della non morte.." disse chinando il capo immergendosi nel silensio dei suoi pensieri turbati all'immagine delle persone che hanno lasciato da tempo immemore questo mondo restando bloccati in un nimbo eterno.

"Distrutto il demone che ha causato tutto saranno liberi d'andare contro il loro destino." Interruppe Sesshomaru continuando il cammino senza curarsi d'aggiungere altro o guardare gli occhi della ragazza che seguirono la figura maschile.

Un sospiro profondo per poi riprendere il cammino in quello che era il connubio tra natura e mano umana: statue, resti di case erano contornati da quel che era un tempo una strada battuta con ciottoli che attraversava il villaggio ormai desolato e reso ancor più evanescente dall'atmosfera causata dal cielo che faceva si di far sembrare tutto come sospeso nello spazio e nel tempo.

I passi lenti risuonavano sommessamente nel silenzio del loco e fu spezzato solo dal suono di Jaken che esordì un AHIA! Che fece sobbalzare Rin.

"Che succede?"

"N... niente.. sono inciampato su qualcosa..." disse rialzandosi con l'aiuto del suo bastone "Ma vedi tu se dovevo cadere su una stupida bambola!" Sbottò calciando via il giocattolo il cui volto, braccia e mani erano state incise accuratamente nel legno.

La bambola rimbalzò un paio di volte per poi restare accasciata in terra, immobile.
Una scossa attraverò la superficie, mentre le nubi continuavano ad addensarsi e la nebbia si faceva sempre più fitta.

Rin si guardò attorno e pian piano le sagome dei tre sparirono inghiottite dalla nebbia.

"Jaken! Padron Sesshomaru!"

Nessuna risposta.
Inizio a camminare a passo lento per recuperare l'orientamento sin quando il suo piede urtò qualcosa. Chinò lo sguardo e vide un cavallo giocattolo eroso dalle fiamme; le era familiare per qualche tratto, finché, una voce non le fece mancar quasi il respiro:

"Rin!"

Si girò lentamente e le lacrime iniziarono a farsi strada negli occhi cercando di scappare dalle ciglia: una donna bellissima, con dei lunghi capelli corvini e un chimono celeste con dei gigli ricamati sopra la stava guardando dolcemente e le stava tendendo la mano.

"Ma.. Madre... non potete essere voi.."

"Sei diventata una donna bellissima tesoro mio..."

Una lacrima le rigò il volto e la mente tornò a quel fatidico giorno: una mattina serena come tante. Poi le grida e il sangue. Come aveva fatto a sopravvivere? L'ultimo respiro di sua madre ancora lo ricordava, così come alcune notti sentiva ancora il calore del sangue dei fratelli sulla pelle.

Era convinta di averli lasciati andare, ma ci sono ferite che restano con noi in eterno, fin quando non giunge anche per noi il momento ti varcare quella sottile linea che separa vita e morte, seppur lei, da quella linea abbia saltato avanti e indietro più e più volte.
Poteva ritenersi una privilegiata dal fato o una dannata?
Lei si riteneva benedetta in quell'amore che nutriva per l'essere ancora viva e aver potuto assaporare quanto possa essere dissetante ogni giorno in cui apri gli occhi e ti rendi conto di esistere.

Sapeva che era un inganno. Era palese: demone o spettro non era davvero l'amata madre perduta.
Nonostante ciò il corpo, tremante, fece qualche passo in avanti tendendo la mano a sua volta verso la donna.

"Vieni Rin... vieni... resteremo per sempre insieme..."

I passi lenti continuano mentre poi la mano di Rin dolcemente scende sull'elsa mentre un'altra lacrima le squarcia il volto.
Estrae la spada a tre passi di distanza dal fantasma bisbigliando: "Yasuraka ni nemuru"
un fendente sicuro, deciso trapassa l'anima che mostra il suo essere: gli occhi divennero rossi, i denti aguzzi, i capelli iniziarono ad arruffarsi sciogliendo la treccia ordinata che poc'anzi li tratteneva; le mani divenenro artigli e la pelle assusnse un colorito olivastro. I polsi erano avvolti da delle catene che continuavano il loro corso a perdersi nella fitta nebbia.

"Lascia andare questo spirito inquieto. Mostrati!"

una risatina agghiacciante giunse di tutta risposta "Cosa c'è? Credevo saresti stata contenta di rivedere la tua mamma. Perché non vuoi il tuo lieto fine, Rin? Non va bene, le favole finiscono sempre con il e vissero sempre felici e contenti e nessuna bambola può essere felice e contenta senza la sua mamma. Mi hai rovinato il gioco. Sei cattiva. Ecco! Ed è per questo che.. diverrai anche tu una delle mie bambole!"

La voce si avvicinava man mano mostrando la figura di una bambina esile, dalla pelle bianca e i lunghi capelli neri.
Gli occhi a mandorla erano caratterizzati da un colore scarlatto acceso e tra le mani reggeva una marionetta.

Camminava dondolando come se dovesse cadere da un momento all'altro e il capo non riusciva a reggersi sul collo restando calato prima su una spalla, poi sull'altra.

Intanto...

"PADRON SESSHOMAAAARU!!! RIN! .... PADRON SESSHOMAAARU! RIN!!!"

la voce del piccolo demone continuava e riecheggiare nella nebbia. Unica cosa che aveva compreso è che si stava avvicinando a una zona fangosa.

(Mh.... non sento più l'erba sotto i piedi.. da quanto sto camminando per davvero?) Socchiuse gli occhi concentrandosi. Si sentiva osservato, incrociò quindi le braccia sul petto stringendo a se il bastone.

"Mostrati. Non ho tempo da perdere."

Una sagoma nera con gli occhi rossi si delineò nella nebbia: "Che servo inutile per il suo padrone!"

"Non accetto giudizi da chi non posso vedere in volto, signore."
"Ti basta la mia voce. Ti bastano i miei occhi che scrutano il tuo essere inetto e lo vedo che ne sei consapevole. Sai bene in cuor tuo di non essere all'altezza del tuo padrone. Sai di non avere altro senso nella vita sen non elemosinare delle attenzioni nonostante un servigio inefficiente. Preferito addirittura al posto di... un'umana! Il tuo signore è già morto, è stato inghiottito dai miei fratelli. Che senso ha ora la tua esistenza?"

Non gli piacevano i chiacchieroni. Non gli piacevano le chiacchiere che non fossero elogi a padron Sesshomaru. No.
Sapeva di essere indegno.
Sapeva di aver fallito e deluso il suo padrone mille e mille volte. Ma nella sua magnanimità Egli lo aveva sempre tenuto alla sua destra.
Il giorno in cui lo vide per la prima volta, in quel giovane demone aveva notato fin da subito quale grande leader fosse celato in quelle vesti: che tremendo demone avrebbe fatto tramere il mondo sotto il suo ruggito e qual onore era per lui assistere a tal magnificenza!

"Seguirò il mio signore..."

Disse alzando il bastone per poi continuare

"Sino nell'oltretomba"

Picchiò la terra con il bastone e una vampata di fiamme si distese attorno lasciando cenere in terra e illuminando per qualche attimo oltre la nebbia.
Un grido acuto si elevò per poi lasciare posto a una poltiglia informe che andò a disgregarsi.

"Ma non è questo il giorno."

Una pausa riflessiva sul loco e su quello che era accaduto: ormai era palese che gli spettri del posto facessero leva sulle paure e i rimpianti delle persone che finivano in quel loco per condurli in una trappola mortale.
Jaken ora poteva fare solo una cosa:

"PADRONEEEE NON MI ABBANDONI QUI!!! RIIIN!!!! RIIIN!!!!"






Salve!!! Sono tornata!!! Lo so, lo so.. sono letteralmente sparita per settimane e sono tornata sempre con il classico capitoletto... ed è anche in sospeso.. spero di scrivere presto la seconda parte! Fatemi sempre sapere nei commenti se le premesse vi intrigano! Un abbraccio a tutti! 

Sara

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Capitolo 6
*** Nebbia (parte 2) ***


 

I nostri eroi sono arrivati a destinazione ma subito sonno messi alla prova che sembr riuscire a separarli almeno momentaniamente. Un nemico avanza apparentemente con le sembianze di una donna ma non qualsiasi bensi la madre di rin , ma dopo un attimo di esitazione la fanciulla dmostra il suo coraggio e intuito ribellandosi e non cadendo nella trappola . ma cosa accadrà qiale fantasma del passato dovrà affrontare ses ? riuscira a salvare se stesso e la sua ningen?

Si ringrazia LadyAthena per il sunto e.. dopo tutti questi mesi tra lavoro, università e millemila cose persino io ho dovuto riprendere il filo dopo il magone che mi sta lasciando questa nuova serie... voi che ne pensate? Fatemi sapere nei commenti!

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I passi del demone procedevano lenti e calmi seppur decisi verso la ricerca della sua preda.
Innumerevoli erano le leggende legate all'elemento della nebbia e in maggior parte di queste vi erano legami con l'altro mondo o questioni lasciate in sospeso nel corso del tempo.

"Lascia che passi del tempo, tutto si sistemerà"

quante volte abbiamo sentito questa frase? Quante cose abbiamo lasciato alla memoria del tempo lasciando che questo sotterrasse i nostri dubbi? Quante incertezze neghiamo a noi stessi?
Il profumo della nebbia, il suo sapore che permeava sino alle ossa; i leggeri brividi causati dal passare silenzioso di quale anima affranta... Sesshomaru li sentiva tangibili e quasi non aveva più bisogno di Tenseiga quando la guerra reclamava le anime sacrificate in nome proprio.
Quanto era effimera la linea che separava questo mondo da quello dei morti?
Un ultimo passo prima di udire un leggero ringhio.
"Non potevi essere più banale" disse con tono secco per poi voltarsi mentre estraeva la sua spada... un forte odore di tomba proveniva dalle sue spalle. Si voltò ed ebbe la conferma di quello che era il suo di rimpianto.
Vide il padre. In forma demoniaca.
Lo scrutava con occhi rossi e intrisi di sdegno.
Per quanto sapesse essere solo un'illusione non potè non sentire una morsa all'altezza dello stomaco, seppur lieve.

"Come osi sfidarmi in quelle fattezze? Codardo, mostrati per quel che sei!"

Il demone fece un ghigno e mentre si avvicinava rispose: "Le mie fattezze non fanno altro che riflettere i vostri rimorsi. Questo è il mio aspetto. Sei stesso tu a darmelo figliolo"

La risposta di Sesshomaru fu un fendente di spada netto, mirato a recidere sittanta saccenza direttamente al collo.
La lama attraversò le carni, però sembrava quasi di tagliare della gelatina che andava a rigenerarsi anche abbastanza velocemente.

Una risata dal mostro spezzò il silenzio nella nebbia che si era creato: dalla bocca del mostro uscì una voce molto simile a quella di un fanciullo che con il tono intriso di superbia diceva:"Non ho intenzione di fermarvi. Voglio solo le vostre zanne. Consegnatemi Songa e Tessaiga." un attimo di silenzio per poi continuare "Siamo nati per percorrere la strada del dominio, il potere ci consente di aprire questa strada. Non ho alcun bisogno di farmi rallentare da simili sciocchezze!"
Sesshomaru era fermo. Indignato. Quell'abominio pretendeva non solo di rievocare le ultime parole dette al padre, ma voleva anche ritorcergliele contro! Inaccettabile.
Nessuno poteva conoscere i sentimenti con cui erano dette quelle parole.
Abbandono, rammarico, delusione dalla persona che più ammirava al mondo... tutto scaturito da un'umana e dal fratellastro mezzo demone. Come poteva sentirsi più umiliato di così?
Che avrebbe dovuto fare? Gettare l'onore alle ortiche ed esternare tutto al padre? Abbracciarlo? Come avrebbe fatto un debole umano? Siamo demoni. Non abbiamo bisogno di queste sciocchezze.

Eppure. A distanza di secoli anche lui, come il padre, avrebbe dato la vita per un'umana.

Una larva come quella non poteva osare mettere mano in quella che era la sua intimità!

Non disse nulla: si limitò solo ad attaccare. E di nuovo il demone tornò a rigenerarsi.

"Che figlio debole."

(che io abbia ancora rimpianti nei confronti di mio padre? Accettarlo è troppo banale, chiunque ha un punto debole. Devo trovare il suo)

"inoltre... Sesshomaru... non lo senti questo profumo di sangue? Lo riconosci?"

Un leggero vento portò con se odore di sangue.

(Rin... ... un attimo... no, non è l'odore del suo sangue, seppur quasi identico. Quindi...)

Lo attaccò di nuovo fallendo (Quindi abbiamo a che fare non solo con un maestro dell'illusione, quindi perché mai venire di persona...)

Decise quindi di estrarre tenseiga e fu così che poté vederli: i fili che muovevano il demone. Si ergevano lunghi e forti verso una cappella verso nord-est.

Con uno scatto si lanciò verso la cappella preparando l'attacco mirato a questa: una frustata netta che mandò in frantumi la pietra ma non chi vi fosse al suo interno.

"Quindi... sei tu il mio avversario..."

Il cumulo di macerie di mosse e ve ne uscì un demone alto quasi tre metri che si ,assaggiò il capo.

Egli compariva con un collo taurino, un capo calvo con 7 occhi neri come la pece, il corpo era massiccio e coperto non da vesti ma da brandelli di stracci e solo sulle spalle si poteva intravedere quel che rimaneva di spallacci che forse un tempo componevano un'armatura.

Al fianco destro, un paspartue con 2 chiavi in bronzo.

Sesshomaru si preparava alla battaglia, mentre da dietro, delle voci familiari lo invocavano:

"PADRON SESSHOMARU!! FINALMENTE MIO SIGNORE L'ABBIAMO RITROVATA!!"

Jaken si stava precipitando e si bloccò constadando che... il suo signore stava sorridendo.

Un brivido di terrore attraversò il piccolo demone, seppur un po' contento, in realtà di riprovare quel terrore al sorriso del suo signore.
Tutto stava tornando al suo posto, come lo era stato per tanto tempo.

"jaken! Padron sesshomaru! Oh eccovi!"

Lo sguardo di Rin cadde sulle chiavi. Sgranò gli occhi al notare le incisioni lungo il dorso di queste.

Si mise di scatto avanti ai due demoni con sguardo severo.

"Non permettetevi di attaccarlo." Rinfoderò le spade e concentrandosi, con la sua forza spirituale creò una nagitana con decorazioni in oro e argento.

Chi lo avrebbe mai detto che in pochi giorni di viaggio avrebbe già trovato così tanti riferimenti agli insegnamenti di kaede! Finalmente poteva.

Poteva rendersi utile al suo signore.

"Rin, mi staresti dando degli ordini?"

La ragazza non rispose. Lo guardò con sguardo serio. Jaken non capiva: invece, Sesshomaru, ancora riusciva a leggere i suoi silenzi così come lei faceva con lui.

"Vediamo cosa sai fare e se questi anni da Kaede ti hanno insegnato altro oltre il ricamo!"

Jaken scosse il capo (Moriremo tutti.)

La battaglia poteva iniziare.

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Capitolo 7
*** Muramasa ***


I raggi del sole provavano a farsi lentamente strada nella nebbia fallendo miserevolmente, mentre il silenzio avvolgeva gli attori di quelle storie i cui destini si stavano intrecciando attimo dopo attimo; il piccolo demone verde ormai rassegnato andò a sedersi accanto il suo padrone il quale scrutava i due contendenti.

(Non capisco perché si sia messa in mezzo: padron Sesshomaru poteva spazzare via quel demone inquietante con un solo fendente, eppure.... che stia cercando di catturare la sua attenzione? E se volesse dimostrare di essere più utile di me? No.. cosa vado pensando! Eppure, il mio signore ha sempre mostrato un'enorme preferenza nei confronti di Rin senza mai preoccuparsi di ferire i miei sentimenti...)

Le lacrime avevano voglia di uscire e sgorgare da quei grandi occhi che dapprima puntavano il Sommo demone e poi la ragazza umana che era immobile avanti al suo nemico.

(Due chiavi alla cintola: una nera e una d'oro; sette occhi neri come la pece di cui uno è posto sulla fronte... non ci sono dubbi...)

"Muramasa perché hai posto la tua dimora in questo luogo?" chiese diretta mentre il piede sinistro avanzava lento e le mani restavano caute a impugnare l'arma.

Il demone parve noncurante dei gesti dell'umana, ma piuttosto fu colpito da sgomento nel sentire quel nome pronunciato da labbra tanto indegne.

"Lurida umana, come osi pronunciare QUEL nome in mia presenza senza mostrarne il dovuto rispetto?"

"Uhm? Scusa ma... non eri anche tu un umano un tempo? Il grande fabbro che ha dato vita alle spade maledette, nonché alla lama della Juuchi Fuyu, la spada dei Diecimila Inverni." un sorriso ruffiano andò a delinearle il viso "Leggenda narra che pregasti le divinità affinché le tue lame portassero distruzione e morte. Ma tutto ha un prezzo. Quindi, magari, potremo definirti.... un mezzodemone, non credi? Mezzodemone Muramasa, direi che suoni bene"

"TACI!" La voce del demone tuonò mentre l'occhio posto sulla fronte iniziò a dilatarsi accompagnando delle mani in osso che uscirono dal suolo cercando di avvinghiare quanto di vivo toccasse quella terra.

Mani di morte, che ricercano affamate i brandelli di una vita ormai sfumata come un vento di primavera.

Quante volte ci sembra che la via sia infinita? Quante volte nel fiore della gioventù la forza che ci riempe le membra pare non possa mai abbandonarci?
Un grembo vivo ci ha cullato verso il primo vagito, mentre un altro grembo ci cullerà nel sonno eterno di quello che è il passato e il presente della morte; qui giunge il nostro paradosso: la morte, cullata nell'eterno nel ventre della terra che la vita crea.

 

"COME OSI PARAGONARMI A UN INSULSO MEZZODEMONE?"

(... ora.) con uno scatto celere, non appena l'occhio al centro della fronte raggiunse un'apertura che ricordava una luna piena, andò a ridurre le distanze tra loro conficcando poi la nagitana in quell'orbita.

Le grida che ne scaturirono pareva potessero far tremare gli stessi cadaveri che ora erano usciti completamente dalla terra che proteggeva il loro sonno.

Estraendo la lama, con la parte inferiore del bastone andò a colpire il cerchio in metallo che custodiva le due chiavi: "Jaken!" gridò, mentre il piccolo demone verde, seppur nella perplessità prese al volo le chiavi.

Murasama le diede un pugno ad altezza del costato lasciandola caderein terra, ora inginocchiata.

"Ecco come deve stare una donna della tua razza.. tsk... e tu, stupido mostriciattolo, preparati a restituirmi quel che mi hai preso" sbottò mentre il suo braccio prendeva la forma di una lama; Rin continuò a restare in ginocchio, interrompendo il suo silenzio con qualche colpo di tosse che lasciò cadere un po' di sangue in terra.

Murasama con la mano destra le sollevò il capo tirandola per i capelli in modo da avere il collo della ragazza ben in vista, mentre il braccio destro si aprì completamente arrivando quasi dietro la schiena.

Un gioco di pochi attimi, mentre la lama sferzò con decisione la nebbia diretto verso il collo pallido e fragile come lo stelo di un fiore.

Sesshomaru stava per sfoderare la sua spada per salvare la sua diletta, quando...

"Hantei." la parola venne pronunciata quasi come un sussurro mentre gli occhi, rimasi chiusi fino ad allora, si riaprirono accompagnando un fulmine che cadde dritto in testa al demone che cadde in terra per poi sgretolarsi lentamente divenendo cenere.

"ma... ma... ma... COSA DIAMINE TI HA INSEGNATO QUELLA VECCHIA MEGERA!"

"uhm? Che c'è Jaken? Perché sei così.... agitato?"

Sesshomaru rinfoderò la spada non esprimendosi con i suoi due compari, si concentrò solo sul profumo d'incenso lasciato dalle bruciature di quel fulmine (Potere santo... che voti deve aver fatto per raggiungere un tale livello in questi pochi anni? Oppure tutto è dovuto al suo rapporto con il mondo dei morti?)

Lentamente la nebbia abbandonò quel loco permettendo ai raggi di accarezzarne le terre, seppur desolate.

"Ora però signorina devi spiegarci un po' di cose" gracchiò Jaken "cosa sono queste chiavi? Come possono essere utili al nostro signore?"

"Sì Jaken, ora ti spiego: vedi, per mezzo di quelle possiamo recuperare..." Il viso le divenne pallido e le gambe cedettero; come in quei giorni di grandi avventure, anche questa volta il braccio di Sesshomaru era lì a sorreggerla. "Hai sprecato troppe energie. Rin."

Ella non potè far altro che mugolare un po' nel sonno mentre veniva portata in braccio dal suo signore che lentamente prese il volo.

"EH! Un attimo signore, non mi abbandoni qui!" detto questo, si lanciò aggrappandosi alla pelliccia del demone (però è da dire che la piccolina ha affilato gli artigli... bene, forse non dovrò starle dietro giorno e notte per assicurarmi che nessuno le faccia del male.)

"Dove ci stiamo dirigendo, signore?" ma purtroppo, come sempre, l'unica risposta fu il silenzio cullato dal vento.



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CIAOATUTTIII! Chiedo venia per l'assenza ma purtroppo sto avendo pochissimo tempo per scrivere çAç con questo mini capitolo di oggi avevo un po' bisogno di riprendere la mano e rispolverare il materiale che avevo scaricato per dare alla storia uno sfondo storico quanto più curato possibile e... niente. 
cercherò di essere un po' più regolare, promesso <3 

Sara

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Capitolo 8
*** Notti infinite ***


Il calore di un fuoco da campo scaldava la sua pelle mentre lentamente riapriva gli occhi rendendosi conto di essere avvolta dalla pelliccia del suo signore.

"ma..."

(dove siamo? ... sono svenuta di nuovo? Uffa, certo che questi demoni sono proprio di un altro livello rispetto quelli cui ero abituata...)

Lentamente si alzò strofinandosi gli occhi e per poi guardarsi attorno: Sesshomaru era poggiato per conto suo a un albero con gli occhi socchiusi, mentre Jaken ravvivava la fiamma del piccolo focolare.

"Ti sei svegliata dormigliona!"

"Ehm.. si, spiacente..."

Nessuno seppe mai come sarebbe continuata la frase, poiché jaken le diede uno scappellotto dietro la nuca con il suo bastone: "CI HAI FATTO PREOCCUPARE SCAPESTRATA! NON PERMETTERTI MAI PIU' DI INTERROMPERE UN DUELLO DI PADRON SESSHOMARU!!!"

"Ehm.. jaken, veramente io..."

"IO, IO , IO! NON TI ABBIAMO RIPRESA DAL VILLAGGIO PER.."

"Jaken! Interruppe Sesshomaru."

"Mi scusi mio signore."

"Beh, in realtà non volevo che vi avvicinaste poiché altrimenti si sarebbe attivata la trappola di muramasa e non era il caso di mettere Sesshomaru in inutili rischi.."

"Dubiti della forza del nostro signore?!?!??!"

"No Jaken" disse sorridendo dolcemente "Si tratta solo di evitare scocciature inutili perché comunque data la potenza di padron Sesshomaru, sarebbe stato decisamente impari come scontro, quindi, perché rischiare che il problema che ha già si vada a risvegliare per un fabbro insoddisfatto?"

La voce del demone-cane interruppe il dibattito fra i due: "Rin, chi era questo Muramasa e come possono esserci utili le chiavi che hai dato a jaken?"

"Giusto le chiavi! Allora:" prese un lungo respiro mentre le fiamme illuminavano i contorni del suo viso strappandole alle ombre del buio di una notte priva di luna "esiste una leggenda su quelle che sono considerate le due spade perfette. La prima, assetata di sangue e guerra forgiata da Muramasa, che ottenne il suo potere dopo la benedizione da parte degli dei della guerra, e una forgiata da Masamune, il quale non chiese l'aiuto di alcuna entità ma forgiò la spada alla luce della sua fede e alla conoscenza delle sue capacità. Muramasa inoltre fu allievo di Masamune e un giorno decise di sfidare il suo maestro e la sua spada, chiamata Yawaraka-Te (Mani Teneri).

Muramasa sfoderò il suo attacco tagliando -si dice- l'aria stessa, l'acqua del ruscello e le foglie... mentre la spada di Masamune colpì il vuoto. Qui la leggenda prende due vie: secondo una, la spada di masamune in realtà curò le foglie e tutto ciò che quella spada assetata di sangue aveva tagliato, mentre l'altra dice che un monaco, che assistette al duello spiegò un'altra verità mentre l'allievo derideva l'incapacità del maestro di creare una spada affilata, dato che esternamente pareva che costui avesse colpito il nulla.."

"Non so perché ma mi ricorda vagamente il rapporto che c'è tra Tessaiga e Tenseiga..."

Lo sguardo di Sesshomaru andò a fermarsi sul piccolo demone che aveva interrotto il racconto

"Ehm... scusi signore... prego Rin..."

"il monaco disse che la prima delle due spade era a detta di tutti una bella spada, tuttavia è una lama assetata di sangue e malvagia, poiché non discrimina chi o cosa taglierà. Potrebbe tagliare le farfalle come come le teste. La seconda era di gran lunga la più tagliente tra le due, poichè non taglia inutilmente ciò che è innocente e immeritevole.”

Non sapeva perché ma un brivido lungo la schiena percosse l'antico demone che istintivamente deglutì.
Un attimo di silenzio avvolse il trio fin quando Rin non disse di botto stringendo gli occhi, come se quasi avesse paura delle conseguenze di ciò che stava per dire: "CREDO CHE IN REALTA' OLTRE CHE INSEGNARE LA TECNICA AL SIGNOR INUYASHA IL PADRE DEL NOBILE SESSHOMARU AVESSE BEN ALTRE INTENZIONI OLTRE QUELLE CHE ABBIAMO SCOPERTO E UNA DI QUESTE E' COLLEGATA A QUESTE DUE SPADE!"

di nuovo il silenzio. Entrambi guardarono verso Sesshomaru che intanto contemplava le fiamme che danzavano incuranti di quel racconto.

"Quindi, Rin?"

"le... le chiavi si dice chiudano il racconto delle singole spade... e.... il fatto di ciò che vi è stato fatto... un potere divino del genere... credo che il monaco che vi ha oltraggiato.... ... credo che sia collegato a Masamune".

A queste ultime tre parole, la ferita iniziò a bruciare come non mai.
Egli si portò solo una mano al petto ma un ringhio sommesso riuscì a scappare alla figura pacata e composta.
Al di sotto delle vesti, la maledizione continuava a farsi strada.

"Jaken. Il nobile sesshomaru deve riposare. Domani all'alba partiremo."

"Che c'è, mo dai ordini?" disse scettico, per poi pentirsi delle sue parole, poiché la dolcezza dello sgardo aveva lasciato posto a una stilettata fredda, quasi simile a quegli sguardi del suo signore che non avevano bisogno di parole.

"Dobbiamo raggiungere la sacerdotessa quanto prima e capire come rallentare tutto."

(sesshomaru... se solo potessi prendere parte del tuo dolore...)

Jaken non venne richiamato dal suo signore, che ora era già andato a stendersi accanto una quercia con la schiena poggiata contro il tronco.
Il tutto si stava aggravando e sia l'umana che il piccolo demone lo sapevano.

(Usciremo vittoriosi anche da questa battaglia. A costo di dare in cambio questa vita che tu stesso mi hai donato.)

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