Nove perfetti conoscenti

di LadyPalma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno – vino ***
Capitolo 2: *** Primo giorno – chiudere ***
Capitolo 3: *** Primo giorno – cotone ***
Capitolo 4: *** Primo giorno – quadrifoglio ***
Capitolo 5: *** Secondo giorno – amanti ***
Capitolo 6: *** Secondo giorno _ cuscino ***
Capitolo 7: *** Secondo giorno – abbracciare ***
Capitolo 8: *** Secondo giorno – risposta ***
Capitolo 9: *** Terzo giorno – mela ***
Capitolo 10: *** Terzo giorno – gridare ***
Capitolo 11: *** Quarto giorno – gentilezza ***
Capitolo 12: *** Quarto giorno – memoria ***
Capitolo 13: *** Quarto giorno – ukiyo ***
Capitolo 14: *** Quarto giorno – discussione ***
Capitolo 15: *** Quarto giorno – paura ***
Capitolo 16: *** Quarto giorno – pridian ***
Capitolo 17: *** Tra quarto e quinto giorno – nove ***
Capitolo 18: *** Tra quarto e quinto giorno – sentiero ***
Capitolo 19: *** Quinto giorno – argento ***
Capitolo 20: *** Quinto giorno – sottosopra ***
Capitolo 21: *** Quinto giorno – noctiphobia ***
Capitolo 22: *** Sesto giorno – louche (disdicevole, moralmente in dubbio) ***
Capitolo 23: *** Sesto giorno – aonaran (persona che vive isolata) ***
Capitolo 24: *** Sesto giorno – legno ***
Capitolo 25: *** Sesto giorno – fondo ***
Capitolo 26: *** Sesto giorno – frammento ***
Capitolo 27: *** Sesto giorno – tramonto ***
Capitolo 28: *** Sesto giorno – cliffhanger ***
Capitolo 29: *** Settimo giorno – blu ***
Capitolo 30: *** Epilogo – hiraeth ***
Capitolo 31: *** Epilogo – credere ***



Capitolo 1
*** Primo giorno – vino ***


Primo giorno
#vino






 
 
Quando aveva deciso di partecipare al lussuoso ritiro di benessere organizzato da Horace Lumacorno, Dolores Umbridge aveva preso un po’ troppo alla lettera il significato di quelle due parole – lussuoso  e benessere – perché, adesso che si trovava davanti alla tenuta che l’avrebbe ospitata per sette giorni, non capiva proprio come potessero conciliarsi con quella primissima impressione. Se davvero i suoi compagni di vacanza dovevano essere quelli, allora tanto valeva starsene un altro mesetto ad Azkaban e grazie tante! Non aveva trascorso sei mesi in prigione solo per ritrovarsi adesso bloccata ai confini della realtà insieme a quei poveracci dei Weasley e a quegli strambi dei Lovegood: non era questa l’immagine che pensava di ricostruirsi, non erano questi gli agganci che voleva avere. Tuttavia, fu solo quando si accorse all’improvviso di un occhio blu elettrico puntato nella sua direzione che si ritrovò a sobbalzare apertamente e ad avvicinarsi al padrone di casa.
“Hem hem, professor Lumacorno, mi scusi, ma non ha fatto neanche una minima selezione degli ospiti accettabili?”
Il vecchio mago sollevò le sopracciglia nel guardarla e sembrò quasi che le stesse per ridere in faccia. “Nessuna selezione, Madame Umbridge, ho accettato tutti coloro che hanno fatto richiesta, altrimenti lei non sarebbe qui, non ci aveva pensato?”
Dolores era ben consapevole di non essergli mai stata simpatica, neanche quando era sua studentessa e la chiamava a fasi alterne Delilah o Deborah, e forse adesso doveva considerare un privilegio che lui avesse perlomeno imparato il suo nome alla fine, eppure si sentì lo stesso avvampare. Strinse le labbra, stirandole verso l’alto nel suo sorriso più finto,  lo fissò dritto negli occhi (un bel potere di cui voleva approfittare, visto che non le capitava spesso di incontrare qualcuno della sua stessa altezza) e tossicchiò per prepararsi a parlare. Avrebbe strepitato senza mezze misure, questo era certo, se non fosse stato per l’intervento di una voce gradevolmente famigliare alle loro spalle.
“Mi creda, Madame Umbridge, ho lo stesso reclamo da avanzare”.
Lucius Malfoy se ne stava piantato al centro del cortile con una smorfia disgustata sul volto mentre spostava lo sguardo dall’una all’altra delle teste presenti. Al suo fianco, suo figlio sembrava semplicemente perplesso e forse spaventato, mentre l’espressione di sua moglie era come sempre indecifrabile o, agli occhi di Dolores, apatica.
“Oh, che piacere vedere delle facce famigliari!” esclamò Dolores con grande enfasi, non nascondendo il suo sincero sollievo. “Ormai ero convinta che non avrei visto una sola ehm persona rispettabile qui! Come va, caro Draco?”. Nel giro di venti secondi, aveva stretto la mano di Lucius, dato un buffetto intenzionalmente affettuoso alla guancia di Draco e ignorato cordialmente Narcissa.
A onor del vero, i Malfoy non sembravano così contenti di aver incontrato lei, e la loro tolleranza non sarebbe probabilmente andata oltre quei rapidi convenevoli. Tutto questo, però, non ebbe modo di emergere in ogni caso, perché furono interrotti dalla comparsa improvvisa di una ragazza vestita di bianco contraddistinta da un’aria solenne sul volto e soprattutto un vassoio contenente una brocca di liquido scarlatto e dei calici.
“Salve, sono la collaboratrice del professor Lumacorno! Posso offrirvi del vino elfico come benvenuto?”
Pansy?!”
Mentre Draco tentava di riprendersi dalla sorpresa di aver incontrato la sua irriconoscibile ex fidanzata nel posto più inconsueto, il padrone di casa aveva fatto tintinnare il suo calice per attirare l’attenzione generale.
“Benvenuti a tutti nella LumaHouse, miei carissimi nove ospiti! Sono così emozionato di aprire finalmente i battenti di questo mio piccolo esperimento all’insegna del benessere e del recupero traumatico dopo i difficili anni della guerra. Ciò che vi propongo qui sono sette giorni all’insegna della conoscenza interiore, della meditazione e del cambiamento. Posso promettervi che uscirete di qui cambiati, fieri e coraggiosi, pronti ad abbandonare le vostre paure e i vostri rimpianti! Siete pronti a unirvi a me in questa avventura?”
Gli ospiti si lanciarono istintivamente l’un l’altro delle occhiate quasi complici, evidentemente perplessi dalla stonata spiritualità che il più edonista dei maghi adesso sembrava emanare. Di certo lui doveva essere cambiato per parlare così, come anche la giovane Parkinson che annuiva entusiasta accanto a lui. Dolores, comunque, fu tra le prime a riprendersi dalla confusione e una sola, autentica domanda vorticava frenetica nella sua mente, sebbene con sua grande sorpresa non fu la prima a formularla. Alastor Moody riuscì nel giro di cinque minuti a farla sobbalzare per la seconda volta, stavolta sfilandole le esatte parole dalla mente.
“Vecchio Luma, è vero che ci sono venti ettolitri di vino elfico in programma per la settimana?”












 
NDA: Non sono riuscita a resistere alla prospettiva di un nuovo viaggio di 31 giorni per la sfida del Writober, e soprattutto a scegliere ancora una votla (come l'anno scorso) una commedia romantica. Se nel 2020, però, l'ambientazione era stata storica, questa volta ho voluto ricreare l'atmosfera di una recente serie tv che ho amato. Ci troviamo dopo la seconda guerra magica: mi sono presa alcune licenze per far quadrare i conti, licenze che verranno svelate nel corso della storia. Quasi tutti gli eventi della saga sono mantenuti, in ogni caso, l'unica vera nota what-if? è per la sopravvivenza di Alastor Moody.

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Capitolo 2
*** Primo giorno – chiudere ***


Primo giorno
#chiudere


 


“Molti credono che il modo migliore per liberarsi dai propri traumi sia aprire la mente, ma invece io vi invito a chiuderla! Chiudere la mente, già, proprio così! È quello che successo a me, in fondo…”
La breve pausa del discorso di Lumacorno, durante la prima riunione collettiva nell’enorme stanza della villa adibita a palestra, non si perse troppo a lungo nel vuoto.
“Ecco, a proposito, non ci dispiacerebbe sapere esattamente cosa le è successo” sbottò Molly, con un’espressione scettica e preoccupata che continuava a riflettersi sui volti di tutti gli altri ospiti.
“Semplice, mia cara Molly, ho vissuto un’esperienza pre-morte!” esclamò Lumacorno in tono solenne. “Alla Battaglia di Hogwarts, naturalmente. Vedete, ero deciso ad andarmene, a scappare come sempre, ma poi Minerva McGranitt mi ha detto delle parole profetiche È tempo che la casa di Serpeverde scelga da che parte stare, e allora sono rimasto, forse per orgoglio. Sono rimasto, ho chiuso la mente a tutto il resto e ho combattuto contro Vold… Voldemort in persona. Pensavo sarei morto quella sera, ho visto la morte più di quanto l’avessi mai vista prima, eppure sono qui, sono vivo. Capite ora?”
Un silenzio perplesso piombò nella stanza in risposta al sorriso entusiasta di Lumacorno e, tra tutti, solamente Pansy annuiva con convinzione.
“Veramente no” rispose alla fine Moody, senza mezzi termini. “Insomma, hai visto la morte in faccia e allora? È la storia di tutta la mia vita, eppure non sono diventato un pazzo…” (“Opinabile” fu il pronto commento di Dolores Umbridge, con una risatina nervosa) “…Tutti noi qui siamo stati nella Battaglia di Hogwarts e tutti, chi più chi meno, abbiamo rischiato la pelle. Perfino tu, Malfoy, non hai tremato per paura di essere fatto fuori dal tuo illustre signore? Ho sempre pensato si liberasse degli inetti…”
Lucius scattò in avanti, sfoderando una smorfia di irritazione, mentre sua moglie e suo figlio si scambiarono un’occhiata stranamente intrisa di imbarazzo. Prima che potesse dire qualcosa, però, lo sguardo di Alastor si era già spostato su un altro ospite.
“Ah, giusto, avrei dovuto dire quasi tutti”.
“Oh, questo è assolutamente ingiusto! Io ho avuto molte esperienze pre-morte, a dire il vero” ribatté Dolores, con più prontezza di Lucius.
“Ah sì?” la rimbeccò l’Auror in tono derisorio. “Non pensare di nominarmi Azkaban: con Kingsley è diventato un hotel a cinque stelle, ora che i Dissennatori non ci sono più. Ecco, perlomeno Malfoy è stato nella vera Azkaban e, a proposito, mi dispiace non avercelo mandato io”.
“Hem vorrei ricordare a tutti che sono stata rapita da un branco di centauri! Avrebbero potuto uccidermi…” (“Opinabile” commentò ad alta voce Moody, facendole il verso) “… di fronte a quei mostri ho sul serio pensato che la mia vita stesse per finire”.
Prima che la discussione degenerasse, il padrone di casa tentò di riportare la calma. “Suvvia, non vi agitate. Tutti voi sicuramente avete avuto esperienze significative, ma se siete qui è perché evidentemente nessuna di queste vi ha portato a cambiare la vostra vita, mentre è questo ciò che è successo a me. Dopo la guerra ho deciso di dedicare la mia vita ad aiutare gli altri in questo percorso, finalmente ho capito come liberarmi dai miei rimpianti!”
“Ci ha messo solo duecento anni circa” mormorò Draco a denti stretti con vibrante ironia.
“Oh, credo ne abbia qualcuno di meno” rispose a voce un po’ più alta Luna alla sua immediata sinistra con un’espressione talmente seria da provocargli suo malgrado una risatina.
Mentre Draco ridacchiava e Dolores e Alastor continuavano a battibeccare, Lucius aveva deciso di provocare Arthur Weasley per puro spirito di rivalersi con qualcuno dopo l’offesa subita, Molly e Narcissa tentavano senza troppa convinzione di trattenere i rispettivi mariti e Xenophilius si guardava intorno come un idiota forse alla ricerca di qualcosa che esisteva solamente nella sua testa. Contrariamente alle intenzioni di Lumacorno, la situazione era degenerata, ma per fortuna non era il solo  a gestire il gruppo.
“Adesso basta! Prima di chiudere la testa, dovresti tutti un po’ chiudere la bocca!”
I nove ammutolirono di colpo, più che altro per la sorpresa di quell’urlo improvviso. Draco non nascose un piccolo ghigno di approvazione nel rivedere per un attimo la Pansy che conosceva: irritabile, stizzita, sfacciata e perennemente seccata. Il secondo dopo, però, lei stava sorridendo con una calma inquietante e aveva giunto le mani in una sorta di preghiera, mettendosi in ginocchio sul tappetino sotto ai suoi piedi.
“Namasté! È il momento di iniziare la meditazione”.









 
NDA: Naturalmente si tratta del secondo giorno del Writober, ma ancora del primo del soggiorno dei nove ospiti, quindi conterò i "giorni" in base a che giorno di soggiorno è e non in base al Writober.

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Capitolo 3
*** Primo giorno – cotone ***


Primo giorno
#cotone





Che quella strana avventura fosse iniziata solamente da cinque ore non sembrava proprio possibile a Dolores Umbridge, non se ben due di quelle ore erano state impiegate a fare strani esercizi fisici che lei non aveva svolto neanche una singola volta in tutta la sua intera vita. A un certo punto, con un piede in aria e le braccia sollevate sulla testa, era letteralmente scivolata in tutta la sua pinguetudine e, se non fosse stato per la presenza di Arthur Weasley, sarebbe finita a terra. Grata a un pezzente simile: che accidente le stava facendo quel posto? Quando la Parkinson aveva annunciato la fine della tortura, era caracollata, stremata, sudata e quasi tremante, verso la sua stanza, dove era immancabilmente svenuta sul letto.
Fu quindi precisamente per quell’eccesso di stanchezza che si ritrovò a entrare in ritardo – cosa eccezionale per lei  – in sala pasti, annunciando la sua presente con un leggero colpo di tosse. D’altronde, come aveva sempre creduto fermamente per tutta una vita, le regole erano importanti soltanto quando valeva davvero la pena seguirle (e, ovviamente, quando era lei a farle).
“Alla buon’ora, noi stavamo quasi per andarcene a letto, potevi aspettare a questo punto un altro paio di minuti” la salutò Molly, per poi coprirsi la bocca per uno sbadiglio.
Dolores la ignorò bellamente e perlustrò la sala in cerca di un posto dove sedersi. Con suo dispiacere, si accorse che c’erano tre tavoli da tre posti ognuno e, se non aveva alcun rimpianto a non sedersi con Alastor Moody, la bulletta della sua adolescenza e il suo marito idiota, al contrario era seccata che il tavolo dei Malfoy fosse al completo (sul serio, era stato così necessario portarsi dietro quella biondina insignificante di Narcissa?). Con un sospiro che lasciava intuire tutta la sua frustrazione, all’esplicita sollecitazione di Lumacorno, si decise a prendere posto nello spazio vuoto al tavolo dei Lovegood, sedendosi esattamente di fronte alla ragazza, a cui si sforzò di rivolgere uno dei suoi soliti sorrisi caramellosi.
La sala era piuttosto silenziosa, fatta eccezione per i Weasley e il loro amico che parlottolavano in merito alla qualità del cibo (“Quanto vorrei un tuo stufato, LollyMolly, invece di queste misere foglie di insalate”, “Quando torniamo a casa, ti cucino anche la mia famosa torta di pere e cioccolato, Arthur caro, te lo prometto”, “Per la torta conta pure me, Molly. Io intanto 'sta roba non intendo mangiarla: no, signori, io ad avvelenarmi non ci penso proprio”). In effetti, Moody aveva tirato fuori una specie di fagotto dalla sua borsa e stava mangiando al momento una coscetta di pollo che non era presente in nessuna tavolata. Dolores si ritrovò suo malgrado a invidiarlo perché era davvero davvero affamata, ma in cuor suo sapeva che aveva mangiato anche di meno nel doloroso lungo anno trascorso ad Azkaban, così come sapeva che in fondo aveva pur sempre due confezioni di cioccolatini e caramelle di Mielandia ad aspettarla in camera. Stava giusto pensando a quella futura ricompensa, quando si ritrovò l’occhio magico di Moody scrutarla con intensità.
“Si può sapere come ti sei vestita, in nome di Salazar? È estate e c’è un caldo da spaccare le pietre qui dentro con questo dannato camino acceso, e tu te ne vai in giro con un completo intero e la mantella? Ho una notizia per te, Madame Umbridge, non siamo nella mensa del tuo prezioso Ministero”.
Dolores si era sentita immediatamente seccata, ma tentò di rimanere indifferente alla provocazione, anzi di volgerla a suo favore. “Oh, non mi aspetto che tu capisca, ma ogni strega ehm che si rispetti porta sempre la mantellina a una cena” rispose scandendo con enfasi ogni parola e lanciando poi uno sguardo penetrante su tutte le donne presenti in sala, nessuna delle quali indossava una mantellina. “E poi è di cotone leggero”.
“Fa caldo” ripeté semplicemente Moody con un’alzata di spalle e un grugnito.
“Hai perso forse anche un orecchio? Ho appena detto che è cotone leggero”.
“E io ho appena detto che fa caldo”.
Dolores fece una risatina nervosa e, prima di rendersi davvero conto del senso implicito nelle sue parole, si ritrovò a dire: “Hem hem cosa te ne importa di come mi vesto in ogni caso? Sembra quasi che tu ci tenga a vedermi togliermi i vestiti”.
Se ne accorse solo di fronte allo sguardo imbarazzato di Luna (non era poi così ingenua, allora) e a quello (piacevolmente) sorpreso del suo interlocutore. Oh, e ovviamente alla risatina maliziosa e divertita di Pansy.
“Se volete, domani mattina possiamo cambiare la disposizione dei tavoli e far sedere voi due vicini”.
Solo allora Dolores si concesse il lusso di strabuzzare gli occhi allarmata. “Hem grazie, ma va bene così. Mi trovo molto bene con questi due cari… ehm strambi amici”.
 






 
NDA: Ovviamente, Dolores e Alastor hanno dei trascorsi in gioventù... E, ovviamente, nei prossimi capitoli i protagonisti saranno anche gli altri, giuro.

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Capitolo 4
*** Primo giorno – quadrifoglio ***


Primo giorno
#quadrifoglio



 
 
“Oh, chiedo scusa, credevo fossi mio marito”.
“Io e te non siamo sposati”.
La serietà con cui Xenophilius Lobvegood – accovacciato per nessuna precisa ragione nella parte di giardino antistante la camera da letto dei Malfoy – aveva ribadito quell’ovvietà aveva lasciato Narcissa per un attimo basita.
“Lo so bene” rispose in tono vagamente altero, sollevando entrambe le sopracciglia, “ma ti ho visto fuori dalla mia finestra, di spalle, e i tuoi capelli sono chiari e lunghi come i suoi, quindi…”
“Non sono Lucius Malfoy” disse lui semplicemente, voltandosi stavolta per guardarla.
E davanti a quello sguardo la strega di sentì avvampare – di vergogna e di rabbia. C’era una nota di compassione in quegli occhi indagatori che le faceva venire voglia di schiaffeggiarlo in quello stesso momento, perché significava che lui aveva sentito tutto il litigio che lei aveva appena avuto con Lucius, con tante parole al vetriolo e il colpevole pianto a cui si era abbandonata quando era rimasta sola. Ma quella stessa nota di compassione era anche ciò che, dopotutto, la teneva incollata a quello sguardo, perché adesso all’improvviso le sembrava impossibile aver confuso quell’uomo con suo marito.
“Farei meglio a rientrare” sibilò alla fine, meno freddamente di quanto avrebbe voluto, facendo per infilarsi nella porta-finestra.
Ma prima che potesse farlo, Xenohpilius si era alzato in piedi e l’aveva raggiunta con inaspettata agilità.
“Ho trovato finalmente un quadrifoglio. Io e mia figlia lo cerchiamo sempre un quadrifoglio quando iniziano una nuova avventura, porta fortuna”.
“Oh, bene, buon per te”.
Eppure Xenophilius non si muoveva e sembrava, piuttosto, volerle porgere qualcosa.
“Prendilo tu, sembra che tu ne abbia più bisogno di me”.
C’erano tante cose che salirono sulle labbra di Narcissa in quel momento, ma solo una strana parola fu davvero pronunciata alla fine.
“Grazie”.


 
*


“… Trovare un quadrifoglio all’inizio di un’avventura è simbolo di buon augurio. Personalmente penso sia solo una sciocchezza, però è una sorta di tradizione, sai?”
“E allora perché tu e tuo padre non state cercando insieme?”
“Per avere più possibilità di trovarne uno, è ovvio”.
Draco non era sicuro di quale fosse il motivo per cui si fosse messo a discorrere con Luna Lovegood, o forse lo sapeva ma non gli piaceva pensarci troppo. Non era per noia (anche se, in effetti, la ragazza era sorprendentemente di buona compagnia) e neanche per insonnia (aveva sonno dopo quella specie di seduta di ginnastica, poco ma sicuro), bensì per inesprimibile senso di colpa. Del resto, quel volto pallido eppure sempre calmo e quasi stoico dietro le sbarre dei sotterranei della sua Villa sarebbe stata sempre una delle immagini che più avrebbe ricordato della guerra. Non le aveva fatto nulla, era vero, ma era proprio quello il punto: un’altra indifferenza, un’altra omissione, sempre il solito codardo pronto a voltarsi dall’altra parte.
“È una mossa intelligente” concesse, sforzandosi di essere gentile. Anche se non riusciva a smettere di pensare: come fa a parlare di superstizioni una tizia che crede ai Nargilli e idiozie simili?
Scosse la testa come per scacciare quel pensiero e si alzò dall’amaca su cui era sdraiato per piegarsi anche lui in mezzo all'erba.
“Ti aiuto a cercarne uno, non deve essere difficile”.
E, infatti, lo trovò subito, ma lo rivelò solamente ventisette minuti dopo. Al di là di quella specie di debito che si sentiva di dover saldare nei suoi confronti, doveva ammettere che non gli dispiaceva affatto parlare un altro po’ con Luna Lovegood.

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Capitolo 5
*** Secondo giorno – amanti ***


Secondo giorno
#amanti




 
 
“Mi stai dicendo che per tutto questo tempo tu lo sapevi?”
Arthur esitò prima di rispondere, non riuscendo a capire se sua moglie fosse arrabbiata per davvero oppure stesse solamente scherzando. Conoscendola però molto bene, non se la sentì di rischiare.
“Era un segreto da uomo a uomo, da amico ad amico. E poi, tu non l’avresti presa bene, lo so”.
“Certo che non l’avrei presa bene! Non la prendo bene all’idea che uno dei nostri migliori amici andava a letto con quel rospo, ma ancor meno bene la prendo adesso all’idea che tu eri il suo confidente e io non ne sapevo niente! Ti sembra una cosa da fare a tua moglie, Arthur Weasley?”
Ormai la voce della donna aveva raggiunto il volume di una Strillettera e non prometteva bene il fatto che nel frattempo si era infilata la vestaglia e alzata in piedi.
“Dove stai andando, LollyMolly?” domandò confuso. “Sono soltanto le sette del mattino”.
“E allora dormi, Arthur, dormi!” esclamò lei di rimando, prima di uscire dalla porta e sbattersi la porta alle spalle.
Tuttavia, quando fu fuori dal campo visivo del marito, si ritrovò a fare una piccola risata, in qualche modo grata intimamente per quelle sciocche arrabbiature, per quegli stupidi litigi che sapevano di normalità e che le erano mancati nel lungo periodo di lutto che l’aveva fatta quasi smettere di vivere. E sorrise ancora di più quando affacciandosi alla sala mensa si accorse che Alastor Moody e Dolores Umbridge erano già seduti a due tavoli diversi e sorseggiavano due tazze di tè: avrebbe ascoltato non vista ogni cosa… e, ovviamente, non lo avrebbe detto ad Arthur.


 
*


Sherry nelle tazze di tè: un rituale che una volta condividevano e che sembrava per sempre perduto, almeno fino a quella mattina, la prima in quella strana villa, quando si erano ritrovati nella sala mensa vuota e, dopo alcuni infantili e un po’ arrugginiti scambi di provocazioni, non avevano trovato niente di meglio da fare che bere alle prime luci dell'alba l'alcol che si era portata dietro Dolores. Il silenzio era teso, estenuante, carico di aspettative; un logorante gioco di resistenza che fu prevedibilmente Alastor a perdere.
“Che cosa cazzo ti è successo?”
“Hem, scusami?”
“Non riesco a credere a quello che sei diventata. Certe volte mi chiedo se… Salazar, sei sempre stata così, Bamboluccia?”
La tazza tra le mani di Dolores era tremata leggermente, più nel sentire dopo tanti anni quel famigliare soprannome che per la domanda stessa. Qualcosa dentro di lei, qualcosa che aveva dimenticato e sepolto, si rianimò all’improvviso, ma non abbastanza da emergere davvero. “Vogliamo davvero parlare di cosa è successo a chi?” ribatté allora, con un eccesso di acidità dietro al solito sorriso di facciata.
Ma lui si limitò a fare una mezza risata e a prendere finalmente il primo lungo sorso di sherry. E poi, rapidamente, scolò tutto il resto – lui che si era portato cibo e bevande da casa e che temeva costantemente di essere avvelenato.
“Potrei appena averti ucciso, Alastor. Che ne è della tua vigilanza costante?”
“Bah, vorrà dire che correrò il rischio”.
Quella risposta riuscì quasi a scalfire il vuoto involucro che doveva pur contenere il cuore della strega, più di quanto fosse riuscito a fare perfino il soprannome, tanto che il sorriso svanì dalle sue labbra facendole assumere un’espressione insolitamente seria e priva di calcolo. Aprì la bocca per parlare, senza sapere esattamente cosa dire, e forse, se solo avesse avuto un secondo di più, magari avrebbe detto una verità vecchia di decenni, magari avrebbe…
“Oh, buongiorno, Molly cara! Puoi anche smettere di origliare, grazie”.
Dieci secondi dopo la signora Weasley entrò sbuffando nella sala. “Accidenti, mi ero quasi dimenticata del tuo occhio magico!”

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Capitolo 6
*** Secondo giorno _ cuscino ***


Secondo giorno
#cuscino



 
 
Non poteva essere sola ginnastica, ovviamente. Per il suo percorso di recupero e rinascita, Lumacorno aveva ideato diverse attività che riuscissero a scavare ancora più a fondo nell’animo di ognuno dei suoi ospiti. Fu per questo che, la mattina del secondo giorno, al posto dei tappetini individuali, tutto il gruppo trovò in palestra solamente una specie di manichino al centro della stanza, con un cuscino attaccato all’altezza del petto.
“La prima emozione di cui dovete liberarvi, miei cari, è la rabbia. Quindi voglio che vi concentriate attentamente su questo manichino e che visualizziate nella vostra mente il volto della persona che più odiate al mondo, che più vi ha fatto soffrire, che più volete attaccare… Fatelo, e poi venite qui, al centro della stanza, a colpire questo cuscino!”
Per tutta risposta, fatta eccezione per i Lovegood, nessuno iniziò davvero a seguire le istruzioni. Arthur e Molly si guardarono l’un l’altra confusi (“A cosa dovrebbe servire tutta questa idiozia?” “Non lo so, Molly, ma tu credi che i manichini Babbani siano tutti così, con quel cuscino addosso?”), Dolores e Lucius parevano quasi disgustati (“Hem hem è disdicevole ricorrere alla violenza come fossimo degli ibridi!” “Spero vivamente non intenda che dobbiamo colpire il cuscino alla maniera Babbana!”), mentre Draco e Moody sogghignavano ognuno per conto suo. Eppure, per qualche ragione, ad attirare l’attenzione del padrone di casa fu lo scetticismo più contenuto di Narcissa, che fu invitata presto a farsi avanti verso il manichino.
“Cosa dovrei vedere?” domandò senza tralasciare una nota di ironia.
“Qualunque cosa tu voglia” rispose il professore, prima di agitare la bacchetta e pronunciare un incantesimo, che ebbe il semplice effetto di isolare momentaneamente la strega dal resto degli ospiti in un cerchio di luce. “Chiudi gli occhi, Narcissa, e pensa alla persona che più ti ha ferita. Chi giudicheresti la causa della tua sofferenza di oggi?”
A dispetto della sua incredulità, Narcissa non esitò molto prima di chiudere gli occhi e, sorprendentemente, si ritrovò ben presto a formarsi un’idea chiara nella mente. Le parole di Lumacorno avevano colpito nel segno, forte e chiaro. Riaprì gli occhi e quel volto che aveva pensato adesso era lì, impresso su quel dannato manichino, senza che ci fosse nessuna magia dietro. E non era nessuna delle persone che si era lucidamente immaginata, nessuna delle sue sorelle per esempio, né quella che l’aveva soffocata, né quella che l’aveva abbandonata.
“Pensa alla persona che odi, pensa a cosa le faresti se fosse qui in questo momento… e colpisci il cuscino”.
Ma la persona che aveva in mente era lì in quel preciso istante. Ecco perché si voltò dando le spalle al manichino e incrociò per un lungo istante lo sguardo incuriosito di Xenohpilius Lovegood, mentre le gambe si muovevano invece in un’altra direzione. Tornò verso il suo posto originario, deviando solo leggermente prima, e alla fine colpì, proprio come aveva detto di fare Lumacorno: uno schiaffo a mano aperta dritto in faccia a suo marito.
“Oh” mormorò poi, semplicemente, più meravigliata che inorridita del proprio gesto, prima di riprendere a camminare, stavolta con passo notevolmente più rapido, fuori dalla stanza.
I restanti erano rimasti tutti ammutoliti – a cominciare da Draco che era indeciso tra il dovere di rivolgersi al padre e il più forte desiderio di correre dietro sua madre – a parte Arthur, Molly e Alastor che sembravano decisamente entusiasti di quella piega inaspettata degli eventi.
“Bene, molto bene” commentò Lumacorno.
“Ma bene cosa? Mia moglie mi ha appena schiaffeggiato, non sono venuto qui per questo”.
Il professore fece un sorriso innegabilmente soddisfatto. “No, tu no Lucius. Ma forse lei sì”.








 
NDA: L'esercizio proposto da Lumacorno è ispirato a un esercizio molto simile presente nella serie TV.

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Capitolo 7
*** Secondo giorno – abbracciare ***


Secondo giorno
#abbracciare



Il secondo esercizio della giornata, dopo una pausa pranzo particolarmente tesa e silenziosa, era di nuovo all’insegna del risveglio interiore, anche se questa volta più in una direzione di intercomunicazione. Divisione casuale in coppie – laddove il caso era il puro arbitrio di Lumacorno – e cinque minuti da trascorrere l’uno di fronte all’altra facendo qualsiasi cosa, tranne parlare.
“Hem si possono tirare anche schiaffi?” domandò Dolores, rievocando l'evento della mattinata.
“Non ti azzardare. Tieni a posto le tue mani, strega” grugnì Alastor, il suo partner per l'avventura, rivolgendole un’occhiata torva con l’occhio buono.
Il professore, tuttavia, li ignorò bellamente, quindi ricorrere alla violenza non fu escluso e ci si andò molto vicino per l’accoppiata Arthur e Lucius, che al minuto due si trovarono d’accordo nell’infrangere una regola del gioco e darsi le spalle a vicenda. Molly fu più fortunata nel capitare in coppia con Xenophilius, anche se trovò particolarmente difficile restare zitta davanti all’espressione immobile e solenne dell’uomo e infatti finì presto per scoppiare a ridergli in faccia. Alastor e Dolores, invece, avevano iniziato a parlare – o meglio a provocarsi – dall’inizio di quel gioco, spendendo tutti i cinque minuti a insultarsi in modo bonario.
“Decisamente inaspettato” commentò Lumacorno in tono a metà tra il divertito e il compiaciuto.
“Davvero? Ma se si è capito da subito che Moody e la Umbridge hanno una mezza storia in sospeso!" ribatté Pansy con gli occhi fissi su di loro.
Ma l’anziano mago scosse la testa e le fece cenno verso la coppia rimasta più in disparte, l’unica ad aver seguito le istruzioni. Draco e Luna si erano posizionati infatti a un braccio di distanza e si erano fissati per tutto il tempo, mentre l’imbarazzo (del ragazzo) si era trasformato lentamente in una piacevole sensazione di conforto. Per questo, all’inizio dell’ultimo minuto, fu quasi naturale il movimento di Luna verso di lui e l’abbraccio in cui lo strinse.
“E questo per che cos’era?” chiese confuso, talmente confuso da non avere neanche avuto il tempo di ricambiare quella stretta – una stretta che ci aveva messo qualche secondo a riconoscere.
Luna gli fece cenno di tacere accennando un sorriso di intesa. Se avesse potuto parlare allora gli avrebbe detto che era perché doveva smettere di sentirsi a disagio con lei, perché potevano essere amici lì dentro e forse anche fuori, perché, soprattutto, sembrava proprio che lui avesse bisogno di essere abbracciato. Ma lui ricambiò con esitazione il sorriso: anche senza udirle tutte quelle parole le aveva capite comunque.






 
NDA: Manca Narcissa nel gioco, dove sarà Narcissa?
Ne approfitto per ringraziare chi legge e segue questa raccolta, davvero sono incoraggiata tantissimo in questa folle sfida!

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Capitolo 8
*** Secondo giorno – risposta ***


Secondo giorno 
#risposta



 

“Come stai?”
Narcissa, seduta sull’amaca del giardino, aprì gli occhi di scatto nell’udire la voce e si rilassò solamente quando ne individuò la fonte.
“Xenophilius. Che ci fai qui?”
“Non mi hai scambiato per tuo marito stavolta, vedo” commentò lui inclinando leggermente la testa, ma quella frase, che sulle labbra di qualsiasi altro sarebbe stata ironica, era incolore e indecifrabile su quelle di un Lovegood.
Narcissa per la sua di battuta, sollevò un sopracciglio insieme al corrispondente angolo della bocca. “Ti sei risparmiato uno schiaffo, allora. Buon per te”.
Il mago si avvicinò lentamente e le si sedette accanto sull’amaca senza chiedere il permesso, dondolandosi a sua volta, restando in silenzio per un po’. Per un po’ talmente lungo da costringere lei a parlare.
“Mi sono chiesta perché ho schiaffeggiato Lucius stamattina, sai? Mi sono presa il pomeriggio libero dagli esercizi di gruppo proprio per stare sola e riflettere e… In qualche modo penso di essere cambiata dopo la guerra, è così. Non sto dicendo che sono una brava persona, né l’eroina che ha tentato di fare di me Potter davanti alla stampa, ma… Sto cominciando a pensare a quello che voglio davvero, a rimettere in discussione quello in cui ho sempre creduto".
Xenophilius la ascoltò attentamente, poi scosse leggermente la testa. “Tu sei una brava persona”.
“Ah sì?” Stavolta il mezzo sorriso di Narcissa era un autentico ghigno. “E lo dici in base ai nostri di ricordi di gioventù? Erano solamente chiacchierate tra Prefetti, tutto qui”.
Lui scosse la testa, ancora. Non le disse che negli anni di Hogwarts l’aveva considerata un’amica, non le disse che nella sua testa e solo nella sua testa per lei aveva provato anche qualcosa di più. Quello era successo prima di Pandora, prima di Lucius, prima di Draco e di Luna, prima di entrambe le guerre. Che senso aveva parlarne ora? Aveva senso, invece, parlare di cosa era vero ancora adesso, nel presente, di dare risposte che potessero valere anche dopo tutto quanto.
“Me lo ha detto Luna. Mi ha detto che quando era a Villa Malfoy tu sei stata l’unica gentile con lei. Diceva che le portavi del cibo in più di nascosto e che qualche volta scendevi anche a tenerle compagnia”.
Narcissa serrò i denti e poi abbozzò una smorfia amara, prima di sbottare. “E credi che questo basti? Tua figlia era una prigioniera e… mio figlio è diventato un Mangiamorte. Ho vissuto circondata da Mangiamorte e... mio marito, mia sorella, io... Ho fatto finta di pensare che fosse tutto giusto e alla fine ci ho creduto per davvero, quindi..."
Smise di parlare di colpo, quando sentì le mani lunghe e insospettabilmente calde di Xenophilius stringere le sue, reminiscenza di un’amicizia segreta a tutti e forse pure alla memoria e al tempo. “Dico che alla fine non siamo tanto diversi io e te. Ho tradito Harry Potter e i suoi amici per amore di mia figlia, per riaverla indietro, e anche tu hai fatto tutto quello che potevi per Draco – soltanto che per lui hai aiutato la parte giusta e tradito quella sbagliata”. I suoi occhi grigi si erano fatti di nuovo intensi e velati di compassione, e Narcissa ci mise qualche secondo a rendersi conto che quella compassione era però rivolta verso se stesso. “Quindi sì, penso davvero che tu sia una brava persona. Forse anche migliore di me, dopotutto”.
Narcissa non poté fare altro che ricambiare la stretta delle mani e il contatto, forse anche più forte, tra i loro sguardi. Non pensava che tra tutte le persone al mondo, sarebbe stato proprio Xenophilius Lovegood a comprenderla più di ogni altro, eppure invece adesso si scoprivano così simili, tanto quanto da adolescenti erano stati opposti. Ancora, a distanza di anni, in lui trovava la risposta a ogni sua domanda, uno specchio capace di riflettere le parti migliori di lei, un prezioso e vero amico.
“Xenophilius?”
“Sì?”
“Sto… abbastanza bene adesso”.








 
NDA: Qualcuno aveva intuito che ci fosse qualcosa di pregresso tra Xenophilius e Narcissa e qui ho voluto "sprecare" un capitolo intero per spiegare meglio il loro rapporto nel passato. È una coppia che mi piace tantissimo, quindi sono davvero curiosa di sapere cosa ne pensate a riguardo! Ovviamente, il fatto che Narcissa e Xenophilius stessero a Hogwarts nello stesso anno e che fossero entrambi Prefetti è un mio headcanon.
Il prossimo capitolo tornerà a essere seriamente demenziale, lo prometto.

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Capitolo 9
*** Terzo giorno – mela ***


 Terzo giorno
#mela




 
Il terzo giorno a mensa la routine era stata in qualche modo consolidata: nessun ritardo per la colazione, i posti ormai erano diventati i “soliti”, e perfino il pasto aveva smesso di suscitare lamentele. Tutti gli ospiti bevevano il loro succo alla mela e mangiavano la loro piccola barretta ai cereali in silenzio (a parte Alastor, ovviamente, che aveva ancora tè corretto e qualche panino nel suo baule), ma era un silenzio che più che teso risultava stremato, rassegnato e in alcuni casi anche parecchio assonnato. A parlottolare in disparte erano piuttosto l’organizzatore e la sua collaboratrice, mentre si rimpinzavano di cioccolato e ananas canditi, letteralmente alla faccia dei clienti.
“Credo dovremmo dirglielo” bisbigliò Pansy, dopo un lungo sorso di caffè.
“Ma dove sarebbe l’effetto sorpresa, mia cara?”
“Sarebbe una ben triste sorpresa per noi se finiscono ammazzati da qualche parte! Almeno così saranno consapevoli e si terranno d’occhio a vicenda. Non ci tengo davvero a finire ad Azkaban e scommetto neanche lei, professore”.
Quella parola magica fece sgranare gli occhi al professore, che pur essendo cambiato non era proprio cambiato completamente. Dopo un leggero momento di esitazione, scelse dunque di alzarsi in piedi, attirando l’attenzione generale con due colpetti di cucchiaino sulla sua tazzina di porcellana.
“Speravo di poter mantenere la cosa segreta in modo da potervi regalare la giusta sensazione di risveglio dei sensi, ma per la vostra sicurezza – e soltanto per questo – mi trovo costretto a rivelarvi che il succo di mela di questa mattina era leggermente diverso rispetto a quello di ieri. Si tratta di una mia specialissima inedita pozione che ho messo a punto proprio in questi ultimi mesi: insieme alla mela, c’è infatti oppio, marjuana e codeina, più una spolverata di qualche altro ingrediente segreto. La pozione potrebbe alterare la vostra persona, quindi vi invito a prestare attenzione. Tutto qui, continuate pure a mangiare!”
Mentre il mago tornava a sedersi con un sorriso entusiasta sulle labbra, gli ospiti fissavano allibiti ognuno il proprio bicchiere, mentre il senso delle parole diveniva lentamente chiaro.
“Ci hai drogato, vecchio pazzo?” sibilò Lucius per primo, con la furia (di ieri, di oggi, e probabilmente pure quella anticipatoria di domani) che deformava quasi il suo volto, precedendo solo di poco la reazione più sbalordita ma meno allarmata dei Weasley. “Non prendo la droga dal nostro settimo anno a Hogwarts, e non era stata proprio una bellissima esperienza”. “Suvvia, Arthur, quella pozione drogante l’aveva improvvisata Amelia Bones, pace all'anima sua, e siamo sopravvissuti… Almeno Lumacorno è un pozionista vero!”.
“Hem hem, chiedo scusa, io non mi sono drogata” confessò Dolores con una voce più stridula del solito e un’espressione autenticamente terrorizzata sul volto. “Quale sarebbe l’effetto della droga? È come quello ehm dell’alcol?”
“Temo molto più forte” rispose Xenophilius seduto di fronte a lei, con la consueta tranquillità.
La strega fece un ampio sorriso, inclinando leggermente la testa. “Oh, certo, spiegami ogni cosa. Tu sembri proprio il tipo che fa uso abituale di droghe”.
Al tavolo dei Malfoy, mentre Lucius continuava a strepitare e a minacciare di contattare i suoi agganci potenti (minacce che nessuno prendeva in considerazione visto che ormai era relegato ai margini della società), Narcissa e Draco parlavano tra loro in modo concitato.
“Professore, mi scusi” parlò alla fine il ragazzo, sforzandosi di mantenere un tono cauto. “Cosa succede se qualcuno ha bevuto due dosi di succo di mela invece di una sola?”
“Eh… Oh… Beh” balbettò Lumacorno a quella domanda, sentendosi per la prima volta incerto. “Chi ha bevuto due dosi, Draco?”
“Ecco, a me il succo di mela non piace quindi l’ho dato…”
“… A me, l’ho bevuto io” concluse Narcissa, fissando Lumacorno come se fosse in attesa di una sentenza di morte.
“Oh, Draco, neanche a me piace il succo di mela” commentò Luna subito dopo, mostrando il suo bicchiere fortunatamente ancora intonso.
Prima che Draco potesse dire qualcosa in risposta a Luna e Lumacorno potesse trovare una rassicurazione abbastanza convincente per Narcissa, l’unica persona che fino a quel momento non aveva parlato si alzò in piedi con un’agilità imprevista e si ritrovò in tre balzi di gamba di legno proprio accanto ai Lovegood.
“Io non ho bevuto niente di niente delle tue robe, Luma. Non voglio essere avvelenato, voglio drogarmi però!” grugnì, prima di afferrare il bicchiere della ragazza e scolarlo tutto in un sol sorso con espressione soddisfatta. “Tu non devi drogarti invece, ragazzina, sei troppo giovane per questa roba”.
Nella confusione generale, Horace e Pansy si lanciarono un’occhiata – che voleva essere di disapprovazione da parte della ragazza e di implorazione da parte del mago.
“Forse era meglio non allarmarli, non credi?” le domandò passandole accanto.
Pansy fece spallucce. “Dico solo che io la baby sitter oggi non la faccio”.

 





 
NDA: Vi avevo promesso demenzialità ed eccola qui! Spoiler per i prossimi capitoli: nella giornata dell'11 ottobre, qualcuno si sentirà particolarmente male...
Grazie come sempre a tutti coloro che continuano a leggere e a supportarmi in questo delirio!

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Capitolo 10
*** Terzo giorno – gridare ***


 
Terzo giorno
#gridare





Tutto intorno a loro grida continue, cariche di sentimenti confusi e ovattati, difficili da decifrare. Erano sentimenti che appartenevano a un’altra dimensione, per la quale Draco e Luna non avevano afferrato le parole d’ordine di accesso.
“Credi che dovremmo dare una controllata in giro?”
Una parte di Draco avrebbe voluto dire di no, che forse era meglio rientrare ognuno nella propria stanza e far finta che tutta quell’idiozia fosse irreale. Ma sapeva che le grida lo avrebbero seguito lo stesso, quindi tanto valeva essere lui a seguire loro. “Sì, suppongo di sì. Andiamo”.


 
*


In sala mensa le grida erano tifoserie da stadio. Seduti l’uno di fronte all’altro, Arthur e Alastor giocavano a gobbiglie con dei chicchi di uva e regole improvvisate.
“Oh no, cazzo, manca una biglia!” esclamò il vecchio Auror in tono più lamentoso del necessario.
Arthur spalancò la bocca come un pesce lesso e poi annuì all’improvviso come colto da un’illuminazione. “Ma usa il tuo occhio come biglia, amico mio!”
Alastor apparve confuso, si portò una mano sull’occhio vero e, dopo aver fallito nello svitarlo, si mosse finalmente verso l’altro. “Sei un genio, Arthur, un fottuto genio!”
Mentre l’occhio magico rotolava ben presto sul tavolo come una biglia, Draco e Luna assistettero a quella confusa partita per un po’. Senza il suo occhio, Alastor neanche si accorse dell’intrusione.


 
*


In palestra le grida erano di eccitazione quasi infantile. Stese sui tappetini, Dolores e Molly si scambiavano confidenze urlate.
“Ma te li ricordi i capelli della Smithglass? La prof di Antiche Rune, dico… Per tutti i folletti, erano più orrendi dei tuoi”.
“Hem non potevano essere peggio dei tuoi, Prewett. Sono rossi, niente è peggio dei capelli rossi”.
“Hai ragione, devo dirlo. Ho sempre sognato di avere i capelli biondi”.
Dolores si mise seduta quasi di scatto e batté le mani come una bambina, con un sorriso inquietante sul volto. “Hem hem che ne dici se ti li tingo? Ci sono tanti hem ingredienti per pozioni in questa villa e io ero bravissima in Pozioni, avrei potuto fare la parrucchiera, solo che…”
“Ma falla finita che prendevi Accettabile solo perché Andromeda ti passava le copiette!” sbottò l’altra, alzandosi tuttavia a sua volta. “Sei sicura di poterlo fare? Perché i capelli biondi li vorrei coooosì tanto”. Molly sospirò con sguardo perso per qualche secondo, poi agguantò un braccio di Dolores per attirare la sua attenzione. “Però, ehi, non voglio un biondo Lovegood e neanche un biondo Malfoy. Fammi un biondo tipo Narcissa Black, va bene? Ha proprio dei bei capelli quella lì”.
“Narcissa Black è più insulsa di te” commentò Dolores con disapprovazione, ma subito l’espressione le divenne vacua e quasi un po’ malinconica. “In verità, il punto di biondo più bello è quello dei capelli di Moody, sai?”
Molly sorrise e annuì con dolcezza. “Awww che cosa davvero tenera che hai detto, Dolly rospa!”
Sebbene a nessuno dei due importasse granché delle sorti delle due streghe, Draco e Luna si spaventarono a sufficienza per l’insolita amichevole interazione tra le due da aspettare l’arrivo di Pansy come balia, prima di lasciare quella stanza e proseguire nella ricerca degli altri.
“Non sono molto d’accordo, sai, Draco?”
“Mmh, su cosa?”
“Il nostro colore di capelli è molto bello”.
Il ragazzo spalancò leggermente gli occhi, sorpreso, ma poi sorprendendo se stesso, si ritrovò semplicemente ad annuire.


 
*


In giardino le grida erano di pura sorpresa. Narcissa camminava lentamente con le braccia spalancate e il naso all’insù, lanciando un piccolo urlo ogni tanto senza apparente motivo, sotto lo sguardo incuriosito del signor Lovegood. Interruppe quella strana passeggiata solo quando si accorse della presenza del figlio, e allora iniziò a correre (piuttosto instabilmente) nella sua direzione.
“Madre, piano, che succede?” domandò Draco, chiaramente preoccupato, afferrandola al volo prima che potesse rischiare di cadere.
“Non puoi capire, tesoro mio. Vedo dei puntini quasi trasparenti con delle zampette piccine e gli occhi sporgenti e si muovono dispettosi e… Oh, sono così carini, vorrei catturarne qualcuno, ma Xenophilius dice che non si lasciano proprio prendere!”
Per quanto potesse apparire uno sproloquio privo di senso, Luna annuì con aria comprensiva.
“Quelli sono i Nargilli, signora Malfoy. Che bello che lei riesce a vederli!”
“Ah sì, sono i Nargilli, cara?”
Draco sbuffò senza riuscire a trattenersi. “No, quella è la droga, madre, la droga!”
Mentre Narcissa riprendeva la sua ricerca di creature immaginarie come se niente fosse, Luna posò delicatamente la sua mano sul braccio di Draco in segno di conforto. “Non devi preoccuparti, Draco, tua madre è sana quanto noi… E poi c’è mio padre con lei, non le succederà nulla”.
Il ragazzo spostò lo sguardo dal volto di Luna alla figura di Xenophilius: doveva ammettere che, in effetti, l’uomo sembrava esattamente identico al solito, e adesso si era messo a guidare sua madre ostentando un equilibrio e una tranquillità da persona sobria. Tanto per dirne una, era l’unico finora a non gridare.
“Mio padre non sembra aver subito nessun effetto dall’intruglio di Lumacorno, hai notato?”
“Già, è vero” rispose Draco con una punta di ironia. Solo nella sua mente continuò la frase: È forse perché tuo padre è già drogato sempre.


 
*


Nell’ingresso le grida, infine, erano di rabbia. Per Lucius la droga lo aveva portato a lasciare briglie sciolte al nervosismo, mentre sbraitava senza riserve contro un Lumacorno eccezionalmente calmo. Non fu Draco ad avvicinarsi a lui, fu piuttosto il contrario.
“Draco! Andiamo, prepara la tua valigia!” urlò, sbandando leggermente nel muovere la testa nella sua direzione. Ai suoi piedi, giaceva il suo baule mezzo aperto con una camicia fuori per metà. “Ce ne andiamo da questo posto, questo posto è una pazzia, tu sei una pazzia, vecchio pazzo e…”
“Malfoy, Malfoy, tranquillo” sussurrò il pozionista con voce quasi suadente. “Perché non bevi questa pozione? Non costringo nessuno a partecipare ai miei esperimenti, ecco qui l’antidoto”.
Lucius apparve per un attimo sorpreso, poi batté le palpebre più volte e alla fine, seppure incerto, riuscì ad afferrare al terzo tentativo la fiala che gli veniva offerta. La bevve d’un fiato e nel giro di dieci secondi era svenuto a terra come stecchito.
“Padre!” esclamò Draco, facendo per precipitarsi verso di lui, venendo tuttavia trattenuto dal professore che aveva sul volto adesso un’espressione quasi seccata.
“Calma, Draco, calma. È solo un’innocua pozione soporifera. Tuo padre stava rovinando la festa a tutti quanti!”
Draco e Luna lo guardarono in silenzio andar via insieme alla sua preziosa clessidra. I granelli scivolavano via a una velocità incredibile: chiaramente Lumacorno doveva divertirsi proprio un mondo.


 
*


Draco e Luna presero posto sull’amaca posizionata vicino alle stanze dei Malfoy. Le grida tutto intorno erano ormai quasi piacevoli: un mondo surreale di cui non volevano far parte di certo, ma che era spassosissimo da guardare dal di fuori.
“È una giornata divertente, non lo pensi anche tu?”
Draco pensò che Luna doveva avere proprio un talento per dire le cose sbagliate al momento giusto. Era un incubo, una totale assurdità, eppure non poteva negare a se stesso che lei aveva proprio ragione: non ricordava l’ultima volta che si era divertito così tanto. Scoppiò a ridere di gusto in risposta – anche questo non lo faceva da tempo – e si stupì quando Luna rise a sua volta. Ha una bella risata, pensò, e forse glielo avrebbe detto se solo non avesse percepito qualcosa di allarmante.
“Luna… Perché nessuno sta gridando più?”



 



“Ho bisogno di dormire, dovremmo mm sì riposare un pochino. Poi troveremo il mio occhio. Stai zitta un pochino, Bamboluccia”.
“Io non… Sono Arthur”.
“Oh. Va bene, allora sta’ zitto comunque”.
“Posso prima dire una cosa?”
“Hm?”
“Ma secondo te qual è l’esatta funzione di una paperella di gomma?”


 
“Mi racconti cos’è successo tra te e Moody?”
“Hemmmm è una lunga storia”.
“Mi gira troppo la testa per fare altro, ho tanto tanto tempo”.
“Allora, vedi, ci siamo incontrati al Ministero, io ero ehm una impiegata base a quei tempi perché ho fatto una lunga gavetta, ovviamente, per dimostrare il mio talento e poi lui… abbiamo bevuto qualcosa da Abeforth Silente a un certo punto. Un tipo simpatico, a suo modo, mi piaceva molto che odiasse il fratello e poi…”
“Dolores? Dolores? Rospa…”
Molly sospirò seccata nel vedere Dolores addormentarsi all’improvviso contro la parete della palestra. Voleva davvero sapere quella storia, ne aveva bisogno! Si stese sul tappetino e, nel silenzio della villa, stava quasi per addormentarsi anche lei, se non fosse stato per una ciocca sfuggente dal turbante in cui aveva racchiuso i suoi capelli post-tinta. Quella semplice visione la fece saltare letteralmente in piedi e le strappò un nuovo grido allucinato.
“Oh Godric, cos’è successo ai miei capelli? Perché sono bianchi???”










 
NDA: Sì, lo so, ho toccato il fondo a questo giro, ma spero davvero che la droga (di personaggi, non la mia) mi varrà come scusa!

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Capitolo 11
*** Quarto giorno – gentilezza ***


Quarto giorno
#gentilezza




 
 
C’era sempre silenzio in qualche modo durante i pasti, e quella mattina si trattava di un silenzio saturo di stanchezza e di vergogna. Lumacorno aveva deciso di ricompensare i suoi ospiti con una colazione finalmente ricca e sostanziosa, ma solamente Draco, Luna e Xenophilius ne sembravano davvero entusiasti. Dolores e Arthur, che solamente il giorno prima avrebbero ucciso per la fetta di cheesecake che si trovava ora nei loro piatti, sembravano a dir poco nauseati, mentre Alastor, dopo quella giornata brava, era tornato alla buon vecchia abitudine di mangiare soltanto le cose che si era portato dietro da casa. Quanto a Molly e Narcissa, se ne stavano immobili cercando di attirare meno attenzione possibile, la prima con i capelli interamente avvolti in un turbante e la seconda con degli spessissimi e grandi occhiali scuri che le coprivano metà volto. L’unico a mancare era Lucius, ancora svenuto sul divano dell’ingresso dove Lumacorno l’aveva levitato dopo averlo messo forzatamente a dormire.
“Buongiorno a tutti! Allora, come vi sentite?” domandò il padrone di casa, facendo un ingresso quasi trionfale nella sala mensa.
Tra sospiri seccati (i Malfoy), brontolii irritati (i Weasley) e grugniti di disapprovazione (ovviamente Alastor), fu Arthur il primo a rompere il silenzio. “Non troppo male, a dire il vero. Stanotte ho vomitato solo due volte – o forse erano tre, Molly?”
Quattro” rispose secca sua moglie con una voce cadaverica. “E io non sono riuscita a chiudere gli occhi neanche un minuto. Proporrei una bella mattinata di dormita, che ve ne pare?”
“Mi dispiace, Molly, ma questo è proprio il momento in cui bisogna raccogliere i frutti del vostro stato alterato di ieri. Il risveglio interiore è un percorso lungo e faticoso, pieno di imprevisti e sorprese, per cui ho preparato oggi per voi una serie di nuovi esercizi individuali e di gruppo e…”
Le parole di Lumacorno furono interrotte da un tonfo sonoro proveniente dal tavolo centrale. Prima che la maggior parte dei presenti si potesse anche solo rendere conto di cosa fosse successo, Alastor Moody era scattato in piedi e stava già sollevando la testa di Dolores.
“Ehi, Bamboluccia, stai bene? Di’ qualcosa, andiamo!”
La strega batté più volte le palpebre e, aprendo la bocca per prendere fiato, quasi si strozzò con la panna che era ovunque sul suo viso. Tutti gli occhi erano puntati su di lei, mentre, con una gentilezza del tutto insospettata e quasi disarmante, Alastor le toglieva con un tovagliolo i residui di dolce dalla faccia e dai capelli.
“Sto b-bene” boccheggiò lei a un certo punto, con una nota di isteria. “Hem, sì, ho solo molto sonno. F-forse la bottiglia di sherry che mi ero scolata due notti fa ha interferito con la pozione. È mm così, giusto?”
Moody, che fino a qualche secondo prima sembrava così premuroso, adesso, pur senza smettere di pulirle i capelli, assunse un’espressione irritata. “Ma si può sapere perché diavolo ti sei messa a bere prima di drogarti? È una cosa totalmente da… sì, da stupida, ecco”.
“Ma non lo sapevo che ci avrebbero drogati! E non gridare che mi fa male la testa!”
“Non sto gridando!” replicò lui, ma nel farlo, senza volerlo, alzò per davvero la voce.
“Alastor, vecchio amico, non c’è bisogno di agitarsi” intervenne Lumacorno che non sembrava essersi scomposto più di tanto e, anzi, aveva tra le mani già un intruglio pronto all’uso.
“Ah, non dovrei agitarmi? È appena finita con la faccia nella sua colazione e io non dovrei agitarmi? E poi non sono un tuo amico e tu sei più vecchio, ma molto più vecchio, di me!” Mentre continuava a inveire contro il pozionista, l’ex Auror sollevò Dolores senza troppo sforzo e la rimise in piedi, stando attento a non vederla svenire nuovamente. “Andiamo, Bamboluccia, ti accompagno a letto. E tu allontana quella specie di veleno che hai in mano, ti proibisco di farglielo berea!”
Dolores con gli occhi mezzi chiusi, li aprì improvvisamente con un’espressione confusa. “A letto? Come ai vecchi tempi, Alastor?”
In qualsiasi altro contesto sarebbe stato assai divertente vedere Alastor Moody arrossire. “No, dannazione, non in quel senso”.
I due si allontanarono con lentezza verso le camere da letto, ma nel nuovo silenzio vagamente preoccupato dei restanti, Lumacorno continuava a mostrarsi per qualche motivo ancora entusiasta.
“Non avrei mai creduto il mio vecchio amico capace di un così tenero gesto di gentilezza. State facendo decisamente dei progressi… Ed è tutto merito mio!”
 







 
NDA: La scena di Dolores che cade di faccia nella colazione e Alastor che si precipita da lei è presa dalla serie TV – e dalla mia ship preferita, Frances e Tony.

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Capitolo 12
*** Quarto giorno – memoria ***


Quarto giorno
#memoria






Si vede ragazzina con i capelli arruffati, gli occhi fuori dalle orbite e la paura che le serra la gola e la spinge a urlare. “Ma è laggiù! Potter è laggiù! Qualcuno lo prenda!” Ride di se stessa, di quell’immagine ridicola, e la segue poi con un certo distacco mentre si incasella in mezzo agli altri Serpeverde pronta a fuggire dai sotterranei.
“Professore, non viene con noi?”
Luamcorno la guarda – non lei, ma la lei che era stata – e adesso Pansy comprende che è quello il momento esatto che l’ha cambiata.
“Io… Non ho paura, Parkison”.
Ricorda, anche senza vederlo, che quelle parole l’avevano colpita. Si guarda ancora mentre resta a distanza di sicurezza dalla guerra, ma s’informa avidamente. E poi sorride vedendosi sorridere incredula nell’apprendere le gesta di Paciock. Ancora oggi non sa se deve essere debitrice più a Lumacorno o a quel ragazzo.
Si cristallizza su quel suo sorriso, il primo sorriso di chi voleva cambiare e già solo per questa era cambiata già. Era cresciuta in quel momento: a distanza di un giorno non più una ragazzina, ma ormai una donna. Sa bene cosa c’è dopo (offrirsi come assistente al progetto embrionale di Lumacorno, andare a parlare direttamente con Neville) ma non ha bisogno di vederlo. Del resto, non c’è tempo.







Pansy emerse dal Pensatoio con il sorriso sulle labbra preso in prestito dalla sua versione di poco più di un anno prima, e quel sorriso non vacillò neanche quando si accorse di non essere più sola nella stanza.
“Io stavo cercando solo…” Draco interruppe la sua giustificazione con un’improvvisa smorfia sul viso. Non era lui a doversi giustificare, in fondo, e lo sapeva benissimo. “Ma si può sapere che diamine ti è successo?”
Pansy gli passò accanto a testa alta e, quando gli fu esattamente accanto, lo picchiettò sulla spalla quasi come fosse un bambino capriccioso. “Sono cresciuta e ho smesso di avere paura, tutto qui. Se resterai qui ancora un po’ succederà anche a te, vedrai”.
Draco restò solo nella stanza semibuia, illuminata solo dalla luce che emanava dal Pensatoio. Per il momento, in quel posto, di paura lui ne aveva molta.









 
NDA: Molto breve e non comico. Perdonatemi, è stata una giornata un po' no e si riflette anche nella scrittura.

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Capitolo 13
*** Quarto giorno – ukiyo ***


Quarto giorno
#ukiyo ("mondo fluttuante")





 

Ritrovarsi tutti insieme (con l’eccezione di Dolores e Lucius, probabilmente ancora mezzi morti da qualche parte) nella sala palestra sembrava più normale in quel momento rispetto al primo giorno. Forse la maggiore conoscenza gli uni degli altri e la pratica di alcuni “esercizi spirituali” aveva finito per abbassare la soglia collettiva di scetticismo – questo, oppure, molto più semplicemente, la droga era ancora in circolo. Perché tanto normale non era, in fondo, ascoltare Pansy Parkinson che blaterava sull’immaginare un mondo fluttuante e lasciarsi fluttuare insieme ad esso.
Ukiyo è una parola usata dai maghi orientali, che significa proprio “mondo fluttuante”. Chiudete gli occhi, respirate e lasciatevi andare… E, intanto, pensate: se il mondo intorno a me fluttua e io stesso sto fluttuando, fin dove posso spingermi? E cosa, invece, mi tiene ancorato alla terra?”
Nessuno sembrava davvero fluttuare (fatta eccezione, forse, per i Lovegood che avrebbero fluttuato lo stesso in qualsiasi contesto), eppure tutti ugualmente se ne stavano lì a occhi chiusi, stesi sui tappetini, a prendere parte a quell’ennesimo giochino senza porsi più alcuna domanda. Persino Alastor, posizionato su una sedia invece che sul tappetino per via della sua gamba di legno, si era arreso a sfilarsi l’occhio magico e a chiudere quello vero per restare anche lui completamente al buio.
L’aula era davvero silenziosa e pacifica, almeno fino a quando non si sentì il ronfare rumoroso di Molly. “LollyMolly, tesoro, svegliati!” Per tutta risposta, lei si agitò un poco e si voltò dall’altra parte, contenta di poter finalmente sonnecchiare un po’, tuttavia si ritrovò ben presto a sbarrare gli occhi e a sobbalzare letteralmente quando si udì lo sbattere improvviso di una porta.
“Oh, Lucius, ben svegliato! Ti unisci a noi?” domandò Lumacorno, comodamente seduto su una poltroncina in un angolo della sala.
“Non mi unirò più a voi neanche all’Inferno” sibilò lui per tutta risposta, prima di muoversi senza la solita grazia in direzione di sua moglie, facendo levitare dietro di sé la sua valigia. “Andiamo, Narcissa. Non staremo qui un minuto di più. Quanto a lei, professore, ci rivedremo in tribunale, riceverà notizie dai miei avvocati”.
Narcissa aprì gli occhi e, con una calma insolita vista la situazione, si mise seduta sul tappetino, senza tuttavia alzarsi in piedi. “Io non vado da nessuna parte, ma sei stato gentile a passare a salutarci” disse poi quasi con noncuranza, fissandolo dritto negli occhi.
L’espressione sul volto di Lucius era quasi comica: sgranò gli occhi come se fosse stato appena schiaffeggiato (di nuovo) e poi aprì la bocca un paio di volte prima di chiuderla, riducendola a una linea sottile e furente. “Draco, alzati, su!” esclamò alla fine, spostando lo sguardo su suo figlio, seduto con le gambe strette al petto nell’altro lato della stanza.
Il ragazzo mantenne gli occhi fissi sul tappetino, senza avere il coraggio di guardare il padre, ma il suo sussurro, per quanto incerto e debole, si udì lo stesso e suonò categorico. “Io… Anche io resto, sto bene qui”.
Lucius boccheggiò ancora, prima di perdere il controllo della bacchetta (facendo cadere malamente la valigia a terra) e puntarla allora vanamente contro Lumacorno.
“Si rende conto di cosa ha fatto alla mia famiglia? Lei… Scoprirà quanto è bella Azkaban, glielo posso assicurare”.
“Intanto abbassa quella bacchetta, o ci tornerai tu ad Azkaban, Malfoy” borbottò Alastor, mentre si rimetteva con molta comodità l’occhio finto.
Se la menzione della prigione fece tremare intimamente Lumacorno, a onor del vero non lo diede a vedere. Sospirò semplicemente, con un’aria quasi di compatimento. “Non posso prendermi questo merito, credo che con la tua famiglia tu abbia fatto tutto da solo”.
Lucius esitò soltanto un attimo, prima di girare i tacchi, riacciuffare la valigia e dirigersi senza più possibilità di ritorno verso l’uscita. Solo allora, Draco osò alzare lo sguardo, ritrovandosi di fronte i sorrisi di tutti – quello fiero di sua madre, quelli comprensivi dei Lovegood, quello complice di Pansy e perfino quelli sorpresi dei Weasley.
“Perché mi sta guardando male?” domandò confuso, incrociando alla fine l’espressione arcigna di Moody.
Alastor roteò entrambi gli occhi, un po’ seccato. “Non ti sto guardando male, ma di certo neanche ti dico bravo! Vuoi forse dieci punti a Serpeverde, mmh? Era anche ora ti dessi una svegliata, su!”
Draco si limitò ad annuire e tornò poi, come se niente fosse successo, a stendersi sul tappetino e a chiudere gli occhi. Ma per quanto ci provasse, non riusciva proprio a percepire il mondo come fluttuante: al contrario, non gli era mai sembrato così solido.
 





 

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Capitolo 14
*** Quarto giorno – discussione ***


 
Quarto giorno
#discussione



 


“Hem hem c’è qualcuno? Dove hem siete finiti tutti?”
Dolores, avvolta in una sobrissima vestaglia rosa, uscì dalla sua stanza dopo un lungo sonnellino ristoratore e si affacciò nella sala mensa. Non trovando ancora nessuno, uscì attraverso la portafinestra verso il giardino e fu lì che, finalmente, trovò almeno una parte della combriccola.
“Madame Umbridge, come si sente?” la salutò Pansy con un affabile sorriso. “Prego, si sieda con noi. Stavo giusto pensando di impiegare quest'ora libera facendo un’amichevole chiacchierata tra ragazze. Vuole un po’ di Burrobirra?”
Dolores prese posto su una sedia libera accanto a Molly e non poté evitare una, seppur impercettibile, smorfia sentendo quell’offerta. “Oh, no, cara. Non credo berrò alcolici o intrugli… ehm mai più nella vita, proprio”.
Pansy fece spallucce, vuotando il proprio bicchiere. “Beh, la Burrobirra non vale come alcolico”.
L’altra la ignorò comunque e spostò lo sguardo invece sul resto della piccola compagnia, quasi facendo la conta. “Hem dove sono… gli esponenti di sesso maschile?”
Ognuna delle altre donne rispose dando le informazioni che sapeva, ma né il momento di solitudine di Draco, né il malessere intestinale di Arthur, né le lettere di “lavoro” di Xenophilius, e addirittura neanche la partenza di Lucius, riuscirono a catturare l’interesse di Dolores per più di due secondi. Quello che voleva sapere era evidentemente qualcosa che non era stato detto ancora. “E… beh, che mi dite invece di Moody?” domandò quindi, modulando la voce in un tono di finta noncuranza.
“Ah, ma ovviamente, certo che vuoi sapere di Alastor!” proruppe Molly, lanciandole un’occhiata eloquente. “Si può sapere finalmente cosa è successo tra voi?"
Dolores avvampò leggermente ma forzò una risatina, come per liquidare l’importanza di quella questione. “Non sono affari che ti riguardano, Prewett. Anzi, dovresti proprio smetterla di ficcare il naso nei miei affari, te ne sarei grata”.
“Beh, Alastor è un mio amico di lunga data e sono certa che tu gli abbia come minimo spezzato il cuore, quindi sì sono affari miei”.
“Non ho fatto nulla del genere!”
“Come non hai distrutto i miei capelli?”
“Ero… drogata, è colpa tua che ti sei fidata, come è stata colpa di Alastor quando ha chiesto cose inappropriate per il momento e… Hem niente, come non detto”.
Chiesto cosa? Non dirmi che ti ha chiesto di presentarvi in pubblico come coppia? Di avere una relazione aperta? Di andare a vivere da lui? Oh, Godric, non dirai che addirittura ti aveva chiesto di sposarlo?” L’ultima domanda era uscita praticamente sottoforma di urlo isterico dalle labbra di Molly e, quando l’altra sospettosamente non aveva negato, l’aveva afferrata per le spalle costringendola a guardarla dritto in faccia. “Lui ti ha chiesto di sposarlo e tu gli hai detto di no?”
“Non gli ho detto di no”.
Molly mollò la presa quasi di scatto e si portò le mani sul viso in pura sorpresa. “Gli hai detto di sì?”
“Non essere sciocca, Prewett” sospirò Dolores, schiarendosi la gola una volta in più. “Non gli ho risposto proprio e mi sono Smaterializzata, la sua proposta è stata letteralmente l’ultima cosa che lui mi ha detto prima di… ehm prima di ritrovarci qui, sì”.
Tutte le presenti restarono a fissare Dolores con gli occhi sgranati a quella rivelazione, che superava il colpo di scena di qualsiasi sciocco romanzo sentimentale in allegato con il Settimanale delle Streghe.
“Wow, questa non me la aspettavo” commentò Pansy per prima, con aria divertita.
“Neanche io. Sapevo che tu fossi stronza, Dolly rospa, ma non fino a questo punto!”
“Lo prenderò hem come un complimento, detto da te”.
“Oh, signore, ve ne prego” le interruppe Pansy sorridendo, “è un’amichevole chiacchierata questa, non una discussione!”
“Ah sì? E di cosa volevi chiacchierare, ragazza?”
“In realtà la direzione è già stata intrapresa, Signora Weasley. Avrei voluto parlare di relazioni sentimentali, come si fa sempre tra ragazze, no? A quanto pare, Madame Umbridge è impegnata in un ritorno di fiamma…”
“Hem ma veramente…”
“… Lei, Signora Weasley, è sposata molto felicemente, mentre Narcissa ha praticamente appena chiuso con suo marito. Quindi, manchi tu, Luna..."
La ragazza sembrò cadere letteralmente dalle nuvole e ci mise qualche secondo a capire di essere stata interpellata e su cosa. “Io sono io” si limitò a dire alla fine, accompagnando quell’affermazione con un cenno convinto della testa.
“Grazie tante, Luna” commentò Pansy con una risatina forzata. “Volevo sapere se tu fossi fidanzata o innamorata al momento”.
“Lo so cosa volevi dire e io ti ho risposto: io sono io, e questo basta per adesso. Non penso che un eventuale fidanzato o fidanzata 
sia poi molto importante per definirmi” precisò la bionda con un sorriso, per poi spalancare leggermente gli occhi, quasi ricordandosi solo in quel momento di qualcosa di importante. “Però tu e Neville siete molto carini insieme, sai? Lui mi parla molto di te, credo ti ami davvero e adesso, qui, mi sembri diventata una bella persona”.
Fu il turno di Pansy, inaspettatamente divenuta ora oggetto della conversazione, di apparire un po’ imbarazzata. “Grazie, sei molto gentile”.
“Beh, io comunque ti capisco, mia cara” aggiunse quasi subito Dolores, rivolgendosi alla Lovegood. “Anche io penso ci siano cose molto più importanti per una donna di un uomo, come la carriera, il controllo, l’ambizione e, perché no, anche l’alcol”. E per rendere più chiaro il concetto si decise finalmente a servirsi un po’ di Burrobirra, nonostante il proposito iniziale.
Un nuovo silenzio cadde tra le donne dopo quel commento non pienamente condivisibile, ma stavolta fu interrotto dalla voce divertita di Narcissa, che fino a quel momento non aveva ancora preso parte alla discussione-chiacchierata.
“Io avrei una domanda. Mi piacerebbe sapere cosa è successo ai capelli della signora Weasley”.
 

– to be continued –

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Capitolo 15
*** Quarto giorno – paura ***


Quarto giorno
#paura


 



Molly si era ritenuta fortunata quando l’arrivo tempestivo degli uomini le aveva impedito di rispondere alla domanda di Narcissa, tuttavia un paio di minuti dopo se ne stava già pentendo amaramente, condividendo lo stesso stupore degli altri. Ormai si erano tutti abituati alle trovate del padrone di casa, ma un thestral in mezzo al giardino non era una visione da tutti i giorni.
“Lo vedete tutti, non è così?” esordì Lumacorno, accarezzando con un entusiasmo un pochino troppo simulato la creatura. “Durante la vostra ora libera sono andato a prenderlo dal mio caro amico Hagrid…”
“Non mi sorprende che ci sia lo zampino di quel rozzo mezzo ibrido…” commentò Dolores con una risatina, sporgendosi leggermente verso Draco che, memore dell’aggressione dell’ippogrifo durante i suoi anni a Hogwarts, non poté far altro che sfoderare un ghigno a sua volta.
“… e sono molto contento che me lo abbia prestato per questo pomeriggio. Vi avevo promesso che nel corso di questo soggiorno avreste affrontato le vostre paure e, vi assicuro, non c’è passaggio più fondamentale di questo! Vedete, quando si parla di paura tutti pensano ai Mollicci, oppure ancora ai Dissennatori… ma la verità è che la paura emerge a confronto con la morte: solo davanti alla morte proviamo la vera paura e, allo stesso tempo, solo davanti al dolore smettiamo di averne”.
Lumacorno tacque un minuto intero, quasi autocompiacendosi del suo discorso filosofico. Poi batté una volta le mani e invitò gli ospiti ad avvicinarsi al thestral rievocando la morte che più associavano ai propri traumi personali.
“Che pagliacciata è questa, mmh? Vuoi che ti elenchi l’intero dannato Ordine della Fenice? Ce li ho stampati tutti quanti nella mia testa. Fabian e Gideon Prewett, i McKinnon, Dorcas Meadowes, James e Lily Potter, i Bones, e poi Sirius Black, Emmeline Vance, Albus Silente, Ted e Ninfadora Tonks, Remus Lupin…”
“… Fred, il mio Fred” mormorò Molly, interrompendo quell’elenco che non avrebbe avuto fine tanto presto, ma che per lei e suo marito finiva sempre e solo a quel nome.
Alastor annuì con solennità, mentre i due Weasley si avvicinavano con le lacrime agli occhi al thestral, quasi che dentro potessero vederci il loro figlio perduto. Presto si unirono anche i Lovegood, mano nella mano, in silenzio, e chiedere a chi stessero pensando era superfluo. “Pandora” pronunciò Xenophilius comunque, con un sorriso appena accennato e un’espressione insolitamente del tutto lucida.
Non passò troppo tempo che anche Narcissa, all’inizio incerta ed esitante, si avvicinò al thestral. “Mia sorella Bellatrix… Mi amava davvero, a suo modo” disse con una vena di tenerezza, posizionandosi senza alcun rancore accanto alla sua assassina. Anzi, passandole accanto, le posò delicatamente una mano sulla spalla quasi fossero vecchie amiche, perché in fondo Narcissa era madre infinitamente di più di quanto fosse mai stata sorella.
“Draco?”
Il ragazzo, che pure era rimasto immobile e con lo sguardo basso fino a quel momento, non esitò a rispondere al richiamo di Lumacorno. “Ero presente alla morte di Albus Silente, ma ho chiuso gli occhi, è assurdo, no? La prima persona che ho visto davvero morire è stata Charity Burbage. Non dimenticherò mai il suo sguardo, ho creduto davvero di morire di paura io stesso e… forse anche di vergogna quella notte”. E anche lui finì per raggiungere sua madre: adesso erano sei persone a coccolare una creatura semi-invisibile, sotto l’occhio vigile di Moody, a pochi passi di distanza, che era abituato a vedere l’invisibile e anche oltre.
“Dolores?”
Mancava solamente lei ormai, ma contrariamente agli altri continuava a trovare quell’ennesimo esercizio assurdo. “Io non vedo ehm proprio nessuno” disse ad alta voce in tono stizzito, prima di voltarsi e rientrare nella casa a passo spedito.
Lumacorno e Alastor la guardarono andar via con attenzione, ma solo uno dei due la seguì.


 
*


“A chi pensavi? Perché stavi chiaramente pensando a qualcuno anche tu, ti conosco”.
Dolores sollevò lo sguardo e rivolse un sorriso incolore al nuovo arrivato. “Come sei presuntuoso, Alastor, lo sei sempre stato. Conoscermi, addirittura”.
Alastor fece scoccare la lingua seccato e le si sedette accanto sul divano del salotto, senza abbandonare la questione. “Allora, a quale morto stavi pensando?”
“Nessuno” ripeté lei, stancamente.
Ma stavolta, proprio quando l’uomo stava per alzarsi in piedi, lei gli afferrò il polso, fissandolo con espressione quasi patetica. E a lui, che aveva sempre visto tutto anche senza un occhio magico quando si trattava di lei, parve di leggere i nomi che le vorticavano nella testa: mamma, Donald, Andromeda, forse lui stesso.
“Dico sul serio, Alastor. Tutte le persone di cui forse mi importerebbe un minimo sono ancora vive, anche se non posso più parlarci comunque”.







 


 

NDA: Piccola nota doverosa per un paio di headcanon: Donald è il nome che ho attribuito al fratello Magonò di Dolores che lei non vede da quando erano bambini; Andromeda e Dolores figurano sempre come migliori amiche di adolescenza nelle mie storie.
Ne approfitto per ringraziare di cuore tutti coloro che seguono questo mio delirio: davvero siete preziosissimi e leggere i vostri commenti mi rende molto contenta.

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Capitolo 16
*** Quarto giorno – pridian ***


Quarto giorno
​#pridian (relativo al giorno prima)


 



Molly non aveva ancora risposto alla domanda di Narcissa circa i suoi capelli, ma quando si ritrovò dopo cena (un pasto tornato tristemente magro) a trattenersi nel salotto proprio con la signora Malfoy e l’autrice della diavoleria nascosta sotto il suo turbante, fu lei stessa a tirare di nuovo fuori la questione. E lo fece, senza parole, rimuovendo semplicemente la stoffa e lasciando cadere una cascata di capelli bianchi.
“Volevi sapere cosa fosse successo ai miei capelli, no? Beh, quella rospetta lì si è messa in testa di farmi bionda, ma chiaramente qualcosa è andato storto” sbottò, lanciando un’occhiata velenosa a Dolores, che per tutta risposta strinse le labbra con aria contrariata.
“Hem, a quanto ricordo mi hai praticamente implorata di farlo”.
“Ma che vuoi ricordarti tu che eri drogata!”
“E allora? Prewett, eri drogatissima anche tu”.
Molly scosse la testa senza rispondere e tornò a prestare attenzione all’altra strega presente, rivolgendole un sorriso insolitamente cordiale. Di certo non aveva tirato fuori la questione dei capelli solo per farsi prendere in giro una volta di più. “Se non ricordo male, tu eri nel LumaClub, te la cavavi per davvero in Pozioni, non è così?”
“Ho passato i miei M.A.G.O. di Pozioni con Eccezionale” confermò Narcissa, lasciandosi sfuggire un sorriso divertito. “Perché lo chiedi? Dopo che una Serpeverde ti ha distrutto i capelli, ti fideresti di un’altra per sistemare i danni del giorno prima?”
Molly sollevò le spalle, senza smettere di sorridere. “E perché no? Hai schiaffeggiato tuo marito e lo hai praticamente piantato stamattina davanti a tutti. Cominci a piacermi, sai?"
“Anche a me” s’inserì Dolores fingendo casualità. “Perlomeno non mi dispiace l'idea che Lucius sia un uomo ehm libero. Prevedo diventerà una preda molto ambita per le donne del mondo magico”.
Narcissa ridacchiò di cuore a quell’affermazione. “Io ne dubito fortemente, ma in ogni caso non dovrebbe darci peso, Madame Umbrdidge: lei ha un uomo che la venera. Pensi un pochino di più a Malocchio e lasci perdere Lucius: creda a me, rimanga con questi pochi guai”.
Quella frase ebbe perlomeno l'effetto di mettere a tacere Dolores, mentre le altre due streghe tornarono sul main topic di quella chiacchierata.
“Allora, Molly, posso chiamarti così, giusto? Andiamo nella stanza delle Pozioni di Lumacorno, dammi un paio d’ore e i tuoi capelli torneranno fiammeggianti!”



 
*



Draco era ancora turbato dagli eventi del giorno: l’invito incoraggiante di Pansy, la partenza brusca di suo padre, l’incontro con il thestral e il fiume di ricordi della guerra che gli erano piombati addosso. Per questo, nonostante il proposito di andare subito a dormire, si era ritrovato ben presto a bussare alla porta di sua madre… E a farlo più e più volte, visto che nessuno sembrava intenzionato ad aprire e quando finalmente la porta si spalancò, si ritrovò faccia a faccia con l’ultima persona che avrebbe mai immaginato.
“Draco, caro!” esclamò Dolores con il suo solito sorriso eccessivo. “Tua madre è al momento impegnata. Potresti tornare in un altro momento?”
Il ragazzo si affacciò nella stanza, ma vedere sua madre armeggiare attorno alla testa della signora Weasley come una magi-parrucchiera non fece altro che aumentare la sua confusione.
“Ciao ciao, caro, buonanotte!” disse intanto la sua ex professoressa, sbattendolo letteralmente fuori.
A Draco non restò fare altro che sospirare e continuare a percorrere il corridoio nella direzione opposta alla sua stanza. Magari a Luna sarebbe andato di chiacchierare un po’.


 

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Capitolo 17
*** Tra quarto e quinto giorno – nove ***


Tra il quarto e il quinto giorno
#nove

 



1.Molly
“Et voilà!” esclamò Narcissa, senza nascondere il proprio compiacimento.
Così come Molly non nascose la propria meraviglia. “Per tutti i folletti, Narcissa, perché non hai fatto la magi-parrucchiera nella vita?”
L’altra donna sorrise con una sfumatura amara. “Non ho fatto niente nella vita, ma ora le cose cambieranno”.

2.Draco
Era bello venire aperti al primo colpo alla porta, era bello trovarsi di fronte una stanza e una persona talmente caotiche da risultare stranamente confortevoli.
“Ti va di fare quattro chiacchiere?”
“Perché si dicono quattro chiacchere? Non si possono contare le chiacchiere, credo”.
Draco sorrise e avanzò all’interno. Stavano già chiacchierando.

3.Alastor
“Tè sbiadito invece di sherry per stasera, Bamboluccia?”
Si incontrarono nel salotto ora vuoto e quelle chiacchierate rubate stavano diventando abitudine, anche se non conducevano proprio da nessuna parte.
“Mi piace” commentò lei senza apparente nesso logico.
“Il tè sbiadito?”
Che mi chiami Bamboluccia, e non ci voleva mica un Legilimens.

4.Arthur
“Per Godric, Molly, i tuoi capelli sono favolosi!”
Arthur mollò il suo libro Babbano e la moglie saltò letteralmente sul letto, accocolandoglisi contro. Era bello tornare a sorridere, a lasciarsi consolare a vicenda, ad apprezzare qualcosa di stupido come una bella acconciatura.

5.Luna
“Draco, ti va di fare una pazzia?”
Avevano chiacchierato di tutto (anche dei thestral), avevano letto due numeri del Cavillo (rigorosamente al contrario) e avevano tentato la sorte con un paio di Gelatine TuttiGustiPiùUno (“Mi è uscito gusto mela, Luna, puoi crederci?”). A lui sembrava già tutto pazzo, eppure, di fronte allo sguardo speranzoso della ragazza, annuì comunque.

6.Dolores
“Hem, credo sia ora di andare a dormire”.
Dolores aveva sempre adorato il tono basso e piano che Alastor assumeva prima di dire qualcosa di insolito. “E se venissi con te?”
Lei batté le palpebre ed esitò soltanto un istante prima di annuire lentamente. Non era una domanda così difficile come una proposta di matrimonio, dopotutto.

7.Xenophilius
“Dra- Ah, Xenophilius”.
La visione di Narcissa mezza svestita (e cos'altro poteva aspettarsi piombando in camera sua all’una di notte?) lo distolse solo per un attimo dalla sua preoccupazione.
“Hai visto Luna e Draco? Temo i nostri figli siano spariti”.

8.Narcissa
“Non sono spariti, sono soltanto impazziti” commentò Narcissa, quando finalmente li trovarono: due figure chiaramente distinguibili mezze immerse nelle acque gelide della notte.
“Perché impazziti? Io la trovo una bella idea!”
La strega non ebbe il tempo di mostrarsi indignata: Xenophilius, che senza il minimo imbarazzato si toglieva la vestaglia per restare in un paio di pantaloncini blu acceso, la fece restare semplicemente a bocca aperta.

9.Lucius
Villa Malfoy non era ancora del tutto ricostruita, ma ancora elegante e maestosa. Silenziosa, troppo silenziosa, avrebbe detto qualcuno, ma con la rabbia ancora in circolo e le risposte degli avvocati – penalisti e divorzisti – sotto agli occhi, Lucius sentiva solamente che era tutta sua.






 
NDA: Per questo giorno ero in crisi, poi mi sono ricordata che durante il Writober dell'anno scorso per un prompt numerico (in quel caso era undici) ero ricorsa a undici mini-scene dedicate a un personaggio specifico... quindi ho ripreso lo stesso identico mecanismo con un vantaggio in più: i miei ospiti sono proprio nove.

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Capitolo 18
*** Tra quarto e quinto giorno – sentiero ***


Tra quarto e quinto giorno
#sentiero

 



Ad essere sinceri, Draco quel sentiero, che si snodava dalla villa dentro un boschetto non meglio identificato, non lo aveva proprio notato. D’altronde forse a notarlo era stata solo Luna, così come aveva scoperto che quel sentiero, oltre che al bosco, conduceva pure a un lago abbastanza piccolo da poter essere abbracciato interamente dallo sguardo. E lui, che non sapeva del sentiero, né del bosco, né tantomeno del lago, l’aveva seguita comunque passo dopo passo, e a un certo aveva anche smesso di chiedere “Ma quindi dov’è che stiamo andando?”.
Quando l’acqua era apparsa davanti a loro, Luna aveva arrestato di colpo il passo, per rimanere qualche secondo imbambolata di fronte a quella visione.
“E questo segreto per quanto pensavi di tenertelo? È proprio un bel posto” commentò Draco, non immune alla bellezza naturale del paesaggio, “certo magari non di notte, ma potrebbe essere carino venirci per stare un po’ da soli, in pace e…”
“Andiamo allora, tuffiamoci!”
Draco sollevò le sopracciglia e aprì la bocca per dire qualcosa, ma poi ci ripensò e fece una semplice mezza risata incredula. “Adesso, dici? Mmm ma sì, perché no? Certo l’acqua sarà fredda e non siamo vestiti in modo consono per un bagno, ma..."
La ragazza non lo lasciò fine, gli afferrò all’improvviso il braccio, facendo un cenno con la testa verso la sponda opposta, dove ergeva una parete alta almeno quattro metri che finiva proprio a strapiombo nel lago. "Lanciamoci da lì sopra!"
“Tu sei pazza” si lasciò sfuggire Draco d’istinto, ma non ebbe motivo di doversi rimangiare la parola, perché Luna per tutta risposta annuì.
“Lo so, ho detto infatti che era una pazzia”.
Si guardarono negli occhi per qualche istante, poi scoppiarono a ridere entrambi e, alla fine, si diressero quasi senza rendersene conto (non Draco perlomeno) proprio verso quel maledetto strapiombo.
“È una pazzia, davvero una pazzia”.
“Anche io ho paura, a dire il vero. Ma cosa dice Lumacorno in merito alla paura?”
“Oh, non parlarmi anche tu di quel vecchio pazzo ora!”
Luna lo afferrò per mano e quel gesto ebbe il potere di annullare qualsiasi residuo sia di paura sia di irritazione.
“Al mio quattro ci lanciamo”.
“Perché quattro, Luna, non dovrebbe essere tre?”
“I Nargilli hanno paura del numero quattro. Uno… Due… Tre”.
Luna si lanciò e, forse per pura e semplice inerzia che lo spingeva a non spezzare il contatto con la ragazza, anche Draco si ritrovò a buttarsi urlando a squarciagola. Quando emersero dal tuffo, però, la paura era diventata solo adrenalina e l’urlo una fresca e quanto mai gioiosa risata.
Fu Draco a prenderle la mano stavolta. “Che dici, lo rifacciamo?”







 
NDA: Anche la scena del tuffarsi insieme nell'acqua è stata presa da una scena della serie, anche se lì in una situazione del tutto diversa.

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Capitolo 19
*** Quinto giorno – argento ***


Quinto giorno
#argento







Il corso della notte precedente era stampato sui volti degli ospiti: i Lovegood e i due Malfoy rimasti erano entrati come un unico gruppo in mensa, chiacchierando allegramente e sedendosi, come fosse la cosa più naturale del mondo, tutti insieme al tavolo che fino ad allora aveva ospitato solo i Malfoy; Molly, finalmente priva del turbante, non faceva altro che scuotere i nuovi capelli con aria compiaciuta, forse senza neanche rendersene troppo conto; Dolores e Alastor, invece, colpivano per la reciproca indifferenza, cosa che sembrava particolarmente strana a Pansy (la quale, purtroppo alloggiata proprio nella stanza di fianco a quella della strega, aveva sentito tutta la notte un baccano piuttosto eloquente).
“Cosa credi sia successo a quei due?” domandò Arthur sottovoce, facendo cenno al loro amico in piedi in un angolo della stanza e alla Umbridge seduta da sola al tavolo centrale.
Molly mollò la fetta di pane che stava addentando e osservò per qualche secondo i due oggetti preferiti della sua curiosità. Quando però si accorse che, pure se ci fosse qualcosa da scoprire, non sarebbe riuscita nel suo intento almeno per quella mattinata, si strinse nelle spalle e tornò con l’attenzione sul suo piatto – salvo poi essere deviata prima, di nuovo, da una ciocca di capelli.
"Non ti sembrano ancora più luminosi alla luce del sole, caro?"
“Buona giornata, cari ospiti!” esordì Lumacorno, che come ogni primadonna che si rispetti ormai aveva preso l’abitudine di comparire in ritardo. "Ho saputo che alcuni di voi si sono divertiti parecchio stanotte!"
Dolores rischiò di strozzarsi con il suo tè a quelle parole, ma il mago stava guardando unicamente in direzione dell’asse Malfoy-Lovegood con un’espressione molto soddisfatta.
“Voi quattro avete scoperto il mio piccolo angolo segreto, la gemma di questo posto. Forse sarete lieti più di tutti di sapere che stasera ci sarà un piccolo evento per voi proprio sulle sponde del laghetto… E gli esercizi della giornata saranno concentrati infatti sull'organizzazione colletiva di una festa!"
Come sempre, di fronte a un annuncio dell’uomo, gli ospiti si guardarono vicendevolmente in confusione, ma stavolta questa iniziale reazione fu ben presto soppiantata da un certo entusiasmo (e, forse, anche sollievo). Per una volta, infatti, l’attività della giornata non si prospettava assurda o pericolosa, ed era un'occasione da cogliere al bazlo prima che il pozionista potesse cambiare idea.
“Posso cucinare io!” si impose Molly, parlando per prima, e dando così il via a una cascata di voci.
“Io posso occuparmi della musica, allora. Ho visto una vecchia radio e delle cassette Babbane da qualche parte, e so come farla partire con un trucchetto magico che…”
“Io e papà possiamo occuparci dell’allestimento. Vuoi aiutarci anche tu, Draco?”
“Hem hem, potrei aiutarvi anche io, se vi serve un tocco di buon gusto”.
“Se i miei capelli possono parlare, allora Narcissa può sistemare l’acconciatura di tutte noi donne!”
Lumacorno sorrise, annuendo a ogni richiesta.  “Adoro questo vostro spirito di improvvisazione! Ci terrei solo a un piccolo dettaglio: come ogni festa che si rispetti, deve esserci un tema, un filo conduttore… un dress code. Nulla di complesso, ma quanti di voi sono stati membri del LumaClub sanno bene che il colore di ogni mia festa è…”
Passò uno sguardo incoraggiante su tutti i suoi interlocutori, dispiaciuto di vedere che quasi nessuno, dopotutto, aveva mai fatto parte del suo prestigioso club, per cui uno dopo l’altro scuotevano semplicemente la testa.
Narcissa, infine, accennò un sorriso. “Argento”.

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Capitolo 20
*** Quinto giorno – sottosopra ***


Quinto giorno
#sottosopra
 




“Dolores, le va di parlare?”
“Ciao, cara. Di cosa vuoi… parlare?”
Pansy non rispose, sollevò le sopracciglia in modo eloquente, accennando all’indirizzo di tutti gli altri ospiti che se ne stavano, chi in un angolo chi in un altro della sala mensa, a preparare i dettagli per la festa. Solamente Dolores, dopo un misero tentativo di interagire a suon di osservazioni non richieste e battutine acide, si era seduta subito dopo colazione sul salotto con un numero della rivista Felini Felici in una mano e una tazza di tè nell'altra.
“So che cosa vuoi chiedermi, cara, e mi sembri sufficientemente intelligente da conoscere la risposta” disse, sfogliando una pagina con finta imperturbabilità. “I Lovegood e i Malfoy – beh, quel che resta dei Malfoy – fraternizzano così platealmente, e Molly Prewett ehm sapevo era strana, ma suo marito si mette a giocare con quei disgustosi ehm aggeggi Babbani… Insomma, davvero, mia cara Pansy, come potrei aiutare io? Qui, in questo soggiorno, sta andando tutto sempre più sottosopra, mi perdonerai se io voglio restare in equilibrio”.
La ragazza restò ad ascoltarla e, alla fine di quello sproloquio, disse semplicemente: “E Alastor, invece?”
Anche se aveva gli occhi fissi sulla rivista, era chiaro che quel nome avesse suscitato qualcosa – come sempre accadeva. “Cosa c’entra adesso Malocchio Moody?”
Pansy per tutta risposta sospirò, più spazientita che divertita. “La prego, ha detto che sono sufficientemente intelligente, no? Beh, io le dico che anche un completo babbeo capirebbe la tensione che c’è tra voi due… E ieri sera ho sentito ogni cosa, francamente è troppo tardi per fingere che siete dei completi estranei".
“Alastor sta aiutando il suo ehm amico, al momento”.
“Oh, lo vedo questo. Mi chiedevo come mai non vi siete rivolti la parola per tutta la giornata…”
“Siamo persone molto diverse, abbiamo in fono poche cose di cui ehm parlare, e poi c’è la festa e…”
“Dolores, Dolores…” Le prese le mani con dolcezza, ottenendo la duplice reazione di farla trasalire ma anche di farla smettere di farfugliare palesi stupidaggini. “È questo che fa Alastor, mh? Le mette sottosopra la testa, non è così?”
Questa volta la strega più adulta non rispose subito, segno che stava riflettendo davvero sulla questione, e quando alla fine parlò il suo tono era insolitamente privo di qualsiasi forzatura. “Sto bene nel mio ordine, non ho bisogno di nessun… sottosopra”.
“E dove l’ha portata questo ordine?”
Dolores esitò qualche istante, ma poi distolse lo sguardo e riprese a leggere la sua rivista come se nulla fosse. Quando fu certo che non avrebbe ricevuto alcuna risposta ulteriore, Pansy si alzò dal divano con un sospiro stanco, che divenne frustrato intercettando lo sguardo di Lumacorno.


 
*


“Possiamo lavorare ancora su di lei, mancano due giorni! E quello che è successo con  Moody prova che…”
“… che quella strega terribile è capace solo di distruggere tutto quello che tocca!”
Quella frase cadde inevitabilmente nel silenzio. Il proprietario di casa e la sua assistente avevano un’opinione alquanto divergente, ma l’incapacità di Dolores di cambiare era impossibile da negare, specialmente dopo il modo in cui si era comportata con il Thestral e, adesso, durante l'organizzazione della festa.
“Molly e Arthur Weasley hanno ritrovato loro stessi, e cosa dire di Narcissa e Draco? Ah, loro due sono il mio più grande orgoglio!"
“D’accordo, professore. E che mi dice di Alastor Moody e i Lovegood? Loro non sono cambiati per nulla!”
“No, è vero” acconsentì il mago, con aria meditabonda, “ma, a dire il vero, non avevano granché bisogno di cambiamento. Dolores Umbridge, invece, è tutta un’altra storia. Lei deve cambiare, per questo noi dobbiamo…” Fece una pausa quasi teatrale, il tempo di immergersi in un bicchiere di idromele e emergerne poi con un sorriso da autentico Serpeverde, “… con lei dobbiamo passare al piano di riserva, Pansy, sai anche tu che è l’unico modo”.











 
NDA: Le cose prendono una svolta dark.

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Capitolo 21
*** Quinto giorno – noctiphobia ***


Quinto giorno
#noctiphobia (paura della notte)




“Qual era lo scopo di questa festa? Affrontare la paura della notte?”
Lumacorno scosse la testa, senza distogliere lo sguardo dal gruppo che sembrava autenticamente spensierato e felice, stavolta senza nemmeno l’ausilio delle droghe.
“Forse sì, ma palesemente nessuno di loro teme la notte”.

 
*


La festa era venuta fuori anche migliore del previsto: tavoli, sedie e tappetini erano sistemati intorno al lago, festoni colorati decoravano l’atmosfera insieme a un incantesimo che spruzzava di continuo coriandoli argentati dalle bacchette di Luna e di Xenophilius, mentre le cassette musicali Babbane perfettamente funzionanti sparavano l’intera discografia di due band chiamate Beatles e Rolling Stones. Il cibo non mancava: Molly e Arthur se ne stavano a battibeccare scherzosamente davanti a un barbecue improvvisato che avrebbe potuto sfamare venti persone, e a passare la carne appena cotta ci pensava Alastor, che se ne mangiava puntualmente la metà nel tragitto dalla griglia al tavolo. Il dress code era stato pienamente rispettato, visto che tutti sfoggiavano almeno un indumento argentato, fatta eccezione per Dolores che di argentato aveva rimediato solamente il fiocchetto sui capelli (“Che c’è, rospa, non sei riuscita a Trasfigurare il colore di qualcosa di più grande?” “Hem sta’ zitta, Prewett, se non vuoi che ti trasfiguri di argento di nuovo i tuoi preziosi capelli!"). L’ultimo tocco necessario erano i fiumi di vino, gentilmente messi a disposizione da Lumacorno, che contribuivano a sciogliere qualsiasi residuo di tensione.
Un’ora dopo l’inizio della festa, i Weasley si erano finalmente seduti e se ne stavano in disparte tra loro, con le mani intrecciate e sorrisi sereni sul volto, come se fossero tornati indietro ai tempi del loro primo innamoramento, Alastor – con la pancia piena di cibo e di alcol ancora di più – muoveva la gamba di legno sulle note di Lucy in the sky with diamonds, che al terzo ascolto riusciva a canticchiare a memoria, ma erano ancora una volta i Lovegood e i Malfoy a offrire maggiori soddisfazioni.
Si trovavano, infatti, già al terzo ballo – Xenohpilius con Luna, lanciati in passi improbabili, e Draco con Narcissa, perfettamente composti, che li guardavano e ridevano di gusto – e solo al quarto osarono fare un cambio coppia. Provavano, così, tutti e quattro passi mai conosciuti eritmi del tutto diversi, spesso inciampavano l’uno addosso all’altro e, intanto, ridevano allegri. Ognuno di loro, in silenzio, mentre la musica Babbana li avvolgeva, pensava a suo modo che sarebbe stato bello restare così ancora per un altro po’, tutti e quattro insieme.
L’unica in disparte continuava a essere Dolores, che non aveva contribuito a nulla se non a dimezzare le bottiglie di vino. Alla vista, poi, dei quattro biondi che d’un tratto si lanciarono nel lago, si alzò quasi infastidita, annunciando ad alta voce che si sarebbe ritirata in camera. Nessuno le rispose.


*

 
“Nessuno di loro, eccetto Dolores, forse”.
Lumacorno fece un sospiro, seccato di dover prestare attenzione all’unico dettaglio che continuava a non quadrare nel suo esperimento perfetto. “La Umbridge ha paura di tutto, non mi stupisce” commentò, posando lo sguardo sulla strega proprio mentre se ne stava andando. “Pansy, è il momento. Seguila, mi occupo io di controllare gli altri qui”.
La ragazza sollevò le sopracciglia, sorpresa. “Adesso? Procediamo con il piano di riserva adesso?”
“La stanza è pronta e lei è ubriaca e sola: non c’è momento migliore di questo, non credi anche tu?”

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Capitolo 22
*** Sesto giorno – louche (disdicevole, moralmente in dubbio) ***


Sesto giorno
#Louche (disdicevole, moralmente in dubbio)



 

Pur non concordando ancora con l’idea di Lumacorno, Pansy non esitò troppo a seguire il suo ordine. Si unì alla Umbridge nel tragitto dal laghetto fino alla Villa e tentò con scarso successo di intavolare una conversazione. Ma, del resto, non era di certo parlare il suo scopo principale e non aveva dubbi che, nonostante quella mancanza totale di attenzione, non avrebbe avuto problemi nel portare a termine il piano. E, di fatti, arrivate a destinazione, Dolores – che dal suo amante non aveva imparato proprio niente a proposito della Vigilanza costante – non si fece pregare per un ultimo “Whisky Incendiario della staffa”. Ne trangugiò uno senza porsi nessun problema, a parte un rapido quanto prevedibile commento su come lo sherry fosse in ogni caso più buono, e poi un ingenuo “Mi sembra ehm un pochino più amaro del solito, non sembra anche a te, mia cara?”.
“No, è amaro al punto giusto” replicò Pansy, posando il suo bicchierino intonso. Ma Dolore non lo sentì perché era già caduta svenuta sul pavimento.
La ragazza sfilò la bacchetta e, con un sospiro, fece levitare il corpo inerme per tutto il lungo corridoio, mormorando di tanto in tanto: “Speriamo che quel vecchio abbia ragione, non voglio proprio finire ad Azkaban”.

 

*


Dolores si svegliò dolorante – come mai si era addormentata su un tappetino? – e confusa – dove si trovava di preciso? Quella stanza non l’aveva mai vista, decisamente no. Con non poca fatica, visto il pressante mal di testa da alcol e il dolore in ogni singolo muscolo per via della scomoda posizione, si mise a sedere e si guardò intorno nella stanza piccola, anonima, e incredibilmente vuota. Per quanto si sforzasse non riusciva proprio a fare mente locale: l’ultima cosa che ricordava era di aver visto Narcissa Malfoy seguire quel pazzo di Lovegood in acqua e poi il buio. Anzi no: Pansy Parkison che le offriva un po’ di Whisky e poi il buio.
Con ancora più fatica di prima, riuscì anche ad alzarsi in piedi e a dirigersi verso la porta che, però, con enorme sorpresa era chiusa… e anche parlante.
“Parola d’ordine?” domandò infatti una faccia di vecchio con la barba e con gli occhi chiusi uscita di scatto dal legno. “Non si può uscire senza parole d’ordine”.
Dolores non nascose la sua confusione. “Parola d’ordine? Una parola d’ordine serve per entrare, non per uscire” disse, con una risatina nervosa che presto divenne stizzita. “Sono un’ospite di questo dannato posto e pretendo di uscire di qui! Sono Dolores Umbridge!”
Il vecchio incastonato nella porta per tutta risposta sbadigliò sonoramente. “Parola d’ordine sbagliata”.
Prima che Dolores potesse lanciarsi in una vana discussione con il guardiano magico della porta, una piccola porticina si aprì nel muro per lo spazio sufficiente da far passare una brocca d’acqua e un bicchiere.
“E questo cosa significa? Hem hem c’è qualcuno? Non riesco ad uscire, qualcuno può aiutarmi?”
Dopo quel tentativo, rimase in silenzio e in ascolto per un po’, decidendo tuttavia di bere un paio di servirsi di due bicchieri d’acqua, disidratata com’era in quel post-sbornia più fastidioso del solito.
“Allora, Dolores, come ti trovi lì dentro?”
La voce di Lumacorno – un rimbombo improvviso nel vuoto della stanza – la fece sobbalzare.
“Come dovrei trovarmi? Voglio uscire, maledizione, ho così tanta… paura a stare qui da sola”.
Dolores sgranò gli occhi non appena le parole uscirono dalle sue labbra e, per istinto, corse a coprirsi la bocca come se potesse rimangiarsele. Nella sua mente aveva in mente di dire soltanto “Come dovrei trovarmi? Voglio uscire, maledizione, e se non lo farete potrei metterci di mezzo il Ministero”, allora perché era finita per dire, invece, ciò che le passava davvero per la mente?
Ci mise un istante di troppo per rendersi conto di essere stata drogata di nuovo… ma stavolta di una droga più pericolosa: il Veritaserum.

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Capitolo 23
*** Sesto giorno – aonaran (persona che vive isolata) ***


Sesto giorno
#aonaran (persona che vive isolata, eremita per propria scelta)




Tutti gli ospiti si erano piuttosto stupiti quando, sul finire della festa, Lumacorno aveva concesso loro un’intera mattinata di relax per il giorno dopo. Ormai, l’idea di non essere coinvolti in nessuna attività, più che riempirli di sollievo, quasi li infastidiva. Di fatti, invece di ritirarsi ognuno in camera propria dopo la consueta colazione, si trasferirono tutti in giardino, chiacchierando del più e del meno per ingannare quella pausa inaspettata. L’unica assente era Dolores, ma se qualcuno ci fece caso – “Dov’è finita la rospa? Mica sarà svenuta di nuovo da qualche parte?” – non fu per più di un pensiero passeggero. A farlo notare davvero fu solamente Pansy, quando ormai era già ora di pranzo.
“Scusate, ma qualcuno di voi ha visto la Umbridge?” domandò, spostando lo sguardo su tutti gli ospiti con espressione preoccupata. “Nessuno di voi l'ha vista finora? Neanche lei, Alastor?"
“Perché dovrei averla vista io? Non è di certo un affare che mi riguarda”.
L’istinto da gossip fece incrociare lo sguardo di Molly (impegnata in una partita di Scacchi magici con il marito) e Narcissa (che, approfondendo la sua passione da parrucchiera, stava intrecciando abilmente i capelli di Luna). “Forse si sarà reclusa da sola nella sua stanza per starsene un po’ per i fatti suoi” concluse la rossa, alla fine.
“Già. Perché non va a controllare lei, Moody?” aggiunse l’altra prontamente.
Alastor sbuffò irritato. “Ancora? Ma andateci voi due, allegre comare, piuttosto!”
Ma la frase successiva di Pansy – pronunciata con un tono sapientemente agitato – ebbe l’effetto di catturare davvero l’attenzione di Alastor e di chiamare in causa non solo lui, bensì tutti i presenti.
“Non c’è nella sua stanza, non è da nessuna parte: temo sia proprio sparita!”

 

*


Mezz’ora dopo, l’intera villa era stata perlustrata interamente e tutti avevano dato il proprio contributo. Uno alla volta entrarono in sala mensa, luogo per l'accordato incontro per fare il punto della situazione, scuotendo la testa.
“Neanche in giardino?” domandò Alastor all’ultimo arrivato, Xenophilius, con una certa diffidenza visto che per tutta la mattina lo aveva visto molto presa alla ricerca di un fiore particolare, piuttosto.
“No, abbiamo appena fatto insieme tutto il giro” confermò Narcissa, entrando a sua volta nella stanza, e solo allora l’ex Auror decise di crederci.
Dopo qualche secondo di silenzio, Arthur prese la parola.
“Oh, beh, i Babbani hanno qualcosa di molto utile in casi di sparizioni. Si chiama telefono mobile ed è una scatoletta che si illumina e fa un suono, mi sembra di aver capito che tu puoi seguire quella luce e quel suono e così trovare quella persona!”
“Ah, e possiamo procurarcene uno di questi cosi?” domandò Alastor prontamente. A dispetto di quanto continuasse ancora a dire, era in modo evidente il più preoccupato di tutti.
“No, non credo” rispose timidamente l’altro, avendo la decenza di distogliere lo sguardo dall’espressione ora non molto cordiale del suo amico.
Fu Pansy, ancora, a dare una svolta alla situazione, giunta quasi in stallo. Ostentò l’espressione più sorpresa che riuscisse a sfoderare (dopo questa esperienza, avrebbe provato presentarsi in qualche teatro magico), e quasi come se fosse stata colpita in quel momento da una folgorazione chiese: “Aspettate… Avete provato a dare un’occhiata nel seminterrato?”

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Capitolo 24
*** Sesto giorno – legno ***


Sesto giorno
#legno






Il seminterrato della villa non era spaventoso come un qualsiasi seminterrato dell’immaginario collettivo; era spazioso, sufficientemente luminoso e anche dominato da tonalità pastello. “È molto più bello dei sotterranei di Villa Malfoy” commentò Luna con tranquillità, facendo imbarazzare non poco Narcissa e Draco, come sempre quando si faceva accenno alla prigionia della ragazza.
“Zitti tutti!” esclamò all’improvviso Alastor, fermandosi di scatto nel corridoio.
“Oh, è la Umbridge?” domandò prontamente Arthur.
“Hai sentito la sua voce?” incalzò Molly.
“Io non sento onestamente nulla!” e questa era Luna.
Alastor sbuffò. “Ho appena detto di starvi zitti!” Ma, senza degnarli di uno sguardo, tenne l’occhio magico puntato verso un punto preciso. “Non l’ho sentita, l’ho vista”.
La puntualizzazione di Xenophilius – “Ma se stava guardando, perché noi dovevamo starci zitti?” – cadde nel vuoto, mentre tutti seguirono l’ex Auror fino alla porta in fondo al corridoio. Nonostante i ripetuti richiami del gruppo, nessun suono proveniva dall’interno, ma era possibile che fosse una stanza dotata di incantesimo Muffliato oppure che la strega si fosse addormentata (o, ancora, che si fosse sentita troppo male per rispondere).
“È chiusa” constatò Narcissa, con aria meditabonda, dopo aver provato ad abbassare la maniglia.
“Dobbiamo sfondare la porta?” domandò Arthur, ansioso di rendersi di aiuto.
“È fatta solo di legno! Basteranno due spallate!” annuì Xenophilius, scambiando con l’altro uomo uno sguardo d’intesa.
Prima che i due potessero lanciarsi di tutto peso contro la porta, Draco tossicchiò leggermente per attirare l’attenzione – qualcuno doveva pur farlo, in assenza di Dolores – e sfoderò la propria bacchetta. “Qualcuno qui si ricorda che siamo dei maghi?” disse poi, una punta di sarcasmo, pronunciando un Alohomora.
Come per magia (o, in effetti, esattamente per magia) la porta si spalancò, rivelando Dolores a terra, con la schiena appoggiata al muro e le ginocchia al petto.
“Oh, ragazzi! Quanto sono… felice di vedervi! Soprattutto te, Alastor, mi sei mancato così tanto che… dannazione, non voglio parlare, io…  Devo stare zitta, resta zitta, Dolores, sta’ zitta!”.
Quasi attratti da quel discorso del tutto non caratteristico e anche un po’ incoerente, tutti i presenti entrarono uno alla volta (Alastor in testa) nella stanza, esortati da Pansy.
“Chi credi che l’abbia portata qui? E perché è ridotta così?” chiese Draco, l’ultimo a varcare la soglia, voltandosi verso la sua ex ragazza.
Ma, per tutta risposta, si ritrovò davanti un sorriso stranamente divertito. “Mi dispiace” mormorò lei, prima di fare spallucce e un passo indietro. Pansy – che di essere una strega se ne ricordava eccome – chiuse la porta con un colpo di bacchetta, sibilando un ironico Au revoir!
Gli otto ospiti ci misero qualche minuto ad accorgersi di essere stati rinchiusi tutti insieme: una trappola in cui erano caduti dentro con tutte le scarpe. Il primo a realizzare la cosa fu comunque Arthur che, ancora intontito per lo shock, chiese semplicemente: “Adesso la possiamo sfondare la porta, oppure no?”

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Capitolo 25
*** Sesto giorno – fondo ***


Sesto giorno
#fondo




 

Scoprendo di essere rimasto chiuso dentro, Draco ebbe come primo istinto quello di formulare nuovamente l’Alohomora, ma l'espressione saccente gli si bloccò sul volto nello scoprire che (contrariamente a tutte le porte normali) era dall’interno che quell’incantesimo base non funzionava. Anche la tecnica di colpire la porta alla Babbana si rivelò infruttuosa: quando Arthur e Xenophilius provarono davvero a sfondarla, scoprirono con una certa frustrazione che non si trattava soltanto di “legno”, ma anche di un guardiano a tre dimensioni che li allontanò con due testate ben assestate. Quanto ai Bombarda e i Bombarba Maxima tentati da Molly, furono tutti immediatamente annullati.

“Hem hem quello lì vuole la parola d’ordine” li informò alla fine Dolores, che non aveva minimamente cambiato la sua posizione nel nuovo trambusto. “Non ho proprio pensato a quale potesse essere, però, avevo… altri pensieri per la testa”.

“Benissimo!” esclamò Draco, cercando di sfruttare al massimo quella nuova possibilità. “Pensiamo a una parola chiave, qualcosa di legato a Pansy o a Lumacorno. Qualche idea?”

Una pioggia di parole cadde all’improvviso da ognuno di loro – dal più banale ananas canditi proposto da Narcissa, al più concreto Neville Paciock proposto da Luna – ma nessuno dei termini sembrava avere effetto. Al termine di quel brain storming inconcludente, apparvero tutti più demoralizzati di prima, fino a quando Luna ebbe un’illuminazione.

“Aspettate, non dovremmo forse prima chiederci perché ci hanno rinchiuso qui? Forse vogliono che diamo prova di un lavoro di squadra, come con l’organizzazione della festa!”

Tuttavia, anche quella pista condusse solamente a un vicolo cieco: provarono a ricordare dei momenti chiave della loro esperienza durante il soggiorno, di combinare in modo strano i loro nomi (tirando fuori cose strane tipo Druna e Dolastor), o ancora di formare parole usando le iniziali, producendo solamente, al massimo, un risolino della porta.

Dopo tre ore di tentativi vani, la posizione desolata di Dolores fu quella assunta da tutti, ognuno ripiegato esausto in un angolo del pavimento. Le avevano provate tutte e lo sforzo (fisico o mentale) non sembrava essere riuscito, eppure, mentre si lasciavano sfuggire ancora in modo assolutamente casuale un “mondo fluttuante” o un “succo di mela drogato”, non erano ancora decisi ad arrendersi. Avevano sicuramente toccato il fondo… ma era il momento di iniziare a scavare.

 

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Capitolo 26
*** Sesto giorno – frammento ***


Sesto giorno
#frammento





Finché era stata in corso l’attività febbrile di ricerca di un modo per evadere, Alastor era stato impegnato – a osservare , più che altro, ma anche a collaborare con qualche grugnito di disapprovazione o qualche tentativo personale per la parola chiave. Adesso che però tutti si trovavano sfiniti sul pavimento, aveva deciso finalmente di smettere di fingere indifferenza e aveva iniziato a tempestare Dolores di domande, come in un interrogatorio dei bei vecchi andati dove giocava sempre la parte dell’Auror cattivo.
“Si può sapere come sei finita qui dentro? E perché stai parlando così? Non capisco un accidenti! Ah, e già che ci sei, perché non mi dici anche che diavolo ti è preso per tutta la giornata di ieri?”
La strega però non era affatto una sospettata collaborativa e anzi, in una maniera apparentemente priva di senso, si ostinava a coprirsi la bocca e a mugugnare cose incomprensibili tra le labbra serrate.
“Oh, per tutti i folletti, falla finita con questa sceneggiata!” sbottò a un certo punto Molly, saltando letteralmente dall’altra parte della stanza contro la sua ex compagna di scuola e costringendola con la forza a togliere le mani dalla bocca. “Butta fuori il rospo, rospa!”
Il commento sarcastico di Draco di fronte a quella nuova scena – “Ma davvero solo io ricordo che esiste la magia?”  – fu sovrastato dalle parole che immediatamente sgorgarono dalle labbra di Dolores.
“Ero così spaventata perché ehm non possiamo proprio tornare a stare insieme, io non posso avere una relazione con te… Ti amo tantissimo, Alastor, così tanto che finirebbe in un disastro e… Per Morgana, Prewett ti odio, sei una grandissima stronza!”
Tutti quanti sgranarono gli occhi – difficile dire se più per la confessione spassionata o per l’intensità dell’acuto stridulo per la parolaccia finale – e Molly fece perfino cadere le mani di Dolores di scatto. Alastor fu, nonostante tutto, il primo a riprendersi, approfittando di quel momento di sincerità per fare altre domande scomode. Xenophilius, invece, fu il primo ad agire, facendo una improvvisa giravolta su se stesso da seduto in modo da avere di fronte il muro.
“Che stai facendo, papà?” domandò Luna con curiosità, già pronta ad imitarlo.
“Credo dovremmo dare loro un po’ di privacy, è un frammento di storia che non ci appartiene”.
Luna annuì e si girò a sua volta, con convizione. Poco dopo anche Narcissa fece sorprendentemente lo stesso, presto seguita da Arthur e, infine, da Draco con un ghigno divertito. L’unica a restare nella posizione di partenza fu Molly che della privacy degli altri non se ne era mai importata più di tanto e, adesso, fissava la coppia riconciliarsi con lo sguardo di una vera pettegola.
Intanto, quella nuova posizione permise al gruppo di notare per la prima volta davvero le pareti e, in particolare, Xenophilius si ritrovò faccia a faccia con la piccola porticina da cui erano usciti la brocca e i bicchieri. Senza esitare troppo, l’uomo si versò un po’ d’acqua e bevve con avidità, per poi voltarsi verso gli altri. “Avevo dimenticato di avere così tanta sete. Luna, dovresti bere un po’ anche tu. Narcissa, tu ne vuoi?”
Prima che le due potessero rispondere, Draco sollevò un sopracciglio. “Perché non hai chiesto anche a me, Xenophilius?” domandò, calcando sul nome come per dire che ormai erano diventati tutti e quattro grandi amici.
La risposta dell’altro fu pronta e candida. “Perché non ho ancora deciso se tu mi piaci. Un po’ mi sembri ancora un idiota, ma mi piace tua madre quindi…” S’interruppe con un’espressione di autentica sorpresa, meravigliato dalle sue stesse parole. “Non è quello che avrei voluto dire… Io… Cosa c’è in quest’acqua?”
A quella domanda, Dolores distolse finalmente lo sguardo da Alastor (e anche le labbra, visto che si erano dati ad effusioni libere davanti a Molly), e rispose in tono tranquillissimo. “Non ve lo avevo detto? Quello è Veritaserum… So che avrei dovuto dirvelo prima, ma mi piace tantissimo vedere gli altri nei guai, è una cosa che davvero amo, un pochino più di quanto amo te, Alastor”.
Una prevedibile discussione si accese, tra lo spavento di alcuni (principalmente Xenophilius che tentava di autosilenziarsi con la bacchetta) e l’indignazione di altri (Molly in testa che aveva sempre un motivo per irritarsi con Dolores). Solo Arthur restava zitto in quella Babele, mentre calcolava nella mente una miccia ancora più esplosiva.
“Scusatemi, ma non sentite anche voi questa puzza di bruciato?”










 
NDA: Scusatemi per:
1) aver saltato un giorno
2) aver usato in maniera randomica il prompt
3) il trash dilagante in questo capitolo più che altrove.
Conto di pubblicare stasera prima di mezzanotte il capitolo legato al prompt di oggi!

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Capitolo 27
*** Sesto giorno – tramonto ***


Sesto giorno
#tramonto





La puzza di bruciato che Arthur aveva segnalato era reale, reale almeno quanto le fiamme che si potevano vedere all’improvviso divampare tramite la porticina del muro.
“Moriremo tutti!” esclamò Dolores, saltando all’improvviso in piedi come una molla, nonostante la sua corporatura non poco longilinea. “Qualcuno faccia qualcosa! Pronunciate un ehm aguamenti!”
“Ma aguamentare cosa? Non si vede da nessuna parte la fonte dell’incendio” ribatté Molly, che tuttavia si era alzata in piedi e girava adesso in tondo per la stanza alla ricerca di un indizio.
La frenesia era un sentimento comune, pur esprimendosi in modi diversi. Mentre Molly e Dolores si urlavano addosso, Luna si era messa a studiare con lucidità le fiamme visibili dalla porticina, Narcissa e Draco a consultarsi su possibili incantesimi utili, e Arthur a ripescare nella sua memoria nozioni di Babbanologia. Solo Xenophilius era rimasto immobile e tranquillo.
“Siete tutti idioti ad agitarvi così, se dobbiamo morire c’è poco che possiamo fare”.
Alastor, dal canto suo, era il più agitato di tutti e non aveva fatto altro che imprecare contro i muri della stanza che sembravano essere immuni al potere del suo occhio. “Ma col Veritaserum sei perfino più coglione del solito, Lovegood!” commentò facendo schioccare la lingua, prima di riprendere i suoi borbottii. “Essere sopravvissuto alla guerra e vedere il proprio tramonto in una specie di vacanza per mano di quel pazzo di Lumacorno. Ah, scommetto che Evan Rosier, ovunque sia adesso, si starà facendo grasse risate!”.
Ciò che faceva funzionare il gruppo, però, era che tutti insieme riuscivano a non perdere la testa per troppo a lungo. Stavolta fu Draco il primo a tentare di riportare la calma, ricordandosi all’improvviso delle parole che aveva suggerito poco prima Luna: non dovremmo prima chiederci perché ci hanno rinchiuso qui? Forse, ragionava, poteva trattarsi di una nuova prova come il Thestral o il manichino con il cuscino, da superare stavolta senza nessuna indicazione e nessun aiuto.
“Ascoltate, Xenophilius ha ragione: agitarci non serve a nulla” disse, tirando in ballo l’altro mago solo per sperare di strappare qualche punto di simpatia, “diamoci un attimo una calmata. Perché non ci concentriamo su cosa faremo una volta usciti di qui, qualcosa che non abbiamo avuto il coraggio di fare finora?”
Il ruolo di guida spirituale non gli piaceva tanto, ma aveva abbastanza avuto modo di studiare Lumacorno e Pansy per capire come fingere di esserne una. Se la sua idea era giusta, allora si trattava solo di una messinscena dei due per spingerli a confrontarsi una volta di più con le loro paure e il loro vero io, se invece la sua idea era sbagliata… beh, sarebbero morti, ma almeno senza strillare come ippogrifi.

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Capitolo 28
*** Sesto giorno – cliffhanger ***


Sesto giorno
#cliffhanger

 



Draco si aspettava di essere preso almeno un po’ a parole dal gruppo per via della sua proposta, e invece li vide tutti calmarsi gradualmente e prenderlo sul serio.
Cosa faremo una volta usciti di qui… Che intendi, ragazzo?” abbaiò Moody, sembrando intimidatorio mentre era solo molto interessato.
Draco si sforzò di ricambiare lo sguardo, anche se, a dire il vero, il vecchio Auror lo metteva molto in soggezione – pur sapendo che non era stato lui a trasformarlo in furetto, non dubitava neanche per un istante che il vero Alastor Moody avrebbe potuto fargli anche di peggio. “Beh, qualsiasi cosa, suppongo. Io per esempio vorrei tanto trovare un lavoro, iniziare una professione che mi piaccia per davvero. Non so ancora quale, ma ho intenzione di scoprirlo. Tu, madre?”
Narcissa apparve sorpresa nel sentirsi chiamare in causa. La sua risposta più immediata – divorziare da Lucius e magari riscoprire anche lei un’attività professionale – era conosciuta da tutti, per questo disse qualcos’altro: “Mi piacerebbe tanto andare a trovare mia sorella, Andromeda”.
“Hem hem anche a me piacerebbe molto” s’inserì Dolores Umbridge, con quella scioltezza che poteva darle solo il Veritaserum, “e scoprire anche che fine hanno fatto mia madre e mio fratello”.
“Io vorrei che mia figlia fosse felice e mi assicurerei che Draco non ha cattive intenzioni con lei” disse Xenophilius, seguendo anche lui la voce interiore del Veritaserum. “E poi, vorrei anche dire una cosa a Narcissa”.
Mentre Draco sgranava gli occhi e Luna assumeva un’espressione confusa, Narcissa si lasciò sfuggire un sorriso. “Oh” commentò solamente, però. Sapeva benissimo che se avesse chiesto “cosa?”, allora l’uomo glielo avrebbe detto per forza per via della pozione, ma non sapeva se lei stessa era pronta a sentire cosa aveva da dire, neanche a un passo dal rimanere carbonizzati.
“E voi, signori Weasley?” domandò Draco, cercando di deviare la conversazione.
“A me piacerebbe scoprire l’esatta funzione di una paperella di gomma!”
La serietà con cui Arthur disse quelle parole ebbe l’effetto di riuscire a far sorridere tutti – chi di scherno, chi di divertimento. “Che cosa sciocca da dire” disse Molly, ma sorrideva anche lei mentre posava dolcemente la testa sulla spalla del marito. “Mi sa proprio che io ti aiuterei, lo sai?”
Alastor grugnì, per attirare l’attenzione o per prepararsi mentalmente a parlare – grugnire era per lui un po’ come il tossicchiare per Dolores. “Io forse ti rifarei la stessa domanda di tanti anni fa, Bamboluccia” disse alla fine, cercando di sembrare padrone di se stesso, anche se dentro di sé aveva più paura di quando aveva affrontato Evan Rosier.
“E io ti direi subito di sì” rispose Dolores in ogni caso, prima di coprirsi la bocca con la mano. “Dannazione a questo Veritaserum!”
Un piacevole silenzio si era creato dopo quell’insieme di confessioni a catena, che erano riuscite nell’obiettivo di calmare gli animi e di scavare dentro se stessi. A romperlo un po’ a malincuore fu ancora Draco, perché mancava una persona all’appello, la persona di cui forse gli importava più di tutti l’opinione.
“E tu Luna?”
La ragazza inclinò la testa da un lato, fissando la porta a lungo, prima di parlare. E nessuno era pronto allo shock che le sue parole avrebbero prodotto.

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Capitolo 29
*** Settimo giorno – blu ***


Previously

“E tu Luna?”
La ragazza inclinò la testa da un lato, fissando la porta a lungo, prima di parlare. E nessuno era pronto allo shock che le sue parole avrebbero prodotto.



 


Settimo giorno (alba)
#blu



 


“Stavo pensando… Qualcuno ha provato ad abbassare la maniglia?”
Giunti all’ultima persona da interpellare, tutti si aspettavano ormai il proseguimento di quel gioco fatto di sogni, propositi e progetti per il futuro, non una nuova ipotesi per evadere, che fu accolta quasi con fastidio.
“Oh, tesoro, ma ovviamente abbiamo provato a farlo!” esclamò Molly, con un sorriso indulgente, come se Luna avesse detto l’idiozia più grande del mondo e lei fosse abbastanza magnanima da perdonarla. “Le abbiamo provate proprio tutte: l’Alohomora, le parole d’ordine, sfondarla alla Babbana, non è vero, Arthur? Arthur?”
Ma la signora Weasley rimase senza parole nel seguire con lo sguardo suo marito alzarsi in piedi e provare in effetti ad aprire la porta nel modo più immediato. E quale meraviglia – di Arthur, di Molly, di tutti – scoprire che la maniglia non era bloccata! La porta si era spalancata finalmente davanti a loro, ma il gruppo era così perplesso e confuso da aspettare almeno un minuto intero prima di decidere di varcare la soglia. A quel punto, poi, il passo successivo fu scoprire che il fuoco e la puzza di bruciato non erano altro che il frutto di un incantesimo illusorio.
Erano liberi e vivi, anche se non erano mai stati davvero prigionieri né in pericolo di vita.
“Ce l’avete fatta, miei cari ospiti! Da quello che abbiamo sentito io e Pansy, pare che la nostra idea sia servita allo scopo!”


 
*


Dall’interno della Villa provenivano strilli acuti (Dolores e Molly) accompagnati da grugniti ed esclamazioni di approvazione (Alastor e Arthur), accuse legali ben studiate (Draco) e riflessioni filosofiche non richieste (Luna). Ma nel giardino, davanti all’alba del nuovo giorno, Xenophilius e Narcissa sembravano distanti anni luce da tutto e se ne stavano l’uno accanto all’altra a guardarsi come se ogni cosa detta e fatta in quella stanza non fosse ancora abbastanza. E, in effetti, era proprio così.
“Xeno” disse lei alla fine, cedendo alla curiosità e rifiutando, come insegnava quel pazzo di Lumacorno, la paura. “Siamo usciti sani e salvi da quella stanza. Quindi, ora puoi dirmi cosa volevi dirmi”.
Xenophilius, ancora drogato di Veritaserum, non fece attendere la sua risposta. “Solo che eri molto bella nel tuo abito blu alla festa dei Parkinson. Credo di essermi innamorato di te quella sera, anche se saresti stata bella anche in arancione, suppongo”.
Narcissa riuscì a sentire distintamente il cuore batterle in gola. “Ma sono passati quanti? Trent’anni?”
“Ventisei. Ho amato tantissimo Pandora, ma tu sei stata il mio primo amore, e ritrovarti qui me lo ha fatto ricordare”.
Narcissa si lasciò sfuggire un sorriso, che però era amaro e incredulo. “Perché non me lo hai detto allora?”
Sorrideva anche Xenophilius, in modo aperto e franco. E non era il Veritaserum a renderlo così, era semplicemente lui. “E perché mai? Avrebbe forse fatto la differenza? Avresti mai ricambiato i miei sentimenti o rifiutato il fidanzamento con Malfoy?”
Narcissa abbassò lo sguardo per un attimo, punta sul vivo. No, non era stato allora tempo per loro, anzi di quel tempo lei non aveva mai neanche considerato la possibilità. Ma non importava poi molto: gli prese le mani con dolcezza e poi si lasciò stringere dalle sue braccia. Contava solo il presente, e forse il futuro.












 

NDA: Mi sento un po' in colpa per aver fatto riconciliare i Dolastor in maniera randomica e invece aver regalato un'intera scena ai XenoCissy, ma il delirio si scrive da solo ormai. Il soggiorno alla LumaHouse si conclude qui... ma mancano due capitoli di "epilogo" in cui chiuderò tutte le storyline dei personaggi (e anche, finalmente, la sfida del Writober!).
Piccola precisazione: la porta era bloccata davvero quando era rinchiusa solamente Dolores; dopo, invece, era chiusa ma non a chiave né con un incantesimo speciale, ma loro pensavano fosse così visto il voltafaccia di Pansy e la testimonianza di Doll. 
L'idea di chiuderli in una stanza e di proiettare un finto fuoco viene dalla serie tv, così come il "gioco" di Draco di chiedersi cosa farebbero tutti in un futuro. L'idea che la porta fosse sempre stata aperta è invece una variazione che ho preso dal libro omonimo su cui è basata la serie.

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Capitolo 30
*** Epilogo – hiraeth ***


Epilogo – parte 1
#Hiraeth
(una nostalgia per un luogo perduto – o una persona – dove non si può più fare ritorno)





Una settimana dopo

"Teddy, lascia sta- "
Andromeda Tonks aprì la porta di casa quasi distrattamente, ma le parole rivolte al nipotino, qualunque esse fossero, le morirono sulle labbra quando si ritrovò davanti l’accoppiata più improbabile a cui avrebbe mai potuto pensare.
“Ciao Andromeda, perdonami per essermi presentata qui dal nulla. Credo che dovremmo parlare e, se hai un minuto, forse…”
“Hem hem, potresti farci entrare, Andry? Sta piovendo fuori, come puoi vedere”.


Due settimane dopo

“Ho saputo che hai fatto pace con Andromeda Tonks” esordì Alastor, mentre correggeva con un abbondante tocco di Whisky il tè che Dolores gli aveva appena servito.
“Sei venuto fin qui per sapere questo?”
Senza il Veritaserum, Dolores tornava a essere evasiva, a fingere di ignorare gli evidenti tentativi dell’uomo di portare avanti qualsiasi cosa fosse iniziata alla LumaHouse.
“Anche. O anche per sapere quando ci sposiamo, dobbiamo decidere una data, Bamboluccia” rispose lui casualmente, per poi scoppiare a ridere di gusto nel vedere la strega tentare goffamente di nascondere il suo viso dietro la tazza. Ogni volta che si era recato da lei durante quelle due settimane, finiva sempre per dire la stessa cosa, e vederla in difficoltà era parte del divertimento.
“Sei troppo accorto per ehm un Oblivon, non è vero?”
Alastor si avvicinò lentamente a lei, con finta aria cospiratoria. “Ti svelo un segreto: potrei avere dei momenti in cui abbasso la guardia. Ma per scoprirli dovresti stare attaccata a me in ogni dannato momento della giornata, che te ne pare?”
Dolores non rispose, non poteva farlo: certe cose le aveva dette già una volta e non le avrebbe dette mai più. Ma se avesse bevuto Veritaserum in quel momento, allora avrebbe detto che quel piano le piaceva proprio da morire.


Tre settimane dopo

Narcissa e Xenophilius si stavano imparando a conoscere di nuovo, il che comportava escursioni alla ricerca di creature diversamente esistenti o cene in ristoranti eleganti, dove si divertivano segretamente a ignorare le occhiate sorprese che tutti lanciavano al loro indirizzo (e, in particolare, all’abbigliamento di lui). Al momento si trovavano proprio in uno di quei ristoranti e Narcissa stava sorseggiando il suo vino bianco mentre leggeva con attenzione il nuovissimo numero del Cavillo.
“Sorprendente!”
Xenophilius apparve confuso. “Non ti piace? Non ti sembra corretto?”
“No, voglio dire sì, mi piace ed è corretto… Molto corretto. È questo che mi sorprende, a dire il vero: hai raccontato esattamente quello che è successo alla LumaHouse, senza lavorare di fantasia. Non hai nemmeno menzionato i Nargilli o–”
“Non li hai visti? Sono a pagina 5…”
“Sì, ma collegati alla droga”.
“… E tu li hai visti, ti ricordo”.
Narcissa si lasciò sfuggire un sorriso. A dire il vero no, a parte la parentesi della pozione drogante, non aveva visto quelle creature… ma avrebbe continuato volentieri a cercarle.


Quattro settimane dopo

Molly attraversò tutto il salotto della Tana con una lettera in mano e un sorriso trionfante sulle labbra.
“Siamo stati invitati a un matrimonio!”
Ginny e Ron smisero di parlottolare tra loro e spostarono lo sguardo su di lei. “Chi è che si sposa?”
“Oh, Ginny cara, siamo stati invitati solo io e tuo padre. Un matrimonio per pochi intimi, dice l’invito, anche se credevo che Dolores Umbridge avrebbe voluto qualcosa di più sfarzoso e… Arthur, perché fai quella faccia? Oh, Godric, Arthur, tu lo sapevi!!”
All’urlo arrabbiato di Molly, Arthur fece istintivamente un brusco passo indietro, facendo cadere la paperella di gomma che aveva tra le mani. “Non è che non volevo dirtelo, ma vedi, Alastor mi ha chiesto di essere il suo testimone e…”
Molte cose erano cambiate nell’atmosfera della Tana dal ritorno dei coniugi Weasley dal soggiorno alla LumaHouse. Battibeccare per il primato dei pettegolezzi non era una di queste.


Cinque settimane dopo

Luna e Draco erano diventati amici, anche se a dire il vero erano molto più di questo. Non innamorati – questo no, non ancora, forse un giorno – ma confidenti.
“Quello che hanno fatto Lumacorno e Pansy mi è piaciuto molto: imparare a non avere paura penso sia un bel motto. E poi la settimana che abbiamo trascorso lì tutti insieme è stata una delle più belle della mia vita”.
Draco si meravigliava sempre del modo in cui Luna riusciva a esprimere con facilità ciò che provava. Era vero che Lumacorno gli aveva insegnato una cosa o due ma, per quel che lo riguardava, sentiva che non avrebbe mai smesso di poter imparare cose da lei.
“Ti manca quella strana villa, non è così?”
“Sì, e ho pensato che non è impossibile tornare indietro. Anzi, ho deciso proprio di andare lì e forse vedere se Lumacorno ha bisogno di una mano in più”.
Lui sgranò gli occhi, sentendosi stranamente più dispiaciuto che stupito. “Sei venuta quindi a salutarmi?”
Lei sorrise, un sorriso che le illuminò subito gli occhi. “Certo che no, Draco. Sono venuta a invitarti a tornare indietro insieme a me”.





 
NDA: Ho cercato di mantenere il parallelismo con la serie e il libro fino alla fine. In particolare, il libro segue la declinazione "una settimane dopo, due settimane dopo..." per raccontare cosa succede dopo il soggiorno. Inoltre, c'è un personaggio che, sia nel libro sia nella serie, scrive tutto ciò che è successo – ho deciso di affidare il ruolo a Xeno, dal momento che ha una rivista.

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Capitolo 31
*** Epilogo – credere ***


Epilogo – parte 2 
#credere




 

Calì Patil non nascose il suo sollievo nel notare le facce famigliari di due Weasley, unici insieme a lei ad avere un’età inferiore ai quarant’anni. “Non pensavo la compagnia sarebbe stata questa quando mi sono iscritta a questo soggiorno esclusivo!” esordì senza mezzi termini, avvicinandosi a George. Ma prima che lui o Charlie potessero rispondere, furono interrotti dalla voce del padrone di casa che fece finalmente la sua comaprsa nel cortile della Villa.
“Benvenuti a tutti nella LumaHouse, miei carissimi nove ospiti! Il mio soggiorno è ormai un percorso benessere e recupero traumi collaudato da tempo…”
“A me pare ci sia stato solo un altro precedente” interloquì Draco sottovoce, facendo sfuggire una risatina a Pansy, ma non a Luna, che con solennità ribattè: “Ma con noi ha funzionato davvero, non è così?”
“…Ciò che vi propongo qui sono sette giorni all’insegna della conoscenza interiore, della meditazione e del cambiamento. Posso promettervi che uscirete di qui cambiati, fieri e coraggiosi, pronti ad abbandonare le vostre paure e i vostri rimpianti! Siete pronti a unirvi con me in questa avventura?”
I nuovi nove ospiti – Calì, George, Charlie, Abeforth Silente, Sibilla Cooman, Aurora Sinistra, Elphias Doge, Tom del Paiolo Magico e Rita Skeeter – si guardarono l’un l’altro con stupore e sospetto. Anche Luna e Draco si scambiarono uno sguardo complice: loro lo sapevano che, in fondo, l’incredulità era il primo passo per credere davvero.



 
 
FINE


 


NDA: Una piccola nota per ringraziare tutti per aver seguito quest'avventura. È stata particolarmente estenuante, ma sono contenta di averla portata a termine nei tempi previsti!

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