Beyond the races

di darkwolf24
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Vuoto Di Dieci Anni (parte 1) ***
Capitolo 2: *** Il Vuoto Di Dieci Anni (parte 2) ***
Capitolo 3: *** Il silenzio di dieci anni ***
Capitolo 4: *** Il distacco di dieci anni ***
Capitolo 5: *** La solitudine di dieci anni ***
Capitolo 6: *** Il contatto di dieci anni ***



Capitolo 1
*** Il Vuoto Di Dieci Anni (parte 1) ***


Sono nato in una famiglia molto agiata e fin da piccolo ho sempre avuto privilegi di ogni tipo, soprattutto a scuola. La verità è che questi privilegi non li ho mai desiderati. Fin dal primo giorno di scuola il mio status è sempre stato unicamente un problema ed a causa sua tutti mi hanno sempre allontanato e quei pochi che mi si avvicinavano lo facevano unicamente per interessi personali. Così, senza nessuno con cui parlare mi limitavo a studiare prendendo sempre il massimo dei voti in ogni singola materia. Non avevo un vero scopo nella mia vita e così cercavo di trovarlo nei libri sperando di trovare una motivazione per andare avanti in quei semplici fogli di carta. Un pomeriggio d'autunno però tutto cambiò. Avevo sei anni e ricordo che stavo giocando nell'enorme giardino dietro la villa dove abitavo quando sentii un urlo di dolore provenire dal bosco, e così corsi nella direzione da cui proveniva il suono. Continuai a correre il più velocemente possibile fino a quando non trovai una piccola Fennekin. Mi ricordo perfettamente l'odore del sangue nell'aria, il terrore ed il dolore negli occhi di quella piccola creatura e la tagliola che le stava attanagliando la gamba minacciando di spezzarla al primo movimento del Pokemon. Immediatamente mi accostai a lei cercando di aprire la tagliola con le mie sole forze, ma nulla. Decisi quindi di fare leva con una pietra che trovai lì vicino e così riuscii a liberare la creatura che si accasciò in un mare di sangue. Senza pensarci due volte presi la piccola Fennekin e corsi verso la villa e poi in camera mia. Per fortuna ero da solo in casa altrimenti solo Dio sa cosa avrebbero fatto i miei vedendomi tornare con un Pokemon, per non parlare del fatto che ero completamente sporco di sangue. Se c'era una cosa che la mia famiglia odiava più dei Pokemon erano i Pokemon feriti e sanguinanti.

Una volta in camera mia mi apprestai a prendere il kit di primo soccorso ed a medicarle le ferite. Le disinfettai la ferita e bloccai l'emorragia, infine steccai la gamba fasciandogliela. Una volta finito il lavoro mi fermai a guardarla. Sembrava non soffrisse più, sembrava calma e tranquilla come se si fidasse di me. Le feci un caldo sorriso mentre pensavo alla mia prossima mossa, purtroppo avevo i vestiti sporchi di sangue e non avevo idea di come pulirli, ma una cosa era certa, i miei genitori non avrebbero mai dovuto sapere che quel sangue era della Fennekin e per questo feci l'unica cosa che mi venne in mente, coprire il suo sangue con il mio. Decisi di andare in cucina per prendere un coltello e dopo essere tornato in camera mi sedetti davanti alla scrivania pensando a dove eseguire il taglio. Con il sennondi poi a dire il vero penso che quella sia stata una decisione veramente stupida, ma allora mi sembrò la cosa più intelligente da fare e così, mentre pensavo ad una scusa plausibile, infilai la lama argentea del pugnale nella mia mano. Non emisi un fiato, non un lamento, niente di niente, il mio unico pensiero era quello di nascondere le prove della presenza della Fennekin la quale guardò ogni secondo con uno sguardo incredulo. Ancora oggi non capisco il motivo per cui non provai dolore, forse perché avevo paura per la Fennekin? Non ne ho idea e non so se la avrò mai, ma almeno ora ho una cicatrice a ricordarmi cosa non fare per nascondere delle tracce di sangue.

Riuscii a nascondere la verità sia ai miei genitori che alle altre persone della villa, io e Jolie eravamo gli unici a sapere dell'esistenza della Fennekin. Jolie era una cameriera della villa, l'unica con cui avevo un rapporto che andava ben oltre il concetto di lavoro, l'unica persona che mi stava accanto anche quando i miei erano fuori per lavoro. è stata lei a dare un nome alla Fennekin, la chiamò Mia. Mi ricordo il giorno in cui Mia ottenne il suo nome, era il giorno in cui tolsi la benda dalla sua gamba e non la smetteva di correre per la stanza. Mia decise di ramanere ad abitare con me e così nacque il nostro rapporto di amicizia. Passavamo ogni secondo del mio tempo libero a giocare insieme nascondendoci dagli occhi delle altre persone, finalmente ero contento ed avevo uno scopo nella mia vita, rendere Mia felice e non avrei permesso a nessuno di allontanarla da me. I miei dicevano che i Pokemon erano rozzi, sporchi e stupidi, ma si sbagliavano. Nel tempo che passavamo insieme Mia si dimostrò molto più intelligente di molte persone di mia conoscenza, era sempre piena di energie ed aveva sempre una grande voglia di imparare. Così mi venne un'idea, lei capiva il linguaggio umano, aveva solo problemi a parlarlo, così creai un sistema di segni per aiutarla a comunicare con me. Era interessante osservare la velocità con cui imparava, in due anni sapeva sia leggere che scrivere piccole parole come "Pokemon" o "Mia", ero certo che col passare di qualche anno sarebbe riuscita perfino a parlare, ma poi venni trasferito. Secondo i miei insegnanti avevo un quoziente intellettivo molto superiore alla media e così mi trasferirono in una scuola fuori città, lontano da tutte le persone che conoscevo, lontano da Mia.

>Ora sono passati ben dieci anni da quando ho lasciato Jolie ad occuparsi di Mia, mi chiedo quante cose siano cambiate< Conclusi per poi rimanere a fissare il finestrino del treno. >Quindi tu sei il figlio dei Kirigaya? La famiglia più ricca di tutta la regione?< Mi chiese il signore che stava in cabina con me ed io annuii semplicemente. >Il mio nome è Kazuto, Kazuto Kirigaya< Aggiunsi per poi sospirare. >Si ricorderà ancora di me? sono passati dieci anni, l'ho abbandonata per ben dieci anni< >Non l'hai abbandonata giovanotto, tu l'hai salvata, hai dato a quel Pokemon una vita felice, l'hai protetta andando anche contro alle regole che ti erano state imposte. Sei un eroe, e fidati che non si vedono molti eroi tra i giovani d'oggi< Mi interruppe il vecchietto preparando le sue valige per scendere dal treno. Non so se aveva ragione o meno, ma era sicuro che farsi prendere dal panico era inutile, porsi quelle domande era inutile. ormai era quasi l'ora, l'ora di ripagare i conti, l'ora di colmare il vuoto di quei dieci lunghi anni.

 

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Capitolo 2
*** Il Vuoto Di Dieci Anni (parte 2) ***


Ero tornato a casa, dopo dieci lunghi anni ero finalmente tornato nel luogo dove avevo speso la mia infanzia. Senza esitare attraversai il cancello entrando nell'ampio cortile dove trovai Julie ad aspettarmi. Un grande sorriso comparve sul mio volto mentre ci unimmo in un abbraccio. >Mi sei mancato< Mi disse stringendomi più forte, mi era mancato quel tepore. >Ti hanno trattato bene in quell'istituto?< Alzai le spalle accennando ad un sorriso. Ovviamente non volevo parlarne, per carità gli insegnanti erano bravi, ma i compagni erano davvero pessimi. Dopo un po' di tempo speso a parlare entrammo finalmente in casa, era completamente deserta, mi feci un giro veloce nelle varie stanze, nella hall, nella sala da pranzo e nella cucina, tutto vuoto. >Vedi Kirigaya, quando sua madre si è trasferita si è portata con sé praticamente tutto lo staff, siamo solo noi due< Mi informò Julie, non che mi cambiasse qualcosa se gli altri ci fossero o meno, tanto alla fine eravamo sempre stati solo noi due. In quel momento realizzati una cosa, Mia! Corsi immediatamente su per le scale passando per varie camere da letto e vari corridoi fino ad arrivare a quella che era la mia camera ed aprii la porta. Vuota. Non c'era niente fuori posto, niente di niente, e di Mia neanche l'ombra. Mi avvicinai lentamente alla finestra che si affacciava nel bosco dietro casa quando sentii dei passi dietro di me, suoni di tacchi. >Lei se né andata vero Julie?< Chiesi abbassando la testa.
>Signorino purtroppo mi duole davvero dirle che la piccola Fennekin se né andata molto tempo fà, tuttavia qui c'è qualcuno che vorrebbe incontrarla< >Scusami Julie, non voglio vedere nessuno ora< Dissi afferrando un libro che leggevo sempre a Mia dalla mia libreria, il suo titolo era "Amore eterno", il genere romantico non era mai stato il mio genere lo ammetto, ma lei lo amava. >Kazuto credo che dovresti davvero incontrare questa persona< Ripeté Julie. >per favore lasciami so... < mentre parlavo mi voltai e quello che vidi mi colpì come la lama di un coltello, no, molto più forte, come una martellata in pieno petto. Davanti a me c'era una Braixen, il suo pelo era lucente come la rugiada del mattino, il suo sguardo era dolce come quello di un bambino ed il suo profumo, lo ricordo ancora, quello era il profumo che una volta comprai per Mia, come potrei mai dimenticarlo? Rimasi paralizzato lasciando cadere a terra il libro.
>Forse è meglio che faccia come mi ha chiesto e la lascio da solo< Affermò la donna uscendo dalla stanza e chiudendo la porta con un sorriso sul volto. Rimanemmo soli. E nessuno di noi proferiva parola, eravamo terrorizzati, no, non solo terrorizzati, avevamo un insieme di emozioni incredibili dentro di noi e l'incredulità era la prima tra quelle. >M... Mia...?< Decisi di rompere il silenzio. Potei osservare il suo viso arrossire mentre abbassava leggermente lo sguardo per l'imbarazzo. Rimasi a guardarla mentre in modo molto timido accennava ad un si con la testa. Ero felice, tanto felice, ma ero anche insicuro, come avrei dovuto comportarmi? Avrei dovuto abbracciarla o cosa? Non ne avevo idea.
>Mi sei mancata< Quella fú l'unica cosa che riuscii a dire e che sapevo essere giusta. Lei mi guardò con uno lo sguardo più timido ed imbarazzato che avessi mai visto, era così dolce ed innocente. Istintivamente feci qualche passo in avanti e Mia fece lo stesso, i nostri movimenti erano lenti e sincronizzati, l'unica differenza era nello sguardo. Il mio sguardo era concentrato ad ammirare la bellezza di quella piccola Braixen mentre lei invece cercava di evitare il contatto visivo a tutti i costi. Dopo poco ci ritrovammo l'uno davanti all'altra e proprio in quel momento i nostri sguardi si incrociarono, rimasi incantato dai suoi occhi, erano semplicemente bellissimi per non parlare del suo viso, così dolce ed innocente, così fantastica. Senza dire una parola la avvolsi in un abbraccio stringendola dolcemente a me. All'improvviso rimasi paralizzato quando sentii le sue zampe stringermi a lei con forza mentre poggiava la sua testa sul mio petto. Dopo un po' provai ad allontanarmi ma ogni volta che provavo a staccarmi lei mi stringeva più forte, era forse possibile che mi volesse ancora bene? Che mi aveva perdonato per averla lasciata? No, lo stava facendo per pietà perché sapeva del mio dolore, doveva essere così, doveva essere per forza questo il motivo. >M... Mi sei mancato< Rimasi pietrificato per l'ennesima volta, Mia aveva parlato, lei aveva parlato! E la sua voce, per Archeus la sua voce era semplicemente stupenda, dolce ed unica. >Come hai imparato a parlare?< Le chiesi e la domanda era logica. >Sono stata io< Mi voltai seguendo la voce femminile fino alla porta e lì vidi una ragazza. Aveva dei lunghi capelli biondi e degli occhi celesti così chiari da sembrare due frammenti di cristallo. Indossava una maglietta rosa con dei jeans che le arrivavano fino alle ginocchia. >Ti ricordi di me?< Mi chiese, come potevo dimenticarla?  Il suo nome era Crystal, era una mia amica di infanzia, l'unica di cui mi fidavo e che davvero mi era stata accanto. >Non potrei mai dimenticarti< Le risposi accennando ad un sorriso mentre lei si iniziava ad avvicinare a me per abbracciarmi, questo gesto tuttavia costrinse Mia a rinunciare alla sua presa su di me. Mi sentii triste in un primo momento ma poi quella sensazione di vuoto venne rimpiazzata dal calore dell'abbraccio della ragazza. Dopo esserci separati potei notare un misto di fastidio e timidezza sul viso di Mia, era dolcissimo. >Quindi com'è andato il tutto? Hai avuto problemi alla tua scuola per super dotati?< Scherzò Crystal con un leggero sorriso che nascondeva le sue vere intenzioni, di sicuro stava preparando una frecciatina, ormai conoscevo molto bene il suo stile. >Beh si, è andato tutto bene più o meno< Cercai di tenermi vago, non era andata granché bene in realtà ma non volevo che loro lo scoprissero. >E dimmi, ti hanno rispedito qui perché hai combinato qualcosa o perché non eri abbastanza "dotato"?< Sospirai accennando ad una piccola risata, mi erano mancate le sue frecciatine. >In realtà sono stato mandato qui per eseguire delle ricerche< Affermai attirando la curiosità delle due ragazze. >Non ne so molto ma a quanto sembra si stanno verificando strani fenomeni in questa zona< Appena finito di parlare notai che le ragazze si stavano scambiando uno sguardo molto strano. >Tutto bene?< Chiesi riportando alla realtà le due ragazze che mi risposero con grande frettolosità.  

Era da tanto che non parlavo così apertamente con qualcuno, mi era veramente mancata questa sensazione. Parlando scoprii che qualche giorno dopo la mia partenza Joel affidò Mia a Crystal, non ero arrabbiato per questo, anzi ne ero felice.  >Quindi ora Mia vive con te?< Chiesi ovviamente io. >Beh possiamo dire di sì, ma a breve purtroppo dovrò partire per un piccolo viaggio e sono costretta a lasciarla con qualcuno e penso che lei preferisca ritornare a stare con te piuttosto che andare in qualche pensione Pokemon, vero Mia?< Affermò la ragazza guardando la Braixen che scoppiò dall'imbarazzo. Era davvero quello che voleva? Voleva davvero tornare con la persona che l'aveva abbandonata? >È davvero questo quello che vuoi Mia?< Chiesi io mentre la braixen fece un piccolo cenno con la testa cercando di nascondersi nella sua pelliccia. Se era davvero quello che voleva allora per me andava bene.
>L'unico problema è mia madre, se lo scoprisse sarebbe un vero problema, ma credo di potercela fare<

 

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Capitolo 3
*** Il silenzio di dieci anni ***


Il silenzio era tombale, non sapevo cosa dire e anche se lo avessi saputo non sarei comunque stato in grado di iniziare la conversazione. Mi limitavo a stare lì seduto al tavolo di fronte a Mia. Lo sguardo della Braixen era rivolto verso il basso mentre giocava con il pelo che le usciva dalle orecchie. Ad un tratto il suo sguardo si alzò incrociandosi con il mio, il contatto tuttavia durò solo pochi secondi in quanto appena si accorse che la stavo osservando riabbassò nuovamente la testa cercando di nascondere il rossore sul suo viso meglio che poteva.
>Hai fame?< Le chiesi ottenendo un no con il movimento della testa. >Già, neanch'io ho molta fame< Il silenzio cadde di nuovo nella stanza per un bel po' di tempo. >Che ne dici, andiamo a dormire?< Questa volta la risposta fú un si e così ci dirigemmo entrambi al piano superiore verso le camere da letto. >La tua camera è qui accanto alla mia< Affermai aprendo la porta della sua stanza permettendole di entrare. Gli occhi della Braixen si illuminarmi di gioia mentre ammiravano la stanza con fare incredulo. La camera non era molto grande, aveva un piccolo letto singolo, un comodino con sopra una lampada abbastanza antica, un doppio armadio a due ante e un balcone nascosto da due tende molto costose. Il tutto dava un tutto alla stanza molto antico e tutte le volte che ci facevo caso non potevo non essere colto dalla malinconia. Non ne avevo idea del perché a mia madre piacesse così tanto quello stile ma a dirla tutta neanche a me dispiaceva. Credo che forse mi ci ero abituato ed evidentemente dall'espressione che Mia aveva in volto un quel momento anche a lei non doveva dispiacere quell'atmosfera malinconica.
>Sono felice di vedere che ti piaccia< Le sorrisi mentre lei sembrava non poterci credere.
>Beh... Allora io vado< Affermai per poi dirigermi verso l'uscita venendo però bloccato dalla Braixen. >Voglio restare...< Continuai a guardarla non capendo a cosa si riferisse. Lo sguardo di Mia precipitò nuovamente verso il basso. >Voglio restare con te< Improvvisamente il mio cuore cominciò a battere più forte del normale. Cosa dovevo dirle? Era giusto che dormissimo insieme? Nello stesso letto? >Ti prego< Alzò il suo sguardo ed in un attimo rividi gli stessi occhi della Fennekin di dieci anni fà. >Va bene, ma solo questa volta< Mi lasciai convincere e così andammo nella mia stanza. Appena entrammo immediatamente Mia saltò sul letto rimbalzando delicatamente prima di sedersi a guardarmi, la scena mi rubò una piccola risata. Ho sempre amato quel suo lato infantile e sempre lo amerò perché quella era lei, la vera lei. >Io però devo cambiarmi< Affermai iniziando a spogliarmi per poi infilarmi il pigiama. Quando mi voltai per mettermi l'ultimo panno, una maglietta, potei notare il viso imbarazzato di Mia mentre distoglieva il suo sguardo meglio che poteva. >Cosa? Mi hai già visto a petto nudo no?< L'unica cosa che ottenni da quella frase fú uno strano sguardo arrabbiato e infastidito da parte della Braixen a cui non feci troppo caso. Dopo poco entrai anch'io nel letto stendendomi accanto alla ragazza e tutto d'un tratto il mio corpo si bloccò. Non riuscivo a pensare a nient'altro se non alla Braixen distesa accanto a me, sentivo il suo profumo, sentivo il calore del suo corpo accanto al mio, sentivo il suo respiro e il suo cuore battere dolcemente allo stesso ritmo del mio. All'improvviso mi voltai verso di lei incontrando il suo sguardo. Non riuscivo a parlare, era come se il mio cervello si fosse completamente spento.
Iniziammo ad avvicinarci l'uno all'altra molto lentamente come ad assaporare quel momento. >M...mia...< Provai a dire solo per essere bloccato dalla sua zampa. Senza volerlo tesi le mie braccia intorno a lei avvolgendola delicatamente e tirandola più vicina a me fino a quando i nostri corpi non furono in contatto. Sentii qualcosa esplodere in me appena sentii l'altra zampa di Mia toccarmi la pancia iniziando a salire fino al mio viso costringendomi a guardarla per poi iniziare a scendere sempre di più. >Ti amo< Fú tutto quello che mi disse, ma prima che potessi rispondere lei mi tirò a sé apprestandosi a baciarmi.

Mi svegliai di soprassalto, guardai l'orologio, le tre di notte. Mi guardai intorno ma non vidi Mia solo per poi ricordarmi che stava dormendo nell'altra stanza. Mi sentivo tutto intontito come quando ti colpiscono così forte da farti girare la testa.
>Ho bisogno di bere qualcosa< Affermai apprestandomi ad alzarmi per poi dirigermi verso il corridoio per andare in cucina a prendere finalmente il mio bicchiere d'acqua. Al ritorno tuttavia decisi di fermarmi davanti alla porta della camera di Mia e delicatamente la aprii. In quel momento nella penombra vidi la piccola Braixen distesa sotto le coperte mentre dormiva tranquillamente. Così senza emettere alcun rumore richiusi la porta e tornai a dormire.

Quando mi risvegliai ormai erano le dieci passate. Mi stropicciai un po' gli occhi costringendomi ad alzarmi dal letto. Dopo aver fatto prendere un po' d'aria alla stanza aprendo il balcone mi apprestai ad andare a svegliare anche Mia dato che la sua porta era ancora chiusa. Per educazione tuttavia prima di entrare bussai delicatamente alla porta. Dopo un po' che non ottenni risposta decisi di aprire la porta con delicatezza in modo da non fare troppo rumore solo per vedere una piccola Braixen appisolata sotto le coperte. Silenziosamente mi avvicinai a lei osservandola meglio. Sembrava una bambina innocente, mi faceva venire voglia di stringerla forte a me e di non lasciarla mai, ma come potevo farlo, ero io che l'avevo abbandonata. Come potevo essere così ipocrita? Eppure qualcosa dentro di me continuava a dirmi di abbracciarla, di tenerla accanto a me al sicuro. Senza che me ne accorgessi la mia mano era finita sulla sua spalla. Velocemente la tirai indietro ma quasi subito Mia la afferrò con le sue zampe tirandola verso il suo petto e rannicchiandosi vicino a me. Sorrisi al suo gesto involontario e mi abbassai per abbracciarla. Proprio in quel momento tuttavia lei aprì gli occhi ed io sobbalzai all'indietro per la sorpresa. >Braixen?< Disse inclinando la testa. Probabilmente o non sapeva dire quella frase nella lingua umana o si era semplicemente dimenticata di usare il nostro linguaggio, tuttavia sapevo benissimo cosa intendeva dire con quella parola. >N... Non è come pensi, cioè ti stavo solo cercando di svegliare< Dissi frettolosamente mentre la Braixen mi lanciò un sorrisino subdolo e mi saltò addosso abbracciandomi. >Braixen!< Urlò tirandomi a sé sul letto e stringendomi forte a lei. Per un momento il mondo per me si fermò. Il profumo della sua pelliccia, la sua morbidezza, il suo tocco delicato, tutto di lei era unico, persino il suo carattere a volte infantile era speciale. >Va bene, va bene< Ridacchiai guardandola negli occhi. >G... Giorno< Rispose lei iniziando a scodinzolare. Per un attimo mi sembrò di essere tornato nel passato, a quando eravamo piccoli e spensierati e questo mi mise di buon umore. Era incredibile come la sola presenza di un Pokemon poteva mettermi di buon umore. No, non era la presenza di un Pokemon a farmi sorridere, era lei, ma ero troppo testardo per ammetterlo.

 

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Capitolo 4
*** Il distacco di dieci anni ***


Era sera ormai, la mia ultima sera libera da impegni. Guardai malinconicamente fuori dalla vetrata, ero finalmente tornato eppure era come se qualcosa continuasse a dirmi che quello non era il posto adatto a me, come se ci fosse qualcosa che non andasse e la pioggia che batteva incessantemente sul vetro non aiutava di certo.

>Signorino Kazuto, ecco a lei il tè che mi ha chiesto< Mi voltai a guardare Julie mentre mi sorrideva porgendomi una tazza di tè bollente. >Ti ringrazio Julie, potevi anche portarmi solo la bustina, ci avrei pensato io a prepararlo< Le dissi prendendole la tazza dalle mani mentre lei mi rivolse un caldo sorriso. >Lo so, ma dopo tutto questo è il mio lavoro no? Ora però se permetti ho qualcuno che mi aspetta< >Un appuntamento?< Scherzai io mentre lei camminò al mio fianco per poi rispondermi. >Una sorta, e credo che a meno che improvvisamente non hai cambiato gusti in fatto di tè allora anche te hai qualcuno che ti sta aspettando< Affermò per poi poggiare una mano sulla mia spalla. >Va da lei< Concluse per poi avviarsi verso l'uscita dalla villa. Non aveva torto, quel tè non era per me ma per Mia. Iniziai a incamminarmi verso il salone seguendo la grande moquette rossa con i vari ricami giallo oro fino ad arrivare a due divani posti uno di fianco all'altro in modo perpendicolare. Al centro tra i due divani c'era un grande tavolino lungo quanto il divano stesso e una grande TV a muro posta difronte a uno dei due divani. La mia vista ricadde sulla Braixen seduta sul primo divano a gambe con una gamba sopra l'altra e con un libro in mano. Aveva sempre amato leggere, non importa di cosa parlava il libro, lei lo avrebbe letto anche se quest'ultimo la avrebbe terrorizzata. Mi ricordo la prima volta che lesse un libro sui fantasmi, ne rimase talmente tanto terrorizzata che quella sera volete dormire a tutti i costi nel letto con me. Improvvisamente un lampo mi riportò alla realtà facendomi saltare sul posto e provocando una piccola risata dalla Braixen. Scossi la testa cercando di non pensare a quella dolce risata e cercando di tornare completamente in me. Una volta ripreso mi schiarire brevemente la gola prima di parlare. >Emh... Mia sai mi sono ricordato di quanto ti piacesse il tè. E così... Beh... Ho pensato di prendertene un po'< Appena vide la tazza che tenevo tra le mani il suo viso si illuminò di felicità e stupore. Senza dire niente afferrò la tazza con le sue zampe accarezzando la porcellana bollente per via del liquido. In un primo momento rimasi sbalordito dal fatto che non si fosse scottata ma credo che essendo un tipo fuoco fosse normale. Mentre pensavo a questo Mia posò la tazza sul tavolino alzandosi rapidamente per poi stringermi in un abbraccio. Rimasi paralizzato, cosa dovevo fare? Dovevo fare finta di niente? Dovevo stringerla anch'io? Ma potevo stringerla? Lei lo voleva?
>Grazie< Disse improvvisamente dandomi poi un caldo sorriso.
Mi limitati a ricambiare il sorriso sedendomi accanto a lei sul divano mettendomi a guardare la TV mentre lei leggeva il suo libro prendendo di tanto in tanto dei sorsi del suo tè. La mia attenzione tuttavia non era per niente sulla televisione, era su di lei e sul libro che stava leggendo. Lessi il titolo: "Amore Eterno". Perché proprio quel libro? Lo aveva letto decine? Centinaia di volte, eppure lo stava rileggendo proprio ora. Era un caso? Oppure c'era un motivo?
Ad un certo punto mi tornò in mente la prima volta che glielo lessi. Eravamo giovani e lei non sapeva ancora né parlare né leggere, tuttavia era già interessata ai libri. Non so il perché, magari li trovava strani o trovava noi strani, d'altronde come darle torto? Credo che anch'io mi sarei incuriosito a vedere delle persone guardare dei fogli di carta per tanto tempo, o almeno credo. Mi ricordo ancora lo sguardo che mi rivolse in quell'occasione, uno sguardo pieno di curiosità e dolcezza, come se mi stesse quasi implorando di saziare la sua fame di conoscenza. Decisi di accontentarla e così mi ritrovai a leggere quel libro per lei, e lei era concentratissima come se capisse ogni singola cosa che le leggevo, ma il momento più importante fú proprio quando arrivammo ad una delle poche pagine con sopra un disegno. Appena lo vide gli occhi di Mia si riempirono di stupore e meraviglia e senza emettere fiato posò la sua zampa sopra al disegno di quel giardino fiorito per poi rivolgermi uno sguardo come per dire: "Ti prego portami lì"

Non so per quanto tempo sono rimasto a rimuginare su queste cose ma improvvisamente la testa di Mia cadde sulla mia spalla svegliandomi dal mio stato di trance. Mi voltai perplesso vedendo il suo viso addormentato poggiato sulla mia spalla.
>Forse sono rimasto nei miei pensieri per davvero troppo tempo< Pensai tra me e me mentre accarezzavo dolcemente la guancia della Braixen soffermandomi a guardare il suo volto innocente e immerso nel suo sonno. >Coraggio, andiamo a letto< Affermai alzandomi delicatamente dal divano e prendendo Mia in braccio per poi dirigermi verso la sua stanza. Prestando la massima attenzione riuscii ad aprire la porta della sua camera e dolcemente la poggiai sul letto per poi apprestarmi a coprirla con le coperte. Prima di andarmene tuttavia mi fermai ad osservare nuovamente il suo viso. Era così innocente... Non si meritava tutto questo, io volevo solo vederla felice, eppure non sono mai riuscito a fare niente per lei. >Mi dispiace...< Sussurrai solo per poi stendermi accanto a lei sospirando malinconicamente. >La verità è che non sono in grado di fare niente< Affermai alzando la mano verso il soffitto per poi cercare di chiuderla senza successo, ma prima che potessi abbassarla la zampa di Mia raggiunse la mia mano aiutandomi a chiuderla per poi stringerla delicatamente. Abbassai il braccio voltandomi a guardare gli occhi della Braixen che mi sorrise dolcemente. >Grazie< Disse sorridendomi mentre stringeva la mia mano ancora più forte prima di avvicinarsi chiudendo i suoi occhi. Sorrisi anch'io a quel gesto dimenticandomi di qualsiasi cosa e chiudendo gli occhi lasciandomi cullare dal calore emanato dalla sua pelliccia.

 

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Capitolo 5
*** La solitudine di dieci anni ***


Lentamente iniziai a riprendere coscienza e come l'altra sera non avevo alcun ricordo del sogno che avevo fatto. Tutto intorno a me era offuscato e tutto intorno a me girava come se avessi ricevuto una martellata in pieno cranio. Quando finalmente riuscii a distinguere qualcosa notai che le coperte erano avvolte intorno a me facendomi rimanere abbastanza perplesso per qualche secondo dal momento che la sera prima mi ero addormentato sopra le coperte, tuttavia neanche il tempo di pensare che Mia si mosse iniziando a svegliarsi. Forse senza accorgersene avvolse le sue zampe intorno a me stringendomi delicatamente mentre si stropicciava gli occhi sulla mia maglietta. Quando si fú completamente ripresa mi guardò per qualche secondo continuando ad aprire e a chiudere gli occhi incredula per poi accorgersi di starmi abbracciando e, solo in quel momento, le sue guance iniziarono ad infuocarsi mentre si tirava di colpo indietro nascondendosi nei ciuffi di peli.
Ridacchiai al suo gesto iniziando poi ad alzarmi così da poter preparare la colazione.
Mentre preparavo la colazione tuttavia sentii la porta d'ingresso aprirsi e immediatamente pensai a Julie, tuttavia i passi erano diversi, enormemente diversi. Lentamente ma inesorabilmente il suono dei tacchi si avvicinò a me fino a quando la figura di una donna sui sessant'anni non fece capolino dall'ingresso della cucina. La donna era molto magra, alta, capelli tinti di biondo ed occhi scuri e truccata in modo impeccabile, così da mettere un risalto il suo aspetto e nascondendo al contempo la sua vera età. Indossava un abito composto da un ampio pantalone lungo fino alle caviglie e una giacca bianca come il pantalone. La figura mi lanciò un occhiataccia da dietro i suoi spessi occhiali da sole prima di levarseli come se stesse sfilando su una passerella.
>Kirigaia< Affermò fredda come la pietra mentre il mio cuore mi sobbalzò in gola.
>Madre< Continuai io facendo un breve inchino con il capo.
>Sono qui per parlarti del tuo lavoro, vedi... Quest'azienda è la cosa che ho più a cuore in tutto il mondo, è grazie a noi che tutte le persone non solo della regione, ma del mondo intero possono comunicare a distanza senza problemi< Immediatamente la fermai senza pensare alle conseguenze ed iniziai a parlare.
>Madre so cosa fa la tua azienda e a cosa serve un telefono< Lei mi guardò con un viso accigliato prima di continuare con un tono arrogante.
>Molto bene! Allora sono sicura che comprenderai l'importanza del tuo lavoro e la gravità del problema, ma sono sicura che non mi deluderai, dico bene?< Feci un breve cenno con la testa dato che ero troppo in soggezione per rispondere a parole, ma a quanto pare quel gesto bastò per tenerla a bada almeno per il momento, o almeno finché la sua attenzione non ricadde sui due piatti posti sul tavolo uno di fianco all'altro.
>Dubito che sapessi della mia visita, quindi dimmi... Aspetti qualcuno?< Immediatamente mi immobilizzai sul posto cercando di pensare ad una scusa plausibile che non le facesse sorgere altre domande. >No, non aspetto nessuno. Ho soltanto molta fame< Mi feci un facepalm fortissimo nella mia mente mentre mi maledivo per aver tirato fuori una stupidaggine del genere, tuttavia sembrava aver funzionato dato che si limitò a scrollare le spalle, reindossare gli occhiali e andarsene. Prima di sparire dal mio contatto visivo però si fermò sull'uscio della porta della stanza schiarendosi la gola per parlare. >Solo cerca di non ingrassare troppo, sai non farebbe bene all'immagine della famiglia< E con questo sparì definitivamente uscendo dalla casa una volta per tutte.
Per un attimo rimasi fermo lì, immobile, senza emettere neanche un suono fino a quando la testa di Mia con i suoi splendidi occhi celesti non fece capolino dalla porta svegliandomi dalla mia trance. Cercando di fare finta di niente velocemente impiattai e mi apprestai ad iniziare la colazione seguito a ruota dalla Braixen.
La colazione più strana che io abbia mai fatto! E con mia madre ne ho avute di situazioni strane e/o tese a tavola, ma questa era particolare perché entrambi stavamo mentendo all'altro ed entrambi sapevamo che l'altro lo stava facendo. Ero sicurissimo che lei avesse ascoltato la discussione tra me e mia madre e sapevo che lei sapeva che io lo sospettavo, potevo leggerglielo in quei suoi stupendi occhi rosso scarlatto. Tutti e due tuttavia stavamo lì in silenzio a mangiare la nostra colazione fino a quando non presi il coraggio di iniziare una discussione. >Allora, c'è qualcosa che non va per caso?< Mi feci un'altro facepalm mentale mentre l'unica cosa che desideravo era sotterrarmi il più lontano possibile da qui. >Che lavoro devi fare?< Mi chiese tra un boccone e l'altro come se la mia domanda non fosse per niente una domanda fin troppo diretta. Tuttavia risposi lo stesso come se fosse tutto normale. >Mia madre gestisce un'azienda che si occupa di telecomunicazioni, tuttavia le onde su cui lavora sono onde particolari che vengono notate solo dai Pokemon di tipo Psico. Tuttavia sembra che ultimamente ci sia un nuovo Pokemon di tipo Psico mai visto prima d'ora e hanno chiamato me per trovarlo< >Sei un ricercatore insomma< Abbreviò lei sempre che quella voce quasi tremante. A volte mi fermavo a chiedermi se per lei parlare era doloroso, in effetti non glielo avevo mai chiesto e avevo dato per scontato che fosse semplicemente difficile per via delle corde vocali. Tuttavia mentre pensavo se sarebbe stato giusto chiederglielo proprio ora i miei occhi caddero sul orologio posto alle spalle di Mia e i miei occhi si allargarono per quanto fosse tardi. Così, veloci come un lampo sia io che Mia ci ritrovammo in macchina in viaggio verso il mio luogo di lavoro solo per avere come un flash tra i miei pensieri. Ma Mia poteva venire con me a lavoro? Di sicuro no, ma cosa potevo fare? Non potevo di certo lasciarla da sola a casa, c'era sempre il pericolo che venga scoperta. Certo, potevo sempre lasciarla in una pensione Pokemon ma non sarebbe stato giusto. Così presi una decisione, l'avrei portata con me a lavoro. Lentamente ed esitante guidati fino all'azienda di mia madre e parcheggiai l'auto. Se solo mia madre mi vedrebbe come minimo mi rimproverebbe. Se c'era una cosa che ripeteva sempre  era che una persona importante non deve mai mischiarsi con le persone comuni, e poi c'ero io che mi rifiutava anche solo di farmi portare in giro da qualcun altro.

Mi scrollai di dosso l'immagine di mia madre e insieme a Mia entrai nell'edificio. Dopo un po' riuscimmo finalmente a trovare la nostra zona di lavoro ed entrammo. La stanza era come il resto dell'edificio, sofisticato. Il pavimento aveva delle mattonelle bianche con vari motivi incisi sopra mentre sia agli angoli che al centro della stanza c'erano dei pilastri decorativi con le mura piene di rilievi. Onestamente più che un'azienda sembrava di stare in una villa dell'alta nobiltà.
L'unica differenza nella stanza rispetto al resto dell'edificio era la presenza di vari strumenti di diagnostica completamente inutili in un'azienda come quella ma perfettamente utili per il nostro scopo. Scrutai velocemente la stanza notando tre persone che lavoravano al suo interno, erano tutti di spalle quindi nessuno notò me e Mia la quale si avvicinò di più a me quasi come se volesse nascondersi e mi strinse la mano tra le sue zampe. Presi un profondo respiro e feci il primo passo all'interno del mio nuovo luogo di lavoro.
Appena entrai feci un saluto generale mentre due delle tre persone si giravano per salutarmi.
>Piacere di conoscerti, il mio nome è Oscar e sono uno scienziato inviato qui per studiare lo strano fenomeno che sta accadendo proprio come te< Affermò il primo stringendomi la mano per poi voltarsi verso mia. >Ma che bel eseplare di Braixen, ha dei linearmenti del corpo davvero unici e peculiari per la sua specie, di solito il muso dei Braixen è molto più allungato del suo< Affermò toccando il muso di Mia e muovendo lo a destra e a sinistra ispezionandola a fondo fino a quando quasi istintivamente non mi misi tra loro due interrompendo a forza il contatto visivo. Tuttavia neanche il tempo di dire qualcosa che il secondo uomo prese parola. >Io sono Edgar e lavoro alle comunicazioni< Il mio cuore si fermò per un attimo così come il tempo intorno a me. Se era delle comunicazioni vuol dire che lavorava qui e che io e Mia eravamo già stati scoperto in tempo zero. Dopo dio solo sa quanto tempo l'uomo notò il mio stato d'animo e decise di prendere parola. >Tranquillo non dirò niente alla signora, ho dei Pokemon anch'io dopo tutto e poi, il mio lavoro consiste solo e unicamente nel darvi il supporto tecnico necessario affinché possiate concludere l'indagine il più in fretta possibile< Tirai un sospiro di sollievo nel sentire quelle parole e così lo ringrazia di buon grado quando però mi ricordai della terza persona nella stanza. Neanche a farlo apposta esattamente nello stesso momento in cui pensai all'altra persona una voce fin troppo familiare arrivo dalle mie spalle. Mi voltai di scatto solo per vedere Crystal poggiata con le spalle al muro che mi sorrideva. >È tu cosa ci fai qui?< Chiesi ovviamente io mentre lei si limitò a farmi un sorrisetto compiaciuto e a scrollare le spalle. >Che dire? Ti ho mentito. Non avevo nessun viaggio da fare in realtà< Rispose quasi sogghignando mentre si staccava dal muro e si avvicinava a noi. >E a voi invece come va? Vi vedo molto più legati o sbaglio?< Scherzò indicando con un cenno del capo la mia mano che teneva ancora stretta la zampa di Mia. Velocemente la lasciai subito andare ma prima che potessi anche solo pensare a cosa rispondere la ragazza mi precedette afferrando Mia per le spalle. >Beh in questo caso te la rubo un attimo, sai... Discorsi tra ragazze<. E detto questo si allontanò lasciandomi lì immobile a chiedermi cosa stesse davvero succedendo.

 

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Capitolo 6
*** Il contatto di dieci anni ***


Mi svegliai di scatto saltando dalla sedia sulla quale mi ero addormentato. Cercai di mettere a fuoco la stanza mentre Mia ridacchiava per la scena coprendosi il viso con una zampa. >Che ore sono?< Chiesi a nessuno in particolare mentre prendevo il cellulare dalla mia tasca per controllare l'orario. >Due e mezza< Constatai spegnendo in seguito il dispositivo per poi stropicciarmi gli occhi. >Braixen?< Chiese Mia con voce interrogativa. >Sai, vorrei che questo mistero fosse semplice come comprenderti, ormai siamo una cosa sola vero?< Affermai poggiando una mano sulla sua testa mentre lei si limitò ad arrossire socchiudendo gli occhi e lasciandosi accarezzare dalla mia mano. Dopo un po' la ritirati riottenendo l'attenzione del Pokemon. >Vedi, sto provando a capire cosa sono quelle onde di cui parla mia madre, ma i dati sembrano non avere senso< Mi lamentai indicando i vari dati sconnessi che io e il gruppo di ricerca avevamo raccolto nei giorni passati. Mia si spostò dietro di me abbracciandomi delicatamente per poi chinarsi in avanti e girare i fogli posti sul tavolo in modo che io non potessi più vedere i dati che contenevano. Feci un profondo sospiro sentendo la mia testa che quasi scoppiava per via del sonno, ormai erano tre giorni che non dormivo come avrei dovuto. >Hai ragione, è meglio che vada a letto< Affermai alzandomi a stento dalla sedia e dirigendomi nella mia stanza per cambiarmi e infine lasciarmi cadere sul letto freddo come il ghiaccio. Socchiusi gli occhi e feci un'altro profondo sospiro per poi voltarmi a guardare Mia che timidamente guardava il posto vuoto sul letto accanto a me. >Vuoi dormire di nuovo qui vero?< Le chiesi ridendo tra me e me mentre lei faceva un piccolo cenno con la testa. >Sai, dovresti considerare l'idea di trasferirti direttamente qui< Scherzai per non pensare al fatto che ormai erano tre notti consegutive che, per un motivo o per un altro, Mia veniva a dormire affianco a me, ma a me non dava per niente fastidio. Avevo passato i dieci anni precedenti in completa solitudine sommergendomi di libri e allontanando qualunque contatto umano e non a favore di un luogo più silenzioso. Mi spostai più verso il bordo sinistro del letto in modo da dare più spazio a Mia per stendersi, spazio che lei eliminò velocemente avvicinandosi di più a me. Mi distesi di lato guardando i suoi occhi rosso scarlatto mentre lei cerca di evitare il contatto visivo. Quando i suoi occhi tuttavia si incontrarono con i miei sorrise timidamente solo per essere colta da un grande sbadiglio che provocò una risata da parte mia. >Non so se sono più stanco io o te< Invece di rispondere si limitò ad alzare una zampa poggiandola sopra alla mia mano sinistra permettendomi di stringerla mentre cadeva in un sonno profondo. Rimasi lì a guardarla, dolce e innocente, sembrava una bambina, una piccola e pura bambina. >Non ti abbandonerò mai più... Te lo prometto< Dissi sottovoce mentre le accarezzavo la testa e, forse per via del mio gesto e del fatto che le avevo lasciato la zampa, ma appena la mia mano toccò la sua testa lei si avvicinò del tutto a me poggiando il capo sopra al mio petto permettendomi così di avvolgerla interamente nel mio abbraccio. Non avrei mai creduto che mi sarei ritrovato lì, vicino a lei a dormire come quando facevamo di nascosto da piccoli. Ero stato uno stupido a lasciare che fosse mia madre a gestire la mia vita e le mie scelte, ma riflettendoci bene Mia era l'unica scelta che avevo fatto per conto mio ed ero immensamente felice per aver ritrovato nuovamente il coraggio di starle accanto. >Buona notte Mia< Sussurrai stringendola più forte mentre chiudevo gli occhi lasciandomi cadere in un sonno profondo cullato dal tepore emanato dal suo corpo.

Venni strappato via dal mio tanto agognato sonno dal suono della sveglia. Mossi il braccio destro cercando l'oggetto posto sopra al comodino riuscendo però solo a gettarlo a terra. >Beh, è un modo come un'altro per spegnerla< Pensai stropicciandomi gli occhi per la stanchezza. Un movimento improvviso contro il mio fianco tuttavia deviò la mia attenzione portandola sulla creatura stesa al mio fianco che, come me, lentamente si stava svegliando. Un po' per volta Mia iniziò ad aprire gli occhi mettendosi seduta e guardandosi attorno con uno sguardo perplesso, come se si stesse chiedendo dove diavolo si trovasse.
>Buon giorno< Sorrisi mentre lei scuoteva la testa per svegliarsi più rapidamente per poi rivolgermi un caldo sorriso. >Beh che ne dici di una bella colazione?< Appena proposi l'idea Mia saltò giù dal letto piena di gioia tirandomi con lei nel tramite per poi praticamente trascinarmi in cucina. >Va bene, va bene ho capito, ti preparo qualcosa da mangiare< Risi mentre Mia continuava a saltellare da una zampa all'altra in attesa del suo amato cibo.

Dopo poco tempo uscii dalla cucina con due piatti pieni di uova e pancetta porgendone uno a Mia che lo guardò con la bava alla bocca. >Beh non fare complimenti< E senza farselo ripetere due volte iniziò a divorare il piatto come un lupo con la propria preda. Rimasi a guardarla per la maggior parte del tempo toccando a malapena la mia colazione. Mi era mancato far colazione con qualcuno, o semplicemente mangiare con qualcuno. Ad un certo punto però venni tagliato fuori dai miei pensieri quando sentii la porta di casa aprirsi. Il mio cuore si fermò per un istante mentre il suono dei tacchi si avvicina sempre di più fino a rivelare l'unica persona che non avrei voluto vedere per nessun motivo al mondo. La donna lanciò prima uno sguardo a me per poi guardare Mia disgustata come se fosse una specie di mostro. >Cosa diavolo ci fa quella cosa qui!?< Mia saltò sul posto nel sentire quelle parole, per non parlare del tono disgustato con cui l'aveva detto. >Lei è Mia< Mia madre mi interruppe immediatamente iniziando a parlarmi sopra come al suo solito. >E perché sta mangiando sul mio tavolo!?< >Il tuo tavolo?< La donna mi lanciò un'occhiataccia che mi fece gelare il sangue nelle vene. >Anche se non ci abito questa casa è ancora di mia proprietà< Fece una pausa prima di continuare. >Senti, ho avuto una giornataccia per colpa di quegli incompetenti e non mi va di litigare con qualcun altro di poco conto, quindi andiamo al sodo. Ero passata per vedere se stavi lavorando e quello che ho visto mi basta come risposta. Muoviti a completare il tuo lavoro e non deludere il nome della nostra famiglia. Ah, quasi mi dimenticavo, ormai sei adulto quindi puoi tenere un animale se lo desideri, ma ricordati di trattarli come tali. Noi esseri umani siamo superiori a queste creature< Fece un'altra pausa guardandomi quasi disgustata. >Beh forse quasi tutti. Per non parlare poi del suo aspetto, disgustoso. Ad ogni modo fai il tuo lavoro o puoi definirti un essere morto e tieniti a debita distanza da quella cosa, non voglio che ti becchi qualcosa... Rovinerebbe l'immagine della famiglia< E detto questo se ne andò sbattendo la porta e lasciandoci nel silenzio più assoluto. Dopo qualche minuto Mia cercò di dire qualcosa ma io tagliai corto senza neanche guardarla negli occhi. >Scusa, ho del lavoro da fare< Le dissi e così me ne tornai nell'ex ufficio di mio padre pronto a riprendere il mio lavoro e lasciando la Braixen al tavolo da sola. Quando mi sedetti sulla sedia tuttavia  notai che c'era qualcosa che non andava, i miei appunti erano disordinati rispetto a come li avevo lasciati il giorno prima e alcuni valori sembravano errati e senza senso. Senza perderci troppo la testa pensai di averli scritti in modo sbagliato per colpa del sonno e così trappai i fogli e iniziai a lavorarci di nuovo.

Quando smisi di lavorare era ormai sera ed ero in ritardo con la cena, così corsi in cucina aprendo il frigo per cercare qualcosa da cucinare. Dopo qualche minuto di indecisione scelsi di fare dei filetti di carne, dopo tutto i Braixen sono onnivori e non dovrebbero avere problemi a mangiare della carne. Quando la cena fú quasi pronta salii al piano di sopra bussando alla porta della stanza di Mia dalla quale però non ricevetti nessuna risposta. Mi sentii distrutto per averla trattata così freddamente, dopotutto non era colpa sua se ero indietro con il lavoro, mi ero anche ripromesso che non l'avrei abbandonata mai più, eppure neanche dodici ore dopo l'avevo lasciata sola. Mi appoggiai al muro strusciando con la schiena su quest'ultimo. >Lo so, sono un completo idiota< Affermai ma nulla, nessuna risposta. L'ansia crebbe in me in una maniera incontrollabile, spingendomi ad aprire la porta con la preoccupazione che le fosse accaduto qualcosa. Quando entrai la trovai al buio, seduta sul letto con le spalle rivolte verso la porta. La chiamai ma nuovamente non ottenni nessuna risposta, l'unico rumore nella stanza erano dei deboli guaiti. Accesi la luce e mi avvicinai a lei solo per vedere un mucchio di peli probabilmente strappati da una spazzola vecchia ed arrugginita che la ragazza teneva fra le zampe. >E questa dove l'hai presa!?< Esclamai strappandogliela dalle zampe ma lei nuovamente non mi rivolse nessuno sguardo, invece iniziò debolmente a singhiozzare voltando la testa dall'altra parte. >Senti, mi dispiace. Lo so sono un idiota, non ragiono mai con la mia testa e faccio di continuo cose di cui mi pento< Finalmente ottenni una risposta. >Per te sono orribile?< Un po'per via della sua pronuncia, un po'per via dei singhiozzi e del suo parlare a bassa voce riuscii a malapena a comprendere la domanda, ma immediatamente le afferrai le spalle costringendola a guardarmi. Rimasi per un attimo bloccato a vedere i suoi occhi pieni di lacrime e ancora una volta mi si spezzò il cuore. >Hai fatto tutto questo solo perché credevi che per me fossi brutta?< Lei scosse la testa in segno di approvazione. >Mia, non devi farlo mai più intesi? Te non sei brutta, anzi sei bellissima, sei la ragazza più bella che abbia mai incontrato e non mi interessa cosa crede mia madre. Ho passato dieci anni lontano da te e per tutto questo tempo non ho fatto altro che pensarti, quindi ti prego non pensare ad altro che ad essere felice perché tu meriti solo la felicità< Finalmente smise di piangere rimanendo a fissarmi con quei grandi occhi lucidi. >Cosa ne dici se il prossimo fine settimana andiamo a divertirci solo noi due? Senza nessuna preoccupazione?< Lei mi rivolse degli occhi da cucciolo per poi avvolgermi nell'abbraccio più stretto che avevo mai provato. >Adesso avviati a tavola mentre io metto a posto questo< Affermai indicando il mucchio di peli strappati e la spazzola usurata dal tempo. Lei annuì uscendo dalla stanza mentre io mi diressi verso il mobile che c'era all'ingresso della stanza per riporre il pettine al suo interno, solo per poi notare un panno bianco avvolto intorno a qualcosa dalla forma strana. Cautamente afferrai l'oggetto che risultò abbastanza pesante e lentamente rimossi  il panno rimanendo paralizzato alla vista dell'oggetto al suo interno. Non avevo idea di come ci fosse finita lì, ma nel panno c'era un'arma da fuoco.

La impugnai delicatente stando attento che la sicura fosse inserita e la osservai in ogni sua parte. La pistola aveva la base di una Beretta, ma era stata completamente modificata supportando non solo un carrello diverso, ma anche un caricatore da otto colpi invece dei suoi classici dieci o quindici colpi. Mentre la osservavo riuscii a notare un'incisione sul lato dell'impugnatura che riportava "HK", le iniziali di mio padre. Da quello che sapevo di lui era un amante delle armi da fuoco, tant'è che nella villa non mancavano libri che narravano di guerre o che spiegassero in ogni minimo dettaglio il loro funzionamento, ma in ogni caso c'era qualcosa che non quadrava, perché mai quell'arma si trovava in quel cassetto? Da quello che ricordavo mia madre le aveva vendute tutte perché per lei non era sicuro averle intorno, quindi perché quella si trovava lì?
Sospirando riposi l'arma da fuoco all'interno del cassetto coprendola come meglio potevo, dovevo sbarazzarsene certo, ma non era di sicuro il caso di farmi vedere da Mia con un oggetto simile tra le mani. Così, facendo del mio meglio per sembrare tranquillo scesi al piano di sotto andando ad impattare la carne per poi servirla. Neanche a farlo apposta appena mi sedetti al tavolo Mia mi guardò con circospezione come se sapesse cosa fosse appena successo, come se in qualche modo potesse leggermi nella mente come un Pokémon di tipo psico, cosa del tutto improbabile da quando la linea evolutiva dei Fennekin ottiene dei limitati poteri psichici solo una volta diventati Delphox.
Ripensandoci in realtà c'erano molte cose che non quadravano con Mia, a partire dalla sua intelligenza per poi finire con il suo aspetto. Osservandola mangiare infatti notai che era leggermente più alta di qualunque altro Braixen e poi, se non ricordavo male, a volte mi era sembrato che i suoi occhi fossero di un azzurro acceso, mentre invece la sua specie li ha completamente rossi. Un altro avvenimento molto strano erano le continue nottate in cui mi svegliavo senza forze e senza alcun ricordo di quello che fosse successo la sera prima o di quello che avevo sognato, tranne che per qualche piccolo frammento disperso qua e là.

Venni richiamato alla realtà da Mia che, nel frattempo si era sentita osservata da me. >Brai?< Mi chiese inclinando la testa mentre io feci del mio meglio per sembrare il più naturale possibile. >No scusami mi ero solo perso nei miei pensieri< Ridacchiai mentre lei riportò l'attenzione al suo piatto. Una cosa era certa, Mia nascondeva qualcosa e c'era solo un modo per confermare o sfatare i miei dubbi, così una volta finito di mangiare andai senza farmi vedere nel cestino dove avevo buttato i peli che si erano strappati. Se c'era una risposta a tutti gli eventi strani che stavano accadendo quelli di sicuro erano un buon punto di inizio per le mie ricerche.

Note dell'autore: Che dire? Il capitolo nella mia testa era pronto, bastava solo scriverlo e dunque eccolo qui. Spero davvero che sia di vostro gradimento e vi chiedo come sempre di lasciare un voto e magari anche un commento per farmi sapere cosa ne pensate. In realtà trovo strano che nessuno abbia notato tutte le volte in cui descrivevo gli occhi di Mia in modo diverso.
Ad ogni modo grazie di cuore per avermi dedicato il vostro tempo. Alla prossima.

 

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