Florilegium di Afaneia (/viewuser.php?uid=67759)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #3 - Cera ***
Capitolo 2: *** #5 - Neve ***
Capitolo 3: *** #8 - Incisione ***
Capitolo 4: *** #10 - Gridare ***
Capitolo 5: *** #11 - Crack ship ***
Capitolo 6: *** #13 - Spiaggia ***
Capitolo 7: *** #17 - Mental health ***
Capitolo 8: *** #19 - Gola ***
Capitolo 9: *** #22 - Louche ***
Capitolo 10: *** #24 - Proverbio ***
Capitolo 11: *** #26 - Size difference ***
Capitolo 1 *** #3 - Cera ***
Avrei
voluto poter
pubblicare un'unica coerente raccolta per il mio primo Writober, ma,
ahimé, non tutto va come desideriamo. Mi divido
perciò tra i miei
fandom preferiti, senza creare troppi problemi, spero, dato che
saranno tutte flash/drabble leggibili in modo indipendenti.
Prompt:
cera.
Numero
di parole: 147.
Buona
lettura!
#3
~
Cera ~
Ha
la pelle sudata e
contratta, arrossata un po', e l'aria è satura di fumo e
vaniglia.
Anche Ivan è sudato, è accaldato, è
impotente – Ivan vorrebbe
dar sfogo a tutto se stesso, è impaziente, vorrebbe buttarsi
su di
lui, dentro di lui, così com'è ora, ma allora
dove sarebbe il
gioco, la fuga, Max dove leggerebbe l'affanno del suo desiderio
frustrato?
Meraviglia
del brivido che
scuote la sua carne sin nel profondo quando la cera gocciola e si
rapprende in alto nell'incanalatura tra i suoi glutei, scarlatta
sulla sua pelle livida, Max sente se stesso gemere mentre la lingua
di Ivan raggiunge la cera e risale percorrendo la traccia distinta
delle sue vertebre in risalto, intrecciando colle labbra la peluria
sottile della sua schiena.
«Maxie,
ti prego...»
Oh
no davvero, Ivan, per
quello che vuoi dovrai aspettare ancora un pochino – a
Max piace
torturarlo.
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Capitolo 2 *** #5 - Neve ***
Prompt:
neve.
Numero
di parole: 536.
Io
vivo il mio inverno
con lo stesso spirito di Max.
#5
~
Neve ~
Ha
i piedi gelati.
È
sempre stato un po' così,
in inverno. Max è freddoloso, probabilmente
perché dev'esser nato
senza quello strato di grasso sottocutaneo che hanno gli altri esseri
umani (quelli normali), e ha sempre visto con invidia gli altri
affrontare serenamente l'inverno con eleganti cappotti sottili che a
lui basterebbero giusto come vestaglia da indossare a ottobre sopra
un pigiama di pile. Come ciò sia possibile
resterà sempre per lui
un mistero.
Naturalmente
nella squadra
di cui fa parte vige un rigido regime di abbigliamento. Alla divisa
il capo tiene molto, e di solito Max è perfettamente
d'accordo con
lui: non ha problemi con la tuta aderente nera, anche se magro
com'è
lo fa sembrare una silhouette di cartoncino, né con gli
anfibi, che,
che sono piuttosto pratici. I guanti di pelle nera danno alla divisa
un tocco elegante che non gli dispiace.
Ma
il cappotto, quello
è un colpo basso.
Se
fosse una recluta, forse
Max avrebbe corso il rischio di una nota disciplinare e avrebbe
indossato un piumino. Il problema è che è un
caposquadra e dunque
ha una certa responsabilità verso le reclute – e a
quanto pare
nelle ultime riunioni è venuto fuori che i capisquadra
devono dare
il buon esempio anche nell'abbigliamento.
Normalmente
l'inverno di
Kanto è tollerabile persino con quel ridicolo cappotto, a
patto di
indossare sotto la tuta una calzamaglia termica, e Max è
sempre
sopravvissuto fino a oggi. Giorno in cui probabilmente
morirà,
perché il capo ha deciso di mandare la sua squadra in
ricognizione
sul Monte Argento in previsione di un'espansione verso Johto.
C'è
la neve sul Monte
Argento.
Probabilmente
sarebbe più
dignitoso da parte sua scavare una buca nella neve come un cane,
rannicchiarsi là in mezzo e lasciarsi morire. Potrebbero
ritrovarlo
tra qualche anno, se il riscaldamento globale procede di questo
passo.
«Non
avete ancora finito?»
urla sperando di non suonare troppo patetico. È quasi certo
di aver
avvertito una nota di supplica alla fine della proprie parole, ma
c'è
sempre la possibilità che il vento l'abbia coperta. Sta
cercando
d'ingannare il freddo camminando in su e giù con gli anfibi
immersi
a mezza caviglia nella neve, cercando di darsi un tono marziale
mentre invece si sente profondamente ridicolo.
«Non
ce la facciamo così
in fretta, capo. Non in meno di due ore.»
Max
incrocia lo sguardo della sua recluta aggrottando un sopracciglio.
Vuoi dire due ore in totale o ancora due ore?,
sta per chiedergli; ma la domanda gli muore in gola quando qualcosa
lo colpisce alla nuca.
«Cosa...»
Ma quando si
volta per difendersi o quantomeno vedere che cosa sia accaduto, una
cosa fredda e bagnata si spiaccica dolorosamente sulla sua faccia e
gli inzuppa il cappotto.
«Mi
si sta gelando il culo,
Max!» urla Ivan fragorosamente saltellando sulla neve.
«Vieni a
giocare quassù, dai!»
Max
lo ha sempre odiato
quell'Ivan. Lo odia molto di più da quando è
diventato caposquadra
(in molto meno tempo di lui, a essere proprio sinceri) e lo sta
odiando in particolar modo ora che la neve fradicia gli gocciola sul
petto e dentro la tuta.
Ma
soprattutto lo odia al massimo quando si accorge che quel maledetto
sta saltando in mezzo alla neve senza cappotto.
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Capitolo 3 *** #8 - Incisione ***
Prompt:
Incisione.
Numero
di parole: 317.
Questi
due sono fatti per
questo genere di storia.
#8
~
Incisione ~
«Te
l'ho mai detto che hai
l'hobby più noioso del mondo, sì?»
«Hm»
risponde Rocco che
non lo sta ascoltando.
Adriano
lo fissa con
insistenza per un po' perché essere ignorato gli
dà un fastidio
pazzesco e Rocco, evidentemente, non sembra avere la minima
intenzione di accorgersene da qui ai prossimi minuti.
«Rocco?»
Con
la massima calma, Rocco
alza il capo dalla recente partita di pietre di Kalos che gli
è
stata recapitata questa mattina e che al momento sta spolverando
delicatamente con un pennello morbido a punta fine.
«Sì... scusami.
Stavi dicendo qualcosa?»
«Se
ti ho mai detto che hai
l'hobby più noioso del mondo.»
«Oh.»
In questo momento,
quel pensiero lo fa sorridere in modo particolarmente ironico.
«Molte
volte.»
«E,
per caso» prosegue
Adriano, che quando è imbronciato e stizzito è
assai più adorabile
che di consueto «Mi hai fatto venire fino a casa tua da
Ceneride per
farmi star qui a guardarti spolverare dei sassi?»
Rocco
apre la bocca per
iniziare un elenco di precisazioni. «Anzitutto, questi non
sono
esattamente...»
Adriano
gli appoggia la mano
sulla bocca con grande autorità. «Rocco»
mormora, e la sua voce è
calma e roca e seducente. «Credo che non ti sia chiaro quanto
poco
ho voglia di sentir parlare di sassi in questo
momento.»
Pensandoci bene, dopotutto,
Adriano ha dalla sua parte delle valide argomentazioni che meritano
di essere prese in considerazione. Riconoscendosi vinto, Rocco
richiude il coperchio sulla scatola e la ripone ordinatamente in
mezzo alla sua collezione prima di andarsene a letto.
Dopotutto
è una bella
fortuna che Adriano nemmeno degni di uno sguardo la sua collezione,
altrimenti avrebbe potuto rovinargli la sorpresa. Se avesse guardato
con troppa attenzione all'interno della scatola, avrebbe persino
potuto accorgersi che in mezzo alle rocce provenienti da Kalos ce
n'era una con incisa la scritta sposami –
ma ci sono dei
vantaggi ad aver l'hobby più noioso del mondo.
No?
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Capitolo 4 *** #10 - Gridare ***
Prompt:
gridare.
Numero
di parole: 245.
Max
qui è identico al
mio ragazzo quando lascio tutto in disordine e lui deve riordinare
casa mia.
#10
~
Gridare ~
Max
non alza mai la voce.
Prima
di tutto, è
fondamentalmente troppo pigro per farlo. Le risorse, del mondo
così
come dell'uomo, sono limitate, e sprecarle per qualcosa di futile
come gridare significa sottrarle a qualcosa di più proficuo.
Secondo,
e forse più
importante almeno da un punto di vista ideologico, è poco
dignitoso.
Gridare significa non riuscire a dar valore diversamente a quanto si
vuole dire, e se non c'è modo di dar valore alle parole a
prescindere dal volume con cui vengono pronunciate, probabilmente la
loro importanza va riconsiderata.
Nemmeno
quando insegnava ha
mai alzato la voce coi ragazzi (sì ha insegnato chimica e
scienze
della terra a scuola per un periodo, subito dopo la laurea. Non che
l'idea lo facesse impazzire, ma il suo commercialista gli aveva detto
chiaro e tondo che bisognava trovare almeno una fonte di guadagno
legale da far risultare nella dichiarazione dei
redditi per
evitare controlli su quelle meno legali, e con la
sua laurea
le scelte erano alquanto limitate). Non sempre funzionava: i ragazzi
di oggi sanno essere dannatamente irrispettosi, specie nei confronti
di un supplente giovane, magrolino e con gli occhiali. Ma nei fatti,
che funzionasse o meno, Max la voce non l'ha mai alzata, e a distanza
di anni ancora ne va fiero.
C'è
da dire che ci sono
occasioni in cui vale la pena fare un'eccezione, comunque.
«Ivan!»
grida Max, sollevando al cielo il pugno che stringe una camicia.
«La cesta dei
panni sporchi!»
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Capitolo 5 *** #11 - Crack ship ***
Prompt:
crack ship.
Numero
di parole:215.
Spero
sia abbastanza
crack per voi!
#11
~
Crack ship ~
«Raccontamelo
ancora una
volta.»
È
la terza volta che
racconta lo stesso episodio, e a dire il vero Elio non pensava che il
professor Kukui potesse essere così lento di comprendonio. O
forse
sta analizzando qualche impercettibile dettaglio che a lui è
sfuggito, chissà. Nel dubbio che sia questa la soluzione,
Elio
prende fiato e ricomincia dall'inizio.
«Il
Team Skull aveva rapito
uno Yungoos...»
«No,
non quella parte. Vai
avanti.»
Ma
vai
avanti
dove?
«Beh,
allora sono entrato a
Poh...»
Kukui
fa con le mani un
gesto che è come dire: passa oltre. Elio
dà in uno sbuffo di
esasperazione perché per la prima volta il professore
è
incomprensibile e lo sta mandando ai matti, e quasi per provocarlo
decide di partire dalla fine. «Beh, alla fine sono entrato
nell'ultima stanza della villa e c'era Guzman seduto su un trono,
e...»
«Ah,
ecco... parti da qui.»
Elio
aggrotta la fronte.
«Da... Guzman in trono?»
Kukui
cinge le mani sotto il
mento e il suo sguardo si perde nel niente con aria persa.
«Sì,
Elio. Da Guzman in trono.»
Elio
è così stupefatto che
non è in grado di reagire e, nel dubbio, comincia
obbedientemente a
raccontare da lì. Gli sembra quasi che Kukui stia
sorridendo, ma col
professore certe volte non si può mai sapere.
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Capitolo 6 *** #13 - Spiaggia ***
Prompt:
spiaggia.
Numero
di parole: 521.
Ambientato
in un universo
un po' più canonico e meno erotico del mio solito, in cui
Ivan e Max
non sono amanti da sempre e non iniziano ad avvicinarsi fino a dopo
la sconfitta di Archeo Groudon/Kyogre/qualcosa.
#13
~
Spiaggia ~
Max
odia il mare.
Odia
il sole.
Prova
solo una leggerissima
forma di tolleranza verso la sabbia.
E
ancora non capisce che
cosa ci faccia qui.
Ivan
è nel suo elemento, e
grazie tante. Sembra un bambino che abbia appena trovato sotto
l'albero il regalo che voleva, tanto che Max non si stupirebbe se a
un tratto gli chiedesse di fare un castello di sabbia assieme.
Che
poi, è questo il
problema. Per quale motivo sono lì insieme? Per quanto Max
si sforzi
non riesce a capirlo. Non ci sono forme primordiali archeorisvegliate
di Pokémon che stanno devastando i mari, gli pare. Sul
giornale non
c'era scritto nulla riguardo a giganteschi meteoriti in rotta di
collisione col loro pianeta, almeno non nelle prime pagine.
Si
schiarisce la voce.
«Ehm... Ivan.»
Niente
da fare. Questa
bestia ignorante sta fissando il rifrangersi delle onde contro gli
scogli con l'aria più idiota che Max ricordi di avergli mai
visto in
faccia. Tossisce deliberatamente.
«Ivan,
che ci facciamo
qui?»
Finalmente,
Ivan acconsente
a distogliere lo sguardo dalla risacca dell'oceano e a deporlo con
magnanimità su di lui. «Beh. Siamo al mare,
no?»
Max
inspira. «Ti ringrazio,
anche se il mare me l'aveva già
suggerito. Quello che volevo
sapere è per quale motivo mi hai fatto venire qui con tutta
quell'urgenza.
Perché
quando stamattina
l'ha chiamato, Ivan sembrava alquanto ansioso. Gli ha chiesto solo di
raggiungerlo il più in fretta possibile sulla spiaggia a
nord di
Verdeazzupoli e Max, figurandosi un enorme leviatano in procinto di
devastare i mari, si è letteralmente precipitato. Solo che
quando è
arrivato le onde si frangevano contro la linea della costa e si
arrampicavano sulla scogliera con candidi spruzzi come pallide dita,
e Ivan, in costume da bagno – costume da bagno! Non certo
l'outfit
più adatto per salvare l'umanità – era
seduto sulla spiaggia con
l'aria più pacifica dell'umanità.
Max
è interdetto. Non sa
che fare, e a dire il vero, per una volta in vita sua, nemmeno cosa
pensare. Non è una cosa che gli capiti di frequente.
«Perciò...
che devo fare?»
Ivan
solleva da terra i
pugni pieni di sabbia e se la lascia scorrere tra le dita, come a
dire che quella sarebbe di per sé una risposta.
«Non lo so. Non ce
l'hai il costume?»
«Certo
che non ce l'ho il
costume! Credevo che stessi per distruggere Hoenn!»
«Ah»
risponde Ivan
piuttosto deluso, e Max, di fronte alla sua delusione, prova d'un
tratto il barbaglio improvviso di un'illuminazione. Forse ha capito
qual è il punto.
«Ivan...»
«Hm?»
«Questo
doveva essere un
appuntamento, giusto?»
Ivan
solleva lo sguardo
dalle dune di sabbia come se gli fosse grato d'aver improvvisamente
compreso l'unica cosa che si era scordato di dirgli per telefono.
«Una specie.»
«Oh»
risponde Max in tono
di profonda comprensione, dopodiché si volta e si avvia a
grandi
passi difficoltosi lungo la spiaggia che lo affonda.
«Dove
vai?» gli urla
dietro Ivan.
Max
ringhia di fronte alla
sua palese stupidità. Sta quasi per pentirsi della sua
decisione, ma
dopotutto ormai ha fatto tutta la strada fin lì,
perciò tanto vale
restare.
«A
comprare un costume,
no?»
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Capitolo 7 *** #17 - Mental health ***
Prompt:
Mental health.
Numero
di parole: 629.
Non
si parla abbastanza
di farmaci e antidepressivi vari e sono molto più
demonizzati di
quanto si dovrebbe. Probabilmente una buona parte delle persone che
conosciamo ne fa uso senza che lo sappiamo (io, per esempio),
più
abitualmente dei FANS o degli analgesici, e forse sarebbe bello
parlarne un po' di più. Anche degli effetti collaterali
più
umilianti.
#
17
~
Mental health ~
Ivan
lo sente che qualcosa
non va, e Max sente che lui lo sente.
Si
sforza, qualche volta.
Cerca di ricordarsi com'era prima, prima, quando
gli bastava
vederlo o a volte sentire soltanto la sua voce, e a dire il vero se
ne ricorda benissimo – non è mica stupido
– semplicemente non è
più così.
Ne
ha parlato col suo
medico. Lui lo ha ascoltato a lungo, educatamente, dopodiché
ha
scosso il capo e ha detto: «Max, tu sei un biologo. Lo sai
come
funzionano gli effetti collaterali.»
Certo
che lo sa, ma questo
non rende le cose più facili o meno umilianti. La sera,
quando Ivan
s'infila accanto a lui a letto e il suo calore lo invade, Max si
ritrova a sperare dentro di sé che non provi a toccarlo e
contemporaneamente che non se ne accorga – del suo
cambiamento e
della sua poca voglia di qualsiasi contatto e di tutto il resto.
Ivan
sa tutto, ovviamente,
perché neppure lui è stupido. Se n'è
accorto. Quando s'infila a
letto, portandosi un giornale o un tablet o qualcos'altro da
guardare, Ivan distende un braccio dal suo lato, Max ci appoggia
pigramente sopra la testa e continua a leggere il suo libro. Passano
le serate così, prima di dormire. Questo tipo di contatto
gli piace
ancora. Sto diventando vecchio, pensa tra
sé per consolarsi
di se stesso: fino a qualche anno fa avremmo scopato tutte le
sere; ma non è vero. Non è
l'età il problema.
A
volte si sforza. Non prova
il minimo bisogno fisico, ma ci sono sere in cui fa quasi violenza a
se stesso e si avvicina a Ivan più per decisione che per
desiderio.
Ivan lo accoglie ogni volta come una rivelazione, e dopo aver
cominciato, tutto sommato, non è poi così male.
Non è che non gli
piaccia più – è che non ne prova
più il bisogno.
Ma
sono rare quelle volte, e
Ivan non fa niente per forzarlo. Della sua comprensione Max gli
è
grato con tutto l'amore del mondo, ma a volte ha un sapore di
compassione, e una sera, col volto affondato nel cuscino, Max
mormora: «Forse dovrei smettere di prendere i
farmaci.»
Non
c'è bisogno di
spiegargli a cosa si riferisca. «Te l'ha detto il
medico?» domanda
Ivan senza distogliere lo sguardo da un video di cuccioli di Skitty
che giocano.
«No.
Ci sto pensando da
solo.»
Ivan
abbassa il tablet. «Ma
stai meglio da quando li prendi.»
Max
affonda ancora di più
la faccia nel cuscino. Non ha voglia di guardarlo.
«Sì, ma... lo
sai. Lo vedi anche tu che non sono più lo stesso.»
«Io
vedo che stai meglio»
ribatte cocciutamente Ivan.
La
sua testardaggine è tale
che Max solleva persino un pochino la testa dal guanciale. «E
che
non ho più voglia di fare sesso te ne sei accorto?»
«Non
sono mica stupido.»
«E
non te ne importa?»
«Certo
che me ne importa»
ribatte Ivan tornando a sollevare il tablet e avviando il video degli
Skitty che giocano. «Ma negli ultimi vent'anni abbiamo fatto
abbastanza sesso per i prossimi venti, perciò posso farmene
una
ragione. Io sono contento di vederti stare meglio.»
Max
rimane interdetto per un
po'. «E per te questo risolve il problema?»
«Lo
risolve fin dove posso
arrivare io» conclude Ivan con l'aria di ritenere chiusa la
questione. «Non sono un medico, Max. Io so soltanto che stai
meglio.
Per tutto il resto troveremo una soluzione.»
Forse
non è una logica
ferrea, ma è la logica di Ivan, e Max ha imparato ormai da
anni che
non può vincerla. Max apre la bocca, la richiude, si
crogiola per un
istante nella sensazione di benessere che lo ha pervaso e si appoggia
alla sua spalla per guardare il video degli Skitty.
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Capitolo 8 *** #19 - Gola ***
Prompt:
gola.
Numero
di parole: 260.
#19
~
Gola ~
Bussano
alla porta nel cuore della notte.
Beh,
forse non è proprio il cuore.
In
realtà manca un quarto
d'ora a mezzanotte, quindi non è tanto tardi in linea
assoluta, ma è
anche vero che sono passati un paio d'anni dal suo giro delle isole,
è più vicino ai trenta che ai venti –
ma non rivelerà mai da
quale lato dei trenta – e gli viene sonno un po' prima
rispetto a
qualche anno fa. Comunque sia è buio, quindi, tecnicamente,
è
notte.
Si
avvicina alla porta a vetri e prova a guardar fuori, ma più
per
accrescere il senso di suspense che per vedere davvero chi ci sia
fuori. Non si vede nessuno, e questo vuol dire che è
arrivato
proprio chi stava aspetando. Un estraneo sarebbe rimasto di fronte
alla porta e la sua silhouette oscura sarebbe spiccata sul vetro
–
ma non vede nulla.
Apre
la porta evitando di far tintinnare i vetri, e Guzman esce dal cono
d'ombra che si spalanca ai lati dell'ingresso e si abbassa il
cappuccio della felpa mentre lo scosta con una spallata per entrare
in laboratorio.
«Buonasera
anche a te» risponde Kukui interpretandolo come un saluto.
«Ehi.
Come andiamo?»
«Piuttosto
bene, grazie. Tu come...»
«Veniamo
al sodo, Kukui» lo interrompe seccamente Guzman gettandosi
un'occhiata intorno. «Mi hai chiamato per un motivo, o
sbaglio?»
Kukui
sospira profondamente. Certe cose non cambiano mai.
«Beh,
non ci vedo nulla di male in qualche sano convenevole»
borbotta tra
sé prima di andare a prendere dalla dispensa una confezione
della
nuova linea esclusiva di CioccoSkitty.
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Capitolo 9 *** #22 - Louche ***
Prompt:
Louche.
Numero
di parole: 287.
#22
~
Louche ~
(disdicevole,
moralmente in dubbio)
La
voce di Ivan rimbomba
echeggiando tra le pareti dello scalo di Portoselcepoli.
«Vieni
fuori di qui!»
Max
non ha bisogno di venir
fuori proprio da nessuna parte, dal momento che ancora non è
a bordo
del sottomarino rubato. Tuttavia aspetta. «Andiamo»
sibila
Ottaviano dalla cambina, facendogli cenno di salire a bordo; alle sue
spalle le reclute hanno l'aria supplice di voler scappare e di non
volersi attardare – ma Max, forse un po' morbosamente, con un
piede
già proteso verso l'interno della cabina, si volta e
aspetta. La
sfida della voce di Ivan è più forte di lui,
troppo forte per
poterle resistere. Le sue vittorie sono più complete quando
c'è
Ivan ad assistervi.
«Max!»
tuona Ivan
irrompendo nel salone attorniato dalle sue reclute. «Che cosa
hai
intenzione di fare?»
Max
ha la sensazione che
questa domanda Ivan se la sia preparata ben prima di vedere quale
fosse la situazione, perché quello che sta facendo gli pare
abbastanza evidente.
«Sto
requisendo un
sottomarino.»
«Max.»
A un cenno di Ivan,
le reclute sono rimaste indietro; Ivan da solo ha proseguito versi di
lui, ma s'è fermato a ua certa distanza, come se temesse,
avvicinandosi di più, di spaventarlo e farlo scappare come
una
bestia selvatica. Allarga le braccia per significare al contempo che
è disarmato e che non intende far nulla di fisico, in un
gesto tanto
ampio che sembra abbracciare l'intero sottomarino. Non ha quasi
parole. «Sei un vigliacco.»
Max
si compiace come se gli
avesse appena rivolto un complimento e sale sul sottomarino. Ottavio
avvia freneticamente la procedura di chiusura e sigillazione del
portellone, ma Max fa giusto in tempo a sporgersi per salutare con la
mano.
«Non
hai bisogno di
adularmi, sai?»
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Capitolo 10 *** #24 - Proverbio ***
Prompt:
proverbio.
Numero
di parole: 224.
Aldo
Giovanni e Giacomo è
uno stile di vita.
#24
~
Proverbio ~
Se
c'è una cosa che Ivan ha
sempre odiato, e Max questo lo sa benissimo, è svegliarsi in
un
letto vuoto. Non che la cosa dovrebbe sorprenderlo, comunque: di
alzarsi in piena notte e scivolar via dal letto prima dell'alba, Max
l'ha sempre fatto da quando si conoscono, e nonostante ciò
Ivan nel
suo letto ce lo ha portato ogni altra volta, perciò Max l'ha
sempre
considerata un po' una tacita esoressione di consenso. Dopotutto, se
non gli andava bene sapeva come evitare che accadesse.
Quando
si sveglia nel buio,
come al solito, Max avverte alla propria sinistra un freddo insolito,
sgradevole – Ivan emette solitamente sufficiente calore da
sostituire una gigantesca borsa dell'acqua calda, e russa, anche.
Stamani, o stanotte, il letto è freddo e silenzioso.
C'è qualcosa
di strano.
Max
si tira su tra le
coperte sfatte e si protende verso il comodino per accendere
un'orrenda abat-jour che era probabilmente in regalo coi punti del
Market. Quando si dipana sulle coperte il cono di luce, il letto
è
vuoto. Max non sa che pensare – potrebbe essere andata in
bagno, ma
in tal caso il materasso non sarebbe così freddo –
ah! C'è un
biglietto.
C'è
scritto: T'ho
fregato, Maxie! A volte dorme più lo sveglio che il
dormiente.
Max
accartoccia
rabbiosamente il foglio nel pugno. «Ma che cazzo di proverbio
è?»
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Capitolo 11 *** #26 - Size difference ***
Prompt:
size difference.
Numero
di parole: 832.
Dedicato
a te che un
giorno mi hai strappata dal letto.
#26
~
Size difference ~
Ivan
è sempre stato un po'
manesco.
Non
violento, perché del
male fisico, più o meno inavvertitamente, non ne farebbe mai
ad
alcuno. Non sarebbe capace.
Il
problema è che, quando
pesi centoventi chili di muscoli e sei tanto più grosso
degli altri
– del tuo ragazzo, per esempio – sapersi regolare
è
incredibilmente difficile. Non ha mai spaccato una bottiglia per
usarne i cocci durante una rissa o roba del genere, ma durante le
sere al pub, mentre rideva con una birra in mano, ha frantumato
più
boccali e bottiglie di quanto gli piaccia ricordare. Ma mica lo ha
fatto mai apposta: il problema è che per risparmiare fanno
questi
vetri così sottili che si rompono solo a guardarli. Non
è mica
colpa sua.
Ma
se dovesse fermarsi a
badare a ogni singolo rischio provocato dalla sua forza, non farebbe
mai niente. Perciò, quando Ivan entra in camera e trova Max
a letto,
immobile nella stessa posizione da ore, con lo sguardo fisso nel
vuoto e rannicchiato il più lontano possibile dalla luce,
agisce
secondo quello che ormai è diventato il suo criterio
d'azione: ai
danni collaterali ci penserà poi. Nel frattempo bisogna fare
qualcosa.
Ivan
spalanca le tende, apre
le persiane per far entrare un po' di luce, Max si tira le coperte
sulla testa e mormora: «Lasciami stare. Oggi non riesco ad
alzarmi.
Ci ho già provato...»
«Invece bisogna alzarsi
tutti i giorni» ribadisce Ivan, che non è molto
portato per le
massime sapienziali, ma almeno questa cosa la sa: non si sprecano i
giorni.
Max
non risponde e non
reagisce, sempre che ci sia ancora Max sotto quel cumulo di coperte.
Allora Ivan senza troppe cerimonie afferra le coperte e tira molto
forte. A dire il vero voleva solo scoprirgli la testa, ma un istante
dopo si ritrova con in mano tutta la biancheria del letto e Max
rimane imbronciato e cupo sul materasso, col pigiama troppo corto che
gli lascia scoperte le caviglie magre. «Ivan!»
«Scusa»
risponde Ivan
senza il minimo dispiacere. «Comunque a questo punto puoi
anche
alzarti. Tanto ormai sei scoperto, no?»
Max
nasconde la faccia sotto
il cuscino per non guardarlo, forse perché gli secca d'aver
gli
occhi rossi e gonfi. «Lasciami perdere.»
Il
suo modo d'obbedire agli
ordini è strappargli dalla faccia il cuscino con la
delicatezza di
un piccolo uragano. Lo tira su dal letto come se sollevasse una
bambola, gli sfila quell'orrendo pigiama da ospedale e ignorando le
sue proteste e i suoi fragili scatti inconsulti lo trascina in bagno,
apre l'acqua e lo scaraventa nella doccia.
Max
ha ancora sufficiente
orgoglio da lavarsi da solo. Nel frattempo Ivan dà fondo a
tutte le
sue scarne doti di casalingo: butta in lavatrice l'orrendo pigiama,
sbarbica quel che resta delle lenzuola e mette a lavare pure quelle.
Ci mette pure l'ammorbidente. Razzola un po' nell'armadio e tira
fuori un brutto pullover sformato ma pulito e dei pantaloni che ai
tempi di suo nonno erano già fuori moda e lo costringe a
indossarli
dopo la doccia. Max stringe le labbra in segno di disappunto.
«Sei
contento adesso?»
«Quasi.
Prima facciamo
merenda.»
Max
borbotta invano qualcosa
riguardo al fatto che la merenda non l'ha fatta mai nemmeno da
bambino. Ivan fruga in dispensa e tira fuori biscotti e bustine da
tè
e per un po' rimangono seduti a tavola in silenzio a sorbire
tè e
sgranocchiare biscotti. Max non lo guarda neppure.
«Ora
posso tornare a
letto?»
«Stasera»
concede
magnanimamente Ivan. «Ora usciamo.»
«Ivan..»
Ivan
gli infila il cappotto
a viva forza, come si vestono i bambolotti, e lo trascina fuori.
Sta
nevicando. A Hoenn non
nevica spesso e quando succede c'è da approfittarne. In
alto, sui
pendii che circondano il vulcano, la neve si accumula in pesanti
cumuli e piega i rami degli alberi.
Arrancano
in silenzio nella
neve. Max borbotta e si lamenta eppure nemmeno una volta propone di
tornare indietro.
Alla
fine succede
l'irreparabile. Seguendolo su un pendio innevato, Max pone un piede
su un cumulo di neve più alto di lui e sprofonda fino al
petto. Ivan
se ne accorge quando sente il suo mezzo grido soffocato. Quando si
volta intravede a malapena i suoi capelli rossi in mezzo alla neve.
«Maxie!»
grida
affacciandosi sulla voragine. «Tutto bene?»
Immerso
nella neve fino alla
gola, Max ha l'aria attonita e bagnata eppure non troppo contrariata.
Lo fissa senza parole come a chiedergli come sia potuto accadere, e
la sua faccia è tanto buffa che Ivan scoppia a ridere.
Max
inizia a ridere a sua
volta. È un suono talmente inatteso che Ivan ne rimane
incantato.
«Ti
stai divertendo?» gli
sfugge. Non voleva interrompere questa strana meraviglia che
s'è
creata, ma la risposta è troppo importante per lui per
potersi
permettere di non chiedere.
«Un
po'» mormora Max in
una grande concessione. «Tutto sommato è meglio
che stare a letto.»
E
poiché questo è il
massimo riconoscimento che Ivan riceverà mai da lui, si
ritiene
soddisfatto come se gli avesse detto grazie.
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