Tra il caldo del sole e il freddo del cuore

di Cesca_Haibara20
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


È mattina presto ma è già tutto in fermento, nessuno si ferma o riposa, come di consuetudine ormai ad Osaka. Il bus che ci sta portando a Shirahama Beach è popolato da persone di ogni genere ma i più giovani siamo noi, soprannominati la Dekusquad.
All'ultimo posto del bus, nel posto centrale, c’è il leader: Izuku, detto Deku; alto all'incirca un metro e settanta dal fisico asciutto ma coi muscoli al punto giusto. Ha i capelli mossi tinti di un verde smeraldo scuro, occhi verdi e brillanti, viso leggermente tondo e lentiggini che lo incorniciano. Indossa una maglietta bianca di cotone a maniche corte, jeans beige, calze bianche a vista e Vans del medesimo colore. È gentile ed altruista, pronto a mettere gli altri al primo posto, sempre sorridente e cerca di essere d’aiuto a più persone possibili.
Alla sua sinistra c’è Asui, detta Tsu; alta un metro e cinquantacinque, piccolina e dal fisico minuto. Ha i capelli lisci, così lunghi che raggiungono la vita, e anch'essi sono tinti di un verde scuro, i suoi occhi sono neri come la notte e molto grandi. Indossa una camicetta tartan viola aperta, sotto una maglietta della medesima lunghezza della camicia, bianca semplice, jeans a zampa d’elefante e Converse nere basse consumate dandogli un’aria vintage. Tsu è una ragazza schietta, senza peli sulla lingua, ma sa anche essere di conforto quando serve. Lei è la persona ideale se si ha bisogno di un consiglio o un parere sincero su qualsiasi argomento.
Situata alla destra di Izuku si trova Ochako; alta un metro e cinquantotto, il fisico per lei è sempre un problema siccome ha una leggera pancetta e le cosce poco più grosse rispetto a quelle delle altre ragazze, ma è questo che la rende più adorabile. Ha il viso tondo, le guance paffute ed i suoi occhi sono color nocciola e dal taglio dolce, con un sorriso altrettanto dolce. Ha i capelli castani e da anni porta un caschetto corto con solamente le punte di essi colorati di un rosa pastello. A coprirle il corpo ha una maglietta rosa pesca con sopra stampato “Strawberry milk” e due fragole, all'interno di una gonna da tennis rosa chiaro, anch'essa tartan, ed ai piedi Adidas bianche. All'inizio può sembrare una ragazza un po’ infantile ed ingenua ma in realtà è abbastanza matura, energica ma anche sensibile. Ha un sorriso gentile per chiunque lo chieda, paziente e, anche se ogni tanto si lascia sopraffare dall'ansia o la preoccupazione, non si abbatte e riesce a trovare la forza.
Nel posto di fianco a me si trova Hitoshi, alto un metro e settantasette come me ed ha un fisico leggermente troppo magro per avere solo vent'anni. Lui dice di stare bene così, ma secondo tutti, mangia troppo poco infatti gli diamo le porzioni di cibo più grandi ma lui non se n’è ancora accorto. I suoi capelli sono tinti di un viola non troppo scuro, lisci, ma non sembrano perché li porta scompigliati o legati in un piccolo codino. Il suo viso è sottile, sfatto, i suoi occhi grigi sono circondati da visibili occhiaie ed ha delle leggeri lentiggini che gli passano sulle guance e sul naso. Per nascondere la sua figura magra oggi ha indosso una maglia a maniche corte nera, la vita è circondata da una cintura nera, pantaloni di leggeri bianchi e ai piedi le mie vecchie Converse bianche. Hitoshi, a differenza del suo aspetto perennemente assonnato, sa il fatto suo e sa farsi rispettare da tutti. Può sembrare un annoiato e disinteressato ma in fondo si diverte con noi ed apprezza molto la compagnia. Non è una cima nel dare consigli ed è un po’ suscettibile ma in compenso è un grande studioso ed è bravo a spiegare argomenti complessi o lunghi da studiare.
Ed infine, accanto a Hitoshi, ci sono io: Shoto. Il mio corpo non è né troppo fisicato e né troppo magro, potrei dire di essere una via di mezzo. Ho i capelli lisci rossi e tinti per metà di bianco con dei ciuffetti che mi coprono il viso. Parlando di ciò; il mio viso è leggermente allungato, i miei occhi sono sottili e di colori differenti, quello sinistro è azzurro ed adornato, se così si può dire, da un’enorme cicatrice causata da un incidente domestico, mentre quello destro è di colore grigio. Il mio modo di vestire è abbastanza differente da quello dei miei amici; porto una maglietta a maniche corte adornata da una catena che mi circonda il collo, inserita all'interno di jeans neri strappati alle ginocchia, intorno ai jeans una cintura larga nera con attaccata varie catenelle, mentre ai piedi semplici Vans nere.
Per quanto riguarda il mio carattere posso dire di non essere l’anima della festa ma ai miei amici piace la mia compagnia e a me piace la loro. Cerco sempre di non essere troppo impulsivo ed esaminare la situazione prima di agire. Nemmeno io sono una cima nel dare i consigli ed ogni tanto prendo troppo seriamente le cose ma, piano piano sto cercando di migliorarmi ed essere un amico migliore per il gruppo.

Siamo diretti a Shirahama Beach per lo stesso obbiettivo e vivremo in appartamenti vicini, visto che in cinque non ci stiamo. Deku, io ed Hitoshi in uno mentre Tsuyu e Ochako in quello accanto.

La voce di un signore cattura tutta la nostra attenzione.

«Dove siete diretti ragazzi? Raggiungete la spiaggia per un lavoretto estivo?»

Chi risponde alla sua domanda è Tsuyu, sempre pronta.

«Siamo diretti a Shirahama Beach, andiamo lì per passare le vacanze e svagarci un po’.»
«Oh, capisco.» annuisce lui. «Anche io sto andando lì.» sorride malinconicamente. «Sto andando a trovare la mia cara moglie in ospedale. Dovete sapere che lei è tanto malata e l’hanno dovuta trasferire per poterle offrire delle cure adatte e dicono anche che l’aria del mare potrebbe aiutarla con la guarigione.»
«Ma è terribile!» esclama Ochako con tono preoccupato. «Pregherò per sua moglie.»
«Ti ringrazio molto signorina.»

Effettivamente, osservando meglio il signore, non sembra essere pratico della capitale come gli altri signori sul bus. Il suo aspetto è davvero trascurato, come se non si lavasse da tempo; i suoi vestiti sono logori, sbiaditi e consumati, per non parlare delle scarpe. Dev’essere dura per lui ogni volta prendere il bus, fare tutta questa strada per andare a trovare la moglie.
In questi casi farebbe comodo tirare fuori la carta “Sono-figlio-di-Todoroki” per poterlo aiutare ma probabilmente non accetterebbe l’aiuto di un ragazzino di vent’anni.
Sospiro.

«Ehi ragazzi!»

La voce di Hitoshi ci richiama tutti a sé.

«Mi ha scritto il proprietario degli appartamenti che abbiamo affittato.»

Comunica alzando il cellulare in modo che tutti possano vedere.

«E che ti dice?»

Domanda curiosa Tsuyu.
Apre la chat e legge il messaggio.

«Il messaggio dice che il condominio dove staremo noi si trova a qualche metro di distanza dalla spiaggia, accanto ad un ostello dove lavora un suo amico, noi potremmo usufruirne come se fossimo clienti dell’ostello.»

Riferisce con aria abbastanza confusa.

«Che culo! Così sappiamo bene come muoverci.»
«In fondo è grazie all'amico di famiglia di Hitoshi se abbiamo avuto questa opportunità unica.»
«Giusto! Com’è che si chiama questo signore? Non ce lo hai ancora detto.» domanda Izuku.
«Il proprietario è Shota Aizawa, è stato lui a proporre ai miei l’idea di farmi passare l’estate in spiaggia. Da quello che ho capito ha un mini condominio di due piani dove ci sono quattro appartamenti. Due per ogni piano.»
«E ci siamo solo noi cinque o ci sarà anche qualcun altro negli appartamenti sopra i nostri?»
«Se non ho capito male condivideremo il condominio con altri cinque ragazzi che lavorano a tempo pieno da due anni nel bar che gestisce in inverno.»
«Che bello! Speriamo siano simpatici!»
Ochako sorride e batte le mani eccitata.
«Lo spero anche io!» concorda Tsuyu. «Magari potremmo uscire con loro ogni tanto.»
«Esatto, se lavorano lì, loro conoscono la zona meglio di noi e più siamo più ci divertiamo.»

Sorrido nel vedere l’entusiasmo dei miei compagni. All'inizio eravamo tutti scettici nel partire perché non ci sembrava un’ottima idea trasferirci lì per tre mesi grazie ai soldi dei genitori di Hitoshi che hanno pagato l’affitto degli appartamenti, ma alla fine siamo stati convinti dallo stesso che non voleva partire da solo.
Mio padre avrebbe potuto pagare per un posto più grande per tutti e cinque, ma non avrebbe mai accettato. Non era nemmeno d’accordo che io sia partito ma mi diverte fare ciò che mi proibisce.
Alla fine siamo abituati a passare l’estate insieme, l’unica cosa che è differente, è il luogo.
Ricordo bene come, qualche settimana prima di partire, Izuku scherzava con Hitoshi su quante ragazze rimorchiare, e alla fine ieri pomeriggio ci ha detto di essersi fidanzato con Ochako.
Guardare tutti chiacchierare così allegramente mi allegra il cuore. Siamo freschi vent'enni che passeranno un’estate di completa libertà prima di decidere quale college frequentare e quale sia il futuro migliore per sé stesso.
Ed io? Cosa farò? Seguirò mio padre e mi butterò in politica o seguirò il mio sogno di illustratore di libri per bambini? Chi lo sa? L’unica cosa che so è che quest’estate me la voglio godere.

Il resto del viaggio verso la spiaggia è stato tranquillo, senza troppi intoppi o traffico, nell'ultimo chilometro si sono addormentati tutti tranne me ed Hitoshi che ci siamo messi a giocare entrambe a Mario Kart oppure leggere un manga tanto per far passare il tempo. Mentre ascolto la musica sento il telefono vibrare, lo estraggo dalla tasca e noto che è un messaggio di mio padre.

Tu in un appartamento con quella gentaglia non ci stai. Io, Fuyumi e Natsuo stiamo arrivando alla casa al mare e tu starai con noi. Non accetto un “no” come risposta.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Sbuffo alzando gli occhi al cielo.

«Che succede?»

Mi domanda Hitoshi vedendomi seccato.

«Il paparino da problemi?»

Lui sa bene il mio rapporto, a dir poco disastroso, con mio padre

«Sta andando con i miei due fratelli alla casa in spiaggia. Mi aspetteranno lì ed io non potrò stare con voi in appartamento.»
«Davvero? Ma avevi detto che non si era arrabbiato per il fatto dell’appartamento!»
«Non si era lamentato semplicemente perché credeva che stavo in un hotel a cinque stelle.» sospiro. «Fuyumi deve aver parlato troppo riguardo la sua contentezza nel vedermi fare una vacanza fuori città ed ora ho le mani legate. Che strazio!»

Prima che il bus si fermasse abbiamo svegliato tutti ed, appena abbiamo raggiunto la fermata, siamo scesi insieme agli altri passeggeri pronti a recuperare i nostri trolley e dirigerci verso la nostra nuova casa per tre immensi mesi.

«Aspettate ragazzi!» li chiamo a me. «Prima di partire devo comunicare una cosa.»
«Dicci Shoto.» mi incita Ochako col suo tono cordiale.
Faccio un profondo sospiro.
«Io, purtroppo, non potrò stare nel condominio con voi.»
«Cosa? Perché?»
«Mio padre si è messo in mezzo… di nuovo. E mi aspetta alla casa sulla spiaggia con i miei fratelli.»
«Questa è una stronzata! Sei ormai un ragazzo di vent'anni grande e vaccinato, non hai bisogno di papà!»
«Credi che non lo sappia? Ho provato a dirglielo più e più volte, mi ha mai ascoltato? No.»
«Allora adesso che facciamo?»
«Ragazzi, facciamo così.» il verde crinito prende le redini della situazione. «Adesso andiamo tutti insieme dove ci aspetta questo Aizawa, lasciamo le valigie nell'appartamento e successivamente accompagniamo Shoto da suo padre. Siamo tutti d’accordo?»
Tutti annuiamo quasi all'unisono.
«Bene.» sorride. «Muoviamoci però perché sto morendo di sete.» aggiunge con una risatina nervosa.

Tutti insieme ci dirigiamo verso il condominio trascinando i nostri trolley lungo il liscio e ardente asfalto.

«Wow… è davvero diversa da casa...»
Mormora Ochako guardandosi intorno con gli occhi da bambina che la contraddistinguono.
«Rilassati Ochako.» la rassicuro prendendola per mano. «Andrà tutto per il meglio e ci ambienteremo in un batter d’occhio.»
«Lo spero davvero.»

Piano piano, il nostro gruppo un po’ sgangherato raggiunge il luogo in questione trovandoci di fronte ad esso un uomo ed un paio di ragazzi accanto a lui che sembra lo stiano ascoltando parlare.
Più ci avviciniamo più riesco a distinguere ogni figura.
L’uomo sarà alto un metro e ottanta. I capelli sono di un biondo molto acceso raccolti in una coda alta, sono talmente lunghi che anche se raccolti finiscono per adagiarsi su una spalla. Il viso sembra abbastanza giovanile, gli occhi sono coperti da degli occhiali da sole bianchi dalle lenti gialle, il sorriso a trentadue denti è incorniciato da piccoli baffetti e un pizzetto.
Ha un’aria cordiale nonostante i suoi vestiti da rockettaro.
Il ragazzo alla sua destra, invece sarà più alto di me di qualche centimetro. Ha i capelli corvini lunghi fino al collo con qualche ciuffo a coprirgli la fronte. Nel vederlo così non si direbbe dalle origini giapponesi. Ha la pelle color caramello, il viso dalla forma ovale, grandi occhi e scuri, talmente scuri che potrebbero risucchiare chi li guarda, ed un sorriso luminoso che quasi sovrasta l’oscurità degli occhi. Per modo di vestirsi ricorda un po’ quello di Tsuyu. Una maglietta bianca larga con una stampa, jeans a zampa d’elefante ed Adidas bianche.
Infine il ragazzo alla sinistra dell’uomo è della stessa altezza del nero crinito. Nemmeno lui sembra giapponese a primo sguardo. Porta un taglio abbastanza corto dietro ma poco più lungo ai lati, palesemente tinti di biondo. Non lo vedo bene in viso perché di profilo ma posso notare il colore ambrato dei suoi occhi, una pioggia di lentiggini sul quel suo naso leggermente a punta ed un sorrisetto furbetto. Tutto ciò che indossa è una camicia grigia a scacchi di qualche taglia più grande, pantaloni cargo neri con svariate tasche e Buffalo nere ai piedi che lo alzano di qualche centimetro.
Come ci sente arrivare l’uomo biondo alza lo sguardo e sorride venendoci incontro.

«Buongiorno! Voi dovete essere i ragazzi di cui mi ha parlato Aizawa, giusto?»

Ci domanda con fare scherzoso e cordiale allo stesso tempo. Alla sua domanda annuiamo tutti.

«È un piacere conoscervi! Il mio nome è Hizashi Yamada, ma datemi pure del tu! Io sono il proprietario della spiaggia e dell’ostello che sta qui di fianco.»
Ci spiega indicandocelo col dito.
«E tu devi essere Hitoshi, giusto?» sorride indicandolo.
«Da cosa lo ha capito…?» domanda confuso.
«Assomigli molto ad Aizawa, si nota che è il tuo padrino. E queste splendide fanciulle chi sono?»
Ochako e Tsuyu ridacchiano ed arrossiscono imbarazzate per poi rispondere.
«Io sono Ochako mentre lei è Tsuyu.»
«Due bei nomi per delle ragazze altrettanto belle.»
Sorride per poi sollevare lo sguardo verso me ed Izuku.
«E voi baldi giovani come vi chiamate?»
«Mi chiamo Izuku.»
«Il mio nome è Shoto.»
«Bene, bene, mi fa sempre piacere vedere facce nuove.» sorride unendo le mani. «Loro due sono Hanta Sero e Denki Kaminari...» li indica con un cenno delle mani. «… sono qui fuori ad aspettare i loro compagni che sono andati insieme ad Aizawa a fare un po’ di spesa, nonostante mangino sempre al ristorante della spiaggia. Se volete entrare a posare le valigie potete tranquillamente farlo, vi possono aprire loro.»
«Davvero?» esclamano le ragazze all'unisono.
«Certo!» sorride e chiama i ragazzi a sé. «Hanta! Denki! Venite qui un secondo?»
«Noi dovremmo anche accompagnare Shoto alla sua casa al mare, lui non starà con noi.»
«Non c’è alcun problema ragazzi, lasciate tranquillamente i bagagli alla reception, poi quando arriva Aizawa gli spiego tutto io.»

Come finisce la frase i ragazzi arrivano di fianco a lui ed io vengo letteralmente folgorato dal ragazzo dai capelli corvini di fronte a me. Non riesco a far a meno di guardarlo. Bisogna ammettere che quando una persona è affascinante, è affascinante.
I due si avvicinano a noi con un sorriso smagliante in volto.

«Wow! Fichissimi quei capelli viola! Ti donano!»

Esclama il biondo vedendo i capelli di Shinso.
Nel vederlo così vicino mi sono appena reso conto che il ragazzo ha una saetta nera tinta ad un lato dei capelli.
Bizzarro come look, ma su di lui sta molto bene.” penso tra me e me con un piccolo sorriso.
Entrambe i ragazzi si presentano a noi e, con la coda dell’occhio, noto Hitoshi che sta letteralmente mangiando Denki con lo sguardo e fortunatamente lui non se n’è ancora accorto.
Si dirigono verso l’entrata seguiti dagli altri ma io rimango all’entrata ad aspettarli.
Hanta mi nota e si avvicina a me incuriosito.

«Ehi, tu non vieni con noi?»

Domanda sedendosi sul muretto di fianco a me. Mi limito ad accennare un “no” col capo.

«E posso chiederti come mai?»

Porto lo sguardo altrove per alcuni secondi indeciso se rispondergli o meno, ma alla fine cedo.

«Mio padre mi aspetta nella casa al mare. Anche se avrei preferito restare coi miei amici.»
Il ragazzo mi osserva con un sorriso furbo in volto.
«Tu sei un Todoroki, giusto? Quindi sei figlio del famoso Enji Todoroki. Ci ho azzeccato, vero?»
Annuisco.
«A vederti a primo impatto non sembri un Todoroki.»
«E cosa mi renderebbe differente?»
«Il tuo modo di vestire. Siete sempre tutti così formali, invece tu sei più easy
«Easy…?»
«Sì.» annuisce. «Mi piace il tuo stile e bella scelta di capelli. Ti donano il rosso ed il bianco.»
«In realtà ho tinto solo la parte bianca, il rosso è naturale.»
Alla mia risposta allarga di poco gli occhi colto di sorpresa.
«Sul serio?» ridacchia. «Be’, ti dona. Davvero!»
«Ti ringrazio...» mormoro giocherellando con la catena al collo. «Chi sono gli altri ragazzi che abitano qui?»
«Siamo tutti amici, si chiamano: Eijiro Kirishima, Mina Ashido e Katsuki Bakugo. Ci conosciamo da una vita ed erano abbastanza curiosi di vedere questi famosi ragazzi da Osaka.»
«Siamo così famosi?»
«Più che altro perché Aizawa ci rimproverava di non sporcare troppo e non creare disordine.» sorride quasi nostalgicamente. «Ci teneva a far trovare tutto pulito al vostro arrivo.»

Annuisco e mentre vedo i miei amici uscire dalla porta principale sento dietro di me una macchina avvicinarsi sempre di più fino a frenare. Mi volto e da un furgoncino bianco, ed abbastanza ammaccato, scendono varie figure. Dal bagagliaio scendono tre figure, mentre dal posto guida ne scendono due.
La prima figura che ci viene incontro è una femminile.
Una bellissima ragazza, alta più o meno, un metro e sessanta si avvicina a noi saltellando allegra. Ha un corpo sinuoso dalle forme poco riconducibili a quelle giapponesi, pelle molto abbronzata con i segni del costume. Ha lunghe treccine che le arrivano al bacino che partono dal marrone e finiscono con un rosa molto accesso, il viso leggermente paffuto, grandi occhi color nocciola, naso leggermente all'insù ed un sorriso incorniciato da stupende labbra anche se sottili. Indossa un semplice top bianco che mette in risalto la sua pelle, shorts a vita alta e scarpe bianche della Visa.
Questa ragazza si avvicina a noi saltellando contenta.

«Ciao Hanta! Ciao Denki! Voi dovete essere i ragazzi nuovi!»

Esclama fermandosi di fronte a noi.

«Piacere di conoscervi, il mio nome è Mina Ashido!»

Sorride e stringe la mano ad ognuno di noi.
Una voce poco cordiale attira la nostra attenzione.

«Invece di non fare un cazzo, come tuo solito, perché non aiuti me ed Eijiro a scaricare la spesa?»

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


La ragazza sbuffa.

«Va bene, va bene, arrivo!»

Alza gli occhi al cielo e si avvicina al bagagliaio del furgoncino dove ci sono anche un ragazzo biondo ed un altro dai capelli rossi che scaricano la spesa.
Un uomo dai capelli neri e dal viso sfatto si avvicina a noi.

«Oh, buongiorno ragazzi. Finalmente siete arrivati. Io sono Shota Aizawa, il proprietario.»

Si presenta a noi.

«È da tanto che aspettate o siete arrivati da poco?»

Denki è il primo ad aprir bocca per tutti.

«Sono appena arrivati, io e Sero li abbiamo accompagnati all'entrata a lasciare i bagagli. Hanno detto che devono anche accompagnare il loro amico Shoto alla sua casa al mare.»

Spiega indicandomi con un cenno della testa.

«Ah, capisco.» annuisce. «Se volete, mentre voi vi sistemate negli appartamenti, io accompagno il vostro amico a casa sua.»
«Ci farebbe un immenso favore!» lo ringrazia Ochako.
«Non c’è alcun problema.»
Volta l’attenzione verso i tre ragazzi coi borsoni tra le mani che si avvicinano a noi e ce li presenta.
«Questi sono i tre restanti ragazzi che condivideranno il condominio con voi: Mina Ashido, Katsuki Bakugo ed Eijiro Kirishima.»

La nostra attenzione cade sui ragazzi che, da come si vedono, sembrano più degli armadi che dei vent'enni.
Il biondo sarà alto un metro e settantanove con le spalle larghe. Porta i capelli all'indietro, il suo viso è magro, i suoi occhi sono di un rosso vermiglio molto acceso e la bocca chiusa in una smorfia annoiata. Indossa una maglietta a maniche corte bianca larga con stampata la scritta “Beverly Hills”, jeans neri e Vans bianche ai piedi.
Il ragazzo accanto a lui sarà alla sua stessa altezza con un fisico molto più piazzato dei nostri. I suoi capelli sono tinti di rosso e tirati su in una sorta di piccola cresta col gel, il suo volto è ovale, anche i suoi occhi sono rossi e, ha una piccola cicatrice su quello destro, come se fosse un taglio, ed un sorriso ampio e luminoso. Ha indosso una semplice maglietta della Adidas grigia a maniche corte, pantaloni nera della medesima  marca e Converse nere basse.

I miei amici si fermano a fare due chiacchiere con i tre nuovi coinquilini mentre io vengo accompagnato da Aizawa a casa dalla mia, disastrata, famiglia.

«Non preoccuparti Shoto.»

La voce di Aizawa rompe il silenzio.

«Come…?»
«Tu portai venire a trovare i tuoi amici quando vorrai e restare quanto vorrai, capito? Anche alla spiaggia, non farti problemi. Solo perché starai con i tuoi familiari non significa che non puoi stare anche coi tuoi amici.»
Sorrido lievemente rincuorato da quelle parole.
«La ringrazio davvero.»
«Non devi ringraziarmi, giovane. Gli amici del mio figlioccio sono i miei amici.»

Anche se non si direbbe molto dal suo viso stanco ed i vestiti che sanno molto di rock anni ‘80, è un uomo molto gentile. Sono felice di essere venuto qui in vacanza, anche se è appena cominciata.

«Ma i ragazzi che abitano lì li conosce da tanto tempo?»

La curiosità mi stava logorando dentro.

«Intendi Denki, Mina, Eijiro, Katsuki e Hanta?» annuisce. «Sì, li conosco da circa tre anni. D’inverno lavorano in un mio bar, mentre d’estate fanno il cambio con altri ragazzi e gli do il permesso di godersi tre mesi di completa libertà. Loro sono venuti da me cercando lavoro e sono stato felicissimo di darglielo visto che si sono rivelati capaci e molto vogliosi di lavorare, solamente è che facevano un sacco di strada coi mezzi per venire e talvolta finivano alle sei di sera, in inverno fa subito buio così mi sono proposto di dargli un tetto dove stare vicino al lavoro per non fargli fare strade pericolose e loro hanno accettato con grande entusiasmo. Sono cinque ragazzi totalmente diversi ma insieme formano un gruppo formidabile. Vedrai che tu e i tuoi amici vi troverete bene con loro, ne sono sicuro.»

Dopo quella chiacchierata breve ma molto piacevole con Aizawa, sono arrivato alla casa maledetta dove passavo alcune mie estati. Le più orribili della mia vita.
Stringo il maniglione del trolley tra le dita, faccio un profondo respiro e mi avvicino alla porta di casa per poi suonare il campanello.
Alcuni secondi dopo la porta si apre e la figura di mia sorella maggiore Fuyumi fa capolino. Io, lei e Natsuo ci passiamo solo tre anni di differenza.

«Ciao Shoto!» mi saluta entusiasta. «Mi dispiace tantissimo per l’improvvisa decisione di papà, ti giuro che io non gli ho detto nulla, ha deciso tutto lui!»
Un pochino mi sento in colpa per aver dato per scontato che avesse spifferato tutto a papà.
«È tutto okay Fuyumi.» la rassicuro con un sorriso. «Sapevo che papà non mi avrebbe lasciato passare un’estate tranquilla.»
«Vieni pure dentro.»
Si sposta dalla porta lasciandomi lo spazio per entrare.
«Dov'è ora la bestia?»
«Natsuo lo ha convinto ad andare con lui a prendere qualcosa da mangiare.»
«Con che macchina siete venuti?»
«Lui con la sua Audi R8, la macchina che usa sempre per spostarsi, mentre io e Natsuo gli siamo venuti dietro con l’Audi S3. Perché?»
Sbuffo.
Ovviamente deve ostentare tutto il suo denaro… molto maturo…” penso col disgusto nelle vene.
«Nulla… ero solo curioso.»
«Papà ti ha lasciato un regalino sul letto di camera tua, perché non vai a guardare?»
«Tu centri qualcosa?»
Mia sorella scuote il capo.
«No. Ha scelto tutto lui.»
Sospiro alzando gli occhi al cielo.
«Con dei regali del cazzo non si può aggiustare un rapporto ormai irrecuperabile.»
«Lo so Shoto, lo so bene.» concorda con me rassegnata. «Ma non possiamo opporci troppo. In fondo è nostro padre...»
«Quello che non capisce è che non può obbligarmi a seguire la sua stessa strada. Io non voglio fare il politico.»
«Fai finta di dargli retta, poi scegli il college che più ti piace. Sei già maggiorenne tesoro, non può costringerti a fare nulla.»
Annuisco ritraendo le labbra.
«Dai, vai in camera a disfare le valigie, piccola peste.» sorride scompigliandomi i capelli.
Sorrido e la stuzzico mentre salgo le scale dirette in camera.
«Da qualcuno avrò preso.»
«Oh, di sicuro non da me signorino

Finisco la rampa di scale ed entro in camera mia. Poso lo sguardo su di essa e sospiro.
Vedere queste pareti bianchi mi mette una tristezza infinita…” poggio il trolley sul letto e noto un sacchetto proveniente da un brand abbastanza costoso.
Lo apro e trovo un biglietto.

Ora sei un uomo Todoroki a tutti gli effetti, devi iniziare a vestirti come un Todoroki.

Alzo gli occhi al cielo ed estraggo i vestiti al suo interno: un maglioncino blu con stampato sopra un orsacchiotto di peluche e pantaloni beige.
Potrai averci messo anche tutte le buoni intenzioni del mondo, ma questo look non fa per me.” penso ripiegando i vestiti. “Li tengo solo perché di sera potrebbe fare freddo.
Scrollo le spalle e li posiziono nell'armadio insieme al resto dei vestiti nella valigia. Sistemo anche il Nintendo DS mettendolo a caricare insieme al cellulare, mi tolgo le scarpe e mi lascio cadere sul letto osservando il soffitto.
Certo che quel Hanta Sero è un tipetto interessante e anche i suoi amici sembrano simpatici, nonostante l’aria poco cordiale di quel Bakugo.
Senza nemmeno accorgermene chiudo gli occhi e mi addormento.

A riportarmi sulla Terra ci pensa la suoneria del mio cellulare. Mi alzo di scatto ancora confuso e disorientato.

«Chi è…?»

Farfuglio ancora assonnato, apro un occhio, allungo la mano verso il cellulare e rispondo alla chiamata.

«Pronto…?»

La voce di Tsuyu mi aiuta a risvegliarmi.

«Ehi Shoto.»
«Ehi Tsu...» mi stropiccio gli occhi. «Che succede?»
«Tra cinque minuti andiamo a mangiare in spiaggia, ci raggiungi tu?»
«Sì...» annuisco. «Mi rimetto le scarpe e arrivo.»
«Bene. Ricordati di portare il costume.»
«Okay...»

Riattacco e sospiro.
Già, mi ero dimenticato che se si va in spiaggia, bisogna anche farsi il bagno.
Anche se un po’ riluttante tolgo i vestiti che ho addosso e li butto nel cesto dei panni sporchi, indosso un semplice costume a boxer nero della Nike, sopra una maglietta nera, e un po’ sbiadita dei Nirvana, pantaloncini neri sportivi dell'Adidas e le solite scarpe.
Vediamo se non hai trovato il nascondiglio, vecchio furbastro.” sorrido tra me e me.
Sposto di poco l’armadio dal muro trovando il mio skate esattamente dove lo avevo lasciato.

«Bingo!»

Lo prendo sottobraccio, recupero il cellulare mettendolo in tasca, esco da camera mia e scendo le scale velocemente.

«Io vado a pranzare coi miei amici alla spiaggia!»

Urlo prima di aprire la porta di casa, ma una mano possente mi blocca per il braccio.

«Dove pensi di andare, giovanotto

Faccio un profondo respiro riconoscendo quell'orribile voce.

«Vado a pranzare con i miei amici alla spiaggia.»
Ripeto.
«Non credo proprio. Io e Natsuo siamo andati a fare la spesa apposta per pranzare insieme, quindi tu non ti muovi da qui.»
Tolgo bruscamente il braccio dalla sua presa.
«Fino a prova contraria io sono in vacanza con i miei amici, nessuno ti ha chiesto di venire e disturbar anche Fuyumi e Natsuo. Quindi, se non ti dispiace, vado a godermi la mia vacanza.»
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Apro la porta ed inizio a sfrecciare sull'asfalto a bordo del mio amato skateboard.
Sorrido godendomi il vento fra i capelli, mi era mancata questa sensazione.
Allargo le braccia sentendomi un po’ Jack Dawson di “Titanic” e pronto ad urlare: “Sono il re del mondo!” ma mi limito a rimanere in silenzio per non farmi odiare già dai vicini.
Sfreccio come una scheggia lungo la strada praticamente deserta che mi porta alla spiaggia ed all'appartamento dei miei amici. Estraggo il cellulare dalla tasca e controllo l’orario: 12:45.
L’una men un quarto? Non è un po’ prestino per pranzare?” penso tra me e me, ma poi realizzo che Izuku ha sempre fame, quindi per lui ogni orario è buono per mangiare.
Sorrido, mi do un paio di spinte coi piedi e in lontananza inizio a scorgere l’appartamento.

Dall'altra parte della strada rispetto a dove alloggeranno i miei amici noto una figura dai capelli neri.
Credo di aver già capito chi è.
Infatti è Hanta Sero, che sta dondolando sui piedi, con indosso una canotta aperta ai lati, un costume giallo senape ed infradito ai piedi. Mi fermo di fronte a lui e lo vedo sorridere.

«Ehi Shoto! Ci hai messo poco ad arrivare.»

Mi saluta con un cenno della mano.

«Sì, non è molto lontana casa mia dalla spiaggia, con lo skate arrivo in una decina di minuti.»

Spiego indicando col pollice dietro di me. Lui annuisce, mi osserva per un attimo e noto che cerca di trattenere una risatina.

«Cosa c’è di così divertente…?»
Domando confuso dal suo comportamento.
«No, niente è che...» non riesce a trattenersi. «Tu in spiaggia vai con le Vans?»
Abbasso lo sguardo sulle mie scarpe, non ci vedo nulla di male.
«Sì… perché, sono vietate…?»
«No, no, certo che no!»
Si lascia sfuggire una piccola risata lasciandomi ammaliato per una manciata di secondi.
Porca troia… la sua risata è così cristallina…
«È che, sai, sono abbastanza insolite. Almeno il costume ce l’hai?»
«Sì, è sotto i pantaloni. Anche se odio fare il bagno...»
«E perché? È la parte più bella della spiaggia!»
«Nessun motivo in particolare...»
«Dai vieni, gli altri ci stanno aspettando.»

Scendo dallo skate tenendolo sotto braccio, Hanta mi prende per il polso e mi trascina dietro di sé dirigendosi verso i vari tavoli sotto ai tendoni della spiaggia dove alloggiano altri clienti, e ci avviciniamo ad uno di essi che è pieno di visi che già conosco.

Hanta mi avvicina maggiormente a sé in modo che camminiamo accanto ed avvicina il viso al mio orecchio.

«Comunque mi piacerebbe vederti sullo skate, chissà se sei più veloce di me.»

Sussurra con un sorrisetto causandomi una vampata di calore che pervade il mio povero corpo.
Raggiungiamo il tavolo dove tutti si sono già sistemati ed hanno delle tenute decisamente più estivi della mia.

«Shoto ma non hai caldo?»

Mi domanda Ochako vedendomi con dei vestiti neri ma io faccio cenno un “no” col capo, effettivamente per me, se non fosse colpa della voce seducente di Hanta che mi fa avvampare, non fa così caldo.
Mina indossa un top bianco senza spalline, che fa intravedere il suo bikini fucsia, ed una gonnellina plissettata con motivo floreale.
Tsuyu porta una maglietta di un verde decisamente fluo ed una gonellina da tennis azzurra.
Mentre Ochako indossa la stessa maglietta e la stessa gonna di stamattina.
Izuku ha indosso solamente una camicetta con stampo hawaiano verde acqua con sotto il costume verde chiaro.
Anche Hitoshi ha una camicetta, ma la sua è bianca con qualche bottone aperto ed il suo costume è nero con delle fiamme viola.
Denki ha una maglietta dei Nirvana simile alla mia ed il costume giallo con tante piccole saette nere.
Infine Katsuki ed Eijiro si sono limitati ad indossare solo il costume, rispettivamente arancione e rosso, lasciando il petto scoperto.

Prendo posto accanto a Tsuyu, metto lo skate accanto alla sedia e poggio la testa sul palmo della mano ascoltando la tavolata chiacchierare allegramente.

«Shoto, quando sei venuto con Hanta ho notato che avevi lo skate sottobraccio. Ci vai da molti anni?»

La domanda di Eijiro attira la mia attenzione facendomi sollevare la testa.

«Eh…? Oh, sì. Ho imparato ad andarci in solitaria quando avevo circa dieci anni e da lì non ho mai più smesso.»

Gli occhi del rosso si illuminano.

«Davvero? Allora ogni tanto potremmo andare allo skate park tutti insieme!» propone. «Voi ragazze sapete andare sullo skate, vero?»
Tsuyu e Ochako scuotono il capo.
«No… noi veramente sappiamo andare sul monopattino e sui pattini a rotelle.»
«Anche io uso i pattini! Io ho quelli con le due ruote davanti e due dietro, un po’ all’antica!» esclama Mina con tono molto più vivace di quanto pensassi.
«Ora che mi ricordo, ragazze, non avevate portato i pattini nella valigia?» domanda Hitoshi.
«Sì, li abbiamo messi dentro ad una sacca.»
«Be’, potremmo andare tutti a fare un giro ogni tanto! Sarebbe divertente.»
«Ed io come vengo? Io non so andare né sui pattini e né sullo skate...» piagnucola Denki.
«Abbiamo provato ad insegnarti ad andare in skate ma hai mollato subito.»
«Perché qualcuno mi ha dato una spinta quando avevo appena imparato a salirci!»
«Se avessi ascoltato le mie dritte, brutto coglione, non saresti caduto nemmeno una volta.»
«Kacchan, mi hai spinto contro il marciapiede, era ovvio che lo skate si sarebbe fermato e sarei caduto di faccia!»
«Chiamami Kacchan ancora una volta e passerai l’estate in un letto d’ospedale!»
Il biondo si alza dalla sedia ma Eijiro posa una mano sul suo braccio e cerca di calmarlo.
«Andiamo, Katsuki, non c’è bisogno di prendersela per così poco, e poi, ci stanno guardando tutti...»
Katsuki fa un profondo respiro e si rimette a sedere.
Incredibile come sia riuscito a calmarlo in modo così rapido. Avrà qualche sorta di superpotere…?
«Comunque Denki, se ti serve qualcuno che ti insegni, posso farlo io.»
«Davvero?!» esclama entusiasta. «Lo faresti?»
Hitoshi scrolla le spalle come se fosse una cosa normale.
«Certo. Se no, non mi sarei proposto, sbaglio?»
«Sei un tipo troppo forte! Batti qui!»

Denki alza un pugnetto verso il ragazzo aspettando che lo batta, ed appena lo fa, sorride felice come se fosse già consapevole di essersi guadagnato un nuovo amico.

Improvvisamente una voce adulta si intromette alla nostra conversazione.

«CHI VUOLE UNA BELLA FETTA DI MELONE CON IL PROSCIUTTO?»

Tutti ci voltiamo e vediamo Hizashi che sorregge un enorme vassoio con sopra tante fette di melone circondate da una fetta di prosciutto, seguito da Shota che porta con sé bottiglie di Coca-Cola, Sprite, Fanta ed acqua.
Katsuki è il primo che si lamenta.

«Ehi! Siamo tutti maggiorenni, la possiamo bere una birra, mica moriamo!»

Hizashi sorride tra sé e sé e finisce di versare il tutto sulla tavola.

«Vuoi la birra? Okay, sono 771,17 yen.»
«Cosa?! Devo pagare?»
«Certo. Non è compresa tra le bibite sulla tavola, quindi è un costo in più.»
«Ma io non ho un soldo!»
«A me poco importa.» scrolla le spalle. «Se vuoi la birra paghi.»
Passano alcuni momenti ed infine Katsuki apre bocca.
«Passami quella bottiglia di Coca-Cola va...»
Hizashi sorride soddisfatto per poi rivolgersi a tutti noi.
«Se avete bisogno di altro, venite tranquillamente alla cassa o al bar a chiedermelo, okay? Non fatevi problemi di alcun genere. Adesso vi lascio pranzare in pace, buon appetito.»
«Grazie, buon appetito!»

Il pranzo procede tra sorsi di bibite, fette di melone e risate.
In 10 ci siamo finiti tre meloni, svariate bottiglie e chili di gelato.
Questi ragazzi di Shirahama sanno il fatto proprio quando si tratta di mangiare tanto ed in compagnia.” penso osservando il tavolo completamente vuoto ed i miei amici che si tengono la pancia.

«Alla faccia della scorpacciata...» mormora Ochako. «Non ho mai mangiato così tanto melone in tutta la mia vita.»
«Concordo...»
Si accoda Hitoshi coprendosi con la bocca qualche rutto.
«Allora sfigatelli di Osaka, chi ha voglia di farsi un bagno?»
Propone Katsuki alzandosi dalla sedia come se non avesse mangiato l’ira di Dio.
«Nuotare ora dopo tutto quello che abbiamo mangiato? Non è pericoloso?»
Domanda Izuku un po’ preoccupato, alla sua domanda il biondo ridacchia.
«Non sarai mica così ingenuo da credere a quella storiella che bisogna aspettare tre ore prima di fare il bagno, vero? Lo sanno anche i sassi che è una leggenda!»
«Izuku stava solo chiedendo, non c’è bisogno di fare così tanto i superiori.»

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Hitoshi parte alla carica pronto a difendere Izuku.

«Sentite: noi andiamo a farci il bagno, se volete seguirci bene, se no restate pure qui a fare le mammolette.»
Taglia corto alzandosi e dirigendosi verso i lettini a loro dedicati seguito da Eijiro che gli parla.
«Non fateci tanto caso.» si scusa Mina con tono gentile. «Lui fa sempre così con tutti, vedrete che vi ci abituerete.»
«Comunque possiamo tranquillamente fare il bagno, davvero, non succede niente.» ci rassicura Denki. «Vi va?»

I miei amici si guardiano per alcuni secondi, scrollano le spalle e si alzano anche loro con Mina e Denki di fronte a loro. Ed io? Io rimango qua, odio fare il bagno.
Perché quando si è in spiaggia bisogna anche fare il bagno…?” penso con un sospiro.
Sento la sedia accanto a me, dove prima stava Tsuyu, spostarsi, volto lo sguardo e vedo Hanta sedersi accanto per poi poggiare il viso sui palmi delle mani.

«Niente bagno?»

Domanda innocentemente.

«Non amo stare troppo a mollo…»
«Ah, capisco.»
Annuisce tenendo lo sguardo di fronte a noi, ovvero dove sta la spiaggia.
«Se tu vuoi andare a farti una nuotata con i tuoi amici a me sta bene, non mi offendo.»
«Io non vado se non vieni tu.»
«E perché…? Non voglio che tu ti priva del divertimento a causa mia.»
«Nemmeno io voglio che ti priva del divertimento.»
Il ragazzo si alza di fronte a me e mi tende la mano.
«Allora, vieni a nuotare con me?»
Devo ammettere che il suo gesto mi ha lasciato abbastanza sorpreso e rimango ad osservare la sua mano non sapendo cosa fare.
«Se la tua preoccupazione è che ti rubino lo skate, puoi stare tranquillo, lo lasciamo ad Hizashi e non te lo toccherà nessuno.»
«È solo che...» giocherello con una ciocca di capelli. «Io non sono nemmeno un asso nel nuoto...»
Mento inventandomi una scusa qualsiasi.
«E che problema c’è? Nemmeno io lo sono!» ridacchia lui. «Dai, vieni con me!»

Hanta mi coglie di sorpresa prendendo il mio skate e lo porta di corsa al baretto dove si trova Hizashi che lo nasconde dietro al bancone facendogli il pollice in su. Il ragazzo torna da me col sorriso sulle labbra e prende entrambe le mie mani facendomi sollevare dalla sedia.

«Il tuo skate è al sicuro, ora sei liberissimo di stare a mollo nell’acqua quanto vuoi.»

Circonda il mio collo col suo braccio e mi porta con sé verso la spiaggia dove ci sono alcuni nostri amici sui lettini ed altri a giocare vicino alla riva.

«Che fate ragazzi?» ci domanda Mina mentre si spalma la crema sulle braccia. «Andate in acqua o rimanete con me, Hitoshi e Denki a prendere il sole?»
«Prendo il sole!»
Mi affretto a dire mettendomi sul lettino che sta tra Denki e Mina. Poso lo sguardo su Hanta e noto che sospira preso in contropiede dalla mia risposta. Sia io che lui ci togliamo i vestiti rimanendo in costume, ma al contrario suo, io rimango sul lettino con le gambe al petto ad osservare gli altri nuotare e giocare tra di loro.

«Come mai non ti va di farti una nuotata?»

Mi domanda Denki risvegliandomi dal mio stato di trance.

«Hai la fobia dell’acqua o qualcosa del genere?»

Volto la mia attenzione verso di lui e mimo un “no” con la testa.

«In verità non è che non mi piaccia nuotare o abbia paura dell’acqua, semplicemente non sento tutto questo bisogno.»
È anche colpa di quell'incidente se io non ho più così tanta voglia di avvicinarmi al mare come prima. Non ne ho paura, è solo che dopo un po’ sento il bisogno di uscire.

Anche se, devo ammetterlo, osservare gli altri nuotare o schizzarsi non è così divertente come stare in mezzo a loro. Sospiro. Non avrei immaginato di vedere Katsuki sorridere, sembra un ragazzo così serio e pieno di sé.

Una ventina di minuti dopo anche Mina e Denki si sono uniti ai loro amici lasciando me ed Hitoshi da soli. Ochako ed Izuku hanno cercato di farci venire incitandoci ma noi abbiamo sempre rifiutato.

«Oi, mi sto annoiando, hai voglia di un gelato?»

Domanda Hitoshi mettendosi seduto sul lettino.
Annuisco.

«Vieni con me a prenderlo?»

Scrollo le spalle.

«Okay.»

Indosso le scarpe mentre lui le infradito ed insieme ci dirigiamo al bar, dove c’è un sacco di gente. Interminabili minuti dopo arriva il nostro turno e lascio che sia Hitoshi a parlare.

«Ehi ragazzi!» ci saluta Hizashi. «Di cosa avete bisogno?»
«Ci puoi dare due cornetti al...» si volta verso di me. «Alla panna ti va bene?»
«Sì, sì.»
«Okay.» porta la sua attenzione verso l’uomo biondo. «Due cornetti alla panna.»
«Perfetto, due cornetti in arrivo!»
Si avvicina al freezer attaccato al bancone del bar ed estrae due cornetti della Algida alla panna e ce li porge.
«Ecco a voi.»
«Grazie mille, Hizashi. Quanto sono?»
«Non preoccupatevi, offre la casa.»
«Sei sicuro? Se c’è da pagare, paghiamo.»
«Fidati di me, offre la casa.» ci fa l’occhiolino. «Siete come dei figliocci per me ed Aizawa, andate pure.»
«Oh...»
Io ed Hitoshi ci guardiamo un po’ confusi, ma alla fine non replichiamo.
«Okay, allora grazie mille.»
«Di nulla ragazzi.»

Hitoshi mi passa uno dei due cornetti e li togliamo dagli involucri di carta prima di tornare ai nostri lettini.
Ci mettiamo nuovamente seduti e ci gustiamo i nostri gelati.
Sorrido e chiudo gli occhi gustandomi questa sensazione. Era da anni che non mi sentivo così libero, così spensierato, così me stesso. Stare sempre in casa con quel cane rabbioso non mi ha mai fatto bene e finalmente ho la possibilità di allontanarmi da lui e fare ciò che ho sempre sognato. Non mi importa se c’è anche lui questa estate, perché questa è la mia estate, questa è la mia vita.
Quando riapro gli occhi vedo Ochako raggiungerci insieme ad Eijiro, che appena ci vede col cornetto in mano, le vengono gli occhi a cuoricino.

«Oooh! Dove l’avete preso?»

Domanda con aria sognante.

«Al bar.» spiega semplicemente Hitoshi come se fosse ovvio. «Abbiamo fatto la coda, gli abbiamo chiesto i gelati e ce ne siamo andati.»
«Non ve li ha fatti pagare?»
Entrambi neghiamo.
«No, effettivamente no. Io e Shoto eravamo convinti che ce li avrebbe fatti pagare ma, invece, ce li ha dati e ci ha detto: “Offre la casa, siete come dei figliocci per me ed Aizawa.”.»
«Probabilmente ci tratta così solo perché ci sei tu.» scherza Ochako.
«In verità no, fa così anche con noi. Ci ha presi in confidenza sin da subito.» si confida il rosso. «Gli piace stare coi ragazzi, la fa sentire ancora giovane.»
Ridacchia Eijiro.
«Ragazzi, avete visto se c’è anche quello tutto rosso con l’interno bianco?»
«Non lo sappiamo, noi abbiamo preso i coni alla panna. Vai a chiederglielo, no?»
«Mi accompagni Eiji?»
Domanda facendogli gli occhi dolci.

Dal canto suo, il rosso ridacchia ed acconsente ad accompagnarla prendendosi anche lui un gelato.

Il resto del pomeriggio lo passo così, a mangiare gelato ed ad osservare gli altri fare il bagno. In fretta si fanno le cinque e mezza ed io sento il cellulare suonarmi dalla tasca dei pantaloncini, lo estraggo e rispondo senza nemmeno controllare chi mi chiama.

«Pronto?»

Dall'altro capo la voce è impostata, possente, impossibile non riconoscerla.

«Shoto dove minchia sei?! È tutto il giorno che non ti fai sentire!»
Alzo gli occhi al cielo seccato.
«Sono in spiaggia e quindi? Non puoi controllarmi, non ho cinque anni.»
«Non azzardarti ad usare questo tono con me signorino
«Mi hai chiamato solo per peggiorarmi l’umore? No, perché se è solo per questo direi che puoi anche riattaccare.»
«Resta lì dove sei, sto venendo a prenderti e rimarrai con noi per il resto della sera.»
«Sai che c’è papà? Io dico di no.»
«Come?»
«No. Non puoi costringermi a stare tutta la sera a casa con te, soprattutto se non ci voglio stare. Io sono in vacanza con i miei amici.»
«Tu mi avevi detto che stavi in un hotel a cinque stelle non in un locale fatiscente ammassato con i tuoi amichetti.»
«Prima di tutto: non è fatiscente ma è un bellissimo condominio. Secondo: non saremmo stati tutti nello stesso appartamento, ma noi ragazzi in uno e le ragazze in quello accanto.»
«Non me ne frega un cazzo, Shoto. Tu starai con noi ch-...»
Improvvisamente la voce di papà viene interrotta da una femminile, probabilmente Fuyumi.
«Ti do dieci minuti per ritornare a casa, se arrivi in tempo ti do il permesso di uscire la sera, se tardi anche solo di un minuto rimarrai bloccato in camera tua.»

Non mi da nemmeno il tempo di replicare che mi riattacca in faccia.
Stronzo!” sbuffo.
Mi vesto velocemente sotto gli occhi confusi di Eijiro, Hitoshi e Ochako.
«Scusate ragazzi ma devo scappare a casa.»
«Problemi in Paradiso?»
«Più che Paradiso, io lo chiamerei Inferno.» commento. «Se ve lo chiedono, sono dovuto scappare a casa perché hanno bisogno di me.»
«Qual è il motivo vero?»
«Devo essere a casa tra dieci minuti, se arrivo in tempo mi da il via libera, ma se faccio tardi mi chiude letteralmente in camera per tutta la sera.»
«Allora è meglio che corri.»
«Ci sentiamo!»

Raggiungo a falcate veloci il bar, mi faccio ridare lo skate e dopo averlo ringraziato corro via dalla spiaggia saltando sul mio “mezzo di trasporto” aumentando sempre di più la velocità.
Guardo più volte lo schermo del cellulare per tenere sotto controllo l’orario e non fare tardi.
Non voglio rimanere bloccato in quella casa come un animale in gabbia, sono grande abbastanza per prendere le mie decisioni. Quando si renderà conto che io non sono più un bambino e che non prenderò le sue impronte?
I pensieri nella mia testa corrono veloci tanto quanto il mio skate, ogni tanto volto la testa indietro per vedere se qualcuno del gruppo mi segua.
Senza rendermene conto, in una frazione di secondo perdo il controllo e tutto intorno a me diventa buio.
Dolore.
Riapro piano piano gli occhi e realizzo di essere a terra.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


«Porca troia...»

Mugugno alzando il viso da terra cercando di riprendermi.
Guardo dietro di me e noto un sasso grosso quanto il palmo della mia mano, le ruote devono essere incappate su questo.
Non devo perdere tempo!
Mi rialzo velocemente recuperando lo skate ma in quell'istante provo un forte dolore, abbasso lo sguardo verso le mie gambe e realizzo di essermi sbucciato il ginocchio e che perde sangue.
Merda! Così non va…!” penso.
Sento la guancia bruciarmi e capisco che mi sono graffiato anche lì.

«Potrà mai andare peggio di così…?»

Sospiro, mi metto l’anima in pace e, piano piano, raggiungo casa mia.

Arrivo, ovviamente in ritardo, busso alla porta e la prima che si palesa è Fuyumi, che appena mi vede le viene un infarto.

«Oh, eccoti Shoto! Come-...»
La sua faccia da sorridente passa a preoccupata e si abbassa alla mia altezza per guardarmi meglio.
«Oh mio Dio! Cosa ti è successo Shoto? Come ti sei fatto tutti questi graffi? Guarda il tuo povero ginocchio, perdi sangue!»
Abbasso lo sguardo dispiaciuto per averla fatta preoccupare.
«Stavo tornando sullo skate per fare prima… ma sono sbattuto contro un sasso e sono caduto...»
«Oh, Shoto...» mi accarezza la guancia sana. «Vieni dentro, adesso ti curo e passa tutto.»

Prende la mia mano e mi aiuta a camminare facendomi tenere il ginocchio ferito piegato verso l’alto in modo da non farmi sforzare troppo. Insieme a lei raggiungo la cucina, mi metto seduto su uno sgabello della cucina a penisola e poso la testa su una mano.
Fuyumi recupera un panno bagnato, vari cerotti, una confezione di cotone idrofilo e una boccetta di disinfettante.

«Ora stai fermo, okay? Brucerà al quanto, però se non disinfettiamo ti verrà un’infezione.»

Si raccomanda imbevendo un po’ di cotone nel disinfettante.

«Vai pure, tanto non farà male.»
Mia sorella sorride divertita dalla mia reazione, anche se in realtà, ho un po’ paura di quanto bruci.

Avvicina lentamente il cotone sul ginocchio, stringo i denti ma cerco di distrarmi guardando dei video sul cellulare che è rimasto, a mia sorpresa, illeso. Ringrazio mentalmente la protezione sullo schermo e la cover.
Una sensazione di bruciore mi parte dal ginocchio salendo a chissà quanti chilometri orari verso il mio cervello.

«AHIA! Ma che sei cretina?! Mi fai male!»

Piagnucolo ed alzo il ginocchio portandomelo al petto.

«Stai fermo Shoto.» prende delicatamente il ginocchio tenendolo alla sua altezza. «Non sei stato tu a dire che non avrebbe bruciato?»
Scherza.
«Sì, ma non pensavo si sarebbe sentito così!»
Replico in mia difesa.
«Su, su, fai il bravo.»

Una decina di minuti dopo applica un cerotto grande sul ginocchio mentre un paio più piccoli sulla guancia.

«Ecco fatto.» sorride soddisfatta. «Ora puoi anche andare in camera a riprenderti un po’ dalla caduta.»
«Tanto non potrò uscire...» mormoro. «Sono arrivato più tardi di dieci minuti.»
«Dammi qualche minuto e provo a parlare con papà, okay? Magari riesco a fargli cambiare idea.»
«No, non fa niente.»

Scendo dallo sgabello, prendo lo skate uscendo dalla cucina e come mi avvicino alle scale mi scontro con mio padre.

«Finalmente a casa Shoto.» osserva la mia figura per alcuni secondi. «Che ti è successo alla faccia?»
Non gli rispondo.
«Che ti è successo alla faccia?»
«Ho urtato contro contro una porta.»
«Non scherzare che non sono dell’umore, che ti è successo alla faccia?»
«Non sono affari tuoi, ho vent’anni, non devo dirti più niente.»
«Non tirare troppo la corda, Shoto, sono stato fin troppo paziente con te.»
«Mi interessa ben poco, tanto per stasera hai ottenuto quello che volevi: tenermi bloccato in casa.»

Senza nemmeno guardarlo negli occhi salgo le scale,  entro in camera, butto distrattamente lo skate accanto l’armadio e sbatto la porta.

«DANNAZIONE A ME ED AL MIO VIZIO DI NON GUARDARE MAI AVANTI! NON CI VOLEVA!»

Urlo sbattendo entrambe i pugni contro il muro.

«Se solo fossi stato più attento...»

Sospiro e mi lascio cadere sul letto col cellulare in mano, apro la chat con Hitoshi e decido di avvertirlo. Apro la fotocamera, mi faccio una foto alle parti “compromesse” del mio corpo per poi mandargliele.
Foto.jpg
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Che cazzo ti è successo? Chi devo picchiare?
Se proprio vuoi picchiare qualcuno, picchia me.
Te? Perché?
È colpa mia se mi sono fatto questi graffi.
Alla faccia dei graffi, dal cerotto si vede il segno del sangue.
Eh va be’, non è chissà che cosa.
Ma come ti sei fatto così male?
Sono caduto…
AHAHAH! Che pirla!
Ridi pure ma questa sera non esco…
Sei arrivato in ritardo?
Col ginocchio che perdeva sangue non riuscivo a stare sullo skate così sono dovuto andare a piedi, per di più piano, e sono arrivato in ritardo.
Che sfiga… e il vecchio che ha detto?
Un cazzo, mi ha chiesto solo come mi sono fatto male ma non gli ho voluto rispondere. Non ho voluto nemmeno che Fuyumi gli parlasse per fargli cambiare idea, mi è passata la voglia di uscire.
Sei sicuro? Se vuoi dico agli altri di venire a casa tua e vediamo se lo convinciamo a passare la serata lì con te.
Parli come se non lo conoscessi mio padre…
Lo so, però ci sono i tuoi fratelli, magari con loro è più comprensivo.
È inutile e lo sai bene, risparmia le energie per stasera.
Okay…
Divertiti anche per me, va bene?
Ma quindi non ceni neanche con noi?
Purtroppo no. Sono bloccato qui peggio di Rapunzel…
AHAH!
Quasi quasi riesco a vederti affacciato alla finestra con i tuoi lunghissimi capelli metà rossi e metà bianchi. Ahah!
Scherza di meno, che tu hai una ricrescita immensa.
Domani devo rifarmeli con l’aiuto di Ochako.
Ah, ecco.
Allora che facciamo? Ci sentiamo dopo?
Mandami dei messaggi oppure ci sentiamo quando tornate in appartamento.
Va bene, ci sentiamo dopo!
A dopo.
 
Sospiro e poso il cellulare sul comodino accanto al letto.
Come primo giorno è stato abbastanza immenso, eh?” penso con un sorrisetto tra me e me. “Certo, passare la prima sera bloccato in camera non è il massimo, ma almeno il pomeriggio l’ho passato coi miei amici.

Mi spoglio riposizionando nell'armadio il costume e la maglietta rimanendo in pantaloncini, apro la finestra per far passare un po’ d’aria, stacco il Nintendo DS dal caricabatterie, inserisco il gioco di “Mario E Sonic Ai Giochi Olimpici Invernali 2010” e ricomincio, per l’ennesima volta, la modalità storia per far passare il tempo.

Il tempo vola come niente e qualche ora dopo sento qualcuno bussare alla porta.

«Chi è?»

Domando con la voce alta ed abbassandomi le cuffie.

«Sono il tuo fidanzato, Izuku.»

Sorrido divertito.

«Entra coglione.»

La porta si apre e si scopre la figura di mio fratello Natsuo.

«Chi hai creduto vero?»
Domanda ridacchiando.
«Brutto coglione, lo sai benissimo che Izuku è etero.»
«Sì, però a te un po’ piaciucchia, ammettilo.»
Alzo gli occhi al cielo col sorriso in volto.
«Che sei venuto a fare qui?»
«Sono salito per dirti che è pronto la cena, scendi con noi o vuoi che ti porto il piatto il camera?»
«No, mi metto la maglietta e scendo subito.»
«Va bene allora.»

Spengo il Nintendo, scendo anche se un po’ a fatica dal letto ed estraggo da esso una maglietta a maniche corte nera con stampato sopra un teschio per poi indossarla.

«Vedo che indossiamo capi sempre più allegri, eh?»

Commenta Natsuo sarcastico.

«Sono il ritratto dell’allegria, non vedi?»
Scherzo stando al suo gioco.

La cena l’ho trascorsa come se fossi stato ad Osaka invece che in vacanza: io e mio padre non ci parliamo, anche chiedergli di passarmi il sale mi fa venire il voltastomaco, così finisce sempre per parlare Fuyumi cercando di coinvolgere anche me e papà. Ammiro come lei ci provi sempre di più ad unire la nostra famiglia, ma per me non c’è più niente da aggiustare, niente di cui parlare, siamo come il Polo Sud ed il Polo Nord.
Così, appena finita la mia porzione, ho ringraziato mia sorella, ho posato tutto nel lavandino e me ne sono tornato silenziosamente in camera mia sotto lo sguardo di tutti.
Non vedo l’ora che sia domani mattina, qua rischio una crisi di nervi.” penso riportando la mia attenzione sul Nintendo.
Do un’occhiata veloce al cellulare notando che Ochako mi ha mandato una foto, la apro e scopro che hanno mangiato tutti insieme la pizza.
Almeno loro si stanno divertendo tutti insieme…
Sbuffo e riprendo a giocare
Verso le nove ricevo una videochiamata da un numero sconosciuto.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


«Chi è che mi cerca…?»

Rispondo alla videochiamata e rimango sorpreso dalla persona che si trova dall'altra parte dello schermo.

«Ciao Shoto!»

Il ragazzo mi saluta con un grande sorriso.

«Ciao Hanta...»
«Ho saputo dagli altri che non stasera non puoi uscire e che ti sei anche fatto male.»
Il suo tono sembra quasi preoccupato.
«Sì, mi sono distratto e sono caduto dallo skate, ma nulla di che.»
«Io e gli altri stiamo andando verso la sala giochi.» Hanta solleva il cellulare in modo che tutti possano vedere con chi sta parlando. «Ragazzi, guardate chi c’è!»
«Ciao...»
Bofonchio muovendo timidamente la mano. Fingere allegria non è proprio il mio forte.
Come le ragazze mi vedono dall'altra parte della telecamera, cercano di rubare il cellulare ad Hanta.
«Dammi un attimo il tuo cellulare.»
«Perché Mina? A che ti serve?»
«Passamelo e basta!»
«Sì, ma non c’è bisogno di provare a frustarmi con le tue trecce!»
Il viso delle ragazze fa capolino e mi sommergono di domande visibilmente preoccupate.
«Ciao ragazze.»
«È vero che sei caduto dallo skateboard?»
«Sì, Tsu.» mi gratto la nuca. «Ma non è stato nulla di grave, sto benissimo.»
«Dal cerotto che avevi sul ginocchio a me non sembrava! Mi raccomando di cambiarlo se si sporca, okay? Al massimo metti delle garze.»
Ridacchio un po’ imbarazzato dalla premura di Ochako nei miei confronti.
«Menomale che non ti è successo niente!» interviene Mina. «Per farti una sbucciatura del genere dovevi andare davvero veloce. Okay che volevi andare il più velocemente a casa ma potevi farti male!»
«Lo volete lasciare stare sì o no?! Lo state soffocando con le vostre apprensioni, non è morto nessuno per una sbucciatura al ginocchio!»

Una voce fuoricampo maschile, credo sia quella di Katsuki si fa largo tra le ragazze e recupera il cellulare di Hanta.

«Grazie bro

Hanta ringrazia il suo biondo amico riavendo il suo telefono indietro.

«Effettivamente lo scopo della mia telefonata era un altro, non era quello di farti sommergere di domande.» ridacchia. «Visto che stiamo andando alla sala giochi ho voluto portarti con noi anche se non ci sarai fisicamente! Come ti sembra come idea?»
«Quindi mi stai dicendo che vuoi stare in videochiamata con me per tutta la serata per non farmi sentire escluso?»
«Affermativo! Ho anche portato il powerbank nel caso si scaricasse la batteria.»
«Grazie, ma-...»
«Ah ah ah!» mi zittisce. «Niente “ma” tu stasera passerai la serata con noi e ti divertirai anche un sacco!»

Tanto sono comunque chiuso qua dentro, non posso fare altro.” sorrido e scrollo le spalle lasciandolo fare.

La prima sera di vacanza è passata così velocemente che nemmeno me ne sono accorto. Sono stato in videochiamata dalle otto e mezza di sera fino all'una di notte e non riuscivo a smettere di ridere alle bravate che combinavano. Denki e Hanta hanno uno spirito di competizione davvero potente, ma mai potente come quello di Katsuki. Se lui si impunta e decide di vincere, vince a tutti i costi.
Un po’ invidio la sua temeraria e tenacia.
Izuku e Ochako sono stati un po’ in disparte e ne hanno approfittato per passare del tempo tra di loro e la cosa mi ha fatto tanta tenerezza.
È raro che io rida ed è stato raro vedere anche Hitoshi ridere, di solito noi siamo i “seri” del gruppo.
Sono rimasto in videochiamata anche quando stavano ritornando agli appartamenti ed Hanta ne ha approfittato per darmi la buonanotte, cosa che mi ha causato, nuovamente, una vampata di calore in tutto il corpo.
Forse devo farmi controllare.
Quella stessa sera sono crollato come un sacco di patate, stanco a causa del viaggio, del caldo e della botta che ho preso a causa della caduta.

I primi giorni successivi al nostro arrivo sono andati nello stesso modo: colazione in spiaggia, in giro per i negozi, pranzo in spiaggia, pomeriggio a fare il bagno, cena alla spiaggia ed infine alla sala giochi. È stata la nostra routine per una settimana, ma c’è ancora molto da fare e la vacanza è appena cominciata.

Stamattina ho fatto colazione a casa per far contenta Fuyumi, successivamente a pranzo sono andato in spiaggia con gli altri e quando li vedo tutti noto che anche gli altri hanno lo skateboard o i pattini accanto alla loro sedie.

«Che succede?»

Domando confuso.

«C’è qualche gara che mi sono perso?»

I ragazzi ridacchiano divertiti dalla mia domanda.

«No. Abbiamo deciso che è ora di insegnare a Denki sullo skateboard.»
Risponde Hitoshi con tono tranquillo.
«Ed io sono super gasatissimo! Non vedo l’ora!»
Esclama al quanto eccitato dalla cosa.
«A proposito, vuoi che vada a comprarti il casco e la ginocchiera?»
«Ah ah ah. Come sei spiritoso.» replica fingendo una risata. «Visto che tu sarai il mio maestro, sarai tu a farmi da cuscino quando cadrò.»
«Io?!»
«Eh sì!»
«Ma dove sta scritta ‘sta cosa?»
«L’ho decisa io adesso.»
«Non è valido.»
«Ed invece sì!»

Vederli bisticciare come una vecchia coppia sposata diverte tutta la tavolata. Non so perché, ma ho come la sensazione che Deku faccia un po’ apposta a stuzzicare Hitoshi in quel modo, sembra divertirlo la sua reazione.

«Tu come te la cavi Shoto?»

Una voce familiare attira la mia attenzione.

«Io?»

Scrollo le spalle.

«Me la cavo abbastanza bene, nonostante sia caduto un po’ di giorni fa.» sdrammatizzo. «Non so fare chissà che mirabolanti acrobazie ma qualcuna basilare mi viene bene.»
«E come sei messo a velocità? La vinceresti una gara?»
«Non ne sono sicuro ma possiamo provarci, che ne dici Hanta?»
Come sente la mia proposta, sul volto del ragazzo compare un piccolo ghigno, ma non è minaccioso.
«Ci sto.»
«E voi ragazze? Sapete fare qualcosa o non avete mai provato?» domanda Mina.
«In verità io qualche piroetta la so fare ma perché da piccola facevo pattinaggio su ghiaccio e mi è venuto semplice farlo anche sui pattini a rotelle.»
«Facevi pattinaggio su ghiaccio Tsu?» domanda sorpresa Ochako. «Non lo sapevo! Io da piccola ho sempre voluto imparare ma alla fine non ho mai chiesto nulla ai miei per non scomodarli troppo...»
«Se vuoi ti insegno qualche trucco che puoi usare sia sul pattinaggio su ghiaccio, sia che sui pattini a rotelle.»
«Sì! Sarebbe fantastico!»

Dopo aver finito di pranzare ci siamo diretti al parco tutti a bordo del furgoncino di Aizawa. Potevamo anche andare con lo skate ma Hizashi ci ha dato una borsa frigo per poter tenere al fresco le bottiglie di acqua, insieme alle lattine di birra imboscate da Katsuki.
Raggiungiamo il posto grazie all'ottima guida di Eijiro che avita di farci traballare e perdere l’equilibrio come se fossimo birilli.
Scendiamo tutti ed io aiuto Eijiro a posare la borsa in un posto coperto in modo che il ghiaccio non si sciolga subito, ed infine la poggiamo in un albero che fa ombra.

«Bene ragazzi!»

Esordisce unendo le mani.

«Abbiamo acqua a suf-...»
«Non dimenticare la birra!» lo interrompe Katsuki.
«E birra a sufficienza per tutto il pomeriggio, al massimo se finisce qualcosa ditemelo che vado a prendere qualcosa al chiosco qui di fronte. Capito?»
Annuiamo tutti in segno di risposta.
«Perfetto allora.»

Mentre tutti si sparpagliano per il parco io e Hanta rimaniamo vicini. Il ragazzo recupera il suo skate, mi prende per mano e mi porta di fronte ad una pista da corsa.

«Allora...» esordisce poggiando lo skate a terra e mettendoci un piede sopra. «… pronto a vedermi quanto veloce sai andare?»
«Aspetta, vuoi fare la gara di velocità su una pista che va cerchio?»
«Sì.» scrolla le spalle. «Da come ho potuto vedere, quando hai raggiunto la spiaggia la prima volta, te la cavi bene anche nelle curve e poi hai detto che hai imparato ad andarci anni fa.»
«Sì, è vero...»
«Non dirmi che hai paura di perdere?»
Quella frase mi fa salire il nervoso dalla punta dei capelli fino alla punta dei piedi.
«Io non ho affatto paura di perdere!»
Replico stizzito.
«Allora dimostramelo, Roki
Un momento… mi ha appena chiamato “Roki”…?
«Te la faccio facile, sarà di un solo giro. Come ti sembra?»
Mi sorride con aria di sfida ed io deciso di stare al suo stesso gioco poggiando anche io un piede sulla mia tavola.
«Al mio tre.»
«Sono nato pronto.»

Uno.
...
Due.
...
Tre.
...
Via!

La partenza sembra abbastanza buona visto che mi porto in vantaggio di alcuni metri. Non devo commettere l’errore di guardarmi dietro o rischio di deconcentrarmi e cadere di nuovo.
Durante il rettilineo sembriamo entrambe sicuri delle nostre capacità, ma durante la curva Hanta rallenta, anche se di poco, così decido di darmi un’ulteriore spinta rischiando di perdere l’equilibrio ma guadagno comunque terreno.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


«Non pensare di avere già la vittoria in pugno, Roki

La sua voce mi fa voltare d’istinto e lo vedo avvicinarsi sempre di più a me.
Mancano pochi metri, non distrarti!” penso riportando l’attenzione sui piedi e recuperando la stabilità.
Nonostante abbia tentato di recuperarmi, alla fine, ho vinto io.

«Sai cosa, credo di avere avuto sempre la vittoria in pugno.»

Scherzo avvicinandomi a lui.

«Ma smettila!» sorride. «Ti ho palesemente fatto vincere perché mi facevi pena.»
Alzo gli occhi al cielo senza riuscire a trattenere un sorriso.
«Nessun rancore, giusto?»
Alzo un pugno aspettando la risposta del ragazzo.
«Nessun rancore Roki
Sorride battendo il pugno contro il mio

Mi circonda il collo con un braccio e, con gli skate sottobraccio, ci avviciniamo a Hitoshi e Denki che sembrano avere qualche difficoltà.

«Ehi, tutto bene voi due?»

Domando vedendo Denki con le gambe tremolanti e le mani attaccate alle braccia di Hitoshi.

«Andrebbe decisamente meglio se imparasse a tenere fermi quei budini che ha al posto delle gambe.»

Commenta sarcastico Hitoshi.

«Sei tu il mio insegnante, no? Allora insegnami a tenerle ferme!»
«Non posso insegnarti a tenerle ferme, è una cosa che viene naturale.»
«Ma non riesco a starci sopra se continuano a tremare.»
«Ascoltami Denki, ti fidi di me?»
«Che domanda è? Se non mi fidassi di te non sarei qui sopra.»
«Allora chiudi gli occhi.»
«Che cazzo dici?! Ma cado!»
«Ha ragione.» concordo. «Se non è sicuro nemmeno con gli occhi aperti è pericoloso fargli tenere gli occhi chiusi.»
«Lasciate fare a me, so quello che faccio.»

Anche se confusi li lasciamo fare e ci dirigiamo verso il centro del parco dove si trovano, Izuku, Eijiro e Katsuki intenti a fare evoluzioni e salti tra le rampe.

«Come ti trovi con le rampe?»

Mi domanda Hanta poggiandosi ad una ringhiera.

«Che ci crederai o meno ma io sono una vera e propria schiappa sulle rampe.»

Confesso con un sorriso amareggiato.

«Cosa?! Ma smettila!»
«Te lo giuro, ho provato per anni ed anni ma alla fine mi sono arreso. Non è cosa per me, finché bisogna saltare da una rampa all'altra è okay, ma se faccio delle evoluzioni non riesco mai ad atterrare in tempo. Così preferisco stare a terra e fare qualche giravolta o saltello da fermo.»
«Ti andrebbe di provare insieme?»
Quella proposta, detta dalla sua bocca, mi colpisce in maniera differente.
«Insieme…?»
«Oppure preferisci guardarmi?»
Fingo di pensarci per alcuni secondi per poi rispondere deciso.
«Preferisco guardarti.»

Hanta ridacchia e mi indica una panchina vicino alle rampe dove posso guardarlo insieme agli altri.
Se devo essere sincero a guardarlo sulle rampe noto che ha un’agilità migliore della mia, nonostante i suoi movimenti e la velocità di reazione è rimasto comunque indietro quando mi ha sfidato in velocità. Non lo capisco, è un ragazzo particolare. Appare sempre sorridente, spavaldo e gli piace mettersi in mostra. C’è qualcosa di lui che mi attrae ma non riesco bene a decifrare cosa sia.
Mi metto a gambe incrociate sulla panchina ed improvvisamente sento qualcosa di freddo contro la mia guancia facendomi sobbalzare.

«Chi è?»

Mi volto di scatto e vedo il volto gentile di Ochako sorridermi.

«Scusami, non volevo spaventarti.»

Si affretta a dire e mi porge una lattina di birra.

«Hai sete?»
«Sì, grazie.»
Annuisco, prendo la lattina tra le mani e la stappo.
«Stai guardando i ragazzi fare gli esibizionisti, eh?» commenta con tono divertito. «Ti rifai gli occhi.»
«M-ma che dici? Non… non è vero!»
Mi affretto a replicare nonostante abbia colto nel segno.
«È inutile che lo neghi Shoto. Io l’ho capito.»
«Come…?»
Ochako si volta verso di me e finiamo per guardarci negli occhi.
«L’ho capito osservandoti, i tuoi occhi parlano molto più di quanto tu creda. Ho notato come guardavi Izuku fino a qualche settimana fa ed ora ho anche notato che stai rivolgendo lo stesso sguardo verso un ragazzo dai capelli neri che conosciamo da poco.» sorride furba.
«I-intendi Hanta?» in quell'istante sposto il viso in modo da non far notare che sono arrossito. «Non è assolutamente vero, ti stai sbagliando di grosso.»
«Ah sì? Strano, perché un uccellino mi ha detto che, quando ti ha dato la buonanotte tu sei arrossito.»
«Io? Pff! Io non arrossisco mai!»
«Certo, certo.» ridacchia lei. «Comunque ho notato come ti guarda anche lui. È palesemente interessato a te e nemmeno te ne rendi conto.»
«Ma sei sicura di quello che dici?»
Le domando bevendo un sorso di birra.
«Sicurissima.» annuisce convinta bevendo anche lei. «Io osservo molto le persone che mi circondano e certi segnali sono irrevocabili. Tieni gli occhi bene aperti anche tu.»

Dopo quell'ultima sentenza si alza e torna dalle ragazze lasciandomi da solo e con mille dubbi che mi percorrono la testa.
Lei ha capito il mio essere gay…? È così palese o è l’unica ad essersene accorta? Probabilmente anche Hanta sembra essere interessato… ma se lo avesse detto per tenermi alla larga da Izuku? No, non lo farebbe mai. Non è da lei. Però ho notato come Hanta mi guarda, ma è possibile che sono io ad essermi fatto un’idea sbagliata. Ci ho messo due anni e mezzo per capire che mi sono innamorato di Izuku e lui ci ha messo così poco? Poche settimane? Forse mi sto facendo viaggi inutili…

«Oi, e-boy fallito

Silenzio.

«OI, OI, OI! MI SENTI?!»

Di colpo piombo nuovamente sulla Terra senza essermi conto che mi ero incantato nuovamente, perso nei miei pensieri.

«E-eh…?»

Sbatto ripetutamente gli occhi preso alla sprovvista dalla voce di Katsuki.

«Che è successo…?»
«Tutto bene? Ti sei incantato per un attimo, abbiamo quasi pensato che ti fosse venuto un infarto.»
«N-no, no, sto bene… ero solo sovrappensiero.»
Katsuki si siede accanto a me con una birra in mano.
«A che stavi pensando?»
«Nulla di che...» faccio il vago.
«Be’, per averti tenuto in stand-by non sembra “nulla di che”.»
«Davvero Katsuki, è una cosa da niente, non c’è bisogno che ti preoccupi.»
«Preoccuparmi? Io? Tsk!» si affretta a dire. «Ora non esagerare. È solo che ho notato una cosa.»
Oh mamma…
«Hanta è un bravo ragazzo, ha le migliori intenzioni, ma se lo fai soffrire...»
Mi volto verso di lui.
«… ti faccio saltare quella testa di cazzo che ti ritrovi.»
Mentre esprime la sua sentenza passa il pollice lungo il collo mimando una lama.
Azzo…
«Voglio solo essere sicuro, chiaro?»
Annuisco velocemente.
«Non devi farti problemi, l’abbiamo capito che non siete tutti etero.»
Ma allora!
«È così palese…?»
«Be’...» si gratta la nuca. «Il Tipo Dai Capelli Viola si nota subito che è dall’altra parte, capisce e ride alle battute di Denki, quindi deduco sia bisex o gay. Deku, va be’, lui sta con Guance Paffute quindi è etero. La Tipetta Indie non l’ho ancora inquadrata, ma mi sembra lesbica. Mentre tu...» fa una pausa. «… con te non ero sicuro, pensavo fosse solo una sensazione ma per come ti comporti con Hanta sei gay.»
Posa lo sguardo su di me.
«Ci ho azzeccato?»
Rimango letteralmente spiazzato da come abbia capito tutto di noi in poche settimane.
«Ma… cosa…? Come hai fatto…? Come?»
Scrolla le spalle con un’espressione annoiata in volto.
«Tutte sensazioni. Infatti Eijiro non voleva che le dicessi subito per non sbagliare ma, a quanto pare, ho sempre ragione.»
Bevo altri sorsi dalla lattina e decido di chiedere del suo gruppo.
«E voi…?»
Il biondo alza un sopracciglio.
«Noi?» sorride. «Io ed Eijiro siamo gay, Hanta e Denki sono bisex, mentre Mina è lesbica.»
«Oh… wow...»
«Aggiungo un ultima cosa: tieni d’occhio Denki e Capelli Viola, se continuano così scopano entro stasera.»

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Dopo quella rivelazione io e gli altri ne abbiamo parlato tutti insieme e ci siamo sentiti più tranquilli, quasi più “liberi”.

In poco tempo, tra gavettoni e serate attorno ad un falò, giugno vola via e, a mio dispiacere, mio padre rimane alla casa sul mare fino a quando non me ne vado anche io. Una piaga. È una piaga quell'uomo.
Ultimamente ho notato che io e gli altri ci stiamo unendo al gruppetto di Katsuki sembrando un tutt’uno, questa cosa ce l’hanno fatta notare anche Shota ed Hizashi quasi orgogliosi di noi.
Denki, dopo vari ruzzoloni e dopo aver consumato varie scatole di cerotti, ha imparato a stare sullo skate ed è anche parecchio bravo. Vuole imparare a fare alcune evoluzioni ma Hitoshi lo sta tenendo a bada più che può per evitare che si faccia troppo male. E come aveva predetto Katsuki, stanno diventando sempre più intimi, quasi come io e Hanta e il gruppo non se ne dispiace, anzi.

Oggi sto accompagnando Denki a fare una piccola spesa perché stasera vogliamo fare la pizza, ci mancano gli ingredienti e non ci va di scroccarli dal ristorante di Hizashi.

«Allora, la lista dice che ci servono: farina, lievito di birra secco…? Esiste?»

Mi domanda confuso Denki leggendo la lista della pizza che gli ha fatto Mina.

«Sì, ma possiamo anche usare il lievito da sciogliere nell'acqua, non cambia nulla. Vai avanti.»

Lo rassicuro. So che quando non trova qualcosa si preoccupa di sbagliare.

«Ah, okay! Andiamo avanti: olio extravergine d’oliva, polpa di pomodoro, origano, mozzarella e funghi champignon. Ma come facciamo a capire quanto ce ne serve per fare una pizza per dieci persone?»
«Su Internet ho cercato una ricetta per cinque persone, bisogna solo raddoppiare le dosi.»
«Oh, giusto! Perché non ci ho pensato?»
«Non preoccuparti.» sorrido. «Ora concentriamoci solo sulla spesa.»
«E se i soldi che abbiamo ci bastano...»
«Di quello non devi assolutamente preoccuparti.»
«E perché?»
Dalla tasca dei pantaloni, con un sorrisetto furbo, estraggo la carta di credito di mio padre.
«Paga tutto il signor Todoroki.»
«No! Come hai fatto a rubargliela?»
«È stato semplicissimo: dopo pranzo fa un pisolino di mezz'ora e lascia il portafoglio sulla scrivania di camera sua.»
«Che succede se ti sgama?»
«Fidati, questa carta non la usa mai, non se ne accorgerà nemmeno.»
«Sei un grande bro! Batti il cinque!»

Denki mi sorride amichevolmente e batto il cinque con lui.
Mentre camminiamo mi sento osservato, così mi volto dietro di me e noto tre ragazzi, grossi come me e Denki messi insieme, che camminano insieme a noi.
Non dovrò preoccuparmi di loro. Spero.” penso sentendomi poco sicuro.

Arriviamo all'interno di un piccolo supermercato e, facendoci largo tra le varie corsie, riusciamo a comprare tutto il necessario per la nostra serata pizza. Inclusa anche qualche bottiglia di Coca-Cola e birra, sotto grande richiesta di Katsuki. Credo che Eijiro lo deve tenere sott'occhio o rischia di diventare dipendente.
Pago con la carta di mio padre, del quale fortunatamente conosco il pin, sistemiamo tutto nei sacchetti di plastica ed usciamo da lì a braccetto.
Come oltrepassiamo l’uscita noto che quei ragazzi ci hanno seguito letteralmente ovunque e ci hanno aspettato fuori dal supermercato.
Ma che cazzo vogliono questi? O è tutta una fortuita coincidenza o ci stanno pedinando. Qualunque sia la risposta mi stanno facendo innervosire, odio sentirmi seguito.” penso coi nervi a fior di pelle.
Tengo stretto a me Denki che, a quanto pare, non sembra preoccuparsi di quello che sta succedendo.

«Denki...»

Sussurro in modo da farmi sentire solo da lui.

«Sì bro? Che succede?»

Volta l’attenzione su di me ma io tengo lo sguardo fisso di fronte a me.

«Non girarti ma ci sono dei ragazzi che ci stanno seguendo da quando siamo usciti dagli appartamenti.»
«Rilassati Shoto!» ridacchia lui. «Magari è solo una coincidenza, non ci siamo solo noi qui.»
«Lo so, ma non mi convincono. Ci hanno aspettato fuori dal market e hanno ripreso a seguirci.» sospiro. «La cosa mi puzza.»
«Ma sei sicuro? E se fosse solo un caso? Chi lo sa, magari stanno facendo la nostra stessa strada perché sono vicini.»
Non so perché, ma non mi fa sentire tranquillo.
«Cioè, è raro ma capita.»
Faccio per replicare ma una voce dietro di noi attira la nostra attenzione.

«EHI VOI!»

Ci voltiamo entrambe di scatto, ci guardiamo entrambi intorno ma ci sono solo loro, così Denki si indica come per dire: “Parli con noi?

«SÌ, ESATTO, DICO A VOI SFIGATI!»

L’unico a parlare è il ragazzo al centro, il più alto dei due. Ha i capelli neri con un taglio corto e la riga in mezzo, un po’ come Levi. Dal viso sembra un ragazzo più piccolo di noi, occhi sottili e labbra sottili. Porta una camicia oversize stile boscaiolo biancha e azzurra con solo i primi bottoni aperti, jeans chiari e Adidas bianche.
Il ragazzo alla sua destra è poco più basso di lui. I suoi capelli sono tagliati stile mullet, come quelli di Hanta, e tinti di un biondo simile a quello di Denki. Indossa una semplice maglietta rossa a maniche corte, intorno al collo una catenina d’oro, jeans strappati ed ai piedi Air Jordan bianche e rosse.
Infine, quello alla sua sinistra arriva all'altezza occhi del ragazzo centrale. I suoi capelli sono nascosti da un cappellino con visiera nero portato a lato e i suoi vestiti sono composti da una semplice maglietta oversize nera a maniche corte, pantaloni della tuta anch'essi neri e Buffalo nere.
Ricorda un po’ lo stile di Denki.

«Vi sembra il caso di fare i gay, così liberamente per strada?»

Esordisce il “capetto” e si avvicina a noi seguito dagli altri due.
Io e Denki ci guardiamo confusi.
Fare i gay? Ma di che parla…?

«Guardatemi quando vi parlo gay di merda

Il mio biondo amico lascia la busta della spesa a terra e si avvicina di un passo ai tre spazientito dal loro comportamento.

«Vedete di girare a largo stronzetti! Non so chi siete e non mi interessa ma non voglio sentire le vostre inutili chiacchiere!»
Rimango sorpreso della sua tenacia, non l’ho mai visto rispondere a tono, nemmeno a Katsuki.
«Cosa hai detto sfigato?» ringhia il ragazzo alla destra. «A quelli come te sai cosa facciamo? Li prendiamo a cinghiate finché non ci pregano di smettere.»
A quella frase tutti e tre si mettono a ridere compiaciuti delle loro azioni, mi sta ribollendo il sangue nelle vene per il nervoso.
Il capetto prende Denki per il colletto della maglietta e lo solleva di pochi centimetri in modo che possa guardarlo negli occhi.
«Perché invece di rispondere non vai a nasconderti sotto un ponte, puttanella
Ringhia e lo molla di colpo facendolo cadere a terra in malo modo e, per poco, non sbatte la testa. 
Ora basta, questo è troppo.
Mi metto tra Denki ed i ragazzi come se fossi uno scudo. Sono più alto «del mio biondo amico e, a questo ragazzo, arrivo ad altezza occhi.
«Ehi! Perché non te la prendi con qualcuno coglione come te, eh? Cos'è, hai paura che ti possa piacere prenderlo nel culo?»

Il nero crinito mi avvicina a sé afferrandomi per il colletto per la maglia e posso vedere nei suoi occhi azzurri, palesemente grazie a delle lenti, una rabbia incontrollabile.

«Ti piace fare il duro davanti al tuo fidanzatino, eh?» sulle sue labbra compare un ghigno. «Quasi mi dispiace di non avertela fatto io questa cicatrice.»
Passa due luride dita lungo la cicatrice sul mio occhio sinistro e mi vengono i brividi nel ripensare chi me l’ha causata.
«Vediamo come resisti a tre contro uno.»
Merda!

In un batter d’occhio i tre mi circondano in un modo che possa muovermi ben poco e, con un ghigno malvagio, iniziano a prendermi calci e a pugni con tanta forza. Continuano a deridermi chiamandomi: “Gay di merda!”, “Frocio!”, “Checca!”.
Più cerco di difendermi, più forte mi colpiscono facendomi sputare sangue e perdere altrettanto sangue dal naso.
Inutili sono stati gli innumerevoli tentativi di Denki di mandarli via, quando vedono che ho smesso di reagire, se ne vanno via soddisfatti e dandosi il cinque a vicenda.

«Porca troia, Shoto!»

Esclama il biondo inginocchiandosi di fronte a me.

«Ce la fai ad alzarti, anche un minimo?»

Domanda tendendomi la mano ed aiutarmi almeno a mettermi seduto.

«S-sì...»
Sposto il viso dalla sua visuale e sputo un altro po’ di sangue.
Dio, che schifo…
«Aiutami ad alzarmi...»
Mormoro e subito mi prende per i fianchi in modo che sia meno faticoso sollevarmi.
«Ce la fai a rimanere in piedi?» controlla il mio viso e sbianca. «Ma tu perdi sangue dal naso! E hai un occhio nero!»
«Possiamo… possiamo concentrarci sul ritornare dagli altri…?»
«Oh, sì, sì!»

Recupera le buste di plastica tenendole con una mano e, col braccio libero, mi aiuta a stare in piedi e a camminare in maniera dritta senza cadere.

Raggiungiamo il condominio in venti minuti, prendiamo l’ascensore ed andiamo al primo piano. Ci aspettano nell’appartamento di Tsuyu e Ochako.
Non appena apriamo la porta Denki allarma tutti.

«Presto, prendete delle garze e qualcosa per curare Shoto! Ha fatto a botte!»

Esclama facendo voltare tutti verso di noi con sguardo allarmato e preoccupato.

«E che palle! Succede sempre qualcosa di figo quando non ci sono io!»

Si lamenta Katsuki sbuffando.

Ochako mi viene incontro e mi avvicina a sé così che Denki possa poggiare le buste.

«Vieni Shoto, siediti qui.»

Mi aiuta a sedermi e mi tiene sollevato il viso.

«Hanta, prendi dal kit medico del cotone e dei cerotti, Mina, dal freezer recupera un ghiacciolo!»
Ordina come una dottoressa.
«Un ghiacciolo…?»
«Per l’occhio nero.»
«Ah, giusto…?»

In poco tempo mi ritrovo con un cerchietto che mi solleva i capelli, un ghiacciolo alla menta sull'occhio nero, del cotone idrofilo nel naso e lividi lungo tutto il busto che fanno un male cane.
Voglio morire…

«Chi erano? Perché hanno picchiato Shoto?»

Domanda Izuku preoccupato.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


«Io non ne ho idea.»

Replica Denki.

«Non li ho mai visti prima d’ora, per come erano vestiti, sembravano della capitale o dei trapper mancati.» scherza per sdrammatizzare. «Hanno iniziato a prenderci in giro chiamandoci “gay”, uno di loro mi ha fatto cadere malamente a terra e Shoto mi ha difeso a spada tratta. Il loro capetto si è incazzato, così lo hanno accerchiato ed hanno iniziato a picchiarlo con tanta rabbia. Ho cercato di spingerli via e difendere Shoto ma erano grandi quanto Eijiro e mi spostavano come un fuscello.»

Spiega con un tono sorprendentemente calmo.

«Se li vedi in giro, sapresti riconoscerli?»
Domanda Katsuki.
«Assolutamente sì.»
«Bene, andiamo a fargli il culo!»
Esclama Hanta sbattendo un pugno contro il palmo dell’altra mano.
«Assolutamente no!» si intromette Mina. «Non risponderemo alla loro ignoranza e violenza con altra violenza. La cosa più sensata che possiamo fare è avvertire il padre di Shoto ed Aizawa.»
«No… mio padre no...» replico con un filo di voce. «Piuttosto chiama i miei fratelli.»
«Perché vuoi avvertire Aizawa?» domanda Hanta confuso.
«Perché? Aizawa li accompagna alla polizia e li denunciano!»
A quella frase Denki si allarma.
«Ma sei fuori?! Se quelli scoprono che li abbiamo denunciati ci vengono a cercare!»
«E quindi? Che vengano, così gli facciamo vedere cosa succede se osano toccare i nostri amici! Vero Katsuki?»
«Daje che ho voglia di menare qualche stronzo!»
«Ragazzi, ragazzi, io direi che dobbiamo calmarci tutti quanti, d’accordo?» la voce apparentemente annoiata di Hitoshi raffredda i bollenti spiriti. «Denki, non c’è bisogno di spaventarsi così tanto, si può presentare una denuncia contro ignoti. Cerca di tenere a mente il fatto che vi hanno aggredito.»
«Quei tre ci seguivano da un po’.» esordisco. «Me ne sono accorto quando eravamo a metà strada per il market, ci hanno seguiti fino a lì ed hanno aspettato fuori che tornassimo in strada per poi seguirci nuovamente e… il resto lo sapete.»
«Visto?» concorda Tsuyu con Hitoshi. «Questa è aggressione e premeditata per giunta!»
«Comunque ora come ora non me la sento proprio di andare alla polizia e denunciare...»
«Possiamo immaginare Shoto. Vuoi riposarti un po’ in camera da letto?»
Domanda Ochako.
«E come faccio con il ghiacciolo che, tra l’altro, si è sciolto?»
«Va be’, ma non c’è bisogno che lo tieni per chissà quanto.» sdrammatizza Hanta, si avvicina a me e mi sfila il ghiacciolo dalla mano. «Per essersi sgonfiato, si è sgonfiato.» mi rassicura.

Così, stanco per il sole e dolorante per le mazzate prese, sono crollato come un sacco di patate ed ho dormito per il resto del pomeriggio nel letto di Ochako.
Quando mi risveglio, noto che la porta della stanza si apre ed una figura si avvicina a me.

«Oh, sei sveglio allora.»

È Hanta e sorrido. Sono davvero felice che sia venuto lui a svegliarmi.

«Come ti senti?»

Mi domanda sedendosi accanto a me sul letto.

«Meglio, grazie...»
Sollevo il busto in modo che sia seduto e mi tolgo il cotone dal naso così che riesca a respirare meglio.
«Sento ancora il busto e le gambe doloranti ma è normale, i lividi sono ancora freschi.»
«L’occhio come va? Fa male?»
Scuoto piano il capo.
«No, non mi fa più male ma faccio un po’ fatica a tenerlo completamente aperto.»
«È normale, anche io farei fatica se avessi preso una sveglia del genere.»
Scherza facendomi sorridere.
«Però, io conosco un metodo infallibile per far aiutarti a guarire prima.»
«Davvero? Quale?» domando curioso.

Hanta sorride furbescamente, si avvicina lentamente al mio viso e lascia un leggero bacio sull'occhio nero. Mi sento come se stessi andando a fuoco. Si allontana di pochi centimetri rimanendo ad un palmo di distanza.
Ho il cuore che è diventato una trivella contro il mio povero petto.
Rimaniamo a guardarci negli occhi per interminabili minuti.
Baciami. Andiamo, baciami!
Sono tentato di fare la prima mossa ma il corpo non reagisce ai miei comandi.
Non lo vedi che ti sto letteralmente pregando? Avanti, baciami Hanta!
Lo sto letteralmente supplicando col pensiero ma sembra fare cilecca visto che scuote il capo distogliendo lo sguardo da me.

«Vieni...» farfuglia. «Gli altri ci stanno aspettando alla spiaggia.»

Tenendomi per mano mi aiuta a scendere dal letto e piano piano usciamo da lì diretti dai nostri amici.

«Certo che, tu devi sempre farti male, eh?»

Ridacchia Hanta stringendo la mia mano.

«Dovrò sempre starti accanto così che ti tenga d’occhio e salvarti ogni volta, non che mi dispiaccia.»

Volto l’attenzione su di lui e noto che mi sorride facendomi l’occhiolino.
Scosto di colpo il viso imbarazzato.
Insieme raggiungiamo la tavolata con i nostri amici e vedo che ci sono anche Hizashi e Shota con noi.

«Eccolo qui il nostro eroe!»

Esordisce Hizashi col suo tono cordiale appena mi vede.
Ci avviciniamo al tavolo ed io mi metto tra Mina e Hitoshi mentre Hanta si siede di fronte a me.

«I ragazzi mi hanno spiegato ciò che è accaduto, è stato molto coraggioso quello che hai fatto ma devi comunque comunicare ai tuoi genitori o alle autorità quello che è successo. È un fatto molto grave picchiare due ragazzi per il loro orientamento sessuale, questo tipo di comportamento non deve essere incoraggiato.»

Aizawa è sempre pronto a prendere la parola e dire le cose giuste al momento giusto.
Annuisco decisamente d’accordo con lui.

«Mi prometti che avvertirai qualcuno?»
«Lo prometto.»

Dopo quella piccola parentesi, la cena con la pizza preparata da Hizashi e le ragazze è andata tutta liscia facendoci dimenticare la tensione e la preoccupazioni di oggi.
Hanta ha insistito per accompagnarmi a casa col furgoncino di Shota, con lo skate sarebbe stato poco prudente ed a me non andava di sentire il vento tra i capelli e, soprattutto, contro l’occhio. Mi sembra di essere tornato a quando ero piccolo, quando mi ero appena bruciato l’occhio per colpa sua.

Arrivati a casa mia, scende insieme a me e rimane ad osservarla ammaliato.

«Porca miseria!» esclama. «Tu passi tutte le estati qui?»

Domanda incredulo.

«Passavo.» lo correggo. «Finché ero piccolo le passavo tutte qui, poi dopo aver conosciuto Izuku e gli altri, sono rimasto ad Osaka con loro.»

Spiego mentre busso alla porta.

«E quelle macchine sono della tua famiglia?»
Esclama indicando le Audi.
«Sì, quella nera è di mio padre, mentre quella blu è di mia sorella. La mia l’ho lasciata ad Osaka.»
«Che forza! Non sono abituato a tutta questa ricchezza.»
Fa qualche passo avvicinandosi alle macchine ma come sento la porta aprirsi prendo Hanta per il polso e lo attiro di fianco a me.
«Ehi, perché mi hai-...»
Gli faccio cenno di stare zitto e sento la porta aprirsi lentamente, volto lo sguardo su di essa e rimango sorpreso nel vedere mio padre dall'altra parte piuttosto che i miei fratelli.
«Ciao papà.» lo saluto con noncuranza. «Dove sono i miei fratelli?»
«Sono andati a prendere un gelato in piazza.»
La sua voce è fredda come il ghiaccio ma il mio amico non sembra intimorito dalla sua presenza.
«Buonasera signor Todoroki!» gli sorride a trentadue denti. «Io sono Hanta Sero, un amico di Shoto, è un piacere conoscerla!»

D’altro canto, mio padre lo guarda dall'alto in basso e rimane in silenzio, per poi portare nuovamente l’attenzione su di me.

«Cosa ti è successo ora? Hai urtato nuovamente contro una porta?»

Mi domanda con tono di sfottò.
Molto spiritoso e maturo per un uomo di cinquant'anni.” penso alzando gli occhi al cielo.

«In verità, lo hanno aggredito.»
Ovviamente mio padre non lo ascolta minimamente e se la prende solo con me.
«Entra in casa. Immediatamente.»
Sospiro pesantemente e mi allontano con Hanta di pochi passi.
«Non te la prendere se lui non ti parla, fa così con tutti, okay?»
«Non ti preoccupare Roki.» sorride. «Non me la prendo mica.»>> mi fa l’occhiolino.
«Ora io vado dentro prima che inizi a sbraitare, ci sentiamo dopo per messaggio, va bene?»
«Va bene, a dopo.»

Mi da un veloce bacio sulla guancia, saluta un’ultima volta mio padre prima di salire a bordo del furgoncino e tornare in appartamento.
Lo saluto con la mano ma il momento edilizio viene rovinato brutalmente da mio padre.

«Nel mio ufficio. Immediatamente.»

Ordina con voce dura.
Ancora oggi mi chiedo perché sopporto tutto questo…” sospiro.
A passo lento entro in casa e inizio a seguirlo fin sopra le scale, arriviamo alla fine del corridoio ed apre la porta del suo ufficio facendo entrare prima me.
Che gentile.
Incrocio le braccia, mi siedo malamente sulla prima sedia che sta di fronte alla sua scrivania ed aspetto che, con comodo, si sieda anche lui. Si avvicina alla scrivania, raddrizza la schiena ed unisce le mani con un’espressione dura sul volto.

«Immagino che debba ascoltare la versione del tuo “amico”.»

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Inizia con tono sarcastico.

«Immagino che non sei stato tu ad iniziare la rissa, vero?»
Sentirlo fare queste insinuazioni, su suo figlio tra l’altro, mi fa venire voglia di disconoscerlo come padre. Ma mantieni la calma Shoto.” sospiro.
«Mi conosci. Non ho mai dato problemi.»
«Il ragazzo che ho di fronte non è il figlio che ho conosciuto. Devi assolutamente smettere di frequentare quelle persone.»
Sono esterrefatto dalle sue parole.
«Cosa?! E questo cosa c’entra?»
«Non lo vedi Shoto? Prima il ginocchio sbucciato per colpa dello skateboard ed ora hai un occhio nero! Questi ragazzi ti stanno portando verso la cattiva strada! Soprattutto quel ragazzetto che stava alla porta… come si chiamava…  Hanna… Sansa...»
«Il suo nome è Hanta Sero, papà, e non è affatto vero quello che dici. Oggi tre ragazzi hanno circondato me ed un mio amico e ci hanno picchiati senza un vero motivo!»
«Ed immagino che, questo tuo “amico”, sia anche amico di quel ragazzo.»
«Mi vuoi dire che cosa cazzo significa tutto questo?!»
«Linguaggio giovanotto!» mi ammonisce con fare duro. «Ti proibisco categoricamente di frequentare nuovamente quei ragazzi.»
«Non ho più sei anni papà, non puoi ordinarmi cosa devo o non devo fare!»
«Finché vivi sotto il mio tetto e sotto il mio nome fai ciò che dico io e non si discute!»
Stringo i pugni cercando di trattenere la rabbia ma sono stanco di soffocare le mie emozioni a causa sua.
«Allora sai cosa? Domani mattina vado a cambiare cognome così non sarò più legato a te! Potrei far valere il cognome di mamma o, chi lo sa, potrei usare quello del mio amico.» sorrido con aria di sfida. «Shoto Sero, suona bene, tu che dici?»
«Non ti azzardare a mancarmi di rispetto Shoto!»
«Mancarti di rispetto? Io?» replico con tono sarcastico. «Non ti preoccupare di questo perché io non ho più alcun rispetto nei tuoi confronti. L’ho perso molti anni fa, quando non hai fermato la mamma da quel gesto estremo!»
Mio padre si alza dalla sedia e sbatte le mani sul tavolo.
«Non ti permettere mai più di nominare il terribile incidente che è successo a tua madre!»
Scatto anche io in piedi facendo cadere la sedia all’indietro.
«Ah, è così che lo chiami ora? Davvero non riesci ad ammettere che l’hai uccisa tu?»
La rabbia e la sofferenza di tutti questi anni mi imboccano dandomi la possibilità di dire ciò che ho sempre pensato.
«L’hai abbandonata peggio di un cane quando aveva più bisogno di te! Hai distrutto la tua stessa famiglia e non te ne rendi nemmeno conto… spero di non diventare mai un essere viscido ed ipocrita come te.»

Tutte le emozioni che ho sempre represso stanno lentamente prendendo il sopravvento su di me facendomi venire gli occhi lucidi.

«Io mi vergogno di essere tuo figlio! E sai cosa? Io quel ragazzo lo porterò all'altare e tu non puoi fare nulla per fermarmi!»

Dopo quella frase mi dirigo a passo spedito verso la porta cercando di nascondere le lacrime che corrono sul mio viso dolorante.

«SHOTO! Se esci da quella porta abbiamo chiuso!»
«Ma vaffanculo!»

Gli sbatto la porta in faccia e, piangendo, scendo velocemente le scale raggiungendo l’uscita. Esco di casa fregandomene delle urla di mio padre.
Prendo il cellulare e compongo il numero di Hanta.
Squilla.
Squilla.
Squilla.
Segreteria telefonica.
Andiamo rispondi!” lo maledico col pensiero e riprovo a chiamarlo.
Squilla.
Squilla.
Squilla.
Squilla.
Squilla.
Improvvisamente smette di fare “tu-tu” e sento una voce amica dall'altra parte del cellulare.

«Pronto?»

Faccio un profondo sospiro di sollievo e cerco, il più possibile, di trattenere le lacrime.

«Pronto Hanta?»
«Oi Roki!» esclama contento. «Come è andata poi con tuo papà?»
«Dove ti trovi ora?»
«Come…?»
«Dove sei in questo momento?»
«Emh… sono in appartamento… va tutto bene? Hai la voce strana...»
«Ascoltami: troviamoci allo skate park e subito.»
«Subito?»
«Vieni il prima possibile, per favore.»
«Ma perché? Che è successo?»
«Ti spiegherò tutto lì, a dopo.»

Senza dargli possibilità di replicare gli riattacco in faccia e, stringendo il cellulare tra le mani, corro verso lo skate park.
Venire in questi posti la sera tardi è stupendo perché non c’è mai nessuno e si può fare ciò che si vuole senza essere disturbati. Mi avvicino allo stesso albero dove, quel pomeriggio, avevamo lasciato la borsa frigo per evitare che si scaldasse e, tenendomi le gambe strette, do piena libertà alle mie emozione lasciandole sfociare come vogliono. Il fastidio che mi da l’occhio nero è l’ultimo dei miei problemi. Non avrei mai immaginato di litigare in questo modo con mio padre, ci parliamo talmente poco che mi ero quasi dimenticato quanta paura incute quando si arrabbia davvero. Da quando la mamma è morta gli è venuto l’”istinto genitoriale” con l’unica pecca è che, lui a fare il genitore, non è affatto capace.
Poggio la testa sulle braccia incrociate sulle gambe e guardo, anche se in modo sfocato a causa delle lacrime, in un punto non precisato piangendo silenziosamente.

«Shoto…?»

Quella voce mi provoca una scossa di brividi lungo tutto il corpo, alzo lo sguardo verso di lui, mi asciugo velocemente le lacrime e lo vedo avvicinarsi a me con lo skateboard tra le mani.

«Cosa è successo? Perché stai piangendo?»

Domanda con tono preoccupato sedendosi accanto a me. Tiro su col naso e sospiro recuperando un po’ di autocontrollo.

«Voglio raccontarti una storia.» inizio girandomi verso di lui. «Sei pronto a scoprire dei segreti oscuri la storia della famiglia Todoroki?»
Hanta posa una sua calda mano sopra la mia ed annuisce, faccio un’ulteriore respiro.
Sono abbastanza emozionato… lui è la prima persona a cui racconto questa terribile storia… almeno, è il primo a cui racconto la versione completa.
«All'inizio la mia famiglia era composta da sei persone, eravamo: mio padre, mia madre, mio fratello maggiore Touya, mia sorella maggiore Fuyumi, mio fratello Natsuo ed infine, c’ero io. Io e mio fratello Touya ci passavamo quattro anni di differenza, mentre con Fuyumi e Natsuo ce ne passiamo tre. All'inizio la mia famiglia sembrava felice, mio padre non è mai stato molto presente, a causa del suo lavoro viaggiava spesso ma non ci pesava tanto. Ma all'età di sette anni, in una calda giornata di aprile, mio fratello Touya fu vittima di un terribile incidente...»
«Che cosa gli successe…?»
«Mentre lui e gli altri miei fratelli stavano giocando fuori da casa nostra, una macchina passò ad alta velocità investendolo.»
Nel raccontare quel fatidico giorno sento le lacrime raffiorare e rigare il mio viso come non mai.
«N-non so bene come è successo perché ero piccolo e-ed ero rimasto dentro casa…» nonostante cerco di mantenere la calma, le labbra tremano incontrollate. «… m-ma non potrò mai dimenticare le urla di dolore di mia madre, i suoi pianti notturni, le notti insonni che ho passato con Natsuo a cercare di consolare Fuyumi che piangeva disperata...»
«E tu non piangevi mai…?»
«Io?» sorrido amaramente. «Certo che piangevo. A-anche se l’ho vissuto per pochi anni era comunque mio fratello. Piangevo appena ero solo, possibilmente in bagno o nascosto da qualche parte in modo che né mia madre e né i miei fratelli mi vedessero, no-non potevo mostrarmi debole. I miei fratelli ci hanno messo un anno prima di riuscire a frequentare la scuola insieme agli altri bambini. Io non ho mai frequentato una scuola pubblica, sono sempre stato in scuole private fino all'età delle superiori, è lì che ho conosciuto Izuku, Tsuyu, Hitoshi e Ochako.»
Hanta mi accarezza la mano col pollice cercando di calmarmi. Poggio la testa sulle sua spalla e riesco a sentire il suo profumo e a percepire il calore del suo corpo contro il mio. È una sensazione davvero piacevole.
«Mia madre, dopo quello che è successo è caduta in depressione, ma mio padre non c’era mai. Lei aveva un forte bisogno di lui, chiamava il suo nome la notte, lo chiamava ripetutamente ma lui non è mai riuscito a restare più di due giorni a casa con lei. Aveva anche iniziato a tagliarsi a causa della depressione e della mancanza che sentiva, così i nostri vicini hanno voluto aiutarci prendendosi cura di noi e di nostra madre più che potevano. Ha resistito fino a che non ho compiuto dieci anni, ma sfortunatamente, la depressione ha avuto la vinta su di lei e si è suicidata impiccandosi in camera sua. Il primo che la vide fui io, era mattina presto, avevo fame ed ero andato a svegliare prima la mamma invece che i miei fratelli. Non riuscirò mai a togliermi quell'immagine dalla mia testa...»
Come finisco quella frase, sento il suo caldo braccio intorno alle mie spalle con l’intento di rincuorarmi e riscaldami.
«Dev'essere stata davvero dura sopportare tutto questo...» mormora anche se con tono turbato. «E tuo padre cosa ha fatto dopo quello?»
«Ha iniziato a lavorare da Osaka il problema è che sia convinto che io sia ancora il bambino che conosceva anni fa; mi tratta come tale, vuole vestirmi come tale e fa di tutto per far sì che io segua le sue orme ed andare in politica, il problema è che lui sa che non è ciò che voglio ma se ne frega altamente.»
«Perché? Tu cosa vorresti fare dopo il college?»
Il modo in cui me l’ha chiesto mi causa brividi lungo tutta la spina dorsale.
Mamma…?” penso confuso e spaventato. Alzo il viso verso di lui e per alcuni secondi appare il volto dolce ed angelico di mia madre. Mi stropiccio frettolosamente gli occhi incredulo da ciò che ho appena visto.
«Tutto bene…?»
Domanda alzando il mio viso con l’indice in modo che lo possa guardare negli occhi.
«Sì… sì...» mi affretto a dire. «Ecco… io voglio fare l’illustratore di storie per bambini...»
«Davvero?» i suoi occhi si illuminano. «È un desiderio davvero ammirevole. Considerami già come il tuo fan numero uno!»
Il suo sorriso mi scalda il cuore, mi fa sentire meno ferito e questa vicinanza è molto confortante.
«Grazie per avermi ascoltato. Questa storia non l’ho raccontata a nessuno e sono felice che tu sia stato il primo.»

Rimaniamo a guardarci silenziosamente negli occhi per alcuni minuti, come se stessimo parlando con essi invece che muovendo la bocca.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


«E questa come te la sei fatta…?» domanda accarezzandomi la bruciatura con due dita. «È stato tuo padre?»
Sforzo un lieve sorriso e nego col capo.
«È stato un’incidente… almeno, è quello che lei ha continuato a ripetermi ogni volta che mi vedeva...»
«Lei?»
«Mia madre.»
Hanta mi guarda con sguardo preoccupato e sconcertato dalla mia risposta.
«Tua madre ti ha fatto questo? E come?!»
«Era passato a malapena un anno dalla morte di Touya e lei era nel pieno della depressione. Mio padre era appena partito, e sentiva già la sua mancanza, continuava a chiamarlo tutto il giorno. La sua voce era così straziante… sembrava che la sua stessa voce ti strappava lentamente il cuore dal petto.» sospiro. «Io ero piccolino e lei era in cucina con una mia vicina che le stava preparando del tè per calmarla, io avevo voglia di una merendina e sono entrato chiamando, appunto, mia madre. Io, da quello che hai potuto notare, un po’ assomiglio a mio padre, soprattutto se guardi solo questa parte.» mi copro metà della faccia per dargli un’idea. «Quando lei mi guardò in faccia, il suo viso diventò improvvisamente pallido, sembrava un fantasma. Si alza di colpo dalla sedia, prende il bollitore dell’acqua dal fornello, quindi con acqua bollente, mi blocca tenendomi la spalla e me lo versa sul viso urlando: “Devi restare con me!”. La vicina ha tentato, inutilmente di fermarla.»
Nel raccontare tutto ciò, i miei occhi tornano lucidi.
«Il fatto è che, subito dopo aver compiuto quel gesto, si è pentita ed ha cercato in tutti i modi di rimediare urlando scuse su scuse. Alla fine sono finito in ospedale per tre settimane. Fortunatamente il mio occhio non ha subito danni pesanti, io ci vedo benissimo, ma non hanno potuto fare nulla per “cancellare” questa enorme cicatrice. E da quel giorno ho cominciato a perdere fiducia in mio padre… mia mamma aveva bisogno di lui più di chiunque altro e non si è mai interessato...»
Hanta mi prende il viso tra le mani ed inizia ad accarezzarmi teneramente il viso con i pollici.
«Mi dispiace tanto per tutto ciò che ti è successo Shoto...»
La sua voce sembra tremante.
Sta trattenendo le lacrime per darmi forza…?
«Anche io ho perso una persona molto importante per me.»
«E chi...?»
Il nero crinito fa un profondo respiro, senza smettere di accarezzarmi il viso.
«Ho… ho preso mio padre quando avevo solamente un anno...»
In quell'istante anche i suoi diventano lucidi facendomi sentire come se quelle lacrime nei suoi occhi mi stessero trafiggendo il cuore come mille lame.
«Devi sapere che io sono per metà spagnolo, mia mamma lo è, di Bilbao. I miei genitori si sono conosciuti per puro caso in vacanza e non si sono più separati da allora. Grazie ai miei nonni paterni si sono potuti trasferire in Giappone e vivere insieme.»
Lo vedo che cerca di trattenere il più possibile le lacrime ma non ce la fa.
«È okay, se non ce la fai non sei costretto a farlo.»
Lo rassicuro asciugandogli le guance col pollice.
«No… è-è okay, voglio che tu sappia...»
Tira su col naso ripetutamente prima di riprendere a parlare.
«Dicevo… mio padre lavorava come semplice murature e… un giorno stava lavorando in un cantiere davvero pericoloso e complesso. Per colpa di alcuni materiali scadenti, un muro portante crollò su di lui… senza dargli scampo…»
I suoi occhi riprendono a riversare lacrime lacerandomi il cuore.
«S-sono stato io ad occuparmi di mia mamma… fino ai miei cinque anni, poi si è risposata con un altro uomo e due anni dopo è nata la mia sorellina.»
«Oh… be’, dev'essere bello avere una sorellina da proteggere, no? Per lei sei come un punto di riferimento.»
«Sì...» sorride malinconicamente. «Lei è a posto, è suo padre che mi da i nervi...»
«E perché? Ti tratta male? Discute con tua madre o avete difficoltà economiche?»
Nel sentire la mia preoccupazione il ragazzo sorride e mima un “no” col capo.
«No, no. Non è che non mi vuole bene oppure mi tratta male, ma è l’unico della mia famiglia che non accetta il mio orientamento sessuale.» si stringe nelle spalle.
«Sei riuscito a dirlo ai tuoi?»
«Perché? Tuo padre non lo sa?»
Scuoto il capo rispondendo negativamente.
«All'inizio lo sapevano solo i miei fratelli, ma dopo la litigata che ho avuto con mio padre credo lo abbia capito...»
«A proposito, perché avete litigato? È per questo motivo che stavi piangendo prima?»
«Stava cercando di proibirmi di uscire con te e gli altri perché, secondo lui, avete una cattiva influenza su di me. Dice che non mi riconosce più, ma la verità è che non mi ha mai conosciuto, non sa nulla di me e non è nemmeno bravo a fingere che mi vuole bene.»
Hanta mi da un veloce bacio all'angolo della bocca facendomi avvampare per poi porgermi uno dei suoi sorrisi cordiali.
«Non hai bisogno della sua approvazione o del suo affetto, lo sai questo? Ci sono i tuoi fratelli, ci sono Hitoshi, Eijiro, Ochako, Denki, Mina, Tsuyu, Izuku, Katsuki ed io a volerti bene.»
«Ti… ti ringrazio...»

È tutto ciò che riesco a dire a causa di quel bacio, anche se repentino. Ed improvvisamente cala il silenzio tra noi due, né io né lui sembriamo voler proferire parola e finiamo per restare in silenzio a guardarci negli occhi.
Gli prendo le mani accarezzandole col pollice con i visi ad un palmo di distanza l’uno dall'altro, posso sentire il suo caldo respiro contro la mia pelle. Restiamo immobili a guardarci negli occhi, quei maledetti occhi in cui ho sempre la sensazione di venir risucchiato per quanto sono scuri e intriganti.
Baciami… non desidero altro, baciami…” penso non appena la sua mano si posa sulla mia guancia ed inizia ad accarezzarla col pollice.
Chiudo gli occhi e sposto di poco il viso contro la sua mano in modo da godermi a pieno questa meravigliosa sensazione.
Senza darmi il tempo di reagire Hanta prende il mio viso tra le mani, lo avvicina di colpo al suo e inizia a divorare ogni centimetro delle mie labbra. Preso dalla sprovvista, per alcuni secondi non ho il coraggio di fare nulla, poi improvvisamente inizio a ricambiare il bacio con la sua stessa foga e passione.
Sorride mentre mi bacia, morde il mio labbro inferiore facendomi sussultare e costringendomi ad aprire leggermente la bocca. Lui coglie l'occasione per inserire la lingua ed approfondire il bacio.

Continuiamo a baciarci per non so quanti minuti fino a che prendo le sue mani e le abbasso dalle mie guance in modo di potermi allontanare di poco e riprendere fiato. Hanta posa la fronte contro la mia senza interrompere il contatto visivo. La mia testa è un alveare di pensieri.
Quello che abbiamo appena fatto è giusto? È sbagliato? Perché mi è piaciuto così tanto e vorrei rifarlo? È stato lui ad iniziare, quindi questo significa che prova dei sentimenti per me. E se i miei sentimenti per lui non sono profondi quanto i suoi? O viceversa?
Ma una voce mi riporta sulla Terra.

«Shoto? Tutto bene?»

Sbatto ripetutamente gli occhi tornando a guardare il suo meraviglioso viso illuminato solamente dalla Luna.

«S-sì… sto bene...» accenno un sorriso. «Mi sono lasciato prendere dai pensieri, tutto qui.»

Il nero crinito si bagna le labbra scostando il suo viso dal mio e mi sorride quasi maliziosamente.

«Ti va di venire in un posto segreto con me?»

Mi propone ed io accetto.
Ci alziamo entrambe da terra pulendoci i vestiti con le mani, Hanta recupera lo skate mettendocisi sopra e mi tende una mano. A quel gesto lo guardo confuso.

«Arriviamo prima se andiamo in skate. Sali.»

Non sono sicuro che sia una buona idea stare in due su uno skateboard ma, a quanto pare, non abbiamo altra scelta.
Mi posiziono dietro di lui in modo da non compromettere i suoi movimenti mentre lui prende le mie mani e le fa intrecciare intorno al suo bacino.

«Così non ti fai male.»

Mi fa l’occhiolino e dopo un paio di spinte col piede ci dirigiamo verso questo “posto segreto”.
Con la torcia del mio cellulare illumino la strada oscurata della sera. Dopo una trentina di minuti, alle prossimità di un quartiere abbandonato, ci fermiamo e scendiamo entrambe dallo skate.
Che ci facciamo in un posto del genere…?” mi domando guardandomi intorno.
Il ragazzo si avvina a me e copre gli occhi con la mano.

«Ti fidi di me?»

Sussurra contro le mia labbra facendo che il mio cuore salti un battito.

«C-certo che mi fido...»

Prende una mia mano e mi guida passo passo in questo posto oscuro aiutandomi anche a non inciampare su qualche oggetto a terra. Il mio cuore corre come un treno, sono davvero emozionato, non mi sono mai sentito così. Svariati minuti dopo ci fermiamo.

«Eccoci qua. Tieni gli occhi chiusi e aprili al mio tre, okay?»

Domanda sentendo la sua voce entusiasta ed io annuisco tenendo gli occhi chiusi.

«Uno… due… tre. Aprili pure.»

Sposta lentamente la mano dagli occhi e mentre li apro sento un lieve fastidio e, finalmente, riesco a mettere a fuoco tutto ciò che mi circonda lasciandomi ammaliato.
Il luogo in cui ci troviamo è una piccola camera da letto riarredata con gli oggetti più disparati: le pareti dietro di me sono ricoperte di vinili di cantanti e gruppi rock degli anni ‘70 e ‘80. Sul muro di fronte a me c’è un’enorme poster dei Queen, sotto di esso un letto matrimoniale con cuscini di svariate dimensioni e colori con semplici coperte bianche. La parete alla mia destra ha un’enorme finestra che basta per illuminare tutta la stanza circondata di luci a neon colorate che percorrono tutto il perimetro della stanza e fungono come illuminazione mentre il soffitto e il muro alla mia sinistra è tappezzato di doodle e disegni con colori molto accesi.
Hanta abbassa la tapparella ed accende i neon dando un’atmosfera totalmente diversa alla stanza.

«Be’, che ne pensi della mia tana?»

Domanda avvicinandosi nuovamente a me.

«Devo dire che è un posto molto bello e si addice al quanto al tuo stile.»

Il ragazzo ridacchia leggermente rosso in viso.

«Sì, diciamo che si nota il mio “tocco artistico”. Però non devi dire agli altri di questo posto, lo sai solo tu.»

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


«Non lo hai detto agli altri? Come mai?»

Domando confuso.

«Perché ho sempre sentito il bisogno di un posto tutto mio, dove poter stare da solo, senza dover condividere niente con nessuno. Il problema per me non è stato condividere i miei giocattoli con mia sorella, anche perché lei usava quelli da bambina, il problema è stato iniziare a condividere la mia stanza, il bagno, il salotto o in generale il mio spazio vitale con lei. Non odio mia sorella, ci mancherebbe altro, è la mia principessina e la tratterò come tale per sempre, è solo che non ho mai sentito nessun posto come mio, così me lo sono creato.»
Mi spiega posando lo skateboart ai piedi del letto e togliendosi le scarpe.
«E allora perché mi ci hai portato?» domando togliendomi anche io le scarpe. «Questo è il tuo posto, perché condividerlo con me?»
«Per me questo posto è speciale e voglio condividerlo con una persona altrettanto speciale.»
Mi prende entrambe le mani e mi avvicina al letto fino a che non ci sediamo entrambi su di esso rimanendo vicini.
«Tu mi consideri così speciale…? Ma non ho niente di che mi possa far sentire speciale. Ho i capelli tinti come tutti, mi vesto come tutti, alla fine mi comporto come tutti, ho amici come tutti, bevo e mangio lo stesso cibo che mangiano tutti, cosa avrei di speciale? Nemmeno il mio cognome è speciale, ce ne sono a migliaia di Todoroki sparpagliati per il Giappone.»
Hanta rimane in silenzio ad ascoltarmi con un sorriso dolce in volto per poi accarezzarmi teneramente una guancia.
«Non è il tuo modo di apparire o vestire che fa di te speciale ai miei occhi. Io ti riconoscerei anche se il Giappone fosse pieno di tuoi doppioni perché di Shoto Torodoki ce n’è uno solo, e sei inimitabile. Come potrei non riconoscere il ragazzo di cui sono innamorato?»

Le sua parole mi lasciano letteralmente di stucco e non ho la minima idea di come replicare a tali affermazioni, è la prima volta che qualcuno si dichiara a me.
Ed ora che faccio? Cosa rispondo? Non so se me la sento di dirgli che ricambio i suoi sentimenti…

Hanta vede il mio cambio di espressione e sorride.

«Tranquillo, io non ti sto chiedendo niente. Sì, mi sono innamorato di te ma non ti sto chiedendo una tua risposta, volevo dirtelo già da un po’ così ho colto l’occasione.»

Rimango in silenzio per alcuni secondi ma poi decido di riprendere a parlare.

«Fammi vedere come ci si sente ad essere amati, ti prego.»

Gli propongo prendendo le sue mani e facendo intrecciare le dita.
Sorride maliziosamente e, tenendo il suo corpo il mio inizia a baciarmi lentamente il collo. Le sue labbra, la sua lingua sono così calde contro la mia pelle infreddolita mi causano svariati brividi costringendomi a gemere.

«Sei una persona meravigliosa Shoto, non dimenticarlo mai.» sussurra sulla mia pelle causandomi brividi di piacere lungo tutto il tuo corpo.

Ansimo senza controllo. Si mette sopra di me sul letto costringendoti a sdraiarmi. Comincia a lasciare baci su tutto il viso. Sulla fronte, sulle tempie, poi giù verso gli zigomi, le labbra, sul mento, poi nuovamente sulle labbra, su verso gli zigomi, sul naso ed infine sugli occhi. Si sofferma lasciando baci più leggeri sulla cicatrice. Dagli occhi scende verso le orecchie ed inizia a mordicchiare il lobo dell’orecchio destro facendomi boccheggiare senza controllo e sentendomi completamente inerme sotto il suo corpo caldo.
Stuzzica anche l'altro lobo per poi scendere con i baci verso il collo e si sofferma mordicchiando e succhiando i lembi di pelle formando succhiotti grandi e violacei causandomi piccoli gemiti.
Prende i lembi della maglietta e la toglie scoprendomi il busto.
È la prima volta che qualcuno fa questo con me, non so come agire, mi sto lasciando guidare completamente da lui che pare più esperto di me.
Riprende a lasciare vari baci scendendo dal collo raggiungendo la clavicola e lascia altri succhiotti sentendomi impotente sotto ogni aspetto; sfiora ogni centimetro del corpo con le mani causandomi maggiore eccitazione. Avvicina lentamente le sue labbra verso i capezzoli e li mordicchia facendoti gemere.

«Aaah!»

Stringo il lenzuolo tra le dita ormai perso nel piacere. Continua a torturarmi i capezzoli con le mani e le dita causandomi svariati gemiti ed inizio a tremare.
Sorride e lascia baci lungo il tuo busto facendoti sentire una stretta allo stomaco sentendolo sempre più vicino a .

«Sei. Così. Dolce.»

Mormora ad ogni bacio assaporando la mia pelle.

Mi slaccia i jeans e li abbassa togliendoteli completamente, facendo la stessa cosa con i suoi rimanendo in boxer con l'erezione ben visibile.
Istintivamente cerco di avvicinare le mani verso la mia intimità per coprirla, anche se ancora coperta dai boxer, ma Hanta mi ferma bloccandomi le mani ai lati della testa.

«Ti prego Shoto, non devi sentirti in imbarazzo con me.»

Dice con voce calda e confortante.
Mi sento a casa con lui, mi sento felice, allora è questa la felicità che cerco sin da quando ero piccolo. Non voglio perdere questa sensazione. Hanta ritorna verso i miei boxer e lascia una scia di baci su tutto il mio basso ventre ancora coperto dal tessuto.
Sono un casino, un misto tra ansimi e gemiti incontrollati.
Hanta mi abbassa i boxer fino a togliergli, senza interrompere il contatto visivo si bagna due dita e le passa sulla mia apertura, sento mancarmi il respiro e chiudo istintivamente le gambe come per proteggermi.

«No Shoto.»

Mi rimprovera con tono dolce riaprendomi le gambe.

«Rilassati, sono io.» si avvicina al mio orecchio. «Non avere paura, ci sono io, c'è il tuo Hanta ora.»

Sussurra rassicurandomi e ne approfitta per continuare a massaggiare l'apertura con le dita. Chiudo gli occhi stringendo le mani in pugni. È una sensazione nuova, mi spaventa ma allo stesso tempo la trovo piacevole. Il mio respiro è spezzato. Continuo a boccheggiare senza controllo.
Anche se un po’ a fatica, riesco a rilassare i miei muscoli e in quell’istante inserisce due dita lì.
Gemo acuto preso di sorpresa e stringo il lenzuolo.
Hanta mi libera una mano e la stringe facendo intrecciare le dita mentre, l'altra, la muove dentro di me.
Continua a muoverle dentro come una sorta di eccitante tortura e tutto ciò mi fa perdere la testa dalla quantità di piacere che sto provando.
Il mio pene ha iniziato a perdere un liquido trasparente e sento una forte sensazione di piacere pervadermi ma si ferma immediatamente interrompendo il tutto.
Mugolo di disapprovazione ed apro gli occhi.

«Pazienta solo un secondo.» mi da un bacio a stampo.
Mugolo muovendomi sotto di lui. Sorride eccitato e divertito dal mio comportamento.
«Sei pronto?»
Domanda prendendomi entrambe le mani.

Annuisco stringendo le sua mani.
Si posiziona con la sua erezione contro il mio ano e mi penetra lentamente. Inarco la schiena sentendolo completamente dentro di me. Provo un forte dolore mai provato prima d’ora. Stringo maggiormente le sue mani nel tentativo di alleviare il dolore.
Hanta inizia a baciarmi mentre comincia a muoversi dentro di me.
Spinge.
Spinge.
Spinge sempre di più.
Il dolore lentamente ha iniziato a trasformarsi in incredibile piacere facendomi sentire come mai prima d’ora. Come se fossi in Paradiso. Come se fossimo solo io e lui, un tutt'uno. Come se il mondo intorno a noi sparisse completamente.

«S-sto per-...»

Le spinte sono così forti ed intense che non riesco a finire alcuna mia sentenza.
Hanta mi capisce e inizia a spingere con più forza ed energia fino a che non raggiungiamo il limite e veniamo insieme.
Entrambe abbiamo i respiri affannati. Le sue braccia tremano. Che sia a causa della stanchezza? Esce da me, si sdraia al mio fianco e mi tiene stretto a sé sentendo i nostri respiri diventare un tutt'uno. Copre entrambi con una coperta e chiudiamo gli occhi godendoci questa incredibile sensazione.
La sua voce interrompe il silenzio che era calato tra di noi.

«Come ti senti?»

Apro gli occhi e noto che mi stava osservando con uno sguardo amorevole.

«Sto bene.»

Rispondo lasciandogli un bacio sulle labbra. Sorride sorpreso dai miei gesti.

«Non hai dolore da nessuna parte, vero? Era la prima volta per te.»
Avvampo nel sentire l’imbarazzo prendermi tutto il viso.
«S-sì, era la prima volta…» mormoro. «Ma non provo dolore, sei stato gentile con me.» mi affretto a dire.
«Sono sollevato che tu l’abbia trovato piacevole. Ho cercato di renderlo il più piacevole e meno doloroso possibile per entrambi.»
Confessa accarezzandomi una guancia.
«Dovremmo farlo più spesso.»
Vuole fare, più di una volta, l’amore con me?
«Hanta…?»
«Sì?»
«Tu davvero sei innamorato di me?»
Il ragazzo mi propone uno sguardo confuso che si trasforma in una espressione indecifrabile.
«Se non provassi nulla per te, non sarei arrivato a tanto. Sì, sono innamorato di te Shoto Todoroki.»
Wow. Il suo amore non assomiglia per niente a quello dei miei genitori. Questo è decisamente meglio.
«Ora però dormi. Domani, quando torneremo dagli altri, ci aspetterà una bella strigliata. Soprattutto da Mina.»
Giusto! Mina e gli altri non sanno che siamo qui.
«Dormi, dolce Shoto.»
Sussurra, ed io chiudo gli occhi lasciandomi completamente andare e cullare dal suo respiro.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Il mattino non è tardato ad arrivare. Per ricoprire i rispettivi succhiotti abbiamo usato un fondotinta che Hanta ha rubato a Denki mesi fa e siamo sgattaiolati via da lì come se fossimo stati topi.

«NON AVETE IDEA DI QUANTO CI AVETE FATTO PREOCCUPARE!»

Ci rimprovera Mina con le braccia incrociate come se fosse una sorta di mamma.

«Abbiamo provato a chiamarvi tutta la notte ma non ci avete degnato nemmeno di una risposta! Shoto, tua sorella ha chiamato Ochako e le ha dovuto mentire dicendogli che eri in appartamento con noi!»

Entrambe teniamo lo sguardo abbassato ma le nostri mani sono unite.

«Ci dispiace Mina.»

Diciamo in coro come dei bambini scoperti nel mangiare la Nutella di nascosto.

«Ma poi, si può sapere dove diavolo siete stati tutta la notte? A fare cosa?!»
Improvvisamente i flashback della sera precedente trapassano la mia mente. Sorrido ma cerco di reprimerlo immediatamente.
«Andiamo Mina, ma che domande fai?»
La voce profonda di un nostro amico biondo fa trasalire entrambi.
«Che intendi? È una domanda legittima!»
«Dai, non puoi essere così ingenua! Glielo si legge in faccia!»
«Ma cosa?»
«Mina, hanno scopato, come te lo devo dire?»
A quella frase diventiamo tutti rossi in viso, inclusa Mina che non sa bene come replicare.
«M-m-ma che dici Kacchan?! Non si insinuano queste cose!»
«Insinuare? Guardali bene, ce l’hanno scritto in fronte a caratteri cubitali: “Abbiamo scopato tutta la notte.”. È palese!»
«Ah sì?»
«Sì!»
Mina sorride furba e si volta verso Katsuki.
«Allora tu come fai a conoscere bene quell'espressione, eh?»
Tutti portiamo la nostra attenzione su Katsuki che sembra al quanto preso in contropiede dall'affermazione della nostra amica.
«Tu ed Eijiro non ci dovete dire niente?»
Il biondo rimane in silenzio cercando di non far trapelare alcuna informazione ed in sua difesa arriva Eijiro.
«M-ma non stavi sgridando loro due? Ora che c’entriamo io e Katsuki?»
«Sì, sì, fai il finto angelo finché puoi, ma ormai vi abbiamo sgamati.»
Sorridiamo tra di noi avendo già capito cosa sia successo tra i due.
«Comunque, a parte gli scherzi ragazzi, ci avete fatto davvero preoccupare. Va bene che siamo tutti grandi e vaccinati, ma potevate anche mandarci un messaggio dove ci dicevate che stavate fuori.»

Anche se con tono tranquillo, la strigliata di Izuku ha fatto effetto, e un po’ mi sento in colpa per non essermi nemmeno passata per l’anticamera del cervello di avvertire i miei amici. Loro sapevano solo che avevo chiamato Hanta e nemmeno lui li ha avvertiti. Ci siamo fatti prendere dalla foga del momento.
Dopo aver fatto colazione con i miei amici sono dovuto tornare a casa con la coda tra le gambe, anche se un po’ coperto dalla bugia di Ochako.

Mi avvicino alla maniglia, la afferro per aprirla ma scopro che la porta è bloccata.
È chiusa?” mi domando confuso. “Probabilmente sono usciti a fare colazione fuori…?” porto lo sguardo verso le macchine ma sono entrambe a casa. “Okay, le opzioni sono due: o tutti stanno ancora dormendo, cosa poco probabile, o sono usciti a piedi. Però, per sicurezza, provo a suonare…
Scrollo le spalle, suono il campanello e la porta si apre rivelando la figura di mio padre.
Ma allora non erano usciti!
Come mi vede sul suo viso appare un’espressione fredda e distaccata, più del suo solito.

«Oh… sei tornato.»

Il suo tono sembra quasi ironico.

«È comunque casa mia.»

Rispondo banalmente, faccio per entrare ma lui mi blocca la strada.

«Ah, adesso è casa tua, eh?»
«Papà mi fai passare?»
«Ieri sera mi hai mancato di rispetto, Shoto Todoroki, ed ora ti aspetti anche che ti faccia entrare in casa come se nulla fosse?»
«Mi stai negando il diritto di entrare in casa mia solo perché ieri sera hai insinuato che io sia un teppista solamente perché sono stato aggredito? Bell’esempio.» alzo gli occhi al cielo seccato.
«Papà che succede?»
Natsuo si intromette tra di noi confuso.
«Perché non lo fai entrare?»
«Perché crede che i miei amici ed io siamo dei criminali incalliti, e che, solo perché abbiamo discusso, ora non sia nemmeno degno di entrare in casa mia.»
«Abbassa la cresta ragazzino, l’uomo di casa sono io e finché vivete sotto il mio tetto le regole le faccio io.»
Mi ordina con tono duro per poi rivolgersi verso a Natsuo.
«Più passa il tempo qui più il suo comportamento peggiora. Ieri sera è tornato con un occhio nero e con lividi su tutto il corpo giustificandosi con un “Mi hanno aggredito.”, cosa che dovrei verificare. È tornato a casa a bordo di un furgoncino fatiscente accompagnato da un ragazzetto che non sa affatto come comportarsi davanti a persone importanti. Un certo Sansa HeroHana Reso...»
«Hanta Sero.» lo correggo seccato.
«Silenzio! E soprattutto, il tuo amato fratellino, ha dichiarato di volerlo portare all’altare.»
«E cosa ci sarebbe di così sconvolgente?» Natsuo non sembra per niente impressionato dalle sue parole. «Lo hai letteralmente rinchiuso in casa per undici anni della sua vita, solo alle superiori è riuscito a farsi degli amici, prima non aveva nessuno. Soffriva di ansia sociale, certe volte io e Fuyumi abbiamo dovuto lottare con le unghie e con i denti per convincerlo ad andare a scuola e fare amicizia! Ora che è finalmente libero dalla tua tirannia fa tutto quello che un ragazzo della sua età vuole fare: divertirsi. Non è più il bambino che potevi comandare a tuo piacimento, soprattutto dopo l’incidente con la mamma.»
Le parole di mio fratello colpiscono me e mio padre come frecce infuocate.
«Lui, dopo l’università, vuole fare l’illustratore di libri e non il politico o il giornalista, papà. Datti tregua. Dagli tregua.»
Natsuo si mette tra i due e mi tende la mano.
«Vieni dentro, così ti dai anche una pulita.»

Gli sorrido, prendo la sua mano ed entro in casa sotto lo sguardo severo di mio padre che non ha deciso di replicare, stranamente.
Io e mio fratello rimaniamo in silenzio per tutto il tragitto fino in camera, lo faccio entrare prima di me e come chiudo la porta mi giro verso di lui con un’espressione entusiasta in volto.

«Natsuo, hai finalmente tirato fuori le palle!»

Esclamo ancora incredulo.

«Guarda, guarda, mi è venuta la pelle d’oca!»

Avvicina entrambe le braccia in modo che possa vedere bene.

«Porca troia se gliele hai cantate!»
«Era già da un po’ che mi volevo sfogare, menomale che ho colto la palla al balzo.»
«Sono senza parole...» ridacchio. «Non so cosa dirti.»
«Sono o non sono il migliore fratello maggiore che esista?»
Domanda con aria fiera.
«Sì, sei il migliore fratello maggiore che esista.»

Esclamo e lo abbraccio. È da tanto tempo che io e Natsuo non passiamo del tempo insieme che non sia a pranzo o a cena e vederlo prendere le mie difese a spada tratta mi riscalda il cuore. Non è che io ed i miei fratelli abbiamo un cattivo rapporto, anzi, ma non passiamo tanto tempo insieme per creare dei ricordi significativi.

«A proposito del fatto che sei tornato ora...»
Merda…
«Dove sei stato tutta la notte? Dai tuoi amici?»
Mi separo dall'abbraccio e sospiro.
«Sì… diciamo che sono stato con uno dei miei amici...»
«Uno…? Che significa…?»
Mi guarda confuso ma lentamente la sua espressione cambia e, infine, realizza l’indizio.
«Oh… oh… oh!»
Sorride ed inizia a ridacchiare quasi come se fosse una barzelletta.
«Cazzo ridi Natsuo?»
«Non ci voglio credere!»
Natsuo scoppia in una fragorosa risata, addirittura si piega a metà tenendosi la pancia con entrambe le braccia.
«Che cazzo c’è di così divertente?»
«Il verginello della famiglia è finalmente diventato uomo
Improvvisamente il mio viso diventa dello stesso colore dei miei capelli ma cerco comunque di non farmi scoprire.
«Verginello a chi?! Non sono affatto vergine!»
«Certo! Finalmente ti sei sbloccato
Replica continuando a ridere e lasciandosi cadere sul mio letto. Alzo gli occhi al cielo.
«Come se tu fossi più esperto di me!» replico un po’ stizzito.
«A-aspetta… aspetta...» cerca di riprendere fiato sedendosi sul materasso e torna a guardarmi in faccia. «Domanda da un milione di dollari: sei stato l’attivo o il passivo?»
Sono confuso.
«L’attivo…? Il passivo…?»
«Andiamo Shoto! Lo hai dato o lo hai preso
«O-oh… ecco...» abbasso lo sguardo e mi torturo le dita.
«Non ci credo… lo hai preso?»
«Ma insomma che differenza fa?!»
Domando cercando di nascondere il mio imbarazzo con l’unico risultato di far ridere mio fratello ancora più di gusto di prima.
«NO VA BE’! STO MORENDO DAL RIDERE!»
«E menomale che eri il migliore fratello maggiore...»
Commento alzando gli occhi al cielo. La porta della mia stanza si apre e Fuyumi entra con un’espressione quasi preoccupata.
«Insomma ragazzi ma che state facendo di così divertente? Vi si sente da tutto il corridoio.»
«In verità sta ridendo solo lui.»
Replico indicando Natsuo sul mio letto col pollice.
«Che cosa è successo?»
Faccio per aprire bocca e spiegarle ma Natsuo mi precede.
«Senti qua Fuyumi...» tenta di calmarsi e respirare a pieni polmoni. «Shoto stanotte si è “aperto completamente” con un suo amico.»
«NATSUO LA PIANTI DI FARE IL COGLIONE?!»
Mi volto imbarazzato verso mia sorella ma lei non sembra impressionata.
«In che senso…? Non ho capito...»
Fortunatamente Fuyumi è la più innocente di tutti e tre.
«Andiamo Fuyumi, Shoto l’ha preso
«SMETTILA DI PRENDERMI IN GIRO!»

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


«ANCHE TU L’HAI PRESO NEL CULO E TI È ANCHE PIACIUTO!»
Cerco di percularlo.
«Ma io infatti non arrossisco!»
Sbuffo seccato.
Ora si diverte a fare l’esperto e prendersi gioco di me...
«Quindi mi stai dicendo che sei, finalmente, riuscito a concludere con Izuku…?»
Domanda mia sorella incredula.
«Ma che Izuku?» replica Natsuo. «Quello dai capelli verdi è fidanzato con la ragazzina che si veste sempre di rosa.»
«Ah! Non lo sapevo… allora con chi è stato?»
«Fammi indovinare: con quel Sero, quello che hai detto di volerlo sposare davanti a papà, giusto?»
Annuisco solamente e Natsuo riprende a ridere come un bambino mentre Fuyumi si copre la bocca cercando di camuffare la sua.
Seccato alzo gli occhi al cielo, prendo dall'armadio dei vestiti puliti e mi dirigo fuori dalla stanza.
«Ve ne parlerò quando tornerete seri. Io intanto vado a farmi la doccia.»
«A-aspetta, ma io sono curiosa.»
«A dopo!»
Li congedo chiudendo la porta e mi dirigo tranquillo verso il bagno chiudendo la porta a chiave.
Osservo la mia figura allo specchio e devo ammettere che Katsuki aveva ragione, ce l’ho scritto in faccia. Passo la mano sul collo notando che il fondotinta sta sbiadendo.
Menomale che io-comando-tutto-e-tutti non li ha notati o non sarebbe bastato Natsuo per fermarlo.” sospiro.
Accendo il getto d’acqua della doccia e, dopo essermi svestito completamente, entro lasciandomi bagnare. Chiudo gli occhi godendomi l’acqua tiepida contro il mio viso e vari flashback della notte precedenti percorrono la mia mente facendomi sorridere mentre una scossa di brividi percorre tutto il mio corpo.
Non ho intenzione di coprirli di nuovo, sono adulto ormai, il corpo è mio e faccio il cazzo che voglio. Non starò più sotto di lui è deciso!

Finita la doccia, e dopo essermi vestito, torno in camera per mettere i vestiti sporchi nella cesta e noto che in camera mia è rimasta solo Fuyumi.
Che, come mi vede, mi sorride come solo lei sa fare.

«Ehi.»

Sorrido lievemente mentre mi avvicino a lei.

«Ehi.»
«Poco possessivo il tuo amico, eh?»
Scherza indicando i succhiotti con un cenno del capo. Sorrido compiaciuto.
«Forse lo è, ma solo un pochino.»
Mi siedo accanto a lei e vedo che ha un’aria strana.
«È successo qualcosa...?»
«Eh? Oh, no! Non è successo nulla!» sorride. «Semplicemente sono sorpresa che il mio fratellino ora è cresciuto.»
«Andiamo, non fare la sentimentale. Ho vent’anni, non ne ho più quindici.»
Cerco di farla ridere e lei mi scompiglia i capelli ancora umidi.
«Dai, così mi rovini la riga!»
Piagnucolo fingendo un tono da bambino e lei mi sorride rimanendo in silenzio.
«E menomale che non hai più quindici anni, eh?» replica prendendosi gioco della mia reazione. «Sai, dovresti presentarmelo.»
Arrossisco lievemente a quella proposta.
«Ma siamo amici, non è che ci siamo fidanzati…» minimizzo grattandomi la nuca.
«Può anche darsi ma se avete fatto l’amore è perché c’è un sentimento che vi lega, giusto?»
«Può essere...»
Mi stringo nelle spalle.
«Che intendi con “può essere”? Tu non provi dei sentimenti per lui?»
«Certo che li provo!» mi affretto a dire. «È solo che è successo tutto così in fretta, mi sembra ancora impossibile che abbiamo passato la notte da soli e, come se non bastasse, sono ancora abbastanza confuso sui miei sentimenti per lui. So di provare dei sentimenti ma non sono sicuro di quanto siano profondi e se dovesse finire tutto in poco tempo?»
«Perché preoccuparsi del futuro quando avete tutto un presente da vivere?»
La sua domanda mi lascia sorpreso e realizzo che mi stavo preoccupando inutilmente per cose che devono ancora succedere.
«Comunque sono contenta che tu abbia trovato una persona speciale e per festeggiare andremo a pranzare fuori io, te e Natsuo. E, se ti va, ti compro anche qualche vestito nuovo.»
«In verità non è che mi va di stare troppo fuori con questo caldo...»
«Su, smettila di fare la nonnina!»

Mi rimprovera con tono scherzoso per poi uscire dalla mia stanza col cesto dei vestiti sporchi.
Sospiro, quando fa così non c’è modo di smuoverla. Estraggo il cellulare dalla mia tasca e noto che ho un paio di chiamate perse da Ochako e Hitoshi, mi ero completamente scordato che l’avevo in modalità silenzioso da ieri sera. Compongo il numero di Shinso lo vedo che risponde subito.

«Pronto? Qui è il misterioso Hitoshi Shinso che parla.»

Sorrido lasciandomi sfuggire una risatina dalla sua risposta.

«Ehi, sono Shoto. Ho visto la chiamata persa.»
«Oh, Shoto! Sì, ti ho chiamato per sapere se dopo pranzo vieni con noi in giro in città. Mina ha convinto le Ochako e Tsuyu a fare un giro per la piazza piuttosto che stare sempre all'ostello o allo skate park. Sei di nostri?»
Mi mordicchio il labbro imbarazzato, è la prima volta che li “bidono” e un po’ mi sento in colpa.
«Mi piacerebbe tanto venire, ma ho promesso a mia sorella che oggi sarei stato con lei a pranzo e che l’avrei accompagnata a fare compere.»
«Ah, oggi ti tocca fare il galoppino, eh?» mi canzona.
«Vola basso, pirla.»
Hitoshi ridacchia dall’altra parte del telefono divertito dalla mia risposta.
«Dai, se mia sorella mi molla prima ti mando un messaggio così ci troviamo in un punto. Che ne pensi?»
«Okay, va bene. Ah, un’ultima cosa!»
«Sì…?»
«Non sei l’unico che è riuscito a concludere… e so che hai capito.»
«No… tu e Denki?»
«Sì.»
«E bravo Hitoshi! Zitto, zitto ma ti sei fatto comunque strada, eh?»
Lo prendo un po’ in giro e lo sento ridacchiare insieme a me.
«Almeno noi non ci siamo fatti beccare come due deficienti.»
«E smettila! Ci siamo solo fatti prendere dalla foga del momento...»
«Oh, quello si era capito benissimo, fidati!» ridacchia. «Ora ti lascio, avvisami se sei libero.»
«Va bene, al massimo ti mando un messaggio anche se non posso così non rimanete in giro ad aspettarmi inutilmente.»
«Okay. Bella bro
«Bella.»

Riattacco e mi lascio cadere sul letto.
Tutto ciò è accaduto in una sola notte ma sembra che siano passate settimane e mancano già pochi giorni all'inizio di agosto… luglio è volato con niente…” sospiro.
Per mezzogiorno mi sono cambiato indossando una camicia a maniche corte nera con stampata sopra due draghi e lasciando i primi bottoni aperti, jeans a vita alta neri con intorno una cinta del medesimo colore ed attaccata una catenella, ai piedi delle semplici Converse. Mentre ho messo un anello a forma di teschio sul mio dito medio destro e su quello sinistro una semplice fedina nera.
Dopo essermi spruzzato un po’ di profumo, lisciato i capelli ed essermi passato una linea di matita nera sotto l’occhio recupero il cellulare, il portafoglio e raggiungo i fratelli in salotto.

«Non siamo troppo eleganti per una semplice uscita?»

Domanda scherzando Natsuo.

«Tutti questi colori non sono proprio da te, aiuto! Mi stai accecando!»

Scherza e si copre gli occhi fingendo di venire accecato.

«Parli tu che ti sei messo una maglietta bianca della SUPREME e pantaloni della tuta rossi? Sei inguardabile.»
Sorrido prendendolo in giro.
«L’unica decente è Fuyumi che si è messa un vestitino floreale.»
«Davvero?» sorride quasi toccata dal mio complimento. «Che gentile, grazie tato
«Allora dove andiamo a mangiare? Io sto letteralmente morendo di fame!» esclama Natsuo impaziente.
«Ho controllato un po’ su Google e c’è un piccolo ristorantino easy al centro della piazza. Possiamo tranquillamente mangiare lì.» scrolla le spalle. «Fanno anche l’aperitivo così brindiamo alla tua prima volta, tu che ne pensi Shoto?»
Sospiro seccato ma devo ammettere che è un’idea niente male.
«Per me va bene, basta che non vi mettete a fare brindisi tipo: “Auguri per la tua prima volta!”.»
«Visto Natsuo? Te lo avevo detto che non avrebbe apprezzato.»
«Che palle! Non sai proprio come divertirti.»

A vederci tutti e tre insieme è difficile pensare che siamo fratelli perché sono pochi i tratti che ci accomunano; iniziando da mio fratello Natsuo: lui ha i capelli rossi e gli occhi dello stesso colore di nostro padre ma i tratti del viso delicati e gentili come nostra madre. Fuyumi invece è il ritratto di nostra madre in tutto e per tutto, poi ci sono io che sono il mix “perfetto” di entrambe.
Siamo differenti anche per quanta riguarda il modo di vestire; Natsuo è molto street style o casual mentre Fuyumi preferisce indossare vestiti o gonne un po’ delicati che le danno quasi l’aria di una fata invece che di una comune essere umana.
Ci dirigiamo alla piazza a piedi, la macchina in queste stradine sono superflue e non sapevamo nemmeno dove parcheggiarla, e il ristorante che ha scelto Fuyumi è davvero carino.
I mattoni sono in vista e di color terracotta, all'esterno ha un’enorme insegna bianca col nome del ristorante, sotto di essa si trovano due coppie di tavoli sia a destra che a sinistra dell’entrata  coperti da un ombrellone bianco e incorniciati da piccole aiuole in fioriere di legno.
Ha un’aria fresca ed estiva, devo segnarmi il posto e portarci anche gli altri a mangiare, sono sicuro che gli piacerà.

Entriamo e ci fanno accomodare in un tavolo per tre persone vicino ad una vetrata che ci fa vedere tutta la piazza.

«È davvero carino qui.» mormoro posando la testa sul palmo della mano. «Sono felice di aver scelto di venire con voi.»

Riporto lo sguardo sui miei fratelli che si guardano tra loro sorridendo.

«Anche io sono tanto felice!» esclama Fuyumi quasi con le lacrime agli occhi. «Venite tutti e due qui che ci facciamo un selfie così abbiamo un bel ricordo!» piagnucola estraendo il telefono.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Abbiamo fatto un piccolo aperitivo con uno Spritz e dei salatini da stuzzicare e successivamente Natsuo ha ordinato un curry di verdure estive, Fuyumi del rei-shabu mentre io degli unadon mentre da bere una birra fresca.
È stata una delle giornate più belle che ho passato con i miei fratelli, ho scoperto lati di loro che non avevo visto a causa della mia poca presenza per colpa della scuola. Non mi ero accorto di quanto fosse cristallina la risata di Fuyumi e che Natsuo assottiglia gli occhi quando sorride e, cosa più sorprendente, non mi ero mai accorto che ho lo stesso sorriso di mamma. È stata mia sorella a farmelo notare, me lo ha detto con un tono leggermente malinconico ma era visibile che le ha fatto piacere di aver ereditato questo suo tratto.
Probabilmente è stato lo Spritz e la birra a farmi sballare un po’ ma mi sono davvero rilassato con loro, così tanto che ho preferito restare ed ho accompagnato con piacere Fuyumi a comprare qualcosina anche per ricordo come souvenir o cartoline.
Sono stato così bene che i giorni successivi a quelli sono stati un declino, un tracollo totale che non avrei mai immaginato di vivere di nuovo.
Ammetto che io ed Hanta abbiamo iniziato a stare distanti senza un effettivo motivo, ho provato a parlargli ma mi evitava di proposito come se ci fosse stato qualcosa che gli abbia dato fastidio. Ma cosa? Se non mi parla io non posso sapere tutto ciò che gli passa per la testa! Anche i nostri amici sono rimasti sorpresi dai nostri comportamenti che hanno cominciato a chiederci cosa fosse successo ma lui non parlava ed io sono all'oscuro di cosa sia successo.
Eijiro mi ha detto che quando sono uscito a pranzo con i miei fratelli Hanta aveva ricevuto una telefonata strana ma lui stesso aveva detto che non era nulla di che e, tra l’altro, sono passate svariate settimane da allora. Che sia stato davvero niente? Ho provato a chiedergli se a casa era tutto apposto ma lui ha continuato a liquidarmi con un: “Non devi preoccuparti di me, va tutto bene.” e tutto ciò sta cominciando a darmi sui nervi, oltre che a rendermi inquieto.
Da l’ultima volta che ho provato a chiederli come stava sono passate altre settimane di immenso silenzio, né io né lui provavamo a parlarci e, a farne le conseguenze sono stati i nostri amici che non ce la facevano più a vederci così freddi e distaccati.
Una sera di fine luglio, Mina mi ha chiesto di raggiungerla agli appartamenti perché voleva parlarmi, e così ho fatto.

«Ehi Mina, sono arrivato.»

Esordisco dopo aver bussato.

«Oh, ehi! Vieni pure, è aperto!»

Risponde lei dall'altra parte col suo solito tono allegro.

Apro lentamente la porta e faccio il mio ingresso dopo essermi tolto le scarpe.

«Sono contenta che tu sia riuscito a raggiungermi qui in poco tempo. Forse avrei dovuto aspettare domani...»
Mormora giocherellando con le dita.
«Non preoccuparti Mina!» la tranquillizzo con un lieve sorriso. «Lo sai che per me è sempre un piacere venire qui.»
La raggiungo sul divano e mi siedo accanto a lei aspettando che inizi a parlare. Rimane in silenzio per alcuni minuti ma successivamente riesce proferire parola.
«So che forse non vorrai sentire più questa domanda, ma-...»
La interrompo avendo già capito l’andazzo.
«Mina, te l’ho detto e lo ripeto, io non so cosa Diavolo sia successo tra me e Hanta! Ho provato e riprovato a parlargli e a chiederli se è successo qualcosa, ma lui rimane in silenzio ed io, l’indovino, non lo so ancora fare!»
Sospiro e mi passo una mano tra i capelli rassegnato.
«Io non ho più la forza di combattere, io sono sicuro di non avergli detto o fatto nulla di offensivo. Magari è lui che non vuole più avere niente a che fare con me...»
«Ma che cosa dici?! Hanta ti adora! O almeno… ti adorava...»
«Lo vedi? Anche tu usi il verbo al passato…» faccio un profondo sospiro. «Forse me lo merito, quella notte non gli ho detto che lo amo e quindi deve aver pensato che per me non era nulla di serio...»
«Ascoltami Shoto, io conosco Hanta da anni e se ci fosse stato qualcosa che non andava col tuo comportamento lo avrebbe detto apertamente.»
«Allora perché? Perché ora sta zitto?» mi domando abbattuto. «Non riesco ad avere un dialogo con lui, mi evita totalmente e a me dispiace perché lo vedo che tutto ciò porta del malumore nel nostro gruppo...»
Senza che lo volessi i miei occhi diventano lucidi ma mi affretto a passarmi una mano per asciugarli.
«Eijiro mi ha detto che quando io non c’ero ha ricevuto una chiamata...»
«Credi che non abbiamo provato a chiedergli qualcosa a riguardo? Ci abbiamo provato tutti, anche Izuku si è impuntato per saperne di più ma ha liquidato tutto dicendo: “Va tutto bene. Sto bene. Basta domande.” ed allora ci siamo arresi.»
«È a grandi linee la stessa cosa che ha detto a me...»
«Davvero?»
«Prima che cominciasse ad evitarmi definitivamente mi ha detto: “Non devi preoccuparti di me, va tutto bene.” e così ci ho creduto...»
Tengo lo sguardo su Mina e la vedo che si passa una mano sul viso rassegnata.
«Che cazzo gli sarà successo…?»
«Ascoltami Mina...» le prendo una mano. «Sono grato a te ed agli altri per aver provato a farci riappacificare, davvero, ma a quanto pare doveva andare così. Non mi pento di niente e sono felice dei momenti che ho passato in sua compagnia. Se non vuole più parlarmi è okay, rispetto la sua decisione.»
«Shoto...»
«È okay, davvero.»
Cerco di fingere al meglio un sorriso e mi alzo dal divano pronto ad andarmene.
«Te ne vai?»
«Perdonami, ma se non c’è altro di cui dobbiamo parlare, io me ne torno a casa.»
«Oh… va bene, ci vediamo domani allora? Solito posto solita ora?»
Rimango fermo per alcuni secondi, dandole le spalle, per poi girarmi lentamente verso di lei.
«Sì… stesso posto, stessa ora.»

Indosso nuovamente le scarpe, esco dall'appartamento e usando l’ascensore arrivo al piano terra, esco dalla porta principale e mi trovo davanti l’ultima persona che avrei mai immaginato.
Hanta Sero.
Ci blocchiamo istantaneamente entrambi rimanendo in silenzio a guardarci insistentemente. Sembra che i nostri occhi comunichino più di quanto lo facciano le nostre labbra.
Ho una voglia matta di baciarlo… mi manca la sensazione che provavo nel sentire le sue labbra contro le mie… perché tutto d’un tratto sei diventato così freddo nei miei confronti? Vuoi che te lo dica? Vuoi che ti confessi i miei sentimenti per te? Parlami cazzo!
Rassegnato faccio per andarmene ma sentire la sua voce mi blocca nuovamente.

«Aspetta.»

Interrompo ogni mio movimento come se fossi un blocco di ghiaccio e gli do ascolto.

«Voglio parlarti.»

Mi mordicchio il labbro cercando di trattenere, inutilmente, una risposta sarcastica.

«Ora? Ora vuoi parlare? Proprio ora che sono al limite decidi di parlarmi?»

Hanta rimane quasi sorpreso dal mio atteggiamento ma non replica.

«Se non ti dispiace, per primo parlo io visto che ho molte cose da dire. Che cazzo ti è successo, eh? Perché mi hai evitato per tutto questo tempo facendomi pensare e dubitare di qualsiasi cosa? Ti sei per caso chiesto che cosa avrebbe comportato il tuo silenzio nei miei confronti e nei confronti degli altri? Te lo dico io: no. Hai preferito comportarti da egoista e rifilarmi il trattamento del silenzio. Per quale motivo poi?! Perché quella sera non ho rivelato i miei sentimenti per te? È stato per quello? O perché in verità per te è stato tutto un gioco!»
Lo vedo stringere i pugni ad ogni mia parola ricoperta di veleno a causa della mia tristezza e delusione.
«Non fingere di non sapere, Shoto. Sai benissimo perché è successo tutto ciò, d’altro canto, è colpa tua.»
La sua voce è fredda ma allo stesso tempo ferita, è davvero difficile decifra»rla. Lo stesso vale per la sua affermazione.
«È colpa mia…? Che… che cosa ti ho fatto? Che cosa ho detto di male?»
«Smettila di fingere! Sei stato tu a distruggere tutto e per di più al telefono!»
«Sono stato io… ma che cazzo dici?!»
«Quindi mi vuoi dire che non ne sai nulla?»
«Certo che non ne so nulla, idiota! Credi che se lo sapessi fingerei di non sapere? Non so fare lo scemo!»
«Scemo no, ma il subdolo lo sai fare alla perfezione.»
«Il subdolo…?»
In quell'istante riesco perfettamente a percepire una crepa dentro di me.
«Si può sapere che cosa ti ho mai fatto?! Ti ho per caso trattato male in qualche modo?! Ti prego, dimmelo!»
La mia voce è disperata ed i miei occhi lucidi riescono ad enfatizzare il dolore che ho sopportato per tutte queste settimane.
«Se sapevi benissimo che non ero alla tua altezza perché hai finto di provare qualcosa per me?»
Quella sua domanda mi lascia sconcertato e confuso allo stesso tempo.
«Credi che io non provi nulla per te?»
«Non lo credo, ne sono certo!»
«TI SBAGLI!»
Mi avvicino a lui e lo prendo per le spalle lasciandolo sorpreso dalle mie mosse repentine.
«VUOI CHE TI DICA LA VERITÀ? VA BENE! TI DICO LA VERITÀ: IO TI AMO!»
Esclamo a pieni polmoni mentre vedo la sua espressione trasformarsi da cupa a sorpresa.
«Cosa…?»
«Io ti amo...» mormoro. «Ti amo. Ti amo! TI AMO! Va bene? Mi sono innamorato di te dal primo giorno che sono arrivato qui e pensavo che per te fosse lo stesso ma, a quanto pare, mi sbagliavo...»

Lascio le sue spalle, senza dirgli più niente e col viso rigato dalle lacrime, mi allontano da lui e tornare a casa.

«Aspetta!»

Si affretta a dire afferrandomi per il polso.

«Se i tuoi sentimenti sono sinceri, allora devi dirmelo. Dimmi che tu non hai nulla a che fare con quella telefonata.»
Rimango in silenzio e libero bruscamente il polso dalla sua presa.
«Che senso ha?» domando con tono affranto. «Io non so nemmeno di che telefonata vai parlando…»
«Shoto, per l’amor di Dio, dimmi che non stai scherzando...»

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


«Sai cosa?» rimango in silenzio per una manciata di secondi. «Io non ho più nulla da dirti. La mia versione dei fatti la sai più che bene ma tu hai preferito rimanere in silenzio senza dirmi la tua o confrontandoti. Tu non vuoi più avere nulla a che fare con me? Me ne farò una ragione.»

Senza dire altro, ed asciugandomi le lacrime e le guance col dorso della mano, mi allontano da lui e dall’appartamento dirigendomi a casa.
Rimango a testa bassa con i ricordi che corrono nella mia testa come se fossero dei tornadi.
Tutto ciò non ha senso…” sospiro tenendo le mani in tasca. “Mi sembra di star vivendo un incubo e non riesco a trovare una via d’uscita. Lui sa benissimo la mia versione dei fatti, perché dovrebbe dubitarne? Non gli ho mai detto una bugia. Questo significa che lui non si è mai fidato ciecamente di me? Ma, quella sera, sembrava il contrario.” mi fermo per strada, volto lo sguardo verso la spiaggia e mi avvicino ad essa.
Tolgo le scarpe tenendole per mano ed affondo i piedi nella fredda sabbia causandomi un brivido spiacevole lungo la spina dorsale. In fretta mi rimetto le scarpe e mi avvicino al bagnasciuga, mi metto seduto a gambe incrociate a pochi metri da essa ascoltando il rumore delle onde marine lasciando che calmino la mia anima ed il mio cuore.
Chiudo gli occhi facendo dei respiri profondi godendomi quella piacevole sensazione.
Per me non ha più senso rimanere qui… non posso. Ho causato troppi problemi ai miei amici…
Estraggo dalla tasca il cellulare con gli auricolari, li collego ad esso e la prima canzone che parte dalla mia playlist è: “Blue & Grey” dei BTS.
Perfetta. È triste al punto giusto.” sospiro, alzo il volume al massimo e rimango in silenzio ad osservare il mare.

Svariate canzoni dopo, sento qualcosa ticchettarmi la spalla facendomi sobbalzare di colpo.

«Chi è?»

Esclamo scattando in piedi, mi volto verso la persona e faccio un profondo sospiro di sollievo togliendomi le cuffie.

«Ah… sei tu. Mi hai fatto prendere un colpo.»

La persona di fianco a me sorride e si siede nuovamente sulla sabbia.

«Lo so, è stata quella la parte divertente.»
«Comunque che vuoi Hitoshi?»
«Volevo sapere come stavi.»
«Alla grande, non lo vedi da te?»
«Io ho sentito la discussione che avete avuto di fronte alla porta.»
Cazzarola…
«Ah...»
«Già...» mormora annuendo. «Secondo me hai fatto bene.»
Porto l’attenzione su di lui incredulo.
«Tu credi?»
«Sì.» annuisce. «Anche io avrei reagito in maniera simile se fra me e Denki fosse successa una cosa del genere.»
Sorrido intenerito dalla sua affermazione.
«Quindi con Denki è proprio ufficiale, eh? Ne sono davvero felice.»
«Sì, lo è. Ascoltami è giusto che tu ti sia sfogato, ora che gli hai confessato i tuoi sentimenti sa che tu non gli hai mentito.»
«Ma questo non cambierà le cose...»
«Perché dici questo?»
«Lui continua ad insistere su quella dannatissima telefonata. Insiste continuando a dire che è stata colpa mia se è successo tutto ciò…» sospiro. «Però non vuole dirmi da chi è stata fatta. Lui quello che so io, lo sa, se non mi crede sono affari suoi.»
«Quindi è morto tutto prima che potesse ancora nascere…?»
«A quanto pare sì...»
«Ora cosa hai intenzione di fare?»
Abbasso lo sguardo sulla sabbia e ci giocherello passando l’indice su di essa.
«Me ne torno ad Osaka...»
«COME HAI DETTO PREGO?!»
Esclama facendomi sobbalzare.
«Che cazzo ti gridi?!»
«Chissenefrega se grido, qui si tratta di te! Perché te ne vuoi tornare ad Osaka?!»
«Ti vuoi calmare?!» sbotto. «È le decisione migliore.»
«Ma perché?»
«Se lui non vuole parlare con me è inutile continuare a lottare, poi questa situazione ha portato tensione al nostro gruppo e a me dispiace.»
«Okay, capisco che ti dispiaccia ed io sono perfettamente d’accordo con te ma non mi sembra la motivazione giusta per tornarsene ad Osaka.»
«Invece per me è più che giusta. E poi, devo preparare le cose per l’università, non voglio ridurmi all'ultimo.»
Hitoshi ascolta ogni mia parola per poi sospirare rassegnato.
«In quale vai?»
«Quella che avevo già deciso a giugno.» replico. «Prima di partire mi era arrivata la lettera dove comunicavano che ero stato ammesso. Finita quella potrò seguire il mio sogno da illustratore.»
«E quando vuoi partire?»
«Domani.»
Il mio amico viola crinito scatta in piedi come se fosse stato punto da uno spillo.
«DOMANI?!»
«Sì...»
«E NON VUOI AVVISARE GLI ALTRI?!»
«Puoi faro tranquillamente tu quando torni, no?»
«Te ne vuoi andare senza salutare?»
«Certo che no, sarebbe da maleducati. Soprattutto nei confronti di Aizawa e Yamada che mi hanno trattato come uno di famiglia.»
«Bene. Vediamo se ho afferrato: tu ti sei dichiarato ad Hanta ma lui non vuol sentire ragioni, così adesso te ne vuoi tornare a casa per poter preparare l’occorrente per l’università e salutarci tutto domani mattina. Mi sono perso qualcosa?»
«No.» scuoto il capo. «Hai riassunto tutto alla perfezione.»
«Sicuro che non vuoi pensarci su? Almeno per stanotte.»
«Sono più che sicuro Hitoshi.» alzo lo sguardo verso di lui. «Sai come si dice, no? “Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.”»
Il mio amico fa un profondo sospiro rassegnato. Mi conosce troppo bene e quindi sa che quando decido una cosa è difficile farmi cambiare idea.
«Se non ti conoscessi proverei a farti cambiare idea.»
«Ma non lo fai perché mi conosci.»
Ci guardiamo e ci sorridiamo a vicenda.
«Ti conosco fin troppo, testa di cazzo
Alzo un pugno ed aspetto che lo colpisca col suo.
«Preparati a portarti sulla coscienza le lacrime di Mina.»
Mi minaccia alzandosi e pulendosi i vestiti dalle sabbia.
«Sarò più che pronto.»

Dopo quella chiacchierata con Hitoshi sono tornato dai miei fratelli che, appena mi vedono, mi sorridono entusiasti.

«Ehi Shoto, sei tornato abbastanza presto dai tuoi amici. Pensavo tornassi più tardi.»

Mi saluta Fuyumi al quanto sorpresa dopo aver dato un’occhiata all’orologio.
Li raggiungo sul divano e mi lascio cadere come un enorme e pesante sacco di patate tra di loro.

«Tutto bene...?» domanda Natsuo.
Sospiro e senza rispondere guardo il noiosissimo programma che stanno trasmettendo alla televisione.
«Tesoro...» Fuyumi sposta delicatamente il mio viso. «… è successo qualcosa con i tuoi amici?»
«No...» mormoro evitando il suo sguardo.
«Lo so benissimo che mi stai dicendo una bugia. Rispondimi sinceramente, per favore.»
Sbuffo e la guardo negli occhi.
«Domani me ne torno a casa.»
Alla mia affermazione rimangono entrambe colti di sorpresa.
«A casa…?»
«Sì.» annuisco. «Faccio le valigie e domani me ne torno ad Osaka. Devo preparare le cose per l’università e non voglio ridurmi all'ultimo momento.»
«Questa mi puzza di bugia.» sorride Natsuo. «Dicci veramente perché vuoi andartene.»
Passo più volte lo sguardo da Fuyumi a Natsuo per poi chiudere gli occhi e sospirare.
Tanto vale dirglielo, sanno già tutta la storia…” penso mettendomi a gambe incrociate.
«Sapete che io ed Hanta non ci parliamo già da un po’, giusto?»
Inizio la conversazione.
«Sì, e non si capiva il perché.»
«Ecco. Stasera Mina mi aveva chiamato per cercare di capire se io ero riuscito a capire il perché di tutto questo, ma io non ho la più pallida idea del perché abbia cambiato radicalmente atteggiamento.»
«Quindi cosa è successo?»
«Quindi me ne sono andato e l’ho trovato di fronte alla porta d’ingresso che stava entrando.»
«Ah-ah. E poi?»
Faccio un profondo respiro per raccogliere tutto il coraggio.
«Lui ha detto che voleva parlare, così io ho colto l’occasione per sfogarmi su tutto il dolore che mi aveva causato ed ho finto per confessare i miei sentimenti per lui.»
«Aaaw, che cosa tenera!» esclama Fuyumi. «Se ti sei confessato perché vuoi andare via?»
«Perché lui è convinto che la telefonata che gli ho fatto è stata organizzata da me! Crede che io ho finto di provare qualcosa per lui e prenderlo in giro!» sbuffo. «Mi ha detto anche una cosa tipo: “Se i tuoi sentimenti sono sinceri, Dimmi che tu non hai nulla a che fare con quella telefonata.” ma io mi sono stancato. Non vuole credermi.»
Fuyumi mi avvicina a sé stringendomi in un caloroso abbraccio.
«Oh, tesoro… ma non c’è bisogno di fare così, vedrai che riuscirete a riappacificarvi e tutto tornerà come prima, okay? Devi solo lasciare che il tempo aggiusti le cose.»
Sciolgo l’abbraccio e mi alzo dal divano in modo da poterli guardare in faccia.
«Se è vero che il tempo aggiusta le cose, allora la cosa migliore è che io me ne torni ad Osaka e che lui resti qui a capire se sono sincero od un bugiardo.»
Però, a giudicare dalle loro espressioni, non sembrano al quanto felici della mia idea.
«Io però Shoto, non intende-...»
«Non ha tutti i torti, in fondo, la soluzione gliel’hai fornita tu.»
«Ma io non volevo dire questo Natsuo.»
«Allora cosa intendevi?» ridacchia. «Hai letteralmente detto: “Lascia che il tempo aggiusti le cose.”, una persona come lo dovrebbe interpretare? Cerca di vedere le cose dalla sua prospettiva: il ragazzo che gli piace, dopo aver fatto sesso con lui ha smesso di parlarci e lo evita in tutti i modi possibili usando come scusa una telefonata che, a detta sua, sembra essere stata fatta sotto richiesta di Shoto. Noi sappiamo bene che non è successo perché Shoto è stato con noi tutto il giorno e non ha guardato il cellulare, ma lui non gli crede. È ovvio che lui si sia scocciato e gli abbia detto: “Se vuoi credermi, bene, se no, amen.”.»
«Non gli ho detto proprio così, ma il succo era quello…» lo correggo.
«Separarsi non è proprio un male, Fuyumi. Può finire in due modi: o capisce che lui non è bugiardo oppure resterà convinto della sua idea.»
«Non riesco a sopportare tutta quella tensione quando usciamo insieme. Non me la sento di restare qui.»
«E come facciamo con il cibo ed i vestiti? Non puoi aspettare?»

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


«Voi e papà non siete costretti a venirmi dietro già da domani. Posso tranquillamente ordinare un biglietto del pullman su Internet.»
«Be’, sei già abbastanza organizzato vedo.»
Commenta Natsuo con tono fiero mentre mia sorella non può far altro che sospirare.
«E va bene Shoto, se è quello che vuoi. Sei adulto ormai e sono sicura che sai quello che è meglio per te. Domani mattina ti accompagno io in stazione poi ti raggiungeremo a casa tra un paio di giorni, okay?»
Sorrido ed abbraccio entrambe.
«Grazie! Sapevo che avreste capito.»

Corro in camera mia, entro e mi seduto subito sulla scrivania per guardare gli orari dei treni ma noto che il mio cellulare inizia a vibrare costantemente, così controllo chi mi scrive o chiama.

Ehi Shoto…
Ho appena saputo…
Perché domani te ne vai?


È Tsuyu, la videochiamo e con mia sorpresa risponde subito.

«Ciao Shoto.»

Esordisce con la sua voce calma.

«Ciao Tsu.» faccio un profondo respiro. «Sì, è vero. Ho deciso che domani prendo il primo pullman che posso e torno a casa.»
«Perché?»
La sua espressione è confusa.
«Vuoi fare tutta questa manfrina solo perché Hanta non ti parla?»
So che è il suo modo di parlare, lei non ha affatto peli sulla lingua, ma mi ha comunque fatto un po’ male.
«Sarà anche una manfrina ma non mi interessa. Non lo riconosco più, lui non è lo stesso ragazzo con cui ho passato la notte, non è il ragazzo di cui mi sono innamorato. Continua a dire che è colpa mia se ha ricevuto quella telefonata ma non vuole dirmi da parte di chi era! È snervante! Se lui non vuole dirmi la sua versione dei fatti è una scelta sua.»
«Ma magari non lo fa perché è ancora un po’ presto. Dagli un po’ di tempo.»
«Tutti gli abbiamo dato più tempo di quanto si meritasse o sbaglio?»
A quella mia domanda rimane in silenzio sentendosi colpita.
«Su questo hai ragione…»
«Ho provato in tutti modi di parlare con lui e cercare di capire cosa lo avesse turbato ma se lui non parla non me lo posso immaginare. Sai cosa penso Tsu?»
«Dimmi.»
«Che lui continui ad usare la scusa della telefonata e che continui a darmi del bugiardo per non ammettere che ha voluto solo divertirsi ed ora non gli servo più.»
«Ma smettila!» mi rimprovera. «Non lo farebbe mai!»
«Potrà essere ma da quello che è successo sembra che questo mio pensiero non sia del tutto infondato.»
«Ed appena tornato ad Osaka cosa farai?»
Scrollo le spalle come se fosse ovvio.
«Riprenderò la mia solita routine e mi preparerò per l’università.»
«Mi avevi detto che ti avevano accettato… peccato che non ti prenderai l’anno sabbatico con me, Ochako ed Hitoshi.»
«Era un’ipotesi prima che ricevessi la loro lettera, ma sono contento comunque.»
«Lo sai che gli altri ci sono rimasti abbastanza male? Sopratutto Katsuki.»
Rimango sorpreso dalla sua ultima affermazione.
«Davvero? Pensavo di stargli antipatico.»
«Non gli sei mai stato antipatico e lo sai bene. Eijiro ha cercato di calmarlo mentre invocava tutti i santi possibili ed immaginabili, e si è arrabbiato soprattutto perché l’ha capito subito il motivo della tua “dipartita”…»
«Ha litigato con gli altri?»
«Ha provato un’ultima volta a parlare con Hanta, ma alla fine gli ha detto: “Ti sei perso un ragazzo d’oro per una stronzata ed ora sono cazzi tuoi!”.»
«Davvero Katsuki Bakugo ha detto una cosa del genere? Mi ha fatto un complimento? Wow!»
«Non ci volevo credere nemmeno io!»
Ci mettiamo a ridacchiare ma non me la sento di prolungare la chiacchierata.
«Senti Tsu… io adesso attacco.»
«Di già?»
«Voglio prenotare al più presto il bus per domani...»
«Ah, okay…»
«Appena lo ordino vi dico l’orario così passo a salutare Katsuki e gli altri prima di andare.»
«Okay, a domani.»
«A domani.»

Riattacco e poggio la testa sulle braccia. Vedere quell'espressione sconsolata sul suo viso mi ha fatto sentire in colpa.
Non è che non ci vediamo più, eh.” sospiro. “Sarà dura salutare Mina, Denki, Katsuki ed Eijiro… loro li vedrò solo l’estate prossima, sempre se non cambio idea…
Scuoto il capo, apro Internet sul cellulare e controllo un sito di trasporti.
Vediamo… a che ora partono da qui per poi arrivare ad Osaka…?” giro una ciocca di capelli tra le dita girando tra vari siti e dopo una ventina di minuti riesco, finalmente, a trovarne uno che parte domani mattina alle sette e mezza.
Perfetto!” sorrido e lo prenoto subito.
Apro WeChat e scrivo alla chat di gruppo.
Alle sette vengo a trovarvi tutti così vi saluto<3

Lo mando anche a Natsuo così Fuyumi mi può accompagnare in stazione, come poso nuovamente il cellulare sulla scrivania lo sento vibrare, controllo lo schermo e vedo che è una chiamata da Eijiro.

«Pronto?»

La mia voce è più tranquilla di quanto mi aspettassi.

«Ehi Shoto...»

Invece, la voce di Eijiro, sembra quasi tremante come se fosse imbarazzato a parlarmi.

«Ehi Eijiro!» fingo un sorriso anche se so che non può vedermi. «Posso immaginare perché tu mi abbia chiamato...»
«Lo abbiamo capito perché te ne vai, ma sei sicuro che sia la scelta giusta scappare?»
Scappare…?
«Capisco benissimo che quello che ha fatto Hanta è senza senso ed io, se fossi stato in te, gli avrei fatto il culo a strisce senza problemi.»
A quella schiettezza lo sento ridacchiare e non posso fare a meno che essere contagiato e ridacchiare a mia volta.
«Ma non mi sembra la soluzione giusta, tutto qui… mentirei se ti dicessi che non vediamo l’ora che tu e gli altri partiate. Da quando siete venuti siamo stati più uniti che mai, non ho mai visto gli occhi di tutti brillare come quando stiamo insieme e sapere che tu te ne andrai per primo ci dispiace un sacco.»
«Lo so Eijiro...» sospiro. «A me non va di darvi un dispiacere ma, davvero, mi sento di troppo e la tensione con Hanta è così palpabile che è quasi insostenibile… forse abbiamo entrambe bisogno di un po’ di tempo per raffreddarci e poi riprendere a parlarci con calma. Solo che, il modo migliore per farlo, è stando lontani.
«Mh… capisco…» concorda. «Be’, vedo che il mio tentativo di farti rimanere ancora un po’ sia fallito, eh?»
Scherza strappandomi un secondo sorriso.
«Credo di sì...»
«Allora ti lascio impacchettare le cose in santa pace e potrai riposare bene.»
«Okay. A domani Eijiro.»
«A domani Shoto.»

Dopo aver chiuso la chiamata ho spento la connessione del cellulare, l'ho messo sotto carica e silenziato per evitare di distrarmi da ulteriori chiamate che sarebbero arrivate. Sono rimasto sorpreso di non aver ricevuto una chiamata da Izuku o da Ochako, loro due solitamente sono i primi a cercare di farmi cambiare idea visto che mi conoscono bene, ma probabilmente Hitoshi o Tsuyu gli avranno detto che non è il caso.
Apro la valigia che avevo lasciato accanto all'armadio ed apro quest’ultimo rivelando tutti i vestiti che dovrò portarmi indietro, inclusi accessori di ogni tipo, so già che mi porterà via un bel po’ di tempo. In quasi due ore e qualche minuto riesco a rimettere in valigia tutto quanto lasciando fuori solo una maglietta a maniche corte nera con stampata una scritta, un paio di collane a catena ed una terza con un lucchetto come ciondolo, pantaloni con stampa tartan, calze in vista e Converse. Questo sarà ciò che indosserò domani mattina. Chiudo la valigia e la poso nuovamente contro l’armadio, sono fortemente tentato se lasciare qui lo skateboard o portarlo con me.
Ma sì, portiamolo dietro, che me frega!” scrollo le spalle tendolo bene a vista.
Prendo uno zainetto a sacca che mi sono comprato con Denki ed Hitoshi mettendo al suo interno il Nintento Ds insieme al suo caricatore e le cuffie. Sospiro. È tutto pronto.
Mi butto come un sasso sul letto, imposto la sveglia alle sei e mezza e a mezzanotte e mezza riesco finalmente a chiudere gli occhi e crollare cullato dalla morbidezza del cuscino.

La sveglia non tarda a trapanarmi le orecchie. Mugolo e con gli occhi ancora chiusi allungo un braccio per poterla spegnere. Sospiro, mi stropiccio il viso e mi metto seduto sul letto.
Apro WeChat e noto che nessuno ha risposto al messaggio, nemmeno Hanta. Scrollo le spalle e scendo dal letto pronto a dirigermi in bagno. Entro chiudendo la porta dietro di me ed osservo il mio riflesso sullo specchio.
Sono leggermente più colorato del solito in alcuni punti, sembro più una persona normale invece di un fantasma che cammina. Mi tiro indietro i capelli usando una fascia di Fuyumi, mi bagno sia le mani che il viso per poi insaponarmi e sciacquarmelo con acqua calda. Dopo essermi lavato la faccia e i denti, mi spazzolo velocemente i miei capelli lisci come degli spaghetti e metto tutto in una pochette che “butto” nello zainetto che sta in camera mia. Cambio i vestiti che ho usato per dormire con quelli che ho lasciato fuori apposta, spruzzo un po’ di profumo su tutto me stesso e, recuperando il cellulare, scendo in salotto trovando Fuyumi già sveglia e pronta.

«Buongiorno Shoto!»

Mi saluta col suo solito dolce sorriso.

«Buongiorno Fuyumi.»

Ricambio il saluto sorpresa di vederla già in piedi.

«Ho sbagliato ad impostare la sveglia e l’ho messa alle sei.» spiega con una risatina. «Ma forse è stato un bene, così non hai dovuto aspettare che finissi in bagno.»
Mi fa l’occhiolino e si avvicina a me porgendomi una tazza calda di cappuccino fumante.
«So che tu non vai matto per il caffè così ti ho fatto un bel cappuccino per svegliarti, che ne dici?»
«Dico che hai avuto un’ottima idea!»
Sorrido prendendo la tazza e bevendo un copioso sorso.
«Aaah… che buono!» sorrido leccandomi le labbra sporche di schiuma.
Con Fuyumi mi metto seduto a tavola e facciamo due chiacchiere.
«I tuoi amici sanno che stai per andarli a salutare?»
«Sì.» annuisco. «Anche se non hanno risposto al messaggio so che lo hanno letto tutti.»

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


«Nemmeno il tuo amico Fritz ha risposto?»
La guardo con un’espressione al quanto confusa in volto.
«Il mio amico Fritz…?»
Lei sorride ed alza gli occhi al cielo divertita dalla mia risposta.
«È un modo di dire Shoto!» ridacchia. «Intendevo dire Hanta.»
«Aaah! Comunque no, nemmeno lui, e forse è meglio così.»
«Perché?»
«Meno lo vedo e meno ho rapporti con lui, meglio mi sento.»
«Addirittura?» sospira. «Però è uno spreco finire una storia così bella per un problema di comunicazione, non credi? Magari quella telefonata era collegata alla sua famiglia.»
«Abbiamo provato ad indagare anche secondo quell'ipotesi. Mina ha chiamato sua madre ma lei gli ha detto che non ci sono problemi di nessun tipo, anzi, stanno tutti bene.»
Fuyumi sospira bevendo l’ultimo sorso del suo caffè.
«Davvero? Allora quale sarà mai il problema…??»
«A me non interessa più. Cioè, mi interessa, ma è lui che deve parlare perché se no, questa faccenda non si risolverà mai.»
«Lo capisco tesoro… lo capisco benissimo. Ma non ti preoccupare, sono certa che tutto andrà si risolverà con un bel lieto fine!»
«Non siamo in una fiaba della Disney sorellona.»
«E che c’entra?» mi sorride. «Ci può sempre essere un lieto fine.»

Dopo quella veloce chiacchierata si sono fatte le sette meno dieci così ho recuperato tutta la mia roba, ho salutato velocemente mio fratello e sono salito in macchina con mia sorella diretto dai miei amici per salutarli prima di andare in stazione.
Fa strano andare lì a bordo della macchina, sicuramente ci metterò meno tempo che con lo skateboard ma sento la preoccupazione salirmi dai piedi fino allo stomaco e chiudendolo con un nodo molto stretto.

«Sei tranquillo? Mi sembri un po’ pallido...»

Mi domanda dandomi un’ultima occhiata.

«S-sì, sto bene… stai tranquilla.»

Mi affretto a dire cercando di fingere naturalezza e raggiungiamo il luogo fatidico della mia estate, si sono appostati tutti fuori inclusi anche Shota e Hizashi.

«Io ti aspetto qua dentro, va bene tesoro?»

Annuisco ed apro la portiera.

«Va bene.»

Scendo dalla macchina e la prima persona che mi viene incontro è Mina con gli occhi lucidi che mi stringe forte a sé.

«So che questo non è un “addio” ma un “arrivederci” ma io mi emoziono sempre quando si tratta di salutare!»

La stringo a me e le accarezzo dolcemente la schiena per calmarla.

«Non preoccuparti Mina. Ti manderò messaggi tutti i giorni e ci rivedremo l’estate prossima.»
«Me lo prometti?»
«Te lo prometto mia principessa
Le do un bacio sulla fronte e sembra essersi calmata almeno un pochino.
Il prossimo che la segue è Denki che mi abbraccia anche lui.
«Grazie ancora per avermi difeso da quei bulli, ti devo un enorme favore.»
«Non ce n’è bisogno Denki. Per me l’importante è che sia andato tutto per il meglio e che non siamo finiti in ospedale.» lo consolo.«Battimi il cinque, bro
Il biondo sorride a trentadue denti, è la prima volta che lo chiamo così per primo, e mi batte entrambe i cinque con molta energia lasciandomi le mani arrossate.
«Mi raccomando, mantieni la promessa fatta a Mina o ti veniamo a cercare, chiaro?»
Mi minaccia Eijiro con tono scherzoso ed annuisco battendo il pugno contro il suo.
L’ultimo che arriva è Katsuki che mi batte anche lui il cinque per poi attirarmi a lui in un abbraccio in modo che possa sentirlo solo io.
«Ho provato a trattenerlo il più possibile ma il codardo è scappato via con lo skate, spero non ti dispiaccia.»
Credo di sapere dove sia in questo momento…” penso mentre sul mio volto compare un piccolo sorriso.
«È tutto okay Katsuki.» lo rassicuro. «Nemmeno io avrei avuto il coraggio di salutarlo.»

Ci allontaniamo dall'abbraccio ed Hizashi si avvicina a me con in mano un sacchetto con al suo interno una scatola bianca con vari decori in oro, anche bella grossa.

«Questo è un piccolo omaggio per te, ci ho messo dentro il tuo dolce preferito ed altri pasticcini.» mi sorride.

Prendo il pacco tra le mani ma sento che non me lo merito.

«M-m-ma non ce n’era bisogno… da-davvero…» farfuglio. «Non ho fatto niente di che...»
«Non ha importanza, vogliamo comunque farti un regalo.
«La ringrazio...» sorrido con gli occhi lucidi. «Lei e Shota siete le persone più vicine ad un padre che ho...»
Hizashi mi sorride a sua volta e, con la mano di Shota intorno ai suoi fianchi, mi da delle leggere pacche sulla testa per rassicurarmi.
«Buona fortuna con l’università Shoto. Tu sarai sempre il benvenuto qui, potrai tornare qui ogni volta che vorrai.» si confida con me Shota.
«La ringrazio, la ringrazio davvero.»

Volto lo sguardo sui miei amici e gli do un veloce saluto con la mano.

«Noi ci rivediamo ad Osaka, d’accordo?»

Sorrido avvicinandomi alla macchina.

«Guarda che l’ho visto lo skateboard nei sedili dietro, vedi di fare poco il pirla!»

Si raccomanda Hitoshi fingendo un tono da mamma.

«Va bene, mamma

Lo saluto un’ultima volta prima di salire nuovamente in macchina e dirigermi alla stazione dei pullman.
Durante il tragitto verso la stazione non ho avuto il coraggio di proferire parola, le uniche cose che parlavano erano la radio e Fuyumi che cantava a squarciagola strappandomi un sorriso di tanto in tanto. Poco prima di arrivare ho aperto la scatola datemi da Hizashi e ci ho trovato all'interno una miriade di pasticcini facendo sbavare l’anima a me e mia sorella, erano così deliziosi che ne abbiamo mangiato uno a testa e gli altri li lascio da mangiare a casa.
Arriviamo in stazione una ventina di minuti prima del mio bus, così mia sorella ne approfitta per farmi le ultima raccomandazioni.

«Hai capito dove abbiamo le chiavi?»

Mi domanda.

«Sì, sotto il vaso del ciclamino. Me lo avrai ripetuto almeno sette volte.»

Rispondo seccato e sospirando.

«Dirlo un’ottava volta non fa male a nessuno.» si affretta a dire. «Ricordati di attaccare il frigorifero alla corrente e, se te la senti fai una spesa, se no ordina d’asporto.»
«Fuyumi, sono abituato a stare a casa da solo, non è una novità per me.»
«Lo so ma voglio essere sicura che tu sappia già cosa fare.»
«Mi hai letteralmente cresciuto tu, secondo te non so cosa fare?»
Mia sorella si intenerisce e mostra uno di quei suoi sorrisi che amo.
«Io e Natsuo torniamo tra un paio di giorni, mi raccomando.»
«Papà?»
«Papà tornerà solo per cambiare la valigia, poi non ci sarà per il resto di agosto e settembre.»
«E perché…?»
«Ha un viaggio di lavoro e ne ha approfittato di partire prima piuttosto che a settembre come avevano previsto.»
«Ah. Capisco.»
Non è che me ne fregasse qualcosa visto che a settembre io non sarò più a casa.
«Shoto, posso farti un’ultima domanda?»
Scrollo le spalle.
«Dimmi pure.»
«Mi potresti lasciare la scatola con quei dolcetti? Sembrano così deliziosi!»
Sorrido e stringo a me la busta come se fossi un bambino col suo giocattolo preferito.
«Assolutamente no! Hizashi gli ha dati a me e me li tengo!» fingo un tono da bambino. «Potrai mangiarli con Natsuo quando tornerai a casa.»
«Uffa! Però così non vale, sei cattivo!» piagnucola.
«Non sono affatto cattivo, sono corretto.»
Ridacchiamo entrambe e controllo l’ora sul cellulare.
«Sarà meglio che inizio a scendere ed aspettare il bus. Scendi con me?»
«Sì, così ti do anche una mano.»

Posiziono la busta nello zainetto così non rischio di rovinare i pasticcini ed ho anche le mani libere per poter tenere lo skateboard sotto braccio, non mi fido a lasciarlo nel bagagliaio insieme alle altre valige. Con lo zaino in spalla, nella mano destra lo skateboard e nella sinistra il trolley mi sento come se stessi per intraprendere un grande viaggio, invece sto solamente tornando a casa con un bus di due ore che non tarda ad arrivare.

«Okay, allora ci vediamo ad Osaka tesoro.»

Dice mia sorella dandomi un bacio sulla guancia.

«Ci vediamo ad Osaka.»

Le sorrido e la saluto un’ultima volta con la mano prima di salire sul bus e prendere posto verso la fine, proprio come ho fatto durante l’andata, con l’unica differenza che sono da solo.
Do un ultimo saluto a mia sorella dal finestrino ed il bus colmo di persone parte diretto ad Osaka.
Sistemo lo skateboard sotto i miei piedi, lo zaino accanto a me e faccio un profondo respiro liberatorio.
Mamma mia… sembrava che questo momento non arrivasse mai…” penso estraendo il cellulare e le cuffie. “Ci vorrà un bel po’ prima di arrivare, quindi perché non ascoltare la musica?
Faccio partire la mia playlist e la prima canzone che riproduce è “Goodbye” di Feder e Lyse. Controllo i messaggi ma non c’è nulla di nuovo così estraggo anche il Nintendo, abbasso totalmente il volume e mi metto a giocare a “Super Mario Bros” per passare il tempo come meglio posso e senza crollare di sonno a causa della noia.

Ogni tanto mi perdo a guardare il paesaggio che si trova dall’altra parte del finestrino. Mi fa quasi strano tornare in una grande ed affollata metropoli dopo essere stato per due mesi a pochi metri dalla spiaggia con poche persone che passano per strada. Non vedo l’ora di iniziare a studiare, non sono mai stato il secchione della classe ma, come Hitoshi, prendevo buoni voti senza nemmeno sforzarmi troppo. Si può dire che raggiungo il massimo del risultato col minimo effort. Sarà una bella sfida tornare a casa.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Il mese di agosto l’ho passato a casa con i miei fratelli cercando di regolarizzare le mie ore di sonno in modo da non fare fatica quando sarò a scuola. Ho recuperato la lista del materiale ed ho preso tutto il necessario non appena ero arrivato a casa in modo da potermi rilassare ulteriormente.
Se devo essere sincero è stata dura fare finta che non era successo niente mentre mi messaggiavo con Mina; lei mi raccontava tutto ciò che facevano e si raccomandavano di lasciare sempre un posto vuoto per me, così era come se fossi stato lì con loro. Di Hanta non ho più saputo nulla di rilevante, forse evitavano l’argomento apposta visto che ancora oggi mi batte forte il cuore a sentire il suo nome.
Il suo ricordo non vuole lasciare la mia mente, ogni notte sogno di fare l’amore ancora ed ancora con lui e non so come smettere. Forse, dentro di me, non voglio smettere.
Ho cercato di tenere la mia mente occupata facendo un sacco di commissioni e faccende, cosa che non ho mai fatto con così tanta voglia ed energia in vita mia. I miei fratelli mi guardavano come se fossi pazzo.
I giorni sono volati senza che me ne accorgessi ed i miei amici sono tornati ad Osaka; sono andato in stazione a prenderli con la macchina ma c’erano solo Izuku, Tsuyu ed Ochako. Hitoshi è rimasto in spiaggia con Denki e per lavorare nell'attività che gestisce Hizashi quando a fine agosto chiude l’ostello. Per me è stata una vera e propria sorpresa e quella bestia di Satana non mi ha nemmeno detto nulla la sera prima. Nei messaggi sembrava il solito pirla, chi l’avrebbe mai detto che mi avrebbe fregato?
Comunque sono contento per lui e per la sua relazione con Denki che è diventata ufficiale in poche settimane esattamente come quella tra Katsuki ed Eijiro anche se era una cosa che avevamo capito tutti.
Tra pochi giorni è settembre, l’università è alle porte ed io non sono mai stato così ansioso in vita mia. Non so perché ma mi aspetto lo stesso un messaggio da Hanta, non chiedo molto, anche un semplice “In bocca a lupo!” mi andrebbe bene, mi basta che sia lui a mandarmelo. Stamattina Denki mi ha chiesto il mio indirizzo ed è stata una domanda al quanto strana, ma gliel'ho dato uguale perché mi ha detto che vorrebbe spedirmi un pacco con al proprio interno dei suoi vecchi giochi per il Nintendo Ds. Non vuole venderli e visto che sa che io lo uso ancora preferisce regalarmeli.

Mancano due giorni all'inizio di tutto ed i miei fratelli si comportano in maniera strana.

«Buongiorno Shoto!»

Esordisce Natsuo vedendomi raggiungerlo in salotto.

«Buongiorno...»

Anche se ancora un po’ assonnato ricambio il saluto e mi metto seduto a tavola con in sottofondo la televisione.

«Ci sono ancora i cereali, vero?»
Domando stropicciandomi ancora gli occhi nonostante mi sia appena lavato la faccia.
«Che ci devi fare coi cereali?»
«Li verso nella tazza, verso il latte e poi faccio colazione, no?»
Replico guardandolo con una espressione ovvia in viso.
«M-ma perché fare colazione a casa quando puoi farla nel bar all’angolo?»
Storco il naso contrariato.
«No Natsuo, non mi va…» sbuffo. «E poi l’ultima volta che ho fatto colazione lì mi è venuto mal di pancia, ti ricordi?»
«Oh… giusto...»
Mi guardo intorno ma noto che manca mia sorella.
«Sai dov’è Fuyumi?»
«È andata a fare un giro, ha voluto approfittare della bella giornata.»
Si affretta a dire. Strano, deve essere uscita mentre ero sotto la doccia e non l’ho sentita. Poso la mia attenzione sulla finestra e rimango interdetto.
«Bella giornata? È nuvoloso. Se va avanti così rischia di piovere.»
«Davvero?» domanda sorpreso. «Oh, mamma! È meglio che le mando in fretta un messaggio così non si bagna!»

Mio fratello si alza subito dalla sedia e si allontana a parlare al telefono in modo che io non possa sentire quello che si dicono.
Bah! Ma che si sono bevuti questi due?
Scrollo le spalle rassegnato e mi preparo da solo la colazione, come sempre ormai.

Non so cosa si sono detti al telefono ma Natsuo si sta comportato in maniera strana, come se stesse aspettando qualcuno.
Magari aspetta il corriere? Chi lo sa.” penso giocando alla Play cercando di evitare che Natsuo mi oscura la vista.

«Natsuo, si può sapere che Diavolo stai facendo? È da dieci minuti che fai avanti e dietro davanti alla televisione rendendomi difficile giocare.»

Domando seccato dopo aver messo il tutto in pausa.

«C’è qualcosa che ti preoccupa?»

Mio fratello si ferma di colpo ma cerca di sviare la mia attenzione.

«Oh, scusami! Non mi ero nemmeno accorto che tu eri qui!»
Ridacchia imbarazzato.
Davvero? Non te ne sei accorto? Sono qui in salotto da un’ora!
Si avvicina a me e rimette il joystick tra le mani come se insistesse per farmi giocare.
«Non era davvero mia intenzione oscurarti la visione, dai riprendo a giocare.»
«Ma si può sapere che succede stamattina? Tu e Fuyumi siete davvero strani. Non è che avete fumato qualcosa e non mi volete dire niente?»
A quella domanda Natsuo scoppia a ridere battendo le mani e sembrando una foca.
«MA CHE DICI SHOTO?» cerca di calmarsi inutilmente. «CREDI CHE SE IO E FUYUMI FUMASSIMO QUALCOSA NON TI LASCEREMMO PROVARE?»
Esclama tra le risate facendomi sbattere la mano contro la fronte. Mi arrendo, c’è decisamente qualcosa che non va.
Improvvisamente sentiamo il campanello suonare e noto il sorriso di mio fratello illuminarsi.
Che stava davvero aspettando il corriere?” seguo i suoi movimenti con gli occhi e lo vedo accorrere alla porta con velocità.

Apre di poco la porta impedendomi la completa visuale di chi c’è dall'altra parte e questo mi da noia.

«Shoto puoi chiudere gli occhi per cortesia? C’è qui una sorpresa per te.»

Mi domanda con tono gentile.
Una sorpresa?” mi domando confuso, ma poi realizzo.

«Ah, tanto lo so! Denki mi aveva detto che mi mandava un pacco, non è certo una sorpresa per me.»
«Fidati di me, chiudi gli occhi.»
Insiste.
Ancora? Ma so cos'è.
«Ma perché? So cos-...»
«Chiudi gli occhi per cortesia, ne vale la pena.»
Sbuffo, mi metto a gambe e braccia incrociate sul divano.
«Okay, okay.» chiudo gli occhi. «Ma giuro che se è uno dei tuoi stupidi scherzi ti raso a zero mentre dormi!»
«Oh, non preoccuparti. Mi ringrazierai invece.»
«Certo, come no.»

Anche se con gli occhi chiusi riesco a percepire differenti passi raggiungermi e fermarsi di fronte a me. Devono essere i passi di Fuyumi, credo. Sento odore di bagnato e ciò mi conferma la mia teoria che si tratti di lei. Piccole risatine dietro di me mi fanno corrugare la fronte.
Se è uno scherzo ho già la macchinetta per rasare i capelli pronta.

«Okay Shoto, puoi aprire gli occhi ora.»

La voce dietro di me è familiare, apro lentamente gli occhi un po’ intimorito che sia uno scherzo e la persona che trovo di fronte a me con un pacchetto tra le mani mi lascia spiazzato e senza parole. La mia gola si è seccata di colpo impedendomi di parlare.

«Ciao Shoto...»

È lui.
Che… che… CHE DIAVOLO CI FA LUI QUI?!” è l’unica cosa che riesco a pensare a mente lucida.

«C-ciao...»

Farfuglio con tono più basso di quanto immaginassi.

«Questo è da parte di Denki.» mi spiega porgendomi il pacco. «Sono i giochi di cui ti aveva parlato.»
«Oh… grazie...»
Mormoro poggiandolo sulle gambe.
«Immagino tu voglia sapere il vero per cui sono venuto qui, vero?»
Alzo lo sguardo verso di lui ed annuisco con gli occhi che, piano piano, diventano lucidi.
Hanta si mette alla mia altezza e posso finalmente riguardarlo negli occhi. Mi era mancato così tanto potermi perdere nel suo sguardo, poterlo avere così vicino a me, poter sentire il suo profumo. Mi era mancato lui, e da impazzire.
«Mi dispiace dolce Shoto. Mi dispiace averti accusato di aver finto per tutto il tempo, di averti dato del bugiardo, per averti evitato per tutto questo tempo e per aver dubitato dei miei e dei tuoi sentimenti.»
Prende delicatamente le mie mani tenendole al sicuro tra le sue.
«Quella fatidica chiamata che ho ricevuto quel dannato giorno era da parte di tuo padre...»
Quella rivelazione mi fa crollare il mondo addosso.
«Cosa…?»
«So che può sembrare assurdo ma te lo assicuro Shoto, si è presentato con nome e cognome: Enji Todoroki. Mi ha detto che non sono e non sarò mai alla tua altezza e che era meglio se mi allontanavo da te alla svelta. Mi ha anche detto che eri stato tu a chiedergli di chiamarmi e che gli avevi dato il mio numero appositamente.»
Sentire tutto questo mi sembra inverosimile, ma spiega davvero tante cose.
«Ed è per questo che ho cominciato ad evitarti…» nel rivelare la verità si mette a piangere facendomi sentire peggio di prima. «C-ci ho creduto almeno finché non ti sei sfogato con me...»
«Oh...» mormoro. «Intendi il giorno prima che io partissi?»
Annuisce singhiozzando.
«N-non appena mi avevi rivelato i tuoi veri sentimenti a-avevo capito che tu sei stato sincero con me e mi s-sono sentito un vero idiota per avergli dato retta.»
Libero le mie mani dalle sue e gli asciugo le lacrime con i pollici.
«Non importa Hanta, adesso è tutto finito e sono davvero contento che mi hai detto tutta la verità.»
Sul suo appare un espressione sorpresa mista ad incredula, come se non fossi vero.
«Quindi tu non sei arrabbiato con me?»
«Lo ero.» confesso scrollando le spalle. «Ma più tempo passavo distante da te, più sentivo i miei sentimenti crescere farsi forti. Anche se ho cercato di negarlo io ho bisogno di te nella mia vita, ho bisogno di te al mio fianco. Non riesco a pensare ad altri che a te.»

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Sorrido mentre gli parlo accarezzo il suo viso coi pollici, mi era mancata da pazzi questa bellissima sensazione.
Sentire il calore della sua pelle, sentire la sua pelle soffice sotto le mie dita.
Niente è paragonabile a questo. Niente.

«Potrò sembrare anche egoista ma non mi interessa. Io ti amo, Hanta Sero. Ti amo e ti voglio tutto per me, per me e per nessun altro. Non condivido il mio amore con altre persone.»

Il nero crinito di fronte a me nel sentire quelle parole sincere e piene di sentimento uscire dalla mia bocca, prende il mio viso tra le mani e mi attira a sé in un dolce bacio.
La stessa tipologia di bacio che mi dava quella notte quando siamo diventati un tutt'uno nel suo “rifugio”.

Sapevo benissimo che era lì il giorno della mia partenza ma ho preferito non dire nulla a Katsuki, non potrei mai rivelare il nostro posto segreto. Solo io ed Hanta possiamo stare lì.
Non sono mai stato così felice, stare a stretto contatto con lui riempie di colore le mie giornate grigie.

«Ti amo Shoto.»
Sussurra tra i baci.
«Anche io ti amo Hanta.»
Sorrido e lo stringo a me in un abbraccio godendomi a pieno questo mio momento con lui.

Sapevo che prima o poi sarebbe dovuto tornare a casa, ed è successo il giorno prima del mio ritorno sui banchi. La nottata che abbiamo trascorso insieme sarà un’incredibile ricordo che custodirò per tutto l’inverno prima di ritornare a passare lì un’altra indimenticabile estate.

Tu hai trovato il mio cuore freddo come il ghiaccio e lo hai sciolto ed infuocato col tuo amore.
 
Fine<3

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