Sun goes down

di Angel TR
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sun ***
Capitolo 2: *** Goes ***
Capitolo 3: *** Down ***
Capitolo 4: *** Bonus: but it comes up again ***



Capitolo 1
*** Sun ***


SUN GOES DOWN





*



37- Things you said when we were young


1. Sun


These days, I'm way too lonely
I'm missing out, I know
These days, I'm way too alone
And I'm known for giving love away, but...


Ma guardati, tutto solo al bancone di un bar, in mano una birra già semivuota, scostante e lontano da tutte quelle coppiette felici che ti circondano come un cane randagio – e, proprio come un cane randagio, ringhi e mordi perché hai disperatamente bisogno d'attenzione.
Povero Hwoarang, più di trent'anni e, quando torni a casa – quando torni –, nemmeno un pesciolino rosso a darti il benvenuto.
Il tuo sguardo stanco, contornato da delle leggere rughe che iniziano a fare capolino, si posa su una coppia seduta a un tavolino. Chissà come mai proprio su di loro… forse perché lui nasconde il viso dietro un cappuccio blu e quel dettaglio fa perdere un battito al tuo cuore, facendoti tornare indietro nel tempo – quando quel cuore era un motore ancora più potente di quello della tua amata Ducati Monster. Eh, sì, hai avuto la tua chance anni addietro ma forse eri troppo giovane e stupido per capirlo.
A dispetto delle apparenze, non avevi mai creduto di avere il mondo ai tuoi piedi né tantomeno che girasse attorno a te. Una vita di stenti e un'apparente serenità ottenuta lottando con le unghie e con i denti ti avevano insegnato quanto precari fossero i momenti di gioia e quanto questi andassero afferrati a piene mani per cercare di incastrarli nel petto quanto più a lungo possibile – per riscaldarsi in mezzo al gelido inverno.
Le emozioni ti governavano perché erano le uniche cose che il mondo ti offriva – e tu le spremevi fino all'ultimo goccio anche dall'evento più banale, come lo stupido pareggio con Jin Kazama durante un incontro clandestino, quando avevi soli diciannove anni. Si vedeva lontano un miglio che quello non era il suo ambiente: Jin, con il suo viso pulito quasi nascosto dal cappuccio della felpa e l'aria seria, sembrava non appartenere nemmeno alla stessa specie degli avanzi di galera che girovagavano nei vicoli bui dove si tenevano i match. Tu l'avevi notato subito ma Jin non aveva mai notato te – o, almeno, così credevi.
Da quel momento, Jin Kazama, con quei suoi occhi d'ambra fusa, era diventato il tuo pallino fisso, l'ossessione attorno alla quale aveva preso a ruotare la tua intera vita.

Che coglione.

«Non ho nessun motivo per combattere, Hwoarang» ti aveva detto Jin, due anni dopo, durante la quinta edizione del Torneo.

Avrei dovuto ascoltarti, Kazama. Invece, come al solito…, pensi, adesso.
Di Jin Kazama non hai più avuto notizie dal sesto Torneo – quando ho perso un occhio per proteggerti, stupido pappamolle.
Come sarebbe andata se avessi ascoltato l'istinto, invece della testa, e gli avessi rivelato la vera ragione per la quale cercavi costantemente lo scontro?
I tuoi occhi spenti, dentro i quali si nasconde ancora il fuoco della tua gioventù che attende solo di essere riacceso, si riflettono nella vetrinetta del bar.
Diciamo che, se fosse andata diversamente e quel fuoco ora non fosse cenere, forse non ti ritireresti a casa quando gli altri escono per andare a lavoro. Forse saresti in grado di affrontare i tuoi demoni – e qui ti scappa un sorrisetto – a pieno petto invece di fuggire. Forse riusciresti a posare la testa sul cuscino o forse sarebbe il petto di Jin Kazama a farti da tale. Forse, forse, forse.
Purtroppo, Hwoarang, la verità è che non lo saprai mai. Lo volevi allora, lo vuoi ancora oggi e Jin Kazama avrebbe potuto essere tuo, sai, se solo avessi riposto l'orgoglio nello sgabuzzino ma, ahimè, te la sei giocata. E, dunque, come un uomo solo qualunque – altro che leggenda vivente del Taekwondo –, continuerai ad andare al bar tutte le notti per fingere una parvenza di vita sociale che, detto onestamente tra noi, non hai mai avuto.


N/D: questa breve raccolta-storia nasce dalla cruda e semplice canzone di Lil Nas X che canta del bisogno di avere qualcuno. Ognuno dei quattro capitoli si legherà a un verso del pre ritornello e del ritornello. Il titolo della raccolta invece rappresenta il momento della giornata dove la solitudine batte di più: il calare del sole. Ma... Alla fine ci sarà una piccola sorpresa xD
Aaah, l'amor che muove il sole e le altre stelle. Lo so, scrivo sempre delle stesse cose ma...
Il muro mi ha ascoltata, vedo! XD ci vediamo, miei prodi lettori fantasma!

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Capitolo 2
*** Goes ***


29- Things you said you loved about me / Le cose che hai detto di amare di me


2. Goes


I want someone who loves me
I need someone who needs me



«Sai cosa mi piace di te, Rochefort? Niente.»

«Sai cosa mi piace di te, Rochefort? Niente.»

Quelle parole le torturavano il cervello, ripetendosi in loop nella sua testa, simili a un disco rotto; pareva quasi che la loro blasfema proprietaria fosse proprio lì, accanto a lei, distesa sul letto, le labbra a pochi centimetri dalle orecchie. Lili si girava e si rigirava nel letto come una trottola, infastidita, innervosita, come se il suo comodissimo e prezioso materasso fosse cosparso di mille spilli invece che di petali di rose.

«Sai cosa mi piace di te, Rochefort? Niente.»

Lili giacque finalmente supina, sbattendo – con un grugnito ben poco elegante – la schiena sul materasso e allargando gambe e braccia, sconfitta ancora una volta da Asuka Kazama, prima nel Torneo e poi nella vita. Come aveva osato quella rozza camionista rivolgerle un tale insulto? Come aveva osato respingere lei, la favolosa Lili Rochefort?
Uno sbuffo scivolò imprudentemente dalla sue labbra. Non si sarebbe arresa così facilmente: lei era tutto ciò di cui Asuka aveva bisogno ed era tutto ciò che Asuka amava.
Fu quella la bella bugia che si cantò sottoforma di ninna nanna per trascinare il proprio cuore spezzato nelle mani di Morfeo e, soprattutto, per sovrastare la frase che le martellava incessantemente la testa.

«Sai cosa mi piace di te, Rochefort? Niente.»

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Capitolo 3
*** Down ***


4- Things you said under the stars and in the grass


3. Down


'Cause it don't feel right when it's late at night
And it's just me in my dreams


Squarci di sangue striavano l'azzurro cupo del cielo dove si intravedevano le prime lontanissime stelle, gettando un'ombra rossastra sulle foglie che decoravano i rami degli alberi. Seduto a gambe conserte nel verde della lussureggiante foresta, Jin si costrinse a respirare profondamente, si costrinse a osservare la natura e gli esseri che la abitavano, come aveva fatto per anni quando il suo animo era in tumulto.
Ma qualcosa non andava più.
La solitudine – sua eterna compagna da quando l'orologio aveva dolorosamente scoccato la morte di sua madre e poi, qualche anno dopo, il tradimento di suo nonno – ora iniziava ad andargli stretta, simile a un macigno che si trascinava legato stretto stretto attorno alle sue caviglie e che gli impediva di percorrere liberamente i sentieri della vita.
Aveva scoperto, quasi deluso e terrorizzato dalla sua debolezza – così umana, così giovane, così dolce –, che anelava ogni giorno di più i suoni della frenetica vita nell'isola di Yakushima, le emozioni banali e quotidiane che rendevano degne di essere vissute le esistenze della sfrenata o pacata gioventù giapponese. Le desiderava, se ne voleva appropriare a piene mani. Aveva scoperto, a sue spese, che persino le piccole isole hanno bisogno di essere abitate per continuare a respirare.
«Mi offendi, piccolo. Non sei solo: hai me» giunse lieve e beffarda una voce profonda, seducente, il giapponese venato da un accento non appartenente a nessuna lingua umana.
Jin cercò di concentrare la propria attenzione sulle foglie degli alberi, ormai grondanti della notte calata su Yakushima. No, non era solo, era vero: l'ombra del demone che albergava dentro di lui si allargava sempre più minacciosa, guadagnando centimetri importanti nel tiro alla fune che, come premio, vede la sua salute mentale.
«Alcune persone nascono per morire sole» concluse in un filo di voce che soltanto la notte poteva udire. Chiuse gli occhi prima di dedicarsi alla meditazione per poter escludere il demone dalla sua testa.
Ah, ma il sapore che quelle parole lasciarono nella sua bocca era amaro, così amaro…

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Capitolo 4
*** Bonus: but it comes up again ***


11- Things you said when we were on top of the world
3- Things you said while we were driving


4. But it comes up again


Riverso sulla brandina dell'accampamento allestito alla bell'e meglio, Lars si ritrovò a fissare il soffitto, confuso.
L'esercito della Tekken Force era al suo culmine, una poderosa forza che macinava vittorie e conquistava pezzi di terreno ovunque marciasse. Si fermava solo quando il suo generale comandava.
Lars sospirò. Chi l'avrebbe mai pensato…
«Un penny per i tuoi pensieri» sussurrò una voce familiare al suo orecchio.
Lars voltò la testa per incontrare gli occhi gentili del suo più fidato amico. Abbozzò un sorriso. «Anche due se riesci a capirli perché io non ci riesco» scherzò.
Tougou annuì, comprensivo. «È l'età, amico. I trenta sono tosti, te lo garantisco io che ci sono passato. Senti di aver speso metà della tua vita senza concludere niente. Capita a tutti, anche ai generali dell'esercito più potente al mondo» spiegò. «Ma sai, basta un attimo… un attimo e la tua vita può cambiare da così a così. Tu dovresti saperlo meglio di me. Ora dormi che domani ci aspetta un'altra levataccia.» E, con qualche fraterna pacca sulla spalla, gli diede le spalle. Qualche secondo dopo, un lieve ronfare si levava dal suo corpo.
Lars continuò a osservare il soffitto.

Qualche mese dopo

«Ah, Lars-san, questa melodia ricarica le mie batterie, è incredibile!» trillò Alisa, battendo le mani. Seduta sul sedile del passeggero, dondolava la testa rosa a destra e sinistra, schioccando le dita al ritmo delle note frizzantine di una canzone city pop. I raggi del sole che si risvegliava da un lungo sonno accarezzavano il suo viso di porcellana, illuminando la robotica perfezione della pelle delicata delle palpebre socchiuse dove non correva una singola vena.
Era impossibile restare concentrati sulla strada con un tale spettacolo al suo fianco: Lars si prese la licenza, guadagnata dopo anni e anni di guida di mezzi ben più impegnativi di una jeep, di lanciarle almeno un'occhiata furtiva. E, mentre sfrecciava sulle strade devastate dalla guerra che la Mishima Zaibatsu aveva scatenato, si sentiva sorprendentemente sereno.
Nonostante la ribellione avesse staccato tacca dopo tacca, stemma dopo stemma, la sua vittoriosa carriera come generale della Tekken Force, Lars sentiva di avere tutto quello che contava proprio lì, con sé.


So I want someone to love, that's what I fucking want!
Lil Nas X - What I want


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