Eltanin

di _katherine_lls
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E si ricomincia ***
Capitolo 2: *** Tornare a casa ***
Capitolo 3: *** Delow Manor ***
Capitolo 4: *** La famiglia Malfoy ***
Capitolo 5: *** La nursery ***
Capitolo 6: *** You said you'd grow old with me ***
Capitolo 7: *** Just a modified tapestry ***
Capitolo 8: *** The calm before the storm ***
Capitolo 9: *** Daphne Malfoy ***



Capitolo 1
*** E si ricomincia ***


-Maledizione- mormorai scansando per un pelo un primino che aveva rischiato di farmi finire a gambe all’aria. Spostai il tomo di magia avanzata sull’altro braccio per sistemare la tracolla della borsa. Le lezioni erano appena iniziate e stranamente non vedevo già l’ora di avere un attimo di pausa. Quest’anno era cominciato decisamente male.

Di Voldemort non si avevano più notizie da un bel po’, esattamente dalla battaglia alla fine dello scorso anno quando il suo tentativo di uccidere Silente non era andato a buon fine. Ma il ritiro a vita privata del mago più oscuro di tutti i tempi non aveva affatto riportato la tanto agognata tranquillità a scuola. Anzi, se possibile, aveva peggiorato la situazione. Sembrava di camminare continuamente sulle uova: si doveva stare attenti a quello che si faceva, si diceva e addirittura si pensava.

Sbottai nuovamente entrando nella mia stanza e chiusi velocemente la porta alle mie spalle.

Posai velocemente il libro e la borsa sul letto sistemando una foto che probabilmente era caduta quando prima ero uscita di corsa per la prima lezione con Piton.

Non potei fare a meno di sorridere vedendo mia madre salutare frettolosamente. La foto era stata scattata qualche settimana fa in Spagna. Per la prima volta dopo due anni avevo deciso di non passare l’estate alla tana. Ero riuscita a rintracciare i miei genitori e a toglier loro l’incantesimo di memoria che avevo fatto all’inizio del quarto anno per proteggerli da Voldemort e dai Mangiamorte. Avevo impiegato settimane a localizzarli con l’aiuto di Silente e poi non ero più riuscita ad allontanarmi da loro per più di mezza giornata. Forse era semplicemente questo il motivo per cui stare ad Hogwarts quell’anno non mi entusiasmava più di tanto.

Posai la cornice sulla scrivania pensando a quanto ero cambiata negli ultimi anni, a quanto la guerra mi aveva cambiata.

La strana sensazione di tranquillità che aleggiava per l’intero mondo magico non sembrava reale. Quanto tempo era passato dall’ultima volta in cui ci eravamo davvero sentiti al sicuro?

Probabilmente non lo eravamo nemmeno in quel momento. Voldemort era semplicemente sparito, forse per leccarsi le ferite e cercare di racimolare qualche mangiamorte. Nell’ultima battaglia ne erano morti parecchi, altrettanti erano stati rinchiusi ad Azkaban e sottoposti al bacio. Qualcuno si era salvato cambiando improvvisamente fazione. Di sicuro non erano più così tanti da poter organizzare un altro attacco.

Ma quanto ci sarebbe voluto? Settimane, mesi o anni?

Cominciai a svuotare la borsa mentre mi sentivo improvvisamente sbagliata. Come potevo starmene ad Hogwarts, finire l’ultimo anno, tornare alla vita di prima sapendo che prima o poi avrei dovuto abbandonare di nuovo tutto?

Mi lasciai cadere sul letto esausta. Non ne avevo ancora parlato con Harry o Ron ma visto lo sguardo da animale in gabbia che intravedevo spesso negli occhi del mio migliore amico probabilmente nemmeno per lui il rientro a scuola era stato come gli altri anni.

Senza poi considerare che dovevo ancora dirgli cosa cavolo era successo quel maledetto pomeriggio. Ero stata più volte sul punto di raccontargli tutto ma per un motivo o per un altro non ero nemmeno riuscita a cominciare l’argomento: prima Lavanda che doveva urgentemente parlare con Ron, poi la McGranitt che voleva sapere la sua disponibilità per le selezioni della squadra di Quidditch, poi Piton, anche se non si era capito bene cosa volesse…

E ogni volta che per sbaglio mi cadeva lo sguardo sul loro tavolo lo trovavo a fissarmi. Mi sorrideva lievemente e poi tornava a parlare con i suoi odiosi compagni di casata.

Lui era uno dei pochi purosangue che avevano deciso di cambiare fazione all’ultimo momento per salvarsi il culo. Di sicuro uno non poteva cambiare idea così radicalmente da un giorno all’altro, passare dall’odiare una persona a correre da lei al primo problema in meno di un mese.

Chiusi gli occhi ripensando di nuovo a quel pomeriggio di metà agosto.

 

***

Non potevo nemmeno immaginare quanto mi era mancato lo shopping per il centro di Londra con mia mamma. Due anni senza di lei erano lunghi da recuperare ma stavamo facendo di tutto per tornare almeno alle nostre vecchie abitudini. Prima con il viaggio a Parigi, poi con le vacanze in Italia e infine con la nostra routine in Inghilterra che comprendeva soprattutto l’uso della carta di credito.

Sorrisi lievemente chiudendo il cancello con un piede e cercando di restare in equilibrio sotto il peso delle borse delle marche più in vista di Londra. Mia mamma stava mettendo la macchina in garage, visto che il cielo si era annuvolato di colpo e prometteva pioggia mandando in crisi il traffico della capitale Inglese.

Masticai una parolaccia quando rischiai di inciampare sulle mattonelle scoscese della villetta a schiera che per anni era stato l’unico posto che avevo potuto chiamare casa.

Presi al volo una borsa pensando a quanto mi sarebbe piaciuto in quel momento poter fare magie liberamente. Nessuna borsa da tenere in mano, nessun rischio di finire ad abbracciare il pavimento, meno di mezzo secondo per aprire la porta senza dover cercare come una disperata le chiavi come stavo facendo in quel momento. Certo mi era mancato il mondo babbano, ma a volte la magia tornava davvero comoda. Roteai gli occhi sentendo Grattastinchi miagolare infastidito.

Girai lievemente la testa verso il giardino della mia vicina dove, come ogni santo giorno da due mesi a quella parte, il mio gatto stava patendo le pene dell’inferno. Non che Matilda mi fosse mai stata simpatica, ma da quando ero tornata si mostrava decisamente più ostile del solito: bloccava mia madre ogni volta che poteva per farle infinite domande su dove ero stata io e su dove erano stati loro, torturava il mio gatto, mi squadrava severa da dietro le lenti spesse come fondi di bottiglia ogni volta che le capitava l’occasione. Probabilmente cercava di capire perché ero così .

-Vieni Grattastinchi - sbottai esasperata mentre il mio gatto saltava giù dalle gambe dell’anziana signora. Smisi di cercare le chiavi, che probabilmente avevo dimenticato nuovamente in casa, e stringendo appena la bacchetta mormorai un Alohomora sorridendo affabile alla vicina.

Mi chiusi la porta alle spalle sentendomi in colpa per mia mamma che adesso avrebbe dovuto sorbirsi le domande di Matilda dal momento che la porta si era aperta da sola e non c’era nessuno in casa.

Posai le borse in corridoio e mi accorsi subito che c’era qualcosa che non andava, ad esempio il mantello con lo stemma dei serpeverde che faceva bella mostra di sé sul portabiti. Silenziosamente presi la bacchetta dalla borsa e controllai velocemente la cucina. Nessuno, nemmeno un’ombra, tranne il sacchetto dei miei biscotti al cioccolato sopra il tavolo. Strano, ero sicura di averlo rimesso nella credenza finita la colazione. Per una volta sperai che Matilda avesse tante cose da dire a mia madre. Dovevo assolutamente trovare chi era entrato in casa e capire per quale strano motivo un serpeverde era nella Londra babbana e tra tutti i posti aveva scelto proprio casa mia. Non poteva essere un caso vero? Ma chi tra i serpeverde sapeva dove abitavo?

Aprii lentamente la porta del salotto dove, a differenza della cucina, c’erano tracce molto visibili della presenza di qualcuno: un esempio era il ragazzo tranquillamente seduto sul divano con un piatto colmo di biscotti al cioccolato posati sul tavolino di vetro.

-Non ci credo! - sbottai abbassando la bacchetta infastidita -A quanto pare, oltre ad esserti autoinvitato a casa mia hai anche deciso di sfamarti dando fondo alla dispensa-

Lanciai la bacchetta sulla poltrona dubitando di averne bisogno visto chi si era intrufolato in casa. Poteva decisamente andarmi peggio.

-Non esagerare, erano solo dei biscotti! -

-Mezzo chilo di biscotti! Si può sapere che cavolo ci fai nella Londra babbana e come diavolo ti è venuto in mente di venire proprio a casa mia? - chiesi.

-I babbani fanno tante cose interessanti e cucinano meglio di noi maghi. E poi, Granger, se sono a casa tua vuol dire che avevo bisogno di vederti! -

-Sentivi la mia mancanza? - chiesi ironica mentre il ragazzo si alzava pulendosi i pantaloni dalle piccole briciole e venendo ad abbracciarmi. Rimasi immobile, nemmeno un Petrificus avrebbe potuto fare di meglio.

-Abbassa immediatamente quelle mani! - mormorai mentre il suo profumo mi riempiva le narici - ti presenti in casa mia senza invito, lasci tranquillamente il tuo mantello in ingresso, ti mangi mezzo chilo, l’ultimo mezzo chilo, dei miei biscotti preferiti e ti permetti pure di abbracciarmi? Ti rinfresco la memoria, io e te non siamo mai andati d’accordo da quando ci conosciamo quindi vedi di dirmi cosa vuoi e di evaporare! -

Lui si staccò guardandomi corrucciato e poi scoppiò a ridere. Mi pentii immediatamente di aver lanciato la bacchetta, un Avada Kedavra non glielo avrebbe tolto nessuno.

-Decisamente poco grifondoro. Sei suscettibile e permalosa Granger. Te li ricompro i biscotti! - disse continuando a ridere.

-Zabini, che cosa ci fai in casa mia? - domandai infastidita pestando il piede a terra mentre lui tornava a sedersi sul divano e prendeva il piatto con i biscotti.

-È una storia lunga Hermione, ma cercherò di sintetizzarla il più possibile - strinsi lievemente gli occhi e andai a sedermi sul bracciolo della poltrona prendendo la bacchetta e ghignando lievemente. Lui deglutì rumorosamente prima di cominciare a dirmi il motivo che l’aveva spinto dall’altra parte del muro del Paiolo Magico.

-Una settimana fa sono andato a farmi un giro a Diagon Alley con Draco. Avevamo programmato di stare via fino a tardi e di incontrarci anche con Theodore che poi ha tirato buca perchè doveva vedersi con gli avvocati. Sai, i suoi sono in prigione e tocca a lui gestire il patrimonio dei Nott e quindi… -

-Zabini taglia. Voglio sapere il motivo per cui sei qua, non come hai passato l’estate -

-Dovevamo stare via fino a tardi, mangiare insieme e possibilmente ubriacarci - continuò ignorandomi completamente -Ovviamente è saltato tutto quando Draco ha ben pensato di arrivare con sua madre che ci ha controllati tutto il tempo e che ha continuato a fare domande a dir poco imbarazzanti. Probabilmente si era fatta qualcosa perchè Narcissa Malfoy non è esattamente quel tipo di persona -

-Zabini, non voglio sapere come avete rimediato all’imprevisto. A breve rientrerà mia madre e gradirei che tu fossi già in viaggio verso casa tua, non vorrei doverle spiegare chi sei e che cosa vuoi… -

-Sta zitta un attimo. Comunque non erano nemmeno le sei quando è arrivato il gufo dei Malfoy con una missiva per Narcissa che in due secondi si è dileguata con suo figlio lasciandomi da solo. Mi sono materializzato a casa e i miei stavano litigando con una coppia che non avevo mai visto. Si zittirono subito, probabilmente non avevano messo in conto il fatto che sarei rientrato, si aspettavano che restassi fuori fino alla mattina dopo come facevo di solito. Comunque la coppia era decisamente strana, sembravano preoccupati per qualche strano motivo ed erano a dir poco rigidi -

-Non ti seguo -

-Immagino, nemmeno io ci capisco qualcosa. Comunque la donna mi è venuta vicino e mi ha abbracciato mormorando qualche parola in una lingua che non conoscevo. Quando chiesi ai miei cosa diavolo stava succedendo loro mormorarono un e uscirono dalla stanza lasciandomi da solo con i due che non avevo mai visto ma che mi assomigliano decisamente troppo - disse passandosi una mano tra i capelli. Lo guardai meglio: era diverso da come lo ricordavo ad Hogwarts, gli zigomi sembravano più alti, i capelli erano più scuri e gli occhi erano brillanti e celesti come non li avevo mai visti.

Non ci feci più di tanto caso, in fin dei conti non lo conoscevo così tanto bene. Ma sembrava diverso, aveva qualcosa di diverso.

-Erano loro i miei genitori - mormorò guardando il pavimento. Sembrava distrutto, come se l’ultima affermazione gli avesse prosciugato tutte le forze - e il mio cognome non è Zabini. Sono un Delow Hermione, un membro delle casate più nobili di tutta l’Inghilterra. Non so come sia possibile, so solo che io…-

-Perchè lo stai dicendo proprio a me? Capisco che ti serviva qualcuno con cui parlarne ma non potevi andare semplicemente da Malfoy? - chiesi. Io e Zabini, o meglio Delow, non avevamo mai avuto mezza conversazione in sette anni se non si consideravano gli insulti scambiati per i corridoi di rado dal momento che non era il più odioso della sua casata.

Perché era venuto da me?

-Perché non potevo dirlo a nessuno al di fuori della famiglia - rispose abbassando di colpo la voce.

-Blaise, sei impazzito di colpo? Che cosa stai dicendo? Maledizione… - inveii quando una forza estranea smaterializzò il ragazzo dal mio soggiorno.

Mia madre entrò in quel momento in salotto guardandomi allibita mentre lanciavo la bacchetta contro il muro. Ero frustrata e infastidita. Era venuto a casa mia nel bel mezzo di agosto per dirmi che i suoi genitori non erano i suoi veri genitori, quelle menate sulla famiglia e poi se n’era andato senza darmi mezza risposta decente. Dimenticandosi anche il mantello in ingresso ovviamente.

-Stupido di un serpeverde! - sbottai uscendo dalla stanza sotto lo sguardo sconvolto di mia madre che non poteva neanche lontanamente immaginare cosa era appena successo.



 

***

Ero riuscita ad arrivare in orario anche all’ultima lezione della giornata. Nemmeno due ore di Trasfigurazione Avanzata erano riuscite a migliorarmi l’umore. Stavo attraversando i corridoi per andare a portare il mantello a Zabini. Ormai ero stanca di vederlo appeso con le mie giacche.

-Mezzosangue! - sibilò una voce odiosa facendomi quasi mancare un gradino delle scale. Masticai un insulto a Salazar e componenti della sua casata e mi girai con il sorriso più falso al mondo stampato in faccia. -Malfoy! - sentenziai acida. Lui non era cambiato durante l’estate: stessi capelli bianchi sparati in aria, stessi occhi del colore del ghiaccio e stesso sorriso strafottente. La sua famiglia era riuscita ad evitare Azkaban per miracolo, o meglio, per gentile intercessione di Silente, che aveva testimoniato a loro favore.

-Che cosa ci fai da queste parti Granger?- mi chiese indicando con un cenno del capo le scale che portavano all’ingresso dei loro sotterranei.

-Dovevo portare questo a Zabini, ma visto che tu stai andando esattamente nella mia stessa direzione e Zabini è il tuo migliore amico, credo che potresti farglielo avere tu! - risposi affabile consegnando in mantello in mano a uno stupito Malfoy. Lui alternò un po’ di volte lo sguardo tra me e il pezzo di stoffa nero, dove spiccava lo stemma della casata.

-Dimmi che l’ha lasciato in qualche aula e che non ce l’hai te per qualche strano motivo di cui non sono a conoscenza! - Sembrava quasi preoccupato. Sorrisi affabile pronta a sganciare la bomba.

-In realtà l’ha lasciato… -

-Draco! Accidenti a te, mi sono fatto mezza scuola per cercarti. Hermione! - mormorò sorpreso Zabini arrivando giusto in tempo per evitare una catastrofe.

-Si, buongiorno anche a te! - berciai: già un serpeverde era difficile da gestire, due non si poteva nemmeno immaginare. -Questo è il tuo mantello, stavo giusto chiedendo a Malfoy se poteva fartelo avere…-

-E lei mi stava giusto spiegando perché questo mantello non è in camera tua. Blaise, c’è qualcosa che mi devi dire? - chiese il malfuretto alzando un sopracciglio.

-Non esattamente - rispose riprendendosi il mantello e sistemandoselo sul braccio. L’amico in risposta gli rifilò un'occhiata scettica ma non proferì più nemmeno mezza parola.

-Ci si vede Hermione! - soffiò Zabini voltandomi le spalle e trascinandosi dietro il suo migliore amico.

Rimasi ferma qualche secondo da sola in mezzo al corridoio prima di riuscire a capire cosa era appena successo.

Sorrisi lievemente cominciando a tornare al mio dormitorio. Non c’era un motivo preciso. Ripensai solamente a quante cose erano cambiate in sette anni. La guerra aveva definitivamente cambiato tutti, nel bene e nel male. Aveva dato e tolto a molti e adesso questi piccoli sprazzi di pace, che non sembravano nemmeno veri, stavano cominciando a riportare le nostre vite a quello che sarebbero dovute essere se non ci fosse stato Voldemort.

Quelli che probabilmente ne stavano risentendo di più erano i serpeverde. Non tutti avevano perso il loro comportamento e la loro puzza sotto il naso, ma probabilmente non era altro che una maschera di facciata dietro cui nascondere tutte le loro debolezze. Durante la guerra mi ero chiesta parecchie volte cosa avrei fatto se fosse successo qualcosa ai miei genitori e non ero mai riuscita ad arrivare a una conclusione.

Loro come avevano fatto a vedere le loro famiglie distrutte da un Lord egoista che si era ritirato nel bel mezzo di una battaglia lasciando a morire gran parte dei suoi seguaci? Come avevano fatto a ricominciare dopo che tutti gli ideali che avevano loro ficcato in testa da piccoli erano caduti come un castello di carte al primo soffio di vento?

Continuai a pensare all’insolita gentilezza di Zabini e a Malfoy che stranamente non mi aveva insultata fino a quando non andai accidentalmente addosso al mio migliore amico che usciva alla chetichella da un'aula del piano terra.

-Harry! -

-Hermione! Che ci fai da queste parti? - chiese passandosi una mano tra i capelli come faceva di solito quando era imbarazzato.

-Ho riportato il mantello a Zabini - risposi con un’alzata di spalle, in fondo non era nemmeno tanto strano -Eri con Piton? - chiesi sbirciando l’aula.

-Si -

-Cosa voleva? - chiesi guardandolo attentamente. Aveva delle occhiaie che gli cerchiavano lievemente gli occhi e qualche graffio sulla guancia che quella mattina non c’erano.

-Dice che devo continuare le lezioni di Occlumanzia -

-Che cosa? - chiesi sbiancando. Aveva smesso di prendere lezioni di Piton poco prima della battaglia dell’anno scorso. Non sapevamo nemmeno più se potevamo fidarci del nostro professore di pozioni dopo che più di qualche studente lo ha accusato di aver combattuto per Voldemort.

-Lo so Hermione. Anche io ero sconvolto. Spero solo che sia per precauzione e non perché sta per succedere qualcosa di nuovo. Passo le giornate a chiedermi come sarebbe la nostra vita adesso se Voldemort fosse davvero morto l’anno scorso. Niente più paure, niente più minacce, niente di niente -

-Tu ti annoieresti a morte! - scherzai facendolo sorridere lievemente. Probabilmente ci pensavamo tutti.

-Hai già mangiato? - mi chiese cambiando completamente discorso. Scossi piano la testa mentre un sorriso gli spuntava leggero.

-A chi arriva primo? - chiese.

-Harry hai diciassette anni, non due! -

-E allora? - chiese cominciando a correre.

-Allora dovresti comportarti come tale! - mormorai sistemandomi meglio la borsa e cominciando a corrergli dietro. In fondo che male c’era nel tornare bambini per cinque minuti?

Arrivammo in sala grande entrambi con il fiatone ma con il sorriso stampato in faccia.

-Ne valeva la pena? -

-Sta zitto Harry! - risi spingendolo lievemente mentre ci sedevamo al solito posto accanto a Ginny e Ron. Ginny ci guardò alzando lievemente un sopracciglio, ignorando il fratello che si stava cacciando in bocca l’ennesimo pezzo di carne.

-Sei un maiale Ron!- frecciò Harry.

-Oh, statti zitto! Non mi hai ancora detto dove diavolo sei sparito tutto il pomeriggio! -

-E non te lo dirò! - rispose affabile il mio migliore amico.

Improvvisamente sentii un brivido lungo la schiena e alzai lo sguardo dal piatto incrociando due lame color del ghiaccio che mi fissavano dal tavolo dei Serpeverde.

Distolsi velocemente lo sguardo mentre una risata stridula mi perforava le orecchie. Non ci voleva un genio a capire che proveniva dall’oca giuliva arpionata al braccio di Malfoy che sembrava parlare tranquillamente con Zabini. Ovviamente senza staccarmi gli occhi di dosso.

Se gli creava qualche problema il fatto che il suo migliore amico parlasse con le mezzosangue doveva risolvere il problema con lui, non cercare di incenerire me con lo sguardo.

-Herm, come è andata la tua giornata? - chiese velocemente Ginny continuando a mangiare il suo risotto.

-Il solito, anche se ho rischiato di ammazzare qualcuno del primo anno. Non hanno ancora imparato dove devono andare e si bloccano improvvisamente in mezzo al corridoio - sbuffai.

-Dillo a me, Piton mi ha tolto cinque punti perché sono arrivato tardi alla sua noiosissima lezione! - mormorò Harry fissandomi criptico. Che avesse capito?

Tornai a guardare velocemente il tavolo delle serpi e questa volta entrambi parlottavano fissando attentamente il nostro tavolo. Mi venne in mente la prima partita di Harry dove Piton non perdeva mai il contatto visivo per cercare di annullare l’incantesimo del professor Raptus e rabbrividii per un secondo.

-Hermione, che diamine sta succedendo? - mi chiese Harry quando sia Ron che Ginny erano impiegati a servirsi altro cibo e non ci prestavano affatto attenzione.

-Che intendi? -

-Non prendermi in giro. Prima arrivavi dai sotterranei e adesso è tutta la sera che le due serpi non ti staccano gli occhi di dosso! - chiarì stringendo lievemente gli occhi. Aveva decisamente capito anche quello che non ero riuscita a capire io.

-Sono andata a riportare il mantello a Zabini e no, non lo so cosa accidentaccio prende a quei due adesso! -sbuffai. Per fortuna un sonoro rutto di Ron impedì ad Harry di rispondermi.

-Non finisce qua! - sillabò prima di tornare ad inveire contro il suo migliore amico e la sua pessima educazione.

Guardai nuovamente verso il loro tavolo e trovai due occhi blu che mi fissavano. Zabini sorrise lievemente e io feci un cenno con il capo prima di tornare a prestare attenzione a quello che succedeva nella mia tavolata.

Quasi non mi accorsi della McGrannit fino a quando non mi posò una mano sulla spalla distogliendomi dai miei pensieri, che erano decisamente partiti per la tangente in cerca di una risposta plausibile al comportamento dei due serpeverde.

-Signorina Granger, il preside ha richiesto la sua presenza adesso nel suo ufficio- mi comunicò sorridendo appena prima di uscire dalla Sala Grande.

Salutai velocemente i miei compagni e mi allontanai dal tavolo rosso-oro seguita dallo sguardo preoccupato del mio migliore amico e probabilmente da quello curioso dei due serpeverde, però ero decisamente troppo orgogliosa per girarmi a controllare. Vai a capire tu cosa era successo durante quell’estate.

Mi sentivo le gambe molli e non riuscivo a capire il perché. Il cuore mi batteva a mille mentre salivo velocemente le scale che portavano all’ufficio del preside.

Davanti al gargoyle pronunciai la ridicola parola d’ordine “sorbetto al limone”, tesa come la corda di un violino. Non ero ancora riuscita a dare una risposta alla domanda che da alcuni minuti mi frullava in testa: che cosa voleva il preside da me?

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Capitolo 2
*** Tornare a casa ***


Stavo ancora pensando ai vari motivi per cui Silente mi aveva convocata, escludendo qualche cazzata di Harry e Ron dal momento che era appena cominciata la scuola, quando mi resi conto di essere arrivata già da un po' in cima alle scale. 

Con un brutto presentimento e le mani che mi tremavano bussai alla porta dell’ufficio del preside da dove proveniva un chiacchiericcio sommesso che però si spense immediatamente.

-Venga pure signorina Granger! - disse Silente mentre la porta del suo ufficio si apriva lasciandomi passare. Entrai un po’ titubante, fissando subito la coppia che stava discutendo con Silente fino a pochi secondi prima. Il loro portamento regale, il lieve sorriso che aleggiava sulle loro labbra e la luminosità dei loro occhi mi portarono alla mente ciò che mi aveva detto Blaise quel pomeriggio.  

-Signorina Granger, si metta comoda - mi disse il preside indicando la sedia libera di fronte alla sua scrivania. -Gradisce una tazza di tè? – mi chiese mentre continuavo a guardare di sottecchi la coppia, decisamente incuriosita.  Mi avvicinai di qualche passo ma continuai a restare in piedi ignorando l’offerta di Silente. 

-No, grazie preside -. Ero sempre più sicura che si trattassero dei genitori di Blaise. L’uomo aveva dei lucenti occhi azzurro scuro simili a quelli del serpeverde e la pelle olivastra. E continuava a sorridermi gentile. 

- Bene, allora le devo comunicare una cosa di cui probabilmente è già al corrente o sospetta fortemente - 

-Non credo di sapere di cosa si tratti…- risposi titubante, rivolgendo una rapida occhiata alla coppia che mi fissava ammutolita. Erano sicuramente purosangue fino all’ultimo capello, seppure non ricordassero nemmeno lontanamente le altre coppie di genitori che avevo incontrato fino ad allora.

- In effetti non è possibile che sia a conoscenza anche di questo- disse l’anziano preside accarezzandosi la barba mentre io cercavo in tutti i modi di contenere una crisi isterica.

-C’è stato un attacco da parte dei mangiamorte nella Londra babbana – disse una voce dolce e modulata. L’uomo, che si era leggermente posato con i fianchi alla scrivania del preside, mi guardava comprensivo mentre sgranavo gli occhi. 

-Erano anni che non succedeva ma questa volta i seguaci di Voldemort stavano cercando qualcosa di decisamente importante e temo purtroppo di sapere cosa-  continuò Silente sprofondando lievemente nella sua poltrona -Si sono presentati a casa dei tuoi genitori e volevano sapere il tuo nome – concluse. Io sgranai gli occhi incredula. Che cavolo voleva dire?

-Non vedo il segreto, lo sanno tutti come mi chiamo. Che motivo c’era di andare dai miei genitori? - borbottai confusa cercando di capire se il preside era serio o se mi stava giocando un brutto scherzo magari per colpa di qualche pozione andata a male. 

-Oh ragazza mia, non quel nome. Il suo vero nome. Ci sono tante cose che ancora non sa e che speravo non doverle dire ancora per quest’anno. Vede, non saprei come dirglielo in maniera delicata, ma non si chiama realmente Hermione Jane Granger – disse Silente mentre io sgranavo gli occhi e lo guardavo sconvolta. Se quello era uno scherzo non era affatto divertente.

- Quello è stato il tuo nome fino ad adesso, ma vedi, il signor Matthew e la signora Jane non sono i tuoi veri genitori - concluse l’uomo staccandosi dalla scrivania e passandosi una mano tra i capelli parecchio imbarazzato, ricordandomi per un momento Harry. 

Mi si bloccò il respiro in gola, i polmoni cominciarono a farmi male mentre cercavano disperatamente un filo d’aria e il cuore cominciò a battere all’impazzata. Mi sentivo come se il cielo mi fosse crollato addosso, schiacciandomi.

Cercavo disperatamente di trovare una spiegazione logica, qualcosa che negli anni mi avesse fatto capire che non ero figlia loro, che non appartenevo davvero a quella famiglia senza ovviamente trovare niente. Erano stati dei genitori modello, sempre gentili e disponibili con me. 

Il cuore mi si strinse in una morsa dolorosa e mi portai una mano sullo stomaco mentre sentivo le gambe cedermi. L’uomo mi fu subito accanto e mi aiutò a stare in piedi mentre la donna, con un’espressione preoccupata in viso, mi fece sedere su una poltrona dello studio. 

Sentivo le lacrime pungermi gli occhi mentre ripensavo alla mia infanzia. 

Come era possibile? Ero anche identica a loro fisicamente. “Il nostro mix perfetto!” mi dicevano sempre guardandomi: gli stessi occhi di mia madre, i capelli di mio padre. 

Mentre le lacrime mi rigavano il viso sopraggiunse la rabbia e la sensazione di essere stata tradita. Mi avevano riempita di bugie per quasi diciassette anni, prima i miei genitori e poi addirittura i professori. Mi sentivo sola, sentivo un peso sullo stomaco e la spiacevole sensazione di non avere nessuno di cui potevo fidarmi davvero. 

 -È uno scherzo vero? – riuscii a bofonchiare sentendomi subito un’idiota. Ovvio che no, non era esattamente un argomento su cui si poteva scherzare. 

-Hermione, lo so che è difficile ma… - 

-Mi scusi professore, ma non credo che lei capisca! – risposi con voce acida cercando di trattenere le lacrime. Mi strinsi le braccia al petto quando la donna cercò di fare un passo nella mia direzione. 

Volevo andarmene da quella stanza, non ce la facevo più a respirare. Avevo bisogno d’aria e i loro occhi che mi fissavano insistenti e dispiaciuti cominciavano a darmi fastidio. 

Cominciai a capire come si era sentito Blaise, cosa intendeva quando diceva che aveva bisogno di qualcuno con cui parlare. E mi sentii improvvisamente stupida per averlo trattato nel peggiore dei modi, per non avere nemmeno cercato di capire. Ma come potevo anche solo immaginare?

Blaise

 -Mi dispiace bambina mia- disse l’uomo in piedi accanto alla scrivania. Non mi stupii nemmeno. Avrei dovuto capirlo che ero figlia loro sin da quando Silente mi aveva sputato addosso la verità. Lanciai uno sguardo risentito al preside che sembrava davvero dispiaciuto e addolorato. Oh, non poteva nemmeno immaginare.

Ma io ero stata decisamente la più sciocca e ingenua di tutti. Me l’aveva detto pure Blaise, com’era la frase? “Non dovevo dirlo a nessuno fuori dalla famiglia”. Avevo smesso subito di dargli peso ma lui me l’aveva detto. Lui mi aveva avvisata. 

-Non volevamo dirtelo così! – disse di nuovo l’uomo. Qualsiasi modo sarebbe stato doloroso. 

Alzai gli occhi pieni di lacrime su di lui e lo guardai veramente per la prima volta. Era sulla quarantina ed era davvero bello. Aveva i capelli neri e gli occhi blu intenso. Era alto e magro con la carnagione scura, come Blaise. 

Guardai anche la donna che tentava di avvicinarsi alla poltrona strattonando il polso dalla stretta ferrea del marito. Anche lei era alta e snella, con i capelli color del miele che le ricadevano sulla schiena in bellissimi boccoli, come i miei, e gli occhi castano e dorati che risaltavano sulla carnagione chiara e sulle guance lievemente rosate. Stringeva con una mano il medaglione che portava al collo. 

 -Cosa è successo a loro? - chiesi titubante al preside cercando di controllare la voce e alludendo a quelli che, fino a poco tempo prima, credevo fossero i miei veri genitori. Mi aveva detto di un attacco nella Londra babbana, ma non mi aveva detto fino a dove si erano spinti i mangiamorte. 

-Bellatrix si è divertita a torturarli. Devo dire che i suoi crucio sono molto potenti, ma non ha fatto perdere loro il senno come con i signori Paciock. Ora sono al San Mungo, ma tutto sommato stanno bene- rispose l’anziano preside mentre io rilasciavo il respiro che avevo trattenuto inconsapevolmente. Come facesse Bellatrix ad essere sfuggita da qualsiasi arresto ancora non mi era chiaro. A dirla tutta, non sapevo nemmeno che fosse tornata di nuovo in libertà, ma il suo marchio era inconfondibile.  Sapevo che era in cima alla mia lista nera e che prima o poi mi sarebbe venuta a tiro. Soprattutto adesso che per qualche motivo cercava di risalire alla mia vera identità. 

Perché quando si perde tutto, quando se n'è andato il dolore e la rabbia, resta solamente il senso di frustrazione. Poi se ne va anche quello e sopraggiunge la vendetta. E niente mi avrebbe fermato quella volta, glielo dovevo.

-Mi è stato chiesto dai suoi genitori il permesso di farla uscire dalla scuola per qualche giorno, per conoscerla meglio- disse Silente interrompendo i miei pensieri su Bellatrix -Ma prima, dimenticavo le presentazioni – sorrise bonariamente il preside, anche se sembrava lievemente imbarazzato e a disagio. 

-Hai ragione Albus, quasi dimenticavo. Mi sembra tutto così strano- disse l’uomo stirando lievemente un sorriso che non toccava gli occhi ancora velati di preoccupazione - Io mi chiamo Marcus Delow mentre lei è tua madre Isabelle Delow - disse mio padre guardandomi affettuosamente. 

-Mentre tu tesoro ti chiami Hermione Isabelle Delow- concluse mia madre. Sorrisero entrambi lievemente. Non sembravano la classica coppia di purosangue che ce l’ha con il mondo e che prova un senso di repulsione nei confronti di tutti coloro che li circondano. Purosangue. Ero una purosangue, ero sempre stata una purosangue anche io. 

 

***

 

-Mamma? - chiesi con voce lieve

-Dimmi bambina mia! - rispose una donna cercando di trattenere le lacrime.

-Mi verrai a prendere vero? Mi cercherai appena potrai vero?- chiesi cercando di sembrare più grande di quello che ero. Stringevo tra le mani un peluche e sentivo tanto freddo, anche se ero stretta nel mantello di mia madre.

-Certo amore mio!- mi disse sorridendo lievemente. L’ultima cosa che vidi fu una bacchetta puntata contro.

-Mi dispiace bambina mia!- disse una voce dolce prima che una luce mi accecasse completamente. 

 

***

 

Guardai di nuovo i miei genitori forte del ricordo, o almeno credevo si trattasse di un ricordo, che mi era appena tornato in mente. Non ne avevo altri. Sembrava quasi che, qualsiasi fosse stato l’incantesimo che avevano utilizzato, mi avesse tolto tutti i ricordi e mi avesse anche bloccato la magia fino ai miei undici anni,, quando avevo ricevuto la lettera da Hogwarts.

Sentii improvvisamente la necessità di abbracciarli. Non sapevo nemmeno io il perché, sapevo solo che era giusto così. 

Mi alzai titubante e mi avvicinai a mia madre. Chinai la testa mentre sentivo le sue braccia magre che mi stringevano la vita. Mi nascosi contro la sua spalla cercando di fermare i singhiozzi. Sapeva di casa. Era un profumo che avevo sentito un sacco di volte e improvvisamente mi resi conto di quanto mi fosse mancato.  

-Shhh, è tutto a posto ora bambina mia, mi dispiace tanto – mormorò contro i miei capelli carezzandomi la testa. La strinsi più forte e lei cominciò a cullarmi, forse come faceva quando ero piccola. Aveva risposto subito al mio abbraccio quando mi aspettavo di trovarla rigida e imbarazzata. 

-Perché siete rimasti nascosti tutto questo tempo? - chiesi alzando lievemente la testa e passandomi una mano sotto gli occhi. Il poco mascara che avevo messo era colato tutto lasciandomi due righe nere sulle guance. 

-Vedi, Hermione cara...- cominciò mia madre. Sembrava quasi in difficoltà. Mi pentii subito di aver fatto quella domanda. Di sicuro non ci avrebbero abbandonati se non avessero avuto altra scelta. Vero?

-La famiglia Delow è la più nobile, la più ricca e la più importante di tutta l’Inghilterra, in poche parole abbiamo il sangue più blu di tutta la Gran Bretagna- disse mio padre prendendo la mano di mia madre e guardandola con affetto mentre ricominciava a parlare.

- Tuo padre faceva parte delle gerarchie del signore oscuro. Appena tu e Blaise nasceste lui abbandonò Voldemort. Da una parte voleva passare più tempo con noi, dall’altra voleva evitare che foste costretti a ricevere il marchio nero. Aveva cominciato a sospettare che gli ideali di Voldemort non fossero poi così tanto corretti come lui faceva credere. Ma, come tu ben sai, non esiste un mangiamorte pentito. Esistono solo i mangiamorte. Una volta che cominci a farne parte non ne esci più. Se ti allontani da loro diventi un fuggitivo e sei costretto a passare il resto della vita nascondendoti da quelli che prima erano i tuoi compagni- disse mia madre mentre gli occhi le tornavano lucidi, probabilmente al ricordo di quello che aveva passato.

- Abbiamo scelto la strada più difficile. Abbiamo scelto di fuggire e abbiamo provato a salvarvi cercando qualcuno che vi adottasse. Non siamo riusciti a trovare per entrambi una famiglia purosangue, così Silente si è offerto di aiutarci e ha trovato i Granger. Sembravano brave persone e desideravano molto avere un figlio. Ti hanno cresciuta come se fossi stata figlia loro e non ti hanno detto nulla, come eravamo d’accordo. Qualche settimana fa Matthew ci ha scritto. Aveva l’impressione che qualcuno lo seguisse e controllasse ogni suo spostamento, ogni sua lettera o telefonata. Sembrava impossibile, ma erano riusciti a risalire a te – raccontò mio padre passando un braccio attorno alla vita della sua compagna, a cui era sfuggita una lacrima. 

-Abbiamo deciso di venirvi a prendere. Non ha più senso nascondersi ormai – disse togliendosi stizzita la lacrima dalla guancia rosea. 

-Non sai quanta fatica abbiamo fatto a lasciarvi andare. Spero tu capisca che è stato necessario. Con Blaise è stato molto più semplice, ma lui sa come va il nostro mondo – disse mio padre diventando improvvisamente più serio e indurendo i lineamenti.  

Capivo?

Non riuscivo ancora a capacitarmi di nulla. Ero stata ingannata e poi mi avevano detto tutta la verità, senza darmi nemmeno un attimo per metabolizzare il tutto. Mi ero trovata a dover sottostare a decisioni già prese per me.

Mi rendevo conto che non potevo rifiutare la loro richiesta. Non potevo non tornare a casa. Una parte di me voleva restare ad Hogwarts a crogiolarsi nel dolore e nella vendetta nei confronti di quella donna spietata e senza un’anima, mentre quella più razionale mi spingeva ad accettare la loro richiesta.

Probabilmente all’inizio sarebbe stato alquanto difficile, ma in fondo erano i miei genitori. 

-Andiamo a casa… - dissi a mezza voce ancora indecisa. Mia madre mi sorrise felice mentre mio padre mi rivolse uno sguardo grato. Glielo dovevo. O forse no, ma sentivo che era la scelta giusta. 

Scesi, ancora sconvolta, dall’ufficio del preside mentre i miei genitori si fermavano per firmare ancora qualche permesso. Avevo quasi fretta di arrivare in camera e di preparare di nuovo il baule che avevo appena svuotato. 

Dalla fretta andai a finire addosso a Blaise che stava parlando con Theodore Nott e Draco Malfoy.

-Granger! – sbottò infastidito Malfoy mentre mio fratello mi scrutava attento. Gli sorrisi felice. Non potevo dire di conoscerlo bene, ma era sempre il più simpatico tra i serpeverde del nostro anno. 

Mi guardò incredulo e mi prese un polso tirandomi in un abbraccio. Lo lasciai fare sentendo un altro pezzo del mio cuore che tornava al suo posto. In fondo era sempre il mio gemello. 

 

***

 

-Blaise?- chiesi entrando in salotto e trascinandomi dietro il mio peluche preferito. 

-Dimmi- disse il bambino alzando gli occhi blu su di me e smettendo di giocare per qualche secondo.

M-i abbracci?- chiesi rimanendo ferma mentre lui si alzava e si avvicinava a me. Senza dire niente si schiacciò addosso a me e mi diede un bacio sulla guancia.

-Adesso vai, qua stavo giocando!- mi sorrise riprendendo da dove l'avevo interrotto mentre io me ne andavo felice. 

 

***

 

-Te l’hanno detto – disse lasciandomi andare. Non era una domanda. 

-Si, ho deciso di tornare – dissi lasciando cadere le braccia lungo i fianchi. I compagni di casa di mio fratello ci stavano lanciando sguardi assassini, soprattutto Malfoy. Trattenni un sogghigno al pensiero della sua faccia quando lo avrebbe scoperto. 

-Zabini, si può sapere che cazzo fai? – mormorò infastidito il biondastro mentre Nott ciccava a terra con nonchalance. Sarebbe potuto cadere anche un asteroide e probabilmente non si sarebbe scomposto minimamente. 

-Dai Draco. Non rompere le palle. È liberissimo di andare a letto con chi vuole! – disse fissando i suoi occhi neri in quelli color ghiaccio dell’amico.

-Dio, quanto siete idioti e limitati! – sbottò Blaise ricevendo in risposta uno sguardo allucinato da Malfoy.

-Come scusa? È già la seconda volta che ti trovi per caso con la mezzosangue nei corridoi e cominciate a confabulare come se nulla fosse scambiandovi carinerie diabetiche. È la cosa più sensata da pensare! – ribatté il biondastro. 

-Pensa meglio – rispose mio fratello roteando gli occhi. – Ti conviene farti il baule. Sembrano tanto dolci e cari ma la pazienza non sanno nemmeno dove sta di casa – 

-Blaise, si può sapere di chi cazzo stai parlando? E poi mezzosangue, se ti sbatti Zabini sono affari tuoi, adesso però aria! – rognò Malfoy agitando una mano come se volesse scacciare una mosca. 

-Malfoy, un po' di rispetto! – sbuffò esasperato Blaise. Probabilmente moriva dalla voglia di dire tutto al suo migliore amico e anche se non ce lo avevano esplicitamente vietato sospettavamo che non fosse il caso di dire niente. Per il momento almeno. 

-Ma che cazzo c’era nel tuo bicchiere? Ti hanno drogato? Da quando sei pappa e ciccia con i babbani? -

-Consapevole che questa affermazione è tipica dei babbani Malfoy? – chiesi tirando le labbra in un lieve sogghigno. 

-Mezzosangue, dovevi prendere il volo dieci minuti fa. Ci metto poco a tirare fuori la bacchetta e farla finita qua, quindi prima che… - 

-Draco, falla finita! – sbottò esasperato mio fratello mentre Nott, che aveva appena spento la sigaretta sotto la punta delle sue scarpe costose, aveva cominciato a prestare attenzione a quello che accadeva attorno a lui e ghignava divertito. 

-Blaise, se non la smetti di rompermi le… -

-Dray, adesso basta. Mi hai davvero sfracellato i co…- cominciò Blaise. Vidi il ghigno di Nott che si allargava sulla sua faccia prima che una voce da me conosciuta sedasse il duello tra i due migliori amici sul nascere. 

-Blaise Delow! Prova a finire quella dannata frase e ti crucio. Avete fatto le valigie? – chiese mia madre scandendo ogni singola parola. Vidi con la coda dell’occhio Malfoy impallidire visibilmente. 

- Senza che tu dica niente, ci vediamo davanti al portone tra cinque minuti! – disse Blaise prendendomi il polso e spingendomi verso il dormitorio. Allora non scherzava quando diceva che la pazienza non era il loro forte. 

 -Ciao Lucius -lo salutò ridendo Isabelle -Sei identico a tuo padre, Draco! Anche lui a scuola aveva i capelli corti, convinto di sembrare più bello. Povera Narcissa, quando se lo è sposato ha fatto una cortesia a tutto il mondo! – disse mia madre mentre giravo l’angolo spinta da mio fratello. Potevo immaginare il solco sul pavimento che la mascella di Malfoy aveva appena lasciato e sorrisi appena. Forse in tutto questo casino qualcosa cominciava a tornare al suo posto. Forse ce l’avremmo fatta ad uscirne salvi tutti insieme. 

 

***

 

Alla fine, dopo tanti occhioni dolci e richieste insistenti, eravamo riusciti a convincere i nostri genitori a lasciarci salutare i nostri compagni. 

Sbuffando come una locomotiva in salita mio padre si avvicinò alla porta della sala grande e la spalancò con un aggraziato movimento del polso, trascinandosi dietro mia madre. 

Mi ritrovai gli occhi dell’intera sala grande puntati addosso per l’ennesima volta. Mi convinsi che stavano semplicemente guardando la coppia davanti a me e mi defilai al mio solito posto nel tavolo dei grifoni mentre il preside si alzava in piedi. 

-Marcus, Isabelle, accomodatevi, ho fatto apparecchiare due posti in più al tavolo degli insegnanti- disse sorridendo bonariamente a me e a mio fratello, che non perse l’occasione di alzare gli occhi al cielo e sbuffare seccato. 

-Herm, come mai sei entrata con Zabini? – mi chiese Ron. Sbuffai seccata e mi resi conto che avevo imitato mio fratello solo quando Harry mi piantò addosso gli occhi verdi che sembravano sconvolti. 

-È stato un caso Ron - risposi mangiando un pezzo di pane. Non volevo spiegare subito tutto a loro. Erano i miei migliori amici, ma come si fa a spiegare una cosa che non si riesce nemmeno a capire?  

Harry mi fissò preoccupato. Era l’unico a cui sarei riuscita a dire qualcosa, l’unico che poteva anche solo lontanamente capire. In fondo lui non aveva più i genitori, non li aveva nemmeno conosciuti. Sapeva cosa voleva dire perdere tutte le certezze nel giro di cinque minuti. 

-Come ha detto Silente che si chiamano quelli seduti al tavolo?-  chiese calcando ogni parola e assottigliando gli occhi. 

-Marcus e Isabella - risposi sentendo le guance andare in fiamme. Il bambino sopravvissuto annuì grave tornando a prestare attenzione al suo piatto, ma sapevo che il discorso non sarebbe finito là. 

Ginny e Ron stavano continuando la loro conversazione sul Quidditch ignari di tutto.

Cercai per la seconda volta quella sera di mangiare qualcosa ma non avevo ancora finito quelle poche cose che avevo messo nel piatto quando Harry si alzò e mi tirò per un braccio. 

-Io e Hermione andiamo! - disse frettolosamente beccandosi uno sguardo stupito da Ginny, a cui risposi con un’alzata di spalle. Speravo solo che la conversazione che stavamo per avere non diventasse troppo imbarazzante. 

Quasi mi trascinò fuori dalla sala grande ignorando i commenti del resto della tavolata rosso-oro e smise di correre solo quando arrivò in giardino. Lontano da orecchie indiscrete.

-Adesso tu mi dici che cavolo sta succedendo! - sibilò a pochi centimetri dal mio viso.

-Cosa vuoi sapere Harry? - mormorai stanca lasciandomi andare contro il tronco di un albero e sedendomi a terra. E se non avesse capito? E se mi avesse voltato le spalle? Non era colpa mia se da un momento all’altro il mio cognome non era più Granger. Vero?

-Per esempio come mai vai così tanto d'accordo con i serpeverde. Non sono stupido, ho visto che prima arrivavi dai sotterranei-

-Non c’è nulla da spiegare! - risposi sulla difensiva. Mi guardò scettico.

-Hermione..-

-Okay, okay. Quest’estate Blaise è venuto a casa mia blaterando cose strane sulla sua famiglia e i due tizi che sono entrati in sala grande sono i miei genitori! - risposi senza prendere fiato. Lui sgranò gli occhi e impallidì di colpo quando arrivai alla fine della frase. 

-Mi stai dicendo che Zabini è…-

-Mio fratello - risposi concludendo la frase. 

-Io… non so cosa dire, davvero Hermione. Mi sembra impossibile…- farfugliò passandosi una mano tra i capelli come faceva sempre quando era nervoso. 

-E non è finita qua…- mormorai mesta. 

-Cosa c’è ancora? -

-Vedi… il mio cognome non è Granger. E’ Delow - 

-Delow come Catherine Delow? - mi chiese diventando, se possibile, ancora più pallido. 

-Suppongo di sì…-

-Era la moglie di Salazar, più potente anche di Morgana! - blaterò lui sconvolto. 

E questa volta rimasi davvero senza parole. Non ero ancora riuscita a scendere a patti con il fatto che nelle ultime poche ore la mia vita era decisamente cambiata e adesso Harry mi serviva su un piatto d’argento il nome della capostipite della mia famiglia. Mi si bloccò il respiro in gola. Riuscivo solo a fissare gli occhi terribilmente verdi del mio migliore amico.

-Chi l’avrebbe mai detto - blaterò per alleviare la tensione. 

-Questo non cambia nulla, vero?- chiesi ritrovando per un attimo la voce. Era la risposta che mi spaventava di più. Non ero pronta a restare anche senza amici. In fondo nessuno è pronto a restare solo al mondo. Ed Harry per me era il fratello che non sapevo di avere. Probabilmente avevo legato così tanto con lui perché, nel profondo, cercavo di occupare il vuoto che si era lasciato dietro Blaise. 

-Non pensare nemmeno che questa cosa mi impedirà di comportarmi come il solito. Tu vedi di non montarti la testa! - scherzò scompigliandomi lievemente i capelli mentre io lasciavo andare il respiro che avevo involontariamente trattenuto. Sorrisi lievemente cercando di allontanare la sua mano dai miei capelli, che ora erano più spettinati e in disordine del solito. 

-Tu che farai adesso?  - mi chiese.

-Mi hanno chiesto di tornare a casa qualche giorno e ho accettato, quindi penso che starò via fino alla settimana prossima. Poi non so. Dai miei genitori babbani non posso tornare - dissi - Bellatrix li ha attaccati e ora sono al San Mungo privi di conoscenza - spiegai vedendo la faccia confusa del mio migliore amico, che sussultò alla notizia.

-Starai da loro? - 

-Non lo so Harry, non lo so. Non so nemmeno se i cruciatus di Bellatrix avranno conseguenze permanenti e soprattutto non so se sono in grado di vivere come i purosangue -

-Servita e riverita tutto il giorno e tutti i giorni? - scherzò

-Falsa e manipolatrice - risposi e Harry smise subito di sorridere. Il loro mondo era così diverso dal mio, non avevano che poche amicizie vere e stavano insieme per convenienza, con sorrisi falsi e frasi fatte. Non faceva per me. Non ero così e non volevo diventarlo. 

-Forse è il caso che rientriamo! - disse Harry rimanendo serio. Non potevo nemmeno immaginare quanto fosse difficile tutto questo per lui. Si era rabbuiato di colpo e gli occhi sembravano sempre più distanti. 

-Harry? Forse è il caso che tu non dica nulla a Ginny e  Ron. Dì loro solamente che sono tornata nella Londra babbana dopo l’attacco dei mangiamorte - chiesi e lo vidi annuire distrattamente. Lui aveva capito ma non avrei messo la mano sul fuoco per i figli della famiglia Weasley, purosangue che odiavano i purosangue. E io avevo appena scoperto di avere il sangue più blu di tutta l’Inghilterra. 

Salutai Harry davanti alla porta della sala Grande. Dovevo andare a prendere le valigie  e lui doveva cercare di spiegare la situazione a Ron e Ginny, omettendo ovviamente alcuni dettagli. 

-Hermy? Lo sai che ti voglio bene vero? - mi chiese stringendomi in un abbraccio. 

-Anche io ti voglio bene Harry -

-Vedi di non farti strapazzare troppo da Zabini - disse sciogliendosi dall’abbraccio ed entrando in sala grande. 

Andai a recuperare le valigie in camera e tornai all’ingresso dove mi aspettavano i miei genitori e Silente. Di mio fratello nessuna traccia, nemmeno la valigia. 

-Blaise? - chiesi.

- È con Draco - rispose mia madre - Sembrano avere qualche difficoltà a separarsi - berciò. 

-Isabelle… - la riprese mio padre mentre la valigia di mio fratello veniva lanciata dalle scale. 

-Almeno potresti usare la magia, rincoglionito! - sentimmo urlare una voce dal corridoio che conduceva ai sotterranei. 

-Blaise, la prossima volta la TUA valigia te la porti tu così decidi i metodi di spostamento! - rispose una voce strascicata. Sicuramente il biondastro. 

-Ce l’hanno fatta! - sibilò mia madre. Che cosa le prendeva adesso?

-Hermione! -salutò Blaise facendo un cenno del capo a nostro padre e ignorando completamente nostra madre. Cosa mi ero persa?

Malfoy invece se ne stava in disparte con una strana espressione sul viso. Batteva ritmicamente un piede per terra e sembrava nervoso e spaesato. Probabilmente nemmeno per lui era semplice scoprire e accettare la famiglia del suo migliore amico. E avevo la sensazione che la stesse prendendo meglio di qualsiasi altro serpeverde.

-Che vi prende? - chiesi a mio fratello non appena mi fu vicino, interrompendo la mia radiografia a Malfoy. 

- Evidentemente non le va bene qualcosa che ho fatto, nulla di nuovo - mi rispose alzando le spalle. 

-Direi che possiamo andare! Avete preso tutto vero? -

-Tipo il cervello Blaise, c’è o hai intenzione di farmi fare una settimana di inferno? - frecciò nostra madre. 

-Se manteniamo i metri di distanza necessari per una convivenza civile, tipo il MURO, non c’è bisogno del cervello mamma! - rispose lui. Già la ‘vacanza’ partiva male. Molto male.

-Se voi due pensate che io stia ad ascoltare un altro vostro litigio vi sbagliate di grosso. Continuate così ed inizio ad usare la bacchetta! - sibilò mio padre fulminando con lo sguardo la moglie e il figlio. 

-Direi che avete preso tutto - disse bonario Silente -prendetevi tutto il tempo di cui avete bisogno prima di rientrare a scuola - 

Annuii brevemente e guardai l’amico di mio fratello che si rabbuiò in viso. Cosa prendeva a tutti oggi? Non stavamo né partendo per l’America né niente o almeno così credevo. La verità è che non sapevo nemmeno dove fosse il maniero della mia famiglia. 

-Grazie mille Albus! - sorrise mio padre interrompendo i miei pensieri prima di smaterializzarci via da Hogwarts. Evidentemente il preside aveva abbassato le barriere di protezione per un po’. 

Speravo solamente che non ci fosse un inferno ad attenderci a casa, ma una settimana piacevole insieme ai miei veri genitori e a quel rincoglionito di mio fratello. 

Ne avrei approfittato anche per andare a trovare i miei genitori babbani prima di dover tornare ad Hogwarts.

L’ultima cosa che vidi fu un sorriso accennato sul viso di quello che per diversi anni era stato il mio acerrimo nemico.  



 

NOTE DELL’AUTRICE:

 

Ciao a tutti, 

eccomi con un nuovo capitolo. Cercherò di pubblicare un nuovo capitolo ogni sabato, imprevisti vari permettendo. 

Intanto se volete farmi sapere se vi sta piacendo la storia o se avete dei consigli non esitate a contattarmi. 

Kisses, 

Katherine

 

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Capitolo 3
*** Delow Manor ***


 

***

Tenevo per mano mia madre e l’ultima cosa che vidi prima di smaterializzarmi furono gli occhi grigi di Malfoy e un lieve sorriso sulle sue labbra. 

La prima cosa che vidi appena rimisi i piedi a terra fu il maniero. Delow manor era immenso. Dal cancello alla porta c’erano come minimo due chilometri quadrati di solo giardino, e non avevo ancora visto il retro della casa. 

Mio papà ci aveva smaterializzati davanti al portone che si aprì riconoscendo la magia del proprietario. Chissà perché, al posto della fortezza alta e imponente, mi aspettavo di trovarmi davanti a un manor un po' fatiscente e in decadenza dopo che era stato lasciato abbandonato per anni. 

Fui parecchio sorpresa anche quando misi piede all’interno. Non era tetro e freddo come Malfoy manor e come avevo immaginato. Le pareti erano di colori chiari e caldi e le immense tende aperte lasciavano filtrare la luce del sole pomeridiano. Lo spazioso ingresso che dava su due porte e una scalinata di marmo era arredato in maniera essenziale ed elegante. 

Blaise, dopo aver lanciato malamente il mantello leggero sull’appendiabiti, fu incaricato da nostra madre, che era tornata a rivolgergli la parola normalmente, di farmi fare il giro del maniero: una sorta di cicerone sottopagato, vista la qualità della visita guidata. 

-Blaise, davvero. Non sei costretto. Faccio un giro da sola! – mormorai all’ennesimo sbuffo di mio fratello. Aveva fatto solo una rampa di scale ed era entrato in quella che probabilmente era la sua stanza preferita.

-Sì Hermione, e dopo quella chi la sente più? Ha passato le ultime due settimane a rognare facendomi pentire di aver accettato di tornare a casa prima del rientro ad Hogwarts! – sbottò lanciandosi sul divano, dopo averlo fissato adorante. 

In centro alla stanza c’era un grande divano fatto ad L rivolto verso un grande televisore a parete. Sgranai gli occhi incredula e poi cominciai a sghignazzare alla vista della stoffa del divano verde scuro con striature argento. 

-Chi ha arredato la casa? – chiesi distraendo mio fratello che stava armeggiando con il telecomando nel tentativo di accendere il grande schermo.

-Come scusa? –

-Chi ha scelto i mobili nelle stanze – ripetei – oh, dammi qua! – sbottai togliendo il telecomando dalle sue manacce poco gentili, che avevano cominciato a picchiarlo contro il bracciolo del divano, e pigiando il tasto dell’accensione. 

-Ah. La mamma, credo. Perché? – mi chiese confuso riprendendosi il telecomando e cambiando disgustato il canale.

-Vorrei sapere chi diavolo ha guardato i cartoni! – sbottò -Hai intenzione di restare in piedi ancora a lungo? – mi chiese dopo che aveva trovato un canale decente su cui davano qualche video musicale. 

-Sei da manicomio – mormorai sedendomi e passando una mano incredula sulla stoffa. Era davvero comodo quel divano. Forse cominciavo a capire perché mio fratello ci passava così tanto tempo.

-È comodissimo! – mormorai estasiata.

-Purtroppo lo so. Tornare a poltrire sui divani in sala comune è stato un duro colpo per il mio povero fondoschiena – rispose annuendo e facendomi scappare una risata. Blaise era decisamente l’essere più pigro che avessi mai incontrato ed era decisamente bravo a mascherare la sua voglia di fare nulla con bei voti a scuola a pretesti idioti per tirare fuori la bacchetta contro chiunque almeno due volte al giorno. 

-Che hai da ridere? – 

-Sei dannatamente pigro! –

-Non ti ci mettere anche tu. La mamma è andata avanti con questa frase per due settimane! –

-Ti è mai venuto il dubbio che si tratti semplicemente della verità? – chiesi e lui si limitò a tirarmi un’occhiataccia prima di riportare l’attenzione sulla televisione. 

-Secondo te, entro sta sera riesci a finire di farmi fare il giro? – domandai dopo alcuni minuti.

-Hai parlato nell’unico momento in cui dovevi stare zitta! – mi rispose esasperato passandosi una mano tra i capelli. Lo fissai sconvolta. Avevo osato parlare durante la pubblicità.

-La mia convinzione che tu sia da manicomio sta aumentando in maniera spropositata ti avverto! –

-Oh ma smettila. Adesso mi alzo, solo perché non ho voglia di sentire la mamma rognare per tutta la cena perché non ho fatto l’unica cosa che mi ha chiesto di fare! – rispose seccato mentre con un immenso sforzo, che si avvicinava al limite delle sue capacità e della sua volontà, si alzò dal divano. 

 

***

 

Passammo il resto del pomeriggio a girare per il manor. 

Blaise mi aveva fatto vedere quasi tutte le stanze della casa. Mancava la mia camera e una stanza, con una porta decisamente troppo grande per essere una normale camera, dove mi aveva esplicitamente vietato di entrare. 

Avevo visto il laboratorio di pozioni di mio padre e le sue scorte che contenevano diversi ingredienti illegali e di cui avevano vietato la vendita e il commercio diversi secoli fa. Poi mi aveva trascinata nella serra della mamma dove c’erano una quantità di piante talmente diverse tra di loro da fare invidia a quella della Sprite ad Hogwarts. Infine mi aveva portata nella piscina interrata e coperta che aveva dato il colpo di grazia alla mia mascella. 

Passi il laboratorio di pozioni e la serra. Ma la piscina in un maniero purosangue come cavolo c’era finita?

-Un’idea della mamma! – ghignò Blaise alla mia faccia sconvolta.

-Wow, ma viene usata? – chiesi cercando di riprendere il controllo delle mie facoltà mentali. 

-Qualche volta credo. All’inizio sospettavo che venisse usata come stanza delle torture ma poi mi sono reso conto che questo palazzo non ha le segrete se non consideriamo una misera cella, decisamente del secolo scorso, nella parte più vecchia. I nonni dovevano essere dei tradizionalisti! – mi disse sorridendo un poco -Se il tuo cuore regge sotto c’è anche una sala duelli dove papà deve aver aggiunto qualcosa di babbano recentemente! – mi disse guardandomi divertito. Che mio padre non si facesse problemi a usare le cose babbane l’avevo capito dall’immensa televisione e dall’impianto stereo che aveva quel decerebrato di mio fratello in camera. Ma qua stava esagerando per essere il discendente della famiglia più purosangue di tutta l’Inghilterra.

-Dai vieni. Ti faccio vedere la tua stanza! – berciò mio fratello cominciando a trascinarmi per un braccio lungo la ripida scalinata che portava fuori dai sotterranei. 

La mia camera era al secondo piano della casa, di fronte a quella di mio fratello e nello stesso corridoio della stanza che aveva volutamente tenuto per ultima. 

Posai una mano sulla maniglia. Il mio cuore aveva cominciato a battere più velocemente. Avevo quasi paura di aprire la porta della mia nuova stanza. Tentennai un attimo sotto lo sguardo indagatore di mio fratello che stranamente non fece commenti di alcun genere.

Respirai profondamente prima di abbassare la maniglia e far girare la porta sui cardini perfettamente oliati. 

Per l’ennesima volta rimasi stupita del buon gusto di mia mamma. La stanza era spaziosa con al centro un immenso letto a baldacchino in legno con le tende di pregiato velluto verde. Un'intera parete era occupata da una libreria a muro vuota mentre un’altra era completamente coperta dall’armadio dove la mamma aveva già messo alcuni vestiti stupendi. 

Sorrisi lievemente passando una mano sulla scrivania posta accanto alla libreria mentre mio fratello si andava a buttare con poca grazia sul mio letto nuovo. 

 

***

 

-Hermione! Perché non metti via quel dannato libro e vieni un po' a giocare con noi? – chiese mio fratello arrivando nella mia stanza seguito a ruota da un bambino alto più o meno come lui che si trascinava dietro un piccolo modello di scopa volante. 

-Non ci provare nemmeno! – berciai in direzione di Blaise che senza nemmeno chiedere si era arrampicato con non poca grazia sul mio letto imbrattando le coperte di fango.

-Blaise! – sbottai immaginando la reazione della mamma alla vista di tutto quello sporco. Non potevo di sicuro fare magie di nuovo o mi avrebbe come minimo ficcato in punizione a vita.

-allora, vieni o no al campo? – mi richiese ignorando completamente la mia reazione seccata.

-Sto finendo di leggere questo fantastico libro. Lasciami in pace. E poi lo sai che non mi piace volare! – mugugnai stringendomi nelle spalle mentre mio fratello sbuffando come una locomotiva usciva dalla mia camera seguito dall’amico.  

 

***

 

-Scendi immediatamente da lì! – sbottai in direzione del decerebrato che, come da copione, non si scompose nemmeno.

-Blaise, non farmelo ripetere un’altra volta! – mugugnai appoggiandomi con i fianchi alla scrivania. 

-Certo che sarai anche cresciuta ma rimani comunque acida come una volta! – sentenziò sedendosi. 

-Questo non può che essere un complimento visto da chi arriva la predica! – risposi sorridendo affabile mentre lui mi faceva la linguaccia.

-Complimenti per la maturità Blaise, davvero! – 

-Muoviti che manca un’altra stanza e che non ho assolutamente intenzione di arrivare in ritardo a cena! – sbottò alzandosi velocemente dal letto. Lo guardai con gli occhi fuori dalle orbite. Io dovevo muovermi? Ma se era lui quello che si appisolava su ogni superficie disponibile!

-guarda che stavo aspettando te, idiota! – berciai con il fumo che mi usciva dalle orecchie mentre lo seguivo battendo i piedi a terra fino alla porta doppia in fondo al corridoio.

-Dettagli! – rispose mio fratello. La risposta mi morì in gola alla vista del contenuto di quell’ultima e, a mio parere, fantastica stanza. 

-La biblioteca! – mormorai.

-Eccoti nel tuo spazio naturale! – ghignò – ti lascio ai tuoi libri impolverati. Io vado a farmi la doccia e a riposare la mia povera schiena che dopo questo tour de force è in condizioni pietose! –

-Merlino, o Malfoy è un santo o è peggio di te perché non trovo nessun’altra spiegazione di come faccia a sopportarti! – mormorai roteando gli occhi al cielo ed entrando in quella stanza fantastica mentre mio fratello, ghignando come un invasato, se ne tornava in camera sua. 

Guardai gli scaffali che mi circondavano. Arrivavano al soffitto ed erano pieni zeppi di libri. Sembrava molto più grande di quella di Hogwarts e probabilmente lo era anche. Passai tra gli scaffali in cerca di qualcosa da leggere, scorrendo curiosa i titoli dei libri, non tutti esattamente legali e di magia pura. Raccattato un tomo sull’origine della mia famiglia mi andai a sedere sul divanetto posto sotto la finestra e mi portai le gambe al petto. 

Rimasi in biblioteca per più di due ore, fino a quando un elfo non mi venne a chiamare dicendo che la cena era pronta. Storsi infastidita il naso appuntandomi mentalmente di chiedere a mia mamma uno stipendio per quelle creature e mi chiusi in camera. 

Aprii l’armadio e passai velocemente i vestiti comprati da mia madre tirandone fuori uno di velluto scuro, tendente al blu, con le maniche lunghe, il corpetto stretto e la gonna lunga fino alle caviglie. Guardai estasiata la fascia argento sotto il seno, impreziosita con dei brillantini, che stringeva il vestito lasciandolo poi cadere morbido. Era bello ma non troppo elegante. 

Misi una collana con un ciondolo azzurro, il braccialetto argento che mi aveva regalato Harry anni prima per il mio compleanno e sistemai i capelli con un rapido colpo di bacchetta in morbidi boccoli. 

 

***

 

SALA DA PRANZO DI DELOW MANOR

Scesi velocemente lo scalone principale entrando nella porta a sinistra dove, da quanto aveva farfugliato mio fratello, c’era la sala da pranzo. 

Mi ero aspettata una stanza decisamente sproporzionata e invece mi trovai davanti a una stanza lievemente più grande della mia camera con un unico tavolo al centro e poche sedie attorno. 

I miei genitori erano già seduti a capotavola mentre mio fratello era seduto in centro, davanti a un posto vuoto. Il mio.

Mi lasciai cadere sulla sedia morbida sorridendo ai miei genitori mentre quel deficiente di mio fratello, da bravo purosangue educato com’era, proruppe in un lungo fischio di apprezzamento. 

Mi girai verso di lui con gli occhi che lampeggiavano mentre papà chiuse rapidamente il giornale che teneva in mano e glielo tirò sulla testa scocciato.

-Ti hanno allevato le capre! – berciò guardandolo storto.

-Riferisco agli Zabini la prossima volta che li vedo! – ghignò lui.

-Non ti scomodare. Scrivo una lettera dopo cena con una richiesta di risarcimento visti i danni che la tua scarsa educazione sta provocando! – rispose. Ridacchiai vedendo mio fratello impallidire e questa volta fu il mio turno di venire carbonizzata seduta stante. 

-Se ti vedesse Draco farebbe molta fatica a non saltarti addosso! – commentò dopo un po' nella mia testa con una vocina decisamente fastidiosa. Mio padre dall’altro capo della tavola ghignò mentre io mi limitai ad alzare la santa barriera dell’Occlumanzia. In risposta mio fratello mi guardò seccato e mi tirò un calcio sulla gamba facendomi masticare una bestemmia dal dolore.

-Non ignorarmi! –

-Non ti sto ignorando razza di scimmia idiota. Mi spieghi che cavolo centra Malfoy adesso? E per la cronaca, se domani ho un livido aspettati di tutto perché ho intenzione di ricambiare il favore! – sorrisi affabile a mio padre che alternava lo sguardo tra noi due. Di sicuro non gli era sfuggito il calcio che il cretino mi aveva tirato come non gli era sfuggito l’argomento futile della conversazione.

-Ragazzi, non mi va che usiate la legilimanzia quando siamo tutti a tavola! -. Come volevasi dimostrare. 

-Scusa papà, ma era di vitale importanza che Hermione sapesse una cosa – sorrise affabile il bastardo mentre mio padre sfoderava il ghigno. Preparati Blaise perché per essere un purosangue dalla nascita sei decisamente ignorante in materia. 

-Blaise con tutto il rispetto non mi pare che far sapere a tua sorella che il figlio di Lucius se la vuole portare a letto sia di vitale importanza! – rispose. Mia mamma si limitò ad alzare gli occhi al cielo mentre un sorriso divertito le curvava le labbra. 

La mascella di mio fratello invece lasciò un solco sul pavimento.

-Pa..pa..papà, ma come cavolo fai a sapere cosa ho detto a mia sorella? – chiese sconvolto con gli occhi che gli uscivano dalle orbite. Di sicuro aveva bisogno di studiare qualche libro sui purosangue. 

-Ma si può sapere che cavolo vi insegnano a storia della magia? - sbottò mio padre puntando gli occhi blu su di me che risposi con un mezzo sorriso. Di solito non stavano più di tanto tempo sulle abilità dei purosangue ma quell’idiota di mio fratello non prestava comunque attenzione. 

-Il capo famiglia, il cosiddetto patriarca, sente tutto quello che viene detto con l’uso della magia in casa propria. Non mi chiedere da dove arrivano queste abilità probabilmente i nostri antenati erano fottutamente curiosi. Quindi Blaise se devi usare la Legilimanzia perché proprio non riesci a fare a meno di dire sconcerie a tua sorella a tavola abbi il buon senso di usare quel dannato incantesimo che mi impedisce di capire la cazzata che stai sparando! – spiegò mio padre affabile -Sono sicuro che tua sorella ti ha risposto, ma non ho la più pallida idea di cosa ti abbia detto! -.

-Quindi tu lo sapevi e non mi hai detto niente! – gracchiò mio fratello guardandomi storto. Lui è scemo e pure ignorante e la colpa è mia? Giustamente io sapevo che lui avrebbe fatto quella sparata su Malfoy a cena vero? Dimenticavo di avere la capacità di predire il futuro. Che poi, Malfoy, che cavolo centrava?

-E secondo te io come facevo a sapere che non eri a conoscenza delle abilità base di quelli del tuo lignaggio? – 

-Hai fatto indignare tua madre! – ghignò papà mentre la mamma sorrideva affabile stringendo le mani sulla bacchetta. 

-Lei ha fatto di peggio, ne sono sicuro! – borbottò mio fratello cacciandosi in bocca la forchetta piena e facendo ridere tutti. 

Mi sentivo finalmente a casa. Anche tra i miei ‘vecchi’ genitori mi sentivo protetta ma qua era tutto diverso. Potevo essere quella che ero davvero, potevo usare la magia senza vivere con il terrore che la babbana curiosa della porta accanto si facesse venire un infarto da un giorno all’altro facendomi finire in tribunale per uso della magia davanti a un babbano. Potevo finalmente curiosare in una biblioteca diversa da quella di Hogwarts, pasticciare con le pozioni e studiare le piante nella serra della mamma. 

E finalmente avevo un fratello. Probabilmente era la cosa che mi era sempre mancata di più. Il dover giocare da sola o il non aver nessuno a cui chiedere qualcosa o a cui fare delle battute mi era mancato da morire. Mi sentivo come vuota. Adesso che ci penso c’era un gioco nella mia casa nella Londra babbana che non riuscivo ad usare senza mettermi a piangere inconsapevolmente. Era un piccolo orsetto di peluche con gli occhi azzurri e il pelo nero. E aveva lo stesso odore della nursery. Mio fratello non me l’aveva mostrata e probabilmente la mamma non sapeva nemmeno che avevo trovato la porta. Ma uno specchio nella biblioteca non bastava a nascondere la porta di una stanza. Sapevo esattamente dov’era, forse qualche ricordo nell’inconscio. Era ancora così come l’abbiamo lasciata quando ce ne siamo andati, i giochi ancora sul pavimento e il profumo del talco dei bambini si mescolava all’odore di chiuso impregnato nella stanza.  E a proposito della biblioteca c’era giusto qualcosa che dovevo chiedere a mio padre per non trovarmi affatturata a mia insaputa. 

-Papà posso prendere qualche libro dalla biblioteca? – chiesi facendo gli occhi dolci. 

-Certo bambina mia. Solo se devi prendere tomi diciamo “strani” preferirei che mi chiedessi prima il permesso visto che alcuni sono vecchi libri del signore oscuro e anche se hai quasi diciassette anni non è il caso che tu legga certe cose – 

-Mi spieghi come diavolo fai ad avere libri di Voldemort nella tua libreria personale? – chiese mio fratello.

-è molto semplice. Tu lasci la casa abbandonata per anni e quando ritorni, per magia la trovi piena di cianfrusaglie che appartenevano ad altre persone. Insomma, diventa la discarica del mondo magico! –

-sei simpatico come una porta sul naso! – rispose mio fratello.

-Quel bastardo di Lucius li ha rubati all’Oscuro perché contenevano incantesimi troppo potenti e troppo pericolosi e poi ha ben pensato di nasconderli qua. Tanto nessuno sarebbe venuto a controllare! – rise mio padre spettinandosi i capelli con una mano e portando il calice di vino alle labbra con l’altra. 

-E a proposito di libri, caro il mio bambino, ultimamente me ne sono spariti quattro che stranamente tenevo sott’occhio da quando hai rimesso piede in casa. Non è che per caso li hai tu? – chiese con tono affabile guardando mio fratello che ebbe la decenza di impallidire. Guardò ovunque cercando di evitare lo sguardo di nostro padre mentre la mamma sghignazzava in silenzio. Era abbastanza ovvio che ce li aveva lui imboscati da qualche parte. 

-Mamma, ti avevo detto che Draco verrà qui a dormire tra qualche giorno? – chiese senza rispondere alla provocazione di papà e cambiando velocemente argomento. 

-Come mai esce da scuola a settembre? – chiesi guardando mio fratello e pensando a cosa avrei patito a breve.

-Qualche permesso del vecchiaccio. I suoi hanno fatto non so che richiesta e Silente gliel’ha accordata subito! – mi rispose alzando le spalle.

-Oh, questa è facile. Posso rispondere anche io – sorrise affabile la mamma. Chissà perché sentivo già puzza di fregatura.

-Blaise, ti ho detto che vengono anche Lucius e Narcissa? – chiese mentre un brivido di freddo mi percorreva la colonna vertebrale. Tutto, ma non la famiglia Malfoy al completo. Mio fratello se ne accorse ma non disse niente, troppo impegnato a disperarsi per conto suo e dei suoi piani con il suo migliore amico che andavano a puttane. Io invece rivivevo il breve periodo che avevo dovuto passare a villa Malfoy durante la guerra. Niente di piacevole e nessuno di loro che allungava una mano per aiutare tre ragazzi rapiti dai mangiamorte. Per fortuna che Dobby era arrivato prima che riuscissero anche solo a torcerci un capello. 

Poi sapere che Narcissa era la sorella di quella che aveva torturato i miei genitori babbani non semplificava affatto le cose. 

-Mamma, non puoi farci questo! – stava dicendo nel frattempo Blaise. 

-E smettila, il manor è talmente grande che puoi anche fare finta che non ci siano! – rispose mia mamma mentre lui mi guardava con gli occhioni da cucciolo. 

-Non voglio avere anche i suoi genitori tra i piedi – mi mimò con le labbra. Lo guardai scettica. Io 

 avevo un motivo valido almeno per non volere i Malfoy sotto il mio stesso tetto. Ma lui?

-Si può sapere che problemi hai? – chiesi fulminandolo con lo sguardo. Lui aveva problemi con i coniugi Malfoy. Lui. Che poi conoscendo la loro reputazione a scuola dovevano semplicemente organizzare qualcosa di clandestino.

-Quando mi dirai quello stupido incantesimo… papà sta volta non lo deve sapere nemmeno per sbaglio- mimò stringendo lievemente gli occhi. Probabilmente nostro padre ne era a conoscenza già da tempo, visto le sue scarse abilità nel fare le cose di nascosto, ma evitai di farglielo notare.

Lanciai un’occhiata a papà che sorrideva sotto i baffi piegandosi lievemente in avanti per appoggiare il calice sul tavolo.

-Blaise, lo sai che non ho niente in contrario al festino con gli alcolici che ti sei portato da Hogwarts. E la prossima volta puoi tranquillamente uscire a comprarli senza fargli fare giri inutili. Non vorrei mai che Silente vi sospendesse il permesso! – ghignò sadico.

-Quale permesso? – chiesi. C’era davvero un permesso?

-Quello che fingono di avere quelli che importano illegalmente alcolici di cui, per la cronaca, Silente è pienamente a conoscenza! – mio fratello era diventato definitivamente dello stesso colore di Nick Quasi Senza Testa.

-Ma come fai? – borbottò disperato.

-Andiamo Blaise, anche i babbani sanno che le bottiglie le devi avvolgere con qualcosa prima di metterle in valigia sennò fanno rumore. Durante la materializzazione c’era una fantastica sinfonia di sottofondo… - rise mia madre. 

Più li guardavo e più mi rendevo conto che non avevano assolutamente niente in comune con le coppie di purosangue che ero abituata a vedere in giro dove qualsiasi dimostrazione d’affetto era proibita in pubblico. 

-Porco Godric! – berciò mio fratello schiaffandosi una mano sulla fronte.

-Ehi! Insulta Salazar! – sbottai indignata.

-Sta zitta! –

-Smettetela immediatamente voi due. Certo che gli anni sono passati ma non siete minimamente cambiati. “Mamma, mi ha fatto questo”, “papà, mi ha lanciato una fattura”, “zia, mi ha rubato il pupazzo”! – sbottò la mamma fulminandoci con lo sguardo. Mio fratello roteò beatamente gli occhi al soffitto mormorando un -Apriti cielo! –.

-Hermione, ti piace la camera? – mi chiese poi cambiando completamente tono.

-Stupenda mamma. È più bella di quella riservata ai capiscuola ad Hogwarts! – sorrisi mesta e riconoscente. La spiacevole sensazione di ricevere un pugno sullo stomaco ogni volta che la chiamavo mamma non se n’era ancora andata. Mi sembrava di fare un torto alla mia mamma babbana. Respirai profondamente e tornai a fissare il piatto, ormai vuoto. 

Non era una situazione facile. Davanti a me avevo mia madre biologica, colei che mi aveva praticamente cresciuta fino a quasi dieci anni e che poi aveva scelto di sparire e di cancellarmi parte della memoria per proteggermi. Nella mia mente invece rivivevo tutti i momenti con la donna che mi aveva cresciuta come se fossi figlia sua e mi aveva accettata anche quando era arrivata la lettera per Hogwarts. Che stupida, era ovvio che conosceva la magia. D’altronde quando Silente mi aveva accompagnata da loro doveva pur avergli detto qualcosa sul mio mondo. O no?

-Hermione? – chiamò mio padre rompendo il susseguirsi di pensieri che mi stava nuovamente accelerando il battito cardiaco. Alzai gli occhi dal piatto per fissarli nei suoi, dello stesso colore del cielo subito dopo l’alba. 

-Me ne stavo quasi dimenticando. Quando torniamo ad Hogwarts che cosa vuoi fare? –

-In che senso? – domandai sollevando lievemente un sopracciglio. 

-Vuoi finire l’anno a grifondoro o vuoi essere spostata a Serpeverde? Sai, quando sei stata smistata a Grifondoro eri sotto incantesimo di memoria. Probabilmente hai sperato di non finire a Serpeverde perché leggendo avevi scoperto che tutti i maghi oscuri sono usciti dalla casa di Salazar – spiegò. Ripensai a quella sera di circa sette anni prima. Non volevo andare in una casa precisa, ma sapevo di non avere le qualità necessarie per finire tra i serpenti quindi non mi ero nemmeno posta il problema. Una mezzosangue nella casa di Salazar non si era mai vista, quindi perché sperare di non finire là? 

Un altro smistamento? 

-Papà, non lo so. Silente è d’accordo che io venga smistata di nuovo? – da una parte l’idea di scegliere dove andare conoscendo veramente il mio passato mi eccitava a dir poco. Dall’altra non volevo buttare all’aria sette anni in una casa e perdere tutto. 

-Se glielo chiedessi non potrebbe nemmeno pensare di rifiutare. Devi vedere tu bambina mia quello che preferisci –

-Io non saprei…- mugugnai.

-Che bello appartenere a una delle tre famiglie più influenti del mondo magico. Chissà come si deve sentire Draco che è il perfetto mix di due! – berciò ironico mio fratello cercando nelle tasche dei pantaloni di ottima fattura una sigaretta e beccandosi un’occhiataccia da papà che non sembrava molto d’accordo. 

-Tranquilla, hai ancora qualche giorno per pensarci – mi sorrise rassicurante mia madre. Già avevo qualche giorno per scegliere se seguire quello che mi diceva la parte razionale di me che non ne voleva sapere di allontanarsi da Harry o da Ginny o l’istinto che premeva per un nuovo smistamento. E qualcosa mi diceva che stavolta non sarei finita a Grifondoro ma nella casa che era esattamente al suo antipodo per ideali. 

-Mamma, posso andare a trovare Jane e Mattew al San Mungo? - lo sguardo di mia madre si oscurò un attimo, poi tornò a sorridere lievemente. Faceva quasi male chiamarli per nome, ma non era il caso di fare altrimenti davanti a loro. 

-Credo di si. A una condizione- rispose scambiandosi uno sguardo furtivo con papà che annuì velocemente -ti porti dietro tuo fratello! –

-Cosa? – sbottò soffiando una fitta nube di fumo. Lo guardai torva, non mi sembrava una richiesta così tanto strana e incomprensibile e nemmeno mi sembrava tanto difficile accompagnarmi per un’oretta al San Mungo. 

-Sappi che puoi provare con qualsiasi scusa, stavolta non c’è ma che tenga Blaise. Accompagnerai tua sorella al San Mungo e le starai vicino tutto il tempo. Vorrei evitarle un Avada Kedavra in mezzo agli occhi perché vi fate trovare dai mangiamorte! – chiarì papà spegnendo con un rapido movimento del polso la sigaretta -e fuma in terrazza la prossima volta, non ho voglia di riempirmi i polmoni di nicotina a causa tua! – 

-Ecco come salta rapidamente una giornata già bella organizzata! – mugugnò infastidito. 

-La tua escursione ad Hogsmeade a comprare chissà qualche porcheria dilapidando il patrimonio puoi anche rimandarla. Di sicuro è meglio che stare ad Hogwarts – 

-Tutta questa convinzione non porterà a nulla di buono, lo sai vero mamma? – chiese con faccia angelica.

-Se vuoi puoi tornare domani. Se non ricordo male c’è il test del caro e vecchio Severus. Se vuoi tuo padre è più che felice di accompagnarti in orario e dubito che il tuo untuoso professore farà storie per ammetterti al test anche se sei senza il consenso di Silente-

-Hermione a che ora partiamo? – mi chiese roteando gli occhi al cielo. Speravo che in fondo non gli desse così tanto fastidio accompagnarmi.  Mi mancava solo che girasse con il muso raso terra perché gli avevo sabotato involontariamente i piani. 

-A che ora ti alzi di solito? – chiesi lievemente imbarazzata.

-Quando non è ad Hogwarts e non deve andare a lezione non si alza! – berciò ironico nostro padre.

-Piuttosto che fare il test di pozioni su argomenti mai visti sono disposto anche ad alzarmi alle nove! – sbuffò. Era risaputo infatti che i test di Piton mietessero puntualmente vittime. C’era chi si dava per malato e rimaneva chiuso in camera, chi per disperso e non c’era verso di trovarlo e chi si riempiva di pasticche dei fratelli Weasley e passava la giornata chiuso in infermeria. 

Tutto perché il caro professore non specificava mai su quale argomento fosse il test che spesso spaziava da robe del primo anno a cose non ancora fatte che ti inventavi puntualmente per non lasciare la pagina bianca. L’unico lato positivo era che non aveva mai fatto recuperare nessun compito e che quindi, almeno per questa volta, l’avevamo scampata. 

-Prima che gli elfi domestici vengano nuovamente a chiedere aiuto a tuo fratello per spreparare il tavolo, che ne dite se ci spostiamo in salotto? – chiese mio padre mentre Blaise arrossiva lievemente.

-Stai raggiungendo livelli di simpatia mai visti in un esemplare umano! – sbottò alzandosi e strisciando volutamente la sedia sul pavimento facendo storcere il naso a nostra madre che masticò tra i denti un -Blaise! –  parecchio infastidita. Lui, in tutta risposta sorrise angelico recuperando il pacchetto dalla tasca e ghignando in direzione di nostro padre prima di prendere la strada per il terrazzo. 

-Vado a fumare in santa pace. L’angolo del divano è mio, guai a chi prova a sedersi! – 

-Vedi di non morire soffocato con quella roba tossica. Che poi, si può sapere da dove arriva questo vizio? Non mi risulta che gli Zabini fumassero! –

-Gli Zabini no, ma i Malfoy si. E tanto anche! – ghignò affabile voltando poi le spalle.

-Questo spiega tutto. Lucius è stato traviato e ha ben pensato di tirare su Draco come hanno tirato su lui! – frecciò mia madre roteando gli occhi. Più passavo tempo con loro e più mi rendevo conto che erano decisamente in buoni rapporti con la famiglia bionda. 

-Spero almeno che gli abbia risparmiato i cruciatus, non vorrei passare le giornate prevedendo ed evitando patricidi! – rispose papà prima di trascinarci verso il fantastico salotto. 

 

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Capitolo 4
*** La famiglia Malfoy ***


DUE GIORNI DOPO

Mio fratello si fiondò giù in quel momento dalle scale finendo addosso al gatto che soffiò infastidito. Teneva in mano un libro che aveva tutta l’aria di appartenere al reparto oscuro mentre si avvicinava a passo di carica a nostra madre che leggeva tranquilla in poltrona. 

Erano già passati due giorni. Papà non ci aveva ancora detto la data del nostro ritorno ad Hogwarts, ma sembrava avvicinarsi velocemente. E per la prima volta nella vita non volevo assolutamente tornare a scuola. 

Ero andata a trovare i miei genitori adottivi al San Mungo trascinandomi dietro un fratello alquanto incazzato. Nessuno dei due si era ancora svegliato. Stavano bene, non avevano più di tante ferite e la maggior parte era già stata curata, ma erano in coma. Sentii nuovamente gli occhi lucidi mentre Grattastinchi, soffiando infastidito verso mio fratello, mi si accoccolava in grembo. Lo aveva portato un elfo domestico di Hogwarts ieri, probabilmente stanco delle incursioni notturne del mio gatto in cucina. 

Quel deficiente di Blaise, nel frattempo, aveva tolto il libro dalle mani di nostra madre e lo aveva lanciato verso il basso tavolino di cristallo.

-Ehi! – sbottò indignata -Si può sapere che accidentaccio ti prende? Ti ha punto una tarantola o ti sei fatto avvelenare da tuo padre? –

-Tra quanto arrivano i Malfoy? – chiese impassibile senza scollare gli occhi da quelli di nostra madre che fece una smorfia esasperata. Le assomigliavo molto, sia fisicamente che caratterialmente. Forse era per questo che avrei volentieri carbonizzato mio fratello seduta stante pur di tornare a leggere in pace. 

-Se non la smetti di chiedermelo ogni cinque minuti arriverò a sera con un’emicrania pazzesca e sarà l’ultima volta che il tuo migliore amico metterà piede in questo maniero! – sbottò alzandosi per riprendersi il libro che era stato bistrattato da quell’idiota di suo figlio.

-Hermy – cinguettò avvicinandosi a me.

-Non provarci nemmeno perché io come minimo ti schianto, poi autorizzo l’uso del tuo corpo come cavia di laboratorio! – sibilai appena tentò di avvicinarsi al mio libro e fargli fare la stessa fine di quello di mamma. Con il cavolo che lanciava una delle prime edizioni di storia della magia. 

-Tra quanto arriva Draco? – chiese angelico ignorando completamente la mia minaccia e posando le sue manacce sui braccioli della mia poltrona. 

-Ma secondo te io come faccio a saperlo? – sbottai alzando gli occhi al cielo. In due giorni mi ero chiesta spesso se per qualche strano motivo mio fratello fosse ritardato mentalmente ma risultasse comunque sano ai vari esami. 

-Perché nessuno sa mai niente in questa casa? – sbottò irato. Sollevai gli occhi dorati dal libro per posarli sul suo viso che avrei volentieri preso a schiaffi. Strinsi lievemente le palpebre pronta a fargli una sfuriata. 

Deve ringraziare solo Merlino che quel giorno è stato clemente con lui. Malfoy, strano a dirsi, lo salvò da una morte certa suonando il campanello del maniero. 

Osservai sconvolta mio fratello raddrizzare le spalle, sorridere lievemente e poi mettersi a correre verso il portone d’ingresso. 

 

***

 

Stavo giocando rannicchiata sul divano e stretta in una leggera coperta celeste. Faceva davvero troppo freddo per essere aprile ma papà non si vedeva in giro e io non riuscivo ad accendere il camino da sola. 

Mio fratello stava bevendo la sua cioccolata calda preparata dagli elfi seduto sul bracciolo del divano. Mi guardava stizzito, si era arrabbiato senza un vero motivo.

-Ma tra quanto arriva Draco? Non ne posso più di passare le giornate con te! – sbottò. Lo guardai triste. Non ricordavo di aver fatto nulla di male anche se erano un po' di giorni che mi trattava come se l’avessi oltraggiato nel peggior modo possibile e immaginabile. 

-Non lo so…- mugugnai.

-Tse, tu non sai mai niente Hermione! – mi rispose mentre il campanello del maniero suonava. Avevo la vista offuscata dalle lacrime, di nuovo.

-Blaise, che cosa le hai fatto? – chiese una voce che non conoscevo. Sembrava un bambino, ma non riuscivo a vederlo in faccia perché mi aveva avvolta in un abbraccio caldo e mi cullava sotto lo sguardo sconcertato di mio fratello.

 

***

 

-Draco! – urlò Blaise chiudendosi il portone alle spalle mentre mia madre si alzava dal divano con grazia borbottando qualche parola sconnessa sottovoce. 

-Quella volta ho davvero diviso male i neuroni! - constatò lisciandosi il vestito e riavviandosi i lunghi capelli castani dietro le spalle. 

-Oh, finalmente ti sei decisa ad ammettere questo tuo madornale sbaglio. Adesso ci ritroviamo con una figlia fin troppo intelligente che passa le giornate con il naso immerso in un libro come te e un figlio idiota! – berciò mio padre scendendo le scale e avvicinandosi al mobiletto degli alcolici. 

-La femmina ha preso da me, per esclusione il maschio ha preso…-

-Dal postino! – frecciò interrompendo mia madre e versando due bicchierini di Whiskey. 

-Sai, potresti almeno fare la fatica di venire con me ad accoglierli al cancello invece di preparare già il primo bicchiere e cominciare a fare l’orso! - Se c’era una cosa che avevo capito negli ultimi due giorni era il rapporto d’amicizia che legava i miei genitori ai coniugi Malfoy: decisamente profondo e che probabilmente metteva le radici ancora negli anni di Hogwarts. 

Ingoiai l’ennesimo boccone amaro al pensiero di come mi sarei sentita davanti a loro. Una formica probabilmente, come sempre. Una sudicia mezzobabbana che non aveva nessun diritto di stare con i maghi.

-Vieni – sussurrò mia madre passandomi un braccio intorno alla vita e scoccandomi un leggero bacio tra i capelli. Possibile che avesse capito? Possibile che si fosse accorta di tutto?

Mi trascinò quasi di peso al portone dove era appena sparito mio fratello, che si aprì riconoscendoci. 

Appena giù dalla gradinata esterna vidi una scena che non avrei mai nemmeno potuto, e nemmeno voluto, immaginare.

-Blaise, staccati subito! – stava sibilando Malfoy a mio fratello che se ne stava ancorato con le gambe ai suoi fianchi, le braccia intorno al collo e la testa sulla spalla. 

-Mi sei mancato Dray– mugugnò non accennando nemmeno lievemente a scendere. Mi portai velocemente una mano sulle labbra per nascondere il sorriso decisamente poco appropriato viste le occhiatacce assassine che stava lanciando Malfoy. 

-Blaise – masticò tra i denti visibilmente alterato. Di sicuro non è cosa da tutti i giorni che il tuo migliore amico ti si arpioni addosso come un’edera davanti ai genitori di entrambi. 

-Cissy! - strillò mia madre fiondandosi addosso a Narcissa mentre io me ne stavo immobile come un ebete accanto alla porta. A quanto pare era un vizio di famiglia, altro che Blaise aveva preso dal postino. A posteriori, sarebbe stato un colpo basso per nostra madre venire a conoscenza di questo piccolo particolare. 

Guardai per la prima volta Lady Malfoy. Era davvero una bellissima donna. Aveva i capelli che le arrivavano a metà schiena dello stesso colore del miele e che le incorniciavano il viso dai lineamenti austeri ma allo stesso tempo delicati e completamente privo di imperfezioni. Gli occhi, dello stesso colore del mare, rilucevano luminosi e aveva un sorriso dolce sulle labbra. Decisamente l’opposto dell’ultima volta in cui l’avevo vista, dove sul volto scavato dalla preoccupazione non c’era nemmeno la lontana traccia di un sorriso e gli occhi erano spenti e cerchiati da profonde occhiaie. 

-Isy, mai più uno spavento del genere – mormorò abbracciando mia madre. 

-Lucius sei tu? – chiese improvvisamente alzando la testa dalla spalla di Narcissa e guardando l’uomo che era rimasto fermo qualche passo indietro leggermente appoggiato al suo bastone da passeggio. Mi azzardai a buttare un occhio verso i miei due coetanei che sembravano essersi finalmente staccati, anche se Malfoy sembrava sul punto di uccidere mio fratello, prima di riportare l’attenzione su quello che stava accadendo davanti a me. 

Malfoy senior inarcò lievemente un sopracciglio stirando la bocca in un ghigno. 

-Non credevo ti saresti mai lasciato crescere quei dannati capelli! – gongolò mia madre lasciando velocemente Narcissa per fiondarsi tra le braccia di un sorridente Lucius Malfoy. Merlino, mi ero risvegliata in un universo parallelo, era l’unica risposta plausibile. 

Lucius strinse lievemente la presa sui fianchi di mia madre mormorandole chissà cosa all’orecchio. 

-Luc, giù le mani! – berciò atono mio padre arrivando all’improvviso e facendomi sussultare dallo spavento. Maledizione a lui. 

-Chi non muore si rivede, ciao anche a te Marcus! – ghignò strafottente verso mio padre che non si scompose minimamente. 

-Via le mani da mia moglie, porco! -rispose affabile. Mio fratello per poco non si strozzò con la saliva mentre io sussultai. Non capivo se stesse scherzando o se fosse dannatamente serio e incazzato. Almeno fino a quando non vidi un bicchierino di Whiskey levitare fino a Malfoy. Li non ci furono più dubbi. 

-La prossima volta che hai intenzione di sparire vedi di informare prima Narcissa perché un altro anno di pianti e crisi isteriche non lo reggo! - berciò prima di svuotare tutto il contenuto del bicchierino in gola. 

Salì rapidamente la gradinata andando incontro a mio padre che gli rifilò una manata sulla spalla. 

-Hermione! - disse una volta superato mio padre mentre io mi congelavo sul posto. Mi sentii il respiro morire in gola mentre rivivevo tutto quello che era accaduto quella notte a casa sua. Il rapimento, il sorriso sadico di Bellatrix, il loro odio nei confronti dei mezzosangue. Chiusi velocemente le palpebre cercando di regolarizzare il mio battito. 

-Signor Malfoy – risposi. L’aria intorno a noi era diventata gelida e la tensione si poteva tagliare con un coltello.

-Mi accontenterò di questo per il momento – rispose serio rimettendo in tasca la mano che aveva teso nella mia direzione e che non avevo nemmeno visto. Sorrise mesto e fece due passi indietro per posare una mano sulla spalla a mio padre.

-Non dirmi che hai perso le buone abitudini e non ci inviti nemmeno più ad entrare! – scherzò cercando di smorzare la tensione. 

-Come se questo ti avesse mai fermato in passato! – rispose mio padre.

-In effetti! – ghignò furbescamente sgusciando dal semi-abbraccio e avvicinandosi al portone che, riconoscendolo, si aprì per lasciarlo passare -Magnifico, funziona ancora! –

-Chissà con quanti incantesimi hai modificato la barriera quando dovevi nasconderci i libri di Voldemort! – berciò mio padre. Malfoy senior ebbe la decenza di arrossire e si passò una mano tra i capelli portando all’indietro i serici crini biondi più lunghi di quelli della moglie. 

-Ti avevo detto che se ne sarebbe accorto Lucius! –

-Oh andiamo Cissy, anche un demente si accorgerebbe di quattro pile di libri accatastate lungo un muro che cercano di strapparti qualche arto non appena provi ad avvicinarti! – disse mia madre cominciando a salire le scale. Mio padre si era già infilato dentro alla porta ed era sparito, probabilmente a bere con il suo amico di vecchia data. Le mie gambe invece non ne volevano sapere di muoversi. Erano saldamente ancorate al pavimento. Fissai le mie mani che tremavano visibilmente e me le poggiai sulla pancia cercando di darmi un po' di contegno. 

-Draco, ti aspetto in camera! – mugugnò mio fratello mollandomi una lieve spallata quando mi passò accanto. 

Rimasi ferma davanti al portone d’ingresso per alcuni secondi senza muovere nemmeno un muscolo. La mia mente al contrario lavorava in fretta per ricordarmi tutte le cose spiacevoli che mi erano capitate negli ultimi sette anni e la cosa devastante era che non doveva nemmeno scavare tanto a fondo per trovarle.

Mi azzardai ad alzare gli occhi su Malfoy che non aveva ancora seguito mio fratello. Aveva le mani nelle tasche del cappotto leggero e i capelli spettinati dal vento leggero. Guardava il parco probabilmente pensando ad altro. Sembrava perso in qualche ricordo. Chissà se capitava anche a lui di bloccarsi in mezzo a un corridoio e di rivivere ricordi che non si ricordava nemmeno di avere. 

Tornai a fissarlo quando sentii la stessa sensazione che avevo provato in sala grande e mi ritrovai i suoi occhi puntati addosso. Sembrava diverso da Hogwarts, più sereno e in pace con sé stesso e soprattutto non sembrava in vena di fare battute di cattivo gusto.

Salì lentamente i pochi gradini che ci separavano e quando mi fu accanto mi strinse delicatamente un braccio senza dire nulla, poi seguì il resto della famiglia all’interno del maniero.  

Di nuovo quel profumo. L’avrei riconosciuto tra mille. Anche coperto dalla pungente odore del dopobarba e di sigarette alla menta. Sapeva di casa, era un profumo talmente tanto familiare. 

E apparteneva a Malfoy. Il bambino che mi cullava nel mio ricordo era Malfoy. 

Passarono alcuni secondi e poi finalmente trovai la forza per entrare e seguire i miei genitori e i coniugi Malfoy in salotto. 

-Appurato che con te funzionano ancora certi metodi…- stava dicendo in quel momento mio padre puntando minacciosamente la bacchetta contro Lucius.

-Merlino, ma allora ti ricordi ancora come si fa ad usare quel bastoncino! – berciò Malfoy senza scomporsi minimamente.

-Oh a breve se vuoi potrai anche testare tu stesso se mi ricordo qualche maledizione! – rispose affabile -Hermione! – soffiò non appena mi vide sulla porta. 

Scrutai velocemente i presenti soffermandomi su mio fratello che teneva in mano un bicchierino di Whiskey e se ne stava seduto parecchio infastidito su un angolo del divano.

-Ma tu non dovevi andare di sopra? – mormorai lasciandomi cadere accanto a lui. Una parte di me voleva darsela semplicemente a gambe e sparire dal maniero più veloce della luce. L’altra, quella educata che non badava tanto alle crisi isteriche, aveva insistito per fermarsi in salotto a fare conversazione con gli altri, o meglio a guardare il resto di persone che conversavano allegramente mentre io me ne stavo seduta in disparte. 

-Si, ma qualcuno ha mugugnato qualcosa sul fatto che poteva sembrare una proposta sconcia e poi si è chiuso nel suo fastidiosamente fastidioso mutismo! – frecciò in direzione del suo migliore amico che, seduto su una poltroncina di velluto, era attaccato direttamente al collo della bottiglia e tracannava liquido ambrato come se fosse acqua.

-Certo che la genetica non scherza nella vostra famiglia! – ghignò mio padre spostando l’attenzione da Malfoy senior a Malfoy junior che stava mettendo a rischio le sue scorte di alcolici. 

-Draco, figliolo, vuoi morire per caso? – chiese Lucius ricevendo in risposta un mugugno.

-Come se tu alla sua età fossi diverso! –

-Isabelle non sei affatto d’aiuto! –

-Pura verità! – rispose mia madre alzando le spalle ed evitando un incantesimo di Lucius. Quindi funzionava così fra di loro? Frecciatine e incantesimi a tradimento?

-Che brutta abitudine che ti è rimasta eh Luc? Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Dimmi Cissy, è cambiato un po' in questi lunghi anni? – chiese mio padre sedendosi elegantemente su un bracciolo del divano e facendo tintinnare il ghiaccio che aveva nel bicchiere contro il vetro.

-Chi? Lucius? –

-Sta un po' zitta moglie ingrata! – rispose seccato Malfoy senior agitando una mano come se stesse scacciando una mosca. Erano completamente diversi, nulla a che vedere con le persone che avevo incontrato per caso qualche volta in questi sette anni. Nelle diverse occasioni non avevano mai mostrato né umiltà né una briciola di umanità mentre adesso se ne stavano qua tranquilli a scherzare con i miei genitori. 

-Oh non ti preoccupare Lucius che ce n’è per entrambi! - frecciò mia madre. 

-Qualcosa mi dice che qualcuno caccia ancora la roba in armadio come capita senza fare caso al cambio della stagione, allo stato del pezzo di stoffa o a quanto puzza. Pure supposizioni! – ghignò Lucius nascondendosi dietro il divano per evitare un fascio di luce che era partito dalla bacchetta tesa di mio padre. 

-Vuoi che proviamo a chiedere ai tuoi elfi quanto devono sfacchinare per mantenere la casa in ordine quando ci sei tu dentro? –. Lasciai presto perdere i loro discorsi, che per me non avevano alcun senso. Ogni tanto la risata di Narcissa o di mia madre mi feriva lievemente le orecchie. 

Avevo un bicchiere mezzo vuoto in mano e non sapevo neppure chi me l’avesse rifilato. La mia testa sembrava sul punto di scoppiare mentre rivivevo flashback di chissà quanti anni fa. 

 

***

 

-Lucius sempre la stessa storia, santo Salazar, cambierai mai? –

-Cissy badi tu ai piccoli? Vorrei evitare ginocchia sbucciate, quella è la specialità di tuo marito! –

-Isabelle, si può sapere dove cacchio hai nascosto quelle maledette scope volanti? –

-Blaise, piantala immediatamente. Tua sorella non è una bambola –

-Draco… -

 

***

 

Erano frammenti di ricordi sconnessi che si rincorrevano nella mia testa. Sembravano fare a gara a chi mi avrebbe fatta impazzire per primo. Non avevano nessun filo logico, nulla di nulla. Erano semplicemente pezzi di una vita passata che era stata cancellata probabilmente da un potente Oblivion. 

-Hermione! – sbottò mio fratello tirandomi un pizzicotto sul braccio destro.

-Ahia, sei definitivamente diventato scemo? – 

-Alleluia ce l’abbiamo fatta. Scusa ma era la quinta volta che ti chiamavo senza ottenere un briciolo di risposta. A che cosa stavi pensando? – mi chiese angelico.

-A come affatturarti nel sonno! – bofonchiai finendo il poco liquido ambrato che era rimasto nel mio bicchiere. 

-Vieni di sopra? –

-Eh? - chiesi spaesata. Mi guardai attorno notando stupita che i nostri genitori si erano spostati nella stanza adiacente e che in salotto rimanevamo solamente noi tre. Incrociai velocemente lo sguardo con quello di Malfoy che sembrava perso in un altro mondo. Sorrise lievemente quando si accorse che lo stavo guardando e posò la bottiglia vuota sul tavolino accanto prima di alzarsi senza fare, apparentemente, nessuna fatica.

-Hermione santo dio. Noi stiamo andando di sopra, vieni anche tu o hai intenzione di stare qua ancora per molto e tornare a fissare il vuoto? Si sta facendo buio e gradirei fare qualcosa da adolescente disagiato prima di cena! – sbottò seccato.

-L’importante è accorgersene! – frecciò Malfoy porgendomi una mano -andiamo mezzosangue, tuo fratello sa diventare una piaga se non gli si dà retta subito! -.

Presi titubante la sua mano e mi alzai dal divano ignorando il borbottio continuo di mio fratello.

-Bene Blaise, i tuoi piani da adolescente disagiato cosa comprendevano? – chiese Malfoy trucidando mio fratello con lo sguardo dal momento che era ancora seduto a differenza nostra. Come cavolo facesse Malfoy ad essere ancora lucido e perfettamente padrone di sé dopo un’intera bottiglia di Whiskey rimaneva un mistero. 

-Boh, intanto possiamo andare di sopra, poi ci verrà in mente qualcosa! – rispose alzando le spalle svogliato. Per l’ennesima volta nell’arco di due giorni sentivo le mani informicolate dalla voglia di tirare due ceffoni in faccia al mio gemello. 

-Hai intenzione di aspettare l’arrivo degli elfi o ti decidi ad alzare il tuo deretano dal divano e a raggiungere il piano superiore sulle tue gambe? – chiese Malfoy serrando i denti infastidito. 

Avevamo una cosa in comune: l’istinto omicida nei confronti di mio fratello. 

-Mamma mia quanta fretta! – si alzò dal divano schioccando la lingua sul palato infastidito. Dalla stanza accanto arrivava il chiacchiericcio confuso degli adulti che probabilmente stavano recuperando gli anni perduti. Malfoy masticò una colorata bestemmia a mezza voce, probabilmente insultando mio fratello e seguendolo al piano superiore. 

-Hermione, dove stai andando? – chiese mio fratello bloccandomi con la mano sulla maniglia della porta della biblioteca. Il suo migliore amico biondo alzò gli occhi al cielo mormorando un “patetica”.

-A leggere qualcosa. Non ho intenzione di sopportare a lungo voi due! – risposi piccata. La verità era che non avevo nemmeno la forza per passare altro tempo in una stanza con solo loro due che si conoscevano da una vita e che avevano tante cose di cui parlare. 

 

***

 

-Cosa facciamo adesso? –

-Niente Quidditch, dopo l’ultima volta non ci tengo proprio! - mugugnò Blaise massaggiandosi lievemente il fondoschiena che aveva cambiato colore dopo che siamo stati scoperti nel campo sul retro in sella alle scope che usavano i nostri genitori per allenarsi. 

-Che ne dite di un giro del maniero? – 

-Non mi dire che tu stai ancora cercando quella maledetta collana! – sbottò un bambino. 

-No, ma sempre meglio che starsene qua con le mani in mano! – mentii. Ovvio che cercavo ancora quella collana. 

-Okay, andata!- 

 

***

 

Era l’ennesimo ricordo della giornata. L’incantesimo si stava annullando man mano che passavo del tempo con coloro che avevano fatto parte del mio passato anche se mancava ancora qualcosa, anche se alcuni volti rimanevano in ombra. Più mi sforzavo di vedere e più mi sembrava che diventasse tutto più scuro. 

-Facciamo un giro del maniero? –. Guardai Malfoy terrorizzata che avesse potuto leggermi nella mente ma lui stava fissando mio fratello che aveva sgranato gli occhi.

-Draco, quanti anni abbiamo? –

-Non è una cosa stupida. Anche se vivi qua da agosto dubito che tu ti sia fatto il giro di tutte le stanze in cerca delle porte segrete. E anche se le hai trovate da bambino, adesso non te le ricordi. E poi è divertente! -spiegò alzando lievemente le spalle. 

Sarebbe stato proprio divertente, come una coltellata in piena schiena. Ricordi su ricordi che tornavano a galla senza lasciarmi nemmeno il tempo di dire “Quidditch”. Ecco come si sarebbe conclusa la mia giornata. 

-Se non abbiamo niente di meglio da fare… -

-Non ci penso nemmeno a chiudermi in camera con te e tua sorella a giocare a obbligo e verità. Scusa ma per questa volta io passo! –

-Certo che sei melodrammatico a dire poco Draco. Che brutto c’è nel prendersi una sbronza colossale? –

-Tutto pur di non spifferare i cazzi miei! – frecciò lui -Muoviti mezzosangue, abbassa quella maniglia! – sbottò. Mi accorsi che avevo tenuto la mano sul portone della biblioteca per tutto il tempo e ignorando il reflusso di bile e l’epiteto tanto gentile quanto falso abbassai la maniglia, conscia che in meno di cinque minuti Malfoy sarebbe riuscito a trovare la porta della nursery.

-Porca troia! Ma quanti libri ci sono in questa casa? – mormorò appena mise un piede all’interno della stanza. Si avvicinò a uno scaffale scorrendo i titoli con l’indice come avevo fatto io la prima volta. Sorrisi lievemente senza accorgermene.

-Vi muovete o devo fare tutto da solo? – chiese girandosi a mezzo busto verso di noi e indicando con un cenno del capo la stanza. 

-Merlino, ma cosa ti ho fatto? – mugugnò Blaise cominciando a guardare i lati della cornice di un ritratto che aveva accanto. 

-Come se i vostri antenati avessero nascosto le porte con i quadri e bastasse spostarli per aprirle! – borbottò Malfoy appena fui abbastanza vicina da sentirlo senza che mio fratello si accorgesse di nulla. 

-Cosa ti aspetti di trovare Malfoy? Barriere che ti fanno rimbalzare contro l’incantesimo davanti a ogni stanza? – chiesi scocciata avvicinandomi allo specchio. Non volevo che nessuno entrasse nella nursery. Probabilmente ci avevamo passato la maggior parte delle nostre giornate insieme lì dentro ma adesso egoisticamente non volevo che nessuno oltre a me sapesse come entrarci. 

-Ma che cacchio ci fa uno specchio in una biblioteca? – mormorò Malfoy smettendo di lanciare incantesimi a caso. Lo guardai per la seconda volta terrorizzata che avesse potuto leggere i miei pensieri senza che io mi accorgessi di niente. Non era possibile vero? Anche se fosse stato un bravissimo Legilimens le mie barriere avrebbero retto, vero? 

Sembrava stupito di sé stesso ma quando appoggiò la mano allo specchio non ci furono né dubbi né parole. 

Sconvolto ci passò attraverso, proprio come avevo fatto io qualche giorno prima. Lo seguii riluttante ignorando mio fratello che ci urlava terrorizzato di tornare indietro. 

Certo che qualche volta si impegnava per farmi venire i dubbi sulla nostra parentela. Dove avrebbe potuto portare uno specchio dentro a una biblioteca?

-Non ci credo!- bisbigliò Malfoy.

 

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Capitolo 5
*** La nursery ***


-Non ci credo! – bisbigliò Malfoy.  raccogliendo un giocattolo dal pavimento e guardandolo sconvolto.

Era un peluche.

 

***

 

-Blasie, giochiamo? –

-Ho la febbre Dray, vai a chiedere a mia sorella! – 

-Hermione? –

-A patto che giochiamo con i peluche, voi non ci volete mai giocare! –

-Certo che sei noiosa! – 

-Si o no? –

-Si ma solo perché non voglio stare a guardare tuo fratello mentre si lamenta o giocare da solo! – 

 

***

 

-Teddy! - farfugliai arrivandogli alle spalle e facendolo sussultare dallo spavento. Di nuovo il suo profumo mi invase le narici e di nuovo ebbi la sensazione di venire catapultata nel passato. 

-Si Mezzosangue. – si passò una mano tra i capelli, sembrava stanco. Solo ora mi accorgevo delle leggere occhiaie che gli cerchiavano gli occhi. 

-Che cosa ci sta succedendo? - mi chiese con gli occhi lievemente sbarrati. Allora stava capitando anche a lui, non ero l’unica che riviveva scene di cose che non ricordava nemmeno in posti dove non credeva di essere mai stata. Ma cosa ci stesse succedendo rimaneva un mistero anche se probabilmente avevo capito che cosa c’era all’origine di tutto: un incantesimo di memoria e un altro blocco. Probabilmente di qualche strana abilità dei nostri casati. 

-Che cacchio di posto è questo? Oh merda! – 

-Finalmente sua maestà si è deciso che non ci stavamo suicidando ma che avevamo trovato una stanza! – frecciò Malfoy continuando a tenere in mano il peluche. 

-Mezzosangue, era tuo vero? – 

-Io… io credo di sì – bofonchiai. Il tempo lì dentro sembrava essersi fermato se non fosse stato per l’odore di chiuso e il lieve strato di muffa sotto la finestra che mio fratello stava spalancando in quel momento. 

Contai i letti, l’altra volta non ci avevo fatto caso ma adesso mi sembrava impossibile non notare che c’erano tre materassi grandi uniti e su ognuno c’erano due cuscini. Dormivamo in sei in questa stanza?

-Daphne! – mormorò mio fratello prendo una bambola di pezza appoggiata al letto.

-Daphne? – dire che ero sconvolta era dire poco. Che cavolo centrava Daphne adesso? 

-La Greengrass! – sibilò Malfoy che era ancora di fianco a me e che stranamente non mostrava alcun segno di disgusto. Ero purosangue adesso, giusto. Lo guardai senza capire che cosa avrebbe dovuto significare questa affermazione per me.

-Quell’idiota di tuo fratello è innamorato pazzo di quella ragazza dal primo anno, almeno credo! – chiarì. 

-Vai a letto con la Greengrass? – 

-Mi pareva che Draco avesse detto che sono cotto a puntino di lei, non che me la scopo! – replicò piccato mio fratello appoggiando la piccola bambola. 

-Come se per te ci fosse qualche differenza! – ghignò Draco. 

-Uno di voi due riesce a spiegarmi cosa c'entra Daphne in tutto questo? – Malfoy alzò le mani accanto alle spalle e Blaise tornò a fissare la bambola. 

-Ha il vestito dello stesso colore dei suoi occhi, ma è come se ci fosse altro- 

-Spero bene che ci sia ‘altro’ perché sennò sei davvero da buttare! – frecciò Malfoy -Andiamo, abbiamo altre stanze da trovare! – 

Si affrettò ad uscire dalla stanza, probabilmente pentito anche di averla trovata. Guardai il piccolo peluche che aveva appoggiato su una mensola prima di seguirlo fuori. 

Lo trovai con la schiena appoggiata a uno scaffale di libri e le mani tra i capelli. Mio fratello non era ancora uscito e dei nostri genitori, per fortuna, non c’era nemmeno l’ombra. 

-Stai bene? – mi azzardai a chiedere. Sembrava diverso dal ragazzo di Hogwarts. Non era il solito stronzo che girava per i corridoi e continuava a respirare solo per insultare il suo prossimo, sembrava quasi in grado di provare sentimenti e nel bel mezzo di una crisi isterica. 

-Direi di no – mugugnò – li vedi anche tu vero? – 

-Se intendi i vari ricordi si, stanno tornando anche a me – risposi mesta e lo vidi annuire lievemente.

-Hai qualche teoria? – 

-Credo che si stia semplicemente annullando l’incantesimo di memoria che ci hanno fatto. Forse la vicinanza con i nostri genitori aiuta – farfugliai. 

-Io sono rimasto sempre con i miei genitori in questi anni, a parte il periodo ad Hogwarts dove c’era Blaise –

-Stai dicendo che hai cominciato a ricordare quando sei arrivato qua? – chiesi sconvolta mentre le mie teorie andavano in fumo. Non ci avevo pensato, ma se fosse stato qualcosa legato al maniero? In fondo lo sapevano che sarebbe stato disabitato per anni ed era il modo più semplice per far sì che non ci tornassero i ricordi. 

-E’ legato al maniero – 

-O a qualcosa che è in questa casa – sussurrò annuendo. Mi guardò sorridendo lievemente e mi resi conto che per la prima volta da quando lo conoscevo eravamo riusciti ad avere una conversazione senza insultarci o passare ad usare le bacchette.

-Tregua? – chiesi prima ancora che il mio cervello riuscisse a formulare la domanda. Maledissi la mia lingua troppo veloce mentre lui sollevava un sopracciglio confuso cercando probabilmente di capire a cosa mi stessi riferendo. 

-Pensavo che potremmo provare a cercare insieme cosa lega i nostri ricordi e forse è più facile se non ci insultiamo ogni secondo e se non ci schiantiamo al muro – farfugliai imbarazzata come poche volte nella mia intera esistenza. 

-Mezzosangue, io non ti insulto! – rispose sorridendo per la prima volta lievemente e facendomi tirare un sospiro di sollievo. Sorrisi a mia volta prima che un tonfo sordo attirasse la mia attenzione.

-Blaise, che cazzo fai? – sbottò superandomi e avvicinandosi a mio fratello che era uscito dalla nursery atterrando sul pavimento di marmo con il fondoschiena che si stava massaggiando con una smorfia di dolore sul viso.

-IO che cazzo faccio? IO? No ma dico, sta stanza è impazzita e mi ha rigettato fuori con tanto di effetti collaterali! – berciò inferocito. La stanza? 

-Ti sei messo a fare il solletico alle pareti? – frecciò Malfoy avvicinandosi a mio fratello e tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi. 

-Sei simpatico come una Mandragola, dico davvero! – 

-Scusa tanto ma non mi risulta che le stanze ti facciano volare fuori dalla porta, se vogliamo chiamarla così, senza che tu faccia nulla! – berciò guardando torvo Blaise che si era alzato rifiutando la sua mano tesa. 

-Non è stata la stanza! – sibilò mia madre entrando in biblioteca -così l’avete trovata! – disse facendomi gelare il sangue nelle vene. 

-E’ stato un caso – si affrettò a rispondere Malfoy. Mia madre inarcò un sopracciglio, non ci credeva nemmeno lontanamente. Come cavolo aveva fatto a scoprire che eravamo là dentro?

-Facciamo finta che vi creda. Trovato qualcosa di interessante? - chiese trucidandoci con lo sguardo. 

-Un peluche –

-E una bambola di pezza con il vestito degli stessi colori degli occhi di una slytherin! – frecciò Malfoy prendendosi la sua sporca rivincita su mio fratello. La risposta parve calmare lievemente l’ira di mia madre che era tornata a respirare tranquilla. 

-Tra dieci minuti è pronto e vorrei che in futuro non entraste più in quella stanza. Non la posso sigillare ma se vi becco un’altra volta non sarò così tanto accondiscendente! – disse appoggiando un piccolo sacchetto sul tavolo e seguendoci con lo sguardo mentre uscivamo dalla biblioteca diretti nelle nostre stanze. 

Perché non poteva sigillarla e cosa cavolo c’era lì dentro che non voleva che vedessimo?

Entrai nella mia stanza dopo aver salutato velocemente mio fratello e il suo migliore amico che avrei rivisto a breve in sala da pranzo. 

Mi cambiai velocemente indossando un lungo vestito argento stretto sul busto e con la gonna che scendeva fino alle caviglie. Infilai un paio di ballerine nere basse e sistemai i boccoli sulle spalle. Non ero elegante ma non ero nemmeno in jeans, che mia mamma sembrava non apprezzare particolarmente, eppure erano così comodi. 

Scesi in sala da pranzo dove trovai solamente gli adulti che chiacchieravano allegri con un bicchierino, probabilmente l’ennesimo della giornata, in mano. 

-Tuo fratello e quell’idiota di mio figlio? – chiese Narcissa dopo avermi sorriso cordiale. Alzai le spalle recuperando un bicchiere pulito dal mobile e versando un goccio di Whiskey sotto lo sguardo scettico di mio padre che preferì astenersi da qualsiasi commento. 

-Grazie mamma, sempre gentile – sbottò Malfoy entrando con mio fratello che cercava inutilmente di sistemarsi la giacca -è colpa di Blaise comunque, che come al solito ci impiega il doppio del tempo che ci metto io a vestirsi! – chiarì prima di lasciare perdere sua madre e cominciare a fissare insistentemente il mio vestito. 

Alzò gli occhi sul mio viso sorridendo lievemente e avvicinandosi tranquillo.

-Mezzosangue! – ghignò togliendomi il bicchiere dalle mani e buttando giù tutto il contenuto. Lo guardai truce stringendo tra le mani la bacchetta mentre lui sorrideva beffardo. Nessuno stava prestando attenzione a noi, a parte mio fratello che sbarrò lievemente gli occhi e poi ci lasciò perdere.

-Hai intenzione di morire giovane? – chiesi indicando con un cenno il bicchiere. 

-Fa più male a te che a me! –

-Illuminami: secondo quale studio la cagata che è appena uscita dalla tua bocca sarebbe vera? – berciai infastidita. Lo lasciai perdere cercando di capire di cosa stessero parlando i nostri genitori. 

-Non esiste proprio! – stava dicendo in quell’esatto momento mia madre mentre Malfoy mugugnò qualcosa. Gli feci cenno di tacere e di origliare quella conversazione. Magari parlavano di qualcosa di utile per riavere i nostri ricordi senza causarci crisi isteriche e d’identità.

-Andiamo Isabelle, sono passati sette anni. È ora che la smetti con questa storia! – 

-Sì Lucius e dopo? Io posso anche cedere, ma come cavolo pensi di proteggerli? – sibilò mia madre prima di zittirsi. Mio padre le aveva posato una mano sul braccio e ci aveva indicati con un cenno del capo. 

Ma che bello, non volevano che noi sapessimo niente. Motivo in più per prestare attenzione alle loro conversazioni durante questi giorni. 

-Che ne dite se ci sediamo? A breve gli elfi dovrebbero cominciare a servire il cibo! – propose mio padre alzando la voce in modo che sentissimo chiaramente anche noi. Mi trovai seduta tra Lucius e suo figlio, che sembrava quasi farlo apposta. Perché avevo proposto una tregua che non prevedeva le fatture?

Mio fratello sbuffò roteando gli occhi al cielo senza un motivo apparente ma che, visto il dito medio che gli rifilò il furetto c’era eccome. 

-Allora ragazzi, che mi raccontate di Hogwarts? È da tre giorni che siete a casa e non avete ancora spiccicato mezza parola! – disse mio padre cercando di fare conversazione e, probabilmente, di non uccidere la mamma che continuava a borbottare qualcosa nell'orecchio a Narcissa. Anche Lucius fissava innervosito la moglie sferrandole un calcio che la fece sussultare.

-Cosa vuoi sapere? – domandò Blaise con la bocca piena di pane.

-Qualcosa su Mocciosus! – propose Malfoy senior tutto allegro. Mia madre si limitò a roteare gli occhi al cielo.

-Andiamo Lucius cosa pensi che ci sia di diverso? – chiese.

-Boh, magari i capelli! –

-Non ha ancora cominciato a lavarli. Il giorno in cui questo accadrà lo saprete tutti perché sull’Inghilterra si abbatterà una catastrofe di proporzioni bibliche! – frecciò Malfoy junior. 

-Quanto sei melodrammatico! La McGrannit gli lascia ancora lo shampoo alle erbe? – chiese Narcissa.

-Ultimamente trova quello alle more sulla scrivania, ma lo fa evanescere quasi subito e poi caccia in punizione chiunque si azzardi anche solo a ridere! – rispose Blaise. Gli adulti si guardarono velocemente e poi scoppiarono a ridere tutti insieme.

-Certe cose non cambiano mai! Manca solo Jamie che lo appende a testa in giù ogni volta che lo vede e allora si sarebbe Hogwarts! – rise Lucius. 

-Jamie? Intendi James Potter? - chiese il Furetto guardando allibito il padre. Gli adulti si scambiarono rapidamente un’occhiata e poi tornarono a fissarci con sguardo greve. 

-Forse è arrivato il momento di dirgli qualcosa – sospirò Lucius – vedete ragazzi, ad Hogwarts abbiamo stretto amicizie un po' strane, diciamo. Nulla di che, solo contrarie a tutte le idee che vi abbiamo inculcato in testa fino ad adesso, ovviamente per cercare di proteggervi – tentò Lucius mentre suo figlio lo fissava inclinando lievemente il capo. 

-Amicizie strane? – chiese scettico.

-Esatto Draco. Vedi io e Marcus siamo diventati migliori amici, e questo lo sapevi… -

-Niente di strano – 

-Si, fino a qua. Nel gruppo c’era anche James Potter, Sirius Black e Remus Lupin! – sospirò Lucius passandosi una mano tra i capelli mentre la mascella del più piccolo lasciava un buco sul pavimento della sala. 

-Minerva vi fa ancora trasfigurare il manico di legno in rana alla prima lezione di trasfigurazione animale? - chiese mia madre cercando di riportare la conversazione su un terreno neutro e di evitare che Draco uccidesse suo padre visto le occhiatacce che gli stava lanciando. 

-Amicizie strane - frecciò a mezza voce mentre Blaise rispondeva alla domanda di nostra madre. 

Erano amici di James Potter. Quindi probabilmente anche di Lily visto che da quello che raccontava Harry i suoi genitori si sono messi insieme ad Hogwarts. Quindi è altrettanto possibile che io da piccola trascorressi i miei pomeriggi con Harry. Allora perché non mi ricordo nulla? Possibile che avessero litigato con i suoi genitori? Il tono che aveva usato il padre di Draco non sembrava quello di una persona arrabbiata ma quello di una persona che si era arresa all’evidenza ma a cui mancavano i suoi migliori amici. 

-Si beh Blaise, adesso non dirlo come se tutti ci riuscissero al primo colpo. Tu per esempio non mi hai ancora detto che incantesimo hai usato su quel manico di legno che ha continuato a batterti la testa per settimane - disse Draco toccandomi lievemente la gamba e riportandomi alla realtà. Evidentemente aveva lasciato perdere l’omicidio del padre ed era tornato a prestare attenzione alla conversazione. Ma qualcosa mi diceva che sarebbe tornato sull’argomento il prima possibile, probabilmente dopo aver somministrato un po ' di Veritaserum al genitore.

Mio fratello nel frattempo era diventato dello stesso colore di un pomodoro maturo e cercava in tutti i modi di rifilare un calcio al suo migliore amico che se la rideva di gusto. 

-Certo che sei proprio un bastardo. Preparati perché questa me la paghi - stava dicendo facendo ridere ancora di più il biondastro che mi era seduto accanto.  

-Hermione, tu ti ricordi quando ha aggiunto polvere di unicorno alla pozione al posto delle zampe di rana e Piton gliel’ha fatta bere? - chiese Draco calcando sul nome. Se non contiamo i vari ricordi, quella era la prima volta in assoluto che mi chiamava con il mio nome di battesimo e senza strani soprannomi. Mio fratello invece aveva appena iniziato il processo di autocombustione mentre gli adulti ridevano con le lacrime agli occhi. 

-Mi ricordo solo che è andato in giro per diversi giorni con la faccia che cambiava colore. Probabilmente al secondo anno -

-No, al terzo. Poco dopo che tu gli hai tirato un pugno - intervenne mio fratello indicando con un cenno del capo il suo migliore amico. E questa volta fu il turno di Malfoy di arrossire. 

-Gli hai tirato un pugno? - chiese mia madre sconvolta. 

-Se lo meritava! - risposi con un’alzata di spalle cogliendo un cenno di assenso in Narcissa. 

-Tanto quanto Weasley si meritava il mangialumache - sibilò tetro Draco beccandosi un'occhiataccia da me.

-Mi stava difendendo da te, idiota! - 

-Avevo solo detto la verità -

-Non mi pare proprio-

-Che ne sapevo io che non eri mezzosangue? -

-Ragazzi….- tentò Blaise ma venne palesemente ignorato. I nostri genitori alternavano gli sguardi tra di noi. La tregua non poteva durare in eterno, era solo questione di tempo. 

-Appunto perché tu non lo sapevi avresti dovuto astenerti dal fare battute di questo genere Malfoy!-

-Siamo tornati al Malfoy? -

-Non è mai stato niente di diverso! -

-Ragazzi! -

-Certo che sei strana forte!-

-Detto da te non può che essere un complimento visto che sei solo un viziato figlio di…-

-RAGAZZI! -

-Statti zitto Blaise! - rispondemmo in coro trucidando mio fratello. 

-Sono sempre così?-  chiese mia madre a mio fratello. Ci stavano fissando tutti come se all’improvviso ci fosse spuntato un terzo occhio. Io e Malfoy non siamo mai andati d’accordo, almeno non dopo l’incantesimo. Prima probabilmente era una delle poche persone di cui mi fidavo davvero. 

-Da così a peggio! - rispose greve mio fratello. 

-Come è possibile? - chiese Narcissa continuando a fissarci strana. 

-Ma che vi prende a tutti? - intervenne Malfoy seccato facendo levitare una bottiglia di Whiskey nella sua direzione. Suo padre lo guardò storto e il mio non osò proferire parola anche se il fastidio che provava era ben visibile dalla sua faccia. 

-Voi due non avete MAI litigato! - chiarì mia madre mentre io sollevavo le sopracciglia sorpresa. Mai?

-Loro due passano la vita a litigare!- sbottò Blaise allungando il braccio in direzione del suo migliore amico per cercare di prendere la bottiglia. 

-Giù le mani Blaise! - berciò Draco versando un pò di Whiskey su un bicchiere e passandolo a me prima di attaccarsi direttamente al collo della bottiglia. Da quando Malfoy era così tanto alcolizzato? Giusto, a dieci anni probabilmente non aveva ancora cominciato a bere. 

Presi il bicchiere ringraziandolo con un cenno del capo e poi mi svuotai il contenuto in gola. 

Mio padre scrollò lievemente il capo. Di sicuro non era d’accordo ma vista l'occhiata ammonitrice di mia mamma non disse nulla. 

 -Così adesso si odiano - frecciò Lucius. Spostai velocemente lo sguardo dal bicchiere all’uomo seduto accanto a me. Non odiavo Malfoy, lo detestavo cordialmente.

-Papà, non esagerare adesso! -

-Loro non litigavano mai- mormorò Narcissa. Mia madre la guardò triste, probabilmente persa nei ricordi. 

 

***

 

-Blaise dov'è tua sorella?-

-Là con Draco, è arrabbiata perché siamo saliti di nuovo sulla scopa - 

-Non è arrabbiata con lui? -

-No, solo con me. Con lui non si arrabbia mai. Loro non litigano mai- 

 

***

 

Un brivido mi corse lungo la spina dorsale mentre una mano mi stringeva un ginocchio. Allora non l’avevo visto solo io. Continuavano a tornare i ricordi uno dietro l’altro senza nemmeno darci il tempo di metabolizzare quello che stava accadendo. Senza darci il tempo di scendere a patti con quello che sarebbe successo dopo. Perché una volta avuti tutti i ricordi le cose non sarebbero state ancora così. Volenti o nolenti sarebbe cambiato tutto, perché il passato ci segna sempre. 

-Okay ragazzi, credo sia definitivamente ora di andare a letto o almeno di cercare di non finire in coma etilico, Draco - berciò mio padre facendo evanescere la bottiglia. 

-Credo di essere abbastanza grande da decidere quando è ora di andare a letto - rispose a tono il biondastro fulminandolo con lo sguardo. 

-Diciassette anni compiuti non ti rendono grande - si intromise suo padre. 

-Piantatela immediatamente tutti e due che ho perso il conto delle bottiglie che ho fatto evanescere negli anni. A entrambi. Non è proprio il caso che facciate la predica ai vostri figli! - intervenne mia madre -Ciò non toglie che è ora di levare le tende. Andate a fare bordello nelle vostre camere tanto le nostre sono nell’altra ala del maniero - concluse sorridendo affabile. Serpeverde fino in fondo. 

-Chissà perché non ho dubbi, Isabelle, sul fatto che i nostri figli faranno decisamente di peggio di quello che abbiamo fatto noi ad Hogwarts! - commentò Lucius incrociando lo sguardo con mia madre che alzò lievemente le spalle.

-I geni malati e iperattivi sono i vostri - rispose Narcissa. 

-Parla quella che….-

-Noi si va a letto! - intervenne Blaise tirando me e Draco per le braccia. 

-Ma tu non eri quello più sobrio? - chiese il biondastro all’amico. 

-Si perché?-

-Perché hai perso l’uso della grammatica sta sera-

-Parla per te - frecciò mio fratello continuando a trascinarci.

-Buonanotte gente! - mormorò chiudendosi la porta alle spalle e impedendoci di salutare a nostra volta. 

-Blaise, mollami il braccio che mi stai facendo male - sibilai strattonando la sua presa. 

-Hai intenzione di andare a letto davvero? - chiese chiaramente in attesa di una risposta negativa che non arrivò mai. 

-Ovviamente si Blaise e conviene anche a te! -

-Ma abbiamo il permesso della mamma di fare casino, dovresti approfittarne -

-La mamma non era seria! -

-E lui è quello sobrio! - intervenne Draco che nonostante la quantità di alcol che aveva nel corpo riusciva ancora a reggersi tranquillamente in piedi e a ragionare lucidamente.

-Se lui è quello sobrio non dovrebbe esserci alcun dubbio sul fatto che dobbiamo andare tutti a letto - mormorai complice di Malfoy che sorrise lievemente. Mio fratello non era affatto sobrio e Malfoy, anche se non lo dava a vedere, era parecchio stanco. 

-Buonanotte! - mormorò seccato mio fratello quando lo spingemmo con poca grazia nella sua stanza.

 

***

 

-Mamma ma io non ho sonno! -

-Tua sorella si -

-Il mondo non gira intorno a mia sorella -

-Blaise, è ora di andare a letto! -

-Anche Draco è ancora sveglio! - 

-Draco è già in pigiama, tu no! Muoviti Blaise! -

-Va bene mamma, Buonanotte! -

 

***

 

-Buonanotte Draco! -

-Buonanotte Hermione! - mormorò sorridendo prima di chiudere la porta della sua stanza dietro di sé e lasciarmi da sola in corridoio con la mano appoggiata alla maniglia. 

-Buonanotte cervello! - bofonchiai prima di entrare nella mia stanza. 

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Capitolo 6
*** You said you'd grow old with me ***


Ero finalmente riuscita a finire il quindicesimo capitolo del tomo noiosissimo che avevo preso in prestito dalla biblioteca di papà quando sentii bussare alla porta. Guardai velocemente l’orologio: non ero in camera da nemmeno dieci minuti. Misi velocemente il segnalibro e mi alzai dal letto infilandomi una vestaglia sopra alla canottiera leggera. Non si trattava di sicuro di mio fratello visto che la porta non era stata scardinata come faceva solitamente Blaise se doveva entrare nella mia stanza. Senza considerare che aveva talmente tanto alcol in corpo da non essere in grado di reggersi nemmeno in piedi da solo, figurarsi uscire dalla sua camera. Ancora non mi capacitavo di come fosse possibile che quel decerebrato, nato e cresciuto tra i purosangue non conoscesse nemmeno le basi dell’educazione. 

Aprii la porta e per poco non mi cedettero le ginocchia. Il ciuffo biondo non apparteneva di sicuro a mio fratello. 

-Hermione- mormorò mezzo assonnato sorridendo appena.

-Draco- replicai -cosa ci fai qua? - 

-Eh… in realtà niente - mormorò imbarazzato passandosi una mano tra i crini biondi. Sollevai un sopracciglio confusa.

-Non riuscivo a prendere sonno e per stasera ho esaurito la pazienza necessaria per stare nella stessa stanza con tuo fratello - spiegò sorridendo appena. Sorrisi a mia volta spostandomi dalla porta per lasciarlo entrare nella mia stanza. Mi guardò confusa ma entrò senza fare domande. Perché l’avevo lasciato entrare? 

 

***

 

-Hermione! Apri la porta per favore, il decerebrato di tuo fratello sta cercando di rubarmi i nuovi ingredienti per le pozioni- 

Corsi ad aprire la porta trovandomi davanti un bambino biondo di circa dieci anni. 

-Finalmente. Blaise ha finito tutti i suoi ingredienti e siccome non vuole smettere di far saltare in aria stanze ha deciso che gli servono anche i miei! - mormorò sconsolato mentre mi spostavo per farlo entrare nella mia stanza. 

-Tanto qua non entra! - mormorai facendo spallucce. 

-L’incantesimo di tua mamma funziona ancora? -

-No, quello ha smesso di funzionare da tempo, in compenso ne ho trovato un altro per tenere lontano mio fratello dai miei libri! - ghignai mentre il bambino scuoteva la testa sorridendo e si avvicinava all’armadio per nascondere la piccola scatolina che teneva in mano. 

 

***

 

Non era la prima volta che entrava nella mia stanza. 

Draco chiuse la porta di scatto alle sue spalle, quasi spaventato. Mi guardò velocemente e poi andò verso il mio armadio. Continuai a fissarlo confusa vicino alla porta mentre lui lanciava i miei vestiti nuovi sul letto e sfilava delicatamente la parete di fondo del mio guardaroba. 

Insonorizzai velocemente la stanza mentre lui si girava tenendo in mano una piccola scatolina. La stessa del mio ricordo. 

-Porco Godric! - per fortuna che avevo insonorizzato la stanza - Come cazzo c’è finita questa qua? No, aspetta lo so. Come è possibile che sia ancora qua? -

-Probabilmente eravamo gli unici che sapevano dell’esistenza del doppio fondo - risposi alzando le spalle poco stupita. 

-Non ti illudere, i tuoi genitori sanno anche quanti granelli di polvere ci sono qua dentro. Probabilmente nessuno ha avuto il tempo di spostarla - 

-Vorresti dire che il ricordo, che sono sicura hai appena visto anche tu, risale a uno dei nostri ultimi giorni in questa casa? -

-Probabilmente l’ultimo - rispose serafico. Il suo ragionamento non faceva una piega. Che motivo aveva un Draco bambino di tenere nascosti i suoi ingredienti per più di un pomeriggio? 

-Non ti da fastidio non riuscire a ricordare nulla? - mi chiese dopo alcuni istanti di silenzio. Dire che mi dava fastidio era riduttivo. Mi angosciava a dir poco, non sapevo praticamente nulla del mio passato e, a parte qualche sporadico flash spesso senza senso, i miei ricordi partivano dall’estate prima dell’inizio di Hogwarts. 

-Perché non cerchiamo cosa o chi ci sta bloccando i ricordi? - proposi. Lui sgranò gli occhi per un attimo, poi annuì. 

-Adesso? - mi chiese.

-Perché no? Tu non riesci a dormire e io non riesco a continuare a leggere quel libro! - 

-Perfetto. Da dove cominciamo? - chiese sedendosi in maniera composta ai piedi del mio letto. Ecco perché con lui andavo d’accordo e con Blaise no. Draco, a differenza di mio fratello, dimostrava di non essere stato allevato dalle scimmie. 

-Da quello che sappiamo? - proposi sfilandomi le ciabatte e andando a sedermi accanto alla testiera del letto. 

-Allora i ricordi sono iniziati quando siamo arrivati in questo maniero giusto? - chiese Draco. 

-In parte. Io ho cominciato a ricordare qualcosa già ad Hogwarts - dissi pensierosa. Era la prima volta che me ne rendevo conto davvero ma il primo ricordo del mio passato mi era tornato ad Hogwarts: un ricordo della mia famiglia non appena ero entrata nello studio di Silente. 

-E se fosse qualcosa legato ai miei genitori? - chiesi titubante. Draco mi guardò per un attimo poi scosse la testa. 

-Non c’è nessun incantesimo che funziona in questo modo e per tutto questo tempo-

-Nemmeno magia nera? - chiesi titubante. C’erano incantesimi che facevano tornare in vita le persone colpite da un Avada Kedavra, perché mai non avrebbero dovuto esserci incantesimi che legavano i ricordi di qualcuno a una persona? In fin dei conti i ricordi di per sé sono legati a qualcun’altro. 

-Non quella che conosco io - rispose alzando un sopracciglio e sedendosi meglio sul mio letto. 

-Quanti tipi ne esistono? - chiesi. Draco scoppiò a ridere e si passò una mano davanti agli occhi. Mi scurii velocemente in volto chiedendomi cosa l’avesse fatto ridere così tanto. 

-Scusa, non volevo offenderti. Solo che sei così grifondoro. Non esistono tipi diversi di magia nera, esistono stadi diversi, non stai capendo vero? - chiese alla mia faccia sconvolta. Sapevo gran poco della magia nera, solo che era alquanto pericoloso e sconsigliato usarla a causa delle conseguenze. 

-Non molto in realtà, sapevo il minimo necessario per aiutare Harry con Voldemort - dissi mentre sentivo lo stomaco stringersi dolorosamente al ricordo di quello che ci era successo. 

-Non so come spiegartelo, è come se dovessi allenarti prima di poter fare determinati incantesimi. A differenza della magia normale quella oscura non toglie solo la forza, se non sei capace di gestirla arriva ad ucciderti. Io conosco gli incantesimi che conoscono tutti ma non è detto che non ci sia nulla per i ricordi. E tua madre è una strega potente - 

-Stai dicendo che mia mamma avrebbe….-

-Sto dicendo che non è da escludere. Forse potremo guardare nella biblioteca, sbaglio o tuo padre ti ha dato accesso alla sezione proibita?-

-Sì, devo solo avvisarlo se voglio prendere qualche libro perché ce ne sono alcuni dell’Oscuro che stando a quello che ha detto lui non sono adatti alla mia età- chiarii un pò scocciata.  Ci stava che fosse preoccupato per me, ma avevo l’accesso consentito alla sezione proibita di Hogwarts dal quarto anno, cosa poteva esserci di tanto peggio a casa?

-Non prendiamo nulla, consultiamo solo al momento. Quindi il problema non c’è - mi rispose con un sorrisetto furbo. Sorrisi a mia volta alzandomi dal letto e chiudendomi la vestaglia con una mano. 

-Andiamo? - chiesi avvicinandomi alla porta.

-Biblioteca? -

-Biblioteca! - risposi lasciandolo passare e chiudendomi la porta della camera alle spalle.

-Sai non ti facevo così - disse dopo alcuni istanti di silenzio. 

-Non c’è mai stata l’occasione per conoscerci davvero e forse non ero nemmeno così. Anche tu non sei come credevo…-

-è un complimento mezzosangue? -

-Dipende da te furetto! - risposi mentre aprivo la porta della biblioteca. Fino a due giorni fa ci infilavamo le bacchette negli occhi se ci incrociavamo per sbaglio in corridoio. Adesso invece… Parlare con lui era quasi piacevole, alla fine non si comportava così tanto da purosangue stronzo. 

-Il tuo spazio naturale mezzosangue! - scherzò lui appena mise piede in biblioteca. Gli feci una linguaccia prima di cominicare a passare tra gli alti scaffali leggendo i titoli di alcuni libri. 

I testi sulla storia del casato e sulla vita di Catherine Delow erano i più frequenti sui pochi scaffali che avevo visto. Che c’era di così tanto interessante sulla vita di quella donna? Va bene che era la moglie di Salazar ma da qua a riempire uno scaffale con libri su di lei ce ne vuole.

-Più potente anche di Morgana- aveva detto Harry. Sfilai il tomo più vecchio, forse valeva la pena darci un’occhiata veloce. Lo andai ad appoggiare sul tavolo al centro della stanza dove Draco stava già ammucchiando libri su libri, nessuno dei quali ovviamente conteneva uno straccio di incantesimo legale. 

-Furetto, trovato nulla di interessante? - ghignai. Stavo diventando sempre più simile a loro sotto certi aspetti. 

-Oh, non immagini nemmeno quanto mezzosangue. Mio padre quella volta ce li ha portati davvero tutti i libri di Voldemort-

-Non credo che l’incantesimo sia su quei libri. Se, come dici tu, l’ha fatto mia mamma non aveva quei libri al manor sette anni fa - dissi. Se c’era da qualche parte quella formula, ammesso e non concesso che fossimo davvero sotto incantesimo, doveva essere su un libro che era nella biblioteca da più tempo. E che di sicuro non era appartenuto all’Oscuro Signore. 

-Non ci avevo pensato. In effetti non è stupida come considerazione Mezzosangue. Metà di quelli sono da scartare - disse indicando con un cenno del capo i libri che aveva accatastato sul tavolo. 

Se papà fosse entrato in quel momento ci avrebbe ammazzati entrambi. I suoi preziosissimi libri accatastati senza alcuna logica su un tavolo. Aprii distrattamente il libro sulla mia capostipite mentre pensavo che dovevamo assolutamente sistemare quel disastro prima di uscire dalla stanza. Catherine Delow, potentissima strega del decimo secolo, prima e unica moglie di Salazar Serpeverde. Passai distrattamente una mano sul piccolo ritratto che occupava parte della pagina. Era bellissima, con i lunghi capelli neri e lisci e gli occhi azzurri. Portava un vestito verde con delle rifiniture argento come i colori della casa che il marito aveva fondato ad Hogwarts. E al collo un bellissimo medaglione. Dove avevo già visto quella collana?

-Hermione, cosa stai facendo? - mi chiese preoccupato Draco spostando lo sguardo dallo scaffale da cui aveva appena preso un altro libro che pesava come minimo il doppio degli altri. 

-Io, niente-

-I libri si stanno muovendo da soli? - chiese ancora più terrorizzato. Cosa? Quali libri? Alzai lo sguardo dal ritratto della donna e strabuzzai gli occhi. La maggior parte dei tomi che Draco aveva accumulato sul tavolo stavano fluttuando verso gli scaffali. 

-Giuro che io non sto facendo nulla, non ho nemmeno la bacchetta! - mi difesi stringendo le mani intorno al piccolo libro. Lanciai un’occhiata a Draco che aveva entrambe le mani posate sullo scaffale. Nemmeno lui aveva la bacchetta in mano. 

-Sicuro che non sia un incantesimo fatto da tuo papà? Magari non voleva che qualcuno spostasse i preziosi libri del suo signore! - azzardai ma lui scosse il capo. 

-Non ce n’era motivo. Da quello che ha detto nessuno a parte lui poteva entrare nel manor, tuo padre aveva messo un’infinità di incantesimi di protezione -

-Fantastico! - sbuffai -Quindi che sta succedendo ai libri? -

-Non che, ma chi. Uno di noi due sta facendo un incantesimo involontario - rispose Draco spostandosi dalla libreria e prendendo la bacchetta che aveva appoggiato sul tavolo. Mosse velocemente la mano borbottando una formula che non conoscevo e poi mi guardò sconvolto. 

-E non sono io! - affermò. Cosa? Stavo facendo un incantesimo involontario a diciassette anni? Di solito succedeva ai bambini, l’avevo passata da un po’ questa fase. 

-Alla mia età? - chiesi sconvolta. Non mi ero accorta di nulla, nemmeno dell’energia che fluiva dal mio corpo come accadeva tutte le volte che usavo la bacchetta anche per fare l’incantesimo più semplice. 

-I tuoi ricordi sono stati bloccati fino adesso, forse pure i tuoi poteri. Hermione, ti sarei alquanto grato se la smettessi di far vorticare tutti questi libri- disse abbassandosi per schivare un libro che stava andando a riporsi nello scaffale più basso. 

-Non so come fare -. Ero terrorizzata, se non sentivo la magia defluire da me come facevo a bloccarla  e smettere di fare qualunque incantesimo stessi facendo? 

-Prova con la mente -

Cosa?

-Prova ad immaginare dove vuoi che vadano i libri Mezzosangue… Se hai un'abilità simile alla tua capostipite funziona così -. Cercai di focalizzare gli scaffali della biblioteca e i libri al loro posto. Chiusi gli occhi e inspirai profondamente cercando di immaginare l’ordine di ciascun tomo visto che li aveva presi Malfoy.  

-Sta funzionando - mormorò il furetto -ancora un paio e poi li hai rimessi tutti a posto -. 

Rimasi concentrata sull’immagine che avevo creato nella mia testa e respirai di nuovo profondamente senza azzardarmi ad aprire gli occhi. 

-Hermione - mormorò Draco dopo alcuni secondi toccadomi un braccio -puoi aprire gli occhi, i libri sono tutti al loro posto -. 

Socchiusi gli occhi lentamente stupita di trovarlo così vicino a me. Mi stava fissando e aveva la fronte un po’ corrucciata. I libri che aveva appoggiato sul tavolo erano tornati tutti al loro posto, restavano solo i pochi tomi che avevo preso io. 

-Guarda te, chi l’avrebbe mai detto che la mezzosangue è in grado di usare la magia senza la bacchetta - sorrise lievemente avvicinandosi di un passo. Ero come paralizzata, fino a pochi giorni fa non sapevo nemmeno di essere purosangue, e adesso. 

-Hermione, ehi -. mormorò posandomi una mano sulla guancia. Eravamo così vicini che se avessi respirato un po’ più profondamente il mio petto avrebbe toccato il suo. Me ne stavo ferma immobile mentre lui mi accarezzava una guancia, chissà quante altre volte l’aveva fatto. 

Con l’altra mano cominciò a giocare con i miei capelli che avevo lasciato stranamente sciolti. All'improvviso mi sentii tirare verso di lui che mi avvolse in un abbraccio che sapeva di casa.

 

***

 

-Hermione? Perché stai piangendo? - 

-Ci separeranno Draco, tu starai con tua madre e io andrò da qualche altra famiglia, non ci vedremo più - singhiozzai. Lui si avvicinò di corsa passandomi una mano sulla guancia per asciugarmi le lacrime prima di attirarmi in un abbraccio. 

-Di cosa stai parlando? - mormorò al mio orecchio. 

-Il Signore Oscuro. Sta alle calcagna di mio padre dopo quello che è successo. Hanno deciso di sparire un po’ dalla circolazione, di lasciare me e Blaise da soli, solo per proteggerci -

-Lo sai che non sarete mai soli vero? - 

-Come fai a dirlo?-

-Magari lo sarete per un periodo, ma poi ci rincontreremo. Noi ci ritroviamo sempre - mormorò stringendomi ancora più forte. 

 

***

 

-Noi ci ritroviamo sempre - mormorò mentre le mie braccia andavano ad appoggiarsi sui suoi fianchi. Come altre mille volte prima di adesso. Sentivo le lacrime scivolare giù dalle mie guance e finire sulla maglietta leggera di lui che incurante continuava a stringermi. Erano successe davvero troppe cose in così poco tempo ed ero così stanca. 

-Forse per stasera è meglio che la finiamo qua, tu sei già stanca abbastanza - disse dolcemente asciugandomi l’ennesima lacrima. 

-Siediti da qualche parte finché sistemo i libri che poi ti riaccompagno in camera, non vorrei mai che scappassi a nasconderti da qualche parte come facevi da piccola. Sei sconvolta -.

Mi accoccolai sulla poltrona davanti al tavolo abbracciandomi le ginocchia mentre Draco cominciava a riporre i libri sugli scaffali. Quando prese il piccolo libricino su Catherine lo guardò sconvolto e girò il ritratto verso di me. 

-Non è il medaglione che indossava tua madre quando ti è venuta a prendere ad Hogwarts? - chiese indicando la collana della donna che prima mi era sembrata tanto familiare. 

-Si - 

-Tua madre possiede un gioiello della capostipite? -

-Non credo sia così tanto strano. Tutti i purosangue hanno le camere blindate piene di gioielli e cimeli dei loro antenati-

-Antenati, ma non così tanto antichi. Tralasciando le leggende che girano intorno a questo medaglione -

-Leggende? - 

-Cerchiamo domani mattina, sei stanca, non vorrei doverti portare al San Mungo svenuta. Tuo padre mi ammazzerebbe… -

-Credo di poter gestire un’altra piccola informazione -. Sorrisi mesta. Ero provata si, ma ero anche curiosa e le leggende sul medaglione che era arrivato fino a mia madre forse avrebbero potuto aiutarci a capire qualcosa sull'incantesimo che dopo sette anni stava finalmente cominciando a ridarci i nostri ricordi. 

-Se svieni ti arrangi tu a gestirti tuo padre visto che, dai ricordi che ho, è tanto iperprotettivo con te quanto menefreghista con tuo fratello-. Annuii svelta mentre lui chiudeva il libro e si andava a sedere sul bordo della scrivania davanti a me. 

-Si dice che Catherine, alla morte del marito, fosse talmente distrutta dal dolore da non essere più in grado di controllare i suoi poteri come accadeva spesso prima di conoscere Salazar. Secondo la leggenda si è convinta che suo marito fosse in grado di limitare i danni di un potere così grande e volendo tenere un pezzo di lui anche dopo la sua sepoltura ha trasferito la magia che aveva ancora in corpo nel medaglione che aveva al collo che lui le aveva regalato il giorno del loro matrimonio. Sempre secondo la leggenda, ogni volte che sentiva di non essere in grado di gestire tutto il suo potere ne trasferiva buona parte all’interno del medaglione da cui non si separava mai -

-Supponendo che non si tratti solo di una leggenda quel medaglione contiene a dir poco potere che può essere utilizzato per fare incantesimi potenti - mormorai. 

E se mia madre, ammesso e non concesso che fosse tutta opera sua, avesse usato quel medaglione per avere più potere e farci quell’incantesimo di memoria? 

Avrebbe potuto usare qualunque incantesimo, anche il più potente. 

-Supponendo che non si tratti solo di una leggenda non so quanto potere ci sia rimasto ancora là dentro. Erano due maghi potenti ma sono passati anche undici secoli- mormorò Draco. 

-Che incantesimo usava per trasferire il suo potere? -. Non credevo nemmeno che fosse possibile fare una cosa del genere, in fondo la magia è qualcosa che fa parte di te e che tutti abbiamo, babbani a parte, in diverse quantità. Come si faceva a trasferire?

-Non usava nessun incantesimo, immaginava la magia fluire da lei e trasferirsi all’interno della collana -.

-Funzionava davvero o era solo una sua impressione? - chiesi curiosa. Lui scoppiò a ridere. 

-Dovresti provare a chiedere a lei. O a tua madre. Forse con tua madre hai qualche possibilità di ottenere una risposta. A letto adesso che è a dir poco tardi- disse rimettendo in ordine i restanti libri usando la bacchetta. 

Mi aiutò ad alzarmi dalla poltrona e mi accompagnò davanti alla mia stanza come aveva promesso. 

-Buonanotte Hermione- mormorò aprendo la porta della mia camera.

 

***

 

-Notte Herm -

-Dove vai? - chiesi confusa. 

-Nella stanza qua di fronte, quella che tuo padre ha definito la MIA camera - mormorò mentre un sorriso furbo gli spuntava sul viso.

-Ah, io credevo che…-

-Non siamo un pò troppo grandi per dormire insieme? Non c’è nemmeno il temporale da usare come scusa - disse sorridendo mentre io mettevo il broncio. 

-Non hai mai avuto una stanza al maniero, hai sempre dormito o con me o con mio fratello - brontolai. Eravamo cresciuti insieme, combinato marachelle insieme, non c’era giorno in cui non ci trovavamo per giocare insieme. 

-In questo momento ti farei una foto. Levati dalla porta, domattina spieghi tu a tuo padre però - disse entrando nella mia camera con un sorriso che occupava mezza faccia. 

 

***

 

Ero ancora immobile davanti alla mia stanza con Draco che mi fissava con lo stesso sorriso furbo che aveva nel mio ricordo. 

-Troppo grandi - mugugnai. 

-Decisamente troppo grandi - rise lui - e questa volta una camera ce l’ho davvero - 

-Vuoi dirmi che l’ultima volta hai mentito? -

-E dai Hermione, quando mai tuo padre si è preoccupato di darmi una stanza? Tanto sapeva benissimo che non dormivo né sul divano né tantomeno sul pavimento -.

-Serpeverde sin da piccolo- 

-Buon sangue non mente - gongolò lui orgoglioso. 

-Possiamo tornare piccoli per stasera? - chiesi senza nemmeno rendermene conto dopo qualche istante di silenzio. Lui mi guardò sconvolto e io maledissi la mia bocca che non aveva aspettato l'ok del cervello prima di articolare la frase. 

-Scusa, io non… mi dispiace…- mormorai alquanto imbarazzata mentre il solito ghigno made in Malfoy tornava sul suo volto. 

-Levati dalla porta Mezzosangue -. Mi spostai facendo passare un fin troppo sorridente Malfoy. Che fine aveva fatto il purosangue spocchioso di Hogwarts? 

-Non mi ricordavo fosse così morbido - mormorò dopo essersi buttato a peso morto sulla parte destra del letto. Ecco spiegato perché io dormivo sempre sull’altro lato. Roteai gli occhi al cielo sfilandomi la vestaglia e appoggiandola sulla sedia della scrivania, totalmente incurante del biondastro. 

-Mezzosangue sai che li hanno inventati i pantaloni vero? -

-Nemmeno tu dormi vestito - rimbeccai chiudendomi nel piccolo bagno. Mi lavai velocemente i denti e legai i capelli in una treccia morbida che si sarebbe sciolta nel giro di poche ore come tutte le notti. 

Tornai nella mia stanza dove un Malfoy alquanto corrucciato se ne stava buttato a pancia in giù sul mio letto con il mio diario in mano. Ovviamente jeans e maglietta erano spariti. Esattamente come quando era piccolo. Avevo un vago ricordo di Narcissa che cercava in tutti i modi di infilargli un pigiama e di lui che lo toglieva subito dopo mentre Lucius rideva come un matto. 

-Furetto potresti gentilmente evitare di leggere il mio diario? - 

-Mezzosangue, è di sette anni fa. Qualunque cosa ci sia scritta non credo sia più valida -

-Non la penso come te - mugugnai scocciata. Non mi ricordavo cosa avevo scritto su quelle piccole pagine ma non mi sembrava affatto il caso che lui lo leggesse. L’avevo trovato nascosto sul fondo dell’armadio e avevo deciso di provare a leggerlo per cercare di ricordarmi qualcosa in più ma non ne avevo ancora avuto il tempo. 

-Draco, per favore, rimettilo dove l’hai trovato -sbuffai infilandomi sotto le coperte. Era settembre ma faceva decisamente più freddo del solito. 

-Posso metterlo sul comodino e non sotto il cuscino che dovrei usare questa notte o è un problema per te? - chiese sarcastico. Sbuffai e gli tirai un leggero pugno mentre lui posava il diario sul comodino accanto. 

-Sei rimasta manesca -.

-Davvero? Non ho ricordi in cui ti riempio di botte anche se probabilmente te le saresti meritato- mentii. Tutti i ricordi che avevo di lui, Hogwarts a parte, erano positivi. Da piccola non avevo nessun motivo di prenderlo a sberle. E nemmeno adesso. 

-Mi riferivo ad Hogwarts, più precisamente al pugno del terzo anno - 

-Tutto meritato, come ho detto prima -. Mi girai su un fianco dandogli le spalle. Perché gli avevo chiesto di dormire con me come facevamo una volta?

Perché ti manca. 

No, non è vero. Non mi manca il Draco Malfoy diciassettenne, non lo conosco e quel poco che so di lui non mi piace.

Non è vero. 

Mi ha trattata male per anni. 

Eravate amici, era il tuo migliore amico, c’era sempre per te, in qualsiasi momento e qualsiasi situazione, per qualsiasi motivo. 

Eravamo appunto. Mi manca quel bambino, non di certo quello che è diventato. 

-Buonanotte Hermione - mormorò mesto spegnendo la luce. Sembrava quasi arrabbiato. 

-Buonanotte Draco - mormorai girandomi verso di lui. Mi stava fissando, ma aveva uno sguardo talmente triste che per un attimo mi chiesi cosa gli stesse passando per la testa, come era diventato il ragazzo che era adesso, quante ne aveva dovute passare da piccolo. 

Per un attimo fui felice di essere stata data in adozione a una famiglia babbana. Certo avrei preferito stare con la mia e non vedere i miei genitori adottivi sdraiati su un letto di ospedale. 

Ma con Voldemort al comando sarebbero riusciti a crescermi con tutto l’affetto e l’amore che mi hanno dato Jane e Matthew?

Draco si girò dall’altra parte senza dire nulla mentre una lacrima solitaria gli scivolava sulla guancia. Lui non era stato fortunato come me anche se aveva trascorso tutto il tempo con i suoi genitori. Mai una carezza, mai una parola affettuosa, mai nulla. Non si potevano permettere dimostrazioni di affetto con l’Oscuro Signore in casa. Gli accarezzai una spalla e poi chiusi gli occhi abbandonandomi alle  braccia di Morfeo. 

Fui svegliata di colpo da qualcuno che si era lanciato sul materasso senza badare a me addormentata schiacciandomi metà cassa toracica con il suo dolce peso.





 

NOTE DELL’AUTRICE

Buongiorno a tutti!

Vi chiedo scusa per il ritardo. Questo è il nuovo capitolo, probabilmente anzichè aggiornare ogni settimana riuscirò ad aggiornare ogni due, non è detto però che non ci siano sorprese!

Fatemi sapere cosa ne pensate. A presto, 

 

Katherine

 

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Capitolo 7
*** Just a modified tapestry ***


Fui svegliata di colpo da qualcuno che si era lanciato sul materasso senza badare a me addormentata, schiacciandomi metà gabbia toracica con il suo dolce peso.

-Ti sei rincretinito di colpo? - mugugnai assonnata fulminando il biondastro che stava steso beato a metà letto con la testa sprofondata nel mio cuscino e mezzo corpo sopra al mio. 

-Buongiorno anche a te-

-Buongiorno sta ceppa Malfoy, vuoi uccidermi? - sbottai cercando di levarmelo da sopra per ricominciare a respirare normalmente. Quanto cavolo pesava? Non riuscivo a muoverlo di mezzo centimetro e stava davvero cominciando a farmi male. 

-Draco spostati, mi stai facendo male - sussurrai trattenendo un gemito di dolore. Lui mi guardò stupito poi si sollevò sui gomiti e si lasciò cadere di fianco a me. Lo guardai scocciata notando la sua mise. 

-Carina la mia doccia? - chiesi trattenendo una smorfia di dolore. Delle fitte atroci partivano dalla mia gabbia toracica rischiando di farmi strillare dal dolore. Vuoi vedere che il deficiente è riuscito a incrinarmi qualche costola? E’ la volta buona che lo affatturo, direttamente con l’Anatema però!

-Decisamente carina mezzosangue, se vuoi un po’ piccola rispetto alla mia a Malfoy manor, ma niente male - ghignò. Mi alzai dal letto stringendo i denti e lui rotolò dalla mia parte tenendo l'asciugamano che aveva in vita, senza mai perdere la sua smorfia made in Malfoy. 

Lo fulminai un'ultima volta prima di chiudermi in bagno. Mi lasciai scivolare contro la porta. Mi faceva male anche respirare. Rimasi seduta per terra qualche minuto poi lentamente mi alzai per andare a farmi una doccia, sperando che il troglodita non avesse finito tutta l’acqua calda.

Dopo essermi infilata l'accappatoio argento versai in un bicchiere una pozione contro il dolore che tenevo nel cassetto.

-Malfoy, conosci qualche incantesimo contro i cretini? - mormorai uscendo dal bagno in accappatoio. Non volevo chiedere a mio papà o a mia mamma. Mi avrebbero chiesto come mi ero fatta male e non avevo alcuna intenzione di spiegare la situazione a nessuno. Principalmente perché non ci capivo niente nemmeno io e poi perché eravamo decisamente troppo grandi per passare una notte insieme senza che mezzo mondo magico si facesse strane idee. I nostri genitori in primis. A Blaise non chiederei nemmeno dove tengono lo zucchero da mettere nel the, figurarsi un incantesimo di guarigione, i coniugi Malfoy erano esclusi dalla lista a priori e in biblioteca c’erano decisamente troppi libri per poter trovare l’incantesimo in tempo breve. Mi restava solo Malfoy.

-Come scusa? -

-Ho malissimo alle costole dopo la tua genialata di stamattina - berciai aprendo l’armadio per prendere il cambio e dandogli le spalle. 

-Ti ho fatto così tanto male? -

-Mi sei caduto addosso! -

-Non peso così tanto mezzosangue! - mormorò lui scioccato.

-Pesi abbastanza per farmi male a quanto pare. Conosci qualche incantesimo o no? - chiesi lanciando sul letto i vestiti puliti e andando a sedermi di fianco a lui che era ancora coperto solo dall’asciugamano. I serpeverde la decenza non sapevano nemmeno dove stesse di casa. E stavo diventando come loro. La settimana scorsa non sarei nemmeno uscita dal bagno del dormitorio con solo l’accappatoio addosso mentre adesso me ne stavo seduta di fianco a Draco Malfoy senza nemmeno tanti problemi.

-Si conosco un incantesimo… mi dispiace non volevo farti male - mormorò mentre io stringevo di nuovo i denti. La pozione aveva fatto effetto per pochissimi minuti. In questi momenti avrei tanto voluto avere le pastiglie babbane: con una eri apposto almeno per quattro ore.

-Ti fidi? - chiese. Mi fidavo? Non abbastanza ma, avevo alternative? 

-Sì - mormorai a denti stretti. Lui prese la bacchetta dal comodino e me la puntò contro. Inspirò profondamente e poi sibilò qualcosa mentre una luce celeste mi avvolgeva il torace e il dolore man mano scemava. 

-Che incantesimo hai usato? - gli chiesi stupita. Non aveva detto nulla, solo un sibilo. 

-Un vecchio incantesimo trovato in un libro di Lucius diversi anni fa. Facendo Quidditch io e Blaise scivolavamo spesso dalla scopa e non era il caso di finire costantemente al San Mungo per lesioni lievi - 

-In che lingua è? - domandai anche se sapevo già la risposta. 

-Inglese antico credo- disse alzando le spalle.

-Tu non hai parlato in inglese -. Decisamente quello che aveva detto, sempre se aveva detto qualcosa, non era in inglese. Non era in nessuna lingua umana

Draco mi stava fissando strabiliato. Si era messo a sedere e muoveva a scatto le labbra come se stesse cercando di dire qualcosa e cambiasse all’ultimo idea. 

-A quanto pare non sono l’unica ad avere un blocco sui poteri - 

-Ho recitato l’incantesimo in… in…-

-In serpentese -. Lui sgranò gli occhi e sbiancò di colpo.

-Non mi era mai successo -

-Non è vero - mormorai mentre un altro ricordo si faceva strada nella mia mente. 

 

***

 

-Io su quella cosa non ci salgo nemmeno morta! - sbottai guardando il manico di scopa che Draco mi porgeva mentre mio fratello mi incitava dal campo dietro il maniero dove di solito andavano a giocare con mio padre e lo zio Lucius. 

-Non ha mai fatto male a nessuno! - rimbeccò Draco alzando un sopracciglio e salutando Narcissa che stava seduta poco distante a leggere. 

-Se cado da quell’affare mi faccio altro che male -

-E se io la incantassi per farla volare da sola? - mi chiese mentre il solito ghigno made in Malfoy faceva capolino sul suo viso. 

-Non ne sei capace! -

-Scommettiamo? Se riesco a incantarla ci sali anche tu? -

-Tanto non ci riesci - replicai mentre lui guardava con la coda dell'occhio sua madre. Poi ci furono solo versi sibillini e sussurri non umani. 

 

***

 

-Hai incantato un manico di scopa. Volevi a tutti i costi che ci salissi e siccome avevo paura l’hai incantato perché andasse da solo - mormorai. Draco mi guardò stupito, probabilmente non ricordava nulla. 

-Quanti anni avevo? -

-Probabilmente poco prima di Hogwarts - risposi. Restammo in silenzio qualche secondo, seduti al centro del letto e appena usciti dalla doccia. Poi lui scoppiò a ridere. 

-Cosa c’è di divertente Malfoy? - chiesi senza riuscire a trattenere un sorriso. 

-Mezzosangue, ti rendi conto che abbiamo passato tutta la nostra infanzia insieme, che ci siamo odiati per sette anni senza motivo e che adesso non ci sto capendo più nulla? Ci svegliamo un giorno con un potere in  più, con un'abilità di casato che non sapevamo neppure ci fosse…. Ti è passato il male alle costole? - chiese senza smettere di sorridere. Era strano forte anche se continuavo a temere che presto o tardi sarebbe tornato il Malfoy di sempre, quello antipatico e borioso e mi avrebbe insultata come sempre. 

-Passato tutto grazie - 

-Perfetto, adesso forse è il caso di rivestirci e…-

-Hermione - strillò Blaise entrando in quel momento in camera.

-Merda- berciò Draco lasciandosi ricadere con la schiena sul letto mentre mio fratello ci fissava con gli occhi fuori dalle orbite. 

-Cosa cavolo state facendo? - chiese sconvolto. Io boccheggiai mentre Malfoy ripigliava il suo solito ghigno. 

-Noi? Assolutamente nulla. Siamo vestiti -

-Credo che vestiti sia un eufemismo - rispose mio fratello fulminando il suo migliore amico con lo sguardo.

-Credo che dovresti bussare prima di entrare nelle camere degli altri -

-Che ne so io che tu sei in camera di mia sorella mezzo nudo! -

-Appunto perché non lo sai, bussa! - sorrise affabile Draco - E adesso smamma Blaise che ci dobbiamo vestire! - frecciò mentre io sentivo le guance diventare calde. Stava facendo allusioni volutamente. L’avrei preso a sberle. 

-Blaise, non è successo assolutamente nulla… - mormorai. Mio fratello annuì greve. Forse non credeva a una parola ma non sembrava arrabbiato.

-Draco, ti dico solo una cosa. Se fai cazzate so dove trovarti -. Malfoy sbiancò di colpo mentre mio fratello senza dire più nulla uscì dalla stanza chiudendo la porta. 

-Potevi essere un pelo più gentile…- mormorai stendendomi sul letto senza nessuna voglia di alzarmi. 

-Stai tranquilla, non è arrabbiato né niente - 

-Se lo dici tu - mormorai. Draco rimase zitto. Sapevo che dovevo alzarmi e vestirmi per andare a fare colazione dal momento che, se mio fratello era già sveglio e vestito, tanto presto non era. Ma il letto era così comodo. Il suo braccio destro si posò sulla mia vita e mi attirò in un abbraccio. Smisi di pensare alla colazione e chiusi gli occhi inspirando profondamente. Casa. 

Sarei rimasta in quella posizione per sempre. Mi posò un bacio sui capelli mentre il mio cuore perdeva un battito, poi si alzò dal letto e si chiuse in bagno con i vestiti puliti senza dire più nulla. 

Con uno sforzo enorme di volontà mi alzai e cominciai a cambiarmi infilando velocemente l’intimo, le calze nere, una comoda gonna nera e un maglioncino morbido verde scuro che avevo trovato in armadio. Infilai le mie ballerine e sistemai il letto. Stavo legando i capelli in una coda alta quando Malfoy uscì dal bagno vestito di tutto punto. 

-Colazione? - chiese dopo aver deglutito rumorosamente. Che gli prendeva adesso? 

Annuii velocemente seguendolo fuori dalla stanza e scendendo in sala da pranzo. 

Mio padre era seduto a capotavola e leggeva la Gazzetta. Non appena si accorse della mia presenza mi squadrò da capo a piedi e schioccò la lingua sul palato infastidito. 

-Draco, non ti avevo dato una camera? - chiese rivolgendosi al biondo che stava cercando di versarsi un bicchiere di Whiskey di prima mattina. Malfoy in risposta rischiò di far cadere per terra l’intera bottiglia. Sbiancò vistosamente e mi guardò in cerca di aiuto. Non era lui quello bravo con le parole?

-Marcus lasciali stare! - sbottò mia mamma arrivando con Narcissa. In mano tenevano un vassoio pieno di dolci e bevande calde. Guardai velocemente l’orologio appeso alla parete, erano già le dieci. Possibile che nessuno di loro avesse ancora fatto colazione?

-Isabelle, non sono più piccoli. Potrebbero anche smetterla di dormire insieme! -

-Chi ha dormito con chi? - chiese Lucius entrando in quel momento strofinando vistosamente gli occhi ancora impastati dal sonno. A quanto pare non c’era nessuno di mattiniero in questa casa. 

-Tuo figlio e la mia! - berciò mio padre versandosi una tazza di caffè e finendo il bicchierino di liquido ambrato che aveva accanto. Lucius in tutta risposta guardò me e Draco e ghignò.

-E qual è il problema? Sbaglio o hai sempre voluto essere mio consuocero? - ghignò sedendosi a tavola e schivando un incantesimo di mio padre. 

-Ed ecco che si fraintende tutto….- sbottò atono Draco. Poi mi sorrise e si versò l’intero contenuto del bicchiere in gola. 

-Non mi pare di fraintendere molto! - frecciò suo padre. Narcissa gli assestò un calcio in tutta risposta sorridendo affabile a mio padre che sembrava fumare dalle orecchie. 

-Marcus, niente scenate isteriche da prima donna per piacere! - intervenne mia mamma. 

-Dove è finito tuo fratello? - mi chiese cambiando argomento. Come se io avessi la più pallida idea di dove si fosse imboscato Blaise. Già era strano il fatto che fosse sveglio. 

-Sono qua. Vi siete alzati e vestiti finalmente - ghignò il bastardo entrando nella sala. Mio padre in risposta sputò il caffè addosso a Lucius che disgraziatamente gli era seduto accanto. 

-Delow scappa! - tuonò il patriarca dei Malfoy con gli occhi chiusi e una smorfia schifata sul volto. Mia madre rideva tenendosi la pancia e Narcissa tentava inutilmente di contenersi. Pure Draco sembrava soddisfatto dalla piccola ripicca nei confronti del padre. 

-Scappa tu Malfoy, tuo figlio era nel letto della mia e per di più nudo! - strillò mio padre.

-Cosa si era detto a proposito delle scenate isteriche da prima donna? - chiese mia madre canzonando il marito.

-Non mi pare che essere in accappatoio equivalga ad essere nudi - frecciò il biondastro schivando il bicchiere vuoto di papà. 

Forse doveva stare zitto e lasciare che si arrangiassero gli adulti. In fin dei conti stavano facendo una scenata per niente. Perché non era successo niente. 

Mio fratello prese posto davanti a me e cominciò tranquillamente a mangiare la sua brioche ripiena di cioccolato mentre accanto a lui volavano maledizioni e fatture. 

-Prego- mimò con le labbra al suo migliore amico che sorrise. Prego cosa? Che diavolo stavano combinando quei due?
-Lucius la devi piantare, non si può fare sempre quello che dici te. Fino a prova contraria è ancora casa mia! -

-Fino a prova contraria io sono coperto di caffè da testa a piedi e non ho deciso proprio nulla! - 

-Non dirmi che è stata un'idea di Draco! - frecciò infervorato mio padre. Stavo cominciando a cambiare idea sulla famiglia purosangue. 

-In realtà è stata un’idea di Hermione! - mormorò Draco a bassa voce ghignando ma nessuno gli prestò attenzione per sua fortuna. 

-Perché deve essere sempre colpa di mio figlio? Non è che i tuoi bambini sono santi e i miei sono indisciplinati! - tuonò Lucius. Aveva detto ‘miei’? Draco non era figlio unico?

-Se hanno preso da te….-

-Adesso basta -sibilò mia madre muovendo repentina una mano e lanciando un Silencio a entrambi i patriarca. Che fine aveva fatto la bacchetta di mia madre? Notai Draco che mi fissava con un sorriso di scherno sul viso.

-Te l’avevo detto che avresti dovuto chiedere a lei! - mimò con le labbra. 

-Siete peggio dei bambini! - sussurrò Narcissa ripulendo il marito con un colpo di bacchetta. 

-Sono grandi abbastanza per fare quel diavolo che gli pare. Hanno compiuto entrambi diciassette anni e nel nostro mondo sono maggiorenni. Se vi siete dimenticati come era il loro rapporto sette anni fa vi conviene guardare qualche ricordo e rinfrescarvi la memoria. Sono sempre stati legati e la profezia non c'entra nulla. Quello che succederà tra di loro non dipenderà di sicuro da voi due zotici che siete gelosi e possessivi nei confronti di entrambi i figli - sibilò gelida mia madre.

-Se tua figlia si piglia il mio, mi dispiace per lei ma meglio per me!- ghignò Lucius che sembrava aver momentaneamente recuperato la voce.

-Porco Godric Cissy! Cosa hai fatto quella volta? - si esasperò mia madre -Marcus, ci siamo intesi? Non voglio scenate, non voglio commenti. Sono grandi abbastanza. Hai capito? - 

Mio padre annuì controvoglia.  Di che profezia stava parlando mia mamma? Draco guardava la scena confuso e Blaise continuava tranquillo a mangiare la sua colazione. 

Mia mamma con un sorriso soddisfatto spostò la sedia accanto a papà e si versò una tazza di caffè. 

-Cosa fate oggi? - chiese Narcissa guardandoci e spezzando lo strano silenzio che da qualche minuto regnava sovrano nella stanza.

-Qualche ricerca per la McGrannit in biblioteca! - rispose pronto Draco. Suo padre sollevò un sopracciglio confuso ma preferì non dire nulla. Da quando la McGrannit dava ricerche da fare in biblioteca? 

-Io vado a Malfoy manor, Lucius comincia a dire ciao ai libri che hai preso senza permesso anni fa. Stanno per tornare a casa! - disse mia madre. Malfoy senior sbiancò in viso e cominciò a sudare freddo. 

-Ti avevo detto che se ne sarebbe accorta subito, ma tu hai voluto prenderli lo stesso - 

-Scusa tanto Narcissa se mi servivano le prime edizioni e non i testi modificati e ristampati - 

-Chissà perché li modificano Lucius… Ci sono formule che nessuno ormai è più in grado di usare - lo rimbeccò sua moglie. C’era qualcosa che non andava tra gli adulti oggi. 

Lasciai perdere le loro scaramucce quando Edvige planò sopra il tavolo della sala lasciando cadere una missiva. Harry. 

-San Potter è preoccupato per la tua incolumità? - chiese mio fratello. 

-Puoi dargli torto? - 

-Assolutamente no! - rise Blaise mentre aprivo la lettera.

 

Cara Hermione, 

ci sono un bel po ' di cose che mi devi spiegare appena metterai piede ad Hogwarts, e spero che accada entro fine mese. 

Intanto vorrei sapere perché è sparito anche Malfoy, oltre a te e Zabini. Non dirmi che sei imparentata anche con lui perché riesco a sopportare solo un serpeverde alla volta.

I professori da quando è iniziata la scuola hanno cominciato a dare di matto, Silente in primis che sparisce per ore e torna distrutto. Piton vuole continuare le lezioni di Occlumanzia nonostante non si sappia ancora nulla del Lord e la McGrannit sembra camminare sulle uova. 

La Cooman si è chiusa nella sua stanzetta in cima alla torre e ripete come un mantra “la profezia sta per avverarsi”. Hai la più vaga idea di cosa significhi?

Ginny e Ron vogliono sapere dove sei, ho detto loro che non lo so. Non mi pare il caso che venga fuori il tuo cognome, non subito almeno.

Cerca di non strapazzarti troppo nelle vacanze prolungate, a presto. 

                                                               Harry

P.S. Spicciati a tornare che ho bisogno di qualcuno da cui copiare i compiti. 

 

-Cosa dice lo sfregiato? - chiese Draco. Stava finendo di mangiare una fetta imburrata con la marmellata di fragole, la mia preferita. 

-Ne ho fatta una anche per te - continuò come se mi avesse letto nella mente indicando con un cenno del capo il mio piatto. Non me n’ero nemmeno accorta. 

Gli passai la lettera che mi aveva scritto Harry sotto lo sguardo attento di mio fratello che sembrava voler uccidere il suo migliore amico da un momento all’altro.

Draco sembrava confuso mentre leggeva le parole di Harry. Di che profezia stava parlando adesso la Cooman? Era la stessa a cui aveva accennato mia mamma prima?
-Ragazzi noi andiamo! - disse Lucius alzandosi da tavola  e imitato subito dagli altri adulti. 

-Torniamo per cena, andiamo a trovare i Greengrass prima! - affermò Narcissa con una strana luce negli occhi. Sembrava felice, come rinata. 

-I Greengrass? - chiese Blaise soffocandosi con la sua stessa saliva. 

-Ma proprio loro? I genitori di Daphne Greengrass? - lo imitò Draco beccandosi un calcio da mio fratello. 

-Tu devi stare zitto, non sei nelle condizioni di fare commenti di alcun tipo!- masticò tra i denti mentre i nostri genitori ridevano sotto i baffi. 

-Ci si vede sta sera, cercate di non tirare giù il maniero. Si è conservato così  bene per sette anni senza di voi - frecciò mio padre chiudendosi il mantello prima di smaterializzarsi seguito dai vecchi compagni che ancora ridevano. 

-Quale diavolo è la profezia adesso? - chiesi dopo qualche secondo di silenzio.

-Hai notato che tua madre aveva il medaglione al collo? - chiese invece Draco.

-Quello di Catherine? -. Malfoy annuì distrattamente.

-Chissà che libro cercano al maniero -

-Probabilmente quello che cerchiamo noi - dissi sovrappensiero. Subito mio fratello mi puntò i suoi occhi blu scuro addosso. 

-Che libro cercate voi? - domandò. Draco mi fissò come in attesa di un consenso prima di spiegare l’intera situazione a mio fratello. Annuii velocemente e lui iniziò a parlare. 

-Perché non me l’avete detto subito? - 

-Perché eri troppo impegnato a immaginare me e tua sorella a letto per notare i fogli di appunti mollati in giro - frecciò Draco tirando fuori le sigarette alla menta dalla tasca.

-Perché dei miseri pezzi di carta di sicuro risaltavano all’occhio più di voi due mezzi nudi! - rispose Blaise cercando di fregare il pacchetto all’amico che lo fulminò con lo sguardo.

-Potresti anche comprartele. Non vai in bancarotta per un pacchetto alla settimana! -

-Quindi che facciamo adesso? - chiese mio fratello accendendo la sigaretta che Draco gli aveva passato di malavoglia. 

-Torniamo in biblioteca? - 

-Non credo che riusciremo a trovare nulla ma non vedo alternative. Tu non fumi vero Hermione? -

-No. Credo che la biblioteca non sia una perdita di tempo totale. Mi serve l’albero genealogico della tua famiglia Draco e magari riusciamo a trovare qualche diario recente o fin troppo antico dove c’è scritto qualcosa di comprensibile -

-L’albero genealogico della mia famiglia è al maniero - 

-Ci sono appena andati i nostri genitori - sbuffò Blaise soffiando lentamente il fumo addosso a me. 

-Certo che sei proprio scemo! - sbottai tossendo. Non mi aveva mai dato particolarmente fastidio l’odore delle sigarette, soprattutto se alla menta. Ma di sicuro non era piacevole avere un cretino che si svuotava i polmoni a due centimetri dal tuo naso. 

-Tanto per la fine dell’anno avrai preso il vizio anche tu! - mi rimbeccò Draco. Come dargli torto? Assomigliavo sempre di più ai serpeverde, forse anche a causa dei ricordi e dei poteri che man mano stavano tornando. Non c’era da stupirsi se tra i vari vizietti, oltre all’alcol, mi fosse venuto anche il fumo. 

-C’è solo mia mamma a Malfoy manor sempre se non è andata anche lei a casa dei Greengrass - 

-Vero, ma l’arazzo con l’albero è stato spostato in una stanza nell’ala ovest, dall’altra parte rispetto alla biblioteca e vicino a camera mia - disse Draco mentre il solito sorrisetto spuntava sulla sua faccia 

-Quindi ci si può materializzare nella tua stanza senza farci beccare da nostra madre! - ghignò mio fratello. 

-Più che la materializzazione mi sa che dobbiamo usare il camino. Non so se Hermione può entrare al maniero -

-Facciamo che tu e mia sorella usate il camino e io mi materializzo. La cenere sui capelli mi dà fastidio - sorrise affabile Blaise. Draco roteò gli occhi al cielo e lo spinse verso il caminetto della sala da pranzo. Spense la sigaretta sulla pietra e buttò il mozzicone nel fuoco. 

-Vedi di non rompere tanto le balle sennò per quanto mi riguarda puoi restare anche qua! - 

-Ti ricordavo più simpatico! - sbottò mio fratello spegnendo anche lui la sua dose quotidiana di nicotina e prendendo un po’ di polvere dal vaso appoggiato sulla mensola. 

-MALFOY MANOR - scandì gettandosi addosso la polvere senza perdere la sua faccia seccata mentre Malfoy se la rideva di gusto. 

-Che ti ridi? Tra cinque secondi saremo ricoperti anche noi di cenere da capo a piedi! - 

-Questo è quello che credi tu e quel cretino di tuo fratello. Il caro e vecchio Lucius ha modificato la barriera in modo che chiunque con un po’ di sangue blu possa entrare. E si da il caso che il tuo lo sia-

-Niente polvere volante quindi? - chiesi.

-Niente polvere -

-Blaise ti ucciderà - 

-Non penso proprio - ghignò prendendomi una mano e materializzandoci velocemente nella sua stanza dove mio fratello ci aspettava battendo il piede a terra a dir poco furioso. 

-Draco, giuro che la prossima volta ti butto nella camera con il basilisco! - sibilò tetro. 

-Non che mi dia chissà che fastidio quel serpente, lui se ne sta per gli affari suoi e io nel mio angolo. Se ha qualcosa da dire la dice. Sa che non è a me che deve rompere le palle! - rispose facendo spallucce. Mio fratello sembrava sul punto di avere fumo che usciva dalle orecchie. 

-Rimettete a cuccia i draghi che prima torniamo a casa e meno possibilità abbiamo di essere confinati nelle segrete. Senza contare che se sprecate tempo a litigare tra di voi nessuno scopre nulla- sbuffai andando verso la porta. Aprii la porta della stanza di Draco che dava su un corridoio tetro e freddo. Non c’erano finestre a illuminare il pavimento di marmo, e se c’erano erano ben coperte dai pesanti tendaggi. 

-Benvenuta a Malfoy manor! - ghignò il biondo superandomi con la bacchetta tesa davanti a sè per illuminare la strada. 

-Ogni volta è un’esperienza fantastica - mugugnai rischiando di slogarmi una caviglia su un gradino che non avevo visto. La prima e l’unica volta che ero stata in quel maniero c’ero arrivata trascinata per i capelli da dei mangiamorte insieme a Harry e Ron. 

-Viverci è ancora più bello. Se non ricordo male la stanza è questa! - mormorò Draco avvicinandosi a una porta che sembrava più antica dell’intero maniero. Il legno, intagliato con diversi segni, era scheggiato in più punti ma non sembrava sul punto di cedere. 

-E non si apre. Maledizione! - sbottò dopo aver provato ad abbassare la maniglia.

-Alhomora - 

-Convinto che ora si apra? - berciò Draco guardando scocciato mio fratello. Io feci spallucce. Tentar non nuoce anche se dubitavo profondamente che una porta del genere, in un maniero di purosangue, fosse protetta solo da un semplice incantesimo.

Draco roteò gli occhi al cielo e abbassò di nuovo la maniglia tirando una spallata alla porta. 

-Come volevasi dimostrare, non si apre!  Se qualcun altro non ha idee possiamo anche tornare a Delow manor! - mugugnò seccato.

Potevo provare con la magia involontaria. Se ieri ero riuscita a sistemare i libri sullo scaffale solo immaginandoli al loro posto magari potevo anche aprire la porta visualizzando la serratura che scattava. 

Chiusi gli occhi e inspirai profondamente immaginando la serratura scattare e la porta aprirsi. 

-Hermione, che cavolo hai fatto? - chiese mio fratello tirandomi per un braccio. Aprii gli occhi e sorrisi soddisfatta vedendo la stanza lievemente illuminata che si nascondeva dietro la porta. 

-Magie involontarie! - sorrisi. Draco ghignò prima di entrare nella stanza e accendere con un movimento di bacchetta tutti i candelabri. 

L’arazzo della famiglia Malfoy occupava tutte e quattro le pareti della stanza. Mi avvicinai sfiorando con una mano il tessuto pregiato bruciato in più di qualche punto. 

-Che cosa è successo all’arazzo?- chiesi a Draco che guardava concentrato il suo nome.

-Mia mamma gli ha dato fuoco sette anni fa - rispose atono senza spostare gli occhi. 

-Che motivo aveva di dare fuoco all’arazzo? - domandò Blaise. Narcissa non sembrava esattamente il tipo di donna impulsiva che arrivava a distruggere un cimelio che risaliva ai primi maghi solo perchè aveva una giornata no. 

-Evidentemente per nascondere qualcosa. Sono io o il mio nome sembra essere stato scritto due volte? - 

Guardai per la prima volta il nome di Draco ricamato in filo argentato sotto quello di Narcissa e Lucius. A prima vista non c’era nulla di strano, se non fosse per il segno lasciato da un precedente ricamo leggermente più in alto e sotto il nome di Lucius. Non si era bevuto il cervello stranamente. Qualcuno aveva davvero modificato l’arazzo. 

-Sbaglio o questo affare è incantato per scriversi da solo i nomi? - 

-Dovrebbe. Evidentemente qualcuno con un qualche potere innaturale è riuscito a fargli fare più o meno quello che voleva! - berciò Draco spostando la sua attenzione su di me. 

Mia madre. Il potere contenuto all’interno del medaglione di Catherine era sufficiente a fare una cosa del genere, in fondo era stato incantato da una sola persona e la magia dell’intero maniero non era potente quanto quel dannato medaglione. 

-Riesci a capirci qualcosa? - 

Non sapevo nemmeno da che parte cominciare per annullare un incantesimo di questo tipo.

-So di poter fare magie senza bacchette da ieri sera. Io ci posso anche provare ma non ti assicuro nulla - 

-Quella di fare magie senza bacchetta è un’abilità di casato?- chiese mio fratello.

-Sei interessato perché pensi di essere capace anche tu o perché non riesci a spiegarti come mai da piccolo tua mamma ti lasciava sospeso in aria fuori dal balcone solamente guardandoti? - chiese Draco. 

-Sei sempre simpatico come uno Schiopodo Sparacoda. Chiedevo perché se Hermione è capace potrei essere capace pure io. E in due abbiamo più possibilità di riuscire - sbottò.

-Ti stai paragonando alla So Tutto Io di Hogwarts? -

-Draco piantala. E’ un’abilità di casato, ma non so se viene ereditata da tutti. Prova a concentrarti su qualcosa che vorresti che accadesse e cerca di far fluire la magia - 

Se anche lui aveva ereditato questa cosa da mamma avremmo avuto qualche possibilità di togliere l’incantesimo dall’arazzo e magari di capirci qualcosa di più. Tipo il motivo per cui il nome di Draco era stato spostato o perché Narcissa aveva sentito il bisogno di dare fuoco alla parete costringendo qualcuno a spostare l’intero telo in un’altra stanza e a proteggerlo con diversi incantesimi. 

-Direi che funziona! - ghignò Blaise attirando la mia attenzione. Una caraffa d’acqua era sospesa sopra la testa di un ignaro Draco che lo guardava diffidente. 

-Mi dispiace amico, ma mi hai fatto usare il camino - ghignò prima di rovesciare la caraffa.

-Porco Godric! - strillò facendomi scoppiare a ridere.

-Dai Hermione, vediamo se siamo in grado di fregare nostra madre anche sugli incantesimi! - 

Presi la mano che mio fratello mi porgeva e mi avvicinai all’arazzo sfiorandolo lievemente con la mano sinistra e sentendo la magia del maniero. Chiusi gli occhi cercando di concentrarmi sul muro di nebbia che appariva ogni volta che provavo a immaginare la tela. 

-Che cazzo di incantesimo è? - sbottò Blaise dopo pochi secondi. 

-L’ha lanciato tua madre. E’ riuscita a fare te, un incantesimo difficile e che necessita una quantità di magia indecente le sarà sembrato una passeggiata! - sbottò Draco che se ne stava ancora bagnato da testa a piedi in un angolo della stanza con le braccia incrociate, troppo teso anche solo per usare la bacchetta e asciugarsi i vestiti. 

-Blaise, concentrati! - 

Posai il palmo aperto sull’arazzo mentre il pavimento iniziava ad oscillare.

-Hermione! Che diamine stai facendo? - 

C’era un incantesimo che legava l’arazzo alla magia del maniero. 

-Non è magia bianca questa! - sbottai aprendo gli occhi e allontanandomi dal muro. 

-Si era capito. Cerca di non far crollare la casa sennò Lucius non lo sente più nessuno!-

-Non credo sia possibile togliere l’incantesimo, è legato al maniero, quindi a tutta la magia che ogni Malfoy ha lasciato alla casa! -

-Io non credo. Guardate l’arazzo - mormorò Blaise. 

Il nome di Draco stava lentamente scomparendo sotto i nostri occhi stupefatti mentre diventava sempre più visibile il vecchio ricamo. La cosa sconvolgente era il nuovo nome che stava comparendo accanto a quello della serpe bionda, sotto il nome di Narcissa. 

-Non è possibile! - mormorò Draco avvicinandosi all’arazzo. 

-Credo che questi affari non sbaglino mai Draco - 

-Infatti Blaise, tua madre è riuscita a modificarlo per anni! - 

-Modificarlo Draco. Adesso è tornato come dovrebbe essere -.

Posai una mano sulla spalla di Draco che continuava a fissare la tela. 

-Io non mi ricordo nulla, come è possibile? Quel dannato medaglione avrebbe dovuto far tornare tutti i ricordi -

-Forse ci siamo sbagliati, forse restituisce solo alcuni ricordi - 

Forse il medaglione ci restituiva i ricordi solo nel momento in cui ci trovavamo davanti alle persone che ne facevano parte. E nessuno di noi l’aveva più vista da quando eravamo partiti da Hogwarts. 

-Qualcosa mi dice che stavolta dobbiamo fidarci dell’arazzo! - mormorai guardando nuovamente la tela dove il nome ricamato con un filo d’oro brillava. 

-L’ho sempre trattata come una sorella, forse questo spiega tutto! - sorrise Draco sfiorando il nome mentre mio fratello sembrava disperato. 

-Non ho intenzione di iniziare a chiamarti cognato! -

-Delow, non correre troppo, ne manca ancora di tempo - lo fulminò Draco -Credo che possiamo anche tornare a casa vostra, qualcosa mi dice che tra poco la rivedremo e che sarà consapevole della situazione. I nostri genitori ci devono un bel pò di risposte - 

-Andiamo a cercare il libro prima? -  chiese Blaise. 

-Sono abbastanza convinto che ci sia tua madre in biblioteca, non vorrei rischiare di finire in punizione a diciassette anni - rispose Draco uscendo in corridoio seguito da mio fratello che sbuffava come una locomotiva.

-Vedi di non farmi usare la polvere volante la prossima volta o ti giuro che non rispondo di me -

Li seguii sorridendo serena. Per la prima volta da giorni mi sentivo bene. Sicuramente non erano finite le sorprese e non sarebbero finite a breve visto che avevamo diciassette anni da recuperare. Sicuramente non sarebbe stato semplice tornare ad Hogwarts e fare finta di niente. Forse non avremmo nemmeno dovuto fingere, forse le cose sarebbero cambiate. Ma per qualche giorno ancora potevo crogiolarmi nella pseudo tranquillità del maniero con i miei amici d’infanzia che stavano aumentando ogni giorno. Chiusi la porta della stanza guardando un’ultima volta il nome che brillava.

Daphne Narcissa Malfoy.

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Capitolo 8
*** The calm before the storm ***


-Si può sapere quale è il tuo problema? - stava urlando mio fratello. 

-Il MIO problema? Non sono io quello che si è attaccato alla bottiglia da quando abbiamo rimesso piede al maniero! - rispose atono Draco continuando a sfogliare il libro che teneva in mano. 

Eravamo tornati da qualche ora a Delow manor, dei nostri genitori non c’era ancora traccia, probabilmente non sarebbero tornati prima di cena ed erano solamente le tre del pomeriggio. Io e Draco avevamo pranzato in biblioteca sfogliando alcuni tra i volumi più antichi che eravamo riusciti a trovare rinunciando quasi subito mentre Blaise s’era chiuso in camera in compagnia di alcune bottiglie e del pacchetto di sigarette del suo migliore amico che adesso era vuoto e abbandonato sul tappeto. 

-Cosa vi prende adesso? - chiesi chiudendo una prima edizione sulle origini dei purosangue. 

-Tuo fratello sta dando i numeri. Ha paura della reazione di Daphne! - mugugnò Draco -Leggi un pò qua - disse passandomi un pezzo di un articolo della Gazzetta di parecchi anni prima.

“Tom Riddle sta cercando il medaglione di Salazar Serpeverde” 

-Dove era? - chiese sconvolta. 

-In questo libro. Che apparentemente non c’entra un fico secco con quello che stiamo cercando noi. Quanto è probabile che tua madre abbia nascosto formule e informazioni in altri posti? - 

-Non si tratta di probabilità ma di certezze! - sbiasicò Blaise allontanando per pochi secondi la bocca dalla bottiglia. Draco lo guardò storto e sembrava un po’ dispiaciuto. Per quel poco che conoscevo mio fratello non potevo dire nulla, ma di sicuro non sembrava il ragazzo in grado di ridursi a un ammasso di ossa e alcol a causa di una ragazza vista la fama che aveva ad Hogwarts.

Mi alzai dalla poltrona e mi lasciai cadere sul divano di fianco a Draco strappandogli il libro dalle mani. Sbuffò scocciato mentre prendeva un altro tomo. 

Perché mai mia mamma avrebbe dovuto nascondere un ritaglio di giornale in un libro che parlava delle grotte sulle coste dell’Inghilterra?

-Draco, erano due i medaglioni? - chiesi temendo di sapere già la risposta. 

-Si. Con l’unica differenza che quello di Salazar è completamente privo di magia e quello di Catherine contiene quella di entrambi - 

-Okay, e perché mai mia mamma avrebbe dovuto tenere questo ritaglio di giornale? - 

-Boh, forse perché rende evidente che Voldemort stesse cercando uno dei due medaglioni ma che non sapesse la storia completa e quindi nemmeno chi possedeva l’altro -

-Come faceva Voldemort a non sapere delle leggende che conosci anche tu? -

-Probabilmente le conosceva ma non ci credeva troppo. Senza considerare che il medaglione di Salazar ha un legame affettivo perché apparteneva a suo nonno. Forse lo cercava solo per quel motivo! -

-Ne dubito fortemente -

-Al posto di contestare ogni mia frase cerca di capire perché è in un libro che parla di grotte! -

-Questa è facile! - mugugnò mio fratello risorgendo momentaneamente dal coma indotto che presto sarebbe diventato coma etilico viste le varie bottiglie vuote che giacevano abbandonate sul tappeto. 

-Sentiamo genietto perché a me non viene in mente nulla!-

-Voldemort ha nascosto il medaglione di Salazar in una grotta nel nord dell’Inghilterra che dava sul mare. L’anno scorso Potter è andato a recuperarlo con Silente e poi l’hanno distrutto. Giusto Hermione? -

-Vero -. Tornai a sfogliare il libro e notai diversi segni sulle grotte nel nord che davano sul mare. Come cavolo faceva mia madre a saperlo? 

-Dovremo farlo ubriacare più spesso, ha idee migliori rispetto a quando è sobrio. Tua mamma lo sapeva grazie all’altro medaglione probabilmente. Alla fine i due cimeli sono legati - disse Draco. 

-Mi stai leggendo nella mente per caso? -

-Basta guardarti in faccia mezzosangue

-Così tanto evidente? - chiesi sconvolta. 

-Un pò - rispose prima di darmi un leggero bacio sulla guancia e tornare a leggere. 

Forse prima della fine della settimana saremo riusciti a scoprire qualcosa in più oltre a svuotare tutti gli scaffali della biblioteca e rimettere su i libri senza guardare nemmeno il titolo. 

Avremo dovuto cominciare a leggere qualcosa su Salazar. 

Mollai una gomitata a Malfoy che grugnì infastidito. 

-Hermione, se continui a distrarmi non andiamo da nessuna parte. Vorrei far sparire questo disastro prima che torni tuo padre, non ho voglia di beccarmi qualche Cruciatus - 

-Hai preso libri su Salazar? -.

Mi guardò sconvolto. Possibile che mi leggesse in faccia i pensieri inutili e non capisse le idee geniali? Se mia madre aveva nascosto l’articolo dentro un libro che parlava delle zone dove si trovava il medaglione voleva dire che aveva seguito il percorso di Voldemort e previsto alcune sue mosse. E per fare questo si era servita sicuramente della biblioteca e del medaglione di Catherine. E per conoscere i poteri del medaglione aveva dovuto studiarli sui libri originali, quelli di magia nera e i diari personali. Quindi aveva di sicuro letto i vari libri che riguardavano Salazar e che se non ricordavo male stavano negli scaffali più alti nell’ala della biblioteca che mio padre non voleva che usassi. 

-Non troppi e non mi piace per niente la tua idea. E’ la volta buona che tuo papà ci fa fuori. Anche se questo maniero non ha le segrete possono sempre usare quelle di Malfoy Manor e dovresti ricordarti che non sono affatto accoglienti! - sbottò mentre io rabbrividivo al solo pensiero. Odiavo quel maniero come poche cose al mondo e mi chiedevo ogni giorno come facessero i Malfoy a viverci. 

-Questa volta mi hai letto sul serio nella mente -

-Non saresti riuscita a spiegarti! - rispose facendo spallucce. Non aveva tutti i torti. Lo fulminai con lo sguardo alzandomi dal divano ignorando il mugugno infastidito di mio fratello che era piombato nel mondo dei sogni ma che si stava muovendo infastidito da qualcosa. Probabilmente dal suo stesso stomaco che si stava ribellando al trattamento che gli aveva riservato per tutto il pomeriggio visto che non aveva ingerito altro oltre ad alcol.

-Se Marcus ci becca darò la colpa a te - 

-Tanto lo sai benissimo che non mi fa niente perché sono la sua figlia preferita e mi adora -

-Appunto per questo darò la colpa a te anche se mi troverò comunque appeso per le palle. Mezzosangue spero che ne valga la pena almeno -

-Dovrebbe aver senso. Non mi stupirei se le nostre madri avessero predetto alcune scelte di Voldy -

-Spiega perché stai tirando in mezzo la mia! - 

-Alcuni Black hanno il dono della Veggenza. Dovresti saperlo! - replicai spostando rapidamente una scala lungo lo scaffale. Guardai i tomi che sfioravano il soffitto chiedendomi cosa ci fosse di così tanto pericoloso là dentro da costringere mio padre a relegarli così in alto. La maggior parte dei libri stava negli scaffali bassi o comunque almeno tre ripiani più giù rispetto a quelli che servivano a me. 

-Vedi di prendermi se cado dalla scala! - mormorai. 

-Non penso proprio che ci salirai tu. Hai paura di un manico di scopa e ti vuoi arrampicare sullo scaffale, levati di mezzo Hermione - disse serafico Draco spintonandomi leggermente di lato e cominciando a salire. 

-Giuro che darò la colpa a te! - berciò iniziando a sfilare i libri dagli scaffali e lasciandoli cadere nel vuoto. Rallentai la caduta di quei libri che valevano un occhio della testa e aprii la tenda affacciandomi alla finestra che dava sul giardino dietro al maniero. 

-Forse è il caso che non li spostiamo insieme agli altri. Dubito che mio padre controlli tutti i giorni questa zona della biblioteca, lo stesso non si può dire del tavolo principale che è esattamente davanti alla porta! -

-Mezzosangue ho detto qualcosa?  Sono più che d’accordo con te anche perché non ho intenzione di lavorare vicino a tuo fratello che russa e puzza di alcol -

-Sarà un lungo pomeriggio - mormorai lasciandomi cadere atterra accanto alla finestra e cominciando a sfogliare il primo dei tanti libri su  Salazar. 

Dopo due ore di lavoro non avevamo trovato pressochè nulla se non alcuni ritagli di giornale inseriti in modo quasi casuale tra le pagine. Ma riguardavano tutti Voldemort: alcuni parlavano degli Horcrux, altri della sua infanzia o del suo periodo ad Hogwarts. 

-Oserei quasi dire che tua mamma aveva una fissa per il signore Oscuro! - sbottò Draco mostrandomi l’ennesimo articolo. 

-E nessuno di questi è neanche lontanamente utile. Maledizione, non finiremo mai di questo passo! -

-Complimenti per esserti resa conto dopo un’intera giornata che non possiamo leggere tutti i libri che ci sono in questa dannata biblioteca! -

-Non mi pare che tu avessi nulla in contrario! - berciai. Non potevamo di sicuro starcene con le mani in mano. Dovevamo arrivare a qualcosa di vicino a una soluzione per capire il motivo per cui ci avevano tolto ricordi e poteri prima di tornare ad Hogwarts. Non eravamo le uniche famiglie purosangue quando è tornato il Signore Oscuro, ma perché bloccare i poteri e cancellare la memoria solo a noi? C’era qualcosa che continuava a sfuggirci e non vedevo molti altri modi per capire cosa fosse. 

-Perché prima non avevo nessuna idea -

-Adesso si? -

-No! - ghignò. Roteai gli occhi infastidita. -Prima che ti arrabbi, non ho idee per rendere questa cosa più semplice, anche se ormai ci siamo letti mezza biblioteca. Però potremo fare il punto delle cose che sappiamo visto che i nostri genitori dovrebbero arrivare a momenti trascinandosi dietro anche Daphne, se non abbiamo sbagliato qualcosa -.

Non vedevo l’ora di vedere Daphne. Non avrei mai creduto possibile una cosa del genere ma adesso mi sentivo quasi legata all’odiosa Greengrass che mi aveva tormentata per anni con il gruppo di Serpeverde. La classica purosangue, tanto bella quanto con la puzza sotto il naso, alimentata dalla famiglia conosciuta e facoltosa alle spalle. La tipa perfetta per Malfoy, come lui. La genetica alla fine non mente. 

Chissà quante volte avevo giocato con lei da piccola, quante cose non riuscivo a ricordarmi e chissà chi altro aveva fatto parte della mia infanzia, perché ero abbastanza sicura che a breve altre persone sarebbero tornate nella mia vita. 

Draco mi stava guardando in attesa di una risposta con un sopracciglio leggermente sollevato segno che si stava spazientendo. 

-Okay. Sappiamo che mia madre ha il medaglione di Catherine che ha potere a non finire e l’ha usato per lanciare un incantesimo a noi sette anni fa per toglierci poteri e ricordi. L’incantesimo è ovviamente collegato al medaglione e ogni secondo che passa sta diventando sempre più debole. Quello che non sappiamo è perché hanno deciso di cancellarci la memoria e che incantesimo hanno usato. Oltretutto non sappiamo quante persone sono coinvolte -

-Cosa vorresti dire? -

-Che probabilmente l’incantesimo non riguarda solo noi quattro. Credo ci sia qualcun’altro e credo che lo scopriremo presto - mormorai. Sembrava che questa storia non fosse destinata a finire a breve. 

-Bene. Per oggi direi che abbiamo finito. Se leggo solo un’altra volta il nome Salazar potrei seriamente cominciare ad urlare -. Scoppiai a ridere ma non potevo certo dargli torto. Altro che vacanza, le nostre giornate erano più pesanti a casa che non ad Hogwarts. Però non avevo nessuna voglia di tornare al castello. 

-Perché non vai a svegliare mio fratello dal suo stato di coma e lo costringi a rendersi presentabile mentre sistemo i libri? Non li metto sullo scaffale ma li copro con qualche incantesimo - 

-Perché non vai a gestirti tu tuo fratello e io sistemo il disastro che abbiamo fatto? - mi chiese facendo il labbruccio. 

-Perché mio fratello è anche il tuo migliore amico -

-Sangue batte amicizia -

-Non credo proprio - sorrisi affabile raccogliendo i libri - Ci vediamo dopo Draco -

-Serpe - sbottò allontanandosi. Usai la magia per rimettere al loro posto i libri che non ci servivano più e nascosi gli altri usando la mia nuova abilità di casato. Chiusi la tenda pensando a cosa sarebbe successo nell’arco di un’ora. Eravamo abbastanza sicuri che Daphne sarebbe arrivata con i nostri genitori ma dopo?

Rimarrà al maniero con noi o se ne tornerà a casa? Continuerà a trattarmi come ha sempre fatto ad Hogwarts o accetterà la nuova situazione? Non mi era ancora tornato nessun ricordo con lei e non sapevo cosa aspettarmi. 

-Hermione, spiega a tuo fratello che si deve alzare e che si deve fare come minimo una doccia e  immergersi nel profumo. Trasudi alcol da tutti i pori Blaise! - sbottò Draco. Mi avvicinai ai divani sistemando gli ultimi libri e lanciando un’occhiataccia a mio fratello. Se ne stava seduto, imbronciato come un bambino mentre stringeva la bottiglia vuota come se fosse la sua unica ancora di salvezza. 

-Blaise, muoviti! - 

-Draco, fatti i cavoli tuoi. Sto benissimo qua - biascicò. 

-Hermione… - 

-Lo so Draco, lo so. Ha alcol al posto del sangue, le buone maniere non possono funzionare con lui oggi. Quindi si fa a modo mio! - ghignai. Non ne voleva sapere di alzarsi con le buone si sarebbe alzato con la magia. Non poteva di certo scendere a cena in quelle condizioni, indipendentemente dalla presenza o no di Daphne. I nostri genitori si sarebbero arrabbiati a dir poco visto che aveva dato fondo da solo al mobiletto degli alcolici che gli elfi avevano sicuramente già riempito. 

-Blaise, sicuro di non volerti alzare di tua spontanea volontà? - chiesi di nuovo affabile. 

-Come se fosse in grado di stare in piedi da solo. Finisce per terra appena posa un piede sul pavimento! - commentò Draco. Effettivamente non aveva tutti i torti, ma mio fratello non sembrava nemmeno lontanamente intenzionato a mollare la bottiglia e ad allontanarsi dal divano. 

-Okay Blaise, te la sei cercata - mormorai. Non che non fosse divertente trascinare la gente in giro per casa a due metri dal pavimento ma avrei di gran lunga preferito evitare di usare questa tattica su mio fratello perché la sua idea di vendetta andava un pò oltre a quella delle persone comuni. 

-Se mi libera di nuovo i topi in camera giuro che ti trovi senza migliore amico! - berciai in direzione di Malfoy che mi stava tenendo aperta la pesante porta della biblioteca mentre uscivo trascinandomi dietro mio fratello che stava bestemmiando in tutte le lingue che conosceva.
Tra i vari ricordi che avevo di Blaise ce n’era infatti uno dove, per vendetta, siccome non gli avevo lasciato la fetta di torta più grande il giorno del nostro compleanno, mi aveva liberato una ventina di topi in camera. Inutile dire che aveva passato più di un mese in castigo non appena papà aveva scoperto la sua brillante idea, ma io nel frattempo avevo dormito nella camera degli ospiti mentre cercavano di portare via i bellissimi animaletti e ricostruire le parti della stanza che gli stronzetti avevano ingurgitato sotto chissà quale incantesimo. 

Arrivai in camera di mio fratello e aprii la porta del bagno depositandolo senza alcuna gentilezza sul piatto doccia e aprendo l’acqua. 

-Hermione, è ghiacciata porco Godric! -

-La prossima volta ti fai la doccia da solo così regoli la temperatura e magari ti togli anche i vestiti! - disse Draco guardando il maglione grigio di mio fratello già zuppo d’acqua.

-Siete due stronzi! - sbottò lui. Alzai le spalle in risposta mentre sul viso di Malfoy spuntava il solito ghigno arrogante. 

-Senti Spugna, noi adesso usciamo. Pensi di essere in grado di farti una doccia come si deve e di toglierti il lezzo di alcol che hai addosso? Ti preparo i vestiti sul letto, che già hai gusti di merda da sobrio, figuriamoci da ubriaco. Vedi di essere pronto per l’ora di cena che vorrei evitare scenate davanti a Daphne -. Stava deliberatamente sfottendo mio fratello e la sua cotta per la bionda serpeverde. Blaise, al contrario di quello che mi aspettavo, reagì chiudendo la porta del box doccia (decisamente una pensata di mia madre) e cominciando a lanciare fuori i vestiti bagnati. 

-Direi che noi qua abbiamo anche finito! - sorrise Draco trascinandomi per un braccio fuori dal bagno. Si diresse verso l’armadio di mio fratello e tirò fuori a caso i primi vestiti che gli vennero in mano: un paio di pantaloni neri, una camicia bianca e un maglioncino verde con lo stemma della nostra famiglia ricamato sopra. Scoppiò a ridere quando lo vide ma appoggiò tutto ai piedi del letto. Recuperò un paio di calzini dalla cassettiera e calciò le scarpe vicino al resto dei vestiti. 

-Credo che possa andare -

-Adesso capisco perché il cappello non ha dovuto fare chissà quale fatica ad assegnarti alla tua casa - mormorai. Era a dir poco Serpeverde, sotto tutti gli aspetti.

-Io invece mi sto domandando come hai fatto tu a finire a Grifondoro perché, credimi, sei tutto tranne che quello! -

-Bah, forse l’incantesimo è riuscito a modificare anche le decisioni del cappello. Non credo che una mezzosangue sarebbe stata ben accetta all’interno della vostra casata. Se non ricordo male il vostro fondatore è stato parecchio chiaro a riguardo, talmente tanto chiaro che a suo dire, i mezzosangue non avrebbero nemmeno dovuto mettere piede ad Hogwarts -

-Appurato che non sei mezzosangue forse dovresti chiedere di poter essere smistata di nuovo - 

-Me l’ha proposto anche mio padre qualche giorno fa. Non so se ho voglia di fare un altro smistamento -

-Non mi dire che hai paura del risultato perché ti assicuro che è alquanto scontato. Non puoi finire il settimo anno tra gli sfigati. Daresti di matto nel giro di pochi giorni -.

Di sicuro non aveva tutti i torti ma non so se voglio buttare via sette anni della mia vita. Cosa avrebbero detto i miei amici? Non tanto Ron o Ginny che ultimamente sembravano più distanti del solito, ma Harry.

Se mi fossi sbagliata e Harry non avesse mai fatto parte della mia vita prima di Hogwarts? Se i nostri genitori, al contrario di quello che ha lasciato intendere Lucius non fossero chissà quanto amici e si fossero persi di vista dopo il settimo anno? 

Harry non mi perdonerebbe mai e non accetterebbe mai la mia scelta. O meglio, fingerebbe di sostenermi perché mi vuole bene, ma lo ferirei.

-Se la tua preoccupazione è San Potter, credo che dovresti cambiare casa - disse Draco. Possibile che riuscisse sempre a indovinare cosa stessi pensando?

-Perché dici? -

-Perché l’amicizia di Potter Senior e i nostri genitori ha avuto di sicuro qualche ripercussione sulla nostra infanzia. In altre parole sono abbastanza sicuro che prima o poi spunteranno fuori odiosi ricordi dove lo rincorro per rompergli il manico della scopa in testa anche prima di arrivare ad Hogwarts - disse sorridendo affabile. Allora non ero l’unica ad avere avuto questa sensazione dopo il discorso lasciato a metà da Lucius e i miseri tentativi degli altri adulti di cambiare argomento. 

-Credo che se così fosse, sarà molto divertente vedere come riagganciate il rapporto -

-Devi definitivamente cambiare casa, serpe! -

-Oh, da che pulpito! - dissi ridendo. Mi era mancato. Mi era mancato da morire, mi mancava il mio migliore amico e forse anche qualcosa in più. Se il mio rapporto con Harry era come quello tra due fratelli, quello con Draco aveva qualcosa di diverso. E lo sapevamo entrambi, probabilmente lo sapevano anche i nostri genitori che erano rimasti sconvolti appena ci avevano visti litigare. Perché non stavamo litigando sul serio. Nessuna litigata avrebbe mai battuto l’odio profondo che provavo nei suoi confronti ad Hogwarts. Sette anni di amicizia buttati via, a causa di un maledetto incantesimo. 

Improvvisamente, quasi senza rendermene conto, lo abbracciai. Rimase immobile alcuni secondi poi ricambiò l’abbraccio appoggiando il mento sulla mia testa. 

-Mezzosangue - bofonchiò. In risposta strinsi di più la presa. Come era cambiata la mia vita in meno di una settimana. Mi sentivo quasi felice, avevo di nuovo la mia famiglia, senza ovviamente nulla togliere ai miei genitori babbani, avevo di nuovo un fratello. Avevo di nuovo Draco. 

-Forse è il caso che ci andiamo a cambiare per la cena. Tuo padre potrebbe non apprezzare la polvere sui nostri vestiti - mormorò. Mugugnai scocciata ma mi staccai dall’abbraccio. 

-E non credo nemmeno sia il caso che mio fratello ci trovi ancora qui quando esce dalla doccia -

-Tranquilla che non corriamo il rischio visto il tempo che di solito impiega per lavarsi -

-A volte mi chiedo a chi assomigli - dissi pensierosa.

-Non a te! - rispose Draco prima di uscire dalla camera di Blaise. Richiuse la porta dietro di me e si diresse verso la sua stanza. -Ci vediamo dopo a cena -.

Annuii ed entrai in camera. Mi diressi subito nel mio ‘piccolo’ bagno e cominciai a riempire la vasca d’acqua. Mancava ancora un’ora alla cena e speravo fortemente che gli adulti fossero in ritardo perché avevo a dir poco bisogno di un bagno caldo. 

Mi immersi nella vasca e mi lasciai trasportare dai miei pensieri cercando di mettere in ordine i nuovi ricordi. 

Mi chiedevo spesso quanto tempo ci sarebbe voluto ancora prima di riuscire ad annullare completamente l’incantesimo. Era abbastanza evidente che mia madre non avesse più alcuna intenzione di rinnovare l’antica magia. Forse era sicura che Voldemort non sarebbe più tornato. O forse aveva bisogno di noi per sconfiggerlo definitivamente. Perché per quanto il primo ministro si desse da fare con gli articoli che assicuravano la sconfitta del Signore Oscuro, parecchi di noi faticavano a credere che fosse davvero così. Dopo la battaglia dell’anno scorso dove Silente aveva quasi rischiato di perdere la vita, di Voldemort si erano perse le tracce. Era sparito nel nulla, volatilizzato. E con lui i suoi mangiamorte più fedeli, salvo l’attacco nella Londra babbana che era quasi costato la vita ai miei genitori adottivi. Gli altri mangiamorte, quelli meno devoti alla causa e che lo seguivano solo per salvarsi la pelle, erano tornati liberamente alle loro vite, come i coniugi Malfoy.

Ma non poteva essere così tanto semplice. Non poteva e basta. 

Lanciai un’occhiata veloce all’orologio posato accanto al lavandino. Erano le sette. Forse era il caso che uscissi dall’acqua e cominciassi a vestirmi. 

Indossai l’accappatoio bianco e asciugai i capelli con un asciugamano. 

-Hermione? - sentii Draco chiamare dalla mia camera. Probabilmente aveva bussato alla porta e non ottenendo alcuna risposta aveva pensato che avessi preso sonno ed è entrato a controllare. 

-Sono in bagno - strillai. Due secondi dopo la maniglia della porta si era già abbassata e lui aveva già invaso il mio spazio vitale. Lo fulminai con lo sguardo stringendomi di più ‘accappatoio.

-Ti pare il modo? - chiesi infastidita. 

-Scusa. Ti ho chiamata ma non hai risposto -

-Ero in vasca -

-Noto- ghignò indicando con un cenno del capo la mia mise.

-Idiota. Dì quello che devi dire e poi aria che mi devo vestire! - 

-Sono tornati e c’è anche Daphne come avevamo previsto. Nè io nè Blaise siamo ancora scesi. Stavamo aspettando te ma evidentemente te la sei presa fin troppo con comodo! - disse uscendo dal bagno e dirigendosi verso la mia cabina armadio. 

-Si può sapere cosa stai facendo? -

-Velocizzando un’operazione che altrimenti sarebbe durata un’ora e visto che siamo in ritardo non mi pare il caso. Ti sto prendendo i vestiti Mezzosangue! - 

-Ci riesco benissimo da sola -

-Non ne dubito. Ma io ci metto meno tempo. Sistemati i capelli e pasticcia con le creme nel frattempo - disse aprendo l’anta del mio armadio e cominciando a spostare le grucce con i vestiti, rigorosamente scelti da mia madre. 

Chiusi la porta e mi asciugai velocemente i capelli raccogliendoli in uno chignon morbido. Passai velocemente eyeliner e mascara cercando di sbavare il meno possibile: il trucco non era mai stato il mio forte. 

-Draco, mi servono i vestiti! - sbottai aprendo la porta e rimanendo nascosta parzialmente dietro. 

-Vieni a prenderteli! - sorrise malefico senza alzarsi dal mio letto dove era comodamente disteso. Bravo Malfoy, fai pure come se fossi a casa tua anche se, se tutto va bene, erano più le volte che avevamo dormito entrambi là che altro. 

-Non penso proprio! - sbottai -Accio! - dissi e il suo sorriso si spense. 

Aveva scelto un vestito verde scuro con delle rifiniture in nero, lungo quasi fino al ginocchio e con le maniche lunghe ma leggero. Ideale per la temperatura di settembre in Inghilterra. Aveva abbinato un paio di calze morbidissime nere e degli stivaletti bassi che non sapevo nemmeno di avere. 

-Devo dire che sai scegliere bene - mormorai uscendo dal bagno e andando a prendere un paio di orecchini dal portagioie. Non mi stupii più di tanto quando ne vidi un paio abbinati al vestito e una collana argento posati sul legno. 

-Io invece devo dire che ti sta meglio di quello che credevo - 

-Grazie - risposi infilando gli orecchini e masticando parolacce contro la chiusura della collana che, ovviamente, non riuscivo ad allacciare. 

-Ti do una mano - 

-Come mai tutta questa galanteria? -

-Mi hanno educato bene! - rispose lui con un’alzata di spalle e chiuse la collana senza troppa fatica. 

-Direi che possiamo anche scendere. Sei pronta a vedere tuo fratello impazzire per una ragazza?  Già capisce poco di suo, in compagnia di Daphne il neurone non si avvicina nemmeno lontanamente all’idea di fare una sinapsi - ghignò. Sapevo che Draco non lo stava dicendo con cattiveria e che voleva bene a Blaise ma un pò mi dispiaceva per mio fratello. 

Erano cambiate così tante cose nel corso dell’ultimo mese e adesso si ritrovava anche a cena davanti ai suoi nuovi genitori con la ragazza di cui era cotto a puntino e la famiglia di lei. In più aveva anche il migliore amico serpe che faceva commenti inopportuni ogni volta che poteva.

-Vedi di non comportarti troppo da Malfoy - dissi un attimo prima che bussasse alla porta della stanza di mio fratello. 

-Cosa vorresti dire? - mi chiese inarcando un sopracciglio. 

-Non strapazzarlo troppo. Ci penseranno già i nostri genitori - 

-Cercherò di contenermi - mi rispose un secondo prima che Blaise aprisse la porta. Evidentemente avevano deciso di fare l’entrata trionfale insieme.

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Capitolo 9
*** Daphne Malfoy ***


Evidentemente avevano deciso di fare l’entrata trionfale insieme. Non puzzava più da alcol anche se si era messo talmente tanto profumo addosso da essere quasi fastidioso.

-Blaise, mi hai preso alla lettera quando ti ho detto di farti il bagno nel profumo? - chiese Draco storcendo il naso. Erano spariti anche i segni della brutta giornata dal suo viso e indossava i vestiti scelti da Draco. 

-Tutto bene? -

-Una meraviglia Hermione, una meraviglia -. Era più ironico che serio ma nessuno fece notare niente.

-Bene, prima di diventare la portata principale, credo sia il caso di scendere in sala dove vostro padre ci sta aspettando da mezz'ora abbondante! -

-La prossima volta non devono fare altro che dirci a che ora hanno intenzione di tornare così possiamo organizzarci ed essere pronti per quando mettono piede in casa - berciai. 

Quando entrammo in sala ci trovammo davanti una scena che era a dir poco esilarante: Lucius Malfoy appeso a testa in giù e Narcissa Black in Malfoy con ancora la bacchetta puntata contro il marito. 

-Che cosa sta succedendo? - chiese Draco sconvolto. 

-Dray - urlò una voce femminile prima che chiunque avesse il tempo di rispondere. Ci volle poco perché il biondino finisse con il suo regale fondoschiena a terra sovrastato da sua sorella che gli si era letteralmente buttata addosso. 

-Fatti l’uno per l’altro - sbottò Draco. Mio fratello arrossì da testa a piedi mentre mi tornava il primo di una serie di ricordi che sarebbero arrivati così come era arrivata Daphne.

 

***

-Lucius, siamo arrivati! -

-Finalmente siete tornati. Dimmi Marcus, si è comportata bene la peste o deve finire un po’ in punizione? - chiese Lucius rivolgendosi a mio padre che teneva per mano me e Draco. 

-Si è comportato bene. Tranquillo. La principessa è ancora ammalata? -

-No. Credo sia qui a… -

-Dray- urlò Daphne scendendo dallo scalone di casa Malfoy come un fulmine e fiondandosi addosso al fratello. 

-Mi sei mancato! -

-Anche tu Daph! - 

***

 

-Mi sei mancata anche tu Daphne, avrei scelto però un modo un po’ più educato per fartelo sapere! - stava dicendo in quel momento Draco cercando di scrollarsi sua sorella di dosso.

-Vi prego aiutatemi! - si arrese rimanendo inerme steso a terra e facendo scoppiare a ridere la bionda Slytherin. Guardai velocemente i coniugi Malfoy che continuavano a fissarsi in cagnesco anche se Lucius aveva di nuovo i piedi a terra e Narcissa aveva, momentaneamente, messo via la bacchetta. 

-Mi sto alzando! - rise Daphne lasciando il fratello libero di respirare - Blaise, avresti anche potuto avvisarmi prima di sparire da Hogwarts! Prima te, poi quel decerebrato di Malfoy e infine Silente ha cacciato anche me, avevo iniziato a preoccuparmi! - disse avvicinandosi a mio fratello e scoccandogli un sonoro bacio sulla guancia che gli fece cambiare colore sul viso diverse volte. 

-Daphne, fossi in te ci penserei due volte adesso prima di dire Malfoy in tono così tanto sprezzante! - sbottò Draco. Si era rimesso in piedi e, dopo aver tolto qualche piega dalla camicia, guardava la sorella a braccia incrociate e un’espressione seria sul volto. Chissà quanti ricordi gli stavano tornando. Maledissi per l’ennesima volta il medaglione e quello che ci era successo.

-Hermione! - salutò Daphne. Sembrava a disagio, come lo ero io d’altronde. Questa volta non c’era un incantesimo in mezzo. Era stato facile odiarci ad Hogwarts, nonostante fossimo cresciute insieme. Adesso non sarebbe stato altrettanto semplice recuperare parte del rapporto.

-Daphne! - ricambiai cercando di sorridere.

-Vedo che ve la siete sbrigati velocemente con i convenevoli! - interruppe mia madre entrando nel salone insieme a papà. Che fine avevano fatto? 

-Hermione, da dove arrivano quegli orecchini? -. Mi girai verso mia madre sconvolta. Li aveva  messi lei nel portagioie in camera mia. Vero? 

-Dalla camera blindata dei Malfoy, più precisamente da quella di mio figlio! - rispose Lucius avvicinandosi e sfiorando con una mano i pendenti di smeraldo. 

-Draco, fossi in te scapperei! - rise Blaise. 

-Serpe! - sibilai girandomi verso Malfoy che aveva portato le mani ai lati della testa in segno di resa. E io che credevo avesse preso i vari gioielli dalla mia parte di cimeli di famiglia. 

-Non ce n’erano di verdi! - si difese. 

-Ne dubito! -

-Ragazzi, a tavola prima che si freddi tutto. Gli elfi si sono già disperati abbastanza in cucina a causa del vostro ritardo! - intervenne mio padre interrompendo sul nascere quella che sarebbe diventata sicuramente una discussione e indicando la tavola già preparata. 

- Quindi Daphne, cosa hai intenzione di fare adesso? - chiese dopo qualche istante di silenzio Draco senza perdere il sorrisetto strafottente. Sua sorella arrossì di colpo regalandogli un’occhiataccia. 

Daphne Greengrass, o meglio Malfoy, che arrossiva? Ma da quando? 

-Quello che fai tu! - 

Lucius scoppiò a ridere e Narcissa nascose elegantemente un sorriso ironico dietro un tovagliolo. 

-Tesoro, fidati ma non ti conviene. Potresti perdere la sanità mentale in compagnia dei suoi amici, qualche arto nel suo laboratorio di pozioni, o il neurone visto come tuo fratello approccia il gentil sesso! - rispose suo padre. E questa volta fu il turno di Draco per arrossire.

-Lucius, lasciali in pace! Di sicuro tu non eri tanto diverso alla sua età! -

-No Isabelle, l’unica differenza è che è stato quel coglione di James a combinarmi il matrimonio! -

Narcissa ci mise davvero poco a rifilargli un coppino mentre ogni domanda da parte di Daphne veniva bloccata sul nascere da Draco e i suoi calci sulle gambe della ragazza. 

-Sei un coglione! - frecciò all’ennesimo livido che sicuramente stava comparendo.

-Linguaggio! - la riprese Lucius. 

-Si certo. Ci sei insieme da mezz'ora e pensi di riuscire a rieducarla! -

-Marcus, fossi in te non punterei tanto il dito che sono abbastanza convinto che i tuoi abbiano detto di peggio! -

-Si come no, infatti erano i miei figli quelli che… - cominciò a dire mio padre prima che la voce gli sparisse completamente. Mi bastò guardare mia madre che rideva lievemente per capire cosa era appena successo. 

-Daphne cara, sei definitivamente invitata a trascorrere in casa nostra i prossimi quattro giorni come farà tuo fratello, prima di tornare ad Hogwarts. Una volta rimesso piede al castello non vi posso assicurare che non ci saranno cambiamenti ma non credo tu debba cambiare casata. Al massimo camera nel dormitorio! - 

Altri quattro giorni e poi sarei definitivamente tornata in quella che per anni era stata la mia seconda casa. E ci sarei tornata da purosangue. Non ero più così tanto convinta di voler tornare a Grifondoro, ma come avrei potuto spiegare la mia decisione a mezza scuola? Cosa poteva avermi spinta a cambiare casa all’inizio del settimo anno? 

Avevo l’appoggio del famoso trio di serpeverde quindi i nuovi compagni non avrebbero nemmeno provato a crearmi problemi. Ma quelli vecchi? 

Draco mi stava guardando comprensivo e annuì velocemente quando i miei occhi incontrarono i suoi. Avrebbe appoggiato ogni mia decisione, così come mio fratello. Perché era inutile negare il legame profondo che ci univa. Anche Daphne sarebbe stata dalla mia parte, perché per quanto difficile, presto avremo recuperato anche il nostro rapporto.

E Harry? Gli occhi verdi del mio migliore amico mi saettarono davanti. 

Se io e Draco avevamo fatto i conti giusti, anche lui avrebbe cambiato casa a breve. E cosa sarebbe successo dopo? 

Alla gente non sarebbe andata a genio la sua decisione.

-Che t’importa? - mi chiese Draco. Per l’ennesima volta stava leggendo i miei pensieri e per l’ennesima volta non cercava nemmeno di nasconderlo.

-Smettila! -

-No, sei divertente, ti fai problemi dove non esistono e cerchi anche di trovare soluzioni! -

-Non sei simpatico! -

-Dico sul serio, fregatene della gente! - sussurrò prima di tornare a prestare attenzione al suo piatto che era stato abbondantemente riempito dagli elfi. Gli adulti chiacchieravano a bassa voce cercando di non attirare troppo la nostra attenzione. Blaise stava cercando di trasformare il vino annacquato che aveva nel bicchiere in Whiskey, evidentemente sentiva già la mancanza della bottiglia che gli aveva tenuto compagnia l’intero pomeriggio. 

Daphne si era seduta accanto a me. Adesso che l’aura da serpeverde perfetta non la faceva più sembrare una dea era anche una ragazza normale. Gli occhi celesti li aveva presi da Narcissa così come il colore dei capelli. Aveva una spruzzatina di lentiggini sulle guance e il naso all’insù, caratteristico forse di qualche Black. 

-Daphne - la chiamai senza nemmeno sapere il perché. Era così tanto vicina ma allo stesso tempo lontana. Lei si girò velocemente, come se l’avessi strappata da chissà quali pensieri. Aveva un sopracciglio inarcato, la stessa espressione che assumeva suo fratello quando cercava di capire il problema prima ancora che gli venisse detto. 

-Mi dispiace! - dicemmo contemporaneamente. Scoppiò a ridere silenziosa mentre Malfoy mormorava un -patetiche - dall’altra parte del tavolo. 

-Ti ricordo che presto dovrai scendere a patti con Harry. Vedremo te! - replicai senza badare tanto ai nostri genitori che non badavano a noi. Si erano lasciati scappare troppe volte il nome di James Potter per potere ancora credere che non avremo collegato le due cose. Sbiancò notevolmente. 

-Harry, intendi Harry Potter? - chiese Daphne sgranando gli occhi. 

Mio fratello sbottò infastidito e si alzò dal tavolo.

-Vado in terrazzo a fumare! - sibilò. Nessuno gli prestò più di tanta attenzione. Ero decisamente curiosa di sapere che cosa si stavano dicendo gli adulti tra una forchettata e l’altra per non reagire in alcun modo alla palese mancanza di educazione di Blaise, ovviamente secondo le regole di comportamento dei perfetti purosangue.

-Si Daph - rispose Draco non appena Blaise fu fuori dalla portata d’orecchio. Cosa stava succedendo adesso? 

-Cosa c’entra San Potter? - chiese con le guance lievemente tinte di rosso. Guardai Draco che se la rideva sotto i baffi e annuiva distrattamente. La Greengrass invaghita di Harry? Povero Blaise. 

-Pare essere uno dei due, o più tasselli mancanti in questa rimpatriata a distanza di sette anni! - rispose restando sul vago. Sei letti nella nursery, quattro ragazzi. Ne mancavano due. Harry e chi altro? Vi prego non la Parkinson. 

-Hai intenzione di dirmi qualcos’altro vero? - chiese Daphne trucidando il fratello con lo sguardo. 

-Magari in un momento più opportuno, senza correre il rischio di finire in pasto ai draghi. Non so se ti ricordi il temperamento del padre di Hermione! - rispose. Scoppiai a ridere. Evidentemente era rimasto traumatizzato da piccolo, da qualcosa che ancora non ricordavo. Mio padre non incuteva di certo timore. O meglio, un po’, ma di sicuro non al livello dei suoi genitori.

-Io non ho nessuna intenzione di mettere piede a Beauxbatons! Puoi anche smetterla di chiederlo Narcissa! - sbottò un po’ troppo ad alta voce Lucius tirando fuori il pacchetto di sigarette dal taschino. 

-In terrazzo -

-Marcus, non sfracellarmi le pluffe che fumi anche tu in salotto! -

-Non fumo! -

-Balle! - rispose Lucius accendendosi la sigaretta. 

-Tassello mancante si trova a Beauxbatons! Ma è solo un’impressione! - ghignò Draco.

-E’ ancora presto per fare supposizioni!-

-Sta a vedere Hermione! - 

Non era da escludere. Ammesso che si trattasse di un’altra persona della nostra età, se fosse stata ad Hogwarts lo avremo già scoperto, come nel caso di Harry. E non volevo di certo altre sorprese a scuola. Già ero circondata da tre serpeverdi. 

Ma perché Beauxbatons. 

-Che fine ha fatto Blaise? -

-In terrazzo a fumare perché evidentemente non ha i permessi speciali riservati a mio padre! - rispose Draco.

-Non li ha nemmeno lui, vorrei evitare che le tende cambiassero irrimediabilmente colore. Chi li sente gli elfi dopo?- commentò mio padre sedendosi mentre gli elfi accorrevano a riempirgli il piatto. Ero ancora sconvolta dopo la discussione con mia madre sugli elfi domestici a cui pagava effettivamente un salario, comportamento assai strano per una purosangue. 

Blaise non si vide per tutta la cena, probabilmente era finito ad intossicarsi i polmoni in riva al lago e preferiva la compagnia dei pesci a quella che poteva avere in quella stanza. 

Daphne alla fine si era rivelata essere anche simpatica, non che avesse parlato molto a tavola ma sicuramente aveva perso quell’aura da spocchiosa purosangue che la contraddistingueva ad Hogwarts. 

Non mi ero nemmeno accorta che Draco si fosse alzato per versarsi da bere fino a quando non mi trovai un bicchierino sotto agli occhi. 

-Qual’è l’occasione?- chiesi già conoscendo la risposta, piuttosto ovvia.

-Nessuna- 

-Sta solo cercando altri amici da portare agli alcolisti anonimi. Se stai in sua compagnia un altro po’ sarà questo il tuo destino!- sorrise Daphne alzando il bicchiere colmo di liquido ambrato. Sapevo che non erano solo voci quelle che giravano sui Serpeverde ma non credevo fossero a QUESTO livello. 

-Gente, andiamo?- 

-Sarebbe anche ora - bofonchiò Blaise arrivando da chissà dove 

 

***

 

-Stiamo perdendo tempo con questa dannata provetta!-

-Aspetta un secondo Daphne, non funziona subito. E poi è una pozione!-

-Un filtro d’amore per essere precisi! -

-Tanto non funzionerà Hermione, come l’ultima polisucco. Per fortuna che l’ha data al gufo e non l’ha bevuta lui!-

-Sorella ingrata, se funziona questo farai stragi di cuori ad Hogwarts. Non serve che mi ringrazi!-

-Hai sbagliato a mescolare Dray, era due volte a sinistra, non a destra. Non funzionerà di sicuro. Puoi anche buttare via tutto-

-Che due pluffe, avevo quasi finito. Vabbè gente, andiamo?-

-Sarebbe anche ora- disse Blaise con la divisa da Quidditch addosso e la scopa già in mano. 

 

***

 

-Credo di essere già stata qua- mormorò Daphne varcando le porte della biblioteca.

-Puoi dirlo forte sorellina. Se i nostri calcoli non sono sbagliati qui abbiamo passato la maggior parte della nostra infanzia.

-Perché non mi ricordo nulla?-

-Lunga storia Daphne, lunga storia!- mugugnò Blaise mentre faceva comparire la prima di una serie di bottiglie di Whiskey. Per il bene del suo fegato sperai fosse solo un periodo di sconforto e poi la smettesse di vivere a braccetto con la bottiglia ma qualcosa mi diceva che le cose potevano migliorare solo in maniera quasi impercettibile. 

-Okay Duffy, accomodati pure che ti riassumo gli ultimi giorni- ghignò Draco mentre la sorella sbuffava. 

-Draco, ripeti con me. DAPHNE- sbottò ma fece come aveva detto lui e si sedette su uno dei diversi divani della biblioteca in attesa di una spiegazioni del fratello. 

Mi allontanai da loro e andai dove fino a poche ore prima io e il Malfuretto avevamo sfruttato i nostri neuroni cercando di venire a capo di qualcosa. L’unica nuova informazione probabilmente riguardava qualcuno o qualcosa a Beauxbatons ma non ne sapevamo ancora abbastanza per trarne conclusioni. 

Mi sedetti per un attimo sotto la finestra davanti alla quale avevamo impilato alcuni dei libri più interessanti che eravamo riusciti a trovare. Pensai a quanto fosse cambiata la mia vita in questi ultimi tre giorni, a quanto fosse effettivamente diversa da quello che mi aspettavo quando avevo lasciato Hogwarts, a come avessi giudicato male diverse persone, in primis Draco e Daphne, poi anche i loro genitori. Ero arrivata alla conclusione che quella dei Serpeverde nella maggior parte dei casi era solo una facciata, una corazza che alzavano con tutti al di fuori degli amici più intimi, un loro modo per proteggersi dal loro stesso mondo che non era poi un granché. 

Chiusi gli occhi esausta. Avevo ancora un po’ di giorni prima di tornare ad Hogwarts ma sembravano passare decisamente più veloci del solito. Le varie ricerche per cercare di capire cosa ci stava succedendo ci portavano via la maggior parte della giornata, quella che non veniva buttata bevendo alcol o mangiando con i nostri genitori. 

Presi il primo dei libri che avevo di fianco e mi misi a leggere. Era un diario di Salazar, e sperai fortemente non fosse un originale anche se ne dubitavo. Parlava del periodo in cui aveva cercato di incantare il medaglione per diventare più potente usando la sua stessa magia. Non era esattamente quello che stavo cercando ma magari sarebbe potuto tornare utile prima o poi.

Non mi resi conto di quanto tempo era passato fino a quando non mi trovai Draco inginocchiato davanti che mi guardava con un lieve sorriso sulle labbra. 

-Sapevo che ti avrei trovata qua. E’ praticamente mezzanotte, sarebbe anche il caso di andare a dormire, non credi?- mi chiese sorridendo un po’ di più. Strizzai gli occhi realizzando quanto effettivamente bruciavano e chiusi il libro su Salazar. 

-Daphne e Blaise?-

-Daphne ha capito perché continua a ricordare cose e puoi stare sicura che ci aiuterà nelle ricerche, inoltre i Greengrass ogni tanto blateravano qualcosa su Beauxbatons magari domani quando va a prendere il resto delle sue cose e le porta a casa trova qualcosa. Tuo fratello non so dove sia, probabilmente sta vomitando l’anima da qualche parte se non è già in coma- spiegò facendo spallucce. Per un attimo provai pena per Blaise.  Per quel poco che ero stata con loro non mi sembrava che Daphne ricambiasse così tanto il sentimento di mio fratello, anzi. Da quello che avevo recentemente scoperto andava addirittura dietro ad Harry e questo già ad Hogwarts doveva essere stato un colpo basso a dir poco doloroso per Blaise.

-No Herm, Daphne non ricambia Blaise e lui lo sa da una vita ma non se l’è ancora messa via evidentemente e spera nel miracolo- disse Draco. Lo fulminai con lo sguardo. 

-Giuro che se non smetti di usare il legilimens su di me inizio con le maledizioni senza perdono-.

In tutta risposta Draco scoppiò a ridere mentre mi porgeva una mano per aiutarmi ad alzarmi da terra. Lo seguii fuori dalla biblioteca fino a davanti le nostre stanze. Appoggiai la mano sulla maniglia della mia camera mentre lui mi guardava incerto. Non c’era bisogno del Legilimens per capire che era incerto su cosa fare, sicuramente i commenti di mio padre stamattina non gli avevano reso la scelta semplice. Non so per quale motivo lo feci ma abbassai la maniglia, entrai in camera e mi spostai per lasciarlo passare. Non c’era una motivazione precisa sentivo solamente che era giusto così. 

Draco dal corridoio inarcò un sopracciglio e mi fissò confuso. 

-Da quanto ricordo abbiamo sempre dormito insieme- spiegai alzando spallucce. Sempre era un po’ un’esagerazione ma sicuramente le volte non erano state poche.

-Tuo padre mi ammazza- bofonchiò mentre roteava gli occhi ed entrava nella mia camera chiudendo la porta e insonorizzando la stanza. 

-Fossi in te la sigillerei anche, vorrei evitare che Blaise in post sbronza colossale si fiondi qua all’alba domani- dissi mentre andavo verso il mio armadio in cerca di una maglietta da mettere per dormire. Trovata la maglia allungai una mano dietro la schiena cercando di raggiungere la cerniera. Sbuffai innervosita mentre Draco sghignazzava probabilmente divertito. 

Sentii il suo respiro sul collo prima ancora delle sue mani, prima sulle spalle e poi sulla schiena. Mosse un dito lungo la cerniera prima di abbassarla e rimase dietro di me mentre il vestito scivolava lentamente a terra. 

Per la prima volta nella mia vita non mi sentii in imbarazzo a rimanere praticamente nuda davanti a qualcuno di diverso dai miei genitori e Harry. Anche con Ron la cosa era diventata imbarazzante negli ultimi anni. 

Le sue mani si posarono sui miei fianchi e mi attirarono in un abbraccio che sapeva di casa. Mentre le sue braccia si stringevano sulla pelle nuda della mia pancia mi resi conto che quello era l’unico posto in cui volevo stare. Con Draco.

Mi girai nel suo abbraccio e fissai gli occhi nei suoi. Sembrava a suo agio ma non più divertito. Mi resi conto troppo tardi che mi stavo, o ci stavamo, avvicinando lentamente. Avevo il viso a pochi centimetri dal suo e non mi sentivo in trappola come con Ron, mi sentivo bene. Ridussi velocemente la poca distanza che ci separava e appoggiai le labbra sulle sue che per un attimo restò interdetto e poi ricambiò il bacio. Le sue mani si spostarono sulle mie cosce e mi sollevò da terra per spostarsi verso il letto. Mi posò delicatamente sul materasso e lentamente si stese sopra di me senza smettere di baciarmi. 

Mi sentivo protetta e al sicuro con le sue braccia posate accanto alla mia testa e le sue labbra sulle mie. 

Sfilai velocemente i bottoni della sua camicia dalle asole e gliela feci scivolare lungo le braccia. Sentii il rumore ovattato della stoffa che cadeva a terra mentre armeggiavo con la cintura. 

Vidi gli occhi argento fuso di Draco fissi su di me, aveva smesso di baciarmi e ora mi guardava preoccupato. 

-Cosa c’è?-

-Sei sicura?- mi sentivo a casa e protetta, non so cosa avrebbe potuto farmi titubare ora.

-C’è qualche motivo per cui non dovrei esserlo?- 

-Non voglio che pensi che per me sia solo divertimento- disse dannatamente serio sedendosi sul bordo del letto. Lo guardai trattenendo a stento le risate. Draco Malfoy, conosciuto anche come il playboy di Hogwarts che non reputava il sesso come solo divertimento.

-Seriamente Hermione, so le voci che girano su di me, ma tu per me non sei solo divertimento o una scopata. In questi ultimi giorni mi sono accorto di tenerci a te e so che non siamo ancora arrivati a…-

-Ehi- lo interruppi - nemmeno per me è solo per divertimento- sorrisi lievemente mentre i suoi muscoli sotto le mie mani si rilassavano. Sorrise anche lui e riprese a baciarmi. 

L’unica cosa a cui riuscivo a pensare oltre alla sua bocca e alle sue mani su di me era quanto dannatamente mi fosse mancato in tutti quegli anni. 




 

NOTE DELL’AUTRICE

Evento più unico che raro, piccola sorpresa in anticipo di qualche giorno, non fateci troppo l’abitudine. 

Alla prossima e, ovviamente, fatemi sapere cosa ne pensate.

Con affetto, 

 

Katherine 

 

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