In vino insanitas

di lulette
(/viewuser.php?uid=1154145)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** No, non intendevo questo! ***
Capitolo 2: *** Primi baci ***
Capitolo 3: *** Parlami d'amore ***
Capitolo 4: *** Prima di te ***
Capitolo 5: *** Artù, questo sconosciuto ***
Capitolo 6: *** Ma non é vero amore? ***
Capitolo 7: *** Anche tu come me ***
Capitolo 8: *** Farsi male ***
Capitolo 9: *** Siamo sicuri di essere noi? ***
Capitolo 10: *** BIANCO E BLU ***



Capitolo 1
*** No, non intendevo questo! ***






Ciao a tutte!

La storia prende spunto dalla 4x5 della serie TV. Ma in realtà l'ho cambiata giá subito all'inizio.
Non ce l'ho fatta a fare uccidere Caerleon da Artù, non così a sangue freddo. Almeno non ancora. All'epoca rimasi scioccata. Voi, no?
Ho anche bisogno che Lancillotto rimanga vivo e vegeto!

Buona lettura!

 
 
   
2742 parole

         
     
CAPITOLO I

     

     
NO, NON INTENDEVO QUESTO!

                                           


                                                                                         

Artù quella sera si trovava nelle sue stanze ed era di pessimo umore.

Gli ultimi due giorni erano stati sicuramente i peggiori da quando era diventato sovrano di Camelot, anche se in effetti era re solo da pochi mesi.

Era già al terzo calice di vino. Questo sembrava dargli un po' di sollievo, ma di certo non bastava.


Merlino entrò di fretta nella stanza del re, cominciando a sistemare il letto per la notte.

Anche lui era di cattivo umore, probabilmente per gli stessi motivi del re.



La mattina del giorno precedente Artú assieme ai suoi cavalieri aveva catturato, grazie anche a Merlino che aveva fatto da cavia, il re di Everwick, un vecchio nemico di Camelot, che entrava e rubava a piacimento nelle terre di Artù con l'aiuto di alcuni suoi soldati.

Era anche riuscito a conquistare alcuni piccoli villaggi che ormai erano passati direttamente sotto il suo dominio.

Sembrava più una forma di sfregio agito verso il nuovo re, che un vero e proprio tentativo di conquista delle terre di Camelot. Le incursioni, infatti erano iniziate da poco e cioè da quando il padre di Artú, re Uther, era venuto a mancare.

In passato il regno di Camelot e quello di Everwick si erano più volte scontrati in sanguinose battaglie che avevano lasciato alle loro spalle solo morte, distruzione e povertà nei villaggi di entrambi i regni.

Ovviamente anche dopo molti anni l'odio e l'astio tra i due regni erano rimasti immutati, quando non erano addirittura aumentati.


Artú detestava queste situazioni: avrebbe voluto sedersi a un tavolo a contrattare, a dialogare, più e più volte, se necessario, per fare sì che i due regni potessero convivere pacificamente, se non addirittura trarre benefici l'uno dall'altro sia nei periodi di tranquillità, che nelle emergenze.

Alla luce di tutto quello che era successo in così poco tempo, Artù non poteva però nemmeno fare finta di niente, ed esimersi dal reagire: per questo aveva organizzato una sortita che fortunatamente aveva avuto successo.

Eppure adesso la situazione sembrava essere diventata ancora più delicata e instabile.


Agravaine, zio materno di Artú, che era andato a vivere con lui dopo la morte di Uther, con l'ambita qualifica di consigliere del re, aveva caldamente consigliato il nipote di giustiziare immediatamente e di persona, il re Caerleon per mostrare agli altri popoli che bisognava portare rispetto al nuovo sovrano e averne timore.



Ovviamente Merlino era del tutto contrario a una simile barbarie e cominciava a covare dentro di sé dei sentimenti di insofferenza verso lo zio di Artù, che invece era molto più che considerato dal nipote.

Aveva provato a parlare con Artù in più di un'occasione. La prima volta il re non l'aveva neanche voluto ascoltare e in seguito, dopo che Artù aveva passato tutta la notte in bianco a rimuginare, questi sembrava ancora molto combattuto e più propenso alla linea dura dello zio.

Il servo ricordò al suo sovrano tutte le cose meravigliose di cui aveva parlato e che avrebbe voluto fare in qualità di re, quando era ancora solo un principe: la giustizia, la tolleranza, la comprensione che avrebbe avuto per il suo popolo e non soltanto.


Artù forse aveva cambiato opinione rispetto ad allora?

Il servitore sperava proprio di no.

Merlino dopo averle provate tutte si ritirò mestamente.



Avevano raggiunto Camelot quella mattina sul tardi per poi riposare per qualche ora.


Nel pomeriggio, la regina Annis di Everwick aveva fatto recapitare un messaggio, una sorta di ultimatum a Pendragon: se non avesse rilasciato immediatamente il marito, lei avrebbe dichiarato guerra a Camelot.

Questo significava dover ripartire nuovamente la mattina dopo ed affrontare una situazione delicata e difficile per Artù e i suoi cavalieri, per cercare di trovare un compromesso con Annis, per scongiurare la guerra oppure per combatterla.

L' unica speranza sembrava essere il fatto che la regina Annis fosse tutto sommato una donna intelligente e giudiziosa.



Dopo aver sistemato il letto, Merlino cominciò a riordinare la stanza. Era ancora esausto dalla notte prima e dal viaggio del mattino e si lamentava con il re:

"Ecco qua: da domani, un'altra settimana nella foresta, a mangiare strani animali, a essere mangiati da strani animali, niente acqua calda, niente bagno, e questa è l'ultima notte in cui dormiremo in un letto come si deve."

"Sono disposto ad affrontare tutti gli orrori del mondo, Merlino, ma non dividerò il mio letto con te!"


Il servo rimase per un attimo a bocca aperta. 'Che diamine aveva capito adesso 'sto dannato asino' pensò.

Gli scappò comunque da ridere di gusto per il curioso equivoco, anche se un velo rosso gli ricoprì le guance, perché per un attimo, aveva avuto una visione di se stesso assieme ad Artù, che dormivano vicini nel grande letto.

"No, non intendevo questo", rispose ancora sorridendo, divertito.


Artù gli rispose secco e guardandolo con occhi minacciosi: "Ottimo! Bene! Buono a sapersi!"


Merlino era davvero seccato!

Quella testa di min... di fagiolo, prima aveva preso fischi per fiaschi, volendo insinuare chissà che cosa e ora si permetteva di sentirsi offeso per il 'troppo ardire' del suo servo, sfoggiando un atteggiamento freddo e un po' disgustato.

Ma se aveva fatto tutto da solo!


"Beh, maestà, non lo sapevate già?" rispose il valletto con una certa lieve malizia nel tono della voce, atta a far arrabbiare ancora di più il suo re.

"Sinceramente? Non ne ero poi così sicuro!" rispose il sovrano con calma.


"Artú, si può sapere che cosa state dicendo?

"Che - non - ne - ero - poi - così - sicuro!" ripetè il re quasi sillabando.


"Un asino di tre cotte! Ecco quello che siete Artù! Non ho altro da aggiungere."


Merlino si chiese se avesse mai fatto qualcosa che avesse potuto, anche solo involontariamente, mettere in dubbio il rispetto che portava per Artù, perché una cosa simile non aveva né capo, né coda, ma mai lo avrebbe chiesto a quello zuccone.

Piuttosto la gogna! O la prigione!


Possibile che il sovrano avesse capito i suoi veri sentimenti per lui?

Era stato sempre così attento; certo, era stato sorpreso dal re, infinite volte a guardarlo, a fissarlo, ma la cosa era reciproca e succedeva talmente spesso che ormai non ci faceva caso più di tanto.

Sembrava quasi una specie di linguaggio privato per comunicare tra loro, senza usare parole.



Sembrava.



Per tutti gli dei, non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe avuto un dialogo con Artù su un argomento come questo.

In realtà c'erano stati tanti altri momenti in cui certe questioni sarebbero potute uscir fuori...'No, non é vero niente. Queste questioni non sono mai saltate fuori perché devono rimanere ferme là dove sono sempre state! E mute!'

Questo pensava Merlino frustrato e oltraggiato.


'Perché proprio adesso? Per uno stupido fraintendimento di una stupida frase detta dalla mia stupida boccaccia a quello STUPIDO di Artù!'

Era davvero una delle cose più imbarazzanti che gli fossero mai capitate e sperava che il sovrano se ne uscisse con una delle sue str ... battute per sciogliere quell'atmosfera rigida, quell'odioso silenzio.

Lo stomaco gli dava noia già da un po' e uno spiacevole calore gli bruciava in viso. Odiava diventare rosso perché chiaro com'era, su di lui si notava giá a duecento passi di distanza.


Si mosse in modo quasi automatico e si mise a sistemare le coperte del letto, che erano già perfettamente distese e rispose come poté:

"Invece credo proprio che dovreste esserlo! Sicuro, intendo!"

Merlino per un attimo ebbe il timore (o la speranza) di aver frainteso tutto a sua volta e domandò:

"Perdonate, maestà, ma di cosa stiamo parlando, esattamente?"

"Del fatto che vorresti dormire assieme al tuo re!"

"Poiché il letto del mio re è molto più comodo del mio?" chiese Merlino con gran circospezione.

Artù arricciò le labbra, portò il mento verso l'alto assottigliando gli occhi, senza mai staccare lo sguardo dal suo.

"No, non intendevo questo!"
 
Eccola, l'ondata di isteria che si impossessò di Merlino. Non poteva incenerire il suo re con la sua magia, ma avrebbe tanto voluto farlo.


Prese un respiro molto profondo.

Voleva cambiare discorso. Ora. Subito.

Il re ormai sragionava. Merlino gli aveva dato un'opportunità per poter archiviare la questione con buona pace di entrambi e quel gradasso non l'aveva colta.


'Devo fare qualcosa, una cosa qualsiasi o non ne uscirò intero' pensò, ma non gli veniva in mente nulla e si affidò all'istinto.


"Maestà, volete... che vi tiri le tende del letto a baldacchino per stanotte? Ho sempre desiderato farlo e vedere l'effetto che fa!" se ne uscì il servo con un sorriso falso come pochi, guardando ammirato le tende poste ai quattro angoli del letto.

"So cosa stai cercando di fa... Ehi, Merlino, quando mai ti ho chiesto di tirare le tende del mio letto?"

"Mai, appunto, ma pensavo..."

"Le tende vanno tirate giù solo quando sono malato o..." tentennò un attimo il re "tu non c'eri ancora, non puoi saperlo..."

Merlino lo interruppe con finta foga e ancora più finto entusiasmo, prima che l'altro potesse riprendere:

"...quando siete malato oppure quando è un'occasione speciale, come appunto questa sera. Chissà quando potrete dormire ancora nel vostro comodo letto, E - IO - NEL - MIO ?" disse calcando la voce sulle ultime quattro parole "che è esattamente quello che intendevo dire prima! Comunque è meglio che dormiate, domani avrete importanti decisioni da prendere ed è bene che siate lucido e riposato."


Il sovrano si mise l'indice sulle labbra picchiettandole leggermente e proferì:

"D'accordo allora: puoi tirare le tende del letto!"


E Merlino, occhioni grandi e sorriso di cartone, cinguettò:

"Mi fa piacere che qualche volta mi diate retta!"

"Ma prima vorrei...dai, Merlino! Non ho sonno! Brinda con me: non vorrai lasciarmi bere da solo!"


Il servitore lo osservò bene e pensò:

'Dei del cielo, guardatelo: potrei mai dirgli di no?'

E invece rispose: "Sapete che non reggo bene il vino, non bene quanto voi, comunque!" 

"Ma cosa dici? Una volta sei rimasto giorni e giorni rinchiuso in una taverna. Ricordo che quando ne uscisti, eri uno straccio, è vero, ma sei sopravvissuto bene". 


Quel sant'uomo di Gaius, ogni volta che Merlino era costretto a sparire per cause legate alla magia, propinava al re questa ridicola scusa che, in pratica, gli aveva creato più problemi che se avesse davvero confessato al re di essere uno stregone. O quasi.


Merlino continuò: "È che... se bevo, domattina avrò un superbo mal di testa e con la giornata che ci aspetta..."

Al che Artù sorrise: "Vuoi sapere un segreto che nessuno sa?" e aggiunse senza attendere risposta: "Questo vino non è lo stesso che viene servito nei banchetti reali. Questo vino viene prodotto esclusivamente per me in un paesino fuori Camelot: pochi vitigni, pochi barili, clima perfetto. È molto costoso ma è ottimo sia per sapore che per qualità. Per ubriacarti, ti ubriachi lo stesso, ma non lascia quasi per niente strascichi e quindi nessun sintomo post bevuta. E in ogni caso, per il tuo amico re, puoi anche fare un'eccezione, no?"

Artù gli offrì un calice e se ne prese uno per sé, quindi portò la coppa in alto perché Merlino potesse toccarla con la sua per brindare insieme.

"A questa serata!" propose Artù. "

"Alla vostra salute, maestà! E alla mia!" rispose Merlino.

Artù tracannò il suo vino, mentre Merlino sorbì il suo più lentamente.



"Siediti un po' con me, vuoi?" suggerì il sovrano.

Il servo non se lo fece ripetere due volte, data la stanchezza e il fatto che le gambe gli tremavano ancora per lo sconvolgimento del letto, provato poco prima.

Il re mostrò al servo la coppa della frutta e un vassoio di dolcetti:

"Serviti pure, Merlino! Il vino è meglio con qualcosa nello stomaco."

Il valletto, ingolosito, prese un biscotto speziato, accompagnandolo con il vino che terminò poco dopo.

Subito, il re riempì nuovamente i calici (gesto che fu ripetuto fin troppe volte, quella sera).
 

Ad Artù brillavano gli occhi, parlava in continuazione, si alzava spesso per poi risedersi; ogni tanto dava delle pacche amichevoli sul petto di Merlino, con il dorso della mano, come a dire: 'Mi stai ascoltando, vero?'; e ancora, si appoggiava con la mano alla sua spalla per alzarsi dalla seggiola: insomma sembrava contento e non riusciva a stare fermo.


Man mano che il tempo passava, il servitore si rese conto che entrambi cominciavano, anche se leggermente, a strascicare le parole e le grasse risate che si facevano per i motivi più banali rischiavano a volte di farli quasi soffocare.

Era una sensazione deliziosa vedere Artù buttare la testa all'indietro, chiudere gli occhi, spalancare la bocca e ridere a più non posso per una scemenza che lui aveva detto.

Mentre il sovrano rideva, Merlino poté osservarlo meglio.

Osservò il collo e poi il pomo d'Adamo che si muoveva leggermente.

Completamente assorto il servitore pensò: 'Quanto meraviglioso può essere un pomo d'Adamo?'

All'improvviso si riscosse, cercando di darsi un tono ma gli scappò un sorriso perché gli venne da pensare: 'Tutto 'sto bollore per un semplice gozzo.'


E fu così che Merlino adocchiò la camicia che indossava il re.

Era sicuramente nuova, altrimenti l'avrebbe riconosciuta, visto che il servo lavava personalmente tutti i capi di Artù.

Era una camicia da camera bianca, di un tessuto sottilissimo, quasi trasparente, con uno scollo a forma di V, quasi fino all'ombelico e priva dei classici lacci incrociati sul petto.


Il valletto sapeva di avere visto il re "come natura crea" già molte volte, ma il vino, l'atmosfera, quella maledetta camicia e quelle cretinate sul dormire insieme, lo avevano intontito, reso fragile, insicuro e l'orrida vocina interna cantilenò:

'Certo Merlino, il tuo re, magnifico, sublime, vedrai che perderà la testa per te. Sei carino, se ti piacciono le ossa, sei sincero e onesto, peccato tu sia anche un invertito e uno stregone, innamorato del re per giunta!'

Merlino abbassò gli occhi sul pavimento.

Non doveva guardare Artù.

Artù era uno di quegli uomini che a guardarlo ti veniva male alla pancia.

Almeno a lui.



Il servo prese un po' d'uva e il sovrano si impossessò di una bella pesca.

Merlino non poteva farci niente e si ritrovò nuovamente a osservare le dita virili di Artù che spogliavano letteralmente il frutto, lasciando esposta la bella polpa chiara e umida.

Quando Artù avvicinò il frutto al viso, annusandolo voluttuosamente e chiudendo gli occhi per un istante, il servo deglutì l'abbondante saliva che gli si era formata in bocca.


Il re aprì le labbra (Merlino fece altrettanto) e diede un morso alla pesca, staccando adagio un pezzo del frutto e risucchiando l'abbondante succo all'interno della bocca per non sporcarsi il mento.

'Ecco com'è Artù quando bacia! Beata quella pesca!'


Non contento di ciò, il re si leccò il bordo del labbro inferiore e si succhiò le dita con passione infine bevve un lungo sorso di vino sfiorandosi poi le labbra con le dita.

Artù si girò e intercettò lo sguardo rapito di Merlino che sobbalzò così forte da spingere, senza volere, un piede sulla gamba del tavolo, tanto da capovolgersi completamente all'indietro, portando con sé seggiola, tovaglia e vassoi.












Questa è la mia prima fanfiction in assoluto. Credo, senza falsa modestia che sia un po' pallosa, ahahah! Ma mi sono divertita così tanto a scriverla e credo che questo sia l'importante. Avete riconosciuto la camicia di Artù? Nella storia c'è l'uso di questo "voi" a tamburo battente: è una mia scelta. Non ho voluto mettere molte parole moderne, anche se qualcuna l'ho lasciata. Ho usato moltissimo passato remoto, un po' antico e pomposo ed è voluto anche questo. Quali erano le parolacce una volta? Come si fa a scrivere una ff senza neanche una parolaccia? La storia riesce comunque ad essere piuttosto maliziosa! Peccato che la frase "clou" in inglese renda meglio che in italiano. Infatti non è chiarissima ma il misunderstanding si coglie bene lo stesso. Perchè atto unico? Perché racconta di una lunga serata, con solo due protagonisti, che rimangono quasi sempre in un'unica stanza, quella di Artù. Parlano e parlano e verrà fuori di tutto (tranne una cosa). La fic è comunque suddivisa in più capitoli  (tra i 6 e i 9)

Vi abbraccio

Lulette

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Primi baci ***


 

3449 parole

Capitolo II




PRIMI BACI 

 


 


 


"Per gli dei, ma che piolo* fai?" urlò Artù balzando in piedi!

Merlino si trovava appallottolato su se stesso, in un tripudio di frutta, mezzo soffocato dalle proprie cosce che premevano sulla sua testa.
 

"Non siate volgare, maestà!" farfugliò il servitore semicoperto dalla tovaglia.
 


Il sovrano si era avvicinato in fretta, ma quando capì che Merlino era sopravvissuto, cominciò a ridere sguaiatamente per poi mettergli le braccia sotto le ascelle, tirandolo in piedi, come niente fosse.


"Come stai?"


"Sto bene, grazie."


"Ma che ti é preso?" 


"Non so. Mi stavo per appisolare e... avete presente quegli 'scatti' che vi fanno svegliare all'improvviso, quando vi state addormentando? Dicono siano causati dal trauma della nascita."


"Un bel trauma!" e continuò ridendo:

"Avevo dimenticato che fossi così leggero! Comunque sei davvero un idiota, Merlino!"

"Non siate ingiusto" ribatté offeso il servo, che spostò immediatamente le braccia che aveva poggiato sopra quelle del re, per sorreggersi.

Artù portò le mani dalle ascelle alla vita del valletto, tastandolo leggermente, come per sentire che fosse tutto intero e mormorò: 

"Sei così esile, così sottile..."

Ops! Merlino lo aveva sentito chiaramente.
 


Il servitore si tolse con furia il fazzoletto rosso dal collo (non indossava la giacca che si era tolto poco prima, per il caldo) e strattonò malamente la cintura che portava sopra la camicia blu.


Artù lo guardava come se avesse completamente perso il senno e rifletteva fra sé:

'Il vino può davvero far fare le cose più strane alle persone, anche a quelle dalle quali meno te lo aspetteresti. E io lo so bene, purtroppo...! Ma chi se l'aspettava da Merlino, che dopo pochi calici, si spogliasse davanti a me senza alcun pudore!'  


Intanto il servo dopo aver avuto ragione della sua poco collaborativa cintura, con un solo gesto si sfilò la camicia dal collo, gettandola a terra.


Merlino quasi strillava in faccia ad Artù:

"Non ne posso più di questa storia! Basta! Tutti a dire sempre le stesse cose: - Ma, mangi? - Sei tutt'ossa! -  È da quando sono a Camelot, ovvero da almeno tre anni, che svolgo allenamenti settimanali per irrobustirmi. E mangio come un bue!"


Artù aveva quasi timore di lui: non proferì verbo, né mosse muscolo.
 

"Guardatemi Artù. La vita é ancora sottile e penso vada bene così, ma il torace si é allargato, come anche la schiena..."

Merlino si girò.

"...vedete? Se mi muovo, potete anche vedere qualche muscolo guizzare."

Tornò a girarsi e continuò:

"Il petto è piuttosto scolpito, soprattutto se tiro i muscoli delle braccia, così. Peccato che i peli scuri lo nascondano." 
 


Artù si schiarì la gola. 
 


"Toccate, Artù, toccate qui" e l'infelice sovrano, per evitare di agitare ulteriormente il suo servo, premette per un attimo la punta dell'indice sul suo petto, allontanandola poi repentinamente.

Merlino rincarò la dose:

"Sentito? E ancora non avete visto il meglio. Non ho molto equilibrio, in questo momento, ma se mi aiutate a tirare giù i calzoni vi mostro altri muscoli: sono davvero grossi, sapete, soprattutto quelli delle cosce e del deretano..."
 


Artù lo interruppe bruscamente: "NO! Non ce n'è bisogno!"

Ma subito riprese con apparente calma:

"Merlino, mi fido ciecamente di te, lo sai! E comunque hai ragione. Ho notato dei miglioramenti nel tuo fisico. Bravo! Continua così!" disse il re, più per fermarlo che per fargli dei veri complimenti.


Artù si piegò a raccogliere le vesti del servo, passandogliele, sperando cogliesse il tacito invito a rivestirsi.
 


"Tu... sei sicuro di non aver sbattuto la testa, vero?" gli chiese il sovrano con reale preoccupazione. Sarebbe stata una valida scusante, per il comportamento assurdo del valletto.


"No, maestà, sono caduto sul morbido e non mi sono fatto nulla."
 


Il servo si era già rivestito e aveva deciso di lasciar perdere il fazzoletto.

Era piuttosto soddisfatto del proprio operato.

Artù aiutò Merlino a sistemare il caos provocato dalla rocambolesca caduta.

Intanto pensava che davvero il servo avesse un fisico più scolpito di quello che avrebbe immaginato, anche se certo, non questi grandi muscoli guizzanti che Merlino pretendeva di avere.

Si era accorto di non aver mai visto prima il suo servitore a torso nudo, al contrario del suo servo che l'aveva visto 'nudo nato' quasi ogni giorno.
                                                                                 


Le parole che avrebbe usato per descriverlo in quel frangente un po' folle di poco prima, probabilmente Merlino le avrebbe odiate: carino, buffo, tenero!



Artù invece di spalle possenti e braccia tornite, aveva notato altri dettagli del viso e del corpo del servo.
                     
Così tanti dettagli...!


Aveva osservato i capelli sconvolti, il disegno delle sopracciglia aggrottate, l'espressione ribelle del viso, il bel taglio delle labbra, le ombre sotto gli zigomi, il collo di cigno.

Aveva ammirato la pelle diafana, la lieve peluria del petto che infastidiva il servo, le coste in leggero rilievo, il ventre piatto, l'ombelico stretto, l'estrema armonia dell'insieme! 



Per non parlare di quei grandi occhi blu che sempre calamitavano i suoi.


E va bene, lo ammetteva: Merlino era bello! 



Anche fuori!



'Merlino è bello e come tutte le cose belle si guarda volentieri. È del tutto normale. Non c'é niente di male. È come guardare un bel quadro, un vaso di fiori, l'alba,...' provò a convincersi il re. 

O almeno questo era quello che si era sempre sentito dire, quello che aveva detto lui stesso quando una volta, accompagnando una dama al ballo, si era girato, completamente, per guardarne un'altra ed era stato beccato in flagrante, dagli occhi contrariati della prima. 

Chissà perché Merlino non sembrava piacersi affatto!


'Magari potrei regalargli una camicia fresca e comoda come questa che indosso ora. Magari blu come i suoi occhi. Sono certo che gli donerebbe!'


 


Artù aveva spostato i vassoi davanti al caminetto acceso.


E poi aveva preso tutti i cuscini che era riuscito a trovare sul suo letto, spargendoli sul tappeto e indirizzandone alcuni verso Merlino che subito ne mise un paio dietro la schiena.

"Credo sia meglio sistemarsi sul tappeto, vicino al camino, così se cadi, non ti farai troppo male."


"Ha - ha!" replicò il servo con sarcasmo. "Davvero divertente! E comunque il vino non mi aiuta."


"Non sei obbligato a berlo, se non vuoi" rispose Artù serio.

Il valletto alzò un sopracciglio, guardandolo di sbieco.


"E va bene, Merlino. Ti ho forzato un po', ma d'ora in poi sarai libero di fare come vuoi. Non insisterò più!" dichiarò il re con le mani alzate in segno di resa.


Il servo adocchiò i vassoi e si spostò a sedere più vicino ad essi.

"Voglio provare a fare una cosa" disse più a se stesso che ad Artù.

Merlino prese una pesca e un coltello da un vassoio, spellò il frutto con le mani, tagliò la pesca a pezzetti e tuffò il tutto nel calice pieno per metà di vino. Assaggiò la bevanda così composta, masticando estasiato. 


"Ma che porcheria hai preparato?" mormorò il re scettico.

"Perché rovinare così il mio prezioso vino?" 


Merlino sorrise.

"Ma se non l'avete nemmeno assaggiato? Come fate a dirlo? Sappiate che é delizioso, Artù. Non volete provarlo?" 

"No, che non voglio provarlo!"

"Pensate che siete stato proprio voi a ispirarmi."

"E quando ti avrei ispirato, di grazia?"

"Quando mangiavate la vostra pesca con gusto e sorbivate il vostro vino con altrettanto gusto. Non sapete cosa vi perdete. Sono sicuro che potrebbe diventare una bevanda famosa in tutto il mondo."

"Famosa? Non rimanerci male, ma non credo che il tuo intruglio abbia un futuro!"

Merlino si strinse nelle spalle e continuò a bere. Artù si scoprì ad osservare l'altro con la coda dell'occhio.



Merlino teneva gli occhi chiusi, le sopracciglia contratte come in preda a una qualche forma di rapimento mistico e quando alzò il mento per bere, ora che il collo era libero dall'odiato fazzoletto, Artù notò il pomo d'Adamo del servo, che si alzava e si abbassava, mentre deglutiva.

Artù deglutì a sua volta. Probabilmente in quel periodo a Camelot, i gargarozzi degli uomini erano decisamente sopravvalutati.


Possibile che il suo servo sembrasse così intrigante, anche quando beveva normalmente? Artù si chiese se per caso fosse ancora sotto gli effetti stimolanti di quello spogliarello.


E lo guardava ancora quando Merlino staccò la coppa dalle labbra, le strinse assottigliandole, emise un lieve mugugno di approvazione, le arricciò e le staccò con uno schiocco, prendendo poi un profondo respiro. 


'Niente di nuovo, anch'io bevo così' pensò Artù, non troppo convinto.


Merlino schiuse le labbra bagnate per poi leccarle raccogliendo le tracce di vino e pesca rimaste su di esse.


'E' naturale che lo guardi' pensò il re con un moto d'affetto verso l'altro.

'Sembra così rilassato e ...libero. Raramente l'ho visto così!'

E Artù si sentì assai saggio e magnanimo.


Ed era libero di pensare che il viso di Merlino che sembrava godere di un momento di puro piacere, gli mostrasse come dovesse apparire in quei momenti, simili per intensità e godimento, che nulla avevano a che fare col cibo o col bere. 


Il servo spalancò la bocca per ingurgitare un boccone più grande.

Un sottile rivolo di vino, scivolò dalle sue labbra e percorse il mento poi il collo e infine il petto di Merlino, sparendo nello scollo della sua camicia.

Artù si sentì perduto. Come poteva invidiare una goccia di vino? 'Tutta quella bella consapevolezza, la saggezza, la magnanimità, date in pasto ai maiali!'
 


"Sbrodolone!" commentò il re per vendetta al suo servo attonito.




Rimasero in silenzio per parecchio tempo, poi il re cominciò a parlare in modo piuttosto confuso:

"Prima, forse, non...non sono stato molto giusto con te!

"Prima quando?"

"Quando ho detto quelle cose su di te" borbottò il re.

"Continuo a non capire, sire" mentì Merlino, preoccupato.
                             
"Oh, sì che hai capito. Hai capito benissimo! Non fare il finto idiota, adesso!"
 
"Intendete forse quando avete travisato le mie parole, facendomi passare per una specie di maniaco che avrebbe soltanto voluto saltarvi addosso...cioé, no,...che avrebbe voluto attentare alla vostra virtù?" sbottò Merlino.

Artù alzò il tono della voce.

"Era uno scherzo, Merlino! Era un'occasione troppo ghiotta, ne converrai anche tu! Non prenderla così malamente. Stavo giusto per scusarmi. E comunque se fosse stato vero, avrei anche potuto sentirmi lusingato." 


Il valletto pensò di aver capito male.

"Mi spiego meglio. Sei un bravo ragazzo, in fondo, e non mi è mai capitato di vederti interessato a qualcuno. Ed é strano, per cui, se per assurdo fosse stato vero, la cosa probabilmente mi avrebbe fatto sentire...importante!"


"Ma voi siete importante, Artù!"

"Intendevo importante non come re, ma come una persona normale, come un ragazzo che avrebbe potuto farti inn ... interessare ... innocentemente." Il re finse un piccolo attacco di tosse. "Scusa, devo essermi perso. Dicevi?"

"Se non mi avete mai visto mostrare interesse per qualcuno, come ad esempio voi lo mostrate per Ginevra, é perché sono un ragazzo modesto e discreto."



'Ginevra.'


Artù pensò a Ginevra.

Poche ore prima, aveva seguito il consiglio dello zio e le aveva detto addio.

Era stato orribile!

A Merlino non lo aveva ancora detto. Si sarebbe sicuramente infuriato. Quindi per ora aveva deciso di tacere.



"Allora?" chiese Artù. 

"Mh?" 

Artù alzò gli occhi al cielo, sorridendo.

"C'é mai stato qualcuno di importante nella tua vita?"


"Sì, mio signore. Mia madre, ...Gaius, ...Gwen, ...voi, ...i cavalieri..." anche Merlino sorrideva.


"Sei tanto stupido quanto brutto!" proruppe il re con fastidio.


Ignorando l'insulto, il servo cercò di prendere tempo. Non sapeva cosa dire.

Decise tuttavia, che avrebbe provato ad essere sincero con Artù, ovviamente solo fino a un certo punto.

Non aveva poi così tante cose da nascondere.

O sì?



"Qualcosa c'é stato. Piccole cose, sicuramente, ma importanti per me. Sapete che fu Ginevra a darmi il primo bacio?"


"Che cosa?" si inalberò Artù.


"No, no, aspettate. Primo, non stavate ancora insieme e secondo, mi baciò solo per la gioia di avermi visto vivo, dopo avermi creduto morto."


Artù si rilassò contro il cuscino, e lo guardò accigliato: "E ti é piaciuto?"


"Oh, sì, molto." rispose con esagerata malizia il servitore.


"Poi ci fu questa bellissima ragazza - forse l'avete incontrata anche voi - Mi faceva gli occhi dolci e ancheggiava vistosamente. Per un attimo mi ero davvero illuso, ma purtroppo lei non era affatto come credevo. Non ci fu niente tra noi e comunque morì poco dopo." 


"Mi dispiace, Merlino!"

Il servo si strinse nelle spalle. Non valeva la pena dispiacersi per Nimueh.


"Ebbi anche una bella cotta per Morgana, come voi del resto!"


"Ma cosa dici? Morgana é mia sorella!"


"A quei tempi non si sapeva ancora, per cui non ci trovo nulla di strano. Lei era meravigliosa, era dolce e tutti quanti eravamo un po' innamorati di lei."


"Forse in parte hai ragione!" ammise Artù incerto.

"E invece adesso..." sussurrò il re con una smorfia sul viso e si allungò per afferrare il vino attaccandosi direttamente alla caraffa. 'Al diavolo il calice!'



"Infine c'è stata una ragazza" riprese Merlino "lei era importante ... sì, lo era. Stavo per fuggire con lei, via da Camelot."

Artù strabuzzò gli occhi ma chiese con relativa calma:

"Quindi mi avresti abbandonato?"

Merlino lo guardò con occhi disperati, portando il viso più vicino a quello del re e alzò il tono della voce.

  "Sì, l'avrei fatto. Ed é questo che mi ha fatto capire che lei era importante, altrimenti non avrei potuto lasciarvi, ma ... lei era in pericolo ..."


"E lei dov'è adesso?" chiese Artù con una punta di tristezza nella voce, che venne fuori suo malgrado.

"È morta, pochi giorni dopo averla conosciuta."



Merlino abbassò il capo e ricordò la ragazza, anche se ormai non soffriva quasi più per lei. Per un attimo il tempo si fermò.

Freya possedeva la magia, come lui e si erano subito compresi, come mai loro era successo prima.

Era bella, anche se viveva come un animale, grazie ai suoi aguzzini.

Era in pericolo di vita e nessuno l'aiutava. L'istinto di protezione era scattato istantaneamente in Merlino.

Per lei aveva rubato cibo ad Artù e abiti a Morgana. Adesso se ne vergognava, ma allora non gli importava minimamente.

La prima volta l'aveva baciata con le lacrime agli occhi.

Lei era stata sfortunata, molto più di lui.

Era morta tra le sue braccia sulle rive del lago di Avalon dove Merlino l'aveva portata, perché era un posto che Freya amava tanto.
 
Chissà se davvero avrebbe avuto il coraggio di lasciare Artù, per lei?

Era quello che aveva appena detto al re, ma non ne era più così sicuro.

Non c'era stato il tempo di capire se per lei provasse più di un'infatuazione.

Forse l'avrebbe portata lontano, in salvo e sarebbe tornato da Artù.

Più ci pensava e più si convinceva che avrebbe fatto così, ma con certezza non l'avrebbe saputo mai.


Artù non sapeva di essere stato lui ad ucciderla.

Lei si trasformava in un mostro sanguinario, la notte, a causa di una terribile maledizione di cui fu vittima e il servo intimamente non si sentiva di dare alcuna colpa ad Artù.

E comunque non gliel'avrebbe mai detto.




Artù si sporse verso di lui, mettendogli una mano sulla guancia.

"Mi dispiace tanto! Non mi hai mai detto nulla." 

"É vero, ma voi avevate capito lo stesso che stavo male e mi avete aiutato comunque a stare meglio."

Merlino mise per un attimo la mano su quella del sovrano che ancora stava sul suo viso.

"Vi ringrazio Artù." La vicinanza di Artù era così piacevole che avrebbe voluto prolungare il momento, ma si rese conto che non avrebbe dovuto.

"Vorrei bere ancora un po' di vino, vi dispiace?"

"No di certo" e il re gli passò caraffa e calice.


Il servo pensò che il sovrano fosse davvero dolce in quel momento.

Non capitava spesso che fosse così gentile ed empatico, ma quando succedeva, Merlino lo trovava assolutamente adorabile.


Un discorso così intimo tra loro non era mai capitato. Merito del vino, certo, ma non solamente di quello!




"Merlino..." mormorò il re titubante. Sembrava a disagio e in dubbio se proseguire o meno.

"Se...se non vuoi, non sei tenuto a rispondermi..."


Fece una lunga pausa ma quando Artù parlò, al servo sembrò di sprofondare dentro il pavimento, nonostante fosse seduto sul tappeto.

E davvero, avrebbe preferito sprofondare! 





"Solo ragazze?"
 




'No, Artù, no no no!' gridò dentro di sé.


Merlino si alzò e si avvicinò al camino, dando l'idea di voler aggiungere un po' di legna al fuoco. Si accucciò dando le spalle al re.


Non voleva guardarlo negli occhi.



'Artù siete cattivo!'

Merlino aveva paura.


'Prima il miele e ora il fiele.'

Aveva così tanta paura che sarebbe stata di meno se avesse dovuto affrontare tutti i mostri incontrati in passato, contemporaneamente.

'Come potete farmi una cosa simile?'

Il sangue defluì dal suo viso e gli veniva da vomitare.

'Vi odio!'
 
Si girò un attimo verso il sovrano che aveva sul volto un'espressione seria, attenta, forse preoccupata.


Il servo distolse lo sguardo, tornando a fissare il camino.

Il suo primo istinto fu quello di darsi alla fuga con una scusa qualunque dopo aver risposto un 'Certo sire. Per chi mi avete preso?'

Anche se non aveva nessuna voglia di andare via, di scappare ancora.

Merlino sapeva che una sera così non si sarebbe ripetuta. 

E comunque scappare, non sarebbe stata già una risposta?



Poi pensò di non rispondere. Poteva non farlo: Artù glielo aveva espressamente detto. Ma scegliere di non rispondere, non sarebbe stata già una risposta?


Qualsiasi risposta avesse dato, quel suo lungo silenzio angosciato, parlava più di una voce urlante.


Non avrebbe pianto anche se sentiva un nodo enorme in gola. 


Ormai lui lo sapeva, poteva anche dirglielo.

'No, Artù! Spasimo per i bei giovanotti, ma soprattutto per voi!'



Gli scappò pure una mezza risata un po' isterica.

Si girò nuovamente, quando vide il sovrano accucciarsi accanto a lui. E guardò il suo viso, il maledetto, bellissimo viso di Artù! Lui gli sorrideva con un'espressione bonaria e incoraggiante. 


'Mi fido ancora di lui?' 


"Il fuoco sta per spegnersi. Ci penso io" disse il re. Merlino si spostò tornando ai suoi cuscini.

Se avesse detto il 'NO' più scandaloso della sua vita, cosa sarebbe successo?

Avrebbe potuto essere allontanato dal castello, da Camelot.

O rischiare di finire in galera.

O essere giustiziato.

Poteva dire 'SÌ' e Artù avrebbe capito che mentiva ma magari non sarebbe cambiato niente. Forse.

Fu tentato di dirlo!
Se al contrario il sovrano avesse accettato questa parte del suo 'essere', forse un giorno avrebbe accettato anche la sua natura di mago.

Tutto dipendeva esclusivamente da Artù!

Il re aveva in mano il suo destino. In fondo era sempre stato così.

Desiderava così tanto che il suo re lo accettasse, lo comprendesse, lo consolasse!
 

"Come vi dicevo il mio primo bacio è stato con Gwen..." cominciò flebilmente.

Artù lo guardava inespressivo, immobile, senza fargli alcuna pressione. Il servo sentiva che anche il sovrano era teso!
                                                           
"Prima ancora..."

Strinse le mani a pugno e strinse i denti.

"...c'era stato..."

Fissò gli occhi fin troppo lucidi in quelli di Artù, come per trovare il coraggio, come per trovare un aiuto.

E li trovò entrambi.

Dentro agli occhi fin troppo lucidi di Artù.

"...ricevetti un altro primo bacio, da un ragazzo" disse ad alta voce.



Ansimava come avesse corso dieci miglia di filato, ma almeno era fatta!


 


 


 


 


* "ma che piolo fai?" - sta per - "ma che cazzo fai?" - da piolo, locuzione antica e triviale indicante il pene. (Anche se non suona granché bene!)


Ciao a tutte!


Ringrazio tanto Itsnotbroken e Idalberta per le recensioni.❤❤
Ringrazio le ragazze che hanno messo la mia storia tra le seguite e le tantissime "visite" che mi han scaldato il cuore.
Sul finale mi sono fatta un po' prendere la mano per una rivelazione che può non sembrare questa gran cosa. Ma se si pensa alla serie e ad una possibile rivelazione in tal senso, sarebbe stata comunque piuttosto tragica. Molti articoli all'epoca scrissero che, se trasposto nella vita reale, il segreto della magia di Merlino rappresenterebbe l'amore per Artù e quindi la sua omosessualità.        
Avete notato com'è servizievole Artù: apparecchia, riordina. Avrà uno scopo? La questione con Ginevra tornerà. Nello scorso capitolo era Merlino a squagliarsi per Artù, qui è il contrario. Un po' di par condicio! Un'altra cosa che ci tengo a dire: con questa fissa della bellezza esteriore e della sensualità in ogni gesto di uno e dell'altro, cerco di mettere l'accento sulla cosa che più mi è mancata nella serie. (Ho capito che allora non si poteva fare, ma a me è mancata lo stesso.) Non vorrei fosse vista solo come mera superficialità fine a se stessa. Qui si conoscono da tre anni e come nella serie c'è già tantissimo fra loro: fiducia, stima, lealtà, devozione, amicizia, affetto, umorismo,...quindi la parte interna, profonda, c'è eccome. Poi la fic è, e rimarrà comunque fondamentalmente leggera.
 
VI ABBRACCIO!!!
 
Lulette
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Parlami d'amore ***


 

4844 parole
Capitolo III




PARLAMI D'AMORE













Artù si schiarì la voce un paio di volte.

"Hai ricevuto il tuo primo bacio da un ragazzo...Ti ha colto alla sprovvista e l'hai allontanato?... Sei rimasto immobile per lo stupore?"

Merlino si chiese se quel somaro del re avesse davvero inteso quel che lui gli aveva appena detto.

'Dea, più chiaro di così!'

"Non credo sia andata cosí o non me ne avresti parlato, giusto?" chiese il sovrano.

Merlino tacque. Artù aveva finto di non capire ma ancora una volta aveva centrato in pieno il bersaglio.

"Io ti capisco Merlino, se non ti senti di parlarne. Ammetto però che vorrei tu lo facessi."

Il re non aveva fatto una piega, di fronte al discorso di Merlino. Com'era possibile?

"Artù, non siete sconvolto per ciò che vi ho detto?"

Il re gli rivolse un piccolo sorriso.

"Sconvolto? No. Sono ben altre le cose che mi sconvolgono. Mi sconvolgono la guerra, le epidemie, la crudeltà gratuita di alcuni regnanti, la fame del mio popolo. Qui parliamo di sentimenti, di desiderio, di appartenenza, forse di amore. Che sono tutte cose belle. Le cose belle della vita. Non credere che io sia così ottuso e antiquato come talvolta tendi a considerarmi!"

Merlino sorrise a sua volta e il sovrano continuò:

"Sorpreso sì, però! Moltissimo! Non l'avrei mai detto e faccio piuttosto fatica a immaginare te con un ragazzo, sai?"

"Ma, sire, voi non dovete affatto immaginarmi assieme a un ragazzo. Questo é molto più di quanto potrei sopportare" disse il ragazzo arrossendo violentemente, suo malgrado.

"Perché? Se anche mi capitasse, tu cosa centreresti? Sarebbero cose mie!"

"Ehm, no! No, Artù! Credo che siano più mie..."

"Pensaci, Merlino, se io pensassi a te che baci un uomo che ti possiede con ardore..."

"Artú!"

"Ah, ho capito, scusa... se io pensassi a te che baci un uomo che fai tuo con una certa potenza..."

"Artú, vi prego" mormorò con poca voce, il servo.

"Questo fatto non ti toccherebbe minimamente... non ti dovrebbe toccare minimamente!"

"Se lo dite voi!" farfugliò Merlino con una mano a coprire gli occhi, per l'imbarazzo peggiore della sua vita.

"E comunque è una cosa che mi viene naturale: é più forte di me. Non preoccuparti, mi capita spesso quando si parla di passione e di amore."

"Quindi davvero immaginate le cose che vi dico su questo argomento? Che tutti vi dicono? Non era solo un'ipotesi?"

"Purtroppo non é colpa mia. Mi capita e non posso farci nulla. Vedo che avrei fatto meglio a non dirti niente. Mi sembri alquanto turbato. Sappi solo che la situazione rimane sotto il mio controllo."

"Non avrei mai creduto che esistesse una malattia simile."

"Non è una malattia! Non so cosa sia, ma non é una malattia. E poi, cosa vuoi che sia se immagino te con un uomo? La cosa può risultare persino gradevole se la paragoni a quando mio padre mi spiegò cosa successe con il troll nel suo talamo nuziale." confessò Artù sconsolato.

Ma Merlino non si fece impietosire e lo pungolò: "Siete davvero così sensibile all'argomento? Non sarà solamente ... lussuria?"

"Non mi considero un depravato per questo! Diciamo che centra sia la lussuria che il sentimento! Se però ti imbarazza l'idea che possa pensare a te mentre fai certe cose con un uomo, posso non farne più cenno."

"É... un inizio ..." mormorò il valletto con un sorriso un po' tirato.

"Devo aver toccato un tasto dolente..."

"Non fraintendetemi Artù. Mi fa piacere che anche voi mi confidiate le vostre manie ... cioè ... i vostri pensieri più profondi. Inoltre pensavo sareste rimasto scioccato dalla mia confessione e sono ben felice di essermi sbagliato!"

Merlino lo stava guardando, con un oceano al posto degli occhi. E il re non riusciva a staccare lo sguardo dal suo. 

'Ci risiamo!'
rifletteva il sovrano. Era sempre stato così tra loro, questo continuo guardarsi, ma la cosa era andata via via degenerando. Secondo lui ne avevano preso coscienza anche i cavalieri, Morgana, Ginevra, Gaius, suo padre (quando ancora c'era), suo zio, i servi, Hunith... gli sembrava quasi di essere sotto incantesimo, come se il suo servo lo avesse stregato. Che scemenza!
'Merlino mi guarda per dovere. Mi guarda per poter capire o addirittura prevenire un mio ordine, per poterlo eseguire al meglio e celermente. Mi guarda per farmi capire che sto esagerando e mi guarda per accertarsi che io sia al sicuro in ogni momento.'
E fin qui non c'era niente di così strano. Perché anche se imbranato, Merlino era diventato la persona piú leale, fedele e devota che avesse al suo fianco, al pari, anzi ancora di più, dei suoi fidati cavalieri. Chiunque poteva percepire osservandolo, che il servitore aveva fatto del suo lavoro, una missione, anzi la missione della sua vita.
'E io perché lo guardo? Lo guardo per vedere che sia al suo posto pronto per un eventuale comando. Lo guardo per capire se sto esagerando. Lo guardo per vedere se mi guarda, perché se lui mi guarda riesco a fare meglio ciò che devo, mi impegno di più, trovo più gusto e più senso in quello che faccio. Lo guardo perché il suo sguardo su di me mi fa sentire ... al sicuro!'

Aveva spesso pensato che questi fossero i motivi: fiducia, complicità, senso del dovere ma anche vanità e orgoglio. Quella serata però stava ribaltando tutte le convinzioni maturate in quegli anni e Artù si sentiva piuttosto confuso. Eppure non avrebbe cambiato quella sera per niente al mondo.


"Quanti anni avevi quando successe?" domandò il re, poco dopo.

"Io sedici. Lui aveva un anno meno di me."

"Quindi era di Eldor anche lui?"

"Sì, é sempre stato il mio migliore amico, fin da bambino. Mia madre diceva che eravamo 'sempre con la testa insieme'. Lui era molto più vivace di me. E spericolato, anche! Ma é grazie a lui se sono diventato meno timido e più aperto. E anche più allegro."

"Ti va di dirmi come andò questo famoso bacio?"

"Io gli volevo molto bene e mi piaceva come persona, ma non mi era mai capitato di pensare a lui in quel modo ... Quell'estate fu una delle più ... strane della mia vita ... Sto per dirvi cose, Artù, che mai ho detto ad anima viva ... Non vorrei rischiare di perdere il vostro rispetto. Tenete a mente che ero un ragazzino, il ragazzino più ingenuo del mondo. E se ciò che dirò dovesse darvi fastidio in qualche modo, vi prego di fermarmi."

Il sovrano scherzò per cercare di alleggerire l'atmosfera che avvertiva farsi più pesante, man mano che Merlino proseguiva nel racconto.

"Così gravi, Merlino? Più di quelle che mi hai già detto? Stasera mi sembra quasi di essere uno di quei druidi che confessano i malfattori pentiti."

"Malfattori? Mai!" e tirò un cuscino al re per gioco. Poi si accucciò sul morbido tappeto, per sfuggire alla vendetta di Artù che sarebbe arrivata quanto prima. Infatti Artù gli circondò il collo con un braccio mentre con le nocche dell'altra mano chiusa strisciava velocemente sulla sua testa.
Ogni tanto il re glielo faceva, quando lo vedeva giù di morale. Merlino lo adorava, ma ovviamente fingeva ogni volta di aversene un po' a male, anche se poi non riusciva mai a trattenersi dal ridere.

"Svelami tutti i tuoi peccati, ragazzo!" 

"Come volete, maestà! Uomo avvisato..."

"...mezzo fregato! Ho capito Merlino" disse il re sorridendo.

"Lui era un ragazzo estremamente smaliziato e riusciva a farmi fare cose che da solo non mi sarei mai sognato di poter fare. Comunque era anche colpa mia, perché con lui ero debole e non riuscivo mai a dirgli di no."

"Esattamente come con me!" lo interruppe Artù tra il divertito e l'amareggiato. Merlino fece finta di non aver sentito. Gli conveniva.

"Lui ... conosceva dei luoghi ... quelli dove andavano le coppie ad amoreggiare. In genere  si trovavano nei campi, in piccole radure riparate da cespugli oppure nei punti più fitti dei boschi attorno a Eldor. Una sera volle a tutti i costi portarmi con sé. Ero spaventato e così mi ritrovai in quella situazione un po' squallida ma anche ... stimolante. In pratica da quella volta tutte le sere andammo a caccia di coppie di amanti."

"Hai capito, Merlino!? E io che ti ho sempre visto come un angioletto, come uno di quei putti alati ignudi dei dipinti cristiani."

"Forse sarebbe meglio che mi fermassi qui ..." disse il servo alzandosi in piedi.

"Ho capito! Non ti interrompo più! Siediti, dai, per favore."

"Voglio sgranchirmi un po' le gambe. Non sono abituato a 'oziare' così tanto, come voi."

Artù incassò il colpo e non disse nulla.

"Alcune coppie si baciavano e basta; altre facevano sicuramente di più! O almeno sembrava. Quasi sempre era buio pesto e per lo più sentivamo solo gemiti, respiri e qualche parola. Quando però c'era la luna d'agosto, si riusciva a intravedere qualcosa. Una sera di queste, quando la visibilità era migliore del solito, grazie anche al plenilunio, ci appostammo vicino ad una coppia particolarmente appassionata. Si sentiva chiaramente la voce dell'uomo che ansimava rocamente e diceva parole sconnesse. Ci avvicinammo ulteriormente. L'uomo stava sdraiato per terra, la donna era seduta a cavalcioni su di lui. La voce della donna però non si sentiva ed era strano, perché in questi frangenti, le donne sono in genere più loquaci degli uomini. Sussurrano frasi d'amore, dolci richieste, cose romantiche ..."

"Ad esempio?"

"Artù, state diventando morboso!"

"Non sono morboso. É solo che sto morendo dalla curiosità."

"Le solite cose, insomma!" minimizzò Merlino.

"Le solite cose per te, che spiavi le coppiette."

"Volete farmi intendere che voi non l'avete mai fatto? Oh, Artù, se le ho spiate io, chissà cosa dovete aver combinato voi, da ragazzino."

"Questa poi! Non ho capito perché se tu sbagliavi, io avrei dovuto fare peggio di te, a prescindere."

"Perché sì, Artù!"

"E va bene! È capitato qualche volta, ma solo perché Morgana era una vera despota!" urlò il re contrariato.

"Cosa centra Morgana adesso? ... No, non potete incolpare lei per le vostre nefandezze."

"A parte che queste nefandezze le facevi pure tu, non puoi saperlo. Neanche c'eri. Da fuori lei sembrava tutta occhi lucenti e languidi sorrisi, ma mi ricattava, mi minacciava e se mi rifiutavo di fare ciò che lei mi ordinava, era capace di ... rovinarmi!"

"Povero cucciolo!"

"Non mi credi? Non importa! Comunque, mi faceva andare in avanscoperta e dovevo salire su questi tavolini traballanti posti nei corridoi davanti alle stanze, spiando all'interno di esse attraverso le grate. Le spiegavo la situazione e se la riteneva di suo gradimento, mi raggiungeva. Sempre di giorno, perché di notte con le candele spente non si riusciva a vedere niente. Morgana invece voleva osservare tutto e bene! Ci mancava solo che si mettesse a prendere appunti: rimaneva immobile e concentrata per tutto il tempo. Io non so come facesse. A me venivano dei caldi!"

Merlino si mise a ridere: "Immagino."

"Sinceramente non ricordo di aver mai sentito pronunciare grandi parole da queste coppie; qualche sospiro, qualche mugugno o poco più. Forse perché eravamo più concentrati sulla vista che sull'udito, al contrario di voi. Per questo volevo sapere queste famose frasi dette dalle donne nell'atto supremo dell'amore. Illuminami, Merlino, vuoi?"

Il servo, a causa del disagio provato, cominciò a proferire le frasi con una certa freddezza.

"Erano piuttosto banali, come: - Non lasciarmi mai - sei mio - ti amo -  baciami."

"Che romantico che sei, Merlino. Sembra che tu stia leggendo la lista delle verdure da comprare al mercato!"

"Quindi voi sareste in grado di fare meglio di me?" lo sfidò il servo.

"Decisamente, caro!"

Artù si mosse, alzandosi dal tappeto e avvicinandosi al servo che era rimasto in piedi da prima. Cinse la vita del suo valletto con un braccio e con l'altro circondò le sue spalle, subito sotto la nuca di Merlino. Poi lentamente piegò il busto in avanti verso quello dell'altro che fu costretto a piegare la schiena all'indietro, trovandosi sorretto solo dalle braccia del re. Il timore del servo era quello di cadere e si aggrappò con le mani alle spalle di Artù.

Ma questa volta Merlino non sarebbe andato in panico. Se fosse successo solo un'ora prima, avrebbe sicuramente dato di matto, ma quello che aveva confessato al sovrano, gli aveva stranamente dato una maggior sicurezza. Sapeva di essere stato coraggioso e di certo l'aveva percepito anche il re. Forse per la prima volta si era sentito in vantaggio rispetto ad Artù e probabilmente a quel babbeo la cosa non andava affatto bene, anche se sembrava aver accettato la sua inclinazione per gli uomini.

"Artù?" fece Merlino con un piccolo sorriso. 

"Sssh..." rispose suadente il re, serrando poi le labbra per non sorridere e aggrottando le sopracciglia con l'intenzione di apparire il più romantico e realistico possibile.

"Non lasciarmi mai!" - "Mai, Artù!"

"Sei mio!" -  "Sono vostro!" Il sorriso di Merlino si allargò.

"Ti amo!" Il valletto scoppiò in una risata sonora, tuttavia riuscì a rispondere: "Anch'io vi amo!"

"...Baciami!" e Artù avvicinò il suo viso a quello di Merlino che smise di ridere. Prima che il servo potesse dire o fare qualcosa, il re aprì le braccia con cui cingeva il servo che cadde a terra. 

Fortunatamente quel sadico di Artù aveva fatto in modo di farlo cadere sui cuscini e il suo atterraggio fu morbido. Però Merlino si era preso un accidente di spavento. E non era per niente contento. 

Innanzitutto perché Artù gli aveva dimostrato ancora una volta di poterlo sopraffare come e quando voleva. Quanto si era divertito a illuderlo e poi a umiliarlo, ora che sapeva quello che sapeva di lui? Merlino era arrabbiato anche con se stesso. Si era piaciuto fino a un certo punto dello spettacolino, ma poi, per un breve attimo aveva sperato. Purtroppo nell'abbraccio di Artù si era sentito bene e al sicuro, anche se era ben conscio della farsa messa in atto dal re. Da quanto tempo non era stato così vicino ad un uomo? Otto anni? Nove?

'Maledetto Artù: se ne approfitta perché sa di essere così... E ci manca solo che per superbia o presunzione cominci a stuzzicarmi anche in questo senso!'

Merlino si sedette cercando di riprendersi e volle bere un bel calice pieno, per rendere sordo il dolore dello smacco subito e dimenticare il calore di Artù che ancora si portava addosso. Vederlo così da vicino: come poteva non essere turbato? Dèi, era bello anche spettinato e con le gote leggermente cadenti a causa della gravità.* 'Non é possibile! Nessuno é bello in quelle condizioni!' Quando non era riuscito più a reggere lo sguardo del re, aveva abbassato gli occhi ed era stato anche peggio. La visuale del vertiginoso scollo della camicia del re che si era aperto ad hoc, mostrava le delizie del busto di Artù, che unito al caldo odore proveniente da quella zona del giovane uomo che lo abbrancava, gli aveva provocato piacevoli brividi e giramenti di testa. Merlino, in quel momento si era morso le labbra, per evitare di gemere ad alta voce, e si era sfogato con una delle sue risate. Perché a peggiorare il tutto c'erano state quelle frasi d'amore che il sovrano gli aveva rivolto, per giunta in maniera così naturale e convincente. Il valletto aveva pensato che non gli sarebbe dispiaciuto morire in quel momento, dopo aver infilato ovviamente la testa dentro quell' involucro di carne e stoffa rappresentato dal generoso scollo di quella camicia.

Dov'era finita la sua stupida vocina interiore? Quella che in un momento come questo avrebbe dovuto sguazzare? Forse anche lei era ubriaca come una ciozza** o magari nella caduta, era perita sul colpo.
 
Artù si sedette sul cuscino vicino a quello di Merlino. Sapeva di aver esagerato ma alla fine era soddisfatto. Non era un caso se l'aveva abbracciato a quel modo: voleva stupire Merlino, voleva che capisse quanto sapesse essere romantico, se voleva, visto che il servo sembrava dare alla cosa molta importanza. Senza contare che per Artù era molto difficile esporsi in quel modo. Il re preferiva agire poiché le parole complottavano sempre un po' contro di lui, in particolare per quello che concerneva i sentimenti e l'amore. Ci aveva provato, si era davvero impegnato e quel rammollito aveva cominciato a ridere e a fare lo scemo. Si era sentito offeso e da lì a decidere di mollarlo a terra era stato un attimo.  E pensare che c'era stato un momento in cui si era sentito così vivo, all'inizio, quando Merlino gli aveva risposto di sua volontà, guardandolo con occhi luminosi e il viso arrossato, con il collo in evidenza e le invitanti labbra rosa molto vicine.


"Eravamo nella posizione del cavaliere a cavallo" esordì Artù qualche istante dopo. 

"Noi non eravamo in nessuna posizione" ribatté Merlino imbronciato. Poi si ricordò del discorso precedente al "ballo" di Artù.

"Con la donna muta e l'uomo che rumoreggiava per due" spiegò il sovrano.

"La donna non era muta e l'uomo faceva il rumore di una persona sola..." disse Merlino aspettando che il sovrano ci arrivasse.

"Oh, ... non c'era nessuna donna, bensì..."

"...due uomini, sire. Le spalle e la schiena della 'donna' erano decisamente virili e i movimenti del cavaliere erano molto diversi da quelli delle altre donne spiate. Quando intesi ciò che stavamo guardando, mi premetti una mano sulla bocca per non farmi scappare nulla e guardai il mio compagno d'avventura che mi fissava con un enorme sorriso impudico. Io avrei voluto andare via ma lui mi trattenne per un braccio, stringendosi nelle spalle come per dire 'Ormai ci siamo, tanto vale rimanere.' Cosa che facemmo. La vicenda mi turbò così tanto che per diversi giorni mi senti infelice, arrabbiato e un po' sporco."

"Perché sporco? Forse la cosa ti aveva disgustato?"

"Perché percepivo la miseria di quello che avevo fatto, ma soprattutto perché fu da quel momento che iniziai a pensare che potevo essere diverso dagli altri ragazzi. Quella sera io avevo provato delle emozioni,... Artù, è difficile parlarne..."

"Ho capito Merlino, vedere quei due uomini insieme era stato eccitante."

Merlino, non lo guardò e non riuscì a dire altro.

"Più eccitante delle volte in cui avevi spiato le coppie uomo-donna" concluse Artù.

"Dopo ... dopo quella sera, noi ... non ne parlammo più, anche se ogni tanto tornavamo là, sperando e temendo, almeno io, che i due amanti ci fossero ancora. Ma non li vedemmo più. Forse erano due viandanti. Non erano di Eldor."

Pochi giorni dopo eravamo al fiume, come ogni giorno d'estate, e facevamo il bagno senza vestiti. Era normale: tutti i ragazzi facevano così a Eldor."

Era, insomma, un giorno come ogni altro, con l'unica eccezione che non c'erano altri ragazzi in giro. Io stavo parlando e lui, dal nulla, mi baciò. All'inizio ero rigido come l'inverno. Poi mi resi conto di quello che significava e provai tante emozioni, tutte insieme. Poi tutto divenne chiaro: sembrava così giusto e così bello che mi lasciai andare e ricambiai il bacio."

"Caro il mio Merlino, che 'parto', arrivare fino a qui!"

"Che parto, per me, vorrete dire! Voi avete solo assistito."

"Ma ti ho soccorso e ti ho aiutato! E sono rimasto con te per tutto il tempo!"

"Per rendere tutto più faticoso, semmai!" sorrise Merlino.

"Così impari a farti ingravidare!" rise Artù maligno.

Merlino ridacchiò anche lui. Ora si sentiva più tranquillo, anche se parlare di questo con Artù aveva tuttora dell'assurdo.

Il valletto aveva pensato che sarebbe morto con questo suo segreto, ma non aveva tenuto conto di Artù e, accidenti, era così liberatorio poterne finalmente parlare con qualcuno!

"Merlino, hai ricevuto il tuo primo bacio in assoluto, da un ragazzo. Un bacio con la lingua, mentre eravate entrambi nudi e bagnati. Per essere il ragazzo più ingenuo del mondo, ti sei sviluppato in fretta!"

"Chi ha mai parlato di lingua?"

"Vuoi forse farmi credere che dopo mezzo minuto che stai con la bocca di un altro premuta sulla tua e decidi di ricambiarlo, lo fai con un bacetto a schiocco? E non dimenticare che ho un debole per i baci passionali"

"E perché non dite semplicemente 'baci passionali'? Lo preferirei grandemente."

"Uh, Merlino, lo farò. Non credevo di avere detto una cosa così esagerata."
"Quello che vi ho detto stasera, non me lo farete mai dimenticare, eh?"***

"Mai! Ma solo quando saremo soli, non devi preoccuparti."

"Voi non lo sareste al posto mio, intendo, preoccupato?"
ma Artù era già ripartito:
"Posso chiederti fin dove vi siete spinti? Voglio dire, non vi sarete solo baciati, no? Non che poi abbia tutta questa importanza."

"Disse il re curioso-non-morboso." scherzò Merlino.

"Lo sai che ti ho sempre considerato un enigma e adesso che ho l'occasione di sapere di più su di te, pensi che possa lasciarmela sfuggire? E in fondo lo sai che con te, tendo ad essere un po' possessivo."

"Chissà mai perché!? Forse un giorno me lo spiegherete, Artù? Probabilmente perché sono l'unico che vi sopporta! E comunque non mi sembrate così possessivo, come dite, nei miei confronti. Mi avete sostituito almeno due volte con altri servi più capaci e accondiscendenti di me, a quanto pare. Devo ricordarvi Cedric? O George?"

"Sei geloso Merlino?"

"Se anche fosse? Voi potete essere possessivo nei miei confronti, e io non posso essere geloso nei vostri?"

Artù non se l'aspettava e si sentì un po' sciogliere all'interno. Guardò Merlino: in quel momento sembrava così coraggioso e battagliero che lo trovò letteralmente 'da mangiare'.

"Era giusto per stuzzicarti un po' Merlino! Ti giuro che non ho mai pensato di scambiarti con loro veramente!" 

"Anche perché il primo voleva farvi fuori e impossessarsi del vostro regno e il secondo era l'uomo più noioso del mondo, capace di parlare del bronzo per ore, parole vostre."

"Dell'ottone Merlino! Ecco perché tu sei il mio preferito! Ma... tornando alla mia domanda su voi due?"

"Bene allora...ci baciavamo ogni volta che potevamo. Spesso, dopo, mi dolevano i muscoli della mandibola, avete presente, Artù?"

"Perfettamente, Merlino!" rispose annuendo anche se a lui non era mai capitato ed era la prima volta che ne sentiva parlare.

"Però non abbiamo mai fatto...non abbiamo mai avuto rapporti compiuti, comprendete, sire?"

"Certamente" rispose Artù indulgente. Merlino era una continua sorpresa. Questa notizia buttata lì a caso dal suo servo era un piccolo vulcano che esplose nel cuore del re. Una novità assoluta, senza che lui chiedesse niente e questa notizia egoisticamente non gli dispiacque affatto.

Il servitore proseguì: "Eravamo così giovani ed entrambi non eravamo pronti. Dopo qualche tempo, come spesso accade, i baci non ci bastarono più e così abbiamo provato a... sperimentare qualcosa.

"Va bene, va bene, Merlino" disse il re sorridendo in modo un po' seccato, versandosi un'altra coppa di vino e bevendo con avidità. Che diamine gli era venuto in mente di fargli certe domande se poi non era in grado di sopportare quasi nessuna risposta. Le nuove visioni dei due amanti anche se poco chiare, a causa della reticenza del servo lo avevano innervosito. Almeno con se stesso non volle girarci intorno: si trattava di gelosia bella e buona e ogni nuova fitta era un po' più forte di quella precedente.

"Mi dispiace Artù, ho parlato troppo e vi ho turbato. Capisco che un uomo mascolino come voi, possa trovare sgradevoli questi particolari da ... invertiti."

Il sovrano colse l'equivoco e scoppiò in una risata sincera.

"E prima vi ho chiesto di non immaginare nulla!"

"Non lo faccio mica apposta, cosa credi?" Il servitore rimase di sasso più per il tono acido del re che non per la risposta.

Artù cominciava a vedere Merlino, in modo diverso, però non in modo negativo, come temeva il servo. Aveva dimostrato un coraggio che forse lui non sarebbe riuscito ad avere. E gli piacevano gli uomini. Questo avrebbe potuto cambiare in qualche modo il loro rapporto? In quale direzione? Gli faceva piacere o sperava che tutto rimanesse come prima? Il sovrano non lo sapeva, ma ciò che gli aveva confessato, l'aveva letteralmente ribaltato all'interno, nonostante si fosse trattenuto dal mostrarlo per il bene di Merlino.

Artù si sdraiò a pancia sotto sostenendosi sui gomiti:

"Come mai é finita?"

"Diciamo che, a un certo punto, lui era pronto e io no!" rispose il servo, fermandosi a guardare il sovrano: in quella posizione, era così a suo agio e con la magnifica stanza di Artù sullo sfondo, sembrava una visione, un dipinto, un sogno! Merlino era stato così concentrato sul ricordo di Will, che si era per un po' dimenticato di dove si trovasse e della bellezza dell'uomo di fronte a lui. Per qualche istante rimase con il fiato sospeso.

"L'ho mai conosciuto?" Artù era molto bravo a fare domande scomode, ma stavolta Merlino aveva già pensato di dirglielo. Sapeva purtroppo che il re non l'avrebbe presa bene.


"Sì, maestà, l'avete conosciuto!" e fece una pausa lunghissima, sperando scioccamente che Artù ci arrivasse da solo, così da non doverlo dire, ma senza esito.

"Si trattava di Will."

Il re sgranò gli occhi e rimase immobile come un blocco di ghiaccio, poi si mise una mano su fronte e occhi quasi per nascondersi.

"Will! Certo...avrei dovuto immaginarlo. Sembravate molto legati, molto...complici. Non so perché non l'abbia capito da solo" farfugliò confuso.

Artù ricordava quel ragazzo che lo aveva pubblicamente sfidato, così scontroso con lui e così affabile con Merlino. 

Rabbrividì al doloroso ricordo di Will, che a sorpresa li avevi raggiunti in battaglia per dare loro manforte. 

Will, che si era letteralmente parato davanti ad Artù quando quel criminale di Kanen aveva cercato di infilzarlo con la sua spada. 

Will, che era morto per salvargli la vita, lasciando solo il suo amico che era stato anche il suo ragazzo.

Intanto il servo ripensava all'ultima volta che aveva rivisto Will. Questi lo aveva giocosamente infamato, come era solito fare, poi lo aveva abbracciato con il suo sorriso più grande. Rivedersi aveva portato gioia a entrambi. Erano rimasti amici, per anni, anche dopo la rottura. Ma tra loro non sarebbe più potuto essere come prima della loro storia. Avevano sofferto molto, ognuno a modo suo e fu uno dei motivi che spinse Merlino a partire per Camelot, non solo per il pericolo che la sua magia venisse allo scoperto. Will aveva cercato di trattenerlo allora, inutilmente.

'Will, che era geloso di Artù perché aveva capito quanto fosse diventato importante per me. Per questo lo contraddiceva ogni volta.'

'Will, che conosceva il mio segreto e che poco prima di morire, si era spacciato per uno stregone per potermi salvare!'

'Will, che mi aveva amato e mi aveva odiato così tanto. E che mi aveva regalato la cosa più preziosa. La vita di Artù!"


Merlino si sentiva a pezzi a pensare questo. Era forse grato a Will di essersi fatto uccidere per potere avere Artù vivo? E la sua vita? La sua breve e non troppo felice vita?


Artù si riscosse dai suoi pensieri e guardò il servo, che era seduto sul tappeto, abbracciato a un cuscino. Teneva la testa china e aveva uno sguardo così affranto che il cuore del re si strinse dolorosamente.

"Ehi, Merlino, posso solo dirti quanto sono addolorato per te! Vorrei che tu sapessi quanto mi dispiace!" Non sapeva che fare. Avrebbe voluto consolarlo, ma era proprio lui la causa di uno dei suoi maggiori dolori. Artù si sentiva colpevole. 

'Le persone che hai amato se ne sono andate quasi tutte.'

'E' per questo che non ti ho mai visto accanto a qualcuno.'

'Se sei solo é anche e soprattutto colpa mia!'



Il servo lo guardò.

"Non stavamo più insieme da molto tempo ormai, quando morì."

"Questo non cambia poi molto."

"È vero. Ho sofferto moltissimo quando é morto." 

Artù allungò il braccio per prendere un calice di vino. Sentiva di averne bisogno.
 
Anche Merlino sentiva di averne bisogno. 














*La gravità, qui, è un anacronismo colossale, lo so. Ho provato a renderlo in altri modi, ma non c'è pezza. Passatemelo, per favore! Ce ne saranno altri, ma non così scandalosi.

** Ubriaco come una gallina, una chioccia. Dall'antico dialetto emiliano-romagnolo.

*** Citazione di Harry Potter, quando parla ai gemelli Weasley di Ron costretto a ballare con la prof.a McGranitt (McGonagall).



Ciao ragazze, vi ringrazio ancora per le belle recensioni, a cui si è aggiunta con mio grande piacere quella di LadyKant, grande veterana del fandom.

La luna d'agosto è una luna più grande e quindi più luminosa. Anche se ci sono vari significati per questo termine.

Capitolo meno leggero degli altri due. E molto più difficile da scrivere. Nella serie Will non mi faceva particolarmente impazzire, ma c'é solo lui, per questo é così gettonato come primo ragazzo di Merlino, nelle fanfiction. Stavo per far mettere Merlino con il servo della prima puntata che corre con il bersaglio in mano. E non vi dico con chi ho messo Artù! Forse ho esagerato. E comunque Artù sarà tutta un'altra storia rispetto a Merlino e in quanto a segreti neppure lui scherza: ho voluto correggere il tiro, per non farlo così tanto stronzo! Ma questo si vedrà il prossimo capitolo. Ai loro tempi non servivano i siti porno di oggi o i giornaletti di decenni fa. Qui si riusciva a imparare qualcosa lo stesso e gli attori non fingevano😆😄

Un abbraccio forte!
Lulette

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Prima di te ***




4319 parole


CAPITOLO IV




- Prima di te -





Dopo la rivelazione dell'identità del primo amore di Merlino, dopo la tristezza per la sorte di Will, ma anche per quella del suo servo, dopo il senso di colpa dovuto al sacrificio di Will nei suoi confronti, Artù per la prima volta quella sera si sentì giù di morale.

Quella sera, così particolare, di cui non avrebbe cambiato una virgola e che fino a poco tempo prima gli aveva donato conforto, lo aveva riempito di speranza, lo aveva intrigato e divertito con nuove rivelazioni e un nuovo modo di stare vicino al proprio servo, gli presentava adesso un conto un po' salato da pagare.

Aveva esagerato?

Sì e Merlino?

Anche lui, ma di meno, perché il suo ruolo di re prevedeva in ogni caso, responsabilità maggiori rispetto a quelle del valletto. E ora, se anche avesse voluto scherzare di nuovo con Merlino, si sarebbe sentito sciocco e inopportuno.

Inoltre, Merlino non se n'era neanche accorto, la gelosia che aveva provato per lui, prima che scoprisse l'identità di Will era stata a momenti così forte che avrebbe urlato e sarebbe andato dal vecchio amante del servitore per spaccargli la faccia a suon di pugni, ovunque fosse. Ma la cosa più grave era che, anche dopo aver saputo che si trattava di Will, Artù era stato geloso. Di quell'abbraccio che aveva visto coi suoi occhi, dei sorrisi che si erano scambiati, della loro vicinanza fisica, dell'intimità evidente tra loro e delle loro non meglio specificate 'sperimentazioni'. 

E infine Merlino, quel traditore: perché aveva scelto qualcun altro che non fosse lui?

Ma il re non era uno stolto, capiva che erano pretese assurde eppure ne soffriva: 'Che assurdità senza fondamento! Come avrebbe potuto Merlino aspettarmi se nemmeno sapeva della mia esistenza, né io della sua. E Merlino sa che mi piacciono le donne, gliel'ho sempre ribadito. Anche se... Io e Merlino? Amici? Sì, siamo questo. Migliori amici persino ma noi non saremo mai altro. Stasera é sembrato diverso, ma domani tornerà tutto come prima' pensò quasi con un senso di perdita.


Artù ritenne che parlare con Merlino quella sera fosse stata un'esperienza unica, anche se poteva ferire. Non gli era mai capitato di sentirsi così legato mentalmente a qualcuno, nemmeno con Gwen nei tempi migliori ed era abbastanza convinto che anche per l'altro fosse così.


Il re riempì due coppe e ne diede una a Merlino.

"Merlino ci vuole un altro brindisi, se sei d'accordo."

"Sì Artù, lo sono" disse afferrando il calice.

"Alla tua vita futura e a un nuovo amore felice per te!"

A Merlino brillarono gli occhi per un istante.

"A voi, maestà, e alla futura regina!"

Il re non apprezzò più di tanto la dedica del servo. Non aveva detto ancora nulla di Gwen a Merlino, perché in quel momento non aveva nessuna voglia di pensarci.

"Allora, dimmi Merlino, se tu dovessi operare una scelta, meglio i ragazzi o le ragazze?"

"State per caso tentando di scoprire cosa penso al riguardo, in quanto più esperto di voi in un certo ambito, per poter ampliare la rosa delle possibilità, oltre che a future regine anche ad eventuali futuri regini? Non so come chiamarli."

"Eh?"

Merlino si stava divertendo un mondo: Artù era proprio un babbeo! 

"Volete un consiglio da me per capire se vi potrebbero interessare anche gli uomini oltre alle donne?"

"E io che ti do pure retta!" mormorò Artù fingendosi offeso.

Merlino si alzò in piedi e cominciò a camminare su e giù; era stufo di stare sui cuscini o sul tappeto, ormai da qualche ora. Artù cambiava posizione in continuazione; alcune erano anche un po' sconce e poco adatte a un re, come adesso, per esempio, che stava lì semisdraiato con le gambe spalancate. Ma lui in qualità di ospite o di servo era obbligato a darsi un contegno. 

"Comunque non so bene chi preferisco tra i due, maestà. Più che le differenze per me conta la persona che hai davanti. E poi, non mi sono mai spinto oltre i baci con le ragazze."

"Ho capito, ma ti dovrai pure essere fatto un'idea su ciò che ti piace di più, in amore."

"Dunque ... io considero le ragazze più dolci, più gentili, a volte più fragili e in generale più fedeli, credo. I ragazzi sono più rudi, forse anche un po' più brutti...no...quello dipende...alcuni sono belli in effetti, hanno dei muscoli: avete presente quelle statue di Ercole? Ecco, così!"

"Non c'é bisogno di scomodare gli antichi eroi, Merlino. Tu quante volte mi avrai visto nudo, da quando lavori per me?"

"Eh? Ah, mediamente...un giorno sì e l'altro pure" rispose il servo disorientato.

"E?" chiese Artù allargando le braccia.

"E?" domandò a sua volta Merlino imitando il gesto del re, senza capire.


Artù alzò gli occhi al soffitto, spiegando: "Cosa ne pensi, visto che apprezzi le peculiarità di un corpo maschile?"

Le guance del servitore era diventate di un bel fucsia acceso quando rispose in modo goffo e impacciato: "Se ho capito quello che volete intendere ... in effetti ... si può dire che siete ... ben messo ... cioè ... ben dotato!"

"Sei uscito dal seminato, Merlino!" ad Artù veniva da ridere.

"Perché?" a Merlino veniva da piangere.

"Non era certo questo che volevo sapere da te, ma solamente come ti sembravo fisicamente!"

Il servo distolse lo sguardo, maledicendosi! Avrebbe tanto voluto nascondersi sotto il letto per non uscirne mai più.

"Siete in forma, Artù, per la vostra età!"

"Merlino, ... ma quale età? Ho ventotto anni" soffiò avvilito Artù.
 
"Dove eravamo?" chiese Merlino al limite della sopportazione. 

"I ragazzi sono brutti, ah, no, sono belli!" rispose il sovrano asciutto.

"Ah, sì ... i ragazzi sono meno romantici, purtroppo, però sono più ..." il valletto si concentrò gesticolando ampiamente; non gli veniva il termine giusto "energici, ma non é una cosa solo fisica ... impetuosi, sì! Credo sia questo che me li faccia ... prediligere." 

Il servo si girò e si ritrovò Artù a mezzo metro da lui. 'Ma quando si é alzato l'asino?'

Artù gli prese le braccia con forza, poco sopra i gomiti: "Intendi così? Impetuosi così?"

'Almeno una cosa l'ho capita: mai alzarsi in piedi con Artù nei paraggi!'


"Sì, una cosa del genere!" disse Merlino completamente a caso.

Il servitore sentì che il sovrano, invece di lasciarlo andare, strinse di più le mani sulle sue braccia. 

"Ho detto energici, non aggressivi, sire!" e per allontanarlo spinse leggermente le mani sui bicipiti del re, che si contrassero all'interno dei suoi palmi. E rimase incredulo e sconcertato dalla reazione inattesa del suo corpo. Un forte brivido di eccitazione lo attraversò da capo a piedi, fermandosi dove non avrebbe dovuto.

Artù vide Merlino a capo chino e lo lasciò andare. 

"Ti ho fatto male? Non credevo fossi così delicato! Mi dispiace."

"No, Artù,... credo sia il vino!" mentì.

Il re fece il gesto di volerlo accompagnare a sedere sorreggendolo.

"Grazie, sire, ma credo sia meglio che faccia da solo, perché il capogiro va e viene e so io quando é il momento giusto per muovermi. Non vorrei cadere."

Merlino pensava fosse buffo il fatto che la serata della sua grande confessione, fosse anche quella delle mille piccole bugie.
 
Si sedette e si coprì l'inguine con un cuscino, cercando di muoversi con naturalezza per non destare sospetti. Come mai era successo? Non voleva perdere il controllo del suo corpo in questo modo. Lo faceva sentire vulnerabile. Non capiva perché non fosse successo ad esempio quando il re lo aveva tenuto tra le braccia e invece ora sì.


"C'è una cosa che non mi torna, Merlino. Questo grande impeto che ti piace così tanto dei ragazzi é comunque il motivo per cui hai lasciato Will" fece Artù, sorridendo amaro.

"Io non lo lasciai. Litigammo malamente ma continuammo a frequentarci. Forse ci vedevamo un po' meno, e tra noi non era più lo stesso di prima. Finché non mi toccò né mi baciò più. Io però gli volevo ancora bene e anche lui credo, anche se temo che per parecchio tempo mi abbia odiato."

"E tu hai lasciato che si allontanasse senza fare niente?"

"Sì, non avevo cambiato idea. Non mi sentivo ancora pronto e il fatto che lui si fosse intestardito in quel modo, non mi aiutò certo ad andargli incontro e a fare quello che lui voleva da me."

"Lo ammetto Merlino, faccio un po' fatica a capire le tue motivazioni, ma rispetto le tue idee."

Il servo pensò che non c'era un vero motivo per non essersi concesso completamente a Will. E non sapeva neppure spiegare perché Will si fosse arrabbiato così tanto. In fondo come coppia avevano sperimentato un'ampia gamma di pratiche sessuali più che soddisfacenti per entrambi.

Artù si fece scappare uno sbuffo divertito:

"Sei vergine, quindi?"

Merlino aveva ancora il calice in mano e lo scolò fino all'ultima goccia. Poi con sarcasmo rispose:

"Perdiana, Artù, siete acuto come una faina" e aggrottò le sopracciglia sulla difensiva ma il sovrano ancora una volta lo stupì: 

"Non credo sia un male, sai? Sarà un bel dono in più per colei o colui al quale deciderai di donare il tuo cuore e tutto te stesso. Personalmente non mi darebbe fastidio, anzi lo apprezzerei."

Il servitore si sentì attraversare da una miriade di piccoli brividi e i suoi avambracci appena scoperti mostravano i pori in rilievo di cui il re si accorse senza tuttavia dire nulla.

Merlino scosse la testa e proseguì:

"Questa storia della verginità credo sia più un'invenzione per tenere sotto controllo la sessualità delle persone e in particolare delle donne. Un modo di condizionarle facendole sentire donne per bene o sgualdrine. Trovo che questo sistema sia vergognoso e personalmente lo detesto. La verginità per me é una questione mentale, privata, un'idea che ciascuno dovrebbe custodire e tenere per sé e che non dovrebbe riguardare nessun altro, nemmeno un eventuale amante."

"Una cosa così non l'ho mai sentita dire prima da nessuno. É una visione interessante, molto moderna e libera. Quindi con Will, tu davvero non desideravi farlo?"

"Dal punto di vista fisico, l'avrei desiderato, eccome!"

"Quindi perché?"

"Non lo so, Artù! Credo che un motivo ci sia, ma non l'ho ancora realizzato... ma se mi viene in mente, ve lo farò sapere" terminò Merlino, con fare leggero, perché stava diventando tutto molto serio e non voleva rischiare di inalberarsi in quei discorsi un po' populisti in cui occasionalmente si cimentava, fino a farsi ingrossare le vene del collo per la foga che ci metteva e con la gente che tendeva a spaventarsi.

"E così ti piacciono i biondi, Merlino? Hai buon gusto, non c'é che dire!" sorrise il re sornione.

"No, Artù, il colore dei capelli di una persona non ha alcuna importanza per me. E poi Will era castano."

"Guarda che era proprio biondo, forse non come me, ma c'era molto vicino!" 

"Con rispetto parlando, maestà, ma con tutto quello che ci ho fatto, volete che non sappia di che colore fossero i suoi capelli?"

"Se la metti su questo piano, allora non posso competere" rispose Artù leggermente alterato dalle parole di Merlino.

Il re stava per aggiungere qualcos'altro ma appena provò ad aprire bocca, il servo lo anticipò.

"Basta, Artù! Vi prego! Credo di avervi detto tutto quello che c'era da sapere sul mio passato amoroso."

"É di quello presente che avrei voluto mi parlassi adesso. Mi concedi almeno un'ultima domanda?"

Merlino inspirò: "E sia!"

"C'é qualcuno che ti interessa al momento?"

Il servitore sentì il cuore aumentare il numero dei battiti, ma era una sensazione ancora controllabile. Non avrebbe mentito del tutto, ma non poteva nemmeno scoprirsi più di tanto, quindi parlò velocemente per poter accantonare la questione il prima possibile.

"Sì, Artù, e non centrano le ragazze di cui ho parlato prima. E no, non vi dirò mai chi é!" 

Il sovrano la sentì chiara e forte, la nuova fitta all'addome, molto più dolorosa di quelle provate fino a poco prima. Questo era un colpo basso da parte del servo e non se l'aspettava. Aveva creduto che il suo amico gli avrebbe detto di non aver nessun interesse per chicchessia.

"Quindi sei innamorato di lui, anche adesso?" mormorò il re.

"So cosa volete farmi dire!" rispose Merlino con un po' di insofferenza nella voce.

"Certo, sono tuttora innamorato, ma non vi ho affatto detto se si tratta di una dama o di un cavaliere. E comunque non c'é mai stato nulla tra noi: é il classico amore impossibile."

Artù, ancora turbato, provò a radunare le idee a voce alta: 

"Dunque, una persona d'alto rango, probabilmente sposata o comunque legata, in qualche modo. Conoscendoti non gli avrai minimamente mostrato il tuo interesse, quindi il fatto che non sia un amore corrisposto é una tua idea. Non puoi saperlo per certo. É di sicuro un uomo. Un cavaliere, direi, che ho conosciuto o incontrato almeno qualche volta."

Merlino scoprì che a dispetto di ciò che sembrava, Artù era molto perspicace per quanto riguardava le questioni di cuore.

Fu tentato di chiedergli come facesse ad avere tutte queste informazioni su di lui, ma qualcosa gli diceva che non avrebbe dovuto scavare maggiormente a fondo. Provava un po' di rancore verso il re, ma cercò di trattenersi.

"Bene, sire, argomento chiuso! Si sta facendo tardi". E si alzò in piedi, stando attento ai movimenti di Artù, stavolta.

Merlino spiegò: "Dobbiamo riprenderci da tutto quello che é successo oggi. E poi sarà meglio che vada: quel vino mi ha sciolto la lingua anche troppo!" concluse con una leggera risata.

Artù non voleva che il suo servo se ne andasse, a nessun costo! Aveva ancora una carta da giocare, una carta che senza ombra di dubbio avrebbe tenuto incollato per ore al tappeto, il suo servitore.

Purtroppo per lui, voleva significare tirare fuori argomenti di cui non andava fiero, tematiche delicate e contenuti forti e rischiosi. Per amore anzi, come diceva Merlino, per soddisfare la lussuria, aveva superato i limiti dell'abuso, ignorato le proteste di una parte del suo popolo, calpestato i propri valori morali di cui era sempre andato orgoglioso.

Aveva sbagliato e sbagliato ancora. Tante volte. Troppe. Lo aveva capito, si era pentito, ma i rimorsi lo tormentavano ancora. Non era sicuro che Merlino l'avrebbe compreso e perdonato, non questa volta. L'avrebbe perso? Se il suo servo non si fosse aperto con lui così come era successo poco prima, era certo che nemmeno lui l'avrebbe fatto.

Merlino era già sulla soglia e si piegava per fargli un inchino e accomiatarsi. Artù non ce la fece più:

"Pensavo che anche tu volessi farmi qualche domanda sul mio passato?" 

Il servo spalancò occhi e bocca: "Scherzate?" e fece due passi in avanti.

"No, sai, tu ti sei fidato di me. E stasera avrai capito che siamo qualcosa di più del solito re col suo servitore, e qualcosa di più di due buoni amici che si consolano con il vino e delle chiacchiere sulle reciproche pene d'amore. 
Sto parlando di due confidenti, di due persone che si conoscono già bene e che forse per la prima volta non temono di aprire all'altro parti segrete del loro animo."

"Chi siete? E che ne avete fatto del mio re? Ho capito, siete stato rapito dall'aura spirituale vivente di Chrétien de Troyes!*"

"Chi?"

"Un grande poeta e scrittore moderno. Dovreste invitarlo a Camelot, potrebbe scrivere le vostre avventure, Artù!"

"Va bene, ma solo se accetterà di farti comparire come protagonista."

"Allora meglio di no" rise Merlino.

"Perché no? Tu sei molto espressivo. Sei addirittura coreografico!" disse sorridendo Artù.

"Non so se ritenermi lusingato o offeso!"



"Senti, Merlino ti dispiacerebbe preparare anche per me una coppa di quel tuo intruglio?"

"Avete cambiato idea?" disse allegramente il servo.

"Sfido io! Quando prima l'hai assaggiato sembravi preso da uno stato di estasi tale, che per un momento ho pensato che saresti venuto ... apiùmiticonsigliconglideistessi!" accelerò sul finale Artù, accorgendosi di avere oltrepassato i limiti della decenza.

"Cosa?"

"Ecco ... sembravi in paradiso!"

"Ah!" annuì leggermente Merlino, mentre cominciava a preparare due coppe della sua bevanda.

"Artù mi fa piacere che vi fidiate di me, come io mi sono fidato di voi. Sono davvero curioso; non so cosa immaginarmi!"

"Ma cercherai di essere tollerante, discreto e molto comprensivo? E non devi ridere."

"Lo prometto, sire, anche se qualche risata assieme a voi, temo dovrete concedermela." 

Merlino lo guardò con una devozione così sincera e profonda che il re si sentì un po' a disagio e quasi commosso.

"Artù, ... stasera voi siete stato ...perfetto! Mi avete ascoltato con interesse, senza mai farmi sentire giudicato: é molto importante per me sapere che per voi non sono diverso da prima, dopo quello che vi ho rivelato di me."

"No, non sei diverso per me. E comunque ... io non voglio che tu cambi. Io voglio che tu sia sempre ... te stesso!"

Ora era Merlino ad essere commosso. Senza guardare il re in volto, gli porse la sua coppa in silenzio e spiò la reazione del sovrano che stava annusando il liquido profumato dentro il suo calice.

"Mmh" gemette Artù sorpreso, dopo aver preso un sorso e masticando adagio i pezzi di frutta "É buonissimo! Ammetto che prima sono stato ingiusto!"

"Adesso siete voi che sembrate essere sul punto di venire ... a più miti consigli ... com'era?"

"Merlino!" sobbalzò Artù.

"Cos'ho detto? Non é lo stesso modo di dire che avete usato voi prima?"

Il re sospirò affranto: "Non é un modo di dire. Devo essermelo inventato lì per lì e siccome potrebbe risultare poco chiaro, forse é meglio non ripeterlo."

Merlino annuì ignaro e Artù fu grato agli dei di avere per servo il ragazzo più ingenuo del mondo, almeno in quel momento.


"Maestà, è vero quel che si dice, cioè che avete avuto moltissime donne, nella vostra vita, prima che io giungessi a Camelot?"

Artù respirò profondamente, si sentiva un po' nervoso.

"Sicuramente meno di quel che si vocifera in giro, tuttavia, sì, ne ho avute parecchie."

Il sovrano esitava, non era sicuro di voler raccontare tutto al servitore. Voleva fidarsi di lui, con tutto se stesso, ma questa volta forse sarebbe stato troppo anche per lui.

"Non so se hai mai sentito parlare, Merlino, di quel diritto chiamato 'Jus primae noctis' e cioè il diritto alla prima notte?"

"Ne ho sentito parlare, sire. Quel diritto secondo il quale la prima notte di nozze di ogni coppia, facente parte del popolo, il re aveva diritto di giacere con la sposa. Ma mi fa piacere dirvi che é un falso storico. Non é vero niente. Quale popolo avrebbe potuto sopportare una sorte del genere per le proprie donne? Era un inganno, una voce messa in giro per spaventare, insinuare il dubbio e chissà per quali altri loschi motivi."

"Beh, forse era una finzione, ma mio padre si inventò qualcosa di simile, una specie di "Jus prìncipis" e cioè diritto del principe, come regalo per festeggiare il raggiungimento da parte mia della maggiore età**"

"Vostro padre, sicuramente vi voleva bene, ma ha fatto tante cose sbagliate durante il suo mandato di re. Voi siete l'uomo più nobile che abbia conosciuto. Cosa gli avete detto per convincerlo a desistere da questo suo folle progetto?"

Il re si azzittì. Non sapeva cosa dire o cosa fare:'Dei, e se poi non mi guardasse più allo stesso modo?

Merlino non si aspettava che il re esitasse così a lungo e cominciò a sospettare che il re non avesse rifiutato.

'No, non ci voglio credere. Questo non é da Artù!'

Il suo sovrano era un uomo d'onore. Con la sua ricchezza, potenza e bellezza, avrebbe potuto avere chiunque volesse. Non si sarebbe mai abbassato ad una meschinità simile.

Il re continuò, cercando una giustificazione, un modo meno duro di presentare la faccenda al servo.

"Mio padre disse che questo 'dono' avrebbe contribuito a fare di me un uomo completo in tutti i sensi e che come futuro re avevo il diritto/dovere di fare tutto ciò che era necessario a rendermi un uomo più maturo e sicuro di me."

"E voi accettaste?" domandò Merlino, tentando di non far trapelare la sua apprensione.

"Merlino!" ribatté il re con una punta di rabbia "ero poco più che adolescente e non facevo che pensare ai rapporti amorosi tutto il giorno e tutti i giorni, da anni. Non mi era mai stato consentito di rimanere da solo con una ragazza neanche per un minuto. Non avevo mai baciato nessuno. Era stato tutto studiato a tavolino da mio padre e dal consiglio. Troppo rischioso, mi dissero! Per certi versi eri molto più libero tu, libero di amare e di fare ciò che volevi con la persona che volevi. Tu mi hai chiesto di essere comprensivo a causa della tua giovane età e inesperienza. Ora sono io a farlo, Merlino! Chiediti quanti ragazzi avrebbero rinunciato, se avessero avuto loro questa possibilità! Oh, no, non sto parlando di te. Tu non potresti mai. Tu sei troppo nobile, troppo pulito, troppo perfetto. Ma prova a chiederlo a Gwaine o a Elyan? Tu credi che avrebbero rifiutato?"

Il valletto si sentì punto sul vivo. Non meritava l'astio del re, anche se a certe cose non aveva assolutamente pensato. Non doveva essere stato facile vivere sotto l'egida del padre, soprattutto a quella età.

"Sapevo che non era una cosa così onorevole come mio padre voleva far sembrare, ma accettai e senza neanche pensarci troppo."


'Anch'io ci pensavo sempre all'amore. Tutti i ragazzi a quell'età ci pensano, ma secondo me questo estremo non é accettabile, anche se molti altri avrebbero detto di sì.'

Artù ricominciò: "Ricordi com'ero quando ci conoscemmo, ormai più di tre anni fa?"

Merlino sorrise malignamente: "Come potrei non ricordare. Eravate il più grande bifolco, testa di piolo della storia!"

"Ehi, chi é volgare ora?"

Il servo fece il finto tonto. Probabilmente stava esagerando ma aveva questo malumore sotto pelle che quasi non gli importava, anzi forse desiderava che Artù capisse quanto lui si sentisse ferito dal suo comportamento passato.

Artù spiegò: "Ti dirò che da ragazzino ero molto peggio di quando mi hai conosciuto."

"Non credo sia possibile!"

"Ero più immaturo, viziato ed ero piuttosto concentrato su me stesso. Fin da piccolo mi era stato insegnato che dovevo avere nei confronti dei sudditi un atteggiamento distaccato e sprezzante. Ma io facevo sempre quello che mi pareva. Sapessi quante volte sono stato ripreso perché dimostravo troppa simpatia e troppa gentilezza nei confronti di servi e contadini. Li adoravo, con loro potevo essere libero e sincero. A una certa età mi fu vietato di intrattenermi con loro. Soffrii parecchio e avrei dato tutto ciò che avevo per poter vivere come loro. Ti ho mai detto che se non fossi stato re, avrei fatto il contadino? Quindi dopo tutto non ero un mostro nemmeno da ragazzino."

"Questa é una cosa molto triste, Artù! Mi dispiace!"

"So di aver sbagliato Merlino ma sono passati tanti anni da allora. Quasi dieci. In certi istanti, però, sento ancora il peso della mie scelte scellerate di allora."

Il servo era combattuto tra rabbia e compassione. Nella rabbia era compresa anche una furiosa gelosia. Tutte quelle donne, quei corpi che non appartenevano ad Artú, lui se li era presi lo stesso. Cosa aveva provato? Dei, non voleva saperlo e il servo si mise le mani nei capelli. Faceva fatica addirittura a respirare. Però Artù aveva capito, aveva smesso a un certo punto. Era davvero giovane allora ed era stato manipolato da suo padre e da tutti quegli uomini che gli dicevano cosa doveva fare, compreso con chi dovesse andare a letto. Chissà forse se si fossero conosciuti prima di allora, un vero amico come lui avrebbe potuto fargli capire le cose giuste e quelle no, avrebbe potuto illuminarlo. Probabilmente anche le amicizie di Artù erano pilotate. Una vita di menzogne. Artù, burattino di Uther! Il servitore era afflitto per il suo sovrano.

Merlino disse: "Quando vi vidi la prima volta, voi foste terribile con me, ma mi accorsi quasi subito che la vostra arroganza era più che altro una facciata."

Artù sorrise con dolcezza. Era la prima cosa carina che Merlino gli avesse detto da quando Artù aveva iniziato a rivelare i suoi segreti.

"Tornando al vostro diritto 'Mi faccio chiunque, dovunque, comunque' cosa successe?" chiese.

"Sei esagerato come sempre. Prima di tutto mi vennero impartite varie lezioni teoriche sull'anatomia maschile e femminile, sull'arte amatoria, ma soprattutto sull'arte di evitare l'ingravidamento delle mie future amanti, che sarebbe stato disastroso per me, mi fu detto. Sembra che interi regni siano collassati su se stessi a causa di figli più o meno illegittimi concepiti senza discernimento."

A questo punto Artù lasciò andare uno sbuffo divertito: "Vuoi sapere chi mi impartiva queste lezioni?"

"Chi?" chiese Merlino candidamente.










*Chrétien de Troyes scrittore del XII sec. che tra i primi scrisse la storia di re Artù e degli eroi che lo accompagnarono.

**Non ho idea di quale fosse all'epoca la maggiore età, né se ci fosse. Io qui considero i diciotto anni.





Ciao ragazze, ringrazio le tre splendide donne che mi han dato molta gioia: Idalberta, Itsnotbroken e LadyKant. Le tre muse di questa mia fic!

Spero non siate deluse; in effetti del passato amoroso di Artù c'é solo l'inizio. Anche se rende l'idea. Non é poi tutto così orribile come sembra. Artù sembra questo latin lover, per non dire peggio. Voglio bene ad Artù, ma mi é uscito così! Devo dire che se una cosa così l'avessi letta nella fanfiction di un altra non so se avrei voluto leggerla, forse mi avrebbe dato fastidio. Scriverla é molto più semplice, in questo caso. Farò di tutto perchè l'errore di Artù diventi meno doloroso e più sopportabile possibile per Merlino e per le lettrici che come me sono sensibili a questi temi. In seguito però Artù si calma molto. Per pareggiare i conti, un pochino ero tentata di aggiungere storie a Merlino. Non l'ho fatto anche se ho trovato un piccolo escamotage nel prossimo capitolo per ovviare a questo inconveniente. Vi abbraccio e vi riabbraccio.

Lulette

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Artù, questo sconosciuto ***


  5080 parole

Capitolo V


- Artù, questo sconosciuto -




"Gaius!" 

Merlino cominciò a ridere sguaiatamente: 

"Non ci credo ... non é possibile!" disse il servo a fatica, continuando a ridere.


Alla sua risata si aggiunse quella di Artù; una di quelle che gli illuminavano il volto e che Merlino amava tanto.
Dopo tutto quel malumore trattenuto, per il valletto fu bellissimo lasciarsi andare così, assieme ad Artù.

"Credo ..." anche il re non riusciva a controllarsi "... sia stata la cosa ... più imbarazzante della mia vita."

Quando si furono ripresi, il sovrano ricominciò a parlare.

"Gaius visitava personalmente ogni ragazza. Le faceva molte domande e valutava il suo stato di salute. Se malata, la curava e la mandava da me solo quando era guarita.
Per lui fu una grande mole di lavoro. Almeno queste ragazze avevano qualche vantaggio rispetto alle altre. I medici di campagna erano mosche bianche e non sempre erano all'altezza del loro ruolo. In compenso proliferavano ciarlatani di tutti i tipi che spesso facevano più danni delle malattie stesse.
Gaius avrebbe avuto anche l'ingrato compito di sincerarsi sulla effettiva verginità delle ragazze, ma di nascosto mi confidò che non l'avrebbe fatto e di scegliere qualcun altro, ma lo rassicurai sul fatto che ero d'accordo con lui e che quello sarebbe rimasto un segreto unicamente tra noi due.

La prima volta mi mandarono una donna parecchio più grande di me.

Penso fosse una peripatetica*, ma non una qualsiasi, una per i re, per i nobili. Capii che mi fu mandata più per evitare disastri da parte mia, che per altro. Era una bella donna ma aveva gli occhi tristi anche quando sorrideva. Aveva anche quest'aria molto stanca, nonostante il trucco, i capelli e le vesti fossero perfetti. Sapeva esattamente cosa dire e cosa fare. Era molto naturale nel suo modo di comportarsi, anche se a me dava l'impressione di essere perennemente annoiata. 

Io, comunque, ero così nervoso e impedito che ... insomma, la mia prima volta non andò affatto bene. Se lo vuoi sapere fu anche doloroso."

"Se anche non avessi voluto saperlo, ormai ..." disse Merlino portando i palmi in fuori. Artù sorrise 'rumorosamente'.

"Lei, però, era stata bene istruita e passato un po' di tempo volle riprovare, con più calma. Prima mi fece un massaggio rilassante con oli profumati, che mi aiutò a distendere i nervi e così lei riuscì a portare a compimento il suo dovere che era quello di dimostrare a me stesso di poter essere un discreto amatore e quindi di potermi finalmente considerare un vero uomo. In effetti quella prima sera fui piuttosto soddisfatto di me."

Nell'ascoltare queste confessioni del re, Merlino sentiva risvegliarsi un misto di emozioni contraddittorie tra loro.

La gelosia, innanzitutto: Artù che giaceva con altre donne;

l'eccitazione, a pensare ad Artù in quei momenti: questa non gli faceva piacere, ma non era una cosa che poteva controllare più di tanto;

la tenerezza, verso il giovane Artù, spaventato e impacciato: poteva capirlo molto bene;

un po' di rabbia, perché al contrario del sovrano Merlino aveva avuto poche esperienze. 'Se non fosse stato per Will, alla veneranda età di quasi ventisei anni, avrei all'attivo solo due o tre baci di cui uno ricevuto per errore.'

Infine c'era l'amarezza.

Questo era il sentimento che aveva la meglio sugli altri ed era dovuta a quella situazione ingiusta, allo spiacevole senso di prevaricazione agito sulle ragazze e all'abuso di potere che il giovane principe, anche se non del tutto consapevolmente, aveva esercitato.

L'amarezza che provava era anche per il principe, vittima a sua volta di un gioco più grande di lui, imposto da coloro che più di tutti avrebbero dovuto proteggerlo e insegnargli ad essere un buon re: gli anziani e suo padre.

Era orribile, ma a Merlino venne da pensare che il giovane principe fosse stato messo nella condizione di doversi prostituire a sua volta, proprio come le sue giovani amanti.

E fu in quel momento che la benda che Merlino aveva sugli occhi cadde definitivamente e fu in grado di vedere il suo re senza più filtri. Artù era stato ingannato e usato. Aveva sofferto e tuttora si sentiva in colpa. Ora i sentimenti negativi di Merlino si riversarono su re Uther, che non c'era più e sul sistema regnante che imperava all'epoca attraverso simili modalità che impoverivano il popolo attraverso le ragazze, ma anche l'intero regno attraverso il principe stesso.

Merlino cominciava a sentirsi leggermente nauseato e avrebbe voluto che il re si fermasse un istante. E grazie al cielo, Artù non si era soffermato sui particolari. Il servo non credeva che l'avrebbe potuto sopportare.

Artù però l'aveva ascoltato. Aveva ascoltato le sue parole, che potevano risultare molto più scandalose di quelle del re, ad altre orecchie sorde, ad altre menti chiuse.

Come si permetteva lui di giudicare il re per questo motivo, per altro tollerato dai più; lui che non era altro che un servo, invertito per giunta e quindi considerabile uno scarto, un errore della società o nel peggiore dei casi un oggetto di piacere per uomini, da usare e buttare via!

Il re si rivolse al servo, togliendolo dai propri pensieri: "So che é il mio turno Merlino, ma ... ogni tanto mi vengono in mente delle curiosità sul tuo passato."

"Se volete chiedermi qualcosa, dite pure."


"Tu hai sempre avuto a che fare con molte persone, qui, a Camelot. Ti é mai capitato di venire corteggiato? Intendo sia da donne che da uomini?"

"Qualcosa sì, come a tutti credo."

"E credi male, mio caro Merlino: ci sono molte persone, vuoi perché poco attraenti, vuoi perché con personalità strane o noiose, che non hanno ricevuto alcun tipo di corteggiamento. E tu, evidentemente non appartieni né al primo né al secondo caso."

"State dicendo che mi trovate attraente e con una personalità affascinante?" sorrise Merlino, ben sapendo che Artù non gli avrebbe mai dato una soddisfazione del genere.

"Sto dicendo che non sei brutto come credi di essere e che, in linea di massima, hai una personalità accettabile."

Merlino fece una piccola smorfia e riprese:
 
"Ho avuto qualche segnale, qua e là, da ragazze più o meno sconosciute e altri segnali provenienti da ragazzi e uomini, segnali in qualche caso inequivocabili. Gli approcci cambiavano molto a seconda del genere. 

Le ragazze fingevano più che altro un malore e ti svenivano addosso. In questi casi ho sempre chiamato un altro uomo, nelle vicinanze che potesse sorreggere la dama, adducendo come scusa la mancanza di forza fisica e l'impossibilità di soccorrerla adeguatamente.
 
Gli approcci degli uomini erano un po' più vari: alcuni si avvicinavano un po' troppo, fino a respirarti sul viso oppure cercavano di sfiorarti le mani o il volto. In genere bastava fare un passo indietro e fare finta di niente perché si raffreddassero."

Merlino scoppiò a ridere vedendo Artù che lo fissava immobile con gli occhi spalancati: sembrava un gufo.
 
"Il più sconcio di tutti fu un tale, vecchio e odioso, che stava di fronte a me come fosse un dio e che dal nulla mi afferrò le natiche con le mani."

"Che scostumato! E tu?"

"Sono scappato come una lepre da un falco! Ho pensato: - Chi se ne frega se si tratta di un re! - "

"Come, un re?"

"Temo lo conosciate bene, Artù! Re Alined! Quel guerrafondaio!" e il servo bevve un po' di vino dal calice.

"Oh dei, lo conosco sì. Ogni volta che c'è il raduno della pace, che tra l'altro lui cerca sempre di rovinare, ci prova anche con me! E ho l'impressione che se la faccia con quel suo servo-stregone!" 

A Merlino dopo queste parole, andò il vino di traverso e cominciò a tossire malamente, perché l'associazione delle parole 're/farsela con/servo-stregone', gli aveva ricordato, volente o nolente, un'altra situazione, diversa, ma con troppe cose in comune. Il re si avvicinò al servo, dandogli delle piccole pacche sulla schiena, senza smettere di parlare: 

"Ma se sta con lui, stia con lui e lasci in pace i giovani aitanti come noi, giusto?" chiese Artù accigliato.

"Giusto!" gracchiò Merlino con la stessa espressione del sovrano.

Il valletto si sentì lusingato da quel mezzo complimento e non disse altro in proposito, per non rovinare tutto come al solito.

"L'unica cosa che mi dispiace é che sia un invertito ... come me" affermò il servo.

"Dove sta scritto che tutti gli invertiti...(a proposito dobbiamo trovare un altro nome)... debbano essere perfetti? Per cosa poi? Per farsi accettare più facilmente? Non dipenderà mai da questo l'accettazione degli altri. Dipenderà da una visione più ampia e matura del mondo e dalla tolleranza degli uomini.

"Allora, avete anche voi una visione moderna e libera della vita!"

"Non lo so, a volte é tutto così strano... Merlino, tornando a te, non sono sorpreso dal fatto che molte persone ti abbiano corteggiato, ma dal fatto che tu non ti sia dato la minima possibilità con nessuno dei tuoi spasimanti. A sentirti parlare dai l'impressione che chiunque ci abbia provato con te, ti abbia solo infastidito... Non credo fossero tutti come Alined!"

"No, per fortuna no. Qualcuno di loro era anche piacente o si poneva in modo garbato, ma..." il servo si bloccò, sperando che il re non percepisse la triste nota di quel 'ma'."

"Ma ...nessuno era il 'tuo cavaliere'. Quindi é da parecchio che gli sbavi dietro?"

'Di male in peggio!' pensò Merlino scocciato.

"Maestá, non ho idea di cosa vi abbia dato fastidio, tutto a un tratto, ma io merito il vostro rispetto, anche se sono solo il vostro servo idiota. Io non sbavo dietro a nessuno, non l'ho mai fatto, né lo farò mai!" e Merlino si ritrovò tremolante con il respiro corto a causa dell'avversione percepita nelle parole del re. 

Artú si sdraiò completamente sul morbido tappeto, guardando il soffitto. Aveva sbagliato di nuovo. Non era stato attento e la solita gelosia gli aveva soffiato via parte del cervello. 'Accidenti, proprio ora che Merlino sembrava avermi finalmente capito.' Guardò verso il servo che aveva il viso nascosto da una coppa di vino, osservando che la coppa tremava e il re si dispiacque di essere stato villano con il servitore.

"Mi é uscita male, Merlino. Volevo fare una battuta, ma non era quello che intendevo dire. Mi dispiace."

"D'accordo Artù."

Passarono un po' di tempo in silenzio. Il re incrociò le braccia sotto la testa.

"Te la senti, se continuo?" 

"Perché non dovrei sentirmela?"

"So di averti ... deluso." 

"Artù, no! Ho avuto un momento di difficoltà ad accettare la cosa, é vero, ma io vi conosco, so chi siete. E se questa 'esperienza' vi ha portato ad essere ciò che siete, ad essere come vi ho conosciuto in questi anni, allora non può essere considerata solo negativamente. Io vi vedo: vedo l'ottimo re che siete diventato, il migliore tra tutti, sempre pieno di forza e di ardimento ma soprattutto, umano e generoso. Sento e so che siete sensibile e altruista. Poi a volte siete ancora il solito asino, non illudetevi, ma nessuno é perfetto, nemmeno voi dopo tutto" terminò Merlino con un sorriso aperto.

Le parole del valletto toccarono Artù nel profondo ed egli ne fu intimamente contento. Quindi il suo servo non lo giudicava male? Forse avrebbe dovuto immaginarlo. Era nella sua natura essere comprensivo, pieno di cure e amore per gli altri, adorabile ... questo non centrava con il resto... ma per lui lo era.

"Allora, Merlino ... circa due volte a settimana venivano mandate le ragazze proprio qui, nelle mie stanze. Ogni volta una ragazza diversa, mai la stessa! Le ragazze erano abbastanza simili tra loro, per certi versi. Erano tutte giovani, vestite e pettinate con cura, figlie dei contadini delle nostre terre o di altri paesi sotto l'egida di Camelot. Mi fu detto che le serve del castello non avrebbero frequentato il mio talamo, poiché avrei potuto incrociarle spesso e questa evenienza era da escludere a priori.

In pratica mi fu vietato di avere una relazione di qualsiasi tipo con le ragazze, se non quella di giacere con loro quell'unica volta."

Merlino si mise più comodo sui cuscini. Era ancora geloso e non era facile ascoltare quello che diceva il re, però si sentiva meglio perché dentro di sé riusciva a pensare ad Artù per come lo aveva sempre conosciuto.

Il re si mise seduto: "Ho sempre cercato di pormi con gentilezza e rispetto verso le ragazze. Prima di ogni incontro prendevo un bagno e pulivo i denti.**

Mi sedevo con loro, cenavamo insieme, parlavamo a lungo e nel frattempo le corteggiavo con garbo: tutto questo non sarebbe stato necessario ma Gaius era stato irremovibile sul modo di procedere. E aveva ragione. Queste accortezze erano forse la parte più piacevole e umana degli incontri. Ho sempre pensato che nonostante lo zelo dimostrato, Gaius fosse intimamente contrario a questo tipo di interazioni.

Ti prego di non pensare male di Gaius, neanche per un istante. So che avrebbe preferito non fare parte di tutto questo, ma se lo ha fatto, lo ha fatto esclusivamente per me. Per non abbandonarmi, quando tutti gli altri, a partire da mio padre, lo avevano fatto.

Lui non mi giudicò mai, pur vedendo i miei errori e facendomeli notare con sincerità. Lui si occupò della mia salute. Andò in crisi quando contrassi la sifilide da una ragazza che era stata contagiata a sua volta da un suo amante precedente. La ragazza che me la trasmise, era all'inizio della malattia e non si vedevano ancora i sintomi. Temevo che mio padre cacciasse Gaius, se non peggio, per cui decisi di dire a Uther che si trattava di una febbre malarica contratta in zona di guerra. Per almeno tre mesi non potei frequentare nessuna ragazza."

"Per Gaius non preoccupatevi. Gli voglio bene come fossi suo figlio e adesso gli sono ancora più debitore, se lui é rimasto con voi quando io non c'ero. E Morgana invece?"

"Lei non poteva fare nulla. All'inizio provò a prendermi un po' in giro, come suo solito, ma smise presto, anche se più volte mi disse che, se avessi sentito il bisogno di parlare con qualcuno, sarei potuto andare da lei. Fu un gesto gentile da parte sua e non me l'aspettavo. Penso fosse preoccupata per me. É sempre stata piuttosto lungimirante. Seppi poi da Gaius che aveva provato a parlare con mio padre e che lui le urlò dietro, facendola allontanare in malo modo."

"Vi voleva bene! Sembra impossibile che fino a poco tempo fa, lei fosse..."

"Scusa Merlino, ma non ho voglia di parlare di lei. Non riesco ancora ad accettare il suo cambiamento così... radicale."

Il servo tacque. Capiva bene il re. Anche a lui mancava molto la Morgana dei primi anni, la bellissima principessa, amata da tutto il popolo.

Artù si versò un nuovo calice, bevve e ricominciò a raccontare.

"Già i primi giorni mi fu concesso di cambiare alcune regole. Spostai l'età minima delle ragazze da tredici a sedici anni. Nel regolamento non era precisato se le ragazze dovessero essere vergini oppure no, anche se pareva essere scontato che dovesse essere così. Sinceramente non mi interessava, però era comunque difficile trovare le ragazze da mandarmi, perché a sedici anni, molte erano già sposate o promesse spose. Allora dimezzai la frequenza degli incontri e passai da due a una volta la settimana.
Un'altra regola non scritta ma consigliata caldamente era che io non potevo spogliare le ragazze. Queste dovevano farlo da sole, dietro il paravento e uscirne solo dopo aver indossato una delle camicie da notte messe a loro disposizione. L'unica cosa che potevo permettermi era chiedere loro di sciogliersi i capelli. Sembra una sciocchezza ma per me era importante: me le faceva sentire più vicine e le vedevo più libere, più belle."

"Dovete scusarmi Artù, ma Gaius che vi insegna arte amatoria proprio non me lo vedo."

"Posso capire, eppure lo fece ... 

Prima mi spiegò l'elenco infinito di regole scritte e verbali di ciò che era consentito e di quello che era vietato o semplicemente disdicevole.

In pratica l'incontro risultava essere piuttosto freddo e calcolato, quasi fossimo animali da riproduzione, dove però la riproduzione era vietata!

Una volta sul talamo non potevo spogliare le ragazze se non il minimo indispensabile. Io potevo stare a torso nudo e per il resto slacciato, giusto per il tempo utile all'atto e non oltre."

"Ma la prima volta, quella donna vi fece un massaggio. Non credo foste vestito" chiese Merlino.

"Per la mia prima volta, avevo avuto delle concessioni speciali!"

Artù si schiarì la voce. Stava entrando in un argomento un po' scabroso e si sentì improvvisamente a disagio.

"Potevo toccare o baciare la mia amante solo dalla vita in su e attraverso la camicia. Per le donne, stessa regola, tranne la mia camicia, ovvio.

Altra buona norma era baciare molto e parlare poco: nessuna frase d'amore, nessuna parolaccia, nessuna richiesta oltre le regole. 

"Che divertimento! Mi chiedo allora il perché di questi incontri, Artù? Se nemmeno questi erano finalizzati al vostro piacere, come ho pensato fino ad ora, a cosa servivano?"

"É una buona domanda che anch'io mi sono fatto molte volte durante quel periodo. Poi però ci arrivai e fu un'altra delusione. La risposta é: il potere! Mio padre voleva dimostrare che il futuro re di Camelot non era l'amico dei servi e dei contadini che il popolo credeva, ma era un uomo potente che non guardava in faccia nessuno, nemmeno i suoi amati contadini, a cui era libero di sottrarre le figlie per il proprio piacere. Se voleva. E lui voleva e poteva. E lo faceva. Quindi Merlino: una dimostrazione di potere per i sudditi di Camelot e per gli altri regni dove la voce non tardò ad arrivare. E tutto questo non era disgiunto per il popolo da dolore, rabbia, odio, ma soprattutto paura. Non dimenticare che il palazzo era difeso da molti soldati e cavalieri durante quel periodo, per sedare eventuali ribellioni che, almeno all'inizio mi vennero nascoste, ma che ci furono."

"Dei, Artù, é una cosa veramente ingiusta. Avrei voluto esserci. Avrei dovuto esserci!" Merlino sentiva rabbia per il suo re, usato in quel modo per farlo sembrare potente e crudele. Sentiva anche molta tristezza. 

"E per fare cosa Merlino? Per guardarmi assieme alla ragazza di turno, così come guardavi le tue coppiette?" provò a scherzare Artù.

"No, non ci casco stavolta!" ribattè il servo debolmente.

"Allora devi averla presa proprio male, se non trovi neanche la forza di ribattere alle mie migliori battute!"

"Ne ho sentite di meglio, sire! Persino da voi!"

Ad Artù non piaceva vedere Merlino con quella faccia lunga, con quel fare mogio così inadatto a lui. E pensò a un modo per distrarlo e lo trovò proprio nel continuare il suo racconto.

"Sai, Gaius mi disse che c'erano alcune pratiche consentite solo in casi estremi." Merlino alzò il viso verso di lui, lievemente incuriosito.

"La donna poteva toccare il pene dell'uomo ... per aiutarlo ad entrare"

Merlino non se l'aspettava e gli sfuggì una risatina a bocca chiusa poi aggiunse: "Solo in questi casi? E se invece tendeva a ritirarsi?"

"Vedi che se vuoi sei intelligente? L'altra concessione avveniva proprio in questo caso ed era il massimo della generosità consentita, in quanto la donna poteva aiutare l'amante con le mani."

"Peccato che voi non ne abbiate usufruito, giusto?" aggiunse malizioso il servo.

"So che stai cercando di mettermi in castagna Merlino, ma questa risposta me la risparmierò!" ribattè freddamente Artù.

"Maestà, siete sempre stato ligio alle regole?"

"Sì, certo. Le ragazze non avevano idea di come funzionasse il loro corpo, ma dovevi vedere come ricordavano e rispettavano i limiti loro imposti e anche i miei. 

Per quanto riguarda i baci, c'era poi tutta una letteratura con consigli e variazioni sul tema da far invidia ai cantori greci. Soprattutto riguardanti il viso e zone limitrofe: succhiotti, purchè non marchianti, baci sugli occhi, sul collo, almeno quello, lingua nell'orecchio..."

"Lingua nell'orecchio? Ve l'ha detto Gaius anche questo?"

"Sì, lui in persona!"
 
Merlino e Artù scoppiarono in un'altra risata.

"E le parole consentite all'interno del talamo?" chiese il servo con una certa curiosità.

"Trovo questa domanda un po' scortese da parte tua! ... Poche parole in realtà: - Oh, dei! - Oh, dea! - Oh, madre! - Grazie!"

Merlino strinse la bocca per non ridere ma gli uscì un grugnito dalla gola.

"Grazie?"

"Alla fine."

"Un po' da ... bifolchi! E voi cosa dicevate?"

Artù si alzò in piedi. Alzò leggermente il capo e allargò il petto, mentre Merlino avrebbe tanto voluto alzarsi anche lui, solo che non poteva per colpa del re, che faceva cose strane quando lo vedeva in piedi: ormai si sentiva il sedere quadrato a furia di stare su quel tappeto che da morbido sembrava essere diventato di pietra. Possibile che uno come Artù abituato all'agio più estremo, non risentisse di quel fastidio insopportabile? Forse avere un sedere più grasso, aiutava?

"Io fui stoico, non ho mai detto nulla. Non per niente sono un guerriero!"

"Nemmeno nei momenti più idilliaci?" chiese il valletto dolcemente, sbattendo gli occhioni.

"Forse, raramente, posso aver detto: -Dei!- E tu, invece cosa dicevi?"

Merlino diventò rosso come un gambero, soprattutto perché avrebbe dovuto aspettarsi il rovescio della domanda e invece non ci aveva pensato: era una domanda a cui non avrebbe mai potuto rispondere. 

"Anch'io, credo, come voi!"

"Bugiardo, tu devi essere uno di quelli che non sta zitto nemmeno un secondo, ne sono più che sicuro! Scommetto che fai talmente rumore che ti sentirebbero da qui fino alle stalle sulla strada." 

Il re aveva sul volto quel mezzo sorriso storto, che in quel momento innervosì alquanto il servo, che arricciò il muso:
 
"Non è affatto vero! E comunque non sono fatti che vi riguardano!" 
     
Merlino era molto scosso. Artù lo conosceva troppo bene e il servo non tollerava il fatto che fosse così sicuro di sé, su un argomento che sempre gli aveva creato qualche problema. Will rideva come un matto ogni volta, anche se in fondo gli piaceva che Merlino facesse tutto quel baccano. Il servitore si accorse di avere il viso sudato e si asciugò. 

"Guarda che me l'hai chiesto tu per primo!" lo stuzzicò il re. 

"Babbeo!" mormorò appena il moro.

"Ti ho sentito, sai? Per punizione dovrai rispondere a una domanda "difficile!"

"Non ho niente da dirvi."

"Non mi interessa più sapere dei tuoi latrati amorosi!" 

Merlino, tremò leggermente. "Cosa volete sapere, ancora?"

Artù tornò a sedersi più vicino al servo e gli chiese: "Quali erano le 'cose' che tu e Will avete sperimentato?" chiese Artù con un'espressione tra il sadico e l'impudico.

'Come siamo arrivati a questo punto? Quando solo poco tempo fa non riuscivo a dirgli del mio primo bacio.' pensò il servitore.

"Tutte quelle fattibili, tranne l'atto per eccellenza, sire. Quante volte ve l'ho già detto?"

"E in cosa consisterebbero esattamente, queste cose fattibili?"

"Esattamente? State scherzando Artù, vero?"

"Non scherzo affatto!" 
 
Il servo guardò il viso del re che ora appariva serio e leggermente contrariato.

"Non siete pronto, Artù!"

"Forse sei tu a non esserlo, Merlino!"

'Bene Artù, te la sei cercata.' pensò il servo.

"Allora, maestà. Ero rimasto ai baci, per cui pensavo di ricominciare da quelli per far in modo di farvi capire il profondo attaccamento che c'era tra..."

"Oh, no no no! Per carità, basta baci. Voglio che tu sia conciso e vada al sodo!"

"Perfetto! Punto primo: con la mano o con le dita; parte anteriore del corpo e parte posteriore." Merlino attese un po' per permettere al re di ragionarci su.

Il biondo strinse gli occhi per far mente locale:

"Mh? Posteriore perché?"

"Per simulare l'atto tra uomini."

"Ah, sì, ... giusto!"

"Punto secondo: con la bocca e le sue parti; parte anteriore e parte posteriore." E di nuovo attese, molto di più stavolta.

Artù non riusciva a capire, qualcosa non andava...si concentrò maggiormente arricciando labbra e sopracciglia. Merlino ce la mise tutta per evitare di ridere.

"Posteriore ... perché?"

"Solo perché ... é bello!"

Artù non riuscì a rimanere indifferente come avrebbe desiderato. E tirò fuori un'espressione suo malgrado incredula e mezza scandalizzata.

"Ma ... Merlino, ma ... non é che si muore?"

Merlino scosse la testa e cominciò a ridere piano, poi sempre più forte, soprattutto dopo aver guardato il viso stravolto di Artù. Il servitore si coprì il volto con le mani per l'assurdità e la comicità della situazione, mentre rideva e rideva.

"Non si muore... certo ci vuole qualche precauzione... non si fa col primo venuto ... inoltre sono tutte cose praticabili anche con una donna, sia che l'uomo agisca sulla donna, sia che la donna agisca sull'uomo.

"No, non è vero!"

"Non ho detto sia facile trovare donne disposte a farlo, ma... si può fare! Cambia leggermente la modalità.

"E tu come lo sai?"

"Ho avuto amici più spudorati di voi nel raccontarmi certe cose! Ma se ci pensate bene, potete capirlo da solo."

Artù aprì la bocca stupito, confuso e non disse nulla per molto tempo. Merlino pensò che nonostante tutte le donne avute, il re sembrasse meno esperto di lui, che aveva avuto una sola persona.

Merlino ricominciò a chiedere. Si era divertito abbastanza e il re non dava segno di riprendersi, per cui tornò ad argomenti più tranquilli.

"Chi sceglieva le ragazze? Vostro padre?"

"No. Certo ne aveva facoltà, ma le ragazze andavano in panico di fronte a lui. Per cui chiese ai due membri più anziani del consiglio reale di sceglierle al posto suo.

"All'inizio ho creduto che gli incontri fossero tenuti segreti, ma non é così, vero?"

"No, lo sapevano tutti. C'era una grossa organizzazione dietro: c'erano addirittura dei bandi per periodo e dei bandi per paese."

"Incredibile!"  
"E dopo gli incontri, come congedavate le vostre amanti?" continuò il valletto poco dopo.

"Ovviamente, facevo venire una serva per aiutarle a rivestirsi e a pettinarsi, così io avevo anche un motivo per allontanarmi, per non rimanere lì, senza dover dire o fare qualcosa di imbarazzante. Le salutavo con un baciamano e uscivo per andare da Gaius per il consueto aggiornamento."

"Qualche ragazza si rifiutò di, ecco... unirsi a voi?"

"Merlino, durante quel periodo ho imparato molte cose."

"Oh, non ne dubito, maestà!" ribattè il servo ironico.

"No, non parlo di quello. Parlo del fatto che le ragazze che ho conosciuto rappresentavano una sorta di piccolo mondo alternativo, simile a quello reale; se anche fisicamente erano abbastanza simili, ogni ragazza aveva delle particolarità proprie e dei suoi motivi per trovarsi lì con me."

Artù si fermò per poter finire l'intruglio del suo servo, il quale ne approfittò subito, poiché improvvisamente sentì la sua vescica animarsi e urlare che sarebbe esplosa a momenti. Merlino uscì dalle stanze del re. Riusciva a muoversi con fatica e camminava come fosse sulle uova, perché ogni colpo di piedi dato un po' più forte nel camminare, avrebbe potuto rompere i fragili argini del suo fiume interno.

Sapeva che non sarebbe riuscito a raggiungere il cabinotto di legno sito all'inizio dei campi, per cui s'infilò nel primo cespuglio disponibile.

Nel lasciarsi andare ebbe l'esperienza "urinaria" più gustosa della sua vita, con tanto di brividino finale. Con gran sollievo uscì dal cespuglio, quando sentì la voce di un uomo gridare: "No, ma che schifo! Cane! Maiale!" e un'infinità sempre più colorita di nomi di animali e minacce di vario tipo. Merlino non aveva idea di cosa avesse fatto infuriare quell'uomo, né gli interessava saperlo, per cui sgusciò all'interno del palazzo e raggiunse in fretta le stanze del re.

Trovò Artù sdraiato sul tappeto con una caraffa vuota in mano e il servo si chinò fulmineo su di lui, per vedere se stesse bene sollevandogli leggermente la testa con le mani.

"Artù, mi sentite? Artù, rispondetemi, per favore!"

Il re aprì un occhio "Non urlarmi nelle orecchie, idiota, sono solo inciampato" e con voce più dolce aggiunse "Però, non si sta male qui!"

Merlino era un po' scosso e un po' arrabbiato per lo spavento appena subìto.

"Voi siete il re supremo degli asini, Artù! Vi lascio solo un attimo ed ecco che vi mettete nei guai. Avrò anch'io il diritto di fare la pipì, no?"

"Avresti potuto fare come me, cioè farla qui dentro!"

"In una caraffa da vino?"

"Sì, ma era vuota!"

"Nello stanzino di là, c'è il vaso per..."

"Uh, che noioso che sei Merlino!"

Il servo cercò di rimanere calmo anche perché vedeva Artù un po' troppo ubriaco. "Scusate, sire, ma dove avete messo la vostra pipì?"

"L'ho buttata dalla finestra gridando 'ALLA CONTADINA'. Sai che i contadini di Camelot fanno così?"

Il servo si portò entrambe le mani alle guance, con aria disgustata: "Solo che i contadini hanno i canali di scolo vicino a casa e non urlano 'alla contadina'. E non la buttano certo sulla strada principale di Camelot."

Artù si strinse nelle spalle, e Merlino continuò: "Uno dei vostri stallieri é stato letteralmente inondato dal vostro regale piscio, mio signore! L'ho visto, subito dopo il misfatto, o meglio l'ho sentito e sembrava piuttosto contrariato. Credo di aver imparato un mucchio di parole nuove, stasera!"

"Gli farò avere un paio di caraffe con tante scuse!"

"Prego?"

"Caraffe di vino, mica di pipì. Cosa avevi capito? Mica sono un barbaro. E poi la colpa é tua! Se tu avessi deciso di fare la pipì, qui, invece di andartene chissà dove, non sarebbe successo niente. E avrei potuto sfidarti a una gara!"

"Sììì!" disse Merlino, battendo le mani tra loro e facendo un paio di saltelli. "Avremmo potuto vedere chi l'avrebbe mandata più lontano, proprio sui bei tappeti che vostro padre fece giungere per voi dalla Persia! Tanto poi pulisco io!"

"Che sciocchezze stai dicendo?" chiese Artù irritato. "Io volevo solo fare una gara a chi ne faceva di più?"

"Dentro le caraffe, giusto? Che grande idea! Ma ormai... purtroppo...Non vi crucciate. La vittoria sarebbe stata comunque vostra!"

Il re alzò il capo e guardò l'amico con tanto d'occhi: "Sai una cosa Merlino? Con tutto questo parlare di pipì, mi é venuta una gran sete!"







* peripatetica = prostituta
** Pratica pressoché sconosciuta all'epoca (bleah) presso tutti i ceti sociali.


Ciao ragazze, 
ringrazio la gentilissima Idalberta per la recensione e ringrazio tanto Itsnotbroken e LadyKant per la disponibilità e i consigli pratici e tecnici che ho cercato di fare miei. Saluto Naquar che molto carinamente é venuta qui dal suo fandom a fare una capatina!
Purtroppo avrei dovuto parlare di Gwen, così Merlino magari si sarebbe potuto rilassare un po' di più. E invece si sono messi a fare una gara di audacia, a chi la dice più grossa sull'amore e sul sesso ai tempi di Camelot e si sono allungati all'infinito e non c'era più spazio, tranne per un po' di pipì!
Baci tanti,
Lulette
  

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Ma non é vero amore? ***


  5096 parole
Capitolo VI




MA NON E' VERO AMORE?






"Sai una cosa Merlino? Con tutto questo parlare di pipì, mi é venuta una gran sete!"

Merlino, involontariamente arricciò tutto ciò che poteva essere arricciato in un viso, in una smorfia di disgusto.

"Passami una caraffa!" ordinò Artù.

"Siete sicuro, sire? Ne abbiamo fatte già fuori cinque, di caraffe e voi ne avete bevuto la maggior parte."

"Allora, mangerò anche qualcosa."

Il re allungò la mano per prendere una manciata di biscotti.

Dopodiché Merlino lo accompagnò sul letto, gli tolse gli stivali, la cintura e cominciò a svestirlo per la notte.

"Non farlo" si lamentò il sovrano."

"Cosa, maestà?"

"Non voglio ancora dormire, devo ancora finire di raccontarti le mie tristi disavventure amorose" disse con occhi mesti.

"Le vostre tristi, ma certamente numerose, disavventure amorose" ribatté sorridendo il valletto.

"Merlino, é ancora presto!"

"D'accordo Artù, ma qui voi starete più comodo. Siamo sul tappeto da ore: io non ce la faccio più!"

"Forse il tuo culo secco é troppo delicato!" disse sarcastico il re.

"Certamente più del vostro culo grasso!" ribatté pronto il servitore.

Artù si imbronciò un attimo, ma poi si mise a ridere:

"Il non ho il culo grasso!"

"E io non ho il culo secco!"

"Puoi sdraiarti con me se vuoi" chiese spontaneamente il re.

Merlino deglutì. "Grazie, ma volevo chiedervi di potermi accomodare sulla vostra sedia, Artù: é da sempre che vorrei provarla" mentì il servo che voleva solo evitare di dare una risposta diretta e il re annuì.

"Vi lascio così: vestito, ma sdraiato! Potete giusto riposare un po'!"

"Ma tu resterai con me?" disse il sovrano con un lieve affanno.

"Certamente, se lo desiderate rimarrò"

Il servo si accoccolò sulla sedia di Artù ed entrambi si appisolarono in pochi istanti.



Merlino si risvegliò qualche tempo dopo, a causa di un certo male al collo: la sedia del re non era poi così comoda, almeno per dormire. Avrebbe dovuto dare retta al re e giacere con lui: dei, non poteva permettersi neanche di pensarla una cosa simile!

Vedendo Artù sonnecchiare beato pensò che sarebbe stato meglio per lui, allontanarsi e andare a dormire anche lui in camera sua. Era in parola con Artù che sarebbe rimasto accanto a lui, ma il re se ne sarebbe sicuramente scordato, vista la quantità di vino che si era scolato.

Però a Merlino dispiaceva non essere di parola con il suo re. Inoltre, il sovrano non aveva ancora finito di confessargli il suo passato amoroso e forse un'occasione come quella non si sarebbe ripresentata tanto presto.

Cercò di allontanarsi il più silenziosamente possibile, ma sfortuna (o fortuna) volle che il suo piede colpisse una caraffa lasciata sul tappeto (forse proprio quella della pipì del re) che andò a colpire il muro di fronte e rimbalzò più volte sul pavimento di coccio, con un clangore tale, che Artù si svegliò, urlando come un ossesso: 

"Aaaahh! Merlino! ...Cosa? ... Che Fai? Dove stai andando?"

Il servo mentì di nuovo: "Stavo andando a prendere altro vino, perché ormai é finito!"

"Buona idea!" disse Artù con voce roca ma subito si bloccò:

"No, non tu Merlino! Stasera non mi farai da servo. Stasera sei mio ospite. Chiedi a una guardia di mandare qualcuno."

"Potrei far mandare Gwen! É sicuramente ancora sveglia e potrà bere con noi un po' di vino o assaggiare la mia bevanda."

Artù impallidì visibilmente: "No, non é il caso, Merlino! Non voglio disturbarla. E poi, ricordi? ... Serata tra uomini."

"Ma quando mai? Non mi sembrava avessimo stabilito una sciocchezza simile!" Il servitore si fermò, strinse gli occhi, come per cercare di afferrare qualcosa che gli stava sfuggendo e un dubbio balenò nella sua mente.

"Avete litigato con Ginevra!? Oh, no! Non di nuovo, Artù! Si può sapere cosa diamine é successo?"

"Senti, Merlino, non é ...  come pensi."

"Questo fatelo giudicare a me!"

"Vedi, é successo che ... oggi pomeriggio, io e Gwen abbiamo parlato seriamente e abbiamo deciso che sarebbe stato meglio per tutti e due, se ci fossimo presi una ... pausa di riflessione!"

Il servitore rimase a bocca aperta per un tempo incalcolabile, poi gemette:

"L'avete lasciata! Voi avete lasciato Ginevra! ... Agravaine! É opera sua!" confermò Merlino con voce piena di rancore e continuò:

"Vostro zio é egoista, insensibile ma soprattutto é antico come il cucco e ..."

"Bada, Merlino, stai sempre parlando di mio zio!" lo fissò il re severamente.

"Non é un mistero, lui non mi piace. Ma mi meraviglio di voi, Artù: permettergli di intromettersi così tra voi e Gwen! Che cosa vi ha detto? ... Una regina di colore non é adatta? Una regina proveniente dal ceto più basso non é idonea? ... Non ho capito perché gli abbiate dato retta. Voi amate Gwen!"

Artù si prese un po' di tempo per riordinare le idee.

"Merlino, credimi. Mio zio, é vero, me l'ha chiesto, ma non l'ho fatto per questo. É la verità!"

Merlino emise un lungo respiro e Artù si spiegò meglio: "Gwen é una grande donna. Sarebbe la migliore delle regine. Eppure é già da un po' che avrei voluto renderla libera, Merlino. Io non la merito..."

"Voi la meritate più di chiunque altro. Lei vi renderà felice. Siete fatti l'una per l'altro. Non conosco coppia più perfetta di voi."

"Così mi rendi le cose più difficili. Non sempre ciò che appare da fuori é la realtà."

"Ma io vi ho visto sire. Ho visto come la guardate, come la baciate. Non era finzione. Perché dubitate?"

"Per diverso tempo l'ho pensato anch'io, ma poi mi sono reso conto che l'ammirazione che provavo per lei, aveva offuscato un po' i miei sentimenti più profondi."

"Io lo vedo, che quando state con lei, dopo siete più sereno."

"Sì, ma é una dote innata di Gwen. Facci caso Merlino: anche tu e gli altri, quando parlate con lei, dopo siete più calmi. Non capita solo a me."

"Sì, é vero, ma ..."

Il re si portò la punta delle dita di una mano in mezzo agli occhi, come facesse fatica a dire ciò che doveva dire.
 
"Io non la merito perché ... non sento per lei ... tutto quello che un uomo dovrebbe sentire per la propria donna."

Merlino trattenne il fiato completamente stupito. Non l'avrebbe mai creduto possibile. Non riuscì a dire nulla e fu Artù a continuare.

"Nessuna donna, nessuna persona, dovrebbe accettare una situazione simile, tanto meno una donna come Ginevra. Ed é proprio perché le voglio veramente bene che non la sposerò".

"E lei come ha reagito?"

"La conosci. É stata estremamente comprensiva, ma le ho fatto molto male. All'inizio ha cercato di dissuadermi, perché come te, ha pensato a un'idea di Agravaine."

"Le avete detto ...proprio tutto?"

"Sì, era indispensabile. É stato terribile. Era come se le si fosse rotto qualcosa dentro. Mi sono inginocchiato per chiederle perdono e ha cominciato a piangere. Solo con le lacrime.
Le ho detto che avevo bisogno di lei, della sua presenza, della sua amicizia come re e come uomo. Le ho chiesto di rimanere a vivere nella stanza predisposta per lei a palazzo e che presto avrei voluto offrirle un lavoro. Lei mi ha ringraziato accettando l'alloggio e il suo solito lavoro di serva. Non ha capito che voglio proporle qualcosa di nuovo."

"Di che cosa parlate, maestà?"

"Vorrei darle un ruolo tra i consiglieri reali. Così potrà fare molto per il suo popolo, anche se non come regina."

"Accetterà" sorrise Merlino. "Sapete essere molto convincente quando volete. E anche lei vi vuole bene: non rinuncerà ad avervi comunque nella sua vita. Dovrà passare un po' di tempo, però. Ora sarà delusa e triste. É normale!"

"Prima ho mandato a cercare Lancillotto. Gli diranno che il suo re ha bisogno di lui, subito" affermò Artù.

"Dei del cielo. Per Gwen?"

"No, Merlino, per te. Adesso che so che ti piacciono i ragazzi e che ami un cavaliere senza alcuna speranza, pensavo di proporti lui come intrattenitore nelle lunghe e fredde notti invernali!"

"Davvero?" Merlino aveva gli occhi fuori dalle orbite.

"No, Merlino! É ovvio che lo faccio chiamare per Gwen!" ribadì il sovrano, afflitto da tanta ingenuità.

"Ah! Mi avete fatto prendere un colpo!"

"Sembrava l'idea non ti dispiacesse troppo!" disse il re, acido.

"No, che dite! Lancillotto é un caro amico!"

"E sa che ti piacciono i ragazzi?"

"No e vorrei non lo sapesse. Però sa altre cose di me..." Merlino si riferiva al fatto che Lancillotto era uno dei pochissimi a sapere della sua magia, per cui si riscosse e decise di minimizzare "... cose che devo aver detto anche a voi, credo."

"Per esempio?"

"Credo di avergli parlato di un paio di corteggiatrici, particolarmente insistenti!" rispose Merlino.

"Insistenti come?"

"Una tentò di baciarmi ma io girai la testa all'ultimo momento, per cui mi baciò su una guancia!" disse sorridendo il valletto.

"Questa mi mancava! E l'altra?"

"L'altra dopo aver finto lo svenimento, si sedette su di me, per non farmi scappare, mi tolse il fazzoletto e mi fece un succhiotto nel collo. E riuscì anche a baciarmi più volte. Ma erano baci non consenzienti per cui non li considero come tali. Era piuttosto robusta. Prima avevo un debole per le ragazze robuste, così allegre e spensierate, ma adesso... é colpa sua se da quel giorno io diffido di loro."

Artù sghignazzò brevemente. "E comunque anche di questa non ne avevi parlato con me!"

"Non ne vado particolarmente fiero!"

"Posso capire..."

"Credete che tra Gwen e Lancillotto possa funzionare?" chiese Merlino speranzoso.

"Io credo che Lancillotto sia ancora innamorato di Ginevra."

"E lei?"

"Non ne ho idea. Gwen deciderà da sola della sua vita. Io ho solo voluto fare tornare Lancillotto, forse per scaricarmi la coscienza. Non so ... Lui se ne andò per non intromettersi tra la donna che amava e il suo sovrano. Inoltre é sempre stato uno dei miei migliori cavalieri."

"Siete molto severo con voi stesso. Posso sapere perché non me l'avete detto, di Gwen, intendo?"

"Non te l'ho mai detto perché speravo si trattasse di un momento di confusione e pensavo che le cose forse si sarebbero potute aggiustare."

"Forse parlarne avrebbe potuto aiutarvi a capire meglio, a capire prima. Non sono solo il vostro servo Artù, sono un vostro amico. Mi fa male pensare che non avete voluto confidarvi con me. Tuttavia vi posso capire meglio di quanto pensiate."

"Merlino, in realtà non credo che tu possa capire. Hai presente quando prima ti parlavo delle ragazze che mandavano da me? Con nessuna di loro ho provato qualcosa di più del semplice piacere fisico. Quando anni dopo ho conosciuto Gwen, così diversa e amabile, ho fatto dentro di me il paragone tra lei e le altre ragazze. E ovviamente ne é uscita più che vincitrice. Per questo ho creduto fosse vero amore ma ... col tempo è cambiato qualcosa, è successo senza che lo volessi: ho cominciato a sentirmi attratto da un'altra persona, una persona per la quale non avrei mai ritenuto possibile provare qualcosa e invece ... quindi ho capito di essermi sbagliato su Gwen."

A Merlino sembrava di non aver capito bene e quando realizzò le parole di Artú, gli venne un mezzo colpo al cuore.

"Quindi siete innamorato di un'altra donna?... La conosco?" disse il valletto sforzandosi di mantenere il tono più neutro possibile.

"Per il momento, Merlino, vorrei cambiare argomento, non mi va di parlarne. É quello che prima mi hai chiesto anche tu, accennando al tuo cavaliere!"

Merlino sentiva dolergli la gola: gli veniva da piangere. La storia con Ginevra era finita, perché il sovrano si era innamorato di un'altra. Aveva già fatto molta fatica all'epoca ad accettare la storia tra Ginevra e Artù ma il re sembrava così felice che la felicità di Merlino era passata in secondo piano. Si sentì profondamente demoralizzato. Avrebbe dovuto rifare quel difficile percorso? Non credeva di potercela fare.

"Va bene, Artù" mormorò confuso.

Il sovrano era ancora sdraiato sul letto con un braccio sugli occhi come per nascondersi.

Merlino uscì dalla porta e chiese ad una delle guardie di far chiamare un servo che portasse vino, qualcosa da mangiare e soprattutto pesche.

Nel frattempo Artù rimase immobile nel letto e il valletto si occupò del camino. 

Qualche tempo dopo, due colpi secchi risuonarono alla porta che si aprì ed entrò un servitore trafelato con un vassoio enorme tra le mani. "Buonasera maestà. Oltre al vino, sono riuscito a trovare carne fredda che mi sono permesso di tagliare a tocchetti e condire con olio ed erbe aromatiche; insalata, pane e verdure sbollentate nel brodo di gallina, riso con funghetti, frutti freschi di bosco, uva e le pesche che lei ha espressamente richiesto."

Appoggiò tutto sul tavolo e prese fiato poiché sembrava avesse parlato senza neanche respirare.

"Grazie, George! Preciso e puntuale come sempre!" disse Artù affabile.

"Ciao George" disse Merlino sorridendo, seduto sulla sedia del re. L'uomo ebbe un sussulto: "Merlino! Non ti avevo visto, credevo di avere il compito di sostituirti?"


Intervenne il re: "Infatti è cosí! Stasera Merlino è in permesso premio!"


"Oh!" fece George stupito.

Merlino appoggiò le mani sulle spalle del collega, rigidissimo.

"Voglio assolutamente che tu mi dia un parere sulla bevanda che ho inventato questa sera."

"Grazie, ma davvero, non mi é permesso ..."

"Non puoi offendere un mio amico George: devi proprio assaggiare quell'intruglio!" disse Artù sorprendendo lo stesso Merlino.

"Non mi permetterei mai, sire; gradirei assaggiare il tuo ... intruglio, Merlino!" rispose George.

"Dovrai trovargli un nome! 'Intruglio' non é molto invitante, sai?" suggerì Artù al suo servo.

"Vorrei trovare un nome semplice, magari che comprendesse i nostri nomi. Tieni George!" disse Merlino passandogli la coppa.

"Tu che nome daresti a questa bevanda?" chiese il re a George.

"Macedonia di pesche, affogate nel vino." 

"Mh, troppo lungo!"

"Potrei avere un cucchiaino, Merlino?" chiese George.

"Non serve; è una bevanda che va gustata direttamente in bocca."

Dopo un po' di prove e sbuffi, George riuscì nell'impresa e parlò, masticando: "Mmh, complimenti é davvero buona!"

Re e servo rimasero entrambi molto sorpresi. "Se ho ben capito il tuo ragionamento, forse potrebbe andare Arlino?" propose George.

"Che orrore! Cos'è?" se ne uscì Artù.

"L'inizio del vostro nome, maestà, più la fine del tuo, Merlino!"

"No, non suona proprio!" rispose il valletto.

"Altrimenti ... Mertù!" disse George inchinandosi e uscendo dalla stanza.

"Mh... quasi quasi" fece il re.

"Perché no?" confermò Merlino sorridendo.


La presenza di George aveva in qualche modo alleggerito l'atmosfera, che si era appesantita dopo la confessione del re riguardo Ginevra e Merlino dopo essersi servito un piatto di riso, sedette al tavolo, dove anche Artù arrivò con una punta d'appetito.

"Il viso é oppimo, ne voete?" disse il servo parlando con la bocca piena.

"No, gaffie, Mellino; pendeò la cavne" rispose il biondo, facendogli il verso.

Il servo si limitò ad alzare gli occhi al cielo, preso com'era dal suo gustoso riso.

Una volta ingoiato il boccone, Merlino chiese: "Stavate parlando delle vostre amanti, quando vi ho chiesto se qualcuna si fosse rifiutata di giacere con voi..."

"All'inizio non ci facevo molto caso, ma poco dopo, cominciai a capire alcune situazioni ... mh, questa carne é deliziosa ... comunque, sì, ce ne sono state. Certo non é che mi prendessero a schiaffi. Semplicemente piangevano. Qualche ragazza entrava già piangendo, altre scoppiavano in lacrime durante la cena e altre poco prima di andare a letto. Queste ragazze venivano da me 'risparmiate'. Anche solo per il mio orgoglio personale, non potevo fare altrimenti."

"E se una cominciava a piangere quando era già tra le vostre braccia?"

"Pazienza!"

"Come? Pazienza?"

"Cosa dovevo fare, interrompermi a metà?"

"Direi di sì!"

"Sono solo un uomo, Merlino e comunque non erano poi tante a piangere, sai? Fossero state ragazze nobili forse si sarebbero tutte quante sciolte in lacrime, ma le ragazze erano contadine, abituate a sopportare di tutto nella vita e per parecchie di loro, questo non era certo il peggio. Per la maggior parte delle ragazze, già una cena di quel tipo era un lusso proibito."

"E come facevate allora con quelle che piangevano?"

"Parlavo con loro, le rassicuravo e chiedevo loro di mentire in modo convincente con la famiglia e gli altri. Dovevano dire che era andato tutto bene e che il principe era contento di loro. Alla famiglia venivano comunque inviati i doni e garantiti i benefici promessi. Io stesso non ne facevo parola con nessuno (se non con Gaius)."

"Quindi le ragazze venivano pagate?"

"No, Merlino, ma avendo io usufruito delle loro grazie, le famiglie ricevevano dei regali, come se per certi versi, fossi per ognuna di esse una sorta di 'sposo per un giorno' e loro una specie di 'principesse per una sera'."

"Ma le ragazze non rischiavano di venire considerate poco serie?"

"Al contrario, Merlino. Le ragazze che si 'immolavano' per il benessere del principe, avevano più possibilità di trovare un buon marito. Anche se può sembrare strano, era proprio così."

"Ma perché piangevano allora?"

"Qualcuna era già innamorata, qualcuna avrebbe voluto aspettare il suo vero amore, altre avevano paura che sarebbero morte dissanguate. C'era un'ignoranza spaventosa su queste questioni. Nessuno dava loro le giuste informazioni e chiesi a Gaius di farlo. Lui avrebbe preferito che fosse stata una donna a parlare con le ragazze. Ma le donne a cui si rivolse spesso erano più ignoranti in materia persino delle mie amanti, per cui Gaius si accollò anche questo onere."

"Che uomo dolce!"

"Mai avuto alcun dubbio" sorrise Artù e continuò: "Qualcuna si spacciava per vergine senza esserlo, almeno credo."

"E in questi casi come vi comportavate?"

"Niente, facevo finta di non accorgermene! Altre me lo dissero chiaramente invece e io apprezzai davvero questa loro sincerità; mi dimostravano fiducia e rispetto. Erano inoltre, meno nervose e questo si traduceva in un vantaggio per me, ma anche per loro."

"In che senso, per loro?"

"Se si fossero sposate, avrebbero corso il rischio di venire ripudiate, lo sai, per cui una volta uscite di qui, potevano tirare un sospiro di sollievo. In fondo mi faceva piacere se potevo aiutarle in qualche modo.

Altre si buttavano ai miei piedi come per offrirsi in sacrificio in nome della patria, in un modo un po' plateale.

Altre ancora si approcciavano a me con fare adorante, come fossi stato il dio Apollo in persona. Talvolta ho pensato che a qualche ragazza fosse stato somministrato del vino o fossero sotto l'effetto di qualche strana medicina. Nemmeno Gaius lo escluse.

E poi c'erano quelle che non mi piacevano; non erano necessariamente brutte, ma qualcosa in loro mi allontanava, invece che attirarmi."

"A questo non avevo pensato. Come riuscivate a cavarmi d'impaccio?"

"Dicevo loro che non ero stato bene e se non bastava gli dicevo che fisicamente non ero in grado di avere rapporti ma che per amor mio, avrebbero dovuto dire agli altri che era andato tutto bene. E ovviamente gli ricordavo i regali e i vantaggi per la famiglia. Era un argomento che faceva sempre molto effetto sulle ragazze. Infine le invitavo comunque a restare a cena con me. Prenderle per la gola era sempre una buona idea, per renderle più benigne nei miei confronti, in ogni caso. La cosa strana era che all'inizio mi andavano bene tutte e con il passare del tempo me ne andavano bene sempre meno."

"E le ragazze particolarmente carine?"

"Perdonami, ma le più belle spesso erano una delusione: dei tronchi rigidi sarebbero risultati più sensuali."

"Che cosa terribile, povero sire mio!" scherzò Merlino.

"Tu scherzi, ma ad un certo punto, la cosa cominciò ad irritarmi e ad arrecarmi dolore. Dolore interno, intendo. Gaius temeva che potessi entrare in depressione."

"Mi dispiace molto, Artù. Io non ne avevo idea. Fu quando decideste di smettere? Come avvenne?"

"Ero sempre più scontento, dopo ogni incontro. Mi sembrava tutto così falso. Così, dopo un paio d'anni ... "

"Dei, Artù, un paio d'anni? Pensavo sei mesi al massimo!" fece Merlino del tutto sconcertato.

"Fai due conti Merlino: per tre mesi nulla, causa sifilide, più quelle che piangevano, più quelle che non mi piacevano. In sei mesi potrei non avere fatto niente di niente."

"Quante donne avete avuto?"

"Dimmelo tu!"

Merlino fece una botta di conti: "Ottanta?" chiese sgomento.

"Sessanta" lo corresse Artù. "Bisogna considerare che spesso andavo in missione fuori Camelot e in quei periodi non vedevo mai nessuna ragazza."

"Non sono certo poche. Io ho avuto una sola persona e neanche per intero." 

Merlino non poteva farci nulla: era arrabbiato e geloso. un'altra volta.

"Eccoti: ora sei tu che sei giudicante. Di nuovo. Io non lo sono stato con te. Prima di tutto sei stato tu a non volere Will ... per intero; inoltre avresti potuto avere tutte le donne e tutti gli uomini che volevi ... solo che non volevi.
Te ne do atto Merlino: sei più serio di me, contento?"

Il servo non voleva affatto tornare a discutere con Artù, sempre sulle stesse cose e cercò di cambiare argomento. Fu costretto a farlo spesso quella sera.

"Mi interessava sapere quale reazione ebbe vostro padre."

"Lo ringraziai e gli dissi che siccome ormai mi sentivo più sicuro di me, avrei preferito scegliere le donne da amare per conto mio.
Mi disse che era contento per questa mia decisione. Dopo due anni il suo obiettivo era ormai più che raggiunto. Mi disse di stare molto attento perché le ragazze là fuori non erano come quelle che avevano visitato la mia camera fino a quel momento ... insomma una sfilza di raccomandazioni. Tipico suo."

"E avete avuto delle relazioni con altre donne, dopo?"

"Sì, in pratica furono quasi tutte serve. Fu Morgana a iniziare: aveva una serva carina e maliziosa. Aveva notato che ogni tanto la guardavo quindi me la mandò in camera più spesso possibile per delle commissioni assurde: fiori, biscotti, prestiti di calici, alari, cinture... Non mi arrabbiai con Morgana. Lei sapeva che non avevo potuto scegliere nemmeno una delle ragazze con cui ero stato. Voleva solamente aiutarmi" disse il re con tristezza. Poi tutto in una volta cambiò tono: "Tu lo sai, Merlino, che serve e servi sono molto quotati a palazzo?" disse Artù con un bel sorriso.

"Diciamoci pure Artù, che se anch'io non fossi così serio, come mi reputate, io non avrei potuto comunque avere nessuna occasione di questo tipo, come invece hanno potuto fare le mie colleghe e i miei colleghi, vero maestà?"

"E perché mai affermi questo?"

"Mi sembra di aver capito che siete molto possessivo con tutte le vostre 'cose' e io mi sento a volte proprio come una delle vostre proprietà."

"È vero, Merlino, sono possessivo, ma tu non sei una cosa mia. Io credevo che tu stessi bene dove stai. Ma ti dirò che sei libero di frequentare chiunque ti piaccia a palazzo o altrove. E che potrei offrirti altre mansioni, forse più adatte a te. Sei sprecato come servo. E non sei neanche tanto bravo."

Merlino si sentì mancare il terreno sotto i piedi. Con tre parole il re gli aveva messo a soqquadro ogni certezza. Il lavoro, lo stare accanto a lui, le relazioni. Come era potuto succedere tutto questo?

"E che mansioni avreste pensato per me? A me va tutto bene basta che possa rimanervi accanto. Sapete che il mio compito é quello di proteggervi."

"Avrei voluto farti diventare consigliere, come Ginevra. Hai una mente brillante, buon cuore, una visione ampia della vita e della giustizia. Camelot ha bisogno di te! Se non te l'ho mai chiesto é perché sono stato egoista e ti ho voluto solo per me. Ma non sono sempre così stolto e alla fine mi piacerebbe fare la cosa giusta."

"No, Artù, mai. Non posso! Oh, sappiate che vi sono immensamente grato, mi sento molto lusingato. E sono anche commosso. Ma avete ragione a dire che io sto bene dove sto e non desidero altro se non restare al vostro fianco per servirvi".

Artù lo prese per una spalla, al di là del tavolo e la scosse leggermente poi lo guardò negli occhi serio e disse: "Per ora mi va bene così, ma forse dovrò studiare una nuova figura professionale per te, dove potrai starmi vicino e dare una mano al consiglio. Potresti farmi da segretario o da assistente o una sorta di mediatore diretto tra me e il popolo per quanto riguarda i casi più delicati. Ne parlerò con Geoffrey.
E comunque anch'io voglio un ruolo per te, che ti veda accanto a me il più possibile. Non credere che ti libererai di me cosí facilmente."
 
Merlino sorrise e gli sfiorò il braccio che ancora stava sulla sua spalla. E ne approfittò subito per cambiare argomento. Non voleva pensarci adesso, al nuovo lavoro. Non era pronto, anzi era ancora piuttosto spaventato. Nessun ruolo gli avrebbe consentito di rimanere sempre vicino ad Artú come quello di 'valletto personale del re.' In quel momento avrebbe preferito di gran lunga rimanere al suo posto come aveva fatto negli ultimi tre anni. E poi chi avrebbe preso il suo posto accanto al re? Sapeva di non averne alcun diritto, ma la sola idea di un altro a occuparsi di Artù, lo mandava automaticamente in apnea.

"Allora sire, quante erano le servette così tanto disponibili con sua maestà?"

Artù si aprì in un gran sorriso, non privo di una certa malizia.

"Mah ... saranno state una ventina, ... non di più!"

Merlino che credeva di essere pronto, in realtà ci rimase malissimo e si fece indietro sulla sedia perché il re togliesse la sua mano da sopra la sua spalla.

"Quindi quando prima ho detto 'ottanta' avevo visto giusto. Praticamente,...la servitù al completo. Non ve ne siete lasciata sfuggire nessuna!"

"Giusto uno! Tu!" scoppiò a ridere il re.

"Non lo trovo divertente sire. Essere un servo non fa necessariamente di me un amante su richiesta. E comunque non mi vorrete far credere che con queste serve non vi siate spinto più in là del semplice atto, come con le ragazze dello 'Jus prìncipis'

"Non molto in realtà, ma almeno potevamo stare entrambi nudi!"

Merlino razionalmente pensò che fosse una cosa ovvia eppure si sentì enormemente ferito dalla leggerezza del re. Guardò Artù e fu quasi come vederlo per la prima volta, percependo una irresistibile antipatia nei confronti dell'altro. E cosa ancora più strana, in quel momento Artù gli parve brutto, davvero brutto!

"Mi sembra il minimo, vostra maestà!" rispose con un ghigno appena accennato.

Artù non diede segni di essersi accorto di niente e prosegui: "Direi di sì, quindi... qualcosa in più. Qualche carezza e qualche bacio più ardito ma mai lontanamente paragonabile alle tue pratiche animalesche!"

"Animalesche?" gridò spazientito il servo. "Siete voi che non capite niente di queste cose. Si tratta di pratiche del tutto umane e molto belle."

"Sarà così, ma io non potrei mai ridurmi a fare certe cose con qualcuno" disse il re con fare altezzoso.

"Forse perché non avete ancora trovato la persona giusta con cui lasciarvi andare" rispose Merlino con un sorrisetto sprezzante.

Artù deglutì. Le parole di Merlino gli diedero fastidio ma avevano allo stesso tempo un certo sentore di passione, di emozione. Il re fu attraversato senza volere da un lungo, piacevole brivido. 'Dei, non voglio che le visioni tornino. Non quelle di Merlin con Will!'

"E altre donne oltre alle serve?" tornò sotto Merlino.

"Una sola, al di fuori del Castello. Perché per conoscere donne di altri paesi avrei dovuto necessariamente spacciarmi per mercante o cacciatore. La verità é che non mi andava più di mentire."

"E' di lei che siete innamorato?"

"No. Non ha nulla ha che fare con lei."

"Questa donna com'era?"

"Guarda, io non ci pensavo minimamente quando la conobbi. Aveva parecchi anni più di me, era vedova, simpatica. Non era brutta ma neanche bella. Lavorava in una specie di locanda ed era piuttosto povera. Una figlia del popolo."

"Certo che ... detta così ...non sembra sto granché!"

"E invece con lei sono stato molto bene, Merlino. Ero rilassato, ero me stesso: sapeva che ero il principe di Camelot e ha sempre mantenuto il segreto. La prima volta che ci siamo incontrati però... mi offese molto."

Il servo cominciò a ridere: "Vi ha offeso? Allora già mi piace. Non avete pensato che magari vi ha attirato proprio per questo?"

Artù alzò la testa: "Ti stupirò Merlino, ma almeno in parte, credo tu abbia ragione! Penso di essere attratto dalle persone che sanno tenermi testa, che mi trattano normalmente anche se sanno che sono il re. Questa donna é così! Ginevra é così! ... " Stava per dire 'Tu sei così!' ma si bloccò.

"Beh" aggiunse il servo "anch'io l'ho fatto ... penso di essere stato il primo a chiamarvi babbeo e asino reale, ma non mi avete mai baciato per questo... In compenso mi avete mandato prima in carcere e poi alla gogna."

"Questo perché sei uno stupido e anche un idiota" disse mentre Merlino ridacchiava maligno.

"Però credo che sia per questo che tu sei diventato il mio migliore amico e gli altri no."

Artù si versò una coppa piena di vino e guardò verso Merlino che si stava ingozzando di frutti di bosco, a una velocità pazzesca.

"Andavo alla locanda ogni volta che potevo, per poterle stare vicino. Lei mi stuzzicava, mi spunzecchiava, mi diceva anche qualche cattiveria e mi faceva ridere come un matto. E anch'io lo facevo; non mi ero neanche accorto di farle una corte così serrata. Adoravo stare con lei, così, tempo dopo, molto semplicemente mi ha invitato in camera sua e ho scoperto che non stavo aspettando altro. Non chiedermi nulla perché non te lo dirò, anche solo per galanteria. Sappi però che quando prima mi hai detto che preferisci i ragazzi, perché amano con più impeto, in realtà non é sempre così! Gli uomini hanno più forza fisica, ma una donna può amarti con grande passione, come e anche più di un uomo. Credimi! Ti consiglio prima o poi di dare a una donna la possibilità di amarti: potrebbe ribaltare le tue convinzioni."

Merlino non disse nulla ma era un po' contrariato.

'Perché mai mi dice queste cose? Vuole forse buttarmi tra le braccia di una donna?'

Il servitore bevve una coppa di vino tutta d'un fiato.

"Da come ne parlate, sembravate molto preso."

"É sicuramente stata molto importante per me. Si é trattato di una forma d'amore più maturo: lei prendeva ciò che potevo darle e sembrava bastarle. E comunque era dotata di un coraggio e una forza interiore straordinari."

A Merlino già da parecchio tempo, frullava in testa una domanda per Artù. Forse si trattava di una domanda inutile, superflua, ma quella sera il servo, aveva percepito 'qualcosa'. Poteva anche essere un'idea nata solo a causa dei suoi sentimenti per il re, che gli facevano vedere cose che non esistevano, ma secondo lui c'erano stati diversi segnali.
"Artù ... solo ragazze?"



Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Anche tu come me ***


6444 parole
Capitolo VII









ANCHE TU COME ME











"Artù ... solo ragazze?"

Merlino si aspettava che Artù gli sputasse il vino in faccia o qualcosa del genere ma il sovrano si alzò dalla sedia e si sedette sul letto sospirando profondamente. Il servo rimase di sale. Aveva osato troppo? 

Lui non era il re. Non poteva rivolgersi ad Artù in questo modo. Non capiva se il sovrano fosse irritato per la domanda inopportuna o per qualcos'altro che non gli era chiaro.

"Scusate, sire, se mi sono permesso: non avrei dovuto! Volevo farvi una specie di scherzo; forse volevo prendermi una piccola rivincita per prima, quando voi l'avete chiesto a me. Soprassediamo, volete?"

A Merlino in fondo importava solo che Artù non si arrabbiasse con lui. 'Ho solo immaginato che Artù mi avesse inviato qualche segnale, stasera, ma conoscendolo come ho potuto pensarlo? Con tutte le donne che ha avuto, pensare che gli interessassero anche gli uomini, non è per niente realistico. Forse ero io che l'avrei voluto, chissà poi perché.'

'Già, perché?' gli fece eco l'arrogante vocetta interiore che purtroppo era ancora viva. 'Cosa speravi che Artù ti dicesse: - Mi piaci, Merlino! Mettiti con me! Saremo felici insieme! - un po' troppo patetico, persino per uno come te, non trovi?'

"Merlino" disse Artù con voce bassa "non voglio certo giustificarmi con te, ma ... vedi, qualcosa c'è stato ... non capire male: é stato solo un esperimento, una mia curiosità sulla natura umana, una sorta di gioco e di certo un errore. Sai che la maggior parte dei nobili e dei re scelgono di avere come amante qualcuno come un servo, una serva o altri sottoposti che lavorano nel castello e nessuno ha mai detto niente, se non gli eventuali coniugi e a volte neanche quelli. Quindi non c'è da stupirsi così tanto se per una volta é successo anche a me. Mi é capitato e non mi sono tirato indietro. Dopo tante donne ero curioso di ciò che si poteva provare con un uomo. É normale. Tutti lo fanno prima o poi!"

Merlino era rimasto in silenzio per tutto il tempo. Era completamente scioccato e non riusciva a seguire il discorso del re. Artù con un uomo? Stava forse vaneggiando? Il vino gli aveva giocato un così brutto tiro? Quindi i segnali che aveva ricevuto erano veri? Dei, un conto era pensarlo quasi per scherzo, un conto era sentirselo dire come un dato di fatto.

Quasi per caso Merlino sentì l'ultima frase del re; si rese conto che Artù stava aspettando una sua reazione e con fatica rispose: 

"No ... Artù ... non é così! É vero che i rapporti amorosi tra uomini sono molto più di quelli che possano sembrare da fuori, ma la stragrande maggioranza degli uomini ha rapporti intimi solo ed esclusivamente con donne."

Il re impallidì. Non voleva credere alle parole del suo servo. Erano scomode, erano sgradevoli da ascoltare. Lo facevano sentire diverso, lo facevano sentire ... sbagliato.

"Ma si può sapere come sai tutte queste cose?" Il re si era rivolto a Merlino con una certa ferocia. "Chi te le ha dette?"

"Me le ha dette il seduttore per eccellenza, maestà. Gwaine, per la precisione" rispose il servo con calma.

"Gwaine? E come fa Gwaine ad avere tutta questa sapienza in materia?" ribatté Artù sarcastico.

"Beh, più che di sapienza, si dovrebbe parlare di ... esperienza diretta. Avrete notato che Gwaine sprizza erotismo da tutti i pori. E poi ha questi capelli incredibili. Non ho mai visto un uomo con dei capelli simili!" 

Artù avvertì una delle ormai famose fitte di gelosia allo stomaco e lo guardò con occhi più taglienti della sua spada.

E la vocina di Merlino: 'Sapevo che non eri un genio, ma andare a dire certe cose al re, che già di suo mi pare alquanto alterato, non é di sicuro un' idea grandiosa!'

"Immagino che dormirà con i nastri in testa come le nobildonne, per mantenere i suoi ciuffi" continuò Artù con astio malcelato. "Oppure farà come Sansone. La sua 'energia' risiederà nei suoi capelli. Se glieli tagliassero per lui sarebbe finita!" disse il sovrano, mimando con la mano il gesto di tagliare qualcosa nell'aria, anche se, più che i capelli, sembrava stesse tagliando la gola a Gwaine. "Ma a lui non piacevano le donne?" ribadì il sovrano.

"Sì, gli piacciono le donne ... e gli piacciono gli uomini ... gli piacciono tutti! Gwaine conosce i segreti più inconfessabili di tutta Camelot e dintorni, forse perché ne ha fatto parte lui stesso. Non credo esista pratica amorosa, anche rischiosa, che lui non abbia effettuato. Mi ha parlato di una volta in cui erano in sette, tra uomini e donne, poi un'altra in cui si ritrovò assieme a due uomini e un'altra ancora dove fu prima legato poi torturato e infine ..."

"Basta così, Merlino!" lo interruppe Artù, ormai furioso, anche se stava provando con tutte le sue forze di trattenersi, per non mostrare al servo troppo dei suoi sentimenti. Inorridiva per quegli accenni di visioni di Gwaine con altri. Non concepiva il sesso di gruppo. Lo trovava squallido, decisamente ancora più del suo Jus. Un geloso puro quale era il re non avrebbe accettato neanche morto di dividere il/la proprio amante con altri. Il solo pensiero gli risultava insopportabile. Ma Gwaine aveva almeno un lato positivo: era una delle poche persone a lui note, che aveva avuto un numero di amanti di molto superiore al suo. E questo stranamente gli dava un po' di sollievo.

"Lui sa delle tue preferenze?"

"Non gliel'ho mai detto, ma credo che lo sappia. Ha un sesto senso per questo genere di cose. Ogni tanto mi lancia delle frecciatine che mi fanno capire che in realtà ha capito anche troppo di me."

Merlino non disse al re che le frecciatine lanciate dal bel capellone, riguardavano in pratica sempre e solo il re. Gwaine aveva capito quasi dalla prima volta che il dolce valletto era innamorato perso del bel sovrano ma aveva anche capito che Artù aveva da sempre un vero e proprio debole per il suo frizzante servitore. E non gli disse che Gwaine, un paio di volte, ci aveva provato anche con lui. Non era una cosa di cui andare particolarmente fieri. Il cavaliere ci provava con cani e porci, ma con lui fu abbastanza cortese, nonostante il vino e riuscì anche a strappargli una promessa: - Se un giorno smetterai di pensare ad Artù, prometti che farai un pensierino su di me? - E Merlino rispose di sì. Tanto non sarebbe mai successo che lui smettesse di pensare al suo re. Il servo sorrise al ricordo.

Il sovrano lo strappò dai suoi pensieri.
"A me non ha mai detto nulla e quello che mi stai dicendo adesso mi suona abbastanza nuovo. Sei sicuro che ti abbia detto la verità e che non ti abbia preso in giro, magari per farsi bello ai tuoi occhi?"

Artù stava respirando velocemente e Merlino non capiva cosa esattamente avesse detto per irritarlo fino a quel punto. Semmai era lui che adesso avrebbe dovuto avere il fiatone e le palpitazioni, vista la notizia che non aveva ancora avuto il tempo di assimilare e digerire.

"Con Gwaine tutto può essere, ma mi ha detto più di una volta che mi considera il suo miglior amico, per cui non so perché avrebbe dovuto mentirmi. Credo che si fidi di me e che mi sia affezionato."

Artù parlò ancora con una certa rabbia.

"E non ha cercato di coinvolgerti? E non ti ha mai fatto proposte personali?"

Neanche per un attimo Merlino pensò di dirgli la verità. Non si sentì nemmeno in colpa, perché le sue intenzioni nei confronti di Gwaine erano sempre state pure come lo era stato anche tutto il suo atteggiamento. Era anzi piuttosto infastidito dai modi bruschi di Artù.

"Non capisco, sire. Io vi ho detto tutto. E se anche così non fosse, non potrei proprio sentirmi in colpa riguardo a questo. Io non sono come Gwaine. Non lo giudico per le sue scelte ... intime. Se quelle cose vanno bene per lui a me sta bene. Io guardo come si comporta con me. É Buono, é leale, é simpatico e questo mi basta. Ho detto che lui mi considera il suo miglior amico, ma per me lui é solo un caro amico, né più, né meno degli altri cavalieri. Il mio migliore amico siete voi, Artù. Lo sapete bene. Nessuno potrebbe mai prendere il vostro posto. E davvero avete pensato, che io potessi essere attratto in qualche modo, dalle orge o da rapporti a caso, purché fossero? Allora non é vero che mi conoscete. I rapporti fisici disgiunti dai sentimenti, per me non hanno nessun senso; non me ne é mai importato nulla. Sarò antico, sarò sbagliato, ma é quello che sono e quello che voglio essere. Per questo non ho mai accettato la corte delle persone incontrate a Camelot."


Artù sospirò di vero piacere a quelle parole. Lo avrebbe baciato.


"E non sopporto di essere giudicato come persona frivola e impudica, solamente per il fatto che nutro interesse per le persone del mio stesso sesso. E per favore, maestà, non ditemi che dovrei andare con una donna, che così potrei cambiare idea. Non fatelo! Vi prego! Pensavo fosse chiaro. A me piacciono gli uomini! Ciò che provo per loro non é paragonabile a ciò che provo per le donne. Un' altra cosa, Artù: ogni volta che mi aspetto dei chiarimenti da parte vostra, trovate il modo di rigirare la frittata, facendo parlare me, in modo da distogliere l'attenzione da voi. Siete scaltro ma anche un po' ingiusto. Infine...oh, sono ... sorpreso, davvero sorpreso: non avrei mai creduto che tra le vostre amanti ci fosse anche un uomo. Dei, pensavo di conoscervi e invece prima di stasera non mi avete mai veramente detto nulla di voi. A proposito mi chiedo come non sia mai venuto a conoscenza dello Jus prìncipis."

Merlino si rese conto di essere arrabbiato con il re. Il servitore aveva sperato che il sovrano lo stesse prendendo in giro. Artù con un amante uomo era uno smacco insopportabile. Non riusciva ancora a realizzare del tutto: più ci pensava e più la cosa lo faceva ammattire. Finché si trattava delle ragazze o delle serve, Merlino semplicemente non avrebbe potuto competere, ma se si parlava di un uomo, allora non era giusto ... non era accettabile! Se un uomo c'era stato, quell'uomo avrebbe dovuto essere lui e lui soltanto. Quale uomo lo avrebbe potuto amare più di lui? Quale uomo avrebbe potuto renderlo più felice di lui? Nessuno, nessun altro.


Artù non aveva ancora aperto bocca. Era stato inondato da una serie di domande e informazioni a raffica e non riusciva a organizzare una risposta. Il servo era forse giustamente indignato o forse no. Per un attimo gli sembrò di avere la mente vuota. Merlino lo precedette con un filo di voce:

"Quando successe?"

"...il mese prima che tu arrivassi a Camelot." Il re aveva capito subito a cosa si riferisse Merlino. Non aveva senso fare finta di non comprendere.

Artù allora non lo conosceva ancora, pensò il valletto. Il dolore si mitigò leggermente e il servo riuscì a respirare meglio. Eppure il re non gli aveva fatto capire niente e Merlino stesso, come mai non era stato in grado di comprendere una cosa così enorme?

"Volevo scusarmi con te Merlino. Hai ragione. Io so come sei. Non so perché ho pensato così. Che sia la mia solita possessività? So che Gwaine sembra divertente e affascinante, anche se ora con quello che so di lui, mi verrà da considerarlo peggio di un animale. Da come ne parlavi mi é sembrato ti piacesse proprio per il fatto che lui sia stato, e continui ad essere, così disinibito e accondiscendente in ogni tipo di relazione che gli é capitata. Certo, non sapevo che questi rapporti fossero stati così tanti, né così ... variegati."

"Lui é così e va accettato in toto o per niente. Una volta sarei fuggito da uno come lui. Mai lo avrei voluto come amico, ma ho scoperto che ha comunque dei valori importanti: lo spirito di sacrificio, il coraggio, l'amore per le cause perse, la lealtà per voi e per Camelot. Il resto riguarda solo lui e per me non é così importante. Ma ora, ditemi, Artù, chi era questo ragazzo di cui non volete parlarmi?"

Il sovrano fece un piccolo sorriso amaro.

"Era ... il figlio di uno stalliere; aveva circa la mia età e lo avevo già incontrato altre volte. Stava imparando il mestiere del padre. Un pomeriggio entrai nelle stalle mentre lui si stava lavando, a torso nudo: normale amministrazione. Eravamo da soli e io senza neanche pensarci, mi soffermai a guardarlo forse un po' troppo a lungo, perché lui se ne accorse." 

'Oh, Artù, sentirvi parlare di un altro uomo in questo modo, é come avere il cuore trapassato da mille spine. É un dolore che non so se sarò in grado di sopportare.'

"Poi, niente ... si avvicinò e mi chiese se poteva fare qualcosa per me. Sono rimasto sorpreso, non me l'aspettavo. Non mi ero mai ritrovato in una situazione simile con un uomo (se escludiamo re Alined).
La cosa mi fece sorridere, mi lusingò e mi stimolò un po' di curiosità. Gli diedi un buffetto sulla guancia, forse perché mi ispirava tenerezza, ma non so esattamente perché lo feci. Stavo per dirgli:- Grazie, ma lascia perdere - che me lo ritrovai accostato al viso a darmi leggeri baci sulle labbra. E notai che la cosa non mi dispiaceva."

'HAHAHA! In due secondi! - Posso fare qualcosa per voi? - E lo bacia! E lui ci sta! E tu, in tre anni la cosa più audace che hai fatto è stato guardarlo. C'è da morire dal ridere!' si intromise la spietata vocina quanto mai indesiderata e pungente.

"Quando però fece il gesto di togliermi l'armatura lo fermai e invece di dirgli - Basta così - gli dissi che dopo cena avevo intenzione di fare una passeggiata nel bosco e che se voleva poteva unirsi a me.
Quando quella sera mi raggiunse, non parlammo quasi e lo portai direttamente nel capanno della caccia, dove successe quello che sapevo sarebbe successo."

Merlino con un groppo in gola, grande come una roccia da catapulta, riuscì solo a pensare: 'Se non divento matto stasera, non lo diventerò mai più' mentre Artù continuava impietoso:

"Il bello é che aveva fatto tutto lui. Nella stalla mi sono trovato nell'impossibilità di dirgli di no. Non volevo offenderlo. Non ci riuscivo. Sembra assurdo ma é così. E la cosa che forse mi ha colpito di più era il suo sguardo. Era timido, era sottomesso, ma non tolse mai gli occhi dai miei."

Il valletto, deglutì faticosamente e disse con voce roca:

"Eh, Artù. Guardatemi ...timido, non direi proprio! Nessun timido avrebbe così poco rispetto del suo re da prendere l'iniziativa di baciarlo per primo, senza aver chiarito le intenzioni proprie e altrui. E poi non é che non volevate offenderlo ... é che vi piaceva parecchio! Con me potete essere sincero."


"Se non ti conoscessi ... direi che sei geloso, Merlino!"


"Che assurdità, mio signore. Non sono mai stato una persona gelosa di natura. E poi, all'epoca dei fatti nemmeno ci conoscevamo!" ma il sorriso del servo non arrivò agli occhi.

Il re annuì convinto.

"Artù, si può sapere perché prima non me l'avete detto? Se penso alla fatica che ho dovuto fare per dirvelo! É stata una delle cose più difficili che abbia mai fatto ..." si lasciò scappare il servitore, con voce lamentosa.
"Lo so Merlino e mi dispiace, ma se tu non l'avessi ammesso per primo, sicuramente non mi sarei aperto con te. Non l'ha mai saputo nessuno."

"Era ... era bello?" balbettò il valletto.

"Sì, era un bel ragazzo, nella norma comunque, ma quello che mi attirò di lui, come dicevo prima, fu il suo atteggiamento verso di me."

"Posso chiedervi fin dove vi siete spinto con lui?" chiese Merlino in modo scorbutico, calcando l'accento sulla parola 'spinto' che diede ad Artù un' idea di voluta volgarità.

"Merlino, mi sembra che tu stia esagerando!"

"Perdonatemi, ve l'ho domandato solo perché anche voi me l'avete chiesto prima e io ho scelto di rispondervi, ma se voi non ..."

Artù lo interruppe alzando la voce, innervosito dall'irritazione crescente che avvertiva nella voce del servo.

"Tu, in un primo momento, non me l'hai affatto detto. Sono stato io che in seguito ti ho costretto. Poi devi spiegarmi una cosa che non capisco: perché mi fai questo genere di domande, se la verità é che non vuoi sapere le risposte. É tutta la sera che lo fai e ogni volta che rispondo, ti innervosisci, stringi le labbra e spalanchi gli occhi, neanche fossi una fanciulla in pericolo che vorrebbe fuggire a tutti i costi! ... Vuoi davvero saperlo? E sia!
Abbiamo avuto rapporti completi senza nemmeno aver bisogno di usare nessuna delle tue pratiche. Si vede che io e lui non avevamo quel genere di remore che tu invece hai dimostrato di avere!"

Merlino in quel momento lo odiò. Sarebbe davvero scappato o ancora più volentieri lo avrebbe colpito. Era completamente rosso in viso per il disagio e la rabbia. Si sentiva veramente offeso. Se più per il modo del re o più per il senso delle sue parole, non lo sapeva.
"Basta Artù! ... E poi decidetevi una buona volta. Poco fa, mi avete praticamente dato dell'animale e adesso non sono altro che una donzella in fuga." urlò Merlino.

Il re si sdraiò sul letto a pancia sotto, con la testa appoggiata a un braccio e il servo non vedeva più neanche il suo viso; Artù non parlò, né si mosse. 

Passarono alcuni minuti di silenzio.


A Merlino sembrò il momento giusto per andarsene. Non aveva più voglia di restare con Artù. Stava già per alzarsi dalla sedia, quando udì la voce del re dire flebilmente:

"Quello che volevo sapere era cosa ti trattenne dall'amare Will con tutto te stesso, fino a fartelo perdere".

Merlino ebbe una specie di lampo di consapevolezza nella mente. Perché non aveva voluto dare a Will quello che voleva, visto che era anche ciò che lui stesso avrebbe desiderato? Non era una ragazza che doveva preservarsi per l'uomo che avrebbe sposato. Forse Will non era il ragazzo giusto? Oh, in quel momento della sua vita lo era, eccome. Allora forse era questo che Will doveva aver pensato, quando si erano allontanati: aveva creduto di non essere il ragazzo giusto per Merlino. Aveva creduto che Merlino in fondo non lo volesse! Questa rivelazione colpì il valletto con la violenza di uno schiaffo. Il servo capiva solo adesso che i sentimenti di Will non erano superficiali come aveva spesso pensato. La gola si chiuse e gli si inumidirono gli occhi. Forse se gli avesse detto che lo amava, sarebbero ancora insieme. 'Ma cosa dico? Will non c'è più!'

Merlino parlò con voce rotta: "Artù... ho capito una cosa, adesso, grazie a voi! ... Io ...io amavo Will!" Il servitore scoppiò in un pianto dirotto "e non gliel'ho mai detto!" disse con voce resa acuta dal nodo che aveva in gola. "Lui credeva che io non lo amassi!"

Artù rimase stupito dalla reazione sconvolta di Merlino. Si ritrovò anche lui triste e la rabbia di poco prima scemò all'improvviso. Si alzò dal letto e afferrò il servo per un polso, facendolo alzare a sua volta, tirandolo verso di sé gentilmente ma con decisione per poterlo abbracciare, mettendo le braccia attorno alla schiena di Merlino. Il servitore non fece nulla, non lo abbracciò a sua volta, ma si appoggiò contro di lui, tanto Artù era forte e non avrebbe avuto problemi a sorreggerlo. Poi posò il viso tra la spalla e il collo di Artù e quando si sentì completamente avvolto dall'abbraccio del re, invece di calmarsi, i singhiozzi aumentarono. Artù appoggiò la guancia al lato del capo dell'altro, carezzandolo piano col suo volto, quasi a voler fermare i singulti del ragazzo. Cominciò a muovere le mani sulla schiena del servo con carezze forti e sapienti, infine molto lentamente prese a ondeggiare a destra e a sinistra. Il servo si sentì esattamente cullare dalle braccia di Artù. Dopo qualche tempo Merlino si sentì meglio, aprì gli occhi, alzò la testa e si rese conto di dove si trovava. Si sentiva così imbarazzato, non tanto per il fatto di trovarsi tra le braccia del re, quanto per la figura di quello sfogo disperato da bimbo di tre anni. Artù era di una bellezza indescrivibile. Come aveva potuto pensare che Artù fosse brutto?
 
"Ora penserete davvero che io sia una fanciulla debole e indifesa" disse Merlino sorridendo appena.

"Solo per un pianto? Io sono contento che tu ti sia lasciato andare così, con me. Ne avevi bisogno! É stata una serata un po' pesante: sono venute fuori un sacco di cose!"

"Avete intenzione di lasciarmi andare o passerò il resto della serata vostro prigioniero?"

Artù non si era accorto di aver legato le sue mani dietro la vita del servo, stringendolo abbastanza forte. Stava per toglierle, a disagio per le parole dette dall'altro, ma ci ripensò e sorridendo disse: "Sbaglio o non mi hai ringraziato?"
 
Merlino prese fiato e rispose: "Vero ... vi ringrazio Artù!"

"Oh no, non così. Pensavo mi ringraziassi in un altro modo!" 

Il servo cominciò leggermente a tremare e sentì il viso scaldarsi. Non riuscì a chiedere al re cosa avesse in mente e pensò, anche se avrebbe voluto dirlo ad alta voce: 'Cosa volete, Artù? Vorreste un bacio? Siete innamorato di un'altra: perché non mi lasciate tranquillo?'

"Ehi, calmo!" dichiarò il sovrano "Non voglio mica intendere chissà cosa! Hai una faccia come ti dovessi chiedere ... volevo ... volevo solo che tu ricambiassi il mio abbraccio."

"Ah ... va bene!" ribatté Merlino, un po' sollevato e un po' deluso, ma quando pose le braccia attorno alle spalle del re e questi ricominciò ad avvolgerlo, chiudendo le braccia intorno al suo corpo un po' più forte e poi ancora più forte, Merlino chiuse gli occhi e li strinse, sentendosi completamente sciogliere all'interno.

Anche il servo serrò maggiormente la presa attorno al re in modo che si trovarono uniti in un abbraccio strettissimo, le guance a contatto, il respiro dell'altro ora sull'orecchio, ora sul collo. Merlino percepì il graffiare della corta barba del sovrano sul suo viso. Anche i loro corpi erano del tutto a contatto e si rese conto di non aver mai abbracciato nessuno in quel modo completo e struggente, nemmeno Will. Insomma, Merlino pensò che fosse il momento più straordinario della sua vita, un momento così concreto e reale, molto meglio dei sogni che ogni tanto popolavano la sua mente. Lentamente si staccarono e notò che Artù aveva il viso colorito e un dolce sorriso sulle labbra. 

Il re rise: "Uh, che occhioni lucidi che hai! Sembri un pargoletto!" e diede un lieve pizzico al viso di Merlino che se possibile, si imbarazzò ancora di più. Artù si sedette sul letto: "Se non vuoi parlarne più per me va bene" disse il re con calma "altrimenti avrei ancora una domanda da porti."

"Ditemi pure!" Merlino si sentiva molto meglio, molto più calmo e l'abbraccio con Artù l'aveva profondamente risollevato. Il re era stato così dolce e accogliente: il servo non lo avrebbe mai creduto possibile, se non l'avesse vissuto personalmente. Artù non se ne rendeva neanche conto ma il suo tocco consolava e sanava e il suo abbraccio scaldava e fortificava. O forse tutti gli abbracci erano così e lui lo aveva vissuto come un miracolo solo perché era innamorato di lui. Ammetterlo con se stesso in questo modo gli fece uno strano effetto, lieto e malinconico al contempo.

"Qual è il vero motivo per cui alla fine rifiutasti Will, se, come tu hai appena ammesso, lo amavi?"

"Io ... non volevo essere considerato ... no ... io non volevo ammettere con me stesso di essere ... un sodomita. Non volevo vedermi come un pederasta e non volevo ... sentirmi un deviato. Sono stato un vigliacco, lo so, ma avevo così tanta paura!"

"Beh, se tu sei un sodomita, allora lo sono anch'io!"

"No, voi non lo siete, ma io credo di esserlo."

"Adesso mi sembri veramente un idiota. A parte il fatto che nemmeno sei stato ancora deflorato. Passami il termine per una volta. Quale sarebbe la differenza tra te e me?"

"Io, conoscendovi come credo di conoscervi, so che avete posseduto quel ragazzo senza a vostra volta farvi possedere."

"Oh, dei, Merlino! Ma stiamo ancora parlando di questo?" sospirò Artù "Se ho ben capito, tu credi che solo colui che si sottomette sia un sodomita?"

"Non proprio. Io credo che si tratti più di una questione psicologica. Parlo di una persona che si sottomette ad un'altra non solo fisicamente e, forse, mi dà fastidio, questa spiccata disparità."


"Scusa Merlino. Io credo di essere più pratico, mentre tu sei più romantico. Spiegami, secondo te, se sono in due a fare la stessa cosa, solo che uno é da una parte e uno dall'altra, non credi che siano da considerare alla stessa stregua, sia nel bene, sia nel male? Hai ragione se hai pensato che con quel ragazzo sia successo solo quello che hai detto tu, ma perché fin dall'inizio lui si é posto verso di me come una persona sottomessa."

"Fosse stato il contrario, non avreste avuto nessuna storia con lui, ne sono sicuro!" 

"Ma come fai ad esserne sicuro, se nemmeno io lo sono. Forse non é successo, perché é stata una storia molto breve. Ma se fosse rimasto non sono certo che non sarebbe potuto accadere anche a me. Non mi sembra nemmeno una cosa così terribile come me la stai facendo vedere tu."

"E poi voi siete re e siete stato principe: tutte le persone in qualche modo sono sottomesse a voi."

"Diciamo molte persone, ma non tutte. I vari principi, principesse, re, regine con cui ho avuto a che fare. Tutti i miei nemici tra cui gli stregoni. Morgana mai, Gwen e soprattutto tu che sei il mio servo per giunta."

"In un certo senso avete ragione ... Quanto durò la storia con lui?" 

"Solamente una settimana."

"E in questa settimana, quante volte siete 'stato' con lui?"

"Accidenti Merlino, so già cosa dirai! ... Quindici o sedici volte." 

"COME?"

"Hai capito benissimo."

"Davvero ... Artù ... Complimenti per la vostra ... vitalità! Anche con le amanti donne eravate così ... pimpante?"

"Meno, ... credo fosse dovuto alla novità!"

"Per me, era dovuto al fatto che gli uomini vi piacciono molto più di quello che credevate, é possibile?"

Artù ci pensò su per un attimo, ma non riusciva a darsi una risposta soddisfacente e quindi non disse niente.

"Perché finì?" chiese Merlino, sorvolando sulla precedente domanda visto che il re sembrava confuso.

"Lui rischiava molto, nel caso fossimo stati scoperti. Mentre per me non ci sarebbe stata alcuna conseguenza, per lui sì, così scappò da Camelot."

"Ma perché sedurvi per poi scappare subito; non lo sapeva già prima?"

"Sì, lo sapeva, ma mi disse che non era stato in grado di opporsi al mio fascino. Mi disse che era già invaghito di me da quando mi aveva conosciuto mesi prima e che non era riuscito a resistere ai segnali che continuamente gli inviavo. Io ti giuro Merlino che prima di quel giorno nella stalla non gli avevo mai inviato nessun segnale. A malapena sapevo chi era, ma questo non gliel'ho mai detto."

'É stato furbo il ragazzo. Ha fatto finta di aver notato richiami inesistenti di Artù. Ruffiano, manipolatore e grandissimo porco!' Tutta la serenità e dolcezza del precedente abbraccio del sovrano erano già sparite nel nulla, sostituite da una nuova furiosa ondata di gelosia.

"Comunque" continuò Artù "secondo me aveva intenzione di andare via in ogni modo da Camelot, perché me lo disse durante quei giorni."

'Quindi aveva già previso tutto. Di sedurre il re giusto per divertirsi un po' finché gli sarebbe andato per poi piantare tutto e andarsene da un'altra parte. Schifoso opportunista!'

"Non ne ho mai più saputo nulla."

"Lo avete amato?"

"Non credo ... anche se mi affezionai. Non ci fu il tempo di capirlo ed era iniziato tutto solo come un gioco e per certi versi é stato così. Ma é stata un'esperienza che in qualche modo mi ha segnato."

"Quindi non l'avete mai cercato. Perché?"

"Potrei dirti di averlo fatto per lui, perché avrebbe rischiato troppo, ma la verità é che avevo paura, proprio come l'avevi anche tu."

"Non mi è chiaro perché il ragazzo avesse cosí paura. Finché fosse stato sotto la vostra protezione nessuno lo avrebbe toccato!"

"Non ne ho idea... Forse perché non gli ho mai chiesto di restare!..."

"Allora ... nessun sodomita? Né io, né voi?" rise a labbra chiuse Merlino.

"... forse ..." mormorò Artù a voce quasi impercettibile.

Merlino alzò gli occhi sul re sorridendo; sapeva che lo stava prendendo in giro. Non gli avrebbe creduto neanche se lo avesse visto con i suoi stessi occhi. "Come forse? O sì, o no, le mezze misure qui non esistono! Mi dispiace Artù."

"Potresti, per favore, cercare di non usare per noi queste parole antiche e negative come invertito o sodomita? Noi non siamo così, forse nessuno lo é. Noi siamo curiosi della natura umana, noi siamo in grado di innamorarci di una persona aldilà di come appare esternamente, noi siamo ... versatili" disse Artù con un tono piuttosto solenne.

"Avete detto versatili? Cosa intendete esattamente con versatili?"

"Che possiamo innamorarci di una persona indipendentemente dal fatto che sia un uomo o una donna!"

"Questo vale per voi Artù. Io so già che posso innamorarmi solo degli uomini. Vi piace 'bivalente' come definizione per voi?"

"É accettabile."

"E comunque é davvero interessante la vostra interpretazione della parola versatile. Io invece ho sempre considerato 'versatile' un uomo che alterna l'essere dominante all'essere sottomesso."

"Merlino ... ma vai a finire sempre e solo lì. Scusami ma ti trovo un po' fissato. Temo tu abbia degli arretrati" disse Artù ridendo forte e riprendendo a bere il vino dalla propria coppa.

Merlino si sentì un po' offeso: ovviamente il re lo sapeva e aveva ragione da vendere, ma non fu carino ricordarglielo in questo modo.

"Artù, siete tremendo! Io vorrei solo sapere, vorrei solo capire ...

Il sovrano lo interruppe: "Allora, é questa la parola che ti definisce? Tu saresti versatile, nel tuo modo di intenderlo?"

"Diciamo che ... l'idea non mi dispiace. Mi sento abbastanza vicino a questa definizione, ma sul lato pratico, lo sapete, sono carente ... per cui non posso esserne sicuro. Siete voi più esperto di rapporti d'amore e io ammetto che a questo punto vorrei sapere tutto di voi, anche se di certo non posso pretenderlo."

"Più esperto dici? Io non mi sento così esperto anzi per certi versi mi sembra che tu lo sia molto più di me" confermò Artù con il solito sorrisino, ricco di malizia.

"Ci siete riuscito, maestà! Bene! Bravo! Bis!"

Il sovrano fece finta di cadere dalle nuvole. "A fare cosa?"

"A cambiare argomento" Merlino lo guardò imbronciato.

Artù era un po' seccato, ma gli veniva anche da ridere. Una situazione irreale. Come lo era stata tutta la sera.

"Oh, Merlino, io ti sconsiglierei di insistere o ti ritroverai a perdere i sensi, quando avrò finito. E poi non venire a dirmi che non ti avevo avvertito."

"Se non li ho persi finora, i sensi, non credo che ... non preoccupatevi Artù" disse Merlino dolcemente "rimarrete sempre il mio asino preferito!"

"Grazie Merlino. Adesso mi sento in una botte di ferro."

Il sovrano gli diede una breve occhiata storta, ma si rassettò la camicia, si ravviò i capelli e smise di parlare sommesso come aveva fatto fino a poco prima. 

"Quella sera" cominciò il re " dopo una lotta combattutissima e feroce seguita da una vittoria schiacciante, andai con i cavalieri in una taverna che dicevano facesse i boccali di vino e di birra più grossi della regione. Volevamo divertirci, festeggiare insieme, brindare alla nostra vittoria."

Artù, in piedi di fronte a Merlino parlò ad alta voce, gesticolando ampiamente, ora sgranando gli occhi, ora ridacchiando e mutando sovente le espressioni del viso, come un attore consumato. Sembrava fosse su un palco e recitasse. Tutto a beneficio di Merlino, che si chiese se per caso Artù stesse inventandosi tutto solo per intrattenerlo. Certo il servo, seduto davanti al re, non poteva lamentarsi: Artù era semplicemente bellissimo: scalzo, con la camicia libera lungo i fianchi, spettinato, con le guance arrossate, gli occhi brillanti, le labbra rosse e lucide. E quel modo di muoversi imponente e sciolto che lo contraddistingueva.

"Ben presto tutti noi ci ritrovammo ad essere completamente su di giri. Persino Leon, che in genere rimaneva sobrio per accollarsi volontariamente l'onere di riportare a casa gli altri. Immaginati Gwaine com'era ridotto! Non ho mai bevuto così tanto in vita mia. Stasera a confronto é come se ne avessi bevuto un terzo. Devo dire che mi divertii parecchio. Non facevamo altro che bere e ridere. In fondo era un miracolo se eravamo tutti vivi. Devo essermi addormentato sopra il tavolo, o sotto, perché vedi, io non ricordavo quasi niente di quel che successe dopo.

Quando aprii gli occhi, ero all'aperto, era buio ma un lato del cielo stava schiarendo, quindi era quasi l'alba. Mi sembrava di avere un tamburo dentro la testa, tanto mi pulsava. Avevo freddo, anche se era estate perché ero un po' bagnato causa l'umidità della notte. Girai la testa e vidi uno dei miei cavalieri... No, taci Merlino! E sì, lo conosci molto bene, ma non ti dirò chi é! Non certo adesso" disse sghignazzando.

"Maestà, mi sembrate matto!" rise a sua volta Merlino, accoccolandosi meglio sulla sedia del re. Si tolse gli stivali e mise i piedi su un'altra sedia vicino. Artù era uno spettacolo da godersi in pieno rilassamento.

"Anche lui era bagnato come me e notai che entrambi avevamo le braghe calate" Merlino scoppiò a ridere sgangheratamente. 

"Eravamo entrambi a pancia sotto, nudi dalla vita alle caviglie" e si misero a ridere entrambi, stavolta.

"Forse dovevate solo fare pipì e siete crollati senza neanche rivestirvi" propose il servo assai divertito.

"Oh, Merlino, sei pronto? Fammi bere ancora un po', se no non ce la faccio!" disse Artù, facendo l'occhiolino al suo servo.

Il sovrano sembrava un po' meno spavaldo adesso. "Provai a mettermi seduto, ma non ci riuscii, perché mi sembrava che il sedere andasse a fuoco." Merlino scoppiò in una fragorosa risata con singhiozzi, poi si fermò: non capiva perché, ma forse la cosa non era così buffa com'era apparsa un attimo prima.

"In qualche modo riuscii ad alzarmi e andai per tirarmi su i pantaloni" fece il re, mimando qualche gesto "ma sulla pancia e sulle cosce notai che oltre all'umido, c'era qualcosa di appiccicoso. Mi guardai le mani e le avvicinai al naso per annusarle e per poco non caddi a terra svenuto: era seme di uomo!"

"Dei del cielo, Artù!" quasi urlò Merlino.

"Svegliai il cavaliere che si rivestì in tutta fretta. Era sconvolto e... spaventato.

Gli dissi con affanno: - Non ricordo nulla, se non qualche istante confuso. Come mai ci siamo svegliati nudi?- E lui mi rispose: - Non ne ho idea, maestà. Anch'io ricordo poco o nulla.-
 
Non capivo più niente e avevo bisogno di fargli delle domande:

- Scusa se te lo chiedo, ma a te brucia il deretano?-

- Cosa? No, sire ... non direi. Ho solo un gran mal di testa- mi rispose il cavaliere.

- Penso che stanotte, qualcuno ... mentre eravamo addormentati, abbia abusato di noi ... o almeno di me. Ma perché avrebbero dovuto spogliare anche te senza poi farti nulla?-

- Forse perché siete più ... carino di me, sire, ma non credo vi abbiano usato violenza, non avete nessun segno addosso.-

- Vallo a dire al mio sedere!-

-Mi dispiace molto, maestà! Avrei dovuto proteggervi e invece ...vi manca nulla?"-

- No, ho ancora i soldi e il resto. E i cavalli sono dietro agli alberi.-

-Siamo abbastanza vicini a Camelot. É bene che vi facciate visitare da Gaius. Prendiamo i cavalli e andiamo ...-

-Li porteremo a piedi. Non riuscirò a salire su un cavallo chissà per quanto tempo ancora.-

Poi il cavaliere si buttò in ginocchio e vomitò anche l'anima.

Nel pomeriggio, il cavaliere mi chiese udienza urgente e io lo ricevetti subito sperando che gli fosse tornato in mente qualcosa. Teneva il capo chino, con le orecchie rosse, poi alzò la testa e mi guardò: non aveva affatto una bella cera. Gli occhi erano cerchiati e gonfi e aveva un'espressione molto strana e sofferente.

- Come state, sire?-

- Meglio, grazie. Gaius mi ha dato qualcosa ... ma non gli ho detto nulla. Ti é tornato in mente qualcosa di stanotte? -

Lui cadde in ginocchio e si accucciò a terra, con il viso vicino ai miei stivali e abbracciando le mie caviglie. Lo guardai esterrefatto e lui cominciò a piangere: - Vi ho mentito maestà. Io ricordo alcune cose ... Io merito la morte, Artù! Vi ho tradito! Fatemi tagliare la testa o infilzatemi ora con la vostra spada.-

- Ma cosa dici?-

- Io non volevo, lo giuro. Non sono stati i banditi ad abusare di voi ... sono stato io! - e si mise a singhiozzare - Quando bevo faccio cose strane, lo sapete! -

- Non così strane, però! Io ti conosco. Sei uno dei cavalieri migliori che abbia mai avuto e sei un uomo buono. Uno degli uomini più buoni che conosca! Sei un prode, un eroe che salva donne e bambini in difficoltà. E mi hai salvato la vita tante volte!-

- Ma io adesso me lo ricordo, vagamente, é vero, però quel momento lo ricordo! E mi perseguiterà per sempre. A me ... a me piacciono le donne, e invece l'ho fatto, e proprio a voi ... al mio re!-

- Non credo sia andata così. Non ho neanche un livido sul corpo e nemmeno tu. Credo che, ubriaco o meno, avrei lottato contro di te e ne porteremmo i segni entrambi.-

- Voi eravate quasi addormentato Artù e io mi sono approfittato del vostro stato. Non sono più un uomo! Sono un animale! Sono una bestia!- urlò in piena crisi isterica il cavaliere. Il re lo prese per il bavero e lo fece alzare, poi lo scrollò in modo brusco, gridando:

- Guardami! ... Ascoltami bene! ... Io voglio che tu torni a casa e che dimentichi ciò che é successo tra noi. Tra l'altro io non ricordo quasi nulla perciò per me é come se davvero, non fosse successo niente! Eravamo ubriachi. Se anche l'hai fatto, io ti perdono, di cuore! Facciamo un patto: né tu, né io lo diremo mai a nessuno. É stato come fare un brutto sogno. Io non potrei mai privarmi di un cavaliere devoto, leale e forte quale tu sei, Percival!-

Merlino spalancò gli occhi: 'No,! Non Percival!'
















Ciao ragazze,

ringrazio le mie tre buone stelle Idalberta, Itsnotbroken e LadyKant.
 
Ringrazio Thegreedyfox per la capatina.

E le visite che sono sempre tante.


Vi abbraccio forte

Lulette






Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Farsi male ***


4930 parole







Capitolo VIII



 


 
FARSI MALE











"Oh ... Artù ... Percival?? ... Sul serio? ... PERCIVAL!?"

"Sssh! Non urlare Merlino!"

"Ma ... No! ... Non può averlo fatto ... lui!? Avrei detto ... Gwaine, piuttosto!"

Si guardarono a vicenda, l'uno sconcertato e l'altro incuriosito dalla reazione del primo. Artù scosse la testa e Merlino fece altrettanto poi scoppiarono a ridere come pazzi.
Merlino continuò a ridere e senza quasi riprendere fiato, riuscì a dire:

"Percival! Ci credo che eravate dolorante!" e tornarono a ridere ancora più forte: il servitore quasi cadde dalla seggiola e Artù si asciugava gli occhi che lacrimavano copiosamente.

Dopo essersi calmati un po' il re affermò sorridendo:

"Non credo che Percival abbia poi questo membro così enorme, come sembri voler affermare."

"Artù, ma li avete mai visti i cavalieri nudi?"

"Sì, ovvio. Perché? Tu no?"

"S - sì: quando si lavano dopo gli addestramenti o le missioni." rispose Merlino piuttosto a disagio.

"E Percival ti sembrava così abnorme, rispetto agli altri?"

"Beh ... tutti i cavalieri sono particolarmente dotati, non lo avete notato, sire?"

"Io non guardo i membri dei cavalieri! Al contrario di te!"

"Io non guardo i membri di nessuno ... suvvia, Artù, si notavano anche non volendo!"

"Niente di che Merlino. A me sembravano normali!"

"Perché voi avete come termine di paragone voi stesso, ma anche voi non scherzate. E lo sapete!"

"Sarà come dici, ma non ci ho mai fatto granché caso!"

'Che razza di bugiardo!' fece la vocina interna di Merlino, il quale per una volta si trovò d'accordo con lei.

"Quindi, Artù, Percival non vi sembra così ... gigantesco, perché va considerato in base alla sua altezza e alla sua stazza. Essendo ben proporzionato non dà forse l'idea di essere ... così dotato, ma mi viene certamente da pensare che non siete stato molto fortunato con il primo uomo che vi abbia avuto ... o forse sì ... non chiedetelo a me!"

E gli scappò un'altra risata, anche se Merlino fece un blando tentativo per trattenersi, per non infierire ulteriormente sul re, ma non ci riuscì e si lasciò andare ridendo di gusto.

"Nemmeno a me!" disse Artù imbronciato. "Io so solo che dopo faceva un male cane! E tu? ... come sei messo? Sembri l'unico di cui nessuno sappia niente ..."

"Noi poveri siamo più ... pudichi!" disse Merlino con le guance in fiamme.

"Andiamo Merlino, possiamo parlare del pene di chiunque, tranne che del tuo? Forse a inizio serata, quando volevi mostrarmi le tue grazie, non avrei dovuto fermarti. Avrei potuto scoprire qualcosa di interessante."

Merlino cominciò a osservarsi i piedi con attenzione, fingendo indifferenza. Non sapeva se essere più arrabbiato con Artù o con se stesso.

"Quando fate così ... Io non vi avrei mostrato un bel niente, Artù!"

"No? Giusto un bel sedere, con la scusa dei muscoli. L'avrei trovato comunque intrigante."

Il servo strinse gli occhi dal nervoso. Un "Oooh!" scandalizzato, venne fuori come un soffio dalle sue labbra. Scosse la testa più volte. Viso, collo e orecchie avevano assunto un intenso color cremisi. Poi si fece coraggio e lo guardò da sotto in su:

"Fate pure lo spavaldo Artù, ma entrambi sappiamo che l'unico a disagio in quel momento, eravate voi. Per questo mi avete fermato: perché voi eravate in malizia e io no. Di certo non mi sarei proposto a voi così ingenuamente, se avessi avuto sentore delle vostre intenzioni: non mi sarei mai messo in pericolo così!"

Merlino aveva parlato più per rabbia che per altro, per ribattere a quell' insopportabile Artù, che ogni tanto veniva fuori e sembrava parlasse più per dare aria alla bocca che per dire cose sensate. Ma Artù questo non lo sapeva e rimase sbattezzato, sinceramente incredulo e disse con amarezza:
"Accidenti, Merlino! Guai a pestarti la coda! Non capisci nemmeno quando uno scherza? Ma ... dico ... in pericolo? A causa mia? Pensi che avrei potuto farti del male? Che ti sarei saltato addosso? Davvero pensi che avrei potuto usarti violenza?"

Artù si sentiva ferito. Non riusciva a capacitarsi della durissima accusa del suo servo. Ebbe un leggero mancamento e dovette risedersi sul letto. Merlino non si accorse di nulla.

"No, ma penso che mi abbiate fermato, per non trovarvi in una condizione che forse avrebbe potuto ... tentarvi e che per questo avrebbe potuto diventare rischiosa ... per me ... per voi!"

"Non sono d'accordo. Io non sono così. Non lo sono mai stato. E anche se, per caso, fossi stato tentato, non ti avrei mai mancato di rispetto in alcun modo!"

"Ho un po' esagerato, sire, ma temo la colpa sia vostra. Ogni tanto tirate fuori delle battute e degli scherzi così insulsi e pesanti che non hanno più né da battute né da scherzi."

"A volte, questo é vero! E per farti stare ancora peggio ti dirò che solo tu mi ispiri questo genere di 'cattiverie'. Forse Morgana da ragazzina, ma tu la superi di gran lunga. A volte, io VOGLIO scandalizzarti, voglio scuoterti, farti arrabbiare e ammattire, se possibile!"

"Allora ci riuscite meravigliosamente bene. Siete bravissimo in questo, Artù. Ma si può sapere perché?" chiese Merlino sgomento.

"Non lo so ... forse perché a tua volta riesci a fare lo stesso ... con me ... anche senza accorgertene ..."

Artù sembrava in difficoltà e Merlino cercò di lasciar perdere quell'argomento che risultava un po' ostico per entrambi. Si alzò in piedi per prendere un po' d'uva e si risedette pensieroso.

"Con Percival come andò a finire?" disse schioccando tra i denti un grosso acino.

Il sovrano si schiarì la voce un paio di volte.

"Per farlo sentire un po' meglio gli dissi che, a parte il posteriore, mi sentivo bene e che, anche se quasi incosciente, ciò che era successo non lo avevo vissuto come un trauma e che ero piuttosto tranquillo riguardo all'intera faccenda. Ma gli dissi anche che se avesse detto a qualcuno questo nostro segreto, lo avrei ucciso malamente. E così si é tranquillizzato, ha fatto un mezzo sorriso e se n'è andato."

"Comunque se una persona non é cosciente" affermò Merlino con aria seria "e un'altra persona si approfitta di lei, può essere davvero considerato un atto di violenza carnale, Artù! Io stimo Percival e gli sono affezionato, ma se davvero ha fatto quel che ha fatto, non dovrebbe passarla liscia."

Il re fece di no con la testa e sospirò: "Merlino, sei una piaga! ... Prima ti ho detto di aver avuto un paio di ricordi molto vaghi. La notte seguente al fatto, mi svegliai all'improvviso con una visione più chiara. Ricordai un'ombra grande sopra di me e sentii ... la mia voce ... dire: - Vai più veloce!-"

Artù abbassò gli occhi per la vergogna, mentre Merlino sembrava ancora incerto. "Potrebbe non bastare, maestà! Potrebbe non essere sufficiente a scagionare Percival."

Artù sbuffò sonoramente: "C'è l'altro breve ricordo, che riuscii a focalizzare in modo nitido, sempre la stessa notte. Io, che salto in braccio a Percival, come se fossi un bambino, cingendogli la vita con le gambe e baciandolo sulla bocca. Ti basta questo?"

"Potrebbe bastare, ma non ne sono sicuro" disse il servo con un lieve tremore nella voce, che si estese in breve a tutto il corpo e dovuto a un nuovo attacco di gelosia, scatenato dai ricordi di Artù. II re un po' se ne accorse e pensò che il suo servo fosse davvero strano. 'Non fa una piega se gli confesso la cosa più imbarazzante che abbia mai detto a qualcuno e si stravolge per un semplice bacio.'

Poi si riscosse e quasi strillò:

"E va bene, Merlino! Sei proprio una peste! Possibile che tu non abbia ancora capito? O fai finta?" chiese Artù sempre più stizzito, quindi abbassò la voce soffiando "Il seme! Il seme sulle mie cosce era di Percival, ma quello sul mio addome, era mio!"

Il servo tacque per un momento, sbatté gli occhi un paio di volte e sospirò con evidente imbarazzo, poi replicò:

"Artù! Stasera siete riuscito a mettermi a tacere non so quante volte!"

"Il che é tutto dire, Merlino! Penso che adesso, tu possa veramente affermare di conoscere vita, morte e miracoli del tuo re."

"Sono davvero inorridito!" disse il servo aggrottando le sopracciglia con un'espressione di disgusto sul volto, ovviamente finta.

Artù prese dal suo letto alcuni cuscini e glieli tirò addosso con una certa forza. Entrambi si misero a ridere e Artù si sdraiò sul letto. 

Merlino tornando serio, disse: "Credo proprio che Percival abbia un problema. Forse non ne é del tutto consapevole oppure non vuole ammetterlo o ancora non riesce ad accettarlo, ma é lampante che a lui piacciano gli uomini. E dovrebbe farsene una ragione."

"Anch'io penso qualcosa del genere. Che sia 'bivalente', come me?"

"Possibile, ma deve avere una propensione molto forte per gli uomini, se quando beve arriva a comportarsi così! Gli avete mai parlato dei ricordi che vi tornarono in mente la notte seguente?"

"No, non mi sembrava il caso di tornarci su, anche perché lui si ricordava molto meglio di me: credo abbia visto anche il mio comportamento e che sappia come sono andate davvero le cose."

"Dite che pur sapendo che voi eravate ... consenziente, quella notte, lui si sia accollato tutta la responsabilità dell'accaduto?"

"Sì, più o meno."

"Questo gli fa onore, anche se non ne sono del tutto sicuro, dato l'argomento."

"Sai, Merlino, che da quella volta non beve più? Qualche tempo dopo parlai con Leon e gli chiesi di tenerlo d'occhio, dicendogli soltanto che quella famosa sera, aveva dato di matto e che ero preoccupato per Percival. É da un anno che non tocca né vino, né birra!"

"É successo 'solamente' un anno fa?"

"Sì, circa un anno fa."

"Oh, ma io c'ero già e avrei dovuto proteggervi!" disse il servo desolato.

"Quando mai ci hai accompagnato di notte nelle taverne? Tu preferisci andarci da solo."

"Non é così ... ma non credevo che foste in pericolo assieme ai vostri cavalieri, altrimenti sarei di certo venuto, ogni volta."

Artù si mise a sedere sul bordo del letto, avvicinandosi alla sua sedia.

"E se ci fossi stato tu al posto di Percival?"

"Vi avrei riportato a casa, sano e salvo!"

"E se mi fossi gettato in braccio a te?"

"Probabilmente sarei morto, schiacciato dal vostro peso" ridacchiò Merlino.

Ma Artù non rise e si avvicinò ulteriormente: "E se ti avessi baciato?"

"Io ... naturalmente ... mi sarei tirato indietro e se voi non me l'aveste permesso, vi avrei tirato una botta in testa, ma non mi sarebbe nemmeno passato per la mente di farvi quello che vi ha fatto lui."

Il re si sentì quasi offeso dalle parole del servo. Lui si era quasi esposto con quelle domande e aveva ricevuto delle risposte asciutte e indisponenti. Merlino, il perfettino, il buono, il devoto. E neppure il vino sembrava smuoverlo più di tanto. Per un attimo provò un senso di nostalgia per quel Merlino vanitoso e impudente che si era spogliato a suo beneficio e che lui, stolto, aveva voluto fermare. Artù si gettò con un tonfo sul letto tornando a sdraiarsi.

'Bene, Merlino.' pensò inquieto Artù 'Hai voluto rimettere a posto il tuo re! E io farò come vuoi. Basta con tutti questi doppi sensi: e quanti baci asciutti, quanti baci bagnati e come ce l'ho io, come ce l'hai tu, e come l'ho fatto io e come l'hai fatto tu, chi é più bravo a farlo, chi ha più muscoli, chi ha più peli ... forse é meglio abbandonare tutto.'

C'era stato anche qualcos'altro però. Artù lo sapeva. C'era stato anche molto altro! C'erano stati dei sentimenti profondi messi a nudo, una chiara sintonia, molta complicità, vero affetto e l'abbraccio più intenso della sua vita. Avrebbe voluto riviverlo, ancora e ancora. 

"Scusate, maestà, ma non mi avete ancora detto come mai non ho saputo niente dello 'Jus prìncipis' in tutti questi anni.

'Eccolo qui. Mentre io mi tormento per niente, lui arriva bel bello con la sua domandina pronta.'  Artù si tirò su fino a poggiare la schiena sulla testata del letto e incrociò le braccia, con il volto severo e senza mai guardarlo in faccia.

"Perché alla fine si ritorse contro mio padre e il consiglio reale. Leon prendeva il posto di comandante delle guardie, quando io mancavo e mi riferì che c'erano stati molti disordini, nell'ultimo periodo, legati allo 'Jus' che andavano a peggiorare con il passare del tempo.  Nei primi mesi a creare il caos era quasi sempre un futuro sposo di una delle ragazze. Ma a questi se ne unirono altri: i fratelli, le madri, le famiglie delle ragazze, tranne i padri ovviamente, che avevano dato il loro consenso. Poi si aggiunsero altri parenti, i vicini, i conoscenti, le famiglie che avevano rifiutato lo 'Jus' ma anche molte che non erano state interpellate. All'inizio l'odio era tutto nei miei confronti, ma pian piano la verità venne fuori, anche grazie alle ragazze che dicevano in giro che il principe era buono e generoso; così anch'io fui visto come una specie di vittima di mio padre e del consiglio. Per questo, quando andai da mio padre per tirarmi indietro, mi rispose subito che per lui andava bene, cosa che reputai alquanto strana. Mi fece subito partire per una missione lontana da Camelot, che durò circa sei mesi. Nel frattempo si occupò di far dimenticare questa storia al popolo, organizzando eventi, feste sontuose e tornei, dove tutti erano invitati. Fece tanti regali alle persone giuste e investì un'enormità di ricchezze, perché tutto fosse messo a tacere nel più breve tempo possibile. Fece bonificare molte delle terre di Camelot, fece edificare un nuovo tempio e due fontane colossali. Fece rifare strade e ponti e tutti gli abitanti parteciparono ai lavori pubblici, guadagnando più soldi di quanti la maggior parte, ne avesse mai avuti. Così facendo, rientrò nelle grazie della maggioranza della popolazione e dopo alcuni mesi la questione fu dimenticata o per lo meno accantonata."

"In pratica, un'impresa fallace, quella di vostro padre. Prima volerlo fare sapere a tutti, poi, volerlo nascondere a tutti i costi."

"Il più grande fallimento di mio padre e mio!"

Il re aveva parlato in modo estremamente freddo e Merlino si chiese cosa non andasse. Non lo aveva guardato neanche una volta, durante il suo lungo discorso. Eppure sentirlo parlare di sé in quel modo, l'aveva reso triste. Ci pensò su un attimo e salì sul letto del re, mettendosi in ginocchio per poi sedersi sui talloni. Ora riusciva a vederlo bene e provò a fare un sorriso.

Artù sussultò, quando Merlino balzò sul letto e si accomodò vicino ai suoi piedi. Merlino mai era salito sul suo letto prima d'ora, tanto meno quando c'era lui sdraiato sopra. Ah no, forse un'altra volta era successo: quando dava la caccia ai maledetti tarli e un giorno gli era persino caduto addosso, svegliandolo di soprassalto. Artù non poté fare a meno di sorridere al ricordo e quando guardò il suo servo, questi gli stava concedendo uno dei suoi più luminosi sorrisi. Il fatto di saperlo vicino, sul suo letto, con quel sorriso tutto per lui, gli fece accelerare sia il respiro che il battito cardiaco e quando Merlino parlò, Artù si era già scordato i suoi propositi di vendetta fredda. E staccò la schiena dalla testiera del letto, sedendosi a gambe incrociate, di fronte al suo servo.


"Perché sceglieste solo serve e popolane come vostre amanti? Quando lo 'Jus' finì, non conosceste nessuna ragazza nobile di nascita?"

"Solo anni più tardi, Merlino e sono quelle che hai conosciuto anche tu. Sofia all'inizio mi piaceva molto, ma usò la magia per irretirmi e per farsi sposare."

'No, lei voleva uccidervi, ma scelsi di non dirvelo, dopo che lei e suo padre perirono per mano mia' pensò Merlino che aveva ancora i brividi al pensiero che quella volta al fiume, non aveva perduto Artù per un soffio.

"Helena era una gran brava ragazza, ma non riuscii a sposarla, perché non eravamo innamorati."

"Ricordo, sire! Foste molto coraggioso."
 
"Il merito fu anche tuo e del tuo libro" disse Artù scoccandogli un'intensa occhiata.

Merlino sorrise, lusingato.

"E Vivian, Merlino? Ci innamorammo pazzamente, ricordi?"

"Perfettamente, maestà. Ero nella camera con voi e forse sareste arrivati a copulare con me presente, se non fosse arrivato il padre di Vivian con tutto il corteo" disse il servo maliziosamente.

"E invece era solamente un altro 'abbaglio' magico! Per fortuna. Vivian era insopportabile."

"Non era simpatica a nessuno, tranne a suo padre!"

Merlino rimase in silenzio per parecchio tempo, a disagio per il posto che aveva scelto poc'anzi, poi azzardò:

"Non é Percival, l'uomo che ...  vi ha rubato il cuore, vero!?"

Artù sbuffò divertito: "No, Merlino. Sarà pure un bel ragazzone, ma non gli ho donato il mio cuore. Dimmi ... non eri tu che fino a poco fa pensavi che io fossi innamorato di una donna?"

"Guardate che siete stato voi a lasciarmelo credere. Solo che non conoscevo ancora questo lato così spregiudicato di voi, sire."

"Senti un po' da quale pulpito ..."

"Quindi il vostro ... amore segreto é un uomo?"

"Temo di sì!"

"Non avrete donato il vostro cuore a Percival, ma qualcos'altro ... sì, però" non poté fare a meno di aggiungere Merlino ghignando.

Vedendo lo sguardo tagliente del sovrano su di sé, aggiunse: "Stavo scherzando, ma ..." e ingollò un altro acino "... ancora non mi avete detto se in un rapporto amoroso con un uomo, preferite la parte dell'uomo o quella della donna" continuò masticando serenamente.

Artù si spostò più indietro, portò le ginocchia al petto, abbracciandosi le gambe, e si chiuse a riccio. Queste parole di Merlino lo avevano colpito in profondità e gli rispose con una rabbia a stento trattenuta:

"Dei! Sei più vecchio di Gaius, come mentalità! Ti vergogni di dire le cose come stanno e non ti rendi conto di risultare invece ancora più offensivo. Dopo quello che ci siamo confidati a vicenda, puoi chiedermi tranquillamente quello che vuoi, senza girarci tanto intorno. Bastava che mi chiedessi: - Artù, preferite prenderlo o darlo?-"continuò il re con un sorriso ferino, con la precisa intenzione di colpire l'altro per rivalsa.


Merlino distolse lo sguardo dal re, infastidito. Si sentiva molto a disagio per il tono e le parole usate dal re. Artù aveva voluto ferirlo appositamente, ne era certo.

"Io sarò anche più vecchio di Gaius, maestà, ma questo discorso indegno non é da voi e sinceramente non credo di meritarlo."

Merlino scese dal letto e si mise a sedere di nuovo nella seggiola, tanto era chiaro che Artù non lo volesse lì.

Il servo si rese conto che nell'ultima ora il re era più nervoso e che bastava un niente per fargli saltare i nervi. Non gli piaceva come si stavano mettendo le cose tra loro.

Quell'altalena di emozioni: passare dalle risate più sguaiate ai momenti di tensione e astio più crudi. Le reazioni del re e, ohibò, anche le sue, stavano diventando sempre più esagerate e cominciava a preoccuparsi. Sarebbe andato a dormire e avrebbe lasciato in pace Artù. Ma non ci credeva nemmeno lui.

Artù rimase in silenzio per parecchio tempo poi, con un tono più calmo, ammise: "Sì, lo so ... volevo solo farti capire che bisogna stare molto attenti con le parole, perché possono ferire. Io ho usato parole volgari e ti ho offeso. Tu hai usato le parole sbagliate e hai offeso me ..."

Forse Merlino cominciava a capire dove poteva aver sbagliato e Artù riprese: 

"So bene che ci sono uomini che si sentono donne e altri che amano comportarsi come se lo fossero. E mi va bene, non c'è nessun problema. Ma sentirti dire che mi piacerebbe 'fare la donna' all'interno di un rapporto, svilisce me, svilisce te, che hai dimostrato scarsa sensibilità e svilisce le donne. Le donne non sono sempre sottomesse sai? Anche una donna può avere la capacità di dominare un uomo, sia nel talamo, che fuori. Inoltre io non mi sento donna: mi sono sempre sentito uomo, anche tra le braccia di un altro uomo, non importa in quale ruolo dell'uno rispetto all'altro. Speravo che tu, meglio di tutti gli altri, potessi capirlo."

"A... Avete ragione Artù! Ho parlato senza riflettere. Ho usate frasi 'fatte' che normalmente detesto. Dovrò prestare più attenzione in futuro. E non volevo dirlo in questo modo..."

"E in che modo avresti voluto dirlo?"

"Volevo ... sapere se avete preferito la ... modalità usata con il figlio dello stalliere o l'altra con Percival. In pratica vi chiedevo se in amore vi ... piace di più essere dominante o dominato. Ma é chiaro che non eravate cosciente e non potete sapere se ... avete gradito o meno il fatto di essere sottomesso." 'Mamma mia che fatica!'

"La tua morbosa curiosità non ti dà pace Merlino. Ti ho già detto che con gli uomini non sono così esperto, ma credo ... mi sia piaciuto anche essere sottomesso. Almeno da quel che ho potuto capire. Certo fa male" e Artù gli concesse un piccolo sorriso.

"Ma fa male così tutte le volte?" chiese il servo preoccupato.

"Come faccio a saperlo? Gwaine non ti ha detto nulla?"

"Come faccio a chiedergli una cosa del genere?"

"Meglio di no. Chissà cosa capirebbe!"

Merlino tacque. Artù non sapeva quanto si fosse avvicinato alla verità su Gwaine.

"E per te Merlino? So che non ci sei ancora passato, ma che idea hai del rapporto che vorresti avere con un uomo? Cosa pensi preferiresti o al contrario cosa ti spaventerebbe? Perché io ho idea che tu sia spaventato da qualcosa, ma ancora non ho capito da cosa."

"Non ho idea di cosa preferirei. Penso che in ogni caso in un rapporto fisico ci sia una parte bella e una parte meno bella, ma non é detto, forse dipende dalla persona. Probabilmente la prima impressione é che sembra più facile e piacevole l'idea di dominare, anche se questa idea comprende una grossa responsabilità verso il proprio amante, verso il suo dolore e verso il suo piacere. Viceversa essere dominato può essere associato a dolore e umiliazione se considerato da un certo punto di vista, ma potrebbe anche significare affidarsi a un uomo di cui ti fidi ciecamente, al sentirsi desiderato, amato e completo."

Il valletto portò gli occhi su un re davvero allibito.

"Merlino, non credevo tu fossi una persona così ... assolutamente romantica. Voglio dire ... stai parlando di rapporti carnali tra uomini e sembra che tu stia recitando delicate poesie d'amore."

"Io ... amo la poesia!" disse Merlino con uno strano sorriso, al quale Artù rispose con un altro uguale al suo.

"E quindi, come preferiresti amare?"

"Credevo fosse chiaro. Ricordate la versatilità? Vorrei essere pronto a tutto per il mio uomo e vorrei che anche lui lo fosse per amor mio. E vale per tutto, non solo nel talamo. Ma forse non per tutti può essere così scontato come lo é per me. Sarei in grado di andargli incontro, di rivedere le mie convinzioni per lui. L'importante é cercare di comprendersi, cercare di rendersi felici a vicenda. Il resto é secondario. E per quanto riguarda le cose che mi spaventano, ci sono, eccome, però riguardano più che altro i sentimenti. Temo di deluderlo, che possa stancarsi di me, che trovi un altro più attraente e meno complicato di me. Ho paura di non amarlo come merita, ho paura che mi abbandoni, dopo avermi amato e di non riuscire a sopportarlo. E ovviamente tutte queste paure ne hanno generata una più grande: la paura di amare e di lasciarsi andare. Credo purtroppo di essere in buona compagnia. Ma non mi riferisco a voi, maestà."

Artù non era più in grado di contarle, le fitte di gelosia che gli avevano artigliato il ventre durante quella lunga sera. Ne aveva avute di nuove durante il discorso del servitore.
Quell'uomo! L'uomo fortunato che aveva l'amore di Merlino. Eppure a suo dire si trattava di un amore impossibile. Come avrebbe potuto, quest'uomo stolto, rifiutare un uomo come Merlino? Non aveva gli occhi? Non vedeva la sua bellezza? Era forse cieco per non vedere il candore di quella pelle perfetta? Non era in grado di notare 'su quel pallore due occhi grandi così e delle labbra fresche e rosse che vi mangiavano'?* Come poteva non ammirare il suo lungo collo d'avorio, le dita lunghe e sottili, i movimenti aggraziati eppure virili del suo servo? Come poteva non apprezzare il suo corpo flessibile e sottile con tutti quei piccoli muscoli tonici che lo costellavano? Non si sentiva attratto dal corpo di Merlino quasi fosse un magnete per il suo? Non sentiva la sua voce e la sua risata dare gioia al suo cuore? Non capiva la sua vivace intelligenza, il suo irresistibile senso dell'umorismo? Non percepiva la sua incomparabile dolcezza, il suo cuore puro, il suo profumo ineffabile..."

"Maestà?" lo chiamò Merlino. Il re aprì gli occhi. Non si era neanche accorto di averli chiusi. Si chiese cosa mai stesse facendo, il perché di quei pensieri così intensi e normalmente così distanti dal suo essere. Ma Artù lo sapeva, lo sapeva già da tanto di essere caduto nella tela del suo affascinante servitore. Non era come aveva pensato fino a poco tempo prima una questione di pura attrazione fisica. Il re voleva il suo bene, voleva salvarlo dal mondo là fuori, voleva di più per lui, voleva che Merlino fosse felice. Ad ogni costo. Tornò col pensiero alla prima volta che lo vide. Merlino non aveva peli sulla lingua. Questa sua caratteristica l'aveva infiammato d'ira, lo aveva fatto sentire un semplice essere umano, l'aveva ammaliato e soggiogato, aveva fatto sì che Merlino entrasse sempre di più nella sua mente e senza nemmeno accorgersene nel suo cuore.

Artù si sdraiò sul letto, completamente sfinito.

I giorni nella foresta, la sortita a Caerleon, le minacce di Annis, l'insistenza di Agravaine, la rottura con Gwen, la scioccante storia di Merlino con Will, raccontare al valletto tutta la sua storia dallo 'Jus prìncipis' fino a Percival: era spossato! Senza contare il vino che si era bevuto!

E tutto il parlare con Merlino di sentimenti e di sesso poi ancora di sentimenti e di sesso, lo aveva minato nella mente e frustrato nel corpo. Ed ora la scoperta dell'acqua calda: lui era innamorato di Merlino, disperatamente innamorato! Non andava per niente bene. Sentiva che si sarebbe fatto male.

Disse fra sé che forse era il caso di seppellire ogni cosa nel sonno. 'Basta. Non ragiono più lucidamente ... eppure vorrei dirgli ancora tante cose...'

"Merlino" chiamò infatti Artù ad alta voce mettendosi a sedere sul letto con le gambe incrociate e rivolto verso di lui.

"Maestà, vi siete ripreso? Ho visto che eravate sommerso nei pensieri oppure eravate ormai prossimo al sonno?"

"L'uno e l'altro. Spiegami ancora una cosa ... Quanto ti pesa la tua verginità? E per una volta passami il termine" 

"COME?"

"Non é una domanda generica ma esclusivamente personale. Ti infastidisce essere ancora vergine alla tua 'veneranda' età?"

"Artù, io sono giovane, molto giovane! Non mi dà nessun fastidio essere vergine. Non me ne vergogno e non me ne vanto. Però ... non mi dispiacerebbe ..."

"Cosa?" domandò il re curioso.

"Avere una storia d'amore e quindi ... fare l'amore. Credo sia normale. Non credo di dovermi sentire a disagio per questo."

"Merlino, se l'uomo che ami non vuole o non può ricambiarti, che cosa pensi di fare? Non vuoi dare la possibilità a un altro uomo di conoscerti e amarti, oltre che farsi conoscere ed eventualmente amare da te?" Artù soffriva. Voleva essere lui quest'uomo nuovo. Voleva questa opportunità. Se ne sentiva quasi in diritto. Ma la risposta del servo lo congelò.

"No, sire. Non sarà mai possibile. Io lo amerò sempre e se non potremo stare insieme, soffocherò i miei sentimenti e gli rimarrò accanto."

"Soffocare i tuoi sentimenti? Questo ti rende eroico, Merlino. Ma i tuoi desideri? E la tua giovinezza buttata alle ortiche?" sputò con più rabbia di quel che avrebbe voluto. "Io non sono d'accordo. É una scelta tua, lo so ma ... non puoi sprecare la tua dolcezza, la tua capacità di amare e la tua bellezza. Sì, Merlino, hai capito bene! LA - TUA - BELLEZZA! Tu meriti un amore che possa ricambiarti. Hai tanto da dare e ... da ricevere. E avresti a disposizione chi vuoi Merlino. Tutti ... e intendo dire proprio ... TUTTI!"



Silenzio.


Merlino si alzò. D'istinto cercò i suoi vestiti che si mise in braccio alla rinfusa e uscì dalla porta, richiudendosela alle spalle, senza dire neanche una parola ad Artù e cominciò a correre scalzo, per l'ampio corridoio, rischiando di scivolare più volte. Grosse lacrime gli inondarono il volto. 'No, io non sto piangendo. É solo che le lacrime mi scendono senza che io possa impedirlo.'**







* Citazione da "La lupa", novella di Giovanni Verga.
** Frase di M.Antonietta, dall'anime "Lady Oscar"



Ciao care, 

dedico questo capitolo a LadyKant. La battuta "Percival? Ci credo che eravate dolorante" é sua. L'ho trovata comicissima e le ho chiesto di poterla usare. E da lì si é aperto un mondo! Grazie!!!

Ringrazio Itsnotbroken per le incantevoli recensioni che mi ha inviato e che leggo come fossero oracoli.

Grazie infinite a Idalberta per i mille complimenti che mi fa ogni volta. 

Questo capitolo é forse di passaggio. Dovevo sistemare tante piccole questioni, prima di passare alla parte finale. Penso sia il capitolo più angst tra tutti. La tensione sale. Chi scoppierà per primo?
Ho dato grande spazio ai pensieri di Artù, perché negli altri capitoli più spesso apparivano quelli di Merlino. Ho calcato la mano con Artù e mi rendo conto che qui non é molto IC, ma se ne rende conto pure lui.😂 Volevo che anche Artù facesse parlare il suo cuore e non solo e sempre Merlino.

Un abbraccio grande 

Lulette

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Siamo sicuri di essere noi? ***





5965 parole
Capitolo IX
 


 


 


SIAMO SICURI DI ESSERE NOI?
 
 




 


 




Merlino correva e correva, più veloce che poteva. Era stravolto. Quell'asino di Artù stavolta aveva superato il limite.
 
'Come farò domattina a partire con lui?' singhiozzò. 'Mi darò malato ... me ne andrò da Camelot' e pianse ancora più forte al pensiero 'Ma non posso ... cosa devo fare?'
 
Era ormai arrivato in fondo all'ultimo corridoio che lo avrebbe portato all'esterno del castello, poi al laboratorio di Gaius e quindi nella sua stanzetta, quando perse uno stivale che cadde dal groviglio di panni che teneva tra le braccia. 
 
"Maledizione!" sussurrò con rabbia e si girò per tornare a prenderlo, ma si bloccò, vedendo un'ombra scura che si chinava sul pavimento.
 
Ebbe letteralmente un tuffo al cuore. Artù era lì, spettinato e ansimante con in mano il suo stivale. 
 
"Non sei abbastanza veloce per me, Merlino" mormorò Artù che non voleva attirare l'attenzione delle guardie: fortunatamente Jeremy e Thomas, dormivano seduti per terra, di fronte alla sua porta.
 
"Sire, vi prego di rendermi lo stivale" sussurrò Merlino asciugandosi il viso.
 
"Certo, se torni indietro con me."
 
"Non posso. Non dopo quello che avete detto."
 
"E tu allora? Che sei scappato come un ladro, senza una parola? Che diavolo ti é preso?"
 
"E lo chiedete pure?"
 
"Non qui, Merlino. Possono sentirci!" fece Artù sottovoce e alzò il braccio con lo stivale in mano, verso di lui, senza muovere un passo. Il servo gli si avvicinò con circospezione e sporse il braccio in avanti. Non appena toccò lo stivale, Artù con uno scatto fulmineo, si impossessò del suo polso.
 
"No!" strillò Merlino.
 
"Sssh... Vieni con me ... per favore."
 
"Lo sapevo che era un trucco!"
 
"Non voglio farti niente!"
 
"Lasciatemi andare, Artù!"
 
Tenendo ben saldo il polso del servo, il re fece due passi in avanti.
 
"Voglio solo parlare, Merlino."
 
La presa sul suo polso faceva sentire il servitore insicuro e indifeso. Guardò Artù che con i tratti ingentiliti dalla semioscurità, a quella distanza ravvicinata, era una visione per il suo povero cuore.
 
"Sei il mio migliore amico..." gli soffiò Artù sul volto.


'Ma non vi basta più!' pensò l'altro.
 
"Ti sei sempre fidato di me!"
 
'É di me che non mi fido.'
 
"Siamo stati bene questa sera ..."
 
'Sì, ma ormai é finita.'  
 
"Non voglio che finisca in questo modo. Proviamo a chiarire e poi sarai libero di andare. Sei libero di andartene anche adesso..." e staccò la presa dal suo polso, lasciandogli una leggera carezza involontaria sul braccio, che fece rabbrividire Merlino.
 
'No, non voglio cedere, non posso!'
 
"... ma ti prego, torna di là con me. Non è un ordine del tuo re ... é solo Artù che te lo sta chiedendo."
 
Sentire il re parlare in questo modo lo aveva toccato fin nel profondo.
 
Anche se aveva paura, doveva dare al re la possibilità di spiegarsi: sarebbe stato meglio per tutti e due, finire la serata in modo più tranquillo.
 
Merlino prese un paio di respiri tremanti e sussurrò: "Va bene."
 
Mentre tornavano indietro, il re gli camminava lentamente al fianco, con la paura che Merlino scappasse di nuovo. Artù si girò verso di lui ed ebbe un motto di compassione: il servo ansimava profondamente, aveva gli occhi lucidi e arrossati, aveva i capelli stravolti e tremava, tanto che il re cominciò a preoccuparsi per lui. 
 
Giunti di fronte alla sua porta, Artù indicò le guardie addormentate e con un accenno di sorriso gli mormorò: "Dovrò fargli un discorsetto."
 
Appena entrati Artù riempì due coppe e ne porse una a Merlino, che si era già seduto sulla solita seggiola.
 
"No, grazie maestà. Non mi va di bere in questo momento."
 
"É acqua!"
 
Merlino accettò la coppa con gratitudine, vergognandosi del modo in cui gli tremavano le mani e cominciò a bere adagio, cercando di non pensare a nulla per un attimo. Ma sentiva ancora il groppo in gola che non voleva sciogliersi e che gli rendeva difficile deglutire.
 
Artù tornò a sedersi sul bordo del letto. Il servo si stupì nel vederlo così calmo. Il re rimase a lungo senza fare nulla, gettandogli un'occhiata ogni tanto.
 
Nel frattempo Merlino cominciò a pensare a quello che gli aveva detto il re, prima che lui fuggisse. Stavolta era sicuro di avere capito quel che intendeva Artù con quel 'tutti'. Si stava proponendo a lui. Cosa gli stava offrendo? Una notte? Una storia di solo sesso? Ma il valletto era stato più che chiaro riguardo alle storie senza amore, eppure sembrava che ad Artù non importasse poi molto. Il re credeva che Merlino fosse innamorato di un altro uomo. E anche il sovrano amava un altro. Ma allora perché? Tutti i discorsi fatti con la complicità del vino avevano forse acceso in lui un eccesso di lussuria? Merlino non sapeva più a che nume votarsi.
 
Anche Artù pensava. Pensava di essere stato patetico. Appena il suo servo gli aveva detto che non l'avrebbe mai amato, dentro di sé non era riuscito ad accettarlo e se n'era uscito con una specie di proposta indecente. L'aveva fatto veramente? Pur di avere Merlino per sé si sarebbe accontentato delle briciole, di un rapporto solo fisico, per poter avere l'illusione di essere amato da lui anche solo per qualche attimo? Avrebbe rinunciato all'amore, visto che il cuore del suo servitore era già impegnato con un altro? Lui voleva amarlo completamente. Gli sarebbe bastato il suo corpo? Ma ... anche se aveva capito che Merlino era attratto da lui in qualche modo, il suo servo non era certo il tipo da storie squallide, mentre lui era fin troppo esperto in questo genere di rapporti. Non aveva speranze. Non l'avrebbe avuto né in un modo, né in un altro.
 
Si girò verso Merlino, che guardava a terra e non si muoveva.
 
Sapeva che il suo servo lo stimava come guerriero e come re e sentiva che l'affetto nei suoi riguardi era sincero e profondo, come amico e confidente. Un piccolo dubbio, nuovo, forse stupido, travestito da speranza, si fece spazio nella sua mente. Il dubbio che anche il suo valletto avrebbe potuto fare come lui: parlare di un altro uomo fittizio, quando l'uomo in questione era lì presente davanti ai suoi occhi. Lui l'aveva fatto. Possibile che l'avesse fatto anche Merlino?
 
Artù si alzò dal letto per avvicinarsi al servitore e si mise accucciato di fronte a lui per poterlo guardare in volto.
 
"Io ti piaccio?"
 
Il servo sgranò gli occhi e si portò una mano sulla bocca con l'intento di nascondere parte del viso. 
 
"Cosa?" mugugnò attraverso la mano con il cuore che batteva irregolarmente.
 
"Tu mi vedi come un bell'uomo?"
 
"Io vi vedo come un bel vanitoso" rispose Merlino guardandolo giusto un attimo.
 
"No, dai sul serio. Mi trovi attraente?"
 
"Ma cosa centra adesso?"
 
"Centra. Per favore. Tu, in quanto uomo a cui piacciono gli uomini, pensi che io sia attraente per un uomo?"
 
E Merlino, a dispetto del fatto che per tutta la sera non aveva fatto altro che considerarlo molto più che attraente, rispose tiepido: "Credo che le cose che attraggano una donna siano le stesse che attraggono un uomo ... più o meno."
 
"Non é quel che ti ho chiesto" affermò deluso il re.
 
Allora Merlino sbuffò spazientito. "Artù, siete sicuramente un uomo attraente e chi non vi trova attraente probabilmente non fa parte del genere umano o se ne fa parte é una persona con dei grossi problemi. Ma questo lo sapete anche troppo bene."
 
Il re abbassò il capo e con fare abbacchiato pensò: 'Non riesco a farmi capire. Ho sbagliato di nuovo. Questo approccio ha quasi sempre funzionato con le ragazze con cui ho avuto a che fare. Ma lui é diverso, non é come loro. Con lui non funziona affatto, anzi é già contrariato.'
 
Merlino continuò: "Mi state per caso offrendo le vostre grazie? Siete generoso, maestà, ma non credo che per amicizia si debba arrivare a tanto. Avete capito che vi trovo attraente e pensate non ci sarebbe niente di male a tuffarvi per un po' nel piacere con me? Credete che anch'io sia abbastanza piacente per poter farvi compagnia nel vostro letto? Pensate che abbia sofferto a stare da solo per così tanto tempo e che avrei bisogno di lasciarmi andare con voi?"

Merlino si fermò per prendere fiato. A dispetto delle parole sicure che aveva usato, dentro si sentiva cosí male: gli sembrava che le proprie parole gli rimbalzassero addosso come sassi. "Vi ho già spiegato come la penso. E anche se accettassi, so che non mi basterebbe: io credo di meritare di più e anche voi. Soprattutto voi, Artù."

 
 
Il servitore si allungò per versarsi una coppa di vino. Ora ne avvertiva necessità per placare il tormento che lo attanagliava e l'umilizione presente nelle sue stesse parole.
 
"E poi vorrei sapere chi é quest'uomo che ha l'ardire di rifiutarvi" disse stizzito, il valletto.
 
"Lui non lo sa."
 
"Cosa vi impedisce di dichiararvi?"
 
"É una persona per bene. Dovrei proporgli un amore segreto, pieno di sotterfugi, che non potrebbe mai vivere alla luce del sole, assieme a me."
 
"Ma questo varrebbe in ogni caso. É doloroso, lo so, ma al momento non c'è altro modo in cui due uomini possano amarsi."
 
Artù non riuscì a ribattere niente e Merlino parlò di nuovo:
 
"Al contrario di voi, io so di non essere molto attraente. Niente di grave. L'ho accettato e ci convivo..."
 
Artù storse la bocca e scosse la testa irritato.
 
"...Chi mi amerà, amerà anche i miei difetti, maestà, fisici e di carattere, come farò anch'io con i difetti di colui che amerò."
 
Artù ritrovò la voce: "Questa cosa non riesco a capirla in nessun modo! È un controsenso. Da un lato dici che non amerai mai nessun altro se non il tuo cavaliere, dall'altro parli dell'uomo che amerai! A meno che tu... tu non hai perso le speranze con lui, non é così?"
 
"Dentro di me, forse spero ancora, ma solo perché mi aiuta a non crollare."
 
Il re si alzò in piedi, cominciando a camminare su e giù. Non sapeva come sentirsi. Era dispiaciuto e inquieto, ma si sentiva anche leggermente su di giri. Aver fatto capire a Merlino, anche solo una piccola parte del desiderio che provava per lui lo faceva sentire strano ... più libero ... più audace. E poiché non aveva più nulla da perdere, ormai non si sentiva nemmeno più a disagio. Il fatto di avergli fatto capire qualcosa era meglio che non avergli detto nulla, anche se il suo servo non avrebbe potuto ricambiarlo.
 
"Ah ... Merlino! ... e così, mandi in bianco il tuo re!" disse con un tono tra il serio e il faceto. "Dovresti prendere esempio dai cavalieri, qualche volta ..."
 
"...e abusare di voi nel cuore della notte?" rise piano il servo.
 
"Idiota ... intendo ... vivere la vita ogni giorno come se fosse l'ultimo e goderti le cose belle!". Artù prese alcuni respiri profondi e il suo viso si fece improvvisamente grave.
 
"Tu mi hai mai mentito, Merlino?"
 
Il servo rispose con un'espressione talmente innocente da sembrare finta: "Sono un libro aperto!"
 
"Sì, come no!" ribatté sarcastico il re.
 
"Certo che vi ho mentito, maestà, ogni giorno: per poter andare a ubriacarmi alla taverna, per andare a sbaciucchiare altri servi o stallieri, per..."
 
"No, Merlino. Sto parlando seriamente ... é da quando ti conosco che ho la netta impressione che tu mi tenga nascosto qualcosa!" Artù aveva ora un'espressione triste.
 
"Quello che vi ho detto stasera non vi é bastato?"
 
"Sei ancora un enigma per me ... nonostante tutto quello di cui abbiamo parlato ... lo sei ancora! Io so che c'è qualcosa di te che mi sfugge."
 
Merlino si fece scuro in volto e abbassò la testa. Artù era in piedi di fronte a lui. Il servo aveva di nuovo la gola secca. Alzò la testa verso il suo re; deglutì più volte e lo guardò con occhi enormi e liquidi.
 
"Avete ragione Artù ... vi ho nascosto una cosa, ... una cosa importante, una cosa che ho provato a dirvi almeno mille volte ... ma ... é una cosa che ... ancora non posso dirvi. E non sapete quanto questo mi addolori!"
 
Nonostante i tentativi, Merlino non riuscì a frenare le lacrime, che scesero lungo le guance, rigandogli il volto.
 
"Perdonatemi, maestà, vi prego. Un giorno ve lo dirò ... ve lo prometto. Per ora vi basti sapere che non vi ho mai tradito, né con le azioni, né con le intenzioni, mai, neanche una volta. Aiutatemi, Artù: ho bisogno del vostro perdono".
 
Anche Artù aveva gli occhi lucidi, forse per la delusione, pensò Merlino e gli si strinse il cuore ancora di più. Si guardarono dolorosamente negli occhi, a lungo, poi il re dichiarò solennemente:
 
"Per il bene che ti porto, per l'amicizia e l'affetto che ci lega, Merlino, io ti perdono!"
 
Merlino scese dalla sedia e si inginocchiò di fronte al sovrano, gli prese le mani tra le sue e le baciò più volte, con un impeto pieno di gratitudine, inumidendole con le sue lacrime.

Artù si sentì sciogliere dentro al petto a quella vista e al tocco premuroso di quelle mani e di quelle labbra. Calde lacrime scesero anche dai suoi occhi.

 
Tramite le loro mani ancora congiunte il re aiutò il servo a tirarsi in piedi. "Un' ultima coppa, Merlino? Brindiamo ai poveri sodomiti bistrattati, che vivono una vita di tribolazioni."
 
Merlino rise forte, nonostante le lacrime. "Voi brindate pure a quelli. Io brindo al mio re!"
 
Artù accostò la coppa alla bocca e si fermò un attimo chiedendo, in modo un po' titubante.
 
"Allora prima sei scappato perché non volevi offendermi col tuo rifiuto?"
 
"No, al contrario. Sono scappato perché temevo di non riuscire a dirvi di no" rispose Merlino con sincerità.
 
"Come sei complicato!"
 
"Già!" 
 
'Complicato e stupido a quanto pare!' pensò il servo frustrato.
 
Bevvero insieme e il re chiese con un sorriso: "Che ne dici? ti va di tirare le tende del baldacchino?"
 
"Certo, sire, lo faccio subito!"
 
"Aspetta" ribadì il re "ti aiuto, ti mostro come si fa."
 
Cominciarono a slegare le tende dalle colonne, agli angoli del letto e a tirare per stenderle come fossero sipari. Merlino salì in piedi sul letto, ma non aveva tenuto conto di quanto avesse bevuto e guardando verso l'alto, sentì la testa cominciare a girare sempre più forte. Si aggrappò alla tenda per sorreggersi e con una mezza capriola finì sul letto con la parte inferiore del corpo, mentre la testa e il tronco ciondolavano al di fuori. Artù si buttò in ginocchio tra le coperte, dalla parte opposta a quella di Merlino e gli afferrò le mani dandogli un forte strattone verso di sé.
 
Il servo però era così leggero che Artù ricadde sul letto di schiena con l'altro sopra di sé: il busto di Merlino ricopriva quello del re, mentre gambe e bacino poggiavano scompostamente sulle coperte.
 
Che sensazione incredibile! pensò Artù. Adorava sentire addosso il peso e il calore del servo. Quando era stato che si erano avvicinati così tanto, senza neanche rendersene conto? In poche ore, quella sera, c'erano stati tanti e tali cambiamenti, che il re trovò il fatto quasi prodigioso. Artù appoggiò il dorso delle dita su una guancia di Merlino.
 
"Che fate?"
 
"Nemmeno la tua temperatura é normale: hai il corpo caldo, le guance fresche e le mani ghiacciate" sorrise il sovrano.
 
"Grazie Artù, mi avete salvato!"
 
"Come sempre, idiota!"
 
Merlino non aveva più le forze, né la testa per cavarsi da sopra il re. Si stava così bene lissù e il re aveva un odore così buono che il servo senza pensarci, avvicinò il naso al collo del re inspirando profondamente. Il sovrano perplesso e accigliato chiese:
 
"Mi stai annusando?" "Non posso farne a meno!" * rispose estasiato Merlino, ma per trarsi d'impaccio, subito aggiunse:
"Odorate piacevolmente di Mertù ed é irresistibile."
 
Artù gli rivolse un sorriso incerto.
 
Il servitore sentì nuovamente girare la testa e scivolò leggermente in basso, sul corpo del re, poggiandogli la testa sul petto. Era una sensazione meravigliosa: con la guancia sentiva il calore di Artù attraverso la trama sottile della camicia e si sentiva comodo e protetto. Avrebbe voluto dormire così tutta la notte.

'Dei!' pensò 'Mi sto comportando come uno svergognato...' e si mise a quattro zampe, allontanandosi dal suo re, dicendo:

"Ora che abbiamo chiarito, vorrei lasciarvi dormire" ma Artù lo riportò bruscamente su di sé ponendogli una mano sulla schiena e tirandoselo addosso.

"Non credo che abbiamo chiarito proprio tutto!" borbottò il re.
 
Artù aveva gli occhi chiusi e il broncio sulle labbra: era un incanto e Merlino lo guardava adorante. Purtroppo non aveva idea di come posizionarsi, per non gravare con il proprio peso sul corpo del re e per non spiaccicarsi contro di lui che teneva ancora la mano sulla sua schiena. Si sentì perso quando il re aprì gli occhi, guardandolo intensamente a così poca distanza. Il suo cuore perse ben più di un battito. Il sovrano accostò la bocca al suo orecchio sussurrando:
"É tanto tempo che le tende del mio letto non vengono tirate ... capisci Merlino?"
 
Merlino improvvisamente avvampò e aprì la bocca stupito:
 
"É ... é quello che intendevate? ... Le tende vanno tirate quando siete malato ... o avete compagnia!"
 
"Apriti, sesamo! ... Davvero non ci eri arrivato?" mormorò Artù divertito.
 
"No, ... ma non vi basta chiudere a chiave?"
 
"Il re non può mai chiudere a chiave, nemmeno nella stanzetta dei bisogni, altrimenti la prima guardia che se ne accorge ha l'ordine di sfondare la porta. Per questo motivo ho le tende."
 
Merlino non riusciva più a tenere quella posizione. I muscoli cominciavano a tremargli per lo sforzo e cominciò a respirare più velocemente.
 
"Che c'è? Tremi e hai il fiatone! Sei così a disagio?"
 
"No, non é questo ... Sto scomodo." rispose
 
"Quando prima ti sei buttato addosso a me, eri scomodo?
 
"No. Quando prima mi avete buttato addosso a voi, ero comodo."
 
"Puntiglioso!" rise Artù "Rimettiti come prima, allora!"
 
"Se mi togliete l'artiglio dalla schiena" rise a sua volta Merlino. "Ma tanto devo andare!" anche se poi il servo si sistemò più comodamente.
 
"Ma non eri tu che volevi condividere il mio letto con me?" sorrise il re.
 
"No, voi avete detto che l'ho detto, ma io non l'ho detto. Siete un babbeo, Artù, e lo resterete sempre, credo."
 
"C'è a chi piaccio così!"
 
"De gustibus non disputandum est!" **
 
"Oh, dei! Che strazio avere un servitore così saccente!" Rise forte il re.
 
"Però quando vi scrivo i discorsi, vi va bene!"
 
"... Lasciamo perdere! Volevo dirti che se vuoi, puoi restare. Ho talmente sonno che non mi accorgerò neppure che ci sei."
 
'Tante grazie!' pensò Merlino scocciato.
 
"Così finalmente capirai cosa vuol dire dormire in un vero letto!"
 
Il valletto taceva e guardava altrove. Oh, quanto era tentato di dire di sì! Ma dopo quello che era appena venuto fuori, sembrava quasi che acconsentisse a qualcos'altro. Anche se Artù davvero, sembrava cascare dal sonno, mentre lui era sicuro che ormai non avrebbe chiuso occhio, ovunque avesse dormito. Questo perché anche se era sicuro dei propri propositi, si rese conto di quanto sarebbe stato difficile e doloroso, rinunciare anche solo a un'unica volta con Artù. Mentre con gli altri non aveva avuto dubbi. Ma gli altri mica li amava. Per la prima volta avrebbe voluto avere dentro di sé una piccola parte di Gwaine, per smettere di farsi mille problemi per una cosa che aveva così tanto desiderato.
 
Artù lo scosse via dai suoi pensieri:
 
"Voglio dirti la verità, Merlino! Credo che 'tutto questo' sia iniziato proprio da lì, da quel fraintendimento giocoso sul fatto del 'condividere il mio letto con te'. Non era mai uscito fuori un argomento come questo, tra noi. Ha fatto in maniera che ti vedessi in modo nuovo, mi ha offerto una nuova maniera di stare insieme a te. Mi ha dato idee e speranze, che non avevo mai considerato come possibili. E pensare a noi, qui, così, mi ha fatto parlare e agire come nemmeno tra mille anni avrei immaginato di poter dire o fare."
 
Merlino continuava a guardare altrove, ma rispose ad Artù:
 
"Anche per me é stata una serata decisamente particolare, folle, un po' magica, difficile anche, ma bella. Io mi sento quasi ... felice, ma anche confuso ... e spaventato."
 
Stettero in silenzio per qualche tempo. Merlino temeva che Artù riuscisse a udire i battiti del suo cuore in tumulto. Il sovrano mise la mano sotto il mento del servo, perché lo guardasse negli occhi.
 
"Merlino ... sono io ... il cavaliere al quale hai dato il tuo cuore?" chiese Artù con semplicità.
 
Merlino non rispose e distolse lo sguardo, almeno per quello che gli permetteva la mano del re. Poi riportò gli occhi su quelli del sovrano, facendogli un piccolo sorriso. Fu allora che Artù ebbe uno scombussolamento a livello dell'addome. 'Saranno le farfalle nello stomaco di cui tutti parlano' pensò felice.
 
Merlino chiese in un mormorio: "È possibile che sia... io...l'uomo che ha preso il vostro?"
 
Anche Artù non rispose ma guardò il suo servo con un grande sorriso.
 
"E adesso che si fa?" fece il re, distruggendo l'atmosfera romantica che si era creata tra i due. Merlino boccheggiò e se non fosse stato per il fatto che si erano appena dichiarati, gliene avrebbe dette delle grosse.
 
"Non so, potremmo prenderci un po' di tempo per riflettere sulle nostre parole."
 
"Ancora?" disse Artù, secco.
 
"Cosa proponete allora?" rispose Merlino incerto.
 
"In generale posso anche essere d'accordo, ma chi mi dice che domani non scapperai da me?"
 
"E chi mi dice che invece non siate proprio voi a tirarvi indietro?"
 
"Io ti prometto che domani sarò ancora qui!" disse il re solenne, mettendogli una mano sulla spalla."
 
"Anch'io prometto che ci sarò!" continuò Merlino, afferrando dolcemente il polso della mano che il sovrano teneva su di lui.
 
"Maestà, ci vorrebbe qualcosa che suggellasse questa specie di promessa che ci facciamo scambievolmente."
 
"E cosa?"
 
Merlino sorrise dolcemente, piegò la testa di lato, spostò lo sguardo sulle labbra di Artù, così rosse e invitanti, poi avvicinò una mano ai capelli del re e si chinò su di lui dandogli un morbido bacio, piuttosto breve poi si allontanò per vedere la reazione di Artù che lo guardava tiepidamente. Merlino si riabbassò sul volto del re, lasciandogli un altro bacio a labbra morbide: un po' più lungo, premendo un po' di più, muovendo leggermente il viso. Quando si staccò vide che l'espressione del re non era mutata e che la reazione di Artù era pressoché nulla.
 
Il valletto fu colto da un dubbio. Forse non avrebbe dovuto prendere l'iniziativa. Lo guardò: 'l'ho baciato con tutta la dolcezza di cui sono capace ... solo che non mi ha ricambiato, ... ma non mi ha nemmeno fermato, però ... Al diavolo!' e per la terza volta si piegò su Artù per baciarlo. Ma ecco che il re, stavolta, gli andò incontro a metà strada, alzando la testa dal cuscino, verso di lui e afferrandogli la nuca con presa ferrea. Il bacio si intensificò e senza rendersi conto, Merlino, ingolosito, leccò appena le labbra di Artù.
 
Il re schiuse la bocca e il servo si sentì invitato a entrare. La cosa che più temeva in quel momento era quella di perder i sensi, visto come tutto aveva preso a girare. A poco a poco, il servo si sentì pervadere da una sensazione bruciante, quasi dolorosa e si lasciò andare nel gorgo di quell'umido bacio che Artù ricambiò subito con vigore. Si abbracciarono forte nel bacio. Brividi bollenti percorsero il corpo di Merlino che iniziò a tremare.
 
Artù gemette rumorosamente e Merlino, eccitato, rispose con un gemito ancora più forte.
 
Quel bacio disperato tanto voluto e tanto temuto, era per il servitore, quanto di più inaspettato potesse esserci al mondo. Non si era mai sentito tanto eccitato e terrorizzato. Il servo socchiuse gli occhi: voleva rendersi conto che era tutto vero. E si ritrovò davanti lo 'spettacolo' di Artù, che era per certi versi anche un po' comico.
 

La prima cosa che vide furono due fori frementi che sembravano essere le narici del re. Poi vide gli occhi chiusi, sovrapposti in uno solo a causa della vicinanza. Artù era bellissimo anche come ciclope. Poi notò, e qui Merlino cominciò a non ragionare più bene, gli incavi formatisi nelle guance del re, poiché la sua bocca era bene aperta, e ancora le sopracciglia aggrottate per l'impegno profuso nell'impresa e tumide labbra rosse e bagnate ovunque.
Quando si separarono Merlino ebbe quasi l'impressione di essere un'altra persona e di trovarsi in un'altra realtà con un Artù sconosciuto. Era una sensazione molto strana, non spiacevole certo, ma comunque un po' inquietante. Il re chiese: "Siamo sicuri di essere noi ... a fare questo?"
 
"No, per niente" rispose il servo, sollevato dal fatto che il re sembrava sentirsi come lui.
 
"Non immaginavo che tu sapessi baciare così bene, Merlino. Mi sentivo così leggero che mi è quasi sembrato che qualcuno ci avesse sollevati in aria. Una sensazione indescrivibile." Merlino sorrise, perché sapeva che la sua magia in realtà non centrava per niente ed erano solo percezioni di Artù.
 
Il valletto scivolò sul letto a fianco del sovrano, accostando il suo corpo a quello del suo amato e portandogli una mano sul petto. Le sue dita stazionarono vicino alla pelle del petto del re che il servitore intravedeva dallo scollo della camicia e che era quanto di più desiderabile Merlino potesse immaginare.
 
La mano del sovrano si posò sulla sua, con tocco gentile ma sicuro, carezzandola con dolcezza.
 
Il servo sapeva che Artù avrebbe potuto avere ragione di lui in qualunque momento. Anche ora. Ma in realtà non avrebbe voluto bruciare i tempi. Non voleva che il vino e la stanchezza li portassero a non essere lucidi, a non essere attenti, a offuscare quelle che potevano essere sensazioni meravigliose, le prime che avrebbero vissuto insieme e che sarebbero diventate ricordi preziosi. Non voleva neanche aspettare troppo però. Giusto il tempo sufficiente a riprendersi. Artù lo guardò con un sorrisino e propose: "Ne riparliamo domattina? ... Però tu resti qui!"
 
Possibile che il sovrano fosse anche un po' mago? Sembrava avergli letto nel pensiero.
 
"Va bene, maestà!"
 
Artù lo baciò più volte su tempie, zigomi, guance e collo, mentre Merlino ne godeva ad occhi chiusi. Improvvisamente il valletto si tirò su a sedere, spalancando gli occhi, disperato!
 
"Oh, no! Artù, no! Domattina! Dovremo alzarci tra poche ore e preparare tutto per il viaggio ... Annis ... la foresta!" disse con voce mesta, sempre più flebile.
 
Il servitore istantaneamente rivalutò l'idea di aspettare e si preparò a dire addio all'idea di fare l'amore per la prima volta con il suo amato Artù, nella maniera più romantica possibile, come aveva sempre desiderato.
 
'Chi se ne frega, lui é qui, ora. Di cos'altro ho bisogno?' e già cominciava a pregustare il momento.
 
Artù si mise in volto un'espressione falsamente seriosa:
 
"Ah, credevo di avertene parlato, Merlino. Oggi pomeriggio mi sono consultato con il consiglio reale."
 
"Davvero? Perché non me l'avete detto?"
 
"Te lo sto dicendo ora. Abbiamo inviato un nostro messaggero, che porterà un proposta di pace alla regina Annis."
 
A Merlino si spalancarono le orecchie.
 
"In cambio della restituzione dei villaggi che hanno conquistato con la forza, le restituiremo immediatamente suo marito e i suoi soldati; inoltre, poiché ho saputo che il popolo di Caerleon é in gravi condizioni di povertà, vogliamo che le terre coltivabili a est di Camelot siano considerate zona neutra e messe a disposizione dei contadini di Caerleon. C'è molto lavoro da fare: edificare ponti, strade, canali e siamo disposti a collaborare con loro anche in questo senso. Forse servirà a portare stabilità e pace tra i nostri popoli."
 
Merlino era a bocca aperta. Era visibilmente commosso poi si buttò sopra il sovrano che sussultò ed emise un verso soffocato per il colpo ricevuto in pancia. Il servo gli spettinò i capelli ridendo.
 
"Artù, io vi adoro!"
 
Poi gli pizzicò le guance con le dita, stringendo forte e tirandole in fuori: "Dei, ho sempre voluto farlo. Artù, sembrate una rana; siete così carino!"
 
"Aaah!" si lamentava il re.
 
E quando lo lasciò: "Ahia! Merlino, mi hai fatto male!" il servo appoggiò le mani sulle guance arrossate del re, guardandolo negli occhi con gioia e continuò:
 
"Quindi domani avremo la mattina tutta per noi? Non partiremo più?"
 
"Guarda che Annis non ha ancora accettato."
 
"Ma lo farà, se é in gamba come dicono!"
 
"Che matto che sei!" disse Artù spostandogli qualche ciuffo di capelli dalla fronte.
 
"Voi forse non lo sapete" e ricominciò a dargli brevi baci alternati ad altrettante frasi.
 
"Voi siete il mio eroe" -bacio- "siete il mio cavaliere" -bacio- "senza macchia" -bacio- "e senza paura" -bacio-
 
Artù rideva.
 
"Io sono vostro" -bacio- "e voi siete mio" - bacio-
 
"Vi amo da morire!" urlò Merlino esultante poi si buttò su Artù, dandogli un bacio che era tutto fuorché casto e che il re ricambiò con sollecitudine.
 
Rimasero a lungo a baciarsi alternando baci più focosi e passionali ad altri più teneri e languidi. Poi si abbracciarono e rimasero così, entrambi con il respiro affannato.
 
"Artù? Com'é finita con quella donna vecchia e brutta?"
 
"Merlino! Non é niente di tutto questo! Se é questa l'impressione che ti ho dato parlando di lei, allora devo avere sbagliato qualcosa. Comunque abbiamo rallentato sempre di più, ma ogni tanto ci vado ancora. In teoria, non é mai finita" disse Artù, nascondendo un sorriso maligno.
 
Merlino scattò a sedere sul letto, allontanandosi da Artù.
 
"State farneticando, maestà? Ditemi per favore che é uno dei vostri stupidi scherzi."
 

"Ovviamente non ci andrò più" riprese Artù con un sorriso brillante "ora che sono fidanzato con l'uomo della mia vita. Mi rimane il dubbio se dirglielo o no. Forse non é neppure necessario oppure potresti accompagnarmi..."
 
Merlino era rimasto alle parole 'fidanzato' e 'uomo della mia vita' e sorrise, senza poterselo impedire. Era quello che ci voleva per scaldargli il cuore e farlo sentire più sicuro dei sentimenti del re nei suoi confronti, visto che si erano appena confessati l'un l'altro. 
 
Forse Artù l'aveva detto di proposito, per farsi perdonare, dopo la piccola cattiveria.
 
"Merlino, ti ho preso in giro. Era uno scherzo e volevo vedere la tua reazione. "
 
"Quindi non siamo più fidanzati?"
 
"No, cioé ...sì! Certo! ... Parlavo della donna. É finita circa due anni fa, con lei. Non avrei mai tradito Ginevra. Non ti é venuto in mente?
 
"No, però con Percival, mi sa che l'avete tradita lo stesso!"
 

Artù rimase a bocca aperta. "Non avevo mai pensato a questa cosa. Tecnicamente ...sì! Ma siccome non era intenzionale, non credo che valga come tradimento!"

"Beh, vi assicuro che se venissi a sapere di una cosa del genere, intenzionalità o no, avreste a pentirvene amaramente! Credo che sia meglio mettere in chiaro le cose, fin da subito!" sogghignava Merlino.


"E che cosa mi faresti per esempio? Sei diventato piuttosto forte ma io lo sono molto di più!"

"Niente lotta o vendette fisiche, sire. Potrei semplicemente andare a casa di un amico a trovarlo: Gwaine potrebbe aiutarmi ma forse anche Percival o ancora meglio prima uno poi l'altro. E dopo vi lascerei..."

"Ho capito con chi ho a che fare! Me l'aspettavo forse, magari non proprio così, ma per me va bene! Io sono sicuro di amarti. Non ti darò motivi per lamentarti, in questo caso. Ma voglio lo stesso da te."

"Naturalmente. ..Quella donna di prima, la conoscevo?"

"Sì, tu l'hai conosciuta."
"Davvero? E chi era?"
 "Ricordi che ti dissi che mi aveva offeso, la prima volta che la vidi, per i complimenti che fece ad un altro e che invece avevo pensato fossero rivolti a me?"
 
"Sì..."
 
"Beh, eri tu quell'altro."
 
"Cosa? No, ... vi sbagliate! ... Quali complimenti?"
 
"- Ma che bel ragazzo! - Quel giorno partecipammo a una rissa nella sua locanda e conoscemmo Gwaine!"
 
"... No, non può essere lei! Artù é impossibile! É ... Mary?"
 
"É proprio lei!"
 
Merlino era senza parole: Mary e Artù erano stati insieme? E tra tutte era quella con cui era stato meglio! Ma erano la coppia più improbabile dell'universo!
"Non finirete, mai di stupirmi Artù!" rise Merlino.
"Lo spero. Senti ... c'è una cosa che volevo dirti, una cosa su Will."
 
"Vi ascolto!"
 
"Lui era tuo amico, ed era uno stregone e mi odiava, anche se poi si sacrificò per salvarmi."
 
"Non vi odiava. Era solo geloso di voi, perché aveva capito che provavo qualcosa di profondo nei vostri confronti."
 
"Già allora, provavi qualcosa per me?"
 
"Dalla prima volta che vi ho visto Artù. Anche se subito dopo vi odiai."
 
"Hai provato a darmi un pugno!"
 
"Sarebbe stato il mio primo pugno, Artù."
 
"Si vedeva. Non avresti battuto nemmeno un bambino".
 
"Dei, Artù se non vi amassi tanto, vi odierei."
 
"Mh, adesso non ti credo più... Quindi Will era geloso: ora la cosa sembra avere più senso. Io... non l'avrei mai portato a Camelot, per farlo processare, se fosse sopravvissuto. Tenevi troppo a lui e lo avrei lasciato in pace ... per te. Questo volevo dirti."
 
Merlino era commosso e si sentì in dovere di dirgli una cosa anche lui: "Voi sapete che l'ho amato in passato ma voglio che sappiate che non sono mai stato così innamorato di nessuno, come di voi."
 
"Vieni qui" sussurrò Artù per poi dargli un lungo, tenero bacio.
 
"E voi da quanto provate qualcosa per me?" chiese il valletto curioso.
 
"Anch'io dalla prima volta. Mi sentivo strano a parlare con te: mi infastidivi ma mi incuriosivi, mi irritavi ma mi intrigavi. E mi divertivi. Il primo brivido, per te, e non di paura, é stato quando mi hai buttato a terra salvandomi la vita per evitare mi farmi infilzare dal pugnale della strega. Quando mio padre ti nominò mio valletto in realtà finsi di essere sorpreso e scandalizzato, ma in realtà non stavo nella pelle dalla contentezza.
"Infatti pensai foste molto contrariato ... ora, dormite, avrete bisogno di molte energie domani" disse Merlino con gli occhi chiusi, abbracciato stretto all'altro. Il re gli succhiò il collo.
 
"Oh, Merlino, anche tu avrai bisogno di tutte le tue energie, domani."
 
"Non vedo l'ora" disse il servo, malizioso "spero di riuscire ad arrivare fino a domattina."
 
"Se non ci riesci, svegliami, che vediamo il da farsi!"
 
Merlino cambiò tono ed espressione. "Ho paura Artù ... temo di non essere all'altezza delle vostre aspettative. Temo di deludervi. Sono così tanti anni che non..."
 
"Io voglio solo che tu ti senta a tuo agio con me, che ti senta bene, come io mi sento quando sono con te. Io voglio fare tutto quello che tu vuoi fare con me. E se non ti senti pronto, io ti aspetterò. Io ti amo e vorrei darti ciò di cui hai bisogno. La tua felicità rende felice anche me. Questa é la cosa più importante. E ricorda sempre che a me piaci così come sei ... E poi anch'io é tanto che non lo faccio. Con Gwen non c'è mai stato nulla di fisico. E spero di non essere io a deluderti, Merlino. Anche tu dovrai avere un po' di pazienza con me."
 
"Non preoccupatevi, l'avrò e comunque conosco qualche espediente!"
 
"E io che pensavo che tu fossi un ragazzo romantico!"
 
"Lo sono!"
 
"Non hai idea di ciò che ho in serbo per te! Domani dovranno raccoglierti con il cucchiaino, Merlino!" sussurrò Artú suadente dandogli un dolce bacio.
 
"Probabilmente non sarò il solo, maestà!"
 
 
 



 



 
 
 
* Dialogo tra Hannibal e Will, nella serie tv Hannibal.
 
** Sui gusti, non si può discutere.


 
Ciao ragazze, in origine questo era l'ultimo capitolo. Siccome sono andata decisamente oltre il previsto, credo di aver creato delle aspettative e ho pensato di aggiungere anche un epilogo, per chi vuole sapere come andrà la notte tra i due. E ci sarà anche uno sguardo al futuro.
 
Allora; è un finale un po' sotto tono, per questo ho deciso di scrivere un epilogo. Sento che in qualche modo ve lo devo.
 
So che la confessione d'amore tra loro non é così travolgente, ma ho pensato che fossero arrivati  a quel punto in modo graduale e ormai era palese anche per loro. Accetto critiche e pareri. Ne terrò conto.
 
Riingrazio "le tre Marie", per l'incoraggiamento, la pazienza per gli scleri, i consigli e la dolcezza: IDALBERTA; ITSNOTBROKEN; LADYKANT (mi mancano le vostre storie).
 
Un bacio a tutte.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** BIANCO E BLU ***


 


6945 parole
BIANCO E BLU






6 ore dopo

Merlino si stirò voluttuosamente in mezzo alle lenzuola scomposte del letto del re. Sorrideva. La notte non era andata proprio come aveva previsto. Il re accanto a lui, dormiva serenamente. Merlino aveva dormito poco o nulla. Forse era il caso di alzarsi e andare a prendere la colazione per sé e per Artù: stava morendo di fame.

5 ore prima

Si era alzato per accendere una candela e aveva lasciato un lembo di tenda scostato per poter vedere Artù. Non poteva rimanere accanto al re per una notte intera, senza mai vederlo. Dei, era bellissimo: gli stava vicino e osservava ogni particolare, con fare adorante. 

4 ore prima

Merlino era sgattaiolato fuori dal letto, si era infilato gli stivali ed era andato a prendere qualcosa dal laboratorio di Gaius che ovviamente dormiva. Poi nella sua stanzetta aveva riempito una bacinella con acqua che aveva scaldato con la magia; si era lavato accuratamente, si era fatto la barba e si era pulito i denti. Infine era tornato dal re che ancora dormiva. La candela era ormai spenta e Merlino si addormentò. Ogni tanto nel sonno Artù lo abbracciava senza neanche svegliarsi.

3 ore prima

Merlino aveva dormito davvero poco, quando Artù lo svegliò per un altro abbraccio. Il re cominciò a rotolare nel letto portandosi dietro un servo emozionato che ridacchiava nervosamente ad ogni spostamento: Merlino si ritrovava ora sopra il re e ora sotto. E ad ogni cambio, un'orda di emozioni si riversava nel suo animo. Senza contare che lo svergognato re, dormisse o meno, strisciava tutto il corpo contro il suo, lasciandolo boccheggiante.

Unico peccato: il buio. Il valletto avrebbe voluto illuminare l'alcova a giorno con la sua magia, per poter vedere Artù in tutta la sua bellezza, ma forse questa volta l'oscurità poteva essere anche un vantaggio, pensò Merlino: intanto il re non poteva vedere il rossore che sicuramente era diffuso sul suo viso, dato che sentiva il calore friggergli le gote; inoltre, se Artù fosse andato avanti, cosa che Merlino bramava e al contempo temeva, il re non avrebbe visto il suo corpo e questo lo tranquillizzava. 
Anche se Merlino non si piaceva granché, normalmente non si vergognava del suo corpo. Ma con Artù si sentiva come un ragazzotto un po' rozzo e imbranato, forse perché l'altro invece sembrava avere il viso e il corpo di uno splendido dio greco. Il servo non lo vedeva, ma non poteva fare a meno di accarezzargli i capelli, le guance, le labbra, la schiena. Entrambi si erano coricati vestiti la sera precedente.

Artù rimase immobile e Merlino si fermò.

"Perché ti sei fermato?" disse il re sussurrando.

"Credevo dormiste!" rispose il servo stupito.

"Difficile dormire con un ragazzo così incantevole dentro al mio letto."

"Eppure russavate che era una bellezza."

"Io non russo!"

"Mi sembrava di avere un orso nel letto."

"Un orso?"

"Se preferite, un maiale, maestà!"

"Oh, questa poi ... e quando siamo soli, per favore chiamami Artù!"

"D'accordo ... Artù!"

Il sovrano cominciò a baciarlo prima con dolcezza poi più rudemente e il servo si adeguò volentieri ad ogni variazione. Baciare Artù era ... indescrivibile. Era una sensazione molto simile a quando usava la magia: gli sembrava che il corpo uscisse dal suo involucro e si librasse nell'aria, libero. 'No!' si disse 'Dopotutto baciare Artù é meglio della magia.'

Seguirono altri baci, sempre più caldi e carezze, sempre più ardite. Artù cominciò a spogliarlo: camicia e calzoni in un istante erano stati lanciati chissà dove, nel buio. Quindi, per un po', Merlino sentì solo qualche fruscio e immaginò che anche il re si stesse svestendo, con il batticuore che andava aumentando.

L'attesa lo rese inquieto e quando Artù lo abbracciò, saltò quasi in aria per lo spavento.

"Che c'è?" chiese il re.

"Niente ... colpa del buio ... e poi ...é che mi sento nudo come un verme!" disse con un po' di pudore.

"Beh... lo sei! Ma non sei il solo!" gli sussurrò all'orecchio il sovrano.

Il suo corpo rispose alle parole del re con piccoli brividi sparsi un po' ovunque. Artù lo stava abbracciando e per la prima volta sentire la loro pelle a contatto gli diede una sensazione incredibile. Anche il sovrano era turbato perché Merlino percepì chiaramente il respiro dell'altro farsi più affannoso.
"Se hai paura, puoi fermarmi in ogni momento, lo sai?" disse il re sollecito, abbracciandolo più forte.

"Io non ho paura!" mentì il servitore.

"Beato te!"

"Perché voi sì? "chiese il valletto tra lo scettico e il sorpreso.

"Sì. Non é certo la prima volta per me, lo sai, ma mi sento proprio come se lo fosse. Perché tu sei il primo,... l'unico di cui io mi sia mai innamorato..."
"Oh, Artù!" Era più forte di lui ma Merlino ancora stentava a credere che il re gli stesse dicendo quelle parole. Che fosse una forma di autodifesa la sua, si chiese, per non illudersi troppo e per provare a tenere fuori un piede dalla situazione, come gesto di salvezza estrema, se le cose non fossero andate per il verso giusto... altrimenti sapeva che sarebbe sicuramente morto...

"Comunque ...non é vero che non ho paura" ammise il servo.

"Per te é la prima volta, per cui posso capirti. Ma se non vuoi..."

"Voglio!"

"Me ne sono accorto!" sghignazzò Artù.

"Artù, per favore!"

"Ma cosa credi? Che non mi faccia piacere? É una cosa che mi fa impazzire sapere che tu mi desideri, che tu mi vuoi!"

"Perdonato!" rise Merlino.

Artù lo baciò ancora. Non si stancava mai di assaggiare quelle labbra morbide, per cui aveva perso il sonno più di una volta.

Era così felice! Merlino lo amava! Non amava nessun fantomatico cavaliere per il quale Artù provava ancora, strano a dirsi, un certo odio insensato, visto che non esisteva, anzi visto che era lui.

'Oh, ma cosa m'importa!' si disse e ricominciò a baciare il suo bel servo ancora più appassionatamente, passando poi al collo, che marchiò più volte, alle clavicole, alle spalle, al petto, facendo mugolare Merlino e gemendo lui stesso. Artù percepiva dentro di sé una strana smania. Si sentiva come se volesse recuperare tutti insieme i baci che non aveva potuto dargli in quegli anni. Tutte quelle volte in cui, guardando quelle labbra da vicino così piene e rosee, le aveva desiderate irresistibilmente senza mai poterle avere.

Quando i suoi lombi cominciarono a reclamare qualcosa di più, fece sdraiare a pancia sotto, il ragazzo dei suoi sogni, che quasi istericamente gridò: "Aspettate!" 

Il servo a tentoni cercò la boccetta presa da Gaius. Per un po' il re sentì Merlino tramischiare con qualcosa.

"Che stai facendo?" mormorò.

"Un attimo Artù ... prendete quest'olio!"

"Devo berlo?"

"No!" rise Merlino. "Davvero non sapete a cosa serva? ...Serve a fare in modo che io ... non abbia troppo dolore."

"Ho capito!... É un'idea geniale!" rispose il re, entusiasta.

"State attento a non rovesciarlo: abbiamo solo quello!"

Artù prese molto sul serio questo suo nuovo compito.

Quando Merlino si sdraiò, il re ebbe cura di mettere parecchi cuscini sotto il bacino del servo, che improvvisamente si sentì fin troppo esposto e cominciò a respirare in modo ansioso e a sentirsi sempre più teso.

Artù gli massaggiò a lungo schiena, glutei e gambe per farlo rilassare. Il servo mugolò in estasi per tutto il tempo e quando gli sembrò fosse arrivato il momento giusto, si fece uscire in un soffio: "Artù, volete?"

Il re sospirò e si mise d'impegno con un po' di nervosismo e la massima cautela.

Ma qualcosa non andava! 'Dei del cielo! E adesso? Cosa faccio?' si chiese il re, sconcertato. Merlino era chiuso, non si riusciva in alcun modo: gli sembrava di dover abbattere un muro! Non pensò neppure per un attimo di forzare la situazione. Per ora Artù rimaneva fuori. 

Provarono a cambiare posizione: fu il servitore a suggerire quella di distendersi su un fianco, schiena contro petto... Niente... Merlino era rigido come un manico di scopa. Non lo faceva apposta e Artù non gliene faceva alcuna colpa, ma non sapeva come aiutarlo. La tensione opprimeva il servo a tal punto, da non fargli comprendere di aver trasformato il proprio corpo in un unico blocco di pietra.

"No, così non va. Non riesco a baciarvi e ad abbracciarvi come vorrei" disse il servo, brontolando angosciato. Si sentiva così inetto e sbagliato e anche ingrato. 'Per una volta che il destino mi dà ciò che più desidero; per una volta che la vita mi concede il massimo!' Perché il suo corpo rifiutava Artù? Eppure lui lo desiderava talmente tanto! Si stese a pancia sopra e si mise a baciare il re disperatamente.

"Orsù, Merlino!" lo apostrofò con dolcezza Artù "tu sai che non abbiamo nessuna fretta? E che possiamo fare in tanti altri modi?"

"Ma io voglio farlo così, ora!"

"Sei un gran testone, sai?" disse teneramente il re, baciandogli collo e spalle. "Hai pensato che potremmo cominciare con te come dominante?"

"No, non adesso!" Artù era così premuroso e generoso ma le sue parole lo facevano sentire ancora più in colpa e incapace.

D'un tratto il re si ricordò delle pratiche descritte da Merlino, quelle che lo avevano tanto scandalizzato. Ora pur di tranquillizzare il suo amante avrebbe fatto qualunque cosa e non gli sembravano più così minacciose.
 
Merlino iniziò a piangere, in silenzio, tanto ormai aveva già pianto per metà serata, volta più, volta meno, si disse. E comunque non poteva farci niente: la tensione, la frustrazione doveva in qualche modo pur sfogarle. Artù se ne accorse: "Non ti devi preoccupare. Sono sicuro che la tua é una reazione più che normale. Ricorda che io ti amo ... ti amerò sempre e non ti lascerò mai!... Se non riusciremo stanotte, non importa...non vedo l'ora di sperimentare le tue pratiche indecenti...Ma ciò che importa davvero non é questo. Pensa a quello che io e te insieme siamo riusciti a fare in una sola serata. Non é incredibile che siamo qui ora, tu ed io?"

"Sì, é incredibile... Lo é davvero!" disse Merlino sorridendo leggermente.

"Tu devi avere fiducia nel mio amore per te. Voglio che ti fidi di me anche per quanto riguarda noi due, come ti sei sempre fidato per tutto il resto. Ho bisogno che tu sappia che quando mi sono proposto a te, non era solo per averti fisicamente, ma per avere il tuo cuore e darti il mio. Ti ho sempre amato, anche quando non volevo capirlo." Artù prese il volto di Merlino tra le mani e gli soffiò sulle labbra: "Se ci fossi io al tuo posto, che faresti? Mi lasceresti? Ti stancheresti di me?"

"No, mai!"

"Allora perché dovrei farlo io? Io sono sicuro di amarti anche più di quanto mi ami tu!"

"Questa é una bugia ... ma anch'io penso la stessa cosa!"

"Adesso vorrei che tu facessi dei respiri lunghi e profondi e che cercassi di lasciarti andare completamente... Ora non dovresti pensare a niente, ...nemmeno a me... Vorrei che ti ripetessi più volte nella mente qualcosa come - io sono al sicuro - oppure - io sono perfetto.-"

"Chi ve l'ha insegnato?" 

"Sempre Gaius: prima dei combattimenti queste frasi mi aiutavano... te la senti?"

"Mi piace. Voglio provare. E voi che farete?"

"Cose mie!" ridacchiò Artù.

Si baciarono teneramente. Merlino cominciò a respirare molto adagio e rimase immobile. Artù con molta calma gli baciò le braccia, il petto e il ventre. Merlino sbarrò gli occhi nel buio quando sentì il re stuzzicarlo con le mani e con la bocca, proprio come nelle sue famose pratiche. 

Difficile continuare a respirare lentamente! Dopo qualche tempo il re posizionò un cuscino sotto il bacino del servo e gli chiese di portare le gambe verso l'alto, aiutandolo lui stesso con le mani. Poi Artù si allontanò e lo fece attendere non poco, mentre Merlino faticava sia per la posizione, che per il desiderio, così lo chiamò:

"Artù, dove siete?"

Nel buio il sovrano sussurrò: "Ora ripetiti:-Io merito di essere felice.-"

Il re versò altro olio sul suo valletto e su di sé. Poi usò le dita infastidendo leggermente il suo amante e quando provò a usare la bocca: "No!" urlò Merlino tirandosi indietro. 

"Voi siete il re e non potete!"

"Appunto! Io sono il re e faccio quello che mi pare. Tu pensa a respirare" e strattonò piedi e gambe del servitore per farlo tornare in posizione per poi continuare ad operare indisturbato sul corpo del suo amante.


Merlino si sentiva vicino a perdere la ragione e mugugnava sempre più forte. Artù di nuovo si allontanò e lo fece attendere ma Merlino, impaziente, cominciò a muoversi disperato nell'aria e chiamò il suo re.

"Artù! ... Siete cattivo ... venite da me ...vi prego!"

Il sovrano, che a sua volta, si era ripetuto mentalmente per tutto il tempo - Io sono calmo e rilassato - e - io sono in grado di controllare il mio corpo - in realtà non resisteva più e cedette alle suppliche del servo.

Finalmente qualcosa nel corpo di Merlino era cambiato. A metà tragitto, però, Artù sentì un urlo strozzato: era il suo valletto che cercava di soffocare le grida di dolore, dolore di cui lui era la causa e fece per ritirarsi.

"Fermo, Artù, vi prego!"

"Non riesco a sopportare che tu soffra così tanto. Non voglio che sia così, tra noi!"

"Fa male é vero, ma ora é più sopportabile."

"Non mi sembra proprio!"

"Ho solo bisogno che vi fermiate per un po'."

"Per me va bene. Preferirei riprovare in un altro momento, però!" disse intrecciando le sue dita con quelle di Merlino, che si sentì sciogliere a quel gesto così intimo, che avrebbe desiderato fare così tante volte. Il servo però ignorava lo sforzo che stava richiedendo al suo re: Artù per fortuna era una forza della natura. Sudava, concentrato nel rimanere immobile. Fu contento di trovarsi al buio. Se avesse visto il suo servo, nudo, sotto di lui... se avesse visto i suoi occhi e la sua bocca, arrossata dai suoi baci, non sarebbe riuscito a stare fermo e avrebbe corso il rischio di fargli male.

"Rimarremo incatenati così per sempre?" ridacchiò il valletto.

"Non chiedo di meglio!" e a Merlino uscì fuori uno sbuffo divertito.

Artù si piegò su di lui e lo ricoprì di nuovi baci e tra un bacio e l'altro gli mormorò:

"Sai? Sei l'uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto!"

"A cosa vi riferite?"

"A tutto ... anche a questo."

"É colpa vostra, sire ... Artù! Siete ... gigantesco!" brontolò ridendo il servitore e anche il re scoppiò in una risata.

L'umorismo, il prendersi in giro in modo affettuoso, era sempre stato uno dei punti forti del loro rapporto.

E anche adesso servì a far rilassare Merlino che riusciva a respirare in modo quasi normale. Inaspettatamente, una forte punta di piacere lo scosse, rendendolo quasi privo di comprendonio. Ruotò la testa all'indietro e si spinse verso il corpo di Artù.

Il dolore era ancora forte ma questo piacere strano e mai provato, cresceva adagio dentro di lui, finché per intensità riuscì persino a superare il dolore.

Artù al buio intuì il cambiamento e cominciò a muoversi, dapprima con cautela, ascoltando le reazioni dell'altro, poi più liberamente.

Merlino aveva cominciato a gemere sempre più forte, talmente forte che Artù temeva che le guardie sarebbero entrate per controllare cosa fosse quel trambusto e fu costretto a mettergli una mano sulla bocca. 

Poi ci ripensò e si stese sull'altro per chiudergli la bocca con baci infuocati. Nel muoversi strofinava l'addome contro quello di Merlino, il quale si sentì letteralmente scoppiare il sangue nelle vene e in breve tempo raggiunse l'acme del piacere.

I gemiti forti del servitore avevano mandato il sangue alla testa di Artù, che seguì il suo amante poco tempo dopo, invocando piano il nome di Merlino. Rimasero sudati e senza fiato abbracciati stretti nel letto.

"Come stai?" 

"Mai stato meglio, Artù!"

"E il deretano?"

"Duole, ma si riprenderà!"

Artù sorrise. Si baciarono e continuarono a darsi lievi baci fino ad addormentarsi.


1 ora prima


L'alba era passata da poco quando Merlino aprì gli occhi e si girò di lato. Allora non era stato un sogno! Artù dormiva a pancia in giù, nudo e scoperto ed era uno spettacolo per gli occhi.

Si mise ad osservarlo meglio: era magnifico, ma la cosa che più attirava il suo sguardo era l'espressione di Artù che con una guancia premuta sul cuscino e un mezzo sorriso sulle labbra, lo inteneriva più di quanto avrebbe mai pensato e il cuore cominciò a battergli forte.

'Quanto si può amare una persona? Davvero adesso siamo una cosa sola?'

Era così felice che non gli sembrava ancora vero, ma quando si spostò per cambiare posizione, una fitta di dolore gli ricordò che invece era stato tutto reale.

Continuò a rimirare il suo re, con il sorriso negli occhi, quando si accorse che Artù aveva gli occhi aperti e lo guardava a sua volta.

"Che fai?" biascicò con la voce impastata dal sonno.

"Guardo l'essere bellissimo e meraviglioso che siete!"

"Potrei dire lo stesso di te" sorrise Artù, guardandolo da capo a piedi. Merlino arrossì e si portò le mani a nascondere il pube, cercando di non farsi notare troppo.

"Guarda che ti ho già visto! Trovo ... che sia bellissimo e mi piace molto!"

"Artù!..."

"E da quel che ho potuto notare, neanche tu scherzi, Merlino!"

"Per favore ..."

"E va bene la smetto, ma tu togli quelle mani da lì, che mi sembri un maniaco"* sorrise il sovrano.

Il re provò a tirarsi su dal letto ma emise un lamentò e tornò a sdraiarsi. 

"Ahiahi!"si fece uscire platealmente.

"Stanotte?"

"No, é da quando abbiamo dormito nella foresta. Schiena e spalle non mi danno pace. Abbiamo ancora quell'olio?"

"S - sì!" fece Merlino titubante "Non vorrete ...?"

"Vorrei che mi facessi un massaggio con l'olio" disse Artù con sguardo innocente.

Il servitore si impegnò particolarmente. Aveva già fatto dei massaggi alle spalle e al collo del re in passato, quando questi prendeva il bagno. Ma ora era tutto molto, molto diverso.

Dopo le spalle, fu la volta della schiena: Artù mugolava ad ogni passaggio delle mani del suo servo che non resistette alla tentazione si passare leggermente una mano sui glutei del re.

"Che bello! Massaggiami ancora lì, per favore!"

'Dei del cielo' pensò Merlino con affanno. Poco dopo cominciò ad avere un caldo insopportabile e si accorse che il suo corpo l'aveva tradito. Certo che anche Artù poteva essere un po' più ragionevole ed evitare di chiedergli di massaggiare quelle sue natiche tonde e sode con la pretesa che rimanesse di ghiaccio. O forse ... lo stava facendo apposta! Il sovrano non aveva alcun dolore e lo stava solo prendendo in giro!

Il servo preso da un attimo di stizza aprì la mano e gli diede una forte pacca sul sedere, di quelle che fanno un bel ciocco.

"Ahi!" Il re si era girato a guardarlo, incredulo. "Che stai facendo?"

"Una pacca amichevole? Pensavo vi piacesse. Sembra che ad alcuni piaccia."

"Che cosa? Essere picchiato?"

"No, essere ... sculacciato!"

"Stai scherzando, vero?"

"Affatto! Vi ho già spiegato che ci sono persone che amano legare e fare di tutto ai loro compagni o ... viceversa."

"Io non sono una di quelle persone. Anche se ... pensare a te, nudo e legato alla mia mercé, non mi dispiacerebbe, anzi..."

"Attento sire, non vorrete diventare un sadico!"

"Ho detto legato, mica torturato!"

"Ci mancherebbe altro!" Merlino guardò il punto in cui aveva colpito il re notando l'impronta rossa delle sue dita risaltare su tanto candore: era una vista adorabile che lo stava stuzzicando un po' troppo. Inoltre dargli quella pacca gli aveva fatto provare un gusto intenso. 'Per Giove! Non sarò io che sto per diventare un sadico?'

"Queste scempiaggini... le sculacciate ... te le ha messe in testa Gwaine, vero?"

"Sì, me ne ha parlato lui."

"Ma parlavate solo di questo, voi due?"

"Solo lui!"

"Ma tu ascoltavi?!"

"Le orecchie non mi mancano!" e il re ridacchiò.

"A proposito, adoro le tue orecchie!"

"Che cosa?" Merlino maledì mentalmente Artù, per la sua capacità di farsi perdonare così in fretta.

"Posso assaggiarle?"

"No!"

"Perché?" chiese Artù stupito.

"Voglio dire ... non così a freddo!"

"Va bene. Tanto non mi scappi! E per finire il discorso su Gwaine, ieri sera mi hai fatto uscire di senno, quando mi hai parlato di lui. Non mi é mai stato così antipatico. Per me ti ha puntato!"

"Probabile. Gwaine punta quasi tutti, uomini e donne. Mi stupisco che non abbia puntato anche voi!"

"Va bene, ora basta parlare di lui. Fammi un favore: sdraiati sopra di me, ti va? Penso sia molto rilassante!"

'Rilassante per voi!' pensò il valletto, ma fece come il re gli aveva chiesto.

Artù era ancora sdraiato a pancia in giù. Era caldo e scivoloso a causa dell'olio e aveva un odore così fragrante che fece squagliare il suo amante fino al midollo.

Un piccolo terremoto sotto Merlino, lo fece vibrare per un po': era Artù che rideva, cercando di non farsi scoprire.

"Ho capito perché ridete, maestà e non é carino!"

"Va bene, scusa. Ti ho forse chiesto troppo?"

"Direi!"

"Però mi stai facendo un certo effetto! Che dici? Ne approfittiamo?" aggiunse il re mellifluo.

Merlino arrossì vistosamente e chiese nervoso: "Intendete quello che intendete?"

"Mmm ... forse" disse il re con espressione misteriosa: Merlino non era stato molto chiaro.

"Non possiamo Artù ... io non posso."

"Perché sono un re?"

"No, perché ho ancora male" e abbassò lo sguardo.

"Allora non ci siamo intesi. Adesso sono io che voglio - come dicevi? - essere dominato da te, capisci?"

"Capisco ... ma anche così non é possibile Artù, lo sapete!"

"Io so solo che per tutta la sera non hai fatto altro che sfinirmi con la storia della versatilità ...e adesso? -No, no, no! Guai a mai!-" disse il re un po' alterato, facendo il verso a Merlino.

"E' vero, Artù. Ma ne parlavo in generale e non certo per quanto riguarda voi!"

"Merlino,... tu devi dimenticare che sono un re. Quando siamo insieme io sono soltanto un uomo, un uomo innamorato ... tu non sai ancora quanto io ti ami."

A quelle parole di burro e di miele, Merlino cominciò a baciare la pelle di Artù, sulle spalle, sulla nuca, sulla schiena. Era estasiato. Ora poteva guardarlo bene, mentre qualche ora prima, anche se era stato (quasi) tutto fantastico, non aveva potuto vederlo. 

Il sovrano con i capelli spettinati e il corpo pieno di piccole e grandi cicatrici di battaglia, sembrava quasi indifeso e bisognoso di protezione. Come per contraddirlo, Artù portò il braccio dietro la testa, afferrò la nuca di Merlino, girando il volto di lato e gli diede un bacio ruvido e affamato, con tanto di piccoli morsi sulle labbra.

Artù prese l'olio e lo passò a Merlino che si alzò, per aprire la boccetta con cautela. Quando riportò gli occhi sull'altro, quasi la bottiglietta gli cadde di mano: Artù si era messo a carponi sul letto con la testa girata verso di lui, e lo guardava. A Merlino si bloccò il respiro e appoggiò l'ampolla al sicuro poiché le mani avevano preso a tremargli.

Non riusciva a capacitarsi del fatto che Artù, che era l'uomo più eccitante dell'universo conosciuto e non, volesse proprio essere suo.

Per Merlino era decisamente troppo: raggiunse il re, spostandolo con poca grazia e si sdraiò sotto di lui, viso contro viso per poterlo baciare e guardare negli occhi. Aveva ancora paura; temeva di sbagliare a desiderare il sovrano in quel modo: si sentiva irrispettoso e arrogante.

'Vigliacco! Codardo! Vile!' lo insultava l'orrenda vocina 'La felicità fa paura, vero?' E come darle torto? Pensò Merlino, maledicendola.

I due uomini si baciarono a lungo e Artù gli disse sorridendo: "Va' ... torna a fare il tuo dovere!"

"Preferisco stare qui, con voi, al sicuro" rispose Merlino, facendo ridere il re.

"Non morde mica, sai? E comunque non mi rompo! Sì, é vero! Sei ... notevole, ma mi é andata peggio. Ricordi ...Percival?"

Il valletto che aveva iniziato a ridere si bloccò all'istante e rabbrividì, ma non di piacere. "Vi prego di non parlarmi più di lui. Non in questi momenti..."

"Sei geloso, Merlino?" chiese Artù, cercando di celare un sorriso.

"Quel colosso lo faccio crollare con una bastonata in testa, se si azzarda ancora ad avvicinarsi a voi."

Artù scoppiò a ridere soddisfatto. "Non pensavo che lo fossi sul serio, ma mi piaci da morire, quando sei geloso."

Il re accarezzò il suo servo, aspettando che prendesse una qualche iniziativa.

Si sentiva pronto già da un po' e visto che il valletto non si spostava decise di fare qualcosa.

Gli venne in mente la coppia di uomini che Merlino aveva spiato nel bosco molti anni prima e che tanto aveva sconvolto ed eccitato il servitore e ricordò anche le proprie parole: 'Eravamo nella posizione del cavaliere a cavallo'.

Quindi si mise a cavalcioni sopra di lui. Merlino quasi gridò per la sorpresa, ma non riuscì a dire altro. 

Si sentiva perso, perché lui non avrebbe dovuto, ma desiderava disperatamente ciò che Artù stava per fare. Lo osservò prendere l'olio e usarlo con perizia. Poi con calma, Artù si adoperò per ciò che aveva in mente. 

Merlino osservava le espressioni del re: ora gli sorrideva, ora serrava le labbra e gli occhi per il dolore, infine sospirava, forse di piacere.

Merlino chiuse gli occhi, smettendo di chiedersi qualunque cosa e iniziò a gemere, anche se entrambi erano ancora perfettamente immobili. Quando il re si mosse, Merlino aprì gli occhi e vide la sua fantasia più grande, quella che l'aveva accompagnato dall'adolescenza fino ad allora, realizzarsi nella figura di Artù sopra di lui, in quel momento! Avrebbe mai potuto provare emozione più grande?

"Siete incredibile, Artù! Riuscite ad essere dominante anche quando dovreste essere sottomesso!" disse con voce roca.

Il re aveva, in quel momento, la stessa espressione che gli aveva visto quando combatteva contro i nemici in battaglia: concentrata e fiera. La visione di Artù era quasi dolorosa e due grosse lacrime scesero dagli occhi di Merlino. Artù si piegò a baciargli le lacrime, ma non disse nulla.

Il valletto allungò una mano per toccare il petto di Artù, lì dove c'era il suo cuore, poi riportò la stessa mano sul proprio petto, battendo leggermente più volte, il pugno in corrispondenza del suo cuore, dicendo sommessamente: "Artù, io vi amo!" e l'altro rispose con un sorriso: "Finalmente l'hai detto!"

Com'era possibile che fino a quel momento non glielo avesse praticamente ancora detto, mentre il re gli aveva sussurrato bellissime parole d'amore, fino a poco prima?

Merlino si riscosse di soprassalto. Era troppo! Anche questo! Con Artù era sempre tutto troppo! E tornò con i piedi per terra. 'Dei! Non durerò un minuto!' si disse preoccupato, quando sentì il piacere aumentare pericolosamente.

'E se usassi la magia, su di me?' si chiese. 

'No, non é giusto' Inoltre Artù lo stava mangiando con gli occhi in quel momento e se ne sarebbe sicuramente accorto.

Con uno sforzo sovrumano, fisico e mentale, prese Artù sotto le ascelle, sollevandolo per spostarsi di lato. Ma Artù non si fece sorprendere e lo bloccò sotto di sé.
"Merlino! Cosa c'è che non va?" chiese attonito e anche deluso, il sovrano.

"Non c'é niente che non vada Artù, ma non voglio che finisca subito, così!"

Il re sorrise: "Questo ti fa onore e ti ringrazio, ma non vedo dove sia il problema se ti prendi il tuo piacere quando arriva!"

"No ... é che ho ancora voglia di baciarvi: abbiamo appena iniziato!"

"Quando ci si ama, come io amo te, il piacere di uno, rende felice anche l'altro. E quindi io ti chiedo di farlo... Fallo! ... Per me!"

Merlino, quasi senza volontà propria, afferrò Artù per i fianchi e si mosse con lui. Si guardarono negli occhi e Merlino cominciò di nuovo a non essere più lucido. Sentiva come raffiche di vento nelle orecchie e vedeva un contorno nebbioso attorno alla figura di Artù. Impiegò verosimilmente poco e quando raggiunse il climax del piacere, urlò con tutto il fiato il nome di Artù poi lo attirò su di sé per abbracciarlo. Sarebbe potuto morire tra le braccia di Artù!

'Il miglior modo di morire' disse fra sé.

'Dei, dovrò trovare qualcosa da dire alle guardie' pensava intanto il re, che però ricambiò l'abbraccio dell'amante.

"E adesso, prendi pure fiato, perché non ho ancora finito con te. E per farti perdonare, di tutta questa fretta" e baciò Merlino "voglio che prenda tu l'iniziativa. Sorprendimi!" e sorrise, quando vide che l'altro sorrideva.

Merlino lo baciò a lungo con trasporto, con amore, poi, lentamente prese a scendere, strisciando verso il basso, tenendo fermo il re per la vita con le mani e baciandogli ogni lembo di pelle che incontrava. Il sovrano ci mise poco a capire le intenzioni del servo e sorrise all'idea. 

"E questa cos'é? Una variante delle tue pratiche?" ma Merlino ormai non poteva più rispondere. Artù temeva che avrebbe potuto soffocarlo: si ricordò però che il servo, per quanto riguardava quelle pratiche era molto più esperto di lui e si lasciò andare a quel piacere nuovo e molto intenso finché in breve tempo raggiunse l'orgasmo, crollando sfinito sull'altro.


Dopo essere rimasti così per qualche tempo, Merlino si spostò per poter abbracciare meglio il suo re e rimase di sale quando si accorse che il re era tuttora eccitato.
 
"Dei del cielo, Artù. Voi non avete il periodo refrattario! Com'é possibile?"

"Se sapessi almeno cos'è!... Ma adesso avrei altro in mente, Merlino, se per te va bene."

"Sì ... tutto quello che volete, Artù!"






7 mesi dopo



Alla fine della cerimonia nella sala del trono ci fu un lungo applauso e qualche grido da parte dei presenti.

'É stato magnifico' pensava Merlino. 

Era stato tutto perfetto: le promesse, l'anello che Artù gli aveva messo all'indice, il bacio finale.

Gli ospiti non erano tanti: i cavalieri, Gaius, Gwen, una manciata di servitori tra i più fidati, tra i quali George e ovviamente Hunith e Geoffrey di Monmouth che aveva celebrato il matrimonio.

Agravaine non c'era: era morto qualche mese prima, ucciso per legittima difesa, da Merlino stesso, con la magia. Merlino e Artù avevano scoperto il tradimento di Agravaine e per il re fu davvero un brutto colpo: suo zio voleva ucciderlo, secondo il volere di Morgana, della quale, si vociferava, l'uomo fosse totalmente invaghito.


Merlino quasi non riusciva a guardare Artù, tanto splendeva, nella sua armatura. Per quel giorno aveva abbandonato il rosso, per sostituirlo con un caldo color panna per i calzoni e il mantello; indossava una corona d'argento fatta fare apposta per l'occasione.

Anche Artù era rimasto letteralmente incantato da Merlino, nel suo abito turchese scuro, come i suoi occhi, con una giacca elegante con due lembi che dietro scendevano fino ai piedi e oltre, a mo' di strascico, ma più corta sul davanti e un anello d'argento decorato a cingergli il capo.

Era l'ora del brindisi: George aveva fatto una sorpresa agli sposi e aveva preparato litri e litri di Mertù per tutti. 

Artù strinse una spalla a George che sorrise lusingato, mentre Merlino lo abbracciò di getto, lasciandolo talmente imbarazzato che il poverino si allontanò subito con un inchino, balbettando parole incomprensibili.

"Ho esagerato?" chiese lo sposo in blu all'altro che stava ridendo.

"Forse, ma valeva la pena vederlo così!"

Brindarono assieme con il Mertù, che tutti trovarono squisito e rinfrescante. Artù spiegò orgoglioso che era un'invenzione di Merlino e che era nata la sera stessa in cui si erano dichiarati, al che il viso dell'altro diventò più rosso del rosso Pendragon.
 
Gli sposi furono per primi abbracciati da Hunith, che aveva un fazzoletto in mano e aveva pianto come una fontana per tutta la cerimonia. Sua madre era bellissima come mai l'aveva vista prima e Merlino era molto orgoglioso di lei.

"Io lo sapevo" cominciò Hunith continuando a lacrimare "Ricordi che te lo dissi Merlino, quella volta a Eldor? Lui ha bisogno di te, come tu hai bisogno di lui. Voi siete le due facce..."

"Sì, mamma, certo..." rispose Merlino baciando fittamente le guance della madre, cercando di farla tacere su cose che in realtà Artù non sapeva.

Geoffrey si impossessò del re per questioni legislative, riguardanti il rito. Dal punto di vista dei documenti sembrava tutto in regola, ma purtroppo la legge non prevedeva il matrimonio tra due uomini.
Era stato tutto fatto necessariamente in totale segretezza. In pratica a parte i presenti nessuno avrebbe mai saputo che Artù e Merlino erano sposati. Ma a loro questo non importava.

Si trattava quindi di un matrimonio simbolico, ma non lo era per i due sposi e non lo era per le persone presenti, che li amavano ed erano felici per il loro amore. Questo era molto più di quanto Merlino avesse mai osato sperare. E per Artù era lo stesso.

Nel frattempo Merlino salutava gli ospiti: Ginevra lo abbracciò.

"Gwen, grazie di essere qui!" disse Merlino con una punta di disagio.

"Non potevo certo mancare al matrimonio del mio migliore amico con il mio ex. Un classico!"

"Io ... mi dispiace ...io!"


"Sto scherzando ... però se avessi saputo che eravate innamorati, te lo avrei lasciato molto prima" disse lei sorridendo.

"Sei incredibile, Gwen ... Posso chiederti come va con Lancillotto?"

"Bene. La prossima settimana credo gli concederò un primo appuntamento."

"Queste sì che sono buone notizie" disse Merlino sinceramente felice per lei e guardando negli occhi un sorridente Lancillotto che aspettava il suo turno più indietro.

Il seguente ospite era Percival: "Ciao Merlino, tantissime congratulazioni."

"Grazie Percival" e avvicinandosi a lui, gli disse sottovoce: "Non ti piacerebbe qualcosa del genere anche per te?"

Il cavaliere sbarrò gli occhi: "Allora ... sai quello che é successo con ..."

"Sì!"

"E ... non mi odi?"

"No, sai meglio di me com'é andata. Eravate in due! Due ubriachi che hanno fatto una sciocchezza. Ma io non credo sia stato solo un caso. Anche a te piacciono gli uomini. Lo sai, vero?"

"Io non ce la faccio ...io vorrei soltanto avere una vita normale!" disse Percival angosciato.

"Devi farti solo questa domanda: "Voglio avere una vita normale o una vita felice?"

Il cavaliere fece un lieve sorriso: "Ho capito e ti ringrazio, Merlino!"

Merlino non si illuse neanche per un momento: aveva capito di non aver minimamente smosso il ragazzone dalle sue convinzioni. Tutto ciò che poteva fare per lui era sperare che un giorno avrebbe accettato la sua natura.


Lo sposo in blu, sussultò quando due forti braccia lo strinsero calorosamente, mentre un morbido ciuffo profumato gli arrivò in volto.

"Gwaine!" sorrise Merlino.

"Ce l'hai fatta, bello! Ti sei preso niente meno che il migliore! Sono un po' offeso, sai? Credevo sinceramente che mi avresti dato una possibilità! Ma forse pensandoci bene ... non ci credevo! E per farti vedere che comunque non ti porto rancore, ti sciolgo dalla tua promessa con me!"

"Ti sono grato!"

Artù, stava parlando poco lontano con Hunith e in quel momento guardò il suo sposo sorridendo, ma scuotendo la testa. Hunith si girò verso Merlino e gli mimò con la bocca un 'No!' scandalizzato. Al che il figlio a sua volta, mimò 'Mamma!' con la bocca, allargando le braccia per mostrargli che non stava stringendo il cavaliere, bensì il contrario.

"Gwaine" sussurrò poi Merlino "Artù ci sta guardando!"

"Bene! Così lo facciamo ingelosire e stasera a letto te ne farà di tutti i colori"

"Se non ci uccide prima!"

Il cavaliere lasciò Merlino e continuò "un piccolo consiglio: sempre, tanto, buon olio. Soprattutto se é da un po' che non ... mi capisci?

"Perfettamente, Gwaine!"


"Gwaine!" disse ad alta voce e con un sorriso forzato, lo sposo in bianco-argento, che si era avvicinato non visto.

"AMORE!" gridò poi rivolto a Merlino, passandogli il braccio sinistro intorno alla vita, con fare possessivo, mentre con l'altra mano prendeva il mento dello sposo, spostandolo verso di sé e stampandogli un rude bacio.

Merlino sapeva che Artù stava marcando il suo territorio.

"Vi porgo le mie più vive felicitazioni, maestà" si inchinò il cavaliere con fare solenne.

"Suvvia, Gwaine! Come sei formale! Voglio anch'io un abbraccio come hai dato a Merlino!" gli disse con un luccichio sinistro negli occhi.

"Certo, sire!" 

Quando si avvicinò, il re gli cinse la schiena con le braccia stringendolo forte. Troppo forte. Artù sollevò Gwaine da terra, strizzandolo così tanto, che il cavaliere lasciò andare un urlo soffocato. 

Merlino, spaventato, mise una mano sul braccio del re, guardandolo supplichevole e il sovrano lasciò andare il malcapitato.

Il cavaliere respirò più volte, piegò il capo, solo quello, poiché il busto gli doleva insopportabilmente e con voce sofferente si congedò: "Vi lascio al vostro sposo, mio re." Artù rispose con un lieve cenno del capo e un blando sorriso.

E subito il servo intervenne:

"Dei del cielo, Artù! Gli avrete rotto almeno un paio di coste: ho sentito più di un 'crack' "

"Non credo, Merlino! E comunque Gwaine é forte: cosa vuoi che siano per lui un paio di coste rotte. Almeno per qualche giorno sarà costretto a comportarsi come un normale essere umano, rinunciando alle sue 'perigliose' pratiche. Non gli farà certo male, un po' di astinenza!" ghignò Artù maligno.

"Allora io cosa avrei dovuto fare a Percival?" chiese Merlino imbronciato. "Evirarlo? ... Io sono stato più che civile con lui!"

"Con Percival non potresti fare proprio niente. Lui é un colosso e persino io avrei difficoltà a batterlo. Inoltre lui non é un ruffiano come Gwaine!"

Gaius si avvicinò, interrompendoli e abbracciò prima uno poi l'altro, con trasporto.

"Sono molto felice per voi! Merlino, finalmente sei riuscito ad impalmare il tuo re!" e si fece una grassa risata, mentre il servo arrossiva.

"Sono sorpreso: non credevo che saresti mai venuto allo scoperto!"

"Mi dispiace Gaius, non avervelo detto prima. Ma io ero sicuro di non interessargli!"

"Io mi ero accorto di qualcosa, già il primo anno che arrivasti a Camelot, Merlino, quando tutti i pomeriggi sul tardi, vi vedevo parlare insieme, quando rincasavo, così rapiti l'uno dall'altro, che quasi mai vi accorgevate di me!"

Ora fu Artù ad arrossire. In quel periodo infatti chiedeva a Merlino di accompagnarlo, dopo gli addestramenti, a fare un giro nei dintorni, con la scusa di potersi rilassare un po', quando invece voleva solo rimanere con lui, lontano da tutti e da tutto.

"Artù" continuò Gaius "dovete imparare a controllare di più la vostra gelosia. Ho visto cosa avete fatto al povero Gwaine!"

"Così almeno imparerà a tenere le mani a posto!"

"E adesso che programmi avete?"

Il sovrano rispose: "Andremo in viaggio di nozze. Un paio di mesi. Prima a Est in Persia, poi un po' più a Sud, nei paesi caldi vicini all'oceano. E poi ... Gaius, dovete aiutarmi a convincere Merlino! Vorrei farne un consigliere o almeno il mio assistente, ma lui sta tirando indietro..."

"Ehi! Guardate che sono qui! E non sto tirando indietro. É che ancora non ho deciso!"

"Mio sire, quale potere credete che io abbia ancora su Merlino, se non ci riuscite voi, con tutte le armi che avete ora in vostro possesso, per convincerlo a fargli fare quello che volete?" disse Gaius con un sorriso impudente.

"Gaius!" esclamò Merlino scandalizzato.

"Beh, qualche idea nuova, in effetti, potrei averla!" rispose il re pensieroso.

"Ma ... Artù ... spudorato!" fece Merlino a bassa voce e osservò il marito mettersi a ridere. E lo osservò ancora, a lungo. Rimase lì, imbambolato, come fosse avvolto in una bolla d'aria, al di fuori di tutto il resto. E realizzò che Artù ora era suo marito e che sposarlo era stata la scelta migliore di tutta la sua vita.

Anche se aveva appena rotto due coste a Gwaine, anche se lo stava mettendo in imbarazzo con Gaius proprio in quel momento. Anche se continuava ancora a chiamarlo idiota. Anche se avrebbe dato di matto quando avrebbe saputo del suo segreto.

Merlino si sentiva amato, protetto, felice. Lui ricambiava Artù con feroce trasporto e infinita tenerezza. Lo amava ancora più degli ultimi mesi, se fosse stato possibile. Lo amava anche quando il re lo faceva impazzire di rabbia: se non era amore questo!?

Ma i suoi pensieri furono interrotti da un gruppetto vociante di persone in fila davanti a loro: c'erano ancora Lancillotto, Elyan, Leon e cinque o sei servitori, questi ultimi particolarmente euforici, che volevano congratularsi con gli sposi.

Merlino sorrise e con gioia andò loro incontro.













* La battuta é ripresa, in maniera libera dal film di Troisi e Benigni "Non ci resta che piangere".

Ciao ragazze, perdonate il ritardo nell'aggiornamento, rispetto al solito, ma il mio primo smut é stato un piccolo calvario.😄

Le cinque frasi che utilizzano i due amanti per tenere sotto controllo la situazione, e che io faccio risalire a Gaius, sono quelle utilizzate dalla scuola del "pensiero positivo", in voga negli ultimi decenni del secolo scorso, ma anche dopo. Qui Merlino forse fa un po' troppo la parte dello "sfigato": poveretto! (Beh, mica tanto!) Ma volevo sottolineare che anche nel sesso con la persona amata, come Merlino con Artù può non sempre andare tutto liscio, e non é questa tragedia! L'ansia può giocare brutti scherzi. Poi direi che Merlino si riprende abbastanza bene. Certo a paragone di tante ff dove i due fanno cose fantasmagoriche già dalla prima volta, la figura non é il massimo.
Fatemi sapere se devo cambiare rating...
Vi ringrazio tutte. E' stata un'esperienza meravigliosa che mi ha fatto stare bene! Per questo consiglierei a tutte le lettrici di cimentarsi in una storia, come ho fatto io. Anche solo per questo fandom, che amiamo tanto.
Un grazie commosso alle mie "TRE GRAZIE", alle quali ho dato ormai tutti i titoli possibili 💞❤💕: IDALBERTA, ITSNOTBROKEN e LADYKANT! Se sono giunta fin qui é stato in gran parte per merito vostro! Vi abbraccio forte.
Un ringraziamento speciale va a SPENSIERATEZZA 🤩 che mi ha inviato tante recensioni originali e divertenti.
Baci tanti!
Lulette

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3990232