First reaction: fluff

di LadyPalma
(/viewuser.php?uid=50748)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un purosangue non fa a gara con i pony ***
Capitolo 2: *** Sedici anni ***
Capitolo 3: *** Il mondo della danza sa ***
Capitolo 4: *** Nomi e cognomi ***
Capitolo 5: *** I barattoli della calma ***
Capitolo 6: *** H maiuscola ***
Capitolo 7: *** Per fare gli scoop ***
Capitolo 8: *** Verità gusto cannella ***



Capitolo 1
*** Un purosangue non fa a gara con i pony ***


Prompt: "Un purosangue non fa a gara con i pony" (Nina Moric)
Ambientazione: Secondo libro






Nessuno in sala professori prestava davvero attenzione a uno dei consueti lunghissimi monologhi del professor Allock: per parlare della brillantissima idea di creare un club dei duellanti sarebbero bastate la metà delle parole impiegate, per autocelebrarsi decisamente ancor meno.
Tuttavia, all’improvviso, tutti gli sguardi – da quello irritato di Minerva McGranitt a quello sbalordito di Pomona Sprite – si ritrovarono puntati sull’uomo, anche se questo non fu merito né della sua parlantina né del suo sorriso scintillante, bensì di una frase talmente altezzosa da suonare esagerata perfino sulle sue labbra da pallone gonfiato.
“Mi dispiace, professor Vitious, apprezzo molto la sua offerta di collaborare con me, ma ne va della mia inflessibile moralità cavalleresca. Suvvia, un purosangue non fa a gara con un pony”.
Mentre Gildeory ridacchiava leggermente, convinto di sfoggiare il massimo del suo carisma, l’intera stanza era piombata nel silenzio più totale. L’insegnante di Incantesimi era diventato paonazzo e sembrava pronto a rompere la sua abituale calma, ma fu preceduto da Minerva.
“Professor Allock, voglio sperare che non stia facendo battute sulla linea genetica del professor Vitious, che tra l’altro è uno dei duellanti più eccellenti che lei avrà mai l’onore di incontrare. Devo avere capito male”.
“Oh, cara professoressa, certamente ha capito male!” replicò l’accusato prontamente. “Non volevo affatto riferirmi a un argomento vile quale lo stato di sangue, sono troppo elegante e intelligente per questo! Mi riferivo semplicemente all’evidente bassa statura del nostro collega”.
Contrariamente a quanto l’uomo si era aspettato (ma che qualsiasi persona dotata di buonsenso avrebbe potuto prevedere), quell’affermazione non sortì l’effetto di calmare gli animi. Prima che Minerva potesse insistere o Filius finalmente esplodere, fu stavolta la professoressa di Babbanologia a intervenire, con una strana espressione di sfida.
“E Severus, invece, è abbastanza stallone per gareggiare con te?”
Il professor Piton, seduto accanto a lei, riuscì a stento a mantenere la sua impassibilità e a non strozzarsi con il caffè che stava sorseggiando. L’occhiata sul suo volto avrebbe potuto uccidere chiunque, ma non Gilderoy che si ritrovò invece a tornare a sorridere con aria furbesca e divertita.
“Oooh, vedo che sei proprio una donna maliziosa, Charity. Vuoi vedere due omaccioni che si sfidano?” disse facendole uno sfacciato occhiolino. “Accetterò volentieri un tuo pegno di buona fortuna, in tal caso. A meno che tu non voglia parteggiare per Severus: non tutte le donne possono ambire a una meraviglia come me, qualcuna deve pur accontentarsi… sarebbe saggio da parte tua fare un passo indietro in effetti”.
Il silenzio che seguì fu ancora più teso del precedente: con gli occhi puntati sul professore di pozioni, l’irritazione aveva lasciato posto completamente alla curiosità – tranne per Charity che era l’unica a non azzardarsi a guardare nella direzione del suo amico. Quanto a Severus, aveva ripreso del tutto il suo controllo e con un piccolo ghigno si limitò a mormorare tra i denti: “Conta pure su di me per la tua giostra buffonesca”.




 
**



 
“Non sarai mica arrabbiato? Non vedevi l’ora di dargli una lezione e, diciamolo, nessuno riesce a dare una lezione a qualcuno meglio di te”.
Erano rimasti soli nella sala, alla fine: lui ancora seduto sulla sua sedia a corregggere le pergamene, lei in piedi accanto alla porta con i libri tra le braccia. Severus sollevò lo sguardo e la fissò. Era irritato, lo era davvero, ma se doveva essere onesto lo era più con se stesso per l’imbarazzo provato alle frecciatine di Gilderoy che per la proposta inaspettata di Charity. Normalmente non avrebbe permesso a nessuno di tirarlo in ballo tanto facilmente, così come d'altra parte non avrebbe mai permesso a nessuno di parlargli in modo assolutamente amichevole, di prenderlo in giro o perfino di disturbarlo dal suo lavoro. Eppure Charity dal suo arrivo l’anno precedente non aveva fatto altro che avvicinarsi a lui con gradualità e semplicità, abbattendo l’uno dopo l’altro ogni ostacolo che aveva sempre creato tra sé e il mondo. Per lui ormai la giovane bionda professoressa era un volto amico, era… Scosse la testa con un piccolo sbuffo.
“Ovviamente. Sarà mio piacere sconfiggere quello sbruffone in qualsiasi ambito… Tranne per il Sorriso più sfavillante della galassia, o quel che è il suo ridicolo premio”.
Charity rise genuinamente, come sempre faceva alle sue pungenti battute. Vederla reagire in quell'insolito modo al suo comportamento odioso era stato uno dei motivi che aveva finito per far avvicinare Severus a sua volta a lei: non usava mai la sua ironia se non per ferire gli altri, ma doveva ammettere che aveva cominciato a trovare soddisfacente riuscire a far ridere lei anche solo come effetto collaterale.
“Vero, ma soltanto perché tu non sorridi mai”.
A quelle parole, lui in effetti si ritrovò a curvare le labbra, quasi per provocazione. Labbra troppo sottili, denti storti: non il sorriso più sfavillante della galassia… ma comunque un sorriso.





 
NDA: Questa raccolta prendentela per quello che è: una commedia per strappare qualche sorriso, ma anche un momento per sviscerare l'amicizia (e l'attrazione) di questa mia ship. L'obiettivo è di sfruttare quanti più possibili prompt trash della challenge che durerà per tutto il mese di aprile. Il titolo è un tributo a un altro big meme del web "First reaction: shock".

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sedici anni ***


Prompt: "Ricordati cosa facevi tu a sedici anni, ricordati da dove vieni" (Fabrizio Corona a Ilary Blasi)
Ambientazione: sesto libro






Charity si fermò all’improvviso e per poco non andò a sbattere contro lo stipite della porta. In fondo alla sala professori, l'insegnante di Difesa e il Preside stavano parlottolando tra loro e, come sempre le accadeva ultimamente quando li vedeva insieme, non poté impedirsi di sentirsi un’intrusa.
“Abbi un po’ di fiducia nel ragazzo, te ne prego”.
“Fiducia? È confuso, irritabile, così poco controllato e…” Piton s’interruppe e puntò i suoi occhi di ossidiana su di lei, riuscendo a farla sussultare. La sua occhiata era fredda e minacciosa, eppure lentamente andò riacquisendo una neutrale indifferenza. Come se nulla fosse successo, si limitò a un impercettibile cenno del capo nella sua direzione per poi tornare a guardare il suo interlocutore. “… E non può essere lasciato solo, Signor Preside. Un totale bamboccio incapace, questa è la verità”.
Charity non poteva dire se Silente l’avesse notata, ma in tal caso comunque la cosa non sembrava importare granché. Il mago anziano restò per svariati secondi prima di accennare un sorriso conciliante. “Suvvia, Severus, ricordati cosa facevi tu a sedici anni, ricordati da dove vieni” disse in un velato rimprovero, prima di allontanarsi e accorgersi solo allora esplicitamente della presenza della donna. “Oh, buonasera professoressa Burbage! Conto di vederla a cena… Ci sarà il pudding per dessert!”
Charity rispose al saluto con un pronto sorriso, anche se i suoi occhi non smisero mai davvero di lasciare Severus. Sembrava arrabbiato come di rado le era capitato di vederlo e sapeva che avrebbe dovuto probabilmente fare dietrofront quando era di quell’umore; tuttavia, si decise non solo a entrare finalmente nella stanza, ma perfino a rivolgergli schiettamente la parola. Perché quando l’aveva notata lui non aveva smesso di parlare, nello sguardo che le aveva rivolto sembrava esserci scritto: ah, va bene, sei soltanto tu.
“Allora, cos’è che facevi a sedici anni?”
Lo aveva detto fingendosi occupata nell’ordinare dei fogli senza neanche guardarlo, forse perché una parte di lei sapeva quale sarebbe stata la risposta. A dispetto della confidenza che si era presa con lui negli anni e a dispetto dell’atteggiamento sensibilmente più gentile che lui mostrava verso di lei, era consapevole che l’adolescenza di Severus era uno di quegli argomenti rimasti taboo. Poteva averle permesso di ascoltare, ma non per questo le avrebbe permesso adesso di interrogarlo. Per questo non si stupì quando sentì la sua risposta tagliente.
“Pensa a cosa facevi tu, non mi pare di averti autorizzata a immischiarti nei miei ricordi”.
Contrariamente a quello che lei stessa si era immaginata, invece di pentirsi, Charity si ritrovò ad accennare un sorriso, quasi si sentisse ora libera di esprimersi ulteriormente.
“Oh, bene, allora parliamo dei miei ricordi su di te. Ti sedevi sempre sotto lo stesso albero nel parco – lo chiamavano L’albero di Piton – e te ne stavi lì col tuo manuale di Pozioni, sul serio te lo portavi dietro anche in bagno? Certo eri un tipo… strano, è il minimo che si possa dire, ma penso che in fondo tutti ti ammirassimo. Voglio dire… il primo e l’unico ad aver mai vinto la Felix Felicis del vecchio Luma. Quindi, vediamo, un albero privato, la reputazione di nuova promessa delle Pozioni: non male per avere sedici anni”.
Severus alzò un sopracciglio visibilmente sorpreso. Per quanto sapesse che Charity era stata solamente qualche anno dietro di lui a Hogwarts, non aveva riflettuto abbastanza sul fatto che si potevano essere incrociati né sull’idea che all’epoca lei poteva avere avuto su di lui. Parlare in modo così schietto della sua adolescenza stranamente però in quel momento non lo turbava, anzi quella visione assai parziale gli faceva quasi piacere: era bello mettere tra parentesi per una volta gli scherzi di quei pezzenti dei Malandrini, i litigi con Lily, l’odio e il disprezzo che si erano fatti sempre più strada nel suo animo. I pomeriggi sotto l’albero del parco a perdersi nei mondi alternativi di carta, la sua bravura nelle Pozioni, il lascito del suo quaderno: queste erano cose che aveva finito invece per dimenticare.
Adesso se lo ricordava benissimo cosa faceva a sedici anni e chi era. Un ragazzo con un grandissimo potenziale che si era smarrito, un ragazzo che poteva essere salvato se solo qualcuno gli avesse teso la mano, un ragazzo che pensava di avere il mondo in pugno e per questa presunzione aveva fatto solo scelte sbagliate. Un ragazzo molto simile a Draco Malfoy in fondo. Come sempre quel vecchio pazzo di Silente aveva ragione… e ancora una volta era Charity a mettergli davanti la verità sotto una luce meno aspra.
Ritornò a guardarla, senza sapere esattamente cosa dire. Alla fine, si limitò ad abbandonare la sua espressione dura e accennò un ghigno divertito che era quasi un sorriso: era l’unico modo che conosceva per non allontanare le persone, per dire all’occorrenza scusa o grazie.
“E tu cosa facevi invece a sedici anni? Io non mi ricordo di te a Hogwarts”.
Fu il turno di Charity di sollevare le sopracciglia, per poi ridacchiare piano. “Non ti dirò assolutamente nulla. Penso proprio che mi terrò questo vantaggio su di te”.
 












 

NDA: La frase sul "ragazzo che ha fatto tutte le scelte sbagliate" pronunciata da Silente a Draco mi piace immaginarla riferita a Piton, ecco perché ho voluto creare così in maniera indiretta un legame "di specchio" tra loro due. Nella parte iniziale della OS Silente e Piton stanno parlando proprio di Draco.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il mondo della danza sa ***


Prompt: "Il mondo della danza sa" (Alessandra Celentano)
Ambientazione: quarto libro







“Ho impartito una bella lezione ai miei Grifondoro, francamente non dubito che faranno un’ottima figura al Ballo del Ceppo. In completa linea con il grande lustro della nostra Casa”.
Minerva sembrava compiaciuta, mentre si versava la Burrobirra nel bicchiere fingendo di non prestare troppa attenzione al collega cui quella frase era rivolta.
“Come io non dubito che saranno degli idioti” rispose prontamente Piton con un ghigno malefico. “E non parlerei di precedenti al posto tuo. È un dato statistico che sono i membri della Casa di Serpeverde ad aver ricevuto insegnamenti di ballo fin dalla più tenera infanzia”.
La professoressa di Trasfigurazione gli lanciò un’occhiata divertita. “Anche tu, Severus?”
“Sì, anche io” ammise l’altro, seppur con riluttanza.
“Buon per te, allora. In ogni caso i Seperverde possono anche aver avuto i migliori insegnamenti, ma sempre statisticamente, come dici tu, i migliori ballerini del mondo magico sono sempre stati dei Grifondoro. Puoi dire ciò che vuoi, ma il mondo della danza sa”.
Con quell’ultima stoccata, Minerva si alzò in piedi e augurò la buonanotte a tutti, lasciandosi dietro un Severus Piton particolarmente furente. Se c’era una cosa che odiava di più dell’essere provocato e contraddetto era il non avere l’ultima parola, ed era proprio quello che era appena successo: la strana profezia “il mondo della danza sa” non era stato lui a pronunciarla. Ma cosa sapeva il mondo della danza? Assolutamente nulla, dal suo punto di vista, per ogni Grifondoro che aveva calcato i palcoscenici magici riusciva a trovare un controesempio Serpeverde. Forse, però, avrebbe dovuto anche lui tenere una breve lezione ai suoi allievi, giusto per richiamarli all’ordine, giusto per ricordare loro le principali regole, giusto per…
“Posso farti una proposta?” lo interruppe Charity con un sorriso incerto, quasi leggendogli nella mente. “Che ne dici se facciamo una piccola lezioncina insieme ai Corvonero e ai Serpeverde? Sì, Filius mi ha lasciato le redini della cosa e io… Beh, magari se diamo qualche dritta insieme è meno imbarazzante, non credi?”
Severus alzò un sopracciglio e restò a fissarla per svariati secondi con aria a dir poco perplessa. Meno imbarazzante? Dal suo punto di vista rischiava di esserlo perfino di più… Eppure, stava considerando sul serio la proposta. Eppure, invece di mandarla al diavolo (come avrebbe fatto con chiunque altro), nuovamente la leggera simpatia che aveva per lei veniva fuori. Sospirando, stupì se stesso nel proporre: “Dieci minuti domani sera, qui in Sala Grande?”



 
**


 
Gli studenti di Serpeverde e di Corvonero si guardavano l’un l’altro diffidenti e confusi mentre prendevano posto nella Sala Grande dove erano stati convocati. Al centro c’erano della stanza trovarono in maniera sospettosa lo strano duo dell’arcigno professore di Pozioni e della sorridente professoressa di Babbanologia, anche se ciò che forniva un indizio in più era la presenza di Gazza che tentava di far funzionare un vecchio grammofono.
“Fantastico” borbottò tra i denti Padma Patil, che aveva sentito bene dalla sua gemella cos’era successo nella Sala Comune Grifondoro. Toccava anche a loro una lezione di ballo, questo era certo, ma perché proprio in collaborazione con i Serpeverde?
“Buonasera, ragazzi. Come sapete a breve ci sarà il Ballo del Ceppo ed è bene che voi abbiate una infarinatura di come muoversi per i balli di apertura, i più formali. Sono certa che qualcuno di voi ha già un accompagnatore, così come sono certa che qualcuno di voi ha già avuto delle lezioni di danza, ma per tutti gli altri…”
Piton si mosse di scatto verso gli studenti, interrompendo bruscamente la sua collega. “Evitate di pestarvi i piedi l’uno con l’altro, evitate di lanciarvi in sciocchi movimenti convulsi, evitate di attirare l’attenzione. In una parola: evitate – e andrà tutto bene”.
Un silenzio pesante (e forse spaventato) seguì quei consigli, rotto solamente dal suono stonato del grammofono.
“Molto bene” disse Charity alla fine, schiarendosi la voce. “Di certo dovete evitare alcune cose come ha giustamente rilevato il professor Piton… ma il Ballo è anche costituito da cose da fare attivamente. Chi di voi vuole farsi avanti per una dimostrazione di come si balla? Avanti, non siate timidi! Signor Malfoy…” Si ritrovò a fare cenno al ragazzino platinato solo per far spazio a un Serpeverde e perché in fondo sapeva di far piacere a Severus scegliendo uno dei suoi pupilli. “… E vediamo… Signorina Lovegood, sì, lei davvero sa ballare?” Quella seconda scelta era invece stata motivata dalla necessità di fornire un contraltare, anche se già soltanto del dirlo provava un certo scetticismo.
Certo che vederli poi combinati insieme non era stata la scelta più sensata, in effetti. Draco si era mosso di tutto punto con le posizioni iniziali perfette, ma presto Luna si era divincolata dalla sua presa improvvisando piroette in solitaria e lui le era praticamente scoppiato a ridere in faccia.
“Dimostrazione perfetta” commentò Severus in tono seccato. “Di cosa non dovete fare – mi riferisco alla signorina Lovegood, ovviamente. Non mi ha ascoltato quando ho detto che è preferibile non attirare attenzione?”
“Grazie, ragazzi. Non proprio il ballo che avevo in mente, ma grazie lo stesso” intervenne rapidamente Charity. Sentiva che al suo fianco l’altro insegnante stava già per parlare di nuovo, così lo precedette rivolgendosi a lui. “Perché non diamo noi una dimostrazione corretta? Che dici, Severus?”
Lui sollevò entrambe le sopracciglia e le lanciò un’occhiata inequivocabilmente omicida. Poi però si lanciò uno sguardo intorno – studenti da ogni parte, con una risatina malcelata, e nessuna via di fuga – e con un gesto brusco fece cenno a Gazza di mettere su la musica, mentre porgeva la mano a Charity. Ben presto, i due insegnanti si ritrovarono nella precisa posizione di due ballerini provetti, stretti l’uno all’altra e con gli sguardi incatenati. Per la sorpresa di vedere il pipistrello dei sotterranei in quella posizione, non pochi studenti trasalirono rumorosamente mentre altri sghignazzarono e il povero Gazza fece interrompere per ben tre volte il grammofono. La musica, però, ormai era partita comunque e la coppia di ballerini iniziò a volteggiare per tutta la stanza con una sorprendente grazia e sincronia. Le risatine svanirono quasi subito e si tramutarono in un vociare ammirato che culminò in un applauso sincero.
“Questo non faceva parte degli accordi” sibilò Piton quando la musica cessò del tutto.
“Non proprio, hai ragione…” ammise lei, con una strana espressione. “…Ma è comunque una preparazione per il Ballo del Ceppo. Andiamo, non mi lascerai mica andare con Karkaroff?”
“Mi stai chiedendo di venire al Ballo con te?” domandò lui quasi confuso, e per qualche ragione più irritato che confuso.
Finita la magia della musica, Charity ritrovò l’istinto di recuperare la propria incertezza e distogliere lo sguardo. “Ti sto solo chiedendo di non farmi ballare con Karkaroff, tutto qui”.



 
**


 
“Allora, è vero quello che si dice? Pare che abbiate dato una eccellente prova di ballo” esordì Minerva durante la cena successiva, rivolgendosi questa volta a entrambi i suoi colleghi.
“Forse sì, forse no” rispose Piton evasivo. “Non devi saperlo tu, Minerva, del resto, l’essenziale è che è il mondo della danza a sapere” concluse, facendo eco alla profezia che aveva usato lei.
Intanto, però, rivolse uno sguardo d’intesa a Charity – uno sguardo che sarebbe perfino potuto essere un occhiolino se negli occhi di un altro uomo. Oh, sì, il mondo della danza sapeva… e avrebbe saputo meglio quando Charity e Severus avrebbero danzato di nuovo insieme al Ballo del Ceppo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Nomi e cognomi ***


Prompt: "Questa volta lo devo dire, devo fare nomi e cognomi" (Giuseppe Conte)
Ambientazione: quinto libro

 

Nomi e cognomi



 
 

"Hem hem". 

La professoressa Umbridge dovette ripetere più volte il suo consueto tossicchiare prima di attirare finalmente l'attenzione di tutti i suoi colleghi in Sala professori. Non era un ambiente che frequentava di solito; per questo gli insegnanti si credevano sufficientemente liberi dalla sua morsa di controllo per parlottolare tra loro e recuperare il clima rilassato che c'era prima dell'arrivo di quella piccola eppure dolorosa spina nel fianco. 

"Oh, professoressa Umbridge, buongiorno" salutò con formale cortesia Vitious, distogliendo lo sguardo da Pomona. Fu il primo a riscuotersi, presto seguito dagli altri, meno capaci di dissimulare il proprio fastidio. 

"Buongiorno a tutti, cari colleghi. È davvero ehm un piacere trovarvi tutti qui, insieme, perché ho una questione da porvi. Hem Hem vedete, la regola del decoro non vale soltanto per gli studenti: voi dovete naturalmente mostrarvi da esempio in questo per gli smarriti ragazzi. Non fatemi aggiungere quindi un decreto per ricordare la poca professionalità che c’è nell’instaurare relazioni sentimentali con colleghi… sarebbe oneroso per me dover inserire anche la vostra vita ehm privata nell'oggetto di valutazione della vostra validità". Passò lo sguardo su tutti loro e poi fece un ampio sorriso." Bene! Ho detto tutto, direi, vi auguro una buon-". 

"Cosa vorrebbe insinuare, Dolores?" 

La strega batte gli occhi per un attimo perplessa e contrariata di essere stata interrotta, ma poi tornò a sorridere. 

"Sono certa che i diretti interessati avranno capito, Minerva". 

"Diretti interessati? Se si riferisce a me e al Preside Silente, mi spiace riferirle che è una voce che ha smesso di girare da un bel pezzo rispetto a quando lei era studentessa, professoressa Umbridge". 

L'Inquisitrice spalancò gli occhi da rospo e apparve visibilmente irritata, specialmente vedendo tutti gli altri presenti accennare un sorriso divertito. 

"Avrei voluto comportarmi discretamente, come è sempre nella mia natura, ma vedo che non mi lasciate scelta. Questa volta lo devo dire, devo proprio fare nomi e cognomi: Severus Piton e Charity Burbage". 

Con un ultimo sorriso – questa volta più contenuto ma infinitamente più soddisfatto – Dolores batté i tacchi e uscì dalla stanza. Sapeva esattamente cosa si lasciava dietro: sguardi sbalorditi e un silenzio di tomba. 

 

**

 

La possibile implicazione della Umbridge era l'argomento principale dei dialoghi concitati e rigorosamente sottovoce tra gli insegnanti. Nessuno aveva osato chiedere direttamente a Piton, ma sia Minerva sia Aurora avevano tentato di affrontare la questione con Charity. 

"Ma non saprei, ci avrà visto chiacchierare o passeggiare nel parco. Sai che passiamo tanto tempo insieme, siamo amici" rispondeva lei puntualmente con naturalezza (e solo una punta impercettibile di imbarazzo). 

Tra loro, invece, Severus e Charity non parlarono per alcuni giorni, cercando addirittura di evitarsi il più possibile. Fu sorprendentemente lui il primo a spezzare quella sorta di ghiaccio che si era creato, trovandola seduta da sola nel parco con un libro tra le mani. 

"Non intendo piegarmi a chiacchiere stupide e prive di fondamento" esordì in tono aspro, sedendosi accanto a lei. 

Schietto e dritto al punto: le venne quasi da sorridere. Invece, si limitò ad annuire, sollevata di poter affrontare l'elefante nella stanza – e liquidarlo con facilità. Le era mancato passare del tempo con lui, questo era innegabile. 

"Sono d'accordo, Severus. La Umbridge dev'essere la classica persona che non riesce a concepire un uomo e una donna amici. Che di per sé è anche una visione limitata, perché magari potrebbero piacermi le donne e dovrebbe stare attenta piuttosto a vedermi parlare con Aurora". 

"Sta dando della limitata all'Inquisitrice Suprema, stia attenta professoressa Burbage" la rimbeccò lui in tono sarcastico. Tuttavia il ghigno fu ben presto coperto da una leggera ombra di confusione. "Ti… ti piacciono le donne?" domandò alzando un sopracciglio. 

Charity esitò un attimo prima di ridacchiare leggermente. "No, non credo proprio. E in ogni caso non penso Aurora sarebbe il mio tipo". 

Severus annuì, lasciandosi sfuggire un tenue sorriso. "Aurora non è neanche il mio tipo, proprio no". 

Si rivolsero uno sguardo complice, divertito e quel momento – mentre scherzavano sulla professoressa di Astronomia e ricordavano tutti gli atteggiamenti che tra loro avevano contestato di lei nel corso degli anni – segnalò il preciso superamento di quell'imbarazzo. Perlomeno fino a quando Charity strinse le labbra, guardando davanti a sé. 

"Sta arrivando la Umbridge". 

"Ah, sarà meglio che mi allontani, allora" mormorò lui, in tono seccato, voltandosi a sua volta verso la figura in rosa. 

Ma, prima che potesse alzarsi, Charity gli afferrò una mano e gli si avvicinò ulteriormente. 

"Facciamola irritare, che dici?" 

Quella vicinanza era nuova, eppure non era niente di che, in fondo – era normale per due amici stringersi per mano, era normale per due amici sedersi spalla contro spalla, allora perché per una frazione di secondo Severus si ritrovò a considerare quella situazione come qualcosa di diverso? Scacciò il pensiero e piegò leggermente le labbra.

"Sei sempre più sull'orlo del licenziamento oggi, vedo" commentò. Ma non si mosse di un centimetro. Quella ribellione sembrava particolarmente piacevole. 











 

NDA: Purtroppo non ho potuto scrivere e aggiornare quanto avrei voluto... ma questo significa soltanto che prolungherò la raccolta per più tempo, perché ho tanto trash e fluff da condividere ahah Qui, tra l'altro, sono particolarmente contenta di aver potuto inserire la mia amatissima Doll – shippatrice Severity senza saperlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** I barattoli della calma ***


Prompt: "Facciamo i barattoli della calma" (Folletina creation).
Ambientazione: Primo libro (primo incontro Severus e Charity).



 

I barattoli della calma
 

 

"Professor Piton, salve, non abbiamo ancora avuto modo di presentarci, io sono la nuova professoressa di Babbanologia… Mi scusi, sta preparando una pozione, qui, in Sala professori?" 
"No, sto facendo i barattoli della calma. Dieci giorni come insegnante e si metterà magari a farli anche lei". 
Charity era rimasta in silenzio solo qualche attimo prima di scoppiare a ridere sonoramente. E solo allora lui si era deciso ad alzare lo sguardo verso di lei, incapace di nascondere la propria sorpresa per quella reazione. 
"Mi scusi, è che nessuno mi aveva detto quanto lei fosse simpatico". 
"È perché non lo sono, mi creda". 

 

Mesi dopo Charity però lo trovava ancora simpatico, abbastanza da osare a gennaio qualcosa che ben pochi colleghi prima di lei avevano osato: lasciargli un regalo di compleanno. Un barattolo di vetro con un caratteristico tappo verde-argento. 
"Mettici dentro tutta la calma che vuoi". 
E lui ce la mise tutta, ma proprio tutta - era lo stupido amuleto che da quel giorno si portava sempre dietro. 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** H maiuscola ***


Prompt: "Io non mi sto elevando sopra nessuno, ma ci sono alcuni che sono casi umani, che non sanno fare l'H maiuscola" (Mario Tricca a Il Collegio)
Ambientazione: terzo libro



 
H maiuscola



“Finalmente uno quasi appetibile!”
Charity sollevò le sopracciglia con un sorriso scettico di fronte al commento di Aurora. Alquanto prevedibile da parte sua – inquadrare Remus Lupin come potenziale partner piuttosto che come collega – ma non per questo meno fastidioso.
“Oh, andiamo” proseguì l’altra, con un occhiolino malizioso, con l’evidente intenzione di non abbandonare l’argomento. “Purtroppo per noi streghe Hogwarts è un posto terribile sotto questo punto di vista. Insomma, tutti maghi vecchi o noiosi o megalomani e… Sì insomma, per loro va meglio: ci sono io, c’è Septima che è proprio una bella donna – e sì, anche tu, suppongo, sei carina”.
“Grazie” rispose Charity con un sorriso ironico. “Posso dire però che sei ingiusta? Di tipi interessanti ne hai conosciuti tra i colleghi, non puoi dire di no…”
“Oh, ti prego, per il diadema perduto di Corinna, non parlarmi di Raptor! Ci ho flirtato un po’ per noia, ma insomma ero chiaramente proprio disperata. Eppure non chiedo tanto, oh no, no. Non mi elevo sopra nessuno, ma ce ne stanno alcuni che sono casi umani, Charity: non sanno scrivere un’H maiuscola”.
La professoressa di Babbanologia non poté evitare di sollevare le sopracciglia un’altra volta. Tuttavia l’improvvisa esigenza di controbattere fu più forte della necessità di un chiarimento circa quella strana affermazione.
“In realtà parlavo di Severus. È giovane, colto, affascinante, simpatico e…”
L’elenco di insospettabili qualità s’interruppe per la risata fragorosa di Aurora.
“Sì, va bene, Charity, guarda che bere Whisky Incendiario di prima mattina ti fa male, eh! Piton non si lava i capelli dal 1919 e non fa un sorriso nemmeno se lo paghi”.
“Solo perché tu non lo hai visto sorridere, non significa che non lo faccia”.
Fu il turno della bella insegnante di Astronomia di apparire perplessa, talmente tanto da decidere di dare un taglio a quel tentativo di chiacchierata femminile. Solo quando la vide uscire dall’aula e sentì un colpo di tosse le segnalò la presenza di qualcun altro, Charity si rese conto che in effetti le due non erano state sole. No, non Severus, per fortuna, anche se lo sguardo indagatore di Minerva riusciva a farla sentire comunque esposta.
“Severus affascinante, mh?”
Charity dissimulò l’imbarazzo con un’alzata di spalle. “Beh, sa fare una H maiuscola, su questo non ci piove!”









 
NDA: Sono stata una persona pessima in questo periodo, soprattutto per non aver risposto ancora a nessuna recensione. E non perché ho avuto altro da fare, ma semplicemente perché mi sembra sempre di non ringraziare abbastanza. Ci tengo a farlo in questo spazietto intanto. Spero che questa raccolta stramba continui a piacervi, perché ho ancora tanto da dire su questi due!
Una precisazione: il piccolo accenno alla Aurora/Raptor è un piccolo tributo a CatherineC94 che ha scritto su questa coppia.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Per fare gli scoop ***


Prompt: "Ma lo vedi che il caciottaro sei tu? Tu racconti le storie, le tue storie, per fare gli scoop!" (Ilary Blasi)
Ambientazione: quarto libro.
Nota: Coppia principale qui è la Sibeforth (Sibilla/Abeforth)




 
Per fare gli scoop


 

In soli quindici minuti Rita Skeeter era riuscita a infastidire il proprietario della Testa di Porco più di quanto avessero mai fatto i tipici (poco raccomandabili) avventori. La richiesta di un cocktail strano (sul serio, nel suo locale?), lo sguardo perplesso e vagamente giudicante che aveva posato su di lui e sul bancone (I Tre Manici di Scopa sono dall'altra parte, idiota d'una scribacchina!) e infine fissato sulla sua fedele capretta (Non ti azzardare a dire una parola contro Milly! Sì, brava tesoro, continua a belarle in faccia!): tutto aveva contribuito a rendere Abeforth Silente particolarmente nervoso. Per questo aveva sbottato, alla fine, per qualcosa che con lui non c'entrava niente.
"Non accolgo luridi spioni nel mio locale! Se il professor losco e la sua amica vogliono starsene un po' in pace a bere Burrobirra - chiedono cose normali, perlomeno, loro! - non c'è bisogno di una cacciatrice di finte storie che prova in tutti i modi a rimpinguare i suoi vuoti articoli dando la caccia a chiunque appartenga a Hogwarts. Che c'è? Pensava che non avessi capito il suo gioco?"
Rita aveva spalancato leggermente la bocca, ma poi aveva ridacchiato ed era tornata presto ad indossare la sua aria civettuola.
"Non è un gioco particolarmente mascherato, signor caciottaro, sono una giornalista: trovare la verità è il mio compito!" proclamò con finto ardore, per poi lanciare un'occhiata insistente alle tre grosse caciotte di capra attaccate sopra al bancone quasi a mo' di ornamento, “ed è talmente ovvio che ci è arrivato anche un caciottaro come lei, appunto!"
Abeforth grugnì infastidito e stava per rispondere rudemente, quando all'improvviso un'altra voce si frappose tra loro. E no, non apparteneva al professor Piton, che stava ancora parlando in modo stranamente quasi allegro, incurante di tutto - della mezza zuffa, di Rita Skeeter, di tutto quanto - con la sua collega. No, la voce nuova, leggermente stridula ma anche in qualche modo paradossalmente profonda e solenne, apparteneva a una strega che lui aveva avuto come ospite qualche volta, ma da cui si era sempre tenuto sufficientemente alla larga per via dell'evidente stranezza che emanava.
"Ma non lo vede che la caciottara è lei? Inventa le storie, le sue storie, per fare… gli scoop!" Sibilla Cooman - era questo il suo nome, in qualche modo lui lo aveva comunque registrato - s'interruppe per guardare l'altra donna con gli occhi sgranati, nascosti dietro le spesse lenti. “Non si preoccupi, però, la giustizia farà il suo corso e sento, vedo con il mio occhio interiore, che i suoi scoop avranno vita breve!"
La Skeeter rimase effettivamente confusa da quell'intervento, ma non tanto perché ne rimase colpita. Più che l'affronto nel suo cervello si era messa in moto, piuttosto, ancora una volta la macchina della curiosità. Con un gesto della mano, richiamò all'attenzione la sua inseparabile piuma magica e rivolse un sorriso suadente ai due poco simpatici interlocutori.
"Allora, da quanto vi conoscete voi due? State insieme?"





 
**
 



Alla domanda di Rita Skeeter, Abeforth si era fatto una grassa risata mentre Sibilla aveva assunto una strana colorazione rossastra e spalancato la bocca per diversi minuti come una stupida. In ogni caso, quell'allusione ebbe degli effetti imprevedibilmente positivi. Non certo per Rita (mandata via a calci da una capretta alla riscossa) e non tanto per Piton e la Burbage (che probabilmente non sarebbero stati disturbati neanche da una mandria di mucche), ma per Abeforth stesso, che in effetti si ritrovò a considerare in modo diverso la stramba insegnante di Divinazione. Sherry offerto dalla casa e qualche proposta indecente, niente di più: e lei meravigliosamente, dietro un imbarazzo forse di facciata, gli dava corda! Talmente tanto che lei era l'unica presente nel locale chiuso mentre lui sfogliava il nuovo numero della Gazzetta del Profeta tre giorni dopo.
"Ah, la caciottara ha scritto alla fine! Ecco qua il suo scoop!"
Sul giornale, spiccava una foto animata di Piton e la Burbage che chiacchieravano nel suo locale, incorniciata da un vortice di parole in cui venivano chiamati "pitoncini" in una versione alternativa di "piccioncini" e si avanzavano congetture sulla data di nozze. La risata divertita di Abeforth si zittì, tuttavia, nel leggere la pagina in modo integrale.
"Non è una novità, il mio occhio interiore aveva previsto già tutto" mormorò intanto con convinzione Sibilla, sorseggiando il suo sherry di prima mattina. "So da tempo che Piton e Charity sarebbero finiti insieme, è scritto nelle stelle per chi sa decifrarle".
"Ah, sì, e avevi previsto pure questo?"
La strega afferrò incuriosita il giornale che le veniva bruscamente offerto e per poco non soffocò leggendo le parole indicate.
"... Ma i due pitoncini non sono l'unica coppia scottante del castello di Hogwarts. La vostra fedele e onesta reporter testimonia con i propri occhi anche un certo inaspettato feeling tra il caciottaro della Testa di Porco e la professoressa di Divinazione, Sibilla Cooman, che probabilmente stanno insieme da anni all'insaputa di tutti. Saranno davvero due cuori e una capra? È quello che cercheremo di scoprire prossimamente".
Ma Rita Skeeter non sarebbe mai stata la benvenuta nel locale, questo era certo: doveva accontentarsi di aver giocato il ruolo di Cupido.















 
NDA: L'idea della coppia Sibeforth (Sibilla/Abeforth) e la capretta di nome Milly appartengono a CatherineC94. Questo capitolo un po' "particolare" – dove i Severity sono soltanto dietro le quinte e visti dal di fuori – è stato scritto proprio per lei, per augurarle un felicissimo compleanno <3

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Verità gusto cannella ***


Prompt della challenge "Tre tiri di dado" indetta da PescepallaSia sul forum "Ferisce più la penna":
Personaggi: Severus e Horance
Dialogo:
"Sii onesto, per una volta nella tua vita".
"L'unica volta che ti ho mentito è stato quando ho detto che il tuo vestito era passabile, cara".
Avvertimento (facoltativo): Commedia

Prompt della challenge  "Calendario dell'Avvento" indetta da Coraline sul forum "Ferisce più la penna": 1 dicembre – cannella

 


Verità gusto cannella




 
«L’unico membro del corpo docenti che avresti voluto invitare davvero è Minerva McGranitt e, se me ne sono accorto perfino io, direi che la cosa comincia a essere patetica».
Horace Lumacorno non ha la stessa prontezza di recupero per cui è noto Severus Piton: apre la bocca a vuoto un paio di volte e balbetta qualcosa di incoerente, prima di riuscire a simulare una risatina accettabile. «Sono questi i pettegolezzi che circolano adesso nel castello? Povero me, ero rimasto a quando era Silente l’innamorato di Minerva».
«Non presto attenzione ai pettegolezzi, come dicevo, solo ai miei occhi e alle mie orecchie che… sanguinano ogni volta che dici cose stucchevoli sul suo conto. Faresti un favore anche a te stesso se, invece di parlare di lei ed informati su di lei ogni minuto, fossi onesto per una volta nella tua vita».
Questa volta, il professore di Pozioni è più preparato e riesce a sfoderare la sua vena Serpeverde insieme a un sorriso serafico. «Oh, ti prego. L’unica volta che ho mentito è stata quando ho detto che il tuo vestito per la mia festa era passabile, caro».
È il turno di Severus di essere stupito, come lo è sempre non di fronte alle offese ma ai bruschi cambi di soggetto. «Cos’ha il mio vestito che non va?» domanda con le sopracciglia inarcate, ma lo sguardo è diretto verso Charity, l’altra silenziosa ospite nell’ufficio di Lumacorno.
«Non hai letto per bene le indicazioni sull’invito. C’erano colori specifici da utilizzare  di certo il nero non è tra questi».
«Ah sì, vuoi dire: lavanda, turchese, quarzo e… cannella? L’ultima volta che ho controllato erano ingredienti per Pozioni, non colori».
La professoressa di Babbanologia esita e tace finché può, spostando lo sguardo tra i due maghi che battibeccano poi scrolla leggermente le spalle. «È solo per il colore, Severus, davvero, altrimenti stai benissimo… Voglio dire bene, insomma stai come sempre… Forse è vero che staresti meglio senza, ma…» Sgrana gli occhi e si alza bruscamente in piedi quando si accorge di quello che ha detto esattamente. «Scusatemi, dovrei proprio andare a correggere qualche tema del terzo anno. Ci vediamo stasera, Horace. Oh, e Severus, davvero, non preoccuparti, il tuo vestito… beh, nulla, a stasera, sì».
Dopo che la donna è sparita, i due maghi restano in silenzio per qualche secondo, ma mentre la pelle di Severus appare leggermente più colorita del normale e negli occhi di Horace brilla una strana luce furbesca, i loro ruoli risultano all’improvviso ribaltati.
«E questo cos’era? Ah, anche io ho occhi e orecchie, caro Severus, e qualcosa mi dice che anche tu dovresti essere onesto con te stesso. Palesemente Char–»
«Non un’altra parola!» sbotta l’altro professore, in un sibilo, che suscita però osltanto un’altra risatina.
«Perché no? Siediti pure, posso offrirti un bell’idromele aromatizzato alla cannella
Severus lo manda cerimoniosamente al diavolo, prima di sparire nel suo mantello svolazzante. «Offrilo alla McGranitt quello schifo!»



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3971326