Natale a Hogwarts

di Severa Crouch
(/viewuser.php?uid=149089)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tea party - Walburga, Alphard, Cygnus & Tom Riddle ***
Capitolo 2: *** Christmas plans - I Malandrini ***
Capitolo 3: *** Ronda natalizia - Ted/Andromeda ***



Capitolo 1
*** Tea party - Walburga, Alphard, Cygnus & Tom Riddle ***


Tea party

Walburga, Alphard, Cygnus Black & Tom Riddle

 

A dirkfelpy89 che, come me, ama i Black.

Buon Natale!

 

Hogwarts, 15 dicembre 1942

 

Quando Hesper, la civetta che portava il nome della nonna Gamp, planò sul tavolo della colazione, Walburga alzò le sopracciglia sorpresa. La lettera, su finissima pergamena, recava il timbro ufficiale dei Black in ceralacca nera. Walburga esaminò la busta attentamente, la grafia elegante di sua madre indicava chiaramente: “Signorina Walburga Black, Sala Grande, Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts”.

Era indirizzata esclusivamente a lei.

“Hai ricevuto posta?” Alphard prese posto davanti a lei con la sua aria rilassata e un gran sorriso. Walburga mostrò la lettera al fratello che scrollò le spalle e le disse, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, “Aprila, no?”

Poco dopo, un Cygnus ancora assonnato e con la cravatta legata male, prese posto accanto a lei, si versò una tazza di tè e domandò sbadigliando: “Che vogliono da casa?”

“Non lo so, devo ancora aprire la lettera.” Di fronte l’insistenza dei fratelli, Walburga si fece coraggio e ruppe il sigillo. Le sue dita tremarono leggermente quando estrasse la lettera.

“Cara Walburga, tuo padre ha ricevuto un invito da parte del Ministro della Magia ceco per trascorrere il periodo delle feste a Praga. Purtroppo, l’invito non è esteso ai figli. Scrivo a te perché rimaniate a Hogwarts per questo Natale.

Tua,

Irma Crabbe.

PS: tieni d’occhio Cygnus, il professor Lumacorno ha scritto a casa ben tre volte da quando ha iniziato il terzo anno.”

Walburga guardò il fratello minore e gli domandò: “Che cosa hai combinato perché Lumacorno scrivesse tre volte a casa?”

“Mi sono addormentato in classe e una volta ho fatto rotolare il calderone sul libro di Lestrange e gli ho bruciato tutti i compiti. Voleva uccidermi.”

“Non fatico a crederti e conoscendo Roland mi sorprende che non l’abbia fatto!”

“Beh, ma io so farmi perdonare, gli ho fatto i compiti per una settimana! Ma cosa voleva la mamma?”

Walburga guardò i fratelli e sorrise: “Pare che andranno in vacanza a Praga e ci chiedono di rimanere qui a Hogwarts per le vacanze.”

Il volto di Alphard si illuminò di gioia: “Ma quindi non dovrò subire l’interrogatorio di zia Callidora sulle fidanzate?”

“Esatto!” annuì Walburga.

“E non sarò costretto a sopportare le chiacchiere di Orion?” aggiunse Cygnus con lo sguardo che si illuminava.

“Proprio così!”

Alphard e Cygnus esclamarono all’unisono: “Ma è fantastico! Il miglior Natale della nostra vita!”

Walburga li rimproverò con lo sguardo: “Per favore, non mettetemi in imbarazzo! Abbassate la voce, ci guardano male, poi andranno a dire che noi Black non sappiamo stare in società.”

Cygnus e Alphard alzarono gli occhi al cielo e strapparono un sorriso a Walburga. Si scambiò uno sguardo sconsolato con Darlene che ridacchiava dal tavolo di Corvonero.

 

 

 

“Mi dispiace che trascorrerete il Natale da soli, sicura che non volete venire da noi?” Darlene l’abbracciò mentre era pronta per andare a prendere il treno e tornare a casa per le vacanze di Natale. 

“Non mi libero di un Natale dai Black per poi finire dai Rowle! Staremo benissimo!”

Le due amiche si strinsero in un lungo abbraccio e poi Darlene dovette andare verso le carrozze. Walburga tornò verso la scuola con già la mente rivolta ai programmi che aveva organizzato. Da quando sua madre le aveva scritto, aveva iniziato a immaginare delle attività per ogni giorno di vacanza, era assolutamente intenzionata a godersi quel periodo con i suoi fratelli. A casa era impossibile, infatti, riuscire a trascorrere del tempo insieme. Ciascuno di loro veniva assorbito dalle incombenze che loro madre assegnava e poi finivano per essere monopolizzati dai parenti con tutte quelle domande invadenti, così non riuscivano a stare insieme se non per pochi minuti al giorno.

Quell’anno, invece, sarebbero stati solo loro tre e Walburga avrebbe pensato a tutto: alle sfide a palle di neve, alle passeggiate lungo il Lago Nero, al tradizionale tè della Vigilia di Natale di Walburga Black, che era l’unica cosa che sua madre le lasciava organizzare in casa. Era riuscita ad avere il permesso del professor Lumacorno, il Direttore di Serpeverde, affinché potesse organizzare nella sala comune un tradizionale e impeccabile tè.

 

 

Il pomeriggio della Vigilia di Natale, pertanto, Walburga indossò una veste da strega tradizionale color verde scuro, inserì dei rametti di vischio nei capelli che acconciò con una treccia raccolta intorno alla nuca.

“Felice Yule, Cygnus.” 

Sorrise nel vedere il fratello arrivare dal dormitorio dei ragazzi con indosso un completo da mago. I capelli chiari che aveva ereditato dai Crabbe illuminavano gli occhi grigi tipici dei Black. Aveva la magrezza e l’aria seria di loro padre, anche se ultimamente sembrava vivere sulle nuvole.

Alphard li raggiunse poco dopo. La sua aria allegra, i tratti morbidi dei Crabbe e gli occhi azzurri di mamma Irma gli davano un aspetto simpatico e accessibile, al contrario di lei. Suo fratello viveva circondato da amici e Walburga invidiava il modo in cui riusciva a parlare con tutti senza far trapelare ciò che pensava. Lei, invece, mostrava fin troppo spesso il disprezzo, la noia o l’insofferenza verso gli altri ed era felice perché in Serpeverde erano partiti praticamente tutti e il tè della Vigilia poteva dirsi come una cosa di famiglia.

“Riddle, unisciti a noi!” esclamò Alphard mentre prendeva posto sul divano. Walburga alzò un sopracciglio, scrutò l’amico che suo fratello aveva inopinatamente invitato e si sorprese per l’aria distinta che questi avesse. Era elegantemente seduto su un divano di pelle, intento a leggere un libro antico preso in prestito dalla biblioteca della scuola.

“Riddle?” domandò cautamente ad Alphard.

“È un mio compagno di dormitorio, Wal, rimane sempre qui per le vacanze. Credo che gli farà piacere avere un po’ di compagnia,” esclamò allegro. Walburga annuì. Dopotutto, aveva promesso al professor Lumacorno di estendere l’invito anche agli altri studenti di Serpeverde e quindi sorrise composta, sperando solo che si rivelasse una compagnia tollerabile.

Riddle alzò lo sguardo dalle pagine e sorrise ad Alphard. Walburga sentì il respiro mozzarsi in gola non appena i suoi occhi incrociarono quelli del loro ospite. Due occhi scuri, magnetici e vivaci la fissavano e un sorriso, incorniciato da labbra sottili, le sorrise educatamente.

“È un onore conoscerla, signorina Black,” le disse con un baciamano galante. “Suo fratello le è molto affezionato.” I ricci scuri gli cadevano ordinati sulla fronte in onde morbide e il suo incarnato era semplicemente perfetto.

“È un piacere ospitare gli amici di Alphard,” rispose, “specie quando sono stati approvati da Salazar stesso!”

“Beh, sarebbe stato imbarazzante se il mio avo non mi avesse approvato,” le rispose prendendo posto su una poltrona in velluto verde.

“Discende da Salazar Serpeverde?”

“È quello che ho detto. Mia madre era una Gaunt.”

“Oh.” Walburga non sapeva cosa rispondere. “Beh, allora, benvenuto signor Riddle, al tradizionale tè della Vigilia di Walburga Black. Ogni anno, da quando ho compiuto nove anni, il giorno della Vigilia organizzo un tè in cui mia madre può verificare i progressi nello studio dell’etichetta.” Agitò la bacchetta e il servizio da tè per quattro persone comparve sul tavolino intorno al quale erano disposti il divano su cui era seduta Walburga con Cygnus e le due poltrone su cui erano alloggiati Tom e Alphard.

“L’ha impegnata molto?” domandò Riddle curioso.

Walburga sorrise, da quella domanda comprese che le voci sui Gaunt erano vere. Erano caduti in miseria e questo spiegava i vestiti di seconda mano che indossava. “Non quest’anno. Purtroppo, temo che dovremo accontentarci del servizio da tè della scuola. A casa nostra madre mi lascia libera di scegliere il servizio da tè più adatto, organizzare il menù del ricevimento, scegliere il tono dell’incontro, spedire gli inviti e organizzare le decorazioni. Come vede, qui è tutto già fatto.”

“Tom, che ne dici se ci diamo tutti del tu?” propose Alphard che aggiunse: “Dovete sapere che Tom è un grande mago, eccezionale. È il miglior studente della scuola e sono certo che farà carriera una volta usciti da qui. Potrebbe persino diventare Ministro della Magia.”

“Tu mi lusinghi, Alphard!” esclamò con un leggero rossore sulle guance. “Il Ministero non apprezza le persone troppo intelligenti.”

Walburga sorrise per la battuta. “In effetti, fanno carriera i peggiori.”

“Ma tu piaci alle persone, Tom!” Alphard esclamò entusiasta, ma Walburga non capiva cosa pensasse effettivamente Tom, gli sembrava sfuggente ed enigmatico. “Non insistere, Alphard, magari ha altri progetti! Lo sai che non è educato e nemmeno opportuno lanciarsi in simili commenti.”

“Grazie, Walburga.” Tom le rivolse un sorriso obliquo, “in effetti ho altri progetti per dopo Hogwarts. Non credo di essere portato per un lavoro d’ufficio.”

“Cosa ti piacerebbe fare?”

“Insegnare.”

“È un’aspirazione molto nobile, Tom, ho visto come aiuti gli studenti più giovani, tra i Prefetti il tuo nome compare di frequente e non è detto che il prossimo anno tu non riceva la mia stessa spilla.”

“Ne sarei onorato. Metteresti una buona parola?”

“Non credo che tu ne abbia bisogno, il professor Lumacorno ha un debole per te, ma se dovessero chiedere il nostro parere, metterò una buona parola, credo che sarai un ottimo Prefetto.”

Tom le sorrise: “Detto da te, Walburga, vuol dire molto…” Walburga aveva la sensazione che lui potesse leggerle dentro come se fosse un libro aperto, sosteneva lo sguardo ed era sicuro di sé, mai oltre il limite del consentito. Ogni gesto che compiva e ogni parola che pronunciava era perfettamente misurata.

“Il professor Lumacorno ha lasciato il grammofono!” esclamò Cygnus. Guardò tra i dischi di vinile in una scatola accanto al tavolino e ne estrasse uno. Il gracchiare del grammofono annunciò una musica allegra, simile al jazz che piaceva tanto a zia Lycoris. Tom le porse una mano per invitarla a ballare e Walburga si scambiò uno sguardo con Alphard.

“Perché no? In fondo, è Natale!” esclamò afferrando la mano del suo cavaliere. Alphard spostò il tavolino con un movimento della bacchetta. Gli avanzi del tè scomparvero magicamente mentre Walburga volteggiava tra le braccia sapienti di Tom. Alphard e Cygnus si unirono alle danze e lei danzò con ben tre cavalieri. Tom, dalle movenze sicure e coordinate, Alphard che improvvisava e la faceva scoppiare a ridere, e Cygnus che ridacchiava e le arrivava con la testa a metà del busto, ma sapeva farla girare come negli spettacoli a cui li avevano portati i loro genitori.

Quando il disco finì si ritrovarono tutti e quattro stanchi e con il viso arrossato dalle risate. Si ricomposero e andarono a cena in una Sala Grande in cui vi erano solo i professori e qualche altro studente di altre Case. 

Il Preside Dippet aveva allestito un grande tavolo a cui sedevano tutti insieme. I professori parlottavano tra di loro, la professoressa Gaiamens parlava con il professor Silente, mentre il professor Lumacorno si sincerava che il loro tè fosse andato bene. 

Annuirono in sincrono, per tutti loro era stato il miglior Natale della loro vita e anche se erano lontani da casa, si erano sentiti ugualmente in famiglia.








 

Note: 

Non lo so se questa storia ha un senso, ma ho provato a immaginare un Natale in cui i tre fratelli Black sono usciti fuori dal clima asfissiante di Grimmauld Place e visto che sono coetanei di Tom Riddle, ho provato a inserire anche lui.

Nel mio headcanon, Walburga è nata il 2 novembre del 1925 (sì, il giorno del mio compleanno, questo vi dà una vaga idea di quanto mi sia affezionata a questo personaggio), quindi è andata a Hogwarts nel 1937. Nella storia frequenta il sesto anno, mentre Alphard il quarto insieme a Tom Riddle. Secondo l’albero dei Black, Cygnus sembrerebbe nato nel 1938, ma questo significherebbe che ha avuto Bellatrix a 13 anni, il che mi pare eccessivo, e quindi ho deciso che c’è stato un typo e che in realtà è nato nel 1928 e quindi nella storia è al terzo anno. :3 

Questa storia partecipa all’iniziativa “Regali d’inchiostro tra i tavoli del pub” indetto dal gruppo Facebook “L’angolo di Madama Rosmerta” ed è un regalo per dirkfelpy89 che come me ama tanto i Black. Spero che ti piaccia!

Un abbraccio natalizio,

Sev

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Christmas plans - I Malandrini ***


Christmas plans

I malandrini 



A Fede e Rosmary, perché un po' vi immagino inseparabili come James e Sirius.
Buon Natale, ragazze!


 

“Sirius, dobbiamo parlare!”

James aveva aperto la tenda del baldacchino con la sua solita irruenza, mentre Remus e Peter già dormivano. Sirius era troppo arrabbiato per riuscire a chiudere occhio, gli rivolse uno sguardo incredulo: “Adesso?”

James socchiuse gli occhi e lo studiò attentamente. “Tanto lo so che non riesci a dormire perché stai rimuginando sulla risposta del cazzo che ti ha dato Regulus.”

Sirius sorrise. James lo conosceva troppo bene, sicuramente meglio di suo fratello che non perdeva occasione per ricordargli quanto fosse inadeguato e sbagliato. 

“Hai preso un’altra punizione, Sirius?”

“Sempre in giro con la feccia, Sirius?” 

Lui e i suoi amici di Serpeverde, quelli giusti, quelli che piacevano a Orion e Walburga - ormai aveva smesso di chiamarli mamma e papà - gli rivolgevano sorrisetti sarcastici e battutine ironiche che cercava di lasciarsi scivolare di dosso, ma non sempre ci riusciva, perché anche se sei Grifondoro e hai il coraggio di seguire la tua strada e ribadire che le idee della tua famiglia - e dei loro amici, e degli amici dei loro amici - sono sbagliate, ingiuste e aberranti, non significa che sia facile.

James, però, rendeva tutto meno pesante, più semplice e persino giusto, così gli fece posto nel letto: “Va bene, James, sentiamo.”

James si infilò sotto le coperte di Sirius e chiuse le tende del baldacchino con un rapido movimento della bacchetta, insonorizzò l’ambiente, perché nessuno li ascoltasse e Sirius avrebbe avvertito un po’ di ansia se non fosse stato per lo sguardo complice di James e quel sorriso divertito.

“Lo sai che giorno è Natale?” gli domandò.

“Il 25 dicembre, come tutti gli anni, ma hai bevuto qualche strana pozione della Evans? Lo sai che è amica di Mocciosus…”

James si lasciò andare a una smorfia disgustata, mimò un conato di vomito e rivolse a Sirius un sorriso sbilenco: “È giorno di luna piena, intendevo! Sai cosa significa?”

“Che Remus avrà un pessimo Natale?”

“Esatto e noi dobbiamo stargli vicino. Tu che programmi hai per Natale?”

Sirius scrollò le spalle. Non aveva voglia di tornare a casa, sentire le lamentele e gli sguardi delusi dei suoi genitori, i paragoni con Regulus, il figlio perfetto che faticava per rimediare al disastro che lui combinava. 

“A parte rovinare il Natale dei Black, intendi?”

“Che ne pensi se trovassimo un modo per rimanere a scuola con Remus?”

Sirius sollevò le sopracciglia sorpreso. Non aveva mai creduto possibile sottrarsi al Natale a casa, ma in quel momento James gli stava proponendo una via di fuga, una missione nobile da compiere, e la motivazione per lasciarsi alle spalle il clima tossico di Grimmauld Place.

“Serve qualcosa che convinca i tuoi genitori a lasciarti a scuola. Ad esempio, potremmo finire in punizione,” propose James passandosi una mano tra i capelli. Si stese su un fianco, gli occhi erano rivolti al soffitto del baldacchino. C’erano momenti di tale complicità tra loro che quasi gli sembrava di rivivere i tempi in cui lui e Regulus erano insieme nel letto, prima che la scelta del Cappello Parlante li dividesse per sempre. 

“Dubito che mia madre mi lasci a scuola per una punizione,” sospirò, “pretenderà di farmi tornare a casa solo per avere la soddisfazione di essere lei a punirmi…”

“Allora devi essere impossibilitato a partire.”

“Eh… non ho nemmeno la scusa del Quidditch…” 

Più analizzavano le prospettive, più la situazione diventava deprimente. Sirius stava scivolando nel sonno quando James saltò sul materasso ed esclamò: “Ho trovato! Chiediamo alla Evans!”

Sirius scoppiò a ridere. “Certo! Mandiamo una Nata Babbana a convincere Walburga Black che il suo primogenito rimarrà a scuola per Natale… Ogni scusa è buona per parlare con Lily, eh?”

“No, non hai capito niente! Sei sempre il solito malpensante di un Black!” James tornò a stendersi sul materasso e gli spiegò: “La Evans conoscerà qualche filtro che simulerà il malessere. Il tempo di stare male la mattina della partenza, dire che non sei in grado di prendere il treno e andare in infermeria. I miei genitori mi lasceranno rimanere a scuola con Remus e credo che nemmeno per Peter ci saranno problemi.”

“D’accordo, siamo nelle mani della Evans.” Sirius non riuscì a nascondere il sorriso che gli spuntò al pensiero di rimanere a Hogwarts per Natale. Avrebbero avuto la scuola tutta per loro, senza lezioni, pieni di dolci, e con la sala comune interamente a loro disposizione. Il calore che provò nel petto si irradiò per tutto il corpo e l’arrabbiatura con Regulus divenne un ricordo lontano. Anzi, aveva voglia di rivedere suo fratello, si immaginava l’espressione di disappunto che avrebbe avuto nel momento in cui avrebbe scoperto che lui non sarebbe tornato a casa per le vacanze. Tutti i piani per metterlo in imbarazzo sarebbero falliti miseramente. Sirius ridacchiò tra sé e sé.

James, invece, sembrava ancora assorto tra i suoi pensieri. “Dobbiamo perfezionare la nostra sorpresa. Sai, le ultime volte la trasformazione non era perfetta.”

“Possiamo dedicare le prossime sere. Vedrai che per Natale saremo pronti. Remus rimarrà a bocca aperta!”

 

***


“Mi raccomando,” James li osservava attenti. “Non dite la formula magica, pensatela solo. Se vi abituate a trasformarvi pronunciando la formula, finirà che sarà più difficile tornare umani. Peter, parlo soprattutto con te. Sirius è meglio in forma canina, le ragazze lo adorano, mentre tu… insomma, hai più successo nella tua versione umana!”

Peter ridacchiò. “Sai, anche Mary rimane a scuola per Natale, pensavo che potrei passare del tempo con lei.”

“Vedremo di non interferire, allora!” esclamò Sirius che aveva predisposto un piano meticoloso di esplorazioni del castello alternate a incursioni nelle cucine. Remus avrebbe provato a dissuaderli se solo avesse intuito cosa stavano pianificando. 

Per fortuna, Lily Evans aveva compreso che desideravano rimanere accanto a Remus e i suoi misteriosi problemi di salute e il suo buon cuore l’aveva indotta a sostenere la loro iniziativa. Così, lei coinvolgeva Remus in ronde notturne e compiti da Prefetti che lo distraessero da quanto combinavano James, Sirius e Peter. Quella ragazza era proprio un angelo, James ne era sempre più certo, ogni giorno un po’ di più.

Il primo a trasformarsi in animale fu Sirius. Divenne uno splendido cane nero, poi fu il turno di James che divenne un cervo, e dopo fu la volta di Peter che riuscì finalmente a diventare un topo di campagna. Tutti e tre erano riusciti a diventare animali. James osservò attentamente Sirius e Peter, nessuno dei due aveva lasciato parti umane dietro di sé, la trasformazione era completa e perfetta, senza alcuna sbavatura, proprio come indicavano i manuali che da anni studiavano in gran segreto. 

James fu il primo a ritornare umano, poi fu la volta di Peter, seguito da Sirius. Il successo di quella trasformazione arrivava al culmine di anni di dolorose sperimentazioni e studio attento e meticoloso che li aveva portati a eccellere in Incantesimi e Trasfigurazione. Quel pomeriggio provarono e riprovarono per padroneggiare al meglio l’incantesimo. Si interruppero solo quando arrivò l’ora di cena e raggiunsero Remus in Sala Grande. 

“Dov’eravate finiti?” domandò con l’aria sempre più stanca. La luna piena si stava avvicinando e, con il passare dei giorni, le forze di Remus ne risentivano.

“Abbiamo trovato un’aula vuota per esercitarci per incantesimi,” mentì Peter. 

James e Sirius ressero il gioco e iniziarono a parlare delle vacanze che si avvicinavano. Avrebbero finto di partire e tornare a casa, salvo poi fare la sorpresa a Remus che non doveva sospettare minimamente di quelli che fossero i loro programmi natalizi. 

Arrivò il dolce e Sirius emise uno sbuffo irritato. James guardò l’amico e intuì che il suo malumore era dovuto a qualcosa che stava avvenendo al tavolo di Serpeverde. 

“E quindi, per il prossimo trimestre, batteremo Grifondoro!” Regulus Black era in piedi sulla panca di legno del tavolo dei Serpeverde a tenere un comizio per la squadra di Quidditch.

“Nei tuoi sogni, Black!” esclamò James ridacchiando. Tirò fuori dalla tasca il Boccino d’oro con cui amava giocare e lo liberò. “Scommetto che nemmeno sulla terra ferma riesci a prenderlo!” 

Il Boccino sfrecciò tra i tavoli, alcuni studenti protestarono, provarono a sfuggire a quella sfera che rischiava di colpire in testa qualcuno. Alcuni primini di Corvonero si nascosero sotto il tavolo della loro Casa, la professoressa McGranitt esclamò esasperata: “Potter!” mentre Regulus si scambiava sguardi sarcastici con gli altri Serpeverde. Il Boccino gli sfrecciò davanti gli occhi, Regulus allungò la mano per prenderlo e James scoppiò a ridere nel vedere che la presa era caduta nel vuoto. Pochi istanti dopo, il Boccino sfrecciò verso il tavolo di Grifondoro, James allungò la mano e le sue dita si serrarono proprio intorno alla sfera dorata. 

“Vedi, Black? Serpeverde non ha speranze nemmeno nel prossimo trimestre!” ribadì mentre rimetteva in tasca il Boccino. Era certo che il Preside Silente fosse divertito da quello scambio, mentre il professor Lumacorno, il direttore di Serpeverde, cercava di parlare con la professoressa McGranitt.

“Dieci punti in meno a Grifondoro!” esclamò la McGranitt, “Potter, considerati in punizione per la prossima settimana!”

“Ma professoressa!” protestò James.

“Non c’è nessun professoressa,” continuò la McGranitt, “non costringermi a toglierti il Quidditch, altrimenti Serpeverde vincerà e io non voglio vedere il professor Lumacorno andare in giro tronfio!”

James si passò una mano tra i capelli e sospirò: “D’accordo. Ci vediamo nel suo ufficio dopo cena?” 

Era certo che la professoressa fosse arrossita a quella domanda, ma le labbra sottili e il cipiglio severo della McGranitt gli lasciarono il dubbio sulla reale forza del suo charme. James sapeva che la Vicepreside aveva un debole per lui, soprattutto perché era un’ex giocatrice di Quidditch e lui era il suo campione preferito, lo capiva dallo sguardo commosso e ammirato che aveva dopo ogni vittoria. Tuttavia, la McGranitt aveva un nonsoché della Evans, riusciva a rimanere perfettamente seria e non lasciarsi travolgere dal suo fascino. Forse, si disse James, se fosse riuscito ad avere l’ammirazione della Direttrice di Grifondoro, l’avrebbe avuto anche di Lily.

 

***

 

La settimana di punizione di James passò velocemente e con l’avvicinarsi delle vacanze, Remus iniziò a sentirsi sempre più debole e stanco. Di solito riusciva a contrastare molto bene l’avvicinarsi della luna piena, ma il pensiero di rimanere da solo, di non trovare al risveglio in infermeria le Cioccorane di Peter, il biglietto di Sirius con tutti i pettegolezzi, e nemmeno la sua sciarpa preferita, quella che James gli faceva trovare perché sapeva che Remus dopo la luna piena aveva sempre freddo, lo deprimeva abbastanza. Del resto, non voleva nemmeno rovinare il Natale dei suoi amici chiedendo loro di rimanere con lui. 

Sirius lo avrebbe fatto volentieri, pur di sottrarsi alle feste dei Purosangue, ma non poteva, sua madre minacciava di usare Maledizioni terribili e impronunciabili su tutti loro. James, invece, aveva una famiglia che lo attendeva, genitori anziani che volevano assolutamente godersi il figlio e Peter, beh, Peter aveva delle cugine che non vedevano l’ora di mettere le mani sul loro dolcetto preferito e Remus non aveva nessuna intenzione di sottrarre Peter a quel sacrificio, il suo amico tornava dalle vacanze con un sorriso enorme e l’aria estremamente rilassata.

In un certo senso, Remus invidiava i suoi amici. Lui sarebbe rimasto a scuola, avrebbe fatto i compiti e trascorso il Natale con la professoressa McGranitt e i professori della scuola. Era sempre meglio che rimanere da solo a casa o rischiare di mettere in pericolo i suoi genitori, si ripeteva.

Il giorno della partenza c’era un gran caos nella torre di Grifondoro. Remus era in piedi davanti al caminetto alla ricerca di calore mentre osservava gli studenti andare avanti e indietro.

“Smith non correre!” Richiamò una ragazzina del primo anno che rischiava di far inciampare gli altri nel suo baule. Lily arrivò insieme a Marlene: “Mi raccomando, Remus, ti affido la nobile Casa di Grifondoro!”

Remus annuì e mimò un inchino. “Temo che il compito più arduo sarà il Vostro, Prefetto Evans, alcuni studenti non hanno ben chiaro il concetto di dirigersi ordinatamente verso il treno.” Indicò due ragazzini del terzo anno, Sandall e Hatfield, che idolatravano fin troppo James e Sirius e avevano appena nascosto due Caccabombe dentro il baule di Whitley, un ragazzo del loro stesso anno con cui avevano avuto un litigio durante l’ora di Erbologia. Secondo le lamentele della professoressa Sprout, Whitley li aveva coperti di Puzzalinfa andando a punzecchiare la Mimbulus Mimbletonia che loro stavano curando.

“Per tutti i Draghi, Sandall, no!” esclamò Lily. Marlene si tappò il naso e Remus tirò fuori la bacchetta ed esclamò “Colloportus!” in direzione dei bauli. L’esplosione successiva fu attutita dalla chiusura del baule, ma la puzza della Caccabomba filtrò attraverso le giunture del baule.

“Per Godric…” esclamò Lily sconfortata. “Se penso al viaggio in queste condizioni e poi a mia sorella e il suo muso… Posso rimanere con te?” 

“Magari!” esclamò Remus sorridendo. Si scambiarono un abbraccio e Lily gli disse: “Mi raccomando, Remus, riguardati. Riposa e prendi i filtri di Madama Chips, d’accordo? Mi mancherai!”

“Anche voi due!” esclamò in direzione di Marlene e Mary. Ogni tanto avevano studiato insieme in biblioteca, quando tornavano dalle riunioni del Gruppo dei Prefetti e Lily gli ricavava uno spazio con lei in biblioteca per finire di discutere di qualche compito. 

Osservò le sue amiche andare via, Lily tentò inizialmente di dirigere il traffico, ordinò a tutti di lasciare i bauli che ci avrebbero pensato gli elfi domestici a farli comparire sul treno con la magia. Radunò gli studenti del primo anno a fatica e Remus li osservò sfilare fuori dalla sala comune di Grifondoro. Chiuse gli occhi e assaporò il silenzio che rimase nella torre di Grifondoro non appena gli ultimi studenti andarono via.

Quella mattinata l’avrebbe trascorsa in biblioteca. Salì nel dormitorio a recuperare gli appunti e i rotoli di pergamena e si sorprese nel trovare i bauli di James, Sirius e Peter ancora ai piedi del letto. Poco dopo, James arrivò nel dormitorio con l’aria trafelata, seguito a ruota da Peter. Avevano entrambi le mani nei capelli e Remus li osservò sorpreso: “Cosa ci fate ancora qui?”

“Cambio di programma!” esclamò James, “Non possiamo partire, Sirius è stato male, è ricoverato in infermeria e tu sai com’è Sirius quando è malato. Non possiamo lasciarlo da solo con te.”

“Per tutti i draghi, cosa gli è accaduto?”

“Pare che la McKinnon gli abbia fatto uno scherzo, voleva mettere del sale nel succo di zucca, ma ha confuso i calici e gli ha rifilato una pozione che Lily aveva preparato per quella stronza di Serpeverde. E insomma, è un po’ complicato.”

“Lily voleva avvelenare una Serpeverde?” domandò incredulo. Aveva trascorso tutto il giorno precedente con Lily, possibile che avesse organizzato anche un alibi perfetto? 

“No, non avvelenare, lo sai che lei è troppo buona, praticamente perfetta, solo far fare un viaggio indimenticabile sull’Espresso di Hogwarts, solo che adesso è Sirius che ha l’intestino ballerino,” ridacchiò James. Allargò il sorriso verso di lui e aggiunse: “Questo vuol dire che i tuoi programmi natalizi sono appena stati cancellati! Tu e Peter dovete aiutarmi in infermeria!”

“Ma tra due giorni c’è la luna piena,” protestò Remus, “lo sai come mi sento.”

“Secondo me, se Sirius ti sgancia una delle sue… Caccabombe, ti passa la fame persino da Lupo Mannaro,” suggerì Peter con l’espressione nauseata. Remus scoppiò a ridere e i suoi amici non avevano idea che quello era appena diventato il Natale più bello della sua vita e non c’era problema intestinale di Sirius che potesse rovinarlo.

 

***

 

Sirius si riprese l’indomani. Fortunatamente, Remus non riuscì a comprendere il vero motivo della loro permanenza a scuola. Infatti, finché Sirius rimase nel letto dell’infermeria, si atteggiò a malato insopportabile: passò tutto il tempo a lamentarsi del freddo, dei cuscini, di Madama Chips e dei suoi modi sgarbati, delle Pozioni che avevano un pessimo sapore e di tutti i dolci che non poteva mangiare. Remus finì per dispiacersi per lui.

Erano seduti nella torre di Grifondoro, Remus era steso sul divano avvolto in una coperta e tremante per i dolori. L’indomani sarebbe arrivata la luna piena e come ogni mese, anche in quell’occasione, loro tre si applicarono per rendergli la serata meno difficile. 

“Mi dispiace che ti siano saltati i piani con le cugine,” disse Remus battendo i denti. Peter scrollò le spalle e disse: “Per gli amici questo e altro, e poi mi piace sapere che Sirius è in debito con me!” 

“Ehi! Non iniziare, Peter, ti ho fatto copiare talmente tanti compiti che, al massimo, questo gesto ti ha fatto saldare uno dei tuoi debiti.”

“Ti devo ricordare le punizioni che ho preso per aver seguito le tue idee geniali? O le torte che ho portato dalla cucina?”

“Va beh, siete pari,” intervenne James. “Siamo amici, nessuno è in debito con nessuno ed è bello che oggi siamo qui con Remus, che altrimenti sarebbe rimasto da solo.”

“Beh, a quest’ora sarei in infermeria con Madama Chips,” mormorò Remus. 

“Meglio con noi, quella donna deve imparare le buone maniere,” intervenne Sirius.

Peter allungò un braccio per indicare Sirius ed esclamò divertito: “Ma sentitelo! Perde il treno per tornare a casa e si trasforma in sua madre!”

James scoppiò a ridere a quella battuta, mentre l’espressione di Sirius si fingeva oltraggiata e persino Remus ridacchiava nonostante il dolore. 

Oramai era tutto un meccanismo rodato e perfettamente oliato: James organizzava il piano, Sirius creava il diversivo, e Peter battibeccava con Sirius per far ridere Remus. Ogni tanto c’era qualche variazione, ma in cinque anni avevano raggiunto un livello di affiatamento tale da risultare naturali. Se avessero soltanto provato a far capire a Remus che volevano stargli vicino, lui avrebbe provato in ogni modo ad allontanarli perché non si sentiva degno del loro affetto. 

La paura di essere rifiutati, Peter la conosceva bene, visto che lui stesso faticava a uscire da quel copione collaudato. A volte aveva delle idee, ma non riusciva a proporle, attendeva che fosse Sirius o James ad avanzarle. In alcuni casi aveva provato persino a suggerire delle iniziative, ma aveva sempre avuto cura che sembrasse che fosse un’idea di Sirius o di James. Lui non era come loro, se avesse provato a gareggiare con loro due, lo avrebbero surclassato. Il suo unico talento, o forse fortuna, era con le ragazze, perché adoravano i tipi che non intimidivano e non si aspettavano nulla. Peter era gentile, le ascoltava e lasciava che fossero loro a condurre. Era diventato molto bravo a far sembrare che le scelte fossero degli altri, al punto che nessuno badava mai al piccolo Peter.

La sera della luna piena non fu da meno. Accompagnarono Remus nella Stamberga Strillante che quasi non si reggeva in piedi. “La luna sta per sorgere, andate! Ci vediamo domani!”

“Non ti lasciamo da solo la notte di Natale!” esclamò James.

“Non dite sciocchezze!” urlò Remus.

“Ti abbiamo detto che devi rivedere i tuoi programmi natalizi, no?” scoppiò a ridere Sirius e la sua risata, che di per sé era simile a un latrato, sfumò in un abbaiare. Remus sgranò gli occhi non appena capì cosa aveva fatto Sirius, sobbalzò nell’assistere alla trasformazione di James e spalancò la bocca quando persino Peter si trasformò in un topo. Peter corse vicino Remus e con la testolina accarezzò il piede dell’amico.

“Lo avete fatto per me…” mormorò incredulo. 

Sirius gli rispose con un “wof!” seguito da uno scodinzolare giocoso mentre James si impennò maestoso. Pochi istanti dopo, la luce della luna filtrò attraverso le finestre della Stamberga Strillante e Remus si trasformò.

Fu terrificante assistere alla metamorfosi del loro amico che, da essere umano dolce e sensibile, divenne una creatura terrificante e assetata di sangue. Sirius aprì la porta della Stamberga Strillante e invitò Remus a uscire. Trascorsero tutta la notte a correre per la foresta. Peter li seguiva arrampicandosi sugli alberi, aggrappandosi alle corna di James o finendo stretto al collo di Sirius. Da lontano videro i Centauri, corsero veloci quando si avvicinarono troppo a una colonia di spaventose Acromantule. Per fortuna, la presenza di Remus teneva a distanza le creature più pericolose, ma anche le più affascinanti: James e Peter trattennero il fiato incantati quando un branco di Unicorni passò in lontananza. 

L’indomani si risvegliarono esausti. 

Accompagnarono Remus in infermeria e si ritirarono nella Torre di Grifondoro a riposare. 

Peter si svegliò per ultimo. Girovagò per la scuola alla ricerca dei suoi amici e finì per imbattersi nel Preside. Silente gli andò incontro sorridente mentre era intento ad osservare la carta dorata di un Calderotto. 

“Oh, signor Pettigrew, buon Natale!” esclamò gioviale.

“Buon Natale, signor Preside!” 

“Quello che avete fatto stanotte ha dell’encomiabile! La vera amicizia è un bene prezioso in tempi che si annunciano oscuri. Non lo dimentichi!”

Peter si limitò ad annuire mentre Silente canticchiava un motivetto natalizio. “A proposito, signor Pettigrew, vi aspetto tutti quanti per cena in Sala Grande non ci sarà bisogno di far visita alle cucine!”

Peter sentì le orecchie andargli a fuoco per l’imbarazzo. Possibile che il preside sapesse delle sue visite e lui non fosse stato punito? 

“Anch’io sono un appassionato di dolci, ma non lo dica alla professoressa McGranitt!” esclamò Silente per poi aggiungere: “Credo che i suoi amici la stiano cercando nella torre di Grifondoro!” Andò via continuando a fischiettare il motivetto natalizio, mentre Peter rimase ad osservare Albus Silente camminare, sembrava quasi che stesse saltellando per i corridoi deserti della scuola. 

Non si sorprese quando trovò i suoi amici nella torre di Grifondoro. Vide persino Remus sorridergli e abbracciarlo: “Grazie, Peter, è stato il regalo di Natale più bello che abbia mai ricevuto!”

“Hai aperto i regali?” domandò incredulo.

James e Sirius si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere. 

“Mi riferisco alla vostra impresa. Non è da tutti diventare Animagi.”

“Beh, senza James e Sirius non ce l’avrei mai fatta,” ammise un po’ imbarazzato. “Credo che Silente lo sappia, mi ha fatto uno strano discorso sull’amicizia,” disse incerto, “e sa anche delle mie incursioni in cucina.”

“Credo che sia impossibile sfuggire ad Albus Silente,” esclamò James ammirato. “Bene, credo che dovremmo prepararci per la cena di Natale! Voglio vedere la McGranitt con il cerchietto con le corna da renna che le ho regalato!”

“Hai fatto un regalo alla McGranitt?” domandò Peter incredulo.

“Certo, ho molte cose da farmi perdonare da quella santa donna!” 

“Si è convinto che se entra nelle grazie della McGranitt, potrà conquistare Lily,” gli spiegò Sirius. “In quale universo?” domandarono Peter e Remus in sincrono. Sirius scrollò le spalle: “Non lo so, lo sapete, Potter è pazzo!”

James, però, li stava osservando con un sorriso che sapeva di casa. Allargò le braccia intorno le spalle di Sirius e Peter, lui allungò a sua volta il braccio per includere Remus. James sospirò: “Buon Natale, ragazzi!”

“Buon Natale, James,” risposero in coro, Sirius aggiunse: “Andiamo a cena. Sto morendo di fame! Non vedo l’ora di verificare se il mio intestino è tornato alle sue funzioni ordinarie.”

“Sirius!” esclamò Remus schifato. 

Scoppiarono a ridere, tutti e quattro mentre si avviavano verso la Sala Grande per festeggiare il Natale e, anche se non erano a casa, potevano dire di sentirsi ugualmente in famiglia.









Note:
Questa storia partecipa all'iniziativa "Regali di inchiostro tra i tavoli del pub" indetta dal gruppo Facebook "L'angolo di Madama Rosmerta" ed è un regalo per due meravigliose autrici come Fede Lisbeth Salander (leggete tutte le sue Jily, ma anche Nessuno si oppose alla notte tranne noi) e Rosmary di cui amo immensamente l'universo narrativo di Paradiso perduto (lei mi ha introdotta alla New Generation) e anche il suo stile di scrittura.
Entrambe avevano chiesto storie di amicizia tra i Malandrini e visto che il tema della mia raccolta è il Natale a Hogwarts, ho pensato di far trascorrere il Natale ai quattro ragazzi ad Hogwarts. Di solito, nelle storie sui Malandrini viene dimenticato Peter, io ho voluto che emergesse anche il suo pov e le sue insicurezze e anche il grande legame che aveva con Sirius e James (altrimenti il senso del tradimento perderebbe valore). 
Spero che questa storia vi sia piaciuta, io sono da anni di scrivere il momento in cui James, Sirius e Peter riescono a completare la trasformazione. Sappiamo che riescono a farlo durante il quinto anno e in quell'anno è ambientata la nostra storia. Come sempre, Remus e Lily sono Prefetti, James sfotte un po' Regulus e ovviamente non sarebbe una mia storia se Sirius non venisse strapazzato un po'. xD
Spero che questa storia vi sia piaciuta e che si senta lo spirito natalizio e che sia piaciuta anche alle due destinatarie del regalo.
Vi mando tanti abbracci natalizi (sì, anche nel lato oscuro festeggiamo il Natale)!
Sev



 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ronda natalizia - Ted/Andromeda ***


Questa storia partecipa alla challenge "Secret Santa" indetta da Mari Lace nel forum Writing Games - Ferisce più la penna ed è un pensiero per la carissima Flofly - lavainegloire che desiderava una Ted/Andromeda un po' natalizia o qualcosa con le sorelle Black. Ho provato a unire le due cose, con la promessa che questo è solo un assaggio e che qualcosa di più sostanzioso arriverà presto (ma off challenge). Buon Natale, cara! Spero tanto che questa storia ti piaccia e che tu possa trascorrere delle splendide feste!






Ronda natalizia

Andromeda Black/Ted Tonks


 

Hogwarts, 19 dicembre 1970

 

La Sala Grande era pervasa da un vociare allegro sotto le ghirlande di abete e agrifoglio che la decoravano. Era strano a dirsi, ma Andromeda aveva la sensazione che gli addobbi diventassero sempre più belli man mano che si avvicinava Yule, quasi come se fosse un calendario dell’avvento che la scuola riservava ai suoi studenti.

“Sono sicura che ieri non ci fossero tutti quegli schiaccianoci verde e argento,” sussurrò accanto a Narcissa. Era una specie di gioco riservato a loro due, il tentativo di prendere dei punti di riferimento e provare a verificare se gli addobbi rimanessero sempre uguali. “Non credo che i professori abbiano il tempo di ridecorare la Sala Grande, Meda, sicuramente non li avrai notati. Dopotutto ci sono così tante decorazioni che è impossibile notare tutti i dettagli.”

“Ma io ricordo gli schiaccianoci con i colori di Grifondoro, non con quelli di Serpeverde,” ribadì mentre prendeva posto al lungo tavolo di legno. Si servì di un po’ di uova e prosciutto e afferrò delle fette di pane tostato. Narcissa alzò gli occhi al cielo e il suo sorriso si illuminò: “Guarda, la posta!” Uno stormo di gufi, civette, allocchi e barbagianni riempì le volte della Sala Grande evitando attentamente di rimanere impigliati nelle ghirlande. Alcuni planavano elegantemente, mentre altri scendevano in picchiata e altri ancora in modo piuttosto goffo, lasciando qualche penna al loro passaggio. In quel caos svolazzante, Andromeda e Narcissa cercavano di individuare il gufo di casa Black. Narcissa fremette stringendole il braccio per impedirsi di indicarlo, puntava verso un punto preciso della volta, proprio vicino gli stendardi di Serpeverde: “Eccolo!” 

Orion, il gufo bruno di casa Black, che suo padre aveva chiamato come lo zio per fare un dispetto alla sorella, atterrò elegantemente al loro cospetto e alzò la zampetta per consegnare la sua missiva. La grafia stretta e lunga di Bellatrix spiccava inconfondibile. “Grazie, Orion,” esclamò Andromeda ricompensandolo con un pezzetto di bacon. “Saluta la mamma,” aggiunse Narcissa. L’animale spiccò il volo per ritornare nel Wiltshire. 

Narcissa raccolse la sua chioma bionda lungo una spalla in modo che i capelli non scendessero a coprirle il volto. Andromeda nel frattempo stava aprendo la busta di fine pergamena che conteneva la lettera della loro sorella maggiore.

Carissime Meda e Cissy, 

spero di aver fatto bene i calcoli e che Orion riesca a recapitarvi la mia lettera prima che voi partiate. Non vedo l’ora di riabbracciarvi e di raccontarvi un sacco di cose! Soprattutto, non vedo l’ora che arriviate a distrarre la mamma. Non la sopporto più, è in preda al delirio da organizzatrice di matrimoni e, come se non bastasse lei, ci si mette anche la mamma di Rodolphus e persino zia Walburga. 

Per fortuna, riesco a fuggire con Rabastan ed Evan, specie quando quelle arpie iniziano a parlare in francese. A proposito di Rab ed Evan, ho incontrato Nott e manda i suoi saluti a Meda (credo che sia rimasto ipnotizzato da te, perché è diventato tutto rosso mentre si raccomandava di porgerti i suoi saluti). 

Andromeda riusciva a immaginare perfettamente lo stato di insofferenza in cui si trovava Bellatrix e il pensiero di dover catalizzare le attenzioni della mamma non le piaceva per niente, ancor meno le piaceva il pensiero di aver catturato l’interesse di Theodore Nott. Forse, però, sarebbe stata Narcissa ad attirare le attenzioni, visto l’avvicinarsi dei G.U.F.O. e quanto stava nascendo tra lei e Lucius Malfoy. Osservò di sottecchi la sorella e sorrise tra sé e sé nel vederla con le guance rosse mentre farfugliava sognante: “Ci sono cose ben peggiori di organizzare il proprio matrimonio…”

“Ad esempio?” la pungolò Andromeda.

“I compiti, mi pare ovvio. Sembra che i professori stiano facendo tutto il possibile per rovinarci le vacanze. D’accordo che a giugno ci sono i G.U.F.O., ma vorremmo anche trascorrere del tempo in famiglia…”

“Certo, certo, in famiglia…” ridacchiò. “A proposito di famiglia,” aggiunse, “finiamo la lettera di Bellatrix.”

Ad ogni modo, care sorelle, non vi ho scritto per lamentarmi dei miei tormenti quotidiani, ma per informarvi che a Yule ospiteremo un party molto importante. Pare che un grande mago sia ritornato dall’estero e che i nostri genitori vorranno riceverlo degnamente. La mamma è in fermento e io non vedo l’ora di conoscerlo, non ho mai visto papà e i suoi amici in un tale stato di eccitazione! Persino il papà di Rod e Rab, che di solito è abbastanza indifferente a tutto ciò che non riguardi i suoi stupidi vini francesi sembra impaziente di rivederlo. Sarà una serata molto importante per la nostra famiglia e la mamma ha prenotato per ciascuna di voi una sessione da Twilfitt and Tattings per avere un nuovo abito da sera che sia all’altezza. Certo, ho il sospetto che questo sia il pretesto per i soliti intrallazzi matrimoniali, ma è un altro discorso, purtroppo sapete che ci si può fare poco su questo aspetto, ma non vi preoccupate, credo che ognuna di noi quando finalmente sarà sposata, sarà libera di fare quello che vuole. 

Vi mando un grosso bacio e non vedo l’ora di riabbracciarvi! 

A prestissimo, la vostra Bellatrix.

“Solo Bellatrix può parlare del matrimonio come di un’incombenza burocratica,” commentò Narcissa. “Spero di essere più fortunata di lei.”

“Beh, ma lei ha scelto Rodolphus, lo ha scelto proprio perché è quello che trova meno insopportabile,” ridacchiò Andromeda. 

“Non vorrei essere nei panni di Rod,” commentò Narcissa mentre prendeva un sorso di tè. Andromeda scrollò le spalle. “Ho il sospetto che a Rodolphus la situazione vada più che bene.” Non le piaceva parlare di quell’argomento perché, ogni singola volta, qualcuno le chiedeva e a te?. Si impedì di alzare lo sguardo verso il tavolo accanto al suo, di girare il volto all’indietro e di cercare quegli occhi azzurri e dolcissimi, quel sorriso gentile che le rallegrava le ronde da Caposcuola e i pomeriggi che riusciva a strappare ai compagni di Casa.

“Buongiorno fanciulle.” Andromeda fu felice di veder comparire Lucius Malfoy, Prefetto di Serpeverde come Narcissa. “A quanto pare, trascorreremo un importante Yule insieme.”

“Avrò un nuovo abito da cerimonia,” annunciò Narcissa. Il sorriso di Lucius si allargò: “Sono sicuro che sarai ancora più bella di quanto non lo sia già di tuo…”

“Oh, ma che galante!” 

Andromeda alzò gli occhi al cielo, afferrò la sua borsa e salutò la sorella e Malfoy prima che la colazione iniziasse a darle la nausea per eccesso di smancerie. Sotto sotto, però, anche lei avrebbe voluto sentirsi libera di poter chiacchierare alla luce del sole, senza preoccuparsi di dover giustificare ogni contatto, senza dover per forza ritagliare tempo a tutto il resto. Era ancora presto, l’aula di incantesimi era completamente vuota e Andromeda ne approfittò per ripassare gli argomenti della lezione del giorno. Era immersa nella lettura del capitolo sugli incantesimi non verbali quando sentì la porta che si apriva, alzò lo sguardo dal libro e incontrò il sorriso gentile di Ted Tonks. Lo osservò avvicinarsi, prese posto al banco accanto al suo e le disse: “Ho sentito dire che organizzerete un party di Natale esclusivo… Pare che Malfoy abbia iniziato ad attribuire un valore speciale agli invitati.”

Andromeda alzò gli occhi al cielo. “Salazar santissimo, che imbarazzo… Malfoy non si smentisce mai.” Ted scoppiò a ridere. “Questa sera abbiamo il turno di ronda insieme, vero?” 

“Sì, l’ultima ronda prima delle vacanze,” sospirò Andromeda. La conversazione venne bruscamente interrotta dall’ingresso di Artemis Goyle e  Ginevra Parkinson che presero posto proprio accanto a lei e iniziarono a parlare della festa. “Tonks, tu nemmeno puoi immaginare cosa ti perdi…” iniziò Ginevra.

“Una bella festa, suppongo,” disse Tonks sorridendo, “però, senza nulla voler togliere all’Antichissima Famiglia Black, anche nel mondo Babbano organizziamo delle gran belle feste, sapete?” 

“Lo credo,” convenne Andromeda. Il sabba di Yule era così importante che persino i Babbani lo festeggiavano ed era incredibile il modo in cui decoravano le città riempiendole di luci e decorazioni, proprio come avveniva nel mondo magico. 

“Ovviamente a quelle feste non c’è l’élite del mondo magico né i vini elfici serviti in calici d’argento finemente cesellati,” insistette Ginevra con gli occhi verdi accesi di perfidia. Se la prendeva con Ted nella speranza che lui cedesse all’invidia o alla malinconia, ma lui resisteva ogni volta con una gentilezza e una pazienza che sorprendeva sempre Andromeda. Ginevra non poté continuare a lungo perché iniziarono ad arrivare altri compagni di classe. Amelia Bones, Tassorosso, amica di Ted prese posto accanto a lui e le rivolse un gran sorriso, grata per l’interruzione di quei discorsi che mettevano sempre a disagio Andromeda.

La giornata si trascinò freneticamente, tra lezioni, compiti, preparativi della partenza, al punto che solo dopo cena riuscì a trovare sua sorella. La prima cosa che notò fu un segno rosso sul collo di Cissy. Evidentemente, lei e Lucius avevano approfittato della loro ultima giornata insieme, prima di separarsi per le vacanze di Natale e tornare sotto il controllo delle rispettive famiglie.

“Farai meglio a mettere una pomata su quel rossore… Altrimenti la mamma non vi perderà di vista per tutte le vacanze…” A quelle parole, le guance di Narcissa divennero rosse come non lo erano mai state mentre Andromeda scoppiava a ridere. “Cerca di controllare le reazioni, Cissy, altrimenti Bellatrix non farà altro che metterti in imbarazzo solo per il gusto di vederti arrossire!” Fu divertente vederla fuggire verso il dormitorio con la scusa di dover controllare il baule.

Andromeda raggiunse l’Atrio della scuola dove i Caposcuola si riunivano prima di iniziare il turno di ronda. La Caposcuola di Grifondoro, Dorcas Meadowes, sembrava piuttosto agitata, ma Ted Tonks ridacchiava divertito e Andromeda si disse che non doveva essere nulla di grave.

“Si tratta dei gemelli Prewett, suppongo…” esordì. 

Dorcas si voltò verso di lei scuotendo la testa: “Hanno in mente qualcosa per l’ultima sera, lo sento nella pelle.”

“Non puoi chiederci di essere clementi,” ribatté Philip Davies di Corvonero, “se li trovo durante la ronda, Grifondoro perderà i punti che merita di perdere. Non si fanno sconti.”

“Non vi chiedo di essere clementi, vi chiedo di lasciarli a me.” Dorcas aveva una strana luce negli occhi e il sorrisetto lasciava intendere che avesse un piano in mente. Andromeda si scambiò un sorriso con Ted, a loro non importava nulla dei punti di Grifondoro o dei gemelli Prewett, era la loro ultima sera a Hogwarts prima delle vacanze e volevano approfittarne per trascorrere del tempo insieme. 

“Andiamo di là, Black?” Ted indicò le scale che portavano verso le cucine, proprio come ogni volta in cui iniziavano il giro di ronda. Era diventata una loro tradizione quella di andare a trovare gli elfi e convincerli a dar loro qualche muffin al cioccolato. Andromeda inspirò il misto di burro e cioccolato del dolcetto pregustando il momento in cui li avrebbe assaporati. Accanto a lei, Ted aveva iniziato ad addentare il suo muffin e si lasciava andare a versi di piacere. “Delizioso…” disse tra un boccone e l’altro. Andromeda lo osservava e tratteneva una risata al pensiero di quanto i suoi amici Purosangue avrebbero giudicato male il parlare mentre si mangia. Eppure, c’era qualcosa in quel trasporto sincero e spontaneo che le ricordava Bellatrix da bambina. 

“Perché mi guarda, signorina Meda?” domandò Ted, in quel modo tutto loro che avevano di conversare che alternava il registro formale e quello informale. “Non si starà facendo prendere dalla nostalgia? Sa cosa ci siamo promessi?”

“Oh, sì, signor Tonks, so benissimo cosa ci siamo promessi. Pensavo solo che quando mangia i dolci mi ricorda mia sorella Bellatrix.”

“Suppongo che anche sua sorella sperimenta un sincero trasporto passionale verso…”

“Sì, suppongo di sì,” tagliò corto Andromeda. Scoppiarono a ridere entrambi, cercando di evitare che la loro risata risuonasse nei corridoi deserti della scuola e svegliasse i personaggi dei quadri. “Che programmi hai per le vacanze? Tornerai con un fidanzato Purosangue?”

Era la solita domanda che Ted le rivolgeva ogni volta che si separavano per le vacanze. Non era sfiducia nei suoi confronti, ma consapevolezza delle dinamiche del mondo Purosangue. Non si arriva al settimo anno senza aver visto un po’ di fidanzamenti combinati dalle famiglie. Ogni volta, però, Andromeda cercava di sdrammatizzare e cambiare argomento ché di pensare ai fidanzamenti combinati non aveva alcuna voglia. “Andrò a Diagon Alley per ordinare il vestito per il sabba. Mi domandavo se per caso tu avessi intenzione di fare un giro lì.”

“Sicuramente sarai con le tue sorelle.” Ecco Ted che non voleva farle correre alcun rischio. La loro storia era appesa al filo della fiducia che Andromeda era riuscita a tessere nel corso degli anni. Se la sua famiglia avesse sospettato che la secondogenita di Cygnus Black fosse innamorata di un Nato Babbano, sarebbe scoppiato il finimondo. Andromeda, però, non voleva ridurre Ted a una parentesi circoscritta agli anni di Hogwarts, come le aveva accennato sua madre, ma voleva che il suo rapporto con Ted avesse la possibilità di crescere. “Credo di riuscire a guadagnare il permesso di avere qualche ora per me.”

“In tal caso, vedrò cosa si potrà fare, signorina Meda.”

“La ringrazio, signor Tonks.” 

Le dita di Ted accarezzarono la sua mano, si fecero largo tra le dita per intrecciarsi. Fu in quel modo che continuarono a girare per la scuola. Fortunatamente, l’eccitazione pre-partenza era sempre talmente elevata che gli studenti erano presi da i festeggiamenti e i saluti nelle rispettive sale comuni. Si salutarono nell’Atrio, nello stesso punto in cui si erano incontrati e, al momento dei saluti, Ted indicò il soffitto: sopra di loro pendeva un rametto di vischio. Andromeda sentì le guance arrossire, il cuore le palpitava per la paura di essere scoperta e il desiderio di compiere un gesto così audace. Si sollevò sulle punte e prese il viso di Ted tra le mani per posare un bacio sulle labbra del ragazzo. La bocca di Ted l’accolse e ricambiò immediatamente il bacio, al punto che Andromeda sentì le braccia di Ted circondarle la vita e stringerla a sé.
“Buon Natale, Andromeda Black,” le sussurrò sulle labbra.

“Buon Natale, Ted Tonks.” Le dita strinsero la presa del viso mentre il suo corpo si premeva istintivamente contro quello del ragazzo. Voleva portare a casa ogni sensazione che la vicinanza di lui era in grado di regalarle perché solo in quel modo avrebbe potuto sopravvivere alle vacanze a casa.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4004742