What a Prince deserves

di xla
(/viewuser.php?uid=20868)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I’m not your enemy – part. I ***
Capitolo 2: *** I'm not your enemy - part. II ***
Capitolo 3: *** Come with me – part. I ***
Capitolo 4: *** Come with me – part. II ***
Capitolo 5: *** Come with me – part. III ***
Capitolo 6: *** This is me - part. I ***
Capitolo 7: *** This is me - part. II ***



Capitolo 1
*** I’m not your enemy – part. I ***


Disclaimer: Dragon Ball e tutto il suo multiverso sono di proprietà di Toriyama e Toei Animation, non scrivo a scopo di lucro ma solo per divertimento e passione.
 
 
 
Note.
Sta vedendo la luce nel fandom italiano senza essere completata, ma va bene così (avrà più di dieci capitoli). La prima storia che abbia mai scritto su DB. Il mio personale punto di vista.
Inizialmente erano una serie di one-shot ma ho deciso di suddividere tutto in capitoli/parti.
Mi sono resa conto che il mio stile di scrittura è cambiato da quando ho scritto questa roba—non so se in positivo o in negativo. Ma è cambiato e solitamente i cambiamenti mi piacciono. 
Il raiting attualmente è arancione per poter spaziare maggiormente con alcune cose. Non prevedo alcun rosso (strano, vero?)((no, okay, avevo già messo in conto una one-shot solo rossa))
Goodvibes-
 
Intro:
Il cuore del Principe era puro, Goku non aveva dubbi. E avrebbe fatto qualsiasi cosa per il bene di Vegeta.
-Oh Vegeta… sei mio amico e sei ferito, perché dovrei lasciarti soffrire? -
-Perché non fai altro, Kakarot! –
 
Ambientazione, cronologia ecc.
Iniziamo dalla fine della Saga di Majin Bu (con un piccolo pezzo iniziale del finale dei Cell Game) e poi tutto prende una piega diversa e, per direttissima, anche alcune cose di Dragon Ball Super saranno modificate.
 
 
 
 
 
 
 
What a Prince deserves
 
Capitolo 1
 
I’m not your enemy – part. I
 
 
 
 
 
Anno 767 
 
Ehy aspettate un attimo ragazzi! Sono io, Goku! Vi sto parlando dall’aldilà, ascoltatemi attentamente. Dunque… tanto tempo fa Bulma mi disse una cosa che mi colpì: secondo lei era colpa mia se il nostro pianeta veniva minacciato in continuazione da strani mostri e a pensarci bene non aveva torto. 
Per questo mi sono convinto che laggiù starete meglio senza di me. Anche Re Kaioh la pensa così, non è vero? 
Inoltre ad essere sincero a me non dispiace affatto questo posto. Sapete, Re Kaioh ha promesso di farmi seguire un allenamento speciale come ricompensa per aver salvato il pianeta! E poi di solito quando si viene nell’aldilà di noi resta solo l’aura, io invece possiedo ancora il mio corpo e rimarrò giovane per sempre. Inoltre qui ci sono molti personaggi interessanti da conoscere, come i grandi maestri del passato: mi divertirò un sacco!
Re Kaioh avrebbe potuto tornare in vita grazie alle sfere del drago, ma ha deciso di rinunciare per restare qui insieme a me per farmi compagnia. Insomma, ciò che voglio dirvi è che apprezzo molto i sentimenti che nutrite per me, ma io preferisco rimanere dove sono. 
Il mio Gohan è grande ormai, io non avrei più nulla da insegnargli. 
Ciao a tutti, ora devo andare. Siate felici e non temete: sarò sempre accanto a voi! 
Addio
 
 
774
 
 
Erano passati sette anni, ma ricordava bene cosa si provava nel morire- dopo averlo provato due volte, la sensazione rimaneva. E aveva scelto di rimanere nell’aldilà; lui poteva continuare a allenarsi da morto e la Terra sarebbe stata al sicuro. Le cose procedevano bene, per quel che ne sapeva, tranne piccole eccezioni di cui si sono occupati i ragazzi, non c’erano stati particolari problemi. Poi era arrivato il 25° Torneo Tenkaichi e si era detto che poteva fare un’eccezione, dopotutto era morto! Cosa poteva andare storto?
Mai avrebbe immaginato… 
E mentre vedeva Vegeta lottare contro il controllo della mente del malvagio mago Babidi, si chiese se il cuore potesse fare male anche quando non batteva più. Vedere l’amico in preda a quel dolore, combattendo una battaglia contro se stesso era stato… destabilizzante. Sapeva che Vegeta era rimasto un vero guerriero saiyan, che nel suo sangue scorrevano ambizione e sete di potere… ma Vegeta con un cuore malvagio? No, no… come poteva Vegeta, tra tutti, acconsentire a un ricatto simile come quello offerto dal mago? Vegeta aveva una mente e un cuore puri, forti. Era cambiato rispetto a quando era arrivato sulla Terra la prima volta, la vita lo aveva messo alla prova e premiato con una vita più tranquilla… ciò che meritava. 
Goku aveva un motivo in più per fermare i piani di Darbula e Babidi: impedire la rinascita di Majin Bu. 
Confidava nella buona volontà di Vegeta, ma desiderava così tanto essere di aiuto per risparmiargli quel dolore… l’umiliazione, ma come se fosse stato trasformato anche lui in statua come Piccolo e Crilin, si sentiva impotente- qualcosa a cui non era abituato.
Vegeta, fiero e orgoglioso come sempre, al di là delle apparenze aveva conservato la sua mente, rifiutandosi di cedere al controllo, ha permesso al mago solo di dargli più potere, e in che prospettiva aveva preso la realtà, quando aveva capito che Vegeta aveva accettato quell’invasione solo per la possibilità di scontrarsi alla pari con lui? Vegeta desiderava più forza per combattere contro di lui, Babidi poteva dargliela e poco importava che fosse buona o cattiva.
La vergogna di Vegeta era tale da cedere a questo? Il Principe dei saiyan non tollerava l’idea di essere stato superato, soprattutto se a farlo era stato un guerriero di terza classe come lui… Aveva messo in pericolo la sua vita, quella della famiglia e dell’intero universo, solo per… per… 
Gohan aveva detto che gli dispiaceva che una giornata speciale come il giorno del suo permesso sulla Terra per ventiquattro ore venisse sprecato così, contro l’ennesimo nemico e di nuovo contro Vegeta. Onestamente… Goku non aveva niente in contrario. Era tornato per il Torneo di Arti Marziali, Vegeta si era iscritto esclusivamente per poter combattere contro di lui… a Goku non dispiaceva il corso degli eventi. Lui e Vegeta, due erano gli ultimi due saiyan purosangue rimasti nell’universo per quanto ne sapevano, avrebbero dovuto essere amici… fratelli… avevano lo stesso sangue. Peccato che Vegeta preferiva quando il sangue venisse sputato dalla bocca e colasse da una profonda ferita… e neanche questo dispiaceva troppo a Goku. 
Ma nonostante tutto, non capiva perché Vegeta si era messo contro di lui. Non lo avrebbe mai capito.
In tutto il suo ottimismo e fiducia, Goku si era sempre vantato di sapere cosa ci fosse nel cuore del Principe, sempre sperando in un suo cambiamento- no, non in un cambiamento, ma in una epifania di Vegeta stesso, perché aveva sentito che c’era del buono in lui e con il tempo, anche grazie a Bulma e a quello che avevano passato insieme negli anni, anche lui fosse arrivato alla consapevolezza che non era cattivo. Crilin stesso seppur titubante inizialmente, non aveva più avuto dubbi.
Era stato cieco? E adesso il pianeta rischiava di essere divorato dalla malvagità dentro il cuore di Vegeta. Ma Goku lo conosceva, lo sapeva. Urlò e combatté più forte. Lo aveva visto. Il cuore di Vegeta non era limpido, ma come si poteva sperare che fosse cristallino con tutto l’orrore che aveva vissuto sin da bambino? No, Vegeta non era cattivo. Ma aveva punti deboli, che quei farabutti avevano trovato e scavato, per portare a galla le sue paure e insicurezze per poterlo manipolare.
 
Sarà un vero piacere vederti in ginocchio, Kakarot. Preparati all’umiliazione più grossa della tua vita, bello.
 
Sentire i ki bollenti di Vegeta attorno al collo che lo bloccavano alla roccia, alla vita, polsi e caviglie… una di quelle sensazioni che non aveva mai provato: Vegeta lo continuava a stupire, lo spingeva oltre i limiti, aiutandolo a conoscersi di più. Non sapeva dare un nome a tante di quelle emozioni, ma erano scaturite da Vegeta. Anche la speranza e la paura… era di altra luce e calore quando venivano create da lui.
E Vegeta continuava a odiarlo, forse anche di più. E Goku continuava a non credergli.
Quel colpo dietro il collo non se lo aspettava, aveva creduto all’amico, alla tregua proposta… ancora oggi lo avrebbe fatto. 
 
 
In qualche modo… sapeva che sarebbe successo, per qualunque motivo che sarebbe risultato giusto nel cuore del Principe: vivere in un mondo in cui non esisteva più Vegeta… non era mai stato estraneo alla morte, cari e non, e non era per via delle sfere del drago che non riusciva a essere troppo dispiaciuto, ma per il suo approccio alla vita- Goku era consapevole del dolore che aveva causato a Chichi, Gohan, e Goten, forse troppo superficiale rispetto agli altri umani, ma lui non era umano, almeno per metà. La loro vita li metteva costantemente davanti alla prospettiva della morte, non si trattava di farci l’abitudine… perché non era la prima volta che Vegeta moriva, la prima volta era stata per mano di Freezer, forse era per tutto quello che Vegeta aveva fatto dal momento in cui era tornato in vita, forse in modo burbero e troppo atipico per gli standard terrestri, ma si trattava di un alieno- un saiyan, che faceva di tutto per abituarsi a questa nuova vita più sedentaria rispetto a quella a cui era stato costretto a abituarsi quando era un sicario di Freezer. Vegeta ancora, meritava di meglio!
Ma mentre allenava i bambini per la fusione Metamor, iniziò a chiedersi se lui sapeva quale fosse il meglio per qualcuno, soprattutto per Vegeta. Gli restava poco tempo, le ventiquattro ore stavano per scadere, sapeva che Piccolo avrebbe completato al meglio il troppo breve addestramento di Trunks e Goten, e non si sentiva abbattuto o sconfitto perché non era riuscito a battere questa nuova forma di Majin Bu, la sua mente era altrove… anche se Crilin sembrava convinto che avesse la soluzione in tasca e che la sua sola presenza sembrasse rilassarlo, questa volta… lo sconforto era presente nel suo cuore. Il sacrificio di Vegeta… cosa deve aver provato, morendo da solo? No, non poteva capirlo, non questa volta… perché forse aveva pensato che in qualche modo era corretto così, avrà pensato che era compito suo, visto che era stata parte attiva della rinascita di Majin Bu, il compito di rispedirlo da ovunque fosse arrivato, una volta per tutte.
Quando Goku era morto la prima volta, per mano di Piccolo, assieme al suo ritrovato fratello maggiore Raditz, era stato per salvare Gohan ancora piccolo, la seconda volta era stato contro Cell- e non era servito a molto, così come per Vegeta, ma in entrambi i casi era sereno su cosa stesse facendo. Non aveva mai avuto paura di morire, anche quando non sapeva cosa si trovava dall’altra parte, la vedeva come un’avventura, quale era stata, da lì in poi… ma era stato fortunato, rispetto a Vegeta, la prima volta che era stato ucciso da Freezer era finito negli inferi- e neanche la consapevolezza di tornarvi lo aveva fermato dal sacrificarsi.
Il cuore del Principe era puro. Goku non ne aveva dubbi e avrebbe fatto di tutto per accertarsi che Vegeta stesse bene, vivo o morto!
Ma il suo tempo era scaduto, una giornata che era durata con un flusso peggiore di quello presente nella Stanza dello Spirito e del Tempo, e se ne tornava in paradiso sapendo che lasciava la Terra in buone mani. Non avrebbe più rivisto nessuno della sua famiglia- i suoi amici. Vegeta. Ma se significava che erano vivi, era meglio così.
Finì invece sul pianeta dei Kaiohshin, osservando il continuo della battaglia dalla sfera, non potendo fare nulla se non quello di interpretare il ruolo dello spettatore, non riuscendo a non essere fiero dei rapidi progressi di Gohan. Che, ancora un po’ titubante e non contento di combattere, si era messo a disposizione e pronto per imparare qualunque nuova tecnica che li avrebbe aiutati contro questo nuovo nemico così spaventoso.
Majin Bu si era evoluto, in trasformazioni diverse da quelle dei saiyan e quelle che aveva mostrato Cell. Questa creatura che inizialmente era apparsa sorridente e quasi ridicola si era rivelata inarrestabile e spietata. Cell aveva un piano, anche se contorto, ma Majin Bu no… lui voleva solo divertirsi e sterminare e mangiare… aveva visto uno dopo l’altro i suoi affetti venir ridotti in caramelle, cioccolatini e bonbon e mangiati in un sol boccone da quel mostro… e non poteva fare niente, non sarebbe neanche potuto scendere con Gohan per combattere al suo fianco- si sarebbero rivisti solo quando anche il ragazzo sarebbe morto.
Neanche il nuovo potere scoperto di Gohan era stato di aiuto, non davvero, e il giovane saiyan era stato assorbito e il suo talento usato per distruggere e devastare. Adesso la Terra ma anche l’universo, erano scoperti… possibile che non c’era alcun modo? 
Il vecchio Kaiohshin il Sommo, che aveva appena finito di far uscire il potere latente celato dentro suo figlio, gli aveva offerto una soluzione, una pratica che i Kaioshin potevano usare ma solo una volta nella loro lunga esistenza: dare la loro vita per riportare un’altra creatura dal regno dei morti… e questo vecchietto voleva farlo con lui. Goku non aveva parole, per quanto la situazione fosse drastica, ogni vita era importante poiché singolarmente arricchiva l’esistenza con la sua diversità. Kaiohshin il Sommo insistette e portò delle argomentazioni valide e onestamente Goku fremeva dalla voglia di tornare a picchiare la faccia rosa di Majin Bu. 
E trovarsi faccia a faccia con quel mostro con il suo corpo rinato, iniziando a combattere a piena forza e rinnovandola trovandone di nuova tale era la passione che ci stava mettendo, valeva la pena ogni osso ammaccato e sangue che sputava- gli era mancato, essere morto e combattere non era lo stesso, non senti davvero il dolore, per Goku quel dolore era invece un incentivo a dare di più.
Mentre combatteva sentì un ki che non avrebbe potuto confondere con nessun’altro, in ogni pianta e universo. Vegeta. Percepì come se il proprio ki volesse allungarsi verso quello del saiyan più anziano e stringerlo a sé, dalla felicità di rivederlo. Aveva sempre pensato che a modo suo Re Enma fosse un vero gentiluomo: aveva conservato l’anima di Vegeta, permettendogli di tornare subito con un permesso speciale!
Da una parte Goku era preoccupato: era stata un’eccezione dovuta a ciò che stava accadendo? Era per via della minaccia che l’universo avrebbe affrontato se non fossero riusciti a sconfiggere Super Bu e Kid Bu? Altrimenti… cosa ne sarebbe stato di Vegeta?
Ironia della sorte, si erano come scambiati, adesso era il Principe quello con l’aureola e lui era tornato in via per gentile concessione di Kaiohshin il Sommo. E come se non bastasse, il simpatico vecchietto gli aveva fatto un dono molto importante: gli orecchini Potara! Grazie al loro uso, due esseri potevano fondersi e dare vita a un individuo molto potente, l’ideale per la tremenda battaglia che li attendeva. Unica controindicazione… la fusione non era reversibile, sarebbe rimasto con l’altra persona a cui avrebbe consegnato il secondo orecchino per il resto dei loro giorni.
Non era un’idea tremenda, avrebbe fatto ogni cosa, per mettere fine alla battaglia- questa volta sì. Soprattutto perché da quando era in vita, non riusciva a mantenere abbastanza a lungo la trasformazione in super saiyan di terzo livello. Non era interessato sul momento a sentire la potenza del rivale, anche se era rimasto impressionato dal suo livello di potenza e alla bocca dello stomaco sentiva del disagio, al pensiero di non potersi scontrare di nuovo con una creatura di tale portata… ma non poteva lasciarlo a piede libero, questa volta no. 
Il piano era di fondersi con Gohan, ma non era stato possibile e quando aveva osservato Vegeta le cose si erano magicamente incastrate e si sentì un idiota, davvero un idiota questa volta! 
La reazione del Principe era stata, a suo personale avviso, eccessiva. La situazione era disperata, tragica e Vegeta invece pensava solo a quanto non volesse, assolutamente, fondersi con lui. Goku non si era offeso, era consapevole del carattere dell’altro- e gli aveva anche urlato dietro perché non aveva usato il terzo livello del super saiyan quando avevano combattuto quando portava il marchio di Majin Buu del mago Babidi, ritenendo che fosse una grande mancanza di rispetto tra saiyan- soprattutto verso il suo Principe. La delusione di Vegeta era un duro sasso da ingoiare, ma non avevano tempo! Vegeta avrebbe potuto continuare a ringhiargli addosso dopo.
Super Buu adesso possedeva tutti i poteri dei loro amici, non poteva farcela singolarmente- cosa in cui solitamente eccellevano, a differenza del gioco di squadra, ma quello che proponeva era ancora qualcosa di individuale… solo in modo diverso. Era la loro ultima carta, non prevista, ma non avevano tempo per la fusione Metamor, avevano invece la possibilità dei Potara… perché Vegeta era così contrario? Erano le due creature più forte di lì a chilometri di distanza, la loro unione poteva dare vita a una creatura invincibile! Goku aveva la pelle d’oca dall’emozione. Perché Vegeta non poteva, per una volta, ascoltarlo? Accoglierlo? 
Anche quando gli ricordò che tutte le persone che conoscevano erano state mangiate dal mostro rosa, e che non bastava ucciderlo, dovevano tirargli fuori gli altri, era apparso titubante. Ma una cosa di Vegeta bisognava dirla: anche se si faticava a convincere quando pure lui ammetteva che erano con le spalle al muro, niente lo avrebbe fermato dall’ultimare la missione! Ecco perché non si era tirato indietro quando nell’ultimo istante, lo aveva avvisato che la fusione era irreversibile.
Diventare Vegeth era una di quelle esperienze che mai si sarebbe sognato, perché questo era un sogno, vero? Non poteva esistere qualcosa di così bello! Erano nello stesso corpo, loro due… era come l’ultimo passo a cui sarebbero arrivati, un giorno o l’altro. Lo sentiva in una parte nascosta dell’animo e tenuta a freno dagli anni sulla Terra.
Erano un unico essere, un combattente così forte da essere quasi eccitante. Quasi… quasi era contento, di non poter usare il terzo livello del super saiyan. E adesso era per sempre. E poteva sentire, orecchie e cuore, osservare con occhi e anima, la vita travagliata di Vegeta, immaginando che forse poteva andare diversamente, se lui non fosse stato spedito sulla Terra, se non avesse battuto la testa. Ma se così non fosse… allora Vegeta non avrebbe mai conosciuto Bulma, non esisterebbe Trunks… no, non poteva fare questo a Vegeta! Nel cuore di Vegeta c’era spazio per la moglie e il figlio, e tanto rancore e odio verso la debolezza del padre, Re Vegeta III, verso Freezer e se stesso, che aveva permesso a quel tiranno di sfruttare la razza saiyan per tutto quel tempo. E una parte… in costante lotta con se stesso, si sentiva troppo ammorbidito da quando era arrivato sulla Terra e la colpa era… era…
Goku strinse i denti e si concentrò sul combattimento, era colpa sua, sua. Lo sapeva, sapeva del disprezzo di Vegeta ma non lo aveva mai sentito, era come odiare se stessi. E nonostante questo, anche se significava odiare se stessi ora che erano un unico corpo e mente… era disposto a passare l’eternità così.
Vegeta non solo compensava ciò che gli mancava, e viceversa, ma anche i loro pregi e difetti erano amplificati, dal suo punto di vista… erano perfetti, non poteva esistere altro sulla Terra, nell’aldilà o nell’universo che potesse raggiungerli in questa forma e anche solo per potenza.
Il piano per farsi assorbire da Super Buu aveva funzionato, la barriera protettiva che avevano usato per non farsi assorbire era stata un’idea eccellente- e amava il fatto di non saper dire da chi arrivava, semplicemente perché erano uno.
Se non poteva sconfiggerlo dall’esterno, avrebbe avuto più speranze attaccandolo in un luogo da cui non se lo sarebbe mai aspettato: dentro di lui! E come Vegeth sarebbe stato un gioco da ragazzi.
Inaspettatamente la fusione si sciolse poco dopo la piccola vittoria ottenuta. Vedere l’aureola sopra la testa di Vegeta era qualcosa di tanto spaventoso quanto rassicurante, ancora.
-Il vecchietto aveva detto che era per sempre. – Disse, confuso, respirando come se gli mancasse qualcosa e stesse cercando di ritrovare tutti i suoi organi.
Vegeta invece appariva più sicuro rispetto al prima della fusione.
-Già. Hai detto così… se era vero siamo stati fortunati! Mi rifiuto di fondermi di nuovo con te. -rispose il Principe, sollevato, mentre si levava subito l’orecchino. 
-Ehy cosa fai? Non togliertelo! – urlò. - Quando usciremo dal corpo di Bu credo che potremo unirci di nuovo! – diventando Vegeth avevano acquisito una forza sorprendente, altrimenti non si spiegava perché fossero ancora vivi. Non potevano lasciarsi scappare quella che era l’unica cosa che aveva funzionato contro quel mostro rosa. – Forse è solo colpa della brutta aria che c’è qui dentro… -
Vegeta tuttavia non perse tempo e strinse il pugno attorno al Potara, mentre lo guardava in faccia con un ghigno soddisfatto, distruggendo l’orecchino.
-C-Cos’hai fatto? Così non potremo più unirci! – gli urlò, non capendo le sue azioni fatte con una tale leggerezza: - E-e poi tu sei morto! Se rimani separato da me, dovrai tornare all’altro mondo! – era qualcosa che non voleva, per Bulma, per Trunks… per se stesso. Vegeta meritava di meglio.
Ma il saiyan più grande sorrideva beffardo: - Umpf… lo preferisco, piuttosto che rimanere unito a te… e poi, non ci sarà alcun bisogno di fondersi. –
Appariva così sicuro di sé, cosa che era normale per lui. Ma quel gesto di distruggere il Potara… era disposto a tutto, pur di non fondersi ancora con lui. 
Con il senno di poi… Goku lo capiva il motivo. E ancora, decise di mettere da parte i pensieri e le emozioni, per focalizzarsi sulla priorità del momento: sfruttare quell’occasione che si era presentata.
Aveva messo da parte ogni cosa, le priorità erano altre! In quel momento erano dentro il corpo di Super Buu e dovevano trovare un modo per sconfiggerlo.
Non avrebbero mai pensato di trovare i loro amici e figli che erano stati assorbiti, e nel salvataggio era stato incluso anche il primo Majin Bu, che si è scoperto essere la sua parte buona. E così si erano ritrovati a combattere contro un’altra forma del mostro rosa: Kid Bu. 
Grazie anche all’idea di Vegeta di chiedere quei due desideri alle sfere del drago l’aria aveva cominciato a riempirsi di speranza dopo troppo tempo senza- e lo stupore di Vegeta nel vedersi l’aureola sparire dopo il desiderio di far tornare in vita tutte le persone tranne quelle malvagie.
Dando fondo a tutte le loro forze, sono riusciti a sconfiggerlo- anche con l’aiuto inaspettato di Mister Satan che anche se in modo passivo era sempre stato presente, dimostrando di avere un coraggio tutto suo, Goku riconosceva il suo contributo, era stato anche grazie a lui se avevano sconfitto Kid Bu! Ed era stato dalla sua parte quando aveva usato il proprio corpo come scudo per difendere Bu da Vegeta, dicendo che Bu era buono e che si sarebbe preso lui la responsabilità della creatura. Goku gli credeva. 
Grazie a Dende e alle sfere del drago, la Terra era tornata al posto di prima e il ricordo di Majin Bu scomparso come era giusto che fosse- aveva provocato troppa distruzione e i terrestri meritavano la pace.
Aveva abbracciato il piccolo Goten e osservato Gohan che faceva altrettanto con Videl. Poi guardò negli occhi pieni di lacrime di Chichi, che aveva notato l’assenza della sua aureola.
-Adesso… adesso starai con noi, vero Goku? Tornerai e resterai? –
-Sì, Chichi, mi sei mancata tanto. –
La mora lo abbracciò e lui la strinse a sé, profumava di un posto familiare e sicuro, pieno di promesse vecchie che aveva mantenuto a stento.  
 
 
Aveva detto alla sua famiglia e amici che sarebbe rimasto. Non era vero, non era neanche una bugia… ma alcune cose erano cambiate ancora una volta. 
Nella mente tornarono i ricordi di parole, immagini che gli avevano invaso la mente durante la fusione. 
 
“Come? Come hai osato morire così? Non ho mai avuto l’opportunità di dimostrare la mia forza contro di te. Sei morto senza paura. Cosa mi lascia? Non sono un guerriero e non combatterò mai più.”
Kakarot sei fantastico, non ho mai avuto una possibilità contro Bu, tu sei l’unico che può combattere contro di lui.
Ho combattuto come volevo, perché è stato divertente uccidere i miei nemici e nutrire il mio ego. Sei diverso, combatti non per vincere ma perché ti rifiuti di perdere, oltrepassando i tuoi limiti, non importa chi sia il tuo avversario.”
Questo non può accadere. Ogni volta che divento più forte, un potere più grande sembra mettermi alla prova. È come se il destino mi deridesse con un sorriso, come fa Kakarot.
 
Aveva percepito il suo odio, il suo risentimento, la rabbia, l’umiliazione, la sconfitta come se fossero propri. Con i Potara era stato possibile tutto questo. Mentre combattevano contro Super Bu come Vegeth, Goku aveva avuto accesso diretto al cuore e alla mente di Vegeta. Doveva sentirsi in colpa? Dopotutto sono luoghi personali, il fatto che lui non avesse alcun problema o segreto in sé non significava che potesse liberamente passeggiare dentro gli altri. 
Faceva male. Molto… soprattutto sapere che Vegeta si era sentito così per tutti questi anni. Il suo percorso di adattamento sulla Terra- l’amore per Bulma e Trunks, in qualche modo aveva sentito anche ammirazione verso se stesso, rivalutazione e la certezza che sarebbe tornato dal regno dei morti… la consapevolezza e l’accettazione del suo valore come guerriero, l’orgoglio di un Principe per il suo guerriero che faceva progressi. Le lodi di Vegeta erano come i migliori pugni in faccia che avesse mai ricevuto. Lo facevano sentire così bene, lo caricavano con la voglia di mostrargli che poteva di più per il semplice fatto che sapeva che avrebbe fatto di più. Ancora non ci credeva.
E il pentimento per le proprie azioni passate… vedere Vegeta sacrificarsi per salvare i suoi cari e per fermare il nemico, prendendosi la colpa e la responsabilità delle proprie azioni gli fece scattare il cuore con un battito tutto nuovo. Un rumore che aveva sentito in lontananza solo quando era vicina la fine così tante volte.
 
Dimmi Kakarot, sei uno schiavo quando hai quello che vuoi?
 
Vegeta voleva così disperatamente tornare ad essere il saiyan di prima e si era lasciato volutamente controllare da Babidi pur di ottenere quel potere, pur di raggiungerlo… e non ne era soddisfatto, certo che non lo era, lo aveva capito subito. Ma era straziante vedere l’amico in uno stato d’animo così angosciante.
Vegeta lo aveva accusato di essere cambiato, che fosse colpa sua, perché Goku era gentile, compassionevole, e stava infettando l’orgoglioso Principe che lottava così disperatamente dentro di sé per capire chi era. 
Goku voleva tornare indietro e distruggere tutto ciò che aveva danneggiato il Principe, non salvandolo no, ma combattendo al suo fianco e continuare a farlo. Combattere per l’universo per l’eternità.
Vegeta era arrabbiato che conoscesse il suo cuore. Così arrabbiato. 
 
Kakarot sei davvero la persona che più detesto al mondo. Tu mi hai sempre umiliato. Non soltanto ti sei sempre ritenuto superiore a me, ma ti sei addirittura sacrificato per salvare la mia vita e questo non potrò mai perdonartelo. Questa volta sistemerò le cose anche a costo di giocarmi la vita. Mi hai avvelenato l’esistenza con la tua sicurezza, la tua arroganza. Ti sei sempre sentito il guerriero saiyan più forte dell’universo, ma sono io il Sommo Principe di tutti i saiyan. Ricordatelo Kakarot! Io non mi piegherò al volere di nessuno, nemmeno del mago Babidi. Resterò sempre un vero saiyan, sprezzante del pericolo e libero da ogni regola.
Quando ti sveglierai probabilmente sarà finito tutto, e anch’io potrei non essere più qui. Addio per sempre, Kakarot.”
 
Forse era arrivato il momento di sdebitarsi. Sicuramente Vegeta avrebbe da ridire, sentendosi umiliato ancora una volta, quindi non lo avrebbe mai saputo, non serviva dirgli ciò che voleva fare. Non avrebbe mai più visto Vegeta, non lo avrebbe mai più sentito mentre gli dava dell’idiota. 
Doveva solo tener fede alla propria parola, ci teneva a mantenere le promesse!
 
-Ti prego, dimmi la verità, Piccolo. Voglio sapere se incontrerò ancora Kakarot nel regno dell’aldilà. -
-È inutile che io cerchi di illuderti Vegeta, preferisco parlarti con franchezza. – la schiettezza del Namecciano era sempre molto apprezzata e utile in situazioni come quella. - Non lo incontrerai. Non è possibile, perché tu hai spezzato troppe vite innocenti, perciò il tuo corpo si dissolverà e il tuo spirito andrà a finire in un posto diverso da quello dove si trova Goku. Lì verrà purificato e la tua memoria sarà cancellata e da quel momento diventerai un’altra persona. -
 
Non ti vedrò più Kakarot.” 
 
 
 
Goku avrebbe voluto parlare di quello che aveva vissuto durante la fusione con i Potara, forse l’amico poteva dargli informazioni che sicuramente gli mancavano. Ma aveva invaso la privacy di Vegeta, non voleva andare oltre. Per un istante si ricordò del rammarico di Vegeta alla prospettiva che non si sarebbero più visti, e l’amara rassegnazione nel suo sacrificio con l’ultimo pensiero verso Bulma e Trunks e a chi mi ha voluto bene
No. Vegeta era buono, aveva imparato dai propri errori- che era stato portato a compiere o fatti di sue iniziativa, ma era puro adesso. Era una brava persona. E meritava la sua opportunità ehm… di continuare, la sua seconda opportunità. Circondato dalle persone che amava e da cui era ricambiato, non solo una delle due cose. 
Inoltre, sapeva che Vegeta non lo avrebbe più voluto attorno, una volta capito cosa avevano vissuto come Vegeth.
Decise di lasciar passare quel che restava di quella incredibile giornata, c’erano state abbastanza emozioni! La cena nella piccola e accogliente casa sul Monte Paozu era stata abbondante e deliziosa come solo Chichi poteva prepararla ed era stato bello vedere Gohan lontano dalla battaglia, vicino a questa coraggiosa ragazza di nome Videl.
Quella notte dormì nello stesso letto che aveva condiviso con Chichi per tanti anni, stringendola a sé e in mezzo a loro il piccolo Goten. 
Si svegliò con la testa mora della donna sulla spalla e il figlio minore sul petto. Rimase steso per qualche istante, godendosi i loro respiri e i loro ki. Continuò andando verso la camera di Gohan, sentendo il ki del primogenito vicino a quello che aveva subito imparato a riconoscere come quello di Videl. Più distante c’erano Crilin, 18 e la piccola Maron, che erano andati a stare per una notte dal Genio e la sempre fedele tartaruga centenaria. Il resto dei ragazzi sempre pronti a dare una mano. Il ki di Mister Satan e di Bu dormivano ancora e come da promessa, il padre di Videl si stava occupando della creatura rosa. Sempre nella città c’era il ki della famiglia Brief al completo con i loro animali. Si permise di sentire anche quello di Vegeta, giusto un poco. Poi lo invase un senso di inadeguatezza, un… vuoto.
Aveva ascoltato distrattamente mentre Chichi diceva che Bulma voleva organizzare una grande cena tutti insieme per festeggiare la vittoria. Sarebbe stata un’ottima occasione per salutare tutti! Forse non il migliore dei tempismi, sperava solo di non abbassare il livello di allegria con il proprio annuncio. Doveva ancora fare i preparativi e pensava che fosse meglio non far passare troppo tempo.
Aveva sentito del rumore per il corridoio, Gohan e Videl si erano svegliati e stavano scendendo. Poco dopo udì pentole e affini dalla cucina, lo stomaco gli ricordò che non era morto e che aveva fame. Spostò con cautela Goten, mettendolo vicino alla mamma e li coprì meglio con il lenzuolo, dopo una rinfrescata veloce in bagno scese di sotto, trovando i ragazzi che si stavano impegnando per preparare una colazione.
-Buongiorno Signor Goku! – lo salutò la ragazza.
Goku non si sentiva così vecchio al punto da farsi dare del lei. – Buongiorno! Va benissimo se mi dai del tu. – ridacchiò.
Le vide arrossire un po’ ma l’imbarazzo scomparve in pochi secondi, annuì: - Allora Goku, hai dormito bene? –
-Sì, grazie! Voi ragazzi? – lei rimase spiazzata e lui continuò, convinto di non essersi spiegato bene: - Avete dormito qui, no? –
-Ah, beh… -
Gohan, rosso in volto, intervenne mettendo a tavolo una pila di frittelle: - Abbiamo dormito benissimo papà! – 
Goku sollevò le spalle, non capendo il comportamento dei due: - Siete gentili a voler preparare la colazione! –
-È stata un’idea di Videl! –
-Ho pensato che fosse il minimo, per la vostra ospitalità! – continuò lei,  - Me la cavo bene in cucina! E spero di migliorare con le arti marziali! –
-Gohan mi ha detto qualcosa e ho visto che sai già volare! –
-Sì, mi ha insegnato lui! –
Gohan appariva rassicurato dalla conversazione e tornò ai fornelli, Videl sistemò altre cose sulla tavola e iniziò a parlare di alcune tecniche che aveva visto fare e che non vedeva l’ora di esserne all’altezza. Goku era solo felice di essere in quella stanza con due persone così amorevoli e con la passione per le arti marziali. 
Poco dopo arrivò Chichi pronta per la giornata con al seguito un Goten ancora assonnato. 
La mora appena vide Videl le girò attorno, insistendo che doveva sedersi perché ospite e che Goku era un maleducato nel far lavorare un ospite nonché futura suocera! Questo dettaglio sfuggiva a Goku, ma dalle facce dei ragazzi forse Chichi non era così distante dalla realtà dei fatti. 
Goten attirò la sua attenzione, volendo salire in braccio, in un primo momento si chiese perché semplicemente non saltata sulle sue gambe ma poi preferì di gran lunga questo; chinarsi per prenderlo con le sue braccia!
-Papà! Andiamo ad allenarci? Dai dai dai! –
Vedere il figlio così entusiasta per allenarsi, e con lui, lo riempì di vitalità- quel senso di vuoto un po’ riempito!
-Oh, sì, andiamo subito! –
Si alzarono insieme, già pronti per correre fuori ma vennero fermati da Chichi: - Dove pensate di andare? –
-Ehm… -
-Siamo appena tornati tutti insieme, è giusto stare in famiglia, non esiste che corriate a allenarvi! – disse con voce decisa, brandendo un mestolo con cui stava girando una zuppa. – Adesso ci mettiamo tutti seduti e mangiamo come una famiglia normale! –
Goku sollevò le mani in segno di resa, pronto a sentire l’ennesima strigliata. Quello che lei diceva era comprensibile- giusto? Era come durante la preparazione per i Cell Game… Chichi voleva solo una vita tranquilla. E considerando come era andata a finire quella volta, decise di non assecondare troppo apertamente la moglie, non volendola far preoccupare.
-Eddai tesoro… stiamo poco. Non ci allontaniamo! – 
-Sì mamma, poco poco. – pigolò Goten vicino a lui.
Ma Chichi fu irremovibile: - Nono, non pensateci neanche! –
-Ma cosa possiamo fare qui? –
-Ah. – gracchiò la donna, sorridendo: - Grazie per averlo chiesto! – si girò tra i fornelli e prese due piatti dalle mani di Gohan e li diede uno al secondogenito e uno al marito. – Portate questi a tavola, senza rompere nulla. –
Goten sospirò rassegnato e triste, Goku gli sorrise carezzandogli la testa indirizzandolo verso il tavolo: - Su, figliolo, facciamo come dice la mamma… più tardi andiamo ad allenarci. – sussurrò l’ultima parte della frase e il piccolo ridacchiò in silenzio, entusiasta. 
 
 
 
Dopo la colazione corse fuori ringraziando tutti per il buon pasto e la compagnia, ma purtroppo il suo corpo fremeva per muoversi, con Goten al seguito. Gli sarebbe piaciuto combattere contro Gohan ma il ragazzo sembrava preso al momento e Goku aveva scelto di dargli spazio, se avesse voluto unirsi lo avrebbe fatto in qualunque momento.
Allontanandosi in un posto deserto, il figlio non perse tempo, trasformandosi subito in super saiyan, Goku ridacchiò- doveva imparare al piccolo un poco di pazienza, e decise di iniziare a sua volta ma dalla forma base, per riscaldarsi. 
Era una tale gioia essere a contatto con questo bambino, non solo perché così simile a lui, forse era anche influenzato dal fatto che non era stato presente nei primissimi anni della sua vita. Ma il legame che avvertiva era così forte… forte come l’orgoglio che aveva provato nel sapere che il giovane figlio avesse già raggiunto lo stadio di super saiyan. 
Forse per tutto ciò che Goten aveva dimostrato senza neanche rendersene conto, Goku credeva che si dimenticasse di essere solo un bambino. Non era durato molto e non gliene faceva una colpa quando iniziò a parlare di Trunks e se poteva andare da lui. Gli sorrise e rispose che non c’era problema ma che era meglio dirlo prima alla mamma, prima di sparire.
Il piccolo lo abbracciò e volò veloce verso casa, lui invece decise di rimanere fuori per continuare a sgranchirsi le ossa. C’era qualcosa di soddisfacente nel sudare e nel dolore ai muscoli dall’eccessivo movimento che da morto gli era mancato, si stava solo godendo questo e i rumori attorno a lui, quando una voce familiare arrivò nella mente.
-Ragazzo! –
Goku sorrise: - Ehy, Re Kaioh! Ciao, come stai? È successo qualcosa? – chiese contento, continuando con i suoi esercizi in volo.
-Oh benedetto ragazzo, abbiamo appena scampato una minaccia, vorresti che ce ne fossero altre? –
Il moro ridacchiò al tono da rimprovero dell’amico e maestro. 
-Purtroppo però questa non è una chiamata di cortesia. – continuò Re Kaioh. – So che sei appena tornato in vita, ma- -
-Oh, nessun problema, non avevo intenzione di rimanere sulla Terra! –
-… eh? –
Goku sbatté gli occhi, osservando una roccia:  - Intendo dire che tornerò nel mondo dei morti. –
-Ma sei tornato in vita per concessione di Kaiohshin il Sommo! –
-Fa niente. –
-Come fa niente? – urlò quasi Re Kaioh, - oh, Goku… se potessi invecchiare per gli spaventi che mi fai prendere sarei già morto. –
-… ma tu sei morto! –
-E secondo te di chi è la colpa? –
-Ti prometto che dirò a Bulma di prendere le sfere e di resuscitarti. – ridacchiò. 
Re Kaioh sbuffò stanco e cercò di ricomporsi: - Comunque… sono stato contattato da Re Enma, e non porto buone notizie… purtroppo sembra che non tornerai da solo nel mondo dei morti, Goku. –
-Cosa… -
-Mh… non so come dirtelo, ragazzo, ma Vegeta non po’ restare vivo. Quella era una concessione speciale. –
-Ma… - Goku si bloccò, restando in volo. – Le sfere del drago! Vegeta è stato riportato in vita dalle sfere! Non se lo aspettava neanche lui, non aveva chiesto quel desiderio di riportare in vita i terrestri non malvagi per tornare in vita, non c’era secondo fine! -
-Lo so, ragazzo mio, lo so… - sussurrò Re Kaioh, mortificato. – L’ho fatto presente a Re Enma, e credimi, lui la pensa come noi, ma le leggi dell’aldilà devono essere rispettate! – 
-Ma Vegeta… lui- conserverà il corpo, giusto? –
-Dovrà scontare un’ultima pena e poi sì, riavrà il suo corpo e la sua memoria, per gentile concessione di Re Enma. –
Goku scese a terra, osservando come il leggero vento facesse muovere quel poco di vegetazione che c’era in giro. 
-Dopo… potrà essere resuscitato dalle sfere, giusto? –
-Come ben sai, Goku, il drago Shenron è potente tanto quanto il Dio della Terra, il Supremo attuale le ha potenziate sì, ma Vegeta è già tornato in vita due volte. –
-Ma i terrestri- -
-Goku! Per favore… capisci che la situazione attuale non può essere aggirata o ignorata, non puoi fare come tuo solito, non ci sono scorciatoie o simpatie. –
Il giovane saiyan si lasciò andare sul terreno sporco, incapace di credere a quelle parole. No, no… non Vegeta! Meritava di meglio! Era certo che il Principe non avrebbe avuto problemi, almeno all’apparenza ma dentro… desiderava così tanto essere vivo e continuare a farlo con le persone a lui care. Ricordava le parole di Bulma in un momento in mezzo alla confusione ma con l’udito saiyan l’aveva sentita dire a Chichi “quando Vegeta è morto l’ho sentito, anche senza saperlo… ho avvertito una fitta al petto”… non voleva che la sua migliore amica soffrisse! 
-Goku… -
-Sì. –
-Ho bisogno che tu lo dica a Vegeta. – ma non ci fu risposta. – Goku… forse è difficile, ma è ciò che deve essere fatto. Inoltre… non capisco perché stai reagendo così. Passerai l’eternità con il tuo corpo attuale nel paradiso dei guerrieri, quando Vegeta avrà finito si unirà a te! Questo può essere positivo. –
-Non per lui. – sussurrò.
-Quello che vuoi, ragazzo, ma devi riferire. Le ventiquattro ore sono scadute da un pezzo, perché sei tornato in vita, ma dovrete tornare il prima possibile. –
-Re Kaioh… io… -
-Cosa Goku? –
-Non posso. Io-… -
-Ragazzo, non fare il bambino. – lo rimproverò ancora.
-Posso propormi al posto di Vegeta? –
-Mh? Che storia è questa? – poteva avvertire il mal di testa di Re Kaioh anche a quella distanza.
-Posso dare la mia vita, per permettere a Vegeta di continuare a vivere? Scambiarci di posto! –
-Un patto? – urlò il Re della Galassia del Nord. - Ragazzo, sai che potresti finire all’inferno? –
-Quindi è possibile! – rispose felice, ritrovando la speranza. 
Re Kaioh si schiarì la gola: - Non viene fatto spesso, in pochi chiedono una cosa simile, soprattutto se c’è la possibilità di non finire in paradiso. –
-Re Enma accetterà? –
-Dovrai chiederlo a lui, ragazzo. Ma questo fa parte del regolamento e Re Enma lo rispetta sempre, per poter fare le cose per bene. – 
Goku si alzò e sorrise: - Grazie Re Kaioh! – 
-Sei davvero sicuro? – domandò con voce seria l’anziano.
-Sì, sicurissimo! –
-Non sarò io a farti cambiare idea, sarebbe inutile. –
Il moro ridacchiò e lo salutò, ringraziandolo per la grande notizia! Si sentiva rinato, ancora meglio di quando era davvero tornato in vita: adesso niente poteva andare storto!
 
 
 
 
 
 
Prossimo aggiornamento: 3/01/2022
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I'm not your enemy - part. II ***


Note. 
Cantando diverse sigle anime sto postando questo secondo capitolo. 
Quello che accade in questo capitolo è l’idea principale che mi ha spinto a scrivere il tutto- che poi non è fuggito ma proprio volato via di mano a velocità curvatura!
E ne sono felice.
Grazie infinite Eevaa per avermi fatto notare la mia meravigliosa svista nel capitolo precedente, così ho potuto correggerla subito <3. Erroneamente avevo scritto il mese sbagliato per l’aggiornamento. Questo perché ogni tanto so che giorno è domani ma non so che giorno è oggi. La mente è un posto stupendo, vero?
 
goodvibes 
 
 
 
 
 
What a Prince deserves
 
Capitolo 2
 
I’m not your enemy – part. II
 
 
 
 
Aveva già fatto i preparativi, anche se non c’era molto da fare. Mancava solo la parte più difficile: salutare ancora i suoi amici, la sua famiglia. La festa a casa di Bulma sarebbe stata l’occasione perfetta, la donna si era organizzata in grande come sempre e il giorno dopo erano tutti nel suo grande giardino.
Trunks e Goten lo avevano braccato, raccontandogli che il giorno prima si erano allenati e avevano anche fatto la fusione Metamor, e che volevano combattere contro di lui per fargli vedere i loro miglioramenti. Chichi non era molto contenta, soprattutto perché lo aveva riempito di confezioni varie di cibo che aveva preparato per non presentarsi a mani vuote. Mister Satan e Buu erano arrivati con altrettante leccornie- soprattutto dolci, la passione di Buu. 
La presenza di Yamcha con Pual e Tensing con al seguito Rif gli riportava alla mente tanti ricordi e l’atmosfera era sempre leggera grazie alle battute del Genio e Oolong che non mancavano mai di portare il buonumore- anche se ancora non capiva gran parte dei loro giochi di parole. E la paziente grande tartaruga.
Il cibo era abbondante e la serata fresca e tranquilla, ma Goku sentiva sottopelle quella scossa elettrica che aveva preso a farsi mano a mano più presente da quando si era svegliato il giorno prima. Più intensa al solo pensiero di rivedere Vegeta. Era normale, erano gli unici due saiyan puri rimasti, e ancora di più… la presenza di Vegeta, la sua potenza e carattere lo accendevano in tutti i modi migliori, dandogli quasi ogni scopo, anche se non li aveva ancora compresi tutti, ma andava bene così, le sensazioni che provava erano belle e non facevano male, quindi non potevano essere sbagliate.
Si stava solo godendo il cibo e la compagnia, con Chichi al suo fianco che gli riempiva in continuazione i piatti- come se volesse fargli recuperare sette anni senza del vero cibo. Alla settima porzione di carne, le diede un bacio sulla guancia sporcandole la pelle di salsa e lei fece solo finta di arrabbiarsi. Quasi si era dimenticato di quello che doveva fare, sapeva che non era una notizia brutta, ma era anche consapevole che Chichi non ne sarebbe stata contenta. Inoltre voleva prima parlare in privato con una persona, l’unica di cui si fidava per le cose più importanti e che avrebbe saputo tacere.
Cercò di chiamare telepaticamente Piccolo, che era seduto vicino Videl e Gohan ascoltando attentamente un racconto della ragazza. Gli disse solo di vedersi da soli, capì che l’amico lo aveva sentito perché si girò a guardarlo. Questo bastava.
Buu stava facendo un piccolo sonnellino dopo aver mangiato tanto quanto i saiyan presenti, con grande gioia della mamma di Bulma, e anche il micino del Dottor Brief aveva deciso che era il momento di un riposino e scelse il grande e morbido stomaco della creatura rosa. 
Era il momento per mettersi da parte senza farsi vedere, così si alzò con calma e sorrise a Goten e Trunks con le pance piene che combattevano contro il sonno. Ma non fece molti passi, Crilin lo fermò, con in braccio la piccola Maron che sonnecchiava felice sul petto.
-Crilin! –
L’amico di vecchia data gli sorrise felice: - Volevo salutarti. –
-Eh? Andate già via? –
-Sì, purtroppo sì, mettiamo a letto Maron. –
Goku non capiva il senso, ma se faceva felice Crilin andava bene… quindi significava che doveva salutarlo adesso, come diceva Crilin, ma in modo totalmente diverso da quello che intendeva l’altro.
-Va bene. Buonanotte allora, ci rivediamo presto. –
Crilin lo guardò perplesso: - Certo che ci vediamo, non sei più morto! –
Goku ridacchiò piano portandosi la mano dietro la testa: - Ora no. –
Crilin stava per parlare, quando Diciotto arrivò facendo un cenno al marito e poi girandosi verso Goku: - Buonanotte, Goku. –
-Buonanotte, Diciotto. – lei l’osservò più a lungo di Crilin e più profondamente e Goku cercò con tutto se stesso di non mostrare niente. Azzerò totalmente ogni linea di pensiero, nel timore che la donna potesse leggergli nella mente. Agitò la mano verso i due sussurrando anche la buonanotte alla bambina che già era nel mondo dei sogni, poi decise che era il caso di muoversi, girandosi non vide però più Piccolo. Camminò verso gli alberi, seguendo le indicazioni del namecciano che si era messo dietro uno di quelli.
-Eccomi, - salutò - devo dire di essere un po’ curioso della tua chiamata. –
Goku ridacchiò. Piccolo ha continuato:
-Se era così importante non era meglio comunicare telepaticamente? –
-Forse. – scrollò le spalle. – Ma volevo dirtelo di persona. –
-Molto bene. – annuì il Namecciano. – Parla. –
-Ho scelto di tornare nell’aldilà. – dichiarò senza giri di parole.
-Sei appena tornato, non dirmi che ti manca essere morto. – lo schernì sperando che scherzasse come suo solito.
-No, è stato un gesto egoista il mio. Ricordi cosa ho detto dopo che sono morto alla fine dello scontro contro Cell? –
-Sì, Bulma ti aveva detto che forse era colpa tua il motivo per cui la terra veniva costantemente attaccata. –
-Sono tornato per il Torneo di Arti Marziali. –
-Sì, e quindi? –
Goku non rispose, e dopo pochi istanti Piccolo sbarrò gli occhi: - Cosa? Non vorrai dirmi che pensi sul serio che- -
-Non importa, il mio posto attualmente è l’aldilà. –
-E tua moglie, i tuoi figli? –
-Sono già morto. –
-Hai idea di quello che hanno passato? –
-Sì, so cosa si prova, ecco perché devo tornare il prima possibile nel paradiso dei guerrieri. –
-E che mi dici del piccolo Goten? –
-È vero, è piccolo. Non so se tornerò, in caso… forse mi dimenticherà. Se questo lo aiuterà a non soffrire. – buttò un occhio verso il secondogenito che era stato spostato da Chichi su una sdraia assieme a Trunks e dormivano vicini.
-Goku… giuro che ogni tanto mi fai venire voglia di menarti. Non capisco se è una mistica saggezza o idiozia la tua. –
Il giovane saiyan ridacchiò appena, poi si fece serio ma i suoi occhi erano tranquilli e determinati: - Ho preso la mia decisione. Finirò di scontare ciò che devo nell’aldilà, come è giusto che sia. –
Piccolo sollevò un sopracciglio. 
-Molto bene, se è la tua scelta, la rispetto. Mi occuperò degli allenamenti di Goten. Perché… sai sì, che Gohan non vuole più- -
-Va bene così, lo so Piccolo. Grazie per esserci. –
Piccolo distolse lo sguardo, non riuscendo a reggere quello di Goku, che poteva quasi vederlo arrossire. Sorrise. Piccolo c’era sempre stato per la propria famiglia, molto più di lui. Era felice che Gohan avesse una figura come quella del namecciano come riferimento. 
-Però dovrai dirlo tu a tua moglie. –
Goku si grattò la testa: - Sì, penso di non potermi salvare da questo. –
-No, non puoi. – ma il tono scherzoso dell’uomo scemò subito, facendosi molto serio: - Ascolta… non sono affari miei ma… ho un presentimento, spero che non sia vero. –
-In genere lo sono, quale? –
-Hai detto che finirai di scontare ciò che devi nell’aldilà. Ma tu non hai nulla da scontare. Eri nel paradiso dei guerrieri, o sbaglio? Gli unici che hanno qualcosa da scontare è per la purificazione dell’anima. Non è il tuo caso. –
Goku rimane ancora in silenzio, aspettando che continuasse.
-Vegeta è tornato per concessione di Re Enma. Ha fatto un’eccezione, perché Vegeta ha dimostrato il suo cuore puro. Ma è rimasto un posto scoperto, dico bene? –
-E in genere i tuoi presentimenti sono corretti. – annuì Goku.
Piccolo strinse i pugni: - Quindi… vuoi prendere il suo posto. –
-Corretto, amico. –
-Ma tu non puoi andare negli inferi- cosa- -
-Resterò nell’aldilà per il tempo che doveva restarci Vegeta. –
-Ma Goku, potrebbe essere per sempre! O peggio… potrebbero riservarti lo stesso trattamento che spettava a lui. –
-Non lo so. Può essere. – e questa volta cercò l’altro saiyan, che era in disparte come sempre, cercando di ignorare tutto e tutti.
-Ecco che torna quella voglia di menarti… perché? –
-È giusto così. Vegeta merita di stare con la sua famiglia e i suoi amici. -
-Non ti capirò mai. – incrociò le braccia: - Quando partirai? –
-Questa sera. –
-Fammi sapere quando hai intenzione di avvisare tutti, non voglio perdermi la faccia di Vegeta quando lo saprà. –
-Ah, no, nessuno dovrà sapere il motivo. Non occorre. – 
Dopo un minuto di silenzio, Piccolo sembrò prendere una decisione di cui si sarebbe sicuramente pentito: - Prenderò queste parole come le tue ultime volontà. –
-Ti ringrazio. Sei un grande amico. –
Sapeva che Piccolo mal gestiva queste dimostrazioni di affetto ma alcune volte non riusciva a farne a meno. Era solo grato di averlo come amico.
Borbottando qualcosa, il namecciano tornò alla festa che adesso era più silenziosa senza il karaoke di Crilin. Genio era un po’ brillo e Oolong cercava di tenerlo a bada per non svegliare i bambini- anche se quei due non si sarebbero svegliati facilmente- Genio voleva ballare e cercava di convincere Tensing a concedergli un valzer e il ragazzo, timido come era, tentava con il viso rosso dall’imbarazzo di rifiutare, finché Yamcha non è intervenuto, prendendo Genio per una mano e trascinandolo in pista da ballo! 
Guardò Bulma, che stava parlando con Chichi, sedute su una sdraio vicino i bambini, sorseggiando qualcosa. La sua migliore amica gli fece l’occhiolino indicando un punto nel prato. 
Goku poteva percepire quel ki ovunque, sulla Terra e non solo, ma apprezzava il pensiero di Bulma nel cercare silenziosamente di dirgli dove si trovasse il marito solitario. Forse Vegeta poteva concedergli un combattimento? Il Principe era a una colonna distante a guardare lontano… lo stava aspettando? Anche lui aveva percepito quella sensazione di vuoto, svegliandosi senza alcun rivale contro cui combattere? La Terra era in pace, il loro spirito guerriero no. Solo Vegeta poteva capirlo, c’era un richiamo che correva veloce nelle proprie vene.
Sentì Gohan che si avvicinava a lui anche se non lo aveva visto o udito.
-Figliolo. – lo salutò con un sorriso felice.
-Papà, ascolta, io parto prima. Bu si è addormentato e non riusciamo a svegliarlo, aiuto Videl a portarlo a casa sua e poi torno a casa. –
-Va bene, Gohan. – 
Forse avrebbe dovuto dare l’annuncio a inizio serata. O forse non dire niente, non era tipo da cose formali e in grande stile, non avrebbe senso. Avrebbe lasciato che accadesse naturalmente, come sempre. Era quasi un sollievo. 
-Avvisa la mamma. –
Gohan lo guardò un po’ troppo attentamente, non tanto quanto Diciotto, ma il suo ragazzo era sempre stato molto più intelligente di lui. Lo lasciò fare, finché il mezzo saiyan si mosse sui piedi.
-Papà… senti… tu vuoi ancora combattere? –
Tutto si aspettava, ma questo no: - Sì, certo. –
-Perché non ci sono nemici, non vedo motivo per… continuare. Siamo un pace. Non c’è bisogno di allenarsi! Invece ieri mattina ancora prima di colazione non vedevi l’ora di andare fuori per farlo! – si grattò la testa, in un pallido specchio del padre in quel gesto.
-Per me è… normale. – doveva ancora spiegare questa spinta? – Esattamente come è normale per te l’opposto. -
-Non è proprio così… - ammise, timidamente. – Ho sentito alcune volte anche io, quella sensazione, quell’elettricità non dovuta alla trasformazione, che mi spinge a cercare la lotta. Più debole della tua forse, ma c’era. – finì in un sussurro.
-E tu non vuoi ascoltarla. – concluse per lui, osservando quanto la cosa lo mettesse a disagio.
-So che non condividi la mia scelta, ma ti chiedo di rispettarla! – lo disse con un tono di colpa e Goku non poteva permetterlo, così sorrise al figlio:
-Forse posso non condividere la tua scelta, dopotutto mi è difficile immaginare una vita senza combattimenti. Ma l’ho sempre rispettata. – mise una mano sulla sua spalla. – Devi fare ciò che meglio credi giusto, figliolo. Fai ciò che ti rende felice. Io sarò sempre fiero di te. – 
Gohan si sentì sciogliere dentro.
-Grazie, papà. –
-Non ringraziarmi, sei sempre stato il mio orgoglio. – il sorriso si fece di scuse, restando onesto: - Ti chiedo solo di smetterla di incolparti. –
-Cosa? –
-Quando si presenta un nuovo nemico, non cercare di affrontarlo se non te la senti. Smettendo di allenarti è normale che tu non sia preparato per un combattimento, so che vorresti aiutare, ma rischi solo di farti male e con il vedere i tuoi amici ferirsi nel tentativo di proteggerti. –
Gohan rimase un po’ spiazzato, arrossì a quelle parole così sincere del padre, perché era vero. Nonostante il suo desiderio di combattere, dovuto al sangue saiyan che scorreva nelle vene, non gli era mai piaciuto… la vera battaglia era stata tra il suo sangue e il cuore. L’infanzia trascinato in mezzo a guerre troppo grandi per lui. Più volte gli era stato detto che era il guerriero con il potenziale maggiore, più alto di Vegeta e di suo padre e quest’ultimo era sembrato così… poco sorpreso, come se ogni cosa che fosse o facesse per Goku fosse solo una vittoria. Anche Vegeta sembrava non avere più problemi da tempo con questo, anzi forse era deluso per il potenziale sprecato- ma d’altronde l’obbiettivo di Vegeta era sempre stato quello di combattere e vincere su Goku, gli altri sembravano cessare di esistere. Anche dopo che la sete di sangue e vendetta si era spenta in lui, Vegeta continuava a guardare solo Goku.
Gohan scosse la testa: - Ci proverò papà. Ma non ho niente da temere, ci sarai tu a proteggere la Terra. –
Goku sorrise ancora: - Ho sempre trovato buffo questo. –
-Mh? –
-Non sono mai presente, eppure per voi compaio proprio quando c’è qualcuno da combattere. Il che è vero ma insomma… capisci cosa intendo dire? –
Il giovane sospirò. Anche suo padre era una contraddizione vivente e aveva l’impressione che Goku sapesse del dilemma che lo tormentava da una vita, eppure non lo aveva mai spinto da una parte o dall’altra. Poteva ricambiare il gesto oppure… fare qualcosa di più?
-Ascolta papà… so che non pensi mai di essere un salvatore. Ma l’hai fatto: hai salvato la Terra più di una volta. Non vuoi neanche un grazie per questo. E forse non sei sempre stato presente fisicamente, ma nel mio cuore sì. Anche quando eri morto, so che non ci avevi abbandonati, lo hai fatto per salvarci. –
Goku si grattò la testa: - In effetti ci sono stati anni di pace quel tempo. Forse Bulma non aveva così torto… - sperando che il figlio non continuasse l’argomento. 
Sembravano anche pensare che lui fosse un salvatore, un eroe… non lo era. Anche Vegeta aveva salvato la Terra ma nessuno aveva mai pensato che lo avesse fatto perché voleva. Erano saiyan, volevano solo combattere. 
Osservò Gohan tornare da Videl con un agitato Mister Satan che cercava ancora di svegliare Bu. Ridacchiò, quella grossa creatura rosa era uno spasso. Un battito in sottofondo ottenne la sua attenzione, non proveniva dall’esterno, era più… ma non era il proprio cuore… solo un richiamo, in una sola direzione.
Arrivato vicino a Vegeta, che appariva immerso nel cielo stellato, non aveva alcun dubbio che il più grande avesse sentito la conversazione con il figlio maggiore.
-Quanto potenziale sprecato! – sputò il Principe, come se fosse quello il saluto.
Goku ridacchiò: - La scelta è sua, Vegeta! Se non vuole combattere ma studiare non è giusto obbligarlo. -
-Siamo una razza di spietati guerrieri. – rispose con un ringhio l’altro.
Goku si prese un istante per pensare alla frase: - Che vengono chiamati salvatori. –
-Tsk. Gli umani non sanno distinguere un eroe da un assassino. –
-Potresti aiutarli a capire, se vuoi. –
-Che cosa dovrebbe interessarmi di quello che pensano le creature di questo pianeta? –
Goku alzò le mani in un buffo gesto di resa, ridacchiando, guadagnandosi un’occhiataccia.
-Era solo un’idea… io torno dagli altri. –
-Ehy, dove pensi di andare? – oh, Vegeta. – Pensi che mi sia dimenticato dello scherzetto che mi hai fatto? –
-Di cosa parli? –
Una grossa vena prese a pulsare sull’ampia fronte di Vegeta: - Mi hai tenuto nascosto il tuo reale potere! Non me lo sono dimenticato! –
-Ancora quella storia? –
-Tu non capisci… mi hai umiliato! Ancora! Non so se lo fai di proposito o meno, a umiliarmi e fare finta come se non ne fossi consapevole. –
-Io non ne sono consapevole. Mi dispiace… ti ho già spiegato perché non ho usato il super saiyan di terzo livello! –
-Ancora. Umiliato! – il tono di Vegeta era oltraggiato e feroce.
-È una trasformazione che ancora non padroneggio e che consuma troppa energia, davvero ne vale la pena? Quando ci arriverai tu riuscirai a perfezionarla. –
Vegeta incrociò le braccia: - Quello poteva essere il nostro ultimo combattimento, non te ne sarebbe fregato niente? –
Il cuore di Goku perse un battito. – Cosa… Vegeta… -
-Lascia stare, sei solo un idiota. –
-Siamo entrambi qui, siamo entrambi vivi: combattiamo, adesso. –
Il Principe ringhio: - Non voglio la tua pietà, terza classe. –
-E se fosse l’ultima volta? –
-Smettila con queste scenate, ho detto che mi fai schifo, tu e la tua compassione. Non la voglio! – 
-Vegeta… - provò ad allungare una mano per toccargli il braccio ma il Principe lo scansò.
-Non mi toccare. Mi fai schifo. La tua mancanza di rispetto è imbarazzante, Kakarot. –
Goku abbassò il braccio e guardò il profilo del Principe, qualunque cosa avesse provato non sarebbe stato ascoltato. Era un peccato sprecare così l’ultimo momento insieme. Ma sorrise:
-Spero che non cambierai mai, Vegeta. –
-Cosa? –
-Vado dagli altri. – e si allontanò prima che l’altro gli piazzasse un pugno in faccia. Anche se avrebbe comunque apprezzato, sarebbe stato meglio dell’indifferenza… Vegeta non lo ignorava, ma temeva che presto lo avrebbe fatto, che fosse il passo successivo.
Osservò l’ambiente; casa Brief era grande, i genitori di Bulma lo avevano accolto come un figlio e la scienziata brillante era la sua migliora amica, sua sorella maggiore. Prima ancora di tutti gli altri, c’era lei, era merito suo di tante missioni risolte e se aveva raggiunto quel livello di potenza era anche grazie a lei che lo aveva coinvolto nella ricerca delle sfere del drago. E da quel momento, anche se ogni tanto si erano persi di vista, si era iniziato a formare un legame che Goku custodiva con affetto e totale fiducia. 
I ragazzi erano andati via, erano rimasti i padroni di casa con Chichi e Goten- ancora addormentato. 
Bulma si avvicinò a lui: - Non hai i vestiti strappati e non sanguini… tu e Vegeta avete litigato? –
Goku ridacchiò, portandosi una mano dietro la nuca in un gesto istintivo.
-No, lui è il solito Vegeta. –
-Il solito testardo, vorrai dire! – sbuffò la donna. – Quando mette il muso ci vogliono giorni perché capisca che ha fatto tanto rumore per nulla! –
-Per lui è importante, quindi va bene. –
Poco lontano c’erano Trunks e Goten che si erano svegliati e sembravano pieni di quell’energia tipica dei bambini. Chichi si era alzata, sistemarsi la gonna e prendendo un bel respiro e Goku, data la propria esperienza, sapeva che stava per iniziare una bella ramanzina per i due piccoli.
-Sei troppo buono, Goku. – Sentì Bulma.
-Um? Scusa Bulma, vado da Chichi, sicuramente vorrà andare a casa. –
Bulma rimase un momento spiazzata dalla frase, ma annuì: - Come vuoi. –
Il saiyan sorrise e andò a salvare Trunks e Goten, richiamando l’attenzione della moglie!
-Ehy, Chichi! –
-Eh? – la mora appariva sorpresa di vederlo.
-Che c’è tesoro? –
Chichi lo squadrò, trovandolo intatto e pulito e poi sorrise felice: - Niente! Ma prima che ti venga qualche idea saiyan, prendiamo Goten e andiamo a casa! –
-Mamma, posso dormire qui da Trunks? – intervenne il piccolo Son.
-No, non se ne parla, e poi non hai neanche chiesto il permesso a Bulma! – rispose con tono fermo la madre.
Goten la guardò e poi con occhi grandi e innocenti si rivolse alla donna con i capelli turchesi.
-Bulma, posso rimanere a dormire qui, per favore? –
Anche Trunks si unì alle suppliche: - Ti prego mamma! Andiamo subito in camera mia! Ti prego! –
Goku stava per parlare, ovviamente dando man forte ai ragazzini, quando Bulma ridacchiò: - Oh Goten, sei proprio come tuo padre! – gli carezzò la folta chioma in un gesto che non riuscì a fermare, - Dai Chichi, perché no? Domani pomeriggio tornerà, giusto Goten? – fece l’occhiolino al bimbo che annuì felice e prendendo a ridere e saltellare con Trunks!
-Papà, papà! – Goten volò verso il padre: - Resto a dormire qui! –
-Ho sentito, figliolo! – sorrise, - Comportati bene. – lo ammonì poco seriamente, sentendo Chichi sospirare, disperata per la sua mancanza di serietà in troppe occasioni quando si trattava dei figli.
-Sì, certo papà! – rise forte Goten, mentre Trunks gli dava un pollice in su.
-Chichi, visto che Goten resta qui, volete fermarvi anche voi? –
Restare lì… vicino a Vegeta.
Chichi gli mise una mano sul braccio: - No grazie, Bulma, ti sei già presa troppo disturbo! – sorrise, facendo un cenno con la testa per far desistere l’altra: - La prossima cena sarà da noi! –
-Va bene, se volete restare ancora un po’ però… - la scienziata lanciò una mezza occhiata a Goku senza farsi vedere dall’amica, ma il saiyan la vide: - Sono certa che i nostri mariti non vedono l’ora di darsele di santa ragione! E mentre hanno il loro pigiama party, noi ne faremo uno tutto nostro. –
L’idea a Goku non dispiaceva affatto. Sorrise. Non ricordava bene cosa fosse un pigiama party, ma con Vegeta sarebbe stato divertente.
-Oh cielo! – sbuffò in modo esagerato Chichi. – Per una volta che Goku mi può tornare a casa tutto intero? No, si azzufferà con Vegeta un altro giorno. – incastrò un braccio sotto quello del marito e intrecciò le loro dita: - Finalmente Goku è tornato! Vorrei che passassimo del tempo insieme come una famiglia normale. –
Bulma si morse la lingua: non poteva dire niente contro una dichiarazione così disarmante, anzi… forse sì, Goku la conosceva per non avere peli sulla lingua, l’estrema sincerità era una delle cose che più apprezzava nella donna. 
-Certo Chichi, - disse quindi Bulma. – Ma adesso è qui, non te lo porteranno di nuovo via! –
-Devono solo provarci! – si strinse a quel braccio. – Il mio Goku! – sospirò felice e si voltò per guardarlo con occhi caldi e tranquilli, di chi aveva pazientato tanto e non aveva mai smesso di sperare. 
Goku sentiva il braccio bollente. Chichi poteva aver abbandonato le arti marziali, ma la tecnica e la forza non le mancavano- dopotutto aveva allenato Goten, qualcosa che aveva reso Goku immensamente felice, e la sua tenacia e forza fisica erano tra le cose che più apprezzava in lei. Era sempre stata il suo punto fermo in quella vita pazza che aveva vissuto. Ma adesso… non poteva illuderla, non aveva mai voluto, era giusto che prestasse fede alla propria parola. Aveva sentito da Yamcha e il Genio che visto che era morto allora non erano più sposati- una follia, perché come poteva non essere il marito di Chichi? Se la situazione fosse stata diversa, avrebbe chiesto a Chichi di sposarsi di nuovo, tuttavia non poteva, sarebbe stato crudele… quasi quanto quello che stava per fare. Forse era meglio parlarne adesso, evitare di prolungare il momento in cui avrebbe dovuto dire ciò che sarebbe accaduto.
-Chichi… - forse doveva levare il braccio? Ma non poteva, si sarebbe allontanato di nuovo, non poteva scansarsi da lei adesso.
-Sì, tesoro? – ma il tono allegro della donna si spezzò, leggendogli in volto parole di cui non conosceva le lettere ma che le avrebbero fatto male. 
-Non posso tornare a casa con te. –
-Puoi combattere con Vegeta o chi ti pare ma non adesso o presto. Adesso è tempo che ti dedichi ad altro! – puntò i piedi lei, con la forza di chi aveva affrontato questo argomento per anni e che non accennava a mollare la presa.
E Goku, da sempre una persona schietta e onesta, non poteva avere giri di parole per quello che gli stava per uscire dalla bocca: - No, non del combattere… non tornerò con te a casa nostra. Devo tornare nell’aldilà. –
-Cosa? – Urlò Chichi, attirando l’attenzione anche dei bambini che stavano giocando poco distanti. – Come sarebbe a dire che devi… ma tu sei vivo, non hai l’aureola! E avevi detto che era finita, che eri tornato! -
-Lo so, ma è meglio che vada. Per il bene della Terra, era la ragione per cui ho chiesto di non farmi resuscitare sette anni fa. –
Bulma si portò una mano davanti la bocca, ma continuò a ascoltare.
-Ed io, Goku? Gohan! Goten! Perché, perché? – Chichi aveva reagito come si aspettava: con vitalità ed energia, non poteva fare niente di meno! Iniziando a riempirlo di pugni al petto mentre lui, come sempre, incassava prendendo ogni colpo pieno di dolore e rabbia. Ancora.
-Mi dispiace Chichi, non volevo ferirti. –
-Sì. Ti dispiace. Ti dispiace sempre. Oh, Goku… non andare. – sussurrò lei, con labbra tremanti: - Non di nuovo, questa volta sarebbe per sempre, ancora… io non- -
Le diede un bacio sulla fronte: - Va tutto bene, tesoro. Andrà tutto bene. –
Goten si era nascosto e Trunks lo aveva spinto verso il padre, il bimbo aveva preso a pigolare e stringersi alla gamba, chiedendogli di non andare via. Goku ripensò a quando lo aveva visto quel giorno al Torneo e dopo un momento di timidezza gli era corso incontro. Si abbassò alla sua altezza, sussurrandogli piano parole dolci mentre il bimbo ne approfittò per abbracciarlo forte con braccia e gambe al petto.
Bulma tratteneva le lacrime a stento alla scena, non voleva piangere. Non voleva separarsi ancora dal suo amico. Vedere Chichi lì a metà tra la tristezza e la furia la spinse per prima cosa verso di lei, invitandola a sedersi su una sedia e dandole una stretta alla spalla. Le versò un bicchiere di acqua fresca in caso di sete e accertandosi che stesse ancora metabolizzando, ferma sulla sedia, si diresse verso Goku, che stava convincendo Goten a scendere: ma non prima di avergli carezzato la folta chioma scura e strofinato le guance insieme. Una delle pochissime volte in cui Goku si sentì emettere delle lievi fusa, come le aveva chiamate Chichi. Questo sembrò tranquillizzare in parte Goten. Il piccolo aveva il viso rigato dalle lacrime e vedeva Trunks in un leggero stato confusionario, come se non sapesse cosa fare per aiutare il suo migliore amico e forse shockato dalla notizia del saiyan più grande.
Trunks prese Goten per mano e lo allontanò- Bulma era così fiera di suo figlio, un po’ meno di suo marito. Goku le sorrise, capendo la linea dei suoi pensieri.
-Non avrei mai pensato che sarebbe giunto questo momento… - Iniziò lei.
Il moro ridacchio: - Suvvia Bulma, non essere triste, io sono già morto. –
-Sì ma… non mi riferisco a questo. Ho sempre immaginato che la tua morte sarebbe stata durante un combattimento, non… non tutta questa scena così tranquilla e triste. –
-Bulma… -
-Fa male, Goku. Fa male. –
Aveva un mi dispiace sulla punta della lingua, ma immaginava che la risposta della ragazza sarebbe stato un pugno. Uno dei tanti motivi per cui le voleva bene. 
-Sarò sempre con voi. – cercò di rassicurarla. – E tramite Re Kaioh potremmo sentirci anche! -
Bulma prese un bel respiro e sembrò scuotersi.
-Vegeta? – urlò, chiamando l’altro saiyan, guardandosi attorno: - Dove sta quel testone? Ah, adesso lo vado a cercare e lo trascino qui per i capelli! –
-No Bulma no, ci siamo già salutati! –
-Davvero? –
-Sì. -
-E non ha avuto niente da dire? –
Goku aprì la bocca e ridacchiò: - Sai com’è fatto! Ha un modo tutto suo! –
-Quel testone! – borbottò, cambiando subito tono, tornando pratica e gentile: - Adesso come funziona? –
-Mh? Oh, devo chiedere a Baba se mi da un passaggio. – 
-Penso che non le capiti tutti i giorni di scortare vivi nell’Altromondo. –
-Forse no. – ridacchiò.
Chichi si era alzata e camminava con la schiena dritta a passo di marcia verso loro due. Goku non sapeva cosa provava Bulma, ma lui aveva un po’ paura.
-Vedi di tornare un giorno! Mi hai sentito, Goku? – gli puntò un dito sul petto, spingendo come per rendere chiaro il punto.
Il saiyan voleva dirle che non era sicuro, ma in cuor suo sapere che si sarebbero rivisti, anche se anima e corpo sarebbero nell’aldilà, sarebbe sempre stato al fianco della sua famiglia. 
Annuì con un sorriso e quel dito divenne una mano posata delicatamente: - Quando? –
-Meglio farlo il prima possibile. –
-Gohan e gli altri? –
-Ah. – si mise una mano dietro la nuca: - Volevo dirlo a tutti questa sera, ma non è un grande annuncio pubblico, sai? –
-Non volevi tutta l’attenzione. – 
-Già, non è niente di nuovo dopotutto. –
Chichi sospirò e lo abbracciò, la lasciò fare, ricambiandola. Voleva fare anche con lei la stessa cosa che aveva aiutato Goten, ma sapeva che non sarebbe stata utile per Chichi. 
Bulma propose di nuovo all’amica di restare mentre Goku si offriva di accompagnarla a casa, lei per qualche motivo accettò l’offerta di restare. E con la sua famiglia insieme e al sicuro, Goku diede un’ultima occhiata a casa Brief, permettendosi l’ultima volta di percepire il ki di Vegeta, lontano, prima di partire ancora una volta.
 
 
 
Baba era stata quasi infastidita di trovarselo davanti, non capendo cosa volesse neanche dopo che glielo aveva detto, convinta di aver sentito male. 
-Cosa ti fa pensare che io voglia farlo? –
-Allora puoi! – trillò felice Goku.
-Certo che posso, Goku, ma devi capire che non sono un taxi. – sbuffò da sopra la sua palla di vetro. – Quello che non capisco è perché lo fai. –
-Te l’ho detto, perché penso che sia giusto così. –
-E credi che Re Enma acconsentirà? –
-Re Kaioh mi ha detto che si chiama patto o qualcosa del genere. –
La vecchietta annuì: - il Patto di Scambio, sì. Ma non era mai successo per qualcuno nella tua situazione. Sei tornato in vita per grazia di Kaiohshin il Sommo. Pensi che sarà contento di sapere che hai sprecato così il suo dono? –
Goku ripensò al simpatico Kaiohshin il Sommo che dava la sua vita, perché lui potesse tornare sulla Terra. Non aveva pensato a questo… sicuramente si sarebbe sentito offeso.
-Devo parlare con lui… forse se gli spiego… può riprendersi questo dono, giusto? –
Baba scosse la testa: - No ragazzo, attualmente sei in vita e il Patto di Scambio può essere attuato se tu sei in vita, devi avere una vita da offrire, solo così puoi prendere il posto di Vegeta. –
Goku si grattò la testa. Non aveva preso in considerazione questa parte. Ed era l’unico modo che aveva avuto per tornare in vita visto che era morto da più di un anno- perché lui non aveva intenzione di tornare dall’aldilà, in primo luogo. Gli eventi hanno agito diversamente.
-Mh. – mugugnò Baba, - chiunque non perderebbe l’opportunità di essere vivo, e per te è l’ultima. Penso che ci sia il modo per sistemare la situazione con Kaiohshin il Sommo, Goku, ma devi avere ben chiaro questo: è stato un caso fortunato, non ce ne saranno altri, resterai morto! – lo guardò con attenzione: - Sei sicuro della tua scelta? –
-Sì. –
Rispose subito, non aveva bisogno di pensarci; aveva già deciso da tempo! 
Baba annuì: - Molto bene. Mi stupisci sempre, ragazzo. Sei sempre stato uno spirito vivace e amante della vita… è un po’ strano che chiedi di tornare nel mondo dei morti… - gli lanciò un’occhiataccia: - Non avrai preso l’aldilà come un posto di vacanza, mi auguro. – Goku fece di no con la testa, non capendo, - Mh… molto bene, possiamo andare. Ma bada bene ragazzo: io ti scorto, poi sarà compito tuo parlare con Re Enma e qualunque decisione prenderà dovrai rispettarla, senza fare i capricci. –
-Va bene! – acconsentì Goku, anche se Baba sembrava avere l’impressione che avrebbe insistito finché il grande giudice non avrebbe detto di sì. – Lo prometto! – si affrettò a continuare, ma la vecchietta non parve rassicurata. 
Gli addetti al controllo delle anime e queste ultime procedevano come sempre, Goku aveva sempre trovato l’ambiente organizzato e divertente. Quando arrivarono, Baba gli disse di stare fermo in un punto per poi sparire. Goku continuò a guardarsi attorno, salutando ogni tanto la gente che passava che lo osservava- forse era comico per loro vedere un vivo da quelle parti. 
Le anime erano tutte in fila, in attesa del giudizio- non c’era mai tregua. E immaginò l’anima di Vegeta in fila per un breve tempo, prima di essere spedito all’inferno. Ricordava che anni fa c’era finito anche lui, cadendo dal Serpentone mentre cercava di raggiungere per la prima volta il pianeta di Re Kaioh del Nord… lo ricordava con piacere, anche se non era certo di poter parlare, era stato lì per pochissimo tempo… nella mente una fontana grande con le acque macchiate di rosso. Era lì che finivano le anime prive di corpo per la dannazione, prima della purificazione. Chissà cosa aveva passato Vegeta lì, come si era sentito… solo? Perduto? Qualunque cosa: Vegeta non avrebbe più patito quelle sensazioni negative! Ancora non gli era chiaro come si erano svolte le cose e quali parametri erano stati usati, ma tutto questo stava per finire!
-Goku. – lo chiamò Baba, attirando la sua attenzione. – Seguimi. – 
Il saiyan notò subito che non stavano seguendo la fila: - Scusa nonna ma… non dovremmo aspettare il nostro turno? Non si salta la fila! –
L’anziana ridacchiò: - Stai tranquillo. Re Enma ti riceverà subito. –
Alcune anime iniziarono a lamentarsi e alcuni addetti non sapevano cosa stesse succedendo, alcuni ringhiarono come le anime, altri cercarono di mantenere l’ordine, Goku sorrise e chiese scusa, promettendo che avrebbe fatto subito!
Re Enma era come sempre nel suo bel completo elegante dietro la grande scrivania, pieno di scartoffie. 
-Re Enma! Salve! – lo salutò contento agitando un braccio.
L’Orco archiviò delle pratiche e si sporse per osservare il piccolo saiyan: - Goku, passi un po’ troppo tempo in questo ufficio! –
Il moro ridacchiò: - Scusa, non voglio rubarti tempo, sono qui per- -
-Sono la massima autorità nell’aldilà, so perché sei qui e francamente… le tue azioni confondono e creano sempre scompiglio, Goku. –
Baba rimase al suo fianco, aveva pensato che se ne sarebbe andata non appena fossero arrivati, ma rimase in silenzio, mentre Re Enma continuò.
-Quello che vuoi è tornare morto, dico bene? –
-Sì. –
-Per quanto sia lieto che ti trovi bene qui, Goku, devo dirlo, ciò che chiedi non è stato fatto da molti e molti anni, non è reversibile ed è definitivo. – prese una cartella spessa e piena di adesivi, etichette e segnalibri. – Questo è il tuo fascicolo, quello che mi chiedi comporta la cancellazione di tutto quanto, come se non fossi mai esistito. –
Goku allargò gli occhi, sorpreso: - Non lo sapevo. –
Il Re sospirò: - Immaginavo. – si rivolse a uno degli assistenti: - Portatemi il libro! – un piccolo orco con la cravatta e gli occhi rosa portò un libro grande e molto vecchio, Re Enma lo prese e vi soffiò sopra sollevando della polvere non indifferente, poi lo aprì con cura, sfogliando con calma le varie pagine finché non puntò il dito su una di loro: - L’Accordo di Scambio, ecco qua. Due anime possono essere scambiate, che una sia in paradiso, inferno o purgatorio, con quella che si trova in uno di questi luoghi. L’anima che ne prende il posto dovrà scontare qualunque pena che spetta all’altra. Una volta effettuato lo Scambio, il fascicolo del Sostituto verrà per essere riscritta per come si è comportata l’anima in questo regno, a discrezione del Giudice. -
Per Goku erano solo tanti giri di parole, ma Re Enma prendeva la cosa molto seriamente.
-Con questo Scambio… Vegeta sarà salvo? –
-Sì. –
-Ancora non capisco perché dovrebbe tornare, visto che è stato riportato in vita dalla sfere! Non è cattivo, è tornato in vita perché non lo è. – 
Sentì Baba borbottare ma doveva avere quella risposta.
-Goku, ragazzo ingenuo. Quella era una concessione che ho rilasciato personalmente. Ho conservato la sua anima perché sono vecchio e saggio, sapevo che doveva tornare per salvare la Terra e non solo. È stato riportato in vita da Shenron perché visto che aveva spirito e corpo intatti, lo ha riconosciuto come un buono. –
-Vegeta è un’anima buona. – insistette Goku. Baba accanto a lui si schiarì la voce per ricordargli che aveva promesso di non fare i capricci. 
Re Enma chiuse il libro vecchio e si poggiò sui gomiti, sporgendosi dal ripiano della scrivania: - Goku, sei sicuro di volerti mettere al posto di Vegeta nell’aldilà? – i suoi occhi erano grandi e pronti al Giudizio Supremo. 
-Sì, voglio mettermi al posto di Vegeta! –
-Perché? E ricorda ragazzo, devi essere sincero! – lo disse come se fosse una minaccia e che ci sarebbero state gravi conseguenze che non lo avesse fatto.
-Perché Vegeta merita di meglio, merita una seconda possibilità per dimostrare a se stesso che è buono, per accettarlo! Può farlo solo da vivo! Assieme alle persone che ama. E io… io penso che sulla Terra continueranno a essere in pace, finché resterò qui. La vedo come una situazione vittoriosa da ogni fronte! – 
Re Enma ponderò le sue parole, il tono e il respiro. Da dietro le grandi mani che aveva messo davanti al volto lo vedeva misurare attentamente ogni cosa. Gli assistenti che erano sulle spine per il silenzio.
-È tutta la verità? –
Goku ripensò a Vegeta, alla fusione… - Sì. –
-Molto bene… allora si può procedere con l’Accordo di Scambio! –
Alcuni orchi attorno sembravano sconcertati, come se avessero dato per scontato che la risposta sarebbe stata negativa. Baba era pensierosa. Goku era solo felice.
-Grazie Re Enma! Ti ringrazio! – aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro. 
Re Enma sbuffò divertito: - Mai visto uno tanto felice di morire e finire all’inferno! –
Il saiyan ridacchiò grattandosi la nuca.
Baba parlò in quel momento: - Dunque finirà negli inferi, Re Enma? – il grande orco la guardò con leggerezza.
-Beh, era dove si trovava Vegeta. –
Goku lo sapeva, lo immaginava, ma sentirlo dalla massima autorità dei morti era… un brutto colpo.
Il Re batté la grossa mano sul suo fascicolo: - Sì, seguendo le regole… sì. Tuttavia, stiamo parlando di un individuo fuori dagli schemi! Ragazzo, il tuo cuore è puro e trasparente come un diamante, raramente si trova un’anima così… anche volendo immergerti nelle acque dei dannati, queste ti sputerebbero fuori. –
-Posso provarci comunque. – si offrì. – Se mi butteranno fuori mi tufferò di nuovo! – rispose con determinazione.
Enma scoppiò a ridere mentre gli assistenti si erano bloccati un momento per guardarlo come se fosse impazzito.
-Oh Goku, non penso che ti vorrebbero, anche se sei un vero spasso! No, no… la tua anima è sufficiente per riscattare quella di Vegeta, puoi rimanere nel paradiso dei guerrieri. –
Sentì Baba tirare un sospiro di sollievo ma Goku batté le palpebre: - La mia anima? –
-Mh hm. –
-Quindi se basta allora Vegeta non era così cattivo come intendevi… - 
-No Goku, significa che la tua anima basta per darvi l’accesso al paradiso. – con un timbro del tutto diverso, siglò il suo fascicolo, prendendo altri fogli e unendoli insieme sotto il nome “Vegeta”. – Ecco fatto, hai pagato per la sua dannazione eterna. Tu non sei mai esistito e, come si dice da queste parte: adesso le vostre anime sono una. Pura formalità. -
L’unica cosa a cui Goku riusciva a pensare era che Vegeta non doveva assolutamente saperlo, o lo avrebbe menato con le sue mani regali.
 
 
 
 
 
 
Prossimo aggiornamento: 10/01/2022
(giusto per dire… prima avevo scritto “2023”…….. e niente, qui proiettata avanti. Un po’ troppo avanti!)
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Come with me – part. I ***


Note.
Ho notato che molte mie storie iniziano con “non era previsto” oppure “tutto era iniziato con una piccola storia”… dovrei fare qualcosa per sistemare questo? Probabilmente. Lo farò? No.
Passiamo a quanto segue: da qui parte la mia personale versione di Super, nata dal nulla, davvero. Alcune cose verranno seguite altre no, alcune cose avranno un senso, altre no.
Ho solo seguito il flusso e ne sono felice. 
 
goodvibes
 
 
 
 
 
 
What a Prince deserves
 
Capitolo 3
 
Come with me – part. I
 
 
 
 
Nell’Aldilà il tempo era strano. Avevi l’impressione che fosse passato un giorno e invece era un’ora, oppure pensavi di aver chiuso gli occhi per quindici minuti e invece li aprivi un anno dopo. Quella dimensione ospitava ogni anima, non seguiva lo scorrere del tempo terrestre. 
Secondo i calcoli di Re Kaioh era passato un anno. Un anno da quando era andato via. Un anno e non aveva contattato nessuno… semplicemente non ci aveva pensato. I momenti erano tornati esattamente come negli ultimi sette anni: non aveva bisogno davvero di dormire o mangiare, lo faceva per abitudine, ma alla fine le sue giornate passavano tra un allenamento e l’altro- aveva incontrato vecchi e nuovi combattenti, era bello confrontarsi con loro. Stava anche perfezionando il terzo livello del super saiyan- da morto riusciva a gestire meglio la grande quantità di energia che serviva.
E non gli bastava: sentiva che esisteva altro, oltre il terzo livello. Qualche vecchio maestro lo aveva ammonito dicendo di riconoscere i propri limiti, di capire quando era il caso di fermarsi… di non esagerare. Goku non capiva una sola parola di quello che dicevano. 
Ah, riconosceva di avere limiti ed era la parte divertente perché… cosa poteva motivarti di più nel superare te stesso se non la consapevolezza di avere qualcosa da superare? In questo caso: te stesso. Non era mai stato interessato a diventare più forte di qualcuno, più di una volta aveva sentito altri- vivi e non, dirgli che era l’essere più forte della Terra se non dell’universo… non era vero, non come intendevano loro.
Per quanto fosse emozionante per lui cercare e trovare avversari forti da combattere, non era interessato al sopraffare, dimostrando agli altri di essere di più… ciò che era essenziale era diventare più forte di ieri, oggi lui sarebbe stato la versione più potente di se stesso, così ogni giorno, morto o vivo non cambiava niente… avrebbe continuato a trovare i propri limiti per infrangerli. 
Sapere del Torneo delle Quattro Galassie era stata una piacevole distrazione, qualcosa di nuovo: avrebbe conosciuto altri potenti guerrieri provenienti da tutte le galassie, sicuramente ce n’erano tantissimi che non aveva ancora avuto l’opportunità di misurarsi.
Era stato così: Paikuhan si era rivelato essere un avversario incredibile, proveniente dalla Galassia dell’Ovest era un guerriero fiero e valoroso, introverso e taciturno… e si emozionava solo quando si trovava davanti un avversario di alto livello. 
Era stata la sfida che gli serviva per tornare a far correre quell’elettricità nelle vene. Non sarebbe stato male essere vivi solo per sentire il corpo dolorante per i colpi di Paikuhan. 
E qualcosa, nel suo nuovo amico, gli aveva ricordato un’altra persona. Di spirito diverso ma… dei dettagli hanno aiutato Goku a riportare alla memoria vecchi momenti: Vegeta. 
Vegeta non era cambiato minimamente dopo sette anni, ci vorrà ancora del tempo, considerando che era un saiyan. Aveva visto Chichi con qualche linea in più sul bel viso, quando era tornato il giorno del Torneo ed era… strano, pensare che il tempo per lui e sua moglie sarebbe sempre trascorso in modo diverso, anche se non fosse morto contro Cell, sarebbe invecchiato più lentamente di Chichi, di Crilin, di Bulma… di tutti. Gohan, Goten e Trunks no, essendo in parte saiyan la biologia li avrebbe graziati con una vita più lunga di quella media prevista per gli esseri umani.
E poi c’era Vegeta… sarebbero rimasti lui e il Principe.
In un’altra storia, non in questa. In questa versione, Vegeta era al fianco di Bulma e del figlio, continuando a vivere circondato dall’amore della sua famiglia. Avrebbe continuato ad allenarsi e a diventare sempre più forte… un po’ gli dispiaceva non essere presente per assistere a tutti quei progressi, ma quando Vegeta sarebbe arrivato in paradiso allora… allora… allora niente. Si sarebbero scontrati e Vegeta avrebbe trovato un pretesto per urlargli contro. Il problema era che non era sicuro che si poteva trattenere dallo stargli attorno, una volta che l’anima e il corpo di Vegeta fossero ascesi nel paradiso dei guerrieri. Con un po’ di fortuna non avrebbe ascoltato le parole di Re Enma o ancora… forse avrebbe dovuto, così lo avrebbe cercato e si sarebbero battuti! Perché per quanti guerrieri eccellenti avesse incontrato, niente era come Vegeta. Goku attribuiva quella leggera tensione insoddisfatta al fatto che fossero entrambi saiyan, e che senza Vegeta non ce ne sarebbero stati altri- nel paradiso non c’erano saiyan, aveva controllato bene. 
O almeno, pensava che dipendesse da questo finché non aveva conosciuto Paikuhan… era avvincente, sì, ma mancava la sensazione sotto la pelle di corrente elettrica che aveva ogni volta che aveva combattuto contro Vegeta.
Quindi… sì, si trattava di Vegeta. Ecco perché aveva cercato altri saiyan la seconda volta che era morto, e non poteva andare all’Inferno- a meno di qualche disastro… 
Non era la prima volta che era un estraneo, anche se era cresciuto come un terrestre e ignorava completamente il proprio sangue, non si era mai sentito tale. La Terra era casa sua. Poi era arrivato Raditz con il loro passato e Vegeta con il suo futuro- solo che all’epoca non poteva immaginare… sentiva solo che Vegeta non doveva morire e allora aveva scambiato quel desiderio per la possibilità di combattere ancora contro di lui, e in parte era vero, ma forse era qualcosa in più. 
Ma in tredici anni non ci aveva mai pensato, non lo riteneva importante: era così e basta. Cosa c’era da pensare? Vegeta era un saiyan che era venuto per ucciderlo e sterminare la razza umana per conto di Freezer, ma così non ha fatto. E da lì quel piccolo legame era cresciuto sempre di più. Goku non si era mai domandato niente perché era accaduto tutto nel modo più naturale e semplice possibile.
A Goku piaceva Vegeta, totalmente, avrebbero potuto essere fratelli… ma no, Vegeta non ha mai voluto. E anche consapevole del disprezzo che il Principe provava verso di lui, Goku continuava a pensare che Vegeta cercasse solo di autoconvincersi di essere cattivo. Voleva tornare a essere il guerriero spietato di un tempo? Come Vegeth aveva visto e sentito ciò che provava Vegeta, anche se forse solo un piccolo spiraglio di tutto quel mare in tempesta che lo avrebbero confuso e basta, e ancora… lui era cresciuto come un alieno tra i terrestri senza saperlo, Vegeta invece ne era pienamente consapevole. Catapultato in uno stile di vita totalmente estraneo non solo a quello che conosceva ma che sarebbe dovuto essere- entrambi i motivi avevano il nome di Freezer. 
Vegeta si animava solo quando c’era da combattere o quando qualcuno di più forte lo stava per uccidere quindi entrava in scena, dichiarando che se c’era qualcuno che stava per uccidere Son Goku era lui. O meglio… Kakarot… un nome che non aveva mai sentito, che non riconosceva, soprattutto per il primo impatto con la razza saiyan- Raditz, e Goku non voleva essere un individuo spietato e assestato di sangue. Cosa sarebbe successo se avesse conosciuto prima Vegeta?
Anche con il Principe che aveva sempre cercato di ucciderlo… Goku sapeva che in Vegeta c’era molto di più: aveva pregato Crillin di risparmiare la vita di Vegeta quel giorno. La migliore decisione di sempre. Anche se Vegeta non la pensava così… ma Goku sapeva che Vegeta era felice dei regali che la vita gli aveva donato sulla Terra, perché Vegeta meritava il meglio. Goku non poteva permettere che Vegeta venisse trascinato di nuovo nell’aldilà.
Ogni tanto pensava a quel fascicolo nell’ufficio di Re Enma: l’anima di Vegeta era stata sovrascritta sopra la propria. Uno degli assistenti del Grande Giudice gli aveva mostrato come apparivano adesso le loro anime: la luce dell’anima di Goku avvolgeva quella di Vegeta, cancellando ogni macchia da quest’ultima. Proteggendo la vita e la morte del saiyan più anziano. Cancellando la propria singolarità come creatura, per donarla a Vegeta. 
Un paio di volte Goku si era domandato se Vegeta potesse sentirlo. Ma immaginava che lo avrebbe scoperto un giorno, quando il Principe sarebbe arrivato volando veloce e dandogli un pugno in faccia.
Fermò gli esercizi di kata che stava eseguendo, rendendosi conto che stava diventando più un allenamento intensivo che non una meditazione in movimento. Così non poteva eseguire correttamente un kata. Optò per uno stretching per sciogliere i muscoli: l’assenza di vestiti era molto comoda e una volta che il suo gi arancione era stato fatto a pezzi in un combattimento aveva deciso di smettere di vestirsi, un completo e altri erano pronti per lui nella piccola casetta che gli era stata assegnata, ma non voleva, era bello tornare a sentire la terra e l’aria e la luca diretta sulla pelle. E a parte qualcuno che lo adocchiava male, non c’era stato nessuno che gli urlava di vestirsi.
Chiuse gli occhi e cercò di prendere un bel respiro, per pura abitudine, sentendo i rumori attorno a lui: tra tutti gli ambienti del paradiso, tra i suoi preferiti c’era la zona delle montagne, immersa nel verde e con rumori di animali un po’ ovunque. Gli ricordava soprattutto la sua infanzia. 
Prestando attenzione solo ai rumori più lievi, unì le mani e lentamente sollevò le braccia con un respiro profondo, le portò in alto e dietro finché non sentì la schiena inarcarsi. La testa ciondolò una volta indietro e una volta verso il petto. 
Portò giù le braccia, buttando fuori aria e con gentilezza spinse indietro le braccia questa volta, con i muscoli della schiena che si contraevano. Unì la mani e tirò. Il petto che si tendeva e gonfiava per l’aria.
Rilasciò e sorrise. Mise la testa in avanti, con il mento che toccava il petto, poi indietro, destra e sinistra. I nervi che tiravano e le ossa che scricchiolavano.
Sollevando un braccio, si preparò per flettere il busto dalla parte opposta, assicurandosi di aver allargato bene le gambe per riuscire a toccare le dita dei piedi. Da un lato e poi l’altro.
Poi si sedette sull’erba fresca, allargò ancora le gambe e si tese nel modo corretto per flettere il busto e arrivare di nuovo ai piedi. Uno alla volta li afferrò e spinse il dorso, finché non si toccò le cosce con questo.
Era alla quarta ripetizione, quando sentì una presenza accanto a lui. Sollevò la testa e vide uno degli assistenti orchi piccoli con il cravattino e gli occhiali con un viso ansioso e tirato.
-Son Goku. –
-Sì? – 
L’agente balbettò e sfogliò un blocknotes: - Sei convocato da Re Enma. – 
-Uh? Perché? –
Il piccoletto sudò freddo: - Io porto solo i messaggi. Ma ci sono visite. –
-Eh? –
Goku saltò in piedi e senza prendere tempo si alzò in volto: - Grazie! – e subito volò veloce verso l’ufficio del Re. 
La solita fila di anime e le solite voci in sottofondo. Goku salutò qualche assistente, uno di questi lo fece passare- al solito delle anime si lamentavano che qualcuno stesse saltando la fila, Goku alzò la voce dando le sue scuse. 
Dentro il sempre uguale spazio di accoglienza di Re Enma, c’era il Giudice dietro la sua scrivania che nonostante la sua grande stazza appariva un po’ più piccolo.
-Re Enma, mi hai chiamato? –
-Oh, Goku! – poi si girò verso due individui che non aveva visto o percepito, non avevano ki quindi non erano morti ma non ne possedevano lo stesso, il tono di Re Enma era teso: - Ecco il ragazzo, mio Signore, è lui. –
-Mh. – mugugnò uno dei due sconosciuti.
Goku lo osservò: si era seduto sulla scrivania di Re Enma, non era grande ma la sua presenza dava l’idea di essere abituato a dare ordini e non essere mai contraddetto. Non sembrava un terrestre, più un grande micio senza lunga peluria e lunghe orecchie, dalla pelle viola e vestito con larghi pantaloni e una collana che copriva sia le spalle che metà petto. E lo guardava con sufficienza.
-Sarebbe questo mortale? Ma è morto, come fa a essere forte? – pigolò con fastidio.
-Uh uh, suvvia, Lord Beerus. – ridacchiò il secondo individuo, che si librava con leggerezza vicino l’altro: questo aveva lineamenti più familiari a Goku, dalla pelle blu chiaro, capelli bianchi verso l’alto e quelli che sembravano essere lunghi vestiti e un bastone in mano. – Non è carino da dire. – finì di dire, poi si rivolse a lui: - Lei è Son Goku, giusto? –
-Sì, sono io… chi siete? –
Il tipo seduto gracchiò: - Come ti permetti? Chi siamo? Oh, se non fossi già morto ti avrei ucciso, assieme al tuo pianeta. –
Goku sorrise: - Aspetta, sei un combattente? – 
Re Enma sembrava quasi avere un mancamento, gli assistenti si affrettarono attorno a lui per ogni evenienza. 
La creatura con i capelli bianchi ridacchiò: - È una creatura pura, Lord Beerus, se pazienterà ancora un po’ si divertirà! –
-Lo spero. – sputò arrabbiato l’altro.
-Tu sei un combattente? – domandò Goku voltandosi verso di lui.
-No, Goku. Mi chiamo Whis e sono un Angelo, non combatto. – all’espressione delusa di Goku, l’angelo sorrise, poi indicò il suo collega: - Mentre lui, è Lord Beerus, il Dio della Distruzione! –
Beerus si era gonfiato il petto, con i lineamenti adesso soddisfatti. Goku si prese qualche istante per ragionarci sopra, ma c’era un solo risultato per lui.
-Un Dio della Distruzione… -
-Esatto, ragazzo, - ridacchiò il dio. – Stupefatto? Sì, fa il suo effetto. –
Goku sollevò trionfante i pugni con un grande sorriso: - Allora devi essere potentissimo! Combatti contro di me? Per favore! – 
Whis ridacchiò apparentemente estasiato dal suo comportamento, mentre Lord Beerus digrignava i denti e Re Enma quasi sveniva dietro la sua scrivania. 
-Per favore! – pregò ancora Goku, sollevandosi in volo e arrivando davanti al dio, unendo le mani a preghiera: - Sarebbe un onore per me, per favore! –
Sul viso felino di Beerus comparse un ghigno e Goku sorrise felice, ma Whis parlò.
-A dire il vero, Goku, siamo venuti qui per te. –
L’angelo doveva divertirsi molto delle espressione che dava, perché continuava a sorridere e Goku sentiva che era un sorriso benevolo.
-Tu sei un saiyan. –
-Sì. –
-Quante storie, Whis! Ci penso io. –
-Oh, che modi… - borbottò l’angelo.
-Goku o come ti chiami. Sono venuto qui perché voglio combattere contro il super saiyan god, quindi andiamo a combattere! –
Il moro sollevò un pugno in segno di vittoria, ridacchiando, quando si bloccò: - Scusate, una domanda… cosa sarebbe un super saiyan god? –
Lord Beerus e Whis lo osservarono uno infastidito e l’altro divertito. 
-Non sai cosa… -
-No. –
Beerus imprecò: - Quel dannato pesce me la paga! –
-Lord Beerus, veramente siamo qui perché al suo risveglio dopo tanti anni, ha detto di aver sognato di combattere contro questo saiyan e che era degno di nota. –
 
 
779, quattro anni dopo.
 
 
Era giusto ora di pranzo, ma nell’aria non c’era alcun profumo delle leccornie che ricordava, sapeva perché: nessuno era presente nella casa che condividevano Gohan, Videl con il papà della ragazza e Buu. Poteva sentire i loro ki insieme, e una nuova piccola luce che lo fece sorridere di cuore. 
Poteva chiaramente avvertire quella di Chichi con loro. Mentre Piccolo era stranamente dentro la casa, probabilmente a meditare.
Era pieno maggio e il Pesce Oracolo aveva indovinato come sempre, accennando a qualcosa sulla settimana d’oro: Goku sapeva che niente era cambiato, la Terra era sempre la stessa, ma adesso poteva sentire e vedere cose che prima non immaginava. Ogni cosa era amplificata: profumi, colori… 
Whis aveva insistito per sistemare il suo abbigliamento, in effetti non poteva presentarsi nudo- Chichi non avrebbe approvato, e indossava dei pantaloni larghi arancioni che si stringevano alle caviglie con i fianchi tagliati in uno spicchio, una fascia nera in vita da cui partiva avanti e indietro un pezzo di stoffa che finiva a punta e la parte superiore simile a un top sempre arancione con uno scollo senza maniche con un piccolo colletto. Era come il suo vecchio gi, solo un po’ diverso. Dietro in basso Whis aveva tenuto uno spazio libero e Goku ne era felice, potendo lasciare libera la coda di ondeggiare nell’aria. E come un ultimo favore: i polsini e gli stivali e il top erano più pesanti rispetto ai precedenti. 
I ki si stavano avvicinando, mano a mano poteva udire le loro voci nei veicoli. Arrivati davanti a casa e parcheggiato vide scendere Gohan per primo che si girò subito per osservare Videl che usciva con agilità dalla macchina volante e in braccio un fagottino avvolto in una coperta azzurra.
Goku poteva avvertire tanto amore tra loro. 
Facendo il giro del veicolo comparve anche Chichi con Mister Satan, Buu atterrato poco distante, molto curioso e affascinato dalla nuova arrivata, mentre Satan era un insieme di euforia e goffaggine. Chichi ovviamente era pronta a tutto e non vacillava, il viso sereno e felice, caricava tra le mani dei bagagli. 
-Adesso sarà meglio che vai a letto, Videl, hai bisogno di riposo. – disse Gohan, premuroso e preoccupato.
Videl ridacchiò: - Sei troppo ansioso, sto bene! – 
Goku osservava la scena da vicino uno degli alberi della grande casa e dell’immenso giardino, non facendosi vedere, contento che Gohan e gli altri non potessero sentirlo. 
Li vide entrare in casa mentre Chichi dava direttive a Buu e Satan per delle valigie. Il saiyan sorrise: Chichi era fantastica! 
Tutti entrarono dentro casa, concentrati sul piccolo fascio di gioia appena arrivato e alla sua mamma. Poteva percepire il ki di Gohan creare un bozzolo attorno a loro tre, nel puro istinto protettivo di un padre e di un saiyan e sentiva che anche il ki di Videl li avvolgeva come una barriera. 
Non stava più nella pelle: andò sotto l’arco dell’ingresso e suonò. Sicuramente avranno tante domande, ma a lui interessava solo la bambina. 
-Vado io! Voi pensate a preparare la tavola! – urlò Chichi, e dopo dei veloci passi, la porta si aprì rivelando il viso di sua moglie, che lo guardò e spalancò gli occhi.
-Chichi! Ciao, tesoro mio! – salutò lui, felice di ammirarla ancora dopo anni.
La donna era vestita con una veste sul tradizionale, come ricordava, di un blu scuro e dettagli gialli. I capelli neri raccolti in uno chignon ordinato.
-Go… Goku? –
Goku annuì contento, pronto per abbracciarla, quando fece un passo la donna gli sbatté la porta in faccia. Il moro si massaggiò il naso pigolando: - Chichi? Sei arrabbiata? – bussò piano.
Da dentro arrivavano dei rumori confusi, finché non sentì la voce di Gohan più vicina: - Mamma, cosa fai? Apri! Non puoi tenerlo fuori! –
-Ah no? Guarda come lo faccio! –
-Mamma! –
Goku sorrise: non era cambiato niente su quel fronte e lui amava sua moglie e il figlio! 
La porta si aprì di nuovo, rivelando Gohan con il suo maglioncino e gli occhiali da vista che ebbe una reazione del tutto diversa da quella di Chichi; il viso si sciolse in un sorriso e di slancio lo abbracciò. Goku non vedeva l’ora e subito aprì le braccia per accoglierlo. Gohan lo teneva stretto, come se avesse paura che fuggisse. 
-È bello rivederti, figliolo, lasciati guardare! – lo scansò appena per poter vedere il volto un po’ bagnato di lacrime e un piccolo sorriso: non si era allenato, la sua forza era rimasta quella di anni prima, ma Goku sapeva che era felice, e questa era la cosa importante: - Sei cresciuto ancora. -
-Papà. – mormorò il ragazzo: - Sai che invecchiamo più tardi. Non sono cresciuto. – 
-Beh, io vedo la differenza. –
Gohan arrossì e sospirò e finalmente notò qualcosa di nuovo: una protuberanza pelosa che lo avvolgeva a un braccio in un abbraccio dolce.
-Cosa… -
-Ah. – ridacchiò Goku, portandosi una mano dietro la nuca: - Sì, ho la coda. –
-Questo lo vediamo, Goku! – gracchiò Chichi infondo al corridoio.
Goku lasciò andare Gohan, prestando attenzione alla moglie: - Tesoro… -
-Questa volta per quanto tempo? –
-Eh? –
-Per quanto tempo resterai sulla Terra? –
Goku non capiva, Chichi indicò sopra la sua testa e allora anche Gohan guardò: non vi era nessuna aureola. Chichi solo in quel momento si accorse della mancanza e saltò in avanti, prendendo la casacca di Goku e tirandolo:
-Cosa? Dov’è? Non dirmi che… - ansimò, affannata.
Goku ne approfittò per stringerla al petto: - È bello abbracciarti, Chichi. – sorrise, godendosi il suo profumo. 
-Sei… sei vivo? – mormorò lei sollevando la testa e guardandolo in volto.
Il moro annuì: - È una storia divertente… - ridacchiò: - Sono tornato in vita, ma non posso restare molto. –
-Allora cosa sei venuto a fare? – chiese con della tristezza che iniziava a farsi strada sul viso.
-Sono qui per conoscere mia nipote. – rispose Goku come se fosse la cosa più ovvio del mondo.
Allora Chichi si illuminò piano, gli occhi luminosi: - Oooh Goku! Che bravo nonno! –
Al saiyan faceva strano sentirsi chiamare così, ma Chichi era felice, quindi andava bene. Si girò verso Gohan: - Posso vederla? –
Il mezzo saiyan annuì e lo portò subito in sala, dove c’era Piccolo che era chiaramente uscito dalla fase della meditazione che aveva sempre praticato, per entrarne in una tutta nuova: era su uno dei divani colorati e teneva delicatamente tra le braccia la neonata come se si fosse esercitato per farlo al punto da risultare naturale. 
-Videl! – chiamò il figlio, - Guarda chi c’è! –
La ragazza, che si era alzata dal divano vicino il namecciano, non mostrò stupore, ma solo gioia, non come se si aspettasse che venisse, solo che era ovvio che ci fosse anche lui in questo giorno. Scaldò il cuore di Goku. 
-Sono contenta di vederti. Vieni, ti presento la piccola Pan. –
Il saiyan sorrise: un po’ gli dispiaceva che lei non si allenasse più, ma era bello averla conosciuta. Camminò verso di loro e Piccolo non lo guardò neanche una volta, anche se il volto verde era presente un ghigno sornione. Goku si chinò verso il fagottino con gli occhi neri e grandi simili a quelli dei genitori che si osservava curiosa in giro. Così piccola e un ki così grande. 
-Chi hai convinto questa volta? – domandò con voce leggera Piccolo mentre osservava con circospezione la coda che si agitava eccitata in aria.
-Il Dio della Distruzione. – rispose tranquillamente. – Ehy… - sussurrò, aprendo ancora le braccia: - Adesso è il mio turno. – disse, rivolgendosi alla piccola. 
Piccolo non sembrava molto contento di separarsi dalla neonata, ma non disse niente in merito, passandogliela: - Fai attenzione, sai come si prende in braccio un bambino così piccolo? – ridacchiò.
-Mh, - mugugnò Goku, concentrato sul fagottino, sistemandola con tutta calma tra i propri muscoli e creando un luogo sicuro tra le braccia e il petto. Sorrise incantato, comprendendo perché Piccolo fosse così immerso prima. 
-Siediti Goku, non restare in piedi. – la voce di Mister Satan appariva lievemente incerta, ma sembrava oramai abituato a tutto, mentre Buu aiutava in cucina Chichi soprattutto per cercare di ottenere qualcosa da mangiare prima di pranzo.
Goku prese posto vicino Piccolo, spostando piano un braccio e toccando con un dito il nasino della piccola. Intanto Mister Satana si avvicinò continuando a parlare:
-Pesa 2,9 kg, un po’ piccola forse, ma ha tanta forza oh sì, - disse tutto orgoglioso, - Appena nata non ha urlato o pianto, ma ha riso osservando i medici e Gohan. Una combattente, te lo dico io! Come sua mamma! –
Pan gli afferrò il dito e strinse forse, il saiyan sorrise: - Lo è. – 
-Papà… - lo chiamò Gohan, speranzoso: - Da quanto tempo eri… sei- -
-Arrivato? Da poco. Vi ho aspettato e una volta entrati ho bussato. –
-Quindi eri qui fuori? – chiese Piccolo, quando il moro annuì, si guardò brevemente con Gohan: - Hai imparato a sopprimere molto bene il tuo ki, l’allenamento a cui ti sei sottoposto deve essere molto intenso. –
Goku ridacchiò e la coda arrivò davanti, dondolando sopra il viso di Pan poi la lasciò posarsi tra le sue manine. 
-Devo ammettere che mi ero quasi dimenticato di quella. – sussurrò Gohan. – Non ci potevo credere quando la mamma urlava di una coda, pensava di avere le allucinazioni. –
-Pensavo che non ricresce a voi Saiyan la coda, se viene tagliata troppe volte. – intervenne Piccolo.
Goku ridacchiò piano mentre le minuscole dita della nipote si muovevano sulla pelliccia. Sapeva che la sua coda rilasciava feromoni a seconda del proprio umore, da come gli aveva spiegato Whis, e adesso era sereno e felice, sperava che Pan lo sentisse. Gli dispiaceva che non avesse la coda, gli sarebbe piaciuto intrecciarla in un abbraccio d’affetto, ma anche così poteva riempirla di amore. 
-È così. – rispose al namecciano. – in effetti non era prevista, ma nel corso dell’allenamento è… uscita da sola. – spiegò in semplici parole, anche se sapeva che non avrebbero soddisfatto la curiosità dell’amico. 
-Ti dispiacerebbe essere più specifico? – chiese a denti stretti.
-Oh, beh… vedi, ero nell’Aldilà e continuavo con i miei allenamenti, quando sono stato chiamato da Re Enma. C’erano due tizi che non avevo mai visto. –
-Uno di questi è il Dio che hai nominato prima? – domandò, intuitivo come sempre.
-Mhm… Lord Beerus, e il suo angelo custode Whis… -
-Un angelo? –
-Sì. Ah, non ha le ali, però ha un bastone. – precisò, carezzando la guancia della nipote. – Cercavano il super saiyan god e pensavano che fossi io. –
-Il super saiyan god? Non sapevo esistesse una simile trasformazione. –
-Neanch’io e in effetti Lord Beerus non aveva preso bene la notizia. – ridacchiò. – Però sembrava essere un guerriero fortissimo che poteva anche combattere contro un dio. Mi sono unito a loro nella ricerca, finché beh- -
Piccolo ghignò: - Finché non avete capito che avevano ragione fin dall’inizio: potevi raggiungere quel livello. –
-Eggià! L’addestramento è difficile ma urca se è divertente! – ridacchiò ancora e Piccolo sorrise scuotendo la testa. 
-E come hai fatto a tornare in vita? –
-Oh, beh… ecco- - Goku si bloccò, Piccolo lo guardò con un’espressione interrogativa: avevano percepito dei ki familiari avvicinarsi. Tre a grande velocità. In pochi istanti, il campanello della porta suonò più volte. Videl annunciò che sarebbe andata lei, mentre Chichi la invitava a riposare e basta e si precipitava lei alla porta. 
Due ragazzini di dodici anni respiravano affannati, bloccandosi all’ingresso della sala: uno con i capelli a caschetto turchesi come la mamma e una giacca con il logo della Capsule Corp. e l’altro con un completo tradizionale chiaro cinese e così simile a lui, gli occhi grandi e pieni di speranza, ancora.
-Te lo avevo detto, Goten! – trillò Trunks al suo migliore amico, con un sorriso che nasceva sul viso – È lui! –
Goten fece di no con la testa, sentendosi gli occhi addosso, Goku sapeva che il suo ki era tremante: allungo il proprio verso quello del figlio riempiendolo di calore. Goten si scosse. Trunks gli diede una spinta: - E vai stupido! – ridacchiò felice.  
Il piccolo Son si avvicinò al padre e si fermò dal saltargli addosso solo perché aveva Pan. Goku gli sorrise: - Vieni qui a sederti con me, figliolo. – gli indicò il posto accanto a lui, - Così conosci la piccola Pan. –
Goten trattenne le lacrime e annuì, sedendosi vicino a lui e con un piccolo sforzo osservò la nipote.
-Uh, quanto è piccola… - sussurrò.
-Eh sì, - ridacchiò Goku, - ma è già fortissima, la senti? – 
Goten notò la coda, notò la mancanza dell’aureola, ma sembrava non importargli, suo padre era lì, questo superava ogni altra cosa. Quello che davvero si domandava era ciò che Goku si aspettava, ma la voce di Bulma impedì a Goten di parlare.
La scienziata era entrata in casa urlando, assieme al rumore di un oggetto solido che sbatteva contro una parete, precipitandosi in cucina dove c’erano Chichi, Buu e Videl con Gohan. Subito dopo finalmente la vide entrare in sala con la sua storica eleganza furiosa. Guardando la scena che le si presentava davanti, tirò fuori il suo telefono e scattò una foto al quadretto in stanza e soddisfatta lo mise in tasca.
Si avvicinò a Goku e Pan, che in effetti era la piccola star! 
-Ma guarda guarda, ci voleva la nascita di Pan per farti tornare, eh? – lo prese in giro ridendo.
-Non potevo mancare! –
Bulma annuì: - Dovevo finire un esperimento delicato, sono corsa appena ho potuto, per strada Chichi ha chiamato e ha detto che Pan era nata, lei e Videl sono in salute e che… eri tornato. Goten è corso subito in volo e Trunks l’ha seguito. Non hanno voluto aspettare il resto del tragitto in auto! –
Vicino a lui, Goten arrossì cercando di nascondere il viso. Trunks era andando a sistemarsi dietro il divano, per avere una visione totale della bambina. Era divertito dall’imbarazzo dell’amico. 
Un ki molto familiare e fredda si ampliò per la stanza, prima di placarsi e tornare il più silente possibile: dietro a Bulma, poggiato alla parete c’era Vegeta che osservava la scena. 
-Papà! Perché ci hai messo tanto? Vieni a vedere Pan! – lo chiamò Trunks agitando una mano.
Vegeta incrociò le braccia al petto: - Non sono io che sono lento, è tua madre che mi ha mandato addosso alla parete. –
-Se non ti muovi devo trovare il modo per farlo. – rispose piccata lei facendo l’occhiolino al marito.
Goku si sforzò di concentrare il proprio ki attorno a Pan, di non mandarlo verso l’altro saiyan. Desiderava riscaldarlo, perché la sua energia era così fredda? La ricordava calda… qualcosa era cambiato allora, come prima l’apparenza no, così come Vegeta di aspetto era identico a cinque anni prima e ancora a sette anni prima, ma tutto il resto- dentro… sentiva ancora un legame, una connessione, più per istinto che altro ma non era certo di essere il benvenuto in quel luogo condiviso dove erano uno. 
-Vegeta. – lo salutò, Bulma si spostò mentre si alzava dal divano.
-Posso tenere Pan, Goku? – chiese l’amica e lui annuì, passandola con attenzione, avvertendo lo sguardo di Piccolo sempre attento, tra le braccia sicure di lei.
Pan sembrava essersi affezionata alla coda di Goku, questi sorrise e le carezzò ancora una guancia: - Posso riavere la mia coda, piccola? – chiese in un sussurro. Pan miagolò piano e dopo una forte stretta la rilasciò, – Grazie. – disse Goku. Felice di non essere al centro dell’attenzione, così si avvicinò al suo vecchio rivale: - Non sapevo che saresti venuto, è una sorpresa. – 
Vegeta schioccò la lingua: - La donna ha insistito, lascia poca scelta. –
Goku ridacchiò portandosi una mano dietro la nuca: - Lo so, Bulma è una forza della natura! –
-Ed è nata una saiyan. – continuò con tono imperioso.
-Oh?... oh… - sussurrò Goku, buttò un occhio a Goten che faceva le boccacce a Pan. – Spesso lo dimentico. –
Vegeta sbuffò: - Ma non mi dire… sei sempre un idiota, Kakarot! –
Goku lo guardò e Vegeta ricambiò con uno sguardo più intenso e deciso, un sorriso sulle labbra del Principe: Goku tremò dentro di sé e sorrise. Non aveva più sentito quella voce, quel nome…
-Allora, a quanto sembra sei tornato in vita. –
-Eheh. –
-E che fine ha fatto il tuo ki, eh? – sputò Vegeta. 
Goku sobbalzò: - È solo una tecnica quella di azzerare il ki, la sai usare anche tu, anche Gohan, anche- -
-Il solito chiacchierone! Non hai celato, è come se non emanassi nulla! E hai anche il coraggio… – ringhiò e indicò la sua coda: - Di presentarti così. –
-Ah, veramente… Vegeta, è uscita da sola un giorno. Non è stato molto piacevole, non ce lo aspettavamo, ma alla fine è bello. Non mi rendevo conto di quanto- -
-Zitto, fermo, aspetta! – ordinò Vegeta con urgenza mentre si staccava dalla parete, lasciando cadere le braccia ai fianchi: - Da sola? Non ce lo aspettavamo? Kakarot… tu non sei stato nell’Aldilà, vero? Figurarsi… un idiota come te non è in grado di rimanere morto, dovevi trovare il modo per diventare più forte! – ringhiò ancora. – E riuscirci. – 
Goku sollevò le mani in segno di resa: - Vegeta, non arrabbiarti! Ti racconterò tutto, io… io voglio raccontarti tutto. Non ho pensato ad altro che a te mentre mi allenavo su quel pianeta. –
Il saiyan più giovane temeva di aver parlato troppo, per fortuna Vegeta non era così complesso: si era solo focalizzato su ben altri dettagli della frase.
-Quindi è così? Hai seguito un allenamento speciale su un pianeta… - biascicò. – Hai perfezionato il terzo livello immagino. –
-Eh, io… - nel silenzio che non riuscì a colmare, sentì un pugno dentro di sé, non lo avvertiva da anni… veniva da Vegeta. Goku socchiuse le labbra e lo fissò per diversi minuti. Qualunque cosa Vegeta percepì dentro di lui non era buona, perché mostrò i canini.
-Hai superato il super saiyan di terzo livello, dannata terza classe! – 
Goku fece un passo indietro: - Vegeta… calmati… non so se è lo stadio successivo, ma so che è possibile superarlo, anche tu puoi! Sono sicuro che hai perfezionato il terzo livello. – 
Vegeta sembrò rompersi e Goku sapeva che presto gli avrebbe rotto anche qualche suo osso. 
-Te ne sei andato dalla notte al giorno, Kakarot, il grande eroe della Terra. – sputò con rabbia il Principe, - Non c’erano minacce ed eri tornato in vita, potevi stare con la tua famiglia, i tuoi amici. E invece cosa ha scelto il buon Goku? Di andarsene! –
Vegeta non piazzò altri pugni nel loro vecchio legame, ma onde potenti di energia ben mirate. La coda si muoveva sinuosa cercando di mantenere la calma, cercando di non rilasciare odori per tranquillizzare se stesso o Vegeta, ma non era sicuro di riuscirci, non aveva mai capito come fare.
-Non hai niente da dire, Kakarot? –
Goku lo fissò intensamente, allungandosi mentalmente verso Vegeta, che allargò gli occhi serrando la mascella.
-Dico che è ora di combattere, Vegeta. – 
Il Principe sorrise: - Era ora che dicessi qualcosa di intelligente. –
Alcuni piatti erano pronti e gli altri avevano iniziato a portarli in tavola, in quel momento Chichi sentì la conversazione: - Cosa? Sempre la stessa storia! No, niente combattimenti oggi! –
Goku avrebbe voluto rispondere, ma l’energia emanata da Vegeta lo ancorava a lui.
Bulma intervenne: - Dai, Chichi, lascia che si sfoghino, poi torneranno. –
-Non sappiamo neanche quanto tempo potrà rimanere Goku, non voglio che lo passi in un combattimento privo di senso con Vegeta! – rispose arrabbiata Chichi.
Vegeta fece una smorfia: - Sai ancora teletrasportarti? – Goku non rispose, - Portaci lontano da qui. –
Goku si mise sue dita sulla fronte e Vegeta gli mise una mano sulla spalla, le urla di Chichi si spensero mentre si dissolvevano.
 
 
 
 
 
 
 
Prossimo aggiornamento: 17/01/2022
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Come with me – part. II ***


Note.
Un combattimento tra questi due era prevedibile, penso che difficilmente sarebbero rimasti fermi. Sono entrati in scena personaggi che conosciamo, ma hanno camminato in modo leggermente diverso. E… coda? Coda. Sì. 
 
Goodvibes <3
 
 
 
 
 
 
 
 
What a Prince deserves
 
Capitolo 4
 
Come with me – part. II
 
 
Vegeta aveva quasi riso di lui, quando si accorse che aveva scelto il posto in cui si erano incontrati per la prima volta. Senza perdere tempo, mentre Goku sorrideva, contento di avere del tempo da passare solo con Vegeta, questo passò subito all’attacco, e ci mise così tanta energia in quel pugno dritto in faccia che gli lasciò pensare che lo aveva in serbo da anni… e che fosse solo l’inizio. 
Finché stanchi e sanguinanti erano stesi sul suolo roccioso con i vestiti a brandelli. Goku si stava godendo la sensazione del proprio corpo rovinato, sarebbe guarito presto, quindi voleva prenderne ogni secondo.
Sbuffò in un sorriso: - Mi hai incrinato qualche costola… -
Vegeta ridacchiò: - Quello è il minimo, Kakarot. – rispose, mentre veniva preso da dei colpi di tosse e si sporcava le mani di sangue sputato dalla bocca. Ringhiò e Goku non riusciva a smettere di sorridere. Prese un bel respiro ma si bloccò:
-No, forse me le hai rotte… - provò a prendere ossigeno ma non gli riuscì bene: - Sì, decisamente: rotte. –
-Era ora. – mormorò il Principe mentre cercava di mettersi seduto. 
 Goku sentiva a stento la gamba destra. Forse aveva tre dita rotte. – Non ti sei risparmiato. –
-Non c’è di che! – rispose con tono di finta sufficienza. Goku sapeva che anche l’altro era ridotto molto male, più di lui: Vegeta aveva una spalla con un osso uscito dal suo posto, un polso rotto, un colpo troppo forte allo stomaco e un piede rigirato e un taglio profondo al collo che continuava a sanguinare. 
Vegeta stava rimettendo al suo posto il piede e Goku cercava di riprendersi abbastanza da finire di curarsi per aiutare l’amico. In pochi secondi aveva finito con le dita e portò una mano sul petto, grugnendo appena mentre le costole si spostavano. Si sollevò a sedere con un sospiro simile a una piccola ridarella. La coda che carezzava il terreno sporco. Era intatta senza neanche un pelo fuori posto.
-Non mi hai mai preso la coda. – disse. – Poteva essere un vantaggio per te. –
-Vorresti dirmi che non hai imparato a resistere? –
-Sì. – arrossì appena Goku: - Ma ha ancora effetto, sembra… molto più reattiva di quanto ricordassi. Non sarei svenuto, ma ti avrebbe dato qualche secondo in più. –
Vegeta fece una smorfia: - Tzè, sono il Principe dei saiyan, non uso sporchi mezzi. Quando ti ucciderò sarà un gioco pulito. – il piede tornò dritto e anche se abbastanza indolenzito, non lo lasciò vedere.
-Solo tu puoi usare parole come uccidere e gioco nella stessa frase. – ridacchiò.
-E solo tu puoi prendere una promessa del genere come se fosse uno scherzo. –
-Mi era mancato. – affermò, toccandosi la gamba destra, confermando che sì, non aveva molta sensibilità: cosa aveva fatto Vegeta ai suoi nervi? Qualunque cosa, era stupenda! – Devi esserti allenato molto, sei fortissimo! – si complimentò. 
-Non abbastanza… -
-Mh? –
-Mi prendi in giro ancora, Kakarot? Pensi che non abbia capito? –
-Di cosa parli? –
-Lo stai facendo di nuovo… -
-Vegeta, spiegati meglio… -
-Mi nascondi ancora la tua vera potenza… - sussurrò Vegeta, senza guardarlo in volto, con le mani che tremavano di rabbia che sarebbe potuta esplodere da un momento all’altro.
-Non è per quello che tu- -
-Dei Kakarot! Quanto ti odio- - torcendo il busto, si preparò per scagliare un’esplosione di energia, ma essendo quasi totalmente sfinito, decise che non bastava per quello come si sentiva, e nella disperazione prese un masso alla sua sinistra e glielo lanciò addosso. – Tu non ne hai la minima idea! –
-Invece lo so. – rispose, massaggiandosi la testa, poi la mano andò al petto: - … lo so da anni in realtà. – continuò con voce calma, la propria coda che si andava ad arrotolare attorno alla vita in un tentativo di protezione: - Anche se sentirlo dentro, oltre ai pugni che mi dai è stato… non capirò mai forse il motivo della tua ira, ma è stato come se odiassi me stesso. Non mi ero mai odiato Vegeta, non sapevo come ci si potesse sentire… -
-Tzè, vuoi fare il ragazzino? Davvero non hai altre difese se non il vittimismo? –
Goku scosse la testa: - Non intendo come Goku, intendo come Vegeth. Ho percepito il tuo disprezzo come se fosse io a provarlo e… è stato come odiare se stessi. Se è anche solo la metà di ciò che senti e provi verso di me… allora sì; ne ho la minima idea. – massaggiò la gamba che stava iniziando a riprendere sensibilità con lentezza. Si voltò verso Vegeta che aveva girato la testa per non guardarlo, mostrando meglio senza saperlo la ferita al collo: un brutto squarcio che partiva dal collo e andava verso la clavicola. Sapeva che per Vegeta non era un problema, che si stava gustando il piacere del dolore e l’odore del sangue. E il profumo di Vegeta, della sua pelle, del sudore e del sangue erano così buoni… ma mentre poteva gioire come saiyan, l’altra parte di sé cresciuta sulla Terra, non poteva stare a guardare mentre Vegeta sanguinava.
Con tranquillità si mosse usando entrambe le gambe per stimolare i nervi della destra. – Vieni qui. –
-Mh? – 
Goku mise una mano sulla sua e salì al polso rotto.
-Co-cosa diavolo fai, Kakarot? – grugnì Vegeta mentre le guance diventavano di un lieve rosa.
-Ti curo il polso. –
Vegeta con un forte strattone si levò dalla sua presa: - Risparmiami! –
Il saiyan più giovane sospirò e si concentrò sul collo: - Allora inizio con quest’altro. –
-Eh? Quale? – quando vi posò sopra la mano, Vegeta scattò indietro come se lo avesse colpito con una scossa elettrica: - Ti ha dato di volta il cervello? – 
Goku sbatté le palpebre, non capendo e ok, c’erano tante cose che non capiva ma questa davvero era strana come reazione.
-Lascia che ti aiuti, è una brutta ferita. –
-Piantala! –
-Non fare il bambino, Vegeta! –
-Cosa farei io? –
Nel momento di distrazione, Goku posò la mano sul punto, iniziando subito a trasmettere energia di guarigione. Il Principe ringhiò, ma non si mosse. Per Goku ci volle qualche istante mentre ricordava un vecchio episodio.
-Sai, quando Gohan era piccolo ed eravamo nel bosco, si fece male, allora preparai una pomata con una foglia speciale, come mi aveva insegnato il nonno. Una pomata medica, brucia, ma aiuta davvero. Dopo ho messo un foglia più piccola come cerotto e in poco tempo Gohan fu come nuovo. –
Vegeta emise un rumore poco rassicurante dalla gola e Goku ridacchiò.
-Non so dove trovare quella foglia, mi dispiace. –
-Non trattarmi come un cucciolo, sono adulto. – eppure spostò la testa per dargli più spazio.
-Via via, Vegeta… sei mio amico e sei ferito, perché dovrei lasciarti soffrire? –
-Perché non fai altro, Kakarot… - 
Il cuore di Goku si spezzò un po’ per volta sotto lo sguardo velenoso del rivale: - Ve-Vegeta… - 
-Smettila di frignare. – lo rimproverò, - E mostrami questo nuovo potere. –
-Mi serve ancora qualche minuto. –
-Sei ridotto così male? – domandò con un sorriso soddisfatto alla quale non seppe resistere e rispose con un sorriso felice.
-Un po’… ma soprattutto perché ancora non riesco completamente a gestire questa trasformazione. Non è stata così semplice da raggiungere. –
-Ti ha riportato in vita? –
-Mh? No, no… ho fatto alcuni periodi da morto e altri da vivo, in questi anni. – cercò di ricordare e contare per dare un numero preciso.
Il Principe tamburellò con impazienza la dita sulla coscia: - Quanto ti manca con quella bizzarra tecnica della guarigione? –
-Un minuto. –
La risposta non piaceva all’altro, ma Goku non avrebbe lasciato il lavoro a metà o poco prima. Vegeta decise di lasciarlo passare in silenzio, Goku era quasi tentato di rallentare il flusso per aumentare quel minuto, ma non poteva, così in poco tempo la ferita fu guarita.
-Ecco qua, come nuovo! – ridacchiò.
Il saiyan più anziano ci passò una mano, sfregando un punto e poi la rimise sul terreno: - Allora, che razza di allenamento è stato dove morivi in continuazione e potevi tornare in vita? -
Allora Goku aveva raccontato tutto, della chiamata all’aldilà, di Lord Beerus e di Whis e della ricerca del super saiyan god, un guerriero così forte da poter sconfiggere un dio o almeno da svegliare il suo interesse. Dopo vari viaggi si erano accorti che lo avevano avuto sempre sotto il naso, esattamente la prima tappa che avevano fatto il dio e il suo angelo custode: Goku! E allora era iniziato l’allenamento, quello solito che conosceva il saiyan- che aveva già sperimentato la potenza di Lord Beerus, ma non bastava… e allora il dio iniziò a spazientirsi- e significava che qualche pianeta sarebbe esploso, e Whis aveva avuto l’idea di provare con un altro tipo di percorso, offrendosi come suo maestro: così Goku aveva iniziato il vero addestramento, tutto nuovo da ogni cosa che conosceva.
-In cosa consisteva? – chiese Vegeta, curioso e riuscendo appena a tenerlo per sé.
-Un allenamento del corpo e della mente, alcune volte con la mente ho dovuto allenare il corpo e viceversa. –
-Tzè, per noi saiyan è inutile, siamo una razza di guerrieri fatta di rabbia e sangue. Sembra tempo sprecato. –
-Beh… devo ammettere che inizialmente mi spazientivo, insomma, sono abituato a meditare ma a quei livelli che intendeva il Maestro Whis no. Ma una volta capito il meccanismo non è così difficile. –
-E ha funzionato? –
-Per quello che doveva, sì. – annuì, facendo memoria locale, la coda che si spostava tranquilla nell’aria.
-E la coda? – non riuscì a frenarsi Vegeta.
Goku sorrise alla sua vecchia amica d’infanzia: - Questa è la parte più confusa… durante questi anni, il Maestro Whis aveva detto che potevo raggiungere il livello di super saiyan god in meno tempo da morto ma che poi avrei avuto difficoltà a usarlo da vivo. Non capivo: non potevo tornare in vita… - ridacchiò: - Ma a quanto pare gli angeli possono far tornare in vita chiunque. E in una di quelle volte ha iniziato a crescermi di nuovo la coda. -
Il Principe deviò lo sguardo dall’appendice pelosa: - Quindi sei tornato in vita e hai raggiunto quella potenza? –
Goku unì le piante dei piedi, prendendo le caviglie: - Sì, ma la prima volta non sono riuscito a raggiungerlo, facevo fatica a fare i semplici esercizi che avevo fatto da morto. –
-La prima volta? – domandò Vegeta, come se si fosse lasciato sfuggire qualcosa. – Non intendevi sul serio quando hai detto che sei morto e resuscitato più volte… - lo disse come una minaccia.
Goku si grattò la nuca: - Non è così male, una volta che ti abitui… -
-Solo tu potresti prendere con così calma la realtà di morire ripetutamente. – sospirò il Principe. 
-Volevo raggiungere quella trasformazione. -
-Per questo non posso sentire il tuo ki… - si puntò il mento come se stesse valutando: - che altro sa fare un super saiyan god? – 
-Non potresti sentire neanche il ki di Lord Beerus. –
Dopo un secondo di silenzio, Vegeta esplose: - Non vorrai farmi credere che adesso sei un dio, Kakarot! –
Goku ci tenne così tanto a precisare che usò entrambe le mani per negare con tanto di testa: - Nono! Il ki lo è mh… per quella trasformazione è come se lo diventassi. –
-Ma continuo a non sentirti. –
-È parte dell’addestramento: riuscire a gestire il ki. Il Maestro Whis dice che penso troppo mentre combatto e che faccio troppi movimenti inutili, devo imparare a lasciar agire il corpo, e a gestire l’energia. – spiegò, soddisfatto di aver scoperto qualcosa di così utile grazie all’angelo.
Vegeta sembrava raccogliere tutte le informazioni che gli stava dando, mentre si controllava il polso e Goku era tentato di proporre per una seconda volta di guarirlo, quando il rivale parlò;
-Sbrigati a recuperare, voglio vederlo. – 
-Va bene, sono pronto. – si alzò in piedi e prese un bel respiro, andando a qualche passo di distanza da dove erano, mettendosi in posizione e concentrandosi richiamando a sé le forze e senza produrre un’esplosione ma più la nascita di una fiamma: la immaginò, la focalizzò e la rese reale. Le fiamme lo avevano avvolto, bruciandolo nel migliore dei modi. L’energia premeva per uscire nella classica esplosione come bramava il suo sangue saiyan, ma il ki divina ebbe la meglio, permettendogli di ultimare la trasformazione.
Davanti all’amico c’era una versione che neanche il Principe aveva mai sognato: Goku aveva i vestiti a brandelli per lo scontro precedente, i cui pezzi si libravano per l’energia emanata dallo spirito attraverso l’involucro del corpo, sapeva come appariva, sapeva che gli occhi erano rossi e che i capelli pur conservando la forma caratteristica, adesso erano anch’essi rossi. E sembrava emanare una luce accesa di rosso e oro.
-Questo è il super saiyan god… - sussurrò Vegeta, a metà tra l’orgoglio e la meraviglia.
Goku sorrise: - Sì, Vegeta… e quando lo avrai raggiunto tornerò e combatteremo ancora. –
Il Principe sembrò svegliarsi da uno stato di torpore: - Cosa? –
-Io devo andare, non posso restare qui. Vorrei andare a salutare Crilin e la sua famiglia, vedere un’ultima voglia Chichi e Pan e- -
Vegeta lo prese per il top e lo avvicinò al proprio viso: - Dove pensi di andare di nuovo? –
-Vegeta… - cercò di spiegare: - Era un permesso speciale, devo tornare ad allenarmi sul pianeta di Lord Beerus, non appartengo a questo posto… - lo disse con grande tristezza, ma non aveva alternative. C’era stata la pace quando era creduto morto, non avrebbe messo a rischio di nuovo la Terra. Questa volta non sarebbe rimasto per 24 ore. – Il Maestro Whis tra poco verrà a prendermi. –
Vegeta gli ringhiò in faccia e Goku ebbe per un momento il folle pensiero che gli avrebbe staccato il naso a morsi talmente vi percepiva l’ira, invece lo allontanò con uno spintone forte.
-Lo sapevo che avrei dovuto ucciderti. Voglio vedere dove te ne fai in giro se sei morto, razza di idiota. –
-Vegeta… -
-E piantala di ripetere come un disco rotto il mio nome! – urlò, dandogli le spalle e allontanandosi.
-Neanche io… - osò dire Goku, - neanche io desiderio andare via… - si morse la labbra.
-Allora resta! – la voce di Vegeta era ancora una volta il tono di un sovrano che ordinava a un suo soldato il proprio desiderio e volere. Goku tremò e la coda si mosse veloce come incuriosita. 
-Ho promesso a Lord Beerus che avremmo combattuto e al Maestro Whis che avrei ultimato gli allenamenti. – sussurrò non volendo dire altro oltre a quello.
-Tzè. – sputò Vegeta, incrociando le braccia: - Quando capirai che sono le promesse che ti mettono in situazioni che ti vincolano? – 
Goku si portò la mano dietro la nuca ridacchiando: - Lo so, ma una promessa è una promessa. – 
-E a quando la nostra promessa di combattimento, mh, Kakarot? Mi lasci indietro ancora una volta! – biascicò Vegeta lasciando il terreno.
-Mh… - osservò l’altro desiderando essergli più vicino, mosse qualche passo senza rendersene conto, volendo solo colmare la distanza e riscaldare quel ki freddo che aveva percepito prima: - Vieni con me. –
-Cosa? – la proposta sembrò spiazzare il Principe, il quale odiava essere preso in contropiede. 
-Vieni con me sul pianeta di Lord Beerus. – continuò, più determinato. Restando in forma god nel disperato tentativo di attirarlo a sé, mostrandogli ciò che poteva avere… tutto ciò che poteva avere, se andava con lui. 
-Come posso… lasciare Bulma e Trunks? – Vegeta lo guardò fulminandolo con lo sguardo: - E la Terra? Rimarrebbe scoperta, non ci hai pensato? – 
Ma in tutto quel ragionamento logico e razionale, poteva vedere una scintilla in quel fulmine di occhi di pece che non era rabbia, ma desiderio e sete di potere. Vegeta aveva appena scoperto un nuovo stadio del super saiyan e un modo per arrivarci, e i risultati era dinnanzi a lui… il suo sangue saiyan stava combattendo un’aspra lotta contro quella parte gelosamente custodita nel cuore dove esistevano solo Bulma e Trunks. 
Non disse niente, Vegeta già conosceva le sue risposte, stava solo attendendo di sapere chi ne sarebbe uscito vincitore tra il Principe di tutti i saiyan e la famiglia per cui si era sacrificato anni prima. Con una speranza nel cuore con cui avrebbe fatto i conti un giorno, perché sapeva la risposta, era Vegeta che doveva accettarla. 
-Spero che avremo stanze divise, non voglio passare chissà quanto tempo nella stessa stanza con te. – borbottò alla fine.
Goku sorrise raggiante, con i capelli che tornavano neri. 
-Torniamo dagli altri, sbrigati. –
-Impaziente di partire? Il Maestro Whis arriverà tra tre ore. – ridacchiò mentre si preparava con le dita sulla fronte e cercava i ki della sua famiglia.
-No, - sorrise sornione Vegeta; - Non vedo l’ora di vedere la reazione delle nostre mogli quando sapranno che te ne vai e che vengo con te. –
-Non ci avevo pensato… - e un po’ aveva paura.
-Sarà un bello spettacolo. – disse Vegeta, mettendogli una mano sulla spalla nuda.
Goku nonostante tutto sorrise al tocco caldo e sporco dell’amico, prendendo l’aura di Pan usò il teletrasporto. 
 
 
 
Arrivati in casa, trovarono Piccolo in giardino che dondolava una piccola cesta. Aprì un occhio e li guardò:
-Non fate rumore, Pan si è appena addormentata. – sussurrò.
Vegeta mugugnò e Goku allungò il busto nel tentativo di vedere la nipote, Vegeta aveva ancora la mani sulla sua spalla e gli diede una stretta, indicandogli poi con un dito l’ingresso, ricordandogli che dovevano parlare con le mogli. Con un piccolo sospiro lo seguì, dando un’ultima occhiata a Pan. Sapeva che era in buone mani.
Entrati furono accolti da un profumo di cibo delizioso e lo stomaco del saiyan della Terra brontolò in modo rumoroso, lui si portò una mano alla nuca ridacchiando come suo solito mentre Vegeta schioccava la lingua e brontolava di come fosse un villano. 
Entrarono e vennero accolti da Crilin con Maron e 18 che erano venuti per vedere Pan, nell’aria c’era ancora un buon profumo e Bulma li guardò ridacchiando e scuotendo la testa mentre Chichi appariva più insoddisfatta del comportamento del marito.
-Bulma, - si fece subito avanti Vegeta. – Andrò via da qui per un po’ per allenarmi. – il tono era di chi aveva già deciso e stava solo avvisando, ma qualcosa nel suo sguardo era caldo.
La scienziata gli si avvicinò, battendo un pugno su un braccio del marito: - Vedi di fare del tuo meglio, ok? –
Vegeta arrossì appena e rispose con un piccolo “tzs”.
Goku sorrise ai suoi amici mentre Chichi si era messa al suo fianco, con gli occhi chiusi: - Deduco che stai partendo, vero? – 
-Ah, Chichi… tornerò. Non so quando, ma- -
Ma Chichi sorrise: - Dove pensi di andare senza aver prima mangiato? –
Il saiyan più giovane l’abbracciò ridendo, dandole un bacio sulla guancia: - Mi sono mancati tanto i tuoi manicaretti! –
-Buona cosa che ho preparato in più per il tuo viaggio allora. –
-Ahhh, Chichi, grazie, sei fantastica! – gli occhi illuminati di gratitudine e lo stomaco che riprendeva a brontolare.
-Sì, dategli qualcosa da mangiare, prima che la sua pancia arrivi a svegliare anche Pan che è fuori. – rise Crilin.
Nell’indicare il posto a sedere Bulma carezzò un braccio al marito, Goku lo notò e si domandò qualcosa di stupido: quante volte era già accaduto senza che lui ci facesse caso? Il Principe era un tipo fisico sicuramente, più per i fatti che le parole, ma non aveva mai visto tocchi intimi tra di loro in pubblico. E Vegeta era così a suo agio, con quei tocchi… il suo ki non fluttuava in modo pericoloso come se sentisse una minaccia o un disagio. Anzi… quel ki freddo si scaldava appena.
Durante il pasto, frenetico per la loro fame vorace, trovò Bulma toccarlo un’altra volta. E ancora il ki di Vegeta si ammorbidiva.
Non era un caso, era sempre stato così da quando i due si erano avvicinati… era lui, che non lo aveva visto, sentito… e non era forse per questo che aveva deciso di applicare il Patto nell’aldilà, affinché Vegeta avesse la vita che meritava? Non si era mani sentito così…
Ci concentrò sul cibo: sul pianeta di Lord Beerus c’era tanto da mangiare, ma niente era buono come la cucina di Chichi, pensò che sicuramente anche il Dio e il Maestro Whis avrebbero gradito qualche piatto di quelli che avrebbero portato.
Goten e Trunks stavano giocando con Buu, beh, per i due bambini era giocare anche se stavano combattendo: le madri avevano detto di allontanarsi un po’ di casa per non disturbare. Gohan alla fine aveva ceduto e non continuava a insistere per il riposo di Videl, che era serena e in salute e stava parlando con 18.
Crilin si avvicinò a Goku, ridacchiando nel vedere come Maron fosse così divertita dalla coda di Goku e l’amico la lasciasse giocare. Poi Goku la prende in braccio facendole il gioco del “vola vola” ma senza lasciarla andare, Crilin ne era grato, non voleva che sua figlia volasse chissà dove, probabilmente verso la fine dell’atmosfera terrestre. Almeno non così presto. 
Crilin sospirò anche lui, suonando tanto come Chichi: – Sei sempre il solito, ma quanto hai intenzione di diventare forte? –
Goku ridacchiò: - Sempre di più – mostrò la lingua a Maron che lo imitò, scoppiando a ridere. – Il Genio? –
-Lui arriverà domani, e anche gli altri, hanno deciso di lasciare la serata libera ai neo genitori per riposarsi un po’. Anche se devo ammettere che non mi aspettavo di trovare Videl così in pimpante dopo aver partorito. –
-Videl è una donna forte, se dice che è in salute allora lo è. – rispose con una scrollata di spalle l’androide. Poi si rivolse a Goku: - La prossima volta sei invitato a casa nostra. –
Anche se sembrava più una minaccia che un invito ma ne era entusiasta: - Mi piacerebbe molto. –
-Allora è andata. Crilin è un bravo cuoco, ci farà un’ottima cena! –
-Ti sei dato alla cucina, Crilin? –
-Modestie a parte sono abbastanza bravo. – disse l’amico arrossendo per il complimento della moglie.
-Non vedo l’ora di assaggiare le tue prelibatezze allora! –
Maron attirò la sua attenzione: - Giochi con me? –
-Ah, io… - non voleva deludere una bambina o dirle una bugia, in cui aiuto arrivò la madre.
-Tesoro, adesso non può, quando verrà a casa nostra sarà tutto tuo. –
Maron sembrò ponderare la proposta e decise che le andava bene, allungò una manina: - Prometti? –
Goku annuì e allungò la coda mettendola nella sua mano: - Promesso, Maron. – per poi rimetterla giù e la bambina tutta contenta si era messa a correre attorno al padre. 
Il moro era così felice per il suo migliore amico, sembrava così felice. Gli aveva anche parlato del suo lavoro alla centrale di polizia: non capiva come fosse possibile che non si allenasse più come prima, era cresciuti insieme dal Genio, Crilin ne aveva passate così tante… anche lui meritava di avere la vita che desiderava. 
Goten, Trunks e Buu tornarono prima del previsto, ridendo forte, e Chichi era già pronta a chiedere di non alzare la voce, quando videro che in braccio a Goten c’era una piccola Pan sveglia e ridente. 
-Fate attenzione, bambini. –
-Ci penso io Chichi, - disse Buu con il suo sorriso, - la piccola Pan non si farà male. –
In quel momento Pan si mosse troppo e nella confusione del gioco, le mani di Goten persero la presa sulla nipote che volò e continuò a ridere, subito Buu fece comparire attorno a lei una bolla rosa semi trasparente gommosa, in questo modo Pan poteva rimbalzare in giro senza alcun problema. 
Goku ridacchiò vedendo come si divertisse Pan: sapeva che era al sicuro!
Piccolo entrò con un passo deciso, non felice di vedere la scena e lanciò un’occhiataccia ai bambini che si bloccarono, guardando il pavimento.
-Suvvia Piccolo, non è successo niente. – intervenne Goku. – Pan sta bene. –
-Li avevo avvertiti: potevano giocare con la bambina solo se avessero prestato attenzione! – 
Videl fece capolino e Pan fluttuò verso di lei agitando gli arti, la madre sorrise: - Ti stai divertendo, vero tesoro? – 
-Visto? – domandò Goku a Piccolo, indicando quanto fosse serena Videl.
Piccolo strinse la mascella: - È appena nata! – 
-Come sei premuroso, Piccolo! È per questo che sei fantastico. – si complimentò Goku, e come unico effetto Piccolo incrociò le braccia e si allontanò. Pan stava ancora volando avvolta dalla sfera creata da Buu, e stava andando verso di lui tendendo le braccia senza un vero senso: lui allungò le proprie.
-Vuoi venire dal nonnino? – mentre Pan ridacchiava, si premurò che fosse praticamente in braccio prima si far esplodere la bolla semi trasparente, facendola finire in un abbraccio. 
Aveva sentito il campanello, ma non vi prestò attenzione: era tutto per Pan e basta. Per lei e un ki freddo che sembrava così lontano. 
-Goku? –
-Mh? –
-È per te, credo… -
Goku guardò verso l’ingresso della sala, trovando Whis con il suo bastone e il suo sorriso tranquillo. Nessuna traccia di Lord Beerus. 
-È già ora? – chiese, con una punta di tristezza. Non era più il suo posto, ma non voleva lasciare Pan, o gli occhi grandi di Goten.
Whis annuì, - Temo di sì. Avrei voluto fare tardi, ma non era consigliabile. – Whis guardò tutti: - Buon pomeriggio, voi siete la famiglia di Son Goku, vero? È un piacere incontrarvi. – fece un piccolo cenno con il capo. E Goku lo vide poi indugiare con lo sguardo su Vegeta per poi tornare a lui e con occhi rinvigoriti si avvicinò: - Questa è la bambina di cui parlava il Pesce Oracolo? –
-Sì, Maestro Whis, si chiama Pan! –
Whis controllò la neonata che miagolava felice: - È una creatura molto vitale. – si girò verso Gohan e Videl: - Congratulazioni! –
-La ringrazio. – rispose subito Videl mentre Gohan guardava a bocca aperta l’angelo: Goku sapeva che stava cercando di percepirne il ki, senza riuscirci. 
-Posso permettermi di fare un dono alla piccola? – domandò Whis. 
-Oh, sarebbe ben accolto, se è suo desiderio. – rispose con educazione Videl.
Whis annuì e mosse piano il bastone senza produrre rumore: tre stelline si crearono sopra Pan, girando piano in cerchio come una giostrina, lasciando cadere delle scie luminose che la facevano sorridere. 
Erano tutti concentrati sulla piccola Pan che nessuno prestò attenzione a Goten: si era avvicinato a Whis e tirando la sua lunga veste parlò piano.
-È qui per portare via il mio papà? –
Whis non ebbe problemi a riconoscerlo: - Tu devi essere Goten, vero? – il bambino annuì. – Questo è il desiderio di tuo padre. –
-Ma io- -
Chichi gli mise le mani sulle spalle: - Tuo padre tornerà, lo fa sempre. – gli sorrise rassicurante e Goten osservò la propria madre rilassata e questo contribuì a fargli scendere quella lieve tristezza che aveva avvertito, tornando a sorridere.
-Tornerai, papà? –
-Un giorno. – Si affrettò a dire Goku, potendo sentire nella testa una spallata: Vegeta era appoggiato alla parete ed era molto concentrato sulla scena attuale ma lui aveva capito, Vegeta lo stava avvisando che stava facendo ancora promesse che gli avrebbero creato problemi in seguito. Goku era solo stupito che l’altro saiyan avesse usato così spesso il loro legame quel giorno. Significava che riconosceva la sua esistenza? Che gli era… mancato? 
-Maestro Whis… -
-Andiamo Goku, è ora di andare. – poi si rivolse a tutti: - Arrivederci signori. – e rivolse un sorriso più dolce alla neonata che era ancora tra le braccia del suo allievo: - Arrivederci, piccola creatura. – e senza aggiungere altro, andò verso la porta di casa, uscendo.
Gohan si avvicinò al padre per prendere la figlia che si aggrappò subito a lui con facilità: - Devi andare, papà. – disse con fermezza.
-Gohan. – posò una mano sulla spalla del suo primogenito, sorridendo nel sentirlo così rilassato e fiducioso. Il ragazzo sorrise e fece cenno di sì con la testa. 
-A presto! – 
Chichi lo chiamò, dandogli tra le mani due grossi borsoni pieni di leccornie. Dietro di lei, Vegeta era già pronto con altri due borsoni simili. 
-Non mangiarti tutto nel viaggio, conservane un po’ per quando arriverete! – lo avvisò Chichi mentre lui ridacchiava.
Trunks guardava il padre ed era felice, parlando di come sarebbe diventato più forte anche lui mentre Vegeta sarebbe stato assente. 
Goku si avvicinò al suo secondo genito, abbassandosi e lasciandosi abbracciare, lasciando uscire ancora una volta, dopo cinque anni, delle leggere fusa che erano state utili per calmare Goten, assieme il bimbo cercò istintivamente la sua coda, stringendola e Goku lo lasciò fare.
Goku salutò la tutti, ma non prima di aver visto Bulma che si allungava verso l’altro saiyan e posava le labbra su quelle sempre imbronciate. Quanto si era perso negli anni? Era tentato di allungare una mano attraverso il loro legame, ma poi sentì Vegeta dietro di lui.
Arrivati fuori in giardino, Goku sentì che Piccolo aveva fatto il giro e che si trovava a meditare sotto un albero. Goku gli sorrise e pensò intensamente al namecciano, dandogli un buffetto con la telepatia a cui Piccolo rispose sbuffando. 
Vegeta lo spintonò: - Muoviti, Kakarot, non abbiamo tutto il giorno. –
-Saresti così gentile da fare le presentazioni, Goku? – lo prese in giro Whis, infatti Goku non capiva: l’angelo doveva aver capito che quello era Vegeta, aveva parlato così tanto di lui negli anni… ma dopotutto non aveva tutti i torti, era come se avesse dimenticato le buone maniere.
-Ah sì, mi scusi… Maestro Whis, questo è Vegeta, è mio amico e anche lui è un saiyan. È molto forte. Può venire anche lui ad allenarsi? –
-Mh. – Whis portò un dito al mento, osservando attentamente Vegeta accanto a lui. – Un saiyan? –
Vegeta stava per rispondere ma Goku non aveva finito: - Non solo, lui è il Principe dei saiyan! –
-Oh, - fece stupito l’angelo. – un reale, davvero? È un piacere. Ed è interessato all’addestramento? –
-Sì. – finalmente parlò Vegeta. – Non posso tollerare che Kakarot si sia allenato in segreto per questo tempo, so che posso raggiungerlo e superarlo e so che avere lei come maestro mi sarà di grande aiuto. Posso diventare suo allievo? –
Whis lo guardò attentamente, come se attendesse una qualche conferma. Alla fine parlò: - No. –
Vegeta rimase spiazzato da una risposta così secca, Goku si fece avanti:
-Maestro Whis, per favore, lasci che Vegeta venga con noi. Lui è un vero guerriero, resterà sbalordito. –
-Davvero? – dondolò la testa di lato, curioso.
-Sì, ha una grande determinazione e talento. Supererà ogni sua aspettativa, sul serio. –
Al fiume di elogio di Goku, Vegeta era stupito: - Ka-Kakarot… - 
Ma lui non lo sentiva, troppo preoccupato di tornare indietro senza il Principe: aveva passato anni senza di lui, sì, ma adesso non poteva più farlo… sentiva la necessità di percepire la sua presenza, adesso che Vegeta sembrava a suo agio con il legame, e lui per primo non poteva farne a meno… non dopo averlo sentito dentro di lui, ne voleva ancora, era una sensazione così confortante. E Vegeta sarebbe vivo, nessun inferno o minaccia, anzi… si sarebbero allenati insieme. Se Vegeta voleva, ovviamente… e forse il combattimento era l’unica cosa che poteva condividere con lui. 
-È anche… - sorrise, affannato, - anche così intelligente. Maestro Whis, lui è una sfida continua per se stesso, per chiunque… per me. Per favore, si prenda un momento e ci ripensi: Vegeta non può deludere, mai. –
Goku provò a percepire il ki dell’altro saiyan, trovando il nulla, neanche quel freddo. Non sapeva se era un buon segno, ma forse aveva esposto troppo l’amico. Stava per parlare di nuovo, quando Whis si rivolse direttamente a Vegeta.
-Dimmi, Principe, sei davvero intenzionato a iniziare l’allenamento? Ti avviso che sarà diverso da quelli che hai eseguito fino ad ora. –
-Sono serio, Maestro Whis. – parlò Vegeta con decisione e il viso determinato, - Sono intenzionato. –
-Saresti disposto a diventare il prossimo Dio della Distruzione? –
Goku allargò gli occhi e Vegeta aprì la bocca, non capendo:
-Mi scusi… il prossimo? –
-Sì, arriva un momento in cui che anche per il Dio della Distruzione vi sia un passaggio di testimone. – annuì l’angelo. – E io ho il compito oltre che vegliare sull’attuale, di cercare il prossimo e addestrarlo. –
Goku non riusciva a parlare, a muoversi, voleva allungare la propria parte del legame per parlare con Vegeta, ma non lo fece. 
-Diventerò il prossimo Dio della Distruzione. – rispose il saiyan più anziano in un tempo che non riuscì a calcolare.
-Molto bene. – fece soddisfatto Whis, - Se abbiamo chiarito tutto, possiamo partire. –
-Come raggiungiamo il pianeta di Lord Beerus? – chiese Vegeta, Whis sorrise:
-Basterà toccare la mia spalla o schiena, vi avviso però: non vi staccate mai, è un viaggio non molto lungo, ma viaggeremo per lo spazio e non sarebbe piacevole venir catapultati fuori e vagare nella materia oscura. – 
Lo scenario che si prospettava non era piacevole, ma per i due saiyan non era niente di strano. 
-Poggiate pure la mano sulla mia schiena, uno di voi due. – invitò l’angelo.
Goku, per abitudine, posò una mano e guardò Vegeta con un sorriso: - Coraggio, Vegeta! –
-Aspetta, vuol dire che resterò a contatto diretto con te per tutto il tempo? – ringhiò il Principe. 
-Oh… vuoi andare tu per primo? – 
-Bell’affare, - digrignò i denti, - vorrà solo dire che sarai tu a mettere la mano sulla mia schiena, idiota. –
-Dove sta il problema? Per il teletrasporto non è così diverso. – 
-Quella dannata tecnica dura pochi secondi, questo è un viaggio più lungo. –
-Signori, pronti a partire? – li sollecitò Whis.
-Possiamo sempre metterci ai lati e- - propose Goku, ma Vegeta lo scansò:
-Ah, spostati, se qualcuno sta andando per primo, sarò io. – poggiò la mano sulla schiena dell’angelo:  - Dai, Kakarot, muoviti! – lo sgridò.
Il saiyan della Terra annuì confuso e fece come richiesto. Whis partì subito dopo.
Goku era abituato e lo trovava sempre un grande spettacolo, ma Vegeta sembrava non prestare attenzione a ciò che lo circondava.
-Ehy. Vegeta… - 
-Mh? –
-Non guardi dove siamo? È lo spazio! –
-Questo lo avevo notato, ma complimenti per aver fatto caso che non siamo più sul pianeta Terra. – lo beffeggiò come sempre.
-Qui non possiamo arrivarci da soli, non possiamo volare tra le stelle… - sussurrò Goku, non conosceva tutte le costellazioni di quei pianeti che osservava da lontano o dei loro astri, ma sarebbe stato così bello volare gareggiando con la scia di una stella o un asteroide. 
-Hai qualcosa di interessante da chiedere o altre idiozie? – tagliò corto Vegeta.
-In effetti, una cosa c’è… -
Il Principe ghignò: - Il Maestro Whis ha chiesto anche a te, non è vero? Di diventare il prossimo Dio della Distruzione. -
-Sì, ma ho rifiutato. –
-Puoi ottenere un grande potere come Dio della Distruzione, perché un saiyan dovrebbe rifiutare? – domandò contrariato e senza fare niente per nasconderlo.
-Perché non voglio diventare solo più forte, ma combattere per questo… - lo guardò Goku, come se fosse strano che non fosse ovvio, - Non per fare del male, non per uccidere. –
Vegeta sfoderò un sorrisetto storto: - Tipico tuo, Kakarot. – 
Goku sapeva che non era un complimento, ma sentiva come se lo fosse: - Immagino di sì. –
-Goku. – chiamò Whis da davanti.
-Sì, Maestro Whis? –
-Posso suggerire di passare il tempo restante spiegando al nuovo allievo in cosa consiste l’addestramento? Così sarà meglio preparato per ciò che lo attente. –
-Oh, sì, giusto, Maestro! – sorrise Goku, felice di parlare di quell’allenamento tanto estenuante quanto stupendo che aveva fatto e che adesso avrebbe continuato a fare insieme a Vegeta; tutto sarebbe stato migliore da adesso in poi! 
-Kakarot mi ha già detto in cosa consiste. – informò il Principe.
-Noto che lo chiami Kakarot, non Goku. – chiese curioso l’angelo.
-Kakarot è il suo nome saiyan. – rispose semplicemente il saiyan più anziano.
-Son Goku è invece il nome che mi ha dato mio nonno. – intervenne l’interessato, con la coda che non smetteva di muoversi dall’eccitazione per tutto ciò che lo aspettava: - Quando sono arrivato sulla Terra e mi ha trovato. –
-Da quello che so i saiyan sono una razza guerriera. – continuò Whis, - molto fieri e orgogliosi, talvolta spietati. –
-I saiyan lo sono. – affermò Vegeta con voce sicura, come se fosse pronto a difendere il proprio popolo.
-E allora Goku? –
Vegeta sospirò: - Ha preso una botta in testa da piccolo. –
-Oh, questo spiega molte cose. –
Goku ridacchiò: - Eh sì, è stata una gran bella botta, ho ancora la cicatrice! –
Il resto del viaggio continuò in un insieme di bisticci tra i due amici e domande impertinenti da parte dell’angelo che appariva molto divertito dalla situazione. 
Verso la fine, Vegeta sembrava un po’ spazientito- Goku poteva dire che era ansioso di cominciare l’allenamento speciale, lo capiva, ma voleva fare qualcosa per alleviare quell’irritazione che sentiva provenire dall’amico. Così sfiorò con la coda il suo avambraccio. In risposta Vegeta si irrigidì e gli lanciò un’occhiataccia che, se uno sguardo potesse lanciare fuoco, Goku sarebbe stato incenerito. 
Ma lui sorrise, cercando di trasmettere entusiasmo.
-Piantala. – ringhiò Vegeta, dando uno schiaffetto alla coda, senza guardarlo in viso.
Goku non si aspettava quella reazione, ma non lasciò vacillare il sorriso, notando ancora come Vegeta al di là di tutto, prestava attenzione alla coda. Quel colpo era appena un buffetto. 
 
 
 
 
 
 
 
Prossimo aggiornamento: 24/01/2022
(avevo scritto 2012…. È una lotta continua qui lol)

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Come with me – part. III ***


 
 
 
 
 
What a Prince deserves
 
Capitolo 5
 
Come with me – part. III
 
 
 
 
-Signori. – li richiamò all’attenzione Whis, - Siamo arrivati. -
-Per fortuna! – borbottò Vegeta, rifiutandosi di guardarlo ancora. 
Il pianeta di Lord Beerus era strutturato come una piramide al contrario dove si ergeva un grosso albero pieno di rami, la restante parte era piena di verde e vi era anche un ampio lago, il tutto con delle radici che spuntavano qua e là. 
-Ci avete messo tanto tempo! – urlò la divinità, comodamente agiata su una sdraio. – Da quando si fanno aspettare gli dei? –
Whis sospirò, abituato ai capricci di Beerus, mentre Goku si grattava la nuca con la sua classica espressione. In quel momento Lord Beerus notò il nuovo arrivato.
-E lui chi è? – domandò irritato.
-Oh. – si fece avanti Goku, - È qui per addestrarsi con me sotto la guida del Maestro Whis per diventare super saiyan god! –
-Eh? – Beerus mosse le lunghe orecchie, - un altro saiyan? Ma voi scimmie non vi eravate estinte? – 
Vegeta si morse la lingua: sapeva che era la verità, ma non faceva meno male. Goku agitò la coda, sperando che la situazione non peggiorasse. Lord Beeurs e Vegeta avevano un caratteraccio alcune volte… ma contava sul buon senso di Vegeta.  
-Lui è Vegeta. – disse Goku, come se questo rispondesse a tutto.
Lord Beerus sembrò divertito e guardò il nuovo arrivato con interesse velato: - Ah, è lui? –
-Sì. – continuò Goku, contento: - Glielo avevo detto che è un grande guerriero, no? –
-Per i mortali, vorrai dire. – poi si girò verso Whis che era quello con il solito sorrisetto sornione sul bel viso: - Non mi hai portato niente da questo viaggio? –
-Oh, mi perdoni Lord Beerus. – anche se non era per niente dispiaciuto. – Non c’è stato tempo. –
-Beh, a giudicare dalle condizioni dei loro vestiti direi di no, ma sono il Dio della Distruzione e mi irrita che i mortali abbiamo abbandonato la consuetudine dei tributi. –
Vegeta poggiò per terra i bagagli, iniziando a rovistare dentro uno di questi e tirando fuori un grande recipiente da dove usciva un buon profumo e si avvicinò alla divinità, con un perfetto passo regale.
-Lord Beerus, sono Vegeta, venuto qui per sottopormi all’allenamento speciale del Maestro Whis, porto questo piccolo omaggio per lei. –
Beerus lo guardò con diffidenza, dalla sua branda, nonostante fosse steso emanava tutto tranne sottomissione e debolezza, tutto in lui gridava potenza ed era un’immagine che Vegeta aveva sempre associato a un’altra persona, questo significava che poteva arrivarci anche lui, come Dio della Distruzione.
Lord Beerus accettò la confezione, aprendola e trovandovi dentro un vario assortimento di freschi dolci di frutta che Bulma aveva preso in una rinomata pasticceria. Annusò con circospezione e quando ne assaggiò uno iniziò a divorarli tutti, con grande entusiasmo, senza più la minima traccia della superbia e arroganza di prima.
-Oddio mio, - trillò felice la divinità, - Whis! Questi cosi sono deliziosi! – leccò anche le briciole.
Whis sospirò: - Mi fa piacere che siano di suo gradimento, ma devo farle notare che è buona educazione offrire anche. –
La divinità non era per niente offesa dalle parole del suo angelo custode, anzi, non lo degnò di una risposta, parlando con Vegeta: - Fa piacere sapere che qualcuno sappia ancora come ci si comporta davanti a un Dio, Principe dei saiyan. – 
Vegeta pensò per un attimo che non aveva detto di esserlo, ma solo il suo titolo. Sicuramente il Dio doveva esserci arrivato per intuito. Annuì e riprese il contenitore vuoto.
-La prossima volta voglio assaggiare altro. – continuò Beerus, - se la Terra ha altre prelibatezze del genere allora vale la pena non distruggerla. –
Goku poté sentire Vegeta trattenersi ancora e contro ogni suo buon senso, anche se ne aveva molto poco rispetto l’amico, diede un segno lieve nel loro legame. E per evitare di incontrare la rabbia di Vegeta, controllò anche lui tra la propria roba, tirando fuori due contenitori e porgendone uno a Whis.
-Maestro, questi sono dei manicaretti per lei. –
-Oh? – l’angelo allargò gli occhi, luccicanti appena sentito il dolce profumo che proveniva dall’interno dei pacchetti.
Goku lo aprì, dentro vi erano dei dolci che Chichi preparava sempre a Gohan quando era piccolo: dei piccoli anpan. Ricordava che Gohan li inzuppava nel tea verde, ma purtroppo non ne aveva con sé. 
Whis ne assaggiò uno ed emise dei lievi rumori che indicavano il suo apprezzamento. 
-Davvero molto buoni, Goku, sono deliziosi! –
-Se ha del tea caldo lo sono ancora di più. –
-Del tea? Allora lo preparo subito! –
In pochi istanti Lord Beerus fu vicino a lui e con una zampa già dentro il pacchetto, ma l’angelo glielo levò da sotto prima che potesse prendere un dolce.
-Via via, Lord Beerus, le sue buone maniere. – lo rimproverò bonariamente. 
-Ma voglio assaggiarli! – rispose arrabbiato il Dio. – Sembrano così buoni! – disse con la bava alla bocca. 
-Allora prima mi faccia preparare il tea. Goku dice che vanno accompagnati con del tea caldo. –
Lord Beerus sembrò ponderare la prospettiva di attendere e alla fine sbuffò, rivolgendosi a Goku: - Se non sono più buoni ti cancello dall’esistenza. – proclamò con serietà.
Goku ridacchiò: - Si fidi, ne varrà la pena! –
La divinità emise un suono di gola di fastidio e si incamminò verso l’albero, la casa: - Andiamo Whis! Prepara questo tea, ho fame! – prima di andare via, rivolse un ultimo sguardo a Vegeta: - E tu, Principe, vedi di diventare forte, chissà che non puoi darmi un vero combattimento. – ghignò.
Vegeta annuì: - Certo, Lord Beerus. – 
Goku si avvicinò a lui, con l’altro sacchetto, porgendolo a Vegeta, dentro vi erano altri anpan: - Lord Beerus non sa che Whis sta cercando il prossimo Dio. Non gli piace essere messo da parte. Ma stai tranquillo, non ti farà niente. –
-Tzè, non sembra così affabile. – rispose piccato, incrociando le braccia e dando una brutta occhiata ai dolcetti, intenzionato a non toccarli. 
-È una brava persona. Solo un po’ annoiata. Insomma… lo capisco, è il Dio della Distruzione, ci sono poche cose più potenti… deve essere noioso. –
Vegeta ridacchiò: - Ecco perché non vuoi diventare il suo successore… sei furbo allora, Kakarot. –
Goku sorrise con lui: - In parte. – poi chiuse la confezione. – Maestro Whis? – chiamò l’angelo che non si era spostato andando dietro al suo signore.
-Sì, Goku? – 
-Possiamo iniziare l’allenamento? -
-Certamente. – ma invece che dare direttiva di nuove tecniche per un confronto corpo a corpo, il Maestro si rivolse soprattutto a Vegeta, dovendo dire l’ultima informazione importante che avrebbe dato il via al vero addestramento: - Vegeta, Goku è riuscito a raggiungere la forma del super saiyan god grazie a un duro addestramento e prove non da meno. Ma c’è un modo più pratico e immediato che ti può permettere di accedere al ki divino, in modo da poter subito imparare a padroneggiarla. –
-Quale? –
Goku sperava che Vegeta non si sarebbe troppo arrabbiato, ma conoscendolo…
-Per la forma del super saiyan god serve un contatto con il ki divino. Come ben sai, Goku adesso lo possiede. – spiegò Whis: - Se attingi da lui, sarà più semplice e potremmo concentrarsi sulla padronanza di esso. –
Vegeta si ritrovò a balbettare, preso da un improvviso senso di confusione inaspettata: - Io devo… prendere da Kakarot… ma di cosa stiamo parlando? Mai e poi mai. – negò anche con le braccia e la testa, con fermezza. Era quasi indignato dalla sola proposta.
-Glielo avevo detto. – sussurrò Goku a Whis.
-Cosa hai detto idiota? – scattò Vegeta.
-Goku ha spesso parlato di te, diceva che non avresti mai acconsentito a prendere il ki da lui. –
Il Principe sbuffò: - Una volta tanto la terza classe ha detto qualcosa di giusto! – 
Vegeta avrebbe attinto da ogni fonte di energia che poteva dargli la forza per combatterlo, ma mai e poi mai da lui. Goku sapeva che non poteva dire nulla per fargli cambiare idea, soprattutto perché lo capiva: la possibilità di una sfida come quella di riuscire a arrivare al livello di un’energia divina tutto da solo era allettante per un saiyan.
-Ne sei certo, Vegeta? Sarebbe un’esperienza curiosa da provare. Non si hanno molti racconti di passaggio di ki divino per il super saiyan god. –
-E continueranno a non esserci! –
-Molto bene. – sospirò Whis, un po’ dispiaciuto: - Allora possiamo iniziare l’addestramento. –
Vegeta si girò verso di lui, quasi come se fosse pronto a scattare sul posto per piazzargli un calcio dritto in faccia. Goku si mise in posizione per puro istinto, elettrizzato all’idea di combattere contro Vegeta.
-Nonono, Vegeta. – lo canzonò Whis, piazzando il suo bastone nel mezzo per divederli, – benché voi due passerete del tempo insieme, il vostro allenamento sarà diverso, dal momento che non vuoi prendere il ki divino nel modo più semplice. Anche se ti fa onore devo dire che sarà più fatica per tutti noi. –
-Il duro lavoro non mi spaventa. – disse con fierezza, sollevando il mento.
-Buono a sapersi. Adesso seguimi Vegeta. Goku, puoi iniziare al lago. –
-Sì Maestro. – poi sollevò un braccio: - Buon allenamento, Vegeta! – agitando la coda, curioso di vedere con cosa avrebbe iniziato, ma glielo avrebbe domandato più tardi. 
Whis invitò nella direzione opposta, indicandogli l’altro lato del grande albero: - Non pensare a Goku, Vegeta, hai molto lavoro che ti attende. –
-Sono pronto! –
Whis sorrise: - Goku ha lo stesso entusiasmo! –
-Non mi paragoni a lui! –
-Ma non ha questo astio… Inizia con i tuoi esercizi, così posso vedere su cosa c’è da lavorare, anche se già ne ho un’idea. – detto questo, si allontanò. – Vado a preparare il tea. –
-Mh? Non rimane qui per valutarmi? –
-Oh tranquillo, Vegeta, osserverò. Buon inizio. – sorrise e se ne andò, lasciando solo e confuso il saiyan.
 
 
 
Goku si doveva concentrare sulla meditazione e la pace della mente e dello spirito, il corpo rilassato. Vegeta, una volta visto in cosa consisteva il suo allenamento, capisce quasi subito che quel tipo di percorso non faceva per lui. Cercando di raggiungere il super saiyan god con il metodo più faticoso. Perché no, pensava Goku, dopotutto lui c’era riuscito così e non vedeva il motivo per cui non poteva riuscirci anche qualcuno come Vegeta! Aveva piena fiducia- oltre a sapere benissimo che non avrebbe mai accetto aiuto, soprattutto da lui. 
Per il Principe l’orgoglio era tutto e Goku aveva promesso che non lo avrebbe più umiliato, o almeno ci avrebbe provato. 
Erano passati dei mesi, Goku non calcolava il tempo, neanche adesso che era tornato vivo. E poteva dire che Vegeta stava facendo grandi progressi, un giorno gli aveva detto che si stava muovendo molto più velocemente di lui, a questo il Principe sembrò arrabbiarsi, tornando ad allenarsi da solo. Goku non lo aveva più sentito attraverso la loro piccola connessione e sapeva che serviva tutta la concentrazione che si possedeva per quel percorso, così non lo disturbava. Vegeta era già abbastanza irritato di dover condividere la stanza con lui- benché il pianeta non mancasse di stanze, sembrava che non fosse agibile nessuna tranne quella che era già occupata da Goku. Ma Vegeta era un coinquilino ordinato e silenzioso, Goku sapeva che lo aveva irritato più di una volta perché non era così attento con le proprie cose e che era molto rumoroso anche mentre dormiva, quindi non lo disturbava durante il giorno… almeno non troppo.
Finché un giorno Vegeta andò da Goku che stava praticando un kata sull’acqua del lago, chiedendo un incontro, al quale Goku rispose a metà tra il contento e il titubante. Perché Vegeta voleva combattere contro di lui e non addestrarsi per arrivare completamente allo stadio di super saiyan god? Dal ki di Vegeta sapeva che era diventato più forte dal loro arrivo, e Goku ne era immensamente felice, sapeva che Vegeta ci avrebbe messo la metà del proprio tempo. Ma adesso che Vegeta sapeva del super saiyan god e che Goku si stava esercitando per perfezionarlo, usando il ki divino e sì… superare il livello del super saiyan god… perché voleva uno scontro? 
-Perché? – chiese allora, sempre per le domande dirette: - Non che non mi piaccia l’idea, ma… -
-Cosa Kakaort, hai paura? – lo prese in giro con un ghigno che accese tutti i suoi nervi, il sangue che ronzava nelle orecchie, pregando i propri muscoli di cedere alla sfida, alla rabbia e all’adrenalina. Ma non era quello il motivo per cui era lì, facendosi allenare da Whis, per migliorarsi e arrivare a qualcosa di superiore a cui attingere. 
-No. – rispose tranquillamente, cosa che sembrò destabilizzare l’altro: - Solo… perché io? –
-Come sarebbe a dire perché? Dei, sei ancora più idiota di quel che ricordassi! Hai battuto di nuovo la testa, per caso? –
-No, non che io ricordi. –
-Non ne dubito. – ringhiò il Principe. – Non ci sono limiti ai danni cerebrali che puoi avere. –
Goku ricordò il virus al cuore, i danni del kaioken su questo e sul resto del corpo, gli anni passati impegnandosi esclusivamente a combattere… non rimpiangeva nulla, ma era un dato di fatto, se non fosse stato un saiyan sarebbe morto molto tempo prima. Forse quel giorno da bambino quando batté la testa. Nei momenti di meditazione era arrivato a chiedersi cosa sarebbe successo, se fosse morto quel giorno… lui non avrebbe avuto la sua vita e la Terra sarebbe andata avanti lo stesso. 
-Immagino che hai ragione. – sorrise e agitò sereno la coda dietro la schiena.
Vegeta gli lanciò un’occhiataccia: - Allora, devo menarti per incitarti o ti decidi a combattere di tua spontanea volontà? –
-Sembri molto determinato, Vegeta, cosa, vuoi mostrarmi quanto sei diventato forte? – lo punzecchiò, il Principe non rispose ma poteva sentire che era questo il motivo. Poteva cedere a quella spinta… non poteva? Eppure sembrava così giusta… sperava solo che non dispiacesse al Maestro Whis, che non aveva mai accennato a un combattimento tra di loro. Goku ogni tanto aveva combattuto anche contro Whis, qualcosa di sorprendente, non era ancora riuscito a sfiorare l’angelo e Goku non vedeva l’ora di raggiungere quel livello, sapeva che ce l’avrebbe fatta!
Si trasformarono subito, non volendo perdere tempo.
Al primo calcio di Vegeta, dritto alla sua bocca come immaginava, l’acqua sotto di loro vibrò, provocando delle onde che si andarono a infrangere sull’erba attorno. Quando Goku tirò un pugno al busto di Vegeta, la terra tremò per più di due minuti. Schizzarono in alto e iniziarono subito a fare sul serio, non era nella maniera di Goku, che iniziava testando l’avversario e salendo mano a mano di livello di potenza… ma questo era Vegeta! L’unico essere vivente che a distanza di anni riusciva sempre a stimolarlo, a punzecchiarlo nel migliore dei modi per sfidarlo senza mai annoiarlo, che sentiva come lui la stessa ambizione per raggiungere sempre nuovi livelli di potenza.
Goku ridacchiò e Vegeta lo afferrò da dietro, bloccandogli le gambe e il collo in una forte presa.
-Cosa ridi, pagliaccio? Ti faccio ridere? – Ringhiò il Principe, infastidito e lo fece schiantare nelle acque del lago. Velocemente Goku riemerse e Vegeta gli afferrò i capelli, spingendolo ancora sotto: - Vai sotto, dannazione, ti piace così tanto questo maledetto lago, mh? Crepaci! – urlò con voce gutturale il saiyan più anziano. 
Non avevano usato esplosioni di energia e questo a Goku piaceva, non desiderava altro che uno scontro in pieno vecchio stile dove poteva usare unicamente le arti marziale e ogni cosa che riguardasse solo il corpo, colpi fisici. Nocche rotte e sangue che schizzava ovunque. 
Serrò gli stinchi di Vegeta con le caviglia, stringendo forte e portando entrambi sotto l’acqua con uno scatto, la mossa fece perdere la presa a Vegeta e subito tornarono in posizione per studiarsi di nuovo: conoscevano ogni mossa e azione avrebbe potuto fare l’altro, c’erano poche cose che li poteva sorprendere eppure ci riuscivano ogni volta. Non potendo comunicare verbalmente, Goku decise di inviare un colpetto felice nel loro legame, e se questo avesse fatto arrabbiare Vegeta beh… tanto meglio!
Con sua sorpresa, l’altro saiyan invece rispose con un buffetto nella loro area mentale condivisa, qualcosa di piccolo e scherzoso. Goku batté le palpebre, sorpreso, e in quel momento Vegeta ne approfittò per scagliare una raffica di montanti continui, ma li parò tutti, andando indietro guidato dalla corrente che i loro colpi avevano creato in acqua, fino ad arrivare a una parete naturale al limite del lago, allora Goku rimase fermo, prendendo qualche colpo per poi scansarsi quando sapeva che Vegeta stava per dargli un bel colpo potente, che colpì la parete di roccia. Si teletrasportò fuori dall’acqua, sulla terra, attendendo che Vegeta riemergesse, mentre si godeva i vestiti bagnati e ancora più pesanti- Vegeta aveva mantenuto la sua divisa attillata e pratica, invece Goku era curioso di vederlo con indosso qualcosa scelto da Whis, l’unica aggiunta era un orecchino spesso e corto all’orecchio sinistro. 
Voleva chiedere a Vegeta di andare a mangiare qualcosa insieme, quando sentì una presa salda dietro di sé, proprio sulla coda: girando il busto, vide Vegeta con un ghignò in viso e tra le mani la sua coda. Tremò e anche la protuberanza pelosa si gonfiò.
-Ahhh, Vegeta! Così non vale! – piagnucolò. 
Il saiyan più adulto non stava stringendo forte, anzi, Goku quasi osava dire che era una presa attenta, non voleva fargli male ma neanche farlo fuggire, era come se gli stesse dando un promemoria su chi comandasse. 
-Lasciami! – lo intimò ancora.
Vegeta ghignò: - No. – e strinse la base.
Goku vibrò e tornò alla forma base, niente più capelli rossi, con i muscoli che perdevano di tensione e diventavano molli, non rispondendogli più. Non sveniva perché aveva più controllo, ma la tentazione di lasciarsi totalmente andare era forte.
-Adesso tu te ne stai buono Kakarot, e la smetti di pavoneggiarti! –
-Cosa farei io? –
Vegeta giocò con la punta della coda, ora gonfia e sull’attenti: - Devi scendere dal piedistallo e capire che non sei un dio, puoi avere un ki divino sì, ma resti un saiyan! Non dimenticare le tue origini, o dovrò ricordartele io! –
-Vegeta, perché sei- -
Strinse forte in uno scatto in due punti della coda, facendolo guaire. A sua volta strinse i pugni, trovando che non voleva sottomettersi o ascoltare quello che l’amico aveva da dire.
-Lasciami andare! – ringhiò forte, riprendendo energia, l’aura che saliva, con le chiome nere che si muovevano che minacciavano di diventare bionde, mentre ruotava la testa per guardare l’altro con occhi oramai chiari.
-No, - rispose piccato ma senza scomporsi il Principe, - così impari anche che devi tenerti ben stretta la tua coda, e non libera dove chiunque può prenderla! – arrotolò l’appendice pelosa attorno il proprio braccio, afferrandone la base.
-Ve-Vegeta. – balbettò Goku, mentre una scossa partiva dalla base della schiena e gli percorreva la spina dorsale.
Il Principe si appoggiò il minimo a lui, parlando con voce bassa e minacciosa: - Te l’ho fatta passare fino ad ora perché so che ignori le nostre usanze, ma adesso mi sono stancato. –
-Non so di cosa stai parlando. Vegeta, per favore, lascia la mia coda! – non voleva iniziare a litigare, cosa era successo? Si stavano divertente, perché adesso l’altro si stava comportando così? 
-Oltre ad essere un punto distintivo per il nostro popolo, – iniziò Vegeta come se stesse tenendo una lezione con un bambino impertinente, - E un patetico punto debole, la coda serve per comunicare varie cose attraverso i feromoni che può sprigionare. –
-Oh sì, sì… - annuì Goku, felice di conoscere le cose fino a questo punto, forse allora Vegeta non si sarebbe arrabbiato: - Lo so, Whis mi ha detto che le mie emozioni possono essere sentite attraverso di lei. – 
L’espressione di Vegeta invece non era felice anzi, mostrò i canini: - E allora come puoi agire con così tanta innocenza? –
-Non capisco! – 
-Mi stai mentendo? – sussurrò, avvicinandosi al suo viso e poi al collo, annusando qualcosa lì e Goku vibrò e la coda tremò. A entrambi piaceva quel gesto. 
-Non ti mentirei mai… so solo questo… -
-Mh… sì, sei troppo dolce per un saiyan, non puoi mentire. – Goku sentì il viso caldo, - Non sai che è così, che i saiyan attirano potenziali compagni? -
Ci volle qualche istante perché Goku riuscisse a capire il significato di quelle parole: compagni? Lui stava… come poteva fare qualcosa del genere senza neanche esserne consapevole? Allora era per questo che Vegeta gli era stato così lontano, il motivo per cui si era sempre scansato dalla coda… pensava che fosse perché la desiderava anche lui ma forse era qualcosa oltre un banale desiderio. Vegeta si stava allenando, era venuto sul pianeta di Lord Beerus, accettando di diventare il prossimo Dio della Distruzione, restando separato per molto dalla sua famiglia con uno scopo ben preciso e si era ritrovato a dover stare nello stesso posto a fare i conti con un saiyan che ignorava totalmente le tradizioni della loro gente, anche qualcosa come la loro coda. 
-Io… - iniziò, rilassandosi, adesso che sapeva da dove arrivavano le sensazioni di Vegeta, anche se qualcosa in lui era felice che quelle mani guantate lo stessero tenendo fermo in quel modo. – Non lo sapevo… è come i feromoni che mi ha detto il Maestro Whis? Non pensavo che valesse anche per altro come l’amore. –
Vegeta schioccò la lingua, ridacchiando: - Amore? – lo prese in giro: - I saiyan non conoscono l’amore, sto parlando di accoppiamento fine a se stesso. – 
-Ma tu hai detto compagni. – la sua coda si muoveva da sola, posandosi sulla pelle scoperta di Vegeta dai vestiti strappati. – Quindi ho pensato… come è possibile? – 
-Mh sì, esistevano delle eccezioni, ma non illuderti, i dolci sentimenti non sono per i saiyan. – 
Goku guardò le dita di Vegeta che non lo stringevano più ma che erano posate delicatamente, immerse nella sua pelliccia semi bagnata.
-Tu sei tra quelle eccezioni, Vegeta, lo so. – 
Il Principe sospirò e lo lasciò andare, Goku sentì una grande sensazione di disagio quando quelle dita non lo toccarono più: - Non montarti la testa, te l’ho detto! – 
-So che ami Bulma, Trunks… - continuò Goku, facendo un passo verso di lui, sorridendo, come se stesse cercando di rassicurarlo: - So che ti prendi cura di loro, che il tuo cuore è dedicato a loro. Hai fatto così tanto, Vegeta… meriti di essere felice. – 
-Discorsi motivazionali, Kakarot? Pensi che ne abbia bisogno? –
-Penso che dimentichi che meriti la felicità. – 
Vegeta incrociò le braccia con un’espressione truce: - Sapevo che era una pessima idea l’unione con i Potara. – 
-Sì, hai distrutto il tuo, perché non accadesse ancora. – ridacchiò Goku. – Io sono contento che lo abbiamo fatto, non solo perché ha aiutato contro Majin Bu. Ma mi ha lasciato qualcosa, lo ha fatto con entrambi. – 
-Non sfidare la sorte, Kakarot. – ringhiò Vegeta, - I rimasugli, il sapere alla perfezione i pensieri e le mosse dell’altro in battaglia mi sta bene, ma il resto… ho cercato di ignorare quella connessione mentale che è rimasta tra noi. Andava bene, finché non sei comparso. – 
La rabbia, unita alla delusione nella voce dell’amico gli fece venire voglia di allungare la coda e avvolgerla attorno a lui. 
-Vuoi che chiediamo al Maestro Whis di levare il legame? –
Vegeta ridacchiò: - È così che lo chiami? Che romantico. – 
-Oh? Sì… io, non mi hai mai sentito? –
-Come ho detto… cerco di fare finta che non esista per la maggior parte. E non credo che il Maestro Whis lo leverebbe, ho il sospetto che lo sappia e che si diverta. – 
-Forse è utile anche per l’allenamento. – suggerì Goku.
-O forse vuole che acconsenta finalmente al passaggio del ki. – sospirò, stufo anche solo al pensiero di quella storia. – O che questa connessione possa agevolare. –
-Forse… beh… - si guardò attorno Goku, tra lo speranzoso e il pensieroso: - Forse può? Possiamo provare. Non prenderesti niente da me, pensaci: se troviamo il modo di approfondire il legame, potrai trovare un modo nuovo e mai usato per migliorare e avvicinarsi al super saiyan god! – 
-Mi stai suggerendo… - fece il Principe, incredulo: - Di passeggiare liberamente nella tua mente, alla ricerca di qualcosa che mi possa aiutare? – Goku annui felice, la sua coda che si agitava entusiasta nell’aria. 
-Mai sentito di un saiyan così contento di aprire la propria mente al prossimo. – disse confuso Vegeta.
-Ma quel prossimo sei tu. – sorrise il saiyan della Terra. – E sicuramente qualcuno lo avrà fatto. Forse sempre una terza classe! – ridacchiò, portandosi le mani unite dietro la testa. 
-Non ci sono saiyan come te, Kakarot. Quindi hai un altro primato, congratulazione. – scrollò le spalle. 
Goku stava per rispondere che non stava pensando a quello, quando aveva proposto, ma Vegeta non aveva finito di parlare: - Così, sei sicuro, vuoi provare davvero ad aprire del tutto quella- quel legame? – si sentiva che era a disagio nel pronunciare quella parola, ma lo aveva detto lo stesso.
-Mh hm, insomma, cosa ci costa provare? Sono sicuro che il Maestro Whis apprezzerà l’iniziativa! –
Vegeta scosse la testa: - Continuo a pensare che il Maestro Whis sapesse già tutto e che aspettasse solo che ci arrivassimo da soli. –
Goku guardò la propria coda e gli venne in mente una cosa: - Vegeta, ti prometto che cercherò di controllare i feromoni della coda. –
-Non ho molta fiducia in questo, ma è qualcosa. – sorrise divertito il saiyan più anziano: - Così il tuo odore tornerà ad essere come prima almeno. - 
-Ma… ti… ti da fastidio? Io non sento niente, è un cattivo profumo? –
Vegeta lo guardò, come se stesse prendendo per la seconda volta la decisione di usare i Potara: - No, non lo è. -
 
 
 
 
 
Prossimo aggiornamento: 31/01/2022
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** This is me - part. I ***


 
 
 
What a Prince deserves
 
Capitolo 6
 
This is me - part. I
 
 
 
 
 
Goku doveva essere onesto con se stesso, perché lo era sempre stato e non vedeva il motivo per smettere adesso, lo doveva anche a Vegeta, dopotutto l’amico era andato a piede libero nella propria mente più volte nelle ultime settimane.
Non lo aveva fatto solo per aiutare Vegeta. Certo, quella era la prima motivazione e continuava a essere la principale, ma l’altro motivo era qualcosa che Goku si chiedeva fino a che punto Vegeta avrebbe ignorato: Goku voleva scaldare il ki freddo di Vegeta.
E una notte si era ritrovato a chiedersi che profumo avrebbe Vegeta se avesse ancora la sua coda, anche se quello di sempre era comunque molto buono. In poco più di un anno non era riuscito ancora frenare la sua fantasia.
Whis aveva dato loro il permesso per queste sessioni, a patto che non intaccassero gli allenamenti, perché sarebbe davvero un peccato rallentare: entrambi stavano andando bene, per essere mortali, e che presto avrebbero potuto raggiungere un buon livello e soprattutto, riuscire a gestirlo, che era la cosa più importante.
Ma i saiyan non erano famosi per la loro pazienza anzi, Vegeta e Goku ne avevano anche troppa, almeno secondo il Principe e sempre secondo questo, Goku non era impaziente, ma solo un cucciolo nel corpo di un adulto.
Il Maestro Whis aveva rimproverato Goku più di una volta, perché il saiyan della Terra si distraeva troppo con il ki di Vegeta che ogni tanto esplodeva e doveva trattenersi dal volare o teletrasportarsi da lui per vedere cosa fosse successo, se stava bene o anche solo spinto dall’eccitazione dovuta dalla potenza dell’amico.
-Goku, sei vicino a controllare completamente il ki divino. Anzi. A superare la forma del super saiyan god. – Goku spalancò gli occhi e Whis sorrise: - Pensavi che non mi fossi accorto che cercavi di più? Non ti eri chiesto perché ho intensificato i tuoi allenamenti o perché non sei più passato dalla stato di vivo a morto e viceversa? – sorrise con un’espressione scherzosa: - E stai tranquillo, Lord Beerus ancora non sa nulla. Sarà una bella sorpresa. -
-Maestro Whis… - sussurrò il saiyan. – La ringrazio. Ci sono altri allenamenti che posso fare? C’è davvero altro oltre il super saiyan god? –
Whis mise una mano dietro la schiena e si schiarì la voce: - Ti sei applicato così tanto senza sapere neanche se c’era un altro livello? –
-No, in verità… io sentivo, che c’era altro, ma non sapevo che esistesse davvero. –
-Vegeta ne è a conoscenza? –
-Oh, beh… - arrossì. 
-Goku, - sospirò l’angelo, - So dei vostri piccoli allenamenti privati con il vostro legame. –
Il saiyan della terra ridacchiò portandosi una mano dietro la nuca: - Vegeta lo diceva che lei lo sapeva! –
-E sono certo che non ne avrete ancora per molto. –
La voce di Whis era calma e tranquilla ma d’altronde la creatura lo era sempre, anche quando doveva trattare con un irascibile Lord Beerus, che passava il suo tempo a mangiare e dormire e lamentarsi. Goku trovava divertenti i siparietti tra i due. Una volta, durante una sessione del loro collegamento mentale, Vegeta aveva visto che lo immaginava con gli abiti del Dio della Distruzione e si chiedeva se sarà sempre Whis il suo angelo custode, in risposta era arrivata una risatina spazientiva e divertita e un “concentrati Kakarot, se non vuoi che rimanga qui per sempre”… a Goku non sarebbe dispiaciuto, ogni cosa che riguardava Vegeta, in realtà, non era male, soprattutto se poteva stare vicino a lui. Ma come Dio della Distruzione non avrebbe potuto, no, perché Vegeta aveva dato la sua parola, stava seguendo l’addestramento anche per quello, per il percorso dell’hakaishin, della distruzione… aveva visto cosa faceva, lo aveva sentito e si chiedeva come poteva Vegeta riservare spazio solo al pensiero della distruzione e goderne, anche. 
-Kakarot! – gli diede una scossa Vegeta direttamente nella mente e Goku si svegliò dal suo sogno ad occhi aperti.
Erano nella loro stanza condivisa, seduti per terra uno davanti all’altro: era come passavano le loro serate per dedicarsi agli esercizi con il loro legame. Ma Vegeta si stava alzando irritato.
-Aspetta, cosa fai? –
-Non ci stai con la testa, e io non sto facendo questa pagliacciata per perdere tempo. Avevi detto che era un modo per raggiungere il ki divino. Tzè, sono un apprendista Dio della Distruzione e non ho ancora imparato il ki divino! – borbottò nervoso: - E perché? Tu non riesci a focalizzare la tua mente, neanche dopo gli anni di meditazione. Io non perderò il mio tempo così. – 
Goku allungò una mano, afferrando il polso di Vegeta. 
-Scusami. Ultimamente io… non sono molto concentrato, sì. Ma ci siamo vicini, me lo sento. Lo dice anche il Maestro Whis. – sospirò, dispiaciuto di vedere l’altro così frustrato: - So come ti senti… ma non possiamo mollare. –
-Mollare? – invece che allontanare la presa, Vegeta si rigirò, mettendosi per terra in ginocchio e il viso livido, afferrandolo per le spalle della parte superiore della sua divisa, al body. – Come osi? Sai cosa penso, idiota? Che lo fai di proposito, a non lasciarmi capire come funziona il ki divino! Ti limiti a lasciarmi volare nella tua mente e a mandarmi ondate di calore, cosa dovrei farci io della tua compassione? – urlò sputacchiando della saliva che gli arrivò in faccia. Se fosse stato umano, le orecchie gli avrebbero fischiato tali erano le sue urla. Partivano dal petto, da un punto più profondo dei muscoli, del cuore e delle ossa. 
-Non sono- non provo compassione… - rispose, confuso, la coda che si agitava dietro la schiena, desiderosa di andare avanti e stringere Vegeta, ancora, ma Goku si trattenne. Doveva avvolgerla attorno alla propria vita, come gli aveva sempre detto l’altro, ma non ci riusciva, non gli veniva naturale. 
-Tieni per te quella roba, qualunque cosa sia. – ringhiò. – Ho un obbiettivo e anche se tu hai già raggiunto il super saiyan god, non puoi prenderti il lusso di una pausa, non quando sappiamo entrambi che sei già oltre la forma god. – lo spinse e Goku poggiò i palmi al pavimento per non cadere steso.
-Vegeta… prendi il mio ki… - sussurrò. 
-Tzè, e io dovrei abbassarmi a prenderlo da una terza classe come te? – incrociò le braccia al petto, restando a poca distanza da lui per terra.
La coda di Goku vibrò e andò da sola attorno la vita, ne restò stupito, ma non voleva controllarla. Questa volta era accaduto naturalmente, perché fermarla? 
-Vegeta. – parlò seriamente, sperando di farlo ragionare e consapevole di stare per dire qualcosa che avrebbe acceso la miccia della furia del Principe: - Sappiamo perché siamo ancora bloccati. –
-Oh e sentiamo l’improvvisa perla di saggezza! – lo canzonò con rabbia.
-Non abbiamo aperto completamente il legame e non stiamo cercando nei posti giusti… -
-Ma hai detto tu che mi davi libero accesso alla tua testa… -
Goku annuì: - Tu non hai aperto la tua parte di legame. –
-Questo perché non voglio che girovaghi nella mia mente. Ho una cosa chiamata privacy e pudore, al contrario di te. – sputò ancora, ma con meno ira di quella che si aspettava, e la cosa lo fece sentire speranzoso. 
-Allora vai più a fondo nella mia, sento che ti sei trattenuto. – lo incitò.
-E ho una cosa chiamata rispetto per la privacy altrui, anche quando l’altra persona ne è priva. – aveva tutta l’aria di essere un forte rimprovero ma Goku non aveva davvero niente di cui vergognarsi. In quel momento non gli importava nulla, tranne che Vegeta ottenesse un modo per la forma god. 
-So che una volta ottenuto il ki divino riuscirai a controllare la forma in pochissimo tempo. – disse con totale sincerità nel viso tanto nella voce: - Che il vero combattimento è riuscire a trovarlo. Ma se dentro di me c’è qualche indizio allora perché ti trattieni? Non l’hai mai fatto! – sorrise – Pensi che non possa prenderlo? – sperando che stuzzicandolo avrebbe mosso le acque.
-Kakarot… - disse Vegeta con tono un po’ tremante di rabbia e Goku aveva invece sperato che attingere alla prospettiva di una sfida lo avrebbe aiutato.
-Cosa? –
-Controlla i tuoi feromoni. – 
L’espressione di Vegeta era come uno che voleva respirare e si trovavano anche in una stanza con la finestra aperta sì, ma ancora un luogo chiuso. Goku arricciò il naso, non sentiva niente, tranne l’odore delle lenzuola pulite, la vegetazione fuori e l’odore tipico di Vegeta- sì, i suoi sensi si erano amplificati, ma era ironico che l’unica cosa che non sentisse fosse il proprio di profumo. 
-Lo sto facendo? – domandò, curioso.
-Sì. –
-E… cosa senti? – 
Vegeta arricciò il naso, con una smorfia: - Che razza di domande… sei davvero senza pudore, Kakarot! –
-Puzzo? – si odorò le ascelle, si erano lavati entrambi prima di dichiarare chiuso il giorno di allenamento. Le saponette non avevano un profumo particolare, erano abbastanza neutre, tranne quelle di Lord Beerus che erano davvero un grande repertorio tra cui scegliere, ma la divinità non permetteva a nessuno di usarle, così loro si lavavano con quelle che aveva rimediato il Maestro Whis, non si lamentavano però, andava bene così, non avevano richieste particolari, una saponetta o bagnoschiuma valeva l’altro.
-Oh, per tutti gli dei! – sospirò Vegeta. – No, Kakarot, non puzzi! Non è quel tipo di odore. – si coprì il viso con una mano come a cercare la calma interiore. 
-Non lo sento… non so quando- -
-Fa niente. – tagliò corto Vegeta, come se non volesse parlarne: - Stai solo attento. – 
-Dicevi che non era cattivo. – avanzò verso di lui, camminando a quattro zampe: - Di cosa sa? –
Vegeta arrossì e lo guardò male. 
-Il tuo è un modo carino per non dirmi che ho un cattivo odore, Vegeta? –
-Oh, ma per favore! – ringhiò. – Da quando mi faccio scrupoli? Giusto l’altro giorno ti ho detto che ho visto dinosauri mangiare con più grazia di te! Ho dormito meglio durante le missioni sotto il comando di Freezer quando ci bombardavano, piuttosto che passare la notte nella stessa stanza con te che russi come una delle macchine terrestri che neanche Bulma riesce a riparare! – agitò le braccia: - E Trunks è più ordinato di te ed è un dannato moccioso, persino lui riesce a tenere in ordine i propri giocattoli e non è il più ubbidiente dei bambini! Ti perdi persino su questo pianeta che è un decimo della Terra, perché non hai il minimo senso dell’orientamento. E hai rotto quasi la metà della bocce del Pesce Oracolo perché non riesci neanche a tenere in mano una boccia per pesci senza farla cadere! – si sporse verso di lui, mostrando i canini: - E con le tue domande idiote, rischi di far arrabbiare Lord Beerus e farci cancellare dall’esistenza. Perché sei irritante, Kakarot, sei un cucciolo troppo cresciuto privo di consapevolezza dotato di forza divina, che non vede il male neanche quando gli spacca la faccia, perché per il grande e dolce Kakarot, anomalo saiyan, tutti sono buoni e meritano una seconda possibilità! –
Goku neanche si era accorto di aver fatto tutte quelle cose che erano appena state elencate. Si comportava sempre così? Dopotutto c’era un motivo per cui i suoi amici e la sua famiglia lo sgridavano spesso… ma questo era Vegeta…
-Tu invece ti sei allenato duramente. – rispose, sorridendo, mentre la coda si slegava dalla vita: - Sei diventato fortissimo e non vedo l’ora di vederti arrivare allo stadio di super saiyan god. E hai un profumo molto buono. –
Vegeta si allontanò, alzandosi dal pavimento e andando verso il proprio letto, sbuffando come se si aspettasse qualcosa del genere: - Non si può fare neanche una litigata con te! Io ho dato per oggi, Kakarot, fai quello che ti pare, vado a dormire: non fare troppo rumo- oh, ma che parlo a fare? – scosse la testa mentre si levava la parte superiore della divisa.
Goku anche si alzò; Vegeta non gli aveva risposto, e di avvicinò a lui, quando notò una cosa sul collo dell’amico, adesso che aveva rimosso uno strato del suo usuale vestito, era esposto fino quasi la clavicola.
-Ehy, Vegeta, ti sei fatto male? – 
Sul collo c’era un segno rosso che sembrava infuocato, possibile che il saiyan non se ne fosse accorto? O che lui non avesse sentito nulla durante il loro esercizio con il legame?
-Mh? Cosa stai dicendo? – chiese un po’ infastidito ma al tempo stesso annoiato come se stesse davvero parlando con un bambino.
-Qui. – sfiorò con un dito il punto e Vegeta tremò, girandosi di scatto e andando oltre il letto con un balzo, mettendo distanza tra loro due. Goku lo guardò seriamente preoccupato.
-Vegeta… ti sei ferito e non hai detto niente? – per reagire in quel modo doveva essere qualcosa di molto doloroso. Sapeva che non avrebbe voluto farsi curare da lui, anche se Goku non era sicuro di riuscire a sistemarlo, ma ci avrebbe provato: - Perché non l’hai detto al Maestro Whis? – 
-Perché prima non c’era e finché non l’hai toccato neanche ci avevo fatto caso! – rispose secco e scontroso, muovendo la testa per cercare di vederlo, poi andò alle finestre e il suo riflesso mostrò un segno ben visibile. Lo studiò al meglio, visto che non avevano uno specchio, ma nessuno dei due aveva la minima idea di cosa fosse. 
-Vegeta… lasciami fare qualcosa. –
-Cosa hai in mente? –
-Apri il legame, fammi controllare. –
-Oh, ti piacerebbe. – lo prese in giro.
-Sì. – rispose sinceramente Goku, cosa che spiazzò un po’ l’altro: - O me, o il Maestro Whis, non m’importa, ma non stiamo andando a dormire mentre tu hai quella cosa sul collo. - 
Vegeta serrò la mascella, avrebbe sicuramente voluto ignorare la cosa o avere chiunque altro dinanzi, ma per qualche ragione, cedette.
-Tu e il tuo dannato odore, Kakarot. Procedi! – era quasi un ordine e Goku dovette riprendersi presto dalla sorpresa.
-Oh… oh, ok, sì, va bene. Torniamo seduti per terra. –
Sistemati come era loro abitudine, questa volta fu Goku ad andare da Vegeta nel legame, trovando un luogo molto simile alla porta dalla Stanza Gravitazionale che Vegeta aveva a casa. Provò ad aprire la porta, ma questa era chiusa, tentò con più forza, ma sembrava sigillata. Goku volò attorno alla zona ma l’unico posto plausibile per entrare sembrava quello, così provò a chiamare l’altro saiyan, ricevendo solo il silenzio, neanche il proprio eco. Tentò ancora e ancora, ma Vegeta non rispondeva.
Non era mai successo che non riuscissero a comunicare quando erano collegati così, anche vero che Goku non era mai stato nella mente di Vegeta così- Vegeth era un’altra storia, era più un… sovrapporsi? Questo invece era il mondo di Vegeta a tutti gli effetti, e lo aveva fatto arrivare fin lì. 
Sorrise con gratitudine e posò una mano sulla porta dura, provando a inviare all’amico un flusso emotivo che lo avrebbe fatto arrabbiare, ma Goku sapeva che non poteva trattenersi dal ringraziarlo per permettergli di essere in quel luogo. Gli inviò anche una promessa: ti aiuterò.
Notò solo in quel momento che sulla porta vi era un oblò di vetro, esattamente come la stanza per l’allenamento personalizzata che gli aveva costruito il papà di Bulma, e la pressione dovuta alla gravità che era esercitata all’interno era grande, al punto che anche lui faceva fatica a distinguere gli oggetti spartani al suo interno. 
Ma la porta era ancora chiusa. Goku guardò la serratura: era aperta, ma non poteva forzarla fino a romperla, no, non lo avrebbe fatto.
Vegeta, pensò intensamente al suo amico e Principe, io non entrerò se non mi vuoi, ma dobbiamo capire cos’è quella ferita, se può peggiorare e… - scosse la testa, - so che non vuoi il mio aiuto, non l’hai chiesto: sono io che lo do liberamente. Se mi permetterai di entrare qui dentro allora guarderemo solo se c’è un indizio per quella ferita e nient’altro. Dopo puoi anche prendermi a calci, okay? scherzò, cercando di farlo sorridere, se lo stava sentendo e si fece coraggio, aggiungendo l’ultima cosa, anche se il suo cuore non era d’accordo e raramente il suo cuore si era sbagliato. E non ne parleremo mai più, possiamo anche finirla con questa storia del legame. Ma mi hai dato la tua fiducia e io non la tradirò.
Si appoggiò con la schiena alla porta sentendola gelida, in attesa, l’istinto che lo invitava con necessità a produrre delle lievi fusa dal petto, come quando cercava di tranquillizzare Goten, ma sapeva che doveva bloccarlo. 
Forse Vegeta aveva sentito tutti quei pensieri, lo avrebbe scoperto solo alla fine, in base a quante botte gli darà. 
Gettò la testa alla parete, sfregandola lì chiudendo gli occhi: fece il movimento più di qualche volta, alla ricerca di qualche idea, ma scoprì che era rilassante. Dopo un paio di minuti, la porta si aprì del tutto e Goku sussultò, la coda agitata dall’eccitazione per l’invito. 
Se quella camera fosse stata reale avrebbe ceduto alla pressione enorme che vi esercitava all’interno, ma invece che essere frutto dei circuiti della Capsule Corp. la gravità maggiore era dovuta ai pensieri, alle emozioni di Vegeta, al suo nucleo, dove risiedeva almeno una parte dello spirito del saiyan. Ed era un ambiente ancora più freddo della porta, come il ki di Vegeta quando si erano rivisti a casa di Gohan.
Vegeta era lì, non c’era fisicamente o meglio… tutto quello, era Vegeta. A Goku piaceva, ma sentiva tutt’attorno un forte senso di rabbia, insoddisfazione e negazione… la maggior parte rivolte verso di lui. Alitò e il fiato divenne una nuvoletta che si dissolse nel nulla.
Annuì a Vegeta, e fedele alla propria parola, iniziò subito a cercare la fonte di quella ferita: non aveva l’aspetto di una ferita da combattimento, e lo spirito accumulava ogni cosa, quindi doveva esserci una traccia. Si mosse con cautela, preoccupato di fare del male all’amico in un modo peggiore di un’esplosione di ki, consapevole di quante altre volte lo avesse già fatto. Decise quindi di azzerare il più possibile il proprio flusso emozionale. A palmi aperti, attento a non toccare nulla, volò accuratamente ovunque, cercando di rivelare qualcosa che non doveva essere lì. 
Sentì un risolino. 
-Tu non dovresti essere qui. – la voce di Vegeta lo raggiunse.
Goku ridacchiò a labbra chiuse, senza rispondere, continuando al sua ricerca. Vegeta aveva ragione e lui aveva una promessa da mantenere.
Un pannello annerito attirò la sua attenzione e si avvicinò le mani lì: se fosse stata la fonte di quella ferita allora avrebbe usato subito il ki curativo. Il pezzo tremò con rabbia, ma suonava come un rumore familiare, vecchio… non poteva essere nuovo come quello che avevano visto sul collo del saiyan. 
Goku si morse l’interno guancia: era lì per uno scopo, ma come poteva lasciare che Vegeta soffrisse? Aveva senso aiutare, dopotutto era lì davanti! Notò che delle diramazioni nere partivano dal pannello e continuavano verso il basso, oscurando anche altre parti, finché non si tuffarono sotto il pavimento. Era quella la fonte? 
-No. – rispose Vegeta.
Allora Goku sospirò: - Non possiamo saperlo. –
-No. – ringhiò il Principe. 
-Vegeta… - cercò allora di placarlo il saiyan della Terra, - So quanto questa cosa ti faccia arrabbiare. Che… non vorresti mai che guardassi dentro di te… Ma- e se fosse da lì, che arriva quella ferita? –
-Ho detto di no! – urlò e Goku venne spinto lontano da uno scossa di energia.
Goku voleva così tanto accettare il volere di Vegeta, ma non conoscevano la provenienza e la portata di quella ferita e il motivo per cui era rosso acceso. Sicuramente si sarebbe nascosta dove Vegeta non avrebbe mai voluto vedere. 
-Kakarot! Hai promesso! –
-Vegeta! - 
La coda di Goku cadde floscia dietro le gambe: non si sarebbe arreso, e non avrebbe infranto alcuna promessa! Non poteva lasciare Vegeta in mezzo a quel gelo, convinto di essere solo.
-Non osare forzare la mia mano… - lo minacciò il Principe. – Ricordi quando ti parlavo di rispettare la privacy altrui? Ecco, fallo! –
-Vegeta… - pensò a quanto tempo doveva aver passato in un luogo come quello, per diventare più forte, per superarlo. Prese un profondo respiro, che sapeva di tutti i sentimenti negativi di Vegeta: - Se mi lasci guardare io… chiederò al Maestro Whis di spezzare il legame che abbiamo. –
-Co- cosa? –
-Sono sicuro che lo possa fare, o che conosce un modo, non lo so. – disse, velocemente, gli occhi fissi nel punto sul pavimento dove scomparivano quelle radici nere: - Prima intendevo che non avremo più nominato il legame, adesso ti prometto che troverò un modo per romperlo. –
-Lo faresti davvero? Sei serio? – la voce di Vegeta era curiosa, quasi shockata. 
-Sì. – la coda si andò ad avvolgere attorno la vita. Non sapeva se anche qui fosse possibile sentirne l’odore, ma non voleva far arrabbiare Vegeta e forse tenerla stretta come un bravo saiyan avrebbe impedito alla coda e a se stesso di rilasciare qualche feromone, non si trattava di lui, ma del Principe.
Voglio solo che tu sia felice.
Lentamente, molto lentamente, il pavimento si aprì, rivelando un pozzo nero come l’oblio e denso come la melma. Il cuore di Goku faceva male, voleva immergere le mani lì dentro e levare quella roba dal nucleo di Vegeta. 
Ringraziando Dende e Vegeta, Goku controllò se sentiva provenire la stessa fonte la lì: no. 
-Ora sei contento? - la voce di Vegeta lo beffeggiò.
-No, affatto. Pensavo che fosse qui… - invece sentiva solo un immenso gelo.
-Te lo avevo detto, ma tu no, si deve sempre fare quello che dici tu. Tzè. –
-Qui dentro c’è… Vegeta, lascia che io- -
-No! Hai promesso, non ti facevo uno che dimentica le promesse! – lo avvertì. 
-Ma non posso lasciarti così. –
-Non puoi pulire quella roba, Kakarot. –
La sfida si accese nel cuore del saiyan terrestre: - Posso, voglio. Non me ne andrò finché tutto questo dolore non sarà sparito! – il ringhio sorprese il Principe, mentre la melma era così fredda che fumava sbuffi di fumo ghiacciato.
-Cosa ti importa? –
-Lo sai benissimo! – rispose con voce ferma e bassa, gli occhi che fissavano quella melma che sembrava prendere vita sentendo le sue parole. – Sono qui, non farò le cose a metà! –
Vegeta non rispose mentre lui metteva i palmi su quella fogna oscura, cercando di concentrarsi per usare il potere della guarigione. Ma quella roba nera ribollì, dei piccoli fili viscidi si alzarono avvolgendo le dita, i palmi e i polsi: spingendolo. Questo era tutto quello che serviva a Goku per aumentare di più la portata del flusso, con respiri lenti e misurati non si lasciò controllare dalla rabbia, ma dalla speranza e dalla voglia di aiutare l’amico: avvolse le mani attorno a quei fili come per tenerli al sicuro, e questi sicuramente abituati a trattamenti crudeli si aspettavano di essere tirati, tagliati, non cullati con affetto, volendo disperatamente riscaldarli.
Il liquido sporco semi denso gorgheggiò e altri fili si alzarono, più spessi, afferrandogli i bicipiti e il petto, due di loro andarono attorno al collo come un avvertirlo, un lieve sospiro freddo gli uscì dalle labbra.
Ma Goku non si scompose, non si ritrasse, non li staccò: aprì le mani sentendo che la presa su di esse era lieve non più ferma come prima, la sua coda che curiosa andava ai fili grandi al collo, avvolgendoli e carezzandoli in un gesto che voleva trasmettere collaborazione e che non era una minaccia. 
Deglutì e sentì la consistenza di quella sostanza premere sul pomo d’Adamo. Non era certo di avere energia a sufficienza per pulire quel buco, sembrava un profondo pozzo scavato nell’anima… ma si sarebbe volentieri tuffato lì dentro, si sarebbe servito a qualcosa. 
Non avvertiva pericolo, solo paura. 
Quel posto era il passato di Vegeta, il triste e pessimo passato di cui si vergognava… e non, vergognandosi anche per non farlo. Dei giorni, anni, al servizio di Freezer. Le missioni, le tradizioni saiyan gettate al vento da tutti perché erano considerati una razza estinta e il Principe dei saiyan che non poteva avere il suo regno, il suo popolo, quando sin dalla nascita gli era stato insegnato questo: essere Re un giorno. 
Goku sentiva cosa aveva provato Vegeta la prima volta che lo ha visto trasformato in super saiyan: non pensava solo che avesse fatto qualcosa alle sue spalle, ma sentiva anche una sorta di spinta di ammirazione per questo guerriero dai modi mai visti prima e cresciuto in un luogo come il pianeta Terra. Se poteva riuscirci una terza classe allora poteva anche lui, no? Era così ovvio, la strada allora non era così difficile. 
Ma quello che Goku trovò dopo fu una cosa che mai si sarebbe aspettato: ammirazione. Perché sì, non era stato il Principe a raggiungere per primo il livello del super saiyan… ma vederlo palesato davanti i suoi regali occhi era come la testimonianza che la razza saiyan non era scomparsa, che si dimostrava ancora una volta una stirpe di folli combattenti votati solo alla battaglia e alla vittoria o alla morte in guerra. 
L’orgoglio di un Principe per il suo soldato.
Ed era così diverso, mille volte più intenso di quando di erano uniti con i Potara.
Goku non era certo di saperne il significato, se non fosse stato per Vegeta avrebbe capito solo che era qualcosa di molto importante per l’amico e poco altro… invece era un sentimento ben radicato in profondità. Quasi quanto l’odio che Vegeta provava verso Freezer, per tutto quello che aveva fatto ai saiyan.
In quel luogo le barriere sembravano non esistere, e videro sovrapporsi la vita da sicario di Vegeta e la battaglia su Namek.
-E tu lo volevi lasciare in vita. – sentì la voce di Vegeta. – Ha trattato i saiyan come schiavi o poco più, e tu hai avuto misericordia di lui… capisci la rabbia che hai provocato in me, Kakarot? Vederti come il guerriero dai capelli dorati era come vedere la furia degli inferi alzarsi fino in cielo, venuta per prendere la sua vendetta contro quel bastardo di Freezer! –
-Uccidere Freezer non avrebbe fatto tornare in vita nessuno… - sussurrò Goku, affranto dal dolore che sentiva come proprio. Quei fili umidi e neri che adesso sembravano cercare riparo tra le sue mani.
-Non hai vissuto quello che hanno vissuto gli altri saiyan, Kakarot. Sei alieno tra i saiyan e lo sei tra i terrestri… eppure hai sempre difeso la Terra e gli altri pianeti. – 
-Hai ragione. Non so cosa significa essere un saiyan… se lo fossi anche solo un po’… probabilmente non avrei dato quell’opportunità a Freezer. –
-Ha ucciso quello che chiami migliore amico, ha sterminato i saiyan, milioni di altri pianeti e civiltà che non puoi neanche iniziare a contare, ha massacrato quelli che chiami innocenti e tu? Gli hai dato una parte della tua energia… - ringhiò. – Dopo quello scontro quanta te ne era rimasta? No, non rispondere, lo so… era a malapena sufficiente per te e noi saiyan non possiamo sopravvivere nello spazio, quel bastardo sì… hai rischiato la tua vita per salvare la sua… sei una vergogna anche come terrestre… - ridacchiò.
-Pensavo che aver provato quello che aveva dato ad altri gli avrebbe dato un suggerimento di come fosse sbagliato vivere ferendo e uccidendo gli esseri viventi… - rispose con sincerità, non solo perché Vegeta poteva vedere e sentire tutto, ma perché non voleva mentirgli.
Vegeta rise, ferito e irato: - Cosa? La tua amata compassione? Mh, e non provare neanche a vendermi la storia del voler lasciare in vita l’avversario per permettergli di diventare più forte, no… tu credi così tanto che tutti siano buoni che pensi che valga anche per qualcuno come Freezer. O per me. –
-Vale per tutti, perché non dovrebbe farlo per te? -
-Kakarot. Sei stretto nelle spirali di quel fango che è la mia anima, dannazione: sei così ottuso? –
Goku allora capì perché sentiva quella spinta di tuffarsi dentro quella melma. La sua coda sembrava disperava per alleviare la disperazione che proveniva da quei fili. 
-Non sei cattivo, Vegeta… hai avuto una vita terribile, non sei cattivo. Non lo sei mai stato. – 
La voce sincera e innocente fece ringhiare il Principe: - Ho sterminato specie aliene! Li guardavo strisciare e li facevo esplodere! Mi divertivo! – 
Goku sfiorò con i polpastrelli i fili intrecciati alle proprie mani: - Conoscevi solo quello, hai voluto che esistesse solo quello. Non hai avuto scelta, Vegeta. – 
-La scelta? Tze. – rise, maligno e cattivo: - Sono un saiyan, ci piace uccidere. Siamo animali. –
Goku fece una smorfia dolorosa, per tutto quello che sentiva dall’amico: - Hai avuto solo quello per così tanto… che ti sei convinto di essere qualcuno a cui piace fare del male, non sei così… sei buono, Vegeta, e sai amare. Sei amato. – 
-Lascia fuori Bulma da tutto questo! E ti ripeto di non darmi quella tua dannata compassione. – 
-Ti manca, vero? – attorno non c’era niente che riguardasse la scienziata, ma Goku era pronto a scommettere che lei era custodita e ben curata in un luogo segreto dentro Vegeta. Sorrise: - Sono sicuro che manchi a lei. Sono felice che state insieme… - sentiva qualcosa nascere dal petto, - Quindi diamoci una mossa, così puoi tornare da lei. – 
Fosse stato per lui sarebbe rimasto in quella stanza per molto, molto tempo, ma era già passato troppo tempo e non aveva ancora trovato niente che richiamasse quella ferita. Era stato distratto da quelle radici nere e poi da quel foro dentro e oscuro. 
Carezzò i fili che si stavano ritraendo con lentezza, la coda che li seguiva mettendo la punta nell’oblio freddo. Era così tentato di immergersi, rassicurare… ma non era il momento. Né ora né mai. 
Accompagnò le voragini del pavimento a chiudersi con l’energia curativa, sapeva che era dannoso sigillare, ma non poteva forzare Vegeta, un giorno avrebbe dovuto fare i conti con il passato, ma non era questo quel giorno. 
Si sollevò in aria, sperando che una vista dall’alto potesse ancora essere una buona idea e si avvicinò al centro della stanza dove c’era una colonna portante, in basso i comandi identici a quella della camera gravitazionale, alcuni pulsanti mancavano e due display erano rotti. Goku passò le mani lì sopra, sperando che qualcosa si movesse. In alto vide una lucina rossa, come un rubino incastrano nel materiale della colonna.
Si avvicinò e riprovò con le mani, questa volta sentì qualcosa:
-Vegeta, penso che ci siamo! – disse, contento. 
-Quella cosa non era lì poco fa. – rispose Vegeta.
-Ma la senti? – 
-No. - la voce era infastidita e Goku poteva capirlo, si trattava di qualcosa di estraneo dentro il corpo, normale volerne sapere di più. 
-Neanche io. Non sento alcuna energia negativa! – forse era magia? I saiyan sono quasi immuni alla magia, ma con delle eccezioni e davvero, non c’era niente lì sul pianeta di Lord Beerus, se Vegeta si fosse ammalato? – Forse è come quel virus che ho avuto io… - sussurrò sovrappensiero, preoccupato: - Quando ho sentito quel dolore era troppo tardi. – 
-Da qualche parte, sei morto. – intervenne Vegeta. 
Goku ridacchiò: - Chissà come devi esserti arrabbiato, Vegeta. Hai sempre detto che devi essere tu a uccidermi! – voleva alleggerire l’atmosfera, ma l’aria rimaneva pesante e fitta. – Scusa, non è il momento, ricevuto! Facciamolo! – piazzò le mano a coppa sulla luce, concentrandosi e focalizzando l’energia cercando di trovarne l’origine. Se capiva cos’era poteva fare qualcosa. 
La luce rubino iniziò a ricambiare le attenzioni, espandendo di poco il proprio ki, come se fosse viva: era calda, accogliente e non sembrava una minaccia, era come se avesse trovato il suo posto. 
-Non vuole farti del male e... – salì ancora sulla colonna fino al soffitto: - La percepisco anche qui, è come se si stesse espandendo, alla ricerca di qualcosa. – 
-Cosa ci fa quella cosa dentro di me? –
-Non lo so, Vegeta… io- io sento che non è- -
-Se stai per dire che “non è un’energia cattiva”, ti ammazzo! – ringhiò.
Goku era contento, un poco, se il Principe lo minacciava significa che le cose stavano andando bene.
-Va bene, - disse, usando il tono che aveva quando stava per prepararsi alla battaglia: - Leverò questa luce. – ma l’energia curativa non funzionava, ci provo di nuovo, si concentrò di più, per lunghi e lunghi minuti, finché Vegeta non urlò frustrato:
-Estirpa quella roba! –
Tutto quello che Goku riusciva a pensare era che non avrebbe mai permesso che accadesse qualcosa a Vegeta. Caricò un pugno e lo piantò nella colonna, chiedendo scusa mentalmente all’amico, proprio in quello che sembrava essere il cuore di quella luce. Ancora e ancora, ma non riusciva ad afferrare nulla. Guardò dentro il buco che aveva creato e decise di fare quello che non poteva con l’altro luogo oscuro, si tuffò dentro, pronto per affrontare qualunque cosa.
Ma non successe niente, era circondato da quell’aura rossa e brillante, quasi non ci fosse, non gli faceva del male tranne scaldare l’ambiente circostante. Fluiva con naturalezza attraverso di lui, come se fosse qualcosa di normale, che aveva fatto più volte.
Goku d’istinto chiamò del ki sulla mano, che si andò a mischiare perfettamente con quello già presente.
-Vegeta… - la voce gli tremava, dubbiosa.
-Cosa accidenti significa? – scattò il Principe. 
Goku radunò tutto il suo coraggio: - Io… questo è il mio ki. –
-E cosa diavolo ci fa il tuo ki dentro il mio nucleo? Mh? Come ci è finito? – urlò, Goku aveva l’impressione di sentire la voce dell’amico ringhiare sul retro del proprio collo, alitando come un animale pronto a uccidere lo sciocco piccolo sprovveduto che si era addentrato nel suo territorio. 
Improvvisamente, Goku si trovò sul pavimento della loro stanza condivisa sul pianeta di Lord Beerus, gli occhi spalancati e la bocca aperta in soggezione dalla scoperta, questo significava solo una cosa: Goku si girò verso l’amico con un grande sorriso luminoso, ma Vegeta era di tutt’altro animo in quel momento.
Poggiato esattamente come lo aveva immaginato, sembrava una creatura pronta ad ammazzarlo, gli occhi accesi da una luce pericolosa e la bocca che mostrava i canini affilati. Tremava da quella che Goku sapeva essere rabbia.
-Cosa ti avevo detto? Dannato cretino! – urlò Vegeta. – Come hai osato! E dici che non vuoi umiliarmi? E allora perché mi hai dato il tuo ki, mh? Pensavi che non potessi riuscirci senza il tuo misericordioso aiuto? – 
Iniziò a colpirlo con una raffica di pugni, così privi di senso che non erano come i soliti pugni di Vegeta; Goku poteva capire, il Principe era così scosso che tutto quello che voleva fare era fare qualcosa e menarlo era sempre una buona idea a quanto pare.
Si stava parando senza sforzo, triste per vedere l’amico concentrarsi solo su quell’aspetto della faccenda. 
-Non so come sia potuto accadere, Vegeta. Non ti ho passato il ki divino, davvero. Hai deciso di seguire l’altro allenamento e l’ho rispettato, te lo giuro, Vegeta: non ho fatto niente! – gli afferrò i polsi e lo guardò in viso: - Ma adesso ce l’hai Vegeta, puoi diventare un super saiyan god! Possiedi il ki divino! – marcò le parole cercando di spostare l’attenzione su altro. 
Vegeta digrignò i denti e diede uno strattone alle mani, liberandosi, alzandosi e ancora allontanandosi da lui, mettendo una mano sul punto dove c’era la ferita rossa.
-Fa ancora male? – chiese a voce bassa Goku.
Vegeta non rispose e Goku abbassò gli occhi sul pavimento, sospirando poi si grattò la nuca: era un mistero di come ci fosse finito il proprio ki dentro il nucleo di Vegeta. Decise che non era stando per terra che le cose si sarebbero risolve, così si alzò anche lui ma senza avvicinarsi all’amico, scegliendo di sedersi sul proprio letto, pensando a cosa era appena accaduto: era molto a cui pensare. 
Vegeta lo aveva lasciato entrare, in genere il Principe era scostante e brusco e sebbene nel corso degli anni si fosse ammorbidito forse facendo uscire ciò che era il suo vero io… era ovvio che dopo una vita in un Impero distruttivo come quello di Freezer, Vegeta facesse fatica ad aprirsi.
Tutto quel dolore. E perché mai qualcuno dovrebbe voler vedere la propria anima in quel modo? Perché Goku era convinto che fosse volontà di Vegeta, il modo in cui si percepiva. Forse aveva solo bisogno di un nemico, qualcuno su cui focalizzarsi e scaricare la propria rabbia. Aveva sentito la furia verso Freezer e l’ammirazione verso di lui quando lo aveva visto come super saiyan… con la morte di Freezer cosa era rimasto a Vegeta? Una vita finalmente sua e se l’era creata! Ma le vecchie abitudini? Forse era così: tutto quello di cui necessitava era un rivale. E a memoria di Goku, era stato lui, a ricoprire quel ruolo per anni.
Avrebbe gioito, ma sapeva che questo non aveva soddisfatto il Principe, altrimenti perché tutto quel freddo? 
Osservò l’altro alla finestra, mentre osservava qualunque cosa là fuori, forse senza guardare niente.
La coda gli si arricciò alla vita, confuso e triste. Poi si ricordò della promessa che aveva fatto e il modo in cui Vegeta si era comportato quando erano uniti in quella sorta di fusione profonda.
Controllò il legame, dall’altra parte era sbarrato, più freddo e duro che mai. Il proprio lato era tentato di allungarsi e carezzarlo, si trattenne e mise anche lui una barriera, non capacitandosi di quanto fosse doloroso essere nella propria mente da soli, dopo aver sperimentato una tale condivisione- non era così quando erano stati Vegeth. Perché sentiva ancora quel freddo?
-Vegeta… - 
-Quando abbiamo combattuto. – se ne uscì dal nulla, - a casa di tuo figlio, quando sei tornato per meno di un giorno. –
Goku annuì con un sorriso dolce: - È stato un bell’incontro. Lo sono sempre con te. –
-Dopo mi hai guarito con quella tecnica. –
-Uh? Sì. –
Vegeta si voltò verso di lui, il viso illeggibile: - È un passaggio di ki. –
-Oh. –
-Già. Oh. – rispose Vegeta, che quasi voleva prenderlo a pugni per la semplicità della sua reazione.
-Ah… ah… - balbettò Goku, portandosi una mano alla nuca: - Quindi neanche ce ne siamo accorti… io non pensavo che basasse quello per avere il ki divino. -   
-L’ho avuto per tutto questo tempo… - bisbigliò Vegeta. 
-Penso che dobbiamo parlare con il Maestro Whis. – consigliò.
Vegeta fece cenno di sì con la testa, immerso nel suoi pensieri. Ma Goku non poteva ancora andare a dormire senza dire l’ultima cosa importante:
-Grazie Vegeta per la tua fiducia, manterrò la mia parola. – 
I loro occhi non si incontrarono per il resto della notte.
 
 
 
Durante la colazione parlarono con Whis, che sorseggiava un tea caldo mentre sembrava non prestare attenzione a niente attorno a lui. Alla fine del racconto, l’angelo posò la tazzina vuota e prese il suo bastone.
-Maestro Whis, davvero basta così poco per il passaggio del ki divino? – domandò Vegeta.
-Perché, se avessi saputo la proceduta saresti stato propenso a farla? –
-No, io- no. – arrossì il Principe. – Pensavo solo che fosse un rituale più complicato. –
Whis si voltò verso Goku e la pila di piatti vuoti davanti a lui: - Goku, tu non eri consapevole che fosse così, solo che poteva esserci un passaggio. –
-Sì. Vegeta aveva detto che voleva farcela da solo, se avessi saputo- -
Whis mosse il bastone: - Vegeta, so che puoi essere infastidito, ma oramai il danno è fatto. – ridacchiò.
-Se lo possedevo allora perché non sono riuscito a usarlo? – chiese, cercando di celare la frustrazione.
-Semplice, - sorrise l’angelo, - Perché non sapevi di averlo. Era messo in un luogo di te dove non volevi vedere. –
La risposta spiazzò i saiyan: ovviamente Whis sapeva tutto, sì, ma quanto?
Goku pensava che la domanda successiva di Vegeta sarebbe arrivata, invece il Principe era in silenzio come se non avesse più nulla da chiedere. Sicuramente troppo concentrato sulle nuove informazioni. Così si fece avanti: 
-Maestro Whis, c’è un’altra cosa. –
-Dimmi pure, Goku. – invitò, mentre mangiava un biscotto, era l’ultimo e Lord Beerus si sarebbe sicuramente arrabbiato perché erano i suoi biscotti preferiti. Ops. 
-Io e Vegeta abbiamo questo legame mentale. Si può rompere? – aveva dovuto forzare le parole a uscire, come se ogni fibra del proprio corpo si rifiutasse al solo pensiero.
-Oh? E come mai? – 
-Ah, eheh… - ridacchiò, passandosi una mano dietro la nuca, - A Vegeta non piace e gli ho fatto una promessa. –
-Un legame come il vostro è raro, in molte culture viene considerato sacro. Anche in quella saiyan lo è. –
Da come Goku sbatté gli occhi notò che Whis aveva colto la sua confusione.
-Non lo sapevi, Goku? – un piccolo sorriso verso Vegeta, che a braccia conserte si rifiutava di guardare chiunque.
-Io pensavo che fosse stata la fusione con i Potara a connetterci… non immaginavo che i saiyan- Vegeta, lo sapevi? –
Il Principe rispose con uno schiocco di lingua. 
-Ora, - riprese il discorso Whis, - Posso annullare il vostro legame, la domanda è: volete? Può essere cancellato solo se entrambe le parti sono d’accordo, altrimenti ci saranno delle conseguenze. Pensateci bene. –
La voce di Whis era delicata ma i ragazzi non si fecero ingannare, dietro quelle parole c’erano un mare di guai pronti all’orizzonte. 
Goku avrebbe tanto voluto contattare Vegeta tramite il legame per poter parlare con lui, ma sapeva che l’altro era totalmente schermato, barricato dentro il suo muro di ghiaccio. Goku non voleva che la connessione cessasse… gli piaceva, anche se non poteva usarla davvero, il solo pensiero era bello. Sapere di avere qualcosa in comune con Vegeta era così bello.
Ma era evidente che per Vegeta non fosse così, aveva fatto tutto solo dopo che Goku aveva dichiarato che a fine fusione mentale avrebbe chiuso con la faccenda del legame. Lo aveva lasciato entrare nel suo nucleo, vedere e toccare l’anima… doveva odiare davvero quel legame. 
Goku si aspettava che Vegeta parlasse, invece non disse nulla, ancora. Pensava che sarebbe arrivato a minacciare Whis pur di ottenere la rottura.
-Maestro Whis. – 
Il respiro di Goku si bloccò: ecco, adesso Vegeta avrebbe detto che sì, voleva tagliare ogni cosa e lui avrebbe solo potuto annuire. Guardò l’amico, chiedendo scusa con gli occhi per non aver mantenuto fede alla parola data fino alla fine. Era lui che doveva parlarne con Whis e dire sì, che volevano tutto spezzato ora e subito. Ma Goku non riusciva a dire quella bugia, avrebbe annuito per Vegeta, quello sì, ma dirlo a voce… no. 
-Sì, Vegeta? –
-Il legame ha qualche agevolazione per la gestione del ki divino? –
-Oh? – l’angelo piegò la testa di lato.
-Diceva che non si vede tutti i giorni il passaggio di ki divino. –
-L’ho detto. – rispose, sorridendo sornione. 
-Allora, Kakarot. – lo chiamò, il sorriso strafottente di nuovo sul viso arrogante: - Che ne dici di vedere cosa succede? –
Il saiyan della Terra restò totalmente sorpreso, poi un sorriso gli aprì le labbra, già sentendo l’adrenalina di una nuova sfida: - Vediamo cosa sa fare questo ki divino quando è condiviso! – 
Il sorriso che gli rivolse Vegeta gli faceva venire voglia di provare subito a mettere alla propria questa nuova conoscenza, non si accorse dell’espressione saputa di Whis, e neanche Vegeta.
Qualche giorno dopo, le esplosioni di energia divennero la passi sul pianeta, così come gli scoppi di rabbia di Lord Beerus, che voleva solo fare un pisolino. Ma i due saiyan erano troppo elettrizzati per la loro nuova trasformazione.
 
 
 
 
 
Prossimo aggiornamento: 7/02/2022
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** This is me - part. II ***


What a Prince deserves
 
Capitolo 7
 
This is me - part. II
 
 
 
 
780, Un anno dopo.
 
 
Un giorno sentirono l’aura di Trunks crescere a un livello spaventoso, si bloccarono dagli allenamenti in simultanea anche se erano in due punti diversi. Vegeta arrivò subito da lui, il legame che trillava in allarme. Goku annuì.
-Maestro Whis, dobbiamo andare. –
L’angelo portò le mani dietro la schiena, annuendo a sua volta e consegnando ai saiyan un piccolo oggetto, dicendo che potevano mettersi in comunicazione con lui tramite questo, sarebbe stato chiamare il suo nome,
Vegeta mise una mano in quella di Goku che lanciò una piccola scintilla nel loro spazio condiviso, anche se l’espressione sul viso era seria, mentre si portava un dito alla fronte, concentrandosi per localizzare e afferrare il ki del bambino.
Appena arrivarono nel giardino di casa Brief, Trunks lasciò andare il livello di super saiyan, Goku lo guardò sorridendo: era davvero un giovane molto forte. Poi si voltò per vedere Vegeta che guardava Bulma negli occhi e in quello sguardo i due vissero una vita intera. Sorrise ancora di più, era felice per loro.
Poi Bulma attirò l’attenzione di tutti verso il gazebo, e lì su una brandina c’era Trunks, più grande e con accanto una spada. Goku si avvicinò mentre sentiva il racconto di Bulma: semplicemente era comparso dal nulla con la macchina del tempo ma questa volta privo di sensi. 
Steso e così malandato sembrava più giovane di quello che ricordava. Goku aveva solo una vaga idea di quello che viveva quella giovane vita ma sapeva che era sopravvissuto anche grazie al suo sangue saiyan. 
Vegeta lo guardò e lui annuì ancora, mettendosi due dita ancora sulla fronte, trovando subito il ki che gli serviva. Quando tornò con i fagioli senzu e Trunks ne mandò giù uno, Bulma tirò un sospiro di sollievo. 
In lei rivide un po’ Chichi. Erano due donne così forti… 
Quando Trunks aprì gli occhi sembrava spaesato, poi lo guardò e lui sorrise, ma il ragazzo si alzò velocemente con negli occhi la determinazione di chi non si sarebbe fermato per niente al mondo, scattando in avanti e caricando un pugno contro di lui.
-Tu! Maledetto! – urlò mentre lo colpiva.
Goku lo bloccò facilmente, ma il gesto di Trunks lo aveva completamente spiazzato.  
-Trunks, cosa-- - balbettò Bulma, sconvolta.
La sua voce richiamò alla realtà il mezzo saiyan che si girò per osservarla: i suoi occhi divennero lucidi e cadde ai piedi della madre, abbracciandola, stringendosi a lei come se fosse tutto ciò che aveva nella vita. Bulma lo abbracciò preoccupata, mentre Vegeta si sentiva ancora più in allerta, Goku inviò attraverso il legame un buffetto dolce- l’amico rispose con un sospiro ma le sue spalle erano meno rigide.
-Mamma, oddio mio mamma… sei tu. – pianse Trunks, - Sei viva! –
Bulma si bloccò carezzando la testa del figlio. Qualunque cosa fosse successo era grave, ma le parole di Trunks fecero tremare qualcosa dentro Vegeta e tutto quello che Goku poteva fare al momento era mandargli calore, costringendosi a non toccare alcuna parte del suo corpo con la coda.
Trunks raccontò tutto, e fu terribile, pensavano che le cose si fossero sistemate quando era tornato indietro per dare la medicina a Goku e poi contro Cell, ma non era servito a niente e adesso nel mondo del ragazzo si era palesato un nuovo nemico, qualcosa di nuovo e incredibile, un personaggio misterioso e potente: Black Goku. Qualcuno che aveva l’aspetto di Son Goku e che si era presentato come tale.
Il nome Black Goku era stato dato con cupo umorismo dalla Bulma del futuro, anche se quella attuale aveva avuto da ridire sul nome, trovandolo un orrendo stereotipo. 
Semplicemente un giorno questa persona era apparsa e si era presentata dicendo che avrebbe sterminato tutti i terrestri in nome della giustizia. Lo stesso trattamento che aveva riservato ai mortali su altri pianeti. 
Il combattimento è andato avanti per un anno tra questo Black Goku e Trunks, decimando quasi del tutto la razza umana. E anche Bulma… 
Bulma che aveva visto morire il suo migliore amico e poi i suoi amici, la sua famiglia e infine era stata uccisa da uno sconosciuto che aveva lo stesso volto di quel migliore amico.
Attraverso il blocknotes della futura Bulma, quella del presente poteva fare qualcosa con la macchina del tempo. Lo aveva fatto perché sapeva che su di loro poteva contare, affidandogli il figlio, la speranza della Terra. 
Rivedere Trunks era stato strano, non era lì per una visita di cortesia, ma era sempre un’occasione come un’altra per rivedersi quella di dover menare le mani. Trunks era cresciuto ancora, diventano se possibile ancora più responsabile, un guerriero che era stato cresciuto un in mondo desolato e quasi privo di vita che nutriva una grande speranza, incarnandola e continuando a lottare… ecco, Trunks era diverso da lui, da Vegeta e da Gohan… non combatteva per diventare migliore fine a se stesso, non lo faceva perché gli piaceva… combatteva, continuava ad allenarsi, per difendere il suo mondo, per combattere contro lo minacce che cercavano di distruggere ogni cosa. Per tutte quelle persone che non potevano e per chi non c’era più. 
Trunks incarnava la speranza che non si arrendeva mai. E conservava ancora un cuore puro e gentile. 
Goku era orgoglioso di questo ragazzo… Vegeta lo mostrava invece in un modo diverso, ma d’altronde Vegeta era fatto in quel modo, incoraggiava e comunicava con azioni più rudi rispetto ai canoni umani- perché non era umano. 
Sapeva cosa c’era nel cuore e nella mente di Vegeta, il loro legame mentale era solo un vago suggerimento, ma il saiyan più anziano teneva profondamente alla moglie e al figlio.
Mentre esteriormente, Vegeta continuava a mantenere il focus verso il nuovo rivale… questa volta non così nuovo, un nemico che era forse più simile a un riflesso di ciò che aveva sempre desiderato. Goku poteva sentire il cuore di Vegeta pompare più velocemente, il sangue correre frenetico… il Principe era eccitato all’idea di scontrarsi con questo individuo sadico e privo di scrupoli, perché portava il suo volto. Continuava a ripetere che avrebbe sconfitto lui Kakarot… Goku non comprendeva, lui era lì. Quale altro Kakarot c’era? Quello chiamato Black Goku non poteva esserlo. Lui non avrebbe mai agito in quel modo.
Probabilmente Vegeta cercava il brivido della sfida. Non era abbastanza per lui? Le loro sessioni di allenamento erano diventate ripetitive, lui era forse banale nelle tecniche? 
La coda avvolta attorno la vita si era gonfiata, dalla confusione e dall’irritazione.
Certo, Goku stesso aveva notato da tempo che non c’era più nulla che Vegeta potesse nascondergli, anticipava le sue mosse come se le potesse compiere lui, e uguale per Vegeta, ma Goku aveva pensato che fosse una cosa stupenda da esplorare e sfruttare in combattimento e non solo. Era scontato che per Vegeta non fosse così… doveva essere qualcosa con radici molto profonde e lui ancora non aveva compreso il suo spirito? Poteva davvero essere così cieco?
 
 
 
Con un forte tuono, uno squarcio si aprì con un rumore sinistro nel cielo azzurro, e quando vide se stesso volare a così breve distanza non resistette e sfrecciò in aria verso di lui, curioso di osservarlo più da vicino: erano davvero due gocce d’acqua.
Non sapeva perché era lì, con quel completo simile al suo ma nero e rosso, ma era sicuro di non aver mai avuto uno sguardo così sadico in viso. 
-Sei Black… -
-Buongiorno a te, Son Goku. –
La voce sembrava dolce, il suo nome quasi un complimento. Dentro il legame Vegeta tirò uno strattone per riportalo sull’attenti, sbuffò in risposta, mandando un segnale che no, lui non abbassava mai la guardia.
-Ho sentito che sei forte. –
-Sì. –
-Combattiamo! – non era una domanda, se questo tizio era almeno un po’ come lui allora come poteva non voler combattere? 
-Sarà un onore, anche io volevo combattere contro di te con questo corpo. –
Cosa? Ma non si sarebbe fatto prendere di sorpresa, non davanti la sua stessa faccia! Anche se era davvero strano perdersi a pugni, non aveva mai avuto un’occasione del genere e non se la sarebbe fatta scappare. Non era particolarmente interessato al perché delle azioni e al come fosse riuscito ad arrivare dal tempo di Trunks, sapeva solo che stava avendo un buon combattimento.
Era forte come aveva raccontato Trunks, ma continuava a blaterare di adattamento e che quel corpo era fantastico, così forte, potente e un sacco di altra roba che a Goku non importava. Non voleva ascoltare niente sul suo desiderio di “possedere un tale corpo così stupendo”.
Gli stava dando un buon combattimento sì, mettendolo alla prova poteva dire che ci sapeva fare, forse troppo euforico, come un bambino che stava ancora imparando a usare un nuovo giocattolo, e poi più lo colpiva, più questo rideva. 
Sforzandosi di non dare fondo alle proprie energie, buttò letteralmente Black al suolo e questo si alzò. Goku sorrise, doveva riconoscerglielo, poteva essere divertente.
Poi la voragine in cielo tremò, e anche qualcosa sulla mano di Black, venne risucchiato da un vortice che lo stava aspirando con grande potenza, per poi sparire nel nulla esattamente come era comparso, ma non prima di aver distrutto la macchina del tempo di Trunks.
Goku tornò a terra, l’atmosfera era tesa, non chiese perché Vegeta fosse così irritato, non ne aveva bisogno e non lo fermò quando questi volò via a gran velocità, sapeva che era diretto verso la Stanza dello Spirito e del Tempo, prima di entrarvi, sentì solo: me la pagherà cara, e poi il nulla. 
Lui rassicurò Bulma e Trunks e si misero d’accordo che presto si sarebbero sentiti, intanto la scienziata stava scrutando il blocknotes che era riuscita a salvare dalla macchina, gli appunti della Bulma del futuro per costruire un’altra macchina del tempo, ma sembrava scoraggiata, quando la donna si illuminò e corse dentro casa, tornando con l’altra macchina del tempo che Trunks le aveva lasciato. Così, Goku li salutò e andò da Re Kaioh. Aveva bisogno di allenarsi e di schiarirsi le idee…
Se davvero Vegeta lo voleva morto allora perché quelle parole, quei gesti… quei sentimenti… no, Vegeta non lo voleva morto. Voleva altro… il suo istinto lo faceva ritornare al pensiero che l’amico cercasse una battaglia stimolante e senza freni, e gli venne voglia di ringhiare: lo riteneva troppo morbido? Non si era risparmiato nelle loro lotte, erano diventati sempre più forti insieme, i loro ki erano quelli degli dei! Condivideva la voglia di diventare sempre più forte, non ne aveva mai abbastanza, ma che preferisse un altro a lui… un altro Goku che era perfido e privo di scrupoli, un assassino… quello che… che-
Si teletrasportò a casa di Bulma, seguendo il legame con Vegeta che era tornato e non riuscì a restare di più da Re Kaioh, voleva vedere Vegeta! Anche guardarlo vicino a Bulma lo scaldava e sperava con tutto se stesso che faceva lo stesso per il saiyan. Pronto per combattere contro questo nuovo nemico e portare la pace nel pianeta di Trunks.
Goku guardò Vegeta. Quante possibilità potevano esserci? Il saiyan più anziano ricambiò l’occhiata con un cipiglio- Goku coprì appena la propria parte del legame ma la trepidazione no, quella no, per quanto il pensiero di Vegeta lo riempisse, l’idea della lotta che li attendeva lo faceva fremere dal desiderio. Per fortuna l’altro non andò oltre, Vegeta non lo faceva mai.
-Se stai pensando di essere il primo, contro questo Kakarot, puoi andare, ma- -
-Il colpo di grazia deve essere tuo. – concluse, oramai abituato a quella frase, sentita troppo spesso verso se stesso.
-Vedi di ricordartelo anche mentre combatti. – lo ammonì come una minaccia.
Goku mise le mani sui fianchi: - E tu ricordati che quello non sono io. –
-Sei tu. – imbeccò il Principe con nonchalance. 
-No. Non farei mai le cose orrende che ha fatto quell’individuo! –
-Esattamente per questo! –
Goku aprì la bocca ma cercò di mantenere la calma, agitarsi non avrebbe portato a nulla. Prese un piccolo respiro e placò il proprio ki. E parlò con voce leggera, come se stesse conversando del tempo. La coda si agitava in aria dietro la schiena.
-Vuoi combattere contro di lui… perché è come vorresti che fossi? –
Vegeta spalancò gli occhi e si avvicinò a grandi falcate, fino a prendergli la parte superiore del body arancione superiore e tirarlo in un pugno verso di sé.
-Quando parli così mi fai venire voglia di aprire quella testaccia dura e vedere da me quanto sia vuota! – 
-La mia era solo una domanda. – continuò senza scomporsi, alzò gli occhi al cielo – È forte, è cattivo, ha la mia faccia… - tornò a guardare l’amico: - Sembra simile a ciò che ti aspetti da un saiyan. –
-Tu sei, un saiyan! Una dannata terza classe, ma sei un saiyan! – gli ringhiò a pochi centimetri dalla faccia.
Davanti quegli occhi, Goku sentì una spinta interiore che lo portava a voler ringhiare in risposta, ma non lo fece, la sua stessa coda non mostrava alcun segno di alterazione di animo.
-Lo è anche lui. –
-Oh. – ghignò Vegeta, improvvisamente sorridente: - Qualcuno è geloso che ho un nuovo compagno di giochi? –
Goku sorrise: - Sei il mio compagno di giochi? –
-Dannazione, Kakarot! – urlò, mollando la presa sul vestito e dandogli una forte spinta. 
Goku si ricompose subito e si avvicinò di nuovo a Vegeta, la coda che dondolava dietro di lui.
-Ehy, Vegeta… non sono geloso, a dire il vero non so bene cosa sia la gelosia, o se la sto provando senza saperlo. Penso solo… so che non vuoi uccidermi, in qualche modo l’ho sempre saputo anche al di là del tuo desiderio di farlo. – ridacchiò, - quindi cos’è? So che abbiamo una missione e che la porteremo a termine, non importa cosa, ci riusciremo, però questa tua insistenza nel chiamarlo come chiami me e la tua voglia di combattere contro di lui… -
Vegeta lo ascoltava a braccia conserte e occhi chiusi, quasi non volesse guardarlo.
-Mh. – rispose dopo due secondi. – Come avevo detto: sei un idiota! –
Goku sbuffò: - Vegeta, se continui ad insultarmi non capirò mai. Spiegati. –
-Io? Sono un Principe, un Principe non spiega: comanda! –
-Non puoi fare un’eccezione? – ridacchiò passandosi una mano dietro la nuca. 
Vegeta cercò di non esplodere, piuttosto sentì il ki mutare, come se avesse visto uno spiraglio inaspettato nella propria aura. Sorrise con quel sorrisetto piccolo e strafottente. Goku deglutì ma non poteva nascondere la curiosità.
-Non vedi l’ora di incontrare di nuovo questo Black Goku, perché fin dai racconti di Trunks, hai capito che è temibile e oh, dei, sei eccitato al solo pensiero, non vedo l’ora di sapere cos’altro farai. Qualcuno come te, hai ragione, ma è… più forte di te, mh? Lo è? – lo prese in giro: - Come reagirai, quando ci vedrai combattere? Quando lo riempirò di pugni e lui farà altrettanto con me? Sarà davvero il saiyan che dovevi essere quando sei stato spedito su questo pianeta blu? – la coda di Goku era scesa dietro una delle cosce coperte dai pantaloni arancioni. – Forse è davvero un Kakarot che è riuscito a non rompersi la testa. – vide che si prese un momento come per immaginare la scena: - Tu non sei geloso, hai ragione… sei furioso, questo è saiyan. – lo disse con molta soddisfazione.
-No, non sono arrabbiato. –
-Infatti ho detto furioso, sei oltre la rabbia, Kakarot. – sollevò un indice per provare il punto: - Non vedi l’ora di massacrarlo, vero? – negli occhi una piccola scintilla che non aveva mai visto. – Due Kakarot che si battono ai miei piedi… sembra un comune giorno per un reale! –
Goku quasi arrossì.
-Se continui così finirò tutto io, Vegeta, te lo dico! – 
-Non oserai… - gli ringhiò addosso, quando sapeva che era solo la miccia per scatenare l’incendio, infatti gli sorrise alzando il ki.
-Vuoi mettermi alla prova? –
-Sempre! –
Goku allora quasi si stava per trasformare, quando Bulma li chiamò: la macchina del tempo era pronta.
 
 
 
Non erano del tutto pronti a ciò che li attendeva. Trunks aveva parlato di quanto non fosse facile il suo futuro, ma lo spettacolo orrendo davanti i loro orecchi era un’altra cosa.
Ed era tremendo, quel ragazzo e tutte le altre persone avevano già avuto la loro dose di guai e a difendere la Terra era rimasto solo Trunks, cosa che Black aveva sfruttato per diventare più forte, una volta capito come funzionava un corpo saiyan e come fargli produrre lo zenkai. 
Non era bastato un viaggio per sconfiggerlo, ma solo come testimonianza di quanto la situazione fosse grave.
Ma la volontà dei terrestri era così grande, la loro fiducia in Trunks lo era ancora di più- questo a quanto pare faceva sorridere Black, beffeggiandoli. Gli umani avevano creato un piccolo gruppo dove si supportavano a vicenda e si aiutavano, dimostrando ancora una volta il verso animo dell’umanità.
Erano stati condotti attraverso uno dei loro rifugi, con Trunks che teneva in braccio una ragazza priva di forza, al punto da aver bisogno di un fagiolo senzu e che il ragazzo le passò attraverso un bacio.
Goku sospirò nel guardare la scena, trovandola molto dolce, sorpreso anche del gesto che aveva spesso visto nei film e nella mente di Vegeta tra il Principe e Bulma. Quando espresse a voce la sua sorpresa le persone apparivano sconvolte, soprattutto Vegeta, che forse non si era mai preoccupato di controllare o meno se avesse mai baciato: no, non lo aveva mai fatto, non ne vedeva il motivo. Vegeta lasciò cadere l’argomento e vide saltare un’ampolla della Capsule Corp. facendo spuntare un’enorme quantità di cibo per tutte quelle persone che sembrava avessero passato l’inferno: Goku gli mandò onde di calore, nel vedere la premura dei suoi due amici nel portare nel futuro il cibo per chi ne avesse bisogno.
Quando Trunks si riprese, iniziò un lungo e doloroso discorso: sembrava che Trunks avesse in sé troppo da gestire e quasi come se non si sentisse in dovere di manifestarlo, ma tenersi tutto dentro.
-Secondo Black… nella perfezione dell’universo, gli esseri umani sono l’unica imperfezione. L’unico errore. E lui vuole che la Terra diventi un luogo di assoluta perfezione. –
Vegeta schioccò la lingua: - All’amico manca qualche rotella nella testa. O non l’ha sbattuta. –
Goku non mancò il riferimento, ma non rispose a quella che sembrava essere una provocazione, concentrandosi su Trunks.
-Quindi vuole uccidere gli umani… perché vuole un mondo perfetto. –
-Sì. Parlava di pace e di come gli umani non siano in grado di fare buone scelte. –
-E ha ragione, - intervenne ancora Vegeta, - Gli esseri umani sono un branco di idioti buoni a nulla. –
-Ma- Vegeta! – balbettò Goku, confuso dal discorso dell’amico.
-Ma questo non significa che può venire qui sulla Terra e fare i suoi sporci comodi. – concluse, incrociando le braccia al petto. 
Il saiyan cresciuto sulla Terra sorrise. Purtroppo Trunks non aveva finito:
-L’ha chiamata la sua grande missione, lo sterminio degli umani. Anche se… ho la sensazione che il suo odio vada ben oltre gli umani, che si estenda a ogni mortale. Si è definito un dio e in quanto tale si sente in dovere di—correggere quelli che per lui sono errori… se soltanto fossi più forte… - ringhiò a denti stretti.
-Tu sei la nostra speranza, Trunks. – intervenne Mai, - Lo sai, se non fosse stato per te- noi… - gli prese una mano e la strinse: - Siamo vivi grazie a te, Trunks. –
-Mai… -
-Lei ha ragione. – si mise in mezzo Goku, avvicinandosi ai due giovani: - Non ti sei dato un momento di tregua, per difendere il tuo mondo. Dovresti essere fiero di te. – sorrise.
-Ma non sono stato abbastanza, io non- -
-Smettila di piagnucolare! – ringhiò Vegeta, facendosi avanti. – Se pensi di non aver dato il massimo allora alzati da lì e preparati, perché l’unico modo che abbiamo per vincere è questo: continuare a combattere! –
Goku allungò un po’ il legame verso Vegeta, lo sentiva molto nervoso e oltre alla situazione generale poteva intuire che era triste nel vedere il figlio in quello stato. Il Principe non diede tempo a nessuno di rispondere, allontanandosi.
-Vorrei davvero farlo. – sussurrò Trunks con le braccia di Mai avvolte attorno alle sue spalle: - Non penso che lo renderò mai orgoglioso. – 
-Tuo padre è orgoglioso di te. – a quelle parole il giovane sussultò, fissandolo con grandi occhi così simili a quella della madre. – Lo sai, che lo è… la sua irritazione viene dal fatto che tu sai di essere forte e non dai il massimo. –
-Come… come fai a dirlo? –
-Oh, eheh… - ridacchiò piano, - Io e tuo padre, noi- ehm… - poteva condividere quello? Poteva? L’unico altro individuo che lo sapeva era Whis. Si portò una mano alla nuca, dubbioso.
-Voi? – domandò Trunks, curioso, con accanto Mai che fissava con un’espressione sempre più sorpresa, finché non emise un piccolo sussulto:
-State… insieme? – 
Trunks scattò in piedi come se lo avesse punto qualcosa, guardando Goku con il viso rosso, il saiyan della Terra aveva ancora il sorriso in faccia:
-È vero Goku? –
-No, no. Mh noi non… siamo- - cosa erano? Tutto il loro percorso e il legame… significava qualcosa, soprattutto: significava per Vegeta? Sapeva che non lo odiava ma come poteva pretendere altro… sapeva solo che era un miracolo che l’altro non avesse scoperto il Patto che aveva fatto con Re Enma e che non aveva preso come un’offesa che lo considerasse un buon amico, e forse di più anche se non conosceva le parole giuste per dirlo, avere il legame era stata una benedizione. Poteva parlare anche senza parole.  
Goku guardò Trunks: il ragazzo aveva perso troppe persone nella sua vita.
-No, forse qualcosa saiyan, io non so bene queste cose, Vegeta sì. Ma non gli piace parlarne. – 
Trunks lo squadrò: - È per questo che sembra che non abbiate bisogno di parlare? – 
Era la prima volta che erano così lontani dal pianeta di Lord Beerus e che agivano con attorno qualcuno che non fosse l’angelo e il Dio della Distruzione. Loro due non avevano mai detto nulla in merito, e lui per primo non aveva notato un allontanamento simile tra lui e Vegeta… forse grazie al legame. Comunicare in quel modo doveva aver dimezzato la loro comunicazione verbale… 
-Noi… ci siamo allenati insieme. Un allenamento diverso dal solito. –
Trunks annuì: - Le nuove trasformazioni. –
-Sì, abbiamo un ki divino, quindi le cose sono un po’ cambiate credo. Ma sono le stesse. – si grattò la testa: - Scusami Trunks, non so come spiegarlo. E a Vegeta non piace. –
Trunks non ci pensò un momento prima di dire: - Non so molto di mio padre, lo sai… ma da quello che mi raccontava la mamma non c’era verso di fargli fare qualcosa se non voleva. Quindi… se avete questa cosa saiyan è perché la vuole anche lui. –
-Io… non l’avevo mai vista così. – mormorò Goku. – Ma le circostanze sono state al di là del nostro controllo. – anche se da quel giorno Vegeta non aveva più fatto intendere niente che volesse dire che voleva il legame spezzato.
-Goku, ce lo vedi mio padre a fare qualcosa contro la sua volontà? –
Goku ridacchiò e Trunks sbuffò dal naso con un sorriso sulle labbra. Poi Vegeta bussò nel legame e Goku si voltò verso di lui, come arrivato in silenzio per non disturbare. Trunks osservò la scena in silenzio e così anche Mai.
-È qui fuori. – disse Goku, il Principe annuì.  
Da quando erano arrivati nel futuro, Vegeta si era chiuso in un piccolo bozzolo, come se quelle pareti fredde fossero tornare, non lo aveva sentito così gelido quel luogo da molto. Poteva solo mandare onde di calore, un flusso continuo per ricordargli che non era solo.
Sembrava come se non lo vedesse, concentrato oltre ogni dire nella missione: l’odio verso Black era aumentato, ed era l’unica cosa che filtrava dalla barriera. Alcune volte Goku doveva ricordarsi che quelle emozioni non erano verso di lui o Vegeta stesso, ma Black.
Che li attendeva e non era solo.
Assieme a Black c’era anche un individuo che i due saiyan avevano già conosciuto: nella loro permanenza sul Pianeta di Lord Beerus erano andati a trovare un altro Kaioshin e il suo assistente, era forte e Goku non aveva resistito dal chiedergli di combattere, per l’esasperazione di Vegeta e l’ira di Lord Beerus, mentre l’angelo sorrideva. 
Lo scontro era durato poco ma si era divertito, ricordava gli occhi freddi e diffidenti allargarsi in realizzazione di come qualcuno come un morale potesse affrontare un essere come un Kaioshin. Vegeta lo aveva rimproverato di essere stato il solito arrogante, ma nel legame Goku avvertiva uno strattone di orgoglio saiyan che Vegeta non poteva esternare ma che lì invece faceva. 
Aveva scaldato Goku, già dimenticandosi dello scontro appena accaduto, concentrato solo sul Principe e quello che era il loro spazio personale. 
Ma questo gli ricordava anche che forse non era stata una buona idea lasciare quella sorta di bottone magico che gli aveva dato Whis a Bulma prima di tornare nel futuro di Trunks.
Zamasu era il nome dell’apprendista Kaioshin che aveva combattuto contro Goku e adesso era vicino a Black nel cielo, attorno a lui un ki oscuro e pericoloso e sui loro visi la stessa espressione truce e beffarda. Lo sguardo di chi si divertiva a schiacciare quelli che considera spazzatura.
Ma perché loro due erano lì e soprattutto… come era possibile che si fossero incontrati? 
Zamasu osservò le loro facce confuse e rise: - Noto con piacere che le vostre ottuse menti non riescono a capacitarsi di chi hanno davanti, visto che non vi siete ancora inginocchiati. – 
Black incrociò le braccia al petto ridacchiando. 
L’apprendista Kaioshin si focalizzò su Goku e sorrise con un’espressione dolce che fu molto inquietante: - Salva, Son Goku. –
-Zamasu! – urlò Goku, sollevandosi in volo: - Cosa sta succedendo? –
-È un piacere vederti. – indicò Black: - Cosa ne pensi? –
-Non capisco… -
-Grazie a te abbiamo capito che i mortali sono molto pericolosi e che era nostro sacro dovere proteggere l’universo. Lo scontro che c’è stato tra di noi ci ha aperto gli occhi e confermato che dovevamo fare qualcosa, in quanto Kaioshin è nostro compito. –
-No ehy, - la coda di Goku si gonfiò, - Non provare a scaricare la colpa su di me, che cosa stai dicendo? –
Vegeta arrivò al suo fianco in aria, ringhiando: - Basta chiacchiere! Non hai ancora capito, Kakarot? Concentrati sul loro ki! –
Goku lo fece, rimproverandosi mentalmente per la mancanza: Black e Zamasu avevano un ki molto simile, diverso ma… simile. Non era semplice da spiegare, era qualcosa di negativo che faceva scattare tutti gli allarmi del saiyan.
Inoltre, guardando quei due negli occhi… sentiva come se lo stessero chiamando. Rabbrividì. 
-Hai capito finalmente. – biascicò Vegeta a denti stretti: - Sono la stessa persona. –
Goku gli lanciò un’occhiata per poi tornare a focalizzarsi su questa coppia di nemici così temibili. Era stato difficile combattere contro Black e la trasformazione che aveva chiamato super saiyan rosé, e per quanto l’apprendista Kaioshin non fosse in sé una minaccia sicuramente non erano del tutto sprovveduti. I loro occhi erano così folli… crudeli. 
-Ma come è possibile che tu abbia la mia faccia? –
-Viaggi temporali, Kakarot! – sputò Vegeta, che tremava dalla rabbia, la sete di vendetta che saliva: - Sono apprendisti, ma sempre Kaioshin, hanno viaggiato nel tempo come Trunks. Ecco come hanno avuto il tuo corpo. –
Black ridacchiò: - Ma che bravo, Vegeta, sapevo di poter contare su di te. – la voce che cercava di imitare quella di Goku.
-Non rivolgerti a me in quel modo! – urlò il Principe serrando i pugni. 
La coda di Goku frustava l’aria, mostrando l’impazienza del saiyan. Il Maestro Whis non avrebbe approvato, ma non era lì. Forse stava osservando, ma non gli importava. 
Trunks arrivò vicino a loro, già trasformato in super saiyan: - Black! Vigliacco! –
-Oh, - scrollò le spalle questo riflesso sbiadito di Son Goku, - Stai giù, cucciolo, adesso parlano i grandi! –
-Hai detto che sono stato io a renderti più forte, vero? Bene, sarò io che metterò la parola fine a questa storia! – sfoderando la spada si buttò contro il nemico anche se Goku gli aveva urlato di non farlo, purtroppo Trunks era accecato dalla frustrazione e il risultato fu che venne scaraventato a chilometri di distanza e la sua spada spezzata in due.
-Maledetto… - ringhiò forte Vegeta, - La pagherai anche per questo. -
-Oh, non vediamo l’ora, Vegeta. – trillò Zamasu come se fosse tutto solo un gioco. – Perché vedi… sappiamo che nessuno può niente contro di noi. Abbiamo creato il piano perfetto e la vostra presenza non cambierà nulla. –
-Sterminare i mortali? – sbuffò Goku: - Quale grande piano! –
-Oh no, ti sbagli Goku. – il nome di Goku nella bocca di Zamasu era così sbagliato… sembrava che l’apprendista assaporasse ognuna delle sillabe. – Perché non solo ci hai aperto gli occhi, ma ci hai dato anche il modo migliore per poter avere un risultato certo. –
-Ancora con questa storia? – si mise in posizione di attacco: - Abbiamo parlato abbastanza; combattiamo! –
-Sono d’accordo, per me state solo prendendo tempo. – gli venne dietro Vegeta, contento di potersi finalmente sfogare. Nel loro legame si era aperto più di uno spiraglio e da quello di Vegeta usciva solo una cieca e gelida furia. Istintivamente Goku pensò di andare da lui, di calmarlo, ma sapeva che non sarebbe servito a nulla e che lui per primo non aveva molto controllo in quel momento.
-Uh, quali vili animali che siete… - ridacchiò Black. – Non vi preoccupate, finirete presto all’altro mondo, ma prima volevamo rendervi partecipi di una cosa. È giusto che soprattutto Goku lo sappia. –
-E se non volessi? – scoprì i canini. 
-Sono sicuro che ti piacerà. E anche a te, Vegeta. – continuò Black.
-Per me potete andare a farvi fottere tutti e due! – urlò il Principe.
-Sapete invece cosa volevamo noi? – iniziò il discorso Black come se non fosse mai stato interrotto, trattando i saiyan con una tale indifferenza che aumentò solo la loro rabbia. – La potenza, ecco perché abbiamo scelto questo corpo. –
-E l’immortalità. Abbiamo radunato le sette super sfere del drago e chiesto il corpo di Son Goku e l’immortalità. Siamo un essere perfetto e imbattibile. -
Vegeta improvvisamente ridacchiò: - E dire che le divinità dovrebbero essere intelligenti. –
-Come? – gli occhi dei nemici lampeggiavano in modo pericoloso per quello che consideravano un grande affronto.
Vegeta schiccò la lingua e con un sorrisetto incrociò le braccia al petto: - Se volevi la potenza potevi desiderarla, semplicemente. –
-Volevo questa potenza. – disse Black, indicandosi il corpo trafugato.
-Sì, indubbiamente è un corpo potente. Ma tu non volevi solo quella potenza, perché bastava chiedere il potenziale saiyan no, volevi il corpo di Son Goku! –
-Sono un dio, come osi, mortale!? – urlò Zamasu.
-Non cederemo alle tue provocazioni, saiyan. – rispose Black che cercava di mantenere la calma. – Non puoi nulla, siamo immortali. –
-Lui è immortale. – Vegeta indicò Zamasu. – Tu sei un tizio nel corpo del suo sogno erotico, altrimenti potevi chiedere un potere saiyan e l’immortalità. Invece sei solo un pervertito! –
Black stava quasi per saltargli addosso, invece fermò il compagno, invitandolo ad aspettare, poi si rivolse a Vegeta con un sorriso.
-Vegeta, Principe Vegeta… te la sei presa perché ti ho rubato l’idea? –
Dopo un istante in cui Vegeta sembrava spiazzato si ricompose subito: - Oh, per favore, questi giochetti con me non funzionano. –
Il viso di Black cercò di assumere un’espressione dolce: - Non serve nascondere quei pensieri sporchi e quei sentimenti impuri… so cosa provi, posso leggerlo dentro di te, come mi guardi… sei schifosamente eccitato, mi chiedo come faccia Son Goku a non sentire il tuo odore… è ovunque! –
-Bada a come parli! – urlò, potenziandosi.
-Prego, vieni pure… - aprì le braccia in un invito, - Se non ho capito male… è parte dell’accoppiamento saiyan, giusto? –
-Kakarot… - chiamò Vegeta e onestamente Goku era abbastanza confuso dalla conversazione. Capiva solo che adesso il loro legame era come un pozzo in ebollizione e che sentiva di potersi scottare talmente era diventato bollente all’improvviso.
-Sì? –
-Cambio di piano, da qui in poi ci penso io. –
-Ma Vegeta, avevi detto che il primo round era mio. Non ho ancora finito! – pigolò, non capiva bene cosa fosse successo, ma voleva continuare a combattere, lo avrebbe aiutato a schiarirsi le idee. – Ti prometto che il colpo finale è tuo! Lasciami ancora divertire! –
-No. – ringhiò il Principe. – Non voglio solo ucciderlo, voglio massacrarlo! –
E da lì Vegeta partì all’attacco senza neanche il suo benestare, ma non se ne curò. Guardò verso Trunks e Mai, trovandoli un po’ ammaccati ma tutto sommato stavano bene. Controllò i ki attorno trovandone troppi pochi per come era abituato. Dovevano assolutamente vincere questa battaglia…
Zamasu si parò davanti a lui.
-Mi piacerebbe un combattimento contro di te. – proclamò l’apprendista con voce melliflua.
-Sai che posso batterti, perché dovrei accettare? –
L’altro ridacchiò: - Mio caro Goku… sono immortale, ricordi? Posso rigenerare qualunque parte del mio corpo quindi ti invito a fare del tuo peggio. – si leccò le labbra: - Scarica su di me la tua potenza, per favore. –
-Sei pazzo! – sbottò. 
Il sorriso di Zamasu divenne così lascivo che Goku se lo sentì addosso fisicamente. Fece un balzo indietro. Ogni cosa dentro di lui urlava di tenersi alla larga della creatura che aveva davanti, l’altra parte lo incitava a iniziare un combattimento sfrenato. Entrambi gli istinti provenivano dal legame. 
-Se non vuoi mettermi le mani addosso dovrò fare qualcosa a riguardo… - sussurrò e in un attimo fu a pochi centimetri da lui, e il suo corpo si mosse da solo, lanciando una sfera di ki sulla faccia dell’apprendista e volando distante da lui. 
Dove era stato colpito, Zamasu aveva un profondo foro ma lui sorrideva soddisfatto e in pochi secondi la ferita si rigenerò.
-È un inizio. – disse, - Quindi dovrò solo continuare, finché non mi colpirai con tutto ciò che hai. – 
Non sarebbe stata così semplice, la battaglia aveva preso un piega inquietante.
Dentro di sé, durante quel combattimento a cui lo aveva portato Zamasu, Goku pensava al discorso che avevano fatto prima di rivali e sulla reazione di Vegeta. Non aveva capito molto… ma da quello che aveva percepito dal legame, la furia di Vegeta era tale che avrebbe potuto disintegrare pianeti solo con la forza del pensiero, giusto per anticipare il suo futuro come Dio della Distruzione. 
Avevano nominato del profumo di Vegeta e sì, Goku lo conosceva bene, gli piaceva quell’odore e Vegeta sembrava aver rinunciato a rimproverarlo quando emanava quei feromoni- adesso riusciva a controllarli meglio anche grazie ai consigli dell’amico, ma non era sempre nel pieno controllo, la sua coda sembrava quasi avere una mente a sé ed era attirata da Vegeta. Era buffo, anche se il Principe non lo trovava divertente, e lo aveva incitato più volte a mettere la coda attorno alla vita per comodità ma Goku la preferiva lasciare libera. Tranne quando combattevano, allora la maggior parte delle volte involontariamente seguiva la dritta di Vegeta.
In un istante in cui Zamasu si stava rigenerando, sentì dal legame delle parole di Vegeta, che in forma super saiyan blu stava combattendo come una furia contro Black:
 
Mi preme ricordarti che sei solo uno stupido errore. Quel tuo corpo è inutile. Ogni singola cellula di Kakarot è il frutto di una serie di combattimenti faticosi e feroci. Speravi di rubare tutto questo come se niente fosse? Il corpo di Goku è quello di un autentico saiyan, e soltanto un temerario, un folle come lui è capace di dominarlo!
 
Non aveva mai sentito Vegeta così… e poteva contare su una mano le volte che lo aveva chiamato con il suo terrestre… doveva davvero essere fuori di sé. Si ricordò quando aveva visto e sentito l’ammirazione del Principe per il suo soldato, quando lo aveva visto durante la battaglia contro Freezer come il leggendario guerriero dai capelli dorati. 
 
 
 
 
Prossimo aggiornamento: 14/02/2022
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4006094