The Protector

di littlegiulyy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PILOT ***
Capitolo 2: *** Ti sei persa? ***
Capitolo 3: *** Pensiero fisso ***
Capitolo 4: *** Il passato torna a bussare ***
Capitolo 5: *** Un pomeriggio nella normalità ***
Capitolo 6: *** Self control ***



Capitolo 1
*** PILOT ***


1. Pilot

Guardò distrattamente fuori dall'opaco finestrino dell'aereo.
Delle goccioline di pioggia bagnavano ripetutamente il vetro, rendendo le luci all'esterno delle piccole fonti confuse di bagliore.
In vista delle feste ormai alle porte, l'aeroporto di Seattle era stato totalmente decorato da tantissime luminarie natalizie ed addobbi, che rendevano l'atmosfera ancora più caratteristica. Qualche traccia di neve per terra faceva ancor più la sua parte, donando nell'aria una tangibile senzazione di feste natalizie.
Finalmente il momento era arrivato, le vacanze di natale le avrebbero dato un po' di respiro; gli ultimi mesi erano stati fin troppo pesanti.
-Avvisiamo i gentili passeggeri che il volo DA76548 è atterrato in orario all'aeroporto di Seattle. La temperatura all'esterno è di 2°C ed il meteo è prevalentemente piovoso. Da questo momento è possibile utilizzare gli apparecchi elettronici e slacciare le cinture di sicurezza. Vi diamo il benvenuto nello stato di Washington e vi ringraziamo per aver volato con noi- disse la voce metallica dell'hostess dagli auto parlanti presenti sull'aereo.
Non perse un attimo. Slacciò la cintura stretta in vita e tirò fuori dalla borsa il cellulare. Lo accese subito, aspettando che la fila di gente già in piedi defluisse all'esterno dell'aereo prima di alzarsi.
Allontanarsi dall'Arizona per qualche settimana le avrebbe fatto bene.
Allontanarsi dal branco per un po' le avrebbe fatto bene.
Allontanarsi da Scott le avrebbe fatto bene. 
Allontanarsi da tutta quella confusione che aveva lasciato dietro di sé le avrebbe fatto bene.
Lo schermo del cellulare si illuminò, rivelando una chiamata da parte di Jonathan.
Non attese, rispose.

-Pronto?-
-Ciao Hailey... sei atterrata?-
-Appena adesso...-
-Perfetto, ti aspetto fuori dall'aeroporto, sono già qui-
-Va bene, a tra poco-

 

Richiuse la rapida chiamata, sentendo pesare su di lei lo sguardo di una anziana sinora in piedi affianco al suo sedile. La fila non accennava a muoversi di un passo, erano ancora inchiodati tutti lì dentro. Sospirò lasciandosi cadere nel sedile e chiuse gli occhi.
Non aveva riposato molto durante il viaggio; forti turbolenze avevano scosso il mezzo per tutta la durata del volo. Adesso però la stanchezza iniziava a farsi sentire parecchio.
Le ultime settimane erano state dure, sia fisicamente che mentalmente. Un po' di riposo lontano da tutto e tutti le avrebbe sicuramente fatto bene. Era proprio quello che ci voleva.
Che fosse una fuga in piena regola la sua? Possibile.
-Signorina deve scendere?-
La voce dell'hostess la riportò alla realtà facendole riaprire gli occhi di scatto.
-Oh si... certo- disse alzandosi dal sedile frettolosamente. Tutta la coda che poco prima occupava il corriodio era defluita all'esterno senza che lei se ne accorgesse, quindi prese velocemente la sua borsa sul sedile affianco e scese anche lei dall'aereo.
Una volta all'interno dell'aeroporto, recuperò in fretta la sua valigia e si diresse nel parcheggio dove la stava aspettando suo cugino.
Non si vedevano da mesi.
Quando uscì all'aria aperta, la pioggia era molto più leggera rispetto a prima. Adesso era quasi nevischio e, l'aria, decisamente più secca, sferzava gelida. Probabilmente, nel giro di poco tempo, ogni superficie sarebbe stata ricoperta da uno strato bianco di neve.
Lo sentiva nell'aria.
-Hails!-
Il suo soprannome.
La voce conosciuta di suo cugino attirò la sua attenzione.
Non appena lo vide, il suo viso pensieroso virò subito in un'espressione felice.
-Johnny!- lo chiamò andandogli incontro, quasi correndo per l'emozione.
Non appena lo raggiunse, si abbracciarono forte scoppiando a ridere felici.
-Da quanto tempo Hails! Mi sei mancata- le disse il ragazzo dandole un bacio sulla guancia, senza sciogliere l'abbraccio. Hailey sorrise stringendolo ancora più forte a sé.
Il calore sopranaturale emanato dal corpo del cugino la riscaldò subito, nonostante ci fossero solo pochi gradi sopra lo zero.
-Anche tu mi sei mancato- ammise sincera -Rosewood non è più la stessa senza di te- aggiunse sottovoce.
E in fin dei conti era proprio così.
Jonathan ridacchiò sciogliendo un po' l'abbraccio.
-Sono sicuro che qualcuno è felice che io non sia più lì...- disse guardandola in faccia.
Hailey storse il naso.
-Forse qualcuno... ma non è il caso mio- rispose vaga.
Non era di certo il momento adatto per tirare fuori quell'argomento.
Johnny le sorrise.
-Forza andiamo, abbiamo un po' di strada da fare- disse prendendo la sua valigia. Prima che potesse aggiungere altro, la caricò nel bagagliaio della macchina e chiuse lo sportello.
-Fa freddo qui- commentò la ragazza guardandosi intorno.
Erano già quasi le 10 di mattina, ma la temperatura non accennava ad alzarsi. Il cielo grigio e cupo era coperto da una coltre di nubi che rendeva l'atmosfera ancora più fredda.
Del resto, era arrivata nella cittadina più piovosa d'America, cosa si aspettava?
Non attese altro tempo; salì in macchina, si sedette sul sedile del passeggero e chiuse la portiera. Accese subito il riscaldamento a palla e si strofinò le mani rapidamente, tirò giù le maniche della giacca, nella speranza di riscaldarsi un po'.
-Sei quasi al confine con il Canada qui... cosa ti aspettavi?- rise il ragazzo prendendo posto sul sedile affianco a lei. Mise in moto il motore e partirono.
-Niente di diverso in realtà- affermò Hailey -almeno qui il natale sembra vero...- aggiunse guardando fuori dal finestrino il paesaggio -ci sono un sacco di addobbi e la neve fa il suo effetto-
-Quest'anno ha nevicato ancora poco per essere dicembre... nei prossimi giorni hanno previsto pesanti nevicate, soprattutto a Forks-
-Per fortuna mi sono portata vestiti pesanti- ridacchiò Hailey.
-Non fa poi così freddo...-
-Tu hai la pelliccia che ti scalda- gli fece notare la ragazza guardandolo meglio  -e quando non ce l'hai il tuo lupo ti riscalda lo stesso- aggiunse inarcando le sopracciglia.
In quel momento, Hailey si rese conto che il cugino indossava solo dei jeans ed un maglioncino, decisamente leggero per il freddo che faceva fuori. Rabbrividì solo guardandolo.
Johnny accennò un sorriso.
-Hai ragione... anche questo è vero-
Il silenzio invase la macchina per qualche istante, poi il ragazzo parlò di nuovo.
-Allora... ci sono novità a Rosewood?- chiese titubante.
Non era certo di volerlo sapere davvero.
Allontanarsi da Rosewood era stato difficile, ma allo stesso tempo la scelta più azzeccata della sua vita.

Hailey intuì lo stato d'animo del cugino all'istante; non era certo di voler sapere proprio tutto.
-Niente di nuovo... lì è sempre tutto uguale. Scott comanda a bacchetta tutti, i ragazzi fanno le ronde notte e giorno come schiavi, gli anziani tirano i fili restando a casa, i nostri genitori in qualche modo mettono sempre bocca su quello che facciamo e tutti sanno tutto di tutti- rispose apparentemente distratta.
Hailey spostò lo sguardo fuori dal finestrino.
Il sollievo che provava in quel momento per essere a chilometri di distanza da casa sua era qualcosa di inspiegabile e assolutamente bellissimo.
La morsa allo stomaco che sentiva da settimane era finalmente sparita.
-E' frustrazione o rabbia quella che sento nella tua voce?- le chiese il ragazzo con un ghigno.
-Entrambe- ammise sottovoce.
Sospirò.
Rosewood stava diventando un po' stretta.
-Wow...- commentò Johnny ridendo -sempre tutto uguale insomma... lì non cambia mai niente- aggiunse lanciandole un'occhiata.
-Tutto uguale- borbottò sottovoce Hailey.
-Va tutto bene? Ti vedo un po' strana...-
-In che senso?-
-Sì insomma... - iniziò titubante il ragazzo -sei Hailey 'BOOM' Bennett, sei sempre così... esplosiva- ridacchiò lanciandole un'occhiata -invece mi sembri piuttosto spenta. Credevo fossi felice di venire a trovarmi...- aggiunse tornando serio. 
- Va tutto bene, sono sempre io- rispose secca  -avevo solo bisogno di allontanarmi per un po' da Rosewood- tagliò corto.
Johnny la guardò attentamente, non lo convinceva.
-I ragazzi come stanno?-
-Stanno tutti magnificamente- rispose incorciando le braccia al petto e guadagnandosi uno sguardo stranito da parte del cugino. Hailey sembrava più tesa del solito. 
-Immagino tu sia stata messa molto sotto pressione nell'ultimo periodo... ma qui starai bene, è il posto perfetto per rilassarsi un po'- le disse accennando un sorriso -i Quileute sono fantastici. Ti piaceranno, vedrai...- aggiunse continuando a guardare la strada.
Hailey guardò davanti a lei. Le case si stavano diradando sempre di più, mentre gli alberi iniziarono a costeggiare la strada sia a destra che a sinistra. Nel giro di qualche minuto, si allontanarono da ogni centro abitato, immergendosi nel bosco e proseguendo lungo quella strada che sembrava non avere fine. Si stavano addentrando sempre di più nella vegetazione, che via via si faceva sempre più fitta e rigogliosa. 
-Tu come stai?- gli chiese la ragazza tornando a guardarlo.
-Io benissimo... qui sto molto bene. E' stato strano all'inizio imparare a convivere con un altro branco, ma in fin dei conti i Quileute non sono molto diversi da noi Navajo. Ormai è un anno che sono qui. Mi trovo bene, con tutti loro. Gli voglio bene e loro vogliono bene a me-
Studiò la sua espressione; Johnny le sembrò tranquillo e sincero.
-Tu non torneresti indietro, vero?- gli chiese a brucia pelo la ragazza.
Jonathan tuttavia non si scompose, continuò a guardare la strada davanti a sé.
-Rosewood sarà sempre casa mia Hails... ma per me rappresenta il passato. Tutto quello che ho lasciato lì è superato ormai. Adesso vivo qui, ho una vita qui, vado al college, ho i miei amici ed il mio branco qui...-
Una serie di eventi della vita lo avevano portato fino a LaPush, nella riserva Quileute, decretando definitivamente la sua dipartita dal branco Navajo.
Non era stato facile per Jonathan allontanarsi da Rosewood; ma era la cosa giusta da fare.
Lui aveva avuto il coraggio di farlo.
-Non fraintendermi- aggiunse subito dopo il ragazzo -non che non stessi bene a Rosewood... ma lo sai anche tu perché sono venuto qui. Il college in cui volevo andare era qui... non avrei rinunciato al mio futuro come hanno fatto Bill e Matt per restare con il branco-
Era davvero questa l'unica motivazione?
-E poi tu ed Elle vi siete lasciati...- borbottò sottovoce la ragazza, guardando fuori dal finestrino. Quella frase ebbe lo stesso effetto di una bomba esplosa sotto acqua.
Lo poté avvertire distintamente nell'animo di suo cugino. 
-Non sono venuto qui per scappare da Elle- precisò Johnny.
-Ne sei sicuro?-
-Ne sono sicuro- affermò convinto il ragazzo.
Hailey lo guardò attentamente; anche questa volta sembrava sincero.
-Avanti, parlami di lei...- cambiò discorso la ragazza accennando un sorriso malizioso.
Jonathan la guardò per un istante, poi le sue labbra si aprirono in un grande sorriso.
-Leah è... beh, è una bomba!- disse ridacchiando -devi conoscerla- aggiunse stringendo un po' più forte il volante. Hailey non lo aveva mai visto così radioso.
L'imprinting faceva questo effetto.
-Sono curiosa di conoscerli, tutti- ammise Hailey.
-Ti ospiteranno Sam ed Emily finché starai qui...- le spiegò Johnny -hanno la casa più grande e poi... ospitano anche me- aggiunse facendole un occhiolino.
-Vivi ancora da loro?>>
-Sì... ma sto cercando casa, credo di essere sulla buona strada. Entro primavera dovrei avere i soldi per prendermi qualcosa di mio in affitto-
-Ed il college come va?-
-Benissimo! Uno dei ragazzi del branco, Embry, frequenta il mio stesso corso di ingegneria meccanica... spesso andiamo a lezione insieme e riusciamo a passarci appunti e libri. Conoscerai anche lui- spiegò entusiasta Johnny.
-Sono felice che tu stia bene qui... ti vedo bene- commentò Hailey guardandolo attentamente. Ed era vero; lo vedeva proprio bene.
Non lo vedeva così rilassato e raggiante da anni probabilmente.
-Siamo quasi arrivati... che ne dici se ci fermiamo a mangiare un boccone da qualche parte e poi ti porto a casa?-
-Volentieri, ho parecchia fame-
Le diede un buffetto scherzoso sulla guancia -mi sei mancata Hailes, te l'ho già detto?-

 

Hailey guardò incuriosita quella casa dispersa in mezzo al bosco della riserva di LaPush.
Gli alberi sembravano esserle cresciuti intorno, come se fossero una protezione per la casa stessa. E forse era proprio così, dato che sotto il portico un grande albero si alzava verso il cielo. 
I colori tenui della facciata erano molto rilassanti, nonostante la grossa quantità di fangopresente sul vialetto d'ingresso a causa della pioggia che continuava ascendere incessantemente. 
Scese dalla macchina continuando a guardare la casa, mentre Johnny prendeva la sua valigia.
-Eccoci arrivati, questo è il quartiere generale-
Hailey lo guardò interrogativa, quindi si affrettò a spiegare.
-Come punto di ritrovo solitamente usiamo casa di Sam ed Emily... le porte sono sempre aperte, per tutto il branco, ad ogni ora del giorno e della notte-
Si incamminarono sotto la pioggia, raggiungendo in fretta il portico per ripararsi.
-Vieni, entra- disse Johnny aprendo al porta ed entrando in casa.
Hailey si fermò sullo stipite della porta, analizzando l'interno della casa.
Non era molto grande e tutto sembrava essere arredato con mobili in legno,probabilmente costruiti a mano. Svariate foto ed oggetti personali rendevano lacasa personalizzata e con molto carattere, gli addobbi natalizi rendevanol'atmosfera ancora più calda ed un fuoco lieve scoppiettava timido dentro ilcaminetto, trasmettendo una sensazione di calore tipica delle case di montagna. Le piaceva quel posto, le trasmetteva vibrazioni positive. 
-Tu devi essere Hailey! Benvenuta-
Una voce dolce e gentile attirò la sua attenzione, catturando immediatamente con lo sguardo la figura di una donna decisamente bellissima.
I capelli lunghi e neri erano raccolti in una treccia, la pelle ambrata eracoperta da un paio di jeans ed un maglione bianco decisamente grosso, mentre isuoi occhi castani le sorridevano raggianti. Non poté fare a meno di notare la grande cicatrice che solcava parzialmente ilsuo volto.
Lei doveva essere Emily.
Alle sue spalle, sopraggiunse subito un uomo. Capelli scuri e fisico possente, sguardo sicuro. Indossava solo dei pantaloncini corti ed una maglietta a maniche corte, nient'altro. Lo stemma Quileute risaltava tatuato sul suo bicipite muscoloso. 
Lui doveva essere Sam, l'Alpha del branco Quileute.
-E' un piacere conoscerti Hailey- disse l'uomo -io sono Sam e lei è Emily- aggiunse indicando la donna al suo fianco. Il braccio di Sam avvolse la vita di Emily, stringendola dolcemente a sé. Hailey non poté non notare la delicatezza con cui le strinse la vita. 
-Resterai da noi in queste settimane- le disse Emily sorridendole di nuovo -siamo così felici di conoscerti finalmente... Johnny ci ha parlato tanto di te-
-Vi ringrazio molto per l'ospitalità, spero di non darvi troppo fastidio-
-Siamo felici di averti qui con noi per le feste- insistette Emily -Johnny nonstava più nella pelle per il tuo arrivo! Vieni, ti mostro la tua stanza...- aggiunse incamminandosi su per le scale. Hailey guardò per un attimo Johnny,che le sorrise rassicurante dandole una spintarella.
Si incamminò a sua volta dietro ad Emily, seguita dal ragazzo con la sua valigia.
Arrivati al piano superiore, Hailey individuò quattro porte.
-Lì c'è la camera di Johnny ed il suo bagno- le spiegò Emily indicandole le due porte alla loro destra, poi si voltò verso sinistra -da questa parte invece c'è la tua camera con il tuo bagno... dovrete convivere sullo stesso piano, ma sono sicura che andrà bene- concluse ridacchiando.
-Per qualche settimana credo di potercela fare- scherzò Hailey -grazie, davvero,è tutto perfetto- aggiunse guardandosi intorno.
-Oh figurati, per così poco... se dovessi avere bisogno di qualsiasi cosa chiedi senza farti problemi-
-Intanto io metto questa in camera sua- disse Jonathan interrompendo la conversazione e superandole nel corridoio -si è portata via mezza casa...- aggiunse borbottando sottovoce il ragazzo.
-Sono i vestiti invernali che occupano spazio e pesano- rispose Hailey prontamente.
Emily lo seguì con lo sguardo, senza smettere di sorridere.
-Sei in ritardo Johnny, sarà meglio che ti sbrighi prima che Quil ed Embry vengano a prenderti a morsi- gli disse la donna.
-In ritardo per cosa?- chiese curiosa Hailey.
-Cambio turno di ronda- spiegò Johnny uscendo dalla stanza -mi dispiace lasciarti sola, ma nessuno poteva darmi il cambio! Quando torno giuro che ti porto a fare un giro e stiamo un po' insieme... adesso devo andare,ci vediamo per cena Hails- disse dandole un bacio sulla guancia. -Sono così felice che tu sia qui- aggiunse radioso.
-Lo sono anche io- rispose la ragazza sorridendo.
E lo era davvero.
Aveva sempre avuto un bellissimo rapporto con suo cugino Jonathan, era il fratello che non aveva mai avuto. Erano nati e cresciuti insieme. Il loro legame di sangue li aveva fatti crescere fianco a fianco, e la magia che scorreva nelle loro vene li aveva definitivamente legati per sempre.
Quando un anno prima aveva deciso di trasferirsi a Forks per studiare nel college dei suoi sogni non l'aveva presa molto bene; tuttavia, la speranza cheprima o poi sarebbe tornato era definitivamente svanita nel momento in cuiaveva avuto l'imprinting con Leah, l'unica donna lupo della tribù Quileute.
Forks era diventata la sua nuova casa, LaPush era la sua nuova casa.
Leah era il centro di tutto adesso.
I Quileute lo avevano accolto nel loro branco come se fosse uno di loro fin dal principio e Johnny sembrava davvero felice di essere lì. Non lo aveva mai visto così sereno in tanti anni che lo conosceva.
-Uno dei ragazzi oggi compie gli anni- disse Emily attirando di nuovo la sua attenzione -faremo una cena qui da noi, ci farebbe piacere se partecipassi anche tu! Ti divertirai, vedrai- le disse appoggiandole una mano sulla spalla rassicurante.
Hailey deglutì un po' nervosa.
Era sempre stata molto socievole ed espansiva, ma conoscere tutto il branco e compagne annesse in una sera sola un po' la innervosiva.
-Così conoscerai anche Leah- disse ad alta voce Jonathan mentre scendeva lescale -e anche tutti gli altri! Vedrai, ti piaceranno- aggiunse sparendo al piano di sotto.
-Grazie per l'invito, ci sarò volentieri... non vedo l'ora di conoscervi tutti- rispose Hailey.
Emily sorrise raggiante.
-Benissimo! Inizio a preparare qualcosa per questa sera... tu sistemati pure con calma, fai come se fossi a casa tua- le disse la donna. Dopo un sorriso rassicurante, scese al piano inferiore lasciandola sola in quell'ambiente nuovo ma decisamente accogliente.
Entrò in quella che sarebbe stata la sua stanza ed iniziò a tirare fuori alcuni vestiti dalla valigia. Mise sotto carica il telefono ormai scarico, e proseguì con la sistemazione di tutte le sue cose.
La camera era davvero carina, aveva tutto ciò che le sarebbe potuto servire; un letto, un armadio, una scrivania ed una grande finestra che si apriva sul bosco sul retro della casa.
Guardò fuori; aveva quasi smesso di piovere finalmente.
Magari avrebbe potuto fare un giro lì nei dintorni finché Jonathan era di ronda.
Scendendo al piano di sotto, un buonissimo profumo di muffin e biscotti raggiunse le sue narici. Scese le scale e trovò Emily che si destreggiava tra i fornelli.
-Cannella?- chiese Hailey avvicinandosi al forno per vedere cosa stava cucinando.
-Sì- rispose la donna con un sorriso -i ragazzi adorano i miei biscotti alla cannella, quindi ogni volta ne faccio quintali...-
-Immagino finiscano sempre tutti subito- ridacchiò Hailey.
-Immagini bene- rispose ridendo Emily continuando a impastare amorevolemente; poi alzò lo sguardo sulla ragazza davanti a lei -vai a farti un giro?- le chiese notando la giacca.
Hailey annuì.
-Sì, pensavo di fare un giro finché non è ancora buio... volevo andare a vedere la famosa First Beach... Johnny me ne parla sempre, sono curiosa-
-Fai bene, attenta a non perderti però! Qui è tutto uguale se non conosci bene la zona, soprattutto nel bosco quando cala il sole-
-Starò attenta...-
-Prendi il sentiero qui dietro casa nostra, prosegui sempre dritta e poi percorri quello che costeggia il mare-
-Farò così, grazie mille-
Si salutarono e, dopo essersi chiusa bene la giacca, si incamminò nel sentiero che le aveva indicato Emily.


Ciao a tutti e bentornati!
Non odiatemi per aver iniziato una nuova storia... l'ispirazione, si sa, va e viene. Prima o poi concluderò tutto.
Come ormai avrete capito, mi sono affezionata particolarmente al personaggio di Embry Call, tornando a scrivere di lui anche a distanza di anni. Spero che questo inizio possa incuriosirvi... siete curiosi di conoscere meglio questa Hailey Bennett? Quando incontrerà gli altri Quileute?
Spero seguirete in molti la mia nuova stori. Fatemi sapere cosa ne pensate e recensite! Attendo trepidante i vostri commenti :)
A presto,
Littlegiulyy

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Capitolo 2
*** Ti sei persa? ***


2.  Ti sei persa?

Fortunatamente, prima di uscire di casa aveva deciso di indossare gli anfibi.
Il terreno era paludoso, pieno di fango. Non pioveva più, ma il cielo era ancora ricoperto da grossi nuvoloni grigi e bluastri che non promettevano niente di buono. Ogni tanto qualche tuono sordo e lontano spezzava il silenzio surreale della foresta ed una forte brezza fredda e pungente sferzava tra gli alberi, facendo muovere le foglie impazzite. Probabilmente, nel giro di poco tempo, avrebbe ripreso a piovere.
Lei lo sentiva, i suoi sensi lo sentivano.
Continuò a camminare per svariati minuti, in attesa di arrivare alla scogliera che le aveva indicato Emily; tuttavia, non vi era alcuna traccia del mare e di altri sentieri. Il percorso che stava percorrendo si addentrava sempre di più nella fitta vegetazione, senza mostrare un orizzonte definito.
Secondo quello che le aveva detto Emily, non doveva essere poi così lontano da casa; eppure ormai stava camminando da quasi un’ora… che fosse sulla strada giusta?
Chiuse gli occhi ed inspirò profondamente l’aria fresca della foresta.
Un odore muschiato e salino raggiunse il suo naso, facendola sentire improvvisamente più leggera.
Hailey era felice di essere a Forks, di essersi allontanata da Rosewood.
Aveva bisogno di una pausa, aveva bisogno di allontanarsi da tutte quelle pressioni che nell’ultimo periodo si erano fatte sempre più pesanti e che le stringevano il collo. Le era bastato prendere un volo per non sentir più quel senso oppressivo che le attanagliava il petto da settimane.
Il suo ruolo nella tribù Navajo non era più quello che sentiva giusto per sé.
Aveva il fiato sul collo degli anziani, dell’Alpha, di tutti i lupi del branco; aveva tutta la responsabilità sulle sue spalle, magre ma infinitamente forti. Eppure, adesso, non era più così certa di essere indistruttibile.
La protettrice.
Colei che protegge e guida il branco sulla retta via da seguire. L’unica voce che l’Alpha può e deve ascoltare per il bene del branco.
Questo era il suo ruolo nella tribù e nel branco.
Era nata per farlo, era destinata a questo fin dalla nascita.
Allora perché sentiva di non poterlo più fare?

Si fermò guardandosi intorno. Nessuna traccia della scogliera, ne tantomeno del mare.
Si strinse nella giacca per il freddo e cercò il telefono in tasca.
Non aveva idea di dove si trovasse, magari le mappe l’avrebbero aiutata. Non era certa ci fosse campo in quel preciso punto, ma doveva fare un tentativo lo stesso se non avesse voluto restare lì.
Infilò la mano nella tasca destra del giubbotto, ma non trovò niente. Cercò anche nell’altra tasca, certa di aver sbagliato lato, ma non trovò niente. Ottimo, il suo cellulare non c’era.
Improvvisamente si ricordò di aver lasciato il telefono a casa, sotto carica.
Si era persa ed era senza telefono, cosa avrebbe fatto adesso?
-Santo cielo- imprecò a voce alta sbuffando. Si guardò intorno.
Tutto sembrava precisamente uguale, neanche un segno lasciava presagire la presenza di un altro sentiero o, ancora meglio, della spiaggia di LaPush. Non c’erano segnali, non c’erano indicazioni e non c’erano cartelli. Solo alberi tutti uguali, fiori e piante che crescevano ribelli anche sulle rocce.
Si era decisamente persa.
Sbuffò innervosita e riprese a camminare nell’unica direzione che poteva percorrere.
Da qualche parte l’avrebbe condotta…
Camminava stando attenta a dove metteva i piedi; il fango nascondeva tutti i piccoli sassolini che minacciavano di farla cadere da un momento all’altro. Improvvisamente, un rumore sordo alle sue spalle la fece sussultare cogliendola di sorpresa.
Si voltò di scatto pronta a difendersi ma, con sua grande sorpresa, non trovò alcun nemico alle sue spalle.
Tutto quello che catturarono i suoi occhi fu un giovane lupo grigio e bianco immobile che la fissava.
Restò ferma, studiandolo attentamente.
Intuì immediatamente che doveva essere un licantropo; per le sue dimensioni non poteva essere nient’altro.
Non era tanto imponente, era piuttosto magretto per essere un lupo. Il pelo di media lunghezza variava tra una tonalità grigia e bianca, raggiungendo poi tonalità più scure sulle orecchie e sulle zampe.
Non sembrava pericoloso; probabilmente era uno dei licantropi Quileute che doveva ancora conoscere.
Il suo sesto senso magico le trasmetteva sicurezza, non di certo pericolo.
Non si mosse di un passo, ma lo guardò negli occhi in attesa che le sue pupille si alzassero sulle sue. La stava studiando anche lui, e ne ebbe la conferma quando vide i suoi occhi analizzarla dai piedi alla testa.
Improvvisamente, non appena incrociò le sue iridi castane attraversate da sfumature verdi, qualcosa dentro di lei si accese senza alcun preavviso facendola andare in escandescenza.
Sentì distintamente  le sue guance farsi più calde e rosee, mentre le sue iridi cambiavano colore.
Era così che rispondeva la sua magia alle forti emozioni, ma perché le stava succedendo questo adesso?
Una sensazione strana ed incontrollata si impossessò di lei, mentre il lupo continuava a guardarla immobile e lei faceva altrettanto. Si studiavano reciprocamente.
Per un attimo le sembrò di veder tremare le zampe dell’animale davanti a lei, ma forse era solo una sua impressione dettata dalla confusione del momento. La stava guardando, la stava letteralmente fissando.
Lo stomaco si strinse in una morsa di agitazione, ma una sensazione di leggerezza la liberò subito dopo.
Un miscuglio di emozioni strane, indefinite e confusionarie l’attraversarono da testa ai piedi.
Improvvisamente, sbatté le palpebre un paio di volte e, così com’era iniziato, tutto finì all’istante.
Come se non fosse mai successo niente.
Il silenzio regnava nel bosco, rotto solo da qualche cinguettio raro tra gli alberi sopra le loro teste e dalle raffiche di vento che facevano tremare i rami dei pini. In quel preciso istante, Hailey si rese conto di aver trattenuto il respiro fino a quel momento.
Liberò l’aria con un grande espirio, tornando finalmente a respirare.
Hailey decise di spezzare il silenzio. –Ciao… io sono…-, non terminò la frase che il lupo senza alcun preavviso si mosse.
Come se avesse ripreso vita improvvisamente, si voltò e si incamminò tra gli alberi alla loro destra, sparendo completamente dalla vista di Hailey e lasciandola sola con sé stessa più spaesata che mai.
Sbatté gli occhi un paio di volte stupita, era davvero andato via così?
Guardò tra gli alberi dove era appena sparito il licantropo, non vedendo altro se non arbusti verdi e secuoie che si alzavano dritte verso il cielo. Del  lupo non vi era più alcuna traccia. 
Era curiosa.
Era curiosa di conoscere l’identità umana del lupo che aveva appena incontrato.
Tuttavia, sembrava essersi volatilizzato.
Sospirò rassegnata e, ancora stupita e scombussolata da quell’incontro, dopo un’ultima occhiata si incamminò nuovamente lungo il sentiero davanti a lei.
Perché se n’era andato?
Questo incontro le aveva lasciato una sensazione strana dentro di lei, una sensazione positiva.
-Ti sei persa?-
Una voce sconosciuta alle sue spalle spezzò improvvisamente il silenzio tombale del bosco.
Si voltò di scatto spaventata sussultando.
Un ragazzo mai visto prima se ne stava in piedi davanti a lei, guardandola curioso.
Non era tanto grosso, era piuttosto magretto ma muscoloso. Indossava solo un paio di shorts di tuta senza maglietta, lasciando in bella vista il fisico scolpito e perfettamente definito in ogni fascio muscolare. I capelli leggermente lunghi e scuri erano bagnaticci, probabilmente impregnati di pioggia e sudore per la corsa. Il suo petto si alzava e si abbassava irregolare.
Doveva essersi appena ritrasformato.
Hailey guardò il suo volto ambrato ed i suoi lineamenti indigeni; la stava guardando, in attesa di una risposta probabilmente. Era sicuramente un Quileute. Era sicuramente il lupo che aveva incontrato solo qualche minuto prima.
-Fa un po’ freddo per andare in giro vestito così, non credi?- gli chiese senza rispondere alla domanda.
Il ragazzo sollevò le spalle, -non ci sono molte persone che vagano per il bosco da queste parti-
-Io sono una di queste-
Ridacchiò incrociando le braccia al petto, -ma tu ti sei persa infatti, non è così?-
Hailey lo guardò in silenzio per qualche istante, poi parlò di nuovo.
-Come facevi a sapere che non sarei morta di paura vedendo un lupo gigante?- gli chiese curiosa.
Il ragazzo sorrise.
-Sei Hailey Bennett, vero?-
Hailey sbatté un paio di volte le palpebre sorpresa, poi annuì.
-Si-
Il ragazzo lupo sorrise.
Era decisamente un bel ragazzo.
Dannazione se lo era.

-Il tuo profumo- rispose il ragazzo alla sua domanda implicita.
-Il mio profumo?- ripeté senza capire.
Il ragazzo fece qualche passo in avanti, avvicinandosi a lei senza smettere di guardarla.
-Profumi di vaniglia e cannella, come i biscotti di Emily e… pervinca…- disse a bassa voce il ragazzo. Hailey lo guardò stupita e spiazzata al tempo stesso, restando in silenzio senza saper cosa dire. Il ragazzo lupo a quanto pare aveva un buon olfatto…
–La pervinca non è un fiore che cresce a Forks, è tipica dell’Arizona…- aggiunse infilando le mani in tasca.
Qualche istante di silenzio seguì la frase del ragazzo Quileute, poi Hailey si decise a spezzare il silenzio.
-Olfatto da lupo…- commentò accennando un sorriso.
Il ragazzo sorrise a sua volta.
-Sì… suppongo di sì- borbottò a bassa voce –allora… dove stavi andando?-
-Stavo cercando di andare a First Beach…- disse Hailey guardandosi intorno –ma mi sono persa e non ho neanche il telefono con me- aggiunse tornando a guardarlo e lui rise divertito.
-Lo avevo intuito…- commentò ancora ridacchiando –se vuoi ti pocco accompagnare io- aggiunse.
Hailey lo guardò attentamente.
Il ragazzo le sorrideva rassicurante.
Sembrava un tipo affidabile, più o meno.
-Posso sapere almeno come ti chiami?- gli chiese continuando a guardarlo –o dovrei fidarmi del primo tipo che passa per la foresta?-
-Embry Call- si presentò il ragazzo porgendole la mano. Hailey la guardò per un attimo, poi la strinse tra la sua. Il suo calore bollente le riscaldò la mano gelida all’istante.
Il suo calore era estremamente piacevole.
-Hailey Benett- disse a sua volta presentandosi ufficialmente.
Si guardarono a vicenda e si sorrisero.
 

Camminavano fianco a fianco sulla riva da ormai svariati minuti.
Hailey guardava attentamente l’oceano estendersi davanti ai suoi occhi.
Aveva un colore diverso da com’era abituata a vederlo. L’acqua blu cobalto era quasi nera, il cielo grigio presagiva l’arrivo di una tempesta e le raffiche di vento sferzavano gelide increspando la superficie dell’acqua. Doveva esserci una corrente davvero terribile ad appena qualche metro dalla riva.
Si fermò avvicinandosi all’acqua e chiuse gli occhi.
Un’onda sul bagnasciuga sfiorò la punta delle sue scarpe senza toccarla.
Ogni cosa intorno a lei vibrava per il suo arrivo; sentiva distintamente il richiamo degli elementi intorno a sé.
-Il tempo oggi non è bellissimo- spezzò il silenzio Embry restando fermo alle sue spalle.
Hailey si voltò a guardarlo scettica.
-Oggi? Di solito c’è il sole?- ironizzò divertita.
-No, direi di no- ridacchiò il ragazzo infilando le mani in tasca –però forse oggi ti potrebbe andare anche bene- aggiunse alzando lo sguardo verso il cielo.
Hailey fece lo stesso, ma non individuò niente che potesse attirare la sua attenzione.
Tornò a guardarlo incuriosita.
Il ragazzo era ancora rivolto verso il cielo; il suo naso piccolo sollevato verso le nubi sopra le loro teste.
Era bello, era tanto bello.
E doveva ammettere che era anche una presenza decisamente piacevole, nonostante si conoscessero solo da poco meno di due ore.
-In che senso?- chiese curiosa avvicinandosi a lui.
Si fermò a qualche passo da lui cercando i suoi occhi. Finalmente, a quella distanza, riuscì a captare le sfumature verdi delle sue iridi che aveva notato poco prima nel bosco, quando era ancora in forma di lupo.
Le labbra perfette di Embry si sollevarono in un ghigno.
-Non è da tutti vedere First Beach mentre nevica-
-Ma non sta nevicando- ribatté la ragazza scettica; ma, non appena pronunciò la frase, un piccolo fiocco di neve cadde dal cielo senza alcun preavviso, finendo proprio sulla punta del suo naso e lasciandola di stucco. Improvvisamente, uno dopo l’altro, una miriade di grossi cristalli di neve iniziarono la loro discesa verso terra, dando inizio ad una nevicata senza precedenti. Fiocco dopo fiocco, sarebbe diventato tutto bianco nel giro di poco se avesse continuato a nevicare così copiosamente.
Hailey spalancò le labbra alzando lo sguardo al cielo, sotto lo sguardo divertito di Embry.
Stava nevicando davvero!
-Come facevi a saperlo?- chiese sconcertata tornando a guardare il ragazzo davanti a sé.
Embry ridacchiò –sono un lupo- si limitò a rispondere continuando a guardarla.
-Sì ma è assurdo- commentò Hailey –sei riuscito a sentire che il tempo stava cambiando anche in forma umana?-
-Sono un lupo da parecchio tempo ormai… i miei sensi sono molto sviluppati- spiegò sereno.
Hailey si guardò intorno estasiata.
Lentamente, tutto stava diventando bianco come aveva previsto. Ogni superficie.  
La spiaggia ricoperta di neve contrastava alla perfezione la colorazione scura dell’oceano, dando vita davvero ad uno spettacolo mozzafiato.
-Non si vede spesso la neve in Arizona- constatò pensierosa Hailey.
-Immagino… sei stata fortunata a trovarti proprio qui adesso. LaPush è bellissima quando è imbiancata dalla neve- disse sereno –mi piace venire qui d’inverno, è rilassante-
Hailey lo guardò incuriosita.
-Cosa ci facevi nel bosco?- gli chiese improvvisamente prendendolo in contropiede; ma Embry non si scompose minimamente.
-Avevo appena finito il turno di ronda-
- Era a te che doveva dare il cambio Johnny allora…-
-Precisamente- rispose il ragazzo baldanzoso –ed è anche arrivato in ritardo… ha dato la colpa ai tuoi bagagli- aggiunse divertito.
Hailey sbuffò.
-Ovviamente tutto quello che ha detto non è vero- si affrettò a dire –questa sera metterò in chiaro le cose…-
-Ci sarai al compleanno di Jared?-
Hailey lo guardò –so che dovrei sapere chi è dato che sarò presente al suo compleanno… ma non ho neanche idea di che faccia abbia- ammise trattenendo un sorriso.
Embry, a differenza sua, non si trattenne.
-Non ti preoccupare, avrai modo di conoscerlo questa sera- sentenziò divertito.
-Oh si… non vedo l’ora di conoscere tutto il branco Quileute- ammise sinceramente emozionata.
-Il pezzo forte l’hai appena conosciuto- commentò sghignazzando.
Hailey scosse la testa senza riuscire a trattenere una risata, -santo cielo Embry… non sei per niente vanitoso, eh?- lo stuzzicò, ma Embry scrollò le spalle sereno.
-E non hai ancora conosciuto Paul…- borbottò –lui si che è il lupo più vanitoso del branco- aggiunse ridacchiando, poi tornò quasi serio e la osservò con un ghigno.
-Hai voglia di conoscerci?-
Hailey per un istante si sentì a disagio per la strana intonazione con cui aveva pronunciato la frase il ragazzo, ma decise di non farci caso. –Sì-
-E tutti noi non vediamo l’ora di conoscere te… Johnny parla spesso di te- le rivelò il ragazzo. Hailey notò il suo sguardo diventare quasi pensieroso ed abbassarsi sulla sabbia sotto i suoi piedi scalzi. Per un istante si chiese il motivo di quel viraggio espressivo, ma infine non ci diede molto peso.
Decise di cambiare discorso. -Non hai paura che qualcuno ti veda così? Potrebbero insospettirsi- chiese indicando il suo petto nudo. Per qualsiasi persona normale, sarebbe stato alquanto strano vedere una persona in spiaggia senza maglietta in pieno dicembre senza essere in ipotermia.
-Oggi non verrà nessuno a First Beach…-
-Perché?-
-Hanno organizzato dei mercatini di natale in città, tutta la settimana… nessuno verrà in spiaggia-
-Magari qualche surfista…-
-Magari si…- rispose guardando l’oceano sereno –ma non credo. A dicembre LaPush è sempre deserta, è questo il bello di questo posto- aggiunse inspirando a pieni polmoni l’aria del mare.
I capelli sulla sua fronte, ormai asciutti, svolazzavano disordinatamente mossi dal vento e la sua pelle ambrata contrastava i colori chiari della spiaggia quel giorno.
Non sembrava per niente preoccupato dal fatto che qualcuno potesse vederlo mezzo nudo in pieno dicembre.
Embry riprese a camminare lungo la riva, senza bagnarsi i piedi con l’acqua.
-Allora Hailey… cosa fai nella vita?-
Hailey lo seguì distratta, continuando a guardarsi intorno estasiata dal panorama surreale.
-Frequento il college… vorrei diventare un medico- disse infilando le mani nelle tasche della giacca.
Il freddo pungente era come una lama nelle ossa.
-Wow… percorso impegnativo-
-A quanto pare le cose difficili sono parte integrante della mia vita…- commentò sprezzante sotto voce.
-Cosa?- chiese curioso il ragazzo.
-Oh… niente- tagliò corto sperando che non l’avesse sentita.
Ma era un licantropo, l’aveva sentita benissimo.
-Fingerò di non avere l’udito da lupo- commentò ridacchiando, ed Hailey apprezzò la poca insistenza.
-Tu cosa fai invece? Quando non vai in giro con la pelliccia ovviamente- gli chiese riportando lo sguardo davanti a sé. Per un istante, sentì distintamente lo sguardo del ragazzo su di lei, ma non si voltò.
-Studio ingegneria meccanica a Seattle-
-Oh, con Johnny! Sei tu il suo compagno di corso-
-Esatto… è un po’ difficile seguire le lezioni con le ronde, il branco e tutto il resto… ma si fa quel che si può- concluse con un sorriso.
Le piaceva Embry, era un tipo a posto.
Solare, gentile e anche decisamente divertente.

-Sono curiosa di conoscere Leah- ammise Hailey guardando in faccia Embry per analizzare la sua reazione.
Era davvero curiosa di conoscere la donna che aveva rubato il cuore di suo cugino.
In fin dei conti, essendo il suo imprinting, in un certo senso faceva già parte della sua famiglia e non vedeva l’ora di conoscerla. Voleva il meglio per Johnny, ed era certa che Leah lo fosse.
Il lupo non sbagliava mai.
-Oh… Leah…-disse Embry sorridendo di nuovo palesemente divertito.
-Perché quel tono?- chiese curiosa Hailey.
Embry scosse la testa.
-Johnny è la cosa migliore che le potesse capitare- disse distogliendo lo sguardo dalla ragazza davanti a lui.
Perché le sembrava che stesse cercando di scappare dal discorso?
-In che senso?-
-E’ una lunga storia…-
Lo guardò accigliata. –Beh… credo proprio di avere tempo- rispose incitandolo ad andare avanti. Dopo qualche attimo di titubanza, Embry iniziò a parlare.
-Abbiamo partecipato tutti per anni ad un triangolo amoroso molto infelice- balbettò a disagio il ragazzo –quando è arrivato Johnny tutto si è sistemato- aggiunse sincero.
Hailey lo guardò sempre più curiosa.
-Un triangolo amoroso?-
Embry sospirò, ma lo sguardo insistente della ragazza davanti a lui lo costrinse a parlare.
-Sam, il nostro Alpha, stava con Leah. Dopo essersi trasformato ha avuto l’imprinting con Emily, la cugina di Leah- spiegò scuotendo la testa.
-Oh…- riuscì solo a dire Hailey senza parole.
Embry proseguì, senza che lei glielo chiedesse.
–Quando Leah si è trasformata è stata una tragedia. La sua mente era ancora disastrata e il fatto che Sam potesse leggere i suoi pensieri non rendeva di certo la situazione migliore. Rendeva spiacevole qualsiasi momento in sua compagnia tirando fuori argomenti scottanti per rendere più pesante la sua presenza…-
Hailey lo guardò allibita. -Argomenti scottanti di che tipo?- indagò curiosa.
Il volto di Embry cambiò subito espressione ed i suoi occhi volarono lontani da quelli di Hailey, come se avesse paura che potesse leggervi qualcosa. La ragazza captò molto bene il suo disagio e la sua magia glielo confermò. Embry non voleva parlargliene; non avrebbe insistito.
-Niente di importante…- tagliò corto.
Come non detto. Decise di lasciar stare. Non era mai stata una persona invadente.
-Quindi Leah è stata costretta a guardare Sam ed Emily ed a partecipare al loro amore senza poter dire niente?- chiese a bocca aperta –questa si che è una vera tortura…- aggiunse abbassando il tono di voce.
Doveva essere stato terribile.
Non poteva neanche immaginare cosa potesse voler dire vedere l’uomo che ami con un’altra donna, legato per sempre dall’imprinting, che ti cancella come se non fossi mai esistita.
Doveva essere stato un duro colpo per Leah…
-Esatto, e lo era anche per noi- aggiunse Embry –per mesi, anni, ci siamo subiti i loro show… ma del resto è anche comprensibile-
Spalancò gli occhi ancora stupita per ciò che aveva appena sentito. -Lo è eccome!- disse d’istinto.
-Quando è arrivato Johnny è cambiato tutto- disse Embry aprendosi in un sorriso –tutto è cambiato in meglio. Per noi, per Leah, per Sam ed Emily. Leah è cambiata totalmente… è tornata ad essere la vecchia Leah di sempre. E’ sempre stata una ragazza molto buona e dolce, ma da quando si è trasformata sembrava avercela con il mondo intero. Era frustrata e arrabbiata…-
-Posso immaginare…- farfugliò Hailey riflettendo sulla situazione.
L’arrivo di suo cugino aveva cambiato tutto, aveva stravolto le cose.
In meglio.
-Non dire a Johnny che ti ho raccontato queste cose-si sincerò il ragazzo –prima o poi sono certo te ne parlerà lui stesso… - aggiunse serio.
Hailey annuì –non ti preoccupare, non dirò niente- lo rassicurò.
-Ti avevo già vista, per questo ti ho riconosciuta- ammise Embry improvvisamente, lasciandola di stucco.
Hailey si fermò smettendo di camminare, e si voltò guardandolo accigliata.
-In che senso mi avevi già vista?- chiese stupita.
-Nei pensieri di Johnny-
Hailey lo guardò, comprendendo all’istante a cosa si riferisse.
Ma cosa aveva visto precisamente? Cosa sapeva su di lei?
-E’ come se noi Quileute conoscessimo già un po’ tutti voi della tribù Navajo- ridacchiò Embry.
Per un istante, si chiese quanto davvero sapesse sul suo conto il ragazzo in piedi davanti a lei.
-E cosa sai su di me precisamente?- domandò curiosa cercando i suoi occhi.
Un attimo di silenzio aleggiò tra i due ragazzi, mentre i loro occhi si incatenarono.
Il totale silenzio della spiaggia era rotto solo dalla brezza gelida che sferzava senza sosta da ore e dal rumore delle onde infrante sugli scogli. La neve che cadeva dolcemente dal cielo attutiva ogni rumore, rendendolo più ovattato e soffice. Era come se non ci fosse nient’altro su quella spiaggia; nient’altro oltre a loro.
Hailey restò incatenata con lo sguardo in quello del ragazzo lupo in piedi davanti a lei, senza dire una parola.
Embry Call, nonostante lo conoscesse solo da poche ore, le trasmetteva una sensazione strana, indefinita.
E lei di solito sapeva sempre definire le sensazioni che le trasmettevano le persone.
Faceva parte della sua natura magica.

-Non so molto in realtà- farfugliò Embry spezzando il silenzio surreale ma leggero che si era creato –i pensieri di Johnny su di te è come se fossero blindati. Ho visto qualche ricordo di quando eravate piccoli… qualche compleanno, qualche episodio a scuola, qualche festa in famiglia… eppure, ogni volta che ti pensa, una strana chiusura mi impedisce di vedere tutto- aggiunse guardandola indagatore.
Hailey intuì la domanda implicita.
Embry voleva sapere perché non riusciva a vedere niente sul suo conto.
Trattenne una risata, ma le sue labbra si piegarono in un ghigno.
-E come mai sei interessato tanto alla mia vita?- gli chiese mettendolo alla prova.
Embry si irrigidì preso alla sprovvista. Questo non lo aveva calcolato.
Hailey trattenne una risata.
-C’è altro che vuoi sapere su di me?- gli chiese strafottente rincarando la dose.
Embry la guardò per un istante.
-C,’è altro che dovrei sapere su di te?- le chiese con tono di sfida.
Hailey sorrise d’istinto.
Embry le piaceva, molto.
Sapeva tenere testa, stava allo scherzo ed aveva una lingua niente male.

-Sembri tanto timido Embry Call ma in fin dei conti non credo proprio tu lo sia così tanto- ridacchiò.
-Devi ancora conoscermi Bennett, tempo al tempo-
Si scambiarono un’occhiata in silenzio.
Voleva chiederle qualcosa, lei lo percepiva.
Infine, Embry parlò di nuovo.
-I tuoi occhi… prima, nel bosco…- disse lasciando in sospeso la frase e cercando una risposta nel suo sguardo; ma Hailey restò in silenzio.
-Hanno cambiato colore- aggiunse continuando a fissarla.
Hailey rimase ancora in silenzio, senza parlare.
Embry attesa una risposta, ma non arrivò.
Abbassò lo sguardo sui suoi piedi nudi sorridendo d’istinto quasi imbarazzato, poi tornò a guardarla.
-Ok, suppongo di aver visto male- affermò ridacchiando, consapevole di aver visto benissimo.
-Si lo credo anche io- rispose sicura la ragazza.
Embry trattenne una risata ed infilò le mani in tasca guardandola.
-Credo sia meglio andare adesso, si è fatto tardi e fa un freddo assurdo- disse Hailey strofinandosi le mani.
-Suppongo ti serva una guida fino a casa-
-Credo di farcela anche da sola…-
-Ne sei sicura? Non credo che perdersi nel bosco con questo freddo sia la cosa migliore-
Hailey sorrise.
-Non dubitare delle mie capacità… mi basta farla una volta la strada per ricordarmela-
-Ne sei sicura?- la sfidò il ragazzo.
-Sicurissima- gli rispose con un sorriso –ci vediamo questa sera Embry Call- aggiunse alzando la mano in segno di saluto. Embry la guardò, sorridendole a sua volta.
-E' stato un piacere... a questa sera Hailey Bennett- rispose restando fermo sul posto con le mani in tasca, ma continuando a guardarla con un sorrisetto compiaciuto. Hailey lo guardò un’ultima volta poi, mordendosi il labbro nervosa senza motivo, si voltò e si incamminò verso il sentiero che l’avrebbe riportata a casa. Sentì distintamente il suo sguardo sulla schiena, ma non si voltò. Continuò a camminare raggiungendo il bosco ed addentrandosi nella flora rigogliosa.
Una volta percorso quasi metà sentiero, chiuse gli occhi inspirando a pieni polmoni l’aria intorno a sé.
Aveva passato un bel pomeriggio.
Era stata bene.
Embry era un bel tipo.

Riaprì gli occhi che, senza alcun preavviso, virarono verso una tonalità dorata sopranaturale, sapendo perfettamente dove andare per tornare a casa.

Aggiornamento in tempo record per farvi entrare nel vivo della storia!
Hailey ha finalmente conosciuto Embry e le cose sembrano essere andate decisamente bene, per ora. 
Che ne pensate del loro primo incontro? Cosa succederà alla festa di Jared?
Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto,
Littelgiulyy

 

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Capitolo 3
*** Pensiero fisso ***


3. Pensiero fisso

La festa sembrava davvero un successo, nonostante l’ansia provata da Hailey per la presenza di tutte quelle persone che ancora doveva conoscere. La musica risuonava nell’ambiente al volume perfetto per poter parlare in tranquillità, le luci soffuse rendevano l’atmosfera ancora più accogliente e la tonnellata di cibo che stava cucinando Emily sarebbe sicuramente sparito nel giro di poco tempo. In fin dei conti, era pur sempre una festa di lupi. 
Hailey chiaccherava serenamente con Jared e Kim nel salotto ormai da svariati minuti.
Le piacevano molto, entrambi.
Jared era un tipo molto scherzoso ed a tratti un po’ borioso, in senso positivo; Kim invece, a differenza del suo ragazzo, era molto più pacata ma assolutamente socievole e dolce. Erano una bella coppia; equilibrata e perfettamente armoniosi. Quando gli occhi di Jared si poggiavano sulla sua ragazza, non serviva un grande intuito per comprendere che fosse proprio lei l’oggetto del suo imprinting. Non che Kim lo guardasse in modo diverso; sembravano perfettamente coordinati, nei movimenti e nelle parole, era davvero sorprendente!
Era come se anche lei avesse avuto l’imprinting con lui.
Le sensazioni che le trasmettevano quei due insieme, così come Sam ed Emily, erano puro amore e fedeltà; caratteristiche invidiabili per l’intensità con cui le provavano.
La sua magia le permetteva di percepire sempre la verità delle emozioni provate, in ogni persona che incontrava. Jared e Kim si amavano, infinitamente, senza riserve.
Aveva conosciuto un po’ tutto il branco ormai e doveva ammettere di essere davvero felice che suo cugino fosse circondato dai Quileute. Le avevano fatto fin da subito un’ottima impressione ed il suo sesto senso magico emanava sensazioni positive nei confronti di tutti loro.
-Hails…- la richiamò Johnny avvicinandosi a loro –scusate ragazzi se vi interrompo… volevo presentare Leah a Hailey... credo sia ora che si conoscano- disse guardando Jared e Kim.
Con una stretta delicata, Jonathan trascinò Leah in mezzo al gruppo ponendola al centro dell’attenzione.
-Sono molto felice di conoscerti!- esordì Hailey sorridente –sono Hailey, piacere- aggiunse tendendo la mano verso di lei. La guardo attentamente, analizzando il suo viso giovane e perfetto. La pelle perfettamente liscia ed ambrata non presentava neanche una minima imperfezione. I capelli lisci e neri sfioravano le spalle, sistemati ordinatamente dietro le orecchie adornate da due piccoli orecchini pendenti al lobi. I suoi occhi, neri come la pece, sorridevano socievoli trasmettendo la sua inaspettata timidezza. Ogni lineamento era perfettamente in armonia con tutto il resto del viso e del corpo, non c’era niente fuori posto.
Era probabilmente una delle ragazze più belle che avesse mai visto.
-Anche io sono molto felice di conoscerti…- disse stringendole la mano –Johnny mi parla spesso di te-
-Spero dica cose belle...- rise Hailey guadagnandosi una spintarella amichevole dal cugino.
-Non ti preoccupare, sono troppo buono per raccontare tutto- si intromise il ragazzo.
-Non è vero… mi parla sempre benissimo di te, ti vuole bene- disse Leah con un sorriso guardandolo. Johnny ricambiò lo sguardo e, con un sorriso che non gli aveva mai visto in faccia, avvolse le spalle della sua ragazza con il braccio stringendola a se. Le diede un fugace bacio sulle labbra, tornando poi a guardare la cugina che li fissava incantata ed allo stesso tempo quasi  intimidita dall'intensità delle loro emozioni.
Imprinting.
Quello si che era lo sguardo di due persone innamorate.

-Lo spero- disse Hailey –mi sono già giunte voci che va in giro a dire che mi sono portata mezza casa qui- aggiunse guardandolo fintamente risentita.
-Chi te lo avrebbe detto?- chiese sorpreso Johnny.
Hailey sghignazzò felice di averlo colto alla sprovvista.
-Ho le mie fonti-
-E le tue fonti chi sarebbero?- chiese Jared seguendo incuriosito il discorso.
-Embry- ammise la ragazza.
-Embry?- ripeté sorpreso Johnny senza comprendere come potesse conoscerlo sua cugina.
Prima che la ragazza potesse controbattere, una voce conosciuta alle sue spalle la precedette senza darle possibilità di risposta.
-Ma guarda! Non appena resta da sola subito fa la spia- esordì scherzosamente Embry comparendo improvvisamente ed avvicinandosi a loro –si dice il peccato, non il peccatore. Non te l’hanno mai insegnato Bennett?- aggiunse sghignazzando ed avvolgendo le spalle di Hailey con il braccio amichevolmente. Non appena Hailey avvertì la pelle bollente del suo braccio sul suo collo, qualcosa si smosse dentro il suo stomaco, riscaldandole all’istante le guance.
Si voltò a guardarlo, incrociando il suo sguardo che cercava il suo.
Si guardarono così intensamente per qualche istante, che non si resero conto del fatto che tutti i presenti li stessero osservando decisamente stupiti.
Adesso, finalmente poteva davvero guardarlo da vicino, molto vicino.
La sua pelle ambrata era perfetta, senza alcun segno ed imperfezione, se non una minuscola cicatrice di pochi millimetri appena sopra il sopracciglio destro. I suoi lineamenti morbidi e perfetti rendevano armonioso il viso magro, contornato da delle labbra assolutamente perfette, rosee e carnose. 
E poi gli occhi.
Gli occhi di quel ragazzo erano davvero stupendi.
Doveva riacquistare un contegno, ed anche in fretta. 
Hailey si rese conto improvvisamente di non aver risposto alla domanda, troppo concentrata a studiare ogni suo minimo particolare adesso che ne aveva l’occasione.
Doveva parlare, subito.
-Non credevo fosse un segreto- si affrettò a dire, sperando invano che nessuno dei presenti si fosse reso conto del suo tentennamento nella risposta. Guardò per un istante suo cugino ma, quando catturò lo sguardo di Johnny decisamente sospettoso e indecifrabile, spostò lo sguardo altrove sentendosi colpevole. Colpevole ed in imabarazzo. 
Ma colpevole di cosa?
Johnny guardò lei, poi guardò Embry, poi tornò a guardare lei.
Embry era solo un bel ragazzo in fin dei conti. Niente di più.
-Le basi Hailey- disse Embry ridacchiando con tono melodioso.
Tono melodioso.
Da quando aveva iniziato a catalogare così ogni caratteristica che appartenesse al Quileute?

La musica si abbassò improvvisamente ed Emily si diresse al centro del salone.
-Ragazzi è pronto, perché non ci sediamo tutti a tavola?- propose felice.
-Che bello finalmente si mangia!- esultò Jared –spero che Emily abbia fatto la torta salata alla ricotta, quella che fa lei è spaziale- aggiunse alzando gli occhi al cielo.
-Cercate di non mangiare come animali… ci sono anche gli altri che devono mangiare- gli ricordo Kim dandogli un buffetto. Il braccio di Embry tornò lungo i fianchi, liberando le spalle magre di Hailey dalla sua presa forte ma allo stesso tempo inaspettatamente delicata.
Jared e Kim si catapultarono verso il tavolo, prendendo posto affianco a Paul e Rachel, la ragazza del suo imprinting. Johnny mi fece l’occhiolino, poco prima di trascinare Leah verso il tavolo sedendosi davanti a Sam ed Emily. Jacob sistemò Renesmee su una sedia, e lui si sedette al suo fianco. Tutti erano pronti per mangiare e proseguire con la serata.
Gli occhi di Hailey studiarono rapita ancora per qualche istante quella piccola bambina, mezza umana e mezzo vampiro, decisamente bellissima. Non aveva mai visto niente del genere.
-Vieni- la interruppe Embry –ti sei guadagnata un posto affianco al sottoscritto questa sera- aggiunse baldanzoso. Le afferrò delicatamente un polso e, prima che potesse dire qualcosa, la trascinò fino alle sedie che aveva scelto per loro due, affianco a suo cugino e Leah Clearwater.
-Che fortuna…- borbottò sotto voce inarcando le sopracciglia.
Embry si sedette e si voltò verso di lei curioso.
-Se non ti piace la mia compagnia posso sempre spostarmi- disse con tono di sfida.
-Per questa sera me la farò andare bene- farfugliò bevendo un sorso di birra.
Embry sorrise divertito.
-Allora… sei riuscita a tornare a casa sana e salva oggi? O ci hai messo ore?- incalzò Embry ridacchiando.
-Ci ho messo poco. Te l’avevo detto che non avevo bisogno di aiuto- controbatté la ragazza.
-Ma si può sapere come vi siete conosciuti voi?- li interruppe Leah mettendo in bocca la prima forchettata e dando voce ai pensieri di tutti i presenti.
Embry e Hailey la guardarono, iniziando a mangiare a loro volta.
-Si era persa nel bosco- rispose Embry, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Hailey, ma lui proseguì –io l’ho aiutata ad arrivare alle spiaggia... voleva vedere First Beach- aggiunse piegando le labbra in un sorriso decisamente soddisfatto.
-Avrei trovato la strada anche da sola… ci avrei messo solo un po’ di più- precisò la ragazza.
Sentì lo sguardo insistente di Embry su di sé, quindi si voltò per guardarlo.
I suoi occhi erano fissi su di lei, intenti ad osservare ogni sua mossa. Che problemi aveva?
Hailey cercò di sostenere il suo sguardo, ma qualcosa la obbligo a guardare altrove. Abbassò gli occhi sul piatto di Embry e notò gli avanzi di po' di pollo  qualche patata. S
i sporse verso di lui con la sua forchetta.
-Posso rubarti un po’ di patate? Io le ho finite e sono buonissime- disse la ragazza rubando un boccone dal suo piatto. Embry continuò a guardarla in silenzio lasciandola fare.
-Embry, fratello, tutto bene?- si intromise improvvisamente Paul dall’altra parte del tavolo. Improvvisamente, l’attenzione di tutti i presenti fu catalizzata su Embry.
-Perché non dovrebbe?- rispose ridendo quasi forzatamente.
-Il tuo piatto, è ancora mezzo pieno- rispose Paul indicando il cibo ancora nel piatto davanti a lui. Embry si portò le mani sulla pancia, simulando un massaggio.
-Sarò ancora pieno dopo tutti gli spiedini che ti ho fregato ieri sera- gli rispose con un sorriso soddisfatto. Paul lo guardò in cagnesco.
-Non prendertela Paul, sei sempre troppo irascibile- lo prese in giro Embry addentando una coscia di pollo sornione. Racheal, la ragazza di Paul, scoppiò a ridere dandogli un buffetto sulla guancia -hai ragione-confermò dandogli un bacio  -quando si tratta di cibo perde la testa- ridacchiò la ragazza.
-Solo quando si parla di cibo?- chiese ironico Embry.
Hailey seguì divertita lo scambio di battute tra licantropi; erano decisamente divertenti. Sembrava quasi una soap opera; tuttavia, non sapeva ancora molte cose sul branco Quileute.
Il tempo le avrebbe svelato molte cose.
-Stai zitto Embry- ringhiò Paul.
-La prendi sempre troppo sul serio- sbuffò Embry –dovresti fare un corso di yoga… potremmo regalarti un abbonamento per il compleanno- continuò divertito.
Hailey spalancò gli occhi guardandolo stupita da quanto gusto ci provasse a stuzzicare Paul.
-Sei davvero terribile- sussurrò così piano da essere udita solo da lui. Embry la guardò con un ghigno e si sporse verso di lei –è più forte di me- le sussurrò all’orecchio.
-Ti stacco la testa a morsi la prossima volta- continuò Paul, per niente intenzionato a chiudere il battibecco. Embry sghignazzò insieme a Jared, ma decise saggiamente di chiudere la discussione prima che andasse oltre.
–Paul sei un po’ troppo permaloso- disse a voce alta –ma come sempre ti perdoniamo-.
La ragazza trattenne una risata intuendo l’aria che tirava e continuò a mangiare.
-Si, anche perché se non lo facessimo saresti già fuori dal branco da un pezzo- aggiunse Jared.
-Quindi tipo dall’inizio?- aggiunse Jacob scatenando le risate collettive. Paul tremò impercettibilmente senza che nessuno se ne accorgesse, ma l’occhio attento di Hailey registrò la tensione dei suoi muscoli e soprattutto avvertì un fortissimo nervosismo emanato dal ragazzo.
Sam decise di prendere in mano la situazione. –Basta così ragazzi, lasciatelo stare- disse dando una pacca sulla spalla a Paul, poi si voltò verso di lui. –e tu santo cielo, cerca di calmarti- aggiunse sorridendo. Il broncio di Paul sparì nel momento esatto in cui Rachel gli diede un rapido bacio sulla guancia.
Serenità. L’animo di Paul era di nuovo sereno, poteva percepirlo.
Ogni volta che lo vedeva con i suoi occhi e lo sentiva di riflesso ne restava ammaliata; era incredibile l’effetto che aveva il soggetto dell’imprinting sul lupo. 
-Quanto ti fermerai qui a LaPush, Hailey?- chiese Kim riportando l’attenzione su di lei.
-Qualche settimana credo…-
-Puoi fermarti tutto il tempo che vuoi, a noi fa piacere- si intromise Emily.
-Grazie… ma non vorrei approfittare troppo della vostra ospitalità- si affrettò a rispondere la ragazza –e poi… ho un po’ di questioni in sospeso a Rosewood- aggiunse abbassando lo sguardo sul piatto.
Forse avrebbe fatto meglio a stare zitta.
-Gli altri come stanno?- chiese Johnny riattirando la sua attenzione.
-Alti e bassi come sempre, ma stanno tutti bene-
-Nessuna novità? Nessuna nuova coppia in vista?-
Hailey fece un sospiro.
-Nick si è messo insieme a Lara Jean-
Jonathan spalancò gli occhi per la sorpresa –cosa?- gridò senza riuscire a contenersi.
Hailey annuì dandogli conferma di ciò che aveva appena detto, senza aggiungere altro.
-Ma com’è successo?-
Alzò le spalle freddamente, con distacco –è successo e basta-
-Immagino ci sia un po’ di casino nel branco adesso…- ipotizzò Johnny senza la minima intenzione di cambiare argomento. Ormai era fatta, avrebbe voluto sapere tutto, ogni dettaglio.
-Mattew non è contento, ma del resto non può farci niente… Nick è un beta-
-Non c’entra niente che sia un beta Hails!- rispose alterato Johnny –ha fregato la ragazza a Matt da sotto il naso- aggiunse guardando la cugina incredulo –dio, non invidio Matt per niente! Essere nella sua testa, vedere tutto ciò che pensa e che fa Nick…- rifletté a voce alta guardando un punto fisso davanti a sé.
-Credo che ognuno sia libero di provare sentimenti per chi vuole Johnny- rispose risoluta Hailey.
-Ma Mattew…-
Hailey lo interruppe. –Matt ha lasciato Lara Jean, non è più un suo problema- sentenziò senza possibilità di risposta. Si guardarono per qualche istante negli occhi, senza dire una parola.
Jonathan era uno degli amici più stretti di Mattew; era stupita che non gli avesse detto niente in tutti questi mesi. Tuttavia, Matt non si era comportato bene nei confronti di Lara Jean; non poteva essere giustificato solo perché amico di suo cugino. Quello che aveva fatto era imperdonabile, ma questa era un’altra storia.
Improvvisamente, i cugini Bennett si resero conto che la loro conversazione era diventata un po’ troppo focosa ed aveva attirato l’attenzione di quasi tutta la tavolata.
-Scusateci- disse subito Hailey in imbarazzo –abbiamo tante cose da dirci e da raccontarci- aggiunse sorridendo al cugino davanti a sé. Jonathan scosse la testa, poi le sorrise a sua volta.
-Sei diventata proprio brava. Sei severa quasi come un Alpha- bofonchiò il ragazzo sottovoce, ma Hailey lo sentì. Decise di ignorarlo per il quieto vivere.
-Wow… anche in Arizona ve la passate bene insomma- si intromise Jacob Black –a quanto pare i drammi ci sono in ogni branco- aggiunse ridacchiando e facendo un occhiolino alla piccola Renesmee. La bambina rispose con un sorriso a trentadue denti.
-Più di quanto immaginassi…- commentò Jonathan alzando gli occhi al cielo.
-Tutte queste cose non ce le hai mai mostrate però fratello- disse Jared tirando una pacca sulla spalla di Johnny –hai tenuto tutto per te, eh?-
-Ho cercato di lasciare i drammi in Arizona- si limitò a rispondere il ragazzo scrollando le spalle. La mano di Leah si appoggiò sul suo braccio, in un tacito segno di assenso e supporto.
La cena passò in fretta, tra le chiacchere collettive e qualche birra di troppo. L’atmosfera che si era creata era davvero piacevole e di casa. Ognuno era libero di parlare di ciò che voleva ed ogni pietanza attentamente preparata da Emily era stata spolverata da ogni piatto presente sulla tavola. Dopo aver concluso con una torta al cioccolato ed il soffio delle candeline, lentamente tutti iniziarono ad alzarsi dalle sedie, allontanandosi dal tavolo.
I primi ad andarsene furono Paul e Rachel, seguiti a ruota da Jacob che aveva promesso di riportare a casa la piccola Renesmee per mezzanotte in punto. Jared e Kim, dopo aver aiutato Emily a sistemare la cucina, tornarono a casa. Kim il giorno dopo avrebbe avuto l’ultimo esame della sessione invernale, non poteva assolutamente tardare.
Intorno al caminetto, Johnny e Leah si accomodarono sul divano abbracciati, mentre Sam ed Emily presero posto sul divano davanti a loro. Quil ed Embry si sedettero per terra vicino al fuoco che scoppiettava caldo nel camino, appollaiandosi su dei grandi cuscini.
Hailey ci mise un po’ a capire dove avrebbe voluto sistemarsi, ma alla fine decise di prendere posto anche lei su un cuscino per terra, vicino al caminetto.
Vicino ad Embry.
-Non volevi stare lontana da me?- le chiese il ragazzo sotto voce con un sorriso.
Hailey lo guardo.
-Te l'ho detto che per questa sera me lo sarei fatta andare bene-
-Secondo me ti fa piacere-
Hailey spalancò la bocca incapace di rispondere alla sua sfrontatezza. Si rimproverò mentalmente di essere così facilmente leggibile, soprattutto quando faceva certi pensieri in modo assolutamente e totalmente involontario.
Sfregò le mani un paio di volte nella speranza di riscaldarsele; il fuoco vicino a lei era come un richiamo. L’atmosfera era diventata improvvisamente estremamente rilassante.
-Fa freddo qui eh?- le chiese Embry guardando le sue mani pallide dal freddo.
-Non so come facciate a stare così, io sto morendo di freddo- rispose Hailey osservando le braccia nude del ragazzo seduto affianco a lei. Embry indossava solo una t-shirt nera a maniche corte e dei pantaloni lunghi. Come tutti gli altri del resto.
Aveva sempre invidiato i licantropi per il loro termostato tarato decisamente più alto rispetto al normale. Lei era da sempre stata costretta a patire il freddo, ma negli ultimi anni aveva trovato il modo di riscaldarsi…
-Cose da lupo- rispose il ragazzo accennando un sorriso.
-Embry hai finito di sistemare la moto sulla quale stavi lavorando la settimana scorsa?- gli chiese Johnny cambiando totalmente discorso.
-Non ancora, ci lavorerò un po’ anche domani-
-Posso venire da te ad aiutarti? Ti posso dare una mano con quel problemino di cui mi parlavi l’altro giorno- si propose Johnny. Embry annuì soddisfatto.
-Perché non ci troviamo da Jake? Il suo garage è perfetto per queste cose- disse Quil. I ragazzi iniziarono a parlare di moto, perdendosi nel loro mondo di motori e meccanica mentre Sam ed Emily se ne stavano dolcemente appisolati sul divano. Hailey ascoltò in silenzio disinteressata ma, ancora una volta, la sua attenzione fu calamitata dal volto bronzeo del ragazzo seduto affianco a lei.
Il viso di Embry, illuminato dalla luce fioca ed ambrata del fuoco, assumeva un’ombra quasi cupa e misteriosa. Analizzò i suoi movimenti come se li stesse seguendo a rallentatore nella sua testa.
C’era qualcosa in quel ragazzo che non riusciva a comprendere.
Combatté contro sé stessa per non far cambiare il colore dei suoi occhi mentre lo guardava; sarebbe stato un grosso problema e sicuramente qualcuno se ne sarebbe accorto.
Alla fine, fu costretta a distogliere lo sguardo e puntarlo altrove per riacquistare il controllo.
Era strano.
La sua magia rispondeva sempre. Eppure con Embry sembrava agitarsi senza motivo, senza il suo controllo, proprio come le prime volte che aveva scoperto i suoi poteri sovrannaturali.
C’era uno strano interesse da parte sua nei confronti di quel ragazzo che conosceva da meno di ventiquattro ore; tuttavia, sentiva esserci qualcosa sotto. Qualcosa di più profondo.
Qualcosa stava per succedere, ma non sapeva cosa.
Forse, si disse, era semplicemente molto stanca. 
-Bene ragazzi… io e Quil dobbiamo andare- disse improvvisamente Embry alzandosi in piedi. Quil si alzò subito dopo di lui sbuffando e stropicciandosi gli occhi con una mano.
-Se qualcuno ci attacca questa notte ci ammazza, ho troppo sonno-
-Ammazza te, non me di certo- ridacchiò Embry dandogli una pacca sulla spalla.
-Andrà bene questa notte, vedrai- li rassicurò Johnny.
-Succederà qualcosa solo perché l’hai detto fratello!- rispose Embry.
-Secondo me no- insistette Jonathan.
-Scommettiamo dieci dollari?-
-Neanche per sogno-
-Bene signori e signore, è stato un piacere passare questa serata con voi- concluse Embry alzando il tono di voce –io e Quil dobbiamo andare-
Hailey continuò a guardarli senza capire e Quil, intercettando il suo sguardo confuso, si affrettò a spiegare.
-Abbiamo al ronda notturna-
Hailey storse il naso. –Non vi invidio per niente- commentò gettando un'occhiata rapida fuori dalla finestra del soggiorno. Nevicava ancora.
-Il dovere chiama!- sentenziò Embry stiracchiandosi le gambe –spero solo che Colin e Brady non abbiano combinato casini questa sera in nostra assenza-
Sam si affrettò a controbattere –non fategli troppe storie. Se siete potuti venire alla festa è perché loro hanno coperto il perimetro… sono giovani, stanno ancora imparando cosa significhi essere un licantropo-
Quil annuì distratto –E’ Embry che fa nonnismo-
Embry gli diede una pacca sulla spalla, non così delicata –non faccio nonnismo-
-Ma se l’altra sera gli hai fatto fare tutto il perimetro nord avanti e indietro tre volte?-
Leah sbuffò straziata -Ragazzi basta, andate via vi prego! Non ne posso più, sembrate marito e moglie- commentò scatenando le risate di tutti i presenti, eccetto quelle di Quil ed Embry. 
-Ciao a tutti- disse Quil incamminandosi verso la porta quasi offeso. Embry lo seguì, alzando la mano e muovendola in segno di saluto ma senza aprire la bocca. 
Quando aprirono la porta, una brezza gelida corse rapida nella stanza e investì la schiena di Hailey facendola rabbrividire. Le venne spontaneo pensare al freddo che avrebbero patito i due ragazzi quella notte, ma in fin dei conti loro avevano la pelliccia…
Quando Embry si voltò per chiudere la porta, i loro sguardi si incrociarono per un istante e, dopo averle fatto un occhiolino accompagnato da un sorriso, il ragazzo chiuse la porta e sparì nella bufera di neve che si stava scatenando fuori ormai da ore.


Correva senza sosta, i suoi piedi si muovevano senza controllo tra il fango e la ghiaia della foresta. Hailey continuava a correre tra le querce da quelle che le sembravano ore, inseguita da una figura scura e poco nitida che non riusciva a riconoscere ne ad associare a nessuno.
Ormai la mancanza di fiato faceva bruciare ogni singolo centimetro del suo petto, attanagliandole la gola in una morsa dolorosa.
Boccheggiò priva di ossigeno cercando di inspirare più aria possibile, ma l’atmosfera intorno a lei sembrava essere diventata rarefatta e pesante.
Non poteva fermarsi, non ora.
Continuò a correre sentendo quella presenza alle sue spalle, sempre dietro di lei, che la seguiva incessantemente. Gli alberi intorno a lei scorrevano rapidi, quando improvvisamente un tronco mozzato la fece ruzzolare per terra malamente. Rotolò nel terriccio e nelle foglie secche della foresta, mentre il suo cuore batteva a mille per la paura.
Cadde prona mettendo le mani davanti a sé d’istinto, ma si voltò subito supina per guardarsi intorno ansiosa. Improvvisamente, tutto divenne buio in un istante.
Si guardò intorno agitata, cercando qualche punto di riferimento. Tutto sembrava essere sparito improvvisamente, oscurato da tutte le fonti luminose. L’unica cosa che riuscì a vedere, furono solo due puntini dorati che immediatamente registrò nella sua testa.
Non erano luci o puntini indefiniti nel buio…
Quelli erano occhi.
E sapeva anche a chi appartenevano.
Sussultò osservando quel colore innaturale ma conosciuto, mentre lui avanzava verso di lei. Il suo cuore fece una capriola e riprese a battere impazzito nel petto per l’agitazione.
Per un attimo, si chiese se il suo organo vitale avrebbe sfondato la gabbia toracica per quanto batteva forte e la mancanza di fiato tornò repentinamente a farle compagnia, reagendo alla sua vicinanza.
Adesso non aveva più paura. Sentiva distintamente di non dover avere paura.
Il suo sesto senso magico le diceva di fidarsi, di lasciarsi andare, di rendersi vulnerabile e raggiungibile.
Osservò in silenzio i suoi occhi avvicinarsi sempre di più, poi successe tutto in un attimo.
L’ambiente intorno a lei cambiò repentinamente di nuovo, confondendola sempre di più.
Immagini rapide e confuse si susseguirono davanti ai suoi occhi, senza accennare a rallentare.
Le iridi di poco prima divennero sempre più nitide, finalmente potendole osservare distintamente. Il marrone si mescolò con il verde. Alcuni dettagli le passarono davanti agli occhi veloci, come se degli spezzoni di un film venissero proiettati davanti a lei ma confondendole sempre di più le idee.
Cosa stava succedendo?
In una serie di immagini confuse e poco chiare, riuscì a riconoscere qualche ciuffo castano e la sagoma di quello che doveva essere un ragazzo piuttosto magro, la sua sagoma. Non vedeva distintamente il suo volto, ma alcuni dettagli del suo viso ed un tatuaggio tribale sul suo braccio destro vennero registrati dalla sua testa confusa. Un profumo muschiato raggiunse le sue narici, e lo catalogò involontariamente come decisamente buono.
In mezzo a tutta quella confusione, alla tensione ed alla paura, si sentì… al sicuro.
Sapeva a chi apparteneva quel profumo.
Ma perché adesso? Perché lì? Perché in quel momento?

Improvvisamente, così come tutto era iniziato, la sua visione terminò all’istante, facendola tornare nella foresta in cui si trovava poco prima.
Era ancora seduta per terra, la testa in confusione e le mani appoggiate nel fango e nella ghiaia del sentiero che aveva iniziato a percorrere per scappare.
Scappare… ma da cosa?
Una voce conosciuta parlò spezzando il silenzio surreale del bosco.
-Ti serve una mano?-
Hailey alzò lo sguardo ed incontrò gli stessi occhi che aveva visto poco prima in quella specie di visione. Guardò attonita la sua mano tesa verso di lei in gesto di aiuto, senza comprendere cosa stesse accadendo intorno a lei.
Deglutì nervosa, ancora stordita da tutto ciò che era successo e dalla sua presenza lì.
Parlò insicura.
-Embry?-
Si risvegliò di soprassalto, senza fiato, spalancando gli occhi. Scattò seduta nel letto e prese una grossa boccata d’aria, come se avesse trattenuto il respiro fino a quel momento. Le mancava ossigeno e le bruciava forte il petto.
Scostò tutte le coperte dal suo corpo scoprendosi sudata.
Era solo un sogno.
Perché aveva sognato Embry?

Si guardò in giro agitata ancora con il fiatone, cercando di sventolarsi il viso con una mano per farsi aria. Niente sembrava riuscire a calmare quella sensazione di agitazione che le stringeva in una morsa il petto. Scese dal letto e si diresse verso la finestra della camera aprendola subito. L’aria gelida si scontrò subito con il suo viso, ma per lei fu ossigeno puro.
Si sentiva inquieta.
Si sentiva inquieta e non sapeva perché.
Respirò a pieni polmoni l’aria proveniente dall’esterno e guardò fuori dalla finestra cercando di calmarsi. Nevicava ancora.
Cercava di dare una spiegazione al suo sogno, alla sua inquietudine, a tutta quella strana situazione che si era creata, ma non ci riusciva. Niente le sembrava avere senso.
Improvvisamente, la porta di camera sua si aprì.
Johnny catturò subito la figura della cugina in piedi davanti alla finestra. Gli bastò guardarla un istante per intuire che ci fosse qualcosa che non andava, quindi entrò e richiuse velocemente la porta alle sue spalle.
-Hails tutto bene? Cosa ci fai con la finestra aperta? Si gela qui dentro- le chiese insospettito.
-Non lo so…- mormorò a bassa voce la ragazza stringendosi le braccia al petto per scaldarsi.
Jonathan si avvicinò a lei e notò immediatamente la sua faccia sconvolta. Il suo petto si alzava e si abbassava rapidamente, mentre i suoi occhi cercavano disperatamente qualcosa nel bosco.
-Chiudiamo la finestra che fa freddo?- propose il ragazzo appoggiandole le mani sulle spalle gelide, lasciate scoperte dalla leggera canottiera che usava per dormire. I suoi occhi erano ancora incatenati fuori dalla finestra, fissi sul bosco che si estendeva a pochi metri dalla casa.
L’improvviso contatto con la pelle bollente del cugino la riscaldò dandole subito sollievo ed attirando la sua attenzione, quindi spostò lo sguardo finalmente nel suo.
Hailey registrò in quel momento la domanda fatta poco prima ed annuì.
Il ragazzo chiuse subito la finestra.
Johnny la guardò preoccupato -Haily… i tuoi occhi-
Hailey si voltò verso lo specchio appeso al muro e guardò il suo riflesso. Le sue iridi oscillavano tra il suo colore naturale ed un viola soprannaturale che conosceva bene.
Chiuse gli occhi cercando di controllare la sua magia e si portò le mani sulla testa.
-E’ il potere della mente…- disse Johnny notando la colorazione violacea –percepisci qualcosa di strano o troppo intenso?- le chiese preoccupato avvicinandosi. Hailey scosse la testa.
-No… niente di tutto questo-
Johnny la guardò sospettoso. -Non usi mai l’empatia senza controllarla-
Hailey sospirò rassegnata. –Infatti non la sto controllando Johnny- rispose secca –non so cosa mi succeda, è da quando sono arrivata qui che la mia empatia rischia di esplodere e non risponde al mio controllo- ammise sincera e leggermente preoccupata.
Sospirò nuovamente chiudendo gli occhi.
Johnny si avvicinò a lei e le prese il viso per farsi guardare -Si può sapere cos’è successo?- chiese.
Hailey riaprì gli occhi, il colore delle sue iridi era tornato normale.
Era riuscita a controllarsi.
-Cosa sta succedendo?- insistette il ragazzo.
-Non ne ho idea- ammise Hailey camminando avanti e indietro agitata –non riesco a dormire. Ho fatto un sogno strano… non sto male, non ho brutte sensazioni, mi sento solo… strana- aggiunse fermandosi e guardando il cugino in cerca di risposte. Jonathan la guardò accigliato. Non l’aveva mai vista così.
Non sembrava preoccupata, non sembrava essere niente di negativo in realtà.
E se fosse...
-Ok, quindi non è una sensazione che riguarda il branco vero?-
Hailey scosse la testa –no, è qualcosa che c’entra con me. Non riesco ad avere pieno controllo sulla mia magia, mi sento inquieta e non capisco perché… ma non è una sensazione negativa. Non so come spiegarlo- disse facendo un inspirio più lungo del normale. Era confusa.
Johnny la guardò accigliato. –Cos’hai sognato?-
Hailey distolse lo sguardo imbarazzata.
Non voleva dire di aver sognato Embry. Perché mai avrebbe dovuto sognare Embry Call e soprattutto perché era in quelle condizioni dopo averlo sognato? Era tutto così confuso; il suo sogno era stato confuso, quelle visioni erano confuse, le sue sensazioni erano confuse.
-Hailey- insistette, ma la ragazza fu irremovibile.
-Niente di che… adesso provo a dormire di nuovo- disse guardando l’orologio –sono le 4 della mattina-
Johnny sospirò, poi si avvicinò a lei –e va bene, non dirmi cos’hai sognato. L’importante è che il branco Navajo non sia in pericolo e che tu non abbia avuto sensazioni strane riguardo al branco- aggiunse cercando i suoi occhi per averne conferma.
Hailey annuì –tranquillo, non riguarda il branco-
-Scusami Hails se insisto, ma hai un ruolo troppo importante- disse a bassa voce come se si stesse scusando. Hailey lo abbracciò d’istinto –mi sei mancato Jhonny-
Lui ricambiò l’abbraccio –anche tu mi sei mancata Hails- disse dandole un bacio sulla testa –adesso vai a dormire e se ti svegli ancora vieni in camera mia, ok?-
-Va bene, grazie-




 

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Capitolo 4
*** Il passato torna a bussare ***


4. Il passato torna a bussare 

Il giorno seguente, dopo essersi data una rapida sistemata ed aver steso un velo di correttore sulle sue occhiaie violacee, Hailey scese al piano inferiore per fare colazione.
Era evidente che non avesse dormito molto quella notte, ma con un po’ di trucco era riuscita a mascherare ogni prova piuttosto abilmente.
Non era la prima volta che le capitava.
Purtroppo nella sua adolescenza aveva dovuto fare spesso i conti con il suo spiccato istinto magico che le impediva il sonno; eppure, questa volta era diverso. Non c’entrava il branco Navajo, non c’entrava il suo ruolo all’interno del branco... o almeno non le sembrava fosse così. La sua inquietudine derivava da qualcos’altro che non era ancora riuscita ad identificare. Non era vera e propria inquietudine, era più un senso di vuoto e sentiva la necessità di riempirlo.
-Buongiorno Hailey, tutto bene?- la salutò radiosa Emily distogliendola dai suoi pensieri.
-Buongiorno… si tutto bene, grazie- tagliò corto per non farla insospettire –tu?- chiese educatamente avanzando nel soggiorno.
-Tutto bene…- rispose avvicinandosi al tavolo con una moka di caffè e dei muffin caldi appena sfornati –avanti, siediti… caffè e muffin vanno bene?- le chiese sorridente.
Hailey annuì ricambiando il sorriso –è anche troppo Emily- rispose sedendosi al tavolo e versandosi il caffè nella tazza che Emily aveva prontamente preparato sul tavolo.
-Hai dormito bene?- le chiese la donna continuando a muoversi su e giù nella cucina.
Hailey tentennò per un istante –si… circa…- rispose poco convinta.
Emily alzò lo sguardo su di lei –non è mai facile abituarsi a dormire fuori di casa- rispose pensierosa –anche per i ragazzi fuori non è stata una notte facile…- aggiunse riprendendo a fare quello che stava facendo.
Hailey la guardò incuriosita –come mai? Cos’è successo?- indagò subito.
Prima che Emily potesse risponderle, un verso emesso all’unisono proveniente dal vialetto esterno raggiunse le loro orecchie.
Emily sorrise –sono tornati i ragazzi- disse felice.
La porta della veranda si aprì ed Embry, Quil e Jared entrarono come saette nel soggiorno. I loro volti, nonostante fossero segnati dalla stanchezza, sorridevano felici ridacchiando tra i loro.
-Buongiorno!- salutò tutti allegramente Jared.
-Sembrate felici questa mattina- constatò Emily guardandoli attentamente.
Quil fece un balzo in avanti –lo siamo eccome! Il Consiglio degli anziani ha indetto la prossima riunione…- comunicò raggiante.
Emily lo guardò in attesa che proseguisse, ma fu Embry a terminare il discorso. –Venerdì prossimo, alle sette come ogni volta- scandì come un annuncio presidenziale -tutti puntuali, altrimenti Paul fa fuori tutti gli spiedini- aggiunse ridacchiando. Jared gli diede una pacca sulla spalla –ti ricordi l’ultima volta? Ha rubato perfino dal piatto di Reneesme… Jake voleva staccargli la testa a morsi-
I ragazzi scoppiarono a ridere di gusto, senza trattenersi.
-Dobbiamo dire a Rachel che lo metta a stecchetto- commentò Embry avvicinandosi al tavolo. Prese la sedia accanto a Hailey, si sedette appoggiando i gomiti sul tavolo e fissandola con un sorriso raggiante. Per un istante, si sentì decisamente a disagio.
Dopo il sogno che aveva fatto quella notte, la visione di Embry continuava a ricordarglielo e soprattutto la metteva in imbarazzo senza alcun motivo.
Hailey lo guardò di sottecchi, senza capire il senso del suo sguardo.
Continuava a sorriderle ma non le diceva niente.
-Buongiorno anche a te!- la salutò alla fine senza smettere di sorridere.
Hailey lo guardò accigliata.
–Buongiorno…- rispose tranquilla –siete particolarmente in forze per aver fatto ronda tutta la notte…- notò guardandoli attentamente. I ragazzi sghignazzarono dandosi gomitate.
-Con chi credi di avere a che fare- disse Jared sedendosi al tavolo con Quil –siamo abituati! Siamo stati svegli più di quarantotto ore una volta- aggiunse con fare altezzoso.
In pochi minuti, più della metà dei muffin che Emily aveva cucinato con tanta dedizione, vennero spazzolati dai ragazzi lupo.
Lupi, tutti uguali.
Sentì lo sguardo di Embry su di lei, ma evitò accuratamente di voltarsi.
Bevve un sorso di caffè riflettendo sulle parole di Emily poco prima che arrivassero i ragazzi. 
Era curiosa di sapere cosa fosse successo quella notte. Era improbabile che fosse correlato al suo sogno; non le sembrava quella sensazione. Ma mai dire mai. 
-Allora…- esordì voltandosi verso Embry –com’è andata questa notte?- indagò curiosa. 
Prima che Embry potesse risponderle, Sam entrò nella stanza, rispondendo lui stesso.
–Hanno sentito delle tracce sconosciute verso nord-ovest- spiegò avvicinandosi a Emily –hanno cercato di capire da dove provenissero, ma le hanno perse dopo poco meno di 10km- decretò.
-Abbiamo corso tutta la notte cercando di ritrovare tracce da qualche parte- si intromise Quil -ma non ci siamo riusciti- aggiunse visibilmente dispiaciuto.
-Dev’essere qualche nomade…- commentò Embry sventolando il suo muffin in aria -non conosce i nostri confini e la suddivisione dei nostri territori- aggiunse pensieroso.
Sam diede un bacio a stampo alla sua donna e poi tornò a guardare Hailey. Per un attimo, ebbe la sensazione che dovesse dirle qualcosa, o che si aspettasse che lei dicesse qualcosa, ma Hailey decise di far finta di niente. Distolse lo sguardo e bevve un altro sorso di caffè pensierosa.
A chi poteva appartenere quella traccia? Un nomade di passaggio?
Embry e Quil dovevano aver avuto una brutta nottataccia, anche se a vederli così non sembrava.
Senza alcun preavviso, la porta d’ingresso venne spalancata di scatto rivelando la figura di Paul in stato di agitazione. Nonostante fuori ci fossero 0°C e nevicasse ancora, delle goccioline di sudore imperlavano il suo petto nudo, che si alzava e si abbassava rapidamente ed irregolare. Doveva essersi appena ritrasformato, a giudicare dai tremiti che ancora scuotevano impercettibilmente i suoi muscoli.
-L’ha riconosciuta! Sa a chi appartiene!- urlò esuberante senza neanche chiudere la porta.
Embry lo guardò serio –di cosa stai parlando?-
-Johnny- si affrettò a dire –ha riconosciuto la traccia che hanno sentito questa notte Embry e Quil- aggiunse cercando di riprendere fiato. Jacob comparve sulla soglia della porta e per fortuna, dopo essere entrato, la richiuse alle sue spalle.
La brezza gelida che aveva soffiato fino a quel momento nel soggiorno raggelandole la schiena scoperta cessò.
-L’abbiamo ripresa verso il Canada- disse Jacob –ma poi l’abbiamo ripersa al confine-
-Conosciamo l’identità di questo vampiro? E’ un nomade?- chiese Sam. 
-Sì, Johnny ha detto che è un nomade- confermò Paul –è un russo con cui il branco Navajo ha già avuto dei problemi in passato. Non sa cosa ci faccia da queste parti, ma ha detto che è molto pericoloso- commentò con un ghigno stampato in faccia. 
No.
No.
Non poteva essere. 

Hailey appoggiò la tazza sul tavolo con mano tremante, mentre la sua mente fece un salto nel tempo ad un paio di anni prima.
Non poteva essere lui, era sparito dalla circolazione.
Sperò con tutta sé stessa che Johnny si stesse sbagliando. Ma lo sapeva, Johnny non sbagliava mai. Fin da quando si era trasformato, il suo super fiuto era infallibile.
Un nome le rimbombava nella testa. Solo un nome.
Un brivido le percorse la schiena –Dimitri Romaskov?- chiese a voce alta attirando l’attenzione dei presenti. La guardarono senza capire, ma una voce alle sue spalle confermò i suoi timori.
-Sì Hails- disse Johnny entrando in casa –è proprio lui- aggiunse confermando le sue paure.
Le orecchie di Hailey registrarono la risposta, mentre i suoi occhi si spostarono per un istante sul ragazzo seduto accanto a lei senza motivo. Gli occhi di Embry erano cerchiati da segni violacei ed il suo volto era molto stanco; era evidente che, nonostante lo mascherasse molto bene, fosse decisamente stanco.
Si scambiarono un’occhiata che la ragazza non riuscì a decifrare.
Tornò a guardare il cugino. 
-Cosa diavolo ci fa qui Romaskov?- domandò alterata.
Johnny scosse la testa –non ne ho idea, ma è lui, ne sono certo-
-Dobbiamo avvisare Scott- disse subito Hailey alzandosi in piedi.
-No!- la fermò Johnny –Scott non c’entra in tutto questo-
-Chi è Scott?- chiese Jared senza capire. Gli altri licantropi si limitarono ad ascoltare senza parlare. Nessuno di loro capiva quello di cui stessero parlando i cugini Bennett. 
-L’Alpha del mio branco Navajo- spiegò Jonathan senza distogliere lo sguardo dalla cugina.
-Lo sai meglio di me che Dimitri Romaskov c’entra con Scott- insistette la ragazza –non possiamo non dirgli niente, lo sai anche tu. Era sparito della circolazione e, fatalità, adesso ricompare qui a Forks? Nella cittadina meno conosciuta d'America?- disse ironica incrociando le braccia al petto.
-Questo territorio non è sotto la giurisdizione di Scott Anderson- sentenziò alterato Johnny, mentre la tensione si faceva palpabile nell’aria.
Hailey fece un sosprio –questo territorio no…- ammise tentennante e restando in silenzio per qualche attimo, poi proseguì –ma io sì- aggiunse decisa.
Le ultime tre parole le pesarono addosso come se l’avesse appena investita in pieno un masso di una tonnellata. Gli occhi di suo cugino restarono ancorati nei suoi, lei cercò di sostenere lo sguardo decisa.
Non poteva permettere che delle tensioni individuali mettessero in pericolo le persone lì presenti.
-Di cosa stai parlando?- chiese Embry spezzando il silenzio che si era creato.
Gli occhi di Hailey saettarono su di lui. Embry, nel momento in cui si rese conto di aver catturato l’attenzione di tutti i presenti con stupore, sembrò pentirsi di aver parlato, ma ormai era fatta.
Il viso del ragazzo si incupì improvvisamente.
In quel preciso istante, Hailey captò una sensazione nuova e strana che aleggiava nella stanza.
Nervosismo.
E non proveniva solo da lei e Johnny, ma anche dal ragazzo seduto al suo fianco.
Hailey tornò a guardare Jonathan.
-Solo perché è il tuo ragazzo non vuol dire che c’entri con tutto ciò che ti succede intorno- ripose secco Johnny. Gli occhi di Hailey d'istinto volarono rapidi in quelli di Embry, ma li spostò immediatamente altrove non riuscendo a sostenere il suo sguardo.
Una morsa improvvisa le strinse lo stomaco senza ragione.
Perché le interessava così tanto quello che pensava quel ragazzo Quileute?
Tornò a guardare suo cugino. -Lo sai bene che non mi riferisco al fatto che sia il mio ragazzo –disse vaga ed abbassando il tono di voce –e non parlare di ciò che non sai- aggiunse quasi rabbiosa.
Johnny restò in silenzio, senza parlare.
Sam decise di parlare e di intromettersi in quel piccolo show familiare, cercando di riportare la conversazione a toni civili e pacati. –E’ pericoloso questo Dimitri Romaskov?- chiese guardando i due cugini –come lo conoscete?- indagò. 
-Mi ha rapita e quasi uccisa circa due anni fa- disse Hailey guardando il cugino ancora alterata. I presenti si guardarono preoccupati, scambiandosi sguardi d’intesa.
-Perché ti ha rapita?- chiese curioso Jared.
Rispose Johnny. -Per vendicarsi del nostro Alpha, Scott. Lui e Hailey stanno insieme da quattro anni. Una notte la compagna di Romaskov è entrata nelle nostre terre e ha cercato di attaccare dei ragazzini che erano nella riserva a fare escursionismo. L’abbiamo fatta fuori subito. Quella notte eravamo io e Scott di ronda, quindi ha deciso di fare occhio per occhio...-
Hailey sospirò.
-Ed il suo occhio per occhio ero io- concluse sotto voce.
-Mi sembra una storia già sentita- sbuffò Paul. I due Bennett lo guardarono confusi, quindi si affrettò a spiegare –era successa una cosa simile qualche anno fa con Bella, la succhiasangue madre di Renesmee. Ha attirato una nomade che voleva farla fuori per vendicarsi e siamo finiti a combattere contro un esercito di vampiri neonati- si limitò a dire.
Hailey e Johnny lo guardarono accigliati. 
-Perché non lo avete ucciso?- indagò Sam ritornando al discorso precedente.
-Perché Romaskov è riuscito a scappare- spiegò Jonathan –siamo riusciti a trovare Hailey prima che la uccidesse, ma è riuscito a scappare nonostante lo avessimo braccato in quattro… è uno che ci sa fare. E’ veloce e molto pericoloso- commentò pensieroso e preoccupato.
-Dobbiamo controllare il perimetro- decise Sam –intensificheremo i turni di ronda ed avviseremo anche i Cullen- aggiunse guardando i ragazzi davanti a lui.
Jared sbuffò –e addio vita sociale- squittì alzando gli occhi al cielo.
-Dobbiamo difendere la tribù- ricordò Sam –finché non sapremo cosa ci fa qui e finché non lo prenderemo non possiamo stare tranquilli- aggiunse serio –Jake avvisa i Cullen di questa storia… finché non capiremo perché è qui, tu Hailey resterai sotto la nostra protezione. Non possiamo rischiare che ti succeda qualcosa; potrebbe essere tornato per te. Potrebbe aver seguito la tua scia fino a qui-
-Per finire quello che ha iniziato- concluse Johnny dando voce ai pensieri di Sam.
-Dovremmo avvisare anche il vostro Alpha- aggiunse poi Sam –il territorio è nostro… ma mi sembra di capire che ci sia un legame con te- disse spostando lo sguardo su Hailey. La ragazza lo guardò a sua volta; Scott aveva il diritto di sapere quello che stava succedendo, ma non le sembrò una buona idea.
-Più di quanto immaginiate- commentò sprezzante Johnny.
Rabbia.
Hailey sentì distintamente nell’aria un moto di rabbia farsi largo tra i presenti.

In quel preciso istante, senza alcun preavviso, Embry si alzò di scatto dal tavolo e si catapultò fuori dalla casa senza dire niente. Tutti i presenti si voltarono stupiti, senza capire cosa stesse succedendo. Tutti, eccetto Quil e Jacob.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo d’intesa che Hailey non riuscì a decifrare. Solo in quel momento, Hailey si rese conto che il ragazzo non aveva detto niente fin dall’inizio, non aveva aperto bocca. Era rimasto immobile a braccia conserte, ascoltando tutto. Tutto.
-Embry!- urlò Johnny richiamando la sua attenzione, ma il ragazzo non si voltò –Embry aspetta! Dove stai andando?- ci riprovò uscendo sotto al portico ed alzando ulteriormente la voce.
Embry continuò a camminare verso il bosco senza fermarsi, le sue spalle si alzavano e si abbassavano velocemente. Il corpo era scosso da furiosi tremiti, quelli che precedono la trasformazione. In pochi secondi, iniziò a correre addentrandosi nella foresta e sparendo dalla loro vista senza alcun apparente motivo.
-Ma cosa gli è preso?- chiese Paul guardando sorpreso la porta ancora spalancata.
Johnny rientrò in casa senza chiudere la porta –credo sia meglio che io vada…- disse frettoloso –vado a vedere che gli prende- aggiunse a denti stretti. Sam annuì dandogli un implicito consenso. Jonathan si voltò e, senza aggiungere altro, corse veloce verso il bosco, sparendo a sua volta nella fitta vegetazione.
hailey rimase in silenzio, guardando il punto in cui era sparito suo cugino abbastanza scossa. 
Cos'era appena successo?
-Negli ultimi giorni Embry mi sembra un po’ strano- commentò Jared scuotendo la testa. Sam fissò il punto nel bosco in cui erano spariti i due ragazzi in silenzio e pensieroso. I suoi occhi non tradirono alcuna emozione, ma l’istinto magico di Hailey avvertì immediatamente una sorta di inquietudine nel suo animo.
-Sarà meglio che vada anche io a vedere che gli prende- aggiunse Jared.
-No- lo fermò Sam –tu avvisa i tuoi fratelli di questa storia, tutti devono sapere del freddo…- poi si voltò verso Hailey –io e te invece dobbiamo parlare- concluse fin troppo serio per i gusti della ragazza. Hailey guardò preoccupata Emily, ma lei le sorrise rassicurante e fece un passo avanti intuendo il suo turbamento.
-Perché non vi sedete qui? Faccio un thé caldo…- propose appoggiando una mano sulla spalla di Sam. Il volto dell’uomo, serio e teso, si addolcì immediatamente.
-Grazie- sussurrò dandole un rapido bacio sulla mano.


Dopo ore passate a parlare con Sam, Hailey crollò nel letto sfinita.
Rivivere tutti quei momenti che credeva di essersi lasciata alle spalle per sempre era straziante. Aveva sperato di non dover più sentir nominare Dimitri Romaskov, eppure era tornato a farle visita come il peggiore degli incubi.
Cercava lei, ne era certa. Lui non lasciava mai le cose in sospeso.
La suoneria del suo telefono la destò dai suoi pensieri, riportandola alla realtà. Guardò svogliatamente lo schermo leggendo il mittente.
Scott Anderson.
Sospirò rassegnata. Non avrebbe voluto rispondere, e probabilmente se l'avesse chiamata il giorno prima non lo avrebbe fatto. Tuttavia, visto lo stato attuale delle cose, decise di farlo.
In quel momento non c’era posto per l’orgoglio –Pronto…-
La voce inquieta dell’Alpha raggiunse subito le sue orecchie -Hailey cosa sta succedendo?-
-Ciao anche a te Scott- sbuffò distratta. Fissò il soffitto sopra la sua testa… avrebbe preferito che le crollasse addosso piuttosto che parlare con Scott in quel momento.
-Dimitri Romaskov è lì?- le chiese risoluto.
-Sì- confermò Hailey –lui è qui. Come lo sai?-
-Jonathan-
Hailey scatto seduta nel letto –tu e Johnny avete parlato?- chiese stupita.
Johnny e Scott non si parlavano da un anno ormai; da quando suo cugino aveva deciso di aggregarsi definitivamente al branco Quileute. Scott non se l’era presa per questo, comprendeva la necessità di stare affianco al suo imprinting e alla volontà di proseguire con i suoi studi qui alla Seattle University; tuttavia non gli era andato giù il fatto di perdere il suo beta così e soprattutto il suo migliore amico.
Quando era stata rapita da Romaskov poi, i due ragazzi non avevano fatto altro che incolparsi a vicenda del suo rapimento, causando una frattura nel loro rapporto che non erano più riusciti a sanare in nessuno modo.
Come poteva crescere un branco con un Alpha ed un Beta sempre in contrasto?
-No, mi ha scritto un messaggio- si limitò a spiegare il ragazzo –allora… dimmi cos’è successo. Tu stai bene?- le chiese preoccupato.
Hailey lo rassicurò –io sto bene- tentennò per un attimo –hanno sentito la sua scia e Johnny l’ha ricnosciuto subito ovviamente… non si sa perché sia qui, ma…-
Scott la interruppe –è venuto lì per te Hailey-
La ragazza sospirò, abbandonando la schiena contro la testiera del letto. Il suo peggiore incubo era tornato a galla così, in un millesimo di secondo. Sarebbe mai riuscita a liberarsene?
-Lo so-
-Dobbiamo venire lì-
-E lasciare scoperto il territorio Navajo? No- rispose immediatamente la ragazza.
-Non posso permettere che ti succeda qualcosa-
-Qui c’è il branco Quileute Scott… se la vedranno loro, è il loro territorio-
Dall’altra parte del telefono provenne qualche istante di silenzio.
-Hai fiducia in loro…- commentò Scott abbassando la voce pensieroso.
-Sì ne ho- confermò Hailey –sono un bel branco, sono forti. E poi c’è Johnny, non dimenticarlo…-
-Verrò solo io, lascerò i ragazzi qui a Rosewood per proteggere il nostro territorio-
Hailey sospirò –non puoi lasciare il branco senza una guida. Tu sei l’Alpha Scott- gli ricordò.
-Rosewood in questo momento non è in pericolo, non hanno bisogno di una guida. Tu invece sì, sei in pericolo-
-Io non sono in pericolo, sono più protetta di quanto credi-
-Non posso permettere che ti succeda qualcosa-
Hailey restò in silenzio chiudendo gli occhi. Una domanda le martellava la testa da quando aveva risposto alla chiamata.
-Perché sono io o perché sono la protettrice?- sputò fuori in attesa di una risposta.
Si pentì di avergli fatto quella domanda nel momento in cui udì la sua stessa voce.
Il silenzio dall’altra parte le fece comprendere la risposta.
-Non sono più affar tuo Scott- gli ricordò la ragazza mordicchiandosi il labbro nervosa.
-Sarai sempre affar mio Hailey-
Hailey sospirò –tra noi è finita- gli ricordò.
-Abbiamo litigato, te ne sei andata e sei scappata ai confini degli Stati Uniti senza parlare e senza cercare di risolvere la cosa- le ricordò il ragazzo dall’altra parte della cornetta.
-Non posso perdonare quello che hai fatto- ammise Hailey –starò al tuo fianco perché il mio ruolo in tutto questo mi ha proclamata tuo braccio destro, ma se potessi non vorrei più avere niente a che fare con te- amise con il tono di voce incrinato dalla rabbia.
-Hailey io…-
-Non dire niente- tagliò corto la ragazza –non ce n’è più bsiogno. Non venire qui, intanto vediamo come si evolvono le cose. Se fosse realmente in pericolo la mia magia lo sentirebbe, invece non è ancora successo niente. Tutto piatto. Se dovesse esserci un pericolo concreto sarò io ad avvisarti. Fidati di me, anche questo fa parte delle mie responsabilità- gli ricordò la ragazza.
-Io non so se…-
Hailey lo interruppe –gli anziani non sarebbero felici di sapere che hai fatto qualcosa contro la mia volontà- gli fece presente –quindi ti consiglio di ascoltarmi. Sei l’Alpha Scott, ma io sono la protettrice e devi fidarti di me- concluse decisa.
Silenzio dall’altra parte del telefono.
-Va bene Hailey-
La ragazza chiuse gli occhi ed inspirò cercando di mantenere la calma.
Sentire la sua voce le faceva solleticare i nervi. Si dovette trattenere non poco perché i suoi nervi non scoppiassero, vomitandogli addosso tutto quello che le passava per la testa in quel momento e da giorni.
Non lo avrebbe mai perdonato, mai.
-Ci sentiamo Hailey- disse il ragazzo dall’altra parte del telefono.
Senza aggiungere altro, Hailey chiuse la telefonata.
Espirò buttando fuori tutta l’aria che aveva incamerato nei suoi polmoni e gettò il telefono sul materasso sfogando in minima parte la sua rabbia.
Non aveva ancora detto niente a Johnny della sua rottura con Scott. Sarebbe stato complicato, troppo complicato. Quello che aveva scoperto aveva deciso di non rivelarlo, tenendolo ben nascosto dentro di sé. C’erano ancora parecchie cose che avrebbe dovuto dire a Jonathan, ma per adesso non aveva voglia di dare spiegazioni alla sua fuga.
Johnny non aveva neanche idea che quella visita in realtà fosse una fuga in piena regola. E lei non era mai scappata da niente.

La giornata passò lenta ed inesorabile. I ragazzi non si videro per tutto il giorno, impegnati nella caccia di Romaskov. Per tutto il giorno, in casa avvertì solo la presenza di Emily e di nessun altro. Anche Sam era impegnato fuori con il branco; tutti si stavano dando da fare per proteggere la tribù e proteggere lei.
Non erano neanche certi che stesse realmente cercando lei, ma per Johnny e Scott era ovvio fosse così.
Il suo pensiero volò per un istante a tutti i lupi del branco, impegnati nel bosco e magari in un altro stato alla ricerca di Romaskov. La sua mente si soffermò un attimo di troppo su uno di loro in particolare. Embry.
Il sogno che aveva fatto l’aveva tormentata per tutto il giorno, nonostante avesse problemi ben più grossi a cui pensare. Ripensò alla sua uscita improvvisa, senza alcun motivo plausibile per cui se ne potesse andare così. Quel ragazzo era strano, le stava dando troppo da pensare.
Giunta l’ora di cena, scese al piano inferiore uscendo per la prima volta dalla sua stanza.
Era stata chiusa lì dentro per ore, martellandosi con pensieri e titubanze che nelle ultime settimane la tormentavano troppo.
Cenò da sola con Emily, in religioso silenzio fissando ognuna il proprio piatto.
La preoccupazione nell’aria era palpabile, nessuna di loro era serena quella sera. Hailey si stava sforzando di mangiare, ma il suo stomaco era chiuso da tutto il giorno.
-Se non ti va puoi lasciarlo- disse Emily spezzando il silenzio che aleggiava nel soggiorno.
Hailey alzò lo sguardo sulla donna. Emily la stava guardando attentamente.
-No figurati… è tutto buonissimo- disse accennando un sorriso.
-Sei preoccupata- disse Emily leggendoglielo in faccia.
-Loro la fanno così facile- disse tutto d’un fiato. Emily la guardo incitandola tacitamente ad andare avanti, quindi proseguì. –Romaskov è pericoloso, dovrebbero stare attenti. Non sappiamo neanche quello che sta cercando, cosa voglia fare, quale sia il suo piano…-
-Non sta cercando te?- le chiese la donna.
-Non ne abbiamo la certezza- mormorò Hailey –potrebbe volere qualsiasi cosa- aggiunse pensierosa.
-I ragazzi sanno quello che fanno Hailey, non preoccuparti- la rassicurò Emily.
Hailey sospirò. –Come fai ad essere così tranquilla Emily?- le chiese seriamente curiosa.
Emily la guardò, sorpresa. –Perché mi fido di loro! Ne hanno passate tante, sono bravi. Sono bravi cacciatori, bravi strateghi, bravi lupi-
-Anche Romaskov è bravo- controbatté Hailey, ma Emily le sorrise dolcemente.
-I ragazzi ne hanno passate più di quante tu possa pensare- ammise con un sorriso –hanno combattuto contro un esercito intero di vampiri, eppure sono ancora tutti qui- le disse serena –la preoccupazione è normale. Io sono preoccupata ogni volta che escono da quella porta, quindi figurati- aggiunse ridacchiando –ma è il loro compito. Non possono fuggire, sono nati per questo- aggiunse guardandola. Hailey fissò Emily negli occhi, mentre le sue parole le rimbombavano in testa ripetutamente.
Non possono fuggire, sono nati per questo.
Ognuno nella sua vita aveva un ruolo, ed anche lei aveva il suo.
Hailey, per quanto volesse negarlo con tutta sé stessa, era fuggita anche da questo.
I sensi di colpa le montarono dentro come un fiume in piena, facendole definitivamente passare il poco appetito che aveva. Appoggiò la forchetta sul piatto ed abbandonò la schiena contro lo schienale della sedia.
Cosa stava facendo?
Perché non era andata con i Quileute?
Romaskov era anche affar suo. Anche lei poteva essere utile nella sua caccia. Ma questo avrebbe implicato rivelare la sua vera natura al branco Quileute, il suo vero ruolo. Questo avrebbe comportato la ripresa in mano di tutte le sue responsabilità. Responsabilità da cui era voluta fuggire per un po’.
Emily la guardò sospettosa. –Va tutto bene Hailey?-
-Sì… suppongo di sì- mormorò a bassa voce pensierosa.
-Sono lupi da parecchio tempo- aggiunse Emily pensando che la mente di Hailey fosse ancora sul discorso di prima –Sam, Jared, Paul ed Embry sono stati i primi a trasformarsi e sono già passati sei anni quasi- aggiunse. Al nominare l’oggetto frequente dei suoi pensieri, la mente di Hailey venne subito calamitata dal discorso curiosa.
–Sei anni? Sono parecchi…- constatò sorpresa –alcuni di loro si sono trasformati davvero prestissimo- rifletté considerando il fatto che Embry adesso dovesse avere all’incirca ventitre anni come lei.
Emily annuì. –Embry aveva solo diciassette anni, Jared e Paul diciotto. Per fortuna Sam era un po’ più grande, ma si è trovato a dover gestire qualcosa più grande di lui. Ha rinunciato al suo futuro altrove per restare qui… sarebbe dovuto andare a studiare in qualche college a sud, ma è rimasto qui, portando avanti ciò che era destinato a fare- disse la donna abbassando lo sguardo pensierosa. Le sue dita giocherellavano nervose con l’anello di fidanzamento fisso sul suo anulare sinistro.
-Vi sposate?- chiese curiosa Hailey.
Emily sorrise. Un sorriso raggiante, di quelli che possono trasmettere solo felicità. –L’idea sarebbe quella- disse continuando a sorridere –quando ci sarà un po’ di quiete nella riserva ci sposeremo- confermò.
-Ne sono felice, Sam non potrebbe essere più fortunato- constatò Hailey ammirando la donna davanti a sé. Ed era davvero ammirevole. Nonostante non avesse alcun potere, Emily era il collante fondamentale del branco. La donna dell’Alpha, colei che faceva un po’ da mamma a tutti, nonostante avesse solo qualche anno in più rispetto alla maggior parte dei lupi più esperti.
-A volte mi chiedo se stia vivendo davvero la vita che avrebbe voluto- confessò sottovoce senza guardarla negli occhi. Hailey la guardò incuriosita, -in che senso?-
-Se non fosse diventato un licantropo, se non avesse avuto l’imprinting, se non avesse avuto questi fattori che lo hanno tenuto legato alla riserva… avrebbe fatto qualcosa di diverso?- chiese Emily dando voce ai suoi pensieri più profondi. Le sue dita giocherellavano ancora con l’anello nervosamente.
-Ci sono tanti se nei tuoi dubbi Emily- disse la ragazza –le cose sono andate così. Ha davvero senso preoccuparsi di quello che sarebbe potuto essere se non fosse stato?- le chiese.
Emily alzò lo sguardo finalmente guardandola. –Forse hai ragione- disse titubante.
-Sam è fortunato- ripeté Hailey convinta.
-Anche io sono una donna fortunata- rispose lei sfiorando l’anello con l’indice –Sam è una persona estremamente responsabile, dedito ai suoi doveri, si preoccupa per me e per tutti i ragazzi- aggiunse.
-L’ho notato. Sembra molto bravo come Alpha e Johnny me l’ha confermato più volte- disse Hailey. Emily la guardò sorridendo felice. –Davvero? Te l’ha detto?- chiese sorpresa.
Hailey annuì. –Il nostro Alpha è un po’ diverso da Sam…- borbottò pensierosa –ha la mia età, ma forse è ancora un po’ immaturo per portare sulle sue spalle una responsabilità come quella dell’Alpha- ammise la ragazza pensando a Scott. Non era mai stato un cattivo ragazzo, ne tantomeno una cattiva guida; tuttavia, troppe volte si era fatto guidare dal suo istinto, e non dalla strategia. Spesso non ponderava i pericoli, spesso era testardo e non ascoltava sempre gli altri lupi… o lei.
-Avere tutta la responsabilità sulle proprie spalle non dev’essere facile- constatò Emily –credo che spesso l’esasperazione possa portare a compiere scelte un po’ avventate, anche se è la cosa peggiore che si possa fare- aggiunse –ma la pressione a cui sono sottoposti è una spada sopra la testa… hanno bisogno di qualcuno al loro fianco che li aiuti-
-Sam ha te- rispose Hailey. Per Scott quella persona era sempre stata lei stessa, aggiunse nella sua testa.
Emily sorrise. –Sì… e per lui ci sarei stata in ogni caso. L’imprinting, nonostante non tutti la pensino così, rende solo più immediato ciò che sarebbe successo in ogni caso-
Hailey non capì. –In che senso?-
Emily si affrettò a spiegare. –L’imprinting mette insieme due persone destinate a stare insieme. Il lupo sceglie la sua compagna, ma senza imprinting succederebbe lo stesso secondo me…- sorrise –solo più lentamente…- aggiunse con un sorriso.
-L’ho sempre pensato anche io in realtà- ammise Hailey –c’è qualcuno che non la pensa così?- indagò curiosa. L’imprinting in fin dei conti era pura magia, ma la magia alla fine non sbagliava. Mai.
Emily smise di ridere, senza smettere di sorridere però.
-Alcuni ragazzi sono ancora un po’ scettici- ammise –e anche qualche ragazza…- aggiunse vaga.
-Adesso devi parlare fino infondo però Emily- la incalzò Hailey – a chi ti riferisci?- chiese curiosa.
-Embry per esempio…- disse la donna e subito l’attenzione di Hailey si fece più alta.
Embry aveva già avuto l’imprinting?
Una lieve sensazione di nervosismo le fece tremolare le mani impercettibilmente, mentre la sua frequenza cardiaca aumentò di qualche battito per minuto.
-Embry?- chiese cercando di far apparire la sua voce più normale possibile.
Cosa le stava prendendo?
-Embry è stato il quarto a trasformarsi, dopo Sam, Jared e Paul. E’ comunque uno dei lupi più vecchi, ma è uno dei pochi a non aver avuto l’imprinting. Se volessimo metterla in modo semplicistico… lui la vede come ‘una magia che gli ha portato via i suoi fratelli’- spiegò abbassando lo sguardo –immagino non sia facile per lui, non è in una situazione facile...-
A cosa si riferiva? Non comprese le frasi lasciate a metà di Emily, ma si rese conto di non poter indagare oltre. Non voleva violare la sfera privata del ragazzo. In fin dei conti, lo conosceva da poco e non era su diritto sapere gli affari suoi.
Hailey restò in silenzio riflettendo ancora sulle parole della donna, poi Emily proseguì. –Oppure Kim!-
Hailey spalancò gli occhi sorpresa. -Kim?- ripeté senza capire ed Emily annuì.
-Kim non lo dirà mai, ma a volte dubita dell’amore di Jared nei suoi confronti-
-Perché dovrebbe? Insieme sono stupendi-
-Lo sono infatti, ma capisco anche la sua preoccupazione. Non sai mai se ti stia guardando come se tu fossi il sole perché sei tu, o perché glielo ordina il lupo dentro di sé-
Hailey rimase in silenzio osservando la donna. Non poteva darle torto totalmente, eppure lei sapeva riconoscere quando due persone stavano bene insieme. Bene per davvero.
Il suo forte potere empatico le rendeva possibile anche questo; sentiva distintamente le sensazioni e le emozioni delle persone che la circondavano. Nessuno poteva mentirle, o almeno non facilmente.
Quando era in presenza di Jared e Kim, Sam ed Emily, Paul e Rachel, Jacob e Reneesme o Quil e Claire la sua magia sentiva distintamente un solo ed unico sentimento. Puro amore.
-Ti o annoiata abbastanza con questi discorsi pesanti- sentenziò Emily tornando raggiante ed alzandosi in piedi –sarà meglio che inizi a mettere via qualcosa! Se dovessero tornare i ragazzi vorranno sicuramente mangiare- aggiunse iniziando a mettere i piatti nel lavandino.
Hailey si alzò a sua volta, portando il suo piatto al lavello. -Non mi hai assolutamente annoiata- la rassicurò –posso aiutarti in qualche modo?- si offrì educatamente, ma Emily scosse la testa.
-No tranquilla- disse con un sorriso –vai a dormire, è stata una notte lunga e tu hai delle brutte occhiaie- notò guardandola meglio –riposati, ci vediamo domani mattina-
Hailey le sorrise riconoscente. –Grazie, buonanotte Emily-





Ciao a tutti! Eccoci qui con il quarto capitolo...
Capitolo di colpi di scena e nuove apparizioni. Cosa cercherà Dimitri Romsakov? E cosa ne pensate di Scott?
Hailey è sempre più confusa e cerca di scappare dal suo ruolo, ma quale sarà il suo vero ruolo? E cosa succederà con Embry?
Alla prossima,
Littlegiulyy

 

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Capitolo 5
*** Un pomeriggio nella normalità ***


4. Un pomeriggio nella normalità

Si era svegliata decisamente tardi quella mattina per i suoi standard.
Aveva saltato direttamente la colazione dormendo fino a tardi, per poi svegliarsi e pranzare in compagnia di Sam ed Emily. Durante il pasto, era stata aggiornata sulle ultime novità.
Il giorno precedente nessuno dei ragazzi aveva fiutato anche solo una minima traccia.
Romaskov sembrava sparito.
Avrebbero continuato a setacciare il territorio, cercando di ricostruire i suoi spostamenti. I Quileute avevano contattato anche i Cullen, che avevano deciso di aiutarli occupandosi di quello che risultava sulla carta essere il loro territorio. Era rimasta molto stupita quando aveva appreso del patto stipulato tra i Cullen ed i Quileute; tuttavia, visti gli stretti rapporti che intercorrevano tra il branco e la famiglia di vampiri, le era sembrata essere la situazione migliore per tutti. Spesso, la mediazione risultava essere la cosa migliore.
Dopo mangiato tornò in camera sua e, dopo aver guardato per qualche minuto i libri che aveva ordinatamente riposto nella sua valigia, decise che forse era arrivato il momento di continuare a studiare. Era dicembre, tra meno di due mesi avrebbe avuto uno degli esami più impegnativi del semestre e lei non aveva ancora studiato neanche metà del programma.
Tra tutti gli impegni che le comportava il suo ruolo nel branco Navajo, le discussioni con Scott ed il suo lavoro al Fly bar qualche sera a settimana per pagarsi gli studi, nell’ultimo periodo non aveva avuto molto tempo il college. 
Raccolse i libri di cui aveva bisogno buttandoli frettolosamente nella borsa e chiamò suo cugino.
-Pronto?-
-Johnny… sei impegnato?-

Dall’altra parte del telefono ci fu un attimo di silenzio.
No Hails, dimmi-
-Potresti darmi uno strappo alla biblioteca di cui mi avevi parlato qualche tempo fa?-
-Quella dove vado a studiare di solito? La biblioteca della riserva?-
-Sì, quella da cui si vede tutto il bosco-
-Va bene… dieci minuti e sono lì, preparati-

Chiuse la telefonata e finì di sistemarsi in fretta. Infilò una maglietta rossa e dei jeans neri, indossò i suoi fedeli anfibi e gettò tutti i suoi libri nella borsa. 
Non appena arrivò Johnny, uscì di casa e salì svelta sulla sua macchina cercando di non bagnarsi. Pioveva ancora, ma almeno aveva smesso di nevicare. Johnny mise in moto la macchina e partì.
-Come mai in biblioteca?- le chiese curioso.
-Ho un esame grosso tra un paio di mesi, devo studiare-
-Credevo fossi venuta qui per rilassarti- la provocò il ragazzo.
-Sono venuta per allontanarmi dalla riserva- ammise sincera e catturando la piena attenzione del cugino.
-Da quando sei arrivata mi sembri strana… sicura che vada tutto bene?-
Hailey si morse il labbro nervosa.
-Hails…- insistette Johnny –lo sai che a me puoi dire tutto-
-Sono stanca di avere tutte queste responsabilità! Non le ho chieste io. Io non le ho mai volute- esplose alzando il tono di voce improvvisamente.
-Le tue responsabilità sono la conseguenza dei tuoi poteri Hails…- disse Johnny pacatamente cercando di farla ragionare, ma la ragazza non si placò.
-Non gli ho mai voluti questi poteri, non gli ho chiesti io. Lo sai- sentenziò risentita, poi abbassò la voce -mi ricordano solo ogni giorno da dove derivano…- aggiunse quasi sussurrando.
-Lascia stare quella storia, non ha senso rimuginarci su Hailey, lo sai. Ne abbiamo già parlato. Sono anni che ne parliamo. Non collegare i tuoi poteri a nessuno. Adesso sono tuoi e basta- disse il ragazzo seriamente.
Hailey si trattenne dal vomitare tutto quello che era successo nelle ultime settimane.
Non poteva dirlo a nessuno, non poteva parlarne neanche con Johnny. Eppure quello che aveva scoperto poco prima di partire per LaPush la stava tormentando da giorni.
–Sono stanca di dover sempre stare dietro a Scott cercando di non fargli combinare qualche casino- proseguì mentre le sue gote diventavano sempre più rosse per il nervosismo, -il consiglio continua a martellarmi ogni giorno, Scott ha bisogno di una babysitter e tutti si aspettano che sia io, i ragazzi litigano di continuo e mia madre continua a rifilarmi un sacco di balle-
-Balle su cosa?- la interruppe Johnny curioso.
-Lo sai benissimo su cosa- ripose seccata incrociando le braccia al petto.
-Hailey… lo sai che…-
Ma non lo fece finire di parlare. –No- sentenziò decisa –no Johnny, adesso non ho voglia di parlarne- concluse voltandosi verso il finestrino e puntano il suo sguardo fuori.
Se avesse iniziato a raccontare tutto, non avrebbe finito neanche il due ore e in quel momento erano le ultime cose a cui voleva pensare.
Johnny la guardò un paio di volte con le mani strette sul volante, ma rimase in silenzio senza dire niente comprendendo che il momento non fosse dei migliori.
Poi sospirò. –Come vuoi tu Hails…- mormorò a bassa voce.
Si fermò con la macchina davanti alla biblioteca senza dire niente ma, quando Hailey schiuse la portiera, decise di parlare un’ultima volta.
–Hailey- la richiamò. La ragazza si voltò verso di lui interrogativa.
-Dimmi solo una cosa…- iniziò titubante, ed Hailey lo guardò sospettosa. –come va con Scott?- le chiese a brucia pelo. La ragazza restò in silenzio, guardandolo negli occhi seriamente.
Perché le aveva fatto quella domanda? Aveva intuito qualcosa? 
Avrebbe voluto dirgli che andava tutto bene e che erano felici come sempre, ma non era così. Non era più così.
Scott aveva tradito la sua fiducia e non avrebbe mai potuto perdonarlo. Il rivangare quella storia le faceva male; motivo in parte per cui si era allontanata dalla riserva per un po’.
Che Scott gli avesse accennato qualcosa? Impossibile, non si parlavano da un anno. Eppure si erano sentiti per la questione ‘Romaskov’. Magari in quel contesto Scott si era lasciato andare in qualche fastidiosa osservazione come al solito; oppure c’era dell’altro sotto?
Jonathan restò in silenzio, guardandola in attesa di una risposta che non arrivò.
Hailey scese dalla macchina senza rispondere e chiuse la portiera.
A suo cugino non poteva mentire. Avrebbe tratto le sue conclusioni da solo.
Entrò in biblioteca rapidamente, senza voltarsi, e lasciando Jonathan con una miriade di incognite nella testa.
Prima o poi avrebbe dovuto parlarne con suo cugino, la cosa sarebbe venuta a galla. Eppure tutto era stato nascosto per anni, perché sarebbe dovuto venir fuori proprio adesso?
Improvvisamente, si rese conto che stava quasi correndo, non camminando. Rallentò il passo per raggiungere il bancone d’ingresso e si guardò intorno studiando l’ambiente.
Le pareti erano rivestite in legno di mogano, così come il corrimano della scala che portava al piano superiore. Dei lampadari antichi illuminavano l’ambiente, donando un’atmosfera decisamente cupa ma caratteristica all’ambiente. Doveva essere molto antica quella struttura.
Non era per niente male come biblioteca, aveva il suo fascino.
Arrivò davanti al bancone e la bibliotecaria si avvicinò subito a lei.
-Buongiorno, posso esserle utile?-
-L’ingresso è libero?- chiese la ragazza.
La donna annuì-certamente- rispose cordialmente, poi si voltò ed indicò il salone alle sue spalle –può accomodarsi dove vuole e restare per quanto tempo vuole- aggiunse.
Hailey guardò estasiata il salone alle spalle della donna. Tanti tavoli in legno scuro, sormontati da piccole abajour, erano occupati da ragazzi che leggevano e sottolineavano compulsivamente i loro libri. In fondo al salone, un’ampia vetrata donava uno spettacolo mozzafiato sulla foresta, dando l’impressione di essere quasi dentro alla natura. Era assurdo che ci fosse una struttura così grande in una piccola cittadina come Forks.
-La ringrazio- disse Hailey accennando un sorriso, poi si diresse verso il centro della biblioteca.
Grandi scaffali in legno di mogano dividevano in due il salone, creando tre file di tavoli. Due laterali attaccate al muro ed una centrale, tra le due file di scaffaliere.
Un tavolo vicino all’ampia vetrata si liberò proprio in quel momento ed Hailey ne approfittò. Prese posto in fretta, sistemandosi sulla sedia che sembrava più una poltrona che la sedia di una biblioteca.
Dopo aver gettato un’occhiata intorno un’ultima volta, tirò fuori i suoi libri ed iniziò a studiare. Proseguì senza distrazioni per un paio d’ore estraniandosi totalmente dal mondo esterno ma, quando cadde un libro dal tavolo alla ragazza affianco a lei, la sua attenzione si dissolse in un istante. Come risvegliata dal sonno, alzò la testa dal libro dopo interminabili minuti. Le faceva male il collo, adesso che ci pensava bene. Doveva essere stata piegata per troppo tempo.
Un caffè l’avrebbe sicuramente fatta sentire meglio.
Si alzò lentamente, senza fare rumore, e si incamminò verso la caffetteria della biblioteca.
Mentre camminava per i tavoli, gettò qualche occhiata distratta alle sagome sedute intorno a lei, finché improvvisamente non ne riconobbe una decisamente conosciuta.
Per un istante si sentì il cuore in gola.
Embry.
Si fermò all’istante guardandolo meglio.
Indossava dei jeans ed un maglioncino leggero sulla tonalità del verde scuro. Fin troppo leggero per essere pieno dicembre, ma che era certa stesse benissimo con il colore dei suoi occhi.
Al tavolo occupava il posto più interno, vicino al muro, lontano da tutti. Con i gomiti appoggiati sulla scrivania, una mano evidenziava rapidamente le righe scritte sul mattone che aveva davanti agli occhi, mentre l’altra tamburellava nervosa sul tavolo. La sua gamba sinistra, si muoveva veloce su e giù. Era così concentrato che sembrava non si sarebbe accorto neanche se fosse caduta una bomba affianco a lui. Aveva le cuffiette nelle orecchie, probabilmente per isolarsi dalla miriade di suoni che il suo udito da lupo avrebbe captato anche in un posto così silenzioso.
Indecisa sul da farsi, riprese a camminare in direzione della caffetteria, allontanando lo sguardo dal ragazzo.
Avrebbe potuto avvicinarsi, avrebbe potuto salutarlo. Eppure qualcosa le provocava una sorta di imbarazzo che non riusciva proprio a superare. Embry Call la metteva in imbarazzo.
Si fermò di nuovo. Si voltò a guardarlo ancora una volta. Sembrava parecchio preso dalle sue cose, e soprattutto non sembrava volesse essere disturbato.
Eppure, il destino aveva voluto che si incontrassero lì.
Fece un bel respiro e, seguendo il suo istinto, si avvicino al ragazzo. Si avvicinò silenziosa, rapida. Prima che Embry potesse accorgersene, si sedette sulla sedia affianco a lui e gli sfilò la cuffietta sinistra dall’orecchio.
Embry trasalii voltandosi di scatto con sguardo pronto all’azione, ma quando trovò Hailey davanti a sé, la sua espressione cambiò totalmente nel giro di un secondo. I muscoli del suo volto si rilassarono improvvisamente, lasciando spazio ad un’espressione evidentemente sorpresa; la sua bocca si schiuse.
Non si aspettava minimamente che fosse lei.
Spalancò gli occhi.
-Cosa ci fai tu qui?- le chiese stupito e quasi scontroso. Considerando la sua solarità nei giorni recedenti, Hailey venne presa in contro piede dalla sua reazione. Decise di non farci caso.
-Ciao anche a te!- esordì Hailey con un sorriso, ma il ragazzo continuò a guardarla in modo decisamente strano, quindi si schiarì la voce e rispose alla sua domanda.
–Sono venuta qui a studiare… mio cugino mi ha parlato molto di questo posto- spiegò lanciando un’occhiata al salone.
Embry la guardò di sottecchi, molto più sostenuto del solito. I suoi muscoli erano tesi, in ogni parte del corpo. Quando se ne rese conto, Hailey si pentì di essersi avvicinata.
Probabilmente, voleva solo studiare ed essere lasciato in pace.
La ragazza sospirò distogliendo lo sguardo da lui imbarazzata. L'ultima volta che si erano visti a casa di Sam ed Emily, se n'era andato senza salutare. Proprio quando si parlava di Scott.
-Ti lascio studiare…- mormorò a bassa voce per non disturbare i tavoli vicini. La delusione era palese sul suo volto probabilmente.
–Ci vediamo!- lo salutò con un cenno della mano ma, quando cercò di alzarsi dalla sedia, la mano bollente di Embry, senza alcun preavviso, avvolse il suo polso delicatamente e la obbligò a risedersi sulla sedia affianco a lui.
-Porta i libri qui se vuoi- le disse senza troppo entusiasmo e con un tono piuttosto strano.
Hailey lo guardò sospettosa. –Non voglio disturbarti, posso anche continuare a studiare al mio tavolo- ipotizzò attenendo la sua risposta. Nonostante non ne avesse alcun motivo, sperò che il ragazzo insistesse per studiare insieme.
Embry la guardò in silenzio. La guardò così attentamente che per un attimo si sentì quasi spogliata di tutto. Poi, il suo volto si rilassò leggermente. –Non mi disturbi- sentenziò.
Dopo averla guardata un’ultima volta, si tolse anche l’altra cuffietta e riportò la sua attenzione nuovamente sul libro che stava evidenziando.
Hailey lo guardò attentamente. Non riusciva a capirlo.
-Usi le cuffiette per non essere distratto dai rumori?- gli chiese curiosa modulando il tono di voce.
–Con il mio udito qui dentro sarebbe un concerto…-
Confermò il suo sospetto.
Hailey gli sorrise divertita. Si avvicinò un po’ di più a lui e, mettendo da parte ogni timore, posò il palmo della mano sulla sua guancia. Lo sentì irrigidirsi al suo tocco. Gli fece girare il viso verso di lei, in modo da poterlo guardare negli occhi. La sua guancia era bollente e scottava. Il suo viso sorpreso era impagabile.
-Vado a prendere un caffè…- lo avvisò continuando a sorridere –ne vuoi uno anche tu?-
Erano così vicini da sentire i loro respiri a vicenda.
Embry schiuse le labbra in cerca di una riposta, ma le parole gli morirono in gola.
C’era qualcosa di strano in lui.
-Allora? Vuoi anche tu un caffè? Non serve che venga anche tu, te lo porto qui così continui a studiare senza interruzioni…- disse continuando a sorridergli, -mi sembra di capire che tu sia messo piuttosto male con il programma- aggiunse indicando il libro.
Erano ancora molto vicini.
-Macchiato senza zucchero- disse il ragazzo finalmente parlando di nuovo. Tutta la sua spavalderia sembrava essere scomparsa. Hailey annuì e, lasciando controvoglia la guancia del ragazzo, si alzò in piedi e si diresse verso la caffetteria della biblioteca. Ordinò i due caffè e li prepararono molto in fretta nonostante la coda di persone che attendeva. Nel giro di dieci minuti era di nuovo al tavolo con i caffè in mano.
Riprese posto accanto al ragazzo e gli appoggiò il bicchiere affianco al libro. –Ecco qui il tuo macchiato senza zucchero- disse serena, poi lo guardò meglio –non ti vedo tanto bene Embry, sei stanco?-
Embry sospirò e si girò verso di lei bevendo il primo sorso di caffè.
-Sono stanco morto, è diverso- borbottò nervoso.
-Sei stato di ronda tutta la notte?- indagò abbassando la voce.
-Sì, non dormo da più di quarantotto ore. Sono stanco, ho sonno e, come se non bastasse, ho un libro di meccanica da ottocento pagine che dev’essere nella mia testa entro venerdì prossimo- sbuffò stropicciandosi gli occhi.
Hailey lo guardò ammirata, -sei bravo, sei davvero bravo… non so come tu faccia-
-Come fanno tutti- rispose sbrigativo –ma con qualche esame resti indietro per forza- aggiunse pensieroso.
-Ma tu sai perché ritardi gli esami, non preoccupartene. Sei giustificato-
Embry accennò un sorriso –io sì, ma mia madre no…- borbottò bevendo un altro sorso di caffè.
Hailey lo guardò sorpresa. –In che senso?-
-Mia madre non sa perché do in ritardo gli esami-
-Cosa? Tua madre non sa che sei un licantropo?- sbottò forse a voce un po’ troppo alta. Embry scattò sulla sedia chiudendole subito la bocca con una mano.
La guardò allibito, -sei impazzita? Vuoi urlarlo?- le chiese sussurrando parola per parola. Hailey alzò le mani in segno di scusa ed il ragazzo ristabilì le distanze.
-Scusa… hai ragione - mormorò la ragazza rendendosi conto di aver quasi urlato dall’impeto –ma tua madre non sa che sei un licantropo?- ripeté sottovoce sconcertata. Come poteva vivere in questo modo? Come le giustificava tutte le uscite notturne?
-No…- confermò Embrty –non lo sa… è convinta che io faccia parte di qualche gang o una cosa simile- ammise con un sorrisetto divertito, anche se di divertente c’era ben poco.
Hailey avvertì distintamente l’umore del ragazzo prendere una piega strana.
Nervosismo. Tensione. Frustrazione.
-E a te va bene così?- indagò la ragazza nonostante immaginasse già al risposta.
Embry sospirò –non posso dirle la verità, la metterei in pericolo e poi il segreto è troppo importante- aggiunse guardandola. Restarono in silenzio per qualche attimo, scrutandosi a vicenda. Il volto di Embry sembrò distendersi improvvisamente, senza alcun motivo da un momento all’altro. Le sembrò quasi sereno rispetto a prima; da quando lo aveva incontrato non aveva fatto altro che avvertire una strana tensione in suo.
Bevve l’ultimo sorso di caffè ed appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolo.
-So che il segreto è importante… però non è giusto che tua madre non sappia niente-
-Del resto… mia madre non fa neanche parte della tribù- mormorò quasi sottovoce, ma Hailey udì bene.
-Non è una Quileute?-
Il ragazzo tentennò per qualche istante. -No… è della riserva Makah-
-Quindi hai ereditato il gene della licantropia solo da parte di tuo padre… oppure c’è qualche sorta di magia simile anche nella tribù di tua madre?- chiese realmente curiosa la ragazza.
Del resto, anche lei era un “ibrido” di due tribù diverse.
Embry deglutì nervoso distogliendo lo sguardo, ma lei continuò a fissarlo in attesa di una risposta. Le sembrò piuttosto schivo e non intenzionato a rispondere in realtà. Oltre ad essere totalmente concentrato su qualcosa alle sue spalle. Si voltò per vedere anche lei cosa stesse osservando, ma non vide niente.
-Ascolta- disse improvvisamente il ragazzo lupo riattirando la sua attenzione –che ne dici se ci andiamo a fare un giro?- le propose senza alcun preavviso. Hailey sollevò le sopracciglia sorpresa.
Ma in fin dei conti quell’invito non le dispiaceva, proprio per niente.
-Non hai un esame venerdì prossimo?- gli chiese di rimando.
-Può aspettare- disse con un ghigno. Chiuse il libro con un tonfo che attirò l’attenzione delle persone intorno e si alzò in piedi. Afferrò delicatamente il suo braccio e la costrinse ad alzarsi dalla sedia.
-Dai, forza… ti porto in un posto- le disse tirando su i suoi libri ed anche quelli della ragazza.
Hailey lasciò che buttasse i libri nella sua borsa e si lasciò trascinare fuori dalla biblioteca senza dire una parola. Il suo cambio repentino d’umore l’aveva lasciata spiazzata.
-Dove andiamo?- gli chiese mentre uscivano dall’atrio principale. La mano bollente di Embry era ancora avvolta intorno al suo polso, impegnata a trascinarla fuori da lì molto in fretta.
-Lo vedrai- si limitò a dire con un sorriso –hai paura delle moto?-
-No perché?-
-Benissimo- disse il ragazzo aprendole la porta per farla uscire –perchè ci sposteremo con quella- aggiunse indicandole l’altro lato della strada. Hailey seguì con lo sguardo il punto indicato dal ragazzo. Una moto da cross nera parcheggiata negli spazi appositi.
-Wow…- commentò sorpresa attraversando la strada –è tua?- gli chiese curiosa.
Embry si illuminò per la prima volta da quando lo aveva visto quel giorno.
–Sì- confermò raggiante –l’ho sistemata tutta io… era una catorcio quando l’ho comprata…- disse guardando la sua moto soddisfatto. Hailey notò il suo sguardo brillante e non poté non sorridere a sua volta.
-Complimenti… ci sai fare- commentò avvicinandosi alla moto e guardandola meglio. Ogni pezzo era al suo posto e la vernice nera era laccata alla perfezione. Un piccolo adesivo con un lupo che ululava alla luna sormonatava il serbatoio davanti, personalizzandola alla perfezione.
-Ti piacciono le moto?-
-Da morire- rispose subito il ragazzo avvicinandosi –ho iniziato a metterci le mani quando avevo solo dodici anni e non ho più smesso. Forse è per questo che ho deciso di studiare ingegneria meccanica-
La ragazza sfiorò con le dita l’adesivo. –E questo?- chiese ridacchiando.
Embry si avvicinò ulteriormente, appoggiandosi con un gomito sul manubrio della moto –direi che non ha bisogno di essere spiegato il significato- commentò ridendo beffardo.
-Direi di no…-
-Allora, andiamo?- le chiese porgendole il casco. Senza pensarci un attimo, Hailey lo prese e lo indossò.
–Andiamo!-
Embry salì senza casco ed Hailey prese posto dietro di lui. Si sistemò sulla sella, cercando di non far cadere la borsa con tutti i loro libri. Se ne avesse perso qualcuno per strada, sarebbe stato un grande guaio.
Hailey tentennò per qualche istante imbarazzata poi, non sapendo dove attaccarsi, appoggiò le mani sugli addominali del ragazzo seduto davanti a lei piuttosto timorosa. Al contatto con la sua pelle quasi febbrile, le sue guance diventarono improvvisamente calde. Abbassò lo sguardo cercando di nascondersi dal riflesso nello specchietto; il suo rossore sarebbe stato un palese indizio.
-Tieniti forte, la bambina corre- si raccomandò Embry mettendo in moto. La moto partì schizzando sulla strada e la presa della ragazza si fece più forte, arrivando ad avvolgere con le braccia il corpo di Embry. Faceva freddo, molto freddo, ed Embry non era certo uno che andava piano. L’aria gelida di dicembre sferzava imperterrita contro il suo viso; tuttavia, il calore del corpo di Embry rendeva il freddo molto più sopportabile. Nascose il viso dietro la sua schiena tenendo gli occhi aperti. Voleva studiare fino infondo quel panorama sconosciuto. 


Il caso ha voluto che Hailey ed Embry si incontrassero proprio in biblioteca, in una situazione finalmente normale e comunissima per due ragazzi della loro età. Lontani da lupi, vampiri e dalla riserva di LaPush cosa succederà? Dove la porterà il nostro Embry?
Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto, 

Littlegiulyy


 

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Capitolo 6
*** Self control ***


5. Self control

Sfilarono rapidi tra le strade alberate ed arrivarono a destinazione dopo poco meno di un quarto d’ora. Hailey si guardò intorno estasiata.
Quello che doveva essere il centro della piccola cittadina di Forks, ed era pieno di bancarelle natalizie. Gli addobbi ornavano ogni angolo della strada e le illuminarie natalizie facevano brillare ogni palo della luce ed ogni vietta secondaria. Un via vai di gente ricolma di sacchetti percorreva avanti e indietro la via principale, sfilando tra  banchi cosparsi di addobbi e regali. Dei fiocchi di neve cadevano leggeri dal cielo.
La prima cosa che pensò, fu di essere finita in un film natalizio.
Era proprio quella la sensazione che provava in quel momento.
Scese dalla moto e si tolse il casco continuando ad analizzare quella piccola cittadina in subbuglio per le feste natalizie. Doveva essere capitata nel momento perfetto per visitare Forks.
-Vieni, andiamo a farci un giro- disse Embry incamminandosi in mezzo al fiume di gente che camminava in mezzo alla via. La ragazza non ci pensò due volte, si sistemò la sciarpa al collo e lo affiancò entusiasta.
-Ma è sempre così a natale?- chiese curiosa guardandosi intorno.
Embry sorrise. –Si… per questo non potevi non vedere i mercatini natalizi di Forks-
-A LaPush non organizzate niente?-
-Faremo una festa di natale… il venticinque dicembre. Nella tribù Quileute si usa così- le spiegò infilando le mani in tasca e continuando a passeggiare apparentemente sereno.
Hailey lo guardò.
La sua voce non tradiva alcuna preoccupazione, eppure la sua magia aveva avvertito una piccola sensazione diversa da quella che si sarebbe aspettata.
Tristezza.

-E di che festa si tratta?- chiese curiosa.
-La vigilia si passa in famiglia, il venticinque di solito facciamo un pranzo a casa di Sam ed Emily e la sera tutta la riserva va al ballo del fiocco…-
-Il ballo del fiocco?- ripeté senza capire.
Embry ridacchiò. –un ballo organizzato dagli anziani della tribù. Si chiama così perché… beh, in realtà non so neanche io perché si chiami così- rise divertito –ma si fa da molto prima che io nascessi, è una tradizione-
Per un attimo, ancora quella sensazione.
Tristezza.

-E cosa si fa a questo ballo?- indagò incuriosita.
-Si mangia, si beve, si balla…- disse il ragazzo continuando a camminare –quello che si fa ad ogni festa insomma- aggiunse ridacchiando.
-E ci vanno tutte le famiglie?-
-Sì-
-Tu ci andrai quest’anno?- chiese la ragazza.
Embry la guardò sorpreso –certo… ci vado ogni anno- rispose –e poi Sam non mi permetterebbe mai di non andarci- aggiunse accennando un sorriso.
-Non gli va che tu non ci sia?-
-E’ una festa organizzata dal consiglio… come potrei non andarci facendo parte del branco?-
Hailey lo guardò meditabonda.
-Non ne sembri molto felice però-
-I miei fratelli porteranno le loro ragazze…- disse pensieroso e quasi imbarazzato infilando le mani in tasca e guardando davanti a sé. Lo guardò curiosa. Le sembrò ci fosse molto di più sotto, ma il ragazzo non aggiunse altro.
Una domanda martellò la testa di Hailey, scalpitando per uscire dalla sua bocca.
Forse non avrebbe dovuto chiederglielo, dopotutto non erano affari suoi. Eppure, quella domanda non accennava a sparire dalla sua testa. E non era neanche la prima volta che le balzava per la mente.
Alla fine, decise di farla.
-E tu? Ce l’hai una ragazza?- chiese falsamente distratta.
Un momento di silenzio in cui avvertì solo il suo cuore battere leggermente più tachicardico del normale seguì la sua domanda. Per un attimo credette che non le avrebbe risposto, poi Embry parlò.
-No…- rispose vago –e tu?- chiese subito dopo prendendola in contro piede.
Si voltò a guardarlo sorpresa, scoprendolo intento a fissarla.
Deglutì nervosa. Cosa avrebbe dovuto rispondere?
Lei e Scott si erano lasciati prima che lei partisse per LaPush, la loro storia era finita. Ma era finita sul serio? Erano stati insieme così tanto tempo che chiudere la loro storia in quel modo non le sembrava possibile.
Eppure, Scott le aveva mentito. Aveva fatto crollare le sue certezze e l’aveva tradita proprio l’unica persona di cui si fidava di più al mondo. Come poteva stare insieme ad una persona del genere?
Tuttavia, non era ancora pronta a lasciarlo andare del tutto.
Forse.
-Non lo so- ammise sincera.
Embry sospirò, guadagnandosi un’occhiata curiosa della ragazza.
-Come fai a non saperlo?- le chiese senza capire.
Hailey si schiarì la voce. Non poteva raccontargli tutto, ne le andava di farlo. Soprattutto con Embry.
-Ci sono stati un po’ di casini ultimamente…- rispose vaga.
-Scott Anderson?- le chiese guardandola per un istante. Hailey annuì, memore del fatto che fosse presente durante la sua ultima discussione con Johnny. Probabilmente, Embry aveva fatto due più due, unendo tutte le informazioni che aveva ricevuto da quella conversazione e dai pensieri di Johnny.
Non aveva senso negare niente. Perché avrebbe dovuto farlo poi?
-L’Alpha eh?- le chiese il ragazzo sorridendole quasi amareggiato. Hailey lo guardò stranita, non riuscendo a comprendere fino infondo il suo comportamento.
-Sì… è l’Alpha del branco Navajo- confermò distrattamente guardandosi intorno.
-E… ha avuto- si interruppe un attimo, attirando la sua attenzione. Embry le sembrò improvvisamente nervoso. Lo guardò attentamente, incitandolo con lo sguardo a proseguire.
-Ha avuto l’imprinting con te?-
Nervosismo e tensione. Embry era nervoso e teso. Poteva sentirlo distintamente.
-No-
Sollievo.
Lo guardò confusa. Non riusciva a comprendere tutte quelle emozioni che stavano attraversando il ragazzo, ne tantomeno perché la sua magia non si spegnesse. In qualche modo, riusciva sempre a distaccarsi dalle emozioni altrui concentrandosi su sè stessa. Tuttavia, con Embry non ci riusciva in nessun modo.
Quello che provava quel ragazzo lo provava anche lei, era quasi estenuante.
Hailey si fermò davanti ad una bancarella piena di addobbi natalizi. Guardò estasiata tutte le palline decorate a mano e le ghirlande ornate da fiocchi e brillantini. Lei amava il natale, nonostante in Arizona non fosse così caratteristico come a Forks.
Sfiorò con le dita un piccolo cristallo di ghiaccio inciso nella legna…
-Non ti va di andare alla festa?- gli chiese continuando a curiosare nel banco.
-Non molto…- rispose sincero.
-Non ti piace il natale?- gli chiese curiosa tornando a guardarlo. Non riusciva proprio a motivare quella sensazione che sentiva fiorire nel ragazzo, ma che subito dopo riusciva a mettere a tacere.
Embry la guardò sorpreso dalla domanda. –Certo che mi piace…- farfugliò sulla difensiva –perché non dovrebbe piacermi il natale…- aggiunse convincente.
Se non lo avesse sentito dentro di sé, gli avrebbe quasi creduto.
-A me puoi dirlo, non ti giudico- ridacchiò Hailey riprendendo a camminare ed allontanandosi dalla bancarella. Embry la seguì, soffermandosi con lo sguardo sulle sue gambe snelle e perfettamente fasciate da un paio di jeans attillati, ma fece finta di niente.
-Non è che non mi piaccia- si giustificò –è solo che… è il periodo dell’anno in cui chi non ha una famiglia si sente più solo- mormorò visibilmente impacciato abbassando lo sguardo sui suoi piedi. Hailey si voltò a guardarlo stupita senza capire. Di cosa stava parlando?
Embry intuì la domanda implicita della ragazza, ma non rispose. Continuò a camminare pensieroso, stando attento a non incrociare il suo sguardo indagatore. Hailey decise di parlare.
-Di cosa stai parlando?- esternò il suo pensiero, obbligandolo a rispondere.
Embry si fermò improvvisamente, in mezzo al via vai di gente. Le mani in tasca, gli occhi fissi su di lei. Hailey si fermò a sua volta, guadandolo spaesata dal suo comportamento inaspettato. Non riusciva proprio a capire cosa gli prendesse quel giorno. Non conosceva da molto Embry e non poteva dire di conoscerlo bene, tuttavia non lo aveva mai visto in quello stato.
Lo guardò intensamente, incitandolo a darle spiegazioni con lo sguardo.
Embry sospirò –la mia famiglia siamo solo io e mia madre- confessò ad alta voce –non ho idea di chi sia mio padre- aggiunse con frustrazione guardandola negli occhi.
-Ma sei un licantropo…- disse la ragazza sottovoce.
-Sì, ma non ho idea di chi sia mio padre- ripeté abbassando la voce adesso –quando sono nato, tutti i Quileute che potrebbero aver trasmesso il gene della licantropia erano sposati- disse continuando a guardarla seriamente negli occhi. Hailey comprese all’istante quello che le stava dicendo indirettamente e restò a bocca aperta. Cercò con tutta sé stessa di controllare lo stupore dipinto sul suo volto. Ma come poteva davanti ad una rivelazione del genere?
Embry non sapeva chi fosse suo padre, ma doveva essere per forza uno dei padri dei suoi fratelli. Avrebbe dovuto convivere tutti i giorni con questo scandalo e, sicuramente, era emerso anche nella mente del branco.
Il ragazzo proseguì, senza che lei dicesse niente. –Jacob, Quil o Sam. Uno di loro tre è mio fratello, ma non saprò mai chi di loro lo è davvero- disse amareggiato. Il silenzio dopo la sua confessione, fu pieno di rumore.
Si guardarono intensamente. Hailey non sapeva cosa dire. 
-Il natale mi piace- esordì nuovamente il ragazzo –ma mi ricorda sempre che siamo solo io e mia madre. Sono nato da una relazione clandestina, ma io ho sempre vissuto nella riserva e mio padre non si è mai preoccupato per me. Quando mi sono trasformato, è stato uno scandalo all’interno del consiglio e per un sacco di tempo mi sono sentito così. Uno scandalo… nient’altro. Leah non ha fatto che rinfacciarmelo quando si è unita al branco, giusto per mettere un po’ di malumore. Era arrabbiata e frustrata per quello che era successo con Sam e, per mettere in difficoltà lui, alla fine rendeva la vita impossibile a me- concluse vomitando tutti i pensieri che gli martellavano la testa in quel periodo.
Hailey lo guardò a bocca aperta, per la prima volta senza parole.
Si rese conto che, nonostante tutto, erano più simili di quanto immaginasse.
Embry non aveva idea della sua storia, così diversa eppure così simile alla sua. Non aveva idea di come potesse comprenderlo perfettamente. Anche lei era cresciuta solo con sua madre, anche lei non aveva goduto dell’amore donato da due genitori, eppure in quel momento non riuscì a non concentrarsi esclusivamente sul ragazzo in piedi davanti a lei. Le sue emozioni erano così forti da sovrastarla, erano così travolgenti e così intense da immergerla totalmente nel suo stato d’animo del momento.
Embry strinse i pugni nelle tasche della sua giacca e tutti i suoi muscoli scattarono come molle. Hailey avvertì immediatamente il viraggio delle sue emozioni.
La tristezza era mutata in rabbia.
Questo non andava bene. Non andava bene per niente.
Non in quel momento. Non in quel posto.
Le braccia di Embry iniziarono a tremare e notò immediatamente la sua mascella serrarsi rabbiosa cercando di mantenere il controllo delle sue azioni. Il suo corpo iniziò ad essere scosso da spasmi, mentre le persone continuavano a sfilare caotiche intorno a loro senza accorgersi di niente. Ogni muscolo vibrava impazzito.
Una preoccupante consapevolezza si fece largo nel suo petto; Embry stava per perdere il controllo ed erano in mezzo ad un sacco di persone.
Si guardò intorno agitata, assicurandosi che nessuno si fosse reso conto di quello che stava per succedere e del comportamento inusuale del ragazzo. Nessuno sembrò fare caso a loro due per fortuna.
-Embry- disse spaventata facendo un passo verso di lui –stai tranquillo, cerca di calmarti- 
Embry strinse i denti trattenendo un ringhio. –Ci… sto provando…- disse con difficoltà –ma non ci riesco- aggiunse cercando disperato i suoi occhi. Hailey agganciò il suo sguardo spaventato, consapevole di essere al confine del suo autocontrollo. Sapeva cosa stava per succedere ed aveva paura. Sarebbe esploso lì, in mezzo a tutta quella gente, perché ormai era arrivato al limite. Qualcosa aveva fatto scattare dentro di lui la trasformazione, il suo istinto animale.
I tremori e gli spasmi erano sempre più frequenti e sempre più intensi.
Ancora qualche minuto scarso e la trasformazione sarebbe avvenuta.
Non sapendo cosa fare, d’istinto Hailey lo afferrò per un polso e lo trascinò fuori dalla folla. Corse verso una vietta secondaria poco illuminata trascinandolo di peso, nonostante il suo corpo fosse scosso dagli spasmi.
Una volta raggiunto un vicolo in cui non sembravano esserci passanti, spinse dentro il ragazzo, infilandosi dietro di lui nella strettoia. Lo guardò per un istante, pentendosene subito dopo.
Mollò la presa sul suo polso.
La usa pelle era bollente, quasi ustionante al contatto. Il suo viso era imperlato di sudore nel vano tentativo di controllarsi, mentre ogni muscolo del suo corpo si agitava impazzito per la trasformazione imminente.
Agitaione. Disperazione. Frustrazione. Rabbia sempre più forte.
-Hailey…- farfugliò a denti stretti –devi andartene- aggiunse cercando di fare un respiro.
-Devi calmarti Embry- disse la ragazza cercando di restare calma, almeno lei.
-Non riuscirò a controllarmi ancora per molto- disse con difficoltà –sto per esplodere, non mi è mai successo- aggiunse guardandola disperato –vattene ti prego, non voglio farti del male-
-Non puoi trasformarti nel centro di Forks…- gli fece notare allarmata –devi cercare di tranquillizzarti-
Un ringhiò incontrollato uscì dalla bocca del ragazzo. Strizzò gli occhi dolorante.
Sapeva quanta fatica e quanto dolore stesse provando per trattenere la sua trasformazione. Il suo lupo scalciava per liberarsi e bruciava ogni centimetro della sua pelle.
-Hailey vai via- urlò dolorante. Hailey non si mosse, ma continuò a guardarlo apprensiva.
–Embry… ti prego- disse guardandolo preoccupata. Ma non servì a niente.
Quando fu sul punto di far scoppiare il suo lupo, ormai incapace di trattenere oltre la sua trasformazione, emise un ringhio sommesso ed Hailey si gettò su di lui giocandosi l'ultima carta. Avvolse con le braccia il suo corpo bollente e sudorante, stringendolo forte al petto.
-Embry ti prego- sussurrò al suo orecchio –cerca di controllarti, non puoi trasformarti qui. Ti vedranno- aggiunse preoccupata. Gli spasmi del corpo del ragazzo non accennarono a diminuire, ma i suoi occhi cercarono quelli azzurri della ragazza disperatamente.
Embry appoggiò fermamente le mani sulla sua vita e cercò di respingerla per allontanarla dal suo corpo prossimo alla mutazione. –Ti prego vai via- disse disperato –non potrei mai perdonarmelo se ti facessi qualcosa…- aggiunse quasi con le lacrime agli occhi e facendole tremare inspiegabilmente il cuore.
-Non mi farai del male, ma ti prego, devi controllarti-
-Non ci ri… riesco- sputò fuori allo stremo delle forze, scosso dall’ennesimo spasmo.
Panico, paura. Non riusciva più a controllarsi.
In quel preciso istante, Hailey comprese che non c’era via di ritorno.
Embry non si sarebbe controllato, si sarebbe trasformato nel giro di pochi secondi.
Sospirò rassegnata, sapeva cosa doveva fare.
Nonostante avesse promesso di non rivelare a nessuno i suoi poteri, non poteva restare a guardare.
Dopotutto, era la protettrice. Il suo ruolo consisteva anche nel preservare il segreto.
Si ribellò alla sua ricerca di spazio e lo strinse ancora più forte a sé, nonostante gli spasmi del suo corpo glielo rendessero estremamente difficile. Fece aderire perfettamente il corpo del ragazzo ancora in forma umana al suo e le sue mani piccole e magre volarono rapide sulle sue guance bollenti.
-Embry- lo chiamò dolcemente –Embry guardami- disse cercando il suo sguardo. In un istante, incarcerò gli occhi disperati di Embry nei suoi.
-Embry- sussurrò intensamente scostandogli un ciuffo di capelli dagli occhi e scoprendogli la fronte mantida di sudore –adesso devi tranquillizzarti e controllarti- disse fermamente.
-Non… ci riesco…- mormorò ormai quasi privo di forze –vai via, ti prego. Perché non capisci?- aggiunse prossimo all’esaurimento –non voglio… farti del male-
Hailey non si mosse di un millimetro, ma continuò a guardarlo intensamente negli occhi.
-Devi calmarti. Stai tranquillo- disse seriamente –non mi farai del male, ma devi fidarti di me adesso. Stai tranquillo e guardami negli occhi-
Improvvisamente, le sue iridi celesti iniziarono a brillare sempre di più e si colorarono di un viola soprannaturale, donandole un aspetto assolutamente poco umano. Embry spalancò gli occhi sorpreso, senza staccare gli occhi dai suoi.
-Calmati- disse nuovamente la ragazza –non ti trasformerai se non lo vuoi- aggiunse senza spostare lo sguardo dal suo. Improvvisamente, il corpo di Embry smise di tremare e di essere scosso dal convulso, come se un potere superiore avesse bloccato il suo lupo interiore. Un’aria rarefatta intorno a loro lo costrinse a perdersi negli occhi della ragazza in piedi davanti a lui, facendolo perdere nei suoi occhi violacei e brillanti.
Il ragazzo poté avvertire distintamente tutti i muscoli tornare sotto il suo controllo, uno per uno, come se il suo lupo avesse obbedito ad un ordine superiore. Tutta la rabbia che provava prima, adesso sembrava essersi dissolta, come se non fosse mai esistita, ed aveva lasciato una grande sensazione di tranquillità e serenità nel suo cuore. Embry continuò a guardarla rapito dai suoi occhi incredulo, senza comprendere cosa stesse realmente succedendo. Poteva sentire distintamente il suo respiro caldo sulle sue labbra, a pochi centimetri di distanza dalle sue, ed i loro cuori battere tachicardici entrambi, alla stessa frequenza.
Poi, improvvisamente come era iniziato, tutto finì senza alcun preavviso.
Gli occhi di Hailey tornarono al colore originale spegnendosi di quel bagliore soprannaturale ed Embry si sentì più leggero. Quando si rese conto di aver trattenuto il respiro fino a quel momento, il ragazzo espirò tutta l’aria che aveva nei polmoni e poi inspirò. Il profumo della ragazza davanti a lui entrò nelle sue narici e venne catalogato dalla sua mente come assolutamente buono.
Le mani di Hailey erano ancora appoggiate sulle sue guance calde.
-Co… cosa…cos’è successo?- mormorò confuso senza distogliere lo sguardo dal suo.
La ragazza non rispose, ma continuò a guardarlo intensamente.
Non poteva dirgli la verità.
-Hailey- insistette il ragazzo –come hai fatto? Sei stata tu vero?- farfugliò sempre più confuso. Hailey sospirò e, controvoglia, allontanò le mani dalle guance del ragazzo riportandole lungo i fianchi.
-Non ti risponderò- ammise sincera –non posso- precisò.
-Perché non puoi dirmelo? Non lo dirò a nessuno-
Hailey sorrise. –il branco si legge nel pensiero… lo saprebbero tutti senza che tu lo voglia-
Embry non accennò ad allontanarsi da lei. Voleva risposte. –Come hai fatto?- indagò ancora confuso –mi stavo per trasformare, io l’ho sentito. Non riuscivo più a controllarmi, ero ben oltre il limite io…-
-Ma non ti sei trasformato nonostante fossi oltre il limite, questo è l’importante- lo interruppe la ragazza.
-Non l’ho fatto perché c’eri tu!- sbottò Embry lasciandola di stucco. Quando si rese conto della sua reazione esagerata, cercò di tamponare –avevo paura di farti male, non potevo trasformarmi con te vicino-
Hailey ascoltò restando in silenzio.
Non voleva farle male. Lui si era preoccupato per lei ed il suo pensiero era riuscito a frenarlo.
-Sei un lupo con molto autocontrollo- commentò atona continuando a guardarlo negli occhi.
Embry sospirò. –i tuoi occhi Hailey, i tuoi occhi- borbottò scuotendo la testa –erano dello stesso colore di quel giorno, nel bosco…- aggiunse guardandola negli occhi serio. Hailey distolse lo sguardo e girò il viso ma, prima che potesse aggiungere altro, la mano di Embry volò rapida sotto il suo mento, costringendola a guardarlo ancora negli occhi. Senza vie di scampo.
–Dimmi la verità- mormorò il ragazzo a pochi centimetri di distanza dalle sue labbra –sei stata tu vero? Tu hai bloccato la mia trasformazione e mi hai reso così calmo, vero?- le chiese a brucia pelo. Hailey deglutì nervosa e restò in silenzio, incapace di mentire davanti a quegli occhi che riuscivano a spogliarla solo guardandola. Embry le faceva uno strano effetto, e non riusciva a capire perché.
-Come immaginavo- commentò sotto voce il ragazzo, senza mollare la presa estremamente delicata sul suo viso –immagino non mi dirai come hai fatto, ma a me basta sapere che sia stata tu. Prima o poi magari capirai che puoi dirmi tutto- aggiunse addolcendo il tono di voce improvvisamente.
-Per favore…- sussurrò la ragazza –non dirlo a nessuno- si raccomandò preoccupata.
Non voleva che gli altri sapessero. Voleva restare lontana per un po’ dalle sue responsabilità e dal suo ruolo.
Embry la guardò intensamente. –Hailey, il tuo segreto è al sicuro. Blinderò anche i miei pensieri in qualche modo pur di non mostrarli ai miei fratelli- la rassicurò.
-Grazie- disse guardandolo riconoscente.
Non sapeva perché, ma sentiva di potersi fidare di lui.
Embry mollò la presa sul suo viso, ma non si allontanò di lei, in attesa della sua prossima mossa.
-Forse dovremmo parlare di quello che è appena successo- ipotizzò la ragazza, ma leggendo nello sguardo di Embry una miriade di domande, corresse il tiro e precisò. –non intendo riguardo… beh, intendevo dire che forse dovremmo parlare più del perché è successo…- disse titubante guardandolo. Embry continuò a guardarla in silenzio, in attesa che proseguisse. Doveva essere sincera, non sapeva bene come affrontare il discorso. Erano bastate poche frasi per fargli perdere il controllo, non voleva riaccadesse.
Sospirò e guardò il ragazzo dolcemente. –so che è dura non avere nessuno a natale- esordì –posso capirti, te lo assicuro. Ma è anche vero che hai tante persone intorno a te che ti vogliono bene. Quello che ti è successo è orribile, ma non sei solo Embry-
-Loro hanno le loro famiglie, io no-
-Anche tu fai parte della loro famiglia. Il branco è una famiglia- gli ricordò la ragazza.
Embry sembrò rifletterci su seriamente, mentre Hailey dentro di sé pensò a quanto fosse ironico che avesse pronunciato proprio lei quell’ultima frase. Vista la sua situazione era ironico davvero…
-Hai ragione- stabilì infine il ragazzo guardandola negli occhi. Si fissarono seriamente per qualche istante, poi le labbra di Hailey si piegarono in un ghigno –lo so- disse sporgendosi in avanti ed avvicinandosi ulteriormente a li –io ho sempre ragione- soffiò divertita sulle sue labbra.
Per un attimo, Embry si irrigidì alla vicinanza con la ragazza, ma non riuscì a non sorridere a sua volta. –E’ ancora presto per dirlo… questo lo vedremo- le rispose. Poi, fece un passo indietro ristabilendo le distanze.
-Comunque… credevo fosse Paul quello che si innervosisce con poco- ridacchiò la ragazza.
-Tutti abbiamo lati nascosti- rispose gioviale il ragazzo –o no?- le chiese poi guardandola con tono di sfida.
Hailey rise. –Suppongo di sì-
-Toglimi una curiosità- disse Embry.
-Dimmi-
-Ad Halloween non ti servono le lenti a contatto vero? Attivi quella cosa strana negli occhi e cambiano colore?- le chiese sghignazzando. Hailey gli diede una pacca sulla spalla fintamente arrabbiata.
-Smettila! Non faccio niente del genere- borbottò offesa, ma il ragazzo non smetteva di ridere.
-Ma diventano solo viola o anche di altri colori?-
-EMBRY- tuonò la ragazza –smettila-
Embry alzò le mani in segno di resa –e va bene, ok, la smetto- disse frettolosamente, ma senza riuscire a togliersi dalla faccia un sorriso divertito. Poi abbassò le mani senza smettere di guardarla.
-Grazie per prima- disse sincero –come minimo ti devo una cena- 


 

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