Meno quattro. ~

di pralinedetective
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Maybe. [SasoDei] ***
Capitolo 2: *** See yah. [PeinTsu] ***
Capitolo 3: *** Carte e ghiaccio. [NejiHina] ***
Capitolo 4: *** She. [KarinSaku] ***
Capitolo 5: *** Tornerà. [Mada!Ita] ***



Capitolo 1
*** Maybe. [SasoDei] ***


Genere: Introspettivo, Dark, Horror.
Rating: Rosso.
Avvertimenti: Tematiche delicate!, Flashfic, Songfic, Yaoi, AU (Another Universe).
NdA:
Avvertimento importantissimo! In questa fanfic si tratta un argomento molto delicato, quello della necrofilia. Un accenno più che implicito, mi raccomando.

Maybe.


[ Devo aprire i miei occhi di fronte a tutto. ]


All’inizio ne ero entusiasta.

Avere in mano non solo i pensieri di un individuo, ma anche la sua anima.
Scrutare il fondo del pozzo dove era precipitato così, da lontano.
Conoscere tutto di questo senza una parola pronunciata.

Progetto interessante, alquanto ambizioso.
Forse troppo, ma non importava.

Ancora ora, per rendermi conto, devo pensare a lungo, rimuginare su quel che è successo.
Su quel che mi è successo.

Chi va con il claudicante impara a zoppicare si dice, no?

 – E chi va con l’assassino? –


[ Senza un pensiero, ]


Adesso me ne accorgo.

Tanto tempo a perdersi in vacui sguardi, tanto tempo ad immaginare la colpa che ancora macchia quelle mani pallide ed a sorseggiare acqua o una bibita insipida.

Ricordare quei racconti, così vividi, di fronte ad un buon bicchiere di vino o un elegante alcolico, fino a sentire il battito cardiaco accelerato, il sangue che pulsa nelle orecchie.

Oppure, l’ho sempre saputo.
Mi sono sempre accorto che ogni bacio aveva un retrogusto amaro, che i liquidi non potevano placare la dolorosa sete,


[ senza una voce, ]


E quel profumo – come altro posso definirlo? – su di me, sulla mia pelle, sulle mie mani, sulle mie labbra!

Tutti quei libri e quei racconti, tutti sbagliati. Sapore di ferro, sapore di angoscia, sapore di terra...

Il sangue ha un sapor di vaniglia. Dolce sul palato, scivola come nulla.
Scivola come la vita fuori da quei corpi, totalmente alla mia mercé.
Perché, ancora una volta, sono io il padrone, e loro le marionette.


[ senza un'anima. ]


Forse lui sapeva.

Forse lui vedeva in me i cambiamenti.
Forse lui poteva fermarmi allora, poteva smascherare il mio esordio.

Forse è pentimento quell’ombra che nasconde la purezza degli occhi che un tempo – forse – amavo.

O, forse, è solo la morte che, alata sulla sua cavalcatura infernale, avanza su di lui.
Fa sue quelle braccia, quelle gambe, quel cuore sempre più lento...
Me lo ruba... Me lo sta rubando! No, è mio, rendimelo!

Mio! Mio soltanto!

So io come riprendermelo... Tu lascialo andare! È mio!


[ Ci deve essere qualcos'altro da fare. ]


Per la prima volta – forse – da sempre, sono io a dedicargli dell’attenzione.
Con cura apro il bottone dei pantaloni, la mano scivola come spesso la sua, a distrarmi dal ricordo.

Un bacio sulle labbra. – Non risponde?
Un bacio sul collo. – Non mi vuole?
Un morso. – Non mi ami più?

Leggero, un gioco pericoloso al quale mi ha invitato sempre per primo.
E i miei occhi mancavano, come ora, che entro in lui dopo la ricerca della risposta negata.

Una parola, uno sguardo.
 – Mi accontento di così poco? –
Una parola, uno sguardo. Solo per me.

« Non lo dirò a nessuno, promesso... Parlami... »


[ Respira in me e rendimi vero. ]


Gli occhi sono appannati, ma non sto piangendo. Sono anni che non succede.
Forse, non l’ho fatto mai. – La verità mi ha insegnato a mentire?

« Apri gli occhi, aprili... »

Non mi ricompongo, qualche piccolo schiaffo sull’insensibile guancia tonda.

« Guardami, guardami... »

Un moto del tutto nuovo sale dal petto.
Gli occhi sulla mia stessa mano.
Sangue, sangue, sangue.
Ancora, di nuovo.

Gemito.
Singhiozzo.
Conato di vomito.

La gola brucia.
Devo parlare, devo dirlo.

Se esaudirò il tuo desiderio mi guarderai ancora? Tornerai?
Promesso?

« Perché non mi rispondi? »
« Devo lavorare. »

Silenzio troppo doloroso. Troppo inumano.

« Mi ami, danna? »



[ Non lasciarmi morire qui. ]


« D-eidara... »


[ Riportami in vita. ]

 

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Capitolo 2
*** See yah. [PeinTsu] ***


Genere: Introspettivo, (supponiamo) Erotico, Nonsense, Songfic.
Personaggi: Pein, Tsunade.
Rating: Giallo.
Avvertimenti: Spoiler!, AU (Another Universe), What If... (E se?)
NdA: Un pairing insolito per davvero °______°, non ho mai letto qualcosa di simile. Mi sono impegnata XDXD!

See yah.

 

[ Spegni la luce e spegni la timidezza
Perché tutte le nostre mosse sono fatte per il silenzio.
E, oh!, la maniera in cui il tuo trucco macchia la mia federa, ...
Alla stessa maniera io non sarò più lo stesso. ]


Attendi, silente nella squallida camera di motel.
La solita stanza dove attendi la solita persona.

Intanto rifletti. Come hai fatto a vivere finora, senza la tua vita venisse scandita da questi incontri?

Come hai fatto a contare i dì e le notti? A sapere che il tempo passava, e il tuo con lui scorreva, inesorabile...?

Scuoti il capo, cercando di allontanare questi pensieri.
Sei tu chi ha il comando, no? Sei tu colui che ha il potere di vita e di morte.

Sei tu il Dio.

Ricoperto di questa carica, poche persone hanno la possibilità di guardarti. Ancora meno quelle che possono parlarti. – Anche se alcune si azzardano a darti ancora del Lei. –
Si immagini quindi chi ha il privilegio di stringerti a sé, coprire le tue labbra con le proprie, averti a portata di denti, di lingua e di spada nei tuoi attimi di maggiore vulnerabilità.

Un qualcuno di segreto.
Una principessa, forse. O un angelo.

[ Ho mal di testa e sfortuna, ma loro non ti toccheranno, no.
Io non sono difficile,
Solo tu mi risollevi così. ]


Senza tu te ne possa rendere conto, ti ritrovi sdraiato sul letto, i sensi, tutti, inebriati dalla presenza femminile.
Un corpo morbido poggiato sul tuo, poi sotto di te, petto nudo a contatto con stoffa dell’elegante tailleur.

Tu, tu, tu.
Lei, lei, lei.

Momenti di confusione, dove i confini corporei vengono annullati.
Un reggiseno viene slacciato dalle mani di chissà chi, il primo bottone dei pantaloni eleganti aperto da due esperte dita smaltate di nero

Regnano sovrani i profumi, gli occhi si perdono alla ricerca del cangiante sguardo ultraterreno.

Un mondo esclusivo, quello del sogno.
Il sogno della principessa consacrata e del Dio mortale.

[ Solo tu mi risollevi così
Perché non sai chi sono io in realtà.
A volte vorrei solo sapere come sarebbe essere te. ]


Respiri forte contro la spalla possente.
È una donna forte, non potevi averla che tu.

 – Peccato quel vecchio amico non l’abbia più cercata. Come si chiamava? Jiraya? –

Quel piacere che si fa pressante, ansia mista a rilassamento, smania e calma, estasi, declino.

Ti condanneresti. Vorresti quel momento durasse di più.
 – Resta con me, facciamolo ancora una volta. –
Lei tornerà a casa, tu andrai al lavoro.

Conclusione necessaria per una doppia esistenza che ha del vitale.

[ Ero solito spendere il mio tempo sognando di essere vivo. ]

 

Ti guardi intorno senza comprendere.

Ti ritrovi in piedi, la camicia alla bell’e meglio. Lei si sta guardando allo specchio, ritoccando il trucco e i capelli.

Per l’ennesima volta, ci si ritrova nel dubbio.
Come avete fatto fino ad oggi a separarvi così, come se vi foste incontrati per un the?

Indugia un attimo, lo sguardo su di te.
Completo sfatto e male indossato, capelli un poco all’aria, viso paonazzo sul quale rilucono quei segni di un passato ostentato con orgoglio.

« A domani, Pein-sama. »

Indietreggia verso la porta.
Non ti volge le spalle, timorosa che tu l’assalga nuovamente nella dolorosa chimera di quegli incontri.
Lontani dal mondo, dalla borsa, dai riflettori. Lontani da tutto e da nulla, unica barriera la porta di una stanza di motel.

Ti siedi sul letto, godi del silenzio della camera vuota.

Aspetti i soliti dieci minuti prima di uscire.
Quando sei fuori, l’aria frizzante della sera pare non sorprenderti.
Austero, al tuo solito, ignori il sorriso sardonico di quel biondo maledettamente ironico.

Ti accomodi nell’auto di rappresentanza, solo dietro i vetri oscurati ed antiproiettile, i due compagni discretamente armati al posto del guidatore.

Appoggi il viso sul palmo della mano, guardando con fare annoiato fuori dal finestrino.

« A domani, Tsunadehime. »

[ Ora lo passo sognando te. ]




[ 594 parole. ]

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Capitolo 3
*** Carte e ghiaccio. [NejiHina] ***


NdA.
Le citazioni sono una traduzione libera della canzone «I don’t care», Fall Out Boy.
Questo non è un ritorno: la fan fiction è tanto vecchia che ormai pensavo non avrebbe mai visto la pubblicazione. Sono incidenti di percorso.
Prima incest. Mi piace il confronto nell’espressione del titolo, che c’è anche alla fine: carte e ghiaccio in quel contesto sono due estremi che davvero mi piacciono, messi così. Sentiamo il giudizio del lettori.
Dedicata a Bleach Girl, che si è degnata di recensire; un grazie anche a drfafy, che ha aggiunto alle seguite.

Carte e ghiaccio. ~

 
[ Dì il mio nome, e il suo nello stesso respiro, io
ti sfido a dire che hanno lo stesso sapore. ]


Chiudi gli occhi.
Stringi forte le palpebre, copri le labbra arrossate dagli affamati baci, nascondi i sospiri e i gemiti dei quali ti vergogni.

Una lacrima è la sola cosa che non ti riesce di trattenere, la stessa che si perde fra le coperte impregnate di voi, troppo simili per essere tanto vicini.

I tratti del nobile viso si rilassano visibilmente, le dita che scivolano lentamente dal proprio volto alle spalle possenti, sentendo ogni fibra dei muscoli delle braccia contratta sotto il suo tocco leggero.

Due cuori che battono all’unisono, separati da una fragile barriera di carne ed ossa che pare quasi pronta a cedere.

Due respiri che si mescolano, due corpi che si completano.

Parole rotte a mezz’aria, sibili trattenuti a fatica da una lucidità che viene sostituita dalla voglia di avere di più, di aumentare il ritmo, e continuare, senza fermarsi più, ancora, ancora...

La gola scoperta, rivolta al soffitto candido, viene assalita con foga dalla dentatura brillante.
A malapena ti sei resa conto del come, ora che il sangue del legame indelebile macchia il lenzuolo, dolore sorpassato dalla prima dell’estremo piacere.

« N-Nar-... »

La tua invocazione viene bloccata da due labbra premute con forza sulle tue, tanto da toglierti il fiato.

« Ne-ji... » annaspi, finalmente libera di respirare. Lo chiami ancora, e di nuovo, e un’altra volta.
La tua voce sale, non t’importa più nulla, vuoi solo sentire quel nome scivolare su di te come un abito dipinto sulla pelle morbida.

La tensione dell’ultimo atto ti stravolge, ti riporta alla realtà. Non sai se ridere e piangere, nascosta in un castello di carte e ghiaccio. – Ma lui adesso ti guarda.

[ Ti sfido a dire che hanno lo stesso sapore. ]

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Capitolo 4
*** She. [KarinSaku] ***


- Pairing : Karin/Sakura, accenni(ssimi) SasuNaru , SakuSasu , KarinSasu .
- Genere : Introspettivo , Malinconico , Nonsense .
- Rating : Giallo .
- Avvertimenti : AU (Another Universe) , Flashfic , Shoujo-ai .

Dedicata a Ghen, che mi pare l’avesse apprezzata, e ad Hika_chan, il cui unico errore è derivato da una mia mancanza della quale non la finirò mai di pentirmi XD.
L'ho scritta parecchio tempo fa e si vede, lo stile non mi piace per nulla. Va be', mettiamola online e vediamo (LL).

Ringrazio infinitamente Shinushio e Ghen per le loro recensioni, siete veramente il sangue per una persona che passa un momento complicato e ha voglia di rassicurazioni e coccole
♥. Grazie

› She.



Una mattina come tante.
Impegni quotidiano che, d’improvviso, diventano nulla.

Lei era perfetta . – All’incirca.
Lei era fiamma che consuma, lei era acqua che persevera. Lei era aria che dona il respiro e terra che sigilla la fine.

Lei era vincolo e libertà, forza e debolezza.
Lei era amore e odio, nero e bianco.
Lei era libertà e illusione.
Lei era vita e morte.

Lei era una vita di luce e buio, di litigi e dolci baci segreti, di lividi e fiori.
Lei era una morte lenta e dolorosa, come tante pugnalate che – ancora – stringono il cuore in una morsa soffocante, mai del tutto piacevole. Mai del tutto sgradevole.

Lei era l’iniezione letale, la dose di troppo, il bicchiere pieno.
Lei era sicurezza, e giustizia, e timido, puro candore.
Lei era l’impronta di lucidalabbra sul colletto.
Lei era la paura della prima volta.

Lei era Sakura-chan.
La mia Sakura-chan.

Mai mia del tutto, sicuramente.
Lei voleva Sasuke-kun, il sogno di una bambina e poi di un’adolescente.

Non lo avrebbe mai avuto lei, non lo avrei mai avuto io.
– E i Kami sanno quanto lo desideravamo... –
Stupido, borioso, ragazzino viziato.
Tu e il tuo sole maledetto.

Lei rideva con l’ignaro rivale, e in solitudine non aveva mai rimpianto l’Uchiha.
Anzi, aveva dato il consenso all’amico d’infanzia, un sorriso dolce e sereno sul volto.

Però non avrebbe mai smesso di sognare.
Però soffriva. – Inutilmente.

Però le sue lacrime erano sulle mie labbra, i suoi graffi sulla mia pelle, il suo profumo fra i miei capelli.

Noi eravamo vita e morte.
Noi eravamo libertà e illusione.
Noi eravamo amore e odio, nero e bianco.
Noi eravamo vincolo e libertà, forza e debolezza.

Noi eravamo...
Noi...


« Ancora qui? »
« Tsk! »

Mi volto a guardarlo, scettica.
« Stai scherzando? Ero solo di passaggio. »

Annuisce, mai del tutto convinto da queste mie risposte.

Mai del tutto convinto del perché mi trovi di fronte a questa casa, destinata a restare vuota fino al prossimo affitto. È carina, dopotutto, le grandi aiuole del giardino un po’ poco curate che danno l’idea del giusto quotidiano, e le imposte chiuse.

Senza troppa fretta, riprendiamo la strada per scuola, Suigetsu al mio fianco.
« Karin? Che fine ha fatto quel profumo che usavi prima, quello dolciastro? »
« Ti dà noia? » sbotto io, irritata da questa curiosità.
« Umh, figurati cosa me ne frega... »
« Meglio per te. »



Silenzio di – mancata – riflessione.
E no, comunque, il cuore non fa male.

Perché lei non è mai stata la mia Sakurachan. – Finora. –



[427 parole.]

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Capitolo 5
*** Tornerà. [Mada!Ita] ***


Avvertimenti: Spoiler!, What if... (E se?), Shonen-ai, Flashfic.
Note dell’Autrice: Poco più di una flashfic, ipotizzando Madara sapesse che Itachi stava andando a scontrarsi con Sasuke nonostante la malattia. Non mi convince la caratterizzazione di Uchiha, va be’ .-.

Grazie a Shinushio (*cuoricino*), Shadow Eyes (Quel finale mi lascia sempre un po’ perplessa, grazie XD) e Ghen (Più che una recensione è una coltellata, grazie **-).

Colgo l’occasione per farmi auto-spam XD: forse qualcuno saprà che ho all’attivo la BDT in collaborazione con BloodNyar. Mh, se vi faceste un giro sull’account condiviso non vi odierei dal profondo del cuore ;D

Buona lettura – be’, è brevissima ed emblematica .-.




Tornerà.



Non è successo nulla.
Va tutto bene.

«Tornerà».

Lui è più furbo, più forte, più motivato.
Lui non ha motivo di eclissarsi.
Lui è obbligato a tornare.

«Tornerà».

Deglutire, inquieti per la prima volta dopo tanto tempo. – Dopo una vita. –
Non succederà nulla, cazzo.

Va tutto bene.

Quella è semplice fatica, starà meglio dopo essersi incontrato con il giovane fratello.

Anche Sasuke sarebbe stato utile, certo, però...
«Ho scelto lui. Tornerà».

Sì, ci aiuterà nel nostro piano.
È preparato, e dopotutto non sta morendo.
Ci appartiene, la Falce non può chiederlo tutto per sé.

Va tutto bene.
«Tornerà».

Deve andare tutto bene.

«Itachi tornerà».



[ 104 parole. ]

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