Ritorno al passato di AlbAM (/viewuser.php?uid=1110488)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ivar e il demone ***
Capitolo 2: *** Ivar e le streghe ***
Capitolo 1 *** Ivar e il demone ***
Cara Abby, era da tempo che desideravo far incontrare il “tuo” Ivar con la mia banda di svampiti. Spero tanto che questa minilong ti diverta come ha divertito me scriverla!
Capitolo 1
Ivar e il demone
Mare del Nord - IX secolo D.C
Ingrid e Ivar si fronteggiarono guardandosi dritto negli occhi. Il guerriero vichingo non si sarebbe mai aspettato di trovarla proprio lì davanti a lui, sul ponte della nave che lo stava portando nel Wessex.
La magia oscura aveva preso il sopravvento su Ingrid fino a cambiarne in parte l'aspetto fisico,o forse, ciò che Ivar si era trovato ad affrontare era solo l'emanazione oscura dell'ex schiava, ora moglie di Harald e regina dei Vichinghi.
"Che vuoi fare strega?". Le domandò senza farsi impressionare da quegli occhi incredibilmente freddi.
"Tu, Ivar, hai intuito troppe cose. Sei diventato pericoloso!"
"Davvero? Bè, temo che tu abbia ragione, quando torneremo dal Wessex avrai parecchio da spiegare, compresi i poteri oscuri che ti hanno permesso di apparire su questo ponte. Quindi non abituarti troppo al potere strega, perché la tua fortuna non durerà a lungo!"
La strega rise, per nulla impressionata dalle minacce di Ivar. "Per poter tornare dal Wessex, prima ci devi arrivare, Senz'ossa!" rispose sollevando le braccia al cielo e provocando un turbine di ghiaccio sopra la testa del giovane guerriero!
Il turbine colpì Ivar in pieno petto catapultandolo su una delle scialuppe di salvataggio, il vichingo non fece neppure in tempo a capire cosa stesse accadendo che sia lui che la scialuppa furono ricoperti di ghiaccio. Ivar cadde in un sonno profondo e nemmeno si accorse quando la strega spezzò, con un gesto della mano, le corde che assicuravano la scialuppa al ponte facendola precipitare in mare.
La strega continuò a lanciare incantesimi, provocando una tempesta intorno alla nave vichinga che cominciò ad essere squassata dalle onde. L'equipaggio, svegliato dal rumore assordante della tempesta, si lanciò sul ponte per cercare di riprendere il controllo della nave.
Aethelred, che al suo risveglio non aveva trovato Ivar al suo fianco, si era precipitato sul ponte cercandolo e chiamandolo disperatamente.
Improvvisamente un gigante di ghiaccio comparve tra le onde e si abbatté sulla prua della nave frantumandola in mille pezzi. Il comandante ordinò di raggiungere le scialuppe, la nave ormai era perduta.
Aethelred si rifiutò di lasciare il ponte continuando a chiamare Ivar disperatamente finché qualcuno lo sollevò di peso e lo trascinò su una scialuppa.
I vichinghi remavano con fatica, ma quando furono abbastanza lontani dalla nave la tempesta si placò e l'enorme Iceberg scomparve. Un guerriero mormorò "Questa è magia oscura, qualcuno non voleva che arrivassimo vivi in Wessex!" Il comandante lo guardò torvo e ribatté "Non dire idiozie, guardalo, credi davvero che avrebbe potuto tradire Ivar?" Gli altri occupanti della scialuppa osservarono Aethelred chiamare straziato il suo compagno, mentre ciò che restava della nave veniva inghiottita dalle profondità del mare del Nord.
Il Wessex non era lontano e la salvezza dell'equipaggio era praticamente sicura, ma ad Aethelred questo non importava. Nulla aveva più senso per lui, nemmeno vivere.
Roma, A.D. 2020 - Museo di storia della medicina.
Il professor Carletti osservò con soddisfazione il corpo ibernato, adagiato dentro la scialuppa vichinga. Il giovane guerriero era talmente ben conservato che sembrava addormentato. Carletti sospirò, per una volta tutto aveva funzionato perfettamente e il Guerriero "senza nome" era arrivato dal Museo di storia di Bergen, senza incontrare intoppi burocratici o tecnici! La cella frigo dalle pareti trasparenti, appositamente studiata per permettere ai visitatori del museo di ammirare il guerriero vichingo, era perfettamente funzionante.
Il corpo sarebbe stato esposto per tre giorni e poi ospitato dalla facoltà di Medicina di Tor Vergata, dove un'equipe composta da paleopatologi di Bolzano, Pisa e Oslo lo avrebbe sottoposto ad autopsia per datare esattamente la morte del guerriero, dargli un età e soprattutto cercare di capire quale malattia lo avesse colpito.
Mentre ammirava il risultato dei suoi sforzi, la sua attenzione fu attirata da alcuni segni sulla murata della scialuppa. Al suo occhio di esperto di cultura Norrena non sfuggì che si trattava di una scritta in lettere runiche. "Strano, pensò, nessuno mi aveva parlato della presenza di iscrizioni".
Il professore si concentrò per interpretare la scritta rimanendo piuttosto perplesso. Malgrado i caratteri fossero quelli usati dai vichinghi, il testo era in una lingua apparentemente sconosciuta. Provò a sillabare la scritta a voce alta, ma neanche sentendo il suono delle parole, riuscì a coglierne il significato. Il professore fissò il guerriero domandanodsi se quelle scritte contenevano il segreto della sua morte.
Proprio in quel momento il petto del vichingo si mosse leggermente, come se il giovane avesse emesso un sospiro. Carletti ebbe un attimo di panico dal quale si riprese subito. Era uno scienziato, che diamine. Mica uno studentello di medicina alle prime armi!
Sorrise e si voltò. Di fronte a lui il giovane vichingo lo osservava incuriosito. Il guerriero provò a rivolgergli la parola ma il professore non lo degnò di uno sguardo, lo attraversò avanzando spedito verso l'uscita della sala cercando il numero del cellulare del collega di Bergen al quale voleva chiedere informazioni circa la scritta misteriosa. Ivar rimase esterrefatto. "Per Odino… Ma come ha fatto a passare attraverso il mio corpo?" si domandò.
"Sei un fantasma, regazzi' ecco come ha fatto!"
Ivar si voltò verso la voce che aveva parlato. Di fronte a lui c'era un essere molto alto, robusto e dai capelli rossi con due corna in testa e grandi ali nere raccolte dietro le schiena. Indossava degli strani vestiti e lo osservava con un'espressione canzonatoria e le braccia conserte. Ivar ricordò la descrizione dei demoni dell'Inferno cristiano che tempo prima (quanto tempo?) gli aveva fatto Aetherled.
"Chi sei tu?" domandò più incuriosito che impaurito.
"Mi chiamo Razel! Sono un demone infernale, se sai cosa intendo" rispose il demone.
"Che vuoi da me?"
Razel fece spallucce "Niente, ero solo curioso di sapere come avresti reagito una volta sveglio"
"Non capisco, dove sono? Tu sai perché mi trovo qui e chi era quell'uomo?"
"Diciamo che ce stanno ottime possibilità che tu sia vittima di una qualche maledizione che ti ha fatto addormentare, almeno una manciata di secoli fa. Quando sono entrato in questa sala sono apparse quelle scritte sulla scialuppa e per qualche motivo che nun so, magari il fatto che lo scienziato le ha lette a voce alta, te sei risvegliato ma solo in parte. Il tuo corpo sta ancora là dentro, ma il tuo spirito sta qua, davanti a me!"
Ivar osservò il corpo del guerriero dentro la teca di vetro. "Quello sono davvero io?" domandò incredulo."
"Così pare!"
"Bé, non sono per niente un brutto ragazzo! Aethelred è fortunato!"
"Chi?"
"Il mio compagno! Hai qualcosa in contrario?" domandò Ivar minaccioso.
"Esticazzi? Mica, me lo scopo io 'sto Aethelred!" rispose Razel per nulla impressionato. "Vabbé, me ne vado. Stammi bene, Casper!"
Ivar, non capì bene chi fosse questo Casper, ma pensò che quello strano essere fosse l'unico che poteva avere una vaga idea di come aiutarlo, così cambiò atteggiamento e provò a richiamarlo indietro. "Aspetta, per favore. Sono un po' nervoso e forse sono stato sgarbato!"
"Forse?" replicò Razel.
"Va bene. Sono stato sgarbato e ti chiedo scusa. Cerca di capire però, l'ultima cosa che ricordo è che un turbine di ghiaccio mi ha colpito mentre fronteggiavo una strega sul ponte di una nave diretta in Wessex. E adesso mi ritrovo fuori dal mio corpo, non so né in che tempo né in che luogo mi trovo e l'unico che mi vede è un demone di una religione che non è nemmeno la mia! Tu come ti sentiresti al mio posto?"
Razel, alzò un sopracciglio. "Demmerda, in effetti!"
"Pensi di potermi aiutare?"
"Perché dovrei?"
"Non lo so. Forse perché sei l'unico che può farlo?"
Razel ci penso un po' su. In effetti il ragazzo non puzzava di dannato, ma d'altra parte non c'era neppure nessuno dei suoi colleghi angelici a reclamarlo. Gli sarebbe bastato aspettare che gli umani facessero a fettine il suo corpo per portarselo all'Inferno e aggiungere un'altra anima al suo lungo elenco. Ma chissà perché l'idea non lo entusiasmava granché. Forse perché non c'era di mezzo alcuna sfida o forse perché in fondo sentiva che il destino del ragazzo apparteneva a un'altra epoca.
Il demone sbuffò, non sopportava di sentirsi in dovere di fare qualcosa di buono per qualcuno. D'altra parte, non aveva granché da fare quel giorno e poi, a pensarci bene, avrebbe potuto sfruttare la situazione anche a suo vantaggio.
"E va bene, conosco qualcuno che potrebbe darti una mano, ma prima abbiamo bisogno dell'aiuto del biondino angelico!"
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Ivar osservava ammirato il panorama di Roma dalla terrazza del Pincio. Non riusciva a credere che una città potesse essere così grande. La cupola di San Pietro lo affascinava. Non avrebbe mai pensato che fosse possibile costruire una chiesa Cristiana così gigantesca, chissà come sarebbe piaciuto ad Aethelred poter ammirare una simile opera dell'ingegno umano. Sospirò al ricordo del suo compagno, chissà quanto stava soffrendo nel crederlo morto.
"Sei sicuro che arriveranno? Il sole è quasi tramontato e il tempo a mia disposizione è sempre meno. E se decidessero di studiare il mio corpo prima di quanto hai detto?" domandò a Razel che si stava fumando una sigaretta stravaccato su una panchina.
"Naaa, conosco i romani, fanno tutto, ma senza fretta. Fidati!"
"E i tuoi amici? Se non fossero di parola?"
Razel emise una sonora risata. "Il biondino si ammazzerebbe piuttosto che mancare alla parola data, se ha detto che per il tramonto arriva, vedrai che arriva!"
Non aveva finito di parlare che un angelo biondo atterrò davanti a loro seguito da un demone dai capelli ricci e neri.
"Che ti avevo detto, regazzi?" esclamò Razel alzandosi per salutare i due nuovi arrivati che si avvicinarono osservando Ivar incuriositi.
"Wow, erano secoli che non incontravo un vero vichingo!" esclamò eccitato il demone riccioluto porgendo una mano a Ivar e presentandosi "Io mi chiamo Azaele. Piacere!"
Ivar osservò imbarazzato la mano di Azaele senza capire bene cosa fare. L'angelo biondo ridacchiò e commentò "I vichinghi non si davano la mano, tonto!"
Il demone mise su il broncio e non replicò.
"Io comunque sono Michele. Heill"
"Heill!" rispose Ivar.
"Il solito professorino!" borbottò ancora offeso Azaele.
Michele fece finta di non sentire e si rivolse al demone dai capelli rossi. "Bene, Razel. Ora che ci siamo presentati, puoi spiegarmi perché avevi tanta bisogno di parlarmi?"
Razel si sistemò sullo schienale della panchina. "Dunque, il moccioso vichingo qui, non è morto come può sembrare. Il suo corpo è vivo, ma in una sorta di stato catatonico dovuto a una maledizione. Uno scienziato, al Museo della storia delle medicina, ha letto ad alta voce 'na scritta che ha risvegliato la sua anima. Solo quella però, come potete vede'. Il problema è che entro tre giorni faranno un'autopsia al suo corpo per studiarlo. Morale, se non spezziamo la maledizione e rimandiamo il regazzino al suo tempo, morirà e la sua anima sarà bloccata qui per sempre. Tutto chiaro?"
Michele e Azaele si scambiarono uno sguardo perplessi. "E noi come possiamo aiutarti?" domandò l'angelo.
Razel emise un lungo sospiro. "Biondino, me stai a pija' per culo? Noi tre conosciamo ben due streghe! O me sbaglio?"
"Ma Alba non credo che sappia granché di magia oscura!" riflettè Azaele ad alta voce.
Michele guardò Razel dritto negli occhi. "Tu mi stai chiedendo di portare di nuovo giù Elena, non è così?"
"Sei perspicace, biondino!" rispose Razel con un sogghigno.
"Non se ne parla! Quello era un permesso speciale!"
Razel si rivolse a Ivar. "A quanto pare devi morì fra atroci tormenti perché qualcuno qui è troppo egoista!"
Ivar abbassò lo sguardo tristemente. Michele replicò piccato. "Che c'entra l'egoismo! Qui si tratta di regole, non è che posso portare Elena su e giù ogni volta che me lo chiedi!"
Ivar si rese conto che l'angelo si sentiva un po' in colpa per quel no, così provò a giocare la sua carta. "Se te lo chiedessi io? Sei un angelo, mi pare di capire, dunque fare del bene è il tuo scopo no?"
"Si, bè… però..."
"Aethelred, il mio compagno cristiano, mi ha spiegato che gli angeli sono creature divine e pure di cuore, per cui sono certo che tu non potresti mai accettare di essere complice di una strega che mi ha lanciato una maledizione, né che io muoia fatto a pezzi mentre sono ancora vivo. Per non parlare della mia anima che sarebbe destinata a vagare per sempre in questo mondo senza poter mai raggiungere il vostro Paradiso!"
Michele cominciò a sentirsi terribilmente a disagio, mentre Azaele e Razel ridacchiavano godendosi la parlantina di Ivar.
"Sono certo che il fatto che non ti vada di chiedere un permesso per permettere a questa Elena di aiutarmi non dipenda dal fatto che, egoisticamente, non ti va di esporti con un tuo superiore e quindi confido che tu abbia delle ottime ragioni a riguardo.… "
Michele arrossì, era esattamente esporsi di nuovo con San Pietro che lo rendeva restio a chiedere un altro permesso.
“... Ma se consideriamo che addirittura un demone infernale come Razel ha mostrato compassione per la mia situazione…" Ivar lasciò la frase in sospeso facendola seguire da una espressione carica di sottintesi che mise completamente al tappeto Michele.
Razel e Azaele si scambiarono uno sguardo divertito.
"Ho bisogno di riflettere. Faccio un giretto e torno!" mugugnò Michele.
L'angelo si alzò in volo e Azaele commentò "Scommetto una cena alla Pergola che torna con Elena!"
Razel ridacchiò "Te piace vincere facile?"
Ivar non capì bene tutto lo scambio tra i due demoni, però intuì che entrambi erano sicuri che il suo discorso fosse andato a segno.
Non passò neanche un'ora che Michele atterrò tenendo per mano una donna sui quarantacinque anni dall'aspetto allegro e gioviale.
Razel e Azaele si scambiarono il cinque. Michele lanciò loro uno sguardo di fuoco.
Elena sorrise a Razel e si avvicinò a Ivar, lo osservò pensierosa e poi si rivolse agli altri. "Ho bisogno di andare dove riposa il corpo di questo giovane. Ho idea che la soluzione per sciogliere l'incantesimo che lo ha separato dal suo corpo, sia lì"
"Ok. Te porto io, tieniti stretta!" rispose Razel prendendola in braccio” Elena emise una risata allegra e gli cinse le braccia intorno al collo bisbigliandogli qualcosa all'orecchio. Il demone sorrise, la baciò sulle labbra e si alzò in volo.
Ivar incrociò lo sguardo di Azaele che intuì la sua domanda silenziosa. "Si, un tempo quando era viva, era la sua compagna" spiegò sorridendo e aprendo le ali per seguire Razel.
Michele si offrì di portare Ivar e si alzò in volo anche lui.
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Elena osservò concentrata la scritta sulla scialuppa. Rifletté un po' e poi si rivolse ad Azaele "Credo di aver capito come fare, ma ho bisogno di aiuto. Per favore vai a prendere Alba, dille che ho bisogno di lei e di queste erbe: timo, rosmarino, basilico e prezzemolo".
"Elena, devi rimandà il Vichingo a casa, non fargli n'arrosto de porchetta!" commentò Razel.
Elena rise di gusto e rispose "Razel, ti amo, ma di cucina e magia non capisci granché!"
Azaele rise e Razel, senza neanche guardarlo, gli appioppò una pacca sulla nuca.
"Ahia!" si lamentò imbronciato il demone.
"Coraggio, Azaele. Non abbiamo tantissimo tempo!" lo esortò Elena.
Azaele annuì e si smaterializzò.
"Come ha fatto?" domandò Ivar stupito.
"Nun s'è mai capito… è l'unico demone che ci riesce!"
"Chissà, a volte mi viene il dubbio che sia solo velocissimo" ipotizzò Michele. "In effetti gli Arcangeli sono estremamente veloci!"
"Ma non è un demone?" domandò Ivar un po' confuso.
"Si, ma è figlio di due Arcangeli. É 'na storia lunga!" rispose Razel.
"Bé, abbiamo un po' di tempo prima che Azaele ritorni, no?" ribatte Ivar sedendosi a terra a gambe incrociate.
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Capitolo 2 *** Ivar e le streghe ***
Capitolo
2
Ivar
e le streghe
Azaele
ritornò con Alba e le erbe richieste da Elena. "Che c'è?"
domandò accorgendosi che lo guardavano tutti con
curiosità. "Nulla, nulla!" rispose Elena
abbracciando Alba. "È bello rivederti, tesoro!" Alba
restituì l'abbraccio commossa "Anche per me, Elena. Mi
sei mancata tanto!" "Bene, è ora di darsi da
fare. Azaele ti ha spiegato la situazione?" "Si, ma…
io non so granché di magia, riesco giusto a fare qualche
piccolo incantesimo, sono una strega per modo di dire!" rispose
Alba un po' preoccupata. "E allora è arrivato il
momento di cominciare a provare qualcosa di più interessante
che pulire i pavimenti senza usare lo straccio!" rispose Elena
porgendole prezzemolo e rosmarino. “Noi che facciamo,
veniamo con voi?” domandò Azaele un po' preoccupato per
Alba. "No, Azaele, tu e Razel non potete venire con noi. Però
potete aiutarci spostando questa specie di bara di vetro in cui è
rinchiuso il corpo di Ivar!" I demoni aiutati da Michele
staccarono i fili elettrici, sollevarono la pesante teca di vetro e
la poggiarono sul pavimento. Fatto ciò si fecero da parte.
Elena sparse il timo su di sé e su Alba, entrò nella
scialuppa e sparse il basilico sul corpo addormentato di Ivar quindi
si rivolse ad Alba e le fece cenno di entrare anche lei. "Ora
comincerò a ripetere l'incantesimo che ci permetterà di
tornare indietro nel tempo fino al momento in cui la strega si è
scontrata con Ivar. Quando le cose si faranno difficili, mantieni la
calma e al mio cenno intervieni anche tu. Brucia le erbe con i tuoi
poteri e scaglia le tue fiamme infuocate contro la nostra avversaria
o contro qualunque cosa ci lancerà contro, finché non
annulleremo il suo incantesimo! Tutto chiaro?" "Tutto
chiaro!" rispose Alba. Elena si inginocchiò sul corpo
di Ivar e cominciò a ripetere un mantra in una lingua che solo
Alba riusciva a capire. Dopo qualche minuto che non succedeva
nulla Ivar sbuffò spazientito "Siamo sicuri che sappiano
cosa stanno facendo, non mi pare che…". Non fece in tempo
a terminare la frase che scomparve insieme ad Alba ed Elena. Azaele
impallidì e domandò preoccupato. “Ma come
facciamo ad essere sicuri che siano davvero riuscite a tornare nel
passato? E poi se hanno bisogno di aiuto, come facciamo a
trovarle?" "Sta tranquillo, Elena sa il fatto suo,
vedrai che non tarderà a ricomparire con la tua streghetta!"
cercò di tranquillizzarlo Razel. Ma il leggero tremolio nella
sua voce non rassicurò affatto Azaele.
#
Alba
e Elena si ritrovarono sul ponte di una nave vichinga. Intorno a loro
era tutto buio tranne per una fiaccola che emanava abbastanza luce da
illuminare due figure che si fronteggiavano sulla prua. “Eccoli!”
sussurrò Elena indicando Ivar e Ingrid. Ingrid alzò
le braccia al cielo e invocò le onde del mare che non
tardarono ad infrangersi contro i fianchi della nave facendola
ondeggiare violentemente. Ivar disse qualcosa, ma il rumore del vento
e gli scricchiolii della nave coprirono la sua voce. Ingrid guardò
Ivar con rabbia e fece apparire un vortice di vento gelido davanti a
sé, ma un attimo prima che la strega riuscisse a scagliarlo
contro il giovane vichingo, Elena lo attirò risucchiandolo
dentro le palme delle sue mani. "Basta sorella, torna a casa e
lascia in pace il ragazzo" ordinò con voce
perentoria. Ingrid si voltò verso di lei e domandò
stupita "Chi siete voi due?" "Non importa chi
siamo, fai ciò che ti ho chiesto, sorella!" "Sei
pazza se credi che obbedirò agli ordini di una sconosciuta"
rispose Ingrid furente allargando le braccia per lasciare spazio
all'apparizione di due sagome nere che subito si lanciarono sibilando
contro Elena. La strega alzò le braccia al cielo e invocando
l'aiuto di Madre natura creò uno scudo di energia contro il
quale si abbatterono i due spiriti che iniziarono a urlare
furiosamente cercando di sfondare la barriera con i loro
artigli. "Alba, aiutami!" esclamò Elena. Alba,
malgrado fosse terrorizzata da ciò vedeva, si fece forza e
riempì i palmi delle mani con il timo, il rosmarino e il
basilico cercando di ignorare le urla stridule dei due spiriti neri
che continuavano ad attaccare Elena. Provò a concentrarsi
ma dalle sue mani uscirono solo poche scintille, troppo deboli per
incendiare le erbe che stringeva nei pugni. “Svelta Alba,
riprova. Non so quanto riuscirò a tenere ancora a bada questi
spiriti malevoli!” Ingrid rise “Davvero pensavi di
riuscire a sconfiggermi con l’aiuto di questa inutile mocciosa,
sorella?” Alba stava ancora cercando di bruciare le erbe
strette nei suoi pugni quando si accorse che Ivar la stava osservando
sorridendo. I suoi occhi incontrarono quelli del giovane guerriero e
finalmente grazie a quello sguardo fiducioso trovò la
sicurezza che le mancava. Chiuse gli occhi e si concentrò fino
a che sentì la forza del fuoco avvampare nel suo cuore e
scorrere lungo le braccia fino a raggiungere le mani. Aprì i
pugni e dalle mani emise delle lingue di fuoco che bruciarono le erbe
spandendo intorno un acre odore di fumo “Coraggio, Alba.
Ora!”. La esortò Elena ancora impegnata a respingere i
due spiriti neri. “Sciocca ragazzina, credi davvero di
potermi sfidare?“ rise ancora Ingrid rivolgendo le palme verso
Elena. Gli spiriti neri si voltarono immediatamente verso Alba
guardandola con occhi rossi e crudeli. “Fermatela!”
ordinò Ingrid. I due spiriti si lanciarono contro Alba che
senza arretrare nemmeno di un passo lanciò una fiamma così
potente da circondarli e incenerirli all’istante. “La
mocciosa, non è poi così inutile eh, Ingrid?”
rise Ivar soddisfatto.La strega furibonda si preparò ad
attaccare Alba. Elena approfittando del suo momento di distrazione,
le scagliò contro un fulmine centrandola in pieno petto.
Ingrid cadde in ginocchio senza fiato.Prima che potesse riprendersi
Elena le scagliò un altro fulmine e un altro ancora, fino a
che il corpo di Ingrid si fece sempre più trasparente e infine
sparì del tutto. Di colpo, il mare si fece più calmo
e le onde smisero di far ondeggiare la nave. Ivar si avvicinò
alle due streghe e sorridendo amichevolmente le ringraziò. “Io
non so chi voi siate e perché siate comparse su questo ponte,
ma vi sono debitore. Potete chiedermi qualsiasi cosa vogliate!” Elena
sorrise. “Tutto ciò che vogliamo e che capisca che le
streghe non sono necessariamente malvagie e che impari a rispettarle
e soprattutto a proteggerle quando saranno ingiustamente
accusate!” “Lo farò, avete la parola di Ivar,
figlio di Ragnar!" promise il vichingo. “E se ti
incontrerai di nuovo con Ingrid, prometti anche di ripensare ai tuoi
comportamenti e di domandarti se in qualche modo l'hai indotta a
temerti così tanto da attaccarti prima di essere accusata di
qualche infamia!” Ivar, rifletté qualche istante
sulle parole di Elena e poi rispose “Te lo prometto”. “Molto
bene!” approvò Elena soddisfatta. “Ma davvero
non ti ricordi più di noi?" intervenne Alba un po'
dispiaciuta. Ivar la osservò con attenzione e si rese conto
che provava una sensazione di familiarità, ma non riusciva a
ricordarne il motivo. "Mi dispiace, sento che qualcosa ci
lega ma non riesco a capire cosa!” rispose sinceramente
dispiaciuto. “In ogni modo, presto si sveglieranno i miei
uomini e soprattutto il mio compagno, Aethelred. Vorrei presentarvi a
tutti e festeggiare la sconfitta di Ingrid. Che ne pensate?" "Ci
farebbe piacere, Ivar, ma dobbiamo tornare a casa, siamo rimaste
anche troppo. Addio e buona fortuna nel Wessex" rispose Elena
abbracciandolo. Alba si avvicinò timidamente al guerriero.
"Addio, Ivar. Peccato che ci siamo appena conosciuti e già
dobbiamo salutarci, però voglio dirti che non dimenticherò
mai il modo in cui mi hai guardato poco fa. Se non fosse stato per
te, non credo che sarei riuscita a trovare abbastanza fiducia in me
stessa da sconfiggere quei due mostri. Devi essere davvero un grande
condottiero e i tuoi uomini sono fortunati ad averti come
comandante!" Ivar, che non era abituato ai complimenti
arrossì leggermente e rispose. "Sembri una ragazza dolce
e timida, ma i tuoi occhi sono forti, non ho fatto altro che avere
fiducia in quel che vedevo dentro il tuo sguardo!" rispose. Alba
pensò ad Azaele, chissà se anche lui vedeva la stessa
forza dentro i suoi occhi. Sorrise e abbraccio Ivar. "Addio.
Chissà, magari un giorno ci incontreremo ancora!" "Sicuramente
nel Valhalla, dove riposano i veri guerrieri!" rispose il
vichingo con fierezza. Alba e Elena sorrisero a Ivar un'ultima
volta, poi Elena prese una mano di Alba e pronunciò
l'incantesimo di ritorno. Un vortice di vento circondò le
due streghe e un istante dopo Ivar si ritrovò solo sul ponte
della nave.
#
Michele
osservava dubbioso il corpo di Ivar scosso da tremiti. "Ok, lo
spirito del ragazzo vichingo è tornato indietro nel tempo,
almeno credo. Ma secondo voi che fine faranno il corpo e tutto
l'ambaradan a seguito?" Azaele e Razel si scambiarono uno
sguardo perplessi. Effettivamente Elena non aveva detto nulla a
riguardo. "Ma… immagino che sparirà tutto, hai
presente Ritorno al futuro?" ipotizzò Azaele. Razel si
grattò il mento. "Anche io penso che sparirà
tutto, insomma se il regazzino vichingo non si addormenterà su
quella scialuppa, nun arriverà manco qui, no?" "E
se nel frattempo qualcuno entra qua dentro e vede il casino che
abbiamo fatto?" domandò ancora Michele, preoccupato.
"Come gestiamo la situazione?" "Nun lo so ma è
meglio che ci facciamo venì subito un'idea" rispose Razel
indicando l'entrata della sala alle spalle di Michele. L'angelo si
girò. La maniglia della porta si stava abbassando. Azaele fu
il primo a reagire, volò verso la porta e afferrò la
maniglia impedendo a chi stava dall'altra parte di aprirla. "Hey,
che succede?" si sentì domandare da dietro la porta. Era
il professor Carletti che cercava di aprire. "Forse si è
bloccata la maniglia!" rispose un'altra voce. Vado a cercare il
responsabile della manutenzione, mi sa che dovremo smontarla!" "Merda
che facciamo?" domandò Azaele. "Non posso mica
continuare a tenere questa maniglia per sempre!" "Rimettiamo
a posto la teca!" propose Razel. "Ok, giusto. Poi
vediamo di fare in modo che quegli umani si levino dai piedi prima
possibile" approvò Michele. Sollevarono la teca e la
rimisero al suo posto, ma quando fu il momento di attaccare i fili
elettrici i tre osservarono costernati il groviglio multicolore
davanti a loro. "Immagino che neanche a voi due sia venuto in
mente de segnarsi come andavano rimessi i fili?" domandò
poco fiducioso Razel. "E chi ci ha pensato? In teoria non ci
dovevano mica preoccupare di riaccendere questo stupido frigorifero!"
sospirò Michele. "Oh, sentite attacchiamoli come
capita e chi s'è visto, s'è visto" esclamò
Azaele sentendo dei passi nel corridoio. "Ma sei matto? Così
rischiamo di provocare un cortocircuito, ti rendi conto di cosa
potrebbe succedere se diamo fuoco alla scialuppa o peggio ancora al
corpo di Ivar?" "Il biondino ha ragione, non possiamo
rischiare di danneggiare nulla!" intervenne Razel cercando di
sbrogliare i fili mentre i passi si facevano sempre più
vicini. "Mammerda!" esclamò il diavolo nervosamente
rendendosi conto che stava solo peggiorando la situazione. I passi
si fermarono e qualcuno cominciò a martellare sulla maniglia.
Angelo e demoni si guardarono completamente nel panico. "Le ali
ragazzi, facciamo sparire le ali e le aureole!" sussurrò
nervosamente Azaele mentre la maniglia cedeva. Razel nel vedere la
porta aprirsi afferrò Michele per le spalle, lo attirò
a se e gli appioppò un bacio sulla bocca. Al prof. Carletti,
l'assistente Tonelli e il Responsabile della manutenzione Sig.
Bartuzzi, si presentò lo spettacolo di un omone dai capelli
rossi intento a baciare un bel ragazzo biondo che con gli occhi
spalancati stringeva il gilet dell'amante emettendo gemiti
appassionati. Almeno così parve ai tre umani, perché in
realtà Michele stava cercando di protestare e di spingere via
Razel che nel baciarlo ci stava mettendo un entusiasmo un tantino
esagerato "Fo… forse è meglio se torniamo tra
una decina di minuti!" balbettò imbarazzato il prof.
Carletti a voce abbastanza alta da poter essere sentito dai due
"amanti". Dopodiché fece dietrofront e si precipitò
fuori dalla sala, seguito da Tonelli e Bartuzzi. Michele
riuscì a spingere via Razel. Si passò il dorso della mano sulle labbra e con aria disgustata protestò "Ma che
schifo, sei impazzito?". "Embè? Ha funzionato no?
Se ne sono andati e poi scusa, volevi che baciassi il riccioletto?
Almeno tu…!" rispose Razel. "Almeno io cosa? Non
è che stai insinuando che a me sarebbe dovuto piacere?" "Bè…"
commentò con un sorrisetto allusivo Razel. "Ma bè,
un accidente! Guarda che ho i miei gusti e tu non ci rientri proprio.
Ma neanche se fossi l'ultimo altro essere vivente rimasto sulla terra
e in cielo!" "Quante storie, per qualche centimetro di
lingua!" sbuffò il demone. "Se permetti decido io
quale lingua infilarmi in bocca!" abbaiò Michele rosso in
viso. "Ehm, non vorrei interrompere la vostra amena
discussione…" intervenne Azaele ridacchiando "Ma
quel tizio ha detto che sarebbero tornati entro dieci minuti!" "Ecco
appunto, torniamo a occuparci di cose serie, tipo che famo con 'sti
fili?" domandò Razel incrociando le braccia. La domanda
restò senza risposta perché in quell'istante il corpo
di Ivar, la teca e il groviglio di fili sparirono. Rimase solo la
scialuppa dalla cui murata erano sparite le iscrizioni magiche. "Bé,
problema risolto, direi!" bofonchiò Michele ancora
irritato. "Si, ma Alba e Elena?" domandò
preoccupato Azaele. "Tranquillo vedrai che adesso arrivano.
Se è tutto sparito vuol dire che hanno vinto, no?"
rispose con convinzione Razel. Michele si rese conto che l'amico
era pallido, si avvicinò e cercò di rassicurarlo "Razel
ha ragione, se non fosse andata bene, il corpo di Ivar sarebbe ancora
qui. Sono certo che le ragazze hanno sconfitto la strega che lo aveva
maledetto e tra poco riappariranno!" Michele e Razel non si
sbagliavano. Nel giro di un paio di minuti, apparve un vortice di
vento dal quale uscirono le due streghe. "Alba!" esclamò
Azaele precipitandosi ad abbracciarla. Razel si limitò a
strizzare l'occhio ad Elena e suggerire di sloggiare il prima
possibile, i passi del Prof. Carletti e del suo assistente stavano
cominciando a risuonare nel corridoio.
#
Ivar
osservava il mare, ormai completamente calmo, mentre le prime luci
dell'alba illuminavano l'orizzonte. Una barchetta che si allontanava
lentamente dalla nave, catturò la sua attenzione. Gli venne in
mente che durante lo scontro con Ingrid, le corde che assicuravano
una scialuppa di salvataggio erano state bruciate da un fulmine e la
scialuppa era caduta in mare. Forse fu proprio quel ricordo a
sbloccare tutti gli altri perché di colpo Ivar si ricordò
del vortice di ghiaccio, del risveglio nel futuro e dell'incontro con
i demoni e l'angelo che si erano alleati per aiutarlo! “Ecco
perché mi sembrava di conoscere quelle due streghe, erano le
compagne dei due demoni!” Sorrise chiedendosi come avrebbe
reagito Aethelred nello scoprire che Angeli e Demoni non erano
esattamente come li immaginava! "Ivar, che fai qui da solo?
Scommetto che non hai dormito quasi nulla!". La voce pacata e
familiare di Aethelred interruppe i suoi pensieri. "Aethelred!
Che bello rivederti!" esclamò il Vichingo abbracciando
stretto il suo compagno e baciandolo sulla bocca e su tutto il
viso. "Hey, che succede? Saranno al massimo 5 ore che non ci
vediamo, non credo di aver dormito di più!" esclamò
Aethelred confuso ma anche piacevolmente sorpreso dall'entusiasmo di
Ivar. Si staccò a fatica dal vichingo e notando la scialuppa
che si allontanava lentamente domandò sorpreso "È
quella? Com'è finita in mezzo al mare?". Ivar fece un
mezzo sorriso e rispose. "È meglio se ti metti comodo. La
spiegazione è decisamente più lunga e complicata di
quello che puoi immaginarti!"
#
Mentre
Ivar raccontava ad Aethelred la sua incredibile avventura, in un
futuro lontano tre esseri soprannaturali e due streghe stavano
chiacchierando affondati nei morbidi cuscini del divano di Razel mentre la stufa a pellet scaldava piacevolmente la sala.
La parete opposta al divano era nascosta da una grande teca di cristallo che conteneva svariati palloni da calcio, ricordo dei vari mondiali giocati dall'Italia. Azaele e Michele entrando non erano riusciti ad evitare di lanciare un'occhiata ad uno in particolare impreziosito da un autografo. Razel, a cui non sfuggiva nulla, aveva commentato serafico che teneva moltissimo alla collezione e in particolare al pallone autografato da Gattuso e che se mai qualcuno avesse avuto l'idea di rubarglielo, gli avrebbe tirato il collo come a un pollo. Azaele aveva deglutito imbarazzato impallidendo leggermente. Razel aveva sogghignato divertito e poi aveva invitato tutti ad accomodarsi.
Elena e Alba finirono di raccontare lo scontro con Ingrid. Razel sospirò,
si voltò ad osservare il tramonto spettacolare che si poteva
ammirare dalle finestre del suo attico e rivolgendosi ad Elena
commentò malinconico. "S'è fatto il tramonto,
mi sa che devi andare!" "Temo di sì" rispose
lei abbracciandolo. Razel restituì l'abbraccio emettendo un
sospiro rassegnato. "A dire il vero non c'è tutta
questa fretta" disse Michele un po' imbarazzato. Otto occhi lo
osservarono incuriositi. "Che vorresti dire?" domandò
Razel. "Bé, siccome ultimamente tuo malgrado... ti sei
comportato in un modo… uh, cioé non proprio nella tua
natura, intendo natura di demone, e quindi ecco… hai compiuto
delle buone azioni… Stamattina, quando sono andato a prendere
Elena, già che c'ero ho pensato...". L'angelo si
interruppe imbarazzato di fronte allo sguardo indagatore di
Razel. "Hai pensato cosa?" "Che magari potevo
provare a chiedere una specie di dispensa per Elena e così
ho..." Michele si interruppe di nuovo. Si sentiva un po' a
disagio nell'ammettere che aveva perorato la causa di un demone
infernale in Paradiso. “Se po' sapè che hai fatto o
tiriamo a indovinà finché non ci azzecchiamo?” lo
incalzò Razel. “Ho parlato con San Pietro!”
rispose Michele. "E lui che ha fatto, insomma è
intervenuto o no?" sbuffò Razel impaziente. "Si,
è intervenuto” “E quindi?” lo incalzò
ancora Razel. “E quindi Elena può venire a trovarti
due fine settimana al mese!" “Per sempre?”
domandò incredulo Razel. “Si, per sempre!”
sorrise soddisfatto Michele. "Cioè, ho ottenuto
l'affido congiunto cor Paradiso?" ridacchiò Razel. "Ecco,
lo sapevo che te ne saresti uscito con qualcuna delle tue battute
cretine!". Si lagnò Michele."Sei sempre lo stesso
ingrato! E io sono il solito idiota! Che cavolo, potevo
tranquillamente farmi gli affari miei, anziché perdere tempo a
espormi con ..." Razel alzò gli occhi al cielo e
bloccò le lamentele dell'angelo allungando una mano e
tappandogli la bocca. "Biondino!” sospirò
spazientito. “Forse se stai zitto n'attimo, riesco pure a
dirti, grazie!"
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