Il nostro Gajeel

di striscia_04
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 ***
Capitolo 12: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Nota d’autore: ho deciso di revisionare questa storia perché rileggendola ho avvertito il bisogno di correggere qualche punto, sistemandone la punteggiatura e magari arricchendola di qualche descrizione. La trama non è minimamente cambiata e i dialoghi sono rimasti più o meno gli stessi. Spero di aver compiuto un’adeguata revisione e che il risultato piaccia, caricherò tutti i capitoli oggi stesso perché è da quasi una settimana che questo lavoro mi assilla e finalmente sono riuscita a terminarlo, giusto in tempo per dedicarmi ad altre storie.

Il sole filtrò attraverso le tende della camera, mentre uno dei suoi raggi gli si piantò dritto nell’occhio sinistro. Mugugnando si rigirò dall’altra parte, cercando di inibire il fastidio prodotto dalla luce.
In un gesto istintivo si coprì la testa con la coperta, ma a causa della sottigliezza del tessuto la luce ci filtrò attraverso, rendendo il gesto presso che inutile.
L’idea di coprirsi il volto con le mani gli carezzò il cervello, ma il tepore del lenzuolo e la posizione comoda in cui i suoi arti superiori si trovavano lo fecero desistere dal suo intento.
Questa sua pigrizia però gli fu fatale, poiché la luce oltrepassando completamente la tenda gli centrò l’intero viso e bruscamente fu sottratto alle cure di Morfeo.
Ormai sveglio attese un istante, inebriandosi un’ultima volta del piacevole calore del proprio letto; poi ormai rassegnato ad affrontare quell’ennesima giornata scostò le coperte. L’azione gli procurò un leggero brivido: il passaggio dal caldo giaciglio al freddo ambiente della stanza non fu affatto piacevole.
Sbadigliò riuscendo finalmente ad aprire gli occhi, prima di richiuderli istintivamente infastidito dalla luminosità del luogo in netto contrasto con l’oscurità da cui poco prima era attorniato.
Faticosamente si stropicciò i bulbi oculari con due dita, prima di emettere un secondo sbadiglio e spalancare per la seconda volta le palpebre.
Lo stupore si impadronì di lui quando i suoi occhi si poggiarono sulla sua stanza.
O meglio, quella che avrebbe dovuto essere la sua stanza e che invece era una camera completamente diversa. Si guardò intorno spaesato fissando con curiosità quel luogo che aveva un che di familiare.
Il suo sguardo passò rapidamente dal pavimento in legno ricoperto da vari strati di polvere e pieno di piccoli buchi, all’armadio sempre in legno, poggiato contro il muro sinistro. Dal lato opposto si trovava un’ampia madia e sopra di essa uno specchio decorato con legno di quercia. Le pareti color crema presentavano varie crepe ed in alcuni punti, soprattutto quelli vicini al soffitto, l’intonaco era scrostato via lasciando intravedere la copertura in cemento.
Il soffitto poi presentava dei vistosi forellini, disposti un po' qua un po' la a seconda di dove si portava lo sguardo.
Il ragazzo spalancò la bocca, mentre il fiato gli si mozzava in gola ed il sudore gli inzuppò la fronte.
Ci aveva messo un secondo a superare la confusione e a comprendere dove realmente si trovasse, e la risposta a cui era giunto gli aveva procurato un tremendo mal di testa.
Tutto questo è impossibile!” fu il suo primo pensiero: “Non posso trovarmi veramente qui. Questo posto non dovrebbe più esistere da un pezzo!”
Già, quello che stava vedendo non poteva essere reale, era impossibile!
Quel luogo, quella stanza, che subito aveva riconosciuto, era stato anni fa il suo alloggio quando ancora faceva parte della gilda di Phantom Lord!
Gajeel avvertì il suo cuore aumentare il ritmo dei battiti, quando quella costatazione gli fece capolino nel cervello.
Sì, lo riconosceva… quel posto era stato il suo primo alloggio, la sua prima stanza nella sua prima gilda; gli era stato donato da Master Jose in persona.
Continuò a guardarsi in torno riconoscendo ogni centimetro di quella stanza, se di stanza si poteva parlare considerando che era a malapena una cabina.
Sul lato destro a ridosso del muro si trovava il suo vecchio armadio: un mobilio polveroso e tarlato, come dimostravano le centinaia di forellini presenti in entrambe le sue ante ed il colore grigiastro quasi nero che sovrastava il naturale marrone abete.
Vicino alla maniglia il Dragon Slayer riconobbe una decida di solchi: il legno dell’armadio era stato ampiamente scavato. Un occhio inesperto avrebbe attribuito alla lama di una spada tali graffi, ma lui sapeva benissimo che non era così.
Quei graffi ce li aveva lasciati lui stesso anni fa!
Era infatti solito rientrare in quel luogo, perennemente incazzato con il mondo intero e poiché non possedeva un manichino da prendere a pugni e gli era stato proibito di trasformare i suoi compagni in sacchi da boxe umani, si era dovuto accontentare di quel vecchio e lercio armadio.
Non che ci tenesse gran che… era solo un oggetto datogli in dotazione con la stanza in cui poggiava temporaneamente i pochi capi d’abbigliamento che era solito indossare.
Adesso, però, quei graffi, quell’armadio, così identico in ogni più piccolo dettaglio a quello dei suoi ricordi gli fece gelare il sangue.
“Tutto questo deve far parte di un fottutissimo scherzo.” si disse cercando di restare calmo, mentre squadrava l’intera stanza alla ricerca di Lacrima camere nascoste.
Fu così che il suo sguardo si poggiò sul secondo ed ultimo mobile che riempiva quella camera.
Doveva dirlo: rivederla dopo tanti anni gli faceva comprendere ancora di più il degrado in cui aveva vissuto ai tempi di Phantom.
“Tsk, Jose non aveva proprio soldi da spendere per costruire camere più grandi ed allestite. Tra un po' finivo a dormire in un ripostiglio.”
Non che ci fosse andato tanto lontano, considerando che in tutto quella stanza era composta da soli tre mobili: un letto, un armadio ed una specchiera; oltre ovviamente alla porta e ad una finestra ornata con vecchie tende bucherellate.
“Per fortuna c’è almeno il bagno.” si disse, soffermandosi sulla porta che collegava la sua stanza al bagno accanto.
La specchiera, invece, non sapeva bene nemmeno lui perché ce l’avessero messa. In realtà non lo aveva mai saputo neanche quando alloggiava in quel posto, ma non gli era mai interessato di informarsi.
Aveva liquidato la faccenda definendola semplicemente pigrizia di coloro che gli avevano affittato la stanza, che non avevano nemmeno avuto la faccia tosta di portare via tutti i vecchi mobili.
La madia su cui poggiava l’ampio specchio era vecchia: la struttura in legno era ricoperta da una lastra di marmo bianco, che sporco com’era si avvicinava al grigio senza considerare che una parte di essa si era rotta.
Gajeel storse il naso e strinse i denti al ricordo di quando, colpendolo con un pugno quel pezzo di marmo si era frantumato e gli era caduto dritto su un piede.
Aveva lanciato un ululato tremendo quando quel ‘mattone’ gli si era sfracellato sulla pianta spiaccicandogli i diti contro il pavimento e frantumandogli le unghie.
Scosse la testa e strinse gli occhi, arricciando il labbro nel tentativo di dimenticare la dolorosa esperienza, per tornare poi a concentrarsi sullo specchio.
Era veramente brutto!
Quelle stupide decorazioni floreali intagliate lungo il bordo lo rendevano ridicolo, oltre che poco adatto al contesto generale. Inoltre, le figure erano sprecise e squadrate.
Lo specchio in sé, invece, non era nulla di che, ma proprio per questo era forse l’unico oggetto accettabile di tutta la camera. Semplice, miracolosamente pulito e nemmeno rotto.
Distolse lo sguardo riprendendosi dalla sua contemplazione. Non era proprio il momento di perdere tempo. Si voltò dall’altro lato del letto desiderando più che mai di ritrovarci Levy, ma doveva immaginare che tale desiderio era irrealizzabile: il piccolo mobile monoposto non avrebbe mai contenuto tutti e due.
E qui sorgeva l’ennesima domanda: come cavolo c’era finito in quel letto e dov’era Levy?
Era certo di essersi addormentato nel suo letto la sera prima e che la fidanzata gli fosse accanto. Ormai da due anni vivevano insieme in una bella casetta nei pressi di Magnolia.
Da quando poi Levy gli aveva rivelato di essere incinta, lui non la lasciava mai da sola più di qualche ora al giorno.
Gli unici momenti in cui non erano insieme era quando lui partiva per lavorare, e doveva riconoscere che in quel periodo si era dato molto da fare: proprio ieri aveva svolto ben cinque incarichi consecutivi, al punto che lo stesso Makarov gli aveva imposto di fermarsi o avrebbe svuotato la bacheca delle richieste.
Lui gli aveva riso in faccia dicendogli che doveva guadagnare, ma la sera dopo quando i postumi della stanchezza si erano fatti sentire, aveva dovuto riconoscere che come al solito quel vecchio aveva ragione e si era fiondato nel letto addormentandosi subito.
L’inquietudine lo assalì all’improvviso: ritrovarsi senza una ragione precisa in quel luogo lo stava agitando più del previsto. I tempi di Phantom gli avevano sempre riportato alla mente dei ricordi terribili, ricordi che aveva tentato in tutti i modi di cancellare con le sue azioni presenti. Ma ora che si ritrovava lì uno dei suoi incubi peggiori si era realizzato e nella sua testa comparvero mille immagini di quello che aveva fatto in quel periodo della sua vita.
Il ricordo di come aveva ridotto Levy, Jet e Droy, l’immagine di quei tre incatenati ad un albero mezzi morti gli fece risalire su per la gola un conato di vomito, che impiegò qualche secondo e molto sforzo a rigettare giù.
Il pensiero di come aveva ferito ed umiliato quella che sarebbe diventata la sua fidanzata e la futura madre di suo figlio lo fece quasi scoppiare in lacrime.
Scosse la testa energicamente cercando di non lasciarsi andare a tutte quelle emozioni: “Devo darmi una calmata e rimanere lucido per trovare una soluzione… Non è che magari sono vittima di un incantesimo illusorio?”, quel quesito accese una nuova speranza dentro di lui, ma allo stesso tempo lo portò a temere tutto quello che aveva intorno.
Per testare quella tesi si piantò un pugno nello stomaco, ma ottenne solo l’effetto di farsi fortemente male allo stomaco, e scoppiò a tossire cercando di non strozzare a causa della saliva finitagli di traverso. Sentendo il dolore invadergli il corpo e vedendo che l’intero luogo non accennava a sparire o a dissolversi comprese che non si trattava di un’illusione, ma della semplice e pura realtà.
Una realtà assurda ed inaccettabile per lui!
D’altronde come biasimarlo, Phantom Lord era stata sciolta a seguito della guerra che aveva iniziato con Fairy Tail e la sede era stata interamente distrutta da Natsu.
Quel luogo ormai non doveva più esistere, eppure lui c’era dentro!
L’assurda quanto terrificante idea di aver fino ad allora sognato tutto lo paralizzò sul posto, facendogli gelare il sangue nelle vene.
Che fosse finito in coma a seguito di un lavoro andato male? Che avesse semplicemente sognato tutta la faccenda della guerra e di essersi unito a Fairy Tail?
Ma tutte le battaglie, le esperienze, i ricordi e le emozioni che aveva vissuto in tutti quegli anni gli tornarono alla mente cancellando quella terribile supposizione.
Tremante si portò al bordo del letto e poggiando i piedi sul pavimento in legno si sollevò. Ignorando il fastidioso scricchiolio prodotto dai suoi passi proseguì fin quando non giunse davanti allo specchio.
Qui si immobilizzò fissando estasiato la propria immagine riflessa: il suo volto, così come i suoi vestiti non erano minimamente cambiati.
Questa constatazione lo rilassò, continuò a specchiarsi rimirando il suo volto un po' spigoloso sui bordi, contrassegnato da due fila di tre pricing posti sulla fronte al posto delle sopracciglia e lungo i lati del naso. I piccoli occhi color rosso cremisi del proprio riflesso lo fissavano andando a spostarsi su tutto il suo fisico.
Indosso portava ancora i vestiti del giorno prima. Ringraziò mentalmente il vecchio sé stesso per essere stato talmente stanco da non esserseli tolti la sera prima ed essersi infilato nel letto così com’era.
Per la prima volta vedere i capi d’abbigliamento che Levy gli aveva regalato gli fece montare addosso un senso di tranquillità impagabile.
Si portò la mano alla fascia rossa, separata da due righe bianche, carezzando delicatamente il tessuto morbido dell’indumento, il cui scopo era quello di tenere ferme le due ciocche di capelli disposte ai lati del viso.
Fu felice di ritrovarsi la sua immagine riflessa, su cui erano presenti anche i segni della maturità. Temeva di specchiarsi e di trovarsi davanti la sua vecchia faccia, contrassegnata da quel ghigno sadico, dai solchi sotto alle palpebre e da quell’aria da pazzo maniaco assassino che lo distingueva ai tempi di Phantom.
Sorridendo a sé stesso abbassò il volto fino ad inquadrare il braccio sinistro, coperto dal suo giacchetto nero. L’istinto iniziale fu quello di strapparsi via la manica ed assicurarsi che anche il simbolo della gilda fosse al suo posto, ma il suo corpo non volle saperne di muoversi.
Rimase immobile, continuando a fissarsi il braccio senza decidersi ad agire, poi un’altra idea gli venne in mente e con passo felpato si diresse verso la porta della stanza.
Quando fu immerso nel lungo corridoio dove erano poste tutte le camere da letto, l’ansia che gli procurò la vista di quel luogo gli fece accelerare il passo e prima di rendersene conto si ritrovò a correre lungo il vasto corridoio.
Giunto alla rampa di scale che divideva il piano di sopra da quello inferiore prese a falciare i gradini saltandone due alla volta e finalmente giunse al pian terreno.
Sgranò gli occhi e spalancò la bocca rimanendo paralizzato sull’ultimo scalino, mentre fissava imbambolato l’intero luogo.
Le grida di centinaia di persone gli giunsero alle orecchie, ma il suo cervello non ci prestò minimamente attenzione troppo concentrato a chiedersi come tutti quei maghi, dal volto e dal temperamento familiare, si trovassero lì.
Davanti a lui, seduti ai tavoli o al bancone del bar si trovavano tutti i suoi vecchi compagni di gilda. Erano intenti a cantare, ubriacarsi, ridere e scherzare, come se fosse una cosa normale ritrovarsi in quel posto che ormai da anni non doveva neanche più esistere.
“Ehi Gajeel!” lo chiamò una voce: “Hai cambiato look?”
“Ti dona.” rise un altro.
“Zitti idioti, volete che vi spacchi la faccia?” gli bisbigliò un altro uomo seduto al loro tavolo e gli altri due si ammutolirono.
Il discorso, però, non interessò minimamente il Dragon Slayer che, continuando a fissare tutti con sguardo inebetito, tacque.
Non sentirlo rispondere o picchiare nessuno dopo quei commenti allarmò non poco i maghi di Phantom e ben presto si ritrovò gli occhi di tutti puntati contro.
Vide nei loro sguardi un misto di timore e curiosità e fu tentato di tornarsene al piano di sopra e barricarsi in camera, ma dei passi insieme ad una voce fin troppo familiare lo paralizzarono sul posto.
“Ben svegliato Gajeel.” disse Jose arrivandogli vicino ed il moro indietreggiò di un passo prendendo a squadrare il proprio ex Master.
Non era invecchiato di una virgola in tutti quegli anni: indossava ancora una giacchetta bianca color crema con il colletto rigirato e con al centro uno sfavillante fiocco rosso, che gli ricadeva lungo sul davanti, sopra era coperto da un ampio mantello viola ornato con bordi lilla e frastagliato sulle spalle, che erano coperte da lunghi bordi composti da tre punte. Dal dorso si intravedevano spuntare due paia d’ali nere simili a quelle di un pipistrello, mentre sulla testa portava il suo solito cappello viola, simile a quello di una strega.
I lunghi capelli marrone scuro gli ricadevano ai lati del viso e a corniciargli la bocca c’erano due paia di sottili baffetti, che appuntiti gli scivolavano lungo il viso, formando una specie di ampio solco all’ingiù.
Le piccole pupille color rubino si poggiarono su di lui iniziando a squadrarlo dalla testa ai piedi poi un ghigno, che doveva essere un sorriso, comparve sul suo volto.
“Vedo che hai cambiato abbigliamento. Niente male… mi sorprende però, ti ho sempre visto indossare i soliti vestiti in tutti questi anni. Posso sapere a cosa si deve questo cambio di look?”, non c’era astio nella sua voce solo curiosità.
Ciò sorprese fortemente il moro che continuò ad osservarlo con circospezione. Non riusciva a capire come il suo vecchio capo potesse fissarlo con tanta tranquillità: “Questo vecchio è pazzo? Ho abbandonato Phantom e soprattutto dopo il suo scioglimento mi sono unito a Fairy Tail! Cosa cavolo lo trattiene dal disintegrarmi?” pensò, mentre il suo continuo silenzio fece crescere una serie di mormorii in sottofondo.
Gajeel non capiva come Jose fosse lì, avrebbe dovuto trovarsi in prigione e soprattutto non capiva perché non lo aveva ancora attaccato. Lui si era unito alla gilda che più odiava, aveva ripudiato le sue origini, aveva accettato l’aiuto di Makarov ed aveva accettato di rinunciare alla ricerca della continua forza e del potere per dedicarsi alla famiglia, all’amicizia e all’amore; tutto quello che Jose gli aveva sempre imposto di ignorare.
Però l’uomo che aveva davanti non lo osservava con astio o odio, ma con semplice autorità e questo gli procurava ancora più ansia e timore.
Fece un respiro profondo cercando di esibire un sorriso, che però gli venne monco e sgraziato, poi rispose: “N-non è niente Master J-Jose. Ho solo pensato di provare qualcosa di nuovo, ma come avevo immaginato non mi piace affatto. Anzi sai una cosa vado subito a cambiarmi.”
E senza attendere una risposta si voltò salendo in tutta fretta i gradini, non notando l’occhiata interrogativa che Jose gli lanciò.
Quando fu nuovamente nella sua stanza si chiuse la porta alle spalle, e non riuscendo più a sorreggerlo le gambe gli cedettero facendolo cadere in ginocchio.
Spalancò la bocca ispirando a pieni polmoni, mentre il sudore gli colava su tutta la faccia. Facendo pressione sui piedi cercò di sollevarsi e con un salto si fiondò sul letto, premette la faccia sulle morbide lenzuola e chiuse gli occhi.
Spero di svegliarmi presto da quest’incubo.” fu il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi.
Si svegliò una mezz’ora dopo a causa di una gocciolina d’acqua che gli cadde sulla faccia. Sollevandosi constatò con sconforto di essere ancora in quella maledetta camera, e salendo con i piedi sul letto mise una toppa di ferro sul foro da cui colava il liquido.
Poi scendendo si diresse nuovamente verso lo specchio: “E’ il momento della verità.” disse e si strappò la manica del giacchetto.
Sorrise raggiante nell’istante in cui il suo sguardo si poggiò sul simbolo nero, che raffigurava una fata stilizzata con una coda appuntita.
Senza riuscire a trattenersi scoppiò a ridere, ma subito si portò una mano alla bocca osservandosi intorno terrorizzato all’idea che ci fosse qualcuno in ascolto.
Contrasse le narici e i timpani, ma non avvertì alcun odore esterno né tanto meno un qualche rumore.
Cosa faccio adesso? Se Jose o qualcun altro vede questo simbolo come minimo mi scuoia vivo. Non posso andarmene in giro così.”
Continuando a riflettere su come risolvere il problema si avvicinò all’armadio e abbassandosi aprì uno dei cassetti inferiori, dove trovò uno dei suoi vecchi costumi, composto da un paio di pantaloni grigiastri, con una maglietta nera senza maniche.
Afferrati gli indumenti si chiuse in bagno e rigettando la faccia nel lavandino se la sciacquò. Con la faccia ancora zuppa sollevò la testa rimirando il proprio riflesso nel minuto specchietto attaccato al muro, contrasse il volto in una smorfia e arricciò il naso alla vista del pallore della propria pelle e delle pesanti occhiaie. Quella scoperta lo aveva ridotto veramente male, sembrava avesse perso dieci anni di vita.
Si vestì infilandosi i lunghi pantaloni e la maglietta, mettendo per ultima la camicia ornata dalla classica ala nera.
Il suo intento successivo riguardò il nascondere il simbolo sul suo braccio scoperto, per questa ragione si mise a frugare nelle ante dell’armadio finché non trovò una fascia bianca, che si legò intorno al braccio. Il pezzo di stoffa gli coprì quasi completamente la figura rendendola irriconoscibile e lasciando visibile solo una piccola parte del tatuaggio nero.
Se qualcuno gli avesse chiesto il motivo di quell’accessorio, avrebbe risposto che era per coprire una ferita fattasi la sera prima.
Prendendo un respiro profondo si diresse verso la porta.
Non sapeva ancora nulla di tutta la situazione generale, ma una cosa l’aveva capita: l’unico modo per scoprire dove si trovava esattamente e come tornare a casa era stare al gioco e comportarsi come quando era più giovane.
A tale scopo contrasse il volto in un ghigno diabolico e spalancata la porta con irruenza, si diresse nuovamente verso il piano di sotto.
Il suo animo era in preda alla preoccupazione e al disgusto, ma la sua maschera non vacillò un secondo.
 Avrebbe fatto di tutto per tornare dalla sua famiglia!
Avrebbe fatto di tutto per rivedere Levy e niente glielo avrebbe impedito!
 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


Si mise a sedere sul piccolo sgabello, ignorando volutamente tutti quelli che gli stavano intorno. Quando gli fu servito un piatto contenente del ferro ne prese un pezzo e se lo portò alla bocca iniziando a masticarlo.
Che schifo.”, quel pezzo di metallo era veramente disgustoso: oltre al fatto che era mezzo rugginoso, non aveva minimamente una consistenza dura e le bricioline gli si incastravano tra i denti, mentre la mandibola scrocchiava ad ogni morso.
Perfino il suo pasto preferito in quel luogo assumeva un che di vomitevole e ingoiando il primo boccone pregò di tornare presto a casa sua.
“Ehi Gajeel!” una voce lo chiamò con fin troppa enfasi, ma lui non si mosse né si voltò. Sapeva fin troppo bene che quel tizio era mezzo ubriaco, e non era necessario guardarlo in faccia o avvertire il pungente odore di alcol che il suo corpo emanava, per capirlo. Solo il fatto che gli stava rivolgendo così tranquillamente la parola, mentre stava mangiando significava che quel tale in quel momento non era capace né di intendere né di volere.
Doveva riconoscere però, che nell’istante in cui lo aveva chiamato aveva dovuto far fronte a tutta la propria forza di volontà per non sobbalzare. Era preoccupato che quei tizzi scoprissero che era diverso dal solito, per questo motivo mostrare in pubblico le proprie debolezze era inaccettabile.
L’uomo gli si avvicinò e squadrandolo di profilo vide un ghigno per nulla rassicurante sul suo viso. L’istinto gli diceva di colpirlo, almeno lo avrebbe messo a tacere, ma il suo corpo non si mosse se non per afferrare un altro pezzo di ferro e cominciare a masticare.
“Wha ah ah! Gajeel bisogna dartene atto, ieri sera sei stato grande. Tutti parlano di quello che hai fatto al parco di Magnolia.” gli disse l’uomo continuando a ridere.
Si sentì la terra sprofondare sotto i piedi. Non aveva idea di come rispondere a quei complimenti, né di che cosa stesse parlando quel tizio, ma una cosa la sapeva per certo… non gli piaceva per nulla dove stava andando a parare quella conversazione.
“Hai fatto assaggiare a quei vermi di Fairy Tail la potenza di Phantom Lord!” gridò un altro mago alzando un bicchiere al cielo.
“Quei codardi si saranno andati a rintanare in quella loro stupida baracca.”
“Già, non hanno il coraggio di affrontarci! Gha ah ah!”
“Sono dei patetici scarafaggi codardi. Fossi in loro non mi farei più vedere in circolazione, gli abbiamo raso al suolo la sede e non vengono nemmeno ad attaccarci!”
“Attaccarci?! Quei falliti? Scherzi spero? Figurati se quegli idioti hanno anche la faccia tosta di attaccarci!”
“Già, hai ragione.”
Questi e mille altri discorsi si levarono in tutta la gilda e nessuno nel caos generale notò un certo Dragon Slayer, che madido di sudore, cercava di far decelerare i battiti del proprio cuore, mentre prendeva dei grossi respiri.
Gajeel era certo, che se non si fosse calmato da lì a cinque minuti gli sarebbe venuto un attacco di panico e sarebbe svenuto sul pavimento.
Come aveva potuto una singola frase ridurlo in quello stato?! Lui, uno dei maghi più potenti di tutto il mondo magico, ed era bastata una piccola allusione ad un non precisato evento per ridurlo in quello stato!
L’immagine di tre ragazzi incatenati ad un albero, con i volti e tutto il corpo tumefatti gli balenò davanti e dovette sforzarsi per trattenere le lacrime e non mettersi a gridare.
Si portò una mano al petto stringendosi la maglietta, quasi a conficcarsi le unghie fin dentro la carne. Avvertendo la fastidiosa pressione il suo corpo cominciò a rilassarsi ed i fremiti che lo avevano scosso solo pochi istanti prima si bloccarono. Riuscì anche a calmare il respiro e la sua vista tornò normale.
Il tizio che gli aveva rivolto la parola solo poco prima, non udendo una risposta ai suoi complimenti gli si avvicinò e chiese: “Ma è vero che c’era pure una donna tra quei tre che hai pestato e crocifisso al parco?”
Il moro strabuzzò gli occhi, mentre il suo cervello tentava in tutti i modi di non analizzare quella nuova domanda, ma purtroppo per lui le orecchie gli funzionavano fin troppo bene e fu impossibile non sentire ciò che gli venne chiesto.
“D’avvero c’era una donna?” domandò un altro,
“Beh, sapete che il nostro Gajeel non fa sconti difronte a nessuno.”
“Già, se si parla di nemici chiunque è spacciato davanti a lui.”
“Chissà com’era questa maga di Fairy Tail?”
“Magari era carina, ma dopo quello che gli ha fatto mi sa che del suo bel faccino ne resterà ben poco.” scoppiò a ridere il fautore di tutta quella discussione.
La sua gioia, però, ebbe breve durata perché una sbarra di ferro lo centrò in pieno volto scagliandolo contro la parete della struttura. Il corpo cadde privo di sensi sul pavimento. Il colpo gli lasciò la faccia completamente incrostata dal sangue, mentre l’osso del naso risultava appiattito a causa della pressione messa nell’attaccarlo.
Il silenzio calò nella stanza, visibilmente scossi i maghi si voltarono verso il Dragon Slayer, che dal canto suo gli lanciò contro una serie di occhiatacce talmente spaventose che i poveracci per poco non svennero dalla paura.
I piccoli occhi color sangue di Gajeel si posarono su tutti i presenti, poi quando fu sicuro di avere la loro attenzione parlò: “Osate di nuovo interrompere il mio pasto con queste idiozie e vi ammazzo tutti! Ci siamo capiti branco di rifiuti?!”
Tutti ammiccarono con la testa ed il corvino afferrando l’ultimo pezzo di ferro rimasto fuori dal piatto si incamminò verso l’uscita della gilda; e senza ascoltare i vari commenti che la gente gli lanciava dietro uscì in tutta fretta dall’edificio.
 
 
Avvertì il piacevole tepore del suo giaciglio riempirgli il corpo, mentre si rigirava nel letto e si beava della morbidezza delle coperte. Era strano come quel vecchio mobile gli potesse infondere tutta quella calma, forse era a causa della sua sofficità.
Si rigirò distendendo le gambe in diagonale, aspettandosi di non avvertire l’appoggio sotto i piedi, ma invece ce lo trovò. Ciò lo lasciò basito e servì a svegliarlo.
Quel letto era più grande del solito.
Allungò il braccio destro e si ritrovò tra le mani un cuscino, che però non era il suo visto che ci stava dormendo sopra. Apri gli occhi e li richiuse un paio di volte per abituarsi alla luminosità della stanza, che però era poca grazie alle tende che coprivano le finestre.
Stiracchiandosi si sollevò a sedere e rimase basito nel ritrovarsi in una camera da letto che non era la sua.
Si guardò intorno non riconoscendo nulla di quel luogo. Era tutto estraneo, dalle pareti color bianco, alla madia provvista di soprammobili disposta davanti al letto, all’armadio di legno più bello e colorato del suo, ai comodini con sopra le lampade posti ai lati del letto, allo stesso mobile due volte più grande del suo.
Nel posto accanto notò la coperta scostata ed i lenzuoli sotto spiegazzati, segno che qualcuno aveva dormito nel suo stesso letto.
L’idea lo mandò su tutte le furie: non gli piaceva per nulla che qualcuno invadesse il suo spazio privato, benché meno che qualcuno condividesse il suo stesso giaciglio senza il suo permesso.
Cercò di calmarsi ripetendosi che in quel momento i problemi da risolvere erano altri, primo tra tutti capire dove effettivamente si trovava e come c’era finito.
Cominciò a ricapitolare mentalmente tutto quello che aveva fatto la sera prima: era uscito tardi per svolgere una missione molto importante, aveva picchiato tre maghi insulsi, li aveva umiliati ed una volta tornato in camera si era addormentato.
Ora invece si ritrovava in una stanza da letto misteriosa e non era nemmeno sicuro di essere da solo.
Dei passi provenienti dall’esterno della stanza lo misero in guardia ed attendendo che il nuovo arrivato aprisse la porta tacque.
“Gajeel sei sveglio?” gli chiese una voce dolcissima di donna, appartenente sicuramente all’individuo fermo davanti alla porta chiuso.
Non riconobbe il suono di quella voce, era certo di non averla mai sentita eppure qualcosa gli diceva il contrario. Sicuramente non apparteneva a nessuno dei suoi compagni di gilda. Inoltre, era certo che nessuno di quei falliti sarebbe mai venuto ad accoglierlo con tanta allegria: sapevano bene che rischiare di svegliarlo equivaleva a scavarsi la fossa da soli, per questo motivo nessuno osava chiamarlo ed attendevano semplicemente che si svegliasse da solo.
Vide la maniglia piegarsi e la porta socchiudersi prima di aprirsi completamente e rivelare colei che aveva parlato.
Il moro rimase incredulo quando gli si presentò davanti la figura minuta e gracilina di una ragazza dai capelli azzurro cielo, scompigliati e tenuti insieme da una fascia arancione. I piccoli occhi color nocciola di quell’esserino lo guardavano con dolcezza, mentre i lati della sua bocca erano rivolti verso l’alto a formare un sorriso radioso.
Ciò che però lo lasciò a bocca aperta fu il fatto che quella ragazza era identica alla maga di Fairy Tail, che solo poche ore prima aveva pestato di botte ed incatenato ad un albero. Eppure, nonostante i loro volti ed i loro odori fossero identici Gajeel notò nella fisionomia di quella giovane qualcosa di più maturo.
Quando i loro sguardi si incrociarono Levy comprese subito che qualcosa non andava nel suo fidanzato. Era diverso, ma non riusciva bene a capire in che modo, forse erano le borse sotto gli occhi o il fatto che sembrava più basso e meno muscoloso. Oppure derivava tutto da quell’occhiataccia che gli stava rivolgendo: i suoi begli occhi color cremisi adesso apparivano dello stesso colore del sangue, mentre quelle piccole fessure la squadravano con circospezione ed un che di maligno oltre che ostile.
“Che c’è G-Gajeel?” chiese un po' titubante facendo istintivamente un passo in dietro, quando il volto del moro si contrasse in una smorfia.
“Chi sei?”, lo disse con una tale durezza che Levy temette di aver confuso quell’uomo disteso nel suo letto con il suo ragazzo.
“M-Ma che dici?”, “Ti ho detto di dirmi chi CAZZO sei!” gli urlò in faccia l’altro, facendola sobbalzare ed indietreggiare ulteriormente.
“Non mi riconosci?” tentò nuovamente Levy,
“Sei una maga di Fairy Tail?!” chiese lui come se conoscesse già la risposta, ma non ne fosse completamente sicuro.
“Si può sapere cos’hai? Hai picchiato la testa durante l’ultima missione o hai dormito male? Comunque, è ovvio che sia una maga di Fairy Tail, proprio come t…” uno spunzone di ferro gli sfiorò la faccia, graffiandogli una guancia da cui prese a colare un rivolo di sangue.
Quando Levy sentì nuovamente il proprio respiro piantò gli occhi sul moro, che in tutta risposta gli regalò un ghigno sadico, uno di quelli che la ragazza non gli vedeva in faccia da anni.
Fece l’ennesimo passo indietro, ma prima di poter varcare nuovamente la porta e fuggire dalla stanza si ritrovò sbattuta contro la parete, trattenuta a forza da una mano che gli si era avvinghiata intorno al collo.
Inizialmente temette glielo rompesse da quanto la presa era stretta, poi quando i suoi occhi si specchiarono in quelli di Gajeel comprese che quello era l’ultimo dei suoi problemi.
“Bene. Buono a sapersi.” disse ed il suo sorriso si allargò ulteriormente, mentre Levy cercava in tutti i modi di liberarsi dalla sua morsa afferrando il braccio con le mani, ma era troppo debole e non riuscì a smuovere l’arto nemmeno di un millimetro.
“Il tuo volto mi sembrava familiare.” disse l’altro spalancando la bocca, mentre tirava fuori la lingua biforcuta: “Tu non sei quella spazzatura che ho massacrato di botte solo poche ore fa?! Mi sorprende che tu sia in grado di stare ancora in piedi dopo tutti quei colpi.” rise divertito, mentre Levy lo fissava sempre più spaesata.
“Di un po', come hai fatto a guarire?” chiese il moro e per un attimo il suo sguardo tornò serio e minaccioso.
“Ma cosa dici Gajeel? Io non capisco di cosa stai parlando!” gli urlò in faccia la turchina.
“Sto dicendo…” e fece ulteriore pressione sul braccio, costringendo la ragazza a sollevare la testa per evitare di soffocare, “…che non ho idea di come tu abbia fatto a riprenderti così in fretta, ma sono pronto a ripetere il trattamento! Poi mi dirai come sono finito qui.” disse sollevando il braccio sinistro.
E fu allora che lo sguardo di Levy si bloccò sul simbolo che il ragazzo aveva tatuato sull’arto, un disegno nero ritraente una specie di mezza luna rivolta all’insu contrassegnata da due spunzoni posti ai lati e rivolti verso il basso. Dentro il semicerchio era contenuto un piccolo pallino e dal lato destro, vicino ad una delle due punte si diramava una linea circolare piatta che arrotolandosi su se stessa formava una specie di piccola spirale.
Quello è il disegno di Phantom Lord! Cosa ci fa Gajeel con quel simbolo dipinto sul braccio? Questo è d’avvero Gajeel?”
Levy avvertì gli occhi prendere a pizzicarle e le lacrime scenderle lungo il viso, ma nell’istante in cui il moro sollevò il braccio pronto a colpirla la sua disperazione si tramutò in terrore.
Lei non doveva proteggere solo sé stessa! Cosa sarebbe successo al suo bambino se l’avesse ferita?!  In quel momento dentro di lei c’era una creatura che non era ancora venuta alla luce! E lei come madre aveva il dovere di proteggerla!
Si portò entrambe le mani al ventre in un disperato gesto e implorante gridò: “Fermo non colpire!”
Ma l’altro era sordo alle sue suppliche e fece partire il pugno dritto verso il volto della turchina, che in preda alla più ceca disperazione chiuse gli occhi attendendo il colpo.
Fu scagliato via ed avvertì il freddo di una lama sbattergli contro la faccia, prima che potesse vedere il suo assalitore un’esplosione lo centrò in pieno volto e lo accecò scagliandolo contro il letto, che si distrusse sotto il suo peso.
Levy spalancò le palpebre avvertendo il frastuono dell’esplosione e del corpo di Gajeel che si schiantava sul terreno. Spostando lo sguardo riconobbe la figura di Phanterlily trasformato nella sua forma muscolosa e con in mano una lunga spada dalla lama vermiglia. Ai lati dell’elsa erano presenti due carburatori che emettevano piccole scariche di fumo.
“Lily?” gemette preoccupata, l’altro voltandosi verso di lei le si avvicinò porgendole una zampa per alzarsi.
“Come stai?” chiese il gatto preoccupato, “Bene grazie a te.”
“Ti ho sentito gridare e sono corso qui. Poi l’ho visto pronto a colpirti e sono partito alla carica.” disse indicando con l’arma Gajeel, che si stava tirando a sedere proprio in quel momento. Con una mano si reggeva la fronte contrassegnata da un taglio sanguinante.
“Gajeel!” lo chiamò Lily e Levy fu certa che il gatto non si fosse mai rivolto con tanto astio al suo padrone.
“Esigo una spiegazione Gajeel! Perché hai attaccato Levy?”
“E lo chiedi pure sottospecie di felino?” lo schernì il moro, rivolgendogli un ghigno che il gatto non gli aveva mai visto prima. Perfino quello che gli aveva lanciato durante la loro prima battaglia era stato un sorriso di sfida; in quel momento, invece, negli occhi del suo amico Lily poté vedere tutta la sua rabbia, il suo astio e il suo odio, e tutto ciò era rivolto verso di loro! Loro che aveva definito la sua famiglia.
D’istinto portò una zampa davanti a Levy, pronto a proteggerla se quel tizio fosse partito all’attacco.
“Anche tu gatto fai parte di Fairy Tail?”
“Certo.” rispose secco l’altro ed il sorriso sul volto del moro si ampliò.
“Benissimo, allora se ti ammazzo nessuno avrà da ridire.”
“Si può sapere cosa ti è successo?” chiese Lily preoccupato: “Io non ti riconosco, perché ti comporti così?”
“Si vede che non mi conosci gatto. Io mi comporto sempre così, hai davanti a te il mago più forte di Phantom Lord, Gajeel Redfox! E ti assicuro che ti farò pentire per avermi colpito.”
“Phantom Lord!” esclamarono i due prima di guardarsi disorientati.
“Proprio così. E ora preparati!” urlò il moro e gli corse incontro tramutando il suo intero corpo in acciaio. Lily non fece in tempo a rispondere all’attacco e il pugno di Gajeel lo centrò in pieno ventre scagliandolo in dietro. Cercando di resistere, per evitare di ritrasformarsi, mantenne alta la guardia e sollevando la spada piantò un paio di fendenti contro l’avversario, ma l’altro, tramutando il suo braccio in una spada, riuscì a pararli tutti.
“Tutto qui quello che sai fare?” rise e le punte che ornavano la lama iniziarono a muoversi e vibrare, tramutandola in una specie di sega.
La lama rotante sbatte contro quella dell’Exceed, che non riuscendo a sostenerne la forza si spezzò lasciando il gatto scoperto e alla mercè dell’avversario.
Gajeel non si fece sfuggire il vantaggio e con l’ennesimo fendente colpì di striscio il petto del felino, su cui si formò un ampio solco da cui prese a fuoriuscire un mare di sangue.
“GUAAAH!” gridò Lily avvertendo la sega strappargli pelle e peli dal petto e tranciargli una parte degli addominali, prima di tornare alla sua forma piccola e cadere a terra in una pozza di sangue.
“E uno è fatto.” rise Gajeel pestando un piede sulla testa del gatto che riuscì solamente a gemere, mentre sputava fiotti di sangue.
“LILY!” urlò Levy correndo verso i due, ma l’uomo gli si piazzò davanti impedendole di raggiungerlo.
“Preoccupati per te piuttosto.” disse e l’afferrò per un braccio trattenendola sul posto.
Levy questa volta, non si fece cogliere impreparata e con la mano libera incise nell’aria la scritta LITHINING. Un fulmine comparve dalla scritta e centrò in pieno il moro, che con ancora il corpo rivestito dall’acciaio ricevette la scarica elettrica ancora più forte. Piegandosi in due dal dolore ricadde a terra e Levy ne approfittò subito per recuperare Lily e correre fuori dalla casa.
“D-Dove s-stiamo andando?” biascicò il gatto, quando riuscì ad aprire gli occhi.
“Alla gilda, Wendy ti curerà. Poi dovremmo metterci a cercare Gajeel!”
“Ma quello non è Gajeel?” chiese il micio,
“No! Quello non è Gajeel. Quello non è assolutamente il nostro Gajeel!”
“E allora chi è?”
“Non ne sono sicura, ma so che appena arriveremo alla gilda scoprirò se i miei sospetti sono fondati.” disse Levy aumentando il passo.
“Non ti fa bene correre nelle tue condizioni.” l’ammonì Lily, “Lo so, ma se non mi sbrigo ci raggiungerà.”
Infatti, proprio in quel momento i due avvertirono qualcosa corrergli dietro a gran velocità, voltandosi riconobbero la figura del moro, che nonostante le bruciature prodotte dal fulmine non sembrava averne risentito molto.
“M-merda! C-ci raggiungerà!”
“Non ho nemmeno il tempo di creare qualcosa per farci andare più veloci.”
Gajeel aumentò il passo e strappandosi dal braccio un pezzo di pelle metallizzata la lanciò versò Levy.
La scheggia di ferro le si conficcò nel polpaccio destro facendo rovinare a terra i due, mentre gridando la turchina si portò entrambe le mani sulla ferita.
Il pezzo di ferro era ancora incastrato lì e non importava quanto impegno ci mettesse non voleva saperne di togliersi. Intanto, quel corpo estraneo le inviava continue fitte di dolore e la ferita le sanguinava copiosamente, al punto che ben presto le sue mani furono tutte imbrattate dal liquido rosso.
“L-Levy, c-come stai?” chiese Lily che era caduto poco distante da lei,
“Urgh! B-bene c-credo, ma non riesco a t-toglierlo.” gemette indicando la scheggia.
 La situazione era grave, constatò il gatto: l’emorragia era ampia, la perdita di liquido era eccessiva ed il pallore della ragazza lo mise subito in allarme. Cercando di fare forza sulle zampette provò a mettersi in piedi, ed una volta riuscitoci ansimando si portò vicino alla ragazza.
Cercando di impiegare le forze rimanenti afferrò la punta della scheggia e prese a tirare. Sentire i gemiti di Levy lo preoccupava non poco, ma sapeva che lasciare quell’oggetto conficcato nella sua gamba era peggio. Eppure, nonostante ci stesse mettendo tanto impegno, il pezzo di ferro non voleva proprio saperne di uscire a differenza del sangue che ormai gli aveva imbrattato tutte le zampe.
“Eccovi schifosi scarafaggi!” la voce alle sue spalle lo fece sussultare e ruotando la testa si ritrovò davanti la figura di Gajeel. Subito si piazzò tra lui e Levy, che dal canto suo tremava come una foglia e non aveva neanche il coraggio di tenere gli occhi aperti.
“S-Stai indietro!” gli urlò in faccia il gatto, ma il suo ordine apparve ridicolo detto dalla piccola creaturina che era in quel momento, e dal fatto che a causa della ferita era un miracolo riuscisse a stare in piedi.
“Tsk, sparisci.” disse e gli piantò un calcio che lo fece volare a tre metri di distanza, lo slancio terminò con Lily che andò a schiantarsi contro un albero e ricadde a terra privo di sensi.
“Lily!” pianse Levy, la quale tentava in tutti i modi di sollevarsi, ma puntualmente ricadeva distesa a causa delle fitte di dolore che l’avevano paralizzata al suolo.
“Ora concludiamo il lavoro.” sentì dire a Gajeel e spostando lo sguardo fece appena in tempo a vedere il braccio a forma di lama, che le si avvicinò pericolosamente alla testa.
Per la seconda volta il moro fu scagliato all’indietro e cadde pesantemente sul terreno. Questa volta però, a colpirlo non fu una spada bensì un pugno, che gli lasciò sulla guancia un’ampia ustione.
“GAJEEL!” tuonò Natsu, i cui occhi erano piccole fessure che squadravano con ferocia l’amico.
“N-Natsu.” bisbigliò Levy con le lacrime agli occhi.
“Levy!” avvertì una voce fin troppo familiare al suo fianco e voltandosi riconobbe Lucy, che preoccupata la guardava e continuava a chiamarla.
“Lu-chan.”, pianse la turchina portando le mani sulle braccia della compagna, desiderando più che mai stringerla in un abbraccio.
Entrambe, però, furono distratte dall’urlo di Natsu, che come una furia partì all’assalto. Il corvino non lo vide nemmeno arrivare, avvertì solo i suoi pugni bruciargli la pelle ed incrinargli le ossa. Dopo solo pochi colpi era già riverso a terra esanime.
Il rosato dal canto suo non sembrava intenzionato a fermarsi e continuò a colpirlo, e colpirlo, fin quando la vista del Dragon Slayer non si fece opaca ed i suoi sensi si affievolirono. L’ultima cosa che udì prima di svenire fu la voce di Levy che gridò: “Natsu adesso basta! Smettila di colpirlo, dobbiamo portarlo alla gilda, ti spiegherò tutto là.”
Il diretto interessato, sentendo tale ordine e non avvertendo più alcuna resistenza da parte del suo avversario si fermò, squadrando Levy con un cipiglio alzato.
Vedendo però le ferite che lei e Lily avevano riportato decise di rimandare le spiegazioni a più tardi.
Afferrò Gajeel per il retro della camicia e prese a trascinarlo, mentre Lucy aiutava Levy ad alzarsi ed Happy sorreggeva Lily ancora incosciente.

Nota d’autore: ecco il primo capitolo effettivo. Devo dirlo, credo di essere stata un tantino brutale, soprattutto nella seconda parte. Ma se sono riuscita a farvi odiare, almeno un pochino, il secondo Gajeel, mi ritengo più che soddisfatta.
Parlando proprio di lui, deve essere stato uno shock risvegliarsi e trovarsi davanti Levy, anche se credo, che ad avere una pessima giornata sia stata quest’ultima.
Il Gajeel del futuro non se la passa sicuramente meglio, e se venisse a sapere di questa storia, ritengo che arriverebbe ad ammazzarsi da solo.
A parte questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, ci ho messo un po' a scriverlo e sono soddisfatta del risultato.
Mi sono presa qualche libertà artistica, per esempio la spada di Lily che oltre ad essere un’arma da taglio è diventata pure una specie di mini-cannone. (Ringraziamo Elsa, che gliel’ha regalata per natale XD.)
Da qui in poi ci saranno capitoli, che si soffermeranno su entrambi gli scenari, quello passato e quello futuro. Ed entrambi i Gajeel dovranno interagire con le controparti dei personaggi future e passate. Non vi anticipo nulla, però.
Spero che la storia continuerà a piacere, tenterò di aggiornare ogni due giorni.
Grazie in anticipo a chi la leggerà e la recensirà.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


Correva, anche se, nemmeno lui sapeva dove. Sapeva solo di doversi allontanare il più possibile dalla sede di Phantom. Per questo correva per le strade di Magnolia, ignorando i reclami che i passanti gli lanciavano nell’istante in cui li urtava, rischiando di farli cadere a terra.
Arrivato in un vicolo ci si infilò subito e piegandosi in due, con le mani poggiate sulle ginocchia, che avevano preso a bruciargli per lo sforzo, ispirò pesantemente cercando di riprendere fiato.
Avvertendo che i suoi polmoni erano ormai tornati ad una situazione di equilibrio e che l’iperventilazione si era interrotta, si sedette a gambe incrociate sull’asfalto.
Non sapeva dove andare, né cosa fare esattamente. Ora che aveva smesso di scappare si rendeva conto di quanto quell’azione fosse stata stupida ed inutile, oltre che rischiosa: qualcuno si sarebbe potuto insospettire per la sua improvvisa fuga!
Però, per quanto si rendesse conto di non aver riflettuto a fondo sulla decisione dentro di sé sapeva di aver fatto bene. Alla sede della gilda non avrebbe potuto trovare risposte alle sue domande e avrebbe rischiato di farsi scoprire.
Quindi, a conti fatti l’idea della fuga si era dimostrata utile soprattutto per dissipare un suo tremendo sospetto.
A questo scopo si sollevò in piedi e facendo capolino dal vicolo si assicurò di non essere stato seguito. Quando fu certo di ciò, uscì e notando davanti ad un negozio di fiori un giornalaio, si avvicinò.
Il ragazzotto appena se lo ritrovò davanti indietreggiò; Gajeel suppose che lo avesse riconosciuto. Ma nell’istante in cui gli vide tirar fuori dalla tasca dei pantaloni cinque monete, al ragazzino si illuminarono gli occhi e messa da parte la paura afferrò i soldi e gli porse il giornale.
Il moro quasi glielo strappò dalle mani, la sua agitazione era troppa per essere contenuta: in quell’agglomerato di fogli poteva esserci la risposta a tutte le sue domande!
C’era anche però la possibilità che lì dentro ci fosse la prova leggibile che il suo più grande timore si realizzasse; e ciò era il motivo per cui il Dragon Slayer, nell’istante in cui mise mano sui fogli di carta, fu scosso da un brivido.
Sedendosi su una panchina prese a sfogliare il giornale. Era pieno di inutili dettagli o comunque eventi a lui poco rilevanti. Per esempio si discuteva delle varie imprese finanziarie nate nell’ultimo mese o dei provvedimenti giuridici emanati dal Consiglio per gestire le gilde o si faceva menzione dei vari numeri della rivista Sorcerer.
Insomma, tutti elementi totalmente inutili o di poca rilevanza; se non che lo sguardo del moro si poggiò sulla prima pagina, dove era pubblicata la data giornaliera e…
Gajeel fu certo che il suo cuore si fosse bloccato per un millesimo di secondo, perché nell’istante in cui aveva letto la data riportata su quel giornale tutto in torno a lui si era fatto sfocato ed il fiato gli era morto in gola.
Sbattendo le palpebre un paio di volte, per abituarle alla luminosità dei raggi solari tornò a concentrarsi sulle notizie. Per sicurezza sfogliò nuovamente tutto il quotidiano, per poi soffermarsi nuovamente sulla prima pagina. Tappando il rigo su cui era scritta la data del giorno piantò gli occhi sul proprio indice, che lentamente scivolò sul foglio per rivelare nuovamente la scritta.
Strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca: anche se lo aveva già visto si era illuso di essersi sbagliato, di aver letto male, ma adesso che lo rileggeva più e più volte non c’erano dubbi né insicurezze che potessero farlo esitare.
Su quel giornale c’era effettivamente incisa la data del 4 agosto dell’anno X784.
Ben nove anni prima dell’epoca a cui apparteneva!
Eccola lì, scritta nero su bianco, la prova che i suoi sospetti erano fondati… non sapeva come, non sapeva perché, ma adesso ne era certo: aveva viaggiato nel tempo ed era tornato a nove anni prima!
Ecco perché Phantom Lord esisteva ancora, ecco perché Jose non era rinchiuso in una prigione del Consiglio, ecco perché si era fatta menzione dell’attacco avvenuto al parco di Magnolia.
Non era sotto l’effetto di qualche illusione, non stava sognando e nessuno gli stava facendo uno scherzo: semplicemente lui non avrebbe dovuto trovarsi in quel luogo, in quel preciso momento storico!
Sentì la testa farglisi pesante e il mondo in torno a lui prese a vorticare. Chiuse gli occhi sperando che quella sensazione di nausea, che gli affliggeva lo stomaco diminuisse, ma ciò non avvenne. Anzi, il trovarsi completamente immerso nel buio gli fece solo un effetto peggiore.
Certo di essere vicino allo svenimento, - non serviva notare il pallore della propria pelle, né percepire il sudore freddo scivolargli giù per il volto per comprendere di essere vicino a cadere a terra-; strappò un pezzo di ferro dalla panchina e se lo portò alle labbra.
Avvertire il saporaccio di quel pezzo di ferraglia inondargli la bocca servì a ridestarlo ed imponendoselo riuscì ad inghiottirlo. Il leggero pasto gli ridiede un certo colorito ed attendendo una decina di minuti, che passò sdraiato sul posto a gambe alzate, riuscì a riprendersi.
Quando avvertì le forze tornargli si rimise a sedere e cominciò a riflettere sul da farsi: “Ricapitoliamo: sono bloccato nel passato, nove anni per la precisione. Non so come ci sono finito e non ho idea di come tornare a casa mia. Oltre tutto non posso chiedere aiuto a nessuno. E poi, cazzo! Perché sono finito proprio qui?! Tra tutti gli stramaledettissimi periodi storici che ci sono, proprio qui dovevo finire?! Almeno se fossi arrivato un giorno prima…”.
Quella consapevolezza gli procurò un forte dolore al petto, che cercò in tutti i modi di ignorare: “Phantom Lord esiste ancora, ma non posso certo andare da Jose e dirgli che non sono il Gajeel di questo tempo. Come minimo quel vecchiaccio vorrà sfruttarmi per vincere la guerra contro Fairy Tail e se scoprisse che adesso ne faccio parte mi ammazzerebbe all’istante.”
Quel pensiero gli procurò un brivido lungo la schiena, ma la sua mente fu scossa da tutt’altra questione: se lui si trovava lì, dov’era il Gajeel di quel tempo?
Forse era partito per una missione?
Impossibile, in quel periodo avrebbe dovuto scatenare una guerra, inoltre non ricordava di essere andato da nessuna parte. Jose non avrebbe certo permesso che il mago più forte della sua gilda si assentasse nel momento in cui si preparava a scontrarsi con i suoi arcinemici.
Poteva, però, essere lui a non ricordare bene quel preciso momento, in fondo durante quei giorni molti eventi lo avevano impegnato e forse quelli meno rilevanti li aveva rimossi.
Tremò al pensiero di rientrare in gilda e ritrovarsi davanti il vecchio sé stesso, non lo avrebbe saputo gestire! Preferiva di gran lunga l’idea di essere scoperto e di dover combattere contro l’intera Phantom piuttosto che rivolgere, anche solo la parola, al se passato.
Ricordava bene di essere stato uno stronzo bastardo, di aver fatto soffrire una miriade di persone, persone a cui adesso voleva un mondo di bene.
Però, se da un lato il desiderio di vedere l’altro Gajeel gli incuteva un certo timore, dall’altro ritrovarselo davanti gli faceva prudere le mani. Potergliela far pagare, spaccargli ogni osso del corpo, picchiarlo fino a cancellarlo dalla stessa esistenza, come ad eliminare un fantasma del suo passato le cui azioni lo avevano e ancora lo tormentavano; gli procurava un che di gioia.
Si, perché non importava se Levy lo aveva perdonato, se lo amava, se l’intera gilda lo definiva un membro della famiglia, se Makarov lo aveva accolto perdonando le sue azioni, se Lily lo vedeva come un suo grande amico di cui andare fiero e di cui possedeva il rispetto; lui non si sarebbe mai perdonato! Potevano ripeterglielo fino allo svenimento che gli volevano bene e che avevano accettato e perdonato il suo vecchio comportamento, lui non ci sarebbe mai riuscito! Lui quelle azioni le aveva commesse, lui con quelle azioni avrebbe dovuto convivere per tutta la vita e solo l’idea di ritrovarsi nel passato, nel tempo in cui gli effetti del suo comportamento erano ancora così freschi lo faceva impazzire!
Prese un profondo respiro ricadendo sulla panchina e distendendo le gambe sul marciapiede, autocommiserarsi non lo avrebbe aiutato a tornare a casa e tutta quell’agitazione gli avrebbe ben presto procurato un malore.
Si sollevò incamminandosi verso il centro città, continuando a rimuginare sul da farsi: non poteva tornare in dietro, non subito almeno. Non poteva andare all’ospedale, per quanto desiderasse con tutto sé stesso mettersi a correre verso l’edificio e rimanere seduto al capezzale di Levy, comprendeva che se un mago di Fairy Tail lo avesse riconosciuto sarebbe stata la fine.
La frustrazione gli fece prendere a calci un sasso che centrò in pieno un palo della luce frantumandone la lampadina e facendo fuggire coloro che gli stavano intorno.
Si disse che non poteva nemmeno recarsi alla sede di Fairy Tail, i suoi futuri compagni ritrovandoselo davanti non gli avrebbero certo creduto ed anzi lo avrebbero attaccato. Quindi, anche quell’opzione era da escludere.
Tutto quel pensare, a cui non era affatto abituato, gli stava facendo venire un gran malditesta. Poi un’idea gli attraversò il cervello ed il suo volto si illuminò.
Ma sì! Mi basterà chiedere a lui. Se lo convinco ad incontrarmi in privato potrò spiegargli la situazione e forse troverà un modo per farmi tornare a casa prima che inizi la guerra.”
Rinfrancato da questa possibilità si diresse verso la sede della gilda più famosa della città di Magnolia.
 
Makarov sedeva alla sua scrivania. La sua mente in quel momento era turbata da mille pensieri, da mille dubbi, ma soprattutto il suo animo era ricolmo di rabbia e frustrazione.
Lo aveva permesso… la sua negligenza aveva permesso ai suoi nemici di ferire i suoi adorati compagni, la sua famiglia! Era stato uno stupido a pensare che Jose si sarebbe accontentato di distruggergli la sede, era stato uno sciocco a non informare subito il Consiglio in modo che venissero presi dei provvedimenti. Aveva riflettuto poco sulla gravità della situazione ed a pagarne le spese erano stati i suoi figli!
I volti di Levy e dei suoi compagni gli balenarono di fronte agli occhi e la sua bocca si contrasse in una smorfia, mentre si mordeva il labbro superiore per impedire alle lacrime di cominciare a sgorgare.
Aveva fallito! Per l’ennesima volta aveva fallito, sia come Master sia come genitore! I suoi figli erano riversi in un letto di ospedale, in condizioni critiche, dopo essere stati umiliati; e la colpa era solo sua che non era stato in grado di proteggerli!
Picchiò il pugno sul tavolo della scrivania cercando di reprimere il desiderio di partire all’istante ed assaltare Phantom Lord.
Minuto dopo minuto sentiva crescergli dentro l’ira, una furia indomabile, che non vedeva l’ora di scagliare contro i propri nemici. Gli avrebbe fatto pentire l’aver attaccato la sua famiglia, non avrebbe avuto riserve: Jose non sarebbe stato risparmiato!
Al diavolo il Consiglio e le sue stupide regole, al diavolo i danni che la loro guerra avrebbe procurato. Gli edifici si potevano ricostruire, ma le vite delle persone no ed era certo che se avesse ignorato anche quest’ultimo attacco, quello dopo sarebbe stato molto peggio ed i suoi sottoposti non se la sarebbero cavata con qualche osso rotto.
Per questo motivo avrebbe messo fine oggi stesso all’esistenza di Phantom e poi al resto avrebbero pensato gli uomini del Consiglio, a lui importava solo farla pagare a quei bastardi, il resto non aveva importanza.
Fece un respiro profondo: innanzi tutto doveva mantenersi lucido, non poteva permettere alla rabbia di annebbiargli la ragione; anche se ormai sembrava un’impresa impossibile doveva calmarsi e preparare con cognizione l’attacco.
L’idea era quella di partire e scatenarsi a più non posso radendo al suolo l’edificio nemico e massacrando di botte i maghi, e così avrebbe agito. Anche perché, conoscendo quella testa calda di Natsu doveva muoversi a dare il via all’assalto o quel casinista sarebbe partito per conto suo e in quella situazione non era proprio accettabile un altro colpo di testa.
Spostando la sedia ricadde sul pavimento e, munito del suo fidato bastone, si avviò alla porta pronto a dare il segnale di inizio, ma…
CRACK
Qualcosa sbatte contro la sua finestra infrangendone il vetro.
Il piccolo oggetto rotolò ai suoi piedi e quando notò che si trattava di un sasso a cui era stato rilegato un messaggio si sentì sollevato, scartando l’ipotesi di un possibile attacco a sorpresa.
Curioso afferrò la pietra e aprendo il pezzo di carta prese a leggerne il contenuto: “Master Makarov, non posso dirti chi sono né perché ti ho inviato questo messaggio. Ti chiedo però di dirigerti all’indirizzo sottocitato e di venirci DA SOLO. Ho bisogno di parlarti di una cosa molto importante che riguarda Phantom Lord. Mi raccomando sbrigati e non portare nessuno.”
Terminato di leggere il vecchio si rigirò tra le mani la lettera.
Inizialmente aveva ipotizzato si trattasse di uno scherzo, poi però leggendo il nome di Phantom aveva compreso che poteva essere addirittura una trappola!
“Andarci da solo è impensabile. Però se non lo faccio e la richiesta si dimostra vera potrei precludermi importanti informazioni.”
L’idea di andarci da solo non lo attraeva per nulla, conoscendo Jose questa poteva essere un’altra delle sue diaboliche idee e se fosse davvero finito in un’imboscata non avrebbe potuto aiutare gli altri membri della gilda durante l’assalto. Inoltre, non era del tutto certo di cavarsela da solo contro l’élite di Phantom.
D’altro canto, la veridicità di queste presunte informazioni poteva fargli molto comodo.
Stufo di rimuginare sulla questione imboccò il corridoio esterno e presentandosi davanti a tutti i suoi affiliati si schiarì la voce e parlò: “Ragazzi miei, quello che ci è stato fatto è imperdonabile! Non tollererò un’azione tanto ignobile e giuro che farò pagare questo affronto a Phantom Lord! Vendicheremo i nostri compagni!”
Urla di incitamento e approvazione rimbombarono per tutto il locale, attendendo l’ordine i maghi terminarono i preparativi, prima di riportare la propria attenzione sul vecchio.
Quando il silenzio calò nella stanza il Master riprese il discorso: “Vi chiedo però, di avere ancora un po' di pazienza…”
“Cosa?! Ma che dici vecchietto, dobbiamo andare a vendicare Levy, Jet e Droy.” proruppe Natsu già infastidito all’idea di attendere ulteriormente.
“Lo so!” tuonò Makarov ed il rosato tacque: “E lo faremo! Ma prima devo incontrare una persona. Vi chiedo quindi di attendere il mio ritorno.”
“Una persona? E chi sarebbe Master?” si fece avanti Elsa, “Non posso dirtelo. Quello di cui devo parlare con questo individuo riguarda noi due. Ma vi prometto che una volta tornato partiremo subito all’attacco.”
Per nulla contenti di dover aspettare i maghi erano pronti a protestare, ma un’occhiataccia di Elsa li mise a tacere e tutti si rassegnarono.
 
Gajeel attendeva seduto su quel mare di rifiuti da quasi tre ore, aveva dato istruzioni precise a Makarov, quindi perché cavolo ci metteva tanto?!
Forse aveva deciso di non venire? Aveva attribuito quel messaggio ad uno scherzo? Impossibile, lo conosceva troppo bene ed era certo che il vecchio nell’istante in cui aveva trovato scritto il nome della gilda nemica, si era subito convinto che quel messaggio non era una burla.
Il problema poteva essere ben altro: Makarov aveva interpretato quella richiesta di incontro come una possibile trappola e si era rifiutato di venire! O peggio si sarebbe portato dietro Titania o altri maghi!
Questo avrebbe fatto saltare il suo piano e quindi la sua unica possibilità di stabilire un contatto con un’abitante di quel tempo.
Cominciò a credere di aver commesso un madornale errore a scrivere quel biglietto e che rimanere lì potesse essere pericoloso.
Ma non fece in tempo a sollevarsi in piedi, che avvertì una serie di passi avvicinarsi alla montagna di rottami su cui era seduto.
Rimase in ascolto, riconoscendo in quel suono ritmico la presenza di un singolo individuo. Trattene il fiato, mentre il suo corpo prese a tremare per l’agitazione.
Quando gli si presentò davanti l’individuo si sentì riempire il petto da uno strano, ma piacevole, calore nel riconoscere la minuta figura di un vecchietto dai grandi baffoni a manubrio e la testa mezza pelata.
Makarov invece non fu altrettanto felice di ritrovarsi il moro davanti, tra tutte le persone che sperava di incontrare in quel luogo lui era l’ultima con cui voleva avere a che fare.
I due presero a fissarsi con curiosità e diffidenza.
Gajeel doveva riconoscere che vedere Makarov più giovane di nove anni gli faceva uno strano effetto. Forse era dovuto all’assenza della cespugliosa barba bianca o al fatto che si era abituato a vederlo su una sedia a rotelle. Per questo non riuscì a trattenere un sorriso.
Il gesto, però, non piacque per nulla al diretto interessato che, cercando di trattenersi dal colpire il ragazzo, si fece avanti.
“Perché mi hai fatto venire qui?” chiese, intenzionato ad arrivare subito al punto.
Quella domanda, detta con un tono tutt’altro che amichevole, riportò il Dragon Slayer alla realtà e senza attendere oltre parlò: “Ho bisogno del tuo aiuto.”
“Del mio aiuto?! Cos’è uno scherzo? Tu, un membro di Phantom vuoi l’aiuto del Master di Fairy Tail?”
“Proprio così.” rispose l’altro, continuando a fissare il vecchio.
“Prima voglio sapere una cosa: sei stato tu ad attaccare i miei compagni e a distruggere la sede della mia gilda?”
A quella domanda il mago si congelò sul posto, avvertì il suo corpo iniziare a tremare e la voce gli morì in gola impedendogli di dare una risposta.
Sapeva fin da subito che presto la conversazione avrebbe toccato quell’argomento, sperava però, di riuscire a raccontare almeno in parte la sua situazione, prima di passare a quello. E soprattutto credeva, che sarebbe stato in grado di dare una risposta franca. Invece, solo l’idea di ammettere la propria colpevolezza lo bloccò.
Il silenzio calò sul vicolo, Gajeel non riusciva a parlare benché meno a fissare Makarov in faccia. Continuava a rigirarsi un bullone tra le dita cercando in tutti i modi di trovare le parole giuste. Sulla fronte avvertiva lo sguardo di fuoco che il vecchio gli stava lanciando.
Rassegnatosi tirò su la testa e poggiando il proprio sguardo su quello di Makarov disse: “S-Si.”
Bastò quel rantolo, più simile ad un sussurro, a riaccendere la furia nel volto del Master. E prima che il moro potesse dire qualsiasi cosa o fare alcun movimento, una gigantesca mano lo circondò intrappolandolo nella sua presa e lo scagliò con forza inaudita contro il muro alle sue spalle.
L’urto contro la parete fece annebbiare la vista al corvino e la stretta gli rese difficile respirare, mentre un preoccupante scricchiolio proveniente dalla sua schiena gli inondò la mentre, insieme ad un paio di fitte di dolore.
Il volto di Makarov era una maschera di puro odio: i piccoli occhi, di solito tenuti chiusi, erano spalancati oltre l’inverosimile, con dei pesanti solchi a circondarli, la sua bocca era contratta in un’espressione imbufalita e la mascella era serrata, mentre un’ampia vena varicosa gli era comparsa al centro della fronte.
Ciò che, però, fece sussultare il Dragon Slayer fu l’immensa aura dorata che attorniava il corpo del vecchio.
Gajeel si sentì soffocare: l’aura del vecchio era talmente potente da modificare l’ossigeno del vicolo? Oppure, dipendeva tutto dal grande palmo che lo stava piano piano stritolando nella sua morsa?
Una cosa, però, la sapeva… erano passati anni da quando il vecchio Makarov gli aveva rivolto quello sguardo così ostile e battagliero, e doveva essere onesto: nonostante fosse diventato più forte la potenza del nonnetto gli faceva ancora tremare le ginocchia.
Cercò di liberarsi facendo pressione su una delle grandi dita, ma ottenne solo, come effetto, il ritrovarsi stretto ulteriormente nella presa. Ciò gli procurò un senso di asfissia, mentre si rendeva conto del diminuire dell’aria e del fatto che se il vecchio avesse voluto avrebbe potuto spiaccicarlo come una mosca.
Per questo motivo non tentò di trasformare il suo corpo in acciaio, ne oppose ulteriore resistenza: doveva dimostrare al suo interlocutore che non voleva fargli del male, ma soltanto parlare.
L’impresa, però, si rivelò tutt’altro che facile poiché il vecchietto non sembrava intenzionato ad aprirsi al dialogo e soprattutto nel suo sguardo si leggeva l’incessante desiderio di sbriciolargli tutte le ossa; cosa che effettivamente avrebbe potuto benissimo fare.
“Basta prendermi in giro stupido marmocchio! Dimmi cosa ha in mente Jose! Ti ha mandato lui qui?! Che quel codardo si faccia vedere e mi affronti!”
“Vecchio, vuoi abbassare quella stramaledettissima voce! Qualcuno potrebbe sentirci!” rispose alterato il moro, cercando di incamerare più ossigeno possibile ora che Makarov aveva allentato la stretta per permettergli di rispondere.
Il Master, però, non apprezzò affatto il tono usato dal giovane e imprimendo pressione sulla stretta riprese a stritolarlo.
Gajeel dovette farsi forza per non scoppiare ad urlare, mentre avvertiva le ossa scricchiolare sempre di più.
“Ho poca pazienza, vedi di rispondere alla mia domanda!” tuonò Makarov.
“P-prima m-mollami.” gemette l’altro ormai prossimo allo svenimento.
Notando il colorito abbandonare il volto del proprio interlocutore, il vecchio comprese che era meglio calmarsi e allentò la presa lasciandolo respirare.
Non era venuto lì per far fuori un ragazzino, solo per curiosità e adesso voleva sapere tutto sul piano di Jose, quel marmocchio avrebbe dovuto parlare o ne avrebbe pagate care le conseguenze.
Gajeel spalancò la bocca ispirando a pieni polmoni, azione che gli procurò non poco dolore. Era certo che il nonnetto fosse stato vicino a rompergli le costole o al massimo era riuscito ad incrinargliele, perché ad ogni respiro avvertiva un insopportabile dolore al ventre.
“Coff… coff… V-vecchio, d-devo p-parlarti e ho b-bisogno che m-mi ascolti.” lo supplicò il Dragon Slayer.
Nel suo sguardo l’anziano dovette riconoscere di non aver notato alcun segno di menzogna, sembrava sincero o al massimo era un bravissimo attore.
Nonostante questa possibilità decise di tentare e lasciò la presa facendolo ricadere sul terreno, mentre la sua mano tornava alla sua solita grandezza.
“Hai tre secondi per dirmi perché mi hai chiamato.” lo minacciò, ma l’altro non si scompose, anzi, Makarov fu certo di vedergli comparire, per un breve istante, un sorriso colmo di gratitudine.
“Ok. A-allora, ehm, da dove posso cominciare? Si, potrei fartelo vedere subito, ma tu devi promettermi che non darai di matto e non mi attaccherai di nuovo. Ti avverto questa volta sono pronto a difendermi!”
L’altro semplicemente ammiccò con la testa ed attese l’azione successiva. Gajeel si portò lentamente una mano alla fascia che teneva sul braccio, poi osservando di nuovo Makarov, che con un cenno della testa gli ordinò di continuare, si strappò via il pezzo di stoffa rivelando il tatuaggio nero.
Makarov sgranò gli occhi, riconoscendo il simbolo della sua gilda dipinto sul braccio del giovane. Mille domande gli frullarono nella testa, rabbia e confusione si mischiarono e fu tentato di attaccare quel ragazzino che si permetteva di infangare il nome della sua gilda, ma notando nel suo sguardo la preoccupazione e il desiderio di spiegare ogni cosa si trattenne.
“Cosa significa questo?”
“Io non so come spiegartelo, ma ci proverò. Io non sono il Gajeel Redfox di questo tempo…”
“Che significa?”
“Non so come, né perché, ma questa mattina mi sono risvegliato qui, ben nove anni nel passato.”
“Mi stai dicendo che sei un viaggiatore del tempo?!”
“Esatto, proprio così!”
“Ma come mai hai il simbolo della mia gilda dipinto sul braccio?”
“Cos’è vecchio rimbambito non ci arrivi da solo?” lo canzonò il moro, ma l’occhiataccia che gli lanciò Makarov lo ammutolì.
“H-ho questo simbolo perché in futuro entrerò a far parte di Fairy Tail.”
“E io come faccio a crederti? Potresti anche essertelo disegnato da solo. Come faccio a sapere che non ti sei inventato questa storia per entrare nella mia gilda e fare la spia al tuo Master?”
“Non sono un tale ipocrita!” gli urlò offeso il mago: “Anche se in effetti in futuro svolgerò questo compito per infiltrarmi in Raven Tail, ma sei stato tu a chiedermi di farlo…”
“Si può sapere di cosa stai parlando?”
“Oh niente, non farci caso.”
“Comunque, il mio quesito resta. Dammi solo un motivo per credere che fai effettivamente parte della mia gilda.”
“Posso dartene anche più di uno! Cominciamo con le tre regole della gilda, quelle le conosce solo un membro effettivo.”
“Va bene, partiamo da quelle.”
“Ok, allora regola numero uno: una volta lasciata la gilda non devi assolutamente rivelare informazioni sensibili o che possano mettere in pericolo la corporazione. Numero due: non devi cercare di riavvicinarti a vecchi datori di lavoro, che hai conosciuto durante le vecchie missioni, per ottenere un guadagno personale.
E numero tre: … anche se le nostre strade si separano, devi continuare a vivere, non ritenere mai la tua vita priva di significato e soprattutto non dimenticare mai gli amici che hai incontrato per tutto il resto della tua vita.
Ecco, sei contento adesso?” chiese il moro.
Non voleva ammetterlo, ma recitare a memoria l’ultima regola lo metteva un po' in imbarazzo, non era abituato ad esternare così apertamente i propri sentimenti.
Makarov, invece, lo fissava stupefatto: forse poteva effettivamente fidarsi di lui! Forse la storia del viaggio nel tempo era vera e quel ragazzo era davvero diventato un membro della sua gilda! Ma c’era anche un’altra possibilità…
“Potresti aver sentito queste frasi da qualche membro della mia gilda, i miei ragazzi non sono bravi a mantenere i segreti.”
“Ancora non ti fidi?!”
“Passiamo ad un’altra prova, dimostrami che effettivamente vieni dal futuro! Dimmi qualcosa che solo un membro della mia gilda futura potrebbe sapere.”
Gajeel ci pensò su, cercando di ricordare qualcosa che ancora i maghi di Fairy Tail non potevano sapere in quel periodo.
 Fu quasi tentato di raccontare a Makarov tutto il suo futuro, ma ripensando a tutto quello che il vecchio aveva passato in quegli anni comprese che era meglio evitare.
Poi, ecco che gli venne un’illuminazione…
“Lumen Histoire!”
A Makarov gli si gelò il sangue all’udire quel nome, il suo volto si ricoprì di sudore e la sua pelle divenne bianca come il latte.
Gajeel si allarmò temendo di avergli procurato un attacco di cuore, ma prima che potesse avvicinarsi il vecchio parlò: “C-C-Come f-fai a-a c-conoscere q-quel n-nome?”
“L’ho scoperto insieme a tutti gli altri un anno fa, cioè tra otto anni.”
“T-Tu s-sai c-cos’ è L-L-Lumen H-Histoire?!”
“Certo, è il cuore di Fairy Tail, il suo più grande segreto, è il corp…”
“FA SILENZIO!”
Il moro si ammutolì notando l’espressione terrorizzata di Makarov.
“Non dovresti conoscere un tale segreto! Viene rivelato solo a coloro che diventano Master, cosa cavolo è venuto in mente al me stesso del futuro di rivelarvi una cosa simile?!”
“Rilassati vecchio, non c’è motivo di agitarsi. E poi nel futuro noi abbiamo…”
“Zitto! Non devi rivelare nulla sul futuro a nessuno!”
“Eh, perché no?”
“Rifletti ragazzo… se per esempio ti mettessi qui a raccontarmi tutta la mia vita futura, questo influenzerebbe il corso della storia, provocando dei cambiamenti irreversibili! Se il tuo futuro è felice e radioso, per il tuo ed il bene degli abitanti di quel tempo non dirmi nulla che possa influenzare le mie azioni future.”
“Ma l’ho già fatto! E poi è colpa tua che non ti sei fidato di me fin da subito!”
“Come potevo fidarmi così su due piedi dopo aver ascoltato una storia così insensata?!”
“Sfiduciato! E comunque è tutta colpa tua.” gli rispose imbufalito il moro.
“Può essere.” sospirò il Master: “Ma adesso non devi più dirmi nulla.”
“Va bene, ma come pensi che possa tornare a casa mia se non ti racconto nulla.”
“Anche se mi dicessi qualcosa io non posso comunque aiutarti. Non dispongo dei poteri necessari per riportarti a casa.”
“Vuoi dire che resterò bloccato qui per sempre?!”
“Tenterò di trovare una soluzione. Andrò anche alla biblioteca di Magnolia, magari lì troverò qualcosa. Fino ad allora tu non dovrai interagire con nessuno degli abitanti di questo tempo, sono stato chiaro?”
“Veramente…” azzardò l’altro, mordendosi il labbro e spostando lo sguardo,
“Cosa?! Hai già parlato con qualcuno? E questa persona sa del tuo viaggio nel tempo?”
“Certo che no! Però, mi sono svegliato nella mia vecchia stanza di Phantom e ho dovuto per forza di cose incontrare Jose o altri miei compagni.”
“Finché loro non sospettano nulla, sei al sicuro. Ma non puoi tornare in quella gilda!”
“Non ci sarei tornato a prescindere. Non voglio certo partecipare alla guerra!”
A quella frase Makarov si incupì: si era completamente scordato che presto avrebbe assaltato Phantom.
“Dimmi una cosa: nella linea temporale precedente tu hai preso parte alla guerra?”
“Beh, si ero il mago più forte…”
“Allora devi parteciparvi anche questa volta!”
“Non esiste vecchio! Io non torno con quella gente!”
“Se non lo farai potrebbero esserci delle gravi conseguenze nel futuro!”
“Ma se partecipo ci saranno gravi conseguenze qui! Sono molto più forte adesso e non credo che gli altri possano battermi con la loro forza attuale. Inoltre, non voglio combattere contro i miei compagni.”
Sul volto di Makarov comparve un sorriso.
Non mi sarei mai aspettato di sentirgli pronunciare tali parole.”
“Ehi vecchio cos’hai? Ti sei imbambolato?”
“N-nulla nulla. Stavo solo riflettendo.” disse tornando serio: “Se non vuoi combattere puoi rimanere nascosto e far fare tutto alla tua versione passata. Poi una volta finita la guerra ti aiuteremo a tornare a casa.”
“Potrebbe funzionare, ma c’è un problema.”
“Che problema?”
“È tutto il giorno che cerco di scoprire dove sia finita la mia versione di questo tempo. Ricordo di non essermi allontanato dalla gilda, ma non riesco a trovare il Gajeel del passato.”
“E’ molto strano. Non sono esperto di viaggi nel tempo, ma non credo che sia una cosa normale.”
“Quindi che facciamo adesso?”
“Uff… è un bel problema. Ma forse ho una soluzione: posticiperò l’attacco a due giorni a partire da oggi. Se la tua versione del passato si rifarà vedere non ci saranno problemi, altrimenti, mi spiace dirtelo dovrai partecipare anche tu. Perché io non posso assolutamente rimanere indifferente a ciò che è successo!”
Gajeel abbassò la testa, doveva riconoscere che l’idea era buona e gli concedeva anche la possibilità di trovare un modo per tornare a casa, ma…
“Vecchio…”
“Si?”
“Quello che è successo a Levy e ai suoi amici è colpa mia. È vero che in questo tempo lo ha fatto la mia versione passata, ma l’ho fatto anche io anni fa.”
“Me lo hai già detto.”
“Appunto, allora perché vuoi aiutarmi a tal punto da rimandare il tuo assalto rischiando di mettere in pericolo i tuoi compagni?”
“Dimmi una cosa, Gajeel, tu sai cosa significa essere un padre?”
“Beh, non ancora, ma lo scoprirò presto.”
“Sul serio! Diventerò di nuovo nonno!”
“Ghi hi hi! Piaciuta la sorpresa?” rise divertito dalla faccia del vecchio, i cui occhi si erano riempiti di lacrimoni.
“Ehm comunque, essere un padre significa innanzi tutto proteggere i propri figli. Tu fai parte della mia famiglia, questo significa che devo proteggere anche te. Non posso vendicare i miei bambini ed ignorare il tuo problema facendoti correre un rischio.
Io non so se riuscirò mai a perdonare le tue azioni, ma non posso certo abbandonarti qui e far finta di non vederti.”
Il Dragon Slayer avvertì gli occhi pizzicare, ma costrinse le lacrime a non scendere: non importava in quale tempo o luogo si trovasse, Makarov era sempre pronto ad aiutarlo e sostenerlo. Lo riempiva di serenità sapere di poter contare sempre sulla sua guida.
“G-Grazie.”
“Orami raccomando… resta nascosto e cerca qualche informazione. Non tornare per nessun motivo a Phantom prima dello scadere di questi due giorni. E soprattutto evita il più possibile contatti con persone di questo tempo.” detto questo il vecchio si incamminò verso la sua gilda lasciando il moro disorientato, ma sicuramente più tranquillo di prima.
 
Gajeel spalancò gli occhi, ma se ne pentì subito dopo perché avvertì tutta la faccia bruciargli e la testa pulsargli terribilmente, manco fosse pronta ad esplodere.
Sbatte un paio di volte le palpebre cercando di far diminuire la sfocatura che lo circondava. Dopo un paio di tentativi la sua vista tornò normale ed il Dragon Slayer poté guardarsi intorno.
Si stupì ritrovandosi davanti un’inferriata, osservando con attenzione si rese conto di essere bloccato tra tre solide mura di mattoni. Facendo forza sulle ginocchia riuscì a sollevarsi e guardando oltre le sbarre notò mille volti fissarlo con sospetto e curiosità.
“Che cosa ci faccio qui?” urlò al suo pubblico, alludendo al fatto di essere chiuso in una gabbia, in un luogo che non aveva mai visto.
“Gajeel ti sei svegliato.” si fece avanti un vecchietto seduto su una sedia a rotelle, che subito il moro riconobbe.
“Ma tu sei il Master di Fairy Tail!”
“Oh, mio Dio!”
“Ma allora è tutto vero!”
“Com’è possibile!”
“Ma allora lui è davvero…”
“Si, ormai non ci sono più dubbi.”
“Ma allora il nostro Gajeel dov’è finito?”
“FATE SILENZIO FASTIDIOSI SCARTI!” tuonò il moro, infastidito da tutto quel vociare di sottofondo che era riuscito solo a fargli aumentare il mal di testa.
“Sta calmo figliuolo.” cercò di tranquillizzarlo Makarov, mentre il resto della gilda intimorita da quella reazione inaspettata tacque facendosi indietro.
“Taci vecchiaccio! Io non prendo ordini da te! Ora fatemi uscire o lo faccio da solo!” urlò l’altro avvicinandosi e piantando un pugno alle sbarre.
Il colpo vibrò, ma non ottenne alcun effetto. Sorpreso si riportò la mano davanti al volto notando con stupore che non era diventata di ferro e che le nocche gli si erano incrinate iniziando a sanguinare.
“Ma cosa…”
Solo allora notò le strane manette che portava legate ai polsi.
“Mi dispiace, ma conoscendoti abbiamo dovuto prendere dei provvedimenti.” continuò il vecchio: “Quelle sono manette che annullano la capacità di usare la magia.” disse indicando gli oggetti che Gajeel prese a fissare con disgusto.
“Perché mi avete portato qui!” urlò sull’orlo di esplodere dalla rabbia, “Perché hai attaccato Levy!” gridò una voce in sottofondo.
Accanto a Makarov si avvicinò un ragazzo dai capelli rosa appuntiti, che subito il moro riconobbe come colui che poco prima lo aveva pestato di botte.
“Tu!” ringhiò afferrando le sbarre con i palmi, intenzionato a sfondare quella gabbia e saltare alla gola del ragazzo per sgozzarlo.
“Stupido finto Gajeel! Ora dicci dov’è finito il nostro compagno, oppure preparati ad un’altra batosta!”
“Finto?”
“Natsu adesso smettila!” urlò una ragazza dai capelli biondi afferrando il ragazzo per la sciarpa, prima di trascinarlo via.
“Cerca di stare calmo.” riprese la parola il vecchio, tornando a squadrare il corvino e per una volta vide il ragazzo davanti a sé rilassarsi ed obbedire ad un suo ordine.
“Tu non ti trovi più nell’anno X748. Non sappiamo come, ma ti sei scambiato con la tua controparte del X757. Ti trovi nel futuro!”  


Nota d’autore: ecco il capitolo due. Con un mostruoso ritardo sono riuscita a postarlo. Mi scuso, avevo promesso di pubblicare i capitoli ogni due giorni, e invece, questo è in ritardo di quattro! Per farmi perdonare, questa sera stessa pubblicherò anche il capitolo tre.
A proposito di questo capitolo…
Riconosco mi sia venuto piuttosto lungo, e forse la prima parte è un po' noiosa, oltretutto non so, se il personaggio di Gajeel è un po' OOC, ma in fondo non è mai stata analizzata la sua psiche, e non si è mai trovato in questo genere di situazioni; quindi, non so. Il personaggio è molto forte sia fisicamente, sia mentalmente, ma ritengo che scoprire di trovarsi in un altro tempo, possa far crollare chiunque.
Passiamo ora ai dettagli tecnici: ho deciso di far iniziare la guerra contro Phantom il 4 agosto, perché ho cercato su Wikipedia, informazioni sul tempo cronologico dei vari eventi. Lucy entra a far parte di Fairy Tail il 4 luglio, ho quindi deciso di far passare un mese, per indicare tutti i primi eventi relativi al suo ingresso nella gilda, come la missione sull’isola di Galuna. Per questo motivo, mi sono detta, che in assenza di un’effettiva data, potevo sceglierla io, e quindi ho deciso di mettere una distanza di un mese.
Per quanto riguarda il resto, è stata semplice matematica, su Wikipedia c’era scritto che la battaglia riguardava l’anno X748, aggiungendoci i sette anni di Tenro, l’anno di scioglimento della gilda, e l’anno dopo la battaglia con Alvarez si arriva al 757.
Lasciando perdere questo, ho pensato di dedicare il capitolo al Gajeel del futuro e l’ho fatto incontrare con Makarov, perché avevo bisogno, per esigenze di trama di far posticipare la guerra, e perché ci tenevo a farli incontrare in questo frangente.
Makarov è stato un pilastro e un’ancora di salvezza per Gajeel e ho adorato il suo Flashback di quando gli propone di entrare nella gilda. Qui, però, le cose si sono svolte in maniera differente, il vecchio era furioso per quello che era successo al parco e non ci è andato giù leggero.
Forse l’ho fatto un po' troppo aggressivo, ma era necessario.
Infine, mi sono concentrata sul Gajeel del passato, che ha scoperto dove si trova, e che nel prossimo capitolo avrà un bel po' di cose su cui riflettere. Anticipo, che non se la passerà molto bene. XD
Grazie a tutti coloro, che hanno letto questo capitolo e che lo recensiranno, che hanno sopportato questa nota, lunga più di un poema. E mi scuso ancora per il ritardo. Grazie ancora.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


Gajeel strabuzzò gli occhi, in sottofondo il vociare riprese ma questa volta il moro non tentò di zittirlo. Le mille domande nella sua testa erano sicuramente più rumorose di tutte le voci esterne. Squadrò nuovamente Makarov, sul suo viso era dipinta la pura e semplice serietà ed il Dragon Slayer non notò alcun segno di dubbio o incertezza.
Aveva capito bene quello che il vecchio gli aveva appena detto? Non sembrava pazzo, ma era possibile che non lo desse a vedere.
Sentì migliaia di occhi posarsi sulla sua figura e quando il suo sguardo si spostò su quella massa di maghi, gli vide dipinta in faccia la sua stessa confusione.
Stava per fare altre domande, ma un’idea gli balenò in testa e riflettendo su questo nuovo dubbio non poté evitare di sorridere.
“Ghi hi hi! Cos’è vecchio sei ammattito?” scoppiò a ridere fissando il Master con presunzione: “Oppure ti aspetti veramente che io creda a quest’idiozia?!”
Il suono delle sue risate riecheggiò in tutto il locale facendo salire il nervoso ad alcuni membri della gilda e terrorizzandone altri.
“E’ la verità!” disse Levy portandosi accanto a Makarov. Non voleva darlo a vedere, ma quella situazione la metteva non poco a disagio. Avere a che fare con quel Gajeel le faceva tornare alla mente ricordi tutt’altro che piacevoli, inoltre il loro primo-secondo incontro non era stato dei migliori.
Istintivamente abbassò lo sguardo sulla gamba, che era stata appositamente fasciata con una benda, e avvertì un brivido percorrergli la schiena.
“Tsk, ma guarda un po' chi si rivede.” le sorrise il moro: “Non mi aspettavo certo di rivederti in piedi così presto, il gatto come se la passa?” ghignò, mentre il volto di Levy si scurì e sui grandi occhi nocciola si poggiarono con rabbia su di lui.
“Lily sta alla grande. Non è certo così debole da farsi mettere in difficoltà da una ferita.” gli rispose acida la turchina.
“Mah, se lo dici tu. E io che speravo fosse schiantato, beh vorrà dire che dovrò riprovare.”
“Ma come osi!” si intromise Happy, che già sentiva le lacrime inzuppargli il pelo: “Sei una vergogna, come puoi trattare così il tuo amico?!”
“Amico? Di che parli mangia-pesce? Io quel gatto l’ho visto oggi per la prima volta.”
“Questo è esatto solo per metà.” riprese la parola Makarov.
“Adesso basta con le tue stupidaggini, vecchio! Esigo di sapere perché sono stato chiuso qui dentro!”
“Ti ho già spiegato il motivo…”
“E io ti ho già detto che non credo ad una parola!”
“Se vuoi possiamo dimostrartelo.” disse Levy, guadagnandosi l’attenzione di Gajeel, “Ma prima dobbiamo raccontarti cosa ti è successo in questi nove anni.” disse Makarov.
“Beh, allora muovetevi! Sono proprio curioso di sentire quali fandonie tirerete fuori.”
“Bene, allora cominciamo: non so se nella tua epoca è già successo o deve ancora succedere, ma nove anni fa tra Phantom Lord e Fairy Tail ci fu una guerra.”
“Lo so benissimo, l’ho iniziata io!” ghignò l’altro, ingrossando il petto ed indicandosi con il pollice.
“Lo sappiamo fin troppo bene anche noi.” disse un uomo dai capelli arancioni legati in una coda ad un altro, piuttosto grasso. Non seppe spiegarselo, ma entrambi gli sembravano familiari.
“Quindi vieni da poco prima che iniziasse lo scontro effettivo.” rifletté Makarov: “Bene meglio così, adesso abbiamo un quadro chiaro del periodo storico a cui appartieni.
Successivamente all’attacco a danno della nostra sede ci fu uno scontro interno a Phantom, e poi uno successivo.”
“Strano, io ricordo che dopo avervi distrutto la gilda feci anche altro.” ghignò sadico il moro spostando lo sguardo verso Levy, che istintivamente indietreggiò.
“Nel secondo scontro tra le nostre gilde noi riuscimmo a sconfiggervi tutti. E Phantom fu definitivamente sciolta.” lo freddò Levy.
“C-Cosa?” chiese il moro.
Non poteva essere vero, sicuramente aveva capito male! La loro gilda era la più forte di tutte, non poteva essere stata battuta da quel branco di ubriaconi sentimentali! Non poteva essere! Lui non poteva aver perso contro le fate! Lui era il più forte! E poi c’erano gli Element Four, anche se non erano al suo livello erano comunque maghi di classe S, l’élite di Phantom, e c’era il Master Jose, nessuno poteva batterlo! Lui era uno dei Dieci Maghi Sacri, non poteva essere stato sconfitto, era inaccettabile!
“RIFIUTI! SMETTETELA DI PRENDERVI GIOCO DI ME! NON ESISTE CHE IO MI FACCIA BATTERE DA VOI!” diede sfogo a tutta la sua rabbia piantando la testa contro le sbarre della prigione, cercando di scardinarle con le mani e le testate.
“E invece abbiamo vinto noi, ferraglia arrugginita!” gli urlò in faccia Natsu: “E se non ci credi sono pronto a batterti per la terza volta!”
“Tu, aspetta che io esca da qui e giuro che faro il bagno nel tuo sangue! Creperai nel modo peggiore possibile, dannato Salamander!”
I due presero a fissarsi con odio, entrambi intenzionati a prendersi a pugni fino allo svenimento o, addirittura, alla morte dell’altro.
“Smettila Natsu.” gli disse Makarov ed il rosato si allontanò dalla gabbia: “Gajeel, cerca di calmarti, non abbiamo ancora finito con la spiegazione.”
“Taci, lurido vecchio! Non ho alcuna intenzione di ascoltare le vostre patetiche menzogne!”
“Se non credi alle mie parole posso dimostrartelo.” disse Levy allontanandosi dal gruppo, per tornare poco dopo con in mano un vecchio giornale.
Sulla copertina il mago poté leggere, scritto a caratteri cubitali: “IL CONSIGLIO IMPONE LO SCIOGLIMENTO DI PHANTOM LORD. JOSE VIENE SCOMUNICATO E RINCHIUSO IN CARCERE A SEGUITO DELLE SUE AZIONI.”
“E’ un falso!”
“Invece è tutto vero!” protestò Levy: “Ma se non mi credi posso leggerti cosa dice l’articolo: ‘A seguito della guerra iniziata a danno della gilda della luce di Fairy Tail, che ha scosso e quasi distrutto Magnolia, il Consiglio della Magia investe della propria autorità ha imposto lo scioglimento definitivo di Phantom Lord. A pagare le spese per le azioni commesse dai suoi sottoposti durante la faida armata è stato il Master Jose Porla, a cui è stato revocato il titolo di Mago Sacro. Oltre a ciò, l’uomo è stato imprigionato per aver rischiato di uccidere alcuni maghi dell’altra corporazione e rimarrà in carcere fino a data da prescrivere…’, l’articolo continua, ma credo tu abbia capito… se non credi neanche a questo puoi leggere chiaramente la data della pubblicazione di questo giornale: 5 agosto dell’anno X748.”
Il moro rimase in totale silenzio a fissare la data scritta a lato del titolo, Levy poteva notare tutta la confusione e forse anche il dolore, che quella notizia gli aveva arrecato. Non sopportava di vederlo ridotto in quel modo, anche se quello non era il suo Gajeel e aveva tentato di farle del male, non poteva rimanere indifferente al suo dolore.
Lentamente si incamminò verso di lui e giunta davanti alla gabbia si accovacciò in modo che le loro teste fossero alla stessa altezza.
“Gajeel? So che deve essere una situazione molto difficile da accettare, ma ti chiederei di farci finire.”
L’altro non rispose, né produsse alcun rumore, rimase imbambolato a fissare un punto non precisato della stanza, attendendo che il Master, o chi per esso, proseguisse con la spiegazione.
Una figura si fece avanti, ma il moro non la degnò neanche di uno sguardo, fu solo quando iniziò a parlare che dovette costringersi ad ascoltarla, “Una volta sciolta Phantom successero varie cose e per un po' non ne sapemmo nulla di te o del resto della tua gilda. Tutt’ora le sorti di molti di loro ci sono ignote.”
“Non me ne frega niente di questo, Titania. Dimmi cosa mi è successo dopo lo s-scioglimento di Phantom.”, dovette autoconvincersi ad aprire bocca e guardare in faccia la donna dai lunghi capelli scarlatti.
“Come preferisci. Successivamente, parliamo di qualche mese dopo, io e la mia squadra tornammo da un’importante missione e ti ritrovammo dentro la nostra gilda. Scoprimmo, quindi, che eri entrato a Fairy Tail!”
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Gajeel afferrò con forza le sbarre della prigione e prese a comprimere le mani su di esse nel vano tentativo di liberarsi. Il suo palmo e le sue dita premettero talmente forte contro il metallo delle sbarre che la pelle dei palmi e delle falangi si lacerò e rivoli di sangue presero a sgorgargli dalle piccole ferite.
“S-Smetti Gajeel, ti stai facendo male.” gli disse Levy. La turchina si avvicinò nuovamente al ragazzo, ma dovette allontanarsi in tutta fretta per evitare un pugno di quest’ultimo.
“Non avvicinarti! Nessuno di voi deve osare toccarmi! Fate solo un passo e vi ammazzo tutti!”
Le minacce furono seguite da risate isteriche, poi il ragazzo ricadde a sedere sul pavimento, continuando però a lanciare ogni sorta di occhiataccia ai presenti, che spaventati indietreggiarono.
“Ghi hi hi! I-io non so quale razza di incantesimo abbiate lanciato al futuro me, ma vi assicuro che non riuscirete mai a portarmi dalla vostra parte! Mi avete sentito?! Cascasse il mondo, anche a costo di ritrovarmi disoccupato, IO NON DIVENTERO’ MAI UN VOSTRO COMPAGNO!”
“Quanto chiasso fa.” si lamentò Gray, “Poveretto, non deve essere facile per lui accettare una cosa simile.” disse Lucy, fissando il futuro amico con tristezza.
“Sta tranquillo.” disse Elsa: “Uno come te non potrà mai diventare un membro della nostra famiglia.”
“E-Elsa.” la rimproverò Levy.
“La persona che sei adesso non potrà mai essere parte di questa gilda, ma il nostro Gajeel ha faticato e si è impegnato duramente per diventare una persona migliore. Per questo motivo non preoccuparti: troveremo il modo di rimandarti nel tuo tempo e riporteremo a casa Gajeel. Fino ad allora vedi di fare il bravo e resta tranquillo!”
“Tsk, ti aspetti veramente ti dia retta?” ghignò l’altro: “Io non so che tipo di persona è il me stesso del futuro, ma se davvero è diventato uno di voi, senza essere sottoposto a qualche lavaggio del cervello, significa che diventerò uno smidollato. Che vergogna! Spero di non incontrarlo mai.”
Elsa non gradì affatto quegli insulti lancianti contro un suo compagno, ma soprattutto gli fece saltare la mosca al naso il mancato rispetto che quel tizio gli stava mostrando. Fu così che il Gajeel del passato scoprì a sue spese, quanto facesse paura far arrabbiare Titania, ricevendo sulla testa una spadata che lo inviò nel mondo dei sogni.
Prima di perdere conoscenza, però, riuscì a captare un’ultima frase di Levy: “Ti sbagli, solo dopo che sei entrato nella nostra famiglia sei diventato davvero forte, oltre che una persona fantastica. Sei tu che dovresti vergognarti a ritrovarti davanti Gajeel.”
 
 
“…Sei tu che dovresti vergognarti a ritrovarti davanti Gajeel.”
Aprì gli occhi ritrovandosi disteso su una montagna di ferracci vecchi. Aveva avuto la sensazione di sentire la voce di Levy. Ma una volta sveglio quel suono si era disperso e il contrasto con la realtà circostante era bastato a rendere quell’idea inverosimile.
Eppure, nonostante tutto, quella gli era sembrata proprio la voce di Levy. Non era certo, però, che stesse parlando con lui. Non ricordava niente del sogno che aveva appena fatto, ma aveva la strana sensazione di essere solo uno spettatore esterno a quelle vicende.
Cercò di ricordare qualcosa, ma nulla gli ritornò alla mente ed infastidito da ciò decise di alzarsi e dirigersi verso la sua meta.
Aveva promesso a Makarov di rimanere nascosto e di non interagire con la gente del passato, ma lui a mantenere certe promesse non era per nulla bravo…
Inoltre, era da quando lo aveva saputo che non vedeva l’ora di fiondarsi in ospedale e assicurarsi che Levy stesse bene.
Sapeva che sarebbe guarita, e questo lo confortava, ma solo il pensiero che stesse male al punto da non riuscire a svegliarsi accresceva di molto l’ansia.
D’un tratto avvertì la testa pulsargli, come se un cerchio gli venisse stretto intorno alla tempia, il male divenne insopportabile ed un’immagine gli comparve di fronte: c’era lui seduto sul suo letto e davanti alla porta di camera Levy che lo fissava stranita. Tentò di avvicinarsi, ma non poté muoversi, ciò che stava vedendo gli appariva come la proiezione di un film.
Non sapeva perché, ma quella situazione lo agitava sempre di più. Malgrado non potesse ascoltare ciò che i due si stavano dicendo, vide chiaramente il suo volto contrarsi in una smorfia di rabbia e disgusto e Levy irrigidirsi sul posto, per poi fare un paio di passi in dietro.
Che cosa sta succedendo?” si chiese.
La sua confusione si tramutò in terrore quando vide l’altro se afferrare Levy per il collo ed attaccarla al muro. Il fiato gli morì in gola, il sudore gli inondò la faccia e la furia si impadronì di lui; ciò però non bastò a smuoverlo. Non importava quanto ci provasse non riusciva a staccare i piedi dal terreno, era come se fosse congelato sul posto.
Le successive immagini si susseguirono con rapidità, ampliando ulteriormente il suo mal di testa al punto che credette, che essa fosse vicina a spaccarsi in due.
Vide l’intervento di Lily, l’altro se ferirlo, cercare nuovamente di ferire Levy, benedisse l’intervento di Natsu; poi il panorama cambiò e si ritrovò nella gilda completamente circondato dai suoi compagni e con l’altro se chiuso in gabbia.
Questa fu la sua ultima visione… l’ambiente cambiò di nuovo tornando ad essere quello della strada cittadina. Notò che molti passanti lo fissavano con preoccupazione, ma bastò rivolgergli un’occhia di sbieco per farli allontanare.
“Che cos’era quello? Perché ho visto tutto questo?” si chiese cercando di far diminuire le fitte di dolore che gli continuavano ad inondare il cranio.
Inspirò pesantemente ed attese il miglioramento della sua salute, portandosi entrambe le mani alla testa nel disperato tentativo di far diminuire il male.
Continuò ad interrogarsi su quelle visioni, chiedendosi da cosa dipendessero; non potevano essere ricordi, lui non ricordava di aver fatto nulla di simile. Se n’era forse dimenticato?
Scosse la testa scacciando quel terribile dubbio, ma un altro si fece presto strada nella sua mente: “E se quello fosse il Gajeel del passato?”
Come un fulmine a ciel sereno quel singolo pensiero gli spalancò le porte di un mondo. Poteva effettivamente essere la sua controparte passata! Spiegava perché non fosse in città. Era anche sensato pensare di essere stato scambiato con l’altro se di un altro tempo.
Ma questo voleva dire che quel mostro della sua versione passata era nel futuro e che aveva attaccato Levy e Lily!
Cercò di ricordare se nelle sue visioni si vedeva il simbolo che avrebbe dovuto avere dipinto sul braccio, ma l’emicrania non era minimamente cessata e i ricordi si fecero sempre più sfocati e poco chiari.
“Merda! Dannata testaccia, vedi di collaborare!” cominciò a battersi manate sulla fronte, ma ottenne solo un effetto peggiore e alla fine dovette desistere.
Il suo cervello non voleva aiutarlo e sforzarsi inutilmente non lo avrebbe portato da nessuna parte, decise quindi di ignorare temporaneamente il problema del futuro e concentrarsi su quello presente.
Proseguì fino all’ospedale ed una volta scoperto il reparto, salì le scale e si avvicinò alla stanza indicatagli.
La porta era socchiusa e così poté sbirciare all’interno. Fu sollevato di non trovarci dentro nessuno dei maghi, si guardò intorno e quando fu sicuro di essere solo scostò la porta ed entrò richiudendosela alle spalle.
Venne accolto, appena entrato, dalla tipica puzza di disinfettante tipica delle camere ospedaliere e arricciò il nasco con disgusto socchiudendo gli occhi. La finestrella era stata lasciata aperta, ma questo non bastava a cancellare quel pungente odore.
Quando il suo sguardo si poggiò sui tre distesi nei letti la puzza divenne l’ultimo dei suoi problemi. Inizialmente rimase paralizzato sul posto a guardare quelle tre figure bendate dalla testa fino ai piedi, di cui si riconoscevano solo i capelli ed i tratti del viso non ricoperti dalla stoffa bianca.
Avvertì un peso al cuore e si strinse una mano al petto, premendola contro la maglietta. Vedere quei tre ridotti in quelle condizioni gli procurava sempre sofferenza dovuta principalmente a sensi di colpa; e adesso che li vedeva dal vivo doveva riconoscere che tutte le fantasie che si era posto o gli incubi di cui aveva sofferto negli anni passati erano mille volte meno dolorosi e struggenti da sopportate, rispetto al dover assistere a quella scena di persona.
C’era però un altro motivo per cui non riusciva a fare nemmeno un passo nella loro direzione: era terrorizzato dall’idea che si potessero svegliare!
Ora che era dentro quella stanza si sentiva un’idiota ad esserci entrato, non aveva riflettuto a sufficienza sulla pericolosità delle sue azioni. Il vecchio glielo aveva pure detto, ma lui ovviamente non poteva dargli retta?! Figuriamoci se riusciva a starsene fermo in un luogo nascosto per giorni?!
“Idiota.”
Vide Levy agitarsi nel sonno e si tappò immediatamente la bocca con una mano, poi prese a guardarsi intorno per cercare un nascondiglio o un luogo da cui scappare. Se si fosse svegliata e se lo fosse ritrovato lì dentro come minimo gli sarebbe venuto un infarto, e lui non sarebbe riuscito a sopportare il suo sguardo pieno di paura e odio.
Nascondiglio! Devo trovare un nascondiglio!”
Stava per gettarsi dalla finestra, quando la turchina si calmò distendendosi nuovamente nel letto.
Tirò un sospiro di sollievo allontanandosi dall’apertura. Notando una sedia vicino al giaciglio della ragazza, si mosse in punta di piedi verso di essa ed una volta raggiunta ci si sedette.
Rimase immobile, per un tempo impossibile da calcolare, a fissare il viso della turchina. Anche se era ricoperta di bende ai suoi occhi Levy rimaneva sempre bellissima. I lineamenti del suo viso erano semplici e delicati, dovette trattenersi a forza, stringendo con una mano il braccio sinistro per impedirgli di ricedere sulla guancia della ragazza e lasciarsi andare ad una carezza.
Guardarla dormire lo rilassava e nonostante sapesse che non doveva essere un sereno riposo, dovuto al dolore che sicuramente tutte quelle ferite gli stavano procurando, non riuscì ad impedirsi di constatare quanto, anche in quella situazione, la sua fidanzata sembrasse un angelo sceso in terra.
Lo divertiva, invece, notare come i suoi connotati fossero più giovani, non ancora scavati dal tempo, ma comunque così simili a quelli della sua Levy.
Scemo, sono passati solo nove anni, mica trenta! È ovvio che si assomiglino, sono la stessa persona.” si disse, riuscendo a mala pena a trattenere le risa per quello stupido commento.
Spostandolo il suo sguardo si poggiò sulle figure di Jet e Droy, anche a loro aveva fatto un male cane. Bastava vedere come erano ridotti, il secondo aveva pure una benda su un occhio! Doveva ringraziare Polyushika se quei tre non avevano mantenuto cicatrici.
Si ripromise di essere più paziente con quelle due palle al piede se fossero andati di nuovo in missione insieme. Chissà, magari avrebbe potuto pure allenarli un po', gli sarebbe sicuramente servito considerando quanto erano scarsi.
Tornò a fissare Levy e questa volta non si accontentò di guardarla a distanza, lentamente cercando di non svegliarla portò la sua mano su quella di lei e poi strinse il suo palmo attorno a quello della turchina, beandosi del suo calore corporeo e cercando di infondergli il suo.
Era strano come fosse venuto lì con l’intenzione di dirgli qualcosa, ora che effettivamente non poteva sentirlo e di come dopo averla vista la sua mente si fosse svuotata e non riuscisse ad articolare un semplice pensiero. Non sapeva da dove iniziare: doveva cominciare con le scuse? Doveva ignorare quell’intento e rimanere in silenzio per tutta la sua visita? Oppure doveva iniziare con una lunga ed inutile spiegazione sul perché fosse lì e gli dicesse quelle cose, che lei non avrebbe nemmeno recepito?
Forse era l’inutilità del gesto a farlo tacere o forse il fatto che temesse di ricevere una risposta… tanto sta che non riuscì ad aprire bocca e rimase lì in silenzio a carezzare il dorso della mano di quella che un giorno sarebbe stata la donna della sua vita.
Sul suo volto si dipinse un sorriso quando avvertì le dita di Levy circondargli la mano e non ritrarsi infastidita. Fu quello che lo spinse ad interrompere quella magica atmosfera, che si era creata nella stanza.
“L-Levy?” iniziò e il non ricevere alcuna risposta lo incitò a proseguire: “S-So che forse non mi senti. E se anche tu mi sentissi non credo che mi riconosceresti dalla voce. Cavoli, che stupido che sono a parlarti adesso! Sono proprio un’idiota, e pure un codardo! Dovrei attendere che tu ti svegli per dirtelo, ma se lo facessi so già che non vorresti ascoltarmi, e non posso dartene torto! Ti ho fatto delle cose orribili!” tacque per un interminabile istante.
“Però, io non sono più quella persona, sono cambiato, sono migliorato. E tutto questo lo devo solo a te. Sei stata tu a darmi una seconda possibilità, a vedere quello che gli altri non vedevano. Hai scavato a fondo dentro quella scorza dura che avevo eretto negli anni e sei riuscita a portare alla luce il nuovo me. Io per questo non potrò mai ringraziarti abbastanza, dico davvero grazie!”, il naso prese a gocciolargli e gli occhi si riempirono di lacrime, ma non si arrese e continuò il suo discorso: “Quello che era un ragazzo che ce l’aveva con il mondo intero, che soffriva per la solitudine e la paura di essere nuovamente abbandonato da tutti, quel ragazzo che si nascondeva dietro una maschera di presunzione e violenza, tu sei riuscita a cambiarlo. Mi hai reso un uomo migliore, capace di comprendere cose come l’amicizia e l’amore, che prima mi sembravano solo una marea di parole insulse adatte solo a consolare i deboli…”
“…Io ti ho fatto del male!
Tu avresti tutto il diritto di odiarmi, ma non lo hai fatto! Hai cercato di conoscermi, di comprendermi e alla fine sei pure riuscita a perdonarmi. Non mi hai abbandonato, anche se eri l’ultima persona che avrebbe dovuto starmi vicina, hai avuto tanta pazienza e mi hai sopportato. Alla fine, siamo pure diventati amici e compagni di squadra.
Poi tutto questo si è trasformato… ho capito di provare qualcosa di diverso per te, che andava al di là della semplice amicizia. Ho taciuto, terrorizzato da questo nuovo sentimento e dal fatto che era rivolto proprio a te. La paura di essere respinto mi ha frenato, ma dopo un anno passato insieme solo io e te, finalmente siamo arrivati a patti chiari. Per me è stata la più bella delle sorprese scoprire che provavi lo stesso, mi sono sentito in Paradiso, ma allo stesso tempo ho capito che non ti meritavo! Non meritavo qualcuno che mi amasse così tanto, che aveva accettato le mie vecchie azioni, che riuscisse a starmi vicino, a sorridermi come se nulla fosse. Io non meritavo una tale fortuna!
Ma non posso più fare a meno di te! I miei sensi di colpa mi tormentano, ma io non riesco a starti lontano. Io ti amo Levy e non posso rinunciare a te!”
Tacque asciugandosi il volto rigato dal pianto, rinfrancato dal silenzio che seguitò alle sue parole. Non era proprio portato per esternare le proprie emozioni, gli riusciva troppo difficile! Possibile che ne fosse capace solo quando il suo interlocutore non poteva sentirlo?!
Sospirò esasperato riportando la sua attenzione su Levy, poi proseguì: “So che ti faresti mille domande tipo: ‘come ho fatto ad innamorarmi di te?’, o ‘cosa cavolo mi stai raccontando?’, ma a queste domande non potrei risponderti, mi ha chiesto il vecchio di tacere. Comunque, posso solo anticiparti che non sono proprio di questo mondo.
Forse non dovrei dirtelo, ma tanto non puoi sentirmi ed io devo assolutamente sfogarmi; ti chiedo di sopportarmi ancora un po'…
S-Stiamo per avere un bambino!
È già, noi due avremmo un bambino, un marmocchietto, che presto riempirà le nostre vite di ogni sorta di emozione ed esperienza. E io sono terrorizzato all’idea di diventare padre! Cerco di fare finta che tutto vada bene, che sia super eccitato di diventare genitore, e lo sono sicuramente, ma in verità ho anche tanta paura.
Io non ho mai avuto una figura paterna molto affidabile, mio padre era un drago e mi ha abbandonato quando ero ancora un bambino. Quindi non ho la più pallida idea di come svolgere adeguatamente i miei compiti, ma mi impegnerò al massimo!
Ho anche il terrore che nostro figlio un giorno scopra quello che ti ho fatto e non credo che riuscirei a sopportarlo se mi odiasse…”
Si bloccò, non riusciva ad andare oltre, aveva praticamente esternato la propria anima ad una donna che ancora di lui non sapeva nulla, e la cosa lo agitava. Nemmeno alla sua Levy aveva confessato questi suoi timori, eppure lo aveva fatto in quel luogo, forse l’ultimo tra quelli dove avrebbe potuto fare una cosa simile.
Glielo avevano sempre detto che non era bravo ad ascoltare e ad obbedire. Quando qualcuno gli diceva di non fare una cosa lui era sempre tentato di fare l’opposto. Solo Jose era riuscito ad addestrarlo all’obbedienza e neanche lui c’era riuscito bene, quindi figuriamoci ora che era libero di fare più o meno quello che voleva.
“Se il vecchio mi scopre qui si infuria come una bestia.” si disse e sollevandosi in piedi si preparò ad andarsene.
Guardò un’ultima volta il sorriso della sua futura fidanzata e non riuscì a trattenersi, lentamente avvicinò la sua faccia a quella di lei, le loro bocche si ritrovarono a pochi centimetri di distanza e…
Avvertì dei passi lungo il corridoio proseguire verso la camera e fece appena in tempo a saltare dalla finestra, prima che Lucy varcasse la soglia.
La maga fu scossa da una strana sensazione nel momento in cui mise piede nella stanza. Disorientata si guardò intorno, ma non notò nulla di strano o fuori posto.
“Ciao Levy-san, sono tornata a trovarvi.” disse avvicinandosi al letto dell’amica. Si bloccò fissando sorpresa il dolce sorriso che la turchina aveva dipinto in volto.
“Che bello, forse presto starà meglio.” si disse per poi dirigersi a chiudere la finestra.


Nota d’autore: come promesso, ecco qui il terzo capitolo. Il povero Gajeel del passato rischia l’infarto, -preso qualcuno chiami un’ambulanza XD, - dopo aver scoperto, che non solo Phantom non esiste più, ma che un giorno diventerà un mago di Fairy Tail. Questo deve avergli fatto male, e considerando cosa succederà successivamente, si può dire, che sta pian piano perdendo la testa. Speriamo si sbrighi a tornarsene a casa sua.
Il Gajeel del futuro, invece, comincia ad avere dei sospetti sulla scomparsa della sua controparte, e il paradosso temporale lo sta raggiungendo. Oltretutto la storia sta piano piano cambiando, e se anche lui non si muove a tornarsene a casa, succederà un casino!
Ovviamente, però, prima deve assicurarsi che Levy stia bene. Perché non è che rischia di cambiare la storia, o farsi scoprire?!
E va beh, al cuor non si comanda, e Gajeel è un asso nel mettersi nei guai.
Ora a proposito del suo ‘incontro’ con Levy, forse l’ho fatto un po' troppo sentimentale, mi sto accorgendo di stare mostrando un lato del personaggio molto nascosto, ma ritengo che si comporterebbe così in tali situazioni. Spero di non stare sforando nell’OOC.
Ho anche approfittato del suo discorso, per inserirci i suoi timori, come futuro padre. Ma ho voluto mettere questa parte, perché avrà la sua importanza in futuro.
Ora, parlando dei prossimi capitoli, se tutto va bene, tra due giorni dovrebbe uscire il quarto, e poi spero di riuscire a scrivere gli altri. Ultimamente sono molto impegnata e non ho mai tempo per concentrarmi sulla stesura della storia.
Spero, però di farcela.
Un saluto e un ringraziamento a coloro che leggeranno questo capitolo.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***


“Come facciamo a far tornare Gajeel a casa?” chiese Lucy,
“Prima di tutto dovremmo assicurarci che Gajeel sia davvero finito nel passato al posto di quello là.” disse Gray indicando il ragazzo svenuto nella cella.
“Per adesso è l’unica opzione che abbiamo, anche perché non si trova né con la magia Archivio di Hibiki, né con quella di Minerva e non ci sono notizie di lui da nessuna parte.”
“Va bene, ma anche fosse finito nel passato, chi ci dice che si trovi nel periodo storico da cui proviene quell’altro.”
“Nessuno purtroppo. Adesso però dobbiamo concentrarci sul trovare un incantesimo spazio-temporale e metterci alla ricerca di documenti storici per vedere se qualcosa è cambiato nel passato.” disse Levy.
“Sei sicura di farcela nelle tue condizioni?” chiese Jet, “Dovresti riposare, stai aspettando un bambino e sei ferita.” disse Droy.
“Tranquilli, starò bene. Inoltre, ora che Freed è in missione con Luxus ed il Commando del Dio del tuono sono l’unica che può portare avanti questo tipo di ricerca.”
“Si Levy, e tutti noi ti daremo una mano.” disse Lucy, indicando tutti i maghi, che già avevano iniziato a portare fuori dalla libreria manciate di volumi pronti a studiarli uno per uno.
“Gajeel è un membro della gilda e tutti noi lo riporteremo a casa.” disse la bionda.
“Grazie Lu-chan, grazie ragazzi.”
“Forza gente! Mettiamoci a lavoro, prima iniziamo, prima riporteremo a casa quel ferraccio arrugginito e prima potrò sfidarlo!” urlò Natsu e ricadendo sul tavolo su cui era salito, incrociando le gambe si mise a leggere un libro, con una tale serietà che presto tutti gli altri seguirono il suo esempio.
“Come al solito deve fare un gran baccano.” si lamentò Gray, “Già, ma è perché tiene a tutti noi che si impegna così tanto.” disse Elsa.
Makarov, invece, fu trascinato di peso nel suo ufficio da Mest, il vecchio aveva detto di avere un forte mal di testa e l’ex mago del Consiglio aveva insistito perché si riposasse.
“Cosa faremo con il Gajeel del passato? Anche se trovassimo un modo per rimandarlo da dove è venuto non possiamo permettergli di ricordare tutto questo.”
“Mi stai chiedendo il permesso per cancellargli i ricordi?”
“Beh, si.”
“Avevo già considerato un tuo intervento, ma prima di questo dobbiamo concentrarci sul cercare il Gajeel del futuro, dopo penseremo alla sua copia passata.”
“Capisco, vado a dare una mano. Lei si riposi, passo più tardi a controllarla.”
“Tranquillo, starò bene. Ho solo un po' di emicrania.”
“Nelle sue condizioni e alla sua età non si può mai sapere.”
“Cos’è stai cercando di portarmi sfiga?!”
“Ma no! Era solo per dire… comunque io vado.”
“Si bravo, vai vai.” disse il vecchietto con un’espressione di finta offesa, prima di incalzare il giovane a lasciarlo solo.
Non era molto preoccupato per il dolore improvviso, ma non poteva negare che Mest avesse ragione: aveva una certa età e dopo lo scontro con Alvarez il suo fisico si era molto debilitato… eppure c’era qualcosa in quel mal di testa che lo infastidiva più del solito, forse perché non era un dolore normale come quelli che lo colpivano il pomeriggio ogni qualvolta saltava il suo riposino pomeridiano. Inoltre, aveva come la sensazione di stare scordando qualcosa di molto importante.
D’un tratto un’immagine gli comparve davanti: era lui, anzi il vecchio se… si trovava in una vecchia discarica ambulante e stava parlando con Gajeel!
Cercò di concentrarsi per mettere a fuoco il viso del ragazzo e quando vide che effettivamente era il Gajeel del suo tempo emise un sospiro di sollievo. Le immagini e le conversazioni si alternarono davanti ai suoi occhi e il suo mal di testa aumentò.
“… Non tornare per nessun motivo a Phantom prima dello scadere di questi due giorni. E soprattutto evita il più possibile contatti con persone di questo tempo.” quell’ultima frase, detta dall’altro se, gli rimbombò in testa e finalmente le visioni si arrestarono, così come il dolore.
Tutto si fece più chiaro: adesso riusciva a ricordare tutto quello che aveva detto al Gajeel del suo tempo e soprattutto ricordava di averlo incontrato. Questa era un’ottima notizia: adesso sapevano di stare facendo la cosa giusta e dove si trovava veramente il loro compagno!
Portando le mani ai lati della sedia si mise a spingerla ed uscendo dalla stanza si mise davanti ai suoi sottoposti.
“Mi sono ricordato… anzi, non è proprio corretto dire che me lo sono ricordato, ma lasciamo stare… so dove si trova Gajeel!”
“D’avvero Master?!”
“Si, come avevamo supposto si trova nel passato e si è scambiato con la sua controparte.”
“Come fai a saperlo vecchietto?”
“Perché l’ho incontrato nove anni fa.”
“Ma che dici, non capisco.” disse Natsu,
“Praticamente Gajeel deve essere andato a parlare con il Master del passato per avvertirlo che lui era il Gajeel del futuro. Così facendo ha cambiato la storia e questi cambiamenti hanno influenzato il futuro apparendo come ricordi nel nostro Master.” spiegò Lucy.
“Io continuo a non capire.”, “Lascia stare, tanto tu non capisci mai niente.”
“Cosa hai detto ghiacciolo?!”, “La verità testa di fiammifero!”
I due presero a squadrarsi con rabbia, ma Elsa li afferrò per la nuca e gli sbatte le teste una contro l’altra talmente forte da stenderli.
“Quindi Master, adesso sappiamo dov’è Gajeel. Dobbiamo solo capire come riportarlo a casa.”
“Si, e dobbiamo farlo in fretta.”
“Che vuol dire?” chiese Levy preoccupata,
“Gajeel è stato inviato a poco prima dell’inizio del conflitto tra noi e i maghi di Phantom, se non lo riportiamo indietro prima dell’inizio della guerra e lui non ne prende parte la storia cambierà. Oltre tutto il Gajeel del passato si trova qui e se non si scontra con noi non potrà mai redimersi, non diventerà una brava persona e la sua vita verrà modificata portando alla cancellazione del nostro Gajeel!”
“COSA!”
“C-Ci sta dicendo che se non invertiamo nuovamente questi due Gajeel sparirà?!”
“Si, più o meno. Diciamo che è così, anche se in realtà è più corretto dire che Gajeel come lo conosciamo adesso smetterà di esistere.”
“Io non ci ho capito quasi niente! Ma so, che Gajeel è un nostro amico e farò di tutto per evitare che sparisca!” urlò Natsu salendo su un tavolo, per poi ricadere a sedere e mettersi a fissare con attenzione un altro libro, -per un solo giorno stava leggendo veramente tanto e la fatica si notava chiaramente nel suo volto contrassegnato da goccioline di sudore, due solchi cespugliosi piegati obliqui sopra i suoi occhi e da tre rughe che gli dividevano la fronte.
“Sentito. Forza mettiamoci a lavoro!” tuonò Elsa e tutti ripresero le ricerche.
“Gajeel. Tranquillo ti riporteremo a casa.” bisbigliò Levy, tastandosi la prominente pancia con le mani.
 
Mancava un giorno e mezzo all’inizio della guerra. E lui non aveva ancora trovato un modo per andarsene da quel tempo. Se non si fosse dato una mossa sarebbe dovuto tornare a Phantom e attaccare la sua gilda. Doveva per forza trovare un’altra soluzione, non poteva essere nuovamente coinvolto in quella storia!
Si incamminò diretto verso la stazione di Magnolia, dove giunse un quarto d’ora dopo. Quella forse era l’idea più stupida che gli fosse mai venuta in mente… migliaia di cose potevano andare storte, a cominciare dal viaggio in treno, che non lo attraeva per nulla. Solo il pensiero di mettere piede su un mezzo di trasporto gli procurava tremendi attacchi di nausea.
Ma se effettivamente il suo piano fosse riuscito sarebbe tornato a casa, certo avrebbe rischiato di mettere in pericolo l’intero flusso della storia… e se arrivava a chiedere aiuto proprio a quelle persone voleva dire che era veramente disperato.
Si sedette su una panchina in attesa che arrivasse il treno, mentre ripensava a tutti i pro e i contro di quello stupido piano: avrebbe rischiato di incasinare la storia, di essere scoperto, di scombussolare l’equilibrio del mondo magico, di finire in galera, di non tornare in tempo per partecipare alla guerra; ma d’altro canto avrebbe avuto la possibilità di parlare nuovamente con quella persona e forse trovare il modo di tornare nel suo tempo.
Ignorò i mille dubbi che gli affliggevano il cervello e quella fastidiosa vocina nella sua testa che continuava a ripetergli di lasciar perdere e rinunciare, e rimase seduto fin quando il treno non giunse in stazione. Qui vacillò per qualche secondo, ma impose alle sue gambe di proseguire e con uno sforzo mentale sovrumano riuscì a salire sul mezzo un attimo prima che partisse.
Il viaggio in treno fu un inferno!
Durò la bellezza di tre ore, nelle quali il Dragon Slayer si assicurò di rigurgitare tutto il suo pranzo. Cadde svenuto sul sedile e il conducente che venne a visitarlo si spaventò vedendo il pallore del suo viso e le ossa incavate, che sporgevano da sotto la pelle delle guance.
Rimase rintronato per tutto il viaggio, tranne quando assalito dai conati di vomito si costringeva a correre fino alla toilette.
Nell’istante in cui la locomotiva fischiò annunciando l’arrivo in stazione, proprio nel momento in cui le rotaie si bloccarono il moro si sollevò in piedi e con le poche forze rimaste corse lungo tutti i vagoni, spintonando le persone e scardinando tutte le porte, sotto i lamenti degli altri passeggeri.
I suoi piedi toccarono il terreno e si sentì riavere, poi però cadde sul suolo a causa di una ricaduta momentanea, ma si risollevò immediatamente e barcollando, sotto lo sguardo stranito dei suoi compagni di viaggio e del macchinista, scomparve tra la folla.
Uscito dalla stazione, con ancora gli effetti della chinetosi a tormentarlo, proseguì per le strade della città fino a giungere ad un immenso cancello, che separava il resto della città dalla sua meta.
Si sentì riavere, mentre scrutava in lontananza l’immenso edificio composto da pietre bianche-argentee, la cui facciata troneggiava al centro della montagna rocciosa e imponente scrutava l’orizzonte davanti a se. La facciata era bassa e rettangolare, ornata da piccole finestre dalle persiane scure, al centro il grande portone rettangolare era richiuso dietro due spesse ante in legno, ai bordi ad ampliarne lo splendore, -oltre ad incutere un certo timore c’erano due alte statue ritraenti due tizi incappucciati di cui non aveva mai conosciuto i nomi, ma la cui vista gli procurava, fin da giovane, un senso di inquietudine.- Sopra al vasto portale si ergeva un piccolo campanile, che impallidiva in confronto alla grandezza delle due torri maestre che lo attorniavano da entrambi i lati. Da esse si diramava il resto della struttura, divisa alle due estremità e composta da due larghe pareti che costituivano due stanze secondarie e la parte più interna della facciata. Esse erano suddivise da cinque archi composti da sei pilastri ciascuno.
Il corvino non riuscì a trattenere un sorriso al ricordo di come anni prima, dopo essere stato condotto a forza in quel luogo, per sfuggire alle grinfie delle guardie fosse andato a sbattere contro una di quelle colonne frantumandola e creando un effetto domino che aveva portato i resti dell’impalcatura marmorea a crollare contro quella accanto, che aveva ripetuto il gesto; l’azione era terminata con il crollo totale di una parte della facciata, che era sorretta proprio da quelle colonne. Per poco tutta Era non era collassata su se stessa e lui era stato redarguito da tutti i Consiglieri e da Jose, che costretto a pagare gli ingenti danni. Tutto il luogo gli appariva fin troppo familiare e per quanto i suoi ricordi di quel posto non fossero particolarmente felici rivedere la grande sede bianca e luminosa gli procurò un senso di nostalgia.
Scavalcò il cancello e si introdusse senza tante cerimonie nel giardino, seguendo il sentiero lastricato fino a giungere alla grande struttura.
“Finalmente sono arrivato, fa un po' effetto rivederlo in piedi dopo tutto questo tempo.” sorrise rivolgendo uno sguardo al grande cartello posto sopra il grande arco del portone, su cui era inciso: “ERA- SEDE DEL GRAN CONSIGLIO DELLA MAGIA.”
“Ehi tu, non sei autorizzato a stare qui!” lo richiamò una delle guardie, ancor prima che potesse muovere un solo muscolo.
“Che rottura.”
La guardia partì alla carica puntandogli la sua lancia contro la gola, ma l’altro non si scompose, abbassò la testa e addentata la lama metallica la mandò in frantumi sotto lo sguardo attonito e sorpreso del soldato, che per la paura ritrasse l’arma e cadde con il sedere per terra.
L’uomo osservò con orrore la lama del proprio strumento presentare un gigantesco squarcio dove poco prima c’era la punta.
“M-Ma cos…” non terminò la frase, poiché distratto dal rumore metallico proveniente dalla bocca dell’intruso, quando sollevò la testa per guardarlo spalancò la bocca e strabuzzò gli occhi alla vista del ragazzo che stava masticando e si apprestava ad ingoiare il pezzo metallico della sua arma.
“Ghi hi hi! Non ti ha detto nessuno che giocare con certi stuzzicadenti può essere pericoloso?” chiese il moro e l’altro indietreggiò spaventato.
“C-Cosa v-vuoi?”
“Solo entrare lì dentro e scambiare quattro chiacchiere con una certa nonnetta di mia conoscenza.” rise il ragazzo cercando di non sembrare troppo minaccioso, ma il soldato se l’era già fatta nelle mutande e quel ghigno per nulla rassicurante fu l’ultima goccia.
Senza perdere tempo si rigirò, si sollevò in piedi e corse via a gambe levate gridando a squarcia gola: “ALLARME! C’E’ UN’INTRUSO! ALLARMEEEEE!”
Preoccupato di essere scoperto, e soprattutto di ritrovarsi circondato da tutto l’esercito del Consiglio, Gajeel gli corse dietro cercando di zittirlo o al massimo di stenderlo.
Fu così che la vecchia Berno, che quello stesso pomeriggio aveva deciso di fare una passeggiata nel giardino della struttura, fu richiamata dalle grida di allarme e corse a perdi fiato verso il luogo da dove proveniva il richiamo.
Qui ritrovò, con sua immensa sorpresa, la povera guardia ancorata con braccia e gambe ad un albero e Gajeel che cercava in tutti i modi di fargli mollare la presa, tirandolo per la veste e intanto tentava di tappargli la bocca.
“Si può sapere cosa sta succedendo qui?!” tuonò l’anziana signora ed entrambi si voltarono.
“A-Ah, A-Anziana Berno! Questo tizio si è introdotto qui di sua iniziativa, va subito avvertita l’armata.”
“Rilassati è una mia conoscenza, puoi lasciar correre la sua infrazione.” rispose tranquilla la donna, poi rivolgendosi a Gajeel disse: “In quanto a te, vuoi lasciarlo andare?!”
Gajeel però ignorò il suo ordine, troppo concentrato a squadrarla da cima a fondo: era lei! Riconosceva la sua faccia, i suoi capelli, i suoi vestiti, la sua voce, il suo odore. Era proprio lei!
Quella vecchia signora un po' severa e fastidiosa, che si era sempre presa cura di lui in giovane età. Che si era affezionata a lui perché diceva che gli ricordava il suo figlio defunto, che aveva tentato tutte le volte di farlo rigare dritto, che lo aveva incitato ad aprirsi agli altri e a non ascoltare più le idee di Jose.
Era proprio lei in carne ed ossa, che lo fissava seria come al solito, ma con dolcezza, espressione che non aveva mai rivolto ad altri maghi o imputati.
Il suo corpo fu scosso da una marea di fremiti, al punto che anche la guardia ancora attaccata a lui prese a vibrare.
Berno lo fissò stranita e sorpresa da quella strana reazione così inusuale per quel ragazzo. Ora che lo guardava meglio, però, poteva chiaramente notare altre differenze rispetto all’ultima volta che lo aveva visto. Sembrava cresciuto, e non solo in altezza, anche il suo fisico si era ingrossato, il suo volto sembrava più vecchio, non presentava solchi sotto gli occhi ed indossava sulla fronte una strana fascia rossa che non gli aveva mai visto prima.
Questo è davvero Gajeel? Oppure è uno che gli somiglia molto?”
Continuò a squadrarlo dalla punta dei piedi fin sopra la testa e quando i loro occhi si incrociarono la vecchia maga poté scorgere sul volto del ragazzo sorpresa, ma anche gioia, mista a dolore. Lo dimostrarono le lacrimucce che vide formarglisi ai lati del volto e l’improvviso luccichio dei suoi bulbi oculari. Questo le fece crescere dentro ancor più perplessità.
Stava per fare una domanda, ma si ricordò del soldato e guardando nuovamente il moro gli disse: “Allora Gajeel, non mi hai sentito? Lascialo andare.”
Il Dragon Slayer scosse la testa riprendendosi dallo stupore, poi si voltò verso il terzo incomodo e lo liberò dalla presa.
“Puoi andartene, ad accompagnare il ‘mio ospite’ alla porta ci penso io.” disse la donna, congedando il soldato, che subito scomparve dietro una parete.
Finalmente soli la donna poté emettere un sospiro di sollievo, mentre tornava a guardare il ragazzo con curiosità.
“Si può sapere cosa ti è saltato in mente? Potevi far venire un infarto a quel poveraccio.”
L’altro, però, non rispose. Rimase immobile a fissare la donna con sguardo indecifrabile, cosa che non piacque per nulla alla diretta interessata.
“Si può sapere cos’hai da guardare?” domandò e l’altro si riprese dal suo stato di confusione sbattendo freneticamente le palpebre.
“C-Cosa?”
“Ti ho chiesto perché mi fissi a quel modo. Sembra tu abbia visto un fantasma.” lo rimproverò, ma dentro di lei fu grata di poter sentire la sua voce.
Gajeel, però, si richiuse nel suo mutismo, abbassando lo sguardo a terra e la vecchia non riuscì a trattenere un altro sospiro.
“Quella cosa che hai in testa è nuova?” disse, tentando di cambiare argomento.
“Eh?”, “Parlo della fascia che hai in fronte. Non mi sembra di avertela mai vista, com’è che hai deciso di indossarla?”
Il moro si portò una mano alla fronte, carezzando con la punta delle dita il pezzo di stoffa, come se si ricordasse solo in quel momento di averlo sempre avuto indosso.
“E’ una lunga storia.”
“Ha a che fare con il motivo per cui ti sei introdotto qui senza permesso? Sai non mi sarei mai aspettata che con tutte le volte che ci sei stato trascinato, tu ci venissi di tua spontanea volontà.”
“Dovevo parlarti con una certa urgenza.” rispose semplicemente l’altro e Berno si irrigidì.
Gajeel Redfox che voleva parlarle? Quello stesso Gajeel con cui aveva sempre cercato di instaurare un rapporto di fiducia? Quel ragazzino presuntuoso, che l’aveva mandata al diavolo un migliaio di volte perché si preoccupava di lui e delle sue azioni scellerate? Quel giovane con cui avrebbe voluto parlare a cuore aperto mille volte e che ogni volta che ci provava si richiudeva in sé stesso, sotto una maschera di sarcasmo? Proprio quel Gajeel Redfox era venuto quel giorno, introducendosi abusivamente ad Era solo per parlare con lei?
Non era possibile! C’era sicuramente un secondo fine in questa sua richiesta. Forse aveva combinato davvero qualche crimine contro Fairy Tail ed era venuto a chiederle di coprirlo?
Impossibile! Non si sarebbe mai abbassato a chiederle un favore, benché meno a chiedere la sua protezione.
Ma allora perché era lì?
Forse c’entrava Jose? Il Master di Phantom voleva sfruttare il loro rapporto per ottenere qualche favore dal Consiglio?
Anche questa opzione non aveva alcun senso. Jose non era talmente stupido da credere che una dei maghi più importanti e illustri di tutto Fiore si sarebbe abbassata ad aiutare il Master di una qualche gilda.
Allora qual era il motivo di quell’assurda richiesta?
Che Gajeel si fosse finalmente reso conto di che strada stava imboccando e avesse deciso di cambiare vita?
In questo caso la sua richiesta di parlare con lei avrebbe avuto molto senso, ma dubitava in una qualche redenzione miracolosa.
Ci aveva sperato troppo in tutti quegli anni e ormai si era quasi rassegnata.
Tornò a concentrarsi sul ragazzo, che dal canto suo era ancora immobile a fissare il terreno attendendo una sua risposta.
“Di cosa vuoi parlarmi?”
“Di una cosa molto importante, ma non possiamo farlo qui.”
“Possiamo trovare un posto più tranquillo.”
“D’accordo.” assentì il ragazzo: “M-ma prima devo fare una cosa.”
La bruna lo fissò scettica, mentre le si avvicinava tutto tremante e con la testa bassa.
Fu quasi tentata di respingerlo o di allontanarsi. Quella situazione non le piaceva e doveva riconoscere che vedere Gajeel ridotto in quello stato la inquietava.
Una parte di lei, però, le impedì di muoversi, nonostante una voce nella sua testa le urlasse di fare il contrario, rimase immobile attendendo la mossa del ragazzo.
Gli morì il fiato in gola nell’istante in cui avverti due robuste braccia avvolgersi attorno ai suoi fianchi e una testa poggiarsi delicatamente sulla sua spalla.
Passò un interminabile minuto prima che riuscisse a tornare in sé e riuscisse a capire cosa stesse effettivamente succedendo.
M-Ma cosa? M-Mi sta abbracciando!”
Ebbene sì, Gajeel Redfox, Dragon Slayer d’acciaio, il mago più potente e spietato di tutta Phantom Lord le si era stretto in un abbraccio. Uno di quegli abbracci dolci, gentili, che si concedono solo alle persone a cui si tiene veramente.
Fu allora che avvertì qualcosa di umido sul suo vestito e dei singhiozzi provenire dal ragazzo.
“S-Si può sapere chi sei veramente?” chiese al limite della sorpresa la vecchina.
“D-Dammi u-un secondo. D-Dopo te l-lo spiego.” farfugliò il moro con la voce rotta dal pianto.
Passarono una decina di minuti e ormai stufa, e sempre più curiosa la vecchietta si staccò dall’abbraccio. Il ragazzo si portò le mani alla faccia e si asciugò le lacrime con i dorsi.
“Adesso che ti senti meglio, seguimi che devi delucidarmi su parecchie cose.”
“Si.”
I due camminarono in completo silenzio, allontanandosi il più possibile dalla struttura del Consiglio e giunti ad una panchina si sedettero.
“Siamo abbastanza lontani. Adesso dimmi chi sei e cosa vuoi.”
L’altro prese un respiro profondo e cominciò: “Io sono Gajeel, ma non sono il Gajeel di questo tempo. Vengo dal futuro!”
 
Si destò, avvertendo un gran dolore alla testa e subito si rese conto che qualcosa non andava. Era ancora chiuso in quella stupida gabbia, in quella dannata gilda, che però si presentava completamente vuota.
Tutte le luci erano state spente e nei dintorni non si vedeva anima viva.
Dannate fate, mi hanno abbandonato qui dentro! Ma appena esco…”, una fitta di dolore gli attraversò il corpo.
“Appena esco te la faccio pagare Titania, anzi la farò pagare a tutti quanti.” brontolò, portandosi una mano alla tempia, facendo pressione con altra sul pavimento, tentando di sollevarsi in piedi.
Scivolò un paio di volte. Il suo corpo era stanco e ricoperto di lividi. Per un giorno solo ne aveva prese parecchie di mazzate.
Ma questo non lo avrebbe fermato, in qualche modo sarebbe uscito di lì e avrebbe fatto pagare a quegli scarti tanta insolenza.
Urtò con il piede qualcosa e girandosi notò nella penombra della cella un piatto con delle posate ed un pezzo di pane poggiato sul pavimento. Dentro il recipiente c’era del ferro e sembrava pure buono!
Dal suo stomaco si levarono pesanti gorgoglii, ma lui tentò di ignorarli: “Non esiste che mi abbassi a mangiare il cibo offertomi da quei tizzi. Non sono un loro compagno, benché meno qualcuno da compatire.”
Scostò malamente il piatto rovesciandone il contenuto, gli diede la schiena e tornò a concentrarsi su quelle fastidiose manette.
Se solo fosse riuscito a liberarsene sarebbe potuto scappare facilmente dalla prigione, ma non riusciva a sfilarsele; quei dannati arnesi erano ben appiccicati ai suoi polsi.
Stava per rimettersi a dormire quando gli venne un’idea.
Si voltò poggiando le piccole iridi color cremisi sui pezzi di metallo che costituivano la sua cena. Erano tutti grossi ammassi di ferro, duri e spigolosi. Tra questi ne scorse uno particolarmente appuntito.
Lo afferrò e premette la punta contro la serratura delle manette, ma il buco era troppo piccolo e quello era il pezzo più minuto tra quelli che possedeva.
Non sarebbe riuscito a scassinare la serratura, ma forse avrebbe potuto liberarsi in altro modo.
Poggio il braccio sinistro a terra, sollevò l’altro stringendo forte la sua nuova arma e con la punta rivolta contro il proprio arto gliela fece ricadere sopra.
ZACK   ZACK   ZACK
Si trattenne dallo scoppiare ad urlare, mentre cercava di ignorare le fitte di dolore che gli attraversavano tutto il corpo.
Strappò nuovamente la lama dal proprio braccio senza considerare, che era completamente ricoperta dal suo sangue e la conficcò nuovamente sullo squarcio prendendo a scavarsi la pelle da cui fuoriuscì un mare di liquido, che gli schizzò pure in faccia.
Quando il fiato gli venne a mancare e i gemiti si fecero sempre più rumorosi, in concomitanza con le fitte di dolore e l’annebbiarsi della sua vista, dovette interrompere il suo operato. Estraendo la lama cominciò a scrutare la ferita: il profondo solco gli attraversava in orizzontale tutto il braccio, proprio sopra le manette e il sangue continuava a colare allagando completamente la ferita da cui si potevano scorgere i filamenti dei muscoli e una parte delle ossa.
Lasciò cadere il ‘pugnale’ insanguinato e portò la mano sana sulla borchia legata al suo polso, lentamente la fece scivolare, tentando di ignorare il dolore ed i brividi che gli procurava lo scivolamento di quella massa fredda sulla ferita fresca e sui peli del braccio che gli stavano procurando i maggiori fastidi.
Essi, infatti, rimasti per metà attaccati alla pelle, cresciuti nel senso opposto al movimento tiravano terribilmente già in condizioni normali, ora che erano inzuppati di sangue non volevano proprio saperne di spezzarsi e gli procuravano dei tremendi fremiti, come se gli stessero strappando a forza il cuoio capelluto.  
Dopo l’ennesimo tentativo accompagnato da un altro gemito, quella dannata manetta si sfilò. Era riuscito a scavarsi talmente la pelle che la stretta si era allentata e il sangue aveva favorito il suo scivolamento.
“Arff… Arff… ce l-l ‘ho f-fatta, s-schifoso affare.” biascicò, scagliando l’arnese contro la parete, mentre cercava di riprendere fiato ed evitare di dare di stomaco.
Il problema più grosso arriva adesso.” pensò, squadrandosi il braccio leso, che a mala pena riusciva a muovere.
Impugnò la lama sporca, mentre tornava a percepire la sensibilità nel suo braccio e con essa ulteriore male.
Tremante strinse la presa e sollevò l’oggetto, poggiando il braccio destro sul pavimento.
Questa volta partì subito con la recisione, - se avesse esitato anche solo un’istante era certo che avrebbe cambiato idea-, che si rivelò molto più complicata e dolorosa: avvertì un tremendo bruciore ad entrambi gli arti quando la fredda estremità metallica gli lacerò la carne ed il sangue prese a sgorgare sul pavimento.
Non riuscì a trattenersi e diede di stomaco, il vomito caldo ricadde sulla ferita e stranamente gli procurò un certo sollievo.
Il suo intero corpo era scosso da fremiti, il sudore gli colava su tutta la pelle, ma tutto ciò non bastò a farlo desistere dal suo intento. Afferrò il pezzo di ferro e se lo conficcò di nuovo sul braccio riprendendo a scavare; tentativo, questo, che si rivelò ancor più complicato e lungo del precedente poiché il braccio leso gli impediva di imprimere abbastanza forza nel colpo e durante lo scavo, per cui dovette svolgere il lavoro molto più lentamente. Quando fu sicuro di aver prodotto un solco abbastanza grande con tutta la forza rimastagli si sfilò l’altra manetta.
Cadde in dietro, sbattendo la testa e la schiena sul pavimento sassoso, ma stranamente non lo avvertì nemmeno. Era troppo concentrato ad evitare di soffocare o di svenire per il male.
Chiuse gli occhi un paio di volte cercando di non addormentarsi.
Non dormire! Non dormire! NON DORMIRE!” gli ripeteva la voce che aveva in testa.
E all’ennesimo richiamo si convinse ad ascoltarla. Senza poggiare le mani fece pressione sulla schiena e sui piedi, e riuscì a mettersi a sedere.
Gli faceva male dappertutto!
Eppure, la sua determinazione gli impediva di arrendersi e ricadere a terra. Fece forza sulle gambe e contro ogni previsione riuscì a sollevarsi in posizione eretta.
Le braccia gli ciondolavano ai lati del busto e non volevano saperne di sollevarsi, sembravano intorpidite, e forse lo erano visto che gli formicolavano e gli pareva di non avvertirle più.
In quel momento, però, non se ne curò: ora che era libero da quegli affari avrebbe facilmente sfondato quella gabbia anche senza usare le mani.
Il suo corpo divenne completamente grigio e si indurì assumendo la consistenza del metallo. Questo però gli procurò un forte dolore e abbassando lo sguardo notò che dalle ferite continuava ad uscire molto sangue.
“Ci penserò dopo, adesso evadiamo.” così dicendo si portò davanti alle sbarre e sferrando un poderoso calcio fece volare via la prima, poi passò alla seconda e attraversando il buco uscì dalla prigione.
Finalmente libero!
Nota d’autore: eccomi qui! Molti di voi mi avranno dato per dispersa! Mi dispiace ho ritardato nuovamente nel postare questo capitolo, e purtroppo annuncio, che il prossimo arriverà anche più tardi di questo.
Ultimamente ho molto da fare, e sono in un periodo in cui non riesco a mettere nulla per iscritto, quindi dovrò interrompere temporaneamente la storia! Tranquilli, tornerò a concentrarmici, quando finalmente avrò altro tempo libero.
Adesso, però concentriamoci su questo capitolo: sono stata parecchio brutale nella seconda parte, ma avevo detto, che rimanere nel futuro avrebbe portato Gajeel a problemi di schizofrenia! Non lo avevo specificato? Beh, adesso l’ho fatto, e purtroppo la cosa non può che peggiorare.
In contrasto abbiamo, invece, il Gajeel del futuro, che ha avuto la malata idea di andare a chiedere aiuto al Consiglio! Si può essere più disperati?!
Ne ho approfittato per mostrare un suo incontro con la vecchia Berno. Ci tenevo a mostrare questa parte, perché il flashback in cui viene presentato il loro passato rapporto, mi è piaciuto tantissimo, quando l’ho letto. Inoltre, mi ha sempre intristito sapere che la vecchietta lo ha rivisto solo dopo la battaglia di Fairy Tail.
Quindi, mi sono detta che meritavano un nuovo confronto, e che Gajeel gli mostrasse che splendida persona era diventata. Inoltre, la nonnetta gli darà qualche utile informazione per tornare a casa…
Per il resto il capitolo è stato un po' più corto del precedente, ma io mi sono divertita a scriverlo. Spero di poter continuare presto la storia e portarla a compimento.
Fino ad allora ringrazio, chi leggerà il capitolo e chi recensirà.
Un saluto e un abbraccio.



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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5 ***


Riuscì a compiere solo un paio di passi prima di stramazzare al suolo, sbattendo il fianco su uno dei tavolini.
Distrutto dal dolore e dalla stanchezza e rilassato dalla frescura del pavimento fu nuovamente tentato di chiudere gli occhi e dormire.
Se mi addormento mi ritroverò rinchiuso in quella dannata gabbia e non avrò un’altra possibilità di fuga!
Spalancò gli occhi e ignorando il male prodotto dai tagli, facendo pressione sulle mani si sollevò.
Fece appena in tempo a bilanciare il peso sui piedi prima che gli arti superiori perdessero nuovamente la sensibilità.
Rintronato, stanco e dolorante si trascinò barcollando verso l’uscita, aprì la grande porta in legno e uscì dall’edificio.
Messo piede fuori fu accolto dalla luce della luna, che si stagliava maestosa nel cielo notturno accompagnata dalle numerose stelle che riempivano l’infinito spazio celeste.
L’immenso satellite gli specchiò in volto la propria luce, ma l’altro non la considerò e mantenendo lo sguardo dritto davanti a sé proseguì a passo lento verso il sobborgo cittadino.
Arrivato nei pressi di un vicolo vi entrò e poggiando la schiena contro il muro scivolò a sedere.
Si portò le mani davanti al volto e alla luce di un lampione poté constatare che la perdita di sangue era notevolmente aumentata: il liquido rosso era arrivato a ricoprirgli tutta la parte inferiore degli avambracci e dalle ferite continuava a fuoriuscirne ancora.
Devo subito trovare un modo per tappare questi squarci o rischio di morire dissanguato!
“Bene bene, guarda un po' chi abbiamo qui.”
Una voce proveniente dal fondo del vicolo lo fece sussultare e voltandosi si ritrovò davanti un uomo, dai corti capelli neri, con indosso un vecchio e sporco giacchetto di pelle marrone, un paio di occhiali da sole erano sistemati sopra la sua fronte e sul suo volto era dipinto un ghigno di scherno.
“Chi sei?” chiese infastidito il Dragon Slayer non riconoscendo l’individuo.
“Nessuno di cui ti debba importare, sempre che tu non voglia lasciare questo mondo prima del previsto.”
L’altro lo fissò interdetto non comprendendo il motivo di tanta ostilità.
“Cosa vuoi?”
“I tuoi soldi.” disse franco il ragazzo, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un coltello e rivolgendone la punta verso il mago.
Gajeel rimase immobile, con uno sguardo indecifrabile, poi scoppiò a ridere e questo stupì non poco il suo borseggiatore.
“Cosa cazzo ridi?!” urlò l’altro ferito nell’orgoglio da quell’atteggiamento.
“Ghi hi hi! Senti, non sono in vena di scherzi, ma per questa sera mi sento generoso…  sparisci o ti ammazzo!” gli intimò il corvino, mentre il sorriso abbandonava il suo volto e gli occhi gli spalancavano, mentre le piccole iridi si poggiavano con rabbia sull’individuo e la mascella si serrava mostrando i denti giallognoli e i piccoli canini.
“COME SCUSA! MA CON CHI CREDI DI AVERE A CHE FARE! SGANCIA I SOLDI O TI AMM…”
Una sbarra di ferro gli sfracellò il naso ed il resto della faccia lanciandolo contro il muro alle sue spalle. L’uomo rintronato e prossimo allo svenimento fece appena in tempo a vedere il suo assalitore afferrare il suo coltello e portarselo alla bocca. Seguì uno strano scricchiolio, poi il coltello gli fu gettato davanti alle gambe e il tizio poté constatare con somma incredulità che ne rimaneva soltanto l’impugnatura.
“Tempo scaduto!” tuonò la figura mostruosa afferrandolo per la giacca e sollevandolo di peso. L’ultima cosa che vide fu il sorriso diabolico e due piccoli occhi rosso sangue che lo fissavano con cattiveria.
Il secondo pugno gli sfracellò quel poco di faccia rimasta integra, spezzandogli tutti i denti e facendolo strabuzzare al suolo mezzo morto.
Non vedendo più alcuna resistenza da parte del suo avversario, il moro si voltò di spalle ed imboccando la stradina semi nascosta scomparve nel buio.
Prosegui a passo lento per circa mezzo chilometro, poi si mise a sedere su una panchina. Rimase immobile con la testa piegata in avanti e le braccia sollevate, che non volevano smettere di tremare, né tanto meno far cessare tutto il bruciore che le ferite gli stavano infliggendo.
Nonostante avesse appena mangiato del ferro il suo corpo non si decideva a riprendersi, forse aveva esagerato.
Scosse la testa cercando di riacquistare la vista, che stava pian piano scemando, poi il suo sguardo si poggiò con sorpresa sul grande albero che aveva davanti.
Non si era nemmeno reso conto di essere entrato nel parco di Magnolia!
Per un qualche scherzo del destino le sue gambe lo avevano portato in quel luogo.
Era strano constatare come non fosse poi così diverso rispetto a nove anni prima e come quel vecchio albero fosse ancora lì a troneggiare al centro del parco.
L’ultima volta che lo aveva visto era ancora nel suo tempo… gli sembrò quasi di veder comparire incatenati al suo tronco tre ragazzi.
Fu quello a svegliarlo dal torpore in cui stava lentamente cadendo, si sollevò in piedi e prese a cercare l’uscita di quel luogo.
Non posso rimanere qui troppo a lungo. Potrebbero accorgersi che sono fuggito e in quel caso mi darebbero la caccia, devo subito abbandonare Magnolia.
Quel pensiero gli fece storcere il naso e arricciare il labbro superiore: lui, Gajeel Redfox uno dei maghi più potenti della città costretto a fuggire da un branco di falliti! Era inaccettabile, insopportabile! Sentiva il suo orgoglio martellargli la testa nella vana speranza di fargli cambiare idea, ma anche quest’ultimo dovette rassegnarsi all’inevitabile.
Non poteva rimanere in città, non poteva farsi nuovamente catturare e soprattutto non poteva tornare al suo tempo se prima non fosse riuscito a cambiare la storia!
Si, perché anche se non aveva capito quasi nulla sui discorsi dello scambio temporale, una cosa gli era chiara: quel luogo, quel futuro esisteva perché le sue future scelte e le sue future azioni lo avevano plasmato!
Si sorprese nel rendersi conto di quanta effettiva importanza potesse avere, quanto la sua presenza e raccolta di nuove informazioni lo rendessero così potente!
Si, perché lui in quel momento aveva in mano il futuro del mondo o più precisamente il destino del suo mondo. Lui sapeva che Phantom sarebbe stata sconfitta, sapeva che Fairy Tail avrebbe trionfato e se avesse scoperto la dinamica esatta dei fatti sarebbe potuto tornare in dietro nel tempo e cambiare la storia!
Avrebbe trovato un modo per distruggere quel branco di bastardi, avrebbe dato un futuro alla sua gilda e non sarebbe MAI diventato una debole fata!
Con solo questo scopo a dargli forza si mise a correre giungendo al cancello del parco, senza considerare i danni sfondò le inferriate e si mise a correre tra i vicoli deserti con soltanto l’oscurità della notte a fargli compagnia e la luna a fare da spettatrice.
Il suo prossimo obbiettivo fu un negozietto di pozioni e incantesimi aperto in città, giunto davanti alla porticina in legno rimase piacevolmente sorpreso dal trovare l’interno illuminato e l’uscio aperto.
Il negoziante, invece, fu meno contento della sua visita perché in una sola notte non solo venne derubato della sua erba medica, ma una parte del suo locale venne raso al suolo, senza contare che rischiò l’infarto.
Fairy Tail mi dovrà risarcire.” pensò l’uomo accasciandosi semi-svenuto dietro il bancone della sua bottega una volta che il mago scomparve all’esterno.
Quando fu ormai lontano dalla città, immerso nel buio della foresta, con la sola compagnia dei gufi e del vento a confortarlo Gajeel si fermò a riprendere fiato.
Esausto si portò le foglie di erma medica alle braccia e strizzandole fece discendere sulle ferite il miracoloso unguento che quelle piante producevano.
Subito avvertì un immenso sollievo e con gioia vide gli squarci chiudersi ed il sangue smettere di fuoriuscire. Passò un dito sulle cicatrici appena formatesi, constatando che ormai le ferite erano totalmente chiuse.
Notando un fiumiciattolo vicino al masso dove si era poggiato, si avvicinò ed immerse completamente la testa sotto il livello dell’acqua.
Spalancando la bocca prese delle grandi sorsate e quando non poté più resistere senza ossigeno si ritirò su, beandosi della piacevole frescura che l’acqua aveva dato alla sua pelle e del fatto che ormai tutto il sudore si era lavato via.
Immergendo entrambe le braccia nel rigagnolo si assicurò di ripulirle dal sangue ormai secco e una volta scrostato via si tirò in piedi e si mise a percorrere la foresta.
Era da solo in un luogo e in un tempo che non conosceva minimamente, non sapeva quali pericoli lo attendevano al di fuori della città e non sapeva neanche chi fossero a quel punto i suoi presunti alleati o amici.
Tutto ciò, però, non lo inquietava minimamente, fin da quando suo padre se n’era andato aveva vissuto quella pesante situazione di abbandono e smarrimento ed era stata proprio quella a renderlo più forte e a farlo sopravvivere.
Avrebbe trovato una soluzione. E lo avrebbe fatto contando solo sulle sue forze.
C’era però una persona con cui doveva scambiare qualche parolina e proprio per questo si era deciso a fuggire dalla città diretto nel luogo dove era certo di trovarla.
Solo questa persona, infatti, avrebbe potuto aiutarlo non solo a tornare a casa, ma a fare luce sul motivo per cui la sua gilda era stata sconfitta e sul come evitarlo.
Eccolo, quindi, lì a percorrere la pianura erbosa diretto verso Era!
 
Berno fissava il ragazzo senza riuscire a dire una parola, quello che gli aveva appena rivelato gli sembrava la più assurda delle storie. Per un’istante si era chiesta se il giovane avesse perso qualche rotella, oppure se volesse giocargli qualche brutto tiro.
Eppure, la serietà dipinta sul suo volto, mista al fatto che effettivamente sembrava una persona completamente diversa da quella che conosceva non le permisero di dubitare delle sue parole.
“Cosa vuol dire che vieni dal futuro? Spiegati meglio.”
Gajeel rimase sorpreso nel constatare che la nonnetta gli credeva, si aspettava di dovergli dimostrare, come aveva fatto con Makarov, che stava dicendo la verità, magari rischiando addirittura di rivelare informazioni che potevano mettere in pericolo la storia.
Fu, quindi, molto felice nel sapere che la vecchia non solo gli credeva, ma sembrava pure disposta ad aiutarlo o quanto meno ad ascoltare il suo racconto.
Cominciò a ripercorrere mentalmente tutti gli eventi riguardanti la sua vita da quel periodo in poi ed escluse quelli che non poteva assolutamente rivelare.
Una volta deciso da dove iniziare la spiegazione prese un respiro profondo e parlò: “Non so come sono finito qui nel passato. Mi sono svegliato l’altro giorno nel mio letto a Phantom, successivamente leggendo un giornale ho scoperto che non mi trovavo nel mio tempo. Io vengo da nove anni nel futuro a partire da adesso.”
“Questo spiega il tuo abbigliamento e il tuo cambiamento caratteriale.” rifletté l’anziana.
“Si, esatto. Comunque, posso rivelarti solo in minima parte ciò che mi è successo o più precisamente ciò che mi succederà da qui in poi.
Quando ci siamo visti l’ultima volta ti dissi che volevo far scoppiare una guerra contro Fairy Tail.”
“Ricordo che mi parlasti di quell’assurda idea.”
“Beh, l’ho messa in pratica.”
“Cosa hai fatto?!” urlò la bruna sollevandosi in piedi, fissando con sguardo sorpreso e furioso il ragazzo.
“S-Si, ho iniziato una guerra nove anni fa contro le fate.”
“Nove anni fa? Intendi in questo periodo!”
L’altro si limitò ad ammiccare con la testa, senza sollevare lo sguardo da terra.
“Gajeel ti rendi conto di ciò che hai combinato! Una cosa del genere è talmente grave che non solo rischi l’ergastolo, ma soprattutto Phantom Lord potrebbe venire sciolta!”
“Guarda che lo so! Vuoi farmi finire la spiegazione?! Non sono qui per parlare della guerra, ma per dirti ciò che è successo dopo e per chiederti una mano per tornare a casa!” urlò il moro fissandola incavolato.
Berno fu quasi felice di assistere a quello scatto d’ira, ora quel ragazzo sembrava proprio Gajeel, solo un po' più vecchio e con uno strano luccichio negli occhi che la vecchia non gli aveva mai visto prima.
“Scusa.” disse rimettendosi a sedere: “Continua pure.”
“…Non sbagliavi con il dire che un’azione tanto pericolosa possa portare a conseguenze gravi; infatti, la guerra che scatenai rischiò di distruggere Magnolia e molti maghi, soprattutto quelli dell’altro schieramento, rischiarono di morire.”
“Noi del Consiglio non intervenimmo sulla faccenda?”
“Makarov non vi informò del nostro attacco e certo non lo fece Jose, voi vi occupaste di giudicare le due parti solo dopo la fine del conflitto.
La guerra fu vinta da Fairy Tail e tutti i maghi di Phantom furono sconfitti.”
Non sfuggi alla vecchia il modo di porsi del ragazzo nel raccontare la sconfitta della sua gilda, sembrava che non gli importasse, - e se già questo non era un fatto che avesse dell’inverosimile-, ciò che colpì Berno fu il non udire nella sua voce il benché minimo segno di rabbia o frustrazione. Come se i suoi nemici nello sconfiggerlo non gli avessero procurato la più cocente delle umiliazioni, ma gli avessero anzi fatto un immenso favore.
“Quale fu la decisione finale del Consiglio?”
“Decideste che avevamo superato il limite e scioglieste la gilda, incarcerando Jose ed etichettandolo come il colpevole di tutta quella baraonda.”
Berno si aspettava di scorgere almeno un velo di tristezza sul volto del giovane al ripercorrere mentalmente quegli eventi, ma non vide nulla di simile. Gajeel stava lì, ritto sulla panchina a fissare un punto indecifrato dello spazio, senza però lasciar trasparire dal suo viso la benché minima emozione.
“Immagino sia stato difficile andare avanti.” disse la vecchia cercando un buco in quella dannata corazza di indifferenza.
“Si, all’inizio non fu semplice. Non avevo idea di dove andare o di cosa fare. Ma giunse in mio aiuto una persona…”
Non mi sarei mai aspettata che arrivasse a confidarsi così apertamente con me. A vederlo adesso sembra molto felice.”
Ed era certa di non sbagliarsi perché il sorrisetto compiaciuto che il moro aveva scolpito in volto era il primo che gli vedeva mostrargli da quando lo conosceva.
“Chi ti aiutò a rimetterti in riga?”
Il Dragon Slayer non disse una parola, sollevò semplicemente il pezzo di stoffa che aveva legato in torno al braccio e una volta slegato mostrò con orgoglio alla donna il simbolo nero, che rappresentava una fata stilizzata con una lunga coda appuntita.
Berno per poco non cadde dalla panchina, si portò le mani alla faccia strofinandosi gli occhi con le dita per poi tornare a fissare il disegno, che rimase lì davanti a lei brillando di quell’intenso colore scuro a cui la luce dei raggi solari dava un che di maestoso.
“T-T-Tu s-sei d-diventato un mago di F-Fairy T-Tail!”
“Ghi hi hi! Già!”
“No, non posso crederci! Come ha fatto Makarov a convincerti ad entrare nella sua gilda?! Ma soprattutto cosa gli è passato per l’anticamera del cervello! Già i suoi attuali membri sono dei teppisti di prima categoria, se poi ci mettiamo dentro anche un tornado come te… mio Dio, non oso immaginare quanti reclami ci giungeranno ogni giorno per colpa vostra!”
“Ghi hi hi hi hi! Vecchia sei proprio divertente. Però, se proprio volessi saperlo dovrebbero essere una media di centocinquanta al giorno.”
“C-Centocinquanta! Oh, povera me! Quanto dovrò lavorare prima di poter andare in pensione!”
Nel vortice di lamentele che prese a lanciare non scorse nemmeno l’espressione sofferente che comparve sul volto di Gajeel, una volta che ebbe sentito quell’ultima frase.
“Beh, lasciamo stare.” disse ritornando seria e pronta ad ascoltare il seguito della storia.
“Dopo che mi sono unito a Fairy Tail, diciamo che mi sono dato una calmata…”
“Mi immagino che genere di calmata?!”
“… e ho cominciato a farmi pure degli amici, pensa che mi sono trovato pure un gatto.”
“Pff... ah ah ah ah!”
“Che c’è da ridere?” chiese offeso il corvino.
“Nulla nulla, è che non mi sarei mai aspettata di scoprire quanto sei cambiato. Ne avrei mai creduto ti saresti trovato un animale domestico. Sono felice, però, che tu abbia finalmente una famiglia.” disse sorridendo al moro, al quale si contrasse lo stomaco al pensiero che non l’avrebbe più rivista una volta tornato a casa e che quello era forse l’ultimo momento in cui avrebbero potuto conversare.
“Beh, se questo ti sorprende mi chiedo come reagirai quando ti dirò che non solo mi sono fidanzato, ma sto pure per diventare padre.”
Gli occhi della vecchia Berno si spalancarono, mentre le sue già piccole iridi divennero delle microscopiche fessure incastonate in due gigantesche scleri, la mascella le cadde spalancando la bocca che divenne tre volte più grande. Poi, però, la sorpresa lasciò spazio a qualcos’altro e non riuscì più a trattenere le lacrime.
“Ehi vecchietta, ma che fai piangi?”
“Secondo te, razza di cafone…? Come faccio a non piangere al sapere che hai messo su famiglia.” disse l’altra tirando fuori un fazzoletto e soffiandosi il naso.
“Si può sapere dove hai trovato una donna tanto pazza da volerti sposare?!”
“Levy non è pazza, anzi è la maga più intelligente di tutta Magnolia!” urlò offeso il mago.
“Poverina e guarda chi si è trovata come compagno.”
“La vuoi piantare di insultarmi vecchiaccia, perché non torni a piangere che almeno fai qualcosa di buono.”
“Ma come ti permetti ragazzino! Vedi di portare rispetto!”
“Io non porto rispetto a chi insulta la mia famiglia, e soprattutto insulta me!”
Non si accorse, però, nell’impeto della sfuriata che la nonnetta gli si era avvicinata e prima che potesse rendersene conto le si era stretta in un altro abbraccio.
Lui fu ben felice di ricambiarlo perché sapeva che in fondo al cuore, anche se da giovane non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, aveva sempre desiderato ricevere dalla vecchia Berno quella manifestazione d’affetto.
“Sono molto fiera di te. Sono così felice di poter constatare che fantastica persona tu sia diventato.” gli disse la bruna una volta staccatasi dall’abbraccio, mentre riportava una mano all’occhio sinistro per asciugare una nuova lacrima.
“Ci ho messo tanto a capire che stavo sbagliando strada.” rispose mogio il moro.
“Però l’importante è che tu abbia capito e che tu abbia fatto la scelta giusta alla fine. E soprattutto che non ti sia mai arreso difronte al cambiamento. Tutto questo ti ha reso una persona migliore, una persona di cui tutte le madri andrebbero fiere.”
“Grazie. È anche merito tuo se oggi sono questo.”
“Già, a proposito mi vieni a trovare ogni tanto?”
A quella domanda Gajeel si paralizzò sul posto, avvertì le gambe congelarsi e la saliva in bocca evaporare, mentre il nodo in fondo allo stomaco premeva sempre di più.
Cosa doveva rispondergli? Doveva rivelargli che sarebbe morta per colpa dei sicari inviati da Tartaros? Che dopo lo scioglimento di Phantom non si sarebbero più visti? Del fatto che non era mai riuscito a ringraziarla per tutto quello che negli anni aveva fatto per lui? Che questo era fino a poche ore fa uno dei suoi più grandi rimpianti?
Avrebbe dovuto cambiare il corso degli eventi e rivelare la verità? Le cose sarebbero cambiate? Ci sarebbero state delle ripercussioni sulla sua vita o su quella della sua famiglia? Al suo ritorno nel futuro avrebbe ritrovato la vecchia Berno viva e vegeta, oppure uno scenario disastroso?
Era troppo pericoloso informarla sugli eventi riguardanti la guerra contro Tartaros, ma poteva essere tanto egoista e spregevole da lasciarla morire, sapendo di potergli evitare tale destino? Sarebbe riuscito a continuare a ridere e a vivere sereno con questo ulteriore peso sul cuore?
No!
Doveva dirglielo, e fanculo le conseguenze, fanculo Tartaros, avrebbero risolto tutto lo stesso e la vecchietta sarebbe rimasta in vita!
Stava per aprire bocca, quando la donna intuendo nella sua espressione e nel suo silenzio che qualcosa non andava, gli mise una mano davanti al volto.
“Quello che stai per dirmi mi riguarda?”
L’altro fece appena in tempo a scuotere la testa in segno di assenzo.
“Ed è qualcosa che potrebbe cambiare il mio futuro?”
Questa volta non udì alcuna risposta e fu certa di aver centrato il punto.
“Allora non voglio sapere nulla. Non rivelarmi niente!”
“Ma tu non capisci, io devo dirtelo!”
“Non devi! Te lo proibisco!”
“Perché? Se mi lasciassi parlare sapresti che io voglio solo…”
“Zitto! Non dire altro!”
“Ma…”
“Ascolta Gajeel, tu sai cosa potrebbe succedere se mi rivelassi qualcosa sul mio futuro?!”
“Potrei cambiare la storia.”
“Esatto, e questo sarebbe un male!”
“Ma non è giusto, tu hai il diritto di sapere…”
“Io ho il diritto di scegliere e ti chiedo di non rivelarmi cosa mi attende in futuro.”
“Perché? Non capisco, perché non vuoi il mio aiuto?” urlò l’uomo, con il volto rigato dalle lacrime.
“E’ molto semplice: facciamo caso, per esempio, che tu mi dica che domani mi cadrà in testa una tegola e io finirò in coma.”
“Ma che razza di esempio idiota è!”
“Lasciami finire!” gli urlò contro Berno: “Quindi io, sapendo questo, passerei il resto del prossimo giorno ad evitare i tetti delle case. Ma se nel fare ciò io andassi in contro ad un destino peggiore? Oppure, se quella mattonella finisse in testa a qualcun altro? Io sarei sopravvissuta, ma i sensi di colpa mi tormenterebbero per il resto dei miei giorni.”
“Io non ti capisco vecchia, ogni giorno muoiono persone innocenti che non hanno fatto nulla; perché dovresti sentirti in colpa se riuscissi a sopravvivere?”
“Non hai centrato il punto. Quello che voglio dire è che non sai mai cosa il futuro abbia in serbo per te. E più tenti di evitare un determinato evento, più esso rischia di ripercuotersi su chi ti sta in torno. Non è neanche detto che esso alla fine non avvenga, -potrei essere colpita da una tegola lanciata da qualcuno-, questo per dirti che il tempo è imprevedibile e che molte azioni sono scritte e non importa quanto uno si impegni devono succedere e basta.”
“Questo non è giusto!”
“Lo so, ma non puoi farci niente.”
“Però, non possiamo sapere se quello che voglio dirti non possa essere modificato.”
“Si, ma tu devi capire che io voglio vivere la mia vita serenamente.”
“E allora ascoltami.”
“No, cerca di capire il mio punto di vista. Se tu mi predici un tremendo evento che riguarda il mio futuro, io passerei il resto dei miei giorni nell’angoscia e nella paura tentando di evitarlo in tutti i modi e facendo ciò non mi godrei la vita.”
“Quindi è meglio rimanere all’oscuro?”
“Si, in questo caso si. Ti prego di non rivelarmi niente sul mio futuro.”
Sconsolato il Dragon Slayer non poté fare altro che mugugnare un semplice si, prima di tornare a concentrarsi sul colore delle mattonelle di quel vialetto, cercando di scacciare in fondo al cuore tutto il dolore che provava in quel momento.
Fu la mano dell’anziana, posta sopra la sua spalla a risvegliarlo dall’angoscia dei suoi pensieri.
“Gajeel io ti voglio bene e ti ringrazio per la tua premura. Ora però cerca di concentrarti sul motivo che ti ha portato qui.”
Come ridestato da un lungo sonno il mago si voltò verso la bruna e parlò: “Sono qui perché sei l’ultima persona che mi rimane a cui chiedere aiuto. Nessuno è in grado di riportarmi nel mio tempo e se non mi aiuti dovrò prendere parte alla guerra e ferire i miei compagni. Oltre al fatto, che la mia versione del passato si trova al posto mio nel futuro e temo possa fare del male ai miei amici. E poi temo che Jose possa scoprirmi e non so dove andare o cosa fare. Ti prego ho bisogno del tuo aiuto!”
Quella valanga sconclusionata di parole, confuse non poco l’anziana, ma una cosa la comprese, ovvero la disperata richiesta di aiuto del giovane.
Ma fu il riferimento a Jose che gli fece tornare alla mente un vecchio fatto e il suo volto si illuminò di speranza.
“Ascolta Gajeel, se le cose stanno come hai detto prendere parte alla guerra non basterà!”
“Come scusa?”
“Se tu partecipi e ti fai comunque sconfiggere questo non cambierà nulla in te. Ma la tua versione del passato non potrà subire quella sconfitta e anche se Phantom si sciogliesse questo non cambierebbe nulla nel te del passato. Se non torna e partecipa alla guerra, questo potrebbe comportare la tua cancellazione dalla linea temporale!”
“CHE COSA! COM’E’ POSSIBILE?!”
“Cerco di spiegartelo in maniera più semplice: tu sei già un mago di Fairy Tail e lo sei diventato dopo che sei stato sconfitto, è stata questa sconfitta a cambiarti e alla fine hai deciso di entrare nell’altra gilda. Ma in questo tempo tutto ciò deve ancora avvenire e se lo subisci di nuovo tu, la versione passata non cambierà e questo porterà alla tua scomparsa. Non esisterai più come il tipo di persona che sei ora, ma sarai diverso!”
“E come sarò?”
“Questo è impossibile da prevedere. Tanto sta, che se non troviamo il modo di riscambiarvi tu sparirai e questo potrebbe addirittura portare alla cancellazione di tuo figlio!”
“È orribile! Come faccio ad impedirlo?”
“L’unico modo è riportare qui la tua versione di questo tempo e farla sconfiggere durante la guerra.”
“Grazie tante e sentiamo come cavolo faccio?”
“A quello credo di aver trovato una soluzione.”
“Dici sul serio?” chiese sorpreso e speranzoso il mago.
“Si, devi subito tornare a Phantom Lord ed impadronirti del libro: CRONOLOGIA TEMPORALE
“E che roba è?”
“E’ un libro che contiene incantesimi legati al tempo, molti decenni fa la tua gilda se ne impadronì durante una missione.”
“E il Consiglio gli ha permesso di conservare un manufatto tanto potente e pericoloso?”
“Questo libro può essere letto solo da esperti che conoscono la lingua antica del Continente, e persone simili si contano sulle dita di una mano. Oltre a ciò, Phantom non ha mai compreso l’importanza effettiva di quel libro, quindi non è stato necessario sottrarglielo.”
“Ok, ma come faccio a tornare a casa con quel libro?”
“Non conosci nessuno che possa leggere quella calligrafia?”
“Forse Levy, ma…”
“Allora devi chiedere a lei e devi farlo in fretta. Torna subito alla tua ex gilda, ruba il libro e fallo prima che abbia inizio la guerra.”
“Makarov mi ha dato un ultimatum di un giorno e mezzo. Per adesso ho tempo, però sei sicura che in quel libro ci sia scritto un modo per farmi tornare a casa?”
“Ne sono certa. Una volta il vecchio Warren disse di aver letto proprio in quel tomo un incantesimo che permette di scambiarsi con altre persone del passato e del futuro.”
“Fantastico, il vecchio albero ne sa una più del Diavolo.”
“Mostra un po' di rispetto!” gli urlò contro la donna.
“D’accordo, d’accordo. Comunque, se quello che dici è vero devo sbrigarmi e tornare subito a Magnolia, non ho un secondo da perdere.”
Detto questo si voltò, pronto a correre verso l’uscita della sede, non prima di voltarsi e salutare sorridente la vecchietta che ricambiò subito il gesto.
Quello sarebbe stato il loro ultimo incontro. Il loro ultimo colloquio. Il loro ultimo sorriso insieme, e Gajeel volle assaporare quel momento fino in fondo.
Poi si voltò e prese a correre a tutta forza verso il grande cancello, riacceso da una nuova speranza, ma anche da un grande timore.
 
Giunse davanti al grande cancello della sede del Consiglio verso le otto del mattino e scavalcando il cancello si fiondò nel vasto giardino.
Quel posto era completamente diverso da quello di nove anni prima: non c’era più il grande edificio al centro della montagna rocciosa, non c’era più nemmeno l’altopiano, ma solo un vasto giardino. Era grato di ciò perché si era evitato una bella mezzora di corsa in salita, ma aveva impiegato abbastanza tempo a trovare la strada e soprattutto l’edificio. Non esisteva più il grande palazzo simile ad un tempio, adesso la sede del Consiglio si presentava come una grande villa, composta da un’ampia facciata al cui centro si estendeva l’ingresso formato da una costruzione lunga e stretta divisa in due parti: quella in basso presentava un arco a piramide ed era contrassegnata da piccole finestre, al di sopra, incastonato al centro della piccola facciata si trovava un rosone e sul tettuccio un lungo palo in ferro ornato da un cerchio e delle piccole alette.
Alla vista di quella decorazione Gajeel non riuscì a trattenersi e un rivolo di saliva gli scivolò lungo il labbro, mentre si immaginava di addentare l’ornamento.
Spostando lo sguardo sul resto della costruzione notò una sfilza di finestre poste a decorare il resto della facciata, che non presentava più quel colorito bianco-celestino, ma era stata completamente riverniciata di un marrone spento, quasi grigio, anche il tetto a trapezio e i coni che formavano i tetti delle due torri laterali erano diversi, mostravano infatti una colorazione azzurra tendente al blu scuro, un blu monotono che mise nell’animo del moro uno strano senso di angoscia e depressione. Doveva riconoscere che la struttura del Consiglio così ricostruita assumeva un tono di maggior serietà e autorevolezza.
Si guardò in torno con circospezione prima di proseguire nascondendosi dietro alberi e muri fino a giungere davanti ad una delle finestre.
Stava per romperne il vetro, quando si trovò circondato da una marea di ufficiali del Consiglio e da qualche messaggero con la faccia da rana.
Il suo primo istinto fu quello di attaccarli e stenderli tutti, ma subito notando il sorriso sui loro volti e vedendo che non gli puntavano contro lance o altre armi, comprese che non avevano intenzione di attaccarlo.
“Gajeel-sama.” si fece avanti una delle rane: “Che grande onore averla di nuovo qui tra noi.”
“Eh?”
“Si, è fantastico conoscere uno dei più importanti ufficiali del Nuovo Consiglio della magia.” si fece sfuggire un’altra guardia.
“Potrebbe farci un autografo?” lo pregarono all’unisono tutti suoi fan.
Fu così che il Dragon Slayer si ritrovò a scrivere dediche a destra e manca, senza riuscire a capire il senso di tutto quell’improvviso successo.
“Ehi, specie di rana.” disse ad un tratto, quando ebbe finito di scrivere: “Devi subito portarmi ad incontrare una persona.”
“Chieda pure signore, sarà un onore per me.”
I due imboccarono un lungo corridoio fino a giungere ad una piccola porticina in legno, che si affacciava sui sotterranei dove erano posti i prigionieri, camminarono lungo quell’angusta via fin quando non giunsero di fronte ad una cella poco illuminata e tutta sporca.
“Ecco signore, come mi ha richiesto. Può parlare con il prigioniero numero X760: Jose Porla.”
Nota d’autore: finalmente sono riuscita a trovare il tempo per terminare questo benedetto capitolo cinque, e sono riuscita a postarlo. Non lo negherò non so quando riuscirò a pubblicare il prossimo, sono veramente piena di impegni in questo periodo e più vado avanti più me ne trovo di nuovi. Forse prima delle vacanze di Natale riuscirò a completare almeno un altro capitolo, e poi terminerò la storia nel periodo di riposo natalizio. Vi prego, quindi di avere pazienza, grazie.
Parlando invece del capitolo sono abbastanza soddisfatta di come è venuto e per quanto non siano avvenuti eventi così importanti, mi è piaciuto scriverlo. Potrei definirlo come il capitolo che apre il secondo atto della storia, perché ci presenta finalmente una soluzione al problema, ma in tanto ne apre altri.
Past Gajeel è fuggito ed è andato a parlare con Jose, da qui giungeranno grossi problemi e il rischio di alterare la storia è sempre maggiore, ma non sarà l’unico fronte da cui si affaccerà questo pericolo.
Per il resto non credo ci sia molto da dire, se non il fatto che mi è piaciuto trattare il colloquio con Berno e mi dispiace sempre di più per la vecchietta, però purtroppo quello è il suo destino.
Ringrazio coloro che con molta pazienza hanno atteso questo capitolo, che attenderanno i prossimi, continuando a seguirmi, e soprattutto coloro che leggeranno e recensiranno.
Un grazie infinito e un saluto da striscia_04.

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6 ***


Gajeel sbirciò dalla piccola grata che dava sulla prigione. Quello era l’unico punto di osservazione che collegava la buia e lugubre stanza del carcerato con il mondo esterno.
Dal piccolo spioncino che la rana si era assicurata di aprire poté scorgere nel mezzo dell’oscurità, all’ombra dell’unica fonte di luce, -una piccola candela posta su un piano della cella, forse un comodino o comunque un piccolo mobilio-, un paio d’occhi che lo scrutavano con intensa ossessione.
Il moro sì specchiò in quei due bulbi oculari contrassegnati da crepe rosse, che indicavano la fatica del proprietario, ormai abituato all’oscurità della sua stanza nel dover guardare verso la luce.
Vide in fondo a quelle iridi violacee accendersi una strana luce nell’istante in cui i loro sguardi si incontrarono. Ciò gli procurò un brivido lungo la schiena, ma tentò di ignorare la sensazione sgradevole.
Si voltò verso la rana, incapace di continuare a fissare la figura, ma avvertì chiaramente che l’essere non fece altrettanto perché continuò a percepire il suo sguardo ancora poggiato su di sé.
“Devo entrare.” disse imperioso, cercando di ricacciare l’angoscia e il timore che quell’idea gli stava procurando.
“È sicuro signore? Ha uno strano colorito, se non ce la fa poss…”
“Fammi entrare e poi sparisci.” disse l’altro afferrandolo per la collottola.
“C-Come v-vuole.”
La rana prese il mazzo di chiavi che teneva legato alla cintura dell’uniforme e inserendone una nell’apertura la ruotò producendo un secco click, per poi aprire lentamente la porta in legno.
“L-la lascio solo.” disse una volta che Gajeel fu entrato e senza aspettare una risposta si fiondò fuori dalla stanza e si richiuse subito la porta alle spalle.
“Appena ha finito suoni quel campanello e vengo ad aprirle.” disse dallo spioncino indicando con l’indice un campanellino sospeso a mezz’aria e retto al soffitto tramite un sottile filo.
Il moro non disse una parola, ma il consigliere non attese e si dileguò imboccando un corridoio: “E’ molto diverso da come lo hanno descritto i miei colleghi. Forse stare a Fairy Tail mette di mal umore.” si interrogò il rospo antropomorfo mettendosi a sedere su una seggiolina in legno, attendendo pazientemente la fine del colloquio.
 
La stanza al suo interno risultava ancor più tetra e sporca di quanto potesse sembrare da fuori, e di questo Gajeel si rese conto quando la sua faccia fini per ingarbugliarsi in una vecchia ragnatela pendente dal soffitto.
Cercò di togliersi quello schifoso filo appiccicoso dal volto per tornare a concentrarsi sull’individuo davanti a lui, a cui ancora non aveva rivolto nemmeno uno sguardo.
“Etciù!”
Il suono dello starnuto riecheggiò per tutta la stanza mettendo fine, per un istante, al perenne silenzio che l’avvolgeva.
Al moro quasi morì il fiato in gola e il cuore si bloccò per un secondo quando vide i due occhi tornare a fissarlo, e allora il silenzio divenne insopportabile.
Fu quasi tentato di trasformare il suo corpo in ferro, ma si trattenne: “Non avrebbe senso, sono qui per parlare e non posso mostrarmi ostile.”
Eppure, l’ansia e forse la paura non volevano saperne di cessare, benché meno i ripetuti e sempre più rumorosi battiti del suo cuore.
“Che cosa ci fai qui?”
Il tempo e lo spazio in torno si congelarono, il suo respiro cessò e il cuore smise di pompare. Rimase immobile fisso a guardare quella figura senza neanche aver capito cosa avesse appena detto.
Quella era la voce del suo Master?
Ma sì, era proprio la sua voce. L’avrebbe riconosciuta tra mille. Ma sembrava un suono così diverso; troppo rauco, basso e sgraziato.
Non che Jose avesse mai avuto una bella voce, anzi quando parlava sembrava una cornacchia gracchiante, ma sicuramente non era mai stata così cupa e gutturale.
Per un attimo alla vista di quelle piccole fessure, che lo scquadravano con insistente ossessione aveva creduto che quella rana lo avesse condotto nella cella di un altro prigioniero.
Adesso però era certo di trovarsi nel posto giusto.
C’era solo un problema, ora che lo aveva effettivamente davanti poteva sentire crescere l’odio che quell’uomo nutriva nei suoi confronti.
Se un’occhiataccia avesse potuto uccidere allora lui sarebbe già finito sottoterra perché lo sguardo di fuoco che gli stava rivolgendo sembrava proprio voler dire: “Appena esco di qui ti ammazzo nel modo peggiore possibile.”
Fu quello, oltre al tono di voce tutt’altro che rassicurante, che lo paralizzò sul posto e che gli fece abbassare la testa intimorito.
I secondi passavano e il moro aveva sempre meno voglia di parlare, desiderava solo uscire da quella cella e non metterci mai più piede.
“Gajeel!” al richiamo del suo nome sollevò la testa e subito la riabbassò terrorizzato dalla faccia assatanata dell’altro uomo: i suoi piccoli occhi erano spalancati e le pupille si erano ridotte a due fessure, la bocca era semi aperta in modo da mostrare i denti digrignati, le sopracciglia erano corrugate e sulla sua fronte comparve una vena pulsante.
“Dimmi cosa ci fai qui e cosa vuoi.”
Il moro non aveva idea di cosa fare, da un lato voleva subito spiegare al suo Master il motivo della sua visita, sperando che comprendesse la sua situazione e che smettesse di guardarlo come un nemico; dall’altro l’atteggiamento del vecchio lo terrorizzava e gli impediva di aprire bocca.
Il silenzio, però, era un’opzione che nessuno dei due avrebbe gestito a lungo e se non volevano trascorrere le successive ore in quel modo uno tra loro doveva per forza fare la prima mossa.
Capendo ciò il Dragon Slayer si avvicinò lentamente alla gabbia che separava la stanza e giunto a mezzo metro dai pali rimase a fissare il prigioniero. Piegando le gambe ricadde a sedere sul pavimento, ignorando il sudicio e i cumuli di polvere che gli si attaccarono ai calzoni. Senza mai perdere di vista l’uomo si posizionò a sedere, incrociando le gambe.
Ora erano alla stessa altezza entrambi seduti sul pavimento, anzi Jose essendo più grande di lui lo scrutava dall’alto verso il basso.
“S-sono qui perché dobbiamo parlare.”
“Parlare?!” gracchiò l’uomo, mentre storceva il naso, sollevando un sopracciglio.
“Fammi capire bene: sono nove anni che sono rinchiuso qui e tu vieni a parlarmi solo adesso! E per di più ora che fai parte di…” non riuscì a terminare la frase, solo pronunciare quel nome gli procurava un rigurgito.
Non lo vedo da nove anni? Cosa cavolo mi è passato per la testa? Come mi sono ridotto.”
“Di cosa vuoi parlare?” chiese il mago più anziano una volta fermati i fremiti di rabbia.
Alla domanda il ragazzo rimase muto: non sapeva da dove iniziare, né come spiegarglielo e soprattutto temeva che non gli avrebbe creduto. Troppi punti in quel suo viaggio nel tempo gli erano ancora oscuri e troppe erano le cose che non conosceva della sua vita futura.
Prese un profondo respiro cercando di scacciare tutto lo stress e l’ansia: “M-Master, io ecco…”
“Come mi hai chiamato?”
“M-Master.”
“COS’E’, ADESSO TI PRENDI PURE GIOCO DI ME! DOPO TUTTO QUELLO CHE HO FATTO PER TE È COSI’ CHE MI RIPAGHI! IO TI HO ACCOLTO NELLA MIA GILDA, TI HO CRESCIUTO, TI HO DATO UNA CASA E UN LAVORO! E TU MI HAI TRADITO E INVECE DI RIFONDARE LA MIA GILDA TI SEI UNITO ALLE FATE! SPARISCI SCHIFOSO TRADITORE! O GIURO CHE NON SARANNO QUESTE SBARRE AD IMPEDIRMI DI FARTI FUORI!
Il silenzio tornò a regnare sovrano una volta che la sfuriata del vecchio si esaurì. Se già prima il mago non riusciva a trovare le parole per spiegarsi adesso semplicemente temeva il solo dover aprire bocca.
Jose, però, forse incuriosito dalla sua visita, forse desideroso di scambiare qualche parola dopo nove anni di silenzio o forse semplicemente intenzionato a tormentare un altro po' il suo ex sottoposto, lo incoraggiò a proseguire.
“I-Io… ecco… n-non so se r-riuscirai a crederci o meno, ma c-ci provo… Master Jose io non sono il Gajeel Redfox di questo tempo, non so in che modo mi sono scambiato con la mia controparte di questo tempo. Vengo dall’anno X748!”
“C-Cosa?” balbettò il Master, mentre la sua bocca si spalancava. Voltando la testa verso sinistra avvicinò una mano alla candela e l’afferrò per poi portarla davanti alla faccia del mago.
Scrutando con circospezione i suoi lineamenti la sorpresa del vecchio crebbe ulteriormente: il suo volto spigoloso e la sua mascella non erano ancora così pronunciati, sotto gli occhi erano presenti prominenti occhiaie ed i suoi occhietti color rosso scuro erano identici a quelli che aveva visto anni prima in quel ragazzino solitario e attacca brighe che aveva salvato da un gruppo di mal intenzionati in un vicolo della città di Magnolia.
Anche Gajeel rimase scioccato nel constatare quanto Jose fosse invecchiato e imbruttito negli anni: i suoi capelli in primis adesso erano visibili ed il moro poté scorgere dei lunghi fili bianchi spettinati e scoloriti, raccolti in una coda dietro la schiena. La sua faccia era attraversata per lungo da pesanti solchi, così come la sua fronte e le guance scavate mettevano in risalto le ossa del volto.
Notò anche che tutto il resto del suo corpo era magro e rinsecchito oltre che spossato e sotto ai suoi occhi adesso poteva scorgere, alla luce della fiammella, le occhiaie nere e marcate in contrasto con il pallore del suo viso.
“M-Master, ma cosa le è successo?” si fece sfuggire il mago e il vecchio tornò ad osservarlo con accresciuta meraviglia.
Presto però essa scomparve e il più anziano si allontanò dal volto la candela, mentre guardava il suo interlocutore con un sopracciglio alzato.
“Come faccio a crederti?”
“P-posso dimostrartelo. Guarda questo…” e sollevò il braccio ruotandolo verso il prigioniero in modo che potesse scorgere il simbolo di Phantom.
Gajeel fu certo di non aver mai visto Jose piangere. Quindi rimase paralizzato dallo stupore quando vide una lacrima rigargli il volto, che si storceva in una smorfia di tristezza e sofferenza. In quel momento provò un tremendo dolore al petto, una contrazione che non provava da anni e che forse fino ad allora non aveva mai provato fino in fondo.
Vedendo compatimento negli occhi del suo sottoposto il Master decise di darsi un contegno, si portò un dito su un occhio e si asciugò in fretta il rigagnolo.
“Q-Quindi v-vieni davvero dal passato.”
“Si, esatto.”
Un sorriso solcò la faccia del vecchio, ma subito dopo si spense e la luce nei suoi occhi si affievolì.
“Hai già saputo cosa ti succederà in futuro?”
“Me lo hanno raccontato quelle stupide fate. Master, come ho fatto a cadere così in basso da unirmi a quella gilda di scarti?!”
“Solo la tua versione di questo tempo lo sa. Piuttosto, l’hai già incontrata?”
“No, non era tra quella marmaglia, ma da quel che ho capito sembra che sia finito nel passato al posto mio.”
“Da quando vieni?”
“Da poco prima che scoppiasse la guerra. E a proposito di quest’ultima ho saputo, beh, che abbiamo…”
“Puoi anche dirlo: abbiamo perso, siamo stati sconfitti.”
“Ma come è successo? Noi siamo la gilda più forte di tutta Magnolia, avremmo dovuto annientare quei tizi!”
“Lo eravamo, oramai Phantom non esiste più e con essa sono tramontati tutti i miei sogni di gloria. Io ormai sono vecchio e rimarrò chiuso qui dentro per il resto dei miei giorni, e se anche uscirò sarà troppo tardi per rimettersi in piedi. Se solo quel giorno non fossimo stati sconfitti…”
Vedere Jose in quello stato: stanco, arrendevole, insofferente alla vergogna della sconfitta fece infuriare il moro: “Dannata Fairy Tail! Giuro che ve la farò pagare!”
“Master ascolta: non perdere la speranza. Adesso ci sono qui io ad aiutarti.”
“E cosa pensi di poter fare? Sarai anche un grande mago nel tuo tempo, ma sei da solo, inoltre sono certo che molti dei nostri nemici possano sconfiggerti facilmente.”
“Io non sono così debole vecchiaccio! So cavarmela da solo e vedrai che li batterò!”
“Tu, ma non farmi ridere. Certo fossi forte come la tua controparte di questo tempo potrei darti adito e lasciarti provare, ma attualmente anche il mago più debole di quella gilda può sconfiggerti.”
Gajeel provò l’irrefrenabile desiderio di sfondare la gabbia e pestare di botte il suo capo, ma si trattenne costringendosi a rimanere fermo. Poi gli venne un’idea e il suo volto fu attraversato da un ghigno.
“Potrò anche essere debole, ma dispongo di un tipo di forza tutta mia. Una forza in grado di cambiare questo mondo e di annientare i nostri nemici senza doverli combattere direttamente.”
“Una forza capace di cambiare il mondo? Ma di cosa stai parlando?”
“Rifletta Master!” disse il moro mentre il suo sorriso si allargava: “Io mi trovo qui nel passato, ma dovrò per forza tornare nel mio tempo… e se lei adesso mi racconta nel dettaglio gli eventi che porteranno alla distruzione della gilda allora io una volta tornato indietro potrò cambiare il futuro annientando quei bastardi ed impedendo così lo scioglimento di Phantom!”
All’udire quella notizia il volto del mago si illuminò di una nuova speranza, anche sulla sua faccia ricomparve l’antico ghigno diabolico e la fiamma del suo odio si riaccese.
“Gajeel, ragazzo mio, lasciatelo dire: in certi casi sei proprio un genio!”
“Ma si lo so, so… cosa vorrebbe dire ‘in certi casi’? Io sono sempre un genio!”
“Ah ah ah ah! Finalmente! Finalmente! Dopo nove anni di ingiusta e dolorosa attesa mi si presenta un’occasione così ardentemente desiderata! Avanti ragazzo accendi il cervello e ascolta attentamente: ti informerò su tutti i dettagli di quel tremendo giorno e ti indirizzerò su come agire una volta tornato a casa.”
“Ecco, prima di parlare del piano c’è un’altra cosa che dovrei chiederti: conosci un modo per farmi tornare nel mio tempo?”
A quella domanda Jose rimase interdetto chiudendosi in una tacita riflessione, poi nuovamente il suo volto si illuminò.
“Si, credo di conoscere un modo.”
“Dice davvero?”
“Si, devi sapere che una decina di anni fa un gruppo di affiliati di Phantom riportò da una missione di esplorazione un vecchio e antico libro chiamato CRONOLOGIA TEMPORALE. C’erano dentro una marea di incantesimi legati al tempo, alcuni molto pericolosi, ma quegli idioti del Consiglio sapendo che dovevano essere letti e pronunciati in lingua antica ci lasciarono conservare il libro. Io stesso riuscì a decifrarne solo pochi caratteri e dopo vari tentativi abbandonai l’idea.”
“Quindi quel libro sarebbe la mia chiave di sola andata per il passato? Ma Phantom è stata distrutta e la sede non esiste più. Il libro sarà andato perduto!”
“Non è detto.”, “Cosa vuoi dire?”
“Tutti i tesori e gli oggetti magici che ci appartenevano vennero sottratti dal Consiglio, ma quelli di meno valore furono donati alla gilda nemica, ovvero Fairy Tail.”
“Quindi il libro si trova nelle mani di quei vermi?!”
“Molto probabilmente sì. Una volta che avrò terminato di raccontarti gli eventi della guerra dovrai tornare a quella gilda, impossessarti del libro e trovare qualcuno che sappia leggere quei caratteri.”
“E dove lo trovo qui nel futuro?”
“Sicuramente qualcuna di quelle fate è in grado di farlo. Ho saputo che ci sono molti esperti di scrittura magica nella loro gilda.”
Mi domando se anche quella maga dai capelli azzurri sappia leggerli. Sarebbe una vera fortuna, beh una volta organizzato il piano troverò il modo di tornare a casa.”
“Bene adesso concentriamoci sulle informazioni.” disse Jose interrompendo i pensieri di Gajeel: “Tutto è iniziato la mattina di quel giorno…”
 
“Come ha fatto a scappare?” urlò Elsa infuriata e rammaricata per aver permesso la fuga del suo prigioniero.
“Non ne abbiamo idea.” disse Wakaba, “Sono certo che non potesse usare la magia, ma ha trovato un modo per liberarsi dalle manette. E dopo è stato uno scherzo sfondare la gabbia.” constatò Macao afferrando i due bracciali di ferro imbrattati di sangue, che erano stati abbandonati sul pavimento.
“Adesso cosa facciamo?” chiese Mira, “L’unica cosa che possiamo fare è uscire fuori a cercarlo, qualcuno deve pur averlo visto.” disse Lucy.
“Ok, allora dividiamoci in gruppi.” ordinò Elsa: “Lucy, Gray e Natsu con me nella zona est della città. Wendy tu va con Romeo, Wakaba, Macao e Charle a controllare la zona ovest. Mira tu vai con Elfman, Lisanna, Kinana e Laki a sud. E voi: Max, Droy, Jet, Warren e Mest andrete a nord. Il resto rimanga qui a cercare informazioni, dovete essere pronti per riportare Gajeel nel suo tempo ormai è qui da troppo e sta diventando ingestibile.”
“Speriamo solo che non combini troppi guai.” mormorò Makarov preoccupato.
“Levy.” continuò Elsa: “So che stai lavorando più degli altri e che sei preoccupata per Gajeel ma hai bisogno di una pausa, sono due giorni che studi quei libri ininterrottamente.”
“Tranquilla Elsa sto bene. Voglio solo assicurarmi che Gajeel torni a casa sano e salvo.”
“Levy, questo lo sappiamo tutti.” l’ammonì Lily: “E tutti ci stiamo impegnando per rendere ciò possibile, ma tu devi riposare altrimenti anche trovassi l’incantesimo saresti troppo stanca per pronunciarlo.”
“Forse hai ragione, mi prenderò una pausa.”
Così i gruppi di maghi si dispersero per la città alla ricerca di Gajeel.
 
Finalmente il treno si fermò, mentre il fischio della locomotiva avvertiva i passeggeri che erano giunti in stazione.
Gajeel si ridestò dolorante e con un irrefrenabile desiderio di dare di stomaco ogni secondo. Il macchinista, che era lo stesso dell’andata, non riuscendo a vederlo ridotto a barcollare e stramazzare al suolo ogni cinque secondi gli si avvicinò e gli porse un calmante.
“Tieni ragazzo. Mandalo giù, ti farà stare meglio.”
L’altro non se lo fece ripetere e in un sol boccone ingoiò la piccola pillola bianca, ma non avverti grandi miglioramenti se non un diminuire minimo dei conati.
“G-Grazie.” disse al baffuto macchinista allontanandosi dalla stazione.
Svoltando a sinistra proseguì lungo la strada trafficata, poi girò a destra infine procedette dritto per qualche isolato.
Percorreva a rilento le strade: non aveva alcuna voglia di tornare in quel luogo, ma doveva sbrigarsi perché mancava solo un giorno e qualche ora all’attacco previsto da Makarov ed era un po' preoccupato che il nonnetto non riuscisse più a gestire i suoi sottoposti e non mantenesse la parola data, assalendo Phantom prima del tempo stabilito.
Non adesso che sono così vicino a tornare a casa. Basta trovare quel dannatissimo libro, comunicarlo al nonnetto, trovare qualcuno che lo sappia leggere e il gioco è fatto.”
Assaporava già il piacere di rivedere i suoi compagni, delle risse con Salamander e il ghiacciolo, delle follie di Juvia, dei discorsi noiosi e allo stesso tempo saccenti di Makarov, dei lavori svolti con il Team B, del tempo passato con Luxus o Cobra ad allenarsi o a parlare, - in quel periodo trascorrevano una valanga di tempo insieme, colpa delle loro tre fidanzate che erano grandi amiche. Non che gli dispiacesse, si divertiva a combattere con quei due-. Però più di ogni altra cosa gli mancavano Levy e Lily.
Il timore di non rivederli più, di scoprire che gli era successo qualcosa in sua assenza, di non poterci essere quando il marmocchio fosse venuto al mondo erano pugnalate al cuore e macigni che gravavano sul suo animo ogni minuto, ogni ora, ogni giorno da quando era finito li.
No, lui sarebbe tornato a casa, avrebbe riabbracciato la sua famiglia e avrebbe continuato a vivere una vita felice e allegra.
Il suo entusiasmo però cessò una volta varcata la soglia della sua gilda. Non gli sfuggì l’assenza di tutti i maghi e si diede del cretino per non essere stato abbastanza attento da non udire alcun rumore provenire da quel luogo.
L’intera sede era completamente deserta, ne un’anima si affacciava dal bancone o dai corridoi o dalle scale, nulla… la gilda era completamente disabitata.
Dove sono finiti tutti quanti? Che siano partiti a mia insaputa verso la sede di Fairy Tail? Che Jose si sia stancato di aspettare e abbia voluto iniziare lui la guerra?! Alla gilda si starà consumando una battaglia sanguinosa! Ho cambiato la storia? Gli altri perderanno? Devo andare?”
CRACK
Il cigolio mise fine alla valanga di pensieri che gli inondava la testa e voltandosi vide poggiato contro un muro, con il suo solito cappello in testa, la sua aria di superiorità e il suo sorriso sinistro; Jose.
L’uomo si staccò dalla parete e prese a camminargli incontro, mentre continuava ad applaudire in un muto ed inquietante segno di scherno.
“Bene bene bene…” bastarono queste tre parole a mettere in guardia il moro che subito tramutò i suoi pugni in ferro.
“Ma dimmi se non sei tu Gajeel. E dire che credevamo non saresti tornato. Ti abbiamo aspettato tanto sai? Volevamo attaccare tutti insieme i nemici visto che loro non si decidevano a farlo.”
“Ho avuto degli impegni, ma adesso sono qui.” rispose freddamente il moro e il volto di Jose si irrigidì.
“Già, finalmente sei tornato. Perché non mi dici cosa sei andato a fare ad Era?”
Un brivido percorse la schiena del mago, mentre i suoi occhi si spalancavano: Jose sapeva del suo viaggio alla sede del Consiglio! Cos’altro sapeva? Sapeva del piano ideato da lui e Makarov o del fatto che non era il Gajeel del suo tempo?
Cercò di ricacciare la sorpresa, comprendendo che quell’atteggiamento sarebbe solo andato a suo svantaggio o peggio avrebbe confermato i possibili sospetti del suo interlocutore.
“Dovevo rivedere una persona.”
“Capisco, effettivamente sapevo del tuo rapporto con la vecchia Berno, ma non mi aspettavo ti importasse veramente di lei o che andassi a trovarla.”
“È stata lei a contattarmi dicendomi che dovevamo incontrarci, ma si è rivelato un errore, ho fatto uno stupido viaggio in treno per sei ore inutilmente!”
“Capisco, non fa niente. D’altronde chi la fa l’aspetti.”
Gajeel si accigliò all’ultima frase, ma decise di continuare a recitare la parte del finto tonto giusto per arrivare a capire quanto effettivamente Jose sapesse di tutta quella storia.
“Come mai mancano tutti?” chiese cercando di svicolare quella fastidiosa conversazione.
Comprese di aver commesso un grave errore quando il sorriso di Jose si allargò.
“Sono andati tutti ad attaccare Fairy Tail.”
“Allora devo muovermi o mi toglieranno tutto il divertimento, anche gli Element Four sono an…”
“No, noi siamo rimasti qui ad aspettarti.” lo richiamò una voce che non sentiva da anni, voltandosi si ritrovò davanti la figura di un uomo dai lunghi capelli raccolti in un codino, che presentavano una colorazione mista: bianchi a sinistra e neri a destra.
“Totomaru!”
“Shi shinto. Juvia porta la pioggia e porta i suoi saluti a te Gajeel-kun. Ben tornato alla gilda.”
“J-Juvia!”
Vederla in quello stato lo inquietava non poco, erano anni che non scorgeva sul suo volto tutto quel dolore, quella determinazione, quell’odio e quella freddezza.
Era completamente diversa dalla Juvia gioviale, sorridente e pazza d’amore che conosceva. Gli sembrava quasi assurdo come nove anni potessero cambiare tanto una persona.
“E’ così tristeeee! Gajeel sei tornato.” avvertì una fastidiosa pressione e si voltò per ritrovarsi davanti la gigantesca figura di Aria, che bendato versava fiumi di lacrime, mentre teneva le mani cinte in segno di preghiera.
“Che cosa ci fate qui?” chiese volendo arrivare dritto al punto, mentre si allontanava dal gigante e si osservava intorno pronto a difendersi da possibili attacchi.
“Rilassati Gajeel.” lo richiamò la voce di Jose: “Com’è che sei così nervoso? Soprattutto qui tra amici e alleati.”
“N-Non sono nervoso, sono solo sorpreso che questi tre siano qui a non fare nulla mentre gli altri attaccano Fairy Tail, non è bene sottovalutare il nemico.”
“Si, perché tu lo conosci molto bene il nemico.”
Per poco non rischiò di soffocare con la sua stessa saliva: “Sa tutto!
“Non capisco di cosa stai parlando.”
“Forse allora è meglio che mi spieghi…”
“SOL VAI!” gridò e dal terreno dietro il corvino si fece largo un rialzo di pietra, che prendendo la forma di un minuto e gracilino uomo, dalla pelle chiara e dai capelli verdi disposti in un’unica punta grande quanto la sua testa, lanciò un raggio dorato verso il braccio del moro colpendo in pieno la fascia bianca e riducendola in polvere.
“Non è possibile!” esclamò Totomaru: “Allora è vero!”
“Juvia non può credere ai suoi occhi!”
“Whaa! Che tristeeee! Gajeel allora è vero che sei un traditore!”
All’ombra dell’edificio, illuminato però da un raggio di sole tutti poterono distinguere il simbolo color pece che quasi risplendeva nonostante il colore scuro.
Tutti videro la piccola fata con la coda appuntita e non ci fu più alcun dubbio.
“Traditoree!” urlò Jose scagliando contro il ragazzo un raggio violacea, ma quest’ultimo fu più rapido e abbassandosi schivò l’attacco.
“Prendi questo!” gridò Totomaru circondando la propria spada con le fiamme arcobaleno e caricando il fendente contro il Dragon Slayer.
Quest’ultimo, poco prima che il fendente gli colpisse il petto si portò davanti le braccia chiuse a croce e lo parò, la lama durante il contatto con il ferro che gli rivestiva gli avambracci vibrò e fece tremare leggermente il suo padrone.
“Tutto qui il tuo fuoco?! Buono solo a cuocere l’arrosto, figurati se puoi sperare di sciogliere il mio acciaio.” disse alludendo al fatto, che le fiammelle di cui era ricoperta la spada non procurassero alcun danno alla sua pelle metallica.
Senza dare tempo all’altro di indietreggiare gli piantò un pugno nel ventre e lo fece volare contro una colonna.
Il mago del fuoco sbatte la schiena contro la parete infrangendola dietro di sé, ma Gajeel non poté abbassare la guardia perché gli altri tre maghi lo caricarono contemporaneamente.
“Water Lock!” urlò Juvia imprigionando il mago nella sua bolla acquatica iniziando a farlo ruotare su sé stesso, mentre Sol gli sbatteva contro colonne di pietra ed Aria creava un gigantesco mulinello, da cui l’acqua fu assorbita producendo un gigantesco vortice acquatico, che da un lato impediva al moro di riprendere fiato e dall’altro gli procurava vari tagli a causa delle folate di vento, che affilate come rasoi gli tranciavano la carne.
Il vortice si sollevò verso il soffitto trascinando con se il corpo del Dragon Slayer, poi si inclinò verso il basso e Gajeel fu sbalzato sul pavimento andando a sfracellarsi contro un tavolo.
“Così impari a tradirci.” lo sbeffeggiò Totomaru che aveva raggiunto il gruppo solo in quel momento.
“Non sottovalutarlo.” lo richiamò acido Jose: “Non è il tipo da farsi sconfiggere così facilmente.”
Infatti, senza neanche il bisogno di dirlo, il corpo del ragazzo riprese subito a muoversi e poggiando le mani dietro la schiena, facendo pressione su di esse mentre sollevava le gambe in aria, compiendo una mezza capriola, si raddrizzò.
In sostanza l’attacco non gli aveva praticamente fatto nulla, era vero che c’erano dei tagli sulle braccia e sulle sue gambe e che era completamente fradicio, ma a parte questo stava benissimo.
“Ghi hi hi! Erano anni che non combattevamo tutti insieme così.” non riuscì a trattenere l’eccitazione, perché nonostante quelli che aveva davanti fossero nemici intenzionati a farlo fuori prima di ciò erano stati i suoi compagni e forse dopo tanto tempo il fattore nostalgia si faceva sentire. Certo, avrebbe fatto meglio a starsene zitto.
I quattro si portarono avanti pronti a riprendere l’assalto, ma un cenno del Master lì bloccò.
“Quindi ammetti di non essere il Gajeel Redfox di questo tempo.”
“Perché negarlo ormai? Tanto questo lo avete già visto.” disse indicando il tatuaggio, con una punta di orgoglio nella voce.
“Cosa hai fatto a Gajeel-kun impostore.” si intromise Juvia.
“Niente, penso che stia bene. Io non so con precisione dove si trovi, ma credo che ci siamo scambiati di posto e che lui sia finito nel mio tempo.”
“Come avete fatto a scambiarvi?” chiese lo spadaccino,
“E che ne so? Se lo sapessi avrei già trovato una soluzione per invertirci di nuovo.”
“Com’è tristeeee! Il nostro Gajeel scomparso e noi che dobbiamo combattere contro questo impostore-traditore.”
“Piantatela di darmi dell’impostore! Io sono autentico!”
“Wii, Monsieur Gajeel del futuro lo sappiamo, ma lei non è comunque il nostro Gajeel.”
“Cosa sei tornato a fare qui?” riprese la parola Jose, nel suo tono si avvertiva tutta la rabbia e la frustrazione che quella scoperta gli aveva arrecato.
Non doveva essere facile accettare che il suo sottoposto più potente e leale si sarebbe unito, un giorno, ai suoi più acerrimi nemici.
“Dovevo prendere una cosa, poi toglierò il disturbo e non dovrai più vedermi per il resto dei tuoi giorni lurido vecchio.”
“Ma come osi insultare il Master!” urlò Totomaru al limite tra la stizza e la sorpresa.
“Capisco, liberarmi di te sarebbe ottimale, ma rivorrei anche la tua versione del passato.”
“Troverò il modo di rimandartelo neanche a me piace che giri per il futuro.”
“Quindi sarebbe tutto risolto.” disse il Mago Sacro distendendo i muscoli delle braccia.
Gajeel, però, non si fece abbindolare e rimase immobile e a distanza di sicurezza.
“Se non fosse che non solo ci hai ingannato, non solo hai stretto un accordo con Makarov, - e non provare a negarlo è stato Sol a scoprirlo e a riferirmelo, fin da quella mattina in cui sei sceso vestito a quel modo ho capito che qualcosa in te non andava e ti ho fatto tenere d’occhio-.”
“Ah, quindi ti sei messo a stalkerarmi.” disse irritato Gajeel fulminando con un’occhiataccia il mago della terra, che in tutta risposta gli fece un reverente inchino.
“E ho scoperto.” continuò Jose: “Che non solo provieni dal futuro, ma che ci hai tradito! Hai abbandonato la gilda che ti ha cresciuto e ti sei unito a quei falliti delle fate. Come hai osato! Rispondi Gajeel!”
L’altro lo fissò con non curanza: una scenata di quel tipo se l’aspettava e se doveva essere onesto non gli faceva né caldo né freddo. Per anni aveva temuto le ire di quell’uomo, adesso vederlo dare di matto quasi lo divertiva. Non che lo sottovalutasse, sapeva che per essersi guadagnato il titolo di Mago Sacro doveva essere molto potente, ma negli ultimi anni di situazioni pericolose e potenzialmente mortali ne aveva affrontate di tutti i tipi e le minacce di Jose non gli procuravano più timore.
Lui era un mago di Fairy Tail adesso e se quel vecchio voleva fare a pugni lui era pronto a rifargli i connotati. Inoltre, non trovava un senso nel rispondere a quella domanda, se ci avesse pensato provava più vergogna nell’aver fatto parte di Phantom di quanta ne avesse mai provata nel far parte di Fairy Tail.
Amava la sua nuova famiglia e mai l’avrebbe ripudiata, era stata una manna dal cielo e un modo per riscattarsi: erano Jose e il vecchio se che dovevano vergognarsi a far parte di quella corporazione.
Sorrise alla faccia adirata del bruno poi con calma parlò: “Non avevo un posto dove lavorare considerando ciò che succederà in futuro a questo posto; quindi, mi sono detto che potevo entrare in quella gilda. Sai è gratificante far parte della gilda più forte dell’intera città e pure del Continente.”
Un altro raggio di energia gli sfiorò la nuca, ma questa volta dopo averlo superato non andò a schiantarsi contro la parete alle sue spalle, ma invertì il percorso e cercò di trapassarlo da dietro, lui però non si scompose e poco prima che l’attacco entrasse in contatto con il suo corpo si dissolse in un’ombra sotto lo sguardo esterrefatto dei presenti.
Scivolando sul terreno sotto gli sguardi ignari dei nemici, che continuavano a guardarsi intorno tentando di individuare il suo nascondiglio, si riformò davanti a Jose e afferrandolo per il vestito gli piantò un pugno in faccia, mentre il suo corpo diventato completamente nero, mostrava due grandi occhi bianchi dalla forma di due trapezzi.
Il pugno che scagliò sulla faccia del suo ex capo fece retrocedere l’uomo e gli procurò una spaccatura al labbro, oltre a fargli uscire due rivoli di sangue dalle narici.
“URGHH! BASTARDO!” urlò Jose portandosi le mani al naso tentando inutilmente di fermare la fuoriuscita di sangue.
Gli Element Four preoccupati indietreggiarono, “Possiamo risolverla pacificamente.” disse il moro rivolgendosi ai nemici: “Datemi il libro che sto cercando e io me ne vado.”
“NO! Tu non te ne andrai finché non ti avrò ridotto in polvere!” urlò il Master e degli Shadow comparvero dal terreno.
Il ragazzo senza scomporsi ritornando un’ombra tramutò il suo braccio in una spada appuntita e trafisse facilmente tutti i nemici, che si dissolsero in un attimo.
“Fermatelo! Non lasciatelo scappare!” urlò Jose ai suoi sottoposti che subito ripartirono alla carica.
“Non siete costretti a dargli retta.” rispose freddamente Gajeel.
“Certo che lo siamo. Lui è il nostro capo e a differenza di te sappiamo cos’è la fedeltà.” disse Totomaru caricandolo con la punta della spada rivolta contro la sua testa, ma quest’ultima sbatté contro la fronte del Dragon Slayer e si incrinò, una leggera pressione sull’impugnatura nel vano tentativo di arrecare danno e la lama si spezzò.
Gajeel subito ne approfittò e piantò un secondo pugno all’uomo, -non molto forte, perché non voleva né ucciderlo né fargli troppo male-, e lo fece cadere a terra dolorante, mentre si portava le mani alla bocca sputando sangue e qualche dente.
“Come preferite, vorrà dire che dovrò ricordarvi cosa succede a chi osa sfidarmi.”
“No no no Gajeel-sama, non è educato ferire così brutalmente i propri ex compagni né mancare di rispetto a Master Jose.” gracchiò Sol.
Dal terreno a poca distanza da Gajeel comparve un gigantesco pugno fatto di pietre che il gentiluomo gli scagliò contro a velocità folle, ma poco prima che investisse in pieno il nemico quest’ultimo, sollevando solo un braccio, lo bloccò con il palmo.
A nulla valsero gli sforzi di Sol, che sudando freddo cercò di smuovere il gigantesco macigno contro il moro, esso non si mosse.
“Ruggito del Drago d’acciaio ed ombra!” urlò il mago spalancando la bocca e un immenso fascio di luce nera fuoriuscì dalla sua bocca distruggendo il braccio di roccia ed investendo lungo il suo cammino il mago della terra.
Sol avvertì il proprio corpo bruciare a causa dell’energia immessa nell’attacco, poi non riuscendo più a sopportare tutto quel dolore svenne e finì per schiantarsi contro un muro della gilda attraversandolo e finendo disteso sul marciapiede esterno.
“Che razza di magia è quella!” esclamò Jose al limite dell’incredulità.
“Nulla che ti debba riguardare vecchio. Richiama quei due o faranno la fine degli altri!”
“Non sottovalutarci finto Gajeel-kun.” rispose Juvia glaciale, mentre il suo corpo diventava acqua e un’onda anomala riempiva l’edificio scagliandosi contro il moro.
“Come vuoi Juvia, ma non prendertela con me se ti farai male.” gli urlò contro, anche se dentro di sé sapeva bene di non trovarsi a suo agio ad affrontare l’amica.
Avevano già combattuto anni prima, ma solo rare volte e da quando Juvia aveva proposto a Makarov di farlo entrare a Fairy Tail si erano rapidamente avvicinati e nonostante fosse folle, innamorata marcia, troppo sentimentale e avvolte chiacchierona doveva riconoscere che gli piaceva passare del tempo con lei. Da quando poi avevano formato un Team di supporto ai Grandi Giochi Magici erano diventati ancor più aperti, lei riusciva a leggergli dentro, non a caso era stata la prima, eccetto Lily a rendersi conto dei suoi sentimenti per Levy.
Juvia era stata un’ancora di salvezza, se non ci fosse stata lei sarebbe rimasto da solo per il resto dei suoi giorni e si sarebbe perso le migliori esperienze di tutta la sua vita. Lei rappresentava sia la guida che gli aveva dato una prima possibilità sia la fautrice indiretta di tutto quello che era diventato. Ma era anche una parte costante del suo passato, qualcuno che anni prima aveva ignorato e snobbato e su cui si era ampiamente ricreduto.
Vederla così distaccata e fredda, però, non gli piaceva per nulla. Gli faceva quasi male il pensiero di tutto quello che aveva dovuto sopportare in quel periodo e le ambizioni di Jose l’avevano sicuramente condizionata tanto.
È forte, quindi devo assicurarmi di liberarmene, ma non devo fargli troppo male. Avanti trattieniti, un colpo solo, stendila e poi dattela a gambe.”
Per la terza volta da quando era iniziato quello scontro tornò ad essere un’ombra e schivando lo tsunami comparve alle spalle della turchina piantandogli un pugno alla schiena, Juvia però si tramutò in acqua e cercò di colpirlo a sua volta.
Lo scambio di attacchi, però, si infranse inutilmente vista la natura intangibile dei loro corpi. In un istante di distrazione il Dragon Slayer riuscì a bloccarle le braccia e le gambe avvolgendola nella sua stessa ombra, poi con riluttanza la colpì sul mento e la fece cadere a terra.
Senza fermarsi per assicurarsi che stesse bene, -temeva di perdere la concentrazione sullo scontro e questo era proprio l’ultimo degli errori che doveva commettere, - si diresse a corsa verso la porta, ma un raggio nero per poco non lo colpì a un fianco.
“Dove pensi di andare?!” tuonò Jose furente, mentre il cappello che aveva in testa cadeva a terra e le sue scleri diventavano nere.
“Visto che ci tieni tanto bastardo. Vorrà dire che prima ti fracasserò un altro po' la faccia e poi me ne andrò.” ghignò cercando di esternare sicurezza, ma sapeva che sarebbe stato uno scontro difficile e dall’esito incerto, e soprattutto sentiva che la Dragon Force stava prosciugando pian paino il suo potere magico.
Doveva finire in fretta la battaglia e fuggire, il libro lo avrebbe recuperato più tardi con calma, ora doveva salvarsi la pelle.
Fu pronto a caricare direttamente, i muscoli delle gambe si contrassero spingendo il suo corpo in avanti e urlando caricò il nemico, ma prima di poter solcare metà della distanza che li separava si ricordò di un dettaglio culminante.
Aria!”
Avvertì la presenza del gigante dalla pelle scura alle sue spalle, voltandosi vide che non indossava più la benda ed i suoi occhi fluorescenti lo fissavano con cattiveria.
Ora comprendeva perché si era sentito così stanco poco prima, non era solo perché stava combattendo contro cinque maghi contemporaneamente, ma centrava il fatto che Aria gli stava assorbendo potere magico e lo stava rilasciando nell’aria. Oltre ciò adesso che non portava più gli occhi chiusi sarebbe riuscito a sottrargli anche energia vitale.
Cercò di scansare il suo attacco buttandosi di lato, ma un raggio nero lo centrò in un fianco e cadde a terra in un rantolo.
Nonostante il ferro rinforzato dalla magia dell’ombra di Rogue quell’attacco gli procurò un dolore tremendo. Avvertì i filamenti che formavano il suo tessuto muscolare bruciare e spezzarsi, le ossa incrinarsi e fu grato non fosse stato colpito un punto vitale. Intanto il sangue colava caldo dalla ferita ed una parte di esso gli risalì lungo la trachea arrivando quasi a soffocarlo.
Sputò qualche fiotto, cercando di sollevarsi mentre si copriva la ferita con una mano, ma era troppo tardi: l’attacco di Aria era già iniziato e lui c’era proprio nel mezzo.
L’energia lo investì in pieno e la pressione dell’attacco lo schiacciò al suolo, mentre il suo corpo veniva prosciugato rapidamente della propria linfa vitale.
Tentò di rimanere sveglio e disperatamente cercò di muoversi, ma si rivelò del tutto inutile un’altra pressione partì e la sua testa ricadde sul pavimento, mentre chiudeva gli occhi e tutto intorno a lui si faceva buio.
“Lo abbiamo fermato Master.” disse Aria sorridendo.
“Bene, ma adesso smettila di sottrargli energia vitale, mi serve vivo.” disse Jose riottenendo la solita compostezza.
“Che ne faccio?”, “Buttalo in prigione, più tardi verrò a controllarlo. Dopodiché richiama gli altri che sono andati all’attacco e sveglia questi tre.” disse indicando i tre Element Four distesi privi di sensi sul terreno.
Terminato il discorso il mago salì le scale ed entrando in camera sua si portò una mano alla faccia: l’osso del naso era rotto.
“Dannato Gajeel, dannata Fairy Tail giuro che questa ve la farò pagare cara!”


Nota d’autore: evviva! Ce l’ho fatta a terminare questo capitolo! Cavoli mi sento sollevata, temevo di dover rimandare la stesura dello scontro finale alle vacanze di Natale, invece, come avevo promesso sono riuscita a postarlo prima.
È stato davvero lungo e ne sono successe di tutti i colori, ma devo dire che morivo dalla voglia di scrivere questa parte della storia e finalmente ci sono arrivata.
In sostanza Past Gajeel sta continuando ad incasinare le cose, mentre Future Gajeel è finito in un bel guaio, e posso dire che nel prossimo capitolo se la passerà veramente male.
La storia si sta sempre più complicando, ma spero di riuscire a mantenere intatto il flusso logico della storia.
Mi sono resa conto, però, che sto mettendo molto in secondo piano i maghi di Fairy Tail, la storia si sta rivelando Gajeel-centrica, spero di riuscire a dare il giusto spazio anche agli altri.
Detto questo spero che questo capitolo vi piacerà, così come è piaciuto a me scriverlo. Un saluto e un ringraziamento a tutti coloro che leggeranno e recensiranno.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7 ***


Aprì lentamente le palpebre e se ne pentì subito dopo. La testa prese a pulsargli inviandogli tremende fitte di dolore che lo fecero gemere. Richiuse subito gli occhi, ma era tardi ormai aveva ripreso conoscenza e la sua testa non sembrava intenzionata a dargli tregua.
Facendo appello alle poche energie di cui disponeva riprovò ad aprire gli occhi e subito il suo sguardo si fermò su uno squallido pavimento in pietra di colore grigio scuro completamente ricoperto da cumuli di polvere.
Sbatté ripetutamente le palpebre cercando di abituarsi alla luce, anche se non ce n’era molta in quel luogo.
Tutto era buio fatta eccezione per qualche spiraglio di luce proveniente dal buco sotto la porta in legno, che troneggiava davanti a lui.
Cercò di alzarsi, ma una tremenda fitta di dolore proveniente dal fianco lo immobilizzò sul posto e gli lacerò il respiro, al punto che dovette spalancare la bocca e cominciare ad immagazzinare grandi boccate d’aria per evitare di soffocare.
Istintivamente tentò di portarsi una mano al fianco, ma solo in quel momento si rese conto di avere qualcosa stretto intorno ai polsi e di non potersi muovere liberamente.
Con la coda dell’occhio, voltando la testa indietro scorse avvinghiate intorno ai suoi polsi un paio di manette attaccate a loro volta a due corte catene inchiodate al muro.
Cazzo!”
Contorcendo le braccia bloccate dalle catene provò a sfilarle, ma i suoi polsi erano troppo spessi e quelle manette troppo strette, al punto che ad un eccessivo strattone avvertì la pelle iniziare a lacerarsi.
Comprendendo l’inutilità del gesto sollevò la testa e cercò di fare altrettanto con il busto, facendo forza su tutto il suo autocontrollo per non urlare di dolore poiché ogni volta che si muoveva avvertiva la ferita al fianco bruciargli e qualcosa di caldo colargli giù lungo il torace fino ad imbrattargli la gamba sinistra.
Dandosi una leggera spinta riuscì non solo a tirarsi a sedere, ma a ricadere con la schiena poggiata contro il muro.
Abbassò lo sguardo sulla parte del suo corpo lesionato e notò chiaramente che era completamente allagata di sangue e che esso cadeva a gocce sul pavimento formando un’ampia pozza rossa.
“Arff… arff… d-dannato Jose.”
Era certo che se non avesse avuto la Dragon Force attivata e quel raggio lo avesse centrato un po' più in là gli avrebbe trapassato un rene e forse un po' di striscio lo aveva preso perché avvertiva chiaramente quel punto del suo corpo venire scosso da pulsioni e continue fitte.
Forse, però, dipendeva dal fatto che farsi trapassare da parte a parte e sopravvivere, indipendentemente da dove venivi colpito ti procurava un dolore infernale.
Rigettò in fondo alla gola un conato di vomito: ci mancava solo quello a rendere la situazione ancor più difficile.
Poi riprese ad armeggiare con le manette, ma esse non volevano proprio saperne di sfilarsi e le catene a cui era attaccato non facevano altro che tintinnargli nelle orecchie procurandogli una tremenda emicrania.
Si arrestò di scatto, aveva udito il picchiettio sul pavimento di una manciata di passi, così rimase in attesa cercando di carpirne la direzione, ma essi si bloccarono raggiuta la sua porta e il moro non si sorprese minimamente quando Jose varcò la soglia della prigione con un ghigno beffardo dipinto in volto.
“Dormito bene Gajeel?”
“Una favola.” rispose l’altro ironico, ma la furia nei suoi occhi sembrava voler dire: “Aspetta che ti metta le mani addosso e poi ti faccio vedere io.
“Come va il fianco?” chiese ancora l’uomo più vecchio poggiando lo sguardo sull’ampio squarcio che il corvino aveva nella parte sinistra del busto e da cui ancora fuoriusciva sangue.
“A te come va il naso?” gli rispose per le rime il moro e gioì nello scorgere il sorriso abbandonare il volto dell’altro per lasciar spazio alla rabbia.
Ma se ne pentì subito dopo perché l’uomo, falciando con una manciata di passi la distanza che li separava, prima che Gajeel potesse fare un qualunque movimento, gli piantò un calcio sulla ferita.
“Urgh! B-bastardo!” biascicò il ragazzo digrignando i denti, prima di cadere di lato sul pavimento freddo, mentre annaspava cercando di riprendere fiato e di non soffocare con il sangue che gli risaliva su per la trachea e che fu costretto a sputare in terra.
“Non mi piace il tuo tono.” disse il più anziano poggiandogli un piede sulla tempia ed iniziando a premere la pianta sulla sua testa, ma lui in tutta risposta digrignò i denti e cercò di resistere per non scoppiare a gridare.
Non gli avrebbe dato la soddisfazione di vederlo urlare e contorcersi dal dolore.
Cercò di abbozzare un sorriso di sfida, poi fissando dritto negli occhi l’altro uomo disse: “G-Ghi hi hi! Qualcosa non va vecchio?”
Continuando a squadrarlo con rabbia l’uomo sollevò il piede e gli piantò un calcio in faccia facendolo sbattere contro la parete.
Fu più il contatto con il muro a procurargli male alla testa di quello dovuto alla pedata, perché anche se non riusciva ad attivare la magia fisicamente parlando non era così a pezzi da non resistere a qualche botta.
“Ti consiglio di abbassare la cresta se non vuoi finire subito all’altro mondo.” gli intimò il Master, ma il moro sorrise di nuovo: “Vedo che vai dritto al punto… e sentiamo perché non mi hai ancora ammazzato?”
“Perché sei stato un mio sottoposto, il mago più forte della mia gilda e non sono così crudele da toglierti di mezzo, dimenticando tutto quello che hai fatto per me in questi anni.”
“R-Raccontane un’altra, vecchio bastardo; qui non ti credono nemmeno le pareti.”
Un ghigno sadico solcò il volto del bruno, che scoppiò in una risatina isterica: “Ah ah ah ah! Guarda come ti hanno ridotto quelle fate, nemmeno più di me ti fidi?!”
“T-Ti conosco fin troppo bene, per fidarmi ancora di te.”
“E io che speravo riuscissimo a trovare un punto d’accordo. Che nonostante la distanza degli anni a separarci ci fosse ancora in te un briciolo di riconoscenza nei miei confronti…”
“Non ho niente di cui ringraziarti! Mi hai sempre e solo usato, io contavo per te solo fin quando ero forte! Se non lo fossi stato non avresti esitato a cacciarmi!”
“Detesto vedere a cosa ti sei ridotto a credere. E’ stato Makarov a dirti questo? Quel vecchio idiota non ha mai capito un fico secco su cosa significhi essere davvero forte. La gente paragona quella sua stupida gilda di ubriaconi alla nostra e pensa che siamo allo stesso livello, ma noi siamo superiori! Quegli scarti prestano attenzione ad una marea di sentimentalismi come amicizia e famiglia… non è grazie a questo che si crea una gilda veramente forte!”
“Sei pazzo e stupido come ricordavo. Non riesci proprio a comprendere quanto quella gilda sia e diventerà forte grazie a quegli ideali che tu sminuisci.”
“Con gli ideali non si ottiene il potere! Ci si ritrova solo con un pugno di mosche in mano!”
“Eppure, proprio grazie a quegli ideali ha sconfitto Phantom ed è diventata la gilda più forte di tutto Fiore. Io fossi in te mi farei qualche domanda…” e scoppiò a ridere sotto lo sguardo esterrefatto e furente dell’uomo, che non si trattenne dal fargli pagare tale audacia; e un altro calcio gli schiantò la schiena contro il muro, mentre il suo corpo veniva scosso da colpi di tosse e dalla sua bocca fuoriuscivano rivoli di sangue.
Ma non gridò, solo un flebile gemito solcò le sue labbra.
“E io mi assicurerò proprio che questo futuro non si realizzi mai!” tuonò Jose e il corpo di Gajeel fu scosso da un brivido.
Allontanandosi da lui si mise a fissarlo e tornò a sorridere: “E adesso tu mi darai una mano ad annientarli tutti.”
“Te lo scordi bastardo! Io non farò proprio un bel niente!”
“Scommettiamo?!”
“Mi credi talmente pazzo da tornare a servirti ed aiutarti a distruggere la mia futura casa?!”
“Potrei anche decidere di darti quello che ti serve per tornartene nel tuo tempo se accetterai di darmi una mano. D’altronde per colpa tua il membro più forte della mia gilda è disperso nel futuro, è tuo dovere darmi una mano.”
“Ghi hi hi! E tu credi che ricattandomi otterrai qualcosa? Scordatelo! Io uscirò di qui e appena lo farò, prima di tornarmene a casa, ti massacrerò di botte!”
“E io che speravo fossi più ragionevole. Ma in fondo sei sempre stato una testaccia dura, vorrà dire che se con i ricatti non riesco a convincerti passerò alle maniere forti.”
TOC TOC
Il bussare alla porta lo fece interrompere e superando la sua figura Gajeel poté scorgere sulla porta la sagoma di Totomaru, che guardandolo storto si mise accanto a Jose.
“Cosa devo fare?” chiese semplicemente a Jose che aveva già imboccato la porta: “Divertiti. Ma non ucciderlo!”
Uccidermi?! Come se questo idiota fosse anche solo capace di farmi un graffio?!”
Una volta avvertita l’uscio chiudersi alle sue spalle e i passi del Master allontanarsi il mago del fuoco tirò un sospiro di sollievo e cercò di concentrarsi sulla sua vittima.
“Certo che siete proprio identici.” si fece scappare mentre si avvicinava al moro, che cercò di rimettersi a sedere.
“Eh?”
“Dicevo che tu e il nostro Gajeel siete identici.”
“Vorrei vedere, siamo la stessa persona.”
“Forse guardandoti da vicino si può scorgere qualche differenza: sembri più vecchio.”
“Fottiti! Io non sono vecchio! Al massimo sono più grande di nove anni!”
“E’ da nove anni nel futuro che vieni?” chiese visibilmente curioso il mago del fuoco e l’altro si morse la lingua, maledicendosi per aver parlato troppo.
Si creò un silenzio imbarazzante che però venne interrotto dalla successiva frase dello spadaccino: “Nove anni sono tanti. Io che cosa farò tra nove anni? E non dirmi che sono morto.”
L’altro rimase in silenzio, interdetto a chiedersi se avrebbe fatto bene o meno a comunicargli che sarebbe diventato un maestro di magia del fuoco. Poi convenne che era meglio tacere, giusto per non incasinare ulteriormente la linea temporale.
“E dai dimmelo. Tanto lo so già che Phantom è destinata a crollare. Il Master vuole cambiare questo futuro e anche io, ma sono curioso di sapere che strada ho preso nel tuo tempo.”
Nessuna risposta.
“Sei sempre il solito scorbutico! Perché non puoi mai collaborare? Ti costa così tanto darmi una piccola informazione?!”
“Se parlo il futuro cambierà.”
“Tanto cambierà lo stesso!”
“No, perché io lo impedirò!”
“Buona fortuna allora. Tu meglio di chiunque altro dovresti sapere cosa succede a mettersi contro il Master. Ancora non riesco a credere che tu sia entrato a far parte di Fairy Tail.”
“Quello che faccio sono cavoli miei!”
“Va bene, ma non lamentarti quando finirai all’altro mondo.”
“E sarai tu a mandarmici?” chiese ironico il Dragon Slayer, ottenendo un’occhiataccia dall’altro mago.
“Potrebbe succedere. Se non mi sbrigo a farti parlare ci finirò di mezzo io!”
“Parlare?”
“Devi dirmi cosa sai della guerra e come abbiamo fatto a perdere. E io dovrei, secondo gli ordini del Master, darti una valida ragione per darci certe informazioni.”
“Perché gli obbedite? Non vi rendete conto che vi sta sfruttando? Gli importa di voi fin quando siete i più forti, ma se fallite verrete buttati via.”
“Lo sappiamo, ma noi non falliremo mai. Siamo la gilda più forte e così resteremo. Tu ti sei semplicemente dimenticato di quanto fosse bello sedere sul podio.”
“Tsk, sei sempre stato un idiota! Ma non importa, te ne accorgerai da solo di quanto quel tuo stupido podio sia solo un’illusione.”
“Pensala come ti pare. Ora parla!” gli intimò sguainando la spada, -che solo poche ore prima aveva fatto riparare da un esperto armaiolo. Nonostante si scorgesse ancora qualche crepa sulla lama, l’utensile era tornato come nuovo. -, e gliela puntò alla gola.
“E pensi di farmi qualcosa con quello stuzzicadenti?”
“Potremmo risolvere la cosa senza doverlo usare. Alla fine non sei così male, anzi sei molto meglio del nostro Gajeel. Magari se ti metti ad implorare il Master in ginocchio ti perdonerà e forse potresti pure rimanere nel nostro tempo.”
“Ghi hi hi hi! Dimmi la verità: non hai il coraggio di piantarmela in corpo. Sai benissimo che se mi libero non avrai più una faccia, ma non puoi neanche disobbedire agli ordini perché temi la furia di Jose.”
“Sei proprio un bastardo! Non puoi semplicemente pensare che non voglia ferire un mio compagno, per quanto stronzo e bastardo sia?”
“Perché…? Qui a Phantom avete questo genere di premure? Piantala di raccontare balle, la verità è che hai solo paura.”
“Taci! Posso farti fuori in qualunque momento, basterebbe una leggera pressione e non avresti più la gola!” tuonò adirato Totomaru, puntando la lama più vicina al collo del moro che fu costretto a sollevare la testa per evitare che la punta acuminata gli trapassasse la pelle e gli tranciasse la trachea.
“Sto tremando di paura! Avanti soldatino vattene a piangere dal tuo capo e a comunicargli che non hai le palle per torturarmi, magari ti perdona. Ah, già! Qui il fallimento non è contemplat… ARGH!”
Si interruppe avvertendo una tremenda fitta all’altezza del ginocchio e non gli fu necessario abbassare lo sguardo per vedere che l’altro gli aveva infilzato la gamba con la punta della spada.
Lo vide ansimare e sudare freddo, mentre con uno strattone gli tirava fuori la lama insanguinata dall’arto per poi puntargliela davanti al volto: “A-Adesso non ridi più eh?” chiese il mago esternando un sorriso forzato.
“E tu pensi che per un graffietto come quello io mi metta a cantare?”
Totomaru non rispose, semplicemente fece ondulare l’arma e la fece ricoprire di fuoco, per poi sollevarla sopra la testa e farla discendere verso il corpo dell’altro: “Vediamo se questo è più di tuo gradimento!”
Un fendente partì e centrò in pieno petto il ragazzo procurandogli un bruciore tremendo, mentre il sangue fuoriusciva a fiumi e il fuoco gli bruciava i vestiti e qualche pelo del petto.
“Urgh!” tentò di trattenere un urlo, mentre avvertiva il fuoco bruciargli anche le interiora.
Poi un sorriso gli rigò il viso e in un rantolo si lasciò sfuggire: “T-Tutto qui?”
Vide il panico abbandonare il volto del compagno per lasciar spazio all’ira e per la seconda volta la spada gli centrò la gamba, un po' più in alto rispetto al primo solco, ma anche questa volta si trattenne dal gridare.
L’attacco però non si interruppe lì, estraendo la lama lo spadaccino prese a colpirlo con una marea di fendenti incandescenti che ad ogni attacco lasciavano dei tremendi segni nerastri sulla pelle e da questi piccoli squarci prendeva a zampillare sangue a destra e a manca.
Il moro dovette fare affidamento su tutto il suo autocontrollo per non scoppiare in lacrime, mentre la sua pelle veniva squarciata e le fiamme che ricoprivano la spada gli attraversavano il petto dando fuoco alle sue interiora e mozzandogli il fiato in gola.
Al quindicesimo attacco avvertì la sua coscienza abbandonarlo, ma cercò di non perdere i sensi, concentrato a fissare il suo aguzzino che da come sudava e spostava gli occhi di lato sembrava lui quello ad essere sottoposto alla tortura.
“Arff… arff… a-allora, ti è b-bastato?” chiese l’uomo fermando l’attacco e fissando in volto il corvino.
“Non ha neanche il coraggio di guardare come mi ha ridotto. Bah, è proprio un imbecille. Se non intervengo qui finisce male.”
“Ghi hi hi! E questa tu la chiami tortura? Ti prego, non sono neanche rivestito di ferro e nonostante questo sei riuscito solo a farmi quattro graffietti?! Patetico! Ma d’altronde dovevo immaginarmelo, uno come te non vale nulla.”
“STA ZITTO!”
“Costringimi!”
“Hai tu il coltello dalla parte del manico, anzi la spada. Eppure, io sono ancora qui, non mi hai fatto niente, e ti aspetti che ti rivelerò qualcosa? Guarda bene chi hai davanti… io sono GAJEEL REDFOX! Potrò anche venire da un altro tempo ma nessuno, specialmente la spazzatura come te, potrà mai impormi di fare qualcosa!”
Totomaru tacque, lo sguardo di Gajeel era mutato completamente e in quei piccoli occhietti rossi il mago rivide quello stesso mostro che era il suo compagno di gilda.
La presa sulla spada si allentò, mentre il corpo dell’uomo iniziava a tremare: se fosse andato avanti e davvero si fosse liberato, come sarebbe sopravvissuto ad un tale mostro?! Per di più era più forte di quello del suo tempo, che già di per se era inarrivabile! Si era spinto troppo oltre? Era stato troppo presuntuoso, si era sentito intoccabile! Ma adesso se ne rendeva conto: stare nella stanza con quell’uomo poteva essere una condanna! Si sentiva come intrappolato in una gabbia in compagnia di un leone inferocito.
E tutto questo era dovuto a quei piccoli occhi color sangue che lo fissavano indemoniati, era bastato un semplice sguardo per far crollare tutte le sue certezze!
Abbassò la testa fissando i tagli che aveva lasciato sulle braccia, sulle gambe e sul petto dell’uomo; per un normale essere umano sarebbero state fatali o comunque lo avrebbero costretto a letto per anni.
Ma quello era Gajeel e nonostante fosse incapace di usare la magia non aveva prodotto un singolo gemito, non un urlo era uscito dalla sua bocca. Il suo corpo era stato attraversato solo da piccole scosse di dolore dovute al fatto che il fuoco lo doveva star bruciando dall’interno. Ma a parte questo stava bene e soprattutto sul suo viso Totomaru scorse quel suo dannato sorriso presuntuoso e malevole.
Vedendolo tremare il corvino storse il naso: questo era proprio il contrario dell’effetto che voleva suscitare, ma forse anche la paura poteva funzionare…
“Cosa aspetti? Tornatene da Jose e comunicagli che io non ho nulla da dirvi.” gli ordinò il moro e Totomaru ebbe un fremito.
“Sono proprio curioso di sapere cosa ti risponderà quando gli dovrai dire che non solo non sei riuscito ad estorcermi alcuna informazione, ma che sei un tale incompetente che le tue stupide torture non mi procurano altro che solletico.”
“CHIUDI LA BOCCA!” gridò al limite della disperazione l’uomo, impugnando la spada.
Fu allora che il Dragon Slayer, facendo forza sulla gamba sana piantò un calcio negli stinchi all’altro e lo fece cadere sul pavimento.
“E con questo pareggiamo i conti.” tuonò Gajeel sollevandosi un po' più a sedere, in modo che fosse più in alto rispetto allo spadaccino che era caduto con il volto vicino al suo piede.
Non fece in tempo ad alzarsi che l’altro gli lanciò un calcio in piena faccia, sollevandolo leggermente e facendolo ricadere sulla schiena, mentre l’Element Four scoppiò un in un urlo premendosi le mani sulla bocca da cui caddero un paio di denti, mentre il naso sanguinava e sulla fronte era comparso in vistoso ematoma.
“Ghi hi hi! Ma guarda un po', alla fine si sono invertiti i ruoli.” rise l’altro, mentre il mago delle fiamme arcobaleno si contorceva tenendosi la faccia con le mani nel vano tentativo di fermare la fuoriuscita di sangue.
“B-Bastardo!” gridò tirandosi in piedi ed impugnata la spada infuocata la conficcò proprio nel fianco destro del moro all’altezza della ferita inflittagli da Jose, e Gajeel non riuscì più a trattenersi…
“WHAAAAAAAAARGH!”
L’urlo assordante squarciò il silenzio delle catacombe, mentre a quel suono Totomaru scoppiò in una risata isterica.
“Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!” gridò lasciando cadere la spada sul pavimento, mentre Gajeel cadeva steso al suolo continuando ad emettere dei piccoli urli, con la ferita allagata di sangue e ricoperta da fiamme multicolore intente a bruciargli la carne.
“Ben ti sta bastardo.” prese ad inveire il mago del fuoco, riempiendolo di calci finché la fiamma arcobaleno che attorniava la ferita non si spense, lasciando al suo posto la carne abbrustolita e maleodorante.
“Penso che possa bastare.” la voce di Jose mise in allarme entrambi, che subito spostarono lo sguardo sulla porta dove era poggiato l’uomo, con ancora stretta in una mano la lercia maniglia d’ottone.
“M-Master.”
“Sei stato bravo, ora puoi andare.” gli ordinò il bruno.
“M-Ma non gli ho est…”
“Non farmi ripetere! Hai fatto quello che dovevi, ora sparisci!”
Il mago non se lo fece ripetere due volte afferrò la sua arma, che ripose nel fodero, poi lanciando un ultimo sguardo a Gajeel superò il proprio capo e sparì lungo il corridoio che portava al pian terreno della sede.
“Ti sei proprio rammollito Gajeel.”
“D-Di che parli?”
“Perché lo hai provocato? Eri sicuro che non ti avrebbe fatto troppo male? Forse credi di poter resistere tranquillamente alla tortura? Oppure…” e qui il solco si ampliò: “Eri preoccupato per lui e temevi che se avesse fallito lo avrei punito?”
“Tsk, p-per chi cazzo mi hai preso? Sarò anche cambiato, ma non mi abbasserò mai a urlare per salvare il culo ad un altro! E comunque ti è servito a poco, visto che sei ancora al punto di partenza.”
“Non preoccuparti… abbiamo appena iniziato.” gli rispose l’uomo scoppiando in una risata maniacale, mentre imboccava nuovamente la porta e se la richiudeva alle spalle.
R-Razza di scemo. Guarda se devo ridurmi ad aiutare i falliti! Accidenti, appena torno nel futuro vado a spaccare la faccia a Totomaru. Glielo do io l’insegnante di magia. Stupido incompetente! Beh, almeno mi ha cauterizzato la ferita.”
Furono i suoi ultimi pensieri perché senza accorgersene i suoi occhi si chiusero e lui scivolò tra le braccia di Morfeo.
 
Proseguì lungo il vasto corridoio tutto ornato da grandi finestre su cui si rifletteva, illuminando tutto il percorso, la luce del sole.
Adesso che aveva discusso con Jose del piano da attuare, stabilito l’obbiettivo e il luogo da raggiungere bisognava solo allontanarsi da quel posto senza farsi scoprire, raggiungere nuovamente la sede di Fairy Tail, rubare il libro e trovare qualcuno che lo aiutasse a decifrarne la lingua.
Facile a dirsi… trovare qualcuno in quel tempo in grado di leggere i caratteri degli antichi abitanti della Terra era praticamente impossibile. Non conosceva nessuno, non aveva idea di dove andare dopo aver trafugato il libro e nonostante ormai fosse al corrente di tutti gli eventi relativi alla guerra e al futuro, non sapeva ancora di chi potersi fidare.
Nessuno, a parte i maghi della sua futura gilda, sapeva che si trovava in quel luogo, ma lui non aveva idea di dove fossero finiti i suoi vecchi compagni ne aveva idea se rintracciandoli sarebbero stati disposti ad aiutarlo.
Chissà che fine hanno fatto quei cretini degli Element Four?”
Jose non era stato in grado di aggiornarlo sulla condizione attuale dei suoi ex sottoposti, non sapeva neanche dove fossero finiti. Aveva solo accennato al fatto che Juvia si era ridotta nelle sue stesse condizioni e si era unita alle fate.
La notizia lo aveva sorpreso non poco: non si sarebbe mai aspettato che l’insipida, asociale e fredda donna della pioggia potesse finire a fare casino insieme a quei pazzi ubriaconi. Non l’aveva vista tra le masse di maghi quando era stato rinchiuso, forse non era presente.
Ma se doveva essere onesto non gli importava. Quella stupida donna della pioggia poteva fare quello che voleva, se anche lui era finito tanto in basso da unirsi a Fairy Tail non si sarebbe più dovuto sorprendere di nulla. E soprattutto non è che loro due andassero tanto d’accordo, avevano svolto qualche missione insieme, lei si era sempre dimostrata poco incline a socializzare con gli altri maghi e da quando il suo fidanzato l’aveva scaricata si era chiusa ulteriormente in se stessa e la pioggia era aumentata intorno a lei.
Non aveva mai avuto un debole per quel fenomeno atmosferico, il ferro si arrugginisce per colpa della pioggia! Ma era anche vero che non si sarebbe mai lamentato dei propri punti deboli… lui era il più forte! E i forti non hanno punti deboli o se li hanno non lo fanno certo notare.
Quindi trascorrere il tempo sotto una tempesta d’acqua per quanto fastidioso non lo aveva mai bloccato dall’andare a lavorare con la maga dell’acqua.
Era anche sicuro di stargli pure un po' simpatico per questo motivo, ma a lui di lei non importava nulla! Aveva cose più importanti da fare, come pestare gente a caso, lavorare, essere incazzato con il mondo intero…
Insomma, non c’era proprio tempo per ricambiare l’amicizia di quella ragazza e soprattutto non poteva comportarsi in maniera troppo smielata dentro Phantom.
I forti non si facevano condizionare dalle emozioni. I forti non avevano bisogno di qualcuno a cui voler bene o amare. Lui era stato debole e stupido da bambino, aveva creduto alle parole di Metallikana e si era fatto ingannare.
Quella lucertola gigante lo aveva tradito! Lo aveva abbandonato in mezzo al nulla e non aveva avuto neanche la faccia tosta di dirgli dove era andato!
Semplicemente se n’era fregato di lui. Per anni lo aveva cresciuto, con il suo modo duro e rude, ma non per questo privo di affetto e amore. E poi quando la sua presenza per lui era diventata una certezza lo aveva pugnalato alle spalle, lo aveva lasciato.
Qualcosa dentro di lui, quel giorno, si era rotto e negli anni quella crepa era cresciuta fino a formare un grande buco nero. Da allora non si era più fidato di nessuno.
Tutti potevano tradirlo!
E lui non avrebbe mai voluto riprovare quel tremendo dolore al petto, che nonostante gli anni ancora affliggeva il suo animo.
Tutti gli altri erano dei bugiardi, dei traditori, sempre pronti ad imbrogliarlo e ferirlo. Ma lui era un Dragon Slayer, un mago potentissimo e mai si sarebbe piegato di fronte a nessuno. Quel branco di falliti si sarebbe dovuto inginocchiare di fronte alla sua forza, nessuno avrebbe dovuto osare prenderlo in giro.
Lui non ci sarebbe cascato, il suo cuore ormai era inaridito e rinchiuso dietro un’ampia parete di ferro che nessuno avrebbe mai potuto distruggere. Nessuno sarebbe mai riuscito a ferirlo di nuovo!
E allora perché la sua versione futura si era ridotta a quel modo? Il tempo lo aveva portato a cancellare il dolore provato dopo l’abbandono di Metallikana? Che fosse vero quello che dicevano le voci, che a Fairy Tail si riuscisse a dimenticare il dolore del passato? Che forse fosse riuscito a rintracciare suo padre e a farsi spiegare le ragioni del suo abbandono?
Storse il naso, scuotendo la testa.
Il motivo per cui il suo se futuro era finito insieme alle fate era semplice: si era fatto sconfiggere ed ingannare da quel branco di bastardi! Si era rammollito! Era diventato tutto quello che lui non sarebbe mai stato!
Da quel che gli aveva detto Jose si era pure unito, per un anno, al Consiglio.
Al Consiglio?! Lui, Gajeel Redfox ridotto a fare il lecca piedi di quei vecchi bastardi ligi alle regole e alle punizioni. Quella vecchiaccia sarebbe stata contentissima di vederlo tramutarsi nel suo robottino servizievole.
Ma a quel pensiero avvertì un nodo formarglisi in fondo allo stomaco.
La vecchietta non lo aveva visto, così come non lo avrebbe potuto incontrare adesso, perché da quello che gli aveva detto il suo Master era spirata due anni prima a seguito di un attacco ai membri del Consiglio.
Anche se era stata una piantagrane, anche se lo aveva sempre rimproverato, era stata l’unica a cercare di comprenderlo e di aiutarlo.
Ma lui non aveva bisogno del suo aiuto! Non glielo aveva mai chiesto e di certo non si sarebbe rattristato per la morte di una vecchia cocciuta, con cui aveva sempre e solo discusso! Figuriamoci se gli importava che fosse spirata?! Adesso era in paradiso no? Se lo sarebbe goduto e soprattutto non lo avrebbe più stressato!
Che gioia non dover rivedere la sua faccia e non dover ascoltare quella voce gracchiante.” pensò riprendendo a camminare dietro la rana, che lo stava riaccompagnando all’uscita e che era intenta a parlare da sola perché non resasi conto che non solo il suo interlocutore non la stava ascoltando, ma soprattutto che era rimasto indietro.
Ma nonostante quel pensiero non riusciva proprio ad ignorare lo strano freddo che gli aveva riempito il corpo all’udire la notizia e che ancora non si decideva a lasciarlo in pace.
Tsk, anche se non c’è più si starà sicuramente facendo quattro risate alle mie spalle vedendo come mi sono ridotto. Dannata Fairy Tail e dannato Salamander!”
Sì, Salamander. Il Dragon Slayer di Fairy Tail. Era stato quel bastardo, secondo quello che gli aveva riferito Jose, a sconfiggerlo e umiliarlo. Quello stesso ragazzino dai capelli rosa che lo aveva pestato di botte non appena era arrivato in quel tempo.
Gliel’avrebbe fatta pagare cara! In un modo o nell’altro lo avrebbe tolto di mezzo!
Adesso però doveva sbrigarsi a lasciare quel posto e andare a rubare il libro o non avrebbe avuto alcuna possibilità di tornare a casa.
Accelerò il passo e finalmente distinse il portone d’uscita, stava per tirare la maniglia e varcare la soglia quando una voce lo richiamò facendolo sussultare e bloccare sul posto.
“Buon giorno Gajeel. Da quanto tempo non ti vedevo qui.”
Si voltò ritrovandosi a qualche metro di distanza, davanti al corridoio opposto a quello da cui era venuto, un energumeno dalla testa completamente pelata, gli occhi a triangolo e una lunga barbetta appuntita, simile ad un esteso pizzetto.
L’uomo gli sorrideva bonario come se stesse parlando ad un vecchio amico, ma il moro percepì chiaramente la spaventosa aura magica che circondava tutto il suo corpo.
E questo chi è?” si chiese cercando di bloccare il tremolio alle gambe.
“Ah, Jura-sama!” esclamò la rana e il cuore di Gajeel perse un battito.
Quello Jura! Uno dei Dieci Maghi Sacri! Un uomo la cui potenza era paragonabile a quella di Jose e di Makarov!
Ora che lo guardava meglio poteva constatare di averlo già incontrato una volta durante un raduno a cui il suo Master gli aveva dato il permesso di partecipare.
Ma il giovane uomo severo, autoritario e rispettoso non aveva nulla a che fare con l’individuo che aveva davanti.
Questo Jura non solo sembrava più vecchio e saggio, ma soprattutto il suo intero essere emanava una potenza spaventosa. Sembrava, e forse lo era, addirittura più grande e potente di quella di Jose.
Deglutì, mentre i piccoli occhi dell’uomo si spostavano da lui al suo accompagnatore: “Non mi era stata comunicata la visita di Gajeel.” disse mantenendo un sorriso allegro, ma anche autoritario.
“M-Mi dispiace.” balbettò il rospo: “C-Credevo che i miei colleghi l’avessero avvertita.”
“Non preoccuparti. Non è nulla di grave, è solo che mi sarebbe piaciuto scambiare quattro parole con un vecchio amico. Che dici Gajeel, puoi fermarti un attimo?”
L’istinto gli diceva di imboccare la porta e mettersi a correre il più in fretta possibile, ma questo avrebbe solo fomentato dubbi e avrebbe rischiato di farlo scoprire. Inoltre, non era affatto sicuro di poter sfuggire a quel mostro, solo guardarlo in faccia gli faceva venire i brividi.
Da non provava più quella sensazione di impotenza.
Tolse la mano dalla maniglia, squadrando attentamente il più anziano che ancora gli sorrideva.
Non sembra essersi accorto che non sono il Gajeel di questo tempo. E questo è un bene.” pensò.
Non riusciva, però, a stare tranquillo e voleva solo andarsene da quel posto ma…
“D’accordo.” disse semplicemente e il sorriso sul volto di Jura si accentuò.
“Benissimo! Allora seguimi, hai tanto da raccontarmi.”
Sono spacciato.” pensò il Dragon Slayer mettendosi alle calcagna del Mago Sacro.
“Dimmi Gajeel.” esordì il più anziano una volta raggiunto un altro punto del corridoio e il ragazzo si paralizzò sul posto: “Come vanno le cose a Fairy Tail? Scapestrati come al solito?”
“S-Sempre.” rispose immediatamente l’altro, preso dal panico.
“Ah ah ah! Immagino. E se provo ad indovinare al centro della baraonda ci siete sempre tu e Natsu.”
“P-Più o meno.”
“Dovreste darvi una calmata. Va bene che siete giovani, ma risolvere sempre le questioni con le botte… beh, in fondo anche questa è una caratteristica di Fairy Tail.” disse l’uomo scoppiando a ridere, mentre Gajeel lo fissava allibito.
Non poteva credere che quell’essere dalla forza mostruosa potesse ridere e dargli le spalle come nulla fosse: era diventato amico pure dei Maghi Sacri? Far parte del Consiglio portava a questi privilegi? Non che gli dispiacesse, anzi forse era l’unico vantaggio.
“Sai Makarov mi ha comunicato la lieta notizia. Non potevo crederci quando me lo ha detto! Chi se lo immaginava che tu e Levy… mi avete entrambi sorpreso. Anche se già vedevo nel periodo in cui abbiamo lavorato insieme un certo feeling tra voi due…”
Ma di che parla? Quale notizia? Levy è quella maga dai capelli blu no?! Perché deve sempre essere presente nei discorsi che riguardano la mia versione futura? E che centra il feeling?”
Ignaro di tutti i dubbi che affliggevano la mente del viaggiatore temporale, Jura proseguì nel suo discorso voltandosi a guardarlo in faccia: “Il vecchio Makarov mi ha anche detto che da quando lo hai saputo non hai fatto altro che lavorare e spaccarti la schiena.”
“S-Sono uno che non si stanca facilmente.” azzardò il moro, non sapendo proprio cosa rispondere.
“Questo lo so.” proseguì l’altro con il suo solito sorriso: “Ma non puoi affaticarti così tanto. E’ vero che hai bisogno di soldi per mantenere la tua famiglia ma…”
“F-Famiglia?” si lasciò scappare il Dragon Slayer sbarrando gli occhi e guardando l’altro con un cipiglio alzato.
“Si, famiglia. Capisco che tu e Levy non siate sposati, ma aspettate comunque un bambino; quindi, anche se non ancora certificata vi siete creati una piccola famigliola.”
A Gajeel sembrò di perdere in un colpo vent’anni di vita.
Il suo corpo prese a tremare come una foglia, la sua bocca si spalancò al punto che pareva che la mascella si potesse rompere da un momento all’altro. Gli occhi erano talmente sbarrati, che quasi uscivano dalle orbite e la sua pelle si era fatta improvvisamente bianca come quella di un fantasma.
Era certo di stare per cascare sul pavimento!
E non capiva dove le proprie gambe trovassero ancora la forza di sopportare il peso del suo corpo.
Doveva sicuramente aver sentito male!
Non aveva sentito pronunciare la parola bambino! No, sicuramente aveva capito male!
Cosa c’entrava un bambino con il discorso sulla sua versione futura e il suo rapporto con quella fata?!
Era solo la sua mente che si divertiva a fare scherzi, oppure le sue orecchie avevano deciso di abbandonarlo!
“Gajeel, sei sicuro di sentirti bene?” chiese l’uomo avvicinandoglisi per aiutarlo a mettersi a sedere su una sedia, ma l’altro indietreggiò.
“C-Che cosa hai detto prima?” chiese con tono supplichevole il ragazzo.
“Che lavori troppo e dovresti rilassarti?”
“No, dopo quello.”
“Ah, che sono molto felice per te e per Levy. Diventare genitori è una grande responsabilità, ma sono certo che sarete bravissimi!”
Fu un miracolo che Gajeel non cascasse svenuto sul pavimento, perché questo si aspettava Jura vedendo la faccia bianca del ragazzo e la luce abbandonare i suoi occhi.
“Si può sapere cosa ti succede? Ti senti male? Vuoi che chiami un medico e contatti Fairy Tail?”
A quella domanda il ragazzo si riscosse: “NO!” gridò ansioso, lasciando l’anziano interdetto e confuso.
“N-Non serve.” cercò di giustificarsi, mentre faceva forza su tutto il suo autocontrollo per non sfondare una delle finestre del corridoio e scappare da quel luogo: “Tanto sto per tornarci. Ero solo venuto a parlare con una persona, ma ho già fatto. Adesso devo tornare alla mia gilda. Ma prima potresti togliermi un dubbio?”
“Certamente, chiedi pure.”
“Conosci qualcuno che sappia leggere i caratteri dell’antica lingua di Fiore?”
“Ma certo. Se non sbaglio Levy dovrebbe saperli leggere, oppure sempre nella tua gilda Freed ne sarà sicuramente in grado, se non vuoi far stancare la tua compagna.”
“Certo, f-figurati se voglio che si stanchi. Ehm, adesso andrei devo tornare a Magnolia.”
“Capisco, mi ha fatto piacere parlarti. Quando potrete tu, Levy e Lily venite a trovarmi. Chissà magari quando tornerete sarete accompagnati dal vostro piccolo.”
L’altro non gli rispose, neanche lo salutò, imboccò semplicemente il corridoio e corse via fino alla porta. La spalancò, uscì nel vasto giardino e scappò verso il cancello principale mentre in testa ancora gli aleggiavano le parole di Jura: “Chissà magari quando tornerete sarete accompagnati dal vostro piccolo. Piccolo, bambino, p-padre?! Diventerò padre! IO PADRE! E la madre è…”
Inciampò su un sasso e cadde a terra picchiando una testata sul terreno, mentre i suoni intorno si facevano ovattati e il cielo azzurro spariva ricoperto dall’oscurità.
 
“Non lo abbiamo trovato.” fu la secca risposta di Elsa, mentre abbassava la testa e si scusava con Makarov.
“Non è colpa tua. Se non si trova a Magnolia è molto probabile che abbia lasciato la città.”
“Ma questo è terribile!” esclamò Jet, “Gnam… gnam… se passa troppo tempo non potremmo più riavere indietro il nostro Gajeel!” esclamò allarmato Droy.
“Purtroppo la situazione è anche peggiore.” riprese la parola il Master e tutti tacquero aspettando una spiegazione: “Riflettendo sul fatto che il Gajeel del passato si trovi qui e che la sua assenza nel suo tempo porterà alla cancellazione del nostro Gajeel, nel caso non effettuassimo lo scambio in tempo, ho scoperto con l’aiuto di Mest che la situazione potrebbe anche peggiorare.”
“Ma che significa?” chiese Lucy allarmata, mentre Levy taceva ancora seduta a leggere un volume.
“Adesso cerco di spiegarvelo.” prese la parola l’ex membro del Consiglio: “Come sappiamo Gajeel dopo essere entrato nella gilda ha compiuto varie imprese: ha aiutato Natsu a sconfiggere Luxus, ha combattuto su Tenro con tutti voi, ha affrontato uno dei portali di Tartaros e contro Alvarez ha combattuto e sconfitto uno degli Spriggan. Ma ora provate a pensare che Gajeel non venga mai sconfitto da Natsu perché non è presente alla guerra ma bloccato qui. Tutto quello che ha fatto fino ad ora non ha solo influenzato se stesso, ma tutti noi! Senza il suo aiuto in molte battaglie tanti di noi oggi sarebbero morti. E se non finisse per unirsi alla gilda la storia cambierebbe irrimediabilmente e noi stessi spariremmo!”
“Ma come è possibile che questo influenzi anche noi?” urlò Gray.
“In realtà ha senso.” disse Elsa: “Se ci pensiamo, la scomparsa di Gajeel porterebbe alla scomparsa dell’attuale Fairy Tail poiché lui è qualcuno che ha condizionato e portato all’esistenza della gilda come la conosciamo oggi. Forse spariremo e ricompariremo subito dopo, come il resto del nostro mondo, ma saremmo persone diverse e forse, nel caso peggiore, noi e la gilda non esisteremmo più!”
“Non può essere!” esclamò Natsu allarmato: “La gilda non può sparire! Così come non deve sparire quell’idiota di Gajeel! Io sono ancora qui e non cambierò per colpa di quella testa di metallo!”
“Non è detto che ci renderemo conto dei cambiamenti.” parlò Makarov e tutti furono scossi da un brivido.
“Ma quindi potrebbe già essere troppo tardi?” chiese Happy.
“No, perché noi siamo ancora qui e ci siamo tutti. Non mi sembra di ricordare alcun evento spiacevole. Inoltre, la mia magia della memoria è in grado di superare lo spazio-tempo. Quindi ricorderei se gli eventi si fossero svolti in modo diverso o se ci fossimo dimenticati di qualcuno.”
Alle parole di Mest tutti tirarono un sospiro di sollievo.
“Comunque dobbiamo sbrigarci. Più tempo passa più sarà difficile che le cose restino come sono.” riprese la parola il corvino.
“Evviva!”
Tutti si voltarono verso il tavolo per capire chi avesse gioito e rimasero allibiti di vedere Levy sorridere e abbracciare forte un libro dalla copertina marrone.
“L-Levy? Tutto bene?” chiese Droy, “Forse la paura e lo stress gli hanno fatto male!” esclamò Jet preoccupato.
“Levy, perché sorridi?” domandò Lucy avvicinandosi all’amica.
“L’ho trovato Lu-chan!”
“Di che stai parlando Levy?”
“Ho trovato il modo di riportare Gajeel a casa! E non serve che la sua versione passata si trovi nei paraggi!”
“Dici sul serio Levy?!” esclamò Lily al colmo della gioia.
“Si. Ma voi di cosa parlavate? Avete delle facce… scusate se non vi ho ascoltato ma quando ho trovato il libro mi sono subito messa a studiarlo.”
“Oh, nulla di che… stavamo solo parlando del fatto che se non riportiamo Gajeel a casa spariremo tutti.” ironizzò Gray, ma Elsa gli piantò subito un ceffone sulla nuca e lo mise a tacere.
“Lascialo perdere e continua.” disse la rossa.
“Ho scoperto che in questo libro: CRONOLOGIA TEMPORALE; c’è il modo di scambiare persone che hanno viaggiato indietro o avanti nel tempo o che si sono scambiate con la loro controparte di un’altra linea temporale. Se riesco a decifrare il resto dell’incantesimo basterà semplicemente pronunciarlo e riporteremo indietro il nostro Gajeel.” spiegò la turchina al colmo della gioia, che presto contagiò anche gli altri maghi.
“E’ fantastico.” disse Mest
“Che bello si risolverà tutto.” disse Happy,
“Io non ci sto capendo niente, ma evviva, tutto tornerà come prima!” urlò Natsu, mentre sulla nuca degli altri si formavano delle goccioline.
Ignorando la confusione generale, aggravata dall’ennesima rissa insensata scoppiata all’improvviso tra Natsu e Gray, Levy affiancata da Lucy e Lily si rimise a decifrare il manoscritto.
“Non riesco a capire questa parte, ma è essenziale per pronunciare l’incantesimo. Forse se invio un messaggio a Freed lui riuscirà a risolvere tutto.”
“Sono certa che andrà tutto bene.” disse la bionda poggiandole una mano sulla spalla, “Si Lu-chan, andrà tutto bene.”
 
Non aveva idea di quanto fosse passato da quando aveva perso i sensi, forse solo pochi minuti o anche ore. Adesso, però, non aveva il tempo di pensarci perché solo rimanere lì, sdraiato su quel freddo e sudicio pavimento gli procurava un male cane a tutto il corpo.
La testa gli bruciava e l’emicrania era anche aumentata, le ferite alle gambe e i tagli alle braccia continuavano a sanguinare e questo lo aveva deturpato di tutte le energie; al punto che solo respirare gli procurava un male tremendo al petto.
Il problema più grande, però, era rappresentato dalla ferita al fianco, essa era completamente allagata di sangue che copioso continuava a cadere sul pavimento. La ferita si era si cauterizzata grazie al fuoco di Totomaru, ma non subendo alcun trattamento si era riaperta e ora la pelle bruciata, mista al sangue emanava una tremenda puzza che gli dava il voltastomaco.
Molto probabilmente era già infetta e se non avesse trovato il modo di richiuderla sarebbe morto.
Ma non riusciva proprio a muoversi e trovare il modo di fuggire da quel luogo senza poter usare la magia gli pareva impossibile.
Chiuse gli occhi, sperando che il mal di testa diminuisse e la sua mente prese a viaggiare tra i ricordi: vide il volto di Levy sorridergli angelica, poi accanto scorse Lily che lo guardava allegro, sembravano chiamarlo ma lui non riusciva proprio a raggiungerli. Poi l’immagine cambiò e si ritrovò davanti Natsu, Lucy, Happy, Wendy, Juvia, Gray, il vecchio e tutti i suoi compagni che lo attendevano sorridenti davanti alla porta della sede e lo incitavano a gran voce a raggiungerli.
Ma lui non riusciva a muoversi.
Nonostante ci provasse con tutte le sue forze, cercasse di urlare i loro nomi, allungasse le braccia per raggiungerli era tutto inutile.
Sembrava che un muro invisibile li separasse.
L’immagine si fece sfocata ed i colori delle persone si mischiarono a quelle del panorama dietro di loro, trasformando tutto intorno a lui in un’immensa tela colorata priva di qualunque contorno o figura, solo colori sfocati come: giallo, azzurro, arancione e verde.
Le macchie di colore continuarono a muoversi in maniera casuale intorno al moro e questo aggravò soltanto il suo mal di testa, poi percepì alle sue spalle una voce e si voltò.
Buon giorno Gajeel. Da quanto tempo non ti vedevo qui.”
“J-Jura? Cosa ci fai qui? E dove siamo con esattezza?”
Ma l’altro non gli rispose, sembrò anzi non averlo neanche sentito e proseguì con il suo discorso. Solo allora il moro si rese conto che il vecchio non stava parlando con lui, ma con qualcuno alle sue spalle.
Girò la testa e sobbalzò ritrovandosi davanti il suo stesso viso.
Ci mise un attimo a comprendere che quello non era il suo riflesso, ma la sua versione passata.
Fece partire un pugno, ma l’attacco trapassò di netto la testa della sua copia senza procurargli il minimo mutamento.
Ma cosa?
L’altro si mosse avvicinandoglisi ed istintivamente Gajeel indietreggiò, ma quello fu più veloce di lui e continuando nel suo percorso gli arrivò sempre più vicino e… lo attraversò.
Gli passò attraverso e solo in quel momento il corvino comprese che il suo corpo non era tangibile.
Sta succedendo come l’altra volta. La mia dannata testaccia continua a giocarmi brutti scherzi.”
Avvertì i passi dietro di lui farsi sempre più lontani e ruotando su se stesso vide i due incamminarsi lungo un corridoio e spinto dalla curiosità si mise ad inseguirli.
Quando si bloccarono rimase fermo ad ascoltare il loro discorso: vide chiaramente la sua versione passata impallidire di fronte alla notizia di aspettare un bambino e lo vide prendere a correre via, attraversandolo nuovamente, verso l’uscita.
Non mi piace questa situazione. Spero solo che quel verme non faccia nulla di folle. Se si azzarda a toccare Levy io lo am…” strinse i pugni, mentre si mordeva il labbro inferiore.
Lui non poteva fare un bel niente! Era bloccato a nove anni di distanza, chiuso dentro una gabbia, con Jose pronto a farlo fuori in qualunque momento e a distruggere la sua gilda!
Il panorama intorno riprese a mutare, poi tutto si scurì e si ritrovò chiuso dentro una stanza con una serie di sbarre a dividerla a metà.
Questa è una cella del Consiglio!”
Scorse oltre la grata il suo vecchio Master, quello del suo tempo e seduto davanti a lui l’altro se.
“Che cazzo sta facendo qui? E come cavolo è entrato?! Cosa cazzo fa la sorveglianza invece di lavorare?!”
Potrò anche essere debole, ma dispongo di un tipo di forza tutta mia. Una forza in grado di cambiare questo mondo e di annientare i nostri nemici senza doverli combattere direttamente.”
“Una forza capace di cambiare il mondo? Ma di cosa stai parlando?”
“…Io mi trovo qui nel passato, ma dovrò per forza tornare al mio tempo. E se lei adesso mi racconta nel dettaglio gli eventi che porteranno alla distruzione della gilda allora io una volta tornato indietro potrò cambiare il futuro annientando quei bastardi ed impedendo così lo scioglimento di Phantom!”
Bastò questa parte della conversazione a far crescere il panico in Gajeel: “Vuole tornare indietro nel tempo? E vuole cambiare la storia?! Se ci riesce che mi succederà? Ma soprattutto cosa succederà agli altri? Tutto quello che ho fatto fino ad ora andrà a farsi fottere!”
Avvertì la rabbia crescere e giungendo alle spalle dell’altro se cercò di piantargli un pugno in testa, ma anche questa volta il suo corpo trapassò quello dell’altro e non gli procurò alcun danno.
“Cazzo! CAZZO! IO NON TE LO LASCERO’ FARE DANNATO! NON ROVINERAI’ IL MIO FUTURO! MI HAI SENTITO?! NON ROVINERAI’ MAI IL MIO FUTURO!”
Per l’ennesima volta la testa riprese a girargli e il movimento improvviso lo costrinse a chiudere gli occhi, quando li riaprì si ritrovò davanti un paio di piedi e sollevando lo sguardo vide Jose sorridergli divertito, ma subito la sua attenzione fu attirata dal mago dai capelli verdi piegato su se stesso al fianco del Master.
Il suo primo istinto fu di sollevarsi e piantare un pugno in testa a quel bastardo, ma la fitta di dolore al fianco che provò nell’istante in cui il suo corpo si sollevò lo fece desistere e rigettare al suolo.
“Bonjour Gajeel. Ha riposato bene?”
“Tsk, chiudi quella bocca patetico leccaculo.” gli rispose acido il moro.
“Vedo che nonostante tutto sei ancora restio a parlare con noi.” disse Jose e Gajeel fu certo di aver visto un guizzo di gioia illuminare i suoi occhi a quella constatazione.
“T-Te l’ho detto, n-non ho niente da dirvi.”
“Eh eh! Vedremo… Sol procedi pure.” disse l’uomo incrociando le braccia e rimanendo fermo nella sua posa.
“Con infinito piacere.” disse l’altro sollevando una mano.
Il muro dietro Gajeel prese a vibrare e delle protuberanze si allungarono da esso e si conficcarono nella schiena del Dragon Slayer.
“GUAAAAAH!” urlò, mentre sentiva le punte di pietra perforargli la carne, trapassargli i muscoli, lacerandoli nel passaggio e incrinare le ossa della spina dorsale.
“Aah… gaah… aah…” prese a gemere spalancando la bocca alla disperata ricerca d’aria, mentre tentava in tutti i modi di staccarsi dal muro.
Ma le catene erano ben ancorate e non volevano saperne di spezzarsi, a differenza delle sue ossa il cui insistente scricchiolio gli bombardava i timpani.
“No no no Gajeel-sama. Più ti muovi più il sangue sgorga.” disse Sol stringendo il palmo della mano.
Il moro avvertì chiaramente i corpi estranei assottigliarsi dentro la sua carne e prendere a scavarlo dall’interno, procurandogli nel passaggio un dolore asfissiante.
“WAAAAAAAAAHH!” riprese ad urlare, mentre i freddi corpi di marmo gli spezzavano i muscoli e il sangue sgorgava a fiumi dalla sua schiena e dai suoi polsi. L’aver tentato, infatti, in tutti i modi di liberarsi lo aveva portato a strapparsi la pelle delle braccia e nonostante questo non era riuscito a spostarsi di un millimetro dalla sua posizione di partenza.
“Fermati.” ordinò Jose vedendo che il prigioniero era vicino allo svenimento e che da come il suo petto si abbassava e si alzava un’ulteriore pressione avrebbe potuto portarlo all’arresto cardiaco.
Le punte si ritrassero e in uno strattone fuoriuscirono dal suo corpo e in un rantolo cadde con la testa in avanti continuando a boccheggiare e ansimare, mentre vomitava fiumi di sangue.
“Ti sei convinto a parlare?” chiese Jose, ma l’altro tenne la testa bassa e lo ignorò.
Avrebbe voluto rispondere a quel bastardo di andare a quel paese, ma le parole non gli uscivano dalla bocca troppo impegnato a cercare di respirare e vomitare sangue.
Avvertì un tremendo freddo invaderlo completamente e il suo corpo prese a tremare vistosamente, ma non sollevò la testa ne aprì bocca.
“Sei proprio cocciuto.” disse adirato il bruno, prima di fare un cenno al suo sottoposto di procedere.
Due parti del muro si staccarono da esso e andarono a circondare la testa di Gajeel, stringendo la sua tempia nella loro morsa.
“Ultima possibilità!” tuonò il Master.
Il moro sollevò lo sguardo fissando sgomento l’uomo, ma alla vista del suo sorriso sadico la paura lasciò spazio alla rabbia e non disse nulla.
Sol riprese a stringere il palmo della mano e in concomitanza il casco di pietra prese a stringersi intorno alla tempia del moro.
Pian piano la presa si fece sempre più stretta, fin quando il ragazzo non avvertì la sua testa venir spiaccicata tra due pareti di pietra e la fascia che gli teneva i capelli si spezzò cadendo sul terreno.
“GAAAAAAH!” gridò sentendo la testa esplodergli, mentre il sangue prendeva a colargli dai due lati del cranio e il suo corpo veniva sollevato di peso dalle due masse rocciose.
Le pietre premettero ancora più forte contro la sua tempia e un altro urlo squarciò il silenzio della stanza, poi tutto tacque e l’uomo rimase immobile con la bocca spalancata e gli occhi chiusi ermeticamente.
Sol lasciò la presa e Gajeel cadde con un tonfo sul pavimento.
Poi il suo corpo fu scosso da un fremito e riprese a respirare, mentre sputava altro sangue.
Un pugno di pietra lo centrò in volto e lo fece sbattere con la testa contro il muro, mentre la sua faccia divenne una maschera di sangue con il naso grondante e ripiegato in una posizione irregolare.
“Come va il naso?” chiese Jose scoppiando in una risata sadica, mentre l’altro cercava in tutti i modi di non soffocare a causa di tutto il liquido che gli allagava la gola e le narici.
Poi, sotto lo sguardo esterrefatto dei suoi aguzzini, un sorriso rigò il volto del Dragon Slayer ed in un rantolo bisbigliò: “S-Sicuramente, m-meglio del tuo.”
La sua testa ricadde sul pavimento e gli occhi si chiusero, mentre il volto si inzuppava nella pozza formatasi sul pavimento.
 
La notte era giunta quando arrivò a Magnolia.
Non era certo di sentirsi bene: quello stupido treno gli aveva procurato un tremendo fastidio e non ne comprendeva il motivo. Non aveva mai sofferto il mal d’auto.
Forse era dovuto alla scioccante notizia di stare per diventare pad…
Scosse la testa rifiutandosi pure di pronunciare quella parola, di soffermarsi a riflettere su quel particolare.
Proseguì lungo i vicoli bui della città, stando ben attento a non farsi vedere da nessuno: i maghi di Fairy Tail lo stavano sicuramente cercando e lui non voleva proprio rischiare di farsi scoprire e catturare di nuovo.
Arrivato vicino al grande edificio con dipinto sull’insegna il nome della gilda si guardò intorno, ma non scorse nessuno.
La porta era chiusa da un grande lucchetto e dalla costruzione non si udiva alcun rumore, segno che i maghi avevano abbandonato la gilda per recarsi alle proprie abitazioni.
E’ il mio momento!” pensò, prima di allontanarsi e arrampicarsi sulla grondai appoggiata al lato destro del muro. Arrivato in cima si ritrovò davanti una finestra e tirando la maniglia si rese conto che era stata lasciata aperta.
Senza produrre alcun rumore entrò nell’edificio e al buio si mise ad esaminare il piccolo corridoio del piano superiore. Poi scorgendo una rampa di scale ci si avvicinò in punta di piedi e prese a discendere i gradini.
Ma messo piede sull’ultimo scalino si accorse di una luce proveniente da una stanza alla fine della sala, oltre il bancone del bar.
C’è ancora qualcuno.” pensò e in punta di piedi, nascondendosi ad ogni passo dietro un tavolo o una trave arrivò davanti alla porta socchiusa da cui fuoriusciva uno spiraglio di luce.
Mise l’occhio nella fessura per poter sbirciare e rimase paralizzato nel vedere seduta su una scrivania in legno, con quella solita capigliatura azzurrina, Levy.
Ma che cazzo ci fa qui?” si chiese allontanandosi dalla porta, mettendosi una mano davanti alla bocca per evitare che il rumore del suo respiro potesse attirarla.
“Ehi Levy, dovresti fermarti e riposare.” disse una voce all’interno della stanza ridestando la turchina dal suo studio.
“Lo so Lily, ma devo assolutamente capire questa parte dell’incantesimo. E’ indispensabile per poterlo portare a compimento!”
“Forse dovresti farti sostituire da Lucy, si vede che sei stanca. Perché non ti sdrai un attimo e ti fai una bella dormita?”
“Non posso Lily. Non riposerò fin quando non sarò sicura di poter riportare indietro Gajeel e poi Lu-cha è impegnata a cercare la sua versione passata insieme agli altri.”
“Non significa che tu non possa riposare. Nelle tue condizioni affaticarti troppo potrebbe nuocere anche al bambino.” la rimproverò l’Exceed.
“Si, hai ragione. Ma adesso che ho in mano la soluzione mi manca così poco per risolvere tutto. E lo devo anche a lui.” disse Levy, carezzandosi amorevolmente la pancia.
“Tranquillo, la mamma riporterà papà indietro.”
Le gambe non gli ressero più e ricadde a sedere, con la schiena poggiata contro il muro dove si era appostato.
Quella donna ci teneva così tanto a lui? Nonostante quello che gli aveva fatto? Voleva riportarlo a casa! Voleva crescere il suo bambino con lui! Anzi il loro bambino!
La sua versione del futuro aveva trovato la sua compagna ideale in quell’esserino tanto insignificante? Aveva deciso di diventare padre! Lui, padre!
No, no, NO! Lui non poteva diventare padre! Era semplicemente assurdo! Non aveva la più pallida idea di come fare a crescere un figlio, di cosa insegnargli, di come comportarsi! Un pensiero simile non gli aveva mai attraversato neanche l’anticamera del cervello, eppure si era realizzato!
E adesso che cosa avrebbe fatto? Doveva procedere con il piano? Doveva cancellare anche quell’ipotetico figlio? Doveva cancellare la rappresentazione fisica dell’amore che lo legava a quella donna?
Rinchiuse la testa tra le gambe continuando a tormentarsi sul da farsi: se non avesse agito Phantom sarebbe stata distrutta! Lui sarebbe stato battuto! Jose sarebbe finito in prigione! Fairy Tail si sarebbe dimostrata superiore! Non poteva accettare quel futuro!
Ma…
Se invece lo avesse fatto? Se avesse accettato questo come il suo destino? Se gli fosse andato bene rinunciare all’orgoglio e mettere su famiglia?
Aveva una fidanzata, che tra l’altro si stava facendo in quattro per riportarlo in dietro, aveva un animale domestico che si stava dimostrando fidato e leale.
E c’erano poi tutti quei suoi così detti compagni, che si stavano impegnando per riportarlo a casa.
Insomma, aveva tutto! Una famiglia felice a cui tornare e che non gli stava voltando le spalle. Cosa poteva desiderare di più?
Chissà, magari dopo anni passati a maledire il mondo e a non fidarsi di nessuno poteva tentare di…
Ma che sto dicendo! NO, NO, NOOO! Io non ho bisogno di tutto questo! Non mi farò ingannare di nuovo! Non sono io quello che vogliono con loro, ma la mia versione futura! Perché lui dovrebbe avere questa fortuna e io no?”
Si drizzò in piedi, la sua testa aveva appena partorito il piano più malato che gli fosse mai venuto in mente.
L’invidia, la rabbia, il timore, la sofferenza; tutto si era mescolato nel suo cervello e adesso non vedeva l’ora di attuare quella follia!
Scardinò la porta con un calcio ed essa volò sopra la testa di Levy e Lily sbriciolandosi contro una mensola della libreria alle loro spalle.
“Ma cosa?” chiese il gatto nero.
“Gajeel?”
Una lastra di ferro partì contro la ragazza e Lily fece appena in tempo ad afferrarla e trarla in salvo, facendola cadere sul pavimento.
Subito dopo abbandonò la sua forma minuta e divenne una gigantesca pantera antropomorfa e si scagliò all’attacco contro il moro.
“Cosa sei tornato a fare?” gli urlò adirato il felino, mentre i loro pugni si scontravano.
“A cancellare tutte le cazzate fatte da quell’idiota della mia versione futura!” tuonò il Dragon Slayer piantando un pugno in faccia al gatto per poi colpirlo con un calcio al petto, dove era rilegata una benda. La pressione immessa nell’attacco scagliò l’Exceed in aria e lo fece sbattere con la schiena contro il soffitto.
“Ora fuori dai piedi stupido pezzo di merda!” urlò il Dragon Slayer spalancando la bocca: “Ruggito del drago del ferro!”
Un gigantesco cono di energia, composto da lame grigie ruotanti partì ed investì in pieno Lily che attraversò tutto il tetto dell’edificio e scomparve in cielo.
“LILY!” gridò Levy, mentre si allontanava dalla scrivania con ancora in mano il libro.
“Dammelo.” ordinò il moro indicando con la mano il volume, ma lei se lo strinse ancor più forte al petto e si allontanò scuotendo la testa.
“No! Non ti lascerò rovinare tutto! Questo libro non te lo darò mai!”
Un pugno dalla consistenza del ferro la centrò in una guancia e la fece ricadere sul pavimento.
“Argh!” gemette portandosi una mano sul punto leso, trovandolo gonfio e sporco di sangue, mentre le lacrime gli rigavano il viso.
“Tsk, come cavolo ho fatto a finire con una come te?” chiese il mago avvicinandosi, ma un cerchio magico comparve intorno al suo corpo e una luce lo avvolse.
Subito dopo una vasta esplosione lo attorniò e scomparve dietro una coltre di fumo.
Ansimante Levy tentò di mettersi a sedere, ma la pancia prese a fargli un male cane e la vista gli si annebbiò.
“Dannata schifosa! Questa giuro che te la faccio pagare!” gridò Gajeel attraversando la massa di fumo, con solo qualche bruciatura sulla faccia e i vestiti leggermente strappati.
Con un balzo gli fu davanti e l’afferrò per la gola sollevandola di peso.
“Coff… Coff…” gemette la turchina stringendo il braccio dell’uomo con le mani per tentare di liberarsi, mentre sentiva l’aria abbandonare i polmoni.
“Che vergogna, ridurmi addirittura a portarti a letto. Un vero schifo! E ora spiegami come hai fatto a convincermi ad avere un figlio?!” gli urlò contro il moro, allentando la presa per lasciarla parlare.
“Coff… l-lo sai?”
“Certo che lo so! E’ che non riesco a crederci!” urlò adirato premendo le dita sulla sua gola.
“Coff… Coff… n-non e-era previsto…” fu l’unica risposta di Levy.
“Quindi è successo tutto per caso.” tuonò l’altro, mentre la buttava sul terreno e continuava a strozzarla.
“Ghi hi hi! Beh, meglio così.” gioì facendo venire la pelle d’oca alla ragazza.
“Quindi, considerando che non era previsto e che metà di questo essere è mio… io posso farci tutto quello che mi pare!” continuò e il suo sorriso sadico crebbe.
“Se per esempio, adesso mi mettessi a squartarti la pancia nessuno avrebbe nulla da ridire, giusto? Perché tanto il marmocchio è per metà anche mio!” scoppiò a ridere, mentre Levy lo fissava terrorizzata certa di non aver mai udito quel tono folle e quella risata inquietante.
Voleva far fuori il loro bambino? Non era ancora venuto al mondo e già era in pericolo? Quel mostro non poteva essere Gajeel! C’era sicuramente un errore!
Gajeel non avrebbe mai fatto una cosa del genere?! Anche ai tempi di Phantom…
I ricordi della notte del loro primo incontro gli ritornarono alla mente e non poté che sentirsi crescere nuovamente addosso quella tremenda paura.
Forse il vecchio Gajeel, in fondo, avrebbe potuto anche escogitarlo un piano così malato. Quell’uomo gli sembrava una persona impossibile da comprendere, era troppo diversa da come sarebbe diventato, e lei ormai si era abituata al suo Gajeel.
Quello era solo un fantasma del passato, ma perché doveva tornare a tormentarla e minacciarla anche adesso che finalmente era felice insieme al suo amore?!
Calde lacrime iniziarono a sgorgargli dalle guance, ma la voce dell’uomo la fece sussultare: “Che fai piangi? Non ho ancora fatto niente. Se reagisci in questo modo adesso, mi chiedo cosa farai dopo questo…”
La sua mano libera divenne un artiglio e Levy non riuscì nemmeno a vederlo arrivare da quanto fu veloce, sentì solo un tremendo dolore al fianco e abbassando lo sguardo si rese conto della presenza di un ampio graffio sulla parte sinistra della sua pancia.
“N-No… no… NOOOOO!”
“GHI HI HI HI!” scoppiò a ridere il Dragon Slayer soppiantando l’urlo disperato della donna.
Ma qualcosa di freddo e umido lo colpì alla schiena e lo scagliò contro la libreria, mandandola definitivamente in pezzi.
“No… no… no… i-il m-mio b-bambino…” mugugnava Levy incapace di muoversi, mentre vedeva il sangue sgorgare dalla ferita.
“Levy-san!” la chiamò una voce accanto a lei, ma ella non rispose.
“Oh, mio Dio!” esclamò la figura constatando i danni riportati dall’amica: “Resisti Levy-san, Juvia andrà subito a cercare Wendy.” disse la bluette.
Ma proprio in quel momento Gajeel si ritirò su squadrando rabbioso la nuova arrivata: “TU! Stupida donna della pioggia! Cosa pensi di fare?!”
Ma una sfera d’acqua lanciata ad una pressione allucinante lo rispedì con la schiena contro il muro, iniziando a schiacciarlo.
“Come hai potuto Gajeel-kun fare questo a Levy?!” tuonò Juvia con le lacrime agli occhi: “Come hai potuto fare questo a tuo figlio?!”
“J-Juvia.” la richiamò una voce alle sue spalle e voltandosi la maga dell’acqua si ritrovò davanti Lily, tornato piccolo e con il corpo pieno di tagli.
“Q-Quello non è Gajeel, ma la sua versione passata! V-viene da nove a-anni nel passato!”
“CHE COSA!” esclamò scioccata la turchina tornando a fissare il suo presunto amico.
E solo in quel momento notò le pesanti occhiaie e lo stesso sguardo furente e aggressivo che aveva visto in Gajeel anni prima.
“Quindi vieni dai tempi di Phantom.”
“P-Proprio così e adesso lasciami andare!”
“Juvia non ci pensa nemmeno! Tu hai ferito Levy-san e il suo bambino!”
“Adesso non posso spiegarti la situazione.” riprese la parola Lily, “Non importa, più tardi Juvia parlerà con gli altri, adesso sbrigati e va a chiamare Wendy!”
Subito l’Exceed spiccò il volo e sparì alla ricerca della piccola Dragon Slayer.
“Quindi tu non sei il Gajeel-kun di Juvia, sei quello del passato. Ma come è possibile?” chiese la maga, mantenendo la presa sul moro, mentre si avvicinava a Levy che a causa dello stress e del dolore era svenuta.
“Come vuoi che faccia a saperlo? Io so solo che mi sono risvegliato qui.”
“E perché hai attaccato Levy-san? Non sai che tra qualche anno…”
“Finiremo insieme e aspetteremo un bambino, si ero già informato.”
“E le hai fatto del male lo stesso?!”
“Il mio obbiettivo era più che altro rimediare all’errore della mia versione futura.”
“E-Errore?”
“Come altro si può chiamare un figlio fatto con quel verme?” chiese il moro, guardandola con rabbia.
Juvia non tollerò affatto il tono usato e strinse la presa sul corpo del mago, che fu spinto ancora più contro il muro incrinandolo per la pressione.
“Tu sei completamente pazzo Gajeel-kun! Tu e Levy aspettate questo bambino con ansia da mesi! Non vedevi l’ora di diventare papà! Come puoi anche solo pensare di togliere dal mondo il sangue del tuo sangue?!”
“Tu stai parlando della mia versione futura, non di me!”
“No, Juvia parla anche di te visto che siete la stessa persona!”
“Non siamo la stessa persona! Non più! Quello si è rammollito ha tradito la fiducia di Jose, per colpa sua Phantom non esiste più, si è unito a questa gilda di deficienti e si è pure messo in testa di diventare genitore!”
“E che male c’è? Sono passati nove anni dalla guerra, è normale che le persone cambino.”
“Perché lui ha tutto questo?” chiese Gajeel, lasciando Juvia a bocca aperta.
“Gajeel-kun del passato non sarai forse invidio…”
“Taci, stupida donna della pioggia! Cosa dovrei invidiare a quell’idiota? Io sono migliore! Tutto questo futuro è uno stupido errore a cui io porrò rimedio! E ora lasciami andare!”
“Mai!”
“Benissimo, allora visto che ti sei unita a quelle stupide fate, vorrà dire che toglierò di mezzo anche te!” disse e prese a dimenarsi cercando di trovare il modo di liberare il suo corpo dalla prigione acquatica.
“Rassegnati Gajeel-kun, non puoi fuggire dalla gabbia di Juvia.”
“Ma posso fare questo.” disse l’uomo e uno dei suoi piedi si tramutò in una lastra di ferro che c’entrò in pieno la turchina.
Ma il corpo di quest’ultima si tramutò in acqua e l’attacco l’attraversò. Purtroppo però la presa sulla gabbia si allentò e il mago subito ne approfittò e si gettò di lato, riuscendo a liberarsi.
“Juvia non ti lascerà scappare!” gridò la donna lanciandogli contro un maremoto, ma lui si aggrappò con i piedi conficcati nel terreno e non venne trascinato via dai flutti.
“Ruggito del drago d’acciaio!” gridò scagliando il gigantesco fascio di luce contro la donna, che tramutandosi in una pozzanghera cadde sul terreno e lo evitò, mentre avvolgeva Levy in una barriera acquatica per proteggerla.
“Non puoi ferire il corpo di Juvia… rassegnati!” gridò la donna, mentre il moro riprendeva fiato.
“Sta zitta!” gridò partendo alla carica, ma ancora una volta il suo attacco fece cilecca e Juvia subito ne approfittò colpendolo alla schiena con una gigantesca onda marina, che lo fece volare contro quel poco che rimaneva del soffitto.
“D-Dannazione! Come ha fatto a diventare così forte?”
Meglio prendere il libro e ritirarsi, per il momento non ho possibilità. E se arrivano anche gli altri non riuscirò ad attuare il piano.”
I suoi pensieri furono interrotti dal grido della maga: “Sierra!” il corpo di Juvia prese ad emanare calore, mentre l’acqua che lo costituiva aumentò vertiginosamente di temperatura.
Si scagliò come una furia contro il suo ex compagno e lo prese di striscio procurandogli un’ingente ustione al braccio sinistro.
“Urgh! Adesso vedi!” urlò frustrato il mago, ma non fece in tempo a trasformare di nuovo il suo corpo in acciaio che venne rinchiuso nel Water Look e venne scagliato sul pavimento, mentre annaspava cercando di non affogare dentro la gigantesca bolla d’acqua.
Poi anche la temperatura della gabbia acquatica crebbe, iniziando a bruciargli la pelle e anche attivare la sua magia non lo aiutò a sopportare il calore, che anzi sembrava crescere sempre di più, al punto che arrivò a temere di fondersi.
L’aria nei suoi polmoni terminò e ormai al limite chiuse gli occhi non riuscendo più a trattenersi.
“Arff… arff… preso.” disse Juvia, mentre dietro di se avvertì la voce di Wendy chiamarla.
 
Quello doveva essere per forza un incubo! Uno di quelli dovuti al fatto che era stato trapassato da parte a parte, gli avevano dato fuoco e avevano tentato di trasformare la sua scatola cranica in purè.
Non poteva credere di aver assistito ad un’altra visione legata al futuro! Non era successo veramente!
Lui non aveva tentato di fare quella cosa a Levy e al bambino!
No, non lo aveva fatto! E non aveva riso mentre lo faceva!
Levy stava bene! Il bambino stava bene!
Dovevano stare bene!
Non se lo sarebbe mai perdonato! Mai!
Se davvero una volta tornato nel futuro avesse scoperto che tutto quello che aveva visto corrispondeva alla verità, non sarebbe riuscito a riprendersi mai più!
“Ti prego, ti prego, fa che sia solo un brutto sogno. E se davvero è successo fa che sia Levy sia il piccolo stiano bene. Ti prego, ti prego!”
Non si accorse nemmeno, troppo impegnato a implorare una qualche divinità, del ritorno di Jose e della compagnia che si era portato dietro.
“Te lo lascio Juvia.” disse l’uomo e solo allora il moro si ridestò dai suoi pensieri e i suoi occhi si specchiarono in quelli freddi ed insensibili della compagna.
“Fa un buon lavoro, mi raccomando.”
“Agli ordini.” rispose semplicemente lei, mentre Jose lasciava la stanza.
 
 

Nota d’autore: come avevo promesso sono tornata ad aggiornare questa fiction, che intendo finire di scrivere in questo periodo di vacanza.
Con questo siamo a sette capitoli! E devo dire di essermi sbizzarrita in questo, tra torture, incontri assurdi e situazioni tremendamente drammatiche, non posso negare di aver tirato fuori la mia vena sadica!
Procediamo con calma:
il Gajeel del futuro è stato catturato e Jose si sta proprio divertendo a farlo torturare dagli Element Fuor (quel dannato non ha neanche il coraggio di farlo di persona, la botta sul naso gli è bastata XD).
Forse ho descritto i personaggi un po' diversi da come sono nell’originale, ma Totomaru non ce lo vedo a gioire nel ferire un compagno e nel doverlo torturare, ma comunque temendo la punizione di Jose arriva a fare qualunque cosa. Sol, invece, ricordandomi anche lo scontro con Elfman lo vedo più incline a ferire gli altri.
Nel futuro sono successe una marea di cose da Jura che ha bisogno di un consulto oculistico, perché ha lavorato per un anno intero con Gajeel e lo scambia con la sua controparte passata, a Gajeel che ha bisogno di una visitina dallo psicologo!
Ora, prima che me lo chiediate, non so nemmeno io come mi è venuta in mente l’ultima parte, ma so di aver esagerato. Ma avevo in mente di scriverla da tanto e quindi eccola.
E finalmente fa la sua comparsa anche Juvia, sia quella del passato sia quella del futuro!
Non anticipo nulla, ma nel prossimo capitolo ne succederanno delle belle Gajeel si farà ancora più male, ma riuscirà anche a fuggire. Inoltre, mancano veramente pochi capitoli e la storia terminerà. Anche perché alla gilda hanno trovato il libro e se imparano l’incantesimo il gioco è fatto!
Un’ultima cosa: non ho mai scritto scene di torture e roba simile; quindi, essendo alle prime armi vorrei sapere da chi recensirà cosa ne pensa e se ha qualche consiglio da darmi per migliorare, oppure se già così ho ottenuto l’effetto sperato.
Grazie a chi leggerà e recensirà il capitolo.
Buon ultimo dell’anno da Striscia_04!

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8 ***


In una qualunque occasione Gajeel sarebbe stato felicissimo di vedere Juvia. Cavoli un’ora prima l’avrebbe pure abbracciata se non fosse stato incatenato al muro e fosse riuscito a muoversi senza gemere di dolore ad ogni singolo spostamento.
Adesso, però, la sua mente era intenta a pensare solo al futuro, a quello che aveva visto nel sogno, ad illudersi che non fosse reale. Ma sapeva bene che era tutto vero.
E questo gli procurava una tale ansia e una tale rabbia che vedere la turchina fissarlo fredda e implacabile gli diede sui nervi:
“Si può sapere cos’hai da guardare?”
“Juvia stava solo riflettendo che Totomaru-san aveva ragione, tu e il nostro Gajeel siete identici.”
“Io non sono affatto identico a quel rifiuto!” gridò furioso l’uomo, mentre l’immagine dell’altro se che squartava la pancia di Levy tornava a tormentarlo.
Avvertì un fastidioso prurito agli occhi e sentì le lacrime formarsi ai lati dei bulbi oculari, mentre la gola gli si seccava.
Ma si trattenne: non poteva piangere in quel luogo! Sarebbe stato un rinforzo positivo per i suoi nemici a continuare con la tortura o li avrebbe illusi di essere riusciti a piegarlo!
Rigettò un grumo di saliva e sangue, mentre cercava di non andare in iperventilazione. Con l’osso del naso rotto e la gola ancora piena di sangue già era impossibile respirare in maniera decente, se si fosse aggiunto anche il fattore ansia non era certo di riuscire a resistere.
“Perché sei triste finto Gajeel-kun?” gli chiese Juvia, costringendolo ad alzare la testa per guardarla.
“Non sono finto! E impicciati dei cazzi tuoi!”
“Tu sei diverso dal nostro Gajeel, lui è più scorbutico e antipatico. Tu sembri solo arrabbiato e Juvia è sicura che sei triste per un motivo importante, che non riguarda la tortura.”
“Stai zitta stupida donna della pioggia! Dovrei essere felice di farmi ridurre in questo stato?! Se non hai altro da fare che dire stronzate te ne puoi anche andare!”
“Juvia ha un compito preciso affidatogli da Master Jose in persona: deve costringerti a parlare, a qualunque costo!”
“Accomodati pure. Come puoi vedere gli altri si sono già divertiti a sufficienza e io non posso muovermi. Vedi di sbrigarti, prima inizi e prima te ne vai.”
“Gajeel-kun, non sembri capire la gravità della situazione. Se non parlerai il Master ti ucciderà.”
“Che ci provi pure quel vecchio bastardo, poi le sue agogniate informazioni da chi le prenderà?”
“Non puoi tentare di ricattarlo, dovresti sapere che non è una persona con molta pazienza quando si tratta di Fairy Tail.”
“Non mi interessa, qualunque cosa voglia fare alla fine perderà! Questo è il suo destino, è meglio che vi mettiate tutti il cuore in pace.”
Tacque ansimando per lo sforzo di dover tenere quella conversazione, con il respiro mozzato e tutto il corpo che gli bruciava ad ogni singola parola.
“Juvia non vuole farti del male Gajeel-kun. Lei spera che quello che dici sia vero.” disse la maga dell’acqua spiazzando il moro, che si mise a fissarla interdetto.
“A differenza del Master e degli altri Element, Juvia vorrebbe vedere che cosa questo futuro ha in serbo per lei. Perché tu, Gajeel-kun, anche se non vuoi darlo a vedere sembri molto felice e intenzionato a mantenere le cose invariate.
Juvia si chiede se la fine di Phantom non possa portare un qualche giovamento anche a lei.”
Non aveva idea di cosa rispondergli, indirettamente gli stava chiedendo informazioni sul suo futuro. Che fosse una trappola? Che Jose avesse organizzato tutta quella messinscena per ottenere informazioni?
Oppure, davvero Juvia voleva sapere cosa l’attendeva in futuro?
Doveva dirgli che sarebbe entrata anche lei a Fairy Tail? Doveva dirgli che era solo grazie alle sue premure che anche lui si era lasciato alle spalle il passato e si era costruito un futuro tanto radioso? Doveva parlargli di Gray? Del fatto che aveva trovato l’amore della sua vita? Che la pioggia l’aveva abbandonata una volta entrata nell’altra gilda e che era riuscita a godersi la vita?
Alzò lo sguardo e si specchiò nei grandi occhi azzurri della ragazza, anche se all’apparenza sembravano sempre freddi e insensibili in fondo ad essi il moro vide una strana luce di speranza, che rendeva le sue grandi iridi color mare identiche a quelle della Juvia del suo tempo.
Voleva davvero sapere qualcosa del suo futuro!
E questa forse era la sua occasione: se fosse riuscito a convincerla ad aiutarlo sarebbe riuscito a fuggire e sarebbe tornato a casa!
Stava per parlare, quando una voce incorporea si levò da ogni lato della stanza e mise in allarme i due: “Juvia, cosa stai facendo?
“Master Jose! Juvia stava solo…”
Taci stupida ragazzina! Ti do tre secondi per fargli dire quello che voglio sapere! Guai a te se sentirò altri discorsi di insubordinazione! La pagherete cara sia lui sia te! Mi sono spiegato?
“Si Master, è stato chiarissimo.” rispose la donna abbassando la testa e Gajeel fu certo che stesse tremando.
Era stato un’idiota a sperare che potesse aiutarlo. Se Juvia si fosse alleata con lui avrebbe solo rischiato di incorrere nelle ire di Jose e ridotto in quelle condizioni non sarebbe stato in grado di difenderlo.
A questo punto forse, era meglio reagire come con Totomaru: farsele suonare, tacere e sperare di sopravvivere e trovare in fretta un modo per scappare da quel luogo.
Non voleva ammetterlo neanche a se stesso, ma stava iniziando a dubitare fortemente di trovare una via d’uscita da quella situazione e il brivido di freddo che gli percorse la schiena accrebbe ancor di più il timore che la morte si stesse avvicinando.
Percepì qualcosa di umido e ghiaccio sotto il suo petto e abbassando lo sguardo vide con la punta dell’occhio una pozza d’acqua che lentamente lo stava inzuppando.
Chiuse gli occhi aspettandosi di essere sommerso o ferito dal liquido, ma ciò non avvenne.
La pozza si issò lentamente sollevandolo di peso, procurandogli solo un leggero fastidio ai polsi, che per l’ennesima volta furono stretti attorno alle catene.
Poi la sua testa venne poggiata contro il muro e l’acqua gli coprì anche la faccia, mentre gli scivolava giù dal volto si rese conto che lo stava ripulendo completamente dal sangue.
Spalancò gli occhi e vide Juvia, che teneva lo sguardo basso e una mano alzata da cui impartiva ordini al suo elemento.
Il liquido proseguì lungo tutto il suo busto procurandogli tremende fitte di dolore quando entrò in contatto con la carne bruciata. Vedendo la sofferenza dipinta sul suo viso la maga si sbrigò a ripulire anche quelle ferite, poi fece scivolare l’acqua ormai completamente rossa verso il pavimento e la rilasciò in un lato della stanza.
“C-Che stai facendo?”
“Juvia voleva darti una pulita.”
“Perché?”
“Non c’è un motivo particolare.”
“Beh, sarà meglio che ti sbrighi o il vecchio bastardo si arrabbierà di nuovo.”
“Gajeel-kun è preoccupato per Juvia?”
“Tsk, figurati. Ma tanto se non lo fai tu verrà lui a massacrarmi. Quindi se devo scegliere preferisco il male minore.”
“Gajeel-kun, Juvia ti conosce sa quando stai mentendo. Tu sei davvero preoccupato per lei!”
“Io non sono preoccupato per nessuno, tranne me stesso! E adesso muoviti ad affogarmi!”
“Juvia non può farlo!”
“Che stai dicendo?”
“Gajeel-kun, anche se tu vieni dal futuro e sei un nemico, in primo luogo tu sei un compagno di Juvia e lei non se la sente di farti del male.”
“Sei uscita di senno?! Quel bastardo non accetta un no come risposta. Te la farà pagare! Vuoi farti del male per difendere uno sconosciuto?!”
“Tu non sei uno sconosciuto, tu sei un compagno di Juvia.”
“NO! Non sono un tuo compagno! Io non faccio più parte della tua gilda! Ora basta con i sentimentalismi e procedi!”
“Gajeel-kun è talmente preoccupato per Juvia da chiederle di torturarlo?”
“Sta zitta! Te l’ho già detto che non sono preoccupato! Avanti stupida Ameonna, vedi di farmi vedere perché fai parte dell’élite di Phantom! Su fatti sotto!”
“Juvia ti ha già risposto.”
E’ completamente pazza! Così si farà ammazzare! Devo trovare un modo per convincerla ad attaccarmi. Pensa, pensa… ci sono!”
“Ghi hi hi!”
“Perché ridi?”
“Nulla nulla, stavo solo pensando a quello che hai detto poco fa.”
“Cioè?”
“Volevi sapere cosa ti attende in futuro, no? Sicura di poterlo sopportare?”
“Perché parli proprio adesso di questo?”
“Perché tu non cambi mai, sei sempre la solita sentimentale, anche dietro quella maschera d’indifferenza. Anche se tutta quest’emotività non è detto che ti ripaghi…”
“Quindi tu e la Juvia del futuro siete rimasti in contatto?”
“Certo!”
“E per Juvia com’è in futuro?”
Il silenzio invase la stanza: la turchina fissava visibilmente curiosa l’altro mago attendendo una risposta, lui invece rimase immobile a guardarla, poi abbassò la testa e sorrise.
“Dopo lo scioglimento di Phantom ognuno andò per la sua strada e non ci siamo visti fino ad un anno fa, quando per puro caso mi sono recato in una cittadina fuori Magnolia. Si diceva che in quella città non si vedesse mai il sole da anni!”
Vide il volto di Juvia incupirsi all’udire quell’ultima frase.
“Rimasi molto colpito dalla notizia e decisi di andare a vedere. Non immagini la mia sorpresa quando seppi che quel sobborgo era stato completamente abbandonato. Tutti gli abitanti lo avevano lasciato ormai da cinque anni, asfissiati dal continuo piovere e nessuno c’era tornato a vivere.”
“P-Perché stai raccontando questo a Juvia?” domandò la maga, cercando di nascondere il dolore nel suo tono.
“Dovresti già averlo intuito.” gli rispose Gajeel ampliando il suo ghigno: “Nove anni prima, quando una certa donna era andata lì ad abitare, il sole era irrimediabilmente scomparso da sopra quella città. Tutti si erano stufati e ad abitare quel luogo era rimasta solo la persona la cui presenza aveva procurato quel perpetuo fenomeno atmosferico…  ovvero tu!”
Juvia impallidì a quell’affermazione e si fece indietro.
“N-No! NO! Q-Questo non p-può essere il futuro di J-Juvia! L-La pioggia non l’abbandonerà mai! R-Rimarrà per sempre da sola!” cominciò ad ansimare portandosi le mani alla testa, mentre le lacrime iniziavano a scivolarle sulle guance.
Poi sopra le teste di entrambi comparve una massa gassosa di colore nerastro: “Ma guarda un po'?! Piove!” esclamò Gajeel sollevando la testa, mentre dalla nuvoletta iniziava a cadere acqua.
“STA ZITTO!” gli urlò la donna guardandolo furiosa: “Questo non è il destino di Juvia! Lei non rimarrà sempre ancorata alla pioggia!”
“Mi spiace dirtelo, ma è così.” rispose tranquillo l’altro.
“No, non è vero!”
“E invece si!”
“Sta zitto Gajeel-kun!”
“Perché ti lamenti?! Me lo hai chiesto tu. Io ti ho solo detto la verità: non è detto che il futuro sia radioso per tutti.”
“Juvia non permetterà che ciò accada! Se questo è il suo futuro meglio restare a Phantom per sempre! Meglio cancellarlo quel futuro terribile! Non è giusto che solo tu sia felice!”
Il moro percepì un nodo formarglisi all’altezza dello stomaco, abbassò la testa e rimase immobile a fissare il suo corpo sollevarsi da solo.
“Di a Juvia quello che vuole sapere!” tuonò la maga,
“Scordatelo!”
Il suo corpo si sollevò ancora, poi intorno a lui le piccole gocce di pioggia si tramutarono in orrendi aghi acuminati, che iniziarono a perforargli la pelle in ogni punto: gambe, busto, braccia, mani, piedi e anche la faccia.
Percepì quelle punte tornare liquide e sgusciare lungo i suoi vasi sanguinei, dentro le sue ossa, tra i filamenti del sistema muscolare.
Era davvero una sensazione disgustosa, come se milioni di lombrichi gli stessero marciando dentro il corpo. Si sentiva come sporco, come posseduto da una marea di parassiti. Le gocce intanto si incontrarono lungo i loro diversi percorsi e si unirono le une alle altre formando masse più spesse e fastidiose, che proseguirono con il loro scivolamento lungo i capillari.
“C-Che cazzo mi stai facendo?” ansimò il moro, sempre più vicino ad un attacco di panico.
Odiava sentire quelle cose percorrergli le vene e attraversare tutto il suo corpo, perché era impossibile per lui difendersi da quei parassiti e temeva che presto sarebbero arrivati ad attaccare gli organi o altri punti vitali. E poi gli faceva venire i brividi il pensiero che potessero scavarlo dall’interno e ridurlo ad un colabrodo.
“Juvia ti sta solo dando un ultimo avvertimento: se le dirai quello che vuole sapere farà subito uscire l’acqua dal tuo corpo, altrimenti…”
Gajeel deglutì vedendo lo sguardo assassino dipinto sul volto della maga: doveva ammettere che in certi momenti, quando era davvero arrabbiata quella ragazza tirava fuori il suo lato più spietato.
Ma lui non si sarebbe arreso, facesse pure del suo peggio non gli importava!
Doveva assicurarsi che la storia non cambiasse più del dovuto e soprattutto che Jose non facesse del male anche a lei per colpa sua.
Sollevò la testa, prendendo un respiro profondo, poi tornò a guardare Juvia e sorrise: “Rassegnati. Il tuo destino è questo: la pioggia non ti abbandonerà mai e a nessuno importerà un cavolo di te.”
Si sentiva un verme a dirle quelle cose, ma meglio insultarla e ferirla nell’animo che aspettare che lo facesse quel bastardo di Jose.
“Juvia ti aveva avvertito!”
Le gocce ormai diventate goccioloni presero a ingrossarsi lungo i suoi capillari, poi si tramutarono nuovamente in piccole puntine e trapassarono di netto le vene, i nervi, i muscoli e le ossa del moro, attraversandogli pure la pelle e lasciandogli ovunque delle minuscole punture simili a quelle di un’iniezione.
“GHUAAAAAAAA!” l’urlo si disperse in tutto il sotterraneo e all’udirlo Jose non poté trattenere un sorriso.
Il moro ricadde a terra, ansimando mentre il sangue riprendeva a sgorgare dalle ferite sporcando il pavimento e il corpo dell’uomo.
Sollevando nuovamente la mano la turchina fece comparire intorno al giovane una gigantesca bolla d’acqua, che lo inabissò completamente.
Lottò per cercare di uscirvi e riprendere fiato, ma le catene gli impedivano di muoversi liberamente e ogni qualvolta trovava uno spiraglio d’uscita la maga spostava la mano e la gabbia lo ritrascinava al suo interno.
Se solo potessi usare la magia! Dannato Aria!” pensò il mago, mentre lo sguardo gli si annebbiava e le forze gli venivano meno, così come l’aria nei polmoni.
La bolla scomparve e lui cadde al suolo.
La porta alle spalle della maga si aprì ed entrò Jose: “Hai fatto un buon lavoro.”
“Ma Juvia non è riuscito a farlo parlare.”
“Non preoccuparti, non era quello il mio vero obbiettivo.”
“Dice davvero?”
“Volevo solo divertirmi a ridurlo in questo stato, ma ho anche altri progetti per lui. E mi serve comunque vivo. Adesso vai, ho un altro compito per te: rapire Lucy Hearthphilia.”
“Agli ordini Master.”
“E non preoccuparti!” disse Jose piantando un piede sulla testa del prigioniero, che non si mosse di un millimetro: “Il futuro che questo rifiuto vuole proteggere non si realizzerà mai!”
“Si.” disse semplicemente la donna uscendo dalla stanza.
 
Juvia sedeva su una sedia nella sede della gilda, i suoi amici avevano appena finito di raccontarle la storia dello scambio dei due Gajeel e lei non riusciva ancora a capacitarsi di come tutto quello fosse possibile.
Gli sembrava assurdo anche per gli standard della sua gilda, ma in fondo aveva visto il Gajeel del passato ferire Levy e attaccarla…
Non poteva che credere a quella versione!
L’ansia, però, la stava logorando: non aveva idea di dove fosse finito il suo amico e se anche era nel passato, come stava? E Levy?
Wendy aveva detto che le sue condizioni fisiche stavano migliorando, che la ferita era solo superficiale e che non ci sarebbero stati danni né per lei ne per il bambino.
Grazie anche all’intervento di Polyushika-san la ferita era già stata richiusa e aveva lasciato solo una vistosa cicatrice, ma Levy era stanca.
Da giorni non faceva altro che studiare su quei libri e lo stress si era accumulato fino alla notte precedente e ora non si svegliava nemmeno.
Tutti erano molto preoccupati: il Master, Jet, Droy, Lily e Natsu, che non si era introdotto nella gabbia a incenerire la testa del Gajeel del passato solo perché cinque maghi: Gray, Warren, Max, Elfman, Visitor e Alzack lo avevano trattenuto per poi legarlo ad una trave.
Il Gajeel del passato, invece, dormiva ancora e tutti cercavano di stargli alla larga, da un lato perché gli faceva impressione ritrovarselo davanti e forse ne erano un po' intimoriti, dall’altro maghi come Elsa si trattenevano dall’infierire perché rischiavano di lasciare cicatrici a quello del futuro.
Lucy, invece, aveva sostituito Levy e tentava in tutti i modi di carpire l’ultima parte dell’incantesimo, ma ancora non riusciva a venirne a capo. Aveva pure inviato un messaggio urgente a Freed e attendeva risposte possibilmente positive.
Sospirò, cercando di calmarsi, mentre fissava i maghi andare avanti ed indietro da un angolo all’altro della gilda senza riuscire a trovare un qualcosa per distrarsi.
A volte qualcuno si avvicinava a Lucy per chiedere novità, ma lei semplicemente scuoteva il capo e tornava a leggere, mentre l’interlocutore riprendeva a marciare a macchinetta per tutto il locale.
“Ehi Juvia.” una voce la chiamò e voltandosi si ritrovò davanti Mira, che gli porse un bicchiere di succo: “Bevi qualcosa e scaccia quel musone.” le sorrise la barista.
“Grazie Mira-san, ma Juvia non ha sete.”
“Su insisto. Non c’è niente di meglio per distrarsi dalle preoccupazioni.”
Vedendo che l’albina non aveva alcuna intenzione di cedere, la ragazza prese il bicchiere e ringraziandola se lo portò alla bocca.
“Allora, come ti senti?” chiese la donna una volta che l’altra ebbe mandato giù il primo sorso.
“Juvia non si aspettava di tornare da una missione e ritrovarsi questo. E’ preoccupata per Gajeel-kun e per Levy.”
“Immagino che anche per te sia dura ritrovarti davanti il vecchio Gajeel.”
“Si, Juvia non se lo aspettava. E soprattutto non se lo ricordava così violento!”
“Sono passati nove anni, le persone cambiano e poi un viaggio nel tempo credo che sia qualcosa che ti scombussola parecchio.”
“E’ verissimo, ma Juvia non se lo aspettava di certo. E adesso teme…”
“Che cosa?”
L’altra abbassò la testa e trangugiò un altro sorso della bevanda: “Teme che se anche riuscissimo a portare indietro Gajeel-kun, le cose tra lui e Levy non sarebbero più le stesse.”
“No, non dire così. Levy ha perdonato Gajeel e sa che quello che l’ha ferita non è il suo Gajeel, ma un altro. Sono certa che andrà tutto bene.”
“Lo spera, sa che Levy-san è una ragazza forte, ma è stato terribile vedere in che stato era ridotta ieri notte. E poi se Gajeel-kun scoprisse cosa gli ha fatto la sua versione passata non se lo perdonerebbe mai!”
“In quel caso lo aiuteremo tutti noi, come abbiamo fatto la prima volta. Non devi preoccuparti finché ha al suo fianco Levy, Lily e te non ha nulla da temere. E noi altri lo sosterremo sempre.”
“Juvia è felice di sapere quanto bene gli volete. Vorrebbe che anche il Gajeel del passato se ne accorgesse.”
“Un giorno lo farà, ma se vuoi fare un tentativo perché non provi a parlargli tu? D’altronde non c’è nessuno che possa capire questo Gajeel meglio di te.”
“Juvia pensa che non sia una buona idea, ma farà un tentativo.”
Per evitare che Gajeel evadesse nuovamente gli avevano incatenato mani e piedi al muro della cella e lo avevano gettato nella galera più buia di tutto il sotterraneo della gilda. Gli avevano lasciato un materasso di ruvida paglia, come gesto di cortesia nonostante molti dei maghi volessero solo fracassargli la testa.
Quando Juvia arrivò davanti all’inferriata lo trovò sveglio che fissava il muro oltre la gabbia, poi quando i loro sguardi si incrociarono il suo viso si incupì e un ringhio uscì dalla sua bocca.
“Come stai Gajeel-kun?” chiese Juvia, cercando di essere gentile, ma l’altro non rispose.
“Potresti anche rispondere.” insistette, ma ricevette solo un’occhiataccia.
“Juvia non vuole perdere tempo con te, era solo venuta a vedere come stavi e voleva chiederti perché sei tornato alla gilda dopo essere scappato.”
“Va al diavolo.”
“Juvia vede che non hai perso la lingua.”
“E io vedo che sei molto più loquace e fastidiosa di nove anni fa.”
“Beh sì, Juvia è cambiata parecchio.”
“Non mi interessa! Di un po' come ci sei finita qui?”
“Eh eh! E’ un po' complicato, Juvia può solo dirti di aver trovato l’amore della sua vita.”
“Tsk, meglio di quel cialtrone del tuo ex?”
“Non c’è paragone! Gray-sama è il migliore!” esclamò la turchina, mentre gli occhi gli diventavano due cuoricini sotto lo sguardo esterrefatto di Gajeel.
“Ghi hi hi!”
“Perché ridi?”
“Perché non posso credere a come ti sei ridotta?! Insomma, se non avessi lo stesso odore della mia Juvia non ti avrei riconosciuto.”
“L’amore fa miracoli e cambia le persone. Anche tu…”
“Non parlarmi di quello lì!”
“Perché sei tanto arrabbiato con l’altro Gajeel-kun?”
“E’ semplicemente patetico! Si è ridotto a fare il sentimentale e si è pure fidanzato con quella lì! Chi cavolo ci si metterebbe con una donna come quella?!”
“Ehm, tu.”
“Che razza di maleficio mi hanno lanciato queste schifose fate per convincermi ad entrare nella loro gilda?! Chi cavolo devo ringraziare per questo?”
“Juvia.” disse semplicemente la turchina facendo spalancare la bocca all’uomo.
“Che significa?”
“Dopo lo scioglimento di Phantom a Juvia dispiaceva vederti tutto solo, quando poi è entrata a Fairy Tail ha chiesto al Master Makarov se poteva dare una possibilità anche a te e lui è venuto a chiedertelo e tu hai accettato. Dopo un po' di tempo hai iniziato ad ambientarti e ti sei fatto pure tanti amici, basti pensare a tutte le persone che ora sono di sopra preoccupate e che sperano di riportarti indietro.”
“Quindi è colpa tua se sono finito qui?! Brutta schifosa, chi ti ha chiesto niente?!”
“Anche se Gajeel-kun non ha mai ringraziato apertamente Juvia per la sua richiesta, lei non si pente di quello che ha fatto. E’ felicissima che Gajeel-kun abbia trovato una casa e che finalmente abbia iniziato a vederla come una sua amica a tutti gli effetti.”
“Io non ti ho mai visto come un’amica! Eri forte, silenziosa e sicuramente più sopportabile di tutta quella marmaglia inutile di maghi che popolano Phantom. Adesso sembri l’ombra di ciò che eri! Ridicola, sciocca, senza un briciolo di spirito combattivo, non vali più niente!”
“Eppure Juvia ti ha battuto.”
Le catene trillarono sotto il peso del corpo che si mosse verso l’inferriata animato da un istinto omicida, ma le manette gli strinsero i polsi e le caviglie impedendogli di giungere alla sua metà, procurando al diretto interessato ancor più fastidio.
“Mi hai solo colto alla sprovvista! Ma appena uscirò di qui ti farò vedere! Vi farò vedere a tutti branco di bastardi!”
Juvia rimase a fissarlo, sul suo viso si leggeva chiaramente la tristezza: quell’uomo era ancora così lontano da diventare uno dei suoi migliori amici.
D’un tratto il suo sguardo si fece opaco, le orecchie ovattate e tutto intorno a lei divenne confuso. Si portò una mano alla testa, mentre una sfilza di immagini gli passavano davanti al volto procurandogli una tremenda emicrania.
“Urgh!” gemette iniziando ad ansimare, mentre si stringeva la testa con entrambe le mani nel vano tentativo di interrompere il dolore.
“Che ti prende?” chiese Gajeel sorpreso, ma lei non gli rispose troppo concentrata a focalizzarsi sul film che in quel momento veniva proiettato nella sua testa.
Vide Gajeel, il suo Gajeel, incatenato contro un muro con il volto tumefatto e una marea di bruciature su tutto il corpo. Vide una copia perfetta di se stessa, che indossava i suoi vecchi vestiti.
Ascoltò l’intero colloquio che si stava tenendo tra i due, poi vide una nuvoletta comparire sopra le teste di entrambi e vide l’altra se attaccare il suo amico.
Gridò allungando una mano nel tentativo di fermare l’attacco, ma la voce gli morì in gola e il suo intervento fu totalmente inutile: le goccioline, anzi gli aghi d’acqua bucarono ovunque la pelle di Gajeel, poi ad una leggera pressione della mano dell’altra se esse invasero il corpo del ragazzo, passando dai tagli e dai buchi appena fatti.
Infine, Juvia sbiancò alla vista di quei piccoli filini d’acqua che attraversarono dall’interno tutto il corpo dell’amico che cadde a terra.
Vide l’altra se cercare di affogarlo nel Water Lock, poi tutto divenne nuovamente sfocato e si ritrovò in ginocchio con la testa stretta tra le mani ad ansimare e con il sudore che copioso gli scivolava lungo la fronte.
Dall’altra parte della grata il Gajeel del passato la fissava interdetto e forse un po' preoccupato per quell’inaspettata reazione.
Ma lei non ci badò, non lo guardò nemmeno si sollevò in piedi e barcollando tornò in fretta al piano di sopra.
“J-Juvia, tutto bene?” chiese Mira allarmata vedendo il pallore sul suo viso e gli occhi lucidi.
“Tutto bene Mira-san, Juvia ha solo avuto una strana visione.”
“Una visione?”
“Forse è legata allo scambio temporale.”
“C’era Gajeel nella tua visione?”
“Si.”
“E dov’era? Come stava? Era davvero Gajeel?”
“J-Juvia non lo sa. Ha solo visto che era in compagnia di un’altra se.”
“Intendi la Juvia del passato?”
“Presume di sì.”
“E cosa stavate facendo?”
“S-Scusa Mira-san, ma Juvia non se la sente di p-parlarne, vorrebbe stare un attimo da sola a riflettere.”
“Ma certo, puoi salire in una delle camere al piano di sopra se vuoi riposare. E quando te la sentirai di parlarne io sono qui.”
“G-Grazie Mira-san.”
 
Era strano che si stesse abituando a risvegliarsi in quel buco di fogna?
Sicuramente quello era stato il risveglio peggiore, perché appena aperti gli occhi si era sentito annaspare e aveva temuto di morire soffocato. Poi era riuscito a sputare altro sangue e liberarsi una narice, ma poco prima aveva veramente temuto di non farcela.
Il suo corpo stava gridando dal dolore!
I fori appena fatti erano ancora allagati di sangue e il suo fisico ormai sembrava quello di un cadavere mutilato. Bianchissimo, completamente sporco, sudato e pieno di ogni sorta di lacerazione o contusione.
I pugni e calci che aveva subito gli avevano fatto venire dei tremendi lividi su tutto il busto e il suo occhio sinistro era attorniato da un ematoma nero oltre che da un grosso bernoccolo, che gli impediva di tenerlo completamente aperto.
Non aveva il coraggio di muovere un muscolo e si impegnava per rimanere immobile e non fare alcuno sforzo.
Oltre che nel fisico si sentiva distrutto anche nell’orgoglio: il suo intento di non dare soddisfazione ai suoi aguzzini di vederlo ripiegato su stesso a gemere era andato a farsi fottere. E sentiva montargli la bile in gola al pensiero di come quel vecchio bastardo se la stesse ridendo.
La porta si spalancò, ma lui non riuscì ad alzare la testa, solo a sollevare leggermente le pupille per inquadrare i nuovi arrivati.
Si parla del Diavolo e spuntano le corna.” pensò fissando il suo ex capo, nonché carceriere accompagnato dall’ultimo dei membri degli Element Four.
Ispirò profondamente cercando di non strozzare per l’ennesimo grumo di sangue andato di traverso, mentre gli altri due lo guardavano sorridendo.
“Penso che sia arrivato il momento di finirla con questa storia tu non credi?” chiese ironico il bruno, guadagnandosi un’occhiataccia dal ragazzo.
“Insisti ancora?!”
Nessuna riposta.
“Devo presumente che sia un sì. Ma non fa niente. Adesso sta buono, appena avrò terminato Aria annullerà il suo incantesimo e potrai tornare ad usare la magia.” disse l’uomo e l’altro strabuzzò gli occhi e sollevò le sopracciglia, guardandolo come se fosse impazzito.
Jose gli sorrise divertito poi si chinò in modo da poterlo guardare più da vicino e gli avvicinò una mano al volto, ma l’altro si ritrasse.
“Tranquillo non voglio farti niente. Vedi che se ti muovi è peggio?” gli disse, mentre il moro storceva il naso e una smorfia di dolore compariva sul suo viso.
Il Master di Phantom gli toccò il lato destro della testa, imbrattandosi la mano di sangue.
C-Che cazzo s-sta facendo?” si chiese il ragazzo vedendolo rigirarsi il liquido denso tra le dita fin quando tutte le falangi della mano sinistra non furono sporche.
Poi avvicinò la mano verso la sua fronte, trattenendolo per un braccio con quella libera e gli coprì il volto con il palmo, mentre il sangue sulle punte lasciava delle piccole impronte sulla sua testa.
“M-Mollami.” ringhiò il Dragon Slayer scuotendo la testa per liberarsi dalla presa.
“Sta calmo, non appena il rituale sarà completato ti sentirai incredibilmente meglio e ti renderai molto utile.”
“Rituale?”
“Mai sentito parlare dell’abilità dei fantasmi di possedere i corpi altrui? Questo incantesimo funziona più o meno così, mi permette non tanto di imbrigliare un’anima dentro il tuo corpo quanto più di indebolire la tua volontà sostituendola con la mia!”
“C-Cosa?!” esclamò allarmano il ragazzo, continuando a muoversi sempre più veloce, ignorando il dolore dei suoi arti e di tutto il suo corpo.
“In sostanza diventerai un burattino alle mie dipendenze! Così sarai contento no?! Mi hai insultato definendomi un verme che si diverte a controllare le altre persone per i suoi tornaconti, adesso questa definizione mi calza a pennello! Solo che non credo la troverai più di tuo gusto?!”
“Toglimi le mani di dosso vecchiaccio! Io non mi faccio controllare da nessuno!”
“Sta calmo, se ti agiti le ferite riprenderanno a sanguinare e di un cadavere non me faccio nulla.”
Dovresti essermi grato. Non solo dopo aver scoperto il tuo tradimento non ti uccido, ma ti consentirò pure di riacquistare la tua magia!”
“Va all’Inferno! Appena mi sarò liberato la prima cosa che farò sarà massacrarti di botte!”
“Non credo tu sia nella posizione di potermi minacciare. Inoltre, la prima cosa che farai una volta uscito da questa stanza sarà attendere l’arrivo dei tuoi compagni e massacrarli! Sono proprio curioso di vedere se riusciranno a tenerti testa ora che sei più forte di nove anni.”
“Non ti azzardare! Io non farò mai una cosa simile! Ora toglimi quella schifosa mano dalla faccia!”
“Come vuoi!” disse il Mago Sacro e non appena Gajeel poté tornare a guardarlo sbiancò alla vista delle sue scleri divenute tutte nere. Le sue iridi brillarono e le ditate di sangue sulla sua fronte si illuminarono di viola.
Il suo corpo fu avvolto da una luce accecante, mentre le sue pupille scomparvero lasciando l’interno dei suoi bulbi oculari completamente bianco.
Avvertì un tremendo dolore alla testa, come se Luxus gli avesse appena scaricato sul cranio una marea di saette, poi la sua coscienza si affievolì e gli sembrò di precipitare nel buio.
“Ecco fatto!” trillò il bruno, mentre Aria si faceva avanti per restituire la magia al prigioniero.
 
Natsu correva come un pazzo a capo della folla di maghi indemoniati diretto alla sede della gilda di Phantom.
Non riusciva più a trattenere la furia che aveva in corpo e il fuoco del suo animo gridava vendetta!
Aveva pazientato anche troppo e la colpa era solo del vecchio che si era incaponito di dover attendere due giorni prima di sferrare l’attacco.
Quando lo aveva saputo aveva dato di matto, ma Elsa lo aveva trattenuto. Era rimasto buono ad attendere con i nervi a fior di pelle, ma sapeva che anche gli altri provavano la sua stessa frustrazione e si chiedeva perché il nonnetto, se prima aveva affermato di voler attaccare all’istante il presidio nemico, adesso se n’era uscito con quell’assurda storia dei due giorni.
In due giorni potevano succedere una marea di cose!
E infatti Phantom li aveva pure attaccati, ma li avevano respinti con facilità e quei codardi erano corsi a rintanarsi alla loro gilda. Ma il vecchiaccio anche dopo questo gesto non aveva dato l’ordine di contrattaccare e tutti ne erano rimasti allibiti.
Elsa gli aveva pure chiesto delle spiegazioni in merito, ma lui era stato vago e aveva risposto che non potevano attaccare perché un suo infiltrato stava ancora svolgendo delle ricerche e che lo avrebbero messo in pericolo.
Natsu moriva dalla voglia di ritrovarsi davanti quel deficiente e fracassargli la testa o dargli fuoco, perché per colpa sua il loro attacco era stato rinviato e lui non aveva ancora avuto modo di sfogarsi.
Voleva massacrare di botte quel bastardo di Gajeel, ovvero colui che aveva distrutto la loro sede e che aveva ferito Levy e il suo Team. Quel bastardo meritava una bella lezione, come solo gli ammazza draghi sapevano fare e considerando che lo era anche lui, doveva ben sapere cosa lo aspettava!
Giunto davanti alla porta della gilda nemica, senza troppe cerimonie sfondò con un pugno l’entrata travolgendo qualche avversario nel passaggio. Davanti a lui si ergeva furioso Makarov.
E vederlo così arrabbiato sorprese il rosato: se era imbufalito perché aveva impiegato tanto a dare l’ordine? E perché sembra anche un po' teso?
Lo desumeva dal suo odore o più precisamente dal sudore sulla sua fronte. Quando una persona era preoccupata o tesa le sostanze di scarto che costituivano il sudore assumevano uno strano aroma e questo odore era particolarmente pungente su tutto il fisico del Master.
Quell’atteggiamento nel vecchietto non gli piaceva per nulla: perché era preoccupato? Temeva di perdere la battaglia? Impossibile! Conosceva troppo bene la loro forza, quando i maghi di Fairy Tail si infuriavano davano il meglio di loro.
Quindi qual era il problema? Che fosse preoccupato che questo fantomatico informatore non avesse ancora lasciato la sede? E quindi temeva di coinvolgerlo nell’attacco?
Beh, cavoli suoi! Non c’era nulla da preoccuparsi era un mago della loro gilda; quindi, avrebbe trovato un modo per tirarsene fuori senza subire ferite!
L’attacco cominciò e ben presto passarono in vantaggio, contro quelle mezze calzette la loro forza non aveva confini.
Ma nell’istante in cui vide il vecchietto allontanarsi qualcuno gli comparve alle spalle.
Sembrò come se la sua stessa ombra prendesse vita da sola, poi la massa nera assunse un volto proprio: sembrava quello di un mostro!
Natsu si specchiò per un breve istante i quei giganteschi occhi bianchi, poi fu scagliato via da una lastra di ferro che lo colpì alla schiena e si spiaccicò contro un muro.
Percepì le ossa della spina dorsale incrinarsi e un grumo di sangue gli risalì in gola. Cercando di fare forza sulle gambe si incurvò per poi voltarsi verso l’aggressore, il quale era intento a scomparire e riapparire dal terreno per poi diventare solido e colpire con sprangate tutti i maghi che gli stavano intorno.
Natsu se lo vide correre incontro e per la prima volta avvertì un brivido percorrergli la schiena.
Non poteva vincere!
Lo aveva capito poco prima quando era stato attaccato che quello non era un avversario normale. Sembrava come posseduto da una magia terrificante e i suoi grandi occhi marmorei lo fissavano assatanati.
Ricoprì il suo braccio di fuoco e lo fece collidere con quello dell’avversario, ma lo ritrasse subito avvertendo le ossa dell’arto fratturarsi al semplice contato con quello del nemico. E gemendo si fece indietro tenendosi il braccio rotto con la mano sana, solo per essere colpito dritto in faccia dal pugno avversario ed essere lanciato nuovamente contro un muro.
Chiuse gli occhi non riuscendo a respirare, poi tutto intorno a lui si fece buio.
 
Correva per le strade della città ignorando la pioggia che lo inzuppava dalla testa ai piedi.
Era in tremendo ritardo! Quel giorno era troppo importante per la sua gilda e lui se lo stava perdendo!
In lontananza avvertiva chiaramente i fragori delle esplosioni magiche e accelerò il passo.
Non era colpa sua se quel maledetto treno era arrivato tardi alla stazione! Quel dannato coso poi gli aveva procurato anche una tremenda nausea, come sempre.
E questo lo irritava non poco, non si sarebbe perso lo scontro per colpa di uno stupido mezzo di trasporto!
Anche se non credeva che la sua presenza avrebbe fatto una grande differenza.
Era ancora troppo giovane per combattere in prima linea e sicuramente il Master non lo avrebbe lasciato avvicinare al campo di battaglia, ritenendolo inutile o solo d’intralcio.
Ma lui voleva comunque esserci, solo per vedere il suo mito in azione, solo per vedere lo scontro tra le due gilde più forti di tutta Magnolia e verificare con i propri occhi la potenza di due Dragon Slayer a confronto.
Quello scontro avrebbe rappresentato il suo monito, il suo simbolo, la battaglia che un giorno anche lui avrebbe voluto combattere!
Perché lui un giorno sarebbe diventato forte come quei due Dragon Slayer!
Un giorno anche lui avrebbe imparato a controllare alla perfezione la magia del Drago d’ombra e avrebbe superato pure Gajeel e Salamander. Ma prima doveva tastare con mano la forza di quei due pilastri: era certo che Gajeel avrebbe vinto. E non lo diceva solo perché stravedeva per lui o perché era il suo mito. No, lui era certo che fosse più potente del Drago del fuoco e che nessuno lo avrebbe mai battuto!
Non certo un membro di Fairy Tail?!
Non nutriva odio per quella gilda, se doveva essere onesto alcuni dei suoi membri, per quanto li avesse sempre visti da lontano, gli sembravano pure simpatici. Ma Jose aveva regione: erano solo un branco di festaioli amanti delle risse e della birra, buoni solo a ridere e scherzare.
E con solo questo non si diventa un vero mago! Non si diventa un avversario temibile e irraggiungibile!
Certo, Gajeel con il suo modo di fare gli faceva molta paura, specie quando era arrabbiato. In quei casi non ne aveva per nessuno e se poi stava mangiando e tu lo disturbavi potevi definirti già morto.
Non gli piaceva il suo atteggiamento, ma lo ammirava profondamente, forse perché era un Dragon Slayer più grande di lui e quindi più forte ed esperto oppure semplicemente perché vedeva in quell’uomo un pilastro stabile a cui aggrapparsi.
La verità non la conosceva nemmeno lui, ma non gli importava, bastava che il suo idolo rimanesse sempre forte e solenne, imbattuto e il resto non avrebbe contato niente.
“Continua a piovere, molto probabilmente Juvia-san è nei paraggi. Sarà meglio che mi sbrighi, non voglio perdermi la battaglia.” si disse riprendendo a correre, mentre si scostava una ciocca di capelli neri da sopra un occhio.
Arrivato a pochi metri dalla costruzione da cui si vedevano diramarsi una marea di fasci luminosi e si udivano grida di battaglia e paura si bloccò di colpo.
Cazzo! Devo riuscire a riprendere il controllo! Non posso fermarmi! Cazzo, qualcuno mi fermi!
Quella voce gli rimbombò nella testa e subito si voltò cercandone il proprietario, ma non vide nessuno in mezzo alla strada o appostato vicino alle case.
“C- C’è qualcuno?” chiamò, mentre il silenzio che seguì la sua domanda gli procurò un brivido.
“Devo essermelo immaginato.” si disse e riprese a correre diretto verso Phantom ma…
Dannato corpo fermati! E’ un ordine: FERMO!
Al sentire l’urlo si paralizzò sul posto e riprese a guardarsi in torno con sempre più paura, ma ancora una volta non vide anima viva.
“C-Chi sei?” chiese spaventato, mentre intorno a lui la pioggia continuava a cadere: “S-So che sei qui, fatti vedere! N-Non credere di riuscire a spaventarmi!” urlò, ma già le gambe avevano iniziato a tremargli.
Q-Qualcuno riesce a sentirmi?” riprese a parlare la voce ignorando le parole del ragazzo, che a quella domanda si incuriosì.
“S-Si, i-io ti sento. M-ma dove sei?”
Chi ha parlato?!” tuonò facendolo sobbalzare: “Dove sei?
“Io…? Dove sei tu piuttosto!” gli urlò contro il ragazzo, stufo di quello stupido scherzo.
“Io non so chi tu sia e non mi interessa! Ma se sei un nemico sono pronto ad affrontarti, sappi che sono un Dragon Slayer!” gridò il ragazzino sollevando i pugni.
D-Dragon Slayer! Tu sei un Dragon Slayer?!
“P-proprio così, quindi ti conviene piantarla di prendermi in giro e venire fuori. Affrontami lealmente!”
Tutto tacque intorno a lui: “Forse sono riuscito a spaventarlo. Speriamo che non parli più.”
Guarda l’ombra.
A quel richiamo un brivido gli percorse la schiena, ma non riuscì a disobbedire, abbassò lo sguardo verso il terreno e proprio in quel momento un fulmine squarciò il cielo e illuminò la sua ombra.
La piccola massa nera mutò diventando sempre più grande fino ad assumere la fisionomia di un altro individuo più alto e dai capelli lunghi. Poi essa si sollevò dal terreno e prima che il giovane potesse allontanarsi lo ricoprì completamente afferrandogli mani e piedi, tappandogli la bocca e quindi impedendogli di urlare.
Lo sollevò di peso, anche perché non era né tanto grande né tanto pesante e poi lo inghiotti facendo assorbire il suo intero corpo dentro il terreno.
Terrorizzato il piccolo cercò di liberarsi, ma la stretta era troppo forte e l’ombra che gli premeva sulla bocca gli impediva di urlare, oltre al fatto che lo stava soffocando.
In un ultimo disperato gesto tentò di aggrapparsi al terreno da cui stava venendo risucchiato, ma la presa cedette subito sotto lo strattone della massa nera.
E’ la fine!” fu il suo ultimo pensiero prima di chiudere gli occhi e venire completamente assorbito dall’oscurità.


Nota d’autore: ecco il capitolo otto!
Siamo alle battute finali, ancora pochi capitoli e la storia terminerà!
Intanto, però sono successe una marea di cose in questo capitolo: è apparsa la Juvia del passato, quella del futuro ha parlato con Past Gajeel, Jose ha svelato finalmente i suoi intenti e se Gajeel non si sbriga a liberarsi dal controllo mentale annienterà tutta Fairy Tail!
Ma soprattutto è comparso qui, un personaggio indispensabile per il culmine della storia. Si è già intuito chi è anche se non l’ho nominato platealmente; quindi, non ha senso perdersi in questi dettagli.
Non so se domani riuscirò a postare il nuovo capitolo, tenterò.
Per adesso spero che questo vi sia piaciuto.
Un saluto e un buon primo 2022.

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9 ***


Era tutto buio.
Tutto completamente circondato da una perenne oscurità. Più buia della notte stessa, più buia di una vecchia cantina a notte fonda, più buia della grotta in cui era cresciuto con suo padre.
Eppure, non aveva alcuna paura a soggiornare in quel meandro oscuro, ovunque esso si trovasse.
Appena era stato trascinato là dentro l’ombra che lo tratteneva era scomparsa fondendosi con l’oscurità circostante e lo aveva lasciato lì a vagare in mezzo al nulla.
Non era nemmeno certo di essere sveglio, forse si era addormentato o era svenuto e quel manto nero rappresentava la parte interna delle sue palpebre.  Ma non gli importava conoscere le sue reali condizioni perché in quel posto si sentiva al sicuro.
Provava uno strano piacere, come un calore che lo circondava e lo carezzava riuscendo a fargli distendere i muscoli e a rilassarlo.
Ricordava di aver provato quella sensazione di pace e calma solo poche volte nella vita, ovvero quando stanco da una giornata di pesante allenamento si distendeva sul morbido corpo del padre semi-incorporeo e si addormentava cullato dal suo manto nero come la pece, mentre il suo respiro lo riscaldava.
Non provava più quel tepore ormai da anni, non ricordava più nemmeno lui quanti, ma erano tanti.
Il ricordo del genitore si era affievolito, soppiantato dai tremendi sensi di colpa dovuti al fatto di aver causato lui stesso la sua fine.
Lo aveva ucciso! Aveva ucciso l’unico essere che gli aveva mostrato un po' di amore!
Certo era stato lui stesso a chiederglielo, glielo aveva ordinato come ultima prova per dimostrare che era riuscito ad apprendere la magia del Dragon Slayer dell’ombra e perché sapeva che la sua vita stava per finire.
Lui si era solo limitato ad obbedire, ma aveva comunque tolto la vita a quell’essere, quel drago, quell’ombra, che lo aveva protetto, cresciuto, accolto, che lo aveva amato!
Da quando se n’era andato era sempre rimasto da solo e pian piano la sofferenza era cresciuta in lui, la solitudine lo aveva inghiottito e si era quasi arreso tormentato dalla voce delle ombre sempre più intenzionate a fondersi con lui.
Poi aveva sentito delle voci secondo cui a Magnolia, nella gilda di Phantom Lord viveva un altro Dragon Slayer ed incuriosito aveva raggiunto la città.
Quando aveva conosciuto per la prima volta Gajeel era rimasto a bocca aperta a fissarlo imbambolato. Non aveva mai visto un altro ammazza draghi, ma quel suo atteggiamento scorbutico, quel suo volto spigoloso, quegli occhietti piccoli e sottili li aveva riconosciuti come chiari segni dei draghi.
L’uomo, però, si era dimostrato poco interessato a conoscerlo e a malapena lo aveva considerato, anzi lo aveva pure preso a calci quando aveva provato a parlargli per la prima volta.
Lui non si era arreso e disperdendosi per la sede aveva incontrato altri maghi, sembravano tutti molto forti e minacciosi, ma impallidivano quando si ritrovavano difronte Gajeel; e stranamente questo gli procurava un moto di orgoglio e stima.
Era andato ad incontrarlo perfino Jose, ma subito si era dimostrato restio a farlo unire alla sua gilda, classificandolo come troppo giovane e inesperto, e quindi inutile.
Quando aveva rivelato che anche lui era un Dragon Slayer subito una marea di gente lo aveva accerchiato e aveva iniziato a fargli ogni sorta di domanda. Alcuni non gli avevano creduto e avevano iniziato a deriderlo.
Io sono un Dragon Slayer e ho pure ucciso un drago!” aveva gridato contro quella massa di scettici, che era scoppiata a ridere ancor più forte.
Aveva sentito montargli la rabbia in corpo al pensiero di quanto fosse stato difficile uccidere suo padre, di quanta sofferenza gli causava ancora il suo ricordo e quei tizi osavano deridere il suo coraggio e la sua forza!
Subito aveva attivato la sua magia e una marea di ombre erano comparse dal terreno sollevando di peso tutti i presenti e scagliandoli via.
Il resto dei maghi si era allontanato, un sorriso era comparso sul volto di Jose e aveva ritenuto di averlo impressionato. Ma ci aveva pensato il pugno ricevuto subito dopo a minare tutto il suo entusiasmo.
Portatosi una mano alla guancia aveva sollevato lo sguardo, solo per ritrovarsi a fissare un paio d’occhietti rossi iniettati di sangue.
E tu avresti ammazzato un drago? Ma fammi il piacere! Che razza di scarto di drago devi aver affrontato perché si facesse battere da uno come te?!”
“Non azzardarti ad insultare mio padre! E’ lui che mi ha insegnato la magia con la quale l’ho ucciso! Diventerò più grande, più forte e un giorno giuro che supererò anche te, mi hai sentito?!” aveva urlato al colmo della stizza per poi alzarsi e mettersi a correre via, in lacrime.
Quando si era ripresentato Jose gli aveva comunicato che era entrato a far parte della gilda come membro onorario e che avrebbe potuto svolgere solo qualche missione di basso livello.
Non aveva protestato, il suo obbiettivo era diventare il più forte e sarebbe partito dal fondo per poi scalare la vetta.
Avrebbe battuto pure Gajeel, lo avrebbe superato e gli avrebbe fatto ingoiare la sua arroganza!
Si era però reso conto che l’uomo non era bravo solo a parole possedeva una forza spaventosa e una determinazione incrollabile. Al punto che l’odio e l’invidia nei suoi confronti si tramutarono ben presto in ammirazione e rispetto.
Distratto da tutta quella valanga di ricordi non si rese conto che il suo corpo si era poggiato su uno strato nero solido e si era bloccato.
Quando finalmente si ridestò, cercò di sollevarsi e riuscì a mettersi a sedere. Rimase sorpreso di avvertire qualcosa di denso sotto le mani e i piedi.
Poi davanti a lui scorse qualcosa di strano.
All’inizio credette di essersi sbagliato, -era circondato dall’oscurità; quindi, era normale che i suoi occhi potessero giocargli qualche brutto scherzo-.
Sicuramente si era sbagliato e non aveva visto una figura muoversi in mezzo a quella coltre nera.
Rimase a fissare lo spazio davanti a se come rapito da esso, poi spalancò gli occhi notando uno strano movimento tra uno strato di nero e l’altro, come se ci fosse un qualcosa che non era un tutt’uno con il buio.
Socchiuse gli occhi e si concentrò sul punto in cui aveva scorto il movimento e proprio lì per la terza volta lo vide di nuovo: un movimento repentino e quasi invisibile.
Curioso, non riuscì a trattenersi dall’avvicinarsi e più lo camminava più l’oscurità diminuiva e diventava sempre più facile scorgere i lineamenti dell’essere.
“Gajeel!” esclamò al colmo della sorpresa, quando giunto a pochi passi dalla figura distinse l’inconfondibile volto del compagno più anziano.
Era immobilizzato al suolo, trattenuto per braccia e gambe da strane masse viola lunghe e simili ai tentacoli di un polpo.
Il suo intero corpo era ricoperto di ferite, ma lui non sembrava farci caso troppo concentrato a tentare in tutti i modi di liberarsi.
Ma al sentir pronunciare il suo nome, si bloccò di colpo e il giovane lo vide sgranare gli occhi quando essi si poggiarono su di lui.
“Ma tu sei… Ryos?!”
 
“Ce l’ho fatta finalmente!” gridò Lucy facendo sussultare mezza gilda.
“Dici sul serio Lu?!” esclamò Natsu eccitato, mentre intorno ai due si levavano urla di gioia e festa.
“Si, adesso possiamo riportare qui Gajeel e possiamo rimandare indietro l’altro!”
“Aspettate un attimo per favore.” riprese la parola Mest, mettendo fine all’eccitazione generale.
“Con il Master abbiamo concordato di cancellare i ricordi del Gajeel del passato in modo che non ricordi la sua permanenza in questo tempo.”
Tutti convennero con l’idea, ma il moro proseguì: “Lucy, tu invierai l’altro Gajeel nel passato, ma siamo sicuri che riuscirai ad inviarlo nello stesso momento in cui riporteremo indietro il nostro? Voglio dire, non corriamo il rischio di creare un’anomalia temporale inviando questo Gajeel di nuovo nel passato, magari in un momento in cui il nostro Gajeel si trova ancora lì?”
“Ma di che sta parlando?” chiese Gray non riuscendo più a seguire il discorso.
“Capisco cosa intendi Mest.” prese la parola la bionda: “Ma non devi preoccuparti, questo incantesimo aggancia l’individuo che non dovrebbe trovarsi nel suo tempo e lo riscambia con la sua controparte, non c’è pericolo che restino entrambi nel passato o che uno vada ancora più indietro e che incontri la sua versione futura ancora bloccata nel passato…”
“BASTAAA! IO NON CE LA FACCIO PIU’! MI FA MALISSIMO LA TESTA, PER FAVORE LU SMETTI DI PARLARE!” la implorò Natsu mettendosi le mani tra i capelli, mentre dal suo cranio fuoriusciva del fumo.
“Scusa Natsu è colpa mia e dei miei dubbi.”
“Adesso ti faccio vedere io dove ti metto i tuoi stupidi dubbi!” gli urlò il rosato, ma Elsa gli piantò un pugno e lo stese prima che potesse saltare addosso al compagno.
“In realtà, Juvia teme ci sia un altro problema.” disse la turchina e tutti si voltarono verso di lei: “Poco fa ha avuto una visione dove si vedevano la Juvia del passato e Gajeel del futuro interagire. Lei teme che alcune persone nel passato abbiano scoperto che Gajeel-kun viene dal futuro e ora si chiede se questo non potrebbe essere pericoloso.”
“E’ terribile!” esclamò Makarov: “Se fosse Jose ad aver scoperto una cosa simile non oso neanche immaginare cosa possa aver fatto a Gajeel.”
“Ma che dici vecchio, Gajeel è molto più forte di prima. Se quel bastardo proverà a fargli male lui gliele suonerà di santa ragione!” urlò Natsu sorridendo e dando fuoco al suo pugno.
“Può essere, ma questo metterebbe di nuovo in pericolo il futuro.” ragionò Elsa, “Che intendi?” chiese Gray confuso quanto Natsu.
“Se Jose ha scoperto che Gajeel un giorno diventerà un mago di Fairy Tail anche se noi effettuassimo lo scambio e cancellassimo la memoria a quello del passato, una volta tornato nel suo tempo non è detto che Jose non faccia del male al Gajeel del suo tempo e se succede qualcosa al Gajeel del passato anche quello del futuro e tutti noi ne subiremo le conseguenze.”
“Inoltre, anche se non fosse Jose a scoprire queste informazioni ma qualcun altro, non possiamo sapere come ciò influenzerebbe la storia.” disse Makarov.
Tutti si ammutolirono abbassando la testa per riflettere su una possibile soluzione a quel problema di cui ormai non si riusciva più a venire a capo.
“A questo punto non ci resta che confidare in Freed!” esclamò Lucy, sorprendendo tutti i presenti.
“In Freed?” chiese Elsa, “Sì, qualche ora fa gli ho inviato quella parte di incantesimo che ne io ne Levy siamo riuscite a decodificare. In quella parte si fa riferimento ad una forma di reset temporale. Ovvero si può riuscire a cancellare la memoria di tutti coloro che hanno interagito con un viaggiatore nel tempo. Questa parte è stata inventata proprio per impedire alterazioni della storia e si dovremmo essere in grado di decidere se cancellarla a tutti indiscriminatamente, oppure solo agli abitanti di una precisa epoca.”
“Ma questo è perfetto!” gioirono Mira e Juvia abbracciandosi.
Questo libro è veramente troppo potente, mi chiedo se non sia meglio restituirlo al Consiglio.” pensò Mest.
Quando tutto questo sarà finito ti do il permesso di andare a consegnarlo a Jura.” gli rispose telepaticamente Makarov e lui ammiccò con la testa.
“Adesso però che facciamo?” chiese Mira,
“Io credo che potremmo anche attivare subito l’incantesimo e intanto riportare qui Gajeel, poi rimanderemo indietro la sua versione passata, ma dobbiamo aspettare una risposta da Freed.” disse Lucy.
“Non sarebbe meglio attendere a questo punto?” chiese Gray,
“Meglio di no. Più tempo passa più c’è il rischio che la storia cambi. Se intanto possiamo risolvere metà del problema facciamolo.” rispose la bionda.
“Ok, che ne dite se rispostiamo il Gajeel del passato nella cella di questo piano?” chiese Mira.
“Non l’aveva distrutta?” domandò Makarov,
“L’ho riparata poco fa e con le manette anti-magia che gli abbiamo messo non dovremmo più correre rischi.”
“Allora chi si offre per trascinarlo qui?” chiese il Master, mentre Jet, Droy, Wakaba, Macao, Visitor, Nab e molti altri si fecero indietro fischiettando nervosamente.
“Lo faccio io vecchio e se osa opporsi lo pesto di botte!” si offrì Natsu, ma l’anziano scosse la testa.
“Ci pensi tu?” chiese ad Elsa che ammiccò un sì come risposta.
“Assicurati solo di non fargli troppo male. Sai che tutto quello che gli facciamo si ripercuoterà sul nostro Gajeel.”
“Ricevuto.”
 
“G-Gajeel! Sei davvero Gajeel?!” disse il piccolo fissandolo con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
“Certo che sono io, razza di tonto!” gli urlò di rimando il moro strattonando un braccio per tentare di liberarlo dai tentacoli.
“Cosa ci fai qui?” chiese il più giovane, “Dovrei chiederlo io a te! Come sei finito dentro la mia testa?”
“La tua testa?! Quindi questa è la tua mente!”
“Proprio così.”
“OH CAVOLI! COME CI SONO FINITO QUI DENTRO!” prese ad urlare il bimbo, poi il suo sguardo tornò serio e portatasi una mano sotto il mento si mise a riflettere tra se e se: “Però, in effetti ha senso: soltanto la tua testa poteva essere così buia e vuota.”
“COME OSI! IO NON HO LA TESTA VUOTA!” tuonò imbufalito il mago di Fairy Tail facendo indietreggiare il bambino.
“IIIIH! S-Scusa, n-non volevo insultarti.”
“Tsk, sei sempre il solito, anche da piccolo eri un perfetto rompiscatole dalla lingua lunga.”
“Non è vero! E poi io non sono piccolo!”
“Certo come no. In confronto alla tua versione futura sei un soldo di cacio.”
“Versione futura? Ma di cosa stai parlando?”
“N-Niente, lascia perdere… e ora dimmi come sei finito qui dentro!”
“Non lo so con esattezza. Stavo correndo alla sede della gilda, perché la battaglia contro Fairy Tail era già iniziata e io non volevo perdermela. Poi ho sentito la tua voce e ho guardato la mia ombra ed essa mi ha afferrato e mi ha assorbito completamente facendomi inghiottire dal terreno, poi mi sono ritrovato qui dentro.”
“L’ombra?”
“Si la mia ombra.”
“Forse da quando ho attivato la Dragon Force mangiando la tua ombra abbiamo creato una specie di contatto mentale e questo a quanto pare funziona anche con te che sei la sua versione passata.”
“Ma si può sapere di cosa stai parlando? Cos’è la Dragon Force? E perché mi chiami versione passata? Mi stai insultando?!”
“Figurati, stavo solo ragionando ad alta voce. Ora basta perdere tempo e aiutami a liberarmi!”
“Già, ma se questa è la tua mente tu come sei finito in questa situazione? Sei sotto l’effetto di qualche magia illusoria?”
“Non ho tempo per spiegartelo, ora liberami! Se non mi sbrigo a riprendere il controllo ucciderò i miei compagni!”
“Cosa! Quindi i maghi di Fairy Tail ti stanno controllando?”
“No, certo che no! E’ quel bastardo di Jose che mi ha fatto il lavaggio del cervello!”
“Il Master? Perché avrebbe dovuto? Tu sei il membro più forte della gilda. Lui si fida di te… e da quando lo insulti apertamente? Non lo sai che bisogna portargli rispetto?!”
“Ryos, vuoi tapparti quella fottuta boccaccia e venire qui a liberarmi da questi tentacoli!”
“Eh! Ah sì! Subito!” disse il bambino avvicinandosi all’uomo, ma quando lo squadrò da vicino vide qualcosa di diverso nel suo sguardo e nei lineamenti del suo viso e si ritrasse allarmato.
“T-Tu sei davvero Gajeel? Non è che magari sei un impostore?”
“Che stai dicendo, certo che sono Gajeel… e ora vieni ad aiutarmi!”
“Lo sapevo, sei un impostore!”
“Eh? Ma che dici?”
“Il vero Gajeel non si abbasserebbe MAI a chiedermi aiuto! E nemmeno insulterebbe il Master! Tu sei solo un imbroglione! Non so per quale motivo tu mi abbia portato qui ma non mi farò ingannare da te.”
“Razza di moccioso deficiente! Vieni subito qui e liberami! Non capisci che se non mi fermo immediatamente la storia cambierà e tutto quello che ho fatto fino ad ora andrà in malora?! Non riuscirò più a tornare nel futuro e Jose appena finito di sfruttarmi mi ammazzerà!”
“Se sei un nemico che ha minacciato la gilda è giusto che il Master ti punisca! Specialmente se fai finta di essere Gajeel!”
“Io sono Gajeel razza di cretino, ma non sono il Gajeel che conosci tu.”
“Che vuoi dire?” chiese sempre più confuso il bambino.
“Ascoltami Ryos, quello che sto per dirti deve rimanere tra di noi, non dovrai mai dirlo ad anima viva o giuro che ti pesto di botte. Hai capito?”
L’altro ammiccò con la testa e ripreso fiato l’uomo proseguì: “Due giorni fa mi sono risvegliato in questo tempo, ma io non sono di qui. Io sono il Gajeel Redfox di nove anni nel futuro e sono intrappolato qui nel passato.”
Tutto tacque, il piccolo Rogue fissava l’uomo con una faccia sconvolta, poi si fece ulteriormente indietro e puntandogli contro l’indice urlò: “E tu speri di ingannarmi con questa storia assurda?! Non sono un ingenuo, né un idiota. Tu devi essere un nemico che mi ha bloccato in un incantesimo mentale e sta cercando di estorcermi con l’inganno informazioni.”
“Razza di testone! Cosa devo fare perché tu mi creda?”
“Dì qualcosa che solo Gajeel potrebbe sapere!”
“Ok, vediamo… mi piace pestare le persone, iniziare risse, combattere contro persone molto forti, mangiare il ferro e odio essere infastidito quando mangio e mi piace suonare la chitarra e canto benissimo.”
“Bugiardo! Lo vedi che avevo ragione… sei solo un impostore, chiunque abbia ascoltato Gajeel cantare sa che è stonato come una campana!”
“Io sarei stonato come una campana?! Brutto moccioso appena ti metto le mani addosso ti rifaccio i connotati! Io sono un grandissimo cantante!”
Sorpreso da quell’improvvisa reazione che si sarebbe aspettato solo da Gajeel, Ryos si avvicinò riluttante all’uomo.
“Anche se riesci ad impersonare perfettamente Gajeel io ancora non ti credo. Se vieni dal futuro dimmi qualcosa che solo il Gajeel del futuro saprebbe.”
Uhm… questa è difficile. Che posso dirgli? Forse qualcosa che mi ha rivelato il Ryos del futuro? Ma in quel caso rischio di alterare la storia e poi non sono sicuro che questo ragazzino possa conoscere tali informazioni… Aspetta forse questa…”
“Skiadrum.”
“Eh?”
“Skiadrum è il nome di tuo padre, il drago che ti ha insegnato la magia del Dragon Slayer dell’ombra. Se la memoria non mi inganna non mi hai mai detto come si chiama, né io te l’ho mai chiesto. L’ho saputo solo dopo anni quando ci siamo rincontrati e mi è sorta questa curiosità.”
“E’ vero… tu non dovresti conoscere il suo nome! Quindi vieni davvero dal futuro?!”
“E’ quello che sto cercando di dirti da quasi mezz’ora.”
“Ma perché il Master ti ha intrappolato qui? E dov’è il mio Gajeel?”
“Jose mi ha intrappolato qui dentro perché vuole alterare la storia, ma io non posso permetterglielo. Mi ha fatto il lavaggio del cervello e ora non riesco più a controllare il mio corpo, se non riacquisto in fretta il comando ucciderò i miei futuri compagni.”
“Futuri compagni?”
Solo in quel momento, spostando lo sguardo sul braccio sinistro dell’uomo, vide ricoperto da sangue il disegno nero di una fata con la coda.
“T-Tu f-fai p-parte di Fairy Tail?!”
“Si.”
“Ecco lo sapevo che sei un nemico! Stammi lontano!”
“Non ricominciare con questa storia.”
“Gajeel non tradirebbe mai Phantom, non si unirebbe mai alle fate, non mi chiederebbe di aiutarlo!”
“Le persone in nove anni cambiano.”
“Che razza di incantesimo ti hanno lanciato per ridurti in questo stato. Capisco perché Jose ti abbia fatto questo. Ora fammi uscire da qui!”
“Ryos, mi vuoi ascoltare…”
“No! Io non ti credo finto Gajeel del futuro. Tu non puoi essere la persona che rispetto più di tutte! Non puoi esserti ridotto ad entrare a Fairy Tail! Non puoi essere diventato debole!”
“Perché no?”
“Eh?”
“Se tu ritieni che essere felice, godersi la vita, non guardare più gli altri dall’alto in basso, non massacrarli o umiliarli, non odiare il mondo intero significhi essere deboli allora posso dirti che sei un vero idiota.”
“Non sono un idiota! Questo è quello che ci è sempre stato insegnato. Essere forti significa non provare stupide emozioni! Le emozioni offuscano le idee e i forti non si fanno condizionare da stupidi sentimentalismi.”
“Piantala con queste stronzate che ti ha messo in testa quel vecchio bastardo. Io so di aver commesso molti errori e il più grande è stato fidarmi di quell’uomo.
Ryos tu sei una persona intelligente, sai cosa significa amare, tu hai voluto bene a tuo padre e ti sei fidato di lui.”
“Lui mi ha chiesto di ucciderlo!” gridò il bambino, mentre calde lacrime gli rigavano il viso.
“Ha detto che mi sarebbe stato sempre vicino, che mi avrebbe protetto, mi ha detto che sarei riuscito a cavarmela anche senza di lui e quindi che potevo ucciderlo; ma era una bugia! Io non mi sento affatto bene. Lui mi ha tradito! Io l’ho ammazzato e non riuscirò mai a perdonarmelo!
Se ogni volta che penso a lui provo questo tremendo dolore al petto allora è meglio non provare più alcuna emozione! Si vive meglio! Io diventerò fortissimo e non soffrirò mai più!”
“Non è rinunciando alle emozioni che smetterai di soffrire. Credimi te lo dico per esperienza.”
“Sta zitto, tu non puoi capirmi!” gli urlò contro il moro fissandolo con rabbia.
“Si che ti capisco invece: mio padre mi ha abbandonato quando avevo più o meno la tua stessa età, per anni mi sono sentito solo e ho odiato tutti. Non sopportavo che gli altri riuscissero a ridere e gioire, mentre io mi sentivo sempre triste e solo.
Ho imparato a soffocare le emozioni, a nasconderle dietro una maschera di sadismo e rabbia, ma questo non risolve il problema lo accresce soltanto.
Ho commesso delle azioni terribili spinto dall’odio e dall’invidia, azioni che non riuscirò mai a perdonarmi. Ma ci sono state persone che mi sono venute in contro, che hanno visto il buono dentro di me e che mi hanno ridato la gioia di vivere.
Ryos la più grande forza non scaturisce dal semplice potere o dalla quantità di magia che uno possiede o dal tipo di incantesimo, la vera forza si mostra solo quando si ha qualcuno di importante da proteggere. Solo quando si riesce a rispettare i propri compagni e a vivere con loro sorridendo e piangendo in loro compagnia, si può essere veramente felici.
Ora tu ti senti solo e abbandonato, ma un giorno incontrerai delle persone che ti vorranno bene e che non ti abbandoneranno mai: te lo assicuro, l’ho visto!”
Il bimbo lo guardava rapito da quel lungo discorso che non si sarebbe mai aspettato di sentir pronunciare da quella bocca.
Eppure, avvertì uno strano e familiare calore all’altezza del petto e le sue braccia ricaddero distese lungo i fianchi.
“I-In futuro a-anche io sarò f-felice?”
“Si, te lo posso assicurare. Ma adesso devi aiutarmi, se non riacquisto il controllo del mio corpo e non torno nel mio tempo quel futuro non si realizzerà mai!”
“Va bene allora ti aiuto.” disse Rogue avvicinandosi all’uomo.
Afferrò un’estremità del tentacolo che gli avvolgeva il braccio sinistro e tirò cercando di fargli allentare la presa.
“Urgh!”
“Che c’è? Che succede?”
“Succede che tutti i regalini che mi ha fatto Jose si fanno sentire sempre di più.”
“E’ stato il Master a ridurti così? Perché?”
“Perché non era molto felice di sapere che mi ero unito all’altra gilda.”
“Già, a proposito: come mai hai lasciato Phantom?”
“Non è il momento di fare domande. Ora tira e cerca di liberarmi.”
“Guarda che ci sto provando, non è colpa mia se questi affari non mollano la presa!”
“Prova ad usare la magia.”
“Posso usarla qui nella tua testa?”
“Non lo so, ma tu tenta lo stesso.”
Ryos si staccò dall’uomo e chiudendo gli occhi si concentrò, corrugando le sopracciglia e la fronte che si riempì di rughe, in modo da far comparire l’ombra. Strinse i pugni e chiuse gli occhi ma nulla si mosse, se non un piccolo pezzettino di nero.
“Non ci riesco.” ammise sconsolato.
“Dannazione! Se solo potessi attivare la Dragon Force.”
“Ancora questa Dragon Force, si può sapere di cosa si tratta?”
“Il massimo livello raggiungibile da un Dragon Slayer. Il momento in cui la sua forza raggiunge quella di un vero drago.”
“Sul serio! E tu sai attivarla?! Che forza e come si fa?”
“Dovrei mangiare un elemento diverso da quello della mia magia e… aspetta!”
“Che succede?” chiese il bimbo, indietreggiando intimorito dall’improvviso cambio d’umore dell’uomo.
“Io ho già attivato la Dragon Force quando ho mangiato la tua ombra.”
“La mia ombra?”
“Si, insomma l’ombra del tuo te futuro. Forse se la mangio di nuovo tornerò ad essere forte come prima e riuscirò a riprendere il dominio sul mio corpo.”
“Q-Quindi vuoi mangiare la mia ombra?!”
“Si, ora dammela!”
“Ma sei sicuro che non ti farà male?”
“Sicurissimo, ora sta zitto e fammi mangiare, che sono passate ore dall’ultima volta che ho messo qualcosa sotto i denti.”
“Ok, ma poi non prendertela con me se ti sentirai male.” disse Rogue sollevando leggermente la piccola massa nera che era riuscito a creare, in modo da poterla avvicinare alla bocca del Dragon Slayer.
Quest’ultimo, senza pensarci un attimo l’addentò e prese a succhiarla dentro la sua bocca per poi inghiottirla.
Tutto intorno a loro iniziò a tremare, mentre Gajeel avvertì una strana sensazione invadergli tutto il corpo ed iniziò ad urlare.
“Che ti succede?” chiese il bimbo allarmato iniziando a scuoterlo, ma l’altro in un raptus improvviso lo spinse via con una pedata e lo fece cadere a terra.
Rogue si tappò le orecchie con le mani e chiuse gli occhi, mentre sentiva il mondo intorno a lui girare su se stesso.
Quando li riaprì si accorse che tutto era più o meno identico a poco prima: l’intero ambiente era ancora nero come la pece e lui era ancora sospeso sul nulla.
Ma quando spostò lo sguardo su Gajeel impallidì e subito indietreggiò spaventato dal trovarsi di fronte quel gigantesco essere tutto nero, con gli occhi bianchi e un ghigno terrificante sul volto.
“G-Gajeel? S-Sei tu?”
“Certo che sono io. Ha funzionato, sono riuscito a liberarmi da quei così. Adesso dobbiamo trovare un modo per uscire da qui e il gioco è fatt…”
“Vedo che non riesci proprio a startene buono e corrompi tutti i membri della mia gilda.” una voce alle sue spalle li fece sussultare.
Voltandosi si ritrovò davanti la figura di Jose, ma questa volta non gli sorrideva anzi sembrava proprio infuriato.
“M-Master?” balbettò Rogue facendosi indietro.
“Cosa ci fai tu qui?” chiese Gajeel rabbioso.
“Ti aspettavi veramente che ti avrei lasciato andare? Prima devi ammazzare quei bastardi di Fairy Tail, poi sarai liberissimo di andare… all’altro mondo!” urlò prima di sollevare la mano destra e far partire un raggio di luce verso il mago.
Gajeel afferrò Rogue di peso e tramutando il suo corpo in un’ombra schivò l’attacco.
“Wow, ma come hai fatto?” chiese il bambino al colmo dello stupore.
“Semplice, ho mangiato il tuo elemento. Ora vattene da qui!” disse lasciandolo cadere a terra.
“E dove vado? Non so come uscire!”
“Bene, allora allontanati e non starmi tra i piedi.”
“Perché dovete combattere? Master, Gajeel è un membro della gilda, un nostro compagno, non può…”
“Taci inutile rifiuto! Tu sei un traditore quanto lui! Una volta tolto di mezzo lui toccherà anche a te.”
Terrorizzato il bimbo si fece indietro, rintanandosi dietro le gambe del più grande.
“Te lo avevo detto che è un bastardo. Tranquillo, adesso lo tolgo di mezzo e ce ne andiamo.”
“Togliermi di mezzo? Gajeel hai idea di chi hai davanti?! Io sono Jose Porla, uno dei Dieci Maghi Sacri! Pensi che un inutile drago come te possa battermi?”
“Intanto la faccia te l’ho spaccata.” disse ghignando alla benda che il bruno aveva ancora legata intorno al naso.
“Lurido topo di fogna, crepa!” gridò il mago, mentre i suoi occhi diventavano neri e un’aura violastra lo avvolgeva completamente.
Prendi questo!
Una gigantesca esplosione si levò nello spazio circostante investendo in pieno i due maghi.
Ma subito dopo Gajeel fuoriuscì dalla coltre di polvere appena formata, mentre alle sue spalle Ryos era bloccato in una gabbia di ferro che lo aveva protetto dall’attacco.
“Artiglio del drago d’acciaio ed ombra!” gridò il moro facendo partire un pugno contro il suo ex capo, che però fu difeso dal corpo di uno dei suoi fantasmi.
Pensi di potermi battere con trucchetti come questi?!” lo derise il bruno, mentre intorno al corpo del ragazzo comparivano una marea di braccia violacee che gli paralizzarono braccia, gambe e gli si strinsero intorno alla gola.
Prendi questo!” disse l’uomo e fece partire un piccolo raggio che trapassò di netto una spalla del Dragon Slayer.
“ARGH!”
E questo e questo e quest’altro!” continuò implacabile il nemico trapassandogli il corpo in vari punti del busto fin quando anche quelle poche parti non ancora lesionate furono ricoperte da fori. Tutto questo, mentre le mani gli si stringevano ancora di più intorno agli arti e alla gola rischiando di strozzarlo.
E adesso il colpo di grazia!” tuonò Jose, vedendo che ormai il suo avversario era prossimo alla morte.
Sollevò il braccio e contorse il palmo in una specie di artiglio per poi far partire la sua mano, completamente circondata da una luce viola, verso il petto del moro. Gajeel strabuzzò gli occhi divincolando le braccia e le gambe nel tentativo di liberarsi, mentre impotente guardava l’arto del nemico avvicinarsi sempre di più al centro del busto all’altezza del cuore.
“Ruggito del drago d’ombra!”
Un fascio di luce nero investì in pieno i due costringendo il bruno ad allontanarsi dalla sua vittima per spostare lo sguardo verso colui che lo aveva attaccato.
“Dannato moccioso, come osi!” gridò furente vedendo Rogue in piedi, con la bocca ancora semi aperta e il fiatone.
“Presto Gajeel mangia di nuovo la mia ombra!” gli urlò il piccolo, ignorando le minacce del suo capo.
Il mago non se lo fece ripetere due volte, spalancò le fauci e prese a succhiare le ombre che costituivano l’attacco che lo aveva investito in pieno e che ancora rivestivano il suo corpo.
Una volta che il potere magico dell’ombra si fuse nuovamente con quello del ferro percepì il suo corpo rinvigorire e le sue forze tornare.
Prima che Jose potesse scagliarsi contro il ragazzino, che spaventato aveva iniziato a farsi indietro gli fu addosso e senza attendere un secondo di più tramutò il suo braccio in una lama e gli tranciò di netto la testa.
“WHAAAA!” gridò il piccolo Rogue portandosi le mani sulle bocca, mentre ammirava disgustato il corpo mozzato e la testa del suo padrone, a cui si erano ruotati gli occhi indietro e la cui faccia era congelata in un’espressione sofferente con la bocca spalancata; cadere a terra.
“Gajeel! Lo hai ucciso!” pianse il bimbo, correndo verso l’uomo ed iniziando a prenderlo a pugni sulle gambe.
“Sei un mostro! Va bene che era cattivo, ma arrivare a tanto…! Come hai potuto era comunque il tuo vecchio Master?!”
“Vuoi darti una calmata.” gli rispose l’altro dandogli una spinta che lo fece cadere con il sedere per terra.
“Quel cretino è vivo. Quella è solo una sua proiezione mentale che ha mandato qui per impedirmi di fuggire.”
A quelle parole il piccolo si voltò e vide il corpo di Jose tramutarsi in polvere e dissiparsi nell’aria.
“Q-Quindi non è morto!”
“Certo che no! Non sono un assassino. E anche se quel verme meriterebbe una bella ripassatina non arriverei mai ad ucciderlo.”
“Meno male.” disse l’altro, tirando un sospiro di sollievo.
“Adesso che facciamo? Hai idea di come uscire di qui?” gli chiese, ma l’altro non rispose.
Poi tutto quanto tornò a ruotare, mentre lo spazio si crepava ovunque e piccoli spiragli di luce iniziavano a risplendere nelle tenebre.
“Che succede?”
“L’incantesimo si è spezzato. Sto riacquistando il controllo del mio corpo.”
“E io che faccio?”
“Boh, potresti rimanere qui e diventare parte integrante del mio cervello.”
“Sarebbe orribile!” gridò disgustato il bambino.
“Vuoi dire che sarebbe un grande onore.” gli rispose l’altro, piantandogli un nocchino sulla testa.
“No no, non posso rimanere qui!” si disperò il mini-Rogue.
“Rilassati stavo solo scherzando. Adesso ti tiro fuori.”
Detto questo una protuberanza nera avvolse il corpo del bimbo ed iniziò a trascinarlo giù nell’oscurità infinita.
“S-Sei sicuro che funzionerà?”
“No.”
“Dannazione!”
“Sei veramente sfiduciato. Comunque rilassati, se tutto va bene ti ritroverai dove eri prima.”
“E tu che farai?”
“Appena ripreso completamente il controllo cercherò di trovare il libro che mi serve per tornare a casa, poi fuggirò via.”
“Non ci rivedremo?”
“Forse tra qualche anno, sperando che la storia non cambi.”
“Mi ha fatto piacere conoscerti. Mi piaci di più dell’altro Gajeel, ti rispetto molto di più e ti trovo molto più figo.”
“Ovvio che io lo sia.” ghignò il moro.
“Però prima o poi ti batterò, quindi abbassa la cresta.” gli rispose l’altro.
“Tu piccoletto… Vedi di diventare veramente forte, che io mi rifiuto di affrontare mezze calzette!”
“Diventerò così forte che non solo ti supererò, ma non mi raggiungerai più!”
“Certo, continua pure a sognare.”
“Vedrai!”
“Beh, allora addio.”
“Gajeel.” lo richiamò Ryos ormai quasi del tutto assorbito dall’altra parte del terreno.
“Un giorno troverò anche io una bella casa e una famiglia, in una gilda in cui si rispetteranno tutti i compagni.”
“Si, sono certo che ce la farai.”
Ormai stava per scomparire dall’altra parte, quando il volto del più grande si illuminò e disse: “Hai una rana molto simpatica.”
“Una rana? Ma cosa…?”
Non terminò la frase che si ritrovò in mezzo alla strada con ancora la pioggia a coprire Magnolia.
Si guardò le mani poi si strinse una guancia con due dita: “Bene, quindi non era un sogno.”
Sollevandosi guardò verso l’edificio da cui ancora provenivano grida di battaglia, si voltò ed imboccò la via opposta.
“Non tornerò mai più in quel posto.” si disse cancellandosi dalla spalla il simbolo di Phantom.
 
Aprì gli occhi e subito allentò la presa sulla gola del mago dai capelli rosa, che aveva sollevato di peso e il cui corpo non si muoveva di un millimetro, mentre le sue pupille erano completamente bianche.
“Merda.” disse poggiandolo delicatamente sul terreno,
“Ehi Salamander?” bisbigliò: “Salamander mi senti? Natsu ti vuoi svegliare!” gli urlò piantandogli un pugno sulla testa.
Al colpo il ragazzo gemette e il suo corpo si contrasse in uno spasmo.
“Eh?” disse aprendo lentamente gli occhi, ma appena si accorse di chi aveva davanti, ignorando le fitte di dolore che tutto il suo corpo gli inviava, si sollevò in ginocchio e fece partire un pugno.
L’altro parò facilmente l’attacco con il palmo e ruotando la mano rigirò l’intero braccio del ragazzo bloccandoglielo dietro la schiena.
“Bastardo mollami!” urlò Natsu cercando di dargli fuoco,
“Perché devi sempre crearmi problemi razza di cretino?” si lamentò il moro, allentando la presa per schivare il successivo pugno del nemico e allontanarsi velocemente.
“Torna qui dannato bastardo!” gli intimò il drago del fuoco, che venne presto raggiunto da Elsa e Gray.
“Natsu stai bene?” chiese la donna e l’altro ammicco con la testa, anche se da come era torto il suo braccio, dai numerosi graffi e contusioni sul suo corpo e dal fatto che non riusciva a tenere un occhio aperto, si capiva che non stava affatto bene.
“Perché ti ha lasciato andare?” chiese Gray che aveva chiaramente visto il mago nemico prossimo ad ammazzare il compagno.
“E che ne so? Però adesso vado a massacrarlo di botte!”
“Tu non vai da nessuna parte.” gli intimò Elsa, mettendogli un braccio davanti per impedirgli di ripartire all’attacco.
“Quello non è un avversario alla tua altezza, ci penso io. Aspettiamo che il Master sconfigga Jose e poi sistemiamo anche lui.”
“Ma Elsa, io devo batterlo!” urlò Natsu, ma l’altra fu irremovibile.
Proprio in quel momento avvertirono un’esplosione provenire dal piano superiore e qualcuno precipitò al suolo.
“Master!” esclamò Elsa riconoscendo il vecchietto, che ferito e primo di energia magica si rigirava sul terreno cercando di alzarsi.
Merda, è troppo tardi! Devo subito recuperare il libro e andarmene da qui.” pensò il mago del futuro.
Stava per recarsi al piano superiore quando scorse Aria mimetizzato nell’atmosfera avvicinarsi a Makarov.
“No, non ti azzardare!” urlò prima di gettarsi sul vecchio,
“Fermo!” gridò Elsa,
“Vecchio!” esclamarono Gray e Natsu.
Ma Gajeel era troppo rapido e non riuscirono a raggiungerlo. Si mise davanti al nonnetto e…
Aria fu scagliato via contro un muro dal pugno d’acciaio del moro, che ormai al limite perse la Dragon Force.
“Stai bene?” bisbigliò al vecchio alle sue spalle,
“C-Che ci fai ancora qui?”
“Ghi hi hi! Gita turistica.”
“C-Chi ti ha ridotto in quello stato?” domandò l’anziano notando che il corpo del ragazzo era completamente ricoperto da ferite di ogni genere e dal suo sangue ormai secco.
“Non ho tempo di spiegartelo… ritiratevi!”
“Tu che farai?”
“Me la caverò, ora dovete tornare alla vostra base, non potete vincere!” e detto questo sollevò di peso il nonnetto e lo lanciò via.
Makarov fu prontamente afferrato da Elsa, che non si scagliò contro Gajeel perché troppo impegnata ad esaminare le condizioni del suo capo.
“R-Ritiriamoci.” disse l’uomo prima di perdere i sensi.
Tutti i maghi di Fairy Tail cominciarono a darsi alla fuga sotto l’ordine di Elsa, ma Natsu non si mosse e partì alla carica contro Gajeel.
“Bastardo!”
“Accidenti a te, ma ti diverti proprio a starmi tra i piedi”.
“Non me ne vado finché non avrò vendicato i miei compagni!”
“E invece te ne devi andare!”
“No, prima ti restituisco quello che mi hai fatto!”
“Come preferisci, vorrà dire che la biondina ce la teniamo noi.”
“Lucy?! Che c’entra lei? Che gli hai fatto bastardo?”
“Io niente, ma in questo momento ci starà pensando Jose ad accoglierla.”
“Dimmi subito dov’è!”
“Alla sede principale della mia gilda.”
Natsu si arrestò fissando con odio il ragazzo, poi cambiando direzione afferrò un mago di Phantom e sparì in mezzo alla folla, non prima di aver gridato al nemico: “Se scopro che mi hai mentito torno qui e ti massacro di botte. E sappi che non è finita qui: ti farò pentire di esserti messo contro la mia gilda e aver ferito i miei compagni!”
“Uff, lo so.” sibilò il moro ricadendo in ginocchio e ansimando pesantemente.
Devo sbrigarmi a prendere il libro e andarmene.”
Stava per allontanarsi quando una folata di vento lo scaraventò via e lo fece sbattere contro una delle poche pareti rimaste integre dopo l’assalto.
“Che tristeeee! Quindi sei riuscito a liberarti dal controllo del Master.” disse Aria parandoglisi davanti.
“Ghi hi hi! Non sono uno che si fa comandare a bacchetta, dovresti saperlo.”
“Poco importa, mi era stato comunque ordinato di toglierti di mezzo una volta sterminati i nemici, ma sei riuscito a farli scappare… questo è un bel problema, ma eliminato Makarov non riusciranno a reagire. Ora per sicurezza è meglio eliminare anche te.”
“Tsk, ti pentirai di averli sottovalutati.” disse il moro e in un ultimo disperato tentativo attivò la Dragon Force e trasformandosi in un’ombra scivolò verso il piano superiore della sede continuando a salire, mentre Aria lo inseguiva volando sospinto dal vento da lui stesso creato.
Non resisterò a lungo e non posso nemmeno recuperare il libro Sono spacciato, dannazione!”
Arrivato sul tetto si fermò, le gambe gli cedettero e cadde in ginocchio, lentamente si trascinò verso il bordo dell’edificio, ma proprio in quel momento il mago bendato lo raggiunse.
“Non puoi più scappare.” disse una voce incorporea alle sue spalle e vicino ad Aria comparve la proiezione di Jose.
“Ancora tu?! Non sai proprio quando sparire vecchio.”
“Tu invece sparirai tra poco!” gli rispose l’altro, mentre il suo sottoposto si avvicinava al ragazzo.
“I-io non mi f-farò ammazzare da voi! N-Non rovinerete il mio futuro!”
“Continua pure a parlare. Ormai per te è la fine, non hai più vie d’uscita.” gli disse l’Element Four.
A quell’affermazione Gajeel sentì le forze abbandonarlo completamente e chiuse gli occhi.
Gajeel! Gajeel! GAJEEL!”
“Levy?”
Quella era la sua voce?! Me la sono solo immaginata?”
Spalancò le palpebre e girò la testa verso il limite del tetto, poggiò una mano sul muretto e si sollevò.
“N-Non posso arrendermi.”
“Ormai è la tua fine Gajeel.” scoppiò a ridere Jose, ma l’altro non lo ascoltò continuando a fissare il vuoto sconfinato sotto i suoi piedi, poi saltò sul muretto e guardò giù.
Era in bilico sul baratro e provò un senso di vertigini invadergli la testa, poi si voltò a guardare i suoi nemici che gli si stavano avvicinando.
Tornò a fissare il vuoto poi di nuovo i suoi aguzzini e non riuscì a trattenere un sorriso amaro.
Fece un ulteriore passo in avanti mettendo in allarme i due: “Che stai facendo?” chiese il bruno.
“Meglio sfracellarsi al suolo che rimanere qui e farsi ammazzare da te!” disse il mago e spiccò un salto cadendo verso il vuoto.
Iniziò a precipitare ma non provò alcun timore, era troppo stanco e ormai le ferite gli avevano intorpidito tutto il corpo al punto che non riusciva più nemmeno a sentirsi le dita delle mani.
Le palpebre gli si chiusero, mentre nella mente gli ricomparivano tutti ricordi di quegli ultimi due giorni.
Patetico! Non sono riuscito a fare nulla! E quel che è peggio, tutti gli altri ne pagheranno le conseguenze! V-Voglio tornare a casa!” due lacrime gli rigarono il viso al pensiero dei suoi compagni, ma furono asciugate dal vento che gli graffiava la faccia.
 
“Avanti ragazzi, allontanatevi tutti. Adesso pronuncerò l’incantesimo.” disse Lucy in piedi con in mano il libro.
Κρόνος, κύριος του χρόνου και του χώρου, Σας ζητώ να μας παραχωρήσετε τις δυνάμεις σας! Ανταλλαγή χρόνου!
(“Crono, padrone del tempo e dello spazio, ti chiedo di concederci i tuoi poteri! Scambio temporale!”)
Una luce accecante riempì l’intero edificio costringendo tutti a tapparsi gli occhi, una folata di vento prese a sollevare tutto tra tavoli, bicchieri e altri mobili. Alcuni maghi dovettero aggrapparsi alle colonne portanti della gilda per non farsi trascinare via dalla tromba d’aria.
Poi sopra la testa di Lucy si creò un gigantesco vortice bianco che continuò a ruotare su se stesso fin quando non si stabilizzò e il suo interno brillò bianco e puro.
“Che sta succedendo?” gridò Gray stringendo Juvia, mentre accanto a lui Elsa con i piedi piantati a terra cercava di non farsi assorbire.
Il portale si ingrossò e si sollevò trasformandosi in un gigantesco cono di luce che squarciò in due il cielo pomeridiano terrorizzando tutti i cittadini di Magnolia, che corsero a rintanarsi dentro casa.
“Sta funzionando!” urlò Lucy.
Il suo corpo però fu sollevato in aria e solo il tempestivo intervento di Natsu, che l’afferrò per una mano e se la strinse accanto, gli impedì di essere risucchiata.
“Ma dov’è Gajeel?” chiese Makarov.
 
Non ce la faceva più e non capiva perché non si fosse ancora schiantato sul terreno diventando una frittella. Ma non riusciva proprio ad aprire gli occhi era troppo stanco.
Non si accorse quindi del gigantesco portale bianco che comparve dal nulla sotto di lui.
E prima di rendersene conto ne venne inghiottito e una piacevole sensazione di calore e un odore gradevole e familiare gli invase le narici.


Nota d’autore: ecco qui il capitolo nove! Evviva, dopo tante vicissitudini Gajeel tornerà nel suo tempo! Ma non è ancora finita, perché adesso tocca a quello del passato essere rispedito da dove è venuto, inoltre c’è ancora il problema della memoria da resettare. Ma questa è materia del prossimo capitolo, non di questo.
Parlando proprio di questo qui, invece, cosa ne pensate? Piaciuto l’intervento di Rogue? Ci tenevo ad inserirlo perché volevo farlo interagire con il Gajeel del futuro e perché mi sembrava l’unico che in quel momento che potesse aiutarlo veramente. Inoltre, c’è un altro motivo, ma non posso ancora rivelarlo…
Secondo me, quando un Dragon Slayer mangia l’elemento di un altro Dragon Slayer quei due sviluppano un certo legame, che va al di là della semplice condivisione dell’elemento magico, ma li collega anche psichicamente e questo collegamento li unisce anche alle loro versioni passate o future.
Rogue ha compreso e accettato le parole di Gajeel, anche se una volta risolto tutto se le scorderà! Ma forse, chissà qualcosa gli rimarrà impresso…
Se devo essere onesta mi ha sempre affascinato come Rogue tenesse molto di più ai suoi compagni di tutti i maghi di Saberthooth e mi sono sempre chiesta perché. Considerando anche che Phantom non brillava per spirito di solidarietà.
Quindi ho deciso di inserire in questa storia la mia personale interpretazione, sul perché abbia sviluppato questo atteggiamento di riguardo verso i suoi compagni di gilda. Anche se a Saberthooth si è dovuto limitare.
Per quanto riguarda il resto devo dire che mi è piaciuto scrivere di come tutti, chi più chi meno alla fine abbiano tentato di riportare a casa il loro compagno.
Importante: ho studiato un po' di greco, ma la traduzione dell’incantesimo l’ho presa da Google Traduttore, se tra i lettori ci fosse qualcuno che ha studiato e conosce molto bene questa lingua antica, perdonate la mia ignoranza.
Inoltre, mi scuso perché ho presentato questo incantesimo come un qualcosa di impossibile da recitare, e invece erano solo tre righini. XD
Lasciamo perdere.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno questo capitolo. Il prossimo sarà il penultimo e poi ci sarà l’epilogo, che anticipo contiene una sorpresa.

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10 ***


Una luce accecante irradiò l’intero edificio e il cono di energia bianco si sollevò in cielo arrivando a squarciare il tetto della sede. Tutti si aggrapparono ad un sostegno della gilda, mentre il portale continuava a risucchiare tutto in torno a loro e urla di paura riempivano la stanza.
“Ma dov’è Gajeel?” gridò Makarov all’esclamazione di Lucy, con Mest lo tratteneva per i manici della sedia a rotelle che stava venendo sollevata in aria rischiando di trascinare via con se anche il Master.
“Il portale non si è ancora stabilizzato! Resistete fin quando l’occhio del ciclone non si poggerà nel centro del portale ed esso smetterà di attrarci a se. Sta ancora cercando l’anomalia spaziotemporale, finché non la trova assorbirà tutto indiscriminatamente!”
“Perché non ci hai avvertito prima?!” urlò Gray, mentre i suoi vestiti volavano via e Juvia gli si stringeva intorno alla vita.
“Credevo che non sarebbe durato così tanto…!”
ROOOOOUUUUUUHHH!
Proprio in quel momento un boato sovrastò tutti i rumori e le grida.
“Che cos’è?” chiese Elsa,
“Credo sia quello che qui chiama Urlo di Crono! Praticamente è il segnale che anticipa lo stabilizzarsi del portale, deve aver trovato Gajeel!” gridò Lucy portandosi davanti il libro, mentre Natsu abbassava lo sguardo corrugando le sopracciglia in modo confuso non capendo niente di tutto quello che era scritto sulla pagina.
Appena l’Urlo di Crono si placò anche l’azione di risucchio del portale si arrestò di colpo e tutti ricaddero a terra, compresi bicchieri e tavoli che si infransero sul pavimento.
“Ecco, ora ci siamo.” disse la bionda, guardando il portale bianco il cui centro non era più caratterizzato da folate di vento concentriche ma da un movimento circolare lieve che divideva l’intera massa in un grande cerchio luminoso talmente accecante da impedire di scorgere ciò che c’era dall’altra parte.
Lucy avvertì la presa di Natsu sul suo fianco allentarsi poi lo vide superarla e saltare su un tavolo continuando a fissare il gigantesco portale con un’espressione accigliata.
“Gajeel! Dove cazzo sei? Torna subito qui!” inveì contro il gigantesco vortice bianco aspettandosi una qualunque risposta, ma ottenne solo un pungente e fastidioso silenzio.
“Io non capisco, dovrebbe già essere qui.” ragionò Lucy iniziando a sfogliare freneticamente le pagine del libro.
“Forse ho sbagliato qual…”
“GUAAAAAHHHH!” il grido familiare fece sollevare il capo a tutti i maghi, che fissarono il gigantesco vortice bianco con un’ansia costante.
Anche Natsu sollevò la testa proprio sopra il vortice e sul suo viso comparve un sorriso alla vista della figura familiare che lo attraversò subito dopo.
Ma la sua gioia scomparve lasciando spazio al panico quando si rese conto che il diretto interessato stava precipitando proprio dove si trovava lui.
Non fece neanche in tempo a spostarsi che…
SBANG
Si ritrovò a battere una pesante craniata contro la testa dell’altro individuo che gli cadde addosso con tutto il suo dolce peso e lo stese, spaccando sotto di se anche il tavolo, mentre il polverone copriva la visuale al resto dei maghi.
Il trambusto fece sussultare anche il Gajeel del passato che incuriosito si avvicinò alle sbarre della prigione per vedere cosa fosse caduto dal cielo.
“URGH!” tutti sentirono quella familiare voce abbandonarsi ad un gemito, poi videro in mezzo alla nube di polvere una figura conosciuta caratterizzata da un’ispida e folta capigliatura nera.
“Aho, che male! L’atterraggio peggiore della mia vita!” disse Gajeel massaggiandosi la tempia dopo essersi sollevato a sedere.
Quando i maghi di Fairy Tail scorsero il volto familiare comparire in mezzo al fumo non riuscirono a trattenersi e gli corsero tutti incontro.
Ma prima che potessero saltargli addosso per abbracciarlo e prima che il moro comprendesse cosa stesse effettivamente succedendo un flebile lamento si levò da sotto di lui.
“L-Levati di dosso testaccia di ferro.” disse Natsu bloccato a terra sotto il sedere del compagno.
“Salamander?” chiese Gajeel confuso ritrovandoselo sotto di se.
“BASTARDO! HO DETTO LEVATI DI DOSSO!” gli urlò Natsu sollevandosi e scagliando via il moro, prima di picchiargli un’altra testata sulla fronte.
“Ahia!” gemettero entrambi dandosi le spalle e portandosi le mani alla fronte dove era comparso un secondo bernoccolo.
“Si può sapere che intenzioni hai?!” gli disse il moro una volta che il male diminuì.
“Questo dovrei chiederlo io a te! Mi sei precipitato addosso!” gli urlò Natsu e ci mancò poco che partisse la terza testata.
“Sei tu che eri nel mezzo! E se riesco a metterti KO con così poco significa che non vali un granché.” gli rispose il mago ghignando divertito.
“Adesso ti faccio vedere io chi è il rammollito!” urlò Natsu afferrandolo per quel poco di maglietta che gli rimaneva sulla spalla.
E così partì la solita rissa trai due, mentre tutti li fissavano allibiti.
Questa volta però la lite ebbe vita breve perché toltosi di dosso il rosato, Gajeel iniziò a sputare sangue e questo mise in allarme anche il suo avversario.
“Si può sapere che ti è successo?!” chiese Natsu, notando solo in quel momento che il corpo del compagno era completamente sporco di sangue e ricoperto di ogni sorta di taglio, lesione, contusione e ferita.
A quella domanda anche gli altri si riscossero e anche Gajeel riottenne un briciolo di lucidità, ricordando la situazione che si era trovato a vivere negli ultimi due giorni.
Il suo volto si illuminò, gli occhi si spalancarono e la bocca si aprì leggermente. Si mise a fissare Natsu come se avesse davanti un alieno poi ruotò il collo, spostando la testa e si ritrovò davanti il resto dei suoi amici che lo guardavano sorpresi, ma tutti con lo stesso sorriso.
“C-Cosa ci fate voi qui? Io sono torn…” non ebbe il tempo di terminare la frase che un’orda di maghi gli saltò addosso e lo strinse in un gigantesco abbraccio.
“Gajeel! Sei tornato! Wheeee!” piangevano Jet e Droy sinceramente contenti di rivederlo sano e salvo. A loro si unì anche Juvia che pianse come una fontana sulla testa dell’amico, mentre lo stritolava in un abbraccio. Poi arrivarono anche Max, Warren, Visitor, Alzack, Bisca e la piccola Asuka. Oltre a Macao, Wakaba e Romeo.
“Ehi! Ma che cavolo fate, mollatemi! Siete troppo appiccicosi. Mi state soffocando, LASCIATEMI!” si mise ad urlare il Dragon Slayer e tutti si fecero indietro continuando a sorridere.
“Ben tornato Gajeel.” gli disse Elsa, mentre Gray gli poggiava una mano su una spalla.
“M-Ma quindi, sono davvero tornato nel futuro?”
“Certo razza di ferro vecchio! Non lo hai ancora capito?!” gli urlò Natsu colpendolo sulla testa con una manata, mentre il suo volto tornava collerico.
“Come ti permetti! Adesso ti faccio vedere io!” gli urlò il moro e ripresero a fare a pugni.
“Siete sempre i soliti, sei appena tornato e già iniziate a fare a botte.” disse Gray,
“Tu sta zitto nudista deficiente!” gli urlarono di rimando e il mago del ghiaccio scomparve insieme ai due litiganti nel cumolo di pugni e calci.
Una spadata sulla testa per uno, però, mise subito fine alla rissa e stese tutti e tre a cui comparve un gigantesco bernoccolo fumante.
“Aho!” gemette Natsu,
“E-Elsa.” farfugliò Gray,
“Accidenti a te Titania!”
“Appena tornato e già ricominciate a fare a pugni? Vergognatevi.” tuonò la scarlatta facendo inginocchiare i tre, che subito si scusarono.
“Arff… arff… urgh…!”
“Che ti succede?” chiese Elsa vedendo il moro ansimare e portarsi una mano al petto.
“N-Nulla.”
“Guarda come sei ridotto, è ovvio che se ti agiti le ferite si riapriranno. Vai subito da Wendy!” gli ordinò la donna, scorgendo il sangue scivolare dai fori sul corpo del moro e andare a sporcare il pavimento.
“P-Prima devo sapere dov’è Levy.” disse l’uomo.
“Pff… Ghi hi hi hi! Così tu saresti la mia versione futura?!”
Quella voce lo fece sussultare e il silenzio calò nella stanza, mentre tutti si voltavano a guardare il prigioniero.
L’ultimo che lentamente, come paralizzato sul posto, si voltò fu Gajeel.
Sgranò gli occhi alla vista di quel volto, quella postura, qui capelli, quei piercing, quel ghigno malefico, così identici ai suoi. Sentì la testa girare e il sudore cadergli freddo sul volto mentre anche la sua bocca si apriva leggermente.
“T-Tu c-cosa…? Chi sei…? C-Che ci fai ancora qui?” chiese quando fu in grado di articolare una frase di senso compiuto.
“A quanto pare i tuoi amici preferiscono sistemare prima te e poi me.” gli rispose ironico l’altro se.
Confuso il moro si voltò verso i suoi compagni con un cipiglio alzato, aspettando una spiegazione.
“Non possiamo ancora riportarlo a casa.” prese la parola Mest: “Sa troppe cose e soprattutto quelli della sua epoca sanno troppo su di te.”
A quella costatazione il mago abbassò la testa, digrignando i denti e picchiando un pugno sul pavimento: “Se solo fossi stato più attento!”
Ma la sua preoccupazione virò altrove ed iniziò a guardarsi in torno con sempre più ansia alla costatazione che le due persone che desiderava vedere di più non si scorgevano da nessuna parte. Tutti erano venuti ad abbracciarlo tranne loro due.
Avvertì la gola seccarglisi e il fiato morire al suo interno, al punto che dovette spalancare la bocca ed iniziare ad inspirare, mentre il petto gli si alzava ed abbassava sempre più velocemente. In quel momento avvertì il sapore metallico del sangue inondargli la bocca e non riuscì a trattenersi dal chinare la testa e vomitare per terra il liquido rosso.
“Gajeel!” sentì mille voci chiamarlo, ma nessuna di loro era quella che voleva veramente sentire. Lo sguardo gli si fece vitreo e tutti intorno a lui scomparvero.
Rimasero soltanto lui e la sua versione passata, che ancora gli sorrideva: sembrava divertirsi a vederlo ridotto in quello stato.
Il suo ghigno crebbe quando i loro sguardi si incrociarono nuovamente e il moro fu sicuro di scorgere uno strano luccichio nelle sue iridi color sangue.
“Se cerchi il tuo gatto o quella donna puoi provare in infermeria o al massimo al cimitero. Mi sono divertito a salutare il tuo marmocchio.”
“Eh?”
Confusione, sgomento, paura.
La mente del Dragon Slayer era afflitta da una marea di domande che si mischiavano a ricordi, ricordi tremendi. E il cuore prese a martellargli nel petto, mentre il corpo venne scosso da un repentino fremito.
Poi il significato delle parole appena udite divenne comprensibile e alla paura si sostituì la rabbia, la furia, l’odio.
Si sollevò in piedi ignorando le fitte di dolore o lo scricchiolio delle ossa, e passo dopo passo si avvicinò alla gabbia sotto lo sguardo preoccupato dei presenti.
“G-Gajeel…!” lo richiamò Elsa intuendo le sue intenzioni.
Ma bastò uno slancio simile ad un salto e il ragazzo si ritrovò davanti alla gabbia sulle cui sbarre picchiò la testa, mentre sentiva le forze abbandonargli gli arti inferiori.
Che cosa hai fatto!” sibilò furente, mentre digrignava i denti mostrando i prominenti canini, con i capelli che gli si sollevarono leggermente da sopra le spalle e gli occhi che erano divenuti due sfere concentriche di colore rosso e da cui traspariva tutta la furia che in quel momento affliggeva il suo animo.
L’altro se gli sorrise non indietreggiando di nemmeno un passo neanche quando i loro volti furono separati solo dalle sbarre e le due sfere iniettate di sangue si poggiarono su di lui illuminate da una spaventosa furia omicida.
Tirò fuori la lingua leccandosi le labbra e lasciandola a penzolare di lato, poi scoppiò a ridere e disse: “Mi sono solo assicurato di risolvere un piccolo errorino.”
Errore? Quale errore?
“Oh, scusa! Pensavo che a letto con quella tipa ci fossi finito così e fosse accaduto quel piccolo errore.” disse continuando a sorridere sadico, mentre accentuava l’ultima parola formando delle virgolette con le dita: “Quindi mi sono assicurato di rimediare al posto tuo, non c’è di che.”
La bile crebbe in massa dentro tutti i maghi di Fairy Tail all’udire parlare quel mostro con una tale leggerezza di quello che aveva fatto al suo bambino non ancora nato e alla sua futura compagna.
Il corpo di Gajeel vibrò visibilmente, mentre lo sgomento tornava a coprirgli il volto, poi abbassò la testa e si sollevò in piedi.
“Qualcosa non va?” chiese la sua versione passata.
Fu un attimo: il corpo del mago divenne grigio scuro, afferrò con entrambe le mani le sbarre e le scardinò di peso lanciandole indietro e facendole sbattere contro un muro che si incrinò.
“Gajeel fermo!” urlò Elsa, mentre Natsu e Gray gli si lanciarono addosso e lo bloccarono prima che potesse mettere un solo piede dentro la cella.
“Fermo idiota! Se lo picchi tutto quanto si ripercuoterà su di te e nelle tue condizioni non è proprio il caso.” gli bisbigliò all’orecchio il mago del ghiaccio trattenendolo per le braccia insieme a Natsu.
“Su, avanti che aspetti? Non mi attacchi? Ti sei rammollito talmente tanto che bastano quei due per trattenerti?! Non te ne frega proprio nulla se ho squartato la pancia alla tua fidanzata?!”
“Tu sta zitto stupido Gajeel del passato!” gli urlò Natsu, mentre il moro si divincolava cercando in tutti i modi di toglierselo di dosso.
Ti ammazzo!
“Eh?” chiesero sorpresi gli altri maghi all’udire quel sibilo provenire dalla bocca del compagno.
TI AMMAZZO!” urlò Gajeel allungando il collo e le braccia verso l’altro uomo, mentre Natsu e Gray facevano del loro meglio per trattenerlo sul posto, ma i loro sforzi si stavano dimostrando sempre più inutili perché il Dragon Slayer si avvicinava sempre di più al suo nemico trascinandosi di peso con i piedi e trascinando anche loro dietro di se.
“Gajeel! Adesso smettila!” disse Makarov sovrastando le voci di tutti gli altri e il ragazzo si paralizzò sul posto spostando lo sguardo di lato in modo da poter vedere il vecchio.
I suoi occhi parlavano per lui, ma Makarov rimase implacabile guardando con severità il suo sottoposto.
“Calmati ragazzo.” disse e l’altro abbassò le braccia rilassando i muscoli al punto che gli altri due furono costretti a reggerlo per impedire che cadesse in ginocchio, -ormai il suo corpo aveva davvero raggiunto il limite. –
I suoi piccoli occhi rossi rimasero a fissare il nonnetto tra il confuso, l’irato e il disperato: voleva solo spaccare la faccia alla sua versione passata, che male c’era?
“Capisco come ti senti.” disse il Master, come se gli avesse appena letto nella mente: “Ma se ora lo ferisci non farai altro che ferirti da solo e sei già in pessime condizioni. Inoltre, non farai altro che dargli soddisfazione perché è ovvio che ti sta provocando.”
“Ma…” ringhiò il mago,
“Levy e Lily stanno bene. Sono entrambi in infermeria, puoi andare ad assicurartene di persona così ti fai anche curare da Wendy.”
L’altro non rispose, era troppo stanco anche solo per parlare e la prospettiva di rivedere la sua famiglia e farsi guarire lo rilassò.
Tirandosi completamente in piedi si divincolò dalla presa dei suoi compagni, che lo lasciarono andare ad un cenno di Elsa. Poi tenendo sempre lo sguardo basso si incamminò verso la stanza di ricovero al piano superiore.
“Gli servirà una mano?” si chiese Droy, “Nelle sue condizioni deve essere difficile anche salire le scale.” disse Jet.
“Lasciamogli un po' di intimità.” disse Mira, poi affiancando Elsa si avvicinò alla gabbia mezza distrutta e il volto angelico scomparve tramutandosi in un’espressione demoniaca: i suoi grandi occhi azzurri si ingrandirono mettendo in mostra le iridi e le pupille, e il suo sorriso si tramutò in un ghigno mentre la fronte si corrugò.
“Ti assicuro…” cominciò Elsa facendo comparire un gigantesco martello,
“…che questa te la faremo pagare!” concluse la sua rivale, mentre scrocchiava le nocche.
Questi sono mostri!” fu l’ultimo pensiero del Gajeel del passato.
 
Appoggiò entrambe le mani sul passamano iniziando a trascinarsi di peso, poggiando uno dietro l’altro i piedi mentre saliva gli scalini.
Non gli era mai sembrato così faticoso come in quel momento. E i suoi arti, così come la sua testa e il suo busto gridavano pietà, mentre compiva quell’ultimo grande sforzo.
Miracolosamente raggiunse l’ultimo gradino e si piegò su se stesso cercando di riprendere fiato.
Arrivò davanti ad una porticina in legno dipinta di bianco su cui era dipinta una croce rossa e poggiò la mano sulla maniglia.
La ritrasse subito dopo portandosela davanti al volto: tremava come una foglia e sentiva la gola secca, sapeva che non dipendeva dalle sue condizioni fisiche.
No, aveva semplicemente il terrore di mettere piede in quella stanza! Di ritrovarsi davanti Levy, di vederla sofferente sul letto d’ospedale, di vedere come l’avrebbe guardato.
Avrebbe avuto sicuramente paura! Insomma, un tizio con la sua stessa faccia le aveva aperto la pancia!
Non se lo sarebbe mai perdonato!
Come aveva potuto permettere che succedesse?!
Perché non era stato lì a difenderla?
Perché doveva essere stato un tale stronzo bastardo da giovane?
Ripensare alla sua controparte passata gli procurò un brivido, voleva scendere quei maledetti gradini, tornargli davanti e massacrarlo di botte fin quando non lo avesse visto esanime ai suoi piedi. Solo dopo si sarebbe sentito in pace con se stesso!
Poteva farla pagare a quel fantasma del suo passato, cancellare le sue tremende azioni e vendicare la sua famiglia.
Perché dovevano essere la stessa persona?!
Lui non era quello lì! Lui era migliore di quel verme!
O almeno lo era adesso. Prima erano stati identici non solo fisicamente, ma anche caratterialmente.
Se non fosse stato per tutte le persone che lo avevano aiutato a cambiare sarebbe rimasto identico a quello lì!
Se non fosse stato per Levy non avrebbe mai imparato cosa fosse il vero amore e sarebbe sempre vissuto nell’odio e nell’invidia. Se non fosse stato per Fairy Tail non sarebbe mai diventato la persona che era oggi, quella persona che rispettavano e a cui volevano bene.
Riusciva anche a capire come si sentiva il suo se passato: solo, tradito, invidioso di tutto e tutti, triste. Tutto questo nascosto dietro l’orgoglio e la presunzione.
Capiva che aveva bisogno di quella maschera per non far comprendere quanto stesse soffrendo.
Ma non lo avrebbe mai perdonato! Non avrebbe mai perdonato quello che aveva fatto a Levy, a Lily, al loro piccolo! No, avrebbe solo voluto scendere e fargliela pagare!
Ma sapeva anche che, come sempre, Makarov aveva ragione. Non sarebbe servito a niente e anzi avrebbe solo dato la soddisfazione all’altro se di essere trascinato nuovamente al suo stesso livello.
Voleva vomitare.
Sentiva il sangue mischiarglisi alla saliva e la bile risalirgli la trachea, ma soprattutto voleva fuggire il più in fretta possibile da quella porta e non entrare.
La maniglia si abbassò all’improvviso e la porta venne tirata indietro da una piccola ragazzina dai capelli blu scuro che gli sbatté contro.
Sollevò la testa e l’uomo si specchiò nei suoi grandi occhi blu scuri.
“Gajeel!” trillò la giovane, mentre un sorriso a trentadue denti gli compariva in faccia e si fiondava su di lui con più enfasi circondandogli le gambe in un abbraccio.
“Sei tornato che bello! Eravamo tutti così preoccupati! Ma sei qui, quindi Lucy ce l’ha fatta!”
“Wendy, con chi parli?”
Il moro sussultò al richiamo di quella voce così dolce e così familiare, ma non riuscì a fuggire da quel luogo prima che un’inconfondibile capigliatura azzurrina spettinata,non gli si parasse davanti e due grandi occhi color abete si bloccassero a fissarlo.
“G-Gajeel?!”
“C-Ciao.” biascicò lui distogliendo lo sguardo subito dopo averla vista ed essersi assicurato che stesse bene.
Lei neanche ci fece caso, gli saltò semplicemente addosso facendolo cadere con il sedere per terra, prima di stringerlo in un grande abbraccio e iniziare a singhiozzare.
“Sing… sing… ma come è successo? Come ci sei finito nel passato? Lu-chan è riuscita a farti tornare! Aspetta, ma cosa ti è successo? Stai sanguinando! Oh, mio Dio chi ti ha ridotto in questo stato?” lo assalì di domande la ragazza, per poi bloccarsi a fissare sgomenta tutte le ferite e gli squarci che riempivano il suo corpo.
“N-Non è niente…” cercò di dire lui,
“Ma come niente! Guarda che faccia, sembri un fantasma! Hai anche la febbre! Si può sapere quanto sangue hai perso?! Wendy serve una trasfusione?”
“No Levy tranquilla.” la calmò la Dragon Slayer, mettendo subito le mani sulla spalla del compagno per iniziare a curarlo: “Basterà questo e molto riposo.” disse e le sue mani si illuminarono.
In contemporanea il mago avvertì un piacevole tepore invadergli il corpo e fu quasi tentato di addormentarsi sul pavimento, mentre tutte le fitte di dolore e il bruciore delle ferite sparivano dandogli finalmente sollievo.
Ma non poté sdraiarsi perché Levy gli circondò il busto con le mani e l’ansia tornò a maciullargli il fegato.
“T-Tu come stai?” si fece coraggio e chiese.
Vide il volto della turchina incupirsi per una frazione di secondo poi il sorriso tornò: “Sto benissimo. E anche lui non ha nessun problema.” disse portandosi le mani alla pancia nel punto in cui era visibile un ampio graffio.
Gajeel distolse lo sguardo e la sensazione di nausea tornò, mentre le parole gli morirono in gola.
“Gajeel!” lo richiamò una voce dall’alto e sollevando lo sguardo riconobbe Lily che gli volava sulla testa.
“Sei tornato.” disse sorridendo felice, mentre planava e si avvicinava al padrone che notò subito la marea di bende bianche legate per tutto il suo corpo.
“C-Ciao Lily.” disse semplicemente mantenendo sempre la testa bassa.
“Io avrei finito, quindi vi lascio soli.” spiegò Wendy alzandosi e sparendo oltre la porta.
Il moro avrebbe voluto trattenerla, non riusciva a stare in quella stanza solo con quei due, si sentiva troppo in colpa. Ma lei era già sparita e aveva richiuso la porta e lui non aveva una scusa plausibile per farla rimanere.
Nella stanza calò il silenzio, nessuno dei tre sapeva come iniziare la conversazione…
Avvertì una mano poggiarglisi sulla sua e sollevò la testa per ritrovarsi il volto di Levy a pochi centimetri dal suo: aveva le lacrime agli occhi e per lui fu come ricevere una pugnalata al cuore.
E dopo giorni passati a rimuginare, a resistere, a sopportare torture e ad impedire che le lacrime uscissero non ce la fece più e scoppiò come un fiume in piena: “Mi dispiace! Mi dispiace! Io non so come sia successo, mi sono svegliato in quella stanza, non capivo come c’ero finito, ma non riuscivo a starci: ero terrorizzato dalla possibilità che tutto quello fosse reale, e poi si è dimostrato tale! Non potevo resistere in quella gilda, non potevo sopportare di rivivere quell’esperienza… di rivivere il modo in cui ti avevo ridotto…” scoppiò in lacrime nascondendo il volto tra le mani, mentre riprendeva fiato.
“… Volevo andarmene da lì! Quel posto era uno schifo e l’ho odiato con tutto me stesso! Ho odiato quel verme di Jose! Ho cercato un modo per tornare a casa e ho chiesto aiuto al vecchio del passato, è stato molto gentile e mi ha pure creduto e ha posticipato l’assalto di ben due giorni! Io non volevo partecipare alla guerra, ma mi aveva detto che non avrei potuto avere altra scelta perché la storia sarebbe cambiata! Poi ho pensato che magari ad Era c’era qualcosa per farmi tornare a casa, sono andato al Consiglio e la vecchietta mi ha aiutato. La vecchietta! Era viva e in salute, ma non mi ha voluto ascoltare… io volevo solo metterla in guardia da Tartaros, ma lei ha cominciato a dire una marea di stronzate sull’alterazione della storia e mi ha imposto il silenzio… io volevo solo aiutarla!”
“Gajeel…” mormorò Levy tornando a carezzargli la mano, mentre lo abbracciava forte e Lily gli poggiava una zampa sulla gamba.
“…P-poi mi ha detto che se non avessi riportato tutto alla normalità e rimesso quel verme al posto mio tutta la storia sarebbe andata a farsi fottere e tutto questo sarebbe sparito! Mi ha detto che a Phantom c’era un libro che poteva aiutarmi. Sono subito andato a recuperarlo, ma mi hanno scoperto e…” tacque nascondendo la testa tra le gambe.
Non aveva mai parlato in quel modo a nessuno, non si era mai lasciato andare a quel modo se non quando era stato certo di morire contro lo Spriggan di Alvarez. Solo con loro era in grado di ingoiare l’orgoglio e parlargli a cuore aperto.
Ma non riusciva a continuare, non riusciva ad aprirsi al punto da dirgli cosa quel verme del suo ex capo gli aveva fatto, si vergognava troppo. Non sopportava di dimostrarsi così debole di fronte a qualcuno nemmeno davanti a loro due.
“Gajeel, se non ce la fai a continuare non preoccuparti.” gli disse Lily, mentre Levy gli stringeva la mano.
Prese un respiro profondo e continuò: “Diciamo che mi sono ridotto così per colpa di Jose… poi sono riuscito a scappare, anche grazie a Ryos.”
“A Rogue?”
“Si, quello del passato.”
“E poi cosa è successo?” chiese la turchina,
“Ho dovuto prendere temporaneamente parte alla guerra, ma me ne sono andato subito e poi sono stato riportato qui. I-Io ho visto delle cose…”
“Che genere di cose?” chiese Lily sorpreso.
“Ho visto quello che è successo qui! Q-Quello che v-vi ha f-fatto… non ditemi come, ma è successo.” disse abbassando la testa.
Levy e Lily si guardarono sgomenti non sapendo cosa dire per cercare di calmarlo, perché non gli piaceva proprio vedere come stesse tremando e come non riuscisse a smettere di piangere: non lo avevano mai visto in quello stato! Dovevano intervenire subito!
“Gajeel.” iniziò Levy, ma l’altro neanche la guardò.
“Gajeel ti prego guardami.”
Facendosi coraggio il moro tirò su la testa e vide un sorriso armonioso dipinto sul volto della compagna: “Non è colpa tua. E’ stata la tua versione passata a fare questo. E io, Lily e il bambino stiamo bene. Non è successo nulla!”
“No, non è vero. Io vi ho fatto del male, di nuovo!”
“Gajeel tu non centri nulla.” disse Lily guardando mesto l’amico.
“Invece sì! Io… io…”
Non riuscì a terminare la frase perché sentì le mani di Levy afferrargli le guance e prima di accorgersene si ritrovò le sue labbra poggiate sulle sue.
Avvertì il suo respiro caldo invadergli la bocca, la morbidezza delle sue labbra poggiate sulle sue e il piacevole calore che gli invase tutto il corpo al provare quella sensazione così piacevole e per giorni desiderata. Gli sembrava come se stesse succedendo per la prima volta, come se non si fossero baciati migliaia di volte.
Non riuscì a resistere e neanche i suoi sensi di colpa bastarono per interrompere quella bellissima dimostrazione d’affetto e a staccarsi da lei.
Fu Levy a separarsi per riprendere fiato, poi lo guardò seria e disse: “Basta con i sensi di colpa! Io ti ho già perdonato da anni e quello non sei più tu! Io e il bambino stiamo bene e quando nascerà lo cresceremo insieme e saremmo tutti felici. Adesso sei un mago di Fairy Tail: non arrenderti, tirati su, sorridi perché non hai nulla di cui rimproverarti. Finalmente sei a casa e siamo tutti contentissimi che tu sia tornato sano e salvo. Adesso andiamo a rimandare indietro la tua versione passata da dove è venuta e dimentichiamoci di questa brutta storia.”
Gajeel la guardò sorpreso, senza sapere cosa rispondere. Eppure, sentì il petto scaldarsi e tutte le paure e le preoccupazioni scomparvero.
“Hai capito Gajeel?” chiese ancora Levy,
“S-Si, ho capito. Grazie.” disse stringendo sia lei sia il gatto che sorrise felice: “Cosa farei senza di voi?”
“Su, adesso ricomponiti.” disse Lily, “Non vorrai mica che gli altri ti vedano così.”
“Che ci provino pure a prendermi in giro, gli spaccherò la testa di botte! Ghi hi hi!”
“Questo è il nostro Gajeel.” dissero Levy e Lily.
Aiutando Levy ad alzarsi Gajeel la rimise sul letto, nonostante stesse bene la maga della Solid Script era ancora debilitata e aveva bisogno di rimanere a letto a riposare.
“Vuoi sentirlo?” gli chiese indicando la pancia.
“Posso?”
“Ovviamente! Non sai quanto gli sei mancato.”
Chinò la testa poggiandola con delicatezza sul pancione della ragazza e avvertì distintamente un battito ritmico e calmo. Era così piacevole, così rilassante: quello era il suono della vita che stava per venire al mondo.
A quel pensiero non poté trattenersi dal sorridere, ma un’improvvisa bottarella lo ridestò dalla contemplazione.
“Ouh!” gemette Levy,
“Che succede?” chiesero allarmati il padre e il felino.
“Niente. Si vede che è figlio tuo, è proprio scatenato!”
“Ghi hi hi! E bravo il mio marmocchio.”
“O marmocchia.” lo corresse il gatto,
“Si.”
“Senti, se vuoi scendere vai pure. Io posso aspettare qui.”
“Sei sicura? Non è necessario che io guardi quel bastardo tornarsene da dove è venuto. Posso rimanere qui.”
“Tranquillo, ti assicuro che sto bene. Tu vai, gli altri saranno preoccupati e vorranno salutarti come si deve.”
“Uffa, quelli sono sempre i soliti impiccioni.”
“Su non fare così. Erano preoccupatissimi al pensiero che non tornassi indietro. E tutti hanno dato il loro supporto per riportarti qui.”
“Beh, allora dovrò ringraziarli. Ho deciso: organizzerò un concerto!” disse iniziando a ridere, mentre sulla testa degli altri due si formavano goccioline.
“Su andiamo.” gli disse Lily,
“Sei sicura di voler rimanere qui da sola?”
“Si, ora vai. Ho un bel libro e la camera è accogliente, staro benissimo.” gli disse lei.
L’altro si abbassò e la baciò sulla fronte prima di andarsene seguito in volo dal suo gatto.
 
“Freed non ha ancora risposto?” chiese Makarov e Lucy scosse la testa.
“Bisognerà che si sbrighi, non possiamo mica lasciare aperto quel coso per sempre.” ragionò Gray sollevando la testa per guardare l’imponente Urlo di Crono.
“Noi abbiamo finito.” disse Mira abbandonando la sua forma satanica, mentre dietro di loro il Gajeel del passato era riverso a terra con la testa sanguinante e gli occhi ruotati indietro.
“Avete esagerato. Adesso anche Gajeel ne subirà gli effetti.” disse il vecchio,
“Scusi Master ma se lo meritava.” rispose la rossa facendo scomparire il martello.
“Quindi è a voi due che devo il ritorno del mal di testa.” disse una voce alle loro spalle e tutti si voltarono vedendo Gajeel scendere le scale seguito da Lily.
Il ragazzo teneva la testa bassa e non sembrava intenzionato a fermarsi, proseguendo con passo magistrale verso la gabbia.
“Ehi aspetta un attimo!”
“Fermo… ti abbiamo già spiegato cosa succede se lo picchi!”
Dissero Macao e Wakaba mettendosi tra lui e la sua controparte passata, ma il ragazzo li ignorò, lì afferrò entrambi per il colletto della camicia e sollevandoli di peso li scagliò contro un muro alle sue spalle mettendoli KO.
“Gajeel!” lo richiamò Makarov,
“So quello che faccio.” fu la secca risposta del mago e l’uomo si zittì ordinando agli altri di non muoversi.
“Sei venuto a spaccarmi la faccia?” chiese l’altro Gajeel esternando un sorriso di sfida, ma lui si chinò sulle ginocchia e continuò a squadrarlo con curiosità.
“Sei proprio un idiota.” disse ad un tratto lasciando spiazzato l’altro uomo.
“Come scusa?” chiese quest’ultimo iniziando ad innervosirsi.
“Te lo ripeto, sei soltanto un piccolo idiota presuntuoso, ma… io sono anche più stupido di te.”
“Ah, finalmente te ne sei accorto!”
“Si, sono proprio un cretino…”
“Di che cavolo parli testaccia arrugginita!” gridò Natsu dando voce ai pensieri di tutti i presenti.
“Io sono un totale idiota: è bastato solo ritrovarmi davanti te perché mi dimenticassi di tutti gli sforzi, di tutta la fatica, di tutte le sfide che ho dovuto affrontare per poter diventare la persona che sono oggi!”
“Che cavolo dici?!” gridò confuso l’altro se.
“Dico che ti ho temuto per troppo tempo! Per troppo tempo hai continuato a tormentarmi, ricordandomi tutto quello che avevo fatto. Sei stato un fantasma del mio passato che non sono mai riuscito a cancellare…”
“E mai ci riuscirai! Io non sparirò, non diventerò mai come te!”
“…ma io sono cresciuto, sono maturato e anche quest’esperienza mi è servita a capire che non avevo bisogno di prenderti a pugni o di massacrarti di botte per poterti cancellare. Perché tu sparirai nell’istante in cui io inizierò ad esistere! Posso solo augurarti che presto tu trovi il modo di vivere la tua vita in maniera felice e serena perché io l’ho fatto e continuerò a farlo. Non tornerai più a infastidirmi, io convivo con i miei errori e così continuerò a fare!”
Sospirò sollevando la testa verso il cielo poi si voltò verso i suoi compagni e li vide tutti in lacrime: “SI PUO’ SAPERE CHE CAVOLO VI PRENDE?!” gridò infastidito.
“E’ CHE NON CI ASPETTAVAMO CHE POTESSI ESSERE COSI’ PROFONDO!” gli urlarono gli altri.
“Già di solito sei un’insensibile scontroso.” disse Droy azzannando un cosciotto di tacchino, “Senza contare che sei un’attacca brighe di prima categoria.” rincarò la dose Jet.
“Volete vedere quanto sono profondi i miei pugni?!” urlò offeso il corvino iniziando ad inseguirli per tutta la gilda sotto le risa degli altri.
“Ti sbagli…”
“Che hai detto?” chiese tornando a concentrarsi sulla sua versione passata.
“HO DETTO CHE TI SBAGLI! IO NON SPARIRO’ MAI! IO SONO PERFETTO COSI’ COME SONO! NON TI LASCERO’ CANCELLARE TUTTO QUELLO CHE SONO ADESSO!”
“Beh, vedi di rassegnarti. Ormai manca poco prima che te ne torni a casa.”
“Sta zitto!”
“Piantala di lamentarti, sono anche gentile e non ti prenderò a pugni nonostante ne abbia tutto il diritto.”
“Va al Diavolo! Altro che gentile sei solo un codardo! Che direbbe nostro padre vedendoti?”
“Direbbe che: ho la solita faccia scontrosa.”
“Eh?”
“Ghi hi hi! Volevo dire: che sarebbe fiero della persona che sono oggi. Rifletti… chi di noi due incarna maggiormente i suoi insegnamenti?”
“Grrr… giuro che un giorno te la farò pagare!”
“Certo certo, guarda che sono mille volte più forte di te e poi…”
“Freed è un grande!” esclamò Lucy mettendo fine al battibecco tra i due, mentre raggiante sventolava un foglietto in aria.
“Quella è l’ultima parte dell’incantesimo?” chiese Elsa.
“Si è proprio questa e Freed è riuscito a decifrarlo. Adesso possiamo rinviare anche lui a casa.”
“Voi non mi invierete da nessuna parte senza il mio permesso!”
“Ok, comincio.” disse la biondina ignorando le lamentele del prigioniero.
Κρόνος, εσύ που κυβερνάς τον χώρο και τον χρόνο. Σας ζητάμε να σβήσετε την ανωμαλία από τη μνήμη όλων των κατοίκων του παρελθόντος. Επαναφορά χρόνου!
(Crono, tu che governi lo spazio e il tempo. Ti chiediamo di cancellare l’anomalia dalla memoria di tutti gli abitanti del passato! Reset temporale!)
Il vortice riprese a ruotare, mentre il vento soffiava e l’Urlo di Crono squarciò nuovamente il cielo.
“Ma che succede?!” gridò il Gajeel del passato, mentre il suo corpo iniziava a scomparire e le particelle di esso venivano aspirate dal portale fin quando non si dissipò completamente.
 
“Che cos’è quella luce Master?” chiese Totomaru osservando un’immensa onda di energia bianca invadere completamente Magnolia ed oscurare il cielo.
“Non lo so, ma non mi piace.”
La massa bianca avvolse tutto il mondo accecando per un istante tutti gli esseri umani, alcuni avvertirono la testa dolergli poi come si taglia una pellicola di un film la loro mente cancellò completamente il ricordo del Gajeel del futuro e tutto anche nel passato tornò normale.
“Whaaaaa! Ma che succedeee!” gridò il Dragon Slayer prima di precipitare sul pavimento della sua sede.
“Gajeel-kun, com’è che sei caduto dal cielo?” chiese Juvia sorpresa.
“E che ne so donna della pioggia.”
“Beh, ora che sei qui è il momento di dare inizio alla fase due della guerra!” tuonò Jose.
“Non vedevo l’ora.”
 
“E anche questa volta ce la siamo cavata.” disse Mira tirando un sospiro di sollievo, mentre aiutava Kinana a pulire per terra.
“Certo Gajeel che hai creato una marea di problemi.” disse Natsu,
“Come se fosse colpa mia!”
“E di chi è mia forse?” chiese Gray.
“Tu che centri ghiacciolo?”
“Concordo, fatti i fatti tuoi!”
E dalle parole si passò a far volare i pugni con tutto il resto della gilda che si unì alla rissa.
Gajeel però fu trascianto via, a sorpresa di tutti da Juvia che afferratolo per un braccio lo tirò da parte.
“Che vuoi Juvia, non vedi che sto facendo a pugni?!”
“Juvia voleva parlarti di quello che ti è successo nel passato.”
“Che intendi?”
“Juvia ha visto cosa ti ha fatto la sua versione passata e… ti prego Gajeel-kun perdonala, Juvia non voleva lo giura! Non riesce a credere di essere arrivata a tanto!”
Un pugno la centrò sulla testa e sollevandosi si ritrovò Gajeel che gli sorrideva, non con quel suo solito ghigno, ma con un vero sorriso.
“Figurati se me la prendo per qualche buco. Anzi sono io che devo ringraziarti per aver salvato Levy.”
“Ah, ma non devi. Juvia lo ha fatto perché Levy è una sua amica.”
“Si, ma io ti devo ringraziare anche per avermi fatto entrare qui dentro. Senza di te la mia vita non sarebbe stata così bella. E devo essere io quello a scusarsi per come ti ho trattata nel passato. Tu sei importante per tutti noi sappilo!” detto questo, senza aspettare una risposta dalla turchina si gettò di nuovo nella battaglia.


Nota d’autore: ed ecco qui il penultimo capitolo di questa storia! Se ci riesco domani pubblicherò l’epilogo.
Devo dire che mi è venuto un po' diverso da come lo avevo pensato, ma ho voluto tirare la parte delle scuse e del riappacificamento con Levy e Lily. Mi è piaciuto, invece, scrivere del contrasto tra i due diversi Gajeel. Quest’esperienza è servita al Gajeel del futuro, finalmente si è liberato di un peso persistente e si sentirà il cuore più leggero d’ora in poi.
Grazie a chi leggerà e recensirà questo capitolo, buona sera a tutti!

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Capitolo 12
*** EPILOGO ***


Il sole stava già calando all’orizzonte e quasi tutti i maghi avevano abbandonato la sede per recarsi alle rispettive abitazioni.
Makarov scivolò sulla poltrona del suo ufficio abbandonandosi ad uno sbuffo: erano stati tre giorni ricchi di tensione e preoccupazioni, ma grazie al cielo la situazione si era risolta, Gajeel era tornato a casa nel suo tempo e la storia, per quel che ne poteva sapere, non aveva subito alterazioni.
Si stirò sollevando un braccio e portandolo dietro la schiena, mentre si abbandonava ad un fragoroso sbadiglio.
Alla sua età certe avventure erano veramente sfiancanti. Quanto avrebbe pagato per avere qualche anno di meno o non dover stare ancorato a quella maledetta sedia perennemente paralizzato.
Si carezzò le ginocchia con le dita delle mani beandosi del piacere della pelle che si struscia contro il tessuto dei calzoni, procurando un piacevole tepore a quella parte del corpo sempre troppo fredda a causa dello scarso movimento.
Gli mancavano molto le lunghe passeggiate fatte nei vicoli della città o solo l’adrenalina della corsa o il semplice movimento ritmico dei passi e delle articolazioni che ad ogni comando imposto dal cervello si piegavano distendendosi e ritirandosi.
Sapeva però, che non avrebbe mai più provato quella piacevole e gioiosa esperienza e sapeva che i suoi arti inferiori sarebbero rimasti immobili e rigidi come statue di marmo, fino alla fine dei suoi giorni.
L’unica consolazione che poteva trovare per scacciare quel pensiero ricadeva nella costatazione che l’infermità lo aveva colpito alla veneranda età di ottantotto anni.
Le sue gambe avevano vissuto molto a lungo e svolto egregiamente il loro compito, sostenendolo sempre nel momento del bisogno. Lui era certo di essersele godute, proprio come si era goduto tutta la sua vita fatta di momenti felici e carichi di allegria, ma anche ricca di rimpianti e ricordi spiacevoli.
Adesso però era vecchio e le gambe non gli sarebbero servite a molto, inoltre le aveva sacrificate volentieri e anche in quel momento, se ce ne fosse stata l’esigenza, lo avrebbe rifatto. Perché nulla valeva più della vita dei suoi ragazzi, dei suoi figli, dei suoi compagni, dei membri della sua famiglia.
Le generazioni cambiano e della mia ne rimangono pochi. Sono felice che i miei ragazzi abbiano ancora così tanto tempo davanti a loro per godersi le gioie della vita.
Tempo.
Una parola che in quei giorni lo aveva portato molto a riflettere: aveva visto come esso fosse mutabile e volubile, come bastasse una minuscola parte dell’insieme messa in modo errato perché tutta la costruzione crollasse su se stessa. Il pensiero di come avessero rischiato di perdere tutto per un semplice scambio di persona gli procurava ancora una certa ansia nonostante il peggio fosse passato.
“Ho fatto bene a far restituire il libro al Consiglio. Non oso immaginare cosa potrebbe succedere se finisse nelle mani sbagliate.” ragionò tra se.
Ma forse la preoccupazione era dovuta a qualcos’altro…
La porta si spalancò d’improvviso facendolo sussultare,
“Scusi Master.” disse la nuova arrivata chiudendosi l’uscio alle spalle: “Non volevo spaventarla.”
“Tranquilla ero solo sovrappensiero.” rispose il vecchietto sorridendo allegro alla vista di una delle sue figlie.
La porta si aprì di nuovo e un’altra persona entrò nella stanza, ma si arrestò di colpo sorpresa dalla vista della prima arrivata: “Oh Elsa. Non sapevo fossi qui. Se avete da fare passo più tardi.”
“No no Mira. In realtà vi ho convocate entrambe.” si affrettò a richiamarla il Master vedendo che stava già imboccando l’uscita.
“Possiamo saperne il motivo?” chiese la rossa, mentre la cameriera si sedeva sulla sedia accanto alla sua.
“Vi ho chiamato perché dovete farmi un favore. Dovete mandare un messaggio alla regina Hisui!”
“Alla regina?! E’ successo qualcosa di grave?” chiese Mira allarmata.
“Non lo so con esattezza, ma ho bisogno che mi controlli una cosa…”
“Ha a che fare con lo scambio dei due Gajeel?” domandò Titania e Makarov tacque ragionando su come spiegare alle due la situazione.
“Io non so bene come sia potuto succedere.” esordì il vecchio, mentre le altre due lo ascoltavano con attenzione: “Ma è innegabile che questo scambio è stato prodotto da una qualche magia temporale. Elsa ho bisogno che tu contatti Gerard e che gli chieda informazioni, se non sbaglio una sua amica utilizzava magie legate al tempo…”
“Si riferisce ad Ultear?”
“Proprio lei! Da quel che ho sentito durante la battaglia contro i draghi ha utilizzato un tipo di incantesimo che le ha sottratto molti anni di vita e che ora vive in una casetta isolata.”
“Si, mi assicurerò di chiederle informazioni.” disse la ragazza.
“Il libro invece che fine ha fatto?” si intromise Mira, “Ho chiesto a Mest di riportarlo alla sede del Consiglio, Jura si occuperà di custodirlo.”
“Bene, adesso sono più tranquilla. Ma perché vuole contattare sua maestà?”
“Come ricorderete durante i Giochi Magici sette draghi varcarono il portale Eclipse e rischiarono di distruggere il regno.”
“Si, ma parliamo di due anni fa e poi che collegamento ci può essere tra il portale e quello che è successo a Gajeel?” domandò l’albina.
“E’ vero, ma se ricordi bene dopo quell’evento due ragazzini misteriosi comparvero proprio dai resti di Eclipse e riuscirono pure a tornare nella loro epoca.”
“Già, chissà chi erano e da quale tempo provenivano? Non riesco a ricordarne il nome, ma dissero di essere venuti alla gilda per cercare i genitori.” ricordò Elsa.
“Sì e tu accusasti Gildars di essere il loro padre illegittimo.” disse Mira scoppiando a ridere: “Che poi se ricordo bene assomigliavano incredibilmente a Levy.”
“Tu dici? A me ricordavano Gajeel, soprattutto il bambino. Riuscì pure ad imparare la tua magia della trasformazione diventando un piccolo drago grigio.” disse Elsa.
“Era un bambino molto talentuoso, spero che stiano bene e che abbiano ritrovato i loro genitori.”
“Si. Comunque, tornando al discorso del portale.” riprese la parola Titania spostando lo sguardo su Makarov: “E’ impossibile che c’entri qualcosa… Zeref è morto un anno fa e da quel che sappiamo tutto quello legato a lui, compresi i libri, è scomparso alla sua dipartita. Eccezion fatta per Natsu che è un caso particolare tutti gli incantesimi e le maledizioni del Mago Nero non esistono più. Eclipse stesso non si può più attivare ed è diventato un misero ammasso di rottami tenuto al centro della capitale come costruzione ornamentale.”
“Quello che dici è giusto e forse le mie sono solo supposizioni che rasentano l’assurdo, ma resta comunque una possibilità…”
“Che possibilità?” chiese la barista sorpresa di vedere il volto del vecchio incupirsi all’improvviso.
“Come ha detto Elsa, Zeref non esiste più e le sue creazioni sono impossibili da utilizzare, ma… questo vale solo per noi.”
“Che significa?”
“Significa che Zeref è morto in questo tempo, ma nel passato è ancora vivo! Se qualcuno proveniente dal passato volesse utilizzare il portale potrebbe farlo, perché la magia di Zeref lì esiste ancora.”
“Ma senza le Chiavi dello Zodiaco e qualcuno che apra il portale dalla nostra parte non è possibile viaggiare nel tempo!” esclamò la rossa.
“E questo ci riporta alla questione dello scambio temporale. Ipotizziamo che qualcuno sia riuscito ad ottenere il libro, ma che non potesse viaggiare nel tempo liberamente poiché in esso non è presente quell’incantesimo. In quel caso gli sarebbe stato necessario il portale.
Sfruttando la grande quantità di magia e la capacità concessagli dal portale in quel caso sarebbe riuscito ad effettuare un incantesimo presente in CRONOLOGIA TEMPORALE…”
“E che razza di incantesimo è?”
“Una magia molto potente che si dice sia stata dettata all’autore dallo stesso Zeref. Lo scrittore del volume lo menziona apertamente alla fine del libro. Io e Mest lo abbiamo notato prima che lo portasse ad Era.
Secondo ciò che scrive l’autore negli ultimi quattrocento anni di attesa Zeref tentò più volte di modificare e migliorare Eclipse e alla fine ci riuscì, ma ormai gli era inutile. Molto probabilmente Natsu e gli altri Dragon Slayer erano già giunti nella nostra epoca, oppure mancava poco tempo prima che accadesse.
Insomma, alla fine del libro viene riportato questo incantesimo che permette l’attraversamento del portale senza doversi affidare agli Spiriti Stellari.”
“Va bene Master, ma io non riesco più a seguirla. Cosa c’entra tutto questo con lo scambio temporale?” domandò Mira la cui espressione era un misto di stupore e confusione.
“Questo incantesimo prevedeva che Zeref fosse ancora in vita in entrambe le epoche! Pensate adesso a cosa potrebbe succedere se si pronunciasse una magia che influenza un tempo dove il suo creatore non esiste più!”
“Lei pensa che da questo sia dipeso lo scambio temporale?!” esclamò l’albina.
“Il tempo è un elemento delicato e alterarlo provoca gravi danni, noi stessi ne siamo stati testimoni. La mia però è solo un’ipotesi, ma non si può mai sapere. Per questo intendo scrivere alla regina perché controlli se il portale ha subito alterazioni.”
“Ma perché proprio Gajeel e non qualcun altro è stato coinvolto?” chiese Mira dubbiosa.
“Non saprei, forse è collegato in qualche modo a questo possibile viaggiatore del tempo.”
“Tutto bene Elsa? Ti vedo pensierosa.” disse il vecchio ridestandola dalle sue riflessioni.
“Eh? Ah, sì. Tutto bene. Stavo pensando a quello che ha detto… se fosse vero e ci fosse un viaggiatore temporale mi chiedo cosa voglia fare e soprattutto…”
“Se sia un alleato o un nemico?!” concluse Makarov, mentre la rossa rispondeva con un cenno affermativo.
 
“Yawn!” sbadigliò la guardia reale, mentre sollevava le braccia e si stiracchiava.
“Sonno?” chiese il collega seduto dall’altro lato.
“Si, non mi aspettavo certo il turno di notte?!” protestò il soldato.
“Già e soprattutto dobbiamo stare svegli tutta la notte a fare la guardia ad un pezzo di antiquariato!” urlò il collega piantando un calcio contro un pezzo di muro, che era una delle poche parti rimaste in piedi del portale Eclipse.
“Ti rendi conto che due anni fa proprio da questo coso sono spuntati fuori sette draghi?”
“IIH! N-Non farmici ripensare. Certe volte ho ancora gli incubi! Se non fosse stato per tutti quei maghi oggi saremmo tutti morti!”
“E’ vero. Sono stati incredibili!”
“Invece, adesso questo coso è solo un monumento che ci ricorda ogni giorno cosa abbiamo rischiato.” disse la guardia piantando un secondo calcio, questa volta contro una delle due ante semi-distrutte.
“E ci rovina le nottate.” rincarò la dose l’altro.
Ad un tratto dal portale si levò una luce bianca che accecò i due e li costrinse ad indietreggiare parandosi gli occhi con le mani.
“Ma che succede?”
“Cos’è questa luce?”
Come era apparsa la luce prese a scomparire lentamente sotto gli sguardi esterrefatti dei due soldati, che solo dopo pochi minuti riuscirono a distinguere di nuovo la costruzione.
Sbarrarono gli occhi e spalancarono la bocca, mentre il sudore gli colava sulle fronti quando scorsero vicino ad una delle porte una mano che spinta via permise al suo proprietario di varcarla.
Davanti ai due increduli omini comparve una figura completamente avvolta da un mantello nero e un cappuccio sulla testa che lasciava intravedere solo la bocca.
“C-Chi sei?” gridò una delle due vedette ma la figura non rispose, si chiuse il portale alle spalle e si incamminò verso di loro.
“ALTO LA’!” urlò la seconda guardia imbracciando la lancia e puntandone la lama contro il nuovo venuto che in tutta risposta non arrestò il passo.
“Ora basta! Identificati o saremo costretti a…” la voce gli morì in gola e la vista gli si fece vitrea.
Provò un tremendo bruciore al collo poi gli sembrò che tutto iniziasse a ruotare intorno a lui, l’ultima cosa che vide fu il cielo stellato sopra di se e poi tutto si annebbiò.
“WAAAAAAAAAHHH!” gridò il suo compagno, sbiancando e spalancando la bocca inorridito, mentre guardava la testa dell’amico staccarsi dal collo e volare in aria prima di riatterrare con un tonfo sul terreno.
Ma non fece in tempo a fare neanche un passo che un freddo pungente lo investì e spalancò la bocca ritrovandosi a pochi centimetri di distanza dal volto la figura incappucciata.
Abbassò lo sguardo e un urlo gli morì in gola: al centro del suo petto, conficcata all’altezza del cuore c’era la mano del misterioso individuo e dal suo busto zampillavano fiumi di sangue.
Riuscì solo a produrre qualche gemito prima di cadere in ginocchio: gli occhi gli ruotarono fin dentro le orbite e cadde morente sul terreno, mentre il suo assassino estraeva con disinvoltura la mano dal suo petto.
Superò i due cadaveri, procedendo sempre con passo lento e nel silenzio della notte scomparve nell’oscurità.


Nota d’autore: FINE! Ecco qui l’epilogo di questa mia storia! E come avevo promesso contiene una sorpresa, perché la storia non finisce veramente qui, ho in mente di scrivere, quando mi sarà possibile, un seguito che spieghi anche la venuta di questo tizio incappucciato.
Per quanto riguarda l’epilogo in se, ho cercato di dare una valida spiegazione del perché sia successa questa cosa a Gajeel, ma ci sono dettagli che approfondirò nel seguito. Per quanto riguarda la parte relativa ai gemelli della Light Novel, che ho voluto citare, ho ripreso tutte le informazioni da Wikipedia, perché qui in Italia è inedita.
Grazie a tutti coloro che sono giunti a questo punto, che hanno letto e recensito la storia e grazie a quelli che la leggeranno in futuro.
Un saluto da striscia_04.

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