La promessa di una sfida

di Aranel95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Il gioco della palla ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Hakama ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Izayoi ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Riflesso ***
Capitolo 6: *** 5. Qualcosa da proteggere pt. 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


L’ambra, grazie al suo tipico colore, sembrava infondere calore e conforto. Tranne quando essa era incastonata negli occhi del principe dei demoni… in quel caso, era in grado di pietrificare e gelare tutti coloro che incrociassero il suo sguardo, persino suo fratello. Già, fratello… quel piccolo esserino mezzosangue, come avrebbe di certo detto il giovane Sesshomaru.

“Va…vattene via!”

“Smettila di piagnucolare, sciocco!”

Inuyasha aveva il terrore dipinto in volto. I suoi occhi di cucciolo erano sbarrati, le orecchie abbassate, la bocca in una smorfia di dolore e paura. Sesshomaru lo fissa, in un misto tra disgusto e pena… già, gli faceva pena quel piccoletto, ormai rimasto solo al mondo. Avrebbe potuto porre fine alle sue sofferenze uccidendolo, così da poter raggiungere quell’insulsa di sua madre Izayoi nell’altro mondo.  Ma che gusto c’era nell’uccidere un avversario che non era nemmeno in grado di difendersi?

“Se vuoi uccidermi, fallo pure!”

“Non sono qui per questo, stupido!”

Improvvisamente, il terrore del piccolo Inuyasha si tramuta in stupore. Sesshomaru, il suo spocchioso, perfetto e gelido fratello maggiore, che gli ha promesso più volte di farlo fuori, oggi aveva deciso di graziarlo. No… non era possibile, sicuramente era stato mandato da sua madre, forse avevano deciso di accoglierlo nella loro famiglia? Di dargli un tetto?

“Non farti illusioni, non sono nemmeno venuto a prenderti…”

Sesshomaru sembrava aver capito i pensieri del fratellastro. Non poteva di certo biasimarlo, ma allo stesso tempo, sua madre non era una donna di gran cuore. Quella stessa mattina, dopo i suoi allenamenti di spada, l’aveva vista parlare con Daisuke, il gran maestro di corte, anche lui uno Inu yokai.

“Inukimi-sama, la principessa Izayoi di Setsuna è trapassata. Il vostro figliastro è rimasto da solo al mondo, che intenzioni avete?”

La gelida e raffinata imperatrice dei demoni cane guardava con aria annoiata Daisuke, fin quando sul suo volto impassibile si era creata un’espressione di fastidio.

“Quel piccolo mezzodemone fa parte della famiglia di mio marito, non della mia. Toga non è più in questo mondo, quindi la cosa non mi riguarda…”

“Ma Inukimi-sama! È soltanto un bambino!”

La donna non voleva saperne, Inuyasha è stato accolto a palazzo insieme a sua madre solo perché Inukimi voleva mantenere fede alle volontà del suo defunto marito. Adesso che anche Izayoi era morta, non aveva più vincoli. Sesshomaru era ben lieto di non avere tra i piedi quella piccola pulce fastidiosa, ma qualcosa dentro di sé gli impediva di fargli del male… per ora. Forse suo padre lo avrebbe fulminato per la sua pessima condotta e maledetto per l’eternità, forse l’etica di non aggredire un nemico indifeso, come lui stesso aveva già pensato… di certo, non era per rispetto nei confronti di quella stupida umana che aveva ammaliato il cuore di suo padre.

“Dimmi che cosa vuoi allora! Tu sei sempre stato cattivo con me, solo perché la mia mamma era diversa da te!”

“Fa silenzio! Ritieniti fortunato se oggi sarai ancora vivo! Anzi, sono venuto a lanciarti una sfida…”

“Una sfida?”

Sesshomaru voleva rimandare la morte del fratello a quando sarebbe stato più grande e più capace, più forte. Prende una pietra affilata che era proprio davanti ai suoi piedi, avvicinandosi a Inuyasha.

“Che… che vuoi fare?!”

“Taci!”

Prende con uno strattone la mano destra del piccolo hanyou, facendo un profondo taglio sul palmo. Il sangue iniziava a fiottare rosso e vivido come la casacca del piccolo demone. Sesshomaru fa lo stesso con la sua mano destra.

“Come principe dei demoni, io, Sesshomaru, ti faccio una promessa con il sangue. Prometto che quando sarai grande, non avrò pietà di te e tu dovrai combattere con tutte le tue forze, se ci tieni alla vita!”

Inuyasha sente pungere, il sangue demoniaco di Sesshomaru gli provoca una leggera reazione, provando dolore. In più, quello sguardo penetrante, crudele e carico di rancore lo faceva sentire ancora di più a disagio. Nonostante fosse piccolo, aveva fegato.

“Con chi credi di avere a che fare?! Anche io sono figlio del Grande Generale Cane! Cercami pure e avrai il benservito, principino spocchioso!”

Inuyasha stringe la mano del fratello maggiore, dimostrando di avere coraggio e valore. Sesshomaru, soddisfatto, lascia la stretta ripulendosi la mano su una foglia.

“Addio, Inuyasha. Quando sarai diventato un uomo, ci batteremo. E vedremo se il lurido sangue umano di tua madre non influenzerà la tua forza demoniaca…” dice storcendo il naso. L’odore di mezzodemone lo infastidiva tremendamente.

“Addio, Sesshomaru…” 

Inuyasha riprende il suo cammino in direzione opposta al fratello. No, lui non sarebbe tornato né al palazzo né al santuario dove sua madre è morta. Nessuno avrebbe voluto un mezzodemone tra i piedi, doveva trovarsi un’altra dimora, doveva imparare a procacciarsi il cibo… doveva diventare forte e prendere a calci, una volta per tutte, quel signorino arrogante e impertinente di Sesshomaru. Non gli importava che fosse un demone completo, per il piccolo hanyou il peggio era già successo: suo padre era morto il giorno stesso della sua nascita e sua madre, a nemmeno trent’anni, si era ammalata gravemente, spegnendosi poi tenendo per mano il suo bambino. 

I monaci del tempio lo avevano allontanato con la forza dal corpo esanime della madre, altrimenti non avrebbero potuto cremarlo. Inuyasha aveva preso a morsi chiunque gli mettesse le mani addosso nel tentativo di cacciarlo… che senso avrebbe avuto tornare da quei maledetti monaci che avevano tentato di placarlo piantandogli un fuda in testa?! Preferiva rimanere nella foresta, in preda ai demoni, ai briganti e ai soldati che passavano di lì.

“Meglio qui che dai monaci o al palazzo di mia madre… meglio qui che con la mia matrigna e Sesshomaru…”




A/N Prima storia a tema Inuyasha! Dopo un'intera estate a tema Winx, ho deciso di spostarmi su un altro fandom che ho sempre amato. Spero la storia vi piaccia, vi auguro una buona lettura!

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Il gioco della palla ***


*Inuyasha POV*

Il tempo per un demone non scorre allo stesso modo che per un essere umano: un anno per un demone equivale ad un giorno; per un essere umano, invece, è tempo che viene meno alla propria vita. I mezzosangue avevano il vantaggio di poter lasciare che il tempo scorra senza intaccarli… era una delle poche cose che faceva sentire Inuyasha parte di uno dei due mondi che lo aveva sempre rifiutato e di cui voleva fare parte. E la sfera dei quattro spiriti avrebbe risolto questo spinoso problema ma, finché c’era Kikyo…

Inuyasha scuote la testa, scendendo dal ramo dell’albero su cui era seduto penzoloni come suo solito. Si incammina verso il fiume, passando nelle vicinanze di un villaggio. A causa della sua doppia natura, non poteva di certo passare tranquillamente dentro i villaggi senza essere perseguitato a colpi di sassi, forconi e spade. Odiava sé stesso, odiava sua madre… o forse no. No, sua madre come unica colpa aveva quella di essere un’umana. Ma nella sua breve vita, aveva dato tutto il suo amore per il suo piccolo hanyou, figlio di quel demone forte, potente ma gentile, di cui si era perdutamente innamorata. Inuyasha era tormentato ogni singolo giorno della sua esistenza da questo fardello e, in più, era perseguitato dal suo fratellastro…

“Sesshomaru…” ringhia piano, stringendo i denti.

Odiava quel principe spocchioso, quello che un giorno sarebbe stato a capo della loro famiglia, di quella famiglia di cui il giovane mezzo demone non faceva parte perché suo padre era morto troppo presto per aiutarlo ad integrarsi. La sua matrigna, Inukimi, era tanto gelida quanto crudele come suo figlio Sesshomaru.

“Quella donnaccia… lo ha concepito tale e quale alle sue viscere.”

I suoi pensieri si inaspriscono, non appena, in lontananza, scorge dei bambini del villaggio giocare a palla. Inuyasha detestava anche quello stupido gioco… oltre a ricordare tutte le cattiverie subite dalla corte di sua madre, non poteva fare a meno di pensare all’odioso principino degli Inu yokai. 


La lunga scalinata, l’aria che si faceva pesante tra le nuvole…Sua madre lo teneva per mano, rimanendo in silenzio mentre veniva scortata da due giovani demoni, anch’essi con i capelli argentei e gli occhi ambrati, come tutta la razza degli Inu yokai. In cima a questa lunga scalinata, c’era il sontuoso trono triclinio su cui sedeva fiera e algida la bella ma paurosa Inukimi. La signora dell’Ovest osservò con sufficienza Izayoi che, in confronto, si sentiva piccola e debole, fragile e indifesa.

“Inukimi-sama…” Izayoi mormorò, facendo un inchino e spingendo Inuyasha a fare lo stesso.

Il piccolo hanyou viene distratto da una palla che rotolava verso di lui. Preso dall’istinto di un bambino, si avvicinò alla palla per giocare ma un piede la blocca. Inuyasha alzò lo sguardo, inclinando la testolina bianca e muovendo le orecchie da cane: davanti a lui, un ragazzino che gli somigliava alla lontana, con due occhi ambra in grado di pietrificare chiunque, lunghi capelli d’argento e una mezzaluna in fronte.

“Sesshomaru, fai gli onori di casa.” lo chiamò Inukimi, dal trono.

Sesshomaru iniziò a fissare il fratellastro per un po’. Fece per dargli la palla e invitarlo a giocare e, nel momento in cui Inuyasha decise di accettare allungando le manine piccine, Sesshomaru ritirò la palla verso di sé.

“Io non gioco con i mezzosangue.”

Inuyasha rimase malissimo di fronte a questo gesto… sua madre gli aveva detto che quel Sesshomaru era il suo fratellastro e che, come fratelli, avrebbero dovuto volersi bene. Ma non fu così… 

Inukimi si aspettava una reazione simile dal figlio, così ordinò ad uno dei suoi servi di portare un’altra palla per il piccolo Inuyasha. Izayoi venne fatta accomodare su di un cuscino accanto al trono e le venne servito il tè, come richiesto dalla grande signora.

“Perdonatemi, Inuyasha è ancora piccolo…”

“Non temete, Izayoi.” rispose con freddezza ma senza cattiveria. “Sesshomaru non ha un carattere facile. Sarà difficile farli andare d’accordo.”

Izayoi annuì guardando poi il figlio: giocava tutto solo, ancora intristito per come Sesshomaru l’aveva trattato. Il principino, intanto si era messo in disparte, giocando addirittura con uno dei figli della servitù. Inuyasha lo guardò: aveva preferito il figlio di un servo solo perché era un demone completo, ma questo il piccolo hanyou lo aveva compreso solo da adulto. 

Quella giornata interminabile agli occhi di Inuyasha, giunse al termine quando sua madre si congedò da Inukimi. Inuyasha salutò in silenzio la donna, poi guardò Sesshomaru.

“Se mi inchino, mi saluti, principe?” chiese con tutta la sua innocenza. 

“Ti considero mio inferiore, quindi devi inchinarti. Se ti saluterò, è un affare che non ti riguarda…”

Inuyasha sospirò abbassando le orecchie e andando via. Nel dirigersi verso le scale, sentì madre e figlio parlare.

“Pensi che a me faccia piacere ricevere una semplice umana al mio cospetto? Prova a comportarti civilmente!”

“Tutto questo è successo per colpa di mio padre e del suo stupido affetto per gli esseri umani!”

Inukimi, senza troppe cerimonie, schiaffeggiò Sesshomaru.

“Non permetterti di alzarmi la voce un’altra volta! E la prossima volta che Izayoi e Inuyasha saranno nostri ospiti, dovrai comportarti come si addice ad una persona del tuo rango, Sesshomaru!”

 

Al ricordo quello schiaffo, Inuyasha ride divertito.

“Te lo meriti, schifoso cagnaccio!” urla non appena si allontana dal villaggio.

Stringendo i pugni, sente però la cicatrice sul palmo della mano fagli male. Quel bastardo gli aveva lasciato un marchio a causa del suo sangue acido. Inuyasha guarda quella cicatrice con fare disgustato.

“Sto ancora aspettando quel giorno…spero che nostro padre ti punisca per tutto quello che hai fatto a me e a mia madre…”

Prosegue verso il villaggio di Kikyo, cercando un modo per poter ottenere la sfera dei quattro spiriti… diventare un demone gli avrebbe permesso di mettere k.o. quel bastardo di suo fratello e di vendicare sua madre.

“So che mia madre piangerebbe se sapesse del mio rifiuto verso il sangue umano, ma…io sono troppo debole ancora! E ho una sfida da portare al termine con quel maledetto!”

Diventare un demone completo lo avrebbe portato anche a farsi accettare da Sesshomaru e, anche se non lo avrebbe mai ammesso, Inuyasha un po’ sperava di essere accettato e di essere considerato un suo pari. Magari, avrebbero potuto combattere insieme, fianco a fianco ma… Sesshomaru non provava alcun sentimento all’infuori dell’odio, dell’invidia e del disprezzo.

“Massì, può anche continuare a rifiutarmi… io sto bene anche da solo!”

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Hakama ***


*Sesshomaru POV*
 

Il silenzio del bosco era l’unico suono in grado di cullare chiunque, anche coloro caduti in un sonno profondo. Sesshomaru sente il vento tra i capelli, una leggera brezza gli scuote il suo mokomoko*. Il rumore delle fronde non lo infastidiva: ciò che lo infastidiva era quello stupido mezzo demone, sigillato all’albero sacro, con una freccia.

“Sei tale e quale a nostro padre… sei caduto a causa di una donna umana.”

Sesshomaru, con disgusto, ha dovuto ammettere che Inuyasha era suo fratello: lui e suo padre erano simili, entrambi innamorati di due umane. Il bellissimo e gelido principe dei demoni passa una mano sulla manica della veste di Inuyasha… magnifica manifattura, quella veste di hinezumi, una perfetta armatura. Peccato che, come Tessaiga, sia stata destinata a quell’inutile mezzosangue. Sesshomaru, preso da uno scatto di ira, era tentato di strapparne un lembo… ma quella sudicia veste, per quanto resistente, gli faceva alquanto schifo e puzzava di mezzo demone. 


Di hakama e yukata, uno ricco come Sesshomaru ne poteva avere quanti ne voleva. Da bambino e ragazzino, era vittima del sarto di corte e di sua madre. Inukimi sceglieva sempre le stoffe migliori per il suo unico figlio, facendo sempre ricamare il mon di famiglia sulle maniche.

“Principe Sesshomaru, vi prego, alzate le braccia…”

Sesshomaru, annoiato, alzò le braccia per la decima volta quel giorno, mentre quel vecchiaccio del sarto prendeva le misure per confezionargli un nuovo hakama, celeste con dei dettagli color porpora. Inukimi sorrise soddisfatta, sperando che un giorno suo figlio sposasse una donna demone raffinata e di classe come lui, o meglio, come lei stessa… 

Durante le prove d’abito, Daisuke annunciò a Inukimi l’arrivo di Izayoi.

“Ah sì, falla passare…”

“Ai vostri ordini, Inukimi-sama…”

Izayoi venne fatta accomodare insieme a Inuyasha nella stanza accanto. Il piccolo hanyou, passando, osservava con attenzione le prove d’abito che il fratello stava facendo, desiderando anche lui un abito nuovo. Inukimi, con una punta di spocchia e cattiveria, parla a Izayoi, dicendole quanto fossero costose e splendide quelle stoffe.

“Ho fatto confezionare un kimono nuovo per me, tre giorni fa… è meraviglioso, in pura seta cinese.”

Izayoi sospirò: da quando i suoi genitori l’avevano ripudiata per le nozze con Toga e dopo essere rimasta vedova, era caduta in miseria, venendo accolta sì dalla corte di suo zio ma lasciata vivere alla stregua della servitù.

“Deve essere meraviglioso, Inukimi-sama…” rispose cercando di non essere sgarbata, mantenendo il suo tono di voce dolce e pacato.

Sesshomaru, finalmente libero dai sarti, si riveste indossando i suoi abiti usuali. Sente due occhietti curiosi sbirciare da dietro il paravento: si voltò trovando Inuyasha a curiosare. Il piccolo mezzodemone, di fatti, era sgattaiolato via dalla stanza in cui sua madre e la matrigna stavano prendendo il tè per andare a vedere cosa stesse facendo Sesshomaru.

“Che hai da guardare?” disse con tono acido.

“I…io? No… niente…”

Sesshomaru capì benissimo che Inuyasha stava fissando i suoi segni color magenta sui polsi, sui fianchi e sulle caviglie. Erano gli stessi segni che aveva in volto; Sesshomaru aveva preso gli stessi colori della madre come la mezzaluna, invece quelli di suo padre erano blu.

“Cosa sono quelli?” chiese Inuyasha “Ti sei fatto male?”

“No, stupido mezzodemone! Questi segni indicano che io sono un demone purosangue. Tu non ce li hai…” dice con aria di sufficienza.

Inuyasha mise il broncio alla risposta acida del fratellastro. Era abituato ad essere chiamato “mezzodemone” da tutti ma Sesshomaru lo infastidiva particolarmente. A sua volta, Sesshomaru si divertiva a punzecchiare quel piccoletto dalle orecchie da cucciolo. Dopo essersi rivestito, lanciò la parte di sopra di uno degli hakama dritto in faccia a Inuyasha, come se fosse uno della sua servitù.

“Oh ma…”

“Non è un regalo. Devi portarlo al sarto di corte. Sbrigati!”

Inuyasha scoppiò in un pianto rabbioso e, preso da un impeto iracondo, iniziò a strappare l’hakama del fratello, dividendolo in due. Sesshomaru si voltò di scatto vedendolo.

“Che accidenti stai facendo?! Sei un vandalo!”

“Te lo meriti! Mi tratti come uno schiavo! Sono stanco delle tue angherie!”

Sesshomaru divenne paonazzo in volto, pronto a tirare fuori i suoi artigli velenosi e a mettere a tacere quel mezzodemone impertinente, una volta per tutte.

“Sei un maledetto! Te la farò pagare per la tua impudenza!”

La mano del giovane principe venne però fermata da Inukimi che, in tempo, aveva afferrato il figlio per il polso mentre Izayoi aveva allontanato Inuyasha.

“Madre! Avete visto cosa ha fatto?!”

Inuyasha detestava Sesshomaru, ancora di più quando quest’ultimo frignava come un bambinetto viziato: tanto forte e spocchioso da solo ma, alla prima occasione, correva dalla mamma a lamentarsi.

“Questo è ciò che succede quando ti comporti male con gli altri.”

Izayoi, mortificata, prova a calmare gli animi.

“Inukimi-sama, vi ripagherò l’hakama di vostro figlio…”

“Lurida umana, la colpa è solo tua!” le urlò in faccia Sesshomaru, staccandosi dalla presa di sua madre e andando via.

Inukimi fulminò con lo sguardo dapprima il figlio e poi il figliastro.

“Piccolo mezzodemone, te lo hanno mai detto che non si strappano i vestiti degli altri?”

Inuyasha abbassò le orecchie, spaventato e mortificato per il duro rimprovero. Sapeva che, tra poco, anche sua madre avrebbe subito una ramanzina da quella donna così gelida e severa.

“Inuyasha, chiedi scusa…” gli mormorò Izayoi.

“Scu…scusi, signora matrigna…”

Inukimi lo scrutò per un po’, senza proferire parola. Poi guardò Izayoi.

“Dovreste insegnare l’educazione a vostro figlio, Izayoi… Ci vediamo la prossima settimana.” concluse Inukimi uscendo dalla stanza. 

 

Sesshomaru sogghigna a quel ricordo. Sua madre aveva dato pan per focaccia sia a lui che a quel lurido mezzosangue. Per quanto fosse il cocco di mamma, Sesshomaru conosceva bene sua madre e i suoi metodi punitivi.

“Madre… avresto dovuto lasciarmi uccidere quest’essere inutile…”

Qualcosa, però, fa rimangiare quelle parole al principe dei demoni. Sesshomaru dà uno sguardo alla sua cicatrice sul palmo della mano destra. Poi prende la mano di Inuyasha, guardando lo stesso segno.

“Se mai ti dovessi svegliare, ricordati che dovrai morire per mano mia…”

Sesshomaru, da un lato, ringrazia tacitamente Kikyo per aver sigillato quella spina nel fianco del suo fratellastro. Dall’altro lato, però, il piacere di fare fuori Inuyasha spettava solo ed esclusivamente a lui.

“Padron Sesshomaru!”

Una vocina sgradevole e gracchiante interrompe i pensieri del demone, il quale si volta vedendo quell’inutile demone lucertola che ormai lo segue da anni.

“Jaken, quante volte ti ho detto di non interrompermi?!” dice, dando un cazzotto in testa al piccolo demone. 

"Per…perdonatemi, padrone!”

Sesshomaru sospira, dando un ultimo sguardo a Inuyasha, sigillato a quell’albero.




*è la coda di Sesshomaru, quella che porta sulla spalla
**è il fregio che portavano le famiglie dei daimyo in Giappone, in epoca feudale.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Izayoi ***


*Sesshomaru POV*

Demoni e umani, in fondo, non erano poi così diversi: tra le due specie, vi era chi viveva per amore e chi per il potere. Sesshomaru era alla costante ricerca del potere, arrivando ad utilizzare qualsiasi mezzo a sua disposizione e uccidendo chiunque lo intralciasse. Anche il suo stesso fratello, sangue del suo sangue.

“Sei dunque vivo, Inuyasha…” mormorò tra i denti ai piedi dell’albero sacro.

Sesshomaru chiude i suoi occhi, sollevando leggermente il naso… sentiva forte non solo l’odore di Inuyasha ma anche quello di Kikyo e, stranamente, di un’altra umana.

“Sempre dietro le donne umane… sei patetico! Patetico come nostro padre che ti ha generato con una stupida umana!”

La sua rabbia era tanta ma non poteva esplodere così, era pur sempre un principe. Scrocchia dunque le nocche delle sue lunghe dita affusolate, cercando di trattenere la sua crudele ira. Ora, però, doveva pensare a trovare la tomba di suo padre e prendere quello che gli spettava: la spada Tessaiga.

“Padron Sesshomaru! Anche qui nei paraggi, nessuna traccia della tomba! Il Nintojo ha fatto nuovamente cilecca!” strilla Jaken.

Sesshomaru non risponde, voltandosi e riprendendo il suo percorso. Cercare la perla nera era praticamente impossibile, ma per il grande demone, nulla lo era.

Lurida umana…

Sesshomaru ha come un’illuminazione: che la perla nera non fosse custodita dallo stesso Inuyasha?! Quale modo migliore per mettere in ginocchio suo fratello se non quello di fargli rivedere la sua inutile madre umana?!

“Izayoi…” 


Il giovane principe aveva notato che suo padre, ultimamente, era strano. Anche se era soltanto un ragazzino, aveva compreso che il grande generale Inu no Taisho era cambiato, era più comprensivo ed era diventato pure più tollerante con gli umani. Sesshomaru sapeva che suo padre era sempre stato “amico” degli esseri umani ma non avrebbe mai immaginato che si sarebbe invaghito per una di essi. 

Il solo fatto che Toga avesse fatto dei patti di protezione e alleanze con i signori feudali umani, aveva disgustato oltremodo il giovane Sesshomaru. All’insaputa di sua madre, aveva deciso di seguire suo padre di nascosto, cercando di camuffare il suo odore e di non farsi beccare da Toga. Sesshomaru era infastidito da tutto ciò che riguardasse Izayoi: la sua bellezza, la sua purezza, i suoi splendidi occhi nocciola, la sua eleganza, la sua intelligenza… era impossibile che un essere tanto inferiore e imperfetto come una donna umana potesse essere così dannatamente perfetta!

“Toga, mio padre non accetterà mai le nostre nozze…”

“Ti ha già promessa a quel Takemaru, è così?”

“Io… Takemaru è un brav’uomo ma io, io lo considero come un fratello, come una persona di cui mi possa fidare ma non provo altri sentimenti per lui…”

Toga e Izayoi si incontravano di nascosto in una piccola capanna abbandonata in mezzo al bosco. Il grande generale cane aveva deciso di prendere in sposa la splendida Izayoi, rimanendo comunque sposato con la sua moglie legittima, Inukimi. Sesshomaru era alquanto stupito di come sua madre abbia accettato senza battere ciglio un simile compromesso ma la risposta gli venne data senza troppi giri di parole…

“Sesshomaru, tu hai idea di quanto viva un essere umano? Poco meno di una cinquantina di anni… tuo padre presto tornerà da noi, una volta che la vita di Izayoi sarà cessata.”

Peccato che, prima di quella lurida umana, sia morto proprio lui, suo padre. E aveva lasciato come suo ultimo ricordo un inutile esserino metà umano e metà demone di nome Inuyasha.

“Izayoi, amore mio… presto sarai mia moglie, che piaccia o meno alla tua famiglia!”

Toga mormorò quelle parole mentre stava spogliando con delicatezza la sua amata. Si era avventato sul suo collo, baciandolo con ardore e desiderio. Izayoi non era da meno e aveva iniziato a insinuare le mani sotto il kimono di Toga, desiderosa anche lei di poter amare il suo demone. Sesshomaru, disgustato, strinse i pugni e fuggì, pensando a quanto schifo proverebbe al solo pensiero di sfiorare una donna umana. 


“Mu-onna…!”

Sesshomaru sobbalza sentendo il gridolino di felicità di Jaken.

“Cosa accidenti hai detto?!”

“Il demone Mu-onna potrebbe prendere le sembianze della madre di Inuyasha e a quel punto…”

“Spero per te che questa scenata funzioni!”

Sesshomaru aborre al pensiero di rivedere Izayoi, anche se si tratta di un demone che ne prende solo le sembianze. Avrebbe detto a Inuyasha di aver riportato in vita la madre con Tenseiga, senza che il suo stupido fratellastro sapesse che già una volta, Izayoi era stata strappata alla morte con l’uso della spada benefica, proprio il giorno in cui lo stesso Inuyasha era nato.  

Una volta trovato il demone u-onna e un’altra creatura demoniaca mostruosa che avrebbe finto di rapire Izayoi, Sesshomaru vola alla ricerca di Inuyasha, seguendo il suo odore… quell’odore…


“Sesshomaru, ti prego!”

“Padre, basta! Avete superato il limite!”

“Sei soltanto un ragazzino viziato, non comprendi nulla!”

“Spero muoiano lei e il suo orrido ibrido!”

Toga mollò un forte ceffone al figlio. Lo guardò con occhi carichi di rancore verso il suo stesso figlio, troppo fiero e troppo impertinente.

“Bada, Sesshomaru! Izayoi è mia moglie e il figlio che porta in grembo è tuo fratello!”

“FRATELLASTRO!”

“Cosa sta succedendo qui?!”

Inukimi si mostrò al marito e al figlio, intenti a discutere. Sesshomaru avrebbe voluto ammazzare suo padre in quel momento e prendere il suo posto ma la presenza di sua madre lo bloccava.

“Allora?”

“Sesshomaru si rifiuta di conoscere Izayoi.”

“Non lo biasimo.”

Toga e Inukimi si fissarono per un bel po’ fino a quando la donna non cedette.

“Tuttavia…” dice guardando suo figlio “Sesshomaru devi farlo.”

“E perché mai?!”

Inukimi fece una smorfia contrariata, guardando di nuovo Toga il quale, la fulminò con lo sguardo e annuì.

“Perché… Izayoi-sama sarà nostra ospite. Quando e quanto vorrà. E così anche suo figlio…”

“Così quello schifoso ibrido sarà il proprietario di Tessaiga…”

“Ne abbiamo già parlato, Sesshomaru…”

“Una spada forgiata per chi ha qualcosa da proteggere! Che stupidaggine assurda, padre! Le spade servono a uccidere!”

“Non capisci niente e mai lo capirai! Spero un giorno tu ti innamori di un’umana, così comprenderai cosa voglia dire proteggere e amare!”

Toga sembrava quasi abbia lanciato una maledizione su suo figlio. Ma Sesshomaru non credeva a queste sciocchezze. Lui avrebbe odiato per sempre gli esseri umani, così fragili e inutili… 


“Padron Sesshomaru!”

Senza proferire parola, Sesshomaru pianta un pugno in testa a Jaken.

“Sei fastidioso.”

“Volevo dirvi che siamo quasi arrivati…”

“Lo so, stupido. Sento l’odore di Inuyasha e… dell’altra umana.”

“Ma Kikyo è morta cinquant’anni fa!”

“Non è Kikyo.”



A/N Salve a tutti!
Come vedete, sto aggiornando spesso perché purtroppo il tempo è tiranno con me. La storia non sarà molto lunga ma vorrei cercare di aggiornarla più volte per evitare di lasciarla in sospeso!
Vi ringrazio per le letture e spero di leggere le vostre opinioni al più presto! Grazie ancora <3

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Riflesso ***


*Sesshomaru POV* 

Il suo olfatto non lo aveva tradito: Inuyasha era in compagnia di un’altra umana, un’altra sorta di sacerdotessa. E somigliava molto alla defunta Kikyo. Per Sesshomaru era solo una conferma: Inuyasha era fragile come la sua umana madre! E l’aver sfruttato le capacità di Mu-onna di prendere l’aspetto di madri affrante è stata una mossa azzeccata. Era caduto nella sua trappola come un idiota e non gli è stato affatto difficile prendergli la perla nera per accedere al confine con l’aldilà. Sul volto di Sesshomaru si dipinge un ghigno crudele: fare leva sulle debolezze altrui era la sua specialità, soprattutto quando si trattava del suo odiato fratellastro.

“Ora sei abbastanza grande per difenderti da solo, lo sai… la promessa…” sussurra il principe dei demoni.

Inuyasha era troppo adirato per quello che Sesshomaru aveva fatto, troppo adirato per ricordarsi di una stupida promessa fatta quando lui era un bambino e suo fratello un ragazzino. Sesshomaru aveva toccato una corda profonda del suo animo, sicuramente Inuyasha avrebbe avuto uno scatto violento e allora… forse sì… forse sarebbe stato il momento della resa dei conti. Ma alla mente del giovane principe, ritornano sempre le parole di sua madre che, nonostante fosse una fredda calcolatrice, sembrava seguire un codice, un’etica.


"Vedi di comportarti come si deve, Sesshomaru". Inukimi ammonì il figlio mentre era intenta a farsi acconciare i capelli da una servitrice. Guardò il suo regale e splendido aspetto attraverso lo specchio, che rifletteva anche l'immagine di Sesshomaru, intento ad allacciare l'obi attorno al suo yukata.

"Per quanto ancora dovremo ricevere quel bastardo e la sua inutile madre umana?"

"Finché lei sarà in vita, Sesshomaru… tuo padre non me lo perdonerebbe."

"Gli hai permesso di sposare una donna umana e tu ti preoccupi di questo?!"

Inukimi fece cenno alla servitrice di fermarsi e di uscire dalla stanza. Si alzò in direzione del figlio, guardando il suo riflesso e quello di suo figlio nello specchio grande.

"Vedi, figlio mio, la grandezza di una sovrana si vede anche in questo: io non mi sento di certo inferiore a lei, accogliendola nella mia dimora. È lei che deve sentirsi un gradino al di sotto di me, è lei che deve chinare la testa. Io sono la sua signora."

"Ma tu le porti rispetto…"

"Naturalmente."

Inukimi voleva far comprendere al figlio che trattare male i deboli è un segno di debolezza stessa… non aveva senso annichilire ulteriormente un essere già inferiore di per sé, o meglio, non aveva senso farlo palesemente come Sesshomaru stesso desiderava fare, deridendoli e umiliandoli. Ma Sesshomaru dovette aspettare un po' prima di comprendere. 


Storce il naso in una smorfia: perché avere rispetto di questi esseri inferiori? Essere già deboli non giustifica il fatto di essere resi ulteriormente infimi e minuscoli. Inuyasha, per lui, era la vergogna della razza degli Inu yokai: un sangue misto, fetido al suo olfatto, nato da un amore contro natura che suo padre aveva provato per una misera umana. Forse Sesshomaru poteva anche tollerare gli umani in quanto esseri completi nella loro debolezza, ma i mezzosangue no…
Questi pensieri finalmente finiscono di martellare la mente di Sesshomaru nel momento in cui riesce a prendere la perla nera e aprire il varco verso il confine dell’aldilà, in cui era sepolto suo padre. Non voleva, però, che Inuyasha mettesse piede in quel posto… in fondo, era il padre che non aveva mai conosciuto, di cui non sapeva niente, di cui non conosceva le grandi gesta, le sue battaglie… Inuyasha di suo padre Toga non sapeva niente!

“Mi dispiace padre, ma avete voluto voi che io portassi quell’essere irrispettoso di vostro figlio in questo luogo!” 


*Inuyasha POV*

Si aspettava di tutto da quell'infame di Sesshomaru tranne questo: sua madre. Quel bastardo aveva riaperto una ferita nel cuore del giovane mezzo demone che non aveva mai smesso di sanguinare. E il tutto per cosa? Per una spada, per un'eredità di un padre che Inuyasha non aveva mai conosciuto… 

Il povero Inuyasha non sapeva nemmeno di celare in sé la perla nera, il portale che lo avrebbe condotto al confine tra questo e l'altro mondo, luogo in cui era custodita Tessaiga. Ma a quale prezzo?! Sesshomaru si era servito di un demone che prendeva le sembianze delle donne addolorate per i figli… Izayoi era addolorata per suo figlio, per il suo piccolo Inuyasha, lasciato solo al mondo perché lei era morta troppo presto. Umana, era solo una fragile umana! Solo una fragile umana, così come Kagome…

"Resta qui, è pericoloso!"

"No, verrò con te!"

Inuyasha a volte non riusciva a sopportare l'insistenza di Kagome, ma non poteva fare a meno di esserne attratto: che si sbagliasse sulla fragilità degli esseri umani? 

Per lui, era fragile uno come Sesshomaru che doveva servirsi di mezzucci infami per riuscire ad ottenere quello che voleva, come la sua stessa natura di principino viziato e capriccioso gli dettava. E Inuyasha sapeva che sua madre era un punto debole, sapeva che il suo fratellastro era avvezzo a maltrattare Izayoi.


Quella calda mattina d'estate era un ricordo doloroso per Inuyasha. Tutto questo perché suo fratello fremeva dalla voglia di fare loro del male… e soprattutto, era protetto. Izayoi passò tutta la sera a specchiarsi: il suo bellissimo viso, deturpato. Ma ciò che l'addolorava di più era sapere che Inuyasha aveva assistito a quella scena. Sesshomaru era esploso in un attacco di ira quando ha scoperto che Izayoi, in un primo momento, era stata destinata a lui, perché suo padre aveva questo amore morboso per gli umani! 

Quel cagnaccio l'aveva aggredita con i suoi artigli, definendola con i peggiori epiteti. Inukimi aveva provato a placare il maledetto, ma ogni figlio è il tesoro della propria mamma… solo un richiamo, nulla di più. E Inuyasha non lo tollerava! E se fosse stato lui al suo posto? Se fosse stato Inuyasha ad aggredire Inukimi e a passarla liscia?

“Mamma ti fa molto male?”

“No… no, piccino mio… adesso passerà…”

Izayoi, con grande fatica, era riuscita a preparare un impacco per curare i graffi sul suo volto. Le bruciava molto, l’acido degli artigli di Sesshomaru potevano scioglierle metà del suo bellissimo volto. Per fortuna, il maledetto era stato “delicato”.

“Cosa voleva dire la signora matrigna quando ha detto che Sesshomaru doveva essere il tuo signore?”

Izayoi si fermò per un attimo, guardando il volto innocente del suo bambino. No, non voleva che Inuyasha sapesse che Sesshomaru sarebbe dovuto essere il suo promesso sposo. Toga, inizialmente, per Izayoi provava un grande affetto ma nulla di più. Voleva però che il legame tra umani e demoni si rafforzasse e per questo aveva pensato di darla in sposa al figlio. Ma tra la reazione disumana di Sesshomaru e il “no” categorico di Inukimi, Toga aveva rinunciato nell’intento. E si era innamorato… Izayoi ringraziava tutti i kami che le cose fossero andate così e che fosse nato Inuyasha.

“Mammina…”

Il piccolo hanyou abbracciò la madre che non esitò un istante nel stringerlo a sé.

“Inuyasha…”


“Inuyasha…!”

La voce di Kagome lo aveva ridestato una volta giunti sul luogo. Prontamente, atterrano su di un demone uccello del quale rimanevano solo le ossa ma era ancora in grado di volare. Maestoso, si ergeva la carcassa del Grande Generale Cane, nella sua forma demoniaca e con indosso la sua armatura. Inuyasha prova un fremito in quel preciso istante, vedendo per la prima volta suo padre. Ma, in fondo al suo cuore, non era così che avrebbe voluto vederlo.

“Padre…”

In quel momento, vengono però attaccati da Sesshomaru e portati all’interno della tomba. Per un istante, i due fratelli si scambiano uno sguardo di sfida, di odio, di rancore. In quello stesso istante, le mani destre di entrambi pizzicano, pulsano, bruciano… 

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Capitolo 6
*** 5. Qualcosa da proteggere pt. 1 ***


*Sesshomaru POV*
 

Arrivato per primo, Sesshomaru non esita un istante a brandire la magnifica Tessaiga, la spada che può distruggere cento demoni in un solo colpo, una spada forgiata proprio da una delle zanne di suo padre. Un ghigno di soddisfazione si dipinge sul suo volto: adesso, era diventato abbastanza potente da superare suo padre e prenderne il posto… sì, adesso era lui il nuovo signore dell’Ovest. 

Ma Tessaiga non era d’accordo. Tessaiga non poteva essere brandita da Sesshomaru, non voleva… Sesshomaru sente bruciare la sua mano destra, ancora di più su quella piccola cicatrice. Tessaiga aveva una barriera che la proteggeva e che si sarebbe dissolta solo se brandita dal suo degno padrone. Sesshomaru non era degno.

“Pa…padron Sesshomaru!”

Quell’insopportabile di Jaken è andato nel panico più totale ma Sesshomaru era calmo come sempre.

“Mio padre è stato molto prudente, è protetta da un incantesimo…”

Più che cauto, in realtà, Toga conosceva bene suo figlio Sesshomaru e conosceva bene la sua natura. 


“Per oggi basta così!”

“Sì, padre…”

Sesshomaru ripose la sua spada, una vecchia lama che un tempo era di suo padre, nel suo fodero. Nonostante la giovanissima età, il principe dei demoni doveva essere in grado di combattere già da piccolo. In più, era come affascinato dalle spade di suo padre, Sounga e Tessaiga, le più pericolose e potenti…

“Padre?”

Toga si voltò verso il figlio mentre era intento a cambiarsi d’abito, Inukimi non amava molto il fatto che padre e figlio cenassero con i loro hakama da allenamento, sporchi di terra e polvere.

“Dimmi, Sesshomaru.”

Il giovane demone iniziò a cambiarsi anche lui, prima di rispondere al padre.

“Tessaiga… perché non posso toccarla?”

Toga sospirò. Quella spada l’aveva forgiata con lo scopo preciso di proteggere la sua Izayoi, una spada che era nata per proteggere qualcuno di caro. Il grande demone guardò il figlio dritto negli occhi, ambra e ambra si incrociarono…

“Sesshomaru, io ti porrò sempre la stessa domanda in merito a ciò… hai qualcosa da proteggere?”

“Padre, mi innervosite ogni volta con questa stupida domanda!”

“Tu pensi solo alla ricerca spasmodica del potere e non ti rendi nemmeno conto di quello che ti circonda…”

“E cosa mi circonda? Il tuo amore ingiustificato per gli umani?!”

Toga si alzò, schiaffeggiando il figlio. Sesshomaru doveva pur sempre portare rispetto ai suoi genitori, anche se era un principe, anche se era il figlio prediletto.

“Finché tu non capirai cosa voglia dire proteggere e amare, non comprenderai mai il vero potere, non comprenderai mai quale sia il valore delle cose!”

Sesshomaru portò una mano sul labbro spaccato a sangue a causa dello schiaffo di suo padre. Il suo essere così incapace di nutrire sentimenti diversi dall’odio e dalla sete di potere, avevano spinto suo padre a lasciargli in eredità Tenseiga, la spada che con un solo colpo restituisce cento vite, una spada che non può ferire, che può essere usata per comprendere la pietà, la compassione, l’amore…


“Sesshomaru!!”

Il principe si volta vedendo Inuyasha dentro la tomba del padre. Si era portato dietro quell’umana dai strani vestiti… Che sciocco.

“Il nostro duello non è ancora finito!”

“Siamo nella tomba di nostro padre, dovresti essere più rispettoso!”

“Non essere ridicolo, sei tu che stai profanando la sua tomba!”

Come osava quell’ignobile mezzodemone alzargli la voce e parlargli di rispetto?! Lui che mai aveva conosciuto suo padre…


“Dunque è nato…”

“A quanto pare…”

Inukimi fumava la sua pipa con nonchalance, senza sembrare sconvolta dalla morte del marito e dalla nascita del figlio avuto con l’umana. Sesshomaru era seduto al suo fianco, sfogliando un emaki contenente una mappa, ma la sua mente correva al pensiero di suo padre, morto a causa di una comune mortale.

“Boing… boing! Inukimi-sama!”

La demonessa sentì un pizzico al collo e in quel preciso punto, si diede un colpo, schiacciando il vecchio Miyoga, il demone pulce servo di suo marito.

“Che fastidioso che sei…”

“Mi dispiace, mia signora! Comunque, volevo dirvi che io, Totosai e Saya abbiamo proceduto alla sepoltura del padrone!”

“Bene, avete fatto quanto richiesto?”

“Naturalmente!”

Miyoga rimase sconvolto nel vedere la scioltezza e tranquillità di Inukimi davanti a quella notizia. Al contrario, la povera Izayoi, fuggita dal castello in fiamme, non appena seppe della morte del suo grande e unico amore, scoppiò in lacrime. Sesshomaru, invece, si alterò.

“Di’ a Totosai che si trovi un nuovo nascondiglio se non vuole morire!”
Il giovane demone era alterato per la codardia e la sfacciataggine con la quale Totosai gli aveva smollato la spada Tenseiga proprio ai piedi di Bokuseno!

“Ahh! Signorino Sesshomaru!”

Miyoga si nascose nel mokomoko di Inukimi la quale, prontamente, lo scaccia.

“Calmati, figlio mio. In quanto a te, Miyoga…”

“Ditemi…” chiese impaurito.

“Sei congedato. Se vuoi continuare a servire mio marito, sei libero di farlo ma ti pregherei di non mettere più piede qui. Tu hai favorito questa relazione tra Toga e Izayoi e, per onestà, dovresti servire lei e il suo… bambino.” disse con aria disgustata.

“Mia signora…” prima che Miyoga potesse continuare, Inukimi riprende a parlare.

“Tuttavia, ti concedo di avvisarmi per stabilire gli incontri tra me e la donna. Toga ha lasciato scritto e detto che io debba accogliere Izayoi e Inuyasha fin quando l’umana sarà in vita. Ma solo questo!”


Sesshomaru, in quel momento, ricordò perché quel codardo di Miyoga era sempre appresso a Inuyasha, soprattutto quando lo sentì parlargli di Tessaiga. Ma non avrebbe permesso a quel mezzo demone di fare tesoro di quella spada così potente e magnifica! 

 

*Inuyasha POV*

 

Tutto qui? Tutto questo marasma per una vecchia spada arrugginita? Inuyasha non sapeva se ridere per l’assurdità o se maledire padre e fratello per tutto quello scompiglio creato. Sesshomaru aveva tanta foga per una lama tutta scheggiata, piena di ruggine e con l’elsa come unica parte intatta.

“A me sembra una normalissima spada, e per giunta arrugginita!”

Inuyasha non aveva torto, l’aspetto ingannava chiunque! Miyoga invita il giovane a estrarla, sbeffeggiando Sesshomaru, che era stato incapace di farlo. Ma a quanto pare… anche Inuyasha non era riuscito! Eppure, a detta di Miyoga, quella spada apparteneva solo ad Inuyasha… ma cosa c’era di sbagliato?! Perché?! La barriera non lo aveva respinto, tra l’altro. E Sesshomaru voleva sfruttare ciò per rubargliela.

Il principe dei demoni si era dunque accanito con tutto sé stesso verso il fratello e la povera Kagome che, impegnata a scacciare quell’odioso esserino di Jaken, aveva provato a proteggere Tessaiga dalle bramose grinfie di Sesshomaru. Ma la cosa più sconvolgente è che Kagome era riuscita a estrarre Tessaiga…


“Inuyasha! Inuyasha torna qui!”

Izayoi era disperata, non riusciva a trovare suo figlio né all’interno né all’esterno del palazzo. Iniziò a correre vedendo il figlio, come al solito, solo a piangere seduto sotto l’albero che si trovava nel grandissimo giardino, vicino al ruscello.

“Quei pusillanime! Me la pagheranno per tutti gli insulti che…” Izayoi era incapace di arrabbiarsi sul serio ma non poteva non farlo quando prendevano di mira il suo bambino.

“Mammina… se papà fosse ancora vivo, pensi ci avrebbe protetti?” Inuyasha la guardò con i suoi occhi innocenti da bambino.

“Ma certo, piccolo mio! Tuo padre era molto forte e…” non riusciva a parlare. Si fece però forza e guardò nuovamente il suo bambino. “... e noi due oggi stiamo bene perché lui ci ha protetti.”

“Perché Sesshomaru non è gentile come papà? Eppure sono due demoni…” disse Inuyasha accovacciandosi sulla riva del ruscello e disegnando dei cerchi nell’acqua con un dito piccino.

“Sesshomaru è stato cresciuto da sua madre, lei disprezza gli umani. Ma tuo padre no, no… lui… lui aveva forgiato una spada per me, sai?!"

Le orecchie da cane di Inuyasha si drizzarono e i suoi occhi tristi si illuminarono improvvisamente.

“Davvero?? E tu l’hai mai usata?”

Izayoi rise dolcemente carezzandogli la testa.

“Ma no, piccino. La usava lui, per proteggermi. Era una spada graaaande come una sua zanna!” disse allargando le braccia.

“Oooh e dov’è adesso?”

“La custodisce l’anziano Miyoga, credo… Però non ricordo il nome di questa spada. So soltanto che mi disse che, se avessi avuto un maschietto forte come lui, gli avrebbe lasciato in eredità questa spada che solo chi ha sangue umano può toccarla”.

“E io…” Inuyasha si indicò guardando Izayoi che annuì.

“Chissà, un giorno incontrerai una bella ragazza di cui ti innamorerai e dovrai proteggerla come ha fatto tuo padre con me…”

“Quindi tu l’hai toccata?”

“Sì, anche se mai mi faceva avvicinare alle sue spade. Capitò una volta, venimmo attaccati da un demone nel bosco e tuo padre, per una distrazione venne disarmato. La sua spada cadde e io la raccolsi! Di solito, le sue spade erano protette da una barriera in modo che nessuno che lui non autorizzasse poteva prenderle…”


Inuyasha ricordò che anche sua madre fu in grado di sfiorare Tessaiga. E solo nel momento in cui Inuyasha doveva proteggere Kagome da Sesshomaru che aveva assunto la sua forma demoniaca, Tessaiga avrebbe mostrato il suo vero potere!

 

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