Luce e ombra, tra presente e passato

di Red Saintia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi obbiettivi ***
Capitolo 2: *** Sono qui per te ***
Capitolo 3: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 4: *** Tutto da rifare ***
Capitolo 5: *** Siamo l'ombra di ciò che eravamo ***
Capitolo 6: *** Scelte e conseguenze ***
Capitolo 7: *** La forza della determinazione ***
Capitolo 8: *** La perfetta fusione di luce e ombra ***
Capitolo 9: *** Arrivederci... sotto un cielo a stelle e strisce ***
Capitolo 10: *** Capitolo extra: Come ai vecchi tempi ***



Capitolo 1
*** Nuovi obbiettivi ***


                                                   

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Piccola nota introduttiva:
Per coloro che non conoscessero l'anime/manga di Kuroko no Basket sappiate che inserirò delle immagini o fan art all'inizio di ogni capitolo, in modo che possiate associare un volto ai vari personaggi che compariranno sulla scena. Grazie e buona lettura.



Aveva il respiro accelerato, il sudore che gli imperlava la fronte e il cuore che batteva come un tamburo nel petto. Si fermò qualche istante per riprendere fiato mentre guardava il suo avversario che gli sorrideva.

"Devi migliorare la tua resistenza Tetsu se vuoi stare al passo con me." era inarrestabile, non riusciva a stare fermo per più di un minuto, ma andava bene così, purché nel suo sguardo avesse continuato a vedere quella scintilla che credeva ormai persa per sempre.

Kuroko tamponò il sudore dalla fronte con la propria maglia approfittando dell'attimo esatto in cui Aomine si era distratto per rubargli la palla. Fu rapido e veloce, invisibile come suo solito, e con un tiro pulito e leggero centrò il canestro.

"Sì!" esultò a denti stretti per essere riuscito in un'impresa più unica che rara, mettere in difficoltà l'asso della Too, Aomine Daiki.

"Ah... vedo che hai tirato fuori la grinta? Ma non credere che te lo lascerò rifare sia chiaro."

E su quello non aveva dubbi. Se c'era qualcosa che Aomine adorava erano le sfide. Lui viveva e giocava a basket esclusivamente per provare emozioni e mettersi alla prova. E adesso che aveva ritrovato quelle sensazioni che credeva perse sapeva che non le avrebbe più lasciate.

Trascorsero l'intero pomeriggio al campo di street basket, fino a quando entrambi stremati, si sdraiarono a terra. 
Aomine si soffermò a guardare il cielo che rifletteva lo stesso blu intenso dei suoi occhi. Poi si voltò verso l'ex compagno di squadra trovandolo perso nei propri pensieri.

"Ehi Tetsu? Oggi è stato come ai vecchi tempi è?"

Solo allora Kuroko si voltò ricambiando il suo sguardo. "Più o meno lo è stato." rispose

"Che significa più o meno?"

"Che per quanto io possa allenarmi tu rimani sempre un passo avanti a me Aomine-kun."

"Sciocchezze... non dovresti sottovalutarti, mai. Soprattutto di fronte ad un tuo avversario."

"Ma io ho detto la verità?" e il suo modo del tutto schietto di affermarlo fecero sentire Aomine in difetto, anche se non lo era.

"Ma dico... non cambi davvero mai Tetsu? Devi sempre dire tutto quello che ti passa per la testa?"

"Direi di sì, altrimenti non sarei me stesso." rispose, lasciando il suo interlocutore senza parole.

Ma d'altronde non era la prima volta che succedeva e questo Daiki lo sapeva bene, perché un tempo lui e Kuroko erano stati la luce e l'ombra perfetta, l'uno dell'altro.

"Comunque sia resta il fatto che ho vinto io quindi mi devi almeno una bibita dissetante." si alzò gettandogli addosso l'asciugamano preso dal suo borsone.

"Ti va bene un frullato alla vaniglia?"

Aomine lo guardò perplesso non capendo se lo stesse prendendo in giro o meno. "Stai scherzando spero?" cominciò a sbraitare com'era solito fare davanti a certe uscite di Tetsuya.

Lui scrollò le spalle senza rispondere e Aomine rassegnato si tenne la testa in segno di resa.

 

Tetsuya Kuroko adorava il frullato alla vaniglia, in pratica era l'unica cosa che consumava abitualmente a parte le bevande energetiche durante gli allenamenti e le partite. 
Erano seduti allo stesso tavolo, l'uno di fronte all'altro. Kuroko composto nel suo angolo, concentrato sulla sua bibita, mentre Aomine era praticamente spiaggiato dal lato opposto intento a giocherellare con una cannuccia tra i denti.

"Sul serio ti piace questa roba?"

"Direi di sì, molto."

"E da quando?"

"Da sempre. Anche quando stavamo alle medie e uscivamo insieme io prendevo sempre un frullato alla vaniglia."

Aomine sospirò un po' infastidito, ricordando le tante cose che si era perso per strada nell'ultimo periodo trascorso alla scuola Teiko. Rimase ad osservare Kuroko in silenzio chiedendosi quanto di lui credeva di conoscere e quanto invece gli era del tutto ignoto. E in fondo sapeva che quello che sentiva dentro era un rimpianto che non sarebbe mai riuscito a colmare.

"Allora... vi state preparando per l'Interhigh? Dovresti saperlo che il Seirin, dopo la vittoria alla Winter Cup, avrà tutti gli occhi puntati addosso? E nessuno di noi vorrà rendervi le cose facili."

Tetsuya terminò con calma di bere il suo frullato puntando lo sguardo dritto in quello di Daiki. Poteva vederla, quella scintilla che animava i suoi occhi così taglienti e penetranti da metterti in soggezione. Sembrava un leone che si stava preparando per una grande caccia. Ma lui sapeva che adesso l'istinto selvaggio che animava il suo gioco era stato mitigato da nuove consapevolezze. Ed era stato lui a dargliele, lui, insieme a... Kagami.

Ecco, ci era ricaduto di nuovo. Era stato tutto troppo perfetto perché potesse durare. Quel pomeriggio in compagnia di Aomine era stato come tornare a respirare dopo un lungo periodo di forzata apnea. I suoi compagni di squadra erano stati semplicemente grandiosi, coinvolgendolo a pieno ritmo in tutto ciò che facevano. Loro sapevano che la partenza di Kagami aveva creato un vuoto che difficilmente si sarebbe colmato in breve tempo. 
Taiga Kagami... la luce che risplendeva fulgida all'ombra di Kuroko. Un incontro che aveva segnato il percorso di entrambi rendendoli migliori, fin quasi a renderli l'uno l'estensione dell'altro. Un talento innato quello di Taiga, cresciuto tra le assolate strade di New York e portato con sé fino a Tokyo. Kagami e Kuroko, la luce e l'ombra del Seirin, che avevano portato alla vittoria sfatando tutte le previsioni che li volevano sconfitti in partenza. La vittoria di una squadra emergente come la loro portò inevitabilmente l'attenzione di tutti su Taiga. Non ci volle poi molto prima che la patria indiscussa del basket richiamasse a sé un prodigio simile proponendogli addirittura un provino nell'NBA. Praticamente il sogno che qualsiasi cestista avrebbe voluto realizzare.

Kagami partì dopo l'ultima partita disputata con i ragazzi della Generazione dei Miracoli* e da allora l'unico modo che avevano per vedersi e comunicare era attraverso una web cam.


"Ehi? Sei ancora presente o la tua testa sta viaggiando altrove?" le parole di Daiki lo ridestarono dai suoi pensieri. Kuroko chiuse gli occhi per un attimo tirando un lungo sospiro.

"Ci sono tranquillo. E comunque lo sai che il Seirin darà il massimo, come abbiamo sempre fatto. Non ci siamo risparmiati in questo periodo, la squadra è in ottima forma." sperò di aver dissipato la curiosità e le domande di Aomine, ma fu subito chiaro che lui non voleva ancora concludere il discorso.

"Stavolta sarà diverso Tetsu..." lui sapeva a cosa stava alludendo e sperò sinceramente che non aprisse quel discorso "... in questo torneo Kagami non ci sarà, e tu sai quanto fosse importante la sua presenza in campo." 
Sì, lo sapeva bene, più di chiunque altro. E ricordarlo gli provocò un senso di vertigine che credeva ormai di aver superato, ma evidentemente così non era. "Riuscirai a cavartela senza la tua luce? Perché io non ho intenzione di andarci piano con voi."

Kuroko sentì come se qualcuno gli stesse stringendo la gola. Sostenere lo sguardo di Aomine era tremendamente difficile. 
"Andremo alla grande, ti daremo filo da torcere vedrai." sperò di essere stato convincente, anche se a lui sembrò solo di essere un ragazzino che tentava di non farsi azzannare da una belva feroce.

"Adesso sarà meglio che io rientri. Grazie per l'allenamento Aomine kun, ci vediamo in giro."

Daiki lo vide riprendere le sue cose in tutta fretta per poi allontanarsi come se stesse scappando da un pericoloso nemico. "Ehi Tetsu!" lo chiamò facendolo voltare appena "Salutami Kagami quando lo senti, ok?"

Kuroko gli regalò un tenue sorriso annuendo con la testa e scomparendo dalla sua vista subito dopo.

Aomine si ritrovò a rigirarsi tra le mani il bicchiere di carta vuoto del frullato di Tetsuya "Tse... che razza di gusti." pensò tra sé, e per un breve attimo ebbe la certezza che quel riferimento non fosse indirizzato solo a quel frullato.

Qualche minuto dopo anche lui si alzò lasciando il pub per tornare a casa.

 

                                                                                                          *****

L'Interhigh, il campionato estivo che selezionava le migliori squadre di ogni prefettura, sarebbe iniziato a breve e la pressione cominciava a farsi sentire addosso. Alla loro prima partecipazione il Seirin era stato eliminato, stavolta però era diverso. La vittoria della Winter Cup aveva dato nuovo vigore alla squadra che nel tempo aveva fatto notevoli passi avanti. L'assenza di Kagami un po' li spaventava ma erano anche spronati maggiormente a dare il meglio.

Tetsuya si distese sul letto della propria camera osservando le pareti coperte di foto e medaglie. In un anno erano cambiate molte cose, e solo adesso si rendeva conto di non aver avuto ancora il tempo di soffermarsi a metabolizzare tutto.

Non era più il ragazzino spaurito e insicuro delle medie, non aveva più i dubbi che durante gli anni alla Teiko lo avevano portato quasi ad abbondare il basket. Era cambiato... ma in fondo rimaneva comunque fedele a sé stesso. Lo sguardo si soffermò in particolare su una foto in cui era insieme ad Aomine e i suoi occhi divennero lucidi. Si sorprese nel ricordare il dolore che aveva provato quando il suo crescente talento lo aveva allontanarono da tutti inevitabilmente. 
Essere il più forte era stata una maledizione per lui. Aveva perso il gusto e la gioia di giocare, considerando gli avversari dei semplici burattini con i quali sfogare la sua frustrazione. C'era voluto del tempo ma Kuroko e Kagami gli avevano fatto cambiare idea, mostrandogli un aspetto del basket che lui non aveva mai preso in considerazione, il gioco di squadra e la fiducia nei compagni.

Aomine Daiki era stato la sua luce. Tetsuya era affascinato dal suo modo di giocare, dalla scintilla che brillava nei suoi occhi, da quel sorriso sincero e sfrontato con il quale affrontava ogni cosa. C'era un legame speciale tra loro, che in campo si trasformava in pura alchimia fatta di sguardi, passaggi veloci e precisi da spiazzare gli avversari.

L'allontanamento di Aomine era stato duro da accettare, era come una ferita aperta che non smetteva di fare male. Fino a quando... una nuova luce non si era affacciata nella vita di Kuroko. Una luce che stavolta non sarebbe svanita, perché Kagami glielo aveva promesso, e lui in quella promessa ci aveva creduto, e ci credeva ancora nonostante fossero lontani ormai da un anno.


Lo schermo del cellulare si illuminò distogliendolo dai suoi ricordi. Kuroko si precipitò a rispondere sentendo il cuore in gola non appena visualizzò il suo nome.

"Pronto?"

"Ohi... non ti avrò mica disturbato?"

"No, sono a casa adesso."

"Con questo dannato fuso orario mi riesce sempre difficile regolarmi. Piuttosto sei stato agli allenamenti oggi?"

"Sì, e ho fatto anche qualche extra con Aomine al campo di street basket." Lo scambio di battute tra i due si interruppe all'improvviso facendo calare un silenzio che convinse Kuroko del fatto che avergliene parlato forse non era stata una buona idea. Considerando la rivalità, e non solo quella, che c'era tra i due. "Kagami kun ci sei ancora?"

"Certo che ci sono, è solo che..." avrebbe voluto trovare un modo corretto per fargli capire che saperli insieme lo infastidiva. Ma temeva di non averne il diritto, d'altronde lui era lontano e non voleva di certo risultare troppo invadente nella vita di Tetsuya.

"Non devi preoccuparti, Aomine non c'è andato troppo pesante, anzi... vederlo giocare mi incentiva a migliore sempre di più."

"Tse... immagino come si sarà messo in mostra." rispose, cercando di non dare a vedere quanto la loro vicinanza gli pesasse. Sentiva come se stesse perdendo dei momenti importanti della vita di Kuroko, momenti che non sarebbero tornati e che lui invece stava condividendo con qualcun altro.

"Non è così lo sai. Anzi... ti manda i suoi saluti." Kuroko lo sentì brontolare dall'altro capo.

"Immagino con quanta convinzione lo avrà detto. Ahhh... lasciamo perdere, ricambia non appena lo vedi. E digli che quando torno ho intenzione di stracciarlo come e quando vuole."

Kuroko si lasciò scappare una risata, neanche la distanza aveva mitigato l'acredine che c'era tra loro. "Ok lo farò. Piuttosto tu che mi racconti?" gli chiese, mentre seduto sul letto aveva degli occhi blu puntati dritti addosso attraverso una foto.

"È dura Tetsuya... c'è la scuola, e un casino di cose da studiare. Gli allenamenti sono massacranti ma dopo l'estate ho finalmente il provino per entrare nell'NBA. Se me la gioco bene per il prossimo campionato potrei essere tra le riserve, ci pensi?" l'entusiasmo nella sua voce era palpabile e Kuroko ne fu sinceramente felice, almeno una parte di lui lo era davvero.

"Ce la farai Taiga ne sono certo. E qualsiasi ostacolo tu possa trovare sbaraglialo come solo tu sai fare."

"Puoi contarci." sentire il suo incoraggiamento lo fece stare meglio, anche se avrebbe preferito guardarlo negli occhi.

"Ti sento stanco, forse sarebbe meglio che tu andassi a riposare."

"In effetti sono a pezzi." sospirò

"Allora ci sentiamo domani ok?"

"Aspetta un attimo... devo dirti ancora una cosa." lo trattenne con una tale ansia nella voce da non accorgersi di avere quasi urlato.

"Dimmi ti ascolto?"

Le parole sembrarono morirgli in gola, lui era più bravo con i fatti. Quando poteva averlo di fronte e anche solo guardandolo sentiva una forza innata crescergli dentro. Ma adesso doveva accontentarsi unicamente del suono rilassante della sua voce, e quello che inizialmente sembrava bastargli adesso non era più sufficiente.

"Mi manchi Tetsuya, mi manca starti vicino e giocare con te. È tutto... è difficile, a volte lo è davvero tanto."

Gli occhi di Kuroko si velarono di lacrime, che lui cercò a fatica di trattenere. "Lo è anche per me, ma andrà bene vedrai, riusciremo a farcela e tu diventerai un giocatore professionista come hai sempre sognato."

Sapeva che non era facile neanche per lui, che stava cercando di mettercela tutta per entrambi incoraggiandolo a non mollare. Era incedibile come un ragazzo all'apparenza così esile e fragile avesse una tale forza d'animo.

"Non sarei qui se non fosse stato per te lo sai..."

"E io non avrei trovato dei compagni così speciali se tu non ci fossi stato."

Kagami sorrise ripensando a Kiyoshi, Hyuga, Izuki e gli altri ragazzi. Nella mente e nel cuore aveva stampato ogni momento vissuto con loro, le vittorie e anche le sconfitte. Erano il suo promemoria, che gli ricordava di dare sempre il massimo.

"Buonanotte Kuroko." la sua voce tremò per un breve istante.

"Ci sentiamo presto... Kagami kun." la sua invece gli sembrò incredibilmente triste pur non perdendo quella sua innata dolcezza. Quando la chiamata si interruppe Kagami spense la luce della sua camera, immaginando di scorgere in quella estranea oscurità la familiarità di due occhi azzurri.

 

                                                                                                      *****

 

"Momoi si può sapere dove diavolo è finito Aomine?" la ragazza abbassò lo sguardo pronta, come sempre, a trovare una giustificazione per il suo immancabile ritardo.

"Veramente io non..."

"Sono qui, smettila di sbraitare Wakamatsu sei irritante." entrò sbadigliando, lanciando con precisione il borsone verso la panchina. Aveva ancora l'aria assonnata nonostante fosse primo pomeriggio.

"Non posso crederci ti sei di nuovo addormentato durante le lezioni?" la pazienza di Wakamatsu stava raggiungendo il limite. Da quando era diventato il nuovo capitano della Too avvertiva su di sé un'enorme responsabilità soprattutto riguardo il comportamento di Aomine.

"E se anche fosse? Sono qui no, è questo che conta adesso." rispose mentre si stiracchiava i muscoli.

"Idiota! Il rendimento scolastico influisce anche su quello sportivo, se non tu impegni protebbero sospenderti dalla squadra!" niente da fare, per quanto si sforzasse di farglielo capire Daiki era senza speranze.

"Dai chan dovresti ascoltarlo, ha ragione sai?" Momoi cercò di dare man forte a Wakamatsu, anche se sapeva essere tempo perso.

"Non ti ci mettere anche tu Satsuki. Mi bastano già le sue prediche."

"Allora smettila di lamentarti e comincia con il riscaldamento. L'Interhight comincerà tra due giorni!"

"Rompi palle..." borbottò sottovoce.

"Guarda che ti ho sentito!"

 

                                                                                                     *****

 

I compagni di squadra si soffermarono a guardarlo in silenzio. Era cresciuto, e parecchio.

I suoi passaggi erano veloci, scattanti e precisi. Inizialmente solo Kagami e Kiyoshi erano in grado di prenderli, adesso invece anche gli altri si erano perfettamente coordinati al suo stile di gioco. Una volta in campo si muovevano tutti come un solo uomo, erano inarrestabili e combattivi. Kagami sarebbe stato orgoglioso di loro.

"Ragazzi avete fatto un ottimo lavoro oggi." Hyuga si fermò al centro del campo con la palla in mano guardando i suoi compagni con rinnovato orgoglio.

"Non gasarli troppo capitano altrimenti si adagueranno sugli allori."

"Questo non è vero coach, soprattutto in questi ultimi giorni ci stai massacrando, nonostante questo non ci siamo mai lamentati."

"E allora non farlo neanche adesso Izuki! Nessuno di voi deve farlo. Ricordatevi che il torneo inizierà dopodomani, e lì incontreremo di nuovo i ragazzi della Generazione dei Miracoli. Vorranno la loro rivincita, si saranno fatti in quattro per averla. Ma noi non gliela renderemo facile, giusto?"

"Giusto! Go Seirin!"

Riko riusciva sempre a gasarli a massimo, lei è Hyuga erano i trascinatori della squadra. Conoscevano il potenziale di ognuno di loro e sapevano che avrebbero potuto fare ancora meglio. 
Si salutarono dandosi appuntamento l'indomani per l'ultimo allenamento prima del campionato. La tensione era palpabile, ma anche l'adrenalina nel voler cominciare quel nuovo percorso.

Kuroko sistemò il suo borsone e si incamminò verso casa. Era ormai abituato a tornare da solo, il silenzio e la solitudine non erano mai stati un problema per lui. Solo dopo aver conosciuto Kagami però si era reso conto che discutere con lui, anche di cose stupide, era molto più piacevole.

Mi manchi

Quelle parole risuonavano nella sua testa da quando lui le aveva pronunciate. Sapeva bene che quando Kagami esternava in quel modo i suoi sentimenti era perché aveva timore di qualcosa. Ma lui non aveva idea di cosa fosse.

Non si erano fatti promesse, ne illusi con parole più grandi di loro. Sapevano che la distanza sarebbe stata un problema, sapevano che il futuro di Taiga sarebbe stato lontano da Tokyo. Kuroko aveva letto quella sentenza nelle sue lacrime, quando si erano salutati all'aeroporto. Kagami non potè evitarlo, e quando Tetsuya si asciugò il viso prima di voltarsi lui decise che non poteva finire così tra loro.

Azzerò la distanza che li separava e lo strinse forte, sentendo il suo corpo così piccolo fremere e tremare. Gli bloccò il volto con entrambe le mani, sembrava così inerme al suo confronto. In quell'istante Taiga lo baciò, incurante delle persone intorno, fregandosene dell'aereo che a breve avrebbe dovuto prendere.

Si perse nei suoi occhi azzurri come il cielo, mentre Kuroko ricambiava timidamente quel bacio che metteva la parola fine a qualcosa che invece avrebbe potuto cominciare. Però fu bello, intenso, elettrizzante. Perché Taiga era esattamente così, ti coinvolgeva e trascinava in tutto ciò che faceva. E il calore e la dolcezza di quelle labbra non le aveva mai dimenticate.

"Sarò sempre la tua luce." gli disse mentre si separava a malincuore da lui.

"E io la tua ombra." gli ci volle una forza che neanche pensava di avere per non urlargli di non partire. Di lasciar perdere tutto e rimanere lì con lui.

Gli ci volle coraggio, per restare in silenzio, per lasciar andare una persona così importante nel momento stesso in cui gli aveva dimostrato quanto contasse per lui.

Taiga si voltò dandogli le spalle, e non guardò più indietro. Tetsuya fece lo stesso tornando dai compagni di squadra che lo aspettavano per andare via. Entrambi sapevano di non poter guardare indietro ma solo andare avanti. E ciò implicava delle rinunce. Possibile che rappresentassero già il passato in un futuro ancora tutto da scrivere?

 

"Ohi... ohi, se non guardi dove metti i piedi andrai a sbattere contro qualcuno."

"Aomine kun, che ci fai da queste parti?" si sorprese di vederlo in quel quartiere che di solito non praticava.

"Ti ho portato questo..." rispose, allungandogli un bicchiere di carta con relativa cannuccia "... e a giudicare dalla faccia che hai credo che ti serva proprio. Almeno ti tiri un po' su."

L'aroma di vaniglia lo avvolse subito. Prese il bicchiere dalle mani di Aomine non potendo evitare che lui vedesse i suoi occhi lucidi.

"Si nota così tanto?" non gli serviva saperlo ma lo chiese ugualmente.

"Che stai da schifo? Direi di sì. E poi lo sai che per me sei sempre stato un libro aperto Tetsu." ed era la verità, non poteva negarlo.

"Mi dispiace, temo di essere una pessima compagnia stasera."

"Sciocchezze... non sarai certo più pessimo di me. Avanti andiamo, facciamo quattro passi."

Daiki si incamminò guardandolo di sottecchi, vedendo che lo stava aspettando Tetsuya non si attardò nel raggiungerlo.





*Generazione dei Miracoli (Kiseki no Sedai) è l'appellativo con il quale vengono chiamati i 5 assi della Teiko, la scuola media che hanno frequentato e che li ha resi famosi. Ho preferito usare la traduzione in italiano per praticità ma comunque vi ho riporatao anche quella originale.

Salve a tutti, sappiate che per me è una gioia scrivere in questo fandom. Perchè questi personaggi li ho amati da subito. Mi hanno fatto tribolare, emozionare e commuovere, quindi... eccomi qui a raccontarvi un po' di loro. Questa è in assoluto la mia prima long interamente yaoi, quindi spero nella vostra comprensione e mi scuserete se non ho dimestichezza con il genere. Non è sempre semplice come si crede. 
Nel prossimo capitolo presenterò anche Momoi Satsuki e altri persomaggi. Per adesso godetevi i tre protagonisti: Kuroko Tetsuya, Kagami Taiga e Aomine Daiki. Non voglio inondarvi con troppe informazioni, ci sarà tempo e modo per tutto. Alla prossima.

 

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Capitolo 2
*** Sono qui per te ***


                                                                 https://i.postimg.cc/6qdpsnjX/Kise-Satsukii.jpg




Rimasero seduti in silenzio dondolandosi sulle altalene del parco pubblico che c'era lì vicino. Tetsuya sorseggiava il suo frullato a testa bassa mentre Daiki aspettava paziente che si decidesse a dire qualcosa.

"Sei davvero incredibile..." esordì, prendendo finalmente l'iniziativa "... riesci ad affrontare di petto degli estranei come se niente fosse e non riesci a parlare con me che ti conosco da anni. Potrei quasi offendermi lo sai?"

Kuroko lo guardò perplesso. "Non capisco a cosa ti riferisci Aomine kun?"

"Scherzi? Hai forse dimenticato quando sei andato di corsa dietro il coach Kagetora a dirgliene quattro a quegli stronzi degli americani? Per poco non venivi pestato a sangue eppure non hai esitato un attimo."

"Se lo meritavano. Possono non apprezzarci come giocatori, ma non possono venire a dirci che non siamo degni di giocare a basket." se ripensava a quell'episodio poteva sentire ancora una rabbia incredibile dentro.

"Perché non cerchi di essere diretto con me come lo sei stato con loro? È vero... non sono esattamente il tipo che sa ascoltare e ho poca pazienza. Ma con te potrei fare un'eccezione."

C'era poco da fare, Aomine era una di quelle rare persone che non avrebbe mai finito di sorprenderlo. "Vuoi la verità?" gli disse

"Come minimo direi."

Fece un lungo respiro e chiuse gli occhi. "Ho paura."

Daiki puntò lo sguardo su di lui è in quell'attimo seppe che gli era costata un'enorme fatica ammetterlo. "Spiegati meglio?"

"Non so come spiegarlo... come squadra siamo pronti, affiatati, c'è una bella intesa tra noi, ma sento che manca qualcosa."

Non ci volle molto perché Aomine capisse il senso nascosto di quelle parole. 
"Forse volevi dire che ti manca... qualcuno?" Tetsuya fermò l'altalena abbassando nuovamente lo sguardo. Non avrebbe aggiunto altro, Daiki lo sapeva bene. Ecco perché si alzò mettendosi di fronte a lui. "Ascoltami bene Tetsu, tu hai lavorato più di chiunque altro per ottenere dei risultati. Sei un ottimo giocatore e vali molto, con o senza Kagami." sentirlo nominare in modo così diretto lo fece sussultare.

"Non ne sono convinto"

"Beh allora convinciti per la miseria! L'Interhigh comincia tra due giorni e non voglio ritrovarmi faccia a faccia con una pallida ombra di ciò che eri."

"Pensi che io voglia sentirmi così? Credi che sia facile per me?" alzò la voce è non era da lui, Daiki se ne sorprese.

"No, non lo credo, ma non penso nemmeno che possa essere una giustificazione per buttarti così giù. Com'è che ti senti? Eh? Ti senti abbandonato, messo da parte? Ti senti inferiore? Hai bisogno di qualcuno che ti faccia da balia?" lo incalzò.

"Mi sento spezzato. Ecco come mi sento!" si sollevò di scatto e benché fosse più basso di Aomine quest'ultimo indietreggiò quasi intimorito. Era ad un soffio dal suo viso, tanto da percepirne la frustrazione e la rabbia."È come... come se mi mancasse un braccio, come se non riuscissi ad esprimermi come vorrei. Mi guardo intorno con l'insana convinzione di incrociare il suo sguardo, pur sapendo che lui non c'è, perché mi manca, mi manca... una parte di me."

Si era tenuto tutto dentro, per mesi, dispensando sorrisi e una falsa tranquillità. Aveva dato tutto sé stesso negli allenamenti, per migliorarsi, in favore della sua squadra. Ma anche lui aveva un limite, e adesso che una delle manifestazioni sportive più importanti si avvicinava, quel limite era stato superato.

"Lui non vorrebbe sentirti dire queste cose. Ti definirebbe un idiota sentimentale se lo sapesse." gli urlò contro a sua volta.

"E tu cosa ne sai, cosa puoi saperne di quello che direbbe?" sostenne lo sguardo di Aomine e sentì qualcosa dentro fargli male. Ricordi... che tornavano prepotentemente a galla.

"Perché è esattamente quello che penserei io. Perché ti ho già visto stare male così e non voglio che succeda di nuovo." sì, lo sapeva bene, perché un tempo la luce di Kuroko era lui. Lui era stato il primo a ricevere i suoi passaggi, a capire i suoi sguardi e i suoi movimenti. Era stato lui la parte mancante di Tetsuya. E quando il suo talento sbocciò definitivamente decise di allontanarsi, facendolo soffrire. Aveva visto la delusione nei suoi occhi e nonostante questo gli aveva voltato le spalle.

Era stato egoista e orgoglioso, aveva pensato unicamente a sé stesso, e adesso che aveva capito cosa si era lasciato indietro sentiva solo un dolore sordo che gli martellava nel petto.

"Lui non è te, Aomine kun. Lui è diverso." non voleva ferirlo con quell'affermazione. Ma quando si rese conto di averlo involontariamente fatto era già tardi.

"Già... lui non è come me. Lui ti ha sostenuto, ti è stato vicino, ti ha aiutato. Eppure adesso lui non è qui, ma io sì!" gli strinse il braccio per rendere tangibili quelle parole. Era una realtà che non poteva negare. Il fatto che Taiga non fosse lì con lui.

La presenza costante di Aomine negli ultimi mesi, i pomeriggi ad allenarsi a street basket, a ridere, scherzare, divertirsi. Quello sguardo, i suoi occhi, la sua luce... la stessa che aveva perso tanto tempo prima e che adesso aveva ritrovato. Adesso, che qualcun altro aveva preso il suo posto.

Daiki era vicino, troppo vicino, poteva sentire il suo respiro infrangersi contro il viso.

Il suo sguardo scavargli dentro per far riemergere sentimenti ormai sopiti. Sentì il calore del suo corpo, i muscoli tesi per la rabbia, e quelle labbra non più pronte a schernire ma ad accogliere, qualcosa... che scoprì di desiderare anche lui. Non aveva la forza di accettarne le conseguenze, non in quel momento della sua vita, non dopo tanto tempo.

"Si è fatto tardi Aomine kun devo andare, grazie per il frullato e per la compagnia." si divincolò a fatica, intuendo che lui non l'avrebbe lasciato andare facilmente. Prese la direzione verso casa senza avere il coraggio di voltarsi indietro.

"Ehi Tetsu... ho troppa stima di te per farti sconti in campo, quindi vedi di riprenderti."

Sapeva che diceva sul serio, per quanto il suo riavvicinamento ad Aomine fosse ormai noto a tutti, una volta in campo non lo avrebbe trattato diversamente dagli altri. Perché lui sapeva scindere i sentimenti dalla competizione sportiva. Per spuntarla Kuroko avrebbe dovuto fare la stessa cosa.

Ma più passavano i giorni e meno riusciva a vedere Aomine Daiki come un avversario da battere.

                                                                                                                 *****

Mettere a tacere i pensieri quella sera fu un'impresa. L'acqua della doccia gli scivolava addosso mentre lui non accennava a muoversi. La mano stretta nello stesso punto in cui Aomine lo aveva afferrato solo qualche ora prima. Nel suo tipico modo di sottolineare le cose, come se avesse voluto ricordargli che lui lo conosceva meglio di chiunque altro. Che adesso c'era, e non aveva più intenzione di andarsene.

Scivolò lungo le pareti della doccia sentendosi tremendamente in colpa. Anche Kagami aveva notato che c'era qualcosa che non andava dal suo tono di voce, ma l'aveva attribuito alla tensione dell'imminente partita. La conversazione stavolta fu più breve del solito a causa degli impegni di Taiga con la squadra. In un certo senso Kuroko fu grato di quel contrattempo. Temeva che osservandolo meglio, anche attraverso una web cam, avrebbe intuito qualcosa del suo stato d'animo.

Lui non è qui adesso, ma io sì.

Aveva atteso disperatamente di sentire quelle parole, di ritrovare quel ragazzo che lo aveva spronato a non mollare quando tutti gli dicevano che era tempo sprecato. Aveva perso le speranze di vederlo sorridere di nuovo, di battere ancora il pugno contro il suo al termine di un incontro. Ma era successo, ed erano stati lui è Kagami a far sì che ciò avvenisse. 
Non avrebbe mai scordato il suo incitamento e le lacrime che gli avevano rigato il viso al termine della finale contro il Rakuzan. Si era infranto un muro, fatto di orgoglio e parole non dette, di silenzi e incomprensioni. Era tornato il ragazzo di un tempo, solo che adesso quello non era più il loro tempo.

Uscì dalla doccia prima di prendersi un malanno, l'indomani ci sarebbe stato l'ultimo allenamento prima della partita. Doveva restare concentrato e non pensare ad altro. Kagami gli aveva fatto mille raccomandazioni e lui non voleva in alcun modo deluderlo. Sapeva che avrebbe fatto fatica ad addormentarsi ma provò ugualmente a spegnere i pensieri cercando di zittire quella voce, sempre più insistente, che gli diceva che ormai era troppo tardi.

 

    - 1 giorno all'inizio dell'Interhigh


"Dai chan sei di nuovo qui? Si può sapere perché ti ostini a venire qua sù?"

Come sempre, quando veniva rimproverato dalla sua amica d'infanzia, Aomine borbottava in silenzio esternando così l'intrusione non desiderata nel suo spazio privato. "Lasciami in pace Satsuki oggi non è giornata." si voltò dall'altra parte provando ad ignorarla.

"Non fare il solito menefreghista, Wakamatsu sta facendo il diavolo a quattro perché non sei ancora venuto ad allenarti. Avanti sbrigati!"

Ma lui non si scompose restando sdraiato sul tetto della scuola. "Digli che arrivo tra dieci minuti."

A Momoi non sfuggì il tono della sua voce. Aveva qualcosa di strano, di triste... e se ne meravigliò molto. Conosceva Daiki fin da bambino, erano cresciuti insieme e poche volte gli aveva trasmesso quella strana sensazione, come se soffrisse per qualcosa che lei non riusciva a comprendere.

"Ehi Dai chan... sai che c'è la possibilità che affrontiate di nuovo il Seirin nell'Interhigh?"

Aomine spalancò gli occhi, tenuti chiusi fino a quel momento. "Lo so." si limitò a rispondere.

"Stavolta però avrai contro solo Testu, sarà al quanto strano non credi?"

Lo sarebbe stato sicuramente, perché nei loro precedenti scontri Aomine si era mostrato spavaldo e convinto di dovergli dimostrare che non c'era nessuno in grado di batterlo. Poi però... le cose erano cambiate. 
Lo aveva visto fianco a fianco con Kagami, aveva percepito il loro affiatamento, quel legame che un tempo era una sua prerogativa. Li aveva visti sostenersi a vicenda, incoraggiarsi, proteggersi. E in quel momento aveva scoperto in sé un nuovo sentimento... il rimpianto. Per tanto tempo aveva cercato di vedere Tetsuya come un nemico solo per negare ciò che invece faceva fatica ad ammettere, per lui Kuroko era una persona importante.

"Ti sbagli Satsuki, una volta in campo non cambia niente, che sia con Kagami o da solo Tetsu rimane un avversario da battere. Ed è quello che farò." Momoi rimase a fissarlo per qualche secondo e guardando gli occhi di Aomine si rese conto del conflitto che stava vivendo. Kuroko non era più un nemico da battere. Solo che Daiki doveva comprendere realmente cosa significasse adesso per lui.

"Se ne sei convinto tu Dai chan, allora sarà così." si allontanò dalla terrazza aspettando che l'asso dell'accademia Too raggiungesse i suoi compagni.

 

                                                                                                                 *****


"Ehilà Kurokocchi come va?" il saluto cristallino e squillante di Kise era inconfondibile. Kuroko sollevò gli occhi dal libro che stava leggendo e incrociò il sorriso sbarazzino di Ryota.

"Ciao Kise kun, come mai da queste parti?"

"Oh beh... lo sai che noi del Kaijo debuttiamo tra due giorni così sono venuto a vedere come ve la passavate voi del Seirin che giocate già domani."

"Direi che siamo pronti, c'è un po' di tensione ma penso sia normale."

"Già... senza contare che questa è la prima manifestazione ufficiale in cui mancherà Kagamicchi."

"Sì è così, ma daremo il massimo vedrai, non lo deluderemo."

"Oh lo so, ne sono convinto. Mi pare che anche Aomenicchi debutti domani o sbaglio?"

Kuroko rimase in silenzio per qualche istante, come se improvvisamente parlare di Aomine gli riuscisse tremendamente difficile. "Sì, la Too sarà la squadra che aprirà la manifestazione essendosi classificata tra le prime tre lo scorso anno."

"E tu ci sarai a vedere la partita?"

Tetsuya sgranò gli occhi, accorgendosi di non averci pensato fino a quel momento. "Veramente io non..."

"Devi venirci assolutamente con me Kurokocchi, altrimenti Hayakawa mi costringerà ad allenarmi tutto il pomeriggio." lo implorò quasi, e Tetsuya per poco non scoppiò a ridere per i suoi modi incredibilmente teatrali.

"Veramente non saprei. Magari anche gli altri della mia squadra ci saranno, visto che comunque giocheremo anche noi nel pomeriggio. Forse vorranno anticiparsi per vedere anche loro la partita."

"Ottimo! Mi unirò a voi allora è deciso."

"Sei sicuro che il tuo senpai non se la prenderà?"

Kise si limitò a sorridere evitando di pensare a quelle che sarebbero state le conseguenze. "Lascia perdere non ci pensare. E comunque non mi perderei mai una partita di Aomenicchi, mi gasa troppo vederlo giocare."

Non poteva dargli torto, Daiki aveva un modo di giocare ipnotizzante e coinvolgente. Anche lui adorava vederlo giocare, questo però a Ryota preferì non dirlo.

Fecero un buon tratto di strada assieme parlando di tante cose. Ryota sapeva essere un vero fiume in piena quando era in vena. Non mancò di vantarsi, scherzosamente, della sua fama da modello aumentata notevolmente dopo le vittorie del Kaijo e dopo l'amichevole contro la squadra americana degli Jabberwock. Di quanto il nuovo capitano lo facesse sgobbare agli allenamenti e delle ragazze che gli stavano sempre intorno in cerca di notorietà.

Kuroko lo ascoltava entusiasta, gli piaceva aver ritrovato quell'armonia e quella familiarità con i suoi vecchi compagni della Teiko. Pur rimanendo avversari sul campo adesso si rispettavano perché affrontandosi avevano imparato a superare i loro limiti e le rispettive differenze.

Quando si salutarono Tetsuya corse subito a casa per rintanarsi nella sua camera. Si sentiva stranamente esausto ma allo stesso tempo smanioso che il torneo cominciasse. Dovette ammettere che aver chiacchierato con Ryota gli aveva fatto bene. Si sentiva fiducioso e ottimista, sarebbe andata bene, avrebbe dato il massimo perché sapeva che qualcuno d'importante avrebbe visto quella partita e con il cuore sarebbe stato lì con lui.

Mentre era intento a spogliarsi lo schermo del computer si illuminò evidenziando una chiamata in entrata. Senza pensare a come si trovava in quel momento corse subito a sedersi alla scrivania.

"Ehilà Kagami kun come va?” l'espressione del ragazzo dall'altra parte dello schermo era un misto tra l'essere sorpreso e il piacevolmente imbarazzato.

"Ehm... buonasera a te. Scusami tanto puoi spiegarmi una cosa, ma tu rispondi sempre così quando sei in videochiamata con qualcuno?"

Kuroko non riuscì a cogliere l'allusione. "E come dovrei rispondere scusa?"

Taiga non potè far a meno di sorridere, era un caso perso c'era poco da fare. "Magari con qualcosa addosso e non in mutande e a dorso nudo come sei adesso, tu che dici?"

"Cavoli!" finalmente Tetsuya si rese conto del perché di quella sua strana espressione e a quel punto l'imbarazzo fu totale.

"Dai... lascia perdere, sarà come quella volta in cui siamo stati alle terme con la squadra ti ricordi?"

"Quando volevi strofinare la schiena di Hyuga senpai con lo scopettone? Certo che lo ricordo."

"Ancora con questa storia? Ho detto che non sapevo come si facesse. Qui in America non siamo abituati a queste cose."

"Sì lo so, lo avrai detto mille volte."

"Piuttosto, ti senti pronto per domani? I ragazzi come stanno?"

"Stanno bene, sono in forma non vedono l'ora di cominciare."

"E tu..."

Già, e lui come si sentiva davvero. "Io sto bene, mi farò una bella dormita e cercherò di rilassarmi."

"Lo sai che vedrò anch'io la partita, anche se qui la trasmetteranno parecchie ore dopo?"

"Certo che lo so."

"Fai conto come se ci fossi anch'io lì con te. Hai promesso ricordi?"

"Sì ho promesso e lo farò."

Kagami vide il suo sguardo risoluto. Era convinto di quello che gli stava dicendo eppure avvertì una lieve incertezza nella sua voce che lo lasciò turbato.

"Se potrò guarderò anche l'incontro di Aomine. Voglio proprio vedere se quell'impiastro è migliorato ancora." la rivalità tra quei due non sarebbe mai scemata neanche a tanti chilometri di distanza.

"Probabilmente io andrò a vederla con Kise e i ragazzi del Seirin."

Taiga fece un'espressione imbronciata, come se la cosa lo infastidisse. Ma d'altronde in una competizione era normale che le varie squadre si studiassero a vicenda. Quando però c'era Aomine di mezzo sentiva sempre una certa ansia che gli attanagliava lo stomaco.

"Non farti condizionare da lui Tetsuya. Gioca come sai fare e andrai alla grande."

"Lo farò Kagami kun."

Avrebbe voluto parlargli di una cosa importante, una cosa sulla quale stava riflettendo da molto, ma poi pensò che quello non fosse il momento giusto. L'indomani Kuroko avrebbe avuto una partita impegnativa e non voleva dargli altro su cui riflettere.

"Ci sentiamo domani alla fine della partita per festeggiare allora?"

"Contaci" rispose, allungando il pugno chiuso davanti allo schermo com'erano abituati a fare prima di ogni gara importante, di ogni promessa che si erano scambiati. Taiga rispose allo stesso modo e non ci fu bisogno di aggiungere altro perché i loro sguardi si compresero a vicenda. Mai come in quel momento Kuroko avrebbe voluto abbracciarlo e sentire la sua presenza fisica, il suo tocco sulla spalla, i pugni che si toccavano e ancora... il calore delle sue labbra.

Non lasciò trasparire niente, e in un certo senso Kagami gliene fu grato, perché anche per lui quella lontananza cominciava a diventare insostenibile, alimentando dubbi e incertezze.

 

                                                                                                              *****


I preliminari dell'Interhigh videro scendere in campo l'accademia Too contro il liceo Shinkyo. Entrambe le squadre si studiarono per buona parte della prima frazione di gioco, nella quale Aomine non venne schierato in campo.

"Oh... Shin chan, a quanto pare l'asso della Too resta in panchina oggi?" sugli spalti non c'era soltanto la squadra del Seirin ad assistere alla partita ma anche alcuni giocatori dello Shutoku tra i quali Shintaro Midorima e Kazunari Takao.

"Vedo."

"Pensi che sia una strategia o che non ritengano necessario che lui giochi oggi?"

"Aomine giocherà, basta guardarlo per capirlo. Sta fremendo su quella panchina ma sta anche studiando gli avversari per neutralizzarli al meglio. E quando scenderà in campo non ce ne sarà più per nessuno."

Le parole di Shintaro Midorima suonarono come una sentenza. Anche lui era un ex membro degli assi della Teiko. Imbattibile nei tiri da tre punti dalla lunga distanza, calmo e imperturbabile riusciva ad innervosire gli avverarsi con la sola presenza in campo.

Intanto Kuroko, affiancato da Kise Ryota, e dai compagni di squadra continuava ad osservare la panchina della Too cercando di decifrare lo sguardo di Aomine.

"Ehi guarda lì ci sono anche Midoricci e Takao dall'altra parte." Kise alzò il braccio per salutarli ricevendo subito la risposta di Takao.

Tetsuya diede loro una breve occhiata tornando poi a concentrarsi su Daiki. Il giorno precedente non si erano visti, e lui aveva passato la maggior parte del tempo a chiedersi se quello che stava per accadere la sera prima avesse influenzato il suo comportamento. Incontarlo, almeno una volta al giorno, era ormai consuetudine per lui. In un modo o nell'altro Aomine si faceva sempre vivo. Tanto da rendere anomala la sua assenza.

La partita intanto volgeva a favore della Too, ma il distacco non era irraggiungibile. Nel secondo tempo finalmente Daiki scese in campo e subito l'attenzione di tutti fu catturata dalla sua presenza.

"Comincia lo spettacolo Kurokocci." Kise si sfregò le mani, mentre Tetsuya avvertì qualcosa stringergli la bocca dello stomaco. Aomine intravide le divise del Seirin e subito lo individuò al fianco di Ryota. Lo guardò per un breve istante che immobilizzò letteralmente Kuroko.

Poteva vedere la totale concentrazione nel suo sguardo e una determinazione che niente e nessuno avrebbe scalfito. Dopo quell'attimo Aomine scattò. Sinuoso, implacabile e letale come un serpente si destreggiava tra gli avversari evitando blocchi e doppie marcature. Ogni tiro era uno spettacolo che entusiasmava la folla. Tetsuya non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, seguiva ogni movimento fotografando nella sua mente ogni azione. Alla fine della partita l'accademia Too vinse con venti punti di distacco assicurandosi la prima vittoria.

"Ragazzi ci conviene andare negli spogliatoi a prepararci così poi faremo un po' di riscaldamento." il capitano del Seirin diede subito le disposizioni alla squadra che in breve lasciò gli spalti per prepararsi alla partita.

Il Seiho non era una squadra da sottovalutare i ragazzi del Seirin lo sapevano bene, così la coach Riko stava dando attente disposizioni affinché ognuno di loro ricoprisse esattamente il proprio ruolo.

"Kuroko, noi cominciamo il riscaldamento, quando hai finito di prepararti raggiungici subito."

"Certo Hyuga senpai, contaci."

Tetsuya era rimasto negli spogliatoi per sostituire i lacci delle scarpe da ginnastica e cercando la giusta concentrazione. Quando, dopo qualche minuto, sentì aprirsi nuovamente la porta.

"Ho quasi fatto ragazzi arrivo subito."

"Prenditi il tempo che ti occorre, Tetsu..."

Kuroko lasciò cadere una delle scarpe voltandosi all'istante. "Aomine kun, che ci fai qui? Pensavo fossi andato via con la tua squadra?"

"Ho pensato che sarebbe stato interessante rimanere a vedere la vostra partita, non credi?" lo disse con una punta di sarcasmo nella voce che di certo non sfuggì a Kuroko.

"Non perderemo." disse, affrontando il suo sguardo a viso aperto.

"Infatti sono venuto qui per questo, per assicurarmi che tu avessi abbastanza motivazioni per vincere." Aomine gli si avvicinò lentamente, era ancora affaticato e sudato per la partita appena terminata. Si tamponò il viso con l'asciugamano che aveva al collo e piantò i suoi occhi in quelli di Kuroko.

"Ti avevo già detto che stavolta non sarei sparito ricordi?”

"Sì, lo hai detto." rispose con un filo di voce sentendosi improvvisamente indifeso e con le spalle al muro.

"Allora dimentica per un attimo chi è assente e concentrati su chi c'è davvero." poggiò il braccio accanto all'armadietto sovrastandolo con la sua altezza.

"Mi riesce un po' difficile farlo Aomine kun." non sapeva cosa dire, ma non pensò avesse importanza in quel momento.

"Allora ti darò un buon motivo per pensare ad altro, per pensare... a me."

Sapeva di desiderare ciò che stava per succedere nel momento stesso in cui sentì le mani possenti di Aomine afferrargli il volto e baciarlo. Forse avrebbe dovuto impedirlo, sottrarsi e spingerlo via, perché sapeva che quello non era giusto. Eppure... ne sentiva il bisogno, e per questo non si mosse. Fu come se la mente si scollegasse da tutto il resto per concentrarsi solo su quel bacio.

Un bacio che nulla aveva a che fare con la dolcezza di Taiga, perché Daiki era così, irruento e passionale in ogni cosa che faceva. Le sue labbra catturavano, pretendevano, ciò che considerava suo, ciò che desiderava riconquistare. E Tetsuya lo assecondò lasciando che lui si spingesse nella sua bocca sottraendogli il respiro e la poca lucidità che ancora gli era rimasta.

Si strinse alla sua maglia avvertendo la tonicità dei suoi muscoli e il suo corpo accaldato che lo spingeva contro quell'armadietto, per non dargli via di scampo. Aomine lo cercò ancora, con più urgenza e desiderio per poi staccarsi da lui lasciandolo sorpreso, confuso... insoddisfatto.

"In bocca al lupo Tetsu, fammi assistere ad una bella partita."

Fu tutto quello che gli disse prima di andarsene. Senza sapere di averlo gettato in totale confusione, con il cuore che martellava ancora nel petto e le gambe che stavano per cedergli. Attese ancora qualche istante per riordinare le idee, darsi una sistemata e raggiungere i compagni.

Ti darò un buon motivo per pensare ad altro. Gli aveva detto...

E Aomine manteneva sempre la parola data. Scendendo in campo Kuroko giocò con una nuova grinta negli occhi, la grinta che lui gli aveva trasmesso.





Eccomi qui con questo secondo capitolo. Allora... premetto che trattando di un'anime con ambientazione sportiva non si può non fare un accenno anche sugli altri personaggi. Soffermarmi troppo su tutti però sarebbe un'impresa titaniaca e francamente impossibile. Quindi, alcuni saranno un pò delle "guest stars" altri compariranno più volte, sperando di gestirli al meglio. Intanto le dinamiche pricipali della storia prendono corpo, Daiki non è uno che si lascia sfuggire l'occasione e stavolta ha le idee abbastanza chiare su quello che vuole ottenere. Tetsuya invece è parecchio confuso, l'assenza di Kagami comincia a pesargli soprattutto dopo le pressoni di Aomine, e il bacio che lui gli ha dato ha gettato ulteriore benzina sul fuoco. Tra gare e conflitti ne vedremo delle belle.
Intanto in alto al capitolo trovate l'immagine della dolcissima Momoi Satsuki, amica d'infanzia di Aomine e menager della Too, e Kise Ryota l'asso del liceo Kaijo ed ex membro della Generazione dei Miracoli. Spero che il capitolo vi piaccia, io vi ringrazio e ci sentiamo la prossima settimana.

 

 

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Capitolo 3
*** Sensi di colpa ***


                                                                      https://i.postimg.cc/4x5NFnhw/Riko-Hyuga-Izuki.jpg



La partita d'apertura del Seirin fu un successo. L'assenza di Kagami non aveva influito eccessivamente sull'assetto della squadra. Riko aveva saputo riorganizzare tutti al meglio e tranne qualche piccola pecca in difesa andarono alla grande. Il centrocampo gestito da Izuki tenne tutto sotto controllo e i tiri da tre punti di Hyuga, grazie ai passaggi precisi e potenti di Kuroko, andarono tutti a segno. Nulla da fare per il liceo Seiho che dovette dichiararsi sconfitto.

Il morale era alle stelle, sebbene la strada fosse tutta in salita, tanto che Riko concesse loro una serata libera per distrarsi e divertirsi un po'.

"Kuroko sei stato grande oggi, hai spiazzato tutti, nessuno è riuscito a prevedere i tuoi passaggi." Furihata era entusiasta così come gli altri della squadra, inizialmente preoccupati dalla prestazione di Tetsuya dovettero ricredersi rimanendo sbalorditi dalla sua grinta.

"Grazie, ma ho solo fatto ciò che dovevo per la squadra. Era mio dovere." sorrise appena, era felice della vittoria e della prestazione di tutti loro. Si sentiva leggero, come se tutte le preoccupazioni fossero sparite dalla sua mente.

Eppure bastò un attimo perché la realtà di ciò che stava accadendo gli ripiombasse addosso.

"Ragazzi c'è Kagami a telefono vuole salutarvi e farci i complimenti." Hyuga suscitò subito l'entusiasmo generale con quella notizia e i ragazzi si precipitarono su di lui per salutare a turno Taiga. L'unico che rimase al suo posto fu Tetsuya, cosa che non passò inosservata a Riko.

"Ehi Kuroko, tu non vai a salutare Kagami?" era una domanda come un'altra, semplice e disinteressata. Ma quelle parole lo fecero sentire dannatamente in colpa, impedendogli di compiere anche il più piccolo gesto.

"Preferisco che siano i ragazzi a parlarci, io... avrò tempo, magari più tardi." rispose, cercando di mostrarsi tranquillo e disinvolto cosa che non convinse totalmente l'allenatrice. Restarono insieme fino a sera, scherzando, mangiando di tutto e discutendo sulle partite successive.

"Ragazzi adesso basta fare baldoria. Andate a casa, fatevi una bella doccia rilassante e pensate al prossimo incontro. Il nostro obbiettivo non è cambiato ed è tutt'altro che raggiunto. Dobbiamo puntare alla qualificazione."

"Agli ordini coach!"

La stanchezza cominciò ad avere la meglio e lentamente ognuno di loro si diresse verso casa. Solo quando rimase finalmente da solo Kuroko prese il cellulare dalla tasca accorgendosi che aveva ricevuto un messaggio da Taiga.

Sei stato strepitoso oggi, non sembravi neanche tu, mi hai sorpreso. Fammi sapere quando torni a casa così ci sentiamo.

In effetti non sembrava davvero lui, ma un'altra persona...

Una persona che aveva dimenticato chi lo aveva aiutato ad accrescere le sue capacità. Che si era persa tra i ricordi del passato, quando invece credeva di averli accantonati. Quel passato aveva un volto, un nome, un carisma che lo avevano sempre attratto. Era stato il suo mondo, il suo idolo, il talento innato con il quale avrebbe voluto crescere e che invece lo aveva lasciato indietro. Aomine era diventato, quasi senza accorgersene, la sua ancora di salvezza dall'assenza di Kagami e questo lo aveva destabilizzato non poco.

Guardò di nuovo lo schermo del cellulare e il messaggio che lui gli aveva inviato.

"Avrei voluto che ci fossi stato tu oggi su quegli spalti." invece la presenza costante che aveva avvertito era stata quella di Daiki. Lo vedeva alzarsi e seguire ogni azione. Lo sguardo che saettava ansioso mentre cercava di intuire ogni passaggio e la possibile reazione di Tetsuya. Mai come in quei momenti lo aveva sentito vicino, e quella vicinanza lo aveva reso forte. Adesso però non voleva più pensarci, Taiga lo stava aspettando. Gli aveva detto che avrebbero festeggiato la vittoria insieme e lui non voleva venir meno a quella promessa.

Camminò a passo spedito verso casa e prima di imboccare il viale d'ingresso lo vide.

Era poggiato ad un albero sul bordo della strada con le braccia incrociate e lo sguardo basso. Sembrava assorto nei suoi pensieri mentre lui si avvicinava lentamente senza togliergli gli occhi di dosso. Lui che era sembra all'erta e pronto a scattare gli sembrò incredibilmente fragile in quel momento. Tanto da riuscire a leggergli dentro il suo stesso turbamento.

"Aomine kun..." lo chiamò, e lui quasi perse l'equilibrio sentendo la sua voce.

"Cavoli Tetsu, quando perderai l'abitudine di piombare così davanti alle persone? Ci rimarrò secco uno di questi giorni."

"Scusami non volevo."

Infilò le mani nelle tasche e lo raggiunse.

"Lascia perdere. Piuttosto... complimenti per oggi, gran bella partita."

"Grazie."

Erano arrivati a questo? Dopo mille passi avanti fatti dovevano nascondersi dietro discorsi di circostanza? No, non poteva accettarlo.

"Aomine kun, voglio essere chiaro con te. Credo che arrivati a questo punto è meglio parlarsi apertamente. Io non penso che..."

"Oh Tetsu perché..." lo interruppe stoppandogli le parole prima che potesse continuare.

"Perché cosa?"

"Perché devi sempre trovare una spiegazione o un motivo per qualsiasi cosa succeda nella tua vita. Accettala e basta."

"Scusami? Dovrei accettare quello che è successo tra noi senza chiedere spiegazioni?"

"E che cosa è successo Tetsu? Eh?"

"Sai bene quello che è successo. Il bacio che mi hai dato."

"Ah... giusto, perché io ti ho baciato, ma tu non hai ricambiato, vero?" Tetsuya si sentì nuovamente preso in contropiede.

"Questo non significa niente."

"Invece significa molto, anzi significa che non ti sono indifferente. Che c'è ancora qualcosa tra noi, qualcosa che avrebbe potuto esserci già tempo fa ma io... io..."

In quel momento Tetsuya lo vide, il dolore e il rimpianto nei suoi occhi, che divennero lucidi e velati di malinconia. "Aomine ti assicuro che per me sei una persona importante, molto importante. Ma adesso..."

"No ti prego, non rifilarmi le solite cazzate tirando in mezzo il tuo rapporto con quell'idiota."

"Non chiamarlo così!"

"Invece è esattamente ciò che penso, è un'idiota! Avanti Tetsu sii onesto, lui è a chilometri di distanza, si sta costruendo una carriera internazionale. Quanto pensi gli ci vorrà per scordarsi di te, e delle promesse che vi siete fatti?"

"No, Taiga non lo farà." lo disse con tutta la convinzione possibile.

"E' quello che tu vuoi credere, ma la realtà è ben diversa lo sai."

"Non ti permetterò di farmi questo Daiki, tu non puoi..."

"Io non posso cosa?" lo afferrò per il polso avvicinandolo di più a se. "Guardami negli occhi e prova a negare quello che ti ho detto. Dimmi che non ci hai mai pensato anche tu almeno una volta, all'eventualità che lui non torni più qui in Giappone?"

Non rispose, non potè, perché mentire era qualcosa estraneo alla sua natura, e con Daiki pur volendo non avrebbe mai potuto. "Lasciami andare Aomine kun." non voleva ascoltare altro, perché Aomine se voleva sapeva fin troppo bene come ferirlo con le parole.

"Dimmi che ho sbagliato tutto, che non ho capito niente di quello che stava accadendo tra noi e ti lascerò andare."

"Io non ti devo spiegazioni."

"Sì invece! Volevi darmele stasera appena ci siamo incontrati no? Ti sto ascoltando, dammele adesso."

"Non in questo modo." abbassò lo sguardo mentre il cellulare nella sua tasca cominciò a squillare in modo insistente.

"E' questo il solo modo che conosco." gli rispose

"Devo andarmene adesso si è fatto tardi." una seconda chiamata partì di nuovo.

"Smettila di scappare e affronta ciò che provi dannazione!" lo afferrò per il colletto della divisa sollevandolo appena. Kuroko afferrò la sua mano con l'intento di liberarsi ma quando si toccarono tutto si spense, di nuovo. Disse a sé stesso che voleva zittirlo, che il suo intento era solo quello. Ma era l'ennesima bugia della quale voleva convincersi.

Tetsuya si sollevò sulle punte azzerando la distanza tra loro, sorprendendo Aomine per quell'iniziativa. Ancora una volta avvertì il calore delle sue labbra ma stavolta le sue braccia si strinsero attorno al suo collo facendo aderire maggiormente i loro corpi. Daiki gli sfiorò la bocca con le dita prima di ricambiarlo nuovamente, con più urgenza come se volesse recuperare in quell'attimo tutto il tempo sprecato in quegli anni. Si perse... nel guardare il suo viso così dannatamente innocente, affondando le mani tra i suoi capelli, giocando avidamente con la sua lingua inesperta ma desiderosa di continuare a scoprirlo.

Tetsuya si ritrovò trascinato nell'ombra di quel muro che costeggiava il viale. Poteva percepire ogni singolo muscolo del suo corpo flettersi su di lui. Così come l'eccitazione che quel bacio gli stava provocando.

"Aomine kun fermati ti prego..."

"Perché dovrei? Non sono stato io a cominciare?" gli sussurrò all'orecchio mentre una delle mani si insinuava sotto la sua divisa.

"Io... non credo di averne la forza."

"Beh, se è per questo nemmeno io." e non lo avrebbe fatto, se non fosse stato costretto.

Aveva un dannato bisogno di lui, lo aveva sempre avuto. Gli sguardi che Kuroko regalava a Kagami ogni singolo gesto tra loro lui voleva rivendicarlo per sé. Perché il presente di Tetsuya non avrebbe mai potuto competere con il loro passato.

La suoneria del cellulare di Kuroko partì per l'ennesima volta avvisandolo di una chiamata in arrivo. Con non poca difficoltà riuscì ad estrarlo dalla tasca mentre Daiki gli sfiorava il collo con la lingua lasciandogli una scia di piccoli morsi ovunque. 
Tetsuya riuscì ad intravedere il nome della persona che lo stava cercando prima che la linea cadesse per la quinta volta. Era Taiga. E tanto bastò perché tutto il calore provato in quegli istanti sparisse dal suo corpo.

"Cosa c'è Tetsu?" chiese, ma non fu necessario che lui rispondesse. Daiki capì subito chi era che lo stava chiamandolo con tanta insistenza.

"Io... devo proprio andare, davvero."

Lo sguardo di Aomine divenne glaciale. "Lo capisco. Ma voglio che tu sappia che tutto questo per me non è un gioco e credo non lo sia neppure per te."

"Infatti non lo è."

"Ti ho perso già una volta Tetsu, non lascerò che accada di nuovo. E se dovrò affrontare Kagami, lo sai, la cosa non mi spaventa."

"Non voglio che accada niente tra voi, non me lo perdonerei mai." ed era sincero, almeno in quello.

"Allora la scelta è tua Tetsuya, credo lo sia sempre stata. E dopo stasera forse... capirai di poter avere altre strade da percorrere nella tua vita."

Kuroko si concesse di guardarlo di nuovo, dopo aver interrotto quel bacio che sembrava infinito. Aomine gli si avvicinò spostandogli i capelli e baciandolo sulla fronte.

"Buonanotte Tetsu, sii fiero di te, oggi in campo sei stato grande."

Kuroko non aggiunse altro, lo vide allontanarsi nel buio e dovette attingere a tutto il suo autocontrollo per non corrergli dietro e non lasciarlo più andare.

 

Doveva essere un momento speciale, un momento da condividere seppur a distanza. Si aspettava di vederlo sorridere, con gli occhi brillanti dall'emozione, entusiasta di raccontargli tutto di quel primo incontro. Quando però Kuroko tornò a casa accendendo il pc è facendo partire la chiamata ciò che vide Taiga fu tutt'altro.

"Ehi... ma che fine avevi fatto? Eri ancora per strada a quest'ora?" Tetsuya non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi. Anche attraverso uno schermo temeva che lui potesse accorgersi di qualcosa di strano, di diverso. "Kuroko stai bene? Hai una faccia strana non sembri neanche tu?" lo seppe quasi con assoluta certezza, perché se c'era una cosa che aveva sempre funzionato tra loro era la capacità di capirsi attraverso gli occhi. Lo stava perdendo. O forse, senza accorgersene, era già avvenuto. Lentamente sotto i suoi occhi che invece avevano sempre cercato di non vedere quella dolorosa realtà.

"Scusami tanto Kagami kun, avevo la vibrazione al cellulare e non ho sentito le chiamate." mentì, e si sentì uno schifo nel farlo.

"Ok va bene. Immagino che tu sia stanco ma volevo comunque dirti che sei andato alla grande oggi."

"Grazie." il tenue sorriso di Taiga si spense definitivamente contro l'atteggiamento scostante di Tetsuya.

"Anche la Too ha vinto, ho visto circa mezz'ora della loro partita. Penso avrai avuto modo d'incontrarti con Aomine nelle pause tra gli incontri?" lo aveva di nuovo tirato in mezzo deliberatamente. Il suo intento era chiaro, smuovere le acque per vedere la sua reazione. E ciò che vide non gli piacque affatto. Kuroko si strinse le braccia intorno al corpo mentre distoglieva di continuo lo sguardo.

"Sì ci siamo incontrati... " ammise, perché mentirgli avrebbe fatto ancora più male "... lui ha assistito alla partita e poi..." cosa avrebbe dovuto aggiungere? Raccontargli dell'episodio negli spogliatoi, o che c'era mancato poco si saltassero addosso proprio sotto casa sua? 
Taiga era rimasto in silenzio, aspettando che lui continuasse a parlare, incapace di pensare e di respirare nel frattempo "... mi ha fatto i complimenti per l'incontro, abbiamo scambiato quattro chiacchiere e ci siamo salutati." sperò almeno che la sua espressione non lo tradisse. Ma quando finalmente decise di incrociare i suoi occhi con quelli di Kagami capì di non esserci riuscito.

"Capisco..." rispose, non sapendo cos'altro aggiungere. Kagami non era uno stupido, né uno che non vedeva oltre le apparenze.

Anche prima di partire per l'America si era accorto del cambiamento di Aomine nei confronti di Kuroko. Di come cercasse una qualsiasi scusa per passare del tempo con lui. Degli sguardi e del suo volto che cambiava totalmente espressione quando incrociava lo sguardo di Tetsuya. E allora seppe... di non essersi sbagliato, già allora.

Aomine Daiki stava cercando di riprendersi quell'ombra così importante che un tempo gli era appartenuta.

"E a te come andata la giornata Kagami kun?" doveva cercare di sviare il discorso, concentrarsi su qualcos'altro, qualcosa che non riguardasse lui.

"Come al solito direi, tra studio e allenamenti." l'espressione di Tetsuya si spense all'improvviso. Era calato un gelo palpabile tra loro. Mai come il quel momento avvertirono una distanza incolmabile.

"Gli allenamenti saranno sfiancanti immagino?"

"Già... ma a quanto pare tu sembri molto più giù di tono di me. Dovresti andare a riposare Kuroko. Domani hai il secondo incontro non scordarlo."

"Sì lo so, adesso faccio una doccia e vado a stendermi."

"Ok..."

"Allora ci sentiamo domani dopo la partita?"

"Certo"

"Allora buonanotte Kagami kun."

"Kuroko, solo un'ultima cosa. Devo ammetterlo... gli allenamenti extra con Aomine ti sono serviti. Sei cambiato, ed è piuttosto evidente, non solo nel modo di giocare, purtroppo..." abbassò lo sguardo nello stesso momento in cui Tetsuya credette di sprofondare sotto il peso del suo senso di colpa.

"Kagami kun io..." lo schermo divenne scuro, la chiamata era stata interrotta. Quella sera non ci sarebbe stata nessuna buonanotte né a Tokyo, né dall'altra parte dell'oceano.

 

                                                                                                                       *****


La seconda giornata delle gare eliminatorie vide scendere in campo le squadre del Kaijo di Kise Ryota e lo Shutoku di Shintaro Midorima. Le due stelle emergenti diedero il meglio di sé portando alla vittoria le rispettive squadre, rispettando così i pronostici dell'apertura.

"Ehi... Shin chan non credi di aver esagerato oggi? I nostri avversari erano terrorizzati dalla tua presenza."

"Così dev'essere Takao. È giusto mettere subito in chiaro chi è il più forte in campo."

"Sapevo che l'avresti detto."

Midorima osservò il compagno di squadra con aria indifferente sistemandosi gli occhiali. Non era un tipo molto loquace ma era un buon osservatore, maniaco dell'ordine e dell'avere tutto sotto controllo. Non si sorprese neppure quando vide tra la folla, accorsa per assistere alle partite, una persona che di regola non seguiva gli incontri degli avversari perché non lo riteneva necessario. Midorima si fermò ad un passo dagli spogliatoi.

"Takao, tu va con gli altri io vi raggiungo dopo." gli disse

"Ok... come vuoi Shin chan." poi lo vide allontanarsi dal resto della squadra e seguire un ragazzo che riconobbe subito poiché già una volta erano stati sconfitti dalla sua squadra.

"Come stai Shintaro, ti trovo bene?"

"In effetti sono in perfetta forma. Trovo bene anche te... Akashi." il ragazzo gli sorrise e Midorima osservandolo ebbe la conferma che Akashi Seijuro aveva trovato la serenità e l'equilibrio con sé stesso che da tempo cercava.

"C'è parecchio movimento, ci sono molte partite in programma oggi?"

"Questa mattina altre due credo. E nel pomeriggio comincerà il secondo turno per le squadre che hanno già giocato."

"Capisco. Quindi scenderanno in campo anche i giocatori del Seirin?"

"Suppongo di sì, ma non ne sono sicuro. Perché me lo chiedi? Che hai in mente Akashi?"

Midorima non era il tipo da porre troppe domande così come Akashi non chiedeva mai più del dovuto se non aveva i suoi buoni motivi. Si conoscevano bene l'un l'altro e si erano sempre rispettati a vicenda.

"Non essere sospettoso Shintaro, ero solo curioso di vedere come si sarebbe comportato in campo Tetsuya senza il suo compagno a sostenerlo."

"Ho visto la loro prima partita e devo dire che è stato piuttosto bravo."

Akashi sorrise, e Midorima capì che sapeva più di ciò che stava chiedendo. "Non avevo dubbi..." aggiunse.

"Che intendi, spiegati?"

"Tu sai che Daiki gli è stato molto vicino in questo ultimo periodo. Credo che la sua presenza gli abbia giovato, anzi... ha fatto bene a entrambi." le sue parole diedero la conferma a Shintaro che lui alludesse a qualcosa in particolare.

"Tu come fai a sapere queste cose Akashi?" lo sguardo che ricevette in risposta gli lasciò intendere che la sua fosse una domanda al quanto banale.

"Dimentichi forse che sono stato il vostro capitano alla Teiko? Nessuno vi conosce meglio di me, e nessuno è in grado di osservare le cose come riesco a fare io." Midorima sapeva che era la verità. Tra tutti loro Akashi era lo stratega, colui che osservava l'insieme delle situazioni e delle squadre in campo sviluppando la migliore strategia possibile. Era un acuto osservatore, e sicuramente le sue parole lasciavano intendere molto di più di quello che dicevano. "Daiki sta cercando di riprendersi ciò che tempo fa ha lasciato andare. Ma non sarà così facile. Le cose preziose una volta perse difficilmente tornano indietro."

"Stai forse parlando di..."

"Discutiamone in un'altra sede, ti va? È da tanto che non facciamo una partita a shoji e non vedo l'ora di stracciarti di nuovo." era una chiara provocazione che punse subito la suscettibilità di Midorima.

"Cosa ti fa credere che perderò?" gli rispose, mentre Akashi si stava già allontanando per lasciare l'edificio.

"Lo so e basta, e sai che io non sbaglio mai. Chiamami prima di tornare a casa. Ci conto..."

Shintaro si sistemò nuovamente gli occhiali e raggiunse i compagni di squadra. Più tardi lo avrebbe senz'altro raggiunto e non solo perché Seijuro diventava più loquace giocando a shoji ma anche, e soprattutto, per godere della sua compagnia.






Quanto si può fingere di non vedere il cambiamento di una persona? Forse per un po', se non altro per quieto vivere, ma alla fine ciò che diventa palese non si può ignorare. Daiki ribadisce le sue intenzioni e Tetsuya non sembra essergli più così indifferente, in tutto ciò rimane il fatto che con Taiga c'era stato un tacito scambio di promesse. A volte le fragilità di una persona portano ad avere dubbi e a commettere imprudenze.
Intanto c'è chi osserva da lontano, perchè in Kuroko no Basket tutti i personaggi in un modo o nell'altro vengono coinvolti nelle rispettive vicende. Intanto oggi vi faccio conoscere la coach Riko Aida, il capitano Hyuga Junpei e il playmaker Izuki Shun detto "eagle eye"
Il capitolo è un po' più breve del solito, ma era l'unico punto possibile in cui fermarmi per non creare confusione. Grazie ancora per l'apprezzamento dimostrato, ci risentiamo dopo Natale. Auguri a tutti!

 

 

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Capitolo 4
*** Tutto da rifare ***


                                                               https://i.postimg.cc/mrdd8zqZ/Tetsuya.jpg


Aveva dormito al massimo un paio d'ore, se la coach Riko l'avesse saputo le sue urla si sarebbero sentite per tutta Tokyo. Avrebbe dovuto alzarsi dal letto, era già metà mattina e doveva incontrarsi con gli altri per definire gli schemi della partita di quel pomeriggio.

Non era stanco fisicamente ma sentiva di non avere la forza mentale per affrontare quella giornata, e sicuramente quello era un grosso problema. Prese il cellulare dal comodino accanto al letto, visualizzò lo schermo e incupì subito il volto. Non c'era nessun messaggio, nessuna chiamata, né notifica che gli desse anche solo l'illusione che lui avesse provato a contattarlo.

"Dovevo avere proprio un'espressione colpevole ieri sera." era l'unica spiegazione che riusciva a darsi. Kagami non poteva in alcun modo sapere cosa stava succedendo tra lui e Aomine ma in qualche modo lo aveva percepito.

Aveva intravisto quel cambiamento che solo chi ti è stato accanto per tanto tempo può notare. Solo chi ha giocato, vinto e sofferto con te può intuire. E solo chi ti vuole bene e ci tiene a te può soffrirne comprendendo che la persona che ama si sta allontanando. Stava diventando tutto tremendamente complicato e non era così che doveva essere. Lui avrebbe dovuto sostenere Kagami, aiutarlo a realizzare il suo sogno. Avrebbe dovuto credere nella promessa che prima o poi si sarebbero rivisti, consapevoli finalmente di ciò che provavano.

Ma le cose non vanno mai come speriamo, e lui non se la sentiva di incolpare né Aomine ne tanto meno Taiga per quello che stava accadendo. Il più delle volte le cose succedono senza che noi ce ne accorgiamo, e per Tetsuya era stato così.

Daiki era arrivato come uno di quegli uragani che ti sorprende e travolge senza darti il tempo di reagire. E quando Kuroko si era reso conto della piega che stavano prendendo le cose, lui... aveva già lasciato un segno indelebile del suo passaggio. Come un marchio che gli bruciava dentro e di cui non riusciva, o non voleva, liberarsi. 
Proprio mentre stava per sprofondare di nuovo tra le lenzuola una voce dal basso lo chiamò intimandogli di scendere perché qualcuno era venuto a cercarlo.

Non aveva idea di chi potesse essere, sicuramente Hyuga e gli altri erano già in palestra quindi era improbabile. Si decise finalmente a scendere, ancora in pigiama e con i capelli in disordine, sorprendendosi di trovare sulla porta un'estasiata Momoi che lo guardò arrossendo vistosamente.

"Sei un amore in pigiama Tetsu, buongiorno comunque." la sua voce dolce e gentile fu l'unica nota positiva di quel faticoso risveglio.

"Buongiorno Momoi san, che ci fai qui è successo qualcosa?"

"Beh... sono passata in palestra e i tuoi compagni mi hanno detto che non eri ancora arrivato. Così mi sono offerta di venirti a prendere e magari fare quattro chiacchiere insieme."

Sapeva che Momoi era molto premurosa, ma la cosa gli sembrò comunque strana. "Vuoi parlare? E di cosa di preciso?"

Lei sorrise con aria sorniona. "Credo sia meglio che tu ti dia una sistemata. Dai sbrigati, ho portato dei muffin alla vaniglia, sono squisiti, li mangeremo per strada."

Aveva proprio pensato a tutto, chissà perché non ne fu sorpreso. "Ok... dammi dieci minuti e sono pronto."

 

Non appena scese in strada ebbe come l'impressione che l'aria intorno fosse soffocante, eppure c'era un bel sole a rischiarare quella giornata. Forse era solo la pessima nottata trascorsa a fargli apparire tutto così opprimente. Momoi gli sorrise facendogli segno di incamminarsi.

"Vuoi? Penso ti piaceranno, assaggiali."

"Grazie mille Momoi san." In effetti erano davvero ottimi e Kuroko ne mangiò uno con gusto distraendosi per un attimo dai suoi pensieri.

"Allora Tetsu... cosa sta succedendo tra te e Dai chan?" Momoi esordì con quelle parole facendolo quasi strozzare con l'ultimo boccone di muffin.

"Tieni bevi..." gli diede una bottiglia con dell'acqua sperando che smettesse di tossire.

"Ma dico... che razza di domanda è? Così di punto in bianco?" cercò di prendere tempo per capire cosa realmente sapesse.

"Non mi piace girare intorno alle cose e non voglio arrivare in palestra senza averti parlato chiaramente." In fondo lei era fatta così, Tetsuya lo sapeva bene, così come sapeva quanto fosse legata a Daiki.

"Diciamo... che è un po' complicato." era una risposta al quanto evasiva ma almeno non le aveva mentito, e comunque lei se ne sarebbe accorta sicuramente. Solo che non sapeva davvero da che parte cominciare.

"Vedi... io conosco Dai chan da che eravamo bambini, siamo praticamente cresciuti insieme. Conosco la sua forza e le sue debolezze, e credo che in questo momento tu rappresenti entrambe le cose."

"Momoi san, anch'io sono molto legato ad Aomine, lo sai bene. È solo che..." possibile che fosse così complicato parlarne persino con lei.

"Solo che adesso non sai cosa provi realmente per lui." Kuroko spalancò gli occhi, sinceramente sorpreso dalla sua schiettezza. "Credi che non abbia notato il suo cambiamento? Come ti osserva, ti sta vicino, si preoccupi per te? Non l'ho mai visto così per nessuno. E dire che ormai gli sono accanto dalle medie."

"Non avevo dubbi che tu l'avessi notato Momoi. Aomine conta molto per me. Averlo ritrovato è stato come tornare a respirare, come se avessi riavuto indietro una parte mancante di me. Però..."

"Però adesso c'è qualcun altro nel tuo cuore, non è così?"

Tetsuya non rispose, sapeva di non dover confermare qualcosa che era palesemente scontato. "Taiga è la mia luce, io gli devo molto, gli ho promesso che lo avrei aspettato."

Momoi gli sorrise sentendo quelle parole così cariche di nostalgia. Sapeva che era la verità, e sapeva che quella situazione stava mettendo a rischio il rapporto tra loro tre.

"Però tu provi qualcosa per Dai chan, sbaglio forse?”

Non seppe cosa dire, l'unica cosa che gli venne spontaneo fare fu abbassare lo sguardo nascondendo il suo imbarazzo. "Ho visto durante la partita come lo guardavi. La grinta con cui hai giocato e la forza che la sua presenza ti trasmetteva. Tu hai giocato per lui ieri, e questo non puoi negarlo." e non lo avrebbe fatto, perché afferamre il contrario sarebbe stato come sminuire l'aiuto e il sostegno che lui gli aveva dato.

Vide Momoi fermarsi d'improvviso, e solo allora si accorse che erano arrivati in palestra. "Hai ragione su tutto Momoi san. Come sempre sai analizzare le situazioni con molto acume. Ma credimi se ti dico che non appena avrò ben chiaro cosa fare parlerò senz'altro con Aomine."

"Lo so Tetsu, non ho dubbi su questo. Ti chiedo solo di non tenerlo troppo sulle spine, Dai chan è già così poco paziente di suo." disse scherzosamente.

"Hai la mia parola."

"È stato bello parlare con te, sei sempre dolcissimo." gli diede un bacio sulla guancia abbracciandolo con affetto. "In bocca al lupo per la prossima partita."

"Grazie Momoi." la vide allontanarsi in tutta fretta, così come anche lui di corsa raggiunse i compagni di squadra in palestra.


                                                                                                           *****                                                                  

 

"Si può sapere dove diamine ti eri cacciato? Hai forse scordato che oggi abbiamo la seconda partita di qualificazione? Non posso crederci guardatelo con che aria tranquilla si presenta... mi fa salire una rabbia. Alla fine di questo primo turno mi verrà un esaurimento nervoso lo so." Riko esplose in tutto il suo nervosismo pre partita, terrorizzando non solo Kuroko ma anche gli altri giocatori presenti.

"Scusami tanto coach, ho riposato male e stamane non mi sono svegliato in tempo."

Riko si portò una mano alla fronte sospirando esasperata. "E me lo dici così come niente fosse? Non aggiungere altro ti prego, corri subito a fare il riscaldamento!"

Kuroko non se lo fece ripetere cominciando subito a correre lungo il perimetro del campo.

"Ehi Hyuga, che gli sarà preso a Kuroko, sembra abbia l'aria assente?" Izuki, da attento osservatore qual era, aveva subito notato che c'era qualcosa di strano nel compagno di squadra.

"L'ho notato anch'io, ma cerchiamo di non lasciarci condizionare da facili allarmismi. Adesso è qui, quindi vediamo di darci da fare ok?"

"Va bene capitano."

La partita si sarebbe tenuta alle diciotto del pomeriggio e Riko, dopo aver discusso delle tattiche di gioco e della formazione in campo, concesse a tutti un paio d'ore di libertà. Tutti i membri del Seirin si erano comunque trattenuti nei dintorni in modo da non tardare per l'inizio dell'incontro. Kuroko decise di sedersi all'ombra di una panchina leggendo un libro. Ogni tanto dava un'occhiata allo schermo del cellulare. Non sentiva Taiga dalla sera prima e ogni minuto in più che passava pensando che potesse avercela con lui aumentava il nodo in gola, ormai persistente, che aveva.

Ciao, mi sembra evidente che tu ce l'abbia con me per qualcosa che ti ha infastidito però avrei tanto voluto che mi richiamassi. Mi avrebbe fatto piacere sentirti prima dell'inizio della partita. Mi manchi, e... mi dispiace.

Scrisse quel messaggio di getto, senza pensarci, e senza altri indugi lo inviò. Aveva fatto il primo passo, lo aveva cercato, anche se sperava che fosse Taiga a farlo per primo. Poi si rese conto di essersi scusato... per cosa poi? Per qualcosa che non aveva confessato ma che Kagami aveva intuito. Quelle scuse suonavano come un'ammissione di colpa. Ma ormai era tardi per ritrattare quelle parole.

Il cielo terso di quella mattina si stava oscurando annunciando una pioggia imminente. Si sentì solo e smarrito, non poteva neanche cercare Aomine, non sapeva come affrontarlo, cosa dirgli. Se lo avesse guardato di nuovo negli occhi cosa avrebbe provato? Avrebbe di nuovo sentito l'impellente urgenza di aggrapparsi a lui come fosse la sua sola salvezza? 
No, non poteva pensarci adesso, e non poteva pensare a Taiga. In quel momento contava solo l'incontro contro il liceo Senshinkan e nient'altro. Fece un lungo respiro, cercando di trovare la giusta concentrazione per portare a termine quella giornata. Una volta terminate le qualificazioni si sarebbe occupato di tutto il resto. Mise le sue cose nel borsone e si diresse negli spogliatoi per prepararsi.

Qualcuno mancava ancora all'appello quindi i presenti poterono fare le cose con calma. Tetsuya ripose i propri oggetti nell'armadietto e poco prima dell'ingresso di Riko si accorse che Kagami aveva visualizzato il suo messaggio.

"Allora ragazzi adesso voglio la vostra massima attenzione." a quel punto non potè far altro che spegnere il cellulare e rimandare tutto a dopo l'incontro.

 

                                                                                                                    *****


"Dai chan, perché te ne stai defilato qui dietro a guardare la partita? Dovresti stare sugli spalti, la tua presenza lo aiuterebbe?" Momoi parlò con un filo di voce, temendo di deconcentrarlo intromettendosi con i suoi pensieri proiettati su quel campo da basket e sul ragazzo che stava giocando.

"No, vedermi adesso lo confonderrebbe ancora di più, e comunque ormai è troppo tardi."

"Dai chan ma..."

"Andiamo Satsuki, la partita è finita." le diede le spalle e si avviò verso l'uscita. Mancavano ancora cinque minuti al termine, ma Aomine sapeva per esperienza che il risultato difficilmente sarebbe cambiato.

Alla fine il Seirin perse l'incontro con un pesante 89-110, il che implicava il dover vincere obbligatoriamente l'ultima partita per potersi qualificare. Ancora una volta l'Interhigh si dimostrò un ostacolo difficile da affrontare e la distorsione al piede del capitano Hyuga, durante l'incontro, aveva senz'altro compromesso un partita cominciata già con grandi difficoltà.

L'entusiasmo iniziale era via via scemato, l'unione e la compattezza della squadra avevano avuto un effetto contrario stavolta. Tutti sembravano condizionati dalla tensione che Kuroko portava addosso e l'infortunio di Hyuga aveva fatto definitivamente precipitare la situazione.

"Ragazzi non perdete la calma. Non sarebbe stato facile lo sapevamo, ma non è tutto da buttare quello che abbiamo fatto finora. C'è da lavorare e mettere apposto alcune cose ma ce la faremo ne sono certa." Riko cercò di tenere alto l'umore della squadra mentre fasciava la caviglia di Hyuga, ma non era facile. Avevano bisogno di scaricare la tensione, resettare il tutto e cominciare daccapo.

Kuroko in particolare non disse nulla, sapeva di aver giocato male e il suo silenzio unito allo sguardo puntato a terra esprimevano tutto il suo rammarico. Aveva cercato di dare il massimo ma non era bastato, una sconfitta era sempre qualcosa di difficile da accettare soprattutto adesso che non aveva nessuno con il quale condivedere l'amarezza che provava.

 

Los Angeles ore 8:00 a.m.

Aveva visualizzato il messaggio di Tetsuya ormai la sera precedente, senza rispondergli. In realtà non sapeva neanche lui perché si sentiva così nervoso e infastidito dalla sua vicinanza con Aomine. O forse lo sapeva bene ma preferiva evitare di pensarci. Era rimasto sveglio quasi tutta la notte aspettando di vedere in differita la partita del Seirin.

"Sono un'idiota!" ringhiò tra i denti mentre lanciava il cuscino dall'altra parte della stanza. Tetsuya aveva cercato il suo sostegno e lui glielo aveva negato. Per cosa poi? Per un'assurda gelosia priva di fondamenta. Sospirò tenendosi la testa tra le mani. Sentiva che qualcosa non andava, aveva uno strano presentimento che lo rendeva inquieto.

Decise di prepararsi un caffè e cominciare ad accendere il computer, aveva bisogno di qualcosa di forte per svegliarsi. Ma non appena fu in piedi qualcuno bussò in modo concitato alla porta.

"Chi diavolo può essere a quest'ora? Un attimo arrivo..." Si infilò velocemente una t-shirt e andò ad aprire. "Alex? Che ci fai qui?"

"Hai già visto la partita?" gli chiese subito, senza neanche dargli il buongiorno.

"Veramente stavo per accendere il computer proprio adesso." Taiga capì all'istante che qualcosa non andava, lo sguardo della sua ex maestra di basket era più eloquente che mai.

"Ti conviene sbrigarti, e... mettiti seduto, sarà meglio."

Kagami rimase impalato fuori dalla porta incapace di registrare mentalmente gli innumerevoli significati che quelle parole potevano avere. Alex lo spinse dentro e chiuse la porta alle loro spalle.

                                                                                                               
*****

Piccole e costanti gocce di pioggia bagnavano la palla che aveva stretta tra le mani lavando via gli strati di polvere dalla sua superficie. Era immobile su quel campo da parecchi minuti con lo sguardo fisso sul canestro.

Si mise in posizione di tiro e fece un lancio, uno di quelli che aveva creato e perfezionato lui stesso fino a renderlo imprendibile. Sbagliò, e strinse i pugni dalla rabbia. Ci riprovò ancora e sbagliò di nuovo. E fu così per un numero imprecisato di volte. Fino a quando l'intensificarsi di quel temporale non rese scarsa la visibilità del campo di street basket.

Raccolse la palla finita sotto il canestro e si inginocchiò, sentendosi sconfitto fisicamente e moralmente. Pianse, lasciando che le lacrime si confondessero con la pioggia. Le spalle ricurve e i singhiozzi trattenuti a fatica gli facevano quasi mancare l'aria.

"Sapevo di trovarti qui... Tetsu." anche con quella pioggia battente la sua voce gli arrivò all'orecchio nitida e inconfondibile.

Istintivamente si portò una mano alla bocca cercando di soffocare il pianto. Non aveva neanche il coraggio di voltarsi e affrontarlo, era diventato un codardo, e si odiava per questo.

"Alzati avanti... se resti qui ti ammalerai."

"Sai quanto m'importa. Tanto anche se non potessi giocare non credo sarebbe questa gran perdita." disse con rabbia

"Ma che stronzate vai dicendo? Vuoi farti commiserare solo per una sconfitta?"

"Non cerco la tua comprensione e non voglio che mi consoli. Vattene via e lasciami in pace!" urlò, con la voce rotta dalle lacrime.

"Razza di idiota, credi davvero che possa andarmene lasciandoti qui in queste condizioni?" anche Aomine alzò di molto il tono di voce. Non solo per coprire il rumore della pioggia ma soprattutto per fargli capire che lui non si sarebbe mai mosso da lì.

Tetsuya si voltò e in quello stesso istante qualcosa si inclinò nel petto del ragazzo che aveva di fronte. Stentava a riconoscerlo, aveva gli occhi rossi per il pianto, era completamente bagnato e sembrava più piccolo e indifeso che mai. Daiki gli si avvicinò e Kuroko strisciò a terra tentando di allontanarsi.

"Che stai facendo Tetsu?"

"Va via Aomine kun, non avvicinarti!" sembrava terrorizzato e non capiva da cosa.

"Non me ne vado se tu non vieni con me." gli disse con tono risoluto.

"Sono un incapace, ho lasciato che i miei sentimenti condizionassero il mio modo di giocare e ho fatto un casino."

"Ma che dici? Non sei sempre stato tu a dire che in una squadra si vince e si perde insieme? Quindi perché vuoi addossarti tutte le colpe?"

"Perché sono stato io la causa scatenante di questa sconfitta!"

"Ma non è una sconfitta definitiva, non devi vederla così. Avete ancora una possibilità, ma devi alzarti adesso Tetsu. Devi trovare la forza per farlo."

"Non sento di potercela fare stavolta Aomine..." l'azzurro dei suoi occhi sembrò brillare anche sotto quel temporale. Avrebbe voluto stringerlo e dirgli che avrebbe lenito ogni sofferenza che aveva dentro pur di non vederlo più così abbattuto. Ma sapeva di non poterlo fare, non in quel momento. Adesso... doveva essere il suo sostegno, e tenere per sé tutti gli altri sentimenti che provava.

"Già una volta ti ho voltato le spalle lasciandoti da solo sotto la pioggia e andando via da te. Ricordi Tetsu?"

Kuroko cercò quel ricordo sepolto ormai da tempo nella memoria e il suo corpo smise di tremare. Ricordò fin troppo bene lo sguardo disilluso di Aomine e le lacrime a stento trattenute. Ricordò le sue parole, la sua tristezza, il suo volto che gli dava le spalle lasciandolo solo sotto una pioggia torrenziale, proprio come quella.

"Fu in quel momento che smettesti di essere la mia luce... Aomine kun." gli disse guardando il suo viso bagnato anch'esso di pioggia e lacrime.

"Sì, fu in quel momento. E commisi l'errore più grande della mia vita. Non ti ho mai chiesto scusa per quella volta, quindi lo faccio adesso. Perdonami Tetsuya."

Era la prima volta che pronunciava il suo nome per esteso, ed era la prima volta in assoluto che gli chiedeva scusa per qualcosa. Il volto di Kuroko si distese, lasciando che quelle lacrime di rabbia si trasformassero in silenziosa gratitudine. Perché finalmente Aomine Daiki era diventato il sostegno che lui aveva sempre sperato.

"Non ti ho mai serbato rancore Aomine, non hai bisogno di chiedermi perdono. Eravamo dei ragazzini con sogni e speranze più grandi di quanto potessimo comprendere."

"Allora almeno adesso lasciami agire come penso sia giusto. Forza, dammi la mano Tetsu." tese il braccio aspettando che lui facesse altrettanto. Kuroko osservò per un istante la sua mano, stavolta sapeva di potersi fidare. Sapeva di poter accogliere quella mano e stringerla con fiducia. E così fece. Lasciando che Aomine lo sollevasse sostenendolo per le braccia non appena vide che a stento riusciva a reggersi in piedi.

"Stai messo male Testu. Dobbiamo ripararci dalla pioggia e toglierci questa roba bagnata di dosso. Reggiti a me forza."

Lo tenne stretto, camminando il più in fretta possibile per trovare riparo. Kuroko sentiva gli occhi e la testa pesanti per il pianto e la stanchezza che stavano avendo la meglio. Non aveva idea di dove stessero andando, riusciva solo a percepire il rassicurante tepore del corpo di Aomine, così incredibilmente caldo nonostante anche lui fosse completamente zuppo di pioggia. 
Daiki fu quasi costretto a trascinarlo per l'ultimo tratto di strada prima che lui sentisse il rumore di una porta che si apriva e il buio che invece chiuse rapidamente i suoi occhi.
 

Nonostante fosse poco più di uno scricciolo fu un'impresa portarlo in camera e stenderlo sul letto. Si premurò di svestirlo asciugandogli i capelli sperando che ciò bastasse. Lo sistemò sotto delle leggere coperte ranicchiandosi in un angolo del letto ad osservarlo.

Cosa era stato in grado di fargli quel ragazzo? Se l'era chiesto spesso in quell'ultimo periodo. Perché Kuroko era fatto così, entrava in punta di piedi nella vita delle persone e ti sconvolgeva l'esistenza. Eppure anche lui aveva le sue fragilità, che difficilmente mostrava alle persone perché sapeva di dover essere forte, più degli altri. La sua non era forza fisica ma ti travolgeva mettendo in discussione tutto ciò in cui credevi lasciandoti smarrito e confuso.

"Spero che quell'idiota si renda conto della fortuna che ha tra le mani." sussurrò con un filo di voce mentre lo guardava dormire tranquillo. Fuori il temporale non accennava a placarsi e alla fine anche Daiki cedette alla stanchezza chiudendo gli occhi.

Quando giunse l'alba le nuvole grigie del giorno precedente erano ancora ammassate nel cielo, segno che il tempo non sarebbe migliorato di lì a breve. La vibrazione del cellulare scivolato sul letto la sera prima fece svegliare Daiki. Solo in quel momento si accorse di essere finito a pancia in giù accanto a Tetsuya con il braccio stretto attorno al suo fianco. Si ritrasse lentamente e a malincuore, doveva zittire quel cellulare prima che lo svegliasse.

Erano le 6:00 del mattino e Satsuki lo stava già tempestando di chiamate per sapere il motivo della sua scomparsa la sera precedente. Interruppe la chiamata inviandole un messaggio. Si mise a sedere sul letto strofinandosi gli occhi per cercare di svegliarsi. Kuroko sembrava dormire ancora, anche se doveva essersi agitato parecchio durante la notte vedendo la sua attuale posizione scomposta nel letto. Gli sistemò la coperta tastandogli la fronte e tirando un sospiro quando si accorse che la sua temperatura era nella norma. Doveva alzarsi, aveva urgenza di fare alcune chiamate e avrebbe dovuto preparargli qualcosa per quando si sarebbe svegliato.

"Già... peccato che io non abbia un frullato alla vaniglia, vero Tetsu?" disse sorridendo, mentre gli spostava una ciocca di capelli arruffati e ribelli.

La sua pelle ambrata paragonata al candore di quella di Kuroko era come se la notte e il giorno si fossero incontrati a metà strada tra loro. E in fondo un po' era davvero così. D'altronde era l'alba. Il momento esatto in cui si alternavano la notte e il giorno, in cui l'oscurità cedeva il posto alla luce. Di nuovo il parallelismo di luce e ombra che da sempre li aveva accompagnati si ripresentava, per farsi beffe di lui.

"Perché io non ricopro più quel ruolo, non è così Tetsu?" era una domanda rivolta più a sé stesso, ma una parte di lui avrebbe davvero voluto che Tetsuya lo sentisse, smentendo quella realtà che faceva tanta fatica ad accettare.

Si chinò su di lui, avvicinando il volto alle sue labbra appena dischiuse. Voleva rubargli un bacio, senza chiedersi se fosse giusto o meno. Senza domandarsi se stesse cercando una scusa per approfittarsi di quel momento. Lui seguiva sempre l'istinto, e anche in quel caso non fece eccezione. Lo sfiorò con una dolcezza che non gli apparteneva, ma che solo con lui era capace di esternare.

Percepì la morbidezza delle sue labbra e il respiro così calmo e sereno che si insinuava nella sua bocca. Se avesse potuto lo avrebbe tenuto lì con lui in eterno, custodendolo come la più rara e preziosa delle creature. Lo avrebbe protetto come non era stato in grado di fare in passato, lo avrebbe amato... così come avrebbe dovuto essere fin dall'inizio. 
Stava quasi per separarsi dalla sua bocca quando Tetsuya sembrò ricambiarlo muovendo le sue labbra su quelle di Aomine. Possibile che se ne fosse accorto?

Daiki provò ad approfondire quel bacio fino a quando delle flebili, ma perfettamente udibili, parole uscirono dalla sua bocca.

Taiga, sei tornato... sei qui.

Fu come aver ricevuto una pallonata in pieno stomaco nel bel mezzo di una partita. Aomine si bloccò di colpo incapace di compiere qualsiasi gesto. Un sorriso amaro e disilluso gli comparve sulle labbra. Avrebbe potuto fare e dire qualsiasi cosa, stargli accanto in mille modi diversi ma non avrebbe mai potuto riempire il vuoto che Kagami aveva lasciato in lui. 
Non poteva... perché quello non era più il loro momento. Perché Taiga aveva raccolto i cocci che lui aveva lasciato, cementandoli insieme in maniera così perfetta e completa che insinuarsi in essi non sarebbe stato più possibile.

Rimase ancora qualche istante ad osservarlo. Alzarsi da quel letto gli risultò più difficile del previsto. Alla fine raccolse il cellulare e decise di scendere per fare qualche telefonata. Aveva promesso di restargli accanto, e in un modo o nell'altro lo avrebbe fatto.




Cominciano a delinearsi le conseguenze delle proprie azioni, d'altronde non si può sempre vincere e quando nella testa si affollano pensieri e dubbi ecco che il resto va a rotoli. Arriva sempre quel momento in cui non si può più temporeggiare, e se non siamo in grado di prendere delle decisioni il destino le prenderà per noi. Anche Aomine in qualche modo sta prendendo consapevolezza che forse non è tutto facile come si era auspicato. Insinuarsi in un rapporto come quello che c'è tra Tetsuya e Taiga è arduo, e si rischia di bruciarsi irrimediabilmente. 
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, noi ci risentiamo la prossima settimana. Vi auguro un buon anno, che questo 2022 possa portare tanta ispirazione e tante cose belle a voi tutti.

 

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Capitolo 5
*** Siamo l'ombra di ciò che eravamo ***


                                                                      https://i.postimg.cc/TY76rL9q/Kuroko-Tiaga.jpg



Quando Kuroko aprì gli occhi gli avvenimenti della sera precedente gli invasero la mente in maniera brusca e inaspettata. Si guardò attorno e non gli ci volle molto per realizzare che quella fosse la camera di Aomine. Di certo non poteva essere diversamente visto che in quel posto tutto parlava di lui, dall'arredamento essenziale alle pareti tappezzate di poster di stelle del basket internazionali. C'era uno strano silenzio tutto intorno. Possibile che in casa non ci fosse nessuno?

Si accorse di avere addosso dei vestiti non suoi e capì che Daiki si era preso cura di lui portandolo nell'unico posto dove sarebbe stato tranquillo, lontano da tutto e tutti. Provò ad alzarsi e si accorse che la testa gli provocava ancora lievi vertigini. Attese qualche istante per trovare il giusto equilibrio quando la porta della stanza si aprì.

"Oh... vedo che ti sei svegliato? Ottimo. Ti ho portato un cappuccino e uno snack. Non mangi da ieri devi mettere qualcosa nello stomaco." Aomine si soffermò a guardarlo, i suoi vestiti gli andavano parecchio grandi, ma anche così per lui rimaneva sempre perfetto.

"Aomine kun, cos'è successo dopo che siamo andati via dal campo di street basket?"

"Semplice, eri mezzo svenuto e ti ho dovuto letteralmente trascinare qui da me."

"Capisco. Ma i tuoi cosa avranno detto?"

"Assolutamente niente. Mia madre è ancora in ospedale per il turno di notte, tornerà tra un paio d'ore. E mio padre era nel suo studio a lavorare. Non credo si sia nemmeno accorto che sono rientrato."

"Io... ti ringrazio, di tutto. Ma credo di dover andare adesso. Saranno tutti preoccupati non vedendomi rientrare e..."

"Per favore sta un po' zitto e mangia! Ho avvisato i tuoi un'ora fa e ho chiesto a Satsuki di rintracciare la coah della tua squadra, cerca di stare tranquillo e preoccupati per te stesso una volta tanto."

Kuroko gli sorrise guardandolo negli occhi, in quel modo speciale che sapeva scaldarti il cuore. Il suo era un ringraziamento silenzioso che esternava in ogni più piccola espressione. 
"Aomine... credo che noi due dobbiamo parlare." eccolo di nuovo, quello sguardo risoluto e deciso che non avrebbe ammesso repliche né scuse.

"Lo so, ma penso tu abbia altro a cui pensare adesso."

Era vero, perché per quanto il suo sostegno lo avesse fatto stare meglio, ciò che era successo non cambiava. Il Seirin era a rischio eliminazione, la terza partita sarebbe stata decisiva. Vincere era l'unica opzione possibile.

"Non intendo arrendermi, oggi siamo di riposo, ne approfitterò per rimettermi in sesto e parlare con la squadra. Domani... sarà tutta un'altra storia."

"Ottimo Tetsu, è così che voglio sentirti. Anche perché se c'è qualcuno che deve battervi quello sono io!" replicò con la sua tipica aria spavalda.

"Non contarci Aomine kun, non farò sconti nemmeno a te."

"Tse... ma sentilo, mi ruba persino le battute. Avanti mangia scemo o si raffredda il cappuccino."

Kuroko non se lo fece ripetere, e mentre consumava la colazione recuperò il cellulare che Aomine aveva poggiato su di una mensola accanto al letto. Era quasi scarico, ma riuscì a visualizzare le chiamate della sera prima fatte da sua madre e da Riko. Di Taiga invece non vi era traccia... nessun messaggio e nessuna chiamata. Doveva senz'altro aver visto la partita, possibile che non avesse neanche provato a chiamarlo per chiedergli cosa fosse successo?

Non era mai capitato che non si sentissero dopo un incontro. Parlarne, per loro, era un modo per condividere insieme quel momento anche a distanza. Improvvisamente però tutto era diventato difficile e sapeva che in parte era colpa sua.

"Ti chiamerà..." gli disse, tirandolo fuori dalle mille paranoie che la sua mente stava già formulando.

"Credo che ce l'abbia con me." rispose abbassando la testa.

"E perché dovrebbe?"

"Perché mi conosce talmente bene da essersi accorto che tra me e te le cose stanno cambiando." ma questo Aomine lo aveva intuito. In quei giorni Tetsuya era confuso non per quello che stava accadendo tra loro, ma perché sapeva che in qualche modo aveva tradito la fiducia di Kagami.

"E tu cos'è che vuoi, Tetsu? Vuoi che le cose cambino? Perché è questa la cosa importante, quello che desideri tu." gli chiese, e Kuroko non potè far altro che annuire in silenzio. 
Daiki avrebbe potuto dirgli che persino nel sonno aveva chiamato il nome di Taiga, alleviando così il suo senso di colpa. E avrebbe giurato che pensasse a lui anche quando si erano baciati, ma questa eventualità faceva davvero troppo male anche solo pensarla. Ma lui non si sentiva così generoso, non in quella circostanza almeno, e quindi preferì tacere.

"Io so cosa voglio Aomine kun, ma adesso quello che conta è la qualificazione del Seirin. Tutto il resto può aspettare." quelle parole lo spiazzarono, e in quel momento sperò davvero che non aggiungesse altro.

"Sapevo che l'avresti detto. E non posso che essere d'accordo."

"Grazie."

Dopo colazione Kuroko si diede una sistemata preparandosi a tornare a casa. Il temporale sembrava aver dato una tregua quella mattina, ma le nuvole non si erano ancora diradate.

"Sarebbe meglio che io ti accompagnassi."

"Non serve, andrò da solo. Adesso va molto meglio credimi, e devo ringraziarti per questo. Mi sei stato vicino, ed è più di quello che avrei mai sperato."

"Non devi ringraziarmi lo sai..."

Lo vide regalargli un ultimo sorriso prima che sparisse oltre la porta. Lo aveva lasciato andare. Pensò che forse avrebbe potuto trattenerlo in qualche modo, ma a quale scopo?

Non poteva tenere legato a sé uno come Tetsuya contro la sua volontà. Il suo spirito, il suo cuore avevano una tale grandezza che lui non avrebbe mai potuto raggiungere. D'improvviso si rese conto di non sentire più l'urgenza di mettere le cose in chiaro tra loro. A lui andavano bene anche così. Forse perché sapeva che l'esatto momento in cui ne avrebbero parlato sarebbe stato quello in cui l'avrebbe perso per sempre.

                                                                                                        *****                                                


Cercò di impiegare meno tempo possibile per tornare a casa. Doveva farsi una doccia, tranquillizzare i suoi genitori e andare subito a parlare con i ragazzi. Le cose non andavano per il meglio ma ce l'avrebbe messa tutta perché potessero cambiare. Lo sconforto provato la sera prima fu relegato in un angolo della mente, doveva reagire. Lo doveva a sé stesso, alla squadra ma anche al sostegno di Aomine e alla promessa fatta a Taiga.

Riprese fiato solo quando si ritrovò sotto il portico di casa.

"Sono io, sono tornato. Mi dispiace davvero avervi fatto preoccupare ma..." si tolse le scarpe voltandosi, e dovette reggersi alla porta per non cadere letteralmente a terra. Fu come se un'onda d'urto gli fosse piovuta addosso senza preavviso schiacciandolo letteralmente al suolo. "Kagami kun!"

Era lui, non poteva sbagliarsi, né essere un'allucinazione. Taiga era dritto in piedi lì di fronte, con un'espressione indecifrabile sul volto e le labbra serrate con forza. 
Tetsuya non riuscì ad avanzare neppure di un passo. Di certo non era ciò che si aspettava di provare rivedendolo. Ma se Taiga lo conosceva bene, anche Kuroko sapeva per certo che quel volto stava trattenendo a fatica una rabbia evidente e una profonda delusione.

"Ho preso il primo volo disponibile e sono tornato a Tokyo. Inutile dirti che ho visto l'incontro. Non sembravi neanche tu quello in campo, sono rimasto senza parole. Credevo avessi bisogno di me, pensavo che saresti stato talmente male da chiuderti in te stesso. Volevo... volevo esserti accanto. Ma credo che a questo punto la mia presenza sia superflua. Forse è meglio che tolga il disturbo. Ti ho aspettato solo per dirtelo." scese i pochi gradini e lo raggiunse accanto alla porta.

"No... no aspetta, non puoi andartene, noi dobbiamo parlare. Ho tante cose da dirti Taiga... io, io non mi aspettavo che tu tornassi. Pensavo fossi in collera con me e volevo..." si strinse a lui con tutte le forze, e Kagami dovette serrare i pugni per controllare l'irrefrenabile voglia che aveva di abbracciarlo, di dirgli che gli era mancato talmente tanto da provare un dolore fisico. Di aver desiderato rivedere i suoi occhi come si desidera la luce del sole dopo essere stati confinati al buio per tanto tempo.

Era questo che avrebbe voluto dirgli. Ma adesso... nell'azzurro di quegli occhi intravedeva solo l'ombra di Aomine, che spegneva in un attimo tutto ciò che di buono sentiva dentro.

"Non è questo il posto né il momento per parlarne. Guardati... sembri uno straccio. Hai bisogno di una doccia, e credo faresti bene a toglierti quella roba di dosso, mi sembra chiaro che non sia la tua." fu la stilettata finale dritta al petto, inferta con deliberata cattiveria e rabbia. Perché lui si era fatto una sua idea, e perché tutto ciò che vedeva davanti ai suoi occhi gli dava ragione condannando Tetsuya senza possibilità di difendersi.

"Kagami kun... puoi almeno ascoltare quello che ho da dirti prima di trarre le tue conclusioni?" non poteva lasciarlo andare, non dopo quello che gli aveva detto, non prima che lui provasse almeno a dargli spiegazioni.

"Adesso voglio andare a salutare i ragazzi. Se hai qualcosa da dirmi lo farai giocando con me sul campo da basket." si divincolò dalla sua stretta e lasciò l'abitazione. Tetsuya sprofondò lungo la parete incapace di reggersi in piedi. Tutti i buoni propositi di quella mattina era svaniti in un attimo, come se non avessero mai avuto la consistenza per realizzarsi. Taiga era tornato per lui, per stargli accanto, e lui aveva passato la notte a casa di un altro. E non uno qualunque, ma della persona con la quale Taiga era in competizione praticamente su tutto. Poteva andare peggio di così?

Si rimise in piedi e decise che il tempo delle incertezze doveva finire in quell'istante. Salì in camera e si preparò per raggiungere i compagni di squadra.

 

                                                                                                             *****


Era l'unica cosa che poteva fare, prima di commettere qualche sciocchezza. Lasciare quella casa. Sapeva di averlo ferito con le sue parole ma non aveva potuto evitarlo. Gli aveva voltato le spalle e se n'era andato, senza dargli il tempo di aggiungere altro. Perché se lo avesse fatto lui sapeva che avrebbe mandato tutto al diavolo e lo avrebbe tenuto stretto ricordandogli quello che si erano promessi e che c'era tra loro. 
Dopo aver visto l'incontro non ci aveva pensato su due volte. Aveva buttato in valigia lo stretto necessario e prenotato il primo volo disponibile. Doveva vederlo di persona, perché quello che aveva visto giocare non era Kuroko che lui conosceva. Non c'era grinta nei suoi occhi, né quella determinazione capace di fargli superare qualsiasi ostacolo. Era spento... e questo non era da lui. Non avevano giocato e lottato insieme per tanto tempo per vederlo buttare tutto all'aria così.

Quando si era presentato a casa sua di mattina presto tutto immaginava tranne che lui non fosse lì. La madre di Kuroko gli aveva riferito di aver ricevuto una telefonata da un suo ex compagno delle medie che la rassicurava sul fatto che Tetsuya stesse bene e che aveva passato la notte a casa sua a causa del temporale. Kagami era rimasto immobile senza dire una parola. Non aveva bisogno di sapere altro, era tutto perfettamente chiaro. Sul perchè avesse deciso di rimanere non sapeva però darsi una spiegazione. Forse era solo il desiderio di rivederlo, oppure sperava che guardandolo negli occhi avrebbe potuto mettere da parte la rabbia che sentiva e il senso di colpa che lo attanagliava per non esserci stato quando Tetsuya aveva avuto bisogno di lui.

E adesso si ritrovava lì... che si dirigeva verso la palestra del Seirin, della sua vecchia squadra, con l'animo a pezzi e una gran voglia di spaccare la faccia ad una persona in particolare. Prima di aprire la porta e salutare i ragazzi fece un profondo respiro mettendo da parte tutto il resto. Perché lui sapeva bene che una volta posati i piedi sul campo da basket tutto il resto bisognava lasciarlo fuori.

Non si accorsero subito della sua presenza, avevano un'aria preoccupata e parecchio amareggiata. Serviva loro una scossa e lui gliela avrebbe data.

"Allora... è così che i ragazzi del Seirin affrontano le sfide? Battendo la fiacca?"

Tutti si voltarono spalancando gli occhi. "Non posso crederci, tu... sei qui!" Hyuga si pulì gli occhiali temendo di aver preso un abbaglio.

"Kagamiii!" i ragazzi gli saltarono letteralmente addosso, senza dargli il tempo di salutarli come si deve.

"Qual buon vento ti ha riportato in Giappone Kagami kun?" chiese Riko, sinceramente sorpresa.

"Semplice... ho visto i miei compagni in difficoltà e ho pensato che il mio supporto potesse aiutarvi."

"Siamo nei guai Kagami, la scorsa partita è stata un disastro. Abbiamo cercato di fare il possibile per recuperare ma era ormai chiaro che ci fosse qualcosa che non andava." Izuki era senz'altro il giocatore che avvertiva di più la responsabilità della squadra insieme al capitano.

"È normale, il Seirin si è rafforzato, ma anche le altre squadre lo hanno fatto. Non potevate aspettarvi che sarebbero rimaste lì a guardare. Ma non è ancora detta l'ultima parola. Oggi ci metteremo sotto e domani il Seirin otterrà la sua qualificazione!"

"Siii"

Fu incredibile la carica di fiducia e ottimismo che in pochi minuti aveva saputo infondere nei compagni. I volti scuri e abbattuti erano scomparsi, sostituiti da una gran voglia di rivincita e di fare del proprio meglio.

"A proposito Kagami... ma Kuroko sa che tu sei qui?" chiese Riko, sorpresa di non averli visti arrivare insieme. Immaginava infatti che Tetsuya sapesse già del suo arrivo.

"Lui sa che sono qui. Arriverà tra poco non preoccuparti." La ragazza non domandò altro, ma il suo sesto senso le stava suggerendo che c'era qualcosa di poco chiaro sotto, che presto sarebbe venuto a galla.

 

Il percorso che portava da casa sua alla palestra non gli era mai sembrato così lungo e faticoso. Sapeva che ad aspettarlo ci sarebbe stato lui con il resto della squadra al completo.

Se hai qualcosa da dirmi lo farai giocando con me sul campo da basket

Così gli aveva detto, e lui inizialmente era rimasto sorpreso da quelle parole. Di certo giocare non avrebbe chiarito le cose tra loro né gli avrebbe dato modo di lasciargli spiegare quello che era successo. Eppure Tetsuya sapeva che anche quello, per loro, era un modo di comunicare. In campo doveva esserci sintonia e fiducia tra i giocatori, altrimenti il concetto di squadra non avrebbe avuto senso. Allora capì che Taiga voleva testare il loro affiatamento. Se c'era ancora quella fiducia incondizionata che aveva permesso a entrambi di superare tanti ostacoli. Non si sarebbe tirato indietro, non adesso che lui era tornato. Voleva a tutti i costi cancellare dalla mente l'espressione che aveva visto sul volto di Taiga quando si erano rivisti.

Gli avrebbe dimostrato che niente era cambiato. Si fermò fuori la porta della palestra, chiuse gli occhi per un attimo e poi la spalancò. Gli sguardi di tutti si voltarono verso di lui, anche se i ragazzi erano già posizionati in campo.

"Oh... alla buon'ora. Ti sei ricordato che abbiamo una partita di cui discutere e degli allenamenti da fare?" Riko incrociò le braccia spazientita, ma si accorse subito che Kuroko non aveva sentito una sola parola di quello che gli aveva detto. I suoi occhi erano fissi su Kagami... e sulla maglia numero 10 che gli era appartenuta la stagione precedente. Trattenne il fiato, così come i ricordi legati a quella divisa che lui aveva indossato, che aveva regalato loro vittorie e sconfitte, gioie e rabbia. Gli occhi divennero lucidi e non potè far altro che scusarsi e correre negli spogliatoi per cambiarsi. Taiga lo vide andare via in un lampo, e l'istinto di corrergli dietro lo fece muovere in modo inconsapevole.

"Kagami! Sbaglio o avevi detto che ti saresti allenato con noi?" Hyuga aveva capito le sue intenzioni bloccandole sul nascere.

"È così senpai. Ma non vorrei correre il rischio di danneggiare ulteriormente la tua caviglia?"

"Tu non preoccuparti della mia caviglia e gioca come sai fare. Non sottovalutare i tuoi compagni Kagami, non farlo mai."

Taiga annuì e così cominciarono la prima frazione di gioco. Tetsuya rientrò poco dopo sedendosi in panchina accanto a Riko. Osservò in silenzio la partita, notando subito l'incredibile scioltezza di Taiga, la fluidità e la rapidità dei movimenti che rendevano la sua presenza in campo veloce e fulminea come una scheggia impazzita. Aveva acquisito una tale padronanza del gioco da portarlo su un altro livello. C'era solo una persona che avrebbe potuto metterlo in difficoltà, l'unico con il quale avrebbe giocato fino allo sfinimento, Aomine Daiki.

Dopo i primi dieci minuti di gioco Riko fece una sostituzione e finalmente Kuroko scese in campo.

Si sistemò i consueti polsini neri stringendo le stringhe delle scarpe. C'era un silenzio innaturale in campo, come se tutti si aspettassero che accadesse qualcosa d'imprevisto. Erano mesi che non giocavano più assieme e adesso rivederli sullo stresso campo era come tornare indietro nel tempo. La partita riprese tra scambi e passaggi fino a quando la palla non finì tra le mani di Kuroko, che scartò un avversario e passò a Kagami.

Taiga agganciò la palla andando a canestro. I ragazzi esultarono entusiasti. "Passaggio scarso e impreciso, puoi fare di meglio." fu la risposta lapidaria di Taiga che riprese il gioco voltandogli le spalle. Tetsuya incassò la critica a testa bassa e proseguì.

Pochi minuti dopo ci fu ancora un passaggio in direzione di Kagami. "Sei ancora fuori tempo, non riesci ad intuire i movimenti dei tui compagni, così ti farai intercettare!" una nuova stoccata, ancora più aspra, quasi gridata a denti stretti.

Riko, Hyuga e gli altri erano rimasti in silenzio. Kagami non era mai stato così duro nei confronti di Kuroko, e di certo non gli aveva mai parlato con quel tono. Qualcosa si era inclinato tra loro, l'ombra di Kuroko non riusciva a stare al passo con la luce di Kagami. Possibile che l'alchimia tra i due si fosse persa per sempre?

Tetsuya era esausto dopo la fine della terza frazione di gioco, ma decise di proseguire. "Più veloce, più rapido, non sai più cogliere l'avversario di sorpresa, sei prevedibile!"

Taiga lo stava portando al limite e Kuroko era sul punto di crollare. "Alza di più quelle braccia e cerca di intercettare i passaggi."

Tetsuya spostò lo sguardo su Taiga che continuava ad urlargli addosso e mentre scartava un compagno perse la concentrazione e cadde.

"Kuroko va tutto bene?" non riuscì neanche a rispondere al suo capitano, non aveva più fiato e neanche la forza di rialzarsi. Taiga lo raggiunse guardandolo dall'alto in basso.

"Avevo lasciato un ottimo giocatore e adesso me ne ritrovo di fronte uno mediocre."

"Kagami ma cosa..."

"Dico solo quello che penso capitano. E forse dovreste farlo anche voi."

"Non è questo il modo di aiutare un compagno, almeno non qui da noi e tu lo sai."

"Io so solo che se Kuroko continua a giocare in questo modo voi non potrete mai vincere. E questo dovete metterlo in conto prima di farlo scendere in campo domani."

Senza aspettare risposta, raccolse la borraccia a bordo campo e se ne andò negli spogliatoi. Tetsuya era rimasto a testa bassa incassando ogni parola che lui aveva detto, ingoiandone l'amaro che era intriso in ognuna di esse. Si rialzò da solo zoppicando verso la panchina.

"Kuroko si può sapere che diamine è successo tra voi?" chiese Hyuga.

"Non è successo nulla. La colpa è mia, non sono più alla sua altezza."

"Questa non è una giustificazione. Non avete mai avuto problemi a giocare insieme nonostante le vostre differenze. Adesso però..."

"Non è più così! C'è poco da spiegare. Il divario tra noi è troppo grande ormai. Scusatemi, ma adesso avrei bisogno di allontanarmi un attimo." cercò di trovare una giustificazione lasciando così il campo e i propri compagni.

"Kuroko, l'allenamento non è terminato. Ti do dieci minuti, poi voglio che tu sia qui insieme agli altri. Quindi cerca di riprenderti e trova la giusta concentrazione."

"Ok coach." fece segno con la mano e scomparve poco dopo.

I ragazzi del Seirin cominciarono a discutere tra loro, sorpresi e increduli davanti a quello a cui avevano assistito. "Che pensi di fare Riko?" chiese il capitano.

"C'è qualcosa che lo preoccupa e che gli impedisce di esprimersi al meglio. Purtroppo non posso rischiare se lui non è al cento per cento. Se non mi dimostra il contrario domani non giocherà."

Hyuga non disse nulla e nemmeno Izuki intervenne anche se avrebbe voluto obiettare quella decisione. Gli bastò uno scambio di sguardi con il suo capitano per capire che non era il caso di intervenire oltre.

 

Una volta da solo Kuroko cercò di riprendere fiato, mentre da lontano poteva sentire i compagni ricominciare l'allenamento. Aveva una gran voglia di piangere e sfogarsi, ma sapeva che sarebbe servito a poco. All'interno dello spogliatoio Taiga se ne stava seduto con l'asciugamano sulla testa e lo sguardo basso. Tetsuya chiuse la porta alle sue spalle rimanendo in silenzio. Sembrava che di fronte a lui ci fosse un estraneo. Neanche nei primi giorni al Seirin si era sentito così distante e a disagio con lui.

"Tu non sei così. Non lo sei mai stato. Tu eri quello che teneva unita la squadra quando tutto sembrava andare in pezzi. Quello dalle mille risorse, che diceva 'si vince e si perde insieme, ma non si getta mai la spugna'. Dov'è finito quel ragazzo? Perché davanti a me io vedo un'ombra che non riconosco. Un estraneo al quale non sento più di appartenere."

A quel punto le lacrime scesero senza preavviso. Sarebbero dovute essere lacrime di gioia, perché finalmente lui era lì, era tornato, anche se non sapeva per quanto tempo. Invece la sua anima era a pezzi, ridotta in tanti piccoli frammenti, ognuno dei quali avrebbe voluto chiedergli scusa pur sapendo che non sarebbe stato abbastanza. Taiga non si voltò, ma sapeva che lui stava piangendo, così come lo sapeva quella volta in cui si erano salutati all'aeroporto.

"Mi sei mancato Taiga... mi sei mancato ogni singola ora di ogni singolo giorno. Avevo promesso di starti vicino e sostenerti nel tuo sogno. Ma averti così lontano mi ha fatto sentire perso, confuso..."

"Credo che tu abbia trovato la spalla su cui piangere alla fine, non è così?" disse con deliberato disprezzo.

"Non essere ingiusto adesso. È vero, non lo nego, Aomine mi è stato vicino e mi ha sostenuto. Avevo bisogno di qualcuno che... che... somigliasse a te!"

Taiga si alzò facendo ribaltare la panca sulla quale era seduto. "Che stronzate vai dicendo? Lo stai davvero paragonando a me?" lo guardò con rabbia, nonostante il suo volto rigato dalle lacrime lo facesse sentire dannatamente in colpa.

"Non lo paragono a te. Ma è innegabile che siate molto simili. Tu ti stavi costruendo una nuova vita, una carriera, un futuro nel quale probabilmente non ci sarebbe mai stato posto per me."

"E chi ti ha fatto credere queste cose?"

"Nessuno! Sono io che le ho pensate, perché è così che andrà è innegabile. C'è troppa differenza tra noi. Tu sei destinato a grandi cose, ed io... non posso far altro che rincorrerti."

"Ma io non ti avrei mai lasciato indietro, non avrei mai permesso che uscissi dalla mia vita. Io ci ho creduto in quella promessa, in quel bacio che ti ho dato mesi fa. Perché tu non hai fatto altrettanto?" Già, perché lui non l'aveva fatto? Se l'era chiesto milioni di volte, e altrettante volte non aveva trovato una risposta plausibile. Almeno fino a quel momento. Perché quando lo aveva visto giocare di nuovo, aveva capito tutto, e i dubbi si erano dissipati mettendolo di fronte alle sue paure e ai suoi timori.

"Perché ho creduto di non essere abbastanza per te. Di non poter camminare al tuo fianco. Taiga... la tua luce adesso sarebbe capace di oscurare persino il sole."

Kagami rimase inerme ascoltando quelle parole e ritrovando quello sguardo che mille volte gli aveva dato la forza di lottare. Perdersi in quegli occhi era quello che desiderava fare da mesi. E adesso che li aveva ritrovati così malinconici e umidi di lacrime sentì che tutta la rabbia provata fino a quel momento veniva spazzata via

."E tu pensi davvero che io sarei arrivato dove sono adesso senza di te?" gli sfiorò il viso con il dorso della mano sentendolo fremere per quel contatto.

"Non sono più sicuro di niente ultimamente. E questo mi spaventa."

Taiga gli sollevò il viso, che lui teneva ostinatamente puntato a terra. "Dovrò rinfrescarti la memoria allora..." e lo fece, nell'unico modo possibile. Nel solo che conoscesse per esprimere ciò che provava. Si spinse conto di lui finché non incontrò il calore e il sapore della sua bocca, così dolce e al tempo stesso salata per colpa di quel pianto sommesso. Lo strinse a sé avvertendo il suo esile corpo lasciarsi andare in quell'abbraccio inatteso ma tanto desiderato. Tetsuya sciolse tutta la tensione accumulata fino a quel momento e accolse quel bacio come un segno di tregua. Una dimostrazione che anche lui gli era mancato allo stesso modo. I suoi occhi ancora lucidi incontrarono quelli scuri e determinati di Taiga.

"Mi sei mancato così tanto." strinse le mani tra i suoi capelli lasciando che lui gli sfiorasse il collo.

"Anche tu, lo sai. Adesso però guardami." gli intimò Taiga. E lui lo fece sapendo che non avrebbe mollato la presa fino a quando alcune cose non gli fossero state chiare. E sapeva per certo che se lui avesse chiesto non gli avrebbe potuto mentire.

"Cosa sta succedendo tra te e Aomine? E non dirmi niente perché non l'accetto come risposta." sapeva di dover pagare lo scotto delle sue azioni. Ciò che temeva però era la sua reazione nei confronti di Daiki.

"Aomine kun mi è stato vicino, mi ha aiutato, perché aveva capito subito che per me non fosse facile questa situazione. Poi con l'inizio dell'Interhigh ho sentito addosso ancora più tensione e lui mi ha spronato a non mollare. Ha detto che se tu l'avessi saputo saresti stato deluso..."

"Non girarci intorno Tetsuya ti prego. Sai bene a cosa mi riferisco." sì lo sapeva, stava solo cercando il modo giusto per dirlo. Ma sapeva che un modo corretto non c'era, e non ci sarebbe mai stato.

"Va bene...” attese qualche secondo e decise che non gli avrebbe omesso nulla “... mi ha baciato. Forse sarebbe meglio dire ci siamo baciati. Non voglio scaricare la colpa solo su di lui, è anche mia la responsabilità. Ma tranne questo non c'è stato altro, te lo assicuro."

Lo sapeva, era certo che Aomine in un modo o nell'altro si sarebbe insinuato nella sua vita. Non pensava però che Kuroko glielo avrebbe lasciato fare. Per quanto lui potesse rappresentare il presente di Tetsuya sapeva che Daiki era quel passato che non avrebbe mai potuto cancellare. Forse era stato sciocco a sottovalutare il loro legame, o forse troppo presuntuoso nel credere di rappresentare qualcosa di più importante e insostituibile.

"Taiga di qualcosa ti prego?"

Lui attese ancora, cercando di ritrovare un minimo di lucidità. "Torna dagli altri Kuroko, ne riparleremo in un altro momento."

"Ma Taiga..."

"Ho detto vai! Sei qui per allenarti e non per farti distrarre dai tuoi sentimenti. Adesso conta la squadra e la partita di domani. Il resto va messo da parte."

"Mi dispiace Taiga, davvero..."

Kagami lo osservò con un sorriso amaro stampato sul volto. "Sapevo che c'era questo rischio quando sono partito. Ma credevo che tra noi ci fosse qualcosa di speciale. Che stupido sono stato." aprì la porta e si diresse fuori, lontano dal suo sguardo e da lui.




Taiga è tornato, e non poteva essere altrimenti dopo aver visto la partita disastrosa del Seirin. Ovviamente le cose sono cambiate e quelli che fino ad ora erano semplici sospetti adesso diventano una dolorosa relatà. La sua scelta ha portato a delle conseguenze che forse un po' si aspettava, ma d'altronde sperare che tutto filasse liscio come l'olio stando tanto distanti è anche un po' un'utopia. Comunque sia la schiettezza di Kuroko non so quanto sia stata apprezzata, Taiga è parecchio incavolato. Non perdiamo però di vista il fulcro di questo anime che è la passione per il basket. Quindi prima le cose importanti e poi tutto il resto. Spero apprezzerete anche questo capitolo, ci risentiamo presto.

 

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Capitolo 6
*** Scelte e conseguenze ***


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L'aria fresca di quel mattino gli sferzò il volto quasi come uno schiaffo. Il sole faceva fatica a farsi strada tra le nuvole che incombevano ancora nel cielo. Aveva un bisogno urgente di allontanarsi da lì, rintanarsi da qualche e capire se il suo repentino ritorno a Tokyo aveva avuto un senso oppure no.

Si diresse verso il suo vecchio appartemento ormai vuoto da quasi un anno. Le strade cominciavano ad animarsi di persone, e camminando potè ritrovare la familiarità di quei luoghi che lo avevano accolto e fatto sentire speciale. Ogni ricordo che la sua mente pescava dal passato portava impresso il suo volto, il suo nome. Non si era mai pentito di aver scelto di partire per l'America, era sempre stato convinto che quella fosse la decisione giusta da prendere. Tutto il resto si sarebbe sistemato con il tempo. Invece... quel tempo, che lui aveva creduto di avere, si era rivelato un nemico, un ostacolo più insidioso di ciò che credeva. Cos'era importante adesso? Sarebbe riuscito a sostenere i ragazzi del Seirin sapendo che la persona alla quale voleva bene si stava irrimediabilmente allontanando da lui?

Gli aveva detto di pensare alla partita, di concentrarsi solo su quella. Ma non ci credeva nemmeno lui in quelle parole. E una rabbia opprimente si fece strada nel petto bruciandogli dall'interno.

Camminava a testa bassa con la mente proiettata altrove. Urtò, senza volerlo, un paio di passanti uno dei quali gli rivolse un'imprecazione che lo costrinse ad alzare lo sguardo rispondendogli per le rime. Fu in quell'istante che lo vide, e intorno a lui tutto divenne buio e scuro. Si bloccò nel bel mezzo della strada guardando il lato opposto al suo. Impiegò pochi secondi prima di attraversare, in modo incauto, e corrergli dietro senza neanche pensare a quello che stava facendo.

"Ehi tu, fermati!" gli urlò, senza che l'altro gli prestasse la benché minima attenzione. “Aomine Daiki sto parlando con te!" solo allora lui si voltò incrociando lo sguardo con la persona che lo aveva chiamato.

"Dai chan... ma quello è..." Satsuki camminava al suo fianco, e rimase di stucco non solo nel vedere Kagami, ma soprattutto nel costatare l'espressione del suo volto carica di risentimento.

Daiki, pur rimanendo impassibile, non potè nascondere la sorpresa nel vederlo lì a pochi passi da lui.

"Guarda un po' chi si rivede, Kagami Taiga è tornato all'ovile. Cosa ti ha riportato da queste parti?" immaginava fin troppo bene il motivo della sua presenza in Giappone ma non lo diede a vedere.

"Fai poco lo spiritoso, e non prendermi per un'idiota. Io e te dobbiamo parlare."

"Davvero? E di cosa sentiamo?" l'atteggiamento spavaldo e provocatorio di Aomine lo irritarono ancora di più. Satsuki guardava entrambi, ormai certa che le cose avrebbero preso una brutta piega.

"Sai bene di cosa, non fare questi giochetti con me. Questo però non è il posto adatto."

"Non è qui che dovresti stare Kagami, ma con la tua ex squadra a dare loro supporto. Forse... c'è qualcuno che ha bisogno di te. Ah no scusami, aveva bisogno di te, ma tu ovviamente non c'eri."

Quello era davvero troppo, non gli avrebbe permesso di aggiungere una parola di più. Strinse i pugni e si avvicinò a Daiki.

"Dai chan andiamo via, non avresti dovuto parlargli cosi, siamo nel bel mezzo della strada. Avanti forza..."

"Sta zitta Satsuki! Se non è in grado di reggere la verità il problema è suo non mio. Se si arrabbia tanto vuol dire che io ho ragione, e lui lo sa."

"Te le spiego io le mie ragioni, seguimi se hai il coraggio e risolviamo questa cosa. Solo io e te!"

Aomine sapeva di doverlo fare, era inevitabile. Tanto risentimento improvviso nei suoi confronti poteva avere una sola spiegazione. Kuroko gli aveva detto di loro, di quello che c'era stato e di come le cose erano cambiate. D'altronde se lo aspettava, Tetsuya non era bravo a mentire né capace di nascondere le cose alle persone che gli stavano a cuore. Meno che mai a Taiga.

"Vai in palestra Satsuki e di a Wakamatsu che farò tardi oggi, inventa una scusa non ti sarà difficile farlo."

"Non ci penso nemmeno Dai chan, io non ti lascio da solo puoi scordartelo!" la ragazza si strinse al suo braccio decisa a non mollare la presa.

"Non fare la bambina e fa quello che ti ho detto. Non penserai davvero che quell'idiota possa crearmi problemi?"

Satsuki puntò gli occhi su Kagami e non fu affatto rincuorata dal suo sguardo. In ogni caso non l'avrebbe spuntata con Aomine, se le aveva detto di andare sapeva che insistere non avrebbe portato a nulla.

"Allora vuoi parlare Kagami? Va bene... parliamo. Fammi strada, avanti ti seguo." Si divincolò dalla stretta della ragazza, infilò le mani nelle tasche e segui Taiga allontanandosi dalla strada.


Mantenne una certa distanza camminando silenziosamente alle sue spalle. Kagami non si voltò nemmeno una volta, era certo che lo stesse seguendo, poteva sentire lo sguardo di Aomine piantato come un coltello alle sue spalle. Raggiunsero una zona periferica e al quanto isolata, dove i pochi passanti di quelle parti non sarebbero stati interessati a loro, qualsiasi cosa avessero visto o sentito.

"Allora... ti decidi una buona volta a dirmi cosa vuoi?"

Taiga si voltò facendo silenziosamente appello a tutto il suo autocontrollo. "Quello che vorrei davvero in questo momento è spaccarti la faccia per toglierti quell'espressione da stronzo che ti ritrovi. Ma cercherò di trattenermi, per adesso..."

"Uhhh... dovrei forse sentirmi minacciato? Eppure mi sembrava che quello a sentirsi in questo modo fossi tu?"

"Non provocarmi Aomine, la mia pazienza non è illimitata."

"Allora parla chiaro e non farmi perdere tempo idiota!"

Era davvero così? Daiki non si sentiva né in difetto né in dovere di dargli spiegazioni. Forse era vero, avevo perso il diritto di chiederne nel momento stesso in cui aveva scelto di andarsene. No... non poteva essere così e lui non poteva accettarlo. 
"Che cosa gli hai fatto. Che diamine hai combinato per ridurre Kuroko così? L'ho visto giocare e non sembra nemmeno più lui!"

"E cosa ti fa pensare che c'entri io nel suo cambiamento? Magari è la tua presenza a destabilizzarlo, non pensi?"

"Non dire assurdità. Tu ti sei approfittato del fatto che io non ci fossi insinuandoti nella sua vita per stravolgerla!"

"Come al solito ti sopravvaluti Kagami. Io non ho approfittato di niente. Le cose non si programmano, succedono e basta. Tra me e Tetsu c'è sempre stato un forte legame, prima ancora che tu lo conoscessi." era vero, non poteva smentire quelle parole. Adesso in tutta quella storia sembrava lui a fare la parte dell'intruso.

"Stai parlando del passato, non è più così e lo sai. Tetsuya per te era un capitolo chiuso, stai cercando di metterti in mezzo solo perché vuoi vendicarti di me."

Daiki si avvicinò a lui, il suo sguardo adesso sfidava apertamente quello di Kagami. Non gli avrebbe permesso di mettere in dubbio ciò che provava, non adesso che era ad un passo dal riconquistarlo. 
"Non darti un'importanza che non hai Kagami. È vero, tra me e Tetsu ci sono state incomprensioni e divergenze di opinioni. Ma adesso è diverso, e sai perché?"

Sapeva dove sarebbe andato a colpire con le parole e non voleva ascoltarlo, non più. Voleva solo colpirlo, colpirlo così forte sperando di alleviare quel dolore sordo che sentiva al petto e che lo straziava. "Perché io sono rimasto accanto a lui, perché ho raccolto il vuoto che tu hai lasciato dandogli nuove motivazioni. Tu hai scelto la tua strada e io la mia. E se adesso la mia strada si è incrociata di nuovo con quella di Tetsuya io non cambierò direzione. Non mi farò indietro." era così vicino adesso che poteva sentire addosso il peso di ognuna di quelle parole. Era sicuro e spavaldo, un muro invalicabile di convinzioni che non sarebbe riuscito ad abbattere.

"Pensi di poterti mettere in mezzo tra due persone così? Sperando che quello che ho costruito con lui vada in pezzi da un giorno all'altro? Adesso chi è quello troppo sicuro di sé tra noi?"

"Ho tutto il tempo di questo mondo per smantellare pezzo per pezzo anche il più piccolo ricordo che ha di te... alla fine sarai tu ad essere solo una pallida ombra nella sua vita."

Si sentì paralizzato dalle sue parole, anzi... intimorito era sicuramente il termine più calzante in quel momento. Anche durante le partite che li avevano visti scontrarsi Kagami aveva provato quella sensazione. Perché Aomine era così, agguerrito e spietato quando voleva conquistare qualcosa. Non si sarebbe fatto da parte, ormai quella era una certezza. E le sue ultime parole avevano esaurito la poca pazienza che Taiga ancora possedeva.

"Sei un bastardo egoista. Quando mai ti è interessato quello che provavano gli altri. Da quando t'importa aiutare un amico in difficoltà? Non te ne mai fregato un cazzo, vuoi solo mostrare di essere migliore di me!" lo afferrò per il bavero della divisa stringedolo così forte da sentire la pressione del suo collo sotto le mani.

"Ma guardati... sei corso qui dall'America solo per questo? Per prendermi a pugni, e dimostrare cosa? Se davvero tenessi a lui a quest'ora gli staresti accanto cercando di incoraggiarlo ad affrontare la partita di domani."

"Non venirmi a dire cosa dovrei fare, non te lo permetto!"

"E invece è proprio quello che farò. Perché sei talmente accecato dalla tua gelosia da non accorgerti di niente! Tu non ascolti, parli... parli ma non ti rendi conto di quello che hai tra le mani! Del fatto che lui non ha mai smesso di pensarti neanche quando io... io..." si fermò, trattenendo il respiro e le parole. Adesso si sentiva lui quello idiota, quello che sperava con un bacio di cancellare un sentimento che ormai aveva messo radici profonde.

"Che diavolo stai dicendo adesso?" Kagami non riusciva a capire il senso di quel repentino cambiamento. Perché gli stava dicendo quelle parole adesso?

"Niente... non sto dicendo niente, parole senza senso, forse. Fa quello che devi, vuoi picchiarmi, prendermi a pugni? Avanti accomodati, ma non credere che te lo renderò facile."

Gli occhi di Daiki erano cambiati, non c'era più spavalderia o voglia di imporsi nel suo sguardo ma una sorta di velata rassegnazione. Non seppe perché... ma lo lasciò andare. D'improvviso gli sembrò che tutto ciò che aveva fatto in quel momento non avesse avuto senso. In parte lui aveva ragione. Era tornato in Giappone per stargli accanto e invece era finito preda delle sue ansie e insicurezze dimenticando il vero scopo di quel viaggio.

"No, non lo farò. Non ho fatto tanta strada per perdere il mio tempo con te. Tra tutte le stronzate che hai detto l'unica che condivido è che dovrei stare con lui adesso, e non qui con te."

"Ci sei arrivato alla fine, complimenti. Comunque sia ricordati che in questa storia siamo entrambi spettatori. È Tetsuya quello a dover decidere. Quindi non è ancora detta l'ultima parola... Kagami Taiga."

Si sistemò il bavero della divisa, infilò di nuovo le mani nelle tasche e se ne andò per la sua strada. In fondo sapeva che Taiga non avrebbe mai alzato le mani su di lui. Se non altro perché Tetsuya non glielo avrebbe perdonato. Ma anche perché in realtà non ne aveva mai avuto realmente intenzione. Aveva solo bisogno di sfogare la sua frustrazione, e la cosa lo fece sorridere. Perché solo un cieco, non si sarebbe accorto di quanto Kuroko tenesse a Kagami. E lui, per un po', cieco lo era stato davvero.

Taiga raccolse il borsone scivolato a terra e prese finalmente la strada per raggiungere il suo appartamento. Aveva urgente bisogno di staccare la spina e per un po' non pensare più a niente.

 

                                                                                                                  *****

 

"Bene, vedo che finalmente ci siamo tutti, posso cominciare allora?" Riko si schiarì la voce aspettando di avere l'attenzione di tutti, soprattutto di Kuroko. "Sappiamo che la partita di domani non sarà facile. Abbiamo già affrontato lo Yosen e i suoi assi, quindi considerando che stavolta non ci sarà Kagami a contrastare Murasakibara l'assetto in campo dovrà cambiare. Il loro centro invece è alla nostra portata quindi facilmente controllabile. Senza contare che anche Himuro è molto pericoloso con l'imprevedibilità dei suoi tiri, quindi va marcato ad uomo."

"Tranquilla coach, a lui ci penso io."

"Ottimo Hyuga, la tua marcatura gli metterà senz'altro pressione addosso. Inutile che vi dica che l'imperativo di domani sarà vincere. Non può esserci sconfitta o pareggio, altrimenti siamo fuori. Quindi diamoci dentro!"

"Go Seirin!"

I ragazzi tornarono in campo per l'ultima mezz'ora di allenamento e Kuroko stava per unirsi a loro. "Kuroko kun, dopo l'allenamento vorrei parlarti in privato se non ti dispiace." Riko sembrava più seria del solito e la cosa non lo sorprese.

"Va bene coach, ci sarò."

Hyuga, che si trovava ai limiti del bordo campo, aveva sentito tutto e in effetti dopo quello che era successo con Kagami si aspettava un intervento della loro allenatrice. E se fosse stato il caso le avrebbe dato sicuramente man forte. 
Una volta cominciato il gioco però il cambiamento in campo fu palese. I ragazzi erano tutti estremamente concentrati e precisi. Non ci fu un solo passaggio andato male o sbavatura da correggere. Kuroko sembrava totalmente diverso, aveva occhi solo per la palla e la sua presenza in campo era invisibile e fulminea come non mai. Era successo qualcosa negli spogliatoi, tutti ne ebbero la certezza. Come sapevano che Tetsuya non avrebbe mai anteposto i suoi problemi personali al benessere della squadra. Anche Riko fu molto sollevata nel vederlo riprendere il suo consueto modo di giocare, anche se una buona strigliata non gliela avrebbe levata nessuno.

Mentre la coach osservava attenta gli ultimi minuti di gioco la porta della palestra si spalancò provocando un notevole fracasso e accogliendo una Momoi senza fiato e particolarmente allarmata.

"Che ci fai tu qui, non sarai mica venuta a spiarci spero?" esordì Riko, già sul piede di guerra.

"Devo parlare subito con Tetsu." disse, cercando di sorreggersi alla coach del Seirin per riprendere fiato.

"Impossibile, i ragazzi stanno terminando l'allenamento e poi Kuroko deve parlare con me subito dopo. Quindi qualsiasi cosa tu voglia dovrà aspettare."

"Ma è importante, è una questione urgente che lo riguarda." insistette

"Per noi l'urgenza è la partita di domani e non ti permetterò di distrarre un mio giocatore con delle sciocchezze!"

"Tu non capisci si tratta di Kagami kun e Aomine. Lui deve sapere!"

Riko si fermò per un attimo a riflettere, e capì che probabilmente lo strano cambiamento di Kuroko era dovuto a qualche problema che riguardava quei due. Senza contare che Momoi sembrava realmente preoccupata per qualcosa d'importante, decise quindi di assecondarla per capire meglio la situazione.

"Ti concedo cinque minuti, dopo non dovrai più infastidirlo."

"Va bene, lo prometto."

Riko si allontanò per un attimo richiamando la squadra. "Ragazzi basta così per oggi, siete andati alla grande. Adesso riposatevi e stasera tutti a letto presto. Domani sarà una lunga giornata."

"D'accordo coach!"

"Kuroko kun... c'è Momoi che è venuta per parlarti di una cosa. Le ho dato cinque minuti di tempo poi tocca a me farti un discorsetto. Intesi?"

"Certo coach, non ci metterò molto promesso."

"Allora va, sbrigati..."

Tetsuya l'aveva già intravista dal campo, e notando che era da sola si sorprese. "Momoi san che ci fai qui?"

La ragazza per poco non scoppiò in lacrime afferrando la maglia di Tetsuya. "Usciamo un attimo devo parlarti..."

Kuroko capì subito l'urgenza della situazione e non si attardò nel seguirla. "Puoi spiegarmi perché sei così agitata, è successo qualcosa?"

"Kagami kun è tornato..." esordì senza giri di parole lasciando Tetsuya di stucco. La prima cosa alla quale pensò fu che se lei ne era a conoscenza sicuramente anche Aomine lo sapeva.

"Come fai a saperlo Momoi san?"

"Lo abbiamo incontrato in centro circa mezz'ora fa."

"Lo avete incontrato? Intendi dire tu e Aomine kun?" Lei annuì senza aggiungere altro e Kuroko capì il perché del suo allarmismo. In breve gli spiegò com'erano andate le cose. Aggiungendo di essere corsa da lui non appena i due si erano allontanati.

"Mi dispiace Momoi, mi dispiace davvero di aver creato tanti problemi. Ti avevo promesso che avrei sistemato le cose e credo sia arrivato il momento di farlo."

"Non capisco, cosa intendi fare adesso?"

"Per prima cosa andrò a parlare con Aomine."

"Ma non sai nemmeno dove sia in questo momento? E se per caso quei due avessero..."

"No! Non è successo niente ne sono certo. Per quanto Kagami possa essere impulsivo so che non lo avrebbe mai fatto." Momoi avrebbe voluto condividere l'ottimismo di Tetsuya ma le risultava estremamente difficile. Lui non aveva visto gli occhi di Kagami e la rabbia che c'era dentro quello sguardo, lei sì. E sapeva che se Aomine fosse stato messo alle strette avrebbe reagito.

"Forse è meglio se vengo con te Tetsu."

"No, non penso sia il caso. È una cosa che devo risolvere da solo. Grazie per avermi avvisato, ti chiamerò per farti sapere che è tutto apposto. Stai tranquilla."

Lo sguardo e la sicurezza di quelle parole placarono un po' la sua ansia. La salutò in tutta fretta allontanandosi per rintracciare Daiki al telefono quando d'improvviso Riko gli si parò davanti più inviperita che mai. "I dieci minuti sono passati dove credevi di andare Kuroko kun?"

"Lo so coach, credimi l'ultima cosa che vorrei è disobbedirti ma è una cosa davvero urgente io non posso restare."

"La cosa davvero urgente che dovrebbe occupare i tuoi pensieri è la partita di domani. Tu hai dei doveri verso i tuoi compagni non scordarlo." Riko era molto seria, forse come in poche altre occasioni era stata, Tetsuya si sentì incredibilmente a disagio nel dover ribattere di nuovo le sue parole.

"Conosco i miei doveri e l'importanza dell'incontro di domani, il mio supporto alla squadra non verrà meno."

"E quale supporto intendi dare sentiamo? Chi scenderà in campo domani, il Kuroko che tutti conosciamo e che si farebbe in quattro pur di vincere o quello insicuro e confuso che ho visto ultimamente?" le parole di Riko lo ferirono più di quanto credesse. Il suo ruolo di allenatrice faceva sì che avesse un occhio attento su ognuno di loro. E di certo il suo comportamento incostante non era passato inosservato. Le doveva molto, sia per non aver indagato più del dovuto sia per l'infinita pazienza che dimostrava.

"Coach... domani il Seirin vincerà. Sono disposto a sputare l'anima se sarà necessario, ma darò il massimo, hai la mia parola."

Riko lo osservò con attenzione e lui sostenne il suo sguardo. Sapeva che nei momenti difficili poteva contare sulla sua fermezza e quindi decise di fidarsi. "Va bene Kuroko kun, voglio credere che tu abbia le idee chiare almeno su questo. Ma sappi una cosa, se domani vedrò anche la più piccola esitazione in campo ti sostituirò e non ti farò più rientrare."

Kuroko sapeva che stava dicendo sul serio, e che se fosse stato necessario lo avrebbe fatto. "Sono d'accordo, accetto."

Riko attese ancora qualche istante, poi rilassò le spalle sospirando. "Adesso vai... e cerca di mettere le cose apposto ok?"

"Ci proverò." aggiunse, per poi allontanarsi di corsa.

Lo vide sparire oltre il cancello d'entrata e sperò sinceramente che la sua smisurata forza d'animo gli permettesse di fare la scelta giusta.

"Ehi coach... alla fine sei riuscita a parlargli?" Hyuga l'aveva intravista con Kuroko, ma aveva deciso di non interferire, visto che Riko se la cavava benissimo da sola.

"Diciamo di sì, ma penso che lui abbia anche altro per la testa non solo la partita di domani."

"Quindi... cosa pensi di fare?"

"Mi fiderò della sua parola, per adesso. E se dovesse mettersi male allora interverrò come ritengo più opportuno."

"Mi sembra giusto." concordò Hyuga

"Che ne dici, ce ne torniamo a casa?"

"Direi che riposare un po' non sarebbe male." Riko gli sorrise, era felice della sua costante e silenziosa presenza. Sapeva di poter contare sempre su Hyuga, almeno quella era una delle sue poche certezze. Si mise sotto braccio del suo capitano e insieme si incamminarono verso le rispettive case.

 

                                                                                                           *****


Stava correndo per strada ormai da alcuni minuti senza sapere dove andare né avere la minima idea di dove potessero essersi diretti. Il telefono di Taiga risultava spento, quello di Aomine squillava a vuoto. L'ansia cominciò a farsi strada in lui, forse davvero era stato troppo ottimista. Possibile che le cose fossero degenerate fino a quel punto? E lui non aveva fatto niente perché ciò non accadesse.

Il senso di colpa era una sensazione opprimente e devastante con la quale sperava di non avere più a che fare. Era da tempo che non avvertiva un qualcosa di così spiacevole. Da quando alle medie, giocando con i ragazzi della Generazione dei Miracoli, aveva provato la stessa angoscia di quel momento quando sconfiggevano gli avversari umiliandoli senza alcun riguardo. Aveva giurato a sé stesso che non sarebbe mai più rimasto a guardare permettendo a simili situazioni di sfuggirgli di mano, ma non c'era riuscito, nemmeno quella volta.

Provò con l'ennesima chiamata che cadde anch'essa nel vuoto, nessuna risposta dall'altro lato del telefono. Si fermò ad un incrocio per riprendere fiato, per poi proseguire la sua infruttuosa ricerca. Arrivò fino al parco cittadino e di seguito al campo di street basket, niente, non c'era anima viva. La frustrazione cominciò a prendere il sopravvento. Con quale animo avrebbe affrontato la partita di domani se non fosse riuscito a parlare con nessuno dei due? La promessa a Riko, all'intera squadra, avrebbe fallito su tutta la linea. Gli occhi divennero lucidi e cominciò inaspettatamente a tremare, sentiva come se tutto gli stesse franando sotto i piedi e ancora una volta dovette fermarsi incapace di poter proseguire.
Lo squillo improvviso del cellulare lo fece sobbalzare e per poco non gli cadde dalle mani. Guardò lo schermo spalancando gli occhi, era il numero di Aomine. Rispose all'istante trattenendo il respiro per l'ansia.

"Aomine kun dove sei? Perché non rispondevi al telefono?" il suo tono di voce agitato non sfuggì a Daiki che ne intuì subito il motivo.

"Ohi Testu mi stavi cercando?"

"Mi pare ovvio questo, non hai visto le mie chiamate?" che razza di atteggiamento era quello, lo stava prendendo in giro o cosa?

"Beh... mi pare un po' difficile rispondere al telefono o sentire le chiamate visto che ero sotto la doccia."

"Cosa? Sotto... sotto la doccia? Ma allora sei..."

"Sono a casa mia, e dove se no? Avevi forse urgenza di dirmi qualcosa?"

Tetsuya tirò un lungo sospiro, ritrovando finalmente un minimo di calma. "In effetti dovrei parlarti, ma credo sia meglio incontrarci al solito campo di street basket. Ti prego di venire il prima possibile."

Daiki non era entusiasta di quella conversazione, forse perché già immaginava cosa sarebbe successo. Ma non potè tirarsi indietro. "Dammi il tempo di asciugarmi e infilarmi qualcosa addosso. Aspettami lì."

"Ok" la chiamata venne interrotta e Kuroko tornò sui suoi passi per dirigersi verso il campo. Non aveva idea di cosa fosse accaduto tra Daiki e Taiga. Gli scenari più disparati si materializzarono nella sua mente e poi il fatto che lui avesse il telefono spento era un chiaro segnale che Kagami non volesse essere importunato. Pensarci in quel momento però non avrebbe portato a nulla, doveva affrontare una questione per volta e farlo nel modo migliore e più convincente possibile.




Le strade di Tokyo sono fautrici d'incontri poco piacevoli ma necessari. Se da un lato Tetsuya e Taiga hanno esternato i rispettivi timori e malesseri dall'altro lato c'è colui il quale ha dato origine e contribuito in modo determinante ai loro attuali problemi. Aomine ci va giù pesante, d'altronde la diplomazia non è certo il suo forte, e poi lui è uno che non le manda di certo a dire. Taiga è molto istintivo e fumantino nelle reazioni, però è anche una persona che da molto peso alle parole, soprattutto quelle che lo toccano da vicino.
Sia Taiga che Aomine hanno fatto la loro mossa, adesso sta a Tetsuya sbrogliare questa matassa di dubbi e incertezze che si è venuta a creare. lo vedremo ne prossimo capitolo. Grazie come sempre per la vostra presenza e a risentirci alla prossima.

 

 

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Capitolo 7
*** La forza della determinazione ***


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Arrivò per primo sul posto, e mentre aspettava Aomine tirò fuori dal borsone la palla da basket cominciando a palleggiare. Si sentiva stranamente carico e motivato. Nonostante i problemi che sembravamo accumularsi attorno a lui il suo pensiero era proiettato sulla partita contro lo Yosen. Non avrebbe deluso i compagni, e avrebbe dimostrato a Taiga che era in grado di farcela, anche senza di lui.

"Vuoi fare un uno contro uno Tetsu?"

Kuroko fece l'ultimo lancio che andò dritto a canestro, prima di voltarsi e incontrare gli occhi penetranti di Aomine. "Non stavolta Daiki. Sono qui per parlare e mettere le cose in chiaro una volta per tutte."

"Oh... perché hai l'aria così seria e imbronciata, mi pare che tu stia esagerando?"

"So che hai incontrato Taiga, e che siete andati a parlare da soli da qualche parte. Momoi era preoccupata da morire ed è venuta ad avvisarmi. Vi ho cercato per mezza città senza trovarvi. Dannazione Aomine kun non saresti dovuto andare!"

"E perché mai scusa? Fammi capire... eri preoccupato per quello che Kagami potesse farmi o per quello che io avrei potuto fare a lui?" Daiki riusciva sempre a metterlo spalle al muro con le sue parole, cominciava a diventare frustrante questa cosa.

"Per entrambi accidenti! Non volevo certo che ci fossero discussioni tra voi per colpa mia. E poi tu hai il torneo, se sapessero che sei coinvolto in una rissa non ti farebbero giocare più."

"Allora in fondo ti preoccupi per me?"

"Certo che mi preoccupo, mi pare ovvio!"

"E quindi questo che cosa significa per te?" lo stava portando lentamente dove lui voleva. Kuroko si sentì in trappola. Era lui quello che doveva gestire quella conversazione non il contrario. La sua risposta avrebbe fatto la differenza, quindi non esitò, non più.

"Non quello che tu speri Aomine kun." c'era tristezza nelle sue parole, ma sapeva che quella era la cosa giusta da fare.

"Ho capito, è tornato Taiga e adesso tutto ti sembra più chiaro, sai ciò che provi e non hai più dubbi. E quando se ne andrà lasciandoti di nuovo solo cosa farai? Perché sai che accadrà. Lui non è tornato per restare, è solo di passaggio. Come una meteora che ti abbaglia con la sua luce e poi ti lascia il niente! Cosa farai quando lui tornerà in America, tornerai ad essere il Tetsuya che non sa affrontare le sfide e si sente come un ragazzino sperduto?" fu spietato e senza riguardo per i suoi sentimenti, ma doveva giocarsi il tutto per tutto, di quello ne era certo.

"Andrò avanti per la mia strada! È questo quello che farò. È vero, credevo di non farcela senza di lui ma mi sbagliavo. Posso continuare ad essere la sua ombra anche standogli lontano, costruendo un percorso che sia solo mio. Lo aspetterò, dovesse anche impiegarci una vita intera. Le nostre strade si incroceranno di nuovo un giorno, e io quel giorno voglio esserci. Senza rimorsi né rimpianti."

Daiki lo aveva ascoltato senza emettere un fiato. Lo aveva provocato mettendogli di fronte le difficoltà e le mancanze che avrebbe dovuto affrontare portando avanti un rapporto a distanza, ma niente. Non c'era stato nulla da fare, la risolutezza di quegli occhi azzurri la conosceva bene e non l'avrebbe scalfita adesso come non c'era riuscito in passato. Per quanto avesse potuto buttarlo giù, Tetsuya avrebbe sempre difeso il suo legame con Taiga. Lo avrebbe protetto, come lui non era stato in grado di fare in passato.

"Sei un fottuto testardo Tetsu. Avremmo potuto ricominciare insieme, e stavolta sarebbe stato perfetto. Ma tu devi sempre complicare le cose." si avvicinò a lui passandogli una mano tra i capelli e scendendo ad accarezzargli il volto. Kuroko la strinse tra le sue non senza rammarico.

"Noi siamo perfetti così come siamo Aomine, non c'è bisogno di cambiare o cercare qualcosa che non avrebbe senso esistere in questo momento. Tu sei e sarai sempre importante per me. Sei uno dei motivi per cui non ho mai mollato il basket. Ma il mio posto non può essere accanto a te. Per quanto l'idea mi abbia sfiorato la mente nell'ultimo periodo adesso so cosa voglio veramente. E lotterò per riprendermelo."

Daiki gli sorrise, aveva una voglia incredibile di zittire quelle labbra a modo suo, ma sarebbe stato troppo doloroso e a quel punto del tutto inutile. "Questa è l'ennesima sconfitta che mi infliggi, comincia seriamente ad infastidirmi questa cosa." Tetsuya gli sorrise

"Non è una sconfitta Aomine semmai hai ritrovato qualcosa che credevi perso. Un amico... che per te ci sarà sempre."

"Una magra consolazione che però dovrò farmi bastare suppongo. Mi auguro solo che quell'idiota sappia come trattarti altrimenti giuro che vado fino in America a prenderlo a calci nel sedere."

"Sistemeremo le cose vedrai..." ci sperava davvero, anche se il silenzio di Taiga lo faceva star male.

"Mi secca ammetterlo ma ci tiene molto a te. D'altronde per te è lo stesso visto che lo nomini persino nel sonno." Tetsuya restò spiazzato da quell'affermazione.

"Come scusa? Che intendi non capisco?"

"No... niente, niente lascia perdere. Piuttosto sei pronto per la partita di domani?"

"Certo, puoi contarci. Non sarà facile battere Murasakibara ma ce la faremo."

"Bene, questo è lo spirito giusto. Allora credo che non abbiamo altro da dirci. Ci vediamo domani Tetsu. Ah... un'ultima cosa voglio dirtela, credo di dovertela in qualche modo. Kagami non era furioso perché ce l'aveva con me, o almeno non solo per quel motivo. Ciò che lo spaventava davvero era la paura di perderti." un'affermazione che gli costò non poco esternare.

"E cosa ti da questa certezza?"

Aomine fece il suo solito sorriso sarcastico grattandosi la testa per nascondere l'imbarazzo. "Perché è la stessa paura che sto provando io adesso..." è che sentiva bruciare più che mai.

Kuroko non aggiunse altro. Non avrebbe potuto in alcun modo consolarlo in quel momento, poiché non poteva dargli ciò che lui voleva. Eppure aveva la certezza che Daiki avesse sempre saputo i suoi veri sentimenti, quindi dentro sé l'avrebbe accettato con il tempo.

"Ci vediamo Tetsu..."

"A domani, Aomine kun."

 

Si separarono, prendendo ognuno le rispettive strade. Doveva tornare a casa e riposare, ne aveva assolutamente bisogno. Spegnere i pensieri e mettere tutto il resto da parte, per potersi concentrare al meglio. Un messaggio sul cellulare lo avvisò che la persona da lui cercata era tornata raggiungibile. Era il numero di Taiga. Fissò lo schermo del telefono per qualche minuto, incerto se chiamarlo o meno. Alla fine cancellò il messaggio e lo rimise in tasca.

La chiacchierata con Aomine lo aveva in qualche modo sollevato e reso triste allo stesso tempo. Sapeva che il legame speciale tra loro ci sarebbe sempre stato, ma aveva anche la certezza di non essere disposto a perdere Taiga. Quello che era successo in campo tra loro lo aveva fatto riflettere.

Kagami era andato avanti, era cresciuto ancora, come persona e come giocatore. Lui doveva dimostrargli di poter fare altrettanto, anche da solo. Ecco perché non lo avrebbe chiamato. La vittoria contro lo Yosen sarebbe stata la sua risposta, la dimostrazione che lui avrebbe proseguito sulla strada che avevano cominciato insieme. 
Camminando, assorto tra i suoi pensieri, si ritrovò quasi senza accorgersene sotto il suo appartamento. Ormai conosceva fin troppo bene quel luogo e la strada. Alzò lo sguardo e vide una luce accesa in quello che era il soggiorno. Avrebbe potuto bussare, incontrarlo di persona e dirgli tutto ciò che sentiva e provava per lui. Ma non lo fece, e gli costò molto quella rinuncia.

"Non lascerò che i miei sentimenti influenzino la mia prestazione di domani. Ti dimostrerò che non mi lascio sopraffare facilmente. Lo so che verrai a vedermi... e la tua luce mi aiuterà ad essere l'ombra perfetta che sono sempre stato." 

Voltò le spalle e si incamminò verso casa. Nello stesso momento Kagami ebbe una strana sensazione. Un sesto senso, un brivido improvviso corse lungo la sua schiena, come il tocco invisibile di qualcuno. Si alzò di scatto dal divano sul quale era sdraiato affacciandosi al balcone del suo appartamento ma non vide nessuno giù in strada. Solo una pallida e indistinta ombra che sparì pochi attimi dopo.

"Forse potrebbe essere..." un pensiero, o per meglio dire un desiderio, gli sfiorò la mente. La stessa che non aveva smesso di pensarlo per un attimo tutto il pomeriggio. Si precipitò verso la porta intenzionato a correre giù in strada. Mentre afferrava le chiavi di casa però il cellulare squillò. 
"Kuroko!" doveva essere lui per forza. Sapeva che non avrebbe lasciato le cose in sospeso tra loro, che in qualche modo l'avrebbe cercato. Prese il telefono e rispose con tale ansia da sentire il cuore in gola. "Ehi Kuroko sei tu? Sei giù in strada non è così?"

Dall'altro lato del telefono qualcuno si schiarì la voce e finalmente rispose. "Mi riuscirebbe un po' difficile essere sotto casa tua visto che attualmente sono in albergo con il resto della squadra. Ma a questo punto penso che tu aspettassi la chiamata di un'altra persona. Comunque ciao anche a te... Taiga." ci fu un breve silenzio da entrambe le parti.

"Tatsuya sei tu?" finalmente realizzò di chi fosse quella voce.

"Spiacente di deluderti ma sì, sono io."

"Scusami è solo che pensavo tu fossi..."

"Kuroko, lo so. Ti ho sentito sai? Anche se ammetto che non avermi avvisato che tornavi in Giappone è stata una bella carognata da parte tua, fratellino*."

"E tu come hai fatto a saperlo?"

"Mi pare ovvio... Alex mi ha avvisato. E mi ha chiesto di tenerti d'occhio durante il tuo soggiorno. A proposito quanto ti trattieni?"

"Un paio di giorni poi dovrò ripartire."

"Sei venuto per dare supporto ai ragazzi del Seirin quindi?"

"Sì, decisamente. Ehm... scusami se non ti ho chiamato prima ma ho avuto..."

"Altro per la testa lo so."

"Sai decisamente un po' troppe cose Tatsuya." ma non se ne sorprese poi tanto, d'altronde erano amici d'infanzia, e da sempre riuscivano a comprendersi al volo.

"Non so molto in verità. Ma dal modo in cui hai risposto al telefono credo che tra te e Kuroko sia successo qualcosa." Taiga non rispose, sapeva che non ce n'era bisogno. 
"Ascoltami Taiga, l'unica cosa che puoi fare adesso e stargli accanto senza fargli pressioni. Domani giocheranno contro di noi e sai che non farò loro nessuno sconto. Per questo spero che tu non me ne voglia. Quando si scende in campo non esistono vincoli che tengano. Conta solo giocare bene e superare l'avversario."

"Lo so, credimi. E non mi aspetto niente di diverso da te, è giusto che sia così. Avrei solo voluto comportarmi diversamente. Penso di averlo ferito, e forse anche deluso. Sono uno stupido che non sente ragioni." era frustrante sapere di essere nella stessa città, così vicini, eppure distanti.

"Lui ti conosce bene Taiga, sa come sei fatto. Non potresti mai deluderlo, e vedrai che saprà sorprenderti. Abbi fiducia."

"Grazie... grazie davvero."

"E di che, figurati. Piuttosto cerchiamo di vederci prima della tua partenza ok?"

"Contaci, ti chiamo domani dopo la partita. Buona fortuna Tatsuya."

"Ti ringrazio Taiga e cerca di stare tranquillo."

"A domani." si salutarono e Kagami richiuse la porta mettendo da parte i suoi propositi. Si lasciò scivolare lungo la parete fino al pavimento stringendo la testa tra le mani. 
"Sarà una lunga notte questa." disse tra sé, per poi chiudere gli occhi e smettere di sperare in una telefonata che, sapeva, non sarebbe mai arrivata.

 

                                                                                                                *****

La partita tra il Seirin e lo Yosen sembrava quasi una finale di campionato. Gli spalti del palazzetto dove si tenevano gli incontri erano pieni. Senza contare che molte squadre avversarie erano intervenute per assistere di persona. Non era un segreto il fatto che per passare il turno il Seirin dovesse vincere, né che la loro scorsa prestazione fosse stata al quanto deludente. C'era una certa tensione nell'aria, ma stranamente negli spogliatoi sembravano tutti abbastanza tranquilli.

"Ragazzi, sapete meglio di me che non sarà una partita facile. Lo Yosen si sente al sicuro e inattaccabile grazie alla difesa di Murasakibara, ma voi non dovete farvi intimidire. Dovete attaccare e mettercela tutta. Qual è il nostro obbiettivo?"

"Vincere!"

"E allora dateci dentro!"

Un grido, seguito dalle braccia alzate di tutti i giocatori, incentivò l'incoraggiamento della coach Riko, che potè permettersi un velato ottimismo dopo aver constatato la compattezza e le motivazioni della squadra.

"Ehi ragazzi scusate il ritardo ci sono anch'io..." Si precipitò negli spogliatoi salutando tutti con addosso la vecchia divisa del Seirin. Cosa che fece provare un po' di nostalgia e tanta voglia di riaverlo in squadra a tutti loro.

"Ce l'hai fatta ad arrivare. Credevamo ti saresti perso l'inizio Kagami."

"Non avrei mai potuto Hyuga senpai. Mi dispiace solo di non poter giocare con voi."

"Lo so, ma il tuo incoraggiamento e il sostegno che ci darai saranno di grande aiuto."

"Se per te va bene starai in panchina con me Kagami kun."

"Certo Riko, va più che bene."

"Ottimo, finite di prepararvi allora così potremo cominciare il riscaldamento in campo."

"Sì coach!"

Era rimasto ad osservarlo per tutto il tempo. Serio e composto da un un angolo dello stanza. Sembrava con la mente anni luce lontano da lì. Gli aveva rivolto una breve occhiata per dimostrargli che aveva notato la sua presenza, poi... più niente. Nessuna espressione, né un cenno, un cambio d'atteggiamento che potesse in qualche modo turbare i tratti del suo viso. Quando gli altri cominciarono ad uscire Taiga non si mosse. Non gli parlava dal giorno prima e voleva almeno assicurarsi che lui fosse pronto per la partita.

"Kuroko kun... non tardare, ti voglio con gli altri per il riscaldamento, ci siamo capiti?" Riko pensò bene di avvisarlo notando che Kagami non accennava a lasciare la stanza.

"Certo, tra cinque minuti arrivo."

La porta si chiuse facendo calare un silenzio innaturale che mise tra loro una distanza all'apparenza invalicabile. Ci sarebbe stato così tanto da dire da non avere parole sufficienti. Eppure mai come in quel momento Taiga sembrava smarrito e incerto sul da farsi.

"Kagami kun... abbiamo molto di cui parlare, e stavolta dovrai ascoltarmi. Adesso però i miei compagni di squadra e la partita contro lo Yosen hanno la priorità su tutto." era stato Tetsuya a toglierlo dall'imbarazzo di aprire in qualche modo il discorso. Aveva i suoi occhi puntati addosso, e la determinazione che vi lesse all'interno lo riportarono a quando giocavano insieme. Quello sguardo poteva significare solo una cosa... pura e incrollabile determinazione.

"Lo so Kuroko, non sarà una partita facile. Himuro e Murasakibara ti impediranno di passare con ogni mezzo. Ma tu non devi mollare, fino alla fine!"

"È quello che ho sempre fatto, ed è quello che farò anche oggi. Se sono delle risposte che cerchi allora guardami giocare." non smise nemmeno un attimo di sostenere il suo sguardo, neanche quando gli sfiorò volutamente la mano prima di raggiungere l'uscita. Taiga si voltò con l'intento di bloccarlo ancora qualche istante, ma era tardi. La sua ombra era già svanita sperando di aver portato con sé un po' della sua luce.

 

                                                                                                                *****

Atsushi Murasakibara, il centro indiscusso dello Yosen, quasi due metri d'altezza per una forza dirompente che a stento controllava. Tenerlo a bada non sarebbe stato facile e l'assenza di Kiyoski e Kagami dava del lavoro in più ai ragazzi del secondo anno.

Kuroko si sistemò i consueti polsini neri e scese in campo cercando subito una connessione visiva con i suoi compagni di squadra. Gli occhi di tutti erano puntati su di lui, ma stranamente tutta quella pressione non sembrò sfiorarlo minimamente.

"Hanno cominciato adesso, sono arrivato in tempo allora?"

"Io sono qui già da un pezzo Shintaro. Se avessi accettato il mio passaggio lo saresti stato anche tu."

"Lascia perdere Akashi, sono qui adesso quindi va bene anche così." rispose, sistemandosi gli occhiali.

Seijuro lo guardò sorridendo, in fondo un po' si compiaceva di essere l'unico a mettere in imbarazzo l'imperturbabile Shintaro Midorima.

"Dai un'occhiata alla panchina del Seirin..."

Midorima vi gettò un'occhiata di sfuggita riconoscendo subito Taiga. "Non sapevo che fosse tornato?"

"Era prevedibile. Kagami non è uno stupido, deve aver intuito che stava per perdere qualcosa d'importante ed è tornato per riprendersela."

"Ti riferisci alla tua teoria, Akashi?"

"La mia non è una teoria piuttosto direi... una certezza. E non escludo che l'esito di questo incontro stabilirà anche le possibili basi per un loro futuro."

"Tu non eri quello che pensava che Aomine avrebbe fatto qualcosa?"

"Ci ha provato, ma la scelta non spettava a lui. E Tetsuya adesso sembra avere le idee molto chiare." ad Akashi bastò osservare qualche secondo Kuroko per capire le sue intenzioni. Conosceva fin troppo bene la sua caparbietà quando si metteva in testa una cosa, e la luce che brillava adesso in quello sguardo era senz'altro quella instillata in lui da Kagami Taiga.

Shintaro non chiese altro, le considerazioni di Akashi difficilmente sbagliavano. E lui di certo non le avrebbe confutate.

Bastarono pochi minuti di gioco prima che il duello tra Hyuga e Tatsuya Himuro entrasse subito nel vivo con un botta e risposta di tiri da tre punti. La difesa del Seirin riuscì a rallentare gli attacchi degli avversari e Murasakibara fu costretto a destreggiarsi tra difesa e attacco aumentando così lo sforzo e il ritmo di gioco.

"Dai chan sbrigati la partita è cominciata!"

"Smettila di spingere Satsuki non capisco perché hai tanta fretta." Aomine e Momoi presero posto notando subito l'entusiasmo del pubblico per l'intenso cambio palla tra entrambe le squadre.

Daiki puntò subito lo sguardo su Kuroko. Lo osservò con attenzione notando la precisione di ogni singolo passaggio e la notevole velocità con la quale interveniva per aiutare i compagni. Riusciva a correre da una parte all'altra del campo sfuggendo al controllo degli avversari e spiazzando la loro difesa. Ovviamente notò anche Kagami seduto in panchina. Il desiderio ardente che gli bruciava negli occhi era palpabile, sicuramente avrebbe voluto essere in campo con lui.

"Ohi... ohi guardate un po' chi abbiamo qui, Aominecci e Momocci. Vedo che ci siamo proprio tutti oggi è?"

"Kise kun anche tu qui?"

"Certo che sì. Non potevo perdermi il riscatto di Kurococci dopo la scorsa partita. A proposito... avete visto chi è tornato dall'America? Kagamicci è seduto sulla panchina del Seirin, fantastico!"

"Poteva starsene dov'era quell'idiota!" esordì Aomine.

"Dai chan smettila adesso."

"Ma che ha? È di cattivo umore?"

"Taci Kise... altrimenti uso il tuo bel faccino come zerbino."

"Cosa?" i modi di Daiki erano sempre sopra le righe ma almeno Kise smise di fare domande sedendosi accanto a Satsuki.

 

Il primo tempo della partita terminò in pareggio, entrambe le squadre erano in perfetto equilibrio. Nessuno delle due avrebbe mollato anche perché non avevano ancora sfoderato tutto il loro potenziale. Tetsuya era stato perfetto, anche se il ritmo sostenuto lo aveva stancato più del previsto.

"Kuroko kun, sarebbe meglio che tu restassi in panchina nel secondo quarto." Riko aveva notato il suo affaticamento e voleva intervenire prima che fosse tardi.

"Sto bene coach, posso ancora giocare."

"Non dire sciocchezze, vuoi forse crollare svenuto in mezzo al campo?"

"Se sarà necessario sì!" si alzò in piedi sfidando lo sguardo della ragazza.

"Kuroko che diamine pensi di fare? Non è da te discutere gli ordini dell'allenatrice. Riposati, rientrerai nel secondo tempo." Kagami si era sentito in dovere di mettersi in mezzo, credendo di essere l'unico che potesse in qualche modo farlo ragionare.

"Non voglio mancare di rispetto a nessuno, ma ho fatto una promessa e voglio mantenerla. Starò in campo per tutta la partita e vincerò insieme ai miei compagni."

Riko incrociò le braccia riflettendo su cosa fare. Tetsuya sembrava particolarmente determinato, farlo restare in panchina poteva rivelarsi controproducente per il suo morale. "E va bene tornerai in campo. Ma se vedo che stai per cedere ti sostituirò, che ti piaccia o meno!"

"Ok coach, grazie infinite."


Sugli spalti gli occhi di Aomine e anche degli altri erano puntati sulla panchina, cercando di interpretare le possibili strategie.

"A cosa stai pensando Akashi?"

Il ragazzo finalmente distolse lo sguardo da Kuroko puntandolo sul suo interlocutore. "Stanno valutando se sostituire o meno Tetsuya. Ma credo che lui non sia d'accordo."

"Perché dovrebbero farlo? I suoi passaggi sono stati impeccabili e il suo gioco è ancora efficace."

"Non è questo il punto Midorima. È la resistenza il punto debole di Kuroko. Se continua così non arriverà a fine partita."

Shintaro osservò la panchina del Seirin notando solo in quel momento ciò che Akashi aveva già intuito prima ancora del time out.


"Dai chan perché hai quella faccia? Stanno giocando bene no?"

"Non è questo il problema..."

"Che vuoi dire?"

"Quella testa dura di Tetsu vuole rientrare in campo quando è lampante invece che ha bisogno di recuperare. E quell'idiota di Kagami non fa niente per impedirglielo!" Daiki si alzò in piedi non appena le squadre rientrarono in campo.

Kuroko sollevò lo sguardo e lo notò tra il pubblico. Si capirono al volo, e Aomine intuì che rientrare era stata una sua precisa scelta e che in qualche modo sarebbe andato tutto bene.

L'incontro riprese e Tetsuya non mollò un attimo. Marcava gli avversari riuscendo a compiere passaggi a volte disperati. Murasakibara ne fu davvero sorpreso, si aspettava di vederlo perso e indifeso senza Kagami, ma scoprì un nuovo Kuroko più forte e determinato di prima. 
Lo Yosen si portò in vantaggio per ben due volte. Anche Tatsuya Himuro era diventato un vero asso, i suoi tiri andavano sempre a segno. L'ultimo quarto sarebbe stato quello decisivo, avrebbero dato tutto ciò che ancora avevano per portare a casa la vittoria.

Kuroko si asciugò nuovamente la fronte bevendo l'ultimo sorso dalla sua borraccia.

"Se adesso ti dicessi di restare in panchina non mi ascolteresti, non è così?"

"Se sai già la risposta allora non farmi domande." Taiga lo osservò notando una nuova determinazione nei suoi occhi. Era quello che avrebbe sempre voluto vedere, e dentro sé ne fu molto orgoglioso.

"Avrei voluto essere in campo con te oggi, con tutti loro. Mi sento così stupido e impotente a restare qui in panchina a guardarvi."

"La tua presenza vale molto Kagami kun, se abbiamo resistito finora è anche grazie al tuo supporto. Quindi continua a sostenerci, fino alla fine."

"Contaci." gli disse, allungando il pugno chiuso com'era loro abitudine fare durante le gare importanti. Kuroko fece altrettanto battendolo contro il suo. E quel semplice gesto gli fece scrollare di dosso tutta la stanchezza accumulata. Rientrò in campo insieme agli altri senza più rimorsi né rimpianti.

Sia in campo che sugli spalti la tensione era palpabile, nessuno osava pronunciare una parola o fare la benché minima previsione. Lo sguardo di Tetsuya saettava dal campo al tabellone che scandiva inesorabile gli ultimi minuti di gioco. Ormai non aveva più fiato, sentiva i polmoni bruciare dall'interno e le gambe incredibilmente pesanti. Murasakibara aveva stoppato gli ultimi due assalti del Seirin gettando il duo d'attacco nello sconforto. C'era bisogno di un'ultima azione fulminea ed efficace.

Izuki tenne palla a centro campo e con una finta riuscì a passare a Mitobe che proseguì nell'azione. Quando però Himuro bloccò la sua visuale Kuroko capì di dover intervenire per creare un diversivo a quell'ultimo attacco.

Chiese un ultimo sforzo a tutto il suo corpo, mentre l'intera panchina del Seirin era in piedi incitando i compagni. Himuro intuì i movimenti di Mitobe, ma quando stava per rubargli la palla Tetsuya intervenne intercettando l'azione e con una finta fece un lungo passaggio in direzione del capitano Hyuga. La difesa dello Yosen fu spiazzata.

Kagami fu talmente coinvolto da quell'ultimo cambio palla da non accorgersi di aver ormai lasciato la panchina e raggiunto il bordo campo. "Kuroko!" urlò, e la sua voce come un ruggito diede ancora più potenza al passaggio di Tetsuya che Hyuga ricevette con non poche difficoltà vista la potenza.

Il capitano prese posizione e tirò. L'arbitro stava per fischiare la fine dell'incontro, e quando anche l'ultimo centesimo di secondo si azzerò la palla centrò il canestro. Il Seirin, con uno scarto di tre punti, vinse la partita aggiudicandosi la tanto sospirata qualificazione. 
Un grido liberatorio diede il via all'entusiasmo generale che coinvolse anche i tifosi sugli spalti che acclamarono a gran voce vincitori e sconfitti per la bellissima partita disputata.

Kagami corse in campo ad abbracciare Hyuga e gli altri ragazzi per poi dirigersi verso di lui.

"Sei stato grande Tetsuya. Con questa partita direi che puoi accantonare qualsiasi dubbio tu abbia sulle tue capacità. Perché hai superato di gran lunga le mie aspettative." era profondamente orgoglioso che niente fosse cambiato, che lui avesse avuto la forza di reagire e diventare persino migliore di ciò che ricordava. Adesso aveva la certezza che anche senza di lui la sua ombra si sarebbe ritagliata il suo posto al sole.

"Grazie mille Kagami kun." riuscì a stento a trattenere le lacrime, almeno fino a quando Taiga non lo abbracciò stringendolo così forte da fargli mancare il fiato. Sembrò quasi volersi perdere in quell'abbraccio, ma in esso ritrovò anche la forza che credeva di aver ormai esaurito.

"Complimenti Kuroko, sei stato davvero in gamba. Tu e la tua squadra siete stati formidabili, e anche se la sconfitta brucia la vostra vittoria è più che meritata."

"Grazie davvero Himuro kun, spero ci saranno altre occasioni per giocare ancora insieme."

"Ehhh... sei diventato una spina nel fianco Kuro-chin, dovrò proprio schiacciarti come un moscerino la prossima volta." il colosso dello Yosen digrignò i denti, mal digerendo quell'ennesima sconfitta.

"Non sperarci troppo Murasakibara."

Le squadre si salutarono e il campo in breve si svuotò per fare spazio alle successive partite.

"Dai chan forse dovresti congratularti con lui non credi?"

Aomine li aveva osservati da lontano. Le parole e gli sguardi che si erano scambiati, l'urlo di Taiga e la conseguente grinta di Tetsuya. Poi quell'abbraccio aveva sancito definitivamente la sua uscita di scena. Kuroko aveva ritrovato la sua vera luce, a lui non restava che uscire silenziosamente di scena.

"Magari un'altra volta. Adesso andiamo Satsuki." era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, ma restare ancora lì non avrebbe avuto senso. Kise scrollò le spalle non capendo il motivo dell'atteggiamento così freddo da parte di Aomine. Decise quindi di salutare entrambi e scendere a congratularsi con Kuroko e i suoi compagni.

"Alla fine è andata come pensavi Akashi?"

"Credo che noi tutti abbiamo imparato a nostre spese che contro Tetsuya non si possono fare previsioni. D'altronde un'ombra è qualcosa che non puoi controllare né imprigionare. Non credi anche tu Shintaro?"

Midorima lo osservò soppesando con attenzione le sue parole, sistemò come sempre i suoi occhiali mentre raggiungeva l'uscita. "Il fatto che il Seirin sia passato al prossimo turno per me significa solo che ho un motivo in più per impegnarmi a batterli."

"E chi ti dice che sarà la tua squadra a farlo?" aggiunse sarcastico Akashi.

"Lo dico io, e tanto basta." rispose precedendo l'ex compagno di squadra fuori dallo stadio.




Piccole precisazioni: con il termine "fratellino" Himuro tende a sottolineare il rapporto confidenziale che ha con Taiga, poichè si conoscono da ragazzini avendo vissuto entrambi in America. Ma non c'è nessun legame di parentela tra loro.
I personaggi nell'immagine sono: Himuro Tatsuya, il più bassino, e Atsushi Murasakibara, ex membro della Generazione dei Miracoli e attualmente emtrambi giocatori dello Yosen.
Mi semrbra giusto anche presentarvi: l'ex capitano della Generazione dei Miracoli, Akashi Seijuro e la guardia tiratrice, serio e occhialuto, che porta il nome di Shintaro Midorima. Visto che intervengono spesso durante gli incontri è doveroso dare un volto anche ai loro personaggi.
Ultima precisazione, il personaggio di Kise Ryota tende ad aggiungere sul finale dei nomi il suffisso "icci" e lo fa solo con le persone che lui ritiene meritevoli del suo rispetto. Quindi se leggete i nomi scritti in modo strano sappiate che non ho litigato con la tastiera del PC.


Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non risulti confusionario a caua dell'intervento dei numerosi personaggi, ma purtroppo nelle partite spesso è così quindi ho cercato di rendere il tutto più verosimile possibile. Grazie di cuore a tutti coloro che stanno seguendo questa long con interesse, sostenendomi con il loro apprezzamento. A presto

 

 

 

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Capitolo 8
*** La perfetta fusione di luce e ombra ***


                                                                      https://i.postimg.cc/wT2Trqc7/KagaKuro.jpg



I ragazzi del Seirin erano stremati. La tensione e l'adrenalina stavano ormai scemando lasciando il posto all'inevitabile stanchezza.

"Sono distrutto ho bisogno di un letto e di dormire per almeno due giorni."

"Che vai farneticando capitano. Abbiamo passato il turno adesso ci aspettano partite ancora più impegnative."

"Lo so... ma almeno per oggi non ricordarmelo Izuki ti prego."

Per Kagami fu come ritornare a casa, stare lì con loro negli spogliatoi era qualcosa di unico e coinvolgente. Aveva la certezza che per quanta strada potesse fare non avrebbe mai più avuto compagni così, e voleva preservare quel momento il più a lungo possibile.

"Ragazzi perché non venite tutti da me, conoscete la strada ormai, così potremmo festeggiare la vittoria e stare un po' tutti insieme. Vi preparerò qualcosa di speciale."

"Davvero ci vuoi tutti da te Kagami?" Furihata era entusiasta alla sola idea di assaggiare le prelibatezze cucinate da Taiga.

"Certo che sì, avanti andiamo..."

"Tranquillo Kagami kun posso darti una mano io in cucina?" si propose Riko con rinnovato entusiasmo e tanta voglia di fare. Solo che la proposta non fu ben accolta dai ragazzi della squadra che conoscevano fin troppo bene la sua scarsa manualità in cucina.

"Ma... coach sarai stanca, forse è meglio che ti riposi."

"Sciocchezze Hyuga, sto benissimo."

"Ti prego Kagami dì qualcosa, qualunque cosa ma non farle mettere le mani sul cibo." il capitano esternò la preoccupazione e il timore di tutti.

"Guarda che ti ho sentito eh!"

Taiga non potè far altro che scrollare la testa e sorridere del fatto che nonostante la sua assenza certe cose non sarebbero davvero mai cambiate. E di quello ne fu felice. 
Solo nel momento in cui i ragazzi si stavano preparando per andare si accorse di qualcosa che l'entusiamo iniziale non gli aveva fatto notare subito, Kuroko non era presente con loro negli spogliatoi...

 

                                                                                                                   *****

 

"Aomine kun!" lo chiamò a voce alta in modo che lui potesse sentirlo in mezzo a tutte quelle persone.

La sua voce gli arrivò chiara e diretta non appena lo sentì pronunciare il suo nome, e nonostante sentisse l'esigenza di andare di corsa via da lì alla fine non lo fece."Ohi Tetsu... complimenti, bella partita." gli rispose, quasi senza voltarsi.

"Sei stato fantastico, ci siamo tutti emozionati." aggiunse Satsuki.

"Grazie Momoi san."

Daiki richiamò la ragazza dicendole di sbrigarsi. Era evidente che restare lì lo metteva a disagio.

"Sarà così d'ora in poi tra noi, Aomine?" stavolta lui si voltò guardandolo dritto negli occhi senza sapere cosa rispondere.

"Forse è meglio che vi lasci un attimo da soli. Ti aspetto al cancello Dai chan." Satsuki si allontanò sperando che i due potessero in qualche modo chiarirsi.

"Che vuoi dire Tetsu, non capisco?"

"Intendo... che adesso tra noi sarà tutto così formale, distaccato, come se fossimo dei semplici conoscenti che si salutano per dei convenevoli? Perché io non voglio che sia così, non l'ho mai voluto."

"Te lo ha mai detto nessuno che ultimamente parli davvero tanto?"

"Si vede che ho cose importanti da dire."

Daiki sospirò, non l'avrebbe mai spuntata in uno scontro verbale con lui. "Senti... forse tu avrai le idee chiare, soprattutto adesso che quello stupido è tornato facendoti chissà quali promesse. Ma io devo ancora digerirla questa cosa, e credo ci vorrà un po' di tempo."

"Va bene, ti capisco. Allora ti aspetterò, perché anch'io ci sono, e non ho intenzione di andarmene."

Lo sguardo di Aomine cambiò, quel ragazzino riusciva sempre a stupirlo in qualche modo. Sapeva che non avrebbe mollato la presa con lui, e nonostante non potesse averlo accanto come desiderava, voleva comunque far parte della sua vita, di quello ne era certo. 
"Sei incredibile Tetsu... forse è proprio per questa tua capacità di tenerci in qualche modo tutti legati a te che lasciarti andare fa ancora più male."

"Ma tu saprai sempre come trovarmi, non è così Aomine kun?" strinse il pugno nella sua direzione. Daiki lo osservò per un istante e poi rispose battendo il proprio contro il suo.

"Certo che lo so, puoi scommetterci." gli sorrise, o almeno cercò di farlo. Rinunciare a qualcosa non era nella sua natura, ma almeno possedeva ancora il buon senso di non forzare un sentimento che sapeva non avere futuro. Si voltò lasciandolo alle sue spalle incamminandosi per raggiunge Satsuki.

 

Taiga aveva lasciato gli spogliatoi non appena si era accorto dell'assenza di Kuroko. Si era guardato intorno con una certa ansia, che non era per niente diminuita quando lo aveva visto parlare con Aomine. Ovviamente si era ben guardato dal farsi vedere, e nonostante la conversazione fosse durata pochi minuti non potè non chiedersi cosa avessero da dirsi quei due.

"Kagami noi siamo pronti vogliamo andare. A proposito hai trovato Kuroko?" chiese Hyuga

"Veramente..." non ebbe il tempo di rispondere che il diretto interessato comparve.

"Eccomi! Scusate per l'assenza ragazzi, volevo salutare una persona prima di andare."

"Allora avanti sbrigati che andiamo tutti da Kagami a festeggiare."

Tetsuya rimase sorpreso di quella novità. "Sul serio Kagami kun?"

"Beh... sì, li ho invitati io. Speravo di passare un po' di tempo tutti insieme."

"È un'ottima idea." concordò entusiasta. Lasciò il gruppo per qualche minuto, giusto il tempo per raccogliere le sue cose e raggiungere con gli altri l'appartamento di Taiga.

 

Una volta arrivati il padrone di casa non perse tempo indossando subito il suo grembiule da cucina e mettendosi ai fornelli. In breve un delizioso aroma speziato invase l'intero soggiorno stimolando i sensi di tutti i compagni. Nonostante l'insistenza di Riko nel volergli dare una mano Taiga fece quasi tutto da solo coinvolgendola il meno possibile, di questo Hyuga e gli altri gliene furono immensamente grati.

L'atmosfera era festosa e rilassante, sembrava essere tornati ai tempi in cui si riunivano per discutere della prossima partita o semplicemente per passare il tempo insieme. Era una delle cose che più rimpiangeva da quando era partito per l'America. Aveva stretto numerose amicizie e aveva un buon affiatamento con i suoi compagni di squadra, ma loro... erano diversi. C'era una tale connessione che nessun altro avrebbe potuto eguagliare, e sperò sinceramente che potesse durare per sempre. Nonostante la distanza e le strade diverse che ognuno di loro avrebbe intrapreso.

Taiga raccontò molto degli Stati Uniti, di come il basket lì avesse una grande rilevanza mediatica. Della vita frenetica, dello studio e delle attività nel suo poco tempo libero. Ci furono risate, scherzi e ricevettero anche una telefonata da Kiyoshi che ormai aveva quasi terminato l'ultimo periodo di riabilitazione al ginocchio e presto sarebbe rientrato in Giappone. Anche lui si trovava in America, dove aveva subìto un delicato intervento e dove spesso si era incontrato con lo stesso Kagami. 
Tetsuya, come sempre, era quello più silenzioso del gruppo. Partecipava alle conversazioni e si lasciava coinvolgere dai suoi compagni, ma era evidente dal suo sguardo che qualcosa lo preoccupava.

Quando furono sazi per l'ottimo cibo preparato da Taiga e stanchi per la faticosa giornata decisero che era arrivato il momento di rientrare a casa.

"Potete trattenervi ancora se vi va, per me non è un problema."

"Ti ringrazio Kagami ma abbiamo davvero bisogno di riposare. Domani si ricomincia e dobbiamo essere al meglio."

"Hai ragione capitano."

"Piuttosto... avete visto dove si è cacciato Kuroko? È da un po' che non lo vedo in giro?"

"Come se fosse una novità Hyuga."

"Smettila di fare lo scemo Izuki."

"Qui non c'è ragazzi." rispose Furihata.

Kagami diede una breve occhiata in giro senza trovarlo. Mentre camminava lungo il corridoio notò la porta della sua camera da letto aperta. Tetsuya era lì. 
Seduto alla scrivania con la testa poggiata sul tavolo, tra le mani stringeva la foto che era stata scattata loro quando avevano vinto la Winter Cup. Il volto disteso e sereno, placidamente addormentato. 
Kagami si soffermò a guardarlo, non era cambiato di una virgola, eppure aveva acquisito una forza incredibile. Vedendolo a prima vista nessuno avrebbe mai creduto che un tipetto del genere aveva messo in riga persino gli assi della Generazione dei Miracoli.

"Kagami kun..." Riko lo aveva raggiunto per vedere dove fosse finito Kuroko "... lascialo riposare dev'essere stremato, e credo che non ci sia posto migliore di questo dove lui possa stare adesso."

"Ma coach forse..."

"Senti, io non so cosa sia successo tra voi, ma credo che dobbiate stare un po' da soli per chiarirvi come si deve. Quindi noi adesso andiamo, e tu prenditi cura di lui mi raccomando."

"Lo farò coach, non preoccuparti, e grazie."

La ragazza annuì ritornando poco dopo dagli altri assicurandosi di lasciare quanto prima l'appartamento dicendo loro che Kuroko si sarebbe trattenuto ancora un po'. Taiga le fu grato per la sua discrezione, salutò i compagni e quando la casa si svuotò cominciò a sistemare tutto.

Quando ritenne che ci fosse sufficiente ordine ritornò nella sua camera. Tetsuya era ancora addormentato sulla sua scrivania ed era chiaro che non potesse rimanere tutta la sera in quella posizione. Taiga spostò piano la sedia, lo sollevò con attenzione e lo fece sdraiare sul suo letto. Kuroko sembrava un fuscello tra le sue braccia, completamente rilassato non si accorse di nulla. Kagami invece sì.

Non gli sfuggì il fatto che avesse gli occhi umidi e il volto ancora rigato di lacrime. Aveva pianto... non sapeva per quale motivo o ragione ma lo aveva fatto. Nella solitudine della sua camera stringendo una vecchia foto dove erano tutti insieme. Taiga gli sfiorò il volto con la punta delle dita asciugando ciò che restava di quelle lacrime. Gli accarezzò i capelli perennemente in disordine cercando di imprimere nella mente ogni dettaglio, ogni più piccolo segno del suo viso. 
In molti credevano che tra i due fosse lui quello forte che non si lasciava abbattere da nessun ostacolo. Senza sapere che la sua vera forza deriva in gran parte da quel ragazzo che adesso giaceva addormentato nel suo letto. Era lui la spinta costante che gli permetteva di superare qualsiasi ostacolo. L'ombra grazie alla quale la sua luce era diventata più intensa che mai.

"Non smettere ti prego..." una frase appena sussurrata che lo colse di sorpresa interrompendo il flusso dei suoi pensieri. La sua mano venne stretta da una più piccola, talmente delicata da non riuscire a credere potesse appartenere ad un giocatore di basket. Il calore che irradiava quella stretta però era unico, inconfondibile. Tetsuya aprì gli occhi ritrovandosi quelli di Taiga che lo stavano fissando immobili. "Mi è mancato così tanto sentirti vicino, poterti toccare, respirare il tuo odore e persino sentire le tue imprecazioni. Credevamo entrambi che sarebbe stato facile, ma non è stato così. Non ci si abitua mai all'assenza di una persona, si convive con un vuoto perenne che ti accompagna in modo costante e spesso crea una voragine dalla quale è difficile risalire."

La sua voce era ipnotica, rilassante, Kagami l'avrebbe ascoltato parlare per ore purché restasse lì, con lui. "Ho sbagliato Taiga e ti chiedo scusa. Ho lasciato che i dubbi mi confondessero, credendo che la tua assenza potesse essere in qualche modo colmata. Ma ho combinato un disastro." era la verità, ma non per questo fu facile da ammettere.

"Da quando parli così tanto eh?" gli chiese sorridendo. Era la seconda volta che sentiva quell'espressione quel giorno, e non potè non pensare che le similitudini tra quei due erano davvero tante. Adesso però non c'era più traccia di rabbia o rancore nei suoi occhi. Era bastato perdersi nell'azzurro di quelli di Tetsuya perché tutto gli fosse chiaro.

"Le parole hanno il loro peso Taiga, e un immenso valore. Le tue spesso mi hanno ferito, ma anche spronato nel dimostrarti che sbagliavi. Non negherò il mio profondo legame con Aomine, sarebbe ipocrita da parte mia e ingiusto nei suoi confronti. Ma lui non è te, non potrà mai esserlo, né potrà mai prendere il tuo posto... qui." portò le mani di entrambi sul petto, dove Taiga potè percepire il suono che racchiudeva in sé tutte le risposte di cui aveva bisogno, quello del suo cuore.

"Anch'io ti devo delle scuse, sono stato impulsivo e non ho voluto sentire ragioni. Dovevo starti vicino invece ti ho creato solo problemi, e stavo per prendere a pugni quell'idiota di Aomine. Ho fatto un gran casino."

"Fare casini è la tua specialità in fondo. Ma non lo avresti preso a pugni."

"Non esserne così sicuro, c'è mancato davvero poco."

"Ma non lo hai fatto, ed è questo che conta."

Taiga fece un lungo respiro rilassando i muscoli mentre si massaggiava il braccio destro com'era sua abitudine. "Dalle tue parole mi pare di capire che sai già tutto su come sono andate le cose?"

"So quello che c'era da sapere. Ho già chiarito con Aomine, e sono sicuro che lui capirà."

Ma Taiga non era del suo stesso avviso. Conosceva la caparbietà di Daiki e non era affatto convinto che lui si sarebbe arreso tanto facilmente. "Dimmi una cosa allora... perché prima stavi piangendo?"

Kuroko lo guardò perplesso cercando di capire a cosa si riferisse. "Piangendo dici? Ma quando?"

"Quando ti ho trovato addormentato sulla scrivania con quella foto tra le mani."

Tetsuya seguì lo sguardo di Taiga e ricordò di essersi seduto lì per vederla meglio. "Ah... capisco. Non saprei a dire il vero. È solo che mi mancano tanto le nostre partite insieme, l'affiatamento che c'era in campo. Credo che pensare al passato mi renda malinconico.” Ed era così, perché improvvisamente il suo sguardo si spense divenendo triste.

"Ascoltami... il nostro passato è stato grandioso, ci ha fatti crescere come persone e come atleti. Però adesso abbiamo il futuro davanti, e credimi... sarà altrettanto entusiasmante se resteremo uniti, affrontandolo insieme."

Tetsuya spalancò gli occhi, come se quelle parole gli avessero aperto improvvisamente un mondo. "Insieme?" ripeté, per dare ulteriore consistenza a quella parola dai molteplici significati.

"Esatto. Voglio che tu venga in America con me quando l'Interhigh sarà conclusa. Voglio farti conoscere la mia vita laggiù, e che tu ne faccia parte, perché ti voglio con me... Tetsuya." finalmente era riuscito a dirgli ciò che ormai pensava da svariati mesi, non trovando mai il momento giusto. Kuroko fu spiazzato da una proposta che di certo non si aspettava ma che non avrebbe mai potuto rifiutare.

"Sei sicuro di questa cosa, e se ti fossi d'intralcio? Se i tuoi nuovi compagni trovassero il mio modo di giocare ridicolo e non al loro livello? Se..."

"Stai dicendo un mucchio di sciocchezze, sta zitto una buona volta." e lui seppe come farlo tacere, azzerando la distanza tra loro e prendendogli il viso tra le mani catturando il suo respiro tra le labbra.

Tetsuya rimase spiazzato da quel gesto improvviso. Ma bastarono pochi attimi per ricambiare e approfondire quel bacio che, sapeva per certo, avrebbe cambiato definitivamente le cose tra loro. 
Lo sguardo di Taiga non era mai stato tanto caldo e avvolgente come in quel momento. Bastò un attimo perché sovrastasse con il suo corpo quello di Tetsuya. Si guardarono a lungo, come se si stessero vedendo per la prima volta in modo nuovo, completo. Erano l'uno tra le braccia dell'altro, e il solo desiderio che avevano era di poter esprimere finalmente ciò che davvero provavano.

Il tocco di Tetsuya sulla sua pelle lo fece rabbrividire, incerto e delicato si insinuò attraverso i suoi vestiti sfiorando la sua schiena e aggrappandosi ad essa per sentirlo ancora più vicino. Taiga non si fece pregare, in quei gesti avrebbe espresso ciò che non riusciva a dire con le parole. La sua bocca sulla sua pelle diafana avrebbe sancito un legame che nessuna distanza poteva spezzare. Nessuno dei due perse il contatto visivo con l'altro, neppure quando i loro vestiti lentamente caddero a terra lasciandoli nudi e liberi di donarsi piacere a vicenda. L'eccitazione di Taiga traspariva da ogni muscolo del suo corpo, Tetsuya si sentì completamente in balìa di ogni suo tocco, di quei baci umidi e famelici che percorrevano ogni lembo di pelle esposta. Sospirò più forte quando lo sentì indugiare lungo il suo addome e poi sempre più giù dove ormai anche l'eccitazione di Tetsuya era più che evidente.

"Possiamo fermarci se vuoi? Non voglio che tu faccia qualcosa per la quale non ti senti pronto." ormai Taiga riusciva a fatica a trattenersi. Nonostante questo la premura dimostrata nei suoi confronti diede maggiore conferma a Tetsuya di volere con tutto sé stesso ciò che stava accadendo.

"Credimi... non c'è niente che potrei desiderare di più in questo momento." e i suoi occhi confermarono la convinzione di quelle parole. A Taiga non servì che aggiungesse altro.

Se fino a quel momento si era in qualche modo trattenuto, adesso si sentì libero di poter osare e chiedere di più.

Com'era stato possibile restare lontani tutto quel tempo? Un pensiero che sfiorò entrambi mentre le labbra rubavano avide e insaziabili gemiti e respiri. La mano di Taiga scese sicura e inesorabile muovendosi con deliberata lentezza provocandogli un improvviso piacere. Erano sensazioni nuove ed intense che non avrebbe mai creduto di poter provare. Ma non erano solo quelle a rendere quel momento speciale. Sapeva per certo che con nessun altro avrebbe potuto sentire un coinvolgimento così forte, perché nessuno mai sarebbe stato importante quanto lui.

Tetsuya si sollevò con la schiena incontrando lo sguardo di Taiga. Gli si avvicinò costringendolo a stendersi sul letto ribaltando così le reciproche posizioni.

"Non vorrai fare tutto da solo come al solito, vero Kagami kun?" gli sorrise, beffardo e inaspettatamente malizioso, incendiando ancora di più lo sguardo di Taiga che alzò le braccia in segno di resa.

"Sono nelle tue mani, Kuroko..." era quello che voleva sentire e non si tirò indietro. Il corpo di Kagami si irrigidì all'improvviso quando avvertì il contatto con le sue labbra che scivolarono calde e avvolgenti intensificando il suo piacere. Chiuse gli occhi intrecciando le dita tra i suoi capelli, sentendo il calore del suo corpo e il suo respiro accelerato addosso. "Continua ti prego..." gli aveva sussurrato come se lo stesse pregando, anche se non ce n'era bisogno. Erano al limite entrambi, ma separarsi anche solo per un istante sarebbe stato uno spreco imperdonabile.

Taiga si tirò indietro all'improvviso afferrandolo per le spalle e trascinando giù. Tetsuya si lasciò guidare dalla sua presa sicura e dalle sue mani che gli sollevarono appena le gambe. Si guardarono entrambi intrecciando tra loro pensieri e desideri finché non furono una cosa sola. La perfetta fusione di luce e ombra, di ciò che erano e sempre sarebbero stati l'uno per l'altro. In perfetta sintonia anche nel fare l'amore.

Nell'accogliere e nel dare piacere. Ogni spinta era come una scarica elettrica che vibrava in tutto il corpo. Era dolce e passionale. Ogni carezza di Taiga era intrisa di possesso, come a voler rivendicare qualcosa che gli apparteneva e che nessuno avrebbe potuto portargli via. I respiri correvano veloci, così come il cuore che martellava nel petto. 
La voce di Tetsuya divenne più roca e intensa, forse l'unica volta nella quale perse un po' della sua consueta dolcezza. Taiga si accorse che era sul punto di lasciarsi andare e intensificò le sue spinte, fino a quando le voci di entrambi non si spensero a vicenda in un bacio che tolse loro gli ultimi respiri prima che raggiungessero l'orgasmo.

Taiga si spostò di lato per non gravare troppo sul corpo di Tetsuya. Aveva il suo sapore, il suo odore addosso ed era qualcosa che lo inebriava in modo totale. Si avvicinò a lui abbracciandolo e Kuroko si lasciò accarezzare poggiando la testa sul suo petto.

"Sarà ancora più difficile adesso lasciarti andare via, lo sai questo?" lo sapeva fin troppo bene, ma non voleva pensarci, non in quel momento.

"Lo so, vale lo stesso per me, ma questo non cambierà ciò che provo." Tetsuya si sollevò appena, guardandolo. Ma cos'è che provava? Non c'era mai stato bisogno di tante spiegazioni tra loro. Davano quasi per scontato ciò che provavano eppure non si erano mai detti nulla di esplicito.

"Invece stavolta qualcosa cambierà..." gli rispose, serio e diretto.

"Che vuoi dire non capisco?"

Tetsuya fece un lungo respiro e cercò di trovare quella sicurezza che solo durante le partite lo rendeva incredibilmente audace. "Non ti lascerò andare di nuovo senza dirti quanto tu sia importante per me. In verità penso che tu lo abbia sempre saputo, ma nel caso avessi ancora dei dubbi voglio che adesso sia chiaro. Nessun altro potrà mai prendere il tuo posto, ne adesso e nemmeno in futuro."

Era visibilmente imbarazzato nell'ammettere i propri sentimenti, ma anche estremamente risoluto. Sentiva una forza dentro mai provata. Era lì con lui, sentiva il calore del suo corpo e il suo sguardo che riusciva a comprenderlo come nessuno avrebbe mai potuto fare. Erano fatti per stare insieme, ne era sempre stato certo. Il loro era un incastro perfetto di anime che si erano a lungo cercate.

Esternare ciò che provava era un passo importante, un impegno che non avrebbe ammesso più dubbi o incertezze. Ma quella scelta non lo spaventò minimamente.

Taiga si avvicinò lentamente sollevandogli il viso e baciandolo con dolcezza.

"Anche per me sei importante, lo sei sempre stato, e credo di avertelo ampiamente dimostrato. Non lascerò più nessuno intromettersi tra di noi. Perché tu mi appartieni come io appartengo a te." continuò a baciarlo senza attendere una sua risposta. Aveva ancora le labbra calde e gonfie di desiderio, la sua lingua si fece strada nella bocca di Tetsuya abbattendo qualsiasi timidezza o imbarazzo potesse incontrare.

Taiga era così... fuoco liquido che ti entrava dentro, e più internamente si insinuava più ne sentivi l'esigenza. Si ritrovò ancora prigioniero del suo corpo, della sua voglia, che come un'inarrestabile corrente lo trascinò con sé.





Potevano spiegarsi, anche se in fondo lo hanno fatto, avrebbero potuto dilungarsi in fiumi di parole, scuse e recriminazioni... ma perchè sprecare ancora tempo quando era evidente che l'unica cosa di cui avevano bisogno era semplicemente lasciarsi andare tra le braccia l'uno dell'altro?
Tetsuya e Taiga si sono ritrovati, dopo aver intrapreso un percorso diverso che li ha messi entrambi davanti a degli ostacol, hanno saputo compiere le loro scelte e sancire finalmente un legame creatosi già molto tempo prima. 
Daiki si sarà arreso? Chissà... tutto può essere, ma intanto qualcosa d'importante è stato detto oltre che fatto. Taiga vuole Tetsuya in America, e questo è un passo importante per entrambi. Inutile dire che siamo quasi in dirittura d'arrivo anche con questa long, ormai sapete che non mi dilungo più di tanto, non ne avrei neanche il tempo in verità. Vi chiedo di essere clementi e magnanimi con la scena d'amore tra Taiga e Tetsuya, mi è piaciuto molto inserirla ma non sono ancora pratica di certe dinamiche, spero comunque di averla resa bene. Detto ciò vi ringrazio e vi saluto dandovi appuntamento al prossimo capitolo. 

 

 

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Capitolo 9
*** Arrivederci... sotto un cielo a stelle e strisce ***



                                                                         https://i.postimg.cc/hGRx54r1/Ao-Kuro-Kaga.jpg




Tornare alla realtà che li circondava fu difficile. In quelle ore avevano chiuso tutto al di fuori di quella stanza. Le preoccupazioni, l'incertezza del futuro, la distanza che li avrebbe separati. Alzarsi da quel letto richiese una forza di volontà che in quel momento nessuno dei due sembrava possedere.

"Devo tornare a casa e riposare. Domani nel pomeriggio abbiamo un altro incontro."

Taiga nascose la testa sotto il cuscino, non voleva che lui andasse via, non voleva più provare l'angoscia di non sapere cosa stesse facendo o chi c'era con lui. Si sentì egoista e ingiusto, ma non potè reprimere quelle sensazioni anche se erano spiacevoli.

"Se ti dicessi di rimanere qui stanotte lo faresti?" gli propose, facendo capolino da sotto le coperte. Aveva l'aria imbronciata tipica dei ragazzini e quel paragone improvviso fece sorridere Tetsuya.

"Non posso, e lo sai anche tu."

"Però a casa di Aomine sei rimasto?" fu una stoccata inaspettata che di sicuro andò a segno. Anche se a Tetsuya non piacque che lo facesse sentire in colpa per qualcosa che riteneva chiarito.

"Sono rimasto lì perché non ero in condizioni di tornare a casa. Non è stato per svago o divertimento, ma è grazie al suo aiuto se quella sera non mi sono preso un malanno."

Taiga si sentì uno stupido, si stava attaccando a delle scuse futili distraendolo dai suoi impegni con la squadra. "Scusami, sono stato un'idiota."

"Ammetterlo è già qualcosa..." rispose, mentre lo trascinava fuori dalle coperte per poterlo stringere ancora una volta rubandogli un po' del suo calore.

"Così rendi tutto più difficile però..." era diventato quasi impensabile lasciarlo andare e quella sensazione lo spaventò.

"Allora forse è meglio che mi rivesta." anche se in verità neanche lui ne aveva voglia.

"Ti lascio andare solo se mi permetti di accompagnarti a casa." Tetsuya ci pensò un attimo, e poi accettò.

 

Lungo la strada parlarono di tante cose, dello stile che avevano in America i giocatori di basket, di come fosse frenetica e competitiva la vita laggiù. E ancora... degli studi di Tetsuya, dei suoi progressi come giocatore, di quello che avrebbe voluto fare una volta scelta l'università. Avevano tanti sogni e progetti diversi, ma entrambi avrebbero fatto in modo d'incontrarsi a metà strada per poter un giorno camminare insieme.

"Si è fatto tardi Kagami kun devo proprio rientrare adesso."

"Lo so"

"Domani pomeriggio devi riprendere l'aereo giusto?" chiese conferma pur avendone la certezza.

"Sì è così."

"Ok, va bene." lo disse, ma con poca convinzione.

"Non voglio lasciarti Kuroko..." aveva gli occhi lucidi, come quella volta in cui si erano salutati all'aeroporto. Una valanga di ricordi assalirono entrambi all'improvviso.

"Neanche io vorrei che tu partissi, ma lo farai... perché è quella la tua strada adesso." si avvicinò, intrecciando la sua mano con quella di Taiga. "Ricordati sempre che più forte e luminosa è la luce, più intensa e profonda sarà l'ombra che camminerà al suo fianco." si sollevò con le punte dei piedi e lo baciò in modo dolce e lento affinché lui potesse godere il più possibile di quel tocco. "Sono stato benissimo, grazie per questa bella e inaspettata serata."

"Lo sono stato anch'io. Arrivederci a domani allora?"

"Sì, a domani Kagami kun." rispose, scomparendo poco dopo verso il portico della sua abitazione.

 

L'ultima cosa che avrebbe voluto, una volta entrato sotto la doccia, era che quel getto d'acqua calda lavasse via il suo odore. Ma forse, di quel piccolo particolare, poteva farne a meno. Perché ogni parte del suo corpo gli ricordava in modo tangibile quello che era successo tra loro. 
Chiuse gli occhi per ripercorrere mentalmente quella serata. Quello che si erano detti, ogni sguardo, ogni carezza impressa sulla pelle. Aveva avuto paura di perderlo, di aver creato uno strappo difficile da ricucire. E poi... il timore che lui ormai brillasse troppo di luce propria per stargli accanto, per essere la sua ombra. Dimenticando invece che adesso lui era molto di più di quello.

Aveva visto la rabbia e la delusione nei suoi occhi. Taiga sapeva essere spietato nei sentimenti forse più che sul campo da basket. Si era fatto da parte, non per orgoglio, ma per dargli modo di chiarirsi le idee. Perché lui sarebbe stato disposto anche a farsi da parte, ma non certo a dividere il suo amore con qualcun altro.

Tetsuya d'altronde doveva comprendere di essere forte anche da solo, e di potersi affidare ai suoi compagni di squadra nei momenti di difficoltà. E quando finalmente le incomprensioni si erano dissipate tutto aveva acquistato un significato nuovo, più profondo. Non riusciva ancora a credere che Taiga lo volesse con lui in America. Un'intera estate da poter trascorrere insieme. Si sentiva elettrizzato al solo pensiero, persino la stanchezza era totalmente scomparsa. Finalmente vedeva in modo chiaro davanti a sé i suoi prossimi obbiettivi. Prima però... c'era l'Interhigh da affrontare. E lui aveva tutta l'intenzione di partire per l'America da vincitore.

Finalmente si mise a letto con l'intento di dormire almeno qualche ora. Osservò la palla da basket lasciata ai piedi del letto e guardandola sorrise... perché grazie a quella semplice sfera che adesso si sentiva parte di qualcosa di unico e speciale.

 

                                                                                                                    *****

 

La luce del mattino filtrava appena dalla finestra della sua camera. C'era un piacevole silenzio tutto intorno, evidentemente la città sonnecchiava ancora. Anche lui si sarebbe trattenuto volentieri nel piacevole refrigerio delle sue lenzuola se non fosse stato per la vibrazione del cellulare che lo avvisava dell'arrivo di un messaggio. Allungò pigramente il braccio afferrando il telefono, erano le 6:30 del mattino, e il messaggio era di Taiga.

Buongiorno. Sei già sveglio o sei ancora a poltrire nel letto? Io non ho chiuso occhio, ho l'adrenalina a mille. Ti aspetto al campo di street basket, come ai vecchi tempi. Non fare tardi.

Lui era sempre stato così, nei momenti importanti non riusciva a chiudere occhio. Anche prima di partite difficili lui arrivava sempre teso come una molla e pronto a scattare. E se non era soddisfatto della sua prestazione si ritrovavano al campo di street basket e ricominciavano ad allenarsi. Tetsuya pensò che l'imminente partenza gli stesse mettendo un po' d'ansia addosso, e non poté dargli torto. 
Adesso però sapevano che presto si sarebbero rivisti, e quella prospettiva apriva davanti a loro scenari nuovi ed entusiasmanti. Si alzò subito dal letto per prepararsi, di certo non avrebbe potuto stancarsi troppo in vista della partita di quel pomeriggio, ma fare due palleggi con Taiga non aveva prezzo. Gli mancava giocare con lui, gli mancava quell'alchimia in campo che solo loro erano capaci di ricreare. Quell'affidarsi totalmente ad un'altra persona sapendo che insieme a te porterà a termine i medesimi obbiettivi. Era stato sempre così tra loro, e di questo tutti ne erano a conoscenza.

 

Non sarebbe riuscito ad assistere alla partita di quel pomeriggio quindi non avrebbe potuto vederlo giocare. Ma la voglia di agganciare di nuovo i suoi passaggi e provare quel brivido e quella grinta che solo lui riuscirà a trasmettergli era irrefrenabile.

Infilò in tutta fretta una tuta leggera, il borsone a tracolla e la palla da basket tra le mani. Si diresse al campo a passo spedito e mentre lo aspettava poteva sempre fare un po' di riscaldamento da solo. La giornata finalmente prometteva bene, il cielo era azzurro proprio come i suoi occhi. La mente sgombra da qualsiasi dubbio, occupata solo da una gran voglia di giocare di nuovo con lui.

L'entusiasmo e il sorriso con il quale era uscito di casa quella mattina però scemarono in un attimo, giusto poco prima di mettere piede dentro il perimetro del campo. Il rumore di un palleggio costante e il successivo fruscìo della rete anticiparono ciò che vide pochi secondi dopo.

Qualcuno lo aveva anticipato, e stava giocando. E a giudicare dal suo stato, doveva trovarsi lì da parecchio. La presenza di Taiga venne avvertita all'istante, in modo imprevisto e fastidioso, come quando ti arriva un pugno dritto allo stomaco.

"Se il buongiorno si vede dal mattino... questa sarà senz'altro una giornata di merda. Non pensi anche tu, Kagami?"

Lo pensava eccome, ma l'irritazione che provava in quel momento era tale da impedirgli di pronunciare una qualsiasi frase. Ingoiò la rabbia e cercò di mantenere la calma. "Di certo la tua faccia non è quella che avrei voluto vedere, soprattutto a quest'ora, Aomine."

Daiki sorrise continuando a palleggiare, come se la sua presenza fosse del tutto irrilevante. "La cosa è reciproca quindi per quel che mi riguarda puoi anche andartene."

"E perché dovrei? Sono venuto qui per giocare, e non me ne vado di certo perché sei tu a dirmelo."

Daiki sapeva già che non l'avrebbe fatto, ma provocarlo era qualcosa di cui non riusciva proprio a fare a meno. "Allora non ti rimane che giocare con me. Se nessuno dei due vuole cedere il campo non vedo altra soluzione."

"Credi forse che mi tiri indietro? Avanti che aspetti, fammi vedere se sei migliorato ancora."

"Non darti tante arie solo perché giochi in una squadra americana. Sono sempre in grado di mandarti con il culo per terra, come e quando voglio." Taiga digrignò i denti, cercando di trattenersi dal volergli spaccare la faccia.

Daiki si mise in posizione d'attacco, giusto il tempo che servì a Kagami per liberarsi del borsone e della maglia che indossava. Erano di nuovo uno di fronte all'altro che si studiavano reciprocamente cercando di interpretare le rispettive mosse. 
Aomine fece uno scatto fulmineo che lo lasciò spiazzato. Era veloce come sempre e inarrestabile nella corsa. Riuscì a raggiungerlo in pochi secondi stoppando la palla proprio nel momento esatto del tiro.

"Non ti lascerò andare a canestro facilmente lo sai."

"Ti prendi troppo sul serio Kagami, ti farò abbassare la cresta una volta per tutte."

Stavolta fu Taiga a scattare rubandogli palla, Daiki gli fu addosso subito, tallonandolo a tal punto da non lasciargli spazio per tirare. Ma lui non si scoraggiò di certo, e con uno scatto all'indietro saltò puntando dritto al canestro. Aomine fu preso in contropiede non riuscendo ad impedire il tiro che andò dritto a canestro.

"Sì!" urlò

Neanche il tempo di far toccare terra alla palla che Daiki gli si avventò sopra correndo per tutta la metà campo e facendo un tiro in sospensione che Taiga raggiunse a malapena con la punta delle dita. Aveva deviato di poco la traiettoria ma la palla andò ugualmente a segno.

."C'è poco da fare Kagami, da solo non riuscirai mai a battermi." era una magra consolazione, ma almeno in quel caso non gli avrebbe lasciato campo libero per agire.

"E chi ti dice che lui sia da solo?"

Si bloccarono entrambi guardando nella stessa direzione.

"Tetsu!" doveva aspettarselo, Taiga non era venuto di certo lì per giocare da solo, ma per farlo con lui. Sapeva che avrebbe dovuto andarsene non appena lo aveva visto arrivare, ma la voglia di sfidarlo per prendersi una sorta di rivincita aveva prevalso. Adesso si trovava in una di quelle situazioni nelle quali scomparire sembrava l'unica opzione possibile. "Dovevo immaginarlo che saresti comparso. A questo punto tolgo il disturbo, non mi piace fare il terzo incomodo. E poi quello che ho visto mi è bastato."

"Non hai ancora visto niente Aomine. Posso stracciarti quando voglio!"

"Non dire stronzate idiota..." Taiga serrò subito i pugni mentre Daiki era già pronto a scattare.

"Smettetela tutti e due! Non è necessario che nessuno di noi vada via. Possiamo giocare anche tutti e tre insieme." propose Kuroko, spiazzando gli altri due.

"Che diavolo dici? Ti ha dato di volta il cervello?"

"Non ci sperare Tetsuya." ribadì Taiga.

Invece lui ci sperava eccome. Lo aveva pensato fin da subito. Da quando, arrivando di corsa al campo di street basket, si era accorto che qualcuno stava giocando. E quel qualcuno per la precisione erano loro due. 
Era incredibilmente ipnotico vederli scontrarsi, studiarsi a vicenda per poi rubarsi palla. Però era ancora più elettrizzante vederli collaborare nella stessa partita. Era accaduto una sola volta, insieme a tutti gli altri ex membri della Teiko, ed era stato indimenticabile.

"Dico sul serio invece. E credo che mi conosciate abbastanza da sapere che non sto scherzando. Penso che non ci sia modo migliore per appianare i problemi che abbiamo avuto. D'altronde se c'è una cosa che ci ha sempre messi d'accordo è proprio la passione per il basket. Allora... perché non giocare tutti e tre insieme?"

Era assurdo, anche il solo pensarci. Eppure detto da lui sembrava la cosa più semplice e normale di questo mondo.

"Da quel che vedo suppongo abbiate chiarito i vostri problemi quindi?" non era sua intenzione riaprire un discorso che considerava ormai chiuso. Ma la necessità di sapere ebbe la meglio sul resto.

"Non ci sarebbe stato niente da chiarire se tu non ti fossi messo in mezzo!"

"Ah... quindi adesso la colpa delle tue mancanze è mia?"

"Bastardo!"

"Adesso basta! Sembrate dei ragazzini che si contendono un giocattolo. E smettetela di parlare come se io non fossi qui. Nella vita di una persona c'è spazio per tanti sentimenti, ognuno di essi importante e diverso allo stesso tempo. Voi ne fate parte entrambi, quindi finitela con questi discorsi. Sono venuto qui per giocare. Non è così Taiga?"

Lui annuì, dimostrando di aver compreso ciò che voleva dire. La fiducia che avevano sempre avuto l'un l'altro, doveva essere il punto da cui ripartire per costruire il loro nuovo rapporto.

Daiki li osservò entrambi sentendosi in qualche modo escluso da quello scambio di sguardi di cui non poteva far parte. "Ahhh... siete dannatamente irritanti fatevelo dire. Comunque sia mi sto raffreddando, allora giochiamo o no?"

"Va bene, per me non c'è nessun problema." rispose Taiga senza perdere il contatto visivo con Tetsuya.

"C'è solo un'ultima domanda che voglio farti Tetsu..."

"Ti ascolto Aomine kun."

"A chi di noi passerai la palla?" la sua espressione divenne un ghigno leggermente beffardo. Era l'ennesima provocazione verso la quale Kuroko rimase impassibile mentre a Taiga stava già andando il sangue al cervello.

"Semplice... al primo di voi che riuscirà ad agganciare il mio nuovo passaggio."

È così dicendo posò sulla panchina le sue cose. Si sistemò i polsini cominciando ad avanzare palleggiando verso l'area dov'erano posizionati entrambi. "Preparatevi, perché non ci andrò piano."

I due ragazzi sorrisero, all'erta, con i muscoli tesi pronti a scattare per contendersi il passaggio di quell'ombra che aveva reso sfolgorante la loro immensa e inesauribile luce.

Aveva sempre avuto l'assoluta convinzione che davanti alla passione per il medesimo sport anche le persone che più si detestavano avrebbero trovato un punto in comune. Era quel modo di pensare che aveva sempre influenzato e incentivato il suo stile di gioco e il suo rapporto con gli altri. E fu estremamente felice di accorgersi che anche in quel caso non si era sbagliato. 
Il sorriso di Aomine ne fu la riprova, così come la grinta di Taiga. In quell'ora non furono più nemici o rivali, ma semplici ragazzi che si stavano divertendo facendo quello che più amavano.

"Ohi... ohi Tetsu, dovresti smetterla adesso. Ricordati che oggi hai una partita, il tuo senpai ti ammazza se arrivi fiaccato in campo."

"Ha ragione, dobbiamo fermarci." concordò stranamente anche Taiga

"Va bene ho capito. Vado a stendermi un po' sulla panchina allora."

Si allontanò sedendosi per riprendere fiato. Daiki si tamponò il sudore dalla fronte senza togliere gli occhi di dosso a Tetsuya, cosa che a Taiga non sfuggì.

"Non ci riesci proprio eh?"

Aomine spostò controvoglia lo sguardo su di lui. "Eh? Che stai dicendo?"

"Che non ci riesci proprio a lasciarlo andare." ribadì, mentre indicava Kuroko con lo sguardo.

"Tu riusciresti a lasciare andare qualcuno che consideri importante e unico così facilmente?" a volte la schiettezza di Daiki era disarmante.

"Direi di no."

"Allora ti sei dato la risposta da solo." si asciugò il sudore dalla fronte sistemando le sue cose prima di andarsene.

"Non permetterò più che lui si allontani da me. L'ho promesso a me stesso."

"Buon per te. Ma non è a me che dovresti dire queste cose."

"Lui lo sa."

"Allora non hai nulla da temere. Però una cosa voglio dirtela..." Kagami spalancò gli occhi, forse perché inconsciamente già sapeva che non gli sarebbe piaciuta.

"Una delle cose che ho imparato da Tetsu è che bisogna lottare costantemente per le cose alle quali teniamo. Tienilo sempre a mente questo. Perché il giorno in cui lo scorderai sarà quello in cui le perderai per sempre. Ti saluto Kagami... alla prossima."

Tetsuya lo vide allontanarsi, stava andando via senza neanche salutarlo. "Aomine kun vai via?"

"Direi di sì, ho bisogno di una doccia, poi andrò di corsa in palestra ad allenarmi, seriamente stavolta..." rispose, indirizzando il suo sguardo verso Taiga che colse, furioso, la sua frecciatina.

"Ci rivediamo allora?"

"Sicuro. E se ci dovessimo incontrare in campo sappi che pretenderò il massimo da te. Ci siamo capiti?"

"Perfettamente."

"Ottimo... stammi bene Tetsu." si allontanò, scomparendo in breve dalla loro visuale. Sapeva che in qualche modo si sarebbero rivisti e sperò che per allora l'amarezza che provava adesso nel cuore fosse finalmente scomparsa.

Taiga continuò per un po' a palleggiare, osservando Tetsuya da lontano, non sapendo se distoglierlo o meno dai suoi pensieri. Fece qualche tiro a canestro per scaricare la tensione. Non gli andava giù che la presenza di Aomine lo infastidisse in quel modo. Sembrava quasi essere lui quello di troppo in quei casi. Si voltò dopo l'ennesimo salto e si ritrovò Kuroko alle sue spalle.

"Ma che diamine..." ci mancò poco che perdesse l'equilibrio finendo a terra. "Quando perderai questo dannato vizio di comparire dietro le persone all'improvviso?"

"Non lo faccio di proposito. È poi credevo che ormai ci fossi abituato?" rispose, scrollando le spalle e facendolo sorridere.

"Non sei un'abitudine per me... piuttosto una continua scoperta." gli lanciò la palla è Tetsuya la prese al volo rilanciandola con uno dei suoi micidiali passaggi. Taiga l'agganciò facendo uno slam dunk* che fece vibrare il canestro.

"Se non sbaglio mi avevi detto che volevi giocare con me questa mattina?"

"È così infatti."

"Allora avanti... cominciamo."

Fu come se il tempo si fosse fermato, tornando magicamente indietro di un anno. Quando insieme avevano battuto le più forti squadre di Tokyo e i loro passaggi erano considerati una spina nel fianco anche dalle difese più forti. Passarono l'ora successiva a giocare senza sosta. Non c'erano pensieri superflui né stanchezza che potesse fiaccarli. Erano insieme, di nuovo. Niente era cambiato e mai sarebbe potuto cambiare. Perché in qualche modo la vera luce avrebbe ritrovato sempre l'ombra perfetta con la quale fondersi.

 


Un mese e mezzo dopo

Il volo era atterrato in perfetto orario dandogli tutto il tempo per guardarsi in giro restando sbalordito sia dalla grandezza del posto che dal via vai infinito di persone. Aspettò di ritirare il suo bagaglio e si affrettò a prendere un taxi.

Tra le mani stringeva un foglio dove c'era scritto un indirizzo, lo fece leggere al tassista e poco dopo partirono.

I suoi occhi non smettevano di catturare ogni cosa o persona sulla quale posava lo sguardo. C'erano piccoli campi da basket disseminati ovunque, e ragazzi che si divertivano semplicemente facendo con la palla le più assurde acrobazie. Era davvero la patria di quello sport e questa conferma gli mise addosso ancora più entusiasmo. Era trascorso un mese e mezzo da quando si erano nuovamente salutati, con la certezza stavolta che si sarebbero rivisti molto presto. L'Interhigh si dimostrò molto ostica da affrontare, ma i ragazzi del Seirin diedero il massimo fino alla fine. Non aveva rimpianti perché sapeva di aver fatto del suo meglio. Adesso voleva solo guardare avanti e portare con sé tutto ciò che di nuovo avrebbe imparato da quella trasferta.

Quando Tetsuya si accorse che il taxi stava rallentando capì di dover essere arrivato a destinazione. Guardò fuori dal finestrino e finalmente lo vide. Palleggiava nervosamente sul posto con indosso una canotta e dei pantaloni corti. Sembrava agitato come suo solito e la cosa lo divertì. Certi aspetti di 
Taiga non sarebbero mai cambiati. L'auto si fermò attirando subito l'attenzione di Kagami.

Lo vide scendere poco dopo affaccendato nel prendere tutti i suoi bagagli. Smise subito di palleggiare correndogli incontro. Fu talmente veloce che Tetsuya se lo ritrovò addosso senza neanche accorgersene. Stretto in quell'abbraccio da togliere il fiato ebbe non poche difficoltà nel cercare di ricambiarlo. Era passato poco tempo dall'ultima volta in cui si erano visti eppure solo quando lui gli fu vicino si sentì di nuovo completo.

"Sei arrivato finalmente non mi sembra vero!" la gioia di rivederlo era stampata a chiare lettere sul suo viso.

"Avevi qualche dubbio forse?"

"Certo che no, ma i giorni sembravano non passare mai e io avevo paura che potesse succedere qualche imprevisto."

"Invece è andato tutto bene e io sono qui."

Sì, erano insieme di nuovo, e il sorriso sbarazzino di Tetsuya lo ripagò ampiamente di quella snervante attesa. Taiga continuò a guardarlo quasi non gli sembrasse vero che lui fosse lì. Gli sfiorò il viso sollevandolo appena perdendosi in quello sguardo che sapeva dissipare ogni sua paura e ogni possibile dubbio. 
Si avvicinò accarezzando le sue labbra con un bacio appena accennato, quasi temesse di sembrare inopportuno. Ma anche in quel caso Tetsuya gli dimostrò il contrario stringendosi a lui e facendosi strada tra le sue labbra che tanto gli erano mancate. Era inusuale ma tremendamente bello salutarsi in quel modo, e sapeva che ormai non avrebbe più potuto farne a meno.

Interrompere quel bacio fu uno sforzo enorme, ma c'erano persone che li stavano aspettando e Taiga non stava più nella pelle.

"Vieni... voglio presentarti subito ai ragazzi della squadra." lo prese per mano trascinandolo con sé.

"Aspetta un attimo i bagagli?"

"Lasciali perdere... li prenderemo dopo." era da tanto che non lo vedeva così entusiasta. Sarebbe riuscito a fargli fare ciò che voleva senza possibilità di replica.

"Lascia almeno che mi sistemi un attimo?"

"Ma figurati... non ci tengono mica alle formalità qui. E mi raccomando non sparire come tuo solito."

"Ok... ok ci proverò." Tetsuya riusciva a smettere di sorridere e il merito era solo suo, di quel suo carattere così esuberante e travolgente.

Lo avrebbe fatto dannare in quei mesi già lo sapeva, ma in fondo... non aveva importanza. A lui bastava la presenza di Taiga e quella mano forte e sicura stretta nella sua. I suoi occhi che lo guardavano dimostrandogli tutto ciò che le parole non avrebbero mai potuto spiegare.

Sotto il cielo azzurro di una nuova città stava per cominciare un'altra tappa importante della loro vita. Con la certezza, ormai radicata, che lui rappresentasse il suo presente, e ciò che sarebbe stato il suo futuro.





* Slum Dunk = schiacciata sotto rete. Doveroso omaggio all'omonimo anime/manga capostipite di questo sport che tutti sicuramente conosceranno.

Buonasera a voi tutti, finalmente sono riuscita pubblicare. Questo ritardo non è dovuto al fatto che non avessi terminato di scrivere la storia, anzi tutt'altro... purtroppo altre vicissitudini quotidiane mi hanno tenuta un po' lontana dalla scrittura. Ma io non lascio mai le cose in sospeso, ci mancherebbe. Quindi eccovi quello che a tutti gli effetti è il capitolo conclusivo di questa long, anche se la prossima settimana ci sarà un capitolo extra che inquadrerà un po' i personaggi che nel corso della storia hanno fatto da "contorno". 
Alla fine Kuroko e Kagami si sono ritrovati, e magari getteranno le basi per qualcosa di davvero importante e duraturo proprio sotto il cielo della calda e assolata America.
Aomine... beh, lui è sempre all'erta e sicuramente sarà una presenza importante nella vita di Tetsuya. Non ho specificato se il Seirin alla fine abbia o meno vinto l'Interhigh, e la cosa è assolutamente voluta, perchè lascio libera interpretazione al lettore. Ai fini della storia non era necesariamente importante. I personaggi hanno seguito il loro percorso, o almeno quello che io mi ero immaginata pr loro e spero che il tutto sia risultato piacevole e godibile da leggere. Io mi sono divertita molto, e conto davvero di poter tornare presto a scrivere di loro. Ci risentiamo la prossima settimana allora, e grazie di cuore a tutti voi.

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo extra: Come ai vecchi tempi ***


                                                                     https://i.postimg.cc/6pV4K6rN/kiseki-no-sedai.jpg



Era tutto diverso... diverso e inusuale, atipico quasi. Eppure non si era mai fermato a riflettere sulla differenza sostanziale che c'era quando gli spalti erano deserti e le panchine vuote.

Stranamente pensò che quel silenzio non si addicesse ad un campo da basket, dove le grida e l'incitamento degli spettatori avevano il potere di caricarti a mille oppure seppellire le tue residue speranze. Gli unici rumori che non sarebbero mai cambiati, e che quasi gli davano un senso di stabilità e sicurezza, erano quelli delle scarpette che sfregavano sul legno del campo perfettamente tirato a lucido. Il suono duro e costante della palla che riecheggia intorno. Il fruscìo della rete quando veniva scossa da un tiro andato a segno. Del perché stesse riflettendo su quelle cose non gli era molto chiaro. Quello che sapeva per certo era che da quando Tetsuya era ricomparso nella sua vita mettendosi sulla sua strada lui si sentiva cambiato. Una cosa che mai avrebbe creduto possibile. Forse una parte di sé ci sperava, ma con il tempo anche quella speranza era diventata come un qualcosa di irrealizzabile.

Poi era tornato lui... in punta di piedi, senza forzare le cose, con i suoi modi pacati ma incisivi e aveva lasciato il segno. Un segno che inizialmente bruciava, faceva male ed era difficile da accettare. Ma con il tempo la consapevolezza che lui avesse sempre avuto ragione lenì quel dolore trasformandolo in qualcosa di diverso, più forte ed intenso.

Se avesse dovuto spiegare il momento esatto in cui aveva cominciato a nutrire un sentimento nei suoi confronti non ne sarebbe stato capace. Perché Tetsuya gli era entrato dentro a piccole dosi, con gesti e sorrisi che in fondo erano abituali ma per lui rappresentavano qualcosa di diverso. Lo aveva tenuto deliberatamente fuori dalla sua vita forse perché temeva, o sapeva, che il suo modo di vedere le cose avrebbe stravolto i suoi progetti. Era sempre stato Tetsuya quello più forte tra loro due, ma c'era voluto tempo, sofferenza e solitudine, per capire la vera forma della sua inarrestabile forza. 
Grazie a lui aveva finalmente imparato ad accettare la sconfitta mettendosi di nuovo in gioco, riscoprendo una passione che credeva sepolta per sempre. Ritrovare certe sensazioni, l'emozione, l'adrenalina, la passione per qualcosa che ami fare davvero erano cose alle quali non avrebbe più rinunciato. Nonostante tutto però le scelte del passato, inevitabilmente, si ripercuotono sul presente costringendoti a dover dire addio a qualcosa, o nel suo caso... a qualcuno.

Tetsuya era partito per raggiungere Taiga in America. Lo aveva chiamato un paio di giorni prima della partenza e si erano salutati telefonicamente. Kuroko sapeva che incontrarsi di persona sarebbe stato troppo difficile per entrambi. Ciò nonostante l'amarezza che Daiki aveva provato per quella inaspettata partenza aveva lasciato il segno che sentiva pesargli addosso come un costante macigno dal quale non riusciva a liberarsi.

 

"Sei l'ultima persona che mi aspettavo di trovare in una palestra vuota." la voce del ragazzo appena entrato lo sorprese non poco. Sentirgli rompere quel silenzio, e i suoi stessi pensieri, lo fece quasi sobbalzare per lo spavento. Si voltò per incrociare lo sguardo del suo interlocutore, anche se lo aveva riconosciuto all'istante.

"Se è per questo tu sei l'ultima persona che credevo di vedere qui a Tokyo. Cosa ti porta da queste parti, Akashi?"

"Il tuo coach non ti ha messo al corrente di nulla a quanto vedo?"

"Diciamo... che non ho l'abitudine di ascoltarlo quando parla." rispose, mentre continuava a palleggiare. Akashi Seijuro si tolse con calma la felpa con lo stemma del suo liceo e lo raggiunse a centro campo.

"Ho organizzato un'amichevole con la tua squadra. Giocheremo domani."

Aomine ne fu sorpreso, e ancora di più rimase stupito da questa inusuale iniziativa. "Voi del Rakuzan volete disputare un'amichevole con noi della Too?"

"Esatto. Non credi possa essere un confronto entusiasmante?"

Daiki osservò l'ex compagno di squadra in modo beffardo. "Che hai in mente Akashi?"

"Assolutamente nulla, ho solo voglia di scontrarmi con te per verificare se ti sei rammollito oppure no."

"Mi prendi in giro forse?"

Fu il turno di Akashi stavolta di sorridere ironico sistemandosi i capelli e intimando Daiki di passargli la palla. "E perché dovrei? Penso solo che sia una buona occasione per fare le mie valutazioni, visto che non abbiamo avuto modo di affrontarci in campionato." Akashi continuò a palleggiare avanzando verso Aomine, lo stava sfidando, bastava guardarlo negli occhi per capire che niente di ciò che lui faceva o pensava era casuale. Tutto aveva uno scopo mirato, anche la sua presenza in quel momento.

Daiki provò a marcarlo in modo serrato per non dargli spazio d'azione. Ma ad Akashi bastò uno sguardo perché i suoi movimenti gli fossero talmente chiari da driblarlo con una semplice finta. Daiki neanche se ne accorse, fino a quando la palla non andò dritta a canestro.

"Bastardo!"

"Suvvia Aomine non essere così rozzo, sapevi di non avere possibilità contro di me. Soprattutto nel tuo stato attuale."

"Ma di che parli?" adesso cominciava seriamente ad innervosirsi.

"Vuoi che sia esplicito?"

"Voglio che parli chiaro perché mi stai facendo incazzare parecchio."

"So della partenza di Tetsuya per l'America, e so che il legame nato tra voi nell'ultimo periodo non si è evoluto esattamente come ti aspettavi. Quindi adesso mi chiedo... lascerai che questa cosa ostacoli il tuo percorso come giocatore, o sarai in grado di lasciarti tutto alle spalle continuando ad essere il campione che sei sempre stato?"

Aomine strinse i pugni per la rabbia. Rispettava da sempre Akashi, era stato il loro capitano alla Teiko e riconosceva i suoi meriti e le sue doti. Ma quell'ingerenza nella sua vita non l'avrebbe tollerata, neppure da lui. "Non credere di sapere sempre tutto. Non permetto a nessuno di trarre conclusioni sulla mia vita, né di dare giudizi non richiesti. Nemmeno a te, Akashi."

"E invece dovresti accettarli, perché i miei sono solo consigli. A te non serve qualcuno che ti consoli dandoti una pacca sulla spalla. Ti serve qualcuno che ti dica in faccia ciò che pensa e quale sia la realtà dei fatti. E questa realtà è che attualmente tu sei debole, distratto e deconcentrato. Volta pagina Daiki prima che sia tardi, Tetsuya è andato avanti, è il momento che lo faccia anche tu."

Seijuro non aveva usato mezze misure, d'altronde lui era così... nel bene e nel male non aveva filtri e le sue parole centravano sempre l'obbiettivo che si era prefisso.

"Da quando ti interessi alla mia vita e alla mia carriera sportiva? Non te ne mai fregato niente di nessuno e adesso vieni qui a farmi la morale?" anche Daiki fu duro con le parole. Tirarsi indietro non era certo da lui.

"Questo non è vero e lo sai. Sono stato il primo a spronarvi invogliandovi a coltivare e sviluppare i vostri rispettivi talenti. Già da ragazzini avevo capito ogni vostra singola potenzialità. E non mi va che adesso tu butti tutto all'aria per un colpo di testa momentaneo."

Gli aveva fatto un complimento. Per la prima volta Akashi lo aveva riconosciuto come un vero talento apprezzandolo come giocatore. Un tempo... non lo avrebbe mai fatto. "Sto bene, non hai nulla di cui preoccuparti." rispose, mentre raccoglieva la palla facendo una schiacciata dritta a canestro.

"Il tuo sguardo dice il contrario."

"Allora evita di guardarmi..."

Calò di nuovo il silenzio, stavolta però fu più pesante del solito. Akashi non aggiunse altro fermandosi a centro campo e osservandolo giocare da solo.

"Ohi... ohi guardate chi c'è già in campo. Così non è giusto però, voi vi siete già riscaldati?" la voce squillante di Kise fece voltare Aomine che rimase nuovamente perplesso per quella inaspetta presenza. La giornata stava prendendo una strana piega. Akashi invece si limitò a sorridere a braccia incrociate.

"E tu che diavolo ci fai qui?"

"L'ho chiamato io mi sembra ovvio." Daiki si voltò verso Akashi e la sua espressione imperturbabile cominciò seriamente ad irritarlo.

"Per fare cosa? Perché lui è qui?"

"Potresti smetterla di sbraitare, sei irritante Aomine." con l'entrata in scena di Shintaro Midorima la situazione divenne improvvisamente chiara. Seijuro aveva chiamato i restanti membri della loro ex squadra, il motivo per il quale lo aveva fatto però gli restava del tutto ignoto.

"Ci sei anche tu? E non dirmi di stare zitto Midorima, siamo nella mia palestra, della mia scuola! E tu non puoi..."

"Ehhh... Mine-chin perché urli tanto? E poi non sapevo che la palestra e la scuola fossero di tua proprietà? Mi sa che stai dicendo un mucchio di cavolate." a passo lento, con la sua consueta aria annoiata, smangiucchiando uno dei tanti snack che si portava dietro si palesò anche Murasakibara, l'ultimo che mancava all'appello.

Aomine tirò un sospiro affranto tenendosi la fronte con le mani e sedendosi a terra. "Che situazione del cavolo!"

"Su... su Aominecci, non è mica il caso di fare tanto il drammatico. Sapevamo che eri un po' giù di corda e abbiamo pensato che darti una bella lezione ti avrebbe rimesso in sesto." le parole e lo sguardo di sfida di Kise centrarono il bersaglio.

"E sentiamo... quand'è che tu mi avresti dato una lezione? Eh Ryota?"

Akashi lo osservò intuendo di aver raggiunto il suo scopo. Lo sguardo di Daiki era improvvisamente cambiato accendendosi all'istante non appena Kise lo aveva sfidato. "È da molto che non ci sfidiamo mettendoci alla prova. Diciamo che dopo le sconfitte che abbiamo subito da Tetsuya e dalla sua squadra dovremmo metterci sotto e vedere di recuperare."

Murasakibara si guardò in giro e notò che in effetti tra loro c'era qualcuno che mancava. "Ehi... ma perché Kuro-chin non c'è? Non dirmi che non l'hai chiamato Akashi?" Sentendolo nominare Aomine spostò lo sguardo altrove ricominciando a palleggiare furiosamente.

"Kuroko non è qui a Tokyo, si trova in America da Kagami. E sicuramente quando tornerà sarà ancora più forte e determinato di prima, quindi... dobbiamo prepararci." rispose Seijuro.

Murasakibara non chiese altro, d'altronde lui non era tipo da ascoltare troppe spiegazioni e di questo Daiki gliene fu silenziosamente grato.

"Allora ragazzi... direi che potremmo anche cominciare che ne dite?" Kise iniziò il riscaldamento e così fecero anche gli altri. Dieci minuti dopo erano tutti posizionati in campo per cominciare una sfida che avrebbe messo a confronto le rispettive abilità. E nessuno di loro, orgoglioso com'era, sarebbe stato disposto a perdere.

"Non avresti dovuto organizzare tutta questa sceneggiata alle mie spalle Akashi. Ma ormai non posso tirarmi indietro." L'iniziale scetticismo e l'irritazione di Daiki stavano pian piano lasciando spazio a ciò che lui amava più di tutti, la competizione.

"Vedi Aomine... per la prima volta ho voluto sperimentare il modo di pensare di Tetsuya. Da soli non si vincono le partite, né le sfide, e non si superano i problemi. Quando eravamo alla Teiko hai passato un brutto periodo, ti sei isolato e nessuno di noi ti ha teso una mano, anche se sapevamo quanto stessi male. Non voglio che sia più così, ecco perché oggi siamo qui. Quindi non c'è bisogno per forza che tu ne parli, gioca come sai fare e basta. Il resto verrà da sé..."

Da quando lo conosceva non aveva mai sentito parlare Akashi in quel modo. Lui non si era mai interessato al benessere dei suoi compagni ma solo ad accrescere la sua forza e la sua supremazia come capitano. Si accorse però che quel nuovo aspetto del suo carattere in fondo gli piaceva. E quel cambiamento, così come anche quello degli altri, era solo merito di Kuroko. 
Lui aveva messo alla prova tutti loro, li aveva sfidati con il suo modo di giocare e di intendere il basket. Aveva dimostrato che non era un illuso nel voler ostinatamente credere negli altri. Che la vittoria ha un sapore diverso quando è condivisa con i compagni. Era considerato il giocatore invisibile, per la sua scarsa presenza in campo. Ma aveva ampiamente dimostrato di essere indispensabile tenendo unita tutta la squadra con la sua determinazione.

La partita finalmente cominciò con un poderoso exploit di Kise che non stava nella pelle nel voler mostrare la sua perfetta forma fisica e la sua forza. Tutti diedero ampio sfoggio delle loro tecniche. Passaggi perfetti e tiri imprendibili. Persino Murasakibara si impegnò al massimo per bloccare l'inarrestabile Aomine che sembrava non dare il benché minimo segno di cedimento nemmeno nell'ultimo quarto di gioco. Partì come una furia dalla metà campo avversaria scartando Midorima e Kise, ritrovandosi faccia a faccia con Akashi.

"Non provarci con me, il tuo Emperor Eye* non funzionerà stavolta."

"Vuoi scommettere?" la sola presenza in campo di Akashi era in grado di inibire i movimenti dell'avversario. Possedeva un'aura talmente forte e sicura di sé da intimorire chiunque. Persino Daiki dovette attingere a tutta la sua concentrazione per non cadere vittima del suo sguardo in grado di prevedere qualsiasi mossa. 
Continuò a palleggiare per diversi secondi alternando entrambe le braccia nel tentativo di deconcentrarlo. Impresa vana. Gli occhi di Akashi, così come il resto del corpo, si muovevano in perfetta sincronia con il palleggio di Aomine, non c'era possibilità di penetrare il suo blocco. L'unica mossa che poteva fare era quella di tirare direttamente a canestro, oppure...

C'era un'altra opzione, una che di sicuro Seijuro non si sarebbe mai aspettato, la sola che avrebbe potuto sorprenderlo impedendogli di usare le sue abilità. Daiki si fermò per un breve istante, sorrise appena scuotendo la testa, poi chiuse gli occhi e...

"Non pensavo che l'avrei mai fatto, ma in fondo credo che tu volessi proprio questo. Non è così Akashi? Sei proprio un gran bastardo..." fu un attimo, un millesimo di secondo che gli bastò per compiere un passaggio all'indietro veloce e preciso.

La palla arrivò dritta nelle mani di Kise al quale brillarono gli occhi per la splendida occasione fornitagli da Aomine. Il suo tiro fu preciso, pulito, la traiettoria perfetta. La palla centrò il canestro senza nemmeno toccare il bordo in ferro.

"Vai così!" esultò, battendo il pugno contro quello di Daiki.

Negli occhi di Akashi vi fu un flebile guizzo di sorpresa, che lui dissimulò quasi subito tornando imperturbabile come sempre. "Sembra che tu mi abbia battuto stavolta?" ammise in modo sereno.

"Sì è così, ma tu sapevi che da solo non ci sarei mai riuscito. Mi hai messo in condizioni di farlo, di dover decidere. Pur sapendo che avrei potuto comunque scegliere di tirare dritto a canestro."

Seijuro lasciò la sua posizione di difesa. Sembrava finalmente più rilassato e meno pericoloso. "Sapevo che non l'avresti fatto. Che avresti passato a Kise. D'altronde vi siete sempre coordinati perfettamente in campo. Forse un tempo avresti rischiato, ma adesso non più."

Aomine non si sorprese di quella risposta, ormai era troppo abituato a sentirsi come un libro aperto in sua presenza, e così anche gli altri. "Non ti secca mai avere tutte queste certezze nella vita?"

"Non è questione di certezze ma di conseguenze."

"Conseguenze?"

"Esatto. Le tue, ad esempio, sono dovute all'influenza che Tetsuya ha avuto su di te. Il destino è ironico il più delle volte Daiki. Noi tutti avremmo voluto cambiare lui. Rendendolo più simile a noi, al nostro gioco e modo di pensare. E invece alla fine siamo stati noi a diventare simili a lui." 
Era così, non poteva negarlo, e poi... perché avrebbe dovuto? Paradossalmente lui li aveva resi più forti, era stato in grado di fargli amare quello sport ancora di più, quando invece non lo credevano possibile. Forse era questo che Akashi voleva fargli comprendere.

"Mi stai forse dicendo che è una fortuna il fatto che lui abbia incrociato di nuovo le nostre strade?"

"Sì lo è, ma tu questo già lo sai. Tieniti stretto ciò che ti ha donato, non lasciare che la delusione che provi adesso cancelli tutto il resto. Tu hai bisogno di lui nella tua vita. In un modo o nell'altro lui sarà sempre l'ombra silenziosa che saprà rimetterti sulla giusta strada quando ne avrai bisogno." 
Akashi si allontanò raggiungendo gli altri. Kise non smetteva di esaltarsi per averlo battuto ricevendo in risposta i rimproveri di Midorima per il suo eccessivo baccano. Murasakibara invece sembrava già annoiato e avrebbe volentieri smesso subito di giocare per rimpizarsi di snack.

Daiki osservò ognuno di loro da lontano, gli occhi gli divennero inaspettatamente lucidi. Sembrava di rivederli tutti con la divisa della Teiko, lì insieme, ancora una volta. Pieni di sogni, di ambizioni, di voglia di emergere e ritagliarsi un posto tra i grandi di quello sport. Non potevano tornare ciò che erano stati, ma forse... potevano essere qualcosa di meglio, di unico.

Mancava solo un piccolo grande tassello in quel mosaico. Mancavano un paio di occhi azzurri e penetranti capaci di scavarti dentro e ribaltare tutte le tue certezze. Mancava il sesto uomo del gruppo, colui che in punta di piedi e con la sua determinazione aveva sempre fatto la differenza. Eppure adesso Daiki poteva dire di avere l'assoluta certezza che pur non essendo presente fisicamente Kuroko Tetsuya aveva lasciato un po' di sé in ognuno di loro.

Era proprio come sosteneva Akashi, quando una persona come lui entra a far parte della tua vita non puoi più farne a meno. Per quanto adesso fosse doloroso stargli accanto da semplice amico capì che prima o poi l'avrebbe accettato. Perché l'alternativa sarebbe stata allontanarlo di nuovo dalla sua vita, e quello di sicuro non l'avrebbe fatto, non più.

E poi magari un giorno, chissà...

Aveva imparato a proprie spese che il destino era imprevedibile e beffardo, e lui in fondo ci sperava che presto o tardi quello stesso assurdo destino avrebbe strizzato l'occhio in suo favore.




Emperor Eye= è la tecnica che usa Akashi Seijuro per sottrarre la palla all'avversario prevedendone i movimenti. E' sicuramente una prerogativa innata del personaggio che ha sviluppato con il tempo uno spiccato spirito d'osservazione nei confronti di chi gli sta di fronte.

Siamo giunti davvero alla conclusione di questa long. Con questo capitolo extra si chiude il cerchio che ruotava in qualche modo anche intorno gli altri membri della Generazione dei Miracoli. Mi sembrava giusto parlare anche dello stato d'animo di Daiki dopo la partenza di Tetsuya e quindi far scendere in campo anche gli ex compagni della Teiko come sorta di "supporto morale"
Non che Aomine ne avesse bisogno in fondo, ma l'atteggiamento che avevano nei confronti l'uno dell'altro è cambiato. Adesso si considerano sempre rivali ma si rispettano riconoscendo le rispettive abilità e l'innata bravura.
Io vi ringrazio davvero per avermi supportata in questo nuovo progetto, ringrazio tutti coloro che hanno lasciato una recensione, inserito la storia tra le seguite o preferite e anche i lettori silenziosi. Siete stati tutti preziosi per me e questo vale tanto. 
Arrivederci alla prossima storia quindi... e buona ispirazione a tutti.


 

 

 

 

 

 

 

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