Pride & Prejudice

di ParoleNelCuore02
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I - Un nuovo arrivo in città ***
Capitolo 3: *** II - L'arte del corteggiamento ***
Capitolo 4: *** III - L'invito tanto atteso ***
Capitolo 5: *** IV - L'istruzione di un giovane da marito ***
Capitolo 6: *** V - Il terribile cugino ***
Capitolo 7: *** VI - Il gran ballo di Netherfield Park ***
Capitolo 8: *** VII - La proposta ***
Capitolo 9: *** IX - Rosings Park ***
Capitolo 10: *** X - La tempesta ***
Capitolo 11: *** XI - Rientro a Meryton ***
Capitolo 12: *** XII - Pemberly ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Storyboard

 

Prologo

 
Era sabato. Il sole splendeva e il nuovo parco acquatico di Doncaster avrebbe aperto a breve. 
Tutti i ragazzi del circondario ci si sarebbero fiondati nel giro di un paio d’ore, ma le gemelle no. Daisy e Phoebe Tomlinson erano chine sul compito di letteratura dall’alba e non riuscivano proprio a venirne a capo. 
«Si può sapere che turbe mentali aveva la Austen quando ha deciso di scrivere questa cosa assurda!?» sbraitò Daisy mentre, piegata sul tavolo, prendeva ripetutamente a testate il libro di testo. 
«Dai, non è così male:» ribatté la sorella «splendidi abiti, conversazioni argute e...il signor Darcy!» concluse con gli occhi persi. 
Daisy la guardò di sottecchi, con il volto semi-coperto dalle lunghe ciocche castane: sua sorella era decisamente troppo smielata. Emise un verso lamentoso che avrebbe sicuramente messo in fuga un orso grizzly e tornò a fissare gli schemi su trama, personaggi e ambientazione che proprio non le entravano in testa. 
Il suo richiamo a quanto pare diede i suoi frutti, perché, proprio in quel momento, dalla porta fece capolino un Harry parecchio assonnato. Era a petto nudo, con addosso solo dei semplici pantaloncini e i capelli raccolti in una crocchia disordinata sulla testa: Daisy non poté fare altro che ammette che suo fratello avesse proprio buon gusto. 
«Qual è il problema, ragazze?» esordì avvicinandosi alla scrivania ricoperta da libri e fogli. 
«Non ci entra in testa Orgoglio e Pregiudizio.» spiegò Phoebe. 
«Lunedì abbiamo l’ultimo test e la professoressa vuole che sappiamo...tutto!» concluse Daisy con un ulteriore lamento disperato. 
La ragazza iniziò a pensare di avere qualche potere magico
¹, perché, in quel momento, comparve suo fratello da dietro la porta lasciata socchiusa dal riccio. 
«Che succede?» chiese entrando, i boxer coperti da una maglia di Harry che gli arrivava quasi alle ginocchia e i capelli sparati in tutte le direzioni. 
«Le gemelle non riescono a memorizzare Orgoglio e Pregiudizio.» spiegò il riccio. 
«Che?!» chiese confuso il castano. 
«Orgoglio e Pregiudizio.» ripeté Harry, paziente. 
Louis scrollò le spalle. «Mai sentito.» fece. 
Tre paia di occhi lo fissarono sconvolti. 
«Ma è Jane Austen!» esclamarono in coro le gemelle. 
«Ѐ tipo...uno dei pilastri della letteratura inglese!» gli fece notare Haz. 
Louis si passò una mano tra i capelli. «Mi dispiace...non mi dice nulla.» negò. 
Harry rimase interdetto a fissare il maggiore a bocca spalancata per qualche istante, poi sbatté le palpebre e si passò le lunghe dita tra i ricci.  
«Non posso crederci che sto per farlo...» mormorò tra sé «Voi due:» disse poi alle gemelle «ripassate gli schemi e leggetevi il capitolo finale. Tu!» riprese puntando il dito verso il compagno che sobbalzò «Stasera le porti da me per le 21 e ci vediamo insieme il film con quella gran figa di Keira Knightley.». 
Il nano annuì sull’attenti, perché se Harry comanda...Louis esegue. 
 
**** 

Il salone di casa di Harry era in perfetto ordine come sempre: il parquet lucido e il copridivano minuziosamente stirato. Il tavolino di vetro era occupato da quattro tazze fumanti e da biscotti appena sfornati. 
«Ehm...amore?» esordì il castano «Sai che è...» guardò velocemente il calendario sul cellulare «giugno, vero?». 
Harry finì di regolare il condizionatore e lo fissò stranito. 
«Ovvio, perché?» chiese mentre abbracciava le gemelle. 
Louis indicò allusivo le tazze e il vassoio di biscotti: «Allora dove sono i popcorn e le bibite ghiacciate?». 
Harry si sedette sull’enorme divano a sei piazze ed iniziò a togliere le bustine di tè dall’acqua bollente. 
«In cucina e lì resteranno.» rispose «Orgoglio e Pregiudizio è un classico della letteratura inglese e, come tale, ha il suo rito di accompagnamento: tè alla cannella e biscotti allo zenzero.» concluse con un sorriso smagliante verso il compagno. 
«Ma...ma...ma è giugno!» si lamentò Louis accasciandosi accanto al riccio sul divano «Sicuro che non si possa...adattare alla stagione?» lo implorò. 
Harry lo guardò come se avesse appena ucciso qualcuno e Louis si zittì affrettandosi ad addentare un biscotto. Dopo un primo morso forzato, però, non poté che arrendersi all’evidenza che qualsiasi cosa sfornata dal suo compagno fosse deliziosa. 
Il tè alla cannella rimaneva comunque una tortura.
Così, con le gemelle tra loro (Louis aveva perso a sasso-carta-forbice il posto accanto ad Harry), una tazza fumante tra le mani e briciole di biscotti attorno alla bocca, fecero partire il film. 




1In realtà, Daisy scoprirà nel giro di pochi anni (fanfictionalmente parlando) che la capacità dei Tomlinson di attirare gli Styles è un dono che la getica le ha fatto; mentre la capacità di far comparire suo fratello, dipende solo dalla presenza di Harry nella medesima stanza.



FINE PROLOGO! 
Appena finisco di litigare con l'html pubblico anche il cap.1 e poi ne farò uscire UNO A SETTIMANA. 




Ad Agnes Fey 

Siamo già a 3! Tre anni insieme nonostate la distanza, una pandemia e tutte le difficoltà che -purtroppo- nel 2021 esistono ancora. 
Tre sembra un traguardo minimo, ma amo ogni istante passato insieme: per me è storia, la nostra storia...quindi ecco la mia storia per te. 
E grazie per il coraggio che mi dai ogni giorno e che non hai dimenticato di dipingere per me... 


 

Courage
Courage, di @HenryHyde 




 

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Capitolo 2
*** I - Un nuovo arrivo in città ***


Un nuovo arrivo in città
~ ~ ~ ~

 È una verità universalmente riconosciuta, che uno scapolo in possesso di un'ampia fortuna debba aver bisogno di una moglie.
O di un marito.
Per quanto poco si possa sapere circa i sentimenti o i punti di vista di un uomo del genere al suo primo apparire nel vicinato, questa verità è così saldamente fissata nelle menti delle famiglie
del circondario, da considerarlo di legittima proprietà di una o l'altra delle loro figlie.
O figli.”
 
A Louis Tomlinson-Bennet piaceva leggere. E camminare. Poteva passeggiare per ore per la campagna inglese, con un libro tra le mani e il vento fra i capelli.
Quella mattina era quasi mezzogiorno quando rientrò alla tenuta di famiglia, lo starnazzare delle anatre ad accoglierlo e sua sorella Georgia che, in sottofondo, suonava qualcosa al pianoforte.
Suo fratello Zayn scese le scale in quel momento, con dei nastri tra le mani. Per poco non inciampò a causa delle sue sorelle minori che gli passarono davanti correndo.
«Fizzie!» esclamò il ragazzo, richiamando la sorella che, come sempre, non ascoltò, preferendo ridere e continuare a correre per i corridoi della casa, inseguita da Lottie.
Louis arrivò in veranda giusto in tempo per sentire sua madre, attraverso la finestra aperta, iniziare a raccontare al marito l’ultimo pettegolezzo della giornata.
«Caro signor Tomlinson-Bennet,» esordì la donna col solito fare concitato «avete sentito? Hanno finalmente affittato Netherfield Park! Volete sapere chi?».
«Poiché ci tenete a raccontarmelo, cara,» rispose il marito con fare rassegnatamente divertito «dubito di poter scegliere di non saperlo.».
Louis sorrise e si affrettò ad entrare, certo di trovare le sue sorelle schiacciate contro la porta dello studio del padre, al fine di cogliere quanto più possibile della conversazione dei genitori.
Ovviamente non si era sbagliato: seguì le risatine lungo il corridoio e le trovò nascoste dietro lo stipite della porta socchiusa.
«Lottie, Fizzie!» le richiamò «Quante volte vi ho detto di non origliare!».
Fizzie si affrettò a zittirlo.
«Che importa!?» sussurrò la sorella «C’è un certo signor Payne-Bingley arrivato dal nord.» gli rivelò con fare allusivo.
«Con diverse carrozze!» si affrettò ad aggiungere Lottie. «Cinquemila l’anno!» esclamò esaltata l’altra. Una somma considerevole per un singolo uomo, ancora più degna di nota se rappresentava un’entrata annuale nelle tasche del medesimo.
«Sul serio?!» chiese Louis aggregandosi con entusiasmo alle due ragazzine.
“...ed è scapolo!” sentirono dire in quel momento alla signora Tomlinson-Bennet, cosa che provocò una serie di urletti eccitati.
«Chi è scapolo?» chiese Zayn che li raggiunse proprio in quell’stante. I nastri abbandonati chissà dove.
«Tale signor Payne-Bingley, a quanto pare.» riuscì a riferirgli Louis prima che Lottie li zittisse.
“...e che cosa c’entrano loro?” stava chiedendo il signor Tomlinson-Bennet alla moglie.
«Oh, signor Tomlinson-Bennet, come si può essere così uggiosi?!» replicò la donna con fare drammatico «Medito di fargli sposare uno dei nostri cinque figli!».
Ciò provocò non poco fervore tra i giovani in ascolto.
«Lui si stabilisce qui con questa intenzione?» chiese, retorico, l’uomo.
Dallo spiraglio della porta, la moglie vide i figli e lanciò loro uno sguardo di rimprovero, proprio un istante prima che il marito la aprisse per uscire -o forse fuggire- dalla stanza.
I quattro ragazzi lo guardarono colpevoli, con un sorriso stampato in faccia e le risate a malapena trattenute.
«Sapete che per noi è impossibile andarlo a trovare» continuò la moglie, letteralmente inseguendo il marito fino in sala da pranzo, con i figli al seguito «se prima non lo fate voi, signor Tomlinson-Bennet.».
«Avete sentito? Non ascoltate mai!» lo rimbeccò Fizzie.
«Dovete, papà!» lo implorò Lottie.
«E subito!» rincarò la dose la moglie.
«Non ce n’è bisogno.» rispose l’uomo continuando a camminare per il corridoio «L’ho già fatto.».
La signora Tomlinson-Bennet emise un verso sconvolto prima di chiedere: «Di già?» e vedendo il sorriso compiaciuto del marito aggiunse «Oh, signor Tomlinson-Bennet, come potete torturarmi in questo modo?» lo rimproverò mentre i figli la accerchiavano «Non avete alcuna pietà per i miei poveri nervi?».
«Vi sbagliate, mia cara,» rispose l’uomo con fare accondiscendete «ho il massimo rispetto per i vostri nervi: sono miei vecchi amici da più di vent’anni.» scherzò facendo ridere i figli e ottenendo uno sguardo di rimprovero dalla sua signora. L’uomo, arrivato in salotto, si sedette sulla poltrona e la guardò con un sorriso compiaciuto.
A quello seguirono una serie di domande come “Ѐ affascinante?”-“Ѐ bello?” a cui la povera Georgia, aggiuntasi in quel momento alla conversazione dopo aver interrotto gli esercizi al piano, non fece che chiedere: “Chi? Chi è affascinante?”. Ignorata come di consueto, povera cara.
«Deve essere bello di certo.» fece Fizzie saltellando verso Lottie che si aggiunse più che volentieri ai sogni ad occhi aperti della sorella.
«Con cinquemila sterline l’anno può avere anche pustole e occhi storti.» fece notare Louis, comodamente seduto sul divano difronte al padre.
«Chi ha le pustole?» chiese ancora Georgia, restando nuovamente inascoltata.
«Darò il mio sentito consenso che sposi chiunque di voi dovesse scegliere.» assicurò l’uomo.
Fizzie, a quel punto, fermò il suo saltellare frenetico e s’inginocchiò sul tappeto davanti al padre. Prese un respiro e chiese: «E verrà al ballo di domani, papà?».
L’uomo la guardò per un istante, poi le sorrise: «Non vedo perché no.».
E da quel momento fu il caos: urla concitate e frasi sconnesse si alternarono a richieste imploranti di consigli sull’abbigliamento. La signora Tomlinson-Bennet, in uno slancio di pura euforia, corse verso il marito e gli depositò un bacio sulle labbra.
Louis, leggermente imbarazzato dalle effusioni genitoriali, si voltò sul divano, appoggiandosi coi gomiti alla testiera, e perse a guardare con un sorriso le due sorelle minori che tartassavano il povero fratello maggiore con richieste assurde e dubbi di moda dell’ultimo minuto. 


Legenda
Giovane da marito, fanciullo/a, signorino/a: ragazzo o ragazza che si sposerà con un uomo 
Uomo,gentiluomo, signore: uomo che sceglierà un/una giovane da sposarsi



DISCLAIMER! 
A tutti quelli arrivati fino a qui... 
L'ambientazione, la trama e l'opera originale sono e saranno sempre di sua divinità J. Austen.
Ciò che ho fatto io è vedermi -e rivedermi-, battuta per battuta, il film 
Orgoglio e pregiudizio (Pride & Prejudice) del 2005, diretto da Joe Wright (con protagonista appunto Keira Knightley) e tratto dall'omonimo romanzo di sua divinità suprema. Questa storia è di base un esercizio di trascrizione da film a "libro", a cui ho aggiunto brio (per così dire) grazie alla variazione dei personaggi, seppure assegnando ruoli pre-esistenti al 'cast' da me scelto. 

Al di là dei pipponi, spero di avervi incuriosito a sufficienza! Appuntamento a giovedì prossimo!



 

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Capitolo 3
*** II - L'arte del corteggiamento ***


L’arte del corteggiamento
~ ~ ~ ~

Un giorno passò veloce e la sera seguente si aprirono le porte della residenza Cowell-Lucas.
Nel salone principale, i suonatori intrattenevano gli ospiti con musiche da ballo, i camerieri distribuivano vino e stuzzichini a volontà e i giovani da marito mettevano in mostra le loro abilità nella danza.
Le minori tra le signorine Tomlinson-Bennet danzavano già con giovani gentiluomini della contea; la signorina Georgia, invece, se ne stava accanto ai genitori, più desiderosa di tornare a casa che di socializzare.
Zayn e Louis Tomlinson-Bennet, vestiti a festa, sedevano accanto a Simon Cowell-Lucas, figlio primogenito del padrone di casa, ed ammiravano i danzatori conversando tra loro.
«Se tutti gli uomini presenti non finiranno la serata innamorati di te, non so giudicare la bellezza.» disse Louis rivolto al fratello. «O gli uomini.» ribatté Zayn con una risata sottile.
«No, gli uomini sono facili da giudicare.» gli fece notare il castano senza smettere di sorridere.
«Non sono tutti così male.» gli rispose il maggiore, alzando appena la voce per sovrastare la musica che riempiva la sala.
«Sciocchi privi di spirito, secondo la mia modesta esperienza.» argomentò Louis osservando la piccola Lottie che rideva con il figlio di un signorotto locale.
«Prima o poi, Louis, ti piacerà qualcuno» proferì Zayn «e allora dovrai tenere a freno la lingua.».
Proprio in quel momento si spalancarono le porte della sala e tre persone fecero il loro ingresso. La loro importanza era tale che, appena giunti ai margini della pista dal ballo, i suonatori s’interruppero e i danzatori si fecero da parte per lasciarli passare.
Simon, Zayn e Louis si alzarono per poter ammirare i nuovi arrivati.
Il signor Cowell-Lucas andò ad accoglierli con una pomposa riverenza.
«Vi ringrazio di essere venuti.» esordì.
«Quale dei pavoni imbellettati è il nostro signor Payne-Bingley?» sussurrò Louis all’orecchio di Simon, ovviamente senza perdere di vista i tre.
«Quello a destra, accompagnato da sua sorella.» rispose prontamente il ragazzo, mentre Zayn allungava il collo per sentire quello che dicevano i nuovi arrivati.
«E la persona con quell’aria strana?» indagò ancora il giovane Tomlinson-Bennet.
«Ѐ un suo amico:» sussurrò Simon «il signor Styles-Darcy.».
«Ha l’aria triste, povero cuore.» rise il castano.
«Sarà anche triste, ma povero no di certo...»
«Perché?» chiese Zayn.
«Ha diecimila sterline di rendita l’anno e possiede metà del Derbyshire.» rivelò il figlio del padrone di casa.
«La metà triste?» scherzò Louis facendo ridacchiare gli altri due.
Nel frattempo, i tre erano giunti a metà sala, mentre il signor Cowell-Lucas indicava via via le persone degne di nota presenti e le introduceva sottovoce ai due gentiluomini.
Quando gli passarono davanti, Louis si affrettò a chinare la testa, ma, per un istante, incrociò gli occhi col signor Styles-Darcy. Fu un momento fugace, tanto che Louis si ritrovò a sorridere imbarazzato subito dopo.
Terminata la sala, i tre ospiti illustri si voltarono e i suonatori ripresero la musica. I danzatori affollarono nuovamente la pista da ballo e le chiacchiere tornarono ad invadere il salone.
 
****
 
In un angolo, la signora Tomlinson-Bennet fremette d’impazienza, le guance leggermente arrossate per il troppo vino.
«Ma, signor Tomlinson-Bennet,» esordì apostrofando il marito «dovete presentarlo ai nostri figli e subito!».
Il pover’uomo si limitò ad un verso di assenso che diede il via alla donna per andare a recuperare i due figli e trascinarli con sé insieme a Georgia.
Con il marito e il giovane Simon al seguito, si posizionò davanti ai tre illustri ospiti, che stavano ancora ammirando la sala, con un sorriso esaltato ad illuminarle il volto.
Il signor Cowell-Lucas, fortunatamente, colse l’antifona e fece le presentazioni.
«Signor Payne-Bingley,» esordì per richiamare l’attenzione dell’ospite e indicando poi, di volta in volta, le persone di fronte a lui, proseguì «il mio figlio maggiore, che conoscete, la signora Tomlinson-Bennet, il signorino Zayn Tomlinson-Bennet, Louis e la signorina Georgia Tomlinson-Bennet.»
«Davvero molto lieta.» s’inchinò la signora senza smettere di sorridere come un cocker sotto oppiacei «Ho altre due figlie, ma stanno già danzando.» squittì con rammarico.
«Fare la vostra conoscenza è un vero piacere.» rispose cordiale il signor Payne-Bingley, mentre la sorella soppesava con fare annoiato la scena.
«E permettete che vi presenti il signor Styles-Darcy di Pemberley, nel Derbyshire.» intervenne di nuovo il signor Cowell-Lucas, mentre i Tomlinson-Bennet si apprestavano ad una riverenza cordiale che mise fine allo scambio di convenevoli.
 
****
 
Le danze si susseguirono e, dopo alcuni balli, i due fratelli Tomlinson-Bennet si trovarono a conversare con il cordiale ospite appena giunto in città.
«Vi piace l’Hertfordshire, signor Payne-Bingley?» chiese Zayn con un delicato sorriso che gli imporporò leggermente le guance. Louis si trovò a pensare che si abbinassero perfettamente alla giacca cremisi che indossava quella sera.
«Sì, molto.» rispose con una punta di imbarazzo il gentiluomo.
«So che la biblioteca di Netherfield è una della migliori della contea.» si affrettò ad intervenire Louis per toglierlo dall’impaccio.
«Sì, ciò mi colma di imbarazzo:» rispose il giovane torturandosi un polsino della camicia «non sono un buon lettore.» poi guardò Zayn «Preferisco stare fuori casa...oh...nel senso che...» balbettò un poco, facendo sorridere il moro «so leggere, certo, e non voglio dire che non si possa leggere fuori casa, ma...» - «Io vorrei leggere di più, ma sembra sempre che ci siano tante altre cose da fare.» lo aiutò Zayn.
«Sì, era proprio questo che intendevo.» gli sorrise il signor Payne-Bingley, ma Louis aveva smesso di ascoltare, troppo intento ad osservare di nascosto il signor Styles-Darcy che continua a starsene imperterrito ad un lato della sala senza proferir parola.
 
****
 
Dal lato opposto del salone, invece, la giovane Félicité, seguita dalla sorella, cercava sua madre tra la folla.
«Mamma!» esordì con fare esaltato e trasognante quando la adocchiò, mentre la sorella Georgia la guardava annoiata «Non crederete mai, mai e poi mai a quello che sto per dirvi!».
«Non tenermi sulle spine, tesoro.» la implorò la madre, mentre il marito alle sue spalle borbottava un sarcastico «Vuole farsi suora.».
«Sta arrivando il reggimento!» strillarono in coro Lottie e Fizzie.
La signora Tomlinson-Bennet esalò un respiro sorpreso e si aggiunse all’entusiasmo delle figlie.
«Resteranno per tutto l’inverno!» comunicò estasiata Lottie «Si fermeranno in paese: proprio qui!». 
«Degli ufficiali...» piagnucolò emozionata la donna, mentre le figlie tornavano a ballare.
Ciò permise alla signora Tomlinson-Bennet di notare un dettaglio che, fino a quel momento, le era sfuggito.
«Zayn sta danzando con il signor Payne-Bingley!» esclamò adocchiando i due giovani che si muovevano insieme al centro della sala. «Signor Tomlinson-Bennet.» lo richiamò per farli notare anche a suo marito.
Zayn era radioso. Si muoveva con eleganza su quei passi che conosceva a memoria, mentre sentiva su di sé lo sguardo delicato del suo cavaliere. Si presero le mani e volteggiarono insieme, mentre Louis non li perdeva d’occhio, da un angolo del salone.
«Danzate, signor Styles-Darcy?» chiese il castano al gentiluomo accanto a lui.
«No, se posso farne a meno.» rispose laconico l’uomo.
Louis colse il messaggio. Attese ancora un momento, sperando di essersi sbagliato, poi si guardò intorno e si allontanò alla ricerca di un volto amico.
Non notò il signor Styles-Darcy sospirare, chinando il capo con una punta di rammarico, per poi riprendere la consueta aria impassibile. La giovane Eleanor Payne-Bingley si affiancò in quel momento al gentiluomo, commentando qualcosa in modo assai poco cortese che Louis non colse.
Il secondo dei fratelli Tomlinson-Bennet raggiunse invece il signorino Simon.
«Come mai vieni da me?» gli chiese comprensivo il giovane Cowell-Lucas «Che ti succede, Louis?».
Il castano scrollò appena le spalle e Simon capì che era meglio allontanarsi dalla calca. Lo prese per un polso e lo trascinò sotto le gradinate ai margini della pista da ballo. Si sedettero e iniziarono a commentare i presenti, nascosti alla vista e un po’ isolati anche dalla musica.
 
Stavano ridendo tra loro su quanto fosse ubriaca la moglie del macellaio, quando, in un intermezzo tra un ballo e l’altro, adocchiarono il signor Payne-Bingley parlare con l’amico.
«Non ho mai visto tanti graziosi giovani da marito in vita mia.» stava dicendo il primo.
«State parlando con l’unico bel ragazzo della sala.» asserì il signor Styles-Darcy.
«Sì, è la creatura più adorabile che io abbia mai incontrato,» confermò il primo e Louis guardò Simon con un sorriso compiaciuto «ma anche suo fratello Louis è piuttosto grazioso.» proseguì il gentiluomo, facendo arrossire lievemente il castano.
«Lo trovo passabile, devo dire.» ribatté l’amico «Non abbastanza bello da tentarmi.».
Al sentire quelle parole, Louis assottigliò gli occhi e lo fissò con astio, ancora nascosto dalle gradinate.
«Tornate dal vostro cavaliere a deliziarvi coi suoi sorrisi. Non preoccupatevi per me.» disse Darcy, invitando l’amico a tornare a danzare.
Louis a quel punto abbassò gli occhi, un po’ contrariato dalla conversazione origliata.
«Considerati fortunato, Lou.» lo rincuorò Simon «Se gli fossi piaciuto gli avresti dovuto rivolgere la parola.» scherzò facendo ridacchiare il castano.
«Ѐ vero.» convenne con un sorriso «Anzi, non danzerei con lui per tutto il Derbyshire, a parte la metà triste.».
I due scoppiarono a ridere di gusto e tornarono in sala a danzare con rinnovato vigore.
Si divertirono con vari cavalieri e, ben presto, Zayn si ritrovò ancora in coppia con il signor Payne-Bingley, con immensa gioia di Louis che lo vedeva particolarmente compiaciuto di quelle attenzioni.
La loro madre ebbe quasi un collasso dopo il terzo ballo che fecero insieme, anche se il marito sospettò dipendesse dalla decina di bicchieri di vino che sia era scolata, ma sia mai che glielo facesse notare.
Il signorino Louis si era quasi dimenticato dell’austera figura del signor Styles-Darcy che continuava a percorrere la sala con aria impassibile, così in contrasto con l’aura gioiosa della festa.
La signora Tomlinson-Bennet si riprese giusto in tempo per braccare il signor Payne-Bingley al termine di un ballo col signorino Simon.
«Oh, mi sono divertito così tanto.» stava dicendo il gentiluomo al giovane Cowell-Lucas.
«Ah, che bello, signor Payne-Bingley.» disse la donna avvicinandosi con un sorriso radioso.
«Oh, signora Tomlinson-Bennet, sapesse come mi diverto.» ripeté l’uomo, colmo di gioia e col fiato corto per la danza appena terminata «Più che in qualsiasi altro luogo sia stato prima d’ora.».
«Che meraviglia.» canticchiò la signora additando poi il figlio «Di certo Zayn è uno splendido ballerino.».
Per coincidenza forse, il ragazzo, qualche metro più in là, sorrise proprio in quel momento al fratello, apparendo ancora più radioso.
«Sì, è vero.» confermò il signor Payne-Bingley che si perse a fissare il giovane.
 
****
 
Era mezzanotte inoltrata quando la signora Tomlinson-Bennet incastrò nuovamente il signor Payne-Bingley e il suo illustre amico, in una conversazione con lei e i suoi due figli maschi.
«Il vostro amico, il signorino Cowell-Lucas, è un giovane davvero simpatico.» disse Bingley a Louis con un fare decisamente più sciolto rispetto a qualche ora prima.
«Oh sì, lo adoro.» confermò Louis, poco prima di impallidire per l’intervento della madre.
«Ѐ un tale peccato che non sia per niente grazioso.» dichiarò la signora.
Il figlio emise un flebile, ma deciso, “Mamma” tra i denti, per intimarle di smetterla, ma non ci fu verso.
«Oh, Lou non ammeterebbe mai che è insignificante,» continuò infatti la donna con falso tono dispiaciuto, poi ridacchiò «ma certo è il mio...Zayn ad essere considerato il più bello della contea.» proferì con fare allusivo, mentre il giovane in questione tentava in tutti i modi di farla smettere, imbarazzato.
«Quando aveva appena quindici anni,» riferì la signora «un gentiluomo s’invaghì di lui a tal punto che ero certa lo avrebbe chiesto in sposo e invece...» proseguì con tono affranto «gli dedicò solo dei versi...talmente delicati...» - «e ciò mise fine alla passione.» si affrettò ad intervenire Louis, posando svelto una mano sul braccio della madre, «Mi chiedo chi abbia scoperto che la poesia ha il potere di scacciare l’amore.».
Involontariamente lo sguardo del castano si posò su quello smeraldino del signor Styles-Darcy, il quale, evidentemente, si sentì in dovere di rispondere.
«Credevo fosse il nutrimento dell’amore.» gli fece notare l’uomo.
«Se l’amore è deciso e vigoroso, può darsi,» ribatté prontamente il giovane Tomlinson-Bennet «ma se è solo una vaga inclinazione credo che un misero sonetto lo faccia morire di fame.».
«Cosa raccomandate dunque, per incoraggiare i sentimenti?» indagò il signor Styles-Darcy, mentre Louis abbassava appena lo sguardo sui polsini della camicia che sfregavano contro i bottoni della sua giacca verde muschio.
Al sentire la domanda dell’uomo non poté fare a meno di rialzare il capo e guardarlo dritto negli occhi.
«La danza.» asserì Louis con sguardo limpido «Perfino se il cavaliere è appena passabile.» aggiunse, con un sorriso allusivo.
Dopodiché, con grazia, chinò la testa e si voltò, percorrendo la sala con passo sicuro e un’espressione compiaciuta sul volto.
Alle sue spalle, le persone si disposero per iniziare un nuovo ballo.
 
****
 
«Il signor Payne-Bingley è proprio come dovrebbe essere un uomo.» gli rivelò Zayn quando, quella sera, si misero sotto le coperte per sussurrarsi segreti.
«Sensibile, simpatico,» - «bello e convenientemente ricco?» lo interruppe Louis ridacchiando.
Il fratello condivise l’ilarità del momento, ma si affrettò a precisare: «Lo sai che non credo nel matrimonio ispirato da brogli patrimoniali.» - «Mi trovi d’accordo:» lo interruppe ancora Louis «solo il vero amore può indurmi al matrimonio, ragion per cui morirò solo.».
«Secondo te gli piaccio davvero, Lou?» chiese sottovoce il moro.
«Zy,» esordì il castano con il tono di chi sta per elencare una serie di ovvietà «ha ballato con te per quasi tutta la sera e ti ha guardato per il resto del tempo.» cosa che fece ridacchiare imbarazzato il fratello, al che Louis si affrettò ad aggiungere «Ti autorizzo a fartelo piacere, te ne sono piaciuti di molto più insulsi. Sei così incline a farti piacere le persone indistintamente: ai tuoi occhi il mondo intero è buono e caro.».
«Non il suo amico!» esclamò Zayn con una punta di collera «Oh, ancora non posso credere a quel che ha detto di te.».
Louis sorrise, ancora memore dell’ultima frase che aveva rivolto all’uomo. «Il signor Styles-Darcy?» chiese retorico «Avrei potuto perdonare la sua vanità se non avesse mortificato la mia.» sospirò con un altro sorriso «Pazienza: dubito che parleremo ancora.».
Zayn emise un sospiro, rassegnato all’incorreggibile modo del fratello di farsi un giudizio del mondo al primo sguardo. Poi rise con lui finché non si addormentarono, ormai a tarda notte.
 




NOTE FINALI  
E anche il capitolo 2 è andato! Ci vediamo giovedì prossimo per il terzo! 
xoxo 





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Capitolo 4
*** III - L'invito tanto atteso ***


L’invito tanto atteso
~ ~ ~ ~

La mattina seguente, a colazione, la signora Tomlinson-Bennet era in fermento: «...e poi il terzo ballo con il signorino Cowell-Lucas, ...» - «Eravamo tutti lì, cara.» le fece notare il marito.
Tuttavia la donna continuò, ignorando l’uomo.
«Poverino: è un peccato che non sia così grazioso.» emise con rammarico «Di certo ci sono le condizioni perché rimanga scapolo.» poi terminò l’inciso e riprese la telecronaca della serata «Il quarto ballo con la signorina King, ma è durato poco, e il quinto di nuovo con Zayn!».
«Se avesse avuto un po’ di pietà, per me si sarebbe slogato la caviglia al primo ballo.» borbottò il marito.
«Oh, signor Tomlinson-Bennet, da come vi comportate sembrerebbe che i nostri ragazzi dispongano di una grande eredità.» iniziò a rimproverarlo la donna. «Quando morirete, cosa che potrebbe accadere presto,» gli fece notare «i nostri figli rimarranno senza un tetto sulla testa, né un penny a loro nome.».
«Mamma!» la richiamò Louis mentre passava il burro al padre «Per piacere, sono le dieci del mattino.» la implorò, leccando poi una goccia di marmellata che gli era finita sul dito.
La loro cameriera entrò in sala da pranzo proprio in quel momento con la posta in mano.
«Signora Tomlinson-Bennet,» intervenne la ragazza «è giunta una lettera da Netherfield Hall per il signorino Tomlinson-Bennet.».
La padrona della casa emise un flebile “Dio sia lodato...”, mentre Zayn fissava stupito la lettera e poi il fratello seduto accanto a lui, che ricambiò con ardore lo sguardo, incoraggiandolo ad aprirla.
«Siamo salvi...» sussurrò la madre, melodrammatica come sempre.
Lottie, accanto a lei, ridacchiò, coinvolgendo Louis, che non riuscì a farne a meno visto che la sorella gli sedeva di fronte.
La donna li ignorò, troppo concentrata sulla lettera.
«Presto, Zayn, presto!» incitò il figlio, come se il foglio di carta potesse svanire da un momento all’altro.
Il ragazzo strappò il sigillo in ceralacca e la aprì con fare agitato, mentre Louis allungava il collo per tentare di leggere qualcosa.
«Ѐ da parte di Eleanor Payne-Bingley.» disse il moro prima di scorrere velocemente il testo «Mi invita ad andare a colazione da lei.» riferì emozionato, prima di continuare a leggere «Suo fratello pranzerà fuori.» scoprì con dispiacere.
«Pranza fuori?» chiese retorica la signora Tomlinson-Bennet.
«Posso prendere la carrozza?» chiese Zayn concitato.
La madre, però, si allungò sul tavolo e gli prese la lettera dalle mani per leggerla lei stessa.
«Fa’ vedere: com’è sconsiderato da parte sua...» commentò scorrendo il testo «Pranzare fuori: che peccato.».
«Mamma, la carrozza per Zayn.» le ricordò Louis.
La donna terminò la lettera e la ripiegò velocemente: «No di certo.» rispose fissando il figlio maggiore «Andrà a cavallo.» decise.
«A cavallo?» chiese il giovane sconcertato.
La donna annuì con un sorriso cospiratorio, mentre si voltava verso la finestra alle sue spalle. Proprio in quell’istante il fragore di un tuono giunse dal cielo.
 
****
 
Louis stava rientrando dalla sua passeggiata mattutina quando il temporale lo sorprese. Percorse il cortile della tenuta di corsa, afferrò al volo uno degli asciugamani stesi sui fili del bucato e raggiunse in fretta la porta sul retro.
Bussò un paio di volte finché il padre non gli aprì.
«Lou?!» lo salutò, per poi tornare accanto alla moglie che stava sistemando dei fiori sul davanzale della finestra.
La donna guardava compiaciuta il temporale. «Così dovrà pernottare là: proprio come avevo previsto.».
Louis si tamponò i capelli con l’asciugamano e rise al sentire il padre rispondere: «Santi numi, signora, avete una sottile arte occulta per combinare incontri.».
«Anche se non credo ragionevole, mamma,» fece notare il giovane con fare divertito «attribuirvi il merito di aver fatto piovere.».
 
****
 
Zayn arrivò a Netherfield a temporale inoltrato e con già il principio di un raffreddore.
Nel pomeriggio, mandò una lettera a Louis, il quale la lesse alla madre e alle due sorelle minori, impegnate in faccende domestiche attorno al tavolo della cucina.
«“I miei gentili amici non vogliono che ritorni a casa finché non mi sarò rimesso.» cominciò il castano provocando, solo con questa frase, urletti di gioia da parte delle donne «Non vi allarmate, giacché a parte la gola infiammata, la febbre e il mal di testa, sto benissimo.”».
Terminato il testo, Louis guardò sconvolto la madre.
«Ma è ridicolo!» fece notare.
«Se Zayn morisse, consolerebbe sapere che è avvenuto per adescare il signor Payne-Bingley?» chiese retorico il padre che comparve in quel momento sulla porta.
«La gente non muore di raffreddore.» borbottò la padrona di casa, iniziando a tagliare le verdure.
«Ma potrebbe morire per la vergogna di avere una madre così.» la rimproverò Louis, ottenendo uno sguardo sconvolto da parte della donna e risatine di sottofondo delle sorelle.
«Devo andare subito a Netherfield.» decise Louis alzandosi dal gradino su cui era seduto e uscendo poi dalla cucina.
Lasciandosi alle spalle i borbotti della madre e i commenti sarcastici delle sorelle minori, percorse la casa a grandi passi fino al guardaroba vicino all’ingresso. Afferrò guanti e cappello e uscì.
A metà cortile ci ripensò e tornò a prendere anche il mantello: meglio essere prudenti ed evitare di incappare in qualche malanno come il fratello.
A quel punto, si avviò a piedi verso Netherfield Park.
 
****
 
La signorina Payne-Bingley e il signor Styles-Darcy stavano pranzando tranquillamente in uno dei salottini di Netherfield Hall.
«Pare che la signora Batax ridecori il salone da ballo in stile francese.» riferì la signorina Eleanor all’uomo, mentre leggeva la lettera che aveva tra le mani «Ѐ poco patriottico, non trovate?» commentò.
Un valletto entrò in quel momento annunciando: «Il signorino Louis Tomlinson-Bennet.».
Il signor Styles-Darcy non poté fare a meno di spostare la propria attenzione dal toast alla porta, cosa che fece sorridere in modo ambiguo la ragazza accanto a lui.
Louis entrò in quel momento, con guanti e cappello tra le mani. Il gentiluomo lo fissò per un istante, dopodiché si alzò e salutò il ragazzo con un inchino cortese.
«Signorino Louis, siete venuto a piedi fin qui?» chiese sconcertata la giovane Eleanor.
«Sì, infatti.» le rispose Louis distogliendo per un attimo gli occhi dall’uomo di fronte a lui.
Un leggero silenzio imbarazzato si sparse nella sala, durante il quale gli occhi del castano tornarono a fissarsi sui ricci accennati e sugli occhi smeraldini del signor Styles-Darcy.
«Perdonate,» chiese dopo qualche istante «dov’è mio fratello?».
«Ѐ di sopra.» rispose subito l’uomo, ricambiando lo sguardo del ragazzo.
«Vi ringrazio.» riuscì solo a ribattere il più piccolo.
Si perse ancora un istante negli smeraldi del maggiore, dopodiché, prima di essere arrestato per indecenza, si affrettò a congedarsi con un inchino e a seguire un valletto su per le scale.
Nel salottino, il signor Styles-Darcy guardò la porta finché l’eco dei passi del più giovane non svanì.
«Giusto cielo, avete visto l’orlo del suo mantello?» commentò in quel momento la signorina Eleanor con fare sprezzante «Sei dita di fango! Aveva un aspetto assolutamente medievale.».
L’uomo si sedette senza ribattere: il suo sguardo perso parlava già da sé.
 
****
 
«Mi sento terribilmente di peso: sono così gentili...» stava dicendo Zayn al fratello.
Gli avevano dato una delle stanze degli ospiti in fondo al corridoio, con letto a baldacchino e tappezzeria celeste a motivi floreali.
Il giovane Tomlinson-Bennet se ne stava sdraiato tra cuscini e coperte, con le guance rosse, la fronte imperlata di sudore e gli occhi lucidi di febbre.
Louis rise appena a causa dell’animo puro del fratello: neppure da malato riusciva ad accettare che qualcuno si disturbasse per lui.
«Non preoccuparti.» lo tranquillizzò «Non so a chi faccia più piacere che tu stia qui: alla mamma o al signor Payne-Bingley.».
Come se lo avessero evocato, il padrone di casa aprì la porta in quel momento, bussando appena sul legno per annunciare la sua presenza.
I due ragazzi si voltarono verso di lui.
«Vi ringrazio per le premure che dimostrate nei confronti di mio fratello.» asserì Louis con un sorriso gentile «Gli riservate attenzioni che non avrebbe mai a casa.» concluse tornando a concentrarsi su Zayn.
«Ѐ un piacere.» ribatté il signor Payne-Bingley, poi realizzò che la frase poteva essere forviante e si affrettò a precisare «Oh, nel senso, scusate, non un piacere che stia male: no di certo. Ѐ un piacere che sia qui, ...per quanto malato.».
Scosse la testa, leggermente imbarazzato, e posò i suoi occhi ambrati in quelli del maggiore dei fratelli Tomlinson-Bennet, dedicandogli un sorriso gentile.
 
****
 
Alla tenuta Tomlinson-Bennet, la padrona di casa entrò in cucina con già addosso il cappello per uscire, proprio mentre il marito discuteva col fattore a proposito del loro maiale.
«Oh, signor Tomlinson-Bennet.» lo richiamò la donna per farlo voltare «Tutto sta andando secondo i piani: è già mezzo innamorato di lui!».
«Chi è innamorato?» chiese confuso il marito.
«Il signor Payne-Bingley!» esclamò la signora, sconcertata dal fatto che l’uomo non riuscisse a capire «E non gli interessa che Zayn non abbia un solo penny: ne ha più che a sufficienza per entrambi!» concluse tutta felice, mentre si apprestava ad infilarsi i guanti di pelle.
Le due figlie minori stavano scendendo le scale di corsa in quel momento, anche loro pronte per uscire.
«Come faremo a conoscerli?» stava chiedendo Lottie alla sorella più piccola.
«Facile!» rispose Fizzie, mentre la madre urlava loro di aspettarla.
 
Le tre donne erano arrivate in paese giusto in tempo per veder sfilare gli ufficiali del reggimento in alta uniforme. 
«Fai cadere una cosa,» stava spiegando Félicité alla sorella maggiore «loro la raccolgono e la presentazione è fatta!» esclamò.
Si fermarono in un punto in cui c’era meno folla e presero ad emettere urletti emozionati al veder marciare a ritmo di trombe e tamburi quegli affascinanti uomini in divisa, la gente attorno che applaudiva festante al loro passaggio.
«Guardate quanti sono!» commentò la madre tutta contenta.
Lottie ridacchiò, mentre Fizzie estrasse il fazzoletto dalla manica dell’abito e lo lanciò verso gli uomini. Il pezzo di stoffa finì proprio tra i piedi del corpo in movimento. Con rammarico della giovane, però, nessuno di loro ruppe la formazione per restituirglielo.
Félicité li guardò offesa, ma proprio in quel momento notò, tra i soldati, un giovane biondo dai tratti irlandesi, con celesti occhi fieri.
La fanciulla sorrise, dimenticando il fazzoletto, iniziando invece a fantasticare su un giovane irlandese dagli occhi di ghiaccio.
 




NOTE FINALI  
Siamo a quota 3! Si avvicina quello che in assoluto è tra i miei capitoli preferiti: difficile da scrivere, ma particolarmente stuzzicante a rileggere. A giovedì! 
xoxo 




 

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Capitolo 5
*** IV - L'istruzione di un giovane da marito ***


L'istruzione di un giovane da marito
~ ~ ~ ~

La mattina seguente, a Netherfield Hall, Louis si trovava in uno dei salottini dell’enorme villa ad intrattenersi leggendo un libro, assieme con i suoi tre gentili ospiti.
La signorina Eleanor passeggiava per la stanza, visibilmente annoiata.
«La vostra rapidità nello scrivere non è comune, signor Styles-Darcy.» disse ad un certo punto, avvicinandosi al tavolo rotondo, al centro della sala, dove l’uomo stava appassionatamente vergando una lettera.
«Siete in errore: scrivo piuttosto lentamente.» la corresse il signor Styles-Darcy guardando la giovane di sfuggita.
«Quante lettere avrete occasione di scrivere, signor Styles-Darcy,» continuò la ragazza, giusto per rompere, «comprese le lettere d’affari, che io trovo tanto odiose.».
«Allora è una fortuna che sia io a scriverle e non voi.» ribatté l’uomo, laconico.
«Potete dire a vostra sorella che la rivedrei con piacere?» perseguitò ad interromperlo lei.
«L’ho già fatto un volta, secondo il vostro desiderio.» le fece notare.
Louis, seduto su un divanetto alle spalle dell’uomo, alzò lo sguardo dal libro in quel momento e si chiese perché il gentiluomo non le avesse ancora intimato di stare zitta.
«Adoro vostra sorella. Ero rapita dal suo modo delizioso di decorare i tavoli.» riferì persa in qualche ricordo.
«Spero non vi rincresca se rinvio i vostri impeti alla prossima lettera.» si scusò quasi, il povero signor Styles-Darcy «In questa non ho spazio per render loro giustizia.».
«Mi sorprende come voi giovani in cerca di marito vi impegnate nella vostra erudizione.» s’intromise il signor Payne-Bingley che fino a quel momento si era limitato ad ascoltare, torturando l’orlo dei uno dei due guanciali cilindrici che arricchivano il divanetto su cui era accomodato, proprio di fronte a Louis.
«Che cosa intendi, Liam?» indagò la sorella, pronunciando il nome dell’uomo con fare pomposo: appoggiando a lungo la lingua sul palato e gonfiandone le vocali.
«Che tutti voi decorate, dipingete, suonate il piano e ricamate cuscini.» argomentò con il viso illuminato dal solito sorriso «Eppure non si parla mai di un giovane o di una giovane menzionando la sua istruzione.» concluse guadagnandosi uno sguardo di approvazione da parte di Louis.
«Applicate troppo liberamente la parola.» lo rimbeccò l’amico «Nell’ambito delle mie conoscenze, non vi sono più di una mezza dozzina di giovani veramente ben istruiti.».
«Anche nell’ambito della mie.» concordò la signorina Payne-Bingley.
Il signorino Tomlinson-Bennet si trattenne dall’insultare l’uomo, limitandosi a ribatte un semplice: «Cielo, il vostro ideale deve comprendere non poche qualità.».
Forse l’astio nella voce del castano non era stato accuratamente velato, poiché il signor Styles-Darcy si voltò verso di lui, puntando le sue iridi verdi in quelle blu leggermente offese del giovane.
«Ѐ così.» rispose semplicemente l’uomo, prima che la giovane Eleanor intervenisse, interrompendo lo scambio di sguardi tra i due e asserendo con tono saccente: «Senza dubbio: un giovane in cerca di marito deve avere un’eccellente conoscenza della musica, del canto, del ballo e delle lingue moderne per meritare questa lode. E un non so che nel contegno e nel modo di camminare...» aggiunse riprendendo a passeggiare per la stanza, giusto per enfatizzare il concetto.
«E migliorare l’intelletto con vaste letture.» completò il signor Styles-Darcy.
Il giovane Tomlinson-Bennet, per tutta risposta, chiuse con forza il libro che aveva in mano, provocando un rumore sordo, e ribatté stizzito: «Non mi meraviglia che conosciate solo sei giovani istruiti. Mi domando come ne conosciate tanti.».
Darcy si voltò verso di lui con la fronte aggrottata: «Siete così severo nei confronti del vostro status?».
«Non ho mai incontrato un giovane simile, né una giovane.» asserì il minore «Certo sarebbe terrificante da osservare.».
Il signor Payne-Bingley ridacchiò alla battuta, senza smettere di torturare il povero cuscino sulle sue gambe. Styles-Darcy, invece, rimase interdetto dall’affermazione del giovane.
«Signorino Louis,» disse la signorina Eleanor, comparendo in quel momento nel campo visivo del sopracitato «vogliamo fare un giro nella stanza?».
Louis la guardò, come si guarda a volte l’aghetto di rosmarino che ti ritrovi nel piatto insieme alla carne: fastidioso, ma difficile da scansare.
Cercò una via di fuga, ma, non trovandola, si costrinse ad alzarsi e ad affiancare la ragazza.
Questa, prontamente, lo prese a braccetto ed iniziò a volteggiare leggiadra lungo il perimetro del salottino, girando attorno ai divanetti.
«Ѐ un sollievo dopo essere stati a lungo seduti nella stessa posizione, no?» esordì la giovane, mentre stavano passando alle spalle del fratello.
«Ed è un piccolo esempio di educazione, suppongo.» osservò il ragazzo, perdendosi per un istante a guardare fuori dalla finestra.
«Non volete unirvi a noi, signor Styles-Darcy?» domandò la signorina Eleanor quando gli passarono accanto, interrompendo nuovamente l’uomo nella stesura della lettera.
«Potete avere solo due motivi per passeggiare e interferirei con l’uno e l’altro.» rispose prontamente l’uomo.
«Cosa vorrà dire?» cantilenò la fanciulla verso Louis.
«Il modo migliore per fargli dispetto è non chiedergli nulla.» ribatté divertito il giovane Tomlinson-Bennet.
«Oh, spiegateci, signor Styles-Darcy.» lo implorò la signorina Payne-Bingley.
L’uomo sbatté le palpebre con fare nervoso, fissando la lettera che aveva davanti e arrendendosi al fatto che la conclusione di quest’ultima non sarebbe avvenuta in tempi brevi. A quel punto sospirò e si apprestò a rispondere alla ragazza.
«O siete in confidenza l’una con l’altro e avete...dei segreti di cui discutere,» spiegò «oppure siete consapevoli di mettere...in risalto le vostre figure passeggiando.» raddrizzò uno dei fogli della lettera e posò la penna nel calamaio, prima di continuare «Nel primo caso, sarei di troppo. Nel secondo, posso ammirarvi molto meglio da qui.» concluse tentando di riprendere il filo delle parole.
«Disgustoso.» commentò sarcastica la giovane Payne-Bingley «Come potremmo mai punirlo per un simile discorso?» chiese al signorino Tomlinson-Bennet che stava ancora passeggiando al suo fianco.
Il gentiluomo li guardò di sottecchi, ma alzò la testa quando i due si fermarono di fronte a lui, coprendo la luce che arrivava dalla finestra.
«Potremmo sempre ridere di lui.» scherzò Louis.
«Oh, no: è pericoloso provocare il signor Styles-Darcy.» lo mise in guardia la fanciulla.
«Non siete troppo orgoglioso, signore?» chiese il giovane rivolto all’uomo «E come considerate l’orgoglio: un difetto o una virtù?».
«Non saprei dire.» rifletté il maggiore.
«Perché cercavamo di trovarvi un difetto...» spiegò Louis con ancora nella voce l’ilarità di poco prima.
«Per me è difficile perdonare le follie e i vizi degli altri.» ribatté serio il signor Styles-Darcy, puntando gli occhi verdi sul volto del giovane Tomlinson-Bennet «O le offese arrecatemi. La mia stima una volta perduta è perduta per sempre.».
Louis lo scrutò soffiando una leggera risata.
«Oh, non posso stuzzicarvi su questo argomento.» disse con una punta di rammarico «Ѐ un vero peccato, perché a me piace tanto ridere.» rivelò il giovane inclinando la testa per studiare meglio il volto del suo interlocutore.
«Una caratteristica di famiglia, credo.» commentò allusiva la giovane Payne-Bingley, che si limitò a rispondere con sguardo innocente all’occhiata del signorino Tomlinson-Bennet, per poi allontanarsi, nascondendo un sorriso compiaciuto dietro il palmo della mano.
Il giovane sorrise accondiscendente e la ignorò, preferendo tornare con passo leggero al divanetto e al libro che aveva abbandonato poco prima.
 
****
 
L’indomani, mentre i due padroni di Netherfield Hall e il loro illustre ospite consumavano placidamente la colazione, un valletto entrò in sala da pranzo, annunciando: «Una signora Tomlinson-Bennet, una signorina Tomlinson-Bennet, una signorina Tomlinson-Bennet e...una signorina Tomlinson-Bennet, signore.».
I due uomini si affrettarono a terminare il pasto, mentre la fanciulla che era con loro esalò: «Oh, giusto cielo, non riceveremo tutti i Tomlinson-Bennet del paese, spero?».
Per accogliere le donne in visita, si spostarono in un salottino sul lato est della tenuta che a quell’ora era piacevolmente illuminato dal sole estivo.
«Oh, che salone sublime avete, signore. E che mobili costosi.» commentò adulante la signora Tomlinson-Bennet, accarezzando il bracciolo del divano su cui era seduta assieme alle tre figlie «Spero abbiate davvero intenzione di stabilirvi qui, signor Payne-Bingley.».
«Di sicuro,» rispose cordiale il padrone di casa, in piedi insieme all’amico alle spalle della sorella «trovo che la campagna sia molto divertente. Siete d’accordo, Darcy?».
«Ritengo che ci si possa adeguare.» convenne il signor Styles-Darcy «Sebbene la compagnia sia un po’ meno varia che in città.».
«Meno varia? Niente affatto!» lo contraddì la signora «Noi frequentiamo almeno venti famiglie di tutti gli aspetti e di tutte le forme.» esplicitò la donna, cercando conferma con lo sguardo dal suo secondogenito, seduto da solo su un divanetto di fronte a lei.   
«Prendete il signor Cowell-Lucas, per esempio,» proseguì «un uomo molto piacevole.» asserì ridacchiando assieme alle due figlie minori accanto a lei «E di gran lunga più semplice di certe persone della metà del suo rango.» aggiunse.
«Signor Payne-Bingley, è vero che avete promesso di tenere un ballo qui a Netherfield?» chiese la signorina Charlotte.
«Un ballo?» ripeté l’uomo, preso in contropiede.
«Sarebbe un buon modo per fare nuove amicizie.» suggerì la signorina Félicité «Potreste invitare gli ufficiali: sono di ottima compagnia.».
«Oh sì, date un ballo!» lo implorò la sorella, esaltata all’idea.
«Fizzie!» la riprese Louis a denti stretti, scuotendo lievemente la testa quando la ragazzina si voltò a guardarlo.
«Quando Zayn starà bene deciderete la data.» concesse il signor Payne-Bingley con un sorriso.
Tra i sospiri emozionati delle sorelle minori, Georgia intervenne asserendo: «Ritengo che acquisire nuove conoscenze ad un ballo sia oltremodo irrazionale. Sarebbe meglio se vi fosse la conversazione, anziché la danza, all’ordine del giorno.».
«Di sicuro più razionale,» convenne la signorina Eleanor «ma meno simile ad un ballo.».
«Grazie, Georgy.» disse Louis per proteggere la sorella da ulteriori spiacevoli situazioni.
 
****
 
Nel primo pomeriggio, Zayn Tomlinson-Bennet era quasi completamente guarito e pregò di poter tornare a casa per evitare ulteriori disturbi ai suoi ospiti.
La signora Tomlinson-Bennet attendeva i figli già comodamente seduta sulla carrozza che li avrebbe ricondotti a casa.
«Che luogo bello e imponente, vero ragazze?» commentò rivolta alle tre figlie, già sedute anche loro, osservando la facciata neoclassica della tenuta «Non vi sono case che la eguaglino in tutta la contea.».
Zayn raggiunse la carrozza in quel momento, salutò con un inchino il signor Styles-Darcy, per poi voltarsi verso il padrone di casa.
«Non so come ringraziarvi, signor Payne-Bingley.» sorrise rivolto al gentiluomo.
«Sarete il benvenuto ogniqualvolta vi sentirete indisposto.» gli rispose, mentre aiutava il giovane a salire sulla carrozza.
«Grazie per l’interessate compagnia: è stata altamente istruttiva.» esordì Louis, rivolto verso la signorina Eleanor che lo stava accompagnando a passo spedito verso il calesse.
«Grazie a voi.» gli rispose la giovane «Il piacere è stato mio.» concluse, congedandosi con una riverenza al quale il ragazzo rispose prontamente con un inchino.
Il signorino Tomlinson-Bennet fece altrettanto con il signor Styles-Darcy e il signor Payne-Bingley, dedicando a quest’ultimo un sorriso di ringraziamento per le attenzioni riservate al fratello.
A quel punto appoggiò il piede sul primo scalino e si trovò a puntare lo sguardo sulla sua mano che era stata avvolta da quella grande e calda del signor Styles-Darcy. L’uomo lo aiutò a salire e ritirò il braccio, come scottato.
Il giovane alzò gli occhi, confuso, ma trovò solo il solito sguardo impassibile del maggiore che si voltò subito per tornare dentro la tenuta.
Louis non notò come, lungo il percorso, il gentiluomo distese le dita di quella mano incriminata, come a rimproverarla di aver fatto qualcosa di per nulla previsto.
 
****
 
Rientrate alla tenuta, Lottie e Fizzie si apprestarono a commentare gli ufficiali incontrati per strada, con risatine e commenti drammatici, arricchendo le trame di dettagli poco realistici.
Georgia le guardò con sufficienza, togliendosi di fretta i guanti e sedendosi al pianoforte con ancora mantello e cappello addosso.
La signora Tomlinson-Bennet, invece, intercettò una delle cameriere che stava spazzando la veranda.
«Chiedi alla signora Hill di ordinarci del filetto, Betsy.» la istruì, consegnandole il cappello «Solo per una sera: non navighiamo nell’oro.» precisò mentre entrava in casa.
«Spero che per oggi abbiate ordinato un buon desinare, mia cara.» le disse il marito raggiungendola in quel momento «Ho ragione di espettarmi un ospite in più a pranzo.» proferì.
Zayn e Louis arrivarono in sala da pranzo giusto in tempo per sentire pronunciare il fatidico nome.
 
****
 
«Si chiama signor Winston-Collins: è il terribile cugino.» spiegò Louis alle sorelle minori quando, più tardi, si trovarono ad allestire i preparativi per l’arrivo del parente.
«Colui che eredita?» chiese conferma Charlotte, mentre raccoglieva i nastri sparsi per il salotto.
«Già.» confermò Zayn, intento a ripiegare degli asciugamani «Tutto, a quanto pare.»
«Persino il mio sgabello del pianoforte appartiene al signor Winston-Collins.» precisò Georgia che stava riordinando i suoi spartiti.
«Quindi?» chiese Félicité ancora un po’ confusa.
«Ci può cacciare di casa, se ne ha voglia.» spiegò Louis chino sul camino con l’attizzatoio in mano.
«E perché?» domandò Lottie dopo aver chiuso i nastri nel cassetto della credenza.
«Perché la tenuta passa direttamente a lui,» rispose Zayn «non a noi poveri giovani senza marito.».
 




NOTE FINALI  
Vi chiedo scusa per le due (forse tre...ops) settimane di pausa che mi sono presa, ma le vacanze nataliazie sono state più impegnative che riposanti. Per farmi perdonare, domani pubblicherò già il capitolo 5 e domenica il 6! Content*? Dai...spero di shi
🥺🥺... 

P.s. Per la cronaca, è tutta colpa di Agnes Fey che ha monopolizzato le mie giornate, quindi prendetevela con lei! 
😘😘
xoxo 



 

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Capitolo 6
*** V - Il terribile cugino ***


Il terribile cugino
~ ~ ~ ~

«Signor Winston-Collins, al vostro servizio.» fu la prima cosa che disse quel pretucolo di bassa statura dall’aria compiacente, quando giunse alla tenuta.
«Che mobili splendidi in questa sala e che gustose...patate bollite.» commentò, invece, una volta seduto a tavola, dopo aver osservato di sottecchi gli altri commensali per svariati minuti «Erano diversi anni che non mangiavo un simile esemplare di ortaggio.» proseguì cantilenante, portandosi alla bocca la forchetta colma del suddetto alimento.
«Con quale dei miei cugini devo complimentarmi per la cucina...eccellente?» chiese poi, una volta ingoiato il boccone.
«Signor Winston-Collins, siamo perfettamente in grado di mantenere un cuoco.» fece notare la padrona di casa.
«Ottimo.» ribatté l’uomo, per nulla scoraggiato dalla fine che aveva fatto il suo precedente intervento «Mi fa piacere che la tenuta possa permettersi questo tenore di vita.».
Il pastore si guardò attorno per un momento, forse sperando in una qualche argomentazione da parte degli altri commensali. Non ricevendone, pensò bene di proseguire il suo monologo.
«Ho l’onore di avere come patronessa Lady Catherine de Bourgh.» esordì «Avrete sentito parlare di lei.» il cenno di dissenso della signora Tomlinson-Bennet non lo fermò «La mia piccola canonica confina con la sua tenuta, a Rosings Park, ed ella, sovente, ha la compiacenza di passare vicino alla mia umile dimora con il suo calesse...e i suoi pony.».
Louis lanciò uno sguardo al padre che lo stava osservando da dietro il calice del vino, come ad implorarlo di intervenire per mettere fine a quel discorso ridicolo. L’uomo si limitò a trattenere una risata, celando il sorriso dietro il dorso della mano.
«E ha figli?» intervenne la madre, giusto per dare al prete un barlume di attenzioni.
«Sì, una: l’erede di Rosings e di vastissimi possedimenti.» rispose l’uomo.
La donna dissimulò bene la delusione al sentire quella frase, anche se non sfuggì al marito che ebbe ancora più difficoltà a trattenere le risate.
«Ho spesso fatto presente a Lady Catherine,» continuò il signor Winston-Collins «che...sua figlia...è nata per essere duchessa, poiché ha tutta la grazia superiore che distingue l’alto lignaggio.» raccontò, visibilmente compiaciuto delle proprie abilità dialettiche.
Si schiarì la voce e, mentre Zayn e Louis si scambiavano uno sguardo divertito, spiegò: «Questo è un genere di piccoli e delicati complimenti sempre tanto apprezzati dai giovani e dalle giovani da maritare che io mi considero...particolarmente propenso a prodigare.» concluse incrociando lo sguardo adulatore con quello lievemente impaurito di Zayn.
«Siete fortunato, signor Winston-Collins,» intervenne il signor Tomlinson-Bennet «avete la capacità di adulare con tale...delicatezza.» disse tornando a nascondere l’ilarità dietro il bicchiere di vino, senza però riuscire a celarla allo sguardo del suo secondogenito che fu costretto a schiarirsi la gola per impedirsi di ridere.
«Queste piacevoli attenzioni nascono da un impulso momentaneo» cominciò Louis, ricevendo un calcio da Zayn, seduto di fronte a lui, che aveva capito in anticipo cosa aveva intenzione di dire il fratello, «o sono frutto di una preparazione?» chiese con finta innocenza.
«Nascono principalmente dalle circostanze.» rispose mellifluo il signor Winston-Collins «E ancorché talvolta mi diverta ad ideare tali piccoli eleganti complimenti, è sempre mio intento farli apparire...spontanei.».
«Oh, credetemi,» lo rassicurò il signorino Louis con fare sarcastico «nessuno potrebbe sospettare che i vostri modi siano studiati.».
Lottie soffocò una risata. Louis accorse in suo soccorso dando dei colpetti sulla schiena della sorella, come se dovesse effettivamente aiutarla ad a liberarsi di un boccone andato di traverso.
Tuttavia, neppure questo scoraggiò il terribile cugino dal rendersi ridicolo.
«Dopo questo desinare, gradirei leggervi qualcosa per un’ora o due.» comunicò, più che chiese, mostrando fiero il libro che aveva estratto da sotto la giacca «Ho con me i Sermoni di Fordyce che parlano in modo chiaro di tutte le questioni morali.».
Altro sguardo divertito tra i due fratelli Tomlinson-Bennet che fu interrotto dalla domanda del pastore rivolta al maggiore.
«Conoscete i Sermoni di Fordyce, signorino Tomlinson-Bennet?» gli chiese con voce soffusa, a cui il giovane non poté far a meno di mostrare un’espressione lievemente terrorizzata.
 
****
 
Al termine del pasto e completate le due ore di lettura davanti al camino dei noiosi Sermoni, il signor Winston-Collins cercò un colloquio privato con la padrona della casa.
I due si spostarono nel corridoio tra il salotto e la sala da pranzo, giusto il necessario per non essere disturbati, ma sufficientemente vicini al camino per non dover accendere una candela per vedersi.
«Signora Tomlinson-Bennet,» esordì il prete «sapete che mi è stata accordata la buonagrazia di Lady Catherine de Bourgh, personaggio di grande levatura.».
«Sono venuta a conoscenza di tale circostanza.» confermò la donna.
«Ebbene,» proseguì l’uomo «è mia speranza confessa avere al più presto qualcuno al mio fianco e mi piace informarvi che il maggiore dei fratelli Tomlinson-Bennet ha catturato la mia...speciale attenzione.» rivelò.
«Oh, signor Winston-Collins.» farfugliò emozionata la signora «Sfortunatamente, devo informarvi che il maggiore dei signorini Tomlinson-Bennet sarà molto presto...fidanzato, signor Winston-Collins.».
«Fidanzato?» ripeté tra sé e sé l’uomo, quasi rassegnandosi a quella singola parola.
«Ma il signorino Lou, vicino a lui per età e bellezza, sarebbe un compagno ideale, per voi.» fece notare la donna «Non siete d’accordo, signor Winston-Collins?» chiese voltando la testa verso il figlio che stava leggendo di fronte al camino, attorniato dal resto della famiglia.
«Certo.» convenne l’uomo ammirando anche lui il giovane «Sono d’accordo: alternativa molto gradevole.».
 
****
 
Il terribile cugino si sarebbe fermato per alcuni giorni alla tenuta, così i fratelli e le sorelle Tomlinson-Bennet aveva saggiamente deciso di trascorrere più tempo possibile fuori casa.
Quel giorno, in particolare, erano usciti tutti a quattro, esclusa Georgia che aveva preferito rinchiudersi in sala da pranzo a suonare, alla ricerca di nastri e fazzoletti per il ballo a Netherfield che era ormai imminente.
«Il signor Winston-Collins ti fa perdere le speranze sull’intero genere maschile.» stava sbraitando Louis, mentre percorreva a grandi passi i loggiati del paese, diretto alla sartoria.
Si rovistò le tasche, alla ricerca del denaro, continuando a riferire alle sorelle e al fratello quanto il terribile cugino lo disgustasse.
«Ѐ il vostro, immagino.» mormorò un aitante soldato che gli si era parato davanti e gli stava porgendo il fazzoletto che il giovane non si era neppure resoconto di aver perso.
«Oh, signor Horan-Wickham.» preferì estasiata la signorina Félicité che si affiancò all’uomo assieme alla sorella «Siete davvero gentile.» lo adulò mentre Louis si riprendeva il fazzoletto, fissando incantato quegli occhi di ghiaccio.
«Ha raccolto anche il mio fazzoletto.» raccontò la signorina Charlotte con entusiasmo pari a quello della sorella «Tu l’hai fatto cadere apposta, Lou?».
Il ragazzo guardò la sorella di sfuggita, ancora troppo confuso ed estasiato dalla comparsa del soldato per capire a pieno la domanda.
«Il signor Horan-Wickham è un luogotenente.» riferì Fizzie.
«Un incantato luogotenente.» precisò l’uomo dai tratti irlandesi e i lunghi capelli biondi.
Louis arrossì appena e ringraziò mentalmente il fratello che chiese: «Cosa hai in mente di fare, Fizzie?».
«Stavamo appunto cercando dei nastri.» disse la ragazza ammiccando civettuola al soldato.
«Bianchi. Per il ballo.» la seguì Lottie con lo stesso fare estasiato.
«Vogliamo cercare tutti insieme dei nastri?» invitò Horan-Wickham, regalando un leggero sorriso al secondo dei fratelli Tomlinson-Bennet.
Louis ricambiò, appena cosciente delle risatine euforiche delle sorelle minori e dello sguardo indagatore del fratello.
«Buongiorno, signor James.» salutò Fizzie, entrando per prima nella sartoria.
«Buongiorno, signorina Charlotte, Félicité e signorini Tomlinson-Bennet.» ricambiò il sarto, alzando per un momento la testa dai conti che stava controllando.
«Non saprei neppure sceglierli.» ammise il luogotenente, guardandosi attorno come un pesce fuor d’acqua «Non ci si può fidare di me: nei nastri sono davvero manchevole di gusto.».
«Solo un uomo con una grande fiducia in se stesso lo ammetterebbe.» fece notare il signorino Louis, alzando lo sguardo dai fazzoletti che aveva disposto sul bancone.
«No, è la verità.» rispose il signor Horan-Wickham «E i fermagli.» pronunciò quasi inorridito «Quando si arriva ai fermagli sono perduto.».
«Cosa sento!?» asserì Louis, stando al gioco e voltandosi completamente verso il soldato «Dovete essere la vergogna del reggimento.».
«Una fonte di risate.» confermò l’uomo.
«E come fanno i vostri superiori con voi?» proseguì il castano con il medesimo tono studiatamente giocoso.
Il luogotenente fece qualche passo nella stanza, allontanandosi dal giovane, cosa che permise al signorino Tomlinson-Bennet di studiarne la slanciata figura ben fasciata nella divisa blu notte.
«Mi ignorano.» proferì alla fine l’uomo, tornando a rivolgersi al suo interlocutore «Sono l’ultima ruota del carro, quindi è presto detto.».
Louis sorrise e tornò a concentrarsi sui fazzoletti.
«Lou, prestami del denaro.» lo implorò la sorella più piccola, ricomparsa in quel momento dal retrobottega.
«Mi devi già una fortuna, Fizzie.» le fece notare il castano.
Al verso sconsolato dalla ragazzina, accorse in aiuto il signor Horan-Wickham che le disse con voce melliflua: «Permettetemi di farvene omaggio.».
Louis tentò di protestare, ma l’uomo stupì la sorella con un elegante trucco di magia che si concluse con la consegna della moneta alla giovane.
«Insisto.» asserì poi l’uomo, riportando i suoi occhi ghiaccio su quelli blu del castano.
 
****
 
Terminati gli acquisti, invitarono il signor Horan-Wickham alla tenuta per una tazza di tè. Sulla via del ritorno, mentre passeggiavano placidamente per la campagna inglese, incrociarono il signor Payne-Bingley accompagnato dal signor Styles-Darcy, entrambi a cavallo.
«Guardate! Il signor Payne-Bingley!» canticchiò Zayn emozionato, affrettando il passo fino alla sponda del torrente che lo divideva dai due gentiluomini.
«Stavo giusto venendo a casa vostra.» li salutò l’uomo arrestando il cavallo.
«Signor Payne-Bingley, vi piacciono i miei nastri per il vostro ballo?» chiese Fizzie saltellando e sventolando i fili di stoffa.
«Sono bellissimi.» convenì con un sorriso.
«Lui è bellissimo, guardatelo: è un fiore!» cantilenò la fanciulla, saltellando attorno al fratello maggiore che la riprese prontamente, senza però potersi impedire di arrossire appena.
«Fate in modo di invitare il signor Horan-Wickham: fa onore alla sua professione.» proseguì la giovane, spostandosi a saltellare attorno al soldato.
Il signor Styles-Darcy incrociò gli occhi col luogotenente: in quello sguardo vi passò tutto fuorché affetto e stima.
Mentre Zayn riprendeva la sorella minore per la poca educazione, Louis intercettava lo scambio silenzioso tra il gentiluomo e il soldato.
Darcy voltò il suo cavallo un istante più tardi e partì al galoppo nella direzione opposta.
«Dovete venire di sicuro, signor Horan-Wickham. Vogliate scusarmi, signore e signori. Buona giornata!» riuscì a dire il signor Payne-Bingley, prima di seguire l’amico al galoppo.
Il signorino Louis guardò il luogotenente alla ricerca di risposte, ma non ne ottenne, almeno finché non giunsero a casa Tomlinson-Bennet e i due uscirono insieme nei giardini della tenuta.
Il ragazzo mostrò al soldato i possedimenti della famiglia e i due discorsero amabilmente del più e del meno.
Dopo una piacevole camminata, Louis si accostò ad un albero e vi ci si sedette contro. Il signor Horan-Wickham, per galanteria, sostò in piedi di fronte a lui.
«Allora andrete al ballo di Netherfield, signor Horan-Wickham?» chiese il giovane Tomlinson-Bennet.
«Ѐ possibile.» azzardò «Da quanto tempo è ospite qui il signor Styles-Darcy?».
«Quasi un mese.» riferì il ragazzo indagando la reazione del luogotenente, poi si decise e chiese: «Perdonatemi, ma...vi conoscete bene? Voi e il signor Styles-Darcy.».
«In effetti sono legato alla sua famiglia dall’infanzia.» rivelò «Sarete sorpreso, signorino Louis. Specie dopo la freddezza di questo pomeriggio.».
«Spero che i vostri progetti su Meryton non siano disturbati dai vostri rapporti col gentiluomo.» tergiversò il giovane, torturandosi uno dei bottoni del polsino che si stava allentando.
«Oh, non tocca certo a me allontanarmi.» spiegò «Se vuole evitare di vedermi è lui che deve andarsene, non io.».
«Posso chiedervi, signor Horan-Wickham, qual è il motivo del vostro dissapore col signor Styles-Darcy.» chiese alla fine Louis, impaziente.
L’uomo parve rifletterci un istante, apparentemente concentrato su una foglia che aveva raccolto da terra e che si stava rigirando tra le mani.
«Mio padre amministrava i suoi possedimenti.» cominciò infine a raccontare «Siamo cresciuti insieme, Harold ed io. Suo padre mi trattava come un figlio. Mi amava come un figlio.» precisò, per poi proseguire, con una punta di commozione nella voce «Eravamo entrambi con lui quando morì.».
A quel punto si avvicinò al giovane, guardandolo intensamente con quelle iridi glaciali.
«In punto di morte,» rivelò «suo padre mi lasciò in eredità la canonica della tenuta: sapeva che avevo in animo di seguire la professione ecclesiastica. Harold ignorò i suoi desideri e diede il beneficio ad un altro uomo.».
«Come mai?» chiese il ragazzo, sconvolto.
«Gelosia.» chiarì «Suo padre...era più affezionato a me e Harold non lo sopportava.».
«Che crudeltà.» mormorò il castano.
«E ora sono un povero soldato di fanteria, troppo in basso perfino per essere notato.» sdrammatizzò con una leggera risata, alzando poi lo sguardo verso il disegno dei rami.
Louis lo osservò di nascosto, rattristato dalla sorte avversa che era toccata e quel povero soldato.
 




NOTE FINALI  
Niente...ieri è saltato il programma, quindi vi beccate due capitoli stasera e da giovedì si riprende con cadenza settimanale. Scusate ancora e a tra poco!
😘😘
xoxo 


 

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Capitolo 7
*** VI - Il gran ballo di Netherfield Park ***


Il gran ballo di Netherfield Park
~ ~ ~ ~

La mattina dell’attesissimo ballo, casa Tomlinson-Bennet si riempì degli ultimi esercizi al piano di Georgia e del chiacchiericcio degli abitanti intenti a prepararsi.
Betsy camminava canticchiando per le stanze del primo piano. Tra le mani portava guanti, scarpe, camicie e sottovesti.
Entrò in camera delle ragazze, mentre la signorina Charlotte era intenta ad aiutare la sorella a stringere il corsetto. La cameriera depositò su una sedia i fiori che le due avevano richiesto per agghindarsi i capelli, dopodiché uscì, canticchiando com’era entrata.
Percorse il corridoio fino alla stanza dei due signorini. Varcò la soglia con passo leggero e posò le scarpe lucidate del signorino Zayn accanto al letto, i calzettoni stirati del signorino Louis sulla panca e le camicie perfettamente piegate su una pila di panni lì accanto.
Uscì proprio mentre il moro stava dicendo al fratello: «Sono ancora del parere che deve esserci stato un malinteso.».
«Oh, Zy, non pensi mai male di nessuno.» asserì Louis guardandolo di sfuggita, piegato com’era sulla camicia dell’altro, intento ad allacciargli tutti quei minuscoli bottoni.
«Come poteva fare una cosa simile il signor Styles-Darcy?» chiese retorico, poi fece alzare il fratello e lo guardò negli occhi sussurrando, quasi fosse un segreto, «Scoprirò la verità dal signor Payne-Bingley al ballo di questa sera.».
«Se non è vero lascia che il signor Styles-Darcy affermi il contrario.» ribatté prontamente il minore, mentre andava a prendere l’allaccia-bottoni dalla cassettiera, per potersi aiutare «O spero di non avere più a che fare con lui.» proferì con stizza, riprendendo poi il suo lavoro.
«Povero sfortunato signor Horan-Wickham.» ridacchiò Zayn.
«Nient’affatto.» lo contraddì Louis porgendogli la giacca dopo avergli assicurato il doppiopetto sopra la camicia «Il signor Horan-Wickham vale due volte Darcy.».
Zayn soffiò una risata. «E speriamo sia più incline alla danza.» asserì con fare malizioso.
Louis ridacchiò e afferrò le sue calze, cercando di non pensare agli occhi ghiaccio del luogotenente.
 
****
 
Netherfield Park aveva il suo fascino, dovette ammettere il signor Winston-Collins quando vi giunse quella sera, specialmente con le finestre illuminate a contrasto con l’oscurità della notte.
Scese dal suo calesse e si fece largo tra la folla, passando a stento in mezzo alla calca di gente che riempiva l’ingresso. Dentro la villa, notò la famiglia Tomlinson-Bennet intenta a porgere i dovuti omaggi ai padroni di casa.
«Consentitemi di dirvi con quale immensa gioia vi riveda, signor Payne-Bingley.» lo salutò la signora Tomlinson-Bennet, riuscendo a fare una veloce riverenza alla signorina Eleanor, prima che il marito la trascinasse in sala da ballo.
I fratelli Tomlinson-Bennet li sostituirono al cospetto dei due nobili.
S’inchinarono cortesi, facendo per proseguire, ma il signor Payne-Bingley trattenne Zayn.
«Mi fa molto piacere avervi qui.» gli disse con un delicato sorriso.
«Il piacere è mio.» rispose cortese il moro.
«Ehm...come state?» chiese poi al minore dei fratelli Tomlinson-Bennet che, però, era distratto dall’osservare un gruppo di ufficiali ai margini dell’atrio. «Signorino Louis?» lo richiamò il gentiluomo «Cercate qualcuno?».
«No!» si affrettò a rispondere il giovane «No, per nulla, io...stavo solo ammirando lo splendore generale.» si giustificò.
«Toglie il respiro, signor Payne-Bingley.» gli venne incontro il fratello.
«Bene.» riuscì solo a dire l’uomo, con gli occhi ambrati persi sulla figura del moro e un sorriso entusiasta sul volto.
I due giovani proseguirono verso il resto della casa adibito alla festa e Louis ne approfittò per proseguire la sua ricerca.
«Simon!» esclamò quando vide l’amico in un salone laterale.
«Lou!» lo salutò il ragazzo, abbracciandolo.
«Hai visto il signor Horan-Wickham?» gli chiese subito il castano.
«No!» esclamò come se avesse appena realizzato la cosa «Può darsi che sia di là.» suggerì prendendo l’amico per un polso e conducendolo per le sale dorate traboccanti d’invitati.
«Lou.» lo chiamò Zayn qualche minuto dopo, quando li vide «Il signor Horan-Wickham non c’è.» vedendo lo sguardo affranto del fratello, si affrettò a continuare «A quanto pare è stato trattenuto.».
«Come “trattenuto”?» chiese confuso e dispiaciuto il castano «Doveva essere qui.».
«Eccomi!» esclamò una voce alle loro spalle che fece trasalire i tre giovani.
«Signor Winston-Collins.» lo salutò il castano con un leggero inchino, imitato dagli altri due.
«Vogliate farmi l’onore, signorino Louis.» lo invitò accennando ai danzatori della sala accanto.
«Oh,» esalò il giovane «credevo che non danzaste, signor Winston-Collins.».
«Non trovo incompatibile con l’ufficio ecclesiastico indulgere in tali innocenti diversivi.» cantilenò «Del resto molte persone, ivi compresa Lady Catherine, si sono complimentate per il mio...passo leggero.» riferì compiaciuto con tanto di molleggio sulle punte ad enfatizzare il tutto.
Louis constatò che, neppure con questo accorgimento, lo superava in altezza, sebbene il giovane non fosse di statura particolarmente elevata.
Inspiegabilmente, il signorino Tomlinson-Bennet si ritrovò incastrato nel ballo seguente assieme al “cugino dal passo leggero”, mentre il fratello lo guardava preoccupato da una postazione di distanza.
La musica partì e il signor Winston-Collins iniziò ad eseguire i passi in un modo che Louis oserebbe ritenere...viscido: con movenze da serpente e sguardo languido. Il prete lo fissava insistentemente, con quegli occhi penetranti, difficili da ignorare.
Il giovane guardò più volte il fratello in cerca di sostegno, finché, fortunatamente, i passi della danza portarono il moro ad incrociarsi spesso col minore.
«A quanto pare il tuo signor Horan-Wickham» esordì Zayn per distrarre il fratello dall’alquanto spiacevole situazione «è stato richiamato in città per certi affari.» riferì durante un passo a girotondo.
«A dire il vero mi interessa poco la danza, ma essa...» cercò invece di attirare la sua attenzione il signor Winston-Collins «...essa favorisce l’occasione di elargire...» proseguì a fatica, poiché interrotto dai movimenti obbligati dai passi «...di elargire al proprio partner...» - «Il mio informatore,» lo interruppe il maggiore dei signorini Tomlinson-Bennet, attirando nuovamente l’attenzione di Louis «dice che sarebbe stato meno...» - «...delicate attenzioni...» - «...meno incline all’impegno se fosse stato...» il moro si fermò un istante a causa del passo successivo, poi riprese «...se non fosse stato presente a Netherfield un certo gentiluomo.».
«Il principale scopo della serata...» riuscì a riprendere il signor Winston-Collins, prima di essere interrotto dal suo stesso partner.
«L’appellativo ‘gentiluomo’ non è appropriato.» ribatté il castano rivolto al fratello.
Il pastore sembrò perdere la pazienza e si bloccò di fronte al giovane con cui stava danzando, interrompendo per un momento il loro scambio di passi.
«Se posso essere così sfrontato, è mia intenzione...rimanere accanto a voi per tutta la sera.» dichiarò l’uomo in maniera estremamente diretta, tanto che Louis ne fu sconvolto e non trovò alcunché da ribattere.
Fortunatamente la danza si interruppe al più presto e il ragazzo poté congedarsi dal suo viscido cavaliere.
 
****
 
Qualche ora più tardi, Louis stava chiacchierando con Simon mentre passeggiavano a braccetto per i corridoi della tenuta, ridendo tra loro e fluttuando tra dame e cavalieri elegantemente vestiti. Erano poco distanti dallo scalone centrale, quando il castano si scontrò con un ampio petto fasciato da una giacca di broccato. Il contatto durò a sufficienza per permettere al giovane di percepire chiaramente il disegno dei muscoli sottostante.
«Perdonate.» si affrettò a scusarsi, facendo un passo indietro e trovandosi di fronte una coppia di smeraldi verdi che lo lasciarono senza fiato.
«Mi concedete il prossimo ballo, signorino?» gli chiese cortese il signor Styles-Darcy.
«Ma certo.» rispose solo il giovane.
L’uomo si congedò come era comparso e Louis non riuscì a fare altro se non prendere Simon per il polso e trascinarlo in un corridoio laterale mal illuminato.
«Ho appena accettato di ballare con il signor Styles-Darcy?» chiese conferma il maggiore, quasi non riuscisse ancora a crederci.
«Credo che lo troverai molto piacevole, Lou.» sussurrò l’amico in risposta.
«Un bell’inconveniente giacché mi sono ripromesso di odiarlo per l’eternità!» fece notare Louis fissando l’altro ragazzo.
I due scoppiarono a ridere tornando poi verso la calca della festa.
 
****
 
Le coppie si schierarono e il giovane Tomlinson-Bennet si posizionò di fronte al suo cavaliere. La musica partì e le due file di ballerini si apprestarono a farsi il saluto consueto.
Louis avanzò di un paio di passi, fino al centro della pista, per poi roteare attorno al suo partner e arretrare fino alla fila opposta. Dopodiché avanzò nuovamente e depositò le sue mani in quelle più grandi e rassicuranti del riccio. Un angolo della sua mente gioì per non aver indossato i guanti, quella sera.
«Mi piace questa danza.» esordì il castano mentre i violini li guidavano.
«Infatti, di gran sollievo.» rispose l’uomo prima di allontanarsi per il passo seguente.
«Sta a voi dire qualcosa, signor Styles-Darcy.» lo invitò mentre roteava attorno ad un altro gentiluomo e si ricongiungeva al suo cavaliere al centro, prendendogli nuovamente la mano.
«Io ho parlato della danza.» fece notare ancora, leggermente stizzito «Ora voi potreste commentare le dimensioni della sala o il numero di coppie.».
«Farvi cosa grata è un onore per me.» ribatté Darcy, condiscendente, quando si incrociarono di nuovo al centro «Vi prego: consigliatemi ciò che vi farebbe piacere udire.».
«La risposta va bene, per adesso.». Louis gli lanciò uno sguardo obliquo, accennando un sorriso.
«Forse potrei osservare accidentalmente che i balli privati sono più divertenti di quelli pubblici.» azzardò il castano mentre incedevano, mano nella mano, a ritmo con la melodia.
Il gentiluomo lo guardò di sfuggita, senza sapere cosa ribattere.
«E ora possiamo anche rimanere in silenzio.» si arrese, alla fine, il giovane.
La musica proseguì e i due s’intrecciarono con altre coppie, fino a tornare nelle file di partenza.
«Ѐ vostra regola parlare danzando?» se decise a chiede il signor Styles-Darcy quando tornarono a congiungersi con le mani per un passo a due.
«No.» emise il giovane durante la rotazione successiva «No, preferisco essere poco socievole e taciturno.» proseguì sarcastico, volteggiando attorno al suo cavaliere con un sorriso allusivo «Rende tutto molto più godibile, non credete?».
L’uomo colse l’accusa velata e si apprestò a rimediare: «Ditemi: voi, vostro fratello e le vostre sorelle passeggiate spesso fino a Meryton?».
«Sì, spesso camminiamo fino a Meryton.» rispose cercando di cogliere, inutilmente, lo sguardo smeraldino del maggiore «Ѐ una grande occasione per incontrare persone nuove.» poi decise che era il momento di indagare sulla situazione che lo turbava da giorni «E quando ci siamo visti avevamo appunto avuto il piacere di fare una nuova conoscenza.».
Il riccio s’irrigidì appena. «Il signor Horan-Wickham ha la fortuna di avere un tratto così felice che gli vale a farsi delle amicizie. Che sia capace di mantenerle non è certo.» commentò contraendo la mascella, mentre la danza proseguiva.
«Ha avuto la sfortuna di perdere la vostra.» intervenne Louis, guardando l’uomo da sopra una spalla, mentre si voltava per il passo successivo «E si può dire che sia un evento irreversibile?» l’astio che diventava sempre più evidente.
«Senza dubbio.» rispose perentorio l’uomo, fermandosi al centro e afferrando il partner per i fianchi «Perché me lo domandate?» chiese duro.
«Per decifrare il vostro carattere, signore.».
Blu pregiudicante e verde d’orgoglio. Sguardi contrastanti e tensione palpabile.
«E cosa avete scoperto, signorino?».
«Molto poco.» sibilò Louis a pochi centimetri dal volto dell’uomo «Sento cose molto diverse su di voi: sono oltremodo confuso.».
Il signor Styles-Darcy scrutò il giovane e gli lasciò i fianchi riprendendo la danza e replicando: «Mi auguro di offrirvi più chiarezza in futuro.».
Il signorino Tomlinson-Bennet fece l’errore di voltarsi in quel momento verso il maggiore e trovò ad accoglierlo due pozzi verdi intensi e penetranti. Niente a che vedere con quelli viscidi del signor Winston-Collins, bensì rassicuranti e magnetici.
E Louis ci si perse. Non vide più nulla all’infuori del riccio: i vestiti che fasciavano il suo corpo, i ricami in oro del doppio petto che richiamavano le pagliuzze dorate di quegli occhi, le mani eleganti, le dita affusolate arricchite da anelli gemmati.
Louis vide solo questo e il suo cuore iniziò a battere a ritmo con la musica che li avvolgeva e guidava entrambi sui passi di quella danza che sembrava dedicata solo a loro.
I violini accompagnarono gli sguardi e le mani dei due che si allontanavano e si ricongiungevano ad ogni volteggio.
Verde nel blu.
Blu nel verde.
Terra ed acqua così in contrasto, eppure così essenziali l’una all’altra.
Louis smise di respirare quando tornò al punto di partenza e Darcy si fermò di fronte a lui. Non respirò, cercando di imprimersi a fuoco quell’istante così etereo, solo per loro. Gli occhi verdi del maggiore ancora su di lui, dal lato opposto della pista, e l’ultima nota della melodia fluttuava ancora tra loro.
Poi l’inchino finale e con esso il mondo tornò a riempirsi di rumore: le chiacchiere degli ospiti e gli applausi degli altri danzatori rivolti ai suonatori.
Il signor Styles-Darcy si aggiunse ai ringraziamenti e Louis espirò, imitandolo e rompendo definitivamente quella bolla di magia che li aveva avvolti per qualche breve istante. Quando l’uomo tornò a guardarlo, il giovane fece un inchino veloce e, con grazia, si allontanò, le labbra tirate in una linea sottile. Non notò lo sguardo smeraldino che lo seguì, quasi con rammarico.
«Quel gentiluomo è Styles-Darcy di Pemberley, nel Derbyshire?».
Il signorino Tomlinson-Bennet si spaventò appena al sentire la domanda che il signor Winston-Collins gli rivolse di sorpresa all’ingresso della sala da ballo.
«Ritengo di sì.» riuscì a rispondere dopo un secondo di smarrimento.
«Devo subito presentargli i miei omaggi: è il nipote della mia stimata patronessa Lady Catherine.» proferì il pastore avviandosi deciso verso l’uomo, ignorando completamente i tentativi del giovane di fermarlo.
«Signor Winston-Collins, potrebbe essere sconveniente!» lo richiamò Louis, ma l’uomo era già alle spalle del gentiluomo intento a cercare di farsi notare con richiami e studiati colpi di tosse.
E ciò fu solo l’inizio.
Louis trascorse le ore successive a cercare di non incrociare i suoi parenti per evitare di essere associato a tali incresciosi comportamenti: sua sorella Georgia, al piano, cantava in maniera terribile, attirando su di sé l’ilarità di diverse sue coetanee; la madre intratteneva delle signore d’alto rango con pettegolezzi e frivoli argomenti; Lottie e Fizzie avevano decisamente bevuto troppo e non smettevano di ridere e rendersi ridicole con uomini di tutto rispetto che le squadravano come ragazzine civettuole e sciocche.
Fortunatamente, Zayn era riuscito a mantenere il solito sorriso sincero e a conversare amabilmente col signor Payne-Bingley. L’uomo stava raccontando al moro delle abilità di amazzone della sorella quando Louis prese ad osservarli da lontano.
«La mia famiglia sta gareggiando per appurare chi sappia esporsi meglio al ridicolo.» disse il castano al signorino Cowell-Lucas che era accanto a lui.
«Fortuna che Bingley non se n’è accorto.» asserì il giovane Simon, felice di vedere l’uomo così preso dal maggiore dei figli Tomlinson-Bennet.
«No.» sorrise Louis «Credo che Zayn gli piaccia molto.».
«Ma lui lo corrisponde?» gli chiese in un sussurro l’amico «Pochi sono davvero sicuri di amare qualcuno senza un appropriato incoraggiamento. Bingley ha un trasporto per Zayn smisurato, ma potrebbe affievolirsi se lui non glielo farà capire.».
«Zayn è solo timido e modesto.» emise con enfasi l’altro ragazzo «Se lui non percepisce il suo sguardo è un folle.».
«Siamo tutti folli in amore. Egli non conosce il suo carattere quanto noi.» ribatté guardando Zayn ballare con un altro gentiluomo e il signor Payne-Bingley osservarlo con occhi color miele da bordo pista «E lui dovrebbe sbrigarsi: intrappolarlo! C’è tanto tempo per conoscersi dopo il matrimonio...».
Il castano non poté che dar ragione all’amico e perdersi pensieroso a fissare il fratello.
 
****
 
Era l’alba quando lasciarono Netherfield Park. Dal loggiato di accesso alla villa, il signor Payne-Bingley ricambiò il saluto della signora Tomlinson-Bennet e guardò sorridente la carrozza del signorino Zayn allontanarsi.
Al suo fianco, sua sorella gli lanciò uno sguardo sconvolto.
«Non farai sul serio, Liam.» emise allusiva, marcando come sempre le vocali del nome del fratello. L’uomo la guardò rientrare in casa, per poi appoggiarsi coi gomiti della ringhiera e tornare ad osservare la carrozza uscire dai confini della tenuta.
Gli occhi stanchi e l’espressione pensierosa. 
 




NOTE FINALI  
Ecco fatto: siamo già al capitolo 6 e la storia sta piano piano prendendo forma.
Vi aspetto giovedì! 

xoxo 


 

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Capitolo 8
*** VII - La proposta ***


La proposta
~ ~ ~ ~

«Georgy, ti prego.» fu la prima cosa che disse la signora Tomlinson-Bennet qualche ora dopo, a colazione: erano tutti sfiniti dalla notte di baldoria e sentire la figlia suonare di prima mattina non era sicuramente il desiderio principale della donna.
Il cameriere portò un vassoio di scones appena sfornati e la famiglia riprese a consumare il pasto in tranquillità, tra gli sbadigli delle fanciulle più giovani e il frusciare del giornale del signor Tomlinson-Bennet.
In quel momento, il signor Winston-Collins scese meccanicamente le scale, si posizionò alle spalle della padrona di casa e tossicchiò per richiamare l’attenzione dei presenti.
Zayn, seduto accanto alla madre, si finse particolarmente interessato al suo porridge e il fratello, di fianco a lui, scoprì di avere un’innata passione per il burro e le imperfezioni che creava sul pane.
«Signora Tomlinson-Bennet,» esordì l’uomo con tono mellifluo che spinse perfino il marito ad abbassare il giornale e fissarlo «se non vi dispiace, speravo di poter sollecitare un colloquio privato con il signorino Louis,» il castano impallidì e si voltò, trovando lo sguardo penetrante del parente puntato su di sé «nel corso della mattinata.».
La signora, al contrario, parve raggiante al sentire la notizia.
«Oh sì, certo. Lou ne sarà felice di sicuro.» cantilenò sorridendo al figlio che era di tutt’altro avviso «Andiamo!» invitò la donna iniziando ad alzarsi e a dirigersi concitata verso il resto della famiglia per spingerla a fare altrettanto «Fuori! Il signor Winston-Collins vorrebbe avere un colloquio privato con...» - «No no, aspettate: ve ne prego.» la implorò il giovane «Il signor Winston-Collins non può avere nulla da dirmi che non possiate...» - «Niente sciocchezze, Lou.» lo interruppe la madre, che era già riuscita a far muovere la tre figlie «Desidero che tu rimanga dove sei. Tutti gli altri in salotto. Andiamo!» poi notò il marito ancora seduto «Signor Tomlinson-Bennet! Coraggio!» lo esortò per poi tornare verso il maggiore dei suoi figli che stava cercando fino all’ultimo di non abbandonare il fratello.
Louis lo implorò sottovoce. «Zayn. Zy, no, Zy.» sussurrò mentre vedeva la madre obbligarlo ad alzarsi quasi di peso.
«Mi dispiace.» riuscì a mormorare il giovane con un sorriso di scuse, prima di essere trascinato fuori.
Rimaneva solo il padre come ultima speranza per castano. Lo guardò alzarsi, posare il giornale e sistemare la sedia.
«Papà, resta.» sillabò il giovane, implorante. L’uomo, però, si voltò e uscì, lasciando il figlio solo col terribile cugino.
Louis tentò di fuggire, ma il signor Winston-Collins gli arrivò alle spalle, porgendogli un fiorellino rosato, probabilmente colto da uno dei vasi dell’ingresso.
Il giovane lo fissò per un secondo, poi voltò la testa puntando gli occhi sul vaso della credenza che sembrava particolarmente interessante, in quel frangente.
Il fiore venne depositato sul tavolo di fronte al ragazzo e il signore esordì dicendo «Caro signorino Louis, le mie attenzioni sono state troppo marcate per essere fraintese. Non appena sono entrato in questa casa, ho scelto voi come futuro...compagno della mia vita.».
Louis si limitò a fissarlo come se volesse invitarlo a rendersi ulteriormente ridicolo.
Tuttavia, l’uomo si schiarì la voce e proseguì «Ma, prima che mi faccia rapire dai sentimenti, sarà meglio dichiararvi le ragioni che mi spingono al matrimonio:» - «Signore...» tentò il giovane, inutilmente - «prima di tutto è dovere di un pastore di anime, dare il buon esempio di matrimonio alla sua parrocchia; secondo, sono convinto che questo aumenterà di gran lunga la mia felicità;» - «Io...» provò ancora Louis - «e terzo, è desiderio della mia stimata patronessa Lady Catherine,» pronunciò con riverenza «che io mi sposi. Il mio obbiettivo nel venire a Longbourn era di sceglierne uno tra i figli del signor Tomlinson-Bennet, giacché sarò proprio io l’erede di questa tenuta e una simile unione, di sicuro...» proseguì pragmatico «accontenterà tutti.».
Il signorino lo fissò, indeciso se sentirsi insultato o se ridergli in faccia per la serie di argomentazioni ridicole e quasi provocatorie che aveva portato.
«E ora,» perseguitò l’uomo rivolgendo uno sguardo al giovane «altro non mi rimane che assicurarvi, con i miei più animati accenti, la veemenza del mio affetto.».
Fece per inginocchiarsi, ma Louis scattò in piedi.
«Signor Winston-Collins!» disse a denti stretti «Sign...» - «E nessun rimprovero sulla vostra dote» continuò imperterrito l’uomo, guardandolo dal basso, ormai ginocchia a terra (non che da in piedi lo guardasse dall’alto...), «sfiorerà le mie labbra dopo il matrimonio.».
«Siete affrettato, signore.» lo fermò con più decisione il castano, questa volta con una punta d’ira nella voce «Dimenticate che non vi ho risposto.».
«Devo aggiungere,» ribatté l’uomo, come se fosse già sicuro dell’esito del discorso e necessitasse semplicemente di portarlo a termine, «che Lady Catherine approverà interamente quando le parlerò della vostra modestia e parsimonia e delle altre...» rallentò, come in cerca delle parole «vostre amabili virtù.».
«Signore!» ripeté Louis «Mi commuove la vostra proposta, ma con rammarico devo reclinarla.».
Il signor Winston-Collins parve confuso dalla reazione del giovane.
«So che» tentò di chiarire «i signorini non lasciano trapelare gli impeti em...» - «Signor Winston-Collins, non sono mai stato più serio:» esplicitò Louis a nervi tesi «voi non potreste mai rendermi felice come io non potrei rendere felice voi.».
«Mi lusinga, cugino, che il vostro rifiuto sia una mera delicatezza naturale.» colse l’uomo, sfiorando con la spalla il tavolo accanto a lui, ancora in ginocchio, come a volersi sostenere in quella situazione così difficile ed imprevista «Dovreste tenere conto che, a dispetto delle seduzioni, è oltremodo certo che non vi verrà mai fatta un’altra proposta di matrimonio, ...» - «Signor Winston-Collins!» ora l’ira nella voce del giovane era più che palpabile - «così devo concludere che voi cerchiate di accrescere con l’attesa il mio amore,» - «Signore!» ringhiò quasi, il castano - «secondo i consueti costumi dei signorini eleganti.» - «Signore!» a questo punto Louis perse la pazienza «Non sono il tipo di giovane che tormenta un uomo rispettabile.» esplicitò «Vi prego di comprendermi: non posso accettare!» esclamò con rabbia.
Si voltò e si diresse verso la porta col desiderio irrefrenabile di sbattersela alle spalle. Poi ci ripensò e tornò per un secondo a guardare l’uomo ancora inginocchiato accanto al tavolo da pranzo.
«Inoltre,» aggiunse «siete basso, brutto e viscido: uomo o donna che sia, sarebbe un’insopportabile vergogna sposarvi.».
La porta dell’anticamera si spalancò, rivelando lo sguardo sconvolto di sua madre, le risate di sottofondo delle sorelle minori e il sorriso lievemente compiaciuto di suo fratello. Georgia, come sempre, rimase pressocché impassibile.
Louis, però, era già lontano: aveva spalancato il portoncino d’ingresso e si era diretto a passo di marcia in cortile.
«Cocciuto, folle ragazzino.» sibilò la madre a denti stretti prima di precipitarsi dietro al figlio.
«Non vi preoccupate, signor Winston-Collins:» urlò sbrigativamente al parente che si era affacciato in veranda «porremo rimedio a questo piccolo inconveniente subito!».
Le oche da cortile scapparono al suo passaggio, mentre la donna correva come una furia, alzando polvere e facendo svolazzare le gonne ad ogni passo. Fece una ventina di metri, ma il figlio era già lontano, così tornò arrancante verso casa.
«Signor Tomlinson-Bennet.» chiamò il marito, a corto di fiato, una volta rientrata.
«Signor Tomlinson-Bennet, siamo nello scompiglio!» esordì quando lo raggiunse nel suo studio «Dovete costringere Lou a sposare il signor Winston-Collins!» lo implorò.
Il marito la guardò confuso.
«Il signor Winston-Collins ha fatto la proposta a Lou.» si affrettò a spiegare la donna «Lui dichiara di non volerlo! E il pericolo ora è...» aggiunse sottovoce, la signora Tomlinson-Bennet, adocchiando il parente, fermo in corridoio «che sia il signor Winston-Collins a non volere più Louis.».
«E io che cosa dovrei fare?» le chiese l’uomo, come sempre divertito dai modi teatrali della moglie.
«Venite a parlargli!».
Il signor Tomlinson-Bennet tentennò, per nulla estasiato all’idea.
«Subito!» aggiunse, però, la moglie con il consueto tono da “Apocalisse imminente”.
L’uomo sospirò e la seguì.
Trovarono Louis ai margini della tenuta, accanto al lago dove solevano trascorrere alcuni pomeriggi estivi.
«Ditegli che voi insistete affinché si sposino.» ordinò subito la signora Tomlinson-Bennet al marito.
«Papà, vi prego.» lo implorò il giovane.
«Avrai questa casa!» urlò la madre - «Non posso sposarlo.» spiegò Louis - «E salverai le tue sorelle e tuo fratello dalla miseria.» aggiunse - «Non posso.» tentò ancora, ma la madre non lo ascoltava - «Ora tornerai indietro e gli dirai che hai cambiato idea.». - «No.» - «Pensa alla tua famiglia!» sbraitò ancora la donna.
«Non potete costringermi.» emise con forza il giovane.
«Signor Tomlinson-Bennet, ditegli qualcosa!» ringhiò contro il marito.
L’uomo fu preso in contropiede.
«E così...» asserì mentre la moglie borbottava improperi verso il figlio in sottofondo «tua madre insiste nel volerti marito del signor Winston-Collins.» - «Sì, o non vorrò più vederlo.» confermò la signora Tomlinson-Bennet.
Il marito la osservò per un istante aggirarsi attorno a lui, poi si decise.
«Bene, Lou.» asserì «Da oggi in poi sarai estraneo a uno dei tuoi genitori.» - «Chi ti manterrà quando tuo padre sarà morto?» sbraitò ancora la donna, interrompendo a metà il discorso dell’uomo - «Tua madre non vorrà più vederti se non sposi il signor Winston-Collins...» proseguì imperterrito l’altro, mentre Louis lo osservava in attesa, «e io non vorrò più vederti se lo sposi.» concluse infine.
«Che cosa?!» esclamò la moglie sconvolta, ma il figlio aveva già ringraziato il padre di tutto cuore e stava tornando verso casa, quasi fuggendo dalle urla della madre.
Il signor Tomlinson-Bennet non volle sentire ragioni e si ritrovò a fissare il lago di fronte a sé, mentre la moglie riempiva l’aria di altre grida.
«Figlio ingrato!» diceva «Non ti rivolgerò mai più la parola!» aggiunse correndogli dietro, per poi ricominciare a disquisire a proposito dei suoi nervi e di come soffrissero a riguardo.
Louis la ignorò e si precipitò in casa alla ricerca del fratello.
«Zy!» lo chiamò addentrandosi nei corridoi.
Lo trovò seduto sulla scala, attorniato dalle due sorelle minori.
«Cos’è capitato?» gli chiese il castano, quando notò la lettera che il fratello aveva tra le mani.
Un’altra sventura. Come se quel giorno non ce ne fossero state a sufficienza.
Zayn aveva ricevuto una lettera da Netherfield Park e non portava buone nuove.
 
****
 
«Non capisco cosa lo allontani da Netherfield.» esordì Louis quando, quella sera, riuscì a trovare un momento di tranquillità con suo fratello.
«E perché non dovrebbe sapere quando tornerà?» aggiunse.
Erano nella stanza che condividevano, le candele accese e la finestra spalancata a far entrare l’aria frizzante della notte. Il castano la chiuse e recuperò alcuni vestiti del fratello per depositarli nel baule da viaggio che lo stava aiutando a preparare.
Quando tornò verso il letto, Zayn gli stava porgendo la lettera.
«Leggi, non m’importa.» gli disse il moro.
Louis prese il foglio senza staccare gli occhi dal fratello, sempre a pronto a restituirglielo qualora vi avesse notato segni di pentimento. Non trovandoli, si avvicinò alla candela.
«“Il signor Styles-Darcy è impaziente di rivedere sua sorella» lesse velocemente «e noi non siamo meno smaniosi di lui.» girò il foglio e proseguì «Davvero non credo che Gemma Styles-Darcy abbia chi la equagli per bellezza, eleganza e compitezza, al punto che spero un giorno di averla per cognata.”».
«Non è abbastanza chiaro?» chiese Zayn, retorico.
Louis lanciò la lettera sul letto e il fratello la riprese.
«Eleanor ha visto che suo fratello è innamorato di te e l’ha portato via per cercare di dissuaderlo.» esplicitò Louis, mentre metteva tre paia di pantaloni nel baule e si avviva verso il corridoio alla ricerca delle scarpe di vernice del fratello.
«Ma io so che lei non farebbe mai volontariamente del male a qualcuno.» ribatté Zayn, fermamente convinto della sua visione.
Louis gli lanciò uno sguardo sconvolto dalla porta, perché era inconcepibile il fatto che suo fratello non riuscisse a vedere l’ovvietà della situazione. Alla fine, però, decise di tornare a concentrarsi sulle scarpe e sparì in corridoio.
«Piuttosto è lui che non mi ama e non mi ha mai amato.» aggiunse il moro, rigirandosi la lettera tra le mani.
«Ti ama. Non ti arrendere in questo modo.» ribatté perentorio il minore.
«Va’ dai nostri zii a Londra.» gli disse poi, ricomparendo dal corridoio con le calzature che cercava «Fa’ sapere che sei lì: sono sicuro che verrà a cercarti.» gli ripeté ancora, come aveva fatto per tutta la giornata.
Zayn lo guardò poco convinto, ma aggiunse comunque un’altra camicia al baule e lo chiuse con un sospiro. Louis lo abbracciò per tranquillizzarlo.
 
****
 
L’indomani, Zayn partì di buonora alla volta della capitale.
«Saluta mia sorella.» urlò la madre mentre sventolava un fazzoletto in direzione del figlio «E cerca di non essere di peso, caro.» aggiunse quando ormai il calesse era già al cancello.
«Povero Zayn.» commentò il padre rivolto all’altro figlio, accanto a lui sulla veranda, «Eppure...ad un ragazzo da marito piace di tanto in tanto avere delle pene d’amore: è qualcosa a cui pensare e una sorta di distinzione...tra gli amici.».
«Di certo si risolleverà.» ribatté il figlio.
«Ora tocca a te, Lou.» lo rimbeccò con ancora lo scalpiccio del calesse in sottofondo «Hai rifiutato Collins, sei libero di farti...deludere da qualcun altro.».
Poi si voltò a guardarlo.
«E questo signor Horan-Wickham?» indagò «Ѐ simpatico e mi pare che potrebbe servirti a dovere.».
«Padre...» tentò di fermarlo Louis, ma non ci fu verso.
«E hai una madre affettuosa che saprà...valorizzare la cosa.» aggiunse infatti con fare allusivo.
Louis rimase a fissarlo mentre si allontanava e non riuscì a trattenere un sorriso imbarazzato.
 
****
 
Fu quel pomeriggio che Louis ricevette l’ultima notizia inattesa di quei giorni.
Stava leggendo all’ombra del portico, quando Simon Cowell-Lucas comparve nel suo campo visivo.  Il giovane Tomlinson-Bennet posò più che volentieri la sua lettura per sorridere all’amico.
«Simon!» lo salutò invitandolo a sederglisi accanto. Il giovane però rifiuto.  
«Mio caro Louis,» esordì l’ospite «Sono venuto a darti una notizia: il signor Winston-Collins ed io...ci siamo fidanzati.» annunciò con un sorriso radioso.
Louis non era del medesimo avviso.
«Fidanzati?» ripeté infatti con l’aria sconcertata.
«Sì.» rispose semplicemente l’amico.
Il giovane Tomlinson-Bennet posò il libro sul tavolino lì accanto e aggrottò le sopracciglia.
«Per sposarvi?» chiese ancora.
«Sì, chiaro, Lou: a cos’altro può portare un fidanzamento?». Simon iniziava a diventare irrequieto. 
Louis non poté che fissare l’amico con un’espressione carica di disappunto. 
«Per l’amor del cielo, Lou, non mi guardare in quel modo. Non vedo perché non dovrei essere felice con lui come con chiunque altro.».
«Ѐ un uomo grottesco!» fece presente il giovane Tomlinson-Bennet con ovvietà.
«Taci!» lo zittì l’amico «Non ci possiamo tutti permettere di essere romantici.» emise con fare rassegnato «Mi è stata offerta una comoda dimora e protezione. E ho molto di cui essere grato.» - «Simon!» tentò d’interromperlo Louis - «Ormai ho 27 anni.» proseguì il giovane «Non ho patrimonio, né prospettive.» aggiunse con un sospiro «Per i miei genitori sono già un peso.».
Poi si fermò, guardando l’amico negli occhi.
«E questo mi spaventa.» aggiunse in un sussurro.
Louis stirò le labbra in una linea sottile.
«Quindi non giudicarmi, Lou. Non osare giudicarmi.» fu l’ultima cosa che disse l’amico, prima di voltarsi ed andarsene.br />  




NOTE FINALI  
Non è ancora venerdì! Sono ancora in orario! Mancano solo...41 minuti alla mezzanotte, ma SONO IN ORARIO! 

Comunque...che ne pensate della piccola aggiunta "alla Louis" sul finale della proposta di matrimonio? Ho sempre pensato che Elisabeth avrebbe voluto dire molto di più, perciò...
😎 😎

Fatemi sapere e...vi aspetto giovedì prossimo
xoxo 

 

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Capitolo 9
*** IX - Rosings Park ***


Rosing Park
~ ~ ~ ~

Passarono diversi mesi prima che la situazione mutasse. Arrivò il tempo del raccolto e le prime piogge della stagione.
Una mattina, finalmente, giunse una lettera che attendeva da tanto.
Louis la lesse con un sorriso nostalgico e si affrettò a rispondere:
 
Caro Simon,
grazie per la tua lettera. Sono molto felice che la casa, il mobilio e le strade siano di tuo gusto e che Lady Catherine sia amichevole e affabile.
Dopo la tua partenza, Zayn è andato a Londra e gli ufficiali a nord con l’affascinante signor Horan-Wickham.
Ti confesso che la mia vita è stata piuttosto noiosa.
Quanto al favore che mi chiedi, non è affatto un favore: sarò lieto di farti visita quando più ti converrà.
Louis
 
****
 
Quando il giovane Tomlinson-Bennet giunse a Rosings Park, il signor Winston-Collins stava potando la siepe.
Simon corse ad accoglierlo all’inizio del vialetto e lo abbracciò con trasporto.
«Benvenuto nella nostra umile dimora.» lo accolse il signor Winston-Collins «Mio marito m’incoraggia a trascorrere più tempo possibile in giardino per mantenermi in salute.» stava dicendo quando i due amici entrarono.
«Mio caro,» lo interruppe gentilmente il giovane Cowell-Collins «credo che il nostro ospite sia stanco dopo il viaggio.».
Prese Louis per una mano ed insieme si addentrarono nella casa, mentre, alle loro spalle, il marito continuava ad elencare le migliorie che intendeva apportare al giardino antistante.
Simon ridacchiò appena ai discorsi del consorte, poi, quando il loro ospite si fu sistemato, lo condusse in un salottino isolato. Louis sorrise nel riconoscere il gusto delicato dell’amico negli arredi della stanza e si accomodò volentieri su uno dei divani in legno di ciliegio tappezzato di verde.
«Non saremo disturbati qui.» assicurò il padrone di casa versando una tazza di tè «Questa stanza è a mio particolare uso.». Sorrise.
«Oh, Lou.» aggiunse raggiante «Non sai che piacere occuparmi di una casa mia.».
Louis ricambiò la gioia dell’amico e accettò volentieri la tazza che gli stava porgendo.
Presero a discorrere amabilmente sugli ultimi avvenimenti di Meryton, finché il signor Winston-Collins richiamò l’attenzione del marito.
«Che succede?» chiese Louis, allarmato, al vedere l’amico affrettarsi a raggiungere la finestra.
«Il maiale è scappato di nuovo?» urlò Simon preoccupato, affacciandosi «Oh, è Lady Catherine!» esclamò una volta sinceratosi della situazione «Vieni a vedere, Lou.» lo chiamò con un sorriso.
L’amico lo raggiunse.
«Grandi notizie!» riferì il signor Winston-Collins attraverso la finestra aperta sul giardino «Questa sera siamo stati invitati da Lady Catherine de Bourgh a visitare Rosings.».
«Che meraviglia!» commentò Simon, estasiato.
«Non sentitevi a disagio, caro cugino, per via del vostro abbigliamento.» lo tranquillizzò il cugino.
«Indossa semplicemente l’abito più bello che hai portato.» aggiunse il giovane Cowell-Collins voltandosi e sorridendo all’amico.
«Lady Catherine accetta sempre di buon cuore le persone umili.» concluse l’uomo.
Simon tentennò appena al commento del consorte. Louis si sforzò di sorridere.
 
****
 
Rosings Park era immensa, più di Netherfield Hall, si trovò a pensare Louis.
Oltre gli ettari di verde, sorgeva la tenuta con finestre ad arco, torrette e guglie.
«Una delle più belle viste di tutta l’Europa, non è vero?» commentò il signor Winston-Collins mentre si affrettavano a percorrere il parco alla luce del sole ormai al tramonto «Solo le vetrate costeranno almeno 20.000 sterline!».
Louis indossava dei pantaloni scuri, i migliori che aveva portato, e una giacca di seta verde muschio. Consegnò all’uscere il mantello e si sistemò la camicia che s’intravedeva all’altezza del collo.
Seguì i due coniugi attraverso quelle sale finemente decorate con affreschi lungo le pareti ed arredi di ottima fattura.
Il valletto che li accompagnava aprì una porta e il signor Winston-Collins li precedette, presentandosi per primo al cospetto della ricca possidente.
«Vossignoria.» pronunciò con riverenza e un inchino composto «Signorina de Bourgh.» aggiunse rivolto alla figlia della nobildonna, sedutale accanto.
L’uomo, con un gesto accorto, richiamò i due giovani ancora fermi sulla porta.
Simon e Louis incedettero lentamente fino al cospetto della lady e s’inchinarono.
«Così voi siete Louis Tomlinson-Bennet.» commentò Lady Catherine.
«Sì, sono io, madama.» si limitò a confermare il giovane.
La donna lo squadrò per qualche istante.
«Lei è mia figlia.» disse alla fine, posando una mano sulla spalla della fanciulla seduta accanto a lei, visibilmente a disagio.
Il pastore stava per fare un commento sul valore di alcuni oggetti di arredo della sala, quando un nuovo ospite li raggiunse.
«Signor Styles-Darcy,» soffiò Louis quando ebbe incrociato lo sguardo con quello smeraldino dell’uomo «cosa ci fate voi qui?».
Il gentiluomo si limitò a fare un ulteriore passo verso il giovane e ad inchinarsi cordiale. Louis ricambiò e tornò ad incrociare gli occhi con quelli magnetici dell’altro, almeno finché suo cugino non s’intromise.
«Signor Styles-Darcy, non sapevo che saremmo stati onorati.» commentò il signor Winston-Collins, avvicinandosi per porgere i saluti.
L’uomo lo guardò appena, per poi tornare su quelle iridi celesti.
«Signorino Louis, sono ospite.» rispose al giovane.
Lady Catherine si alzò.
«Conoscete mio nipote?» indagò.
Il giovane Tomlinson-Bennet tentennò appena, ma poi rispose: «Sì, madama, ho avuto il piacere d’incontrarlo nell’Herdfordshire.».
Lo sguardo smeraldino non lo abbandonò un istante.
«Colonnello Fitzwilliam. Molto lieto.» si presentò l’altro ospite che accompagnava il signor Styles-Darcy.
I tre invitati s’inchinarono e ciò mise fine ai convenevoli.
 
****
 
Ormai a sole tramontato, la sala da pranzo era illuminata da candelabri accuratamente posizionati suoi tavolini di servizio a ridosso delle pareti. Una coppia era stata posta anche al centro del tavolo per agevolare la consumazione del pasto. I commensali si disposero ai propri posti, coi valletti alle spalle pronti ad accompagnare le loro sedie.
Lady Catherine, a capotavola, fece per sedersi, imitata dagli ospiti, quando notò un particolare che la fece fermare.
«Signor Winston-Collins, non potete sedere accanto a vostro marito.» lo rimproverò «Spostatevi.».
L’uomo si guardò intorno confuso.
«Dall’altra parte.» lo istruì la donna.
Louis colse l’antifona e si affrettò a lasciare il suo posto al cugino, per spostarsi dal lato opposto del tavolo, tra il giovane Cowell-Collins e...il signor Styles-Darcy.
Lady Catherine approvò la disposizione e si sedette, imitata dagli altri commensali.
«Harvey,» chiamò la nobildonna «le portate di pesce.» disse al primo cameriere.
Il giovane Tomlinson-Bennet trattenne il fiato al pensiero del suo vicino di posto e si sforzò di concentrarsi sulla zuppa che aveva nel piatto.
«Voglio sperare che la vostra famiglia goda di ottima salute, signorino Louis.» intervenne però, il signor Styles-Darcy, incrociando gli occhi coi suoi.
«Così è, grazie.» rispose cortese.
Fece per prendere la posata e iniziare a mangiare, ma poi ci ripensò.
«Mio fratello maggiore si trova attualmente a Londra, non vi è capitato di incontrarlo?» chiese, con una velata nota di risentimento nella voce.
«Non sono stato così fortunato.» rispose l’uomo prima di essere bruscamente interrotto da Lady Catherine.
«Suonate il pianoforte, signorino Tomlinson-Bennet?» gli chiese la donna.
«Poco, madama, e modestamente.» rispose sbrigativamente il giovane cominciando a mangiare.
La donna parve delusa.
«E disegnate?» aggiunse.
«No no, affatto.» rispose prendendo un cucchiaio di zuppa.
«Vostro fratello e le vostre sorelle disegnano?» insistette.
«No, nessuno di loro.» si affrettò a dire Louis, sperando che l’interrogatorio finisse presto.
«Strano.» commentò Lady Catherine «Suppongo che vi sia mancata l’opportunità. Vostra madre avrebbe dovuto portarvi in città ogni primavera a farvi istruire.».
«Mia madre l’avrebbe fatto, ma mio padre odia la città.» replicò con un sorriso il giovane.
La donna non si aspettava una replica così decisa ed ebbe un momento di tentennamento, poi riprese: «E l’istitutrice vi ha lasciati?».
«Non ne abbiamo mai avuta una.».
«Nessuna istitutrice?» chiese confusa la nobildonna «Cinque figli cresciuti senza istitutrice: mai sentita una cosa del genere.».
Alcuni dei commensali mostrarono espressioni contrariate, ma nessuno commentò.
«Vostra madre si sarà ridotta una schiava per istruirvi.» dedusse la donna.
«Nient’affatto, Lady Catherine.».
La nobildonna fissò il giovane con sconcerto.
Louis tentò di prendere un altro cucchiaio di zuppa, ma l’interrogatorio riprese.
«E le vostre sorelle sono già in società?» gli chiese ancora.
«Sì, signora, tutte.» confermò il giovane.
«Tutte!» esclamò contrariata «In società tutte in una volta? Questo sì che è strano.» aggiunse sottovoce.
Il signor Styles-Darcy, guardò la zia per un istante, ma poi tornò alla sua zuppa.
«Voi siete solo il secondogenito,» continuò imperterrita la nobildonna «Le minori in società prima che i fratelli siano sposati. Le vostre sorelle minori devo essere davvero giovani.».
«La più piccola non ha ancora 16 anni.» confermò il signorino.
Lady Catherine lo guardò come se avesse appena ammesso di amare farsi il bagno al fiume senza vestiti.
«Ma è molto crudele per delle sorelle non potersi divertire in società, solo perché il fratello maggiore non è sposato.» aggiunse Louis «Ciò non incoraggia l’affetto fraterno.».
Lo sconcerto sul volto della nobildonna si fece ancora più evidente.
«Esprimete la vostra opinione in modo molto deciso, per essere così giovane.» lo rimproverò «E qual è la vostra età?».
Il giovane, al sentire la domanda, sorrise condiscendente.
«Con tre sorelle minori già grandicelle, vossignoria non si aspetterà che lo dica.».
Lady Catherine trasalì. Louis fu costretto a nascondere l’espressione compiaciuta dietro un cucchiaio di minestra.
La cena continuò pressocché in silenzio. Ci fu solo qualche commento sporadico del colonnello Fitzwilliam e qualche frase a sproposito del signor Winston-Collins.
Terminato il pasto, si spostarono in un altro salotto per il dopocena.
Fu in quel momento che Lady Catherine parve volersi vendicare sul giovane Tomlinson-Bennet, per l’impudenza di poco prima.
I tre signori era in piedi, mentre la padrona di casa, la figlia e il giovane Cowell-Collins, sedevano sui divani bevendo tè.
Louis stava ammirando gli uccelli esotici che Lady Catherine teneva in costose gabbie accanto alla finestra, quando arrivò la fatidica richiesta.
«Signorino Tomlinson-Bennet, andate a suonare il piano.» gli ordinò.
Il giovane si voltò nel panico.
«No, ve ne prego.».
«Poiché la musica mi delizia.» lo ignorò la donna «Del resto vi sono poche persone in Inghilterra che traggano dalla musica un godimento più autentico del mio» si adulò «e abbiano più spiccato gusto musicale.» poi sembrò perdersi nei ricordi «Se mai avessi imparato, sarei stata una grande esperta. E così anche Anne,» aggiunse guardando la figlia «se la salute glielo avesse consentito.».
La giovane chinò il capo, rattristata.
«Lady Catherine,» intervenne Louis, cercando di giustificarsi «non sono afflitto da falsa modestia dicendovi che suono in modo mediocre io...» - «Non esitate, vi prego, Louis.» lo interruppe il signor Winston-Collins «Lady Catherine aspetta.» sottolineò.
Il giovane fece per protestare ancora, ma l’occhiata insistente della donna lo fece desistere, così prese un bel respiro e si avviò verso il pianoforte.
Si sedette allo sgabello e cercò di ricordarsi le lezioni che sua madre gli aveva impartito anni prima. Sospirò ed iniziò a suonare.
«Come se la cava Gemma, Harold caro?» indagò la signora.
Louis ebbe un tentennamento a sentire quel nome, ma poi continuò la melodia.
L’uomo interpellato distolse in fretta gli occhi che aveva puntato sul giovane Tomlinson-Bennet, per rispondere alla zia.
«Suona molto bene.».
«Spero che si eserciti.» si raccomandò la donna «Non si può acquisire nessuna eccellenza senza la costante pratica. L’ho detto al signor Cowell-Collins.» il giovane interpellato si voltò verso la signora «Dato che non possedete uno strumento, sarete il benvenuto qui: potrete suonare nella stanza della governante.».
«Grazie, vossignoria.» fu il commento riconoscente del giovane, lievemente coperto dalla melodia che Louis stava ancora suonando.
«Non darete fastidio a nessuno in quella parte della casa.» aggiunse la nobildonna.
Approfittando del momento, il signor Styles-Darcy si avvicinò al pianoforte. Louis sbagliò un paio di note quando sentì la presenza dell’uomo accanto a sé, ma non lo diede a vedere.
«Volete intimorirmi, signor Styles-Darcy, nel venire con tale solennità ad ascoltarmi?» chiese provocante «Non mi spaventerò neanche se vostra sorella suona così bene.» aggiunse cercando di rimanere concentrato sullo strumento.
«Vi conosco abbastanza, signorino Louis, da sapere che non potrei intimorirvi neanche volendo.» ribatté l’uomo.
Louis alzò gli occhi dai tasti per un istante e trovò quelle iridi verdi ad attenderlo. Sbagliò un’altra nota.
Il colonnello Fitzwilliam arrivò in quel momento e ciò diede al giovane la scusa per tornare a concentrarsi sullo strumento.
«Com’era il mio amico nell’Hertfordshire?» chiese provocando un leggero imbarazzo nel signor Styles-Darcy.
Louis alzò gli occhi sui due e smise di suonare.
«Davvero volete saperlo?». Il colonnello annuì con un sorriso divertito.
Il giovane Tomlinson-Bennet riportò i suoi occhi sul gentiluomo.
«Preparatevi a sentire qualcosa di spiacevole.» avvertì il colonello «La prima volta che l’ho visto ad un ballo, non ha ballato con nessuno, anche se i gentiluomini erano pochi e vi fosse più di un giovane seduto senza cavaliere.».
«Conoscevo solo le persone che erano con me.» si giustificò il signor Styles-Darcy.
«E a un ballo non si possono fare presentazioni.» ribatté allusivo il giovane, facendo sorridere Fitzwilliam.
La conversazione fu interrotta da Lady Catherine che richiamò il colonnello. Louis soppesò la figura del signor Styles-Darcy, per un istante, poi riprese a suonare.
«Non ho il dono di conversare con facilità con persone che non ho mai incontrato prima.» ammise l’uomo in un sussurro, interrompendo la musica.
«Potreste chiedere consiglio a vostra zia e impratichirvi.» suggerì sprezzante il giovane.
Le loro iridi si scontrarono: per una volta, quelle verdi erano sulla difensiva.
Il signor Styles-Darcy si allontanò. Louis riprese a suonare e non notò lo sguardo che l’uomo gli lanciò da lontano.
Uno sguardo colmo di frasi non dette.
 




NOTE FINALI  
Anche oggi mi ono ridotta quasi a mezzanotte a pubblicare.
Che ne pensate di questa cena al lume di candela? 
Vi aspetto giovedì prossimo

xoxo 
 

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Capitolo 10
*** X - La tempesta ***


La tempesta
~ ~ ~ ~

Il giovane Tomlinson-Bennet trascorse qualche giorno presso l’amico Simon e s’intrattenne con lui diversi pomeriggi.
Uno di questi, rimasto solo in casa, prese carta e penna e ne approfittò per rispondere all’ultima missiva del fratello.
Gli uccelli cinguettavano nel giardino e dalla finestra aperta entrava una piacevole brezza.
Louis iniziò a tracciare le prima parole della lettera, quando qualcuno entrò all’improvviso nella stanza spalancando la porta.
«Signor Styles-Darcy.» disse il giovane, riconoscendo l’uomo di fronte a lui dall’aria visibilmente concitata.
Il gentiluomo fece un inchino e prese a torturare i guanti da passeggio tra le mani. Louis posò la penna e si alzò per ricambiare il saluto.
I due si fissarono in silenzio.
«Accomodatevi.» suggerì alla fine il giovane, indicandogli uno dei divani della stanza.
L’uomo fissò prima lui, poi il divano, infine tornò a guardare il giovane. Non disse una parola e continuò a torturare i guanti, se possibile ancora più insistentemente.
Louis tentennò, non capendo le intenzioni dell’uomo.
«Temo che i signori Winston-Collins siano andati a sbrigare alcuni affari in paese.» riferì.
Il signor Styles-Darcy si guardò intorno, indeciso sul da farsi.
«Questa dimora è accogliente.» riuscì a dire «Credo che mia zia abbia apportato molte migliorie dall’arrivo del signor Winston-Collins.».
«Suppongo di sì.». Louis era confuso. «E non poteva indirizzare la sua generosità a un soggetto più grato.» aggiunse lodando, una volta tanto, il cugino.
Il silenzio si protrasse.
«Faccio portare del tè?» suggerì ancora il giovane.
«No, grazie.» negò vivamente l’uomo.
Torturò ancora un istante i guanti da passeggio, poi prese fiato, come se si preparasse a dire qualcosa, ma il rumore della porta d’ingresso lo distrasse.
«Buona giornata, signorino Louis.» si affrettò a congedarsi «Ѐ stato un piacere.» aggiunse, sparendo poi lungo il corridoio e oltre la porta che il signor Cowell-Collins aveva appena aperto.
Louis lo seguì fino all’ingresso.
«Che cosa hai fatto mai al povero signor Styles-Darcy?» chiese Simon all’amico, confuso quanto lui.
Il giovane Tomlinson-Bennet si mise a fissare il calesse del gentiluomo che lasciava il giardino di casa Collins.
«Non ne ho idea.» mormorò.
 
****
 
Quella domenica pioveva e tra lo scrosciare dell’acqua e la predica del cugino, Louis non sapeva davvero decidere cosa conciliasse maggiormente il sonno.
«Ogni anima deve avere il suo consigliere al quale appellarsi per trovare consolazione nei momenti di smarrimento.» stava dicendo il pastore dall’alto del pulpito «Vi sono molti vantaggi a cui gli altri possono sopperire e che noi non possiamo procurarci da soli.» proseguì, con praticamente solo gli occhi del giovane marito fissi su di lui «Soprattutto, mi viene in mente, ciò che si può ottenere attraverso la carnalità-».
L’uomo s’interruppe bruscamente, conscio dell’assurdità appena pronunciata.
Molte persone, però, a quello risollevarono la testa e tornarono a prestare attenzione.
«Perdonatemi.» si affrettò a rimediare il pastore «Attraverso la spiritualità dei rapporti di amicizia e di cortesia. In tali occasioni,» proseguì tentando di racquistare contegno «l’uomo orgoglioso avanza dritto e non per venire incontro con il calore dell’affetto, ma piuttosto con il sospetto di chi...».
Louis smise di ascoltare.
In una zona appartata della chiesa, sedeva accanto al colonnello Fitzwilliam.
«Quanto vi fermerete nel Kent, colonello?» chiese all’uomo in un sussurro.
«Quanto vorrà Darcy. Sono a sua disposizione.» mormorò l’ufficiale.
Louis gli si accostò maggiormente. «Sembra che tutti siano a sua disposizione. Perché non si sposa e non si garantisce tale privilegio definitivamente?».
«Quella persona sarebbe fortunata.» ribatté composto il colonnello.
«Davvero?»
«Darcy è un compagno estremamente leale. Durante il nostro viaggio ho sentito che ha soccorso appena in tempo uno dei suoi più cari amici.»
Il giovane Tomlinson-Bennet si fece attento. «Cos’è capitato?» chiese.
«L’ha salvato da un matrimonio avventato.»
«Chi era l’amico?». Preso dalla foga, si dimenticò di sussurrare e un paio di signore si voltarono a fissarlo con rimprovero. Louis girò la testa verso il colonnello. Oltre il soldato, scorse il signor Styles-Darcy.
Non lo perse di vista mentre il colonnello Fitzwilliam rispondeva alla sua domanda.
«Il suo più caro amico: Liam Payne-Bingley.»
Il giovane trattenne il fiato per un istante, cercando di trattenere lo sguardo d’odio che desiderava rivolgere al ricco gentiluomo seduto dal lato opposto della navata.
«E il signor Styles-Darcy ha spiegato le ragioni di tale ingerenza?» si sforzò di chiedere.
«Pare che vi fossero forti obiezioni contro il ragazzo.» riferì il colonnello.
«Che tipo di obiezioni?» insistette Louis «Il fatto che non avesse la dote?».
«Credo che la famiglia di lui fosse del tutto inadeguata.»
«E così li ha separati...?». Gli occhi di Louis traboccavano di rancore.
«Suppongo di sì. Non ne so altro.».
Rancore e risentimento tali che le sue iridi cerulee faticavano a trattenerli.
 
****
 
Louis corse.
La chiesa alle spalle e il cielo spaccato da lampi e tuoni.
E la pioggia.
Così forte da inzuppargli i vestiti e bagnargli le ossa.
Attraversò i giardini di Rosings di corsa, ignorando l’acqua scrosciante finché non divenne insopportabile.
Oltre il fiume che attraversava il parco, trovò rifugio sotto un chiostro circondato da ampie colonne. Slacciò i bottoni più alti della camicia e sciolse il nodo del colletto che iniziava a premergli fastidiosamente sul collo. Cercò di riprendere fiato socchiudendo gli occhi e lasciandosi andare contro una colonna.
«Signorino Louis.». Quella voce. L’ultima che avrebbe voluto sentire in quel momento.
Preso alla sprovvista, Louis si raddrizzò e si allontanò di un paio di passi da quell’uomo.
Harold Styles-Darcy era lì, davanti a lui, con i vestiti inzuppati, i ricci gocciolanti intorno al viso e l’aria insolitamente vulnerabile.
«Ho lottato invano e non c’è rimedio.» proseguì il gentiluomo «Questi mesi trascorsi sono stati un tormento. Sono venuto a Rosings con lo scopo di vedervi. Dovevo vedervi!» precisò con urgenza «Ho lottato contro la mia volontà, le aspettative della mia famiglia, l’inferiorità delle vostre origini, il mio rango e patrimonio. Tutte cose che voglio dimenticare e chiedervi...» quegli occhi verdi sembravano svuotati, il pregiudizio svanito come un velo lavato via dalla pioggia «di mettere fine alla mia agonia.».
Il giovane Tomlinson-Bennet era quasi incantato da quegli occhi.
«Non capisco.» riuscì a dire.
«Vi amo.» Darcy sembrava confondersi con la pioggia, tanto erano limpidi i suoi sentimenti «Con grande ardore.» un passo appena accennato verso il giovane «Vi prego, concedetemi la vostra mano.».
Verde nel blu. Blu nel verde. Come al ballo, a Netherfield, mesi prima.
E Louis stava per cascarci, stava davvero per farlo, ma l’amore per suo fratello prevalse su tutto.
«Signore, io...» iniziò «io apprezzo i conflitti che avete fronteggiato, mi duole molto avervi causato pena. Credetemi, è stato fatto in modo incolpevole.».
L’uomo fu preso in contropiede. «Questa è la vostra risposta?».
«Sì, signore.» rispose laconico.
«Vi state...prendendo gioco di me?» tentò di capire «Mi state respingendo?».
«Di certo i sentimenti che hanno offuscato la vostra lucidità vi aiuteranno a dimenticarmi.».
«Potrei chiedervi perché vengo respinto con così poco riguardo alla cortesia?».
Orgoglio, avido e ingordo, tornò prepotente a velare quelle iridi scure come prati autunnali.
«In egual maniera potrei chiedervi perché con una così evidente intenzione di insultarmi avete dichiarato di amarmi contro la vostra volontà.» - «Credetemi io...» - ma Louis non lo fece parlare, al contrario, proseguì imperterrito «Se fossi stato scortese, questo mi scuserebbe, ma ho altre ragioni e lo sapete!».
«Di cosa parlate?» chiese confuso il gentiluomo.
«Pensate che potrei essere allettato ad accettare l’uomo che ha rovinato, forse per sempre, la felicità del mio amatissimo fratello?».
Pregiudizio, testardo e cieco, a coprire quegli occhi profondi come il mare in tempesta.
«Lo negate, signor Darcy?» insistette il giovane «Di aver separato due giovani che si amavamo, esponendo il vostro amico ad essere considerato dal mondo un capriccioso e mio fratello» urlò quasi, sovrastando la pioggia «alla derisione per le speranze disattese, precipitando entrambi nella più crudele infelicità?». «No.» rispose prontamente l’uomo «Non lo nego.» confermò.
Louis scosse la testa, come a voler inutilmente allontanare quelle parole.
«Perché l’avete fatto?» mormorò in un sussurro appena udibile sopra il temporale.
«Perché credo che lui sia indifferente a vostro fratello.». Pregiudizio.
«Indifferente?».
«Li ho osservati e ho capito che l’attaccamento di Liam era più profondo.»
«Ѐ timido!» esclamò Louis, sconcertato.
«Anche Bingley è modesto ed era persuaso che vostro fratello non nutrisse-» - «Voi gliel’avete suggerito!» lo interruppe il giovane.
«L’ho fatto per il bene di Bingley!».
«Mio fratello mostra a malapena il suo affetto per me!» sputò quasi, alla fine. 
Attimi di silenzio, ma il rancore del giovane Tomlinson-Bennet non accennava a svanire.
«Immagino che abbiate sospettato che Zayn fosse interessato alla ricchezza del vostro amico.». Orgoglio.
«Non farei tale disonore a vostro fratello, sebbene ci fosse un’idea...» s’interruppe.
«Quale?» lo incalzò il giovane.
«Era perfettamente chiaro che cercasse un matrimonio vantaggioso...» - «Zayn ha forse dato quell’impressione?!». Ora il rancore era collera.
«No!» rispose Darcy, ma invece di fermarsi, l’orgoglio prevalse «Comunque non mento, c’era la questione della vostra famiglia...».
«Il nostro desiderio di fare amicizia? Questo vi disturbava, signor Darcy?».
Fu un secondo: Harold distolse lo sguardo, ma il suo orgoglio si nutrì di quel tentennamento.
«No, c’era di più.» «Cosa, signore?» «La mancanza di contegno di vostra madre, delle vostre tre sorelle minori e talvolta di vostro padre.». Styles-Darcy lo disse tutto d’un fiato, senza pensarci, ma quegli occhi blu lo fissarono feriti e non riuscì a trattenere un sospiro.
«Perdonatemi.» si scusò «Questo giudizio non riguarda voi e Zayn.».
Louis ribollì di rabbia per un istante, poi scoprì la mossa successiva.
«E il povero signor Horan-Wickham?» chiese, accusatorio.
Il signor Styles-Darcy recuperò la sua indole e si avvicinò al giovane con passo sicuro.
«Il signor Horan-Wickham?» pronunciò con disprezzo.
«Quali scuse avete per il vostro comportamento nei suoi confronti?» gli tenne testa, Louis.
«Ѐ ardente il vostro interesse per lui.» «Mi ha raccontato le sue sventure.» «Oh, sì: le sue sventure sono state davvero gravi.» «Prima gli rovinate l’avvenire e poi usate un simile sarcasmo?!».
Darcy fece un altro passo, fino a sentire il fiato del giovane scontrarsi col suo.
«E così questa è la vostra opinione su di me? Grazie per averla espressa con dovizia.» scrutò il viso del giovane, poi ribatté «Potevate dimenticare le offese se non avessi ferito il vostro orgoglio confessando le mie riserve su una nostra relazione amorosa. Vi aspettavate che mi rallegrassi per l’inferiorità della vostra famiglia?».
Louis non ci vide più. «Sono queste le parole di un gentiluomo?» il pregiudizio avanzò senza remora alcuna «Fin dal primo momento la vostra arroganza, la presunzione e il disdegno per i sentimenti altrui mi hanno fatto capire che voi eravate l’ultimo uomo sulla Terra che avrei mai potuto sposare!».
Respiri pesanti e sentimenti affilati. Occhi velati da emozioni profonde e difficili da ignorare.
Il silenzio rotto solo dalla pioggia e dal martellare dei loro cuori.
Blu di pregiudizio e verde d’orgoglio. Così simili eppure così diversi.
Due spiriti in lotta, irrimediabilmente destinati a scontrarsi.
«Perdonatemi» riuscì a dire il signor Styles-Darcy «se vi ho rubato tutto questo tempo.».
Così com’era arrivato, l’uomo svanì, lasciando Louis svotato da tutto sotto un pioggia scrosciante.
 
****
 
La permanenza del giovane Tomlinson-Bennet a Rosings Park si concluse con una lettera, consegnata a tarda sera dal signor Styles-Darcy in persona.
“Sono venuto a darvi questa.” aveva detto “Non per rinnovare i sentimenti che vi hanno disgustato, ma se possibile per difendermi dalle offese che mi avete rivolto.”. Dopodiché era svanito nella notte, rapido come un temporale estivo.
Louis lesse la lettera alla luce di una candela, nel silenzio della stanza degli ospiti che Simon gli aveva offerto per la permanenza.
 
Mio padre amava il signor Horan-Wickham come un figlio, di conseguenza gli lasciò una generosa rendita.
Ma dopo la morte di mio padre, il signor Wickham disse di non voler più rimanere nella tenuta. Gli fu dato l’intero ammontare della rendita, come da sua richiesta. Sperperò tutto al gioco in poche settimane.
Scrisse domandando altro denaro, che io gli rifiutai. A quel punto egli interruppe la nostra amicizia.
Tornò a trovarci la scorsa estate e dichiarò il suo appassionato ardore per mia sorella, che cercò di persuadere a fuggire con lui. Mia sorella erediterà 30.000 sterline. Quando fu chiaro che egli non avrebbe ricevuto un penny di quel lascito, egli scomparve.
Non tenterò di riportare la profonda disperazione di Gemma. Aveva quidici anni.
Per quanto riguarda la questione di vostro fratello e del signor Payne-Bingley, sebbene le ragioni che mi hanno spinto possano parervi insufficienti, erano rivolte al servizio di un amico.
 
Devoto,
H. E. Styles-Darcy”



NOTE FINALI  
Incredibile, ma vero: HO PUBBLICATO PRIMA DI MEZZANOTTE! 
Vi aspetto giovedì prossimo

xoxo 
   

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Capitolo 11
*** XI - Rientro a Meryton ***


Rientro a Meryton
~ ~ ~ ~

Il rientro a Meryton fu tumultuoso. Louis non fece in tempo ad entrare in casa che la madre lo assalì, sfilandogli il mantello e parlandogli con aria concitata.
«Oh, Lou, che fortuna che tu sia arrivato.» gli riferì la madre con il solito fare drammatico «Ѐ tornato Zayn da Londra. Sono venuto ad accompagnarlo i tuoi zii.».
«Come sta Zayn?» chiese subito.
«Ѐ di là in salotto.». Dal tono sembrava che il figlio fosse in fin di vita.
Louis si limitò a raggiungere il fratello senza farsi troppe domande.
«L’ho quasi dimenticato, Lou.» gli confidò Zayn quando si furono accomodati su uno dei divani del salotto «Se mi passasse vicino per la strada non me ne accorgerei.». Un sorriso forzato. «Londra è così divertente...» proseguì.
«Oh, Zy.» sospirò il minore.
«Ѐ così!» confermò il più grande «Ci sono tante distrazioni.». Un altro sorriso forzato e il desiderio impellente di cambiare discorso. «Che notizie ci sono dal Kent?».
Per un secondo, Louis fu tentato di dirgli di Darcy e del signor Payne-Bingley, ma, per amore del fratello, non lo fece.
«Nessuna.» si affrettò a rispondere Louis. Troppo in fretta. «Almeno nessuna divertente.» aggiunse, distogliendo lo sguardo e sorridendo a sua volta.
Le confidenze tra i due furono bruscamente interrotte dall’ingresso di Lottie, quasi in lacrime.
«Lou, dillo alla mamma, dillo!» piagnucolò la sorellina avvicinandosi al fratello.
«Lottie, smettila!» la rimproverò la signora Tomlinson-Bennet, entrata nel salotto dopo la figlia.
La ragazza, però sembrava davvero sull’orlo delle lacrime e si gettò sul divano con fare melodrammatico. L’arrivo della sorella minore non aiutò di certo: Fizzie saltellava felice per la stanza, vaneggiando a proposito di “balli” e “ufficiali”.
«Che succede?» cercò di chiedere Louis in mezzo a quella confusione «Lottie, cos’hai?».
«Perché non hanno invitato anche me?» piagnucolò la sorellina.
«Perché io sono più simpatica.» si vantò Fizzie con fare civettuolo.
Alla fine il giovane Tomlinson-Bennet si appellò al fratello maggiore.
«Félicité è stata invitata dai Forster ad andare a Brighton.» gli spiegò il fratello.
«Che cosa?!» esclamò Louis sconcertato. Guardò la madre sconvolto, ma la donna non fece alcun accenno di voler smentire quanto detto.
Il giovane si alzò e percorse la casa quasi di corsa.
«Padre!» esclamò bussando alla porta dello studio dell’uomo. Quando lo fece entrare, Louis gli si sedette ai piedi.
«Vi prego, papà, non lasciatela andare.» lo implorò.
«Fizzie non sarà mai tranquilla finché non affronterà la vita di società da sola.» spiegò l’uomo «E non ci possiamo aspettare di avere un’occasione meno pericolosa di questa.».
«Se voi, caro padre, non vi prendete la pena di frenarla,» insistette Louis «sarà marchiata come la più sciocca civetta che avrà mai messo in ridicolo la sua famiglia. E Lottie la imiterà, come fa sempre!» aggiunse.
«Lou, non avremo pace se non ci andrà.».
«Pace?! Sul serio tenete solo a questo?».
Il signor Tomlinson-Bennet tentennò a quelle parole, ma poi resistette.
«Il colonello Forster è un uomo di senno.» disse, più per convincere se stesso che per altro «La terrà lontana da qualsiasi rischio. E poi è troppo povera per essere preda di qualcuno.» aggiunse mentre Louis lo guardava sempre più sconvolto.
«Padre! Ѐ pericoloso!».
«Sono certo che gli ufficiali troveranno fanciulle più attraenti a cui rivolgere le loro attenzioni. Speriamo dunque che stare a Brighton le dimostri...la sua inconsistenza.» poi sorrise pensando all’esuberanza della figlia «In nessun caso potrà peggiorare. Se dovesse accadere, saremmo obbligati a rinchiuderla per sempre.» e ciò mise fine alla discussione.
Il giovane Tomlinson-Bennet lasciò la stanza, per nulla d’accordo con la decisione del padre e già preannunciando il peggio.
 
****
 
Quella sera, gli zii sorpresero il giovane Louis con una proposta inaspettata. Si stavano rilassando davanti al focolare della cucina, mentre Betsy e Louis impastavano il pane per la settimana. Georgia scrutava le fiamme da un angolo della stanza.
«Lou caro, se verrai con noi sarai il benvenuto.» gli propose sua zia, posando il calice di vino sul tavolo e osservando la sua reazione.
Louis sorrise senza togliere gli occhi dall’impasto, come se la proposta fosse ridicola o, più che altro, come se fosse improbabile che lui avrebbe accettato.
«Peak District non è Brighton.» aggiunse però lo zio «Vi sono pochi ufficiali in giro, cosa che potrebbe influenzare la tua decisione.».
Louis sorrise ancora: quello era decisamente un colpo basso.
«Vieni con noi a cambiare aria: a Peak District!» lo implorò quasi, sua zia.
«Ah, le glorie della natura! Cosa sono gli uomini paragonati alle rocce e alle montagne?». Georgia sembrava trasognante.
Louis affondò le mani nell’impasto con forza. «Gli uomini o sono arroganti o sono stupidi.» disse «E se sono amabili si lasciano condizionare tanto da non essere consapevoli di sé.» aggiunse rivoltando la pasta e premendola sotto le dita.
«Oh, mio caro, fa attenzione:» lo riprese la zia «le tue parole hanno un gusto molto amaro.».
Louis non rispose, ma, quella settimana, il pane sarebbe stato sicuramente più morbido.
 
****
 
La luce di una candela ad allungare le ombre. L’oscurità della notte ad avvolger metà della stanza e il respiro placido del fratello accanto a lui.
Louis non dormiva. Non ancora. Una coppia di occhi verdi gli toglieva il sonno e gli riempiva i pensieri.
Non si era mai sentito così: confuso sui suoi sentimenti, ma anche tradito dal suo stesso cuore. Harold Styles-Darcy l’aveva insultato in ogni modo possibile, aveva colpito la sua famiglia e rovinato la felicità di suo fratello, ma ogni volta riusciva comunque a redimersi agli occhi del giovane Tomlinson-Bennet.
«Ho visto il signor Styles-Darcy quand’ero a Rosings.» mormorò.
«Perché non me l’hai detto?» gli chiese Zayn, senza voltarsi «Ha parlato del signor Payne-Bingley?».
A Louis si chiuse la gola. Socchiuse gli occhi e una lacrima solitaria gli sfuggì lungo la guancia.
«No.» mormorò alla fine, prima di sporgersi e spegnere la candela. «Non ne ha parlato.» aggiunse, nel buio.



NOTE FINALI  
E dopo una settimana a litigare con l'ASL, sono riuscita a battere la burocrazia e a tornare finalmente a pubblicare. Arriva subito un altro capitolo, così torno in pari!
xoxo 
   

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Capitolo 12
*** XII - Pemberly ***


Pemberly
~ ~ ~ ~

La luce del sole filtrava leggera attraverso le foglie degli alberi e dipingeva ombre fugaci sul viso del giovane Louis, placidamente cullato dal dondolio leggero della carrozza.
Il paesaggio fuori dal finestrino era un susseguirsi di panorami maestosi: montagne punteggiate di verde e rosso.
Louis scrutò le felci a bordo strada finché non lasciarono posto ad una scarpata che si affacciava sulla valle, i prati verdi interrotti da abitazioni variopinte.
Fu quando, in tarda mattinata, tornarono ad immergersi nella boscaglia che un cigolio sordo costrinse il cocchiere a fermarsi. Il giovane Tomlinson-Bennet scesa dalla carrozza, camminando nel sottobosco fino ad una grande quercia dal tronco nodoso.
«Oh, cosa sono gli uomini paragonati alla roccia e alle montagne?» stava dicendo suo zio con fare teatrale, mentre si univa a lui.
«O alle carrozze funzionanti.» borbottò sua zia, mentre il cocchiere e i due valletti si mettevano all’opera per cercare di riparare la vettura.
Louis si sedette su un soffice tappeto di muschio addentando una mela. Scorse con un sorriso un merlo acquaiolo zampettare fino ad un piccolo ruscello. Lo seguì con lo sguardo finché i colori bruni del suo piumaggio non si confusero con le ombre del bosco.
«Dove siamo esattamente?» chiese, prendendo poi un altro morso dalla mela.
«Credo che siamo piuttosto vicini a Pemberly.» rispose la signora Gardener alzando gli occhi dal ricamo che stava portando avanti da tutto il viaggio.
Il giovane ingoiò la polpa con difficoltà.
«La tenuta del signor Styles-Darcy?» domandò, anche se era quasi certo di conoscere già la risposta.
«Ѐ il proprietario.» fece notare il signor Gardener «Laggiù c’è un lago ricco di pesci: mi piacerebbe andarci.» - «Oh, non ci andiamo.» li implorò subito il giovane. Gli zii lo scrutarono, assai colpiti dalla sua reazione così avventata.
«Lui è così...» incespicò Louis «Preferirei di no, è così...» tentennò di nuovo, torturando la mela ancora tra le sue mani.
«Ebbene?» lo incalzò sua zia.
«Così ricco.» emise alla fine il giovane Tomlinson-Bennet, messo alle strette.
«Santo cielo, Louis, come sei difficile!» lo riprese lo zio «Aver da ridire contro il signor Styles-Darcy per via della sua ricchezza: il poveretto non può farci nulla.»
«Non ci sarà comunque.» lo quietò la donna «Le persone importanti non sono mai in casa.» emise come se fosse lei stessa a parlare per esperienza.
Louis si morse il labbro e scrutò il povero frutto tra le sue mani, consapevole che ormai la decisione era presa. Sospirò e si arrese, non del tutto sciente del motivo per cui quell’inaspettata deviazione lo mettesse così a disagio.
 
****
 
L’arrivo a Pemberly fu piuttosto scenografico, poiché la carrozza dovette passare attraverso un elaborata galleria naturale creata dai rami di betulle centenarie. Superati gli alberi, la strada costeggiò il grande lago di cui aveva parlato il signor Gardener. E lì, sullo sfondo, la facciata della tenuta si stagliava su un panorama collinare, sormontato da un cielo azzurro sfumato di nuvole.
Il giovane Tomlinson-Bennet scrutò l’edifico, incantato da tanta bellezza. Poi ridacchiò: quel Darcy era davvero così ricco.
I signori Gardener rimasero ammutoliti alla vista della dimora.
«Santo cielo.» emise la signora Gardener mentre percorreva il marmo dell’ingresso, gli occhi attratti dagli affreschi sulle volte mentre seguiva la governate che li stava scortando.
Louis si attardò a studiare quelle scene, come a cercarvi le storie che avevano voluto riprodurvi gli artisti che li avevano creati.
«Coraggio.» lo richiamò sua zia, già a metà scalinata insieme al marito.
Il giovane soffiò un sorriso di scuse e salì i gradini fino alla galleria del primo piano.
«Il vostro padrone sta molto a Pemberly?» stava chiedendo suo zio alla governante.
La risposta della donna fu vaga, ma Louis faticò a seguirli, incantato dalle sculture antiche che arredavano la sala: corpi bianchi come la neve, incantati in quella quiete eterea che il marmo donava loro. Un Achille appagato dalla morte, un Apollo beato dal suono della sua lira, una Venere pudicamente celata da un velo, ...
E il signor Styles-Darcy.
Il suo mezzo-busto quasi si confondeva tra quei marmi candidi, ma Louis poteva giurare che avrebbe potuto riconoscere quegli occhi limpidi e penetranti ovunque. Forse perfino in un’altra vita.
«Questo è lui: il signor Styles-Darcy.» disse la governante mostrando la scultura ai suoi ospiti.
«Ha un bel viso.» commentò la signora Gardener dopo averlo osservato per qualche istante. Louis ancora non riusciva a distogliere lo sguardo da quelle iridi scolpite tanto bene da sembrare vive.
«Lou,» lo richiamò la zia «è buona la somiglianza?».
Il giovane fu preso alla sprovvista.
«Il signorino conosce il padrone?» chiese entusiasta la loro guida.
«Solo un po’.» mormorò lui, a corto di parole.
«Non lo trovate un bell’uomo, signorino?» emise la governante, con l’affetto di una serva fedele al proprio padrone.
Louis inclinò lievemente il collo, come a voler scrutare meglio quel viso. «Sì.» soffiò «Sì, direi di sì.».
Un sorriso compiaciuto comparve sul viso della governante. «Ed ecco sua sorella,» proseguì indicando un altro mezzo-busto, poco distate «la signorina Gemma.».
Louis quasi non sentì i suoi zii allontanarsi, ancora calamitato da quel viso plasmato nella pietra.
«Ed è in casa?» riuscì a chiedere infine, con non poca difficoltà.
Purtroppo non c’era più nessuno per potergli rispondere: i suoi zii e la governante erano misteriosamente svaniti e lui si trovò a vagare tutto solo per le stanze di quell’enorme reggia.
Oltre un salottino con camini in porfido e tavoli dorati, il giovane Tomlinson-Bennet scorse una finestra che si apriva sul vasto parco della tenuta, solcato da mandrie di cervi e daini. Poi...la musica.
Note appena tentennanti arrivavano soffuse dalla stanza accanto. Louis si scostò dalla finestra e si mosse piano verso la porta socchiusa, quasi timoroso che qualcuno potesse scoprirlo. Dallo spiraglio riuscì a scorgere una fanciulla intenta a suonare il pianoforte. Le mani giovani alla ricerca dei tasti e i capelli castani lasciati morbidi sulle spalle, com’era consono per la sua giovane età.
Poi la ragazza vide qualcuno e fermò i suoi esercizi con gioia.
«Fratello, sei tornato!» trillò lei abbracciando forte l’uomo che era entrato.
Il giovane Tomlinson-Bennet trattenne il fiato, ma lo scricchiolio della porta lo tradì e due coppie di occhi identici si voltarono verso di lui. Fuggì.
Corse lungo le sale, oltre la galleria di statue e fuori dall’immenso portone d’ingresso fino al cortile.
«Signorino Louis!». Troppo tardi.
Louis si bloccò con le mani contro la balaustra del piazzale. Strinse gli occhi, maledicendosi, poi si voltò e lo vide: il signor Styles-Darcy percorreva il cortile a grandi passi, con il vento a confondere la linea morbida dei suoi ricci castani.
Si torturò un labbro, scrutandolo di sfuggita.
«Vi sapevo a Londra.» si affrettò a dire il giovane.
«No.» ribatté impacciato l’uomo «Non sono a Londra.».
«No, infatti.» sorrise appena Louis, mentre l’imbarazzo si faceva sempre più palpabile.
Si scrutarono un istante, poi le parole uscirono dalla bocche di entrambi, rincorrendosi tra loro. Si scontrarono le une contro le altre, per poi tornare timide da dove erano venute.
Il minore si torturò un bottone già lento del polsino della camicia, indeciso su come proseguire. Stava facendo di tutto pur di non incrociare il viride intenso di quelle iridi.
«Sono nel Derbyshire con i miei zii.» scelse di dire e l’uomo si affrettò ad annuire.
«E state facendo un giro piacevole?» chiese, con vivo interesse.
«Molto piacevole.» un attimo di esitazione «Domani andiamo a Matlock.» si affrettò ad aggiungere il signorino, prima che il silenzio tornasse tra loro.
«Domani?» domandò subito il signor Styles-Darcy, quasi dispiaciuto dalla notizia.
Louis annuì triste e il bottoncino tornò per un istante ad essere oggetto delle sue attenzioni.
«State a Lambton?». Il giovane alzò lo sguardo. «Sì, al Rose and Crown.» riferì.
«Sì.» emise Darcy, ormai privo di argomenti.
Imbarazzo. Louis lo sentì prendergli le viscere e risalire fino in gola mentre quel bottoncino cadeva tra le sue mani, totalmente libero dai fili. Si morse ancora il labbro e rialzò gli occhi, fronteggiando quelli dell’uomo.
«Mi dispiace per l’intrusione.» si scusò il giovane, mentre il bottoncino finiva al sicuro in una delle tasche della giacca «Mi hanno detto che la casa era aperta ai visitatori. Io non avevo idea...».
L’uomo negò come a fargli capire che la cosa non gli aveva recato disturbo, ma alla fine disse solo: «Vi accompagno in paese.» «No!» lo fermò subito Louis, poi, però, forse resosi conto del tono brusco, si affrettò a sorridere «Mi piace camminare.».
Harold Edward Styles-Darcy separò piano le labbra. «Sì, lo so.» soffiò appena.
Un attimo di tentennamento, poi il giovane si affrettò a sorridere e ad inchinarsi.
«Arrivederci, signor Styles-Darcy.» si congedò. Quasi non attese nemmeno la risposta dell’uomo: le sue gambe si mossero da sole, portandolo il più lontano possibile da quello sguardo silvestre così tormentato.
 
****
 
Era sera quando scorse le vie lastricate del villaggio di Lambton. L’umidità della campagna inglese gli aveva incollato i vestiti al corpo e il giovane Tomlinson-Bennet non desiderava altro che darsi una rinfrescata, prima di raggiungere i suoi zii per la cena.
Varcò la soglia della locanda, superando le porte dove la corona intrecciata da una rosa svettava al centro del legno. S’immerse nel chiacchiericcio della sala, illuminata dalla luce aranciata delle candele.
Assorto nei suoi pensieri, scorse all’ultimo qualcosa che attirò la sua attenzione.
Cosa ci fa qui?, si chiese Louis nascondendosi dietro una tenda.
Scostò appena il tessuto, ma l’uomo era ancora lì: il signor Styles-Darcy aveva evidentemente deciso di farsi una cavalcata fino a Lambton e intrattenersi con i suoi zii. Louis non sapeva se essere furioso o incuriosito.
Lo scambio non durò molto e il giovane, quando vide l’uomo uscire dalla locanda, sgusciò fuori dal suo nascondiglio e raggiunse i signori Gardener al tavolo.
«Lou!» lo salutò sua zia «Abbiamo appena incontrato il signor Styles-Darcy. Non ci avevi detto di averlo visto.» Louis tentò di scusarsi, ma la donna proseguì «Ci ha chiesto di pranzare con lui domani.» il giovane sgranò gli occhi «Ѐ stato molto cordiale.» aggiunse sua zia «Vero?» domandò al marito.
«Molto cortese.» confermò l’uomo.
«Non è affatto come lo avevi dipinto tu.» riprese la donna.
Tuttavia, il giovane era ancora sconvolto dalla notizia.
«Pranzare con lui?» tentò di chiedere sedendosi.
«C’è qualcosa...» la signor Gardener era affascinata «di garbato nella sua espressione quando parla...» sospirò con occhi sognanti.
«Non ti spiace rimandare la partenza di un giorno, vero?» domandò lo zio, ma Louis era ancora sconvolto per rispondere.
Sua zia gli prese una mano, bevendo un sorso di vino. «Desidera in particolar modo presentarti sua sorella.» gli riferì.
«Sua sorella...» fu tutto ciò che il giovane emise.
 
****
 
Le sale di Pemberly risuonavano delle note di un pianoforte quando, l’indomani, i signori Gardener e il signorino Tomlinson-Bennet tornarono alla tenuta.
«Signorino Louis!» lo salutò entusiasta una giovane, abbandonando lo strumento per accogliere gli ospiti. Il signor Styles-Darcy le fu subito a fianco.
«Mia sorella,» la presentò l’uomo, mentre i due giovani s’inchinavano reciprocamente «la signorina Gemma.».
«Mio fratello mi ha parlato molto di voi.» sorrise lei «Sento di essere già vostra amica.».
Louis arrossì appena.
«Grazie...che pianoforte meraviglioso.» si complimentò osservando lo strumento a coda finemente intarsiato.
La fanciulla si voltò per un instante, poi annuì sorridente.
«Me l’ha regalato mio fratello.» rivelò «Non doveva.» «Oh, sì, invece.» si difese l’uomo, divertito.
«Oh, meglio così allora.» ribatté entusiasta.
«Si persuade facilmente, vero?» chiese l’uomo ad un giovane Louis piuttosto compiaciuto.
«Vostro fratello ha sopportato per una sera intera che suonassi io!» riferì il giovane alla fanciulla.
«Ha detto che suonate molto bene.»
«Allora ha raccontato la più grande delle menzogne.»
Eccolo: un sorriso limpido e sincero che fece scintillare quegli occhi verdi come pietre preziose.
«No,» precisò il signor Styles-Darcy «ho detto che suonate piuttosto bene.».
«Ah, “piuttosto bene” non è “molto bene”.» annuì contento il minore «Sono soddisfatto.».
Quegli occhi scintillarono ancora e l’espressione ilare di Louis divenne presto un placido osservare.
La signorina Gemma seguì lo scambio con vivace intelligenza, come se vedesse cose ai due giovani ancora precluse.
Sentendo lo sguardo della sorella su di sé, il signor Styles-Darcy tossicchiò leggermente, per poi rivolgersi al signor Gardener, in attesa accanto alla moglie all’ingresso della sala.
«Signor Gardener, vi piace la pesca?» «Molto, signore!» «Posso convincervi ad accompagnarmi al lago, questo pomeriggio?» domandò «Ѐ molto pescoso e i suoi abitanti vivono in pace da troppo tempo.».
L’uomo scrutò la moglie per un istante che gli sorrise.
«Ne sarei felice.» rispose infine con un leggero inchino.
La signorina Gemma sembrò improvvisamente essere colta da un vivido fulgore.
«Suonate a quattro mani, Louis?» chiese, con lo stesso luccichio negli occhi che poco prima aveva colpito il fratello.
«Solo se costretto.» rispose Louis con una leggera allusione nello sguardo.
«Fratello, dovete costringerlo!» lo spronò la giovane macchinatrice, con un lieve sorriso.
Il blu degli occhi di Louis svanì per un istante tra i prati che costellavano le iridi dell’uomo.



NOTE FINALI  
Manca poco, gente! Meno di 5 capitoli. A giovedì prossimo!
xoxo 



 

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