22

di Directioner4ever04
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 22 pt.1 ***
Capitolo 2: *** 22 pt.2 ***



Capitolo 1
*** 22 pt.1 ***


Il sobillo di un bicchiere lanciato in aria, precede il frantumarsi del vetro contro la parete ridipinta qualche settimana prima; la consapevolezza che il giorno seguente si sarebbe pentito amaramente di quel gesto dettato dalla rabbia iniziava ad attanagliarle lo stomaco.

Si alterava maggiormente quando notava i grossi lacrimoni che le squarciavano le guance, causati, tanto per cambiare, dal suo essere un cumulo di rabbia repressa pronto a esplodere alla più frivola piccolezza.

Quella era una di quelle solite sere in cui la quiete del giorno dava spazio alla tempesta che, prontamente, era evocata da lui la sera stessa; troppo orgoglioso per concluderla lì, troppo codardo per andarsene via e lasciarle un attimo di respiro nella sua vita tormentata.

Il sole che era solito campeggiarle sulle labbra si era spento da tempo lasciando il posto ad un’espressione neutra, una smorfia anziché il suo invidiabile sorriso.

Qualche mese prima, quando lei aveva finalmente cercato di mettere un punto tra loro due, il campanello della porta aveva sgretolato completamente le sue già fragili sicurezze. Se lo era ritrovato con i piedi sullo zerbino e un'espressione da cane bastonato sul viso, con tanto di lacrime. Le aveva chiesto “Posso entrare?” e lei, come sempre impotente quando si trattava di lui, lo aveva fatto entrare in casa: la stessa casa che per quasi un anno avevano condiviso ogni giorno della loro vita. Si era seduto sul divano di pelle, la testa tra le mani, il cuore quasi fuori dal petto. Erano trascorsi diversi minuti interminabili di silenzio tra i respiri profondi del ragazzo e il leggero ronzio che proveniva dalla televisione in cucina. Lei non si era seduta, aveva il terrore di stargli vicino più del dovuto, soprattutto dopo la sera del 22 di due mesi fa.

“Non ce la faccio più in questa situazione. Non hai idea di quanto mi possa dispiacere. Ho iniziato la terapia dopo quella sera” le aveva raccontato dopo un po’ di tempo.

Ora che ci pensa, ricorda bene che quella sera avevano parlato molto della situazione critica che si era creata tra lei e il ragazzo ora di fronte ai suoi occhi; ora che ci pensa meglio però il pentimento non faceva altro che opprimerle il petto, otturarle i pensieri, riempirle il cuore di paura, tristezza. Mentre era lì in piedi con le mani nelle orecchie e le sue urla ovattate, lei si pentiva di avergli risposto con un “si” alla sua domanda di riprovaci. Si pentiva di aver pensato anche solo per un istante che le cose sarebbero cambiate per il meglio.

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Capitolo 2
*** 22 pt.2 ***


«Dovresti smetterla di startene lì impalata, dovresti rispondere a quel che ti chiedo,» continuava a urlare il ragazzo di cui si era innamorata. Anzi no: quello che aveva dall’altra parte della stanza era un Mostro e non era più la persona che aveva amato con ogni fibra del suo corpo. Il ragazzo di cui si era innamorata non avrebbe mai alzato un dito contro di lei, non l’avrebbe mai schiaffeggiata come aveva appena fatto il Mostro. Non l’avrebbe mai scaraventata a terra com’era appena successo.

Stare con lui nell’ultimo periodo la opprimeva. Continuava a ripetere a se stessa che era cambiato, che la terapia avrebbe sicuramente dato dei buoni risultati e che lui non sarebbe tornato mai più il Mostro di quel famoso 22 di ormai quattro mesi prima.

«Smettila per favore, mi fai male, mi spaventi» sussurrava meccanicamente, ormai prosciugata dalle sue forze, consapevole che lui l’avrebbe ignorata.

Quando notava il cambiamento repentito nei suoi occhi, lei chiudeva le sue palpebre, tornando con la mente indietro nel tempo a quando era felice e si sentiva viva. Il primo sguardo, il primo appuntamento, il primo bacio e la loro prima volta insieme, e ancora le presentazioni in famiglia, le prime vacanze di coppia, la decisione di andare a convivere insieme tanto innamorati qual erano. Un turbine di ricordi le attraversava la mente copiosamente, fino ad arrivare al primo segnale di allarme, fino ad arrivare a quel momento.

Quella sera avevano deciso di non uscire, di mangiare qualcosa da asporto e guardarsi un film alla televisione. La serata trascorreva serena, con baci, abbracci e carezze fin quando un maledetto messaggio aveva completamente spezzato la serata. Un innocuo “buonasera dolcezza” da un amico d’infanzia aveva aperto di getto la gabbia del Mostro e della sua ferocia.

La litigava iniziava sempre con “e ora chi è questo?” poi si proseguiva con le spiegazioni inutili di lei e continuava con grida, oggetti lanciati in aria destinati a giacere sul parquet rotti e in fine si arrivava a farsi male fisicamente, a farle male fisicamente. «Mi fai male, per favore. Fermati».

Quella sera però qualcosa era cambiato, la ferocia del Mostro era insolitamente incandescente, forse paragonare la discussione a quella del 22 di qualche mese fa era un eufemismo e lei lo stava capendo troppo tardi.

«Sta zitta! Non voglio ascoltarti, zitta!»

Così tardi che non si era nemmeno accorta di star respirando appena, così precaria che quando aveva aperto gli occhi non riconosceva più quelle pupille inniettate di sangue; lo stava comprendendo così tardi che a stento sentiva le sue stesse unghie infilzare la pelle delle braccia di lui, l’unica cosa che percepiva erano le pupille che quasi le uscivano fuori dalle orbite, la testa che era lì lì per esplodere. Nonostante fosse arrivata tardi alla risposta, l’aveva comunque trovata e prima di esalare l’ultimo respiro nella sua testa e nel suo stomaco una sensazione di sollievo implacabile si era fatta spazio. Finalmente era riuscita a essere libera.

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