House of Riddles

di Delirious Rose
(/viewuser.php?uid=1063)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Lady e la Pezzente ***
Capitolo 2: *** Lobelia e Verde di Scheele ***
Capitolo 3: *** La Risposta a una Preghiera Egoista ***
Capitolo 4: *** Il Primo Scandalo Gaunt ***
Capitolo 5: *** Rapporto Danni ***
Capitolo 6: *** Per il Bene Supremo ***
Capitolo 7: *** Cavilli Legali ***
Capitolo 8: *** Motivi di Divorzio ***
Capitolo 9: *** Paper Doll ***



Capitolo 1
*** La Lady e la Pezzente ***


Mary Riddle sorrise amabilmente a Mrs Collins, tenendo il manico della tazza da tè un po' troppo saldamente e costringendo la sua mano tremante a stare ferma. Mai avrebbe dato soddisfazione a quella megera di Catherine Collins.
"Nessuna notizia, per il momento. Tuttavia, sono sicura che la troveremo presto."
Il suo sorriso era troppo rigido? Sembrava troppo amaro? Se solo quella sgualdrina non lo avesse drogato, Tom avrebbe sposato Miss Cecilia Thorpe. Certo, la relazione era ormai irrecuperabile, ma di certo gli avrebbero trovato un’altra moglie appropriata. Mary aveva già in mente qualche nome. Miss Eleanor Steele era figlia di un baronetto, ma Miss Rachel Dermot portava sessantanove mila dollari in dote, il che compensava il fatto che fosse americana. Tom aveva compiuto ventuno anni solo pochi mesi prima, c'era ancora tempo per soddisfare le condizioni del testamento di Zio Charles.
Dovevano solo confermare che fine avesse fatto quella sgualdrina, ragione per cui Tom e suo padre si erano recati a Londra. Mary sperava che la sgualdrina avesse avuto la decenza di morire in quegli ultimi mesi, in questo modo si sarebbe evitato l'imbarazzo di annullare il matrimonio. 
Mrs Collins sogghignò. "Sei ammirevole, Mary cara..." Sorseggiò il suo tè, rumorosamente e volgarmente. "Non riuscirei mai a perdonare la sgualdrina che ha incastrato mio figlio."
La schiena di Mary si irrigidì, eppure costrinse la sua espressione a rimanere amabile.
"Non so cosa tu abbia sentito, ma Tom ha agito per troppa bontà. Solo un uomo dal cuore di pietra avrebbe negato aiuto a quella povera ragazza."
"Allora perché è tornato da solo?"
"Come dicevo, la stiamo cercando per sapere perché lei sia sparita senza una parola." Mary sorseggiò il suo tè, elegante come sempre, per tenere a freno la sua collera. "È piuttosto ingrato da parte sua, dopo tutto quello che Tom ha fatto per tirarla fuori da quell'orribile famiglia. Tuttavia, dovremmo rimandare ogni giudizio finché non conosciamo tutta la verità—avanti."
Il maggiordomo entrò nel salotto. "Il padrone vi richiede al telefono, signora."
"Gli hai detto che ho degli ospiti?"
"Sembra urgente, signora."
"Non preoccuparti per me, Mary cara," disse Mrs Collins con un sorrisetto, posando sul tavolo la tazza di tè mezza piena. "Devo prepararmi per la cena di Capodanno di Lord Couzon, io." 
Mary forzò le labbra in un sorriso educato, ordinando al maggiordomo di accompagnare Mrs Collins alla porta. Si avviò verso lo studio del marito, fissando per un momento il telefono nero sulla scrivania di quercia. Avevano trovato la sgualdrina? Era già morta? 
"Pronto? Parla Mrs Riddle."
La voce di suo marito era distorta, metallica e preoccupata.
" Tesoro? Tom... Tom ha avuto un incidente."
 
* * *

Mary si riempì un altro bicchiere di scotch e lo bevve tutto d'un fiato, camminando avanti e indietro per il salotto.
Cosa aveva fatto per meritare tutto questo? Aveva persino sopportato di perdere la sua vita sottile e i suoi seni sodi! Se non fosse stato per Riddle House e l'eredità di Zio Charles, non avrebbe mai avuto un figlio! 
Tom doveva sposarsi e avere un figlio entro il suo venticinquesimo compleanno, o tutto sarebbe finito nelle luride mani dei Collins. Ma come avrebbe potuto, ora che era diventato sterile? Non c'era stata davvero altra soluzione che l'asportazione chirurgica?
Tom sarebbe morto di setticemia, le aveva detto Thomas al telefono.
"Era meglio che morisse!" sibilò Mary, sprofondando nella poltrona. "Come può mio figlio essere uno stupido tanto inutile?"
Se Tom avesse avuto la metà della sua intelligenza, non sarebbe caduto in qualunque trucco che quella sgualdrina aveva usato. Se avesse avuto la metà della sua intelligenza, avrebbe saputo che cavalcare così tanto poteva causare danni.
"Cosa dovrei fare adesso?"
Mary era brava a contenere i danni; aveva già diffuso la notizia che Tom era in ospedale a causa di una perforazione dell'appendice. Tuttavia, per quanto ci riflettesse, non riusciva a escogitare una soluzione per la nuova condizione di suo figlio. Anche se fosse riuscito a sposare una donna più appropriata, anche se fosse stato in grado di compiere il suo dovere coniugale, le possibilità che lui potesse concepire erano nulle!
Stava per perdere tutto. La sua casa, il suo status, l'eredità di Zio Carlo. Un matrimonio come si deve con una ragazza come si deve, che sarebbe stato il trampolino di lancio per la carriera politica di Tom. Già i potenziali sponsor storcevano il naso quando venivano a sapere chi fosse Mrs Tom Riddle, o che lui la avesse abbandonata - quest'ultima voce si era sparsa nonostante gli sforzi di Mary per far sembrare che fosse stata la sgualdrina ad abbandonare Tom.
"Che cosa c'è adesso?" Sbraitò Mary alla cameriera.
La domestica si contorse le mani, con l'aria disgustata come se avesse calpestato del letame di cavallo.
"Signora, quella donna è al cancello posteriore."
Oh, magnifico, la sua giornata non poteva essere peggiore.
"Cacciatela!"
"È quasi un'ora che ci proviamo, signora! Le ho persino gettato dell'acqua sporca addosso, ma insiste nel voler parlare con il padroncino," disse la cameriera. "Mr Smithers vorrebbe chiamare il commissario, ma ho suggerito che forse... non volete coinvolgerlo?"
Almeno c'era qualcuno con un briciolo di cervello in testa. Il commissario aveva l'abitudine di parlare troppo quando era ubriaco, e sua moglie era una pettegola ancora più grande. Mary non aveva bisogno che altre voci si spargessero. No, doveva occuparsi lei stessa di quella sgualdrina.
Mary si versò un altro bicchiere di scotch. 
"Portami il cappotto."
Fuori si gelava, e una luce altrettanto gelida pioveva dal cielo grigio. Mary camminò a passo svelto sul selciato fradicio di neve sciolta e sale; il suo nervosismo cresceva a ogni passo che la avvicinava alla sgualdrina. Uno stalliere la sorpassò, agitando uno scudiscio che porse a Mr Smithers. Mary attese il terzo colpo di scudiscio prima di intervenire—erano sul retro di Riddle House, ma non si sapeva mai chi potesse sopraggiungere. Con tutto il fracasso che la sgualdrina stava facendo poi.
La sgualdrina era più rivoltante di quanto ricordasse, con quegli occhi strabici e i capelli non lavati e pettinati da chissà quanto tempo, il volto gonfio e rigato di lacrime. Era raggomitolata sulla neve come la cagna che era.
“Per favo—” Qualcosa le bloccò le parole in gola.
“Avete una bella faccia tosta!” tuonò Mary, stringendo il cappotto di visone attorno al corpo. “Credete che potete venire qui a vostro piacimento, solo perché mio figlio vi ha messo un anello al dito? Andate via!”
La sgualdrina scosse la testa. “Per fa-favore… voglio solo vedere Tom!”
La gola di Mary di riempì di bile. “Non è in casa, e anche se fosse, non desidera avere nulla a che fare con voi.” Si volse, non sopportando di vederla un solo istante più del necessario. “Andatevene, o mi costringerete a usare le maniere forti!”
“Signora, per pietà—”
“Mr Smithers, se al mio tre quella cagna non è andata via, avete il mio permesso di colpirla,” ordinò Mary, lasciando che un sorriso cattivo le deformasse le labbra.
Non aveva bisogno di dettagliare oltre l’ordine. Se Mr Smithers avesse picchiato a morte la sgualdrina, dovevano solo dire che era stato un incidente e che aveva scambiato la donna per un ladro. E poi che cosa poteva fare una pezzente che aveva solo due stracci addosso contro un ricco proprietario terriero?
“Uno…”
Mary assaporò la parola, scandendola con crescente soddisfazione.
“... Due…”
Inspirò, voltando appena la testa per osservare con la cosa dell’occhio il primo colpo di scudiscio cadere sulla sgualdrina.
“...Tr—”
Un urlo inumano si levò contro il cielo dicembrino.

 
“Il mio bambino!”

 
Una polla di liquido si allargò sotto il corpo accovacciato di Merope Gaunt.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Lobelia e Verde di Scheele ***


L'emicrania attanagliò la testa di Mary con la ferocia di una bestia selvaggia. Sarebbe stata una lunga, lunga notte.

Aveva fatto sistemare la sgualdrina in una stanza degli ospiti. All'inizio, aveva pensato di usare quella riservata agli invitati non graditi: quella rivolta a nord, con il letto scomodo e il camino che faceva fumo. Ma poi aveva cambiato idea: Mary non voleva che il dottor Herbert pensasse che lei fosse la classica suocera arcigna che dava un letto freddo e duro alla nuora incinta.

"Come ha potuto Tom andare a letto con una come lei?"

Quando era tornato a casa, Tom aveva dichiarato che la sgualdrina lo avesse drogato o qualcosa del genere, e che fosse scappato non appena l'effetto era svanito. Tuttavia, Mary era certa che nessuna droga facesse effetto per sei maledetti mesi. Che la sgualdrina l’avesse messa di nascosto nei suoi pasti, fino al giorno in cui aveva dimenticato una dose? Quale droga avrebbe spinto un uomo a sottostare al volere di qualcun altro? Quali altri usi—

No, non doveva pensarci.

Il bambino della sgualdrina era probabilmente un bastardo.

Doveva essere così.

Mary aveva fatto entrare quella sgualdrina solo perché in quel momento non era stata capace di pensare lucidamente.

Mary aveva fatto entrare quella sgualdrina solo perché, per un attimo, aveva voluto credere che il bambino fosse di Tom.

Ma ora il dottor Herbert stava visitando la sgualdrina e avrebbe scoperto che i tempi non coincidevano, che la gravidanza non era nemmeno vicina al termine.

Per quanto Mary ne sapesse, poteva essere una gravidanza isterica o una ciste ingrossata pronta a scoppiare.

"Avanti," rispose Mary al bussare, senza raddrizzarsi sulla poltrona.

L'emicrania la stava uccidendo.

"Signora, ho finito di visitare la paziente," disse il dottor Herbert.

Mary gli fece cenno di sedersi. "Allora?"

Il dottore si schiarì la voce, esitando. "La… ehm… madre è entrata in travaglio mentre la visitavo. Ha ammesso di essere scivolata sul ghiaccio lungo il tragitto dalla stazione di Great Hangleton a Riddle House."

"Presumo si tratti di un parto prematuro, vero?"

Mary era certa che la sgualdrina stesse usando il suo bastardo per ottenere l'eredità dello Zio Charles.

"Non proprio, signora. Da quanto si evince dalla visita, potrebbe essere a termine."

Mary si raddrizzò, con gli occhi sgranati dallo shock. "Come ha detto, scusi?"

"È possibile calcolare l'età gestazionale in base all'altezza del fondo—"

"Potrebbe spiegarsi con parole semplici, per favore?" Mary sbottò. "Non ho bisogno che la mia emicrania peggiori."

Il dottor Herbert sbatté le palpebre lentamente, come un bue instupidito. "L'altezza dell'utero è di circa trentanove centimetri, il che significa che è tra la seconda metà del settimo e il nono mese di gravidanza."

Mary si accasciò di nuovo sulla poltrona. Maledetta emicrania che non le permetteva di pensare con chiarezza...

"Allora il bambino è stato concepito... quando?"

"Tra la fine di marzo e metà maggio."

Metà maggio. Circa sei settimane prima del ritorno di Tom.

Mary ribolliva di rabbia, ma una parte di lei era troppo eccitata, troppo sollevata per la collera. C'era una possibilità che il bambino fosse di Tom. C'era una piccola speranza che la sua stirpe non sarebbe finita con Tom—che la stirpe dei Riddle si sarebbe perpetuata.

Ma la madre era pur sempre quella sgualdrina, la figlia e la sorella di uomini squilibrati. E se il loro sangue fosse stato più forte di quello dei Riddle? E se il bambino fosse stato deforme, perverso e squilibrato come il lato materno?

"Sarà sano?"

"Non posso dirlo finché il bambino non sarà nato. Ma la madre sembra malnutrita, quindi non si aspetti un neonato grande. O un parto facile".

La risposta del dottore fece capire a Mary che aveva pensato ad alta voce. Il lapsus era stato comunque utile. Un parto difficile poteva significare che una scelta potesse rendersi necessaria.

Mary trattenne un ghigno. Non c'era bisogno di riflettere molto sulla questione. Se avesse avuto la possibilità di rendere Tom vedovo e ottenere l'erede di cui aveva bisogno, l'avrebbe colta al volo.

No, non doveva pensarci troppo.

Il bambino poteva non essere sano.

Il bambino poteva non essere maschio.

Era meglio risolvere un problema alla volta. Per il momento, c'era una cosa che poteva fare.

"È possibile parlarle?" chiese Mary. "È successo tutto così in fretta… non ho avuto modo di chiederle cosa è successo."

Era stata troppo sconvolta per fare qualsiasi domanda, ma ora, con una mente più fredda e lucida, Mary aveva una maggiore padronanza del suo intelletto.

Se solo quell’emicrania l’avesse lasciata in pace…

Il dottor Herbert annuì, accompagnandola mentre consigliava di mantenere la conversazione breve e di non agitare troppo la partoriente.

La sgualdrina era stata sistemata nella Stanza delle Lobelie, così chiamata per il motivo della carta da parati. Era una stanza troppo bella per la sgualdrina, con un letto di piume e una bella vista sulla valle.

La sgualdrina sdraiata nel letto era un pugno nell'occhio. Il volto era pallido e gonfio; i capelli arruffati; la sottoveste era fuori moda, sformata e logora—almeno non sembrava troppo sporca. I suoi occhi strabici ricordavano a Mary un gatto randagio che qualche inverno prima aveva preso dimora nelle stalle: una pupilla normale, l'altra deforme ed eccentrica, contro le iridi verdi. Non della stessa tonalità, però. Se gli occhi del gatto erano stati di un verde normale, quelli della sgualdrina erano della stessa tonalità che l'insetticida usato dai contadini per le patate—lo stesso verde nereggiante della carta da parati nello studio di Zio Charles.

Il paragone le fece correre un brivido lungo la schiena.

"Signora—"

"Ho già un'emicrania e il dottore ha detto di essere breve. Quindi, ascolti senza interrompere."

La sgualdrina abbassò la testa, annuendo e singhiozzando e annusando... Buon Dio, come le faceva saltare i nervi.

Mary gonfiò il petto, con aria il più intimidatoria possibile nonostante la sua piccola statura.

"Quello che ha fatto a mio figlio è imperdonabile. Questo non è il momento migliore per enumerare i suoi peccati, quindi se ne parlerà non appena..." Voleva dire ‘quando il bambino sarà nato’, ma avrebbe fatto fare a Mary una brutta figura... "quando si sarà ripresa".

"Per favore, Tom—"

"Ho appena detto che ne parleremo più tardi!" sbottò Mary, godendosi la vista della sgualdrina che tremava sotto il suo sguardo. Sospirò, addolcendo il tono. "Tuttavia, anche Tom ha le sue colpe. Ha abbandonato suo figlio e questo è tanto grave quanto quello che lei ha fatto a lui. In un certo senso, siete pari, quindi entrambi dovete fare ciò che è meglio per il bambino".

Mary schioccò la lingua deliziata, immaginandosi nel ruolo della nonna amorevole che viziava il nipote e raccoglieva le lodi di un bambino tanto adorabile e ubbidiente. Assaporò l'immagine di sé stessa che sistemava l'uniforme di Eton di un ragazzo—l’espressione verde d’invidia di Mrs Collins mentre le leggeva l’ennesima lettera che elogiava quel nipote brillante e pieno di talento. Assaporò le lodi che avrebbe ricevuto per aver plasmato un giovanotto tanto ammirabile. Un ragazzo che era l'immagine sputata di lei, il giovane uomo che Tom aveva fallito di diventare.

"Voglio stare solo con Tom..." singhiozzò la sgualdrina.

Mary era sinceramente indignata. "È deficiente o cosa? Come potrebbe mai Tom perdonarla, tanto meno riprenderla dopo quello che ha fatto?"

"F-farò tutto quello che mi chiedete, signora!"

Ah, quella era musica per le sue orecchie! Mary inarcò un sopracciglio, nascondendo la sua soddisfazione.

"Tutto? Ho la sua parola?"

"Tutto! Tutto! Lo giuro sulla tomba di mia madre!"

Mary sorrise. Poteva chiedere alla sgualdrina di rinunciare al bambino e andarsene—poteva chiederle di rinunciare al bambino e buttarsi sotto un treno. In questo modo, tutti i problemi di Mary sarebbero stati risolti. Tom si sarebbe sbarazzato di quel matrimonio scellerato e avrebbe avuto il figlio richiesto dal testamento di Zio Charles. Se quella sgualdrina avesse scodellato un maschio.

"Molto bene, ci penserò."

Mary doveva considerare ogni possibilità, prepararsi a ogni evenienza, anche la peggiore. Per cominciare, avrebbe dovuto aggiungere del miele al calice avvelenato che stava offrendo alla sgualdrina.

"E se sarà una brava ragazza e farà esattamente quello che le dirò, potrei mettere una buona con Tom".

"Grazie, signora! Non la delu—"

Il resto della frase si perse in un urlo. La sgualdrina si strinse il ventre gonfio. La cameriera entrò subito, facendo un frettoloso inchino a Mary prima di assistere la sgualdrina—non c'è più disgusto sul suo volto, probabilmente perché la sua attenzione era tutta sul bambino del suo giovane padrone.

Mentre Mary tornava in salotto, si chinò verso il dottor Herbert, la sua voce era un bisbiglio appena udibile.

"Se deve scegliere, scelga il bambino".

Se il bambino fosse stato un maschio e la sgualdrina fosse morta di parto, Mary Riddle avrebbe considerato esaudite tutte le sue preghiere.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La Risposta a una Preghiera Egoista ***


Mary si svegliò con un sussulto. Yvette, la sua cameriera francese, le scuoteva dolcemente la spalla—il suo viso era inquietante nel bagliore delle braci ardenti.

Madame, c’est un garçon !” sussurrò.

Dal piano di sopra, giunse un debole vagito presto soffocato dai rintocchi dell’orologio a pendolo.

Garçon. Per qualche motivo, Mary non riusciva a ricordare il significato di quella parola.

“Come hai detto?”

Le bébé, Madame, c’est un garçon!

Se Yvette era così eccitata da aver dimenticato come parlare in inglese, significava che—

“Un maschietto?!” Mary esclamò, sporgendosi in avanti con gli occhi sgranati. “È un maschietto?!”

Yvette ebbe appena il tempo di fare un cenno col capo.

Mary scattò in piedi e si precipitò nella Camera delle Lobelie nel modo meno signorile possibile. La servitù si era radunata intorno a Mrs. Smith, tutti chioccianti e sorridenti al fagottino tra le braccia della governante.

“Congratulazioni, signora!” sussurrarono mentre Mary si faceva strada.

Il bambino era pallido e succhiava affamato una manina. Aveva la testa piena di capelli neri—proprio come Tom. Mary avrebbe voluto prenderlo in braccio, ma non poteva. Non se non fosse stato sano, non se la sua unica somiglianza con Tom era solo una zazzera di capelli neri.

“È… sano?”

Mrs. Smith e la servitù ridacchiarono.

“L’ho strillare dal capanno, signo’,” rise il giardiniere con il suo forte accento di Birmingham.

“Ha pianto non appena è nato,” aggiunse la governante.

“Il Dottor Herbert lo ha esaminato?”

Un silenzio imbarazzato calò sul corridoio, rotto soltanto dai sussurri frenetici che giungevano dalla porta della Camera delle Lobelie.

“N-non ancora, signora. Il dottore si sta ancora occupando della… della madre.”

L’ultima parola fu pronunciata con assoluto disgusto.

Mary emise un sospiro esasperato. Aveva detto al Dottor Herbert che il bambino era la priorità: sebbene avesse dato un erede ai Riddle, la pezzente restava la sgualdrina che aveva rovinato la reputazione della famiglia.

“Che amore! Sta guardando la nonna!”

Il bambino fissava Mary con la solennità che solo un neonato possedeva.

Le si bloccò il respiro in gola.

I suoi occhi… i suoi occhietti blu guardavano nella stessa direzione! I suoi grandi occhi di neonato avevano pupille perfettamente rotonde e perfettamente centrate! I suoi occhi erano normali! I suoi occhi erano proprio come dovevano essere gli occhi di un vero essere umano!

Mary volle trattenersi.

Il bambino aveva solo pochi minuti; poteva avere qualche anomalia che si sarebbe manifestata crescendo—era pur sempre l’aborto di quella sgualdrina. Eppure, Mary Riddle non riuscì a trattenersi dall’allungare la mano verso il bambino—dal lasciare che Mrs Smith glielo posasse sul petto—dal lasciarsi ipnotizzare da quei profondi occhi blu che la fissavano da un luogo brulicante di paure, piaceri e promesse.

Una risata sommessa le sfuggì dalle labbra.

Aveva un nipote, finalmente. Un nipote che avrebbe perseguito il destino dei Riddle! Un nipote che le avrebbe assicurato l’eredità dello Zio Charles! Un nipote che avrebbe sottratto il patrimonio dei Riddle dalle sudice mani dei Collins! Un nipote che avrebbe portato i Riddle a nuove altezze! Perché no, se fosse diventato bello e affascinante come il suo Tom, avrebbe potuto persino conquistare la figlia del Duca di York! E se il bambino fosse stato tanto intelligente quanto Mary, allora il mondo avrebbe potuto essere suo.

“Che futuro luminoso e incantevole ti aspetta, piccolo mio…”

 

* * *

 

La febbre puerperale aveva colto la sgualdrina il terzo giorno dopo il parto.

Non che ci si potesse aspettare altro, a detta del Dottor Herbert. La donna era emaciata e aveva trascorso la gravidanza in condizioni di miseria e agitazione; il parto non era stato facile e il medico aveva dovuto rimuovere manualmente la placenta. Con tutto ciò, sarebbe stato un miracolo se la puepera non avesse avuto le febbri—ordinare alla cameriera con la tosse di occuparsi di lei non aveva nulla a che fare.

Eppure, la sgualdrina era abbastanza testarda da sopravvivere. Probabilmente non avrebbe tirato le cuoia fino al ritorno di Tom. Mary era tentata di dire a suo figlio di perdonare la sgualdrina in modo che quella potesse crepare in pace, ma anche il solo nominarla era sufficiente a fargli venire una crisi di nervi.

Comunque, era solo una questione di tempo prima che suo figlio diventasse vedovo a ventuno anni.

“Mrs. Warren è arrivata, signora,” annunciò il maggiordomo.

“La riceverò in salotto,” disse Mary, alzandosi in piedi. “Di’ a Mrs. Smith di preparare il tè con estrema cura: Mrs. Warren ha un palato delicato.”

Non appena la notizia della nascita del Piccolo Thomas si era diffusa a Little e a Great Hangleton, Mary si era premurata di rifiutare visite: le febbri della sgualdrina erano un’ottima scusa e facevano sembrare Mary una suocera premurosa. Tuttavia, la sua vecchia compagna di stanza era un’eccezione e una distrazione molto gradita.

Si erano incontrate e avevano condiviso una stanza alla Scuola per Signorine di Miss Bradford, lo stesso esclusivo collegio che per cinque generazioni aveva educato le ragazze della sua famiglia. Mrs. Warren, nata Cornelia Malford, era la figlia naturale di qualcuno abbastanza ricco da mandarla da Miss Bradford e fornirle una ricca dote, più una villa nello Yorkshire e una residenza a Bath. Molti giovanotti erano stati attratti dalla fortuna di Cornelia; tuttavia, la scelta era caduta su un certo Colonnello Warren. Secondo Mary, la sua amica avrebbe potuto fare un matrimonio migliore.

“Cornelia, benvenuta!” disse Mary con un sorriso. “Cielo, non sei cambiata per niente!”

Fece del suo meglio per nascondere l’acredine del complimento. Mrs. Warren era una splendida vedova di quarantatré anni, senza un accenno di grigio nei capelli biondo platino. A giudicare dal contegno orgoglioso e dai modi eleganti, Mary aveva sempre supposto che l’anonimo padre di Mrs Warren appartenesse alla più alta aristocrazia.

“Mary, cara! Come stai?”

Una chiacchierata frivola con un’amica era infatti ciò di cui Mary aveva bisogno per distogliere la mente dalla disgrazia di Tom e dall’ostinazione a vivere della sgualdrina. Inoltre le offriva un soggetto di prova per la nuova versione del calvario di Tom, che Mary fece passare come una versione aggiornata con dettagli scoperti di recente.

Mary e Mrs. Warren erano a metà degli scones quando la balia portò il Piccolo Thomas per essere messo in mostra, appena allattato, lavato e cambiato. Come previsto, Mrs. Warren fu ipnotizzata dal bambino come tutti coloro che lo vedevano per la prima volta.

“Una settimana, di già!” Mrs. Warren chiocciò, tenendo in braccio il bambino. “Come mai tua nuora non si unisce a noi?”

Mary si lasciò sfuggire un astuto, doloroso sospiro. “Ahimè, sono giorni che ha la febbre alta!”

Mrs. Warren sussultò, riconsegnando il bambino alla balia. “Oddio! Il vostro medico la sta curando adeguatamente?”

“Stiamo facendo del nostro meglio, ma ci sono pochi progressi. Il Dottor Herbert ha suggerito la rimozione l’utero, ma non potrebbe avere altri figli.”

A dire il vero, sarebbe stato l’ideale per nascondere la recente menomazione di Tom. Niente di meglio di una madre resa sterile per spiegare perché il Piccolo Thomas non avesse dei fratellini. Naturalmente, se la sgualdrina fosse sopravvissuta e il matrimonio non fosse stato annullato.

“L’ostetrico londinese che Thomas ha consultato, invece, ha suggerito una trasfusione di sangue,” continuò Mary. “Tuttavia, il trattamento dev’essere fatto in ospedale e rischia di fallire tre o quattro volte su cinque. Quindi, tutto quello che posso fare è pregare che tutto vada per il meglio, e concentrarmi sul Piccolo Thomas.”

“Questo deve confortarti, Mary. E vedo che mantieni le tradizioni di famiglia!.” disse Cornelia in tono confortante. “Il bambino si chiama come suo padre e suo nonno!”

Il sorriso di Mary si irrigidì. “Mia nuora ha insistito per dare un nome al bambino lei stessa. Lei è così…” Innamorata? No, non sembrava il miglior termine. “Grata a Tom che, naturalmente, non poteva che chiamare il bambino in suo onore. Avrei preferito un secondo nome diverso, se devo essere sincera. Ad esempio Edward come mio padre, o George come il nostro sovrano, ma lei ha insistito per il nome di suo padre!”

Le labbra di Mrs. Warren si contorsero in un ghigno. “Suppongo che non ti piaccia quell’uomo.”

Mary sbuffò. “Spero che il nome sia l’unica cosa che il Piccolo Thomas prenda da quella bestia! Inoltre, che razza di nome è Marvolo?”

Mrs. Warren tossì il tè. “Come hai detto?”

“Sì, lo so, avrei dovuto essere più ferma. O trovare un compromesso, qualcosa come Martin o Marvin—”

“Il nome è Marvolo?! Sei sicura?”

“Purtroppo sì.”

Mrs. Warren la fissò con gli occhi grigi sgranati, la mano tremante le faceva cadere il tè in grembo. Per qualche motivo, il nome di quel pezzente l’aveva scioccata oltre ogni dire. Lentamente, Mrs. Warren posò la tazza sul tavolo e prese dei respiri profondi.

“Tua nuora portava un… un ciondolo? O un medaglione?” chiese con voce troppo controllata. “Ovale, pesante, in oro con un motivo ad esse in smeraldi?”

Il cipiglio di Mary si intensificò. Non aveva guardato la sgualdrina più del necessario, ma un gioiello in oro e smeraldi lo avrebbe notato subito, specialmente se al collo di quella sgualdrina—Mary si vantava di avere occhio per i gioielli.

“No… non credo…”

“Posso dare un’occhiata ai suoi effetti personali, se non ti dispiace?”

Probabilmente il ciondolo era un cimelio della sua famiglia. Uno che l’anonimo padre aveva regalato a Mrs Warren in segno di affetto. Tuttavia, questo non spiegava come fosse finito nelle mani della sgualdrina. Che lo avesse rubato durante una delle tante visite della sua amica? Eppure, per quanto si sforzasse, Mary non ricorava di aver mai visto un gioiello simile indosso alla sua amica.

Mary chiamò la governante, ordinandole di portare le cose della sgualdrina. Non aveva pensato di frugarci dentro, la sola idea la disgustava e non perché sarebbe stato maleducato farlo senza il permesso del proprietario. Santo cielo, Mary stava già pensando a ridecorare la Camera delle Lobelie!

Il fagotto, un logoro pezzo di stoffa macchiato di chissà cosa e che emanava uno strano odore, fu messo sul tavolo. Lentamente, Mrs. Warren lo aprì, ispezionando ogni oggetto all’interno. Dei vecchi libri rilegati in pelle; fiale piene di strani liquidi multicolori—che una di esse contenesse la misteriosa droga cui Tom aveva parlato?— un bastoncino di legno avvolto in un rozzo filo nero; alcuni pezzi di carta giallastra.

Un certificato di matrimonio.

Mary quasi lo strappò dalle mani di Mrs. Warren.

Il matrimonio era stato celebrato in una parrocchia di Londra, il giorno di San Valentino, sei settimane dopo la scomparsa di Tom. Quel che era peggio, non sembrava un falso. Avrebbe chiesto a Thomas di indagare, non appena lo avrebbe avuto al telefono. O forse era meglio inviare un telegramma?

Il nome completo della sgualdrina la spiazzò: Merope Maia. Suonava troppo signorile, troppo erudito per bestie come quelle.

“Marvolo Corvinus Gaunt,” lesse Mrs. Warren con voce flebile. Quasi svenne, lasciandosi cadere senza grazia sul divano e tenendo in mano uno dei pezzi di carta. “Per favore, un tè ben forte. E puoi chiamare il mio autista?”

“Ma certo, Cornelia.”

Perché la sua amica si comportava così? Conosceva la sgualdrina e la sua famiglia?

Quando l’autista arrivò, Mrs. Warren gli porse il pezzo di carta.

“Va’ a recuperare il medaglione, e non dare a quei ladri più di quanto abbino pagato; usa il nome di mio fratello, se necessario. Avverti Zio Hector e Master Abbott che la nipote di Lord Gaunt è stata trovata.”

Mary sbatté le palpebre più volte. Lord Gaunt? Aveva sentito bene?

“Oh, e contatta anche il Dottor Pomfrey. Digli che è un’emergenza.”

Mary si scosse dal suo torpore e ordinò di preparare un tè più forte, quello nero di Assam che Thomas preferiva. Si trattenne dal fare domande, concentrandosi sul versare il liquido scuro e ramato in una tazza, aggiungendo più zucchero del solito—Mrs. Warren ne aveva bisogno per riprendersi da qualsiasi shock avesse ricevuto. Aspettò che la tazza venisse svuotata e che Mrs. Warren sembrasse meno scossa.

“Mi dispiace importi ospiti non invitati, Mary. Soprattutto considerando la triste situazione della tua famiglia,” disse Mrs. Warren.

In effetti, Mary avrebbe dovuto essere contrariata da qualsiasi ospite che avesse osato invitare estranei in casa sua. Ma non riusciva a togliersi dalla testa quel “nipote di Lord Gaunt.” Quei pezzenti erano imparentati con l’aristocrazia? Erano un ramo distante e decaduto, eredi dei titoli e dei possedimenti della famiglia principale?

“Non preoccuparti, Cornelia. Capisco che le circostanze sono… particolari,” rispose Mary. Versò a Mrs. Warren un’altra tazza di tè, cercando di sembrare disinvolta. “Sono piuttosto scioccata nell’apprendere che conosci i Gaunt.”

La disgustava pronunciare il nome di quei pezzenti, ma se i Riddle potevano guadagnare qualcosa da quell’abominevole unione, Mary avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco.

Mrs. Warren strinse le labbra, persa in qualche pensiero sgradevole.

“Il Casato dei Gaunt è ben noto nella… nella cerchia della mia famiglia.”

Stava certamente parlando di quella del padre anonimo.

“Merope, quella povera ragazza… avrebbe potuto essere mia nipote.”

 

 

================================================

 

 

Figlia del Duca di York: la conoscete come Elisabetta II.
Febbre puerperale ( setticemia): infezione del tratto genitale, era una delle tre principali cause di mortalità materna. Nel 1926, era accertato che la prevenzione attraverso le cure prenatali era essenziale: considerando le condizioni di miseria in cui si trovava Merope durante tutta la gravidanza, sembrava logico che l'avesse contratta. Mi sono anche permessa di aumentare le possibilità aggiungendo l'asportazione manuale della placenta, dato che questo tipo di intervento era suscettibile di introdurre germi. All'epoca, non c'erano cure se non quelle di cui parlava Mary, più il drenaggio e la legatura: ci sarebbero voluti altri 9-10 anni prima che la sulfanilamide fosse sperimentata clinicamente. Oggi, la terapia antibiotica si adatta al batterio infettante (non sono un medico, solo uno scrittore che fa i suoi compiti).
San Valentino e Parrocchia di Londra: dal 1856, una coppia doveva risiedere in zona per almeno 21 giorni prima di potersi sposare in una qualsivoglia parrocchia. Dato che ho fatto "fuggire" Tom e Merope il 26 dicembre, entro il 14 febbraio avrebbero dovuto avere tutto il tempo per soddisfare il requisito.
Maia: un'altra delle Pleiadi. Nella mitologia greca, era la madre del dio Hermes, da Zeus stesso: in un certo senso, si trova all'opposto di Merope, che ha sposato un semplice mortale.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il Primo Scandalo Gaunt ***


A guardarla, nessuno avrebbe mai immaginato che Lady Maia Gaunt fosse il frutto di quasi due secoli di incesto. Una bella ragazza, dai capelli color miele e gli occhi di un verde nereggiante; il viso rovinato solo da un naso un po’ troppo carnoso. Godeva anche di un’ottima salute, al contrario dei fratelli e delle sorelle che non erano sopravvissuti all’infanzia.

Era stata una Pozionista autodidatta di gran talento. Lady Maia era stata la prima a teorizzare gli usi curativi del fegato di drago, che sarebbero stati dimostrati clinicamente solo l'anno seguente. L’Accademia Britannica di Alchimia e Pozioni aveva voluto accoglierla tra i suoi ranghi nonostante la giovane età; il Preside di Hogwarts, invece, le aveva offerto una borsa di studi cui sarebbe seguita la posizione di Assistente Pozionista. Lord Gaunt si era opposto, dichiarando che nessuno dei due fosse un luogo consono a una giovane strega dal sangue puro come acqua di sorgente. Alla fine, Lady Maia aveva dovuto perfezionare e fare commercio di alcune pozioni cosmetiche con le Sacre Matrone Purosangue per finanziare le sue ricerche. Era così che Faust Malfoy l’aveva incontrata.

Cornelia era sicura che ci fosse ben altro che affetto nelle parole appassionate di suo fratello.

Faust era un Malfoy. Se vedeva un’opportunità di migliorare la propria posizione e nomea nella società magica, la afferrava. Era stato lui a suggerire a Lady Maia di brevettare le sue pozioni cosmetiche; era stato lui ad aiutarla a preparare i documenti in modo che Lord Gaunt non potesse sperperare i profitti. Dopo tutto, Lady Maia aveva bisogno di fondi per fare ricerca sul fegato di drago e le uova di Occamy—aveva bisogno di una dote di tutto rispetto se voleva concludere un buon matrimonio.
Quando la Camera Blindata privata di Lady Maia aveva contenuto sufficienti galeoni, Faust era passato alla fase successiva del suo piano.

Aveva mostrato a Mr. Malfoy gli introiti previsti delle pozioni brevettate—la sua stessa madre, Cassandra Fawley-Malfoy giurava sulla Tricopozione Anti-Grigio di Lady Maia. Faust aveva evocato la purezza del suo sangue e del prestigio di unire il sangue di Salazar Slytherin a quello dei Malfoy. Senza contare sulle ricerche di Lady Maia: avrebbero portato onore e gloria—e altro denaro! E poi Lord Gaunt doveva cercare un marito per la figlia al di fuori del suo casato. Sia il ramo Irlandese che i Gaunt-Peverell si erano estinti; l’unico parente maschio rimasto era Mr. Marvolo Gaunt, zio paterno di Lady Maia, nonché nonno materno.

Ci era voluto un po’, ma alla fine Mr. Malfoy aveva fatto visita a Lord Gaunt per chiedere che Faust avesse l'accordo e l'onore di corteggiare la figlia, come era usanza. Il permesso era stato concesso a condizione che il secondogenito maschio assumesse il nome dei Gaunt.

Quando Lady Maia aveva compiuto diciassette anni, i Malfoy aveva prestato a Lord Gaunt il denaro necessario per prepararle un debutto di tutto rispetto, un evento che aveva anche segnato l’inizio ufficiale del corteggiamento di Faust. Cornelia aveva ancora le lettere che il fratello le aveva mandato, dettagliando gli appuntamenti galanti e chiedendo consiglio su quali doni sarebbero stati più apprezzati da una ragazza. Si era anche attenuto alle tradizioni, aspettando nove mesi prima di chiedere ufficialmente la mano di Lady Maia.

Il fidanzamento era stato annunciato durante la festa per il diciottesimo compleanno di Lady Maia, e le nozze organizzate tre anni dopo. Era stata in quell’occasione che a Cornelia era stato concesso di tornare a Malfoy Manor, perché Faust aveva insistito nel voler condividere con lei la gioia dell'occasione. Il matrimonio sarebbe stato celebrato a Malfoy Cottage, che Mr. Malfoy aveva gentilmente prestato a Lord Gaunt, Lady Maia, e Mr. Gaunt.

Alcuni dissero che Mr. Gaunt non approvasse l’unione, che il sangue dei Malfoy non fosse abbastanza puro per i suoi gusti. Altri dissero che volesse mettere le mani sull’eredità dei Gaunt ed essere l’unico erede del casato. Altri ancora attribuirono l’abominevole atto alla follia che aveva colpito la famiglia negli ultimi due secoli.

Marvolo Corvinus Gaunt stuprò la nipote la sera prima delle sue nozze.

Disonorata, Maia Gormlaith Gaunt non aveva avuto altra scelta che sposare suo nonno e zio—il suo stupratore—per mantenere un’illusione di onorabilità.

Le ripercussioni dello Scandalo Gaunt riecheggiarono in tutta la società magica.

Lord Gaunt tagliò i ponti col fratello. Il Ministero della Magia riaprì il dibattito su quale dovesse essere il grado di parentela minimo accettabile fra due sposi. Tutte le famiglie Purosangue volsero le spalle a Mr. Gaunt. Perfino i Black e i Greengrass erano disgustati da tale abominio.

Sei mesi dopo, corse voce che Lady Maya aveva dato alla luce a un mostriciattolo nato morto. Tre anni più tardi, un trafiletto nel Gazzetta del Profeta annunciava la nascita di Morfin Phinehas Gaunt. Quella fu l’ultima volta che un mago o una strega sentirono parlare di Lady Maia, ad eccezione di un pettegolezzo secondo il quale fosse morta all’età di trentasei anni.

Quanto a Faust Malfoy, gli ci vollero quasi vent’anni per sposarsi. Delle streghe schiocche e romantiche blateravano che soffrisse per il suo amore perduto, ma Cornelia sapeva bene che suo fratello aveva semplicemente trascorso quegli anni a cercare “conforto” nei suoi ragazzi fino a quando Mrs. Fawley-Malfoy non lo aveva sfinito.

 

 

Ovviamente, Cornelia non raccontò a Mrs. Riddle tutta la storia.

Fu attenta nell’evitare ogni riferimento al Mondo Magico, e aveva omesso che Mr. Gaunt fosse anche il nonno materno della moglie—la sola idea di uno zio e una nipote bastava a disgustare Mrs. Riddle. In ogni caso, era una goduria sputare un po’ di veleno sull’uomo che aveva umiliato la sua famiglia e rubato la donna del suo fratellino.

“Adesso capisco tutto,” Mrs. Riddle disse infine, sorseggiando il tè ormai freddo.

Cornelia inarcò un sopracciglio. “Cosa, se posso chiederlo?”

“Quanto dovesse essere disperata quella povera ragazza—si chiama Merope, giusto?” sbuffò Mrs. Riddle. “Quel Gaunt è una bestia, e suo figlio è anche peggio: non mi stupirei di scoprire che abbiano abusato della figlia come della madre! Se solo Tom, Dio lo benedica, si fosse confidato con me e Thomas… avremmo aiutato la povera Merope a ricongiungersi con il padre di sua madre, in modo che potesse proteggerla da tale abominio.”

“Hai ragione, c’erano altri modi per aiutare Miss Gaunt che sposare un—” disse quasi Babbano. “—giovanotto di buon cuore come tuo figlio.”

Forse una Sacra Matrona avrebbe potuto prendere Merope Gaunt sotto la sua ala protettiva. Non un matrimonio, però. Considerata la follia che affliggeva la famiglia, nessun mago Purosangue rispettabile avrebbe sposato Miss Gaunt, nonostante la purezza del suo sangue e i beni personali ereditati dalla madre.

Mrs. Riddle ci mise un secondo di troppo per reagire. Poggiò la tazza sul proprio grembo e strinse la mano libera di Cornelia.

“Ovvio, ma quel che è fatto è fatto e non posso, in cuor mio, abbandonare quella—quella povera ragazza dopo esser venuta a conoscenza delle sue miserie. Sarei senza cuore a cacciar via la povera Merope e il Piccolo Thomas! Per cui, potresti fornirmi l’indirizzo o il numero di telefono di Lord Gaunt? Thomas provvederà a informalo che sua nipote è in ottime mani adesso.”

Il luccicore negli occhi di Mrs. Riddle era lo stesso che aveva brillato nello sguardo di Faust quando parlava di Lady Maia.

C’era avidità in quello sguardo, ma l’unica cosa che avrebbe potuto interessare un Babbano tra le proprietà dei Gaunt era un titolo, ottenuto quando il casato considerava i Babbano alla stregua degli elfi domestici—una creatura inferiore con un’utilità. La figlia di Lady Maia non avrebbe potuto usufruire del denaro ereditato prima dei ventuno anni—e se fosse morta prima, la clausola era valida anche per il figlio. Prima di quel momento, ogni prelievo doveva essere validato da Faust, che era stato nominato affidatario. Quanto a Snake Nest, la dimora ancestrale dei Gaunt, era circondata da dei potenti incantesimi anti-Babbano.

“Temo che non sia possibile,” rispose Cornelia, sorseggiando una tazza di tè appena preparato. “Lord Gaunt è deceduto lo scorso novembre.”

Mrs. Riddle trasalì. “Oh, poverina!”

Anche senza Magia, anche senza essere una Legilimens, Cornelia poteva indovinare i pensieri nella mente di Mrs. Riddle. La nuora si era trasformata da una pezzente all’ereditiera di un titolo e di una piccola fortuna. Cornelia non conosceva le leggi Babbano, ma adesso i Riddle avrebbero fatto quanto in loro potere per privare Morfin Gaunt di ogni diritto. Certo, non le piaceva l’idea che il Medaglione di Slytherin e l’Anello dei Peverell finissero nelle mani di un Babbano, ma quale vendetta migliore che far diventare realtà le più grandi paure di un mago?

 

Note dell’Autrice

L'aspetto fisico e la storia familiare di Maia sono ispirati a Margherita Teresa di Spagna (1651-1673), che sposò suo zio, l'Imperatore Leopoldo I d'Asburgo. Lei stessa era frutto di un'unione simile, dato che Re Filippo IV di Spagna era lo zio di sua moglie, Mariana d'Austria. Se Margherita Teresa non soffrì troppo dell'endogamia degli Asburgo, il suo unico fratello che raggiunse l'età adulta, Re Carlo II di Spagna, non fu altrettanto fortunato.

Io ho solo peggiorato le cose aggiungendo la relazione nonno-nipote. Per cui, posso riassumere la storia recente della famiglia come segue:

>Lord Gaunt sposò l'ultima cugina del ramo Irlandese: nessun discendente adulto.

>Marvolo sposò l'ultima cugina del ramo Gaunt-Peverell, tramite la quale entrò in possesso dell'Anello dei Peverell: una sola figlia.

>>rimasto vedovo, Lord Gaunt sposò la nipote: Maia è l'unica figlia ad aver raggiunto l'età adulta.

>>>rimasto vedovo, Marvolo sposò Maia, tramite la quale entrò in possesso del Medaglione di Slytherin: Morfin e Merope sono gli unici figli ad aver raggiunto l'età adulta.

 

Per quanto riguarda Cornelia, è una Magonò di Prima Generazione e tecnicamente la zia paterna di Abraxas Malfoy. Come sia finita a condividere la stanza con la futura Mary Riddle e perché mantenne i contatti con lei, sarà spiegato in un altro capitolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Rapporto Danni ***


L'ultima volta che Hector Fawkes era stato in contatto con la nipote Magonò fu quando le scrisse di una ragazza del Casato Bulstrode che non aveva ricevuto la lettera di Hogwarts. Cornelia non aveva risposto, come da tacito accordo; tuttavia, dieci anni dopo, Hector lesse un trafiletto nel giornale babbano che annunciava le nozze di “Mr Andrew Warren-Malford e "Mlle Mélisande Marais de Bour", celebrato a York.

Così, fu abbastanza sorpreso di vedere il Mr. Malkins, l'autista nato-Babbano di Cornelia, presentarsi al suo ufficio. Il Ministro fu ancora più sorpreso nel sentire che Cornelia avesse notizie della nipote scomparsa di Lord Gaunt, e che la famigerata famiglia babbana Riddle fosse ancora una volta coinvolta con loro.

Il Ministro si incaricò di chiamare l'Avvomago Abbott, l'Auror-in-Capo Knowles con la sua squadra di supporto—non si sapeva mai cosa poteva succedere quando erano coinvolti i Gaunt—e il Dottor Pomfrey.

Non apparirono direttamente davanti a Casa Riddle, ma un po' più in là sulla strada e in un’auto del Ministero, per evitare qualsiasi problema con i Babbani. Gli Auror eseguirono subito un incantesimo celante, alcuni dirigendosi verso Casa Gaunt e gli altri scortando il Ministro, il medimago e l'avvocato.

Hector dovette trattenersi alla vista di Cornelia. Era il ritratto vivente della madre Cassandra e aveva gli occhi intelligenti di suo padre—era un vero peccato che fosse una Magonò. Avrebbe brillato nella società magica.

"Mary, posso presentarti mio zio, Mister Fawkes? L’avvocato Abbot, esecutore testamentario di Lord Gaunt. E—"

"Dottor Galenus Pomfrey" disse il Medimago, l'unico a baciare la mano della Babbana—a Hector non sfuggì il luccichio nei suoi occhi. "Posso chiedervi di vedere subito la paziente?"

La Babbana rispose con un sorrisetto stizzito e incaricò un domestico di accompagnarlo-Hector fece un cenno a Knowles, che seguì i due. Mister Abbot, invece, cominciò a fare domande alla Babbana su come e quando Merope Gaunt fosse arrivata a casa sua, dopo essere scomparsa per un anno.

Era una storia del cavolo, davvero.

Una strega Purosangue, una Gaunt, era scappata di sua spontanea volontà con un lurido Babbano? E non solo si erano sposati secondo le leggi Babbane, ma avevano anche concepito un bambino?! Era assurdo! La donna stava ovviamente mentendo mentre dipingeva suo figlio come il cavaliere dall’armatura scintillante che aveva salvato la povera pulzella dal suo tragico destino!

Il Babbano, quel Tom Riddle, doveva aver scoperto il lignaggio dei Gaunt e desiderava sfruttare la loro Magica per i suoi luridi scopi. Aveva trovato un facile bersaglio in Merope Gaunt, una strega analfabeta maltrattata dal padre e dal fratello.

I suoi sospetti furono confermati quando la Babbana chiese a riguardo dei titoli e dei beni di Lord Gaunt, sottolineando quanto Morfin Gaunt fosse mentalmente instabile—aveva bisogno di un tutore—era poco probabile che si sposasse e avesse dei figli propri—magari il suo figlio Tom, in quanto marito della sorella e mentalmente stabile, avrebbe potuto essere incaricato di amministrare le proprietà e rappresentare i Gaunt nella Camera dei Lord, almeno fino a quando il Piccolo Thomas fosse diventato adulto.

Hector accettò il tè che Cornelia gli offriva.

Gli veniva un’emicrania al solo pensiero dello scalpore che la notizia avrebbe suscitato nella Società Magica. Sua sorella Cassandra e le altre Sacre Matrone avrebbero alzato un polverone ipocrita, quando nessuna di loro aveva fatto nulla per proteggere Merope Gaunt da quel lurido Babbano. Hector era in carica da circa un anno, non aveva bisogno di un altro Scandalo Gaunt! Non era nel continente; non aveva bisogno di spostare l'attenzione dell'opinione pubblica da quel mago svizzero o tedesco che stava seminando il caos in Europa!

"Vedremo cosa si può fare, signora", disse Hector con tono secco.

Doveva affidare il caso a un esperto di Babbani. Trovare un modo per insabbiare la vicenda, o almeno presentarla in modo meno dannoso.

Auror Knowles catturò il suo sguardo dalla porta semiaperta e gli fece cenno che doveva parlargli. Hector chiese se potesse usare il telefono, sostenendo che doveva contattare “l’istituzione cui era affidato Mr. Morfin Gaunt". Il maggiordomo condusse lui e l'Auror occultato in uno studio, dove uno di quei marchingegni Babbani troneggiava su una scrivania.

Non era una stanza squallida, per appartenere a un Babbano—ricordava a Hector lo studio di suo cognato. Fu soprattutto un ritratto ad attirare la sua attenzione: emanava la Magia di un incantesimo di immobilità. Non sarebbe stata la prima volta che un artefatto magico fosse finito in una casa babbana; e poi l'incantesimo non era nocivo. Probabilmente il mago ritratto era stato immobilizzato per essere trafugato in una più redditizia casa d'aste babbana. Hector avrebbe dovuto ordinare di indagare su un eventuale traffico illegale.

"Miss Gaunt ha confessato di aver somministrato regolarmente dell'Amortentia a Mr. Tom Riddle da metà dicembre a fine febbraio", disse Auror Knowles, andando dritto al sodo. "Ha usato anche un’altra pozione non identificata, per poi ripiegare sul filtro d'amore da fine di maggio per un altro mese circa".

Hector gemette, appoggiandosi alla scrivania. Somministrare una pozione a un Babbano era tanto grave quanto lanciargli una maledizione. Il fratello si era beccato tre anni ad Azkaban per quello che aveva fatto allo stesso Babbano, la sorella doveva aspettarsi almeno il doppio.

"Ha detto perché ha smesso?"

"Pensava che il Babbano si fosse sinceramente innamorato di lei, o che sarebbe rimasto per il bene del figlio". Lui sbuffò con disgusto. "Deve avere qualcosa che non va nel cervello, quella: solo un troll la troverebbe attraente".

"Come mai? La compianta Mrs Gaunt era una bellezza rinomata".

Auror Knowles sghignazzò. "Miss Gaunt deve aver preso dall'altro ramo della famiglia, signore".

Hector gemette di nuovo. Una strega Purosangue che usa un filtro d’amore su un Babbano per farsi sposare. Come avrebbe gestito quella tempesta di merda di drago? Anche se fosse riuscito a nascondere la vicenda, sarebbe diventata di pubblico dominio se il bambino avesse avuto dei poteri magici.

"Mi aiuti a interrogare quella Babbana. Usi un incantesimo di verità, o del Veritaserum se ne ha. Posso dire che sta mentendo," ordinò Hector, guardando il ritratto. "Poi faccia rintracciare il figlio per avere la sua versione".

Auror Knowles aprì la bocca, ma poi la richiuse.

"È un ordine ufficiale, signore?"

Hector lo fulminò con lo sguardo, abbassando la voce in un sibilo. "Sono il Ministro della Magia, quindi sì, è un ordine. Sia discreto, però: non voglio che quel Lovegood ficchi il naso in questa storia!"

Tornarono nel salotto, dove il Dottor Pomfrey riferiva la sua visita. Aveva somministrato un medicinale per abbassare la febbre e, soprattutto, trattare l'infezione dell'utero: tempo una settimana, e Miss Gaunt si sarebbe ripresa. Avrebbe anche mandato dei "tonici", per aiutare la guarigione. La Babbana fece sfoggio del suo sollievo, ma una gelida acredine rimase nei suoi occhi: era chiaramente contrariata dal fatto che Miss Gaunt sarebbe sopravvissuta.

Tutto questo svanì non appena il Dottor Pomfrey cominciò a parlare del bambino.

Era sano e forte, nonostante le condizioni sfavorevoli della sua gestazione. La sua suzione era vigorosa—la balia borbottò "dolorosamente vigorosa"—e descrisse le sue deiezioni di un grazioso "caca-dauphin" e con un gradevole odore di nocciola rancida—la balia borbottò “come la cacca di qualunque poppante”. I riflessi neonatali erano tutti eccellenti, tanto che la Babbana dichiarò il neonato un genio quando il Dottor Pomfrey dimostrò i riflessi di prensione e di marcia automatica. Ciononostante, il Medimago chiese il permesso di esaminare ulteriormente il bambino.

"Vedete, nutrivo la più grande ammirazione per Lady Maia: vorrei onorare la sua memoria occupandomi personalmente della salute del Piccolo Thomas," disse il Dottor Pomfrey, fissando gli occhi del bambino.

Qualcosa nel suo modo di parlare irritò Hector.

C'era ben altro che lealtà e amicizia nell'interesse di Galenus Pomfrey. Era perché il piccolo Thomas Marvolo Riddle era il prodotto dell’unione di una strega Purosangue e di un Babbano? Eppure, non era il primo Mezzosangue che veniva al mondo. Era la curiosità di sapere cosa sarebbe successo iniettando sangue non-magico dopo due secoli di incesto?

"Capisco, dottore" rispose la Babbana con un sorriso forzato.

Il Dottor Pomfrey la ringraziò e le chiese di tornare dopo una settimana per esaminare madre e figlio, poi partì con Mr Abbott, il quale promise un aggiornamento sugli eventuali diritti di Miss Gaunt e suo figlio sul patrimonio di famiglia. Hector fece un cenno discreto ad Auror Knowles, che ancora celato si posizionò dietro la Babbana. Estrasse la bacchetta con un’espressione contrariata, ma attese il segnale del Ministro.

"Chiedo venia, signora, ma le dispiacerebbe raccontarmi più dettagliatamente della fuga d'amore di Miss Gaunt e suo figlio?"

La Babbana sollevò la tazza con una smorfia stizzita. "Beh, non c'è molto da aggiungere—quella lurida puttana ha incastrato mio figlio!"

 

 

 

 

Caca-dauphin: una tinta giallo oro tenue, resa popolare dalla regina Maria Antonietta. Questo colore alla moda fu ispirato dal... ehm... contenuto dei pannolini del Delfino Louis-Joseph.

 

Hector Fawley è stato Ministro della Magia dal 1925 al 1939. Ho inventato sua sorella Cassandra Malfoy, madre di Faust e Cornelia, e nonna di Abraxas Malfoy.

 

Il Dottor Galenus Pomfrey potrebbe essere imparentato con Madam Poppy Pomfrey. Per quanto riguarda la sua relazione con la nonna materna di Tom, mi è venuta questa idea geniale che, se fosse stata divulgata all'epoca, avrebbe cambiato molte cose. È anche il motivo per cui il buon dottore è interessato al Pargoletto Oscuro.

 

Penso che il Ministero ne abbia avuto abbastanza degli intrallazzi tra i Gaunt e i Riddle e abbia pensato che avrebbe avuto un po' di tregua una volta che Morfin avesse vinto una vacanza di tre anni al Resort Azkaban.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Per il Bene Supremo ***


La seconda visita del dottor Galenus Pomfrey a Casa Riddle andò meglio di quanto il Medimago si aspettasse.

Merope Gaunt si era ripresa abbastanza per viaggiare. Il Ministro stesso aveva precisato che la strega doveva essere giudicata per l’uso coatto di una pozione su un Babbano. Al contempo, il Ministro desiderava mantenere la vicenda quanto più possibile riservata, anche se era impossibile nasconderla al Mondo Magico. Il Ministro lo aveva persino consultato, chiedendogli se la salute di Merope potesse giustificare una condanna agli arresti domiciliari. Non sapeva come ci sarebbe riuscito, ma Galenus si sarebbe premurato di essere nominato tutore della figlia di Maia Gaunt.

Tuttavia, il vero interesse del mago in Casa Riddle era il Piccolo Thomas. Certo, era troppo presto per le prime dimostrazioni di Magia e l’unica prova certa sarebbe stata la lettera di accettazione di Hogwarts. Per il momento, Galenus era contento di vedere che il Piccolo Thomas era stato tanto fortunato quanto Lady Maia. La sua piccola taglia era dovuta all’indigenza della madre durante la gravidanza, ma il suo aumento di peso era costante e, ad eccezione delle coliche, non aveva problemi di salute.

“Dove sono Mr. e Mrs. Riddle?” chiese a una cameriera, una volta finito di esaminare il bambino.

“Sono nello studio del padrone, ma…” La cameriera contorse le mani, a disagio. “La signora si chiede se desiderate rimanere per il tè, che sarà servito in salotto.”

Galenus trattenne un sospiro. Non gli importava un fagiolo soporifero dei litigi dei Riddle. Inoltre, c’era un’altra cosa che aveva cercato di verificare senza riuscirci.

“Chiedo venia, ma non vorrei perdere il treno per Londra come l’ultima volta.” Non aveva idea degli orari dei treni babbani, ma la distanza tra Casa Riddle e la stazione ferroviaria più vicina era sufficiente a giustificare tale pretesa. “Se potete farmi strada, per favore…”

La cameriera si irrigidì, la sua mente che lottava tra gli ordini dei suoi padroni e l’autorità che Galenus aveva usato nella sua voce. La cameriera si schiarì la gola e gli fece cenno di seguirla: i Babbani erano così ingenui…

Voci arrabbiate e indistinte provenivano dalla porta dello studio, che cessarono non appena la cameriera bussò. La donna Babbana lo accolse con quel suo finto sorriso, mentre il marito si presentò. Galenus non perse tempo in chiacchiere e riferì la sua diagnosi.

Il Piccolo Thomas stava crescendo a un buon ritmo; la sua vista e il suo udito erano perfetti per la sua età; e tutto sommato, non c’era nulla di cui preoccuparsi.

“Tuttavia, considerando la storia medica dei Gaunt, vorrei effettuare degli esami del sangue periodici,” disse, mantenendo un tono neutro.

La Babbana sussultò, stringendo la mano del marito.

“Certo, dottore. Faccia tutto il necessario per sincerarsi che il Piccolo Thomas sia in salute,” disse il Babbano, cercando di nascondere il suo fastidio con la formalità.

Aggiunse qualcosa di severo a sua moglie, che sibilò di rimando prima di allontanarsi. Si schiarì la gola.

“Mary mi ha detto che il vostro trattamento per… mia nuora è stato miracoloso.”

Galenus non si aspettava che i Babbani apprezzassero Merope Gaunt, come avrebbero potuto dopo che gli aveva stregato il figlio per farsi sposare? Eppure, dovevano avere qualche interesse a fornire a lei e al bambino un tetto sopra la testa e un pasto caldo.

“Non c’è niente di miracoloso nel farmaco,” rispose Galenus con tono distaccato. “Mi piace sperimentare i “rimedi della nonna”: alcuni ceppi di muffa possono essere utili per trattare le infezioni.”

Il Babbano annuì, pensieroso. Poi si chinò più vicino; la sua voce era a malapena un sussurro.

“Posso fidarmi della vostra… professionalità, vero?”

Galenus non aveva idea di cosa intendesse il Babbano, ma lo rassicurò.

“Potrebbe suggerirmi qualcuno di questi… ‘rimedi della nonna’ per… ehm… la… sterilità di un uomo?”

“Prego?”

C’erano alcune pozioni che sia il marito che la moglie dovevano prendere per assicurare il concepimento. Ma il Babbano non ne aveva bisogno e—

“Tom, mio figlio, ha avuto un… ehm… spiacevole incidente di recente.”

“Capisco. Dovrei prima esaminarlo e… parlare con il collega che lo ha trattato.”

A dire il vero, era una seccatura. A Galenus non importava un fagiolo soporifero del marito di Merope e della sua capacità di avere altri figli. Davvero, aveva risposto in quel modo solo per essere un ospite gradito in casa di quei Babbani. Tuttavia, il volto del Babbano si illuminò.

“Fisserò subito un appuntamento con il Dottor Lindemann!”

Non appena il Babbano gli voltò le spalle, Galenus roteò gli occhi, poi passeggiò per lo studio mentre il suo ospite parlava nella controparte Babbana della Comunicazione tramite Polvere Volante. Tuttavia, non c’era niente di interessante nello studio—

Della Magia solleticò la mente di Galenus.

La fonte era un vecchio ritratto di un uomo severo e monacale, un ritratto di mago incantato nell’immobilità.

Galenus si avvicinò, pulendosi gli occhiali per esaminare meglio il ritratto. Lo strato di vernice alterava i colori, ma riusciva a indovinare lo sfondo verde scuro e le lettere grigiastre che riportavano il nome dell’uomo, il luogo e l’anno del dipinto.

“Lei è un appassionato di pittori fiamminghi?”

“Quello?” Il Babbano gli si avvicinò, le labbra si arricciarono intorno alla pipa in un sorriso compiaciuto. “Quello è il mio antenato fiammingo. Suo figlio era un mercante di lana che fuggì da Antwerp nel 1642. In realtà, ‘Riddle’ era solo un soprannome, dato che il capostipite della nostra famiglia parlava con un forte accento fiammingo.”

“Capisco. Quindi la vostra famiglia è inglese da… quante generazioni? Dieci?”

“Otto, compreso mio figlio. Ma il membro più importante della nostra famiglia era mio prozio, il tenente Archibald Riddle” — il Babbano indicò un ritratto di un ufficiale dall’uniforme rossa — “che fu nominato cavaliere per le sue gesta durante le guerre napoleoniche.”

“Che storia ricca… santo cielo, è già così tardi?” Galeno finse di sussultare quando l’orologio batté l’ora. “Mi dispiace interrompere la conversazione, ma devo sbrigarmi se voglio prendere il prossimo treno per Londra.”

Il Babbano era contrariato per essersi visto negare l’opportunità di ostentare il passato della sua famiglia, ma fu comunque comprensivo. Galenus gli assicurò che si sarebbe occupato del problema del figlio, si congedò dalla moglie del Babbano e riprese la strada per Little Hangleton.

Tuttavia, Galenus non si recò alla locanda, dove una vettura assicurava il collegamento con Greater Hangleton quattro volte al giorno. Non appena fu certo che nessun Babbano fosse in vista, Disapparì.

 

* * *

 

Apparì di fronte ad una villa georgiana e andò subito a suonare il campanello. Un’anziana governante aprì la porta—una strega, anche se non potente, e probabilmente nata Babbana.

“Può informare Mrs. Warren che il Dottor Pomfrey desidera vederla?” disse Galenus con un tono dolce ma deciso.

Non aspettò molto prima di essere condotto in un elegante salotto. Cornelia Malfoy aveva mantenuto il gusto di famiglia per il lusso e l’ostentazione. Sedeva dritta come un fuso, con un candido gatto d’angora sulle ginocchia, sembrando in tutto e per tutto una delle Sacre Matrone — lo sarebbe diventata, se avesse posseduto la Magia.

Lo invitò a sedersi con un gesto elegante, e presto spuntò un elfo domestico, pronto a servire loro il tè. Di sicuro Mr. Malfoy e sua moglie dovevano tenere molto alla figlia nonostante la sua menomazione, visto che le avevano fornito dei servitori magici.

“A cosa devo la vostra visita inaspettata, dottore?” disse Cornelia Malfoy, con lo stesso tono amabile ma algido che avrebbe usato sua madre.

Galenus posò la sua tazza di tè mezza vuota sul tavolino e prese il taccuino e la Penna Prendiappunti.

“Ho un paio di domande riguardanti i Riddle e credo che possiate fornirmi alcune risposte.”

Cornelia Malfoy non rispose subito, ma strinse le labbra rosse.

“Molto bene, cercherò di rispondere al meglio delle mie conoscenze,” concesse con la magnanimità di una regina verso un suddito.

Galenus la guardò dritto negli occhi.

“Posso chiedere come mai voi, una Malfoy, abbiate fatto conoscenza con dei Babbani?”

La domanda la mise a disagio. Si schiarì la voce e sussurrò.

“Suppongo che abbiate già indovinato la mia… ehm… menomazione. Ebbene, quando non ricevetti la lettera, i miei genitori decisero di nascondermi invece di bandirmi o uccidermi, come usano fare altre famiglie Purosangue. Dopo qualche ricerca, la Signora Madre trovò la Scuola per Signorine di Miss Bradford. Non è risaputo, ma la scuola fu creata da Albreda Weasley per sua figlia.”

Petronella Black era l’unico caso nella Storia dei Maghi di un Magonò ufficialmente riconosciuto, prima di Angus Buchanan. Lady Albreda difese così ferocemente la figlia che seguì Petronella in esilio. Naturalmente, i Black fecero tutto ciò che era in loro potere per cancellare quella macchia nel loro albero genealogico.

“Sapete, era abbastanza facile per un Magonò entrare nella società babbana, anche oggi possono entrate nel clero o arruolarsi,” continuò Cornelia Malfoy. “Ma per noi donne l’unica soluzione era il convento, cosa non più possibile ai tempi di Petronella Black. Così, sua madre assunse alcune streghe nate babbane e delle insegnanti babbane, in modo che sua figlia potesse brillare nella società non magica come avrebbe dovuto fare in quella magica. Da allora, la scuola ha accolto le Magonò di quelle famiglie che desideravano offrire un buon futuro alle loro figlie magicamente deficienti.”

O che desideravano usarle per mettere un piede negli affari Babbani, volle aggiungere Galenus, ma tenne la bocca chiusa. C’erano cose nella Società Magica che dovevano rimanere non dette.

“Presumo che anche Mrs. Riddle sia una Magonò,” disse invece il Medimago.

“Più o meno. È quella che Lady Albreda chiamerebbe una Magonò di quinta generazione” rispose Cornelia.

Il concetto era strano, eppure suonava in qualche modo familiare.

“Potreste spiegarvi?”

“Secondo le convenzioni attuali, io sono una Magonò, ma poiché i miei figli non hanno alcuna conoscenza del mondo magico e sono incapaci di usare la Magia, sono considerati dei Babbani,” rispose Cornelia, storcendo le labbra. “Tuttavia, trovo più confortante per me e i miei simili la definizione di Lady Albreda: un individuo non-magico sensibile alla Magia. Il vero requisito per essere accettati nella Scuola per Signorine di Miss Bradford è percepire il fantasma di Lady Albreda.”

Galenus inarcò entrambe le sopracciglia quando ricordò che, una volta, Lady Maia aveva espresso una simile idea.

“Sapete da quale casata—”

“Mary sosteneva che la sua trisnonna fosse l’unica figlia di un aristocratico francese sfuggito dalla Rivoluzione,” lo interruppe Cornelia Malfoy con uno sbuffo seccato. “Una storia migliore di quella secondo cui io sarei una figlia illegittima. L’unica cosa che so della famiglia magica d’origine è che sarebbe accettabile per un Malfoy frequentarla.” Sorseggiò pensierosa il suo tè, prima di ammettere: “Ho seriamente contemplato la possibilità di sposare la mia Alexandra con il figlio di Mary, se mai egli avesse manifestato la Magia.”

Galenus tamburellò le dita sulle ginocchia. Poteva trovare una candidata nei registri dell’epoca - di solito, un bambino che non era stato ammesso a Hogwarts “moriva” poco prima o dopo il suo undicesimo compleanno, veniva “mandato dove il clima era più idoneo alla sua salute” o “adottato da un parente nel Continente o nelle Americhe.” Tuttavia, non sarebbe sicuro di aver trovato la giusta Magonò di prima generazione.

“C’è un modo per sincerarsi da quale casato magico discende la signora Riddle?”

Cornelia Malfoy rise amaramente.

“Dottore, nessuno ammetterebbe mai di avere un Magonò in famiglia: persino i miei genitori, che hanno a cuore la mia persona, mi hanno detto chiaramente che non dovrei mai contattarli, a meno che non sia una urgenza! E anche se chiedeste al Fantasma di Albreda Weasley, la sola a sapere di ogni Magonò che ha frequentato la sua scuola dal 1540 a oggi, non ve lo direbbe!”

Galeno annuì, sorridendo imbarazzato della propria ingenuità mentre si congedava. Cornelia Malfoy lo accompagnò nell’atrio, aspettando mentre l’Elfo domestico lo aiutasse a indossare il cappotto.

“E posso chiederle il perché di questo suo interesse, dottore?” disse lei, quasi soffiando come un gatto che cerca di spaventare un cane più grande e pericoloso.

Galenus strinse le labbra pensieroso. Lui e Lady Maia avevano concordato di non rivelare nulla della loro ipotesi finché non avessero avuto abbastanza dati per sostenerla, specialmente dopo il clamore suscitato da un loro articolo pubblicato anonimamente in Francia.

“È per il Bene supremo del mondo magico.” Queste erano state le parole di Lady Maia.

Cornelia Malfoy sbuffò beffarda. “Non avevo idea che simpatizzaste per l’ideologia di Grindelwald.”

Questa volta fu Galenus a ridere.

“Vi assicuro, Signora, che l’unico punto in comune tra quella ideologia fanatica e la mia ipotesi, è che entrambe hanno il potere di cambiare radicalmente il mondo magico.”

Le baciò la mano, si mise la bombetta e Disapparì.

 

* * *

 

Galenus ignorò le pile di denaro, gioielli e oggetti preziosi custodite nel caveau di famiglia. Invece, si diresse verso un banale pilastro sulla sinistra. Puntò la bacchetta su un quadrato scolpito nella pietra, tracciando un disegno complesso e sussurrando sottovoce parole che solo lui conosceva. La pietra svanì, rivelando una semplice scatola di legno.

Il Mago Mediatore la posò su un tavolo vicino, rimuovendo delicatamente la polvere, e la aprì con un incantesimo.

Le lettere erano ordinate per anno, legate insieme con nastri o lacci. Scelse una delle più recenti; le dita accarezzarono la calligrafia femminile mentre i suoi occhi pizzicavano.

 

 

Little Hangleton, 23 marzo 1913

 

Galenus, mio carissimo amico,

 

è possibile che mi sia imbattuta, nel modo più inaspettato, in una maniera per dimostrare la veridicità della mia ipotesi. Tuttavia, prima di procedere, necessito del tuo aiuto per perfezionare e testare la Pozione Genetica.

Ho incluso nella presente un piccolo campione del soggetto in questione che, se non mi è stato mentito e se riteniamo vera la definizione di Albreda Weasley, potrebbe essere un Magonò di sesta e ottava generazione.

Ti raccomando di fare le analisi quanto prima e, se la quantità non fosse bastante, ti prego di comunicarmelo al più presto in modo ch’io possa recuperare una quantità di sangue adeguata.

Includo anche le mie ultime note sulle interazioni delle uova di Occamy con lo Staghorn.

 

Porgi i miei più affettuosi saluti a Jasmine e Rue,

 

La tua devota amica,

 

Maia G.

 

“Avevi ragione, Maia. Avevi ragione…” sussurrò Galenus, asciugandosi gli occhi umidi con la punta delle dita.

Merope Gaunt-Riddle era probabilmente una Magonò di prima generazione particolarmente sensibile, se si considerava vera la definizione di Albreda Weasley. Avrebbe scritto al Professor Dippet non appena fosse tornato a casa per averne conferma. Stranamente, sperava che Merope non figurasse nel Libro delle Ammissioni: avrebbe reso tutto più facile e i risultati più validi. Doveva anche ricostruire l’albero genealogico dei Riddle, controllare i documenti per avere un’idea da chi discendesse la moglie—controllare se il mago nel ritratto fosse davvero l’antenato del marito.

E doveva trovare gli appunti di Maia, quelli che lei aveva nascosto ai Gaunt. Galenus aveva già controllato il suo caveau privato e il cottage vicino a Hogsmeade dove Maia intendeva rifugiarsi con la figlia e il bambino che aspettava. Ma anche se li avesse trovati, c’era la possibilità che fossero in Serpentese, o che avessero bisogno di un incantesimo nella lingua serpentesca per renderli accessibili.

Galenus chiuse la scatola con crescente rabbia.

Aveva aspettato Maia a Hogsmeade per una settimana, poi aveva deciso di usare la sua posizione di medico di famiglia per portarla via da Casa Gaunt. Quella bestia di Marvolo Gaunt lo aveva attaccato non appena si era presentato, accusando il Mediwizard di essere l’amante della moglie e il padre del bastardo che portava in grembo. Solo più tardi Galenus era riuscito a trovare Maia—o meglio, il suo corpo seppellito sommariamente.

Dopo tutti questi anni, lo faceva infuriare il non avere alcuna prova che quella bestia di Marvolo Gaunt avesse ucciso Maia. Il Wizengamot non avrebbe mai considerato come sospetti i pettegolezzi tra i Babbani, riguardo al fatto che lui avesse picchiato Maia per gelosia fino a ucciderla.

Galenus poteva non avere gli appunti di Maia, ma aveva suo nipote. Un neonato, certo, ma che poteva detenere una notevole quantità di Magia quiescente.

Un sorriso cattivo gli distorse le labbra.

“Non vedo l’ora di vedere la faccia di quella bestia quando si renderà conto di quanto possa essere potente il “lurido aborto” di sua figlia!”

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Cavilli Legali ***


A detta di Mr. Abbot, la sgualdrina avesse dei problemi con la legge. Non che Mary si aspettasse altro: doveva esserci davvero giustizia a questo mondo, se quella lurida cagna sarebbe stata punita per quello che aveva fatto a Tom! Almeno, quella era l’unica ragione che le veniva in mente, visto che Tom doveva testimoniare.

Forse era un bene che fosse ancora viva: la morte era una punizione troppo leggera per i suoi crimini! Doveva soffrire almeno dieci volte quanto Mary e la sua famiglia! Naturalmente, c’era la questione della validità del matrimonio, ma Thomas aveva contattato il loro avvocato non appena il Dottor Pomfrey aveva portato via la sgualdrina.

Quello che Mary non apprezzava, era che a Tom era stato assegnato un avvocato d’ufficio. Secondo Thomas, era perché la sgualdrina ora apparteneva all’aristocrazia e quei nobili presuntuosi volevano avere la meglio imponendo loro un incompetente. Almeno, l’idiota aveva accettato di incontrarli nell’ufficio del loro avvocato.

Avrebbero preso due piccioni con una fava, in realtà. Thomas aveva inviato tutti i documenti che Mr. Abbott aveva lasciato loro, chiedendo a Mr. Stevens di esaminarli alla ricerca di qualsiasi scappatoia utile.

Il 7 febbraio, alle tre e mezza del pomeriggio, Mary e Thomas, con Tom, entrarono nell’ufficio di Mr. Stevens. A lei fu offerta una tazza di tè un po’ forte per i suoi gusti, mentre agli uomini fu data la possibilità di scegliere tra la stessa bevanda o il whisky—nessuno dei due era un buon segno.

“La buona notizia è che, in effetti, vostra nuora, e quindi vostro nipote, potrebbe ereditare la baronia se suo zio morisse senza eredi. La cattiva notizia, invece, è che vostro nipote non avrà alcun diritto se il matrimonio è annullato come auspicate: vedete?” Mr. Stevens indicò una riga del vecchio documento. “Erede generale del corpo legittimamente generato e da generare. Altrettanto dicasi per il testamento del fu Mr. Cowper.”

Mary si massaggiò le tempie.

Aveva tollerato la sgualdrina in casa sua solo per il Piccolo Thomas! Sarebbe stato molto più semplice se quella sgualdrina avesse avuto la decenza di morire di parto! Ora dovevano tenersi quella pezzente se volevano l’eredità di Zio George.

“Siete certo che non ci sia una scappatoia?” domandò Mary.

“Cosa mi dite di un divorzio? Sarebbe possibile considerato che mio figlio ha contratto le nozze sotto l’effetto di una droga?” aggiunse Thomas.

“Il divorzio può essere concesso solo in caso di adulterio, bigamia o impotenza.”

“Molto bene, faremo tutto —”

“Thomas! Come possiamo infangare ulteriormente il nome dei Riddle!” sussultò Mary, fissando il marito.

Racchia com’era, non potevano accusare la sgualdrina di adulterio o bigamia, e sarebbe stato troppo vergognoso rendere pubblica la recente menomazione di Tom.

“Inoltre,” continuò lei, “per chiedere un divorzio nostro figlio dovrebbe rimanere sposato con quella sgualdrina!”

“Pa-padre, non potete chiedermi questo!” urlò Tom, alzandosi in piedi. “Dobbiamo sbarazzarci di quella strega e del suo aborto infernale! Annegarli, bruciarli! Rispedirli nella bolgia da cui vengono!”

“Tom, mio caro, smettila di dire sciocchezze…” lo rimproverò dolcemente lei con un misto di durezza e preoccupazione.

Era certamente un effetto collaterale della droga della sgualdrina. Non solo aveva fatto in modo che Tom fuggisse e andasse a letto con quella lurida baldracca, ma gli aveva anche scombussolato la testa” quella mistura doveva contenere dell’assenzio; non c’era altro modo per spiegare quel blaterale di incantesimi e pozioni!

“Non me lo sono inventato, Madre! Quella donna è una strega e ci trasformerà nei suoi burattini se non ci sbarazziamo di lei!” Tom gridò con la voce stridula come quando aveva cinque anni. “Perché non mi credete…”

“Io vi credo, Mr. Riddle,” disse Mr. Stevens, inaspettatamente. 

Mary lo fulminò con lo sguardo, cercando di nascondere la rabbia che le ribolliva dentro.

Non dovevano incoraggiare i deliri di Tom, tutt’altro! Ma se suo figlio non migliorava, forse avrebbe dovuto mandarlo in un istituto finché non fosse guarito. Aveva sentito dire che erano i migliori erano svizzeri.

Irrigidì la schiena, sollevando appena il mento. “Io non…”

Bussarono e una giovane donna aprì la porta.

“Ehm… Mr. Stevens è qui per vedere Esquire Riddle, Mrs. Riddle e Mr. Riddle, signore.”

Il nuovo arrivato sembrava una versione più giovane di Mr. Stevens, più alto e senza pancia. Il suo sorriso con le fossette era affidabile, i suoi vestiti impeccabili: non sembrava un incompetente o uno zoticone. Eppure… eppure c’era qualcosa nell’avvocato che rendeva Mary nervosa. O probabilmente era la reazione di Tom. Suo figlio era scattato in piedi, mettendo più distanza possibile tra sé e l’uomo, con gli occhi sbarrati dal terrore come se avesse visto un fantasma.

“Vo-voi siete come quella—Non si avvicini!”

“Thomas George Riddle! Dove sono le tue maniere?” Mary lo rimproverò.

Il nuovo arrivato, tuttavia, agitò una mano come se quella reazione non lo riguardasse. “Non preoccupatevi, signora: la reazione di Mr. Riddle è prevedibile.”

“Dunque… i tuoi sono coinvolti in questa storia,” disse cupo Mr. Stevens. Sospirò, alzandosi. “Signora, signori, posso presentarvi mio figlio maggiore, Albert? Un avvocato di gran talento, peccato che non possa succedermi alla guida dello studio.”

Mary e Thomas si lanciarono un’occhiata, cercando di capire cosa volesse dire. Forse suo figlio aveva deciso di uscire dall’attività di famiglia e di farsi un nome proprio?

“Come dimostra il caso “Ministero contro Gaunt,” c’è bisogno di avvocati che facciano da ponte tra la legge magica e quella babbana,” rispose suo figlio senza giri di parole —Mary capì meno della metà di quello che stava dicendo, ma apprezzò il tono professionale. “Ma adesso abbiamo del lavoro da fare e possiamo discuterne domenica prossima a pranzo.”

Si guardò intorno, poi estrasse un bastoncino di legno dalla tasca interna della giacca e fece un movimento secco col polso. Tom fece un balzo indietro squittendo, il volto cinereo. Mary afferrò il braccio del marito quando una sedia apparve dal nulla, per far sedere Mr. Albert Stevens.

“Mi è stato detto che siete al corrente della “peculiarità” di Miss Gaunt, Mr. Riddle,” disse il giovane avvocato, guardando Tom.

“È… è una strega!”

“Non esattamente, ma Miss Gaunt è comunque sotto la giurisdizione del Ministero della Magia.”

Mary avrebbe voluto dirgli che stava sproloquiando, però aveva visto quella sedia apparire dal nulla! Non era nascosta da qualche parte o chissà cosa!

Fece un respiro profondo e strinse più forte la borsa. C’era sempre una spiegazione sensata, ed essere scioccata o impressionata non sarebbe stato d’aiuto.

Doveva mantenere la calma, a qualunque costo.

“Potrebbe spiegarsi?”

Mr. Albert Stevens agitò di nuovo il bastoncino. Questa volta apparve una lavagna.

“Mi scuso se sarò conciso, ma mi è stato accordato di rivelare solo le informazioni strettamente necessarie. Per farla breve: maghi, streghe, folletti e fate esistono e sono nascosti sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, non tutti gli individui dotati di poteri magici sono uguali. Ci sono quelli di pura ascendenza magica, i Purosangue; quelli come me nati in una famiglia non magica — i Nati Babbani; e quelli che non hanno alcun potere magico pur essendo nati in una famiglia magica — i Magonò. Per ammissione di suo padre, Miss Gaunt molto probabilmente rientra nell’ultima categoria.”

Mentre parlava, ogni parola e la sua definizione apparvero sulla lavagna.

Un’ondata di vergogna colpì Mary quando guardò Tom. Come aveva potuto non credergli? Come aveva potuto pensare che fosse diventato uno squilibrato come la sgualdrina e la sua famiglia?

“Detto questo, abbiamo delle leggi destinate a proteggerci e a tenerci nascosti da voi, i Babbani — “

“Allora perché ce lo state dicendo?” disse Thomas, stringendo gli occhi sospettosamente.

Albert Stevens fece un sorrisetto tirato.

“Il Wizengamot, la nostra Corte Suprema, ha bisogno della testimonianza di vostro figlio. Ma non preoccupatevi: dopo la sentenza, un Obliviator altererà i vostri ricordi e Miss Gaunt tornerà ad essere semplicemente la barbona del villaggio che ha circuito vostro figlio. Se avete altre domande, non sono autorizzato a rispondere, a meno che non siano legate al caso.”

Thomas aprì la bocca, ma poi la chiuse. Anche Mary aveva molte domande, ma perché dar loro voce se sarebbero rimaste senza risposta, o se avrebbe dimenticato? Non le piaceva l’idea che qualcuno manipolasse i suoi ricordi, ma avrebbe dimenticato volentieri tutto — meglio ancora se anche gli abitanti del villaggio e i loro conoscenti dimenticassero la vicenda, come se non fosse mai successo.

“Miss Gaunt è accusata di somministrazione prolungata di pozioni a un Babbano,” disse Albert Stevens. “Questo, signora e signori, è un reato grave ai sensi delle nostre leggi.”

Questa sì che è una buona notizia, Mary avrebbe voluto dire, ma qualcosa in quel mago la trattenne.

Il mago chiese a Tom di ricordare i giorni che aveva trascorso sotto l’effetto della pozione. Era imbarazzante ascoltare Tom, non solo per il suo comportamento improbabile e svenevole, ma soprattutto per la balbuzie e il rifiuto a guardarli in viso — proprio come quando aveva sei anni e aveva combinato qualche marachella.

“La partita di filtro d’amore utilizzata era senza dubbio scaduta,” disse il mago. “L’Amortentia diventa più potente man mano che matura e dopo tre settimane dalla produzione, non può più essere venduta al banco. Da quando è finita la guerra, inoltre, abbiamo avuto un problema di traffico illegale di pozioni, per cui se Miss Gaunt dovesse testimoniare in questa indagine e contribuire a smantellare questa organizzazione criminale, la sua pena potrebbe essere ridotta o permutata. Inoltre, ha smesso di somministrare la pozione di sua spontanea volontà, cosa che il Wizengamot considererà tale ravvedimento come una attenuante.”

Mary serrò le labbra, non gradendo l’idea che la sgualdrina la facesse franca sputando un paio di nomi o perché aveva cambiato idea.

“E il matrimonio? All’ epoca, Mr. Riddle non era nel pieno delle sue facoltà mentali. Forse le vostre leggi sono diverse?” disse Mr. Stevens padre.

Il figlio chiese il certificato di matrimonio e lo lesse attentamente.

“Per essere considerato valido. un matrimonio secondo le leggi babbano che coinvolge almeno un coniuge mago deve essere rettificato presso il Registro Stregonesco entro un anno e un giorno,” rispose l’avvocato stregone. “E poiché la legge magica soprassiede quella babbana, il matrimonio tra Mr. Riddle e Miss Gaunt diventerà nullo il 15 febbraio senza che dobbiate fare qualcosa. Ovviamente, con tutto ciò che ne consegue.”

“Quindi il bambino diventerà illegittimo,” disse Mr. Stevens padre. “Almeno secondo la nostra legge.”

“In effetti, il Capofamiglia dei Gaunt potrebbe richiedere la legitimatio per rescriptum magorum; tuttavia —” Il mago contò sulle dita — “il bambino sarebbe legittimato un Gaunt, non un Riddle; Mr. Gaunt è stato ritrovato morto al suo domicilio, e Mr. Morfin Gaunt deve scontare altri due anni ad Azkaban, la nostra prigione, per cui non può richiedere la legittimazione nei tempi di legge. Ultimo ma non per importanza, è impossibile che quei fottuti Purosangue riconoscano un Mezzosangue come uno di loro.” Sorrise imbarazzato. “Temo che l’unico modo che per legittimare il bambino come un Riddle sia di rettificare il matrimonio.”

“Non lo farò!” gridò Tom. “Non voglio avere niente a che fare con quella strega e il suo aborto!”

“Tom, per favore! Non ci sei d’aiuto!” Mary cercò di calmarlo.

Non c’era davvero alcuna via d’uscita? Sarebbero stati costretti a sopportare la sgualdrina per il resto della loro vita? Potevano anche fare a meno del titolo nobiliare e della proprietà, ma che ne sarebbe stato dell’eredità dello Zio Charles?

Un bruciore sordo le crebbe nello stomaco: era così ingiusto! Se solo Tom non avesse avuto quell’incidente, se solo fosse stato ancora in grado di avere figli…

Sarebbe stato meglio se quella lurida sgualdrina fosse morta dopo aver partorito.

“Possiamo rettificare questo matrimonio e chiedere il divorzio?” chiese Thomas, ancora aggrappato a quella folle idea.

“Posso studiare la cosa,” ammise il mago. “Tuttavia, tenete presente che le famiglie Purosangue spingerebbero per un verdetto a loro favore.”

Thomas e Mary si guardarono, con la stessa domanda che guizzava nei loro occhi.

“Come avete detto?”

Il mago agitò di nuovo la bacchetta.

Un giornale apparve davanti a loro, aprendosi alla nona pagina: l’articolo parlava del matrimonio scandaloso di una divorziata; la fotografia che si muoveva mostrava un bianco e una donna di colore molto incinta. Mary poteva dire cosa fosse più scandaloso: che la sposa fosse divorziata, incinta o appartenente a un’altra razza.

“Proprio come Mr. Riddle, Madame Kama fu costretta a iniziare una relazione con Mr. Lestrange, anche se lui aveva usato la Maledizione Imperius invece dell’Amortentia,” disse il mago. “Quando Madame Kama riuscì a spezzare la maledizione, denunciò Mr. Lestrange. Probabilmente, il suo divorzio da Mr. Kama si sarebbe potuto annullare e Mr. Lestrange condannato all’ergastolo se si fosse rivolta alle autorità francesi. Ma si appellò al Wizengamot, senza tenere conto dell’influenza dei Lestrange.”

A Mary non piacque quell’antifona. Tanto che ringhiò: “Devo supporre che l’abbia fatta franca.”

“Mr. Lestrange aveva messo incinta Madame Kama, quindi ha fatto cadere le accuse con a un matrimonio riparatore,” rispose amaramente il mago. “Madame Kama apparteneva a un’antica famiglia purosangue di origini ghanesi che sosteneva di discendere dai Tendamba, una stirpe di sacerdoti re. Un partito tollerabile per una famiglia come i Lestrange.”

“L’ha sposato lo stesso?!” gridò Tom, alzandosi in piedi nonostante tutto il suo corpo tremasse. “L’ha sposato nonostante lui l’abbia maledetta?!”

“Madame Kama ricevette così tanta pressione sociale ed infamia che dovette accettare. D’altra parte, era tempo che Mr. Lestrange si sposasse e avesse un erede, così lo fece anche se si era già stancato di Madame Kama. Ma alla fine, lei partorì una bambina invece del figlio desiderato.”

“E poi cos’è successo?” chiese Mary, cedendo alla sua sete di pettegolezzi — no, non erano pettegolezzi, stava raccogliendo informazioni utili da usare a suo vantaggio.

“Madame Kama morì poco dopo il parto, e Mr. Lestrange si risposò nel giro di tre mesi,” rispose il mago, la sua voce s’incupì. “Tuttavia, questa volta non abbiamo a che fare con due famiglie Purosangue, ma con i Gaunt, che sostengono di avere il sangue più puro di acqua di sorgente, e una famiglia Babbana — “

“Osate disprezzarci, i Riddle di Little Hangleton?!” Thomas lo interruppe, sbattendo il pugno sul tavolo.

Il mago alzò le mani in un gesto distensivo.

“Sono dalla vostra parte, signore, e rispetto una gran famiglia come la vostra. Ma ahimè, non si può dire lo stesso della maggior parte dei Purosangue: ai loro occhi, questo matrimonio è come…” Strinse le labbra, probabilmente pensando al modo migliore in cui spiegarsi. “È come se la principessa reale fuggisse con uno stalliere, o il Principe del Galles sposasse una divorziata della borghesia.”

Un misto di offesa e comprensione sciamò nella testa di Mary.

Se aveva capito bene, allora quella giuria di maghi avrebbe potuto far ricadere la colpa su Tom—avrebbe anche potuto sottrare il bambino!

Fu così travolta che non riuscì più a seguire la discussione.

Non c’era modo di liberarsi di quel maledetto matrimonio, non se voleva conservare l’eredità dello Zio Charles e avere un erede per la famiglia!

Se solo quella maledetta sgualdrina fosse morta di parto… se solo Tom potesse ancora avere figli…

 

==================================

 

Amortentia: uno dei plothole che ho cercato di colmare è perché un filtro d'amore potente come l'Amortentia possa essere venduto in un negozio di scherzi; poi mi sono ricordata che il Professor Slughorn aveva detto che gli effetti su Ron erano così potenti perché la pozione era vecchia. Suppongo che ci sia un lasso di tempo sicuro per venderla al banco; inoltre, dato che è una pozione difficile (e costosa?) da preparare, potrebbe esserci un commercio illegale di Amortentia "scaduta".

Rettificazione Matrimonio Babbano: alla fine ho tagliato i dettagli, ma pensavo che tale misura fosse stata messa in atto per prevenire eventuali unioni improprie, come quella di Ted Tonks e Andromeda Black (che mi piace pensare sia stata sposata dal Professor Silente: voglio dire, come Capo del Wizegamot, potrebbe avere l'autorità legale per sposare una strega e un mago, o no?).

Legitimatio per rescriptum magorum (principis): nel codice civile dell'imperatore Giustiniano I, se un uomo non aveva figli legittimi e non poteva sposare la sua concubina, poteva chiedere che i figli naturali fossero legittimati per atto sovrano. Ho modificato un po' il concetto per adattarlo alla società magica, in particolare facendo fare le richieste al capofamiglia invece che al padre effettivo.

Tendamba: sacerdoti del dio della terra che governavano le popolazioni della zona prima della conquista del Ghana da parte dei Mole-Dagomba nel XV secolo.

 

Beh, sì, non sto dando molta scelta a Mary, legalmente parlando: grazie al cielo le leggi sono cambiate da allora e i figli delle coppie non sposate hanno gli stessi diritti di quelli sposati! Mi è piaciuto anche che " Animali Fantastici" mi abbia fornito un precedente con cui lavorare: ci sono troppe somiglianze tra ciò che Corvus Lestrange e Merope Gaunt hanno fatto per avere la persona che desideravano!

Per quanto riguarda l’affermazione che Merope sia una Magonò, non c'è nulla che provi il contrario, solo il fatto che la violenza e l'abuso possono attenuare la Magia — e c'è bisogno di Magia per preparare una pozione. Ecco perché ho scelto la teoria che Merope abbia comprato l'Amortentia (scaduta) da un pusher—probabilmente non aveva abbastanza soldi per comprarla da un normale maestro di pozioni. Del resto, sarebbe più facile per il Ministro Fawley gestire la bufera in arrivo se la gente crede che Merope sia una inutile Magonò.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Motivi di Divorzio ***


Mr. Albert Stevens si recò dai Riddle solo tre giorni prima dell’udienza della strega. L’ora era inopportuna, nel dopocena, ma fu fatto accomodare poiché il tempo era poco e i Riddle avevano bisogno di sapere cosa si dovesse fare per il Piccolo Thomas.

Mary fece servire il brandy e il caffè nello studio di Thomas, e congedò i domestici dando loro abbastanza mansioni da non avvicinarsi alla stanza. Apprezzò anche il fatto che l’avvocato — o “avvomago” come lui stesso si definiva — avesse aggiunto un incantesimo anti-spia alla porta e alle finestre.

“Mi dispiace confermare che, l’unico modo per legittimare il bambino come Thomas Riddle, è rettificare il matrimonio di suo figlio.”

Mary sbuffò. Non era certo una novità, e ancor meno una buona notizia. Lei e Thomas avevano discusso negli ultimi giorni su cosa avrebbero dovuto fare in quel caso — in che modo avrebbero potuto convincere Tom a rimanere sposato con quella strega per il bene della legittimità del Piccolo Thomas — ma avevano convenuto che era impossibile senza una via d’uscita così immediata come la morte di lei. Dopo tutto, anche se avessero optato per un divorzio, ci sarebbero voluti, o addirittura fallire: la strega avrebbe probabilmente chiuso un occhio sulle infedeltà di Tom e lei era troppo brutta per trovarsi un amante, anche se fasullo.

“Allora, quali sarebbero queste “buone notizie” di cui ha parlato, Mr. Stevens?” disse Thomas, stringendo gli occhi all’avvomago.

Il mago sogghignò, mostrando loro alcuni ritagli di giornale.

“Nel 1918, un Mago inglese sposò una Babbana americana mentre entrambi erano sul Fronte Occidentale. Il matrimonio fu un po’ una sorpresa per la famiglia magica, ma fu rettificato alla fine della guerra. Qualche mese dopo, la coppia decise di trasferirsi negli Stati Uniti—”

“E cosa c’entra questo con noi?” ringhiò Thomas.

Mary annuì con decisione: non capiva affatto che senso avesse quel pettegolezzo. Eppure, il ghigno malizioso dell’avvomago le procurò un brivido insperato.

“Signore, i matrimoni tra Maghi e Babbani sono illegali negli Stati Uniti.”

Mary sbatté le palpebre. Aveva sentito bene?

“Poco dopo il loro arrivo a Boston, il MACUSA - il Congresso Magico degli Stati Uniti d’America - arrestò il Mago con l’accusa di miscegenazione,” disse Albert Stevens, picchiettando il dito su un ritaglio particolare.

Thomas lo prese e lo avvicinò agli occhi, mentre Mary si precipitò a prendergli gli occhiali. Secondo l’articolo, il Mago aveva dichiarato di essere stato vittima di un sortilegio che gli aveva fatto sposare la Babbana; a causa delle circostanze del matrimonio, il MACUSA aveva imposto un divorzio Babbano e bandito il Mago dal paese.

“Ho fatto delle ricerche tramite i colleghi di mio padre a New York, e hanno confermato il caso dal lato Babbano,” aggiunse Mr. Stevens, mostrando loro un telegramma, ricevuto neanche un’ora prima. “A quanto pare, la coppia ha dovuto vivere qualche mese a Reno, in Nevada, prima di chiedere il divorzio.”

Thomas lesse attentamente le poche righe del telegramma, accarezzandosi i baffi e aggrottando la fronte.

“Questo significa che…”

“Vostro figlio potrebbe ottenere il divorzio prima di Natale, nella migliore delle ipotesi. E nella peggiore, meno di un anno dopo che Miss Gaunt avrà scontato la sua eventuale pena,” concluse Mr. Stevens.

“E potremmo dare la colpa a lei, giusto?” disse Mary, incapace di frenare la lingua.

Con sua sorpresa, l’avvomago le rivolse un ghigno sghembo di conferma.

Era meraviglioso! Era perfetto! Certo, avrebbero dovuto sopportare la strega per un po’, ma se potevano metterla sotto chiave dall’altra parte dell’Atlantico, ne sarebbe valsa la pena. Inoltre, da quello che Mary aveva capito, la strega era piuttosto ignorante persino del suo stesso mondo: non avrebbe sospettato nulla, dirigendosi verso il suo destino mite come un agnellino condotto al macello.

“Non lo farò!” Tom urlò, con gli occhi spalancati dal terrore e il volto cinereo. Scosse la testa così forte che Mary temette che si sarebbe rotto il collo. “Non lo farò …”

“Tom, sarà solo per—”

“Ho detto di no, Padre! Non voglio più restare sposato con quella lurida strega!” Rivolse i suoi occhi imploranti a Mary, gli stessi occhi di quando era ancora bambino. “Vi prego, Madre…”

Mary si morse la lingua, facendo del suo meglio per non esplodere dalla rabbia. Sorrise dolcemente, scusandosi, e portò suo figlio nell’angolo nascosto dello studio di Thomas. Lo fece sedere su un poggiapiedi e si inginocchiò davanti a lui. Mary gli tenne le mani, accarezzandogli premurosamente i palmi sudaticci.

“Tom, ti prego, calmati. Capisco come ti senti, ma non c’è altra scelta.”

“Non voglio!”

“Pensi che io voglia quella lurida strega sotto il mio tetto? Ma dobbiamo essere ragionevoli, Tommolo.” — Santo cielo, non chiamava così suo figlio da quando aveva quattro anni! — “E la cosa più sensata da fare è che il Piccolo Thomas sia un Riddle.”

Tuttavia, suo figlio scosse la testa più forte. “Non voglio avere niente a che fare con quell’aborto demoniaco!”

“È tuo figlio, per la miseria! L’unico che avrai in vita tua!” Mary sibilò, sforzandosi di non urlare. Gli afferrò il viso, costringendolo a non distogliere lo sguardo dal suo viso. “Se tu potessi avere figli; avrei lasciato che Mr. Smithers picchiasse e cacciasse subito quella strega da Casa Riddle. Tuttavia, non sei più uno stallone, Tom!” Deglutì, lasciando che le lacrime si insinuassero nella sua voce. “Sei un… un castrone.”

La telefonata di Thomas riecheggiava nella sua testa.

Tom è in ospedale… torsione testicolare… troppo tardi… bisogna prevenire la setticemia… non c’è altra scelta che rimuovere i testicoli…

Mary lo abbracciò, maledicendo in cuor suo quella strega. La sua gente poteva dire che non aveva quasi nessun potere, ma Mary era certa che era colpa sua! Una maledizione o qualcosa per punire Tom per averla lasciata…

La vendetta era un piatto da servire freddo.

“So che è una pillola amara da ingoiare, ma ti prego, ascoltami,” gli sussurrò all’orecchio, come faceva quando era un bambino testardo che non voleva fare qualcosa. “Resterai sposato con quella strega solo per il tempo necessario. Poi partirete per una luna di miele posticipata—”

“M-madre…”

“Shush e ascolta, Tommuccio. Non ti lascerò solo con lei, verrò con voi con la scusa di badare al Piccolo Thomas, ovviamente. Andremo a New York per la prossima stagione sociale e lì…” Mary sogghignò, abbracciando Tom più stretto e abbassando la voce in un sussurro suadente. “Lì quei maghi americani ci sbarazzeranno di lei. Pensaci, Tommino: non dovremo fare altro che sopportare e sorridere per qualche mese. E chissà, forse tra qualche giorno la sbatteranno in prigione, togliendocela dai piedi fino a quando non potremmo portare a termine il nostro piano”

Avrebbero potuto dire che per la gravidanza e la febbre puerperale avevano indebolito la strega; avrebbero potuto anche dire che si era ammalata di tubercolosi e che l’avevano mandata in un sanatorio. E se la giustizia magica fosse inutile e l’avessero rilasciata con una solo una sculacciatina, avrebbero giocato alla famigliola felice per qualche settimana e poi se ne sarebbero partiti con la scusa della luna di miele.

“Ma… ma hanno detto che ci faranno dimenticare…”

Mary trasalì all’osservazione di Tom. In effetti, se avessero dimenticato quello che poteva succedere se Tom e la strega si fossero recati negli Stati Uniti, allora sarebbe stato tutto inutile.

A meno che…

“Ho un’idea, Tom, ma devi promettere di fare il bravo ragazzo e di obbedire alla tua mamma.”

“Io…” Suo figlio deglutì, guardando le sue mani tremanti. “Sì, Madre.”

Mary gli baciò la fronte, lasciando una macchia di rossetto sulla pelle pallida, e si voltò con un sorriso luminoso.

“Tom è d’accordo con questo piano.”

Mr. Stevens annuì con un sorriso da squalo. Thomas, tuttavia, lo fulminò con lo sguardo.

Si schiarì la gola, sibilando. “Per curiosità: perché avete suggerito un simile piano? Avete detto che… Miss Gaunt è una strega Purosangue, e che i purosangue curano i loro interessi.”

Come risposta, l’avvomago scoppiò a ridere e indicò il camino.

“Probabilmente per lo stesso motivo per cui quel ritratto è qui, signore!”

Tutti fissarono l’austero dipinto.

“Il mio… il mio antenato?”

Mr. Stevens scosse la testa. “Quello è Nathair Slytherin, l’ultimo discendente di Salazar Slytherin in linea maschile: i Gaunt di Little Hangleton sono suoi parenti attraverso sua figlia Astrite.”

Tutti sussultarono — un’improvvisa ondata di disgusto colpì Mary così forte che voleva vomitare.

“State dicendo che noi e quegli schifosi—”

“Certo che no, signora!” rise ancora l’avvomago. “Vedete, l’altro giorno a pranzo discutevo del vostro caso con mio suocero e… beh, è un appassionato di Storia Magica e legge per diletto i vecchi casi giudiziari del Wizengamot, e mi ha raccontato che questa non è la prima volta che i Gaunt hanno problemi con la vostra famiglia. Comunque, il rapporto tra Lady Astrite Gaunt e suo padre era sempre stato teso, ma divenne irrecuperabile dopo la morte del fratello minore, e anche la relazione con i suoceri e i figli non era granché una volta rimasta vedova. Tutto perché aveva “osato” vendere alcuni terreni a un Babbano di nome Sebastian Riddle!”

“Il fondatore della mia famiglia!?” Thomas sussultò.

Mr Stevens si mise a ridere annuendo. “Alla sua morte, il danno oltre alla beffa: Astrite lasciò Gaunt Manor, con un terzo delle sue terre e tutto ciò che era al suo interno, al suddetto Babbano. Naturalmente, i figli contestarono il testamento, ma era fatto in modo tale che non poteva essere ignorato.” Si avvicinò al ritratto, sogghignando. “È probabile che, come ultimo dispetto, abbia lanciato un incantesimo immobilizzante sul ritratto di suo padre e abbia alterato i ricordi del Babbano per fargli credere che fosse suo padre o suo nonno.”

Punzecchiò sulla faccia ritratta, ancora sogghignando.

“Gli Slytherin… i Gaunt… la maggior parte delle famiglie Purosangue pensano di essere dèi sulla Terra, mentre quelli come me e voi non sono altro che scarafaggi! Non avete idea di quanto mi abbiano tormentato mentre ero a Hogwarts!” sputò.

Il disgusto nello stomaco di Mary si trasformò in rabbia.

Suo marito era un Riddle! Nonostante fossero arrivati dalle Fiandre tre secoli prima, possedevano più della metà della valle! Avevano denaro! Una casa a Londra in uno dei migliori quartieri! Avrebbero ottenuto i beni dello zio Charles, compresa Perlandwell con la sua collezione di belle arti! E lei… la sua bis-bis-bisnonna era una nobildonna francese! Prima della Rivoluzione, era stata una delle compagne di giochi dei principi di sangue! La madre era una confidente della Regina Maria Antonietta e il padre un consigliere fidato del re!

Nessuno poteva osare guardarli dall’alto in basso!

“Non avete idea di quanto sia onorato e felice di seguire il vostro caso, Mr. Riddle!” disse Mr. Stevens, la sua voce dura e deliziata. “Vedere le paure di quei Purosangue pieni di boria diventare realtà, vedere il più puro di loro mischiarsi con uno di noi… e la cosa più divertente è che se la sono cercata! Nessuno di loro è intervenuto per salvare Miss Gaunt da una vita di soprusi! Nessuno di loro ha mosso un dito per impedire i suoi crimini! Non credete che la loro hybris dovrebbe essere punita?”

“È il minimo!” disse Mary, impettendosi.

“Tuttavia, quel Mr. Fawley ha detto che sarebbe stato nell’interesse di tutti tenere la cosa nascosta. E tu eri d’accordo con lui, Mary,” le ricordò Thomas.

Mary gemette, massaggiandosi le tempie mentre l’emicrania iniziava a tarlarle la testa. Aveva tre giorni per trovare una soluzione — non erano molti, ma poteva iniziare a familiarizzare con il suo avversario.

“Mr. Stevens, sarebbe possibile incontrare Merope prima dell’udienza? Inoltre, posso prendere in prestito una delle vostre riviste di moda, se esistono?”

“Sì, signora, posso farle consegnare gli ultimi numeri del Witch Weekly e del The Enchantress’s Home Journal domani mattina, e accordarmi con il Dr Pomfrey per un incontro con Miss Gaunt.”

Mary annuì soddisfatta, poi si scusò affermando che l’emicrania la costringeva a ritirarsi per la notte. Tuttavia, mentre girava la maniglia della porta, si voltò.

“Oh, e potrei essere costretta a mettere un servo fidato a parte della… peculiarità di Merope.”

 

 

Note

Nell’epoca in cui la stia ha luogo, le leggi sul divorzio del Nevada erano tra le meno restrittive: erano previsti ben sette motivi di divorzio (purtroppo le mie ricerche qu quali fossero le altre quattro sono state infruttuose, ma suppongo che una condanna potesse farne parte), richiesta che poteva essere fatta dopo sei mesi di residenza nello stato (nel corso del 1927, questo lasso di tempo sarebbe stato ridotto a tre mesi).

Forse un divorzio parigino sarebbe stato un più onorevole, o per lo meno modaiolo, ma il trend era diffuso nell’alta società americana e nel 1927 era in declino, dato che era diventato un palese abuso del sistema giudiziario francese (anche se forse sarebbe stato più facile trovare qualcuno disposto a fingersi l’amante di Merope)

 

Ho tagliato un po’ di dettagli sul precedente che usa l’avvomago, dato che a Mary non sarebbe interessato un fico secco di saperne di più.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Paper Doll ***


La mattina dopo, Mary trovò sulla toeletta una comune cartella di carta glialla: era spessa un dito, abbastanza grande da contenere un paio di numeri di Vogue. La lettera che l’accompagnava era firmata da Mr. Albert Stevens. All’inizio Mary fu un po’ turbata dal modo in cui le riviste erano state consegnate. Poi si ricordò che probabilmente un mago aveva altri mezzi per consegnare un pacco che il postino o irrompere in casa.

L’avvomago presentò le riviste contenute nella busta, avvertendo Mary delle immagini in movimento e, soprattutto, di riconsegnarle al più tardi il giorno seguente, tenendole lontane da occhi indiscreti. La invitò anche a rendere visita al Dr Pomfrey quello stesso pomeriggio, o a fare una visita mattutina l’indomani se non fosse riuscita ad arrivare a Londra in tempo: la squaldrina era impaziente di ritrovare il Piccolo Thomas e avere notizie sul marito. 

Mary richiuse la lettera e si avvicinò allo specchio, controllando la radice dei capelli: avrebbe dovuto tingerli di nuovo prima dell’udienza.

«Yvette, chiudi la porta», disse, osservando nello specchio il riflesso della cameriera obbedire e rimanere in attesa del prossimo ordine. «Prima di tutto, voglio la tua parola che nulla di tutto questo sarà condiviso con gli altri domestici.»

La cameriera francese irrigidì la postura, con l’orgoglio aleggiante nei suoi occhi. Stava per essere resa parte dei segreti della sua padrona, una prova della fiducia che lei riponeva in lei… o almeno, questo era ciò che Mary voleva far credere a Yvette. Dopo tutto, nel giro di una settimana avrebbero dimenticato la conversazione.

«Oui, Madame

«La squaldrina è una strega.»

A volte, chiamare le cose con il proprio nome era la scelta migliore. Non che esistesse un eufemismo per definire ciò che Merope Gaunt era, o meglio, Mary non aveva il tempo o l’energia per pensare a un modo più elegante.

Yvette sbuffò, divertita. «Ma che sorpresa… moche comme elle est….»

«Non mi riferivo al suo aspetto. È una vera strega. Una di quelle che... che lanciano incantesimi e volano su una scopa.»

La cameriera aggrottò le sopracciglia. Mary era stata la prima a liquidare le farneticazioni di Tom come allucinazioni causate da qualche droga che la sgualdrina avesse usato per irretirlo, e tutti i domestici avevano seguito il suo esempio.

Mary si voltò verso la cameriera. «A quanto pare, la sua razza costituisce una società a sé stante: secondo le loro regole, ciò che ha fatto a mio figlio è un reato.»

Yvette sussultò, facendosi il segno della croce. «Mais, Madame! come potete tollelare che il padroncino resti con... cette sorciére?!»

«Ci hanno assicurato che è una vergogna perfino per la sua stessa razza: senza alcun potere magico! Non è neanche capace di preparare da sola la pozione con cui ha sedotto Tom! Ma non voglio discutere le mie decisioni», disse Mary con un sibilo ammonitore. Porse il pacco a Yvette. «Ho chiesto alcune delle loro riviste di moda: scegli un abito da giorno e un abito da cocktail che non stridi. Qualora non ne avessi, acquisteremo qualcosa di adeguato da Harrod’s oggi pomeriggio.»

Yvette annuì, prendendo il pacco. Mary, invece, si voltò verso lo specchio, controllando che non ci fossero altri capelli grigi, nuove rughe o macchie dell’età che potessero rovinare il suo aspetto. Un’ondata di indignazione la colpì quando sentì la cameriera trattenere una risata.

«Cosa c’è?»

Yvette rise sottovoce. «Rien, Madame. Chiederò a Mme Smith se abbiamo ancora qualche vestito de la feu Madame

Mary si voltò verso di lei. «I vestiti di mia… suocera?»

«Regardez-vous même, Madame!», sghignazzò la cameriera, porgendole una rivista.

In effetti, le immagini si muovevano—le donne cambiavano posa, mostrando gli abiti da vari punti di vista—ma ciò che era ridicolo era quanto fossero fuori moda!

«Santi numi! Non vedo questo stile di maniche da quando avevo otto anni! E questa acconciatura… era di moda quattro o cinque decenni fa!»

Mary non riuscì a trattenere la risata. Si chinò all’indietro, scuotendo la testa. Che presuntuosi, quei maghi! Osavano guardare dall’alto in basso i Riddle di Little Hangleton indossando abiti del 1885! Effettivamente, se Mary desiderava non dare nell'occhio durante la visita al Ministero della Magia, avrebbe dovuto indossare gli abiti di sua suocera; avrebbe potuto persino prestare alla sgualdrina l’abito da sposa della defunta Mrs. Riddle per la rettifica del matrimonio!

«In effetti, chiedi a Mrs. Smith di cercare—No», la voce di Mary divenne malevola in un batter d’occhio. «Piuttosto, dobbiamo far sfoggio di quanto siamo moderne ed eleganti. Seleziona alcuni abiti da giorno e da sera tra quelli comprati a Parigi qualche anno fa, quelli che ritieni potrebbero far sembrare la sgualdrina meno… sciatta.»

«Oui, Madame», rispose Yvette, anche se contrariata.

Quando stava per lasciare la stanza, Mary la richiamò.

«Inoltre, metti in valigia il necessario per i capelli: forbici, arricciacapelli, un pettine a caldo, brillantina… pensa a un’acconciatura che faccia notare il meno possibile quel suo occhio. Oh, e il trucco! Cielo se non ha bisogno di tutto l’aiuto possibile per sembrare vagamente umana….»

Yvette fece un ultimo inchino, attese qualche secondo altri ordini dell’ultimo minuto, e se ne andò.

 

* * *

 

Mr. Albert Stevens condusse Mary e Yvette in una viuzza che dava su una discreta e pittoresca piazzetta. Aveva una forma vagamente triangolare, con quattro alberelli sul lato più lungo a fare ombra su due panchine. L’avvomago si fermò davanti all’incrocio tra due case a schiera e si schiarì la voce.

«Mr. Stevens e Mrs. Riddle desiderano incontrare Mrs. Pomfrey.»

Mary si trattenne dallo sfregarsi gli occhi. Una porta stretta sembrò farsi spazio tra le due case, come un esploratore che attraversi una foresta vergine. La porta, ora di dimensioni normali e con una vetrata di colibrì in movimento da un fiore all’altro, si aprì su un luminoso androne. Ad accoglierli non c’era un maggiordomo, ma una piccola creatura dalla testa enorme, grandi orecchie a punta e occhioni enormi e tondi come palle di cricket, vestita con uno strofinaccio bianco a mo’ di toga.

«Questo è un elfo domestico, la servitù dei maghi», sussurrò Mr. Stevens. «Più una famiglia è ricca e importante, più elfi domestici possiede.»

«Immagino siano più costosi di una normale servitù.»

L’avvomago ridacchiò. «Al contrario! Amano lavorare, ma anche un centesimo li offenderebbe: gli basta un posto accanto al focolare, una ciotola di latte o di panna e qualche dolce.»

«Davvero?» Mary sussultò, tornando a guardare la creatura con nuovo interesse.

L’elfo domestico li introdusse in un salotto confortevole, anche se datato. La dottoressa Pomfrey accolse Mary e le presentò sua moglie e la figlia più giovane. Quest'ultima sarebbe stata più carina, se avesse sostituito il suo look alla Gibson Girl con un abito a vita bassa e un caschetto.

E poi c’era la sgualdrina.

Un’alimentazione sana, un buon bagno e un abbigliamento più curato la facevano sembrare quasi una persona. I capelli erano stati sistemati, e da spenti e scarmigliati erano diventati trecce d'un castano chiaro e cinerino. La carnagione, benché ancora pallida dopo il parto, era meno spenta, quasi sana. I suoi occhi, però, erano rimasti inquietanti, con quella pupilla eccentrica che faceva sembrare la sgualdrina come se avesse un occhio strabico. Mary confidava che, dopo essere passata per le mani esperte di Yvette, avrebbe avuto un aspetto accettabile.

Lasciò che la sgualdrina tenesse in braccio il piccolo Thomas per dieci minuti, poi chiese a Yvette di occuparsi della sgualdrina mentre lei e i Pomfrey discutevano di ciò che sarebbe accaduto durante e dopo il processo. Mary era fermamente intenzionata a mantenere il massimo riserbo sulla vicenda, e chiese persino se ci fosse un modo per far sembrare che la sgualdrina fosse stata mandata in un sanatorio invece che in carcere, per il bene del Piccolo Thomas ovviamente. Il Dottor Pomfrey non promise nulla, ma suggerì di discutere la questione davanti al Wizengamot.

Circa un’ora dopo, Yvette fece tornare la sgualdrina. La cameriera aveva arricciato e acconciato i capelli in due chignon appena sotto le orecchie, con una riga di lato e una folta ciocca a coprire l’occhio deforme. L’abito fuori moda era stato sostituito da un completo da giorno in lana blu petrolio abbinato a delle scarpe nere con tacco a rocchetto. Yvette prese la cloche scelta per accompagnare il completo, con una tesa asimmetrica per nascondere l’occhio. Forse, se avessero aggiunto un rossetto dal colore deciso sulle labbra, avrebbero potuto distrarre ancora di più gli osservatori dal difetto.

Mary girò intorno alla sgualdrina, esaminandola come se fosse una giumenta in vendita. L’abito era un po’ stretto sul ventre e sul petto, ma era comprensibile dato che la sgualdrina aveva partorito neanche sei settimane prima.

«Non è perfetto, ma non dovrebbe esserci bisogno di modificarlo», disse Mary con un sorriso forzato. «Perché non provi il Poiret?»

La sgualdrina aprì la bocca per rispondere, ma Yvette fu più veloce e la spinse di nuovo nella stanza attigua. L’abito rosso mattone, con applicazioni argentate e un fiocco nero sulla scollatura, faceva sembrare la sgualdrina più in salute, ma era più aderente del precedente. La figlia del Dottor Pomfrey le chiese il permesso di aggiustarlo e, con un colpo di bacchetta, l’abito calzò a pennello, come se fosse stato fatto su misura per la sgualdrina.

«Questo rende tutto più facile!» Mary dovette ammettere, facendo cenno a Yvette di aiutare la sgualdrina a indossare l’abito successivo.

Ogni volta, Mary si premurava di dire chi fosse lo stilista e dove avesse acquistato l’abito. O inventava tutto se si trattava di qualcosa che aveva portato da Harrod’s: dopotutto, quei maghi e quelle streghe non avevano idea di quali fossero le ultime tendenze. Mr. Albert Stevens doveva aver capito cosa Mary avesse in mente e ne era molto divertito.

Ci vollero tre ore, ma per l’udienza si accordarono su un completo rosso in lana e seta composto da una camicetta con perline, gonna a pieghe e mantellina asimmetrica, accompagnati da un cappello che obbligava la squaldrina ad alzare il mento per poter guardare da sotto la tesa.

«Ora bisogna scegliere l’abito per la rettifica del matrimonio», disse Mary, tra due sorsi di tè.

La sgualdrina squittì. «Signora, questo vestito mi piace molto! Non ho mai indossato niente di così bello….»

Mary sbuffò, combattendo l’impulso di rispondere che, ovviamente, una sciacquetta come lei non avrebbe mai e poi mai avuto l’opportunità di indossare un Jacques Doucet se non fosse stato per la sua magnanima mansuetudine—e il desiderio di mostrare la propria superiorità a dei maghi ignoranti.

«Tu e Tom non avete avuto una cerimonia di nozze appropriata, quindi assecondami.» Mary sottolineò quelle parole invece di dire "fa' come ti dico, e forse metterò una buona parola con Tom". «Spero tu capisca che non abbiamo tempo per farti confezionare un abito da sposa; quindi, devi accontentarti di uno da sera.»

La sgualdrina lanciò un’occhiata ai suoi ospiti e protettori, e in effetti Mrs. Pomfrey si schiarì la voce.

«Mrs. Riddle, sono sicura che Madame Malkins è in grado di fornirci un abito da sposa in così poco tempo.»

Mary stirò le labbra rosse in un sorriso ferino. «Mia cara signora, in effetti ero dello stesso parere fino a questa mattina. Ma dopo aver sfogliato le vostre… riviste di moda, ho pensato che sarebbe stato meglio per mia nuora prendere una posizione decisa. Poiché la sua mancanza di… magia rende Merope» - Detestava chiamare la sgualdrina con il suo nome proprio - «inadatta a vivere tra i suoi … congeneri, i quali tra l'altro l'hanno abbandonata nel momento di più grande bisogno, credo sia essenziale che rimarchi il suo desiderio di integrarsi nella nostra società.»

Mrs. Pomfrey aprì la bocca per replicare, ma la logica di Mary era troppo sensata per essere respinta. Mary non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di sbattere loro in faccia quanto quei maghi fossero retrogradi e fuorimoda, anche se questo significava far indossare alla sgualdrina abiti e accessori costosi di cui era indegna. Mary aveva la Scienza e la Tecnologia dalla sua parte e, sebbene concedesse che in alcuni casi un bastoncino e un hocus pocus potessero essere utili, non avrebbero mai rimpiazzato le comodità dell’era moderna.

La sgualdrina sfilò in due abiti da sera davanti a Mary, Mr. Albert Stevens e i Pomfrey. Questi ultimi dissero che c’era qualcosa di poco convincente negli abiti; Mary, invece, si trattenne dal rimarcare che la sgualdrina sembrava una gallina mezza spennata imbellettata con le piume di un pavone.

«È stupefacente!» Miss Pomfrey esclamò quando la sgualdrina entrò nel salotto con il terzo vestito.

Era una robe de style di Lanvin in seta champagne, lamé argentato e un grande fiocco blu scuro in vita. Yvette aveva avvolto un foulard di seta il più basso possibile sulla fronte per nascondere gli occhi strambi, ma non era il massimo. Non sarebbe stato difficile procurarsi un copricapo da sposa, anche se Mary avrebbe preferito non spendere un centesimo per quella sgualdrina.

«È un peccato per il colore, però….» disse il Dottor Pomfrey.

La cosa infastidì Mary. Era un uomo senza senso della moda! Come osava commentare un abito di Lanvin?!

«Prego?» Mary si sforzò di essere gentile.

Lo stregone, o come si chiamava, ridacchiò. «Voglio dire, se fosse grigio tenue e il fiocco verde Slytherin, si potrebbe dire che Miss Gaunt stia omaggiando il suo sangue. È vero che dovrebbe integrarsi nella società Babbana, ma allo stesso tempo sarebbe troppo crudele sradicarla.»

Mary voleva massaggiarsi le tempie, ma si trattenne. «Le chiedo scusa, dottore, ma non capisco il suo discorso.»

«Miss Gaunt è una delle ultime discendenti ancora in vita di Salazar Slytherin, uno dei più grandi maghi inglesi e fondatore di Hogwarts, la Scuola di Magia», spiegò Mr. Albert Stevens, quindi le indicò l’abito. «I colori del casato sono il verde scuro e l’argento, da cui il commento del Dr. Pomfrey.»

Mary fissò l’abito, cercando di immaginarlo in grigio perla pallido e verde scuro. Avrebbe potuto andare bene, ma rifare l’abito con tali specificazioni avrebbe richiesto troppo tempo e denaro; quanto all’uso di un incantesimo, Mary non sapeva se sarebbe stato un cambiamento definitivo. Espresse solo l’ultimo dubbio.

«Non è che un banale incantesimo di Glamour!» Mrs. Pomfrey rise.

«Diventerebbe come l’abito di Cenerentola, che a mezzanotte si ritrasforma in stracci», aggiunse Mr. Albert Stevens, lanciando l’incantesimo.

Se era così facile cambiare l’aspetto di un abito, forse…

«Questo ‘incantesimo di glamour’ funzionerebbe anche su una persona?» chiese Mary.

Il Dottor Pomfrey sogghignò. «Perché me lo chiede?»

Mary sorrise alla sgualdrina. «Non vorresti che i tuoi occhi apparissero normali, almeno per il matrimonio e il battesimo del Piccolo Thomas?»

La Sgualdrina boccheggiò, con lo sguardo di un topolino con le spalle al muro, e il suo viso divenne rosso fuoco.

I suoi occhi si posarono sul Dottor Pomfrey. «Potrebbe… potrebbe essere possibile…» La sgualdrina deglutì, torcendo le mani. «Ehm… sistemarlo per sempre?»

Ah, quindi era consapevole della sua deformità, ma non aveva modo di nasconderla. In effetti, se fosse stata una vera strega, avrebbe potuto rendersi più gradevole agli occhi di Tom, invece di ricorrere a un filtro d’amore andato a male!

Il Dottor Pomfrey sospirò. «Mia cara Merope, non è una cosa così semplice come lanciare un incantesimo di Glamour per qualche ora… bisogna prima accertarsi che non ci siano altri problemi di natura fisiologica da risolvere, oltre a quello estetico. Ma c’è un mio collega in Spagna specializzato in patologie oculari.»

Le sopracciglia di Mary si inarcarono, mentre dentro di sé ghignava. Se questo non fosse stato un segno del destino, allora non sapeva cosa potesse essere. Batté le mani e non ebbe bisogno di fingere il suo entusiasmo. «Spagna?! Potrebbe aver bisogno di trascorrervi un po’ di tempo per il trattamento?»

«Ehm… suppongo di sì», disse il mago medico con una certa confusione.

Questa volta, Mary mostrò un sorriso quasi sincero alla sgualdrina. «Sarebbe una meta perfetta per una luna di miele! Tu e Tom potreste viaggiare per tutto il continente: Francia, Italia, Grecia… Scommetto che non hai mai lasciato Little Hangleton prima di sposarti! Inoltre, sarebbe un bene per te e Tom instaurare un legame, imparare ad apprezzarvi e a conoscervi… per il bene del Piccolo Thomas!»

«Sa, non sarebbe una cattiva idea», disse Mr. Albert Stevens. Era stato lesto a cogliere la palla al balzo. «Trascorrere un po’ di tempo all’estero li aiuterebbe a stare lontani dai riflettori fino a quando il polverone non si sia calmato. O finché non ci sarà qualche altro scandalo più piccante. Cosa ne pensa, Miss Gaunt?»

Il volto della sgualdrina si tinse di una imbarazzante tonalità di rosso. «Viaggiare con Tom… mi piacerebbe molto. Ma… ma il bambino….»

«Non preoccuparti, cara, mi prenderò cura io di lui mentre sarete via», disse Mary con voce suadente, combattendo il suo disgusto mentre prendeva la sgualdrina tra le braccia.

Che stolta! Aveva abboccato così facilmente che quasi non le dava soddisfazione!

==========================================

Mi scuso se l'aggiornamento arriva dopo quasi un anno, ma ho preferito concentrarmi sul mio debutto letterario e quindi ho dovuto accantonare le fanfiction per un po'.

Per la cronaca, entrambi gli abiti scelti sono modelli esistenti, che potrete trovare sul sito del Met.

Alla chissà quando prossima!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4001573