Darkness saved me from Death (In Revisione)

di KuroHeart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Risveglio ***
Capitolo 2: *** Spiegazioni ***
Capitolo 3: *** Possibili collegamenti ***
Capitolo 4: *** Tristi Ricordi ***
Capitolo 5: *** Risposte e nuovi quesiti ***
Capitolo 6: *** Intrusione e Oscure Rivelazioni ***
Capitolo 7: *** La Dura ed Inverosimile Realtà ***
Capitolo 8: *** Allenamenti e Preparativi ***
Capitolo 9: *** Incontri ***
Capitolo 10: *** The Beginning of a New Era ***
Capitolo 11: *** Avvertimenti ***
Capitolo 12: *** Imprevisti ***
Capitolo 13: *** Cuori Incerti ***
Capitolo 14: *** L'ora è ormai giunta ***
Capitolo 15: *** La resa dei conti ***
Capitolo 16: *** Nuovi cambiamenti ***
Capitolo 17: *** Primo giorno come domestica ***
Capitolo 18: *** Sentimenti emergenti ***
Capitolo 19: *** Confessione ***
Capitolo 20: *** Chi riuscirà a prevalere? ***
Capitolo 21: *** Come andrà a finire? ***
Capitolo 22: *** Festa alla residenza Phantomhive ***



Capitolo 1
*** Risveglio ***


<< Non c'è altro modo... Se vuoi continuare a vivere allora dovrai diventare come me. Ma ti avverto: una volta che avrai fatto questa scelta, non potrai tornare indietro. >>
Una voce maschile mi parla, ma io non capisco il significato di quelle parole. Provo a guardare in volto la fonte di questa voce, ma è sfocato e confuso. Cerco di chiedere chi lui sia, ma non riesco a dire nemmeno una parola.
Ad un certo punto, l'oscurità si attornia a me e tutto scompare, mostrando solo del sangue sparso in ogni direzione. Mi guardo intorno per cercare una via d'uscita, ma rimango paralizzata sul freddo pavimento.
Questa volta apro la bocca per cercare di urlare, e finalmente le mie corde vocali riescono ad emettere un grido disperato, svegliandomi così in preda al panico e grondante di sudore.
"Era solo un sogno."
Mi siedo sul letto per appoggiarmi alla testiera. Chiudo gli occhi e mi porto una mano alla fronte, massaggiandomela.
Respiro lentamente tentando di rilassarmi; quando riapro gli occhi, noto di aver ricevuto delle fasciature al braccio destro e di avere un cerotto sulla guancia sinistra. Mi stiracchio leggermente, ma sento una fitta al fianco sinistro: porto la mano sulla ferita e sento che questa è stata cucita.
"Cosa mi è successo? Chi mi ha medicato? Ma soprattutto, dove mi trovo?"
Le numerose domande cominciano ad affollarmi la mente, che cerca disperatamente delle risposte, ma invano. Mi guardo intorno, focalizzando la stanza in cui mi trovo. Le pareti di questa sono rivestite di un leggero verde acqua, rendendo così la camera più illuminata e fresca. Alla mia sinistra noto un comodino su cui è poggiata una lampada. Alla parete frontale del letto vi è un armadio in legno con due pomelli in metallo, mentre alla mia destra vi è una finestra da cui entra qualche raggio di sole.
"Questa non è la stanza dell'albergo in cui sto alloggiando..."
I miei pensieri si dissolvono non appena sento qualcuno bussare alla porta e una voce maschile: << Signorina, state bene? Vi ho sentito urlare. Posso entrare? >> 
Mi irrigidisco sul posto nel sentire una voce a me totalmente sconosciuta. Poi decido di farmi coraggio: << Sto bene... >> rispondo titubante e in seguito gli do il permesso di entrare.
"Forse lui mi saprà dire cos'è successo."
La porta viene aperta ed una figura alta e slanciata con indosso una divisa nera, entra nella stanza. Chiude la porta e accenna un inchino: << Buon pomeriggio, signorina. Immagino siate confusa su quanto accaduto. >>
Senza la barriera che prima ci divideva, riesco a sentire chiaramente la sua voce, trovandola profonda e calma. Inoltre ho finalmente modo di vedere la persona che ha appena parlato: si tratta di un giovane uomo dal volto pallido, incorniciato dai capelli corvini che gli arrivano quasi fino alle spalle. La sua capigliatura è caratterizzata da un ciuffo posto in mezzo al viso e tre in alto alla sua destra, i quali gli conferiscono un'aura distintiva.
<< Dove mi trovo? >> domando senza distogliere lo sguardo dal giovane.
<< Si trova nella villa della famiglia Phantomhive. Il mio padrone è il conte Ciel Phantomhive ed io sono il suo maggiordomo, Sebastian Michaelis. Se doveste aver bisogno di qualsiasi cosa, non esitate a farmelo sapere. >>
Mentre si avvicina, ho modo di scrutare i suoi occhi leggermente a mandorla ed il colore dei suoi occhi, i quali sono di uno strano marrone, tendenti al rosso.
"Occhi insoliti per un essere umano."
<< La domestica ha del lavoro da fare, quindi dovrò essere io a cambiarvi le fasciature. Spero che per voi non sia un problema. >>
<< Nessun problema. >> rispondo sicura, anche se mi sento piuttosto nervosa ed imbarazzata.
<< Molto bene. >>
Comincia a togliermi le bende dal braccio destro e vedo che questo ha subito dei tagli e dei lividi.
"Come me li sarò procurati?"
<< A quanto pare le ferite erano superficiali. Ora vi devo mettere una nuova fasciatura. Sarò più delicato possibile... >> la sua voce s'interrompe all'improvviso ed il suo sguardo incontra il mio: << Potrei sapere il vostro nome? >> rimango persa in quegli strani ed affascinanti occhi.
La mia mente viene ridestata non appena sento il ragazzo schiarirsi la voce: << Signorina? Potrei sapere il vostro nome? >> mi domanda nuovamente.
Abbasso lo sguardo, leggermente imbarazzata per poi presentarmi: << Sono Katreena... Katreena Handwar, figlia dei baroni Emily e Alexander Handwar. >>
Intanto il corvino prende delle bende nuove e comincia a mettermele attorno al braccio: << Vivete forse a Londra? >> mi domanda curioso, con un lieve sorriso sulle labbra.
<< No, vivo a Blackpool, a nord dell'Inghilterra. >> gli spiego io, cercando di mantenere un tono pacato come quello del maggiordomo.
<< Capisco. Avete fatto un lungo viaggio. Se posso chiederlo, cosa vi porta nella capitale? >> continua lui.
Abbasso lo sguardo e prendo un lembo delle lenzuola, facendomelo passare tra le dita, per darmi il coraggio di continuare a parlare: << Sono alla ricerca di una persona. >>
Lo sguardo di Sebastian si sposta dal mio braccio al viso: << Chi di preci... Oh, chiedo scusa, vi sto facendo fin troppe domande. Perdonate la mia maleducazione. >>
Scuoto leggermente la testa per fargli capire che non deve preoccuparsene. Il corvino finisce di fasciarmi il braccio. Dopodiché passa a mettermi il cerotto nuovo sulla guancia ed io avverto un leggero brivido al suo tocco gentile, nonostante le sue mani siano avvolte dai guanti bianchi. Alzo lo sguardo verso di lui: << Chi mi ha medicato? >> domando per avere qualche informazione e rompere il silenzio che si è creato.
<< Sono stato io. >>
Le mie guance arrossiscono di colpo dopo aver sentito la sua risposta.
<< Vi ho trovata ieri notte davanti al cancello della villa, priva di conoscenza. Dovevate venir curata immediatamente ed io ero l'unico ancora sveglio a quell'ora. >> mi spiega con disinvoltura.
<< Vi chiedo perdono per il mio comportamento. >> conclude, abbassando il capo.
"Perdono? E perché mai? So che per quanto riguarda l'etica, un servitore non dovrebbe toccare una signorina senza il suo consenso, ma vista la situazione, tutto questo perde importanza. D'altronde non poteva lasciarmi lì a morire."
<< Non ti preoccupare. D'altronde le circostanze lo richiedevano. Anzi, ti ringrazio. >>
Sento le mie guance arrossire di nuovo, così abbasso lo sguardo per evitare ulteriore imbarazzo.
<< Sono lieto che siate d'accordo, ma un semplice servitore come me non merita alcun ringraziamento. >> risponde Sebastian mentre prende le vecchie bende appoggiate sul letto per poi alzarsi.
<< Il signorino ha richiesto la vostra presenza non appena vi sareste ripresa. Ma prima sarà meglio che vi dia un cambio di vestiti, quindi manderò la domestica non appena avrà finito il suo lavoro. Vi prego di aspettare qui fino ad allora. >>
<< Certamente. >> dico, annuendo. Lui fa un leggero inchino e si dirige verso la porta, chiudendola infine dietro di sé con delicatezza.
Dopo una decina di minuti sento bussare alla porta: << Signorina? Vi ho portato un cambio di vestiti puliti. >>
<< Entra pure. >>
Nel momento in cui la porta viene aperta, vedo una figura minuta con i capelli rossicci e dei grandi occhiali entrare con un vestito in una mano e un paio di scarpe nere con i tacchi bassi, nell'altra.
<< Buon pomeriggio, Miss Handwar. >> mi saluta abbozzando un inchino per poi presentarsi: << Il mio nome è Mey Rin e sono la domestica della famiglia Phantomhive. Ora vi aiuterò a cambiarvi. >>
La ragazza mi aiuta a togliermi la camicia da notte, stando attenta alle ferite e mi mette il vestito che aveva portato con sé.
<< Il signor Sebastian verrà a prendervi tra poco. >>
<< D'accordo. >> rispondo.
La domestica si congeda con un inchino. Guardo la mia immagine riflessa allo specchio, posto in una delle ante del grande armadio: il vestito che mi è stato dato, di color viola, è lungo fino alle caviglie e presenta una leggera scollatura.
"Un vestito semplice e comodo, per di più del mio colore preferito."
Nell'osservare il delizioso l'abito, un lieve sorriso si dipinge sulle mie labbra, ma questo dura quasi un istante, poiché l'agitazione ha preso il posto della poca tranquillità rimastami, dovuta ai numerosi pensieri che hanno preso ad affollarmi la mente.
Così, nel tentativo di ritrovare la calma, mi avvicino alla finestra per ammirare il grande cortile illuminato dalla fioca luce del sole. Osservo il prato verde e curato, le statue marmoree ai lati di una piccola strada ed una fontana posta al centro del cortile. Ammiro il cielo azzurro coperto da qualche nuvola e il mio sguardo si perde nella vastità di questo.
 
"Non preoccuparti. Ovunque tu sia, io ti troverò."
 
<< Signorina, il mio padrone è pronto a ricevervi. >> annuncia il corvino.
Mi giro di scatto per poi rispondere: << Sì, arrivo subito. >> e mi incammino verso la porta. 
Una volta aperta, trovo Sebastian all'entrata. << Vi accompagno al suo studio. Seguitemi. >> Attraversiamo un lungo corridoio per poi salire la grande scalinata che si trova all'ingresso. Penso a quello che mi ha detto Sebastian, al fatto che mi ha trovata priva di conoscenza.
"Non capisco, cos'è successo? E dov'è il mio servitore? In effetti ora che ci penso, lui non sembra essere qui, altrimenti Sebastian me l'avrebbe detto."
Svoltiamo a destra e dopo aver superato alcune stanze, il maggiordomo si ferma davanti ad una grande porta.
<< Siamo arrivati. >> annuncia il ragazzo per poi bussare: << Padroncino, la signorina si è ripresa ed è qui con me. >>
Trascorso un breve momento di silenzio, odo una voce giovanile, ovattata, dall'altra parte della stanza: << Falla entrare. >>
La porta viene aperta, ed io, dopo aver fatto un respiro profondo, varco la soglia.


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Salve a tutti! Questa è la primissima (in assoluto) fanfiction che scrivo, quindi abbiate pietà 😆 Ovviamente accetto le critiche, purché siano costruttive ^^
Visto che adoro Black Butler ho pensato di scrivere una fanfiction a riguardo (che originalità ahah), inserendo un caso totalmente nuovo, così come qualche personaggio u.u
Detto questo, spero che il primo capitolo di questa storia vi sia piaciuto 
😊
A presto!

 

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Capitolo 2
*** Spiegazioni ***


 Il maggiordomo entra a sua volta e chiude la porta dietro di sé. Guardo di fronte a me e vedo un ragazzino seduto alla scrivania, con la testa poggiata sulle mani. 

“Lui sarebbe il conte Ciel Phantomhive? Ma quanti anni avrà? A prima vista sembrerebbe mostrarne tredici o quattordici al massimo.” 

Ha i capelli lunghi fino alla nuca di un particolare color petrolio.  Mi guarda con il suo occhio blu - mentre il destro è coperto da una benda nera – e subito dopo prende parola: << Così siete voi la ragazza che Sebastian ha salvato >> Annuisco e comincio a presentarmi << Mi chiamo Katreena… >> ma il conte mi precede subito dopo << Siete miss Katreena Handwar, figlia dei baroni Alexander ed Emily Handwar. Vivete a BlackPool, ma siete giunta a Londra alla ricerca di qualcuno. Dico bene? >>

“A quanto pare il suo maggiordomo l’ha già informato riguardo a me.”

<< Sì, è così >> dico annuendo.
<< Perdonatemi, devo aver scordato le buone maniere >> Il ragazzino si alza dalla sedia e viene verso di me. 
<< Io sono il conte Ciel Phantomhive >>
Abbasso leggermente il capo: << Piacere di conoscervi, conte Phantomhive >>
<< Il piacere è tutto mio, miss Katreena. >> dice il conte facendo un piccolo inchino.
<< Se non vi dispiace, avrei una domanda da porvi, conte >> il ragazzino alza lo sguardo su di me.
<< Sono venuta a Londra con il mio maggiordomo Walter e mi stavo chiedendo se anch’egli si trovasse qui nella vostra villa. Sapete, io purtroppo non ho alcun ricordo della notte precedente… >>
Stavolta è Sebastian a prendere parola:
 << Mi dispiace dirvelo signorina, ma non ho visto alcun maggiordomo. Ho trovato solo voi >>
<< Capisco. >> abbasso il capo, rattristata a quella notizia.
<< Prego, sedetevi pure >> dice Ciel, indicando una sedia posta di fronte alla scrivania.
Faccio come dice e prendo posto, mentre il conte si accomoda dall’altra parte.
<< Molto bene. Perché non mi raccontate tutto dall’inizio? >>
<< Certamente. Sono giunta a Londra con Walter, il mio maggiordomo, alla ricerca del mio amico d’infanzia Thomas Hill, anch’egli barone. >> All’improvviso mi ricordo della foto che mi ero portata, in cui siamo ritratti io con i miei genitori, e Thomas. Abbasso lo sguardo sull’abito per tirarla fuori, ma solo dopo ricordo che mi ero cambiata.

“Oh no.”

<< Cercavate questa? >> domanda il maggiordomo tirando fuori qualcosa dalla tasca interna della sua giacca.
Mentre si avvicina riconosco subito la foto.
<< Sì. Sono contenta che non sia andata perduta. >> dico sollevata prendendola in mano.
Mentre la guardo, noto che si è leggermente rovinata. Mi lascio trasportare dalla nostalgia che la foto mi trasmette. Era stata scattata qualche giorno prima della partenza di Thomas. Non riesco a credere che a distanza di un anno, sarebbe accaduta una cosa simile.
Giro la foto verso il conte e indico un giovane alto dai capelli lunghi e mori, che accenna un sorriso.
<< Questo ragazzo è il barone Thomas Hill. Un anno fa era partito per Londra per studiare alla University College London. Ci scrivevamo una volta al mese e col passare del tempo, mi diceva che si trovava bene e che aveva anche fatto amicizia con alcuni dei suoi compagni. Poi verso la fine dell’anno scolastico aveva improvvisamente smesso di scrivermi. Erano passati tre mesi da allora e non avevo più ricevuto sue notizie. Così avevo scritto alla scuola per saperne qualcosa, ma non avevano saputo dirmi niente a riguardo. Sembrava scomparso nel nulla. >> dopo aver ascoltato attentamente, Ciel porta una mano al mento.
<< Capisco. Allora dobbiamo solo indagare sulla scuola. >>
<< In effetti era quello che avevo intenzione di fare anch’io. >> 
<< Quando siete arrivata qui in città? >>
<< Due giorni fa. Io ed il mio maggiordomo avevamo preso delle stanze in un albergo e avevamo cominciato a chiedere di Thomas nelle vicinanze della scuola, ma nessuno l’aveva visto. Oggi saremmo dovuti andare a chiedere aiuto alla polizia...  >>
<< Ma è successo qualcosa. Non ricordate proprio nulla? >>
Cerco di pensarci ma non mi viene in mente granché.
<< Ricordo solo che io e Walter stavamo ancora chiedendo in giro di Thomas. Avevamo fatto tardi, io volevo continuare per trovarlo al più presto, ma il mio maggiordomo aveva insistito di tornare indietro, quindi avevamo preso una carrozza. Poi il buio totale. Ma sicuramente non è accaduto nulla di buono. >> dico guardandomi il braccio fasciato.
Il conte abbassa lo sguardo aggrottando leggermente le sopracciglia, pensieroso. Poi alza la testa guardandomi negli occhi. << D’accordo, vi aiuterò. >> 
Rimango sorpresa dalle sue parole.
<< Dite sul serio? >> sgrano gli occhi, incredula.
<< Certamente. >> risponde lui, sicuro di quello che dice.
<< Conte, io vi ringrazio di tutto, ma devo trovare il mio amico da sola. Dopotutto non mi conoscete nemmeno e non voglio coinvolgere altre persone. La situazione potrebbe essere più complicata di quel che credete. >>
Un sorriso carico di sfida si dipinge sul suo volto.
<< Ma a me piacciono i giochi difficili, sono quelli che amo di più. >> Rimango perplessa sul suo modo di fare: mi chiedo come possa essere così tranquillo e sicuro di sé.
Non faccio nemmeno in tempo ad aprir bocca, che lui riprende subito la parola.
<< Io sono il Conte Ciel Phantomhive, Cane da Guardia della Regina Vittoria, e come tale, risolvo i casi che la polizia non riesce a svelare, mettendo così fine alle preoccupazioni di Sua Maestà. >>
Lo dice con orgoglio, come si addice al capofamiglia di un casato nobile.
“Il Cane da Guardia della Regina?!?” Stento a credere che un ragazzino sia già a capo della sua famiglia e per di più debba ricoprire un ruolo simile.
Lancio un’occhiata a Sebastian, il quale fa un sorriso compiaciuto alle parole del suo padrone.
<< Vi posso aiutare a trovare il Barone Thomas Hill, anche perché dubito che la polizia riuscirebbe a trovarlo in tempo. >>
Il conte fa una breve pausa, come se si aspettasse già una mia risposta.
<< Se state dicendo che il vostro amico è in pericolo, dovete scegliere adesso. >>
Penso a come potrei agire, ma purtroppo non mi viene in mente nulla. Quello che so è che mi trovo in una città a me totalmente sconosciuta, senza il mio maggiordomo e senza soldi. Se poi è vero che la polizia non mi sarà di alcun aiuto, allora sarebbe davvero sciocco riporre le mie speranze in essa.
“D’altronde Thomas è davvero nei guai, sempre che non sia già…”

Allontano subito quel pensiero scuotendo la testa.

“Dannazione!”

Faccio un respiro profondo cercando di calmare i nervi.
<< A quanto pare non ho alternative. D’accordo. >>
<< Scelta saggia, miss Katreena. Ora che abbiamo messo le cose in chiaro, Sebastian vi preparerà una stanza. Spero vi troverete bene qui. >>
“Lo spero anch’io. Ma soprattutto spero di trovare Thomas vivo e vegeto al più presto.”

Saluto il conte ringraziandolo del suo aiuto e lascio lo studio con il maggiordomo.
Sebastian cammina davanti a me per mostrarmi la strada. Ad un certo punto, i miei occhi vedono sfocato e sento le tempie pulsare violentemente. Mi fermo all’improvviso prendendomi la testa tra le mani, cercando di far passare il dolore, ma questo si acuisce, facendomi accasciare sul pavimento. Il corvino si gira di scatto e viene verso di me.
<< Miss Katreena, cosa vi succede? >> mi domanda preoccupato. La sua voce è ovattata e confusa. Poi all’improvviso una sequenza di immagini cruente si para davanti a me e sento una voce dire: “Una volta che avrai fatto questa scelta, non potrai tornare indietro.” 
Dopo quella frase, il dolore scompare assieme a quelle immagini così violente e prive di senso. Respiro a fatica, ritrovando l’equilibrio nella mia mente.
<< Riuscite a sentirmi? >> alzo lo sguardo verso di lui e annuisco debolmente. << Cosa vi è successo? >>
<< Io non lo so. Ho solo sentito un forte dolore alla testa. >> Dico, evitando di parlare di quello che ho appena visto e sentito. << A quanto pare non vi eravate ancora ripresa del tutto. Sarà meglio che riposiate ancora un po’. >>
Sebastian si alza e mi porge la sua mano: << Ce la fate a proseguire? >> annuisco e mi alzo afferrandogliela.
Raggiungiamo la stanza e il ragazzo apre la porta. Entro e vedo che questa in quanto all’arredamento, è simile a quella in cui ero prima, però è un po’ più grande.
<< La cena verrà servita alle otto. Verrò a prendervi io stesso. Se doveste aver bisogno, vi basterà tirare il nastro della campanella alla vostra sinistra. >>
<< D’accordo. >>
Il corvino fa un inchino e si congeda, chiudendo la porta. Non avendo più le forze per stare in piedi, mi tolgo le scarpe e mi corico sul letto, con lo sguardo rivolto verso il bianco soffitto.
Ripenso a quella frase, ancora vivida nella mia mente. Mi ricordo di averla già sentita prima di svegliarmi qui.
Non riuscendo a capirne il senso - e men che meno a riconoscere quella voce - continuo a fissare il soffitto, finché i miei occhi non si chiudono.
 
 
***********************************************************
 
Dopo qualche ora riapro gli occhi e mi sveglio nella stanza ormai buia, illuminata solo dalla luce della luna piena alta nel cielo.
Faccio alcuni respiri profondi e mi rendo conto di avere lo stomaco completamente vuoto.
“In effetti non ho mangiato nulla da quando sono arrivata qui. Ma tanto non avrei avuto appetito comunque, vista la situazione.”
Così decido di alzarmi dal letto, procedendo cautamente verso la porta; la apro trovando Sebastian - il suo viso illuminato dalla luce di un candelabro - con un carrello davanti a me.
<< Buonasera miss Katreena. Visto che avete saltato la cena, ho pensato di portarla nella vostra stanza. >> Dice sorridendo e poi aggiunge:
<< Dovete essere affamata. >>
<< In effetti… >> Il mio stomaco brontola leggermente quando sento i vari profumi provenire dai piatti, coperti con dei coperchi. Presa dall’imbarazzo, dico a Sebastian di entrare. Chiudo la porta e mi siedo sul letto, poggiandomi alla testiera.
<< Come vi sentite? >> domanda guardandomi negli occhi.
<< Un po’ meglio. >>
<< Sono lieto di sentirlo. >> dice sorridendo leggermente.
<< Domattina la domestica vedrà se le ferite sono guarite del tutto, così vi rimuoverà le bende e la cucitura. >>
<< Va bene. >> annuisco prendendo un lembo delle lenzuola, facendomelo passare tra le dita. È una cosa che mi viene da fare quando sono nervosa: se poi non ho niente in mano, allora mi tormento le mani. Ricordo che mia madre mi rimproverava sempre per questo.
<< Potresti dire al Conte che mi scuso per non aver presenziato alla cena? >>
<< Il mio padrone mi ha già riferito di non preoccuparvi a riguardo: dopotutto sa che non siete ancora guarita. >> risponde sollevando il vassoio dal carrello, sul quale sono riposte le portate ed un bicchier d’acqua.
<< Chiedo scusa, signorina. >> Dice mentre pone il vassoio davanti a me.
Qualche istante dopo tira su i coperchi dai piatti, presentandoli:
<< La cena di stasera consiste in un risotto ai tre funghi e del maiale con vino pot-au-feu. Infine come dessert, una fetta di torta al cioccolato. >> Un insieme di profumi pervade il mio olfatto.
“Sembrano davvero invitanti!”
Mentre mangio, il maggiordomo rimane in piedi vicino alla porta, il che mi provoca un po’ di disagio, ma quando sento il sapore di quel cibo così delizioso, mi dimentico che si trovi nella mia stessa stanza.
Una volta finito anche il dolce, bevo un ultimo sorso d’acqua dal bicchiere. Sebastian si avvicina e prende il vassoio, ponendolo sul carrello, e porta quest’ultimo con sé.
<< Vi auguro una buona notte, miss Katreena. >> 
La voce del maggiordomo sembra quasi cullarmi, liberandomi dai pensieri e le preoccupazioni che hanno continuato ad attanagliare la mia mente, da quando sono arrivata a Londra. Chiudo gli occhi e sprofondo in un sonno finalmente tranquillo.




Ciao a tutti! 
Eccomi con il secondo capitolo della storia ^^ 


Ed ecco svelata la persona che Katreena sta cercando :D
C
Mi rendo conto di aver fatto dormire la ragazza un po' troppo XD 


Però non si è ancora ripresa, quindi.... Sono giustificata, vero? lol 
Comunque spero vi sia piaciuto ahah


Mi scuso per eventuali errori grammaticali e se i dialoghi risultano un po' attaccati tra loro.

Ringrazio Aryastark93 e MuSiCaNdArTs95 per aver recensito il primo capitolo della mia storia ^^

A presto!

                                                       - KuroHeart

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Capitolo 3
*** Possibili collegamenti ***


<< Che cosa?! >> esclama Ciel sbigottito. Sebastian si è recato nel suo studio per raccontargli quello che era accaduto alla ragazza il giorno prima e gli ha confessato che secondo lui, non è del tutto umana.
<< Ho sentito la sua anima e questa è avvolta da un’oscurità differente da quella che conosco io. Ad ogni ora sento sempre un cambiamento in lei, così come il suo corpo: le ferite che aveva la notte scorsa erano profonde, ma quando le ho viste ieri pomeriggio, erano solo dei tagli superficiali. Soprattutto la ferita al fianco: il colpo inferto doveva esserle fatale, infatti dubitavo che sarebbe riuscita a superare la notte. >>
<< Perché non me l’hai detto subito? >> sbotta il conte.
<< Semplicemente per il fatto che non ne ero sicuro. Non volevo certo infastidirvi con un’informazione inutile, padroncino. >>
Ciel si alza dalla sedia e si gira verso la finestra, ammirando il paesaggio, pensieroso.
<< Quindi credi che possa essere una minaccia? >>
<< Io vi sto semplicemente riferendo ciò che ho sentito e visto. Mi rendo conto che la signorina sia disorientata su quanto le è accaduto, e che molto probabilmente non sappia cosa le stia succedendo, però sì, potrebbe risultare pericolosa. >>  
A quella risposta, il conte si gira verso il maggiordomo, sicuro su come agire.
<< Se le cose stanno così, allora sarai tu ad occuparti di lei e a tenerla d’occhio, così se dovesse compiere qualche passo falso, saprai cosa fare. >>
<< Yes, my lord. >> risponde, mettendo una mano al petto e accennando un inchino.
<< Avrei una domanda da farvi se mi posso permettere. >> il corvino gira la testa da una parte abbozzando un sorriso.
<< Cosa c’è? >>
<< Come mai volete aiutare una persona che non avete mai visto prima d’ora? >> chiede con tono curioso ma anche derisorio. Il ragazzo sbuffa leggermente, irritato dal fatto che il suo maggiordomo lo sta stuzzicando.
<< Semplicemente per il fatto che mi sto annoiando, Sebastian. Non ci sono stati casi da un po’, e anche se all’inizio avevo reputato noioso questo caso, mi sono dovuto ricredere. Ricordati che io non aiuto nessuno a meno che non sia per aiutare me stesso. >> risponde mettendosi una mano sul petto.
<< Certamente padroncino. Volevo solo sapere se eravate voi a ricordarlo. >> replica Sebastian con un sorriso beffardo. Per tutta risposta, il giovane gli lancia un’occhiataccia.
<< Ma non temete. Ora le cose si faranno ancora più interessanti. >>
Il maggiordomo tira fuori una lettera dal frac e la consegna al conte.
<< A quanto pare è arrivato un nuovo caso. >>
Ciel sgrana gli occhi non appena vede il sigillo della Regina Vittoria.
Poi si siede alla scrivania, apre la lettera con il tagliacarte alla sua destra, ed inizia a leggerla.
<< Oggi dovremo andare da lui. >> riferisce al maggiordomo, una volta finito.
<< Molto bene, preparerò una carrozza allora. >>
<< No non ora. Andremo nel pomeriggio, anche perché dovrò parlare di questo caso con lady Katreena. >>
Sebastian solleva un sopracciglio.
<< Pensate possa esserci un collegamento? >>
<< Molto probabilmente sì. Ora vai, ho del lavoro da fare. >> ordina mentre si accinge a firmare alcuni documenti della sua fabbrica, la Funtom Company, che produce dolci e giocattoli per bambini.
 
**************************************************
Io, il conte ed il suo maggiordomo ci stiamo dirigendo da Undertaker, un becchino conoscente di Ciel. Ha voluto far venire anche me perché le scomparse - e purtroppo anche le morti - avvenute, erano iniziate nello stesso periodo in cui Thomas non mi aveva più scritto. Una parte di me è ancora scettica riguardo al fatto che possa essere così, però voglio credere che questa sia la pista giusta da seguire, altrimenti ci saranno maggiori probabilità che non rivedrò il mio amico mai più.
Guardo fuori dal finestrino della carrozza, osservando le persone e gli edifici che superiamo, illuminati dal grigio cielo londinese. Ad un certo punto noto con la coda dell’occhio che Sebastian, seduto di fronte a me, mi sta guardando in modo strano: sento i suoi occhi su di me, quasi come se volessero leggermi dentro. Giro lentamente la testa verso di lui ma il maggiordomo distoglie subito lo sguardo, interrompendo così quella sensazione di irrequietezza che si era creata dentro di me. C’è qualcosa che non mi spiego in lui, come per esempio i suoi occhi magnetici: quel pomeriggio mi ero messa a guardarli senza un motivo preciso: quelli avevano semplicemente attirato la mia attenzione ed io non potevo sottrarmi ad essi, o forse, peggio ancora, non volevo. E poi oggi a pranzo Mey Rin, la cameriera dai capelli rossicci, stava per far cadere alcuni piatti, ma Sebastian, con un rapido movimento, li ha presi tutti al volo, senza farne cadere nemmeno uno. Più ci penso e più mi ritrovo a credere che non sia solo un maggiordomo. Ma forse è solo la mia immaginazione.
<< Come vanno le vostre ferite, signorina? >> domanda Sebastian, all’improvviso.
<< Molto meglio. Sono rimasti solo dei piccoli lividi sul braccio e la ferita al fianco è quasi guarita. >> gli rispondo evitando di guardarlo negli occhi.
<< Sono lieto di sentirlo. >> dice sorridendo.
Dopo un po’ mi ricordo di una cosa abbastanza importante.
<< Conte, avrei un favore da chiedervi. >>
Il giovane, intento anch’egli a guardare fuori dal finestrino, si gira verso di me.
<< Sarebbe possibile fare una piccola sosta all’albergo in cui ho alloggiato? Ve lo chiedo perché dovrei recuperare la mia valigia. >>
<< D’accordo, ci andremo sulla strada di ritorno. >> risponde annuendo
<< Vi ringrazio. >>
Il viaggio prosegue nel più completo silenzio, ovviamente escludendo i rumori esterni.
Ad un certo punto, la carrozza si ferma davanti ad un edificio con un’insegna viola, su cui c’è scritto “Undertaker” in nero.
<< Siamo arrivati. >> annuncia Sebastian, dandomi la mano per farmi scendere.
Come entriamo nella stanza scura, noto delle bare posizionate a mo’ di panchina e di fronte a queste, c’è una sorta di scrivania, anch’essa composta da due bare posizionate una sull’altra.
<< Vieni fuori, Undertaker. >> esclama Ciel impaziente.
Si sente una strana risata riecheggiare per tutta la bottega. Mi guardo intorno per capire da dove questa provenga, ma senza nemmeno aver avuto il tempo di capirlo, compare una strana figura davanti a noi.
Si presenta come un ragazzo dai capelli grigi e lunghi, che gli coprono gli occhi, assieme ad un cappello a cilindro nero. Indossa un vestito grigio e nero, con lunghe maniche che gli arrivano fin sopra le mani.
<< Benvenuto, Conte. >> lo accoglie divertito.
Poi volge il suo sguardo su di me, osservandomi attentamente.
<< Oh, vedo che avete portato qualcun altro con voi. >>
Poi comincia a girare intorno a me come se volesse studiarmi. O forse misurarmi?
A giudicare dall’attenzione con cui mi osserva, opterei di più per la seconda ipotesi.
<< Sono miss Katreena Handwar. >> mi presento, nonostante mi senta a disagio con una persona così invadente.
“E maleducata!”
<< Stareste benissimo nella nuova bara che mi è appena arrivata, è un peccato che verrà occupata da qualcun altro, ihihi >> risponde ignorandomi totalmente.
<< Ora basta perdere tempo. Undertaker, ho bisogno di alcune informazioni riguardo… >>
<< So perfettamente su cosa dovete indagare, Conte. >>
Si avvicina in modo preoccupante a Ciel, il quale gli rivolge uno sguardo pieno di indifferenza, evidentemente abituato ai modi di fare del becchino.
<< Allora dimmi quello che sai. >> ordina impaziente.
Il ragazzo dai capelli d’argento si avvia verso la sua scrivania, prendendo in mano un teschio.
“Mi chiedo se sia vero…”
Undertaker fa rimbalzare l’oggetto sulla sua mano, con un ghigno divertito rivolto al giovane.
<< Sapete cosa voglio in cambio, non è vero? >>
“Immagino vorrà i soldi che gli spettano? Oppure no?”
Il conte sbuffa, scocciato da quella domanda.
Non riesco a capire. Esasperata da quella situazione, chiamo Sebastian e gli chiedo cosa voglia Undertaker. Il maggiordomo si abbassa verso di me, mettendosi una mano davanti alla bocca.
<< Vuole semplicemente qualcuno che lo diverta. Dice che i soldi non gli interessano. >> risponde, sussurrandomi all’orecchio. La sua voce è così calda e morbida, ma anche avvolgente. “Non è il momento di pensare certe cose!” mi rimprovero mentalmente, focalizzando poi la mia attenzione su quello che mi ha appena riferito.
“Qualcuno che lo diverta? E dovrebbe pensarci il conte?”
Da quel che ho visto, Ciel non sembra essere un tipo allegro, quindi non credo che potrebbe esserne all’altezza.
Ad un certo punto però, vedo Sebastian farsi avanti.
<< Non preoccupatevi padroncino. Me ne occuperò io. >> annuncia mentre si mette a posto il guanto nero della mano sinistra.
Come per Ciel, non credo alle mie orecchie.
Undertaker però rimane deluso dal volontario in questione.
<< Ancora il maggiordomo? Siete proprio scorretto, Conte. >> dice deluso
<< Allora ci penserò io! >> sbotta seccato il giovane, stringendo il bastone da passeggio sempre di più.
Il becchino scuote la testa sorridendo
<< No, non voglio voi. >>
<< E allora chi? >> domanda furioso
Il ragazzo solleva un braccio indicando la persona designata.
<< Lei. >>
Sussulto a quella risposta, spalancando gli occhi.
<< Come prego? >>
<< Avete capito perfettamente, signorina. Tocca a voi, ihihi >> replica mettendosi una mano davanti alla bocca per trattenere le risate.
“Ma non sono brava in queste cose! E poi perché proprio io?”
Mi volto verso Ciel e Sebastian i quali hanno assunto un’espressione simile alla mia.
<< Ci dev’essere un errore. Io non ne sono in grado. >> sorrido, cercando di rilassarmi e sperando di essere scampata a quell’assurda richiesta.
Il maggiordomo si avvicina a me per dirmi qualcosa.
“Spero solo che abbia in mente un modo per tirarmi fuori da questa situazione.”
<< Miss Katreena, vi consiglierei di provare. Se non doveste farcela, interverrò io e vi aiuterò. >>
“E sarebbe questo il suo piano?!”
<< Allora fallo subito tu! >> esclamo a denti stretti.
<< Non mi è stato ordinato. E poi lui è un tipo a cui non si può dire di no, purtroppo. >>
<< Esattamente >> conferma Undertaker sempre con quel suo ghigno divertito dipinto sul volto.
“Certo che il conte ha proprio strane risorse a cui rivolgersi!”
Sospiro, ormai rassegnata al fatto che dovrò cavarmela da sola.
<< D’accordo, ci penserò io. >> annuncio al becchino, facendomi avanti.
<< Ora signorina, datemi la risata più bella che mai! >> il ragazzo si siede su una delle panchine, aspettando che io dica o faccia qualcosa di divertente.
 
Dopo un paio di storielle divertenti, ma a quanto pare non per Undertaker, il quale non ha mosso un solo muscolo che potesse minimamente ricondurre ad un sorriso, decido di rinunciarci.
Io non sono una ragazza a cui piacciono particolarmente le barzellette, quindi non so quali possano essere le “migliori” in circolazione.
Ad un certo punto però me ne viene in mente una, un po’corta, ma che forse avrà effetto.  
Si tratta di una barzelletta che avevo sentito da qualche parte un paio di anni fa.
La ripeto nella mia mente e poi mi rilasso cercando di raccontarla con più scioltezza possibile. Mi schiarisco la voce e comincio a raccontarla:
 << Due vampiri escono dalle loro tombe per andare a caccia. Uno dei due cerca di strappare la propria lapide da terra. L'altro allora gli chiede cosa stia facendo. E il primo gli risponde: non vorrei andare in giro senza documenti. >>
Undertaker, proprio come pensavo, non muove un muscolo, ma dopo qualche istante, si sente una piccola risata, sempre crescente, che poi scoppia fragorosamente per tutta la stanza.
“Ce l’ho fatta! Sono riuscita a farlo ridere!”
Mi giro per vedere Ciel stupito dal fatto che ci sia riuscita. Sebastian invece tiene una mano davanti alla bocca, come se stesse trattenendo una piccola risata.
Il giovane si ricompone e si schiarisce la voce:
<< Ora voglio le informazioni che mi spettano. >> ordina il giovane al becchino.
<< Certamente, Conte. >>
Io e Ciel ci sediamo su una panchina di fronte al ragazzo, mentre il maggiordomo rimane in piedi, vicino al suo padrone.
Undertaker inizia subito a parlare di quello che ha scoperto:
<< All’inizio avvenivano solo scomparse di persone dei bassifondi, poi man mano i mesi passavano, sono iniziate le uccisioni. Successivamente hanno iniziato a prendere di mira anche la nobiltà. >>
<< Hanno? Significa che l’assassino non è uno solo? >>
<< Proprio così. Pensateci, tutto questo è troppo per una persona sola. Infatti in questo periodo sto avendo molti più clienti. >>
<< Capisco. E come sono state uccise queste persone? >> 
<< È qui che viene il bello.  Le vittime subiscono una o due specie di punture, prevalentemente sul collo, ma in alcuni casi possono anche essere presenti sulle braccia o i polsi. >>
<< Punture? Quindi l’assassino inietta alle vittime un qualche veleno? >>
<< Sbagliato. Se l’assassino avesse voluto fare una cosa simile, in primo luogo avrebbe addormentato la vittima con una sostanza sonnifera e poi le avrebbe iniettato il cosiddetto “veleno”. Peccato che come ho detto prima, in alcuni casi la puntura è una, ma in quelli maggiori, le punture sono due, e ad una precisa distanza tra loro. Oltretutto alle vittime non viene iniettato niente: semmai vengono completamente prosciugate del sangue presente nel loro corpo. >>
“Aspetta un momento. Punture sul collo? Vittime prosciugate del loro sangue?
Tutto ciò mi sconcerta. Sembra quasi di essere in un racconto di vampiri. Ma questa è la realtà, non possono esistere creature simili. Io sono un’appassionata di racconti horror e gotici e di conseguenza mi hanno sempre affascinato creature come vampiri, licantropi, demoni. Ma non ho mai pensato che potessero far parte del mondo reale.
<< Devo ammettere che tutto ciò è alquanto bizzarro. >> mi limito a dire, senza rivelare la mia assurda ipotesi, rendendomi ridicola di conseguenza.
<< Esattamente signorina. Ma non è questo a dare quel pizzico in più alla monotona vita di tutti i giorni? >>
<< E se posso chiederlo, che cosa dovrebbe essere? >> domando curiosa
<< Le cose bizzarre di questo mondo come la follia, il mistero… >> risponde aprendo le braccia.
 Devo ammettere di non aver proprio capito cosa voglia dire.
<< Molto bene, qui abbiamo finito. Andiamo Sebastian >> ordina il giovane, interrompendo così il discorso di Undertaker.
<< Un momento per favore! >> esclamo. Ciel si immobilizza sul posto, rimanendo seduto.
“Devo almeno tentare…”
Tiro fuori la foto e la mostro al becchino.
<< Mi sapresti dire se questa persona è stata tua ‘cliente’? >> gli chiedo indicando Thomas.
<< Dovrei avere delle risate extra per questo… >> dice tra sé.
“No no no…”
<< Ma farò un’eccezione solo per voi. >> conclude poi con un sorriso. Tiro un sospiro di sollievo.
<< Comunque no. È per caso il vostro promesso? >>
<< No, un mio amico d’infanzia. >> rispondo arrossendo.
<< E riguardo un maggiordomo anziano? >> mi azzardo a domandare sperando che non mi chieda di divertirlo ancora.
<< Nemmeno… >> risponde con un’espressione di palese delusione.
“Meno male! Allora ci sono più probabilità che siano entrambi vivi.”
<< Ti ringrazio, Undertaker. >> dico abbozzando un sorriso.
<< Non dovete ringraziarmi baronessa, ihihi >>
Io e Ciel ci alziamo dalla panchina e ci dirigiamo verso l’uscita, dove Sebastian ha aperto la porta.
<< Ah un’ultima cosa, Conte. Ricordatevi di tenere ben stretta la vostra anima. Dopotutto se ne ha una sola. >> ridacchia, salutandoci con una mano.
“Che cosa vorrà mai intendere con una frase del genere?”
Voleva forse dire Prendetevi cura di voi o Riguardatevi?
“Certo che è davvero un tipo strano”
Una volta usciti, Ciel si scusa per il comportamento di Undertaker, ma d’altra parte confessa che fa sempre così.
<< Non c’è alcun problema. Se non altro si è rivelato di grande aiuto per le indagini. >> dico sorridendo.
<< Dove si trova l’albergo in cui avete alloggiato? >> domanda il giovane, dopo un po’
<< Vicino alla stazione. Purtroppo non ne ricordo il nome, ma quando ci passeremo davanti lo riconoscerò subito. >>
Una volta recuperata la valigia, facciamo ritorno alla villa. Durante il viaggio, Sebastian mi ha di nuovo guardato in quello strano modo. Stavolta però ho sentito i suoi occhi su di me in un modo più intenso rispetto a prima. Sono riuscita a sentire il loro magnetismo, la voglia di voler scoprire qualcosa che si trova dentro di me, ma non ho idea di cosa. Oltretutto non ho potuto fare a meno di notare che non sembra fidarsi di me, al contrario di Ciel, che invece si è disposto ad aiutarmi e sta mantenendo la sua parola. Mi trovo a pensare che forse Sebastian non crede ai fatti che avevo raccontato quel pomeriggio. Io però non vorrei che si fosse fatto un’idea sbagliata di me…
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<< Mey Rin, occupati di disfare la valigia della signorina. >> ordina il maggiordomo alla domestica.
<< Certamente signor Sebastian. >> risponde balbettando.
Poi tira fuori l’orologio da taschino per guardare l’ora.
<< Miss Katreena, il tè verrà servito alle cinque e mezzo. >>
<< Ci sarò. >> annuisco.
Una volta che il corvino se n’è andato, Mey Rin comincia a mettere la valigia sul letto.
<< Non ti preoccupare, ci penso io qui. >> dico avvicinandomi a lei.
<< Ma il signor Sebastian mi ha detto… >> replica subito lei.
<< Lo so, però non vorrei dare troppo disturbo. >> confesso.
Per non parlare del fatto che mi sto facendo aiutare da un perfetto sconosciuto.
<< Ma voi siete un’ospite, non dovete preoccuparvi. Se preferite, possiamo farlo insieme, che ne dite? >> chiede con dolce insistenza
<< D’accordo. Magari potremmo anche parlare un po’.>>
<< Certamente signorina. >> risponde con un sorriso.
Apro la valigia e mentre iniziamo a tirar fuori le prime cose, comincio ad attaccar bottone.
<< Da quanto tempo lavori qui? >>
<< Da quattro anni. Il signor Sebastian mi ha assunta per servire qui dandomi così una vita migliore. >>
“Il che significa che lui lavorava già qui.”
<< Sembra essere una brava persona. >>
<< Sì lo è. A quest’ora non so dove sarei se non fosse stato per lui. Ovviamente sono grata anche al padroncino. >>
Mi piacerebbe sapere qualcosa su di loro perché devo ammettere che hanno destato la mia curiosità. Certo si dice che a volte la curiosità può uccidere, ma in questo caso non mi sembra di star facendo nulla di pericoloso.
<< E mi sapresti dire qualcosa sul loro conto? >>
<< Il padroncino ha perso i suoi genitori in un incendio quattro anni fa, invece del signor Sebastian so solo che ha conosciuto il padroncino subito dopo quell’incidente, e che è molto dedito al suo lavoro. >> fa una piccola pausa per poi aggiungere:
<< Sinceramente non so come faccia, ma riesce sempre ad avere tutto sotto controllo. >>
<< Sempre? >>
<< Sempre. Ad ogni situazione disperata, lui trova un modo per far procedere tutto nel migliore dei modi. >> risponde risoluta mentre tira fuori una camicia da notte dalla valigia.
<< Capisco. >>
“E ne è un esempio quello che è successo a pranzo.”
Prendo un paio di scarpe nere e lo pongo sul letto.
<< Riguardo a voi ho sentito che state cercando una persona. >> dice la domestica mentre tira fuori il piccolo portagioie in legno.
<< È così. Si tratta di un mio amico d’infanzia. Era venuto a Londra per proseguire i suoi studi, ma è misteriosamente scomparso. >> rivelo abbassando lo sguardo.
La domestica, notando la tristezza sul mio volto, si scusa.
<< Mi dispiace, non era mia intenzione rattristarvi. >>
<< Non ti preoccupare. >> le sorrido debolmente
<< Sono sicura che riuscirete a trovarlo. Il padroncino risolve sempre i casi che gli vengono affidati, quindi credo proprio che ci riuscirà anche questa volta. >> lo dice con convinzione, come se sapesse già l’esito del risultato.
Le sue parole di ottimismo riescono a scacciare in parte i pensieri negativi dalla mia mente.
<< Ti ringrazio. >> le sorrido, grata del suo sostegno.
Mentre stiamo finendo di mettere a posto le ultime cose, il maggiordomo fa la sua comparsa.
<< Signorina, il tè verrà servito a momenti. Ma prima vorrei presentarvi qualcuno. >>
Io e Sebastian scendiamo le scale raggiungendo così il salone principale, in cui si trovano alcune persone, messe in fila una di fianco all’altra.
<< Miss Katreena, vi presento il resto della servitù della famiglia Phantomhive. >>
Inizia da sinistra indicando un ragazzo biondo con gli occhi azzurri, che tiene una sigaretta alla bocca.
<< Lui è Bardroy, il capo chef. >> Poi passa ad un altro ragazzo biondo ma con grandi occhi verdi, più giovane del primo.
 << Questo è il giardiniere Finnian. >>
<< Piacere di conoscervi! >> esclama mostrando un sorriso solare
<< Non si parla senza permesso. >> lo ammonisce Bard dandogli una gomitata
<< Lui è Tanaka, anch’egli maggiordomo del casato Phantomhive. >> l’uomo anziano mi sorride ed accenna un inchino con la testa. 
<< Infine, vi presento Snake, il valletto. >>
Il ragazzo ha capelli corti color platino, occhi gialli ed è avvolto da un paio di… “Serpenti?!?” Sgrano gli occhi alla vista di quelle creature: mi fanno venire i brividi.
<< Piacere, il mio nome è Snake. Non abbiate paura di noi. Dice Oscar >> si presenta il ragazzo.
Però non capisco perché alla fine abbia aggiunto “Dice Oscar” e poi ha detto “Di noi? Noi chi?”
<< Quindi ti chiami Oscar? >> gli domando confusa.
<< No, mi chiamo Snake. Dice Oscar. >>
Adesso capisco: lui parla con i serpenti!
“Cosa?! Prima Undertaker ed ora questo ragazzo: a quanto pare, la normalità non sembra far totalmente parte del casato Phantomhive.”
<< Già, aveva fatto così anche con noi. >> Assicura Bardroy
<< Ah quindi tu puoi parlare senza permesso ma io no? >> protesta Finnian piagnucolando.
<< Molto bene, le presentazioni sono finite. Tornate al vostro lavoro. >> ordina Sebastian.
<< Yes, sir! >> urlano in coro per poi tornare ai loro doveri.
<< Da questa parte signorina. >> Il corvino mi accompagna portandomi in una grande stanza con in mezzo un tavolo rotondo avvolto da una tovaglia bianca, su cui sono poste due tazze di tè ed alcuni dolcetti, e due sedie una di fronte all’altra.
Il maggiordomo si avvicina a quella posta alla mia destra e la scosta.
<< Prego, accomodatevi. >> dice mentre prendo posto.
<< Ora vado a chiamare il signorino. Con permesso. >> si inchina e lascia la stanza.
Qualche minuto dopo ritorna con il conte. << Buon pomeriggio, lady Katreena. >> mi saluta mentre raggiunge il suo posto e si siede.
<< Buon pomeriggio a voi, conte Phantomhive. >> rispondo salutandolo a mia volta.
<< Il tè di oggi è un Earl Grey, mentre come snack abbiamo dei pasticcini alla crema e al cioccolato. >> Annuncia mentre ci versa la bevanda. << Spero troverete tutto di vostro gradimento, signorina. >> dice sorridendo mentre mi versa il tè. Annuisco e gli sorrido a mia volta, commettendo di nuovo lo stesso errore: lo guardo negli occhi. Ma perché non riesco ad impedire che ciò accada? È così frustrante! Distolgo subito lo sguardo evitando quella strana sensazione; ma anche se è stato per poco, il battito del mio cuore non fa altro che accelerare ed è come se la mia mente diventasse preda della sua.
“Perché sento come se avesse potere su di me?”
Poi Sebastian se ne va, lasciandomi sola con il conte.
<< Miss Katreena, ho come il presentimento che non mi abbiate detto tutto riguardo il barone Thomas Hill. >> confessa il giovane prendendo la tazzina.
<< Che volete dire? >>
<< Vorrei sapere come mai nella foto che mi avete mostrato non ci sono anche i suoi genitori. >> dice guardandomi negli occhi. Sento il ricordo di quel tragico giorno farsi strada dentro di me come un gelido vento invernale, che cerca insistentemente di affiorare nella mia mente, ma io non voglio ricordare, non ora…
<< Questo perché furono assassinati e il colpevole non fu mai trovato, così la polizia dovette chiudere il caso per mancanza di prove. >> rispondo con voce tremante.
<< E come mai mi avete tenuto nascosto un fatto così importante? >> chiede leggermente irritato.
<< Semplicemente perché accadde quando Thomas aveva solo dieci anni. >> replico infastidita dal suo atteggiamento.
Ciel posa la tazzina sul piattino e dall’espressione sul suo viso, sembra quasi che stia prendendo seriamente il fatto che questa persona sia la causa della scomparsa di Thomas.
<< Non starete pensando che si possa trattare della stessa persona, vero? Quell’omicidio è accaduto quattordici anni fa! >>
<< No, però non lo escludo. >> risponde prendendo tranquillamente un altro sorso di tè.
<< Ma è impossibile! >> esclamo allibita dal suo ragionamento.
Il giovane rimette la tazzina sul piattino sfoggiando un sorriso scaltro.
<< Il mondo è intriso dall’impossibile, credetemi. >>
Replica per poi prendere un dolcetto al cioccolato.
<< Ora pensiamo a goderci questa tazza di tè. Domani continueremo con le indagini, visto che per oggi abbiamo scoperto abbastanza. >>




Salve a tutti! Perdonate la mia assenza ma sono andata in vacanza e subito dopo sono stata male, quindi non ho avuto modo di andare avanti con la storia T_T Detto questo chiedo scusa per eventuali errori grammaticali e spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^ Vi prometto che cercherò di pubblicare più spesso. Ci vediamo! ;)
 

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Capitolo 4
*** Tristi Ricordi ***


I miei genitori e quelli di Thomas si conoscevano già da tempo, prima che noi nascessimo.
Ovviamente non ci era voluto molto perché io e lui facessimo amicizia.
Eravamo quasi sempre insieme e quando uno dei due doveva tornare a casa, sentivamo già l'uno la mancanza dell'altro: certo doveva essere per il fatto che siamo figli unici, ma soprattutto penso perché la nostra amicizia era ed è profonda. Abbiamo condiviso tutto, le risate e i pianti, i successi e i fallimenti. Grazie a lui ho trascorso un'infanzia spensierata. Ma purtroppo tutto questo non era destinato a durare per sempre...
Ricordo ancora quel giorno. Il giorno in cui tutto cambiò. Il giorno in cui i suoi genitori vennero uccisi.
 
https://www.youtube.com/watch?v=ywhvj7UaDHo&ab_channel=earlyriseband
 
Era il 10 Novembre 1879 (io avevo undici anni e Thomas nove).
Il mio amico era venuto a casa mia per trascorrere il pomeriggio insieme, visto che i suoi genitori avevano un impegno.
<< Scacco matto! >> esclamai contenta.
<< Non è possibile che abbia perso di nuovo... >> disse lui sbuffando.
<< Vedrai che la prossima partita la vincerai tu. >> lo incoraggiai.
<< L'avevi detto anche prima, ma il risultato è stato lo stesso. >> replicò incrociando le braccia al petto.
<< Vuoi fare un'altra partita? >> gli chiesi mentre rimettevo le mie pedine sulle caselle della scacchiera.
<< No, cambiamo gioco. >> rispose sorridendo felice, come se si fosse dimenticato di non aver vinto nemmeno una volta.
Così facemmo e giocammo fino all'ora di cena. Poi raggiungemmo i miei genitori nella sala da pranzo. Una volta finito, ritornammo nella stanza dei giochi.
Ormai per Thomas era giunta l’ora di tornare a casa, ed io ero stata talmente insistente con i miei genitori, che mi diedero il permesso di accompagnarlo.
Salimmo sulla carrozza prendendo posto uno di fronte all’altra con Walter, il maggiordomo della mia famiglia, alla guida, e raggiungemmo la villa Hill percorrendo una scorciatoia, visto che avrebbe potuto piovere da un momento all'altro.
Il mezzo si fermò di fronte all'entrata, rimanendoci più del solito...
Guardai attraverso il finestrino e notai che il cancello era già aperto: nessuno era venuto ad aprirlo però.
"Probabilmente il forte vento deve aver spezzato le sottili catene che lo tenevano chiuso." pensai, anche se non ne ero molto convinta.
<< Tutto bene? >> chiese Thomas, alzando un sopracciglio.
<< Sì, certo. >> annuii e gli sorrisi per nascondere la mia preoccupazione, dato che non volevo turbarlo con una semplice supposizione, basata per giunta su una sensazione.
Poi la carrozza proseguì trovando posto nel grande viale.
Walter scese ed aprì lo sportello: << Signorini, vi prego di attendere un attimo qui. >>
Sentii una morsa allo stomaco, come se qualcosa di brutto stesse per accadere o fosse già accaduto. Anche Thomas aveva un brutto presentimento a riguardo: << Qualcosa non va? >> chiese al maggiordomo, lievemente turbato.
<< Nulla di cui preoccuparsi, signorino. >> rispose tranquillo con un sorriso per poi chiudere lo sportello e dirigersi alla porta principale della villa.
Passarono diversi minuti ma Walter non era ancora tornato. Io e Thomas cominciammo a preoccuparci.
<< Vado a dare un'occhiata. >> dissi aprendo lo sportello e scendendo dalla carrozza con un balzo.
<< No, Katreena, fermati! >> esclamò Thomas tentando di afferrarmi per il braccio. Corsi fino alla porta d'ingresso socchiusa e la spalancai.
<< Sì, capisco... >> sentii la voce di Walter in lontananza. Pensai stesse parlando con i genitori di Thomas, anche se non avevo idea di cosa. Quindi decisi di entrare nel salotto, ma quando svoltai l'angolo per raggiungerli, vidi una cosa orribile davanti a me: il cadavere del padre e quello della madre del mio amico, avvolti in un macabro abbraccio, coperti di sangue, i loro occhi spalancati ed i volti contratti in un'espressione di terrore. Mi misi ad urlare, completamente inorridita e scioccata.
Walter venne subito da me e mi allontanò dalla stanza. << Signorina, vi avevo gentilmente chiesto di rimanere nella carrozza con il signorino Thomas. >> disse rimproverandomi ma cercando di mantenere un tono di voce tranquillo.
<< Loro sono... >> cercai di parlare con voce tremante.
L'uomo annuì mestamente: << Purtroppo sì. Anche i servitori hanno subito la stessa sorte. Ora vi prego di tornare alla carrozza, non voglio che il signorino... >>
<< Mamma! Papà! No! >>
Lo sentii gridare per poi mettersi a piangere. Io ed il mio maggiordomo lo raggiungemmo subito in quella maledetta stanza. Thomas era inginocchiato davanti ai suoi genitori e carezzava loro il viso, macchiandosi così le mani del loro sangue.
<< No... no... perché... >> mormorò, le lacrime ormai scorrevano senza controllo.
<< Signorino Thomas, è meglio se andate con miss Katreena... >> disse mettendosi davanti ai corpi dei suoi genitori per evitare che lui continuasse a guardarli.
Ma lui non gli diede ascolto, e singhiozzante cominciò a fissarsi le mani sporche.
<< Ve lo chiedo per favore, signorino... >> Walter si chinò verso di lui e gli porse gentilmente la mano.
Thomas gliela prese e si alzò, uscendo dalla stanza.
Mi avvicinai al mio amico e gli misi una mano sulla spalla, cercando di consolarlo in qualche modo. Io ero troppo scioccata e spaventata dopo aver visto quei cadaveri una seconda volta, e sapevo bene che se avessi chiuso gli occhi, quell'immagine raccapricciante si sarebbe palesata nella mia mente.
Ad un certo punto Thomas si girò verso di me alzando lo sguardo per poi affondare il viso nel mio petto, stringendomi forte a sé e continuando a piangere.
Lo abbracciai cercando di condividere almeno in parte il suo dolore.
<< Mi dispiace, mi dispiace così tanto... >> dissi, cercando di soffocare i gemiti anche se invano, mentre il mio corpo non faceva che tremare.
<< Miss Katreena, ho telefonato alla polizia. Sarà qui a breve e io dovrò rispondere ad alcune domande, dunque vi prego di andare entrambi nella camera del signorino. >> mi intimò Walter usando un tono di voce tranquillo, spezzato solo dalle lacrime desiderose di uscire, ma che s'impegnò a trattenere. Io lo guardai con gli occhi spalancati, temendo di trovare altri cadaveri lungo la strada. In quel momento il mio maggiordomo sembrò leggermi nel pensiero, poiché disse: << Ho perlustrato l'abitazione e non vi sono problemi al piano superiore. Ora andate, ve ne prego. >>
Così salimmo le scale e raggiungemmo la stanza di Thomas. Si mise seduto con la schiena appoggiata al letto e la testa tra le ginocchia, piangendo più forte di prima.
<< Perché?! Perché?! >> le parole uscivano soffocate, ma lui incurante continuava a ripeterlo, come se si aspettasse una risposta.
"Già. Perché? Perché qualcuno avrebbe dovuto ucciderli?"
Mi si spezzò il cuore a vedere il mio amico in quello stato. Le lacrime ripresero a scendere senza che me ne fossi accorta.
<< Thomas... >> gemetti in preda ad una forte angoscia e tristezza.
Mi avvicinai per poi inginocchiarmi di fronte a lui, abbracciandolo.
<< Mi dispiace così tanto. Non oso immaginare il dolore che stai provando in questo momento. >> mormorai con la voce rotta dal pianto.
<< Mamma... Papà... >> sussurrò debolmente mentre si stringeva a me.
Dopo che Walter fu interrogato dalla polizia, ci raggiunse e si mise a preparare le valigie con dentro le cose di Thomas.
<< Cosa stai facendo? >> gli domandò subito il mio amico.
<< Non potete più stare qui. Ora che i vostri genitori se ne sono andati, la famiglia Handwar dovrà occuparsi di voi, poiché non avete altri parenti che possano farlo. >> rispose l'uomo mentre piegava una camicia.
<< Che ne è dei miei servitori? >> chiese, ma con la consapevolezza che la risposta non sarebbe stata positiva.
<< Purtroppo sono stati uccisi anche loro. >> gli riferì il mio maggiordomo con rammarico.
<< Lo immaginavo... >> mormorò per poi chinare il capo.
<< Resteremo qui per la notte, dato che fuori c'è un temporale e sarebbe pericoloso viaggiare con un simile maltempo. Alcuni poliziotti rimarranno qui a proteggerci, dunque non abbiamo nulla da temere. Domani mattina faremo ritorno alla residenza Handwar. >> fece sapere Walter a entrambi mentre chiudeva una delle valigie.
Così Thomas venne a vivere da noi.
Ovviamente da quel giorno lui non fu più lo stesso: durante i primi giorni, non disse una parola ai miei genitori e nemmeno a me. Non toccò cibo né acqua; rimaneva nella camera che gli avevamo assegnato, guardando fuori dalla finestra, assorto nei suoi pensieri.
L'odio e la rabbia erano sentimenti che pian piano stavano cominciando a riempire il suo animo: ogni volta che passavo vicino alla porta della sua stanza, riuscivo a sentirli chiari come la luce del sole, così come la tristezza, la quale si era già radicata nel suo cuore.
Volevo fare qualcosa per confortarlo, ma i miei genitori mi dissero di lasciarlo stare per un po' e così feci.
Una notte sentii Thomas piangere più forte del solito. Quella volta non potei far finta di niente, così decisi di andare nella sua stanza per consolarlo. Nel momento in cui entrai, trovando il mio amico avvolto nelle coperte e girato verso la finestra, il suo pianto s'interruppe bruscamente, senza emettere nemmeno più un singulto.
<< Thomas... >> lo chiamai sottovoce.
Lui non rispose, forse perché voleva farmi credere che stesse dormendo.
Chiusi piano la porta e mi avvicinai lentamente al suo letto. Poi mi misi sotto le coperte, accanto al mio amico. Lui si girò di scatto, il suo viso rigato dalle lacrime. Non disse nulla, nemmeno di andarmene, e si appoggiò a me. Gli carezzai il viso per asciugare alcune lacrime.
<< Sono qui, Thomas. >>
Dopo avergli sussurrato quelle parole, affondò il viso nel mio petto riprendendo a piangere. Avvolsi il mio amico in un abbraccio, facendo passare le dita tra i suoi capelli fino a quando non si tranquillizzò del tutto.
<< Resta con me, ti prego. >> implorò lui, stringendosi ancora di più a me.
Era così fragile e indifeso...
<< Certo. Non vado da nessuna parte. >> gli baciai dolcemente la fronte e
rimasi al suo fianco tutta la notte; quando si addormentò, l'alba era ormai giunta.
Con il passare dei mesi, la polizia non era ancora riuscita a trovare gli assassini dei suoi genitori. Disse che non c'erano abbastanza prove per capire chi fosse stato: l'unica cosa certa era che la morte dei suoi genitori e servitori era stata programmata da alcune persone facenti parte della mafia o di una setta, poiché qualche cadavere era stato trovato quasi totalmente privo di sangue e presentava due strane punture, alcune sul collo, altre sulle braccia, mentre altri, tra cui quelli dei genitori, oltre alle punture, avevano subito diverse ferite simili ad artigli, effettuate su quasi tutto il corpo.
<< È impossibile che la polizia non abbia ancora catturato quei maledetti! >> sbottò Thomas, battendo un pugno sul tavolo.
<< Ci dispiace molto, Thomas. >> gli disse mia madre con voce rotta.
<< I tuoi genitori erano i nostri amici più cari e credimi, siamo davvero addolorati per ciò che è accaduto loro. >> continuò, cercando di non mettersi a piangere.
<< Questo mondo è pieno di ingiustizie! Le brave persone vengono uccise da quelle cattive e queste ultime riescono a sfuggire alla giustizia! >> esclamò.
<< E allora cosa vorresti fare? Trovare quelle persone e vendicarti, magari uccidendole con le tue stesse mani? Non è quello il modo di fare giustizia, giovanotto. >> intervenne duro mio padre.
<< Caro, non mi sembra il caso di... >> replicò mia madre nel tentativo di dissuaderlo dall'usare un simile tono con il mio amico.
<< Deve imparare ad essere forte e ad accettare che la vita non è sempre giusta. >> la interruppe subito lui.
Thomas, tremante e con le lacrime agli occhi, si alzò da tavola e corse di sopra nella sua stanza.
Io stetti in silenzio ad osservare la scena. Capivo perfettamente il fatto che fosse sbagliato cercare di fare giustizia da sé, ma non trovavo nemmeno giusto che i colpevoli venissero lasciati in libertà, come se non avessero fatto alcunché di sbagliato.
Dopo quella sera, Thomas cambiò di nuovo: le lacrime erano sparite e quella che prima era un'espressione tra la tristezza e la rabbia, era diventata determinazione.
All'età di dodici anni, disse a me e ai miei genitori che sarebbe diventato un poliziotto, giurando che avrebbe fatto giustizia per i suoi. Così cominciò a studiare duramente e ad allenarsi con la spada e la pistola, migliorando sempre più, giorno dopo giorno.
Gli anni passarono, ma nonostante ciò, il mio amico non perse mai di vista il suo obiettivo.
Così arrivò il giorno della sua partenza per Londra, il 14 Agosto del 1888, un mese prima del mio ventesimo compleanno.
<< Katreena, ti ringrazio per avermi sostenuto nei momenti difficili, soprattutto quando i miei genitori sono morti. Vedrai, diventerò un vero poliziotto e smaschererò i responsabili. >> disse Thomas, prendendomi le mani tra le sue.
Io scossi la testa accennando un sorriso: << Non devi ringraziarmi. Dopotutto noi siamo come fratelli, è normale aiutarsi a vicenda. Sono sicura che ci riuscirai. Però ricorda che non è questo il tuo vero obiettivo. I tuoi genitori avrebbero voluto vederti condurre una vita normale. >>
<< Lo terrò a mente. >> rispose guardandomi negli occhi.
<< Abbi cura di te. Ti voglio bene, Thomas. >> gli sorrisi per poi abbracciarlo affettuosamente.
<< Anch'io te ne voglio, Katreena. Ti scriverò non appena sarò arrivato. >> promise il mio amico, ricambiando il gesto con il medesimo calore.
La carrozza si avviò verso l'uscita del cortile e Thomas mi salutò un'ultima volta con la mano. Io feci lo stesso mentre una lacrima mi rigava il viso. Certo ero triste per la sua partenza, ma anche felice: lui voleva (e vuole tuttora) fare giustizia per i suoi genitori, ma allo stesso tempo aveva (e ha tuttora) il desiderio di vivere la sua vita.

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Salve a tutti! Come state? Spero che il capitolo vi sia piaciuto e non sia risultato troppo corto T_T
In tal caso, vi chiedo umilmente scusa.
Ci vediamo al prossimo capitolo!
 

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Capitolo 5
*** Risposte e nuovi quesiti ***


Io, il conte ed il maggiordomo ci troviamo in un vicolo della città ad indagare sulla morte di un ragazzo che sembrerebbe avere un’analogia con quelle accadute in questo periodo.
<< Ci sono testimoni? >> domanda Ciel all’ispettore Abberline, un giovane dai capelli castani e gli occhi verde acqua che indossa un soprabito marrone.
<< Sì, l’ho appena interrogato. >> risponde.
Poi prende un taccuino dalla sua tasca destra e comincia a leggerlo.
<< Il testimone mi ha riferito di aver visto due donne avvicinarsi all’individuo. All’inizio gli sembravano delle prostitute, infatti si erano avvicinate a lui in modo provocante e lo stavano seducendo, ma poi si sono avventate su di lui mordendolo. >>  
<< Questo è tutto. >> chiude il taccuino e lo rimette in tasca.
<< Vorrei vedere il cadavere. >> chiede il conte all’ispettore.
<< Sì, da questa parte. >> si incammina. Noi lo seguiamo percorrendo l'interno del vicolo.
<< Quindi non si tratta di punture come aveva suggerito Undertaker. >> dico rivolgendomi a Ciel mentre seguiamo Abberline.
<< In effetti… >> constata pensieroso portandosi una mano al mento.
<< Perdonate la mia intromissione, ma lady Katreena, siete sicura di voler vedere una simile scena grottesca e cruenta? >> mi domanda Sebastian che si trova dietro di noi.
<< Sì, non ci sono problemi. >> rispondo sicura rivolgendogli lo sguardo.
Dopo aver visto i corpi insanguinati dei genitori di Thomas ai miei piedi, non credo che questo potrà impressionarmi. Almeno spero…
Ci fermiamo davanti al cadavere: si trova seduto contro al muro di un’abitazione abbandonata, con la testa pendente da un lato. Il suo volto è contratto in un’espressione di puro terrore e il suo corpo è in gran parte coperto di punture e sangue.
<< Come potete vedere, qui si possono notare i morsi, anche se in tutta onestà mi fanno pensare a delle punture. >> dice indicando il collo e le braccia.
<< Ispettore Abberline! Venite subito qui! >> urla un uomo dall’altra parte del vicolo.
<< Chiedo scusa. >> dice e si congeda.
Più rimango ad osservare il cadavere e più sento di potermici abituare: è strano, ma l’odore del sangue di quel ragazzo non mi dà più fastidio come prima, pizzicandomi il naso. Quello che prima per me era un “odore” si è ora trasformato in una fragranza.
Ad un certo punto sento una voce femminile sussurrare il mio nome.
“Katreena…Katreena”
 Alzo subito lo sguardo per sentire da dove proviene quella voce, ma non vedo nessun altro a parte il conte ed il maggiordomo che sono di fianco a me.
“Katreena…” Di nuovo. Ma da dove viene? Do ancora un’occhiata per capire di chi si tratti, ma non c’è nessuno.
Poi all’improvviso capisco che quella voce non si trova all’esterno, ma nella mia testa.
“Katreena, guarda che meraviglia! Anche se non è più fresco, quel sangue potrà comunque soddisfarti. Riesci a sentirne il dolce profumo, non è vero?”
I miei sensi si concentrano su quel corpo senza vita. Una strana fame mi attanaglia e ciò che mi invade è il forte desiderio di… di…
<< Lady Katreena? >> sento flebilmente la voce del corvino.
Torno in me da quello strano stato di trance e distolgo lo sguardo dal cadavere. La testa mi gira e a causa di questo, perdo l’equilibrio cadendo in avanti. Sebastian mi prende in tempo, evitando così l’impatto con il suolo.
<< State bene? >>
Annuisco << La vista del cadavere deve avermi impressionata un po’. >> mento in parte, appoggiandomi a Sebastian.
Faccio alcuni respiri profondi, sentendo il profumo speziato del maggiordomo, che sembra placare il mio desiderio di sangue.
 
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Scendiamo dalla carrozza e il maggiordomo apre la porta principale della villa. Senza nemmeno aver avuto il tempo di varcare la soglia, ci troviamo davanti un uomo con una donna a braccetto, entrambi dai tratti asiatici. Lui indossa un abito verde acqua con finiture rosse e pantaloni bianchi, invece la ragazza porta una maglia e una calzamaglia nera, vestendo in modo succinto e provocante. I suoi lunghi capelli sono legati da due trecce ai lati.
<< Ehilà Conte. >> l’uomo lo saluta con la mano libera.
<< Lau? Cosa ci fai qui? >>
<< Ho alcune cose interessanti da dirvi. >> rivela tranquillo con un sorriso in volto.
<< Ora non ho tempo. >> taglia corto il giovane.
<< Nemmeno per un caso di traffico di sangue? >> replica
<< Che cosa?! >>
<< Oh? E voi chi siete? >> mi domanda l’asiatico inclinando leggermente la testa.
<< Lei è lady Katreena Handwar, figlia dei baroni Alexander e Emily Handwar. >> interviene Sebastian, presentandomi.
<< Lady Katreena, lui è il signor Kunlun Lau, capo del ramo britannico della compagnia del commercio cinese. Invece lei è la signorina Ran Mao, la sua fidata aiutante. >> mi spiega il maggiordomo.
<< Piacere di conoscervi. >> sorrido loro.
<< Il piacere è tutto nostro. Vero, Ran Mao? >> si rivolge poi alla ragazza carezzandole la testa. Lei si limita ad annuire mantenendo lo sguardo fisso su di me.
<< Ehi non ti distrarre e dimmi quello che sai! >> insiste il giovane.
<< Prima però suggerirei di entrare, così che possiate parlarne comodamente davanti a una tazza di tè. >> interviene Sebastian, indicando elegantemente l'entrata.
 
 
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<< Ho scoperto che qualcuno nei magazzini del porto gestisce un traffico di esseri umani. Purtroppo il motivo è a me sconosciuto, per questo mi sto rivolgendo a voi. >>
<< Lo fai solo perché non vuoi rischiare la pelle. >> ribatte il giovane per poi sorseggiare il tè.
Il cinese si mette a ridere. << Mi avete scoperto! >>
La ragazza annuisce senza cambiare espressione.
<< Saranno forse schiavi? >> domanda Ciel a Lau.
Il ragazzo fa spallucce e scuote la testa. << Non saprei dirvi nemmeno questo. Ma qualcuno mi ha riferito di aver sentito un gruppo di queste persone parlare di una sorta di organizzazione. Qual era il nome? >> si domanda cercando di ricordarlo.
<< Come fai a dimenticarti una cosa così importante?! >> esclama spazientito il giovane. Lau ci pensa ancora guardando la ragazza che è seduta su di lui, come per chiederle se lei lo sappia, ma scuote la testa. 
<< Ah sì ora ricordo! È la Brimstone Society. >> esclama.
Il giovane sospira, forse contento che se ne sia ricordato in qualche modo. Ciò mi fa pensare che si sia dovuto abituare ai modi di questa sua “risorsa”.
<< Quindi questa organizzazione potrebbe essere anche responsabile dei frequenti omicidi avvenuti in questo periodo. >> deduce Ciel.
<< Voi cosa ne pensate? >> si rivolge a me.
<< Che sono d'accordo con voi, Conte. Dopotutto alcune persone sono scomparse nel nulla, il che dà da pensare che quelle possano essere state appunto vendute come schiavi alla Brimstone Society. >> rispondo.
Però manca un altro elemento. Un elemento che non sta facendo altro che ossessionarmi in modo insistente.
<< L’unica cosa che non mi spiego è il sangue… >> ci penso un attimo.
<< Potrebbe trattarsi di un altro traffico. Quindi sì, la penso come voi. >> concludo nello spiegare la mia teoria.
<< Un'ottima deduzione lady Katreena. Potrei sapere come mai una signorina come voi si trova in un luogo simile? >> mi chiede Lau curioso, allargando il sorriso.
<< Sto cercando un mio amico d'infanzia che è scomparso qui a Londra e il Conte si è gentilmente offerto di aiutarmi a cercarlo. >>
L’espressione del ragazzo cambia trasformandosi in puro stupore.
<< Davvero? >> esclama incredulo rivolgendosi al giovane. << Non è da voi essere così gentile. >> ridacchia.
<< Smettila! >> esclama, stufo di venir messo in cattiva luce.
<< Dovete sapere che non ha proprio un bel carattere. >> continua imperterrito Lau, stavolta parlando con me, sussurrando e tenendo una mano davanti alla bocca, nel vano tentativo di non farsi sentire dal conte.
Mi limito a sorridere al suo commento e guardo Ciel che nel frattempo è diventato rosso dalla rabbia.
<< Bene, ora che ho rivelato ciò che sapevo, io e Ran Mao togliamo il disturbo. >>
I due si alzano per andare verso l’uscita della stanza e poi lui si ferma sulla soglia, girandosi verso di me.
<< Vi auguro di trovare il vostro amico. Nel frattempo tenete gli occhi aperti perché in questa villa si nasconde una bestia pronta a divorarvi. >>

“Una bestia pronta a divorarmi?”

Inarco un sopracciglio confusa da quell’ultima frase.
<< Abbiate cura di voi. >> dico poi a entrambi.
<< Ci vediamo, Conte. >> lo saluta l’uomo agitando un braccio e lasciando la stanza con la sua aiutante.
 

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       Alla luna
     
     Sei pallida perché
    sei stanca di scalare il cielo
    e fissare la terra
    tu che ti aggiri senza compagnia
    tra le stelle che hanno una differente
    nascita, tu che cambi
    sempre come un occhio senza gioia
    che non trova un oggetto degno della
    sua costanza?
 
Sono nella libreria del conte: mi ha dato il permesso di venire qui per distrarmi immergendomi nella lettura, ma purtroppo l’ultima cosa che riesco a fare è continuare a pensare a un modo di trovare Thomas, ipotizzando teorie su teorie.
Sospiro chiudendo un libro di poesie di Percy Bysshe Shelley che avevo cominciato a leggere e mi alzo, rimettendolo nel suo scaffale.
Ad un certo punto sento la flebile melodia di un violino, che riconosco essere la famosissima “Ciaccona, Partita n.2 in re minore” di Johann Sebastian Bach.
“Dev’essere il conte a suonarla.”
La esegue abbastanza bene, escludendo qualche stonatura e soffio dell’arco.
Esco dalla stanza per andare a vedere da dove potrebbe venire il suono.
Percorro il lungo corridoio tendendo le orecchie; dopo un po’ mi fermo davanti a una porta. Mi avvicino per sentire meglio e realizzo che la musica viene da qui.
<< Entrate pure, lady Katreena. >> dice Sebastian.
La musica si interrompe di colpo.
<< Io stavo suonando! >> protesta Ciel per essere stato interrotto.
Il maggiordomo ridacchia alla sua frase. << Se quello lo chiamate suonare… >>
<< Maledetto! >> esclama il giovane.
Apro la porta ed entro nella stanza, trovandomi davanti un Sebastian totalmente diverso: la sua divisa da maggiordomo è stata rimpiazzata da una lunga giacca e pantaloni sul grigio, con una camicia bianca ed un bavaglio rosa su questa; indossa un paio di occhiali e una ciocca di capelli è stata portata all’indietro, scoprendo il suo orecchio sinistro.
<< Vi andrebbe di assistere alla lezione per cambiare un po’? >> mi chiede il corvino.
<< Volentieri. >> rispondo avvicinandomi a Ciel e Sebastian.
<< Bene, ora direi di ricominciare. >> dice il ragazzo mettendosi a posto gli occhiali con l’arco del violino.
Il conte posiziona lo strumento sulla spalla sinistra e appoggia la testa alla mentoniera. Imposta le dita formando il primo accordo del brano, per poi portare l’arco sulle corde con la mano destra.
Punta lo sguardo sullo spartito, fa un respiro profondo e comincia a suonare.
L’esecuzione procede bene, tranne che per qualche errore, ma lui continua tranquillo, mantenendo il ritmo regolare e interpretando il brano.
Finita l’esecuzione, Ciel solleva l’arco dalle corde e rilassa le dita della mano sinistra, sollevandole dalla tastiera.
<< Secondo voi com’è andato, lady Katreena? >> chiede Sebastian guardandomi negli occhi.
Ci penso un attimo tenendo conto di ciò che ho sentito e provato.
<< Direi abbastanza bene, tranne che per alcuni errori nell’impostazione dell’arco in certi passaggi e l’intonazione di alcuni accordi, su cui dovrà lavorare di più data la loro difficoltà. >>
Il corvino sembra essere quasi meravigliato dalla mia risposta.
<< Esattamente. >> sorride compiaciuto nell’aver trovato qualcuno con la sua stessa opinione. Gli sorrido a mia volta e poi guardo il giovane, che ha un’espressione di pura noia sul volto.
<< Molto bene, per la prossima lezione voglio sentire le note e i cambi di corda precisi e intonati. >> si rivolge al conte che si limita ad annuire guardandolo negli occhi.
<< Ma prima mi piacerebbe sentire come voi suonate il brano. Immagino che ve l’avranno insegnato. >> prende il suo violino e l’arco e me li porge.
<< Non credo più di essere in grado di eseguirlo. >> mi giustifico mettendo le mani avanti.
“Come fa a sapere che suono il violino?”
<< So che potete farcela e poi so che lo suonate, perché avete notato errori che un non violinista non sarebbe mai riuscito a vedere o sentire. >> spiega tranquillamente.
“Giusto… Aspetta, ma mi ha appena letto nel pensiero?”
<< Sì ma ho smesso da qualche anno. >> replico cercando di fargli cambiare idea.
<< Allora riprenderete da ora. >> insiste lui dandomi lo strumento.
Sospiro rassegnata e prendo il violino posizionandolo bene sulla spalla, appoggiandoci sopra la testa, per poi prendere l’arco.
Mi avvicino al leggio e guardo lo spartito, leggendo le note e i passaggi più difficili.
Faccio un respiro profondo e suono il primo accordo che purtroppo viene un po’ stonato e l’arco trema per la tensione nervosa.
Vado avanti cercando di calmarmi suonando gli altri accordi e leggendo lo spartito, finché non sono più sicura.
Una volta che ci ho preso la mano il suono cambia e io riesco ad interpretare il brano come scritto. Comincio a notare con grande sorpresa che le dita si muovono agili sulla tastiera e l’arco scorre leggero sulle corde, come se non avessi mai smesso di suonare il violino, cosa che a malincuore dovetti fare tre anni fa per permettere a Thomas di andare all’università risparmiando un po’ di soldi.
Senza rendermene conto mi trovo già a metà brano. Alzo gli occhi dallo spartito per vedere Sebastian con gli occhi chiusi che sorride ascoltandomi suonare. Dopo poco apre gli occhi continuando a sorridermi, forse contento di sentire il brano eseguito decentemente o perché sapeva di aver ragione; sinceramente non saprei dirlo. Intanto il conte rimane ad ascoltare mantenendo lo sguardo basso.
Suono le ultime note e concludo il brano suonando la tonica re (nota a capo della tonalità, in questo caso re minore) mettendo il mignolo sulla quarta corda e facendo il vibrato, mentre alleggerisco l’arco e il suono si affievolisce sempre di più.
Fermo l’arco guardando Ciel e Sebastian. << Come sono andata? >> domando ad entrambi. Il ragazzo prende per primo la parola << Per aver smesso da qualche anno direi che siete andata piuttosto bene, escludendo alcuni errori ed incertezze. Vi faccio i miei più sentiti complimenti. >> mi sorride battendo le mani.
<< Concordo, siete stata davvero brava. >> si aggrega il conte.
<< Ringrazio entrambi per i complimenti. >> sorrido loro facendo un piccolo inchino.
<< La lezione è ufficialmente conclusa. >> annuncia guardando l’ora sul suo orologio da taschino.
<< Con permesso, lady Katreena. >> si congeda il giovane uscendo dalla stanza e chiudendo la porta. Mi giro verso Sebastian che sta mettendo via il leggio in un angolo.
<< Non credevo che tu fossi un insegnante di violino. Mi potresti suonare qualcosa? >> gli chiedo timidamente.
Il maggiordomo si avvicina a me e sorride, mettendosi poi a guardare l’orario sull’orologio da taschino.
<< Con molto piacere, visto che c’è ancora tempo prima di andare a preparare la cena. >>
Ripone l’orologio in tasca, poi prende il violino e l’arco dalla custodia nera e si mette al centro della stanza, posizionando lo strumento. Io intanto prendo posto su una sedia, mettendomi di fronte a lui.

https://www.youtube.com/watch?v=xDKOMzSaZ3Y

Inizia a suonare le prime note con sicurezza e da lì capisco subito che si tratta del Capriccio n. 24 di Niccolò Paganini.
Rimango estasiata dalla facilità con cui suona il brano e dalle sue movenze, a volte aggraziate e leggere, altre forti, abbracciandomi affettuosamente per poi prendermi con irruenza. Il suo corpo si muove in un’intima danza tra lui e il violino trasmettendomi un senso di eccitante proibizione. Incontro gli occhi castano rossicci del corvino lasciandomi sopraffare dal loro magnetismo e il mio cuore comincia a battere veloce, come se volesse scandire il ritmo della melodia. Sebastian mi guarda e sorride continuando ad attirarmi a sé: è come se ora avesse rimpiazzato lo strumento per coinvolgere me in quella pericolosa danza, facendomi volteggiare a suo piacimento.
Ad un certo punto la melodia si fa malinconica e sensuale allo stesso tempo, rispetto a prima che era forte ed aggressiva, per poi risalire con note acute e veloci precipitando in quelle più gravi. Continua ad alternare forza ed eleganza, trasportandomi in queste due correnti totalmente diverse.
Ancora mi chiedo come possa essere solo un maggiordomo, data la sua bravura nel suonare uno strumento bello e difficile come il violino, che ha bisogno di anni e anni di puro studio ed esperienza. Ma ora non importa, voglio solo godermi questa a mio parere sovrannaturale e sublime esibizione.
La musica è ormai fuori controllo, pronta per il finale. Sebastian esegue l’ultima sequenza e termina il brano con un’ultima nota, dandole un colpo sicuro e poi alza l’arco, orgoglioso della sua esecuzione come un re alla vittoria della sua prima battaglia. Rimango senza fiato per ciò che ho appena sentito e visto. 
“È stato incredibile!”
Senza nemmeno pensarci, mi alzo e applaudo battendo le mani più forte che mai, con un entusiasmo che non avevo mai provato prima d’ora.
<< Vi ringrazio infinitamente. >> fa un elegante inchino mettendo la mano destra sul petto e mi sorride.
<< Sei stato bravissimo! >> esclamo ricambiando il sorriso e avvicinandomi a lui.
<< Se il maggiordomo della famiglia Phantomhive non sapesse suonare il Capriccio n.24 di Niccolò Paganini con il violino, non sarebbe degno ti tale nome. >> lo dice con disinvoltura, come se fosse una cosa di prassi.
<< Sapete come ha fatto a diventare uno dei più grandi violinisti della storia? >> mi domanda all’improvviso.
Ci penso un attimo. << Studiando ore e ore tutti giorni. Infatti era ciò che faceva. >> rispondo con l’idea che sia la scelta più ovvia.
Il ragazzo però ridacchia alla mia risposta. << Conoscete la leggenda in cui si dice che lui si sia fatto possedere da un demone per suonare in quel modo? >>
<< Sì, ne ho sentito parlare. >>
<< Ebbene, quella “leggenda” è vera. >> afferma lui convinto.
Non capisco dove voglia arrivare… forse sta insinuando che i demoni esistono veramente? Sarebbe inquietante. Come ho già detto a me piace leggere storie su queste ed altre creature, ma non ho mai considerato la loro esistenza nemmeno per un secondo. Insomma, chi vorrebbe mai che vampiri, demoni, lupi mannari e chissà quali altre creature se ne vadano in giro di notte a creare morte e distruzione?
<< Sai, anche tu saresti potuto diventare un grande violinista. >> gli dico sincera cambiando argomento.
Sebastian sorride e scuote la testa. << La fama non mi interessa, perché dopotutto io sono semplicemente un diavolo di maggiordomo. >> mette l’indice della mano sinistra sulle labbra facendomi l’occhiolino.
 
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La notte è ormai calata da un po’ ma io non voglio saperne di dormire: troppi pensieri occupano la mia mente, partendo dal ritrovare Thomas, per poi finire a Sebastian. Già, proprio lui. Nemmeno io riesco a capire perché lo stia pensando; forse per la sua splendida esibizione, oppure per ciò che mi ha detto, o forse per entrambe le cose…
Sospiro girandomi nel letto cercando di prendere sonno. Chiudo gli occhi ma invece di vedere tutto nero, compare il viso sorridente del maggiordomo.
“E come se non bastasse è anche un bel ragazzo…”
 
Ad un certo punto sento uno strano rumore e dell’aria fredda entra improvvisamente nella stanza. Mi giro subito in direzione della finestra, ma ciò che vedo è la sagoma di una persona illuminata debolmente dalla luce della luna, che brandisce un’arma tenendola sollevata sopra la testa.
<< È giunta la tua ora! >> esclama l’alta sagoma la cui arma ha ora cominciato a fare un rumore assordante.



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Ciao a tutti! Quanto tempo! Mi dispiace tantissimo per aver pubblicato questo capitolo dopo tre mesi dall'uscita dell'altro...
Non nego di aver avuto molto da fare e che ho avuto anche qualche calo di ispirazione. Più che altro non riuscivo a mettere le cose assieme in modo coerente XD
Bene detto questo spero proprio che questo capitolo vi sia piaciuto e farò del mio meglio per non metterci più così tanto tempo, ve lo prometto ^^
Ringrazio infinitamente chi sta leggendo la mia storia e chi anche la recensisce :) Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo affinchè siano critiche costruttive ovviamente ;)
Ciau!
                       - KuroHeart 

 

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Capitolo 6
*** Intrusione e Oscure Rivelazioni ***


<< Chi è quella persona? >> domando terrorizzata a Sebastian, il quale è giunto in mio soccorso non appena mi ha sentita urlare.
<< Solo qualcuno che purtroppo conosco. >> risponde lui a malincuore.
Il ragazzo ha lunghi capelli rossi e porta gli occhiali ed un cappotto del medesimo colore, i suoi occhi sono di un verde brillante e ha una preoccupante arma che tiene appoggiata su una spalla.
<< Che cosa vuoi, Grell? >> gli chiede il maggiordomo andando dritto al punto.
Il rosso fa un sorriso a dir poco agghiacciante e punta l’indice contro di me.
<< Tu saresti dovuta morire quella notte, ma vedrò di rimediare in questa! >> esclama ignorando Sebastian e brandendo la lama rotante con entrambe le mani che ora ha ripreso a fare un forte rumore.
<< State dietro di me signorina. >> ordina il corvino, mettendo un braccio davanti a me. Faccio come dice senza replicare.
<< Perché devi sempre ostacolarmi, Sebastianuccio? Almeno per stavolta fammi fare il mio lavoro! >> esclama quello spazientito.
<< Il padroncino mi ha ordinato di proteggere lady Katreena a qualunque costo e io devo obbedire. Se è un combattimento che vuoi, allora un combattimento avrai. >>
Dice calmo mentre scrocchia le mani per provocare il ragazzo.
<< Oh, quanto mi fai eccitare quando parli così! >> corre verso di noi e scaglia l’arma addosso a Sebastian, il quale l’afferra prontamente con le mani.
<< Scappate! >> ordina il corvino mentre trattiene la lama.
<< E tu come farai? >> gli domando
<< Non preoccupatevi per me e andate! Subito! >> esclama impaziente.
Mi reco verso la porta correndo più veloce che posso, ma proprio mentre sto per raggiungere l’uscita, Grell si para davanti a me.
<< È giunta la tua ora! >> esclama tenendo l’arma all’indietro.
Cado a terra per lo spavento e imploro il rosso di non uccidermi.
<< Ti prego! Non voglio morire… >>
<< Signorina! >> mi giro verso Sebastian mentre sfodera tre posate d’argento da una tasca interna della giacca e le scaglia su Grell, il quale però le schiva facendole finire infilzate alla porta.
<< Dove eravamo rimasti? >> il giovane sfoggia un sorriso a dir poco terrificante mostrando i suoi denti aguzzi, mentre la lama scende inesorabile su di me.
“No! Io non morirò qui e per mano di questo scellerato!”
Così gli do un calcio su uno stinco e torno dietro al maggiordomo.
<< Brutta impertinente! Come osi fare questo a un dio della morte?! >> esclama quello dolorante.
“Un cosa?!”
<< Non sai quanto mi divertirò a farti a brandelli! >> corre verso di me tenendo l’arma salda con entrambe le mani. Sebastian afferra di nuovo la lama, ma stavolta la tira verso di sé facendo perdere l’equilibrio al dio della morte, e per finire gli dà un pugno in pieno viso, facendo finire il rosso contro alla finestra che va in frantumi.
<< Vogliate scusarmi lady Katreena ma devo occuparmi di questo problema. Voi rimanete qui. >> dice calmo come se niente fosse.
Senza avere il tempo di replicare, il corvino si è già buttato di sotto per continuare il combattimento nel grande cortile. Mi avvicino alla finestra e lo vedo correre verso il rosso, il quale si sta mettendo a posto gli abiti.
“Non posso rimanere qui con le mani in mano mentre lui sta rischiando la sua stessa vita per me!”
 Decido così di raggiungerlo: senza pensarci due volte salto giù dalla finestra atterrando in piedi sul suolo umido.  
Corro dai due che continuano a combattere senza sosta, schivando uno l’attacco dell’altro prevedendo le mosse dell’avversario. Si muovono con un’agilità e velocità mai viste prima. Mi nascondo dietro una delle grandi siepi a lato del cortile, cercando di pensare ad una strategia per fermare quel tipo strano senza farmi uccidere.
Ad un certo punto però noto gli occhi di Sebastian illuminarsi di un brillante color cremisi.
“Cosa gli succede?”
<< È tempo di concludere il combattimento. >> ghigna il maggiordomo.
Grell sorride a sua volta e si posiziona per sferrare l’attacco decisivo.
<< Sono d’accordo. >>
Comincia a correre verso il maggiordomo e gli sferra un potente calcio laterale, facendolo finire contro a un muretto.
<< Una piccola vendetta. >> dice scostandosi una ciocca dei suoi lunghi capelli rossi.
<< Oh no, Sebastian… >> sussurro a bassa voce facendo qualche passo indietro. Purtroppo nel farlo, il mio piede destro finisce su un piccolo ramo, spezzandolo.
<< Ehi ti ho sentito! So che sei qui! Vieni fuori! >> esclama impaziente il dio della morte guardando in giro.
“Oh no mi ha scoperto!”
Trattengo il respiro e rimango immobile nel mio “nascondiglio” nel panico più totale.
<< D’accordo, vorrà dire che verrò io a prenderti! >>
Scruto attraverso la siepe e noto che la figura di Grell è sparita. Mi guardo intorno freneticamente e quando mi giro, il rosso si materializza davanti a me afferrandomi per il collo e sollevandomi da terra.
<< Bene, ora vedrò di farti fuori dannato vampiro! >>
Sgrano gli occhi nel sentire quella parola.
“Che cosa ha appena detto? Vampiro?!”
 << Cosa stai dicendo? Io non sono un vampiro! >> cerco di dire mentre mi dimeno per liberarmi dalla sua presa.
<< Lady Katreena! >> urla Sebastian in lontananza.
 “Devo fare qualcosa o finirò per morire strangolata da questo qui…”
Continuo a dimenarmi ma più lo faccio più lui stringe la presa sul mio collo.
<< Così impari a deturpare la mia bellezza! >> ghigna mostrando i suoi denti affilati e gli occhi verdi smeraldo.
Boccheggio e ansimo cercando di prendere un po’ di ossigeno, anche se mi viene difficile a causa della sua stretta.
All’improvviso comincio a sentire una strana sensazione insinuarsi nel mio corpo: una forza mai provata prima e una voglia insaziabile di uccidere.
Affondo con forza le unghie nel guanto nero di Grell, penetrando nella carne della sua mano: rosso sangue comincia a colare sul tessuto.
<< Ahia! >> urla il rosso lasciandomi finalmente andare.
Cado a terra e tossisco massaggiandomi il collo con l’altra mano. Poi osservo le mie mani e noto che le unghie sono diventate simili a degli artigli. La mia lingua sente qualcosa di appuntito in bocca: mi rendo conto che si tratta dei canini superiori ad essere diventati aguzzi ed affilati come rasoi.
<< Cosa mi sta succedendo?! >> esclamo spaventata con le lacrime agli occhi.
<< A quanto pare non ne eri al corrente, il che mi fa pensare che tu non ti sia mai nutrita di sangue umano. >> constata dolorante il rosso, prendendosi la mano sanguinante.
<< Ma questo non è un buon motivo per lasciarti vivere! >> conclude.
Nel frattempo Sebastian ha raggiunto il dio della morte e me.
Alzo lo sguardo su di lui completamente terrorizzata e disorientata.
<< Non può essere... >> sussurra guardandomi con gli occhi sgranati.
<< Dimmi quello che sai su questa storia! >> esclama poi rivolto a Grell.
<< Hmph non ti dirò proprio un bel niente. Il mio attuale dovere è quello di eliminare queste creature dato che sono, o meglio erano esseri umani che dovevano morire in giorni e circostanze diversi. Per di più nutrendosi di sangue umano uccidono altre persone che non erano in programma di morire in quel momento. Come vedi è un circolo vizioso che se non va fermato al più presto, intrappolerà l’intera umanità in questo mondo per sempre. >> gli rivela mentre scosta una ciocca di capelli dalla spalla.
Sebastian sorride soddisfatto per essere riuscito ad avere qualche informazione, seppur minima.
<< Dannazione mi sa di aver parlato fin troppo… >> constata pentito.


https://www.youtube.com/watch?v=8mbfFJ6_wc8


“Katreena uccidi quel dio della morte. Uccidilo!” 
Di nuovo quella voce? Mi sento la testa scoppiare e il mio corpo comincia a muoversi per conto suo come una marionetta.
Mi alzo e con un movimento rapido mi scaglio su Grell graffiandogli il viso.
<< Come osi?! >> strilla il ragazzo.
Senza nemmeno dargli il tempo di riprendere l’equilibrio gli do un pugno in pieno stomaco facendolo volare contro al tronco di un albero.
Respiro affannosamente, la mia testa comincia a girare e i miei occhi danno di nuovo vita a quella sanguinosa sequenza di immagini.
<< No! Non di nuovo! >> urlo con le lacrime agli occhi.
Mi prendo la testa tra le mani e mi inginocchio sull’erba bagnata.
 
 
Sangue. Morte. Distruzione.
Poi il buio totale.
Lentamente lo sfondo comincia a prendere forma e a definirsi.
“Dove mi trovo?” 
Mi guardo intorno notando così di essere all’interno di una carrozza.
All’improvviso sento uno strano tonfo sul tetto di questa e subito dopo il forte nitrire dei cavalli. Il mezzo prende una notevole velocità. Cerco di tenermi ma poi la carrozza finisce per sbilanciarsi cadendo da un lato. Subito dopo sento delle voci parlare con tono aggressivo ma non riesco a distinguere le loro parole.
“Cosa sta succedendo?”
Decido così di uscire aggrappandomi al sedile e arrampicandomi verso l’altra portiera.
<< Miss Katreena! Scappate! >> esclama una voce a me familiare: si tratta di Walter, il mio maggiordomo.
Volgo lo sguardo verso di lui e noto un uomo che lo tiene fermo per la giacca, mentre l’altro sorride compiaciuto.
“Oh no…”
Quelli si girano verso di me, squadrandomi dall’alto in basso.
I loro occhi si illuminano nel buio della notte: l’uomo a sinistra ha gli occhi verdi, mentre quello a destra li ha gialli; le loro bocche sorridenti e spalancate mostrano lunghi canini.
<< Che ne dici se prima di ucciderla ci divertiamo un po’ con lei? Tanto abbiamo finito con il vecchio. >> propone quello con gli occhi verdi al suo complice che annuisce leccandosi le labbra. Il primo lascia andare il maggiordomo che ha ricevuto una grave ferita all’addome e si accascia a terra.
<< Scappate! >> urla di nuovo Walter. Faccio come dice e inizio a correre più veloce che riesco, inoltrandomi nel buio sentiero.
 
[Tieni la testa giù ora
Lasciami solo passare
Non nutrire i miei timori
Se non vuoi che sia libera
Ho paura di chi sto diventando
Temo di star perdendo
Tutta la bellezza interiore

Non posso trattenerlo oltre
La mia forza sta svanendo
Devo mollare
È la paura dell’oscurità
Che sta crescendo in me
(Devo salvare)
Salvare il mio amato

 Non c'è via di fuga
Perché il mio destino è orrore e una triste sorte]

 
Sento i due uomini dietro di me ridacchiare, rimanendo fermi dove sono, come se mi stessero dando un vantaggio.
<< È inutile scappare, tanto ti prenderemo comunque! >> esclama uno e poi sento un rumore veloce di passi che calpestano la terra umida.
Continuo a correre sperando con tutto il cuore di riuscire a seminarli e trovare un nascondiglio. Dopo alcuni metri volgo lo sguardo all’indietro per vedere se mi stanno ancora inseguendo, ma sembrano essere improvvisamente scomparsi.
“Che se ne siano andati?” 
 Con i polmoni ormai in fiamme decido di fermarmi un attimo per riprendere fiato.
 << Sei finita! >> urla vittorioso uno dei due uomini mentre salta giù da un albero graffiandomi il braccio destro e scagliandosi su di me, cadendo sul suolo bagnato.
<< Se fai la brava ti ucciderò nel modo più indolore possibile. >> ride prendendomi il viso con una mano, costringendo i miei occhi castani e terrorizzati a guardarlo nei suoi verdi e feroci. Cerco di dargli un pugno, ma lui mi blocca subito con l’altra mano stringendo forte e premendo il suo corpo contro al mio, impedendomi così di fuggire.
<< Mmm mi piacciono le ragazze aggressive >> dice leccandosi le labbra e prendendomi anche l’altra mano, portando entrambe le braccia sopra la mia testa.
<< Qualcuno mi aiuti! >> urlo con tutto il fiato che ho continuando a dimenarmi.
<< Non servirà a nulla chiedere aiuto. Questo posto è completamente isolato. >> mi sussurra all’orecchio.
Poi comincia a sentire il mio odore annusandomi come un cane.
<< Che buon profumo che hai >> dice sorridendo e scoprendo così i bianchi canini affilati.
<< Non vedo l'ora di assaggiare il tuo sangue. >> fa una risatina avvicinandosi al mio collo.
“Sangue? Che lui e il suo complice siano dei… vampiri?”
Ma non può essere vero. I vampiri non esistono nella realtà, sono solo una leggenda. Cerco di divincolarmi ma purtroppo non sono abbastanza forte da riuscire a liberarmi dalla sua presa. Chiudo gli occhi terrorizzata, ma anche con la sebbene poca speranza che tutto ciò che sta succedendo sia solo il frutto di un brutto sogno…
“No!” urlo nella mia mente preparandomi al peggio.
All’improvviso un forte rumore squarcia l'aria notturna per poi susseguirsi i gemiti di dolore di quel lurido essere, che ora sofferente si porta una mano alla testa mollando la presa dai miei polsi e si alza, volgendo lo sguardo ad una sagoma completamente nera girata di spalle che si trova davanti a sé.
Mi alzo di scatto approfittando della confusione e comincio a correre tornando indietro da Walter, sperando che sia ancora vivo.
<< Chi diavolo sei? >> ringhia quello.
<< Colui che ti ucciderà >> risponde il ragazzo misterioso.
Mi fermo di scatto e mi giro nel sentire quella voce a me stranamente familiare: l'ho già sentita ma con un timbro meno grave.
<< Cosa pensi di fare? Questo non era nei piani! >> esclama l'uomo che comincia a indietreggiare spaventato.
<< Te l'ho detto. Voglio ucciderti. >> I suoi occhi si illuminano di un colore simile a quello del vampiro che mi ha assalito, ma quelli sembrano essere più vividi e spaventosi.
“Il che significa che lui è come loro ma ancora più pericoloso!”
L’uomo comincia a correre verso di me più veloce che può, ma il ragazzo lo precede parandosi davanti a lui e con un rapido movimento della mano, lo uccide infilzandogli il cuore con quello che sembra essere un pugnale.
Il giovane dai lunghi capelli castani e completamente vestito di nero estrae l’arma dal corpo del vampiro, che scompare incenerendosi.
<< State bene? >> domanda guardandomi negli occhi.
Annuisco, incapace di proferire una singola parola, scossa da ciò che ho visto.
<< Bene. >> dice accennando un sorriso.
 << Ora il prossimo. So che sei lassù! >> esclama guardando fra gli alberi.
Senza nemmeno aver avuto il tempo di capire dove fosse, l’altro vampiro compare dietro di me e affonda la mano munita di artigli in profondità nella mia carne.
<< Le riferirò che hai intralciato il nostro lavoro uccidendo il mio complice. >>
Dice quello rivolto al ragazzo mentre gira la mano dentro di me e infine la estrae con forza dal mio fianco.
Un dolore lancinante percorre il mio corpo, facendomi rimanere senza fiato con il sangue che comincia ad uscire.
<< No! >> esclama la figura misteriosa con gli occhi smeraldo spalancati.
Abbasso lo sguardo sulla ferita e premo su questa cercando di fermare l’emorragia, ma purtroppo non serve a nulla e con le gambe tremanti, mi accascio al suolo.
<< Lurido farabutto! Come hai osato! >> esclama furibondo il giovane mostrando i candidi e lunghi canini.
Il vampiro si lecca le dita assaggiando il mio sangue.
<< Squisito. >> sussurra estasiato girandosi verso di lui con un ghigno sul volto per provocarlo.
Il ragazzo corre verso di lui con il pugnale in mano e tenta di affondarlo nel cuore del vampiro, ma quest’ultimo gli blocca il polso con entrambe le mani e gli dà una testata, facendolo indietreggiare.
<< Quando lei scoprirà ciò che hai fatto stanotte, verrai torturato così dolorosamente da voler desiderare la morte! Stavolta non avrai il suo perdono! >> sghignazza l’uomo per poi fare uno scatto rapido verso il giovane, dandogli un pugno nello stomaco, facendo piegare in due il vampiro.
<< Io sono e sarò sempre più forte di te, ragazzino! >> esclama ridendo.
I miei occhi cominciano a farsi pesanti e le immagini risultano sempre meno nitide, costringendomi a chiudere gli occhi.  
 
*****************************************************************
 
<< Katreena… Katreena… >>
Al suono di quella voce apro gli occhi a fatica mettendo a fuoco il viso del ragazzo misterioso.
Non credo ai miei occhi.
<< Sei tu. Sei vivo… >> sussurro sorpresa
Il ragazzo sorride felice di vedermi.
<< Thomas. >> riesco a dire in un sussurro. Prima ho avuto il presentimento che si potesse trattare di lui, ma purtroppo la fioca luce della luna piena e la confusione non mi sono state di grande aiuto.
<< Sì, sono io, sono qui. >> gli accarezzo il viso scostando una ciocca dei suoi lunghi capelli castani.
Noto che i suoi occhi sono tornati al loro normale color nocciola.
<< Quell’uomo, anzi quel vampiro… >>
<< Stai tranquilla, me ne sono occupato. >> risponde scuotendo leggermente la testa.
<< Sono felice che tu sia vivo. >> gli sorrido. << Anche se non sei più un essere umano. >>
Thomas abbassa lo sguardo, come se si sentisse colpevole di essere diventato ciò che è ora.
<< Sai che io ti accetto anche così, vero? >>
Lui annuisce e poi mi guarda negli occhi.
<< Allora lascia che ti trasformi. Che ti faccia diventare un… >>
<< Vampiro? >> concludo la frase per lui.
<< Hai sempre adorato quel genere di racconti >> sorride debolmente.
<< Ma come hai appreso stanotte, purtroppo non si tratta di una semplice leggenda. >> conclude mentre il suo sorriso scompare tramutandosi in un'espressione di amarezza.
<< Non c'è altro modo. Se vuoi continuare a vivere dovrai diventare come me. Ma ti avverto: una volta che avrai fatto questa scelta, non potrai più tornare indietro. Sarà difficile ma io non voglio lasciarti morire sapendo che avrei potuto salvarti in qualche modo, anche se avrei dovuto impedire che… >> metto l'indice sulle sue labbra e scuoto la testa.
<< Non è stata colpa tua. Diventerò come te e torneremo a casa… insieme. >> gli sorrido fiduciosa.
<< D’accordo. >> sospira.
Thomas si trasforma in vampiro mostrando i suoi lunghi e candidi canini e tramutando gli occhi da color nocciola a smeraldo.
<< Farà male all'inizio ma poi il dolore sparirà. Sei pronta? >>
Annuisco determinata nel voler continuare a vivere, anche se sarà una vita completamente diversa. Ma con lui al mio fianco, sento che tutto si potrà risolvere.
<< Molto bene. >>
Mi solleva la testa e avvicina i canini al mio collo, sfiorandolo.
<< Chiudi gli occhi. >> mi sussurra all'orecchio.
Annuisco e faccio come dice, portando le mani alle spalle di Thomas, abbracciandolo. Subito dopo sento i suoi canini penetrare la mia carne facendomi gemere di dolore. D'istinto affondo le unghie nel tessuto della sua camicia nera. Il sangue continua a defluire dal mio corpo, privandomi della poca energia che mi è rimasta.
Dopo un po' il mio amico estrae i canini dal mio collo deglutendo l’ultimo sorso e poi si morde il polso destro.
<< Ora devi bere il mio sangue. >> dice sollevandomi la testa e avvicinando il braccio alla mia bocca.
Lo afferro con una mano e cerco di farmi coraggio. Avvicino le labbra e comincio a bere il suo sangue, sopportando il fastidioso sapore metallico che dopo un po' sembra addolcirsi.
Sento il suo sangue scorrere nelle mie vene, andando poi a fondersi con il mio, dandomi sempre più forza.
<< Così può bastare. >> dice dopo un po’ tirando leggermente il braccio verso di sé.
Mollo la presa per riprendere fiato.
Poi Thomas mi prende in braccio correndo per il lungo sentiero.
<< Dove stiamo andando? >> gli domando reggendomi a lui, che però non risponde e continua a correre guardandosi attorno, forse per assicurarsi che nessuno ci stia seguendo. Dopo un po' raggiungiamo il cancello di una grande villa.
Thomas si abbassa e mi appoggia sul suolo leggermente bagnato.
<< Purtroppo le cose non sono così semplici. Non posso tornare a casa con te, nemmeno tu puoi. >> mi rivela all’improvviso.
<< Di cosa stai parlando? >> gli chiedo confusa.
<< Sono finito in una brutta situazione. Inoltre i tuoi genitori sono stati uccisi per colpa mia. >> confessa triste abbassando lo sguardo verso di me, mentre spalanco gli occhi sconcertata da quella notizia.
<< E in quell'occasione saresti dovuta morire anche tu. >> conclude infine.
<< Ora devo andare. Loro non mi devono trovare qui. >> si alza e si volta di spalle.
<< No Thomas! Non andare…  Non… andare… >>
Lui ignora le mie parole cominciando a correre. Lo guardo senza che io possa muovermi per fermarlo. I miei occhi si fanno pesanti imprimendo l'oscurità che si è ormai creata attorno a me.
E dentro di me.
 
************************************************************  
<< Miss Katreena… miss Katreena... >>
 
<< T-Thomas… >> mormoro aprendo lentamente gli occhi.
<< No, sono Sebastian, il maggiordomo. >>
Metto a fuoco il suo volto preoccupato << Sebastian… >>
 Mi trovo nel cortile della villa con il corvino che mi tiene tra le sue braccia nel punto in cui ho perso i sensi, anzi me stessa: ora sono un vampiro, una creatura della notte, ma ancora peggio una creatura sanguinaria, pronta ad uccidere chiunque pur di ottenere un sorso di sangue. Poi mi guardo intorno come alla ricerca di qualcuno e mi ricordo di ciò che è accaduto.
<< Il dio della morte! Dov’è? Dove… >> il corvino sorride scuotendo la testa.
<< Non vi preoccupate, l’ho mandato via e non cercherà più di farvi del male. Ora vi porto dentro. >> si alza prendendomi in braccio. Sussulto sorpresa da quell’azione, ma quando sento il dolce profumo del maggiordomo, mi appoggio al suo petto e respiro profondamente, quasi dimenticando ciò che è accaduto solo un attimo fa.
Percorriamo il cortile e entriamo nella villa, salendo la grande scalinata.
<< Bene, sarà meglio darvi un’altra stanza. >> dice cambiando direzione.
Percorriamo il corridoio e dopo un po’ il corvino trova una camera degli ospiti.
Apre la porta ed entra chiudendola poi dietro di sé e si avvicina al letto per farmi sdraiare. Non appena il maggiordomo mi lascia andare, lo afferro per la cravatta con l'intento di portarlo sul letto con me, ma lui non cede alla mia forza; solo la sua schiena è piegata in avanti.

<< Miss Katreena, cosa state facendo? >> domanda sorpreso dal mio gesto.
Io non dico nulla e mi sporgo verso il corvino portando le mani sulle sue spalle, quando i miei polsi vengono afferrati dalle sue mani riuscendo così ad allontanarmi.
<< Ho tanta sete... >> sussurro con la gola che va bruciandomi sempre più ad ogni parola che pronuncio mentre tengo lo sguardo fisso sul collo diafano del giovane.

Sebastian, dopo essersi accorto che mi sono trasformata di nuovo, mi lascia andare e si siede sul letto, invitandomi a mettermi sopra di lui. Io faccio come dice, nonostante la fame mi stia divorando. Dopodiché va a scoprire il collo sbottonandosi appena la giacca e allentando la cravatta: << Bevete. >> 
Inebriata dal suo profumo, mi lecco le labbra e mostro i canini, andando a tracciare il profilo del collo del maggiordomo per poi affondarli nella carne. Il corvino geme inarcando leggermente la testa all'indietro e stringendo il tessuto della mia camicia da notte.

Le sue prime gocce di sangue invadono il mio palato, donandomi un’improvvisa scarica di piacere che si diffonde per tutto il corpo, desiderando berne sempre di più. Chiudo gli occhi e stringo la presa dietro la nuca di Sebastian, strappandogli un altro gemito. Continuo a bere quel metallico e dolce liquido, sentendo il flebile suono del sangue che gli scorre nelle vene, così come il battito veloce e irregolare del suo cuore.
 
https://www.youtube.com/watch?v=djnU_VHD3lc
 
Una volta sazia, apro subito gli occhi e mollo la presa su di lui, estraendo i canini dal suo collo.
Guardo il corvino ansimante con la giacca, la cravatta e la camicia leggermente sbottonate. Sgrano gli occhi e porto la mano alla bocca, macchiata del sangue di Sebastian.
<< Oh no, che cosa ho fatto… >> sussurro flebilmente con le lacrime agli occhi, ora libera dall'influenza vampiresca.
Noto i segni dei canini sul collo del maggiordomo. << Mi dispiace, mi dispiace… >> le lacrime cominciano a scorrere incontrollabilmente. Lui non dice nemmeno una parola, rimanendo lì a guardarmi con un’espressione indecifrabile sul suo volto: a prima vista si direbbe che sia tristezza o forse prova pena per me, non saprei.
<< F-forse è meglio che me ne vada… >> faccio per alzarmi, ma il ragazzo mi prende per un polso, scuotendo la testa. << Non fatelo >> lo dice come se fosse un ordine. << Vi prego. >> aggiunge con un dolce sussurro.
Annuisco e lui mi lascia andare, avvicinando la mano verso il mio viso, accarezzandomi la guancia e asciugando alcune lacrime con il pollice; nonostante il tessuto del guanto, riesco comunque a percepire il calore e la delicatezza della sua mano, delle sue dita. Chiudo gli occhi godendomi quella dolce carezza, cercando di rilassarmi. Dopo un po’ apro gli occhi e guardo Sebastian, il quale sembra accennare un piccolo sorriso. I nostri occhi si incontrano e io cerco di ricambiare il sorriso nonostante le lacrime, arrossendo un po' in viso. Il corvino ritrae improvvisamente la mano. << Vi chiedo scusa, mi sono lasciato andare… >> dice mentre il suo sorriso scompare.
<< Non, non è niente… >> dico con voce rotta abbassando lo sguardo.
“Anzi, mi sarebbe piaciuto poter sentire quel calore ancora un po’.”
Purtroppo le lacrime non accennano a finire e io mi do della stupida per essere così debole nel cercare affetto da un servitore. Per di più ho paura di ciò che sono appena diventata: un mostro.
Ma subito dopo decido di mandare tutto al diavolo e mi butto su Sebastian abbracciandolo e affondando il viso nel suo petto. Lui rimane immobile senza sapere cosa fare o dire, ma poi decide di ricambiare l’abbraccio.
<< Mi dispiace, non sto facendo altro che creare problemi a tutti! Io, io volevo solo trovare Thomas… >> dico singhiozzando e stringendo il maggiordomo.
Chiudo gli occhi con forza cercando di fermare le lacrime, ma queste non fanno altro che continuare a scorrere, rigandomi il viso e bagnando la giacca del corvino. Lui fa passare una mano sulla mia schiena cercando di tranquillizzarmi. I tremiti cominciano a diminuire e il mio respiro si fa più regolare.
<< Ti prego, rimani con me stanotte… >> sussurro flebilmente.
Sebastian annuisce e mi stringe a sé, mettendo l’altra mano sulla mia testa, accarezzandola.
<< Grazie… >> sorrido debolmente e chiudo gli occhi, abbandonandomi tra le sue braccia.
 
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Salve a tutti! Sono finalmente riuscita ad aggiornare la storia! Mi dispiace tantissimo per averci messo così tanto, ma sono stata parecchio indaffarata. D’ora in poi non farò più promesse per le uscite dei prossimi capitoli e li pubblicherò quando potrò. Sappiate comunque che la storia andrà avanti, su questo non c’è dubbio ;) Ci vediamo!
- KuroHeart

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Capitolo 7
*** La Dura ed Inverosimile Realtà ***


Mi trovo nel cortile della villa. È notte fonda e la luna piena illumina l’ambiente circostante. Io indosso l’abito viola che mi è stato dato il primo giorno in cui ero giunta nella magione Phantomhive. L’aria autunnale carezza la mia pelle facendomi rabbrividire leggermente. C’è una cosa che però non capisco: il motivo per cui mi trovo qui a quest’ora della notte. Alzo lo sguardo verso il la luna piena parzialmente coperta da alcune nuvole. Ad un certo punto sento due mani dietro di me che si appoggiano sulle mie spalle, accarezzandole.
Volto la testa di poco notando che queste sono coperte da un paio di guanti neri. Alzo lo sguardo per vedere di chi si possa trattare: è un ragazzo corvino completamente vestito di nero che porta una maschera del medesimo colore, con una decorazione dorata come quella della giacca. Scruto il suo volto che ha assunto un sorriso malizioso.
<< Sebastian? >> lo chiamo, confusa dal suo strano comportamento.

https://www.youtube.com/watch?v=RChMZ59iRzY

Lui mi guarda negli occhi rimanendo in silenzio e continuando a sorridere. Poco dopo abbassa lo sguardo sul mio collo, scostando da una parte i miei lunghi capelli sciolti. Cerco di liberarmi dalla sua presa, ma lui mi stringe di più con entrambe le mani, impedendomi così di muovermi.

[Sento le tue dita
Fredde sulla mia spalla 
Il tuo tocco agghiacciante
Mentre scorre lungo la mia spina dorsale]


Avvicina le sue labbra al mio collo lasciandomi alcuni baci carichi di desiderio. Sussulto al contatto delle sue labbra sulla mia pelle e faccio scappare un piccolo gemito. Il corvino continua a baciarmi facendo scorrere le mani lungo i fianchi, attirandomi a sé.

[Piaceri proibiti 
Che ho paura di far miei]
 
<< Lasciami andare… >> gli ordino mettendo le mani sulle sue che ora si trovano sul mio ventre e afferrandole per provare nuovamente a liberarmi.
<< Non ostinatevi a resistermi. So che mi desiderate, così come lo sapete anche voi.  >> mi sussurra all’orecchio per poi leccarne il lobo e mordicchiarlo.
<< S-smettila… ah! >> gemo di nuovo rabbrividendo di piacere e stringendo le mani guantate del maggiordomo. Ormai sono avvolta da lui, incapace di oppormi a quella forza oscura.
Il corvino avvicina il suo viso al mio guardandomi. << Voi siete mia. >> sorride di nuovo mentre i suoi occhi si illuminano di un color cremisi e le sue pupille si restringono come quelle di un felino. Sebastian mi fa girare verso di sé, come per farmi vedere meglio quegli occhi. Sbigottita, comincio a indietreggiare per poi correre lontano da lui.
<< Scappate pure lady Katreena, tanto non riuscirete mai a sfuggirmi. >>
Ignoro le sue parole e continuo a correre addentrandomi nel bosco per poi ritrovare il maggiordomo di fronte a me.
Sorride e si avvicina in modo seducente. Senza accorgermi, mi afferra per il polso facendomi fare una giravolta su me stessa per poi attirarmi a sé.
<< Ve l’ho detto, non avete via di scampo. >>
Mette una mano sul mio fianco e fa mettere la mia mano sulla sua spalla, mentre con l’altra prende la mia mano nella sua. Sorride di nuovo con quegli occhi cremisi così belli e spaventosi allo stesso tempo e poi inizia ad avanzare, come a voler ballare un valzer immaginario. Mi lascio trasportare dai suoi passi e dalle sue movenze, ormai incapace di reagire. Mentre continuiamo a danzare, comincio a percepire una strana sensazione in tutto il corpo; una sensazione purtroppo a me familiare: quella della sete di sangue. Sento il profumo che emana Sebastian e non riesco a fare a meno di trasformarmi in vampiro.
Stringo la mano nella sua e mi appoggio al suo petto, cercando di trattenermi dal mordergli il collo. Il corvino si ferma all’improvviso e mi circonda in un abbraccio.
<< Fatelo. Nutritevi di me. >> sussurra quasi impaziente
<< No, non voglio… >> dico scuotendo la testa
<< Ma dovete farlo. >> insiste lui
Alzo la testa e vedo una vena pulsare con prepotenza nel suo collo. Ne sento il battito, così come il sangue che scorre in essa. Perdo completamente il controllo: metto una mano dietro la nuca di Sebastian afferrandolo per i capelli, mentre con l’altra stringo il tessuto della giacca. Mi avvicino al suo collo e lo mordo senza esitare per poi nutrirmi del suo sublime sangue..
 
[È un gioco pericoloso!]
 
<< No! >>
Mi sveglio di soprassalto ansimante e subito dopo mi accorgo di essere nella mia stanza quasi buia per via delle tende.
“Fortunatamente è stato solo un sogno, al contrario di ciò che è accaduto ieri notte.”
Sono stata attaccata da un dio della morte, ho avuto una specie di visione di ciò che è accaduto quella volta, scoprendo così che Thomas è vivo ed è un vampiro, in più mi ha fatto diventare come lui perché ero in pericolo di vita.
Ancora non riesco a credere che il mio amico sia vivo… dovrei esserne felice e lo sono, però sapere che non è più umano ed è anche nei guai, non mi rassicura molto.
Oltre alla necessità di bere sangue prettamente umano, i vampiri posseggono altre debolezze, come i paletti di legno se conficcati nel cuore, il contatto con la luce del sole…
“Dannazione”
Mi butto subito giù dal letto con la paura che quel poco di sole che entra e si proietta sulla mia mano, possa uccidermi all’istante, incenerendomi.
Mi guardo la mano colpita dal sole ma questa non presenta alcuna bruciatura.
“Che sia un falso mito?”
<< Signorina, va tutto bene? Vi ho sentita urlare. >> Chiede preoccupata Meyrin dall’altra parte della porta.
<< Sì, tutto a posto. >> le rispondo tranquilla mentre mi alzo dal pavimento.
<< D’accordo. >> dice per poi andare via.
Provo a rimettere la mano sotto la luce ma non accade nulla come prima; a questo punto direi che ci siano due possibilità: o sono totalmente immune a questa teoria, oppure il mio corpo reagisce quando mi trasformo.
Non mi resta altra scelta se non quella di provare ora. Comincio a concentrarmi in qualche modo, cercando la vampira che è in me. Dopo alcuni minuti la temperatura del mio corpo si abbassa gradualmente, la mia pelle diventa sempre più pallida e i canini e le unghie si allungano. 
“Bene, direi di essermi trasformata del tutto.”
Tendo la mano verso la luce del sole e questa si comporta allo stesso modo. Subito dopo però sento un leggero pizzicore che si trasforma poi in un dolore vero e proprio. Ritraggo immediatamente la mano digrignando i denti per evitare di urlare.
“A quanto pare non era affatto un falso mito…”
Abbasso lo sguardo sulla mano e noto con grande sorpresa che si sta rigenerando in fretta dall’ustione.
“Incredibile!”
Penso a quali altri miti potrei provare senza rischiare la vita ovviamente. O non vita?
“Davvero divertente.” Scuoto la testa e cerco di ricordare ciò che avevo letto anni fa sui vampiri.
Se non sbaglio, queste creature temono il crocifisso e l’acqua santa, essendo una specie di demoni e quindi ostili al Signore; odiano l’aglio e la loro immagine non può riflettersi su alcuna superficie vitrea.  
“Quest’ultima cosa la posso verificare.”
Mi alzo e vado verso l’armadio che c’è a lato della stanza. In teoria anche questo dovrebbe essere munito di un paio di specchi verticali. Apro una delle due ante e trovo ciò di cui ho bisogno. Noto con grande sorpresa che riesco a riflettermi sulla superficie dello specchio come quando sono nella mia forma umana.
Osservo la mia immagine e mi accorgo che i miei occhi hanno cambiato colore: dal loro colore castano sono passati ad un azzurro chiaro. Digrigno i denti per vedere i due lunghi canini superiori.
<< Quindi è così che appaio agli occhi degli altri. È questo ciò che sono diventata, anzi… che mi hai fatto diventare, Thomas… >>
Torno nella mia forma umana continuando a guardarmi allo specchio e ad un certo punto realizzo che l'immagine riflessa non ha cambiato aspetto. Rimango a fissarla e poco dopo un mezzo sorriso si dipinge sul suo volto. Metto una mano sul vetro ma quella riflessa non si muove di un millimetro. L’immagine di me stessa guarda la mia mano e poi mi fissa negli occhi.
<< Ciao Katreena. >> dice continuando a sorridere.
Sgrano gli occhi e ritraggo la mano dallo specchio, spaventata.
<< Chi sei tu?  >>
Lei inclina la testa guardandomi dall'alto in basso.
<< Ma come, non lo hai ancora capito? >> domanda delusa mantenendo sempre quel sorriso.
<< Io sono te, o meglio, la tua versione vampira. >>
<< Che cosa? Quindi eri tu la scorsa notte? >>
La ragazza annuisce << Proprio così. E anche quella volta in cui avevi visto quel cadavere nel vicolo. >>
<< Allora sei stata tu ad esortarmi a nutrirmi del sangue di Sebastian >>
Solleva l'indice in aria e lo scuote. << Io non ti ho affatto esortato a fare quello: ci hai pensato da sola, mia cara. >> ridacchia appoggiando il dito alle labbra.
<< Non è vero! >> esclamo stringendo i pugni.
<< Lo hai sognato, dico bene? E com'è finito quel sogno? In un abbraccio? In un bacio forse? Io non direi. >> continua lei, beffarda.
<< Io… >>
<< Puoi negarlo quanto vuoi, ma alla fine sai anche tu che è così >> dice facendo spallucce.
Cerco di farmi coraggio e la guardo negli occhi con aria di sfida. << Quindi mi stai dicendo che non ti nutrirai mai di sangue umano? >> mi domanda con tono derisorio.
<< Proprio così. >> rispondo determinata.
Lei si mette a ridere di gusto.
 << Allora preparati a nutrirti di sangue di ratti e altri animali che troverai in giro. Sappi comunque che non sopravvivrai a lungo. >> dice lei continuando a ridere. << Bene ora ti saluto mia cara “lady". >> agita la mano << No aspetta! >> ma l'immagine si è ormai dissolta, lasciando la vera me stessa attonita e spaventata riflessa allo specchio. Sentendomi le gambe cedere per lo shock, vado a sedermi sul letto. Rimango a fissare il vuoto, riuscendo ad avere mille pensieri e allo stesso tempo il nulla totale. Non riesco a credere di aver appena parlato con l'oscurità che è dentro di me. Lei mi ha detto che sono stata io a desiderare di nutrirmi di Sebastian: in poche parole significa che sarà difficile riuscire a capire il confine tra il mio lato umano e quello di vampiro. Come farò a reprimere quel desiderio? Non posso di certo rischiare di uccidere degli innocenti, ma come potrei mai fare? Se non mi nutro, morirò e non potrò salvare Thomas. Giusto, anche lui è come me; mi chiedo chi possa averlo trasformato, donandogli così una vita di eterno tormento. Io però dal canto mio non posso di certo biasimare il mio amico, dato che lo ha fatto per salvarmi da morte certa. Ad un certo punto mi torna in mente un’altra cosa che mi aveva detto Thomas: i miei genitori sono stati uccisi da alcuni vampiri seguaci dell’organizzazione.
 Dopo dieci minuti abbondanti, mi alzo dal letto ancora un po' tremante e mi vesto.
 “Devo verificare di persona se le cose stanno davvero così.”
 Una volta vestitami mi dirigo verso la porta e la apro, trovandomi davanti l'ultima persona che al momento volevo vedere.
<< Buongiorno miss Katreena. Vi siete alzata presto. >> mi saluta il maggiordomo.
<< Sì ecco, non riuscivo a dormire. >> rispondo celando le mie preoccupazioni ed evitando di guardarlo negli occhi.
<< State bene? >> Annuisco mentendo così alla sua domanda. << E tu? >>
<< Perché me lo state chiedendo? >> mi domanda meravigliato, come se avesse dimenticato ciò che era accaduto solo alcune ore prima.
<< Volevo sapere come va la ferita che ti ho inferto ieri notte. >> abbasso la voce per evitare che qualcuno ci possa sentire, dato che ci troviamo nel corridoio.
<< Nulla di cui vi dovete preoccupare. >> risponde semplicemente liquidando la faccenda.
<< Io direi di sì invece. >> replico abbassando lo sguardo.
Sebastian mi osserva con un’espressione meravigliata e poi sorride.
<< Siete in pensiero per un mero servitore come me? Ciò mi lusinga, ma non è necessario. >>
Perché non capisce? Io gli ho fatto del male e mi sono nutrita del suo sangue! Avrei potuto ucciderlo se non mi avesse fatto tornare in me.
<< Se ho fatto del male a qualcuno voglio sapere come sta e se posso fare qualcosa! Non do importanza al rango sociale. >> ribatto ad alta voce trovando finalmente il coraggio di guardare il maggiordomo negli occhi. Lui rimane in silenzio per qualche secondo, per poi parlare.
<< Capisco. Comunque sto bene, vi ringrazio. >> risponde infine per poi tirare fuori l'orologio da taschino e guardare l'ora.
<< Tra poco andrò a svegliare il signorino e sicuramente mi chiederà cosa sia successo ieri notte, dato che c'è stato molto rumore, quindi sarò costretto a raccontargli tutto. Se volete posso omettere il momento in cui vi siete trasformata e quando vi siete nutrita di me, così che siate voi a dirglielo.  Vi andrebbe bene? >>
<< Sì, mi sembra giusto. >> rispondo leggermente titubante.
<< La colazione sarà pronta a momenti, quindi se volete vi posso condurre alla sala da pranzo. >>
<< A dire la verità non ho molto appetito. >>
<< Capisco. Bene, sarà meglio che vada a svegliare il mio padrone. Con permesso, lady Katreena. >> fa un piccolo inchino e si dirige nella stanza del Conte.
È vero, lui deve sapere questa storia, ma ci crederà? Ne dubito. Temo proprio di dovermi rassegnare all'idea che non avrò più il suo aiuto e dovrò andarmene.
<< Non vi preoccupate, il mio padrone è di larghe vedute. >> dice il maggiordomo, girandosi verso di me.
“Ma come ha fatto?”
Lo guardo sorpresa e lui mi sorride leggermente per poi riprendere a camminare.
Dopo un’ora vengo chiamata da Sebastian per andare nello studio del Conte a raccontargli i fatti accaduti ieri notte.
<< La mia mente ha rievocato le immagini della notte in cui sono finita davanti alla vostra magione. So che tutto questo vi sembrerà assurdo e difficile da credere, ma io e il mio maggiordomo siamo stati attaccati da due vampiri. Queste creature esistono per davvero e ho scoperto che Thomas è vivo ed è un vampiro, perché mi ha fatto diventare come lui, dato che uno dei due vampiri mi aveva inferto una ferita mortale. >> gli racconto tutta la storia senza tralasciare alcun dettaglio e cercando di trattenere i tremiti alle mani nel ricordare quella vicenda e la me stessa che ho visto poco fa riflessa allo specchio.
Ciel rimane impassibile a ciò che gli ho appena detto e rimane in silenzio per un po’, forse per elaborare questa serie di fatti.
<< Dunque il barone Hill è vivo, fa parte di quell’organizzazione di vampiri governata da una donna ed è colui che vi ha trasformata. >>
<< Proprio così. >> annuisco.
Il giovane sospira pensieroso. << Sembra che la situazione si sia complicata. Sebastian chiudi le tende. >>
Il maggiordomo obbedisce e la stanza si fa improvvisamente buia.
“Cos’avrà intenzione di fare?”
<< Ora trasformatevi. >> Sgrano gli occhi a quella strana ma soprattutto pericolosa “richiesta” del conte.
<< Spero stiate scherzando! >> esclamo allibita stringendo i braccioli della sedia su cui sono seduta.
<< Avete forse paura? >> mi provoca lui con un mezzo sorriso.
<< Che domande, certo che ne ho! Non riesco a controllare ciò che sono diventata. Non ancora, almeno. >>
<< E quindi? >> mi chiede come se non capisse la gravità della cosa.
<< Non avete ancora capito che potrei uccidervi? >> ribatto io ancora confusa dal suo comportamento.
<< Non accadrà. >> risponde sicuro, ma subito dopo la sua espressione sembra cambiare, assumendone una sorpresa, mentre il maggiordomo al contrario non accenna il minimo cambiamento.
<< Cosa c’è? >> la mia lingua sente qualcosa di appuntito. Abbasso immediatamente lo sguardo sulle mie mani che ora sono più pallide e le unghie si sono allungate.
<< Vi siete trasformata senza rendervene conto. Dico bene? >> dice il corvino continuando a guardarmi.
Sebastian, il quale si trova vicino al suo padrone, mi osserva, scrutando ogni singola fibra del mio essere. Non riesco a capire come abbia fatto a trasformarmi senza aver avuto il tempo di concentrarmi. Mi sento così strana nel farmi vedere dal conte e colui di cui mi sono nutrita per la prima volta. I due non sembrano aver paura di me, anzi: il ragazzino è incuriosito mentre il corvino è impassibile ma penetrante al tempo stesso; sembra quasi che stia cercando di decifrare la mia anima e l’oscurità che si è insidiata in essa.
<< Bene, ora potete annullare la trasformazione. >>
<< Sì. >> mi concentro per tornare umana ma subito dopo ecco che torna quella voce odiosa a sibilare nella mia mente.
“Oh no, non te lo permetterò!”
Chiudo gli occhi concentrandomi più che posso mentre le tempie cominciano a pulsare violentemente, i canini mi fanno male per il loro forte desiderio di dilaniare della carne e la gola si fa secca.
“Avanti, nutriti del ragazzino! Il suo sangue è così dolce. Lo senti, non è vero?”
<< Miss Katreena, vi ho detto di… >>
<< Sta’ zitta! Lasciami in pace! >> esclamo stringendo i pugni fino a conficcarmi le unghie nella carne.
<< Sono io che controllo me stessa, solo io! >> a quel punto la voce si mette a ridere di gusto, rimbalzando nella mia mente. Digrigno i denti cercando di riacquisire il controllo di me stessa.
“Fallo, ora!”
Ormai schiava della volontà di quella voce, mi alzo di scatto dalla sedia e urlo avventandomi su Ciel.
<< Signorino! >> esclama Sebastian mettendosi davanti a lui e afferrandomi per i polsi. Mi dimeno cercando di liberarmi dalla sua presa. << Miss Katreena, fermatevi per favore. >> non gli do ascolto e continuo a muovermi cercando di raggiungere il collo del corvino con i canini. Sebastian si volta di poco verso il conte. << Fallo Sebastian! >> il corvino annuisce e si gira verso di me. << Yes, my lord. >> risponde mentre i suoi occhi cambiano dal loro color castano rossiccio passando ad un rosso cremisi e le pupille si assottigliano simili a quelle di un felino. << Guardatemi. Ora calmatevi e tornate in voi. >> i miei occhi azzurri incontrano i suoi cremisi, sentendomi come ipnotizzata. Dopo un po' la mia sete svanisce e sento di star riacquistando il controllo, per poi riuscire a calmarmi definitivamente e a tornare umana. Il maggiordomo mi lascia andare i polsi e continua a guardarmi con quegli insoliti occhi.
“Dunque ieri notte non ho immaginato di vederli! Inoltre anche il sogno che ho fatto ha cercato di mostrarmi che Sebastian non è un essere umano.”
<< Tu, cosa… cosa sei? >> gli domando massaggiandomi i polsi. Lui mi guarda e poi si volta verso il suo padrone che sembra annuire. << Diglielo Sebastian. Ha il diritto di sapere dato che si trova in questa condizione. >>
<< Molto bene. >> il corvino torna a guardarmi negli occhi con quel suo sguardo magnetico.
<< Lady Katreena, dovete sapere che io sono un demone. >> a quelle parole sento il sangue gelarmisi nelle vene. Sgrano gli occhi spaventata ma anche meravigliata. << Un… demone? >> sono queste le parole che escono dalle mie labbra tremanti. << Proprio così, miss Katreena. >> risponde Ciel alzandosi dalla sedia e andando vicino al corvino.
“Non è possibile. O forse sì?”
Ciò che i miei occhi stanno vedendo è reale, ne sono sicura. In effetti ora tutto quadra: Sebastian è sempre stato perfetto e impeccabile in qualsiasi cosa ed è sempre riuscito ad evitare qualsiasi danno gli altri suoi servitori avrebbero potuto fare. Capisco come fosse riuscito a tener testa a un dio della morte e capisco anche perché poco fa mi ha detto di non preoccuparmi della ferita. Infine anche il fatto che Ciel non abbia battuto ciglio per quanto riguarda ciò che ho fatto al suo maggiordomo la notte appena scorsa.
Mi siedo sulla sedia per evitare di svenire da un momento all'altro. Ora cosa ne sarà di me? Verrò semplicemente allontanata? Mi verrà fatto del male? Oppure peggio ancora, verrò uccisa?
 “Temo che molto probabilmente si tratterà della terza opzione.”
Il conte torna alla sua scrivania come se nulla sia accaduto. << Sebastian è un demone al mio servizio sotto spoglie di maggiordomo. Ho fatto un patto con lui tre anni fa. >> mi rivela tranquillo tenendo lo sguardo fisso verso di me.
<< Quindi la benda che copre il vostro occhio destro… >> Ciel annuisce << contiene il simbolo del patto tra me e lui, così come lui lo ha sul dorso della sua mano sinistra. >> conclude rimuovendo la benda e mostrandomi il simbolo di colore nero: questo è formato da due cerchi in cui all'interno vi è presente una stella a cinque punte e la scritta “Tetragrammaton" ai lati divisa in sillabe. Sebastian rimuove il guanto sinistro con l'altra mano mostrandomi anche lui il simbolo.
“Non ci posso credere…”
<< Ora che lo sapete vi raccomandiamo di non rivelare tutto ciò ad anima viva, compresi i servitori. >> mi raccomanda il conte.
<< Certamente, non lo dirò a nessuno… >> rispondo tremante continuando a guardare Ciel, Sebastian e il simbolo che li lega.
<< Sebastian, ti è mai capitato di incontrare un vampiro? >> il maggiordomo scuote la testa << No, mai. Per questo ero preoccupato per la vostra sicurezza, signorino. >>
Il giovane annuisce. << Certo capisco. >>
Non riuscendo più a contenere l’ansia decido di fare la domanda tanto anelata quanto temuta: << Ora cosa ne sarà di me? >>
<< Dato che siete divenuta un vampiro vi raccomando di non rivelare la vostra identità a nessun altro. Vi aiuterò a trovare il vostro amico e voi mi aiuterete a risolvere il caso. In poche parole ciò che è accaduto questa mattina rimarrà solo tra noi tre. >>
<< Vi ringrazio infinitamente, Conte. >> accenno un inchino.
<< Ma se doveste causare anche solo il più piccolo dei problemi, Sebastian provvederà ad eliminarvi senza troppi complimenti. >> aggiunge infine confermando così la mia paura.
Annuisco. << Sarò più cauta possibile. >>
<< Inoltre lui vi aiuterà a controllare la vostra oscurità. >> dice guardando il corvino.
<< Che cosa? >> domando spiazzata
<< Dato che lui è un demone direi che sia la scelta giusta da fare. >> spiega
<< Yes, my lord. >> risponde il maggiordomo senza scomporsi minimamente, o almeno credo: il suo sguardo sembra lasciar trasparire un leggero disappunto.
<< Capisco… >> sussurro
<< Bene lady Katreena, ora che abbiamo chiarito la questione, potete andare. >> parla Ciel dopo un paio di minuti di assoluto silenzio.
Annuisco e mi alzo dalla sedia ma subito dopo mi ricordo di ciò che mi sono promessa di fare.
<< Conte, avrei una richiesta da farvi. >>
Lui mi guarda aspettando che continui.
<< Vorrei fare una telefonata se possibile. >> il giovane annuisce
<< Immagino che sia per i vostri genitori. >>
<< È così. >> rispondo tormentandomi le mani.
<< D’accordo. Sebastian, accompagna lady Katreena. >>
<< Certamente signorino. >>
Io e il maggiordomo ci dirigiamo all’uscita dello studio.
<< Se fossi in voi non riporrei troppe speranze che il barone Hill vi abbia mentito a riguardo. Ve lo dico perché so in prima persona che le speranze portano soltanto delusioni. >>
Le parole del giovane mi colpiscono come una pugnalata al petto e io mi immobilizzo davanti alla soglia della stanza, tormentata dall’infausta affermazione che i miei genitori siano davvero morti.
<< Venite con me, miss Katreena. >>
Nel sentire la voce di Sebastian riesco a riprendere il controllo delle funzioni motorie del mio corpo – ma non dei sentimenti contrastanti che avverto dentro di me – e mi incammino verso quella fioca speranza.
Certo sarebbe stato uno scherzo di cattivo gusto da parte di Thomas mentire su una cosa così importante, ma magari potrebbe essersi sbagliato: forse i miei genitori potrebbero si sono salvati e ora saranno preoccupati per me, visto che non ho più mandato loro delle lettere da quando mi sono ritrovata alla villa della famiglia Phantomhive.
<< Prego. >> il corvino indica il telefono che si trova in una piccola stanza.
Entro e prendo la cornetta per poi cominciare a digitare il numero di casa.
<< Con permesso. >> si congeda il maggiordomo. Una volta digitato il numero, aspetto con impazienza che la domestica risponda.
Uno, due, tre, quattro squilli…
“Avanti!”
<< Pronto? >> Dopo il quinto squillo sento una voce maschile a me familiare rispondere al telefono: si tratta dell’ispettore White, che aveva indagato sulla morte dei genitori di Thomas.
Rimango in silenzio mentre il cattivo presagio comincia a prendere forma nella mia mente.
<< Chi parla? >>
 Stringo la cornetta e mi faccio coraggio.
<< Salve ispettore White. Sono Katreena Handwar. >>
<< Salve miss Handwar. >> si limita a dire
<< Come mai vi trovate a casa dei miei genitori? È successo qualcosa? >>
Non dice una parola.
<< Ispettore White? >> lo chiamo per avere la sua attenzione.
<< Ecco… riguarda i vostri genitori… >>
<< È accaduto loro qualcosa? >> insisto.
L’ispettore sospira e continua la frase: << Loro sono… >>
<< Sono? >> lo incito a continuare pur temendo la risposta.
Sento l'uomo fare un respiro profondo per poi rispondere: << Sono stati uccisi. >> fa una piccola paisa. << Sono tremendamente dispiaciuto per l’accaduto. >>
Sgrano gli occhi e sento le gambe cedere. Nonostante Thomas mi avesse già dato la notizia, ho comunque voluto sperare che non fosse vero.
<< Non è possibile… >> sussurro con le labbra tremanti. Ciel ha ragione: non avrei dovuto aggrapparmi troppo ad una futile speranza. Mi auguro solo che non sia lo stesso con Thimas; non sopporterei di perdere anche lui.
<< Quanto tempo fa è successo? >> gli domando cercando di nascondere l’angoscia e la tristezza che continuano a crescere ad ogni secondo che passa.
<< Tre settimane fa. Stiamo indagando da allora per trovare i colpevoli. >>
Il periodo in cui sono arrivata a Londra: giusto, dopotutto sono stati alcuni dei vampiri seguaci dell’organizzazione in cui è finito Thomas. Ora devo resistere e fare un’ultima domanda all’ispettore per avere l’assoluta certezza: << Come sono stati uccisi? >>
<< Non dovrei dirvelo… >> risponde titubante
<< Ispettore White, loro erano i miei genitori, quindi ho il diritto di sapere. >> replico con voce rotta.
<< La prego. >> aggiungo per farlo cedere.
L’uomo sospira. << D’accordo. Entrambi i cadaveri presentano alcune punture sul collo e altre sulle braccia, oltre ad alcune ferite dovute molto probabilmente al fatto che hanno opposto resistenza. La cosa strana riguardo quelle punture è che sembra che il sangue sia stato prelevato, forse con alcune siringhe. >> fa una pausa per poi continuare: << Purtroppo non ne sappiamo il motivo e inoltre questa modalità di uccisione mi ha riportato alla mente quella dei genitori del barone Thomas Hill. >>
Anche lui come il conte Phantomhive ha il sospetto che si tratti delle stesse persone, quindi quest’organizzazione esiste già da otto anni o forse più!
<< Capisco. >> rispondo
Ovviamente non ho alcuna intenzione di rivelare all’ispettore queste informazioni per non coinvolgere persone innocenti.
<< Noi della polizia troveremo i colpevoli, ve lo prometto. >> dice determinato.
<< Sì, lo spero tanto. La ringrazio per aver risposto alle mie domande. Arrivederci ispettore White. >> lo saluto
<< Arrivederci miss Katreena. >> riattacco mettendo a posto la cornetta.
Durante il pomeriggio, Sebastian si è recato alla London University, la scuola che ha frequentato Thomas, per ordine del Conte. Io ho cercato di convincere Ciel ad andare con il maggiordomo, ma lui mi ha risposto di non volermi esporre a troppi pericoli, o di non provocare danni a causa della nuova natura che si è svegliata in me. Così ora mi trovo nella libreria con in mano uno dei tanti libri sulle leggende dei vampiri per approfondire ciò che prima leggevo per divertimento. Ma purtroppo non trovo nulla di nuovo: so già che questi sono vulnerabili alla luce del sole, ai paletti di legno e infine che dormono di giorno in una bara per poi svegliarsi di notte. In più il pensiero dei miei genitori uccisi da quei seguaci continua a perseguitarmi facendomi perdere lucidità. Ciò che so è che l’organizzazione si chiama Brimstone Society e che è guidata da una donna vampira di cui ancora non conosco il nome. Spero solo che Sebastian riesca a trovare altre informazioni, altrimenti rimarrò bloccata senza poter far nulla per Thomas e questa è una cosa che non sopporterei. Per aiutarlo devo sì indagare ma anche capire ciò che sono ora e cercare di controllarlo, anche se molto probabilmente il mio amico ne sa più di me. Ho così tante domande che vorrei fargli: chi sia stato a trasformarlo, perché quella notte mi abbia lasciato, come mai non abbia cercato di fuggire e tornare da me. Sospiro e chiudo il libro guardandone la copertina in pelle nera con il titolo “Miti e leggende sulle creature sovrannaturali.” Leggendo le ultime due parole mi torna alla mente ciò che è accaduto questa mattina con Sebastian: ho visto i suoi veri occhi e lui mi ha rivelato di essere un demone. Ciò mi dovrebbe spaventare e infatti è così, almeno in parte, ma non riesco a fare a meno di sentirmi affascinata da lui. Potrebbe essere una sua caratteristica: ho letto che i demoni sono esseri ripugnanti i quali però possono assumere sembianze di uomini o donne talmente belli da venir addirittura definiti degli angeli, e lui può tranquillamente essere definito così. Questo mi ricorda una frase che avevo sentito tempo fa: “Una volta i demoni erano angeli.” Mi domando se sia davvero così. Inoltre mi chiedo come mai Ciel abbia fatto un patto con uno di quegli esseri barattando così la sua anima. Forse a causa della morte dei suoi genitori?
 “Non è su questo che devo indagare al momento.” mi rimprovero mentalmente.
Tornando a me, le esperienze che ho vissuto in queste tre settimane hanno stravolto ancora di più la mia visione del mondo: terrificante e bellissimo allo stesso tempo. Ora però sapendo dell’esistenza di queste creature lo reputo solo terrificante.
Ad un certo punto sento il rumore di una porta che si apre per poi venir chiusa. Alzo lo sguardo verso la porta della libreria, ma non è entrato nessuno nella stanza.
<< Signorino, sono tornato. >> Sento una voce echeggiare
Ma è Sebastian! Com’è possibile che riesca a sentirlo da qui?
Mi alzo e vado ad aprire la porta ma senza trovare il maggiordomo. La richiudo e mi appoggio a questa ascoltando la conversazione.
<< Hai fatto in fretta come sempre. >> dice una seconda voce, appartenente dal conte.
<< Ho raccolto alcune informazioni dal preside della scuola. >>
<< Molto bene. Vai a chiamare lady Katreena. >>
<< Certamente. >>
Sento i suoi passi in lontananza che man mano si avvicinano sempre di più. Il corvino arriva davanti alla porta e bussa.
<< Miss Katreena, siete qui? >>
<< Sì. >> rispondo
<< Ci sono novità. >> si limita a dire.
Io e il maggiordomo ci dirigiamo nello studio di Ciel.
<< Sebastian, condividi con noi ciò che hai scoperto. >> Il corvino annuisce e inizia a parlare: << Mi sono recato alla London University come ordinato e ho raccolto alcune informazioni dal preside della scuola. Mi ha riferito che la struttura è finanziata dalla contessa Valentine Brimstone, nonché leader dell’organizzazione chiamata “Beginning of a New Era”. Oltre alla scuola, finanzia anche qualche piccolo ospedale, quindi ha molti collegamenti per ottenere del sangue fresco, oltre al traffico illegale. Ovviamente nessuno sa che ne fanno parte dei vampiri e che la stessa contessa lo è. >> Il giovane sorride beffardo. << Quindi in poche parole le persone credono che questa sia un'organizzazione formata da benefattori pronti ad aiutare il prossimo. >> << La struttura dell’organizzazione si trova fuori Londra a nord, in una villa circondata da un fitto bosco. >>
continua il maggiordomo. << Quindi ora che sappiamo dove si trova possiamo andare a salvare il barone Thomas! >> esclamo contenta.
<< Non così in fretta, lady Katreena. L’organizzazione sarà presieduta da molti seguaci, in più avremo bisogno di un piano accurato per non cadere in mano loro. >> obietta Ciel smorzando il mio prematuro entusiasmo.
<< Giusto… >> sussurro in imbarazzo per aver esultato in quel modo. Se non saremo cauti ci faremmo solo uccidere.
<< Inoltre ho un’altra informazione: il visconte Aleistor Chamber terrà un ballo in maschera nella sua villa e indovinate un po’ chi sarà l’ospite d’onore? >>
<< La contessa Brimstone! >> rispondo
Sebastian mi guarda e annuisce. << Esattamente: lei riceverà un premio di riconoscimento per aver finanziato alcuni degli ospedali che altrimenti sarebbero andati in rovina. >>
<< Questa sarà la vostra occasione per avvicinarvi a lei >> si rivolge a me e al corvino.
<< Inoltre il barone Thomas potrebbe essere presente al ballo. >> quest’ultima frase mi fa sollevare il morale. Nonostante si tratti di un'incertezza, mi aiuta sapere che potrei rivederlo e finalmente salvarlo.
<< Conte, voi non verrete? >> gli domando
<< Mi esporrei troppo se lo facessi. >> si limita a dire con un leggero imbarazzo nel suo tono di voce.
<< Capisco. >>
<< Quando si terrà il ballo? >> chiede il giovane.
<< Il 31 Ottobre alle nove di sera. >> risponde leggendo il foglio su cui ha scritto tutte le informazioni ricavate.
Il giorno di Halloween... che ironia! << Abbiamo due settimane di tempo per pensare a un piano. Sebastian, durante questo periodo, allenerai lady Katreena come già ordinato. >>
<< Certamente. Ho intenzione di cominciare questa notte stessa. >> risponde guardando il suo padrone e poi me. Ricambio lo sguardo nervosamente e il maggiordomo inarca le labbra in un mezzo sorriso compiaciuto.

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Salve a tutti! Sì sono viva e sono finalmente riuscita a finire il settimo capitolo! Meglio tardi che mai, giusto? Se vi va lasciate una recensione per dirmi cosa ne pensate ^^
Ci vediamo!
KuroHeart

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Capitolo 8
*** Allenamenti e Preparativi ***


Allo scoccare della mezzanotte esco dalla mia stanza e mi dirigo verso il cortile interno della villa, come richiestomi da Sebastian. Mentre scendo le scale penso a come dovrei comportarmi con lui: dopotutto mi sono nutrita del suo sangue, ho scoperto che è un demone e ora gli è stato ordinato dal suo padrone di allenare me, un essere umano divenuto vampiro. Non credo ne sia contento, però quel sorriso inquietante che ha fatto nello studio del conte, sembrava mostrare un certo divertimento.  Mi chiedo che tipo di allenamento mi farà fare…
 Concludo i miei pensieri quando raggiungo la porta sul retro che si trova in cucina. Abbasso la maniglia ed esco trovandomi così nel cortile. L'aria è abbastanza fresca ma fortunatamente soffia debolmente, data la poca esposizione all'esterno. Alcune nuvole coprono il cielo e una timida falce di luna rischiara la notte, accompagnata da alcune lampade a olio. Mi guardo attorno e noto che di Sebastian non v'è traccia. Sospiro mentre guardo in alto. Dopo un paio di minuti sento dei passi dietro di me. Mi giro verso l’alta figura in divisa da maggiordomo. << Sei in ritardo. >> lo rimprovero. Il corvino ridacchia. << Oh no mia cara, io ero qui da prima che voi arrivaste. A quanto pare non ve ne siete resa conto. >>
 << Come intendi allenarmi dunque? >> Il corvino sfoggia un sorriso simile a quello che ha esibito nello studio del conte alcune ore fa.  << Sono lieto che me l’abbiate chiesto. >> Si avvicina ad un cespuglio e prende due fioretti da scherma appoggiati al muro della villa. << Per prima cosa vorrei testare la vostra abilità con la spada. Ne avete mai impugnata una? >> Mi domanda venendo verso di me. Annuisco. << Ho preso alcune lezioni un po' di tempo fa. >> Mi porge il fioretto. << Questo è un bene. >> impugno l'arma e mi allontano da lui prendendo posizione.
<< Bene, ora sferratemi un attacco deciso. Io rimarrò in posizione di difesa. >> Dice mettendo la spada con la lama verso il basso.
<< D’accordo. >> stringo l’elsa con la mano destra leggermente sudata, facendo alcuni respiri profondi.
<< Avanti, attaccatemi. >> mi incita il corvino. Comincio a correre verso di lui, sollevando la spada per poi abbassare velocemente il braccio, sferrando l’attacco con tutte le mie forze. Sebastian si difende con successo senza nemmeno muoversi di un millimetro dal terreno. 
Il maggiordomo sospira. << Potete fare decisamente di meglio. >> dice sorridendo quasi in modo provocatorio. Annuisco e mi rimetto in posizione. << Hai qualche consiglio da darmi? >>
<< Rilassatevi e cercate di incanalare la vostra forza in un punto solo, in questo caso il braccio destro. >>
Mi risponde lui tranquillo.
<< Certo, è facile a dir… >> non faccio in tempo a finire la frase che Sebastian viene verso di me a grande velocità per sferrare un attacco deciso. Impugno la spada con entrambe le mani senza nemmeno pensarci e abbasso la lama come ha fatto lui prima, riuscendo così a contrastare la sua mossa e indietreggiando di poco a causa del forte impeto.  << Sei forse impazzito?! >> esclamo presa alla sprovvista e arrabbiata.
<< Fortuna che sono riuscita a fermarti, altrimenti ora non sarei viva! >> Il maggiordomo ridacchia alle mie parole. << Non temete, so gestire la mia forza. Ora ditemi, notate qualcosa di diverso? >>
Abbasso lo sguardo per pensarci e mi accorgo che le unghie delle mani si sono allungate.
<< Mi sono trasformata. >> rispondo leggermente spaventata. Sebastian solleva la lama allontanandola così dalla mia. << Esattamente. La trasformazione s’innesca quando siete in pericolo e quindi avete bisogno di protezione. In questo caso la minaccia è stata il mio attacco. >> dice guardando la spada.
<< Quindi volevi che mi trasformassi. >> Il maggiordomo annuisce. << Proprio così. Se ve lo avessi chiesto non ci sareste riuscita perché non siete ancora in grado di controllare questo nuovo potere e di conseguenza ne avete paura. >> conclude.
“Ha centrato il punto.”
Il demone si allontana mettendosi di fronte a me. << Ora tentate di nuovo. >> si posiziona in difesa come prima. << E se perdessi di nuovo il controllo? >> gli domando tenendo lo sguardo basso, non volendo incontrare i suoi occhi magnetici. << Semmai dovesse accadere, vi fermerò. >> annuisco per poi sollevare la spada. << D’accordo allora. >> prendo la rincorsa e quando arrivo a pochi passi dal corvino, scaglio il mio attacco con una forza maggiore rispetto a prima. La mia lama si scontra con la sua provocando addirittura qualche scintilla e riesco a far indietreggiare Sebastian, anche se di poco. << Va molto meglio, complimenti. Siete riuscita a concentrare la vostra forza dove ce n’era più bisogno: nelle braccia. >> mi sorride soddisfatto del risultato. Allontano la spada da Sebastian e gli sorrido a mia volta, contenta di esserci riuscita e allo stesso tempo sollevata di non aver perso il controllo.
<< L’impugnatura e la postura sono buone, quindi avrete solo dei miglioramenti da fare. Domani notte le perfezioneremo e faremo un allenamento differente da questo. >> Tende una mano verso la spada che ho in mano. Annuisco e gliela porgo. << Che tipo di allenamento? >> gli domando curiosa ma anche un po’ intimorita: chissà quale altra strana idea avrà in mente. Il maggiordomo ridacchia. << Oh mia cara, questo rimarrà segreto fino a domani. >> mi fa l’occhiolino. Arrossisco leggermente e sospiro. << Va bene. >> mormoro. << Miss Katreena, avete notato qualcosa? >> Mi guardo subito le mani e mi accorgo che le unghie sono tornate come prima. << La trasformazione è sparita! >> esclamo contenta. << Vi pregherei di non urlare a quest’ora della notte. Il mio padrone sta già dormendo da un po’ e non voglio che venga svegliato. >> Mi copro la bocca con una mano. << Ops… >> sussurro. << A proposito, che ore sono? >> gli chiedo. Il maggiordomo tira fuori l’orologio da taschino e lo apre. << Le due e un quarto. Direi che per oggi è tutto. Andate pure a riposarvi. >>
“Il tempo è passato davvero in fretta.”
<< Come sono andata? >> gli domando istintivamente. Sebastian ripone l’orologio da taschino e mi guarda: << Abbastanza bene per essere la prima lezione. >> dice soddisfatto. Sorrido contenta e mi avvio all’entrata. << Ma non montatevi troppo la testa perché le prossime lezioni saranno ancora più difficili. >>
“Fine dell’entusiasmo.”
Mi giro verso di lui. << Sai una cosa? Non sei affatto bravo a motivare le persone. >> lo rimprovero in modo scherzoso.
Il corvino ridacchia. << A me sembrava un metodo efficace. >> replica divertito. Scuoto la testa ed entro nella villa. Sebastian mi segue per poi chiudere la porta. Prende un candelabro e accende le candele con un fiammifero. Usciamo dalla cucina e ci incamminiamo verso la scalinata dell’ingresso principale << Signorina, avrei bisogno di sapere una cosa. >> dice per poi fermarsi e girarsi verso di me. << Dimmi pure. >>
<< Con chi stavate parlando quando avete perso il controllo nello studio del signorino? >> mi chiede serio.
<< Oh, ecco… ho parlato con il vampiro che è in me. >> Sebastian non sembra esserne sorpreso, vista la sua natura. << Vi parla nella mente? >> annuisco. << Ma può anche mostrarsi. Ieri mattina si è manifestata come immagine riflessa nello specchio. Ha le mie sembianze, ma trasformata in vampiro. >>
 Mi guarda negli occhi. << Cosa vi ha detto? >> deglutisco intimorita al solo pensiero delle sue parole. << Mi ha detto che dovrò prepararmi a vivere una vita immortale nutrendomi di sangue umano e che se non lo farò impazzirò e morirò. Inoltre mi ha accusata del fatto che sia stata io a nutrirmi di te e non lei… >> gli riferisco iniziando a tormentarmi le dita.
Sebastian scuote la testa. << Sta mentendo. Voi avete dovuto farlo per istinto di sopravvivenza ed è stato giusto così. Non dovete darle ascolto. >>  
<< Ci proverò ma non sarà semplice… >> rispondo poco ottimista abbassando lo sguardo.
<< Ce la farete. Grazie alle mie lezioni imparerete a controllare il vostro corpo e la vostra mente. >>
Afferma convinto. Alzo lo sguardo verso di lui.  << Come fai ad esserne così sicuro? >> Sebastian sorride. << Perché se il maggiordomo della famiglia Phantomhive non sapesse fare una cosa del genere, allora non sarebbe degno di tale nome. >> mi fa l’occhiolino. Ricambio il sorriso anche se leggermente.
“Gli piace proprio vantarsi!”
Riprendiamo a camminare e arriviamo davanti alla mia camera. << Domani pomeriggio andremo dalla sarta a farvi fare l’abito per il ballo in maschera. >> mi comunica. << Immagino che non abbiate qualcosa di adatto con voi a questo genere di festa. >> conclude.
<< È così. >> annuisco
<< Molto bene. Buonanotte miss Katreena. >> dice chinando leggermente il capo.
<< Buonanotte Sebastian. >>
Il maggiordomo sorride. << Noi demoni non abbiamo bisogno di dormire. >>
“Perché i vampiri invece sì?” Replico mentalmente.
Non faccio in tempo a finire la frase che Sebastian si è già congedato. Entro nella stanza con l’immagine di lui illuminato dalla fioca luce della luna che risalta i suoi tratti perfetti e delicati. Il mio cuore comincia a battere velocemente e le mie guance si fanno rosse. Scuoto la testa scacciando così quel pensiero e mi cambio, per poi mettermi sotto le coperte. Chiudo gli occhi per cercare di dormire ma non ne sento il bisogno. So che i vampiri dormono di giorno e stanno svegli di notte ma se fosse così, sarebbe un bel problema: come potrò collaborare con il conte d’ora in poi? Magari invece come per i demoni il sonno è una cosa superflua.
“Immagino che lo scoprirò stanotte.”
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Come volevasi dimostrare non ho chiuso occhio per il resto della notte ma fortunatamente non mi sento affatto stanca. Questo significa che allora anche i vampiri non hanno bisogno di dormire e ciò mi rallegra, perché in questo modo potrò collaborare senza problemi e soprattutto senza sosta. Ovviamente mi dovrò abituare ma immagino che sarà semplice, dato che sono sempre stata un tipo notturno.
Io e il conte facciamo colazione in modo silenzioso come sempre, escludendo alcune domande che mi pone riguardo l’allenamento con Sebastian. Gli rispondo che è andato bene e che sarò sicuramente in grado di controllare il mio potere entro la sera della festa. << Bene. >> risponde Ciel abbastanza soddisfatto per poi bere un ultimo sorso di tè.
Giunto il pomeriggio mi avvio verso la carrozza dove c’è il maggiordomo ad attendermi. Apre lo sportello e mi porge la mano. Mi appoggio a lui e salgo lo scalino per poi entrare. Il corvino si siede di fronte a me come quando io, lui e il conte eravamo andati da Undertaker o, come lo chiamo io, “il becchino inquietante.”
Il viaggio procede senza alcun dialogo sentendomi sollevata da una parte, ma in imbarazzo dall’altra: questo perché non riesco a fare a meno di guardare Sebastian e ho paura di farmi notare da lui, così gli rivolgo solo alcune fugaci occhiate.
“Mi sento così ridicola!”
 Il corvino d’altro canto sembra non accorgersene continuando a guardare fuori con totale indifferenza.
Arriviamo finalmente davanti la bottega della sarta. Leggo l’insegna. << Sartoria Hopkins. >>
Il maggiordomo apre la porta per poi entrare. Lo seguo e come la porta viene chiusa, ci accoglie una donna prosperosa dai capelli castani con un’acconciatura che non avevo mai visto e indossa un abito a dir poco succinto. L’espressione sorridente della donna si tramuta istantaneamente in disgusto non appena vede Sebastian.
<< Che ci fate qui? >> gli domanda scocciata.
<< Non è forse ovvio? Sono qui per commissionarvi un lavoro. >> le risponde in modo pungente.
<< Il conte è con voi? >> gli chiede guardando dietro di lui per vedere se c’era.
<< No, ma vi ho portato qualcun altro. >>
<< Oh? >> come rivolge lo sguardo verso di me, sul suo viso compare di nuovo il sorriso di poco fa.
<< Lei è miss Katreena Handwar, un’ospite di casa Phantomhive e ha bisogno di un abito consono ad un ballo in maschera che si terrà il 31 ottobre. >> le spiega.
<< Tra due settimane eh? Ho già molte richieste ma penso proprio che riuscirò a trovare il tempo per realizzare un abito a questa graziosa signorina! A proposito, fatemi dare un’occhiata! >> si avvicina facendo un giro intorno a me per osservarmi attentamente. << Siete messa abbastanza bene anche se c’è un problema. >> dice con un’espressione seria in volto.
<< Un problema? >> ripeto guardandola confusa.
<< Non avete molto davanti. >> indica i miei seni. Arrossisco vistosamente e strabuzzo gli occhi senza spostare lo sguardo dalla donna. << Be’ non importa. Su, andiamo a prendere le misure! >> esclama lei con un’allegria inquietante.
<< Bene, io intanto andrò a sbrigare alcune commissioni. Divertitevi! >> ridacchia il corvino per poi uscire dalla bottega. Nina mi prende a braccetto portandomi nella stanza da lavoro.
Dopo un’ora di misurazioni e scarti di premature bozze del futuro abito, esco finalmente da quel luogo infernale. << L’abito sarà pronto tra dieci giorni! A presto! >> esclama salutandomi. Forzo un sorriso e la saluto per poi tornare alla carrozza, totalmente esausta. Mi sono stancata di più così che quando mi alleno con Sebastian.
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La giornata trascorre velocemente e giunge finalmente la tanto agognata mezzanotte: l’ora del mio allenamento.
“Speriamo in bene.”  Penso mentre scendo le scale. Arrivo al cortile e trovo Sebastian in piedi con un gatto nero tra le braccia. Il maggiordomo sorride e quest’ultimo gli fa le fusa, felice di venir coccolato. << Sei davvero un bel gatto. >> sospira sognante. Sorrido nel vederlo fare un’espressione diversa da quella che ha solitamente, sempre molto rigida e seria, se non per ridere della sottoscritta quando commetto certi errori durante gli allenamenti. La mezzaluna illumina la figura del demone, ora immobile ad ammirare il cielo coperto da alcune nuvole. Mi dirigo lentamente verso di lui. Sebastian si china aggraziato e il felino balza giù dalle sue braccia, sgattaiolando via.
<< Non sapevo che ti piacessero i gatti. >>
Il corvino volge lo sguardo verso di me continuando a sorridere. << Sono gli unici animali che apprezzo appieno. >> dice per poi schiarirsi la voce. << Dunque, iniziamo il nostro allenamento. >> annuncia di nuovo serio in volto. Annuisco e ci mettiamo subito al lavoro.
Dopo un’ora sono riuscita a maneggiare la spada con più sicurezza e a bilanciare la mia forza senza trasformarmi.
<< Molto bene, ora potete riporre la spada. >> faccio come dice e aspetto che mi dia nuove istruzioni.
<< Ora trasformatevi concentrando il vostro corpo a farlo. In teoria dovrebbe venirvi più semplice dato che ormai lo avete fatto più di una volta. >> mi rilasso e inizio a richiamare l’oscurità dentro di me: dopo alcuni secondi riesco a trasformarmi con successo.
<< Ben fatto. Ora mi dovete colpire a mani nude con tutta la forza che possedete, ma soprattutto con il giusto equilibrio, non dimenticatelo. >>
<< D’accordo. >> faccio un respiro profondo chiudendo la mano sinistra per poi prendere la rincorsa e sferrare un pugno deciso contro al petto di Sebastian. Il maggiordomo rimane impassibile sussultando impercettibilmente: sono riuscita a cogliere questo particolare grazie ai miei poteri. Appena il mio pugno affonda, il demone passa al contrattacco, sorprendendomi dal basso. Schivo prontamente il suo colpo per poi indietreggiare con un balzo. Il maggiordomo riparte all’attacco, cogliendomi di sorpresa ma fortunatamente riesco a bloccare il suo attacco. La lezione avanza con un susseguirsi di colpi, contrattacchi, schivate e parate, il tutto usando sempre i miei poteri.
“Ecco di che tipo di allenamento parlava la scorsa notte.”
<< Bene, abbiamo finito. >> annuncia finalmente il corvino senza accennare il minimo segno di fatica nel tono della sua voce.
Annuisco sfinita e mi rilasso, facendo cadere ogni mia difesa. Mi chino appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
<< Oh cielo, non credevo di aver esagerato così tanto. >> ridacchia.
Alzo lo sguardo verso di lui guardandolo in cagnesco. << Lo sapevi perfettamente. >>
Sorride per poi prendere un fazzoletto di stoffa da una tasca interna della giacca. Si avvicina a me e lo tampona delicatamente sul viso parzialmente sudato. Le mie guance arrossiscono al contatto del tessuto, ma non è quello il motivo: è per il gesto inaspettato di Sebastian.
<< Cosa stai facendo? >> gli domando sorpresa
<< Mi faccio perdonare. >> dice semplicemente rivolgendomi un sorriso simile a quello che aveva fatto al gatto di prima: gentile e quasi dolce. Non riesco a fare a meno di ricambiare quel sorriso, nonostante mi sia imposta di non farlo.
<< Avete fatto un ottimo lavoro questa notte. >> sorrido ancora di più a quelle parole, arrossendo maggiormente di conseguenza.
<< Ti ringrazio. >> lo guardo negli occhi perdendomi in quel colore così particolare e ipnotizzante.
<< Ho qualcosa sul viso? >> mi domanda poco dopo.
<< N-no… >> Distolgo lo sguardo imbarazzata.
<< Torniamo dentro. >> dice semplicemente mentre si dirige all’entrata.
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I giorni trascorrono in fretta tra le indagini diurne e gli allenamenti notturni. Ieri io e Sebastian siamo andati a ritirare il mio abito, il che significa che rimangono quattro giorni al ballo. Inutile dire che mi sento nervosa ma anche eccitata all’idea che grazie al mio nuovo potere potrò salvare Thomas, anche con l’aiuto del maggiordomo: dopotutto lui è un demone e anche potente, dato che è riuscito a contrastare un dio della morte. A proposito, devo ancora farmi spiegare alcune cose sul mondo del sovrannaturale.
“Gliele chiederò una volta che avremo finito l’allenamento.”
Fortunatamente in questo periodo ho fatto molti miglioramenti e la versione oscura di me stessa non mi sta più infastidendo: a quanto pare le cose stanno procedendo bene.
“Forse anche troppo bene?”
<< E anche stanotte avete fatto un ottimo lavoro. Apprezzo molto il vostro impegno. >> sorride e mi porge un panno che uso prontamente per asciugarmi il viso leggermente sudato.
<< Ti ringrazio Sebastian. >> sorrido a mia volta, contenta di sapere che i miei sforzi stanno dando dei risultati concreti.
<< Senti, avrei delle domande da farti. >>
<< Riguardo l’allenamento? >> scuoto la testa. << No. Riguardo il dio della morte che ha tentato di uccidermi. >> il viso del maggiordomo si contrae in una smorfia di disgusto.
<< Non c’è molto da sapere su quel tizio… >> risponde sprezzante. Non riesco a trattenermi dall’emettere una risatina divertita.
<< Io intendevo come creatura sovrannaturale. >>
Il suo viso si ammorbidisce. << Oh. Certo posso dirvi qualcosa. >>
Vado a sedermi su una delle quattro panchine posta ai lati del giardino. Il corvino mi raggiunge prendendo posto vicino a me. Dopo un paio di minuti inizia a parlare.
<< Gli dèi della morte sono creature che compaiono quando gli umani sono in punto di morte per mietere la loro vita. Per questo scopo, ognuno di loro possiede una falce unica nel suo genere. Per riuscire a portare a termine il loro compito, si basano sulla lista delle anime ed eliminano tutto ciò che possa intralciarli. >>
Rimango ad ascoltarlo attentamente, la sua voce sempre calda ed avvolgente che risuona dolce alle mie orecchie.
<< Il loro lavoro è quello di ispezionare ogni essere umano che è in punto di morte. Controllano i loro Cinematic Records, quindi i loro ricordi, e stabiliscono se debbano davvero morire o restare in vita. >> conclude infine.
<< Capisco. Quindi io meritavo davvero di morire quella notte… >>
<< È così. Ma fortunatamente il barone Hill vi ha salvata. >> annuisco ringraziando mentalmente Thomas per poi fare un'altra domanda al corvino: << Quel dio della morte si chiama Grell, giusto? Come lo hai conosciuto? >>
Annuisce. << In un caso a cui il signorino stava indagando tempo fa. >> risponde semplicemente senza aggiungere dettagli.
Sono tentata di chiedergli quale in particolare ma non voglio risultare una ficcanaso.
<< Ti ringrazio per aver risposto alle mie domande. >>
<< È stato un piacere. Come sempre vi raccomando…>> << di non farne parola ad anima viva. Tranquillo, dopotutto non voglio mica morire. >> dico scherzosamente concludendo la sua frase.
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Eccoci infine all’ultima notte di allenamenti prima della festa. A detta di Sebastian ormai sono in grado di sferrare attacchi e difendermi distintamente, nonostante abbia iniziato l’allenamento da sole due settimane e possieda un potere che devo ancora imparare a padroneggiare.
<< Ora che abbiamo combattuto con la spada, passiamo al combattimento a mani nude. >> annuisco e mi trasformo in vampiro. Guardo il maggiordomo con aria di sfida e lo incito a farsi avanti per primo, muovendo l’indice.
<< Vedo che questa notte siete molto sicura di voi. >> sorride compiaciuto. << Meglio così! >> corre velocemente verso di me per poi sparire all'improvviso. Mi guardo subito intorno per vedere dov'è e poco dopo lo sento alle mie spalle. Schivo prontamente il suo pugno per poi contrattaccare colpendogli il viso.
Il corvino barcolla leggermente per poi tornare all'attacco. Riesco a fermare il suo colpo bloccandolo con la mano, ma nel frattempo mi sferra un attacco dal basso colpendomi allo stomaco. Sgrano gli occhi per il dolore che però fortunatamente sembra affievolirsi rapidamente. Mi riprendo subito e mi scaglio addosso al demone con un balzo, sguainando le unghie lunghe, simili ad artigli. Noto l'espressione sorpresa di Sebastian mentre cade sull'erba umida con me sopra di lui.
<< Ho vinto! >> sorrido soddisfatta: questa è la prima volta che riesco a fermarlo.
<< Siete stata davvero brava. >> dice ricambiando il sorriso.
<< Già! >> i nostri visi sono molto vicini e alcune ciocche dei miei lunghi capelli finiscono sul viso del corvino. Arrossisco e sento il cuore battere forte a causa di questa vicinanza. Lui mi guarda negli occhi senza muovere un muscolo. Dopo un paio di minuti trascorsi a guardarci, faccio per alzarmi ma quel temuto e sgradevole desiderio si fa strada in me con forza. Le tempie iniziano a pulsare e il mio respiro si fa affannato, così affondo le unghie nel terreno umido, cercando di controllarmi. Lui si rende conto di cosa mi sta succedendo, quindi decide di sbottonarsi i primi bottoni della giacca e successivamente quelli della camicia.
<< Presto, nutritevi di me! >>
Scuoto la testa, decisa a non voler mollare.
<< Miss Katreena, è inutile cercare di resistere a questo istinto: dovete farlo, non avete scelta.  >> insiste guardandomi con i suoi occhi cremisi e le pupille feline.
<< Ma io non voglio farti del male… >> mormoro con le lacrime agli occhi.
<< Ne abbiamo già parlato. >> replica concludendo il discorso. Continuo a guardarlo nella speranza di riuscire a placare questa sete, ma non ci riesco. Rassegnata, mi avvicino al suo collo.
<< Abbracciami… >> gli sussurro implorante all’orecchio.
Sebastian annuisce e mi circonda in un abbraccio simile a quello che mi ha dato quella notte.
Scosto la camicia di poco con una mano e appoggio le labbra sul suo collo, lasciando alcuni piccoli baci: almeno così forse non soffrirà troppo.
“Lo fai solo per avere la coscienza pulita!”  
Ecco di nuovo quell’odiosa e fredda voce. La ignoro continuando a baciare il collo del demone e poco dopo affondo i canini nella carne. Il ragazzo geme stringendo il tessuto del mio abito. Sussulto nel sentire quel lamento e mi sento in colpa per ciò che sto facendo, ma purtroppo come ha detto lui, non ho scelta. Chiudo gli occhi e bevo avidamente il suo sangue lasciando che invada il mio palato donandomi un’estati più unica che rara. Quando sento che mi stanno tornando le forze, estraggo subito i canini dal suo collo e lo lecco. Apro gli occhi e mi metto seduta, rivolgendo lo sguardo a Sebastian, ora leggermente boccheggiante e con gli occhi socchiusi.
<< Mi dispiace… >> sussurro amareggiata.
Il maggiordomo scuote la testa e si appoggia sui gomiti per poi sedersi. << È giusto così. >> dice convinto per poi avvicinare una mano al mio viso, asciugando una lacrima solitaria.
<< Non ce la farò mai. Domani sera farò sicuramente un pasticcio…>>
<< Andrà tutto bene. Io sarò con voi. >> dice sorridendomi.
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Sebastian si trova davanti allo specchio del bagno della sua camera. Il corvino si è sbottonato la camicia per controllare la ferita. Si tocca i segni che gli ha lasciato sul collo e geme lievemente al contatto delle dita sulla pelle. Ha notato fin da subito che questo tipo di ferita inferta da un vampiro impiega un paio di giorni per rigenerarsi totalmente, invece di solo qualche secondo o minuto. Il demone si medica la ferita e poi esce dal bagno, dirigendosi verso l'armadio e prendendo una camicia pulita.
 
Giunta la mattina, va in cucina a preparare il tè per il signorino. Nel frattempo ripensa alla scorsa notte e in particolar modo a lady Katreena. Ammette di non avere un'opinione ben precisa di lei: quella ragazza riesce ad essere insicura e determinata al tempo stesso. Ma nonostante ciò la trova interessante, anche per quanto riguarda la sua anima pura avvolta dall'oscurità del vampiro che è in lei. Sovrappensiero, il corvino prende il vassoio d'argento con su il servizio da tè. Il maggiordomo si dirige al piano di sopra per poi raggiungere la stanza del suo padrone. Arrivato alla porta, abbassa la maniglia ed entra nella stanza ancora buia. Posato il vassoio, si dirige verso le tende scure e le apre, lasciando che la luce mattutina rischiari la camera.
<< Padroncino, è ora di alzarsi. >>
Il giovane avvolto tra le coperte mugola scocciato per poi aprire lentamente gli occhi. Poco dopo si siede emettendo un sonoro sbadiglio. Nel frattempo Sebastian sta versando il tè nella tazzina.
<< Ecco il vostro Earl Grey. >> dice porgendogli la tazzina. Il ragazzino la prende e inizia a sorseggiare la bevanda.
<< Come sono andati gli allenamenti con miss Katreena? >> chiede al maggiordomo dopo aver finito di bere, andando dritto al punto.
<< Direi magnificamente per aver iniziato da solo due settimane. La signorina deve ancora imparare ad avere il pieno controllo dei suoi poteri, ma ha dimostrato di essere davvero tenace. >> risponde mentre veste il signorino.
Il conte annuisce. << E per quanto riguarda la sua sete di sangue? >> gli domanda guardandolo negli occhi.
 << Ieri notte si è nutrita di me per la seconda volta. Ho fatto alcune ricerche e in base ai miti e alle leggende, ho scoperto che purtroppo il bisogno di sangue è un istinto difficile da controllare, soprattutto se si è vampiri da poco. >> gli riferisce mentre lega il fiocco blu al colletto della camicia.
<< Capisco. Allora stasera dovrai essere sempre al suo fianco, così se dovesse accadere saprai cosa fare. Inoltre se il barone Hill dovesse essere presente al ballo, vedi di non far scoprire te o lady Katreena dalla contessa Brimstone. Il resto del piano lo sai. >> conclude velocemente.
Il corvino fa un inchino in segno di assenso.
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Le sette di sera arrivano in fretta e ora mi trovo nella mia stanza con Mey Rin per aiutarmi a vestirmi. Il nervoso mi ha perseguitata per tutto il giorno ma ora si sta facendo sentire ancora di più, a causa della vicinanza dell’evento.
“Calmati Katreena…” mi ripeto mentalmente per la millesima volta.
 << Fatto. >> dice la domestica dopo un’ora abbondante di preparativi; non ho la minima idea di come sia riuscita a stare ferma: di solito quando sono nervosa inizio a vagare per la casa con mille pensieri per la mente e tormentandomi le mani, con la domestica alle costole per farmi indossare l’abito adatto all’occasione di turno. Però fortunatamente questa volta sono riuscita a darmi un contegno.
 << Siete bellissima! >> esclama entusiasta la ragazza guardando la mia immagine riflessa allo specchio, interrompendo i miei pensieri. L’abito si presenta nero con il viola che regna nella parte centrale decorata con un motivo gotico rigorosamente nero e le maniche lunghe del medesimo colore. Indosso un paio di guanti viola che mi arrivano al polso e porto una collana con un semplice ciondolo (presa dal mio portagioie) che richiama i due colori, abbinato agli orecchini. I capelli sono raccolti in un morbido chignon lasciando libera una ciocca, facendola cadere di lato.
<< Ti ringrazio. >> dico ricambiando nervosamente il sorriso.
Qualche minuto dopo esco dalla mia stanza e attraverso il corridoio, raggiungendo così le scale.
Abbasso lo sguardo e rimango senza fiato non appena vedo la figura elegante di Sebastian che mi aspetta all’ingresso. Il maggiordomo non indossa più la sua divisa, bensì un abito nero elegante, con una giacca nera munita di alcune decorazioni dorate. Attorno al collo porta una cravatta in pizzo bianco.
Arrivata alla fine della scalinata, il corvino mi tende la mano e io gli porgo la mia.
<< Divertitevi ma soprattutto seguite il piano. >> dice Ciel a entrambi per poi rivolgersi a me: << Lady Katreena, vi raccomanderei di stare il più lontano possibile dal Visconte Druitt: non è affatto un gentiluomo. >> conclude.
Una volta fuori, troviamo una carrozza ad attenderci. Sebastian mi aiuta a salire e prendo posto vicino al finestrino. Il corvino mi raggiunge poco dopo sedendosi di fronte a me per poi battere due volte le nocche sul tettuccio, dando così l’ok al cocchiere di partire.
Guardo fuori dal finestrino, osservando il paesaggio notturno scorrere davanti ai miei occhi. Sento lo sguardo del demone su di me però cerco di non far vedere la mia agitazione per quanto riguarda il ballo e ovviamente anche per Sebastian, soprattutto se vestito così elegantemente.
<< Siete nervosa, non è vero? >> mi chiede lui rompendo così quel silenzio angosciante.
<< Affatto… >> mento senza distogliere lo sguardo dal finestrino.
Sento il maggiordomo ridacchiare, così serro la mascella e lo guardo scocciata dal suo modo di fare.
 << Perdonatemi ma siete una pessima bugiarda. >> dice osservando le mie mani: senza rendermene conto, ho continuato a tormentarle.
<< Mi sembra normale essere nervosi in una situazione del genere… >> mi difendo.
Lui smette di ridacchiare e mi guarda con un’espressione seria. << Vorreste ripassare il piano? >>
Scuoto la testa. << No, so cosa devo fare ma ho paura di combinare qualcosa di grosso, qualcosa che sarà difficile da cambiare… >>
Sebastian replica subito: << Lady Katreena, vi assicuro che andrà tutto come previsto. Dopotutto avete un diavolo di maggiordomo al vostro fianco. >> sorride per poi farmi l’occhiolino.
La sua risposta riesce a farmi scrollare la tensione accumulata durante la giornata, facendomi sorridere.
<< Hai ragione, me n’ero dimenticata. >>
Passata un’ora, la carrozza arriva finalmente davanti alla villa di questo famigerato visconte Druitt, o meglio, il visconte Aleistor Chamber.
<< Siete pronta? >> mi chiede Sebastian una volta che si è messo la maschera. La trovo stranamente familiare, così come il suo abito…
“Ma certo! Lui era vestito così nel mio sogno.”
Realizzo poco dopo per poi annuire e indossare la mia maschera a forma di pipistrello decorata con un motivo gotico nero.
Il corvino mi aiuta a scendere e mi prende a braccetto, per poi incamminarmi insieme a lui verso la scalinata principale che porta all’interno.
 
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Salve a tutti! Sì sono ancora viva ahah. Mi scuso per il tremendo ritardo ma avendo molte cose da fare, non sono riuscita a star dietro alla fanfiction. Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se vi va lasciate pure una recensione. Le critiche sono sempre ben accette a patto che siano costruttive ^^ Detto questo vi saluto e ci vediamo al prossimo capitolo. A presto (spero)!
                                                 - KuroHeart

 

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Capitolo 9
*** Incontri ***


Una volta entrati, la musica ci accoglie con note allegre e danzanti. Mi guardo intorno osservando la grande sala e la moltitudine di persone presenti all'evento.
<< Siete nervosa? >> mi domanda Sebastian.
<< No. >>
<< Allora perché mi state stringendo eccessivamente il braccio? >> volgo lo sguardo verso il corvino, rendendomi conto che in effetti ha ragione.
<< Ti chiedo scusa… forse lo sono un po’. >> allento la presa.
<< Come vi ho già detto poco fa, non avete nulla da temere. >>
Annuisco per poi guardare di nuovo verso la folla, ansiosa di scovare quel viso familiare, nonostante le maschere.
Ad un certo punto la musica si ferma e gli occhi di tutti si concentrano verso la grande scalinata centrale, dove è apparsa la figura di un giovane vestito di bianco e dai capelli lunghi e biondi, assieme a una donna dai capelli più lunghi ma corvini che indossa un abito nero con un motivo elaborato di color rosso bordeaux. I due sono entrambi mascherati, l’uomo indossa una maschera bianca semplice, mentre la donna ne indossa una nera.
<< Buonasera e benvenuti nella mia umile dimora! >> esclama il giovane accogliendo gli invitati. << Questa sera siamo qui riuniti per celebrare una festa oscura e tenebrosa, ma anche per conferire un premio di riconoscimento alla contessa Brimstone per aver finanziato un altro ospedale che sarebbe stato demolito a breve, se non fosse stato per lei e la sua organizzazione “Beginning of a New Era”, formata da molti nobili, tra cui il sottoscritto. >> conclude con un finto tono melodrammatico, accompagnato da gesti teatrali da quattro soldi.   
“Ridicolo.”
Uno dei servitori porge un piccolo premio al visconte, che lo dà successivamente alla contessa.
<< Vi ringrazio di cuore per questo riconoscimento. Mi assicurerò di persona che tutto proceda nel migliore dei modi, garantendo così le migliori cure e medicine anche a chi non può permettersele. >> la sua voce calda e rassicurante, unita alle parole di speranza, provocano un applauso entusiasta che si propaga per tutta la sala.
<< La contessa Brimstone è davvero una brava persona! >> esclama entusiasta una donna.
<< E ora, che la festa abbia inizio! >> annuncia il ragazzo, per poi scendere la scalinata con la donna. La musica riparte subito e tutti si apprestano a danzare.
<< Bene, direi di andare da lei. >> propongo a Sebastian per poi incamminarmi.
<< Non ancora. >> dice afferrandomi il polso.
<< Perché? >> ribatto impaziente.
<< Risulteremmo sospetti se andassimo subito da lei. E poi il signorino ha detto di divertirci, quindi… >> tende la mano << mi concedereste l’onore di questo ballo? >>
Guardo titubante il maggiordomo, arrossendo leggermente. Annuisco e tendo a mia volta la mano. Quando me la prende, non riesco a fare a meno di sussultare nel sentire il suo calore, nonostante i guanti. Mi cinge il fianco con l’altra mentre io appoggio una mano sulla sua spalla.
 
https://www.youtube.com/watch?v=dUNOfNad59Q
 
Non appena i musicisti iniziano a suonare, l’illuminazione della sala cambia passando da luminosa ed accogliente, a buia e tenebrosa tingendosi di rosso. Sento alcuni degli invitati sussultare piacevolmente sorpresi dal cambiamento repentino dell’atmosfera.
Sebastian prende subito il comando e io lo seguo, danzando su questo valzer malinconico. Mantengo lo sguardo sul demone, abbassandolo ogni tanto solo per assicurarmi di star facendo i passi giusti: ho preso raramente parte alle feste, inoltre il fatto di danzare in pubblico con un “uomo” non mi rende di certo le cose semplici.
<< Siete bellissima. >> dice all’improvviso cogliendomi alla sprovvista.
<< Ti ringrazio. >> rispondo arrossendo lievemente sentendo le mani sudare leggermente sotto la stoffa dei guanti.
<< Non ve l’ha mai detto nessuno? >> mi domanda sorpreso.
<< Solo Thomas e poi Mey Rin qualche ora fa. >>
Le labbra del maggiordomo s’incurvano in un mezzo sorriso, forse perché ha percepito il mio stato d’animo tra l’imbarazzo e il nervoso. Mi accorgo del suo sguardo e realizzo che è lo stesso che mi ha rivolto in quel sogno, anzi incubo.
<< Lasciatevi andare. >> sussurra attirandomi a sé, le mie labbra a pochi centimetri dalle sue. Arrossisco ancora di più a quella vicinanza e Sebastian sorride divertito dalla mia reazione. Provo a seguire il suo consiglio rilassandomi ma senza dargli troppe libertà.
 La musica si fa ora imponente con un coro funesto che sostiene la melodia; questo è situato al di sopra della piccola orchestra ed è formato da delle figure incappucciate e vestite di nero che indossano una maschera del medesimo colore, coprendo loro il viso fino alle labbra.
Danziamo e danziamo completamente travolti da quella musica così ammaliante e tetra. Infine la musica si conclude con il violoncello che ripete il tema.
Il corvino fa un inchino per poi baciarmi la mano.
<< Bene, ora possiamo andare da lei. >>
Annuisco e ci dirigiamo dalla contessa, trovandola a chiacchierare con quella che sembra una coppia.  
<< Vi ringraziamo ancora per il vostro sostegno. >> le dice la donna per poi tornare a danzare con l’uomo.
Io e Sebastian ci facciamo avanti e quest’ultimo prende la parola.
<< Buonasera contessa Brimstone. Mi chiamo Desmond Nightraven e lei è Emily Bartholy, la mia amata. >>
Guardo il demone sorpresa strattonandogli la manica della giacca di poco, come per dire “Che stai facendo?!”
Lui per tutta risposta mi rivolge un sorriso e un’espressione che sembra significare: “Per favore state al gioco.”
Purtroppo non possiamo usare nemmeno la lettura del pensiero, perché i vampiri qui presenti potrebbero scoprirci.
Annuisco debolmente e torno a guardare la donna.
<< Per noi è un vero onore poter finalmente conoscervi. >> continua lui.
<< Vi ringrazio. >> dice per poi sorseggiare dello champagne dal bicchiere di cristallo.
Stavolta sono io a prender parola: << Sappiamo che la vostra organizzazione si occupa di aiutare le persone in difficoltà ma anche i suoi simili… >>
La donna m’interrompe subito: << So già che siete come me, anche se voi mi sembrate diverso… >> risponde guardando il maggiordomo da capo a piedi.
Gli occhi castani della donna rimangono fissi sui suoi per alcuni secondi.
Lui rimane fermo senza dire una parola, lasciando che lo “analizzi”. 
<< Ma forse è solo una mia impressione. >> conclude per poi spostare lo sguardo di fronte a sé.
<< Vedete quel ragazzo laggiù vestito di rosso? Dovete andare da lui e dirgli la parola d’ordine. >> rimane in silenzio volgendo nuovamente lo sguardo verso di noi.  
<< Vi ringraziamo per la vostra disponibilità. >> dico io accennando un inchino. Salutiamo la contessa e ci avviamo verso quel ragazzo dai capelli corti e castani, appoggiato alla parete.

“Parola d’ordine.” Chiede nella mente
“Sanguis est vitae.” Gli rispondo.
Il giovane annuisce << Seguitemi. >> e ci fa salire la grande scalinata da cui sono scesi prima la contessa ed il visconte.
 Percorriamo un lungo corridoio e arriviamo di fronte a una porta che il ragazzo si appresta ad aprire. 
<< Prego. >> 
Entriamo in una stanza con appesi alcuni quadri raffiguranti paesaggi.
 L’illuminazione è fioca e l’aria sembra stantia, come se questa stanza non fosse stata aperta da un po’.
In fondo vi è un ragazzo seduto di fronte a una scrivania.
<< Prego accomodatevi. >>
La sua voce calda e tranquilla mi dà un senso di familiarità.
Rimango ferma a guardarlo mentre Sebastian prende posto su una sedia.
<< Siediti cara. >> mi intima gentilmente avendo notato il mio strano comportamento. Faccio come dice e continuo a fissare il giovane di fronte a me: ha lunghi capelli castani raccolti in una coda e indossa una maschera blu e argento.
Il ragazzo guarda il corvino per poi spostarsi su di me senza batter ciglio.
<< I vostri nomi, prego. >> dice poco dopo prendendo in mano la piuma e intingendone la punta nell’inchiostro.
<< Desmond Nightraven e lei è la mia amata Helena Bartholy. >> risponde prontamente il demone.
Scrive subito i nostri nomi e passa alla domanda successiva.
<< Chi vi ha trasformati? >>
<< Purtroppo non conosciamo il suo nome, ma mi pare che fosse un nobile; un barone, credo. Vero cara? >>
<< Sì, è così. >> mi limito a rispondere.
Il giovane riprende a scrivere.
<< Bene, ora l’ultima domanda, ma non per questo meno importante: perché volete entrare a far parte dell’organizzazione? >>
Prima di rispondere, il corvino appoggia la mano sulla mia, facendomi sussultare.
<< Vedete, io e la mia adorata siamo vampiri da qualche mese e stiamo facendo fatica a procurarci del sangue: non è mai stato nella nostra indole far del male alle persone e ora che possiamo anche rischiare di ucciderle, il senso di colpa invade le nostre menti. >> confessa angosciato con un’espressione cupa.
Noto con gran sorpresa che Sebastian è davvero bravo a recitare la parte, tanto che riesco a notare una leggera commozione da parte del ragazzo.
<< Capisco. Quindi volete assicurarvi che ciò non accada. Non vi preoccupate, siete nel posto giusto. >> ci assicura accennando appena un sorriso per poi annotare l’ultima risposta.
<< Ora mi dovete dire in quale luogo volete che la carrozza venga a prendervi. >>
<< Hyde Park. Spero non sia un problema se non menziono il nostro indirizzo, ma vorremmo avere un po’ di riservatezza. >>
<< Nessun problema. Sabato prossimo alle nove di sera verrete portati all’organizzazione. >> aggiunge infine.
<< Vi ringraziamo infinitamente. >> rispondo.
<< Infine ho bisogno delle vostre firme. >> dice girando il foglio verso di noi per poi indicare dove scrivere. Il giovane porge la piuma a Sebastian che si appresta a firmare e poco dopo faccio lo stesso.
Più osservo questo ragazzo e più mi ricorda Thomas: il suo modo di fare, di parlare, di provare empatia per le persone, mi dicono che si tratta di lui. Vorrei tanto portarlo via da qui, ma purtroppo non posso, perché potrei farmi scoprire facendo saltare la mia copertura e quella di Sebastian.
Nonostante questo voglio sapere se si tratta del mio amico e fortunatamente so come fare senza dare nell’occhio: << La giustizia non trionfa sempre, ma la verità sì. >>
Lo sguardo del ragazzo si concentra in un’espressione di pura sorpresa, i suoi occhi castani su di me.
Rimaniamo entrambi senza parole continuando a guardarci ancora increduli.
Poco dopo Thomas si alza e fa un cenno col capo di seguirlo. Io e Sebastian ci alziamo e il mio amico ci conduce in un’altra stanza; apre la grande finestra che porta ad un terrazzo all’aperto illuminato dalla luna. Una volta usciti, il ragazzo chiude le maniglie e si guarda intorno con circospezione.
<< Bene, qui potremo parlare senza problemi. >> ci comunica per poi togliersi la maschera. Io faccio altrettanto e gli sorrido, felice di sapere che lui stia bene. Mi avvicino a lui e lo abbraccio con entusiasmo. Thomas sembra indugiare all’inizio ma poi ricambia il gesto con affetto, accogliendomi tra le sue braccia.
<< Oh Katreena, sono così contento di vederti. >>
<< Anch’io! Sapevo che ti avrei ritrovato. >>
Lo stringo come se avessi paura che possa scappare da un momento all’altro.
Poco dopo il corvino si schiarisce la voce: << Mi dispiace dover rovinare il vostro momento ma vi dobbiamo parlare di una questione piuttosto importante. >>
Il mio amico scioglie l’abbraccio e rivolge lo sguardo al maggiordomo.
<< E voi chi siete? >> poco dopo aver posto la domanda, la sua espressione cambia, come se avesse capito da solo la risposta.
<< Prima ti ha definita la sua amata, dunque voi due… state insieme? >> chiede quasi incredulo continuando a guardarci.
Arrossisco alla sua supposizione e mi affretto subito a chiarire la cosa: << No no, la nostra è solo una copertura. Lui mi ha ospitata la notte in cui mi hai trasformata e mi sta aiutando a controllare i miei poteri. >>
Sebastian sembra essere divertito da questa situazione imbarazzante.
<< Capisco. Vi ringrazio per esservi preso cura di lei. >> dice al corvino.
<< Non dovete ringraziarmi. >> risponde sorridendogli.
Ho molte domande da porre al mio amico, ma purtroppo dovranno aspettare; d’altro canto devo sapere se il mio maggiordomo è ancora vivo, devo chiedergli almeno questo.
<< Thomas, sai cos’è successo a Walter? >> gli domando andando dritta al punto.
Il ragazzo sospira abbassando lo sguardo: << Quando ti ho lasciata mi sono precipitato da lui, ma purtroppo era già morto. Mi dispiace… >> risponde rammaricato.
<< Hai fatto il possibile… >> gli prendo le mani cercando di rassicurarlo.
<< Vi chiedo di nuovo scusa ma dobbiamo parlarne ora. >> insiste giustamente Sebastian: il tempo stringe e potremmo rischiare di venir scoperti.
Annuisco: << Ascolta Thomas, ricordi quando mi hai lasciata nel cortile di quella villa? Lì vi è il conte Phantomhive. >>
<< Il Cane da Guardia della Regina? >> mi domanda sorpreso.
<< Come fate a saperlo? >>
<< Girano molte voci nell’organizzazione: si dice che questo conte sia molto potente e spietato, così tanto da non sembrare umano, oppure che abbia fatto un patto con il diavolo. Questo perché non gli è mai sfuggito nessuno. >>
Non hanno torto.
<< Noi vorremmo che voi ci forniste informazioni sull’organizzazione, o qualunque cosa collegata ad essa. >>
<< Lo farai, vero? >> gli chiedo speranzosa.
<< Sì ma dovremo scegliere un luogo appartato per incontrarci. >>
<< Sabato prossimo vi diremo dove. >> precisa subito il corvino.
<< D’accordo. >> annuisce il mio amico.
<< Grazie Thomas. >> gli sorrido e poco dopo ricambia.
<< Ora sarà meglio che andiate, altrimenti qualcuno potrebbe venire qui a vedere cosa sta succedendo: mi è stato ordinato di essere veloce nel compilare le registrazioni dei nuovi membri, quindi… >>
<< Sì, hai ragione. >> prima di andare, lo abbraccio un’ultima volta.
<< Vedrai Thomas, ti tirerò fuori di qui. >>
Lui non dice nulla limitandosi ad abbracciarmi a sua volta.
<< Sta’ attenta. >> mi dà un bacio sulla fronte per poi sciogliere l’abbraccio.
<< Anche tu. >> gli sorrido per poi salutarlo.
Io e Sebastian lasciamo il terrazzo tornando all’interno per poi uscire dalla stanza in cui abbiamo incontrato Thomas poco fa.
<< Ci avete messo un po’. >> osserva il ragazzo che ci ha accompagnati fin qui.
<< Oh chiediamo scusa. Sapete, il mio adorato non sa proprio astenersi dal fare lunghi discorsi, non è vero caro? >> faccio una risatina guardando il corvino.
<< Già, sono fatto così. >> sorride.
<< Capisco. Dato che la vostra iscrizione è stata ultimata, potete continuare a godervi la festa al piano di sotto. >>
Scendiamo le scale, accompagnati dal giovane: << Vi auguro una buona continuazione. >>

*****************************************************

Io e Sebastian facciamo ritorno a villa Phantomhive verso l’una. Sono così stanca che non vedo l’ora di andare a dormire, anche se tecnicamente i vampiri non dormono. Poco importa; mi cambio in fretta per poi buttarmi sul morbido letto. Ripensando alla serata appena trascorsa, mi rendo conto di non essere mai andata ad un ballo di così alta classe, per giunta accompagnata da un ragazzo (più o meno).
Arrossisco al ricordo del corvino che mi chiede quasi con dolcezza di ballare con lui e che una volta accettata la sua richiesta, mi attira a sé con fare possessivo ma anche delicato, senza risultare rozzo.
<< Lasciatevi andare. >> le sue parole riecheggiano nella mia mente con sensualità, togliendomi il respiro. Mi chiedo come io abbia fatto a non provare così tanto imbarazzo: come ho già detto, nessun ragazzo mi ha mai rivolto quelle parole.
D’altro canto rivedere Thomas sano e salvo mi ha davvero sollevato il morale e poi sapendo che ci aiuterà, sono più che sicura che tutto andrà per il meglio.

********************************************************************
I giorni successivi passano in fretta, tra le nuove informazioni forniteci da Lau circa i luoghi in cui avvengono i traffici degli esseri umani, e gli allenamenti notturni con Sebastian.
Ieri il Conte ha ordinato al maggiordomo di raggiungere il luogo indicato dal ragazzo asiatico per occuparsi definitivamente di coloro che erano alla guida dello scambio.
Immagino che con “occuparsene” abbia significato uccidere. Il demone ci ha successivamente comunicato di aver fatto come richiesto e ha portato gli schiavi alla polizia senza farsi notare.
<< Ottimo lavoro. D’ora in poi il nostro obiettivo sarà quello di tagliare tutti i collegamenti che hanno a che fare con il sangue. >>
Sebastian sorride: << Una scelta saggia, signorino. Si dice che il metodo più efficace per vincere un assedio, sia far morire di fame il nemico. >>
“Sì, letteralmente.”
<< Però se lo facessimo, non rischieremmo di avere dei vampiri accecati dalla rabbia e dalla sete di sangue? Londra verrebbe infestata… >> replico preoccupata.
<< Noi non assedieremo tutti i luoghi in cui avvengono i traffici, ma solo alcuni per distrarli. Sono dell’idea che l’organizzazione tenga alcuni esseri umani rinchiusi da qualche parte come scorte. Voi dovrete scoprire dove si trovano e liberarli. Dopo sabato avremo sicuramente più informazioni. >> risponde prontamente Ciel.
<< Yes, my lord. >>
Il giovane sposta lo sguardo su di me: << Lady Katreena, voi ve la sentirete? >>
<< Certamente Conte. Farò del mio meglio. >> dico determinata.

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Arriva così sabato sera. Io e Sebastian ci siamo recati a Hyde Park e stiamo attendendo la carrozza che ci porterà all’organizzazione “Beginning of a New Era.”
Il mezzo arriva con incredibile puntualità. Una volta saliti, troviamo una donna e una ragazza sedute di fronte a noi. La donna dai lunghi capelli castani con indosso un abito verde scuro, dà il segnale al cocchiere e la carrozza si avvia alla destinazione.
<< Buonasera lady Helena e lord Desmond. >>
Osserva Sebastian per poi soffermarsi su di me: dev’essere per il velo trasparente nero che mi sono messa sugli occhi per evitare di farmi riconoscere; dopotutto mi volevano morta.
<< Spero non sia un problema. >>
<< Nient’affatto. I seguaci possono indossare qualunque tipo di abito e maschera. La libertà d’espressione è una delle nostre filosofie. >> mi risponde per poi presentarsi: << Il mio nome è Amy Rainwood e sono un vampiro come voi. Mi trovo qui per assicurarmi che voi eseguiate l’iniziazione che vi permetterà di far definitivamente parte dell’organizzazione. >>
<< Quale iniziazione? >> le domando con un po’ di apprensione
<< Non dovete preoccuparvi, non sarà nulla di difficile. >>
Guardo la giovane dai capelli mori e gli occhi verde smeraldo, vestita elegantemente.
Lei ricambia lo sguardo ma con un’espressione disorientata, come se non sapesse dove si trova, né tantomeno cosa stia succedendo.
 
<< Vi dovrete nutrire di questa ragazza fino a ucciderla. Solo così sarete parte di noi. >>
 
 
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Ma salve! Come state? Io così così e sono stata indaffarata (che novità!) xD
Nonostante tutto, eccovi il nono capitolo della mia storia. Direi che le cose stanno iniziando a farsi interessanti. Voi cosa ne pensate? Fatemelo sapere con un commento ^^ Ci vediamo al prossimo capitolo! A presto!
- KuroHeart

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Capitolo 10
*** The Beginning of a New Era ***


<< Vi dovrete nutrire di questa ragazza fino a ucciderla. Solo così sarete parte di noi. >>
Guardo la donna, allibita dalla sua richiesta, o meglio, dal suo ordine.
<< Ma il vostro assistente non ci ha detto nulla a riguardo… >> obietto.
<< Questo perché lui non ne sa nulla. Inoltre, l’iniziazione serve per verificare se sarete realmente degni di far parte dell’organizzazione, altrimenti… >> replica guardando entrambi e s’interrompe.
<< Altrimenti? >> ripeto, intimorita di sapere la risposta.
Lei estrae un paletto di legno da una custodia in cuoio e ce lo mostra.
<< Immagino lo abbiate capito. >> fa una piccola pausa per poi riprendere: << Mi auguro di non doverlo usare. >> conclude, guardandoci negli occhi.
<< Lo faremo. >> conferma Sebastian, volgendo uno sguardo deciso ad Amy e poi a me.
<< E sarò io ad ucciderla. >>
La donna dà il segnale al cocchiere di far partire la carrozza e poi si rivolge alla ragazza: << Molto bene. Mary, va’ da loro. >> lei si alza senza protestare e si siede in mezzo a noi.
<< Perché non ha paura? >> domando ad Amy.
<< Al contrario, ne ha eccome, ma prima di venire qui l’ho ipnotizzata con i miei poteri, conducendola in uno stato di semicoscienza. >>
Giusto, i vampiri sono in grado di fare questo genere di cose.
<< Capisco. >> Guardo nuovamente Mary, la quale continua ad avere quell’espressione vaga, diretta verso il vuoto.
<< Ora potete procedere, lady Helena. >> risponde la donna indicando la ragazza.
Sebastian annuisce e sembra quasi sorridermi.
<< Andrà tutto bene. >> mi assicura.
<< D’accordo. >> sussurro per poi trasformarmi in vampiro. Percepisco immediatamente il profumo del sangue di Mary, un misto tra disagio, un imbarazzo e… paura; sensazioni ed emozioni che non ho mai percepito nel maggiordomo.
Sento la gola bruciare dalla voglia di bere il suo sangue squisito. Prendo il suo polso sinistro, tirando su la lunga manica dell’abito, e me lo avvicino alle labbra. Una parte di me non vuole nutrirsi di lei, ma la curiosità di sapere quale possa essere il sapore di questa giovane mi sta consumando. Avvolta da sentimenti contrastanti, do un morso deciso al suo polso e lei emette un gemito di dolore. Sussulto sentendomi colpevole di tale afflizione, ma quando il suo liquido rosso inizia a sgorgare nella mia bocca, tutto intorno a me sembra sparire: ora ci siamo solo io e la ragazza, predatore e preda. Continuo a bere, assaporando ogni goccia del suo sangue così forte e dolce.
“Brava, continua così!” mi incita la mia voce interiore. Decido di darle ascolto e proseguo, senza mollare la presa.
<< Basta così cara. >> interviene Sebastian poco dopo, guardandomi con i suoi occhi cremisi.
“Di già? No, non posso smettere, non voglio.”
 Lui insiste continuando a mantenere il suo sguardo magnetico su di me. Riluttante, estraggo i canini dalla carne della ragazza per poi leccarmi le labbra e infine le lascio andare il polso. Il corvino avvicina Mary a sé con prepotenza e le scosta una ciocca di capelli dal collo, per poi morderlo con decisione. Lei emette un altro gemito di dolore, questa volta più forte del precedente. Il demone si nutre di lei, incurante degli altri. Poco dopo la giovane inizia a dimenarsi, forse perché ha capito cosa le sta succedendo, ma il corvino la tiene ferma con una presa ancora più salda. Chiudo gli occhi, rifiutandomi di guardare il triste finale del destino ormai segnato di questa poveretta. Percepisco ancora il suo battito, ora lento e flebile: tum tum… tum… tum… tum… e infine il silenzio.
All’improvviso sento una mano sulla mia spalla: apro gli occhi e vedo Sebastian, ora vicino a me, mentre il cadavere di Mary giace di fianco a lui.
<< Va tutto bene, è finita. >> sussurra stringendomi a sé; i suoi occhi hanno assunto la loro forma umana.
La donna applaude soddisfatta dallo “spettacolo” a cui ha appena assistito.
<< Congratulazioni, siete appena divenuti membri definitivi dell’organizzazione. >>
Deglutisco e serro la mascella, cercando di trattenere le lacrime: nonostante Mary sia stata uccisa da Sebastian, non riesco a fare a meno di sentirmi in colpa per aver contribuito alla sua morte.
<< Spero abbiate gradito il pasto. >>
<< Certamente. Era davvero squisito. >> risponde Sebastian soddisfatto.
Rimango sorpresa dalla sua completa calma anche dopo aver fatto una cosa simile.
<< Lo credo bene: il sangue di una vergine è il migliore subito dopo quello dei bambini. >> precisa.
Sento la testa girare per via di questa situazione; vorrei tornare alla villa, ma purtroppo devo resistere se non voglio fare una brutta fine. Affondo le unghie nella pelle del sedile, pervasa dal rimorso e dal disgusto. Il mio corpo non smette di tremare e la mia mente si contorce nel ricordare il piacere che ho provato nel nutrirmi di quella ragazza. Amy continua a guardarmi, notando lo stato palesemente distrutto in cui mi trovo: << Le succede sempre questo dopo essersi nutrita? >> chiede al corvino.
Lui mi stringe ancora di più a sé, accarezzando il mio braccio, sicuramente per far passare il tremore: << Purtroppo sì… devo sempre calmarla e dirle che ha fatto la cosa giusta. >> risponde tristemente, volgendo lo sguardo su di me.
<< Vi chiediamo scusa per avervi fatto assistere ad una scena simile. Ci auguriamo che ciò non vada a interferire con la nostra iniziazione. >> conclude abbassando leggermente il capo, mortificato.
<< Non ce n’è bisogno: ho già avuto a che fare con casi simili, alcuni ben peggiori di questo. Inoltre avevo letto il vostro fascicolo circa il problema. >> fa una piccola pausa: << La nostra organizzazione vi aiuterà a gestire la sete di sangue, i sentimenti, così come i poteri e a seguire un allenamento specifico. >> aggiunge infine.
Dopo alcuni minuti, finalmente il tremore e il panico si affievoliscono; riconquistato il controllo del mio corpo, estraggo le unghie dal sedile e torno umana.
Il viaggio prosegue senza problemi e nel silenzio più assoluto.
Ora stiamo attraversando la campagna inglese, popolata da vasti prati e da alcune abitazioni in legno.
Poco dopo ci addentriamo nella foresta. La vampira continua a guardarmi con insistenza, causandomi non poco disagio. Sebastian volge alcuni sguardi fuori dal finestrino e a me. La sua vicinanza mi dà uno strano senso di protezione e di sicurezza, nonostante l’abbia visto nutrirsi di quella ragazza arrivando a ucciderla.
Dopo un’ora abbondante, arriviamo finalmente a destinazione.
Scendiamo dal mezzo e seguiamo la donna che si sta dirigendo alla villa; quest’ultima è molto grande, ma nonostante ciò, l’edificio sembra essere ben nascosto dagli alberi fitti della foresta. La residenza presenta uno stile prettamente gotico, con due gargoyle posti ai lati dell’ingresso principale.
Amy apre la porta e indica platealmente l’entrata: << Prego, dopo di voi. >>
Io e Sebastian entriamo trovandoci così all’interno dell’edificio.
 
Veniamo accolti dalla medesima musica che avevamo sentito nella villa del Visconte Druitt. Il salone è illuminato da numerose candele, rendendo l’ambiente luminoso ed accogliente. A dare un’impressione differente sono alcune statue raffiguranti gargoyle e alcuni demoni, poste appena sopra le candele. Alcuni degli invitati, uomini e donne, si voltano a guardarci, curiosi di vedere chi è appena entrato.
<< Signori, la contessa Brimstone ha voluto organizzare una festa di benvenuto ai nuovi iniziati. >> ci comunica Amy, prendendo due calici dal vassoio di un cameriere che è appena passato.
<< Prego. >> ce li porge.
<< Grazie. >> risponde Sebastian prendendo un bicchiere. Io mi appresto a fare lo stesso; osservo il liquido e mi auguro stupidamente che non sia ciò che penso, ma quando il mio olfatto viene a contatto con il suo profumo, constato subito che si tratta di sangue.
<< Non dovete ringraziarmi. Ora questa organizzazione è la vostra nuova famiglia. >> dice sorridendoci amabilmente.
All’improvviso sento un applauso propagarsi per tutta la sala.
Alzo lo sguardo verso la scalinata di fronte a me: vedo la contessa Brimstone fare il suo ingresso con addosso il medesimo abito che aveva la notte di Halloween, con la sola differenza che ora non indossa la maschera, mostrando così i suoi occhi smeraldo.
<< Benvenuti, figli miei! Quest’oggi siamo qui riuniti per festeggiare l’arrivo dei nuovi membri nella nostra amata organizzazione, la nostra famiglia. Che possiate trovare voi stessi ed essere felici nella nuova era che giungerà. >> annuncia entusiasta con gesti eleganti ed una voce vellutata e quasi sensuale, ma forte e sicura. Successivamente solleva il calice: << Ricordate, figli miei: Sanguis est vitae! >> esclama con vigore.
<< Sanguis est vitae! >> la raggiungono all’unisono gli invitati, sollevando talvolta i calici; io e il corvino facciamo lo stesso. Subito dopo il discorso, la musica riprende e le persone iniziano a conversare amabilmente; riconosco alcuni nobili che erano presenti anche alla festa precedente.
Vedo una donna bionda, i capelli raccolti in uno chignon, vestita di rosso cobalto, avvicinarsi a lady Amy.
<< Amica mia, quanto tempo! Come stai? >> la donna si gira verso di lei e la saluta. << Con permesso. Vi auguro buon divertimento. >> si congeda raggiungendola.
<< E ora cosa facciamo? >> domando a Sebastian, sussurrando.
<< Ci godiamo la festa di benvenuto. >> risponde semplicemente.
<< Di nuovo? >> sospiro.
Ho partecipato a pochi eventi, quindi non sono abituata a vedere tanta gente tutta in una volta. Figuriamoci ad una festa simile piena di persone divenute vampiri come me.
<< Ricordate cosa vi ho detto? >>
<< Non dobbiamo dare nell’occhio. Lo so. >> replico.
Lui mi guarda inarcando un sopracciglio e accennando un mezzo sorriso.
<< Mi state dicendo che non vi piace danzare con me? >>
<< N-non ho detto questo… >> arrossisco lievemente distogliendo lo sguardo.
Ad un certo punto vedo Amy andare verso due ragazzi che stanno conversando. Riconosco immediatamente Thomas e provo un improvviso sollievo nel rivederlo.
La donna gli sta dicendo qualcosa e poco dopo sembra indicare me e Sebastian.
Subito dopo vengono verso di noi.
<< Rimanete calma. >> mi dice il corvino avendo notato la mia leggera agitazione.
<< Lady Helena, lord Desmond, vi presento il barone Thomas Hill. So che vi siete già incontrati al ballo di Halloween per l’iscrizione, ma ho pensato fosse meglio conoscersi in una maniera meno formale, non trovate? >>
<< Siamo pienamente d’accordo. >> risponde Sebastian accennando un sorriso.
<< Ne sono lieta. >> aggiunge lei.
<< È un piacere fare la vostra conoscenza. >> dice il mio amico, dando una stretta di mano al demone.
<< Anche per noi. >> affermo sorridendogli. Il ragazzo prende la mia mano e la bacia sul dorso, per poi lasciarla andare con eleganza.
<< Bene signori, è giunta l’ora che vi mostri l’edificio. Dopo vi potrete godere appieno la festa. >> dice la donna facendo cenno a me e Sebastian di seguirla.
<< A dopo. >> ci saluta Thomas.
Amy va verso la scalinata centrale e sale le scale. Noi la raggiungiamo per poi svoltare a destra e percorriamo un corridoio. Poco dopo si ferma davanti a una delle tante porte e l’apre con una chiave. La stanza è riccamente arredata con mobili neri rifiniti d’oro e le pareti sono di color rosso bordeaux. Sul pavimento vi è un tappeto rappresentante un motivo geometrico. Al centro della camera vi è un sontuoso letto a baldacchino.
<< Questa è una delle numerose stanze dedicate ai membri dell’organizzazione. Molti di loro hanno preferito trasferirsi qui, mentre altri vogliono semplicemente avere una seconda sede. Se foste interessati, potreste venire anche voi a vivere qui. >>
<< La vostra offerta è davvero allettante, ma ancora non ci sentiamo di fare un altro cambiamento. >> le risponde Sebastian.
La donna annuisce: << Ma certo, posso capirlo. >> fa una breve pausa: << Bene, ora vi mostro la cantina. >> dice per poi chiudere la porta a chiave. Mentre percorriamo il corridoio, mi torna in mente la struttura esterna dell’edificio e realizzo che ha un altro piano ed una piccola torre. Mi chiedo cosa potrebbe esserci: forse altre stanze o magari qualcos’altro?
<< Lady Amy, avrei una domanda. >> la donna si ferma e si gira verso di me: << Vi ascolto. >>
<< Come mai non ci mostrate il terzo piano? >>
Lei rimane in silenzio per qualche istante per poi rispondere: << Quel piano è riservato ai membri anziani. >>
Avverto che nel suo tono di voce non vi è molta sincerità, ma decido di abbandonare l’argomento per non rischiare di far saltare la nostra copertura.
Io e Sebastian ci guardiamo per un momento e poi quest’ultimo prende parola: << Vi chiedo scusa, la mia amata è sempre molto curiosa. >> le dice sorridendo lievemente.
Arrossisco lievemente quando mi chiama “amata”: non riesco proprio a farci l’abitudine.
<< Non vi preoccupate, ma sappiate che la troppa curiosità spinge l’usignolo nella rete. >> si rivolge a me incurvando le labbra in un mezzo sorriso per nulla rassicurante.
<< Bene, continuiamo il nostro tragitto. >> si gira per poi riprendere a camminare.
Percorriamo la stessa strada tornando nel salone principale e poi ci addentriamo in uno degli archi; vi sono alcuni vampiri che conversano ridendo e scherzando, mentre vi sono anche alcune coppie appartate a scambiarsi dolci baci.
Arriviamo davanti a una parete in marmo grigio, lo stesso materiale dell’edificio.
<< Ho voluto tenere il meglio per ultimo. >> dice prendendo un’altra chiave dal mazzo.
Osservo bene la parete e dopo alcuni secondi riesco a individuare la serratura: questa è piccola e si confonde perfettamente con il marmo, e si trova a destra, proprio come in una porta normale.
La donna infila la chiave nella serratura e la gira, facendo scattare il meccanismo; la porta si apre con uno sistema di scorrimento sempre verso destra, rivelando un corridoio illuminato dalle candele e delle scale in pietra.
<< Prima di farvi entrare devo avvisarvi che solo io, le guardie e i membri anziani abbiamo accesso alla cantina, dunque se desiderate del sangue, dovrete chiederlo a uno di noi. >> fa una piccola pausa per poi riprendere: << Ma solo per questa sera le guardie hanno la notte libera.  >> conclude.
Poco dopo Amy si addentra scendendo le scale e noi la seguiamo.
Una volta arrivati alla fine della discesa, troviamo una porta in legno posta sulla sinistra. La donna prende la chiave necessaria dal mazzo e apre la serratura per poi abbassare la maniglia.
<< Ecco a voi la nostra collezione di sangue. >> dice con orgoglio.
Ciò che vedo di fronte a me mi lascia senza parole: vi sono numerosi uomini, donne e persino bambini che indossano vestiti semplici e puliti. Gli schiavi portano delle catene ai polsi e alle caviglie, lasciando loro una limitata libertà di movimento.
Sentendo il nostro arrivo, alcune persone volgono il loro sguardo su di noi con un’espressione di terrore, emettendo dei gemiti spaventati, mentre alcune donne tengono strette i loro figli piangenti.
<< No, non di nuovo… non di nuovo… >> si lamenta una ragazza dai capelli corvini, mentre va a rifugiarsi in un angolo.
<< Fate silenzio! >> esclama la nostra guida, facendo così calare un silenzio di tomba.
Rimango pietrificata di fronte a quella scena, quasi incapace persino di respirare.
Senza nemmeno rendermene conto, indietreggio finendo con la schiena contro al petto di Sebastian. Lui appoggia le mani munite di guanti neri sulle mie spalle tremanti e le carezza delicatamente per tranquillizzarmi.
<< Va tutto bene cara, sono qui. >> mi sussurra.
Annuisco lievemente e appoggio una mano sulla sua per poi lasciarla andare, scostandomi da lui e riacquistando il mio contegno.
<< Come potete vedere, abbiamo sangue per ogni età, sesso e razza. Inoltre trattiamo queste persone con cura, assicurandoci scorte di durata a lungo termine.  >> comunica la donna girandosi verso di noi e indicando elegantemente gli esseri umani.
<< Notevole. Dovete avere delle ottime risorse. >> constata il corvino per niente scosso da ciò che anche lui sta vedendo.
<< Ovviamente. Come avete potuto sperimentare in prima persona, la contessa Brimstone vuole solo il meglio per i suoi seguaci. >> risponde la donna riferendosi a Mary come nostra “esperienza.”
<< Bene, il giro è finito. Possiamo tornare a goderci la festa. >> conclude.
Usciamo tutti da quella terribile cantina e saliamo le scale.
<< Lady Amy, è stato un vero onore poter vedere l’interno di questa magnifica organizzazione. >> dice il maggiordomo entusiasta mentre lei chiude la porta a chiave.
<< Al contrario, l’onore è nostro. Siamo sempre felici di accogliere nuovi figli. >> risponde sorridendoci serenamente.
<< Ora devo andare. Vi auguro un buon proseguimento. >> si congeda.
Vedo alcune coppie danzare e poco dopo sento la voce del corvino farmi la fatidica domanda; ovviamente rispondo con un “sì” e raggiungiamo il centro del salone per poi iniziare a danzare insieme alle altre coppie.
 
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<< Perché deve venire anche lui? Questa è una cosa privata. >> protesto all’idea di Ciel di far venire Sebastian con me per andare a far visita alla tomba di Walter, il mio maggiordomo. La notte di Halloween Thomas mi ha riferito di avergli dato una degna sepoltura a pochi metri dal luogo dell’incidente.
<< Cosa fareste se doveste venire attaccata di nuovo? >> mi domanda il conte.
<< State parlando di quel dio della morte, Grell? Sebastian lo ha spaventato, quindi non tornerà più. >> replico prontamente.
<< Ma i superiori di quello lì potrebbero mandare qualcun altro. >> insiste caparbiamente il giovane.
Sospiro cedendo alla sua richiesta: << D’accordo… >>
Così io e Sebastian prendiamo una carrozza piccola e ci dirigiamo verso il luogo in cui Walter ha perso la vita. Rimango incollata al finestrino per verificare dove si trovi, dato che dopo i fatti accaduti non ho osato mettervi piede.
Il mezzo percorre il sentiero della foresta e gradualmente capto delle vibrazioni negative che si propagano per tutto il corpo; all’improvviso rivedo il flashback di me stessa che corre nella direzione opposta per salvarsi da quei vampiri.
Riconosco immediatamente il luogo. << È qui. >>
Il maggiordomo da due colpetti al soffitto interno della carrozza per segnalare al cocchiere di fermarsi. Io e Sebastian scendiamo dal mezzo e m’incammino sicura verso due alberi alquanto danneggiati ai tronchi, segno che la carrozza ci era andata a sbattere.
Mi avvicino e vedo un flash del mezzo capovolto ormai non più presente: Thomas mi ha anche riferito di aver rimosso qualunque prova che potesse farmi rintracciare in qualche modo.
Mi addentro tra gli alberi e poco più avanti vedo una piccola croce in legno, fatta con due rami legati da un nastro nero, illuminata dai raggi del sole che s’infiltrano nella foresta.
<< Immagino si tratti del vostro maggiordomo. >> deduce il corvino raggiungendomi e mettendosi vicino a me.
<< Sì, è lui. >> rispondo mantenendo lo sguardo basso sulla croce.
<< Ora lasciami sola. >> riesco a dire nonostante il nodo alla gola.
<< Vi aspetterò vicino alla carrozza. >> si congeda con un piccolo inchino.
Mi volto per accertarmi di essere davvero sola e poi torno a guardare la tomba del mio maggiordomo, ponendomi in solenne raccoglimento.
<< Walter, mi dispiace così tanto… avevi ragione tu. Quella notte saremmo dovuti tornare all’albergo… se soltanto ti avessi dato ascolto, a quest’ora tu non saresti… >>
Stringo le mani impiegando tutte le mie forze per non mettermi a piangere.
<< È tutta colpa mia… >> il nodo alla gola si fa sempre più fastidioso.
<< Perdonami… >> sussurro per poi avvertire le lacrime rigarmi le guance.
<< Ricordo quando a pochi giorni dalla morte dei genitori di Thomas mi dicesti che è giusto piangere, ma poi ci si deve far forza e dare supporto a chi sta soffrendo di più… >> faccio una piccola pausa causata da un sussulto del mio corpo tremante: << Infine dicesti che quando qualcuno lascia questo mondo, va verso un luogo migliore e che bisogna ricordare quella persona per le cose belle che ha fatto quando era in vita… >> Lui era un uomo di fede convinto dell’esistenza del Paradiso così come di quella dell’Inferno. Mi torna alla mente il momento in cui lui mi aveva urlato di scappare, sacrificandosi per me e dando così la sua vita.
<< Walter, hai servito la famiglia Handwar con dedizione e lealtà, ma anche con amore fino alla fine. Siamo orgogliosi di averti avuto come nostro maggiordomo. >>
Mi avvicino alla croce e la tocco con una mano, facendoci passare le dita: << Grazie di tutto. >> sussurro con un debole sorriso soggiogato dalle lacrime senza fine e dai singhiozzi.
Oltre ad essere addolorata per la morte di Walter, lo sono anche per i miei genitori e spero di poter tornare a Blackpool al più presto per dar loro un ultimo saluto, così come ho appena fatto con lui.
Solo ora mi rendo veramante conto di aver perso i miei cari; con tutte le difficoltà e i pericoli che ho dovuto (e che dovrò) affrontare, non mi sono mai davvero fermata a compiangere delle perdite così gravi e dolorose.
Rimango davanti alla tomba per un altro paio di minuti cercando di calmarmi e asciugando le lacrime con un fazzoletto di stoffa.
<< Miss Katreena, è ora di andare. >>
Sussulto non appena sento la voce di Sebastian chiamarmi. Giustamente non posso rimanere fuori troppo a lungo: più rimango esposta alla luce del sole, più mi indebolisco e al momento ho bisogno di tutte le mie forze.
<< Sì, un attimo solo… >> rispondo senza mostrargli il mio volto rigato dalle lacrime.
Poco dopo m’incammino tornando dal maggiordomo per poi salire in carrozza.
<< Non è stata colpa vostra. >> dice il corvino dopo alcuni minuti di silenzio.
<< Chi ti ha detto che potevi ascoltare? >> gli domando leggermente irritata ma ancora singhiozzante.
<< Nessuno. >> replica piatto.
In effetti non ha tutti i torti. Non avendo la minima voglia di discutere, sospiro e volgo lo sguardo al finestrino.
Ma il corvino continua imperterrito: << Voi e il vostro maggiordomo sareste stati attaccati in seguito e in un altro luogo, quindi sarebbe comunque andata a finire allo stesso modo, magari coinvolgendo anche altre persone. >>
Per quanto detesti ammetterlo, purtroppo ha ragione: non avrei comunque potuto fare nulla e forse Thomas non sarebbe arrivato in tempo. Almeno per me…
****************************************
Mey Rin sta riponendo i piatti appena lavati nella credenza della cucina stando in equilibrio su una sedia.
<< Oggi è una giornata fantastica per stare fuori! >> esclama Finny con entusiasmo correndo a tutta velocità vicino alla domestica, facendola barcollare.
<< F-finny stai attento! >> lo rimprovera lei mentre cerca di non cadere. Il giardiniere non le dà ascolto e corre di nuovo per poi uscire fuori. Fortunatamente lei riesce a recuperare l’equilibrio, ma fa cadere gli ultimi piatti che aveva tra le mani, facendoli frantumare in mille pezzi.
<< Oh no… >> sussurra guardando il pavimento ora pieno di pezzetti bianchi e affilati.
La rossa scende dalla sedia e va a prendere una paletta ed uno scopino per ripulire il danno fatto.
<< Il signor Sebastian si arrabbierà sicuramente… >> mormora tra sé.
Dopo aver finito di pulire quella zona, controlla se ci sono altri pezzi sparsi nel resto della cucina. La ragazza appoggia una mano sul pavimento per alzarsi ma si ferisce con un frammento che non ha visto.
<< Ci voleva anche questo. >> dice guardandosi l’indice leggermente sanguinante della mano sinistra. Mey Rin si alza ed esce dalla cucina per andare a medicare quella piccola ferita. Cammina velocemente senza nemmeno guardare dove va, mantenendo lo sguardo fisso sul dito ferito. Ad un certo punto va a finire contro a qualcuno.
<< C-chiedo scusa… >> balbetta spaventata e spera che non si tratti del suo capo Sebastian.
 
<< Non ti preoccupare. >> le sorrido
Poco dopo abbasso lo sguardo e noto del sangue sulla sua mano.
<< Oh ti sei fatta male… >>
<< Non è niente. >> risponde sorridendo. Le prendo delicatamente la mano e osservo il sangue sul suo indice. Avverto subito il suo dolce profumo rimanendo incantata alla vista del liquido rosso. Mi avvicino inconsapevolmente sempre di più.
<< M-miss Katreena, non vi dovete preoccupare… >> dice la ragazza ritraendo di poco la mano, ma io la tengo stretta a me con una salda presa.
“Ha un profumo sublime! Sono sicura che il sapore sarà ancora meglio.” Sibila la voce sinistra interiore.
All’improvviso sento una mano poggiarsi sulla mia spalla: << Signorina, per favore lasciate che la domestica vada a medicarsi. >>
Volgo lo sguardo e vedo che si tratta del maggiordomo: ero così presa dal sangue di quella ragazza che non mi sono accorta di lui.
Tornata in me, lascio andare la mano di Mey Rin e la domestica si congeda con un piccolo inchino per poi scappare.
<< State bene? >>
<< Sì, sono solo un po’ stanca. Per oggi mi ritirerò nella mia stanza. >> mi limito a rispondere, mentendo in parte sulla mia condizione.
<< Stanotte ci sarà l’allenamento, giusto? >>
<< Sì ma se non ve la sentite possiamo rimandare a domani. >> replica guardandomi con una leggera preoccupazione, o almeno credo: non è facile capire cosa provi, dato che ha quasi sempre la sua solita espressione seria.
<< No, ci sarò. A più tardi. >> insisto per poi salire in fretta le scale e andare in camera mia.
 
****************************************
Fuori ha iniziato a piovere da poco e io mi trovo nella mia camera a guardare la pioggia dalla finestra; per fortuna io e Sebastian abbiamo finito l’allenamento in tempo. E ora eccomi qui a perdermi nel cielo completamente coperto dalle nuvole. Il fatto di non poter dormire induce la mia mente ad essere costantemente in pensiero e questo non mi piace affatto, senza togliere che ogni tanto ho ancora alcuni flash di quando Thomas mi ha trasformata. Infine, ciliegina sulla torta, sono anche preoccupata per l’attacco che io, Sebastian e il mio amico dovremo fare al prossimo scambio di esseri umani che avverrà dopodomani. Da quando me lo ha ricordato il maggiordomo (ce lo aveva rivelato Thomas alla festa del Visconte Druitt, ma io stranamente me ne sono dimenticata), mi sento più nervosa del solito: questo perché sarà il mio primo combattimento. Infatti durante tutto l’allenamento, il corvino non si è risparmiato nemmeno un secondo, continuando ad attaccarmi senza sosta e sforzando così i miei riflessi vampireschi, cosa che si è rivelata utile quanto faticosa.
Sento bussare alla porta: << Lady Katreena, vi ho portato una tazza di tè. >>
Vado subito ad aprire trovandomi davanti Sebastian con il candelabro in una mano e la bevanda nell’altra.
<< Ma io non te l’ho chiesto. >> gli rispondo perplessa.
<< Lo so ma ho pensato che potesse farvi piacere. >> replica sorridendo.
<< Stai forse cercando di scusarti per l’allenamento sfiancante di prima? >> lo guardo inarcando un sopracciglio.
<< Può darsi. >> si limita a rispondere, strappandomi un sorriso.
<< Vi ho preparato del buon Darjeeling. >>
“Il mio preferito!”
Lo bevevo solo in alcune occasioni speciali, dato il costo elevato e la situazione economica della mia famiglia.
Ma la qualità e il sapore non hanno nulla a che vedere con quello che prepara il corvino, dandogli un sapore migliore.
<< Va bene scuse accettate. >> dico prendendo la tazza.
<< Vi auguro un buon riposo. A domani. >> conclude lui accennando un inchino.
<< Entra. >> gli propongo di punto in bianco.
<< Perché? >>
<< Ho bisogno di qualcuno che mi faccia compagnia. A meno che tu non abbia altro da fare… >>
<< Nient’affatto, però ad un maggiordomo come me non è concesso entrare nella stanza di una signorina a quest’ora della notte. >>
<< Disse il demone maggiordomo che poco fa ha quasi tentato di uccidermi. >> replico ironicamente.
Il corvino fa un mezzo sorriso: << Devo dissentire. Ho prestato molta attenzione a non far del male alla signorina. >> puntualizza sollevando l’indice.
Gli faccio cenno di entrare e lui finalmente acconsente chiudendo la porta dietro di sé.
Mi siedo sul letto e bevo un sorso di tè. Sebastian è in piedi davanti a me e mi fissa, rimanendo immobile come una statua; la luce delle candele riflette la sua espressione ora seria, quasi severa, marcata da quel gioco di luci e ombre, rendendo il corvino tenebroso e affascinante.
<< Siediti qui. >> dico indicando il letto per poi bere un altro sorso della bevanda.
Questa volta il maggiordomo non protesta e appoggia il candeliere sul comodino per poi sedersi vicino a me.
<< Come stai? >>
<< Bene. >> risponde semplicemente.
<< Non sei nervoso? >>
<< Perché dovrei esserlo? >> replica sorpreso dalla mia domanda, come se gli avessi chiesto la cosa più banale del mondo.
<< Magari per l’attacco che dovremo fare… >>
<< Non lo sono. >> insiste e in effetti è così: mantiene sempre la calma nonostante le situazioni. So di avere un demone davanti a me però mi chiedo se possa comunque provare qualcosa.
<< Voi invece sì, dico bene? >>
<< Io? Figurati… >> mento.
<< Con tutto il rispetto miss Katreena, ma sento che siete visibilmente nervosa per dopodomani. >>
Sospiro alla sua affermazione: << Hai ragione. >>
<< Mi assicurerò che tutto vada per il verso giusto. >>
Fa una piccola pausa e mi guarda: << Cos’è successo oggi con Mey Rin? >>
<< Sei venuto da me per questo? >>
<< Certo, devo sapere come state. >>
Rimango sorpresa dalle sue parole. Che sia veramente preoccupato per me?
Abbasso lo sguardo e inizio a tormentarmi le mani: << Quando mi sono nutrita di Mary, oltre ad aver sentito il suo sapore agrodolce, ho persino avvertito ciò che provava: dolore, piacere, angoscia e paura, donando qualcosa in più al suo sangue. >> gli rivelo sentendomi in colpa.
<< E la cosa peggiore è che ho visto quella ragazza come una mia preda. >> concludo.
<< In poche parole ora siete assuefatta dal suo sangue. >>
Annuisco e torno a guardare il corvino.
 << La vostra voce interiore si è fatta sentire? >>
<< Sì ma solo per incoraggiarmi a nutrirmi della domestica e successivamente rimproverarmi per non averlo fatto. Quando le ho chiesto il motivo per la quale mi sta accadendo ciò, lei mi ha risposto di avermi già detto cosa necessito. >>
<< Sangue umano. >> conclude Sebastian per me.
<< È da stamattina che il mio palato viene continuamente pervaso dal sapore di Mary ed è per questo che desideravo il sangue di Mey-Rin. >>
<< Avreste dovuto dirmelo immediatamente. >> mi rimprovera.
 << Hai ragione… >> sussurro mortificata.
Subito dopo avverto i miei canini allungarsi. Appoggio la tazza sul comodino e guardo il demone.
<< Mi dispiace dovertelo chiedere, ma… >>
Sebastian nota immediatamente i miei occhi azzurri. << Vi dovete nutrire. >> si alza e si toglie la cravatta per poi iniziare a sbottonarsi la giacca.
<< Cosa stai facendo? >>
<< Vi chiedo perdono ma come potete vedere, il mio collo è già segnato. >> risponde indicandone i lati che presentano i segni dei miei canini, per poi passare al gilet.
<< Perché non sono guariti? >>
<< Impiegano un po’ più del previsto. >>
Infine si libera della camicia bianca per poi buttarla sul letto, rimanendo a torso nudo.
Arrossisco violentemente alla vista del suo corpo parzialmente scoperto e mi giro dall’altra parte.
<< Potevo morderti uno dei polsi… >> dico balbettando leggermente.
<< Purtroppo non è possibile, dato che per certi lavori devo tirarmi su le maniche della camicia, quindi qualcuno dei miei colleghi potrebbe vedere quei segni e farsi strane idee. >>
<< Capisco… >>
<< Non siate timida. >>
Sento il suo respiro sul mio collo, segno che lui si è avvicinato quanto basta per farmi rabbrividire.
<< Sai, il fatto è che non ho mai visto un uomo mezzo nudo... >> dico mentre mi giro lentamente verso di lui.
<< Lo avevo capito. >> risponde divertito.
<< Ora però dovete mettere da parte la vergogna e dovete soddisfare il vostro bisogno. >>
Mi avvicino e poso le mani sul suo petto scolpito.
<< Cercate di dimenticare quel sapore e concentratevi sul mio. So che sarà difficile ma ci riuscirete. >>
Affondo i canini nella carne per poi iniziare a bere. Avverto le braccia del corvino circondarmi in un abbraccio, ormai diventato un gesto abituale per darmi conforto in questi momenti. Mentre bevo faccio scorrere le mani sui suoi addominali scolpiti.
Una volta finito, lecco il sangue rimasto sul suo petto e poi guardo Sebastian negli occhi, mentre torno normale.
<< State meglio? >>
<< Sì. >> alzo lo sguardo trovando il viso del corvino a pochi centimetri dal mio, avvertendo il suo respiro leggermente affannato. Senza troppi indugi, mi avvicino ancora di più e lascio che le nostre labbra s’incontrino, dando vita a un timido bacio che il corvino non tarda a ricambiare, rendendolo sicuro ma dolce.
Poco dopo realizzo ciò che sto facendo e mi scosto subito da lui: << No, noi non dovremmo… >> sussurro poco convinta.
La mia mente elabora il fatto che ho appena dato il mio primo bacio.
<< Perché? >> replica un po’ deluso.
<< Tu sei un demone ma svolgi il lavoro di maggiordomo, mentre io sono figlia di nobili e sono una vampira. >>
<< Avete ragione, ma non è ciò che volete? >> insinua con tono seducente.
<< Io, non lo so… >> sussurro per poi trovarmi nuovamente a pochi centimetri da quelle splendide labbra, desiderando baciarle ancora e ancora.
Ammetto di aver sempre provato una certa attrazione nei confronti di Sebastian, oltre alla gratitudine per l’aiuto che mi sta offrendo, quindi l’idea di continuare non mi dispiacerebbe affatto, ma mi sento così confusa…
Poco dopo percepisco ancora quel meraviglioso tepore, segno che stavolta è stato lui a farsi avanti, esaudendo il mio desiderio e allontanando quei pensieri opprimenti.
Lo bacio a mia volta senza pensarci, come respirare.
Poco dopo sento le mani del corvino armeggiare con il dietro del mio abito. Sgrano gli occhi e mi stacco con uno schiocco di labbra.
<< Aspetta. Io non ho mai… ecco… >> arrossisco.
<< Avevo capito anche questo. >>
<< Sarai gentile, vero? >> gli domando intimorita.
Il corvino annuisce sorridendomi con dolcezza.
<< Non vi ho fatto del male prima e pensate che ve ne farò ora? >> dice mentre mi carezza la guancia con una mano guantata. Lo guardo e scuoto appena la testa.
<< Lasciatevi andare… >> mi sussurra all’orecchio, facendomi rabbrividire appena sento il suo respiro su di me.
Annuisco e mi rilasso nel sentire i suoi dolci baci sul mio collo mentre slaccia abilmente l’abito.
Mi abbandono socchiudendo gli occhi e appoggiandomi a lui, emettendo alcuni sospiri di piacere.
Nel frattempo vengo liberata dal vestito rimanendo così in intimo.
Sebastian mi guarda mentre avvicina una mano alla sua bocca togliendosi il guanto con i denti, per poi fare lo stesso con l’altro; rimango affascinata da quel gesto insolito, ma forte e sensuale.
Non appena si toglie il guanto sinistro, noto il simbolo del contratto sul dorso della mano. L’afferro istintivamente e osservo quel disegno, percorrendone le linee con l’indice.
<< Scusami, avrei dovuto chiederti il permesso… >> dico imbarazzata alzando lo sguardo verso di lui.
<< Non dovete preoccuparvi. >> mi sorride.
<< Perché hai le unghie nere? >>
<< Sono fatte così. >> si limita a dire mentre appoggia i guanti sul comodino.
<< Ma ora torniamo a noi. >>
 
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Riprende a baciarmi e nel frattempo rimuove gli ultimi indumenti, denudandomi completamente, privandomi così di ogni mia difesa.
Arrossisco ancora di più e mi copro subito i seni. Lui sorride e mi scosta delicatamente le braccia. Pongo immediatamente resistenza, ma quando si china a baciarmi il collo, mi arrendo alla sensualità di quelle labbra.  
<< Non vi coprite. Siete meravigliosa. >> sussurra.
Successivamente mi fa sedere sul letto per togliermi le scarpe e sfilarmi le calze.
Dopodiché lui fa lo stesso e si sbottona i pantaloni per poi toglierseli, privandosi totalmente della divisa da maggiordomo.
Riprendiamo a baciarci con dolcezza, facendomi poi sdraiare sul letto.
Sebastian inizia a depositare alcuni baci sul mio ventre, per poi salire verso la pancia con estenuante lentezza arrivando così al petto, leccandone i seni.
[Questo sospiro profondo si avvolge intorno al mio petto
Intossicandomi con un accordo maggiore]
Brividi di piacere si propagano per tutto il corpo facendomi mugolare e gemere. Infine arriva alle mie labbra e ci scambiamo baci che ora sono intensi e passionali, completamente diversi da prima. La paura che ho avuto fino a poco fa si dissolve nell’eccitazione che va crescendo ad ogni bacio e carezza del corvino. Sussulto leggermente quando sento una sua mano scendere sul mio fianco per poi arrivare alla coscia, mentre il suo corpo si muove gentilmente sul mio.
<< Siete pronta? >> chiede guardandomi negli occhi e carezzandomi la guancia.
<< Sì. >> gli rispondo mantenendo lo sguardo.
 Sebastian si avvicina dandomi un altro bacio e nel frattempo lo avverto entrare dentro di me con delicatezza.
<< Ah… >> gemo a causa di una piccola fitta di dolore affondando le unghie nelle sue spalle ampie.
<< Lasciatevi andare… >> mi sussurra di nuovo all’orecchio per poi mordicchiarne il lobo.
Annuisco e chiudo gli occhi mentre mi aggrappo a lui.
[Piano, amore, piano]
Inizia a muoversi lentamente e con delicatezza, mentre le sue labbra carezzano il mio collo e i seni, donandomi sensazioni completamente nuove tutte in una volta. Dolore e piacere si mischiano, avvolgendomi in un vortice dal quale non posso e non voglio fuggire. Faccio scendere le mani posandole sulla sua schiena, graffiandola con le unghie. Alzo lo sguardo sul demone che ha assunto un’espressione di pura estasi, le sue labbra dischiuse e i suoi occhi colmi di desiderio.
<< Sebastian… >> gemo sorpresa quando avverto che ha iniziato a muoversi con un po’ più di forza.
<< Sentite dolore? >> mi guarda con un velo di preoccupazione tornando a muoversi con gentilezza.
Scuoto leggermente la testa e il corvino sorride riprendendo come prima.
<< Ne sono lieto. >> ricambio il sorriso e bacio il corvino mordendogli lascivamente il labbro inferiore mentre gli afferro i capelli alla nuca, strappandogli un gemito soddisfatto. Il maggiordomo affonda le mani nel letto e si fa ancora più presente in me, aumentando il ritmo. I suoi movimenti decisi e i suoi ansiti mi fanno perdere totalmente il controllo, obbligandomi a seguirlo, dando così vita ad una serie di suoni di pura estasi che si disperdono per tutta la stanza.
Rovescio la testa all’indietro nel sentire le forti scosse di piacere che si propagano per tutto il corpo, facendomi perdere sempre più lucidità.
Afferro di nuovo i capelli del corvino e lo bacio con passione per soffocare i gemiti.
Gli circondo la vita con le gambe arrivando al culmine con un forte gemito inarcando la schiena, e il demone mi raggiunge poco dopo.
Incrocio il suo sguardo e lui mi sorride compiaciuto. Gli prendo il viso tra le mani e gli do un ultimo bacio sulle labbra, per poi far appoggiare la fronte del corvino alla mia, inspirando il suo profumo dolce e speziato.
Rimaniamo così per qualche minuto senza dire nulla, respirando uno l’essenza dell’altra.
Poco dopo lui si mette di fianco a me e io senza pensarci, mi accoccolo al suo petto sorprendendo Sebastian, il quale però non tarda a stringermi a sé in un morbido e caldo abbraccio.
<< Vi ho fatto tanto male? >>
<< Solo un po’ all’inizio, nulla di che. >> rispondo stringendomi a lui.
<< Io invece? >> gli domando riferendomi a prima.
<< Pochissimo. >>
Deposito un piccolo bacio sul punto in cui l’ho morso.
<< Menomale. >> Sorrido e chiudo gli occhi, sentendomi tranquilla e libera da ogni pensiero tra le braccia di Sebastian.
 
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Salve a tutti! Ci tengo a precisare che a volte è presente anche la terza persona per dare spazio ad altri personaggi. E così Katreena ha ceduto al fascino del nostro bel demone (era ora ahah). Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi raccomando, non esitate a farmi sapere la vostra opinione! Alla prossima! Un bacio :*
- KuroHeart

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Capitolo 11
*** Avvertimenti ***


<< Sebastian… >> sospiro sentendolo muoversi lentamente dentro di me. Faccio scendere le mani sulla sua schiena, graffiandola con le unghie.
<< Miss Katreena… >> sussurra per poi baciarmi con desiderio, scendendo verso il collo e andando sempre più giù, sentendo il suo respiro su di me.
Apro gli occhi svegliandomi di soprassalto. Volgo lo sguardo alla mia destra pensando (e magari anche sperando) di trovare il maggiordomo coricato al mio fianco.
<< Dunque era solo un sogno? >>
Avverto un brivido di freddo attraversarmi il corpo. Sollevo le coperte e noto di essere totalmente nuda.
<< Oh mio Dio… >> mormoro portandomi una mano alle labbra.
<< Io non direi. >>
Sobbalzo nel sentire la fastidiosa voce interiore, che però stavolta non sembra provenire dalla mia mente…
Alzo lo sguardo e trovo di fronte a me la versione vampira di me stessa che indossa un lungo abito nero e porta i lunghi capelli castani sciolti che cadono da una parte.
Mi copro immediatamente con le coperte e mi stropiccio gli occhi, sperando che si tratti di una mera allucinazione, ma scopro mio malgrado che non è così.
<< Come hai fatto? >> le domando spaventata.
<< È così che accogli la tua amica? >> ribatte contrariata dal mio comportamento mostrando i lunghi e bianchi canini, risaltati ancora di più dalle labbra dipinte di nero.
<< Noi non siamo amiche. >> sibilo fulminandola con lo sguardo, ma ciò non sembra intimidirla minimamente, anzi la diverte tanto da farla ridere di gusto.
<< Che cosa vuoi ora? >> le chiedo mettendomi sulla difensiva.
<< Rilassati, non ti farò del male. Come puoi vedere non sono corporea. >> risponde cercando di toccare il letto con una mano, ma questa gli passa attraverso. << Visto? >> poi lei si avvicina a me guardandomi dall’alto in basso.
<< E così sei andata a letto con quel demone. >> dice con disgusto.
<< Non sono affari tuoi. >> replico sostenendo il suo sguardo di sufficienza.
<< Invece lo sono eccome. >> ribatte sprezzante mantenendo i suoi occhi glaciali sui miei.
<< Non ho intenzione di ascoltarti. >> sibilo continuando a tenere le lenzuola.
Lei ride di nuovo: << Come se l’avessi mai fatto! >> esclama per poi tornare seria: << Katreena, Sebastian è un demone. >> mi ricorda, come per paura che me lo sia dimenticato.
<< Lo so. >> rispondo piatta per darle l’impressione di sapere quello che sto facendo.
<< Hai letto molti racconti sui demoni e come ben sai sono esseri privi di sentimenti. >> continua lei imperterrita.
 << Ma lui è… >> cerco di replicare ma la mia nemesi m’interrompe subito: << Diverso? Ti sbagli mia cara, la sua è solo una facciata. >>
<< Non è vero! Sebastian mi ha salvato la vita, mi sta aiutando e mi ha confortata quando nessuno avrebbe potuto farlo, nemmeno Thomas. >>
<< Quindi lui non ti avrebbe salvato? >> incalza lei con un mezzo sorriso inclinando la testa da un lato.
<< Non è questo ciò che intendevo. >> replico.
Lei fa spallucce: << Davvero? Perché sento che tu in fondo lo detesti per averti fatto diventare questo. >>
Si avvicina guardandomi negli occhi.
<< Dimmi Katreena, sei davvero sicura di volerlo salvare? >> insinua senza distogliere lo sguardo.
<< Certo che lo sono! Lui ha agito così per non perdermi! >> esclamo esasperata.
<< Capisco. Io ti ho detto come stanno le cose. Avrai molto su cui riflettere, quindi ti lascio. >>
<< Tu non mi hai detto niente di niente, hai solo tentato di mettermi in testa questi pensieri malsani! >>
Sbotto mentre la figura si dissolve dalla mia vista con un ghigno dipinto in volto mentre una piccola risata malvagia si disperde per la camera.
Rimango immobile a fissare il punto da cui quella cosa è scomparsa; il fatto che abbia il mio stesso aspetto rende tutto ancora più inquietante. Le sue parole pungenti riguardo Sebastian e Thomas riecheggiano nella mia mente con insistenza, facendomi girare la testa. Io voglio salvare il mio amico, voglio che torni da me perché gli voglio bene.
Ma per quanto riguarda il corvino, purtroppo lei potrebbe aver ragione: in fin dei conti è un essere che si nutre di anime umane, che si diverte a giocare con loro, seducendole con dolci parole per poi spezzarle irrimediabilmente. La bellezza di Sebastian è solo una mera maschera, così come il suo comportamento premuroso nei miei confronti è un ordine impartito dal suo contraente.
Forse è proprio come ha detto la mia nemesi: sto intraprendendo un sentiero pericoloso dal quale non potrei far ritorno.
Sospiro e mi alzo dal letto scacciando tutti questi pensieri e mi vesto in fretta, per poi andare a fare colazione.
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<< Questa notte vi vedo alquanto distratta. Immagino siate preoccupata per domani sera. >>
Constata il corvino porgendomi la mano. L’afferro e mi rialzo dopo la millesima volta che perdo contro di lui.
<< Sì ma anche per un’altra cosa… >> rispondo mentre pulisco il dietro del vestito alla meglio.
<< Capisco. >> si limita a dire, come se non gli importasse.
Volgo lo sguardo verso di lui: << Non vuoi sapere di cosa si tratta? >>
<< Solo se me ne volete parlare. Non voglio di certo obbligarvi. >> risponde neutro.
Annuisco e vado a sedermi su una panchina, invitando il demone a fare lo stesso.
<< Stamane è venuta a farmi visita la mia oscurità. E con questo intendo dire che si è mostrata a me senza che fosse riflessa allo specchio. Era visibile ma non corporea. >> gli rivelo.
Sebastian mi guarda come per dire di continuare: << Lei ha voluto farmi dubitare di Thomas sul fatto che io in fondo lo detesto per avermi trasformata e che per questo non voglio nemmeno salvarlo. >>
<< Ed è così? >> mi domanda guardandomi negli occhi.
<< Forse, ma io gli voglio bene… >>
<< Cercate di non darle retta. Vuole solamente confondervi. >> mi consiglia il ragazzo.
Senza nemmeno accorgermene, le nostre labbra si trovano a pochi centimetri di distanza.
“No, lui è un demone.”
 Questa parole fanno ritorno nella mia mente, ricordandomi che è meglio star lontana da lui. Mi fermo immediatamente e abbasso lo sguardo.
<< Buonasera. >>
Mi volto verso una voce a me familiare.
<< Thomas! >> mi alzo e corro da lui per abbracciarlo.
Lui sorride e ricambia il gesto: << Come stai Katreena? >>
<< Un po’ disorientata. Tu? >>
<< Anch’io… ma si va avanti. >>
Sebastian ci raggiunge e Thomas scioglie l’abbraccio.
<< Buonasera barone Hill. >>
Il mio amico scruta il corvino.
<< Buonasera. Quindi sei un maggiordomo? >> gli chiede sorpreso.
<< Sì esatto e il mio nome è Sebastian Michaelis. >> si presenta accennando un inchino.
<< Sembravi davvero un nobile. >>
<< Nient’affatto, sono solo un diavolo di maggiordomo. >> risponde con un mezzo sorriso dipinto in volto.
Il giovane rivolge al corvino uno sguardo un po’ perplesso ma subito dopo ci fornisce le informazioni che gli abbiamo chiesto: << Ho ricevuto notizie circa l’attacco. Questo avverrà domani notte verso l’una e mezza circa in un ospedale abbandonato che si trova in periferia. Io sarò alla guida di quello scambio, quindi vi aspetterò direttamente là. >>
<< Grazie Thomas. >> gli sorrido.
<< Molto bene. Il conte Phantomhive vi è riconoscente per l’aiuto che ci state offrendo. >> lo ringrazia il corvino rivolgendogli un altro inchino.
<< Non è nulla. Anch’io voglio porre fine a questa piaga. Bene, ora vado. Buonanotte. >>
<< Aspetta Thomas. >> lo chiamo fermandolo per un braccio.
<< Vorrei parlare un po’ con te. >>
Il ragazzo mi guarda sorpreso ma poi acconsente con un cenno della testa.
<< In privato. >> aggiungo girandomi verso Sebastian, il quale si congeda con un piccolo inchino e torna all’interno della magione.
Io e il mio amico ci sediamo sulla stessa panchina su cui mi trovavo con il corvino poco fa.
<< Immagino tu voglia che io ti racconti come sono diventato un vampiro, dico bene? >>
<< Esatto. Inoltre ho alcune domande da porti, ma prima voglio che mi racconti tutto dall’inizio. >>
<< D’accordo. Nella mia classe dovevamo svolgere un test piuttosto difficile che avrebbe alzato la media scolastica di molto. Quando l’insegnante ci ha consegnato il compito, io e alcuni dei miei compagni di classe tra cui degli amici, abbiamo ottenuto il punteggio più alto. Così per festeggiare il risultato, il sabato sera della stessa settimana siamo andati in un pub molto frequentato. Abbiamo iniziato a bere e mangiare ma soprattutto bere e ad un certo punto uno dei miei amici fa una scommessa sul dover sedurre una delle prostitute presenti al pub per vedere chi era quello più spavaldo. Stordito dalla felicità e dall’alcol in circolo ho accettato con un altro mio amico e ho sedotto alla meglio una delle donne. Lei mi ha portato fuori dal locale e mi ha portato in un vicolo buio per avere un po’ di privacy. Lei mi fa appoggiare contro al muro e inizia a baciarmi. Io ricambio ma poco dopo lei scende verso il mio collo e mi morde con ferocia. Beve il mio sangue e poi mi offre il suo da cui bevo immediatamente. Non ricordo nemmeno il suo volto. Al risveglio mi sono trovato all’organizzazione, sentendomi dire che ero stato portato in salvo da uno dei membri che mi aveva visto in quello stato pietoso. Inutile dire che non vado affatto fiero del mio comportamento. Se fossi stato attento come ho sempre fatto, ora non sarei un vampiro e nemmeno tu… >> fa una pausa. << Infine i tuoi genitori sarebbero ancora vivi… >> aggiunge portandosi una mano al viso per massaggiare gli occhi, probabilmente per trattenere le lacrime.
Avverto del rammarico e del rimpianto nel tono della voce di Thomas e vedo il suo volto contratto per il senso di colpa: << Non essere troppo duro con te stesso. >> dico appoggiando una mano sulla sua. << Non potevi sapere che sarebbe andata a finire così… >>
Il mio amico scuote le testa. << Avrei dovuto rifiutare quella sciocca scommessa ma ormai è troppo tardi per tornare indietro… >> sospira con rammarico per poi riprendere a parlare: << Quando sono diventato un vampiro, sentivo una costante sete di sangue che io giustamente mi ostinavo a non voler soddisfare. Così un giorno la mia voce interiore ha deciso di farsi sentire. Da lì si sono susseguiti negazione, litigi, rabbia, tristezza, disperazione... mi sembrava di impazzire. Naturalmente anche la contessa Brimstone era dello stesso avviso e ogni notte si recava nella mia stanza con una vittima diversa: una volta era un uomo, un’altra un bambino, l’altra ancora una donna… io li rifiutavo tutti, caparbio nella convinzione che avrei potuto vincere quella sete. Ma purtroppo mi sbagliavo… alla fine ho ceduto bevendo il sangue di una giovane ragazza che la contessa aveva portato nella mia stanza. >> racconta con autentico dispiacere.
<< Dev’essere stato terribile… >> mormoro con sguardo triste carezzandogli la mano.
Thomas annuisce: << Sì, lo è stato. E la cosa peggiore è che mi è piaciuto farlo, accontentando così quell’infima voce. >>
<< Anche a me è accaduta la medesima cosa ma all’iniziazione dell’organizzazione. >>
<< Iniziazione? Quale iniziazione? >> mi chiede confuso.
<< Quella che si svolge durante il viaggio prima di giungere alla magione… >> Thomas non sembra capire e continua a guardarmi perplesso.
<< Tu non ne sapevi nulla? >> esclamo stupita.
<< No. Non dirmi che consiste nel… >>
<< Nutrirsi di un essere umano finché non muore? Proprio così. >> il mio amico sta per replicare ma io gli rispondo subito: << Tranquillo, io le ho solo dato un assaggio mentre Sebastian ha pensato a ucciderla, ma nonostante ciò io mi sento comunque colpevole. >>
Il ragazzo rimane sconcertato nell’apprendere una simile notizia. << Mi dispiace… >>
Poi la sua mente elabora un’altra domanda: << Ma se Sebastian è un vampiro come noi perché ti nutri del suo sangue? Noi dobbiamo bere sangue appartenente a specie diverse per saziarci… >> mi comunica.
<< Ecco… mi ha chiesto di non parlarne con nessuno. >> rispondo frettolosamente. << Sappi che comunque è dalla nostra parte. >> aggiungo infine per rassicurarlo.
Infatti Thomas sembra calmarsi perché ha rilassato i muscoli delle spalle che prima erano rigide. Poi ne approfitto per tempestarlo di domande chiedendogli se noi vampiri dormiamo, quali poteri possediamo…
Il mio amico mi spiega che noi siamo creature notturne e come tali dovremmo dormire di giorno, ma se non vogliamo destare sospetti negli esseri umani dobbiamo adattarci a loro; però quando non ci si nutre da un po' è bene riposare durante il giorno in modo da conservare le proprie energie e rifocillarsi senza rischiare di perdere il controllo.
Dopodiché risponde alla seconda domanda dicendo che noi vampiri possediamo la super velocità, forza, sensi acuti e riflessi immediati.
 Infine non resisto e gli chiedo se ci possiamo trasformare in pipistrello.
Il ragazzo scoppia a ridere emettendo una risata argentina come non gli sentivo fare da tanto.
<< Certo che no! Ma so che i vampiri più potenti come la contessa Brimstone possiedono l’abilità di dissolversi in oscurità per non farsi scoprire cogliendo così la preda di sorpresa. >>
<< Incredibile. E come si ottiene questo potere? >> gli domando curiosa.
<< Con uno speciale allenamento indetto proprio da lei. >>
Io e Thomas rimaniamo in silenzio per alcuni minuti ad ammirare il cielo notturno privo di stelle, godendoci il silenzio e la brezza. Libero la mia mente da tutti i pensieri che la stanno invadendo e appoggio la testa sulla spalla del mio amico inspirando il suo profumo e l’aria notturna.
<< Ti è sempre piaciuta la notte. Ricordo che sin da piccoli quando finivamo di cenare, tu andavi alla finestra del salotto ad ammirare il cielo, stellato o meno. >> dice il ragazzo mantenendo lo sguardo alto.
Sorrido a quel ricordo. << Già. Invece tu dicevi che ti faceva paura perché pensavi che sarebbe venuto l’uomo nero a prenderci. >>
<< Ero proprio un credulone fifone. >> ridiamo entrambi a quella frase che era solita ripetere scherzosamente la madre di Thomas quando lui si mostrava spaventato per qualcosa che non era palesemente reale.
Il giovane sospira nostalgico e poi si alza: << Sarà meglio che vada altrimenti lì all’organizzazione si potrebbero insospettire. >>
Annuisco e mi alzo anch’io per salutarlo ma proprio in quel momento mi viene in mente un’ultima domanda, ma non per questo meno importante, anzi…
<< Thomas, come posso mettere a tacere la voce interiore una volta per tutte? Tu ci sei riuscito o conosci qualcuno che ce l’ha fatta? >> gli chiedo tutto d’un fiato nella speranza che possa essermi d’aiuto.
<< Purtroppo la risposta è no a entrambe le domande. L’unico consiglio che posso darti è di seguire la tua mente, il tuo cuore e la tua anima, ignorando le sue parole e se necessario discuterci fino ad ottenere la ragione, ma in quel modo faresti più il suo gioco che il tuo. L’indifferenza è l’arma migliore. >> risponde saggiamente il mio amico sollevando l’indice.
<< Terrò a mente le tue parole. Grazie Thomas. >> sorrido e lo abbraccio.
Lui non tarda a ricambiare il gesto e mi lascia un piccolo bacio sulla guancia.
<< Stammi bene Katreena e non preoccuparti per domani perché io sarò con te. >>
Il suo tenero abbraccio e le sue parole rassicuranti vanno pian piano a sciogliere la tensione che ho accumulato per l’incursione che dovremo fare.
**************************************
La carrozza percorre la via che porta verso una zona periferica di Londra. Alla guida vi è Snake, il valletto con addosso quei serpenti parlanti che da quel che ho visto non sembrano mai dare un attimo di tregua al ragazzo, rimanendo avvinghiati a lui.
Il silenzio regna sovrano all’interno del mezzo mentre nella mia mente vi risiede una moltitudine di pensieri che però non riguardano ciò che accadrà tra circa un’ora ma il demone di fronte a me, colui che è un maggiordomo, colui con cui ho fatto l’amore…
Si tratta veramente di questo? Amore? O solo di semplice attrazione fisica causata da un momento di debolezza? Continuo a farmi questa domanda da quando è successo. Per quanto mi sforzi di cercare una risposta la mia mente non riesce ad offrirmela.
Ma quale sia la verità sta di fatto che io ho donato a Sebastian la mia verginità.
Ad un certo punto mi sento la testa girare e senza nemmeno accorgermene vado a finire addosso al corvino, il quale mi circonda la vita con le sue mani delicate ma decise.
<< “Vi chiediamo scusa, non abbiamo visto il sasso e ci siamo finiti sopra. Spero stiate bene” dice Emily. >>
Ci riferisce Snake.
<< Sì, stiamo bene. >> risponde tranquillo il maggiordomo continuando a tenermi stretta.
<< “Menomale!” dice Emily. >> esclama sollevato.
Sebastian mi guarda negli occhi ma io mantengo lo sguardo basso per evitare il suo penetrante, dato che fino a un attimo fa stavo pensando a lui.
Mi divincolo appena per fargli capire che voglio tornare al mio posto ma il corvino non accenna a lasciarmi andare.
<< Vi vedo un po’ strana miss Katreena. >> constata con un leggero stupore.
<< Soprattutto nei miei confronti. Durante la giornata di ieri e all’allenamento di ieri notte avete continuato ad evitare il mio sguardo. >> aggiunge infine.
<< Non è niente. >> rispondo subito nel tentativo che lui ci creda.
Il demone però mi prende il mento tra l’indice e il pollice per farmi alzare lo sguardo su di sé.
<< A me non sembra. Siete così da quando ci siamo uniti due notti fa. >>
Il mio cuore salta un battito quando i miei occhi incontrano i suoi e le sue labbra pronunciano quella frase.
<< Non sono affari tuoi. Lasciami. >> replico mettendomi sulla difensiva mentre cerco nuovamente di liberarmi dalla sua presa ma con scarso risultato.
<< Perché mai dovrei farlo? So che volete che io vi tenga stretta a me e che vi faccia questo… >> Sebastian avvicina le sue labbra al mio collo depositandovi dei caldi e sensuali baci.
<< Smettila... >> sussurro flebilmente non volendo e volendo che continui.
Appoggio le mani sulle sue spalle stringendo il tessuto della giacca. Sento il corvino sogghignare mentre continua il suo gioco perverso stavolta salendo verso le mie labbra. Scosto subito il viso di lato ma lui procede come se nulla fosse baciandomi l’angolo della bocca. Nel frattempo le sue mani guantate passano sulla mia schiena coperta dall’abito, ma nonostante quello, il suo tocco riesce comunque a farmi rabbrividire ed emetto alcuni sospiri di piacere.
A quel punto il mio buon senso smette di rispondere e le mie labbra vengono attratte dalle sue, come un serpente viene richiamato dal suo incantatore. Il demone mi bacia con avidità e desiderio, nulla a che vedere con i baci che ci siamo scambiati quella notte.
Io ricambio ma con un po’ di timidezza non essendo abituata a quel cambiamento così drastico.
Socchiudo gli occhi lasciandomi trasportare e ad un certo punto sento qualcosa di caldo nella mia bocca: la lingua del corvino si è insinuata in me e attira la mia lingua alla sua, facendole intrecciare.
Faccio passare una mano dietro la sua nuca per afferrargli i capelli, strappandogli così un gemito soddisfatto e intensificando il bacio.
Ad un certo punto il corvino allontana le sue labbra dalle mie con uno schiocco.
<< Siamo arrivati. Credo proprio che dovremo continuare un’altra volta. >> mi riferisce con quel suo sorriso malizioso tenendo i suoi stupendi occhi fissi sui miei.
Completamente presa alla sprovvista e con le guance in fiamme a causa del suo sguardo intenso, mi scosto da lui e Sebastian apre lo sportello della carrozza scendendo dal mezzo.
<< Milady… >> il corvino mi offre gentilmente la mano continuando ad avere l’espressione maliziosa di prima dipinta in volto, ma io rifiuto il suo gesto e scendo da sola stando attenta a non cadere, nonostante indossi un paio di stivali che mi sono fatta prestare da Mey Rin, i quali fanno parte della sua divisa da domestica e sembrano essere della mia misura.
Mentre come abito indosso qualcosa di semplice e comodo adatto per il combattimento: si tratta di un vestito scuro con la gonna che arriva fino alle caviglie per rendere pratico qualunque movimento.
Approdo sul suolo terriccio e umido guardando davanti a me dove ad alcuni metri di distanza si trova l’ospedale abbandonato in cui sta avvenendo il traffico di esseri umani.
Io e il corvino ci incamminiamo nella foresta percorrendo un piccolo sentiero, ma io rimango dietro il demone così da poterlo tener d’occhio se dovesse avere qualche strana idea nei miei confronti.
Non riesco a credere che lui mi abbia toccata e baciata in quel modo, ma quel che è ancora peggio, è che io ho risposto ai suoi impulsi seguendo il mio istinto, mettendo da parte la razionalità.
Prima di arrivare, Sebastian usa i suoi poteri per celare la nostra presenza a coloro che si trovano all’interno tranne a Thomas, così che lui capisca che siamo nelle vicinanze; i vampiri possono percepire la presenza di un loro simile a cento metri di distanza, se non anche di più con la pratica e l’esperienza. Arriviamo nel retro dell’edificio e con un salto deciso io e il corvino raggiungiamo il tetto, trovandovi alcuni punti scoperti a causa dello stato di abbandono.
Mi sporgo leggermente per guardare all’interno e individuo i quattro uomini alla guida dello scambio: vi sono tre vampiri abbastanza forti a detta del mio amico e un essere umano dai capelli corti e grigi vestito in modo semplice; l’uomo si trova davanti a loro poiché a capo dell’operazione. Purtroppo non riesco a vedere i loro volti perché io e Sebastian ci troviamo alle loro spalle.
<< Buonasera barone Hill. Come promesso alla contessa Brimstone, abbiamo le provviste di cui necessita la sua gloriosa organizzazione. >>
Prende parola l’uomo facendo un inchino e successivamente fa un cenno della mano a uno dei vampiri che porta la “merce” di scambio a Thomas: uomini, donne e bambini incatenati al collo, ai polsi e alle caviglie, avanzano verso di lui con timore, alcuni di loro gemendo e piangendo. Riconosco all’istante quella paura scandita dai loro battiti irregolari ricordando ciò che ha provato Mary mentre le succhiavo via la vita.
Sebastian appoggia delicatamente una mano sulla mia spalla e io volgo subito lo sguardo su di lui.
“Bene, ci siamo. Siete pronta?” mi domanda nella mente.
Annuisco e aspettiamo che gli esseri umani abbiano attraversato il lato opposto della stanza e che il vampiro li abbia lasciati andare. A quel punto, Sebastian attraversa l’apertura e atterra sul vampiro a destra, afferrandolo per i capelli castani e tirandolo su.
Seguo il demone subito dopo cogliendo di sorpresa il vampiro a sinistra con la sua stessa modalità, ma quello si gira di scatto volgendo lo sguardo verso l’alto e schiva il mio attacco facendo un balzo all’indietro.
L’uomo dai capelli biondi e gli occhi iniettati di sangue digrigna i denti scoprendo i suoi canini affilati per intimidirmi.
Io faccio la stessa cosa e il vampiro sorride compiaciuto.
<< Allora fai sul serio. >> esordisce lui sorpreso.
<< Sempre. >> rispondo sicura rimanendo in guardia e pianificando la mia prossima mossa.
Con la coda dell’occhio vedo gli schiavi spaventati ma illesi, ammassati in un angolo in fondo alla stanza.
<< Non si abbassa mai la guardia! >> esclama il giovane tentando di sferrarmi un pugno che fortunatamente riesco a schivare all’ultimo momento. Approfitto dello sbilanciamento del vampiro dovuto a un colpo a vuoto e gli afferro il polso con una mano, mentre preparo un calcio che va a segno all’addome del ragazzo, facendolo piegare in due dal dolore.
Do un’occhiata veloce a Sebastian, il quale è ormai prossimo ad eliminare con un paletto di legno il vampiro dai capelli castani.
Thomas invece sembra avere un po’ più di difficoltà: riesce a tener testa al nemico ma non è in grado di avvicinarsi a lui quanto basta per colpire il suo punto debole.
Torno a concentrarmi sul mio avversario, il quale è ancora riverso su sé stesso. Tiro fuori un piccolo paletto dalla giarrettiera e sollevo il vampiro per la giacca. Impugno l’arma e do un colpo deciso mirando al cuore, ma lui mi prende il polso stringendolo forte e ridendo.
<< Sei patetica! I tuoi colpi non mi hanno fatto nulla. Ho solo finto di aver subìto chissà quali danni. >> ride di nuovo riuscendo a storcermi il polso puntando l’arma verso di me. Digrigno i denti per il dolore cercando di opporre resistenza con tutte le mie forze, ma lui sembra avere la meglio.
<< E ora muori! >> chiudo gli occhi terrorizzata ormai prossima alla fine, quando all’improvviso sento il vampiro urlare e il mio polso viene liberato.
<< Stai bene? >> quando li riapro vedo il volto di Thomas preoccupato per me e poco più in basso il paletto che ha usato per eliminare quell’essere.
<< Sì, sto bene. >> rispondo massaggiandomi il polso dolorante.
Lui me lo prende con delicatezza per controllarlo: << Guarirà in fretta. >> dice tranquillo sorridendomi.
Ricambio il sorriso e abbraccio il mio amico: << Grazie Thomas. >>
Mi vergogno di essere stata così debole da non riuscire a difendermi da sola e a combattere.
Ho come la brutta sensazione che gli allenamenti che ho fatto con Sebastian non siano serviti a nulla.
<< Migliorerai con la pratica e con il tempo. >> esordisce il mio amico per consolarmi.
<< Mi hai forse letto nel pensiero? >>
Per tutta risposta, Thomas mi carezza dolcemente il viso scostando una ciocca di capelli.
<< L’ho capito dal tono della voce e dall’espressione che hai in volto. >>
Giusto, come ho fatto a non pensarci? Lui mi conosce bene, perché in fin dei conti siamo come fratelli.
Dopodiché andiamo ad aiutare Sebastian a portar fuori gli schiavi usando le scale che fortunatamente sono state risparmiate dal tempo e dalle intemperie. Nel scendere gli ultimi gradini, le mie tempie iniziano a pulsare e la fame si fa sempre più presente e martellante.
Il mio amico se ne accorge, così mi dice di uscire: << Finiamo io e Sebastian. >>
Loro due finiscono il lavoro, portando fuori gli esseri umani e conducendoli a una seconda carrozza, posta di fronte all’ingresso dell’ospedale, che li porterà direttamente alla polizia, lasciando anonimo l’aiuto dato.
Saluto Thomas abbracciandolo un’ultima volta: << L’organizzazione non sospetterà di te, vero? >>
Gli domando preoccupata per lui, dato che si sarebbe fatto scappare una trentina circa di esseri umani accuratamente selezionati.
<< Stai tranquilla, m’inventerò qualcosa. >>
Sebastian ci raggiunge e saluta il mio amico con un inchino: << Vi ringrazio per la collaborazione. >> parla usando un tono di voce piatto e indifferente.
Il giovane scioglie l’abbraccio e così faccio anch’io mio malgrado: l’idea di dover tornare al maniero con Sebastian non mi garba affatto, visto il suo comportamento.
<< Buonanotte Katreena. >>
<< Buonanotte Thomas. >>
Io e il corvino prendiamo il sentiero che porta alla carrozza dove ci sta aspettando Snake. Ogni tanto mi volto a guardare se il mio amico si trova ancora dove l’ho lasciato ed è così: mi guarda con un sorriso dolce, aspettando sicuramente che io arrivi al mezzo sana e salva, nonostante la presenza di Sebastian. Mi volto un'ultima volta e Thomas mi saluta di nuovo con un cenno della mano per poi svanire.
 
**********************************************
Salve a tutti! Come state? Spero bene.
Katreena nutre grandi dubbi su Sebastian e le sue insicurezze vanno crescendo a causa della voce interiore ma anche del corvino, che prima sembrava essere una "brava persona”.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi dispiace non essere ancora molto descrittiva. Cercherò di migliorare. A presto! Baci :*

- KuroHeart  

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Capitolo 12
*** Imprevisti ***


 << Questa mattina è arrivata una lettera al falso indirizzo di casa che abbiamo fornito all'organizzazione. >> comunica il maggiordomo porgendola a Ciel, il quale l'apre e la legge subito.

La villa si trova presso il centro di Londra e secondo l'organizzazione, risulta essere abitata da me, Sebastian in qualità di mio marito e il maggiordomo Tanaka (servitore di Ciel). Ma l'unico a "vivere" lì è solo quest'ultimo, il quale è incaricato di ricevere le lettere.

<< Siete stati invitati ad un'assemblea. A quanto pare la contessa si è già allarmata a causa di questi pochi sabotaggi. >> constata il conte mentre posa la lettera sulla scrivania con nonchalance.

A quanto pare c'è un dettaglio che mi sfugge. Guardo Ciel un po' confusa: << Un momento. Avete detto sabotaggi? Io ne ricordo solo uno... >>

<< Il barone Hill mi ha fornito le coordinate dei luoghi in cui sarebbero avvenuti gli altri scambi, così ci ho pensato da solo. >> interviene il maggiordomo illuminandomi sulla faccenda.

"Ottimo! E non ha pensato di dirmelo?!"

<< Come volete che miss Katreena ed io procediamo? >> chiede in attesa di una risposta dal suo padrone.

<< Andateci. Se non vi farete vedere potrebbero sospettare qualcosa. Sarebbe strano mancare dopo quel misterioso attacco, no? >> chiede volgendo lo sguardo prima sul corvino e poi su di me.

<< Sono d'accordo signorino. >> risponde il maggiordomo senza nutrire dubbi al contrario di me che mi agito ulteriormente al pensiero di dover entrare nella tana del leone dopo ciò che abbiamo fatto. Così decido d'intervenire: << Però siamo veramente certi che la contessa non sospetterà di noi? Dopotutto il fatto è accaduto poco dopo la nostra iniziazione... >>
Il conte sorride compiaciuto. << Giusta osservazione miss Katreena, ma oltre a voi e Sebastian sono entrati anche altri vampiri, quindi non mi preoccuperei troppo. >>

In effetti stando a ciò che ci ha riferito Thomas, sono entrati esattamente trentaquattro nuovi seguaci compresi io e Sebastian. Inoltre erano arrivati anche altri vampiri poco tempo prima, il che significa che le probabilità di venir scoperti sono molto basse.

***********************

<< Avanti signorina. Potete fare decisamente di meglio. >> si lamenta Sebastian dopo la mia millesima sconfitta, finendo tra le sue braccia con il paletto di legno puntato contro al mio cuore.

Il corvino ha iniziato ad usare quell'arma subito dopo il nostro ingresso all'organizzazione intensificando l'allenamento anche con dei movimenti più veloci e decisi, volti ad acuire i miei sensi e le mie capacità combattive.

<< Ci sto provando. >> rispondo stizzita mentre lui mi lascia andare.

Purtroppo a causa della preoccupazione di dover fare già ritorno in quel covo di vampiri, i miei riflessi sono lenti e gli attacchi prevedibili. Inoltre vi è anche il comportamento indecifrabile del corvino: agisce come se nulla fosse accaduto la notte in cui eravamo su quella carrozza e ciò mi confonde.

La mia nemesi dice che non devo farmi troppe domande e devo lasciarlo perdere, dato che è un demone privo di sentimenti. Lei dice che alla fine mi ha solo usata e che se ha voluto confortarmi lo ha fatto nell'unico modo che conosce: andando a letto con me. Quell'affermazione mi aveva totalmente spiazzata. Io vorrei tanto chiederlo a Sebastian, conoscere il suo vero motivo, ma sento che me ne pentirei amaramente se lo facessi.

<< Non è vero. Vi state applicando poco. >> replica lui un po' deluso dalla cosa ma pronto a rimettersi in posizione per farmi riprovare. Inoltre c'è un altro elemento che mi ronza per la testa da un po'...

<< Perché non l'hai detto al conte? >>

<< Detto cosa? >>

<< Che Amy e la contessa Brimstone hanno subito notato che i tuoi occhi sono diversi da quelli di un normale vampiro. >>

<< Non è necessario che il signorino lo sappia. Inoltre loro non si sono fatte troppi scrupoli a farmi entrare nell'organizzazione. Se invece fosse accaduto, allora glielo avrei riferito. >> mi rivela semplicemente.

<< La pausa è finita. Continuiamo. >> mi fa un sorriso provocatorio e con un cenno della mano m'invita ad attaccarlo di nuovo, mentre l'altra è rivolta verso il basso a stringere il paletto.

Concentro i miei sensi per sorprenderlo nel modo migliore possibile, quando ad un certo punto il mio udito capta delle strane vibrazioni.

Anche Sebastian sembra essersene accorto, perché ha iniziato a guardarsi intorno proprio come sto facendo io.

Un fruscio inaspettato attira la mia attenzione, il quale sembra essere seguito da un sussurro che si disperde nell'aria: << Miss Katreena... lascia andare Miss Katreena... >> dice una roca voce maschile.

All'improvviso un uomo fa la sua comparsa da dietro il maggiordomo. << Sebastian! >> lo chiamo indicando alla sua sinistra.

Quello si volta subito verso di lui e gli riserva un calcio all'addome, scaraventando l'assalitore al suolo. Dopodiché il corvino lo inchioda al muro tenendolo per la cravatta.

<< Chi sei tu? Che cosa vuoi da miss Katreena? >> gli chiede con voce minacciosa.

Io mi avvicino a loro per scorgere il viso dell'uomo, il quale ha i lineamenti segnati dal tempo, lunghi capelli grigi e sembra indossare una divisa da maggiordomo, la quale è consumata e piena di strappi. Scruto meglio l'uomo guardandolo nei suoi luminosi occhi color oro. Ha un che di familiare ma non ne sono sicura. Stento a credere che sia veramente lui, dato che anche Thomas mi ha detto che era morto e io ho visto la sua tomba. Ma tentar non nuoce: << Walter, sei tu? >> gli domando titubante.

Lui volge lo sguardo verso di me e annuisce: << Sì, sono io, il vostro maggiordomo. >> risponde mentre i suoi occhi tornano al loro normale azzurro chiaro.

Il mio volto si contrae in un'espressione di pura sorpresa mentre continuo a guardare Walter, mentre viene lasciato andare dalla presa salda di Sebastian.

<< Le chiedo scusa per averla attaccata. >> dice il ragazzo mentre accenna un inchino, ma il mio maggiordomo sorride scuotendo la testa: << Semmai quello che dovrebbe scusarsi sono io, poiché oltre ad averla attaccata, ho anche cercato di farlo alle spalle. >>

Sorrido felice di vedere con i miei stessi occhi che il mio servitore è vivo, nonostante sia un vampiro.

<< Walter... >> mi avvicino a lui e lo circondo in un forte abbraccio affondando il viso nel suo petto magro.

<< Grazie al cielo stai bene... >> esclamo sollevata con le lacrime agli occhi.

Il maggiordomo s'irrigidisce di colpo non essendo abituato a una simile manifestazione: << Una signorina non dovrebbe abbracciare un mero servitore. >> mi ammonisce poco convinto.

<< Non importa. >> replico stringendolo a me. Walter dapprima non muove in muscolo, ma poi sembra ricredersi, poiché sento le sue braccia sulla mia schiena.

<< D'accordo, farò un'eccezione per questa volta. >>

<< Temevo fossi morto... >> sussurro stringendomi a lui.

<< Sono qui. >> risponde lui con tono rassicurante.

*************************

Dopo che Walter si è lavato via la sporcizia nel bagno di una delle stanze degli ospiti assegnatagli da Sebastian e che gli è stato dato un cambio d'abiti, ci spostiamo tutti e tre nella sala da tè.

Il mio maggiordomo, ora con i capelli un po' più lunghi ma portati all'indietro com'è consono ad un servitore e con la sua divisa ricucita dal corvino, prende posto su una comoda poltrona di fronte a me su mia richiesta, altrimenti sarebbe rimasto in piedi, come sta facendo un certo altro maggiordomo, il quale si trova alla mia sinistra.

Io e il corvino raccontiamo a Walter tutto ciò che è accaduto, parlandogli di Thomas, della trasformazione in vampiro che lui ha ricevuto dal mio amico e dell'organizzazione "Beginning od a New Era".

L'uomo, il quale si trova seduto di fronte a noi, rimane allibito dai fatti narrati. Come biasimarlo? Anche a me all'inizio era sembrato di trovarmi in un incubo, mentre invece è tutto vero.

<< Sono felice che il barone Hill sia vivo e stia bene, anche se avrei desiderato che le circostanze fossero diverse... >> ammette Walter.

<< Mentre parlando del vampirismo, ora si spiega la mia continua sete di sangue... >> osserva pensieroso portandosi una mano al mento.

<< Avevo un dubbio a riguardo e credevo di aver perso totalmente il senno, ma ora la spiegazione sembra aver senso... più o meno. >>

Io lo guardo apprensiva con la paura che lui possa aver ucciso qualcuno: << Ti sei nutrito di sangue umano? >>

Walter volge lo sguardo verso di me: << Santo cielo, no. >> esclama allibito.

<< Mi sono nutrito di ratti e quando ho capito presto che i raggi del sole avrebbero rischiato di uccidermi, mi sono rifugiato nelle fogne. >>

Emetto un sospiro di sollievo sentendo quelle parole. Poi mi ricordo di dovergli raccontare un ultimo fatto, ma non per questo meno importante: la morte dei miei genitori. L'uomo sgrana gli occhi e si porta una mano alla bocca, incredulo e addolorato non appena gli comunico la tragica notizia.

<< Mi dispiace molto per la vostra perdita, lady Katreena. I vostri genitori erano veramente delle brave persone... >> riesce a dire dopo alcuni minuti di silenzio guardandomi con tristezza. << Pregherò affinché le loro anime siano sempre insieme nell'alto dei cieli... >> aggiunge solennemente chinando il capo.

Avverto alcune lacrime desiderose di scorrere libere ma mi sforzo di trattenerle. << Grazie Walter. Lo apprezzo molto... >> rispondo con voce palesemente tremante.

Da quando ho saputo della loro morte, cerco di pensarci poco e mi concentro sulla promessa che ho fatto a Thomas. Certo, alcune notti cedo e mi lascio andare a un pianto inconsolabile, ma faccio di tutto per rimaner lucida e andare avanti. Inoltre se penso che annientando i vampiri dell'organizzazione avrò fatto giustizia, la mia determinazione si fa ancora più forte. Ma c'è qualcuno che volendo o non volendo mi rende debole, vulnerabile e questa persona si trova proprio al mio fianco.

Ad un certo punto noto che Walter, asciugatosi con un fazzoletto di stoffa alcune lacrime versate per i miei genitori, sta guardando Sebastian nutrendo un po' di perplessità nei suoi confronti: lo capisco dalla costanza con cui lo sta scrutando; quando fa così significa che qualcosa o qualcuno lo insospettisce.

<< Dunque se tu hai allenato la mia padrona, significa che sei un vampiro come noi, dico bene? >> gli domanda.

<< Esattamente >> il corvino annuisce mentendo spudoratamente, cosa che ha dovuto fare per via del contratto con Ciel che lo obbliga a rimaner fedele al suo padrone per adempiere agli ordini e a celare la sua vera natura. Semmai il conte dovesse dargli il suo consenso, allora Sebastian potrà dir la verità a Walter, ma dubito che lo farebbe e inoltre sarebbe poco saggio, visto che il mio maggiordomo è un uomo di fede.

<< Sei piuttosto giovane per essere già capo maggiordomo. >> constata l'uomo scrutando il lato sinistro della giacca del corvino sulla quale vi è posta la spilla del casato Phantomhive.

Lui accenna un sorriso compiaciuto: << Le mie abilità di vampiro mi hanno permesso di arrivare a questo grado. >> risponde senza scomporsi minimamente.

Volgo lo sguardo verso Walter, il quale ha appena accavallato la gamba destra sulla sinistra per mettersi comodo.

<< Come mi hai trovata? >> gli domando curiosa.

Lui aggrotta leggermente la fronte, quasi a sembrare pensieroso: << Devo confessarvi che è stato tutto piuttosto inverosimile, ma a questo punto non credo sia questa la parola adatta. >> si schiarisce la voce per poi iniziare: << Quando mi sono risvegliato, ho sentito una forte sete di sangue, ma nonostante una voce insistente mi sussurrasse di nutrirmi di sangue umano, sono riuscito a resistere a quell'istinto, vedendolo come un abominio. Così come ho già detto, mi sono rifugiato nelle fogne e ho iniziato a nutrirmi di ratti. Uscivo solo di notte per cercarvi, recandomi nel luogo in cui ci eravamo persi di vista. Ma i risultati erano sempre stati vani, quando questa notte i miei sensi si sono acuiti e sono stato in grado di usarli al meglio. Dapprima è stato l'olfatto a iniziare, percependo il vostro profumo, poi è subentrato l'udito, il quale mi ha permesso di sentire la vostra voce da un chilometro di distanza e infine la vista, la quale mi ha dato l'assoluta certezza che si trattasse di voi. >>

Gli sorrido grata trovando ammirevole che sia riuscito a tener testa a quell'oscurità invadente e che abbia continuato a cercarmi.

<< Come fai a non cedere ai suoi opprimenti assilli? >>

<< Ignoro le sue parole. E sapete come? >>

Io scuoto la testa, desiderosa di conoscerne il metodo esatto.

<< Pregando. Come ben sapete io sono un uomo di fede, quindi trovo la mia forza in Dio, implorandolo affinché mia dia la forza di resistere al male. E devo dire che funziona. Certo all'inizio è stato molto difficile, mentre ora riesco ad avere il controllo della mia mente e del mio corpo, ma questo a patto che continui a lottare. >>

Purtroppo la sua risposta non mi è di grande aiuto, poiché io non mi ritengo particolarmente religiosa, ma ringrazio comunque Walter per avermi dato un consiglio.

***********************************************

<< Signorino, costui è il signor Walter Lloyd, maggiordomo dei baroni Handwar e neo-vampiro. >> annuncia Sebastian a Ciel, il quale guarda l'uomo dall'alto in basso, senza mostrare segni di sorpresa in volto.

<< Sono onorato di fare la vostra conoscenza, conte Phantomhive. >> il mio servitore saluta Ciel accennando un inchino.

Il corvino racconta al ragazzo dell'arrivo di Walter e gli riferisce che sa tutto circa Thomas e l'organizzazione.

Noto che durante il racconto, la fronte di Ciel si è corrucciata sempre più tramutando il suo volto da serio a severo nei confronti del suo servitore.

<< Sebastian, perché gli hai parlato del caso? >> gli domanda con disappunto nella voce.

A quel punto decido di intervenire alzandomi dalla sedia: << Conte, la colpa non è sua, bensì mia. So che avrei dovuto aspettare e ottenere il vostro permesso per poterne parlare, ma non volevo tenere Walter all'oscuro un minuto di più. Dunque se c'è qualcuno da rimproverare, quella persona sono io... >>

Abbasso il capo colpevole, aspettando una risposta da Ciel. La stanza si fa piuttosto silenziosa, provocandomi un certo imbarazzo e disagio per aver difeso Sebastian, chiedendomi perché diavolo l'abbia fatto.

Dopo alcuni minuti di calma apparente, il conte sospira adagiandosi sullo schienale della sedia: << Avete fatto ciò che ritenevate giusto per il vostro servitore, ma il mio avrebbe dovuto fare lo stesso nei miei confronti impedendovi di parlarne fino ad oggi. >> risponde mentre fulmina il corvino con lo sguardo, al quale però non sembra far particolarmente effetto, dato che è rimasto impassibile per tutto il tempo.

Io torno a sedermi sentendomi raggelare solo a vedere l'espressione del conte, il quale ho appreso sa essere terrificante quanto Sebastian, nonostante quest'ultimo sia un demone.

Quale sconvolgente ironia.

<< Conte, stavo pensando di entrare a far parte dell'organizzazione per proteggere la mia padrona. >> propone Walter.

Ciel scuote la testa: << Purtroppo non è possibile, poiché le iniziazioni sono già state effettuate e si ripeteranno il mese prossimo. Inoltre per allora il caso sarà risolto. >> spiega in poche parole.

Il mio maggiordomo si appresta ad obiettare, ma io gli faccio cenno con la testa di lasciar fare al giovane. L'uomo obbedisce anche se con riluttanza. Mi rendo conto della sua preoccupazione nei miei confronti, ma desidero essere forte e proteggere le persone a me care.

*******************************************

Mi trovo nel giardino della villa a fare una passeggiata per prendere un po' d'aria e passare del tempo da sola, lontana dai problemi e da Sebastian, il quale purtroppo è diventato un pensiero costante.

La pungente aria autunnale mi provoca qualche brivido, inducendomi a coprirmi meglio con lo scialle nero che mi sono portata da Blackpool per venire qui. Sembra esser passata una vita da quando sono partita...

Percorro il vialetto ben curato provvisto di numerosi fiori, come i crisantemi, alcuni sul violetto e altri gialli, le ortensie rosee e le candide gardenie, ma solo un tipo in particolare attira la mia attenzione: un cespuglio verde scuro dal quale spiccano delle splendide rose rosse. Mi avvicino per ammirarne la bellezza e la perfezione, per poi protendere il viso verso quelle e sentirne il profumo inebriante.

<< Ah, non sono magnifiche? Quel rosso così acceso che riempie il tuo cuore di passione... >>

Odo una voce familiare alle mie spalle provenire dall'alto. Volgo lo sguardo verso il tetto della magione e vedo un ragazzo dai lunghi capelli rossi e gli occhi verdi.

Rimango sbigottita nel vedere proprio lui: << Tu... tu sei il dio della morte che ha tentato di uccidermi! >> esclamo puntandogli il dito contro.

<< Ehi, guarda che ho un nome! Sono Grell. >> sbotta irritato mentre salta giù dal tetto con eleganza, palesandosi di fronte a me con la sua falce.

<< Invece tu sei la vampira che ha cercato di sfigurarmi. Qual è il tuo nome... >> si fa pensieroso portandosi l'indice della mano destra alle labbra. << Sabrina, giusto? >>

<< Katreena. >> lo correggo subito, infastidita che abbia sbagliato nome.

<< Ah sì giusto. Sai, non ricordo mai i nomi delle persone che mi fanno del male o delle donne che tentano di rubare il mio vero amore... >>

<< Il tuo vero amore? >> ripeto perplessa.

<< Oh? Pensavo l'avessi capito. Sto parlando del mio caro Sebastian... >>

<< Sentivo una presenza indesiderata... >> interviene il maggiordomo, giungendo alle mie spalle.

<< Ah! Parli del diavolo... >>

<< Cosa ci fai qui, Grell? >> gli domanda con voce priva di espressione.

<< Non è evidente, caro? Sono venuto a trovarti. >> risponde lui per poi posizionare le dita della mano sinistra sulle labbra, baciandole e mandare così il bacio con un soffio destinato al corvino, il quale si è fermato al mio fianco senza batter ciglio, anche se mi pare di percepire del disgusto dalla sua espressione apparentemente impassibile.

<< Sei venuto a farmi perdere tempo. >> constata brusco.

<< Ah, sei sempre così glaciale... >> il rosso sospira sognante senza distogliere lo sguardo di Sebastian.

Ammetto di avvertire un senso di disagio non indifferente...

<< Comunque sono qui anche per la ragazza. >>

Come sento quelle parole uscire dalle labbra del dio della morte, mi nascondo subito dietro il demone, poiché durante il giorno non posso trasformarmi in vampiro.

<< No Caterina, non intendo ucciderti. >>

<< Mi chiamo Katreena. >> gli ricordo nuovamente mentre esco dal nascondiglio.

Il rosso sbuffa agitando una mano: << Sì sì come vuoi. >>

Dopodiché scosta una ciocca dei suoi lunghi capelli da una parte e si fa serio: << Ho una cosa importante da dirvi. >> annuncia mentre si avvicina a noi.

Io e il corvino siamo tutt'orecchi e come lui vede che siamo in attesa delle sue informazioni, dà inizio al discorso: << La squadra di spedizione incaricata di uccidere i vampiri facenti parte dell'organizzazione Beginning qualcosa, è stata decimata. Il fatto sconvolgente è che quella squadra era formata da alcuni dei nostri uomini migliori. Così i nostri superiori hanno ben pensato di non mandare più nessuno per evitare altre perdite, mandando delle squadre più piccole in città per occuparsi dei vampiri solitari. >>

<< E io cosa c'entro in tutto questo? >> chiedo confusa.

Lui, palesemente infastidito per essere stato interrotto sul più bello, mi riserva uno sguardo accusatorio:

<< Stavo giusto arrivando al punto. Tu, Thomas e un certo Walter siete stati segnalati come degni di nota, perché avete intenzione di annientare quei vampiri. >>

<< Degni di nota? >> ripeto.

<< Accade quando una persona risulta degna di continuare a vivere, poiché ha fatto del bene fino a quel momento e si spera continuerà a farne. >> mi spiega prontamente Sebastian.

<< Era da tanto che non si verificava una cosa simile. >> dice Grell per niente scosso dalla cosa mentre gioca con un ciuffo dei suoi capelli.

<< Presumo sia una bella notizia. Almeno per noi. >> deduco sollevata sapendo che io, Thomas e Walter non siamo più nel mirino della morte.

<< Perspicace la ragazza... >> esclama sarcastico il rosso con un sorriso beffardo e gli occhi leggermente socchiusi.

Fulmino il ragazzo con lo sguardo, infastidita da quella frecciatina.

Ad un certo punto avvertiamo una forte esplosione porre fine al silenzio creatosi da poco.

<< Maledetto affare! >> si sente una voce maschile in lontananza.

<< Cos'è successo? >> chiedo al corvino, il quale ha lo sguardo volto verso la magione.

<< Bard deve aver fatto esplodere la cucina usando il lanciafiamme . >> risponde senza batter ciglio mentre io lo guardo con gli occhi strabuzzati.

<< Chiedo scusa... >> lui si congeda accennando un inchino e si dirige verso la porta sul retro dell'abitazione con nonchalance, come se fosse abituato a questo genere di situazioni.

<< Ehi non è cortese lasciare così due ospiti! >> si lamenta Grell per poi sbuffare.

<< Bene, se è tutto puoi tornare al tuo lavoro, giusto? >> intervengo sperando che il rosso se ne vada: la sua presenza mi inquieta un po'.

Lui mi rivolge un mezzo sorriso, mostrando appena i suoi denti aguzzi: << Non ho finito, carina. >>risponde con tono minaccioso.

Deglutisco a vuoto: << Cosa vuoi dire? >> gli chiedo mentre indietreggio lentamente, temendo che voglia disobbedire ai suoi superiori e ridurmi a brandelli con la sua falce.

<< Vorrei sapere una cosa... >>

Il dio della morte solleva l'arma dalla spalla destra su cui l'ha appoggiata e la pone davanti a sé, facendo riflettere la lama con i pochi raggi del sole sfuggiti alle nuvole.

<< Dimmi... >> balbetto tremante mentre inizio a sudare freddo. Vorrei tanto poter combattere contro di lui, ma purtroppo non posso trasformarmi in vampiro. Inoltre mi rifiuto di chiamare Sebastian per evitare di fare la figura della donzella in pericolo, anche se in effetti... lo sono.

Al massimo chiamerò il corvino quando saprò che questo scellerato ha veramente intenzione di attaccarmi.

<< Tu... >> inizia a dire mentre si avvicina pericolosamente verso di me: << ...sei attratta da lui, non è vero? >>

Io mi fermo e lo guardo stranita: << Lui chi? >>

A quel punto anche Grell si ferma alzando gli occhi al cielo e abbassa la falce, sospirando rassegnato: << Hai visto con quale uomo affascinante sei in contatto? Sto parlando di Sebastian. >>

<< Ah, lui. Ti sbagli, non provo alcuna attrazione nei suoi confronti. >> rispondo cercando di essere convincente. Ma Grell non sembra crederci, poiché mi sta rivolgendo un sorrisetto divertito. Dopodiché il ragazzo va a sedersi su una panchina nelle vicinanze e posa l'arma sul prato.

<< Parliamone qui con comodo. >> dice indicando un posto vuoto con la mano libera.

Io mi arrendo e lo raggiungo prendendo posto accanto a lui: << Non c'è molto da dire. >> replico tagliando corto.

Il rosso scuote la testa: << Non te la caverai così, perché ho visto come lo guardi. >> ribatte accavallando le gambe. Sospiro lasciandomi andare sullo schienale. << Sto dicendo la verità. Sì, lui mi piace, ma so che non potrebbe mai funzionare, perché io sono una nobile e una vampira, mentre lui è un demone ed un maggiordomo. >> rispondo mentre mi tormento le dita, sentendomi a disagio a causa dell'argomento.

Grell sembra ascoltarmi con interesse, poiché non ha mai distolto lo sguardo da me e non si è distratto a giocare con i suoi capelli quando parla o ascolta un argomento noioso.

<< Questo è vero cara, ma c'è anche un'altra cosa: i demoni non provano amore, quindi ti consiglio di non innamorarti di lui. >>

Quelle parole mi lasciano senza fiato, cogliendomi sul fatto e sgretolando il mio cuore in mille pezzi. Ciò che la mia nemesi ha detto sembra essere vero, visto che persino un dio della morte ha ribadito questa affermazione. Avverto una stretta alla bocca dello stomaco e smetto di tormentarmi le mani, stringendole.

In poche parole la mia speranza, seppur flebile, di sapere da Sebastian cosa provi per me è stata spenta per sempre.

<< Lo so, per questo non voglio più pensarci. >> rispondo sincera, ma non del tutto.

<< Sì, fai bene. Anche perché non saresti il suo tipo. >> taglia corto lui senza nemmeno spiegarmene il motivo.

<< E tu lo saresti? >> gli domando perplessa.

Lui annuisce convinto: << Sicuro. Io e lui ci siamo giurati eterno amore quella notte al chiaro di luna. Ah, è stato dannatamente meraviglioso. >> risponde con occhi sognanti, abbracciandosi languidamente le braccia.

<< Non so perché ma non ti credo. >> replico sarcastica. Il dio della morte mi guarda offeso con gli occhi spalancati: << Come osi?! Certo che l'abbiamo fatto! >>

<< Davvero? Perché se lui ti ha professato amore eterno ma non può provarne, ti ha mentito, caro. >>

<< Ehi, quando parlo di Sebastian io divento una donna a tutti gli effetti! E poi non è proprio l'amore che m'interessa, ma il desiderio e la passione. >>

Aggrotto la fronte chiedendomi con che razza di persona stia parlando. Ma ora capisco perché il maggiordomo si comporti in modo freddo e distante con lui. Avere un simile "ammiratore" dev'essere snervante.

<< Ora devo andare... >> Grell raccoglie la propria falce e si alza dalla panchina.

<< Ti auguro di riuscire a salvare il tuo amico, ma soprattutto di far chiarezza nel tuo cuore, perché sentimenti contrastanti portano a compiere gesti folli. >> dice con una saggezza che non gli reputavo possibile. Da quelle parole deduco che abbia compreso che non si tratta di una semplice cottarella.

<< Ciao ciao! >> esclama agitando la mano libera per poi svanire.

*************************************

Sono le 23:30. Io e Sebastian ci troviamo al falso indirizzo di casa che abbiamo fornito all'organizzazione, che si trova appena fuori il centro di Londra ad aspettare l'arrivo della carrozza. 

Prima di partire, il corvino ha offerto un po' del suo sangue a Walter in un bicchiere spacciandolo per sangue di cervo, così da non insospettirlo. 

Io indosso un abito nero e il mio consueto cappello con un velo in pizzo del medesimo colore, mentre il corvino indossa un completo scuro con camicia bianca e una cravatta nera con decorazioni argentee. Alcune ciocche di capelli sono state portate dietro l'orecchio sinistro.

Più cerco di non guardarlo e più lo faccio, notando la giacca che calza perfettamente al suo corpo, risaltando le braccia robuste ma non troppo e i pantaloni che aderiscono alle gambe snelle.

Avvampo e decido di girarmi verso il cancello chiuso per osservare l'abitazione a due piani dai colori chiari, le finestre costituite da due ante e la porta d'ingresso bianca con la maniglia dorata.

La villa è attorniata da un piccolo giardino colmo dei fiori tipici della stagione autunnale.

<< Vi piace? >> chiede il maggiordomo dopo cinque minuti di silenzio.

<< Sì, è carina. >> rispondo senza dar espressione al tono della mia voce e senza girarmi verso di lui.

<< Ne sono lieto. >>

Il silenzio cala nuovamente come le nuvole sulla mezzaluna di questa notte.

Ad un certo punto odo lo scalpitio degli zoccoli avvicinarsi verso di noi e mi giro senza degnare il corvino di uno sguardo.

<< Ecco la nostra carrozza. >> annuncia il maggiordomo.

Con la coda dell'occhio, vedo il demone avvicinare il viso al mio: << Mi raccomando, attenetevi alla parte. >> mi ricorda con voce calda, in un sussurro sufficiente a provocarmi dei brividi lungo la schiena.

<< D'accordo, tesoro? >> aggiunge divertito.

Serro la mascella guardandolo accigliata, mentre lui mi riserva un sorrisetto compiaciuto, avendo sicuramente notato il rossore presente sulle mie guance.

"Maledetto demone."

**********************************

<< Miei cari figli, siamo qui riuniti per darvi una grave, che sta minacciando il nostro rifugio. Di recente le nostre scorte di sangue sono state rilasciate in libertà da qualcuno a noi sconosciuto. >> comunica addolorata la contessa Alexandra Brimstone poco dopo che si è palesata in cima alle scale, facendosi acclamare dai suoi seguaci.

<< Come si permettono di farci questo? >> esclama indignato un vampiro.

<< Infatti! Noi siamo superiori agli esseri umani, quindi meritiamo il loro sangue! >> aggiunge un altro e da lì si formano varie piccole discussioni.

La donna interviene per riportare l'ordine nella sala: << Lo so, è una cosa imperdonabile. Per questo vi chiedo di riferirmi qualsivoglia attività sospetta, sia fuori l'organizzazione che dentro, poiché solo i vampiri anziani e le guardie sono a conoscenza delle coordinate circa il traffico di esseri umani, e nessuno di loro è risultato colpevole. >>

Questo significa che Thomas non è un sospettato e ciò mi consola molto.

Lei scruta amorevolmente i presenti ma quando il suo sguardo incrocia il mio, un brivido glaciale percorre la mia spina dorsale. La contessa si ferma su di me per qualche secondo e poi procede.

Vorrei comunicare a Sebastian che ho un brutto presentimento a riguardo, ma se lo facessi qualcuno dei presenti potrebbe sentirmi e rivelare tutto al capo. Lui sembra percepire il mio stato d'animo, poiché ha preso la mia mano e la sta stringendo come a volermi incoraggiare. Guardo il demone sorpresa da quel gesto, ma poi mi viene in mente che lo avrà fatto per evitare di farmi perdere la calma, facendo saltare la copertura.

<< Lo farete per me, figli miei? Per la sopravvivenza della nostra casa? >> chiede la contessa con tono gentile ma anche autoritario per dare importanza alla sua richiesta.

<< Sì! >> urlano tutti in coro.

La donna sorride soddisfatta: << Sapevo di poter contare su di voi. E ora, per ringraziarvi del vostro aiuto, ho intenzione di ricompensarvi con alcune scorte di sangue rimanenti. Certo non saranno fresche, ma sono comunque di ottima qualità. >>

Le luci calde e accoglienti vengono soffuse donando al salone un'atmosfera intima e cupa.

Le porte laterali di destra e sinistra vengono spalancate e da lì vi entrano esseri umani incatenati trascinati dalle guardie, le quali indossano un elegante smoking.

<< Vi auguro una buona cena! >> esclama lei trasformandosi in vampiro, per poi scendere elegantemente le scale, accompagnata proprio da Thomas, il quale ha fatto la sua comparsa solo alla fine del discorso.

<< Lasciami andare, mostro! >>

La mia attenzione finisce su un ragazzo mingherlino dai capelli di un biondo ormai spento, il quale indossa una semplice tunica rossa come tutti gli schiavi presenti, che si dimena per liberarsi dalle manette che ha ai polsi, ma invano.

<< Taci, moccioso! O vuoi venir divorato dal sottoscritto senza pietà? >> lo minaccia il vampiro in smoking dai capelli corti e castani che sta portando quest'ultimo, dandogli uno strattone con le catene per portarlo di fianco a sé. Tremante, il poveretto si ammutolisce immediatamente abbassando il capo, rassegnato al fatto che non vi è speranza di poter lasciare questo luogo illeso.

La visione di quella scena mi turba nel profondo, provocandomi un nodo alla gola. Volgo lo sguardo altrove per evitare di farmi prendere dall'angoscia e dalla tristezza, ma sfortunatamente mi trovo ad assistere ad una scena ben peggiore: una ragazza seduta su un divanetto con un giovane vampiro, il quale le scosta i lunghi capelli mori e poi affonda i propri canini nel suo collo, facendo gemere di dolore la malcapitata.

Mi copro la bocca con una mano per soffocare quel "Fermati!" che vorrei tanto urlare a quell'assassino.

La mia testa inizia a girare e il mio equilibrio si fa sempre più precario. Le suppliche delle persone e le risate soddisfatte dei vampiri si fanno sempre più forti facendomi pulsare le tempie.

All'improvviso percepisco un profumo speziato e un calore rassicurante: il corvino mi ha attirata a sé con un braccio, facendomi poggiare la testa sul suo petto.

<< Cercate di non far notare il vostro stato d'animo. Dovete rimanere lucida. >> mi sussurra con un filo di voce tenendo una mano davanti alla bocca per non farsi sentire dai vampiri presenti, nonostante quelli siano concentrati sulle loro prede.

<< Non ci riesco. Mi sento sopraffatta dalla sofferenza di queste persone... >> rispondo con difficoltà a bassa voce.

Lui mi circonda in un abbraccio per cercare di confortarmi: << Invece ne siete in grado. >> dice dolcemente abbassandosi a darmi un bacio sul collo.

Arrossisco annunedo debolmente mentre inspiro il profumo del corvino, il quale riesce a donarmi un po' di autocontrollo emotivo, anche se non mi spiego come.

<< Buonasera signori. >>

La contessa Amy fa la sua comparsa alle nostre spalle.

<< Buonasera contessa. >> la saluta Sebastian mentre ci voltiamo verso di lei, la quale indossa dei guanti neri in pizzo ed un abito verde scuro elegante ma anche semplice.

Noto che accanto ad essa vi è una giovane donna in catene tenuta dalla nobile.

<< Servitevi pure e non fate complimenti. >> dice Amy indicando la ragazza tremante dai capelli rossi, la quale ci guarda con puro terrore con i suoi occhi verdi; il suo battito cardiaco è molto veloce e questo scatena in me l'istinto di morderle il collo per bere il suo sangue impregnato di paura e disperazione.

<< Per favore... non voglio morire... >> piagnucola lei ridestandomi da quello stato di trance.

Distolgo lo sguardo per non cadere in tentazione.

<< Lady Helena cara, va tutto bene? >> chiede lei poggiando un mano sulla mia spalla.

<< Purtroppo mia moglie non si è ancora abituata a doversi nutrire di sangue umano. >> interviene il corvino.

Amy annuisce: << Lo vedo bene, ma deve bere, altrimenti rischierà di morire. >> replica lei preoccupata per me.

<< Purtroppo fa consumo solo di sangue animale... >> aggiunge Sebastian angustiato, cingendomi la vita con un braccio.

La contessa scuote la testa in disapprovazione: << Non è sufficiente. Per diventare un vampiro forte dovete bere sangue umano. >> risponde mentre i suoi occhi castani incontrano i miei.

<< Lady Helena, gli umani si cibano di animali, mentre noi vampiri ci nutriamo di loro. È una cosa normale e del tutto naturale. >>

Detto ciò, la donna si fa pensierosa abbassando lo sguardo.

<< So cosa potrebbe fare al caso vostro. Venite con me e ve lo mostro. >> annuncia infine.

Titubante, volgo lo sguardo verso Sebastian, il quale annuisce flebilmente. A quel punto do il mio consenso: << Certo contessa. Vi ringrazio per l'interessamento che avete nei miei confronti. >> rispondo grata accennando un inchino.

La donna mi sorride gentilmente: << Non dovete ringraziarmi. Qui è cosa buona e giusta prendersi cura gli uni degli altri. >>

Dopodiché porge la catena al demone: << Lord Desmond, nel frattempo cibatevi pure di questa fanciulla. >>

Infine Amy inizia ad incamminarsi lungo il salone e così faccio anch'io, facendomi strada tra vampiri e umani, carnefici e vittime. Il mio olfatto viene aggredito dai profumi di sangue più vari, andando da quelli delicati a quelli aggressivi, e da dolci ad amari. Impiego tutte le mie forze per non trasformarmi, ripensando al profumo del maggiordomo.

La contessa arriva davanti a una delle porte da dove erano usciti gli schiavi. Mentre attendo che lei prenda la chiave necessaria ad aprire la porta, il mio sguardo viene attirato da un vampiro che dimostra una trentina d'anni, cibarsi dal collo di una giovane donna poggiata contro la parete. La ragazza ha gli occhi socchiusi e geme come se stesse provando sia dolore che piacere. Poi il giovane prende il mento della ragazza e preme le labbra contro le sue con desiderio e possessione. Lei ricambia senza mostrare il minimo rifiuto, segno che molto probabilmente è stata ipnotizzata dal vampiro, come la contessa aveva fatto con Mary.

<< Eccoci lady Helena. >> dice Amy facendomi cenno di entrare.

Vedo la contessa avvicinarsi ad una vetrina colma di fiale contenenti del sangue.

Noto che sotto quelle vi sono delle piccole etichette, ma non riesco a leggere cosa ci sia scritto, dato che non sono abbastanza vicina.

<< I nostri seguaci sono soliti aver con sé alcune di queste per le emergenze, nel caso non riuscissero a trovare una preda. >> la vampira mi porge una fiala priva del piccolo tappo.

<< Grazie. >> osservo il liquido rubino all'interno.

Ad un certo punto la contessa mi riserva un potente pugno allo stomaco. Sgrano gli occhi dal dolore per il colpo ricevuto e mi piego in ginocchio, lasciando cadere la fiala sul pavimento.

<< Dovevate proprio farlo? Quel sangue era ottimo. >> si lamenta lei irritata.

<< Cosa state facendo? >> le chiedo con un filo di voce tenendomi lo stomaco. Lei sorride diabolicamente mentre si trasforma in vampiro, mostrandomi i suoi occhi d'ambra lucente: << Solo ciò che va fatto per proteggere questo luogo, lady Helena. O dovrei chiamarvi Katreena? >>

Rimango senza fiato nell'apprendere che mi abbia riconosciuta. Ma come avrà fatto?

Thomas aveva ingannato la contessa Brimstone consegnandole il cadavere di una ragazza simile a me, ma con il volto sfigurato, causato dall'incidente avvenuto in carrozza per mano dei tre vampiri incaricati. Ma a quanto pare lei non se l'è bevuta e ciò significa che anche il mio amico è sicuramente in pericolo.

Cerco di alzarmi, ma Amy me lo impedisce ponendo una mano sotto al mio mento e l'altra sopra la testa: << Ciò che ti spetta sarà peggiore della morte. >> ringhia per poi fare un movimento secco delle mani, provocandomi una forte fitta di dolore al collo e facendomi perdere completamente i sensi.

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Ciao a tutti e buon anno! Spero abbiate trascorso delle piacevoli vacanze ^^

Eccomi finalmente con un nuovo capitolo. Spero vi sia piaciuto e che la mia storia continui ad appassionarvi.

Alla prossima e statemi bene!

- KuroHeart

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Capitolo 13
*** Cuori Incerti ***


Oscurità. Questo è ciò che la mia anima percepisce, un'oscurità sempre più profonda e terrificante, mentre il mio corpo avverte uno stato di assoluto intorpidimento. Tento di aprire gli occhi ma la mia testa lo fa sembrare un compito arduo, poiché le tempie hanno iniziato a pulsare insistentemente, costringendomi a desistere.
"Ehi dormigliona, svegliati. Subito."
Riconosco all'istante la voce della mia nemesi riecheggiarmi nella mente, rendendo il dolore alla testa ancora più insopportabile. Nonostante ciò, le do ascolto e dopo il terzo tentativo riesco finalmente ad aprire gli occhi, mettendo a fuoco l'ambiente circostante. Noto con orrore di trovarmi in una prigione formata da muri di pietra, una piccola finestra a grate posta di fronte a me e in fondo all'angolo sinistro della stanza vi è un tavolo in legno su cui sono posti alcuni strumenti di tortura, quali pugnali, paletti e persino una frusta arrotolata. Tento di muovere le braccia, ma mi rendo conto di avere i polsi imprigionati con delle catene incastrate nella parete da due anelli.
Guardando alla mia destra capisco di non essere da sola: Thomas si trova accanto a me, incatenato e stordito come lo sono io. I suoi lunghi capelli gli coprono parzialmente il volto esausto. Gli abiti scuri ed eleganti sono ora leggermente strappati e macchiati di sangue, segno che il mio amico si è ribellato all'agguato subìto. Il ragazzo volge lo sguardo verso di me, incrociando i suoi occhi nocciola con i miei: << Oh no, hanno preso anche te... >> sussurra mesto a bassa voce. << Stai bene? >> mi chiede subito dopo.
<< Sono stata meglio. >> rispondo con difficoltà nell'articolare le parole, senza conoscerne il motivo.
Dopodiché inizio a dare degli strattoni con le braccia per cercare di spezzare le catene, ma quelle non si muovono di un millimetro.
<< È inutile. Non potendo trasformarci a causa del potente anestetico che ci indebolisce, siamo completamente inermi... >>
<< Come può un semplice anestetico indebolire i vampiri? >> replico, stranita dalle sue parole. Thomas si umetta le labbra per poi schiuderle, ma io lo anticipo prima che inizi a parlare, aggiungendo un'altra domanda: << Da quali ingredienti è composto? >>
Dopodiché gli do il tempo di fornirmi una spiegazione: << Si tratta di una miscela particolare, atta ad intorpidire temporaneamente le nostre abilità vampiriche. >> effettua un respiro profondo per poi continuare: << E per rispondere alla seconda domanda, purtroppo solo la contessa è a conoscenza degli ingredienti, così come le rispettive dosi. >>
Sospiro abbassando lo sguardo: << Capisco... >> poggio la testa al muro di pietra, sentendo gli occhi farsi pesanti, desiderando di chiudersi nuovamente.
<< Katreena, non cedere. >> mi intima il mio amico: << Dobbiamo rimanere svegli. Ora dimmi, dove si trovava Desmond l'ultima volta che l'hai visto? >>
Si riferisce a Sebastian. Probabilmente sta usando il nome falso per paura che qualche vampiro di troppo stia sentendo la nostra conversazione.
<< L'ultima... l'ultima volta che l'ho visto si trovava nel salone principale... >> gli riferisco lottando per non cadere in quel sonno effimero, anche se la crescente preoccupazione che sto provando per il corvino mi sta aiutando a cercare di rimanere lucida. Spero tanto che lui stia bene. Un attimo... perché sono così in pensiero per la sua vita? Lui è un demone e inoltre mi ha usata a suo piacimento. Non nego l'aiuto che mi sta dando, ma lo sta facendo solo perché gliel'ha ordinato Ciel.
<< Tutto bene? >> mi chiede Thomas guardandomi leggermente perplesso dal mio silenzio improvviso.
<< Più o meno. Avverto un forte dolore al collo... >>
<< Qualcuno deve avertene rotto l'osso. >>
Annuisco non appena mi ricordo del colpevole: << È stata la contessa Amy. Dove ci troviamo di preciso? Inoltre come hanno fatto a scoprirci? >>

<< Ci troviamo nella torre dell'edificio. In questo luogo vengono torturati e uccisi i vampiri traditori. La contessa Brimstone ha saputo da una delle guardie che tu eri viva. L'ha sempre saputo. >>
<< E non ha mai fatto nulla per fermarmi? >> gli domando guardandolo allibita.
Il ragazzo schiude le labbra per parlare nuovamente, quando all'improvviso una risata femminile irrompe nella prigione: << Perché mai avrei dovuto farlo? >> interviene la contessa Alexandra con aria sprezzante, posizionandosi di fronte a me e Thomas per squadrarci dall'alto in basso. Si sofferma in particolare su di me per strapparmi via il piccolo velo nero con prepotenza.
<< Ormai sapevo che avevate perso anche il vostro maggiordomo e che quindi sareste morta in poco tempo, perché vi sareste lasciata morire. >> insinua lei.
<< Non lo avrei mai fatto! Sarei rimasta in vita per salvare il mio amico! Voi non sapete nulla di me. >>
Ribatto, ma la vampira scoppia in una fragorosa risata.
<< Hai sentito, Thomas? Ti chiama ancora amico! Non ti considera qualcosa di più. Non l'ha mai fatto e mai lo farà! >> esclama lei divertita, per poi avvicinarsi al tavolo su cui vi sono i vari strumenti di tortura.
<< Ora dimmi, figliolo... >> comincia calcando l'ultima parola; la donna si trova di spalle ad osservare le armi per decidere da quale iniziare: << ...vale ancora la pena mettere a repentaglio la tua vita per una donna che nemmeno ti ama? >> chiede a Thomas con voce minacciosa, mentre prende un pugnale dall'elsa finemente decorata. La contessa si gira, rivolgendomi uno sguardo tagliente quanto dev'esserlo quel pugnale, se non di più.
<< Anche se il mio amore non è ricambiato, la proteggerò comunque. >> replica lui a testa alta, guardando prima la donna e poi me.
Ricambio lo sguardo con un'espressione di puro stupore, mentre il mio cervello elabora la frase che le mie orecchie hanno appena sentito. << Tu... mi ami? >> gli chiedo confusa e lui annuisce, mentre un timido e flebile sorriso si forma sulle sue labbra.
Thomas non ha mai fatto nulla che me lo facesse capire. Certo, è sempre stato molto dolce e gentile con me, ma credevo si comportasse così perché ci siamo sempre considerati come fratelli.

Alexandra si porta una mano alle labbra, ridendo divertita dal nostro discorso: << Lei non lo sapeva nemmeno? È ancora peggio di quanto pensassi. Mi dispiace tanto, figlio mio. >> osserva, fingendo di provar pena per il mio amico, dandogli una carezza compassionevole sulla guancia. Lui la guarda con disprezzo e scosta il viso di lato, interrompendo così quel contatto.
<< Ma non ti preoccupare. Ora la punirò per averti fatto subire tutto questo. >> esclama con malizia.
Lui sussulta voltando il capo verso di lei: << No, contessa vi prego! Non fatelo. Prendete me, ma risparmiate lei. >> la scongiura con un tono di voce colmo di paura, completamente diverso da quello di poco fa.
La donna si avvicina pericolosamente al ragazzo con il pugnale tenuto nella mano destra e lo punta contro la sua gola.
<< Ottima idea. Anche se... >> senza nemmeno darmi il tempo di dirle di non farlo, lei fa un movimento veloce e subito dopo avverto un dolore acuto alla parte sinistra dell'addome; abbasso lo sguardo rendendomi conto di essere stata pugnalata. << ...così è più divertente. >> sibila affondando con decisione la lama nella carne, mentre i suoi occhi si dipingono di un rosso acceso, segno che si è trasformata.
<< Katreena! >> mi chiama Thomas urlando con tutto il fiato che ha in corpo.
Guardo Alexandra con gli occhi sbarrati dalla sofferenza che sto provando, la quale m'impedisce di respirare. Poco dopo del liquido scarlatto inizia a colare dalla ferita e dalle mie labbra.
<< Sapevo che sarebbe stato piacevole vedervi soffrire. >> dice lei con un sorriso diabolico, mostrando i canini aguzzi. Con la poca forza che mi rimane, le sputo un po' del mio sangue, colpendola al viso. Il sorriso della contessa svanisce, avendola colta alla sprovvista. Disgustata, si porta una mano alla guancia sinistra e osserva le dita ora macchiate. Dopodiché mi rivolge uno sguardo colmo d'ira che io non esito a sostenere, facendole capire che non ho paura di lei.
<< Ora capisco perché tu sia innamorato di questa ragazza. Ha un carattere forte, difficile da domare nonostante le apparenze. >> constata meravigliata e infuriata al tempo stesso, mentre si asciuga il viso con un panno che ha preso dal tavolo in legno.
Poi torna da me e mi sferra un forte schiaffo in volto con la mano sporca del mio sangue, costringendomi a girare la testa di lato.
<< Fermatevi! >> la implora Thomas dimenandosi nuovamente.
<< Altrimenti? Mi punirai con la forza del pensiero? >> lo schernisce la vampira. << E poi sai benissimo che una ferita simile non la ucciderà per via della rigenerazione che noi creature della notte possediamo. >> afferra il pugnale conficcato nella mia carne e ne gira la lama, provocandomi potenti fitte di dolore, costringendomi a digrignare i denti e gemere sonoramente.
<< Tuttavia ciò non le impedisce di soffrire come un patetico essere umano. >> conclude scrutando deliziata il mio viso contratto dal bruciante dolore e dalla rabbia.
<< Chi è l'uomo che finge di essere vostro marito? Chi è realmente lord Desmond, sempre che questo sia il suo nome? >> chiede facendo penetrare l'arma sempre più in profondità.
<< Io... non parlerò... >> boccheggio tra i gemiti conficcando le unghie nei palmi delle mani fino a farli sanguinare.
<< Ve lo dirò io. >> interviene il mio amico agitando le catene per attirare l'attenzione della donna.
<< Non farlo! >> replico con le poche energie che mi sono rimaste, per poi tossire, sputando altro sangue. Con la coda dell'occhio, vedo il ragazzo rivolgermi uno sguardo allibito.
La contessa ride di gusto: << Volete davvero difendere uno sconosciuto sacrificando inutilmente la vostra vita e quella del vostro amico? Siete una donna folle. >> dice confermando così il motivo della delusione di Thomas.
Colta in flagrante, rimango in silenzio chinando il capo e rifiutandomi di darle le risposte a cui tanto anela.
<< Molto bene. >>
Alexandra estrae bruscamente il pugnale dal mio fianco, annullando così l'effetto e strappandomi un forte gemito: << Dunque, ora dove potrei colpirvi... >>
Si domanda pensierosa, quando all'improvviso un forte boato irrompe nella prigione e la porta di quest'ultima viene scaraventata di fronte a sé, frantumando il tavolo.
<< Chiedo scusa per il ritardo. >> esordisce il corvino con quattro coltelli argentei impugnati nella mano destra, il quale sembra essere completamente illeso.
Alexandra volge lo sguardo verso Sebastian: << Voi... come siete riuscito a sconfiggere i miei uomini? >> chiede sbigottita non credendo ai suoi occhi.
Il demone entra nella stanza camminando lentamente: << Devo ammettere che non è stato semplice, ma con un po' più di impegno ci sono riuscito. >> risponde sorridendo diabolicamente mentre si avvicina pericolosamente alla contessa.
<< Allontanatevi immediatamente, altrimenti... >> la donna punta al mio torace con una delle mani dai lunghi artigli, sicuramente intenzionata a infliggermi una ferita profonda, quando all'improvviso Sebastian scaglia uno dei coltelli conficcandolo nella mano designata.
<< Maledetto! >> ringhia lei mentre estrae l'arma con un movimento deciso. Il demone compare di fronte alla vampira dandole un calcio dirompente al fianco, scagliando la contessa contro la finestra, la quale va in frantumi, facendo finire la vampira giù dalla torre.
Il tutto è accaduto così velocemente che ho avuto non poche difficoltà a seguire ogni mossa del demone, così agile ed elegante. Forse non ci sarei riuscita completamente nemmeno con i miei poteri.
Il corvino si precipita da Thomas per liberarlo: << Cosa stai facendo? Devi prima liberare Katreena! La contessa tornerà presto. >> gli urla contro il mio amico.
<< Non potrei liberarvi con la signorina tra le braccia. >> replica lui calmo spezzando prima la catena del polso destro e poi del sinistro. Il ragazzo si appoggia appena al demone, sentendosi ancora stordito per via dell'anestetico.
<< Capisco... >> sussurra cercando di rimanere in piedi autonomamente e riuscendoci a fatica.
<< Tenete... >> il corvino tira fuori qualcosa dalla tasca interna della giacca e lo porge al giovane vampiro: << ...vi serviranno. >>
Sforzando i miei occhi a mettere a fuoco gli oggetti, mi accorgo che si tratta di due fiale di sangue.
<< Dove le hai prese? >> gli chiede mentre le prende entrambe.
<< Le ho sottratte ad alcuni dei vampiri che ho eliminato. >> gli risponde lui.
Dopodiché Sebastian viene verso di me sospirando: << La contessa vi ha proprio maltrattata. >> constata mentre rimuove le catene. Una volta libera, abbasso le braccia e mi massaggio i polsi doloranti cercando di stare in equilibrio, ma poco dopo sento le gambe cedermi.
<< Al momento non potete camminare da sola. >> mi ammonisce lui, mentre mi solleva per prendermi tra le sue braccia, senza darmi il tempo di replicare, sempre se ne fossi stata in grado a causa della debolezza sempre più presente.

<< Andiamo. >> esordisce Thomas una volta finito di bere il sangue contenuto nella fiala.
Il mio amico esce velocemente dalla stanza e il maggiordomo lo segue, scendendo le scale a spirale in pietra.
Raggiungiamo l'uscita dell'edificio in pochi minuti, facendoci strada tra le ceneri dei vampiri eliminati dal corvino, arrivando così davanti al confine del bosco.
<< Sebastian, tu vai avanti con Katreena e assicurati che si nutra. Io coprirò le nostre tracce alla contessa. >> il maggiordomo annuisce ed esegue la sua richiesta, addentrandovisi velocemente.

Io mi reggo a lui, cingendogli le braccia attorno al collo e inspirando il suo profumo speziato. L'aria pungente della notte mi causa alcuni brividi per tutto il corpo, impedendomi di chiudere gli occhi e cadere nell'oblio.
<< Resistete, signorina. >> mi intima Sebastian mentre continua a correre. Poco dopo si ferma davanti a uno dei tanti alberi presenti e mi adagia delicatamente contro il tronco di questo.
La mia vista si sta facendo sempre meno nitida e le palpebre sempre più pesanti, riuscendo solo a vedere il maggiordomo che si sta sfilando la giacca.
<< Miss Katreena, non cedete... >> dice mentre avvolge l'indumento intorno a me, donandomi un po' di calore. Do ascolto al demone e mi sforzo nuovamente di tenere gli occhi aperti.
Sebastian prende una delle fiale e l'apre.
Scuoto lievemente la testa: << No... >> sussurro << ... non lo farò. >> rispondo con un filo di voce. Preferisco morire che bere di nuovo sangue umano.
Sebastian si rifiuta di darmi retta e avvicina il piccolo contenitore alle mie labbra: << Dovete berla. >> insiste.
A quel punto do una manata alla provetta, la quale si frantuma in mille pezzi macchiando il suolo umido di rosso.
Il ragazzo sospira spazientito e si sbottona i gemelli del polso sinistro della camicia. Dopodiché si avvicina a me per offrirmelo.
<< Ecco, nutritevi. >>
Impiego tutte le mie forze per cercare di trasformarmi, ma il mio corpo si rifiuta di rispondermi.
<< Non ci riesco... sono troppo debole. >> rispondo a fatica, sentendo di nuovo quel freddo pungente raggiungermi persino le ossa.
Mi arrendo chiudendo gli occhi, quando all'improvviso qualcosa di caldo si adagia sulle mie labbra e un sapore familiare pervade il mio palato. Mentre mi affretto a bere il sangue di Sebastian, mi rendo conto che quest'ultimo ha premuto le proprie labbra sulle mie.
Apprendendo ciò dovrei interrompere subito questo contatto, ma al momento ho bisogno di nutrirmi, dunque dovrò mettere da parte quello che è successo tra me e lui, continuando a bere per salvarmi la vita. Percepisco la ferita al fianco rigenerarsi lentamente, strato per strato, tessuto per tessuto e il dolore affievolirsi.
Dopo alcuni minuti finisco di bere gli ultimi sorsi e il corvino si scosta delicatamente da me, mentre io apro gli occhi, incrociando così i suoi ora vermigli e brillanti nella notte illuminata dalla luna piena.

[Notte sopra la foresta
Attraverso la luce polverosa della luna
Lui, una pecora di cristallo
Vieni a cadere con grazia
Abbraccia come un serpente
Traccia attraverso la mia nuca di seta
Un bacio al mio destino
Soddisfa i miei desideri]

Sebastian ed io rimaniamo in silenzio, ma poco dopo, senza pensarci due volte, mi sporgo verso di lui per baciarlo su quelle labbra così invitanti e macchiate del proprio sangue. Il corvino sembra essere stato colto alla sprovvista, poiché non ricambia subito, ma poco dopo si rende partecipe, baciandomi a sua volta con intensità, proprio come sto facendo io. Proprio come quella volta in carrozza. Chiudo gli occhi lasciandomi trasportare dalla corrente, per poi sentire il calore della mano di Sebastian sulla mia guancia, cosa che mi provoca un pizzico di sorpresa.
Ad un certo punto la parte razionale in me si risveglia, ordinandomi di smettere subito ciò che sto facendo.
Con le guance in fiamme dalla vergogna e l'imbarazzo, mi allontano dal demone con uno schiocco di labbra tenendo lo sguardo basso, per evitare di incrociare il suo. Mi sento una sciocca per aver ceduto a lui... di nuovo.
"Perché l'ho fatto? Perché non riesco a stargli lontana? "
Mi domando mentre mi pulisco il labbro inferiore dal liquido scarlatto facendovi passare l'indice della mano sinistra.
<< Eccomi. Possiamo procedere. >> la voce di Thomas fa capolino nel bosco, provocandomi un forte sussulto.
Mi auguro vivamente che non ci abbia visti, ma a giudicare dal suo sguardo concentrato sulla fuga, si direbbe che non sia accaduto.
<< Molto bene. >> risponde il maggiordomo con nonchalance mentre si alza. Lui mi offre la mano ma io rifiuto il suo aiuto, rimettendomi in piedi con le mie sole forze. Nonostante ciò, Sebastian mi prende nuovamente tra le sue braccia. Gli lancio un'occhiataccia e lui mi volge un sorrisetto divertito.
Vorrei poter replicare ma con la coda dell'occhio vedo Thomas avviarsi verso il sentiero, dunque il corvino è costretto a seguirlo. Sospiro rassegnata e mi reggo a quest'ultimo poggiando stancamente la testa sul suo petto, mentre la giacca mi ripara dalla fredda brezza. Trovo inverosimile che la vicinanza del ragazzo riesca a causarmi prima un batticuore incontrollabile e poi una serenità disarmante, a distanza di poco tempo l'uno dall'altra.

***********************
Giungiamo a villa Phantomhive e il mio maggiordomo apre la porta principale, accogliendoci.
<< Grazie al cielo siete tornati. Stavo iniziando a preoccuparmi. >> esclama sollevato mentre guarda Sebastian per poi passare a me e infine Thomas. Come vede quest'ultimo, Walter sorride e alcune lacrime si palesano ai suoi occhi: << Barone Hill... sono felice di rivedervi. >>
Il mio amico gli sorride a sua volta: << Il sentimento è reciproco. >>
L'uomo gli tende la mano aspettandosi che il ragazzo gliela stringa, ma quest'ultimo gli si avvicina e lo abbraccia amichevolmente: << Mi dispiace... >> mormora.
Walter ricambia il gesto e scuote la testa: << Non dovete scusarvi. Avete salvato la vita della signorina e la mia. È questo ciò che conta. >>
Poco dopo l'espressione felice del mio servitore si tramuta in una di apprensione non appena volge lo sguardo verso di me. Scioglie gentilmente l'abbraccio e si rivolge a me: << Signorina, cosa vi è mai capitato? Perdonatemi per non essermene accorto prima. >>
Scuoto debolmente la testa accennandogli un sorriso: << Non ti preoccupare. >> rispondo mentre mi raggomitolo di più sotto la giacca, avvertendo la tensione nervosa ormai trasformatasi in stanchezza.
<< La contessa Brimstone aveva rapito lady Katreena e il barone Hill, torturando però solo la signorina. >> gli spiega il corvino al posto mio.
<< Ma non temete, ora sta bene grazie a un po' di sangue umano. >> si affretta ad aggiungere vedendo Walter sempre più preoccupato.
<< Grazie al cielo... >> esclama sollevato.
<< Miss Katreena ha bisogno di riposo, dunque ora la porto nella sua stanza. >> dice il demone.
Thomas annuisce e si avvicina a me per poi chinarsi, dandomi un bacio amorevole sulla fronte, come a voler dire: "Grazie." Il contatto delle sue labbra sulla mia pelle mi dona un po' di sollievo dal continuo dolore che provo al fianco, seppur minore rispetto a prima. Un istante dopo scorgo il viso di Sebastian con la coda dell'occhio, e non so dire se sia la stanchezza a causarmi degli strani scherzi, ma mi sembra di notarvi un pizzico di gelosia mentre guarda il mio amico con un'espressione molto austera, le labbra appena contratte e le sopracciglia lievemente aggrottate. Decido però di non dar retta a ciò che forse mi sono immaginata e chiudo gli occhi, abbandonandomi completamente contro il petto del corvino.

******************************************

Mi risveglio nella mia camera fiocamente illuminata dalla luce lunare. Guardo fuori dalla finestra parzialmente coperta dalle tende, ammirando il cielo notturno e la luna piena alta. Rimango coricata per cinque minuti abbondanti prima di mettermi seduta, poggiandomi alla testiera del letto. Mentre compio quel movimento, mi accorgo che la ferita non mi duole più. Rimuovo le coperte e abbasso lo sguardo verso il punto, toccandolo con mano per verificarne la condizione: sembra proprio che la lesione sia completamente guarita. Dopodiché mi rendo conto che non indosso più l'abito di qualche ora fa, ma la mia camicia da notte; Sebastian deve avermi cambiata di nuovo e questo significa che mi ha vista nuda... di nuovo. Imbarazzata, mi copro il viso con entrambe le mani per cercare di calmare il rossore comparso sulle mie guance. Una volta tranquillizzatami, mi alzo dal letto e mi reco verso l'armadio per scegliere uno dei pochi abiti che mi rimangono. Se continuo così, rischierò di rimaner senza. Sospiro mentre prendo un vestito blu semplice e privo di decorazioni. Mi cambio in fretta e una volta finito mi dirigo verso la porta.
L'apro e incrocio inaspettatamente gli occhi castani di Thomas. Sussulto sorpresa e poi lo saluto.
<< Scusami, non volevo spaventarti. >> risponde lui, il quale sembra indossare degli abiti diversi, capendo poco dopo a chi appartengono.
<< Ti sei fatto prestare una divisa da maggiordomo da Sebastian? >> gli domando divertita.
Il ragazzo annuisce sorridendo: << Esatto. Non potevo rimanere con quel completo strappato e macchiato. Non si addice a un nobile. >> risponde saggiamente.
<< Giusto. >> invito il mio amico ad entrare e si accomoda sul letto. Nel frattempo vado ad aprire le tende per avere un po' più di luce e poi lo raggiungo.
<< Come ti senti? >> mi chiede mentre si sistema una ciocca dei suoi lunghi capelli marroni dietro l'orecchio destro con una mano.
<< Molto meglio. La ferita è totalmente guarita. >> gli faccio sapere mentre inizio a tormentarmi le dita inconsapevolmente.
<< Ed emotivamente? >> domanda poggiando una mano sulle mie con delicatezza per fermarle.
<< Spaventata. Ma anche determinata a voler concludere tutto questo il prima possibile. >> gli rispondo sincera guardandolo negli occhi.
Thomas annuisce comprensivo e porta una mano al mio viso, carezzandone una guancia con il dorso.
<< Io aggiungerei che nonostante la paura, tu sia stata molto coraggiosa contro la contessa. >> si complimenta con me per cercare di infondermi un minimo di sicurezza.
<< Tu dici? Stavo tremando come una foglia. >> rispondo sfiduciata appoggiandomi sulla sua spalla.
<< Non l'ho minimamente notato. >> dice cingendomi un fianco con la mano per tenermi stretta a sé.
In questo momento vorrei tanto parlare di ciò che Thomas prova per me, ma non so se sarebbe una mossa saggia. Forse dovrei aspettare e farlo quando questa storia sarà finita. Dopotutto dobbiamo rimaner concentrati sul presente. Inoltre non ho idea di quali siano i miei sentimenti per lui. Gli voglio bene come un fratello, anche se devo confessare che quando avevo diciassette anni e lui quindici, avevo iniziato a provare qualcosa di più vicino all'amore e lontano dal legame fraterno e amichevole. Ma poi dovetti abbandonare quei sentimenti per non far perdere al mio amico il suo obiettivo e per via dei miei genitori, i quali desideravano che io sposassi un nobile ricco quanto bastava per salvare la nostra famiglia. L'amore purtroppo si trovava all'ultimo posto e mia madre ne era veramente dispiaciuta, poiché desiderava che io vivessi la mia vita con l'uomo di cui mi sarei innamorata.
<< Sei molto silenziosa. >> constata Thomas ridestandomi dai miei pensieri.
<< Mi dispiace. >> rispondo massaggiandomi gli occhi con una mano.
<< Coraggio, ormai manca poco. Quando domani avrò annientato l'organizzazione con Sebastian e Walter una volta per tutte, saremo finalmente liberi e potremo lasciare questo luogo. >> dice cercando di darmi speranza.
Io però gli rivolgo uno sguardo carico di disappunto sentendo quelle parole.
<< Mi stai dicendo che vi siete concordati senza di me per non farmi partecipare? >> replico duramente.
<< È così. >> annuisce il vampiro. A quel punto mi scosto bruscamente da lui e mi alzo dal letto.
<< Non ci posso credere. Come hai potuto farlo? Io non rimarrò qui con le mani in mano. Ormai mi hai coinvolta in tutto questo! Lo hai fatto quando mi hai trasformata. >> esclamo irritata per il fatto che lui voglia escludermi proprio ora nel momento di maggior bisogno.
<< Proprio non vuoi capirlo, vero? Tutto ciò che è successo è stato per... >> mi blocco quando mi rendo conto della frase crudele che stavo per dire.
Lui poggia le mani strette a pugno sulle proprie gambe: << ...colpa mia, vero? >> conclude al posto mio volgendomi uno sguardo colmo di delusione e rabbia.
Serro la mascella rimanendo in silenzio e smettendo quasi di respirare.
<< La pensi così, dico bene? >> insiste il vampiro alzandosi di scatto.
<< Smettila. >> dico a bassa voce, quasi pentita di averlo accusato.
<< Perché mai? Dillo! >> continua lui imperterrito, sfidandomi.
"Sì Katreena, fallo. È ciò che desidera." mi sussurra la nemesi nella mente.
Decido di ascoltarla per una volta ammettendo l'evidenza: << Sì, è colpa tua se io e Walter siamo dei vampiri e i miei genitori sono morti! È questa la verità! >> urlo con gli occhi lucidi dalla rabbia e il dispiacere per aver perso i miei cari, puntando l'indice contro Thomas.
Lui sgrana gli occhi allibito rimanendo senza parole e poi mi dà le spalle, lasciando velocemente la stanza e infine sbattendo la porta.

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Salve! Come state? Spero abbiate passato un felice San Valentino ^^
Qui nella storia il rapporto di amicizia tra Katreena e Thomas si è incrinato parecchio. Cosa accadrà mai?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo! A presto (spero)! Baci :*

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Capitolo 14
*** L'ora è ormai giunta ***


<< Sì, è colpa tua se io e Walter siamo dei vampiri e i miei genitori sono morti! È questa la verità! >> urlo con gli occhi lucidi dalla rabbia e il dispiacere per aver perso i miei cari, puntando l'indice contro Thomas. 
Lui sgrana gli occhi allibito rimanendo senza parole e poi mi dà le spalle, lasciando velocemente la stanza e infine sbattendo la porta.

Rimango immobile con gli occhi sbarrati, le mani strette a pugno e il respiro affannato a guardare la porta chiusa, mentre sento i passi di Thomas allontanarsi velocemente. 
Solo quando non li odo più vado a sedermi sul letto, scossa dallo scatto d’ira che ho avuto e ancora incredula di aver pronunciato tali parole. 
Chiudo gli occhi mentre lacrime amare iniziano a scorrere, rigandomi il volto. Rabbia e dolore invadono il mio cuore e la mia anima, ormai sul punto di spezzarsi per sempre. L'unico motivo per cui sto continuando a lottare è per vendicare la morte dei miei genitori. Esatto, ormai non si tratta più di giustizia, ma vendetta. Ho varcato il punto di non ritorno e sono pronta ad andare fino in fondo, uccidendo chiunque s'interporrà fra me e la contessa Brimstone. 
Questa è l'unica cosa che conta.

<< Signorina? Mi sentite? >> 
La voce di Sebastian mi risveglia dalla trance in cui ero sprofondata. Mi asciugo le lacrime alla meglio e rispondo cercando di avere un tono di voce quieto: << Sì? >> 
<< Vorrei parlarvi. Posso entrare? >> 
Risponde lui. A quel punto sospiro e riluttante gli do il mio consenso. 
Il corvino apre la porta e varca la soglia della stanza. 
<< State bene? Vi ho sentito gridare e mi sono preoccupato. >> spiega con discrezione mostrandosi di fronte a me. 
Nonostante ciò, qualcosa mi dice che abbia ascoltato la conversazione per intero, ma ora non m’interessa, poiché sono intenta a sprofondare nel senso di colpa per aver accusato Thomas di cose tanto terribili. 
<< Questa notte sono stata torturata dalla contessa Brimstone rischiando così la vita e ho incolpato Thomas di tutte le cose orribili che sono accadute a me e ai miei cari. Direi che non sono mai stata meglio! >> replico sarcastica mentre sento di nuovo la rabbia ribollirmi nel sangue per aver nominato la vera colpevole delle mie disgrazie e di quelle del mio amico. 
<< Non vedo l’ora di mettere le mani addosso a quella maledetta vampira. >> mentre pronuncio quelle parole con tale sprezzo, sento ogni fibra del mio corpo mutare da umano a vampiro in una metamorfosi che sembra durare un’eternità, mentre avviene in pochi secondi. Mi guardo il palmo della mano destra ora chiusa in un pugno e noto che da esso sta scorrendo un po’ di sangue. 
<< Lei deve morire, anche i suoi seguaci. Tutti loro devono morire... >> dico continuando a stringere la mano, penetrando di conseguenza le unghie più in profondità. 
<< E così sarà. >> interviene pacato Sebastian, il quale mi prende la mano facendomela aprire con gentilezza. Dopdiché si china ed estrae un fazzoletto candido di stoffa, tamponandolo delicatamente sulla ferita con l’altra mano, pulendomi il palmo. Non so spiegare come ma il suo tocco riesce ad attenuare la furia assassina che si è insinuata dentro di me. Percepisco il calore del corvino proprio come quando mi aveva carezzato il viso la notte in cui mi ero nutrita di lui per la prima volta, riuscendo a trasmettermi un senso di calma e quiete. 
"Come può un demone fare una cosa simile?"
Mi domando mentre osservo il maggiordomo concentrato sulla ferita. 
<< Ecco fatto. Mi rendo conto che si rimarginerà in fretta, ma non si sa mai. >> dice lui accennando un sorriso. 
Abbasso lo sguardo sulla mia mano e noto che questa è stata bendata con il fazzoletto ora non più immacolato. 
<< Non ce n’era bisogno. Ti ringrazio. >> rispondo commossa dal suo gesto, sporgendomi verso di lui e abbracciandolo senza pensarci due volte. 
<< Non era nulla, miss Katreena. >> sento le sue braccia avvolgermi mentre io affondo il viso nell’incavo tra il collo e la spalla, inspirando il suo profumo così rassicurante. 
<< Tutto andrà come previsto. >> 
Esordisce lui dopo pochi minuti di silenzio. 
<< Dunque abbiamo un piano? >> gli chiedo subito. 
<< Sì. Domani avrete tutti i dettagli. >> risponde con un lieve sorriso, mentre interrompe il contatto tra noi. 
<< D’accordo. >> 
Il corvino si dirige verso l'uscita, ma si ferma prima di andarsene e si gira verso di me:
<< Ora pensate a riposare. È bello avervi qui sana e salva. >> 
Dice per poi chiudere la porta. 
Giurerei di averlo visto sorridere, ma non posso dirlo con certezza per via della poca luce e la stanchezza. 
L'ultima frase del maggiordomo mi sorprende, così come la sua insolita premura nei miei confronti. Volgo lo sguardo verso la mano bendata e la carezzo, sorridendo tra me. Ma ad irrompere come un filmine a ciel sereno è il ricordo del momento in cui ho baciato Sebastian solo poche ore fa, dopo aver bevuto il suo sangue. Imbarazzata, scuoto la testa e affondo il viso nel cuscino mentre avverto le guance diventare più rosee, apprendendo di provare qualcosa per lui nonostante mi abbia usato.

*******************

<< Ora che siamo tutti riuniti, inizierò ad illustrarvi il piano che il barone Hill, il signor Walter ed io abbiamo ideato. >> annuncia Sebastian, il quale ha tra le mani un foglio e indossa il paio di occhiali arrotondati che aveva anche durante la lezione di violino con il conte. 
Seduta tra il mio amico, il quale mi sta completamente ignorando per via della discussione avvenuta la notte scorsa, e il mio servitore, attendo trepidante di conoscere il piano, ponendo tutta la mia attenzione al corvino. 
<< Sentiamo. >> risponde Ciel poggiandosi sulla scrivania con i gomiti.
<< Molto bene. >> il maggiordomo inizia a leggere le prime righe: << Inizieremo ad agire una volta che il sole sarà tramontato per dar modo ai qui presenti vampiri di usare i loro poteri. Grazie alle informazioni ricevute dal barone Hill, assalteremo una carrozza contenente un carico di schiavi umani che si dirigerà proprio all’organizzazione alle otto in punto. 
Come ben sapete i vampiri sono in grado di rilevare una presenza, umana o sovrannaturale che sia, dunque io mi occuperò di celare le nostre. 
Una volta arrivati a destinazione, il sottoscritto eliminerà le guardie presenti all’esterno dell’edificio e dopodiché faremo irruzione all’interno. Il signor Walter e lady Katreena avranno il compito di mettere in salvo gli umani imprigionati, mentre il barone Hill ed io elimineremo la contessa Brimstone. >> 
<< Chi porterà via gli schiavi da quel luogo? >> gli domanda subito dopo il ragazzino. 
<< Ci penserà Walter. Dopodiché tornerà da noi per aiutarci, visto che non sarà facile uccidere quel mostro. Più siamo e meglio sarà. >> interviene Thomas con fermezza. 
<< Cosa ne pensate? >> chiede il demone al suo padrone. 
Ciel medita sul piano illustrato dal suo servitore, evidentemente concentrato a verificare che questa strategia non abbia difetti e sia efficace.
<< Direi che è perfetto. Questa notte l'impero dei vampiri cesserà di esistere. >> esordisce il nobile, sicuro e determinato.
Sebastian sorride compiaciuto dalla sua risposta.
<< Certamente conte. Non falliremo. >> risponde Thomas solennemente.

*******************

Subito dopo pranzo mi sono recata in biblioteca, dove ora sono seduta a leggere un romanzo d'avventura per alleviare la tensione accumulatasi a causa del piano e del litigio con Thomas. 
Il mio amico non mi ha più rivolto la parola e ciò mi fa sentire terribilmente in colpa, per non parlare del fatto che una delle poche persone a me care ancora vive ora mi odia. Sospiro mentre chiudo il libro, rendendomi conto di non essere affatto concentrata sulla lettura. 
Ciò che mi aspetta questa notte non sarà affatto semplice e mi auguro che vada tutto come previsto. 
Mi porto una mano al ciondolo d'oro a forma di cuore che mi aveva regalato mia madre per il mio diciottesimo compleanno, e lo carezzo con affetto, lasciando che m'infonda un po' di conforto e sicurezza.

<< Ah, siete qui. >> 
La voce del maggiordomo mi coglie alla sprovvista, provocandomi un sussulto. Alzo lo sguardo verso di lui mentre lascio il ciondolo e vedo il corvino avvicinarsi a me con un bicchiere di... sangue; ne sento subito il profumo familiare e sublime appartenente proprio al demone.
<< Tenete. Questo vi darà le forze necessarie ad affrontare la notte che verrà. >> dice lui porgendomi il bicchiere. 
<< Grazie. >> rispondo mentre lo prendo con una mano. 
Sebastian mi accenna un sorriso epoi va a chiudere alcune tende scure della stanza per impedire ai raggi solari di filtrare in questa, dandomi modo di trasformarmi. 
Dopodiché bevo il liquido scarlatto con discrezione, mostrando di essere una nobile di tutto rispetto e non un mostro assetato di sangue quale sono. 
Una volta finito, poggio il bicchiere sul tavolo, pienamente soddisfatta del "pasto" appena consumato. 
<< Aspettate... >> Sebastian mi prende gentilmente il mento tra l'indice e il pollice, per poi farmi sollevare lo sguardo verso di lui. Incontro i suoi bellissimi occhi castani tendenti a quel rosso così particolare, i quali sembrano brillare nella penombra ora presente nella stanza. Poco dopo il corvino avvicina il viso al mio, poggiando le labbra sull'angolo sinistro delle mie, leccando un rivolo di sangue che non mi ero accorta di avere. 
Quel gesto mi provoca un rossore immediato alle guance e alcuni brividi che percorrono la spina dorsale.

<< Vi chiedo scusa per la mia impudenza, ma al momento non possiedo un fazzoletto pulito. >>

Dice lui con un pizzico di malizia mentre percepisco il suo respiro carezzarmi la pelle. 
<< Non importa... >> balbetto con gli occhi sgranati sentendomi a disagio. 
Sebastian mi rivolge un sorriso sensuale e poi si allontana lentamente da me, scostando la mano dal mio mento. 
Le mie labbra vorrebbero tanto baciare le sue così perfette e invitanti, mentre una parte di me insiste per non farmi cedere alla tentazione. Persino la mia oscurità mi sta sussurrando di non farlo, poiché potrei pentirmene... di nuovo. 
All'improvviso sento bussare alla porta, così il demone si volta per vedere chi sia. Tiro un sospiro di sollievo e mi rendo conto che la persona ad avermi salvata da quell'imminente catastrofe è Walter. 
Dopodiché approfitto del momento di distrazione per tornare umana. 
Subito dopo mi accorgo che la stanza è tornata ad essere luminosa come lo era prima, notando le tende aperte.

<< Signor Sebastian, la domestica necessita del suo aiuto in cucina. >> esordisce il mio maggiordomo.

<< Capisco. Allora mi reco subito da lei. La ringrazio per avermi informato. >> risponde Sebastian per poi girarsi verso di me. << Con permesso signorina. >> accenna un inchino e dopodiché si congeda.

Io mi alzo per dirigermi verso uno degli scaffali a riporre il libro che stavo leggendo.

<< Miss Katreena, vorrei parlarvi se possibile. >> dice l'uomo.

Il mio cuore salta un battito a quelle parole pronunciate con un tono così serio. Che Walter abbia capito che è successo qualcosa tra me e Sebastian?

<< Certamente. >> rispondo con disinvoltura nascondendo il mio timore mentre prendo di nuovo posto vicino a una delle grandi finestre della biblioteca. 
Faccio cenno al mio servitore di sedersi di fronte a me e così fa.

<< Di cosa si tratta? >> gli domando.

Il vampiro sospira poggiando le mani sul tavolo.

<< Piuttosto direi chi. Si tratta del barone Hill. >> risponde guardandomi negli occhi con aria seria. 
Mi sento sollevata nell'apprendere che l'argomento della conversazione non è Sebastian, ma il senso di colpa per il mio amico si insinua di nuovo in me.

<< Ti ha parlato della nostra discussione? >>

<< Esattamente. Ora il barone è distrutto e si sente ferito nei sentimenti, poiché voi che siete l'unica persona cara a lui rimasta, l'avete accusato ingiustamente della morte dei vostri genitori e della nostra condizione. >> spiega lui.

<< Me ne rendo conto. >> rispondo abbassando lo sguardo.

<< Allora dovreste scusarvi immediatamente. >> fa una pausa per poi riprendere: << Se c'è qualcuno da colpevolizzare, quella è la contessa Brimstone. Ora più che mai dobbiamo rimanere uniti per combattere il male e recidere le sue radici da questa città. >> conclude saggiamente e con fermezza. 
Ha ragione. Se ora ci dividiamo il nostro piano andrà in fumo. Inoltre io voglio bene a Thomas e non averlo più al mio fianco per l'eternità è l'ultima cosa che desidero.

<< Lo farò. Mi scuserò con lui. È stato immaturo da parte mia comportarmi in quel modo. >> rispondo avendo trovato il coraggio di fare la cosa giusta.

Il maggiordomo sorride fiero: << È questa la signorina che conosco. >>
Ricambio il sorriso e poggio una mano sulla sua. << Grazie Walter. Non so cosa farei senza di te. Ora dove si trova Thomas? >>
<< In giardino a fare una passeggiata. >>
Mi riferisce. Così esco dalla stanza, dirigendomi verso l'uscita della villa, con la speranza che il mio amico sia disposto a perdonarmi.

Giungo in giardino e dopo aver percorso alcuni metri, trovo Thomas intento ad osservare alcune rose rosse. 
Inspiro profondamente per poi avvicinarmi a lui, notando che ha legato i suoi capelli castani in una coda bassa e indossa sempre la divisa di Sebastian ma senza la giacca nera e il gilet, tenendo solo la camicia bianca.

<< Sono bellissimi, vero? >> inizio per rompere il ghiaccio.

Il mio amico mi riserva uno sguardo leggermente accigliato per un istante e dopo torna ad ammirare i fiori, riprendendo l'espressione rilassata di poc'anzi.

<< Sei venuta ad accusarmi di qualcos'altro? >> mi chiede con voce tagliente.

<< No, Thomas... >>
Inizio a tormentarmi le mani per la tensione: << Voglio chiederti scusa. >>

A quelle parole il giovane volge completamente la sua attenzione su di me, incrociando le braccia ben piazzate sul petto, in attesa che io prosegua: << Sono stata stupida ed egoista a dirti quelle cose terribili. Non ero in me. Potrai mai perdonarmi? >>

Thomas sospira guardandomi con la fronte aggrottata e lo sguardo severo.

<< No, credo tu abbia ragione. >>
Risponde lui confondendomi.
Schiudo le labbra per replicare, ma lui solleva una mano facendomi cenno di lasciarlo parlare: << È solo a causa mia se i tuoi genitori non ci sono più e tu e Walter siete divenuti vampiri. Da allora ho sempre cercato un modo per espiare le mie colpe. Quindi Katreena... >> poggia le mani sulle mie spalle per poi riprendere: << ...ti chiedo di non partecipare al piano e di permettermi di uccidere la contessa con le mie stesse mani. Certo questo gesto non rimetterà a posto le cose, ma almeno avrò mandato quell'essere spregevole all'inferno. >>

Scuoto la testa rifiutandomi di dargli ascolto e lui allontana le mani da me.

<< Non è ciò che voglio. Io desidero rimanere al tuo fianco soprattutto ora, nel momento di maggior bisogno. >> replico determinata. 
<< Anche Walter la pensa così. Dobbiamo restare uniti se vogliamo uscirne vittoriosi. >>
Concludo infine senza dar modo al ragazzo di ribattere.
Infatti il vampiro serra la mascella e mi guarda negli occhi.

<< D'accordo, ma dovrai fare molta attenzione. >> risponde cedendo così alla mia richiesta.

<< Non ti deluderò. >> prometto accennando un sorriso, sperando di fargli tornare il buonumore.

Poco dopo Thomas mi guarda sorridendo a sua volta.

<< E ricorda che non è colpa tua se le cose sono andate così. >> dico allungando una mano verso la sua che lui si affretta a stringermi con affetto. 
<< Grazie Katreena. Sei una ragazza davvero forte. >> risponde con ammirazione. 
<< Allora sono perdonata? >> 
Gli chiedo. Il ragazzo annuisce e poi mi abbraccia stringendomi a sé. Io ricambio il gesto appoggiandomi a lui, felice di aver sistemato la questione.

*******************

Dopo aver ripassato alcune mosse di combattimento con Thomas, mi reco nella mia stanza per fare un bagno caldo, lavando via la fatica e distendendo i nervi. 
Dopo essermi asciugata i capelli mi reco in camera con addosso l'accappatoio. Gli ultimi raggi di sole filtrano dalla finestra, prima che sopraggiunga la fredda e implacabile notte. 
Volgo lo sguardo sul letto trovandovi un pacchetto avvolto da della carta bordeaux e un fiocco dorato, con un biglietto. 
Prendo quest'ultimo leggendone il testo scritto in un corsivo elegante: << Lady Katreena, questo pacchetto contiene un completo realizzato dalla sarta Hopkins, adatto per il combattimento. Mi sono permesso di scegliervi il colore e spero sia di vostro gradimento.
- Sebastian. >>

Poso io foglietto sul comodino e rimuovo la carta, rivelando un paio di pantaloni neri e un corsetto del medesimo colore, ma con una decorazione gotica. 

<< Questo sì che è un abbigliamento insolito per una nobile. >> constato sorpresa prendendo i pantaloni tra le mani, sentendone il tessuto morbido ed elastico. 
Mi cambio velocemente e mentre il mio corpo inizia ad adattarsi ai nuovi indumenti e al paio di scarpe scure maschili e quindi prive di tacco, mi siedo davanti allo specchio, spazzolando i lunghi capelli per poi farvi uno chignon, così che i miei avversari non abbiano modo di afferrarli.

Una volta finito, prendo la collana che mi aveva regalato mia madre, indossandola come simbolo di buon auspicio affinché la missione vada per il meglio e torniamo tutti sani e salvi. 
<< Questa notte l'impero dei vampiri cesserà di esistere, insieme alla loro dispotica regina. >> esclamo usando le parole del conte sorridendo compiaciuta e mettendo in evidenza i canini, mentre i miei occhi brillano come le fiamme dell'inferno più glaciale. 

************************

Salve a tutti! Come state? Spero bene.
Come potete vedere ormai siamo giunti al momento della resa dei conti. Andrà tutto come previsto? 
Lo scoprirete nel prossimo capitolo. 
A presto!

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Capitolo 15
*** La resa dei conti ***


<< La carrozza dovrebbe passare per di qua tra qualche minuto. >> ci riferisce Thomas nascosto dietro un albero con me, il quale indossa un cappotto scuro e ha i capelli legati in una coda bassa, mentre al lato opposto vi sono Sebastian e Walter in divisa. Il corvino cela subito le nostre presenze e tiene d'occhio il sentiero illuminato solo da una luna a falce e qualche stella solitaria.
Ad un certo punto percepiamo un lieve scalpitio di zoccoli che man mano si fa sempre più forte.
Successivamente notiamo in lontananza la luce di una lanterna e poco dopo una carrozza grande e blindata, simile a quelle della polizia, trainata da due cavalli marrone scuro con alla guida un vampiro vestito di nero e incappucciato e un altro seduto accanto a lui, il quale indossa i medesimi abiti.
Riesco a percepire molte presenze di esseri umani così come i loro pianti, gemiti e persino alcune richieste d'aiuto.
<< Fate silenzio! >> ringhia l'uomo accanto al cocchiere con un timbro di voce basso e minaccioso.

<< Al mio segnale assaltiamo la carrozza. >> esordisce telepaticamente il mio amico per evitare che quei loschi individui lo sentano.
Mi accorgo che il mezzo è quasi alla nostra portata.
Si avvicina ancora un po'...
<< Ora! >> esclama il ragazzo scattando in direzione della carrozza.
Il corvino lo segue ed entrambi si arrampicano ai lati della vettura in movimento senza farsi notare dai due vampiri.
Io e Walter li seguiamo velocemente e quando vediamo che i due uomini sono stati messi fuori gioco, approdiamo sul tetto del mezzo con un balzo, vedendo il corvino alla guida e Thomas vicino a lui; quest'ultimo si gira verso me e il mio maggiordomo con qualcosa in mano: << Walter, prendi queste. >> gli intima porgendogli un mazzo di chiavi che serviranno ad aprire gli sportelli della carrozza.
<< Devi portare ora questi umani in salvo poiché sono più del previsto, quindi quelli rimasti all'organizzazione non starebbero nel mezzo. >> conclude il giovane vampiro.
Così Sebastian cede il proprio posto al vampiro, il quale si mette subito alla guida della carrozza.
<< Farò il più in fretta possibile. >> ci comunica il mio servitore.
Dopodiché io, Thomas e il maggiordomo di casa Phantomhive lasciamo la vettura e ci dirigiamo verso destinazione, sfrecciando tra gli alberi della foresta.

Circa mezz'ora dopo arriviamo di fronte al cancello dell'abitazione e nascosti dietro alcuni cespugli apprendiamo (grazie alla vista sviluppata che ci permette di scrutare attraverso qualunque muro e alla possibilità di percepire la presenza di altri vampiri), che questa è sorvegliata da una decina di guardie vestite con abiti scuri e privi di armi: ciò significa che combatteranno usando solo ed esclusivamente i loro poteri.
<< Come può la contessa aver reclutato così tanti vampiri in così poco tempo? >> domando a Thomas.

<< Non ne ho idea purtroppo. Ma so che lei possiede molte risorse di cui nemmeno io sono a conoscenza. Inoltre sembra che sapesse del nostro imminente arrivo. >>
Risponde il mio amico mentre osserva attentamente i passi delle guardie che vanno alternandosi, due avanti e indietro, altre due a destra e sinistra, mentre le altre tre coppie si trovano rispettivamente all'ingresso principale, sulla terrazza e sul retro della magione.
Ad un certo punto noto Sebastian arrampicarsi su un albero ed estrarre dalla giacca un paio di coltelli in legno che poi si appresta a lanciare con abilità contro le guardie del piano superiore, centrando i loro cuori e mandando così quei vampiri in cenere. Dopodiché fa lo stesso con quelle all'ingresso e ai lati, usando il giusto tempismo per non farsi notare, mentre con quelle al retro esegue un lancio diverso, facendo roteare le armi, una a destra e l'altra a sinistra, intorno all'abitazione andando a colpire gli ultimi due soldati rimasti.
<< Signori, possiamo procedere. >> ci annuncia lui compiaciuto per poi saltare sull'albero successivo e superare le mura della villa.
Io e Thomas lo seguiamo, ma prima quest'ultimo si occupa di spezzare il robusto lucchetto del cancello a mani nude per permettere a Walter di entrare con la carrozza.
Arriviamo così davanti all'ingresso dell'edificio raggiungendo il corvino: << Purtroppo da qui non sarà possibile attaccare di sorpresa tutti questi vampiri, dunque saremo costretti a batterci. >> dice riferendosi alle numerose presenze che si trovano all'interno, usando un tono di voce calmo come se dovessimo svolgere qualche misera faccenda domestica.
Detto ciò, Sebastian si appresta ad aprire le due grandi porte.
Ciò che ci aspetta mi lascia completamente attonita: un esercito di vampiri formato da soli uomini vestiti di scuro come le guardie all'esterno e composti in cinque file da otto, attendono immobili gli ordini del loro tiranno. Ma la scena che mi sconvolge maggiormente è la vista dei pochi esseri umani sopravvissuti e con i polsi ammanettati, nelle grinfie dei carnefici delle prime due file, i quali tengono avvinghiate le prede con una mano sul loro collo.
La contessa Brimstone, la quale si trova a capo della scalinata, indossa un abito nero e ha lasciato i capelli sciolti. Sulle sue labbra dipinte di scuro compare un ghigno malvagio, soddisfatta di aver suscitato in me (e sicuramente anche in Thomas) tanto disgusto nei suoi confronti.
<< Figli miei, sapevo che avreste fatto presto ritorno. >> esclama lei mentre scende le scale con grazia ed eleganza sollevando di poco la gonna dell'abito.
<< Dunque è così che intendi agire? Prendendo in ostaggio delle vite innocenti? Sei solo una codarda! >> esordisce furioso il mio amico mostrando i suoi brillanti occhi verdi e i canini aguzzi.
I soldati muovono simultaneamente la propria mano attorno alla gola di quelle povere vittime iniziando a stringere.
<< No, vi prego... >> piagnucola una ragazza sui sedici anni.
<< Fermatevi, figli miei. >> interviene Alexandra con un cenno della mano mentre scende la scalinata.
I suoi sottoposti obbediscono all'istante lasciando loro un po' di respiro e si fanno da parte per permettere alla vampira di attraversare il salone.
Io, Thomas e Sebastian ci mettiamo subito sulla difensiva impugnando le nostre armi.
D'altro canto la contessa non sembra esserne turbata, dato che sta continuando ad avanzare verso di noi con disinvoltura guardando Sebastian: << Vedo che tu sei un comune maggiordomo, Desmond. Anche se devo ammettere che non sembri essere un vampiro... ordinario. >>
Le labbra del corvino s'incurvano in un mezzo sorriso: << Avete detto bene, poiché io sono un diavolo di maggiordomo. >> risponde mentre i suoi occhi prendono il loro caratteristico color cremisi e le pupille si assottigliano.
Ancora una volta la vampira non rimane affatto intimidita dallo sguardo minaccioso del demone e si rivolge al mio amico: << Mio caro, tu invece hai deciso di tradire me e la tua famiglia a causa di una ragazzina che non sa nemmeno controllare il suo potere e che non prova nulla per te. >>
Poi la donna si ferma a pochi metri da noi e inizia a scrutarmi con fare altezzoso: << Sai Katreena, grazie ai miei insegnamenti saresti potuta diventare una vampira forte e invincibile. Hai del potenziale ed è un tale peccato che debba rimaner sepolto sotto le tue ceneri. >> parla con falso dispiacere.
Corrugo la fronte guardandola in cagnesco, ma lei non se ne cura affatto e si rivolge nuovamente al giovane vampiro: << Vi concederò una possibilità. Thomas, unisciti a me ed elimina questi due vampiri. Se lo farai, la tua vita e quella di questi umani verrano risparmiate. Altrimenti non vi sarà alcun sopravvissuto. Dopotutto in una famiglia è giusto offrire una seconda chance. >>
<< La mia vera famiglia è quella che ho perso tempo fa. >> replica lui accigliato.
<< Vedo che hai già preso una decisione... >> Alexandra si gira verso le guardie per dar loro il segnale.
<< Aspetta! >> esclama Thomas prima che lei abbassi la mano.
<< Mi unirò a te. >>
Lo guardo confusa dalle sue parole: << Cosa stai dicendo? >>
Lui volge lo sguardo a me e Sebastian facendo un cenno impercettibile con il capo, dandoci modo di capire che si tratta di una messinscena.
<< Thomas, capisco che vi siano molte vite in gioco, ma vuoi davvero voltare le spalle alla tua migliore amica? Inoltre chi ti dice che lei non ti stia ingannando? >> continuo recitando la mia parte al meglio, lasciando trasparire disapprovazione e timore nella mia voce, mentre poggio una mano sulla spalla del mio amico. So essere una brava attrice quando desidero qualcosa.
Alexandra si volta verso di noi tendendo una mano verso il suo pupillo: << Vieni da me, mio caro... >>
Il ragazzo annuisce e fa per incamminarsi verso di lei, ma io lo fermo per un braccio: << Non farlo, è una trappola. >> lo imploro con gli occhi lucidi per donare ancora più credibilità alla farsa. Thomas scruta il mio sguardo con disappunto e poi si libera dalla presa con uno strattone. Infine raggiunge la contessa prendendole la mano e avvicinandosela alle labbra per baciarne il pallido dorso: << Sono ai vostri ordini, mia regina. >> dice in un sussurro colmo di devozione.
La vampira sorride soddisfatta per essere riuscita a riprendersi uno dei suoi migliori soldati: << Sai cosa fare. >>
<< Puoi ben dirlo. >> il ragazzo l'attira a sé con la mano con cui la stava tenendo e tira fuori il pugnale in legno puntandolo contro al cuore.
<< Lasciate subito andare gli esseri umani, altrimenti la ucciderò! >> esclama a gran voce.
Le guardie non muovono un solo muscolo, anzi stringono ancora di più la presa sugli ostaggi in segno di sfida. La vampira scoppia in una risata fragorosa che si disperde per il salone. All'improvviso si erge una nebbia oscura che riesce a celare la sua figura, la quale risale velocemente le scale per poi riacquisire le proprie sembianze.
In quel momento Sebastian ne approfitta per lanciare un coltello in direzione del suo cuore, ma lei lo prende al volo con una mano e ne stringe il manico, frantumando l'arma in mille pezzi e provocando un forte boato.
<< Uccideteli tutti! >> urla furiosa con un gesto della mano, mentre i suoi occhi rossi ardono come il fuoco e poi svanisce nuovamente in quella strana nebbia.
I vampiri avvicinano pericolosamente le loro zanne al collo degli umani. Il corvino decide di intervenire sferrando decine di coltelli che vanno a conficcarsi nella testa e nelle braccia di alcuni degli assassini delle prime due file, mentre altri finiscono in cenere poiché colpiti al cuore da dietro.
Io e Thomas aggiriamo di corsa i succhiasangue ancora vivi delle ultime due file prima che si riprendano e li sorprendiamo alle spalle, trapassando le loro carni con le nostre armi.
Gli schiavi ora liberi fuggono spaventati nascondendosi dietro alcune colonne in pietra.
Il maggiordomo è alle prese con tre vampiri, i quali si sono liberati della zavorra per potersi dedicare a lui.
Poco dopo anche altri prendono il loro esempio, spezzando il collo degli ostaggi o prosciugandoli del loro sangue con rapidità sotto i miei occhi attoniti, senza avere la possibilità di fermarli.
La vista di quei gesti orrendi e il forte odore di sangue mi immobilizzano sul posto.
All'improvviso sento il mio corpo venire avvinghiato da qualcosa: abbasso immediatamente lo sguardo apprendendo che si tratta delle braccia di un vampiro possente. Mi dimeno con tutte le mie forze cercando di liberarmi dalla sua presa, ma invano.
Il bruto mi stringe ancora di più nella sua morsa provocandomi alcune fitte di dolore, costringendomi così a urlare e a lasciar cadere il paletto sul pavimento.
<< Ora voglio sentire le tue ossa che si rompono! >> esordisce con voce roca e profonda per poi ridere sguaiatamente.
<< Miss Katreena! >> mi chiama il demone dirigendosi velocemente verso di me, però poco prima di riuscire a raggiungermi viene circondato da altri quattro vampiri. Allora cerco disperatamente Thomas con gli occhi, ma anche lui purtroppo è impegnato con due creature della notte: questo significa che dovrò cavarmela da sola.
Chiudo gli occhi e butto la testa all'indietro con tutte le mie forze, colpendo duramente quella dell'uomo, il quale mi lascia andare, stordito dall'attacco. Nonostante il dolore procuratomi approfitto del suo intontimento per raccogliere l'arma ed uccidere il bestione con un colpo deciso. Soddisfatta della mia piccola vittoria e con l'adrenalina in corpo, sfreccio verso un giovane vampiro schivando agilmente il suo pugno, centrando infine il suo punto debole.
Ad un certo punto odo la porta principale aprirsi, così volgo lo sguardo verso l'entrata e vedo il mio maggiordomo varcare la soglia.
<< Walter, porta subito i sopravvissuti in salvo! >> gli ordino indicandoli con l'indice della mano destra.
Lui obbedisce e si dirige da loro per guidarli allo scoperto verso l'uscita, ma mentre si trovano tutti a metà percorso, qualcosa di appuntito attraversa la stanza a gran velocità, diretto verso un ragazzino. Il mio servitore se ne accorge appena in tempo e vi s'interpone, sacrificando la propria vita per lui. Subito dopo una pioggia di quelle che ho compreso essere delle frecce di legno, vanno a colpire i pochi uomini, donne e ragazzini che si erano salvati.
<< No! >> grido sconvolta per ciò a cui ho appena assistito.
Bruciante di rabbia, mi affretto ad alzare lo sguardo verso le balconate della villa, cercando i responsabili di quella carneficina: da lì vi scorgo circa una ventina di vampiri muniti di balestra, i quali circondano totalmente l'area. Anche Sebastian e Thomas se ne accorgono mentre mi raggiungono totalmente illesi accanto alla scalinata dopo aver eliminato gli ultimi due aguzzini rimasti.
La risata della contessa risuona per la sala, ma di lei non v'è alcuna traccia, nè al piano terra e nemmeno a quello superiore; inoltre l'eco rende difficile capire da quale direzione provenga nonostante l'udito sviluppato.
<< La vostra impresa sarà inutile. Morirete qui ed ora come il vostro amico e quelle piangenti sacche di sangue! >> esclama lei con arroganza mentre i balestrieri caricano le loro armi.
<< Cosa facciamo ora? >> domando telepaticamente a Sebastian, il quale si trova alla mia sinistra, senza distogliere lo sguardo da quelli.
<< Suggerirei di evitare tutti i dardi e salire al piano superiore per eliminare i vampiri solo quando avranno finito le munizioni. >> dice rispondendo alla mia domanda.
<< Mi sembra un'ottima idea. >> acconsente Thomas con un pizzico di sfida nel tono della sua voce mentre si mette in guardia.
Noto che i vampiri al piano superiore hanno caricato le balestre in pochi secondi e ora le stanno puntando contro di noi.
<< Adesso! >> esclama il corvino effettuando un salto laterale per schivare alcuni dardi scoccati dai balestrieri della balconata alla mia sinistra. Io e Thomas lo imitiamo subito con balzi e capriole, evitando i loro colpi con successo. Dopodiché vedo con la coda dell'occhio il maggiordomo prendere una freccia al volo e restituirla al legittimo proprietario.
<< Katreena, dietro di te! >> urla improvvisamente il mio amico. Mi volto di scatto e sgrano gli occhi nel vedere un dardo a pochi centimetri da me. Schivarlo mi è ormai impossibile, così tento di afferrarlo, ma a causa del panico la mia mano destra si chiude troppo tardi, lasciando che quello avanzi inesorabile. Un dolore lancinante alla spalla sinistra e l'impeto del colpo mi fanno perdere l'equilibrio, atterrandomi sul pavimento. Scorgo sulla balconata di fronte a me un vampiro sogghignante puntarmi contro la sua balestra, mentre i suoi occhi ambrati si concentrano sul bersaglio. Attendo che lui prema il grilletto sull'arma prima di spostarmi lateralmente, facendo sì che il verretto vada a conficcarsi sulla superficie di marmo. Dopodiché porto una mano sulla spalla ferita ed estraggo la freccia con decisione, strappandomi un gemito. Il sorrisetto del tiratore svanisce quando apprende di non avermi colpita e che molto probabilmente quella era la sua ultima munizione. Divertita da ciò e notando che i suoi compagni sono impegnati con Thomas e Sebastian, raggiungo il balestriere con un balzo e lo sbatto contro al muro con forza. Il vampiro si dibatte per cercare di sfuggire alla mia presa sul suo collo e prima di dargli la possibilità di contrattaccare con un calcio, affondo il paletto nel suo cuore, sorridendo soddisfatta mentre guardo il suo corpo andare in cenere. Osservo poi la mia ferita notando che quella si è completamente rimarginata e non mi dà più alcun dolore.
Il mio amico mi raggiunge dalla balconata opposta seguito dal corvino, accorgendomi che il primo si è procurato una ferita superficiale alla guancia destra e alcuni strappi sulla camicia, mentre il secondo solo qualche graffio sul viso.
<< Katreena, per fortuna stai bene... >> esclama Thomas con sollievo abbracciandomi: << Ero così preoccupato quando ti ho vista nelle grinfie di quel bruto. >>
Io ricambio il gesto per poi sorridergli con furbizia: << Avevo tutto sotto controllo. >> rispondo con finta arroganza strappando una leggera risatina al mio amico.
<< Ben fatto signorina. >> si complimenta Sebastian per poi aggiungere: << Ora ci rimane solo la contessa. >>
Iniziamo così a perlustrare le stanze del primo piano senza però trovare l'artefice di quest'incubo, dato che non siamo in grado di percepire la sua presenza all'interno della villa. Il silenzio che è subentrato e il fatto che la contessa potrebbe sbucar fuori cogliendoci di sorpresa mi rendono inquieta, tanto che sento il mio respiro farsi pesante, il che è strano, visto che quando sono nella mia forma di vampiro non necessito di ossigeno.
Dopo una decina di minuti di ricerche inutili, ci spostiamo al secondo piano facendo ancora più attenzione a ciò che vediamo e sentiamo, certi di essere prossimi al nostro obiettivo. Setacciamo le varie camere da letto lì presenti e la stanza da bilardo, ma di Alexandra non v'è alcuna traccia. A questo punto inizio a pensare che possa essersi data alla fuga, poiché non avrebbe motivo di rimanere dopo che il suo esercito è stato decimato. Nonostante ciò percorro con Sebastian e Thomas uno dei corridoi adornati da pareti in marmo nero e un tappeto rosso bordeaux (completamente diversi da quelli del piano inferiore, i quali sono più luminosi) che conduce a una porta chiara con intarsiata una rosa nera dell'ultima stanza che non abbiamo ancora visitato.
Una volta raggiunta, il mio amico d'infanzia poggia una mano sulla maniglia d'oro e l'abbassa. Ci siamo, il momento è giunto. Impugno il paletto e varco la soglia dopo di lui, notando che si tratta un salotto arredato con mobili sfarzosi, illuminato dalla flebile luce di alcune candele poste su un tavolino in legno finemente decorato.
Di fronte a quello, vi scorgo la contessa seduta composta su un divanetto intenta a bere alcuni sorsi di sangue da un calice; la penombra causata dalla poca luce presente nella stanza rende la vampira ancora più affascinante e pericolosa, evidenziando le sue unghie lunghe, le dita affusolate, i canini aguzzi e gli occhi rossi come la bevanda di cui si sta nutrendo con grazia, donandole un'aura più cupa del cielo nuvoloso di questa notte.
<< Dunque siete riusciti a sconfiggere i miei uomini migliori... >> constata Alexandra mentre poggia il calice sul tavolino: << ...ma non sarete così fortunati con la sottoscritta. >> asserisce sprezzante soppesandoci con lo sguardo, per poi alzarsi lentamente dal divano senza perderci di vista nemmeno un istante.
<< Se siamo arrivati fin qui, significa che possiamo eliminare anche te. Inoltre noi siamo in tre mentre tu sei rimasta da sola, perciò non hai alcuna possibilità di uscirne vittoriosa. >> replica il giovane vampiro guardando la donna con astio. Dopo le sue parole, la contessa emette un lungo sospiro: << Thomas, tu non hai idea dei poteri che posseggo. >> sibila minacciosa rispondendo al suo sguardo con altrettanto rancore.
<< Ora ve li mostrerò e infine mi occuperò di mandarvi all'altro mondo, così che possiate raggiungere il vostro amico Walter. >> aggiunge con malignità guardandomi negli occhi.
<< Pagherai per avermi strappato i miei cari! >> esclamo adirata sentendo il sangue ribollirmi nelle vene pensando ai miei genitori e ricordando la morte del mio sergitore a cui ho assistito poco fa.
Per tutta risposta, la donna incurva le labbra in un mezzo sorriso: << Che cosa aspetti? Attaccami. >> risponde lei per provocarmi e riuscendoci appieno. Colma di risentimento, impugno il paletto con una presa salda e scatto velocemente nella direzione della vampira, la quale si trova alla destra del tavolino. Utilizzo tutta la mia forza per arrivare al suo gelido cuore, ma lei riesce a bloccarmi il polso sinistro nella morsa della sua mano destra: << Tutto qui? >> chiede la vampira con derisione per poi darmi una ginocchiata all'addome, scaraventandomi contro a un muro della stanza provocandovi così numerose crepe.
<< Katreena! >> mi chiama Thomas, il quale però non fa in tempo a muovere un solo muscolo, che la contessa gli si para di fronte e lo afferra per il collo, sollevando il vampiro senza alcuna difficoltà: << Dunque, come potrei torturarti per farti soffrire il più a lungo possibile? >> si domanda mentre il mio amico cerca di liberarsi affondando gli artigli nella carne di Alexandra, ma lei rimane impassibile dalla ferita che lui le ha procurato.
A quel punto interviene Sebastian che lancia un coltello alle spalle della nobile, ma prima che la raggiunga si gira con il ragazzo tra le sue grinfie per farle da scudo umano. Fortunatamente l'arma va a conficcarsi nella zona lombare sinistra.
<< Dovresti fare attenzione. Avresti potuto eliminare uno dei tuoi alleati. >> lo ammonisce divertita per poi gettare Thomas sul tavolino, che va a finire in mille pezzi.
<< Non temere, maggiordomo. Ora mi dedicherò anche a te. >> miagola lei con un sorriso malizioso.
Quando sento che la ferita alla tempia destra e un paio di fratture interne si sono rimarginate quanto basta per potermi muovere di nuovo, accorro dal mio amico, il quale è riuscito ad estrarre il coltello, e lo aiuto ad alzarsi.
All'improvviso sento il rumore di vetri che vanno in frantumi e nel voltarmi noto che Sebastian e Alexandra non sono più presenti nella sala. Io e Thomas ci affrettiamo a raggiungerli saltando giù dalla finestra, approdando così nel retro dell'edificio, caratterizzato da un cortile immenso dal suolo sterrato e privo di vegetazione; sul muro in pietra vi sono rampicanti e spine pungenti.
Davanti a me scorgo il corvino e la vampira impegnati in un combattimento corpo a corpo, composto da pugni, calci e salti acrobatici. I due esseri si muovono così velocemente che devo sforzarmi a non sbattere mai gli occhi per non perderli di vista, nonostante stia usando i miei poteri; inoltre la figura di Sebastian appare indefinita, simile ad un'ombra.

<< Tu non sei un vampiro. La tua oscurità è più nera della notte e i tuoi occhi sono affilati, simili a quelli di una bestia. Che cosa sei in realtà? >> esclama la donna dopo che i due si sono fermati l'uno di fronte all'altra, dandomi modo di vedere chiaramente il maggiordomo nell'aspetto che conosco.

"Devo essermelo immaginato."

<< Avete ragione. Infatti io sono un diavolo di maggiordomo. >> risponde lui usando un tono di superiorità e sfoggiando un sorriso beffardo sulle labbra.

Irritata dalla superbia del corvino, la contessa soffia come un gatto mostrando i lunghi canini per poi tornare all'attacco.

<< Andiamo Katreena! >> esclama il mio amico riportandomi alla realtà. Annuisco e ci dirigiamo velocemente dal maggiordomo.
<< Bene, sono lieta che abbiate deciso di unirvi al divertimento. >> esordisce la contessa mentre si pulisce un rivolo di sangue dal labbro inferiore con l'indice della mano destra per poi leccarlo.
Nel frattempo Thomas ed io ci posizioniamo rispettivamente lui alle spalle di Alexandra ed io alla sua sinistra, mentre Sebastian si trova di fronte a lei.
Restando completamente immobile, la contessa sposta lo sguardo dal corvino a me, la fronte corrugata e gli occhi molto proboabilmente intenti a studiare un metodo per poterci mettere fuori gioco.
Ad un tratto la nobile compie un movimento rapido usando il potere della nebbia oscura trovandosi di fronte al giovane vampiro per assestargli un pugno al viso. Nonostante la velocità, lui riesce a schivarlo all'ultimo momento e poi tenta di pugnalare il nemico, ma quello si smaterializza nuovamente.
Sebastian ne approfitta per avvicinarsi a lei e con mia grande sorpresa riesce ad afferrarla per poi scagliarla al suolo con forza, provocando una piccola conca. Alexandra torna alla sua forma corporea e si rialza subito dopo per poi sfrecciare verso di me, mostrando gli artigli affilati e digrignando i denti come una bestia feroce. Io rispondo alla sua provocazione andandole incontro e mi abbasso solo quando lei si trova a pochi metri da me, affondando successivamente il paletto nel suo petto. La vampira sgrana gli occhi, ma quando apprende che la punta dell'arma non le ha raggiunto il cuore, sorride diabolicamente e mi graffia il viso con un fendente, vendicandosi del torto subìto. Mentre Alexandra estrae l'arma dal suo corpo e la getta via, noto Thomas sorprendere la donna alle spalle mordendole il collo per dilaniarne la carne, strappandole così un urlo disumano.
Il corvino ed io attacchiamo la vampira con calci e pugni, ma quella riesce a bloccare i nostri colpi nonostante il dolore atroce che sta provando. Ad un certo punto lei si lascia cadere di peso al suolo e riserva una gomitata al fianco del mio amico riuscendo a liberarsi dalla sua presa.
Senza nemmeno darle il tempo di riprendersi, raccolgo il paletto da terra e mi posiziono a cavalcioni sulla donna, impugnando l'arma con entrambe le mani: << Muori una volta per tutte! >> esclamo per poi abbassare vigorosamente le braccia, ma proprio quando sto per colpirla, lei si dissolve in nebbia cogliendo me e Thomas alla sprovvista. Lui tenta di fermare il colpo prendendomi i polsi, ma data l'energia con cui ho sferrato l'attacco, la punta va a penetrargli la carne raggiungendo il cuore.
Spalanco gli occhi attonita per ciò che ho fatto mentre il mio amico inizia a sputare sangue. Presa dal panico, estraggo l'arma e premo le mani sul suo petto sperando che possa salvarsi in qualche modo.
Una risata malevola echeggia nella notte: << Ben fatto Katreena, complimenti! >> esordisce la vampira alle mie spalle applaudendo con entusiasmo.
Poco dopo noto Sebastian accorrere da me: << Ti prego salvalo. Dagli il tuo sangue. >> lo imploro con voce tremante e il viso rigato dalle lacrime. Il corvino obbedisce tirandosi su la manica della giacca e quella della camicia per liberare il polso.
<< Ormai non c'è più nulla che voi possiate fare per lui. Morirà in poco tempo ma con inaudita sofferenza, poiché il paletto ha raggiunto solo una parte del suo cuore e la ferita andrà degenerando ad ogni secondo che passa. Un modo crudele di andarsene. >> sentenzia lei delizata avvertendo il suo sguardo arrogante ed altezzoso su di me.
<< Mio caro Thomas, sapevo che questa ragazza sarebbe stata la tua fine. >> conclude sprezzante per poi ridere sommessamente.
Nel frattempo un forte calore s'insinua alla bocca dello stomaco, facendo sparire il tremore alle mani che avevo fino a poco fa. Mi alzo con determinazione, digrignando i denti: << Sebastian, pensa tu a Thomas. >> mi giro verso la contessa: << Mi occuperò io di quest'essere immondo. >>
Questa volta però il maggiordomo si rifiuta di darmi ascolto: << No signorina. Con tutto il dovuto rispetto, lei è troppo forte per voi. >>
Udendo quelle parole gli rivolgo uno sguardo truce: << Sarò io ad ucciderla! >> sbotto furiosa percependo quel calore farsi sempre più intenso, dandomi la sensazione di star bruciando. Fiamme ed oscurità ardono nel mio corpo in un armonioso caos, smanioso di essere liberato dalle catene del raziocinio e del controllo.
<< Molto bene signorina... >> risponde infine il demone arrendendosi ma guardandomi con sorpresa, forse per aver avvertito il cambiamento che ho subìto in così poco tempo.
<< Katreena, fa' attenzione... >> dice Thomas in un sussurro, alché io gli rispondo con un cenno del capo, tornando successivamente a concentrarmi sull'obiettivo.
<< Se credi di potermi battere solo perché hai aumentato di poco il tuo potere, sei solo un'illusa. >> interviene la vampira guardandomi negli occhi.
<< Questo lo vedremo! >> replico per poi correre verso di lei priva del paletto, determinata nel porre fine alla sua miserabile vita con l'ausilio dei miei soli poteri.
<< Sei solo una stolta! >> esclama quella mirando al mio petto con la mano destra, ma io la evito inarcando la schiena all'indietro. Dopodiché gliel'afferro compiendo una piroetta su me stessa, slogandole il braccio. La vampira indietreggia di poco e geme dolorante, ma non si dà per vinta: infatti subito dopo si scaglia nuovamente su di me, riservandomi una ginocchiata all'addome, il cui impatto non mi procura alcun danno suo malgrado.
<< Com'è possibile? Ti ho colpita usando tutta la mia potenza... >> esclama lei con gli occhi sgranati.
<< Allora dovresti riprovare con più decisione... >> afferro la contessa per le spalle: << Per esempio così! >> e le restituisco il favore, ma causandole un dolore insopportabile, tanto da farla inginocchiare. Prendo la vampira per i capelli aiutandola a rialzarsi e la colpisco al volto con un pugno ben assestato, rompendole il naso; del sangue inizia a scorrere copiosamente.
<< No, mi rifiuto di credere che tu sia diventata così forte in così poco tempo. >> esordisce incredula la donna coprendosi il naso con la mano funzionante.
<< Non può essere! >> urla fuori di sé apprestandosi a colpirmi nuovamente, ma in quel momento decido di farla finita afferrandola per il collo e puntando gli artigli verso il suo petto.
Avverto per un istante la sua energia che mi attraversa la mano e a giudicare dall'espressione terrorizzata di Alexandra con gli occhi dilatati e le labbra schiuse, mi rendo conto che ha appena tentato di usare il potere della nebbia senza però riuscirci.
<< Questo è per i miei genitori e per Walter! >> urlo a pieni polmoni per poi infiggerle il colpo di grazia raggiungendo il centro vitale con la mano ed estirpandolo dal suo petto con estrema soddisfazione. Il corpo di Alexandra va così in cenere andando poi a confondersi con il suolo sterrato. Vittoriosa, lascio cadere quella pietra chiamata cuore davanti a me e lo calpesto con un piede, riducendolo in poltiglia.
La mia sete di vendetta si affievolisce poco dopo, ridestandomi dallo stato di trance in cui ero entrata. Così mi affretto a raggiungere Thomas, il quale purtroppo non ha affatto una bella cera: il pallore si è fatto ancora più chiaro, la sua pelle è segnata da alcune vene grigie e contornate da diverse piccole crepe, mentre gli occhi smeraldo hanno assunto un colore azzurro chiaro.
<< Purtroppo la contessa aveva ragione. Il mio sangue non gli ha fatto alcun effetto. >> mi riferisce Sebastian desolato tenendo lo sguardo basso sul mio amico.
Serro la mascella e deglutisco con forza per scacciare il groppo in gola che mi si è formato: << Dammi un fazzoletto per favore. >> chiedo al corvino tendendo la mano verso di lui, il quale non tarda a porgermelo.
Sollevo con delicatezza la testa del giovane vampiro poggiandola sulle mie gambe: << Mi dispiace, è stata tutta colpa mia... >> mormoro con voce rotta dal pianto imminente, mentre gli pulisco le labbra macchiate di sangue
<< No, è stata Alexandra. Tu non c'entri. >> risponde lui con difficoltà sfiorandomi la mano tremante che ho poggiato sulla sua guancia. Nel sentire il suo tocco, lascio andare le lacrime, singhiozzando disperata.
<< Shh non piangere. Le lacrime non ti si addicono. >> sussurra rivolgendomi un mezzo sorriso.
Gli prendo la mano tra le mie stringendola con affetto e mortificazione per avergli fatto una cosa simile anche se si è trattato di un incidente.
Ad un certo punto vedo Thomas cercare di sollevarsi con la mano libera per avvicinarsi a me, emettendo alcuni gemiti. Nonostante sia confusa dal suo gesto, lo aiuto comunque sostenendolo per la schiena. Ora il suo viso si trova a pochi centimetri dal mio: << Katreena, ti ho sempre amata. >> mi carezza una guancia e poggia delicatamente le proprie labbra sulle mie, baciandomi con dolcezza e affetto. Sgrano gli occhi sorpresa dalla sua azione; le sue labbra riescono a trasmettermi calore nonostante siano divenute gelide.
Mi accorgo con orrore che buona parte della metà inferiore del corpo del vampiro si è incenerita, mentre ora è la mano poggiata sul mio viso a dissolversi.
"Thomas, non andare..."
"Addio, Katreena."
Il ragazzo scosta le sue labbra dalle mie sorridendomi con gli occhi lucidi per poi svanire completamente.
<< No... Thomas... >> lo chiamo tra i songhiozzi affondando le mani nel terreno per cercare di afferrare le sue ceneri.


Alcune gocce d'acqua iniziano a cadere dal cielo nuvoloso, le quali si fanno numerose in poco tempo dando vita ad un vero e proprio temporale.
<< Perché?! Perché mi hai dovuta lasciare anche tu?! >> urlo devastata dal dolore mentre alzo la testa verso il cielo, riuscendo a sovrastare lo scroscio impetuoso della pioggia.

[ Nuvole di insicurezza mi oscurano
Rassicurandomi
La nebbia della disperazione
Che sgocciola sulla mia pelle ]

Alla fine vendicarmi dei miei genitori ha portato solo ad altra morte e sfortunatamente non vi è modo di tornare indietro per cambiare ciò che è accaduto in questa notte infausta. Ogni sacrificio compiuto per salvare i miei cari si è rivelato vano. A questo punto avrei preferito rimanere a Blackpool e morire con la mia famiglia.
Mentre questi pensieri mi attraversano la mente, sento il mio cuore spezzarsi in mille pezzi e la mia anima tingersi di un'oscurità più buia e terrificante dell'oblìo stesso, bramosa di voler sparire da questo mondo fatto solo di bugie e sofferenza.
<< Signorina, dobbiamo tornare alla villa... >> esordisce Sebastian con solennità facendo un passo verso di me.
Io non lo degno nemmeno di uno sguardo: << E una volta lì cosa ne sarà della mia vita? >> gli chiedo alzandomi con difficoltà a causa del tremore alle gambe provocato dallo shock appena subìto, per poi liberare i capelli bagnati dallo chignon ormai disfatto.
Dopodiché mi giro verso il corvino: << Questa notte ho definitivamente perso tutte le persone a cui volevo bene! Ti sembra giusto?! >> gli urlo contro in preda a una crisi di nervi, riversandogli tutta la mia sofferenza mentre lui mi osserva con un'espressione seria in volto senza batter ciglio.
Non vedendo alcuna reazione da parte sua, inizio a colpire il demone con forza, riservandogli dei pugni al petto contenenti tutta la mia rabbia.
<< Perché è dovuto accadere? Cos'ho fatto per meritarmi questo?! >> esclamo sfogandomi su di lui senza ritegno e continuando a versare lacrime amare.

[ Ogni volta che arriva la pioggia per chiamarmi
Non riesco a smettere di cadere
Nell'oscurità - nella follia
Di un mondo privo di paura e dolore
Ogni volta che piove ]

La speranza di poter avere una vita pressoché normale con Thomas e Walter al mio fianco è andata in cenere proprio com'è accaduto a loro; e ora il solo pensiero di dover vivere l'eternità da sola mi attanaglia le viscere.
<< Non volevo questo! >>
Dopo alcuni minuti i miei colpi si fanno sempre più deboli e la mia collera si tramuta in un pianto disperato. Sfinita, mi accascio sul suo petto continuando a singhiozzare: << Desideravo solo che Thomas fosse felice... >> sussurro debolmente.
Poco dopo sento il maggiordomo cingermi in un abbraccio, ma sono ben consapevole che quel gesto non mi donerà alcun conforto. Nonostante ciò mi stringo comunque a lui, lasciando parola solo alla pioggia incessante.
Persino il cielo piange la perdita di quella che era stata la mia vita, poiché è ormai certo che più nulla sarà come prima.

*********************

Salve a tutti. Spero che stiate tutti bene nonostante questo brutto periodo e che stiate passando più tempo con le vostre famiglie.
Devo ammettere che questo capitolo è stato molto difficile da scrivere, perché innanzitutto ero indecisa se tenere la prima persona o narrare il tutto in terza, inoltre non sono pratica nel descrivere i combattimenti e direi che si nota parecchio ahah
Parlando della morte di Thomas, inizialmente l'avevo pensata con Alexandra che lo pugnalava usando la sua stessa arma, ma poi nell'abbozzare la narrazione mi è venuta fuori un'uccisione più drammatica.
Povera Katreena, non ha mai una gioia :')
Detto ciò vi saluto e ci vediamo al prossimo capitolo ;)

- KuroHeart

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Capitolo 16
*** Nuovi cambiamenti ***


 
<< Buongiorno signorino. >> il maggiordomo saluta Ciel mentre apre le tende. Per tutta risposta, il conte emette un sonoro sbadiglio dopo essersi seduto.
<< Quest'oggi ho preparato un Harrods' Oolong. >> dice Sebastian porgendo la tazza di tè fumante al ragazzino, il quale non tarda a prenderla tra le mani.
<< Com'è andata la missione? >> chiede al corvino andando subito al punto, soffiando poi sulla bevanda calda per raffreddarla.
<< La contessa Brimstone ed i suoi seguaci sono stati definitivamente eliminati, ma a caro prezzo. >> gli riferisce il servitore mentre si appresta a prendere il cambio di abiti del nobile dall'armadio.
Ciel guarda Sebastian con perplessità, inarcando un sopracciglio: << Cosa intendi dire con questo? >> domanda subito dopo per poi prendere un sorso di tè.
<< Sfortunatamente gli esseri umani rimasti all'organizzazione erano stati presi come ostaggi e non abbiamo avuto modo di impedire che venissero uccisi. Inoltre il signor Walter e il barone Hill hanno dato la loro vita in questa impresa. >> risponde lui desolato.
Per poco al conte non va di traverso la bevanda dopo aver sentito quelle parole: << Com'è potuto accadere? >> esclama incredulo squadrando il suo servitore con severità.
Sebastian poggia una mano sul petto e abbassa leggermente il capo: << I vampiri presenti erano numerosi e ben addestrati, oltre che molto forti. Mentre la contessa era anche astuta e ben consapevole dei suoi poteri. >>
<< Forti anche per uno come te? Stento a crederlo. >> replica incrociando lo sguardo del suo servitore.
<< Ma come ben sapete io non posso mentirvi, signorino. >> gli ricorda lui.
Ciel sospira e riprende a bere: << Immagino che ora miss Katreena sia distrutta dal dolore. >> dice dopo aver finito il tè.
<< È così. >> risponde solenne il corvino mentre prende la tazzina vuota per poggiarla sul vassoio.
Poco dopo il ragazzino rimuove le coperte e si siede. Sebastian nota che il conte si è portato una mano al mento e tiene lo sguardo basso con fare pensieroso: << Avete in mente qualcosa? >> gli domanda iniziando a vestirlo.
<< Sebastian, dopo voglio che tu chieda a miss Katreena di venire nel mio studio alle tre di questo pomeriggio. >> ordina senza rivelargli il motivo di ciò.
<< Come desiderate. >> obbedisce il maggiordomo mentre continua a vestire il nobile, ipotizzando che possa trattarsi del futuro della ragazza, dato che il caso è ormai concluso.
Non appena si rende conto che lei dovrà lasciare la residenza, Sebastian viene colpito da una morsa alla bocca dello stomaco e una sensazione di angoscia lo pervade, disorientandolo completamente. Il demone non comprende il motivo di una tale reazione, tanto che le sue mani indugiano ad abbottonare gli ultimi bottoni della camicia di Ciel.
"Cosa mi prende così all'improvviso?" si chiede seriamente preoccupato.
<< Sebastian, ti sbrighi? Non ho tutta la giornata. >> lo rimprovera il conte aggrottando le sopracciglia.
Il maggiordomo si scusa nascondendo il proprio turbamento e finisce di vestire il signorino.
 
************************************
 
Raggomitolata sotto le coperte e con gli occhi gonfi di lacrime, rivedo le immagini delle persone che vengono eliminate dai vampiri e infine la morte di Walter e Thomas. Queste scene mi hanno perseguitato per tutta la notte, portandomi quasi sull'orlo della pazzia, ma chiedendomi come sia riuscita a non urlare. Sebastian non si è nemmeno avvicinato alla mia stanza per controllare come stavo, forse per lasciare che dessi liberamente sfogo a tutto il mio dolore, oppure perché non è in grado di confortare qualcuno vista la sua natura. Persino la mia nemesi non ha fatto la sua comparsa per esprimere la sua delusione o magari divertirsi a beffarsi di me come ha sempre fatto.
Ora un nuovo giorno è arrivato, ma nonostante ciò io non ho la minima intenzione di viverlo. Dopotutto che senso avrebbe farlo? Così mi rigiro nel letto e volgo lo sguardo verso il vuoto, incapace di formulare qualunque pensiero e con il cuore spezzato, colmo solo di dolore e solitudine.
 
**********************
 
Sistematami alla meglio con i capelli raccolti in uno chignon, gli occhi arrossati privi di trucco e un abito blu scuro, mi reco dal Conte Phantomhive come riferitomi dal suo maggiordomo. Dopo aver ricevuto il consenso del primo, entro nello studio e vi prendo posto, notando immediatamente che il demone non è presente nella stanza.
<< Buon pomeriggio miss Katreena. >> esordisce Ciel dopo aver alzato lo sguardo da un documento.
<< Buon pomeriggio a voi, Conte. Di quale argomento desiderate parlarmi? >> gli chiedo andando dritta al punto senza troppi complimenti.
Il ragazzino capisce l'antifona mettendo da parte il foglio su una piccola pila di documenti.
Dopodiché mi rivolge lo sguardo:
<< Vi ho convocata per parlare di ciò che vorreste fare ora che il caso è stago risolto. Avete qualche idea? >>
Ecco la domanda che temo e a cui non so rispondere. << Io... >> comincio: << ...no purtroppo. Sapete, ho perso i miei cari e la mia casa così in fretta che mi è impossibile pensare al futuro senza prima aver elaborato tutto questo. >> la mia voce s'interrompe a causa di un fastidioso groppo alla gola che fortunatamente riesco a scacciare deglutendo a forza: << Solo la notte scorsa Thomas e Walter... >>
Il Conte mi anticipa: << Sono stati uccisi. Lo so. Sebastian mi ha aggiornato al riguardo. Mi dispiace per la vostra perdita, ma in questo momento dovete pensare alla prossima mossa. >> fa una pausa per poi riprendere a parlare: << Voi non possedete più un titolo nobiliare e siete un vampiro che non è in grado di controllare la propria sete di sangue. Ciò che ho detto è corretto? >>
Mi stringo nelle spalle e annuisco: << È così. >>
<< Per questo ho una proposta da farvi. >> dice lui subito dopo.
Le sue labbra s'incurvano in un mezzo sorriso: << Cosa ne direste di lavorare per me come domestica? In questo modo avreste un tetto sopra la testa, uno stipendio e tutto il sangue di cui necessitate. Non sareste obbligata a servirmi per sempre. Infatti quando avrete guadagnato abbastanza per vivere indipendentemente e avrete risolto il problema del nutrimento, potreste lasciare la residenza se lo vorrete. >>
Mi spiega Ciel con fermezza e sicurezza sia nel tono della voce che nello sguardo. Io rimango basita dalla sua offerta: << Ma Conte, io non ho alcuna esperienza in... >> lui mi interrompe subito: << Non dovete preoccuparvi. Sebastian penserà ad insegnarvi tutto il necessario. >>
"Perché proprio lui? Non potrebbe aiutarmi Mey Rin?"
Serro la mascella, contrariata al pensiero che dovrei passare più tempo con il corvino se accettassi il lavoro.
<< Vi do tre giorni di tempo per pensarci. Inoltre c'è un'altra cosa di cui vorrei parlarvi... >>
 
**********************
 
<< Vi chiedo scusa signorina, ma non sono riuscito a trovare un biglietto in terza classe a causa del poco preavviso. >> dice Sebastian mentre prende posto sul sedile di fronte a me.
<< Non importa. >> rispondo volgendogli un'occhiata fugace per poi osservare il paesaggio inglese scorrere velocemente.
Ricordo di aver viaggiato in treno solo una volta quando avevo quattordici anni. I miei genitori avevano pensato di fare una piccola vacanza di famiglia, ovviamente portando anche Thomas con noi, in un grazioso paesino a sud di Blackpool.
Là mio padre possedeva una piccola casa ereditata dai miei nonni. In quel luogo abbiamo avuto modo di riposare le nostre menti dalla frenesia della città e riflettere sull'importanza della vita, dopo ciò che era accaduto ai genitori di Thomas e condividere i bei ricordi che avevamo di loro.
Ora invece sono diretta a Blackpool per dare un ultimo saluto alla mia famiglia.
 
<< Ma Conte, non posso permettermi una spesa simile. >> ho risposto dopo la sua offerta.
<< Non dovete preoccuparvi di questo, ma solo di andare a trovare i vostri cari. >> ha replicato lui pacato.
<< So cosa significa perdere improvvisamente chi si ama e per questo voglio darvi questa occasione. >>
Le parole di Ciel impresse nella mente mi sorprendono ancora. Non credevo che sarebbe arrivato a tanto per una persona che conosce da poco.
 
Dopo cinque ore di viaggio io e il maggiordomo giungiamo finalmente alla stazione di Blackpool.
Il corvino chiama una carrozza e così ci dirigiamo al cimitero della città, dove sono sepolti i miei genitori.
 
Arrivati davanti al cancello aperto, mi giro verso Sebastian: << Ora desidero che mi lasci sola. >>
Successivamente mi incammino all'interno mentre il corvino rimane fermo sul posto. Percorro il sentiero iniziale cercando con lo sguardo le tombe dei miei genitori.
Dopo una decina di minuti, giunge in mio aiuto il becchino, un uomo di mezza età dai capelli bianchi e corti, che indossa abiti scuri e consunti, il quale mi conduce gentilmente a destinazione.
Arrivo così su una piccola collina e tra le diverse lapidi leggo i nomi di mio padre e mia madre incisi nella pietra, con scritte le classiche frasi "Marito e padre amorevole" e "Moglie e madre devota."
<< La ringrazio signore. >>
<< È il mio lavoro. Condoglianze per la vostra perdita, signorina. >> risponde l'uomo per poi andarsene.
Torno a contemplare le due lapidi posandovi ai piedi un paio di rose rosse.
<< Madre... >> carezzo con mano tremante la scritta contenente il suo nome.
<< Padre... >> sussurro con gli occhi lucidi facendo lo stesso sulla sua lapide.
<< Mi dispiace così tanto... >> inizio a singhiozzare in preda al dolore straziante che il mio cuore sta provando.
<< Anche... >> faccio un respiro profondo per cercare di calmarmi: << ...anche Thomas e Walter se ne sono andati. >> finisco la frase con voce spezzata dal pianto.
<< Spero che vi siate ritrovati tutti nel posto in cui siete ora. In quanto a me, non so come potrò andare avanti, ma ci proverò. >>
Sussurro lasciando scorrere le lacrime: << Vi voglio bene... >> concludo infine per poi distogliere lo sguardo dalle lapidi, come se temessi di venir rimproverata dai miei genitori per non aver riportato Thomas e Walter a casa.
Resto in silenzio per alcuni minuti e in quel momento sento alcuni uccellini cinguettare felici di poter ricevere una giornata di sole nel nuvoloso autunno.
 
**************************
 
Recatami nella stanza di musica e dopo aver chiuso la porta, mi accingo ad aprire la custodia di un violino che non sia quello del Conte.
Durante il viaggio con Sebastian, il desiderio di suonare si era fatto molto forte, tanto che avrei voluto suonare direttamente in treno se avessi avuto lo strumento con me.
Non mi era mai successo prima d'ora: non sono mai stata una grande amante del violino per via della difficoltà che quello comporta, ma ora voglio averlo tra le mani per esprimere i miei sentimenti, espellendo la mia sofferenza anche con la musica.
Una melodia in particolare ha iniziato a risuonare durante il tragitto di ritorno; una musica per violino e pianoforte che io e Thomas avevamo scritto insieme, ma che non abbiamo mai avuto modo di eseguire per intero e alla quale non siamo riusciti a dare un titolo, a causa della sua imminente partenza.
Imbraccio finalmente lo strumento e inizio a suonare qualche scala ed arpeggio per scaldare e sciogliere le dita.
Alcuni minuti più tardi mi fermo, ripenso a quella melodia malinconica inspirando ed espirando profondamente e infine posiziono le dita della mano sinistra sulla tastiera.
 
https://www.youtube.com/watch?v=lbp8GaALXp8
 
Lascio che l'arco scivoli morbidamente sulle corde donando un senso di malinconia e nostalgia alle note, aiutandomi anche con il vibrato. Mentre suono, immagino l'accompagnamento del pianoforte, ricordando come Thomas lo eseguiva e con quale emozione. Per un attimo mi sembra quasi di vederlo nella stanza, seduto sullo sgabello del pianoforte scuro accanto a me, totalmente immerso nella musica.
 
Chiudo gli occhi lasciandomi trasportare dalla corrente, quando ad un certo punto mi accorgo che l'accompagnamento non è più nella mia mente, ma all'interno della sala.
Do un'occhiata veloce allo strumento a coda trovandovi Sebastian in carne ed ossa, intento a sfiorare i tasti con le dita prive dei guanti candidi. Sussulto appena trovandolo lì, ma non smetto di suonare con disinvoltura. Il maggiordomo alza lo sguardo incrociando il mio.
La sua espressione austera ed il suo portamento solenne ed elegante lo rendono ancora più affascinante, inducendomi a distogliere lo sguardo prima di bramare le sue labbra sulle mie, di sentire le sue braccia cingermi in un abbraccio, di farmi sua un'altra volta...
"Troppo tardi..."
Turbata da ciò che sto pensando, torno a dedicarmi all'esecuzione.
"Un momento. Come fa Sebastian a conoscere questa musica?" mi domando, realizzando però in seguito che molto probabilmente il corvino sta leggendo il mio pensiero come se fosse uno spartito.
La musica sta per volgere al termine e non appena la mia parte finisce, ascolto attentamente il finale del pianoforte eseguito con così tanta mestizia e dolcezza che i miei occhi si fanno lucidi per l'emozione, nonostante si tratti di poche e semplici note.
Il silenzio cala improvvisamente nella stanza. Commossa, rimango ferma sul posto senza dire nulla, osservando semplicemente il maggiordomo, il quale sembra rivolgermi un piccolo sorriso.
<< È una musica davvero bella, signorina. >> esordisce lui mentre si rimette i guanti per nascondere il simbolo del contratto con il suo padrone e le unghie nere.
<< Grazie. Immagino che tu conosca già la sua origine. >> rispondo io riferendomi al fatto che sia entrato nella mia mente. Nel frattempo pulisco l'arco dalla pece, riponendolo in seguito nella custodia assieme al violino.
<< Vi chiedo scusa per la mia impudenza. Non si ripeterà più. >> asserisce lui abbassando umilmente il capo.
Rimetto lo strumento al suo posto e mi volto verso di il corvino: << Sei perdonato. Dopotutto avevo bisogno di un accompagnatore. >> dico sorridendogli timidamente e le guance leggermente arrossite dopo aver eseguito con lui una musica che ho contribuito a comporre mettendoci il cuore.
 
<< Come si intitola? >> chiede poi il demone riferendosi al brano mentre viene verso di me.
<< Sfortunatamente non ha un titolo. Io e Thomas non siamo riusciti a dargliene uno, ma forse ora so come intitolarlo. >> faccio una pausa incrociando lo sguardo di Sebastian: << Forgive me. Credo sia appropriato dopo quanto accaduto. >>
Il corvino annuisce: << Sono d'accordo. Questo titolo rispecchia molto la musica che avete creato. >>
Sebastian poggia una mano sul mio viso, carezzandomi una guancia con il dorso; il suo tepore mi rassicura in un modo che non so spiegare.
All'improvviso una lacrima riga la mia guancia destra su cui Sebastian ha posato la mano.
<< Io... scusami... >> sorpresa dal suo gesto e scossa dalla reazione che ho avuto, lascio velocemente la stanza senza dare al corvino il tempo di replicare, andando a rinchiudermi nella mia camera.
 
*************************
 
Ho trascorso il giorno successivo crogiolandomi nel senso di colpa e nelle insolite sensazioni che provo quando penso a Sebastian, chiedendomi come lui sia arrivato ad essere così presente nella mia mente, ma soprattutto perché. Già, perché mi sento attratta da una creatura che non è in grado di amare? Questa è la domanda che mi ha perseguitato durante la giornata che ho trascorso principalmente nella mia stanza, avvolta nelle morbide e calde coperte.
Devo togliermelo dalla testa prima di arrivare a farmi male un'altra volta per colpa della mia ingenuità. Inoltre se accetterò l'offerta del Conte, l'ultima cosa che voglio è illudermi su un demone che come se non bastasse sarà il mio superiore.
 
<< Avanti... >> mormoro mentre mi trovo sulle punte, tendendo la mano più che posso per cercare di prendere un romanzo che si trova su uno scaffale troppo alto per me.
Subito dopo che tutti sono andati a dormire, io mi sono recata in biblioteca per passare del tempo in tranquillità.
<< È questo che volete? >> esordisce la voce del corvino alle mie spalle, il quale prende il libro al posto mio.
"Come non detto..."
<< Sì. Grazie... >> rispondo voltandomi verso di lui, quando Sebastian mi blocca premendo il suo corpo contro il mio.
<< Una scelta interessante. >> constata il maggiordomo riferendosi alla lettura che spero di accingermi a fare al più presto: una raccolta delle poesie più struggenti e romantiche del poeta lord George Gordon Byron. So che forse non dovrei leggere questo tipo di cose, ma desidero scoprire cosa provo esattamente per il corvino affidandomi ai versi del poeta.
<< Ora però vorrei leggerlo. >> replico infastidita oltre che imbarazzata.
Il demone emette una risata sommessa, così io ne approfitto per evadere dalla sua "gabbia" con l'intento di sgattaiolare lateralmente, quando però una sua mano mi afferra saldamente il polso sinistro.
<< Lasciami. >> gli ordino stizzita, ma purtroppo lui non mi dà ascolto e ripone il libro al suo posto.
A quel punto perdo la pazienza e mi trasformo per colpire alla meglio il petto di Sebastian con una gomitata, ma quello serve a ben poco, poiché il corvino non si è mosso di un millimetro e non mi ha lasciata andare. Anzi, così facendo l'ho incoraggiato a prendermi anche il polso destro, portandomi entrambe le braccia dietro la schiena.
<< Che cosa vuoi da me? >> gli domando irritata ma anche leggermente impaurita.
Il maggiordomo mi scosta di lato i capelli con la mano libera e inizia a depositare alcuni piccoli baci sul collo scoperto, ignorando così la mia domanda.
Poco dopo sale con le labbra verso il lobo dell'orecchio destro mordicchiandolo, e provocandomi alcuni brividi di piacere.
<< Vi desidero... >> mi sussurra con voce suadente, il suo respiro caldo sulla mia nuda pelle.
Impiego tutte le mie forze per mantenere la lucidità e non cedere alle sue tentazioni, ma con molta difficoltà.
<< Io però non ti voglio. >> replico tentando di avere un tono di voce fermo e neutro nonostante le sensazioni che lui mi sta provocando. Con la coda dell'occhio, noto Sebastian incurvare le labbra in un mezzo sorriso: << Non è ciò che avete pensato la notte scorsa, signorina. >>
Quelle parole mi colgono sul fatto, ma mi fanno comprendere che lui sia entrato più in profondità nella mia mente di quanto pensassi.
<< Lasciatemi annegare il vostro dolore nel piacere. >> continua sensuale mentre fa passare di fronte a me la mano libera sul collo per carezzarlo con lascivia, obbligandomi a portare la testa all'indietro, incontrando infine il suo sguardo malizioso risaltato dal suo caratteristico e ardente colore cremisi.
Sussulto quando avverto le dita del corvino stringere delicatamente il mio seno destro coperto dal tessuto dell'abito blu.
<< Smettila... >> mugolo nel percepire le sue labbra di nuovo sul mio collo, così come la mano che ora si è insinuata sotto il vestito e mi sta carezzando la coscia.
Dopodiché si dirige verso la mia femminilità per stimolarla con movimenti circolari da sopra il tessuto, lasciando che il mio ultimo barlume di lucidità venga inghiottito dal desiderio.
Piacevolmente stordita, socchiudo gli occhi e mi lascio andare sul corpo di Sebastian, sospirando sotto al suo tocco esperto.
Il corvino molla la presa sui miei polsi e mi prende il viso tra l'indice e il pollice, facendomi voltare la testa verso di lui. Le nostre labbra si incontrano dando vita ad un bacio carico di brama e passione, in grado di allontanare la tristezza e l'angoscia.
Presa dalla foga, mi giro verso di lui per intensificare la nostra unione, insinuando la lingua nella sua bocca sorprendendo così il maggiordomo, il quale però non tarda a rispondere. Gli afferro i capelli dietro la nuca mentre le nostre lingue s'intrecciano in una danza proibita.
<< Proprio come pensavo... >> dice lui malizioso dopo che ci siamo staccati con uno schiocco di labbra.
Successivamente Sebastian mi prende per mano conducendomi verso uno dei tavoli adibiti alla lettura... fino ad ora.
Mi siedo sulla superficie in legno e lascio che le mie labbra incontrino di nuovo quelle del corvino, mentre le mie mani si appoggiano sul suo petto muscoloso. Poi inizio a sbottonargli la giacca.
Come risposta alla mia audacia, lui scioglie i nodi che si trovano dietro al mio abito. Nel frattempo, dopo averlo privato del primo indumento, mi dedico subito al gilet, rimuovendolo senza problemi.
Quando però arrivo alla cravatta, ho qualche difficoltà a capire come scioglierla.
<< Vi aiuto io. >> si offre il maggiordomo poggiando le mani sulle mie e portandole in alto alle estremità del tessuto per poi tirarle, liberandosi così della cravatta.
Una volta fatto, Sebastian si porta una mano alle labbra rimuovendo la stoffa candida e lasciandola cadere sul pavimento. Quel gesto mi fa desiderare il demone ancora di più, così mi accingo a togliergli l'altro guanto con i denti proprio come ha fatto lui e gli strappo di dosso la camicia facendo saltare tutti i bottoni.
Il corvino mi guarda piacevolmente sorpreso da quel gesto.
Subito dopo mi avvento sul suo collo leccandolo e succhiandone la pelle, depositandovi alcuni segni violacei.
Intanto il maggiordomo mi priva del vestito e dell'intimo, denudandomi completamente. Dopodiché si libera dei pantaloni e infine mi fa sdraiare sul tavolo sovrastandomi con il suo corpo prestante.
Io gli sorrido furbamente e ribalto le posizioni con un movimento veloce usando i miei poteri: << Ora tocca a me. >> gli sussurro con lascivia e un pizzico di prepotenza.
Il corvino schiude le labbra intenzionato a parlare, ma io vi poggio l'indice per impedirgli di farlo.
Dopodiché mi appresto a baciargli il petto con lentezza estenuante, scendendo poi verso l'addome, facendo sospirare il demone di piacere. Poco prima di arrivare alla sua virilità, mi fermo bruscamente guadagnandomi un'espressione perplessa e piena di disappunto da parte del maggiordomo.
Rido sommessamente e poi riprendo a baciarlo, ma questa volta risalendo. Arrivata alle labbra, bacio Sebastian con passione mentre mi struscio su di lui, avvertendo l'eccitazione di entrambi farsi sempre più intensa e desiderosa di essere appagata.
Infatti subito dopo avvolgo l'intimità ormai dura del corvino tra le dita e la faccio entrare in me con un gemito soddisfatto, inizando così a muovere sinuosamente il bacino.
<< Katreena... >> sussurra lui ansimante, mentre afferra i bordi del tavolo con entrambe le mani, osservandomi completamente rapito.
"È stupendo..." penso, riferendomi sia ai brividi di piacere che sto provando, sia all'espressione del corvino. Mi abbasso a mordere lascivamente le sue labbra per poi mi rialzarmi e aumentare il ritmo in balìa della lussuria, ansimando senza controllo né pudore. Sebastian si morde il labbro inferiore e poi mi segue, cedendo anch'egli all'estasi.
Ormai al limite, inarco la testa all'indietro, poggiando le mani sul suo addome e urlando completamente travolta dalle scariche di piacere che stanno scuotendo il mio corpo. Il maggiordomo viene poco dopo, riversandosi in me con un grido.
Appagata e ansimante, torno umana e mi lascio andare su di lui, inspirando il suo dolce profumo.
<< Come mai siete rimasta trasformata mentre lo facevamo? >> chiede il demone circondandomi in un abbraccio.
<< Perché per la prima volta mi sono sentita a mio agio con quell'aspetto. >> gli rispondo dopo averci pensato su.
<< Capisco. Se lo desiderate potete bere il mio sangue. >> mi ricorda lui mentre copre entrambi con la propria giacca che ha raccolto da terra sporgendosi dal tavolo.
<< Non ce n'è bisogno, ma ti ringrazio. In questo periodo non sento più di tanto la sete di sangue. Mh... >>
Il maggiordomo inarca un sopracciglio: << Cosa? >>
Io sorrido e scuoto la testa: << Nulla, si tratta di una sciocchezza. >>
Lui mi sorride a sua volta carezzandomi il viso: << Mi piacerebbe sentirla. >>
<< D'accordo allora. Se i vampiri bevono sangue, allora perché questa viene anche definita fame? >>
Sebastian ridacchia coprendosi la bocca con una mano dopo aver sentito la mia domanda insensata.
<< Ti avevo detto che era una sciocchezza. >> esclamo ridendo con lui.
Trovo incredibile il fatto che io riesca a stare bene in sua presenza nonostante sia ben consapevole che Sebastian mi ha fatto cadere di nuovo nella sua trappola; ma il peggio è che questa volta ho voluto prendere l'iniziativa. Arrossisco violentemente nel realizzare di aver agito in quel modo e di star giacendo nuda con lui su uno dei tavoli della biblioteca.
<< Ammetto che non avete tutti i torti, ma se può farvi stare meglio, anche noi demoni abbiamo questo problema con le anime, poiché non sono né solide, né liquide. >>
La sua risposta attira subito la mia curiosità: << E di cosa sono fatte le anime? >>
Gli domando sorprendendo il demone, il quale però si appresta a darmi una spiegazione: << Sono un misto tra il liquido e il gassoso. >>
Desiderosa di saperne di più, gli chiedo da quali elementi sono composte.
<< Le anime contengono sia luce che oscurità. Naturalnente la quantità e la qualità di entrambe varia a seconda delle azioni che una persona compie. >>
Passiamo la mezz'ora successiva a parlare di questo argomento così spaventoso ma anche affascinante, scoprendo che a lui e alla maggior parte dei demoni piace corrompere gradualmente un'anima pura per annegarla successivamente nell'oscurità, ma senza esagerare altrimenti rischierebbe di marcire.
<< È una pratica che richiede molta esperienza e dedizione per poter arrivare ad avere l'anima perfetta. >> conclude Sebastian mentre gioca con i miei capelli tra le dita.
Rimaniamo in silenzio per un po', quando improvvisamente una domanda si fa viva nella mia mente:
<< La mia da quanta luce ed oscurità è composta? >>
Il demone smette di carezzarmi i capelli e mi rivolge uno sguardo stupito.
<< Ho detto qualcosa di sbagliato? >>
Il maggiordomo fa un mezzo sorriso: << No signorina. Sono solo sorpreso dalla vostra curiosità. Sapete, nessuno mi aveva mai fatto una simile domanda. >>
Gli carezzo il petto leggermente imperlato di sudore mentre aspetto una sua risposta.
<< Prima di divenire un vampiro, la vostra anima era circondata da un velo sottile di oscurità, mentre ora quest'ultima è penetrata a fondo ma senza intaccarne il nucleo centrale rimanendo intatto, nonostante ciò che avete attraversato in questo periodo. >>
Mi allieta sapere di non aver perduto completamente la parte buona di me stessa, di avere ancora una traccia di umanità.
Dopo averlo ascoltato, gli do un dolce bacio sulle labbra per ringraziarlo di avermene parlato. Potrei rimanere a sentire la sua splendida voce per tutta la notte e anche oltre.
 
***********************
 
Eccoci finalmente al giorno decisivo in cui la mia vita subirà un altro cambiamento.
<< Conte, accetto la vostra offerta. >> con queste parole ed una firma sono entrata a far parte della servitù del casato Phantomhive.
<< Molto bene. >> dice Sebastian dopo essersi ripreso il foglio del contratto. Noto però che il suo sguardo è fermo sul mio nome.
<< Non sapevo che si scrivesse con due e. >> constata lui sorpreso.
<< I miei genitori volevano chiamarmi Katrina, ma a causa di un errore di battitura dell'anagrafe era venuto scritto Katreena. >> gli spiego pronunciando il nome così com'è scritto per poi continuare: << Mio padre era su tutte le furie e voleva farlo cambiare, ma mia madre gli disse che era piuttosto originale, così decisero di tenerlo. >>
I miei genitori mi avevano raccontato quella storia un migliaio di volte e ogni volta mio padre scuoteva la testa con disappunto quando mia madre arrivava alla parte dell'errore, strappandoci sempre un sorriso.
 
<< Ora andiamo ad annunciarti ai tuoi colleghi. >> esordisce Sebastian ridestandomi da quel ricordo.
Così giungiamo di sotto in cucina dove sono già tutti presenti e in fila uno accanto all'altro.
<< Quest'oggi miss Katreena è entrata a far parte della servitù e si occuperà di affiancare Mey Rin come domestica. >> annuncia loro il maggiordomo.
<< Wow che bello, abbiamo un'altra collega! >> esclama il giardiniere guardandomi entusiasta.
<< Sì ed è una donna! Finalmente. >> aggiunge la rossa con un sorriso rivolto a me.
<< Già! Era ora che ci fosse anche un'altra bellezza. >> commenta il cuoco ad alta voce, guadagnandosi un'occhiataccia da parte del suo capo.
<< "Benvenuta Katreena." Dice Emily. >> si aggrega infine Snake con un tono di voce femminile e cordiale, ma tenendo sempre un'espressione neutrale.
<< Grazie a tutti. Vi prometto che farò del mio meglio. >> rispondo loro chinando leggermente il capo.
 
 
*******************************
 
Salve a tutti! Spero stiate bene e che questo capitolo vi sia piaciuto. Ora siamo finalmente giunti alla cosa che praticamente tutti desideravamo: scoprire come si evolverà la relazione tra Sebastian e Katreena. Come sempre vi invito a lasciare una piccola recensione per farmi sapere cosa ne pensate. A presto ;) 

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Capitolo 17
*** Primo giorno come domestica ***


 << Bene, questi sono i vostri compiti al momento. >> conclude il maggiordomo dopo aver spiegato ai suoi sottoposti cosa dovranno fare durante la mattinata.
<< Ricevuto! >> esclama Bard già energico alle sette del mattino.
<< Signor Sebastian, perché Katreena non è qui? >> gli domanda Finny perplesso.
<< Non ti preoccupare, ora andrò a chiamarla. >> risponde il corvino leggermente irritato nei confronti della ragazza: anche se ha perso ogni cosa non ha il diritto di comportarsi così sotto la sua guida.
<< Signor Sebastian, potrei andare io se vuole... >> si offre Mey Rin, la cui proposta però viene subito rifiutata dal suo capo.
<< Ci penso io. Ora al lavoro! >> replica battendo le mani una volta.
<< Yes sir! >> i servitori lasciano la cucina per poi dividersi.
Il maggiordomo si dirige verso la stanza della nuova domestica e bussa alla porta: << Katreena alzati, abbiamo del lavoro da fare. >>
Il demone, non udendo alcuna risposta da parte della ragazza, la chiama nuovamente ma il risultato è ancora il medesimo. Così apre la porta ed entra, vedendo la vampira avvolta nelle coperte che dorme beatamente a pancia in giù. Sebastian rimane a guardare il suo viso rilassato e avvolto dai lunghi capelli per qualche minuto, quando ad un certo punto le sue labbra si curvano in un mezzo sorriso a causa di un'idea originale che gli è venuta in mente per svegliare la sua sottoposta.
Il maggiordomo sale sul letto mettendosi dietro Katreena e premendo il proprio bacino contro il suo.
Lui nota che la giovane sta cercando di girarsi nel sonno, ma con scarso risultato per via del suo peso.
 
Mi sveglio di soprassalto e nel momento in cui mi volto per capire cosa mi stia tenendo ferma, vedo il corvino sorridermi maliziosamente con una sfumatura diabolica.
<< Sebastian, mi hai spaventata. >> esclamo infastidita dal suo gesto, anche se il contatto del suo corpo contro il mio mi sta provocando alcuni brividi, nonostante le coperte ci tengano separati.
<< Che vergogna. Sei in ritardo il tuo primo giorno di lavoro. Ti saresti dovuta svegliare alle sei e mezza e presentarti di sotto alle sette in punto. >> mi ammonisce con un tono di voce apparentemente calmo, anche se percepisco chiaramente che è furioso.
<< Mi dispiace Sebastian, da domani vedrò di essere puntuale. >> rispondo senza distogliere lo sguardo da lui.
<< Me lo auguro vivamente. >> asserisce continuando a tenermi ferma.
<< Ora potresti lasciarmi andare? >> gli domando.
Il corvino scuote la testa: << C'è un'altra cosa che devi ricordare... >> inizia scostandomi i capelli sciolti da una parte con una mano: << ...d'ora in poi dovrai chiamarmi signor Sebastian e darmi del lei, poiché sono diventato il tuo superiore. >> mi sussurra pericolosamente all'orecchio destro. Dopodiché si abbassa a depositare alcuni baci fugaci sul collo scoperto, cogliendomi alla sprovvista. Stringo le mani nelle lenzuola per evitare di lasciarmi andare.
<< È tutto chiaro? >> soffia sulla mia pelle.
<< Sì... >> balbetto con le guance in fiamme.
<< Bene. >> il maggiordomo si alza dal letto lasciandomi finalmente andare.
<< Hai cinque minuti per vestirti. Ti apetterò qui fuori. >>
Mi avverte con severità per poi uscire dalla mia camera.
 
Purtroppo finisco di prepararmi solo mezz'ora più tardi per via dei numerosi indumenti che compongono l'uniforme prestatami da Mey Rin, in attesa che arrivi quella creata per me.
<< Eccomi, scusi il ritardo. >> dico a Sebastian, e mentre mi accingo ad incamminarmi verso le scale che portano di sotto, il corvino poggia una mano sulla mia spalla, facendomi irrigidire sul posto: << Questo chignon non è stato fatto bene. L'acconciatura non arriverebbe a questo pomeriggio. Devi sapere che è assolutamente vietato esporre troppo i capelli per motivi di decoro ed igienici. Ma soprattutto non sarebbe affatto piacevole per il signorino trovare un tuo capello nel piatto di una pietanza. >> spiega lui inflessibile.
Emetto un sospiro quasi impercettibile prima di voltarmi verso il mio superiore: << Rimedio subito... >> abbasso la maniglia della porta ed entro in camera.
<< Ci penso io. >> esordisce lui seguendomi all'interno.
 
Cinque minuti dopo Sebastian ed io scendiamo finalmente di sotto raggiungendo la cucina, dove il maggiordomo mi assegna il primo compito: riporre un servizio di piatti nella rispettiva credenza.
<< Assicurati di non romperne nemmeno uno. >> mi raccomanda lui.
<< Farò attenzione. >> rispondo nell'aprire lo sportello del mobile.
<< Bene. >> detto ciò il maggiordomo esce dalla stanza e io mi metto al lavoro, svolgendo il mio compito al meglio salendo su un piccolo sgabello e stando attenta a non impilare troppi piatti per volta, calcolando bene l'altezza della superficie della credenza per evitare che quelli vadano a scontrarsi su quest'ultima, scheggiandosi. Termino il compito dopo una ventina di minuti. Se potessi usare i miei poteri di vampiro finirei i miei doveri in un batter d'occhio, ma purtroppo non mi è concesso a causa della luce del sole che mi ustionerebbe subito la pelle e anche perché Sebastian mi ha ordinato di svolgere le proprie faccende come dei semplici esseri umani per non dare nell'occhio nei confronti dei nostri colleghi e per gli eventuali ospiti.
Mi sembra ancora di sentire le sue parole e le sue mani che mi carezzano i capelli mentre li spazzola...
Visibilmente rossa in viso, scuoto la testa e poi chiudo lo sportello della credenza.
Poco dopo la voce di Sebastian attira la mia attenzione: << Molto bene Katreena. >> esclama soddisfatto con un accenno di sorriso.
<< Non hai fatto cadere nemmeno un piatto. Bene, ora passiamo al prossimo compito. >>
Da quelle parole devo dedurre che la domestica sia una persona piuttosto... sbadata. In effetti ora che ci penso, i primi giorni in cui ero arrivata qui udivo fragori di oggetti che si frantumavano al suolo, ma credevo di immaginarli, poiché li sentivo dalla camera di sopra in cui alloggiavo.
 
Subito dopo il pranzo del Conte, io e Mey Rin ci troviamo in cucina a lavare i piatti. Una volta finito, abbiamo il compito di pulire le camere degli ospiti al piano superiore.
Armate di spolverini, scope e spazzoloni cominciamo a spolverare la prima stanza.
Svolgiamo il nostro dovere dividendoci gli spazi come accordato: io mi occupo di rimuovere la polvere dal comodino in legno vicino al letto e dalla cassettiera con i relativi soprammobili, mentre la mia collega si dedica alla superficie del caminetto.
 
<< Mi dispiace molto per la tua perdita. >> esordisce la ragazza mentre stiamo pulendo i vetri di una finestra della camera adiacente alla prima.
 
<< Grazie... >> rispondo senza fermare il panno dalla superficie trasparente per non cadere nuovamente in quei ricordi così vividi e struggenti.
 
<< Com'è successo, se posso sapere? >> mi chiede lei dopo alcuni minuti di silenzio, strappandomi la speranza di non dover tirar fuori l’argomento. Vorrei tanto non dovergliene parlare, ma qualcosa mi dice che potrei sentirmi meglio se lo facessi.
Così le racconto che i miei genitori sono stati assassinati da dei malviventi ben armati, che Walter è morto a causa dei seguaci dell'organizzazione e infine che sono stata io ad uccidere Thomas, anche se non di proposito. Tutto ciò omettendo e cambiando i dettagli, visto che Sebastian mi ha detto che i colleghi sanno poco e niente riguardo questa storia e dei vampiri.
 
<< So cosa stai passando. I miei genitori sono morti quando ero piccola a causa di un'epidemia che c'era stata a bordo della nave su cui stavamo viaggiando dalla Cina per giungere qui a Londra. Quando poi sono venuta qui ero completamente sola, fino a quando non ho fatto amicizia con due ragazzini della mia età. Ci aiutavamo per sopravvivere, ma un giorno abbiamo mirato alla persona sbagliata a cui rubare qualche gioiello. Si trattava della moglie del capo di una grossa mafia cinese. Così uno dei soci si è occupato della questione eliminando i miei amici e reclutando me nella loro organizzazione per via della mia abilità di poter vedere a grandi distanze. >>
Quell’insieme di informazioni mi lasciano a bocca aperta, bloccando il movimento meccanico che stavo compiendo fino a poco fa. Sapevo già delle sue capacità perché il corvino si è premurato di informarmi circa coloro che a breve sarebbero diventati i miei colleghi, ma non avevo la minima idea di cosa potessero aver passato prima di lavorare qui.
<< Santo cielo... non oso immaginare cosa tu debba aver passato. >> esclamo basita guardando Mey Rin, la quale incrocia il mio sguardo e annuisce: << Sono stati anni bui che ho passato uccidendo e sentendomi in colpa per non essere riuscita a salvare i miei amici in qualche modo. Solo quando il signorino mi ha assunta, ho iniziato a dirmi che purtroppo non avrei potuto far nulla e che quei due ragazzini ora si trovano in un posto migliore. So che non sarà facile, ma con il tempo riuscirai a stare un po' meglio. >> conclude infine rivolgendomi un piccolo sorriso d’incoraggiamento.
<< Il signor Sebastian ti ha sgridato per questa mattina? >> mi domanda successivamente per cambiare argomento.
<< Più o meno. >> mi limito a dire senza entrare nel dettaglio, rivelando il metodo che il maggiordomo ha utilizzato. Le mie mani iniziano a sudare al solo ricordo.
<< Il nostro superiore sa essere molto severo, ma lo fa per spronarci a migliorare, anche se purtroppo io, Bard e Finny non abbiamo fatto chissà quali progressi. >> ridacchia imbarazzata strappandomi un piccolo sorriso.
<< Comunque sono sicura che ti troverai bene qui. E mi piacerebbe molto diventare tua amica. Inoltre se dovessi aver bisogno di qualcuno con cui parlare, potrai contare su di me. >> esclama raggiante, come se volesse scacciare la tristezza che ha accumulato in precedenza.
<< Certo, piacerebbe molto anche a me. >> le rispondo contenta che ci sia qualcuno disposto ad ascoltarmi.
<< Ti ringrazio per avermi prestato una delle tue uniformi. >>
<< Non c’è di che! >> esclama lei con un sorrisone.
 
**********************************
 
Terminata la cena del signorino, mi occupo di sparecchiare la tavola con Mey Rin, assicurandomi che lei non faccia cadere alcun piatto o posata com’è già successo a pranzo. Trovo molto strana questa sua continua sbadataggine, non solo in questo compito, ma anche in altri, come lavare il pavimento dall’ingresso della stanza e non dal fondo, così come confondere il prodotto per lavare i vetri con un altro. Temo che se non fosse per le sue abilità speciali lei non si troverebbe qui, ma d’altro canto nemmeno io ho esperienza in questo lavoro e ho molto da imparare.
 
<< Quest’oggi avete svolto tutti un ottimo lavoro. Potete congedarvi nelle vostre camere. >> comunica Sebastian a noi sottoposti.
<< Evviva! >> esclama Finny contento. Vedendo che i miei colleghi se ne stanno andando dopo esserci salutati, mi aggrego a loro, quando una mano mi prende per il polso senza usare troppa forza, ma nemmeno gentilezza. Stizzita, volgo lo sguardo su quella morsa appartenente al mio superiore.
<< Katreena, tu hai ancora un incarico da svolgere visto che ti sei presentata in ritardo questa mattina. >> mi comunica con tono autorevole, sorridendo divertito. Un lungo sospiro rassegnato fugge dalle mie labbra, così il corvino mi afferra il viso con l’altra mano: << Gradirei che tu evitassi di esprimere il tuo disappunto verso gli ordini che ti impartisco. Ti ho vista fare così anche quando ti avevo ordinato di mettere i panni sporchi da lavare, ma ho lasciato correre per evitare di farti fare una brutta figura davanti alla tua collega. >> dice mentre i suoi occhi rimangono fissi sui miei come due calamite: << Se dovessi farlo nuovamente non ci penserò due volte, intesi? >>
Riluttante, annuisco mentre Sebastian mi lascia finalmente andare completamente: << Bene. E ora al lavoro. >> esclama avviandosi verso l’uscita.
<< Ah, un’altra cosa: non dovrai usare i tuoi poteri come la velocità per finire in fretta, perché devi adempiere ai tuoi doveri come un normale essere umano. Se ti dovessi trasformare io lo saprei e... verresti punita. >> mi comunica infine mentre una pericolosa malizia si presenta sul suo volto, scatenandomi un rossore improvviso alle guance.
Sebastian esce dalla stanza ridendo sommessamente e io rimango ferma sul posto con la mente annebbiata. Solo dopo essermi ripresa, pulisco la cucina iniziando dal lavandino.
 
<< Molto bene Katreena. Splende tutto meravigliosamente. >> si complimenta il maggiordomo dopo un’attenta ispezione del locale.
<< Ne sono felice. >> rispondo con un filo di voce, stanca per aver lavorato senza sosta.
<< Ora posso andare? >>
<< Certo. >>
 
M’incammino verso l’uscita, quando sento la mia testa girare, costringendomi a fermarmi e ad appoggiarmi al tavolo della cucina.
<< Cosa ti succede? >> chiede Sebastian avvicinandosi a me.
<< Nulla, ho solo bisogno di riposare. >> rispondo mentre mi massaggio le tempie doloranti, percependo che il mio corpo desidera trasformarsi.
<< Io non credo. Hai sicuramente bisogno di sangue. L’ultima volta che ti sei nutrita è stato quattro giorni fa e non hai mai resistito così tanto tempo senza. >> replica lui poggiando una mano sulla spalla obbligandomi a voltarmi verso di lui, guardandolo con i miei occhi azzurri, mostrando così che ha ragione.
Visto ciò, il corvino si affretta a sciogliere la cravatta e a sbottonarsi i primi bottoni della camicia, scoprendo la parte sinistra del collo. Il suo dolce profumo inebria il mio olfatto e la salivazione nella mia bocca aumenta, mentre i canini bramano di poter affondare nella calda e tenera carne del maggiordomo.
<< Ecco, serviti pure... >> dice lui con tono pacato attirandomi a sé con una mano posta dietro la mia schiena.
Sospiro lievemente e mi alzo sulle punte per cercare di raggiungere il collo, ma con insuccesso a causa del mio superiore che si rifiuta di collaborare.
<< Ti dispiacerebbe abbassarti un po’? >> esclamo con una certa impazienza.
Il demone sorride maliziosamente: << Preferirei fare questo... >> e mi afferra per la vita  con entrambe le mani, prendendomi in braccio. Sgrano gli occhi per il gesto inaspettato, aggrappandomi a lui con le braccia dietro al suo collo e con le gambe attorno ai fianchi.
<< Ecco, ora siamo entrambi più comodi. >>
Avvampo non appena sento il suo respiro su di me, così per evitare di farmi vedere con le guance arrossate, abbasso lo sguardo sul punto che desidero mordere, scostando alcune ciocche del corvino, percependoli incredibilmente morbidi e lisci al tatto.
“Sono così piacevoli da carezzare...” penso mentre avvicino le labbra sulla sua pelle scoprendo i miei canini per poi infine penetrarli nel collo di Sebastian, strappandogli un lieve gemito nonostante la forza che ho impiegato.
Rifocillatami a dovere mi lecco le labbra, appagata dopo giorni di completo digiuno. Il maggiordomo apre gli occhi incrociando il mio sguardo e accenna un sorriso: << Hai mancato un punto... >> dice passando il pollice della mano sinistra (libera dal guanto) sul mio labbro inferiore, facendomi notare una piccola macchia scarlatta.
Mi avvicino al dito e ne lecco il sangue dal polpastrello con naturalezza chiudendo gli occhi.
Dopo aver finito, Sebastian mi carezza una guancia facendo scorrere la mano al mento per indurmi ad avvicinare il viso al suo. Io però mi ritraggo, per nulla allettata dall’idea di cadere nuovamente in tentazione.
<< Mettimi pure giù. >>
Il maggiordomo allontana la propria mano e fa come richiesto senza batter ciglio, cosa che non mi sarei aspettata.
<< Come stai? Intendo emotivmente. >> mi domanda lui con un’espressione seria ma anche curiosa.
<< Male per i motivi che conosci. Inoltre come se non bastasse mi sento anche umiliata perché da nobile sono passata ad essere una domestica. Credevo che questo non mi avrebbe infastidito, e invece... >> mi volto di spalle per non mostrarmi ulteriormente debole, anche se mi ha già vista in uno stato ben peggiore di questo.
<< Non ho idea di come debba essere provare tutti questi sentimenti, ma percepisco il tuo turbamento. >> dice lui poggiando una mano sulla mia spalla, facendomi rabbrividire leggermente per la sorpresa.
<< Capisco. Ora posso andare? Vorrei riposarmi un po’.  >> gli chiedo speranzosa di poter stare un po’ per conto mio.
Sebastian sospira impercettibilmente, dandomi il suo consenso poco dopo: << Certo. A domani Katreena. >>
<< A domani. >>
Esco dalla cucina e mi dirigo nella mia stanza. Una volta all’interno, rimuovo la crestina dal mio capo e scioglo i capelli con grande soddisfazione, liberandoli dello chignon: odio doverli tenere imrpigionati in questo modo per tutto il tempo. Dopodiché, incerta se mettermi subito a letto per recuperare le forze o prendere una boccata d’aria, opto per la seconda opzione aprendo la finestra della mia stanza e arrampicandomi per il maniero, raggiungendo così il tetto.
Sedutami sulla superficie, estraggo la foto leggermente sgualcita da una tasca interna della mia uniforme, carezzando i miei genitori, Thomas e Walter all’interno di essa con malinconia, per poi alzare lo sguardo verso il cielo nuvoloso, raccontando loro della mia prima giornata lavorativa come domestica a villa Phantomhive.
<< Così ora lavori qui? >> esordisce una voce maschile alle mie spalle interrompendo il mio monologo. Sentendomi minacciata, mi volto di scatto con i canini bene in vista.
La sagoma scura alza una mano in segno di resa mentre l’altra impugna un’arma: << Ehi calmati! Sono io, Grell. >> esclama il ragazzo mentre si avvicina a me, mostrando la propria figura per intero, i lunghi capelli rossi mossi dall’aria pungente di inizio inverno.
<< Che cosa vuoi? >> gli domando rimanendo sulla difensiva, incerta se fidarmi delle sue parole circa il fatto che io non sarei stata eliminata, poiché degna di nota per eliminare i vampiri. Ora che quell’organizzazione è solo un lontano ricordo, Grell potrebbe essere venuto qui per porre fine alla mia vita.
<< Non voglio nulla. Mi trovavo da queste parti a fare piazza pulita di alcuni succhiasangue e così sono venuto qui per fare una visita al mio caro Sebastian. >> mi spiega lui con disinvoltura giocando con i propri capelli quando si riferisce al corvino.
Capendo che sta dicendo il vero, mi rilasso e torno umana: << Lo trovi all’interno del maniero. >> gli faccio sapere tornando a sedermi dove mi trovavo prima. Nonostante le mie parole, il ragazzo prende posto accanto a me.
<< Lo saluterò un’altra volta. >> mi anticipa lui prima che io possa aprir bocca, sorprendendomi che lui non voglia vederlo.
<< D’accordo. Hai detto di aver eliminato altri vampiri. Ne sono rimasti ancora molti? >>
<< Sì un po’, ma per fortuna la maggior parte li avete eliminati voi. Quelle creature sono davvero disgustose. >> dice lui meritandosi una mezza occhiataccia da parte della sottoscritta.
<< Senza offesa eh... >> aggiunge con un sorrisetto che non fa minimamente pensare ad una qualche forma di scusa.
Scuoto la testa prendendo un’espressione seria: << Tranquillo. Potrei sapere chi ha prelevato le anime di Thomas e Walter? >>
<< William, il mio superiore, si è occupato del vecchio, mentre io del ragazzo. Era davvero carino, ma non esattamente il mio tipo. >> mi informa con disinvoltura mentre fa passare le dita della mano sinistra tra i capelli.
<< Hai visto i suoi Cinematic Records? >> gli domando curiosa.
<< Esatto. Teneva molto a te. >> asserisce.
<< Già, così come io tenevo a lui, anche se non l’ho mai veramente amato. Devo avergli spezzato il cuore. >> dico prendendomi le ginocchia tra le braccia.
<< L’amore, che sentimento complicato... >> sospira per poi stiracchiarsi.
<< A proposito, come va con Sebastian? >> mi chiede poco dopo con tono malizioso.
Sussulto non appena sento il suo nome uscire dalle labbra del ragazzo e mi stringo nelle spalle: << Non ne ho idea, ma so che non gli interesso se non per... >> mi fermo prima che sia troppo tardi, almeno spero.
<< Aspetta... >> inizia Grell con fare pensieroso, arrivando poi alla conclusione: << sei andata a letto con lui?! >> sbotta il rosso alzandosi di scatto e puntandomi contro l’indice della mano sinistra.
“Come non detto..”
<< Abbassa la voce, altrimenti sveglierai tutto il maniero. >> replico a denti stretti sentendomi gravemente a disagio.
Il rosso solleva un sopracciglio senza distogliere lo sguardo da me, aspettandosi una risposta.
<< È così. >> gli riferisco stringendo la gonna dell’uniforme mentre le mie guance si fanno rosse.
<< Imperdonabile! Sceglie una sconosciuta invece di una persona che conosce da tempo. >> esclama con rabbia e disgusto incrociando le braccia al petto. Sospiro esasperata intimandogli nuovamente di non urlare.
Grell si calma dopo un paio di minuti e torna a sedersi vicino a me: << Ti piace molto, non è vero? >>
Annuisco osservando il cortile della residenza, troppo imbarazzata per guardare il dio della morte negli occhi.
<< Allora dovresti dirgli ciò che provi e vedere come va. Anche la vita eterna risulta breve se non ci si butta. >> aggiunge con saggezza, una qualità che fatico a vedere in lui, ma che aveva già mostrato la seconda volta che ci siamo visti.
<< Se poi non ti accetterà, sarà costretto a scegliere me. >> dice scherzosamente mentre raccoglie la propria arma e si rimette in piedi.
<< Ora devo proprio andare. >> mi fa sapere portandosi la falce sulla spalla destra.
<< Allora alla prossima, Grell. >> lo saluto con un sorriso, grata della sua compagnia e del buonumore che mi ha donato. In fondo non è una persona tanto male escludendo certe sue stranezze, ma in fondo chi non ne ha a questo mondo? Nessuno.
<< A presto, Katreena. E buona fortuna con Sebastian. >> risponde lui facendomi l’occhiolino per poi svanire a gran velocità saltando da un albero all’altro.
Solo alcuni minuti dopo realizzo che il dio della morte mi ha finalmente chiamato con il nome giusto. Mentre penso ciò, noto qualcosa depositarsi sulla manica scura della mia divisa. Così alzo lo sguardo verso l’alto e mi accorgo che ha iniziato a nevicare.
 
 
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Ciao a tutti, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemelo sapere con una recensione magari ;)
A presto!

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Capitolo 18
*** Sentimenti emergenti ***


Il mattino seguente, io e Sebastian ci siamo recati in città, ormai imbiancata dalla neve, per svolgere alcune commissioni e ritirare la mia uniforme creata dalla sarta Hopkins.


Tornati alla residenza dopo un paio d'ore, mi reco nella mia stanza con la borsa contenente l'uniforme da domestica per cambiarmi.
<< Cerca di fare in fretta, perché quest'oggi abbiamo molto lavoro da svolgere. >> mi ha intimato Sebastian durante il viaggio di ritorno.
Così inizio subito a spogliarmi della divisa che Mey Rin mi ha dato in prestito e prendo le calze che ho poggiato sul letto assieme al resto degli altri capi. Indossate quelle, passo alla camicetta, procedendo successivamente con il corsetto. Dopodiché indosso la sottoveste, la gonna nera con il grembiule bianco abbinato ed un paio di stivali scuri. In teoria una domestica dovrebbe portare delle scarpe con tacco basso, in modo tale da essere comode ma anche consone al proprio lavoro, però  dato che io e la mia collega dobbiamo svolgere anche altri doveri, questa è certamente la scelta più adatta. Infine per ultima, ma non meno importante, la crestina candida sul capo.

<< Sono convinta che ti starà da favola! >> aveva esclamato la sarta prima di lasciare il suo negozio.
"In effetti non ha tutti i torti."
La divisa mi calza a pennello, risultando quindi nè troppo attillata ma nemmeno troppo larga, lasciando la giusta libertà al corpo. Sono contenta di non dover più indossare quella di Mey Rin, primo perché non mi piace chiedere le cose in prestito e secondo per via delle misure un po' più grandi delle mie.
Sistematami a dovere davanti allo specchio, lascio la camera e mi dirigo di sotto per farmi dire dal maggiordomo quali saranno i doveri del giorno.
Giunta in cucina, ecco infatti il mio superiore intento a spiegare al giardiniere cosa dovrà fare: << Finny, da oggi in poi ti occuperai solo delle faccende interne alla residenza, visto che i giardini sono coperti di neve. Ma non devi assolutamente dimenticarti delle piante nella serra, intesi? >>
<< Va bene! >> risponde solare. Non appena il biondino mi vede, i suoi occhi verdi brillano ed il suo sorriso si spande: << Buongiorno Katreena! >> mi saluta calorosamente dato che non abbiamo avuto modo di vederci prima.
<< Buongiorno anche a te Finny. >> ricambio il sorriso e vado a posizionarmi accanto alla mia collega, senza negare di avvertire un certo imbarazzo per essere stata in parte responsabile di aver interrotto il discorso del corvino, il quale in questo momento sta guardando il giardiniere in cagnesco e ha un leggero tic all'occhio destro. Il ragazzo però non sembra comprendere il motivo di quello sguardo, tanto che continua a sorridergli con innocenza.
La vista di questa scena mi suscita ilarità, ma faccio il possibile per evitare di mettermi a ridere.
Sebastian fa un respiro profondo per calmare il visibile istinto omicida e riprende a parlare, rivolgendosi ora al cuoco, il quale si trova vicino a Finny: << Bard, tu mi aiuterai a cucinare il pranzo. E guai a te se userai di nuovo qualunque cosa possa mettere a repentaglio l'incolumità di questa residenza e dei suoi abitanti. >> esclama minaccioso corrugando la fronte.
Questo perché al nostro ritorno, l'uomo ha tentato di cucinare della carne con un lanciafiamme e il maggiordomo l'ha fermato in tempo prima che potesse far esplodere la cucina.
<< Va bene ho capito. >> sospira lui riluttante grattandosi la nuca senza provare il minimo terrore nei confronti del superiore, come se facesse parte della routine.
<< Mey Rin, Katreena. Voi due laverete le scale del salone principale. >>
<< C-certamente! >> esclama la domestica sull'attenti mentre io annuisco.
Il corvino batte le mani una volta: << Al lavoro. >>
<< Yes sir! >> rispondono in coro i servitori per poi congedarsi. Non appena mi incammino verso l'uscita della stanza per andare con la mia collega, il maggiordomo mi chiama poggiando una mano sulla mia spalla: << Prima di andare, devo mostrarti una cosa circa il compito che devi svolgere. >>
<< D'accordo. >> Lascio passare il mio superiore e lo seguo a ruota. Svoltiamo a destra imboccando un paio di corridoi. Arriviamo a destinazione dopo un paio di minuti dove Sebastian sta aprendo una porta, rivelando poco dopo che si tratta di uno sgabuzzino dove sono custoditi spazzoloni, scope, spolverini di ricambio ed uno scaffale con dei barattoli in vetro.
<< Qui vi sono i prodotti per lavare i vestiti e le lenzuola. >> inizia il demone indicando la parte sinistra dello scaffale. << Mentre al centro puoi trovare il necessario per pulire i corrimano delle scale, il lucido per le scarpe e delle spugne di ricambio. >> continua lui senza distogliere lo sguardo da esso, mentre io gli rivolgo un'occhiata fugace osservando il movimento rilassato del suo braccio e la mano guantata che sembra quasi ipnotizzarmi. << Infine come puoi vedere a destra vi sono bende e garze per il primo soccorso. >> conclude per poi girarsi verso di me, notando che ha un barattolo di vetro tra le mani.
<< Questo è il prodotto che devi utilizzare per pulire il corrimano delle scale. Almeno tu cerca di non sbagliarti, perché Mey Rin lo confonde continuamente con il lucido delle scarpe. >> mi raccomanda lui con un leggero sospiro quando ha menzionato la sua sottoposta.
<< D'accordo. >> rispondo tendendo una mano verso il prodotto per afferrarlo, ma Sebastian si dismotra ostile stringendolo saldamente.
Stizzita, gli rivolgo uno sguardo di sfida impiegando tutte le mie forze per strappargli il barattolo, quando ad un certo punto sento la sua mano carezzarmi il fianco e successivamente attirarmi a lui, sigillando le mie labbra con le sue in un bacio carico di passione.
<< Seb...! >>
Colta alla sprovvista, sgrano gli occhi e tento di liberarmi, ma lui non mi dà retta; anzi, osa di più facendo scendere la mano sul mio fondoschiena, carezzandone la forma invitante, mentre insinua la lingua nella mia bocca con prepotenza.
<< Cosa stai... >> mugugno confusa tentando di interrompere quel contatto ma invano.
Lentamente la sua lingua va ad intrecciarsi con la mia ed io, ormai travolta dal desiderio, intensifico il bacio e mi lascio trasportare poggiando le mani sulle sue possenti spalle così piacevoli da toccare.
Poco dopo il corvino interrompe bruscamente il contatto: << Ora puoi andare. >> dice mettendomi tra le mani il famoso contenitore.
Stordita, abbasso lo sguardo su di esso e poi osservo il maggiordomo con non poca perplessità, trovando davvero insolito il suo cambiamento così improvviso.
Lui si abbassa sorridendo maliziosamente per sussurrarmi all'orecchio:
<< Ora va'. Hai del lavoro da svolgere. >> mi ricorda con naturalezza, come se ciò che abbiamo appena fatto non fosse mai accaduto. Arrossisco violentemente nel sentire la sua voce avvolgente ed il suo respiro su di me.
<< S-sì giusto. >> balbetto lasciando velocemente lo sgabuzzino per raggiungere Mey Rin. Dopo varie difficoltà a districarmi tra i corridoi e con la mente affollata a causa di Sebastian, trovo la mia collega seduta sui primi gradini delle scale del salone principale a giocherellare con la gonna del grembiule. Non appena mi vede, si alza di scatto e mi viene incontro con un sorriso: << Eccoti! >> esclama contenta prendendo in mano il barattolo che le ho porto. La mia collega dapprima abbassa lo sguardo su quello osservandolo attentamente come a voler memorizzare com'è fatto, dopodiché lo volge nuovamente verso di me inclinando leggermente la testa di lato e guardandomi con sopresa: << Perché hai le guance rosse? >> domanda con innocenza.
Sgrano gli occhi stupita visto che ero convinta di aver ritrovato il giusto contegno per svolgere il mio lavoro: << Non ne ho idea. Forza, ora dobbiamo pulire qui. >> rispondo agitando con una mano lo straccio che era poggiato sul corrimano in cima alle scale, sperando di aver chiuso la conversazione. Purtroppo per me, lei non sembra credermi a giudicare dalle sue guance ora rosse come un pomodoro. Subito dopo lancia un piccolo urlo: << Credo di aver capito il motivo! >> afferma convinta poggiandole mani sulle gote.

<< Mey Rin, smetti di perdere tempo e mettiti al lavoro. >> la ammonisce Sebastian, il quale è comparso alle sue spalle. Colta in flagrante, la ragazza trasale e si volta rapidamente verso di lui: << C-c-certamente s-signor Sebastian! >> risponde con voce tremante per poi prendere rapidamente uno straccio, correre di sopra ed iniziare a strofinare il corrimano con vigore.
Il corvino sospira e si allontana vedendo che la rossa non sta usando il prodotto apposito. Così penso io a farglielo notare con gentilezza e lei si scusa facendo mille inchini.
<< Non ti devi preoccupare. >> rispondo con un sorriso. Una volta calmatasi, ci mettiamo finalmente al lavoro.

Nel pomeriggio, il maggiordomo ci ordina di lavare alcune lenzuola e degli abiti del signorino. Ancora una volta, il corvino mi illustra i prodotti da utilizzare. Mentre parla, tengo lo sguardo fisso su quelli per evitare di distrarmi pensando al bacio passionale che mi ha dato. Fortunatamente ora il demone non può permettersi di fare una cosa simile dato che è presente anche la nostra collega.
<< Questo è tutto. >> conclude lui per poi rivolgersi alla sottoscritta: << Katreena, quando avrete finito, voglio che tu venga in cucina per preparare la cena. Inutile dire che sarai sotto la mia supervisione. >> dice con un mezzo sorriso appena visibile in volto.
<< Certo. >> rispondo senza far trasparire il disagio che mi provoca il solo pensiero di trovarmi di nuovo sola con lui.
<< Molto bene. A più tardi allora. >> dice lui per poi uscire dalla lavanderia chiudendo la porta.
Terminato anche questo compito dopo aver impiegato tutto il pomeriggio, mi reco in cucina dove trovo Sebastian con le maniche rimboccate della camicia, intento a tirar fuori alcuni coltelli affilati da un cassetto.
<< Ah bene, eccoti. >> esclama lui.
<< Questa sera prepareremo uno stufato di manzo. >> mi fa sapere indicando un blocco di carne che si trova a sinistra del piano della cucina e delle patate a destra.
Dopodiché il maggiordomo mi mostra come si taglia il manzo e come si sbucciano e tagliano le patate.
<< Ora tocca a te. >> dice lui porgendomi il coltello.
Inizio così a tagliare il manzo a cubetti. Dopodiché passo a sbucciare le patate. Nel frattempo Sebastian continua ad osservarmi in silenzio, dandomi solo alcune istruzioni passo dopo passo.

Senza nemmeno accorgersene, il corvino si ritrova a studiare attentamente il corpo di Katreena, ora intenta a far rosolare la carne. I suoi occhi si concentrano sulla sua figura non troppo robusta, notando che la nuova divisa mette in risalto le sue curve femminili, le stesse che ha carezzato più di una volta.
I capelli castani e lucenti raccolti nello chignon emanano dei riflessi color rame di cui Sebastian non si era mai accorto.
La tentazione di sciogliere quell'acconciatura e passare le dita tra quelle onde si fa strada in lui, ma nel momento in cui la ragazza si volta, il maggiordomo si ricompone e presta attenzione a ciò che lei ha da chiedergli.
"È davvero brava a fare ciò che le assegno." Osserva soddisfatto il corvino mentre Katreena sta impiattando la cena con il massimo della cura sempre sotto la sua guida.


************


<< La tua difesa è ancora debole. >> mi fa notare Sebastian dopo aver fallito nel fermare uno dei suoi attacchi a mani nude per la centesima volta.
<< Però sono abile nella schivata. >> replico con un sorriso altezzoso. Infatti sono in grado di evitare i suoi coltelli e addirittura afferrarli. Inoltre con la giusta pratica sarò addirittura in grado di "rispedirli al legittimo proprietario", come mi ha detto lui.
<< Questo è vero, ma voglio che tu migliori questa abilità, per non parlare anche dell'attacco. Hai del potenziale, ma non lo utilizzi a dovere. >> insiste lui mentre si sistema uno dei guanti della divisa.
<< D'accordo ho capito. >> esclamo gonfiando le guance, cosa che sembra divertire il demone, visto come ha incurvato le labbra.
<< Bene, riproviamo. >> dice mentre si mette in posizione. Dopodiché scarta in avanti per attaccarmi, ma poco prima di raggiungermi, odo uno sparo in lontananza e con la coda dell'occhio vedo un oggetto piccolo avvicinarsi a tutta velocità verso il corvino. Decido così di pararmi davanti a lui afferrando con decisione tra l'indice e il pollice quello che si rivela essere il proiettile di un fucile, a giudicare dalla sua grandezza.
Poco dopo un altro sparo echeggia nella notte e a quel punto è Sebastian a prendere il secondo proiettile.
<< Provengono da quegli alberi. >> mi fa sapere lui puntando lo sguardo oltre il cancello del maniero.
Improvvisamente un numero indefinito di proiettili ci vengono scagliati contro, ma noi riusciamo a schivarli tutti mentre corriamo verso l'uscita della residenza. Fortunatamente la neve ha smesso di scendere da qualche ora, rendendoci così più semplice individuare gli intrusi.
Una volta fuori, il demone si accinge a lanciare un paio di coltelli verso uno degli uomini armati che si nasconde dietro il tronco di un albero sulla destra, centrandolo al primo colpo.
<< Muori mostro! >> esclama un giovane scagnozzo mentre branisce un pugnale correndo verso di me. Aspetto che lui si avvicini e poi mi scanso all'ultimo momento, facendo sbilanciare il ragazzo. Approfitto così della situazione per riservargli un potente colpo alla base della nuca con una mano, uccidendolo sul colpo. Mi sbarazzo di altri due assassini utilizzando lo stesso metodo, quando all'improvviso una forte fitta colpisce il mio braccio destro, strappandomi un forte gemito. Volgo lo sguardo verso colui che mi ha sparato, il quale mi rivolge un ghigno spavaldo: << Non hai via di scampo. >> esclama con voce roca tenendo impugnata l'arma.
Divertita dalla sua arroganza, gli sorrido beffardamente mentre estraggo il proiettile dalla carne senza emettere un suono e nemmeno fare una smorfia di dolore. L'espressione dell'uomo si fa incredula non appena nota che la ferita si sta rimarginando a gran velocità sotto ai suoi occhi.
<< Non è possibile... >> sussurra con le mani tremanti.
Mi avvicino rapidamente a lui prima che possa anche solo pensare ad un contrattacco, sollevo il braccio sinistro e lo abbasso con forza, graffiando prepotentemente il suo petto con gli artigli, penetrandoli a fondo nella sua carne, causandogli una grave ferita e un dolore straziante che nemmeno le sue grida possono descrivere. Ancora con gli occhi sgranati, l'uomo fa cadere la pistola per poi accasciarsi al suolo, osservando il suo corpo gemente ed ormai prossimo alla morte. La sua sofferenza e paura mi procurano una scossa di piacere e adrenalina simili a quelli che avevo provato quando mi sono nutrita di Mary, il sacrificio necessario per poter entrare nell'organizzazione.
Ma questa volta i due elementi si sono amplificati, forse per via del fatto che prima di uccidere qualcuno mi sono divertita ad intimorire le mie vittime in prima persona: sentire il loro terrore ha colmato il mio cuore di una felicità malsana e perversa.
L'esalazione dell'ultimo respiro dell'assassino mi riporta alla realtà. Attirata dal profumo del sangue rimasto sugli artigli, porto la mano di fronte a me osservando i rivoli scarlatti rigare lentamente le mie dita.
La mia sete inizia a farsi insistente, così senza nemmeno accorgermene, mi sporgo verso la mano schiudendo le labbra, pronta ad assaporare quel prelibato terrore con la punta della lingua. Ma proprio quando sto per farlo, una presa salda al polso ferma quell'atto proibito.
<< Basta così, Katreena. >> parla il maggiordomo con un tono di voce pacato.
Scosto lo sguardo dalla mia mano per incrociare i suoi occhi, ora brillanti del loro caratteristico rosso cremisi, in grado di placare in me questa tentazione.
<< Sebastian... >> sussurro mentre abbandono la mia forma vampira per tornare a quella umana. Pochi secondi più tardi, il corvino mi lascia andare, si toglie il guanto con i denti e avvicina la mano al mio viso per spostare dietro l'orecchio una ciocca di capelli che è andata a coprirmi parzialmente l'occhio sinistro, cosa di cui non mi ero resa conto.
Mentre compie quel gesto, un piccolo sorriso si dipinge sul volto di Sebastian: << Ora vai a darti una ripulita. Penserò io a disfarmi dei cadaveri. >> dice sfiorandomi appena la guancia con le sue dita affusolate, provocandomi un lieve rossore alle gote.
<< Ne sei sicuro? Vorrei darti una mano. Ora non sento più quella voglia di sangue, quindi... >>
Il maggiordomo scuote la testa: << Tranquilla. Tu pensa solo a rilassarti. Ora vai. >> replica lui con insolita premura.
<< D'accordo. >> rispondo per poi incamminarmi verso la residenza.

Una volta arrivata nella mia camera, mi dirigo in bagno per riempire la vasca di acqua calda. Nel frattempo mi tolgo l'uniforme constatando che il proiettile di quell'individuo ha provocato un buco abbastanza grande, per non parlare del mio sangue che si è ormai incrostato sul tessuto. Fortuna che insieme a questa divisa ce n'erano altre di ricambio, perché di certo non avrei potuto lavorare con una ridotta così.

"In futuro dovrai fare attenzione a non rovinare la tua divisa."

Questo è ciò che Sebastian mi direbbe. Trovo strano che non mi abbia rimproverata per questo, ma che si sia comportato diversamente; quando vuole sa essere gentile, anche se molto probabilmente la sua è solo una facciata che utlizza per evitare che io perda il controllo e possa uccidere qualcuno della servitù o peggio, il signorino; anche se credo proprio che prima di riuscire solamente ad avvicinarmi a quest'ultimo, il demone mi avrebbe già uccisa con le sue mani.
Liberati i capelli dallo chignon ormai disfatto e svestitami del tutto, mi reco verso la vasca per chiudere il rubinetto ed immergo una mano per sentire la temperatura. Infine entro e comincio a lavarmi cominciando a rimuovere con vigore il liquido scarlatto rimasto appiccicato alle mie dita per far sparire anche l'odore, cosa che risulta impossibile nonostante abbia utlizzato un sapone particolarmente profumato.
Intanto sento l'acqua calda rilassare i muscoli e scacciare la tensione del combattimento, così decido di godermi quel relax sdraiandomi e poggiando la testa sul bordo della vasca, chiudendo gli occhi.
Inspiro ed espiro profondamente liberando la mente da tutto ciò che è successo in questi ultimi mesi per cercare di trovare un equilibrio.

<< Bene, vedo che hai seguito il mio consiglio. >> la voce del corvino mi ridesta bruscamente da quel breve momento di tranquillità che stavo provando.
Sgrano gli occhi nella sua direzione e mi copro istintivamente i seni, nonostante la schiuma formatasi nell'acqua celi in gran parte il mio corpo.
<< Perché lo hai fatto? Mi sembrava di averti già vista nuda. >> si lamenta lui sollevando un sopracciglio con fare interrogativo per poi incurvare le labbra in un mezzo sorriso dopo avermi vista arrossire violentemente.

<< Che cosa ci fai qui? >> replico irritata guardandolo con astio.
<< Volevo solo assicurarmi che stessi bene. >> risponde lui poggiando una mano sul bordo della vasca e chinandosi verso di me, il suo volto a pochi centimetri dal mio.
Scosto una mano dai seni e la immergo nell'acqua per poi fare un movimento deciso verso il corvino,
schizzandolo in pieno viso e bagnandogli la giacca.
<< Questo è per aver fatto irruzione nel mio bagno e per avermi spaventata. >>
A quel punto Sebastian sospira e si erge in piedi, portandosi una mano alla testa per far scorrere le dita tra i capelli umidi.
<< Questo sì che è un guaio... >> dice tra sé mentre si sbottona la giacca.
In un primo momento ho tutta l'intenzione di urlargli di andarsene, ma come lo vedo a torso nudo dopo che si è tolto velocemente il resto dei vestiti, cambio totalmente idea lasciando che i miei occhi si gustino i pettorali e gli addominali ben piazzati del maggiordomo, senza dimenticare la sua pelle diafana e perfetta. Salendo con lo sguardo, noto i suoi occhi taglienti fissi sui miei, i quali mi scrutano seducenti. La vista di tutto ciò mi disorienta a tal punto da non sentire le parole del corvino che sono riiscita a comprendere dopo un paio di volte: << Spostati un po' più in là, per favore. >>
Obbedisco senza protestare, dandogli modo di sedersi dietro di me.
Il corvino mi scosta i capelli da una parte e inizia a lavarmi la schiena con una spugna, effettuando dei movimenti lenti e partendo dall'alto per poi scendere. Poco dopo avverto un leggero brivido causato dalle calde labbra di Sebastian, le quali sono andate a depositarsi sul mio collo.
<< Hai una pelle così liscia e morbida... >> mi sussurra all'orecchio destro mordicchiandone il lobo, mentre una sua mano mi sfiora l'addome. Mugolo abbandonandomi completamente contro il maggiordomo.
Poco dopo si dirige gradualmente verso uno dei seni candidi stringendolo appena, talvolta sfiorandone il capezzolo con il pollice. L'altra mano ora libera dalla spugna, scorre lungo il fianco andando verso l'interno coscia. Allargo di poco le gambe per permettergli di carezzarmi meglio; infatti le sue dita sono passate a stimolare il punto più scoperto della mia femminilità. Volto di poco la testa per incontrare lo sguardo ipnotico del corvino, il quale mi induce a baciarlo sulle labbra, lasciando che sia la passione a guidarmi. Lui ricambia subito intensificando il bacio con la lingua ed io non tardo a farla incontrare con la mia, percependo l'eccitazione di entrambi farsi sempre più viva. Poco dopo mi volto verso di lui mettendomi a cavalcioni per poterlo baciare con più comodità, ponendo una mano dietro la sua nuca.
<< Ah! >> gemo sia di piacere che di sorpresa inarcando la testa quando avverto la presenza di Sebastian essersi insinuata totalmente in me con dolce irruenza. Così io mi aggrappo alle sue spalle e comincio a muovere sinuosamente il bacino.
Il maggiordomo mi guarda rapito come quella volta in biblioteca mentre le sue mani scivolano sui miei fianchi con lascivia e le sue labbra schiuse emettono degli ansimi che vanno ad unirsi ai miei.
Poco dopo il corvino si dedica nuovamente ai miei seni, ma questa volta usando la lingua, compiendo dei movimenti lenti e circolari sui punti più erogeni, donandomi così altri brividi di piacere, portandomi ad aumentare il ritmo. Sebastian però si ferma all'improvviso: << Non così in fretta. >> ringhia mostrando i suoi occhi rossi come il sangue mentre inverte le posizioni sovrastandomi inaspettatamente.
Piacevolmente divertita, mi avvicino al suo viso per mordergli sensualmente il labbro inferiore. Sebastian geme e provvede subito a rispondere alla provocazione muovendosi con foga. Ansimo senza controllo avvighiandomi a lui; scariche colme di voluttà si propagano lungo il mio corpo, togliendomi il respiro. Ormai prossima al culmine, afferro i capelli corvini del demone per attirarlo a me, inserendo con forza la lingua nella sua bocca. Pochi istanti dopo, quel gesto porta lui e me all'apice nello stesso momento.
Ancora ansimanti, il maggiordomo inverte le posizioni, lasciando che io mi accoccoli al suo petto, mentre lui mi circonda in un abbraccio. Alzo lo sguardo verso il maggiordomo rivolgendogli un sorriso dolce e spontaneo. Lui dapprima non sa bene come reagire, ma poi ricambia il gesto con naturalezza. Colta da un improvviso momento d'affetto, gli scosto il caratteristico ciuffo corvino che si trova in mezzo al viso e poggio le labbra sulla fronte ora scoperta, depositandovi un piccolo bacio. Inutile dire che Sebastian rimane sorpreso dal mio gesto: << Perché l'hai fatto? >> chiede guardandomi con gli occhi spalancati.
<< Così... >> mi limito a rispondere facendo spallucce per poi stringermi nuovamente a lui, sentendomi al sicuro da qualunque brutto pensiero.

<< Oh, mi sono ricordato di dover sbrigare alcune faccende. >> esordisce lui dopo diversi minuti di silenzio spezzato solo dal lieve sottofondo dell'acqua che si muove nella vasca.
Il tono con cui il demone ha pronunciato quelle parole non sembra tranquillo come al solito, bensì agitato, frettoloso, nonostante la differenza si sia notata poco.
<< A quest'ora della notte? >> gli domando perplessa.
Sebastian annuisce sollevando l'indice della mano sinistra: << Certo. Dopotutto il maggiordomo della famiglia Phantomhive non conosce riposo. >>
Questa volta invece ha fornito una risposta pacata come di consueto, mostrando anche l'orgoglio di essere consapevole di saper fare il suo lavoro in modo impeccabile.
<< Posso aiutarti se vuoi. >> oso proporgli per sentire quale sarà la sua risposta.
Lui accenna un sorriso e scuote appena il capo: << Non ce n'è bisogno. >> replica lui dandomi la conferma che per chissà quale motivo non mi vuole intorno.
<< Ora se vuoi scusarmi... >> dice sciogliendo l'abbraccio mentre io mi sposto in avanti per farlo passare.
Guardo il corvino con occhi supplichevoli mentre si asciuga e riveste, sperando che cambi idea e torni a stringermi a sé.
<< A domani Katreena. >> parla dopo aver finito, usando un tono distaccato.
Attonita, lo saluto a mia volta, osservandolo poi dirigersi verso la porta e lasciare la stanza senza nemmeno voltarsi a guardarmi un'ultima volta.
Sospiro delusa tornando a sdraiarmi sul bordo, chiedendomi cos'abbia detto o commesso per averlo fatto scappar via, cosa che non era mai successa.

"Se n'è andato perché ha avuto ciò che voleva. Come mai ti ostini a non capirlo? Perché continui a sperare che lui possa provare qualcosa per te?"

Sussulto quando sento la mia nemesi essersi fatta viva dopo tanto tempo.
<< Credevo fossi sparita per sempre e invece eccoti... >> esclamo aprendo le braccia con esasperazione.

Lei risponde con una risata amara, irritandomi non poco.

"Finché tu esisterai, io non ti lascerò mai. Se ti stai chiedendo il motivo per cui non mi sono fatta sentire prima, è perché non avevo la minima voglia di cercare di consolarti. Sai, non è una cosa da me."

Schiocco la lingua e annuisco: << Non ti preoccupare. So che questo non è il tuo campo, così come quello dell'amore, quindi ti chiedo di non immischiarti. >>

"Ogni tuo desiderio è un ordine. Ma sappi che non andrà a finire bene." Minaccia lei per poi lasciarmi finalmente in pace.

Nel frattempo Sebastian si sta incamminando frettolosamente verso la sua stanza. Una volta arrivato, chiude la porta lasciandosi andare contro di essa.
Si porta la mano destra al petto percependo i battiti accelerati del suo cuore. << Cosa mi sta succedendo? >> sussurra tenendo la bocca schiusa, apprendendo che anche il suo respiro è cambiato, trasformandosi da regolare ad affannato in poco tempo.
Così decide di chiudere gli occhi per cercare di calmarsi, ma senza successo, poiché la sua mente ha iniziato a mostrargli l'immagine della vampira, la quale gli sta sorridendo con dolcezza dopo avergli baciato la fronte. Il maggiordomo scaccia subito quel momento riaprendo gli occhi, senza però rendersi conto di star involontariamente carezzando con l'altra mano il punto in cui la ragazza ha posato le labbra con affetto, un sentimento che non aveva mai sentito su di sé durante la sua vita millenaria... fino ad ora. Nel frattempo sensazioni sconosciute pervadono il demone. 

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Ciao a tutti, spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Mi farebbe piacere avere una vostra opinione :) Alla prossima!

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Capitolo 19
*** Confessione ***


Nei giorni successivi a quella notte, Sebastian mi ha rivolto la parola solo per dirmi cosa dovevo fare, usando un tono di voce freddo e distaccato, molto più di quello che usa con i miei colleghi. Inoltre non mi cerca più dopo il lavoro, andando a chiudersi nella sua stanza. Sento molto la mancanza dei suoi caldi abbracci, del suo dolce sorriso, della sua premura... Perché si è fatto distante proprio ora che credevo ci stessimo avvicinando?
Forse ha capito ciò che provo per lui e mi ha allontanata, oppure, cosa che temo di più, si è stancato di me. L'unico modo per scoprirlo è parlarne, ma ogni volta trova una scusa dicendo che non dobbiamo perderci in chiacchiere. Così ho tentato di cercare un dialogo con Sebastian nel cuore della notte bussando alla sua porta, ma non ho ricevuto alcuna risposta. Tenere dentro un sentimento così forte mi sta opprimendo, non mi fa concentrare sui miei doveri e nemmeno ragionare lucidamente. Devo trovare l'occasione giusta per dirglielo, altrimenti sento che potrei rischiare di impazzire.
Ora però devo dedicarmi ai miei incarichi. Dopo aver aiutato Mey Rin, la quale mi ha detto di aver notato una certa ostilità del corvino nei miei confronti (bisogna essere ciechi per non notarla), mi incammino verso le scale, quando odo all'improvviso qualcuno urlare: << E questo lo chiameresti un tè?! >>
Riconosco immediatamente la voce del signorino dall'altra parte del suo studio. Mi avvicino per sbirciare dalla fessura della porta socchiusa, trovandovi un Ciel furioso con i pugni sulla scrivania.
<< Sono desolato, signorino. >> si scusa subito il maggiordomo, il quale si trova di fronte a lui con il capo chino.
<< È da giorni che continui a fare errori! Come ieri che mi hai servito un pranzo unto e privo di sapore. O il giorno prima ancora che ti eri dimenticato di consegnarmi dei documenti importanti. Vedi di farti passare qualsiasi cosa tu abbia o te ne pentirai amaramente! >> esclama paonazzo in volto per poi tornare a sedersi sulla sedia in pelle.
<< Sarà fatto, ve l'assicuro. >> risponde pacato il maggiordomo mentre effettua un mezzo inchino portandosi la mano destra al petto e la sinistra dietro la schiena.
Ora che ci penso, ieri avevo sentito del trambusto provenire dalla sala da pranzo, ma trovandomi lontana per poter sentire, ho creduto che fosse stato causato dall'incompetenza di qualcuno dei miei colleghi, di certo non dal mio superiore. Mentre se c'è una cosa che ho notato, è che Sebastian sta continuando ad affidarmi compiti che mi tengano lontana da lui il più possibile, mentre prima era l'esatto opposto, sembrava gradire la mia compagnia.
Il ragazzino schiude le labbra ma non vi esce alcun suono. Non sentendo più la voce del giovane, il maggiordomo si risolleva incontrando il suo sguardo: << Signorino, c'è qualcos'altro che dovete dirmi? >> gli domanda con un tono di voce impassibile.
Ciel scuote appena la testa e gli fa un cenno con la mano per congedarlo:
<< Puoi andare. >>
Prima che il corvino s'incammini verso la porta, io mi precipito verso le scale che portano al piano di sotto. Dopodiché mi reco in cucina per aprire la porta sul retro, la quale si affaccia sul cortile interno. Da lì percorro una stradina laterale che porta alla serra, la quale si trova a pochi metri dai giardini ora coperti da un spesso manto di neve.
Una volta all'interno, vedo Finny correre verso di me con un sorriso a trentadue denti: << Katreena, vieni a vedere! >> esclama prendendomi per mano. Gli sorrido a mia volta e lo seguo mantenendo il suo passo veloce.
<< Guarda, non sono bellissime? >>
Mi domanda, indicando delle magnifiche rose viola e bianche.
<< Sì, lo sono eccome. >> rispondo meravigliata ed incuriosita da quei colori così brillanti e dal loro inebriante profumo.
<< Il signor Sebastian ha detto che quelle viola sono rose molto rare. Sono certo che il signorino le adorerà! >> dice il giardiniere senza distogliere lo sguardo da quelle. L'occasione di tale scelta è il compleanno di Ciel che si terrà tra due giorni. Lui però non sa che Lady Elizabeth, sua cugina e fidanzata, ha informato telefonicamente il maggiordomo comunicandogli che intende organizzargli una festa a sorpresa con il desiderio che sia tutto perfetto. Il mio superiore mi ha riferito che d'altro canto il signorino si rifiuta di celebrare il suo compleanno, poiché gli riporta alla mente solo brutti ricordi, ma la caparbietà della sua fidanzata ha avuto la meglio. La signorina ne è consapevole, ma nonostante questo, vuole che questo giorno sia un'occasione di gioia e felicità, non di tristezza e rimpianti.

Durante le nostre faccende, Mey Rin mi ha parlato di lei, dicendomi che è una persona vivace, buona e adora truccare ed acconciare chiunque le capiti sotto agli occhi.

<< Dovrai stare attenta a non trovarti nei paraggi, altrimenti sei finita. >> mi ha raccomandato con voce tremante come se stesse parlando di qualcosa di terribile. La sua espressione seria era così comica che non ho potuto fare a meno di sorridere.

<< Ecco, tieni. >> Finny mi porge un piccolo innaffiatoio per dare acqua alle rose, ma un mal di testa improvviso mi induce a portare le mani alle tempie, lasciando così cadere l'oggetto. Mugolo per il dolore, lo stesso che avevo provato la prima volta che mi ero trasformata. Perché qui? Perché ora? No, devo trattenermi. Chiudo gli occhi stringendoli con forza, tentando di controllarmi.

<< Katreena, che cos'hai? >> mi chiede il giardiniere con un tono di voce apprensivo.
<< N-non è nulla... >> rispondo a denti stretti. 
<< Scusami... >> mormoro riaprendo gli occhi per poi lasciare la serra, tornando al più presto nella mia stanza. Chiudo la porta dietro di me a chiave e mi lascio scivolare sul pavimento prendendomi di nuovo la testa tra le mani.
<< Non è questo il momento. Vattene. >> sussurro con le lacrime agli occhi, percependo i canini farsi più aguzzi.
"Non sono io a farti questo, ma tu. Sei talmente instabile a livello emotivo per colpa di quel demone che non riesci nemmeno a tenere a bada i tuoi poteri."
Sì, ha ragione. Questa volta è colpa mia. Devo tornare in me, devo resistere ancora per qualche ora, poiché questa notte dirò a Sebastian ciò che provo per lui, che lo voglia o meno. Effettuo dei respiri profondi per contrastare la trasformazione, mentre immagino quelle bellissime rose blu che hanno rapito il mio sguardo. Pochi minuti più tardi, il dolore svanisce completamente. Così mi sistemo, apro la porta e torno da Finny.
<< Eccomi. Ti chiedo scusa per averti fatto preoccupare. >> esordisco accennando un sorriso. Il biondino si volta verso di me con i lacrimoni agli occhi. Il suo viso si illumina non appena mi vede e corre a darmi un forte abbraccio: << Menomale! Stai bene! >> piagnucola accoccolandosi a me, sorprendendo la sottoscritta con quel gesto d'affetto inaspettato.
<< Sì, sto bene. >> dico poi ricambiando l'abbraccio.

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<< Fortunatamente non ho avuto problemi con la Funtom Company circa i documenti che ti eri scordato di consegnarmi. >> parla Ciel seduto sul letto, mentre Sebastian lo sta cambiando per la notte.
<< Sono lieto di sentirlo e vi chiedo ancora venia per quanto accaduto. >> risponde pentito di aver commesso un simile errore.
<< Ormai è fatta. >> replica lui secco, ponendo sul comodino la benda che gli copre l'occhio destro.
<< Piuttosto, come se la cava Katreena? Sta eseguendo i suoi doveri nel modo corretto? >>
Nel sentir pronunciato il nome della ragazza, il demone sussulta impercettibilmente, tanto che il suo padrone non se ne accorge nemmeno.
<< Sì, impara molto in fretta ed è raro che sbagli qualcosa. >> gli riferisce con un pizzico di orgoglio scacciando la sensazione che ha appena provato.
<< Perfetto. Assicurati sempre che lei non dia problemi con il suo potere. >>
Il maggiordomo annuisce mentre rimbocca le coperte al ragazzino: << Certamente. >>
Dopodiché si avvia verso l'uscita della camera con il candelabro in una mano: << Buonanotte signorino. >> lo saluta per poi chiudere la porta.

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Dopo aver svolto le ultime faccende della serata, vado nel bagno della mia stanza per darmi una rinfrescata e sciogliermi lo chignon, mostrando così i miei lunghi capelli, finalmente liberi; sento che non mi abituerò mai a questa acconciatura. Alzo lo sguardo verso lo specchio osservando il mio viso riflesso, le labbra serrate, le sopracciglia aggrottate e gli occhi quasi spalancati. Paura ed angoscia pervadono il mio essere al pensiero che tra pochi minuti rivelerò i miei sentimenti a Sebastian. E se non dovesse ricambiarli? Ma che dico, è ovvio che non li ricambi, perché è un demone. Però forse lui potrebbe essere un'eccezione. Sospiro stringendo i pugni.
"Non potrò certo saperlo stando qui a scervellarmi."
Così scuoto la testa e ripasso mentalmente il discorso che ho creato pochi giorni fa. Ora pronta e carica di determinazione, esco dalla mia camera per raggiungere quella del maggiordomo.
<< Ci siamo. >> sussurro quando mi trovo davanti alla sua porta. Sollevo una mano avvicinandola al legno per bussare, ma il ripensamento mi fa indugiare, lasciando il pugno a mezz'aria. Le gambe iniziano a tremarmi ed una sensazione di freddo sale lungo la spina dorsale, mandando all'aria la sicurezza che avevo fino a poco fa. Presa dall'ansia, mi tormento le dita, incapace di prendere una decisione, rimanendo immobile sul posto, fissando il legno della porta.
"Devo farlo, devo farlo." Mi ripeto mentalmente, senza accorgermi però dei cardini che cigolano, della lieve luce che esce dalla stanza e infine del corvino sull'uscio.
Trasalisco non appena i miei occhi incontrano lo sguardo impassibile di quest'ultimo.
<< Stavo giusto venendo a cercarti. Devo parlarti di una cosa. Entra pure. >> Dice lui con una calma che mi risulta fin troppo apparente. Che anche lui abbia intenzione di fare quel discorso? Forse mi sarebbe più facile così.
Intimorita, lo seguo dentro chiudendo la porta alle mie spalle.
<< Quest'oggi ho percepito la tua oscurità emergere. >> inizia lui mentre è impegnato a mettere via un paio di libri che si trovano sulla sua scrivania.
<< Ti sei trasformata, non è vero? >> chiede lui mentre chiude uno dei cassetti di quest'ultima.
<< No, volevo dire, non del tutto. >> balbetto leggermente quando incontro lo sguardo severo del mio superiore.
<< Spiegati meglio. >> ordina con una certa impazienza mentre si volta verso di me, causandomi un piccolo brivido per tutto il corpo.
<< Non appena ho sentito che l'oscurità stava per sopraffarmi, sono andata nella mia stanza per riprendere il controllo. Ho impedito la trasformazione concentrandomi su un oggetto in particolare e la prima cosa che mi è venuta in mente sono state le magnifiche rose viola che si trovano nella serra. >> gli riferisco mentre inizio a tormentarmi nervosamente le mani.
Sebastian assottiglia lo sguardo, scrutandomi con sospetto: << Tutto qui? Ti è bastato questo? >>
Annuisco per dare conferma alle mie parole mentre gli rivolgo un timido sorriso.
<< Dev'essere stato difficile trovarle in questa stagione. >> aggiungo per cercare di alleggerire la tensione del corvino.
<< Katreena, che cosa vuoi? >> replica lui stizzito senza quasi darmi modo di finire la frase.
Effettuo un piccolo respiro profondo per poi prendere parola con il poco coraggio che mi è rimasto: << Ieri ho sentito il signorino rimproverarti per aver sbagliato alcuni compiti. Io so che non commetti mai errori, quindi mi sono chiesta se... >>
<< La cosa non ti riguarda affatto! >> sbotta il demone rivolgendomi uno sguardo minaccioso. La sua voce tuona nelle mie orecchie tanto da farmi trasalire.
<< Volevo solo sapere se c'è qualcosa che ti turba. >> mi giustifico con un filo di voce mentre stringo le mani con forza in preda all'agitazione.
<< Perché t'importa così tanto saperlo? >> continua lui, facendo emergere una certa curiosità nel formulare quella domanda.
<< Perché tengo a te e vorrei aiutarti come tu hai sempre fatto con me. >>
Rispondo pochi istanti dopo incontrando il suo sguardo ora meno rigido per via dello stupore appena accennato sul suo volto.
<< Mi stai forse dicendo che ti sei affezionata a me? >> chiede con una punta di sarcasmo.
Ecco, ci siamo, il momento è giunto. Deglutisco a fatica con il cuore in gola mentre sento che le mie mani hanno iniziato a sudare.
Scuoto la testa: << Non proprio. A dire il vero... >> indugio nuovamente se continuare o meno.
<< A dire il vero cosa? >> incalza il maggiordomo incrociando le braccia al petto e inarcando un sopracciglio, aspettandosi una mia risposta. 

"Coraggio, glielo devo dire."

Sono arrivata a questo punto e intendo andare fino in fondo, scoprire se anche lui prova qualcosa.


https://www.youtube.com/watch?v=Xafogjwdjr8&ab_channel=InadequateTerror

 

<< Io... ti amo. >> gli confesso dolcemente quando i miei occhi incontrano i suoi ora spalancati, sconfiggendo il timore che fino a poco fa mi attanagliava le corde vocali.
Sebastian mi guarda senza proferir parola, rimanendo talmente fermo da sembrare una statua.
Non riesco a credere di averlo detto per davvero, ma l'ho fatto. Ci sono riuscita. Peccato però che il silenzio del corvino sembri suggerirmi che qualcosa di sinistro stia per accadere...
Infatti alcuni secondi più tardi noto le spalle del maggiordomo sollevarsi ed abbassarsi rapidamente, mentre una piccola risata soffocata in parte dalla mano che tiene sulla bocca si fa sempre più presente. Io mi limito a guardarlo confusa dalla sua reazione senza dire nulla. 

 

"Cosa ci trova di tanto divertente?"

 
<< Suppongo tu voglia sapere se ricambio il tuo sentimento. >> esordisce dopo essersi ricomposto: << Ebbene... >> inizia lui mentre s'incammina verso di me, per poi prendermi il viso tra le mani.
Trepidante, attendo la sua risposta, nonostante nutra giustamente un brutto presentimento: << Io non ti amo. >> esclama sorridendo diabolicamente.
<< E sai perché? Perché non possiedo questa capacità. Ma anche se l'avessi, la eviterei, poiché mi renderebbe un debole. >> continua lui pronunciando queste parole con vero e proprio disprezzo.

<< Per di più io sono l'ultimo essere di cui qualcuno dovrebbe innamorarsi. >> conclude il demone usando un tono talmente gelido da farmi venire la pelle d'oca.
La mia anima ed il mio cuore vengono trapassati da mille pugnali, togliendomi il respiro.
E così la mia paura più grande si è avverata. Forse sarebbe stato meglio accontentarmi dell'illusione che lui potesse amarmi, ma ormai è troppo tardi per tornare indietro.
<< Perché mi ami? Non mi sembra di aver fatto qualcosa in particolare. >>
Mi domanda inclinando appena la testa di lato senza però cambiare espressione, né allontanare le mani dal mio viso.
<< Ti sbagli. >> replico con voce rotta a causa del pianto che sto tentando di trattenere.
<< Hai fatto molto per me. Mi hai ospitata qui, mi hai allenata, confortata quando sentivo di aver ormai abbandonato ogni speranza. Il tempo che abbiamo passato insieme significa molto per me, così come vederti ogni giorno mi fa star bene. >> proseguo il mio discorso dando delle valide motivazioni svelandomi completamente, nonostante lo trovi piuttosto complicato e forse anche inutile visto come stanno andando le cose. Sebastian emette una risata gutturale: << Immagino che con "tempo insieme" tu alluda anche ai momenti che abbiamo passato sotto le lenzuola. Mi dispiace deluderti, ma è stato solo per soddisfare me stesso e farti smettere di piagnucolare come una bambina viziata sul come le cose brutte succedano solo a te. Mi ero proprio stancato di sentirti. >>
Lacrime silenziose rigano le mie guance dopo aver udito le dure parole del corvino.
Lui sospira sonoramente per poi allontanare le mani dal mio viso: << Tornando al discorso di prima, ti ho salvata soltanto perché reputavo interessante l'oscurità dentro di te. >> mi rivela infine allargando le braccia.
<< Non ti credo... >> sussurro flebilmente aggrottando la fronte.
<< Sapevo che l'avresti detto. >> replica lui con un sospiro pesante, portandosi una mano alla fronte.
<< Vediamo se lo capirai in questo modo. >> ringhia usando un tono di voce grave.
Poi accade tutto molto in fretta: Sebastian si slancia verso di me, sbattendomi contro al muro e stringendomi il collo, ma senza usare troppa forza. Quando apro gli occhi, ciò che trovo non è il maggiordomo, bensì una creatura demoniaca nera come la pece, denti bianchi affilati ed i suoi caratteristici occhi scarlatti nei quali sembrano danzare fiamme provenienti direttamente dall'Inferno; non li avevo mai visti così prima d'ora.
<< Questo è il mio vero aspetto. >> dichiara lui con un timbro di voce basso, profondo e roco, il quale mi causa numerosi brividi per tutto il corpo. Osservo il demone con un misto di curiosità e timore, cercando di imprimere la sua forma nella mia mente.
<< Tu ami solamente la maschera che indosso, così come i comportamenti eleganti che simulo ogni giorno. >>
Io scuoto leggermente la testa poggiando una mano sulla sua, la quale è munita di lunghi artigli: << Ti sbagli di nuovo. Io amo il vero te stesso, colui che si trova di fronte a me in questo momento. Non m'importa se ti nutri di anime per vivere e mi rifiuto di pensare che il nostro rapporto sia tutta una finzione. >> 

Sebastian mi guarda intensamente digrignando i denti con sdegno, irritato dalla mia risposta. Dopodiché mi osserva squadrandomi dal basso verso l'alto: << Allora dimmi. Perché stai tremando come una foglia? >> chiede lui leccandosi le labbra con soddisfazione, essendo riuscito a farmi paura, o almeno così crede. Allungo la mano verso di lui, carezzandogli una guancia: << Il mio corpo starà anche tremando, ma la mia anima no. Questo perché come ho già detto, ti accetto per come sei veramente, sia fuori che dentro. Magari mi prenderai per pazza, ma io voglio te e te soltanto. >> gli rivelo con naturalezza, mettendomi completamente a nudo.
Il corvino mi afferra il polso all'improvviso con decisione per allontanare la mano dal suo volto. Pochi istanti dopo sento il mio collo venir stretto dalla sua morsa: << Io non ti amerò mai. Se vorrai continuare a lavorare qui dovrai reprimere ciò che provi, altrimenti sarò ben lieto di sbatterti fuori. >> ringhia furioso per poi lasciarmi andare. Scioccata, mi accascio contro la parete mentre Sebastian torna nella sua forma umana per poi lasciare la stanza, sbattendo la porta. Nel momento in cui i suoi passi si fanno sempre più distanti, lascio che la tristezza, la frustrazione e il dolore del rifiuto, si convertano in un pianto disperato, percependo un'aria gelida attraversarmi le membra. Raggomitolata su me stessa e con la fronte china sulle ginocchia, continuo a versare lacrime su lacrime senza riuscire a fermarmi; non che lo voglia.
Ormai è questo l'unico modo per sfogarmi liberamente e completamente.

 

"E se ti dicessi che ne esiste un altro che non ti farà più soffrire?"

 

Alzo lo sguardo trovandomi di fronte la mia nemesi che mi scruta dall'alto per poi accovacciarsi davanti a me.
<< Quale sarebbe l'altro modo? >> le domando tra un singulto e l'altro, portandomi una mano al viso per asciugarmi gli occhi alla meglio.
Le labbra della vampira s'incurvano in un sorriso quasi dolce: << È molto semplice. Non dovrai far altro che consentirmi di reprimere i tuoi sentimenti, belli o brutti che siano. Poi quando mi avrai detto che ti sei ripresa, ti farò tornare in superficie. >>
Trovo molto strano il suo modo di fare, perché lei non è mai stata gentile con me. Ma devo ammettere mio malgrado che la sua proposta mi tenta non poco; sono stanca di continuare a provare dolore, di pensare ogni giorno ai miei cari che non ci sono più e sentire la loro mancanza, o di struggermi per un amore che non esisterà mai.
<< D'accordo, accetto. Basta che poni fine a tutto questo... >> esclamo con voce grave rompendo il silenzio che era venuto a crearsi.
<< Sarà fatto. >> promette lei solenne per poi sparire. Pochi istanti dopo percepisco una morsa stringermi dall'interno, capendo in seguito che si tratta della sua stessa oscurità intenta ad impossessarsi pienamente della mia anima. Io impiego tutte le mie forze per non mettermi ad urlare, rendendomi lentamente conto di star perdendo il controllo del mio corpo. Infine la vampira riesce ad immergere con successo la luce residua della ragazza nel buio totale della sua essenza. Poco dopo la creatura si alza lentamente dall'angolino in cui la poveretta si era rintanata: << Oh Katreena, sei così ingenua. >> ride sommessamente per poi abbandonare velocemente la residenza con passo felpato, senza che nessuno la senta, nemmeno il corvino.

Solo un'ora più tardi Sebastian, allontanatosi da Katreena per evitare di sentirla piangere un'altra volta, torna da lei per vedere come sta, trovando tuttavia con gran sorpresa, la porta spalancata e la stanza completamente deserta. Così il demone si mette alla sua ricerca per tutta la magione senza però trovarla, arrivando alla conclusione che dev'essere fuggita. Allarmato, corre di sopra per recarsi nella camera di Ciel: << Signorino, signorino svegliatevi per favore. >> sussurra lui mentre scuote appena il ragazzino con una mano. Quest'ultimo si lamenta nel sonno per poi aprire lentamente gli occhi: << Che succede Sebastian? >> chiede mezzo addormentato.

<< Si tratta di Katreena. È scappata e temo che possa essersi trasformata. Dato che ho l'ordine di rimanere a guardia della residenza durante la notte, non posso andare a cercarla, dunque vorrei che voi... >>

<< Vuoi che io annulli l'ordine? Non se ne parla! >> replica il ragazzino, interrompendo il suo discorso e scattando a sedere sul letto.

<< Come diamine ha fatto a scappare da te? >> lo interroga andando dritto al punto.

<< Deve aver celato la sua presenza in qualche modo. >> deduce lui, rammaricato per aver causato problemi al signorino un'altra volta.
<< D'accordo. Verrò con te. >> decide infine Ciel togliendosi le coperte.
<< Ne siete sicuro? >> gli domanda titubante il servitore.
Ciel digrigna i denti: << Non osare mettere in dubbio i miei ordini. Piuttosto raccontami cos'è successo. >> minaccia lui fulminandolo con lo sguardo. Sebastian obbedisce suo malgrado mentre veste il Conte. Dopo essere stato nuovamente rimproverato da questi, il demone va a svegliare i propri colleghi, ordinando loro di sorvegliare la magione. Infine lui ed il suo padrone si avviano alla ricerca di Katreena.

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Salve a tutti! Come state? Spero bene. Non esitate a farmi sapere cosa pensate del capitolo, perché un vostro commento è sempre ben accetto, così come le critiche, a patto che siano costruttive :) Alla prossima!

 

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Capitolo 20
*** Chi riuscirà a prevalere? ***


<< Sei stato uno sconsiderato! Perché sei dovuto arrivare a tanto?! >> urla Ciel contro Sebastian, mentre quest'ultimo lo tiene tra le braccia e corre attraverso la foresta. Con quei rimproveri, il ragazzino si riferisce a quando il demone si è rivelato a Katreena con il suo vero aspetto.
Il corvino dal canto suo non ha idea di come rispondere, poiché solo confusione e preoccupazione lo stanno arrovelando; la prima era già presente da quando la vampira gli ha confessato i suoi sentimenti e gli ha detto che lo ama così com'è, cosa che lo ha alquanto turbato. Come può un essere umano amare una creatura ripugnante come lui? Questo è ciò che ha continuato a chiedersi mentre Katreena piangeva a dirotto. La seconda invece si è insinuata all'istante non appena ha capito che lei è scappata e che molto probabilmente ha perso il controllo. Infatti dopo essere entrati in città, lui ed il conte trovano il cadavere di un uomo in un vicolo con la gola dilaniata da degli artigli, accasciato contro il muro di una casa.
Sebastian si avvicina all'uomo esanime per inspirarne l'odore, captando così quello appena percepibile della vampira.
Dopodiché gli solleva una manica della camicia consunta e poggia una mano sul suo braccio: << Lei è stata qui. Il corpo è ancora tiepido, dunque dev'essere successo pochi minuti fa. >> constata alzandosi e voltandosi verso Ciel, il quale fa un cenno col capo: << Forza allora. Non abbiamo tempo da perdere. >> esclama risoluto.

******************

Un freddo pungente aggredisce le mie membra. Apro immediatamente gli occhi, rendendomi conto di star giacendo in un campo di foglie autunnali rese umide dalla nebbia che avvolge lo spazio circostante. Mi alzo per rimuoverne alcune rimaste appiccicate alla mia divisa da domestica, chiedendomi come io sia potuta giungere in un luogo simile.
<< C'è nessuno? >> domando con la speranza che qualcuno possa sentirmi. Nel frattempo mi guardo intorno, scorgendo, nonostante la poca visibilità, alberi completamente spogli, i cui rami ondulati si intrecciano creando sagome spaventose. Ad un certo punto noto che la coltre grigia sta iniziando ad affievolirsi davanti a me, rivelando una stradina sterrata. Non udendo alcuna risposta e non avendo altra scelta, decido di intraprendere questo sentiero sempre contornato da nebbia ed alberi su cui sono posati alcuni corvi che mi fissano con occhi scarlatti. Sussulto quando uno di loro gracchia all'improvviso, spezzando quella quiete lugubre. Spaventata, accelero il passo, ma non appena lo faccio, i rapaci si mettono a gracchiare furiosamente sbattendo le ali per poi iniziare ad inseguirmi. Così corro, corro e corro nella speranza di trovare un riparo al più presto. Mi volto notando con sgomento che i corvi stanno quasi per raggiungermi. Aumento ulteriormente la velocità nonostante la fatica stia iniziando a farsi sentire. Ad un certo punto intravedo davanti a me un'abitazione, la quale man mano mi avvicino si rivela essere molto simile alla villa dei miei genitori. A pochi passi dall'edificio, compio ancora un ultimo sforzo riuscendo così a raggiungere la porta ed entrare, facendo sì che i rapaci si scontrino su quella, provocando vari tonfi che riecheggiano. Mi guardo intorno per vedere se la villa è uguale anche all'interno, ma ciò che vedo è solo un corridoio ampio illuminato dalle candele e privo di porte che dovrebbero condurre alle altre stanze.
Dopo aver effetti alcuni respiri profondi per riprendere fiato e tranquillizzarmi, comincio a percorrere questa strada a senso unico. Man mano avanzo, noto alcune lapidi poste ai lati. Mi avvicino a una di quelle, riconoscendo subito il nome di mia madre inciso nella pietra.
Più avanti ma sulla destra, vi è quella di mio padre; pochi metri più in là scorgo anche quella di Walter e Thomas, chiedendomi come mai si trovino qui e cosa significa tutto questo.
<< ...eena... olpa... tua... >> una voce roca e lamentosa mi fa scattare in piedi.

<< Chi c'è? >> domando impaurita mentre scruto freneticamente l'ambiente circostante in cerca della persona che ha parlato, ma senza trovare nessuno.

<< Colpa tua... tua... >>
Questa volta però non si tratta di una voce sola, ma di una serie di sussurri che man mano si fanno sempre più comprensibili: << Katreena. Perché noi siamo morti e tu no? È solo colpa tua... >>
Le mie membra cominciano a tremare nel vedere alcune sagome vestite di nero e munite di cappuccio materializzarsi ognuna accanto ad una delle lapidi.
<< C-chi siete voi? >> balbetto in preda al panico, appoggiandomi ad una parete, come se potessi mimetizzarmi con essa.
Poco dopo le figure si girano verso di me smettendo di pronunciare quelle accuse e rimuovono lentamente i cappucci che coprono i loro volti.

*********************

La ricerca della vampira prosegue senza sosta, rivelando che quest'ultima si muove velocemente e senza una meta precisa, visti gli spostamenti casuali.
<< Dannazione, ci mancava anche che iniziasse a nevicare. >> protesta Ciel coprendosi alla meglio con il mantello nero, mentre Sebastian avanza per i tetti delle abitazioni in modo da avere una visuale migliore in caso di nuovi cadaveri. Ad un certo punto si ferma dopo essere atterrato su una delle abitazioni e concentra il proprio olfatto.
<< Senti qualcosa? >> gli domanda subito il conte.
Il servitore annuisce: << Anche se proviene da lontano, l'odore è comunque pungente. Temo che troveremo parecchi morti. Inoltre percepisco la presenza di Katreena. >>
Ciel si limita a schioccare la lingua con stizza, ancora adirato con il suo servitore per aver fatto perdere il controllo alla ragazza. I due tornano sulla loro strada attraversando quasi tutta Londra, finché non giungono davanti ad una magione completamente illuminata.
Il maggiordomo si sporge da uno degli alberi su cui si trova, notando con sorpresa che non vi sono vittime nel cortile dell'abitazione, quindi ciò significa che si trovano all'interno.
Infatti una volta entrati, i due scoprono subito due corpi appartenenti ad una giovane domestica e ad un maggiordomo di mezza età.
Sebastian si avvicina meglio per osservare il modo in cui questi sono stati eliminati, constatando che la vampira non ha ucciso solo per bisogno di nutrirsi, ma soprattutto per divertimento, dato che sono stati sgozzati con un taglio netto o addirittura mutilati a qualche braccio o gamba.

Un urlo improvviso attira l'attenzione dei due: << Ti prego. Risparmiami! Ti darò tutto quello che vuoi... >>
Sentono implorare la voce di un ragazzo.
Il demone capisce immediatamente da dove proviene, così fa un cenno col capo a Ciel di seguirlo e si fa strada per il maniero, approdando in un salone ben illuminato. Sebastian ed il suo padrone sgranano gli occhi non appena vedono che la stanza è macchiata del sangue dei nobili riversi sul pavimento e privi di vita, i quali molto probabilmente si erano riuniti per una festa, a giudicare dagli abiti eleganti che indossano.
<< Questa è una vera e propria carneficina... >> mormora Ciel disgustato cercando di trattenere la forte nausea che lo pervade.
In cima alla scala centrale del salone, il corvino riconosce all'istante la figura della vampira, la quale sta tenendo per il collo il povero ragazzo che ha urlato poc'anzi.
<< Aiutatemi! >> esclama quest'ultimo quando vede il servitore ed il suo padrone avanzare verso di loro con passo deciso.
Lei schiocca lingua essendosi accorta della presenza di ospiti indesiderati e poi si avventa sulla sua preda, sgozzandole il collo con gli artigli: sangue copioso esce da quel corpo giovane; la ragazza apre la bocca, mostrando la lingua, per assaporare quell'essenza pregna di paura. Sebastian osserva incredulo quella figura femminile a lui ora sconosciuta, la quale ha labbra tinte di rosso, i capelli sciolti e la divisa da domestica cosparsa di macchie scarlatte appartenenti alle vittime che lei stessa ha causato. Inoltre un altro dettaglio attira la sua attenzione: gli occhi della vampira, i quali hanno assunto lo stesso rosso della volta in cui Katreena, in preda all'ira, aveva ucciso la contessa Brimstone.

<< Poni immediatamente fine a questa follia. È un ordine. >> le intima il ragazzino con sguardo severo. Lei però non gli dà retta e scoppia a ridere: << Non prendo ordini da un moccioso come te. E poi io non sono lei. >> replica pronunciando l'ultima parola con sprezzo, gettando il cadavere giù per le scale con forza sovrumana, mirando proprio al Conte, ma Sebastian glielo impedisce afferrando quest'ultimo e allontanadolo in tempo, lasciando che il corpo si schianti sul pavimento.
<< Come osi?! >> sbotta Ciel stringendo le mani a pugno.
La vampira lo schernisce mettendosi a ridere.
<< Purtroppo ha ragione. Katreena ha ceduto il posto al suo alter ego. >>
Confuso dalle parole del suo servitore, Ciel si volta verso di lui: << Quindi mi stai dicendo che è morta? >>
Il demone scuote la testa senza però distogliere lo sguardo dalla ragazza, tenendosi pronto nel caso dovesse iniziare ad attaccare uno di loro: << Fortunatamente no. Lei esiste ancora anche se in profondità. >>
La vampira storce le labbra in un sorriso maligno scoprendo i lunghi canini:
<< Ma non sarà così ancora per molto. Arrenditi demone. Arrenditi come ha fatto Katreena con se stessa e la sua miserabile vita. Così facendo, lei non sarà più un peso per te. >> esclama indicando il diretto interessato con l'indice della mano destra per poi chiuderla a pugno.

<< Mi rifiuto. >> risponde lui, determinato a volerla riportare indietro.
La nemesi comincia a scendere lentamente le scale carezzando il corrimano decorato. Sebastian si mette sulla difensiva posizionandosi davanti a Ciel per proteggerlo.
<< Ma certo. Tu vuoi salvarla in modo da poterla usare a tuo piacimento come hai fatto finora. >> deduce lei poco dopo guardandolo negli occhi, giungendo alla fine delle scale e fermandosi davanti a lui.

<< Ti sbagli! >> esclama il corvino digrignando i denti.

Ciel guarda Sebastian corrugando la fronte; schiude le labbra per domandargli di cosa stia parlando la vampira, ma viene interrotto bruscamente da quest'ultima: << E allora perché? >> chiede muovendo sinuosamente il bacino girando intorno a lui come se fosse un avvoltoio in attesa che la sua preda muoia.
<< Non mi dirai che tieni a lei. >> gli miagola nell'orecchio una volta fermatasi alle sue spalle, facendolo sussultare. Nel frattempo le sue mani vanno a percorrere il petto coperto dalla giacca della divisa, scendendo poi verso l'addome con lascivia.
Il corvino scuote la testa: << Questo non riguarda te, ma lei. >> risponde con fermezza, senza però riuscire a nascondere del tutto l'apprensione ed i sentimenti che prova per Katreena. Subito dopo le afferra i polsi e la scosta da sé per poi allontanarsi con uno scatto in avanti. Infine si rivolge a Ciel, intimandogli di trovare un riparo. Lui obbedisce andando a rifugiarsi in un angolo della sala.

"Al moccioso penserò dopo."
La vampira lo ignora con lo sguardo, completamente presa dal desiderio di combattere contro il demone, in modo da potersi liberare di quella seccatura al più presto. Così corre verso di lui con l'intento di colpirlo al viso usando gli artigli, ma il corvino blocca quel colpo dirompente con una mano senza poche difficoltà, facendolo indietreggiare di alcuni centimetri, cosa che non era mai accaduta durante gli allenamenti.
La ragazza si libera dalla sua presa con una ginocchiata all'addome, facendogli sputare un po' di sangue.
Lei non lascia nemmeno il tempo al demone di pulirsi il labbro inferiore, che passa nuovamente all'attacco, scagliando una serie di colpi che Sebastian riesce a contrastare.
<< Avanti, perché non mi attacchi? Hai forse paura di far del male a Katreena? >> lo provoca lei quando nota che effettivamente il maggiordomo si sta limitando a difendersi senza mai ricambiare.
<< Forza, fammi vedere che sai fare! >> esclama, incitandolo a reagire, ma ancora senza risultato. Stizzita, la nemesi decide di ricorrere alle maniere forti ed all'astuzia. Sferra un calcio diretto al fianco del demone in modo talmente rapido e violento, da scaraventarlo contro a un muro. Successivamente la sua immagine si trasforma in una coltre di nebbia scura e si dirige verso Ciel, il quale, armato di una piccola pistola, preme il grilletto più volte nel tentativo di colpirla, ma senza successo. Riacquisite le sue vere sembianze, si accanisce sul suo collo, facendolo gemere di dolore.
<< Signorino! >> esclama il corvino non appena ode il suo urlo.
<< S-sebastian... >> rantola il poveretto tendendo una mano verso di lui.
<< Scusami Katreena. >>
A quel punto il maggiordomo estrae quattro coltelli dalla giacca interna e li lancia verso la vampira, colpendola alla schiena. Dolori acuti l'affliggono, obbligandola a gemere e a lasciar andare il ragazzino, il quale, indebolito, si accascia sul pavimento, chiudendo gli occhi.
<< Finalmente ti sei deciso a reagire. >> esclama soddisfatta la vampira girandosi verso Sebastian per poi estrarre agilmente i cotelli infilzati nella carne. Il corvino approfitta della sua distrazione raggiungendola in un lampo, infliggendole un calcio laterale per allontanarla da Ciel e impedirle di fargli nuovamente del male.
Katreena viene spinta a gran velocità, ma nonostante ciò riesce a recuperare l'equilibrio con una capriola, atterrando in piedi.
Nel frattempo il demone si affretta a controllare la ferita del suo padrone, notando con sollievo che non sembra essere grave e percepisce la sua anima, anche se incosciente. Dopodiché scende di sotto con un balzo per continuare lo scontro.

******************


<< Oh mio Dio... >> esclamo inorridita coprendomi la bocca quando riconosco i volti dei miei cari, solo che questi sono parzialmente sfigurati: Walter presenta la mandibola storta, metà del volto è privo di pelle così la testa priva di capelli, mia madre presenta varie ferite e tagli, mentre mio padre ha entrambe le guance mangiate dai vermi.

<< È solo colpa tua, Katreena. >>
Ora le loro voci si sono fatte più imponenti, rimbombando con violenza nel mio corpo, provocandomi dei brividi e delle vibrazioni che riescono a raggiungermi le ossa. La creatura simile a mio padre volge lo sguardo verso mia madre ed il maggiordomo per poi indicare la sottoscritta con una mano ossuta, quasi scheletrica.
I due annuiscono come se avessero capito il suo ordine e cominciano ad avvicinarsi verso di me, continuando a pronunciare quella frase.

<< Vi prego, lasciatemi spiegare. Io non volevo che andasse a finire così, ve lo giuro. >> li imploro scostandomi dalla parete con fatica, comprendendo subito dopo che il motivo è del sangue rappreso appicciatosi al mio corpo.
Nel frattempo quelli continuano ad avanzare, incuranti delle mie parole.
<< Voi non siete loro... voi non siete loro... >> sussurro più volte trovando la forza di indietreggiare. Il loro coro accusatorio mi sovrasta sempre più ogni volta che parlo. Improvvisamente le tre figure producono un urlo disumano per poi scattare verso di me impugnando tra le mani quello che sembra un paletto. A quel punto mi volto e corro, corro più che posso nella speranza di allontanarmi da loro e di trovare un'uscita da questo tunnel infernale. Pochi minuti dopo realizzo che le loro voci si stanno affievolendo, così mi volto vedendo che quei mostro si stanno facendo sempre più distanti, per poi sparire del tutto.
Ad un certo punto una luce bianca di fronte a me attira la mia attenzione, ma questa si scurisce man mano la raggiungo, diventando violacea e trasformandoso in una sorte di nube.
Mi fermo a pochi metri di distanza per riprendere fiato ed osservarla, notando che da questa sta emergendo una figura familiare, anche se l'ho vista una volta sola: Sebastian nella sua forma demoniaca. Vorrei avvicinarmi a lui, ma temo che possa essere un altro inganno, come quello di poc'anzi.

<< Katreena, sono io. >> parla lui con la sua voce bassa e profonda camminando verso di me. Diffidente, indietreggio di qualche passo finché il demone non si ferma: << Sono venuto a prenderti. >> mi sorride dolcemente tendendo la mano. Il tono rassicurante con cui pronuncia quelle parole e i suoi occhi colmi di affetto, mi dicono che fidarmi di lui è la scelta giusta, così afferro la sua mano. Lui mi attira a sé avvolgendomi in un abbraccio.
<< Presto quest'incubo sarà finito. >>
Dice carezzandomi la testa. Calde lacrime scorrono sul mio viso: << Oh Sebastian... >> sussurro felice di rivederlo nonostante mi abbia ferita nel profondo.
Poco dopo il demone scioglie l'abbraccio e tramuta il suo sorriso in un ghigno carico di disprezzo: << Non fai altro che piangere e cercare il mio aiuto. Sai, sei sempre stata un peso per me. >> ringhia, afferrandomi un polso con irruenza.
Guardo Sebastian, confusa dal suo cambiamento repentino.
<< Lei è qui. Venite! >> esclama volgendo lo sguardo alle mie spalle.
Giro la testa per capire a chi sta parlando, senza però vedere nessuno. Ad un certo punto odo dei sussurri, riconoscendo immediatamente le voci di quei mostri che si spacciano per i miei cari.

<< Lasciami andare, ti prego! >> urlo a Sebastian, dimenandomi per cercare di liberarmi. Lui però non collabora, sorridendo malignamente mentre affonda gli artigli nella mia carne ogni volta che mi muovo. Gemiti e lamenti si fanno sempre più vicini, scoprendo con sgomento che quelle figure raccapriccianti mi hanno quasi raggiunta. Decido così di appellarmi nuovamente al corvino, sperando cambi idea: << Per favore, non voglio morire. >>
Lui mi guarda con sufficienza dall'alto in basso senza lasciare la presa, anzi, infierisce facendo penetrare gli artigli ancora più in profondità.
Urlo in preda al dolore causando solo divertimento al demone, il quale scoppia in una risata diabolica. Improvvisamente qualcosa tocca la mia spalla, rendendomi conto che si tratta della mano decomposta di mia madre. Successivamente Walter e mio padre mi bloccano in una morsa.

<< Ti avevo detto che tra poco tutto questo avrà fine. >> esclama Sebastian mentre abbandona il suo vero aspetto, tramutandosi in pura oscurità.
Noto con orrore che anche i mostri hanno assunto quella stessa materia, attaccandosi con prepotenza alle mie membra.
<< No! Devo andarmene da qui! >> grido mentre mi divincolo senza ottenere alcun risultato.
<< Non andrai da nessuna parte, perché sei stata tu a scegliere di arrenderti. >> replica il demone, cogliendomi sul vivo.
È vero, ora ricordo, ho ceduto il posto all'oscurità e ai rimpianti, lasciando che i miei sentimenti e le mie emozioni venissero sepolti, molto probabilmente per sempre. Alla fine la mia nemesi mi ha ingannata, mentre io mi sono fidata di lei da tanto ero accecata dalla sofferenza. Chissà quanta morte e distruzione sta causando in questo momento...
Mi auguro con tutto il cuore che Sebastian la trovi e ponga fine alla sua vita, così come alla mia, in modo da non essere più d'intralcio a nessuno.

Smetto di ribellarmi a loro, chinando il capo: << Hai ragione... >> dico in un sussurro. << Fa' ciò che devi. >> esclamo risoluta, pronta ad accettare le conseguenze delle mie azioni. Lui sogghigna per poi gettarsi su di me, immergendomi completamente nelle tenebre più nere di una notte senza stelle. Chiudo gli occhi lasciandomi cullare dalla morte che presto verrà a reclamare questa mia povera anima.

********************

Nel corso della battaglia, Sebastian ha provato più volte a chiamare Katreena, a dirle di svegliarsi, ma non c'è stato verso, nessun segno che potesse fargli capire che lo sente.

La ragazza scatta in direzione di Sebastian sguainando le unghie affilate con l'intenzione di mirare al suo cuore e strapparglielo dal petto; forse in questo modo potrà ucciderlo una volta per tutte come si fa con i vampiri. Suo malgrado, il demone capisce le sue intenzioni inarcando la schiena all'indietro, per poi estrarre un coltello dalla giacca, ferendole l'interno dell'avambraccio compiendo un movimento rapido. Lei si allontana di poco senza emettere alcun gemito. Esterrefatto, il maggiordomo si accorge che la lama dell'arma si è spezzata e di conseguenza si chiede come quella vampira sia in grado di tenergli testa.

<< Se speri di potermi battere con uno di quelli ti sbagli di grosso, mio caro. >> lo deride lei sistemandosi i capelli.

Il corvino getta il coltello ormai inutilizzabile e assottiglia lo sguardo verso la ragazza: << Come puoi essere così forte? >>

Lei sorride facendo passare la lingua sui canini per poi camminare per la stanza senza mai dare le spalle al demone: << Come? È molto semplice. Perché io sono il potenziale inespresso, la follia, l'ira e la disperazione di Katreena. Le sue emozioni negative mi hanno donato tutto questo. Io sono ciò che lei si rifiuta di liberare. >>

Ad un certo punto si ferma aprendo le braccia: << L'unico modo che hai di fermarmi è uccidermi. So che ti stai ancora trattenendo perché non vuoi perdere Katreena, ma così facendo avrai altre vittime sulla coscienza, sempre che tu ce l'abbia. >> lo provoca indicando i cadaveri sparsi per il salone.

Il corvino digrigna i denti, segno che lei ha fatto centro. La vampira osa di più entrando nella sua mente per leggerlo nel profondo e cercare qualche debolezza, finché non va ad imbattersi in qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di sentire:

<< Tu la ami! >> esclama disgustata ma con una punta di sorpresa nella voce.

Lui spalanca gli occhi senza però scomporsi. Katreena si lascia sfuggire una risata fragorosa: << Un demone che ama! Quale ironia! >>

Ma dopo aver sentito quelle parole una seconda volta, Sebastian sente il cuore nel proprio petto battere velocemente e la confusione pervadere il suo essere. Percependo ciò, lei ne approfitta per avvicinarsi e coglierlo alla sprovvista. Il demone se ne accorge ma non fa in tempo ad evitare il colpo, ricevendo così un graffio sulla guancia sinistra e subito dopo degli artigli che vanno ad affondare nel suo petto. Dalla bocca del corvino esce del sangue scuro che va poi a colare sul pavimento. A quel punto si vede obbligato a prendere una misura più drastica, perché è vero che se la vampira dovesse riuscire ad estrarre il suo cuore lui non morirebbe, però dovrebbe usare molte delle proprie energie affinché l'organo si rigeneri e questo non farebbe altro che ostacolare in buona parte le sue abilità. Dunque mostra i suoi veri occhi, afferra il polso della ragazza per impedirle di penetrare in profondità e porta la testa in avanti facendola scontrare con la sua concentrando le proprie forze, riuscendo così a farla desistere. Stordita, la nemesi cade in ginocchio portandosi le mani alla testa.

<< Se pensavi di poterti liberare di me in questo modo, ti sbagli di grosso. >> esclama usando le stesse parole di Katreena contro di lei, mentre preme una mano sulla ferita.

****************

Continuo a sprofondare nell'abisso senza mai trovarvi una fine. Durante questo processo chiedo mentalmente perdono alle persone che ho fatto soffrire, che ho portato alla morte, con la speranza che possano sentirmi e accettare queste misere scuse. Sto sentendo il mio corpo farsi sempre più leggero, la mia mente intorpidirsi... trovo fin troppo dolce il modo in cui me ne andrò, ma va comunque bene. L'importante è che io svanisca per sempre.

<< Questa non è la fine... >> improvvisamente una voce maschile pronuncia queste parole con un tono melodioso e pacifico.

<< Katreena. >>
Non appena pronuncia il mio nome, riconosco immediatamente quella voce. Apro così gli occhi trovandomi di fronte il mio amico d'infanzia Thomas, il quale indossa degli abiti bianchi ed il suo corpo è attorniato da una luce calda.

<< Cosa ci fai qui? >> gli domando guardandolo con un'espressione incredula. Lui sorride con una tenerezza disarmante, scuscitando in me una sensazione che non so spiegarmi.

<< Tu dovresti essere... >>

<< Morto? >> risponde concludendo la mia frase: << Lo sono. Questo che vedi davanti a te è il sangue che ti ho donato la notte in cui sei diventata un vampiro. È grazie a questo se posso esistere nella mia vera forma. >> mi spiega con calma senza mai distogliere lo sguardo da me. Schiudo le labbra per dire qualcosa, ma non vi esce alcuna parola.

<< Vieni. Ti porto via da qui. >> dice lui tendendomi la mano. La presenza di Thomas, nonostante non sia lui in carne ed ossa, pare volermi aiutare per davvero, poiché non scorgo alcuni secondi fini nei suoi semplici occhi color nocciola. Inoltre anche il mio desiderio di morire sembra star scemando del tutto.
Così decido di accettare il suo aiuto senza pensarci ulteriormente. Risaliamo le tenebre come se stessimo nuotando nell'oceano e poco tempo dopo ci ritroviamo in superficie, poggiando i piedi su un pavimento inesistente ed il paesaggio circostante è vuoto pieno di luce.
Thomas mi lascia andare per compiere alcuni gesti con le mani su uno spazio non definito da cui in pochi secondi riesco a scorgere alcune immagini che man mano si fanno sempre più nitide. Sgrano gli occhi nel vedere uomini e donne urlanti in cerca di una via d'uscita, venir uccisi senza pietà nonostante le preghiere di alcuni di loro che chiedono di venir risparmiati. Poi le immagini cambiano, mostrando Ciel che viene attaccato e infine una parte dello scontro tra lei e Sebastian.

<< No... che cosa ho fatto? >> mormoro con le lacrime agli occhi incolpando me stessa di aver permesso al mio alter ego di sopraffarmi.

<< È per questo che devi tornare. Per fermarla. Solo tu puoi farlo. >> mi riferisce il mio amico senza scomporsi davanti a tanta violenza.

Volgo lo guardo verso di lui poggiando una mano sul mio petto: << Come potrò mai riuscirci? Lei è troppo forte per me, lo è sempre stata. >> replico in preda al terrore di doverla affrontare.
In quel momento però Thomas perde la pazienza indurendo il viso ed afferrandomi per il colletto della divisa: << Allora cosa vuoi fare? Rimanere qui mentre altre persone muoiono a causa sua?! >> i suoi occhi ora brillano del caratteristico verde smeraldo appartenente alla sua trasformazione in vampiro.

<< Io... >> riesco solamente a dire senza però sapere come proseguire il discorso.

<< Vuoi forse che anche il tuo caro Sebastian venga ucciso?! >> esclama lui afferrandomi per le spalle. Scossa dalle sue parole, spalanco gli occhi nell'immaginare uno scenario ipotetico in cui lui ed il signorino vengono assassinati dalla mia nemesi. Da ciò che ho visto, lei sembra essere in grado di tener testa al demone, dunque il solo pensiero di una simile tragedia mi fa gelare il sangue.

<< No, non lo voglio... >> sussurro con voce rotta a causa delle lacrime.
Lo sguardo del mio amico si ammorbidisce mentre mi libera dalla sua presa: << Mi dispiace essermi comportato così, ma era l'unico modo per farti capire la gravità della situazione. >> dice lui con il tono calmo di prima per poi tornare umano ed abbracciarmi affettuosamente, come solo lui sapeva fare. Io ricambio il gesto affondando il viso nel suo petto per farmi forza. Qualche minuto dopo sciolgo l'abbraccio e mi asciugo il viso con una manica dell'uniforme.

<< Puoi riportarmi indietro. Sono pronta. >> dico, determinata a voler chiudere la faccenda.

<< Ora sì che ti riconosco. Ricorda che io sarò sempre con te. >> sorride lui carezzandomi una guancia.

<< Grazie Thomas. Ti voglio bene. >> rispondo abbracciandolo di nuovo.
<< Anch'io ti voglio bene. >>
Dopodiché il mio amico procede compiendo un gesto con la mano per aprire quello che sembra essere un varco. Inspiro profondamente una volta per trovare il coraggio necessario e mi incammino verso l'uscita. Una volta arrivata, saluto Thomas un'ultima volta, il quale ricambia con un tenero sorriso, proseguendo infine per la mia strada.

****************

La vampira trasalisce nel momento in cui percepisce l'anima di Katreena contrastare il suo potere per venire a galla. Anche Sebastian la sente e ciò gli provoca una gioia immensa, qualcosa che non aveva mai provato prima.

<< Rimani al tuo posto, mocciosa! >> esclama lei adirata, gli occhi di un rosso brillante.
Ad un tratto, un'aura oscura inizia a circondarla, impedendo al corvino di farsi vedere.

<< Katreena, svegliati. So che puoi farcela! >> interviene lui per sostenerla nella sua lotta interiore, senza però avvicinarsi a quella nube.
L'alter ego emette un urlo agghiacciante, segno che molto probabilmente sta soccombendo alla volontà della legittima proprietaria.
Infatti poco dopo quell'aura svanisce, mostrando lentamente la sagoma della ragazza. Il demone si affretta a leggere la sua anima scoprendo così che è riuscita a fare ritorno.

<< Katreena! >> la chiama per poi iniziare camminare verso di lei.

<< Ce l'ho fatta... >> sorrido vittoriosa, ma non appena abbasso lo sguardo sulle le mie mani, rosse del sangue delle vittime che la sua nemesi ha assassinato, le loro urla e quelle immagini si fanno strada in me, facendomi perdere la lucidità. Il respiro si fa sempre più affannato.
Una voce mi fa alzare la testa, riconoscendo il maggiordomo, il quale presenta numerose ferite. Sgrano gli occhi attonita: << Sono stata io a farti questo... è tutta colpa mia. >>
<< Non tu, ma lei. Ora è tutto finito. >> replica Sebastian avvicinandosi sempre di più.
<< Stammi lontano! >> gli ordino mentre cerco freneticamente qualcosa che possa somigliare ad un'arma, trovando così uno dei coltelli del corvino. Lo raccolgo dal pavimento e lo punto verso di lui: << Non ti avvicinare! >>
Confuso dalle mie azioni, il demone obbedisce senza muovere un muscolo.
Ora ricordo, ricordo che lui non mi ama, che è anche colpa sua se ho perso il controllo. Ed eccolo di nuovo, il dolore del rifiuto, il dolore di aver perso ogni cosa. Tutte le mie emozioni stanno riaffiorando e fanno male, tanto male...
No, mi rifiuto di vivere in eterno solo per provare questo.
<< Perdonami Thomas, ma non sono così forte come credi. >> giro l'arma dalla parte della lama verso il mio petto, impugnandola con entrambe le mani, in modo da aver maggiori probabilità di riuscire ad uccidermi in un colpo solo anche senza poteri.

<< Katreena, cosa stai facendo? >> esclama il maggiordomo con apprensione, facendo alcuni passi in avanti.
<< Starete tutti meglio senza di me. Addio Sebastian. >> detto ciò, stendo le braccia in avanti per poi ritrarle con un movimento rapido.

<< Katreena, no! >> urla lui tendendo una mano verso di me.

Successivamente un rumore sordo riecheggia per il salone.

*****************

Salve a tutti, come state? Spero bene e mi auguro che abbiate gradito questo capitolo. Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento, perché mi fa sempre piacere avere una vostra opinione, positiva o negativa (ma costruttiva) che sia. Alla prossima! 😉

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Capitolo 21
*** Come andrà a finire? ***


<< Starete tutti meglio senza di me. Addio Sebastian. >> detto ciò, stendo le braccia in avanti per poi ritrarle con un movimento rapido.

<< Katreena, no! >> urla lui tendendo una mano verso di me.

Successivamente un rumore sordo riecheggia per il salone.

Non avendo percepito alcun dolore e sentendo un mugolio di dolore provenire dal maggiordomo, apro dunque gli occhi vedendo con stupore le mie mani avvolte dalle sue e la lama del coltello rivolta verso il suo addome, piantata nella carne.

<< Sebastian, che cos'hai fatto?! >> esclamo allarmata con gli occhi lucidi.
<< Va tutto bene. >> mi assicura lui accennando un sorriso mentre lascia andare le mie mani, senza mai distogliere lo sguardo da me.

"Giusto, questo coltello non può ucciderlo. Menomale..."

Il corvino estrae l'arma con veemenza, incurante del dolore e la getta a terra, per poi fare qualcosa di veramente inaspettato: mi afferra un polso in modo da attirarmi a sé e mi avvolge in un caldo abbraccio, carezzandomi la testa con una mano.
<< Anch'io... >> inizia a dire in un sussurro: << ...ti amo. >> mi rivela con un tono di voce più deciso ma comunque dolce. Incredula, alzo lo sguardo verso di lui: << Che cosa? >> gli domando con il timore di essermi immaginata di sentire quelle parole. Il maggiordomo mi sorride teneramente con un'espressione serena, la stessa di chi sembra aver finalmente compreso ciò che prova.
<< Ti amo Katreena. >> ripete portando una mano sul mio viso, carezzandolo. Dopo aver sentito quella frase una seconda volta, un'onda di felicità si fa strada in me, eppure la diffidenza riesce ad avere la meglio, tenendo sveglia la parte razionale ed i fatti accaduti: << Stai dicendo la verità? Perché se si tratta di un inganno allora... >> replico scostandomi da lui.

<< È la verità. >> mi interrompe Sebastian con fermezza, avvicinandosi a me per colmare la poca distanza che avevo creato: << Mentre ciò che ti ho detto prima non lo era. Ho reagito così perché non volevo accettarlo, perché credevo che in quanto demone non posso provare questi sentimenti, ma mi sbagliavo. L'ho capito nel momento in cui ho temuto di poterti perdere per sempre. >> Sincerità e pentimento traspaiono dalla sua voce, sorprendendomi sempre di più. All'improvviso, calde lacrime cominciano a scorrere rigandogli le guance. Inizialmente il demone sembra esserne sorpreso, ma non vi bada per potersi dedicare al suo discorso. Ciò mi fa pensare che lui non abbia mai pianto in vita sua.
<< Non volevo che andasse a finire così. Mi dispiace per tutto quanto. >> conclude infine prendendomi le mani tra le sue con gentilezza.
Dopo aver capito che sta dicendo il vero, mi sollevo sulle punte dei piedi, poggiandomi alle sue spalle per poter raggiungere le sue labbra. Lui mi asseconda chinandosi verso di me e mi cinge in un altro abbraccio per dar vita ad un bacio colmo d'amore, simile a quelli che ci siamo scambiati più volte, ma questo riesce ad essere più tangibile, cristallino, reale. Forse proprio perché abbiamo deciso di aprire i nostri cuori.

<< Ti perdono. >> dico con dolcezza dopo esserci baciati.

<< Nonostante tutto? >>

<< Sì. >> rispondo mentre gli asciugo una lacrima solitaria dallo zigomo sinistro con il pollice.

<< Che sta succedendo qui? >> esclama una voce giovane maschile, obbligando sia me che Sebastian a spostare lo sguardo verso il signorino, il quale ha la pelle leggermente più pallida del solito ed i capelli scompigliati. Arrossisco di colpo e mi allontano subito dal demone, il quale al contrario di me non prova alcun imbarazzo al pensiero che il conte potrebbe averci visti mentre ci scambiavamo quel bacio.

Un'espressione interrogativa aleggia sul viso stanco e imperlato di sudore del ragazzino. Nel frattempo il suo occhio sinistro si sposta scrutando prima me e poi il servitore con sospetto.

Solo in seguito mi accorgo di un bendaggio improvvisato sulla parte sinistra del collo, necessario a fermare l'emorragia della ferita che io stessa, o meglio lei, gli ha procurato. Prendo un lungo respiro per evitare di cadere un'altra volta nell'oblio dei ricordi dei massacri commessi, scacciandoli con successo. Compio infine un passo in avanti e mi inchino, abbassando il capo: << Signorino, sono davvero mortificata per avervi inferto quella ferita, anche se non ero in me. Qualunque punizione vogliate infliggermi, l'accetterò senza obiettare. >>

Ciel emette un lieve sospiro: << Non sono a conoscenza del vero motivo per cui hai perso il controllo, ma so che Sebastian è in gran parte colpevole dell'accaduto. >> risponde senza perdere la sua nobile compostezza nemmeno in quelle condizioni, cosa che mi meraviglia alquanto.

<< Ora però non voglio pensare ad alcuna punizione. Desidero solo tornare alla residenza. Domani si vedrà. >> aggiunge infine con leggerezza mentre si dirige verso l'uscita del salone, superando me ed il maggiordomo.

Una volta giunti all'ingresso, il conte impartisce un ordine al corvino: << Da' fuoco a questo edificio. Non voglio che qualcuno si faccia domande e riesca a risalire a me. Significherebbe macchiare per sempre il nome dei Phantomhive, così come il ruolo di Cane da Guardia della Regina. >>

<< Yes, my Lord. >> risponde lui per poi sfilarsi un guanto con i denti, avvicinandosi ad un candelabro acceso. Poggia la mano sinistra sul fuoco e da quello vi divampano delle fiamme che si ergono fino all'alto soffitto, disperdendosi infine per l'abitazione.

<< Katreena. >> mi chiama Sebastian vedendo che sono rimasta stregata dalla danza di quelle lingue di fuoco. Volgo lo sguardo verso di lui, notando che sta tenendo Ciel tra le braccia.

<< Sali sulla mia schiena. >> aggiunge successivamente dandomi le spalle ed abbassandosi. Faccio subito come dice aggrappandomi alle sue spalle e cingendogli la vita con le gambe per avere un maggior appiglio.

Dopodiché ci avviamo verso villa Phantomhive senza perdere altro tempo.

******************************************

Mey Rin, la quale si trova di guardia sul tetto dell'abitazione con un fucile tra le mani, scorge tre figure avvicinarsi frettolosamente nell'oscurità. Sospettosa, punta l'arma verso di loro, ma grazie alla luce del chiaro di luna, riconosce subito Ciel, Sebastian e Katreena.

<< Sono tornati! >> comunica felice a Bard e a Finny, i quali esultano subito dopo aver udito la notizia. I tre servitori lasciano immediatamente le loro postazioni per andare di sotto ad accoglierli.

<< Bentornati! >> esclamano felici all'unisono non appena li vedono.

Il sorriso del giardiniere scompare quando nota che il conte è ferito: << Signorino, cosa vi è accaduto? >> gli domanda preoccupato indicando la benda sporca di sangue. Bard, Mey Rin e Finny si avvicinano al ragazzino, impazienti di ascoltare la sua spiegazione.

Io invece mi stringo di più al maggiordomo, attanagliata dal senso di colpa. Ciel sporge leggermente il capo verso di me per poi annuire, quasi come se mi stesse comunicando di stare al gioco. Purtroppo non posso leggergli la mente perché dovrei trasformarmi e sinceramente preferirei evitare, ma decido lo stesso di dargli retta, qualunque cosa voglia fare o dire.

Dopo essersi schiarito la gola, prende parola rivolgendosi ai suoi dipendenti: << Katreena era stata rapita da alcuni criminali coinvolti nel contrabbando di persone. Così io e Sebastian li abbiamo affrontati ma c'è stato qualche... imprevisto. Ora però è tutto finito. >> spiega in poche parole andando dritto alla conclusione, senza aggiungere dettagli.

Mentre racconta la vicenda, fa segno al corvino di metterlo giù. Io lo seguo poco dopo andando a mettermi accanto al mio superiore per mostrarmi ai colleghi.

Nel momento in cui mi vede, la domestica butta il fucile a terra e corre ad abbracciarmi con un vigore inaspettato: << Oh Katreena, devi aver passato l'inferno... >> dice con voce rotta. Sorpresa, ricambio il suo gesto stringendomi a lei: << Sì, è così... >> sussurro con amarezza.

<< Ma sono felice che tu ora sia salva. >> aggiunge con un mezzo sorriso, spezzato dalle lacrime.

<< Ti ringrazio, amica mia. >> rispondo commossa a mia volta, lasciandomi trasportare dall'emozione di trovarmi di nuovo qui.

<< Ora potete tornare a dormire. >> interviene Ciel congedando i tre servitori. Mey Rin si asciuga le guance alla meglio con una mano e raggiunge i colleghi all'interno della villa dopo avermi sorriso un'ultima volta; anche il giovane nobile rientra. Una volta assicuratosi che tutti si siano ritirati, il demone si volta verso di me: << Katreena, dopo che avrò messo a letto il signorino ti aiuterò a lavarti e a cambiarti. >>

Io schiudo le labbra per protestare, dicendo che posso fare da sola, ma lui mi interrompe subito posando l'indice sulle mie labbra: << Non accetto un no. Voglio solo aiutarti. >> replica onesto, senza mostrare alcun secondo fine o malizia, segno che tiene veramente a me. Mi arrendo con un cenno del capo e lui sorride, depositando un piccolo bacio sulla mia fronte: << Sarò da te in pochi minuti. >> mi assicura per poi recarsi dentro la residenza.

Una volta all'interno della mia stanza, mi lascio andare sul letto, beandomi della morbidezza delle coperte e del loro profumo, ma soprattutto del silenzio interiore che veniva sempre interrotto dalle continue pressioni della mia nemesi. Spero davvero che questa volta sia stata messa a tacere definitivamente, così come mi auguro di avere il controllo di me stessa ogni volta che mi trasformerò. Purtroppo però Thomas, anzi il sangue che ha preso il suo aspetto, non mi ha detto nulla a riguardo. Sovrappensiero, decido di preparare il cambio per la notte ed iniziare a riempire la vasca, dato che il corvino non si è ancora fatto vedere. Dopo aver aspettato ancora, vado infine ad immergermi nell'acqua, rilassandomi in poco tempo grazie al suo calore.

******************************

Una volta essersi dato una ripulita dal suo stesso sangue ed essersi cambiato la divisa, Sebastian si dirige verso la camera da letto di Ciel con il necessario per disinfettargli la ferita e cambiare le bende. Chiude la porta dietro di sé e raggiunge il suo padrone, il quale si trova seduto sul letto, palesemente esausto. Avendo notato ciò, il maggiordomo svolge il suo compito con rapidità ed estrema cura al tempo stesso, in modo da evitare di fargli male, anche se qualche piccolo gemito è stato inevitabile. Però oltre a questo, si accorge dall'espressione severa celata a malo modo del signorino, che qualcosa lo turba. Sebastian vorrebbe leggergli la mente per capirlo, risparmiandosi la scocciatura di doverglielo domandare e ricevere come risposta un garbatissimo "non sono affari tuoi", ma sfortunatamente lui gli ha dato l'ordine di non azzardarsi mai e poi mai a fare una cosa simile.

<< Che cos'è successo tra te e Katreena? >> chiede il ragazzino di punto in bianco alzando lo sguardo verso di lui, mentre quest'ultimo è dedito a sciogliere il nodo della benda nera posta sul suo occhio destro. Quella domanda riesce a bloccare il demone, riprendendosi solo pochi secondi più tardi.

"Dunque è a questo che stava pensando."

In effetti non gli ha rivelato il vero motivo per cui si è mostrato a Katreena e le ha fatto perdere il controllo: si è solo limitato a dire che hanno avuto una discussione accesa omettendo di conseguenza la verità, dato che erano impegnati a cercare la ragazza. Se il maggiordomo dovesse mai mentirgli, finirebbe per violare una delle tre condizioni del contratto imposte da Ciel.

Affatto propenso a voler affrontare ora quel discorso, il demone tenta di posticiparlo come può: << Domani ve ne parlerò con calma. Ora dovreste pensare a riposare e recuperare le forze. >>

Riesce così a rispondere con pacatezza, anche se dentro di sé è tutt'altro che tranquillo: si sente confuso per i nuovi sentimenti che prova verso la vampira, imbarazzato per essersi dichiarato, mostrandosi in qualche modo vulnerabile e persino in colpa per averla fatta soffrire; mai nella vita aveva provato queste cose, soprattutto non tutte insieme. Per questo vorrebbe rimandare la conversazione al giorno dopo così che possa far ordine nella sua mente e comprendere almeno in parte il suo cuore, quel cuore che non credeva avrebbe potuto battere per qualcuno.

<< No. Voglio saperlo ora. >> replica il conte, determinato a tal punto che il suo occhio destro marchiato inizia ad emettere un bagliore viola, spegnendo così quella speranza nel demone.

<< Devo forse ordinartelo? >> aggiunge minaccioso aggrottando le sopracciglia e sostenendo il suo sguardo, nel vedere che egli non vuole collaborare.

Sebastian si lascia andare ad un fievole sospiro: << Come desiderate. >> si arrende infine procedendo a raccontargli la verità.

<< Che cosa?! >> esclama Ciel incredulo a gran voce dopo averlo ascoltato attentamente, senza però aver nascosto sorpresa e scetticismo, i quali sono tutt'ora presenti sul suo viso assonnato. Abbassa in seguito lo sguardo sul pavimento fissando un punto a caso mentre cerca di assimilare il discorso, ma soprattutto il suo contenuto.

"Da quando un demone può innamorarsi? " è questo il primo pensiero che passa per la mente del nobile.

Nel frattempo il corvino rimane in piedi di fronte a lui senza dire nulla, in attesa che sia il signorino a prendere parola, anche se al momento sembra esserne sprovvisto.

<< Ma com'è possibile... >> riesce a balbettare dopo alcuni minuti di silenzio.

<< Non me lo so spiegare nemmeno io. È successo e basta. >> ammette lui a malincuore scuotendo appena la testa, frustrato di non essere in grado di comprendersi.

<< Mh... >> sussurra Ciel per poi emettere un sonoro sbadiglio, segno che è ormai arrivato al limite. Così il maggiordomo lo aiuta a mettersi a letto, lieto che abbia finalmente ceduto.

<< Buonanotte signorino. >> lo saluta prima di incamminarsi verso l'uscita.

<< Sebastian... >>

Sentendosi chiamato, si ferma a metà strada per poi voltarsi, trovando il suo padrone avvolto nelle coperte e girato dall'altra parte, rivelando solo i suoi capelli blu scuri: << Sì signorino? >>

<< Di' a Katreena che le concedo la giornata libera per permetterle di riprendersi. >>

<< Certamente signorino. >>

Sebastian lascia la camera da letto del signorino per dirigersi verso la stanza della ragazza. Nel momento in cui intravede la porta, sente un piccolo urlo e a seguire un forte tonfo provenire dall'interno. Preoccupato, affretta il passo ed entra senza annunciarsi. Non vedendo Katreena, capisce che si trova in bagno. Spalanca dunque la porta e si precipita da lei, trovandola sul pavimento : << Che male... >> si lamenta lei facendosi passare una mano sul braccio sinistro.

<< Ti avevo detto di aspettarmi. >> mi rimprovera il maggiordomo usando un tono severo.

<< Ci stavi mettendo troppo. Inoltre sono perfettamente in grado di cavarmela da sola. >> ribatto incrociando le braccia al petto.

<< Certo, lo vedo! >> replica lui con sarcasmo, indicando il punto in cui mi sono fatta male.

Ferita nell'orgoglio, mi volto dando le spalle al maggiordomo, raggomitolandomi su me stessa: << Ho solo avuto un capogiro. >> mi giustifico nascondendo che quello è stato provocato da alcuni eventi recenti riaffiorati con prepotenza, tra cui l'immagine dei miei genitori e di Walter sotto forma di cadaveri in decomposizione. Sono consapevole che non erano veramente loro, ma sembravano così reali da farmi inorridire.

Ad un certo punto avverto qualcosa di morbido venir adagiato sulle mie spalle nude, capendo subito che si tratta dell'asciugamano bianco che non ero riuscita a prendere prima di cadere.

<< Stai tremando. >> dice il corvino cingendomi in un abbraccio e facendo adagiare la mia schiena sul suo petto.
<< Rischi di prendere un raffreddore se non ti vesti subito. >>
Mi avverte con premura, il suo fiato che soffia appena sulla pelle umida del mio collo. Io non dico nulla, rimanendo tra le sue braccia. Anche Sebastian non muove un muscolo, assecondando la mia richiesta di goderci questo momento ancora un po', senza parlare dei nostri sentimenti e nemmeno di quel che ho passato quando mi trovavo nella mia anima, cosa che apprezzo molto. Al momento sono troppo stanca e scossa per quanto successo.
Ma uno starnuto improvviso pone fine alla quiete che si era creata, così il demone mi aiuta ad alzarmi, asciugarmi e infine a vestirmi per la notte.

<< Ora cerca di dormire. >> sussurra dopo avermi messa a letto. Mi limito ad annuire, troppo stanca per parlare. Il corvino si volta, intenzionato a raggiungere l'uscita, ma io lo fermo afferrandogli prontamente una delle due code della sua giacca.

<< Resta con me, per favore. Ho bisogno di te. >> dico in un sussurro.

<< Va bene. >>

Scosto le coperte per fargli segno di sdraiarsi con me. Dopo essersi tolto la giacca, le scarpe e i guanti, mi raggiunge. Non appena il maggiordomo si corica, mi affretto ad accoccolarmi a lui, lasciando che mi stringa a sé. La sua presenza mi è di grande conforto, poiché sono certa che senza di lui continuerei a rimuginare su tutto quanto senza potermi addormentare. Grata che lui abbia voluto assecondarmi, sollevo una mano per avvicinarla al suo viso, carezzandogli una guancia con delicatezza e poi facendo passare le dita tra i suoi capelli vellutati. Non appena i nostri sguardi si incontrano, non riesco a fare a meno di notare inquietudine nei suoi occhi. Vorrei domandargli quale sia la causa del suo turbamento, ma in cuor mio credo di sapere già la risposta e al momento non me la sento di affrontare l'argomento; ora desidero solo la sua silenziosa e confortante compagnia, così come un sonno ristoratore.

Ad un tratto però il viso del maggiordomo si contrae bruscamente in una smorfia di dolore ed il suo corpo sussulta, lasciandosi sfuggire un gemito.

<< Cos'hai? >> gli chiedo allarmata, scostandomi appena da lui per lasciargli un po' di spazio.

<< Nulla di cui preoccuparsi. Ogni tanto la ferita che la tua nemesi mi ha inferto si fa sentire con alcune fitte. >> mi spiega con disinvoltura senza però riuscire a nascondere del tutto la sofferenza che sta provando.

<< Dove ti ha colpito? >>

<< Qui. >> risponde indicandosi il petto, scorgendovi così un bendaggio oltre il tessuto della camicia.

<< Mi dispiace... >> sfioro il punto con i polpastrelli, quasi temessi di potergli fare del male. Come un fulmine a ciel sereno, la mia mente rievoca il momento in cui il mio alter ego ha provocato al corvino quella lacerazione, venendo a conoscenza del fatto che lei ha affondato gli artigli nella sua carne con l'intento di prendergli il cuore e strapparglielo via. Disgustata, serro la mascella e allontano la mano. Sebastian non dice nulla, ma a giudicare dal suo sguardo compassionevole, deduco che mi abbia letto la mente per vedere il mio ricordo, o forse lo ha semplicemente intuito dalla mia espressione. Torna dunque ad abbracciarmi, depositandomi un bacio sulla fronte: << Non temere, guarirà presto. E anche se lei fosse riuscita nel suo intento, non mi avrebbe ucciso. >> mi fa sapere cercando di rassicurarmi.

<< Menomale... >> rispondo con un filo di voce senza poter fare a meno di versare lacrime silenziose, finché le palpebre non si chiudono e le mie membra si fanno sempre più pesanti, trasportandomi in un sonno profondo.

Mi lascio cullare dalla pace e dalla quiete del buio, quando tutto intorno a me si fa sempre più luminoso e una voce richiama la mia attenzione: << Ciao Katreena. >>

Riconosco immediatamente la voce del mio defunto amico d'infanzia e mi volto verso di lui, trovandolo con un'espressione rilassata, i lunghi capelli castani avvolti in una coda bassa, un completo scuro elegante che aderisce perfettamente al suo corpo e le braccia conserte poggiate al petto.
<< Thomas? >> lo chiamo, confusa di essere stata convocata una seconda volta.
<< Perché mi trovo qui? Lei si è forse risvegliata? >> gli chiedo subito, iniziando a pensare al peggio.

Lui accenna un piccolo sorriso: << È proprio di questo che volevo parlarti. Non hai nulla da temere, perché ora la tua nemesi si trova in un luogo sicuro da cui sarà difficile uscire, a meno che tu non ti lasci andare alla disperazione o perda coscienza per un prolungato periodo di tempo. >>

Mi porto una mano al petto, sollevata nel sapere che i miei timori sono privi di fondamento. Subito dopo la sua spiegazione, il mio amico compie un gesto con una mano. Lentamente, un'immagine inizia a materializzarsi, rappresentando un paesaggio desolato e avvolto dalla nebbia, illuminato solo da alcune torce di fuoco. Nel guardare in basso noto quelle che sembrano essere punte di alcune lance che si rivolgono verso il centro, dove si trova la mia nemesi, la quale presenta sia ai polsi che alle caviglie delle catene scarlatte, saldamente assicurate al muro. Il capo della ragazza è chinato in avanti, mentre i suoi capelli scompigliati le coprono completamente il volto.

<< Può sentirci? >> gli chiedo a bassa voce nel caso fosse così.

<< No. Inoltre noi non possiamo sentirla perché tu sei stata in grado di metterla a tacere. >>

Detto ciò, Thomas torna a concentrarsi sull'immagine davanti a noi: << Le catene che vedi rappresentano il dominio sulla tua parte oscura, mentre le lance sono solo una precauzione. >> fa una pausa e mi fornisce una spiegazione, questo dopo aver visto il mio sopracciglio sinistro sollevarsi con aria interrogativa: << Nel caso in cui lei dovesse liberarsi, quelle si azioneranno e andranno a colpirla, immobilizzandola senza ucciderla. Inutile dire che non può morire perché fa parte di te. >>

La vampira alza lentamente la testa, facendo sì che i capelli scivolino dal suo viso, rivelando la fronte corrugata e i denti digrignati come fosse un cane rabbioso. Nel momento in cui mi vede, spalanca i suoi occhi freddi e inizia a strattonare le catene nel vano tentativo di liberarsi, mentre dalla sua bocca esce quello che dovrebbe essere un grido, seguito poi da diverse minacce che sono riuscita a leggere solo in parte grazie alle sue labbra. La vista di questa scena provoca in me un brivido talmente agghiacciante che mi porta a stringermi nelle spalle.

<< Quindi se lei si trova in quelle condizioni, significa che io non potrò più trasformarmi? >> domando al mio amico spostando lo sguardo verso di lui per interrompere il contatto visivo con la mia nemesi, ormai divenuto un peso insostenibile.

<< Sbagliato. >> risponde il ragazzo portandosi le mani dietro la schiena: << Lei rappresenta solamente la parte corrotta della tua anima e l'istinto predatorio tipico dei vampiri, dunque non può influire sulle tue azioni, a meno che non sia appunto tu stessa a permetterglielo, come hai potuto sperimentare questa notte. >> spiega mentre si volta verso di me: << In poche parole è la tua forza di volontà a tenerla prigioniera. >>

Thomas fa una pausa, molto probabilmente per darmi il tempo di assimilare tutte quelle informazioni, e riprende il discorso poco dopo: << Non avrai problemi ad usare i tuoi poteri e inoltre dovrai assolutamente continuare a nutrirti di sangue per tenerti in forze ed evitare che quell'oscurità prenda il sopravvento. >> conclude infine sollevando il dito indice della mano sinistra per indicare la vampira incatenata.

<< C'è un'altra cosa che non sai. >> si affretta a dire il mio amico per poi procedere: << Mentre lei aveva il controllo su di te, i suoi occhi erano rossi come il sangue. Ciò era avvenuto anche quando hai ucciso la contessa Brimstone. Ora sono tornati azzurri poiché tu hai ripreso il controllo di te stessa ed il suo potere è stato suddiviso sia nel tuo corpo che nella tua anima. >>

Il vampiro volge lo sguardo verso di me, cogliendo la mia espressione confusa: << Cosa significa? Perché non ne avevo idea? Soprattutto, perché non me ne hai parlato prima? >> lo tempesto di domande, stanca di essere all'oscuro sulla natura con la quale dovrò convivere fino alla fine dei tempi.

Thomas alza una mano per fermarmi: << Ti dirò ciò che so, ma prima devi rispondere ad una mia domanda: ricordi cos'hai provato quando hai affrontato ed ucciso la contessa? >>

Annuisco, ben conscia di ciò che avevo sperimentato quella volta: << Ero carica d'ira, odio, vendetta... >> mentre parlo, porto una mano al petto come se riuscissi ancora a percepire il fuoco che bruciava in me quella notte.

<< Provavo un'immensa soddisfazione ogni volta che sentivo le sue urla, le sue ossa spezzarsi, il suo cuore indurirsi e andare in frantumi. Non ero in me tanto ero accecata dal desiderio di distruggere quella vampira... >> mi interrompo guardando il ragazzo con gli occhi sgranati.

<< Eppure, come hai già detto, ricordi ogni minimo dettaglio al contrario di questa notte. >> interviene aiutandomi ad esporre l'accaduto.
Ha ragione, poiché è solo grazie a lui se so cos'è accaduto all'esterno della mia anima.
<< A quanto pare le emozioni negative che provi alimentano la tua nemesi. Quella notte sei stata in grado di rimanere te stessa perché volevi provare quelle emozioni e quei sentimenti per sfogarli sulla contessa, non reprimerli come hai fatto questa volta. Infatti eri riuscita a sprigionare un potere maggiore del solito. >> mi spiega usando un tono di voce calmo e tranquillo avendo notato il mio evidente turbamento.

<< Tuttavia, dopo l'ultima vicenda, ho compreso che nemmeno questo è un buon metodo per far emergere la tua forza, poiché vige sempre il rischio che la tua oscurità possa fare ritorno sfruttando proprio quella negatività, repressa o meno. Dunque la soluzione è trasformare quest'ultima in forza, non farti guidare da essa. >>

Stordita dal discorso, inspiro profondamente facendo passare una mano sulla tempia sinistra, sentendo la testa improvvisamente pesante.

<< Ora capisci perché non te ne ho parlato prima? Non sapevo di cosa si trattasse di preciso e men che meno che si sarebbe trasformato in qualcosa di così terribile. >> dice il mio amico ponendo fine alla sua spiegazione. La frustrazione che proviene dalla sua voce è palpabile e comprensibile: non oso immaginare quanto debba essere difficile gestire tutto questo, soprattutto la mia nemesi, sempre pronta a fare la sua mossa non appena io abbasso la guardia.

Dopodiché emette un sospiro chinando il capo, desolato: << Perdonami, ma per certi versi ne so quanto te. >>

Io poggio una mano sulla sua spalla, riservandogli un sorriso di conforto: << Non ti preoccupare. Mi sei stato di grande aiuto. >>
Thomas mi ringrazia con lo sguardo sorridendo a sua volta.
Abbasso gli occhi nel ricordare il momento in cui la mia nemesi si era offerta di "aiutarmi".
<< Se soltanto non avessi ceduto al suo tranello, tutto questo non sarebbe successo. >> dico, provando vergogna per essere stata una codarda.
Il ragazzo scuote la testa e porta una mano sul mio viso, carezzandone una guancia: << Eri sopraffatta dalla sofferenza. Non hai nulla di cui rimproverarti. Inoltre lei è brava con le parole, lo sai bene. >>
Il calore della sua mano e la sua voce mi donano un po' di tranquillità, quando ad un certo punto corrugo la fronte nel sorprendermi a ripensare a ciò che Thomas ha detto riguardo il mio lato oscuro. Dopo aver elaborato ciò che desidero sapere, inizio a parlare: << Esiste un modo per conciliare entrambe le parti ed essere in grado di utilizzare tutto il suo potere senza venirne risucchiata? >>
Se così fosse, potrò essere utile al signorino e Sebastian senza correre mai più il rischio di venir ostacolata dalla mia stessa oscurità.

Il giovane scuote la testa allontanando la sua mano da me, desolato: << Sfortunatamente non ne ho idea, ma sono dell'opinione che ti basterebbe continuare ad allenarti, e, cosa più importante, conoscerti a fondo. >>

Non è la risposta che mi aspettavo di sentire, ma è sempre meglio di un no categorico. Forse c'è speranza, speranza di poter convivere con l'altra metà senza smarrire la vera me.

<< Lo farò. >> rispondo, determinata più che mai a volerci provare. Il vampiro sorride fiducioso e avvicina una mano al mio viso, carezzando una guancia con il dorso: << Sono certo che ci riuscirai. Ora sarà meglio che tu vada. >>

<< Tu lo sapevi? >>

Il ragazzo alza un sopracciglio non capendo di cosa io stia parlando.

<< Parlo di Sebastian. Hai detto che la mia nemesi avrebbe potuto ucciderlo, ma lui mi ha riferito che non ne sarebbe stata in grado. >>

Il mio amico sorride guardandomi negli occhi: << Sì, lo sapevo. Sebastian ha evitato di usare la sua vera forza perché non voleva perderti, ma è comunque rimasto sorpreso dalle abilità della tua nemesi e come hai potuto vedere, ha avuto qualche difficoltà nel tenerla a bada. Ti ho mentito perché ero consapevole del forte amore che provi per lui. Mi dispiace essere stato così drastico ma ho dovuto farlo per darti un valido motivo per cui lottare. >>

Annuisco sorridendogli a mia volta: << Mi conosci fin troppo bene. >>

Prima di lasciarci, gli riservo un forte abbraccio, grata dell'aiuto che mi ha offerto e delle informazioni che mi ha fornito. So che il vero Thomas non c'è più e che quello che ho davanti è solo una parte del suo sangue che scorre nelle mie vene, ma non posso fare a meno di provare il medesimo affetto che avevo per lui.

Mugolo qualcosa di incomprensibile nel sonno per poi svegliarmi, sollevando lentamente le palpebre e mettendo a fuoco la stanza illuminata di un grigio scuro, segno che il cielo è nuvoloso. Dopo essermi stropicciata gli occhi, mi giro sul fianco destro convinta di trovare il corvino, ma sfortunatamente ciò che vedo è solo un biglietto posto sul cuscino. Delusa dalla sua mancanza, sospiro sonoramente prendendo tra le mani quel foglietto di carta. Lo apro dopo essermi seduta, riconoscendo all'istante la scrittura elegante in corsivo di Sebastian: << Buongiorno Katreena, spero tu abbia dormito bene. Volevo comunicarti che il signorino ti ha dato la giornata libera affinché possa riposarti. Ti chiedo scusa per non avertelo detto subito. >> Nel punto in cui è menzionato il conte, ho temuto che volesse vedermi per infliggermi la famosa punizione o peggio ancora licenziarmi, invece vuole solamente che recuperi le energie perdute.

"Menomale." penso mentre sono intenta ad osservare attentamente la calligrafia del maggiordomo, carezzandone le lettere con il polpastrello dell'indice. Infine ripiego il biglietto e lo ripongo nel cassetto del comodino, custodendolo gelosamente. So che non si tratta di una lettera d'amore, ma è comunque qualcosa che ritengo prezioso. Rallegrata da quella notizia, mi alzo dal letto per andare verso l'armadio, scegliendo di indossare un vestito carino e di tenere i miei capelli liberi come il vento.

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Passata l'ora di pranzo, Ciel si trova nel suo studio a dover compilare diversi documenti riguardanti la distribuzione di alcuni nuovi giocattoli della Funtom Company. Il piccolo nobile però non riesce a concentrarsi, dovendo così rileggere più volte diversi passaggi. Motivo di tale distrazione è ciò che Sebastian gli ha raccontato, venendo a conoscenza della storia per intero. Gli è ancora difficile capacitarsi di come un demone sia riuscito ad innamorarsi e addirittura a versare lacrime. Forse è vero che l'amore può raggiungere chiunque, demoni, umani, vampiri o dèi della morte che siano. Tutti tranne lui. Ciel non può permetterselo, perché se lo facesse, significherebbe mandare in fumo il suo desiderio di vendetta e rompere il patto con il corvino, facendo sì che lui divori la sua anima prima del tempo. Se quel sentimento dovesse disgraziatamente far breccia nel piccolo cuore del conte, quest'ultimo finirebbe per aggrapparsi a quel filo sottile che è la vita, oltre che arrecare sofferenza alla persona amata. L'unico amore che ha conosciuto è stato quello dei suoi genitori, conclusosi troppo presto e in tragedia. Però a pensarci bene c'è qualcun altro che prova questo sentimento nei suoi confronti, un tipo di amore molto forte, nonostante lui stesso cerchi costantemente di mantenere le distanze, mostrandosi freddo e privo d'entusiasmo: la sua fidanzata Elizabeth Midford. Ciel si chiede se domani verrà a fargli visita dato che sarà il suo compleanno; una parte di quel suo cuore divenuto duro come la pietra dopo tante sofferenze, spera che accada.

<< Ma cosa diamine vado a pensare... >> si ammonisce il ragazzino portandosi le mani alla testa e chiudendo gli occhi nel tentativo di ritrovare la concentrazione.

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<< Dannazione! >> esclamo spazientita dopo aver sbagliato lo stesso identico passaggio di un brano per la millesima volta. Frustrata, sbuffo rumorosamente visto che nessun altro a parte me è presente nella stanza di musica e allontano l'arco dalle corde del violino, rilassando il braccio destro. Nel momento in cui avvicino la mano al leggio per prendere lo spartito posto su di esso, uno strano rumore attira la mia attenzione. Insospettita, ritraggo la mano e mi giro di scatto verso la finestra trovandola aperta, quando io l'avevo chiusa prima di mettermi a suonare per non disturbare la quiete della villa.

Una leggera brezza entra nella stanza muovendone appena le tende, mentre io avanzo tenendo stretto il violino tra le mani. Una volta arrivata, mi affaccio per vedere se c'è qualcuno o qualcosa, ma non vi è anima viva.

<< Ehilà! >> una figura si palesa improvvisamente davanti a me, spaventandomi a tal punto da arrivare a colpire lo sconosciuto in pieno volto con il retro dello strumento. Solo in un secondo momento noto degli elementi familiari come i lunghi capelli rossi, la giacca del medesimo colore e riconosco la sua voce: << Grell? >> lo chiamo confusa mentre quello entra dalla finestra coprendosi il naso malconcio e la bocca con una mano.

<< E chi volevi che fosse, un maniaco?! >> sbotta lui con la voce soffocata dal tessuto del guanto nero.

<< Da come ti sei palesato sì! Mi hai spaventata a morte! >> replico io per poi dedicare le mie attenzioni al violino sperando che non abbia subito alcun danno, perché se così fosse, sono certa che il signorino andrebbe veramente su tutte le furie.

Offeso, il dio della morte schiocca la lingua per poi parlare: << Ma tu guarda, sei più preoccupata per quell'affare che per me. >> si lamenta mentre è impegnato a pulirsi un po' di sangue che gli era uscito dal naso.

<< Così impari a presentarti in questo modo e a non usare la porta principale come tutte le persone normali. >> rispondo facendo spallucce.

<< Se l'avessi fatto, Sebastian mi avrebbe cacciato e non mi avrebbe permesso di parlarti. >>

Dopo essermi assicurata dell'integrità dello strumento, lo ripongo nella sua custodia per poi tornare da Grell, incuriosita dalle sue parole: << Di cosa devi parlarmi? >>

<< Del massacro che la tua nemesi ha compiuto la scorsa notte. Ho saputo che hai perso il controllo, ma non ne conosco il motivo. >> mi spiega lui mettendo via il fazzoletto di stoffa macchiato in una tasca. Dopodiché si dirige verso un tavolo di legno, sedendosi sulla superficie e accavallando le lunghe gambe, sfoggiando così le sue scarpe rosse dai tacchi bassi: << Ti spiacerebbe illuminarmi a riguardo? >>

Una forte morsa alle viscere mi blocca il respiro non appena ricordo il patto di cui il rosso mi aveva parlato: sarei stata degna di vivere per dare una mano a liberare le persone prese in ostaggio dai vampiri ed eliminare questi ultimi. Purtroppo però la missione è fallita e per giunta ho lasciato che le mie tenebre uccidessero degli esseri umani per puro divertimento. Dunque l'unica conclusione è: << Sei giunto a prelevare la mia anima perché sono venuta meno alla condizione che mi avevate imposto? >>

Grell rovescia la testa all'indietro sospirando con una certa impazienza : << Prima dimmi cos'è successo e poi ti spiegherò tutto. >>

<< Va bene. >> rispondo infine cedendo alla sua richiesta forzata.

Vedendo che sono finalmente disposta a parlare, il ragazzo prende una limetta da un piccolo astuccio e inizia a limarsi le unghie della mano sinistra, ora libera dal guanto scuro.

Io prendo posto su una sedia di fronte a lui e gli rivelo i fatti accaduti dopo aver preso un respiro profondo.

<< Quell'idiota di Sebastian. È colpa sua se hai perso la testa. Dovrei fargliela pagare. >> esclama il dio della morte, indignato dal comportamento del demone alzandosi dal tavolo e imbracciando la sua falce.

<< Non è il caso, perché in fin dei conti ha reagito così a causa dei nuovi sentimenti che erano venuti a galla. Ne era spaventato. Sicuramente lo sarà anche ora, ma dicendomi ciò che prova ha fatto un passo in avanti, accettandoli. >> gli spiego mettendo le mani avanti per fargli capire di non passare inutilmente all'attacco. Lui per fortuna coglie l'antifona rilassando il viso, prima induritosi in un ghigno di disprezzo.

<< L'amore è qualcosa di meraviglioso che può anche incutere timore, soprattutto a qualcuno che non l'ha mai sperimentato in vita sua. >> aggiungo infine, facendo sì che il rosso abbassi l'arma. Poco dopo torna al suo posto e annuisce concorde: << Questo è vero, ma se dovesse ferirti di nuovo, non mi farò troppi problemi. >> replica ostinato mentre si aggiusta i capelli. Sorrido trovando dolce il modo in cui si mostra così iperprotettivo nei miei confronti.

<< Bene, ora tocca a me parlare. Per farla breve, i piani alti hanno deciso di tenere in vigore la nota di cui ti ho parlato. Quindi potrai continuare a vivere. >>

Quella notizia mi riempie di gioia, anche se mi piacerebbe capire il motivo di tale decisione: rimane sempre il fatto che ho assassinato delle persone che probabilmente avrebbero avuto una lunga esistenza davanti a loro, scombussolando l'ordine naturale della vita.

<< Se ti stai chiedendo il perché, nessuno lo sa. Forse ti reputano interessante. Però ho sentito che se dovessi fare nuovamente una cosa del genere, verresti eliminata senza alcun riguardo. Perciò vedi di fare attenzione, perché non vorrei essere io a doverti uccidere. >>

<< Come mai? >> gli chiedo io facendo la finta tonta di proposito, perché sono proprio curiosa di sentire quale sarà la sua risposta.

<< Beh... >> comincia lui giocando con una ciocca dei suoi capelli: << ...diciamo che ti ho presa in simpatia. >> mi rivela per poi incrociare le braccia al petto: << E perché tu lo sappia, ho dovuto usare il tempo della mia pausa dal lavoro per sgattaiolare senza farmi vedere dai miei colleghi e venire a riferirti il tutto. Sai, un po' di gratitudine non mi dispiacerebbe. >> aggiunge scocciato, ma in modo per nulla convincente. Si vede che in fondo è felice di essere venuto a trovarmi.

Sorrido e mi avvicino a lui poggiando le labbra sulla guancia di Grell, depositandovi un piccolo bacio per dimostrargli la mia riconoscenza: << Sei un vero amico. >>

Il mio gesto inaspettato causa un evidente rossore sul viso del ragazzo, accompagnato da un'espressione di meraviglia, strappandomi una piccola risata divertita. Non appena incontro il suo sguardo, lui lo evita rapidamente e si schiarisce la voce: << Non ce n'era bisogno. >> dice con evidente imbarazzo nel tono di voce mentre tiene gli occhi fissi sul pavimento.

<< Volevi che ti ringraziassi, dunque ho pensato di dimostrarti così la mia gratitudine. >> rispondo io con innocenza. Il rosso annuisce, ma la sua espressione seria mi fa capire che forse non ha gradito la cosa: << Ho fatto male? >>

Il dio della morte spalanca i suoi occhi verdi e si volta verso di me, incontrando finalmente il mio sguardo: << Certo che no. >> esclama sincero poggiando una mano sulla mia.

<< Così sono diventato tuo amico? >> mi domanda curioso poco tempo dopo.

Io annuisco senza nemmeno pensarci: << Ti considero tale perché mi hai dato un consiglio prezioso e oggi sei venuto qui rischiando di farti scoprire dai tuoi colleghi, o peggio ancora, da Sebastian. >> gli spiego semplicemente, ridacchiando quando menziono il mio superiore.

<< Me lo immagino proprio sfondare quella porta e rivolgermi uno sguardo truce emanando un'aura oscura e impugnando i suoi famosi coltelli, per poi dire... >> il rosso si lega i capelli in una coda bassa, scendendo in seguito dal tavolo per assumere una postura composta e rigida: << Grell, cosa diavolo ci fai qui? >> comincia usando un tono di voce che richiama molto quello del maggiordomo e tenendo la mano destra a pugno dove dovrebbero esserci le armi. << Sai che non puoi entrare nella villa dei Phantomhive senza aver prima ricevuto un invito scritto del signorino, il conte Ciel Phantomhive. Ora non ho altra scelta che ucciderti. >>

Dopo aver cercato di trattenermi più volte, cedo scoppiando in una risata argentina, divertita dalla sua recita. Incoraggiato, il dio della morte prosegue portandomi addirittura alle lacrime; era da tanto che non ridevo così. Verso la fine di una frase, nemmeno lui riesce a continuare e si mette a ridere insieme a me. Non appena ci ricomponiamo, Grell controlla l'orario sul suo piccolo orologio da taschino e sospira: << Purtroppo devo andare. >>

Mi dispiace che debba già lasciarmi, ma per fortuna il mio entusiasmo riesce ad avere la meglio: << Sono certa che ci rivedremo presto. Magari potresti venire alla festa di compleanno del signorino che si terrà domani sera. Ovviamente prima cercherò di persuadere Sebastian . >> gli propongo di getto, ma il ragazzo scuote subito la testa: << Meglio evitare. Noi dèi della morte non possiamo interferire troppo con gli umani. >>

<< Oh... >> mormoro un po' triste nel sentire quelle parole.

<< Non ti preoccupare, tornerò sicuramente a trovarti presto. >> dice facendomi l'occhiolino, prendendo in seguito la sua falce dal tavolo per poi poggiarsela su una spalla. Annuisco sollevata dalla sua promessa mentre lui si dirige verso la finestra. Prima di andarsene, si gira e mi dà un bacio sulla guancia: << A presto, amica mia. >> Sorrido nel guardare il ragazzo saltare da un albero all'altro per poi svanire completamente.

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<< Perché non riescono mai a svolgere i loro compiti senza che io debba intervenire? >> dice Sebastian tra sé intento a sistemarsi un guanto mentre si reca nella sala da ballo dopo aver sentito un boato, trovando la domestica sul pavimento, con la divisa ed i capelli imbrattatati da alcune specialità del buffet di piatti salati che solo poco fa si trovavano su un tavolo ben allestito. Il corvino sospira portandosi una mano alla fronte: << Mey Rin, cos'hai combinato... >> dice tentando di trattenere il suo istinto omicida con tutte le sue forze, dopo che anche Bard e Finny gli hanno dato del filo da torcere nel corso dei preparativi per la festa del signorino.

<< E-ecco... sono... inciampata nelle stringhe dei miei stivali, così ho afferrato la tovaglia per evitare di cadere, ma... >> spiega lei mentre si alza, quando il maggiordomo la interrompe sospirando un'altra volta: << Oh cielo... >> sussurra leggermente irritato dalla sbadataggine della sua collega.

<< Mi dispiace signor Sebastian, non volevo. >> si scusa la ragazza con un inchino, senza poter fare a meno di balbettare.

Il maggiordomo alza gli occhi al cielo, conscio del fatto che Mey Rin, così come gli altri due, non impareranno mai a fare il loro lavoro e dovrà sempre sentire le loro inutili scuse.

"Almeno sono in grado di proteggere la villa in caso di minacce esterne."

Dopo essersi consolato con questa affermazione, il povero demone si rimbocca le maniche per rimediare al pasticcio combinato da Mey Rin: << Qui ci penso io. Tu vai a cambiarti. >>

<< S-sì... >> risponde lei mortificata uscendo dalla stanza.

Mentre sistema, i pensieri di Sebastian si spostano su Katreena, chiedendosi se anche lei sta pensando a lui e come sta trascorrendo il suo giorno libero. Inoltre spera che la ragazza si stia riposando a dovere e non stia rimuginando troppo su quanto accaduto la scorsa notte. Il corvino vorrebbe andare da lei per sapere come sta, per abbracciarla, assaporare le sue morbide labbra, ma sfortunatamente i numerosi impegni non gli danno un attimo di pausa. Però si chiede se lei voglia davvero vederlo dopo ciò che ha fatto; certo Katreena lo ha perdonato, ma resta comunque il fatto che l'ha ferita e si sente colpevole per questo. Così il demone si trova a provare un'altra nuova emozione dopo aver sperimentato la paura di poter perdere la ragazza: il senso di colpa per non essere stato sincero fin dall'inizio e averla fatta cadere nelle tenebre. In verità questo si era già manifestato la scorsa notte mentre era a letto con lei, ma non ci aveva dato troppo peso poiché quest'ultima desiderava il suo conforto. Il maggiordomo si lascia andare ad un altro lungo sospiro dopo aver pulito, conscio del fatto che questi pensieri lo perseguiteranno per il resto della giornata.

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Mi trovo nella biblioteca del signorino a leggere un buon libro. Siccome il crepuscolo è ormai calato, accendo una candela per poter avere un'illuminazione migliore e continuare così la mia appassionante lettura, fatta di avventure mozzafiato ed una vera storia d'amore. Appagata dopo aver concluso il capitolo che avevo iniziato, chiudo il libro e mi stiracchio le braccia lasciandomi andare contro allo schienale. Non appena ritorno alla realtà, mi sorprendo a pensare a Sebastian, chiedendomi se abbia finito le sue faccende. Così mi alzo per andare a riporre il libro al suo posto e lascio la stanza recandomi in cucina, dove molto probabilmente si trova il corvino. Infatti una volta arrivata, vedo subito la sua figura alta ed elegante intenta nella lettura di un taccuino che sta tenendo in mano, mentre con l'altra si tocca il mento con fare pensieroso. Sembra esserne talmente preso da non accorgersi della mia presenza, così busso sulla porta per annunciarmi. Il maggiordomo alza lo sguardo dalla pagina che sta leggendo e richiude la piccola agenda: << Ciao. Credevo fossi andata a dormire da tempo. >> esclama sorpreso di vedermi ancora in piedi. Io accenno un sorriso e mi avvicino a lui: << Quando si è immersi nella lettura di un buon libro è difficile fermarsi. >>

<< Non posso darti torto. >> concorda lui riponendo il taccuino in una tasca interna della giacca.

<< Tu invece cosa stavi leggendo? >> gli domando curiosa mentre vado a prendere un bicchiere dalla credenza e mi verso dell'acqua dalla caraffa che si trova sul ripiano vicino al lavandino.

<< Il programma per la festa del signorino. >>

<< Avete preparato tutto? >>

<< Sì, anche se ci sono stati degli imprevisti. >> risponde il corvino illustrandomi ogni sorta di incidenti (fortunatamente privi di feriti) che sono capitati. Mentre lo ascolto, finisco di bere l'acqua che mi ero versata in un bicchiere e vado a riporre il bicchiere nella credenza dopo averlo lavato.

<< Mi prendo un giorno di libertà e ne capitano di ogni. Non riuscite proprio a fare nulla senza di me. >> dico sospirando con drammaticità e facendo un gesto plateale con la mano, portandomela alla fronte.

Il maggiordomo incurva le labbra in un sorriso divertito : << Esatto, abbiamo tanto bisogno di te... >> concorda usando il mio stesso pathos.

<< ...o almeno io. >> finisce la frase usando stavolta un tono dolce mentre avanza lentamente verso di me. Quelle parole mi sorprendono parecchio, tanto da farmi sgranare gli occhi e sentire il cuore battermi veloce in petto: << Davvero? >>

<< Ecco... sì, ammetto di aver sentito molto la tua mancanza. Infatti ho pensato molto a te. >> mi rivela con una punta di imbarazzo prendendomi una mano per accoglierla nella sua con delicatezza, quasi come se temesse di ferirla o addirittura sgretolarla. Commossa nel sapere che anche lui si sia sentito allo stesso modo, gli rivolgo un sorriso amorevole: << Anch'io. Infatti non vedo l'ora di rimettermi al lavoro domani, così potremo stare sempre insieme. >> rispondo entusiasta al solo pensiero; lavorare come domestica è stancante certo, ma stare al fianco della persona che amo mi fa dimenticare qualunque fatica. Sebastian mi prende il mento con dolcezza tra il pollice e l'indice e si china per depositare un morbido bacio sulle mie labbra per niente pronte a quel contatto, ma che nonostante ciò non tardano a ricambiare il gesto.

<< Ora vai a riposare, perché domani sarà una lunga giornata. >> dice lui con premura carezzandomi una guancia.

<< Sì. Prima però c'è una cosa che voglio sapere. >> replico incrociando il suo sguardo.

<< Dimmi pure. >>

Oltre ai pensieri sul corvino, la mia mente è stata pervasa anche da un dettaglio che sarebbe potuto andare a nostro favore durante la battaglia contro l'organizzazione Beginning of a New Era: << Perché quella volta non ti sei trasformato in demone? Se non erro dovresti essere più forte nella tua vera forma. >>

Inizialmente egli non sembra comprendere a cosa mi stia riferendo, ma poco tempo dopo vedo le sue labbra schiudersi e i suoi occhi spalancarsi appena, segno che ha trovato la risposta. Così scosta gentilmente la mano dal mio viso ed inizia a parlare: << Intendi quando tu, il barone Hill ed io abbiamo combattuto contro quei vampiri e la contessa Brimstone. >>

Io annuisco, lasciando il tempo al maggiordomo di spiegarsi: << Ti sbagli. Mi sono trasformato, solo che né tu né il tuo amico ve ne siete accorti per via dei miei movimenti veloci e anche perché eravate concentrati nei vostri scontri. Per quanto riguarda gli ostaggi, non sono stato in grado di salvarli per via della presenza dei balestrieri che molto probabilmente la stessa contessa aveva celato. >> racconta lui con evidente dispiacere per aver fallito.

<< Immagino che il signorino ti abbia rimproverato malamente. >> dico io poggiando una mano sulla sua spalla.

Un sorriso amaro aleggia sul volto di Sebastian: << Sì, eccome se l'ha fatto. Ma c'è dell'altro... >> emette un lieve sospiro per poi proseguire: << il barone Hill mi aveva detto di voler essere colui che avrebbe dato il colpo di grazia alla vampira che l'ha fatto soffrire, così gli ho lasciato quell'onore, ma poi beh... sai com'è andata a finire. >> finisce così di raccontarmi la sua versione dei fatti con rammarico per non essere riuscito ad evitare quella tragedia. Già, ricordo bene le parole del mio amico, per non parlare di quando mi ha detto che non avrei dovuto prendere parte alla lotta.

<< Mi dispiace... >> dice Sebastian in un sussurro abbassando il capo, mortificato.

Scuoto la testa e circondo il corvino in un abbraccio per confortarlo: << Non devi scusarti. In fin dei conti Thomas sapeva a cosa stava andando incontro e io l'ho lasciato fare perché avevo fiducia in lui. >>

<< Quindi non hai mai nutrito del risentimento nei miei confronti per non essere stato in grado di salvarlo? >> mi chiede a bassa voce, quasi con timore, non tanto per la domanda in sé ma per la risposta che potrebbe uscirne.

<< Mai. A dire il vero, non ho fatto altro che accusare me stessa per non essere riuscita a fermare il paletto in tempo. Ma dal momento in cui ho riacquisito la mia mente ed i miei sentimenti, sto iniziando ad accettare il fatto che si è trattato di un triste incidente. >> gli spiego facendo passare le dita tra i suoi capelli neri come la notte. Dopo aver udito quelle parole, il maggiordomo affonda il capo nell'incavo tra il mio collo e la spalla. Rimaniamo così per qualche minuto senza dire nulla, lasciando come unico suono quello del nostro respiro. Ora che ho avuto le mie risposte, posso dire con certezza che il caso su questa storia è chiuso per sempre. Senza contare che non ha alcun senso rimuginare sul passato e chiedersi come sarebbe andata se si avesse agito in maniera diversa.

<< Ora sarà meglio andare. >> esordisce il corvino mentre solleva la testa: << Oh... >> esclama non appena incrocia il mio sguardo.

<< Già... >> sospiro non appena avverto la ormai familiare sete di sangue. Il demone assottiglia lo sguardo e aggrotta la fronte scrutandomi con sospetto ed una leggera punta di meraviglia.

<< I tuoi occhi non sono più... >> inizia lui senza perdermi di vista un secondo.

<< Rossi come il sangue? Proprio così. >> rispondo accennando un sorriso.

<< Dunque è veramente finita? >> mi domanda incrociando le braccia al petto.

<< Sì. Ieri notte ho incontrato Thomas, il quale mi ha riferito che la mia nemesi non ha più controllo su di me. Inoltre potrò continuare ad usare i miei poteri come ho sempre fatto. >> gli assicuro poggiando una mano sulla sua spalla per rassicurarlo, conscia del motivo per cui si è messo sulla difensiva. Il maggiordomo non si ritrae, tuttavia la sua espressione rimane la medesima: << Ne sei davvero sicura? Non tornerà mai più? >> insiste volendo giustamente delle risposte concrete.
Così lo invito ad ascoltare la mia spiegazione per intero. Man mano che procedo con il racconto, il volto del mio superiore si ammorbidisce sempre più, mentre la tensione che si era accumulata in me dopo che lui mi aveva rivolto quello sguardo si scioglie come neve al sole.

<< In poche parole, se i tuoi occhi diventano rossi significa che stai per perdere il controllo o l'hai perso del tutto. >> deduce lui portandosi una mano al mento con fare pensieroso.

<< Esattamente. Ma come ti ho detto, lei non potrà più farmi del male se non glielo permetterò. >> gli riferisco, felice di essere finalmente libera dalla sua influenza.

<< Udire queste parole mi dona un gran conforto. >> afferma Sebastian con un sospiro di sollievo, quando vedo il suo viso rabbuiarsi all'improvviso.

<< Mi dispiace essere stato in silenzio come il barone Hill circa il tuo mutamento di quella notte, ma credevo si trattasse di un cambiamento temporaneo dovuto all'insieme dei sentimenti e delle emozioni che stavi provando in quel momento. >> mi confessa, pentito di aver commesso quell'errore.

Scuoto la testa andando a stringergli una mano tra le mie: << Tranquillo, dopotutto anche lui non ne aveva idea ed è una parte del mio stesso sangue. >> ridacchio per sdrammatizzare la situazione riuscendo a contagiare anche il corvino.

<< Hai ragione. >>

Mi rivolge un sorriso amorevole per poi stringermi a sé. Ricambio l'abbraccio inspirando il suo profumo speziato, quando l'urgenza di nutrirmi si fa sempre più insistente, seccandomi addirittura la gola. Senza dire nulla, prendo Sebastian per mano e mi dirigo verso il piano della cucina, effettuando un piccolo balzo per sedermici sopra. Ben conscio di ciò che accadrà, il corvino si lascia sbottonare la giacca e la camicia senza muovere un muscolo, mentre è intento ad osservare i miei movimenti. Una volta terminato, faccio scivolare le mani dietro la sua schiena e nel frattempo vado ad avvicinare le mie labbra alle sue, depositandovi un dolce bacio che il maggiordomo ricambia subito. Poco dopo procedo a baciargli l'angolo destro della bocca, scendendo lentamente verso il suo collo. Prima di penetrare la sua carne, faccio salire una mano verso la nuca per carezzare i suoi lisci capelli. Ma quella delicatezza va a scemare nel momento in cui assaporo il sangue di Sebastian, lasciando che l'istinto di vampiro faccia il suo dovere. Il demone accenna un gemito quando si sente tirare i capelli verso sinistra e i miei canini che vanno più a fondo con avarizia ed ingordigia. Accortami delle mie azioni, tento di mantenere il controllo attenuando la presa su di lui.

"Scusami, non era mia intenzione..."

<< Non ti devi scusare. >> risponde lui tranquillo con una punta di affanno nella voce, mentre va a posare una mano sulla mia testa. Finito di bere, estraggo i canini dalla sua carne leccando il sangue rimastogli sulla pelle.

<< Anzi, mi piace questo trattamento. >> mi rivela con disinvoltura passandosi una mano tra i capelli.

<< Sei davvero un masochista. >> lo ammonisco scherzosamente iniziando ad abbottonargli la camicia dopo essere tornata umana. Il corvino emette una risata sommessa nel sentire quelle parole: << Può darsi. >> risponde divertito strappandomi un sorriso. Una volta concluso, attiro il corvino a me per baciarlo di nuovo e sussurrargli una richiesta che fremevo di fargli da tutto il giorno: << Vorrei rivedere il tuo vero aspetto. >>
A quel punto Sebastian interrompe contatto che si era creato tra noi, mostrandomi un volto visibilmente turbato: << Perché lo vuoi? Quella forma è ripugnante, dovresti saperlo bene. >> replica con amarezza mentre abbassa lo sguardo per evitare il mio, come se provasse vergogna e ribrezzo di com'è veramente sotto quella "maschera", come lui stesso l'ha chiamata.
<< Io non giudico mai senza prima aver osservato e compreso a dovere. >> replico poggiando una mano sulla sua dopo essermi avvicinata a lui. Sebastian non sembra volermi ascoltare, ma io non sono una che si arrende facilmente: << Temi che possa respingerti? Mi dispiace deluderti ma non accadrà. Ho detto che ti amo e che non ho paura di te, e io non sono una che mente. >> continuo imperterrita nella speranza che si fidi di me. Il corvino si fa pensieroso, incerto su come agire. Ma poco dopo emette un sospiro in segno di resa, forse perché ha visto sincerità in ciò che ho detto: << D'accordo. >>

Non appena il maggiordomo effettua qualche passo indietro, una nube molto scura inizia a circondarlo fino a far svanire la sua figura. Qualche secondo più pardi, riesco a scorgere due luccichii scarlatti, riconoscendo subito i suoi occhi. Poi la nube si dissolve lentamente, svelando poco a poco le sembianze del demone. Con un misto di curiosità e meraviglia (e stavolta priva di ogni timore), scendo dal piano in marmo per andare a guardarlo da vicino e poterlo finalmente toccare, notando anche che la ferita infertagli dalla mia nemesi è quasi guarita del tutto e ciò mi dà un grande sollievo. Il diaframma del maggiordomo si alza bruscamente nello stesso momento in cui vado a poggiare una mano sul suo petto nudo quasi privo dei tipici lineamenti maschili che possiede in forma umana, percependo con grande sorpresa la superficie della sua pelle simile a quella di una pietra: solida, ben levigata, ma morbida al tempo stesso. Scopro inoltre che il caratteristico tepore che ho avuto più volte il piacere di sentire è ancora presente nonostante questo cambio di aspetto. Le mie labbra si incurvano in un sorriso quando mi accorgo che il battito del demone si è fatto più intenso al contatto della mia mano che sta carezzando amorevolmente la sua pelle. Mi scosto da lui qualche minuto dopo dirigendomi alle sue spalle, intenta a scrutarlo attentamente dall'alto verso il basso e studiarne ogni dettaglio, quando il mio sguardo si va a posare su quelli che sembrano essere degli stivali, ma che possiedono dei vertiginosi tacchi a spillo: << Oh! >> esclamo con stupore senza nemmeno rendermene conto. Con la coda dell'occhio riesco ad intravedere le spalle del corvino che si sollevano mentre quest'ultimo emette una risata sommessa: << So a cosa hai reagito. Immagino che li troverai strani. >> dice con un velo di imbarazzo, in contrasto con l'imponenza del suo timbro basso e profondo. Io scuoto la testa, divertita dal suo commento mentre torno di fronte a lui: << Mi piacciono. Anzi, a dire il vero mi piace tutto del tuo vero aspetto. >> gli rivelo con genuinità, un sorriso allegro ed occhi brillanti.

<< Non puoi dire sul serio. >> replica lui attonito dalla mia confessione, sicuramente affatto abituato a ricevere un complimento simile in questo contesto.

<< Invece sì. Prendimi pure per pazza ma io ti trovo bellissimo. >> rispondo io con tono deciso e dolce al tempo stesso. A quel punto l'espressione di Sebastian si rilassa mentre il dorso della sua mano destra va ad accarezzarmi il viso, rendendo colorite le mie guance.

<< Sei così tenera quando arrossisci... >> sussurra melodioso a pochi centimetri da me, avvertendo il suo respiro vellutato sfiorarmi la pelle. Come una falena attratta dalla luce di una candela, mi sporgo istintivamente verso di lui con gli occhi socchiusi, lasciando che le nostre labbra si sfiorino delicatamente, andando man mano ad intrecciarsi per dar vita ad un bacio passionale. Le mani del corvino scendono lungo i miei fianchi mentre sospiri e mugolii si propagano per la cucina. Oso un po' di più andando ad insinuare la lingua nella sua bocca, ma non appena lo faccio, Sebastian mi prende il viso tra le mani e si scosta gentilmente, confondendomi.

<< Ora se non ti dispiace, vorrei riacquisire le mie sembianze umane. >> mi spiega con un piccolo sorriso.

<< No, non farlo. >> protesto io, contrariata dalla sua decisione.

<< Perché non dovrei? >> chiede lui inclinando il capo da un lato.

<< Perché... >> inizio, andando a prendere le sue mani e incontrando il suo sguardo: << ...voglio fare l'amore con te così come sei. >>

In quel preciso istante, le fiamme negli occhi del demone si fanno più vivaci e brillanti, segno che non si sarebbe mai sognato di sentire una confessione del genere. Anch'io stento quasi a crederlo, eppure è questo ciò che il mio cuore brama: abbattere ogni barriera che ci impedisce di essere noi stessi, avere l'opportunità di esprimerci nel modo più naturale possibile e amare sia il lato esteriore che quello interiore di entrambi, così come i pregi e i difetti.

<< Se è questo ciò che vuoi, allora resterò così. >> promette il corvino, destandomi dai miei pensieri e avverando così il mio desiderio. Abbraccio il demone in un impeto di felicità e lui non tarda a ricambiare il gesto, prendendomi addirittura in braccio. Presa alla sprovvista, mi lascio andare ad una piccola risata e mi aggrappo a lui.

<< Continuiamo in un posto più comodo. >> propone dopo avermi dato un altro bacio.

Senza aver avuto il tempo di capacitarmene, ci troviamo nella camera di Sebastian, lo stesso luogo in cui mi sono dichiarata. E ora, dopo mille peripezie, siamo di nuovo qui, stavolta abbracciati l'uno all'altra con il desiderio di amarci anima e corpo. Il maggiordomo va a sedersi sul letto con me ancora in braccio, cominciando a depositare dei baci fugaci sul collo scoperto e ogni tanto qualche morso innocente. Alcuni mugolii fuggono dalle mie labbra, mentre una mano va ad accarezzargli la nuca, percependo i suoi capelli morbidi al tatto, forse più di quelli che ha quando è umano. Ad un certo punto il corvino si appresta a sciogliere i lacci dietro al mio abito con fare esperto. Il tessuto scivola sulle mie spalle e braccia, denudandomi così il busto. Un sorriso malizioso si dipinge sul suo volto quando il suo sguardo finisce sui miei seni. I suoi occhi si socchiudono nel momento in cui la sua lingua e i denti cominciano a stuzzicarne ogni parte, mentre emette dei sospiri rochi simili a ringhi.

<< Ah... >> tutto ciò provoca in me diversi fremiti per tutto il corpo, gemendo senza ritegno per poi rovesciare la testa all'indietro, ormai sovrastata da quelle sensazioni. Ancora stordita, il corvino mi guarda con aria compiaciuta facendomi adagiare in seguito sul letto dopo aver rimosso completamente il mio vestito. Sebastian si china su di me riservandomi un bacio passionale, cercando la mia lingua con la sua, facendo sì che vadano ad intrecciarsi e ad esplorare l'interno delle nostre bocche. Quando il corvino si separa per farmi riprendere fiato, osservo il suo viso scoprendo le labbra schiuse, gli angoli della bocca appena inarcati, gli occhi cremisi carichi di un impetuoso desiderio che smania di essere saziato. E non è il solo a volerlo. Ad un certo punto sento la pelle venir solleticata da qualcosa, capendo all'istante che si tratta dei suoi lunghi artigli intenti a percorrere ogni centimetro del mio corpo, raggiungendo le gambe. Ora al posto delle mani, vi sono le labbra che vanno a carezzare l'interno della coscia sinistra, scendendo sempre più pericolosamente verso la mia intimità. Comincio a gemere nel momento in cui la sua lingua prende a torturarmi con una lenta e dolce agonia. Inebetita, mi mordo il labbro inferiore ansimando ad ogni suo movimento, quando improvvisamente sento quella sua stessa lingua entrare in me con irruenza, facendomi trasalire ed inarcare la schiena. Presa dalla foga, poggio una mano sulla sua testa, stringendo i capelli del corvino in una morsa e incitandolo a continuare mentre muovo il bacino verso di lui. Il demone mi asseconda aumentando il ritmo, facendomi perdere lucidità sempre di più. Ma proprio nel momento in cui sto per raggiungere il culmine, si ferma di colpo lasciandomi attonita. Sollevo il capo trovando un'espressione compiaciuta sul volto di Sebastian. Arrivo così alla conclusione che la sua intenzione era vendicarsi dello stesso trattamento che la sottoscritta gli aveva riservato quella volta nella libreria. Il corvino ride di gusto ed io mi trovo a seguirlo inconsciamente dopo aver fatto spallucce, divertita dalla sua risata sorprendentemente contagiosa: << Ti odio... >> mormoro ancora ansimante.

<< Sei una pessima bugiarda. >> risponde lui dopo avermi sollevata di peso e avermi fatta accomodare sopra di sé, avvertendo così la sua eccitazione contro la mia. Ormai divenuti schiavi della passione, non perdiamo altro tempo e ci uniamo diventando una cosa sola. Il demone si avvicina al mio collo per morsicarne la pelle, lasciandovi un lieve livido scuro e strappandomi un altro gemito. Travolta da piacevoli tremiti, affondo le unghie nella sua schiena, facendo dei movimenti sinuosi e decisi con il bacino, assumendo così il controllo. Sebastian emette un ringhio gutturale e schiude le labbra, svelando i suoi quattro canini lunghi ed affilati come la lama di una spada. I nostri ansiti aumentano man mano con un ritmo sempre più serrato, raggiungendo infine l'apice del piacere contemporaneamente, reprimendo in parte le urla con un bacio impetuoso. Appagata dall'amore che ho ricevuto e donato, mi lascio andare contro il corvino e quest'ultimo non tarda ad avvolgermi in un tenero abbraccio. Rimaniamo così per qualche tempo scambiandoci talvolta qualche carezza, mentre il nostro respiro affannato va piano piano a calmarsi. Poco dopo alzo lo sguardo verso il demone poggiando il mento sul suo petto e gli rivolgo un sorriso amorevole. Lui mi sorride a sua volta con lo stesso calore e mi dà un bacio leggero sulla punta del naso, scatenando in me una piccola risata poiché intenerita da quel gesto inaspettato.

<< Vuoi andare a dormire? >> mi domanda premuroso Sebastian mentre le sue dita giocano con i miei capelli. Io non dico nulla e inizio a baciargli avidamente il collo, ancora vogliosa di lui.

<< Lo prendo come un no. >> ridacchia, tramutando il tono affettuoso di poc'anzi con uno malizioso. Nel frattempo salgo a baciargli la mascella, procedendo verso il mento per poi approdare sulle sue labbra invitanti, le quali accolgono le mie con sicurezza ed amore.

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La mattina seguente i colleghi mi hanno accolta a braccia aperte, come se fossi appena tornata dopo mesi di assenza sul posto di lavoro: Mey Rin mi ha assalita con un forte abbraccio, dicendo tra le lacrime di essere felice di vedermi; Finny mi ha salutato con voce squillante ed un sorriso a trentadue denti, mostrando il suo tipico entusiasmo; anche Bard era contento, ma non ha fatto scenate come loro due e li ha definiti infantili, guadagnandosi così un rimprovero da parte di entrambi, facendo ridere il cuoco; Snake si è limitato a darmi il bentornato usando Emily, uno dei suoi serpenti, senza un minimo cambiamento di espressione sul volto del ragazzo; infine il signor Tanaka mi ha salutata con un sorriso di cortesia ed un inchino.

Vedere tutti così gentili ed amichevoli, mi sembra quasi di far parte di una grande famiglia. Certo particolare per vari motivi, ma penso che dopotutto la normalità sia monotona, quindi non me ne lamento affatto. Anzi, sono felice di aver trovato delle persone così dopo aver perso la mia vera famiglia, poiché in caso contrario temo che sarei arrivata a lasciare questo mondo per sempre.

Ma il saluto più bello è stato senz'altro quello di Sebastian, che ho avuto il piacere di ritrovare accanto a me la mattina dopo, e mi ha dato un buongiorno difficile da dimenticare. Devo ammettere che rivederlo nel suo aspetto umano a distanza di ore è stato strano, perché mi ero già abituata alla sua vera forma.

Traboccante di energie dopo aver trascorso un giorno in totale relax ed una notte carica di passione, ho svolto le numerose faccende mattiniere senza la minima fatica, cosa che mi sorprende date le poche ore di sonno. Ed ora eccomi qui, in cucina a lavare le stoviglie che il signorino ha usato per consumare il pranzo. Può darsi che il mio buonumore sia dovuto anche alla festa a sorpresa che si terrà questa sera, in onore del compleanno del Conte. In effetti non nascondo di essere alquanto emozionata, perché è da tanto che non partecipo ad una festa. Nel riporre un piatto pulito in dispensa, un dettaglio molto importante a cui non ho minimamente pensato attraversa la mia mente, immobilizzandomi sul posto: "Io non sono più una nobile ma una domestica, quindi non potrò prendere parte all'evento! "

Stravolta da questa spietata realtà, abbasso drammaticamente il capo e mi lascio andare ad un lungo sospiro, ma qualche minuto più tardi scuoto la testa e mi dico che questa sera dovrò dare il massimo nei miei doveri: dopotutto ho accettato di lavorare qui e così dovrò fare, perché la mia famiglia mi ha insegnato che quando si prende un impegno lo si porta a termine. Ripresami da quel duro colpo, mi appresto a lavare l'ultima posata, quando il nitrito improvviso di un cavallo attira la mia attenzione. Dubito che si tratti di uno dei miei colleghi o il signorino, poiché nessuno è mai uscito dalla villa. Incuriosita, asciugo la forchetta, la ripongo nel cassetto insieme alle altre e mi dirigo velocemente verso l'uscita della stanza, raggiungendo l'ingresso principale in una manciata di secondi.

<< Buon pomeriggio, lady Elizabeth. Siete giunta in largo anticipo. >>

Una volta arrivata, noto Sebastian parlare con una ragazzina dai capelli biondi con due grandi boccoli ai lati legati con dei nastri, occhi verdi come smeraldi e indossa un abito rosa pastello. Dietro di lei vi è una giovane donna poco più alta di lei dai capelli e gli occhi castani, la quale indossa un cappello scuro ed un vestito semplice del medesimo colore.

<< Volevo fare una sorpresa al mio Ciel! Dove si trova? >>

Prende parola Elizabeth con voce squillante ed allegra, sfoggiando un sorriso fanciullesco. Ad un certo punto distoglie lo sguardo dal maggiordomo, incontrando il mio con la coda dell'occhio: << E tu chi sei? >> mi domanda curiosa senza estinguere la sua espressione allegra.

<< Lei è la nostra nuova domestica, Katreena Handwar. >> interviene il corvino mentre io mi avvicino a loro e mi inchino rispettosamente di fronte alla signorina.

<< Quanto sei carina! >> esclama lei spalancando i suoi grandi occhi.

<< Siete troppo gentile. >> rispondo io modesta sfoggiando un piccolo sorriso, ma anche lusingata dal suo complimento.

<< Katreena, costei è Lady Elizabeth Ethel Cordelia Midford, figlia dei Marchesi Midford, nonché cugina e fidanzata del signorino. Mentre lei è la signorina Paula, la sua domestica personale. >> procede il mio superiore con le presentazioni.

<< Piacere di conoscerti. >> dice timidamente la ragazza dai capelli castani, stringendosi nelle spalle.

<< Piacere mio. >> rispondo amichevolmente per farla sentire a suo agio.

<< Allora, dove si trova Ciel? >> chiede un'altra volta a Sebastian, il quale le riferisce che si trova di sopra nel suo studio e che non dev'essere disturbato, ma senza nemmeno aver avuto il tempo di finire la frase, la piccola lady si è già fiondata al piano superiore. Paula si scusa e parte all'inseguimento della sua padroncina.

<< È una ragazzina molto vivace, l'esatto contrario del signorino. >> osservo, divertita da quei due caratteri così diversi. Sono proprio curiosa di vedere come si comporterà Ciel in sua compagnia.

<< Esattamente. >> risponde lui coprendosi la bocca per tenere a bada una piccola risata dopo aver sentito le proteste del ragazzino nei confronti della fidanzata, suscitando anche la mia ilarità.

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Salve a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo! Ho pensato di scriverne uno lungo per farmi perdonare dopo quattro mesi di assenza xD Fatemi sapere cosa ne pensate, perché come ben sapete, accetto qualunque opinione, sia positiva che negativa, ma soprattutto costruttiva. Detto ciò, vi auguro un buon proseguimento d'estate. A presto! ;)

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Capitolo 22
*** Festa alla residenza Phantomhive ***


<< Lizzy, penso tu abbia esagerato. Come farà a rimuoverlo entro questa sera? >> fa notare Ciel alla fidanzata per aver applicato troppo trucco sul viso della sottoscritta.

Effettivamente non posso dar torto al Conte dopo essermi vista allo specchio: le mie guance sono fin troppo colorite e sulle mie labbra è stato applicato un rossetto... rosa? Non credevo esistesse di una simile tonalità e a dirla tutta, questo colore non mi dona affatto. Ma come domestica ho il dovere di render felice la signorina, quindi non ho scelta. Ad un certo punto noto nel riflesso della superficie che l'entusiasmo della ragazzina si è smorzato. Mi dispiace vederla in quello stato, così decido di intervenire: << Non è un problema. Riuscirò a rimuoverlo per allora, quindi potete truccarmi come e quanto volete. >> rispondo io sfoggiando un sorriso che possa rallegrarla. Fortunatamente il morale della piccola lady si risolleva in un batter d'occhio, così, incoraggiata dalle mie parole, procede applicandomi un ombretto color pastello sulle palpebre.

Il fidanzato sospira e va a sedersi sul suo grande letto, in attesa che lei mi dia il colpo di grazia.

<< Ecco fatto! >> esclama felice lady Elizabeth dopo aver concluso il suo capolavoro.

<< Siete stata molto brava, signorina. >> mi complimento con lei nascondendo così il mio disagio. Ora la ragazzina ha assunto un'aria pensierosa, le sopracciglia aggrottate e si è portata l'indice della mano destra sulla guancia.

<< C'è qualcosa che non mi convince... >> mormora tra sé tamburellando talvolta il dito sulla pelle liscia.

Il volto della piccola lady si illumina quando comprende la causa del problema:

<< Ci sono! Credo sia colpa dell'acconciatura. Potresti scioglierti i capelli? >>

<< Certo. >>

Comincio rimuovendo la retina dello chignon, le forcine e infine passo a sciogliermi la lunga treccia.

<< Ora sei perfetta! >> esulta la fidanzata di Ciel.

<< Sono d'accordo, signorina. >>

Dopo essermi osservata, scorgo il piccolo nobile intento a scuotere la testa in segno di disapprovazione. Lady Elizabeth lo coglie in flagrante e si gira verso di lui, avvicinandoglisi minacciosamente con il rossetto rosa tra le mani: << Ora tocca a te, amore mio. >> dice usando un tono gentile, che in realtà cela il desiderio di fargliela pagare.

<< No, non ci provare. >> replica lui saltando giù dal letto e correndo verso l'uscita, ma la sua fidanzata va a pararsi davanti alla porta, bloccandolo con prontezza.

<< Katreena, aiutami! >> esclama con una punta di panico, ormai nelle grinfie della sua fidanzata e trattato alla stregua di una bambola di pezza.

Io mi porto una mano alla bocca per soffocare una risata che altrimenti sarebbe uscita con troppo fragore, mancando così di rispetto al mio padrone. Questa scena mi fa tornare alla mente la volta in cui da piccoli, io e Thomas avevamo tanto insistito per aiutare mia madre a preparare la torta di compleanno per mio padre. Nel preparare la crema pasticcera, ne presi poca con un dito e andai a poggiarlo sulla punta del naso di Thomas, sporcandolo. Divertita dal risultato, scoppiai a ridere dicendogli che sembrava un pagliaccio.
<< Ah sì? Ora ti faccio vedere io chi è il vero pagliaccio! >> aveva esclamato lui immergendo completamente un dito nella crema per poi iniziare a rincorrermi per la cucina, lasciando che l'allegria che aveva abbandonato pervadesse nuovamente il suo cuore dopo aver perso i genitori.

Il rintocco improvviso dell'orologio dissolve il ricordo che avevo rievocato: << Santo cielo, il tempo è proprio volato. >>

<< Vi chiedo scusa, ma il dovere chiama. >> faccio sapere ai piccoli nobili mentre raccolgo le forcine e l'elastico dei miei capelli dalla cassettiera, per poi andare verso l'uscita.

<< Nessun problema. Penserò io al mio caro Ciel. >> la signorina mi rivolge un sorriso raggiante e si fa da parte liberando il passaggio, mentre il poveretto continua a dimenarsi per trovare una breccia nella sua presa ma senza successo. Dopo aver accennato un inchino ad entrambi, lascio la stanza e mi reco al piano di sotto.

Una volta rimosso il trucco ed essermi aggiustata i capelli, faccio capolino in cucina trovando dinanzi a me un'enorme torta al cioccolato formata da quattro piani, separati uno dall'altro da dei vassoi che man mano si fanno più piccoli sistemata sul tavolo, decorata con motivi gotici e floreali grazie ad una saccapoche che riesco ad intravedere assieme al corvino, trovandosi dietro al dolce.

<< Che meraviglia! >> esclamo estasiata da quella deliziosa vista rimanendo a bocca aperta.

<< Grazie. >> risponde lui con un sorriso. Notando il mio desiderio di voler osservare meglio la torta, il demome interrompe il suo lavoro e mi lascia avvicinare, dandomi modo di scorgere dettagli che non avevo visto ad una prima occhiata, come per esempio alcune piccole rose e addirittura dei petali che cadono da quelle. Inoltre mi accorgo che ciascun piano è disegnato diversamente, passando da un motivo semplice ad uno più complesso.

<< Sei bravissimo. >> mi complimento con il maggiordomo guardandolo con ammirazione. Chissà quali altre cose ha imparato durante la sua vita.

Le labbra del corvino si incurvano in un sorriso malizioso mentre si avvicina a me, inducendomi in seguito a sollevare la testa a causa dell'indice posto sotto al mio mento: << Sai in cos'altro sono molto bravo? >>

<< In cosa? >> lo stuzzico io guardandolo negli occhi e fingendo di non capire a cosa alluda.

Sebastian si china verso di me ed io poggio le mani sul suo petto protendendomi verso di lui, facendo in modo che il sapore delle nostre labbra si mischi. Le sue mani scendono andando a cingere i miei fianchi. Nel frattempo comincio a percepire quei familiari brividi salirmi lungo la schiena, così come la sensazione di leggerezza nella mia testa, che si fanno presenti ogni volta quando ci scambiamo un bacio, amorevole o passionale che sia.
Trascinata dalla corrente, mi alzo in punta di piedi e gli avvolgo le braccia intorno al collo per intensificare la nostra unione, sorprendendo piacevolmente il corvino, il quale si lascia sfuggire un gemito.

<< Guarda un po' questi piccioncini. Non si dovrebbero fare certe cose sul posto di lavoro. >> la voce profonda di Bard irrompe nella stanza, mentre quest'ultimo è appoggiato allo stipite della porta. Sussulto interrompendo subito quel contatto voltandomi verso di lui, trovando non solo il cuoco ma anche Mey Rin e Finny, i quali ci guardano con gli occhi spalancati e la bocca aperta.

<< Voi due state insieme?! >> chiede a gran voce il ragazzino, gli occhi che brillano per l'emozione. Volgo lo sguardo verso il maggiordomo, notando un velo di imbarazzo nei suoi occhi, ma nonostante ciò mi sorride amorevolmente e fa un cenno con il capo, dandomi modo di capire che posso comunicarlo ai nostri colleghi.

<< È così. >> rispondo felice ma con le guance in fiamme per averli fatti assistere a quell'effusione.

<< Evviva! Sono così felice per voi! >> si congratula il giardiniere facendo un saltello e alzando una mano a pugno.

Poco dopo giunge anche Snake nella stanza e Finny non tarda a dargli la bella notizia.

<< "Sì ho sentito le tue grida di gioia! Buon per loro." Dice Wordsworth. >> esclama l'albino con un timbro di voce maschile ed un tono sgarbato indicando un serpente scuro sulla spalla destra. Successivamente volge lo sguardo verso me e il corvino mentre la sua espressione rigida di poc'anzi si ammorbidisce accennando addirittura un sorriso. Infine tende il braccio sinistro su cui si muove un serpente dalla pelle di un rosso scuro con dei particolari anelli bianchi e neri sparsi per il corpo. Quando prende parola, il suo timbro maschile svanisce lasciando il posto ad uno femminile: << "Quello che Wordsworth vuole dire è che siamo lieti della vostra unione." Dice Emily. >> interviene lei per correggere le parole del suo amico.

<< Vi ringraziamo di cuore. >> rispondo io guardando gli occhietti del rettile per poi incontrare quelli sottili e dorati di Snake.

<< Da quanto state insieme? >> chiede la domestica per poi scoppiare in lacrime, senza nemmeno darmi il tempo di rispondere alla sua domanda: << Perché non me l'hai detto? Credevo... credevo fossimo migliori amiche... >> piagnucola con voce rotta sollevando gli occhiali per asciugarsi gli occhi con la manica della divisa. Vedendola in quello stato, lascio andare le mani di Sebastian che tenevo strette fino a poco fa e vado da lei, poggiando una mano sulla sua spalla per calmarla: << Mey, te l'avrei detto domani con calma e tu saresti stata la prima a saperlo, perché io e te siamo migliori amiche. Mi sono messa insieme a Sebas... al signor Sebastian da poco, inoltre questa è una novità sia per me che per lui. >>

<< Il signorino lo sa? >> chiede Bard leggermente insospettito.

<< Sì, il signorino ne è a conoscenza e approva la nostra relazione. >> fa sapere subito il maggiordomo per dissipare ogni dubbio.

<< Comunque non credo che sia una cosa nuova anche per il signor Sebastian. Voglio dire, avrà pure avuto qualche altra donna prima di Katreena. A meno che con "novità" non s'intenda la faccenda della relazione. >> insinua l'uomo ridacchiando per poi accendersi una sigaretta.

<< Bard, chiudi quella bocca. >> ringhia il superiore guardandolo in cagnesco. Solo io però riesco ad intravedere disagio e timore nel suo sguardo: disagio per essersi trovato protagonista di un argomento scomodo e timore poiché teme di deludermi con le sue esperienze passate.

Che il demone abbia avuto diverse donne nella sua vita non vi è alcun dubbio visto il suo fascino, ma non voglio rovinare tutto solo per una gelosia priva di fondamento, poiché sicuramente la maggior parte delle vicende si saranno verificate quando io non ero nemmeno nei pensieri dei miei genitori, se non ancor prima. Anzi, più che gelosia provo pena per quelle donne che hanno ricevuto del mero piacere carnale privo di sentimento, visto che Sebastian ha appreso solo recentemente di poter amare. Mi ritengo più che fortunata a poter condividere ogni momento della mia vita con lui.

Così decido di controbattere per difendere il corvino e rimuovere la fastidiosa spina nel fianco che è la critica del cuoco: << Può darsi, ma io non sono una persona a cui piace scavare nel passato di chi amo. Ciò che conta veramente è il presente e i sentimenti che proviamo l'uno per l'altra. >> pronuncio le ultime parole guardando il mio compagno, il quale mi ringrazia con lo sguardo.

<< Katreena, sei così matura. >> dice Mey, commossa dalle mie parole.

<< Fossi in te farei comunque attenzione. >> mi raccomanda lo stesso il biondo, cosa che mi fa scuotere la testa con disappunto: non credevo fosse così testardo.

<< Smettila Bard! Sono certo che il signor Sebastian ami davvero Katreena e le sarà sempre fedele. Poi lo sai, il signor Sebastian non mente mai. >>

Interviene Finny a favore del maggiordomo strattonando una manica della divisa del cuoco.

<< Va bene, va bene, ho capito! Ora molla l'osso. >> il ragazzino obbedisce e l'uomo si dà una sistemata facendo schioccare la lingua, irritato.

Il maggiordomo richiama tutti all'ordine battendo le mani attirando così la loro attenzione: << Direi che abbiamo perso abbastanza tempo. Vi ho chiamati qui per portare quei vassoi nel salone in cui si terrà la festa senza farli cadere. >> raccomanda loro indicando le portate poste una accanto all'altra.

<< Senza farli cadere. >> ripete le ultime tre parole scandendole con tono intimidatorio, ad indicare che se dovesse accadere l'opposto saranno guai seri.

<< L'ha detto due volte. >> riferisce il cuoco a bassa voce sia al giardiniere che alla domestica, la quale annuisce ripetutamente.

<< D'accordo! >> esclama invece il ragazzino con la testa tra le nuvole senza dar peso all'avvertimento di Sebastian, andando a prendere un vassoio contenente degli antipasti e gli altri lo seguono a ruota, compresa la sottoscritta, per poi recarci nella sala.

<< Abbiamo portato tutto di là. >> informo il maggiordomo una volta terminato l'incarico.

<< E non abbiamo fatto cadere niente. >> aggiunge Bard con un certo orgoglio.

<< Perfetto. Ora non ci resta che aspettare gli ospiti, dunque recatevi alle vostre postazioni. >> risponde lui asciugandosi le mani con un panno dopo aver lavato la saccapoche.

Io però non ho la minima idea di cosa debba fare, ma prima di schiudere le labbra per domandarglielo, il mio superiore provvede subito a fornirmi una risposta: << Katreena, tu mi affiancherai nell'accogliere gli invitati all'ingresso. >>

<< Oh, avrà vicina la sua fidanzata. >> ridacchia Bard, beccandosi un'occhiata truce da parte del corvino che non esita ad urlargli di andare a svolgere il suo dovere.

<< E dai, stavo scherzando. >> replica lui per poi lasciare la cucina, borbottando che il suo superiore è fin troppo permaloso.

<< "Andiamo anche noi, ragazzi." Dice Oscar. >> intima Snake ai colleghi, ma solo il giardiniere lo seguono, mentre la domestica è rimasta ferma sul posto.

<< Katreena... >> inizia timidamente: << Ti chiedo scusa per la reazione esagerata che ho avuto prima. Il fatto è che non ho mai avuto una migliore amica e quindi mi sono fatta prendere dal panico... >> mi confessa imbarazzata tenendo lo sguardo basso sulle sue mani, i cui indici si incontrano con la punta delle dita.

<< Non ti preoccupare. >> rispondo accennando un sorriso, intenerita dal suo modo di fare.

<< Infine... >> continua lei incamminandosi verso di me e il maggiordomo: << ...volevo congratularmi con voi. Tu ed il signor Sebastian siete davvero una bella coppia. >> dice con gioia per poi stringermi in un grosso abbraccio, cogliendomi di sorpresa. Commossa, ricambio il gesto ringraziandola. Il corvino le sorride riconoscente e poco dopo la ragazza abbandona la cucina, recandosi alla sua postazione.

<< Oh cielo, mancano solo dieci minuti. Sarà meglio andare. >> dice Sebastian guardando l'orologio da taschino.

Una volta giunti all'ingresso principale, il mio superiore va a posizionarsi al lato destro della porta e mi ordina di prendere posto al sinistro.

<< Come sono stati carini a congratularsi con noi. >> dico per non dar ascolto all'agitazione che mi sta perseguitando da tutto il giorno.

<< Sono d'accordo, a parte un elemento in particolare. >> aggiunge lui infastidito riferendosi palesemente a quel "burlone" di Bard. Sul momento avevo preso seriamente le parole del cuoco, ma poi ho capito che si tratta solo del suo modo di dire che tiene molto a qualcuno. In effetti non sembra essere un uomo propenso a mostrare il suo lato tenero come fanno Mey e Finny. Però ho potuto intravedere un piccolo sorriso sincero sul suo volto per un breve momento rivolto proprio a me e Sebastian, a significare che anche lui è felice per noi.

<< Si diverte a stuzzicarti. >> gli faccio notare in modo che non prenda la faccenda troppo sul serio e si infuri con il poveretto.

<< Deve stare attento a non tirare troppo la corda. >> replica Sebastian forzando un sorriso che cela a malo modo l'istinto omicida, scatenando in me una risatina che riesce ad alleviare la tensione nervosa accumulata, riuscendo persino a contagiarlo, vedendo i suoi tratti rilassarsi e spiegarsi in un sorriso genuino.

Qualche istante dopo udiamo lo scalpitio sostenuto di alcuni cavalli avvicinarsi sempre più per poi fermarsi: << Bene, ci siamo. >> annuncia il maggiordomo poggiando la mano destra sulla maniglia ed io mi appresto a fare lo stesso con la sinistra. Grazie ad un cenno del capo da parte del corvino, apriamo la porta simultaneamente, facendo entrare i primissimi ospiti.

<< Buonasera signori Midford e benvenuti. >> li accoglie Sebastian con un inchino ed io lo imito prontamente. Il mio superiore mi ha informato sul nome degli invitati e che rapporto hanno con il signorino, se di parentela o amicizia, anche se a detta di quest'ultimo, lui non avrebbe amici. Il Marchese si chiama Alexis Leon Midford ed è un Cavaliere dell'Ordine britannico. Si presenta come un uomo di mezza età dai capelli biondo cenere, sottili baffi del medesimo colore, occhi azzurri ed un'espressione austera. Al suo fianco vi è la moglie, Francis Midford, nonché sorella minore del padre defunto di Ciel, Vincent Phantomhive. Costei porta i suoi lunghi capelli grigi raccolti in uno chignon, escludendo solamente una ciocca che va a ricadere sul lato destro del volto. I suoi occhi sono più scuri di quelli del marito, infatti tendono ad un tenue blu e indossa un abito verde chiaro. Lo sguardo severo della donna incute parecchia soggezione in me, obbligandomi a guardare altrove. Alle spalle dei coniugi vi è il figlio Edward e fratello maggiore di lady Elizabeth, il quale possiede i capelli del medesimo colore del padre, gli occhi verde smeraldo simili a quelli della sorella e porta un cappello nero a cilindro sul capo.

<< Vedo che avete assunto una nuova domestica. >> osserva la donna senza un minimo cenno di sorpresa, rivolgendomi un'espressione indecifrabile.

<< Il mio nome è Katreena Handwar e sono entrata da poco a far parte della servitù della residenza Phantomhive. >> mi presento facendo un inchino rispettoso alla famiglia Midford.

<< Noto anche che non vi è un solo capello fuori posto dallo chignon. >> osserva quasi deliziata.

<< Mentre tu... >> la moglie del Marchese punta i suoi occhi glaciali sul corvino: << ...non hai ancora compreso che questi capelli sono inguardabili. >> lo ammonisce afferrando con prepotenza il ciuffo che si trova al centro del suo viso, mettendo stranamente in soggezione il malcapitato. Reprimo subito una risatina desiderosa di lasciare le mie labbra per evitare di attirare l'attenzione, o peggio, la severità della donna su di me.

<< Va' subito a sistemarti! >> gli ordina infine puntandogli addirittura il dito contro.

<< Sì signora. >> risponde lui obbediente per poi andarsene. Torna poco tempo dopo con i capelli tirati all'indietro, scoprendo così la fronte; gli stanno bene certo, ma personalmente li preferisco liberi come il vento.

<< Ora ci siamo. >> dice lei soddisfatta del risultato per poi rivolgersi a me: << Non credi anche tu? >>

<< Certamente. Gli donano un'aria composta e ligia, senza dimenticare che in questo modo non vi è il pericolo che alcuni capelli finiscano accidentalmente nelle pietanze. >> spiego tenendo a mente ciò che Sebastian mi ha rimproverato quando il mio chignon non era ben assicurato, alternando lo sguardo dalla moglie del Marchese al mio superiore. Inutile dire che mi sono divertita a rivoltare il suo stesso insegnamento contro di lui.

Le labbra della donna si rilassano accennando un sorriso: << Ben detto Katreena. Tu sì che hai imparato. >> si complimenta con me e infine si dirige verso l'ampio ingresso con la sua famiglia, in attesa che il festeggiato si palesi.

<< Dov'è mia sorella? >> domanda Edward a Sebastian, il quale gli risponde prontamente: << Lady Elizabeth sta finendo di prepararsi con l'aiuto della signorina Paula. >>

Alcuni minuti più tardi, si presentano il signor Lau e la sua assistente Ran Mao a braccetto, coloro che ci avevano fornito delle informazioni circa il traffico degli schiavi.

<< Buonasera signor Lau e signorina Ran Mao. >> li accolgo insieme al maggiordomo.

<< Ah buonasera, miss Katreena. Che sorpresa vedervi qui. >> mi saluta l'uomo, accorgendosi in un secondo momento che c'è qualcosa di diverso in me: << Mh? Vedo che indossate una divisa da domestica. >>

<< Esatto. Ora lavoro alla residenza Phantomhive, dunque vi prego di darmi del tu e di chiamarmi solo per nome. >>

<< Certo, lo faremo. Vero, Ran Mao? >> Lau carezza la testa della ragazza, la quale non dice una parola e si limita ad annuire mantenendo la sua solita espressione indifferente. I due si incamminano all'ingresso raggiungendo i Midford.

Secondo la lista che il mio superiore mi ha fornito, mancano ancora due ospiti dei quali mi sono scordata i nomi, poiché non sono inglesi, ma indiani. So che uno dei due è un principe, mentre l'altro il suo maggiordomo e conoscono il signorino per aver collaborato ad un caso su cui quest'ultimo stava indagando per conto della Regina. Mentre cerco di ricordarmi come si chiamano, la mia attenzione viene attirata da una voce giovane e solare: << Siamo arrivati! >> esclama allegro un giovane dalla pelle scura, lunghi capelli color prugna raccolti in una coda alta, occhi dorati, indossa dei gioielli del medesimo colore e un abito composto dai colori rosso, blu e giallo, tradizionale dell'India. Alle sue spalle vi è un ragazzo più alto di lui del medesimo colore di pelle, ma dai capelli bianchi coperti da un turbante chiaro, gli occhi blu tendenti al grigio e indossa un capo verde adornato da un nastro giallo, anch'esso proveniente dalla loro patria.

<< Buonasera principe Soma e signor Agni. >> li saluta Sebastian facendoli accomodare. Ma certo! Il nome completo del principe è Soma Asman Kadar.

<< Namaste. >> risponde con voce melodiosa Agni, il ragazzo più alto, giungendo le mani all'altezza del petto e accennando al contempo un inchino col capo. Mentre lo osservo, noto che ha una specie di piccola decorazione in mezzo alla fronte e che la sua mano destra è ricoperta da diverse bende: probabilmente se l'è ustionata svolgendo alcuni lavori manuali.

<< Oh? E tu chi sei? >> chiede curioso il principe dopo aver posato gli occhi su di me.

<< Sono Katreena Handwar, la nuova domestica della residenza Phantomhive. >> mi presento facendo un inchino rispettoso.

<< Oltre ad essere carina hai anche una voce deliziosa. >> risponde lui sognante con le guance arrossite.

<< Come prego? >> esclamiamo in coro io, Sebastian e persino Agni, sorpresi da ciò che ha detto.

<< Ti andrebbe di essere la mia domestica personale? Oppure anche mia moglie... >> mi propone il giovane balbettando per l'imbarazzo, distogliendo lo sguardo dalla sottoscritta solo quando pronuncia le ultime parole, lasciandomi interdetta: questa è senza dubbio la proposta più strana che una donna possa ricevere. Prendo un respiro profondo dandomi il tempo necessario per offrirgli una risposta che non risulti brusca o maleducata: << Principe, ne sono lusingata, ma il mio posto è qui. >> rifiuto la sua offerta mascherando il mio disagio con un sorriso per poi volgere uno sguardo furtivo a Sebastian, percependo all'istante una dolce serenità che solo lui sa donarmi.

Il giovane si gratta la testa con una mano e scoppia in una risata nervosa: << Capisco. Facciamo che questa conversazione non è mai avvenuta, va bene? >>

<< Certamente. >> annuisco concorde, lieta che il giovane si sia reso conto delle sue parole.

Agni sembra notare qualcosa poiché la sua espressione rilassata è ora pervasa dalla meraviglia; i suoi occhi vagano prima sul corvino e poi su di me.

<< Signor Agni, qualcosa non va? >> prende parola il maggiordomo, perplesso quanto la sottoscritta. In un secondo momento, il ragazzo sembra comprendere qualcosa a giudicare dal sorriso luminoso che è andato a dipingersi sulle sue labbra: << Dunque ha trovato la felicità, signor Sebastian. Che la dea Kalì vi benedica. >> dice melodioso giungendo le mani.

<< Grazie infinite. >> risponde lui con riconoscenza a nome di entrambi.

<< Katreena, avresti dovuto dirmi subito che sei già impegnata! >> protesta Soma andando a nascondersi dietro il suo servitore, quasi come se avesse paura del mio superiore; o forse è veramente così. Mi chiedo cosa gli abbia fatto.

<< Comunque sono felice per voi! >> aggiunge felice per poi tagliare la corda, correndo verso l'ingresso. Agni si congeda e raggiunge il suo padrone.

<< Da questa parte, signori. >> esordisce Sebastian attirando l'attenzione dei presenti una volta chiuse le porte della residenza. Io e lui ci incamminiamo per condurre tutti nel salone adibito alla festa, trovandovi Mey Rin dietro il tavolo delle bevande ed il signor Tanaka dietro quello del cibo.

Il signorino entra in scena alcuni minuti più tardi con lady Elizabeth a braccetto, i quali indossano degli abiti eleganti: lei porta un grazioso vestito rosa pastello, mentre lui un completo blu brillante. Ciel ringrazia i presenti di esser venuti: << Mi auguro che possiate passare una piacevole serata. >> conclude infine sorridendo cordialmente. Uno scroscio di applausi rimbomba per la stanza e poco dopo il giovane fa segno alla piccola orchestra situata in fondo alla sala di iniziare a suonare.

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La festa si svolge in allegria tra risate, buon cibo, bere e buona musica. Nonostante la lieta atmosfera, solo una persona non sembra essere veramente felice: il signorino. Certo si lascia andare a qualche sorriso, ma sembra sempre trattenersi, come se non volesse mostrare che si sta divertendo. In effetti anch'io troverei difficile essere felice nel sapere che sono orfana e ho venduto la mia anima a un demone. Però almeno è circondato da persone che gli vogliono veramente bene, come per esempio il principe Soma, il quale non perde mai l'occasione di fare lo spiritoso. Inoltre è evidente che lady Elizabeth sia innamorata persa del conte: gli rivolge dolci sguardi, gli chiede sempre di danzare e lo abbraccia in continuazione ricevendo suo malgrado diversi rimproveri dalla madre dicendole di comportarsi decorosamente. Ciel, nonostante sia un pessimo ballerino, asseconda ogni volta la ragazzina facendo del suo meglio. Personalmente non penso sia solo una questione di galanteria inglese, ma che in fondo anche lui provi qualcosa per lei, poiché l'espressione seriosa che lo accompagna ogni giorno, svanisce quando sente la voce della sua fidanzatina o il suo occhio sinistro si posa sulla sua figura.

Contagiata dal buonumore degli ospiti, torno in cucina per posare dei piatti sporchi nel lavandino, quando mi accorgo dalla piccola finestra che ha ripreso a nevicare. In quel momento, un'idea mi balena per la mente.

<< Anche se mancherò per qualche minuto non sarà un problema. >> dico tra me e me uscendo dalla stanza, correndo felice come una bambina verso il giardino. So di aver già visto la neve quest'anno, ma l'ultima volta ero stata interrotta da un certo dio della morte, quindi stavolta sarà diverso. Una volta arrivata, osservo i fiocchi posarsi dolcemente sugli alberi spogli e lascio che alcuni di questi si posino sulla mia pelle. Una leggera folata di vento mi investe, facendomi rabbrividire; se mi trasformassi non sentirei freddo, ma non voglio sfruttare così il mio potere. E poi Sebastian mi rimproverebbe di sicuro.

Improvvisamente sento qualcosa di caldo venir adagiato sulle mie spalle: non appena tocco il morbido tessuto per avvolgermi con esso, capisco che si tratta della giacca nera del maggiordomo. Parli del diavolo...

<< Ecco dov'eri finita. >> esclama il corvino per poi darmi un bacio sulla guancia.

<< Che magnifica serata. >> sospiro libera da ogni turbamento, godendomi questo momento di pace.

<< Speriamo solo che la neve non si trasformi in tormenta, altrimenti sarà arduo per i nostri ospiti tornare alle loro residenze. >> dice lui mentre si posiziona al mio fianco, guardando anch'egli il cielo.

<< Hai rovinato l'atmosfera. >> protesto rivolgendogli uno sguardo di disappunto da cui lascio trasparire una certa giocosità.

<< Vi porgo le mie scuse, sognatrice. >> risponde il maggiordomo portandosi una mano al petto, stando al gioco.

Una risatina divertita fugge dalla mia bocca mentre mi volto completamente verso il demone: << Sei perdonato. >>

Appoggio le mani sul suo petto e mi alzo in punta di piedi per baciare quelle splendide labbra, le quali accolgono le mie senza indugio.

<< Dovrei infastidirti più spesso. >> scherza lui toccandomi la punta del naso con l'indice.

<< Tu dici? >> con un sorrisetto dipinto sul volto, porto le mani verso i suoi capelli ben pettinati come imposto dalla signora Midford e vi faccio passare le dita, scompigliandoli a dovere.

<< No, ferma! >> protesta Sebastian mentre cerca di afferrarmi i polsi ma senza successo, suscitando la mia ilarità. Terminata la mia tortura, scoppio a ridere vedendo la sua espressione severa in contrasto con i capelli scompigliati in modo bizzarro, alcuni dei quali sono andati a coprirgli parzialmente gli occhi.

<< Molto divertente. >> sbuffa lui per poi sistemarsi in maniera impeccabile, tornando così al suo aspetto di poc'anzi. Nonostante il dispetto subìto, il corvino si lascia sfuggire un sorriso.

<< Quello che hai detto a Bard prima della festa mi ha davvero colpito. Non credevo che avresti preso le mie parti. >>

<< Non è niente. >> rispondo facendo spallucce: << Sarebbe stupido da parte mia ingelosirmi per qualcosa accaduto prima che ci conoscessimo. Il passato deve rimanere tale. >>

<< Ma a volte può riaffiorare. >> dice con solennità.

<< Allora lo affronterò. Anzi, lo affronteremo, insieme. >> rispondo con risolutezza senza nemmeno pensarci.

<< Amo la tua determinazione. >> mi confessa dolcemente.

<< E cos'altro ami di me? >> gli domando curiosa.

Il demone mi prende le mani tra le sue e comincia a parlare: << Il coraggio di superare qualunque ostacolo nonostante la paura, la tua dolcezza, la capacità di vedere oltre le apparenze. Amo ogni cosa di te. >> nel pronunciare queste parole, gli occhi del corvino si fanno brillanti come lucciole in una notte d'estate. Grazie a quelli ed al suo tono di voce caldo e vellutato, avverto i suoi sentimenti travolgermi, facendo sì che le mie labbra si allarghino in un sorriso colmo di gioia.

<< Anche le tue fossette. >> aggiunge con una risatina mentre affonda l'indice nel piccolo e soffice solco della mia guancia sinistra, portandomi a sorridere ancora di più e ad arrossire. Poco dopo sentiamo la musica di un valzer provenire dall'interno della villa. Il maggiordomo si inchina tendendo la mano destra verso di me: << Katreena, mi faresti l'onore di questo ballo? >>

<< Con molto piacere. >> accetto di buon grado il suo invito e in men che non si dica mi ritrovo tra le sue braccia a danzare sulle note di quella musica allegra. Nonostante la neve ingombrante, i nostri passi riescono ad essere leggeri e fluidi, dandomi la sensazione di poter volare e toccare il cielo con un dito.

Anche Sebastian si sente diverso, vivo, libero dalle catene che lo vincolano al contratto con Ciel e dai suoi doveri quotidiani di maggiordomo. Stringere Katreena a sé gli dona un calore che lo fa sentire a casa, anche se non ha idea di come possa essere, poiché non ne ha mai avuta una. Il corvino si domanda come abbia potuto vivere così a lungo senza di lei e l'amore, ma è felice di averlo fatto per arrivare a questo momento. L'amore, quel sentimento che tanto lui derideva in passato, ora ha fatto breccia nel suo cuore e non può più farne a meno.

"Quale dolce ironia mi ha riservato il destino." pensa tra sé mentre si perde nei meravigliosi occhi della sua amata.

Mentre continuiamo a danzare, penso a noi, a quanto la nostra natura riesca ad essere così diversa eppure simile al tempo stesso, e alle peripezie che abbiamo dovuto affrontare per trovarci dove siamo ora. Ad un tratto, una frase che avevo letto tempo fa in un libro e che penso ci rappresenti appieno, mi torna alla memoria: "Lui vide oscurità nella sua bellezza, mentre lei bellezza nella sua oscurità. Quel giorno, nei loro cuori era sbocciato un nuovo sentimento in grado di superare qualunque diversità: l'amore."

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Ciao a tutti! Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Devo confessarvi che è l'ultimo, quindi la mia storia si conclude qui dopo ben quattro anni, sette mesi e una settimana. Ebbene sì, avevo pubblicato il primo capitolo proprio qui il 7 luglio del 2017! Ringrazio tutti voi per averla letta, votata e recensita con le vostre magnifiche parole, le quali mi hanno incoraggiata a non mollare. Scrivere mi ha aiutato molto a superare diverse difficoltà e ad esprimere ciò che sento. Ammetto che un giorno mi piacerebbe scrivere un sequel perché ho in mente alcune idee, quindi chissà, potrebbe accadere in un futuro lontano. Grazie ancora di tutto, non vi dimenticherò mai! 😘 E felice San Valentino ❤

 

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