Be Mine

di Dani85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You're My Favorite Human ***
Capitolo 2: *** You're Out of This World ***
Capitolo 3: *** Be Mine, Valientine ***



Capitolo 1
*** You're My Favorite Human ***


Per la serie "chi non muore si rivede", rieccomi qui dopo anni e non è un modo di dire. Torno a scrivere dopo tanto e lo faccio partecipando, per divertimento e niente di più, alla tre giorni del Malex Cupid 2022 su tumblr.
Cross posted su Ao3 e Tumblr. Buona lettura!

 



YOU'RE MY FAVORITE HUMAN

È tutto così rosso. E rosa. E a forma di cuore. È come se un intero settore del supermercato fosse esploso e si fosse ricomposto nel giro di una notte, da cartolina di Natale a biglietto di San Valentino. È un po' sconcertante, Michael lo pensa ogni anno. È puro consumismo ed è una piaga sociale, un buco nero in cui spariscono il buon senso della gente e una quantità assurda di soldi.

Michael non è un moralista ma su questo è abbastanza sicuro. Magari è perché lui non ha mai avuto soldi da sprecare o forse perché tutto ciò che ha sempre voluto – delle risposte, una famiglia, qualcuno da amare – non si poteva comprare, ma davvero questa corsa perenne all'acquisto lui non la capisce. Non capisce questa fretta di passare da una celebrazione all'altra, dove i sentimenti hanno il valore di un regalo e del suo scontrino.

Ok, forse un po' moralista Michael lo è, su certe cose per lo meno. O forse è colpa di Sanders, a furia di stare con lui, un po' del suo cinismo deve esserglisi appiccicato addosso. Michael annuisce a se stesso, perché sì, è definitivamente colpa di Sanders, ed è più piacevole pensare al fatto che sia stata la sua vicinanza a formarlo piuttosto che gli anni di abusi e privazioni.

Michael strizza gli occhi e sospira. Com'era finito a fare ragionamenti esistenziali davanti agli scaffali del supermercato non sa spiegarselo, in fondo doveva solo comprare dei cereali. Invece sono almeno venti minuti buoni che se ne sta fermo lì, a contemplare orsetti di peluche, cuscini a forma di cuore, cioccolatini e biglietti di auguri. È tutto così rosso. E rosa. E nessuno si è accorto che ci sono veramente troppi cuori? E nonostante questo, tutto ciò gli dà molto meno fastidio degli anni passati. Anzi, non gli dà fastidio per niente. Nessuna battutaccia che affiora sulla punta della lingua, nessun principio di orticaria per tutta quella sdolcinatezza, solo il riflesso automatico dei suoi soliti pensieri. Michael se ne rende conto con un po' di orrore ma immagina che ci sia una prima volta per tutto. Soprattutto se hai un Alex Manes nella tua vita.

Michael si mastica un labbro e il sorriso che non riesce a trattenere. Alla fine, e gli è chiaro in modo doloroso, è tutta qui la differenza. Alex. Fino a quel momento, San Valentino non aveva davvero significato nulla di particolare per lui, nemmeno quando aveva tentato con tutte le sue forze di far funzionare le cose con Maria. Nemmeno lì aveva voluto dire niente di più che seguire la massa, buttare qualche dollaro nel buco nero del consumismo e potersi dire che sì, era un buon fidanzato, che poteva esserlo, che se tra lui e Alex non aveva funzionato, era colpa di Alex, ma certamente non sua.

Era stata colpa di entrambi in realtà, Alex lo sapeva da sempre, Michael invece aveva avuto bisogno di più tempo e di spazio per vedere le cose come stavano e ammetterlo a se stesso. C'era stato troppo dolore, troppa rabbia e troppa stanchezza perché l'amore imperfetto di Alex bastasse a riparare tutti i silenzi e le assenze e le ferite della loro storia. C'era stata troppa speranza disillusa perché Michael riuscisse a guardare oltre la propria sofferenza, perché riuscisse a riconoscere anche quella di Alex, perché potesse vedere che lui ci stava provando davvero, che stavolta era lì per restare. Certo, alla fine c'era riuscito, ma quanto c'aveva messo? Troppo. Troppo di sicuro. Quanto tempo sprecato. Quanta inutile attesa.

La consapevolezza è una scossa di elettricità dietro gli occhi, come ogni volta che finisce per pensarci, e un orsetto di peluche si muove sullo scaffale di fronte. Micheal se ne accorge perché sente la familiare pressione della telecinesi in testa che lo spinge a riprendere il controllo. L'orsetto torna immobile e, per fortuna, nessuno si è accorto di niente ma, davvero, la corsia del supermercato è un posto pessimo per lasciarsi andare a viaggi mentali di quel tipo. Michael sospira, doveva solo comprare una scatola di cereali. Invece, uscirà di lì con qualcosa di rosso e a cuori, vero? Micheal se lo sente e la sensazione di allegra esaltazione che accompagna il pensiero la fa sembrare la decisione migliore del mondo. Il peluche di prima lo fissa dallo scaffale con i suoi occhi di vetro ma non lo ispira per niente, si può fare di meglio. I cioccolatini gli fanno storcere la bocca, si può definitivamente fare di meglio, i churro di Arturo li battono a mani basse in qualsiasi occasione. I bigliettini di San Valentino, invece, quelli hanno potenziale.

Michael si avvicina all'espositore, i riccioli che gli cadono sugli occhi. Troppi glitter... troppo rosa... troppo scemo... Michael boccia un biglietto dopo l'altro, anche se il ragazzino di diciassette anni che è stato una vita fa e che è tornato a vivergli in testa da quando sta con Alex, tutto occhioni e sorrisoni melensi, gli urla di prenderli tutti. Ed è quello che fa. Prende quello con troppi glitter e quello troppo rosa, quello troppo scemo e almeno un altro paio che non ha neanche guardato bene. Il diciassettenne dei suoi ricordi sta già architettando un piano - cosa fare, come, quando e che biglietto usare - e Micheal ha deciso di buttarsi e seguirlo. Questo San Valentino sarà speciale, se lo merita lui e se lo merita Alex, con buona pace del consumismo.

Prima però, i cereali.

---

La penna fa un'altra pigra piroetta davanti ai suoi occhi, prima che Michael la fermi a mezz'aria. Alex è ancora sotto la doccia, l'acqua che scorre piano dietro la porta chiusa del bagno, e non ha idea del conflitto interiore che attanaglia l'altro. Il biglietto rosso o il biglietto scemo? Michael non ci dorme da due notti, da quando finalmente – finalmente – ha ristretto le sue scelte a quei due cartoncini. Tutto il resto, il loro primo appuntamento di San Valentino, è già pronto, dettagliato fino all'ultimo particolare, organizzato con la stessa cura che riserva ai suoi progetti o al più delicato dei motori che gli sia mai passato tra le mani. Sarà romantico e sdolcinato e ridicolo e Michael non vede l'ora. Se solo riuscisse a capire quale biglietto usare e perché scegliere quello giusto sembra essere di capitale importanza. Non lo è, lo sa, è tutto nella sua testa, dubbi e ostacoli creati dal nulla, una specie di scusa costruita a priori, qualcosa a cui dare la colpa se le cose non dovessero funzionare.

Michael sbuffa - perché deve sempre complicarsi la vita da solo? -, afferra la penna, scarabocchia qualcosa sul biglietto rosso e poi lo piazza sotto la tazza di caffè di Alex. E aspetta. Aspetta che l'acqua smetta di scorrere e che la porta del bagno si apra. Aspetta che le stampelle battano sul pavimento e che Alex arrivi in camera. Aspetta mentre se lo immagina buttare a terra l'asciugamano e vestirsi, la protesi montata saldamente a ciò che resta della sua gamba destra. Aspetta finché se lo vede comparire davanti, il passo solo un po' irregolare, le maniche del maglione tirate su. E se Michael si incanta un attimo a fissarlo - gli occhi scuri, gli zigomi perfetti, le mani eleganti -, chi può davvero biasimarlo?

"Ehi, buongiorno!" Alex sorride, gira intorno al tavolino e lo bacia.

Michael accoglie il saluto, il bacio e le mani tra i suoi capelli con un mugolio soddisfatto. Anche qui, chi può biasimarlo?

"Buongiorno," ricambia, "ho portato la colazione."

Alex ride, osserva con la stessa meraviglia di sempre la caffettiera che arriva da sola dalla cucina a riempire le tazze e scarta con soddisfazione il sacchetto del Crashdown. Prima o poi dovrà parlare con Micheal e chiedergli qual è davvero il problema, se pensa semplicemente che non mangi abbastanza o se ha proprio paura che si lasci morire di fame. Intanto lo lascia fare, lascia che piombi a casa sua quando vuole, per controllare che sia tutto a posto, per lasciare la colazione, il pranzo o qualsiasi altra cosa. Lascia che si prenda cura di lui, insomma, e la cosa fa bene ad entrambi.

Micheal gli si siede accanto, gambe e braccia larghe ad occupare il resto del divano. Alex lo osserva mentre mangia, c'è qualcosa di strano stamattina, come se Micheal fosse ad un passo dal vibrare fuori dalla sua stessa pelle, un piede che batte a terra, la gamba che balla, una mano che tormenta le cuciture del divano. È ansia, Alex non ha dubbi, ma ha la sensazione che sia una cosa positiva questa volta.

"Non bevi il caffè?"

La domanda ha un tono un po' troppo forzato per essere disinteressata. Alex ha una mezza idea di far finta di non aver capito e di tirare le cose un po' per le lunghe, giusto per vedere dove sarebbero andati a parare, quanta pazienza sopravviveva ancora nell'ansia di Micheal. Molto poca, sospetta.

Alex si allunga a prendere il caffè, gli occhi che lasciano Michael quanto basta per notare il cartoncino rosso sotto la tazza. È piegato in due, sopra c'è una navicella spaziale e nel suo fascio di luce la scritta You're my favorite human riempie tutto lo spazio. Dentro, la grafia tutta spigoli di Michael lo invita al loro "primo appuntamento di San Valentino". Alex ride, ingoia a vuoto un paio di volte e poi sventola il biglietto verso Micheal.

"Primo appuntamento, eh?"

"Di San Valentino" precisa Michael, e la precisazione è importante, perché loro un primo vero appuntamento lo hanno avuto e hanno faticato così tanto per arrivarci che non vuole rischiare, nemmeno per sbaglio, di sminuirlo. C'erano voluti più di tredici anni, innumerevoli guerre - reali e metaforiche -, un paio di padri malvagi da debellare, il coraggio di dar voce ai propri desideri frustrati e di zittire le voci meschine di una vita intera. Era stata una fatica ma se l'erano guadagnata, quella serata a tenersi per mano, prima davanti alla statua di Jesse Manes, memento perenne a tutti i loro incubi, e poi davanti al resto di Roswell, perché tutti vedessero e capissero, finalmente, cos'erano l'uno per l'altro. E poi era stato Alex ad organizzare la serata, e questo bastava perché fosse l'appuntamento perfetto. A volte Michael suonava melenso anche a se stesso, ma non poteva farci niente e ci si era rassegnato senza troppi patemi dopo il primo bacio con Alex al museo. Andava così con lui, non c'era molto da fare. E davvero, cosa poteva farci, quando Alex lo guardava così?

"Primo appuntamento di San Valentino", Alex ripete la frase, la rilegge in silenzio, se la rigira in testa.

"Allora? Che ne pensi? È patetico, vero?"

Alex odia il dubbio nella voce di Michael e, ancora di più, odia che possa essere stato lui a mettercelo.

"No, Micheal, è bellissimo. Così tanto che non so davvero cosa dire… è una cosa nuova, questa, per me..." e Alex si preme il biglietto contro il petto.

"Appunto, non abbiamo mai avuto un San Valentino insieme, voglio vedere che effetto fa."

Michael si stringe nelle spalle, incerto, esposto, vulnerabile.

"Non vedo l'ora!" e la sincerità nella voce di Alex è così reale che Michael si svuota finalmente di tutta l'ansia accumulata. È un po' come un palloncino che si sgonfia, con tanto di sospiro di sollievo, profondo, rumosoro, teatrale.

"Menomale!" esclama, mentre scivola di più sul divano.

Alex scuote la testa, sorride e butta giù l'ultimo sorso di caffè ormai freddo. Poi ruba un bacio a Michael, rapido, più guancia che labbra, e si alza.

"Richieste particolari per questo appuntamento? Non so, devo vestirmi in qualche modo specifico?"

Micheal si raddrizza a sedere, improvvisamente attento, e squadra Alex dalla testa ai piedi con uno sguardo di fuoco.

"Metti la giacca di pelle, ti prego!" e la voce di Michael è una carezza in cui Alex si cullerà tutto il giorno.

---

Michael avrebbe dovuto saperlo che organizzare la cosa secondo l'ispirazione del ragazzino che era stato - tanto tempo fa e per troppo poco tempo - si sarebbe rivelata una fregatura. Avrebbe dovuto saperlo, fidarsi un po' meno di tutto quell'entusiasmo ed infilarci a forza giusto un po' di cautela in più. Non tanta, solo un po', quella che sarebbe bastata per non ritrovarsi in questa situazione. Quanto ne sarebbe bastata per ricordarsi di staccare il telefono, il suo e quello di Alex, e tirare su così tanti muri nella sua testa da tenere Isobel alla larga da qui all'eternità. E invece no, Michael si è fidato, ha pensato che per una volta sarebbe andato tutto bene. Che stupido.

"Una serata di pace ho chiesto, una!" Michael brontola, di nuovo, ancora. Lo sta facendo dall'esatto momento in cui è stato trascinato lì, a mettere ordine nell'ennesima crisi aliena. Ma che problemi avevano? Quale mistero irrisolto gli impediva di starsene buoni senza causare danni, senza esporsi, senza correre il rischio di farsi scoprire? Sul serio, cosa c'era che non andava?

"Niente, avete solo un piccolo complesso di superiorità... manie di protagonismo… e pessimo, pessimo, tempismo."

Michael si morde la lingua per non imprecare, già parla ad alta voce senza accorgersene ed Alex è chiaramente irritato, sente che non sarebbe una buona idea perdere quel briciolo di calma che ancora gli resta. "Non sarebbe dovuta andare così stasera", borbotta, le parole che si impigliano in bocca.

"No." Alex è laconico e non è mai un buon segno e Micheal si sente impotente.

Poco lontana da loro, Isobel distoglie lo sguardo dall'ultima vittima di Bonny e Clyde, le memorie delle ultime ore riscritte perché non resti traccia della rapina aliena, delle cose inspiegabili, delle cose che volavano in aria come dotate di vita propria.

"Ho fatto quello che potevo, adesso tocca a Max." Isobel raccoglie i capelli in una stretta coda di cavallo, raddrizza un lungo orecchino e sospira. Michael le concede un cenno della testa e nulla più, non gli interessa per niente sapere come Max giustificherà il tutto allo sceriffo, cosa scriverà nella denuncia, né tantomeno come gestirà i due ladri. Non sono fatti suoi, non gli interessa, questa volta non ha né la voglia né la forza per farsi coinvolgere. Ci ha provato e, a questo punto, sospetta che Bonny e Clyde siano più interessati a rendere giustizia ai loro omonimi del passato che ad integrarsi davvero a Roswell.

"Mi dispiace se questo vi ha rovinato la serata." Isobel sembra sincera e stanca e delusa come loro.

"Non credo sia successo solo a noi." Alex si stringe nelle spalle, piccoli frammenti di vetro che scricchiolano sotto ogni suo passo. Isobel imita il gesto, perché cosa c'è da aggiungere? La serata ormai è andata.

"Ok, noi ce ne andiamo. Ciao Iz!"

Michael afferra Alex per mano e se lo tira dietro, piano, attento a non strattonarlo, i vetri per terra sono un ostacolo già da soli. Il viaggio verso casa è silenzioso, la delusione di Michael ancora così piena di rabbia da non lasciare spazio a nient'altro.

"Non è la fine del mondo."

Quando Alex rompe il silenzio, sono già dentro casa, le luci del patio un riflesso sfocato oltre le finestre del salotto. Lo sa anche Michael che non è la fine del mondo, o almeno lo sa la sua parte razionale. È molto più difficile farlo capire alla sua parte romantica, che si era immaginato la serata fino al più insignificante particolare e che se l'è vista sfuggire come fumo tra le dita.

"Non è la fine del mondo, Michael! Non lo è! Ci rifaremo". Alex lo afferra per le spalle e lo scuote appena, perché lo guardi, perché registri la convinzione nella sua voce, perché semplicemente ci creda.

"Prima eri arrabbiato anche tu." Non è una domanda, Michael lo afferma e basta ed ha ragione, ma la rabbia di Alex è diversa dalla sua, è il fastidio dell'essere sempre tirati in mezzo ai drammi degli altri. Quella di Michael, invece, è cieca, vira senza minimo sforzo all'autodistruzione, come se, alla fine dei conti, tutto fosse colpa sua, anche quando, chiaramente, non lo è.

"Sono arrabbiato, chi ha detto il contrario?" Alex gli fa scivolare le mani sul collo, calde e protettive. "Mi scoccia che ci abbiano rovinato la serata, e mi scoccia ancora di più perché tu ci tenevi così tanto… ma non è la fine del mondo, ok? Non è colpa tua, qualunque cosa la tua mente ti stia dicendo, va bene?"

Micheal sospira e la rabbia lo abbandona piano, al suo posto solo una stanchezza dolente. "Ma non potevano farla domani la rapina?" si lamenta.

"Te l'ho detto che voi alieni avete un pessimo tempismo. Pessimo!"

Alex preme la fronte contro quella di Micheal, cerca i suoi occhi nonostante l'angolo scomodo e lo bacia, sorriso contro sorriso.

"Ti va di raccontarmi come sarebbe dovuta andare la serata?"

"Davvero?"

"Mhm mhm, sono molto curioso di sapere cosa avevi organizzato e che tipi di programmi avevi per la mia giacca di pelle."

Le mani di Alex adesso sono tra i suoi capelli, le dita impigliate tra i ricci e tirano appena, quanto basta perché i pensieri di Micheal prendano una direzione ben specifica. La serata sarà anche andata a rotoli, niente cena e niente drive in e niente stelle al buio, ma Alex è qui, è San Valentino e hanno tutta la notte davanti.

Michael afferra la giacca, si tira Alex contro e gli sfiora un orecchio con le labbra.

"Il programma era questo…" e la giacca scivola via senza sforzo.

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Capitolo 2
*** You're Out of This World ***


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YOU'RE OUT OF THIS WORLD

La porta del Crashdown si apre e si chiude con il suo consueto scampanellio e Arturo guarda soddisfatto l'andirivieni dell'ora di punta, i tavoli che si liberano per venire subito occupati. Ci sono un paio di famiglie, molti ragazzi che a quest'ora dovrebbero essere a scuola, turisti di passaggio con l'aria un po' imbambolata e qualche vecchio cowboy che ormai ha preso l'abitudine di consumare la propria giornata lì, tra giornali e caffè. Alle sue spalle, Rosa esce dalla cucina aprendosi la strada con un colpo di sedere, la porta che torna al suo posto dondolando piano. Il vassoio che ha in mano sembra più grande di lei ma Arturo la vede aggirare clienti e cameriere come nulla fosse, tutto che rimane in perfetto equilibrio e che, in un ordine altrettanto perfetto, viene distribuito sul tavolo. Perfetto!

 

Rosa poggia l'ultimo frappè davanti a Kyle e si raddrizza, il vassoio ormai vuoto abbracciato contro il petto e un sorriso inquietante sulle labbra. Alex vorrebbe poterlo definire in qualche altro modo, ma non trova nulla che descriva meglio e più precisamente il modo in cui lei gli sta sorridendo. È inquietante, punto.

“Tutto a posto, ragazzi?” gli chiede, e il suo tono di voce si accorda al sorriso, inquietante anche quello.

“Noi sì, tu?”

Michael le ritorce contro la domanda talmente di botto che, per un attimo, Rosa e il suo sorriso sembrano vacillare. Interessante. Molto, molto interessante. Alex prende nota mentalmente della sua reazione anche perché, cosa ancora più strana, Kyle dal divanetto di fronte, sembra essere preso in contropiede come lei. Dura un attimo ma Alex se ne accorge, perché c'è sicuramente qualcosa di strano se una domanda così innocua ti fa reagire in quel modo. Come se stessi cercando di nascondere qualcosa e non ti stesse andando così bene come credevi.

"Tutto benissimo!" risponde Rosa. Peccato che annuisca con un po' troppa enfasi per essere credibile, con le antenne da alieno che le ballano su e giù sulla testa.

"Se lo dici tu…"

Michael non è convinto, Isobel liquida la questione con un alzata di spalle, e Kyle si tuffa sul panino come se ne andasse della sua vita. Curioso, molto curioso.

"Che sta succedendo?"

Alex si appoggia con i gomiti sul tavolino e risponde con una linguaccia all'occhiata di rimprovero di Isobel. La sente che borbotta qualcosa sulle buone maniere perdute e sul troppo tempo passato con Micheal, ma la ignora, troppo concentrato su Kyle e sul come sta mangiando il suo panino, a morsi sempre più piccoli.

"Allora?" lo incita, ma lui si indica la faccia perché, lo sanno tutti, no? Non si parla a bocca piena.

Isobel gli sorride radiosa, bella ed altera come sempre. "Qualcuno che si ricorda come ci si comporta!" Kyle quasi si strozza, ma quello ha a che fare con l'incredibile cotta che ha per lei e da cui non riesce a liberarsi. Micheal gli ride in faccia ma Isobel sembra sempre non accorgersi della cosa, di come Kyle la guarda e di come la tratta e di come si illumina ogni volta che le sta davanti. Sembra un po' patetico ma Alex lo trova triste, questo amore che si perde nel vuoto, e allora decide di lasciar perdere la cosa, di concedere a Kyle di soffocare l'ennesimo sospiro affranto in una manciata di patatine. Alex si sente magnanimo. Per ora, almeno.

---

Alex si sentiva magnanimo, prima. Adesso, certamente non è più così. I suoi buoni propositi si sono esauriti sorprendentemente in fretta, perché poche cose gli danno fastidio come l'evasività di Kyle. Forse ha a che fare con il loro passato, con l'amicizia sbriciolata della loro adolescenza, quando tutto ciò che esisteva tra di loro si era dissolto in sguardi evitati prima e cattiverie dopo. Ad Alex quel Kyle lì non manca nemmeno un po' ed è sicuro che non c'entri niente con l'atteggiamento di oggi, ma cosa può farci se in testa gli è partito il paragone? È ingiusto, lo sa, ma è più forte di lui. C'è qualcosa di strano in Kyle. Ed in Rosa. E nella sfilza infinita di occhiate che si sono lanciati nello spazio di un pranzo.

Non c'è modo di girarci intorno, le cose stanno così. Alex avverte chiarissimo il tarlo del dubbio, il sospetto che non gliela raccontino giusta ed è come un prurito alla base del collo, fastidioso in modo irritante. È quasi una sensazione fisica, reale fino al punto che Alex finisce per grattarsi. Michael accompagna il suo gesto e strofina la punta delle dita lì dove il colletto della maglia si appoggia sulla pelle di Alex, una sorta di azione riflessa, come se avesse percepito il movimento con la coda dell'occhio e lo avesse seguito. Un semplice pretesto per toccarlo, niente di più, visto che la sua attenzione rimane fissa su Isobel, seduta di fronte a lui. Alex si gode l'inaspetatta carezza ma deve ammettere che nulla può contro il dubbio nella sua mente, che è sempre lì, a tanto così da diventare paranoia. Ed è assurdo e, soprattutto, è qualcosa che Alex vorrebbe davvero potersi risparmiare.

"Senti Kyle, davvero, che sta succedendo?"

"Niente!"

"No no, non dirmi niente perché uno, non ci credo e due, fai schifo a mentirmi e lo sai!"

Kyle vorrebbe dirgli che si sbaglia, che ormai hanno talmente tanti segreti che se non fosse capace di mentire sarebbero sicuramente già morti, tutti, più di una volta. Ma Alex ha detto Fai schifo a mentirmi e ha ragione, Kyle non è mai stato buono a raccontargli frottole quando erano piccoli. Ha sempre sospettato fosse per il modo in cui lo guardava, gli occhi seri e quel maledetto sopracciglio alzato. Avevano otto anni ma faceva già effetto, va bene? E Kyle lo negherà fino alla morte, ma è quello stesso sopracciglio inarcato a mandarlo definitivamente nel panico. Borbotta qualcosa, senza il minimo senso, e tenta la fuga.

"Non così in fretta, Dottor Valenti, rispondi alla domanda!"

Kyle non si muove di un millimetro, rimane esattamente dov'è, incollato al divanetto del Crashdown, tenuto giù a forza dalla pressione gentile ma inamovibile della telecinesi di Michael.

"Guerin!" sibila furioso e un tantino oltraggiato.

"Valenti!" ribatte Michael, "Alex ti ha fatto una domanda. Rispondi, invece di infastidirlo."

Kyle prova a divincolarsi ma non ottiene nulla e allora non gli resta che accettare la resa cercando di salvarsi la faccia. Il che significa dare la colpa a sua sorella.

"Si tratta della scommessa ed è colpa di Rosa".

Il silenzio che segue, misero e solo intorno a loro, ha comunque il potere di deconcentrare Micheal e Kyle scivola sul divanetto, finalmente e, a questo punto inutilmente, libero.

"Oh, ieri sera al Pony ho sentito Maria parlare di una scommessa, è la stessa?"

Isobel è il ritratto della curiosità e non in senso buono. Kyle è perduto, adesso proprio non c'è verso che riesca a liquidare la faccenda senza dire tutto. Ci prova comunque, giusto per potersi dire che almeno ha tentato.

"Ok, sì, è la stessa scommessa ma giuro che è innocua, niente di cui preoccuparsi, davvero!"

Alex gli crede, è questione di istinto. Però quel dubbio deve comunque toglierselo dalla mente.

"Perché tutti quegli sguardi con Rosa, allora? Come se c'entrassimo anche noi, solo che non lo sappiamo?"

Kyle allarga gli occhi e stringe le labbra.

"Te ne sei accorto, eh?"

"Tu che dici?"

Alex suona così sarcastico che Micheal - la mano ancora sul suo collo, le dita tra i suoi capelli -, ridacchia spernacchiando.

Kyle incrocia le braccia e ha la faccia tosta di sembrare offeso. "È colpa di Rosa, gliel'avevo detto che bisognava fare finta di niente!"

"Va bene, Doc, adesso però devi spiegare!"

Isobel ticchetta con le unghie sul tavolo, gli occhi azzurri piantati su Kyle e lui sputa il rospo, nessun altro pensiero in testa.

"La scommessa è su chi si fidanzerà per primo tra i Malex e gli Echo. Tutto qui, è una cosa innocua, ve l'ho già detto, no?"

"Scusa?"

Alex ha capito ma, allo stesso tempo, ha bisogno che Kyle sia decisamente più chiaro, anche solo per la questione dei nomi.

"Sì, chi per primi tra Alex e Michael - Malex - e Max e Liz - Echo -, si fidanzerà ufficialmente? Questa è la scommessa!"

Kyle lo rispiega lentamente perché per qualche ragione, sembra che gli altri non riescano ad afferrare il concetto. Eppure è così semplice.

"Avete scommesso su di noi." Alex riassume.

"Sì!"

"Perché?"

"Perché voi vi amate tantissimo ed è quasi San Valentino e gli innamorati spesso si scambiano proposte di matrimonio a San Valentino?"

Kyle parte bene ma finisce per suonare come se avesse fatto una domanda.

"Non ci siamo, Valenti! Cioè, sulla parte in cui noi ci amiamo tantissimo sì, quella è innegabile, ma il resto…"

Michael scuote la testa, turbato, la mano che lascia il collo di Alex solo per spostarsi lungo le sue spalle, una carezza ipnotica che fa avanti e indietro.

"Maria ha avuto una visione, vero?" si intromette Isobel e, quando Kyle annuisce, si lascia andare ad un gridolino esaltato.

"Iz!" la rimprovera Michael ma lei nemmeno se ne accorge.

"Oddio, sai cosa significa? Significa che uno dei miei fratelli sta per chiedere all'amore della sua vita di sposarlo! È così romantico! Chi c'era nella visione?"

Isobel è un fiume in piena, l'entusiasmo che straborda da ogni fibra del suo essere. Kyle sospira.

"La visione non è chiara, Maria ha solo visto le due coppie, una scatolina per anelli e un sacco di decorazioni a forma di cuore. La sua interpretazione è che una delle coppie, se non tutte e due, si fidanzerà a San Valentino. Il suo errore è stato raccontarlo a Rosa. La scommessa è stata una sua idea." Kyle si stringe nelle spalle. "Sta cercando di capire chi tra di voi è più vicino alla proposta. Io le ho detto di lasciar perdere perché, se l'aveste scoperto, rischiava di influenzare la cosa ma, come avete potuto vedere, non ha funzionato."

"Già, la discrezione proprio non fa per voi!"

Michael sembra deluso e il cuore di Alex precipita nello stomaco. Erano loro nella visione di Maria, non ne ha il minimo dubbio.

"Abbiamo rovinato tutto, vero?"

Kyle è dispiaciuto ma Michael semplicemente fa spallucce. "Cosa c'è da rovinare? Una proposta banale nel giorno più banale possibile? Nah, io scommetto su Max e Liz!"

Alex sente il cuore in gola, adesso, perché Michael sta pensando di chiedergli di sposarlo e non ne hanno mai parlato davvero. E sente le lacrime pungergli gli occhi perché Michael voleva chiedergli di sposarlo e adesso non lo farà più.

---

Il Pony addobbato a festa è sempre una visione particolare. Alex ancora non ha capito se in senso positivo o negativo, sa solo che vedere una massa assortita di cowboy girare tra ghirlande e festoni, fa uno strano effetto. Un po' comico, a tratti surreale. Soprattutto se a penzolare dal soffitto sono stringhe di cuoricini, cangianti come luci stroboscopiche. Alex sospira, il gomito sul bancone del bar e la testa appoggiata alla mano. Ha tutta l'aria di uno che vorrebbe essere ovunque tranne che lì.

"Su, animo, è San Valentino, sei innamorato, sorridi!"

Maria ci mette tutto l'entusiasmo possibile, anche quello che lui non ha, ma non ottiene niente di più che uno sguardo di sbieco e un mugolio stizzito. Alex aveva altri programmi per questa serata e dall'occhiataccia con cui ha salutato lei e Rosa, non c'è dubbio che Maria abbia capito che c'è qualcosa che non va. È abbastanza sicuro che abbia anche capito che c'entrano loro ma ha avuto il buon senso di non dirgli niente. Non stuzzicare il can che dorme, giusto? Deve essere per forza quello che pensa Maria, perché gli sorride di nuovo a labbra strette, gli allunga una bottiglia di birra - su un sottobicchiere a forma di cupido - e lo lascia al suo cattivo umore.

Ed è un peccato che Alex sia di cattivo umore, davvero, non se lo merita. Non si merita il secondo San Valentino di fila rovinato così, tra crisi aliene ed amici impiccioni. È un peccato perché Michael aveva evidentemente delle idee per questa serata - come l'anno scorso - e sono andate a farsi benedire - come l'anno scorso. È ingiusto. Alex cerca e trova Rosa, a tirare freccette con Kyle, e fulmina entrambi con l'ennesima occhiataccia, se più frustrata o triste non lo sa nemmeno lui. Rosa allarga le mani, stupita, Kyle gli sillaba uno scusa! silenzioso. Non serve a nulla ovviamente, è solo uno spreco di energia.

Alex sente la bottiglia di birra quasi scivolargli dalle mani, come tirata via da qualcosa di invisibile. Stringe la presa ed inarca un sopracciglio verso Michael. Che dire, è sicuramente un modo efficace per attirare la sua attenzione e per risollevargli il morale. Micheal allarga le braccia e si mette in mostra, sul viso l'espressione più sfacciata del suo repertorio, poi si gira, impugna per bene la stecca del biliardo e infine si piega sul tavolo. E sculetta. Esageratamente. La stecca colpisce la palla, la palla finisce in buca, lui esulta e sculetta un altro po', in celebrazione. Gregory lo spinge ridendo via dal tavolo, ha visto davvero tutto per stasera.

"Com'è stato lo spettacolo?"

"Ridicolo!"

"Sexy, vorrai dire!"

"Mh-mh", Alex lo asseconda, allunga un dito a tracciare il profilo della sua cintura, avanti e indietro lungo il bordo un paio di volte, poi trasforma il gesto in una presa e si tira Michael contro. Sorridono entrambi ed Alex vorrebbe un bacio, ma ciò che ottiene è la bocca di Michael premuta contro il suo collo, una guancia contro la sua spalla, uno sbuffo di respiro tiepido contro la sua pelle. Bello uguale certo, ma non proprio la stessa cosa. In qualunque altra circostanza, ad Alex non sarebbe nemmeno passato per la testa di rimanerci male per la mancanza di un bacio in pubblico, anzi il sé di non così tanto tempo fa avrebbe accolto la cosa con un sospiro di sollievo. Il sé attuale però, quello che si sente a suo agio nella propria pelle e nel proprio amore, è dispiaciuto. E non sa nemmeno bene perché. Anzi no, non è vero. Lo sa benissimo il perché. È da quando sono arrivati al Pony che Michael sta evitando accuratamente qualsiasi effusione, qualunque cosa che possa sembrare ciò che non è. Tipo i baci, sia mai che qualcuno possa interpretarli per un ad una proposta di matrimonio. Alex è scocciato. Molto. Michael deve percepirlo, perché gli bacia una tempia e sa di consolazione.

"Possiamo andarcene a casa?"

Micheal gli sorride paziente. "Siamo praticamente appena arrivati. Cerca di divertirti!"

"Divertirmi?" Alex inarca entrambe le sopracciglia. Brutto segno. "Io non mi sto divertendo di certo, tu stai facendo finta."

"Alex…"

"No, Micheal, non ci stiamo divertendo, siamo qui solo perché vuoi vedere come va a finire con la scommessa."

Alex odia il tono petulante con cui ha parlato ma sa di avere ragione, lo capisce dal modo in cui Micheal ingoia a vuoto e da come abbassa la testa, gli occhi che sfuggono i suoi.

"Sei ancora arrabbiato per questa storia?"

"Non sono arrabbiato", e non è tanto per dire, davvero, Alex non è arrabbiato. È scocciato, ed è diverso. È deluso, e non sa se può confessarlo a Michael. Non sa fino a dove può essere sincero. Senza spaventarlo intende, senza correre il rischio di sprofondare entrambi in una crisi. Perché hanno fatto passi da gigante a livello di comunicazione ma i vecchi dubbi ogni tanto tornano a galla e, stavolta, è la sensazione di essere troppo, di essersi impuntato troppo su qualcosa che forse sarà, ma che sicuramente non sarà adesso.

"Stai pensando troppo."

Alex praticamente collassa contro Micheal, la fronte contro il suo petto e un respiro profondo che sa di pioggia e che lo calma, e che basta per far tornare tutto finalmente in prospettiva.

"È per questo che non ne abbiamo parlato? Tra di noi, voglio dire… perché penso troppo?"

"Beh, è quello che è successo, no? È bastato insinuare che volessi chiederti di sposarmi per mandarti in crisi."

"Non sono andato in crisi."

Questa volta è Michael ad inarcare un sopracciglio e Alex può capire benissimo perché lo pensa. La cosa non gli piace.

"Non sono andato in crisi" ripete, la frase scandita con calma e precisione, la testa alzata per guardarlo negli occhi. È necessario che Michael gli creda, che capisca cosa gli frulla davvero nel cervello, qual è il punto di tutta questa assurda situazione.

"Quando Kyle ci ha raccontato della visione e della scommessa ho pensato che se si trattava di noi - e si trattava di noi, vero?"

Micheal fa di sì con la testa, perché ormai che senso ha girarci intorno?

"Ecco, ho pensato che se si trattava di noi non ne avevamo mai parlato, non davvero. Quello è stato il mio primo pensiero ma sai cosa?"

Alex intreccia una mano a quella di Micheal e tira, come a sottolineare la domanda.

"Cosa?"

"Non mi ha spaventato, non mi ha fatto andare in crisi e non mi ha mandato nel panico. Subito dopo però, ho capito che, se anche volevi farlo, a quel punto non me lo avresti chiesto più. E ci sono rimasto male."

Nella cacofonia di suoni del bar, il silenzio di Michael è assordante.

"Ci sono rimasto male, Micheal, è lì che ho cominciato a farmi mille pensieri strani, a chiedermi perché ci fossi rimasto così male e perché, se davvero volevi chiedermelo, era bastata una stupida scommessa a farti cambiare idea".

Ecco, tutta la sua intricata verità. Così vulnerabile, così umana.

"Non voglio chiederti di sposarmi perché qualcuno lo ha visto in una visione o perché ci ha scommesso sopra, non voglio che sia qualcosa che accade perché così è deciso dal destino o da quello che è. Voglio che succeda perché lo decidiamo noi, e basta."

"E oggi non sarebbe così…"

"No, se lo facessi oggi avrei per sempre la sensazione di averlo fatto perché qualcun altro ci ha detto che sarebbe andata così."

"Anche se volevi farlo… anche se vorresti farlo."

"Oh Alex, voglio sposarti da quando avevamo 17 anni, dal momento stesso in cui mi sono innamorato di te, dal preciso istante in cui ho cominciato a sognare una casa, un paio di bambini e tutti noi a suonare in garage il sabato mattina." Gli occhi di Michael brillano di desiderio, quello tenero dei sogni da realizzare e Alex non vede l'ora che diventino realtà. Una piccola parte di lui, quella che resterà per sempre un ragazzino traumatizzato, si stupisce di tutta quella voglia, impaziente e viscerale, ma il resto di sé ci si culla rassicurato.

"Ti amo!" gli dice, il cuore a mille che batte frenetico nelle sue stesse orecchie.

"Io di più!" è la risposta di Micheal e Alex vuole baciarlo, lo vuole con tutto se stesso ed è una fatica ricordarsi che stasera, qui, con quella stupidissima scommessa di mezzo, lui non vuole. È una fatica fermarsi, tenersi lontano, accontentarsi di stringere la mano attorno al suo braccio e non tra i suoi capelli come vorrebbe. È una fatica distogliere lo sguardo dalle sue labbra. E Michael - finalmente - decide che non ne vale assolutamente la pena.

"Ho la sensazione che tu stia cercando di non baciarmi", scherza. Che faccia tosta, pensa Alex. Come se non fosse stato lui ad evitarlo per tutta la sera. "Hai il mio permesso per farlo, procedi pure!" Che grandissima faccia tosta. Alex lo ama da impazzire. E lo bacia, mani e labbra a stampargli addosso tutto il suo elettrizzato amore.

"Ti amo!" Michael glielo mormora in un bacio.

"Io di più!" gli fa eco Alex e ridono, le fronti premute l'uno contro l'altra, come se ci fossero solo loro, lì e in quel momento. Invece, tutto intorno a loro c'è un bar pieno di cowboy la sera di San Valentino, tappi di champagne che saltano con un pop dopo l'altro e voci che si sovrappongono, esaltate, urlanti, pieni di gridolini e congratulazioni.

Alex si sporge oltre Michael, quanto basta per vedere Max e Liz abbracciati, lei che saltella pazza di gioia e la mano tesa verso Rosa, l'anello al dito che brilla come le stringhe di cuoricini che penzolano dal soffitto.

"Beh, sembra che abbiamo vinto la scommessa."

Alex scuote la testa, suppone che dovrebbe rimproverargli la cosa ma Michael è così soddisfatto di sé che non ne sente affatto il bisogno. In fondo, si sono meritati di tirarci fuori qualcosa di buono da questo San Valentino scombinato. Ha tutta l'intenzione di dirglielo ma la frase gli rimane sulla punta della lingua quando si rigira a guardarlo e si trova davanti un biglietto d'auguri. Rosso come quello dell'anno scorso, pensa subito, felice. Un alieno verde e glitterato lo fissa dal centro del cartoncino, la scritta You're out of this world a riempire tutto il resto. Dentro, la solita scrittura tutta spigoli di Micheal gli promette cose dell'altro mondo.

Alex ride e Micheal decide che il posto migliore per quella risata, per i suoi angoli umidi di pianto e per i suoi respiri mozzati sia un bacio.

E un altro.

E un altro ancora.

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Capitolo 3
*** Be Mine, Valientine ***


Cross posted su Ao3 e Tumblr. Buona lettura!
 
BE MINE, VALIENTINE!

La sala è una bolla di calore piena fino all'orlo di emozioni - suoni, colori e profumi che si rincorrono e si mischiano, l'uno dentro l'altro, come onde nel mare. Alex inclina la testa, l'immagine congiurata dalla sua mente che diventa note e parole in un sorprendente lampo di ispirazione. E lui ci prova, cerca di afferrare il pensiero prima che svanisca ma il momento è già passato, andato via veloce com'è arrivato, perduto per sempre tra i pensieri troppo distratti di quella giornata. Alex ci pensa un attimo su, si chiede se valga o no la pena sforzarsi di ripescare l'idea appena perduta e decide che no, va bene così, è sicuro che la sua ispirazione possa fare di meglio che riempirgli la testa di versi sdolcinati. Anche perché ne ha già tanti di suo, taccuini pieni, può fare serenamente a meno di quelli congiurati da questa giornata. Alex torna a concentrarsi sulla sua overdose da zuccheri, un'altra forchettata di torta che viaggia dal piatto alla sua bocca, la posata ancora a mezz'aria quando Kyle si siede accanto a lui. O meglio, si schianta, drammaticamente stanco. Come se avesse appena dovuto spostare tavoli e sedie per liberare il pavimento e trasformarlo in una pista da ballo. Cosa che ha effettivamente fatto, ok, ma ad Alex sembra comunque un po' esagerato. E può non approfittare della cosa per prenderlo in giro?

"Brutta cosa la vecchiaia, eh? Ci si stanca per niente."

"Ah ah, come sei divertente! Abbiamo la stessa età, simpaticone. Solo che tu non sei stato condannato ai lavori forzati dalla tua dolce metà aliena."

Kyle sarà anche esagerato ma ha ragione. Alex è stato esonerato da qualsiasi sforzo, per volere insindacabile di Micheal e, in passato, la cosa lo avrebbe fatto scattare sulla difensiva, come se la cosa implicasse chissà che fallimenti da parte sua o come se fosse un modo per dirgli che la sua disabilità lo rendeva incapace persino di spostare una sedia. Oggi, per fortuna, sa che non è così, ha fatto un po' di pace coi suoi nuovi limiti e, soprattutto, ha imparato a godersi tutte le piccole protettive attenzioni di Michael. Specie in giornate come questa, troppo lunghe già appena cominciate.

"Ho supervisionato i lavori." Alex fa spallucce, tranquillissimo.

"Certo, a distanza e mangiando torta, molto molto efficiente."

Alex fissa Kyle negli occhi e mangia un altro pezzo di torta, lentamente, come a sottolineare per bene la cosa. "Efficientissimo!"

Kyle sbuffa una risata nasale, divertito oltremisura. Sono stanchi e felici e tutto sembra più divertente di quello che è. Più bello. Più intenso.

Il buio che entra dalle finestre rende le luci più vibranti e le minuscole candele sui tavoli brillano come piccole stelle. Alex ridacchia di se stesso, di questi paragoni che continuano ad esplodergli in testa, eterei, non voluti, a tanto così dall'essere melensi come le frasi dei cioccolatini.

"Tutto bene?" chiede Kyle.

"Sì sì, non ti preoccupare. È che continuano a venirmi in mente cose che potrei scrivere ma…"

"Non vanno bene?"

"Mmm non lo so, sfuggono via troppo in fretta per saperlo davvero. Sarà la stanchezza."

"O magari è che ci sono così tanti imput sensoriali oggi, che alla fine ci sono troppe informazioni da processare."

"E nessuna fa presa?" Alex non sa se la spiegazione di Kyle è corretta, ma gli sembra sensata, non fosse altro perché sotto sotto suona vagamente scientifica.

"O sarà la stanchezza, chi può dirlo!" È sì, tutto sommato, questa continua a essere la cosa più probabile.

Le luci si abbassano e si rialzano nel giro di un battito di ciglia e Max e Liz si ritrovano al centro della pista da ballo. Lei è una visione in bianco, la sposa più bella che Alex abbia mai visto, e lui… lui è la personificazione degli occhi a cuoricini, la faccia di uno che cammina a un metro da terra, adorante.

"Sono felici da fare schifo!" commenta Kyle con un sorriso che gli riempie tutta la faccia. Alex è d'accordo. Osserva Max e Liz stringersi le mani, la presa che si trasforma in un abbraccio, un piccolo cerchio d'amore che comincia a muoversi seguendo la musica. E Alex finalmente capisce. Ed è una specie di rilevazione rendersi conto che tutte le sdolcinatezze sbocciate nella sua testa oggi non hanno a che fare tanto con il matrimonio di Max e Liz, quanto con quello che ha intenzione di fare lui. Perché lui vuole la stessa cosa per sé e per Michael ed è a tanto così dal renderlo reale. È esaltante ed è un po' stupido che se ne sia accorto solo adesso, come se non avesse preparato tutto nei minimi dettagli, come se non avesse provato e riprovato il discorso da fare, da solo davanti allo specchio, ridicolo, folle, innamorato. Da fare schifo, come direbbe Kyle.

"Chiederò a Michael di sposarmi!"

Kyle si strozza respirando, come se all'improvviso non si ricordasse bene come si fa. Alex non aveva nessuna intenzione di dirglielo ma le parole gli sono sfuggite di bocca senza che potesse controllarle, come se tutto d'un tratto l'emozione fosse diventata troppa ed incontenibile.

"Non dire niente!" si affretta a dire, senza fiato, gli angoli della bocca bloccati in un accenno di sorriso. Kyle si sporge verso di lui, gli afferra un braccio.

"Alex!"

"No Kyle, dico sul serio, non dire niente a nessuno."

Perché è la giornata di Max e Liz e non voglio rubargli la scena.

Perché già l'anno scorso la vostra invadenza ci ha rovinato i piani.

Perché voglio che il momento sia solo mio e di Michael.

Alex ha un sacco di ragioni pronte per intimare l'amico al silenzio ma non ha il tempo di usarne nemmeno una. Michael li raggiunge al tavolo, Isobel aggrappata a lui, una mano già tesa verso Kyle, le dita che si agitano.

"Balliamo!" esclama, la voce soffocata dalla musica alta ma chiarissima, felice, esaltata. Kyle afferra la sua mano e si fa trascinare in piedi, un occhio a lei e uno ad Alex, gli occhi un po' sbarrati, un piccolo sorriso scemo che rischia di mandare tutto a rotoli. Alex ingoia la sua stessa risata nervosa, imbriglia la sua espressione con tutto l'autocontrollo che riesce a trovare e allunga entrambe le mani verso Michael.

"Balliamo anche noi?"

Micheal non aspetta altro, intreccia le dita alle sue e lo rimette in piedi, poi se te lo tira contro e comincia ad indietreggiare verso il centro della sala. Se anche ha percepito qualcosa di strano nell'atteggiamento di Kyle, Michael non gli dà nessuna importanza, tutto preso da Alex e dalle sue mani lunga la schiena.

Questioni di priorità, pensa Alex, la curva del suo sorriso premuta con un bacio contro il collo di Michael.

Un paio di coppie più in là, Kyle e Isobel ballano abbracciati stretti come loro. Alex intercetta lo sguardo di Kyle.

Non dire niente!

---

La musica passa da un lento all'altro e poi a qualcosa di decisamente più agitato a cui Alex si sottrae. Rosa reclama un ballo con Kyle e lui ne approfitta per spingere delicatamente Micheal verso Isobel. Si guadagna uno sguardo un po' tradito, come se farlo ballare con Isobel fosse uno sgarbo. Non lo è ovviamente e il finto disappunto di Michael sparisce nell'esatto momento in cui lei gli si attacca al collo.

Alex aggira le altre persone in pista, sorride a Liz che balla col padre, ricambia il bacio volante che Maria gli indirizza dal suo posto tra le braccia di Gregory e poi, finalmente, arriva alla porta. Dall'altra parte lo accoglie una sferzata di aria gelida. Il contrasto con la temperatura della sala è così forte che, per un attimo, Alex rimane senza fiato. Il lato positivo però è che si porta via tutta la stanchezza e la rimpiazza con una stupefacente lucidità. File di lucine bianche e rosse avvolgono i rami degli alberi e, sotto uno di essi, dondola piano un'altalena. Sul sedile c'è una coperta e tutto intorno ci sono ancora i coriandoli a forma di cuore che hanno invaso l'aria al momento delle foto. D'altronde, un matrimonio a San Valentino non può non traboccare di cuori, veri e metaforici.

Alex si siede e l'altalena oscilla sotto il suo peso, avanti e indietro, avanti e indietro, e il suo respiro ne segue il ritmo. Non riesce comunque a disincastrare il cuore piantato in gola, l'ansia che cresce piano sotto pelle. L'attesa si consuma così, in un susseguirsi di boccate di aria fredda.

Quando Michael lo raggiunge all'esterno - la camicia sbottonata a metà, la cravatta che sbuca da una tasca e una bottiglia di champagne in mano -, ad Alex sembra di aver aspettato pochissimo e contemporaneamente di aver aspettato un tempo infinito.

"Si gela qua fuori. Non hai freddo?"

Michael si insinua in ciò che resta libero del sedile e finisce per metà premuto contro Alex, un punto di contatto continuo dalla spalla al ginocchio.

"Avevo bisogno di una boccata d'aria." Alex si stringe nella spalle, l'altalena che prende ad oscillare, ripetitiva ed ipnotica, avanti e indietro come prima, solo un po' più veloce.

"Ok, nessun motivo però per congelare." Michael guida la coperta ad avvolgere entrambi, un bozzolo di calore che li costringe ancora più vicini.

"Così va meglio." mugugna soddisfatto contro la sua guancia e Alex si gode il momento di perfetto silenzio in cui si ritrovano. A pochi metri da loro la festa continua e dalla vetrate si vedono gli sposi che continuano a ballare.

"È stata una bella giornata, vero?" È Alex a rompere il silenzio.

"Sì, non credo di aver mai visto Max così felice. Anche se non penso si sia reso conto di nulla che non fosse Liz." Michael scuote la testa, divertito.

"Lo capisco! Cioè, no nel senso di notare solo Liz - anche se è bellissima, eh -, intendo nel senso di non accorgersi davvero del resto, perché in fondo non è importante come loro."

"Mmm quindi, quando sarà il nostro turno, sarà così anche per noi? Non mi accorgerò di niente altro che te?" Michael alza gli occhi al cielo, fa finta di pensarci su, la fronte aggrottata. "Più o meno come al solito, quindi! Niente di nuovo su quel fronte!" scherza, un umido e schioccante bacio che risuona giusto sotto l'orecchio di Alex.

"Dai, fai il serio!"

Alex ride e cerca di sfuggire alle labbra di Michael e al solletico della sua barba contro la pelle.

"Sono sempre serio quando si tratta di te!"

Alex lo sa, lo sa da un pezzo ormai, ed è una consapevolezza solida come una roccia.

"Ti accorgerai solo di me, esatto, e io mi accorgerò solo di te." Onesto, sincero.

Michael sorride come un bambino davanti ad un regalo di Natale. "Mi piace!"

"Anche a me! E sarà una giornata come questa, piena di felicità e romantica, magari con meno gente però!"

"Oh sì, decisamente meno gente, decisamente!" Michael annusice lentamente, gli occhi un po' vacui come se già si stesse immaginando la scena. "Magari in primavera, o d'estate… magari circondati dai girasoli in fiore…" sembra quasi che parli a se stesso, ma Alex sente ogni parola scivolargli addosso, come gocce nel mare della sua convinzione.

"Non so quanto Isobel approverebbe davvero questo programma." Alex non crede possa essere veramente un problema ma lo dice comunque, per prendere ancora un po' di tempo, per trovare quell'ultimo briciolo di coraggio che gli manca.

"Possiamo sempre scappare e sposarci di nascosto, solo io e te!"

Alex inclina la testa a studiare Michael, i capelli un nido disordinato di ricci, lo sguardo morbido al chiarore delle lucine tra i rami sopra le loro teste. "Davvero?" gli chiede con un filo di voce, perché sa che questa è una cosa che andrebbe bene a lui ma non a Michael e al suo bisogno quasi fisico di avere le persone che ama attorno.

"Davvero, Alex! L'unica cosa di cui abbiamo bisogno per sposarci è noi due, io e te e basta. Dove, come e quando non ha nessuna importanza, basti tu. Solo tu."

Sono cose che si sono detti tante volte da quando sono tornati insieme, cose che si sono sussurrati nel buio delle notti - tante, tutte, infinite - che hanno già passato ad amarsi, cose che si sono promessi immaginado il futuro. Ora sono l'ultima spinta di cui Alex ha bisogno perché quel futuro diventi realtà, qui e adesso.

Michael sa di champagne e torta quando Alex lo bacia, una mano stretta al suo ginocchio, l'altra che scava sotto la sua stessa giacca. Il cartoncino stretto tra le dita è un po' stropicciato, gli angoli appena appena sciupati, perfettamente imperfetto. Come loro.

Michael ci mette qualche secondo per spostare la concentrazione da Alex - le sue labbra, il bacio, la mano sulla gamba - al biglietto davanti ai suoi occhi. Quando riesce a metterlo a fuoco, ridacchia, perché di solito è lui quello dei bigliettini di San Valentino. Quello di stamattina, un brillante ed argentato You're one in a universe scritto in una galassia di pianeti, deve ancora essere da qualche parte tra le coperte del loro letto, la colazione che si era raffreddata senza rimpianti sul comodino. Questo di adesso invece, è bianco, interamente ricoperto di tanti piccoli cuori in rilievo. Dentro, un unico grande cuore, il profilo stilizzato, e al centro la scritta Be Mine, Valientine! in lucide lettere rosse. Michael ride e non è per niente pronto quando la risata si trasforma in singhiozzi, quando davanti ai suoi occhi si ritrova la mano aperta di Alex e un anello.

"Vuoi sposarmi, Michael? Perché io lo voglio cosi tanto che mi manca il fiato, voglio sposarti e voglio che sia per sempre e voglio poter passare con te tutto il resto della mia vita."

"Alex…", Michael singhiozza il suo nome.

"Non importa quanti anni ci restano, io voglio passarli tutti con te! Non voglio altro… Vuoi sposarmi, Michael?"

Alex lo chiede di nuovo, le parole piene di disperata urgenza, la voce che si incrina e il cuore che sembra volergli scappare dal petto.

"Sì, Alex, sì, per sempre sì…" Michael lo grida e poi lo sussurra e poi lo imprime a fuoco in un bacio dopo l'altro, con le mani che sprofondano tra i capelli di Alex, insaziabili e possessive.

Intorno a loro l'aria è una corrente elettrica, Alex non sa se c'entrano i poteri di Michael o è solo la loro felicità ad essere così intensa da sembrare una presenza tangibile. È surreale. È magnifico.

"L'anello, dov'è?" Michael si stacca quanto basta per cercare la mano di Alex tra di loro e l'anello che scivola tremante al suo dito.

"Ci sposiamo! Alex, ci sposiamo!"

Michael ride e piange insieme, incredulo e meravigliato, come se solo ora, con l'anello addosso, ci credesse davvero.

"Ci sposiamo!" conferma Alex, e un attimo dopo Michael lo sta baciando di nuovo, labbra, guance, collo, una pioggia di ti amo umidi di lacrime.

Oltre la sua testa, al di là di una vetrata, Kyle si sbraccia con un sorriso da pazzo sulla faccia, entrambi i pollici alzati, il più ridicolo segno di approvazione possibile. E Alex lo adora. Quasi come Michael. Quasi, mai come Michael. Mai quanto Michael.

"Buon San Valentino, baby!"

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