divinità perdute. loki e l'olimpo

di DarkStarShining
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Devra: nuova vita, stessi incubi ***
Capitolo 2: *** Loki: quanto è difficile restare calmo ***
Capitolo 3: *** Devra: una giornata troppo lunga ***
Capitolo 4: *** Devra: guardare il sole farebbe meno male ***
Capitolo 5: *** Loki: che non si dica che non sono un dio giusto ***



Capitolo 1
*** Devra: nuova vita, stessi incubi ***


Svegliarsi presto non è mai stata una delle mie abitudini, amo dormire e non vorrei alzarmi mai. Alzarsi vuol dire affrontare il mondo, il mio futuro e le mie responsabilità. Io non sono una che scappa, anzi, amo affrontare le sfide a muso duro. Ultimamente però le cose si sono fatte più difficili. 

Ho lasciato casa dei miei genitori da poco, mi sono trasferita in un piccolo monolocale vicino alla NYU e ho finalmente iniziato il college. Sono un anno in ritardo sulla mia tabella di marcia ma questo purtroppo non dipende da me. Ho passato un brutto periodo, quando ancora vivevo a casa dei miei genitori soffrivo di forti attacchi di ansia e perdevo il controllo delle mie emozioni. Pensavo fosse una semplice paura del futuro, delle nuove sfide...invece c'è qualcosa di più. 

Ho iniziato un percorso dallo psicologo che mi sta aiutando molto ma ancora non abbiamo capito perché io abbia questa ansia così forte e debilitante. Sento di avere una vita che non comprendo appieno. Ho bellissimi ricordi della mia infanzia ma è come se non fosse tutto, sento che manca qualcosa. 

La mia vita è un puzzle e io sento di aver perso parecchi pezzi. Solo non so dove e quando io li abbia smarriti e nessuno riesce ad aiutarmi. 

Mamma e papà dicono che è normale che crescendo si inizi a sentire pressione e un forte senso di instabilità ma capisco dal loro sguardo che non è ciò che pensano. C'è qualcosa da cui mi vogliono proteggere. 

Quando avevo cinque anni sono stata adottata da due persone meravigliose che posso vantare come miei genitori. Non ci sono documenti dell'adozione, mamma e papà dicono che sono andati persi in uno dei tanti nostri traslochi; io però ho spesso chiesto come mi hanno scelta e loro mi danno sempre la stessa risposta, sono piovuta dal cielo come una benedizione. 

Mi cercavano da tanto e un giorno sono semplicemente caduta dal cielo tra le loro braccia. 

E' davvero una storia meravigliosa. Io però sento il bisogno di saperne di più. E' possibile che sia tutto così semplice? Davvero non c'è altro da sapere? 

Non ho ricordi dei miei anni prima di entrare nella famiglia Pearson. Non mi è mai importato molto di ricordare chi mi ha lasciata ma ora, col senno di poi, avrebbe potuto aiutarmi a recuperare quei pezzi del puzzle che tanto mi stanno facendo dannare. 

Sono le 7, è ora di muoversi, prepararsi e iniziare il primo di tanti nuovi giorni della mia vita, il college mi aspetta

Sono le 7, è ora di muoversi, prepararsi e iniziare il primo di tanti nuovi giorni della mia vita, il college mi aspetta. 

Mi alzo di malavoglia, faccio una doccia veloce, mi vesto con le prime cose che trovo e prendo al volo la colazione da mangiare mentre mi avvio a lezione. Le strade sono affollate e c'è un bellissimo sole che mi scalda mentre gusto il mio buonissimo donut al caramello salato. 

Sono positiva, ho voglia di mettermi alla prova. Ho voglia di iniziare tutti quei progetti che si affollano nella mia mente da così tanti mesi. 

Mi distraggo mentre attraverso la strada e vado a sbattere contro qualcuno, mi aggrappo al suo braccio e alzo la testa per scusarmi. Trovo a guardarmi due occhi blu come la notte più profonda. Arrossisco, mi scuso e noto subito il suo cipiglio scocciato. 

Caspita, quest'uomo è di umore davvero pessimo...

Mi affretto per raggiungere l'università e di colpo mi sento male, un mancamento. Un vuoto improvviso, non so più dove sono. Anzi si, so dove sono e non è New York. 

Vedo un mondo che non è il mio. Lo vedo bruciare. Sento urla e pianti. 

Mi riprendo poco dopo e mi impongo di non pensarci. 

Insomma, nuova vita stessi incubi...

 

 

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Capitolo 2
*** Loki: quanto è difficile restare calmo ***


Sveglia presto, una doccia rinvigorente, colazione abbondante e di qualità e piani di conquista dei mondi. Questa è stata la mia vita negli ultimi mille anni. 

Inganni, bugie e guerre hanno condito la mia esistenza. L'hanno resa speziata....gustosa. Non ne ho mai abbastanza di conquiste. Come dicevano i romani? Dividi et impera? Beh ragazzi, i romani la sapevano davvero lunga. Non c'è niente di meglio che svegliarsi e sapere che sei sempre più vicino alla dominazione del mondo. Quel bellissimo e giustificato senso di superiorità. Quella consapevolezza che gli umani, piccoli e stolti, non aspettano altro che un Dio che li obblighi a obbedire senza indugi. 

Cosa c'è meglio della dominazione?  

Negli ultimi mesi però, qualcosa di sinistro si è insinuato nella mia mente. Qualcosa che ha iniziato a rendere tutto noioso, senza un vero e proprio senso. 

Quando inizio a progettare la prossima mossa, ecco che qualcosa mi distrae. Qualcosa che ho sempre ritenuto insignificante e spiacevole. Distoglie la mia attenzione e rallenta i miei processi mentali. E' una presenza costante. Appena inizio a studiare un nuovo inganno, eccola che torna. Quella stupida distrazione che mi fa perdere la voglia di essere....beh di essere Loki! 

C'è un solo modo per definirla, una sola parola. Persone. 

Si, le persone mi distraggono. Piccoli esseri inutili e noiosi che non mi sono mai nemmeno interessati più di tanto, se non come schiavi si intende, ora sviano i miei pensieri. 

Forse è colpa della noia. D'altra parte, quando sei un Dio di più di mille anni pressoché invincibile e meravigliosamente scaltro, prima o poi tutto viene a noia...

Maledetta noia. Maledetta presa di coscienza. 

Dopo attenta riflessione, consapevole di aver raggiunto una fase di stasi nella mia ascesa al potere planetario, ho comunicato a Thor di volermi prendere dei mesi di pausa. 

Per chi non lo sapesse...Thor è mio fratello. A lui piace sbandierare la nostra parentela, ma non a me. Non amo che mi si accosti ad un egocentrico biondo con il cervello sui bicipiti. 

Dicevo, mi prendo una pausa. Per qualche mese nessun inganno, nessun progetto ambizioso. 

Sola e semplice noia umana. Osserverò le persone, cercherò di comprendere la loro pochezza e magari chissà...mi farò qualche amico. Non troppi si intende, ho una tolleranza molto bassa alle banalità.

Forte della mia convinzione, proprio questa mattina ho lasciato il mio loft con splendida vista su Central Park e mi sono avviato sulla 5th avenue deciso a familiarizzare con la specie indigena. Ho notato molte cose che negli anni mi sono sfuggite, quanto ad esempio le persone siano diverse tra loro e quanto ci tengano ad evidenziare le loro diversità. Uomini e donne d'affari super eleganti passano di fianco a clochard e ubriaconi senza nemmeno degnarli di uno sguardo. Beh, è ciò che faccio io con loro da sempre starete pensando...Si, ma io son un Dio!

Stavo proprio iniziando a godermi la splendida mattinata di sole quando decido soprappensiero, di attraversare e prendere in direzione della Broadway per approfondire la conoscenza della città. 

Non faccio in tempo nemmeno ad iniziare ad attraversare che un missile impazzito viene a sbattere su di me, perde l'equilibrio e si aggrappa al mio braccio per non cadere. Il missile altro non è che una ragazzina distratta e goffa dai lunghissimi capelli neri. Mi fermo immediatamente e la aiuto a stare in piedi. Non posso fare a meno di notare che, seppur abbia messo un certo impegno nel vestirsi come se dovesse pulire casa, la sua bellezza spicca tra le centinaia di persone che ci sfrecciano accanto. 

Mi fissa, farfuglia qualcosa che penso siano delle scuse e rossa in viso come la notte di Asgard scappa via. 

Per un attimo resto stranito, c'è qualcosa di strano in questo incontro. Guardandola ho sentito qualcosa che non sentivo da molto tempo. Una strana sensazione di calore. 

Poi mi accorgo che ha sporcato il mio completo di Valentino con il suo donut e subito mi passa l'empatia. 

Ah l'umanità....quanto è difficile restare calmo...

 

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Capitolo 3
*** Devra: una giornata troppo lunga ***


Studiare lettere antiche all'università è sempre stato il mio sogno, da bambina mi immaginavo come una dea forte e desiderata da tutti e giravo per casa con spade e armature improvvisate costringendo i miei genitori a fingersi sudditi fedeli e arrendevoli. Era bellissimo, adoravo giocare con loro e quando lo facevamo mi sentivo me stessa. Mi sentivo davvero libera. 

Non c'è niente come l'immaginazione dei bambini...

Crescendo ho mantenuto la mia passione per i miti e il naturale passo successivo è essere qui, ora, alla NYU a studiare la letteratura che mi ha sempre affascinata. 

Sono così felice quanto studio i miti, sopratutto i greci. L'iliade è la mia passione e ne custodisco gelosamente varie copie trovate nei mercatini dell'usato o conquistate con tanti sudati soldi sulle aste online. 

Sono un'accumulatrice di storie antiche. Amo raccontarle, mi viene naturale ricordare ciò che Omero scrisse così tanti anni fa...è il mio talento credo.

Ora, uscendo dall'ultima lezione di oggi, mi sento come se tutto stesse andando nella direzione giusta. Sono felice, sono nata per fare questo, per studiare i grandi miti. 

Sono anche sfinita, le lezioni mi assorbono completamente e do tutta me stessa nello studio. Quando esco dall'università sono come vuotata. 

Prendo la strada di ritorno per casa allungando un pò il tragitto, voglio fermarmi al parco per godere del calore del sole e della calma che solo la natura mi sa dare. 

Per strada osservo le persone accanto a me e le sento distanti, non perché siano sconosciuti ma perché vivono una vita così diversa dalla mia. Vorrei avere più amici e trascorrere tutte le sere nei pub a divertirmi ma so che poi, quando torno nel silenzio del mio appartamento a notte fonda, resto sola con i miei incubi e non riesco più a calmarmi. Non riesco a dormire. E' come il mostro sotto al letto, quando sei solo la tua mente lo evoca come evoca tutte le più grandi paure ancestrali. E' li, lo sai, ti aspetta...così come i miei incubi. 

Soprappensiero arrivo al parco, mi stupisco di come sia arrivata senza far caso alla strada. New York sta diventando casa mia, mi fa sentire matura e mi da la carica giusta per andare avanti con i mie progetti futuri. Mi siedo sulla mia panchina preferita, quella che da direttamente sul laghetto e lascio che lo sguardo si perda sul meraviglioso panorama.  Si respira un'aria di pace. 

Il sole mi scalda, chiudo gli occhi e rivolgo il viso ai raggi. La luce che penetra dalle palpebre crea un gioco di colori meraviglioso, mi sembra di essere in un'altra dimensione. Non sento più nemmeno i rumori delle bici e del traffico in lontananza. Resterei così per ore, in uno stato di leggerezza e calma che mi avvolge e mi fa sentire protetta, come uno scudo invisibile che mi distanzia dal mondo esterno. E' meraviglioso. 

 

Poi una nuvola oscura il sole, è solo passeggera ma si sofferma abbastanza da spegnere ogni gioco di colore. 

Improvvisamente, è come se non riuscissi più ad aprire gli occhi. Sono vigile ma non riesco a risvegliarmi. Il torpore si impossessa di tutti i miei arti e sento che sto per cadere in un sonno profondo. C'è qualcosa che mi trascina nel buio più oscuro. Lotto per svegliarmi, per risvegliare i miei sensi ma quella cosa che mi trascina a fondo è forte, molto più forte di me. 

"Vieni con me Devra, lascia che ti mostri..." 

No, non posso avere incubi anche di giorno. Mi batto con ogni forza per risvegliarmi, sfrutto tutta la mia volontà per pensare a qualcosa che mi rende felice, qualcosa per la quale valga la pena vivere. I mei genitori. I miei ricordi con loro. Penso a quando giocavamo in giardino, ai loro sguardi amorevoli e ai loro occhi pieni di aspettative. 

"Devra vieni con me, lascia che ti riporti a casa...." 

Penso a ciò che mi aspetta, al mio futuro, ai miei sogni...cerco un appiglio di felicità che mi faccia rivedere i raggi del sole. 

"Prima o poi dovrai tornare...è giunta l'ora."

Stringo gli occhi e cerco di urlare, di fare in modo che la mia mente torni alla realtà. Mi sento come se fossi in fondo all'oceano, più tento di risalire più l'acqua mi soffoca. E' orribile...

Poi all'improvviso sento qualcosa, una mano mi tocca. Una voce che mi pare di conoscere vagamente mi chiama. Non sa il mio nome ma in qualche modo mi riporta alla realtà, torno a galla e respiro avidamente. 

"Beh ragazzina, inizi la mattinata vagando per New York e la finisci con una pennichella penzolando da una panchina? Complimenti, hai una gran classe!"

Apro gli occhi e trovo davanti a me l'uomo di questa mattina. Non so come ho fatto a non riconoscerlo prima, i suoi occhi...i suoi occhi sono qualcosa che non si possono dimenticare. 

Sono dei pozzi profondi e un prato verde primaverile allo stesso tempo. 

Sono l'espressione della gioia e del dolore che convivono. 

Sono la cosa più bella che abbia mai visto. 

E lui...lui è l'uomo più perfido di cui io abbia mai sentito parlare. 

Mi sveglio da un incubo e davanti a me c'è Loki. 

Questa è stata davvero una giornata troppo lunga...

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Capitolo 4
*** Devra: guardare il sole farebbe meno male ***


Sono sudata, mi sento rossa in viso e ho il fiatone, non deve essere uno spettacolo particolarmente piacevole. In un altro momento avrei preso la mia borsa e mi sarei volatilizzata, ma non riesco a muovermi, forse è la stanchezza per quello che mi è appena successo. O forse, e dico forse anche se dentro di me so già che è così, è lui ad essere ipnotico.  E' come se qualcosa nei suoi occhi mi catturasse e non mi lasciasse più andare. Devo smettere di fissarlo, sta diventando imbarazzante. 

Io sto diventando imbarazzante! 

E lui lo sa, se n'è accorto facilmente e ora mi guarda con un sorriso che esprime ironia e disgusto. Un sorriso amabile e amaro contemporaneamente. 

DEVO SMETTERE DI FISSARLO. SUBITO. 

Con l'ultimo briciolo di dignità rimasta mi sforzo di voltare lo sguardo e fissare la piatta superficie del laghetto per non mostrare il mio completo imbarazzo. Lui però non se ne va. Sta li a fissarmi divertivo e incuriosito con quel suo completo elegante simile a quello che questa mattina gli ho macchiato accidentalmente...(ah! un altro motivo di imbarazzo, un colpo allo stomaco avrebbe fatto meno male...) 

Prendo fiato, sospiro impercettibilmente e mi sforzo di parlare...

"Grazie per avermi svegliata. Sono crollata per la stanchezza e ho avuto un incubo"

Sento un risolino trattenuto, a quanto pare lo diverto molto...la cosa inizia a innervosirmi. 

"Ma figurati...passavo di qui e ho visto la stessa scoordinata creatura di questa mattina arrancare sulla panchina con una espressione davvero particolare. Annaspavi sai? Come una gallina che viene strozzata. "

Questo è troppo, prendersi gioco delle difficoltà altrui lo mette proprio in pessima luce, ora capisco tutte le voci sul suo conto. E no, non parlo della mania di dominare i mondi, ma della sua irrefrenabile voglia di ferire le persone. Nemmeno mi conosce e mi giudica....mi giudica come una gallina! 

"Beh insomma, ti ho ringraziato non c'è bisogno di essere scortese!" raccolgo la mia borsa e mi affretto ad andarmene, questo tizio potrà anche essere un dio ma sicuramente è scortese come un gatto a cui pesti la coda. Io però a lui non ho pestato nulla, né gli ho chiesto qualcosa, è stato lui ad avvicinarsi a me e svegliarmi, e ora mi tratta come una stupida. NO grazie, non lo merito. Beh, questo lui non lo sa ma, in fin dei conti, nessuno merita di essere guardato come lui guarda me. Quel ghigno... conosco un sacco di modi per farglielo passare e nessuno gentile!

"Beh ciao e a mai più!" gli dico alzandomi e voltandogli le spalle. Sono decisa ad andarmene in modo scortese per ricambiare il suo trattamento e non c'è nulla che può convincermi del contrario. 

Ma appena mi muovo ho un mancamento, mi sono alzata troppo velocemente o forse sono ancora provata per l'esperienza poco piacevole sulla panchina. Fatto sta che sento le mie gambe cedere e so che a breve toccherò terra in modo del tutto sgraziato e imbarazzante. 

Aspetto che il cemento del vialetto ricordi al mio sedere quanto è doloroso sbattere, ma non accade nulla. 

Sento due mani sorreggermi, un profumo speziato solletica le mie narici e una voce calda sussurra delicata "Insomma fai di tutto per far si che ti tenga tra le braccia". 

Mi sento avvampare, un calore forte ma piacevole mi pervade e una fastidiosa sensazione mette sottosopra il mio stomaco. Mi volto e lui mi guarda come se fosse la prima volta che mi vede, pianta i suoi occhi verdi nei miei e il solito ghigno appare sul suo volto. 

"Se volevi la mia attenzione, sei riuscita nel tuo intento. Dimmi ragazzina, cosa devo fare con te? Sempre che il fato ci faccia incontrare e scontrare spesso ultimamente. O sei solo tu, che non puoi stare lontana da me?" 

Non riesco ad articolare, non so bene cosa rispondere e mi immagino vista da fuori: paonazza, sudaticcia e annaspante. Complimenti Devra, stai facendo una figuraccia con un dio iracondo e vanesio. Complimenti davvero...

Lo guardo, ormai incapace di proferire parola. Mi rendo conto di quanto sia irresistibilmente bello, magnetico. Non posso smettere di fissarlo, senti i suoi occhi dentro i miei e mi rendo conto che è bello da far impazzire. E' pericoloso e io sto scivolando in una rete dalla quale non riuscirò facilmente a liberarmi. 

Lo guardo e penso che...guardare il sole farebbe meno male. 

 


 

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Capitolo 5
*** Loki: che non si dica che non sono un dio giusto ***


Dopo una giornata ad esplorare la città e l'animo umano mi lascio condurre dai miei stessi passi verso casa. Prendo una strada più piacevole e passo attraverso Central Park. Dicono sia meraviglioso in ogni periodo dell'anno, è evidente non hanno mai visto Asgard! 

Mentre mi inoltro nel parco sento il mio telefono vibrare. Non amo la tecnologia, la trovo inutilmente fastidiosa. Mi costringo a rispondere, con mio grande disappunto vedo che a chiamare è il mio amatissimo fratellastro...

"Ciao Thor, cosa ti spinge a infastidirmi?"

"Ciao fratellino, volevo sapere se hai già ucciso qualcuno...o se hai almeno già rinunciato nei tuoi intenti." 

"Assolutamente no, sono determinato a portare avanti il mio anno di pausa e a conoscere i terrestri per quello che sono" avrei voluto aggiungere una massa di idioti, ma avrei perso di credibilità troppo in fretta. 

"Beh Loki, sono colpito. Non avrei mai pensato che avresti passato ben 48 ore senza odiare qualcuno. Complimenti! Qualcosa in particolare ti ha colpito? Sembri molto più motivato di quando ci siamo sentiti l'ultima volta."

"Assolutamente nulla, sono solo molto determinato. E ora perdonami, devo approfondire un aspetto degli esseri umani..."

Chiudo la chiamata senza nemmeno salutare, tanto comunque Thor mi perdona sempre tutto. Non ho voluto rivelare il vero motivo della mia concentrazione in questa pseudo missione. Il perché è semplice, non riesco bene a capire cosa mi spinge a farlo...a cercarla di nuovo. 

Il mio istinto mi dice che la rivedrò presto, sento ancora il profumo dei suoi capelli e rivedo continuamente quel suo viso imbarazzato e bellissimo. 

Allungo lo sguardo verso il laghetto e mi rendo conto di avere un ottimo intuito. Su una panchina vedo lei, la sconosciuta di questa mattina, che dorme profondamente con il viso rivolto al sole. Non so cosa mi attragga, non ho alcun interesse fisico per gli umani, ma c'è qualcosa in lei che urla "sono qui, avvicinati, ho bisogno di te". 

Non posso fare a meno di ascoltare il suo richiamo e mi avvicino silenzioso, la vedo dormire e mi rendo conto di quanto io abbia desiderato rivederla. Improvvisamente, senza rifletterci, le tocco una spalla e la sveglio. 

Lei si sveglia di colpo e d'un tratto sento qualcosa di strano, come un dolore che mi prende lo stomaco e lo stringe in una morsa. 

No, non è dolore, ho solo la sensazione di aver ritrovato qualcosa perso da molto tempo. 

Si sveglia e mi guarda come se avesse visto il sole per la prima volta. Mi difendo da quella sensazione fastidiosa alla bocca dello stomaco e la prendo in giro, nella speranza che lei si irriti. Ed è così. Si alza e se ne va come se la panchina avesse preso fuoco all'improvviso, ma poi ha un mancamento e io non posso far altro che sorreggerla...e sentire nuovamente il suo profumo. Si volta, mi guarda e il mondo perde di significato. Io perdo di significato. Non c'è più nulla intorno a me, solo i suoi occhi scuri piantati nei miei e una strana sensazione di smarrimento che mi sconvolge. 

Cerco di riprendermi e mi offro di accompagnarla per un tratto di strada verso casa, giusto per essere sicuro che stia bene. 

"Attenta ragazzina" lei mi guarda come se i miei occhi potessero bruciarla "E' solo un mancamento, sto bene."

"Lascia che ti accompagni per un pezzo di strada, si sta facendo buio e per quanto New York sia meravigliosa, la sera può anche essere pericolosa". Mi guarda, mi sta soppesando, mi attraversa col suo sguardo come se volesse leggermi dentro. 

"E io come faccio a sapere che posso fidarmi proprio di te Loki? Non sei famoso per essere un ottimo bugiardo?" 

Quando pronuncia il mio nome lo stomaco torna a sobbalzare, c'è qualcosa in questa ragazza che mi sconvolge. Il mio nome sulle sue labbra non è mai stato così ricco di significato e al contempo così terribile. Vorrei non essere Loki per lei. Vorrei essere qualcosa di meglio. 

Mi rendo conto di aver passato ogni limite con i miei pensieri. Sono ridicolo, non la conosco nemmeno e mi sto letteralmente sciogliendo. Io, Loki, dio dell'inganno, non sono un sognatore. 

"Beh allora vai, speriamo che arrivi a casa tutta intera. Leggerò di te sui giornali, domani."  mi avvio nella direzione opposta senza voltarmi. Ecco cosa sono, un dio fieramente ostinato.

"Aspetta!" mi corre incontro prendendomi un braccio "Ok, accompagnami, ma solo perché è buio e non conosco ancora bene la città. Non ho bisogno di una guardia del corpo..." mi fissa sorridendomi e ammiccando "però non vado dritta a casa, dovrai accompagnarmi in un paio di posti prima". Mai degli impegni banali come questi mi sono sembra così allettanti. 

"E sia...che non si dica che non sono un dio giusto" 

Scoppia a ridere, e mi ritrovo a sorridere con lei. 

 

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