Cinque anni prima, nel futuro

di Eririchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova Innocence per Miranda ***
Capitolo 2: *** Re-incontri ***
Capitolo 3: *** Quella persona ***
Capitolo 4: *** Solo una domanda ***
Capitolo 5: *** Rivelazioni ***
Capitolo 6: *** Scoperti ***
Capitolo 7: *** Ritorno a casa pt. 1 ***
Capitolo 8: *** Ritorno a casa pt.2 ***



Capitolo 1
*** Una nuova Innocence per Miranda ***


I lampi di quel temporale illuminavano a giorno ogni stanza del quartier generale. Era da poco passata la mezzanotte e nonostante in giro non ci fosse nessuno, il sedicenne Kanda decise che era giunto il momento di mettere alle strette l’ospite speciale di Komui. Non importava quanto quell’idiota dai capelli rossi fosse testardo: Kanda conosceva il Bookman Junior del suo tempo per cui, se quell’ospite era davvero chi diceva di essere, di certo Yu Kanda era più ostinato di lui.

L’esorcista giapponese percorse il corridoio a vetrate mentre proiettili di pioggia si schiantavano su quelle superfici trasparenti, sfracassandogli i timpani ma senza riuscire a deconcentrarlo.
I suoi pensieri, infatti, erano volti a quell’ospite che una sbadata Miranda del futuro aveva per sbaglio mandato da loro. Quel Lavi ormai uomo si era lasciato sfuggire che sapeva qualcosa su quella persona e per quanto avesse provato a rimangiarselo, Yu Kanda ormai lo aveva sentito, e voleva sapere. Doveva, saperlo. Se quella persona era viva, se in futuro la avrebbe rincontrata… se fosse servito, avrebbe usato anche la forza.

Posò una mano sulla maniglia, scoprendo che la porta era chiusa.
- Tsk. –

Da pensieroso, Kanda si fece immediatamente frustrato e bussò alla porta con forza.
Purtroppo un tuono coprì il colpo inflitto al serramento, così dovette bussare di nuovo, con maggior forza.

I colpi su quell’uscio di legno si fecero più intensi e serrati man mano che i secondi di silenzio passavano. Alla fine lo scattare della serratura annunciò che l’inquilino della stanza era stato svegliato.
Gli occhi del giovane Kanda, già ridotti a fessure emananti uno sguardo truce, si alzarono istintivamente a cercare quelli del rosso, ora decisamente più alto rispetto al Lavi suo coetaneo.
 

 
 
Cinque anni prima, nel futuro
 


Quando l’Innocence di Miranda divenne di tipo cristallo, fu subito chiaro a tutti che in battaglia sarebbe stata tanto portentosa quanto dannosa.

Il nuovo potere acquisito infatti, tanto per cambiare, Miranda riusciva ad usarlo solo per fare danni: durante l’ennesimo scontro architettato a sorpresa da Bluebell, con conseguente fuga di quest’ultima (non si sa se per soccombere altrove oppure per guarirsi le ferite), ecco che l’orologio della Lotto aveva cominciato ad agire di testa propria e a sostituire i combattenti bloccati con i sé stessi del futuro o del passato.
Nel giro di pochi minuti, il campo di battaglia si riempì o di vecchietti o di neonati, e solo dopo diversi giorni Komui ed Hevlaska riuscirono a trovare il modo per ripristinare il tempo dell’orologio.

Durante quei giorni il Marie del futuro raccontò, tra un colpo di Alzheimer e l’altro, che nel futuro quel nuovo e strano potere di Miranda veniva usato per far scambiare gli esorcisti con i loro stessi del passato. All’iniziale meraviglia di Komui, entusiasta di aver trovato come anticipare le mosse del Conte del Millennio, però, si sostituì ben presto un senso di delusione: anche se tornavano indietro nel tempo e sconfiggevano il conte, una volta tornati al loro presente gli esorcisti trovavano il loro presente immutato.

Marie spiegò che ogni volta che Miranda mandava avanti o indietro qualcuno, questi si sarebbe scambiato di posto con il sé stesso che andava a sostituire, dando vita a una storia parallela che non avrebbe minimamente influito su quella originale. In pratica, in quel momento, tutti gli esorcisti che conosceva Komui stavano vagando nel passato o nel futuro mentre i loro se stessi erano lì a parlare con lui. E ogni azione da loro compiuta avrebbe dato vita a una nuova storia che sarebbe poi corsa parallelamente a quella originale. Non si poteva nemmeno dire che avessero l'opportunità di salvare tempi paralleli: creavano semplicemente nuove linee temporali dove il Conte poteva essere 
sconfitto... ma anche agevolato.

Insomma, Miranda aveva tutti i motivi per starsene in un angolo ad autocommiserarsi.
 
Quando finalmente la sezione scientifica trovò una soluzione, dopo due settimane di esercizi di visualizzazione e di corsi intensivi sull’autocontrollo dell’ansia, l’esorcista tedesca riuscì a riportare al presente tutti i suoi colleghi che aveva per sbaglio “mandato a quel tempo”.

Dato che Lavi-Bookman era in missione all’estero insieme ad Allen e Kanda quando tutto questo accadde, il Bookman passò intere giornate a farsi raccontare cosa quei poverini avessero visto e, per quelli catapultati nel futuro, cosa avessero scoperto. Fu strano sentire che alcuni si erano ritrovati catapultati in un mondo distrutto dal Conte del Millennio mentre altri in un mondo paradisiaco, finalmente salvo dagli Akuma. Altri ancora, come Lenalee e Crowly, avevano ottenuto informazioni riguardo ai luoghi di ritrovamento delle Innocence rimaste, e Komui mandò subito squadre di ricerca in tutto il mondo per trovarle.

Ma non tutte le informazioni si rivelarono corrette: mentre il passato era sempre e solo uno, i futuri erano quasi tutti diversi tra loro. L’unica costante era (per fortuna) che gli Akuma erano sempre cattivi mentre l’Ordine Oscuro buono. Beh, almeno dal loro punto di vista.

Quel giorno Bookman-non-più-Junior finì di registrare mentalmente il racconto di Timothy. Il ragazzino, a differenza di Marie, era finito nel passato, quando ancora viveva con il suo padre ladro. Aveva trovato l’Ordine Oscuro senza troppe difficoltà e aveva raccontato a un giovanissimo Komui quanto sarebbe successo pochi anni dopo. Credette di essere stato di fondamentale aiuto ma, una volta tornato nel suo presente, nulla era cambiato.

Raccontò di come fosse arrivato alla Home da solo, in una notte di pioggia e vaneggiando di possedere un’Innocence nella propria fronte, ma nel suo presente tutti ricordavano benissimo di come fossero stati Allen e Kanda a trovarlo, in una missione per fermare un ladro mascherato che continuava a sfuggire alla polizia britannica.

Con estrema amarezza, Timothy capì che non aveva cambiato un bel niente. Continuava a non aver salvato i suoi amici dell’orfanotrofio.
Il nuovo Bookman aveva appena finito di consolare il giovinetto quando la voce di Lenalee lo raggiunse alle spalle. - Bookman, stiamo per iniziare! –

Il rosso si congedò dal collega bambino e si avviò verso la sala esperimenti. In qualità di Bookman, Komui gli avrebbe permesso di partecipare alle prove di Miranda. Sarebbero stato solo loro tre e Lenalee, che era ancora l’assistente personale di Komui.

Il rosso prese posto sulla tribuna, giusto un paio di passi indietro rispetto a Komui, e osservò la scena: una decina di metri sotto di loro, c’era una gabbietta con un topolino e, pochi metri di fronte a questa, c’era una Miranda in piedi e tremante. – Povera creatura, - continuava a piagnucolare la donna, - giuro che non lo farò apposta, qualsiasi cosa farò. Ti prego di perdonarmi! –

Komui si sporse un po’ di più: - Insomma, Miranda, è solo un topo! Concentrati, è da mezz’ora che continui a scusarti con lui e non hai ancora provato a fare niente! –

La donna si riscosse e appoggiò un palmo sull’orologio oscuro. – S-sì! Scusi sovrintendente! – ma siccome alle parole non seguirono fatti, Komui alla fine decise di raggiungerla.

Scese le scale, lasciando da solo Bookman a osservare la scena dall’alto. – Non temere Miranda, sono certo che ce la farai. Ricorda cosa ti hanno detto al corso: fai un bel respiro profondo, pensa al cielo azzurro e… -

Non aveva ancora messo piede sull’ultimo gradino che Miranda, colta da un impeto di determinazione, azionò la sua Innocence, decisa più che mai a diventare un’adulta padrona delle proprie capacità.

Una luce dello stesso verdastro tipico dell’Innocence abbagliò tutti i presenti. Quando finì, Komui notò che il topolino bianco nella gabbia era diventato una macchietta rosa in movimento.
- Bravissima Miranda! – esclamò subito, - Ce l’hai fatta! Hai visto, Bookman? –

Ma quello alle spalle della gabbia non era Bookman. Al suo posto, un Lavi più giovane e sbarbatello si guardava attorno incredulo.

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Capitolo 2
*** Re-incontri ***


Dalla libreria cadde un altro libro, che stavolta finì ai piedi dei due ragazzi.

L’oscurità della stanza non permetteva di capire quale altro tomo avrebbe fatto la stessa fine. Né di prevedere se le loro teste sarebbero state risparmiate ancora per molto da quella pioggia di manoscritti. Kanda e Lavi-Bookman, comunque, erano troppo occupati per preoccuparsene.

- Così mi fai male! – pigolava il rosso di tanto in tanto. – Ohe, Yu, mi ascolti? Ho detto che… ahia! –

Il moro non rispondeva.
Un altro fruscìo di vestiti.
Un’altra spinta contro la libreria a muro.
Un altro libro precipitato dallo scaffale più alto, stavolta facendo il pelo alla guancia del rosso.

- Yu, dannazione, sto parlando con te! –

Una mano del moro smise di stringergli il fianco per correre a tappargli quella bocca troppo loquace. Quante volte aveva ripetuto a quel testone che andava bene lasciarsi andare fuori dalle loro camere, ma che dovevano stare attenti a non farsi beccare? Troppe, quindi non aveva più voglia di ripeterlo.

Il rosso sapeva che se l’era cercata: Kanda glielo aveva detto subito, quella mattina, che una volta tornati all’Ordine lo avrebbe aspettato in camera. Eppure Bookman era stato così preso dal raccogliere i racconti degli esorcisti spediti a spasso nel tempo da Miranda, che non aveva fatto caso all’orario. Alla fine, una volta scoccate le undici di notte, il moro aveva perso la pazienza ed era uscito da camera sua. Sicuro che Bookman fosse in biblioteca a fare… beh, il bookman.

Il rosso mugugnò ancora qualcosa, ma il palmo di Yu non voleva saperne di lasciargli emettere suoni che potevano farli scoprire.

Mentre affondava se stesso nel suo compagno, Kanda si sporse per leccargli il lobo dell’orecchio, giocando con l’orecchino a cerchio che lo adornava.

Questo gesto causò al Bookman rosso certi brividi che lo fecero sciogliere contro la libreria che ancora lo imprigionava.
Ormai il suo naso non percepiva più solo l’aroma della carta, ma anche quello dei loro umori più liquidi.

Quando Kanda si separò da lui, dopo un espirazione particolarmente arrochita, Bookman fu libero di voltarsi. A giudicare da come gli doleva una guancia, uno degli scaffali contro cui era schiacciato doveva avergli lasciato un segno. Se la massaggiò mentre riprese a parlare: - Guarda che a quest’ora non c’è in giro nessuno, chi vuoi che ci senta? –

Dal canto suo, Kanda si sistemò i pantaloni in pochi secondi, poi fissò Bookman mettendo il broncio. E la fioca luce della luna non lo fece passare inosservato.

- Oh, adesso mi metti il muso? – lo canzonò il rosso. Poi, con uno scatto, afferrò il lembo della maglietta di Yu Kanda, ancora provato dall’eiaculazione appena avvenuta, e la tirò.

Il giapponese non fece nemmeno in tempo a lamentarsi che l’altro ragazzo gli aveva già piazzato la sua arcata dentale tra il collo e la spalla. Mordendo forte.

Kanda soffocò il grido, ma la sua faccia addolorata e sconvolta strillò al posto della sua ugola.

Quando il rosso si ritrasse, si leccò le labbra ed esclamò: - Anche a me scoccia essere interrotto mentre lavoro, Yu-chan <3 –
 


Cinque anni fa, nel futuro

 
 
Yu Kanda si sporse con la spalla verso lo specchio, abbassò l’indumento che la copriva e osservò con disgusto che il morso di Lav… ehm, di Bookman, era ancora lì. Ancora rossa ma perlomeno non più pulsante.

Si ricoprì in fretta appena sentì bussare alla sua porta. – Chi è? – chiese mentre scattava a nascondere nell’armadio la pila di vestiti ancora freschi di lavanderia che il rosso gli aveva lasciato ai piedi del letto.

- Sono Lenalee, posso? – chiese la ragazza sbucando con la testa. – E’ successa una cosa... mio fratello dice che devi partecipare al suo prossimo esperimento. –

A quelle parole, Kanda rabbrividì. – Scordatelo. –

Lei sorrise, - Sapevo che lo avresti detto, infatti ho già detto a Komui di chiedere a qualcun altro… ma gli ho anche chiesto di aspettare che tu lo vedessi. –

Kanda si avvicinò alla ragazza per uscire anch’egli nel corridoio. – Che cosa dovrei vedere? –

Lenalee si fece radiosa. Troppo radiosa, cosa che fece rabbrividire Kanda ancora di più. – Lavi sedicenne, è adorabile! –
 


Giunti nella sala di Hevlaska, Kanda e Lenalee si trovarono davanti una Miranda 
con sguardo assente e un topolino bianco tra le mani, un Komui serio chino su una cartelletta di documenti, e un Lavi alto sì e no quanto la spalla di Kanda. Aveva in testa la fascia nera e verdeacqua che usava anni prima, ma indossata come fosse un cerchietto.

Yu immaginò cosa fosse successo, per questo si limitò ad avvicinarsi a Miranda intimandole: - Forza, rimetti a posto questo qui. –

La donna sorrise assente mentre Komui mostrava le carte a Lenalee. – Lo farei, ma il supervisore vuole prima fare un test. –

- Wooooow! –

I presenti si voltarono verso quel Lavi nanerottolo, il quale stava osservando il nuovo arrivato con sguardo ammirato. – Tu sei Yu?! Sei proprio tu?! Sei… sei un adulto! –

Kanda fece istintivamente un passo indietro, visibilmente disgustato, così Lenalee lasciò perdere il fratello e gli si accostò. – Stai tranquillo, ha fatto la stessa scenata anche a me. Beh, è comprensibile, visto che si è ritrovato catapultato qui all’improvviso. Vieni Lavi, ti mostro un po’ di facce che di certo riconoscerai. –

Mentre Lavi trotterellava via entusiasta, Kanda sfoderò Mugen (senza attivarla) e la indirizzò al supervisore: - Non so cosa stia macchinando il tuo cervello da scienziato pazzo, ma vedi di far tornare il Bookman di prima, SUBITO. –

Komui indietreggiò di qualche passo. – Suvvia, Kanda, è tutto ok! Lavi ci ha detto che era tutto tranquillo all’Ordine quando lo ha lasciato! Vedrai che il nostro Bookman sta bene! –

- Tsk. – Kanda era pronto ad aggiungere qualcos’altro, ma Komui lo interruppe mentre si allontanava dall’arma: - Comunque avrei proprio bisogno di te per riportarlo indietro… -

Il sorriso che illuminò il volto di Miranda alle spalle dello spadaccino confermò che Komui aveva un’idea. Sicuramente una malsana delle sue.
 
 
 
Bookman si era appena ritrovato nella vecchia biblioteca. “Vecchia” perché alla sua memoria non erano sfuggiti i diversi dettagli che tradivano quell’epoca: era nella biblioteca dell’Ordine Oscuro, certo, ma il legno usato per gli scaffali e l’ordine dei libri erano palesemente quelli precedenti alla distruzione dell’Ordine da parte dei Noah. In pratica capì subito che Miranda doveva aver mandato indietro nel tempo anche lui e non solo il topolino.

Si mise a cercare in giro quella cavia da laboratorio senza successo. Sicuramente lui e il topolino non si trovavano nello stesso posto… quanto tempo prima?

Stava cercando risposte nei libri aperti qua e là, probabilmente dal se stesso di quel tempo, quando la porta si aprì.

- A che punto sei, Junior? –

Quella voce causò un tuffo al cuore del nuovo Bookman. Si voltò con gli occhi sgranati e, come temeva, quello che si trovò di fronte era proprio lui: il vecchio Bookman.

Il vecchio sgranò gli occhi nel costatare che quello nella stanza non era suo nipote. O meglio, non era il nipote che conosceva.

- Tu… tu sei…? – balbettò il bookman rosso allungando un indice verso il suo nonno adottivo. Il quale aveva assunto uno sguardo indecifrabile.

Poi il silenzio fu rotto: - VECCHIO PANDAAAA!!! –

Il Panda Punch colpì la guancia del più giovane, scaraventandolo dalla parte opposta della stanza.

- Che cosa gridi, scimunito di un…! Si può sapere chi sei? –

Il bookman più giovane si alzò a sedere massaggiandosi la guancia ferita (come gli era mancata quella forma di violenza domestica!) e subito provvedette ad asciugarsi anche gli occhi, improvvisamente umidi. – Hai ragione, Vecchio Panda! Sono sempre io, come puoi immaginare, - si alzò in piedi, - solo che… l’Innocence di Miranda ha una nuova forma e nello sperimentarla ha fatto un casino, quindi eccomi qui, direttamente dal futuro. So che sembra incredibile! –

Il vecchio mentore di Lavi osservava il ragazzo che aveva di fronte. Gli credeva: quell’estraneo era proprio suo nipote, non c’era dubbio.

- Ti credo. – sentenziò prima che l’altro potesse riprendere a parlare. Poi sorrise furbo: - Ti spiacerebbe parlarmi di questa nuova forma di Innocence? –

Il rosso gli fu subito al collo, abbracciandolo come un moccioso che ritrova il genitore dopo essersi perso per giorni in un bosco.

Il vecchio Panda rimase in silenzio, intuendo il perché di quel comportamento.

- Scusa, - mormorò in un soffio il rosso, senza accennare a scostarsi, - adesso giuro che mi stacco. Dammi solo un attimo ancora… –

La porta della biblioteca si aprì e una serie di voci note chiamarono i due Bookman. Le frasi che usarono tolsero il dubbio al bookman rosso circa che anno (e giorno) fosse. Merda, che tempismo orrendo che aveva Miranda.
 
 
 
Il giovane Lavi era diventato in poco tempo lo scoop, la mascotte e infine il passatempo di tutti i membri dell’Ordine Oscuro.

Adesso, in mezzo ai tavoli della mensa, quel ragazzino stava facendo la conoscenza di Allen, che appena lo conobbe gli mormorò un “ricordati questo momento quando tra cinque anni mi incontrerai nel passato: non è divertente suggerirmi di chiamare Kanda col suo nome di battesimo!”

In un angolo della stanza, Kanda osservava la scena stizzito, mentre Lenalee lo punzecchiava. – Avanti, non fare così. Vedrai che tra poco mio fratello ti manderà a riprenderlo. –

- Tsk. Quel cretino è più fesso di quanto ricordassi. –

- Secondo me sei solo geloso. – sorrise lei, sicura dell’effetto che quella frase avrebbe sortito sul collega.

Kanda non poté risponderle perché Lavi, dal fondo della stanza, aveva iniziato a correre verso i due esorcisti orientali. Visibilmente aizzato da un Allen sghignazzante.

- Lenalee! Y-… Kanda! – si era corretto, lo stupido coniglio, - E’ vero che c'è un certo Crowly che è un vampiro?! Dov’è?! Voglio vederlo! Che figata! –

Kanda ebbe la pelle d’oca e dovette andarsene, fregandosene del fatto che Lavi ci rimase malissimo.

- Ma… che ho detto? – chiese a Lenalee, senza tuttavia smettere di guardare la porta appena imbucata dal giapponese. – Lena, perché Kanda mi odia? –

Lenalee era sorpresa dal comportamento di entrambi, per cui rimase qualche attimo in silenzio, completamente spiazzata. – Ehm… aveva una cosa urgente da fare, immagino. Sai, mio fratello ha chiesto a lui di aiutarlo a far tornare indietro il te del futuro… il nostro te. –

Lavi continuava a fissare il punto in cui Kanda era sparito, poco convinto dalla spiegazione della ragazza. – Sarà… senti, a proposito di gente che conosco, dov’è il vecchio Panda? –

Lenalee sbiancò. E adesso? Come poteva dirgli che il suo genitore era morto?

- Lenalee? –

- Ehm… credo che questa domanda potrebbe compromettere il tuo tempo, non posso dirtelo… -

- Ma cosa dici, Lena? Mi hanno già detto in tutti i modi che qualsiasi cosa io scopra qui non avrà ripercussioni sul mio tempo! –

La ragazza provò a prendere tempo, - Beh, sì, è vero, però è ancora un’ipotesi, non me la sento di rischiare e dirti una cosa così… impensabile per il tuo tempo. –

Mentre Lavi insisteva con lei, Allen osservava la scena insieme a Marie e pochi altri.

- Lenalee mi sembra in difficoltà, cosa si staranno dicendo? –

- Non lo so, ma mi chiedo quanto ancora deve passare prima che si accorga che Bookman non c’è più. –

A un certo punto, Lavi schizza via dalla mensa. E lo sguardo triste di Lenalee incrocia quello di Allen.

Lavi corse verso la propria stanza, deciso a scoprire da sé dove si trovi Bookman. Proprio non capiva come mai Lenalee fosse stata così misteriosa: dove mai poteva essersi cacciato il suo mentore? Una missione speciale, forse? Una collaborazione segreta con la Chiesa? In ogni caso, in quanto suo erede, Lavi sarebbe dovuto essere al suo fianco!

Spalancò la porta della propria stanza e si accorse con sorpresa che ora aveva una singola. Certo, avevano cambiato più e più volte le stanze, ma comunque era strano che Bookman non stesse con lui. Che avesse voluto lasciargli i suoi spazi? Forse aveva finito l’apprendistato e ora doveva provare a cavarsela da solo prima di succedere definitivamente al vecchio? Stava ancora producendo ipotesi quando decise di iniziare a frugare in giro… nella propria roba, giusto?

Sotto al letto non c’era più niente delle cianfrusaglie che era solito nascondere (cibo di emergenza, oggettini ricordo di qualche missione, giornaletti per maschietti adolescenti ecc), così rovistò nell’armadio, unico mobilio della stanza, e scoprì che c’erano davvero pochi vestiti. Che fine aveva fatto tutta la sua roba? Dov’erano i libri con gli appunti che lui e Bookman si portavano sempre dietro? Quelli segreti, con la storia dei Bookman?!

L’agitazione si fece sempre più palpabile, finché non prese la forma di un grido acuto di terrore. Fu allora che la porta della sua stanza si spalancò di nuovo e, tra le lacrime di terrore per aver perso materiale così prezioso e insostituibile, Lavi vide Yu Kanda sulla soglia.

- Smettila di strillare, se cercavi questo è qui. –

Lavi tornò a respirare: Kanda teneva in mano uno dei giganteschi tomi di Bookman.

- Gli altri ce li ho in camera mia. Sono troppi da trasportare per cui non chiedermi di vederli. Questo è l’ultimo iniziato dal te del nostro tempo. Lo custodisce peggio del proprio culo, quindi sfoglialo pure ma poi ridammelo. Intesi? Non ho voglia di sentirlo blaterare quando te ne sarai andato. –
Detto questo, Kanda lanciò il volume al giovane e scomparve di nuovo.

- Aspetta! –

Lavi uscì nel corridoio che il moro stava già rispondendo alla sua domanda non ancora fatta: - Se ti stai chiedendo perché ce li ho io evita. È una lunga storia e non ho voglia di raccontarla. –

- Ok… - Lavi rimase imbambolato a guardare quei lunghi capelli sciolti ondeggiare nell’aria. – Grazie… Kanda. –

Kanda ebbe un sussulto. Quel Lavi si ostinava a chiamarlo Kanda… che c’entrasse qualcosa che gli aveva detto la Mammoletta?
 
 
 

Intanto, nella stanza del supervisore di cinque anni prima, Bookman stava raccontando a Komui e al Vecchio Panda cosa sarebbe successo di lì a poco.

- Quindi, una volta superata la stanza con il pavimento a quadrettoni, dovranno stare attenti al soffitto: lì le piante rampicante non sono solo dipinte… -

- Ma prendono vita, giusto? – provò a dire Komui.

- Esatto! L’Innocence si trova incastonata nella bocca di uno dei candelabri a forma di teschio! Esattamente il secondo a partire da sinistra. –

Komui si accasciò sullo schienale della sua sedia, esausto. – E nonostante tu ricordi tutto, sei ancora dell’avviso di non voler andare con loro? –

- Con tutto il rispetto, supervisore, ma non sappiamo perché Miranda ci stia mettendo così tanto a riportarmi indietr… ehm, avanti nel tempo, quindi potrebbe essere pericoloso ritrovarsi nel bel mezzo di una missione di quel tipo con un me che non è preparato a quello che dovrà affrontare. Ricordo che per poco non ci ho lasciato le penne, quella volt… questa volta! Questa volta? Sarà giusto dire così…? –

- Forse stanno aspettando così tanto proprio perché nel futuro sapete già cosa accadrà, magari stanno aspettando… stiamo aspettando… i noi del futuro, intendo, che questa missione finisca e… tu cosa ne pensi Bookman? –

- Come ho già detto, - incalzò il rosso (scordandosi che quel ‘Bookman’ non era riferito a lui, probabilmente) – nel futuro lei è… come dire… incline a sperimentare. Probabilmente è così dedito al suo lavoro di ricerca che potrebbe essergli sfuggito questo dettaglio… ecco. -

Komui alzò un sopracciglio: - Lavi, stai forse cercando di dirmi che sono un irresponsabile che non pensa a queste cose? –

- Ehm… no… -

Intervenne l’anziano: - Se posso dire la mia, ritengo che anche se il nostro Lavi non sa cosa stia succedendo in questo momento qui da noi, al me del futuro di certo non manca la memoria per ricordarselo e avvisare gli altri di questa missione. No, Lavi? –

Il bookman rosso deglutì. Scese un silenzio che gli parve durare anni, silenzio durante il quale provò a decidere cosa rispondere. Era quasi deciso a svelare ai due presenti che adesso era lui, il rosso, a essere chiamato Bookman, ma fu interrotto prima dal vecchio Panda, che disse un “Bene, ho capito” e subito dopo dalla porta dello studio. Che si aprì davanti agli altri due esorcisti che si sarebbero uniti a quella missione: una Lenalee di 14 anni e un Kanda di 16.

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Capitolo 3
*** Quella persona ***


La risata del teschio risuonava macabra nella stanza, insinuandosi nelle loro teste. Rideva e rideva senza sosta, mentre gli esorcisti e i finder cadevano uno dopo l’altro in quella trappola infernale.

Il pavimento a scacchiera, in un attimo, aveva visto le piastrelle nere mutare in buchi neri da cui uscivano Akuma simili a bambole di pezza incrociate con lupi mannari. Lenalee era in bilico su una delle piastrelle bianche rimaste, esausta, circondata da almeno sei Akuma ancora agili e scattanti.

Bookman era incredulo: non era andata così l’altra volta… non doveva andare così!

Lenalee aveva l’animo di una vera guerriera, non si sarebbe mai arresa, ma era pur sempre una ragazzina: vedere anche l’ultimo finder venire colpito da un proiettile akuma e disintegrarsi come coriandoli nel vento, era troppo anche per lei.

Il rosso si voltò verso il bookman ancora in carica e gli lanciò il bastoncino a forma di stella. Il vecchio lo afferrò al volo, abbarbicato com’era sulla parete di fondo della stanza, quella con i candelabri a forma di teschio. Con non poca fatica, iniziò a scalare la parete in modo da arrivare al candelabro ridente e recuperare l’Innocence per primo.

Intanto il rosso provò a dirigersi verso Lenalee, saltando da una piastrella bianca all’altra e colpendo quanti Akuma si frapponessero fra lui e la ragazza. – Arrivo, Lenalee! Resisti! –

Era appena atterrato su uno degli Akuma che le vorticava attorno, quando vide che anche Kanda aveva avuto la stessa premura: gli insetti infernali del giapponese, infatti, colpirono quel gruppo di mostri sterminandolo.

Il rosso si accucciò su Lenalee… Dannazione, al tempo non ci aveva fatto caso perché anche lui era giovane come loro, ma vederli così, adesso, con addosso uno sguardo da soldati e il sangue di amici e nemici, glieli mostrava per quello che erano davvero: dei bambini.

Com’era possibile che la Chiesa accettasse che delle creature così piccole e innocenti combattessero una guerra contro i mostri?! Inaccettabile, non poteva credere di non essersene mai accorto… alla fine aveva ragione il suo vecchio: è stupido credere che in una guerra ci sia una parte dei buoni.

- Attento! –

Lenalee spinse via il rosso appena in tempo per schivare un proiettile akuma. Ma lui non poté ringraziarla, perché qualcosa catturò la sua attenzione, e il mondo smise di girare: - NO, YU! –


 
Cinque anni prima, nel futuro


 

- Quindi… è per questo che non trovavo Bookman da nessuna parte. –

Komui annuì. – Mi spiace, Lavi, ma abbiamo già provato con altri esorcisti e, purtroppo, anche se tu trovassi il modo per cambiare i piani dei Noah, questo presente non cambierebbe. Forse il tuo sì, ma non lo sappiamo ancora. –

Lavi strinse il lembo della propria maglietta verde. Aveva lo sguardo basso e triste, come si addice a chiunque apprenda una notizia del genere.

- Perché non mi avete ancora rimandato indietro? Miranda è riuscita con quel topolino. –

Komui notò che il ragazzino si stava sforzando di ricacciare indietro le lacrime, così provò a farlo pensare ad altro: - Lo faremo presto. Sai, sto progettando un marchingegno che rileva gli esorcisti sparsi in un tempo diverso dal loro! In pratica, invece di riportare indietro solo te, proveremo a spedire indietro nel tempo qualcun altro (probabilmente Kanda) e vedremo se riesce a beccare lo stesso giorno del nostro Bookman! –

Lavi alzò gli occhi appena udì quel nome. – P-perché proprio lui? Insomma, è palese che mi odia… -

Komui si fece perplesso, - Non nascondo che anche a me ha sorpreso il modo in cui ti ha trattato prima, ma che vuoi che sia? È pur sempre Kanda! Ultimamente ti assicuro che andavate d’accordo, vi ho beccato diverse volte passeggiare insieme per il cortile. –

- Nel… cortile? –

- Sì. E non si lamenta nemmeno più se lo chiami Yu, chi lo avrebbe mai detto, neh? Alla fine tutti dobbiamo maturare! –

Quelle ultime affermazioni lasciarono Lavi pensieroso. Ringraziò Komui per le delucidazioni e uscì dal suo studio.

Era strano come quel posto fosse allo stesso tempo noto e sconosciuto. Tutto in giro era esattamente come se lo ricordava, ma l’aria, le luci, gli odori… erano leggermente diversi. Probabilmente perché, anche se il posto non cambiava, erano le persone che ci vivevano a modificarsi. A crescere. E così odori e suoni cambiavano con loro… il brusìo della mensa, per esempio: c’era ancora, ma non era uguale a quello cui era abituato lui.

- Lavi! –

La voce di Lenalee lo richiamò. Già, Lenalee… che bella che era diventata, una diciannovenne forte e affascinante oltre ogni immaginazione. Persino la gonnellina si era fatta più vertiginosa per chi avesse l’ardire di abbassare lo sguardo sulle sue gambe: Lavi aveva letteralmente le vertigini se fissava quello scosciamento stranamente consentito da Komui.

- Ti stavo cercando, - gli disse con voce gentile e un sorriso amorevole, - hai un momento? –

La ascoltò rapito da come le stessero bene i capelli corti: quel caschetto verde scuro le incorniciava e risaltava gli occhi, accesi dalla solita luce solare cui era abituato. Anche se le persone cambiano col tempo, era rincuorante costatare che certe caratteristiche rimangono invariate.
O almeno questo era vero nei confronti di Lenalee: per quanto riguardava Kanda, Lavi aveva una sensazione completamente diversa. Lo spadaccino, infatti, aveva mantenuto anche lui il suo solito sguardo truce e assassino, ma questo non sarebbe mai mancato a Lavi.


 
Allen aveva quasi finito di fare stretching, per cui diresse l’attenzione verso il compagno di allenamenti di turno. – Che cosa vuoi provare oggi? –

Kanda, che aveva appena finito la sua seduta giornaliera di meditazione, stava estraendo una spada da kendo dall’armadio. Armadio che nascondeva la corda legata al soffitto con cui Bookman lo aveva intrappolato poco tempo prima…

- Non so te, ma io oggi provo un po’ di silenzio. –

- In effetti ti trovo particolarmente teso… con chi sei in collera? –

Una ciocca di capelli fu reciso dalla frangetta ormai troppo allungata di Allen. Anche se era di legno, ogni spada in mano a Kanda era un’arma letale.

- Non hai sentito? Oggi non mi devi parlare. – sentenziò il giapponese in un filo di voce.

Dopo pochi istanti, durante i quali Allen si chiedeva cosa poteva aver adirato tanto il suo amico, Kanda lo sorpassò con tutta l’intenzione di rintanarsi in una zona remota della stanza. Mentre gli passava accanto, però, Allen notò un segno sulla sua spalla che usciva dalla maglietta smanicata.

- Questa poi… cos’è, il nostro Bookman ti ha voluto tatuare anche l’altra spalla? – rise ammiccante l’albino.

- Che hai detto?! – scoppiò paonazzo l’altro.

- Stavo scherzando ma… a ben guardare, in effetti è proprio un morso! Di' la verità: porti sempre colletti alla coreana e a collo alto perche ti lascia segni anche sul collo, neh? –

Il giapponese si coprì la spalla incriminata con una mano e aprì la bocca ormai paonazzo di vergogna, ma non rispose: Lenalee e Lavi stavano ascoltando la conversazione. – Ehm… - fece la ragazza sulla soglia della porta, - scusate… volevo chiedervi se potevate… non fa niente, vieni via Lavi. –

I due ragazzi si fissarono un secondo. – Scusa… vedrai che non ha capito! – provò a dire l’albino, iniziando a indietreggiare…
 
 
 
Il bookman dai capelli rossi non se ne capacitava. Come poteva essere proprio lì dopo tutto quello che aveva detto a Komui?! Era stato così esplicito, così chiaro ed esaustivo… niente, il destino voleva che affrontasse quella missione e così doveva essere. Non c’era scampo.

Guardò di sottecchi lo Yu dietro di sé. Com’era piccino. Insomma, aveva sedici anni, certo, ma era così esile rispetto allo Yu ormai uomo che lo aspettava alla Home del suo tempo. Questo pensiero lo portò a farne altri che lo costrinsero a scuotere la testa. No, non doveva assolutamente pensare al suo Yu in quel momento, altrimenti era un attimo e tac! Poteva essere tranquillamente accusato di pedofilia. Insomma… si voltò di nuovo, stavolta meno di nascosto, quello lì era sempre Yu, certo, ma era minorenne!

- Siamo arrivati. – annunciò il finder che li aveva accompagnati, poi iniziò a trafficare con la radio per mettersi in contatto coi suoi colleghi.

Davanti a loro si ergeva un colle sinistro, in cima al quale si stagliava una villa abbandonata che negli ultimi giorni si era dipinta di nero da sola. La vegetazione attorno sembrava morta, tant’è che il ripido sentiero che conduceva al suo ingresso partiva da un prato verde ai piedi del colle, fino a diventare ghiaia e sterpaglia in cima. Era esattamente come se la ricordava.

Il finder si avviò verso il sentiero dopo aver sorriso al bookman rosso. Già, cinque anni prima non si sarebbe mai sognato di difenderlo da Yu come era successo poche ore prima: erano ancora nell’ufficio di Komui, lui, il vecchio, Lenalee e Yu, quando quel finder entrò. Si presentò e dopo aver udito della pericolosità della missione, Yu aveva fatto un commento poco carino dei suoi: “Perché? Non penserai davvero che una nullità come te possa fare la differenza?”. Mentre Komui e Lenalee avevano alzato delle deboli repliche a quell’affermazione poco cortese, Bookman-Lavi si era alzato in piedi, era andato da lui e, mettendogli i palmi sulle spalle e fissandolo negli occhi, gli aveva detto con un bel sorriso: “So che non abbiamo ancora affrontato questo discorso, Yu-chan, ma non è carino parlare così alle persone. Nel futuro non sarai così cafone, ma per il momento vedi di pensarle senza dirle, ok?”.

Si era beccato un cazzotto dove non batte il sole. Contornato da un “chi ti credi di essere, idiota di un coniglio?! I finder sono inutili” e bla bla bla… il nuovo Bookman aveva smesso di ascoltarlo solo perché, ancora piegato sui tesori di famiglia, un cazzotto più forte dietro la nuca gli aveva quasi fatto perdere i sensi.

- Andiamo? – era il vecchio Panda.

Dopo una ventina di minuti, i cinque si trovarono davanti alla porta dell’imponente villa. Lì altri due finder si unirono a loro e dissero quello che il rosso aveva già spifferato a tutti.

Come previsto, all’abbattimento della porta non seguì nessuna trappola. Fecero tutti attenzione a mettere i piedi dove indicato dall’esorcista dai capelli rossi e, dopo aver attraversato un giardino a dir poco spettrale, salirono i tre gradini del podio che portava all’ingresso vero e proprio.

- Ok, da qui fate attenzione. Ricordate, ci sarà subito una pianta carnivora sulla sinistra e tre… -

- E tre scimmie dipinte prenderanno vita a destra, lo hai già detto, ora muoviti. – lo incalzò Kanda. Gentile come sempre.

Il rosso sospirò. Quell’incubo stava per ricominciare…

Decise di seguire la piega degli eventi, proprio come un bravo bookman dovrebbe fare, ed entrò nella villa. Dopo, fu l’Apocalisse: nonostante tutte le previsioni che aveva fornito, i finder morirono tutti proprio come aveva preannunciato, in barba al piano che aveva predisposto per evitarlo. Inoltre la sua attenzione non era volta al recupero dell’Innocence, bensì alla protezione di quei due esorcisti così… piccoli.

Non riusciva a concentrarsi. Sentiva le urla, vedeva cose già viste senza riuscire a intervenire per tempo per cambiarle. Voleva agire come la memoria gli suggeriva di fare, ma la sua coscienza glielo impediva: diamine, come poteva correre al piano di sopra lasciando indietro Lenalee e Yu?!

- Come facevo a essere così noncurante?! – si disse da solo, prima di voltarsi, lasciando perdere l’Innocence per tornare dai suoi amici.
 

La trappola degli Akuma aveva funzionato anche stavolta, seppur in modo diverso. Bookman ricordava che una volta entrati in quella stanza dal pavimento a scacchi grossi, bianchi e neri, gli affreschi sulle pareti avrebbero preso vita, così aveva subito dato ordine a Lenalee e Kanda di bombardarle. Era certo che avrebbe funzionato, e invece quegli scagnozzi del Conte avevano iniziato a bucare il pavimento e a uscire dalle piastrelle nere, che in un attimo erano diventate buchi profondi come pozzi.

A furia di schivare colpi, proiettili e attaccare senza sosta, Lenalee fu la prima a finire le energie. Con un enorme sforzo più morale che fisico, il rosso corse a prelevare la chiave che avrebbe fatto scattare il candelabro contenente l’Innocence. Era un bastoncino con la sezione a stella, nascosto dentro il lampadario che pendeva dal soffitto. Lo raggiunse con il suo bastone allungabile, spezzò il perno del lampadario, che cadde a terra eliminando una ventina di Akuma. Tornato al suolo, il rosso lanciò l’oggetto al vecchio, già pronto a recuperare l’Innocence al posto del nipote. Era evidente che non riusciva a lasciare il campo di battaglia, e tanto ormai il piano era andato a farsi benedire, tanto valeva improvvisare.

Il rosso corse a dare supporto alla ragazzina, la quale lo salvò a sua volta da un proiettile Akuma. Ma lui non poté ringraziarla, perché qualcosa catturò la sua attenzione, e il mondo smise di girare: il giapponese era stato atterrato dalla zampa di un Akuma visibilmente più evoluto degli altri.

E questo Bookman non lo aveva previsto.

Mugen era stata sbalzata via, finendo in uno dei pozzi da cui gli Akuma avevano finalmente smesso di uscire.

- NO, YU! –

Senza pensarci, Bookman sfruttò il suo bastone per raggiungere il sedicenne e colpirne l’aggressore. Iniziò una battaglia tra loro due, mentre Yu corse fino al buco dov’era caduta Mugen… sicuramente per saltarci dentro.

- Maledetta zucca vuota…! – mormorò il rosso rendendosi conto della sciocchezza che stava per fare il moro. Non seppe nemmeno lui come fece, ma riuscì ad allontanarsi dall’Akuma appena in tempo per colpire a sua volta Kanda con il martello allungato. Lo scaraventò vicino a Lenalee, che subito gli corse vicino per controllare se stesse bene.

Con il ritorno del vecchio Bookman, la situazione migliorò. Sfruttando il potere del suo occhio e dell’Innocence di tipo cristallo, il bookman rosso eliminò tutti gli Akuma restanti. Ci aveva provato a non cambiare la storia, ma l’idea di rischiare la vita di Lenalee, Yu e del vecchio Panda non gli piaceva per niente.

- Potevi farlo prima, stupido idiota di un nipote! – lo sgridò il vecchio con un Panda punch.

Lenalee era sbalordita ed estasiata al tempo stesso, mentre Kanda aveva in mente solo di recuperare Mugen.

- Aspetta, ci penso io. – si offrì il rosso. Si calò giù per quel buco grazie a “martello martellino”, riemergendone con la katana intatta tra le mani.

- Me la sarei ripresa anche da solo! – sbottò Kanda adirato.

- Non ne dubito, ma potevano esserci altri Akuma là dentro e… -

- Li avrei eliminati tutti! – si scaldò l’altro, - Non ho bisogno del tuo aiuto! –

Il rosso guardò un attimo gli altri presenti dall’alto del suo metro e ottanta abbondante, poi inclinò leggermente la testa verso il giapponese.

– Scusa, Yu, lo so che sei forte, davvero, ma devi capire che è difficile stare a guardare mentre quegli Akuma vi fanno del male. Ho temuto il peggio. –

- Preoccupati per gli altri, non per me! – e Mugen venne attivata e diretta alla gola del rosso: - Mi hai colpito per allontanarmi dal campo di battaglia, non posso perdonartelo. –

- Vieni Lenalee, cerchiamo di contattare tuo fratello. – mormorò il nonnino, usando quella scusa per allontanare la giovinetta.

L’occhio verde del bookman osservò i due farsi sempre più piccoli giù per il pendio, poi, con un dito, spostò delicatamente la lama dal proprio pomo d’Adamo. – Senti, lo so che ti autorigeneri, ma non posso evitare di preoccuparmi per te. –

A quelle parole, Yu sgranò gli occhi. Rimase così spiazzato che lascio che Mugen venisse abbassata da quel singolo dito. – Tu… come lo sai? –

- Vengo dal futuro, no? Il tuo segreto non è più un segreto. – sorrise l’altro, - Certo, non è una bella cosa ma… almeno con me non devi nasconderlo. –

Fu solo un momento di spaesamento, poi Kanda tornò a essere stizzito come al solito. – Comunuqe sia, non ti azzardare mai più a fare una cosa del genere. Non ti devi preoccupare per me, - rinfoderò l’arma, poi abbassò lo sguardo, - io non posso morire finchè non… -

L’altro finì la frase al posto suo mentre si incamminava per tornare alla Home: - Sì, lo so, “finché non troverai quella persona”… e anche dopo, oserei dire. Su, adesso andiamo. –

Kanda rimase di stucco.

Cosa aveva appena detto? Quello significava che…

Quella persona, l’aveva trovata?!

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Capitolo 4
*** Solo una domanda ***


Lavi aveva sempre pensato che passeggiare nel cortile dell’Ordine fosse la cosa più romantica che si potesse fare alla Home. Per questo sentirsi dire da Komui che il sé stesso di quel tempo ci andava spesso con Kanda lo aveva destabilizzato.

Già, Kanda… nonostante non fosse mai stato un problema per lui chiamarlo Yu (anzi, era una delle cose più divertenti da fare, visto come si arrabbiava quando veniva chiamato col suo nome di battesimo), lì nel futuro proprio non ci riusciva. Quel Yu Kanda era troppo diverso da quello a cui era abituato. Era più grande e, in qualche modo, più tetro. Chissà quali vicende lo avevano fatto diventare così cupo, in quei cinque anni di distanza. Senza contare che era palese che non volesse avere niente a che fare con lui: persino quando gli era piombato in camera con il libro dei bookman, gli aveva fatto capire quanto lo disgustasse la sua presenza lì.

Però qualcosa ancora non tornava: perché mai un Bookman dovrebbe lasciare qualcosa di così prezioso in camera di un esorcista qualsiasi? Kanda sarà anche stato uno dei migliori esorcisti di tutto l’ordine, ma era davvero così degno di fiducia?
E comuqnue, dov’erano finite tutte le cose di Lavi? Quella stanza sembrava fresca fresca di trasloco! Persino il letto era completamente avulso da coperte, addirittura con il cuscino riposto con cura nell’armadio, come se non fosse previsto un suo uso.

- Certo che sono proprio strane le cose nel futuro. – si disse Lavi, smettendo di osservare l’interno di quell’armadio deserto.

Aprì la finestra della sua stanza: magari scopriva che i suoi vestiti aveva iniziato a lavarli a mano e a stenderli sotto il davanzale della propria finestra. Si sporse, ma oltre a scoprire che fuori imperversava un forte vento, non scoprì altro.
A causa di quel forte vento autunnale fece fatica a chiudere i vetri, ma alla fine ci riuscì. Decise poi di spendere il tempo che gli restava in biblioteca. Magari scopriva qualcosa di interessante.

Una volta uscito in corridoio, tuttavia, l’occhio gli cadde sulla vicina porta di Kanda: era socchiusa. A giudicare da come quel legno vibrava, era palese che lo spadaccino avesse lasciato una finestra aperta all’interno e se ne fosse andato senza chiudere a chiave la porta.
Vi si avvicinò con l’intenzione di chiuderla. Davvero, voleva solo chiuderla. Poi però…

Kanda aveva i suoi libri di Bookman, in stanza. Aveva detto che doveva conservarli lui.

Ma perché?

Lavi decise che non aveva niente di meglio da fare, per cui entrare nella camera dello spaventoso Kanda adulto senza permesso poteva essere una missione suicida come altre. Se anche lo avesse cattato, gli avrebbe risposto che stava solo cercando i suoi libri, di certo non…

I suoi pensieri si fermarono nel preciso istante in cui varcò quella soglia.

Che diavolo ci faceva tutta la sua roba in un angolo della stanza di Kanda?!
 
 

 
Cinque anni prima, nel futuro
 


 
Quando Kanda tornò nella propria camera vi trovò un intruso: Lavi.

Il giovane si voltò con aria colpevole verso il proprietario della stanza, già tremante all’idea di venire fatto a fette da quello strano Kanda.
Già se lo immaginava mentre diceva “è ora di appurare se la storia non cambia nemmeno se ti ammazzo qui e ora. Al massimo poi torno indietro io e ti impedisco di fare questa sciocchezza”, allorché Lavi avrebbe risposto con un “non possiamo tornare indietro ora ed evitarmi una morte lenta e dolorosa…?”, ma il dialogo andò diversamente. Contro ogni aspettativa, Kanda sospirò in modo mesto, poi chiese: - Cosa ci fai in camera mia? –

La mascella di Lavi si spalancò: Kanda non aveva intenzione di ucciderlo per quell’affronto alla sua privacy?!

- Ehm… avevi la porta spalancata per colpa del vento e sono venuto a chiuderla, però poi ho visto questo… - indicò la pila di vestiti, fasce per capelli, bende di scorta e oggetti palesemente suoi. – Ho per caso delle infiltrazione nel soffitto di camera mia? Perché mai dovrei tenere la mia roba nella tua… - si bloccò. Il suo cervello aveva appena fatto una congettura che fino ad allora gli era sfuggita. Stava per dirla a voce alta quando Kanda si mise di profilo e indicò la porta: - Esatto, ho ospitato le tue cianfrusaglie perché ti pioveva in camera. Ora vai, questa è la porta. –

Lavi voleva dirlo, però. Voleva fare quella domanda. Solo che era troppo imbarazzante…

Kanda non notò le sue guance arrossarsi lievemente, e lo esortò a seguire l’ordine di andarsene. – Forza, adesso fuori. –

Il rosso si alzò in piedi e imboccò l’uscio. – Però… - la porta gli si chiuse alle spalle.

All’interno della stanza, Kanda si riprese da solo: - Devo imparare a chiudere le porte! –

All’esterno della stanza, Lavi finì la frase sussurrandola a se stesso: - Hai due futon in camera, il mio letto è inutilizzato, fai fatica a guardarmi in faccia ma passeggi insieme al me adulto nel cortile… e ti lasci mordere da lui sotto la maglietta… non sarà che… ? –

Lavi si fece coraggio e bussò alla porta. La voce del moro lo incalzò da dietro il serramento: - Ma te ne vuoi andare?! –

Niente, quella porta non si sarebbe più aperta.

Dal canto suo, Kanda continuava a pensare alla conversazione avuta poco prima con Lenalee: - Si può sapere perché non glielo hai detto? – gli aveva chiesto la ragazza. – Semplice, perché se lo sapesse non succederebbe quello che è successo. –

- Smettila di trovare scuse! Intendo il motivo vero! –

Lui aveva abbassato la spada da kendo e l’aveva fissata con sguardo truce.

- È inutile che mi guardi così, non attacca con me. Dimmi perché ti ostini a trattarlo così? Non sappiamo quanto starà qui, potrebbe volerci un po’ e non hai il diritto di trattarlo male. –

- Perché mi da il nervoso, ti piace di più questa versione? –

- Ti innervosisce che non sappia di voi? E allora diglielo! Non mi sembra che la vostra storia sia partita bene, potresti migliorare quella del suo tempo, se gli dai una spintarella. –

- No, è troppo presto. Al tempo non lo consideravo minimamente. – riprese ad allenarsi sugli affondi, - Se tornasse nel suo tempo e iniziasse a fare moine e stronzate simili, di certo non mi innamorerei mai di lui. –

- Oh, cos’ho appena sentito! –

Panico. Aveva davvero lasciato che Lenalee gli tirasse fuori quella confessione? Ok che voleva spiegarglielo, ma essere così esplicito non era nei suoi piani. Arrossì violentemente mentre la ragazza gli si avvicinava sghignazzante, – Sta’ tranquillo, non lo ripeterò a nessuno! Però è bello che tu ti sia aperto con me <3 –

- Sei… una strega! –

- Ne dubito, hai fatto tutto da solo, io ti ho solo fatto una domanda! – sorrise ancora lei.

Ed eccolo lì: seduto sul letto intento ad ignorare la voce di Lavi fuori dalla sua porta. Era così difficile averlo lì così. A Lenalee non aveva detto tutto, infatti: la presenza di Lavi gli ricordava quanto quel ragazzino fosse stato l’unico, oltre a Lenalee, ad avvicinarsi a lui senza remore. Quanto quel Bookman Junior fosse stato quanto di più simile a un amico avesse avuto per molto tempo. Lenalee era una sorta di sorellina minore, mentre Lavi… lui era un pari con cui confrontarsi, a cui giurare di non assomigliare mai, da detestare, se possibile. Ma non era mai riuscito a detestarlo davvero: infatti alle minacce che gli rivolgeva quando lo chiamava per nome, non era mai seguita nessuna violenza di fatto. In fondo era come si suol dire “tirare le trecce alla bambina che ti piace”. Lavi gli tirava metaforicamente le trecce quando lo chiamava per nome, e lui restituiva il favore così… peccato che lo aveva compreso appieno solo ora.

Cielo, quanto gli ci era voluto per capirlo!
- Maledetto stupido coniglio. – mormorò tra sé e sé. Maledicendo al contempo anche Komui che ci metteva così tanto a riportargli indietro il suo Bookman.
 
 
- Potevi risparmiarci molta fatica e tempo, non credi? – lo sgridò Lenalee, una volta saliti sul carro che gli avrebbe dato un passaggio fino alla Home.

Vedere arrabbiata quella ragazzina dagli occhi grandi e i codini lunghi era un tuffo al cuore. – Mi spiace, è che non lo so ancora usare come si deve e temevo di fare più danni che altro… -

- Tsk. – mormorò il piccolo Kanda, voltando la testa verso la villa ormai distrutta. – Sarai anche un adulto, ma resti stupido come sempre. –

Il rosso fece un sorriso di facciata, giusto per mascherare la coltellata che quella frase gli aveva inflitto. Era tutt’altro che commovente avere di nuovo a che fare col vecchio Yu, quello che aveva fatto della sfrontatezza e della superbia le sue corazze per superare l’adolescenza.

Anche se l’adolescenza non l’aveva mai dovuta affrontare, considerato che era un esorcista di seconda generazione… ma il Bookman si era ripetuto questa cosa molte volte quando era ancora Lavi, così, giusto per farsi piacere quello spadaccino scontroso. O almeno così si diceva al tempo, in realtà quello spadaccino gli piaceva già da sedicenne e per ben altri motivi. In primis per i lineamenti fieri e aggraziati al tempo stesso.

- Va bene, va bene, continuate pure a insultarmi senza credermi! Vedrete che un giorno mi capirete! –

- Non fingere saggezza solo perché vieni dal futuro, stupido nipote. Ti conosciamo abbastanza da sapere quanto sei incorreggibilmente stupido. –

- A parte “stupido” non sapete dirmi altro? –

Il tragitto durò un’ora abbondante. Ora durante la quale si addormentarono tutti e quattro, uno dopo l’altro. Esausti dalla battaglia. Man mano che l’adrenalina scendeva, iniziarono a farsi sentire i dolori per tutti, tranne per Kanda. Ovviamente. Bookman rosso però si guardò bene dal farlo notare, consapevole di aver già parlato troppo mentre erano alla villa.

Il rosso aveva offerto a Lenalee di appoggiare la testa sulle sue gambe, e la giovane, anche se all’inizio aveva rifiutato con garbo, alla fine aveva ceduto. Accoccolatasi sempre di più su quell’affascinante Lavi adulto, alla fine si era addormentata scivolando sempre più sul suo grembo.

Vederla addormentata così, con quel visino angelico rovinato da piccoli graffi e sangue rappreso qua e là, rinnovò nel rosso un senso di rabbia. L’Ordine aveva portato via gli anni più innocenti e spensierati a troppi bambini come Lenalee. Separati dalle famiglie per combattere contro incubi viventi.

Imperdonabile. Soprattutto se pensava a quanti rimanevano menomati a vita o addirittura soccombevano.

Mentre il suo sguardo era rivolto a quella bambina, il rosso sentì distintamente il vecchio Panda russare e Kanda rivolgere i suoi occhi penetranti su di sé.

Alzò lo sguardo e li incontrò. Occhi di ghiaccio fiammeggianti come l’incendio più ardente.

Deglutì. – Cosa c’è, Yu-chan? –

- Non chiamarmi così. –

- Ti sembrerà strano, ma nel futuro me lo lascerai fare senza problemi <3 –

- Non ti credo, e comunque qui non siamo nel futuro. –

- Malfidente come sempre… Come vanno le ferite? –

Kanda alzò un sopracciglio. – Perché me lo chiedi? –

Il rosso rimase immobile, con il sorriso cordiale stampato sotto quella palpebra che venne sbattuta due volte. Ahia. Aveva un brutto presentimento…
- Così, per fare due chiacchiere. Siamo gli unici due svegli. –

Lo sguardo di Kanda scese su Lenalee, ancora addormentata e raggomitolata come un gattino sul grembo del rosso. – A quanto pare si fidano tutti, di te. –

Anche il rosso abbassò l’occhio su Lenalee, poi tornò a Yu. – Oh, ho capito, se vuoi c’è spazio anche per te, aspetta solo che mi sposto un po’… - disse, intendendo chiaramente liberare una gamba per permettere all'altro di mettersi come Lenalee.

- Che hai capito?! – sbottò Yu arrossandosi di colpo, - Non ci penso minimamente, stai fermo dove sei! –

- Non c’è bisogno di essere gelosi, Yu-chan! – rise l’altro: si era scordato quanto fosse divertente prendere in giro il moro su quel fronte. A quell’età era davvero suscettibile e vergognoso!

Il vecchio Panda tirò un ceffone al nipote, colpevole di averlo svegliato. Poi aggiunse: - Vedi di tenerti le tue perversioni per il futuro, nipote degenere. Qui sono troppo piccoli per te. –

Ora fu il momento del rosso di farsi dello stesso colore della sua chioma. IL VECCHIACCIO SAPEVA??

- Cos… che hai appena detto, vecchio? –

- Quello che ho detto. Non sono fesso come te. Non lo sono mai stato, fesso quanto te. Nemmeno da giovane. Tu sei di gran lunga più fesso. –

- Sì, va bene, il concetto è chiaro… solo che non me ne ero mai accorto. –

- Certo, perché sei fesso. E ora lascia riposare questo povero vecchio. Giovani screanzati, non c’è più rispetto… -

Il bookman rosso rimase spiazzato da quell’improvvisa rivelazione e, senza accorgersene, incrociò lo sguardo di Yu, ancora seduto di fronte a sé. – Che hai da guardare? – lo riscosse questo.

Il rosso trovò in fretta qualcosa da dire. – Ehm, niente! È solo che ti preferisco coi capelli sciolti <3 –
 

 
Uscì dalla sua stanza solo quando fu ora di cena. E comunque non prima di aver controllato che fuori non ci fosse più la testa rossa. Per sua fortuna, Lavi non era nei paraggi.

Il giapponese si avviò a ordinare la solita soba ma, nel corridoio, qualcuno comparve alle sue spalle.

- Dimenticavo che a 16 anni eri ancor meno sveglio di adesso. Te lo dico chiaro e tondo, - si voltò a fissare Lavi negli occhi, - non voglio avere niente a che fare con te. –

Il rosso, però, aveva una luce determinata nell’occhio non coperto dalla benda. Mosse qualche passo verso il moro e, a voce bassa, gli disse:

- Solo una domanda, poi scompaio e non mi dovrai più sopportare. –
Quella frase ebbe due effetti completamente opposti sull’animo di Kanda: sollievo e rammarico che lo facesse davvero. Di sparire e non rivolgergli più la parola. Scosse impercettibilmente la testa: anche se lo avesse fatto non doveva importargli, perchè quello non era il suo Lavi.

- Sentiamo. –

Il più giovane deglutì. – Io e te, in questo tempo, che tipo di relazione abbiamo? –

Kanda pensò che in fondo, quell'idiota non era affatto scemo.

 

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Capitolo 5
*** Rivelazioni ***


Non importava se fosse bel tempo oppure no. Non importava nemmeno se fossero nel bel mezzo di una missione. Nessuna variabile era rilevante: se quello stupido coniglio si azzardava a chiamarlo “Yu” invece di “Kanda”, lo spadaccino, semplicemente, lo rincorreva finché non fosse riuscito a pestarlo. Proprio come in quel momento:
- Te l’ho detto, perché è un bel nome! –, pigolava Lavi, con le mani a proteggersi i bernoccoli appena spuntati.

- Non mentire! – urlò Kanda su tutte le furie.

L’occhio di Lavi si fece grande e supplichevole: - Perché mai dovrei mentirti, Yu? –

Dopo un iniziale spaesamento causato da quell’espressione sinceramente ferita, Kanda si irritò nuovamente: - L’hai fatto di nuovo! –

Mentre una nuova raffica di pugni si scagliava sul rosso, Bookman senior entrava in quella chiesa sconsacrata dal portone principale. – La volete finire? Mentre bisticciavate abbiamo recuperato l’Innocence e ora ce ne torniamo al quartier generale, se non volete restare qui vi suggerisco di darvi una mossa. –

- Tsk. – emise Kanda, mentre si aggiustava la coda di cavallo.

Lavi si rimise in piedi ma restò imbambolato a guardare quella chioma d’inchiostro farsi sempre più lunga. Più volte si era chiesto come mai
Kanda non li tagliasse, ma non osava chiederlo: se, come immaginava, era solo perché aveva di meglio da fare che pensare ai capelli, fargli quella domanda avrebbe potuto ricordare al giapponese quanto in battaglia fosse più comodo averli corti. E l’idea che potesse tagliarli non piaceva nemmeno un po’ a Bookman Junior.
 


 
Cinque anni prima, nel futuro

 


Kanda rimase di sasso. Lavi gli aveva appena chiesto quello che aveva sentito? Diamine, in fondo lo sapeva che quell’idiota non era scemo.
Finse una calma che in realtà non aveva e si sforzò di dire: - Che relazioni credi che abbiamo? Siamo entrambi esorcisti dell’Ordine Oscuro da molto tempo. –

- Ho capito che non lo deve sapere nessuno, sai? Komui infatti non sospetta nulla. – disse il sedicenne, e questo fece capire a Kanda che quel rossino non aveva un sospetto: aveva capito benissimo tutto quanto.

- Non so di cosa tu stia parlando. - continuò il giapponese, e gli diede le spalle.

Lavi allora si imbronciò, assumendo un’espressione decisamente infantile. – Bene! Allora non ti dispiace se stanotte dormo nella tua stanza! –

Alcuni capelli di Kanda si drizzarono. Il moro si voltò di scatto, con occhi sgranati e le gote visibilmente purpuree. – Che?! –

Lavi, adesso con le braccia conserte e uno sguardo soddisfatto, si spiegò meglio: - Stavo giusto per andare a chiedere in giro se qualcuno sapesse come mai tu hai due letti mentre il mio è palesemente in disuso da tempo. Magari chi è qui da più tempo di me sa qualcosa che io non so. Che te ne pare? Oppure potresti essere più chiaro su cosa intendi quando dici che “il mio soffitto ha delle perdite”, perché ho guardato ma non c’è nessuna infiltrazione… forse devo chiedere a chi se ne intende di più di venire in camera mia a dare un’occhiata… tanto che ci siamo potrei anche chiedergli come mai solo tu ti sei offerto di tenermi i vestiti e via dicendo… -

Kanda fece un balzo verso di lui e gli tappò la bocca con una mano. – Shh! –

I due si fissarono negli occhi qualche istante.

A quella distanza, e con quella mano sulla bocca, Lavi poté vedere Kanda in un modo completamente diverso dal solito: era la prima volta che lo vedeva arrossire in quel modo, senza la maschera di disinteresse e astio verso il mondo che lo aveva caratterizzato da quando era lì nel futuro. All’improvvisò capì cosa doveva aver attratto il se stesso di quel tempo, perché in quel momento anche lui si sentì attratto da Kanda. Sotto quella corazza fatta di capelli e abiti neri e di occhi di ghiaccio, c’era lo stesso ragazzino che nel passato perdeva la pazienza se veniva chiamato per nome invece che per cognome.

- NON in corridoio. – e liberò le labbra dell’altro dal suo palmo. Rimase sorpreso nel vedere l’espressione sorpresa di Lavi… sicuramente stava pensando a qualcosa, ma non capiva cosa.

La stanza più vicina era lo sgabuzzino. Siccome Lavi fu piuttosto convincente (ovvero non la finiva di tornare sull’argomento, continuando a ripetere “quando? Quando mi spieghi? Ho delle domande, devo fartele prima che Komui e Miranda mi rimandino indietro!”), alla fine Kanda cedette e si chiuse con lui in mezzo a scope, stracci e detergenti per le pulizie. Era uno stanzino stretto e pieno di tutte quelle cianfrusaglie, ma era l’unica stanza disponibile per minacciare quel rossino senza essere accusato di maltrattamenti su minore da qualche ascoltatore non previsto.

Nell’istante preciso in cui chiuse la porta a soffietto, Kanda realizzò una cosa: la sua storia con Lavi-Bookman era iniziata proprio quando questi aveva provato a baciarlo in un corridoio. Era il giorno in cui morì Cross… il fatto che fosse il rosso ad aver fatto quel primo passo, probabilmente si stava solo ripetendo. Inesorabile come solo il corso del destino sa essere.

- Quindi è per questo che scappavi via quando mi vedevi? –

Il moro tornò a guardare quel ragazzino. Diamine, sedici anni e già lo aveva scoperto. Era meno idiota di quanto pensasse.

- Cioè, nel senso… non so perché ti sei comportato così, ma immagino che nella tua mente contorta abbia senso, no? –

- Mente contorta? –

Lavi trasalì. – Ehm… nel senso… -

Kanda si abbassò all’altezza degli occhi del rosso e, a pochi centimetri di distanza, gli sussurrò: - Senti, Lavi, qui solo Lenalee e Allen sanno di me e di Bookman. E tu non sei Bookman, quindi non eri tenuto a saperlo esattamente come non lo sono gli altri. –

La lampadina accesa sopra le loro teste emanava una luce giallognola che proiettava ombre deformate sui loro volti. Eppure, nonostante questo, Lavi non riusciva a non pensare a quanto fosse diventato bello Yu da grande. Era carino anche nel suo tempo, certo, ma da adulto, con quel viso maturo, la frangia che era diventata un ciuffo perfettamente disordinato, gli occhi taglienti e le spalle larghe… avercelo così vicino, poi, che gli parlava con franchezza come se fossero pari… non resistette e lo baciò, fregandosene che stesse ancora parlando.

Kanda subito si allontanò. – Che fai?! Pervert… - si fermò, quello non era Bookman, a cui affibbiava sempre quell’appellativo.

- Pervertito? – chiese l’altro perplesso, - È perché ti mordo sotto la maglietta? –

Eccola, la perversione dell’innocenza. Altro che imbarazzo, il Lavi adolescente era un autentico pervertito, ecco perché a Kanda è sempre venuto naturale chiamarlo così: il suo subconscio doveva averlo capito già da tempo.

- Lascia stare, piuttosto che ti è saltato in testa?! –

- Non lo so! - ammise l’altro arrossendo a sua volta, - Questa cosa che io e te stiamo insieme… è pazzesca! Non ci avevo mai pensato
però… però non è impensabile! –

Kanda si riscosse, - In che senso non è impensabile? –

- Nel senso che io… che tu sei sempre stato carino e… e io sono… non so dirlo! –

- Tsk. E allora non dire niente, ora vado da Komui a dirgli che sei stato qui fin troppo. – Kanda fece per riaprire la porta ma qualcosa lo trattenne per la manica. – Che c’è adesso? –

Lavi attese un attimo prima di rispondere, giusto il tempo di raccogliere tutto il proprio coraggio, - Posso baciarti? –

Kanda, invece, fu lapidario: - No. –
 


 
Il rapporto della missione fu più lungo del previsto. Komui volle sapere tutto circa il nuovo potere di Lavi-Bookman, e questo rubò molto tempo al racconto di quanto successo alla villa nera.

Dal canto suo, il rosso era ancora piuttosto adirato per la questione di vedere quanto l’Ordine mandasse al macero dei ragazzini poco più che bambini. Sapeva che Komui non c’entrava, anzi, lui era entrato nell’Ordine proprio per vegliare sulla sua sorellina, portata via a causa della sua compatibilità con l’Innocence dei Dark Boots. Però il suo occhio gli faceva vedere le cose in modo diverso. Sebbene il vecchio Panda avesse solo qualche ruga in meno, Lenalee e Yu erano così giovani… e cinque anni, a quell’età, valgono quanto quindici di un adulto.

Per cui Kanda aveva perso la pazienza, a un certo punto: tra Komui che voleva trovare un modo per sfruttare quel Lavi del futuro, e il suddetto Lavi del futuro che non aveva molta voglia di parlare, della missione non sembrava fregarne molto a nessuno. Si alzò per andarsene ma, prima di lasciare la stanza, si voltò verso il rosso e gli disse: - Io e te dobbiamo parlare. –

E così era stato: il Bookman rosso si stava sfilando gli stivali per cambiarsi, quando bussarono alla sua porta.

Yu entrò senza nemmeno chiedere il permesso, e il rosso si mise a ridere.

- Che hai da ridere? –

- Niente… è che non ti facevo così risoluto già al tempo. Posso cambiarmi prima? –

- Ti cambi dopo, ora devi dirmi cosa intendevi quando hai detto quelle cose prima. –

Il rosso rimase un attimo immobile. Poi si sedette sul letto e riprese a sfilarsi le calzature. – Immaginavo, la mia solita linguaccia. Senti, non posso dirti nulla, ok? E non perché se no altero la storia o stronzate simili, ma perché non voglio io. –

- E perché no? –

Il rosso smise di valutare quanto avrebbe dovuto strofinare le suole per farle tornare pulite, puntò il suo occhio in quello del moro e si fece serio. – Posso solo dirti che tra poco la incontrerai, quella persona. Hai pazientato tanto, non ti ucciderà aspettare altri due o tre anni. –

- Dov’è adesso? – Yu si avvicinò serio.

- Non lo so, i Noah useranno quella vecchia storia per portare avanti i piani del Conte, è tutto quello che posso dirti al riguardo. –

- Cosa… ? non è possibile… Stai mentendo. –

Il rosso inclinò la testa da un lato. – Perché mai dovrei mentirti, Yu? – e quelle parole spiazzarono Yu. Quell’ospite dal futuro era proprio il coniglio idiota che conosceva. Solo che… che era adulto.

Il moro scosse la testa, regalando al rosso la visione di quella cascata nera muoversi sinuosa alle sue spalle. Non era lunga come quella in cui amava affondare le dita, ma era affascinante lo stesso. Perché era di Yu.

- E quindi? Dove la trovo? Devo saperlo! –

- Mi spiace, ma ti conosco abbastanza da sapere che, se te lo dicessi, andresti subito nella tana del lupo senza pensarci due volte. E non posso permettere che ti faccia ammazzare per qualcosa che tanto accadrà lo stesso. –

- Tsk. Questo non puoi saperlo. –

- Invece sì, e ti dirò di più: troverai quella persona, ma dopo avrai altri motivi per continuare a vivere. –

Yu rimase nuovamente spiazzato. Nella sua mente si stava prospettando gli immaginari peggiori, per poter dare senso a quella strana profezia.

- Tranquillo, sappi solo che una sono io. – sorrise ammiccante l’altro, indicandosi con un dito.

Yu inclinò la testa a sua volta: - Vorrò continuare a vivere perchè vorrò ammazzarti? –

- Ma che hai capito?! Non cercherai vendetta per tutta la vita! Semmai il contrario! –

Kanda continuava a non capire. Allorché Bookman sospirò e gli fece cenno di raggiungerlo. – So che non ci crederai, - disse appena Yu fu in piedi davanti a lui che, da seduto, gli arrivava al petto, - ma sei stato tu a dirmi tutto. – gli prese una mano, - Anche se non sono la tua bionda della scorsa vita, posso assicurarti che anche con me proverai cose altrettanto piacevoli. Parole tue <3 –

Il ceffone di Kanda arrivò a velocità supersonica. – Idiota di un coniglio! –

Ma invece di lamentarsi, Bookman lo abbracciò alla vita, affondando il volto nel suo petto. – Sapevo che avresti reagito così! – rise, - Ma sono serio, sei la persona più importante che ho, non posso permettere che ti succeda qualcosa di terribile per qualcosa che ho detto. –

Kanda voleva arrabbiarsi, voleva picchiarlo come al solito, ma c’era qualcosa che lo tratteneva. Davvero quel Lavi adulto era il suo futuro? Per quanto avrebbe voluto ignorarlo e tornare a chiedergli di quella persona, il modo in cui lo stava abbracciando gli faceva credere che in realtà fosse tutto vero.

Era terribile.

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Capitolo 6
*** Scoperti ***


Il fatto di spostarsi nella stanza di Kanda, non era stato deciso da Bookman.

La sera prima dell’ultima missione, infatti, Kanda si era presentato davanti alla sua porta, l’aveva aperta senza bussare, ed era entrato richiudendosela alle spalle senza dire una parola.

Il rosso era in piedi accanto al letto, intento a chiudere le persiane quando sentì l'uscio aprirsi. Si voltò per dire a Kanda (era lui di certo) che avrebbe molto apprezzato che imparasse a bussare, ma vederlo con i capelli sciolti e lo yukata che usava d’estate per dormire gli fece optare per uno “wow” sommesso.

Il giapponese percorse la stanza con passo svelto e si sedette sul letto di Bookman. Poi incrociò le braccia. – Se non ti decidi lo faccio io. – disse serio.

- Eddai Yu, non puoi essere sempre così di cattivo umore quando Komui ci manda in missione insieme ad altri. –

- Non mi riferivo a quello. Quando torniamo ti trasferisci nella mia stanza. –

- Ah, intendi quello… - il rosso aveva finito di trafficare con la finestra e si era portato davanti a lui. – Va bene, in fondo lo sapevo che preferivi tenere camera tua. Cosa diciamo agli altri? –

- Niente. Dubito che se ne accorgano subito, se mai accadrà, pazienza. –

Il rosso replicò nonostante Kanda avesse iniziato ad abbassargli gli indumenti inferiori. La fine della frase la proferì con una parte di sé già tra le fauci dell’altro. – Quindi non ti importa se lo vengono a sapere? O semplicemente vuoi vedere chi lo scopre per primo? –

Siccome il moro non poteva rispondere, Bookman gli infilò una mano tra i capelli, li strinse leggermente, e proseguì con i suoi ragionamenti: - Secondo me non si accorgono di nulla se continuiamo così, però non è che io abbia molta voglia di tenere segreto tutto questo. A dire il vero non mi ricordo nemmeno perché abbiamo deciso di nasconderci. –

Kanda si staccò, si pulì la bocca con una manica e alzò gli occhi in quello senza benda del rosso. – Ne riparliamo quando torniamo dalla missione. –

Bookman sorrise, - Ho capito… - poi si abbassò per baciare l’altro sulla bocca.

Kanda amava il modo in cui lo baciava, lisciandogli i capelli con le dita di una mano mentre l’altra correva ad accarezzargli guancia, testa o collo per trattenerlo in quella posizione. Le intrusioni di quella lingua, poi, non erano mai troppo lunghe, ma sempre intervallate da velocissimi baci a stampo o labbra succhiate per qualche secondo. Se c’erano dei denti, era Kanda a metterceli: segno che la voglia di passare dai baci allo step successivo era diventata incontenibile.

Quando anche Kanda afferrò il rosso per i capelli, gettando via la fascia nera, i due si lasciarono cadere sulle lenzuola.
 


 
Cinque anni prima, nel futuro


 
 
- Quindi stanotte dormiamo insieme? –

Lavi ci aveva preso gusto a tartassare Kanda con domande di quel tipo. Per tutta la cena, il giapponese dovette impegnarsi non poco sia per tollerare quel ragazzino impudente, sia per recitare una calma che in realtà non aveva. Pena lo svelare a tutti il piccolo segreto suo e del bookman rosso. Lavi infatti non la smetteva di ricordare a Kanda che, alla minima risposta sbagliata o sgarbata che avrebbe ricevuto, avrebbe invitato qualcuno a caso a cercare l’infiltrazione inesistente in camera sua.

- Allora? –

- Non ce ne sarà bisogno, sono certo che a Komui manchi pochissimo per rispedirti nel tuo tempo. – mentì. La sua era infatti una mera preghiera, non una previsione.

Il rosso avvicinò il proprio vassoio a quello del moro, facendoli collimare sui bordi. Poi scivolò a sua volta sulla panchina in modo da toccare il braccio dello spadaccino col proprio gomito, per sussurrargli: - Devo confessare che c’è una parte di me che spera di no: voglio chiederti così tante cose! Come è iniziata la nostra storia, ad esempio, che tipo sono nel futuro, dove ci siamo baciati la prima volta e… sai, anche quello... - finì arrossendo sugli zigomi.

A ogni parola uscita dalla bocca del giovane, Kanda era arrossito sempre di più, mandando definitivamente a farsi benedire l’algidità che era riuscito a simulare fino a quel momento con la frase finale: capendo dove stava per andare a parare quel piccolo sfrontato, la soba gli andò di traverso e, in un solo istante, gli sguardi di tutta la mensa furono su di lui. Complice il fatto che la tosse non gli sarebbe mai passata, se Lavi avesse continuato a picchiargli tra le scapole, incapace di capire che gli stava solo facendo male.

- Kanda, che hai? – chiese Lenalee quando finalmente gli si avvicinò.

Lui la fissò negli occhi e, in un rantolo, le sussurrò in modo appena percettibile: - Toglimelo di torno, ti supplico. –
 

 
Il viso di Yu era decisamente più arrotondato di quanto ricordasse. Da buon adolescente, inoltre, aveva già un fisico asciutto che si avviava ad assumere le forme che il nuovo Bookman conosceva bene. Sotto quelle spalle appena squadrate, infatti, il rosso già vedeva l’ombra della schiena tesa e delle scapole larghe che il ragazzo avrebbe sfoggiato tra qualche anno. Così come, tra le pieghe dei vestiti, immaginava già i rilievi dei muscoli che gli sarebbero comparsi sul busto (e che lui avrebbe scoperto ogni volta che il moro avesse indossato uno yukata). Tra la frangetta dritta come se l’avessero scolpita nel marmo, Bookman pregustava già la sensazione che quegli occhi cristallini avrebbero iniziato a regalargli una volta maggiorenne. Occhi che, da freddi come il ghiaccio, avrebbero iniziato a guardarlo con un affetto caloroso.

Con l’immagine del giovinetto ancora proiettata nella sua mente, il rosso non riusciva a pensare a come rapportarsi con uno Yu che non era il suo Yu. Come diavolo aveva fatto a restare suo amico per tutti quegli anni? Non stavano insieme da molto, eppure non riusciva a comportarsi come in quel capitolo della sua vita.

Dal canto suo, nel buio della sua stanza, Yu continuava a ripensare allo scambio avuto poco prima con quell’ospite dal futuro: avrebbe trovato quella persona e il Conte l’avrebbe usata contro di lui… significava che era sua prigioniera?

Ci rimuginò sopra parecchio ma senza successo. Ciò che era certo è che l’avrebbe ritrovata, lo aveva detto il Lavi adulto prima di dire quella fesseria su di loro nel futuro.

Già, come se lui, Yu Kanda, avesse potuto innamorarsi. Di un maschio, per di più. E come se non bastasse, proprio dello stupido coniglio! Assurdo!
Semplicemente impossibile.

Eppure…

“Perché dovrei mentirti, Yu?”

In fondo lo sapeva, che Lavi non gli avrebbe mentito.

“E non perché se no altero la storia o stronzate simili, ma perché non voglio io.”

Si sistemò il pigiama, consistente in uno yukata un po’ più pesante del solito, e uscì dalla propria stanza.
 
 

Ormai al limite della sopportazione, Kanda iniziò a trascinare il ragazzino verso lo studio di Komui.

- Ma perché?! –

- Perché non mi interessano i mocciosi! –

- Ma me ne basta solo uno! –

Kanda si fermò di colpo, e Lavi gli andò a sbattere addosso. – Se ti accontento poi la finisci? –

Lavi sgranò il suo unico occhio visibile e annuì con decisione. Era elettrizzato all’idea di essere riuscito a convincere Yu a dargli un bacio. Insomma, dopo che lo aveva visto agitarsi fino ad arrossire, quel Kanda era tornato ad apparirgli come lo Yu del suo tempo: un adorabile biscotto dalla scorza dura ma ripieno di un cremoso cuore al cioccolato.

Stupito di se stesso, Kanda si guardò in giro finchè non trovò un riparo adeguato. Poi trascinò il rossino nello stanzino dei flaconi vuoti di Komui, quello pieno di provette ancora inutilizzate. Appena chiuse la porta, Lavi accese la luce, rimembro che in quella stanza era stato impiantato un interruttore di sicurezza, visto quante volte Komui ci era rimasto chiuso dentro.

Kanda si voltò, intento a ripetersi “coraggio, facciamolo e non se ne parla più” come fosse un mantra. Appena lo ebbe di fronte, però, Lavi gli saltò letteralmente al collo e posò la bocca sulla sua.

La stanza non era grandissima e su tutte le pareti c’erano ripiani con contenitori e scatole. C’era un'unica nicchia senza mensole, quella in cui Komui teneva l’aspirapolvere d’emergenza. Che in quel momento non era presente.

Quando la gravità fece sì che la spinta che si era dato Lavi finisse, il giovane era ancora saldamente attaccato al collo di Kanda, il quale venne costretto a curvarsi fino all’altezza del giovane.

Stava per sottrarsi a quel contatto (che era già durato troppo) quando Lavi fece una cosa inaspettata: oltre a far scoprire a Kanda che il modo di baciare del rosso era esattamente lo stesso che conosceva lui, una mano corse a impigliare le dita tra i capelli neri, lisciandoli poi fin dove poteva. L’altra mano continuava invece a tenersi saldamente al capo del moro.

Per un attimo, e solo per un attimo, Kanda si dimenticò che quello davanti a lui non era il suo Bookman. Fu allora che lo afferrò per le cosce e se lo issò addosso.

Lavi si ritrovò con le gambe allacciate attorno alla vita di Yu, sollevato fino ad essere alto poco più di lui e, ben presto, anche con la schiena schiacciata contro il muro, nella nicchia per l’aspirapolvere.

Presto il bacio si fece più infuocato, le mani di Lavi si strinsero al colletto di Yu (per impedirgli di scappare in caso di ripensamento), la cintola del moro fu sempre più costretta tra quelle gambe secche ma muscolose, così come le natiche del rosso si ritrovarono all’improvviso strette dalle mani possenti del moro.

I mugolii emessi dal rosso, soffocati da quel bacio piacevolmente interminabile, erano abbastanza bassi da non attirare l’attenzione di nessuno.

Ma se l’aspirapolvere non era lì, un motivo c’era.

Per usare un eufemismo, Komui rimase di stucco quando aprì la porta per rimettere a posto l’elettrodomestico e si trovò di fronte un Kanda e un Lavi intenti ad amoreggiare
.

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Capitolo 7
*** Ritorno a casa pt. 1 ***


Quella notte iniziò a piovere all’improvviso. Una pioggia torrenziale accompagnata da tuoni rombanti e flash di luce abbagliante. La luna era assente, nascosta probabilmente dai cumulonembi scuri come il catrame.

Kanda si muoveva nel corridoio con sicurezza solo perché percorreva quegli stessi passi da anni, non perché ci vedesse al buio, né perché qualche luce fosse rimasta accesa.

La distanza tra camera sua e quella di Lavi non era molta, tuttavia gli sembrò un tragitto interminabile.
Nervoso, contò i passi.

Dodici.

Dodici passi ed era già lì. Di fronte alla stanza che doveva raggiungere. Chissà se il Lavi del futuro aveva il sonno pesante come quello del suo tempo. Beh, lo avrebbe scoperto presto.

Quando il rosso finalmente capì che stavano bussando alla sua porta, per poco non cadde dal letto.

Nel passato, nessuno aveva mai bussato alla sua stanza a quell’ora di notte, ne era certo. Allora cosa poteva essere?

Raggiunse l’uscio guardingo e, con sua enorme sorpresa, si ritrovò di fronte il giovane Yu Kanda.

- Yu? Che ci fai qui? – disse, ma quello che in realtà intendeva era “non dovresti essere qui, nel passato tu non eri qui adesso, oggi”.

Per tutta risposta il moro sgusciò nella stanza e il Bookman dai capelli rossi se lo ritrovò alle spalle. Braccia conserte e sguardo truce. Come sempre.

- Dammi una prova che quel che hai detto prima è vero. –

Il rosso ebbe un déjà-vu: Yu era lì, nella sua stanza, con i capelli sciolti e solo uno yukata addosso. L’ennesimo lampo ne illuminò il viso ancora rotondeggiante, con la frangetta dritta e gli occhi seri cui era abituato. Tuttavia, sebbene fosse così diverso, così giovane e smaliziato, in lui l’ex-Lavi riusciva a vedere solo il suo Yu del futuro. Grazie alla sua perenne sicurezza e alla costante incazzatura verso il mondo, probabilmente.

Gli scappò uno sbadiglio. – Scusa, ma non sono nella condizione di capire cosa mi stai chiedendo. Se vuoi puoi restare fino a domattina, così potrai importunarmi con questa storia appena mi sarò svegliato da un sonno fatto come si deve. – e si avviò verso il proprio giaciglio, sorpassando il sedicenne con un altro sbadiglio.

- Non osare ignorarmi! – sbottò l’altro, sfoderando una Mugen già attivata.

Ma il rosso si scansò in tempo, evitando il fendente diretto alla propria schiena. Aveva fatto bene a non abbassare la guardia: a quanto pare anche Kanda aveva avuto una fase di adolescenziale istinto tirannico, solo che non se ne era accorto perché a quel tempo era adolescente anche lui.

Dopo un iniziale spaesamento, il nuovo Bookman decise che se le buone sembravano non funzionare, avrebbe provato un altro modo. Con un abile movimento dei piedi, si portò in un attimo alle spalle del moro, lo afferrò per i fianchi e lo sollevò senza troppe difficoltà fino a issarselo in spalla. – Guarda cosa mi tocca fare… - mormorò senza più nemmeno un briciolo di sonno in corpo: come al solito, il suo Yu gli regalava sempre scariche di adrenalina, gratuite quanto indesiderate.

Kanda non reagì solo perché stava cercando di capire quello strano ospite dal futuro: era certo che quel Lavi cresciuto lo avrebbe portato fino alla porta per poi chiuderlo fuori, e invece aveva preso un’altra direzione. Cosa aveva intenzione di fargli, mettendoselo in spalla come un sacco di patate? Stava ancora cercando di prevedere le sue mosse, quando si ritrovò seduto sul materasso del rosso, con questi che lo fissava dall’alto in basso.

- Sentiamo, quale parte del mio monologo non credi sia vera? –

Nonostante il frastuono dei tuoni, il mitragliare della pioggia sui vetri e il soffiare del vento, il rosso sentì distintamente Kanda deglutire. – Io… -

Un fulmine si schiantò sicuramente lì vicino, e il suo bagliore mostrò a Bookman quanto fosse determinato Kanda nello sguardo. – Dici che nel futuro sapete che qualsiasi cosa farai qui non cambierà le cose nella vostra linea temporale, però non vuoi dirmi dove posso trovare quella persona perché, altrimenti, mi avresti sulla coscienza. Eppure nel tuo futuro io ci sono, vivo e vegeto. Questo significa che secondo te, anche se da te non cambia nulla, nella linea temporale in cui siamo ora potrebbero esserci delle ripercussioni. Eppure non stai dando a Komui nessuna informazione utile sulle atrocità che dovremo affrontare, gli hai detto solo qualche posto in cui trovare l’Innocence… - il moro si alzò in piedi e afferrò il rosso per il colletto della maglietta, - Di’ la verità, stai solo studiando questo tempo in modo da valutare se puoi cambiarlo, è così? –

- No. – rispose l’altro restando immobile. – Non mi prenderei mai la responsabilità di cambiare i vostri destini. La Storia è composta da azioni che agli occhi di un bookman sono del tutto indifferenti le une dalle altre. Se non dico a niente a Komui che è il mio supervisore, di certo non dirò niente nemmeno a te che sei solo un esorcista. Di seconda generazione, ovvio, ma pur sempre un semplice esorcista. –
Vedere quel viso, di solito personificazione di stoltezza, pronunciare parole così dure diede a Yu un senso di disgusto: non era abituato a un Lavi così serio… e freddo.

Strinse di più la presa sul colletto e si alzò in punta di piedi per sembrare più minaccioso: anche se poteva avere ragione, l’ultima cosa che avrebbe permesso adesso era dare l’impressione di rinunciare. – Senti, tu! Non credere che…! –

- Ma che noia, Yu-chan! – strillò l’altro con vocina acuta.

Kanda rimase interdetto giusto un secondo. Secondo che il rosso sfruttò per scostarsi quelle mani dal colletto e sedersi sul letto. Andò piuttosto indietro con la seduta e allargò le gambe mentre, allo stesso tempo, attirava il moro verso di sé.

Un secondo dopo, Kanda era seduto tra le gambe del rosso, rivolto verso la porta, mentre l’altro lo abbracciava da dietro e gli posava il mento su una spalla. – Scusami, - rise il rosso, - dovresti sapere cosa succede se ti ritrovi così vicino alla persona che ti piace! Ti assicuro che mi sto trattenendo come non mai dal riempirti di bacetti! –

A quelle parole, Kanda iniziò subito a divincolarsi imprecando in malo modo, ma il rosso strinse la presa e, vedendo che l’altro non demordeva, si fece serio e gli piazzò un morso tra collo e spalla. Cosa che fece pietrificare e subito fomentò il più giovane.

- Piantala di strillare, Ba-kanda! –

Il moro si irrigidì nuovamente, stavolta però voltò appena lo sguardo per incrociare quello verde dell’altro e fulminarlo. – Come mi hai chiamato?! –

- Ah, è vero che non conosci ancora Allen… Ops, pensavo l’avresti trovato divertente! –

Mugen venne sfoderata di nuovo, e stavolta il rosso temette davvero per la propria incolumità. Tuttavia (nemmeno lui avrebbe poi saputo dire come ci riuscì) in qualche modo fece cadere Yu all’indietro e, sempre con contorsioni rese possibili solo dal terrore di essere evirati o decapitati, il rosso si ritrovò sopra di lui. Mugen era bloccata tra le mani dello spadaccino, a loro volta avvolte da quelle più grandi del rosso.

- Lasciami, vigliacco decerebrato! – gli urlò non appena ebbe il suo volto davanti agli occhi.

- Sei serio, Yu? Cosa ti aspettavi? – lo incalzò l’altro, - Ti presenti in camera mia nel cuore della notte… così! Non fare quella faccia: oggi ti ho detto che ti preferisco coi capelli sciolti e che nel futuro abbiamo una storia, come credevi che potessi reagire?! –

Yu arrossì, ma solo perché l’idea di avere una relazione sentimentale gli sembrava roba da romazetti rosa per ragazzine, mica perché aveva capito davvero cosa gli stava dicendo Bookman. Infatti, appena il rosso gli lasciò le mani e si rialzò, Yu si rimise a sedere e lo fissò con rinnovata determinazione. Era così determinato, che il rosso si sentì quasi perforare da quegli occhi. Fu un tuono a riscuoterlo.

- Che… che c’è? –

- Mi puoi dire almeno tra quanto la rivedrò? –

- Ancora?! No! Non te lo dico! Smettila! –

Kanda si protese in avanti sia con il volto sia avvicinando una mano sul materasso. – Avanti…! – poi abbassò lo sguardo e storse naso e bocca in una smorfia sofferta, - Per… piacere, Lavi… -

Ok, Yu Kanda che chiedeva “per piacere” era una cosa che il rosso non si sarebbe mai immaginato nemmeno di sognare.

Però non poteva cedere.

Fece uno sforzo immenso per non mugugnare un “awww” di adorazione per quel ragazzino. Scosse la testa e abbassò lo sguardo per non cedere alla tentazione di dirgli ciò che voleva (cavoli, Kanda era proprio la sua sirena ammaliante… ). – Anche se me lo chiedi così… –

- Ho capito! – esclamò a quel punto il moro, - Vuoi qualcosa in cambio! Ma cosa? Non… non sarà che vuoi un bacio?! –

- EH?! -

- Penso sia da pervertiti ma se serve a…! –

- Hei, no! Frena! – sbraitò il rosso imbarazzato, - Non farti strane idee! Non voglio niente in cambio! –

- Come no, e tutto quel discorso di prima sulla nostra storia?! –

- Non era finalizzato a uno scambio! –

- Se davvero nel futuro ti ho raccontato tutto, dovresti sapere quanto è importante per me! –

- Lo so, ma… -

Yu sentì le mani dell’altro sulle proprie guance. – Ascolta, Yu-chan, -

- Non chiamarmi così. –

- Uff, ascoltami, Kanda, non è il momento. Non devi sapere nulla adesso, è il tuo destino. Sappi solo che quel momento arriverà. –
Silenzio.

Persino la pioggia sembrava volersi ammutolire di fronte a quella scena. I tuoni smisero di borbottare, i vetri iniziarono a essere solo accarezzati dalla pioggia e un timido bagliore lunare comparì dietro la coltre di nubi notturne.

- Tu sei forte, ce la farai. –

- Lo so, - lo interruppe l’altro liberandosi le guance da quel contatto durato fin troppo. – ma non credo che andrà tutto come dici tu. –

Il rosso sorrise. Poi disse: - Andrà come deve andare. E quando sarai pronto, sarai tu a venire da me. – lo abbracciò, - Sono stato uno sciocco a dirti tutte quelle cose: ora come ora, nella tua testa c’è ancora e solamente quella persona, è ovvio che non puoi capire cosa dico. –

Stranamente il moro si lasciò abbracciare. C’era qualcosa di strano in quel Lavi cresciuto, o meglio, nel suo abbraccio. Era… un calore che nella sua memoria c’era, anche se sfocato. Quel calore lo aveva già provato nell’altra vita, ne era sicuro. Ovvio, non con Lavi.

Eppure quell’abbraccio gli sembrava un déjà-vu.

Il rosso si staccò per guardarlo in faccia. Le sue mani salirono fin sulle spalle del più giovane. Gli fece un sorriso che Kanda non sarebbe riuscito a decifrare per molti anni.

Ci fu una luce verde, che accecò il rosso per un istante.

- Che diavol… -

Quando riaprì gli occhi, le sue mani erano poste più in alto, sulle spalle del suo Yu.

- Tsk. Dovevo immaginarlo: sei così pervertito da portarti a letto un minorenne. –

- Asp-! Cos…?! YU! –

- Che cavolo credevi di fare, testa bacata di un Bookman?! –

- Non è come pensi! Lo giuro! Non ti stavo facendo niente! –

Il moro lo afferrò per il colletto della maglietta: - Non sono mai venuto in camera tua di notte quando avevamo sedici anni! –

- Infatti! Ti assicuro che hai fatto tutto tu! – gemette l’altro con un’espressione che gridava “ti prego devi credermi!”

- Certo, dopo chissà quale raggiro da parte tua. –

- Ma per chi mi hai preso?! Piuttosto... perché non avete riportato indietro me, invece di mandare qui te?! –

Kanda lasciò andare il colletto del rosso. – Bravo come sempre a cambiare discorso… comunque Komui voleva provare questa. – e gli mostrò un pendente, appeso a una catenina d’acciaio che teneva al collo, sotto i vestiti. Nel buio della stanza, sembrava un orologio da taschino in metallo. Però si girava su se stesso come un cubo di Rubrik.

Kanda gli tese un palmo: - Forza, prendi la mia mano e torniamo a casa. –

Entusiasta, il rosso gli si fiondò addosso: - Se ti abbraccio va bene lo stesso?! –

Kanda lo fissò gelido: - Appariremo nella stanza di Hevlaska, con tutto l’Ordine che guarda per vedere se finalmente Komui ne ha fatta una giusta: vedi un po’ tu come vuoi ricomparire.

- La mano va bene… - bisbigliò l’altro staccandosi.

Yu si dedicò allora al marchingegno-ancora-senza-nome (visto che, dopo certi eventi, Komui aveva avuto fretta di finirlo…), se lo rigirò in mano facendogli fare diversi clic e poi fissò il rosso nell’occhio non coperto dalla benda. – Sei pronto? Non vuoi salutare nessuno? –

Bookman sapeva che Kanda lo conosceva ormai bene, ma non credeva così tanto. – Sì, il vecchio Panda non deve capire altro. –

Yu annuì. – Se ne sei sicuro tu. –

- E poi, adesso posso tornare indietro tutte le volte che voglio chiedergli qualcosa! <3 –

- Ora non essere ridicolo. –

La luce che si irradiò dai loro corpi l’avrebbe vista chiunque fosse stato all’esterno della Home dell’Ordine Oscuro. Se solo ci fosse stato qualcuno, in quella notte di temporale.

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Capitolo 8
*** Ritorno a casa pt.2 ***


Erano da poco passate le dieci di sera e, nell’ufficio di Komui Lee, le luci erano ancora accese.
Gli occhiali di Komui, quando egli inclinava la testa in quel modo sotto una lampada, non lasciavano intravvedere i suoi occhi a causa della luce riflessa dalle lenti. Eppure era palese quello che stava passando per la mente del supervisore.
 
- So cosa stai pensando, - disse infatti Kanda, - non l’ho ricattato né minacciato di morte, quel che dice Lavi è tutto vero. –
 
Al contrario dei due adulti, Lavi non riusciva a stare fermo e composto sulla sua sedia. Non dopo aver assistito alle accuse che Komui aveva rivolto a Yu. E dalle quali Yu sembrava non essere stato scalfito.
 
Ma lasciar correre simili insinuazioni era impossibile persino per un tipo stoico come Kanda, Lavi ne era certo.
 
- È vero, Komui! - si agitò di nuovo il rosso, quasi cadendo dalla sedia, - L’ho capito appena sono entrato nella stanza del futuro me! Per questo ci hai trovato nel ripostiglio… è tutta colpa mia: Yu ci ha provato a evitarmi, ma l’ho minacciato di dirlo a tutti se non mi dava almeno un bacio! –
 
Yu abbassò la testa, così la sua chioma poté nascondere il suo imbarazzo come una tenda. Diamine, quanto era stato stupido! Sentir ripercorrere gli eventi dalla bocca di quell’aspirante bookman, poi… umiliante.
 
Komui, seduto dietro la sua scrivania e con in gomiti su di essa, teneva le mani intrecciate davanti alla bocca, per cui era impossibile capire se la sua espressione fosse cambiata.
 
Kanda sbuffò. – Glielo assicuro, sovrintendente, non abbiamo detto nulla perché non volevo ci trattaste in modo diverso dal solito. E poi conosce Lavi… –
 
Finalmente Komui parlò: - Potrei anche crederti, visto come ti sei incaponito che dovevamo riportare indietro il nostro Bookman il prima possibile. Sia io che Miranda siamo rimasti increduli quando ci hai minacciati con Mugen, non credevamo ti importasse così tanto di lui. Tuttavia, ammesso che tutto questo sia vero, non posso lasciar correre il fatto che Lavi sia ancora minorenne. –
 
- Ma sono stato io a… ! – Lavi si bloccò: Kanda si era portato una mano alla fronte, e fin qui tutto bene, ma poi si era assorto nei suoi pensieri e la sua mano aveva inforcato la frangia, spingendola indietro in modo da liberare per un attimo il suo volto da ogni ciuffo. A Lavi, quel gesto fece girare la testa.
 
Rimase imbambolato a fissarlo per un po’, senza prestare la benché minima attenzione a cosa i due mori si stessero dicendo.
 
Quando era diventato così bello?
 
- …avi… Lavi! Sei tra noi?! –
 
Il rosso tornò in sé. – Eh? Cosa? Chi mi chiama? –, il suo sguardo vagò dall’uno all’altro, senza capire cosa si fosse perso. – Che c’è? –
 
Komui si schiarì la gola: - Sì, è decisamente il momento di rimandarlo indietro. Vi voglio entrambi nella sala esperimenti tra mezz’ora. –
 
 


 
Cinque anni prima, nel futuro
 




 
Kanda si mise in posizione al centro della pedana. Miranda, di fronte a lui, sembrava sicura di sé stavolta. Sembrava aver finalmente ritrovato l’equilibrio che aveva con la propria Innocence prima che questa evolvesse. Ma evidentemente questo nuovo equilibrio non era abbastanza, perché appena Kanda le disse “Vedi di non fare casini stavolta!”, eccola che prese a sorridere mentre un paio di lacrimucce facevano capolino ai lati dei suoi occhi.
 
– Allora? – Kanda si rivolse a Komui, in piedi dietro al vetro della sala comandi costruita apposta alle spalle della Lotto: dopo l’ultima volta, il supervisore voleva stare bene attento a prevedere il raggio d’azione dell’Innocence della sua sottoposta.
 
- Ancora un attimo! –
 
Kanda passò quei secondi di attesa a braccia conserte. I suoi occhi fissi su una Miranda che aveva ricominciato a visualizzare nuvolette paffute e ranocchie saltellanti.
Davvero sarebbe stata in grado di mandarlo indietro di cinque anni senza fare danni? Meglio per lei, altrimenti avrebbe passato i prossimi cinque anni a decidere come far soffrire sia lei che quello stupido supervisore.
 
- Eccolo, Kanda! – esclamò Lenalee, apparendo ai piedi della pedana con l’oggetto che lo avrebbe riportato indietro. – Mi raccomando, appena lo trovi tornate subito qui, intesi? – gli sussurrò con un occhiolino.
 
Il moro arrossì, colto in flagrante: Lenalee aveva ragione a pensare che lui e il rosso ne avrebbero approfittato per appartarsi da soli da qualche parte. Era esattamente ciò che aveva in mente finché la ragazza non lo aveva scoperto. Distolse lo sguardo per non farle capire i suoi pensieri: - Ma cosa pensi? Ovvio che torno subito. Fammi solo trovare quel bookman da strapazzo. –
 
Kanda si infilò al collo la catenina di ferro e nascose il ciondolo sotto i vestiti. Poi si udì Komui che avvisava Lenalee di allontanarsi. Un bagliore dopo, Kanda era stato sostituito da un se stesso più giovane, che si era ritrovato seduto sulla pedana e si guardava attorno a metà tra lo scazzato e il perplesso. Si alzò in piedi quasi subito, e tutti i presenti notarono la cascata di capelli decisamente più corta di quella a cui erano abituati.
 
Mentre Lavi sbraitava “Yu!” da affianco Komui, il nuovo arrivato smise di guardarsi attorno e fissò lo sguardo su Miranda: - Quindi sei tu, l’esorcista incapace. –
 
Mentre la donna correva al suo solito angolo della vergogna (che di recente era stato ribattezzato “l’angolo di Miranda”), seguita da una Lenalee animata da un crocerossissimo spirito di supporto, Lavi uscì dallo stanzino rialzato e si affacciò alla ringhiera. – Yu! Sei nel futuro! –
 
Lo spadaccino alzò lo sguardo e lo vide: il Lavi che conosceva. Quindi era stato lì per tutto il tempo che lui si era dovuto sorbire il Bookman Jr adulto? Beh, non che gli fosse mancato, però perlomeno questo qui non lo importunava con assurdità circa una fantomatica loro relazione futura. Per non parlare di tutte le carezze rubategli e i commenti fatti come se lo conoscesse meglio di se stesso.
 
- Torna qui, Lavi! – gridava Komui, ma il rosso scese dalle scale per raggiungere la pedana. – Yu!! Finalmente! Mi sentivo solo qui! –
 
Kanda venne placcato dall’abbraccio che Lavi gli riservò: quello stupido coniglio ci aveva messo troppa foga, così per poco non caddero entrambi.
Kanda lo allontanò con uno spintone, - Basta! È tutto il giorno che tu e quell’altro mi abbracciate! Stammi lontano! –
 
Lavi indietreggiò, certo che Kanda lo avrebbe fatto a fette se solo si fosse portato dietro Mugen. Gli scappò una risatina, che tuttavia si bloccò appena si accorse di una cosa: nella colluttazione relativamente affettuosa appena avvenuta, una spallina dello yukata del giapponese si era leggermente scostata, rivelando un segno rosso. Senza pensarci, Lavi allungò una mano per scoprire di cosa si trattasse.
 
Quando capì che era un morso, i due erano in una stanza buia, seduti su un letto che il rosso riconobbe subito.
 
- Ma che fai?! – sbraitò il moro, sistemandosi l’indumento. Poi si guardò attorno. – Ah, siamo tornati. –
Una lampadina si accese nel cervello di Kanda, che infatti si alzò di scatto dal letto e corse verso la porta.
 
- Aspetta, dove vai?! Siamo in camera mia, la riconosco! Possiamo parlar… -
 
- Cercati qualcuno a cui importi quello che hai da dire! Io me ne torno in camera mia. –
 
Lavi gli fu alle spalle giusto un attimo prima che il moro potesse aprire la porta. – Ok, scusa se ti ho svestito una spalla, ma devo sapere perché siamo ricomparsi in camera mia! Miranda mi ha spiegato come funziona, quindi se siamo entrambi qui vuol dire che stanotte sei venuto da me di nascost… -
 
Kanda gli mise una mano sulla bocca e avvicinò pericolosamente il viso al suo. Lavi era certo che ora avrebbe rimosso la mano per baciarlo, ma Yu Kanda aveva ben altre intenzioni. – Non dirlo nemmeno. E vedi di starmi lontano, che i mocciosi come te proprio non mi interessano. – e detto questo, se ne andò sbattendo la porta.
 
Lavi si tirò i capelli dall’esasperazione, soffocando un grido. Ma era mai possibile? Sia il Kanda del suo tempo che quello del futuro lo ritenevano un “moccioso”, eppure il se stesso adulto li aveva palesemente morsi entrambi sotto i vestiti!
 
Uscì dalla sua stanza deciso a scoprire cosa ci facesse Kanda nella sua stanza. Non avrebbe demorso finché non lo avesse scoperto, poco ma sicuro.
 
 
 
 
Il rosso strabuzzò gli occhi: era tornato! Yu lo aveva riportato nel suo tempo… grazie a un’invenzione di Komui, per di più!
- Miranda! Ce l’hai fatta! – gridò il rosso correndo ad abbracciare l’esorcista del tempo, ancora rannicchiata nell’ “Angolo di Miranda”. Già che c’era, il rosso coinvolse nell’abbraccio anche Lenalee, che era proprio lì con la collega.
 
- Giù le mani dalla mia Lenalee! – gli gridò una voce dall’alto.
 
Bookman si voltò allora verso Komui: - Bravissimo supervisore! Finalmente ce l’ha fatta a inventare qualcosa che funzioni! –
 
Ora Komui si incazzò per altri motivi: - Come ti permetti?! Le mie invenzioni sono cose rivoluzionarie che hanno bisogno di… - nessuno ascoltò il resto dei suoi sproloqui: Lenalee e Miranda erano troppe intente a chiedere al rosso come avessero reagito nel passato vedendoselo catapultato lì, mentre Kanda aveva già varcato la porta per andarsene.
 
- Non ci provare, Kanda! – sbraitò Komui dall’alto della sua postazione, indicando il soggetto incriminato con un indice. – Dobbiamo fare un bel discorsetto noi tre! –
 
A quelle parole, il rosso si voltò verso Komui. – Di che cosa sta parlando? Che mi sono perso? –
 
Come risposta, Lenalee lo prese sottobraccio per farlo chinare abbastanza da potergli sussurrare all’orecchio: - Vedi, mio fratello ha beccato Kanda e Lavi nello sgabuzzino a fare cose… quindi la vostra copertura è saltata… mi spiace. –
 
Le guance del rosso divennero dello stesso colore della sua chioma (o forse di più). – Oh, merda… quindi adesso… Ehi! – nonostante fosse ancora rosso in volto, l’imbarazzo del Bookman venne sostituito da un’altra emozione e corse dietro a Kanda. – Vieni subito qui, ipocrita che non sei altro! –
 
Komui ci rinunciò: era quasi mezzanotte e i due esorcisti a cui doveva fare la ramanzina erano scappati dalla stanza noncuranti del suo ordine di fermarsi. Ci avrebbe pensato domani. Magari avrebbe trovato il modo di far svolgere a un Komurin il seminario sulle relazioni amorosi sul luogo di lavoro al posto suo.
 
Intanto, il rosso aveva raggiunto Kanda in quella che ormai era camera loro.
 
- Fammi capire! – strillò chiudendosi la porta alle spalle, - Se il pervertito sono io, io che non ho fatto niente al te sedicenne, tu cosa saresti, che ti hanno beccato a fare non so cosa in uno sgabuzzino?! Anzi, si può sapere cosa mi hai fatto?! –
 
- Tsk. Abbassa la voce, il resto dell’Ordine sta dormendo. –
 
- Il resto dell’Ordine? Intendi quello che doveva aspettarci in sala esperimenti, per caso? Mi hai detto che erano tutti lì e invece non era vero! –
 
Kanda iniziò a sfilarsi i vestiti per passare al suo pigiama-yukata. - Tsk. Il resto dell’Ordine, tutto l’Ordine, parte dell’Ordine, è la stessa cosa. Ci avrebbero comunque visti. –
 
- E che differenza fa, se già lo sapevano?! Per colpa tua, poi! –
 
- Tsk. –
 
- Non fare “tsk” a me quando ho ragione! – disse l’altro esasperato, e avanzò verso il moro. Con un movimento secco, finì di togliergli la t-shirt nera che si stava già sfilando dalla testa. Poi lo fissò negli occhi.
- Guarda che parlo con te. –
 
Kanda inclinò la testa da un lato e sorrise ferino: - Cosa c’è esattamente? Ti da fastidio che lo abbiano scoperto, o che non lo sappiano ancora tutti? O sei geloso perché ho toccato un altro? –
 
- Non è un altro, sono sempre io! E non mi da fastidio che Komui lo sappia, solo che mi fai sempre tutte quelle raccomandazioni sullo stare attenti, e poi ti fai scoprire con un altro. In uno sgabuzzino, per di più! Almeno io sono stato discreto. –
 
Kanda incrociò le braccia, - Definisci “discreto”. E ti faccio notare che hai appena definito te stesso “un altro”. –
 
- Grrr! – il rosso, dopo un urlo soffocato di esasperazione, ci rinunciò.
 
- Sai che ti dico, ci rinuncio. Con te è impossibile discutere, vuoi avere sempre ragione. – disse, sedendosi sul letto per togliersi gli stivali. Kanda aprì la bocca, ma il rosso lo precedette aggiungendo: - E non dire che è perché ce l’hai! –
 
Il moro sorrise soddisfatto ma, invece di tornare ai propri indumenti, rimase un attimo a fissare il compagno mentre si svestiva. Notandolo, Nuovo Bookman si voltò verso di lui e gli prese il mento tra il pollice e l’indice. – Sai, tutti questi Yu diversi in un giorno solo mi hanno fatto uno strano effetto… - gli sussurrò, avvicinandosi alla sua bocca mentre l’altra mano si posava sulla coscia del ragazzo orientale. – Finalmente ti lasci toccare senza dimenarti. Ci sono voluti cinque anni ma ne è valsa la pena. –
 
Il rosso finì la frase sussurrandola all’orecchio di Kanda, che si lasciava toccare restando impassibile. Quando Bookman iniziò a baciargli il collo per poi scendere sul petto, però, Kanda fece un ghigno e disse: - Oh, allora ammetti di avermi fatto qualcosa, mentre eri là. –
 
Il rosso sussultò. Si alzò dal punto che stava leccando e fissò il suo occhio in quelli del moro. – Ho flirtato un po’, va bene?! Non mi sarei mai sognato di fare altro con un minorenne! Nemmeno se sei tu! –
 
Kanda soffocò una risata. – Immagino l’enorme insuccesso che hai avuto. Dovresti sapere che non sei l’unico a suddividere la propria vita in capitoli. –
 
- Grr, adesso basta, stai zitto e lasciami fare, alme… prima che Komui ci sbatta in due camere lontane chilometri! – e detto questo, saltò letteralmente addosso al moro, il quale non oppose resistenza.
 
- Stavi per dire “lasciami fare almeno tu”? –
 
- STAI ZITTO! – non negò l’altro, tappando quella bocca impudente con la propria.
 
 
 
Nel frattempo, cinque anni prima, un Lavi dal naso sanguinante rientrò mogio mogio in camera propria e si infilò nel proprio letto. Poi sorrise, pensando che cinque anni li avrebbe aspettati volentieri, visto lo Yu che lo aspettava nel futuro. Il nonno una volta glielo aveva detto: i fiori più belli sono quelli che sbocciano in ritardo.
 
Appena lo pensò, gli tornò in mente il Vecchio Panda: per fortuna in quelle sere stava dormendo in infermeria per un controllo della respirazione notturna, altrimenti non avrebbe proprio saputo come spiegargli la presenza di Yu lì in camera loro!

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