L'Inverter

di Effye90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno strano risveglio ***
Capitolo 2: *** Il mistero di Shaka e Athena ***
Capitolo 3: *** Scambio di tecniche ***
Capitolo 4: *** Primi sospetti ***
Capitolo 5: *** La prima buona idea ***
Capitolo 6: *** Da mortali a semplici rose. ***
Capitolo 7: *** Frustrazione ***
Capitolo 8: *** L'armatura della nona casa ***
Capitolo 9: *** L'indizio di Athena ***
Capitolo 10: *** Il cavaliere di Gemini ***
Capitolo 11: *** Ritorno alla normalità ***



Capitolo 1
*** Uno strano risveglio ***


Stava albeggiando quel giorno al Santuario.

Mur si svegliò, sbadigliò e ancora mezzo addormentato, strofinandosi gli occhi si alzò.

Si sciacquò il viso e poi si diede un’occhiata veloce allo specchio.  Aveva una brutta cera; era pallido come non lo era mai stato.

Non riusciva tuttavia a ricordarsi cosa avesse fatto la sera prima.

Non gli sembrava di esser rimasto sveglio fino a tardi o così, gli pareva di ricordare.

Non si ricordava nemmeno se avesse visto gli altri cavalieri o meno.

Andò verso l'armatura e vide che era leggermente ammaccata sul lato destro.

“Devo ripararla; non posso presentarmi al cospetto di Athena con l’armatura dell’ariete conciata così!” si disse.

Sbadigliò.

Anche se era stanco, raccolse le forze, prese gli attrezzi  e provò a sistemarla. Non successe niente.

Ci riprovò ma l’ammaccatura persisteva. Ci provò allora ancora una terza, quarta e quinta volta. Niente.

Urlò.

Urlò così forte che persino Aphrodite avrebbe potuto sentirlo dalla dodicesima casa.

Si vestì, si mise il mantello ed uscì, continuando a borbottare parole non molto gentili.

Uscito dalla casa si voltò per un attimo e si accorse che non era alla prima, ma bensì alla quinta quella del Leone.

Urlò nuovamente e disse ad alta voce:

“Cos… Cosa ci faccio io qui? Questa non è la casa dell’Ariete. Dove è Aiolia?”

Rientrò nella casa pensando che stesse diventando pazzo e dando colpa alla troppa stanchezza.

Si strofinò gli occhi sperando fosse solo un brutto sogno.

Purtroppo, era tutto vero.

Si era risvegliato nella casa del Leone.

Diede un’occhiata veloce all’armatura e solo in quel momento si accorse che non era la sua. Era quella di Aiolia.

Iniziò seriamente a spaventarsi.

Come era possibile? Non era un brutto sogno allora.

Continuò a fissare l’armatura d’oro e quella piccola ammaccatura.

Non si spiegava come mai non riuscisse a ripararla. Lui era l’unico a saper riparare le armature o almeno così era stato fino a quel momento.

D’un tratto, sentì un terribile urlo provenire dalla quarta casa.

Era chiaramente la voce di Milo.

“Non è possibile, come ci sono finito nella casa di Death Mask? E perché indosso la sua armatura? Mi è pure un poco stretta.” 

Gridava disperato il cavaliere dello scorpione.

Mur lo raggiunse in quel momento, portandosi appresso l’armatura del leone.

Trovò Milo sulla soglia della quarta casa praticamente in preda all’isteria.

Il cavaliere dello scorpione scattò verso il povero Mur che fece cadere l’armatura a terra.

Inutile dire che quella piccola ammaccatura, si allargò ulteriormente anche se di pochissimo.

Cadde sul bordo del gradino, proprio in quel punto.

“CHE COSA STA SUCCEDENDO? PERCHE’ SONO ALLA QUARTA CASA? PERCHE’ INDOSSO L’ARMATURA DEL CANCRO? AVANTI…. PARLA MUR!” gli urlò più forte Milo continuando a scuoterlo e anche violentemente.

Il cavaliere dell’ariete a quel punto gli mise le mani sui polsi e si tolse le braccia di lui dalle spalle.

Gli disse di calmarsi e che sicuramente, vi era una spiegazione logica e razionale.

Milo si sedette sul primo gradino; sembrava quasi che stesse per svenire.

L'Ariete allora disse:

“Dobbiamo trovare gli altri. Dividiamoci e andiamo casa per casa!”.

Ma Milo era troppo scosso per muoversi.

Mur allora lo tirò su di peso, gli diede un leggero schiaffo sulla guancia e gli disse:

“Vedrai che non sarà la fine del mondo. Dobbiamo solo riunirci e parlarne con Athena!”.

Il cavaliere dell’ottava casa si riprese e annuì.

“Ma non ci divideremo. Meglio rimanere uniti, Mur!” disse un poco spaventato.

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Capitolo 2
*** Il mistero di Shaka e Athena ***


Scesero allora insieme fino alla prima casa e fuori da essa vi trovarono Camus.

Era silenzioso e indossava l’armatura dell’ariete. Li guardò perplesso e disse loro:

“Scommetto che c’è un motivo per tutto ciò. Se solo riuscissi almeno a ricordare cosa ho fatto ieri!”.

Si mise una mano sul mento ed iniziò a riflettere in silenzio.

“Nemmeno noi riusciamo a ricordare nulla di quanto accaduto ieri!” gli disse prontamente Mur.

Milo reagì in modo diverso:

” SI PUO’ SAPERE COME FATE A STARE CALMI? NESSUNO DI NOI SI RICORDA NULLA; COME E’ POSSIBILE? E QUALCUNO MI DICA PERCHE’ DIAMINE INDOSSO L’ARMATURA DI CANCER!”.

Camus si limitò a dirgli che poteva benissimo togliersela oltre che a smettere di urlare.

Così, sia il cavaliere dello scorpione che quello dell’acquario, si tolsero le due armature.

Salirono alla seconda casa e vi trovarono uno Shura perplesso e stranito poinchè indossava l’armatura del toro.

Gli era estremamente larga ed era decisamente troppo pensate da indossare.

Se la tolse immediatamente e guardò Mur massaggiandosi spalle e polpacci.

Prima che potesse rivolergli una qualsiasi domanda, l’Ariete disse:

“Non c’è tempo per le domande. Dobbiamo trovare gli altri!”

Alla terza casa trovarono Aphtodite molto scosso, quasi schifato per essersi svegliato nella stanza di Gemini e soprattutto, per il fatto che stesse indossando la sua armatura.

Teneva le mani sul volto. Si vergognava quasi.

“Questa armatura… Perché indosso io l’armatura dei gemelli? Mi è larga e non si addice ai miei lineamenti. Che cosa mi sta succedendo?”

Se la tolse prontamente e seguì gli altri alla sesta casa.

Era vuota. Nessun cavaliere al suo interno.

Si chiesero dove potesse esser finito Shaka.

Continuarono a salire le scale e in ordine trovarono: Aiolia, Death Mask, Saga ed infine, nella dodicesima, trovarono Aldebaran.

Naturalmente, l’armatura dei pesci non gli stava. Si ritrovò con l’elmo su mezza testa e lo tolse subito iniziando a muoversi verso l’uscita in modo sgraziato.

Aphrodite tirò un’occhiataccia vedendo in che modo maldestro si avvicinava il cavaliere del toro alle sue rose; così perfette, così belle e così letali!

Prese l’armatura accertandosi che non si fosse rovinata.

Shaka doveva dunque trovarsi al Grande Tempio assieme ad Athena.

Salirono tutti insieme e con molta fretta su fino alla tredicesima casa.

Entrarono nel salone principale e si accorsero subito che qualcosa non andava.

Camus si limitò a guardarsi attorno mentre Milo, sempre più spaventato, corse avanti e indietro tenendo le mani tra i capelli e continuando a chiedere agli altri cosa stesse succedendo.

Aphrodite continuava a guardare male Aldebaran.

Si augurava che non avesse spezzato nemmeno un solo gambo ad una sola rosa.

Shura e Saga andarono ad ispezionare tutte le stanze mentre Aldebaran, ancora incredulo per essersi risvegliato nella casa dei pesci, guardava silenzioso Mur.

Il cavaliere della prima casa, era silenzioso.

Fissava il pavimento domandandosi che fine avesse fatto Shaka e soprattutto, se Athena fosse con lui.

Era visibilmente preoccupato.

Incrociò ad un certo punto lo sguardo di Camus.

Sembrava persino più preoccupato di lui.

Stavano pensando o meglio si stavano domandando la stessa cosa:

-Possibile che Shaka e Athena siano stati rapiti durante la notte? Ma come poteva essere successo? Era molto improbabile.-

Mur strinse i pugni e si disse tra sé e sé:

“Pensa, pensa… Deve esserci qualcosa; un indizio o qualcos’altro. PENSA!”.

Sentirono Saga chiamarli nella stanza affianco.

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Capitolo 3
*** Scambio di tecniche ***


Nel pavimento vi era una piccola crepa con incastrato un pezzo di stoffa.

Sembrava una parte del vestito di Lady Isabel o un pezzo del mantello di Shaka.

Qualcuno doveva aver lottato contro di loro.

Alcuni si chiesero se non fosse stato proprio Shaka a combattere contro la Dea stessa ma scartarono praticamente subito questa opzione.

Shaka mai le farebbe del male.

Mentre Camus e Aphrodite osservavano il pezzo di stoffa, Mur provò un’ultima volta a riparare l’armatura di Aiolia ma inutilmente.

Guardando il cavaliere del leone disse:

“Mi dispiace amico mio, non riesco a sistemartela!” poi sospirò e guardò in basso imbarazzato.

Il cavaliere di Aquarius, a quel punto, si chiese se avrebbe potuto ripararla lui.

Dopotutto, lui si era risvegliato alla prima casa indossando l’armatura del Grande Mur.

Mur gli passò gli attrezzi ma i primi tentativi andarono a vuoto.

Dopo una buon quarto d’ora e vari tentativi ,senza nemmeno sapere come, Camus riparò la piccola crepa.

Tutti i presenti rimasero stupiti.

Milo dopo aver sgranato gli occhi ed esserseli strofinati un paio di volte gli disse:

“Sei mica diventato mago, Cam?”

Finita la frase abbozzò un sorriso per stemperare la tensione o almeno per provarci.

Un dubbio si insinuò nella mente di Mur.

Se Camus poteva riparare le armature, allora lui che si era risvegliato nella casa di Aiolia, poteva scagliare il colpo del Sacro Leo?

Parlò della sua teoria agli altri cavalieri.

Aiolia lo guardò un po’ sorpreso e un po’ incredulo mentre Milo scoppiò a ridere e si limitò a dire:

“Tu, lanciare il sacro Leo? Camus avrà avuto solo fortuna o vi sarete messi d’accordo…”

Si fermò trattenendo a stento un’altra risata e poi aggiunse:

“Tu usare il colpo più potente di Aiolia? Al massimo un gattino potresti lanciare, caro Mur!”

Provò nuovamente a smorzare la tensione con un po’ di sano umorismo ma gli altri cavalieri lo guardarono male.

Aiolia allora propose allo scorpione di uscire e provare ad usare la tecnica di Death: Sekishiki Maikai Ha.

Milo accettò ed uscì dal Grande Tempio sghignazzando. Il cavaliere della quinta casa lo seguì per sicurezza.

Lo scorpione stava per lanciare gli strati di spirito ma la paura gli fermò la mano.

Mur allora uscì a sua volta, fece allontanare gli altri e provò a lanciare il Lightning Bolt di Aiolia.

Tecnica meno potente del Lightning Plasma quindi meno pericolosa.

Dal suo pugno, sferrato alla velocità della luce, ne uscì una sfera di potente energia che si disperse poco dopo non trovando ostacoli sul suo cammino.

Milo rimase a bocca aperta.

Ora era davvero preoccupato; lo erano tutti o quasi.

Non erano solo coincidenze.

Camus fu l’unico a rimanere quasi impassibile; se lui poteva riparare le armature, era plausibile che Mur potesse usare i colpi di Aiolia dopotutto.

La teoria del cavaliere della prima casa, era giusta.

All’improvviso in tutto il Tempio sentirono una voce maschile riecheggiare; era Shaka.

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Capitolo 4
*** Primi sospetti ***


Tutti si guardarono attorno; la sua voce era nitida.

“Athena è con me. Ci troviamo in un mondo così distante eppure al contempo così vicino al vostro! Siamo come esiliati in un’altra dimensione in un angolo sperduto e oscuro tuttavia avverto che il Grande Tempio è molto vicino. Trovate l’Inverter…”.

Fece una pausa.

“Trovatelo e noi potremo fare ritorno. Trovatelo. Non abbiamo più molto tempo.”.

E il cavaliere di Virgo smise di parlare. Per un attimo, Mur ebbe un dubbio e guardò prima Death Mask, poi Saga.

La descrizione della dimensione in cui Shaka era confinato, gli ricordava molto la dimensione oscura.

“Hey Mur… Perché mi fissi? Pensi sia opera mia?” gli chiese Saga.

“Certo che no. Stavo solo pensando che la descrizione che ci ha fatto Shaka del luogo in cui si trova… Bè… Somiglia molto alla dimensione oscura!”

Saga si sentì quasi offeso e gli rispose prontamente:

“Se davvero fossero in quella dimensione, stai pur certo che non avrebbero modo di comunicare con noi. E noi non avremmo potuto udirlo in alcun modo.”.

Il cavaliere di Gemini lasciò ciondolare le braccia lungo i fianchi poi serrò i pugni e digrignò i denti.

Il sospetto di Mur proprio non gli andava giù.

Il cavaliere della prima casa, cogliendo il palese nervosismo, si rivolse nuovamente al gemello scusandosi.

“Perdonami Saga ma non possiamo dare nulla per scontato visto quanto sta accadendo!”.

Camus allora prese parola:

“C’è pure un’altra cosa che non mi è chiara. Io non sono riuscito a mettermi in contatto con nessuno di voi stamattina; Shaka invece è riuscito a parlarci da un’altra dimensione o da qualsiasi posto in cui si trovi. Che abbia mantenuto i suoi pieni poteri? Ma soprattutto: cos’è questo inverter di cui ci ha parlato?”.

Milo allora disse:

“L’inve… che cosa?”

“L’inverter Milo. Quello di cui ci ha parlato Shaka.” disse Mur tenendo il suo sguardo fisso su Saga.

Aldebaran rimase per tutto il tempo in silenzio con le braccia conserte mentre Aphrodite, Shura e Death si misero a cercare altri indizi.

Le loro speranze erano riposte in Camus.

Lui amava molto leggere, sarà sicuramente incappato in quella parola –inverter- o di certo sapeva dove cercare.

Il cavaliere di aquarius notando che tutti lo stavano fissando, fece un cenno di negazione con la testa:

“Mi dispiace ma come detto poco fa, non so proprio cosa sia e non ho idea di dove cercare ulteriori informazioni a riguardo!” disse loro un poco deluso.

Parlò Milo:

“Bè… almeno adesso abbiamo di nuovo le nostre armature!”.

Mur si voltò verso di lui con sguardo di rimprovero; era ovvio che non aveva colto la situazione.

“Se la pensi così… -fece una piccola pausa fissandolo incredulo- prova a lanciare la tua cuspide scarlatta. Ma fallo di fuori!”.

Il cavaliere dell’ottava casa che non aveva avuto il coraggio di usare la tecnica di Death, volle provare a lanciare il suo stesso colpo indossando la sua armatura.

Uscì ma rientrò pochi minuti dopo con sguardo terrorizzato e con l’armatura di Cancer addosso.

La cuspide scarlatta non aveva sortito effetti pur indossando la sua armatura; tuttavia aveva, anche se per pochissimo, creato un piccolo buco nero proprio come faceva Death Mask nel momento esatto in cui indossò la sua armatura.

Il cavaliere del cancro rimase basito, quasi scioccato.

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Capitolo 5
*** La prima buona idea ***


Quella era la tecnica del cavaliere del cancro.

Come poteva eseguirla il cavaliere dell’ottava casa?

Era evidente che ai più o per meglio dire a tutti, la situazione non fosse chiara.

Death si rivolse a Milo:

“Avrai anche i miei poteri scorpioncino, ma se non riesci evocare strati di spirito abbastanza potenti, è inutile che tu li usi!” disse sbeffeggiandolo.

A turno allora provarono ad usare le mosse del cavaliere appartenente alla casa in cui si erano risvegliati.

Ovviamente, usarono le meno pericolose e all’aperto.

Tuttavia, affinchè le mosse andassero a buon fine, dovevano per forza indossare l’armatura dell’altro cavaliere.

Shura si trovò in estrema difficoltà.

L’armatura del toro infatti gli stava troppo larga e gli era d’impiccio.

L’elmo continuava a cadergli.

In uno dei gambali del Toro, ci sarebbero state entrambe le gambe del capricorno.

Figuriamoci se sarebbe riuscito a lanciare il sacro toro.

Doveva per forza rimanere immobile per lanciare un singolo colpo.

Provò così a scagliare il Great Horn e non con poca fatica, il colpo gli riuscì ma lo sfiancò.

Lasciò perdere.

Si levò l’armatura che apparteneva al cavaliere della seconda casa e si limitò a dire che in caso, avrebbe usato le mani sui nemici.

Niente colpi particolari, solo i cari vecchi pugni.

In una situazione analoga ma praticamente opposta si trovava il povero Aldebaran.

L’armatura dei pesci gli era infatti strettissima.

Non sapeva nemmeno lui come avrebbe potuto indossarla in caso di necessità.

Guardò torvo gli altri cavalieri poi disse:

“La mia forza fisica sarà comunque utile e più che sufficiente. Anche senza la mia o un’altra armatura d’oro, vi aiuterò a salvare Athena e Shaka!."

Ne era fermamente convinto.

“Cosa faremmo senza di te Aldebaran?” disse Aiolia sorridendogli.

Mur si guardò per un attimo intorno e poi pensò:

“Ma adesso? Che cosa dobbiamo fare? Dove dobbiamo cercare? Non abbiamo idea di dove si trovi ne tanto meno di che cosa sia questo inverter. Accidenti Mur, in che guaio vi siete cacciati? Che è successo ieri di tanto grave?”

Incrociò nuovamente lo sguardo di Camus e iniziarono ad ispezionare nuovamente il Grande Tempio da cima a fondo.

Salone dopo salone, di angolo in angolo lo setacciarono tutto quanto ma la ricerca non andò a buon fine.

Non trovarono nessun’altro indizio.

Aiolia per un attimo, un poco afflitto, pensò a suo fratello guardando il soffitto prima e l’armatura dell’acquario poi perché quella gli era toccata.

Il suo aiuto sarebbe stato sicuramente prezioso, né era certo.

Dopo una decina di minuti passati nel totale silenzio, tranamente, a Shura venne in mente un’idea.

Propose loro di ripercorrere i loro passi.

Ispezionare bene casa per casa dalla dodicesima alla prima.

A parte Camus e Mur tutti gli altri, specie Saga e Death Mask, lo fissarono stupiti.

Milo colse l’occasione per fare una delle sue battute:

“Allora non ti limiti solo ad usare Excalibur; ogni tanto sai usare anche la testa!”.

Guardò poi gli altri sperando di trovare sguardi d’approvazione ma fu tutto il contrario.

Il cavaliere della decima casa lo fissò severamente.

Mi dispiace Shura… So che non è il momento di scherzare!” disse sinceramente dispiaciuto il cavaliere di scorpio.

Camus tuttavia accennò ad un sorriso; quella battuta gli aveva risollevato un po’ lo spirito.

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Capitolo 6
*** Da mortali a semplici rose. ***


“Allora avviamoci alla mia… -un attimo di pausa, un sospiro- alla ormai casa di Aldebaran!” disse Aphrodite sconsolato.

A quel punto scesero tutti alla dodicesima casa.

Il cavaliere dei pesci fu particolarmente entusiasta nel vedere che tutte le sue rose erano integre.

Si erano salvate dai movimenti poco armonici di Aldebaran.

Era tutto come lo aveva lasciato o almeno, da come si ricordava di averlo lasciato.

Nonostante questo, rifilò comunque al cavaliere del toro un’altra occhiataccia di disappunto.

Pensò poi che la sua armatura era del tutto inutilizzabile.

Aldebaran mai sarebbe riuscito ad indossarla.

Abbassò lo sguardo tenendolo fisso sul pavimento.

Se si fossero imbattuti in qualche nemico, non avrebbe potuto ammirare le sue mortali rose in azione.

Era alquanto dispiaciuto al solo pensiero che né lui, né un altro dei cavalieri d’oro avrebbe potuto usare le sue tecniche.

Per distrarsi allora si mise alla ricerca di indizi in tutta la casa, persino tra le rose e sotto i vasi.

Ed eccolo lì, proprio incastrato al di sotto di un bellissimo vaso di rose bianche, un pezzo di carta.

Lo prese e lo guardò per un momento.

Sembrava un angolo di una fotografia fatta in precedenza a brandelli.

Non si vedeva niente utile però; solo lo spigolo di quello che sembrava un tavolo e dietro, forse, una parte di vetro appartenente ad una finestra.

Mostrò a Mur e Camus ciò che aveva trovato dicendo di raggiungerlo nell’altra stanza.

Il cavaliere di aquarius, mise il pezzo di carta in tasca.

Saga e Death continuarono a setacciare tra le rose sotto le direttive di Fish ma non trovarono niente.

Scesero così all’undicesima casa.

“Menomale che la tua casa è la meno spaziosa. Faremo in fretta a trovare il prossimo indizio!” disse Mur a Camus.

Il padrone dell’undicesima lo guardò serio.

Era piccola e poco spaziosa, ma a lui tanto bastava.

Arrivati sull’uscio, si divisero in gruppetti da 3 e cercarono nelle varie stanze.

Milo trovò ai piedi di una colonna un pezzo di carta simile a quello trovato in precedenza.

Su di esso si intravedeva un vaso di fiori, o almeno, una parte di quello che sembrava un vaso di fiori accanto ad un probabile tavolo; nient’altro.

Un vaso di fiori.

Vennero tutti colti da un altro sospetto.

Si girarono così verso Aphrodite.

“Hey, avete visto i miei vasi. Non sono di quell’orrendo grigio topo!”.

Voltò la testa verso destra decisamente contrariato evitando i loro sguardi e sbuffò appena.

“Quello che stavamo cercando, lo abbiamo trovato. Passiamo alla prossima casa!”

Disse Shura ben conscio del fatto che la prossima casa sarebbe stata la sua.

Scesero così alla decima.

“Hey Shura, dimmi un po’… Secondo te potrebbe esserci davvero Saga dietro a tutto questo?” gli chiese Death a bassa voce mentre correvano giù per le scale.

Ma Shura non gli rispose, nemmeno lo guardò.

Si limitò a fargli cenno di no con la testa.

Arrivati alla decima, si divisero nuovamente in gruppetti e iniziarono a cercare un ulteriore indizio.

Il frammento, dopo una decina di minuti di ricerche, lo trovò Mur ai piedi della statua che raffigurava il passaggio di consegna di Excalibur.

Su quel pezzo di carta, vi era un viso incappucciato; null’altro.

Fu poi il turno della nona casa, dove trovarono il pezzo di carta incastrato in una piccola crepa su una parete.

Aiolia si fece prendere dall'emozione.

Passare dalla nona casa, lo riportava sempre a tempi ormai pssati e perduti.

Proseguirono così le ricerche setacciando tutte le case a ritroso fino ad arrivare alla prima casa, quella dell’ariete.

Fu Mur a trovare l’ultimo indizio appena entrato in casa.

Trovarono in tutto 12 pezzetti strappati e apparentemente senza senso.

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Capitolo 7
*** Frustrazione ***


“Un puzzle!” disse poi Camus.

Gli occhi per un istante gli si illuminarono.

Assieme a Mur si accomodarono al tavolo sedendosi su un paio di sedie e poggiarono tutti i pezzi di carta delicatamente sulla tovaglia mentre fecero attendere gli altri fuori.

Avevano bisogno di silenzio.

Nella foto, una volta uniti tutti i frammenti, vi era un individuo ricoperto da un lungo mantello nero con cappuccio.

Del viso non si vedeva nulla, nemmeno gli occhi.

Era seduto ad un tavolo.

Alla sua sinistra, vi era un vaso di fiori che più precisamente erano rose dell’India; mentre alle sue spalle vi era una finestra aperta da cui si vedeva qualcosa di molto strano.

Una specie di galassia viola, rossa e blu con tante stelle pari al numero di battaglie affrontate da tutti i cavalieri d’oro messi assieme o forse persino di più.

Ma sembrava che lo spazio ed il tempo lì non esistessero.

Saga in quel momento entrò incuriosito, guardò la foto e urlò:

“Ma questo posto… Potrebbe essere la dimensione oscura. Come può essere?”.

Preoccupato, strinse i pugni poiché le mani iniziarono a tremargli.

Non poteva essere vero, era impossibile.

Quella foto doveva sicuramente essere uno scherzo ben congeniato dalla stessa persona che vi era raffigurata.

Gli altri cavalieri, sentendo Saga urlare, entrarono di corsa e guardarono la foto.

“Ma non c’è niente di più. Dell’inverter nessuna traccia!” disse Mur quasi come per cercare di confortare il cavaliere Gemini.

“Non possiamo esserne certi. Non abbiamo ancora idea di cosa sia questo inverter.”

Replicò Camus severo.

Milo si mise le mani tra i capelli.

“Questa maledetta foto più che rispondere alle nostre domande, aumenta solamente i nostri dubbi! AAAAAAAAAAAH” gridò.

Rimasero tutti in silenzio a fissare l’immagine.

Poco dopo, udirono di nuovo la voce di Shaka:

“Vi sento molto vicini emotivamente, ma vi percepisco così distanti razionalmente… Così distanti. Non resta più molto tempo. Alcune cose sono celate alla vista, altre sono proprio d’innanzi a voi. L’inverter, trovatelo. Non abbiamo più tempo!”.

La voce cessò nuovamente di parlare.

Ora tutti erano veramente preoccupati.

Milo uscì a prendere una boccata d’aria assieme a Shura, Saga, Death Mask, Aiolia ed Aphrodite.

Aldebaran era fisso in piedi a guardare il soffitto per un momento poi uscì.

Non sapeva cosa pensare.

Camus e Mur si guardarono e decisero di prendersi qualche minuto per riflettere sulle parole di Shaka.

All’interno della casa, rimasero nuovamente loro due

. Milo che era il più agitato, non voleva sedersi e starsene con le mani in mano in attesa del lampo di genio dei due compagni.

Quegli enigmi, quella fotografia, quell’attesa lo stavano portando alla pazzia.

“Perché? Perché? Perché proprio ora?” disse guardando sconfortato la sua armatura indossata ora da Death Mask.

Quando incrociò il suo sguardo, il cavaliere della quarta casa gli disse sbuffando:

“Guarda che questa situazione non piace nemmeno a me. E non mi piace nemmeno la tua armatura. RIDAMMI LA MIA!”

Si alzò e si avvicinò all’amico finchè non furono viso a viso distanti solo pochi centimetri.

Milo si arrabbiò a sua volta ed iniziarono a spingersi e strattonarsi.

Aldebaran li separarò mentre Aphrodite, Saga e Shura se la ridevano.

Poi, il cavaliere della terza casa, si voltò verso l’interno di quella dell’ariete.

Vide Camus e Mur tenere gli occhi fissi sulla fotografia, quasi non sbattevano le palpebre.

Preoccupato, il cavaliere di Gemini, pensò tra sé e sé:

“Quella dimensione, è molto simile alla dimensione oscura. Ne sono certo. Ma non può essere. Shaka, dove sei?” guardò il prima il cielo poi il pavimento coprendosi il volto con una mano.

“Calmati ragazzo, non è colpa tua! Scopriremo chi ha fatto tutto questo. Te lo prometto!” gli disse con tono paterno il cavaliere del toro.

Gli mise poi una mano sulla spalla.

Ma ciò non tirò su di morale il cavaliere.

Aiolia non gli staccò gli occhi di dosso.

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Capitolo 8
*** L'armatura della nona casa ***


Chi altri era in grado di evocare un’altra dimensione?

Non riusciva a darsi pace con questo pensiero fisso nella testa.

Quell’immagine gli dava una sensazione di distanza, di solitudine, di estrema freddezza e lontananza.

Chi era l’uomo o la donna nella foto?

Perché infondo, per quanto ne sapevano, l’inverter poteva benissimo essere un oggetto, una persona e magari proprio una donna.

Come se non bastasse, Saga indossava l’armatura di Micene.

Era rimasta quieta nella nona casa fino al giorno prima.

Si chiedeva perché fosse capitata proprio al cavaliere di Gemini.

Stava davvero succedendo tutto per caso?

Era un’armatura pesante da indossare e non s’intende di peso.

Saga non se la meritava, ne era certo.

Aiolia si colpevolizzò per quel pensiero ma non lo disse.

Non parlò, non disse nulla.

Nella sua testa rimbombava solo un pensiero:

-Il gemello, non si sarebbe mai sacrificato per salvare una neonata come fece il cavaliere del sagittario anni prima.-

L’armatura di Micene era quasi un’eresia indosso a lui.

Serrò i pugni e digrignò i denti.

Saga avvertendo lo sguardo del cavaliere del Leone puntato su di lui, sentì un grosso peso gravargli sulle spalle.

Ora lui poteva scoccare la freccia d’oro in caso di estremo bisogno.

Era preoccupato.

Sarebbe riuscito a compiere quel gesto?

Sarebbe riuscito a scoccarla in caso di pericolo, per salvare Shaka e Athena?

Sperava in cuor suo di non dover mai e poi mai impugnare l’arco appartenuto a Micene.

Si voltò nuovamente e vide Camus e Mur perfettamente immobili e fissi sulla fotografia.

Alzò gli occhi verso il cielo; il sole era ormai alto.

Doveva esser quasi mezzogiorno.

Sospirò e si mise sconsolato a guardare la sua armatura indossata da Aphrodite.

Anch’esso era visibilmente scosso per tutto ciò che stava accadendo.

Nelle mani, teneva l’elmo dell’armatura dei gemelli.

Si voltò per un istante verso Saga e poi tornò a fissare l’elmo che ormai gli apparteneva.

Nessuno proferì parola alcuna.

Aldebaran si avvicinò ad Aiolia vedendolo nervoso mentre osservava l’armatura di Micene indossata da Saga.

Gli poggiò una mano sulla spalla.

Si scambiarono un lungo, tacito sguardo.

Il cavaliere del toro gli sorrise appena.

Voleva fargli capire che lui gli era vicino e non lo avrebbe mai lasciato, nemmeno in caso di pericolo.

Aiolia ricambiò il sorriso, abbozzandone uno lui stesso poi si voltò verso Camus e Mur.

Il cavaliere dell’acquario e quello dell’ariete erano in difficoltà ma non avevano il coraggio di dirlo ai loro compagni.

Totalmente estraniati da ciò che li circondava, i due fissarono per più di mezzora quell’immagine ma niente.

Non vi era traccia dell’inverter o per lo meno se lo immaginavano diverso da tutto ciò che nella foto era raffigurato.

Non avevano nemmeno idea di chi potesse essere il tizio nella foto.

Non vi era alcun dettaglio.

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Capitolo 9
*** L'indizio di Athena ***


“Mi chiedo perché abbia il volto coperto!” disse Mur sospettoso.

Camus prontamente rispose:

“Mi preoccupa di più quello che vi è al di fuori della finestra. Possibile che sia la dimensione oscura? O comunque… che sia un’altra dimensione?”.

Nei suoi occhi vi era un’evidente preoccupazione mista ad angoscia.

Le parole di Shaka non erano state di aiuto.

Non avevano ancora capito cosa fosse l’inverter ne tantomeno, dove lo avrebbero trovato.

“Ormai, non ci resta molto tempo, Mur. Dobbiamo trovare una soluzione. Dobbiamo riflettere!” disse rabbuiandosi.

Il cavaliere dell’ariete annuì e tornò a fissare la fotografia più attentamente ripensando alle parole che disse il cavaliere di Virgo.

A quel punto, Athena si mise in diretto contatto con lui.

La sua voce era molto flebile, quasi un sussurro.

“Cavaliere di Athena, non scoraggiarti ora. La risposta è più semplice di quanto pensiate. Guarda oltre la fotografia. Non domandarti più cosa. Non chiedetevi più: COSA!”.

Calò poi il silenzio.

Mur rimase per un attimo attonito e con gli occhi spalancati fissi sul nulla.

“Non dobbiamo più chiederci cosa…” disse poi ad alta voce.

Camus lo guardò perplesso inarcando un sopracciglio.

Mur lo guardò a sua volta

. Gli spiegò quanto gli era appena stato detto da Athena.

“Non dobbiamo più chiederci cosa. Andare oltre la fotografia!”.

Camus lo guardò più perplesso di prima.

“Andare oltre la fotografia? Che significa?” gli chiese.

Rimasero qualche altro minuto in silenzio poi il cavaliere di aquarius gli poggiò con uno scatto fulmineo una mano sul braccio, strinse e fece un sorrisino appena accennato.

“Hey, che ti prende? Lasciami il braccio!” disse Mur liberandosi dalla sua presa con un movimento veloce.

Camus lo guardò serio.

“Se non dobbiamo chiederci cosa…” –fece una piccola, guardò la fotografia poi riprese a parlare- Forse dovremmo chiederci chi!”.

Mur annuì col capo e disse agli altri di raggiungerli dentro.

Il cavaliere dell’acquario riguardò la foto poi si rivolse a tutti i compagni:

“Dobbiamo scoprire chi è la persona nella foto!”.

Per un attimo, Saga pensò al suo gemello.

Ma non poteva essere lui.

Non lo disse agli altri, temeva che lo avrebbero messo sotto torchio pensando che fosse coinvolto.

“La voce di Athena era molto debole; era come un bisbiglio. Non ci resta più tempo. Dobbiamo arrivare alla soluzione, ora.” disse Mur molto preoccupato.

“Ma non abbiamo idea di cosa sia questo inverter!” disse Aphrodite.

“Ha ragione lui. Cosa diamine è? Dove lo cerchiamo? Al Grande Tempio e nelle altre case, non c’era nulla. Solo quei maledetti frammenti!” gli fece eco Death Mask.

“Andare oltre la fotografia… Andare oltre la fotografia… Andare oltre la fotografia…” ripetè in continuazione Camus.

“IO NON CE LA FACCIO PIU’. CHI E’ QUESTO TIZIO? IO RIVOGLIO LA MIA ARMATURA!” lamentò Milo abbassando lo sguardo.

“Stai calmo, così non sei di nessun aiuto!” lo ammonì Aiolia.

Il cavaliere dello scorpione gli tirò un’occhiataccia, fece una smorfia e si girò dall’altra parte tenendo le braccia conserte.

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Capitolo 10
*** Il cavaliere di Gemini ***


Le parole urlate da Milo, forse non erano state del tutto inutili e senza senso.

Mur infatti balzò in piedi e guardò prima Camus poi la fotografia.

“Chi è il tizio della foto… Non chiedetevi più cosa… Alcune cose sono proprio d’innanzi a voi. E se l’inverter…”.

Si interruppe un attimo sperando che anche l’amico avesse capito.

Così non fu, allora proseguì.

“E se l’inverter fosse il tizio nella foto?” disse.

Camus e tutti gli altri cavalieri lo fissarono per qualche istante.

“Non dire sciocchezze Mur. Non si vede nemmeno il volto di quel tizio.” replicò Milo seccato.

“E se invece lui avesse ragione?” chiese Aiolia indicando il padrone di casa.

Death Mask e Shura guardarono Saga.

“Quella allora è chiaramente la dimensione oscura!” urlarono poi in coro

. Adesso pensavano che ci fosse veramente il gemello dietro a tutto questo.

“Vi ho già detto che non ne so niente. E se fosse tutto uno scherzo ideato da me, pensate davvero che indosserei l’armatura del sagittario di mia spontanea volontà? IO?” disse ad alta voce piuttosto arrabbiato.

“Ma allora siamo punto e capo. Ok, l’interver o come si chiama potrebbe anche essere il tizio nella foto. Resta il fatto che non abbiamo idea di chi sia!” disse Milo attirando su di sè l’attenzione di tutti.

“Inverter. Si dice inverter Milo e ti ho già detto di stare calmo. Ne verremo a capo, vedrai!” gli rispose di nuovo con tono pacato Aiolia.

Un velo di tristezza coprì i suoi occhi vedendo Saga indossare l’armatura di Aiolos.

“Se tu fossi qui sapresti cosa fare o almeno, ci avresti dato qualche buon consiglio, fratellino.” pensò il cavaliere del leone.

“Lia, tutto bene?” gli chiese Aldebaran.

Lui lo guardò, gli sorrise e fece cenno di sì col capo.

Il cavaliere del toro fece un piccolo verso di disappunto; dubitava delle sue parola ma non gli disse nulla.

Avevano infondo cose ben più importanti a cui pensare.

Mur continuava a ripetersi nella mente le parole di Shaka e Athena.

Li sentivano vicini ma al contempo distanti.

Questo voleva forse dire che non erano lì al Grande Tempio, ma erano ancora ad Atene?

Forse non erano in un’altra dimensione?

Spiegò così la sua teoria a Camus e ai compagni.

“Possibile. Shaka ci ha parlato per enigmi e ciò non è chiaro. Ma potrebbe essere un punto di svolta la tua intuizione.”

–fece una pausa, sbuffando e guardando il soffitto-

“Tutto sta nel ritrovarli.” disse il cavaliere di aquarius.

Poi guardò Saga e proseguì:

“Tu non puoi dirci niente riguardo la dimensione presente nella fotografia?”

Il cavaliere di gemini non poteva dirgli che veramente era molto simile alla dimensione oscura.

Sicuramente lo avrebbero additato nuovamente come colpevole.

Non ci stava.

“No, mi spiace. Provo solo un senso di solitudine nel guardarla. Mi dispiace davvero di non esservi d’aiuto!” disse cupo.

“Non preoccuparti, nessuno ti sta accusando. Ci siamo dentro tutti in questo casino e ne usciremo tutti assieme.”gli rispose Mur con tono quasi paterno.

“Ascolta Mur…”

-disse poi Camus prendendo nuovamente parola-

“Forse siamo partiti dal presupposto sbagliato. Oltre Saga, quale altro cavaliere ha un potere tale da condurti almeno con le illusioni in altri mondi? Facendoti benissimo credere che tutto sia reale?”

Il cavaliere dell’ariete ebbe un sussulto, lo guardò e rispose:

“Non… Non può essere. Perché avrebbe fatto tutto questo? Non ha senso. Arrivare addirittura a rapire Athena. Io non ci voglio credere, Camus!”.

“Non vuoi credere a cosa?” chiese Milo perplesso.

“Bè la sua teoria…”

Ma Camus lo fermò e continuò a parlare poiché l’idea venne a lui:

“La mia teoria, che poi tanto teorica non è, è che oltre a Saga che spedisce direttamente le persone nella dimensione oscura, un altro cavaliere ha un potere simile se non maggiore. Controlla la mente delle persone portandole in luoghi siti ben lontano dal mondo reale. E quest’altro cavaliere è solo lui, SHAKA!”

Il nome lo urlò per rendere più chiaro il suo pensiero.

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Capitolo 11
*** Ritorno alla normalità ***


Tutti lo guardarono basiti.

Non potevano credere che Camus stesse accusando proprio il cavaliere della quinta casa.

“Il cavaliere della vergine non avrebbe motivo per rapire Athena e mettere in scena questa manfrina! Non lo farebbe mai. Non Shaka, no.” disse lesto Shura.

“E va bene...” -gli disse Camus per proseguire poi- “Dimmi allora chi altri sarebbe in grado di fare tutto questo. Avanti Shura, dimmelo!”

Ma il cavaliere del capricorno non aveva alcuna risposta; o meglio ne aveva solo una: Shaka.

Iniziarono a litigare gli uni con gli altri.

Mur inveiva contro Camus, non accettava le accuse rivolte al cavaliere di virgo.

Milo urlava a sua volta a Mur dicendo che Camus aveva ragione; Shaka e Saga erano gli unici ad avere un tale potere.

Aiolia nel mentre diceva a Milo che le sue parole non avevano senso.

Lo scorpione difendeva come sempre a spada tratta il suo migliore amico Camus, secondo lui.

Aphrodite e Aldebaran provarono a far da pacificatori ma nessuno diede loro retta.

Stranamente, li mise tutti a tacere il cavaliere che nessuno si sarebbe mai aspettato.

“ALT! FERMI TUTTI!” gridò Death a squarcia gola.

“Sono il primo che si diverte a vedere queste risse da bar ma questa è veramente fuori luogo!” fece una pausa e fissò ad uno ad uno i cavalieri coinvolti nella lite.

Dopo un attimo di silenzio proseguì:

“Per quanto ne sappiamo, che sia Shaka o meno quel benedetto inverter, Athena potrebbe essere in estremo pericolo!”.

Gli animi si placarono, aveva ragione il cavaliere del cancro.

Non era il momento adatto per una lite da scuole elementari.

Camus e Mur si strinsero la mano e così fecero anche Aiolia e Milo.

Mur poi quasi sovrappensiero disse ad alta voce

: “Ma ieri noi… In arena… La litigata!”.

Spalancò gli occhi.

“Ora mi ricordo cos’era successo ieri…”

Non fece in tempo a finire la frase che all’improvviso vennero avvolti da uno strano bagliore di luce e si ritrovarono tutti fuori dal Grande Tempio.

Athena e Shaka erano davanti a loro.

Tutti li guardarono esterrefatti.

“Athena! Si allontani da lui… Virgo vuole…!” disse Camus alla svelta ma la Dea lo zittì.

“Camus, io sto bene e anche Shaka. Non ha tentato di rapirmi e non ha provato a farmi del male. Ho ancora tutti e 5 i sensi, tranquillo!” sorrise e smise di parlare.

Milo la guardò e poi iniziò a balbettare qualcosa come:

“Ma allora lui… Voi… Insomma l’inverter…”

Shaka lo interruppe.

“L’inverter è solo una mia invenzione. Ieri in arena, avete pronunciato parole molto pesanti gli uni verso gli altri. Qualcuno di voi” -si voltò verso Shura- “qualcuno arrivò anche a dire che se avesse avuto i poteri di un altro, li avrebbe usati per spedirlo seduta stante nell’Ade!”.

Calò il silenzio.

Si riferiva all’ennesima litigata scoppiata tra Death e Shura in arena.

Erano giorni ormai che i due discutevano senza apparente motivo.

Ma quella del giorno prima, era stata una discussione particolarmente accesa tanto che, metà dei cavalieri d’oro si schierarono dalla parte di Shura, l’altra metà dalla parte di Death Mask.

Secondo il cavaliere del capricorno, Cancer avrebbe provato a lanciargli i suoi strati di spirito e così in risposta, lui avrebbe sferrato Excalibur fermandosi appena prima di ferirlo gravemente al braccio e alla mano.

Death Mask ovviamente disse che era successo il contrario.

Virgo riprese parola:

“Con Athena escogitammo dunque questo piano. Dovevate capire l’importanza dell’essere sempre voi stessi. Ciascun cavaliere, sia esso d’oro, di bronzo o d’acciaio, combatte e si allena per uno scopo ben preciso. Ciascuno di noi indossa l’armatura che si è meritato dopo tanti sacrifici, dopo aver anche sparso del sangue a volte, dopo tanto sudore, dopo tanta fatica. Ieri siete quasi arrivati ad uccidervi a causa di una semplice mossa sbagliata in allenamento. Sia essa stata fatta dall’uno o dall’altro cavaliere. Così, in accordo con Athena, abbiamo deciso di creare un’illusione unicamente per voi. Indossando l’armatura di un altro cavaliere e non potendo sferrare i vostri colpi, forse avreste capito che nessuno qui al Santuario ha vita facile. Nessun colpo è più facile da lanciare rispetto ad un altro. Siete stati scelti per difendere la Dea Athena, non per insultarvi tra voi e massacrarvi in arena.”

Tacque e la Dea parlò a sua volta:

“Mi dispiace di essere arrivati a tanto ma abbiamo dovuto farlo. Io vi parlo sempre di amore e giustizia. Ma nessuna delle due ho visto in questi giorni qui al santuario. Lasciatevi alle spalle ogni dissapore, ogni brutta parola, ogni malevolo pensiero. Qui siamo una famiglia e come tale, discussioni e litigi ci possono stare ma dopo ogni tempesta, torna sempre il sereno.”.

Li guardò tutti sorridendo.

“La mia amata armatura. Allora non mi hai tradito!” -disse Milo pieno di gioia abbracciando la sua gold cloth-.

“Ma la fotografia?” chiese Camus incuriosito tenendola tra le mani.

“Quella…” disse Shaka “Non è nient’altro che l’ennesima illusione!”.

A quel punto svanì anche il pezzo di carta.

Athena guardò Death Mask e Shura che si chiesero scusa a vicenda prima e a tutti gli altri poi.

Si inchinarono davanti alla Dea.

“Ormai è pomeriggio inoltrato, l’arena dovrebbe essere libera!” disse Aiolia.

“Ottimo, allora vado ad allenarmi un po’” disse prontamente Shura.

“Eh no caro mio, tocca a me. Mi hai quasi ucciso ieri, te lo ricordi?” rispose Death sghignazzando.

“Non ricominciare con questa storia, mi son fermato prima di poterti far male. E poi, hai cominciato tu!”

I due cavalieri, scendendo le scale, ripresero a litigare.

“Non cambieranno mai!” disse Shaka sconsolato facendo cenno di no col capo.

Tutti si misero a ridere, Athena compresa.

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