Amore ad alta quota

di loverrrr
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aiutooooooo ***
Capitolo 2: *** Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?! ***
Capitolo 3: *** È tutto un fraintendimento ***
Capitolo 4: *** Lo fai di proposito o cosa? ***
Capitolo 5: *** Desiderio e vendetta ***
Capitolo 6: *** Non me lo so spiegare ***
Capitolo 7: *** Quando nasce un amore ***
Capitolo 8: *** Non ho mai amato nessuno come amo te ***
Capitolo 9: *** Pazza idea ***
Capitolo 10: *** Sorprese ***
Capitolo 11: *** Epilogo: sorprese ***



Capitolo 1
*** Aiutooooooo ***


Ciao a te che sei capitato/a in questa storia. Qui nessuno di loro è un vampiro ed è tutto frutto della mia fantasia, spero che vi piaccia. Votate e fatemi sapere con una recensione. Vi lascio al primo capitolo.



Mancavano dieci minuti all'imbarco e di Alice non si vedeva nemmeno l’ombra. Bella aveva provato a chiamarla più volte, ma il telefono le dava sempre irraggiungibile. 

Nessuno era capace di calmare Bella come la sua inseparabile amica Alice. Quest’ultima sarebbe dovuta partire con lei; erano entrambe invitate al matrimonio di Rosa, la cugina di Bella, ma Alice aveva avuto un problema urgente sul lavoro. Bella provò a chiamarla un’altra volta, ma partì nuovamente la segreteria telefonica. Si fece coraggio pensando a quando avrebbe rivisto Rosa, prese il bagaglio e andò in un bar a prendere un caffè. L’aeroporto di Seattle non era molto grande, ma nemmeno piccolo; aveva un sacco di negozi, tra i quali anche Gucci e Prada.

«Vorrei un…» 

Bella non fece in tempo a rispondere che un ragazzo le passò davanti. 

«Un caffè da portar via, grazie» disse frettolosamente al cameriere, mentre Bella sbuffò. “Ma guarda questo!” pensò infastidita. «Scusa, ma dovrei ordinare un caffè, anzi, a dirla tutta quel caffè sarebbe mio» precisò al ragazzo che, invece, non sembrava darle troppa attenzione. 

Il tale tirò fuori il portafogli e mise sul bancone dieci dollari.

Bella tossì, ma nemmeno così facendo attirò l’attenzione del ragazzo, il quale aveva tirato fuori il cellulare per controllare degli appuntamenti. 

Il cameriere appoggiò il caffè sul bancone, lui prese la tazza e ne bevve subito un sorso. 

Bella tossì nuovamente. «Senza offesa, ma quello sarebbe mio» disse sfilandogli la tazza dalle mani e il caffè si rovesciò addosso al ragazzo, più precisamente sopra la sua camicia con qualche schizzo sulla giacca.

Bella scoppiò in una risata fragorosa, pensando che se lo meritava proprio, al contrario del ragazzo, che imprecò contro di lei volgendo lo sguardo verso l’enorme macchia. 

Alzò lo sguardo per riprendersi il caffè, ma la ragazza non c’era più, era sparita. Bella era andata all’imbarco, di lì a poco sarebbe partita. Scoppiò nuovamente a ridere portando la tazza alla bocca e si rese presto conto di non essere più agitata. Salì in aereo, mise il telefono in modalità aereo e occupò il posto prima del suo in quanto le metteva sempre una grande ansia guardare fuori dal finestrino.

L’ansia che pensava fosse svanita tornò poco dopo a farle visita, il cuore le batteva fortissimo e nemmeno cercare di prendere un respiro riuscì a calmarla. «Ma tu guarda te che razza di cosa mi doveva capitare, adesso pure il posto occupato.» 

Bella riconobbe subito che si trattava del ragazzo incontrato al bar, si girò e esclamò: «Chi non muore si rivede!» 

«Posso dire la stessa cosa?» chiese il ragazzo, con un sorriso giocoso.

Lei gli rivolse una linguaccia. «Spiritoso!»

«Me lo dicono tutti, allora ti sposti o…?»

«Non ci penso proprio, questo è il mio posto» precisò lei.

«Pff, tuo e dove sta scritto?»

Scoppiarono di nuovo a litigare fino a quando non arrivò una hostess e li pregò di smettere, chiedendo poi a Bella di alzarsi per far sedere il ragazzo.

«Visto? Avevo ragione io» le fece notare lui lasciandola passare.

«Avevo ragione io» disse Bella cercando di imitare la sua voce e si mise seduta al suo posto.

«Grazie» disse il ragazzo.

«Prego» rispose lei sulle sue.

Non appena l'aereo decollò, il ragazzo, Edward, si sentì afferrare forte un braccio. «Ehm... mi stai facendo male» le fece notare. 

«Ti prego, non mi lasciare» lo supplicò Bella agitata. La ragazza tremava e non riusciva a smettere di pensare che di lì a poco l’aereo sarebbe precipitato. Strinse ancor più forte la mano del ragazzo, mentre lui pregò che il viaggio durasse il meno possibile. 

Edward era diretto in Italia, a Montepulciano per la precisione, dove lo attendeva un amico e cliente molto importante. «Se non ti dispiace,» continuò Edward divincolandosi da quella stretta che gli faceva male «vorrei arrivare con il braccio intero.» Ma non ebbe nemmeno il tempo di sospirare che si sentì nuovamente stringere forte il braccio. 

«Non mi lasciare, non mi lasciare ti prego» disse la ragazza sempre più agitata. 

Edward sospirò rassegnato, certo che il viaggio sarebbe stato un vero e proprio inferno. Non sbagliò. La ragazza lo torturò fino all’atterraggio con l’ansia a mille. Scesero dall’aereo senza nemmeno salutarsi, entrambi desiderosi di raggiungere i propri cari: Bella sua cugina Rosa e Edward, il suo più caro amico e cliente, Eric Yorkie. 

Edward chiamò Eric per sapere dove fosse, dato che non lo vedeva arrivare e quest’ultimo si scusò per non essere lì ma aveva avuto un contrattempo sul lavoro. «Non ti preoccupare Rosa, chiamo un taxi e arrivo» disse Bella. «Libero?» chiese Edward al tassista. «Certo, prego» rispose il tassista, uscendo dal taxi. Il signore aiutò Edward a sistemare la valigia, salirono entrambi in macchina quando...

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Capitolo 2
*** Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?! ***


Ci siamo raga, eccomi con il secondo capitolo di questa nuova avventura. Non vi anticipo nulla e lascio a voi le recensioni. Alla prossima settimana con il nuovo capitolo.

 

 

Bella fermò il tassista mentre stava per premere sull’acceleratore e bussò al finestrino. 

«Ancora tu? Ma allora è una persecuzione?!» esclamò Edward, infastidito dalla sua presenza. 

«Veramente sei tu che stai occupando il mio taxi» precisò lei.

«Lo hai comprato per caso?» 

«Anche fosse? Cos’è, è vietato comprare taxi?» incalzò lei sulle sue. 

«Ehm, signori, scusate ma…» 

Nemmeno l’intervento del tassista riuscì a farli smettere di litigare: lei continuava a dargli del cafone, maleducato e lui della psicopatica ruba taxi. 

Il rumore improvviso di un clacson li fece sobbalzare, smisero di urlare e diventarono entrambi rossi sul volto.

«Posso andare?» chiese poi il tassista. 

«Certo, prego» replicò Edward. 

“Stronzo!” pensò Bella mentre si allontanò per lasciarlo partire e chiamò un altro taxi. 

Arrivata da Rosa, raccontò alla cugina del cafone, si fecero due risate e quest’ultima le disse di non pensarci più e di godersi il matrimonio. Il rientro a casa fu sofferto, Bella era sempre molto triste quando doveva salutare sua cugina; per lei, era come una sorella. 

Scesa dall’aereo, ricevette una chiamata dall’amica che l’informava di non prendere nessun taxi in quanto le aveva mandato una macchina, che l’avrebbe portata al museo dove teneva la mostra. Bella si diede un colpetto sulla fronte, l’aveva dimenticato. Arrivò al parcheggio e notò una macchina blu scuro molto grande. “Sicuramente l’avrà mandata Alice, quella è matta!” pensò avvicinandosi con la valigia. Bussò al vetro. 

«Mi scusi, questa macchina è stata mandata da una certa Alice Cullen?»

«Bella Swan, giusto?» le rispose l’autista, e lei annuì.

«Non ci posso credere, di nuovo tu!» Edward era sconvolto.

«Tu piuttosto, che diavolo ci fai qui?» Bella a quel punto pensò di essersi confusa, eppure l’autista aveva fatto il suo nome.

«Non lo vedi?»

«Che spiritoso, hai fatto qualche corso di teatro comico?» chiese con sarcasmo, mentre l’autista scese e si occupò della valigia di Bella.

«Mi stai chiedendo se conosco qualche corso per te? Non pensavo che volessi fare l’attrice comica» la prese in giro lui. 

Bella aprì la portiera dell’auto seccata, e sedendosi gli disse: «Non so chi tu sia e nemmeno mi interessa saper…»

«Molto piacere, Edward Cullen e tu?» Edward le allungò la mano notando come gli occhi della ragazza si spalancarono d’improvviso.

«Alice non… lei… io non credevo che tu…» Bella si agitò.

«Lo so, faccio sempre questo effetto alle ragazze.» Edward rise.

«Perché non mi ha detto che ci sarebbe stato anche suo fratello alla mostra?» O forse Alice lo aveva fatto, ma Bella era così impegnata a finire di sistemare la valigia da non essersene nemmeno accorta.

«Da quando tu e mia sorella siete amiche?»

«Senti Edward,» iniziò a dire Bella «tu non mi sei simpatico e nemmeno io ti sono simpatica, ma non possiamo rovinare la mostra di Alice. Almeno su questo sei d’accordo con me?»

«Quindi?»

«Potremmo evitare di litigare fino a che non finisce la mostra?»

«D’accordo, ma non prov…» La risposta di Edward fu interrotta da una chiamata sul suo telefono. Guardò il display e sospirò.

«Devo rispondere, è importante.»

Bella annuì e si concentrò su quello che Alice le aveva raccontato sulla mostra, cercando di ignorare la presenza di Edward. Se ne pentì mezz’ora dopo, quando, per sbaglio gli rovesciò addosso un calice di vino rosso.

«Guarda cos’hai fatto al mio abito!» Edward era furioso.

«Ti ho detto che non l’ho fatto apposta.» Bella alzò leggermente il tono della voce, Edward fece altrettanto.

«Ah no? Be’ io invece dico di sì e…»

Alice li divise mettendosi in mezzo tra i due con una mano davanti al fratello e l’altra davanti all’amica. Nessuno avrebbe rovinato la sua mostra, così come nessuno dei due avrebbe lasciato il museo. 

«Adesso basta!» li rimproverò Alice. La sua voce decisa e autoritaria riuscì a fermare la lite. Guardò alternativamente Edward e Bella con uno sguardo severo. «Siete qui per la mostra, non per litigare. Ora andatevi a sistemare e ricordatevi che siete qui per me e per la mia arte, quindi comportatevi di conseguenza.»

Edward e Bella si scambiarono uno sguardo imbarazzato, annuirono entrambi e si allontanarono per sistemarsi. Alice li osservò fino a che non furono fuori dal suo campo visivo e poi sospirò.

Sbuffarono entrambi girandosi dall’altra parte con le mani incrociate al petto come due bambini. Edward imprecò qualcosa contro Bella, e lei rispose dandogli del cafone, cosa che non passò affatto inosservata a Edward. Si girò, pronto a inveire contro di lei, ma intervenne Alice.

«Edward, non fare il bambino, e anche tu Bella, smettetela!» Alice era stanca e anche agitata per la mostra.

«Hai sentito "bambino"?» Bella si girò.

«RAGAZZIIIIIIIII!!!!!» strillò Alice.

Sospirarono entrambi, Edward si passò una mano tra i capelli e si scusò con la sorella.

«Sì, scusami anche tu Alice» seguitò poi Bella. «Non volevo rovinare la tua mostra e so che tieni molto alla mia presenza, e anche io ci tengo, ma forse è il caso che vada a casa.»

«Tu non vai da nessuna parte,» continuò rivolgendosi al fratello «e nemmeno tu, Edward.»

Il fratello sbuffò.

«Che sia ben chiaro, resto solo perché so che ci tieni» sottolineò Edward in tono nervoso e se ne andò.

«Quel cafone» bofonchiò Bella rendendosi subito conto di aver appena offeso suo fratello e si scusò nuovamente con lei.

***

Ad attenderla a casa c’era Jacob, il suo fidanzato. Bella lo salutò con un bacio a stampo, lui però cercò di approfondirlo venendo poco dopo allontanato da lei con dolcezza. 

«Stanca?» chiese Jacob portandole la valigia in camera.

«Lascia stare» raccontò «in fianco a me c’era un cafone… lo avrei strangolato.» 

«Amore, ma cosa ci hai messo dentro la valigia? Pesa un casino!»

«Forse Rosa deve avermi messo qualche pacco di pasta o qualche altra cosa tipica di Montepulciano» replicò lei togliendosi le scarpe.

Raggiunse Jacob in camera e aprì curiosa la valigia, ma non trovò nulla di suo. 

«Posso spiegarti, Jacob» disse agitata, mentre il suo compagno strinse le mani a pugno dalla rabbia.

Jacob, con uno sguardo gelido, la interruppe: «Non mi raccontare balle, Bella. Questa storia non ha senso. Per due anni ti sei tenuta da parte, dicendo che non eri pronta, mentre ti divertivi in Italia con questo Michele.»

Bella, con le lacrime che le rigavano il viso, rispose: «Jacob, non capisci. Non è successo nulla tra me e Michele. È solo un malinteso.»

Jacob sbuffò con disprezzo. «Malinteso?»

Bella, con gli occhi lucidi, cercò di spiegarsi: «Jake, per favore, ascoltami. Non c'è nulla tra me e Miche…»

Jacob, con uno sguardo severo e il volto irrigidito, la interruppe bruscamente: «E secondo te, io dovrei crederti? Bella, questa valigia  valigia contiene indumenti da uomo.»

Bella si sentì come se per due anni avesse vissuto al fianco di un altro. Dov'era finito il dolce e premuroso Jacob? Lui non avrebbe mai dubitato di Bella, nemmeno per un istante. Scoppiò a piangere coprendosi il volto con le mani.

«Dimmi la verità, ti sei divertita con Michele?»

Bella, con voce rotta e gli occhi gonfi di lacrime, rispose: «Non è vero, Jacob. Michele è solo un amico, e non c'è mai stato nulla di intimo tra noi.»

Jacob, però, rimase freddo e scettico: «Ti ho dato il mio cuore, la mia pazienza. E tu, mi hai tradito con un altro.»

Bella, con voce spezzata e le lacrime che continuavano a scorrerle sul viso, disse: «Non puoi pensarlo veramente, Jacob. Io ti amo, ti amo da morire.»

«BUGIARDA!» gridò Jacob.

Prese la valigia e si diresse verso l’ingresso della porta, Bella lo seguì.

«Jake, cosa stai facendo?» chiese ansiosa.

Accadde in un attimo: Jacob le afferrò con violenza un braccio e la trascinò fuori di casa gettandole vicino la valigia.

«Non mi cercare più, VATTENE BELLA, VATTENE VIA!» le gridò guardandola con occhi pieni di rabbia e sguardo disgustato. «VATTENE!» urlò ancora e sbatté forte la porta.

Bella, tra un singhiozzo e l’altro chiamò Alice…

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Capitolo 3
*** È tutto un fraintendimento ***


Bella fissava quella valigia con odio e le lacrime che le rigavano il volto.

«Lo odio!» esclamò con disprezzo, ma poi si ricordò che stava parlando del fratello di Alice e si scusò con l’amica.

«Bella, non ti devi scusare con me e non è nemmeno colpa di mio fratello, o del “troglodita” come lo chiami tu. È quello stronzo di Jacob l’unico responsabile.»

«Siamo stati insieme due anni, non un giorno e insinua che io…» Bella si gettò tra le braccia di Alice singhiozzando a dirotto. «Tu mi conosci, sono una ragazza seria. Come può dire che sono andata a letto con Michele?»

Intanto Edward, dopo aver litigato furiosamente con la sua ragazza ed essere stato sbattuto fuori di casa da quest’ultima, si sfogava con Jasper. 

«Se le parlasse tua sorella?» disse Jasper.

«Jazz, lo sai che mia sorella non la sopporta.» Edward ancora ricordava quando ad una cena, Alice non aveva fatto altro che punzecchiare Tanya con battutine non proprio amichevoli.

«Ti ha proprio detto che è finita?»

Inizio flashback

«Mi fai schifo Edward, vattene!»

«Tanya, per favore, lascia che ti spieghi» la supplicò Edward.

«Cosa vuoi spiegarmi, Edward?» urlò, sbattendogli in faccia il perizoma di pizzo nero. «Glielo hai regalato tu?»

Edward glielo sfilò dalle mani e lo gettò nella valigia. «Che cazzo vai dicendo? Lo sai benissimo per quale motivo sono andato a Montepulciano.»

Fine flashback

«E con la valigia che hai intenzione di fare?» chiese Jasper.

«Domani andrò da mia sorella e le chiederò di darmi il numero di quella psicopatica» disse Edward.

«Mhm tu dici che è la sua?»

«Io non indosso reggiseni di pizzo nero.» 

Tirò fuori il cellulare e le inviò un messaggio, meglio evitare un’altra lite. «Spero mi risponda perché dentro ci sono anche dei documenti importanti.»

L’amico sbadigliò e si alzò. «Eddy, io vado a letto, domattina mi devo svegliare presto.»

«Oddio, Jazz, scusami. Tra la psicopatica, la valigia e tutto il resto…»

«Tranquillo, buona notte.» Jasper gli sorrise e andò in camera.

Edward non andò subito a letto, aspettò che l’amico spegnesse la luce e aprì la valigia. Oltre al perizoma di pizzo nero, trovò un sacco di reggiseni di pizzo e un vestito molto elegante. Rise prendendo in mano un perizoma immaginò la ragazza con indosso solamente quello, ma rimosse subito quell’immagine dalla sua mente e rimise tutto dentro la valigia.

La mattina arrivò in un baleno. Edward si svegliò con la testa piena di pensieri: Tanya, la psicopatica, la sua valigia. 

Fece colazione al volo, si docciò, infilò uno dei vestiti dell’amico e scappò al lavoro con la valigia della psicopatica. Arrivato in studio, chiamò Alice e si mise d’accordo che, dopo il lavoro, l’avrebbe riportata alla psicopatica.

***

Quando spostò lo sguardo sull’orologio posto in alto sulla destra del pc, notò che era giunta l’ora di arrivare a casa. Spense tutto, sistemando poi la scrivania, salutò la segretaria e si recò da Alice.

«Si?» domandò Bella dall'altra parte del citofono.

Edward riconobbe subito quella voce. «Ma allora sei una persecuzione!»

«Grazie del complimento, comunque Alice non c’è.»

«In realtà sono qui per un’altra cosa.»

Bella sbuffò e gli aprì la porta. Egli arrivò poco dopo.

«Per colpa tua la mia ragazza mi ha lasciato e sbattuto fuori di casa» fece lui.

«Come prego?» domandò Bella, confusa.

«Potrei riavere la mia valigia per favore?»

«Perché pensi che l’abbia io?»

«Forse perché me lo ha detto mia sorella?»

«Invece ti sbagli, qui non c’è niente.»

«D’accordo miss psicopatica, vorrà dire che butterò nel cestino quel reggiseno di pizzo nero e quel… non pensavo che fossi una tipa da perizoma.»

Bella diventò tutta rossa sul viso e il pensiero volò verso sua cugina Rosa. Prima di partire le aveva detto di averle messo in valigia alcuni regali, però Bella non immaginava “quel genere di regali”.

«Allora la valigia?» chiese Edward con impazienza.

«Brutto stronzo, hai aperto la mia valigia!»

«Quindi è vero che indossi perizoma?»

«E va bene, va bene aspettami qui.»

«Comunque carino il perizoma» commentò Edward, mentre lei andava a prendere la valigia. «Nel caso avessi bisogno di compagnia...» Concluse maliziosamente.

«Guarda, piuttosto mi faccio suora» disse a voce alta, tornando con la sua valigia. 

Edward scoppiò a riderle in faccia. «Una suora in perizoma? Questa mi mancava.»

«Te l’ha mai detto nessuno che sei irritante?»

«No ma lo prendo come un complimento, psicopatica.»

«Psicopatico ci sarai!»

«Meglio psicopatici che ruba valigie, e se quando la apro vedo che manca anche solo un capo o qualcosa è fuori post…»

«Sta tranquillo, non sono ficcanaso e cafona come qualcun altro.»

«Forse ho dovuto aprirla pensando che fosse la mia e mi sono reso conto che c’era dentro roba da donna?»

«Potevi risparmiarti di guardare cosa c’era dentro.»

«Ti riferisci al perizoma o al reggiseno di pizzo nero? Comunque non sono stato io a tirarlo fuori, ma la mia ragazza.»

«Che cosa? Lei ha visto il mio… ma sono cose personali, proprio tu che sei un avvocato dovresti sapere che la privacy di una persona… nemmeno Alice lo ha mai visto» disse Bella agitata.

«La vuoi smettere? Per colpa tua sono stato lasciato, dovevo gettarti la valigia in un cassonetto, altro che ridartela.»

«Se vogliamo dirla proprio tutta, mio caro cafone, per colpa tua sono stata lasciata e sbattuta fuori di casa quasi a calci» precisò Bella.

«Te lo meriti e ora stammi bene a sentire, psicopatica: vedi di non farti più vedere» disse andandole sotto con il viso, pronto a continuare con gli insulti, ma all’improvviso vide un bellissimo angelo davanti ai suoi occhi e si ipnotizzò, incapace di guardare altrove, mentre una voglia di darle un bacio si faceva strada in lui.

Bella arrossì ma non si sentì a disagio, anzi, lo guardava sperando di ricevere un bacio e, poco dopo, quel desiderio improvviso diventò realtà. Edward la baciò, divorando la sua bocca con desiderio, e Bella lo lasciò fare portando le mani dietro al suo collo, lasciando che si intrufolassero tra i suoi capelli. Fu il suono improvviso del timer del forno a farla tornare sulla terra. Lo allontanò con una forte spinta.

«SEI IMPAZZITO?» gridò Bella.

Edward non si fece intimorire, le si avvicinò con il viso e sussurrò: «Te lo ha mai detto nessuno che sei terribilmente sexy quando ti arrabbi? E quanto al tuo ex, è stato uno stupito a lasciarti, sei bellissima.» 

Bella schiarì la voce dall’imbarazzo. «So-no la migliore amica di tua sorella» gli ricordò.

«Ma sei anche molto carina e ti bacerei di nuovo se me lo chiedessi» ammise in un sussurro.

«Non ne saresti capace» disse lei con voce quasi intimorita.

«Tu dici?» Edward le andò ancor più vicino ma non la baciò, prese la valigia e se ne andò. Bella pensò a qual bacio per tutto il resto della giornata. 

«Sono tornata!» urlò Alice entrando e chiudendo la porta, aiutandosi con un piede.

Bella si vergognò di dirle del bacio.

«Tuo fratello è passato a prendere le valigie.»

«Me l’ha detto poco fa» disse portando in cucina la spesa.

«Vi siete visti?» le chiese Bella sperando che il cafone non avesse detto all’amica del bacio.

«No, mi ha telefonato» raccontò, mentre metteva a posto la spesa insieme a Bella. «A proposito di reggiseno… da quando indossi anche perizomi?»

«Deve avermelo messo dentro Rosa, mi aveva detto che in valigia avrei trovato dei regali ma non immaginavo che fosse biancheria intima. Chissà cosa si è messa in testa!»

«Ah ecco, perché mi sembrava strano che li avessi comprati tu.»

«Ti pare che vado a comprarmi un perizoma e un reggiseno di pizzo nero? Ma figurati!»

 

 

Direi un bel casino, voi cosa ne pensate? Vi piace, non vi piace. Praticamente Edward e Bella sono stati lasciati a causa di uno scambio di valigie. Non ho idea di cosa succederà nei prossimi capitoli o meglio, lascio immaginare a voi. Fatemi sapere un feedback e grazie anche a chi silenziosamente legge la storia, ma soprattutto un grazie di cuore, di vero cuore a Victoria73 che non mi abbandona mai e legge sempre le mie folli idee.

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Capitolo 4
*** Lo fai di proposito o cosa? ***


Grazie a tutti per essere arrivati fino a qui, grazie a chi ha letto e chi mi ha dato una recensione. Grazie alla migliore Victoria73 e Paride per esserci sempre. Grazie di cuore, spero che il capitolo vi piaccia.

 

 

Edward chiuse la telefonata e inviò la mail, doveva confermare l’appuntamento a Phoenix con Eric Yorkie; sarebbe dovuto partire tra una settimana. Il pensiero si posò sulla psicopatica e un inaspettato sorriso spuntò sul suo volto. Dopodiché, raggiunse Alice al locale dove si erano dati appuntamento per fare aperitivo.  

«Forse non era destino, parlo di me e Tanya.»

«Ti ha proprio detto che è finita?» chiese Alice.

«Mi ha urlato contro di tutto, senza darmi modo di spiegare e poi mi ha sbattuto fuori di casa.»

«Se vuoi, le parlo io.»

«Sai cosa ti dico Alice: Quella ragazza non mi merita!»

***

«Ha detto proprio così: “Quella ragazza non mi merita”» disse Alice a Bella.

«Credevo che amasse Tanya» disse Bella.

«Mio fratello comincia a diventare un mistero per me.»

Il telefono di Bella squillò, si alzò dal divano e andò a rispondere in cucina dove aveva lasciato il cellulare.

“Ciao Bella, disturbo?”

«No, dimmi pure Angela.»

“Ti telefonavo per il convegno, sai quello di lunedì prossimo? Ho trovato un albergo favoloso: cinque stelle lusso e ha anche una spa»

«Angela sei carinissima, grazie mille.»

“Ma figurati, grazie a te di sostituirmi. Ti mando via messaggio i dati per prenotare, è molto catino e poi puoi sempre passare una serata rilassante” le disse la collega.

«Assolutamente!»

Bella pensò di portare con sé Alice, glielo doveva visto che la stava ospitando a casa sua. Quando chiuse la telefonata prenotò subito all’insaputa dell’amica.

«Si parte!» esultò poco dopo tornando in soggiorno.

«Parte?» Alice non capì.

«Ho una proposta e non accetto rifiuti» disse Bella sedendosi sul divano.

«Cioè?»

«Lunedì ho un convegno a Phoenix e tu verrai con me!»

«Magari, però come faccio con il lavoro?» disse Alice dispiaciuta.

«Chiedi due giorni di ferie no? E poi scusa eh, ma quando mai ti ho visto saltare un giorno di lavoro? Due giorni di relax non ti faranno perdere un anno di lavoro e ti rilasserai, anzi, ci rilasseremo.»

«Dovrei sentire il capo… non lo so, cioè si mi farebbe piacere Bella, ma…»

Bella però non volle sentire ragioni e alla fine riuscì a convincere l’amica a partire con lei, così come Edward era riuscito a convincere Jasper a partire con lui. 

 

***Lunedì

 

Il giorno della partenza giunse in fretta, ma qualcosa aveva remato contro la partenza di Bella e della sua amica.

«Non ti preoccupare per me» ribadì Alice.

«Invece mi preoccupo; hai 39 di febbre, come posso lasciarti da sola?»

«Puoi perché il convegno è molto più importante di una banalissima influenza, per cui prendi la tua valigia e parti.»

Jasper la pensava nello stesso identico modo di Alice, ma Edward no e non ne voleva sapere di partire.

«Non se ne parla, io resto a casa» si impuntò Edward.

«È solo un po’ di febbre.»

«Il termometro dice 39» precisò Edward.

Jasper prese la valigia e accompagnò Edward alla porta. «Vai e fa buon viaggio.»

Edward provò a protestare, ma finì all’aeroporto. Mancavano dieci minuti alla partenza, andò al bar a fare una seconda colazione dato che il viaggio era abbastanza lungo.

«Un caffè da portar via, grazie» disse una voce femminile davanti a lui.

Edward ebbe la sensazione di vivere un déjà-vu, sorrise aspettando il caffè e lo sorseggiò con il pensiero rivolto alla psicopatica.

«Ecco, in quella fila c’è il suo posto» disse la hostess a Bella.

«La ringrazio, è stata gentilissima.» 

Bella sbuffò notando che il suo posto era vicino al finestrino e, come aveva fatto l’altra volta, si mise nel posto libero.

«Guarda un po’ chi si rivede, la psicopatica.»

«Tu?» Bella si girò.

«Proprio io, mia cara, e se non ti dispiace vorrei appropriarmi del mio posto.»

«Ti sbagli, questo è il MIO posto!» contestò lei.

«Io sono al mio posto, sei tu che devi andare al tuo di posto.»

«Ci andrei molto volentieri se non fosse già occupato» precisò lui.

«La smetti di essere sempre così arrogante?»

Sembravano cane e gatto, non riuscivano proprio ad andare d’accordo.

«Arrogante io?» esclamò Edward. 

«Va bene, va bene» ammise Bella agitando le mani. «Sono seduta sul tuo posto, ma ci tengo a precisare che non sapevo fosse tuo.»

«Dunque ho ragione io, ma era ovvio. Ora, ti sposti gentilmente?»

«Per un secondo ho pensato che fossi davvero galante, sai? Ma chi è cafone non può certo diventare un galantuomo» bofonchiò Bella spostandosi al suo posto.

«Grazie» rispose Edward. «Dimmi un po' invece, com'è che viaggi in prima classe?»

«Fatti miei» bofonchiò lei, sistemandosi.

«Dormito male, eh?!» la prese in giro lui.

«Stronzo!» ringhiò nervosa ed egli se la rise di gusto.

«Vi ricordiamo di stare seduti, allacciare le cinture e mettere i cellulari in modalità aereo» disse una delle hostess.

Edward era tranquillo, stava leggendo alcuni appunti che si era scritto su un quadernino riguardo al caso Yorkie quando, d’improvviso si sentì stringere forte il braccio.

«Ti prego non mi lasciare, non mi lasciare» lo supplicò Bella.

«Mi fai male!» esclamò muovendo il braccio in qua e in là.

«Ho paura, ti prego Edward non lasciarmi» disse spaventata.

Edward sospirò e pregò Dio affinché arrivasse a Phoenix il prima possibile. Scese dall’aereo con un gran mal di testa, nemmeno salutò la psicopatica, prese la sua valigia e chiamò un taxi. Arrivato in Hotel andò subito a chiedere della camera, aveva bisogno di riposare.

«Salve» disse.

«Oh, salve, buongiorno» rispose la receptionist.

«Ho prenotato a nome Cullen» si corresse «a dire il vero ha prenotato giorni fa la mia segretaria.»

La ragazza della reception controllò al pc. Nel frattempo, Bella stava entrando in Hotel con la valigia, era al telefono con Alice.

«Ora vado, mi raccomando riprenditi.»

«Sta tranquilla e rilassati anche per me» le disse Alice.

Bella alzò lo sguardo e non ci volle credere, il cafone troglodita era alla reception. Sbuffò avvicinandosi.

«Allora lo fai di proposito!» esclamò Edward.

«Veramente sono qui per un convegno» puntualizzò Bella senza nemmeno voltarsi.

«Una riunione tra psicopatici?» la punzecchiò Edward.

«No, ma se vuoi ti posso presentare un mio collega, fa lo psichiatra.»

«Potresti andarci tu e poi mi fai sapere come ti sei trovata.» 

Edward si stava divertendo un mondo, al contrario della receptionist, che non sapevano come intromettersi nella loro discussione. La ragazza tossì ma nessuno dei due le diede ascolto, lo fece un’altra volta poggiando i gomiti sulla scrivania ma per errore premette su due pulsanti cambiando alcune prenotazioni e andò nel panico. Li lasciò litigare e andò a cercare il suo collega.

«Buongiorno signori, la mia collega ha avuto un piccolo problema. Ditemi.»

Edward le disse subito che aveva prenotato una suite a nome Cullen, seguitò poi Bella dicendole di aver prenotato una suite a nome Swan.

Il ragazzo controllò le prenotazioni ma non c’era nessuna suite a nome Swan, bensì due suite a nome Cullen.

«Ha detto Swan?»

Bella confermò.

«Però io qui vedo solamente una suite a nome Cullen» disse il ragazzo, immaginando di strozzare la collega. Doveva aver sicuramente combinato lei quel casino.

«Come non la vede? Io ho prenotato una settimana fa, guardi» disse Bella facendole vedere la prenotazione dal cellulare.

«Credo ci sia stato un disguido, però volendo una soluzione ci sarebbe» disse. «E naturalmente sareste entrambi nostri ospiti.»

«Ha un’altra stanza libera?» domandò Bella.

«La suite avrebbe una stanza all’interno molto grande, se per voi non è…»

«Non ci penso proprio! Io non condivido una suite con un cafone» si impuntò Bella.

«Infatti non devi perché la suite è prenotata a nome mio, per cui cercati un altro hotel» disse Edward.

Bella lo ignorò e si rivolse al ragazzo della reception. «Lei dividerebbe mai una stanza con un cafone? Io ne dubito.»

Il telefono di Edward squillò; si allontanò per rispondere, e Bella ne approfittò per accaparrarsi la stanza, ma non fece in tempo a poggiare le valigie che bussarono alla porta.

«E tu che ci fai qui?» domandò nervoso.

«Non lo vedi? Porto la mia valigia in camera.»

«Esci immediatamente da qui!» intimò Edward.

«Non ci penso proprio, mio caro. Se vuoi, esci tu.» 

Edward non diede peso alle sue parole, aprì la sua valigia, poi aprì l’armadio e ci infilò gli abiti. Bella fece altrettanto: dopo aver aperto la valigia, spostò più avanti i vestiti di Edward e ci mise i suoi.

«Ehi, sono i miei vestiti!» bofonchiò irritato.

«E ora ci sono anche i miei. Sbaglio o dobbiamo dividere la camera?»

«Ti odio, lo sai?»

Bella, stufa delle sue lamentele e borbottii, gli puntò il dito contro e, guardandolo minacciosa, disse: «Stammi bene a sentire: non toccare le mie cose, ma soprattutto stammi lontano, perché se anche solo mi sfiori con un dito, giuro che me la paghi!»

«Puoi stare tranquilla, non lo farò. E il perizoma? Lo hai dimenticato a casa?» Edward ridacchiò mentre la prendeva in giro.

«Non sono cose che ti riguardano» bofonchiò. Prese il cappotto e uscì dalla stanza sbattendo forte la porta.

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Capitolo 5
*** Desiderio e vendetta ***


«Ti rendi conto Alice?»

“Mi dispiace…”

Bella sospirò dal nervoso e si scusò con l’amica, passandosi una mano tra i capelli.

“Indovina? Mio fratello mi sta telefonando, mi sa che ti devo salutare.”

«Digli da parte mia che se tocca le mie cose finisce male.»

“Sta tranquilla, ora mi sente!” Alice chiuse la telefonata e rispose al fratello.

«Ehi, Edward. Allora come va?»

“Edward un cazzo! Io con quella psicopatica non ci dormo.”

Alice sospirò rassegnata e preoccupata, poiché nessuno dei due aveva intenzione di fare un passo indietro. 

Bella era uscita a fare due passi per calmare l’ira, ma anche per fare un giro in centro e comprare un pensierino ad Alice. Quando rientrò, la suite fortunatamente era vuota e la camera dove avrebbe dormito il cafone era chiusa a chiave, dunque egli non c’era, pensò, e le venne un’idea che lo avrebbe sicuramente fatto incavolare.

Edward, nel frattempo aveva appena finito di parlare con Alice. Stava rientrando in hotel ed era al telefono con Jasper.

“Non mi hai ancora detto se la psicopatica è carina” chiese Jasper curioso.

“Mhmm cavoli, Kate non ci voleva proprio” pensò Edward vedendola in lontananza. 

Si scusò con Jasper e mise il telefono nella tasca della giacca.

«Edward, quanto tempo!» lo salutò Kate, avvicinandosi con una sua amica.

“Però, non è cambiato affatto! Anzi, è ancora più affascinante e sexy di quanto io ricordassi” pensò Kate riempiendolo poi di domande.

«Come stai? E Tanya? Sei qui con lei?»

“Mhm cavoli, non posso dirle che ci siamo lasciati. Kate non la smetterebbe di darmi il tormento, però, in fin dei conti è la verità. Perché dovrei mentirle?” pensò Edward dubbioso, ma alla fine le disse la verità.

«Ehm no, a dire il vero noi…» cominciò a raccontare.

«Ho capito, non è andata come speravi. Sei qui per affari?» Lo sguardo di Kate divenne curioso.

«Sì, sto seguendo la causa del signor Yorkie. Tu?»

«Mi sono presa una settimana di ferie, ho sentito che qui la spa offre molti servizi e vorrei per me e la mia amica Sulpicia. Avrei voluto la suite, ma purtroppo è già stata prenotata» raccontò delusa.

«Sì, ehm, l’ho prenotata io… una storia complicata» disse.

«Lo sai che amo i casi complicati. Perché non ce lo racconti a cena. Cosa ne dici Sulpicia?»

“Certo che Kate è rimasta la stessa di quando l’ho conosciuta: non molla l’osso” pensò Edward.

«Ti ringrazio, ma non voglio annoia…» tirò fuori il cellulare fingendo che gli stesse vibrando e rispose. «Sì, pronto?» disse facendole cenno che era una questione importante di lavoro e se ne andò via di corsa. Sospirò appena mise piede in ascensore.

“Mhmm Edward qui, e in più è da solo…” pensò Kate, andando in stanza con l’amica per raccontarle tutto. 

Bella aveva appena finito di sistemare i regalini per Alice, si diede una rinfrescata al volo, prese il telefono con la borsetta e uscì dalla suite per andare al ristornate, trovandosi a un centimetro da Edward.

Lei si scostò per farlo passare e lui, involontariamente, le diede una spallata non proprio leggera. Bella si girò nervosamente, convinta che Edward lo avesse fatto di proposito. 

«Comunque puoi anche dirmele in faccia le cose, invece che dirle a tua sorella» disse Bella indispettita.

«Senti chi parla! Sbaglio, o le hai detto che non devo toccare le tue cose?»

«Non mi sembra che tu abbia fatto diversamente» fece notare lei, mettendo le mani sui fianchi.

«Psicopatica!»

«Cafone!»

Mentre lui entrò in camera, lei scese al ristorante. Un cameriere le andò incontro chiedendole se fosse con qualcuno, lei rispose di no ed egli la fece accomodare ad un tavolo libero. Il ristorante dell’Hotel era molto grande, accogliente e perfetto per una serata romantica.

Pochi minuti dopo, intravide la sagoma di Edward schizzare a tutta velocità verso di lei. Egli era furibondo.

«Edward, ciao» lo salutò Kate, fermandolo.

“Mhmm ora lo invito a cena… mhm accidenti, è di un bello” pensò Kate, cercando di non mangiarlo troppo con gli occhi; era talmente stregata dalla sua bellezza da non accorgersi di essere osservata: Bella non le toglieva gli occhi di dosso mentre stringeva forte il tovagliolo. 

Edward, invece, non sapeva come liberarsi di Kate. Quest’ultima fermò un cameriere per prenotare un tavolo.

«Ti ringrazio, ma devo proprio andare» disse Edward e le sorrise, prima di andare via.

Bella stava parlando con un ragazzo molto carino, si chiamava James ed era lì per affari. Il ragazzo trovò molto carina Bella. 

Si intromise Edward, parlando sopra James.

«Mi dispiace interrompere la vostra conversazione, ma io e Bella abbiamo una questione in sospeso» disse, poi afferrò Bella per un braccio. «Tu vieni con me!» ordinò Edward in tono serio a Bella.

Bella cercò di divincolarsi da quella stretta. «Lasciami in pace!»

«No, ho detto che devi venire con me!» ordinò nuovamente Edward.

«Bella, chi è questo?» James voleva avere delle spiegazioni.

Finalmente, Bella riuscì a divincolarsi dalla stretta e, voltandosi verso James disse: «Non dargli peso. Perché, invece, non mangiamo qualcosa fuori?»

Edward non ci vide più dalla rabbia e anche dalla gelosia, sebbene non volesse ammetterlo. Prese Bella in braccio.

«Ehi, mettimi giù!» Bella iniziò a dargli pugni sulla schiena.

«Lo farò appena saremo in camera. Scusami, è una questione troppo urgente e importante» e la portò via di peso, mentre lei si ribellava, urlando a gran voce: «IO NON VENGO DA NESSUNA PARTE! LASCIAMI EDWARD, MI FAI MALE!» continuò facendo voltare tutto il ristorante verso di loro «LASCIAMI STRONZO!»

Edward la lasciò appena entrarono in camera, sul letto. Bella si alzò e gli andò sotto con il viso.

«CHE CAZZO TI È SALTATO IN MENTE?» Bella era fuori di sé.

«Dovresti ringraziarmi, ti ho salvata da uno stronzo.»

«Non sono cazzi tuoi e grazie per la figura che mi hai appena fatto fare con James» disse furibonda.

«Preferivi restare con quello e finirci a letto?» 

«Se anche fosse non ti deve riguardare, non sei mio marito!» mise in chiaro guardandolo con sguardo pieno di ira. «Piuttosto, chi era quell’oca che ti mangiava con gli occhi?»

«Oca?» esclamò confuso.

«Sì, quell’oca che non la smetteva di guardarti in un certo modo. Guarda che non sono scema e ho visto le moine che ti faceva.»

Edward scoppiò a ridere divertito ed ella si infervorì ancora di più. 

«La smetti di ridere? Non è affatto divertente, e non hai risposto alla mia domanda» precisò.

«Fammi capire bene, io dovrei lasciarti in pace, però Kate non può farmi le moine?»

«Allora è così che si chiama: Kate.»

«Scusa, ma a te che importa?» chiese con l’intento di provocarla. «E poi, da quand’è che mi spii?»

«Io non ti stavo spiando ok? E comunque non hai risposto alla mia domanda» rammentò in tono nervoso.

«Sbaglio,» disse guardandola con un mix di provocazione e desiderio «o mi è parso di intravedere un pizzico di gelosia?»

«Gelosa, io?»

«Quindi, non ti dispiace se torno di sotto e le chiedo di andare nella sua stanza?» 

Egli continuava a provocarla per vedere fin dove ella sarebbe arrivata. Lei si avvicinò arrivando a pochi millimetri dalle sue labbra.

«Non ne saresti capace» disse guardandolo intensamente negli occhi.

«Allora fermami, dammi una ragione per non andare.»

«Me.»

«Credo di non aver sentito bene.»

Bella gli rispose con un bacio, impedendogli dunque di uscire. Portò le braccia intorno al suo collo; lui non la respinse, anzi… la prese tra le braccia e senza staccarsi dalle sue labbra la stese sul letto…

 

 

 

 

 

Lo so cosa starete pensando: "proprio sul più bello!" hehehehe sono stata biricchina questa volta. In questo capitolo abbiamo fatto la conoscenza di Kate, un nuovo personaggio, che sembra essere molto interessata a Edward. Ma chi è questa tale? Come mai conosce Edward? Mah... chissà... vi lascio con un punto di domanda e ci vediamo, spero presto con il prossimo capitolo!!!!

 

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Capitolo 6
*** Non me lo so spiegare ***


Edward e Bella non volevano ammetterlo, soprattutto lei, ma era stato magico. Bella aveva sempre sognato una prima volta molto romantica, piena di passione… invece, era stata una prima volta inaspettata e con la persona che fino a ieri detestava.

«Io non ti ho affatto costretta mia cara!»

La voce di Edward distrasse Bella dai suoi pensieri. «Questa poi! Ma se mi hai trascinata via con la forza come se fossi un fidanzato isterico e geloso» puntualizzò.

«Ma chi la vuole una come te, io no di sicuro, stanne certa» ribatté lui in tono disgustato e si alzò.

Raccolse i suoi vestiti senza guardarla, un gesto che fece innervosire molto Bella.

«Stai tranquillo cafone, troglodita. Nemmeno io voglio uno come te. Che poi… manco sei bravo a letto» disse in tono provocatorio.

Edward si voltò di scatto, nessuna donna aveva mai usato dire una cosa del genere. «Ha parlato una porno star, ma fammi il favore! E comunque, se proprio devo dirla tutta, ho finto di avere l’orgasmo.»

Bella mise le mani sui fianchi. «Preferivi scoparti quell’oca che ieri sera non la smetteva di stuzzicarti con gli sguardi?»

«È un modo carino per dirmi che avresti preferito essere tra le braccia di James?» controbatté lui.

«JAMES NON È IL PRIMO CAPITA OK?» urlò dal nervoso e dalla rabbia, sfilandogli la camicia dalle mani.

Edward cercò di riprendersi la camicia, ma lei la nascose dietro la schiena.

«HO VISTO COME TI GUARDAVA, NON LA SMETTEVA DI…» Edward si fermò e prese un lungo respiro. Il pensiero che quel coglione fosse a letto con lei lo aveva mandato su tutte le furie. 

«AVANTI, DILLO CHE QUELL’OCA NON LA SMETTEVA DI MANGIARTI CON GLI OCCHI.»

«E PERCHÈ, JAMES NON HA FATTO LA STESSA COSA?»

«QUESTI NON SONO AFFARI TUOI!»

«RIDAMMI LA CAMICIA!» urlò sempre più incavolato.

«IO NON TI DO PROPRIO UN BEL NIENTE!» incalzò lei urlando.

Poco dopo avvampò di calore sul viso, Edward era a pochi centimetri dal suo viso.

«Attenta a quello che fai» le disse lui, affievolendo il tono della voce.

«Non mi fai paura, cafone» rispose cercando di non balbettare. 

Edward allora intensificò lo sguardo. 

“Così non ti faccio paura eh?!” pensò vendicativo.

«Questa è mia!» 

Tento di sfilarle la camicia con una mano, ma Bella indietreggiò rapidamente.

«Dovrai passare sul mio cadavere per averla!»

“L’hai voluto tu!” pensò Edward, mentre con gli occhi si beava di quella meravigliosa creatura. 

Accadde in poco tempo: la camicia era a terra da qualche parte, Bella e la stanza si era nuovamente riempita di gemiti.

«Hai giocato sporco Edward!» bofonchiò Bella incrociando le braccia al petto.

Egli si voltò e le rivolse uno sguardo confuso.

«Da quando ho smesso di essere cafone? E comunque, sei tu che mi hai provocato» precisò.

«Oh ehm…» farfugliò imbarazzata e schiarì la voce un paio di volte, poi disse: «Mi hai provocata anche tu, mio caro!»

Edward rise attirandola a sé, le lasciò un bacio sulla tempia e la strinse. Ella si lasciò sfuggire un sospiro, poggiando la testa sul suo petto mentre le sue mani scivolarono fino a cercare quelle di Edward, intrecciandosi.

«Edward?» 

«Cosa?»

Bella non ebbe il coraggio di parlare, imbarazzata e spaventata; pensava che per lui fosse stato solamente sesso e, cafone com’era, sicuramente l’avrebbe scaricata dicendole che si voleva solamente divertire.

«Bella cosa c’è?» 

«Io vado a letto solo con il mio ragazzo, ecco l’ho detto!» 

Edward non riuscì a contenere una risata.

«Lo sapevo, Edward. Tu mi hai solamente usata per…» si girò dall’altra parte del letto, indignata.

«Guarda che anch’io vado a letto solo con la mia ragazza.»

Bella si girò verso di lui. «Non ci credo! Lo dici solo perché…»

«Nessuna prima di te è mai riuscita a tenermi testa e, chiamami pazzo, ma non voglio che tra di noi sia solo sesso. Proviamoci, Bella.»

«Edward, io sono perennemente in ansia e sono cocciuta, gelosa marcia e…»

«Non conosci me allora! Ieri sera avrei voluto strozzare Jam…»

Bella non lo fece finire.

«E a volte agisco impulsivamente, non rispondo più di me e dico cose, o faccio cose…» abbassò lo sguardo dalla vergogna. «Scusami per averti rovinato quel completo e aver strappato quella carta, ero arrabbiata e volevo fartela pagare.»

«Me lo sono meritato. Non avrei mai dovuto darti della psicopatica.»

«Scusami davvero, Edward.»

«Scuse accettate» disse, poi l’attirò di nuovo a sé. «C’è solo un piccolo problema.»

Bella si strinse in quell’amorevole abbraccio e ispirò il suo profumo.

«Quale?»

«Dovrò mettere una scusa con il signor Yorkie, e dovrà essere molto convincente.»

Bella si ricordò del convegno.

«Accidenti, il convegno!»

Edward rise divertito. «Mi sa che l’abbiamo combinata molto grossa.»

Rise anche lei, ma tornò quasi subito seria. C’era una cosa che egli doveva sapere. Lo guardò negli occhi, e disse: «Ti devo dire una cosa, ma vorrei che non mi interrompessi.»

«D’accordo.»

«Edward!!! Avevi detto che non mi avresti interrotto!»

«Scusa.»

Bella lo guardò malamente.

«Ok, prometto che sto zitto.»

«È stata la mia prima volta» rivelò, abbassando lo sguardo.

Edward spalancò gli occhi. «Oh cazzo!»

«Sai solamente dire: “Oh cazzo!” Edward, ti ho appena confessato che è stata la mia prima volta» disse e, indispettita, si voltò dall’altra parte del letto.

«Sei pentita, hai sentito dolore?»

A quelle parole, Bella si sentì ancora più indispettita. Si voltò di scatto. «Pensi veramente che sia pentita? Dio, Edward! Certo che non lo sono, e come diavolo te lo devo dire che io a letto ci vado solo con il mio ragazzo?»

«Perché io non sono affatto pentito e non voglio che tu lo sia.»

Bella non riuscì a trattenere un sorriso, mentre i suoi occhi brillavano dalla felicità. «Edward, te l’ho ripeto: io a letto ci vado solo con il mio ragazzo.»

Lui sorrise.

«Allora è ufficiale, siamo fidanzati?»

«Sì.»

«Però, non hai ancora risposto alla mia domanda.»

«Quale?»

«Hai sentito dolore? Scusami se torno sull’argomento, m…»

«È stato bellissimo, Edward. Un po’ inaspettato, non lo nego, ma non mi sono mai sentita così amata.»

«Anche per me lo è stato» disse e si chinò per baciarla.

Rimasero a coccolarsi nel letto per un po’, dopodiché si alzarono e Edward telefonò al signor Yorkie. Decisero poi di fare una passeggiata lungo le vie del centro, fermandosi a bere una cosa in centro. Rientrarono per l’ora di cena, ma pensarono di mangiare in camera.

«Chissà cosa dirà Alice quando saprà che stiamo insieme» fece Edward steso sul divano, Bella tra le sue braccia, mentre si stavano rilassando con un film. 

Quest’ultima si voltò verso di lui.

«Umpf, conoscendola vorrà sapere tutti i dettagli, non so se mi spiego…»

«Stai scherzando, vero? Bella, sono cose nostre.»

Ella rise. «Dai, Edward. Ti pare che le vado a raccontare ad Alice? Piuttosto, cosa mi dici di Jasper?»

«Puoi stare tranquilla, terrò la bocca chiusa.»

Bella si sistemò meglio sopra di lui, portando una mano sul suo viso e lo guardò maliziosamente. «Però a te lo posso dire…»

Egli ricambiò quello sguardo malizioso, ma finse di non aver capito a cosa ella si stesse riferendo. «Cosa?» 

«Che impazzisco quando sento le tue mani su di me, i tuoi baci» confessò avvicinando le labbra alle sue.

«Non sei la sola, sai?» Edward la baciò e il film scomparve, lasciando spazio all’amore e alla passione.

 

 

 

Buon pomeriggio! Come state? Scriverlo è stato un vero inferno perché: in realtà era già stato scritto, ma ho deciso di dargli un’altra vita e questa è la nuova versione del capitolo. Spero che vi piaccia, ma… come avrete intuito dalla fine non è ancora finita qui perché nel prossimo capitolo ne capiteranno di ogni hehehe un kiss e al prossimo!

 

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Capitolo 7
*** Quando nasce un amore ***


Buongiorno, eccomi con l’aggiornamento ^^ voi come state? Qui è già arrivato un caldo assurdo e per quanto mi piaccia, penso che sia arrivato troppo presto. Il giorno prima faceva freddissimo e il giorno caldissimo. Annuncio che questo sarà uno degli ultimi capitoli, spero che vi piaccia. Un bacione.

 

Edward e Bella si erano concessi una passeggiata lungo le vie del centro, stavano rientrando in Hotel prima di cena; avevano deciso di farsi portare anche quella sera il cibo in camera per poter mangiare tranquilli.

Lei si voltò rivolgendogli un sorriso, e disse: «Pensare che all’inizio nemmeno ti sopportavo.»

Lui ricambiò il sorriso. «Non ti offendere, ma nemmeno io ti sopportavo.»

«Invece… il destino ha voluto che ci fidanzassimo.» Si fermò facendo fermare anche lui, il quale le cinse i fianchi mentre lei gli cinse il collo con le braccia e si  alzò in punta di piedi per baciarlo. Un bacio a stampo.

«Dobbiamo solo dirlo a mia sorella» disse lui.

«Potremmo organizzarle uno scherzo. Tipo che ci facciamo trovare a litigare e poi le diciamo che stiamo insieme.»

«Alice impazzirà quando saprà che siamo fidanzati, ma ricorda cosa mi hai promesso: niente dettagli piccanti.»

«Giuro, terrò la bocca chiusa» disse e lo baciò nuovamente a fior di labbra.

«Sai Bella, io ti devo ringraziare.»

«Hai capito che quel famoso caffè al bar preso all’aeroporto era mio?»

«Tuo? Quel caffè mi spettava di diritto!»

«Edward, stai scherzando? L’ho pagato io e c’ero prima di te.»

Edward non riuscì a contenere una risata. «Sei tremenda, ma ti amo anche per questo.»

«Scusa. Forse è meglio se non tiriamo fuori l’argomento caffè.»

«Scusami tu» disse lui.

«Scuse accettate amore, e ammetto di aver esagerato anche io.»

Si scambiarono un altro bacio a fior di labbra e rientrarono in Hotel, dove si rilassarono sul divano. Edward aspettò un po’, poi le disse che doveva fare una call con il signor Yorkie e sarebbe sceso nella all per non disturbarla, così lei pensò di contattare l’ospedale. 

Finì la telefonata, preparò un bagno caldo per quando lui sarebbe rientrato e sistemò della biancheria nella cesta dei panni sporchi, cosicché l’indomani le donne delle pulizie l’avrebbero portata in lavanderia.

«Amore, eccomi!»

Bella uscì dal bagno.

«Giusto in tempo, tesoro. Ho preparo un bagno caldo.»

«Mi hai letto nel pensiero, arrivo.»

«Pensavo che potevamo prenotare la spa. Ho trovato un volantino nell’altro bagno poco fa e offre dei servizi molto rilassanti, cosa ne pensi?»

Edward la raggiunse. «Perché no? Domani scendi e chiediamo.»

***

Bella ringraziò il ragazzo della reception e tornò da Edward, seduto al tavolo del ristorante a finire di fare colazione. Lo sguardo deluso della ragazza fece intuire a Edward che la spa non era libera; glielo chiese.

«Il ragazzo mi ha detto che qualcuno l’ha prenotata per tutto il giorno, peccato ci tenevo.» Si sedette e bevve un sorso di caffè.

«Credo di sapere chi sia stato.»

«Non dirmi che è la coppia seduta al tavolo dietro al nostro» esordì con voce più bassa.

Edward scosse il capo in segno negativo. «Ce l’hai davanti a te.»

Bella spalancò gli occhi. «Tu?»

«Sì, esatto.»

«Ma è magnifico! Edward, grazie. Non sai quanto ci tenevo.» Gli occhi di Bella brillavano dalla felicità.

«E ti dirò di più, ho anche fatto riservare una sala del ristorante solo per noi, ma fingi che non ti ho detto niente. Vorrei che rimanesse una sorpresa.»

Ella diventò rossa dall’imbarazzo, infatti bevve un sorso di caffè sentendosi il viso molto caldo. «Tu sei matto, ma ti amo» disse mostrando un timido sorriso.

«Anche io ti amo, e quando sorridi sei ancora più carina.»

***

«Me lo hai promesso Edward, stasera pago io.»

Edward la rassicurò, anche se aveva già prenotato e pagato. Uscirono dall’ascensore mano nella mano e si imbatterono in Kate; era insieme alla sua amica, Sulpicia. 

«Edward, ciao!» Kate non badò alla presenza della ragazza che teneva Edward per mano, pur invidiandola e si domandò chi fosse.

«Ehi, Kate.» Edward ricambiò solo per non risultare scortese, poi si rivolse a Bella. «Lei è Kate, una mia collega di lavoro.»

«Bella, molto piacere.» 

«Kate, lieta e lei è una mia amica, Sulpicia.»

«Molto piacere» disse Sulpicia.

«Allora, per la cena di domani sera? Naturalmente, sei invitata anche tu Bella, sempre che non ti annoi a sentirci parlare di lavoro.» Kate pensava di mettere Edward in difficoltà, ma non immaginava che Bella fosse più furba di lei.

«Per me non ci sono problemi, anche perché ho sentito così tanto parlare del caso… oddio, non ricordo come si chiama. Scusami Kate, ma ultimamente con il mio lavoro proprio sto fusa. Però, mi fa piacere esserci. Grazie per l’invito.»

Kate si sarebbe voluta mangiare le unghie e strappare i capelli. «Facciamo per le otto qui?» Tuttavia, non lo fece.

«Perché, invece, non dici che ti sei inventata tutto? Kate, smettila di sparare cavolate. Da quando ci siamo incontrati non hai fatto altro che sbavarmi dietro, quando ti ho chiaramente detto di lasciarmi stare. Te lo dico davanti alla mia ragazza: non sono interessato a te e quanto alla cena di domani sera, abbiamo già un altro impegno. Buona serata» disse e andò via insieme a Bella. 

Al contrario Edward, non era riuscito a stare zitto.

«Scusa se mi sono intromesso.»

«Credeva che ti avrei lasciato venire a cena da solo con lei. Psicopatica sì, ma pure scema no» disse, e una e poco dopo una risata le uscì dalle labbra.

Rise anche lui.

***

«Bella?»

«Sì?» rispose voltandosi verso di lui, spostando la mano dalla lampadina posta sopra al comodino del letto; stava spegnendo la luce.

«Voglio dirti che tra me e Kate non c’è mai stato niente, almeno, non da parte mia.»

«Stai tranquillo, Edward. Si vedeva lontano un miglio che stava mentendo.»

Gli sorrise portando una mano sopra la sua guancia, l’accarezzò avvicinando il viso e lo baciò teneramente. «Lo so che tu non provi niente per lei» sussurrò a fior di labbra.

Edward l’abbracciò lasciandosi sfuggire un sospiro, mentre lei si strinse in quell’abbraccio, poggiando la testa sul suo petto. «Sto seriamente pensando di non meritarti, sai?»

Bella rise. «Scemo!»

«Dico sul serio, Bella. La prima precedente relazione è stata un totale disastro, era un continuo litigare per cose inutili e alle volte avevo la sensazione che Tanya volesse solo il mio denaro e la posizione che occupo nell’alta società. Mi sentivo soffocare, lei pensava a quale vestito indossare, a quanti clienti avevo visto durante il giorno.»

«Poi sono arrivata io e hai conosciuto il mondo degli psicopatici» disse scherzosamente.

«Invece, sei arrivata nella mia vita come uno tsunami e mi stai facendo provare delle emozioni così forti. Bella, con te mi sento un uomo diverso. Mi sento amato per come sono e non perché ho un grosso conto in banca o perché faccio parte dell’alta società.»

Era la prima volta che un ragazzo le dichiarasse il suo amore, facendola veramente sentire amata. 

«È banale se ti dico che anche tu sei arrivato nella mia vita come uno tsunami?» chiese scostando il viso dal suo petto, alzandolo.

«Spero sia in senso positivo.» Rise un po’ imbarazzato.

«Baciami, cafone!»

«La mia psicopatica» disse baciandola.

Un bacio che valeva più di mille parole. Bella tornò a stendersi tra le braccia del suo ragazzo.

«Edward, per me è lo stesso. Il mio ex, Jacob, era ossessionato dai litigi e non riusciva ad accettare il fatto che io volessi i miei spazi. Era arrivato a pensare che l’ospedale fosse il mio amante, ti rendi conto?»

«Assurdo!»

«Ancora ricordo le scenate che mi faceva davanti al parcheggio dell’ospedale… per non parlare del sesso. Insisteva dicendo che era stupido aspettare, se due persone si amano, devono farlo subito.»

Edward le fece alzare e voltare il viso verso di lui.

«Invece, non è affatto stupido e io avrei aspettato e rispettato i tuoi tempi. Non ti obbligherei mai a fare qualcosa che non vuoi.»

«Sono parole meravigliose Edward e sappi che non mi pentirò mai di aver fatto l’amore con te. Come potrei? Sei così… bello, affascinante… amo il modo in cui mi tieni testa e quando mi baci… vorrei che non smettessi mai, e so bene che fare progetti così presto è folle ma…»

«Sì, qualsiasi progetto tu abbia in mente.»

«Il mio unico progetto sei tu e la nostra vita insieme» disse Bella.

«Direi un bel progetto, non trovi?»

«Un meraviglioso progetto» rispose Bella, e lo baciò.

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Capitolo 8
*** Non ho mai amato nessuno come amo te ***


Edward rallentò il passo, Bella fece altrettanto. Nessuno dei due voleva tornare a dormire nelle loro case, ma non avevano altra scelta poiché lui viveva assieme a Jasper e lei insieme ad Alice. 

Jasper e Alice li stavano aspettando fuori dal Gate, erano arrivati da poco e non avevano ancora spiccicato una sola parola, a parte un timido «Ciao.»

Chissà se avrebbero mai avuto il coraggio di guardarsi negli occhi e dichiararsi il loro amore…

Si amavano da sempre, ma a causa della timidezza e della paura di un possibile rifiuto, si guardavano da lontano, perdendosi in sguardi timidi e sorrisi rubati. 

Alice guardò l’orologio. «Sbaglio, o avrebbero dovuto già essere arrivati?» esclamò con un certo dubbio e si voltò verso Jasper.

«Ora che ci penso bene… Alice, ma non ti sembra strano che abbiano preso lo stesso aereo?»

Lo sguardo di lei diventò indagatore e nell’aria si iniziò a percepire un velo di mistero. Alice si domandò se fosse una casualità, oppure, se dietro la supposizione di Jasper ci fosse dell’altro.

Edward e Bella, nel frattempo, si erano presi alcuni minuti per scambiarsi gli ultimi baci della serata. Egli sospirò.

«Non voglio che vai da mia sorella» disse a fior di labbra. 

«Nemmeno io lo voglio, amore, ma come facciamo?»

“Se solo avessimo una casa…” pensò Bella, rattristata.

“Vorrei chiederle di andare in Hotel, Dio… non voglio separarmi da lei, ma se le faccio una proposta del genere mi darebbe di nuovo del cafone e avrebbe ragione” pensò Edward.

«Lo so, Bella.»

«Vedrai, presto troveremo casa e sarà meraviglioso.»

«È la cosa che più desidero al mondo.» 

«Anche io, Edward…»

Egli rise. «Casa nostra. Suona così bene, non trovi?»

Ella annuì e gli chiese di baciarlo; ancora un bacio, poi sarebbero usciti dall’aeroporto. In lontananza, Jasper indicò ad Alice un ragazzo e una ragazza che si stavano baciando.

«Ma quelli sono…» Alice era scioccata.

«Edward e Bella» concluse Jasper.

«Amore, credo che qualcuno ci abbia visti» disse Edward, indicando a Bella di girarsi.

Ella lo fece e il suo viso apprese il colore di una aragosta. Alice, che fino a due minuti fa era curiosa di sapere ogni minimo dettaglio dall’amica, le corse incontro e la prese sottobraccio.

«Così tu e quel mattacchione di mio fratello vi siete fidanzati, eh?» bisbigliò al suo orecchio.

«Alice, per favore» disse Edward in tono lamentoso.

«Sono solo chiacchiere tra amiche» lo rimproverò Alice.

«Magari un’altra volta? Bella è stanca, vero amore?»

Alice sbuffò, mentre Bella rise. «Il viaggio, com’è andato?» chiese Alice.

Raggiunsero Jasper, il quale abbracciò calorosamente Edward e Bella. Mentre salirono in auto, Bella raccontò del viaggio in aereo e accennò qualcosa sulla mini vacanza. 

***

Bella sperava che quel momento non finisse mai, accoccolata tra le braccia di Edward; le sembrava di essere tornata in quella mini-vacanza. 

In realtà, Alice aveva avuto un imprevisto sul lavoro, e Bella, da brava furbetta, aveva fatto andare Edward a dormire da lei. 

Era la seconda volta che i due innamorati avevano trascorso la notte insieme. Due sere fa, Alice aveva avuto un altro imprevisto sul lavoro. 

Erano entrambi svegli e si stavano godendo le coccole mattiniere. Vennero interrotti dal suono improvviso del campanello.

«Mhmm…» mugolò Bella.

«Sarà sicuramente Alice. Ma non ha le chiavi di casa?» brontolò Edward.

«Le avrà dimenticate per la fretta. Vado ad aprirle e torno» disse e alzò lo sguardo. Portò una mano sulla sua guancia e lo baciò a stampo.

Edward, però, non la lasciò andare e la strinse più possessivamente a sé. Il suo sguardo diceva: «Mia sorella più aspettare.»

Il campanello suonò di nuovo. 

«Due minuti e sono qui» disse e lo baciò nuovamente a fior di labbra. Poi si alzò controvoglia, indossò al volo la camicia di Edward, sotto mise i pantaloni del pigiama e, mentre andò ad aprire, si chiuse la camicia. «Eccomi, un attimo!»

Aprì la porta, Jacob era davanti ai suoi occhi.

«Jacob, cosa vuoi?»

«Lo so, sei arrabbiata e hai tutte le ragioni del mondo per esserlo, m…»

«C’è qualche problema?» chiese Edward serio.

Indossava un accappatoio e sotto un paio di boxer. Bella si voltò, e il suo sguardo si posò sul petto nudo che spuntava dall'accappatoio. Ma non era il momento di fare certi pensieri.

«No, nessun problema. Jacob stava andando via» rispose voltandosi verso di lui. 

«Bella, potrei sapere chi è questo bellimbusto e cosa ci fa mezzo nudo a casa di Alice?» chiese Jacob, mentre guardava Edward con sguardo scrutatore.

«Questo non è affar tuo e ora vattene via, sparisci per sempre dalla mia vita!» intimò seria Bella, mentre mentre una mano si intrecciò saldamente nella sua.

«Hai sentito? Esci fuori di qui e vedi di non farti più vedere da questi parti!» Edward pensava che fosse meglio ribadire il concetto. 

La tensione nell’aria iniziava ad essere palpabile: Jacob aveva lo sguardo fisso su Edward, pronto a scagliarsi contro di lui.

«Nessuno ti ha chiesto niente, bellimbusto. Per cui, stanne fuori!» gli intimò in toni minacciosi. 

«Con quale coraggio vieni qui, dopo tutto il male che le hai fatto? Dovresti vergognarti e lasciati dire una cosa, Jacob. Tu non la meriti, non meriti una ragazza straordinaria come Bella al tuo fianco» gli ringhiò contro Edward.

Gli occhi di Bella diventarono lucidi, si voltò a guardarlo. Jacob applaudì.

«Con me facevi tante storie, dicevi che non ti sentivi ancora pronta e invece lui. Da quando va avanti, Bella?» domandò furibondo Jacob.

La ragazza si voltò verso Jacob con un tono di voce così alto, che le grida si sentivano da sotto al portone, era furiosa. Alice si preoccupò, salì di corsa in ascensore.

«Mi fai schifo Jacob, vattene via e lasciami in pace. Esci dalla mia vita per sempre!»

Alice uscì dall’ascensore correndo e attirò l’attenzione di tutti e tre. Imbarazzata, schiarì la voce.

«Jacob, stava andando via. Vero?» Edward lo guardava con aria di sfida, Jacob ricambiò lo sguardo pensando: “Non finisce qui, bellimbusto.” Lo fissò negli occhi indietreggiando, poi se ne andò con la promessa di fargliela pagare.

«Bella, che spavento! Ti si sentiva gridare da giù» disse Alice, entrando. Poggiò la borsa a terra.

«Amore, perdonami se mi sono intromesso. Ma dopo tutto il male che ti ha fatto, presentarsi qui e parlarti in quel modo» disse Edward avvicinandosi a Bella.

Ella gli accarezzò una guancia.

«Non ti devi scusare, e hai detto delle parole bellissime. Nessun ragazzo prima di te mi ha mai fatta sentire così amata e apprezzata, rispettata» disse alzandosi in punta di piedi, poi lo baciò.

Un colpo di tosse li fece tornare sul pianeta terra. 

«Ehm, ci sarei anche io e, ehm, Edward? Potresti vestirti per favore?»

Edward e Bella scoppiarono in una risata fragorosa, mentre due braccia l’avvolsero. Edward le lasciò un bacio tra i capelli.

 

Buona sera, eccomi con l’aggiornamento. Ci tengo tantissimo a ringraziare tutti voi lettori/lettrici che state leggendo la storia, chi l’ha messa nelle seguite, ricordate, seguite e preferite. Vi ringrazio tantissimo e anche chi la legge silenziosamente. Ringrazio di cuore Paride e la mia carissima amica Victoria73. Volevo proporvi di ascoltare “quando nasce un amore” di Anna Oxa. 

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Capitolo 9
*** Pazza idea ***


Buona sera :) che si dice in giro? Qui da me fa un caldo allucinante, davvero, si crepa. Dopo tanto ritorno con l’aggiornamento della storia e annuncio che ci saranno altri due capitoli poi finirà. Penso che mi segue da tantissimo sa che amo scrivere storie con trame a volte assurde, altre folli o addirittura insensate hahaha, ma in questo caso direi simpatica. Nel corso dell’estate caricherò altre storie :) e niente, vi lascio al capitolo, magari pensando intanto ad una trama estiva che non sia il classico amore estivo. Buona lettura ^_^ 

 

 

Non era la prima volta che Bella andava in studio da Edward. Quel giorno, però, voleva parlare con la sua segretaria.

Irina si alzò appena la vide entrare dal portone. 

«Ciao Irina.»

Irina le sorrise. «Signorina Swan, vado subito a chiamarle l’avvocato.»

«Lo sai che non mi piacciono i formalismi» la rimproverò dolcemente.

«È che lei, cioè tu, sei la fidanzata dell’avvocato Cullen e…»

«A proposito di Edward, sto organizzando una sorpresa per lui e avrei bisogno di sapere quando sarebbe libero.»

Irina controllò subito nell’agenda del pc, poi annuì in segno negativo alzando lo sguardo. «Sia questa che la prossima settimana è pieno di impegni, purtroppo» disse dispiaciuta.

«Riusciresti a spostarne qualcuno? Avevo in mente una mini vacanza» spiegò.

«Certo sì, ma non se l’avvocato…» Irina temeva che Edward se la sarebbe presa con lei.

«Non ti preoccupare, a Edward ci penso io e…» continuò tirando fuori dalla borsa una busta. «Questo è per te! Mi sono permessa di regalarti due giorni in una spa per due persone.»

«Non dovevi Bella, così mi metti in imbarazzo.» 

«Ma figurati Irina, con tutte le volte che ti ho rotto le scatole, direi che sia il minimo.»

«Grazie mille, non dovevi» disse alzandosi e andò ad abbracciarla, ringraziandola nuovamente. 

«Amore, che splendida sorpresa!» 

Bella si girò e andò incontro a Edward con un sorriso. Lo baciò a stampo.

«Mi mancavi. Spero di non averti disturbato.»

«Anche tu mi mancavi» disse dolcemente, poi chiese alla segretaria di disdire tutti gli appuntamenti e di prendersi il resto della giornata per lei.

Mentre Irina tornò al lavoro, Edward e Bella - dopo che egli prese il cappotto con il cellulare - andarono a fare una passeggiata in centro. 

***

Edward entrò in macchina sospettoso. Da quando Jasper e Bella si sentivano al telefono? Soprattutto, come si erano scambiati i numeri di cellulare?

«Bella, posso sapere perché è tutta la mattina che parli al telefono con Jasper?» chiese con fare geloso

Lei faticò a trattenere una risata, mentre si allacciava la cintura di sicurezza. 

«Voleva chiedermi un consiglio su Alice, tutto qui.»

«Poteva chiederlo a me? Scusa, ma chi ti ha dato il suo numero?» Edward si stava per innervosire

«Sbaglio, o qualcuno qui è geloso?»

«Bella, perdonami, però questa cosa non mi piace per niente» confessò.

Lei poggiò la testa sulla sua spalla e gliela cinse con una mano. Ride, dicendo: «Il mio gelosone!»

«Non sono geloso!» puntualizzò lui.

«Sì che lo sei, amore.»

«E va bene, lo ammetto: sono geloso.»

«Lo sono anch’io, ma ora è tardi. Jasper ci aspetta a casa sua.»

«Bella, scusa se torno sull’argomento» continuò accedendo l’auto «posso sapere quale consiglio voleva Jasper?»

«Te l’ho detto, aveva bisogno di un consiglio per Alice e ci sta aspettando perché vuole che vediamo la reazione di Alice alla sorpresa che le ha preparato» spiegò Bella.

Egli, però, non si convinse molto della sua risposta. Arrivati davanti alla casa di Jasper, Edward scese dall'auto e notò l’amico con due valigie in mano.

«Eccovi, finalmente!» 

Jasper prese le valigie e andò incontro a Bella.

«Grazie dell’aiuto, Jazz. Senza di te non sarei mai riuscita ad organizzare la sorpresa» disse lei.

«Ragazzi, posso sapere cosa sta succedendo?» domandò Edward.

Bella si voltò verso di lui. «Ho prenotato un viaggio per noi alle Malvide, ma non sapendo come farti questa sorpresa ho chiesto aiuto a Jasper. Il numero di telefono l’ho preso dal tuo cellulare.»

«Ed io che pensavo… perdonami, amore.»«Perdonato, ma ora dobbiamo andare prima che ci parta l’aereo.»

Edward si ricordò del lavoro. «Cavoli, domani ho due clienti importanti e dovrei richiamare il signor Yorkie.»

«Ci ho pensato io, non ti preoccupare e mi sono permessa di regalare a Irina una settimana alle terme. Non sei arrabbiato vero?»

«Assolutamente no, anzi hai fatto bene… con tutto quello che fa per lo studio. E grazie per questa meravigliosa sorpresa, grazie ragazzi ci voleva una vacanza. Grazie amore» disse Edward. 

Dopo aver salutato Jasper, corsero in aeroporto.

***

La settimana alle Maldive era finita, e tra un'ora sarebbero atterrati. Con la mente erano entrambi sulla spiaggia a passeggiare mano nella mano al chiaro di luna. Scesi dall'aereo, presero le valigie e si diressero dai loro amici che li attendevano al Gate.

Alice abbracciò forte Bella. «Com’è andato il viaggio? com’erano le Maldive?»

«Una favola, Alice!» rispose Bella.

«Lo vedo, sei abbronzatissima» sciolse l’abbraccio e guardò suo fratello. Disse: «E anche tu, Edward, non scherzi.»

«Grazie, Alice. E voi, cosa mi dite?» chiese Edward.

«Tutto nella norma» rispose Jasper, prendendo le loro valigie; Bella ringraziò.

«Cosa ne dite se mangiamo una pizza?» propose Alice.

«Mi hai letta nel pensiero! Conosco una pizzeria buonissima vicino casa» disse Bella.

Lei e Edward presero l’auto di Edward, mentre Alice e Jasper li seguirono ognuno con le proprie macchine. Prima di scendere dall’auto, sopraggiunti al ristorante, Bella si voltò verso Edward.

«Grazie per il braccialetto, è stupendo.»

Un sorriso le illuminò il volto mentre lo sguardo si posò sul polso sinistro; l’aveva posizionato lì perché era vicino al cuore.

Edward sorrise a sua volta, e spostò lo sguardo verso il braccialetto. «Appena l’ho visto in quella vetrina non ho resistito. Ti sta un incanto.» 

Le loro effusioni furono interrotte da Alice, che aprì lo sportello dove era seduta Bella.

«Andiamo?»

«Arriviamo, Alice» rispose Bella e uscì dall’auto.

Alice notò il braccialetto dell’amica. «Ma è splendido!»

Bella prese l’amica sottobraccio e, mentre si incamminarono verso la pizzeria, le raccontò della sorpresa organizzata da Edward la penultima sera. 

«Quando ho aperto la scatolina di Tiffany stavo per svenire.»

«Beata te… io invece…» Alice abbassò lo sguardo.

«Si vede lontano un miglio che Jasper prova qualcosa per te. Perché stasera non lo inviti a cena fuori?»

«Sei matto, Edward? Lo sai che sono timido» Jasper temeva un rifiuto.

«Jasper, smettila con questa storia e invita mia sorella fuori a cena» lo rimproverò Edward.

«Per te è facile, Bella. Ma io…»

«Alice!!!! Guarda che fino a un mese fa detestavo Edward, e guardami ora. Non riesco a staccarmi da lui nemmeno per un secondo» disse Bella, entrando in pizzeria.

Edward e Jasper entrarono poco dopo. Jasper si sedette di fronte a lui, mentre Bella di fronte ad Alice. Dopo aver aspettato i menù, a Bella venne un’idea. Si alzò.

«Amore, mi accompagni a prendere i regalini?» chiese rivolgendosi a Edward.

«Oh, si vengo tesoro» e li lasciarono da soli.

Prima di aprire lo sportello dell’auto, si scambiarono un bacio. «Chissà che finalmente Jasper si decida a fare il primo passo.»

Bella gli scompigliò i capelli, accennando un sorriso che assomigliava a una risata amorevole. «Speriamo. Alice non fa altro che parlami di lui.»

«E perché, Jasper? Non perde mai occasione per dirmi quanto mia sorella sia bellissima.»

Edward si chinò con l'intenzione di baciarla, ma fu interrotto dal rumore di una borsa che cadde a terra. Volgendosi, notò Tanya con una sua amica a pochi metri da loro, visibilmente sconvolta.

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Capitolo 10
*** Sorprese ***


Edward salutò cortesemente Tanya e la sua amica Victoria; erano usciti un paio di volte in passato, anche in compagnia del fidanzato di Victoria, James, se la memoria non lo tradiva.

«Amore, non è come pensi. Lascia che ti spieghi» disse Tanya con rabbia. «Ed io che volevo darti una seconda possibilità. Avrei dovuto capire che hai organizzato la vacanza a Montepulciano per stare con lei» pronunciò le ultime parole, scrutando Bella da capo a piedi. Poi tornò a guardare Edward. «Sei uno stronzo, Edward!»

«Non è la verità, e lo sai» disse lui in toni pacati.

«E allora perché non hai voluto che io venissi con te? Avevi paura che la tua amante sapesse di me?»

«Lei non è la mia amante e ti pregherei di lasciarla fuori.»

«Da quando va avanti?» chiese Tanya, fissandolo intensamente.

«Tanya, smettila. Non è più affar tuo cosa faccio e con chi mi frequento» rispose Edward, cercando di mantenere la calma.

La tensione nell’aria era palpabile. 

«Hai ragione, non sono più fatti miei» replicò Tanya e si girò a guardare Bella. «Se posso darti un consiglio, non perdere tempo con Edward. Prima o poi si stancherà di te come ha fatto con me e ne troverà un’altra. Sai, lui è molto bravo con le parole.»

Bella, guardandola con un'espressione pacifica, rispose con fermezza: «Lascia che te lo dia io un consiglio, Tanya: hai fatto bene a mandarlo via di casa, e sai perché? Tu non meriti di stare al suo fianco e ammettilo che non l’hai mai amato, al contrario della sua carta di credito. Non hai saputo apprezzare la sua dolcezza, la passione che mette nel suo lavoro e tutti i suoi pregi, i difetti.»

Il tono di Bella era carico di sincerità e frustrazione, mentre una mano si intrecciò nella sua. 

Continuò: «Tu non sai neanche che ogni mattina prende un caffè amaro senza zucchero, che gli piace il blu scuro e che non sopporta ammettere di avere torto. Non sai niente di lui, niente e vuoi sapere se sono la sua ragazza? Sì, stiamo insieme, ci amiamo e io non permetterò mai a nessuna di portarmelo via!» 

Tanya, nel frattempo, rimase in silenzio, osservando Bella con un misto di sorpresa e forse un tocco di rimpianto. Poi, rivolse il suo sguardo verso Edward. «Un giorno te ne pentirai» disse con rabbia, e se ne andò insieme a Victoria.

Bella si girò a guardare Edward. «Scusami se…»

«Prima di conoscere te, non sapevo cosa significasse amare veramente qualcuno, e quando hai detto quelle parole, avrei voluto baciarti fino a perdere fiato. Ti amo più della mia stessa vita, Bella.» Il suo sguardo era sincero, e ogni parola era carica di un profondo significato.

«Ti amo, Edward» disse lei, perdendosi in quei meravigliosi occhi verdi. Poi, senza esitazione, lo baciò. 

Un bacio carico di amore, capace di comunicare più di mille parole.

 

***Un mese dopo

Alice, seduta al tavolo della cucina, stava facendo colazione ed era visibilmente imbarazzata. La sua espressione rifletteva una sorta di ansiosa attesa, sperando che Edward e Bella non comparissero da un momento all’altro.

In bagno, Edward e Bella si stavano finendo di preparare.

«Se mi vede Alice, mi uccide» disse lui, aggiustandosi il nodo della cravatta.

«Non potevo lasciarti tornare a casa» rispose lei, infilandosi l’altra scarpa.

«La colpa è del signor Fuller. Tu dimmi se ti sembra normale sfruttare un ragazzo sul posto di lavoro, solo perché è di nazionalità russa» disse con indignazione, esprimendo la sua disapprovazione nei confronti di un comportamento discriminatorio.

«Lo vedi che ho fatto bene a farti rimanere qui a dormire?» lo rimproverò con dolcezza Bella.

«Se non ci fossi tu, amore.»

Lei gli lasciò una lenta carezza sul viso, un bacio a fior di labbra, e uscirono dal bagno incrociando Alice nel corridoio. L'espressione imbarazzata della ragazza mise a disagio Edward. 

«Alice, ciao» le disse.

«Edward, Bella» replicò lei.

Il telefono di Edward vibrò, doveva essere Irina. Egli lo tirò fuori scusandosi con le due, diede un bacio veloce a Bella e uscì di casa.

«Certo che voi due…» fece Alice.

«Noi due cosa?»

Bella si recò in cucina e Alice la seguì. «Sbaglio o ieri sera mio fratello ha dormito qui» le fece notare l’amica.

«Guarda che abbiamo solo dormito, eh» disse, perdendo una tazza dallo scaffale in alto. «Ultimamente ha un caso a cui tiene molto, una storia a dir poco assurda e non me la sono sentita di lasciarlo andare da Jasper» concluse mentre si preparò un caffè.

«Sai Bella, è la prima volta che vedo mio fratello così felice. Un giorno anche io spero di trovare l’anima gemella.»

«E Jasper?»

Alice sospirò, abbassando lo sguardo.

«Lui resterà solamente nel mio cuore.»

«Perché dici così?»

«Ho visto come ti guarda mio fratello, Bella. Tu sei il centro del suo universo, si getterebbe anche nel fuoco pur di salvarti.» 

«Sì, è vero. Edward mi ama tanto e anche io lo amo molto. Lui, è…»

Il suono improvviso del citofono interruppe la loro conversazione. Bella si alzò e andò ad aprire la porta. Era il corriere.

«Terzo piano» rispose Bella. 

Un bellissimo mazzo di rose rosse apparve davanti a lei con un piccolo pacchettino e un biglietto. La sorpresa dipinta sul viso di Bella si trasformò in un sorriso radiante mentre prendeva le rose e il pacchetto, curiosa di scoprire cosa ci fosse dentro.

Lesse prima il biglietto: «Grazie per esserti presa cura di me, sei meravigliosa. Ti amo, tuo Edward.»

Annusò i fiori, poi li portò in cucina dove Alice li guardava affascinata, e aprì il pacchettino. La scritta "Tiffany" le fece brillare gli occhi di felicità. Alice spalancò gli occhi quando vide la bellissima collana facente parte della stessa collezione del braccialetto che Bella teneva al polso sinistro.

«Ma è splendida!»

«Tuo fratello è un matto, ma lo amo da morire e ora mi sente. Mi aiuti a metterla?»

Alice annuì, Bella poi si andò a vedere allo specchio e sorrise gioiosamente. Poi, si preparò e andò nello studio di Edward.

«Ciao Irina, Edward è libero?»

«Salve signorina…» si corresse subito «Ciao, Bella. Sì te lo chiamo» disse, mentre Edward, che aveva sentito la voce di Bella, uscì di corsa dallo studio.

La strinse da dietro, Bella si voltò e i suoi occhi si illuminarono.

«Il bracciale, ora la collana.»

«Avrei voluto darti quel regalo a cena, in quel localino in centro che ti piace tanto, ma non ho resistito. E c’è un’altra sorpresa.»

«Amore, ma perché? Io non ti ho regalato niente.»

Edward le sorrise. «Sei tu il mio regalo. Averti nella mia vita è un regalo. I tuoi occhi meravigliosi sono un regalo, Bella. Ma è un regalo per noi, vedrai, ti piacerà.» La dolcezza nelle sue parole e il calore nel suo sguardo fecero emozionare Bella, i suoi occhi diventarono lucidi.

«Irina, non ci sono per nessuno e prenditi la giornata libera.»

«Va bene, avvocato.»

Entrati nell’ufficio, Edward fece sedere Bella accanto a lui e aprì una cartella piena di foto. Ne aprì una.

«Ti piace?» chiese voltandosi. 

Bella guardò il mega soggiorno dell’attico affascinata dall’enorme camino e dalla grandezza della sala.

«Perché se non ti piace posso sempre rivenderlo e ne scegliamo uno assieme» le disse non sentendo una risposta.

«Tu hai comprato un attico?» esclamò sconvolta, ovviamente in senso positivo.

«Sì. Stavo guardando alcune aste e quando mi è capitato questo attico in centro, ho avuto un colpo di fulmine. Devo ancora vederlo, ma sono sicuro che sarà splendido.»

«Amore, è bellissimo.»

«Meno male» disse in tono scherzoso.

«È stupendo, guarda che bello il camino e poi è così grande. Andiamo a vederlo?»

Egli mise le mani dentro al cassetto e tirò fuori un altro pacchettino. «Certo, ma prima apri questo.»

«Non posso accettare.»

«Si che puoi.»

«Edward, così mi metti in imbarazzo.»

«Niente, ma. Apri il pacchetto.»

«Ma io…»

«D’accordo, lo farò io» e così fece.

Dentro c’erano le chiavi di casa attaccate ad un portachiavi a forma di tazza da caffè. «Cosa dici se… andassimo a vedere l’attico?»

«Ma queste sono…»

«Le chiavi di casa nostra.»

Bella gli saltò addosso baciandolo ovunque sul viso.

«Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo» disse tra un bacio e l’altro.

Il bacio si fece più intenso, passionale. Smisero di baciarsi solo per riprendere fiato. Edward le sorrise. «Andiamo a casa nostra?»

Bella annuì sorridendo.

«Casa nostra, mi sembra un sogno.»

«Un sogno diventato realtà» disse Edward, e la baciò.

 

 

Ci siamo… penultimo capitolo di questa breve fanfiction. Mi è piaciuto molto far litigare Edward e Bella, ma arrivata circa a metà dei capitoli ho deciso di farli fidanzare (cosa che comunque sarebbe accaduta) perché la storia sarebbe stata solo un litigio continuo tra i due. Spero che vi sia piaciuta, che vi abbia tenuta compagnia. Al momento sto sistemando con calma una vecchia fanfiction, ma a breve (spero prima della fine dell’estate) arriverà una nuova ff ispirata all’estate hehehe. Un kiss.

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Capitolo 11
*** Epilogo: sorprese ***


Alice mise le mani sui fianchi rivolgendo al fratello un’occhiata fulminea. 

«Sbaglio, oppure dovresti essere da Jasper?»

Bella si mise davanti a Edward e intrecciò una mano nella sua. «Sono stata io a chiedergli di restare.»

«Certo che voi due, neanche al vostro addio al celibato riuscite a stare separati.» Alice si era arresa, pur sapendo che non era la cosa giusta.

«Ti prometto che domani all’alba torno da Jasper» disse Edward.

«Ti prego Alice» la supplicò Bella.

Alice mise le mani sui fianchi e li guardò entrambi severamente negli occhi. «Nessun ti prego, ti supplico o per favore. Edward, quella è la porta e gradirei che te ne andassi entro cinque secondi, massimo dieci.»

«Non lo trovo affatto giusto» bofonchiò Edward.

«Giusto o non giusto, è così che vuole la tradizione e voi la rispetterete» ribadì Alice.

«Oh andiamo sorellina» insistette Edward.

«Mi sa che non abbiamo altra scelta» disse Bella, rassegnata.

Poggiò la testa sul torace del suo futuro marito sentendosi poco dopo stringere, mentre un bacio si posò lieve tra i suoi capelli. Edward avrebbe voluto che quell’abbraccio non finisse mai.

Un colpo di tosse li fece separare, Edward le diede un bacio d’addio e tornò da Jasper. Alice, rimasta sola con Bella, tirò un sospiro.

«Era ora!»

«Uffa, quanto sei» borbottò Bella e girò i tacchi verso la camera da letto.

«Ehi, dove vai?»

«Visto che non posso stare con lui, vado a letto.»

«Ma sono solo le dieci di sera! Oh andiamo Bella, capisco che avresti preferito stare con Edward, ma la tradizione vuo…»

«La tradizione vuole che la sera prima del matrimonio i due sposini non stiano insieme, lo so Alice» ribadì sbuffando e si diresse a letto.

«Edward, per favore. È la tradizione che vuole così» disse Jasper, seguendo Edward in camera da letto.

«Beh, io e Bella non siamo amanti delle tradizioni. Volete ucciderci per questo?»

«Non dire fesserie.»

«Siete voi che non capite. Cosa succedeva se rimanevo a dormire lì? E non ricominciare con la storia della tradizione, perché ne ho le scatole piene.»

«Sbaglio, o anche il corso prematrimoniale fa parte della tradizione?»

Edward schiarì la voce. «A dire il vero noi, si noi… non siamo mai andati al corso prematrimoniale» confessò un po’ imbarazzato.

Edward e Bella, ogni martedì pomeriggio, si davano appuntamento nell’attico (mancavano poche settimane alla fine dei lavori).

«Stai scherzando, vero Bella?» Alice era sconvolta.

«Io l’amo, lui pure, che senso aveva?»

«Come che senso aveva? Bella, era importante!»

«Non è colpa nostra se tutti ci stanno addosso» si lamentò Edward.

«Ma era importante, Edward» ribadì Jasper.

«E anche istruttivo» disse Rosa.

Sua cugina era arrivata da pochi minuti, una sorpresa che le aveva organizzato Alice a sua insaputa. 

«Rosa? E tu che ci fai qui?»

«Beh, non potevo mica perdermi il matrimonio di mia cugina. Ma se non mi vuoi…»

Bella le saltò addosso dalla felicità. «Certo che sì, Rosa! Oh, che bello vederti qui!!!!»

«Comunque, tu e mio fratello siete matti» disse Alice.

«Mettiamola così: io e Edward abbiamo fatto un altro tipo di corso» disse Bella.

Il volto di Alice diventò rosso. «Dai Bella…» la rimproverò imbarazzata.

«Che ho detto di male?» brontolò lei.

«Stiamo parlando di mio fratello e certe cose vorrei non saperle.»

«Oh giusto, scusa» disse Bella.

Scoppiarono tutte e tre a ridere, Alice dall’imbarazzo. Il resto della serata volò e anche la notte, per la fortuna di Bella.

 

***Un anno dopo

 

Bella aveva accettato di andare in vacanza con suo marito senza sapere la destinazione, e chissà dove erano diretti. Aveva ponderato tutte le possibilità, tranne una. L'incertezza e la curiosità le creavano un misto di emozioni mentre saliva sull’aereo. Edward l’aveva portata lì facendole indossare una benda per gli occhi. La sorpresa di scoprire il luogo della loro vacanza stuzzicava la fantasia di Bella, mentre si affidava completamente a suo marito.

Scesero dall’aereo e Edward fece attenzione a non farla cadere. Poi, con delicatezza, le fece togliere la benda chiedendole di non aprire gli occhi, per poi prenderla tra le braccia. Bella rise portando le braccia intorno al suo collo.

«Mhmm, amore cosa mi nascondi?»

«Una sorpresa.»

«Lo avevo intuito, ma vorrei sapere qualcosa di più.»

«Ti do un indizio: caffè» disse andando verso il Gate.

Edward aveva fatto in modo che le valigie venissero portate in hotel senza che loro dovessero andare a ritirarle.

«Sto iniziando a spaventarmi, sai?»

Egli rise.

«Io dico che ti piacerà.»

«Mi fido di te.»

Saliti sul taxi, arrivarono puntuali in hotel. Edward ringraziò il ragazzo della reception e disse che sarebbe salito senza voler essere accompagnato poiché si ricordava il numero della stanza e come raggiungerla. 

«Mhm, amore dove siamo?» domandò curiosa e impaziente.

«Due minuti e potrai finalmente aprire gli occhi» le disse entrando in ascensore.

Giunti davanti alla suite, la famosa suite dove era sbocciato l’amore, la mise delicatamente giù. «Ora puoi aprire gli occhi.» Edward sussurrò con una nota di eccitazione nella voce.

Bella aprì lentamente gli occhi; le sembrò familiare quella porta e quel numero sopra. «Non è ciò che sto pensando, vero?» chiese con una leggera incertezza nella voce.

«Dipende da ciò che stai pensando. Dai, apri» le disse Edward.

«Guarda, se è uno scherzo, giuro che chiedo il divorzio» disse, poi aprì la porta. Davanti a lei c’erano centinaia di tazze da caffè take-away colme di caffè bollente. Bella mise entrambe le mani davanti alla bocca, sconvolta. «È uno scherzo, vero?» La sua voce era una miscela di incredulità e un accenno di sorriso, incapace di credere a ciò che aveva di fronte. Si sentì stringere da dietro.

«Le vedo anche io sta tranquilla» la rassicurò Edward.

«Edward tu sei pazzo!»

«Te l’ho già detto che ti amo?» 

Bella si girò e lo guardò con due occhi carichi di amore, portando le braccia intorno al suo collo. «Sì, ma amo sentirtelo dire.»

«Ti amo, Bella.»

«Ti amo, Edward» disse baciandolo. «Il mio cafone» disse lei a fior di labbra.

«A proposito di quel famoso caffè…» iniziò a dire Edward.

«Amore, non ricominciare. Quel caffè mi spettava di diritto.»

«Non dire fesserie, Bella! Quel caffè era mio, punto e stop.»

«Tuo? Stai scherzando, vero?»

E ripresero a litigare fino a che Bella non lo interruppe con un bacio. Non si sarebbero mai messi d’accordo su quel famosissimo caffè, così come, non avrebbero mai smesso di amarsi. Ora toccava a Jasper e Alice fare il primo passo…

 

Fine.


 

Aggiorno solamente ora perché ho voluto prendere una pausa dalla storia, perché non volevo scrivere un finale banale. Mi rendo conto che sia assurdo, voglio dire, quale coppia si vuole vedere il giorno prima delle nozze. Ma è una fanfiction e quanto a fantasia ne ho da vendere, ne ho talmente tanta che le idee non finiscono mai di nascere e questo non so se sia un bene o un male. La prima versione della storia era diversa, Mike e Tanya sarebbero comparsi in altri modi, ma non mi piaceva; troppo poco credibile. 

 

Ringrazio per tutte le visite e wow, davvero è stata letta così tante volte. Ringrazio chi l’ha messa tra le preferite, le seguite; chi ha lasciato una recensione facendomi sapere la propria e davvero, lo dico con il cuore, se avete consigli io sono qui pronta ad accettarli. Ringrazio di cuore Paride e Victoria73 perché ci sono sempre. 

Grazie. Grazie a Edward e Bella per non essersi ancora stufati di me. 

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