Sotto l'ombra del vampiro

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Riverenze negate ***
Capitolo 2: *** La famiglia Gràvon ***
Capitolo 3: *** Il dolce fuoco della passione che risplendeva in quella sala ***
Capitolo 4: *** Un folle secondo fine ***
Capitolo 5: *** Triangolo di distrazioni ***
Capitolo 6: *** Viaggio nella mia mente pericolosa ***
Capitolo 7: *** Unita dalla passione dei due fratelli ***



Capitolo 1
*** Riverenze negate ***


Il sole era ancora alto sopra le nostre teste anche se erano appena trascorse le cinque del pomeriggio.
Era da molto tempo che io e il mio fidanzato Robert cavalcavamo indisturbatamente facendo gare di corsa tra i nostri due cavalli.
Essendo molto più esperto di me, Robert vinceva sempre ogni corsa ed io dovevo ogni volta assorbirmi la sua superiorità e la sua voglia di vincere sempre.
Inizialmente non ci davo molto peso, ma con il passare del tempo stava diventando sempre più snervante.
Mi diceva che miglioravo ogni volta che andavamo insieme a cavalcare, ma per me non era abbastanza.
Stavamo insieme da quasi sei mesi e subito mi ha attirato in lui la voglia di cavalcare.
Me lo immaginavo sempre come se fosse un principe azzurro che salva la principessa da un destino nefasto e da una vita che non sempre è stata come avrebbe voluto.
In fondo, anche se ero molto giovane (avevo 23 anni mentre il mio fidanzato ne aveva 24), ho dovuto passare momenti bui come la perdita di uno dei miei genitori e l’improvviso sfratto di casa che ha gettato me e mia madre in una vita piena di povertà.
Ma con tutte i dovuti sacrifici, siamo sempre riusciti ad uscire da situazioni disperate, fino a quando non ho incontrato Robert.
Lui si è sempre mostrato disponibile nei miei confronti, senza mai farmi mancare niente, soprattutto l’affetto.
Il suo amore era sincero ma il suo cenno di superiorità era davvero troppo per me (so che posso sembrare ripetitiva, ma questo suo difetto lo porterà anche a distaccarsi da me molto presto).
Non voglio dire niente al riguardo perché non avrei mai pensato che quella passeggiata come tutte le altre, si sarebbe trasformata presto in un incubo.
Quel castello dall’aria così misteriosa rendeva il mio umore tetro e buio, pregando subito il mio fidanzato di tornarcene subito a casa.
< Sai Alexis, non ho mai notato questo castello nelle vicinanze. Eppure vivo qui da una vita e non sapevo di questo posto. >
< Nemmeno io. E sinceramente voglio ancora essere nell’ignoto. Questo castello mi rende paurosa e irrequieta. >
< Ma dai, non fare la fifona, Alexis. Finché ci sarò io, non potrà accaderti niente di spiacevole. >
Avrei tanto voluto che fosse così, ma notai subito che i cavalli avevano qualcosa che non andava.
Mentre eravamo scesi, cercavamo di calmarli in tutti i modi, ma un’improvvisa folata di vento che spalancò quel cancello arrugginito, sortirono un effetto di paura incontrollata per i due cavalli che ci lasciarono lì imbambolati senza che noi potessimo fare qualcosa.
Era inutile anche richiamarli a gran voce, ormai stavano cavalcando lontano da noi con la speranza che sarebbero tornati dritti a casa.
< Molto bene > feci inorridita < Adesso cosa facciamo? Siamo lontani chissà quanti chilometri da casa tua e presto qui si farà buio. >
< Non preoccuparti. Va tutto bene. >
“Certo, come no” pensai.
Dovevamo cercare subito un piano efficiente per tornare a casa, ma tutta quella solitudine mi stava dando i brividi.
< Guarda il cielo, Robert. >
< Che succede? >
Improvvisamente, il tempo sopra di noi mutò improvvisamente e dense nuvole nere stavano ricoprendo il cielo.
< Tra poco si metterà a piovere. Meglio cercare un riparo. >
< E dove possiamo ripararci, Alexis? A parte il castello, nessuno può darci una mano. >
< Allora sarà meglio entrare al più presto. Se prendiamo l’acqua, rischiamo seriamente di ammalarci. Il tempo sta peggiorando velocemente. >
< Accidenti, questa non ci voleva. È tutta colpa di quei cavalli. >
< No, Robert. È colpa tua per essere rimasto qui più del dovuto > lo incalzai.
< Che cosa vuoi dire? Guarda che io… >
< Smettila di dare la colpa ai cavalli ed entriamo. Non abbiamo altra scelta. >
< Per fortuna eri tu quella che si spaventava dinanzi a questo luogo tetro > fece il mio fidanzato prendendomi in giro.
< Non ho avuto altra scelta, sapientone. >
< C’è sempre una scelta, tesoruccio mio. >
< Smettila di chiamarmi così. Sai che non lo sopporto.>
Robert cercava in ogni modo di farmi arrabbiare e di farmi perdere la pazienza.
Odiavo quando si comportava come un bambino e dovetti fare di tutto per farlo tornare ad essere serio.
Avevo bisogno di un uomo in quel momento e non di un poppante.
Camminando su quel ponte mentre la pioggia stava scendendo sempre più fitta, aumentai il passo prima di ritrovarmi dinanzi all’immenso portone del castello.
< Sai che cosa mi ricorda questo luogo? Il castello di Dracula. >
< Smettila, Robert. Non sei per niente divertente. >
< Guarda che non stavo scherzando. È la verità. >
< Fortunatamente qui siamo molto lontani da quel luogo e da quella storia tetra… Perché invece non cerchi di farmi stare tranquilla? >
> Sei tu che ti stai facendo di tutto… >
< Adesso smettila, ok? E bussa a questo portone. >
< Sai una cosa? Perché non ci provi tu? >
< Dopo avermi rovinato la giornata, pretendi che faccia tutto io? >
Ero un fiume in piena. E anche se mi stavo arrabbiando per così poco, Robert continuava a non aiutarmi.
< Odio quando hai questa isteria, Alexis. Non sei più tu. >
< Sto cercando di mantenere la calma. A differenza tua… >
< Certo. Dai sempre la colpa a me. >
Spazientito dalle mie parole, alla fine Robert cedette e acconsentì a mio ordine divenuto perentorio.
Bussando con insistenza però, nessuno si apprestava ad aprire.
< Lo vedi, Alexis? Qui non c’è nessuno. >
< E con ciò? Non possiamo andarcene via. >
< Che cosa? Vorresti intrufolarti nel castello come se niente fosse? >
< Piuttosto che bagnarmi, sì. Basta che il portone sia aperto e… >
Spingendo con più forza, riuscii ad aprire il portone senza grandi difficoltà.
< Hai visto? Entriamo.>
< No, Alexis. E' una follia. >
< Adesso sei tu quello fifone > feci di rimando < Vuoi davvero abbandonare una povera ragazza indifesa in questo maestoso castello. >
< Non sappiamo nemmeno se è davvero disabitato! Potrebbe abitarci qualcuno! >
< Se ci abitasse qualcuno, a quest’ora ci avrebbe aperto. Non credi anche tu? >
< Magari non ha sentito o non ha fatto in tempo. Chi può dirlo. >
< Io comunque, do’ una sbirciatina. Libero di rimanere qui fuori al freddo e sotto la pioggia, se vuoi. >
ma mentre si apprestava a tuonare oltre alla pioggia, Robert fu convinto dalle mie parole e mi spinse dentro il castello dopo aver richiuso il portone.
Dinanzi a noi, illuminata da fioche luci di candele, una bellissima scalinata in legno che portava al piano di sopra contornato da quadri di ogni genere e da un profumo di antico che intrigava la mia voglia di scoprire posti nuovi.
Dal fuori però, non avrei mai detto che questo luogo sarebbe stato così affascinante.
< Ho deciso. Rimaniamo qui finché non smetterà di piovere. >
< Che cosa?! Tu sei pazza. >
< Allora vai, se vuoi. Posso benissimo cavarmela da sola. >
< Smettila di fare la sciocca, Alexis. >
< E tu smettila di fare il pauroso. Non puoi comportarti da adulto una volta ogni tanto? >
< Ah sì? Che vuoi dire? >
< Meglio smetterla, altrimenti rischiamo davvero di litigare. E non mi sembra il momento di farlo proprio adesso. >
< Assolutamente no. adesso tu mi spieghi… >
< Sicuramente in questo luogo ci abita qualcuno, altrimenti non ci sarebbero queste candele accese. >
< Allora perché non farci sentire? C’è nessuno?! >
Gridando inspiegabilmente mentre la sua voce rimbombava per tutto l’ingresso del castello, cercai di far chetare quel mio fidanzato che mi stava dando sempre più sui nervi.
< Finiscila! Se c’è davvero qualcuno, presto ci farà tutte le onoreficienze del caso. >
< Sai una cosa? Secondo me è da veri maleducati non andare incontro agli ospiti. Almeno potrebbero darci il benvenuto e poi… Qui c’è anche la possibilità di perderci. Stammi vicino, Alexis. >
Guardando più attentamente le stanze del castello, scorgemmo un salone dove dinanzi a noi c’era un grosso specchio placcato d’oro sopra ad un immenso camino.
< Guarda qua, Robert. Potremmo entrarci tutti e due in questo camino > feci alquanto sbalordita.
< Già, sorprendente, non è vero? Peccato che il fuoco non sia acceso. >
< Potremmo accenderlo noi. Qui c’è abbastanza legna. Così potremmo riscaldarci. >
< Che cosa? Ma non puoi fare come se tu fossi a casa tua! >
< I padroni del castello non la prenderanno male. In fondo sto cercando di essere a mio agio scaldandomi. Non mi sembra di commettere niente di grave. >
< E invece sì! Stai facendo come se tu fossi a casa tua! >
< Oh, smettila Robert. Per un po’ di legna bruciata. Non è mai morto nessuno, sai? >
< Va bene, fai come vuoi > rispose Robert mettendo le mani al cielo come segno di resa < Spero che questa pioggia e questo temporale finiscano presto. Non vedo l’ora di tornarmene a casa. >
< Ormai anche se il cattivo tempo si diraderà, è buio. Propongo di rimanere qui per la notte. Abbiamo i nostri sacchi a pelo e qualche panino che oggi non abbiamo mangiato. >
< Odio dirtelo, ma purtroppo hai ragione. >
Una volta che le fiamme del fuoco che accesi presero vigore, mi sentii subito rinfrancata.
So che Robert aveva ragione nell’aver fatto come volevo, ma nessuno è venuto in nostro soccorso.
Almeno non in quel momento cruciale.
Mentre sentivamo alcuni passi riecheggiare nelle nostre orecchie, la paura ci invase improvvisamente e gli occhi iniettati di un timore sconosciuto divennero reali.
< Qualcuno si sta avvicinando > fece il mio fidanzato < Dobbiamo nasconderci. >
Ma io, che volevo prendere la situazione a pieno petto, decisi di affrontare il misterioso sconosciuto che stava venendo presumibilmente verso di noi.
< Alexis, cosa stai facendo?! Nasconditi dietro il divano. >
< E’ inutile, Robert. Ci beccherebbero comunque visto che abbiamo acceso il fuoco. >
< Hai ragione. Meglio allora andarcene. >
Ma non avemmo nemmeno il tempo di prendere le nostre cose che il fuoco da noi acceso si spense improvvisamente immergendoci nel buio di quella stanza.
“Ora sì che siamo in guai seri.”
Non ci muovemmo per un centimetro, attendendo la nostra sorte e sperando con tutto il cuore che non potesse accaderci niente di male.
< Alexis, non riesco a vedere niente! >
< Fai silenzio, Robert! Vuoi farci scoprire?! >
< Ormai è troppo tardi > mormorò la voce sconosciuta aprendo le tende per fare un po’ di luce grazie ai lampi incessanti dei tuoni < Ormai vi trovate qui. Con o senza il nostro permesso. >
Parole che destarono molti sospetti in me, lasciando da parte quel timore reverenziale che aveva avvolto la mia anima.
< Ci scusi se siamo entrati senza il suo permesso, ma il portone era aperto. >
Fui le uniche parole che riuscii a dire, attendendo la sua risposta mentre il silenzio intorno a noi era diventato surreale.

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Capitolo 2
*** La famiglia Gràvon ***


< Ci dispiace esserci intrufolati in casa > feci con voce rotta < Ma fuori stava piovendo a dirotto e abbiamo trovato la porta aperta. >
< Non è una scusa plausibile, Alexis > mormorò invece Robert < Ci perdoni. >
< Nessun problema. Davvero. Io e la mia famiglia eravamo molto lontani dal castello e qualcuno di noi deve essersi scordato di chiudere la porta… Anche se nessuno della mia famiglia si aspettava di ricevere visite. >
< Infatti non ho mai sentito parlare di voi > fece il mio fidanzato incuriosito < E non riesco a capire dove ci troviamo. >
< Siete a casa Gràvon. Il mio nome è Francis. >
< Piacere di conoscerla, Signor Gràvon. >
ma l’attenzione del giovane padrone di casa, si spostò verso di me che non riusciva a mollarmi gli occhi di dosso.
Occhi celesti, moro di capelli, un uomo molto alto e giovane e quel suo charme che attirava sempre in me la voglia di saperne molto di più sul suo conto.
“Non avrei mai immaginato di trovare un uomo bello come lui” pensai tra me e me “Credevo che c’avrei trovato un vecchio padrone di casa, e invece…”
< Voi due abitate qui nei dintorni? >
< Io sì. Mentre la mia fidanzata sta in città. >
< Capisco. Voi due siete fidanzati? >
Fu una domanda come se la sorpresa dipinta nei suoi occhi fu come un segno d’allarme.
< Esatto. Il suo nome è Alexis mentre io mi chiamo Robert. >
Avanzando verso di me facendo il baciamano come se fossimo nel Medioevo, sentii accapponare la mia pelle mentre un turbinio di emozioni mi travolse in quei pochi secondi.
< Un vero onore per me ospitare una giovane donna graziosa come voi. >
< Lei è troppo gentile, Signor Gràvon. >
< Mi chiami Francis, la prego. >
< Non credo che sia convenevole. Lei deve essere un nobile molto ricco e rispettato, mentre io sono una semplice ragazza di campagna. >
< E con ciò? Non mi disturba affatto chi è lei veramente, Alexis. >
Robert, forse colto da un piccolo senso di gelosia, cercò di prendersi l’attenzione interrompendoci bruscamente.
< Ecco, le volevo chiedere… >
< So benissimo dove vuole andare a parare, Signor? >
< Mi chiami pure Robert, Francis. Ormai abbiamo lasciato da parte in convenevoli. >
< Credo che non sia esatto. Io e lei dobbiamo tenere le nostre posizioni, non le sembra? >
Visibilmente imbarazzato, Robert non seppe che cosa dire.
< Signor Travis. Il mio nome completo è Robert Travis. >
< Bene, Signor Travis… A causa del maltempo lei e la sua fidanzata rimarrete in mia compagnia insieme alla mia famiglia. Vi faccio strada, se non vi dispiace. >
Cercando di andare avanti per coprirmi le spalle, Robert continuò a cercare l’attenzione necessaria.
Ma Francis, per quanto affascinante e di poche parole, avevo capito subito quanto fosse attratto da me.


Il castello era veramente enorme e bellissimo.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo da tale bellezza che raccontavano storie di una famiglia che si poteva benissimo studiare sui libri di storia.
Ma la cosa più sensazionale di tutti quei quadri che riuscivo a vedere, molti di loro assomigliavano proprio a Francis.
“Una strana coincidenza forse? È impossibile che Francis possa avere più di 300 anni. Non può aver venduto l’anima al diavolo.”
ma la sua anima e il suo sguardo, per quanto potessero essere affascinanti e poco indiscreti, riusciva a mangiarmi con gli occhi mentre il mio fidanzato Robert parlava a sproposito della sua vita.
“Smettila, Robert” sbuffai contrariata impaziente che potesse stare zitto “Nessuno vuole sapere della tua inutile vita e del nostro rapporto. Francis Gràvon è un uomo di tutto rispetto… e che uomo!”
Ma adesso dovevo smetterla e di lasciarmi alle spalle pensieri poco rispettosi verso il mio ragazzo.
Riuscivo a vederlo mentre mi assaporava con la sua bocca e mentre cercava di invadere il mio vortice di erotismo spingendomi oltre i limiti che credevo di non avere.
Ad un certo punto però, ridestandomi da pensieri sbagliati, venni attirata da altre due figure non meno importanti di quella famiglia.
< Cari viaggiatori > cominciò a dire Francis < Vi presento mia madre Amaril. >
La donna, con i suoi capelli rossi visibilmente tinti e il suo sguardo serio, si avvicinò a noi con tale rispetto e devozione.
< Lieta di ospitare due viandanti sperduti in questa giornata di pioggia. >
replicò Robert parlando anche a mio nome.
“Smettila di fare quel sorriso finto, Francis. La vecchia donna non ci cascherà come la maggior parte delle persone.”
Ma ecco che subito dopo si mostrò dianzi ai miei occhi un altro pezzo forte della famiglia.
Un giovane ragazzo presumibilmente della mia età, occhi verdi, capelli castano chiarissimi e uno sguardo enigmatico come suo fratello che non avrei mai potuto dimenticare.
< E naturalmente vi presento mio fratello Rafael. >
Robert, che fu spinto a non mostrare rispetto verso di lui, si accorse incredibilmente come il giovane ragazzo mi stava divorando con gli occhi.
< Fratello, strano che non ti sei tenuto per te questa graziosa e affascinante donzella. Quale è di grazia il suo nome? >
< Rafael, voglio ricordarti che siamo nel ventunesimo secoli. Le tue antiche riverenze non sono accettate > lo canzonò subito Francis.
Chissà come, ma anche quel ragazzo assomigliava ad alcuni quadri che avevo visto poco fa’ durante i numerosi corridoi che costituivano questo grandioso castello dimenticato dal mondo.
< Sto solo cercando di essere educato, fratello. Lo dovresti fare anche tu, sai? >
< Adesso smettetela voi due > replicò subito la Signora Gràvon < Vi devo ricordare che abbiamo ospiti questa sera. Saranno infreddoliti e affamati. >
< Oh, moltissimo. Soprattutto affamati. >
“Robert, per l’amor del cielo! Controllati!”
Dandogli una gomitata senza farmi vedere dalla famiglia che ci ospitava con tutte le riverenze, Robert non riusciva a capire perché l’avessi colpito.
< Prima presumo che i gentili ragazzi vogliano sistemarsi, giusto? > mormorò Rafael < Gli mostrerò io la stanza degli ospiti. >
< Lascia stare > fece Francis frapponendosi < Sono io la loro guida. Tu aiuta nostra madre con la cena. Sei molto più bravo di me in cucina. Ricordi? >
Improvvisamente però, vidi dell’astio tra i due fratelli, come se stessero combattendo facendo a gara chi sarebbe stato più gentile tra loro due.
“Che vogliono dimostrare?”
< Ma tu fratello sarai stanco di camminare in questo castello > fece Rafael < Lasciami conoscere i nuovi ospiti. >
< Potrai farlo più tardi. A cena. >
Rafael, che non voleva ascoltare le parole del fratello, cercò di essere ancora più insistente del dovuto.
Ma la Signora Gràvon, lo prese per mano strattonandolo verso di lei.
Il suo sguardo glaciale e imperioso lasciavano trapelare che era impossibile contraddirla, quindi il povero Rafael dovette ascoltare le parole del fratello senza che poteva dire la sua.
< Non ci metteremo molto > feci io cercando il sorriso di Rafael < Non abbiamo vestiti consoni per stasera, quindi ci limiteremo a darci una ripulita. >
< Oh, lei si sbaglia, Alexis. >
“Che cosa?”


Una volta giunti nella stanza che sembrava fatta apposta per due giovani innamorati, io e Robert furono allibiti dai numerosi vestiti e dall’enorme bagno di cui potevamo far dotazione.
< Accidenti! C’è anche la vasca idromassaggio! >
< Tutto per la vostra comodità > si limitò a dire Francis come se fosse la cosa più naturale di questo mondo la nostra ospitalità < Vi avverto che la cena sarà servita per le otto in punto. Vi prego di non fare tardi. Noi Gràvon teniamo molto alla puntualità. >
“Sette e dieci minuti. Direi che ci possiamo riuscire.”
Dopo averci salutati senza che Robert potesse dirgli grazie per tutto quello che aveva fatto per me e per lui, il mio fidanzato fu incredibilmente attratto da qualsiasi cosa in quelle due stanze.
La nostra camera e il bagno erano molto più grandi del mio appartamento e della sua piccola casetta in campagna, cosa che ci risultò davvero al limite dell’inverosimile.
ma per quanto potevo essere sorpresa, non riuscivo a dimenticare gli occhi grigi di Francis e gli occhi verdi di Rafael.
Due sguardi magnetici che mi avrebbero fatto capire in che razza di loro mondo mi ero gettata.
Perché anche se la tempesta fuori da quelle mura continuava ad imperversare con potenza, la mattina seguente io e il mio fidanzato Robert saremmo dovuti tornare alle nostre vite “povere” di sempre.
Ma non avrei mai fatto niente per farglielo capire.
Non l’avevo mai visto contento per così poco, come se adesso io non potessi esistere per lui.
< Alexis, non lo vedi che lusso? Io non potevo credere di essere… Eppure fuori da questo castello… >
< Sì, sembrava tutto decadente. E invece dobbiamo ricrederci. >
< E’ stata la fortuna a portarci fin qui. La Famiglia Gràvon è davvero gentile, non ti pare Alexis? >
“Sì… Forse anche troppo.”
Ma solo dopo avrei capito il motivo di tale gentilezza e di quegli sguardi magnetici che avrebbero albergato per sempre la mia mente.

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Capitolo 3
*** Il dolce fuoco della passione che risplendeva in quella sala ***


Finii di prepararmi senza distogliere il mio sguardo dallo specchio.
Non volevo essere troppo elegante, ma purtroppo in quell’armadio così pieno di vestiti che stranamente mi calzavano tutti a pennello, c’erano solo dei lunghi e pregiati vestiti da sera.
Optai allora per il vestito dal mio colore preferito, ovvero il rosso, abbinate a scarpe con il tacco aperte in cima.
Non era una ragazza come tutte le altre che si interessavano di moda o quant’altro.
Per me andava bene tutto ma chissà come mai, quella serata si annunciava speciale e piena di sorprese.
Per Robert invece fu il classico smoking a renderlo diverso ai miei occhi.
Nemmeno lui si era provato un vestito così costoso e anche lui era abituato ad indossare tutto quello che trovava.
Sembravamo una coppia per un gran galà di ballo, ma in fondo era una cena come tutte le altre
Almeno così credevo.
Quando mi decisi che era ora di andare, Robert era ancora impegnato a sistemarsi il fiocco.
< Lascia. Ci penso io. >
Sembrava un bambino discolo che non riusciva nemmeno a sistemarsi i vestiti.
Io lo adoravo per questo e la nostra complicità sembrò davvero forte in quel momento.
Ma quando il mio sguardo incrociò quello di Robert impresso nello specchio, vidi due figure altezzose che mi fissavano con sguardo serio e truce.
“Oh mio Dio.”
Quello specchio stava riflettendo una verità che sarebbe diventata scomoda molto presto se io non me ne fossi andata da quel luogo così mistico.
“Perché Francis e Rafael… Che scherzi fa’ la mia mente?”
< Alexis, va tutto bene? > mi domandò il mio fidanzato riscuotendomi dai miei pensieri.
ma io non so cosa avrei voluto rispondere e sinceramente avrei voluto una domanda di riserva.
< Ecco. Abbiamo finito. >
Fortunatamente non ero riuscito a strozzarlo con il nodo che gli avevo fatto, altrimentio sì che avrei dovuto dare spiegazioni che non avrei voluto dare.
Ma Robert mi conosceva molto bene dopo i mesi trascorsi insieme e sapeva che non ero a mio agio in quel momento.
Come poter nascondere il tutto?
Era impossibile ai suoi occhi perché non mi mollava lo sguardo di dosso.
“Smettila di fissarmi, Robert! Sei snervante!”
I miei pensieri non riuscirono ad arrivare a lui e di conseguenze, il suo modo di stringermi la mano sinistra mi faceva sentire protetta e al sicuro.
< Non te l’ho detto prima, ma sei davvero incantevole. >
< Ti ringrazio. >
Il mio filo di voce uscì di getto senza che io avessi la percezione di rendermene conto.
Non so quante altre cose avrei potuto dire, ma Robert doveva capire che ero assolutamente calma e che i miei pensieri erano fissi su di lui.
Ma quando eri invitato in una cena importante con due ragazzi misteriosi che non ti molano per un secondo, allora diventava tutto più difficile.
Scendevamo le scale ben sapendo dove sarebbe stata la fatidica cena.
Mi guardavo intorno mentre le luci delle candele illuminavano quel luogo tetro e nascosto.
Sembravamo in un castello dove la storia si consumava nei secoli e che presto sarebbe successo qualcosa di spiacevole.
Non riuscivo a sentirmi a mio agio in nessun modo e quando il maggiordomo ci fece accomodare nella sontuosa sala, allora sì che mi sentivo bloccata e paonazza in viso.
Come avevo ben creduto, Robert si posizionò accanto a me, ma dinanzi non ebbi altro che Rafael e i suoi occhi verdi brillanti.
Lui, come suo fratello, avevano scelto smoking elegantissimi, mentre la madre un bel vestito nero con diamanti.
“Davvero affascinante, non c’è che dire.”
Congratulandosi per essere lì con loro, fu la Signora Gràvon a fare gli onori della cena.
Era davvero una gran donna e si capiva perfettamente che lei riusciva a conquistare tutto ciò che voleva.
Ma si poteva dire lo stesso per la felicità dei suoi figli? E poi, era vedova o separata?
Dopo un brindisi iniziale, cominciammo subito a mangiare e Robert non perse tempo per dimostrare tutte le leccornie che ci davano i camerieri.
Il resto dei commensiali iniziò a consumare in silenzio, ma sapevo che i due fratelli non sarebbero stati silenziosi per tutto il tempo.
La cornice di quella sala fu scandita da un bellissimo fuoco dentro quel caminetto che io e Robert avevamo iniziato a conoscere.
“Poche ore in questo luogo ed è già pieno di ricordi.”
Sembrava che quel calore mi potesse rilassare i nervi, ma ancora non mi ero resa conto che avevo a malapena toccato cibo.
< Alexis, va tutto bene? La cena è di suo gradimento? > cominciò a domandarmi Rafael.
“Non riesco a non guardare quegli occhi verdi smeraldo. Che cosa mi sta succedendo?”
< Va tutto bene, Rafael. È che sono molto stanca per tutto quello che è successo oggi. La camminata, la tempesta che continua a imperversare fuori da qui… la cena.”
< Spero che non vi stiamo mettendo a disagio > incalzò Francis.
< Oh, assolutamente no > rispose di rimando Robert < Alexis non è abituata a questo genere di cene formali e molto eleganti. >
“Perché tu invece? Smettila di farmi fare la figura della stupida, Robert.”
< Rilassati, tesoro. Va tutto bene > mi disse invece la Signora Gràvon.
La donna era l’unica che mi dava del tu tra la famiglia, forse per constatare il potere e l’influenza che poteva avere su di me.
Sinceramente non riuscivo a capirlo e credetti che per me non era assolutamente importante.
Riuscii a trovare la forza di mangiare qualcosa quando i camerieri portarono sul tavolo il tacchino ripieno con le verdure miste.
Non avevo mai visto così tanat abbondanza prima d’ora e mi stavo chiedendo dove sarebbero finiti tutti gli avanzi.
La cena non aveva un attimo di sosta e non riuscivo nemmeno a distogliere lo sguardo dal mio piatto per non incrociare sguardi indesiderati.
Infatti, avevo notato che Francis non la smetteva di guardarmi e quegli occhi glaciali e pieni di oscurità mi stavano facendomi sentire a disagio.
Lui voleva più di tutti gli altri il mio tocco e stringendo il tovagliolo di stoffa tra le mie mani, dovetti attendere la sicurezza della Signora Gràvon per rompere il ghiaccio.
Voleva sapere tutto su di me e di Robert e magari se avevamo davvero pensato a legarci in matrimonio.
< Madre, i tempi sono cambiati > fece Rafael con tono severo < Adesso non ci si sposa più così giovani. >
< Che cosa vorresti dire con ciò? Se i due ragazzi sono innamorati è giusto che si sposino. >
< Ecco, non abbiamo messo in conto questa possibilità > mormorò Robert < Stiamo insieme solo da pochi mesi e per ora non abbiamo nessun progetto che potrebbe cambiare per sempre le nostre vite. >
Incredibilmente, Robert era riuscito a dire qualcosa di giusto e sensato.
In fondo avevo solo 24 anni e mi sentivo inesperta in questa vita.
Dovevo conoscere il mondo, le mie passioni e tutto quello che mi avrebbe resa davvero felice.
Robert era una persona molto cara per me, ma sapevo che non era ancora il ragazzo perfetto e quello che mi faceva davvero battere il cuore.
Lui cercava di rendermi felice a modo suo ed io cercavo di ricambiarlo, ma come pensavo, era troppo presto per progetti futuri.
< E comunque sono convinta che presto voi riuscirete a trovare la felicità adatta perché vi vedo sereni e molto felici. >
“Non so che cosa possa aver visto in noi, però vabbé. Meglio non controbattere.”
< La ringrazio, Signora. >
< Madre, smettila di renderti ridicola. Non credo che hai centrato la loro situazione. >
< Francis, adesso che cosa vuoi dire con questo? >
< Dico solo che le tue pressioni… >
< IO ho solo fatto una constatazione > replicò duramente la donna < E dovresti rimanere in silenzio come tuo fratello visto che non siete riusciti ancora a fidanzarvi o a sposarvi. >
< Madre, abbiamo molte cose di cui curarci. Prima di tutto… >
< Pensate davvero che io non sappia badare a me stessa? >
< Non volevamo dire questo >
< Francis, fammi il piacere. Evita di rovinare questa cena, d’accordo? >
< Perché mi prendete sempre di mira me? Io ho solo detto… >
< Non mi hai sentito? Vedi di tacere. >
Si stava scatenando un conflitto familiare ed io e Robert ci sentivamo sempre più in imbarazzo.
Volevamo dire la cosa giusta in quel momento, ma abbiamo deciso che sarebbe stato meglio rimanere in silenzio.
Ormai avevo capito che la donna voleva che la dinastia di quella ricca famiglia fosse andata avanti, ma i suoi figli nascondevano un segreto che avrebbe scosso molte vite.
< Scusatemi > feci per interrompere la loro conversazione < Avrei bisogno del bagno. >
La mia richiesta fu presa come un segnale di farla finita e Donna Gràvon si rilassò improvvisamente facendo segno al suo maggiordomo di accompagnarmi.
< Madre, posso pensarci io. >
< Rimani dove sei, Francis. C’è la servitù per questo. >
Mi alzai dalla mia postazione mentre il maggiordomo mi illustrava la strada.
Ancora non mi ero accorta di quanto potesse essere grande e vasto questo castello e la paura di perdermi era reale.
Ma non riuscivo a distrarmi su questo punto, ancora attratta da come Francis aveva una voglia morbosa di avvicinarsi a me.
So che aveva un sacco di cose da dirmi solo per riuscire a conoscerci meglio.
“Anche se ero sicura che la mia vita non sarebbe stata interessante come la sua, perché tanta voglia di…”
Non riuscivo a trovare le parole necessarie e mi chiusi in bagno per rimanere un attimo da sola e riordinare i mei pensieri.
Sentivo di essere sola e nessuno sarebbe riuscito a venirmi in aiuto.
Volevo sapere tutto su di loro e perché si mostravano così gentili con me.
La serata era ancora lunga e i loro buoni propositi solo all’inizio.


Ritornata in sala, vidi con grande sorrpesa che mi avevano aspettato per la prossima portata.
Ormai eravamo giunti al dolce ma sapevo che sarebbe stato gusto come tutte le altre prelibatezza che i cuochi avevano preparato per questa sera sperciale.
Anche se ero visibilmente piena, ero molto curioso di vedere che cosa ci avevano preparato.
< Va tutto bene? > Mi domandò Robert stringendo la mia mano.
< Certo. Avevo solo bisogno di rinfrescarmi. >
Sentii nell’aria una sorta di turbinio di irrequietudine invadere il salone dove ci eravamo tutti riuniti.
Quel tocco sincero del mio fidanzato aveva scosso gli animi dei presenti e per non continuare a guardare il viso dei due fratelli Gràvon, feci finita di nulla.
< Non ti vedevamo tornare ed eravamo preoccupati. >
< Niente di grave, davvero. E poi c’era il maggiordomo della famiglia Gràvon con me. >
ma non era la mia assenza la principale preoccupazione.
Sentivo del dissenso nell’aria e la famiglia Gràvon si scrutavano con occhi complici e rabbiosi.
La stanchezza si stava cominciando a sentire duramente e finire il dolce che sanciva la fine della cena, fu veramente molto dura.
< Bene. Adesso, da quali gentiluomini interessati da quello che Robert può raccontarci su di lui e sulla sua vita, noi maschietti ci ritiriamo nella sala fumatori, madre > esordì Rafael con tono vittorioso < Spero però che Robert sia dei nostri. È un’idea che mi balenava già da qualche minuto. >
Robert però, che non aveva nessuna intenzione di lasciarmi sola, dovetti essere io a convincerlo di andare insieme a Rafael.
< Tesoro, sei sicura? >
< Certo. Non ti preoccupare di me. Ti aspetterò in camera quando ritornerai. >
Scambiandoci un sorriso sincero prima di un bacio lascivo, Rafael invitò anche Francis che con grande determinazione, accettò di buon grado.
< Madre, tu potresti rimanere i9n compagnia di Alexis. >
< Mi piacerebbe, ma credo che la ragazza abbia altri piani al riguardo. >
< Esatto > esordii < Mi ritirerò nella mia stanza. Domani potremmo avere tutto il tempo necessario per parlare. Ma adesso sono veramente esausta. >
< Certo. Il nostro maggiordomo… >
< Lasci stare, Rafel. So trovare la strada da sola. >
Come se fosse stato offeso dalle mie parole, l’uomo dagli occhi verdi si limitò ad un sorriso strozzato prima di darmi la buonanotte.
< Alexis, aspetta un attimo. >
Mentre fissavo il fuoco pulsare all’interno del camino e sentire la passione e il magnetismo che quei due misteriosi uomini potevano trasmettermi, Robert si avvicinò a me ridestandomi dai miei pensieri.
< Ce la fai ad arrivare in camera da sola? Guarda che posso accompagnarti senza problemi. >
< Lo so bene Robert, ma ce la faccio. Davvero. >
< Va bene. >
Inizialmente pensai che Robert fosse preoccupato per come i fratelli Gràvon non smettevano di guardarmi, ma era troppo eccitato nel partecipare ad una conversazione matura con uomini molto più interessanti di me.
< Vedi di non fumare troppo, Robert. >
< Certo, mia cara. E poi non ci saranno ssolo sigari. Magari un buon whisky o un ottimo cognac potranno rallegrare la nostra serata. Ho sentito anche che giocheremo a poker. Proprio come degli ottimi uomini d’affari. >
Non so se sentirmi felice da quelle parole, ma non volevo smorzare minimamente la contentezza di Robert.
In fondo eravamo appena giunti in quel castello e ci sentivamo come se fossimo a casa nostra, con tutte le riverenze del caso e una famiglia che non ci stava facendo mancare nulla.
Ma quel lusso sfrenato sarebbe stato presto un ricordo da non dimenticare mai quando io e Robert saremmo tornati alle nostre vecchie vite.
Anche se, vedendo e sentendomi poco al sicuro in quel castello, non vedevo l’ora di tornarmene a casa.
< Allora dormi bene, tesoro mio. Ti raggiungerò al più presto. >
< Come ti ho detto poco fa’, non pensare a me. E divertiti. >
Dopo un lungo bacio che sembrava non finire mai, Rbert si aggregò ai fratello Gràvon mentre la mia stanchezza e il mio senso di solitudine invase la mia mente e il mio povero corpo che aveva bisogno di riposo assoluto.

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Capitolo 4
*** Un folle secondo fine ***


Non avevo la minima idea di cosa davvero stavano facendo al piano di sotto il mio fidanzato Robert con i due fratelli Gràvon diventati improvvisamente, suoi grandi amici.
Non potevo certo capire che ore potessero essere perché avevo perso ormai la cognizione del tempo.
Ripensandoci, non sapevo nemmeno dove potessi avere il mio cellulare.
“E se qualcuno mi stesse cercando?”
Non avevo nessuna intenzione di cercarlo proprio adesso, visto che sentivo tutto un dolore invadermi il corpo.
Non mi ero mai sentita così sfinita, ma i miei pensieri più recogniti mi lasciavano ancora sveglia.
Ritornando al pensiero di Robert, non capivo dove i Gràvon volessero ingraziarsi il mio fidanzato scambiandosi opinioni che non sarebbero fruttati a niente.
Infatti, Robert non era il tipo da grandi discussioni e sinceramente nemmeno un grande giocatore di carte.
Ero molto scettica sulla loro conversazione e sinceramente non sapevo davvero come Robert se la potesse cavare.
Ma solo dopo avrei capito che tutto ciò fosse un secondo fine che avrei capito sulla mia pelle e sul mio destino.


Il buio era diventato la realtà di quel letto vuoto mentre il silenzio regnava nella mia stanza.
Non riuscendo ad aprire gli occhi, capii lo stesso che Robert non era ancora tornato dalla sua conversazione e dalle partite a poker con i Gràvon, forse un segno che non stava andando tutto male come potevo credere.
la fiducia mi era mancata verso un ragazzo frivolo che non era ancora riuscito a crescere come avrei voluto.
Ma se il buio si andava a formarsi nella mia mente mentre cercavo di trovare la pace, la luce fioca delle candele stavano illuminando una piccola parte di quella stanza così immensa.
Forse Robert si era deciso a tornare da me, ma i passi felpati e assolutamente silenziosi mi lasciavano perplessa al riguardo.
Robert non è il tipo che non fa’ nessun rumore e cerca sempre di svegliarmi per attirare la mia attenzione.
Ma quel momento era tutto diverso.
“E se non fosse Robert quello che era entrato nella stanza?”
Avevo paura ad aprire gli occhi ma dovevo prendere la situazione di petto senza cercare di farmi vedere spaventata.
Mi girai lentamente verso la porta della camera e la sagoma che vidi non era quella di Robert.
Il mio ragazzo, avendo i capelli molto corti, non poteva corrispondere a quello che i miei occhi annebbiati stavano guardando.
Certamente non potevo pensare che quello che vedevo potesse essere reale e la curiosità sarebbe stata la conseguenza che avrebbe ucciso ogni mia certezza.
Vedevo la sagoma oscura allontanarsi da me e ogni domanda sorgeva spontanea: chi poteva essere entrato?
Cercando di farmi coraggio, mi alzai dal letto con la sola vestaglia addosso che avevo trovato nell’armadio e avanzai lentamente seguendo le voci chiare che mi stavano mettendo in allarme.
Donna Gràvon sembrava arrabbiata con una persona precisa, nonché un figlio irrispettoso della mia privacy che non riusciva a lasciarmi in pace in quel castello che avvolgeva la mia inquietudine.
< Sei uno sciocco! >continuava a gridare la donna < Potevi essere scoperto! >
< Madre, ti prego. Non stavo facendo niente di male. >
< No, Rafael. Tu ti stavi introducendo senza il permesso di Alexis nella sua stanza. Che cosa volevi fargli? >
< Niente! volevo solo capire se stava bene. >
< Sicuramente può stare senza di te, Rafael. Ma tu? Pensi che io non mi sia accorta come tu e tuo fratello non gli mollate gli occhi di dosso? Non vi permetterò di trasformarla in una creatura irreversibile quali siamo noi. >
< Madre, ti prego di non gridare. >
< Allora vedi di non farmi più arrabbiare, mi hai capito? Adesso torna nel salone di sotto. Tuo fratello e quel ragazzo ti staranno sicuramente cercando. >


Non riuscivo a capire le parole di quella donna e la mia paura divenne sempre più reale e intransigente.
“Una creatura irreversibile? Che cosa voleva dire con quello?”
Dovevo tornamene in camera mia e pregare il mio fidanzato di lasciare immediatamente questo castello.
Ma ancora una volta non avevo capito che era troppo tardi per tutte e due.


Attesi il suo ritorno tutta la notte senza riuscire più a dormire, ma Robert non vene mai a dormire nella nostra stanza.
Qualcosa non stava quadrando nel migliore dei modi e la mia preoccupazione divenne così reale da spingermi ancora una volta lontano da quella stanza.
Ormai non mi sentivo minimamente protetta in nessuna parte di quel castello e non sapevo a chi potevo chiedere aiuto.
Mi sentivo persa e senza pace.
Dovevo fuggire, ma come potevo fare?
Lì fuori continuava ala tempesta mentre all’interno Robert era scomparso.
Che cosa sarebbe potuto succedere ancora di lì a poco?
Non riuscendo a dormire, mi accomodai sulla poltrona davanti al camino per sentire quel calore che tanto mi mancava.
Ma il calore di cui avevo bisogno non si poteva misurare dal fuoco, ma da un abbraccio inverosimile che non poteva essere soddisfatto.
Cercai di chiudere gli occhi per immaginarmi in un paradiso felice, ma fu impossibile per me.
Sentivo ancora quei passi felpati avvicinarsi verso di me e la paura che qualcosa di brutto poteva rendermi inerme e indifesa.
< Alexis… >
Il mio nome venne scandito come se fossi una visione di pura bellezza, soprattutto dato dallo sguardo glaciale di Francis.
< Mi dica Francis. Posso fare qualcosa per voi? >
< Ormai è notte fonda. Che cosa ci fa’ ancora in piedi? >
“Non sono affari tuoi. Non ti pare?”
< Non riesco a dormire. Forse a causa della troppa stanchezza o dai troppi pensieri. Chissà… Piuttosto, sa dirmi che fine ha fatto il mio fidanzato Robert? >
< Sta parlando con mio fratello Rafael. Tra poco sarà qui da voi… Il suo fidanzato è un uomo molto interessante. >
< Lo credo bene. >
Ma Francis, cercando di sforzarsi di essere gentile, sapevo molto bene che non voleva parlarmi di questo.
< Francis, a forse qualcosa da dirmi? >
Con il cuore che gli martellava in gola, vidi in lui qualcosa che lo bloccava.
Inspiegabilmente non riusciva più a guardarmi dritta negli occhi e sinceramente mi sentivo potente di fronte a lui.
< Non so come dirglielo, ma vorrei abbattere le mura delle nostre convenzioni. Diamoci del tu. Sarebbe molto meglio, non crede? >
< Certo. Per me nessun problema. >
Dovevo voleva andare a parare? Che cosa voleva da me? Mi voleva spogliare con gli occhi? Voleva possedermi? Che cosa?!
Francis era molto deciso ma aveva paura di fare la prima mossa.
Non avevo mai visto un uomo così impaurito dinanzi ad una donna. Eppure credevo che i fratelli Gràvon oltre ad essere affascinanti, pensavo avessero più personalità. Forse non era Francis il vero uomo della famiglia.
< Francis, se hai qualcos’altro da dirmi, fallo subito. Non rimanere inerme lì a fissarmi. Mi metti paura. >
Ancora non sapevo come avessi pronunciato quelle parole a getto.
Ero solo coperta da una vestaglia trasparente e Francis mi guardava in tutte le mie forme e la sua bramosia di potere era frenata solo dal buon senso.
< Forse… sarebbe meglio che io me ne vada. >
Rimpiangendo di avermi fatto visita, io non feci niente per trattenerlo.
Lo vidi uscire come un disperato, mentre alla porta sopraggiunsero sorridenti e senza pensieri Robert e Rafael.
Ma appena videro Francis disperato, il primo a domandarmi cosa fosse successo fu il mio fidanzato.
< Niente, Robert. Francis voleva solo sapere come stavo. >
< Bene. Credo che per stasera sia tutto > fece Rafael rompendo subito gli indugi < Meglio andare a dormire. È molto tardi. >
< Certo > rispose cordialmente Robert < Buonanotte. >
< Speri che rimarrete per molto in nostra compagnia. Anche perché non so dirvi per certo quando passerà questa tempesta. >
< Vedremo. Prima devo parlarne con Alexis. >
< Certamente… Buonanotte, Signorina Alexis. Faccia sogni d’oro. >
“Sicuramente ci proverò senza pensare a te e a tuo fratello.”
Una volta richiusa la porta di camera, potevo sentire Rafael che cercava di fermare suo fratello Francis per domandargli che cosa ci potesse fare realmente nella mia camera.
Le pareti erano molto sottile e mentre Robert si preparava per cambiarsi e andare a dormire, sentii parole che scossero ancora il mio animo.
< Volevi provare a soggiogarla, non è forse così? >
< Piantala, Rafael. Sei ridicolo. >
< Guardami negli occhi e dimmi che non stai mentendo! >
< Sei tu che hai organizzato questa serata per tenere il suo fidanzato lontano da lei! > sbraitò l’uomo dagli occhi grigi < Credevi che io non lo capissi? >
< Sono solo fantasticherie le tue. >
< Nostra madre ce l’ha detto. Non puoi avere segreti con me e con nostra madre, fratello. Vedi di darti una regolata o nessuno di noi due potrà mai entrare nelle sue grazie. La sua fiducia è importante. E quando scoprirà chi siamo veramente… >
< No! non dovrà mai saperlo! Hai capito bene?! Mai! >
Rafael, scosso da quelle parole, sentii solo la sua voce rotta mentre stava per raggiungere la sua camera, lasciando suo fratello pensieroso e in me una paura di scoprire una realtà molto più grande di me.


< Alexis, che stai facendo con l’orecchio teso verso il muro? > mi domandò Robert ridestandomi dai miei pensieri.
< Niente, Robert. Va tutto bene. >
< Stavi ascoltando qualcosa? >
< Tu piuttosto potresti dirmi perché hai fatto così tardi, non ti pare? Hai fumato e bevuto abbastanza? >
< Abbiamo solo chiacchierato tra uomini. Niente di ché. >
< Ah, davvero? Niente allusioni su di me? >
< Che cosa vuoi dire con questo? >
Sapevo che Robert non avesse capito la mia domanda ed io non feci niente per cercare di farglielo capire.
< Niente. lascia perdere. È molto tardi… Domani bisogna pensare di ripartire verso casa, sperando che la tempesta finisca. >
< Detto ciò, io credo che non sia una buona idea. >
< Che cosa stai dicendo, Robert? >
< Voglio dire che potremmo prenderci questo periodo come se fosse una vacanza. La famiglia Gràvon è molto gentile con noi. >
“Con noi? Forse vuoi dire con me… Ma tu che cosa vuoi saperne? Non sarai tu che entrerai nelle sue grazie. Anzi, comincio a pensare che ti capiterà qualcosa di spiacevole. Ormai il mio istinto non può deludermi in questo frangente.”
< Ne riparliamo domani, d’accordo? Buonanotte. >
Non avevo più voglia di parlare.
Non avevo più voglia di dare spiegazioni.
Robert non capiva il modo in cui i fratelli Gràvon mi guardavano, troppo impegnato ad essere accecato nel suo sentirsi potente e pieno di attenzioni.
Distrazioni che alla fine di ciò, potevano davvero costare care a lui. Ma anche a me.

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Capitolo 5
*** Triangolo di distrazioni ***


Non riuscii a dormire quella notte.
Appena vidi uno spiraglio di sole invadere la stanza, mi alzai da quel letto per cercre un po’ di conforto in una passeggiata mattutina.
Credendo che l’intera famiglia Gràvon fosse ancora a dormire, decisi di uscire dal castello facendo il meno rumore possibile.
Ma incredibilmente, la Signora Gràvon era una donna più mattutina di me.
> Buongiorno, Alexis. Già in piedi? >
< Buongiorno, Signora… Ecco sì, non riuscivo a dormire. >
< Davvero? Va tutto bene? >
“Lo spererei tanto, ma c’è qualcosa che non mi fa stare tranquilla e credo che riguardi i tuoi figli. >
< No, Signora. Sto benissimo. >
< Ti prego, chiamami Amary. È questo il mio nome. >
< Oh, va bene. >
Odiavo tutta quella confidenza, ma non potevo dirgli di no.
< Vuoi fare colazione, Alexis? C’è succo di frutta, latte, cereali, frutta. Tutto quello che vuoi. >
< La ringrazio Amary, ma credo che me ne andrò fuori a fare una passeggiata. È una bellissima giornata e ho bisogno di stare da sola. >
< Non è consigliabile andare a fare una passeggiata senza prima aver mangiato qualcosa… Ma ti capisco se vuoi rimanere da sola. So che i miei figli possono essere insopportabili, soprattutto nel modo in cui hanno gli occhi incollati su di te. >
“Ecco, anche la madre l’aveva notato. E adesso che cosa potevo fare?”
< Signora… Amary… >
< Non è colpa tua, Alexis. Ma certe volte i miei figli dovrebbero capire quale è davvero il loro posto. Tu sei una donna bellissima ed è normale guardarti. I tuoi capelli rosso corvino sono davvero un attrazione per loro. >
“Solo per i capelli? O c’è qualcos’altro?”
< Adesso basta con queste parole. Credo di averti turbato abbastanza. Vai pure a fare una passeggiata. Ci vediamo più tardi. >
Non volevo che quella conversazione finisse in quel modo perché forse Amary poteva farmi capire qualcos’altro sui suoi figli.
< Coglierò il suo consiglio, Amary: meglio mangiare qualcosa prima di una sana camminata. >
< Sono contenta di sentirtelo dire. Allora vieni. >


Parlando di come quei figli potessero essere perfetti sotto l’occhio vigile di una madre, non notai niente di strano che potesse comporre qualcosa di anomale nei loro modi di fare.
Insomma, a parte vivere ancora con la madre per l’età che hanno (anche se non sapevo ancora quale età avessero), pensavo che fossero due ragazzi normali.
Guardando l’orologio scorsi che erano le dieci passate.
“Strano. Robert non si è ancora alzato. Eppure odia dormire fino a tardi.”
< Grazie perla piacevole compagnia, Amary. Adesso sono pronta per fare una passeggiata.”
< Felice di aver fatto colazione con te > rispose la donna sorridente.
< Mi stavo chiedendo se lei fosse disponibile a farmi compagnia. Insomma, vorrebbe venire a camminare con me?>
< Ti ringrazio per l’offerta, ma ho molte cose da fare in biblioteca. Magari un’altra volta. >
“Un’altra volta? Ma cosa…”
Posando il mio sguardo sul pavimento, Amary capì subito che molto probabilmente questa giornata sarebbe stata l’ultima per me in quel sontuoso castello.
< Oh… capisco. >
< Nessun problema, Amary. Va bene così. >
< E’ così strano vederti andare via così presto… Ti confesso che ho sempre avuto avere una figlia, ma dopo la nascita di Rafael, il medico mi diagnosticò che non potevo avere più figli. Una forma rara di infertilità mi ha colpito e così… >
< Mi dispiace tantissimo, Amary. >
< Non devi dispiacerti, Alexis. Con il passare del tempo ho fortunatamente capito che due figli mi potevano dar fin troppi pensieri. T’immagini se ne avessi avuti tre? >
Ero contenta di vederla ridere e spensierata.
In fondo, anche se mostrava quel pizzico di mistero che non riuscivo a decifrare, anche Amary era una bella donna.
< Che cosa stanno parlando le mie due donne preferite? > fece Francis avanzando con il suo sorriso contagioso.
“Donne preferite? Si stava davvero riferendo anche a me?”
< Buongiorno, madre > disse ancora Francis baciando la donna sulla guancia < Spero di non aver interrotto qualcosa di importante. >
< Certo che no, figliolo. Io e Alexis stavamo parlando della mia figlia mancata. >
< Una vecchia storia che ti riempie di dolore, madre. Per questo non dovresti parlarne… Non vuoi mica intristire la nostra ospite. >
< Oh. Nessun problema per me > risposi frettolosamente < Davvero. >
< E poi, come gli ho detto, ho già dato… Adesso aspetto i miei due figli che nonostante la loro età giovane, non hanno ancora una fidanzata. E come pensano di sposarsi se non ne hanno una? >
< Madre, per favore… >
< Una madre vuole sempre il bene del proprio figlio. Per questo dico… >
< Ok, devo proprio andare. Mi stanno aspettando in ufficio e non posso tardare. >
Perché Francis aveva interrotto sua madre in quel modo? Odiava davvero parlare di matrimonio?
So che una madre può essere insistente su certe cose, ma la donna ha assolutamente ragione su tutto.
< Tesoro, perché oggi non fai andare il tuo socio al lavoro e rimani in compagnia di Alexis? Tra poco lei e il suo fidanzato partiranno e vorrei che tu gli facessi vedere le bellezze di questo castello che non possono rimanere nascoste per sempre. >
< Amary, non credo che ce ne sia bisogno… >
< In fondo non ho una giornata così impegnativa e posso benissimo andare al lavoro domani > disse subito sorridente Francis < Chiamo il mio socio. Aspetta qui Akexis, d’accordo? >
< Ma Francis… >
< Il vantaggio di avere un figlio metà capo di una famosa compagnia è che può assentarsi dal lavoro quando vuole > replicò fiera di lui Amary < Spero davvero che non ti dispiaccia, Alexis. >
< Oh. Certo che no. nessun problema. >
Finita la discussione con il suo socio che era durata pochissimi secondi, Francis si mise la giacca per coprirsi dal freddo.
< Bene. Pronti per andare. >
Non avevo mai visto Francis così felice e in quel momento il suo sorriso glaciale non mi faceva più paura come prima.
E fu la sua distrazione principale che incredibilmente mi fece dimenticare di Robert.


La giornata fu davvero bellissima e splendente.
Il sole aveva cancellato ogni traccia della tempesta del giorno prima e rimanere in compagnia di Francis non poté che essere un toccasana per me.
“Le distrazioni mi aiuteranno a non pensare a Robert. Ma non ho nessuna intenzione di tradirlo con Francis.”
Dovevo resistere ai suoi modi gentili e a quel viso che diceva con sofferenza di baciarlo, ma non potevo crollare in quel modo.
E sinceramente non potevo nemmeno dimenticare gli occhi smeraldo di Rafael.
Insomma, due ragazzi davvero stupendi che avrebbero fatto perdere la testa a chiunque donna. Ma allora perché non erano fidanzati?
Certo pensavo che rimanere lontano dalla civiltà in quel castello potessero constargli amici perché la solitudine poteva essere davvero una cattiva bestia.
Oppure la loro era una scelta per rimanere lontano dal mondo conosciuto?
< Alexis, a cosa stai pensando? >
“Bene. Questo è il modo migliore per pensare ad altro.”
< A niente > risposi frettolosamente < Anzi, guardavo quel grosso anello che hai al dito. Sembra molto prezioso. >
< Sì, è vero. Un vecchio ricordo di mio padre. Anche Rafael ne ha uno uguale. Ce li ha regalati al compimento del nostro diciottesimo compleanno. Prima che una brutta malattia ce lo portasse via. >
< Oh… Mi dispiace tanto. >
< Non ti preoccupare, Alexis. Ormai ho superato questo duro momento… Certe volte la vita può essere molto dura ma l’importante è riuscire sempre a rialzarci. Ed io sto tentando di farlo con te. >
Quelle parole… Sembravano una dichiarazione per riuscire a fare breccia nel mio cuore.
Ma tutto stava succedendo fin troppo in fretta ed io non potevo pensare ad un altro uomo che non fosse il mio fidanzato Robert.
Il mio cuore batteva all’impazzata e sinceramente mi sentivo bloccata dinanzi ai suoi occhi.
Avevo desiderato una passeggiata in solitaria lontano dai miei pensieri, e invece…
< Ciao, ragazzi. È bello vedervi qua. >
“Bene. Ci mancava pure Rafael. >
< Rafael > fece Francis cercando di nascondere il suo disappunto < Che cosa ci fai qui? >
< Avevo bisogno di prendere un po’ d’aria. Non bisogna farsi scappare una bellissima giornata come questa. Felice di vedere che anche voi avete avuto la mia stessa idea. >
“Già. Purtroppo.”
< Spero di non aver interrotto niente di importante. >
< Beh, veramente… >
Ma prima che Francis potesse rispondere e dire qualcosa di spiacevole, mi intromisi a gamba tesa dicendo che non stavamo parlando di niente.
< E’ davvero affascinate questo giardino. Per non parlare del castello! Ieri sera sembrava avere una visione più oscura… Forse a causa della tempesta. Chi può dirlo? >
< Sai Alexis, non sei la prima che lo dice. Molti altri ospiti che sono giunti fin qui hanno avuto la tua stessa percezione. Ma il bello del castello, oltre che a questo giardino, è all’interno. Ci sono molti oggetti della nostra famiglia dal valore inestimabile… Ma sono convinto che a te non può interessare minimamente. >
< Oh, invece ti sbagli! Mi piacerebbe vedere questi cimeli di famiglia… Francis, spero che a te non dispiaccia. >
Francis, che non riusciva a mollarmi gli occhi di dosso, cercò di nascondere il suo disappunto squadrando malamente il suo stesso fratello.
< Bene, allora ti faccio strada. Seguimi pure, Alexis. >
ma Francis, strattonando il suo stesso fratello lontano da me, capii che dovevano chiarirsi da soli.
“Spero che la loro discussione non sfoci in gesti di rabbia repressa.”
< Ancora una volta ti sei voluto intromettere, Rafael. Quando lo capirai di stare al tuo posto? >
< Pensavi davvero che saresti stato solo tu a mettere gli occhi addosso ad Alexis? Ebbene, sarò io che riuscirò a conquistarla. >
< Bene, allora ti consiglio di farlo alla svelta visto che lei e il suo fidanzato se ne andranno molto presto. >
< Credo che non sarà possibile tutto ciò. >
< Che intendi dire? >
< Ho già pensato a quel ragazzo senza un briciolo di cervello. Così potrò rimanere da solo con Alexis tutto il tempo necessario. >
< Le tue macchinazioni non possono che avere l’effetto sperato > rispose Francis smorzando un sorriso < Ma io ti avverto: non mollo la presa su di lei. >
< Allora combatteremo. Con le unghie e con i denti. >
< Prevedo spargimenti di sangue. I nostri istinti primordiali possono avere il sopravvento in qualsiasi momento. >
< Ti prego di non parlarne, Francis. La nostra ospite… >
< Va tutto bene qui dietro questi cespigli? >
Sapevo di averli colti impreparati, ma non avevano nessuna intenzione di rimanere da sola.
“Chi tra Francis e Rafael poteva essere più… interessante? In fondo dalla loro parte potevano avere la bellezza, ma il loro carattere era molto diverso.”
< Oh, niente di interessante. Stavamo solo parlando… >
< Delle rose, Alexis > fece frettolosamente Francis < Mi sono reso conto che devo aiutare i giardinieri a curare l’esterno. >
< Ottimo! Tu vai pure, fratello. Ci penso io alla nostra ospite. >
Senza rispondere a quell’affermazione, Rafael mi trascinò all’interno del castello con grande ardore e impazienza.
“Non pensare che io possa cadere nelle tue braccia, Rafael. Ti devo ricordare che io sono fidanzata?”
Mentre mi spiegava la storia di una famiglia che sembrava aver regnato in quei luoghi per millenni, ecco che Robert avanzava barcollando verso di noi toccandosi la spalla destra.
< Robert, va tutto bene? >
< Non lo so, Alexis. Mi sento molto spossato. >
Inizialmente pensai che avesse dormito più del normale, ma secondo me gli era accaduto qualcosa di spiacevole.
Non potendolo abbandonare a sé stesso, pregai Rafael di dargli tutto l’aiuto necessario per riuscire a curarlo.
< No, Alexis. Ho solo bisogno di te. >
< Ma Rafael e la sua famiglia… >
< Non ho bisogno di loro > replicò il mio fidanzato a denti stretti < Ti prego di ascoltarmi una buona volta. Andiamo in camera nostra e ti spiegherò tutto. >
< D’accordo. Come vuoi tu. >
Intanto Rafael, sentendosi impotente dinanzi a quelle parole, si limitò a fissarci con tanto ardore e rabbia, mentre Robert si sentiva ogni momento sempre più debole.

 

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Capitolo 6
*** Viaggio nella mia mente pericolosa ***


Portai Robert sulla mia spalla sorreggendolo per evitare che lui cadesse a terra.
Avevo assoluto bisogno di sapere che cosa potesse essere successo al mio ragazzo, ma si limitò a dirmi che dovevo assolutamente rimanere lontano dai due fratelli Gràvon.
< Perché dici questo? Che cos’è successo ieri sera? >
< Niente, Alexis. Ti prego di ascoltarmi. >
< Come posso farlo se tu non mi dici che cosa sta succedendo? >
Robert era veramente strano.
Non l’avevo mai visto così.
Parlare dei due fratelli lo rendeva irrequieto e nervoso.
“Forse si era accorto che non mi mollavano gli occhi di dosso… Ma perché fare tutta quella scena? Perché capivo ormai che stava fingendo.”
< Robert, ti fa’ davvero male la spalla? >
< Certo che mi fa’ male! Che razza di domande mi fai? >
< Tu non senti mai il dolore fisico. Sopporti qualsiasi cosa… e non credo che i fratelli Gràvon ti abbiano fatto del male fisico. Forse ti hanno colpito nella tua mente. >
A quel punto Robert, alzandosi in piedi, mi fece vedere una ferita all’altezza del collo che mi lasciò alquanto sconcertata.
Iò sangue defluiva fuori il suo corpo molto lentamente e il suo dolore diventava sempre più opprimente.
< Robert, che cos’è quella ferita che hai sul collo? >
< Non lo so. È come se durante il sonno fossi stato morso da qualcosa… qualcosa di anormale. >
< Che vuoi dire? >
< Non lo so. Stavo dormendo e non mi sono accorto di nulla… >
< Ma allora perché mi vuoi allontanare dai fratelli Gràvon? >
< Ti voglio allontanare da tutta questa famiglia. Non mi convincono i loro metodi perbenisti. Vogliono farci del male. E ci riusciranno se noi continueremo a rimanere qui. >
Non potevo credere a quelle parole.
Sapevo molto bene che i Gràvon erano persone strane. Ma addirittura pensare che potevano farci del male, era impensabile per me.
< Robert, secondo me sei ancora molto scosso. Hai dormito poco questa notte e molto probabilmente anche male. >
< Che cosa? >
< Sentimi bene: posso aiutarti con la tua ferita se vuoi, ma credo che non dovremmo scappare da qui come due ladri. >
< Eppure fino a ieri sera eri tu che volevi andartene! Che diavolo è successo?! >
“Robert, è meglio che tu non lo sappia. Ma te lo puoi benissimo immaginare.”
Non avevo voglia di spiegare la mia situazione sentimentale, anche perché avrei potuto perdere per sempre Robert e ciò non mi andava.
Ma Francis e Rafael erano molto più di quanto potevo credere. Erano la mia passione e la mia dannazione.
In primo luogo dovevo fare in modo di togliermelo di mezzo per non avere ulteriori problemi e il miglior modo di farlo era che potesse dormire beatamente.
E fu in quel momento che, dandogli una botta in testa con la mia pesante borsa da viaggio, Robert cadde stramazzato sul letto mentre il mio ghigno malefico inondò il mio viso.
“Ma cosa sto facendo? Io non sono questa ragazza.”
Improvvisamente non mi riconoscevo più, ma avevo uno smodato bisogno di vivere lontano da lui. Anche se per poco.
E fu così che iniziò il mio viaggio nella mia mente e nel mio essere interiore, dove ad attendermi al mio primo passo fu proprio Rafael.
< Alexis, stai bene? >
< Mai stata meglio > risposi senza mostrare la mia minima emozione < Di cosa stavi parlando prima di venire interrotti da quello stupido del mio ragazzo? >
Il suo sguardo compiaciuto mi aveva fatto capire che voleva assolutamente sentire quelle parole e che non l’avrei più deluso.
Ma come avevo appena pensato prima, il mio viaggio era solo all’inizio.
< Di cosa vorresti parlare Alexis? >
< Non ho bisogno di parlare. Ho bisogno della tua compagnia, Rafael. Puoi davvero soddisfarmi? >
< Cercherò di fare del mio meglio > replicò l’uomo con sguardo compiaciuto prima di trascinarmi nella sua camera.


Era davvero vasta, come se la sua stanza fosse un’intera reggia.
Il letto era enorme e ci avrebbero potuto dormire tranquillamente anche più di quattro persone.
< Non avrei mai creduto che ti sarebbe piaciuto vivere nello sfarzo e nel lusso, Rfael. >
< Manie di grandezza > si limitò a rispondermi < Ma in fondo mi piace far mostrare tutta la mia ricchezza. Anche se il mio più grande bene sei tu, Alexis. >
Il mio cuore mancò un battito mentre i suoi occhi non mi mollavano per un secondo.
Mi avrebbe spogliata e avrebbe fatto di me la sua stessa Dea.
Ma quanto poteva andare avanti questo erotismo?
Non riuscivo ancora a capire se si trattava di un sogno o di una realtà.
Ma qualsiasi cosa fosse, volevo assaporare il tutto. Senza distogliermi da questo momento profondo e indelebile.


Subito dopo avermi spogliato con gli occhi, Rafael iniziò a baciarmi la spalla prima di togliermi i vestiti e lasciarmi solo con il reggiseno e le mie mutandine.
< Cara Alexis, aspettavo questo momento da quando ti ho vista… Tu sei il mio peccato e sarà un vero privilegio per me trasformarti nella creatura più potente e maledetta di questa casa. Così che noi potremmo vivere per sempre. >
Non riuscivo a capire quelle parole, ma non avevo bisogno di sapere del mio futuro.
Quello che mi interessava era il presente ed essere sottomessa al suo volere.
Sì, volevo essere scopata. In tutte le posizioni possibili.
Ma il nostro incontro non sarebbe andato avanti per molto.
Con i suoi baci, mi s6ava facendo bagnare dall’eccitazione e i suoi movimenti sinuosi erano davvero una pura perversione.
< Preparati, Alexis. Sto entrando dentro di te. >
Io, sentendomi una porca che aveva perso la ragione, non riuscivo a dire niente.
Poteva farmi qualsiasi cosa ed io non avrei fatto alcune resistenza.
Sentivo ogni fremito del suo corpo , ma appena si accinse a penetrarmi, ecco che la porta della sua camera da letto si spalancò incredibilmente.
> Rafael! >
Sentendosi chiamare a gran voce, Rafael s’interruppe sul più bello mentre suo fratello avanzava con irriverenza.
< Che cosa volevi fare? >
< Quello che tu non sei riuscito a fare molto prima di me, fratello… Non ti permetto che… >
< Rivestiti! Nostra madre ci sta cercando. >
Ma quella scusa era solo un pretesto per lasciarci e dividerci.
Gli occhi grigi di Francis si illuminarono inspiegabilmente di un rosso sangue che non avevo mai visto prima.
Spaventata e attratta allo stesso tempo, mi lasciai soggiogare da lui.
E nel mentre mi trascinava fuori dalla stanza, Rafael fu chiuso all’interno mentre Francis cercava di placare la sua voglia di vittoria.
> No, Francis! Non sarai tu ad avere il suo sangue e il suo amore! L’hai soggiogata contro la sua volontà! >
< Proprio come hai fatto tu, fratello. Hai giocato sporco fin dall’inizio ed io questo non riuscirò a perdonarlo. Sarò io che riuscirò a farla innamorare di me. E sarà per sempre al mio servizio e tu rimarrai solo. Per il resto della tua esistenza. >
Battendo i pugni sulla porta cercando di liberarsi, Francis non volle perdere altro tempo e mi riportò in giardino, dove la luce del sole e un clima gradevole, avrebbe contornato quella giornata tanto speciale quanto al limite della pazzia.


Ero riuscita a rivestirmi frettolosamente, ma sapevo molto bene che Francis non voleva questo per me.
Adesso riuscivo solo a sentire i suoi baci e le sue carezze, come se stesse facendo di tutto per cancellare Rafael.
< Alexis, non vorrai mica cadere nelle grazie di mio fratello. Sono io quello che vuoi… >
< Sì, Francis… Fai di me ciò che vuoi. >
Le mie parole uscivano dalla mia bocca di getto mentre non riuscivo più a controllare la mia mente lucida.
Volevo scopare in tutte le maniere e andare incontro al mio destino e non m’interessava sapere chi sarebbe potuto essere la persona adatta a me.
Mi rivolsi subito i miei vestiti mentre la voglia impercettibile di Francis di farmi sua, ebbe il sopravvento come se fosse stato avvolto da una tempesta ormonale che non avrebbe potuto fermare.
Riuscivo a sentire tutto di lui e non mi sarei data per vinta adesso.
Lo volevo dentro di me. Era lui la creatura perfetta per me.
< Alexis, ti ho sempre desiderata. Tu sei la donna adatta a me… Ma presto diventerai proprio uguale a me. >
Perché diceva questo? In cosa mi sarei dovuta trasformare?
< Francis, io non capisco… >
< Io e la mia famiglia ti accoglieremo come una di noi, Alexis. Lasciati trasportare e vedrai che andrà tutto bene. >
Da quelle parole, chiusi gli occhi per assaporare ogni suo bacio senza pensare prima alle dovute conseguenze.
Francis non la smetteva di baciarmi e di leccarmi il collo, senza che capisse che volevo molto di più da lui.
> Francis, ti prego. Ti desidero. >
< Anch’io, tesoro mio. Ancora un momento e… >
Sentivo il suo respiro pesante su di me e mentre scorsi quello che stava facendo, vidi che il suo sguardo era cambiato.
I suoi occhi grigi erano diventati rosso sangue e sentii il mio cuore battere all’impazzata come segno di paura.
Anch’io di conseguenza, stavo respirando affannosamente.
Non sapevo che cosa mi stava succedendo, ma se non mi fossi risvegliata dal mio torpore e dalla mia trance, le conseguenze sarebbero state irreparabili.
Ma ormai c’ero dentro fino alla fine e la mia dannazione mi avrebbe avvolta per sempre.


< Fermati! Stai lontano da lei! >
Dopo un lieve pizzicorio sul collo, cercai di destarmi da Francis e mi risvegliai in preda a sentori molto strani.
Non mi ero minimamente accorta che Robert mi strattonò lontano da Francis, cercando di proteggermi subito dopo.
< Maledetto! Che cosa gli hai fatto? >
< Lo vedrai tu stesso tra poco. >
Strattonandomi verso la nostra camera, Robert mi obbligò a preparare le mie cose, dicendomi ancora una volta che non sarebbe rimasto in quel castello maledetto.
< Alexis, che cosa stai facendo? Non stare lì impalata. Dobbiamo andarcene! >
Ma improvvisamente i miei istinti non erano comandati dalla mia mente lucida.
Io non volevo realmente andarmi. Ormai appartenevo a quella famiglia.
< Alexis, che cosa ti prende? Mi stai ascoltando? >
< Eh, sì… Ho capito benissimo quello che vuoi. Ma io non me ne andrò mai da qui. >
< Che cosa? Ma che dici? >
Robert mi guardava con sguardo confuso, mentre i miei occhi marroni si accesero di un rosso sangue mentre il sangue sgorgava sul collo di Robert a causa di una ferita ancora aperta.
< Alexis, che stai guardando? Non capisco. >
< Non aver paura, Robert. Ho solo bisogno di nutrirmi. Berrò un po’ del tuo sangue e vedrai che dopo staremo bene tutti e due. >
A quelle parole, Robert capì che i fratelli Gràvon erano riusciti nel loro intento .
Ormai per me era troppo tardi.
Sarebbe incominciata una nuova vita, lontana dal mio passato e immersa nella mia eternità.

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Capitolo 7
*** Unita dalla passione dei due fratelli ***


Robert mi guardava con sguardo spaventato.
Non l’avevo mai visto in quello stato.
I miei occhi iniettati di terrore si volevano avvicinare a lui per mettere fine una volta per tutte alle sue pene.
< Alexis… stai lontano da me. >
< Perché indietreggi? Voglio solo un morso. >
< No. tu non mi avrai mai. >
Spingendomi per terra per riuscire a scappare, Robert fu bloccato prima che potesse uscire dal castello proprio dai fratelli Gràvon.
< Che cosa avete fatto alla mia fidanzata?! >
< Oh, niente di preoccupante. Adesso sta per diventare una di noi > fece Francis con ghigno malefico.
< E la cosa più sensazionale è che tu non vivrai per raccontarlo > mormorò invece Rafael.
< Non mi fate paura. Lasciatemi andare e dimenticherò per sempre questa storia. >
< Molto egoista da parte tua. Vuoi davvero lasciare Alexis qui da noi? >
< Ormai ho capito che voi maledetti… >
> Occhio alle offese, Robert. Non sei nelle condizioni di farle. >
Vedevo Robert con la paura che gli circolava nelle vene.
Cercando di poter scappare da quella vita che lo aveva imprigionato, alla fine mi ritrovai dietro di lui pronta per ucciderlo definitivamente.
< Alexis, tu non sei ancora in grado di uccidere nessuno > fece Donna Gràvon avvicinandosi < Ma tu farò vedere io come fare. >
Amary Gràvon, che era la più perfida e la più determinata della famiglia, Prese Robert per il collo prima di morderlo e succhiargli tutto il sangue necessario atto ad ucciderlo.
La sua carne divenne subito pallida e il poco sangue che gli rimase fuoriuscì dal suo corpo.
Non ebbe nemmeno il tempo di dirmi addio, senza che potesse essere consapevole che mi aveva perso per sempre.
La mia mente era stata annebbiata definitivamente e non potevo più fuggire da quella vita.
< Vieni, mia cara. Il fuoco dentro i tuoi occhi mi fa presagire che non hai più intenzione di aspettare. >
< Lei è davvero in grado di trasformarmi? >
< Certo, mia cara. Adesso fai parte della nostra famiglia. Non sei felice? >
Non sapevo cosa pensare realmente perché non ero io quella a dire tali parole.
Ormai mi sentivo diversa ed ero cambiata in tutto e per tutto.
La mia vecchia vita non esisteva più e sarei stata costretta a rimanere in quel castello per tutta l’eternità.
< Non sentirai dolore, Alexis. Solo un lieve formicolio. >
< Madre, non credi che dovrebbe essere uno di noi… >
< Zitto, Francis! Questa è una pratica molto delicata. E voi non fareste altro che combattere per il suo cuore… Ma solo una volta che sarà trasformata potrà scegliere. Mi hai capito? >
< Andiamo Francis, non essere impaziente > fece Rafael divertito < Tra poco potremmo averla per tutto il tempo del mondo. >
< Ma io non voglio dividerla con te! > replicò duramente Francis con gli occhi iniettati di sangue.
< Mi dispiace fratello, ma dovrai. >
< Ora finitela e state a vedere. >
Con gli occhi spenti e attendendo il passo che mi avrebbe cambiato per sempre, attesi il morso e la trasformazione che mi avrebbe resa una delle creature più forti e misteriosi che l’intera umanità avrebbe conosciuto.


Quando riaprii gli occhi, non mi sentii poi così diversa.
Era distesa sul letto della mia camera con ancora i vestiti di Robert sparsi per la stanza.
Non potevo sapere se i suoi genitori o qualcun altro di nostra conoscenza ci avrebbe potuti cercare, ma ormai non m’interessava più.
Dopo che vidi il corpo di Robert fatto bruciare nel salone principale del castello, mi avvicinai a Donna Amary cercando quel conforto che mi mancava.
> Adesso sì che sei perfetta, mia cara. La tua pelle pallida ha solo bisogno di ritrovare un po’ di colore. Bevi questo. >
Domandando cosa fosse, non avrei mai creduto che la donna potesse darmi il sangue del mio fidanzato defunto.
< L’ho raccolto apposta per te. Bevilo. Vedrai che dopo ti sentirai meglio. >
Inizialmente mi sentii tanto restia.
Come potevo bere il sangue della persona che fino a ieri avevo amato? Era crudele e al limite del surreale.
Ma la voglia di sangue andava ben oltre i miei desideri e i miei istinti furono annebbiati da tale visione.
Dopo aver bevuto il sangue tutto in un sorso, improvvisamente mi sentivo più forte. Più viva.
< Te l’avevo detto che ti saresti sentita meglio. >
< Ce n’è ancora un po? >
< No, mia cara. Mi dispiace… Ma stanotte tu e i miei figli potrete andare a cacciare esseri umani che si aggirano nei dintorni del castello. Vedrete che vi divertirete e… vi potrete nutrire quanto volete. >
< Quindi devo solo attendere stasera e… >
< Vedrai, Alexis. Sarai bravissima. >
E nel mentre i due fratelli si avvicinarono a me per tastare la mia carne e ricordarmi che l’erotismo era sempre vivo dentro di me, non ebbi la decisione di decidere tra uno dei due.
Li volevo entrambi. Volevi sentirmi appagata di quel mondo che avevo letto solo nei libri.

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