Fields of Gold

di ester_potter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Wedding ***
Capitolo 2: *** 2. Porco lives ***
Capitolo 3: *** 3. Modern!AU ***
Capitolo 4: *** 4. Childhood ***
Capitolo 5: *** 5. Confessions ***
Capitolo 6: *** 6. Coming home from war ***
Capitolo 7: *** 7. 'I think I'm in love with him' ***



Capitolo 1
*** 1. Wedding ***


“You’ll remember me when the west wind moves
Upon the fields of barley
You’ll forget the sun in his jealous sky
As we walk in fields of gold”
 

 

Pieck si guarda allo specchio per quella che giura essere l’ultima volta e osserva la sua figura per intero, da capo a piedi. Si sistema una ciocca dietro l’orecchio e sbuffa. Non è ancora convinta dell’acconciatura, ma si dà il caso che proprio oggi sia scaduto il tempo per i ripensamenti, perciò se ne fa una ragione.

Alza gli occhi al cielo con un sospiro esasperato e ricomincia a camminare avanti a indietro sotto gli occhi straniti di Zeke, intento a finire la consueta sigaretta mentre se ne sta appoggiato allo stipite della porta. Nemmeno la valanga di complimenti che Gabi e Zofia le hanno rovesciato addosso riesce a farla stare meglio. Ma non è solo il suo aspetto ad averla gettata nel dubbio.

Si ferma in mezzo alla stanza con le mani appoggiate ai fianchi e, dopo aver fissato a lungo il pavimento, alza gli occhi su di lui.

“E se stessimo sbagliando?”

“Per l’ennesima volta, non c’è verso che Porco abbia cambiato idea”

Pieck chiude gli occhi e ingoia. Recupera tutto l’autocontrollo di cui dispone in silenzio, e sorride amaramente.

“Io gliel’ho detto che non è obbligato” dice. “Tanto mi restano solo due anni. Ma lui non ha voluto sentire ragioni”

Zeke finisce la sigaretta in silenzio, lo sguardo perso sul suo riflesso allo specchio.

“La gente non si sposa solo perché ha davanti una vita lunga e felice, Pieck. A volte, paradossalmente, è la prospettiva opposta a spingerla a farlo”

“Non mi sembra comunque una buona ragione”

Zeke la guarda fisso.

“Ma tu hai detto di sì, no?”

“Sì, l’ho detto”

“Perché?”

“Perché mi ama ed è era così—” Si costringe a fermarsi per riprendere abbastanza fiato da ricacciare indietro le lacrime. “Sembrava così felice di sposarmi”

Zeke annuisce. “E tu lo ami?”

Pieck si volta verso di lui.

“Lo amo” risponde con voce ferma. “Su questo non ho mai avuto dubbi”

“E allora andiamo” taglia corto Zeke, guardandosi l’orologio al polso. “Perché io dovrei accompagnarti all’altare e siamo in ritardo, Porco deve aver già avuto tre esaurimenti nervosi e Reiner come testimone non gli sarà di alcun aiuto”

Il solo immaginarsi la scena la fa sorridere.

“Comunque,” continua Zeke, “non mi sentirei in pace con me stesso se non te lo dicessi: ci sono due porte laterali, a circa metà della navata; se dovessi essere tu a cambiare idea, non hai che da stringermi il braccio, e io ci guiderò con nonchalance verso una delle due. Sarai fuori ancor prima che possano rendersi conto di cosa stia succedendo”

Pieck getta indietro la testa e ride di cuore. “Oh, credo che non sarà necessario”

Quando fanno il loro ingresso e il suo sguardo incrocia quello di Porco a distanza di metri, quel “credo” svanisce nel nulla, lasciando spazio alla certezza che non ci sia modo migliore di passare i suoi ultimi anni, se non con lui.

Ed è vero, che durerà poco. Ma almeno avranno un assaggio di pace in una vita di guerra.

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Capitolo 2
*** 2. Porco lives ***


“So she took her love for to gaze awhile
Upon the fields of barley
In his arms she fell as her hair came down
Among the fields of gold”


 

Porco distoglie lo sguardo dal mare quando sente i passi strascicati di Pieck raggiungerlo.

“Come sta Gabi?” le chiede subito.

“È crollata” replica Pieck con un sospiro, passandosi le mani sul viso e spostandosi indietro i capelli. “Era esausta, povera piccola”

Porco abbassa lo sguardo, mentre ripensa al corpo carbonizzato di Colt, a Falco trasformato in mezzo alla miriade di altri giganti che hanno banchettato sui soldati marleyani, a Magath che si è sacrificato affinché loro potessero proseguire. Infine ripensa a suo fratello e a quello che ha visto nei suoi ricordi. A come abbia pensato per un attimo, solo per un attimo, di lasciarsi morire lì, in mezzo al casino, perché niente di quello che sta succedendo ha un senso. Non c’è mai stato alcun senso.

Sono di nuovo diretti a Marley, a bordo con persone che non conoscono e che hanno combattuto fino a pochi giorni prima, che sperano di raggiungere una testa di cazzo che ha scatenato il finimondo, la stessa testa di cazzo che hanno aiutato loro stessi – Reiner e Annie si fidano di loro, ma questo non lo rassicura più di tanto. Su una cosa però sono tutti d’accordo: devono fermare la fine del mondo.

Pieck si siede accanto a lui sul ponte della nave, appoggiando la schiena contro la cabina. Porco la guarda di sottecchi mentre chiude gli occhi e inspira a fondo l’odore della salsedine, lasciandosi cullare dal rumore delle onde e della nave che scivola su di esse. Spera che si addormenti. Spera che riposi, una volta tanto. Sembra sempre così stanca e triste.

Pieck invece riapre gli occhi dopo pochi secondi, vigile all’improvviso come fossero di nuovo in battaglia, e si volta verso di lui.

“Tu, invece?” indaga. “Sono passati quasi due giorni, sei riuscito a guarire del tutto?”

Porco si guarda il palmo della mano destra e lo stringe in un pugno. Riesce a camminare normalmente da prima della battaglia contro gli Yeageristi, e il viso è tornato come nuovo ancor prima.

“Penso di sì” risponde. “Resta solo da controllare l’occhio”

Pieck si stacca dal muro della cabina, gli si inginocchia di fronte e inizia a rimuovere la benda dall’occhio destro di Porco, lentamente. Porco non smetterà mai di stupirsi di quanto siano delicate le sue mani e volerle addosso.

Una volta rimossa la benda, Porco riesce ad aprire del tutto l’occhio dopo numerosi tentativi, ma la luce del sole è troppo fastidiosa, per cui se lo copre con una mano.

“Merda” biascica. “Non riesco a—”

Si interrompe quando si ritrova le braccia di Pieck attorno alle spalle: lo tiene stretto contro il suo corpo, il viso nascosto nell’incavo del collo.

“Credevo di essermi preparata all’idea di perdere qualcun altro” mormora. “Ma non ero preparata a perdere te, Pok”

Porco ricambia l’abbraccio, aumentando ancora di più la stretta.

“È tutto a posto” dice con voce ferma. “Sono qui”

Uno stormo di gabbiani volteggia sopra la nave.

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Capitolo 3
*** 3. Modern!AU ***


“Will you stay with me? Will you be my love?
Among the fields of barley
We’ll forget the sun in his jealous sky
As we lie in fields of gold”
 

 

Porco lancia le chiavi di casa sul tavolino dell’ingresso e appende la giacca a fianco alla porta.

“Ci sei, soldato?” urla al corridoio.

“Qui, amore”

Porco trattiene a stento un sorriso e segue la voce fino in cucina; Pieck è seduta al tavolo con una delle sue felpe addosso – che ovviamente le sta così larga da farle da vestaglia, ma a quanto pare non le importa –, i capelli tutti raccolti in una palla storta in cima alla testa e il viso nascosto dietro lo schermo del laptop. Le sue abitudini all’interno delle mura domestiche sono così lontane dalla disciplina che dimostra nell’esercito da far venire il sospetto che abbia il potere di sdoppiarsi in due persone diverse.

Quando la sua faccia emerge da dietro il portatile, Porco non riesce a reprimere un ghigno.

“Che stai combinando?”

Pieck solleva un angolo della bocca. “Io? Niente”

“Come no. Conosco quella faccia”

Pieck scansa il computer con un braccio facendolo strisciare lungo il tavolo, e vi si appoggia con i gomiti per incontrarlo a metà strada e baciarlo a lungo. Porco allunga una mano subdolamente per girare lo schermo verso di sé.

“Era una sorpresa, stronzo” soffia Pieck dopo essersi separata da lui per riprendere fiato. “Sei sempre così impaziente”

Porco inarca un sopracciglio e guarda comunque.

“Voli per l’Indonesia?” Chiede giusto per essere sicuro, mentre il suo solito entusiasmo infantile cresce dentro di lui.

“Dobbiamo approfittare dei giorni di licenza” dichiara Pieck, alzandosi. “Non è quello che diciamo sempre?”

Porco si siede al suo posto, lascia che lei prenda posto sulle sue gambe e inizia a scrollare la pagina per farsi un’idea. Pieck gli indica un’opzione.

“Questo va bene, no?”

“Direi di sì”

Pieck sbuffa all’improvviso. “Ho appena realizzato una cosa”

“Cioè?”

“Abbiamo viaggiato parecchio insieme, ma voli così lunghi non c’erano mai capitati”

“E allora?” ridacchia lui, accarezzandole un fianco da sotto la felpa.

“Allora ho seriamente paura all’idea di starmene venti ore chiusa in una scatola volante con te” dice Pieck simulando un tono stanco e appoggiando la testa di lato contro la sua. “Ti lamenterai un sacco”

“E di cosa?”

“Di tutto

“Invece sarò un santo”

“Ah-ah”

Pieck getta uno sguardo all’orologio appeso alla parete. “Dobbiamo muoverci, Historia e Ymir ci aspettano per cena”

“Merda, l’avevo dimenticato” borbotta Porco sbattendosi un palmo in fronte. “Non faremo mai in tempo...”

“Sì, invece” lo interrompe Pieck, abituata a placare la sua irruenza.

Si alza e gli prende le mani per costringerlo a fare lo stesso. “Facciamo la doccia insieme. Almeno risparmieremo acqua e tempo, non credi?”

Porco si lascia tirare su solo per riprenderla tra le braccia: le mani della ragazza vagano sul suo corpo, dai fianchi al petto, mentre si prende il suo tempo a toccarlo nei posti che preferisce – che preferiscono entrambi.

“Sul tempo non sono così sicuro” obietta con un sorriso storto.

E come dimostrerà il loro ampio ritardo quella sera, Porco ha ragione.

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Capitolo 4
*** 4. Childhood ***


“See the west wind move like a lover so
Upon the fields of barley
Feel her body rise when you kiss her mouth
Among the fields of gold”
 

 

Pieck striscia fra le foglie. Quando Porco avverte la sua presenza caccia un urlo, reggendosi istintivamente al ramo sul quale è seduto per non cadere dall’albero: il libro sfugge dalle sue mani, e a Pieck viene automatico lanciarsi in avanti per afferrarlo prima che cada.

Porco è ancora pietrificato, disperatamente aggrappato al tronco, mentre Pieck riacquista l’equilibrio e gli porge il libro con un ampio sorriso e una punta di soddisfazione.

“Buongiorno, Pokko!” esclama.

“Ma sei matta!?” protesta lui, afferrando il libro con uno scatto. “Che ci fai quassù? E non chiamarmi così!”

Quella rabbia quasi timorosa fa scattare qualcosa in Pieck che coinvolge la bocca del suo stomaco, ma cerca di non farci caso. In compenso, le sue guance si tingono di viola.

“Zeke ha detto che te ne stai quassù da solo da parecchio”

“Leggevo”

Si guardano in silenzio ancora per qualche secondo, con la tipica curiosità dei bambini, e di colpo è come se ciò che Porco sta provando inizi a fare effetto su di lei: sente tutto il suo dolore, e lo capisce.

“Stai sempre da solo” dice, senza aspettarsi una risposta.

Porco ingoia e, dopo essersi guardato intorno come in cerca di una via d’uscita, mette su un broncio scontroso dei suoi e si stringe nelle spalle.

“Mi piace così”

“Ti manca tuo fratello?”

Porco la fulmina con lo sguardo, gli occhi umidi di lacrime ma animati da una rabbia capace di dare vita ad un incendio.

“No che non mi manca” sibila, sforzandosi di mantenere la voce ferma. “Volevo solo quel cavolo di Corazzato”

Prima d’ora non hanno mai avuto occasione di legare davvero, eppure Pieck riesce a leggere dietro quella bugia. Guarda in basso, lasciando penzolare le gambe nel vuoto.

“Mi dispiace”

Porco caccia una risata amara. “E perché mai?” le chiede. “Tu almeno sei stata scelta. Hai il Gigante Carro, no? Che motivo hai di dispiacerti?”

È esattamente quello il problema, ma Pieck non glielo dirà mai.

“Non devi per forza stare da solo quando sei triste” gli dice, impaziente di cambiare discorso. “Siamo rimasti solo io e te. Gli altri—”

Non dice ‘se ne sono andati tutti’ per non farlo stare peggio.

“... Beh, oltre a Zeke, ma lui è grande”

Porco sembra capire e annuisce piano. “Lui tornerà”

Pieck lo guarda senza capire.

“Mio fratello tornerà. Quindi non c’è bisogno di dispiacersi, capito?”

Pieck si sente improvvisamente più leggera. Potrebbe abituarsi, a questo. A stare con lui così. Parlarci come fossero già migliori amici.

“Pokko”

“Cosa?”

“Dalla settimana prossima inizierò un allenamento speciale, e dovrò mantenere la forma del Carro più a lungo del solito. Una volta finito sarò tutta indolenzita. Mi aiuterai a salire sugli alberi?”

“Perché non puoi restare con i piedi per terra come le persone normali?!” sbotta Porco, in tono più indignato che scocciato.

“Daaaaaiii, Pok!”

“Non chiamarmi così” Porco sospira. “... Sì, Pieck. Tutto quello che vuoi”

Pieck non sa ancora di essersi appena guadagnata un posto nel suo cuore.

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Capitolo 5
*** 5. Confessions ***


“I never made promises lightly
And there have been some that I've broken
But I swear in the days still left
We'll walk in fields of gold
We'll walk in fields of gold”
 

 

Porco corre a perdifiato, superato in velocità solo dal suo stesso cuore, un treno nella gabbia toracica. Ha la milza a pezzi, e il rischio di svenire addosso a Pieck una volta che se la sarà trovata davanti è più alto di quanto gli faccia piacere ammettere, ma non può fermarsi. Ha aspettato anche troppo.

Che idiota. Che emerito idiota.

Sale i gradini delle scale esterne a gruppi di due, e una volta arrivato di fronte alla porta pensa seriamente di morire. Ma non ne ha il tempo. Bussa ripetutamente, con forza. Non gli passa per la testa che possa essersi già addormentata, perché la conosce: già di norma dorme pochissima, figuriamoci stanotte.

E infatti, dopo pochi secondi, Pieck apre la porta. Ed è solo ora che l’ha vista che Porco si permette di tornare a respirare: indossa il pigiama, i capelli tutti spettinati e le occhiaie più pronunciate del solito, ed è bella, bella da stare male.

“Che accidenti hai fatto?” domanda lei con preoccupazione, gli occhi sbarrati di fronte a quello spettacolo.

Per tutta risposta, Porco le circonda le spalle con le braccia e se la stringe addosso, respirando a fondo il suo odore. Chiude forte gli occhi mentre il respiro si regolarizza. Desidera fermare il tempo, far sparire chiunque dalla faccia terra – inclusi Eldiani e Marleyani, per quello che gli importa –, fino a lasciare solo loro due. Ma non cambierebbe nulla. Sapevano entrambi che sarebbe arrivato questo giorno. Pieck ha pur sempre ottenuto il gigante ben sei anni prima di lui. Lo sapevano, sì. Ma fa male comunque.

Domani Udo la mangerà.

E non c’è niente che Porco potrà fare per impedirlo. Nemmeno uno stupido, smielato, banale “scappiamo via insieme”.

L’unica cosa che può dire, l’unica cosa che niente e nessuno potrà portare loro via, è un altrettanto stupido, smielato e banale...

“Io ti amo”

Sente Pieck sorridere contro la sua spalla, mentre le mani si appoggiano al suo petto allontanarlo e poi gli incorniciano il viso.

“Lo sapevo, cosa credi?” dice, unendo le loro fronti.

“Non ce la faccio senza di te”

“Sì che ce la fai. Pok?”

Il tono lo costringe ad aprire gli occhi e a perdersi in quelli di lei.

“Anch’io ti amo. Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto perché c’eri tu. Non era Marley a darmi forza. Non era il destino del mondo. Sei sempre stato tu”

Porco deve fare violenza su sé stesso, ma riesce a ricacciare indietro le lacrime. Non è lui che dovrebbe piangere, ora. Tira su con il naso e le bacia la fronte.

“Ma credo sia ora di lasciare spazio a qualcun altro” termina lei, la voce che non cede neanche un attimo.

Porco storce il naso, ma non ribatte. Si limita a prenderle il viso tra le mani e baciarla con trasporto; la prende in contropiede, ma in un paio di secondi Pieck sta già ricambiando, buttandogli le braccia al collo.

Cammina all’indietro trascinandolo dentro con lei e chiude la porta con un calcio.

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Capitolo 6
*** 6. Coming home from war ***


“Many years have passed since those summer days
Among the fields of barley
See the children run as the sun goes down
Among the fields of gold”


 

Pieck accetta la mano di Carlo per scendere dalla camionetta, atterrando sulle gambe in modo scomposto. Se riesce a non perdere l’equilibrio, è solo grazie al compagno d’armi. Il dolore alla schiena le sta facendo venire la nausea. Sono circa dieci anni che ha ricevuto il Gigante Carro, eppure le sembra che con il tempo la fatica aumenti, invece di diminuire.

Non è mai stata trasformata cinque mesi interi finora, ma come al solito i problemi iniziano una volta tornata umana. Nemmeno allora può permettersi di dimenticare del suo Gigante. Anzi. Ci sono giorni, quando è trasformata, in cui le sembra quasi di dimenticarsi di sé stessa. Deve convincersi ogni giorno di non essere solo un gigante. Deve ricordarsi che la vita che ha vissuto prima di diventarlo era reale. Odia tutto questo.

Altri cadetti le si avvicinano servizievoli, si agitano intorno a lei per fare a gara a chi avrà l’onore di condurla fino alle sue stanze, così che possa riposarsi. Di solito reagisce con un sorriso sornione dei suoi e li allontana con un gesto casuale della mano – oppure, se è davvero in difficoltà, ne sceglie uno a caso e si concede di farsi portare di peso fino al suo letto. Stavolta, però, non può fare a meno di impiegare tutte le sue energie nel mantenersi in piedi e sforzarsi di non vomitare davanti a tutti. Intorno a lei parlano tutti, ma non ascolta una parola.

“Non vedete che sta male? Spostatevi!”

“Diamole qualcosa da bere, prima! È così pallida...”

“Ma che bere! Ha bisogno di un letto, non si regge in piedi”

“Fuori dai piedi, novellini”

Pieck riconosce quella voce prima di vedere a chi appartenga, e un largo sorriso le si apre in viso, mentre alza lo sguardo lentamente. Porco si fa strada fra i cadetti senza staccare lo sguardo dal suo. Sanno cosa fare senza dire una parola: lei si aggrappa alle sue spalle, mentre Porco le mette un braccio dietro la schiena e l’altro sotto le ginocchia, la solleva e si incammina a grandi passi, sotto lo sguardo sgomento dei soldati e quello incurante dei comandanti.

“Non ti lasciano in pace un attimo, eh?” borbotta Porco con una punta di fastidio.

Pieck ride contro la sua spalla. “Grazie per essermi venuto a salvarmi”

“Beh, tu eri via a salvare il paese. Direi che ti meriti un po’ di riposo”

“Era solo una missione di spionaggio” replica Pieck con un sonoro sbadiglio.

Si accoccola meglio su di lui, chiudendo gli occhi.

“Tu e Reiner avete fatto i bravi? O sei finito per ucciderlo?”

“Non ancora. Ma prima o poi ci riuscirò”

Proseguono per qualche minuto nel silenzio interrotto solo dai passi di Porco.

“Odio quando ci separano” si lascia sfuggire Pieck.

Quando è così stanca non si rende neanche conto di quello che dice – ed è un problema, ma ora come ora non riesce a vergognarsene. Neanche Porco sembra non farci caso.

“Anch’io lo odio” borbotta.

La mette giù con delicatezza e la bacia.

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Capitolo 7
*** 7. 'I think I'm in love with him' ***


“You’ll remember me when the west wind moves
Upon the fields of barley
You can tell the sun in his jealous sky
When we walked in fields of gold”

 
 

Quando Pieck riapre gli occhi è nella stessa stanza d’ospedale che aveva visto per pochi secondi prima di perdere conoscenza. Si chiede da quanto tempo sia lì. Avverte il tepore e la calma che segnalano la fine del processo di guarigione di ogni detentore. Stringe piano le dita attorno alle lenzuola per verificare la sensibilità.

Il viso di Reiner compare alla sua sinistra e si china su di lei per osservarla meglio.

“Quanti danni?”

“Sei guarita, ormai. Penso ti dimetteranno già domani”

“Non parlo di me”

Le viene naturale preoccuparsi di Marley prima che di sé stessa. Ormai ci è abituata. Reiner corruga la fronte i un’espressione quasi dolorante e scuote la testa.

“Dannazione, Pieck” borbotta, allontanandosi. “Ti sei appena svegliata”

Si avvicina alla finestra e guarda fuori, le mani appoggiate ai fianchi. Nessuno dei due parla per un po’.

“Hanno preso Gabi e Falco” dice alla fine Reiner.

Il cuore di Pieck sprofonda.

“Quella stupida si è lanciata all’inseguimento da sola e Falco l’ha seguita”

Di colpo un pensiero attraversa la mente di Pieck come un fulmine: spalanca gli occhi e si solleva dal letto con uno scatto.

“Dov’è Porco?”

“Non agitarti. È stato il primo a riprendersi”

Pieck caccia un sospiro di sollievo e si distende di nuovo. Reiner si volta verso di lei.

“È stato qui fino a pochi minuti fa. Il comandante Magath ha dovuto praticamente ordinargli di andarsi a riposare un po’. Non voleva saperne di lasciarti sola”

Pieck trattiene un sorriso. Reiner si è sforzato di assumere un tono casuale, ma non c’è riuscito affatto. Perciò, per una volta, Pieck decide di lasciar cadere ogni muro difensivo. Le lacrime fuoriescono dagli angoli degli occhi e scendono di lato fino all’orecchio, ma lei non le asciuga. Sbatte solo le palpebre.

“Credo di essere innamorata di lui”

Reiner fa un verso tipo “mmm”, come a dire che l’aveva immaginato. Le stringe la mano per confortarla, ma lei si ritrova a piangere ancora di più, in silenzio.

“E io credo che lui ricambi” le dice.

Pieck guarda fisso il soffitto. Il fatto che anche Reiner lo abbia notato è un’ulteriore certezza, e una parte di lei non può che esultare internamente all’idea, ma solo per poco. Gli avrebbe risparmiato un sacco di dolore, se fosse morta subito. L’avrebbe risparmiato ad entrambi. Non c’è speranza per gente come loro.

Si asciuga il viso con la mano libera e tira su col naso. Si volta verso Reiner.

“Mi dispiace per Gabi” gli dice. “Ma la recupereremo. Sia lei che Falco”

Lui annuisce.

È contenta che ci sia Reiner. Porco si comporta sempre come se lo odiasse, ma Pieck sa che ci saranno l’uno per l’altro quando lei se ne sarà andata. E soprattutto, egoisticamente, la conforta sapere che se tutto andrà come deve andare e continuerà a proteggere Porco come ha sempre fatto, morirà per prima.

Non si troverà mai nella condizione di dover vivere senza di lui.
 

“When we walked in fields of gold
When we walked in fields of gold”

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