Code Arcadia

di Ashla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0.0 Prologo ***
Capitolo 2: *** O.1 Scoperte ***
Capitolo 3: *** 1 Kathryn ***
Capitolo 4: *** 2. Arcadia ***
Capitolo 5: *** 3.1 Black out ***
Capitolo 6: *** 3.2 Black out ***
Capitolo 7: *** 3.3 Black out ***
Capitolo 8: *** 4. Assestamento ***
Capitolo 9: *** 5.Hacker ***
Capitolo 10: *** 6. Non stop ***
Capitolo 11: *** 7.Test ***
Capitolo 12: *** 8. Amiche ***
Capitolo 13: *** 9.Messaggi ***
Capitolo 14: *** 10.1 Ritorno al passato ***
Capitolo 15: *** 10.2 Ritorno al passato ***
Capitolo 16: *** 11. Repeat ***
Capitolo 17: *** 12. Relax ***
Capitolo 18: *** 13. Pace ***
Capitolo 19: *** 14. Novità ***
Capitolo 20: *** 15. Incontri ***
Capitolo 21: *** 16. Melodia mortale ***
Capitolo 22: *** 17.Attirare l'attenzione ***
Capitolo 23: *** 18. Il vero volto del nemico ***



Capitolo 1
*** 0.0 Prologo ***


«Sei pronta, tesoro?»
«Sì papà!»
«Virtualizzazione»
Il cielo azzurro era privo di nuvole, una leggera brezza soffiava muovendo leggermente i capelli della bambina mentre le onde le lambivano i piedi.
La piccola sorrise quando il padre le apparve accanto sul bagnasciuga.
«Allora, che ne pensi?»
«Bello! Dove siamo?»
«Siamo nel primo mondo di Arcadia, qui ci vive X.A.R.E...»
«Chi è?»
«Una... umm... persona che può fare tante cose buone ma vieni con me, ti voglio far vedere una cosa». Disse prendendo in braccia la figlia per farla salire su una specie di moto d'acqua comparsa accanto a lui.
I due navigarono in silenzio, la bimba seduta davanti con gli occhi chiusi e un'espressione felice mentre il vento le scompigliava i capelli e il padre dietro che con una mano guidava e con l'altra teneva la figlia stretta a lui.
Nel giro di qualche minuto davanti a loro cominciò a vedersi la figura di un'imponente torre cilindrica al centro di una grande isola: la loro destinazione.
«Papà! Gara! Gara!» Esclamò la bambina cominciando a correre sulla sabbia una volta arrivati.
«Adesso ti prendo!» Urlò il genitore correndo dietro alla piccola che rideva felice.
«Vinto!» Disse la bimba sorridendo mentre si fermava davanti ad un cerchio azzurro sul terreno.
«E questo cos'è?»
«È una porta, con questa potremmo entrare nella torre. Possiamo andare solo uno alla volta, vai... io ti raggiungo».
La bambina annuì e fece un salto dentro al cerchio sorridendo felice prima di sparire.



***



«Professore! Sappiamo che sei in casa! Apri!»
L'uomo aprì gli occhi e si mise seduto sul piccolo lettino azzurro su cui si era addormentato.
«Ci hai sentito!? Apri!» Urlò un'altra voce maschile mentre qualcuno bussava incessantemente alla porta di casa.
Il professore si alzò di scatto, raccolse un piccolo zaino e un piccolo portafoto e corse giù dalle scale finendo nella sala.
"Tra poco, entreranno... devo andarmene!"
Guardò la foto e sorrise tristemente alle tre persone su di essa: aveva sbagliato e quelle erano le conseguenze.
I colpi alla porta si fecero sempre più forti e l'uomo si avviò verso le scale che portavano allo scantinato.
"Tesoro, perdonami... sappi che l'ho fatto per il tuo bene."

Angolo dell'autrice
Ciao!
Sono tornata!
Il prologo non è proprio il massimo però...
La storia si può definire come un AU con Code Lyoko un cartone che da piccola amavo alla follia!
Per questa storia farò delle selezioni (se gli OC saranno tanti) e mi servirebbe un OC che, possibilmente, sia un'esperta in informatica ( se nessuna lo sarà allora lo farò fare da uno degli Inazumiani).
Passo a delle piccole regole:
1. Le iscrizioni saranno aperte fino al 31, con 3 giorni di proroga se lo chiedete in anticipo.
2. I ragazzi saranno del Go e del Chrono Stone, non saranno prenotabili e avranno i nomi Europei (scusate ma con quelli giapponesi non me la cavo bene).
3. Vi prego di non sparire...

Bene, penso di aver detto tutto!
Ah, la scheda è solo una parte ma la seconda la manderò più in là perché se no è lunghissima!
Ora vi lascio!
Aiko

Nome e Cognome: ( possibilmente non in giapponese... controsenso... lo so)
Soprannome*:
Età: (dai 13 ai 15 anni)
Data di nascita*:
Carattere: 
Aspetto fisico: (il più dettagliato possibile)
Prestavolto: ( anime)
Abbigliamento ed eventuali accessori: ( tutte le stagioni, in più mettete vestito elegante, vestito da festa, pigiama, costume...)
Famiglia e rappprto: (descrizione fisica e caratteriale dei famigliari ) (potete essere parenti di uno dei personaggi di IE/EG/IEGCS) 
Passato: ( tutto quello che volete, non esagerate troppo xD) 
Relazioni: (con chi potrebbe andare d'accordo e con chi no... se volete fate dei nomi) 
Cotta: (potete scegliere tra i ragazzi di IEG e IEGCS. Scrivetene quattro o cinque in ordine di preferenza)
Ama/Odia: 
Abitudini/Hobby:
Sport*:
Altro: ( colore/ cibi/ animali/ musica preferiti, sogni nel cassetto, paure, tic e tutto quello che vi passa per la testa)

Ps: i campi con asterisco sono facoltativi

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Capitolo 2
*** O.1 Scoperte ***


Scoperte

Il sole stava calando e dalla torre Inazuma si poteva vedere tutta la città; Fey guardava il paesaggio immerso nei suoi pensieri.
Lì il mister Evans, quando era giovane, aveva messo a punto numerose  tecniche speciali e, sempre lì, andava quando doveva pensare. 
Era stato lo stesso Evans a confessarglielo il giorno prima e il ragazzo capiva facilmente il perché: il panorama era stupendo e la tranquillità regnava sovrana, si era completamente innamorato di quel posto e della piattaforma* sulla torre in cui si trovava per osservava la città. 
Il ragazzo proveniente dal futuro si stava guardando intorno quando il suo sguardo cadde sulla misteriosa casetta  che si trovava ai piedi della torre, lì dovevano esserci i comandi manuali, ormai in disuso, per accendere il fulmine. 
Dall'alto Fey, grazie alla sua vista acuta da ultra evoluto, si accorse che un'asse di metallo del tetto era leggermente spostata e sotto qualcosa  luccicava grazie alla particolare luce del tramonto. 
Il ragazzo, vinto dalla curiosità, scese dalla torre e si avvicinò alla struttura e dopo essersi arrampicato sul tetto, facendo attenzione a non cadere, cominciò a cercare. 
La ricerca durò poco: sotto l'asse di metallo c'era una vecchia chiave un po' arrugginita. 
Il ragazzo guardò stranito l'oggetto e poi decise di provare ad aprire la porta anche se non credeva molto all'eventualità che quella potesse essere la chiave giusta. 
Eppure al primo giro la serratura scattò, Fey si fermò sorpeso ma poi la curiosità prese il sopravvento e spinse il battente che si aprì scricchiolando. 
L'interno era piuttosto spoglio e pieno di polvere: il pavimento in assi di legno era rovinato, come aveva immaginato c'era il comando per accendere il fulmine ma c'era anche una libreria vuota, una scrivania e, dietro di essa, una bacheca in sughero con dei vecchi fogli ancora appesi. 
Il ragazzo si avvicinò per leggere, oltrepassò la scrivania con un balzo e atterrò sul pavimento, un sonoro crack riempì la stanza.
Fey guardò per terra, l'asse era rotta ma il piede toccava qualcosa di duro, si inginocchiò e con attenzione, cercando di non farsi male, spostò il pezzo di legno. 
«Sembra una... botola!?» 
In quel punto, sotto il pavimento in legno, sembrava esserci un pannello di metallo e il ragazzo cominciò a togliere anche le altre assi. 
Una volta finito il lavoro, Fey si ritrovò a fissare una vera e propria botola, la aprì e usando il cellulare come torcia si avviò giù dalla scaletta a pioli ormai deciso a portare alla luce quello che era diventato un mistero. 
Arrivato in fondo si trovò in un corridoio buio e per un attimo si fermò indeciso, era curioso tuttavia la storia non lo convinceva e sentiva di starsi cacciando nei guai. 
Fey scosse la testa, allontanando quei pensieri, e cautamente cominciò ad avanzare nell'oscurità spostando la luce da un lato all'altro. 
All'improvviso alla sua destra apparve una porta e lui si avvicinò, posò la mano sulla maniglia e la aprì, il battente come prima cigolò ma il rumore in quel posto buio e misterioso sembrò ancora più sinistro. 
«Forza Fey». 
Il ragazzo fece un respiro profondo ed entrò ritrovandosi dentro ad una sala con un'enorme computer al suo interno. 
Fey si avvicinò stupito: quello sembrava un super computer. 
Dopo averlo studiato un po', notò i cavi di alimentazione e decise di seguirli fino al piano di sotto, passando per l'ennesima scala a pioli. 
Nella stanza sottostante c'era un grande generatore e dopo averlo studiato un po' trovò l'interruttore. 
Fey allora si fermò pensieroso: la curiosità era forte, certo, ma alimentare un computer trovato in un edificio sotterraneo...non lo convinceva più di tanto. 
Per interminabili minuti il ragazzo fissò la leva dell'interruttore senza vederla veramente essendo perso nei suoi pensieri poi, con mano tremante, la posizionò su On e attese. 
Un forte rumore riempì la stanza, le luci si accesero improvvisamente accecando Fey momentaneamente, pian piano il suono diminuì diventando solo un leggero ronzio e il ragazzo ritornò su. 
Il super computer era già acceso e sembrava che stesse caricando qualcosa. 
Devirtualizzazione in corso, attendere...
Devirtualizzazione completata
Un rumore di qualcosa che si apriva lo attirò, dalla parte opposta alla botola per il generatore c'era un'altra scaletta che prima non aveva notato a causa del buio. 
Il ragazzo si avvicinò e cominciò a scendere; nella sala inferiore c'erano cinque grossi tubi di metallo in verticale, disposti a cerchio e uno di essi era aperto e c'era qualcosa dentro, o meglio... qualcuno.
Fey fece un salto all'indietro trattenendo un urlo di sorpresa: una ragazza dai capelli rossi stava rannicchiata per terra all'interno del tubo.



*non mi ricordo se la fanno vedere nell'anime ma nel gioco c'è una piattaforma a metà torre raggiungibile da una scala a pioli e recintata. Inoltre c'è anche una baracca di ferro abbastanza bassa vicino alla torre. 


Angolo autrice! 

Perché, diciamocelo, chi non corre dentro ad un edificio abbandonato, accende un generatore di un super computer e lo utilizza? Mi sono rivista su You Tube la prima puntata e, come quando l'ho vista da piccola, mi sono posta quella domanda. Io non sarei neanche entrata dentro all'edificio, figuriamoci attivare cose strane!
Ma la show deve continuare, no? O meglio... Lì doveva iniziare!
Va beh, spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Ho aggiornato ma lascio le iscrizioni aperte fino al 31!
Ho anche cambiato un paio di cose nella seconda parte del prologo, niente di importante... Per ora!
Le OC appariranno presto, questo è solo un secondo prologo! 
Che ne dite?
Ora scappo e ci sentiamo presto!
Ciao,
Aiko

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Capitolo 3
*** 1 Kathryn ***


Kathryn

 

Lungo il fiume.


«Uffa però! Fey è in ritardo, senza di lui non possiamo iniziare!»
Arion, seduto su una panchina, sbuffò guardando il campo da calcio vuoto: quella sera dovevano incontrarsi per fare una partitella tre contro tre, ma Fey era in ritardo e non rispondeva al cellulare.
Con il numero otto della Raimon c'erano anche Sol, Riccardo, Gabi e la sorella minore di quest'ultimo, Anita. 
«Sono curiosa di sapere cosa lo ha trattenuto».
«Concordo Anita. Di solito è puntuale» disse Riccardo mentre palleggiava con Gabi e Sol sotto lo sguardo attento della ragazza che, nel frattempo, si stava sistemando i lunghi capelli rosati in una coda alta per poterli raggiungere. 
«Dai, vieni anche tu Arion. Almeno palleggiamo un po'!» 
Arion accolse l'invito della amica e si unì al gruppo e per un po' i cinque giocarono contando quanti passaggi riuscivano a fare senza di far cadere il pallone a terra. 
All'improvviso il cellulare del numero otto cominciò a squillare interrompendo il gioco.
«È Fey!» esclamò Arion richiamando così intorno a sé gli amici prima di rispondere alla chiamata. 
«Fey? Che succede? Alla torre? Sì, veniamo subito».
«Allora?» Anita puntò gli occhi scuri su Riccardo, che aveva parlato a nome di tutti, prima di tornare a concentrarsi sul compagno di classe. 
I ragazzi erano abbastanza preoccupati, non avevano sentito distintamente le parole di Fey però pareva piuttosto agitato. 
«Mi ha detto solo di andare alla torre, nient'altro». 
«Che stiamo aspettando? Andiamo». 

Raimon Junior High.


Aitor era fermo davanti al cancello della scuola e aspettava l'uscita della squadra di pallavolo femminile. 
«Eccomi! Ciao!» 
Una ragazza dai lunghi capelli nocciola raccolti in due code basse spuntò alle sue spalle facendolo sobbalzare. 
«Non dirmi che ti ho spaventato!» 
«Nah, figurati Rox. Non me lo aspettavo, sei uscita prima, ecco tutto». 
La ragazza scoppiò a ridere e sciolse le due code lasciando liberi i capelli. 
«Ho fatto le corse per poter essere qui il prima possibile! Allora? Che si dice? Racconta, su!» 
I due amici si avviarono verso la torre, il loro "rifugio segreto", mentre il ragazzo raccontava le ultime novità a Roxanne. 
«Non ci credo, dai! Dovresti smetterla di prendere in giro Gabi». 
Roxanne gli sorrise e quasi non inciampò sul primo gradino della scala che portava allo spiazzo sotto la torre. 
«Attenta a dove metti i piedi, non puoi inciampare in un gradino» Aitor guardò l'amica ridacchiando prima di tornare a guardare davanti a sé attirato da un forte brusio. 
«Parli del diavolo...»
I due si fermarono osservando il gruppo formato da Arion, Riccardo, i fratelli Garcia e Sol. 
«Ma guarda un po' chi c'è, che casualità» sussurrò Aitor malizioso tirando una leggera gomitata all'amica. 
«Smettila, ho solo detto che mi sembra simpatico».
Aitor ridacchiò e si avvicinò al gruppetto. 
«Fate una festa e neanche ci invitate?» 

?


La prima cosa che vide al suo risveglio furono degli occhi verde acqua che la fissavano curiosi. 
Urlando spaventata la ragazza si ritrasse e sbatté la testa contro qualcosa di duro dietro di lei mentre il ragazzo saltò all'indietro. 
«Ahi» sbottò la rossa massaggiandosi la nuca senza staccare gli occhi lilla dal ragazzo. 
«Chi sei?» 
«Chi sei tu, piuttosto. E perché sei in un tubo gigante?» 
La ragazza si fermò e piegò leggermente la testa assumendo un'espressione pensosa. 
«Che bella domanda, non ne ho la minima idea». 
«Non hai la minima idea di cosa?» 
«Di chi io sia e del perché io sia... in un tubo gigante?» 
I due si fissarono in silenzio per alcuni secondi poi un rumore li fece sobbalzare. 
Fey prese il cellulare e si affrettò a rispondere ad Arion sotto lo sguardo attento della rossa che lo fissava mentre dava indicazioni. 
«Comunque sono Fey, piacere» il ragazzo le sorrise porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi, lei accettò di buon grado. 
Poco dopo si sentirono rumori di passi e delle voci che chiamavano Fey, poi dalla scaletta spuntarono Arion e gli altri. 
Nel giro di qualche minuto i nuovi arrivati guardavano sconvolti la ragazza che, leggermente a disagio, si toccava i capelli mentre Fey raccontava la storia dal principio. 
Una volta finita tutti cominciarono a parlare tra di loro e a far domande alla ragazza che indietreggiò di qualche passo. 
Qualcuno batté le mani, i presenti si girarono verso Anita che si ritrovò gli occhi di tutti puntati addosso, lei non voleva ciò: voleva solo ottenere il silenzio. 
Per fortuna Roxanne prese in mano la situazione rivolgendo un sorriso dolce alla smemorata prima di esprimere uno dei grandi punti interrogativi dei presenti. 
«Però non possiamo chiamarti Rossa, né ragazza del tubo. Ci serve un nome, non ti ricordi proprio nulla?» 
«Sento una voce maschile che mi definisce il piccolo uragano suo». 
Per un po' non volò una mosca poi Arion parlò. 
«Wilma!» 
«Ma dai Arion! E se ti chiamassimo Kathryn? Finché non ti ricordi il tuo nome, ovviamente! Ti piace?» la ragazza ci pensò su per poi annuire sorridente a Roxanne. 
«Perfetto! Io sono Roxanne Beckett, piacere!» 

Centro città, il giorno dopo.


«Ti vedo strano, caro. Tutto bene?» 
«Sì Eden, non ti preoccupare».
«Dai Riccardo, puoi dirmi cosa ti turba. Sono o non sono la tua migliore amica?» 
L'ex capitano della Raimon camminava a fianco ad una ragazza dai capelli castani chiari, quasi biondi. 
Il ragazzo si fermò pensoso poi fissò gli occhi castani dell'amica con sguardo serio. 
«Manterrai il segreto?» 
Eden Park sbuffò e lo guardò offesa. 
«Ovviamente». 
Riccardo le sorrise a mo di scuse e cominciò a raccontare quanto accaduto la sera prima.
«Assurdo» nonostante tutto Eden sembrava abbastanza calma, di certo più calma di Riccardo e dei suoi compagni il giorno prima. 
«E ora dove si trova?» 
«Agli appartamenti Windsor, da Arion e sua zia».
Eden annuì e i due ripresero a camminare in silenzio verso la scuola, non sapendo che da quel giorno in poi tutto sarebbe cambiato. 



Angolino piccino picciò! 

Ok, ok... È un gioco stupido... Sono dei calciatori quindi... Però dai... Sempre meglio di metterli a giocare a schiaccia con il pallone da calcio, io l'ho fatto e vi assicuro che fa male (e non perché me l'anno tirato in pancia, nooo).
Allora? Che ne dite? Ho presentato abbastanza bene le vostre OC? Ovviamente nei prossimi capitoli continuerò a presentarle! 
Non vi abituate a questi aggiornamenti veloci, in questi giorni ho voglia di scrivere!
Però dal prossimo capitolo dovrebbe iniziare l'avventura! Ah, il punto di domanda come identificazione del luogo è voluto! Saranno i nostri eroi a dare il nome a quel posto!
Ora scappo, a presto!
Aiko

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Capitolo 4
*** 2. Arcadia ***


Arcadia

 

Quel pomeriggio, finita la scuola, i ragazzi tornarono allo strano laboratorio sotto la torre dove Fey e Kathryn li aspettavano.
Una volta scesi dalle scale si fermarono meravigliati: il corridoio era illuminato e ciò rendeva visibili, in fondo ad esso, delle vere e proprie scale che portavano al piano di sotto, mentre di fronte alla stanza del supercomputer ve ne era un'altra.
Proprio da quella stanza Fey rispose ai loro richiami e li invitò a raggiungerli. Arion, una volta entrato, si fermò e gli altri dovettero spingerlo per poter entrare tutti: le pareti della sala erano ricoperte da scaffali su cui c'erano libri, quaderni, fogli, cassette mentre al centro c'erano due divani e altrettante poltrone coperti da teloni di plastica e un mobile su cui era poggiata una vecchia TV.
Fey scorreva i titoli dei libri sugli scaffali e Kathryn, incurante della polvere, sedeva a terra circondata da tomi e quaderni.
«Wow!»
Anita e Roxanne si sorrisero avendo espresso insieme quello che tutti i nuovi arrivati pensavano.
Eden, aggiuntasi al gruppo, si avvicinò a Kathryn guardandola attentamente.
«Tu saresti la famosa ragazza nel tubo?»
«È così che mi chiamano? Allora sono io! Ma se vuoi puoi chiamarmi Kathryn!»
La rossa si alzò e le tese la mano sorridendo, l'altra ricambiò lasciandosi scappare un leggero sorriso.
«Eden Park».
Poco dopo tutti erano seduti e ascoltavano il resoconto di Fey; il ragazzo aveva cercato di capire a chi appartenesse tutta quella roba ma inutilmente, non c'era nessun nome.
«Ci sono dei libri e dei quaderni contrassegnati da L. F. forse sono le iniziali del proprietario».
«Fagli ascoltare quello che hai trovato prima».
Kathryn, intenta a sfogliare un quaderno, con una mano gli passò un foglio stropicciato, scritto con una grafia maschile e abbastanza disordinata, il ragazzo annuì.
«Questo era in quel quaderno che Kathryn sta leggendo, sentite che dice: il progetto Arcadia è solo una menzogna. X.A.R.E è fuori controllo ed è una minaccia che deve essere fermata. Per questo ho spento il supercomputer, ma non è ancora finita: non finirà mai se io sarò in circolazione. Loro mi cercheranno, ci cercheranno. Ho fatto molti errori nella vita ma creare X.A.R.E è stato il peggiore, ho creduto nelle favole e ora il mondo è in pericolo... Purtroppo il foglio è stato strappato e finisce così».
Silenzio.
«Fey però ha acceso il supercomputer».
Il ragazzo annuì grave a Roxanne mentre tutti lo guardavano soppesando ciò che avevano sentito.
«Kathryn? A te tutto ciò non dice niente?»
Eden attirò l'attenzione dei presenti sulla ragazza che scosse leggermente la testa senza smettere di sfogliare un quaderno.
«Io... Mi pare di aver già sentito quei nomi: Arcadia, X.A.R.E, però non capisco do...»
Kathryn si fermò di colpo fissando a bocca aperta una pagina, poi si alzò di scatto stringendo a sé il quaderno e si diresse nell'altra stanza seguita, dopo un momento di esitazione, dagli altri.
La rossa si sedette al supercomputer e cominciò a digitare guardando, di tanto in tanto, il quaderno sulle sue ginocchia.
«Fey, puoi andare nel tubo dove mi hai trovata? Ti prego, credo di aver capito».
Il ragazzo, anche se confuso, annuì e scese dalla scala a pioli.
«Anita? Quando te lo dico puoi premere invio?»
La giovane Garcia fece sì con il capo e prese il posto di Kathryn sulla comoda sedia mentre la ragazza scendeva al piano di sotto.
Una volta arrivata si posizionò nel tubo di fronte a quello di Fey.
«Va bene, pronti! Vai Anita. Fey, stai tranquillo, ok?»
La voce della rossa risuonò dagli autoparlanti del computer dimostrando che c'erano dei microfoni nella stanza sottostante, Anita inspirò profondamente e schiacciò il pulsante.
Virtualizzazione in corso, attendere...
Virtualizzazione completata.
Una gigantesca mappa olografica comparve nello spazio davanti al computer, Fey urlò.
«Dove sono!?»
«Funziona! Non ci credo!»
I ragazzi presenti in sala si guardarono confusi, poi fissarono lo schermo del computer dove c'era una rappresentazione ridotta dell'ologramma in cui spiccavano due puntini che rappresentavano i loro amici.
«Sembra quasi un arcipelago».
Tutti annuirono all'osservazione di Eden.
«Non andare lì!»
La voce allarmata di Kathryn risuonò nella stanza facendoli sobbalzare, immediatamente portarono  l'attenzione sulla mappa: il puntino di Fey si trovava in mezzo all'acqua mentre quello della ragazza era poco distante verso riva. 
«E quelli cosa sono? Ahi!»
Sullo schermo erano apparsi tre quadratini che si avvicinavano velocemente ai due ragazzi.
«Ci sparano scappa!»
 
***

«Fey, stai tranquillo, ok?»
Kathryn gli aveva fatto l'occhiolino sorridendogli, il tubo si era poi chiuso e una forte luce lo aveva avvolto costringendolo a chiudere gli occhi mentre veniva... Scansionato? Possibile?
Poco dopo qualcosa era cambiato, una corrente d'aria gli aveva sfiorato il viso facendogli aprire gli occhi ma subito il ragazzo si era accorto di una cosa, una cosa che avrebbe preferito non scoprire: era sospeso in aria, senza appigli.
Cominciò ad agitarsi, cadde.
In quel momento Fey si ritrovava seduto per terra, era caduto da almeno cinque metri ma, con sua sorpresa, non si era fatto nulla.
Il ragazzo si alzò lentamente e si guardò intorno, spalancò gli occhi per la sorpesa: era su un'isola!?
«Dove sono!?»
«Funziona! Non ci credo!»
Fey si girò a guardare Kathryn che prima toccò il terreno, poi girò su se stessa, guardò il cielo e saltellò felice prima di correre a mettere le mani in acqua.
Il ragazzo cominciò ad esplorare il luogo rendendosi conto di essere in un grande arcipelago e che, nonostante la tanta luce, non c'era caldo e la brezza era priva di calore.
In lontananza gli parve di scorgere un edificio, Fey si avvicinò per vedere meglio fino a quando non si rese conto di essere finito in acqua però, con sua grande, sorpresa non era bagnato, era asciutto.
Stupito e meravigliato cominciò a camminare nella falsa acqua avvicinandosi ad una zona più scura.
«Non andare lì!»
La voce allarmata di Kathryn lo costrinse a voltarsi e lui la guardò in cerca di spiegazioni, lei si limitò a scuotere la testa quasi più confusa di lui da quell'ordine che lei stessa aveva dato con una tale fermezza.
Qualcosa si mosse alle spalle della ragazza, tre esseri simili a paguri si avvicinavano velocemente lungo la spiaggia.
«E quelli cosa sono? Ahi!»
Qualcosa lo aveva colpito in pieno petto, Kathryn si voltò allarmata, il paguro sparò. 
«Ci sparano scappa!»
Kathryn venne colpita a sua volta, i due cominciarono a correre velocemente cercando di schivare gli spari. 
La rossa, colpita altre due volte, inciampò e Fey si fermò per aiutarla. 
«Andiamo! Andiamo!» 
Ripresero a scappare, zizzagando nell'acqua e nel bagnasciuga mentre i paguri li inseguivano. 
Kathryn si fermò di scatto bloccando l'amico con la mano: davanti a loro il mare era scuro. 
«No, lì no. Qualunque cosa accada!» 
Erano bloccati, i paguri erano ormai vicinissimi e loro erano in trappola. 
Kathryn si mise davanti a Fey vendendo colpita così tre volte, alla quarta, sotto gli occhi terrorizzati del ragazzo, cominciò a dissolversi nel nulla. 
«Non nel mare scu...»
Kathryn scomparve e Fey rimase solo. 


Angolino dell'autrice! 

Salve! Lo so, avevo detto la settimana di Ferragosto! 
Purtroppo qui Internet prende da schifo e i primi giorni ero così stanca che dormivo 11 ore... 
Poi tra babysitting e mare... 
Comunque sappiate che ho altre sei pagine pronte solo da copiare! 
Che ne pensate? Cosa è successo? 
È Fey? 
Chissà... 
Prima di lasciarvi ho una domanda super importante! 
Il corsivo vi ha stancato? Per l'azione su Arcadia pensavo di utilizzare un carattere diverso, per ora vado di corsivo ma non sono sicura che sia la scelta più adeguata: personalmente dopo un po' mi stanco, voi che dite? 
Ora scappo ma alla prossima! 
Ciao! 
Aiko

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Capitolo 5
*** 3.1 Black out ***


Black out

Parte prima

 

La porta dello scanner si aprì e Fey, bianco come un cencio, ne uscì barcollando ancora mezzo stordito, due braccia lo sorressero e Arion gli sorrise.
Il ragazzo era visibilmente scosso, quello che era successo su Arcadia lo aveva spaventato: i paguri gli avevano sparato contro e, quando ormai credeva che fosse la fine, si era ritrovato nello scanner.
Cosa gli sarebbe successo se quegli esseri avessero sparato ancora? Avrebbe fatto la fine di Kathryn? E dov'era Kathryn? 
Il ragazzo alzò di scatto la testa e cominciò a cercare la rossa dai presenti: non c'era, perse un battito e un pensiero terribile lo sconvolse.
«Kathryn è...»
«Qui, tranquillo».
La giovane saltò giù dagli ultimi gradini della scala e si unì al gruppo sorridendogli, Fey spalancò gli occhi per la sorpresa e, allo stesso tempo, ringraziò mentalmente il cielo.
«Come? Credevo che fossi...»
«Morta? Nah, non ti libererai così facilmente di me! Diciamo che sono stata devirtualizzata una volta finiti i punti vita».
«Punti vita? Detta così sembra un videogioco».
Kathryn guardò Anita e annuì continuando a sorridere.
«Quindi ora ricordi».
«Non esattamente, è come se i miei ricordi fossero sopiti, ogni tanto riemergono. Anche la storia dell'acqua scura, non so, mi è suonato un campanello d'allarme, so che se ci cadi dentro scompari per sempre, che finisci disperso per la rete».
«Ti perdi in Internet?»
«Sì, Roxanne. So anche che eravamo in un mondo virtuale chiamato Arcadia, tuttavia non so come faccia a saperlo, né chi me lo abbia detto».
I ragazzi si guardarono confusi e per un po' nessuno parlò.
«È strano, me ne rendo conto. Però quando ho letto quelle istruzioni ho capito cosa dovevo fare, cosa c'era dall'altra parte e, una volta tornata da Arcadia, mi ricordavo il processo per riportare Fey qui. Purtroppo non so altro». 
Fey si lasciò cadere per terra stremato e confuso allo stesso tempo. 
«E per il discorso di prima? Quel foglio e il suo contenuto? Erano poco rassicuranti...» 
«Dai Eden, lasciali un attimo in pace. Direi che prima facciamo la pausa merenda! Chi viene con me a prendere cibo?» 
Alla proposta di Roxanne molti annuirono felici e Fey si lasciò scappare un sospiro di sollievo: aveva bisogno di stare un attimo tranquillo. 
Mezz'ora dopo i ragazzi si trovavano nel salottino a mangiare dolcetti e a scherzare tra di loro, ma quel clima sereno non era destinato a durare. 
«Bene, ora parliamo di cose serie». 
«Uffa Anita, voi Garcia siete dei guastafeste». 
«Zitto Aitor!» 
Al richiamo dei due fratelli il ragazzo fece spallucce e finì la sua merenda. 
«Abbiamo capito che Arcadia è un mondo virtuale, ma X.A.R.E?»
Alla domanda di Riccardo, Kathryn prese il quaderno e cominciò a sfogliarlo con aria pensosa. 
«Potrebbe essere un'intelligenza artificiale». 
Propose Fey dalla poltrona su cui era sprofondato. 
«Jarvis!» 
«Che?» 
«L'intelligenza artificiale di Tony Stark! Mai visto i film della Marvel?» 
Arion sembrava scandalizzato all'idea e guardava prima Fey e poi Kathryn, entrambi scossero la testa: uno proveniva dal futuro mentre l'altra era quasi sicura di aver perso un bel po' di cose mentre era ad Arcadia e le bastava guardare quei telefoni così diversi da quelli con i tasti per capirlo. 
«Sì, proprio... Jarvis è passato al lato oscuro della forza». 
Disse ironicamente Aitor alzando gli occhi al cielo, Kathryn si illuminò. 
«Ho capito la citazione! Star Wars!» 
«Possiamo concentrarci? L'idea dell'intelligenza artificiale è sensata».
«Eden, Riccardo avete ragione, X.A.R.E è proprio quello che credete. Sembra che sia stata ideata per proteggere Arcadia ma è successo qualcosa di brutto, qui però non lo spiega». 
«Dobbiamo spegnere subito il supercomputer, è pericoloso».
Molti annuirono, Kathryn si morse l'interno guancia guardando il pavimento. 
«Aspettiamo qualche giorno, vi prego. Voglio capire e poi mi sento connessa ad Arcadia».

La mattina dopo, palestra della Raimon.


Anita si sistemò la gonna pensando ad Arcadia, 
«Sei felice Anita? Abbiamo giocato a calcio pure noi ragazze!»
Skie si sistemò la camicia dell'uniforme, la giovane Garcia annuì mentre piegava la maglia usata per ginnastica.
«Solo perché siamo ragazze non vuol dire che dobbiamo sempre giocare a pallavolo».
«Pensavo: potresti chiedere al professore di unirti ai ragazzi, tanto loro sono sempre in dispari, avrebbero bisogno di una persona in più».
Anita scosse la testa scoprendo, anche solo per un secondo, l'occhio sinistro quasi sempre coperto da un ciuffo di capelli e si chinò per mettersi le scarpe.
«Non capisco perché a scuola non ci sia un club di calcio femminile, dopotutto quello maschile di pallavolo c'è».
Skie assunse un'espressione pensierosa, l'amica aveva ragione ma lei non ci aveva mai pensato.
«Va beh, sei pronta Skie? Così ripassiamo prima di inglese».
La giovane manager annuì sistemandosi il fiocchetto e le due si diressero chiacchierando verso l'uscita della palestra. 


Aula informatica


Eden, Riccardo e Gabi sedevano vicini e discutevano a bassa voce riguardo agli strani avvenimenti degli ultimi giorni mentre la professoressa spiegava le ultime cose prima del cambio dell'ora.
«Se X.A.R.E è un pericolo dobbiamo spegnere il supercomputer, ragazzi. Subito».
«Ma ad Arcadia potrebbe esserci qualcosa per aiutare Kathryn».
Eden incontrò lo sguardo di Gabi e tamburellò, con le dita ben curate, pensosa sul banco: per lei prima si spegneva il supercomputer meglio era per tutti, il giorno prima avevano deciso di tenerlo acceso ancora per un po' e ciò l'aveva contrariata assai. 
«Io direi di lasciare qualche giorno a Fey e a Kathryn, ci hanno promesso dei risultati entro il fine...»
«Di Rigo, su può sapere cos'hai da parlare? E anche voi Park e García. È dall'inizio della lezione che parlate tra di voi, devo forse credere che voi sappiate già tutto?»
I tre sobbalzarono mentre la professoressa li guardava con un cipiglio severo e per nulla rassicurante, Eden alzò la mano per poter parlare.
«Ci scusi, il caro Riccardo non sta bene».
Gabi trattenne una risata fissando lo schermo del computer, invece l'amico sospirò: ogni volta era lui quello che stava male.
La professoressa cambiò subito atteggiamento e per capire la causa del suo malessere cominciò a porgli domande, cui rispondeva Eden mentre Gabi, di tanto in tanto, annuiva.
«Capisco, male alla testa e giramenti. Park mi faccia un favore, vada a prendere del the con tanto zucchero al suo amico. Non si preoccupi del computer, ci penserà Garcia». 
Eden ringraziò, si alzò e si avviò dopo aver fatto l'occhiolino agli amici.


Corridoio terzo piano.



Roxanne uscì dalla classe con la sacca da ginnastica in spalla, un sorriso soddisfatto le illuminava il volto delicato e gli occhi viola sembravano brillare per la felicità: la verifica era andata benissimo e ora avrebbe potuto giocare a pallavolo.
Sambuck, seduto per terra dall'altra parte del corridoio le sorrise e lei si avvicinò ricambiando.
«Com'è andata la verifica Sam?»
«Bene! Dal tuo sorriso anche a te!»
«Esatto! E ora giochiamo a pallavolo! Tu sarai in squadra con me? Penso che sarai bravissimo!»
«Solo perché sono alto?» 
«Ma no! Tutti questi pregiudizi! Non è che solo gli stecchini sono bravi!»
«Infatti, tu sei brava».
«Aspetta, mi hai dato della tappa? Guarda che ne vado fiera del mio metro e cinquantasei!»
I due risero prima di avviarsi tranquillamente verso la palestra mentre si prendevano in giro.


Appartamenti Windsor.



«E così vieni dal futuro, coniglietto». 
Fey sospirò a quel soprannome, era tutta colpa di Arcadia. 
«Che bella coppia: uno dal futuro e una smemorata proveniente da un mondo virtuale!» 
Kathryn scoppiò a ridere svegliando Spotter che Dormiva accanto a lei, entrambi distesi sul pavimento del soggiorno. 
«Vista dall'esterno potrebbe sembrare fantascienza». 
Aggiunse Fey seduto comodamente sul divano con il PC acceso sulle gambe. 
Gli altri abitanti degli appartamenti erano tutti fuori casa e avevano lasciato da soli i due ragazzi che, in un primo momento, avevano cercato risposte su Arcadia per poi mettersi a parlare tra di loro con la scusa di fare una piccola pausa. 
«Potrebbero farci un film». 
Fey ridacchiò all'idea e la rossa continuò. 
«Un film più bello di quello di ieri sera! I supereroi sono belli ma...» 
Il ragazzo sobbalzò, interrompendo l'amica, e gettò il computer sul divano: lo schermo era
diventato nero e al centro di esso brillava un simbolo bianco formato da due cerchi uno dentro l'altro in cui, inscritto nel più piccolo, c'era un quadrato mentre una riga verticale passava da una parte all'altra delle circonferenze e terminava, nella parte inferiore, dividendosi in due.
I ragazzi scattatarono in piedi, Spotter alzò il muso guardandoli confuso. 
«Quel simbolo! Era anche sui paguri di ieri! Che significa?»
«Non lo so Fey! Credo che sia il caso di controllare su Arcadia!»
«Andiamo, presto!» 


Angolino piccino picciò 


Piccola storia triste: stavo copiando l'ultimo pezzo quando, per sbaglio, l'ho cancellato... È che non sono tipa da parolacce se no ne avrei lanciate un bel po'. 
Allora? Che ne dite? Vi è piaciuto? 
Ora più che mai dovete dirmi se le vostre OC sono ben caratterizzate, in questo e il prossimo capitolo cercherò di descriverle e di farle parlare il più possibile in modo da avere un vostro riscontro! 
Infatti questo capitolo è la prima parte di tre, penso...
Inizialmente l'avventura doveva iniziare in questo cap ma ho allungato un po' per dare più spiegazioni, spero di aver risolto qualche dubbio! 
Nella prossima parte capiremo il significato del simbolo! 
Ora vado ma alla prossima! 
Ciao! 
Aiko


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Capitolo 6
*** 3.2 Black out ***


Black out

Parte seconda

 
 
 
Piano terra, sala ristoro
 
 
Eden entrò nella sala ristoro e si fermò di colpo: davanti alla macchinetta delle bevande stazionava Michael Ballzack che si girò sentendo la porta aprirsi.
«Park, salti le lezioni?»
«Potrei chiederti la stessa cosa ».
L’attaccante della Raimon si limitò ad alzare un sopracciglio, la macchinetta emise un bip prolungato avvisando che la bevanda era pronta.
Michael si spostò e, invece di andarsene, si appoggiò vicino ad una finestra aperta mettendosi a mescolare la bevanda con fare tranquillo.
Eden lo guardò, i due si conoscevano dalla gita di prima media eppure non avevano mai legato particolarmente, lei preferiva studiare le persone prima di avvicinarcisi e così aveva fatto: fin da subito le era sembrato un tipo solitario e, a volte un po’brusco, tuttavia alla partita contro la Royal, mentre lui si dava da fare per far funzionare l’Assalto Tuonante, aveva capito che, anche se a prima vista non sembrava, il ragazzo aveva un gran cuore e un provava un profondo affetto per i suoi compagni di squadra e questo l’aveva lasciata piacevolmente colpita.
«Non vai in classe?»
«Per sentire Eugene lamentarsi della verifica di matematica? Non ci tengo».
Il numero 17 della Raimon si mise a guardare fuori dalla finestra ed Eden si avvicinò alla macchinetta, stava per inserire i soldi quando sullo schermino di questa comparve uno strano simbolo, che subito la ragazza riconobbe come quello descritto da Fey e da Kathryn il giorno prima.
Eden fece un passo indietro confusa attirando così l’attenzione di Michael che si avvicinò, tutto il contenuto della macchinetta cominciò a riversarsi sul pavimento schizzando le gambe dei due che rimasero a bocca aperta.
«Ma che?»
Michael andò verso la porta con l’intenzione di chiamare un bidello, abbassò la maniglia ma questa non si aprì, si girò confuso e solo allora lo notò, le tapparelle automatiche si stavano chiudendo lentamente, il ragazzo abbandonò il bicchierino di plastica e corse da Eden, la afferrò per un braccio e la tirò verso la finestra aperta.
«Esci».
Eden annuì ,scavalcò la finestra e atterrò con grazia nell’aiuola sottostante, poi si spostò per lasciare passare il ragazzo, poi entrambi si girarono a fissare la tapparella che si chiudeva completamente, si guardarono in silenzio per qualche secondo troppo stupiti per parlare.
«Non so cosa ne pensi Eden, ma questa è la cosa più strana che mi sia mai successa ».
Eden ripensò allo strano simbolo e si morse l’interno guancia: sentiva odore di guai, guai che avevano a che fare con Arcadia e con X.A.R.E.
 
 
Fuori dalla palestra
 
 
«Ti sei divertita oggi, zucchero filato?»
«Zitto Aitor».
«Uffa! Tu e tuo fratello siete così noiosi, non vi si può dire niente».
Anita guardò male il difensore e passò dalla porta antincendio tenuta aperta da Arion, per poi chiuderla alle sue spalle cercando di lasciare indietro Aitor che, per sfortuna della ragazza, sgusciò fuori prima che l’uscio si chiudesse, “imprigionando” dentro Skie.
«Ti è andata male. Ritenta, sarai più fortunata».
Aitor rivolse un sorrisetto divertito alla Garcia e fece per aprire la porta alla manager: non ci riuscì.
«Ehi Aitoruccio, ti hanno insegnato ad aprire le porte oltre che a difenderle? Anche se non mi pare che tu sia tanto bravo in difesa».
Il difensore della Raimon guardò male la ragazza.
«Beh, neanche tu e tuo fratello siete bravi. Comunque un ripasso non fa mai male, mi illumini».
Aitor si spostò di lato con un piccolo inchino , Anita scosse la testa e abbassò la maniglia: la porta non si aprì.
La ragazza spalancò gli occhi sorpresa e si girò: Aitor non rideva più e Arion pareva spaventato, entrambi si avvicinarono e insieme cominciarono a tirare cercando di aprire la porta ma senza successo: non si apriva, Skie e i loro compagni di classe erano imprigionati all’interno della palestra.
«Ciao! Che state combinando?»
Roxanne arrivò in compagnia di Samguk.
«Non si apre la porta».
I nuovi arrivati si guardarono confusi poi ci provarono pure loro: nulla.
«Assurdo…»
Dieci minuti dopo il gruppo sedeva per terra, davanti all’entrata della palestra: la faccenda aveva dell’incredibile.
«Ragazzi, siete qui».
Eden e Michael vennero loro incontro con sguardo serio.
«Fatemi indovinare, siete chiusi fuori».
Tutti annuirono in direzione dell’attaccante.
«È così anche nell’edificio principale e si sono tirate giù anche le tapparelle. Prima che ci proviate: non c’è campo, prima ho provato a chiamare Riccardo».
«Proviamo ad andare verso l’entrata principale. Magari là troviamo qualcuno che sa cos’è successo qu!»
L’idea di Arion fu accolta volentieri e tutti si avviarono silenziosamente verso il cortile.
 
 
Campo al fiume
 
 
Il dispositivo da lei chiamato potrebbe essere spento o non raggiungibile.
Fey sbuffò agitato e si rimise il cellulare in tasca: né Arion né Riccardo rispondevano ai messaggi e neanche alle chiamate.
«Non potrebbero semplicemente avere il cellulare spento? Aspettami un attimo, non sono più allenata».
Il ragazzo si fermò per farsi raggiungere da Kathryn che in qualche secondo lo raggiunse per poi piegarsi con le mani sulle ginocchia.
«Riccardo forse sì, ma Arion? Lui lo tiene sempre acceso e risponde sempre ai messaggi durante le ore di lezione!»
«Beh, la Raimon è di strada no? Li avvertiamo passando».
Fey annuì per poi guardare la strada davanti a sé, non avevano tempo da perdere.
«Ce la fai? Manca poco».
«Sì, andiamo!»
La ragazza partì per poi girarsi a guardarlo confusa.
«Però guida tu ,non mi ricordo bene la strada».
Fey ridacchiò e la superò.
 
 
Cancello principale
 
 
«Sullo schermo della macchinetta delle bevande è comparso lo strano simbolo di cui ha parlato Fey e poi è impazzita insieme a tutto ciò che è collegato all’elettricità. Non vi sembra starno?»
Sussurrò Eden alle ragazze e a Arion ed Aitor mentre teneva sotto controllo Samguk e Michael che, poco lontani, parlavano con un gruppetto di ragazzi del terzo anno.
Quando erano arrivati all’entrata principale avevano trovato il cancello chiuso e alcuni studenti che lo fissavano più confusi di loro.
«Credi che abbia a che fare con Arcadia?
«Ehi, laggiù!»
Una voce attirò l’attenzione dei cinque ragazzi: dall’altra parte del cancello a grate, Fey e Kathryn si sbracciavano continuando a chiamarli con un sorriso sollevato sulle labbra.
«Sembra un grosso black-out. Io vado Su Arcadia, credo che sia colpa di X.A.R.E».
Disse la rossa mentre gli altri si avvicinavano.
«Da sola? Neanche per sogno! Io vengo con te! Anita, Eden, voi siete con noi?»
Le due annuirono a Roxanne che sorrise.
«Allora voi ragazza andate con Fey ad Arcadia. Aitor e io rimaniamo qui a controllare la situazione».
«Dovreste riuscire a scavalcare il cancello del parcheggio, è abbastanza basso. Che c’è? Qualche volta l’ho fatto, felici?»
Aitor guardò tutti gli altri invitandoli a ribattere, Anita e Roxanne scossero la testa sospirando.
«Arrivano Samguk e Michael, distraeteli e non dite nulla su Arcadia. Vi aspettiamo sul retro ragazze».
Fey e Kathryn si dileguarono e le due ragazze si inventarono una scusa per allontanarsi dal gruppo senza destare sospetti nei loro compagni di scuola.
 
 
Quindici minuti dopo, laboratorio sotto la torre
 
 
Fey si sedette davanti al super computer mentre le ragazze raggiungevano la sala scanner, durante il tragitto aveva dichiarato di non voler tronare di nuovo su Arcadia e così gli era stato dato il compito di monitorare la situazione dalla mappa olografica.
«Bene! Andrete due alla volta! Prima Kathryn ed Eden, poi Anita e Roxanne».
«D’accordo!»
Il ragazzo tirò un lungo sospiro prima di cominciare a digitare, guardando di tanto in tanto le istruzioni.
«Kath? Eden? Pronte? Virtualizzazione».
«Buona fortuna a noi».
«Sì Anita, Buona fortuna».
 
 
Angolo dell’autrice!
 
 
Eccomi! Tutta questa attesa per un capitolo corto, scusate!
Tra compiti e diciottesimi sto impazzendo.
Devo dire che comincio a shippare gente che non dovrebbe neanche stare insieme!
Vorrei proporvi una cosa, anzi due!
Visto che vogliamo “ripopolare” il fandom perché non facciamo una specie di contest? Magari insieme facciamo una bella lista di prompt/citazioni/situazioni/coppie/immagini su cui possiamo scrivere e poi scriviamo su quello che ci piace di più!
Oppure facciamo una sorta di “Babbo Natale segreto” (come in una vecchia Challenge) in cui ogni partecipante scrive una serie di richieste e poi, una volta avute tutte le liste, io ( o un’altra persona che vuole questo compito) le inoltre ad un altro partecipante che deve scrivere qualcosa per quell’altra persona… mi sono spiegata da schifo…
X scrive una serie di richieste (esempi stupidi: Jude mangia un gelato con un pinguino, una storia su una determinata coppia… più sono le richieste meglio è), io mando la lista ad Y che dovrà scrivere una o più storie tra quelle chieste da X (ovviamente se Y non se la sente di scrivere su Jude può evitare quella richiesta e scrivere sulla coppia o su qualunque altra richiesta), mentre le richieste di Y saranno in mano a B che dovrà, a sua volta, scrivere entro…boh…Natale?
Tutto questo senza, ovviamente, andare dalla persona cui si deve fare il “regalo” e rivelarle di essere il suo “Babbo Natale”!
Lo scopo sarebbe quello di rendere più attivo il fandom e quindi oltre a scrivere si dovrebbe anche recensire, ovviamente rispettando i propri tempi dati dalla vita reale!
Lo so, lo so…sono idee stupide! Le ho “ partorite”, insieme a due storie con Shawn come protagonista, dopo aver dormito solamente due ore in una notte quindi non so quanto possano essere fattibili!
In ogni caso ci tenevo a proporvelo, lo avevo già fatto in un vecchio fandom anni fa!
Che ne dite? Si può fare o sono idee irrealizzabili?
Ora vado!
Ciao!
Aiko
 
Ps: questo capitolo l’ho pubblicato dal computer, per la prima volta da quando mi sono iscritta, e quindi mi scuso per eventuali problemi nell’impaginazione!

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Capitolo 7
*** 3.3 Black out ***


Black out

Parte terza

 
 
 
Eden atterrò con grazia sul bagnasciuga e cominciò a guardarsi intorno: era su un’isoletta, dietro di lei c’era una piccola foresta mentre davanti il mare in cui, di tanto in tanto, si vedevano altri componenti dell’arcipelago.
Fece un passo in avanti, la sua mano sfiorò qualcosa sul fianco sinistro, si fermò e abbassò lo sguardo: i capelli erano acconciati in una treccia e indossava una tuta aderente tutta ad un pezzo, rossa con delle strisce nere ai lati e una spilla sul petto, ma la cosa che la stupì di più fu la fodera della katana alla sua sinistra.
La ragazza, cauta, afferrò l’arma e cominciò a rigirarsela tra le mani stupita: chiaramente prima aveva sfiorato la copertura.
«Fantastico! Sai usarla?»
Kathryn sembrava ancora più entusiasta di lei e la guardava con un’espressione curiosa, Eden la osservò attentamente.
La rossa, con i capelli rossi raccolti in uno chignon trattenuto da due candide bacchette ma con due ciuffi liberi ad incorniciarle il volto, indossava degli stivali bianchi lunghi fino a metà polpaccio dove si univano ai pantaloni di quella che pareva un’aderente salopette nera e sopra di essa c’era un cardigan viola chiaro, lungo fino a metà coscia, con le maniche a tre quarti, chiuso sul fianco destro da un piccolo fiocco bianco le cui estremità sfioravano la congiunzione tra pantalone e calzatura.
Eden la fissò stupita, non aveva armi in vista, possibile che fosse disarmata?
«I bracciali alla Wonder Woman sono stupendi Kath».
Kathryn guardò i bracciali a posino bianchi prima di guardare confusa Roxanne, appena arrivata insieme ad Anita, non cogliendo la citazione, la maggiore del gruppo scosse la testa rassegnata promettendosi che le avrebbe fatto vedere i film della DC oltre a quelli della Marvel.
Roxanne, con i capelli raccolti in uno chignon alto fissato da un nastro blu, indossava un kimono del medesimo colore, con le maniche così lunghe da coprirle le mani e una corta gonna da cui si intravedevano dei pantaloncini neri e corti quando si muoveva. L’abito tipico giapponese era decorato con dei motivi ad onde sulle maniche e sulla parte inferiore mentre, in vita, c’era una larga cintura azzurra con dietro un fiocco bianco. Ai piedi indossava un paio di stivali da combattimento lunghi fino a poco sotto il ginocchio, neri e con la para blu, del medesimo colore delle parigine che spuntavano asimmetriche dalle calzature; infatti quella a sinistra le arrivava fino a metà coscia mentre quella di destra si fermava alla rotula.
Eden notò subito che sulla cintura, al fianco destro, c’erano due cilindri di metallo decorati con lo stesso motivo ad onde del vestito, quelle dovevano essere le sue armi.
Anita, invece, aveva un vestito più semplice e dall’aspetto futuristico: i capelli erano raccolti in una coda alta e indossava una tuta rosa, con delle strisce pastello nella parte esterna, con un gonnellino trasparente aperto sul davanti, senza maniche e dei lunghi guanti senza dita rosa scuri e, come Eden, aveva un’arma: una spada simile a quelle usate dagli europei nel medioevo.
«Siete bellissime ragazze!»
Roxanne sorrideva guardandole, Anita ricambiò.
«Anche tu!»
«Ragazze, scusate, possiamo concentrarci?»
La voce di Fey risuonò e le quattro sobbalzarono.
«Come?»
Eden si guardò intorno cercando il ragazzo che, ovviamente, non era lì con loro.
«Ho trovato un microfono, ora, come io vi sento, voi sentite me!»
«Consigli? Cosa dobbiamo fare?»
Anita parlò guardando il cielo limpido sopra di lei, sentendosi un po’ ridicola.
«C’è un programma di scannerizzazione dell’arcipelago…ecco! Sembra che ci sia una qualche connessione attiva. La fonte è a nord, dietro a quegli alberi».
Le quattro si guardarono e annuirono prima di incamminarsi insieme verso la direzione indicata dall’amico.
«Ragazze, da qui posso controllare eventuali nemici ma voi siate prudenti».
 
 
Raimon
 
 
Riccardo e Gabi si sedettero vicini nella classe buia: era ormai passata un’ora e la luce non tornava, come Eden.
Il numero nove della Raimon, mordicchiandosi l’interno guancia, guardò l’amico mentre accendeva il cellulare per fare un po’ di luce, dal momento che i professori avevano dato il permesso di farlo.
«Non capisco e sono preoccupato per Eden, dove sarà?»
Mentre spegnevano i loro computer era apparso un simbolo strano, poi la luce era saltata e le tapparelle si erano abbassate lasciando tutti nell’oscurità, a quel punto i professori li avevano condotti nelle proprie classi dove stavano aspettando ulteriori direttive.
«Non lo so, magari è stata trattenuta in qualche altra classe…pensi che questa situazione sia causata da X.A.R.E?»
Riccardo annuì grave: il simbolo comparso sul computer assomigliava a quello descritto da Fey e Kathryn, ma ciò che lo preoccupava di più e che non gli dava pace erano le parole di quel L.F. che, in quel momento, continuavano a rimbombargli nella mente.
X.A.R.E è fuori controllo ed è una minaccia che deve essere fermata… ho creduto nelle favole e ora il mondo è in pericolo…Minaccia, pericolo…
Quello che era successo non era un caso, Riccardo ne era sicuro: X.A.R.E. era la causa di tutto e quel simbolo, il simbolo di X.A.R.E, ne era la prova.
«Forse dovevamo spegnere davvero il super computer».
 
 
«Ma se eri adorabile con le orecchiette e la coda da coniglio!»
«Kath! Avevi detto che non lo avresti detto a nessuno!»
La rossa e Roxanne scoppiarono a ridere sentendo la voce imbarazzata e scandalizzata di Fey, anche Anita e Eden lo fecero: il povero ragazzo, sulla terra, doveva aver il viso della stessa tonalità dei capelli di Kathryn.
«Non vuoi venire per quello, vero? Saresti un bellissimo Bian Coniglio».
Nuova risata all’affermazione di Roxanne, Fey sospirò nel microfono.
«Ragazze, lì c’è qualcosa!»
Eden indicò davanti a sé, dove gli alberi cominciavano a diradarsi permettendo di vedere, in lontananza, una struttura.
Le quattro aumentarono il passo e, una volta fuori dalla foresta si fermarono: oltre un lembo di mare c’era un’altra isola con, al centro, una grossa torre cilindrica circondata da un alone nero.
«Fine della scampagnata».
«Hai ragione Anita! Avete visite, a ore nove! Prima non c’erano, sono apparsi dal nulla».
Fey era allarmato, le ragazze si girarono nella direzione indicata e videro sei paguri avanzare velocemente verso di loro.
«Corriamo?»
Le ragazze annuirono a Roxanne e cominciarono a correre verso la torre, una volta arrivate in mare cominciarono a sentire gli spari dei paguri avvicinarsi e scoprirono che l’acqua non rallentava la loro andatura, come avevano precedentemente pensato, che restava uguale a prima.
«Abbiamo delle armi, usiamole».
Eden saltò una chiazza di mare scuro, Anita invece la aggirò ma, così facendo, perse tempo e venne colpita di striscio dai paguri.
«Hai perso cinque punti vita Anita, stai attenta».
«Tranquillo Fey, adesso ci pensiamo noi. Rox, Kath voi andate alla torre».
Eden si girò ed estrasse la sua katana, imitata da Anita, per poi affrontare i loro avversari.
Le due, anche se un po’ insicure, inizialmente si dedicarono a deviare i colpi ma, man mano presero sicurezza e cominciarono ad attaccare a loro volta.
«Eden, prova a colpire il simbolo. Nei videogiochi si fa così».
La ragazza, grazie al suggerimento di Anita, riuscì a distruggere un paguro ma fu subito colpita da un altro, perdendo dieci punti vita.
Anita, vendicando l’amica, deviò, con la lama della spada, un colpo che tornò al mittente distruggendolo in mille pezzi.
«Altri quattro, forza».
Le due ragazze continuarono a combattere come delle tigri, tuttavia non era così facile avere la meglio contro quei cosi e la loro inferiorità numerica non era d’aiuto.
«Dobbiamo farcela, ne mancano solamente tre».
Eden ne distrusse un altro, lo stesso fece Anita che, però, venne colpita.
«Anita, un altro colpo e sei fuori dai giochi».
La giovane Garcia sbuffò all’avvertimento del ragazzo e si scansò per evitare di essere colpita ma, così facendo, si scontrò con Eden: le due persero l’equilibrio e caddero, le armi scivolarono fuori dalla loro portata.
«Maledizione!»
«Per noi finisce qui, così?»
I paguri si prepararono a finirle, due lampi scuri li colpirono facendoli in mille pezzi, Roxanne apparve accanto a loro preoccupata.
«State bene?»
La loro salvatrice teneva in entrambe le mani i cilindri, visti in precedenza da Eden, da cui partivano dei nastri blu.
«Kath è nella torre»
Le due ragazze, fuori pericolo, si alzarono e guardarono in direzione della struttura, in quel momento l’alone nero diventò bianco poi, all’improvviso, una luce abbagliante le avvolse: chiusero gli occhi.
Poco dopo , sulla Terra, i cellulari di Fey ed Eden, lasciato accanto al computer, squillarono.
«Ragazze, sono Arion e Riccardo! Ce l’abbiamo fatta!»
 
 
Poche ore dopo, laboratorio sotto la torre: salottino
 
«Al momento non si hanno informazioni sul misterioso black out che oggi, in mattinata, ha colpito la Raimon e i suoi dintorni. Gli studenti sono stati fatti uscire anticipatamente per agevolare i controlli da parte dei tecnici ma le lezioni, da domani, riprenderanno regolarmente».
Riccardo stacco gli occhi dalla pagina Internet del giornalino scolastico e guardò i compagni riuniti nella stanza.
«Ragazze siete sicure di stare bene?»
«È la centesima volta che lo chiedi mammina dalle codine rosa».
I fratelli Garcia guardarono male Aitor, Roxanne gli diede uno schiaffetto leggero sul braccio a mo’ di avvertimento: doveva smetterla.
«Tranquillo fratellone, stiamo tutte bene».
«Dobbiamo spegnere il super computer, questa volta ci è andata bene, ma la prossima? Potremmo trovarci in situazioni spiacevoli, qualcuno potrebbe farsi male o peggio…»
Tutti annuirono all’affermazione di Eden, visti i recenti avvenimenti tenere il super computer acceso significava mettere in pericolo la gente.
«Allora lo spegneremo, scusa Kathryn».
Fey guardava triste l’amica, lui voleva aiutarla a recuperare la memoria tuttavia non poteva ignorare ciò che stava succedendo, la rossa, sorprendendo tutti, annuì tranquilla.
«Tranquilli, lo capisco. Troverò un altro modo per ricordare il passato, non voglio causare problemi».
I ragazzi scesero le scale diretti alla sala del generatore, una volta entrati si fermarono ad aspettare senza fiatare.
Fey si avvicinò all’interruttore, si girò e guardò gli amici che annuirono: posò la mano sulla leva e cominciò ad abbassarla.
Non l’aveva ancora abbassata del tutto quando Kathryn si piegò, gemendo, in due: tutti le si avvicinarono preoccupati e Fey si fermò a metà del gesto.
Gli occhi lilla della ragazza incontrarono quelli verdi acqua dall’altro che, quasi per riflesso, tirò su la leva, Kathryn sembrò sorridergli prima di crollare a terra svenuta.
 
 
Angolo dell’autrice!
 
Eccomi!
Questa volta ho io il raffreddore o rinite o allergia o quello che è…sono distrutta!
Spero che non ci siano tanti errori, io ho controllato ma tra stanchezza per il ritorno a scuola e starnuti non sono proprio sicura del risultato.
Allora? Che ne dite? Finalmente ho concluso questo capitolo super lungo!
Tutto questo corsivo è stancante o si può fare? Spero di aver descritto bene i vestiti, è stato un parto!
Vi ringrazio per essere arrivate fin qui, con la scuola sarò decisamente più lenta (anche perché devo studiare seriamente visto che sono in quinta) quindi imploro la vostra pazienza!
Per le proposte del precedente capitolo, quando volete iniziamo! Se volete proporre una lista di prompt (o cose varie) fate pure, poi le uniamo e le distribuiamo tra i partecipanti e lo stesso vale per la “letterina” sempre se sono riuscita a spiegarmi bene e a invogliarvi a partecipare!
Ora vado che sono stanca morta!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
A presto,ciao!
Aiko

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Capitolo 8
*** 4. Assestamento ***


Assestamento

 
 
 
«Io entro, tu se vuoi vai dalle altre. Vedi quel cerchio azzurro? Mi teletrasporterà dentro».
«Kath ne sei convinta?»
«Sì, è un posto sicuro».
Qualche secondo dopo la ragazza si ritrovò all’interno della torre: le pareti erano piene di schermi mostranti formule complicate, sul pavimento candido, seguendo il disegno circolare della stanza, erano disposti 5 cerchi dal perimetro colorato, Kathryn era dentro ad una di colore azzurro.
La rossa fece un passo in avanti, comparve un fascio di luce al centro della stanza mostrando così un ulteriore schermo, la ragazza si avvicinò cauta.
«La mano».
Una voce maschile, calma e profonda parlò, la ragazza si fermò sorpresa poi capì: doveva essere un suo ricordo così fece quanto il suo passato le suggeriva.
Quando abbassò la mano dallo schermo, questo lampeggiò un paio di volte poi comparve una tastiera su di esso.
«Vedi piccola, il Code Arcadia serve per attivare o disattivare la torre, così facendo accendi o spegni la connessione ad Internet che permette di collegarsi al mondo reale e di interagire con esso, soprattutto con le apparecchiature elettriche. Anche X.A.R.E può farlo ma il suo è il Codice X.A.R.E».
Kathryn scosse la testa e cominciò a digitare il Code Arcadia, una volta finito le schermo divenne verde, lampeggiò e poi si spense insieme a tutti gli altri lasciandola nel buio.
All’improvviso una forte luce la investì e lei chiuse gli occhi di scatto.
Quando li riaprì si ritrovò in un piccolo cortile dietro ad una casa di dimensioni modeste, qualcuno canticchiava dietro di lei, si girò: una bambina dai folti capelli rossi si dondolava lentamente su un’altalena, appesa al ramo di un albero, mentre faceva ballare una bambola di pezza al ritmo della melodia.
Una risata dolce, la porta che dava al cortile si aprì e un uomo e una donne ne uscirono sorridenti, la piccola alzò gli occhi lilla e li guardò subito imitata da Kathryn con il cuore a mille.
«Eccolo il mio uragano!»
A parlare era stato il signore dai capelli rossi screziati di grigio, che, con un gran sorriso ,si era avvicinato alla bambina e l’aveva presa in braccio.
«Papà! Mamma! Alice ha imparato a ballare!»
La piccola mostrò fiera la bambola ai genitori che sorrisero.
«Ma che brava la nostra Alice!»
«Proprio brava, ma ora, uragano mio, abbiamo una cosa bellissima da dirti!»
La scena mutò all’improvviso e Kathryn si trovò stesa supina su una morbida trapunta azzurra, si girò sul fianco destro sentendo dei rumori: doveva trovarsi nella cameretta di un bambino, per terra, su un morbido tappeto colorato, c’erano costruzioni e macchinine, un grande peluche era accanto ad una piccola libreria.
«Ailla! Ailla! No nanne, gioco, gioco!»
Due occhioni azzurri verdastri la fissarono.

 
 
«Ailla! Ailla! No nanne, gioco, gioco!»
«Kathryn, svegliati!»
La ragazza aprì gli occhi incrociando quelli verdi acqua di Fey, il suo amico sospirò sollevato aiutandola a sedersi prima di venir spinto via da Roxanne che la abbracciò forte.
«Ci hai fatto preoccupare!»
Anita ed Eden si unirono all’abbraccio mentre gli altri sorridevano felici.
«Scusate, ma che è successo? Non ricordo».
Poco dopo Kathryn entrò nello scanner per tornare su Arcadia: Anita le aveva spiegato tutto ed Eden, con l’approvazione di molti, aveva aggiunto che il suo malore non poteva essere solo un caso e che dovevano indagare, così la rossa aveva deciso di tornare su Arcadia sicura che lì avrebbe trovato le risposte che cercava.
«Pronta? Virtualizzazione».
Kathryn chiuse gli occhi ma non successe nulla, li riaprì confusa.
«Non è possibile! Non riesco a virtualizzarti…è comparso un messaggio: si può andare ad Arcadia solo una volta al giorno!»
«Che cosa!?»
 
 
19:30, bar Eleven
 
 
«Aitor allora vieni alla mia prossima partita?»
«Solo se tu vieni alla mia Rox».
Il difensore della Raimon sorrise alla vista del finto broncio da offesa che aveva fatto l’amica, lei andava sempre a guardarlo e lui lo sapeva bene.
«E dimmi, devo portare anche lui? Pensaci un attimo…magari vista la tua bravura, che ne so, ti regalerebbe dei fiori?».
Un sorriso malizioso comparve sulle labbra del più piccolo; i cellulari di entrambi squillarono segnalando l’arrivo di un nuovo messaggio, Aitor guardò la notifica e sogghignò mentre Roxanne lo guardava confusa.
«Parli del diavolo…»
Il ragazzo mostrò all’amica il messaggio e ridacchiò vedendola sorridere.
 
iBlater-gruppo Arcadia, nuovo messaggio da Sol: ragazzi, Arion mi ha raccontato…
 
Roxanne prese il proprio cellulare e aprì l’applicazione per leggere il resto della frase; Arion, il giorno della scoperta di Arcadia, aveva creato un gruppo in modo da poter comunicare eventuali novità a chi conosceva l’esistenza del mondo virtuale e, in particolare, per poter informare Sol che si trovava fuori città*.
 
Sol: Ragazzi, Arion mi ha raccontato tutto, state bene? È una storia veramente assurda!
Riccardo: Siamo sani e salvi, domani capiremo cosa fare.
Aitor: Alla fine non è successo nulla di terribile, ci hanno pensato le ragazze a sistemare X.A.R.E
Sol: Grandi ragazze!
Aitor: Esatto, pensa che Rox ha pure distrutto due paguri (quelli che fanno paura a Fey) u.u
Sol: Bravissima Rox, sei un mito!
 
«Beh, forse non servirà invitarlo alla partita per conquistarlo. Che fai, non rispondi?»
Roxanne, rossa come un peperone, tirò una bustina di zucchero addosso all’amico che scoppiò a ridere.
«Quando fai così…»
«Quando faccio così cosa? Ti sto aiutando… io!»
 
Rox: Non è niente di speciale, lo hanno fatto anche Eden e Anita.
 
«Rox, sei un caso perso».
 
 
21:OO, villa Di Rigo
 
 
Le dita di Riccardo si muovevano veloci sui tasti del piano producendo una melodia che riempiva la stanza.
Anita, dal divano, guardava il pianista immersa nei suoi pensieri mentre Gabi, seduto sulla poltrona, ascoltava l’amico con gli occhi chiusi; quando il numero nove finì di suonare, il difensore lo guardò.
«Sei bravissimo Riccardo, vero Eny?»
«Sì. Mi è piaciuto molto questo brano ma sei tubato, vero Riccardo?»
Il padrone di casa, che in principio aveva sorriso alla ragazza facendola arrossire lievemente, sentendo le ultime parole si rabbuiò e, sotto lo sguardo attento dei due fratelli, sfiorò con le dita i tasti con aria pensosa.
«Sì, tutto quello che è successo oggi è stato…allarmante, spaventoso. Qui non si tratta più di salvare il calcio dal Quinto Settore o da gente proveniente dal futuro. È qualcosa di più grande, molto più grande».
Anita annuì e Gabi guardò il pavimento.
«Anita, tu che ne pensi? Tu hai combattuto oggi».
Alla domanda del pianista la ragazza scosse la testa prima di rispondere cauta.
«Questa è una situazione difficile ma possiamo affrontarla».
«Come?»
«Insieme. Non è questo lo spirito della Raimon?»
 
 
OO:30, appartamenti Windsor
 
 
Kathryn si mise a sedere sul letto: non riusciva a dormire.
Ogni volta che chiudeva gli occhi le ritornavano in mente i suoi genitori e quella voce infantile la continuava a tormentare chiamandola.
Silenziosamente sgusciò fuori dalla sua stanza e si diresse verso la cucina per prendere un bicchiere d’acqua, tornando indietro passò davanti alla camera di Arion e sorrise sentendolo russare lievemente ma, improvvisamente, si incupì.
Si fermò davanti alla camera di Fey che, all’interno, si agitava sussurrando parole incomprensibili per lei che stava dietro la porta chiusa.
Un grido strozzato, le molle scricchiolarono, segno che il ragazzo si era seduto di scatto, e poi silenzio.
Kathryn si avvicinò per bussare ma, all’ultimo, si fermò e tornò in camera sua.
 
 
La mattina seguente, Raimon
 
 
Nel cortile principale, Eden, seduta all’ombra, aspettava Gabi e Riccardo sfogliando una rivista di Vogue, qualcuno le si avvicinò.
«Ciao».
La ragazza alzò gli occhi e si ritrovò a fissare Michael che guardava, con fare disinteressato, verso il cancello principale.
«Ciao, aspetti qualcuno?»
«Può darsi, immagino che lo stesso valga per te».
La ragazza annuì facendogli spazio accanto a sé, lui si sedette.
«Dimmi un po’…dov’eri finita ieri? Tu e le tue amiche siete scomparse».
Eden guardò la pagina della rivista, non poteva farsi scoprire: il segreto di Arcadia doveva rimanere tale.
«Ti ringrazio ma non ci serve la babysitter, in ogni caso eravamo sul retro a cercare aiuto».
Il ragazzo la scrutò con aria indecifrabile poi sbuffò.
«Allora, vi siete spostate prima che ci andassi io. Quando sono andato sul retro non c’era nessuno».
«Probabile, sì. Molto probabile».
Il silenzio calò tra i due ed Eden, fingendo di leggere, lo guardava di sottecchi cerando di capire se sospettasse qualcosa.
«Sarà…»
La ragazza stava per ribattere quando Riccardo e Gabi li salutarono, interiormente la ragazza gioì.
«Ciao cari! Ora scusami Michael ma dobbiamo ripassare per storia, ciao».
L’attaccante si accigliò guardandoli mentre si allontanavano: c’era qualcosa di strano, se lo sentiva.
 
 
Quel pomeriggio, laboratorio sotto la torre: salottino
 
 
«Allora?»
I ragazzi si erano radunati, come ormai d’abitudine, nella stanza di fronte a quella del super computer e aspettavano notizie, Fey li guardò uno ad uno.
«Non possiamo spegnere il super computer».
A quella frase ci furono varie reazioni di sorpresa e il ragazzo aspettò che tutti si calmassero prima di continuare.
«Kathryn è connessa ad Arcadia, se spegnessimo tutto lei…sì, beh…»
Silenzio.
Tutti guardarono i due, sperando che fosse solo uno scherzo di cattivo gusto.
«Scusatemi, se Fey non avesse trovato questo posto sarebbe stato meglio per tutti».
«Ma che dici Kath! Così tu saresti intrappolata su Arcadia».
La rossa fece per ribattere ad Anita ma Eden la bloccò con un cenno della mano.
«Preferiamo averti qui».
«Esatto, abbiamo sconfitto X.A.R.E una volta, lo rifaremo fino a quando non troveremo un modo per scollegarti da Arcadia!»
Tutti annuirono in direzione di Roxanne che sorrise incoraggiante a Kathryn.
«La cosa positiva è che abbiamo informazioni utili! Kathryn, a te l’onore».
Fey sorrise alla rossa che cominciò a raccontare: alla fine del quaderno avevano trovato, scribacchiato in fretta e furia, un programma che permetteva d’inserire degli upgrade, ovvero dei mezzi di trasporto; a sentire ciò gli occhi di Anita, appassionata di videogiochi, brillarono per la felicità.
«E poi…questa devi dirgliela tu Fey, è un’idea tua! Fey?»
Il ragazzo, seduto su una poltrona con gli occhi chiusi, sobbalzò e la guardò confuso chiedendole di ripetere.
«Scusate, mi ero distratto. Vorrei programmare lo scanner dell’arcipelago facendogli fare continui controlli alla zona per eventuali torri attive che saranno subito segnalate al mio palmare. Così saremo preparati».
Tutti i presenti si guardarono meravigliati, quello sarebbe stato molto utile per la loro lotta, entusiasti si misero a parlare tra di loro e nessuno notò l’ultra evoluto mentre si massaggiava la fronte con aria dolorante.
«Allora è deciso! Combatteremo X.A.R.E!»
 
 
 
*Io non so dove “sia” l’Istituto Galattico che frequenta Sol ma, per l’organizzazione del torneo, non deve essere in città. Probabilmente sarà nei paesi/città vicini…perché mi faccio storie del genere ora?

 
Angolo dell’autrice malata pure sta volta
 
 
Ciao, sono tornata!
Allora che ne pensate?
Questo capitolo è, sostanzialmente, un capitolo di passaggio, all’inizio doveva essere l’inizio di una nuova avventura ma sarebbe stato un po’ lungo e con troppi salti temporali!
Spero di rendere bene i personaggi, ho sempre paura! Ditemi voi ma, soprattutto, ditemi se avete richieste!
Sto gestendo bene i vari rapporti che le nostre OC hanno tra di loro e co gli Inazumiani? Avete qualche richiesta?
In questo capitolo ho parlato troppo di Kathryn? Spero di no, ho tagliato un sacco di parti per non farlo: tra cui Kathryn con il pigiama di Silvia u.u (Aitor mi ha contagiata).
Io vi ringrazio enormemente per il supporto che mi state dando, mi sento super motivata!
Ora io vi lascio ma vi ricordo che se volete mandarmi eventuali prompt io sono qui!
Ciao!
Aiko

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Capitolo 9
*** 5.Hacker ***


Hacker

 
 
 
«È meno complicato di quello che sembra!»
Roxanne, seduta al super computer, era felicissima: Fey aveva voluto insegnare ai suoi amici ad usare i programmi del laboratorio e, quel pomeriggio, toccava a lei.
«Esatto, basta solo sapere dove mettere le mani».
La ragazza annuì sorridente e digitò nuovamente la sequenza di virtualizzazione: sullo schermo apparvero delle miniature di chi era stato scannerizzato.
Se ci fosse stato il bisogno di andare su Arcadia le sarebbe bastato selezionare la persona da mandare e schiacciare invio, dando così inizio alla procedura vera e propria.
«Se non ci fosse X.A.R.E sarebbe bellissimo. Fey, toglimi una curiosità, perché hai insistito tanto affinché imparassimo tutti ad usarlo?»
Fey non rispose e Roxanne si girò confusa: il ragazzo, appoggiato allo schienale della poltrona, guardava il vuoto davanti a sé con una mano sulla fronte.
La maggiore lo richiamò schioccandogli le dita di fronte agli occhi, l’ultra evoluto sbatté le palpebre un paio di volte ritornando in sé.
«Stai bene?»
«Uh? Io? Sì, ero solo sovrappensiero. Cosa hai detto?»
Fey fece un timido sorriso di scuse e Roxanne lo scrutò poco convinta poi ripeté la domanda, sentendola il ragazzo si massaggiò la fronte mordicchiandosi pensoso il labbro.
«Ecco…è che, magari, un giorno Kathryn ed io potremmo non essere a portata e ci dev’essere qualcuno che sappia come fare».
«Capisco, non ci avevo pensato. È meglio essere prudenti».
Il cellulare di Roxanne squillò: era arrivato un nuovo messaggio.
 
Anita: Se non ci pensi tu ad Aitor lo uccido io. Questa volta l’ha fatta troppo grossa.
 
Roxanne e Fey si guardarono confusi, Aitor non era certo un angelo ma Anita sapeva sempre come sistemarlo senza l’appoggio di nessuno.
«Forse è meglio se la chiami».
La maggiore annuì e, presa la borsa, uscì dalla sala dirigendosi verso l’uscita.
Fey, rimasto solo, si accasciò sulla sedia chiudendo gli occhi.
 
 
Poco prima, Raimon: piscina
 
 
Anita uscì dalla vasca liberando la lunga coda rosa dalla cuffia.
«Brava Garcia. Oggi ti sei proprio superata, continua così e diventerai anche una campionessa di stile libero».
La ragazza sorrise soddisfatta all’allenatore prima di dirigersi negli spogliatoi dove si fece una rapida doccia.
«Anita, ti è suonato due volte il cellulare, penso che sia una cosa importante!»
Esclamò una compagna di club vendendola uscire dai bagni, la giovane Garcia ringraziò e aprì la borsa per scoprire chi la stava cercando con tanta insistenza.
Non poteva essere nessuno dei suoi famigliari, lo sapevano tutti che lei era a nuoto, forse era Arion che le voleva chiedere della ricerca di geografia.
Scosse la testa cercando di allontanare il pensiero di un attacco di X.A.R.E, sarebbe stato il terzo della settimana e lei cominciava ad esserne un po’ stufa.
Una volta afferrato il cellulare quasi non lo lasciò cadere alla vista delle notifiche: due chiamate da Riccardo e un suo messaggio in segreteria.
La ragazza respirò profondamente un paio di volte, cosa poteva volere Riccardo da lei?
«Anita, dobbiamo parlare…emm…per quello che mi hai scritto, richiamami appena puoi».
La voce di Riccardo pareva tesa e preoccupata, Anita allontanò il cellulare e fissò lo schermo confusa: lei non gli aveva scritto proprio nulla.
Aitor vicino al suo banco durante il pranzo.
Quell’immagine le tornò in mente e lei, preoccupata, aprì iBlater cercando la chat con Riccardo: l’ultimo messaggio risaliva proprio alla pausa.
Anita lo lesse tutto sbiancando sempre di più, il cellulare vibrò e apparve la notifica di un messaggio da parte di Aitor: tre faccine che ridevano.
La giovane Garcia boccheggiò un paio di volte poi urlò il nome del ragazzo nello spogliatoio ormai vuoto.
«Io lo ammazzo, giuro che lo ammazzo!»
 
 
Centro città
 
 
Eden afferrò l’ennesima camicetta e la passò a Kathryn che sbuffò cercando di non far cadere la montagna di vestiti che aveva tra le braccia: era una sua impressione o ne aveva già provata una uguale?
«Secondo me questa ti starà benissimo, soprattutto se la abbini alla gonna blu».
La rossa voleva tanto sapere a quale delle tre gonne blu si stava riferendo, non lo chiese e annuì poco convinta desiderando solo uscire dal negozio.
«Vuoi andare a provare i vestiti mentre io ne cerco altri?»
«Però vorrei avere anche un tuo parere, che ne dici di vedere come mi stanno?»
Eden annuì e si diresse verso la zona dei camerini inseguita dall’altra; a Kathryn piaceva fare shopping ma non sopportava starci ore e ore, nel tempo in cui lei aveva visto tutto il negozio, parte maschile compresa, l’amica aveva visto solo lo scaffale dei jeans.
«Io ti aspetto qui».
Eden si sedette su uno sgabello e tirò fuori dalla borsa il suo inseparabile numero di Vogue aspettando che Kathryn si cambiasse.
«Grazie per essere venuta con me, mi sarei sicuramente persa a girare da sola per la città e non penso che Fey sarebbe stato molto felice di accompagnarmi a fare shopping ma non posso indossare solo le cose di Silvia».
«Ma figurati cara. E riguardo a Fey non ne sarei così sicura, magari per te…»
«Eden! Non è così».
La voce di Kathryn arrivò alle orecchie dell’amica leggermente più acuta e lei sorrise lievemente.
«Sarà…comunque non ti sembra un po’ strano in questi giorni?»
La testa della rossa fece capolino dalla tenda, con i capelli tutti spettinati, e la guardò pensosa per qualche secondo.
«Un po’, ma stiamo svegli fino a tardi per completare il programma e la mattina si sveglia presto, magari è solo un po’ stanco».
Eden ci pensò su e annuì poi il suo cellulare cominciò a suonare.
«Parli del coniglio…»
 
 
Poco prima, laboratorio sotto la torre: salottino
 
 
«Lui dice di non aver fatto nulla».
«Beh, io a Riccardo non ho scritto nulla e, guarda caso, lui era vicino alla mia borsa nell’orario in cui il messaggio è stato inviato».
Roxanne e Anita discutevano sedute sulle poltrone aspettando l’arrivo di Aitor, la minore aveva ancora i capelli leggermente umidi e sembrava pronta a commettere un omicidio.
«Sarà stato qualcun altro, conosco Aitor: scherza e fa dispetti ma mai sulle questioni di cuore».
La giovane Garcia incrociò le braccia al petto sbuffando poi qualcuno tossì leggermente per attirare l’attenzione delle due.
«Allora? Che hai da dire a tua discolpa?»
«Anche per me è un piacere vedervi, ragazze. Le buone maniere non ve le hanno insegnate?»
Entrambe lo guardarono male e Aitor alzò le mani in segno di resa per poi andarsi ad accomodare su una poltrona.
«Io non ho fatto nulla, Rox. Ero andato a riportare gli schemi di storia ad Anita».
«E allora perché mi sono arrivate quelle faccine che ridevano?»
Aitor spalancò gli occhi e scosse la testa, lui non aveva mandato proprio niente ad Anita e, per farlo vedere tirò fuori il cellulare.
«COSA!? Vi giuro che non le ho inviate io! Stavo studiando».
Anita fulminò Aitor con lo sguardo poi sussultò quando il ragazzo saltò in piedi di scatto.
«Rox, non mi uccidere. Io non ho fatto niente, vi stavo facendo vedere il messaggio».
La maggiore lo guardò confusa e lui le passò il suo cellulare.
«Cosa dovrei dire a Sol?»
Roxanne guardò male l’amico, pronunciando la domanda in un sussurro a mala pena udibile.
«Non lo so! Cioè…lo so! Ma non gliel’ho scritto io il messaggio Ero qui con voi, guarda l’ora!»
Anita guardò confusa il cellulare di Aitor che la ragazza teneva in mano, sullo schermo era aperta la chat con Sol in cui c’era un messaggio che il difensore doveva aver appena mandato: Rox ti deve dire qualcosa.
«Io non ho fatto niente, come potevo? Ero qui con voi! E prima ero con Arion, chiedeteglielo! Mi stava aiutando a studiare per… il debito di matematica, l’ho anche ammesso».
«Ragazze? Ah, Aitor…»
Fey apparve sullo stipite, in mano teneva il cellulare e pareva confuso.
«Scusate ma Arion mi ha appena cacciato di casa».
Per un attimo nessuno parlò poi i tre presenti nel salottino si lasciarono andare in esclamazioni stupite.
«Io non ho fatto nulla!», esclamò Aitor.
«Qui c’è qualcosa che non quadra. Arion non farebbe una cosa del genere».
Anita annuì, la pensava come Roxanne, poi scattò in piedi e corse nella sala del super computer in preda ad un’illuminazione.
Gli altri tre rimasero a fissarsi stupiti poi, richiamati dalla giovane Garcia, la raggiunsero.
«C’è la torre attivata!»
«Quindi sono scagionato da ogni tipo di accusa?»
Roxanne, alla domanda di Aitor, scosse la testa esasperata ma si lasciò scappare un sospiro di sollievo: a quanto pareva avevano trovato il colpevole degli strani messaggi.
Il cellulare di Anita squillò e lei si affrettò a rispondere senza controllare il numero.
«Gabi. Aspetta…che? Io non voglio andare via di casa! È X.A.R.E che sta manipolando i nostri cellulari, sono al laboratorio. Avverti Riccardo e gli altri. Tranquillo, ciao».
Finita la conversazione Anita sospirò e guardò i suoi amici, dovevano intervenire il prima possibile.
Fey si sedette al super computer e cominciò a comporre il numero di cellulare di Eden.
«Eden è con Kathryn, le faccio venire subito. Anita, Roxanne preparatevi: Arcadia vi aspetta».
 
 
Anita e Roxanne atterrarono davanti alla torre e si guardarono sorprese: non solo Fey era riuscito a materializzarle in un altro punto ma lì non c’era nulla di attivato.
«Fey, la torre è normale, forse lo scanner è rotto».
«No, Anita. A quanto pare c’è più di una torre, credevo che fosse questa ma ho sbagliato, l’altra è più a ovest. Voi cominciate ad andare, Eden e Kathryn vi raggiungeranno, devo solo mettere le coordinate giuste e loro saranno dove sarete voi!»
Le due amiche cominciarono a correre prestando attenzione al territorio circostante, non volevano fare brutti incontri.
«Quei mezzi di trasporto ci farebbero davvero molto comodo!»
«Lo so Roxanne! Ci sto ancora lavorando! Attente! Tre paguri dietro di voi!»
«Rox, diamo inizio alle danze?»
La maggiore annuì e impugnò i suoi nastri-fruste mentre la Garcia prendeva la sua spada, entrambe si fermarono di colpo e si girarono con il cuore che batteva a mille: erano tese, sapevano di poterli battere ma l’emozione era forte.
Un paguro sparò e Roxanne saltò di lato evitando il colpo, poi lo colpì due volte con la frusta: con la prima l’essere si ghiacciò mentre con la seconda lo disintegrò.
Anita invece si avvicinò ai nemici schivando i loro colpi e riuscì a distruggerne uno con un fendente e, successivamente, distrusse l’ultimo lanciando la spada che precedette di poco l’arma di Roxanne.
Libere dagli inseguitori, le due ragazze tornarono a correre: la torre era ormai poco lontana quando videro altri cinque paguri avvicinarsi.
«Un po’ di pace no?»
Roxanne si fermò guardando male gli emissari di X.A.R.E prima di cominciare ad attaccarli, un colpo in pancia le fece perdere quindici punti vita, sbuffò infastidita.
«Rox, qui ci prendono in giro. Quelli di prima si sono fatti battere apposta!»
Era da almeno cinque minuti che le due combattevano ed erano riuscite ad eliminare solo uno dei loro avversari e avevano perso fin troppi punti vita.
«Ci stiamo avvicinando alla torre, forse si sentono più minacciati. Stiamo attente Anita, ancora un colpo e ciao ciao Arcadia».
«Hello there».
«General Kenobi».
Kathryn, appena arrivata con Eden, guardò confusa Roxanne e la sua compagna di shopping poi dovette gettarsi a terra per evitare di venir colpita.
«Citazione a Star Wars, devi seriamente recuperare molte cose Kath».
«Ma io l’ho visto Star Wars, solo che il vecchio Kenobi non era un generale».
«Rox, Kath, concentra…»
Anita, colpita da un paguro, si dissolse lasciando la parola a metà, Eden fu la prima a riprendersi dallo stupore.
«Kathryn, la torre. Ora».
 
 
La porta dello scanner si aprì e Anita ne uscì sbuffando: si era fatta eliminare.
Si era distratta per richiamare le sue amiche ed era stata colpita, la partita per lei era finita.
Qualcuno tossicchiò e lei si voltò di scatto: Aitor, appoggiato alla parete, la fissava con le mani in tasca, lei lo guardò confusa.
«Ricordami di non farti arrabbiare troppo, se no la vedo male…per me».
 
 
«Sono arrivata alla torre, adesso entro!»
Eden si fermò e rinfoderò la spada, Roxanne era appena stata devirtualizzata ma era riuscita a colpire l’ultimo paguro prima di scomparire del tutto.
«Anche questa è fatta».
 
 
Poco dopo, laboratorio sotto la torre: salottino
 
 
«Ben fatto ragazze, di nuovo!»
Le quattro amiche sorrisero e si batterono il cinque.
«E così l’accusato si dimostrò innocente».
Ghignò Aitor, stravaccato sulla poltrona.
«Per questa volta…»
Anita aveva appena finito di parlare quando il suo cellulare e quello di Roxanne vibrarono segnalando l’arrivo di nuovi messaggi, la più piccola fu la più veloce.
 
Riccardo: quindi era tutta colpa di X.A.R.E? Ma ora avete risolto, tutto è bene quello che finisce bene.
 
Anita sospirò e posò il cellulare non sapendo se essere felice o meno della risposta del ragazzo.
 
Sol: Rox, che volevi dirmi?
 
«Dai Rox, è il tuo momento. Non tutto il male vien per nuocere».
Sussurrò Aitor prima di ricevere un’occhiataccia dall’amica che, stringendo il cellulare, si avviò fuori dal salottino cercando qualcosa da scrivere al capitano dell’Istituto Galattico.
«Rox, guarda che la prossima volta devi venire a fare shopping con noi! Abbiamo lasciato tutto lì quando ci ha chiamate Fey».
La ragazza annuì ad Eden e scomparve in corridoio.
«E tutto è bene quel che finisce bene. Hip hip urrà per voi ragazze e io ritorno a fare i compiti di matematica, cia…»
Aitor si alzò ma venne prontamente bloccato da Anita.
«Ti aiuto io, ti ho accusato senza motivo prima. Devo farmi perdonare».
Il difensore la guardò stupito poi sorrise divertito.
«Ti avviso, non sono un tipo per niente facile».
«Ma va? Non l’avevo capito sai».
Al tono ironico della giovane Garcia tutti scoppiarono a ridere.
«Comunque un bel hip hip urrà anche per Fey, senza di lui non ce l’avremmo fatta!»
Mentre tutti annuivano convinti dalle parole di Eden, Fey fissò il pavimento mordicchiandosi l’interno guancia.
 
 
Angolino dell’autrice
 
Hello there!
Sono tornata! Vi mancavo? Nah? OK…
Scusate per l’enorme ritardo ma quest’anno devo studiare per la maturità e i professori mi stanno riempiendo di cose!
Che be dite? Vi è piaciuto il capitolo?
Riprendere in mano i personaggi dopo “anni” è stato bellissimo!
Kathryn non si ricorda manco il suo nome ma ha un conto in banca…no, ok…tralasciamo, nei cartoni/film/libri non si bada mai a queste cose. Avrà un cilindro da cui tirerà fuori i soldi invece del coniglio bianco.
Scusate per le mie uscite da amante di Star Wars…
E per Aitor che viene incolpato di tutto!
Spero di riuscire a scrivere un altro capitolo in questa settimana di esilio forzato in casa (letteralmente visto che sono reduce dall’influenza e i miei non vogliono farmi frequentare luoghi pubblici)…
Ora scappo!
Ciao
Aiko

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Capitolo 10
*** 6. Non stop ***


Non stop
 

 
 
Sol: Rox, che volevi dirmi?
 
Roxanne sospirò sedendosi su una panchina del parco della torre: cosa poteva scrivergli?
Mannaggia a X.A.R.E che riusciva sempre a creare problemi che, poi, toccava a loro risolvere.
«Mamma! Vero che domenica andiamo al luna park? Vero? Vero?»
La ragazza si voltò di scatto e rimase ad osservare madre e figlia che salivano le scale che portavano al parchetto, sorrise: era un’idea geniale, nessuno avrebbe potuto dirle di no.
 
iBlater-gruppo Arcadia, nuovi messaggi da:
Rox: ragazzi, domenica luna park.
Sol: ci sono anche io, bella idea Rox!
 
Aitor, nel salottino del laboratorio segreto, sospirò al leggere le notifiche: Roxanne era proprio senza speranze ma forse avrebbe potuto fare qualcosa lui.
Anita lo guardò perplessa prima di tornare a svolgere l’esercizio di matematica.
 
 
Domenica, luna park
 
 
«Ragazzi!»
Sol, appena sceso dall’autobus, corse incontro agli amici fermi poco vicini all’ingresso, Roxanne lisciò nervosa la gonna scozzese, Aitor, notandola, alzò gli occhi al cielo.
Dopo essersi salutati i ragazzi entrarono nel parco, lì cominciarono i problemi: tutti volevano andare su attrazioni diverse e , non riuscendo a mettersi d’accordo, scoppiarono a ridere prima di decidere di dividersi.
«Lo zucchero filato! Non lo mangio da un sacco!»
Kathryn prese per mano Fey ed Eden avviandosi verso la zona cibo del parco.
«Andiamo sulla ruota panoramica? Vorrei vedere la città dall’alto».
«Ti accompagna Rox, Sol. Le piace tantissimo la vista».
Aitor spinse l’amica accanto al capitano dell’Istituto Galattico poi tirò per una codina Gabi che si stava allontanando con Anita e Riccardo verso le montagne russe.
«Tu vieni con me al tiro a segno, tanto ti batto».
Il maggiore dei due alzò gli occhi al cielo ma seguì il difensore, Arion rimase solo.
«Ma…ehi! Fey, aspettatemi, almeno voi!»
 
 
«Un giorno, quando abitavo ancora a New York, mi persi per la metro e i miei genitori mi ritrovarono a Wall Street. Ma non ero spaventata, ero lì, tranquilla, intenta a giocare con una cane randagio!»
Sol scoppiò a ridere, Roxanne sorrise.
«E cosa ci fa un’americana in Giappone?»
«Quando avevo otto anni ci siamo dovuti trasferire, mio papà aveva ricevuto un’offerta di lavoro. All’inizio è stata dura ma poi ho conosciuto Aitor».
«E dimmi, Aitor è sempre stato così…»
«Fastidioso? Nah, finge che non gli importi nulla di nessuno ma è un bravo ragazzo».
«Avrei usato il termine particolare ma va bene lo stesso».
I due ridacchiarono, era passata quasi mezz’ora da quando si erano separati dagli altri ed erano ancora in coda per salire sulla ruota panoramica.
«E tu invece? Ti sei mai perso?»
«Tantissime volte, perdersi negli ospedali è facilissimo. Una volta, da bambino, ho sbagliato a leggere il numero della porta e sono entrato nella stanza sbagliata: l’adorabile vecchietta che occupava la stanza mi ha tirato dietro il giornale».
«Ma!?»
«Ero infangato, ero uscito fuori a giocare a calcio e aveva appena smesso di piovere. La nonnina non deve aver particolarmente gradito».
Roxanne scoppiò a ridere immaginandosi la scena, Sol la imitò.
«E poi, sempre in ospedale…»
 
 
Intanto, poco lontano da lì Anita e Riccardo erano quasi arrivati alla fine della coda per salire sulle montagne russe.
«Non so se avrai ancora un fratello alla fine della giornata. O meglio…un fratello libero».
«Non so se avrai un migliore amico libero. Tranquillo Riccardo, Aitor non gli romperà tanto le scatole così tanto da fargli commettere un omicidio».
Il maggiore lanciò un’occhiata dubbiosa alla ragazza che, mettendosi le mani nelle tasche della felpa rosa tenda, sorrise.
«Tu sai qualcosa che io non so».
«Ho passato la verifica! Grazie zucchero filato, ti devo un favore!»
«Facciamo che…anzi, no. Domenica tieni impegnato mio fratello senza rompergli troppo le scatole?»
Aitor la guardò un attimo confuso poi sghignazzò.
«Questi sono due favori».
«Ti aiuterò a ripassare matematica tutte le volte che vorrai».
«Vedrò che posso fare ma non ti assicuro nulla, mi piace infastidire mister codine».
Anita scosse la testa allontanando il ricordo e sorrise enigmatica a Riccardo che la guardava ancora più confuso.
«Fidati di me».
«Mi fido ti te, è di tuo fratello che non mi fido, soprattutto quando è da solo con Aitor».
I due si guardarono e scoppiarono a ridere poi arrivò il loro turno di salire sulle montagne russe.
«Abbiamo anche il posto numero sette, fantastico! Il sette è il mio numero fortunato!»
Anita corse a sedersi subito imitata da Riccardo, la ragazza sorrise la giornata stava diventando sempre più bella.
 
 
«Ma è buonissimo! Fey, non ne vuoi un po’?»
Domandò Arion infilandosi in bocca lo zucchero filato mentre Kathryn ed Eden ne dividevano uno in due.
L’ultra evoluto scosse la testa mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Peccato, non sai che ti perdi! Uh, guarda chi c’è! Ciao ragazzi!»
Eden e Kathryn si girarono di scatto: Adé, Eugene e Michael avanzavano verso di loro.
«Ehilà Arion! Fey! Eden! E tu? Io sono Adé, piacere!»
Kathryn strinse la mano del solare centrocampista della Raimon sorridendogli.
«Lei è mia cugina Kathryn, è venuta a trovarmi!»
Esclamò Arion utilizzando la scusa che avevano concordato per casi come quello, per quanto si fidassero dei loro compagni di squadra non potevano metterli al corrente di Arcadia, non volevano mettere in pericolo pure loro.
«Stavamo andando agli autoscontri, venite anche voi?»
Domandò Eugene, Arion e Kathryn sorrisero e annuirono felici.
«Io passo».
Tutti si voltarono verso Fey.
«Ho un po’ di mal di testa, non ho voglia di stare in mezzo a troppo rumore. Anzi, quasi quasi vado a casa».
«Ma Fey…»
«Tranquilla Kath, sto bene. A più tardi».
Il ragazzo sorrise lievemente e dopo averli salutati con un cenno di mano, si allontanò sparendo ben presto nella folla.
«Non so cosa gli sia preso».
Sussurrò la rossa affranta mentre Eden la guardava di sottecchi ricordandosi della conversazione avuta prima dell’ultimo attacco di X.A.R.E.
«Allora visto che siamo in sei facciamo tre squadre! Io e Eugene, Arion e Kathryn e Michael ed Eden!»
Esclamò Adé sorridendo mentre Arion annuiva convinto prima di correre verso gli autoscontri tirandosi dietro Kathryn.
 
 
«Mi sono divertita un sacco!»
Anita scese dalle montagne russe sorridendo all’amico che ricambiò prima di additare un’altra attrazione.
«Ti va se andiamo nella casa degli specchi?»
La ragazza annuì raggiante e si ritrovò a ringraziare mentalmente Aitor che le aveva permesso di passare un po’ di tempo da sola con Riccardo.
«Allora? Come procede nuoto?»
«Sto migliorando molto nel libero. Ora riesco a gareggiare con la più brava in quello stile».
«Grandissima, spero però che tu non voglia abbandonare il calcio».
«Mai nella vita! Se non ci credi ti sfido a dribblarmi! Non passerai tanto facilmente».
Riccardo scosse la testa ridacchiando, camminando le loro mani si sfiorarono e Anita arrossì leggermente senza essere notata dal maggiore.
 
 
«Wow! Che vista stupenda!»
Sol, incollato al vetro della cabina, fissava ammirato la città sottostante mentre Roxanne lo guardava sorridendo felice.
«È ancora più bella al tramonto».
«Non faccio fatica a crederci».
Roxanne fece un respiro profondo cercando di prendere coraggio, per un attimo le sembrò di vedere Aitor che annuiva incoraggiante quindi parlò.
«Sta sera se vuoi andiamo sulla terrazza della torre, lì il tramonto è ancora più bello».
Sol si girò stupito a guardarla poi sul suo volto comparve un enorme sorriso.
«Non vedo l’ora!»
Improvvisamente ci fu un rumore stridulo e la cabina si fermò cigolando, i due ragazzi si guardarono spaventati.
«È normale no? Magari è un semplice calo di tensione. Ora riparte».
Sussurrò Roxanne sorridendo incoraggiante al ragazzo, nessuno dei due pareva convinto poi i due cellulari cominciarono a squillare all’unisono.
«Sai se ti metti con lui io e X.A.R.E dobbiamo essere i tuoi testimoni al matrimonio, insomma stiamo facendo di tutto per farvi mettere insieme».
Roxanne batté le palpebre confusa dall’esordio dell’amico, dal tono di voce il difensore della Raimon sembrava quasi divertito dall’accaduto.
«AITOR!»
Sol la guardò perplesso prima di cercare di calmare Arion che gli stava urlando nell’orecchio.
«Comunque X.A.R.E ha veramente rotto».
 
 
«Possibile che non si possa stare tranquilli due minuti che X.A.R.E deve scocciare?»
Domandò Eden allontanandosi dalla confusione; i ragazzi erano appena scesi dagli autoscontri quando questi erano ripartiti a caso e avevano rischiato di investire Arion, sullo schermo elettronico, al posto del numero, era comparso il simbolo di X.A.R.E.
«Si può sapere cosa sta succedendo?»
La ragazza fissò Michael di sottecchi prima di tirare fuori il cellulare e chiamare Fey mentre Arion, dopo aver notato la ruota panoramica ferma, componeva il numero di Sol.
«Sì, ma tranquilli…non ho appena fatto una domanda, ignoratemi pure».
Eden sbuffò e appena l’ultra evoluto rispose passò il cellulare a Kathryn per poi dedicarsi ai tre compagni di scuola che la fissavano con aria confusa.
«Secondo voi noi lo sappiamo? Sarà una trovata pubblicitaria per un qualche film, queste cose vanno di moda».
Adé e Eugene ci pensarono un po’ su e, seppur poco convinti annuirono, Michael la fissò negli occhi con fare ostinato.
«Invece di star qui con le mani in mano potete cercare Gabi e Aitor? Dovrebbero essere nei dintorni».
I due centrocampisti annuirono e sparirono nella folla mentre Michael incrociò la braccia al petto senza muoversi.
«Non mi inganni, tu sai qualcosa».
«No».
Michael fece per ribattere quando Riccardo ed Anita li raggiunsero correndo.
«X.A.R.E?»
«Chi?»
Anita si accorse dell’errore e guardò con orrore l’attaccante che ora li fissava uno dopo l’altro con aria sospettosa.
« X.A.R.E, Michael! Non hai sentito parlare del nuovo film?»
Arion mise il cellulare in tasca e si avvicinò sorridente al maggiore, poi, dopo averlo preso sotto braccio, si allontanò facendo un occhiolino agli amici che annuirono.
«Andiamo, qui ci pensa Arion».
Allontanandosi Eden si girò un attimo e incrociò lo sguardo di Michael, si sentì in colpa.
 
 
«Virtualizzazione!»
Anita, Eden e Kathryn atterrarono sul bagnasciuga, era passata poco più di mezz’ora dall’inizio dell’attacco di X.A.R.E
«Uff…dov’è il comitato di benvenuto?»
«Sinceramente? Non lo so e non mi interessa, Anita».
Eden si guardò intorno tenendo una mano poggiata sull’elsa della katana.
«Ok, mi interessa. C’è troppa calma».
Anita annuì poi indicò la torre poco lontana, solo un braccio di mare le separava dalla struttura cilindrica.
«Approfittiamone finché non c’è nessuno. Prima finiamo prima facciamo scendere Rox dalla ruota panoramica».
Le tre ragazze cominciarono a correre nella falsa acqua quando, improvvisamente, caddero finendoci completamente dentro.
«Ma che!?»
Anita riemerse sputacchiando, per poi accorgersi che non aveva nulla da sputare e fermarsi sentendosi una stupida.
«Me lo dimentico sempre: non è acqua è solo un’illusione».
«Un’illusione ben fatta. Il fondale è più in profondità di prima, per raggiungere la torre dobbiamo nuotare».
Anita annuì ad Eden e insieme cominciarono ad avviarsi verso la terra ferma.
«Vediamo il lato positivo: almeno Anita si allena per lo stile libero».
Disse Kathryn nuotando a dorso poi, improvvisamente, si fermò e le due amiche continuarono per qualche metro prima di accorgersene e di guardarla confuse.
«Pensavo di aver visto qualcosa, ma forse è solo un riflesso».
«Ragazze, avete compagnia!»
«Paguri? Dove?»
«Vi stanno venendo incontro, ma ci sono due puntini che avanzano molto velocemente, dietro di voi!»
 
 
«Le ragazze saranno già su Arcadia, entro poco tempo ci libereranno!»
Roxanne sorrise incoraggiante a Sol prima di imitarlo e guardare dal vetro della cabina della ruota panoramica: un elicottero della tv volava a distanza di sicurezza trasmettendo quella che doveva essere diventata la notizia del giorno, mentre intorno alla base dell’attrazione si era riunita una grande folla.
«Laggiù ci sono Aitor e gli altri, vedrai che li raggiungeremo presto».
«Non hai paura Rox?»
La ragazza scosse la testa sorridendo, ovviamente aveva paura ma non voleva farglielo vedere.
«Ho del cioccolato, ne vuoi un po’?»
Sol annuì mentre la maggiore frugava nel suo zainetto di pelle nera, una volta trovata la barretta la spezzò a metà e gliene diede un pezzo.
«Sai, una volta ero andata in montagna a sciare e si era fermata l’ovovia».
 
 
«Si può sapere cosa ci sta attaccando?»
Esclamò Eden agitando inutilmente la katana in acqua mentre cercava di rimanere a galla, la ragazza venne colpita un paio di volte.
«Quanto possono essere inutili la nostre armi? Vorrei che ci fosse Roxanne con le sue fruste!»
Anita riuscì a deviare un colpo per poi finire con la testa in acqua.
Le tre ragazze stavano schiena contro schiena e si guardavano intorno: cinque paguri erano ormai vicini e cominciavano a sparare ma qualcosa le aveva già colpite e loro non riuscivano a capire cosa.
«Ma Kath, tu non hai armi?»
«Esatto, non potresti, che ne so, usare quei bastoncini che hai tra i capelli? Magari sono delle bacchette magiche o qualcosa del genere».
La rossa, poco convinta, ne afferrò uno e lo osservò, lanciò un esclamazione sorpresa quando la punta di questo si fece acuminata.
Anita spalancò gli occhi stupita, lei stava solo scherzando, non ci credeva veramente.
«Lì! Il bagliore di prima!»
Kathryn lanciò la bacchetta nell’acqua , ad una ventina di centimetri da Anita, qualcosa esplose.
«Cos’era quella roba?»
«Quella cosa che ci ha colpito prima! Tipo dei pesci che si mimetizzano? Kath, passami l’altro simil coltello».
La ragazza fece quello che gli aveva ordinato Eden, notando che aveva nuovamente due bacchette tra i capelli.
La maggiore delle tre prese la mira e distrusse un paguro, finì sott’acqua ma ne riemerse esultante: potevano farcela.
«Ho ancora bacchette, se vuoi. Mi ricompaiono in testa dopo essere state usate».
Anita, intanto, aveva notato qualcosa e, afferrato il simil coltello, si tuffò in acqua; quando riemerse sorrise vittoriosa.
«Bel lavoro Anita! Avete sconfitto i pesci!»
Esclamò Fey dal laboratorio, Anita si scambiò un cinque con Kathryn.
«Altri quattro paguri e poi alla torre, ragazze… dividiamoci, forse così riusciamo a passare».
Alla proposta di Eden le altre due annuirono e, tutte insieme, si immersero per cogliere di sorpresa i nemici.
Anita arrivò nuotando alle spalle di un paguro e lo distrusse riemergendo.
Eden, arrivata in un punto dove poteva toccare, riuscì a mettersi in piedi e a deviare un colpo distruggendo un avversario prima di doversi buttare all’indietro per evitare di essere colpita, quando riemerse però il paguro sparò di nuovo; la ragazza lanciò la katana e lo colpì nello stesso istante in cui subiva il colpo perdendo gli ultimi punti vita.
Nel frattempo Kathryn, dopo numerosi tentativi, era riuscita ad eliminare l’ultimo paguro e a ricongiungersi con Anita a pochi passi dalla spiaggia.
«Anita, Kath, pochi punti vita e siete fuori dai giochi pure voi».
«Rilassati coniglietto, non vedo più nemici e la torre è poco più avanti».
Anita sorrise mettendosi a correre insieme a Kathryn che, una volta raggiunta la struttura, entrò lasciando la giovane Garcia fuori.
«Missione compiuta!»
 
 
Sol scoppiò a ridere e Roxanne lo imitò subito dopo, certo che ne avevano vissute di situazioni ridicole nella loro vita.
Lentamente la ruota riprese a muoversi, i due si guardarono stupiti prima di abbracciarsi scoppiando a ridere per il sollievo.
«Che ti avevo detto? Ormai siamo super capaci, X.A.R.E non ci fa più paura».
«Non ne dubitavo Rox».
Quando i due giunsero a terra, Roxanne fu accolta da Aitor che la stritolò con un grande abbraccio lasciandola stupita.
«Meno male, ero così in pensiero! Dopo voglio sapere tutto, stai sorridendo come un’ebete».
Aitor sussurrò l’ultima frase staccandosi dall’amica per lanciarle un’occhiata maliziosa facendola arrossire.
La ragazza guardò Arion correre a salutarli, tempestandoli di domande poi notò Michael che, poco distante, li fissava dubbioso, cosa ci faceva lui lì?
 
 
«E anche questa volta abbiamo vinto noi! Siamo state grandi!»
Anita entrò nella sala computer seguita da Kathryn e scambiò un cinque con Eden, Riccardo sorrise complimentandosi con le tre ragazze.
«Quindi ci sono altri mostri oltre ai paguri, interessante. Come avete fatto a sconfiggerli?»
Alla domanda di Eden le due amiche si guardarono poi Kathryn scosse la testa, lei era andata un po’ a caso.
«Mi sono tuffata sott’acqua e ho visto il pesce, è tipo un grande piranha, si vede appena quando si muove ed è veloce. Ho colpito il simbolo di X.A.R.E, si trova sulla pinna destra ed è abbastanza visibile».
I presenti annuirono alla spiegazione cercando di memorizzare le informazioni date da Anita.
«Bene, ora sentiamo Arion e…»
Fey, alzatosi dalla sedia, fece qualche passo prima che il mondo cominciasse a girare e la vista gli si appannasse, poi tutto divenne scuro.
«Fey!»
 
 
«Tranquillo papà, starò qualche giorno nel passato e poi tornerò a casa»
Asley Rune, preoccupato, guardò il figlio che ricambiò con aria decisa, l’uomo scosse la testa e sorrise lievemente.
«Testardo, come tua madre. Va bene, torna presto però».
Fey sorrise e annuì prima di andarsene, aveva fatto pochi passi quando si fermò di scatto in mezzo al corridoio.
«Fey? Fey!»
Asley fece un passo indietro per la sorpresa e ricambiò l’abbraccio del figlio che, all’improvviso, gli si era gettato tra le braccia.
«Ti voglio bene, papà».
L’uomo sorrise e gli carezzò i capelli, Fey si staccò dopo qualche secondo.
«Ora vado. Tranquillo, tornerò presto!»
L’ultra evoluto si allontanò correndo, pronto a raggiungere Arion e gli altri nel passato.
 
 
«Fey!»
Il ragazzo aprì gli occhi per poi richiuderli per la troppa luce, era disteso su qualcosa di morbido e qualcuno gli stava tenendo le gambe sollevate.
«S…sto bene».
Sussurrò aprendo leggermente gli occhi: si trovava su un divano nel salottino, Kathryn e Anita erano inginocchiate per terra e lo fissavano preoccupate.
«Mica tanto, sei svenuto».
Le sue gambe furono poggiate sul divano e Riccardo comparve dietro le due ragazze, guardandolo con la stessa aria preoccupata.
«Tranquilli, avrò avuto un calo di pressione, nulla di che».
Fey sorrise incoraggiante ma nessuno ricambiò.
«Stai troppo dietro al computer, dormi poco e non ti rilassi mai. Forse devi prenderti una pausa, il super computer lo sappiamo usare anche noi. Ah, con gli omaggi della caffetteria più vicina».
Eden comparve nel suo campo visivo e gli passò due bustine di zucchero prima di posare sul tavolo una confezione di dolci e un bicchiere di the caldo.
«Esatto Fey, in questi giorni sei sempre dietro a lavorare. Devi staccare un po’».
Anita si alzò da terra e si sedette su una poltrona, Riccardo la imitò, Kathryn aiutò l’amico a mettersi comodo e poi gli passò la bevanda calda.
«Esatto, oggi a letto presto e domani giornata relax. Magari mi insegni a giocare a calcio così ti diverti e ti distrai un po’».
«Ma Kath, io…»
«I nostri non sono dei suggerimenti Fey. Vedili pure come ordini».
«Anita ha ragione, se potessi ti porterei i gita con noi domani».
«Gita!?»
Eden si alzò di scatto dalla poltrona su cui si era seduta e guardò Riccardo con gli occhi spalancati.
«Sì, quella di tutte le seconde».
«Quella in cui ci sarà anche Michael!? Miseria! Devo andare».
La ragazza si alzò e dopo aver salutato se ne andò lasciando confusi gli amici che, una volta uscita, fissarono Riccardo sperando che lui potesse aiutarli a comprendere cosa fosse appena successo, il regista della Raimon scosse la tesa.
«A volte Eden non la capisco proprio».
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
Siii, sono arrivata!!
E sono ancora chiusa in casa, uffa!!
I professori ci continuano a mandare compiti attraverso il registro elettronico, ho un sacco di cose da stampare, la fotocopiatrice è rotta…salvatemi!
Che ne dite del capitolo?
Neanche un po’ di pace per i nostri eroi! Le nostre ragazze non possono stare un po’ in pace con i loro “ragazzi” che subito arriva X.A.R.E!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
A me è piaciuto un sacco scriverlo, mi mancava tantissimo scrivere!
Se avete domande chiedete pure e fate un po’ di compagnia a questa disperata che è dal 22 febbraio che è rinchiusa in casa con i suoi, un fratello fastidioso come Aitor (nuuu, Aitor in questo capitolo è stato abbastanza bravo dai!) e un gatto asociale e depresso!
Ora devo proprio andare!
Spero di riuscire a scrivere presto il prossimo capitolo!
Ciao!
Aiko

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Capitolo 11
*** 7.Test ***


Hola!
Leggete le qui prima, PLEASE!
Perché sono qui? Segretooo, no… volevo farmi odiare e così metto le note qui!
Spero che il capitolo vi piaccia, vi è una cosa abbastanza fondamentale per la storia!
Ad un certo punto verrà nominata X.A.N.A, l’intelligenza virtuale di Code Lyoko… opsss! Queste citazioni xD
Lasciamo stare Aladdin, non so a cosa stessi pensando quando ho scritto. Queste citazioni parte 2.
Per le coppiette ancora un po’ di pazienza, devono prima conoscersi bene, intanto ve le faccio shippare.
Vi ricordate che avevano parlato di mezzi di trasporto? Se volete potete consigliarmi il veicolo della vostra OC se no ci penso io/insieme (magari evitiamo Ferrari/ trattori/elicotteri… andiamo sulla piccola/media taglia, se avete bisogno guardate i veicoli di Code Lyoko).
Ma come, mi domandate ancora perché sono qui e non in fondo? Non ve lo dico mica, mi voglio far odiare!
Ora vado!
Buona lettura
Aiko (con l’ombrello aperto)
 
 

Test

 
 
 
Fey, addormentato, si girava e si rigirava nel letto con il volto crucciato e la fronte madida di sudore.
«Fey, bambino mio…»
«Mamma».
«Devi resistere».
«Torna a casa».
«Mamma, papà!»
«Non c’è più tempo».
Fey aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere, una fitta alla testa lo fece piegare in due, il cuore gli batteva a mille e aveva il fiato corto.
Il ragazzo, con le mani tra i capelli, chiuse gli occhi e cercò di calmarsi, lentamente si distese, un’altra fitta gli fece stringere il lenzuolo e si dovette mordere l’interno guancia per non lasciarsi sfuggire un gemito.
Guardò l’orologio sul comodino, socchiuse gli occhi per mettere a fuoco l’orario che, tuttavia, rimase appannato.
Fey si posò una mano gelida sulla fronte e chiuse gli occhi: aveva solo bisogno di riposare, l’indomani sarebbe stato meglio, ne era sicuro.
 
 
Il giorno seguente, Raimon
 
 
In lontananza un orologio batté le otto e mezza, Eden si avviò verso il parcheggio sul retro della scuola.
Quando arrivò i suoi compagni di anno erano già saliti sul pullman e i professori stavano cercando di capire chi mancasse all’appello.
«Scusate, sono stata trattenuta».
La professoressa annuì e chiuse il registro invitandola a prendere posto, la ragazza salì e si guardò intorno cercando il posto vuoto, quando lo trovò si avviò raggiante.
«Tu!?»
Sussurrò Eden guardando male Michael che, con la testa appoggiata al finestrino, ascoltava la musica da una cuffietta; aveva fatto di tutto per non rischiare di doversi sedere vicino a lui, aveva sperato di trovarlo seduto accanto ad una delle sue ammiratrici e invece la sorte si era presa gioco di lei.
«Signorina Park, problemi?»
«Sì, Park. Problemi?»
Domandò Michael degnandola di un’occhiata, la ragazza sbuffò e prese posto, il pullman partì.
Dopo qualche minuto Eden guardò il compagno di sottecchi, possibile che non le avesse rivolto ancora nessuna domanda? Aveva ritardato nella speranza di non dovergli spiegare nulla, il suo piano era fallito miseramente ed ora si ritrovavano seduti insieme ma lui non sembrava intenzionato a porgli le tanto temute domande, anzi sembrava essersi appisolato.
La ragazza si rilassò, forse Michael si era convinto sulla loro innocenza e aveva deciso di lasciarla in pace, tirò fuori una delle sue riviste di moda e cominciò a sfogliarla tranquillamente.
Michael aprì un occhio e la fissò un attimo prima di richiuderlo.
 
 
Intanto Roxanne e Aitor varcavano la soglia della scuola parlando del più e del meno.
«Allora a quando il matrimonio?»
«Aitor…»
«X.A.R.E ti ha dato un’occasione perfetta e tu nulla… sei proprio un caso perso, la prossima volta ci penso io».
Il minore sghignazzò correndo poco più avanti per evitare un pizzicotto da parte di Roxanne che lo seguì, il ragazzo si fermò e sorrise con fare malandrino.
«Zucchero filato, com’è andato l’appuntamento ieri? Non mi ringrazi neanche per averti tolto dalle scatole quel fratello noioso che ti ritrovi?»
Anita, poco più avanti, si girò di scatto rossa in volto e Roxanne non riuscì a capire a cosa ciò fosse dovuto: alla rabbia o all’imbarazzo?
«Punto uno: non chiamarmi così. Punto due: non urlare. Punto tre: niente più aiuti in matematica».
«Un ciao non guasterebbe ma va bene… io non ho mica infastidito mister codine, almeno… più di tanto».
La minore dei Garcia lo guardò male, lui alzò le braccia al cielo.
«Senti, è lui che ad un certo punto si è ciclato male. Io sono stato fin troppo bravo con lui».
Anita sbuffò e guardò Roxanne che scosse la testa esasperata.
«Dovrei essere io quello scontento, ad un certo punto me la sono vista brutta. Comunque racconta dai, facciamo un po’ di sano gossip».
Anita alzò gli occhi al cielo e, dopo aver salutato l’amica, se ne andò senza degnarlo di uno sguardo, la maggiore tirò un pizzicotto all’altro e la raggiunse lasciandolo solo a massaggiarsi la guancia.
«Ragazze, chi le capisce è bravo».
 
 
Pullman
 
 
«Allora?»
Eden sobbalzò e si girò a fissare Michael che la guardava con un solo occhio.
«Quello che è successo ieri, tu ne sapevi qualcosa».
«No».
Eden mise via la rivista, afferrò il cellulare e si mise le cuffiette sperando che il ragazzo la smettesse.
«Tranquilla, quelle davanti dormono e dietro stanno ascoltando la musica, non ci sentirà nessuno».
Disse Michael togliendole una cuffietta per poi mettersi a fissarla in attesa.
«Non mi preoccupo, non so nulla ed è inutile insistere. Non mi posso inventare cose».
Eden fece per rimettersi la cuffia ma Michael le afferrò il polso fermandola, il ragazzo aveva un’espressione seria e determinata.
«Senti…»
Il pullman sbandò e prese velocità lungo la strada in discesa, qualcuno urlò, le ragazze davanti a loro saltarono a sedere.
«Non riesco a controllarlo!»
La voce dell’autista risuonò chiara nella confusione, per un attimo ci fu silenzio poi tutti cominciarono ad urlare ignorando i professori che richiamavano il silenzio.
La strada correva veloce fuori dal finestrino, davanti a loro sembravano non esserci macchine.
«Moriremo tutti!»
Urlò Eugene dietro ad Eden, lo sguardo della ragazza cadde sullo schermo del cellulare che si era appena illuminato.
 
iBlater-gruppo Arcadia, nuovo messaggio da Fey: ragazzi, torre attiva.
 
«E ti pareva!»
La voce di Eden si perse nella confusione: alcuni urlavano, altri piangevano.
Poi, improvvisamente com’era cominciato, il pullman rallentò fino a fermarsi in fondo alla discesa, nessuno parlò per qualche minuto poi tutti ripresero ad urlare per il sollievo, una professoressa richiamò il silenzio.
«Ragazzi, ora con calma scenderemo. Con calma».
Tutti si liberarono della cintura e si alzarono di scatto parlando agitatamente tra di loro senza ascoltare i continui richiami dei professori.
 
iBlater-gruppo Arcadia, nuovo messaggio da Fey: scherzone, si è disattivata.
 
«Ma va!? Non me ne ero accorta, grazie Fey. E tu puoi mollarmi il polso? Mi stai facendo male».
Michael si staccò dal polso di Eden tossicchiando imbarazzato, nella confusione aveva continuato a stringerglielo.
Poco dopo l’intero secondo anno della scuola Raimon occupava il marciapiede vociando confuso.
Riccardo e Gabi si avvicinarono ad Eden e i tre si lanciarono un’occhiata eloquente che non sfuggì a Michael.
«X.A.N.A? Ah, no… X.A.R.E?»
I compagni di classe si guardarono poi Eden si girò verso l’attaccante che la anticipò.
«Mi state chiaramente nascondendo qualcosa, prima ho visto il messaggio di Fey».
La ragazza stava per rispondere quando i professori richiamarono il silenzio, visto ciò che era successo avevano deciso di tornare a scuola a piedi, che gli alunni si mettessero ordinatamente in fila per due e seguissero la professoressa di storia.
«E magari ci teniamo anche per manina come alle elementari!»
Adé spuntò accanto ad Eden tendendo un braccio sulle spalle di Eugene.
«Dai Michael prendi la manina di Eden, sareste proprio due perfetti piccioncini».
Continuò il ragazzo ridacchiando, entrambi lo fulminarono con lo sguardo Michael gli tirò un calcio sullo stinco, il centrocampista cominciò a saltellare lamentandosi, i presenti alla scena scoppiarono a ridere divertiti prima di doversi preparare alla lunga camminata.
«Comunque prima o poi scoprirò cosa ci state nascondendo, stanne certa».
Eden guardò Michael che ricambiò con aria decisa, poi cominciò a camminare e lui dovette seguirla.
 
 
Parco del fiume
 
 
«Io proprio non capisco, lo hai visto anche tu. Vero Kath?»
La rossa annuì coccolando Spotter; una delle cinque torri di Arcadia si era attivata poi, senza che nessuno facesse nulla, si era disattivata qualche minuto dopo.
L’ultra evoluto sbottò qualcosa prima di tornare ad armeggiare sul tablet, la ragazza lo guardò per un po’ prima di toglierglielo di mano.
«Ora basta, l’emergenza è passata. Oggi sei in vacanza, X.A.R.E permettendo. E niente ma».
Fey annuì sconsolato e si sedette accanto al cane di Arion, l’amica lo fissò per un po’ prima di correre alle altalene invitandolo a raggiungerla, lui scosse la testa.
«Probabilmente mi verrebbe la nausea dopo un paio di minuti».
Kathryn, che già si stava dondolando lentamente, saltò giù e lo guardò attentamente.
«Cos’hai Fey?»
«Nulla, semplicemente mi viene la nausea a dondolarmi».
Mentì il ragazzo sorridendole mentre cercava di ignorare il mal di testa.
 
 
Raimon
 
 
«Il DNA è costituito da due filamenti complementari e antiparalleli…»
Una pallina di carta colpì Anita sulla nuca, la ragazza si voltò di scatto e fulminò Aitor con lo sguardo, il ragazzo, dondolandosi sulla sedia, le indicò con il capo Arion che, a sua volta, le fece cenno di guardare il cellulare.
Anita, senza farsi vedere, lo tirò fuori, guardò le notifiche, sbiancò.
 
Blater-gruppo Arcadia, nuovi messaggi da:
Fey: ragazzi, torre attiva.
Fey: scherzone, si è disattivata.
Riccardo: aveva preso il controllo dell’pullman, tutto ok ora.
Arion: assurdo… meno male.
 
Una risata collettiva le fece alzare la testa, sulla lavagna elettronica era partito un video e il professore non riusciva a spegnerlo, Anita fissò la scena con aria confusa.
Con un’interferenza simile a quella delle vecchie TV sullo schermo comparve la schermata di un videogioco, poi di nuovo cambiò in un sito poco raccomandabile che la fece arrossire mentre il professore cercava di coprire lo schermo con dei fogli, un’ulteriore interferenza poi lo schermo divenne nero e vi comparve su il simbolo di X.A.R.E.
Aitor cadde dalla sedia.
 
 
Blater-gruppo Arcadia, nuovo messaggio da Fey: altra torre attiva.
 
«Grazie Fey, non lo avevo notato».
Sussurrò Roxanne, seduta in aula informatica, fissando lo schermo del computer dove il simbolo di X.A.R.E brillava su uno sfondo bianco.
Samguk, accanto a lei, muoveva inutilmente il mouse senza capire cosa stesse succedendo.
«Ragazzi non toccate nulla, sarà qualche virus».
«O forse è qualcuno che si crede simpatico, che ne dici Rox?»
Il portiere della Raimon si girò verso l’amica e la guardò confuso, la ragazza improvvisamente si teneva la pancia con espressione sofferente.
«Mi scusi professoressa, ho la nausea».
La donna la fissò un secondo prima di mandarla in infermeria, Roxanne si alzò lentamente e, fingendo di star male, uscì.
Chiusa la porta cominciò a correre, arrivata alle scale quasi non andò a sbattere contro Anita.
«Nausea?»
«Mal di testa?»
Le due si fissarono, si sorrisero complici e ripreso a correre.
 
 
Da qualche parte
 
 
«Sono curioso, fammi sentire questa Rosalía».
Eden annuì e gli passò la cuffietta sinistra mentre si metteva quella destra all’orecchio poi prese il cellulare e fece partire la playlist della sua cantante preferita.
La ragazza sorrise osservando l’espressione concentrata di Michael, l’attaccante dopo qualche tentativo di strapparle la verità su X.A.R.E si era arreso e aveva cambiato argomento, lei aveva accolto questo suo cambiamento di buon grado.
Eden sapeva benissimo che Michael non si sarebbe arreso, che presto sarebbe tornato alla carica ma, in quel momento, non le importava; il ragazzo, dopo un primo momento, si era rivelato di ottima compagnia, non parlava molto ma, quando lo faceva, diceva cose sensate e portava argomenti interessanti.
La ragazza guardò Michael con la coda dell’occhio, sul pullman, prima dell’attacco, stava per rivelargli la verità, odiava dover mentire e sentiva di potersi fidare di lui poi, però, X.A.R.E aveva attivato la torre e lei aveva cambiato idea: rivelargli la verità significava metterlo in pericolo ancora di più di quanto già non fosse, lui non sarebbe stato con le mani in mano, avrebbe voluto aiutare proprio come aveva fatto lei e questo significava che si sarebbe esposto, non poteva permetterglielo.
Dietro di lei Adé ridacchiò e sussurrò un qualcosa di molto simile piccioncini, sia Eden che Michael lo sentirono e si fermarono di scatto per guardarlo, il ragazzo nascose il cellulare e fischiettò guardando il cielo con aria innocente.
«Adé… cancella la foto. Ora».
«La foto? Di quale foto stai parlando?»
Il centrocampista guardò Michael facendo finta di non capire, Eden fece un respiro profondo prima di parlare.
« Adé, tesoro, ti conviene cancellare la foto, lo dico per il tuo bene».
«Ehm… mi… è arrivato un messaggio! Scusate».
Adé si affrettò a cancellare la foto cercando di non farsi vedere.
«Peccato, se ci fosse stata una foto, se ci fosse stata perché non c’era, sarebbe stata carina!»
Eden si girò sentendo le guance arrossire, Michael sbuffò e la imitò.
 
 
«Sinceramente sono stufa. X.A.R.E, se mi stai ascoltando, sappi che ti odio».
Sbottò Roxanne prima di distruggere un paguro con le sue fruste, Anita deviò un colpo facendone esplodere un altro, Kathryn, con una piroetta, riuscì ad evitare uno sparo.
Arrivate su Arcadia da pochi minuti, le tre ragazze si erano trovate circondate da una ventina di paguri e, dopo l’esperienza del giorno prima, non avevano nessuna voglia di finire in acqua con quegli strambi piranha.
«Ragazze, se resistete un attimo posso provare a mandarvi un aiuto».
«Ah, tranquillo… siamo in buona compagnia».
Anita fece un salto di lato per schivare uno sparo, Roxanne esultò indicando alle amiche un varco che si era aperto tra i nemici, le tre cominciarono a correre zizzagando per cercare di non farsi colpire.
«Ce l’ho fatta! Avete chiesto un mezzo di trasporto?»
Poco più avanti rispetto alle ragazze si virtualizzò un oggetto simile ad un tappeto.
«Fey?»
«Scusate, mi è venuto in mente Aladdin».
Le amiche si guardarono confuse poi Roxanne ci saltò sopra e le altre la imitarono, stranezza più stranezza meno…
Appena salite il tappeto cominciò a muoversi, Roxanne si sedette e prese le estremità per comandarlo mentre Anita ed Kathryn rimasero in piedi, in equilibrio precario, una deviava i colpi e l’altra lanciava coltelli.
«Se il veicolo finisce i suoi punti vita svanisce, attente. La torre è dopo quella foresta, è la prima che avete disattivato».
Il “tappeto volante” distanziò ben presto i nemici e le due amiche si sedettero sospirando sollevate mentre procedevano velocemente verso la meta.
«Vedo la torre!»
«Vedo altri paguri!»
La torre era ormai vicina ma da dietro di essa erano spuntati sei nemici che cominciarono subito a sparare, Anita, da dov’era, non riusciva ad intercettare i colpi e Roxanne non era ancora abbastanza pratica da schivarli tutti.
Al decimo colpo il “tappetò volante” scomparve e le tre ragazze finirono a terra rotolando e, quando si rialzarono, i paguri erano ormai vicinissimi.
«Attente ragazze, avete una ventina di punti vita a testa».
Kathryn, ancora stesa a terra, lanciò un coltello e distrusse un paguro, Roxanne riuscì a farne esplodere un altro.
«Kath, devi andare alla torre. Hai pochi punti vita».
Urlò Anita correndo incontro ad un avversario per farlo fuori, la rossa annuì e provò a correre verso la torre, un paguro la fermò, Roxanne lo colpì e fece un occhiolino all’amica che continuò a correre fino ad arrivare alla torre.
La ragazza entrò nella torre, dentro al cerchio azzurro, le solite pareti piene di schermi la accolsero, la rossa
fece un passo in avanti, un fascio di luce illuminò lo schermo al centro della stanza, la ragazza si avvicinò e vi posò la mano sopra, questo lampeggiò un paio di volte poi comparve una tastiera su di esso, vi digitò su.
«Attenta Anita!»
Roxanne, fuori dalla torre, fece da scudo alla giovane Garcia e scomparve colpita dal paguro che poi la ragazzina trafisse vendicando la maggiore, Anita sorrise: quello era l’ultimo, avevano vinto.
«Code Arcadia».
Sussurrò Kathryn, lo schermo divenne verde, lampeggiò e poi si spense insieme a tutti gli altri presenti nell’interno della struttura, la ragazza sorrise al buio.
 
 
Raimon
 
 
«Che gita, eh?»
Michael si sedette su una panchina e guardò Eden che fece un lieve sorriso rimanendo in piedi, sentiva il cellulare vibrare nella tasca, le sue amiche dovevano aver battuto X.A.R.E e lei moriva dalla voglia di sentirle.
«Guarda che non mordo, siediti pure».
La ragazza lo guardò un secondo prima di sedersi vicino a lui, per un po’ nessuno parlò.
«Sai, quando non ti ostini a negare la verità sei simpatica».
Eden si voltò di scatto a fissarlo, senza sapere come rispondere all’affermazione.
«Eden, noi andiamo a casa. Vieni?»
Gabi e Riccardo apparvero al loro fianco, la ragazza sorrise e li invitò a proseguire, lei li avrebbe raggiunti.
I due, seppur confusi, si allontanarono unendosi ad Arion ed Aitor spuntati dall’edificio scolastico.
«Devo andare ora ma, ti dirò, sei simpatico quando non ti ostini a voler sapere cose che non esistono, Ballzack caro».
Eden, alzatasi, gli scompigliò i capelli e se ne andò salutandolo con la mano.
Michael, arrossito, chinò il capo borbottando.
 
 
Salottino laboratorio
 
 
«E anche questa volta abbiamo vinto noi! Brindiamo»
Le lattine delle bevande del gruppo di amici si scontrarono nel grande cin cin proposto da Roxanne.
«Strano però… cosa credeva di fare X.A.R.E?»
«Hai ragione Aitor caro, prima pirata il nostro pullman e poi fa impazzire i computer?»
«Secondo me voleva testare le sue capacità, Eden».
Tutti si zittirono all’ipotesi di Anita.
«Può essere! Ma ora festeggiamo! Avete di nuovo sconfitto X.A.R.E! X.A.R.E non ti temiamo!»
Le parole di Arion furono ripetute più volte, le lattine sollevate in aria, i sorrisi del gruppetto di compagni uniti in quella folle avventura.
Tutti esultavano, tutti tranne uno.
«Io devo tornare a casa».
Le parole di Fey furono come una doccia fredda, tutti si zittirono e si voltarono a guardarlo stupiti.
«Ma…»
«Wonderbot viene a prendermi stasera»
«E ci lasci così?»
«Non vorrei Anita ma devo»
«Non puoi rimandare?»
Fey scosse la testa e si alzò, Kathryn, seduta per terra accanto a Spotter, lo fissava senza aprire bocca.
Tutti cominciarono a parlare insieme e Fey, con una mano sulla fronte, alzò l’altra per ottenere il silenzio.
«Non posso, devo andare».
«E tu Kath cara? Non dici niente?»
Fey, ormai arrivato alla porta, alla domanda di Eden si girò a guardare l’amica, per un attimo i loro occhi si incrociarono e lui vi lesse la sua delusione, poi la ragazza distolse lo sguardo fissando il pavimento, la mano accarezzava nervosamente Spotter che lo fissava quasi a giudicarlo.
L’ultra evoluto uscì dalla sala senza fermarsi più, arrivato alle scale che portavano fuori si fermò un secondo, si girò verso il corridoio, dalla sala arrivava il vociare confuso dei suoi amici, chiuse gli occhi inumiditi dalle lacrime.
«Mi dispiace».
 
 
 
 
Ops (?)

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Capitolo 12
*** 8. Amiche ***


Amiche

 
 
Due settimane dopo, pausa pranzo, Raimon
 
Il gruppo a conoscenza di Arcadia, approfittandone della giornata tiepida, sedeva sotto un albero nel parco della scuola e si stava godendo un meritato riposo.
«E poi il professore si è accorto che Aitor stava dormendo e ha lasciato cadere i libri sulla cattedra, Aitor è quasi caduto dalla sedia!»
Arion finì il racconto e i presenti scoppiarono a ridere mentre il diretto interessato metteva il broncio.
«Suvvia Aitor, per una volta che ti prendiamo in giro noi».
Disse Roxanne scompigliando i capelli all’amico, lui sbuffò e si allontanò leggermente con la testa.
«Non è colpa mia se ieri X.A.R.E ha attaccato alle dieci di sera».
«Ti ha guastato il tuo sonno di bellezza, principessa?»
Domandò ironica Anita seduta tra il fratello e Riccardo, altra risata collettiva.
«Esattamente, c’è poco da scherzare… ho avuto incubi per tutta la notte. Ma tanto che ne sai, non sei stata tu quella ad essere inseguita da una macchinina comandata da un’intelligenza artificiale».
«Scusa ma ho dovuto affrontare venti piranha».
I due si guardarono male per qualche istante poi Aitor si rimise a mangiare.
«Allora per questa volta siamo pari».
«Comunque X.A.R.E non si vuole proprio calmare, in due settimane dieci attacchi, la gente comincia a sospettare».
Disse Eden mentre Riccardo le passava il sacchetto di caramelle che Roxanne aveva offerto agli amici.
«Già, la gente. Con gente intendi quell’attaccante carino del secondo anno, no Eden?»
«Aitor caro, cosa stai insinuando?»
Il ragazzo fece spallucce mentre Eden lo guardava male, Gabi e Riccardo si scambiarono un’occhiata complice.
«Abbiamo un calmante per intelligenze artificiali? Vorrei poter riposarmi un po’ senza dover correre da una parte all’altra».
Roxanne terminò la frase con un sonoro sbadiglio, Anita annuì posando la testa sulla spalla del fratello.
«Già, e tu non hai visto Kath».
«Perché? Tu la vedi, Anita cara? Io ormai la vedo solo quando andiamo ad Arcadia».
«Almeno tu la vedi Eden, siamo nella stessa casa e non riesco a incrociarla quasi mai. Ormai si è trasferita al laboratorio: al pomeriggio è sempre lì e la sera è dietro al computer a lavorare o in camera sua a dormire».
Disse Arion abbassando lo sguardo con aria affranta, nessuno parlò per qualche secondo.
«Cerchiamo di capirla, sta ancora programmando i veicoli e studiando il super computer. Purtroppo noi, per quanto ci sforziamo, non possiamo aiutarla a capire quei codici, quel lavoro lo fa da sola».
Alle parole di Riccardo seguì un lunghissimo silenzio, tutti si persero nei loro pensieri uniti da un unico comun denominatore: Fey, o meglio… l’assenza di Fey e ciò che essa comportava.
Da due settimane l’ultra evoluto era scomparso misteriosamente dalle loro vite senza più dare sue notizie, se ne era andato e nessuno sapeva il perché anche se tutti credevano che fosse legato al suo strano comportamento degli ultimi giorni di permanenza.
Da due settimane Kathryn studiava senza tregua i manuali del super computer, diventando sempre più lontana e silenziosa, perfino durante le missioni non scherzava più, faceva quello che doveva fare e poi tornava ad attaccarsi ai manuali e allo schermo del computer distaccandosi dal mondo.
«So io cosa dobbiamo fare»
Tutti guardarono stupiti Roxanne che sorrise e si alzò in piedi.
«Portarla fuori, un’uscita tra ragazze!»
Eden e Anita si guardarono poi annuirono sorridendo, sembrava una bella idea.
«Perfetto! Allora che ne dite di domani pomeriggio?»
«Va bene, io oggi ho nuoto ma domani sono libera. Eden, per te va bene?»
Eden annuì poi la sua attenzione fu catturata da una figura poco lontano, si alzò e dopo aver salutato tutti, dando appuntamento alle ragazze per il giorno seguente, andò sorridente verso Michael.
«Ed ecco la gente»
Aitor ricevette uno scappellotto da Gabi e Roxanne, sbuffò sonoramente e la conversazione continuò su temi più tranquilli.
 
 
«Disturbo?»
Domandò Michael ad Eden, la ragazza scosse la testa e i due cominciarono a camminare per il parco della scuola.
«Riunione per cose che non esisto?»
«Michael…»
L’attaccante alzò le mani in senso di resa, se lo ricordava bene il patto fatto due settimane prima, il giorno dopo la gita.
«Un the caldo per i tuoi pensieri».
Eden distolse lo sguardo dal campo da calcio, i membri del club avevano finito l’allenamento e stavano andando via e lei era così assorta da non essersene neanche resa conto.
La ragazza si girò incontrando lo sguardo di Michael.
«Nulla di che, mi ero solo incantata».
«Capisco, preoccupazioni per cose che non esistono».
Eden colse al volo il riferimento e tornò a guardare il campo ormai vuoto.
«Senti, non c’è proprio nulla, perciò basta chiedere, ok?»
«Se lo dici tu… va bene, non chiedo più, promesso».
Il ragazzo allungò una mano verso Eden che, dopo averlo guardato un attimo, gliela strinse sorridendo.
«Un the però lo prenderei volentieri, ti va?»
L’attaccante della Raimon si ricosse dai suoi pensieri e guardò la giovane al suo fianco.
«Senti, ho due biglietti per il nuovo film, sarebbe domani sera alle nove. Ti va di accompagnarmi?»
La ragazza lo fissò poi sorrise leggermente.
«Adé mi ha dato buca, non farti venire in mente strane idee».
Si affrettò ad aggiungere Michael guardando dalla parte opposta per non far vedere le guance arrossate, Eden scoppiò a ridere.
«Va bene, mi piacerebbe!»
Michael esultò interiormente e i due continuarono a parlare del più e del meno.
 
Il pomeriggio dopo
 
«Kaaaath!»
Cantilenò Roxanne entrando nella saletta del laboratorio insieme a Eden e Anita: la rossa era stravaccata per terra circondata da numerosi manuali aperti sparsi intorno a lei, il computer accanto e una penna all’orecchio.
Kathryn alzò lo sguardo e le fissò confusa.
«Ciao ragazze, che ci fate qui? C’è una torre attiva e non lo sapevo?»
«Ma no sciocchina, non possiamo nemmeno venir a salutare una nostra amica?»
Domandò Eden sedendosi sul divanetto imitata da Roxanne, Anita si lanciò su una poltrona.
«In verità la nostra visita ha un altro scopo».
Kathryn incrociò gli occhi neri della giovane Garcia che le sorrise furbamente.
«Oggi pomeriggio per sole donne!»
Esclamò Roxanne mentre Eden annuiva.
«Ma io dovrei…»
«Suvvia tesoro! Non sarà un pomeriggio passato con noi a farci perdere le lotte contro X.A.R.E».
«Ma…»
«Hai sentito Eden, Kath! Ora alzati che andiamo!»
«E non accettiamo un no come risposta!»
Disse Roxanne prima di alzarsi e di affiancarsi all’amica tirandola leggermente per un braccio.
«Va bene, va bene. Vengo».
 
Dieci minuti dopo le ragazze si trovavano a camminare per le vie del centro guardando le vetrine mentre chiacchieravano del più e del meno.
«Kath, lo sai che Eden dopo ha un appuntamento?»
Domandò Roxanne con un’espressione malandrina.
«Non è un appuntamento! Adé gli ha dato buca».
«E tu ci credi?»
Eden, alla domanda di Roxanne, incrociò le braccia al petto e girò la testa di lato mentre un lieve rossore si impadroniva delle sue guance, la maggiore continuò a fissarla con un sorriso birichino sul volto.
Anita scoppiò a ridere, quando Roxanne faceva così si capiva perché andasse tanto d’accordo con Aitor.
«Pensa per te, tesoro. Quando torna Sol in città?».
La maggiore arrossì di colpo al sentir nominare il nome del ragazzo, come faceva Eden a saperlo? Si vedeva così tanto? Chi altro lo sapeva?
«Tranquilla, noi lo abbiamo notato ma i ragazzi no».
Disse Anita sorridendo all’amica per rassicurarla.
«I ragazzi sono troppo presi dal loro calcio per accorgersi di qualcosa. Vero Anita cara?»
Toccò alla giovane Garcia arrossire e schiarirsi la gola con fare nervoso, Kathryn ridacchiò prima di tornare a fissare la strada davanti a sé, le tre ragazze si guardarono un attimo poi Eden la prese sottobraccio.
«Suvvia tesoro, non fare quel muso lungo. So io cosa fa al caso tuo, ti va un dolce?»
«Vi porto io! Conosco una pasticceria buonissima!»
Roxanne afferrò Kathryn per un braccio e cominciò a correre facendo lo slalom tra i passanti.
Poco dopo le quattro amiche erano sedute ad un tavolino e stavano aspettando le loro ordinazioni pensando a cosa fare dopo, alla fine decisero, per la gioia di Eden, di andare a fare shopping.
Kathryn sospirò preparandosi al peggio e Anita attirò la sua attenzione con una leggere gomitata sul fianco.
«Tranquilla, supereremo anche questa sfida».
Il resto del pomeriggio lo passarono nei negozi di abbigliamento e, quando giunse la sera, poterono dichiararsi tutto soddisfatte dei loro acquisti: Roxanne aveva trovato un cerchietto bordeaux e dei fiocchi per capelli, Anita una maglietta con le maniche lunghe, blu e con dei ricami floreali su, Kathryn aveva trovato una salopette di jeans mentre Eden aveva comprato un top azzurro.
«Bene, ora siete ufficialmente invitate da me per la cena!»
Esclamò Eden fermandosi ad un semaforo rosso.
«Sei sicura? Non è che disturbiamo?»
Alla domanda di Anita la ragazza scosse la testa prima di spiegare che i suoi erano via per lavoro e che suo fratello Aciel era fuori con dei suoi amici.
«Anzi, se vi va un giorno o l’altro potete anche fermarmi da me a dormire. Sarebbe una bella idea, no?».
Le tre giovani la guardarono meravigliate prima di abbracciarla ringraziandola per l’ospitalità.
Arrivate a casa Park, le quattro si stabilirono in cucina e cominciarono a preparare la cena con la musica di sottofondo.
«Allora? Agitata? Mancano solo tre ore!»
Disse Roxanne continuando a tagliare le carote mentre Eden preparava il riso.
«L’agitazione me la fate venire voi a forza di chiedere, tesoro».
Anita ridacchiò prendendo i bicchieri per apparecchiare.
«Buon appetito!»
Esclamarono le quattro un’ora dopo sedendosi a tavola per poi cominciare a parlare a scherzare tra di loro, anche Kathryn era più serena e rideva ogni volta che veniva fatta una battura.
«Hai già deciso cosa ti metterai dopo?»
«Rox, non è un appuntamento».
«Non ci credi nemmeno tu, sei pure arrossita!»
«Non è vero Anita!»
«Guarda che ti vediamo tutte Eden, sei rossa come i miei capelli».
«Kath! Ti ci metti pure tu adesso!?»
Esclamò Eden fingendosi sdegnata, le altre scoppiarono a ridere e lei si limitò a scuotere la testa rassegnata: l’indomani le avrebbero fatto un interrogatorio, le conosceva troppo bene.
«Dopo ti trucchi?»
«E come ti acconci i capelli?»
«Che film andate a vedere?»
Eden fu sommersa di domande e con pazienza si mise a rispondere alle ragazze che sembravano più ansiose ed eccitate di lei.
Finita la cena, la padrona di casa fu cacciata in camera sua a prepararsi, le sue ospiti non vollero sentire scuse.
«Mancano solo due ore, muoviti! Qui ci pensiamo noi, tranquilla!»
Anita e Kathryn annuirono cominciando a sparecchiare mentre Roxanne, dopo aver chiuso la porta in faccia ad Eden, corse alla lavastoviglie.
«Sarebbe casa mia ma fate pure, eh».
Disse la ragazza sorridendo divertita prima di dirigersi in camera sua dove accese il cellulare per mettere un po’ di musica.
«Non funziona la rete Wi-Fi, strano».
Eden attivò Internet ma neanche quello funzionò: non c’era campo.
La ragazza, confusa, tornò dalle altre e trovò Anita e Roxanne ferme con i cellulari in mano.
«Penso di aver finito Internet, volevo dire a mio fratello che avevo già mangiato ma non si invia il messaggio».
«E la mia connessione Internet non va, niente musica».
Nessuna delle tre l’aveva notata entrare, Eden tossicchiò richiamando la loro attenzione.
«Abbiamo quasi finito! Tu non dovevi prepararti?»
Domandò Kathryn accendendo la lavastoviglie.
«Non mi va Internet e neanche a voi, non è che…»
La rossa capì al volo e corse in ingresso dove aveva lasciato la borsa con il tablet, quando tornò aveva un’espressione allarmata in volto.
«X.A.R.E ha attivato una torre una decina di minuti fa ma non avevo la suoneria alzata».
«Ancora!? Ma basta! Va beh, ragazze andiamo! Ciao Eden, grazie per la cena!»
Anita, messo via il cellulare, si diresse verso l’uscita seguita dalle altre, la padrona di case le richiamò.
«Come sarebbe a dire ciao? Io vengo con voi».
«Assolutamente no, hai un appuntamento. Ti devi preparare. Tranquilla, ce la possiamo fare da sole».
Disse Anita, negli occhi delle tre amiche Eden vi lesse la stessa determinazione e capì che non sarebbe riuscita a convincerle facilmente.
«Non ti preoccupare, sistemiamo tutto noi».
«Se stiamo a discutere perdiamo solo tempo, fidati di noi».
Così Eden si ritrovò da sola in casa, le tre erano uscite correndo e lei era riuscita solo ad augurare loro buona fortuna, la ragazza sospirò e tornò a prepararsi anche se in ansia per le amiche.
Venti minuti dopo la ragazza si fermò davanti allo specchio della camera, era ormai pronta, le mancava solo il trucco ma era così agitata che sicuramente non sarebbe riuscito a metterselo bene e il motivo della sua agitazione non era certo la sua uscita con Michael.
Le sue amiche dovevano essere appena arrivate su Arcadia e lei era lì che si faceva bella, non poteva crederci!
Si guardò allo specchio decisa poi corse a mettersi la giacca e, presa la borsa, uscì di casa correndo, prese la sua bicicletta e si avviò verso la torre.
«Arrivo ragazze!»
 
«Eddai X.A.R.E, ci lasci in pace almeno un po’?»
Anita distrusse un paguro poi riprese a correre, la torre era poco lontana da lì.
«Esatto, sei fastidiosa».
Anita guardò confusa Roxanne che ricambiò prima di saltare di lato prima di venir colpita.
«È femmina?»
«È un’intelligenza artificiale, penso di sì, Kath?»
Kathryn, poco più avanti, si girò e scosse la testa confusa: non ne aveva proprio idea.
Un paguro sparò e la colpì, lei sbuffò infastidita prima di lanciare un coltello che, però, non andò a segno.
All’improvviso la terra finì e le ragazze si trovarono con l’acqua fino alle ginocchia, Anita lanciò un’esclamazione di sorpresa fermandosi poco prima di un tratto di mare scuro.
«Ma da quando l’acqua è così profonda qui?»
«Le “maree”, la profondità e l’ampiezza del mare cambia a seconda dell’ora del giorno».
Spiegò Kathryn girandosi per affrontare i paguri.
«Ottimo, ne avevamo proprio bisogno!»
Sbottò Roxanne, una decina di nemici stava avanzando verso di loro, non sapevano neppure quanti punti vinta avevano ancora a disposizione e ora il mare cambiava pure? Ottimo, di male in peggio.
Anita si mise davanti a Kathryn che la guardò confusa.
«Devi arrivare alla torre e disattivarla. Sei già stata colpita tre volte, non sappiamo se resisterai ad un altro attacco».
Roxanne annuì prima di lanciarsi alla carica, le sue fruste distrussero due paguri ma fu colpita tre volte e scomparve.
«Siamo fregate».
 
Roxanne, arrabbiata come mai prima, uscì dallo scanner e corse alla sala del super computer: si era fatta eliminare come una dilettante e ora Anita e Kathryn erano da sole e in netta inferiorità numerica.
Appena arrivata si fermò di scatto e lanciò un urlo per la sorpresa.
«EDEN! Ma…»
«Niente ma. Le ragazze hanno pochi punti, mandami là.»
La maggiore annuì e corse a comandi mentre Eden si affrettava a raggiungere la sala degli scanner.
«Pronta? Virtualizzazione».
 
«Eden!»
La ragazza comparve alle spalle dei paguri e, riuscendo a coglierli di sorpresa, ne distrusse tre prima di correre dalle sue amiche che la guardavano manco fosse stata un fantasma.
«Anita, di a Rox il codice del “tappeto volante”, non sarà il massimo ma almeno ci caviamo dai pasticci».
La rossa annuì e cominciò a dettare la sequenza d’attivazione mentre Anita ed Eden deviavano i colpi cercando di non farsi colpire.
«Arriva!»
Il loro mezzo di trasporto comparve appena sopra la superficie del mare e le tre ragazze ci salirono sopra, Kathryn cominciò a guidarlo verso la torre.
«Manca poco dai!»
Un piranha saltò fuori dall’acqua e sparò colpendo Anita facendola devirtualizzare.
«E allora sarai più bella tu, X.A.R.E!»
Sbottò Roxanne dal laboratorio.
«Abbiamo deciso che è femmina?»
Domandò Eden senza abbassare la guardia.
«In verità la questione è ancora aperta».
Disse Kathryn, facendo impennare il mezzo di trasporto per evitare uno sparo.
Le due ragazze raggiunsero facilmente la torre, seminando i nemici e la rossa entrò, lasciando Eden di guardia.
«Bene, e anche oggi abbiamo sconfitto X.A.R.E».
 
«Perché sei venuta? Ora hai solo mezz’ora per raggiungere il cinema!»
«I tuoi capelli sono spettinati!»
«Non hai neppure un po’ di trucco e sei tutta sudata!»
« Non ce la farai mai! Saresti dovuta rimanere a casa!»
«Cosa facciamo? Cosa facciamo?»
Appena uscita dallo scanner Eden si trovò circondata dalle sue amiche che cominciarono a tempestarla di domande senza lasciarle neppure il tempo di rispondere.
«Aspettate, io ho un pettine in borsa!»
«Io ho delle salviette!»
«E io ho qualche trucco, in salotto. Veloci!»
Eden non riuscì neanche ad opporsi o a parlare, le ragazze la trascinarono via e la fecero sedere su un divano.
Kathryn, preso il pettine, cominciò a pettinarle i capelli ma lo fece con troppa foga e glieli tirò facendola urlare, tutte si zittirono.
«Ahia, ragazze calmatevi. Sono sicura che ce la possiamo ancora fare ma voi dovete stare calme, va bene? Anche io ho dei trucchi nella mia borsa, me li potete passare?»
Anita annuì e corse a prendere le sue salviette e i trucchi dell’amica, nel frattempo Eden si pettinò i capelli e bevve un goccio d’acqua rassicurando le altre: era in bici ce la poteva fare.
Dieci minuti dopo le quatto ragazze uscirono dal laboratorio e raggiunsero la bici di Eden, il cellulare di Anita continuava a squillare ma lei sembrava non rendersene conto.
«Bene, ora è fatta. Tranquille, ce la farò. Grazie mille di tutto care. E, Anita, rispondi a tuo fratello prima che chiami la polizia, sarà preoccupatissimo».
La giovane Garcia la salutò prima di allontanarsi per richiamare il fratello; Kathryn guardò l’ora e, cogliendo di sorpresa le due rimaste, salì sulla bici dell’amica.
«Monta su, ti porto io!»
«Ma Kath…»
«Tranquilla, sono veloce! Ti faccio scendere un po’ prima del cinema e riporto a casa il tuo potente mezzo! Muoviti, non abbiamo tanto tempo».
Eden e Roxanne si guardarono confuse prima di sorridersi, almeno Kathryn sembra essere ritornata in sé.
«Buona fortuna per l’appuntamento!»
Esclamò la maggiore mentre le due amiche si allontanavano, Anita ritornò e si guardò intorno confusa.
«Allora? E Kath?»
«Missione compiuta Anita, missione compiuta».
 
 
Angolino dell’autrice!
 
Hello!
Sono tornata!
Oggi sono piena di dubbi, non so cosa io abbia scritto!
Ci sono delle cose che proprio non mi convincono, tutto ciò non faceva parte della scaletta!
Spero che il capitolo vi sia comunque piaciuto!
All’inizio X.A.R.E non doveva neppure rompere ma poi noo… bisogna che rompa le scatole, se no che Code Arcadia è!
X.A.R.E è monotona… usa sempre gli stessi trucchi (più o meno)! Comunque tranqui, prima o poi farà un vero e proprio upgrade e lì saranno cavoli.
X.A.R.E è una femmina? O un maschio? Bella domanda, c’era lo stesso dubbio anche per X.A.N.A.
Aspetto con pazienza i vostri veicoli! Kath è da sola ora quindi ci metterà un po’ a programmare tutto!
Ora vado, a presto!
Aiko

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Capitolo 13
*** 9.Messaggi ***


Messaggi

 
 
Venerdì, 19:00
 
Riccardo e Gabi uscirono dagli scanner sospirando: scontrarsi contro gli scagnozzi di X.A.R.E non era affatto semplice.
«Ragazzi, siete stati bravissimi!»
Esclamò Kathryn raggiungendoli, quando giunsero nella sala del super computer anche Anita fu dello stesso parere.
«La prossima volta ci vanno Aitor e Arion».
Sbottò il maggiore dei Garcia sedendosi per terra, la sorella rise.
«Suvvia, noi ragazze ci andiamo praticamente sempre! Dovete solo prenderci un po’ la mano!»
Riccardo sospirò e imitò l’amico, le due giovani scoppiarono a ridere ancor di più.
Quella sera, quando era partito l’allarme X.A.R.E, Roxanne ed Eden erano entrambe impegnate e così Anita aveva arruolato il fratello e il suo migliore amico per andare su Arcadia.
I due ragazzi si guardarono poco convinti prima di sospirare all’unisono.
«Sarà…»
 
23:00, casa Park
 
«Allora?»
Kathryn si stese sul materassino guardando la padrona di casa in attesa.
In quei giorni Eden aveva la casa libera e così era riuscita a mantenere la promessa di invitare le sue compagne da lei, le quattro amiche stavano dunque riunite nel grande salone pronte a chiacchierare tra di loro prima di andare a dormire.
Eden si sistemò l’abito da notte blu prima di stendersi accanto a lei.
«Cosa tesoro?»
«L’appuntamento con Michael! Sei stata così vaga in questi giorni!»
Esclamò Roxanne, la ragazza inginocchiata sul materassino di fronte a Kathryn, si stava togliendo il cardigan rosa pallido per rimanere con un pigiama dalla maglietta giallo canarino il cui colore rimandava a quello dei fiori che decoravano i pantaloni bianchi.
«Esatto, racconta».
Anita, stesa a pancia in giù, strinse il cuscino e sorrise.
«Sembrate delle piccole pettegole, care».
Sospirò Eden sorridendo, ora che ci pensava meglio potevano anche essere delle bambine in attesa della fiaba della buonanotte.
«Non era un appuntamento».
«Daiii, non ci credi nemmeno tu! Racconta, racconta!»
«Non c’è molto da dire Rox: sono arrivata giusto in tempo, abbiamo guardato il film e dopo ha voluto accompagnarmi a casa e così, per sdebitarmi, gli ho offerto un gelato».
«E nel tragitto? Di cosa avete parlato?»
«Ti piace, no? E tu piaci a lui, fantastico!»
«Sareste carini insieme».
Eden fu sommersa dalle domande e dalle considerazioni delle amiche, più volte provò a richiamare l’ordine ma non ci riuscì poi tutte tacquero e la guardarono in attesa.
«Ragazze, dai, smettetela».
«Ma perché? È ovvio che il sentimento è reciproco! Da quello che so Michael non invita mica la prima ragazza che passa fuori!»
«Lo so, lo so…è così strano. È la prima volta che mi piace qualcuno, è una situazione nuova per me e sono confusa».
Eden si stese a pancia in su, tutte si azzittirono.
«Invece tu, Rox. Quando hai intenzione di uscire con Sol?»
La maggiore, stesa su un fianco, alzò la testa di scatto nel sentire la domanda fattale dalla padrona di casa e arrossì lievemente.
«Io…non lo so, non riesco mai a scrivergli, figurati a chiedergli un appuntamento».
«Devi solo prendere un po’ di coraggio, cara!»
«Lo so, Eden ci sto provando!»
«Se vuoi lo invitiamo noi e speriamo che X.A.R.E decida di far Cupido».
Tutte ridacchiarono alla proposta di Kathryn, Anita sospirò.
«Dai Anita cara, la prossima volta X.A.R.E aiuterà te».
«Eh? Cosa? Io…»
«Anche se mi chiedo quanto ce ne sia bisogno. Fidati di me, lo conosco bene e posso dirti che sicuramente gli piaci».
Anita si girò per fissare Eden, gli occhi scuri erano spalancati e le guance imporporate.
«Eden…penso che tu confonda un affetto quasi fraterno con altro. Con la scusa che sono la sorella del suo migliore amico siamo praticamente cresciuti insieme, non penso che ci sia altro».
La padrona di casa sbuffò, l’amica era decisamente fuori strada.
«Eddai, ha sempre un occhi di riguardo per te, oggi ti ha pure fatto da scudo umano per proteggerti dai paguri. E ti supporta sempre, ha un’alta stima di te, ha sostenuto quel tuo folle piano, quello che neppure Gabi approvava».
Anita scosse la testa alle parole di Kathryn, quelle cose non significavano nulla per lei, poi cercò un modo per cambiare argomento.
«E tu, Kath?»
La rossa si rabbuiò all’istante e la giovane Garcia si dette della stupida.
«Intendo dire…cosa fai in questi giorni?»
«Ah…la mattina aiuto Silvia con i lavori in casa, poi esco e, tra uno studio e l’altro riguardo ad Arcadia, faccio la dog sitter, così guadagno qualcosina».
«E cosa ci facevi, ieri sera, arrampicata sul muro di cinta della casa di Arion?»
Domandò Roxanne a bruciapelo, quella mattina Aitor le aveva riferito quello strano fatto e lei moriva dalla voglia di capirne il motivo.
«Uh? Ammiravo il paesaggio! Scherzavo, diciamo che mi piace arrampicarmi».
«Non lo avevamo capito, tesoro».
Ridacchiò Eden immaginandosi la scena.
«Sapete, un giorno o l’altro vorrei provare il parkour. Potrebbe rivelarsi utile contro X.A.R.E!»
«Perché no? Se lo fai vengo anche io».
Disse Anita e la rossa sorrise, felice di avere una compagna di avventure.
«E poi lo insegnate anche a noi, vero Rox? Rox?»
La maggiore, raggomitolata a riccio, si era addormentata, le ragazze la guardarono e sorrisero poi Anita la coprì con una coperta prima di sbadigliare.
«Forse è meglio imitarla, siamo tutte stanche».
Disse Eden, le altre annuirono e, dopo essersi augurate la buona notte, non parlarono più: Anita, girata sul fianco sinistro, si addormentò nel giro di pochi secondi.
«Eden? Sei sveglia?»
La padrona di casa si girò a guardare Kathryn, nella penombra si intravedeva solo la figura dell’amica.
«Dimmi tutto, cara».
 
Domenica, 15:00

 
«Arion, attento!»
Il ragazzo si girò troppo lentamente e fu colpito dal paguro, perdendo così gli ultimi punti vita rimasti, Aitor alzò gli occhi al cielo.
«Fanta…»
Anche il difensore sparì, devirtualizzato, ed Eden e Kathryn si trovarono sole.
Le due, spalla contro spalla, osservarono i dieci paguri che si avvicinavano da entrambi i lati, sospirarono.
«Rox, ti prego muoviti».
«Sono qui! »
La maggiore, spuntò alle spalle dei nemici e ne distrusse due, poi sorrise alle amiche.
«Scusate per il ritardo, non riuscivo a scappare dal pranzo di famiglia!»
Le tre, con rinnovato vigore, cominciarono a combattere per, nel giro di pochi minuti, battere tutti i nemici, si batterono il cinque prima di avviarsi di corsa verso la torre.
 
«Riccardo?»
Il ragazzo stava per entrare nel camerino riservatogli ma, al sentire la voce di Anita, si voltò e la guardò confuso.
I fratelli Garcia avevano accompagnato Riccardo ad un suo saggio che si teneva dall’altra parte della città, e gli effetti dell’attacco di X.A.R.E non erano arrivati fin lì anche se la cosa gli aveva innervositi e preoccupati molto.
La ragazza per un po’ sostenne lo sguardo del maggiore poi lo distolse, non volendo arrossire.
«Tranquillo, su Arcadia si sistemerà tutto. Tu pensa solo a suonare bene come hai sempre fatto e sono sicura che tutti apprezzeranno, lo so, a me piace sempre».
No, non voleva decisamente dirgli quello…
Riccardo sembrò veramente rilassarsi e le sorrise dolcemente posando una mano sulla maniglia del camerino.
«Grazie».
 
«Torre disattivata».
Appena Kathryn uscì dallo scanner si trovò Arion vicino, il ragazzo aveva gli occhi che brillavano per la felicità.
«Allora? Quando posso tornare? È stato super!»
Aitor, appoggiato al muro con le braccia incrociate, alzò gli occhi al cielo mentre Roxanne ed Eden ridevano.
«La prossima volta Arion, la prossima volta».
«Non vedo l’ora! Avete visto come ho eliminato quei due paguri?»
Eden e Kathryn si guardarono e si sorrisero, effettivamente li aveva eliminati ma per farlo aveva perso la maggior parte dei suoi punti vita.
«Arion, fidati, la prossima volta è meglio che ci vadano solo le ragazze. Noi siamo solo d’intralcio».
 
«Allora?»
Domandò Riccardo uscendo dai camerini e avviandosi verso i fratelli Garcia.
«Sei stato bravissimo!»
Gabi, senza farsi vedere, diede una leggera gomitata alla sorella invitandola a parlare, lei lo guardò male di sottecchi, lui le fece l’occhiolino e la spinse leggermente.
«Fidati di me, lo conosco bene e posso dirti che sicuramente gli piaci».
«Buttati, sorellina. Te lo continuo a dire: tu gli piaci!»
La ragazza prese coraggio e, avvicinatasi, gli diede un bacio sulla guancia prima di tornare accanto al fratello rossa come un peperone.
«Sei stato bravissimo, non ne dubitavo, non ne dubito mai».
Riccardo, anche lui, leggermente arrossito balbettò un timido grazie mentre Gabi annuiva felice per poi prendere il cellulare e, facendo finta di nulla, comunicare l’accaduto ad Eden.
 
Lunedì, pausa pranzo, Raimon
 
Arion ridacchiò alla battuta di JP e i due, insieme ad Aitor, si avviarono verso la sala ristoro per prendersi un dolcetto alla macchinetta, una volta arrivati il centrocampista si mise a cercare i soldi nelle tasche della divisa.
«Comunque, non vedo l’ora che sia giovedì!»
«Anche io JP! La par…Ahia!»
Arion fece un salto all’indietro portandosi un dito alla bocca, i suoi amici lo guardarono dubbiosi.
«Ho preso la scossa».
Aitor si avvicinò alla macchinetta e fece per comporre un numero ma anche lui dovette ritrarsi.
«Pure io che strano…»
All’improvviso sentirono la sirena di un’ambulanza, si affacciarono alla finestra che dava sul cortile principale e videro il mezzo di soccorso fermarsi davanti al cancello, i tre si guardarono confusi prima di uscire dalla saletta.
Il corridoio era affollato e tutti parlavano tra di loro, i calciatori si guardarono in giro non capendo bene che cosa stesse succedendo.
«Ragazzi!»
Skie avanzò nella folla e li raggiunse prima di piegarsi con le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
«Ragazzi…»
«Che è successo?»
«Da quello che ho capito uno di terza ha preso una grave scossa mentre accendeva la luce nel bagno, hanno chiamato l’ambulanza per sicurezza: lui si è già ripreso ed è in infermeria. Ah, Arion, Aitor… Anita vi prega di guardare il cellulare una volta tanto».
«Ma com’è potuto succedere?»
«Non so JP…»
Arion ed Aitor tirarono fuori i rispettivi cellulari mentre Skie e JP parlavano: c’era stato un nuovo attacco di X.A.R.E e probabilmente il giovane di terza ne era stata una vittima, le quattro ragazze stavano andando su Arcadia e, nel frattempo, si raccomandavano di non toccare oggetti collegati alla corrente.
«Ora è tutto chiaro».
«Uffa, ma io volevo una merendina».
 
Eden, Roxanne e Anita atterrarono su Arcadia, Kathryn le raggiunse poco dopo, una volta arrivate rimasero stupefatte: il cielo, normalmente limpido, era grigio e il mare in tempesta.
Anita fu la prima a riprendersi.
«Ma stiamo scherzando!?»
«Cosa?»
Domandò Riccardo dal laboratorio, lui le aveva accompagnate per aiutarle con i mezzi di trasporto e comunicare l’arrivo di eventuali nemici.
«Non c’è il sole, il mare è agitatissimo. Non riesco più a vedere le zone di mare digitale, potrebbero essere dovunque!»
«Allora non andiamo in acqua, care».
Disse Eden rispondendo a Roxanne e, allo stesso tempo, dando una specie di ordine alle amiche, le altre annuirono.
«Uh, arrivano dei nemici dalla vostra destra».
Le ragazze si girarono e videro arrivare una decina di paguri.
«Entriamo nella foresta, così li rallenteremo!»
Anita partì di corsa vendendo ben presto imitata.
«Dimmi una cosa Kath, ma X.A.R.E può attivare le torri ogni volta che vuole?»
«Sai, Rox, credo che non possa attivare più torri insieme e che, una volta inserito il Code Arcadia, debba aspettare, o meglio, le sia impedita l’attivazione fino al giorno successivo. Può riattivare più volte la stessa torre nel corso del tempo. Per esempio questa torre l’ha già attivata in altre occasioni. Solo una torre non ha mai utilizzato: quella centrale».
«Perché?»
Domandò Eden, Kathryn scosse la testa e saltò una radice, in lontananza si cominciava a vedere la fine del boschetto.
«Forse è come la finale, non può sbloccarla fino a che non ha raggiunto un certo livello o una cosa del genere, come nei videogiochi».
«Può essere Anita, sinceramente non ho ancora capito il motivo. La cosa strana è che mi sembra di esserci già entrata, ma con voi non l’ho nemmeno vista».
«Magari ci sei venuta prima di rimanere bloccata qui, tesoro».
Mentre Eden finiva di parlare le ragazze spuntavano fuori dal boschetto: la torre, ormai visibile, era circondata dal suo solito alone nero, il segno che X.A.R.E l’aveva attivata.
«Muoviamoci finché i paguri sono dietro di noi, non ho tanta voglia di combattere».
Tutte annuirono ad Anita e cominciarono a correre poi però sentirono i primi spari dei paguri e sbuffarono: a quanto pare i loro nemici non si erano fatti rallentare dal bosco e avevano pure guadagnato terreno.
«A questo punto proporrei di dividerci, io e Anita restiamo qui mentre Eden e Kath vanno alla torre, non possiamo perdere troppo tempo. Prima finiamo e prima posso ripassare per la verifica di domani».
Kathryn ed Eden annuirono, prima di andarsene la rossa passò un paio dei suoi coltelli a Anita in modo che lei potesse sorprendere i paguri prima che questi fossero troppo vicini.
Roxanne, con un movimento di polso, srotolò le sue fruste blu e si mise a schivare i colpi dei nemici per poi contrattaccarli con maestria, la giovane Garcia eliminò un paguro con un coltello e poi tirò fuori la spada per deviare i colpi e colpirli con la loro stessa arma.
«La prossima volta andiamo con i mezzi».
«Tranquilla tesoro, hai anche una vita, non ti affaticare troppo. Quando saranno pronti saranno pronti».
Disse Eden fermandosi un attimo a riprendere fiato, Kathryn si fermò poco dopo.
«Ce la fai?»
La ragazza annuì, la torre era poco lontano, non poteva mollare, riprese a correre.
«Meno sei! Altri quattro e abbiamo finito!»
Anita sorrise alle parole della maggiore e saltò per evitare un colpo, lanciò la spada.
«Meno sette».
Roxanne, dopo aver fatto una piroetta, frustò ben due nemici che scomparvero, le due accerchiarono con aria truce l’ultimo avversario che guardò prima una poi l’altra senza sapere a chi sparare per prima.
«Finiscilo tu, Anita».
La ragazza annuì e con un fendente preciso lo distrusse.
«Peccato Rox, potevamo adottarlo».
Le due ridacchiarono all’idea di tornare sulla Terra con un paguro metallico poi si batterono il cinque proprio mentre l’alone nero scompariva lasciando spazio a quello bianco candido che, nel cielo scuro, risaltava come un faro nella notte.
«Missione compiuta!»
 
iBlater-gruppo Arcadia:
Rox: io X.A.R.E non la capisco, che spera di ottenere con questi attacchi?
Anita: esatto, per ora ha solo dato fastidio...per fortuna.
Riccardo: aveva preso il controllo del pullman, quella è stata l’unica cosa veramente grave.
Eden: sperando che non lo faccia più, una volta basta e avanza.
Gabi: forse sono veramente dei segnali.
Aitor: sì, codine. Vuole avvisare i suoi alleati malvagi.
Sol: se sono dei segnali quest’ultimo attacco non è servito ad un granché, io l’ho saputo solo grazie il gruppo, non c’è stata nessuna notizia.
Arion: in verità nella zona, la storia del ragazzo che ha preso la scossa si è diffusa ma è passata come un incidente.
Aitor: vorrei ben vedere, chi potrebbe mai pensare ad un’intelligenza virtuale pazza? Sarebbe lui il pazzo…
 
??
 
Un plico di fogli fu gettato sul tavolo, i presenti intorno ad esso si sporsero.
Il misterioso black-out alla Raimon di settimane prima, i cellulari impazziti, la ruota panoramica ferma, un pullman fuori controllo durante una gita della Raimon…
E ora un ragazzo aveva preso la scossa in circostanze misteriose, dove? Proprio alla Raimon.
Non potevano essere coincidenze, qualcosa si stava muovendo, qualcosa che loro avevano aspettato da anni.
Non aveva più via di scampo, avrebbero vinto loro quella volta.
«Signori, le danze sono iniziate».
 
Angolo dell’autrice!
 
Scossa?
Va bene…
 
Hola!
Eccomi qui, al terzo giorno di quarantena nazionale (al diciottesimo per molti del nord), con un nuovo capitolo!
So che è molto corto ma, diciamocelo, mi sono stufata…
O meglio, mi sono stufata di far capitoli in cui X.A.R.E sembra solo un bambino che fa i capricci, voglio l’azione!
E presto arriverà!
Alla fine succedono… cose…
Cose che sfuggono pure alla mia comprensione ma le mie mani hanno preso vita e hanno scritto loro la fine!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, scusate se ci ho messo tanto ma avevo da scrivere una parodia per allietare la vita dei miei amici (e a quanto pare è pure venuta bene)!
Ora vi saluto e spero di sentirvi presto!
Ciao!
Aiko

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Capitolo 14
*** 10.1 Ritorno al passato ***


Hello!
Eccomi qui!
Spero che il capitolo vi piaccia, è stato un po’ complicato/delicato da gestire.
In Code Lyoko situazioni tipo queste sono all’ordine del giorno e pure nelle prime tre serie di Inazuma Eleven!
Se dovesse urtare la sensibilità di qualcuno…scusate.
Finalmente mi avvio verso la conclusione della prima parte di Code Arcadia (e della scaletta di settembre)!
Come vedrete non c’è il titolo, è una scelta consapevole per non spoilerare cose e verrà messo con il secondo capitolo!
Io mi preparo con un ombrello in mano…
Ciao, Aiko.
 
 

Ritorno al passato

Parte prima 

 
 
 
Giovedì, mattina


Qualcuno gli leccò la faccia, Arion aprì lentamente gli occhi e guardò Spotter, accanto al suo letto, con sguardo assonnato.
«Ciao bello, lasciami dormire ancora un po’, sono stanchissimo».
Il ragazzo si girò e, per farlo, notò l’ora, spalancò gli occhi stupefatto.
«SONO IN RITARDO!»
Il ragazzo schizzò fuori dal letto ma inciampò e finì a lungo disteso per terra portando con se le lenzuola, qualcuno bussò alla porta poi la voce dolce di Silvia lo chiamò.
«Arion, tesoro, è tardi».
«Lo so zia! Per favore, preparami qualcosa che possa mangiare lungo la strada».
Il ragazzo si alzò, sistemò velocemente il letto e, nel giro di pochi minuti, si vestì e uscì in corridoio saltellando mentre si metteva un calzino.
Vedendolo arrivare in cucina; Kathryn ridacchiò e lo salutò.
Arion ricambiò e cominciò ad abbottonarsi la divisa con una mano cercando portarsi alla bocca la tazza di the con l’altra, la rossa gli sorrise e andò ad aiutarlo a sistemare la giacca.
Finito di bere, il ragazzo afferrò un panino con la marmellata e uscì, era ormai arrivato in strada quando sentì Kathryn che lo chiamava, si fermò e la ragazza lo raggiunse in cortile allungandogli la borsa con i libri.
«Come pensi di andare a scuola senza questa sciocchino».
Silvia, che stendeva i panni, sorrise.
«Grazie Kath! Ora devo proprio andare, devo andare prima per ripassare con JP. Ciao Kath, ciao zia Silvia!»
Arion si allontanò, le due sospirarono all’unisono, si guardarono e scoppiarono a ridere.
 

Eden entrò a scuola e si diresse verso la sala ristoro: aveva proprio voglia di un the caldo.
Una volta arrivata si fermò di colpo: davanti alla macchinetta delle bevande vi era Michael Ballzack che si girò sentendo la porta aprirsi.
I due rimasero fermi per un po’, poi lei sorrise e si avvicinò salutandolo, lui ricambiò.
«Allora Eden, the o cioccolata?»
«Oggi ho voglia di the…di un the caldo».
Si affrettò ad aggiungere la ragazza, quella frase le era uscita proprio male, (s)fortunatamente il ragazzo parve non accorgersene e mise i soldi dentro per offrirle la bevanda.
«Verifiche?»
«No, interrogazione in matematica, ma io l’ho già fatta. Tu Michael caro?»
«Storia, all’ultima ora. In classe mia stanno tutti ripassando come dei matti».
«E tu? Immune all’ansia pre verifica?»
Il ragazzo scosse la test, la macchinetta emise un segnale acustico, le passò il bicchierino, lei lo ringraziò.
«Penso solo che sia inutile affannarsi prima: quello che sai, sai. Così ti agiti e basta, non risolvi nulla».
Eden annuì mescolando la bevanda.
«Non vedo l’ora di vedere la vostra amichevole di questo pomeriggio».
«Ci sei anche tu?»
Michael pareva sorpreso, lei lo scrutò cercando di capire il suo stato d’animo a quella notizia.
«Certo, non mi vuoi?»
«N…No! Non ho detto questo!»
Il ragazzo perse la maschera e cominciò a gesticolare con le mani, continuando a scuotere la testa, Eden rise e lui le mise il broncio arrossendo leggermente.
 

Riccardo, Anita e Gabi camminavano tranquillamente verso la scuola parlando della partita di quel pomeriggio.
«Sono sicura che batterete la Occult!»
«Speriamo, sono davvero un ottima squadra. Con il Quinto Settore non potevano dare il meglio ma ora senza costrizioni…»
Affermò meditabondo Riccardo guardando Anita che, d’altra parte, era molto fiduciosa e non vedeva l’ora di vederli finalmente giocare, era passato tanto tempo da quando li aveva visti per l’ultima volta e voleva assolutamente vedere il Virtuoso Vulcanico del ragazzo, secondo il fratello era una tecnica formidabile.
«Ce l’avete sempre fatta, riuscirete anche sta volta!»
«Sperando che X.A.R.E non rovini tutto…»
Riccardo e Anita guardarono confusi Gabi che scosse la testa.
«Scusate, stavo solo pensando…non è strano? Da lunedì è tranquilla, è il periodo più lungo che sia passato senza un suo attacco».
«Si sarà trovata un hobby».
«Esatto, magari il giardinaggio».
Anita e Riccardo risero, Gabi sospirò.
«Stai tranquillo, può non vuol dire niente. È semplicemente un periodo così, ecco…godiamocelo finché possiamo».
Il maggiore dei Garcia annuì poco convinto al discorso dell’amico e rimase in silenzio mentre Riccardo e Anita continuavano a parlare tra di loro, li guardò un attimo e sorrise: forse doveva davvero calmarsi e godersi quelle giornate di riposo e, decisamente, quei due dovevano mettersi insieme.
Il ragazzo sapeva già da tempo dei sentimenti della sorella per il migliore amico, lui l’aveva sempre incoraggiata dicendole che Riccardo ricambiava ma lei non ci aveva mai creduto poi, dopo il pigiama party a casa di Eden, quest’ultima gli aveva scritto e i due avevano deciso che avrebbero fatto di tutto per renderli meno ciechi riguardo al sentimento che entrambi provavano.
Anita rise imitata da Riccardo: i due erano proprio carini insieme, nessuno sano di mente poteva negarlo.
Li avrebbe fatti mettere insieme, ad ogni costo.
 

«Grazie mille, a dopo!»
Kathryn sorrise alla vecchia vicina di casa che le aveva affidato la sua barboncina e, tenendo a guinzaglio Spotter e altri tre cani, si diresse verso il parco lì vicino per permettere loro di giocare in tranquillità.
«Eden? Sei sveglia?»
«Dimmi tutto, cara».
Kathryn esitò un attimo poi sospirò.
«Mi manca».
«Lo so cara, lo so».
Qualcosa si mosse, poi la mano dell’amica afferrò lentamente la sua, appoggiata sul cuscino, e gliela strinse.
«Perché se n’è andato così? Dici che tornerà?»
«Non lo so Kath. Però lo rivedremo, ne sono sicura. Non lo conosco bene però mi da l’impressione di essere un bravo ragazzo e poi…»
«E poi?»
«Ha molto per cui tornare. Tornerà».
Kathryn non parlò confusa da quell’affermazione, Eden, seppur impacciata per il buio, le accarezzò i capelli.
«Io…»
«Aitor, ti ammazzo!»
La voce di Anita fece sobbalzare le due, ma la giovane Garcia non disse più nulla, le due ridacchiarono.
«Dormiamo un po’ anche noi tesoro».
«Conviene, non vorrei svegliarla e rischiare la vita io…Notte».
I cani abbaiarono riportandola alla realtà: erano arrivati al parco e volevano essere lasciati liberi, Kathryn sorrise.
«Arrivo, arrivo. Buoni».
Poco dopo i cani correvano liberi mentre la ragazza li guardava pensosa seduta su una panchina con Spotter stravaccato davanti a lei.
«Ha molto per cui tornare. Tornerà».
«Spero Eden, spero…»
 

«Mi dispiace, oggi dovevo arrivare prima per ripassare con Arion e JP…ovviamente manca Arion».
Roxanne ridacchiò tenendo il cellulare all’orecchio mentre Aitor sbuffava in chiamata.
«Va beh, è il solito. Tu? Pronta per la partita di questo pomeriggio?»
«Ma Aitor, dovrei chiedertelo io! Sei tu che giochi!»
«Sì ma non sono io che vedo il mio amore».
Roxanne arrossì, Aito ridacchiò immaginando la reazione dell’amica.
Quel pomeriggio ci sarebbe stato pure Sol, il ragazzo infatti aveva una visita medica in città durante la mattinata e appena Arion lo aveva scoperto, lo aveva invitato a fermarsi a pranzo e poi alla partita.
Roxanne non vedeva l’ora, l’ultima volta che lo aveva visto era stata in occasione di quella famosa uscita al Luna Park, poi non ne aveva più avuto l’occasione a causa dei numerosi impegni scolastici e di X.A.R.E.
«Terra chiama Rox».
«Ci sono, ci sono!»
Aitor ridacchiò.
«Bene, so che sarai emozionata ma vedi guardare dove vai…miss testa tra le nuvole».
«Io guardo sempre dove vado!»
«Sì, certo. Come quella volta che sei caduta sulle scale, o che sei inciampata sulla radice o… Alla buon’ora! Scusa Rox, è arrivato Arion».
«Tranquillo, buon ripasso! A dopo!»
La ragazza, canticchiando allegra, mise il cellulare in borsa e cominciò ad attraversare la strada, a metà il semaforo divenne arancione, cominciò a corre.
Fece per salire sul marciapiede ma mise male il piede, scivolò in avanti.
 

Riccardo e Anita scoppiarono a ridere, Gabi rallentò il passo per lasciarli un attimo da soli.
La ragazza se ne accorse e lo guardò confusa, lui negò, invitandoli a proseguire, con faccia angelica e si chinò come se dovesse allacciarsi la scarpa poi prese il cellulare ed entrò nella chat con Eden.
I due erano ormai abbastanza lontani e procedevano fianco a fianco, Gabi scattò una foto e la mandò all’amica, si alzò e riprese a camminare lentamente mandandole un audio giusto per farsi vedere occupato se uno dei due si fosse girato.
«Ma io mi chiedo come quei due facciano a non accorgersene, si vede che è reciproco».
Sbottò a bassa voce mentre l’amico e la sorella attraversavano le strisce su una strada deserta, il semaforo era verde.
 

Il cielo era plumbeo e minaccioso, nel mare in tempesta i piranha saltavano dentro e fuori dall’acqua.
Una grossa quantità d’ energia passò nel sottosuolo e andò a convogliarsi in unica grande torre presente su una piccola isola circondata dal mare, l’alone della torre diventò nero.
 

Gabi, sempre intento a fare il vocale per l’amica, arrivò al margine della strada, i suoi due compagni erano ormai arrivati a metà, il ragazzo cominciò ad attraversare prima di vedere una moto che arrivava sfrecciando nella direzione di sua sorella e dell’amico.
Senza pensare il difensore corse verso di loro.
«Attenti!»
I due si girarono confusi, li spinse via, qualcuno suonò poi tutto divenne nero.
«GABI!!»
 

Si sarebbe fatta male, molto male.
«Attenta!»
Due braccia forti bloccarono la caduta di Roxanne, la ragazza si strinse al proprietario per poi arrossire riconoscendo la voce.
«Sol!»
Roxanne si staccò di colpo certa di essere diventata rossa come i capelli di Kathryn, il ragazzo le sorrise.
«Ciao Rox! Stai bene?»
La maggiore annuì a capo chino sperando che il rossore passasse in fretta, aveva fatto l’ennesima brutta figura e l’aveva fatta di fronte a lui che l’aveva salvata da una caduta certa.
«Dovresti stare più attenta».
«Lo so, che ci fai da queste parti?»
Il ragazzo, che si stava guardando intorno, si fermò e la fissò confuso.
«Ho una visita e poi oggi pomeriggio vengo con voi a vedere l’amichevole, te ne sei dimenticata?»
«No, no!»
«Ma Aitor? Mi avevi detto che andate a scuola insieme».
«Doveva andare prima per ripassare».
«Allora ti accompagno io! Tanto la visita è alle undici!»
Il ragazzo le sorrise e con lei, al settimo cielo, cominciò ad avviarsi verso la Raimon.
Qualcuno suonò, una macchina freno di colpo evitando per poco un ciclista.
«Guarda che ho io il verde!»
«Ma che dici! Ce l’ho io!»
I due si guardarono, i cellulari squillarono allo stesso tempo indicando una notifica.
 
iBlater-gruppo Arcadia, nuovo messaggio da Kath: X.A.R.E ha attivato una torre.
 


Eden sedeva tranquillamente su una delle comode sedie della sala ristoro, Michael era dall’altra parte del tavolino e i due chiacchieravano allegramente riguardo alle loro serie TV preferite.
Il cellulare della ragazza, posato sul tavolino, vibrò una volta, lo schermo si illuminò segnalandole una notifica da iBlater.
 
Gabi: foto.
 
«Scusa un attimo, è da parte di Gabi».
La ragazza prese il cellulare e aprì l’applicazione: nella foto comparivano Riccardo e Anita che camminavano fianco a fianco.
Eden sorrise dolcemente, Michael lo notò e si sporse in avanti.
«Cos’è?»
«Niente, Michael caro».
Rispose lei notando che Gabi stava registrando un’audio.
«Ah, giusto…cose che non esistono».
«Ma no! Una cosa tra me e lui. Non sarai mica geloso?»
Domandò la ragazza guardando l’altro che, portate le braccia al petto, fece il broncio.
«Geloso? Io? Nei tuoi sogni».
L’audio di Gabi arrivò e lei si alzò sorridendo avviandosi vicino alla finestra, lì si girò per tenere sotto controllo l’altro che la fissava confuso.
«Scusami un secondo, è una cosa importante!»
Fece partire l’audio.
«Sono o non sono carini? Tranquilla, non mi sentono: sto parlando piano e sono lontani…e poi sono così occupati a chiacchierare tra loro che manco se fossi a tre centimetri mi sentirebbero. Ma io mi chiedo come quei due facciano a non accorgersene, si vede che è reciproco…»
Eden ridacchiò sentendo il tono cospiratorio dell’amico poi, però, ci fu un lungo silenzio che la confuse, qualche secondo dopo le sembrò che il proprietario del cellulare stesse correndo.
«Attenti!»
La voce di Gabi pareva terrorizzata, qualcosa suonò.
«GABI!!»
L’audio finì lasciando Eden pallida, spaventata da quello che aveva sentito: le voci dei suoi amici erano terrorizzate.
Michael, accortosi del cambiò d’umore della ragazza, si avvicinò e le sfiorò un braccio, lei si riscosse e lo guardò cercando di mantenersi calma.
«Che sta succedendo?»
«N…niente».
Il ragazzo la guardò male e si limitò a toglierle di mano il cellulare, per poi prima fissare la foto e far partire a sua volta l’audio, Eden non lo fermò intenta com’era a cercare di star tranquilla e poi, forse, quella volta l’aiuto dell’altro lo voleva.
Michael arrivò alla fine e alzò gli occhi spalancati guardando la ragazza.
«Cosa?»
«Io…non lo so».
Il cellulare vibrò e segnalò una nuova notifica.
 
iBlater-gruppo Arcadia, nuovo messaggio da Kath: X.A.R.E ha attivato una torre.
 
«Arcadia? X.A.R.E? Torre? E, soprattutto, l’audio di Gabi…che significa tutto questo Eden?»
La ragazza scosse la testa, prese il cellulare e, giratasi di spalle, compose il numero di Gabi: nessuna risposta.
Eden provò anche a chiamare Anita e Riccardo ma non riuscì a mettersi in comunicazione neanche con loro.
«Senti, devo andare».
La ragazza si avviò verso la porta, Michael la bloccò prendendole una mano.
«Vengo con te».
«N…»
Il ragazzo la guardò con aria determinata.
«Sì, sei scossa e la situazione non mi piace per niente e poi…ci tengo a te, non voglio che ti capiti qualcosa di brutto».
In un’altra situazione Eden avrebbe reagito diversamente a quelle parole ma in quel momento arrossì solo, imitando Michael che, nonostante il rossore sulle guance, la guardava più determinato che mai, la ragazza si ritrovò ad annuire e i due corsero fuori dalla sala ristoro.
Usciti fuori si trovarono affiancati da Arion.
«Vengo anche io, Aitor rimane qui a tener sotto controllo la situazione…Michael!?»
«È con me, tranquillo».
Usciti da scuola i tre cominciarono a correre ed eden informò Arion dell’audio ricevuto da Gabi, il ragazzo provò a chiamare Riccardo ma, anche a lui, non rispose nessuno.
Arrivati alla via che conduceva alla torre, qualcuno li chiamò: Sol e Roxanne spuntavano dalla zona pedonale del centro e si dirigevano correndo verso di loro.
«I semafori sono impazziti. X.A.R.E ci è andata giù pesante questa volta».
Eden rischiò di inciampare e guardò, con gli occhi spalancati, la maggiore che, nel frattempo, aveva notato Michael e si era portata una mano alla bocca.
«Ehi. Io sto con lei…mi ha detto Eden che potevo venire».
Arrivati alla torre, con grande sorpresa dell’attaccante, si avviarono alla casa abbandonata e da lì scesero nel laboratorio.
«Era ora! Ho già inserito i codici per virtualizzarci. Arion, devi solo premere invio. Poi su quel post-it ho segnato i codici per i veicoli, inseriscili e mandaceli. Ragazze, andiamo».
Kathryn notò Michael, lo guardò confusa però non disse nulla e si avviò in sala scanner seguita da Roxanne.
Eden tentennò, prese il cellulare dalla borsa e lo diede a Michael.
«La password è 1505. Chiama Riccardo e gli altri e dammi loro notizie, ok?»
«Stai tranquilla, Eden. Adesso li chiamiamo noi almeno una volta ogni due minuti!»
Esclamò Arion cominciando ad armeggiare al computer, la ragazza guardò l’attaccante della Raimon che si limitò ad annuire.
«Grazie».
 

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Capitolo 15
*** 10.2 Ritorno al passato ***


Hello!
Sono sempre qui!
Ora dovrete aspettare un po’ perché devo preparami per delle verifiche e quindi fino a mercoledì sera non scriverò più nulla!
Ecco a voi l’ultima parte di questo capitolo e di tutto Code Arcadia!
Spero che vi piaccia!
Aiko
 
 

Ritorno al passato

Parte seconda 

 
 
Eden entrò di corsa nello scanner ignorando gli sguardi interrogativi delle amiche, le porte si chiusero e lei rimase al buio, chiuse gli occhi, poi una luce soffusa partì dal basso e cominciò lentamente a salire, una volta arrivata alla testa ritornò verso il basso mentre intorno alla ragazza tutto ronzava, un gettò d’aria tiepida partì da una ventola posta sotto i suoi piedi, una sensazione di leggero formicolio la pervase, poi tutto ad un trattò sparì così come il pavimento.
Per un attimo la ragazza fluttuò a pochi metri dalla terra di Arcadia poi cadde: finì dentro il mare, con l’acqua fino al collo.
«ARION! Perché ci hai virtualizzate nel mare?»
«Scusate!»
«Non è colpa sua Eden, le coordinate le avevo messe io. Qui non ci doveva essere l’acqua…che sta succedendo?»
Kathryn si alzò, imitata dalle altre, e tutte cominciarono a guardarsi intorno: la riva era a pochi metri da lì ma pioveva e il mare era in tempesta, non avevano mai visto il mondo virtuale in una situazione analoga.
«Wow…»
Sussurrò Roxanne meravigliata e, allo stesso tempo, spaventata per quello che stava vedendo.
«Dobbiamo muoverci, la torre è lontana e io non sono riuscita a mettere delle coordinate più vicine. Arion? A che punto sei con i veicoli?»
«Sta per arrivare il primo!»
Sulla riva apparve una specie di grande monopattino: una piattaforma ovale bianca, senza ruote e con la parte bassa davanti chiusa da cui partiva un manico con una comoda impugnatura.
Eden ci saltò su e quello prese a fluttuare, Roxanne e Kathryn annuirono.
«Arriva anche l’altro».
Si materializzò un grosso skateboard, senza ruote, blu con dei decori azzurri, Roxanne emise un gridolino e corse a prenderne il comando.
«Se aspettate un secondo…»
«Tranquillo Arion, vado con Eden così facciamo prima. Tieniti pronto a mandarci anche l’altro se dovesse servirci».
Le ragazze, a bordo dei veicoli, cominciarono a muoversi stando lungo la costa.
«La torre è al centro delle isole, vediamo se riusciamo a raggiungerla senza sorvolare per troppo tempo l’acqua. I piranha sono sempre pronti a saltare fuori».
«Va bene Kath, non ci tengo proprio a dover affrontarli. Ma dove sarà Anita?»
«Non lo so Rox, noi continuiamo a chiamarli ma nessuno dei tre ci risponde».
Disse Arion preoccupato.
«Ragazze, a voi non l’ho ancora detto ma credo che siano nei guai..»
Eden, mentre i veicoli procedevano spediti, cominciò a raccontare dell’audio.
 
Anita sedeva a capo chino su una sedia in un angolo della sala di attesa, da quella posizione vedeva le gambe di Riccardo che continuavano ad andare avanti ed indietro.
Non sapeva esattamente da quanto tempo fossero in ospedale né come ci fossero arrivati, l’unica cosa che sapeva era che suo fratello era stato investito da una moto e che lo stavano operando.
Una volta arrivati le avevano chiesto di chiamare i suoi genitori ma loro erano via per motivi di lavoro e, anche se si fossero mobilitati subito, non sarebbero riusciti a tornare se non il giorno seguente: era sola.
La ragazza si lasciò sfuggire un singhiozzo e subito si portò alla bocca una mano nel tentativo di soffocarlo, Riccardo si fermò immediatamente e, dopo qualche secondo, le si avvicinò chinandosi di fronte a lei.
«Anita, guardami».
Nella voce dolce del ragazzo era preoccupata, la ragazza, senza alzare, il capo negò: non voleva, non poteva piangere, doveva essere forte.
Una mano entrò nel suo campo visivo e le spinse lievemente il mento in su, gli occhi neri di Anita incrociarono quelli color cioccolato del ragazzo.
In quello sguardo lei vi lesse tutta la preoccupazione e la paura dell’altro ma vi lesse anche l’estrema dolcezza che lo caratterizzava.
«An…»
«S…sto bene».
Il ragazzo scosse la testa.
«Non è vero, lo sappiamo entrambi».
Una lacrima cadde giù dall’occhio sinistro della ragazza rigandole il viso, lei la cancellò con un gesto secco della mano, Riccardo le posò una mano sulla guancia facendole una lieve carezza.
«Non devi trattenerti, piangi, sfogati. Ne hai bisogno».
Il ragazzo si alzò, si mise a sedere accanto a lei e la attirò a sé in un abbraccio, Anita si lasciò andare e cominciò a piangere, non era da lei farlo però era veramente distrutta.
Riccardo cominciò ad accarezzale i capelli.
 
«Miseria…non si sono ancora fatti vivi?»
Eden scosse il capo a Roxanne accanto a lei, Kathryn, seduta sulla piattaforma del veicolo di Eden, guardava loro le spalle e nel frattempo pensava a quello che la ragazza aveva raccontato.
«No, questa cosa mi preoccupa molto».
«Dobbiamo sbrigarci a disattivare la torre, magari così li aiutiamo».
«Speriamo Kath, speriamo…»
Le tre, sui veicoli fluttuanti, stavano attraversando una striscia di mare basso per dirigersi ad un'altra isola, all’orizzonte si cominciava ad intravedere l’alone scuro della torre.
«Nemici! Vengono fuori dall’acqua!»
Eden e Roxanne rallentarono per guardare: dietro di loro, numerosi paguri stavano uscendo dal mare dirigendosi verso di loro.
«Rox, precedici! Kath, prendi i comandi! Io farò in modo che non ci colpiscano!»
Le due annuirono e fecero ciò che Eden suggeriva, pur impugnando un’arma ciascuna, mentre la ragazza, arrivata sul retro del veicolo tirò fuori la sua katana e si mise in posizione d’attesa, pronta a deviare i colpi.
Nessuna di loro voleva perdere tempo.
I paguri cominciarono a sparare ed Eden a deflettere, Anita era la più brava in questo però lei non c’era e toccava ad Eden, doveva farcela, doveva farcela per lei.
Erano appena arrivate all’isola quando Arion attivò il microfono.
«Ragazze…Anita non ci raggiungerà…Gabi ha…ha avuto un’incidente».
 
Anita piangeva sommessamente tra le braccia di Riccardo, il ragazzo le accarezzava dolcemente i capelli mentre fissava il muro vicino cercando di rimanere calmo, gli veniva da piangere ma non poteva crollare anche lui, doveva essere forte per Anita.
Il cellulare di Anita suonò ma nessuno ci fece caso.
«Si risolverà tutto vedrai, Gabi è forte».
Una lacrima sfuggì dall’occhio del ragazzo che non capì se lo avesse detto per rincuorare lei o per autoconvincersi.
Il suo cellulare cominciò a vibrare, la ragazza si scostò leggermente.
«Dovresti…dovresti rispondere...è da un sacco che suonano. Tranquillo, posso stare da sola un po’».
Riccardo la guardò e lei, asciugatasi gli occhi, gli fece un lieve sorriso per mostrargli che stava meglio, il ragazzo prese il cellulare e uscì in corridoio sempre rimanendo nella visuale di Anita, per non farla sentire abbandonata e, allo stesso tempo, per tenerla sott’occhio.
«Eden?»
«Riccardo! Era ora!»
Il pianista sobbalzò sentendo una voce maschile rispondergli, dal tono pareva molto preoccupato.
«Michael!? Dov’è Eden?»
«Dove siete voi, piuttosto! Vi abbiamo chiamati almeno un centinaio di volte».
«…»
«Comunque è su Arcadia o quel che è».
«Aspetta…ma tu…»
«Non è questa la cosa fondamentale, Riccardo. Che è successo?»
«Riccardo, state bene?»
«Riccardo, dove siete?»
Le voci preoccupate di Sol e Arion gli arrivarono fioche, i tre dovevano essere nella stessa stanza, il ragazzo sospirò cercando di prendere coraggio.
«Gabi ha…avuto un’incidente…siamo in ospedale».
Dall’altra parte ci fu qualche secondo di silenzio poi sentì un brusio indistinto: probabilmente avevano coperto il microfono per parlare un attimo tra di loro.
Riccardo si appoggiò al muro.
«Io e Sol veniamo subito».
«Ma..»
«Non vi lasciamo soli in un momento del genere, arriviamo».
Michael gli mise giù impedendogli di rispondere, Camelia Travis lo raggiunse.
«Novità?»
L’infermiera, con aria triste, scosse la testa e gli passò del disinfettante e delle garze: quando Gabi li aveva spinti via, Anita era caduta e si era sbucciata il ginocchio e il palmo della mano.
«Grazie».
«Mi dispiace Riccardo, se dovessi sapere qualcosa verrò subito da voi».
Il ragazzo annuì e tornò in sala d’attesa dove Anita, per tutto il tempo in cui lui era rimasto fuori, aveva guardato il muro di fronte a sé.
«Anita?»
La minore dei Garcia distolse lo sguardo girandosi verso Riccardo che, nel frattempo, si era seduto accanto a lei.
«Sto meglio ora, non ti preoccupare».
La voce le tremava ancora, la ragazza abbassò nuovamente lo sguardo e lui, prendendole delicatamente la mano ferita, cominciò a medicargliela.
 
«Ragazze…Anita non ci raggiungerà…Gabi ha…ha avuto un’incidente».
Le ragazze sbiancarono, i veicoli si fermarono di scatto.
«Ora Michael e Sol stanno andando in ospedale».
«Ma… i semafori sono tutti impazziti, rischiano di farsi male!»
«Tranquilla Rox, da qui all’ospedale è praticamente tutta zona pedonabile».
Eden, interrompendo il dialogo tra Arion e la maggiore, prese un coltello di Kath, mirò e distrusse un paguro che si stava avvicinando troppo.
«Diamo una lezione a X.A.R.E?»
«No Kath, per quanto vorrei farlo dobbiamo muoverci».
Sia Roxanne che Kathryn annuirono e i veicoli cominciarono a muoversi, nessuna parlò più, tutte erano immerse nei loro pensieri.
«Ecco la torre!»
La struttura apparve davanti a loro, in mezzo ad una grande isola dopo una larga striscia d’acqua.
«Papà! Gara! Gara!»
Kathryn, posandosi una mano sulla fronte, scosse la testa: non era proprio il momento.
«La torre centrale! L’abbiamo raggiunta!»
«Superiamo il mare e ci siamo, attenzione ai piranha care».
Erano ormai a metà strada quando Roxanne cacciò un urletto e indicò davanti a loro: da dietro la torre stavano spuntando quattro creature simili a dei granchi e alte come un adulto.
«E quelli cosa sono!?»
«Non lo so e preferivo non saperlo, Eden!»
Le tre si fermarono non sapendo bene come comportarsi: dietro di loro i paguri si muovevano velocemente, sotto intravedevano i piranha e la torre era controllata da degli enormi gamberi, la situazione era davvero critica.
«Sentite…io sto qui e voi andate alla spiaggia».
Eden fece per intervenire ma Roxanne alzò una mano per azzittirla.
«Le mie fruste qui sono utili, la tua katana no. Quella è più efficace sulla terra ferma e per attacchi ravvicinati. Dobbiamo dividerci, se ci circondano è la fine e noi non possiamo permettercelo!»
Eden soppesò le parole e, osservati prima i paguri poi i granchi giganti, annuì.
«Buona fortuna a tutte, allora».
 
 
Riccardo alzò la testa sentendo dei passi, Michael e Sol entrarono nella sala d’attesa portando dei bicchieri con del the caldo.
I due nuovi arrivati guardarono prima Anita, che dormiva con la testa appoggiata al muro, e poi lui che fece loro segno di far silenzio prima di lasciare la mano della ragazza e uscire portandoseli dietro.
«Si è addormentata cinque minuti fa, è distrutta».
Sussurrò, una volta uscito, sempre osservando l’altra da lontano, Michael gli passò il bicchiere.
«Grazie».
«Novità?»
Alla domanda di Sol, Riccardo scosse la testa con aria affranta.
«Le ragazze sono su Arcadia, qualunque cosa sia».
«Non penso che la situazione cambi molto, Michael. Anche se disattivassero la torre…non è mai successa una cosa del genere prima, di solito i suoi attacchi non hanno mai fatto del male a nessuno».
Riccardo si massaggiò la fronte e l’attaccante, pur capendo poco la situazione, preferì evitare di domandare.
Sol si appoggiò al muro sospirando, Anita cominciò a dare segni di risveglio.
«Ragazzi, ci potete lasciare un attimo da soli? Penso che lei preferisca…»
I due annuirono e, datogli il the per la ragazza, si allontanarono per il corridoio.
«Noi andiamo nel terrazzo, se hai bisogno».
«Grazie».
Riccardo rientrò e passò il bicchiere all’amica cercando di essere positivo.
«Andrà tutto bene».
 
 
«Attenta Kath! Ti ha tolto metà dei tuoi punti vita!»
«Ma mi ha colpito una volta!»
Esclamò la ragazza buttandosi di lato per evitare un altro colpo del granchio gigante, il loro veicolo era già sparito e le due ragazze si erano ritrovate a terra.
«Fanno male questi bestioni, eh? Kath cara, stai dietro. Devi andare alla torre».
Eden deviò un colpo e saltò per evitarne un altro, il simbolo per distruggerli era nella parte superiore del carapace, un punto decisamente poco semplice da raggiungere.
«Vi ho mandato l’altro mezzo!»
Accanto a loro comparve il veicolo di Roxanne ma in versione rosa, Eden ci saltò su e, appena questo si sollevò, lo usò come trampolino per saltare sulla schiena del nemico.
«Prendi il veicolo e vai alla torre Kath, qui ci penso io».
«Ma…»
«Stai tranquilla, sono in vantaggio ora».
La rossa esitò un attimo poi corse verso il mezzo e ci saltò sopra, nello stesso momento in cui Eden, con un colpo preciso, distruggeva il primo granchio passando all’altro con un balzo.
«A Roxanne mancano solo due paguri, se non viene eliminata vi…»
Il collegamento con Arion saltò, le due si fermarono confuse, un colpo mancò di poco Kathryn che spinse in alto il veicolo e, da lì, lanciò un coltello verso un granchio colpendolo nel simbolo.
«Ben fatto, ora, veramente, vai!»
 
 
Riccardo e Anita parlavano sottovoce tendendosi per mano, da troppo tempo stavano aspettando e non avevano più avuto notizie di Gabi.
«Perché ci mettono così tanto?»
«Non lo so An…non lo so».
«Io…io ho paura, Riccardo…»
«Lo so, anche io. E non possiamo fare nulla...»
Un rumore di passi interruppe Riccardo, i due scattarono in piedi nel momento stesso in cui un medico entrava nella stanza.
«Anita Garcia?»
 
 
Arion, con il cuore in gola, guardava i tre puntini, indicanti le amiche, sulla mappa virtuale: avevano veramente pochi punti vita, rischiavano di non farcela.
Roxanne distrusse un paguro e ne evitò un altro, il centrocampista tirò un sospiro di sollievo, troppo concentrato per accorgersi di un movimento dietro di lui.
«A Roxanne mancano solo due paguri, se non viene eliminata vi…»
Qualcosa lo afferrò, gli caddero le cuffie e si ritrovo sospeso a testa in giù, imprigionato da…dei cavi!?
«Ma stiamo scherzando!?»
Esclamò cercando di liberarsi, era tenuto in ostaggio da quegli stessi fili della corrente che giacevano inutilizzati sul pavimento e, su cui, lui e Roxanne inciampavano almeno una volta ad attacco.
«Fili cattivi, lasciatemi! Vi butto via se non lo fate!»
Al ragazzo cominciava a girare la testa, un altro cavo prese vita e, lanciando scintille, si avvicinò.
«No, no… a cuccia! Da bravo filuccio, non dicevo sul serio. Fermo, fermo…»
 
 
«Arion! Ci sei? Sto entrando nella torre!»
 
 
«Anita Garcia?»
«Sì? Sono io…»
Il medico guardò Anita e Riccardo per poi fissare la cartella clinica che aveva tra le mani, i cuori dei due battevano all’impazzata, la ragazza strinse la mano all’altro.
 
 
Kathryn entrò nella torre le pareti piene di schermi la accolsero, la rossa fece un passo in avanti, un fascio di luce illuminò lo schermo al centro della stanza, la ragazza si avvicinò e vi posò la mano sopra, questo lampeggiò un paio di volte poi comparve una tastiera su di esso, vi digitò su.
 
 
«Da bravo filo, da bravo! A cuccia…»
Arion, ormai arresosi, non si divincolava più e guardava con aria terrorizzata il cavo, e quando questo gli fu a pochi centimetri dal viso, chiuse gli occhi.
Qualcosa colpì il filo che lo avvolgeva e il ragazzo cadde a terra.
 
 
«Code Arcadia».
Sussurrò Kathryn, lo schermo divenne verde, lampeggiò e poi si spense insieme a tutti gli altri presenti nell’interno della struttura.
«Torre disattivata».
 
 
Arion si ritrovò sul pavimento freddo, milioni di pallini neri gli danzavano nel campo visivo, un pallone da calcio gli rimbalzò accanto e una figura sfocata corse al super computer e cominciò a digitare mentre il centrocampista piombava nell’oscurità.
«Ritorno al passato, ora!»
 
 
Improvvisamente una luce argentea illuminò la torre a giorno, Kathryn lanciò un urlo e chiuse gli occhi spaventata.
Eden distrusse l’ultimo granchio, Roxanne la raggiunse, si girarono verso la torre, vi fu un lampo argenteo poi furono accecate da una bagliore dello stesso colore che si impossessò di tutta Arcadia.
 
 
Il medico alzò gli occhi con sguardo triste, il cuore di Anita perse un battito, Riccardo, pallido, le strinse la mano.
«Signorina Garcia, suo fratello…»
Un bagliore argenteo avvolse tutto accecandoli.
 
 
 
Fine prima parte!

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Capitolo 16
*** 11. Repeat ***


Repeat

 
 
Giovedì, mattina
 
 
Gabi si svegliò, le orecchi gli fischiavano, la luce del sole entrava soffusa dalle tende appena accostate rischiarando la stanza, il ragazzo si girò stropicciandosi gli occhi con aria assonata.
Riccardo e Anita attraversavano la strada ridendo.
Una moto sfrecciava verso di loro senza dare segni di volersi fermare.
La sua voce che gridava attenti, Anita che, spinta via, cadeva a terra.
Qualcuno suonava.
«GABI!!»
Male, nero.

Il ragazzo scattò seduto, i capelli sciolti gli caddero davanti al viso, li spostò e si guardò le mani: aveva sognato? No, non poteva essere un sogno, era troppo vivido, troppo reale.
Ma se era successo davvero perché era incolume? La moto lo aveva investito, perché non si era fatto nulla?
Perché era in camera sua?
E Anita e Riccardo dov’erano? Stavano bene?
La porta della sua stanza si aprì di scatto, il ragazzo sobbalzò e alzò lo sguardo: sua sorella, appoggiata sullo stipite, lo fissava con gli occhi spalancati respirando affannosamente, per un minuto nessuno dei due fiatò poi Anita urlò.
«Gabi!»
La minore dei Garcia si fiondò addosso al fratello, i due finirono distesi sul letto: lei gli si strinse contro abbracciandolo stretto con la testa nell’incavo del collo dell’altro che, parecchio confuso, fissava il soffitto.
«Stai bene! Ero così preoccupata per te! Il medico…»
«Aspetta, quale medico?»
Il ragazzo era riuscito a divincolarsi e, messosi di fianco come la sorella, la stava guardando.
«Non ricordi? L’incidente, noi…»
Gli occhi azzurri del ragazzo si spalancarono, se anche lei ricordava non era stato un sogno.
Si mise seduto e guardò la sveglia: erano le sei di giovedì…di nuovo.
«Come? Siamo tornati indietro nel tempo?»
«Non lo so, non mi interessa…stai bene!»
La ragazza si sedette e lo abbracciò, poco dopo la sentì singhiozzare, le passò una mano tra i capelli confuso: sua sorella non piangeva da due anni, che cosa stava succedendo?
«Eny?»
Anita si staccò, fece un respiro profondo, si asciugò le lacrime con il dorso della mano e sorrise dolcemente.
«Sto bene, fratellone. Sono così felice, stai bene!»
«Io non capisco…voi stavate attraversando la strada, la moto…»
Anita gli mise un dito sulle labbra imponendogli il silenzio.
«X.A.R.E ha attaccato, sei un maledetto gatto nero. Fortunatamente si è risolto tutto».
Il ragazzo la guardò confuso e lei cominciò a raccontare quello che era successo quella stessa mattina.
«Come? Allora come faccio ad essere…qui?»
Anita scosse la testa, non lo sapeva nemmeno lei, poi, nel silenzio, le pance di entrambi brontolarono per la fame, i due si guardarono e scoppiarono a ridere.
«Andiamo a far colazione, sorellina. Ci penseremo dopo al come».
«L’importante è che tu sia qui e stia bene…»
 
 
La porta della camera di Arion si spalancò all’improvviso: il ragazzo, scattò a sedere spaventato, Spotter aprì un occhio poi, visto chi era entrato, tornò a dormire.
«Arion!»
«KATH! Sono…siamo in pigiama!»
Esclamò il proprietario della camera, con le orecchie che gli fischiavano, coprendosi con il lenzuolo.
La rossa, anch’essa in pigiama e con i capelli in disordine, si fermò guardandolo meravigliata poi alzò lo sguardo al cielo e sbuffò.
«Bene! Non è la prima volta che ti vedo con il pigiama di Axel Blaze! Ti rendi conto di quello che è successo?»
«Eh?»
X.A.R.E, le ragazze su Arcadia.
L’incidente di Gabi.
I cavi che prendevano vita e lo attaccavano.
Il misterioso salvatore, il pallone da calcio.
«Ritorno al passato, ora!»

Arion spalancò gli occhi mentre i ricordi tornavano a galla, Kathryn lo guardava battendo il tempo con un piede, il ragazzo guardo l’ora.
«CHE COSA!?»
«Siamo tornati indietro nel tempo».
«Come?»
«Non lo so!»
La ragazza si portò le mani fra i capelli e cominciò ad andare avanti e indietro per la stanza mentre cercava di pensare nonostante le fischiassero fastidiosamente le orecchie.
«Non capisco! Ho disattivato la torre come al solito, tu hai fatto qualcosa di strano?»
«Ecco…io…»
Kathryn lo guardò confusa, il ragazzo le fece posto sul letto invitandola a sedersi poi cominciò a raccontarle quanto era accaduto.
 
 
Anita uscì di casa per prendere la posta, qualcuno la chiamò: Riccardo le correva incontro, decisamente in anticipo rispetto al solito.
Il ragazzo si fermò a qualche passò da lei e la fissò preoccupato, Anita sorrise.
«Sta bene! Gabi sta bene! Non so come ma sta bene!»
Riccardo si lasciò scappare un sospiro di sollievo prima di sorridere felice, la ragazza gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia.
«Grazie, se non ci fossi stato tu, io…»
Non finì la frase, arrossì: Riccardo l’aveva stretta a sé.
«Anita, io…»
«Riccardo, io…»
«Prima tu!»
Esclamarono i due in coro, per qualche secondo nessuno dei due parlò poi il maggiore, preso coraggio, annullò le distanze e la baciò.
Per un attimo Anita non capì più nulla poi si riprese e, stringendogli le mani, ricambiò felice.
Qualcuno tossicchiò infastidito.
I due si separarono, rossi in volto, e si girarono: Gabi sull’uscio di casa li guardava con aria scocciata, tamburellando con il piede per terra.
«Beh? No, ma tranquilli…continuate pure…»
Arrossirono ancora di più, il maggiore dei Garcia sospirò e, gettando via la maschera, scoppiò a ridere.
«Era ora! Quanto ci avete messo? Sei anni? Dovevo quasi mo…»
«Non ti azzardare a finire la frase!»
Esclamò Riccardo correndo ad abbracciare l’amico mentre una lacrima gli colava lungo la guancia, Anita li raggiunse e si unì all’abbraccio.
«Eravamo così preoccupati!»
Il centrocampista scoppiò in lacrime, Gabi sospirò e cominciò a fargli pat pat fra i capelli scambiando un’occhiata complice alla sorella che cercò di non ridere.
Aitor e Roxanne attraversarono con calma la strada e, arrivati sul marciapiede dove la ragazza aveva trovati Sol, si fermarono e cominciarono a guardarsi intorno.
Entrambi si erano svegliati con le orecchie che fischiavano tremendamente e, dopo aver visto l’ora, si erano chiamati confusi per poi giungere all’unica soluzione possibile: erano tornati indietro nel tempo, anche se non sapevano come.
I due amici si erano poi dati appuntamento per andare a scuola insieme in modo da potersi confrontare liberamente e, in quel momento, stavano aspettando il capitano dell’Istituto Galattico, finalmente liberi da quel fastidioso fischio.
«Sol!»
Il ragazzo, appena sceso dall’autobus, sorrise al richiamo e venne loro incontro.
«Rox! Aitor! Che ci fate qui?»
Il sorriso sulle labbra dei due amici si spense, guardarono stupiti il calciatore che, accortosi del loro cambiamento d’umore, li fissava a sua volta confuso.
«Non dovreste andare a scuola?»
«Ci stiamo andando, non ti ricordi?»
«Sol, non ti ricordi cosa è successo?»
Sol guardò la ragazza capendoci sempre di meno.
«Quando?»
«Oggi, o meglio…oggi che non è oggi».
«Non sto capendo Aitor, perdonami».
Aitor e Roxanne si guardarono esterrefatti, perché Sol sembrava essersi completamente dimenticato dell’attacco di X.A.R.E?
«X.A.R.E».
«Cosa? Che ha combinato? Ragazzi potete spiegarmi, non capisco».
I due si guardarono confusi ancora una volta poi Roxanne sospirò e cominciò a raccontargli dell’ultimo attacco.
 
 
«L’importante è che tu stia bene, poi cercheremo di capire cosa è successo».
Eden sorrise parlando al cellulare con Gabi, le orecchie ormai non le fischiavano più, poi si fermò di scatto: Michael la precedeva di poco.
«Scusami Gabi caro, devo chiarire una cosa. Dopo non mi sfuggi però…»
La ragazza, salutato l’amico, corse per raggiungere Michael che, sentendola arrivare si fermò a guardarla leggermente confuso.
«Park…»
«Michael! Gabi sta bene! Ora ti devo della spiegazioni riguardo a X.A.R.E e al suo attacco…»
La ragazza si interruppe alla vista della faccia sorpresa dell’altro.
«Michael?»
«Gabi sta bene…ottimo? Ora, finalmente, decidi di parlarmi delle cose che non esistono?»
Eden spalancò gli occhi, nessuno parlò, Michael, dopo qualche secondo, le schioccò le dita davanti alla faccia e lei si riscosse.
«Non ricordi? Di oggi?»
«Cosa? La giornata è appena iniziata».
Il mondo crollò addosso alla ragazza: Michael sembrava essersi dimenticato dell’ultimo attacco di X.A.R.E.
 
 
Anita e Riccardo, accanto a Gabi, si fermarono nonostante il semaforo fosse verde.
Il motociclista arrivò e si fermò, i due cominciarono ad attraversare senza staccare lo sguardo dall’uomo, che, a sua volta, li guardava confuso.
«Ci avrà scambiati per idioti».
Sospirò Gabi arrivato al marciapiede incolume, i due fecero spallucce e ripresero a parlare tranquillamente.
«Mister codine rosa, sei vivo!»
Aitor, Roxanne e Sol correvano loro incontro raggianti per la felicità, il numero quindici della Raimon si gettò tra le braccia di Gabi poi, dandosi un po’ di contegno, si allontanò.
«Ti meravigli? Lo dico sempre che sarai tu la causa della mia rovina».
Il maggiore dei Garcia sorrise ironicamente cercando di nascondere all’altro quanto era felice di quel benvenuto.
«Sono la causa di rovina di molti, guarda Rox».
La ragazza sorrise scuotendo la testa poi abbracciò Gabi e Anita, Sol strinse la mano di Gabi.
«Sono felice che tu stia bene».
«Sol non si ricorda dell’attacco e…Zucchero filato? Devi dirci qualcosa?»
Domandò Aitor con un sorriso malizioso avendo notato le mani intrecciate dell’amica e di Riccardo, anche Roxanne e Sol lo notarono e la maggiore sorrise felice appuntandosi mentalmente di chiedere all’amica come fosse successo e, soprattutto, quando.
La ragazza si avvicinò ad Aitor con la sua stessa espressione, il ragazzo arretrò lievemente, lei gli sussurrò qualcosa nell’orecchio in modo che nessun’altro potesse sentirla.
«E tu? Ti dovrò forse shippare con mio fratello?»
«ANITA!»
Aitor, arrossito, saltò all’indietro, Anita scoppiò a ridere, gli altri li fissarono confusi.
«Uno a uno, palla al centro».
«Non lo dire più! Non ci pensare neanche!»
La voce di Aitor si era fatta quasi acuta e tutti scoppiarono a ridere, il ragazzo mise il broncio.
«Dai, Ai…»
«Non mi parlare tu!»
Gabi fissò confuso il minore che, dandogli le spalle, cominciò a camminare a passo spedito verso la scuola ormai rosso come un peperone.
«Ma…»
«Non fare domande fratellone, non fare domande…»
 
 
Durante la pausa pranzo il gruppetto si riunì in giardino per parlare: Anita e Riccardo si sedettero vicini mentre Aitor, memore dell’insinuazione della compagna di classe, cercò di stare il più lontano possibile da Gabi.
«Quindi…cosa è successo?»
Domandò Roxanne quando ci furono tutti, Arion scosse la testa.
«Ottimo, non sappiamo neanche cosa sia successo».
Sbottò Eden, Riccardo la fissò confuso: da quando erano arrivati a scuola l’amica era tesa, si era sciolta solo un attimo per stritolare Gabi con un grande abbraccio ma, poi, era ritornata a guardare fuori dalla finestra pensosa.
«Già, e poi…perché Sol non si ricorda dell’attacco?»
Alla domanda di Anita, Eden spalancò gli occhi e Riccardo, nel vedere la reazione, capì.
«Non ricorda neanche Michael?»
La ragazza annuì, il silenzio si impadronì del gruppo.
Il cellulare di Arion squillò.
«È Kath!»
Il ragazzo mise in vivavoce e tutti gli si avvicinarono, tranne Aitor che preferì rimanere dov’era, Gabi lo guardò male.
«Aitor, non fare il bambino…vieni qui».
Il ragazzo fece spallucce ma, vinto dalla curiosità, si avvicinò cercando di ignorare Anita che ridacchiava.
«Ehilà!»
«Trovato qualcosa Kath?»
La rossa sospirò alla domanda di Arion poi negò.
«Uffa!»
«Ho avviato un’analisi del super computer e, intanto, sto tornando a casa… quando finite le lezioni ci troviamo al laboratorio!»
Il gruppo annuì e la chiamata finì.
«Quindi…Sol si ricorda di X.A.R.E ma non dell’ultimo attacco e Michael ora sa che esiste X.A.R.E ma non sa che cosa sia?»
«Così sembra, Rox cara. Sono stata troppo precipitosa con lui oggi e se già prima sospettava, ora…»
«Non ti preoccupare Eden!»
«Aspetta una mia risposta, Anita. Vuole sapere tutto».
«Oggi, quando saremo tutti insieme, cercheremo un modo per dirglielo. Tranquilla Eden, non sei sola!»
Esclamò Arion sorridendole, tutti furono d’accordo con lui, la campanella suonò: le lezioni stavano per ricominciare.
 
 
«Ragazzi!»
Kathryn e Sol, seduti sulle scale che portavano alla collina della torre, salutarono il gruppo proveniente dalla Raimon.
«Trovato qualcosa?»
Domandò Riccardo mentre la ragazza abbracciava Gabi e lanciava un’occhiata complice ad Anita.
«Yes! L’analisi ha dato dei risultati inaspettati! Per festeggiare sono andata a prendere la merenda per tutti!»
Esclamò la rossa indicando il sacchetto che Sol teneva tra le mani, tutti la guardarono confusi e lei sorrise raggiante poi si avviò verso la torre facendo loro segno di seguirla.
Durante il tragitto nessuno parlò, la ragazza cominciò a parlare entrando nella catapecchia che portava al laboratorio.
«C’è un programma, sto cercando di capire cosa sia ma ho due certezze: all’inizio non c’era ed è stato quello a risolvere tutto! Però non capisco co…»
La ragazza, entrata nella stanza del super computer, si fermò di colpo con un urletto di sorpresa e Arion, subito dietro, le andò a sbattere facendola quasi cadere, tutti entrarono e si bloccarono spalancando gli occhi per la sorpresa.
«FEY!»
Il ragazzo proveniente dal futuro, ma con abiti fin troppo contemporanei per i suoi standard, stoppò il pallone con cui stava palleggiando e salutò i nuovi arrivati con un ampio sorriso.
«Ragazzi! Vi trovo bene! Gabi, Arion, come state?»
La domanda fu ignorata, tutti, tranne Kathryn, cominciarono a parlare insieme e Fey, ridacchiando, alzò una mano per ottenere il silenzio.
«Anche io sono felice di vedervi!»
«Kath, tesoro, hai visto?»
Sussurrò Eden affiancando l’amica sorridendo, il sorriso le morì sulle labbra quando vide l’espressione seria sul volto dell’altra, anche gli altri lo notarono e l’atmosfera si raffreddò, tutti smisero di sorridere.
«Ehi, Kath, come stai?»
Fey si avvicinò alla ragazza, tutti li guardarono in attesa e, per qualche secondo nessuno si mosse, poi la rossa stupì i presenti e gli tirò uno schiaffo sulla guancia per poi andarsene senza dir nulla.
«Kath! Aspetta!»
Il ragazzo proveniente dal futuro, con una mano sulla guancia colpita e lo sguardò ferito, fermò Arion.
«Lasciala andare…»
Nessuno parlò per qualche minuto poi Gabi parlò.
«Se sto bene è merito tuo, grazie».
«Sì, grazie Fey! E ora dicci, resterai?»
Fey sorrise lievemente e annuì.
«Certo! Vi dirò di più! Da lunedì sarò ufficialmente uno studente della Raimon!»
Tutti spalancarono gli occhi e sorrisero entusiasti della novità prima di tornare a tempestarlo di domande.
«E ora…perché te ne sei andato via così?»
Alla domanda di Eden calò l’ennesimo silenzio, Fey si mise a fissare il pavimento.
«Ecco, io…»
«La verità è che stava male e aveva bisogno di cure che solo nel futuro poteva ricevere».
Wonderbot entrò nella sala facendo sobbalzare tutti, Fey lo guardò confuso dopo aver visto che era da solo.
«Wonderbot! Aspetta…in che senso?»
L’orso, alla domanda di Aitor, andò accanto al ragazzo proveniente dal futuro e gli diede una piccola pacca sul braccio.
«Nel senso che è un incosciente…»
 
 
«Tu sei Kathryn, giusto?»
La ragazza, appoggiata alla balaustra, sobbalzò, era così immersa nei suoi pensieri da non essersi neanche accorta che qualcuno stava salendo la scala; si asciugò una lacrima fuggiasca e si girò a guardare il nuovo arrivato.
«Ah, giusto. Simeon AYP».
La ragazza accettò la mano che il ragazzo gli poneva cercando di capire perché il nome gli risuonasse famigliare.
«Sono un amico di Fey, dal futuro».
A sentire il nome dell’altro, la rossa si rabbuiò ma almeno riuscì a capire con chi aveva a che fare: era un ultra evoluto che, dopo un passato da cattivo, si era redento dopo aver conosciuto Arion e gli altri.
«Sei arrabbiata con Fey? Ti capisco, però non dovresti. Non se lo merita».
Kathryn strinse le mani intorno alla balaustra.
«Dico davvero. Forse il modo non è dei migliori, ma non voleva farvi stare in pensiero».
«Non voleva farci stare in pensiero, ma davvero? E se ne va via così? È il miglior modo per far stare in pensiero qualcuno!»
«Ora capisco…»
«Cosa?»
«Nulla, Kathryn…Ti assicuro che aveva un valido motivo, posso spiegartelo? Però non mi devi interrompere».
I due si guardarono poi Kathryn annuì e si sedette a gambe incrociate subito imitata dall’altro.
«Bene, sai già che entrambi siamo, eravamo, ultra evoluti. Quando nasci ultra evoluto hai dei poteri sì, ma hai anche una speranza di vita molto bassa, in pochi arrivano ai vent’anni. Ma è stata trovata una cura e, dopo la partita contro Arion e gli altri, io mi ci sono sottoposto subito ma lui, con la scusa di stare un po’ nel presente, no. Aveva sfruttato troppo i suoi poteri, si era affaticato e il suo corpo cominciava a cedere. Quando è tornato nel futuro stava a mala pena in piedi, ci è voluto un bel po’ prima che si rimettesse in sesto: per voi sono passate poche settimane, per noi quasi due mesi».
Kathryn, man mano che lo ascoltava, diventava sempre più pallida.
«Perché…»
«Perché è Fey e non voleva farvi preoccupare, anche nel futuro non ha smesso un attimo di pensare a voi, nonostante dovesse riposare».
 
 
«Ma tu sei veramente un incosciente».
Sbottò Aitor rompendo il silenzio che si era venuto a creare dopo il racconto di Wonderbot, tutti erano troppo stupiti per dire qualcosa.
«Non vi preoccupate, alla fine non mi è successo niente. Sto bene!»
«Però potei dircelo, ti avremmo potuto aiutare!»
Alle parole di Arion, l’ex ultra evoluto scosse il capo.
«No, Arion. Vi avrei fatti preoccupare e voi avevate altro cui pensare…Comunque X.A.R.E si sta facendo troppo audace».
«Scusa Fey, come hai fatto a far ripartire il giorno?»
«Esatto, e perché né Sol né Michael si ricordano dell’attacco?»
Alle domande di Anita e di Eden tutti annuirono: si stavano chiedendo la stessa cosa.
«Grazie al Ritorno al passato che ho sviluppato mentre ero nel futuro».
Il ragazzo cominciò a spiegare di come, aiutato da altri, aveva creato un programma capace di far tornare, una volta disattivata la torre, all’inizio il giorno tutti senza far verificare nuovamente l’attacco e, allo stesso tempo, facendo dimenticare a tutti, esclusi coloro che erano andati almeno una volta su Arcadia, ciò che X.A.R.E aveva causato durante l’attivazione della torre.
«Quindi è per questo che io mi ricordo di X.A.R.E ma non dell’ultimo attacco».
«E Michael non si ricorda dell’ultimo attacco e di tutto quello che è successo in quel frangente grazie al Ritorno al passato…»
«Esatto, se qualcuno, durante un attacco, dovesse scoprire l’esistenza di X.A.R.E e di Arcadia basterebbe solo far partire il programma per risolvere la questione. Così il nostro segreto rimarrà al sicuro».
Per un po’ nessuno parlò mentre tutti pensavano a quello che avevano appena scoperto.
«E il fischio alle orecchie? Oggi ci siamo svegliati tutti con le orecchie che fischiavano».
Alla domanda di Arion, Eden, che aveva abbassato la testa pensando a come risolvere con Michael, la rialzò.
«Piccolo effetto collaterale, dovrò trovare una soluzione».
«Beh, da ora avrai tutto il tempo che vuoi, no?»
Fey annuì felice ad Anita, poi ad Arion venne in mente una cosa.
«Ma come hai fatto a tornare qui? Che cimelio hai usato?»
«Beh, ovvio…il promemoria della partita di oggi!»
Silenzio…
Arion, Aitor, Gabi e Riccardo si guardarono, impallidirono, guardarono l’ora e si fissarono nuovamente.
«La partita! Cavoli ce ne siamo dimenticati!»
Arion uscì dalla stanza correndo seguito dai compagni di squadra, Roxanne guardò l’orologio: mancavano quarantacinque minuti all’amichevole che, fortunatamente, si giocava alla Raimon.
«Incredibile, si sono dimenticati del calcio, segniamoci la data sul calendario…»
Ridacchiò Anita, gli altri la imitarono e poi, tranquillamente, uscirono diretti verso la scuola.
 
 
 
 
Angolo dell’autrice!
 
Sì, Anita e Riccardo hanno capito che con X.A.R.E non si scherza, che la vita è effimera e quindi è meglio non rimandare XD
Riccardo è una donna con il ciclo, anzi…peggio…io non ho tutti questi sbalzi d’umore!
Vi lascio qui la prima versione della riunione “Garcia e Di Rigo”: Il centrocampista scoppiò in lacrime, Gabi sospirò e cominciò a fargli pat pat fra i capelli scambiando un’occhiata complice alla sorella che cercò di non ridere. Dal balcone di fronte una vecchietta, che aveva osservato tutta la scena; rientrò confusa: non c’erano più i giovani di una volta...
Si vede che sta quarantena mi fa male, ci sono delle parti assurde in questo capitolo…chiedo pietà.
Cercherò di limitarle xD
Sì, dovevano volare schiaffi…
Che ne dite? Piaciuto almeno un po’?
E poi, ci ho proprio preso gusto, le nostre girls!
Anita
Eden (con i capelli leggermente più chiari)
Roxanne
Kathryn 
Spero che vi piacciano e siano abbastanza simili alle vostre bambine!
Ora si comincia a fare sul serio!
Ciao!
Aiko

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Capitolo 17
*** 12. Relax ***


Nella prima parte di Code Arcadia...
Nel presente, subito dopo la sconfitta degli ultra evoluti, Fey trova uno strano laboratorio sotto la torre Inazuma e non può fare a meno di chiamare Arion e i suoi amici.
Il capitano della Raimon insieme a Sol, Riccardo, Gabi e Anita (sorella di Gabriel) accorrono e incontrano anche Aitor e Roxanne Beckett; il gruppo conosce una strana ragazza smemorata che verrà chiamata Kathryn da Roxanne.
Il giorno dopo, Eden Park viene a sapere tutto dal migliore amico Riccardo e il pomeriggio, con gli altri, torna nel laboratorio sotterraneo dove vengono a conoscenza dello strano mondo di Arcadia e della minaccia di X.A.R.E.
A Kathryn e Fey vengono concesse 24 ore per studiare il super computer prima di spegnerlo e X.A.R.E se ne approfitta attaccandoli con un black-out che coinvolge solo la Raimon chiudendo tutti dentro.
Eden, Roxanne e Anita fortunatamente riescono a scappare e si aggiungono a Kathryn, insieme le quattro vanno ad Arcadia e disattivano la torre che X.A.R.E può utilizzare per attaccare il mondo esterno.
Alla fine dell’attacco, Fey fa per spegnere il super computer ma si ferma a causa dello svenimento di Kathryn; la ragazza si ricorda dei genitori e di una persona dagli occhi azzurri verdastri che la chiama Ailla.
I ragazzi scoprono che Kathryn è collegata ad Arcadia e che non si può spegnere il super computer senza farle del male e che si può andare nel mondo virtuale una volta al giorno.
Michael a sospettare qualcosa per la sparizione di Eden durante il black-out.
Fey comincia a dormire male la notte e, durante il giorno, a mostrare segni di malessere.
Continuano gli attacchi, il gruppo diventa sempre più unito e comincia ad uscire insieme: durante una gita al Luna Park, X.A.R.E attacca rinchiudendo Sol e Roxanne nella cabina della ruota panoramica (potrebbe scattare qualcosa ma l’autrice è cattiva quindi no xD) dove i due cominciano a legare.
Michael sente nominare X.A.R.E e si insospettisce sempre di più, il malessere di Fey peggiora.
Durante una gita delle seconde, X.A.R.E attacca e Michael comincia a interrogare Eden per sapere la verità, la ragazza non cede ma i due cominciano a legare.
Alla fine dell’attacco Fey abbandona il gruppo e ritorna nel futuro senza dare spiegazioni, malcontento generale e, soprattutto, di Kathryn.
Passano due settimane a X.A.R.E attacca prendendo il controllo dei semafori, Gabi finisce all’ospedale, Michael dichiara di tenere ad Eden e la accompagna al laboratorio.
Mentre le ragazze (eccetto Anita che è in ospedale per avere notizie del fratello) sono su Arcadia, Arion viene attaccato da dei fili e se la cava solo per un aiuto misterioso che avvia il Ritorno al passato.
Tutti si risvegliano nelle loro case e scoprono di essere tornati all’inizio della mattinata, finalmente Anita e Riccardo (cotti da una vita) mettono insieme, Michael e Sol non ricordano dell’ultimo attacco perché non sono mai andati su Arcadia.
Fey, il misterioso aiuto, ritorna ma Kathryn non la prende affatto bene e se ne va, si scopre che il ragazzo se n’è andato per necessità in quanto il suo essere un ultra evoluto gli stava facendo male.
Nel futuro, Fey ha lavorato al ritorno al passato, un programma che permette di riavviare il giorno impedendo l’attacco e cancellando i ricordi di chi è venuto a conoscenza di X.A.R.E e di ciò che la riguarda a causa dell’attacco.
Intanto qualcuno trama nell’ombra.

 

Relax

 
Giovedì, 22:10
 
«Allora Eden? Hai parlato con Michael dopo la partita?»
Alla domanda di Roxanne, Eden scosse la testa prima di stendersi sul letto appoggiando il tablet al cuscino per farsi vedere dalle amiche: le quattro avevano molto di cui parlare e non potendo farlo con i ragazzi intorno avevano deciso di aspettare fino a sera per poi videochiamarsi.
«Sei sicura di non volere una mano?»
«Tranquilla Anita cara, me la cavo da sola. Dimmi, piuttosto, come hai fatto a togliere il prosciutto dagli occhi di Riccardo?»
Anita arrossì lievemente mentre Roxanne e Kathryn ridacchiarono.
«Lunga storia».
«Dai Anita! Quando i tuoi nipoti ti chiederanno come hai conosciuto, anzi… come ti sei messa insieme al loro nonno cosa dirai?»
«A tempo debito ci penserò, tu Rox? Dirai ai tuoi nipoti di essere caduta tra le braccia del loro nonno?»
Toccò a Roxanne arrossire.
«Anita, a volte sei peggio di Aitor… e, già che ci sono, si può sapere che gli hai detto? Non ha fatto una singola battuta per tutto il giorno né si è avvicinato a Gabi e non mi ha neanche voluto dire il perché».
«Segreto professionale! Diciamo solo che ho capito dove colpire… Aitor, stranamente, ha un cuore».
Le quattro scoppiarono a ridere e continuarono a parlare del più e del meno.
«Sabato andiamo al Luna Park? Magari questa volta andrà meglio! E poi dobbiamo festeggiare il ritorno di Fey!»
Anita tossicchiò, Roxanne si rese conto di ciò che aveva detto e guardò la parte di schermo dove si trovava il video di Kathryn: la rossa sembrava aver trovato di sommo interesse una ciocca dei suoi capelli.
«Kath cara, sei ancora arrabbiata? Lo sai che…»
«Lo so Eden, me lo hanno detto e proprio non riesco a capire… cioè… ha fatto tutto questo per non farci preoccupare, va bene ma…»
Kathryn sospirò non riuscendo a dare ordine ai suoi pensieri: non poteva essere arrabbiata con Fey ma lo era e anche tanto.
«Tranquilla tesoro, non ti giudichiamo. Comunque sarà una bella occasione per festeggiare e stare un po’ insieme».
«Esatto! Se non ho capito male anche tu, Kath, potrai iscriverti alla Raimon!»
La rossa guardò confusa Anita, Roxanne invece annuì.
«Proprio così, avrai una nuova identità e potrai stare con noi! Chissà in quale classe andrai».
«Forse in prima o in seconda, non sai proprio quanti anni hai cara?»
Kathryn scosse la testa, aveva circa la loro età ma non ne sapeva di più.
«Ma non ti ricordi proprio niente?»
«Più o meno. Alcune cose le so, altre ho l’impressione di saperle e… non so, è difficile da spiegare…»
“E poi ci sono quei flash e quei sogni”.
Kathryn lo pensò ma non lo disse, se gli ultimi non la preoccupavano lo facevano i primi: talvolta, visitando alcuni luoghi o facendo determinate cose, sentiva voci o vedeva cose che non c’erano.
Alcune cose le aveva dette anche agli altri ma altre se le era tenuta per sé o, agli inizi, le aveva dette a Fey.
Fey…
La ragazza scosse la testa e tornò ad ascoltare le amiche che, nel frattempo, si erano messe a parlare di quanto erano felici di averla a scuola con loro.
 
«Ailla! Ailla!»
Aprì gli occhi assonnata e guardò il piccolo che, con passi incerti, le veniva incontro spaventato stringendo a sé un cane di peluche mentre fuori il temporale infuriava.
Il bambino arrivò al letto e cercò di salirci, lei lo tirò su e gli scompigliò i capelli rossi facendolo ridacchiare.
Poco dopo si stava per riaddormentare quando un uomo e una donna entrarono nella stanza, portò un dito alla bocca invitandoli a fare silenzio per poi indicare loro il piccolo che le dormiva accanto, i due adulti si guardarono e sorrisero..
«Te l’ho detto tesoro… il cacciatore era dalla sua preda. E ora possiamo riposare tranquilli, vero uragano mio?».
Una risata lieve, lei annuì stringendo a sé il piccolo.

 
Venerdì mattina
 
Kathryn, ancora pensando al sogno della notte appena passata, entrò in cucina sbadigliando.
Fey e Arion, seduti al tavolo, la salutarono felici, lei ricambiò e si sedette assonata a quello che era ormai diventato il suo posto.
Arion si alzò e, presa la borsa, uscì dicendo di essere in ritardo, la ragazza prese la marmellata e cominciò a spalmarla sul panino cercando, allo stesso tempo, di non sbadigliare nuovamente.
«Altri sogni-ricordi?»
La ragazza sobbalzò facendo cadere la colazione che finì sul tavolo dalla parte della marmellata, alzò lo sguardo incrociando quello di Fey, seduto come al suo solito nel posto di fronte a quello di Kathryn.
«Ops… non volevo, scusa».
La rossa si limitò a guardarlo un secondo prima di tornare alla sua colazione, l’altro trattenne un sospiro e rimase in silenzio per un po’.
«Kath, senti…»
«Devo andare, ciao Fey».
Kathryn si alzò e uscì chiudendo la porta della cucina alle sue spalle, poi si fermò e strinse i pugni cercando di calmarsi: perché?
La ragazza sospirò e Fey fece lo stesso in cucina.
 
 
«Michael…»
Il ragazzo, scattato in piedi, si voltò a guardare Eden che ricambiò sostenendo lo sguardo stranito dell’altro.
«Ti rendi conto che sembra una pazzia? X.A.R.E? Arcadia? Torri? Tutto!»
«Sei finito in una leggenda. Hai giocato a calcio nel passato e nel futuro…»
«Esatto. Qui alla Raimon non esiste il concetto di normalità? Posso passare un anno scolastico tranquillo? Domani gli alieni?»
Eden sospirò: la rivelazione poteva andare peggio ma anche meglio...
Michael si sedette nuovamente recuperando la calma, per un po’ nessuno parlò.
«Dimmi perché ti sei immischiata in un caos del genere».
«Dovevo, non potevo rimanere con le mani in mano. Tu avresti… hai fatto lo stesso».
Michael la guardò confuso prima di ricordarsi del fatto che aveva “ripetuto” il giovedì.
«Giusto…»
«Michael, posso chiederti una cosa?»
Il ragazzo annuì, Eden fece un respiro profondo.
«Ci tieni a me?»
Michael arrossì lievemente domandandosi che cavolo avesse fatto il giorno prima.
«Io…»
La campanella suonò, i due sobbalzarono.
Adé passò correndo davanti a loro per poi tornare sui suoi passi riconoscendo l’amico.
«Michael! Muoviti, siamo in ritardo!»
Nonostante le proteste del ragazzo, Adé lo portò via lasciando Eden da sola.
I due ragazzi entrarono in classe un secondo prima del professore; solo a metà lezione Adé si rese conto di chi fosse l’interlocutrice di Michael, si tirò una manata sulla fronte: l’aveva fatta grossa.
 
iBlater- Arion ha creato il gruppo ArcadiaBoys.
Aitor: seriamente?
Arion: sì :)
Riccardo: può essere… utile, suppongo…
Arion: dai ragazzi! Credete che le ragazze non abbiano un gruppo del genere?
Gabi: ce l’hanno eccome…
Aitor: sì, codine… controlliamo il cellulare alla sorella, bravo...
Gabi: ma... non è così! Me l’ha detto lei!
Aitor: si sì… dicono tutti così…dillo che sei un fratellone protettivo che controlla cosa si scrivono tua sorella e il suo ragazzo.
Gabi: ma no, che cosa dici!?
Aitor: la verità.
Riccardo: ragazzi, mi date ansia, piantatela…please.
Fey: ora ci tocca sopportarli pure qui? Che idea geniale, Arion xD
Arion: non capisco se tu sia serio o meno.
Aitor: non capisci... che strano.
Arion: allora ha funzionato il mio piano Fey? Vi siete chiariti tu e Kath?
Fey: purtroppo no.
Aitor: i tuoi piani fanno schifo Arion. Tranquillo Fey, al Luna Park risolviamo, lascia fare a me.
Arion: Aitor l’ultima volta al Luna Park non è andato bene il tuo piano per Rox.
Sol: al Luna Park? L’ultima volta? Rox? Cosa?
Aitor: NIENTE! Arion, taci per una volta nella tua vita!
Arion: ma… T.T

 
Sabato, 13:00
 
Il gruppo di Arcadia al completo entrò nel Luna Park e Arion sorrise soddisfatto guardando l’ora: erano stati bravissimi ed erano in perfetto orario, pronti a un meraviglioso pomeriggio insieme!
Aitor batté le mani per richiamare l’attenzione.
«Per evitare cose strane ci dividiamo anche ques…»
«Rox, andiamo sulla ruota panoramica? L’ultima volta non è andata proprio bene ma stavolta sarà meglio!»
Roxanne annuì felice a Sol e i due se ne andarono, Aitor li guardò e sbuffò: possibile che non potesse manco fare Cupido in santa pace? Ma non era ancora finita, no!
«Allora, come stavo dicendo prima dell’interr…»
«Noi andiamo nella casa degli specchi, l’ultima volta non ne abbiamo avuto modo».
Anita e Riccardo se ne andarono tenendosi per mano, Aitor sbuffò nuovamente poi guardò Kathryn, che parlottava con Eden, e Fey: aveva un’ultima chance.
«Quindi poss…»
«Eden ed io dobbiamo parlare, a dopo!»
Kathryn se ne andò via trascinando con sé Eden che, ben conscia del piano per fare ragionare la rossa, lanciò un’occhiata di scuse a Fey promettendosi di trovare un modo per mandarla da lui il prima possibile.
Aitor sbuffò, incrociò le braccia al petto e fece il broncio: missione decisamente fallita.
Fey sospirò, Gabi gli posò una mano sulla spalla per consolarlo.
Arion, dopo essersi guardato intorno, sorrise e tirò la mano di Fey.
«Dai, questa volta un giro sugli autoscontri lo facciamo».
I due si allontanarono, Aitor se ne accorse troppo tardi e fece per seguirli ma Gabi lo fermò.
«Tu vieni con me!»
Aitor sbuffò: non era proprio la sua giornata.
 
Dalla cabina della ruota panoramica, Roxanne guardava il panorama meravigliata: non importava quante volte ci andasse, ogni volta la vista era stupenda e c’era sempre qualcosa di nuovo da guardare.
Sol invece guardava pensoso la ragazza.
«Sol, hai visto che bello quel riflesso?»
Il ragazzo sobbalzò distolse lo sguardo mentre l’altra si girava a guardarlo per poi, come se non fosse successo nulla, girarsi verso di lei.
«Uh, sì! È proprio bello! Non mi stancherei mai di venire qui!»
Roxanne sorrise e Sol non poté fare a meno di imitarla: il paesaggio era bello, certo, ma…
La ragazza tornò a fissare il panorama e Sol a guardare lei cercando di prendere coraggio per dirle quello che voleva dirle.
«Rox?»
«Sì?»
Il ragazzo esitò quanto bastava per far arrivare la loro cabina a terra, dovettero scendere e lui perse l’occasione.
«Allora?»
«Uh… dove vuoi andare?»
 
«Attento che lì c’è un vet…»
Anita non riuscì neanche a finire la parola che Riccardo, giratosi per guardarla, si andò a schiantare contro il vetro.
«Sto bene, non l’avevo visto… di nuovo!»
Il centrocampista scoppiò a ridere imitato dalla ragazza: l’idea di andare nel labirinto dei vetri era stata geniale, da circa dieci minuti cercavano di uscirne ma senza grossi risultati e con molte botte sul naso per Riccardo.
Anita prese per mano il ragazzo e i due, tenendo il braccio libero, avanti cominciarono a camminare chiacchierando tra di loro.
La giovane Garcia era felicissima, gli ultimi giorni erano stati stupendi e stare insieme a lui, la sua cotta storica, meraviglioso.
«Siete fatti per stare insieme, sorellina. Siete solo troppo lenti a capirlo».
Riccardo, con a mano libera, toccò un vetro e ridacchiò.
«Questa volta non mi ha fregato».
Anita annuì e gli diede un bacio sulla guancia, il ragazzo ricambiò ma sulle labbra.
Qualcuno applaudì e i due si staccarono imbarazzati: dall’altra parte del vetro due bambine li guardavano entusiaste.
 
«E quindi, con Michael?»
Eden prese la mira e tirò facendo cadere quasi tutti i barattoli.
«Oggi non c’era a scuola, Adé mi ha detto che aveva una riunione di famiglia e preferisco parlargli faccia a faccia».
Kathryn annuì e ne imitò le gesta, si batterono il cinque mentre il signore dietro al bancone indicava gli oggetti che potevano prendere con i punti che avevano realizzato.
«Comunque, anche tu dovresti parlare a chi sai tu, cara».
«Voldemort?»
Domandò Kathryn con finta innocenza, Eden la guardò male e la ragazza alzò le mani al cielo in segno di resa.
«So che non è facile ma…»
«Devo farlo…»
Eden annuì e accettò il serpentello di peluche.
«È stato un piacere Kath… ora capisco tante cose».
La rossa guardò confusa Simeon che cominciava a scendere dalla scala a pioli, lo chiamò e lui tornò su, sedendosi sul bordo della piattaforma.
«Cosa intendi dire?»
«Fey non ha mai parlato di nessuno come ha fatto di te».
«Ha…ha parlato di me?»
«Ogni giorno, quasi ogni ora, era fin fastidioso…»

Sovrappensiero Kathryn indicò un peluche bianco e verde acqua, Eden ridacchiò e la rossa la guardò prima lei poi il suo premio: il coniglietto sembrò ricambiare il suo sguardo con gli occhi lilla brillantinati.
Kathryn arrossì ma non lo cambiò e lo strinse a sé.
 
Roxanne scoppiò a ridere fissando il proprio riflesso nello specchio deformante.
«Ora sì che sono tappa!»
Sol la raggiunse, la sua immagine subì l’effetto dell’attrazione, ridacchiò poi fece per parlare ma la ragazza era già corsa allo specchio successivo, sorrise e la raggiunse.
«E questo? Wow! Sono un gigante!»
«Rox».
Roxanne si girò e arrossì quando lui le prese una mano.
«Rox, ti devo dire una cosa. È da un po’ che vorrei dirtelo ma… non ne ho avuto l’occasione».
La maggiore annuì senza staccare gli occhi da quelli del ragazzo cercando, allo stesso tempo, di stare concentrata: cominciava a farsi film mentali su quello che Sol voleva dirle.
«Tu… tu mi piaci Rox!»
Il cuore di Roxanne perse un battito poi accelerò e lei si sentì volare.
«Anche tu Sol».
I due si sorrisero, Roxanne si mise in punta dei piedi e si baciarono mentre lo specchio rifletteva la loro immagine rendendo quel gesto ancora più grande.
 
Qualche ora dopo il gruppo si riunì vicino all’entrata per andare a cenare.
«Ragazze? Avete svaligiato un negozio di peluche?»
Alla domanda di Aitor le quattro amiche si guardarono e scoppiarono a ridere: tutte tenevano tra le braccia un peluche.
«Lui è Pops!»
Roxanne sorrise mostrando il pappagallo di peluche che Sol aveva vinto per lei facendo goal, il ragazzo le passò un braccio sulle spalle e Aitor, notandolo, dovette trattenersi dallo sfregarsi le mani soddisfatto.
Anita accarezzò il suo Pikachu regalatole da Riccardo, Eden strinse il suo peluche.
Aitor notò il coniglio tra le braccia di Kathryn e sorrise: forse c’era ancora una possibilità.
«Ma che bel coniglietto Kath, come lo hai chiamato?»
La ragazza si girò per nascondere il peluche, Fey arrossì, Gabi rifilò una gomitata nello stomaco ad Aitor che guaì.
«Zitto Clarabella*».
Il ragazzo sbuffò e il gruppo poté finalmente avviarsi verso il ristorante dove avrebbero mangiato.
 
 
*La mucca pettegola della Disney (?)
 
Angolo autrice!
 
 
Le videochiamate sono arrivate pure qui. Sì, Kath deve rompere l’anima… menatela per l’amor del cielo! Ma anche forte!
Adé prima li shippa, poi li separa…
Io sono Arion, creo gruppi a caso (con nomi peggiori…).
E mi sto recensendo da sola il capitolo? Sembrerebbe…
 
Hello!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Siamo finalmente nella seconda parte di Code Arcadia dove scopriremo tante cose e X.A.R.E si troverà un hobby (che, purtroppo, non è il giardinaggio)… spremere le sue meningi virtuali per preparare attacchi in grande stile!
Ora si aprono le scommesse su che classe frequenteranno Fey e Kathryn e sul nome del coniglietto di peluche!
Ora devo andare, buona Pasqua!
Aiko
 

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Capitolo 18
*** 13. Pace ***


Pace

 
 
 
Domenica, 16:30
 
Qualcuno bussò alla porta e Kathryn, stesa sul letto con il coniglietto di peluche tra le braccia, si mise a sedere invitando il visitatore ad entrare.
Fey, con il computer in mano, entrò piano cercando di mascherare l’agitazione che provava come ogni volta che, negli ultimi giorni, stava da solo con lei.
«Ciao… dobbiamo sistemare le ultime cose per l’iscrizione alla Raimon».
La rossa annuì invitandolo a sedersi e il ragazzo sorrise leggermente notando il peluche sul materasso.
«Quindi… dovrei fare finta di essere una lontana cugina di Anita e Gabi?»
«Esatto, loro sono d’accordo! Poi manca la classe!»
Poco dopo Fey annuì soddisfatto completando i moduli: finalmente entrambi avevano una nuova identità in quel tempo che non era il loro.
Chiudendo il computer però si incupì lievemente e inspirò a fondo cercando di prendere coraggio deciso a chiarire quella faccenda che già da troppo tempo stava andando avanti.
«Senti… Kath… io…»
Dal corridoio, Silvia chiamò la rossa che si alzò di scatto dirigendosi verso la porta che aprì prima di fermarsi voltandosi.
«Scusa, devo andare… a dopo…»
Fey, rimasto solo, batté più volte le palpebre con aria confusa prima di sospirare sonoramente: non ce la potevano fare…
Il suo sguardo cadde sul peluche che sembrava fissarlo.
«Perché ogni volta finisce così? E poi il suo a dopo ultimamente vuol dire mai e… Sto parlando con un peluche? Sto impazzendo, decisamente…»
 
 
Roxanne, seduta su una panchina del parco, sorrise riconoscente a Sol che le porgeva un gelato dopo averla raggiunta.
«Sai… verrò anche la settimana prossima e, dopo che avrai stracciato la Royal a pallavolo, andremo fuori a cena!»
Roxanne quasi lo stritolò per la felicità: Sol viveva fuori città e per questo aveva temuto di vederlo poco ma lui la continuava a rassicurare promettendole di venirla a trovare ogni volta che poteva.
«Ma non ti impegnerà troppo? Devi anche studiare e poi…»
Il ragazzo scosse la testa: fortunatamente aveva un caro zio che lo ospitava ogni volta che voleva.
I due intrecciarono le mani continuando a parlare felici come solo una coppietta poteva essere, ad un certo punto Sol si chinò in avanti e la baciò.
«Buono questo gelato!»
«Sol! Se lo volevi assaggiare potevi chiedere!»
«Nah… che gusto ci sarebbe stato?»
Roxanne scoppiò a ridere e l’altro la imitò.
 
 
«Piccioncini, ricordatemi perché sono venuto anch’io».
Sbottò Gabi guardando la sorella e il migliore amico che, invece di concentrarci sui compiti, parlavano dolcemente tra di loro.
«Perché dobbiamo studiare?»
Domandò ironicamente Riccardo senza degnarlo di uno sguardo, Anita ridacchiò.
«Esatto. State studiando?»
I due si guardarono confusi per poi fissare il difensore, Anita sorrise con aria furba.
«Ma quanto sei guastafeste oggi, fratellone… ti manca Aitor?»
«No, sono solo la voce della vostra coscienza che vi ricorda di non tralasciare lo studio».
I piccioncini si guardarono complici prima di abbandonare le loro sedie per mettersi al fianco di Gabi che sospirò preparandosi mentalmente a ciò che stava per succedere.
«Su voce della nostra coscienza: ammettilo…»
«Non c’è niente da ammettere».
«Dai!»
Cantilenarono entrambi in coro sorridendo divertiti mentre il ragazzo si stringeva con due dita il setto nasale sbuffando.
«Siete tremendi… smettetela di fare i bambini e studiate. Questa settimana siamo pieni di verifiche, Riccardo. E anche tu Anita».
«E come fai a saperlo? Te l'ha detto Aitor?»
Gabi alzò gli occhi al cielo e, messosi le cuffiette, tornò a fare matematica ignorando i presenti.
Riccardo e Anita scoppiarono a ridere prima di tornare al loro posto mettendosi finalmente a studiare tenendosi per mano.
 
 
Fey, sospirando, si stese supino sul divano sotto lo sguardo confuso di Aitor e Arion che erano seduti sul pavimento della sala intenti a fare merenda.
«Nada?»
«Nada de nada, Aitor. Ci si è messa pure tua zia Arion…»
Il centrocampista si grattò la nuca ridacchiando prima di passargli una fetta di torta come consolazione.
Per un po’ nessuno parlò poi il palmare di Fey cominciò a trillare facendo sobbalzare Aitor che si versò addosso il the.
«Per l’amor del cielo… cambia suoneria…»
«X.A.R.E?»
Fey annuì prendendo il cellulare per mandare un messaggio agli altri.
«Era da un po’ che non rompeva, mi stavo chiedendo dove fosse finita…»
Sbottò Aitor alzandosi venendo subito imitato dagli altri, entrambi con il cellulare in mano.
«Io chiamo Kath!»
Poco dopo l’esclamazione di Arion si sentì la suoneria della ragazza provenire dalla sua camera vuota e i tre si guardarono stupiti: si era veramente dimenticata il cellulare? Non era da lei.
«Ma sì… è uscita di fretta, vado a chiedere a zia Silvia se sa dov’è andata».
Arion sparì di corsa tornando pochi minuti dopo scuotendo il capo affranto: Silvia le aveva solo chiesto di portare dello zucchero alla vicina e, per quanto ne sapeva lei, doveva essere già tornata.
«Dove sarà finita? È tutta colpa mia!»
Fey si mise le mani tra i capelli e Aitor si diede una manata sulla fronte prima di tirargli un pugno sul braccio.
«Non è colpa tua, sarà andata a fare quattro passi come al solito. Ora tu fili al laboratorio mentre noi andiamo a cercarla: vedrai, saremo là prima di te».
Fey, seppur poco convinto, annuì prima di correre via.
«Aitor passione baby sitter… fantastico».
Sbottò Aitor prima di uscire dalla stanza seguito da Arion.
 
 
«E poi dividendo questo per il dato ottenuto prima ottieni la soluzione».
Anita si affrettò a completare l’esercizio dando poi un bacio veloce al ragazzo come segno di ringraziamento.
«Ci eri quasi arrivata ma fisica è una materia insidiosa e questo esercizio è piuttosto complicato…»
«Fortunatamente ci sei tu».
I due si sorrisero e Gabi alzò gli occhi al cielo sorridendo.
I cellulari suonarono e i tre si guardarono consci della fine del momento compiti.
Erano ormai fuori dalla porta di casa Garcia quando videro il messaggio della mancanza di Kathryn.
«Facciamo così: io vado a cercarla mentre tu accompagni Eny alla torre».
Riccardo annuì al migliore amico promettendogli che poi li avrebbe raggiunti prima di prendere la ragazza per mano e cominciare a correre verso la loro destinazione.
 
 
Roxanne, con la testa appoggiata sulla spalla di Sol, guardava tranquilla dei bambini giocare.
Il loro cellulari squillarono all’unisono e Sol sbuffò intuendo il mittente.
«Ti prego Rox: diamo un hobby a X.A.R.E, sembra che lo faccia apposta a scocciare nei momenti migliori».
La ragazza ridacchiò alzando il capo; Sol si mise in piedi e le tese la mano.
«Signorina Beckett, mi concede l’onore di scortarla al laboratorio?»
A quella domanda così galante, posta in modo scherzoso, Roxanne scoppiò a ridere portandosi una mano davanti alla bocca.
«Onore concesso, signor Daystar».
Alla sua risata si unì quella di Sol e i due, ignorando gli altri messaggi, si diressero correndo verso la torre dove trovarono Fey ed Eden ad attenderli.
«Anita e Riccardo stanno arrivando, quando arriva Kath ve la mando».
I nuovi arrivati si guardarono confusi: forse i messaggi dovevano leggerli tutti.
«Fey? Che è successo?»
«Anche voi? Ma li leggete i messaggi? Niente di che, è solo fuori senza cellulare».
Roxanne stava per chiederne il motivo quando Anita arrivò e Fey, per evitare il quarto grado, le spedì ad Arcadia facendo ridacchiare Sol che si appoggiò allo schienale della poltrona per vedere lo schermo del computer.
 
 
«Ti ho trovata! X.A.R.E ha attivato una torre!»
Kathryn, su un’altalena in un parco semideserto, sussultò quando Arion, quasi mezz’ora dopo l’inizio dell’attacco dell’intelligenza artificiale, comparve al suo fianco urlando agitato.
«Arion! Per l’amor del cielo, abbassa la voce!»
I due guardarono l’unica altra persona presente: un uomo che, dando loro le spalle, ascoltava la musica facendo ginnastica.
«Andiamo, non abbiamo tempo da perdere!»
Il centrocampista la tirò per un braccio correndo via e l’uomo che aveva sentito tutto perché si trovava nel silenzio tra una canzone e l’altra, girandosi vide solo una chioma rossa voltare l’angolo: prese il cellulare e compose un numero sorridendo soddisfatto.
 
 
«La torre non è molto distante questa volta, il tempo là com’è?»
«Soleggiato, X.A.R.E vorrà abbronzarsi un po’…»
I due ragazzi ridacchiarono alle parole di Roxanne e Fey, pur armeggiando sulla tastiera, vide che dei nemici avanzavano verso le ragazze grazie alla mappa virtuale.
«Paguri a ore dieci ma vi ho mandato i veicoli!»
Sol e Fey rimasero a guardare lo schermo: le tre amiche erano partite dopo essere riuscite ad eliminare altrettanti nemici.
Per un po’ nessuno dei due parlò perché entrambi erano troppo intenti a seguire le ragazze poi qualcosa si mosse dietro di loro e Sol, giratosi, chiamò l’altro con voce incerta.
L’ex ultraevoluto si girò confuso e, sbiancando, scattò in piedi: i cavi avevano nuovamente preso vita.
«Non li possiamo tagliare?»
Domandò il capitano dell’istituto Galattico prima di saltare di lato per evitare un attacco.
«Magari… e, questa volta, non abbiamo neanche un pallone da calcio».
I due cominciarono a schivare i colpi saltando e correndo per la stanza ma non era affatto semplice, all’improvviso un filo si arrotolò alla caviglia di Sol e, sollevatolo, lo scaraventò contro un muro facendogli perdere conoscenza.
Fey fece per correre da lui non notando un cavo che strettolo gli diede la scossa facendolo cadere svenuto su un fianco.
Nella sala piombò il silenzio e tutto tornò tranquillo, l’unico rumore era il ronzio del super computer e le voci ovattate delle ragazze provenienti dalle cuffie abbandonate sulla poltrona.
«Fey avete notizie di Kath? Fey? Sol? Ehi, ragazzi, ci siete?»
 
 
Eden, Anita e Roxanne si guardarono preoccupate fermando i loro veicoli.
«L’ultima volta Arion non ha risposto perché è stato attaccato, credete che…»
«Tranquilla cara, sono in due… dovrebbero cavarsela».
Roxanne annuì poco convinta ad Eden; Anita le richiamò indicando davanti a loro dove due granchi giganti erano apparsi di guardia alla torre.
«Crabs a ore dodici».
Sbottò Eden tirando fuori la katana.
«E ti pareva? Forza ragazze, sistemiamoli!»
Anita, sul suo overboard rosa, partì zizzagando per evitare di venir colpita; Eden fece un cenno di incoraggiamento a Roxanne, preoccupata per Sol.
«Vorrei solo sapere che cosa sta succedendo sulla Terra e dov’è finita Kath».
«Eccomi, arrivo!»
Le tre sobbalzarono sentendo la voce dell’amica poi Eden partì per aiutare Anita mentre Roxanne si fermò ad aspettarla tenendo d’occhio l’avanzata dei paguri dietro di loro.
 
 
Quando Arion e Kathryn giunsero nel laboratorio si fermarono guardandosi stupiti: c’era troppo silenzio.
«Fey?»
Alla domanda di Arion nessuno rispose e i nuovi arrivati si misero a correre preoccupati verso la sala del super computer, una volta arrivati si fermarono lanciando un’esclamazione sorpresa alla vista degli amici a terra.
Kathryn corse al fianco di Fey girandolo supino per controllare le sue condizioni mentre Arion si avvicinò a Sol guardando male i cavi sul pavimento avendo già capito cosa fosse successo.
«Kath, dovresti andare su Arcadia… qui ci penso io, tranquilla».
La ragazza annuì e dopo aver guardato nuovamente Fey, passandogli una mano tra i capelli, si alzò diretta verso il super computer per impostare il timer per la virtualizzazione.
 
 
Eden e Anita si batterono il cinque dopo aver eliminato i crabs girandosi sentendo le altre due amiche avvicinarsi.
«Alla buon’ora, tesoro! Non è carino arrivare così tanto in ritardo».
«Ciao, cugina che non è una cugina! Te la sei presa un po’ con calma oggi?»
«Scusate ragazze, vi ho lasciato tutto il divertimento… non succederà più!»
«Beh, ha distrutto un paguro… qualcosa ha fatto!»
Le quattro scoppiarono a ridere e scesero dai veicoli; intorno a loro non si vedeva nessun nemico.
«Disattiva la torre e torniamo a casa a goderci le ultime ore di pausa prima di una lunga settimana scolastica!»
Anita diede una leggera spinta a Kathryn mandandola verso la torre.
«Giusto, Anita! Sbaglio o tu e Roxanne avevate un appuntamento romantico con i vostri ragazzi?»
«Sì, Eden… con mio fratello come chaperon!»
Nuova risata da parte di Anita ed Eden, ma Roxanne si rabbuiò attirando la loro attenzione dovendo così spiegare cosa le aveva riferito Kathryn quando l’aveva raggiunta.
Le due si guardarono serie prima di consolare l’amica: sicuramente Sol si sarebbe rimesso presto.
L’aura della torre si schiarì segnalando la sua disattivazione e poco dopo la rossa le raggiunse; le quattro si fissarono in silenzio poi Anita parlò ponendo l’interrogativo che tutte e quattro avevano.
«Bene… e ora?»
«Teoricamente Arion dovrebbe smaterializzarci…»
«Ma, Kath, se si sta occupando dei ragazzi non si sarà accorto della nostra vittoria».
«Ottima osservazione Rox… quindi… che facciamo?»
Alla domanda di Eden nessuna rispose e, dopo qualche secondo di silenzio, tutte scoppiarono a ridere.
«Fantastico… siamo bloccate qui… Picnic?»
«Perché no, Rox, magari X.A.R.E ha solo bisogno di un po’ di compagnia».
«Oppure ci eliminiamo a vicenda, un po’ brutale come metodo ma…»
Anita non riuscì a finire di parlare che la voce di Riccardo le interruppe chiedendo loro come stava andando.
«Torre disattivata da cinque minuti… stavamo aspettando che qualcuno ci devirtualizzasse. A te l’onore, caro».
Riccardo ridacchiò alle parole di Eden prima di riportarle a casa.
 
 
Dieci minuti dopo Sol, messosi faticosamente a sedere massaggiandosi la testa, venne stritolato da Roxanne che gli diede un baciò veloce prima di tempestarlo di domande.
«Sol! Stai bene? Ero così preoccupata!»
«Rox, non respiro…»
La ragazza si staccò tenendogli comunque la mano mentre Aitor ridacchiava divertito guadagnandosi un’occhiataccia da parte della maggiore.
«Un po’ ammaccato ma sto bene, tranquilla».
I due si sorrisero mentre al gruppo si univano anche Gabi, Eden, Riccardo e Anita attirando la loro attenzione.
«Fey?»
«Con Arion e Kath, si deve ancora riprendere, Sol».
Lo stomaco di Aitor brontolò rumorosamente attirando l’attenzione dei presenti che sorrisero divertiti facendolo sbuffare.
«Scusate se sono le diciotto e io, avendo corso per quasi due ore, comincio ad avere fame».
Sol, a quelle parole, si diede una manata sulla fronte: aveva perso il treno, quello dopo sarebbe passato da lì a due ore e lui non sapeva dove andare a cenare.
«Beh, nessun problema per la cena: vieni da me, facciamo qualcosa di veloce da mangiare. E non dire di no: hai bisogno di qualcosa di buono dopo questa disavventura».
Roxanne sorrise dolcemente al ragazzo che ricambiò stringendole la mano; Aitor scosse la testa poi sorrise con aria furba.
«Fantastico, primo appuntamento e conosci i suoi. Attento Sol, il signor Beckett è molto severo».
A quelle parole, Sol divenne rosso e poi impallidì guardando la maggiore con aria spaventata.
In sincrono Anita e Roxanne tirarono un pugnetto ad Aitor mentre Gabi prese di mira il suo stinco con un calcio leggero.
«Ahi! Sono diventato il vostro sacco da boxe?»
«Tranquillo Sol, i miei non sono così terribili e poi oggi sono sola perché sono ad una cena».
Aitor si morse la lingua per non commentare vendendo l’occhiataccia di Gabi che già aveva capito le sue intenzioni mentre Anita, sorridendo, si rivolse al proprio ragazzo invitandolo a cena da loro.
Poco dopo Eden li salutò dovendo andare a cena con i suoi genitori e Aitor sospirò.
«Ma, spiegatemi, sono l’unico che mangerà da solo oggi?»
«Vuoi venire anche tu Aitor? Guarda che c’è posto».
«G… grazie ma no, zucchero filato… Ho altro da fare! Devo, ehm, aiutare Xavier* e…»
Tutti scoppiarono a ridere vedendo Aitor che, rosso come un peperone, cercava di spiegare ad Anita i suoi importantissimi impegni inesistenti.
 
 
Fey si mise a sedere sul letto guardando l’ora: erano quasi le dieci di sera.
L’attacco di X.A.R.E.
Il suo risveglio in laboratorio.
Arion e Aitor che lo accompagnavano fino a casa.
Lui che si metteva a letto con la scusa di riposare un po’…

Sbadigliando si stropicciò gli occhi: si era addormentato di brutto, altro che breve riposino.
Alzandosi fece cadere una coperta e la fissò confuso: da dove arrivava? Lui non l’aveva presa.
Scrollò le spalle, probabilmente era stato Arion.
«Sei sveglio…»
Fey sobbalzò girandosi verso la porta: sulla soglia Kathryn lo fissava con una tazza fumante in mano.
La ragazza abbassò lo sguardo e poggiato l’oggetto sul comodino se ne andò ignorando i suoi richiami.
Fey rimase solo e, più confuso che mai, sospirò sedendosi sul bordo del letto.
Non la capiva proprio: quando si era svegliato nel laboratorio era corsa via ma Arion, per rassicurarlo, gli aveva detto che, mentre era stato incosciente, lei gli era rimasta vicina senza lasciarlo poi quello… non riusciva proprio a capirla.
Sospirando prese la tazza tra le mani e, soffiandoci su, rimase a guardare la cioccolata calda al suo interno prima di berla.
Una volta finita la bevanda si mise in piedi, si guardò intorno e, notando la confusione che regnava in camera sua, scosse la testa: doveva decisamente sistemare altrimenti non avrebbe trovato il materiale scolastico.
Annuendo prese la tracolla infilandoci dentro l’astuccio prima di andare a caccia dei quaderni.
Qualcuno bussò alla porta e Fey, intento a sistemare le cose per il giorno seguente, invitò il visitatore ad entrare senza chiedere chi fosse.
«Fey…»
Il libro di algebra cadde sul pavimento e il ragazzo si girò sorpreso: Kathryn, con il peluche stretto al petto, guardava il pavimento con il volto nascosto da un ciuffo di capelli.
Per un po’ nessuno dei due parlò poi la rossa allungò le braccia tenendo il pupazzo davanti a sé continuando a fissare il parquet.
«Lui è Fey. È un coniglietto dannatamente testardo, crede di dover far tutto da solo senza l’aiuto di nessuno non volendo far preoccupare gli altri senza rendersi conto che così è peggio. Ma è anche… è anche…»
Kathryn, mordendosi la guancia, si interruppe incapace di continuare il discorso.
«È anche stupido e incoerente perché ha odiato suo padre per anni perché se ne è andato senza dirgli niente e poi lo ha imitato abbandonando i suoi amici, abbandonando te, così…»
La voce colpevole di Fey riempì il silenzio mentre il ragazzo, al centro della stanza, abbassava lo sguardo.
Sorprendendolo, Kathryn corse ad abbracciarlo e lui, dopo un attimo d’incertezza, ricambiò.
«Scusami, ti prego…»
«Non lo fare più, capito?»
Fey, carezzandole i capelli, annuì sentendo l’altra singhiozzargli al petto.
Piano Kathryn si calmò e si staccò un po’ per poter vedere l’altro in viso; Fey sorrise guardandola come per chiedere il permesso.
Kathryn annuì piano e Fey annullò le distanze, quando si separarono lei gli rivolse un sorriso dolce, nonostante gli occhi lucidi, con le guance arrossate un po’ per il pianto un po’ per il bacio e lui ricambiò radioso.
«Mi piaci da morire quando non fai l’idiota, non lo fare più».
Fey, ridacchiando, annuì posando la sua fronte su quella dell’altra.
«Mi piaci da morire quando sorridi, continua a farlo».
 
 
*Datemi una gioia, fatemi credere che Xavier sia il tutore di Aitor (magari pure con Jordan ma… una cosa alla volta xD)
 
 
 

Hello!
E nulla, sono passata prima di qui!
Stupendo come le ragazze si mettano insieme ad effetto domino!
Andiamo di RanMasa? Dopotutto ci vuole la coppietta agitata (?)!
Ma così Arion rimane solo… poor Arion!
Ho provato ad immaginare questa storia con i nomi giapponesi e rido troppo…
Prima o poi farò un spin-off su Fey nel suo periodo di assenza, I know… non frega a nessuno…
Quello della vecchia sì? No, dai… però qualche spin-off potrei farlo xD
Vi dico solo che volevo far finire il capitolo con Kath che entrava da Fey per poi spostare la loro pace al capitolo successivo… sarei stata antipatica?
Toto scommesse per le classi che frequenteranno Kathryn e Fey?
Ora vado, ciao!
Aiko

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Capitolo 19
*** 14. Novità ***


Novità

 
 
Una dolce sinfonia, unita a discorsi tranquilli dei presenti, riempiva la grande sale ricevimenti della villa.
Incurante di ciò che la circondava, una bambina se ne stava in un angolo, dando le spalle a tutti, e contava tra sé e sé giocando con una ciocca rossa sfuggita dallo chignon.
Arrivata a trenta, la piccola si girò e, con un grande sorriso, sondò la sala con i suoi occhi lilla: intorno a lei c’erano solo adulti eleganti e noiosi che, divisi in piccoli gruppetti, parlavano tra di loro di cose che le parevano decisamente poco degne di nota e d’interesse, come di finanziamenti, ricerche strane e sponsor.
Si avviò tranquillamente nel grande salone alla ricerca della sua preda, contenta di poter essere lei la cacciatrice quella volta.
Giunse al lungo tavolo buffet e, dopo essersi accertata che nessuno degli adulti la stesse osservando, alzò un lembo della tovaglia sicura di aver vinto.
Sotto la tavola non c’era nessuno.
Lasciò cadere la stoffa, sbuffò gonfiando le guance ed incrociò le braccia all’altezza del petto.
Una lieve brezza le sfiorò la guancia e lei si girò a guardare la grande vetrata aperta che dava sul cortile della villa: il sorriso tornò ad illuminarle il volto.
Appurato che i suoi genitori stessero ancora parlando con il padrone di casa, afferrò delle tartine e uscì nel giardino illuminato dalla luce che proveniva dalle numerose porte finestre del salone.
Addentando un antipasto si guardò intorno con estrema calma, consapevole che chi stava cercando non dovesse essere molto lontano: lui non amava il buio e quindi doveva essere in un punto abbastanza vicino alle vetrate.
Avrebbe vinto lei, ne era certa: quella volta il cacciatore era diventato la preda e la preda la cacciatrice.

 
Lunedì, Raimon
 
«Ciao, sono Kathryn Wilson!»
«Ciao, sono Fey Rune!»
«Da oggi saremo compagni di classe, spero che andremo d’accordo!»
«Molto piacere!»
 
Kathryn sorrise inchinandosi leggermente prima di avviarsi verso il posto indicatole dalla professoressa; quando lo raggiunse fece l’occhiolino ad Eden, dietro a lei, che ricambiò mostrandole il pollice alzato mentre Riccardo e Gabi sorridevano sotto i baffi.
 
Fey e Roxanne si trattennero dal ridacchiare a vedere la faccia confusa di Samguk mentre l’ex ultra evoluto si andava a sedere al banco affianco a lui ben consapevole che il portiere non avrebbe tardato a fargli qualche domanda appena avesse potuto.
 
La prima ora ebbe ufficialmente fine e Kathryn fu accerchiata dai nuovi compagni di classe; tutti incuriositi e pronti a sommergerla di domande. La ragazza passava lo sguardo dall’uno all’altro non sapendo bene cosa fare mentre Gabi, Riccardo ed Eden guardavano la scena da lontano ridacchiando tra di loro.
«Dite che dobbiamo aiutarla?»
«Dai Gabi, ha sicuramente visto di peggio…vero Eden?»
«Già, quando combatti X.A.R.E. con cadenza quasi giornaliera il resto sembra una passeggiata».
La ragazza incrociò lo sguardo della rossa che la guardò con aria implorante facendola sorridere lievemente.
«Ma penso che ci convenga aiutarla».
I due calciatori annuirono alla decisione dell’amica e insieme i tre avanzarono fino ai margini della folla proprio nell’esatto momento in cui il professore d’inglese entrava in aula imponendo a tutti di tornare al loro posto.
«Ho visto paguri meno aggressivi…»
Sospirò Kathryn accasciandosi sul banco mentre Eden la superava. La bionda le diede una leggera pacca sulla spalla.
«Forza e coraggio, sei solo una novità, cara. Dai loro qualche giorno e ti lasceranno in pace».
«Se non muoio prima…»
Eden camuffò la risata con un colpo di tosse e tirò fuori il quaderno d’inglese.
«Benvenuta alla Raimon, tesoro».
 
Durante la mattinata scolastica, Samguk provò più volte a parlare con Fey ma senza riuscirci: c’era sempre qualcuno che lo precedeva mettendosi a parlare con il ragazzo prima di lui. Poté avvicinarsi solamente mentre si dirigevano in palestra per ginnastica e il più basso, accorgendosi di lui, gli sorrise salutandolo cordialmente e venendo subito ricambiato.
«Non che mi lamenti ma che ci fai qui? Pensavo fossi tornato nel futuro».
«Diciamo che mi sono preso una vacanza. Mi stabilirò qui per un po'».
«Fantastico! Ti unirai al club di calcio, vero?»
«Non è ovvio Samguk?»
Ridacchiò Roxanne raggiungendo i due con un sorriso dolce stampato sul volto; il portiere si grattò la nuca confuso.
«Ma vi conoscete?»
Roxanne e Fey annuirono raccontando poi la versione accordata del loro primo incontro: quella secondo cui si erano conosciuti in occasione di una di quelle partitelle organizzate da Arion al campo al fiume.
«Beh, allora benvenuto alla Raimon».
 
 
«Fey mi ha promesso che oggi pomeriggio porterà la richiesta d’iscrizione al club di calcio! Chissà che facce faranno gli altri membri della squadra quando lo rivedranno».
Esclamò Arion prima di finire con un sol boccone l’ultimo pezzo della torta salata che aveva per pranzo.
«Samguk era sorpresissimo, immagino che varrà anche per gli altri».
Disse Roxanne arrivando e sedendosi accanto a lui all’ombra dell’albero che, ormai, era diventato il punto di ritrovo per il gruppo a conoscenza d’Arcadia.
Anita, tra il fratello e Riccardo, la guardò confusa.
«Ma non dovrebbe essere con te?»
Eden, con la schiena appoggiata all’albero, annuì guardando la maggiore che si strinse nelle spalle allontanando il proprio bentō dalle grinfie di Aitor che puntava alle sue omelette.
«Si è fermato a parlare per un attimo con i nostri compagni di classe, ma arriva subito. E Kath?»
«Alle macchinette a prendersi un the per rilassarsi. I nostri compagni non l’hanno lasciata in pace un secondo».
«Ah…le novità…»
Sospirarono in coro le tre ragazze mentre Aitor aggrottava le sopracciglia pensoso.
«Quando sono arrivato io nessuno mi ha circondato».
«Non mi stupisco. Non è che sei proprio la persona più affascinante del pianeta».
Tutti, ad eccezione del difensore più giovane, scoppiarono a ridere alla considerazione di Gabi.
«Ehi!»
Aitor gonfiò le guance con aria offesa e incrociò le braccia al petto voltando il volto dalla parte opposta a quella dove si trovava il maggiore, mentre le guance gli si tingevano di rosso.
Roxanne lo notò e rise ancora più forte ma, così facendo, le andò di traverso un pezzo del pranzo e cominciò a tossire facendosi aria con una mano.
«Ben ti sta! Così impari a ridere di me!»
Sbottò Aitor dandole, nonostante tutto, un paio di pacche sulla schiena per aiutarla, subito imitato da Arion.
«Quasi sconfitta da una omelette… povera me!»
Esclamò Roxanne a crisi passata accettando di buon grado la bottiglia d’acqua che Eden le porgeva.
«Più pericolosa quell’omelette di X.A.R.E».
Commentò Anita sorridendole mentre Riccardo scuoteva il capo.
«Macché… è Aitor che è in combutta con X.A.R.E, vero Aitor?»
Aitor fece un sorrisetto furbo al pianista e tutti scoppiarono a ridere.
«Siete tutti di buon umore oggi!»
La voce allegra di Fey richiamò l’attenzione del gruppetto che smise di ridere non appena lo vide arrivare, mano nella mano, con Kathryn.
Le tre ragazze si scambiarono uno sguardo complice prima di sorridere a Kathryn con un’aria che la rossa trovò molto poco rassicurante.
«Kath, tesoro, vero che ci accompagni alle macchinette?»
Domandò Eden alzandosi, venendo subito imitata dalle altre due.
«Ma… veramente io…»
«Grazie Kath! Sempre molto disponibile!»
Roxanne non la lasciò finire di parlare e le afferrò una mano mentre Eden le circondava le spalle con un braccio.
«Va bene…»
Anita ridacchiò al sospiro della rossa e le quattro amiche se ne andarono lasciando i ragazzi da soli.
«Cos’è appena successo?»
Gabi batté più volte le palpebre cercando di capire cosa aveva appena visto e Riccardo sospirò.
«Abbiamo appena visto un raro esempio di agguato per gossip femminile».
Arion annuì prima di immobilizzarsi attirando l’attenzione degli amici che lo fissarono confusi.
«Ma mi state dicendo che io sarò l’unico single del gruppo?»
«Arion? E io e Mister codine chi siamo?»
«Ah…giusto Aitor…ops…è solo che…»
«È solo che cosa Arion?»
Domandarono in coro i difensori guardando male Arion che si ritrasse spaventato agitando freneticamente le mani, con i palmi aperti verso i due, davanti al volto.
«Niente ragazzi, niente».
Riccardo e Fey si lanciarono un’occhiata e scoppiarono a ridere proprio mentre Michael li raggiungeva.
«Ragazzi? Avete visto Eden?»
I cinque guardarono in silenzio il nuovo arrivato per qualche secondo poi Arion e Riccardo indicarono verso l’edificio principale.
«Alle macchinette».
Michael annuì e, dopo averli salutati, se ne andò incurante dello sguardo indagatorio degli altri che rimasero a guardarlo finché non scomparve dalla loro visuale.
«Bene bene… altre novità in vista…»
Ghignò Aitor.
«E parlando di novità…»
Arion sorrise a Fey circondandogli le spalle con un braccio mentre gli altri si facevano più vicini intuendo dove volesse andare a parare il castano.
L’ex ultra evoluto sospirò chiudendo gli occhi rassegnato all’incombente futuro.
«Com’è successo?»
«Raccontaci tutto».
«Dai, siamo curiosi…non farti pregare».
«Ragazzi, fatevelo dire…siete peggio delle ragazze».
 
 
«Dai Kath, raccontaci tutto!»
Esclamò Roxanne sedendosi ad uno dei tavolini dell’area ristoro, subito seguita dalle altre tre.
Kathryn arrossì leggermente sentendo l’attenzione delle amiche su di lei e si grattò la nuca ridacchiando.
«Abbiamo fatto pace».
«Non sapevo che facendo pace con qualcuno ci si mettesse automaticamente insieme…»
Disse Anita incrociando le braccia sul tavolino per poi posarvici la testa sopra senza distogliere lo sguardo dalla rossa che si strinse nelle spalle.
«Sì…insomma…ci siamo chiariti…su tutti i fronti».
Eden le afferrò una mano con le proprie e sorrise.
«Te l’avevo detto, cara: avevate solo bisogno di parlavi e poi tutto sarebbe andato nel verso giusto».
Kathryn non fece in tempo a rispondere che una voce maschile salutò Eden: Adé, seguito a ruota da Eugene, entrò nella sala con un grosso sorriso sul volto.
«Ehilà Eden! Ciao Anita! Roxanne! E…oh…la cugina di Arion! Ciao, perdonami ho dimenticato il tuo nome…non sapevo che venissi a scuola qui!»
Le quattro ragazze si guardarono confuse: Kathryn doveva essere la cugina di Anita e Gabi, non di Arion.
Sul volto delle due studentesse del secondo anno passò un lampo di comprensione quando si ricordarono che, alla prima gita al Luna Park, Arion aveva presentato la rossa come sua cugina ai due centrocampisti e a Michael.
Kathryn si trattenne dal tirarsi una manata in faccia per essersene dimenticata e Eden gemette interiormente cercando velocemente un modo per rimediare all’errore.
«Ma dai Adé…Lei è Kathryn ed è la cugina dei Garcia, non di Arion».
Michael comparve al fianco dei due compagni di squadra salvando in corner le ragazze che annuirono con esagerata convinzione: i centrocampisti si guardarono confusi per qualche secondo prima di stringersi nelle spalle.
«Ops, scusa Kathryn! Ho una pessima memoria».
«Dovresti mangiare più pesce Adé».
«Ma, Eugene, i pesci sono amici, non cibo! Mi piace pescarli per sport ma non mangiarli!»
«Beh, se hai una pessima memoria il pesce aiuta».
«Ma non posso! E poi anche tu hai una pessima memoria e…»
I due ragazzi, salutando il gruppetto con un cenno di mano, si avviò verso le macchinette continuando a discutere attirandosi diverse occhiate confuse dagli altri presenti nella sala.
Le quattro amiche si sorrisero ridacchiando prima di voltarsi a guardare Michael che si mise le mani nelle tasche dei pantaloni.
«Eden, hai un minuto?»
«Certo che ce l’ha!»
Esclamarono in coro Roxanne e Kathryn prima ancora che Eden potesse aprire bocca. Anita tossicchiò cercando di mascherare una risata.
Eden guardò le amiche battendo le palpebre confusa poi, fatto un leggero sospiro, si alzò annuendo e i due si allontanarono sotto lo sguardo delle altre tre ragazze.
«Scommetto una merendina che sta volta è la volta buona».
Sussurrò Anita appena Eden e Michael uscirono dalla stanza.
«Offerta da lei, ovviamente…»
«Certo Rox, tanto lo pensiamo tutte qui dentro».
Le tre ridacchiarono prima di cominciare a parlare tranquillamente tra di loro godendosi un momento di tranquillità.
 
 
«Non è difficile, basta moltiplicare questo per questo e razionalizzare la radice quadrata».
«Certo, poi bisogna calcolare la velocità di un aereo che percorre tutto il diametro della Terra sapendo solo quanto consuma di carburante…»
«Aitor…»
Gabi, con il quaderno di matematica del minore in mano, si fermò sulle scale dando un’occhiataccia all’altro che si strinse nelle spalle maledicendo silenziosamente Anita e quella volta in cui si era fatta scappare, davanti al fratello maggiore, la difficoltà di Aitor in matematica.
Pochi passi dietro di loro Riccardo, Arion e Fey parlavano di calcio e il difensore del primo anno avrebbe tanto voluto poter andare con loro invece di sopportarsi l’altro.
«Devi solo concentrarti…non è difficile».
Aitor sbuffò insultando tra sé e sé Arion che aveva proposto di rientrare nell’edificio scolastico per far fare a Fey un breve tour della scuola…cosa inutile visto che l’ex ultra evoluto aveva passato mesi a girovagare per i corridoi tra un allenamento e l’altro durante il periodo di lotta contro la El Dorado.
«Ripetimi che devi fare».
Aitor sgranò gli occhi guardando l’altro intento ad aspettare pazientemente una risposta che, però, non sarebbe arrivata.
«Ecco…io…»
All’improvviso cominciò a piovere mentre il palmare di Fey cominciava a suonare all’impazzata facendo voltare spaventati molti dei presenti già fradici da quella pioggia imprevista.
«Fey! Cambia suoneria, dannazione!»
Esclamò Aitor furente portandosi una mano al petto per cercare di calmare i battiti furiosi del suo cuore dovuti allo spavento appena preso.
Fey zittì il palmare mentre Arion, come altri ragazzi nei dintorni, fissava con aria sorpresa l’impianto antincendio del soffitto che continuava a funzionare bagnando tutti.
«Allarme X.A.R.E».
Sussurrò l’ex ultra evoluto facendo sospirare gli amici: a quanto pareva chiedere una giornata di pausa era chiedere troppo.
«Aitor…penso che il tuo quaderno sia un po' bagnato…»
Aitor si girò a guardare Gabi che, con la frangetta bagnata attaccata alla fronte, gli tendeva il quaderno ormai inutilizzabile.
«Carino…c’è…bah…fa niente, non ne sentirò la mancanza».
Sbottò il difensore più giovane afferrando il quaderno prima di voltarsi di scatto sentendosi arrossire: perché l’altro sembrava più carino del solito?
Il maggiore lo fissò confuso.
«Vado al laboratorio con le ragazze, qualcuno vuole venire?»
«Io!»
Aitor si avvicinò a Fey e lo trainò via intimando agli altri di rimanere lì a fare la guardia.
«Io non lo capisco proprio Aitor…»
Allo sbuffo di Gabi, Arion e Riccardo si scambiarono un’occhiata rassegnata stringendosi nelle spalle.
 
 
«Mi dispiace per l’altra volta. Ogni giorno saltano fuori cose strane e…»
«Tranquillo Michael, va bene. È stata una reazione normale visto cosa ti ho detto…siamo noi che l’abbiamo presa con fin troppa calma».
Eden accennò ad un sorriso sedendosi al proprio banco mentre Michael si appoggiava a quello accanto; dopo aver lasciato la sala ristoro non avevano parlato fino a quando non erano giunti nella classe vuota della ragazza per poter parlare in privato di quell’argomento che tanto interessava ad entrambi.
«Voglio aiutarvi, dici che agli altri va bene?»
«Praticamente sei già nel gruppo ma ne sei sicuro?»
«Sì e per quello che mi hai chiesto l’altra volta…io…»
L’impianto antincendio cominciò a funzionare bagnando tutto e tutti.
Eden scattò in piedi mentre fuori dell’aula più voci lanciavano gridolini di sorpresa.
«Ti giuro: se scopro che non è un malfunzionamento tecnico ma è colpa di X.A.R.E…io…la disintegro…»
Sbottò la ragazza furiosa cercando di ripararsi la testa con la borsa a tracolla.
«E io ti aiuto. Vengo con te».
I due si guardarono per un’istante e dopo aver annuito uscirono dalla classe a passo di carica.
Arrivati alle scale del piano terra giusto in tempo per vedere Fey ed Aitor allontanarsi verso l’uscita, sorpassarono un Gabi confuso e infelice e si avviarono venendo subito raggiunti dalle altre tre ragazze che avanzavano con le mani sulla testa per proteggersi da quella pioggia artificiale scatenatasi all’interno dell’edificio.
«Oh, Michael. Ci accompagni pure tu?»
Alla domanda di Roxanne, Michael annuì spostandosi un ciuffo bagnato dalla fronte e aprì la porta facendosi poi da parte per far passare le quattro.
«Così educato…Approvo, Eden, approvo».
Michael ed Eden arrossirono impercettibilmente al commento divertito di Kathryn e la bionda stava per rispondere all’amica quando Fey, ormai a metà viale, li chiamò intimandoli a muoversi.
 
 
«Oh…e andiamo…allora la prossima volta facciamo una festa…»
Sbuffò Anita deviando con la propria spada l’ennesimo sparo dell’ennesimo paguro per poi farsi di lato e farlo colpire a sorpresa dalle fruste di Roxanne.
«Capisci X.A.R.E… si sente sola».
Kathryn lanciò un coltello facendo poi una capriola all’indietro per finire dietro ad Eden che protesse entrambe deviando un colpo con la propria katana.
«Beh…se vuole fare il party designer io non vengo…»
«La…Eden, la…è una lei»
«No, Rox…ha ragione Eden… Bene, meno uno…»
Disse Anita dopo aver eliminato un paguro e Kathryn scosse il capo sospirando prima di parlare.
«Su quasi venti…ma se è un’intelligenza artificiale è una lei…»
«Ma fanno sempre così?»
La voce lontana di Michael giunse alle quattro ragazze su Arcadia, subito Fey scoppiò a ridere.
«Questo è niente…dovrei registrare le loro discussioni e…ragazze…due granchi a ore dodici…»
«Ma che…è serio
Domandò infastidita Anita deviando un colpo contro un paguro facendolo esplodere prima di dare un’occhiata ai nuovi nemici che avanzavano: due granchi giganti che, normalmente, si potevano trovare solo verso la torre centrale.
«Ma non ci credo mai…manco con gli sconti c’è tutto sto assembramento».
Sbuffò Eden saltando in avanti per affettare con la propria katana un paguro.
«X.A.R.E non ha bisogno di un hobby, ma di un sedativo molto potente…deve stare tranquilla».
Roxanne distrusse due nemici facendo guizzare le proprie fruste.
«Vi giuro… troverò un modo per disinstallarla…fosse l’ultima cosa che faccio…»
Kathryn ripescò per l’ennesima volta i propri coltelli dovendo poi tuffarsi per terra per evitare di venir colpita.
«Sono riuscito a ricaricare i veicoli…ve li rimando».
«Grazie Fey, speriamo che non ce li facciano saltare di nuovo»
Due grossi volopattini* e un monopattino dalla base tonda, tutti e tre senza ruote, apparvero fluttuando poco più avanti e le ragazze si fecero strada fino ad essi.
«Kathryn tesoro, guida tu che io evito che ci colpiscano».
La rossa annuì alle parole di Eden mentre Anita, sul suo volopattino rosa, si avviava verso la torre seguita a ruota da Roxanne, su quello blu, e dalle altre due su quella specie di monopattino.
«Dovresti aumentare i punti vita dei mezzi, Fey».
«Lo so, lo so! Prometto che lo farò, Anita. Sono stato un po' impegnato…»
«Tranquillo Fey, sei scusato…cercare di far ragionare Kath è difficile…»
«Eden! Ti mollo qui!»
Esclamò, piena di finta indignazione, Kathryn facendo ridacchiare tutti.
«Comunque state attente…i granchi tolgono un sacco di vita e voi ne avete pochissima».
Le ragazze annuirono dovendo poi far virare i loro veicoli per evitare di venir colpite da uno sparo dei nuovi nemici.
Poco più in avanti, una delle torri vicine al centro dell’arcipelago era ricoperta dal solito alone scuro che indicava la sua attivazione da parte di X.A.R.E.
I nemici alle loro spalle continuavano ad avanzare veloci sparando a raffica in direzione delle quattro amiche e solo Eden, con la sua abilità nel deviare i colpi avversari con la lama della propria katana, evitava che i colpi andassero a segno.
«Non possiamo continuare così!»
Esclamò Anita facendo impennare il volopattino per evitare un colpo di un granchio, sfortunatamente quelli avanzavano in parallelo a loro e così le quattro dovevano anche stare attente ai loro colpi provenienti dal lato sinistro.
Un brusio indistinto distrasse le ragazze che si lanciarono un’occhiata confusa: sulla Terra, Fey aveva coperto il microfono con una mano per parlare con gli altri ragazzi.
Il rumore cessò tutto ad un tratto com’era iniziato.
«Tranquille, arrivano Aitor e Michael a darvi supporto».
«Ma così tu rimani solo, Fey! E se X.A.R.E ti attaccasse?»
Domandò Kathryn piena di preoccupazione per l’altro: da qualche attacco l’intelligenza artificiale aveva cominciato ad attaccare anche il laboratorio cercando di mettere fuori gioco, riuscendoci quasi sempre, chi era al super computer.
«In sei dovreste fare veloci e…»
Roxanne, presa di sorpresa da un colpo di un granchio, scomparve nel nulla lasciando solo il proprio veicolo come traccia del suo passaggio.
«E non sono più solo…arrivano…»
Michael e Aitor comparvero poco più in alto rispetto alle ragazze, fermatesi ad aspettarli, e finirono a terra con un lieve tonfo.
«Maledizione…devo ancora perfezionare la caduta…»
Sbottò Aitor alzandosi mentre si massaggiava il fondoschiena.
«Devi ancora perfezionare tante cose, Aitor…non solo la caduta».
Il difensore fulminò con lo sguardo Anita che si limitò a fare spallucce e a deviare un colpo del granchio più vicino.
«Che ne dite se salite sul volopattino di Roxanne e andiamo via da qui?»
Sbottò poi la giovane Garcia notando che nessuno dei due calciatori si era ancora mosso.
A quelle parole, Michael, che si stava guardando intorno confuso, annuì e fece quanto gli era stato detto accettando di buon grado di farsi portare da Aitor che sembrava leggermente più a suo agio su quella tavola da surf volante.
Il gruppo si rimise in movimento ma subito Anita fece un’improvvisa inversione di marcia stupendo tutti.
«A questo punto conviene dividerci…io terrò occupati i paguri. Aitor e Michael potrebbero occuparsi dei granchi mentre Eden e Kathryn vanno alla torre».
«Ehi! Perché a noi il lavoro più difficile?»
«Perché, Aitor caro, voi avete ancora tutti i punti vita quindi dovreste resistere per un po' di tempo in più e, soprattutto, siete in due…Anita non può occuparsene da sola e io devo assicurarmi che Kath raggiunga la torre».
Spiegò con pazienza Eden senza smettere di deviare i colpi dei paguri sentendo su di se lo sguardo di Michael.
«Fantastico…appena arrivato e subito nella mischia…ci sto».
Sbottò l’attaccante afferrando la propria arma mentre guardava con fare truce i nemici che avanzavano.
«Bene, allora andiamo a morire».
Sbuffò Aitor e partì verso i mostri tenendo uno dei propri shuriken in mano: sapeva di non avere la stessa esperienza delle ragazze e che Michael era messo ancora peggio di lui, ma il loro compito era quello di distrarre i granchi per più tempo possibile ed era intenzionato a farlo.
Il gruppo si divise e mentre Anita tornava indietro ad affrontare i pochi paguri rimasti, scambiò un occhiolino con le altre ragazze che andavano in direzione opposta.
«Hai visto come ti guardava Michael?»
Domandò poi Kathryn ad Eden una volta sole; l’altra che finalmente poteva riposare un attimo sospirò sedendosi sul bordo del veicolo osservando i loro compagni che andavano incontro ai nemici: inaspettatamente Aitor e Michael non se la stavano cavando poi così male e riuscivano a schivare i colpi dei granchi avvicinandosi sempre di più.
«Se solo X.A.R.E smettesse di rompere nei momenti meno opportuni…sarà la millesima volta che proviamo a parlare ma ci interrompe sempre con qualche attacco…»
«Tranquilla, dopo questo avrete tutto il tempo che vi serve per chiarirvi. Michael è venuto su Arcadia e quindi, anche in caso di ritorno al passato, si ricorderà tutto».
Eden annuì mentre il veicolo cominciava a rallentare segno che si stavano avvicinando alla torre.
«Parlando di ritorno al passato…Fey! Preparati ad attivarlo, almeno salviamo i quaderni degli studenti».
Alle parole di Eden, Fey ridacchiò annunciando che era tutto pronto e che stava solo aspettando il momento opportuno.
Il veicolo si fermò e Kathryn, saltata giù con un balzo, entrò nella torre.
Eden guardò per un istante il vuoto lasciato dall’amica prima di voltarsi a fissare Michael che, saltando sopra un granchio, colpiva il simbolo di X.A.R.E per distruggere il nemico.
La ragazza sorrise annuendo tra sé e sé.
«Signori…anche per oggi ce l’abbiamo fatta…ritorno al passato».
Alle parole di Fey, una luce argentata fuoriuscì dalla torre disattivata inglobando tutta Arcadia e, nel mondo reale, le zone intorno alla Raimon.
 
 
Fu solo un fruscio di un cespuglio, nulla di più, eppure la bambina dai capelli rossi sorrise vittoriosa e cominciò ad avvicinarvisi silenziosamente.
Un altro fruscio.
La piccola era sempre più vicina.
«Booo!»
Una testolina rossiccia saltò fuori da dietro il cespuglio e la bambina scoppiò a ridere.
«Ailla! Booo!»
Il proprietario della zazzera rossiccia camminò incerto alzando verso di lei le braccia fasciate da una camicetta bianca.
Subito la bambina si inginocchiò davanti a lui, incurante di sporcarsi il vestito di terra, e si fece abbracciare poi, a tradimento, cominciò a fare il solletico all’altro sul collo che guizzò via dall’abbraccio ridendo a crepapelle.
«Ailla booo ora! Ailla nascondere!»
Esclamò il più piccolo una volta calmatosi e si coprì gli occhi con le manine.
La rossa annuì e, assicuratasi che l’altro non stesse sbirciando, scappò via decisa ad arrampicarsi su un albero poco distante.
«Sai…alla tua età non dovresti arrampicarti sugli alberi…soprattutto non così ben vestita».
La piccola, con un sobbalzo, si allontanò dall’albero girandosi verso la voce femminile che aveva parlato.
Una ragazzina fasciata in un abito crema la guardava con una scintilla di divertimento nello sguardo blu mentre si arrotolava intorno ad un dito una ciocca di capelli neri.
«Ma io…»

 
La sveglia suonò e Kathryn, con le orecchie che fischiavano, si mise a sedere sul letto fissando il muro davanti a sé come se quello contenesse le informazioni sul suo passato che, da quando era entrata nella torre centrale dell’arcipelago di Arcadia, aveva cominciato a riemergere ogni notte nei suoi sogni.
«Kathryn! Arion! Fey! Muovetevi o farete tardi a scuola!»
La voce di Silvia le giunse ovattata a causa della porta chiusa, la rossa sospirò e crollò nuovamente supina sul letto portandosi un braccio davanti agli occhi.
Ne era certa: non sarebbe sopravvissuta ad un ulteriore attacco di domande da parte dei suoi “nuovi” compagni di classe.
 
 
*Volopattini: mezzo di Ritorno al futuro cui si ispira l’overboard di Code Lyoko (e visto che le nostre amiche sono famose per citare i film non poteva non esserci la citazione).
 
 
Angolo autrice!
Io l’avevo detto che avrei aggiornato prima delle vacanze di Natale! E le vacanze di Natale iniziano tra due giorni…ce l’ho fattaaa!
Che dire…sono tornata di qua! Penso che questa sia la fic che è durata di più nella mia vita da autrice!
Grazie per seguirmi ancora nonostante sia passato un anno e mezzo dal primo capitolo!
Fun fact non proprio così fun ma ok…dopo il ritorno di Fey dovevo inserire una nuova ambientazione per Arcadia ma mi sono dimenticata e ora non so come inserirla perché la trama di questa parte (4/5 capitoli) non è tanto basata su Arcadia, o meglio, sulle lotte su Arcadia.
Fun fact parte due…mi ero dimenticata di aver presentato (nel capitolo 6) Kathryn ad Adé e Eugene come cugina di Arion e non come cugina dei Garcia e da qui la scena stupida della sala ristoro.
Tra l’altro poor Arion solo soletto senza amore (mi fa venire voglia di fare un’OC solo per dargli una gioia).
Vi prometto che aggiornerò anche Storytellers ma sto ancora aspettando gli/le OC.
E nulla…non mi resta altro che augurarvi buon Natale e buone vacanze in anticipo!
Ciao!
Aiko
 

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Capitolo 20
*** 15. Incontri ***


Incontri

 
Lunedì, mattina, di nuovo
 
 
iBlater- gruppo ArcadiaBoys.
Arion ha aggiunto Michael.
Michael: …a cosa servirebbe?
Arion: a spettegolare :)
Michael ha abbandonato
Aitor: ecco…lo sapevo io…
Gabi: un classico…
Riccardo: non sarebbe Michael se non uscisse dai gruppi.
Arion ha aggiunto Michael.
Michael: non ho bisogno di un gruppo per spettegolare.
Fey: FERMO!
Fey: serve a stare in contatto in caso di attacchi.
Michael: e dirlo subito?
Aitor: nah... troppa fatica. E poi è Arion…
Arion: Hei!
Sol: non cominciate.
Michael: esatto, già mi fischiano le orecchie…non posso sopportare anche voi.
Riccardo: infatti…Fey quando pensi di sistemare sta cosa?
Michael: cosa?
Fey: il fastidio alle orecchie è un effetto collaterale del ritorno al passato ma posso sistemarlo.
Gabi: sì, ti prego...
Fey: oggi mi metto all’opera, scusate prima ero un po' preso.
Aitor: certo, mettersi insieme ad una ragazza è più importante di evitare i fischi alle orecchie…
Fey: beh...
Aitor: e parlando di ragazze…Michael e tu ed Eden?
Gabi: esatto Michael, tu e Eden?
Aitor: Michael?
Sol: è andato offline…
Riccardo: tipico.
Fey: consiglio spassionato da parte di Kath…il duo dei difensori single pensi per sé e al futur* ragazz*.
Aitor: perché con l’asterisco?
Fey: perché sì ;) (sono Kath)
Arion: Ohhh! Che è sta storia che le ragazze possono leggere e scrivere nel gruppo super segreto only boys?
Fey: c’è chi può e chi non può, io può (sono sempre Kath)
Gabi: perché invece di messaggiare non guardiamo la strada? Così andiamo a scuola senza farci investire.
Aitor: fa ridere ma anche riflettere il fatto che sia tu a dirlo…
Gabi: ah-ah-ah *risata ironica*
 
 
iBlater-gruppo ArcadiaBoys, nuovo messaggio da Gabi: esatto Michael, tu e Eden?

 
 
Michael, fermo davanti al cancello della scuola, sbuffò mettendo il cellulare in tasca intenzionato a non rispondere a quella domanda.
Non sapeva da quando Aitor e Gabi si fossero alleati per interessarsi in quel modo alla sua vita amorosa, forse da quando avevano cominciato a provare dei sentimenti l’uno per l’altro ma, invece di confessarsi, avevano di fingere il contrario.
Eden lo chiamò salutandolo con un cenno di mano mentre faceva gli ultimi passi che le mancavano per raggiungerlo.
Appena il ragazzo si era svegliato, dopo un momento di stordimento causato dal fischio alle orecchie, aveva subito mandato un messaggio all’altra deciso a finire quel discorso che già da troppo tempo stavano portando avanti.
Sempre se X.A.R.E o, peggio, Adé non si fosse messo in mezzo.
Appena Eden arrivò davanti a Michael, i due si guardarono negli occhi sorridendosi.
«Niente X.A.R.E questa volta».
Dissero quasi in coro ed entrambi annuirono.
«Ti va se andiamo nel giardino sul retro? Lì nessuno ci darà fastidio…spero».
Michael acconsentì e, in silenzio, si avviarono insieme.
Una volta arrivati si sedettero su una panchina e stettero in silenzio per qualche secondo.
«Bene…penso che dobbiamo chiarirci da troppo tempo»
Eden semplicemente annuì.
«Quello che volevo dire ieri…oggi…insomma…prima dell’attacco di X.A.R.E, è che ci tengo a te e mi piaci».
Michael, leggermente arrossito, si interruppe guardando la ragazza.
Eden, dal canto suo, sentiva il cuore a mille e tutte le belle parole che aveva pensato arrivando fin lì se ne erano andate, scomparse nel nulla, lasciandola incapace di dire qualcosa.
Per quasi un minuto nessuno parlò.
«Oh…capisco…credevo…»
Michael fece per alzarsi ma Eden gli afferrò la giacca della divisa interrompendo l’azione e il discorso; il ragazzo la guardò confuso.
Eden sorrise, si chinò in avanti e lo baciò.
«Oh…»
Fu l’unica cosa che riuscì a dire l’attaccante, le cui guance erano ormai rosse come dei semafori, quando i due si separarono.
«Già, oh…mi piaci anche tu».
I due si sorrisero ed Eden lo prese per mano facendolo irrigidire; la ragazza ridacchiò.
«Dovrai abituartici, tesoro…a questo e ai baci».
Michael sorrise e, a tradimento, le diede un altro, veloce, bacio.
«Potrei abituarmici…»
«Sì! Te l’ho detto, Eugene! Te l’ho detto che si sarebbero messi insieme!»
I due sobbalzarono e si girarono verso Adé che, poco lontano da loro, guardava la scena da dietro un albero insieme ad un imbarazzato Eugene.
Michael ed Eden scattarono in piedi infastiditi per l’ennesima interruzione.
Eugene deglutì percependo il pericolo e tirò Adé per la manica della divisa.
«Ci conviene andarcene…di corsa…»
«Nah, ci vogliono bene. Vero ragazzi?»
«Li disintegro».
«Ti aiuto molto volentieri, tesoro…»
La neo coppietta avanzò a passo di carica verso i due centrocampisti.
«Sai Eugene? Sta volta hai ragione tu…scappiamo!»
Adé e Eugene fuggirono via ma né Eden né Michael li seguirono e, una volta appurati che non ci fosse più nessuno nei paraggi, si sorrisero.
«Bene…dove eravamo arrivati?»
 
 
La mattinata si ripeté uguale e, finito l’orario di scuola, il gruppo si diresse verso il club di calcio per poter parlare un po' prima delle varie attività pomeridiane.
«Sappi solo che non ti cederò la mia maglia con facilità, Fey».*
Il ragazzo guardò Michael e sorrise annuendo.
«Ma certo, l’altra volta era per un paradosso ma adesso, visto che ho intenzione di restare, prenderò volentieri un altro numero».
«O potreste sfidarvi per la maglia!»
Esclamò Arion eccitato all’idea di una sfida tra i due: di certo avrebbe reso più movimentato l’allenamento.
«Wow, Arion…che idea geniale…»
Sbottò Aitor chiudendo la borraccia che aveva appena riempito.
«Ma il calcio ne sarebbe felice!»
Il centrocampista sorrise carezzando il pallone che aveva al suo fianco e Riccardo si lasciò scappare una risatina.
«Perché non facciamo due tiri aspettando il mister?»
L’idea venne accolta di buon grado e i calciatori del gruppo si alzarono allontanandosi leggermente per poter fare qualche passaggio.
Anita, all’invito del fratello, scosse il capo: si sarebbe limitata a guardarli mentre parlava con le altre, dopotutto era in gonna.
I ragazzi cominciarono a giocare tra di loro incitandosi a vicenda e le quattro amiche, guardandoli, scossero la testa divertite dopo essersi scambiate un’occhiata complice: dare un pallone o far parlare di calcio i loro compagni di avventura significava perderli nel loro mondo.
«Ma quindi…»
Tutte si voltarono verso Roxanne guardandola confuse.
«Quando quei due si metteranno insieme Arion rimarrà l’unico single?»
Le quattro amiche lanciarono un’occhiata a Gabi e Aitor che, tanto per cambiare, stavano discutendo per un passaggio sbaglio.
Anita scoppiò a ridere.
«Chissà…sono così ingenui quei due…Arion si troverà prima una ragazza».
«Arion? Stiamo parlando dello stesso Arion? Mister il calcio ne sarebbe felice? Da quando uno sport può essere felice?»
«Avrà avuto qualche danno collaterale con tutti quei viaggi nel tempo, Kath».
«Nah, Eden…Arion è così da sempre».
Alle parole di Anita, Roxanne annuì ridacchiando.
«Pensate che Aitor ai primi tempi se ne lamentava sempre».
Si sorrisero divertite poi Kathryn batté le palpebre confusa voltandosi a guardare Anita.
«Perché sei così convinta? Del fatto che Arion si troverà una ragazza prima che quei due riescano a mettersi insieme?»
Eden annuì, anche lei con lo stesso dubbio, ma Anita si limitò a sorridere furbamente senza dire nulla.
«Anita?»
«Fidatevi di me».
Alla risposta criptica della giovane Garcia, le altre ragazze, dopo essersi lanciate un’occhiata confusa, fecero spallucce tornando a guardare il campo da gioco solo per vedere il resto della squadra raggiungere i ragazzi.
Stranamente, almeno per tutte tranne Eden, Adé e Eugene si tennero alla larga da Michael e, vedendo Eden tra gli spalti, deglutirono nervosamente andando poi a nascondersi dietro Gabi e Riccardo.
«Quei due stanno bene?»
Domandò confusa Roxanne all’amica che sorrise in maniera quasi inquietante.
«Ma certo…perché non dovrebbero? Hanno solo firmato la loro condanna a morte».
Kathryn quasi sputò il succo di frutta che stava bevendo.
«Aspetta…che!?»
Pure Anita guardava basita Eden che si limitò a ridacchiare scuotendo il capo.
Le ragazze tornarono a parlare tranquillamente del più e del meno mentre i giovani calciatori andavano a cambiarsi e il mister rimaneva a preparare il materiale per gli esercizi insieme alle manager e alla Hills.
«Quindi…Kath hai deciso in che club ti iscriverai? Vieni a nuotare con me?»
Domandò Anita lanciando un’occhiata all’orologio: aveva ancora una buona mezz’ora prima di dover andare in piscina.
«Ma no, verrà a giocare a pallavolo con me! Con tutta l’energia che ha sarebbe perfetta!»
«Dai, care, è ovvio che verrà con me a fare shopping».
Kathryn rise mentre le tre amiche si lanciavano una finta occhiata di sfida.
«Sono tutte buone idee».
Disse la rossa tendendo per sé che, forse, quella di fare shopping con Eden non era poi così buona come idea vista la poca pazienza che aveva quando si trattava di negozi e vestiti.
«In verità non so: ci sono tantissime cose che vorrei fare…con un solo club non ce la farei e poi c’è Arcadia e voglio contribuire al mio mantenimento a casa di Arion».
«Lodevoli iniziative ma devi pensare anche per te, cara».
«Lo so, lo so. È che voglio trovare un modo per scollegarmi da X.A.R.E per poter farla finita con Arcadia. È sempre più pericoloso ogni giorno che passa».
«Ti capiamo Kath, ma non sei sola. Hai bisogno di riposo pure tu, anche Fey si è iscritto al club per svagarsi un attimo».
Disse Anita sorridendo alla rossa che annuì.
«Ci penserò su, ho veramente tante cose che vorrei fare».
«Brava! Questo è lo spirito giusto!»
Roxanne annuì prima di prendere il cellulare.
«Scusate, rispondo un attimo a Sol».
Le altre tre annuirono poi Kathryn lanciò un’occhiata ad Eden che sospirò capendo cosa stava per succedere.
«Parlando di ragazzi…quindi alla fine tu e Michael state insieme, eh? Era ora, sono felice per voi!»
Anita sorrise concordando con Kathryn.
«Dai, raccontaci com’è andata».
In quel momento i membri del club di calcio tornarono in campo cambiati e i loro ragazzi le salutarono con un cenno di mano.
Le quattro amiche ricambiarono e i giovani calciatori cominciarono i giri di corsa per il riscaldamento.
«Sappiate solo che quando Eugene ed Adé si metteranno insieme ho intenzione di ingaggiare un gruppo di ragazzette con il compito di seguirli dovunque per interromperli».
«Uh…mi sa proprio di tremenda vendetta. Dici che si metteranno presto insieme?»
Domandò Roxanne lanciando un’occhiata ai due che correvano fianco a fianco.
Eden fece spallucce.
«Probabile, di sicuro prima di Gabi ed Aitor».
Le quattro scoppiarono a ridere attirando l’attenzione di tutti.
Poco dopo Anita le salutò dovendo andare in piscina e, quasi ad allenamento concluso, anche Kathryn si alzò dopo aver ricevuto un messaggio.
«Silvia mi ha chiesto di andare a fare una piccola spesa per la cena di sta sera. Vado così la aiuto anche a cucinare! A domani!»
«Fai la brava, non incendiare casa!»
Disse Roxanne e la rossa le fece una linguaccia mentre Eden sorrideva divertita.
 
 
Quasi mezz’ora dopo, Kathryn, con il sacchetto della spesa tra le braccia, camminava a passo spedito sulla strada vicino al campo da calcio sul fiume: la coda alla cassa era stata più lunga di quanto si aspettasse e così era in ritardo.
Girò l’angolo addentrandosi nella viuzza, circondata da case, che portava al quartiere degli appartamenti Windsor.
Due uomini, elegantemente vestiti e con gli occhiali da sole seppur al tramonto, stavano uno di fronte all’altro, con le schiene appoggiati ai muri delle case, sui due marciapiedi opposti e guardavano con fare d’attesa l’ingresso della via.
Kathryn non li avrebbe neanche notati se non fosse stato che, al suo arrivo nella viuzza, si erano guardati e si erano allontanati dalle pareti sistemandosi le vesti.
La rossa si accigliò leggermente: con molta probabilità erano solo due turisti che si erano persi e che volevano indicazioni…eppure c’era qualcosa di strano in loro…
Gli sconosciuti fecero un passo in avanti, avvicinandosi tra di loro come a volerle bloccare la strada e un brivido la colse facendola fermare a pochi passi dagli uomini che avanzarono appena.
«P…scusate…posso esservi utile?»
I due si lanciarono uno sguardo veloce e la scrutarono da capo a piedi.
«Aileen?»
Alla domanda di uno degli sconosciuti, Kathryn rimase spiazzata e, inconsapevolmente, strinse più forte la busta della spesa.
«Sei tu Aileen?»
«Ailla!»
Kathryn scosse piano la testa e fece mezzo passo all’indietro improvvisamente spaventata.
«Scusate ci deve essere un errore…non mi chiamo così…»
I due uomini avanzarono e la rossa arretrò ancora sentendosi sempre più minacciata mentre tutto intorno a lei e agli sconosciuti sembrava cessare d’esistere.
«Tu sei Aileen F…»
«Kathryn!»
Le voci di Arion e Fey interruppero l’uomo e la strana bolla che si era creata si interruppe.
Kathryn si girò lasciandosi scappare un mezzo sospiro di sollievo quando si accorse che insieme a loro c’era pure Mark Evans.
«Tutto bene?»
Fey si affrettò a raggiungerla passandole un braccio intorno alla vita mentre lanciava un’occhiata ai due uomini che, nel frattempo, si erano ritirati di qualche passo.
Poco dopo anche Arion e il mister Evans le furono accanto.
«Scusate, abbiamo sbagliato persona…»
Con un mezzo inchino i due sconosciuti se ne andarono sparendo nella prima via laterale.
«Kath? Stai bene? Stai tremando…»
Kathryn distolse lo sguardo dalla via che aveva inghiottito quegli uomini così strani ed inquietanti e si girò verso Fey sforzandosi di sorridere.
«Certo, certo…mi hanno scambiata per la persona sbagliata, tutto qua…sta sera fa un po' freddino, eh?»
Se poco convinto, il ragazzo non lo diede a vedere e le sorrise lasciandole un bacio su una guancia.
«Ecco! Dammi la spesa Kath!»
Arion le afferrò il sacchetto dalle mani e cominciò a parlare con il mister mentre riprendeva a camminare.
«Aileen».
«Ailla!»

«Kath…hey. Stai bene? Vuoi la mia giacca?»
Kathryn batté le palpebre e scosse piano la testa in segno di diniego.
«Tranquillo Fey, a casa mi riscalderò…»
Kathryn poggiò il capo sulla spalla di Fey, che ancora le circondava la vita con un braccio, e i due si avviarono in silenzio verso casa, ascoltando i discorsi infervorati di Arion e Mark che camminavano poco davanti a loro.
 
 
??
 
 
La luce soffusa dei lampioni della strada sottostante entrava dalle grandi finestre della stanza gettando ombre sul pavimento.
Intorno ad un tavolo circolare, un gruppo di uomini attendeva in silenzio.
Qualcuno bussò.
Gli venne dato il permesso d’entrare.
«Allora?»
I presenti osservarono i nuovi arrivati che, sedutisi ai loro posti, annuirono.
«L’abbiamo trovata».
 
 
 
*in Chrono Stone Fey indossa la maglia numero 11 che è di Michael…forse è ovvio ma ok.
 
 
 
Angolo autrice!
Hey! Hey! Hey! Bokuto approva
Sono tornata anche qui!
Per una volta X.A.R.E non rompe il cavolo e probabilmente non lo farà neanche nei prossimi capitoli (e no, sfortunatamente non si è ancora trovata un hobby)…solo la trama di questa parte si concentrerà più su altro…probabilmente…c’è ancora quel disagio pazzesco di cose su Arcadia non inserite per boh…evidenti problemi miei XD
Finalmente Eden e Michael si sono messi insieme anche se, come al solito, sono stati interrotti!
Dona anche tu un euro per aiutare questi giovani ragazzi a poter stare insieme senza rotture di scatole!
Io prima o poi aggiungerò Akiko solo per dare un contentino ad Arion, povero single in un gruppo di coppiette.
Ma è Arion…probabilmente la friendzonerebbe per una partita di calcio.
Entro martedì dovrei aggiornare l’altra storia e poi andrò al mare quindi scriverò tanto (si spera) ma dubito che riuscirò a pubblicare velocemente causa Internet…ma, ahimè, ormai ho la fama di pubblicare i capitoli con estrema lentezza (ancora un po' e vi farò un capitolo recap perché non ci si capisce più niente…non mi ricordavo le cose manco io).
Va beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Ciao!
Aiko
 

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Capitolo 21
*** 16. Melodia mortale ***


Nelle parti precedenti di Code Arcadia (visto che un breve riassunto ci vuole)…

Nel presente, subito dopo la sconfitta degli ultra evoluti, Fey trova uno strano laboratorio sotto la torre Inazuma e non può fare a meno di investigare, insieme ad un gruppo di amici, scoprendo così una ragazza smemorata chiamata, per convenienza, Kathryn e Arcadia, un mondo virtuale dove vive X.A.R.E che può minacciare il mondo esterno attivando delle torri.
Fey, capita la pericolosità di X.A.R.E, vuole spegnere il super computer ma si scopre che Kathryn è collegata ad Arcadia e che non si può spegnere il super computer senza farle del male, serve dunque un modo per scollegare Kathryn da Arcadia ma, mentre lo cercano, X.A.R.E continua ad attaccare e grazie a Paguri e Crabs (granchi giganti che sparano) cerca di fermare i nostri eroi quando vanno su Arcadia.
Dopo i primi attacchi qualcuno si accorge che c’è qualcosa che non va e comincia a tramare nell’ombra.
Gli attacchi dell’intelligenza artificiale si fanno anche più pericolosi e Fey inventa il Ritorno al passato che permette di resettare la giornata, lasciando i ricordi solo a chi è andato ad Arcadia, salvando la vita a Gabi, quasi morto a causa di un’incidente durante un attacco di X.A.R.E che si era impadronita dei semafori.
Fey inventa anche dei veicoli per permettere alle ragazze di muoversi più veloci su Arcadia: due volopattini (overboard) e un grande monopattino dalla base circolare, tutti senza ruote ma che fluttuano in aria.
Gli attacchi di X.A.R.E continuano, nel mentre, Kathryn ottiene indietro pezzi del suo passato tra cui i volti dei genitori, di una persona dagli occhi azzurri verdastri che la chiama Ailla e di una festa dove ha incontrato una ragazza dai capelli scuri e gli occhi azzurri.
Intanto due uomini misteriosi avvicinano Kathryn, mentre questa ritorna da scuola, e la chiamano Aileen turbandola…saranno li stessi che tramano nell’ombra?
 
 
 

16. Melodia mortale

 
 
«Ma io voglio arrampicarmi…non mi piace questo vestito».
La ragazzina in abito color crema sorrise divertita dallo sbuffo della bambina dai capelli rossi.
«Lo immaginavo sai?»
«Bene, ora scusami ma devo nascondermi prima che…»
«Prima che cosa? Che tuo fratello finisca di contare? Penso che non finirà mai».
La interruppe la corvina indicando con una mano due bambini dai capelli rossi che parlottavano tra di loro mentre il nuovo arrivato teneva tra le mani un pallone da calcio colorato.
«Traditore…»
Sussurrò la piccola dagli occhi lilla guardando, però, il fratellino con un piccolo sorriso sulle labbra.
«Già, a quanto pare quei due preferiscono stare tra di loro piuttosto che con le loro sorelle maggiori».
Alle parole della ragazzina dai capelli scuri e l’abito crema, la rossa si voltò a guardarla stupita: i nuovi arrivati erano fratelli? Eppure non si assomigliavano per niente.
La maggiore, sentendo lo sguardo confuso dell’altra, fece spallucce dando una veloce occhiata, con gli occhi blu, ai bambini che giocavano prima di rivolgersi alla minore.
«Non tutti i fratelli sono due gocce d’acqua come voi due, Aileen».
«Mi conosci?»
«I nostri genitori lavorano insieme…dovresti prestare più attenzione a quello che dicono in sala».
La rossa sbuffò portando le braccia al petto.
«Ma sono discorsi così noiosi! Non sono divertenti!»
La corvina ridacchiò.
«Ma tu stai diventando grande, almeno un po' ti devi interessare».
«E allora non voglio diventare grande! Il mondo dei grandi è così brutto!»
Un urletto attirò la loro attenzione e le due si girarono per guardare i loro fratellini giocare insieme con il pallone.
Sorrisero.
«Ah, eccovi qua…»
Le due sobbalzarono e si girarono nuovamente verso la casa: dal salone erano usciti una giovane coppia vestita elegante accompagnata da un uomo basso e stempiato che indossava un kimono e sorrideva tranquillamente.
«Papà».
«Papà!»
«Mamma!»
La corvina e suo fratello sorrisero allo sconosciuto, anzi al padrone di casa, mentre l’altro bambino dai capelli rossi correva dalla donna appena arrivata in giardino che, con un gran sorriso, lo prese in braccio dandogli un bacio sulla guancia.
«Vedo che avete fatto conoscenza, ci speravo».
L’uomo sconosciuto, carezzando la folta chioma del figlio, sorrise alla bimba dai capelli rossi che annuì.
«Bene, bravi. Che ne dite se per celebrare la serata non ci facciamo fare una bella foto, eh?»
Domandò il padrone di casa e la giovane coppia annuì così il gruppetto rientrò nella sala e, chiamato un fotografo, si fecero fare una foto vicino alle scale che portavano al piano di sopra.
«Forza, su…sorridete».

 
 
«Forza, su…dite cheese!»
Esclamò Anita sorridendo verso il cellulare; subito Roxanne e Kathryn fecero quanto detto e la minore dei Garcia poté scattare un paio di foto cambiando ogni volta espressione.
«Ok…ok…ora buffa!»
Disse Roxanne e Kathryn annuì ridacchiando.
«Ecco! Questa è perfetta! La mandiamo a quella traditrice di Eden che invece di uscire con noi preferisce uscire con Michael!»
Rise Roxanne guardando l’ultima foto in cui le tre amiche guardavano verso lo schermo con espressioni buffissime.
«Dì la verità: sei solo gelosa perché lei può vedersi con il suo ragazzo e te no».
Alle parole di Anita, Roxanne fece spallucce prima di rispondere.
«Ok…forse hai ragione ma non è colpa mia se le relazioni a distanza sono così difficili…già ci vediamo poco e se poi X.A.R.E ci interrompe due volte su tre che ci troviamo…»
Kathryn annuì prendendo una mano all’amica.
«Mi dispiace Rox, non è facile con X.A.R.E tra i piedi…ti giuro che Fey ed io ci stiamo lavorando».
«Oltre a lavorarci godetevi il tempo insieme ora che, finalmente, potete…beh…brioche?»
Domandò Roxanne, desiderosa di cambiare argomento, sventolando il sacchetto di carta contenente la loro merenda.
Anita annuì ricevendo subito il suo dolce e poi si stese sulla panca del tavolo da pic nic presente nel parco vicino al campo da calcio lungo il fiume mentre anche la rossa prendeva il suo cibo prima di mettersi a smangiucchiarlo con aria assente ripensando al sogno di quella notte.
Kathryn era sicura che le stesse sfuggendo qualcosa, o meglio, qualcuno: quelle persone dovevano far parte del suo passato ma non se li ricordava proprio e, per quanto si sforzasse, non cambiava nulla.
E poi…e poi c’erano quegli strani individui. Loro di sicuro non li aveva mai visti ma quell’incontro le aveva messo addosso un’agitazione indicibile anche se cercava di non darlo a vedere per non spaventare Fey o Arion, gli unici del gruppo che sapevano di quella vicenda, o per dover raccontare agli altri cosa fosse successo.
Aileen…
«Kath? Ci sei?»
La ragazza si riscosse e sorrise ad Anita che si era rimessa a sedere sentendo che Kathryn non rispondeva ai richiami di Roxanne.
«Sì, scusate…mi sono persa nei miei pensieri…stavate dicendo?»
«Aitor mi ha mandato il link di una canzone, dice che è fortissima, ti va se la sentiamo?».
Disse Roxanne sventolandole davanti lo schermo del cellulare e Kathryn annuì.
«Perché no? Ho proprio voglia di un po' di musica!»
La maggiore del gruppo sorrise e cliccò sul link mentre le altre due le si avvicinavano per sentire meglio.
La canzone partì: era molto ritmata con parole, in una lingua a loro sconosciuta, che sembravano ripetersi più e più volte.
«Ha un bel ritmo, forse un po' ripetitiva con il testo? Che lingua è?»
Domandò Anita tamburellando con le dita sul tavolo da pic nic seguendo il ritmo fin ipnotico della canzone.
Roxanne scosse il capo, non sapendo dare una risposta, prima di farla ripartire per cercare di capire la lingua.
Le tre ragazze rimasero in silenzio ad ascoltarla una seconda volta e poi, quasi senza accorgersene, la rimisero su una terza.
Quasi a metà canzone, Anita sbuffò sentendo montare un lieve mal di testa mentre Kathryn si massaggiava la fronte e Roxanne socchiudeva gli occhi.
«Ragazze!»
Le tre sobbalzarono a quell’urlo preoccupato e il cellulare della maggiore cadde a terra: la musica cessò.
«Ragazze!»
Ripeté Arion raggiungendole trafelato.
«Che succede?»
Anita saltò in piedi, senza sentire più il mal di testa, e Kathryn scosse il capo battendo le palpebre imitata da Roxanne.
«X.A.R.E! Ha attaccato! Stavo studiando con Fey e JP ma zia Silvia mi ha chiesto di darle una mano e così sono andato da lei, sarò stato via una ventina di minuti e quando sono tornato Fey e JP erano svenuti mentre ascoltavano della musica e il portatile di Fey segnalava un nuovo attacco e…ragazze?»
Le tre amiche, al sentire parlare di musica, erano sbiancate e avevano sgranato gli occhi.
«La musica fa tipo…»
Anita canticchiò un motivetto, lo stesso che fino a poco tempo prima aveva sentito, e Arion annuì agitato.
«Sì, esatto! Ho provato a svegliarli ma non ci riuscivo e quindi sono venuto a chiamarvi! Secondo voi cosa ha fatto X.A.R.E questa volta?»
«La musica…»
Sussurrò Kathryn e Anita annuì mentre Roxanne raccoglieva il cellulare come se si trattasse di un oggetto pericoloso; Arion le guardò confuso.
«La musica?»
«C’era la musica quando li hai trovati…hai cercato di svegliarli mentre andava la musica? Stavi bene?»
«Uh, sì. Avevo mal di testa e…oh…ora non ce l’ho più! Ma, Anita, cosa centra la musica?»
La minore dei Garcia guardò le amiche che annuirono confermando che anche loro avevano mal di testa mentre ascoltavano la musica.
«X.A.R.E deve aver fatto qualche casino con la musica, non chiedermi come perché non lo so e…»
«Oh no! Aitor!»
Roxanne, interrompendo l’amica, scattò in piedi e chiamò il ragazzo mettendo in vivavoce, dopo pochi squilli qualcuno rispose ma non era il difensore della Raimon.
O meglio…non era il difensore del primo anno della Raimon.
«Roxanne! Aitor è…»
«Fratellone? Cosa?»
«Eny?»
«Aitor cosa, Gabi? È svenuto? Stava ascoltando quella canzone?»
Domandò Roxanne volendo evitare inutili siparietti comici tra i fratelli Garcia.
Per un attimo Gabi rimase in silenzio poi rispose affermativamente.
«Stavamo studiando ma lui voleva fare merenda così sono andato a prepararla e l’ho trovato svenuto con la musica accesa. Che succede? Sta bene? X.A.R.E? Ma come ha fatto? Starà bene, vero?»
Anita, se la situazione non fosse stata così preoccupante, sarebbe scoppiata a ridere a quella sfilza di domande preoccupate, poche volte vedeva Gabi così preoccupato e che provasse a negare che si era agitato per la salute di Aitor e gliel’avrebbe fatta vedere lei.
Solo che c’era poco da ridere e suo fratello era in pericolo.
«Stai ascoltando anche tu quella roba? Spegnila!»
«Non la sto ascoltando, Eny…aveva le cuffiette».
«Bene, allora non ascoltarla per nessun motivo, X.A.R.E sta attaccando utilizzando quella canzone! Dobbiamo andare ad Arcadia».
«Io…io non lo lascio così…»
Anita sbuffò sonoramente alla risposta del fratello e fece per parlare ma Roxanne la anticipò.
«Allora chiama Riccardo e che venga almeno lui…e anche Eden e Michael…questo puoi farlo».
Gabi rispose affermativamente e poi chiuse la chiamata dopo aver promesso loro che avrebbe chiamato i rinforzi.
Le tre amiche e Arion si guardarono e annuirono poi, raccolte le loro robe, corsero via in direzione della torre e del laboratorio sotterraneo.
In giro numerose persone con le cuffie tra le orecchie erano distese svenute a terra.
«Che disastro! Se quella canzone arriva nelle macchine…non voglio neanche pensarci!»
Esclamò Kathryn e Roxanne rabbrividì accelerando: non avevano tempo da perdere…come al solito.
Arrivati nel laboratorio, la rossa si mise al computer cercando la torre attiva, in modo da apparire nelle vicinanze, per poi inserire le coordinate nel programma di materializzazione.
«Arion sai che fare, quando arrivano gli altri mandaceli».
Il ragazzo annuì, prendendo posto sulla sedia, e le tre amiche uscirono dalla stanza dirette ad Arcadia.
 
 
Le ragazze si virtualizzarono sulla spiaggia, a pochi passi dal mare, e subito si misero sulla difensiva pronte a rispondere a qualsiasi attacco.
Non successe nulla.
«Niente comitato di benvenuto? Deludente».
Sbottò Anita senza, però, smettere di guardarsi intorno.
«Staranno dormendo pure loro…andiamo».
Roxanne saltò sul proprio volopattino blu e le altre due la imitarono salendo veloci sui propri mezzi per poi partire sfrecciando verso la torre.
All’improvviso Anita, che stava davanti, si fermò con un insulto e quasi Kathryn non le andò contro.
«Ecco perché non niente benvenuto…»
Roxanne e la rossa sgranarono gli occhi guardando dove la giovane Garcia indicava con un dito: una marea di paguri e di crabs le attendeva ai piedi della torre.
«Miseria! Sono troppi! Se circondano la torre così non riusciremo mai a farti entrare, Kath».
Kathryn, alle parole di Anita, guardò i nemici che proteggevano la loro unica possibilità di salvezza e strinse i pugni: davvero era impossibile superarli e allora come potevano fare?
«Ragazze!»
La voce di Riccardo le distrasse di nemici e le tre guardarono, anche se inutilmente, il cielo artificiale.
«Niente da fare, Eden e Michael non rispondono alle chiamate».
«Dici che hanno ascoltato la musica?»
Domandò Anita che dall’essere sollevata per aver sentito la voce del proprio ragazzo era passata ad aver ansia per l’amica.
«Probabile».
«Quindi niente rinforzi numerosi…fantastico».
Roxanne sospirò lanciando un’occhiata ai nemici che rimanevano fermi a presidiare la torre.
Kathryn scosse la testa e chiuse gli occhi cercando di trovare una soluzione: ci doveva essere una soluzione, un modo per passare.
«Se volete vi raggiungo io, ragazze».
Serviva un modo per raggiungere la torre, una via per…una via…
«Il Nucleo è il centro, vedilo come un incrocio con tante vie…qua è tutto collegato al Nucleo e il Nucleo a tutto».
Kathryn sgranò gli occhi.
«No! Resta lì! Ho un’idea! Andiamo alla torre centrale!»
«Pensi che ci seguiranno?»
Alla domanda di Roxanne, la rossa scosse il capo.
«Però c’è un altro modo per entrare lì…dobbiamo andare alla torre centrale…in fretta!»
Senza spiegarsi, Kathryn partì lasciando le due ragazze confuse a fissarsi per qualche secondo prima di seguirla.
Come previsto i loro nemici rimasero fermi al loro posto.
«Perché non ci seguono? Mi spieghi cosa vuoi fare?»
Domandò Anita, mentre attraversavano un’area boschiva, rompendo il silenzio che si era venuto a creare da quando avevano cambiato rotta.
«Non ci seguono perché X.A.R.E non può mandare mostri infiniti e pensa che impedirci di entrare nella torre sia una strategia perfetta».
«Perché X.A.R.E pensa?»
«E non lo è? Perfetta…»
Kathryn scosse la testa.
«Sarebbe perfetta se entrare fosse l’unico modo per essere dentro alla torre».
«Che?»
Domandarono in coro sia le ragazze che Arion e Riccardo e Kathryn non poté fare a meno di ridacchiare.
«Mi sono appena ricordata una cosa, adesso vedrete…solo dobbiamo muoverci prima che X.A.R.E capisca il mio piano e sarà a momenti».
«Adoro come ti ricordi le cose quando servono!»
«Sinceramente, Arion? Fa schifo…preferirei ricordarmi tutto sempre…»
Per un secondo Arion rimase in silenzio poi si scusò proprio mentre le amiche raggiungevano l’estremità dell’isola e iniziavano ad avventurarsi nel mare zizzagando il più possibile per evitare di venir colpite da eventuali pesci.
Un Crab apparve da dietro la torre; Kathryn sbuffò.
«L’ha capito».
«Tardi però, ci penso io».
Anita accelerò, schivando gli spari del nemico, e, salita più in alto di questo, gli saltò addosso colpendolo sul simbolo di X.A.R.E e, così facendo, lo distrusse.
La ragazza si girò e sorrise alle amiche che la raggiunsero; le tre scesero dai mezzi fermandosi davanti alla torre.
«E ora, Kath?»
«E ora entriamo una alla volta…tanto sapete come si fa, no?»
Kathryn fece loro l’occhiolino ed entrò nel cerchio luminoso sul terreno sparendo all’istante.
Anita e Roxanne si lanciarono uno sguardo d’intesa e, seppur nervose all’idea di entrare nella costruzione, la imitarono una alla volta.
Quando Roxanne, l’ultima delle tre ad entrare, ci fu dentro sgranò gli occhi e cominciò a guardarsi intorno piena di meraviglia per quelle pareti scure e piene di dati a lei incomprensibili.
Nella stessa situazione si trovava Anita mentre Kathryn digitava qualcosa sullo schermo, al centro della piattaforma, con sguardo crucciato.
Le due amiche, dopo un attimo di sorpresa, la raggiunsero mettendosi alle sue spalle per vedere cosa stava facendo.
Kathryn sbuffò e scosse la testa: la sua intuizione era giusta, potevano farlo ma sarebbe stato pericoloso, avrebbe sbloccato porte che erano sigillate, avrebbe permesso a X.A.R.E di…
«C’è un problema…»
La voce di Arion giunse tesa alle ragazze che si fermarono alzando lo sguardo confuse.
«Che tipo di problema?»
«Ha chiamato Gabi, Aitor non si sveglia e sta respirando sempre più piano…Riccardo è andato a controllare JP e Fey».
Roxanne sgranò gli occhi portandosi una mano alle labbra e Anita rabbrividì appena per quelle parole che la riportarono indietro al giorno dell’attacco di X.A.R.E ai semafori e alla quasi perdita del fratello.
«Dobbiamo muoverci».
Disse la minore dei Garcia a Kathryn che sospirò ed annuì: non c’era altra scelta, pericolosa, certo, ma meno di affrontare direttamente i mostri.
«Va bene…fatemi fare una cosa…ecco, fatto».
Lo schermo, dopo che Kathryn vi ebbe scritto su qualcosa e posato sopra la mano, si illuminò lampeggiando un paio di volte e poi si spense.
Anita la guardò in attesa.
«E ora?»
«E ora ci buttiamo».
Kathryn si avvicinò al bordo della piattaforma su cui si trovavano e Roxanne la guardò confusa prima di lanciare un’occhiata scettica al buio sotto di loro.
«Lo so…non sembra una bella idea ma dovrebbe funzionare».
«Dovrebbe?»
«Fidatevi di me».
Roxanne e Anita si lanciarono un’occhiata poi, annuendo, andarono ad afferrare le mani che Kathryn porgeva loro e, insieme, si misero sul bordo della piattaforma.
«Bene, al mio tre. Uno…due…tre!»
Saltarono chiudendo gli occhi.
Per qualche istante caddero nel buio poi qualcosa cambiò: sembrava quasi che ci fosse una leggera luce e non stavano più precipitando ma era come se fossero sospinte da una veloce corrente invisibile.
Seppur timorose aprirono piano gli occhi.
Un’esclamazione stupita sfuggì dalle labbra di Roxanne e Anita: erano in una sottospecie di tunnel le cui pareti erano fatte da codici luminosi, impossibili da leggere sia per la velocità con cui viaggiavano che per la lunghezza.
«Kath! Tu lo sapevi!»
All’esclamazione di Roxanne, Kathryn non rispose fissando con interesse le sequenze alfanumeriche delle pareti.
Pochi secondi dopo, davanti a loro, cominciò ad apparire una piattaforma del tutto simile a quella che avevano abbandonato e la corrente che le trasportava rallentò poi, all’improvviso, fece far loro una capriola e le posò con i piedi sulla pedana.
«Fantastico…dove siamo?»
Domandò Anita guardandosi intorno confusa.
«Vorrei saperlo anch’io! Siete sparite dalla mappa e per un attimo non riuscivo a contattarvi!»
Esclamò Arion e Roxanne si porto le mani alle orecchie.
«Sì, ma non urlare…dove siamo Kath?»
La rossa si guardo intorno prima di accedere al terminale in mezzo alla piattaforma e cominciarvi a scriverci su.
«Nel Nucleo…nella sua torre. Il Nucleo è il centro, vedetelo come un incrocio con tante vie…qua è tutto collegato al Nucleo e il Nucleo a tutto…»
Roxanne aggrottò la fronte mentre Anita annuì.
«Da qui puoi raggiungere la torre attivata, vero?»
«No, Anita…le torri centrali sono collegate a questa e le altre tra di…»
«Aspetta, piano…piano…torri centrali? Altre? La torre centrale non è una?»
Domandò confusa Roxanne dando voce ai dubbi di Arion e Anita.
Kathryn scosse il capo e, per un secondo, non disse nulla osservando lo schermo davanti a lei.
«Esistono più parti di Arcadia solo che fino a prima erano inaccessibili. Ogni parte ha le proprie torri le varie torri da ora sono in contatto le une con le altre…vorrei spiegarvi meglio ma non abbiamo tempo da perdere. So la strada da fare, andiamo».
Senza dare ascolto ad Arion che continuava a tempestarla di domande, la rossa, dopo aver fatto le stesse azioni fatte precedentemente, si avvicinò al bordo della piattaforma e, con le amiche, si tuffò nel vuoto.
Arion tacque.
«Te ne sei ricordata solo ora? Perché X.A.R.E non ha usato torri di altre parti?»
Domandò Anita mentre venivano trasportate via dalla corrente.
«Sì, solo ora…un altro tassello per questo puzzle complicato e sì, X.A.R.E non poteva…ho aperto io il collegamento…»
Mentre le due amiche cercavano di capire le nuove informazioni, raggiunsero una nuova piattaforma.
«Bene, ora dobbiamo correre. La torre che cerchiamo non è troppo distante ma dubito che Arion sappia mandarci i mezzi in questo…uh…settore».
«Uffa…perché dubitate delle mie capacità informatiche?»
«Forse perché non vieni dal futuro come Fey e la cosa più difficile che tu abbia mai fatto con un computer è stata guardare un film da un sito streaming?»
Domandò Anita prendendo in giro l’amico che, come a dimostrare la veridicità delle sue parole, quando le ragazze uscirono dalla torre cominciò ad esclamare che era comparsa all’improvviso una nuova mappa ma che non riusciva a capirci nulla.
Lo stupore di Arion però non fu nulla in confronto a quello delle tre amiche che si ritrovarono ad osservare una città, con bassi palazzi dall’aspetto futuristico, piena di canali e ponti sospesi.
«Una Venezia del tremila?»
Ridacchiò Roxanne, guardandosi intorno meravigliata, pur tenendosi pronta per eventuali nemici.
«Una Venezia del tremila sospesa per aria…quello là in fondo sembra il mare digitale del settore con le isole».
Constatò Anita che, nel frattempo, si era avvicinata al canale che circondava l’intera piazza ovale in cui si trovava la torre centrale.
«Dobbiamo muoverci, ho paura che presto non saremo più sole…da questa parte!»
Kathryn, senza esitazione, cominciò a correre attraversando un ponte e le altre due la seguirono senza smettere di guardarsi intorno.
«Come fai a sapere dove andare?»
Domandò Roxanne saltando una cassa abbandonata in mezzo alla strada.
«Ho guardato la mappa…prima alla torre del Nucleo».
«Ah…»
Disse Anita correndo su da delle scale.
«Ragazze? C’è qualcosa che viene verso di voi…»
«E ti pareva? La torre la vedi Arion?»
Per un attimo le tre ragazze, ferme in mezzo ad un incrocio con le mani alle armi, non ricevettero risposta.
«Eccola! Strada a destra, sempre dritto per due incroci e poi a sinistra e dritto come un tiro di collo pieno…ma X.A.R.E vi ha mandato compagnia…»
Le amiche si guardarono e annuirono ricominciando a correre nella direzione suggerita da Arion.
Ben presto, tre i tetti, videro sbucare la sagoma della torre.
«Eccola!»
«Eccoli!»
Esclamò Anita, in risposta a Roxanne, indicando i nemici che le aspettavano all’ultimo incrocio: tre ruote grandi come un essere umano le attendevano immobili e, appena le notarono, cominciarono a sparare loro.
Le ragazze si rifugiarono in un piccolo vicolo cieco tra due case.
«Cosa sono quei cosi!?»
Esclamò Roxanne osando sporgersi appena per fissarli.
«Nuovi nemici…scommetto che il marchio di X.A.R.E è in mezzo ai raggi della ruota, proprio dove c’è il simbolo delle varie marche delle macchine».
Disse Anita stringendo la spada.
«E come li superiamo?»
«Parkour…»
Le due ragazze guardarono Kathryn come se si fosse ammattita e lei fece spallucce.
«Saliamo sui tetti, tanto sono piani, e poi andiamo dall’altra parte. La strada è stretta, con un bel salto ce la possiamo fare».
«Se non ti sparano mentre salti…io li distraggo. Le mie fruste mi permettono di attaccare da lontano. Andate».
Ordinò Roxanne prima di gettarsi in strada chiamando i mostri poi, con una capriola, evitò i loro colpi e si nascose dietro ad una delle tante casse abbandonate in mezzo alla via.
Anita e Kathryn annuirono e, seppur a fatica, si arrampicarono sul tetto, e per non farsi notare lo attraversarono, andando verso il lato più lontano dalla via, gattonando.
«Pronta a saltare?»
Sussurrò la minore dei Garcia sorridendo, con aria quasi di sfida, alla rossa che annuì.
Presero un respiro profondo, abbandonarono ogni discrezione, alzandosi in piedi, e cominciarono a corre per poi saltare.
Atterrarono in malo modo sull’altro tetto e non poterono fare a meno di ridacchiare: di certo dovevano migliorare l’atterraggio.
«Andiamo, Rox è brava ma sono in tre contro una…»
Ancora una volta gattonarono fino all’angolo più lontano dalla strada e poi ripresero a corre, saltando le viuzze strette che, a volte, separavano i tetti.
Da lassù potevano vedere bene la loro meta che si ergeva tra quelle case basse.
«Attenta Roxanne! Quei cosi tolgono molto di più dei paguri o dei crabs e…oh, wow! Anche i tuoi punti vita sono di più!»
Esclamò all’improvviso Arion e Kathryn non poté non ridere per l’incredulità che gli sentiva nella voce ma il buon umore le passò subito quando, da un vicolo davanti a loro, spuntò un drone armato.
«Ma!? È quello di Spiderman far from home?»
«Sembrerebbe…»
Sbottò Anita deviando un colpo con la spada.
«La torre è a neanche due tetti di distanza, io lo distraggo tu vai».
Kathryn annuì alle parole di Anita e si buttò giù dal tetto: dopotutto quel salto non era niente rispetto alla caduta che facevano quando si virtualizzavano.
Arrivata sul terreno, cominciò a correre verso il ponte che la separava dalla torre, lo superò ed entrò nell’edificio: come nelle torri secondarie del settore delle isole, il pavimento che, diversamente da quelle centrali, ricopriva tutta la superficie era decorato da cinque cerchi dal perimetro colorato ma, di questi cinque, solo quello grigio e quello azzurro brillavano, segno che il passaggio era attivo.
Sin dalla sua prima volta nella torre aveva avuto sotto gli occhi la struttura di Arcadia eppure, fin a poco prima, non ci aveva mai fatto caso, non ci aveva dato peso perché non se ne ricordava e più il tempo passava più odiava ricordarsi le cose a pezzi, non era per niente figo, anzi, tutt’altro…
Entrò nel cerchio azzurro e subito finì in quel tunnel di informazioni che collegava i due settori.
Quando prima le era tornato in mente il Nucleo pensava di aver trovato la soluzione perfetta al problema eppure, leggendo i dati sul terminale della torre centrale, aveva scoperto che, tanto perfetta, la cosa non era ma X.A.R.E le aveva forzato la mano, l’aveva costretta ad aprire gli altri settori e da quel giorno il pericolo sarebbe aumentato.
Non bastava più spegnere il super computer, dovevano trovare un modo per eliminare X.A.R.E.
La piattaforma della torre di destinazione comparve e lei vi atterrò ritornando in contatto con Arion.
«Arion, sai preparare il Ritorno al passato?»
«Più o meno…ho letto il quaderno con le varie istruzioni che avete lasciato comunque è appena ritornata Roxanne, mi sta aiutando anche lei».
Kathryn annuì e posò la mano sullo schermo cominciando poi a digitare il Code Arcadia; una volta finito lo schermo divenne verde, lampeggiò e poi si spense insieme a tutti gli altri lasciandola nel buio.
La rossa chiuse gli occhi sospirando sollevata mentre la luce inondava la torre e Arion annunciava il ritorno al passato.
 
 
 
Uno spazio buio illuminato solo dal fascio di luce di una potente torcia.
Un’umidità fresca ben diversa dal calore estivo della superficie.
Una melodia allegra con parole che sfuggono alla sua memoria, canticchiata da una voce maschile, che rompe il silenzio.
«Ricordatela, uragano mio».

 
 
 
 
Angolo dell’autrice che è in immenso ritardo…come al solito
 
Ciao!
Devo dire che Code Arcadia mi mancava un sacco!
Come ho già detto in Storytellers, ho avuto un periodo abbastanza difficile per la mia voglia di scrivere e quindi mi sono bloccata completamente (del tipo che il primo flashback è ancora di giugno/luglio e tutto il resto del capitolo è stato scritto in questi giorni).
Inizialmente pensavo di eliminare anche questa, dopotutto è dal giugno 2019 che ci vado dietro con estrema lentezza, ma proprio non ce la faccio, mi ci sono affezionata troppo, e, visto che sono messa abbastanza bene a livello di trama, ho intenzione di finirla anche a costo di correre un po'.
Per farlo, però, probabilmente farò capitoli più corti (forse…questo doveva essere corto e invece l’ho allungato un sacco) e con un bel po' di informazioni/avanzamento di trama e meno momenti di contorno invece di fare come all’inizio in cui c’erano tante cose, anche un po' inutili, e la trama avanzava ogni due/tre capitoli.
Ma penso che abbiate capito cosa intenda in questo capitolo: pochi momenti di “svago”/relazione/combattimenti lunghi e molte informazioni (anche se dubito che saranno mai così tante come in questo capitolo e, tra l’altro, se non è chiaro qualche passaggio delle spiegazioni di Kath chiedete pure ma tranqui che ci ritorno sopra con il prossimo capitolo).
Detto questo mi rendo conto di aver introdotto molte cose nuove ma erano da introdurre a già da tempo (mannaggia a me che le ho saltate e mo mi tocca inserirle cercando di non risultare forzata...spero di riuscirci) e servivano per dare un po' di spessore ad Arcadia.
L’attacco di X.A.R.E non è farina del mio sacco, proviene da una puntata di Code Lyoko ma mi era rimasto così impresso che non ho potuto non metterlo.
Nulla, non ho più niente da dire.
Ora mi prenderò qualche giorno per organizzare bene i prossimi capitoli e provare a darmi un ritmo decente nella pubblicazione.
Quindi vi ringrazio per l’immensa pazienza che avete per seguirmi in questa storia e vi saluto!
Ciao,
Aiko

PS: chissà se qualcuno capirà qualcosa sui ricordi di Kath...

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Capitolo 22
*** 17.Attirare l'attenzione ***


17. Attirare l’attenzione

 
 
 
Kathryn, ferma davanti al pannello di controllo della torre del nucleo, canticchiava tra sé e sé una melodia aspettando che Fey lanciasse il programma di scansione per la ricerca delle torri attive che, in quei tre giorni dall’ultimo attacco di X.A.R.E, avevano perfezionato e migliorato in modo che potesse scansionare l’intera Arcadia e non solo un settore.
«Kath, ho fatto…ma mi spieghi che stai canticchiando? È da tre giorni che continui con questa melodia».
La ragazza, poggiando la mano sullo schermo per attivare definitivamente il programma, scosse piano il capo.
«Non ne ho idea, è da un po' che ce l’ho in testa e non riesco ad ignorarla».
«Beh, finché non è quella di X.A.R.E va tutto bene».
«Molto bene, proviamo ad andare avanti con l’altro programma?»
Ricevendo risposta affermativa dal ragazzo, Kathryn aprì un’altra finestra sul pannello di controllo e cominciò a digitare sullo schermo conversando tranquilla con Fey mentre, nella sua testa, quella strana melodia sentita per la prima volta in sogno continuava a risuonare.
 
 
Tre giorni prima, post attacco “musicale” di X.A.R.E, laboratorio sotto la torre



Eden e Michael entrarono nel rumoroso salottino scoprendo di essere gli ultimi ad arrivare alla riunione convocata da Kathryn non appena si erano svegliati, di nuovo, dopo il Ritorno al Passato.
Persino Sol, collegato in videochiamata, era presente anche se al momento stava parlando di qualcosa con Roxanne che, per avere un po' di privacy, si era ritirata nel corridoio.
Eden era sul punto di mandare a quel paese X.A.R.E e il suo schifoso tempismo: non era possibile che ogni volta che stava con Michael quella attaccasse e rovinasse tutto.
Ma, almeno, Michael era andato ad Arcadia e lei non doveva più fingere o mentirgli e così la loro relazione andava a gonfie vele, per quanto X.A.R.E lo permettesse.
«Bella la canzoncina?»
Sorrise Anita, seduta su una poltrona, e Eden fece una smorfia.
«Rosalía è molto meglio».
«Discutibile ma almeno non ti fa svenire».
Sbottò Michael sedendosi per terra.
«Ma smettila, caro. Lo so che piace anche a te».
Anita ridacchiò ed Eden poté vedere il sollievo nei suoi occhi: nonostante spesso scherzassero tra di loro, gli attacchi di X.A.R.E erano preoccupanti e, alcuni, estremamente pericolosi.
Fey tossicchiò richiamando l’attenzione di tutti e nella stanza crollò il silenzio mentre Roxanne li raggiungeva e girava il cellulare in modo che anche Sol potesse vederli.
«Bene, ora che ci siamo tutti penso che ci siano delle spiegazioni da dare».
L’ex ultraevoluto lanciò un’occhiata tranquilla a Kathryn che annuì e mise sul pavimento un pezzo di carta.
Anita si sporse appena in avanti.
Sul foglio vi erano sei cerchi: cinque di questi erano posizionati in modo da corrispondere ai vertici di un pentagono mentre uno era nel mezzo. Da ogni cerchio partivano poi cinque linee che andavano a collegarsi agli altri formando quella che sembrava una mappa piuttosto intricata.
«Bene? Cosa dovrebbe essere? Non sono un grande esperto d’arte contemporanea ma…»
«E allora taci».
Sbottarono in coro Roxanne e Gabi ad Aitor che si limitò a guardarli male mettendo poi il broncio.
«In breve? Una piantina di Arcadia. Ci sono sei settori: isole, città, montagna, foresta, lava e l’origine o, se volete, il nucleo. Ogni torre centrale è collegata a quella del nucleo mentre le altre sono collegate tra di loro e tra i vari settori e questo ci permette di viaggiare da una parte all’altra di Arcadia».
«Aspetta Kath, temo di essermi perso alle torri centrali che si collegano al nucleo».
Arion si grattò la nuca e Roxanne ed Eden annuirono anche loro abbastanza confuse dalla spiegazione della rossa che si mordicchiò il pollice per qualche secondo prima di parlare.
«Allora…esclusa la torre centrale ogni settore ha quattro torri ma questo già lo sapete. Ogni torre di un settore è collegata alle altre di quel settore e poi…vediamola così: la torre uno delle isole è collegata alle torri uno degli altri settori, la due con le altre torri due e così via».
Anita annuì.
«Già più comprensibile, lo ammetto».
Kathryn le sorrise e per qualche secondo rimase ad osservare la mappa da lei disegnata, sospirò scuotendo la testa.
«Sinceramente avrei preferito non ricordarmi degli altri settori…se solo X.A.R.E non mi avesse costretta a farlo…»
Eden aggrottò appena la fronte confusa.
«Perché dici questo, cara?»
Kathryn scosse la testa.
«Ora che i passaggi sono aperti per X.A.R.E sarà tutto più semplice e si rafforzerà. Ha più torri da cui attaccare e un maggior potere».
Per un attimo nessuno parlò: tutti erano intenti a comprendere fino in fondo le parole dell’amica e quello che poteva significare loro.
«Quindi è escluso che X.A.R.E si trovi un hobby?»
Sbottò Aitor incrociando le braccia dietro alla testa.
«Penso che l’hobby siamo noi».
Borbottò Anita arricciandosi una ciocca di capelli intorno al dito e Roxanne annuì concordando con l’amica.
Il malcontento riempì la stanza.
Qualcuno batté le mani attirando l’attenzione collettiva.
«Vedila così, Kath cara, almeno potrai accedere anche tu a più torri e magari a più informazioni su Arcadia».
Alle parole di Eden, Kathryn si portò una mano al mento pensosa e qualche istante dopo Anita annuì con un sorriso sul volto.
«Eden ha ragione, soprattutto la torre del Nucleo potrebbe avere informazioni in più. Il Nucleo non è forse il cuore di Arcadia?»
«Tentare non costa nulla, Kath. Ormai i collegamenti sono aperti e dobbiamo trovare un modo di sfruttarli al meglio anche noi».
Sorrise Roxanne facendo annuire Gabi e Aitor finalmente convinti dai ragionamenti delle ragazze.
«Ha senso, sì…»
Kathryn ricambiò il sorriso con le amiche e il malcontento generale scemò.
Fey prese la mano alla rossa lanciandole un’occhiata incoraggiante.
«Allora ci proviamo?»
«Sì, ci proviamo».
 
 
Presente
 
 
«Allora andata bene la giornata con il tuo Principe Azzurro?»
Roxanne, si gettò supina sul letto, e ridacchiò alle parole di Aitor che le giungevano dal cellulare.
«Più che bene, finalmente ci siamo visti senza interruzioni di X.A.R.E».
«Ma se è il vostro Cupido, ti devo ricordare che vi siete messi insieme grazie a lei?»
Roxanne, seppur consapevole che l’amico non potesse vederla, fece spallucce.
«Forse devi chiedere a X.A.R.E un aiuto anche per te…»
«Non…non so che cosa tu stia dicendo».
La ragazza scoppiò a ridere immaginandosi Aitor arrossire per l’imbarazzo.
«Ma sì…con il tuo Gabi».
«NON…non è mio…»
«Come vuoi».
Per un attimo nessuno dei due parlò.
«E comunque me la cavo benissimo da solo…oggi ci vediamo per studiare».
«Cosa!? E me lo dici solo ora!? Faccio in tempo a venire ad aiutarti a scegliere cosa mettere?»
L’unica risposta che la ragazza ricevette fu un secco “no, ciao” prima che l’altro mettesse giù e lei scoppiasse a ridere: se non era arrossito prima di sicuro lo aveva fatto in quel momento.
Una volta calmatasi, Roxanne si mise a guardare il soffitto con aria sognante: la giornata era andata nel migliore dei modi e, seppur triste, per il ritorno a casa di Sol non poteva non esserne felice.
Doveva subito chiamare le altre ragazze per chiacchierare un po' con loro.
Si girò a pancia in giù e andò sulla chat di gruppo esclusivamente femminile.
 
iBlater- gruppo ArcadiaGirls.
Rox: appena tornata dall’appuntamento con Sol, chiamata tattica?
Eden: scusa cara sono con Michael, magari più tardi
Anita: mi ha appena chiamata Riccardo e mi ha invitata da lui per cena
Rox: scommetto che c’è lo zampino di Gabi…deve vedersi con Aitor
Anita: uhh…sento odore di ship. Più tardi ci sentiamo così ci aggiorni ;)
Eden: esatto (Michael è in bagno)
Kath: Kath è su Arcadia (sono Fey)
Rox: ancora?
Kath: stiamo lavorando per voi ;)
Eden: va bene caro ma è il fine settimana, riposatevi un po'
Kath: X.A.R.E non riposa mai
Rox: l’ultima volta che ho controllato voi eravate umani
Kath: ex ultraevoluto, prego
Eden: ma ancora irresponsabile…arriva Michael, a dopo
Kath: a dopo
Rox: Fey?
Kath: sì?
Rox: lo sai che è un gruppo solo femminile questo? Avete questa mania di fregarvi i cellulari a vicenda…
Kath: dettagli. Comunque gossip interessante quello di Aitor e Gabi
Rox: Fey…ti giuro che chiedo a Kath di raccontarci ancora della tua prima volta ad Arcadia
Kath: oh ti prego no! Vado, vado! Ciao

 
Roxanne rimase a fissare il cellulare con un sorriso sulle labbra e per un po' rimase ferma poi cambiò chat andando su quella di Sol.
 
iBlater- Sol <3.
Rox: come sta andando il viaggio?

Sol: ciao amore, tutto bene tranne…mi manchi di già T.T
Rox: a chi lo dici…sto giusto pensando di venire a trovarti io la prossima volta
Sol: ma Rox, se X.A.R.E attaccasse?
Rox: ci penseremo, tanto chiunque di noi può andare su Arcadia ora
Sol: come vuoi, ammetto che da me ci sono un paio di posti dove ti voglio assolutamente portare
Rox: allora non me lo faccio ripetere due volte

 
Sol, prima segnato come online, andò all’improvviso offline e Roxanne si accigliò prima di scuotere la testa: magari il treno era entrato in qualche galleria.
All’improvviso il cellulare suonò e lei si affrettò a rispondere senza neanche guardare chi la stesse chiamando.
«Sol?»
«Fey, X.A.R.E ha attivato una torre».
Roxanne scattò in piedi e subito il suo pensiero andò a Sol: aveva una brutta impressione.
«Dove?»
Domandò correndo poi verso la porta d’ingresso
«Torre settore città e…no, aspetta…si è disattivata».
Il cellulare vibrò e Roxanne lo allontanò di fretta dall’orecchio per vedere chi le aveva scritto.
 
iBlater- nuovo messaggio da Sol <3: scusa problemi con il treno…ho pensato di vedere il simbolo di X.A.R.E sullo schermo ma non c’è più.
 

«Per fortuna Fey…secondo Sol ha problemi con i treni, scusa vado a sentire se sta bene».
Roxanne mise giù a Fey e andò subito nella chat di Sol desiderosa di saperne di più.
 
iBlater- Sol <3.
Rox: stai bene?
Sol: tranquilla amore, tutto bene

 
Roxanne tirò un sospiro di sollievo e si affrettò a rispondergli ma prima che potesse farlo arrivò un altro messaggio da un altro gruppo.
 
iBlater-gruppo Arcadia, nuovo messaggio da Fey: ragazzi, X.A.R.E gioca...
 
Roxanne sospirò e cambiò momentaneamente chat: X.A.R.E aveva veramente un pessimo tempismo.
 
Fey: ragazzi, X.A.R.E gioca con le torri attivandole per qualche secondo
Sol: il mio treno l’ha notato
Arion: Cosa!? Stai bene @Sol?
Sol: certo, certo
Rox: vengo alla torre in caso X.A.R.E attacchi veramente
Eden: se non la smette di rompere…e di fare esperimenti con i mezzi di trasporto

 
 
 
A qualche quartiere di distanza da casa di Roxanne, Eden e Michael si erano fermati davanti alla casa della ragazza e stavano leggendo i messaggi sul gruppo di Arcadia.
Eden aveva messo una suoneria diversa per quella chat e quindi, appena l’aveva sentita, aveva tirato fuori il cellulare senza sentirsi in colpa al notare come Michael, che stava parlando, si era interrotto al gesto.
Nel leggere il messaggio di Sol, la ragazza sbuffò e scosse la testa affrettandosi a rispondere infastidita da quella strana e inappropriata passione di X.A.R.E per usare i mezzi di trasporto come cavie per i suoi esperimenti.
«Beh…noi due ci siamo avvicinati grazie ad una situazione simile».
Sbottò Michael mentre Eden metteva via il cellulare e la giovane annuì ripensando a quella gita in cui X.A.R.E aveva preso il controllo del loro autobus imponendo così una bella passeggiata per il ritorno a scuola: sembravano passati secoli da allora…
«Hai ragione, caro. Ora vieni dai».
Eden sorrise e lo condusse in casa sua e i due, una volta entrati, si sedettero comodamente sul divano riposandosi dopo un lungo pomeriggio passato a camminare insieme.
Dopo essere rimasti per un po' in silenzio, godendo della compagnia l’uno dell’altro, si guardarono sorridendo.
«Se X.A.R.E non ci interrompe almeno un’uscita tranquilla senza scocciature l’abbiamo fatta».
Eden annuì alle parole di Michael.
«Una bellissima uscita».
Si sporsero avanti uno verso l’altro.
«Eden sei a ca…ah!»
I due si ritrassero di scatto voltandosi a guardare il nuovo arrivato che si rivelò essere il fratello minore di Eden.
«Aciel! La porta era socchiusa. Si bussa».
Il ragazzino si grattò la nuca e dopo essersi scusato se ne andò via, quasi correndo, facendo sospirare la padrona di casa.
«Inutile…se non è X.A.R.E è mio fratello…»
«Possiamo sempre ignorare l’interruzione».
Eden sorrise alle parole di Michael e i due si baciarono.
«Visto, facciamo finta di avercela fatta al primo colpo».
La ragazza ridacchiò e annuì prima di proporgli di guardare un film e, quando il calciatore accettò, si sedette comoda posando la testa sulla spalla di Michael.
Stavano guardando un film con estrema attenzione quando, improvvisamente, il canale cambiò passando ad un telegiornale.
«Devo aver toccato inavvertitamente il telecomando».
Sospirò Eden cercando con la mano l’oggetto che, però, era troppo lontano da lei per essere stato sfiorato per puro caso.
Confusa la ragazza perse in mano il telecomando e, proprio in quell’istante, il canale cambiò ancora finendo su un programma musicale e poi, ancora, su un canale per bambini.
I due si lanciarono un’occhiata confusa per poi tornare a guardare lo schermo del televisore proprio quando il canale cambiava ancora.
«Aspetta…ma quello in alto a des…»
Il cellulare di Eden trillò con la suoneria del gruppo Arcadia ma a nessuno dei due servì guardare lo schermo del piccolo apparecchio per capire cosa stesse succedendo: X.A.R.E stava attaccando di nuovo.
«Ti giuro che se non la smette…»
Sulla televisione tornò il canale con il film che stavano guardando e, pochi istanti dopo, arrivò l’ennesima notifica dal cellulare di Eden.
 
 
iBlater-gruppo Arcadia, 2 nuovi messaggi da Fey: ragazzi, torre....
 
Fey: ragazzi, torre attivata nel settore montagna
Fey: scherzone, l’ha disattivata…fate finta di niente
Sol: ma il mio treno sta bene
Eden: ha colpito la tv sta volta, niente di che…
Anita: non può smetterla di darci fastidio, eh?
Aitor: tranquilla, zucchero filato…il tuo appuntamento non sarà toccato
Anita: pensa al tuo di appuntamento
Aitor: non…non so che intendi

 
 
Anita, seduta a tavola, ridacchiò e alzò gli occhi al cielo lanciando poi un’occhiata divertita a Riccardo.
I due si erano appena seduti per la cena quando i loro cellulari avevano cominciato a squillare entrambi e così, capendo cosa stesse succedendo, si erano subito precipitati a leggere i nuovi messaggi tirando poi un sospiro di sollievo nel vedere che non era necessaria la loro presenza su Arcadia.
«Non si può negare che X.A.R.E abbia un ottimo tempismo…»
«Per rompere, Riccardo? Concordo, in quello se la cava egregiamente».
Ridacchiarono entrambi e poi Anita divenne improvvisamente seria e si sporse appena in avanti con aria inquisitoria.
«Dimmi…ci ho preso? Aitor e mio fratello si vedono ed è per questo che sono qui?»
Riccardo arrossì scuotendo la testa in segno di diniego.
«Ma…ma che pensi…c’è…non ti ho invitata qui solo perché Gabi me l’ha chiesto…c’è…io…»
Anita scoppiò a ridere per poi sorridergli.
«Lo sapevo che quei due si sarebbero visti. Gabi era troppo agitato quando sono uscita di casa».
«Sì, ma non ti ho invitata solo perché me l’ha chiesto lui».
Anita annuì sorridendo.
«Lo so, lo so…non lo faresti mai. È bello poter passare un po' di tempo insieme senza il mio autoeletto chaperon…o forse è il tuo chaperon».
Riccardo ridacchiò.
«Probabilmente Gabi fa lo chaperon ad entrambi».
Anita annuì sorridendo.
«Probabile…ma ora dimmi: come vanno le cose tra lui e Aitor? A quanto pare lui si confida di più con te che con me, sua sorella…scelta comprensibile ma quando vado a casa se le sente…dopo aver sentito il gossip ovviamente».
Riccardo rise e scosse la testa ammettendo che neanche lui ne sapeva poi molto della questione e Anita sospirò delusa.
«Dobbiamo assolutamente fare qualcosa per quei due o si metteranno insieme da fantasmi».
«Adesso facciamo i Cupidi?»
«Aitor si è divertito a farlo per chissà quanto tempo, il Cupido. Ora tocca a noi».
Si sorrisero con aria complice e cominciarono a progettare piani malefici per mettere insieme i due assenti alla cena che, intenti a fare insieme i compiti di matematica, starnutirono nello stesso istante, ancora, e ancora…ma questo Riccardo e Anita poterono solo sospettarlo.
«Sembra un piano perfetto, ma sai cosa sarebbe perfetto?»
Domandò Riccardo, qualche minuto dopo, mentre una cameriera usciva avendo portato la cena.
«No, cosa?»
«Se ignorassimo quei due per concentrarci su noi due».
«Idea perfetta».
I due si sorrisero e iniziarono a mangiare parlando del più e del meno ma senza tirare in ballo Gabi ed Aitor che, finalmente, poterono smettere di starnutire.
Improvvisamente, mentre Riccardo e Anita mangiavano il dolce, la luce si spense e l’allarme antifurto iniziò a suonare all’impazzata.
«Anita!»
Urlò Riccardo preoccupato non vedendo più la ragazza che si limitò a rassicurarlo che stava bene e che non si era mossa dal suo posto proprio un secondo prima che i loro cellulari squillassero.
I due sospirarono e facendosi luce con il cellulare di Riccardo si avvicinarono leggendo poi la notifica da quello di Anita.
 
iBlater-gruppo Arcadia, un nuovo messaggio da Fey: ragazzi, torre....
 
Fey: ragazzi, torre attivata nel settore foresta
Anita: può essere la causa di un blackout a casa di Riccardo?
Fey: probabile
Aitor: *fischio* attenti a quello che fate eh
Anita: pensa al tuo di appuntamento parte 2 @Fey veniamo a darvi una mano?

 
Proprio mentre il messaggio si inviava la luce tornò e l’allarme antifurto cessò di risuonare tra le pareti di casa Di Rigo.
Anita e Riccardo si guardarono scuotendo esasperati la testa: di certo X.A.R.E si divertiva a fare loro scherzi.
Il cellulare suonò e abbassarono nuovamente lo sguardo sulla chat aperta.
 
Fey: disattivata, rimanete pure al vostro appuntamento
Aitor: esatto, al limite Gabi diventerà zio
Anita: pensa al tuo appuntamento parte 3
Eden: e anche quattro, cinque e sei…vuoi che qualcuno venga lo stesso? @Fey
Fey: non vi preoccupate, ci sono Arion e Rox se dovesse capitare qualcosa vanno subito loro su Arcadia e vi contatto

 

Fey, seduto alla poltrona del super computer, sospirò appoggiandosi stancamente allo schienale.
«Stai bene?»
Il ragazzo annuì alla domanda di Roxanne, appena tornata dalla sala scanner insieme ad Arion: i due ragazzi non avevano fatto in tempo a entrare negli scanner che la torre si era disattivata.
«Sì, tranquilla…vorrei solo capire che sta facendo X.A.R.E».
«Di sicuro si sta divertendo, tornò nella torre del Nucleo».
Sbottò Kathryn e per qualche secondo tacque poi la mappa, che mostrava il settore foresta, cambiò venendo sostituita con quella del Nucleo: il puntino di Kathryn brillava nella torre.
«Non pensi che sia ora di tornare a casa?»
«Se X.A.R.E attacca seriamente non potrò ritornare ad Arcadia fino a domani, Arion. Vuoi tre ore di attacco di X.A.R.E?»
Il ragazzo rabbrividì scuotendo il capo e si allontanò dal super computer cominciando a palleggiare un po' con un pallone da calcio che avevano deciso di lasciare lì in caso di cavi posseduti.
«C’è una cosa che non mi è chiara…come fa ad attivare così tante torri diverse?»
Domandò Rox guardando confusa Fey.
«Penso che sia perché sono tutte di settori diversi».
Kathryn, da Arcadia, risposte affermativamente.
«Quindi ora può attaccare più volte al giorno o con più torri insieme?»
Fey batté le palpebre pensando alla domanda prima di far avvicinare Roxanne al microfono per farla sentire da Kathryn.
«No, sempre una torre alla volta. È anche vero che potrebbe attaccare più volte al giorno ma se utilizziamo il Ritorno al Passato no perché blocca X.A.R.E per una giornata».
Roxanne sospirò sollevata alla risposta e si lasciò scivolare per terra rimanendo poi in attesa mentre Arion continuava a palleggiare e Fey borbottava cose per lei incomprensibili digitando sulla tastiera del super computer mentre parlava con la rossa.
I due avevano deciso che, visto l’andare della serata, e l’impossibilità della ragazza di tornare indietro in quelle condizioni allora avrebbero continuato a programmare e a cercare informazioni fino a tardi.
«Esattamente che state facendo?»
Domandò Roxanne dopo un po'.
«Voglio aggiornare le vostre capacità: alzarvi i punti vita e darvi un modo per sconfiggere velocemente i mostri».
Roxanne, interessata, si alzò sbirciando i codici sullo schermo del computer.
«Tipo dei poteri, ecco…»
Arion si fermò e li raggiunse sgranando gli occhi per l’incredulità.
«Puoi farlo?»
«Kath pensa di sì, stare tanto su Arcadia ha i suoi benefici».
Fey sorrise ricominciando a programmare sentendo su di sé lo sguardo entusiasta dei presenti mentre Kath, su Arcadia, continuava a ripetere sottovoce quella strana melodia.
Passarono le ore e, solo a cinque minuti a mezzanotte, Kathryn accettò di tornare indietro nella speranza che, in quei cinque minuti, X.A.R.E non sferrasse un pazzo attacco super distruttivo.
«Bene, direi che è ora di andare tutti a nanna».
Disse sorridendo stanca mentre li raggiungeva nel salottino dove Arion e Roxanne, alla fine, si erano spostati per riposarsi.
«Concordo…portiamo a casa Rox e poi andiamo noi».
E così i quattro uscirono all’aria aperta e, sbadigliando, salirono sulle bici e si diressero verso la casa della maggiore.
Tutto era andato stranamente per il verso giusto.
Se solo avessero potuto fare un Ritorno al Passato…
Ma chi mai ci poteva pensare alle 23:59 di sera?
 
 
23:59, ??
 
Un treno impazzito, all’inizio della serata, con sugli schermi uno strano simbolo.
Lo stesso simbolo che era apparso sugli schermi impazziti delle televisioni mentre queste passavano senza motivo da un canale all’altro.
E ancora lo stesso comparso sui pannelli dell’elettricità della zona colpita da un misterioso blackout.
Quegli strani eventi che si erano verificati dalle 20 di sera e che erano stati documentati con foto, in quel momento gettate su un tavolo, avevano richiesto un’improvvisa riunione d’emergenza ad un orario così inusuale.
Nessuno dei presenti alla riunione si era seduto. Tutti osservavano intensamente quelle nuove prove posate alla rinfusa sulla superficie lignea della tavola.
Qualcuno gettò accanto alle foto dei documenti pieni di scritte e fotografie: in un’immagine di queste un gruppo di ragazzi delle medie pranzava nel cortile della Raimon.
Gli stessi ragazzi su cui avevano dei singoli fascicoli con numerose informazioni.
Uniche incognite? La ragazza dai capelli rossi e quello dai capelli verdi acqua.
«Il momento è arrivato. Abbiamo tutte le prove che ci servono. Teneteli d’occhio…tutti».




Angolo dell'autrice

Io: "aggiornerò più velocemente"
Sempre io: ci metto più di un mese...
Beh, comunque sono stata più veloce dell'ultima volta xD
No, dai...tra malessere per il vaccino e poi covid sono stata male per tre cavolo di settimane e l'uni mi sta uccidendo MA voglio continuare questa storia e so di potercela fare a concluderla.
So anche che avevo detto che non avrei fatto tanti momenti a caso e invece questo è un capitolo praticamente inutile ma ormai l'avevo già iniziato e così eccolo qui!
Comunque ho lo schema dei prossimi...5/6 capitoli pronto e devo solo scrivere quindi spero bene!
Ora devo andare ma spero che vi sia piacuto!
Ciao,
Aiko

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Capitolo 23
*** 18. Il vero volto del nemico ***


18. Il vero volto del nemico


Una settimana dopo, domenica mattina, 11:20, casa Schiller-Greenway
 
 
«Lo sai che è domenica, vero?»
Jordan, con una mano che percorreva la tastiera e l’altra stretta intorno ad una tazza di caffè, alzò lo sguardo dallo schermo del portatile e sorrise a Xavier che lo fissava divertito dalla soglia.
«Certo che lo so, solo che dovrò pur far qualcosa di utile mentre il mio dormiglione preferito, beh… dorme».
«Giusta osservazione, ma ora sono sveglio».
Xavier lo raggiunse e gli lasciò un lieve bacio sulle labbra come a rimarcare il concetto prima di fregargli dalle mani la tazza di caffè per poi appoggiarsi al tavolo sorseggiando la bevanda.
Jordan sorrise e lo guardò bere per un attimo lanciando poi uno sguardo all’orologio alla parete.
«Aitor dorme ancora? Non è da lui dormire così tanto».
Xavier fece spallucce.
«Ieri sera, anzi stamattina, è tornato a casa piuttosto tardi».
«Capisco… allora meglio che finisca qui finché posso».
Borbottò Jordan lanciando uno sguardo al computer per poi tornare al suo lavoro ottenendo così un’occhiata di rimprovero.
«Jordan…»
«Solo un secondo, finisco questo ultimo calcolo e poi ci sono».
Xavier sospirò.
«Sarà meglio per te che sia così».
«Altrimenti?»
Jordan scoccò a Xavier un’occhiata furba facendogli scuotere la testa con un sorriso divertito.
«Altrimenti…»
«Buongiorno».
Aitor, con un sonoro sbadiglio, entrò in cucina attirando su di sé lo sguardo dei tutori.
«Buongiorno, dormiglione! Ti davamo per disperso».
Esclamò gioviale Jordan abbandonando in maniera definitiva il suo lavoro.
Aitor mugugnò e si lasciò cadere sulla sedia afferrando il pacco di biscotti che Xavier gli porgeva.
«Ieri sera ho fatto un po’ tardi».
«Abbiamo notato. Non dovevi aiutare Jordan a fare la torta salata per il pic nic di oggi?»
Alle parole di Xavier, Aitor gemette poggiando la fronte sul tavolo.
«Mi sono dimenticato di mettere la sveglia».
Jordan scoppiò a ridere.
«Come si suol dire… la sera leoni, la mattina… comunque non ti preoccupare, l’ho fatta lo stesso. Piuttosto racconta. Com’è stato l’appuntamento con Gabi?»
A quelle parole, ogni traccia di stanchezza residua abbandonò il corpo di Aitor e il ragazzo scattò seduto con il viso rosso come i capelli dell’altro tutore.
«Non… non era un appuntamento! Stavamo studiando!»
«Al cinema?»
Domandò Xavier divertito incrociando le braccia al petto e Aitor sbuffò.
«Sì! No! Abbiamo studiato e poi ci siamo concessi un premio per il nostro duro lavoro! Era solo un incontro per ripassare!»
«Ripassare… lo chiamate così ora? Uscire insieme?»
Aitor scosse la testa arrossendo ancora di più.
«Ancora? Non era un appuntamento!»
Xavier e Jordan si lanciarono un’occhiata divertita.
«Nega pure quanto vuoi ma sai come si dice: la verità verrà a galla!»
«Ma la verità è questa».
Prima che uno dei due tutori potesse anche solo pensare di rispondere, il campanello di casa suonò e Aitor schizzò in piedi annunciando che sarebbe andato ad aprire lui prima di correre fuori dalla stanza lasciando i due a ridere.
«A volte mi chiedo se ho fatto bene ad affidarvelo. Che avete combinato?»
Aquilina Schiller, qualche istante dopo, entrò in cucina squadrando i due che si limitarono a scoppiare di nuovo a ridere scuotendo la testa.
«Niente di che, Lina! Da bravi tutori ci interessavamo della sua vita sentimentale. Caffè?»
Domandò Jordan e, ottenendo una risposta affermativa, si alzò proprio mentre la nuova arrivata si sedeva al posto lasciato vuoto da Aitor.
«Cosa ti porta qua di prima mattina, sorella? Sembri preoccupata».
Xavier si pulì gli occhiali fissando la donna che, evitando di far notare come fosse quasi mezzogiorno e non prima mattina, estrasse dalla borsa una cartelletta per poi porla sul tavolo.
In silenzio, il giovane Schiller la afferrò e ne prese il contenuto sfogliandolo con aria attenta.
«Sono le donazioni per il Sole dell’Infanzia».
Lina annuì prima di accettare il caffè postole da Jordan che poi prese i fogli precedentemente visionati da Xavier.
«L’orfanotrofio ha ricevuto una donazione da un anonimo».
Xavier e Jordan guardarono la donna confusi.
«Non è una cosa da tutti i giorni. Ho il sospetto che ci sia qualcosa di strano dietro».
«Perché?»
«Come?»
Alle domande dei due, Lina si arrotolò intorno ad un dito una ciocca di capelli neri inseguendo alcuni pensieri che le frullavano in testa senza però avere il coraggio di dirli ad alta voce.
«Sensazione».
«Sensazione?»
«Sì, Jordan… sensazione. C’è qualcosa che…»
Lina scosse il capo e per qualche istante nessuno parlò poi Jordan aprì il portatile e dopo qualche secondo di silenzio si lasciò sfuggire un’esclamazione alzando lo sguardo.
«Ah! Per la SchillerInc si è proposto un nuovo finanziatore. Magari è la stessa persona, dopotutto lo sanno tutti che il Sole dell’Infanzia è legato all’azienda».
«Chi?»
Jordan tornò a guardare lo schermo.
«Non saprei, abbiamo da fissare un incontro per la prossima settimana».
Gli occhi blu di Lina si assottigliarono.
«Se è la stessa persona perché l’anonimato?»
Jordan scosse il capo non avendo una risposta.
Lina fece per parlare ma Aitor, già vestito, entrò nuovamente in cucina.
«Sono in ritardo! Ci vediamo dopo!»
Presa la torta salata, Aitor se ne andò e l’attenzione degli adulti tornò sul fascicolo.
«Lina, non ti preoccupare investigheremo noi sulla faccenda. Magari non è niente di strano».
Aquilina lanciò uno sguardo a Xavier, aprì la bocca e poi la richiuse annuendo.
«Solo… stai attento, Hunter».
Jordan tossicchiò imbarazzato e Lina batté le palpebre accorgendosi dell’errore.
«Scusa, Xavier, non…»
«Tranquilla».
Xavier sorrise ignorando la fitta di nostalgia che quel nome pronunciato dopo tanto tempo gli aveva provocato.
«Comunque lascia fare a noi, verremo a capo di questa faccenda».
 
 
Qualche ora prima, 8:20, appartamenti Windsor
 
 
«Lo sai che è domenica mattina, vero?»
Fey, intento a fissare lo schermo del computer con aria crucciata, alzò lo sguardo e subito sul suo volto comparve un sorriso quando notò che Kathryn lo fissava divertita dalla soglia.
«Lo so, ma ci sono vicino. Così, la prossima volta che X.A.R.E attaccherà, avrà una bella sorpresa. Se solo…»
Fey, tornando a guardare lo schermo, sospirò passandosi una mano sugli occhi affaticato.
«Non ti affaticare troppo. La sorpresa per X.A.R.E può anche aspettare».
«Ma…»
«Niente ma, coniglietto».
Kathryn lo raggiunse e gli fregò il pane tostato con la marmellata che il ragazzo aveva lasciato sul piatto accanto al computer ottenendo in risposta un piccolo sbuffo divertito.
«Era la mia colazione quella».
«Era. Hai detto bene, Fey. Ora fammi vedere che cosa ti infastidisce di domenica mattina».
La rossa, alle spalle del ragazzo, si sporse in avanti cingendogli le spalle con un braccio e per un po’ non disse nulla scorrendo con lo sguardo i complicati codici sullo schermo del computer poi allungò un dito sfiorando la superficie retroilluminata.
«Qui. Sbaglio o hai sbagliato il codice?»
Fey subito seguì l’indicazione e dopo qualche istante annuì.
«Hai ragione! Per forza non veniva! Aspetta… proviamo ora… tre…»
«Due…»
«Uno…»
Entrambi diedero il via e Fey cliccò invio e, dopo qualche istante, sullo schermo comparve una finestra: modifiche accettate.
«Ce l’abbiamo fatta! Grazie Kath, non so proprio come farei senza di te!»
«Non faresti».
Kathryn ridacchiò e lo abbracciò per poi sfiorargli le labbra con un veloce bacio.
«Pensavo che l’avessi capito: non devi fare tutto da solo. Capito, testone mio?»
Fey sorrise annuendo e si voltò prendendole una mano tra le sue e fece per parlare ma la porta si aprì di scatto facendoli sobbalzare.
«Buongiorno! Dai che c’è il picnic oggi! Dobbiamo preparare il riso freddo! Dite che dopo mangiato giocheremo a calcio?»
Arion entrò come un tornado in cucina facendo ridacchiare i due: con uno come lui difficilmente c’era pace in casa.
 
 
11:50, campo al fiume
 
 
«Vi ripeto che non era un appuntamento quello di ieri. E poi voi due non dovreste pensare ai vostri?»
Gabi sbuffò incrociando le braccia al petto mentre Anita e Riccardo, mano nella mano, scoppiarono a ridere.
«Fidati fratello: lo facciamo più che bene. Così bene che ci avanza un po’ di tempo libero per preoccuparci per te. Non vogliamo mica lo zitello e gattaro».
«Già, Gabi. Il ruolo dello zio ricco, anzi zia ricca*, è già occupato e rimane o quello dello zitello e gattaro o quello dello zio simpatico e sposato».
«Zio? Già così avanti state?»
«Io non…»
Gabi sorrise vedendo la sorella e l’amico arrossire e, soddisfatto, si sedette al tavolo da picnic dove si erano dati appuntamento con gli altri.
«Siamo i primi, non me lo aspettavo proprio».
Anita annuì posando la borsa con i biscotti fatti in casa poi il suo sguardo fu attirato da qualcuno che, poco più lontano, tentava di fuggire non visto.
La ragazza sorrise furba.
«Oh, ma guarda chi c’è! Ciao Aitor! Gentile da parte tua venire qui con noi».
Aitor, con l’aria di un condannato al patibolo, li raggiunse.
«Potresti almeno salutare come si deve e sembrare meno schifato della nostra presenza».
Sbottò Gabi guardandolo male.
«Non è la tu… vostra presenza che mi schifa… ma quello che la sua mente diabolica sta partorendo».
Aitor indicò con un cenno di capo Anita che si limitò a sorridergli angelica per poi, mollando la mano di Riccardo, affiancarlo passandogli un braccio intorno alle spalle.
«Dicci, Aitor, com’è stato l’appuntamento di ieri sera? Vi siete divertiti tu e mio fratello? Devo farvi da wedding-planner?»
Aitor arrossì mentre Gabi gemette e Riccardo distolse lo sguardo tossicchiando per nascondere le risate.
«Wedding-planner? Ti sposi e non mi inviti, Aitor? Non dovevo essere la tua testimone?»
Domandò divertita Roxanne raggiungendoli accompagnata da Sol che, cavallerescamente, le portava il contenitore del dolce.
«Pensa al tuo di matrimonio. Visto che hai già dormito insieme al tuo bello».
Toccò a Roxanne e Sol arrossire e Aitor ghignò mentre Gabi lanciava un sospiro di sollievo grato che l’attenzione si fosse spostata lontana da lui e dalla sua uscita con il minore.
«Ho dormito sul divano. C’erano anche i signori Beckett che possono…»
«Quindi hai conosciuto i terribili suoceri, com’erano? Terribili come te li immaginavi?»
Domandò Aitor senza lasciare tempo all’amico di finire la frase.
Sol si morse il labbro, aprì la bocca per parlare, la richiuse, sospirò e fece spallucce.
La risata che ne seguì fu collettiva e proprio in quel momento si avvicinarono a loro Eden e Michael con i sacchetti di bibite e patatine.
«Ciao, cari. Vedo che è una buona giornata oggi».
Eden si sedette accanto a Gabi sulla panca che scosse la testa.
«Non dirlo ad alta voce che X.A.R.E ha una certa capacità di rovinare le belle giornate».
«Zitto, maledetto gatto nero».
Sbottò la nuova arrivata ben conscia di come il ragazzo avesse quasi un sesto senso per gli attacchi di X.A.R.E.
Proprio mentre Gabi stava per rispondere, risuonò l’allegro saluto di Arion che comparve sorridente insieme a Spotter, Kathryn e Fey.
«Era ora! Siete i più vicini e siete in ritardo».
Ridacchiò Roxanne andando ad abbracciare l’amica.
«Uno stregone non è mai in ritardo, Rox, né in anticipo, arriva precisamente quando intende farlo».
Disse Kathryn annuendo con aria seria facendo sospirare Fey.
«Scusate, ieri abbiamo guardato il Signore degli Anelli e questo è il risultato».
«Oh, serata cinema anche per voi? Aitor e Gabi ci sono andati ma non ci vogliono raccontare nulla».
«Chissà perché, zucchero filato, chissà perché».
Sbottò Aitor guardando male Anita.
Eden batté le mani attirando così l’attenzione su di sé.
«Bene, ora che ci siamo tutti possiamo mangiare. Che ne dite, cari?».
A quelle parole tutti annuirono e si diedero da fare per imbastire il picnic.
Dopo un lungo e piacevole pranzo in compagnia, i ragazzi si allontanarono per giocare a calcio e le ragazze si impossessarono di una delle coperte da picnic per stendersi tranquille al sole e chiacchierare del più e del meno.
«Davvero penso che l’attacco di X.A.R.E alla mostra scientifica abbia reso più interessante la gita».
«Oh, non faccio fatica a crederci, Rox».
Disse Anita mentre le altre amiche annuivano concordi.
«Quanto meno ha dato un po’ di spinta alla nostra guida. Sembrava… come si chiama il professore fantasma di Harry Potter?»
Anita fece per rispondere ma all’ultimo si fermò e passò la parola a Kathryn.
«Cos’è? Un test per vedere se ho letto i libri? Era Binns?»
«Esattamente, è un test per vedere se ti stai ambientando bene. Comunque sì, anche se in originale è Rüf».
«L’hai letto in inglese, cara?»
Domandò Eden e Anita annuì.
«Sì, o meglio l’ho riletto in inglese. Mi piace l’inglese ed Harry Potter così ho dovuto provare ad unirli».
«Mi sembra giusto!»
Disse Roxanne per poi alzare appena il busto per lanciare un’occhiata ai ragazzi che correvano da una parte e l’altra del campo ridendo.
«Ma guardateli, sembrano dei bambini».
«Diamo un pallone ai ragazzi e non ci capiscono più nulla».
Assentì Anita mettendosi a sedere per poi lanciare un’occhiata ad Eden.
«Uh, Eden. Hai una formica tra i capelli».
A quelle parole la ragazza si sedette di colpo con un’espressione schifata in viso e scosse con forza la testa.
«Che schifo! È andata via?»
Anita annuì ridacchiando.
«C’è poco da ridere, cara. Odio gli insetti».
«Immagino la tua gioia al vedere le Formiche del settore montagna».
Borbottò Roxanne ripensando ai sottoposti di X.A.R.E che erano simili a quegli insetti, benché decisamente più grandi e pericolosi.
«Almeno quelli li possiamo distruggere senza remore».
Sospirò Anita guardando una formica che vagava sulla coperta.
«Dai, care, basta parlare di X.A.R.E. Godiamoci un po’ di tranquillità finché è possibile».
Roxanne annuì alle parole di Eden e prese il pallone che aveva portato con sé.
«Vi va di giocare a schiaccia?»
Le altre ragazze annuirono tranne Kathryn che ancora fissava gli amici intenti a giocare.
«Kath?»
«Cara?»
La ragazza parve riscuotersi di colpo e si voltò a guardarle con un sorriso di scuse.
«Perdonatemi, mi ero persa nei miei pensieri».
«Stai bene?»
Domandò Anita dando voce al pensiero di tutte.
Kathryn annuì.
«Sì, ho solo questa melodia in testa da giorni e non riesco a capire che cosa sia».
Eden si portò una mano al mento con fare pensoso.
«Qualcosa del tuo passato?»
«Probabilmente, solo che davvero non riesco a capire».
Anita le sorrise prendendole una mano tra le sue.
«Immagino che sia snervante ma non ti devi angustiare troppo. Quando sarà il momento giusto capirai da dove proviene».
Roxanne annuì sorridendo.
«Sì, alla fine è sempre stato così».
Kathryn sospirò e per un secondo tornò a guardare i ragazzi giocare, poi si girò verso di loro e sorrise.
«Avete ragione. Anche se continuo a pensarci non ne vengo a capo, quindi è inutile starci a rimuginare su. Quando sarà, sarà!»
Le quattro amiche si sorrisero e dopo qualche istante di silenzio Roxanne ripropose di giocare ottenendo il consenso di tutte le altre.
Non fecero però in tempo a rialzarsi che un allarme conosciuto partì dal palmare di Fey facendoli sobbalzare tutti.
«Oh, ma andiamo!»
Fu l’esclamazione quasi collettiva.
«Torre attiva nel settore Lava».
Annunciò Fey mentre tutti si radunavano intorno al tavolo da picnic.
«Tsk… X.A.R.E si è infastidita perché non l’abbiamo invitata al picnic? Permalosa la ragazza».
Sbottò Aitor facendo ridacchiare Roxanne e sospirare Gabi.
«Estremamente permalosa. Dai, andiamo. Non sappiamo che cosa stia combinando con quella torre attiva».
Alle parole di Fey, tutti annuirono e raccolsero in fretta le loro cose.
«E ricordiamoci i palloni. Due palloni in più non fanno mai male contro i cavi».
Arion annuì deciso in risposta a Sol, per nulla desideroso di finire di nuovo a testa in giù per colpa di un cavo pazzo.
«Sarebbe più facile se potessimo tagliarli e basta».
Sbottò Michael ottenendo il consenso di Riccardo e Gabi che, però, afferrarono i palloni.
«Bene, abbiamo tutto? Allora andiamo».
Disse Eden e poi tutti insieme cominciarono a correre verso il laboratorio ignari che, per tutto il giorno, due uomini vestiti in completo elegante e occhiali da sole li avevano spiati da una panca e che, vedendoli correre via, si erano lanciati un’occhiata prima di alzarsi quasi in sincrono.
 

Poco dopo, laboratorio sotto la torre
 

«Bene! Virtualizzazione Roxanne! Virtualizzazione Anita!»
Esclamò Fey digitando veloce sulla tastiera senza curarsi degli amici che, dietro di lui, fissavano un po’ lo schermo e un po’ i cavi.
«Ragazze, benvenute nel settore Lava».
Annunciò poi lanciando uno sguardo all’ologramma apparso accanto al computer in cui i quattro puntini delle ragazze brillavano segnando la posizione.
«Che posto…incantevole…»
La voce di Eden risuonò attraverso le casse facendo scappare qualche risolino ai rimasti al laboratorio.
«Direi più infernale».
«Ma no, Anita, il picnic lo facciamo qua la prossima volta».
«Già, Kath. Con tutta questa lava ci abbrustoliamo un sacco di mashmellow».
«Ragazze, caldo benvenuto da parte di X.A.R.E in avvicinamento ad ore tre. Vi mando i mezzi».
Annunciò Fey digitando poi i codici necessari per fornire alle amiche i mezzi per muoversi in maniera più veloce ed evitare i numerosi nemici che stavano arrivando.
«Caldo benvenuto? Caldissimo oserei dire».
Sbottò Aitor lanciando uno sguardo all’ologramma dove erano appena comparsi quindici altri puntini.
«Hanno bisogno di una mano?»
Domandò Sol e subito Fey pose la domanda alle ragazze visto che era l’unico con il microfono.
«Non vi preoccupate, non abbiamo nessuna voglia di combattere le Salamandre oggi. Andiamo alla torre».
Annunciò Eden e subito i quattro puntini cominciarono a muoversi verso la meta.
«Noi stiamo pronti lo stesso».
I ragazzi annuirono alle parole di Riccardo.
«Ma occhio ai cavi».
Borbottò Arion lanciando un’occhiataccia agli oggetti incriminati.
«Trauma da cavi Frankenstein? Sbloccato».
Disse Aitor potandosi le mani dietro alla testa e Gabi gli pizzicò un fianco facendolo gemere.
«Ma che ho fatto ora?»
Prima che Gabi potesse anche solo rispondere, la porta del laboratorio si aprì di scatto.
 
 
Un fiume di lava digitale scorreva accanto a loro mentre le ragazze si dirigevano veloci verso la torre attiva a mala pena visibile contro il cielo plumbeo per le continue eruzioni dei vulcani che le circondavano.
«Certo che il caro LF non sapeva proprio che inventarsi per fare un settore da incubo del genere».
Sbottò Eden lanciandosi un’occhiata alle spalle per controllare la distanza dai nemici.
Anita annuì, schivando poi un geyser.
«Se e quando scopriremo la sua identità… gli farò un bel discorsetto».
Annunciò seria Roxanne e, dietro Eden, Kathryn annuì.
«Allora mi impegnerò di più a ricordare».
Un colpo laser mancò di un soffio Anita che si voltò guardando male i nemici, dei grossi lucertoloni rossi con il simbolo di X.A.R.E sulla testa.
I mostri, soprannominati Salamandre, erano ancora più vicini di prima e sembravano guadagnare terreno ogni secondo che passava, minacciandole con i loro laser.
«Non…»
Anita non fece in tempo a concludere la frase che il suo volopattino rosa scomparve da sotto i suoi piedi facendola cadere a terra.
Roxanne e Eden fermarono i veicoli di scatto chiamando preoccupate l’amica e Kathryn balzò giù dal mezzo della seconda per raggiungere la giovane Garcia.
«Stai bene?»
Anita annuì mettendosi in piedi.
«Sì, ma sulla Terra mi sarei fatta molto male…»
«Bene, perché non abbiamo più solo quindici inseguitori».
Sbottò Eden indicando con la katana dei mostri simili a Pterodattili che stavano volando verso di loro e che, con ogni probabilità, avevano colpito il mezzo di Anita.
Roxanne sbuffò e, scendendo dal proprio volopattino blu, afferrò le fruste conscia che ormai erano circondate e dovevano combattere se volevano uscirne.
«Grazie per l’avvertimento, Fey…»
Eden lanciò un’occhiata infastidita al cielo, ma la voce di Fey non si fece sentire e le quattro si lanciarono degli sguardi confusi e preoccupati prima di mettersi spalla contro spalla.
«Fey?»
Nessuna risposta anche alla domanda di Kathryn.
Anita deviò un colpo laser restituendolo ad un Pterodattilo che esplose.
«Dite che sono di nuovo i cavi?»
Domandò preoccupata Roxanne per poi evitare un colpo nascondendosi dietro ad Eden e la sua spada.
«Spero di no, cara».
Eden deviò il colpo e Roxanne srotolò veloce la frusta colpendo la Salamandra più vicina.
«Sono in sette e i cavi sono solo due, dovrebbero farcela ad evitarli».
Kathryn annuì alle parole di Anita e poi lanciò un coltello.
«Lo spero proprio».
«Sì, non ci farebbero una bella figura altrimenti, i nostri donzelli in difficoltà».
Ridacchiò Roxanne attaccando di nuovo.
All’improvviso ci fu un rumore statico e poi la voce di Fey risuonò con una certa dose di preoccupazione.
«Tutto bene ragazze?»
«Solo accerchiate da una ventina di nemici, caro».
«Già, coniglietto, un aiutino non dispiacerebbe».
«Scusa Kath. Scusate ragazze! Cerco di fare il prima possibile con l’upgrade ma ci sono dei problemi qui».
«Fa in fretta che sti robi fanno mal…»
Anita non riuscì a finire la frase che un urlo, seppur lontano e poco udibile, le fece sobbalzare.
Kathryn ed Eden vennero colpite a causa della distrazione.
«Era Arion quello? Che succede?»
Per un secondo nessuno rispose, poi Fey ritornò a parlare agitato.
«Ve l’ho detto che siamo nei pasticci. Devo andare, torno subito!»
«Aspetta! Fey!»
«Fey!»
«Coniglietto!»
Nessuno rispose e le ragazze sospirarono: erano di nuovo sole.
«Bene, non ci resta che resistere. Kath, non ti far colpire e appena puoi corri alla torre».
Kathryn annuì alle parole di Anita senza però non riuscire a chiedersi che cosa stesse succedendo nel mondo reale.
 
 
«Ve l’ho detto che siamo nei pasticci. Devo andare, torno subito!»
Fey abbandonò le cuffie e si voltò verso la sala dove il caos imperversava.
Come ci erano finiti in quella situazione, l’ex ultraevoluto non lo sapeva proprio.
Quando la porta si era aperta all’improvviso, tutti i ragazzi si erano girati di scatto spaventati e, per un secondo erano rimasti basiti alla vista di sei uomini che, in abito elegante e occhiali da sole, erano armati di tubi di metallo.
Fey aveva sgranato gli occhi riconoscendo due di quelli come i due uomini che avevano fermato Kathryn qualche tempo prima e, con la coda dell’occhio, aveva visto Arion voltarsi a guardarlo con la stessa espressione sorpresa.
Era stato solo un istante poi gli sconosciuti li avevano attaccati facendoli disperdere e costringendo anche Fey ad allontanarsi dal supercomputer.
Dopo un attimo di spaesamento, i giovani calciatori si erano ripresi quanto bastava per organizzare un contrattacco grazie ai palloni ma, come se non bastasse, anche i cavi avevano preso vita attaccandoli senza curarsi degli uomini.
La situazione nella sala del supercomputer era così diventata caotica e Fey si era ritrovato a dover combattere a sua volta nonostante gli amici gli avessero intimato di non preoccuparsi e di rimanere al terminale per aiutare le ragazze ma, in tutta onestà, non era facile farlo in un attacco incrociato del genere, soprattutto perché i loro nemici più volte lo avevano messo in pericolo costringendolo a mollare tutto.
«Cattivo, cavo, cattivo! Attacca loro, non noi!»
Esclamò Arion rotolando via dall’ennesimo cavo elettrico che lo minacciava.
Fey afferrò una spranga di metallo e colpì l’aggressore dell’amico che scattò di nuovo in piedi giusto in tempo per evitare un attacco di uno degli uomini sconosciuti.
«Oh! Andiamo! Ma che vi ho fatto di male!»
Esclamò Arion prima di stoppare il pallone passatogli da Riccardo per poi tirarlo contro l’aggressore.
«Scusa, Calcio. Scusa, Calcio. Lo so che non dovrei farlo e che ti rende triste ma…»
«Arion! Il calcio non ha sentimenti! Basta! O te li do io i sentimenti!»
Urlò Aitor schivando un tubo di metallo prima di gettarsi contro Gabi per evitare che venisse colpito alle spalle da un cavo.
I due difensori caddero a terra l’uno sull’altro con il volto a pochi centimetri di distanza.
Rimasero immobili a fissarsi mentre il rossore cresceva sulle guance di entrambi e il mondo intorno a loro svaniva.
«Aitor! Gabi! Limonate più tardi, grazie!»
Urlò Michael colpendo con un tiro potente il cavo che, ad insaputa dei difensori, li minacciava.
A quelle parole, Aitor rotolò via e in pochi istanti i due furono di nuovo in piedi con i volti in fiamme.
«Michael, dopo dobbiamo parlare!»
Esclamò Gabi alzando il pallone per passarlo di nuovo a Michael che con una rovesciata lo mandò a Riccardo.
«Ecco, bravi, dopo parlate! Ora sopravviviamo!»
Ordinò quest’ultimo ottenendo numerosi assensi da parte degli amici.
«Fey torna dalle ragazze, ci pensiamo noi!»
Esclamò Sol raggiungendolo.
Fey lanciò uno sguardo ai compagni e poi annuì tornando al supercomputer mentre Arion si univa a Sol per proteggere l’ex ultraevoluto.
 
 
Kathryn e Anita correvano.
La strada davanti a loro era libera grazie agli sforzi di Roxanne ed Eden, ma da dietro di loro si potevano sentire i rumori della lotta che le spronavano a muoversi.
Sia Roxanne sia Eden erano rimaste indietro per rallentare i nemici, ben consce però che avevano fin troppi pochi punti vita e che il loro non era nient’altro che un diversivo nella speranza di prendere tempo utile per mandare Kathryn alla torre o, quanto meno, per ricevere un po’ di aiuto da parte di quelli nel laboratorio.
Dei ragazzi però neanche l’ombra.
«Cosa staranno combinando al laboratorio?»
Esclamò Anita, qualche passo dietro a Kathryn, lanciandosi uno sguardo alle spalle giusto in tempo per vedere Eden venir devirtualizzata.
«Non lo so! Spero che stiano bene però!»
Anita annuì stringendo l’elsa della spada e le rispose.
«Speriamo anche che si muovano. Eden è stata devirtualizzata e Rox non ce la può fare ancora per molto».
«Allora muoviamoci! Manca poco!»
Kathryn aumentò il passo subito imitata da Anita.
«Quantifica il poco».
«Una decina di metri dopo quell’angolo!»
Esclamò Kathryn indicando qualche metro più avanti dove il sentiero che stavano seguendo spariva in una stretta curva a gomito dietro alla parete rocciosa che stava alla loro destra.
Alle loro spalle, un emissario di X.A.R.E lanciò un urlo mostruoso.
«Miseriaccia! Probabilmente anche Rox è fuori dai giochi!»
Alle parole dell’amica, Anita voltò il capo per controllare.
«Sembra proprio di sì. Arrivano le ultime Salamandre! Visto che è così vicina credi di poter continuare da sola? Io li trattengo!»
«Penso di sì, Anita».
La minore dei fratelli Garcia annuì e si fermò con sguardo deciso.
«Allora vai!»
Esclamò per poi voltarsi ad affrontare i cinque mostri che si stavano recuperando terreno troppo in fretta per i suoi gusti.
Kathryn non se lo fece ripetere e continuò a correre.
Anita si piantò ben salda a terra e sollevò l’arma decisa a deflettere più colpi possibile e a distruggere anche qualche Salamandra.
I mostri si fermarono a distanza di sicurezza e cominciarono a spararle ma lei non arretrò e cominciò a deviare e schivare con destrezza.
Nel frattempo Kathryn era ormai alla curva.
Svoltò.
La torre era vicina.
Qualcosa di rosso le piombò di fronte e lei urlò.
A quel grido, Anita perse la concentrazione per un istante e venne così colpita da un colpo laser, imprecò e si gettò dietro ad un masso lì vicino per proteggersi e cercare di capire cosa stesse succedendo.
La ragazza lanciò uno sguardo verso la direzione in cui era andata l’amica e sgranò gli occhi nel vederla comparire dalla curva, strisciando all’indietro, minacciata da un enorme essere fluttuante simile ad un polipo rosso con numerosi tentacoli biancastri.
«Kath!»
Anita provò a correre verso di lei, ma una pioggia di colpi laser la bloccò al suo posto facendola imprecare di nuovo.
Nel frattempo, Kathryn era arrivata al limite del sentiero ed era bloccata tra il fiume di lava digitale e il mostro che si fermò a pochi passi da lei.
La rossa, con gli occhi sgranati, cercò uno dei suoi coltelli ma l’essere che aveva davanti fu più veloce e le bloccò la mano con un tentacolo prima di allungarne altri.
Sotto lo sguardo atterrito di Anita, il simil polipo afferrò Kathryn e, tirandola a sé, la sollevò da terra poi le toccò la testa con due tentacoli e la ragazza smise di divincolarsi.
«Kath! Kath!»
«Anita! Che sta succedendo?»
La giovane Garcia sobbalzò alla voce di Fey e, rimandando le lamentele per la lunga assenza in un secondo momento, gli spiegò in poche parole la situazione in cui si trovavano facendolo imprecare.
«Ok, ok… due secondi che…»
«Fey! Non ce li abbiamo due secondi!»
«Lo so! Ok! Ci sono! Ho lanciato il programma dei potenziamenti, non è perfetto ma fattelo bastare».
Anita lanciò un’occhiata ai mostri e poi a Kathryn ancora imprigionata dal polipo ed immobile.
«Ho altra scelta? Che mi hai dato?»
«Delle sfere di energia per combattere da distante e la super velocità, fai in fretta».
La ragazza annuì, prese un respiro profondo, e corse fuori dal proprio nascondiglio decisa più che mai a porre fine alla faccenda.
Per prima cosa corse verso le Salamandre che, sorprese dalla sua velocità, rimasero immobili permettendole di colpirne tre con la spada prima di tornare al suo nascondiglio.
«Ok, devo implementare la durata. Hai solo un altro scatto e poi basta».
Anita alzò lo sguardo al cielo.
«E ti pareva? Quante sfere di energia posso lanciare? E come?»
«Per ora una decina. Concentrati, immagina di far apparire una sfera dalla tua mano e lanciala».
La ragazza annuì e si guardò intorno: il simil polipo e Kathryn non si erano mossi di un millimetro ma una strana aurea nera si spostava di continuo dal mostro all’amica.
«Ti prego, qualsiasi cosa tu voglia fare… falla in fretta! Quel mostro sta facendo qualcosa a Kath e non riesco a capire cosa!»
Esclamò Fey e Anita ne sentì la preoccupazione nella voce.
«Tranquillo, lascia fare a me».
La minore dei Garcia rotolò fuori dal nascondiglio e lanciò un paio di bianche sfere di energia contro le Salamandre: ne mancò una ma l’altra esplose.
«Meno una! Ora tocca all’altra!»
Anita lanciò un’ulteriore sfera, distrusse l’ultimo simil rettile, si voltò afferrando la spada e corse sfruttando la super velocità.
In un istante fu da Kathryn e con un urlo tranciò i tentacoli facendo cadere a terra l’amica, poi utilizzò i suoi poteri per colpire ancora il mostro polipo che con un urlo agghiacciante non esplose ma si gettò nel fiume di lava digitale.
Ignorando la confusione per quello strano gesto, Anita si chinò e scosse l’amica che pareva svenuta.
«Kath! Kath! Ehy!»
«Anita! Che succede?»
«Non lo so, Fey! Kath!»
 
«A destra, a destra,
Su, corri, sii lesta.
La luce poi filtra
se svolti a sinistra.
Avanza sempre dritto
Nel tuo lungo tragitto.
Il cuore devi ascoltare
Se in alto vuoi tornare».
 
All’improvviso Kathryn scattò a sedere con gli occhi sgranati e il respiro affannato.
«Le so! So le parole del ritmo!»
Mentre la rossa diceva ciò, Fey e Anita la chiamarono sollevati in coro per poi registrare quello che aveva detto.
«Eh?»
«Cosa?»
Kathryn si voltò verso Anita e le sorrise felice ripetendo la frase.
«Kath, scusa ma non-».
«Dopo. Prima, Kath, stai bene?»
Fey interruppe Anita e la rossa annuì prima di rendersi conto che l’altro non poteva vederla e così diede anche una risposta affermativa.
Mentre l’ex ultraevoluto sospirava sollevato; la minore dei Garcia sorrise e abbracciò veloce l’amica prima di separarsi e di guardare scettica il fiume di lava digitale in cui il mostro si era tuffato.
«Che cos’era quella roba? Lo sai Kath?»
Ogni traccia di felicità abbandonò il volto di Kathryn mentre seguiva lo sguardo dell’altra per poi annuire con aria grave.
Anita la guardò e subito ottenne uno sguardo crucciato in cambio.
«Quel mostro… è X.A.R.E».
 
 
*Ma chi sarà mai la zia ricca… eheh… dai, dovevo trovare modo di inserirla pure qua la nostra care Akiko/Francesca (per risolvere qualunque buco di trama… sta lontana da casa per un anno all’estero quindi non frequenta la Raimon)
 
 
NdA:
Zan zan zannnn!
Come direbbe Jordan… chi non muore si rivede!
E quindi eccomi qui!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto anche se ormai è passato un sacco di tempo dall’ultimo aggiornamento e ben 4 anni dall’inizio della storia.
Se segui questa storia dall’inizio e sei ancora qui… complimenti!
Se sei nuovo… complimenti!
Ho deciso di finirla con questi personaggi anche se di recente mi era venuto in mente di riniziarla per farla al meglio! Ma sono troppo affezionata ad Eden, Roxanne e Anita per salutarle e tanto chi se la calcolerebbe sta storia OC in un fandom morto e sepolto?
Eccomi qua con un capitolo che doveva essere 5 pagine più corto ma ups!
Ci avviciniamo a fine della storia e voglio assolutamente finirla senza riassumere troppo (ma aspettatevi qualche riassuntino e salto temporale).
Ora scappo sperando di non metterci troppo tempo anche con il prossimo capitolo!
Ciao,
Aiko
 
Ps: se avete teorie/idee condividete pure!

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