The way I can trust you

di EMI06082003
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Non ho la sfera di cristallo ***
Capitolo 3: *** Chi è lui? ***
Capitolo 4: *** Me lo hai promesso ***
Capitolo 5: *** Cielo e oceano si incontrano ***
Capitolo 6: *** Prendetevi una stanza ***
Capitolo 7: *** Non siamo amici ***
Capitolo 8: *** Cosa avrebbe fatto Atena ***
Capitolo 9: *** Conversazioni in bagno ***
Capitolo 10: *** La signora Walker ***
Capitolo 11: *** Cosa mi sono persa? ***
Capitolo 12: *** Perché lo hai fatto? ***
Capitolo 13: *** Non potevo conoscerti prima? ***
Capitolo 14: *** Il fallimento non è contemplato ***
Capitolo 15: *** Alex e Rebecca ***
Capitolo 16: *** Il segreto di Hope ***
Capitolo 17: *** Vestaglia di seta bianca ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

 

Quando conosci già gli eventi futuri, quando sai già cosa succederà come puoi capire dove finisce il libero arbitrio e comincia la manipolazione? E se manipoli la storia di qualcuno per aiutare molte altre persone, per migliorare molte altre vite, sei buono o sei cattivo? Sei nemico o sei amico? E se invece resti fermo a guardare milioni di possibilità scorrerti davanti agli occhi, troppo spaventata di diventare un nemico per poter agire, questo non ti rende un codardo? Fino a dove sei disposto ad arrivare per proteggere la tua specie? Quali limiti sei disposto a superare?

 

§

 

“Allora mi risveglio nel mio corpo più giovane, dio sa dove, e poi?” Chiese Logan al professore, che non tardò a rispondere “Dovrai andare a casa mia e trovarmi, convincermi di tutto questo e per farlo, prima, dovrai trovare anche Katherine, soltanto lei potrà confermare la tua versione”

“Non potrebbe direttamente leggermi nel pensiero?”

“Non avevo i miei poteri nel 1973”

“Dove trovo Atena?” 

“Di questo non ti devi preoccupare, sarà lei a trovarti.” rispose candidamente Charles, per poi aggiungere, dopo un lieve sospiro “Logan, tu dovrai fare per me ciò che io ho fatto per te. Insegnami. Guidami. Ero un uomo diverso all’epoca, tu dovrei avere pazienza con me” 

“La pazienza non è il mio forte” commentò Logan più a se stesso che al professore

“Avrai bisogno anche di me” si intromise Erik “Dopo che Mystica ha lasciato Charles, è venuta con me e io l’ho messa su una strada pericolosa, una strada più oscura. Serviremo tutti e tre, fianco a fianco, nel periodo in cui eravamo più distanti” 

“Fantastico” Si lasciò sfuggire Logan, mentre si distendeva su quello che, probabilmente, un tempo era l’altare di una chiesa, attualmente abbandonata. Prima di abbandonare la sua coscienza nelle mani di Kitty, si sfilò dal collo una catenella che aveva come ciondolo un anello di fidanzamento ‘Cambierò il futuro Hope, te lo prometto’ questo fu l'ultimo pensiero che formulò prima di essere catapultato nel 1973.

 

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Capitolo 2
*** Non ho la sfera di cristallo ***


CAPITOLO 1: Non ho la sfera di cristallo


Quando Logan uscì dal palazzo venne subito raggiunto da una voce “Tu devi essere l’uomo mandato dal futuro” disse una donna, con le braccia incrociate al petto e delle pupille, quasi trasparenti, che lo scrutavano man mano che si avvicinava. Era senza dubbio Katherine. Logan aveva avuto modo di conoscerla nel futuro, e non potè non soffermarsi a notare quanto era diversa da giovane, non solo per la pelle priva di rughe, ma per la parrucca bionda e boccolosa che le incorniciava il volto giovane e pallido, le labbra rosate non erano stirate nel solito sorriso materno ed accogliente, ma in una smorfia di sufficienza, che strideva con l’immagine dell’anziana signora che aveva conosciuto nel futuro. Tuttavia era a conoscenza della capacità di predire il futuro di Katherine, quindi non si stupì quando vide che lo stava aspettando e che lo avesse identificato nonostante loro ancora non si fossero incontrati: “Quando il professore ha detto che mi avresti trovato tu non pensavo avresti fatto così in fretta” le rispose Logan, che continuava ad osservarla, quasi per abituarsi al fatto che quella donna era la stessa conosciuta anni prima, che lo aveva accolto come figlio e che aveva sacrificato la sua vita per lui. Tuttavia decise di non fare domande, tutti hanno avuto un passato prima di diventare ciò che sono.

“Nel futuro sarò così poco potente, da farti stupire per così poco, Logan?” disse marcando il suo nome per fargli notare come non avesse avuto bisogno di presentazioni, alzando un sopracciglio e stringendo la presa delle braccia sotto al seno

“Al contrario sarai estremamente potente, ma nel futuro non avrai abbastanza tempo per svelarmi tutti i tuoi trucchetti ed è per questo che sei qua” 

“Io sono qua perché due settimane fa mi sono svegliata nel pieno della notte vedendo eventi che si sarebbero verificati in un tempo troppo distante dalla mia portata, ma la cosa più strana è che li ho percepiti come se fossero vicini. Quindi se non ti spiace vorrei spiegato che ci fa nel presente un elemento del futuro.” disse in modo autorevole Katherine 

“È complicato, ti spiegherò tutto mentre andiamo dal Professore” rispose Logan indaffarato a cercare di capire a quale auto corrispondessero le chiavi che aveva rubato, ma la sua attenzione venne richiamata da Katherine che aveva aperto lo sportello di una decappottabile azzurra, che evidentemente era la sua auto, e gli aveva fatto segno di accomodarsi nel sedile accanto al guidatore “Io non salgo su auto rubate.” spiegò Katherine

Tutto sommato non era così tanto diversa… pensò Logan

 

§

 

“Quindi tra cinquant’anni il progetto sentinelle perseguiterà e ucciderà tutti i mutanti, al di là delle azioni che questi compiono e al di là della loro età? E l’unica soluzione che siete riusciti a trovare è stata mandare te, dal futuro, per evitare che Raven uccida Trask. E per fare questo vuoi che io, Charles ed Erik collaboriamo?” Chiese Katherine, quasi speranzosa che i suoi poteri le stessero facendo un brutto scherzo e che quello in macchina con lei fosse solo un pazzo, ma non era così... 

“Esattamente” rispose Logan con una specie di sbuffo, nella speranza che proprio lei non gli facesse altre domande a cui non avrebbe saputo rispondere

“Ma tu sai che Erick è rinchiuso in una prigione di massima sicurezza?”

“Si, me lo ha detto”

“E sai anche che io e Charles, così come io ed Erik non abbiamo i migliori trascorsi...”

“Nonostante questo il Professore nel futuro, non la pensa così, visto che mi ha detto che tu sei l’unica che può convincerlo. Dato che, per qualche strana ragione, in questo periodo non ha i suoi poteri”

“Non sopporta le voci e quindi prende una specie di siero, che gli impedisce di leggere la mente altrui” Spiegò secca Katherine 

“Quindi lo hai visto di recente?”

“Non esattamente. Tempo fa ho avuto delle visioni su cosa gli sarebbe successo” Decise di non fare domande sull’argomento, era una cosa che riguardava Katherine e il Professore, ed era convinto che avrebbero risolto velocemente. Ma si sbagliava di grosso.

“Ci riusciremo?” chiese Logan dopo qualche minuto di silenzio, aspettandosi un discorso rassicurante tipico di Katherine e del Professore, che non aveva nulla di pratico, ma ti faceva sperare nel meglio. Tuttavia Katherine, aspettandosi la domanda rispose in modo quasi annoiato “Logan, non esiste la sfera di cristallo. Il futuro è assai delicato, basta anche un solo respiro irregolare per far cambiare totalmente le sorti di una guerra. Quindi non posso rispondere a questa domanda” Poi guardando con la coda dell’occhio lo sguardo abbattuto e stupito del ragazzo seduto accanto a lei, si sentì in dovere di aggiungere altro “Ma se mi chiedi se abbiamo delle possibilità di riuscirci, la mia risposta è affermativa, le abbiamo, così come abbiamo molte possibilità di fallire. Ma di questo non ti devi preoccupare, capire le varianti del futuro e scegliere la via migliore è compito mio. Ora preparati stiamo per arrivare e, fidati, non sarà per niente piacevole”

 

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Capitolo 3
*** Chi è lui? ***


CAPITOLO 2: Chi è lui?

 

Arrivarono davanti ad un vecchio cancello con appeso un cartello ‘proprietà privata, non entrare’. Katherine diede il tempo a Logan di guardarsi attorno, mentre scendeva ad aprire il cancello, per potervi entrare con l’auto. 

“Cos’è successo?” chiese attonito Logan

“La guerra in Vietnam ha costretto ad arruolare molti tra i professori e gli alunni e quindi Charles decise di chiudere la scuola e, a quanto pare, anche di trascurare totalmente l’abitazione...” rispose Katherine accostando l’auto vicino ad un’aiuola circolare, per poi scendere ed andare a bussare al portone. Aprì un ragazzo apparentemente gracile e occhialuto, ma Katherine sapeva che aveva una bestia blu pronta ad uscire se necessario. 

“Kate?” chiese non aspettandosi la visita della vecchia amica

“Hank! Ti trovo meno blu!” disse la donna dagli occhi trasparenti sorridendo alla vista del vecchio amico, che non esitò a ricambiare

“Ti direi come, ma immagino che tu già lo hai previsto” disse facendo un sorriso tirato “Ho previsto quello che mi dicevi, ma non ho capito assolutamente nulla, diciamo che la chimica non è mai stata il mio forte” rispose la donna facendo sogghignare l’altro, che voltandosi notò Logan “Lui chi è? Il padre di uno studente?”

“Spero proprio di no” Disse Logan, che ancora si stava riprendendo dalla vista di  Hank alias Bestia nelle vesti di un gracile ragazzino “Vorremmo vedere il professore”

Hank guardò, prima lui titubante, per poi guardare Kate e con la consapevolezza che non avrebbe potuto mentirle disse che era meglio evitare in quanto, in quel momento, non era nelle condizioni 

“Hank è molto importante, si tratta di salvaguardare il futuro” disse Kate con voce dolce e supplichevole, ma prima che potesse rispondere venne interrotto da un Charles seccato e ubriaco, vestito con una sudicia canottiera e una vecchia vestaglia “Hank! Che sta succedendo?” chiese prima di fermarsi a guardare Kate

“Atena?” fece un minuto di pausa probabilmente per accertarsi che non fosse un brutto scherzo della sua mente “cosa ti porta qua?” 

“Ci serve il tuo aiuto” asserì decisa Katherine, che a differenza di Logan, non si era minimamente scomposta alla vista di Charles conciato in quelle condizioni

“Cosa vuole?” chiese seccato il professore, che evidentemente si aspettava una risposta diversa, e si girò a guardare per la prima volta l’uomo in compagnia di Katherine 

“Sono stato mandato qui per te” disse Logan sentendosi interpellato

“Allora dì a chi ti ha mandato che sono occupato” Rispose Charles sedendosi sui gradini della maestosa scala che portava ai piani superiori

“Sarà un po’ dura... perchè chi mi ha mandato sei tu... tra circa cinquant’anni”

“Tra circa cinquantanni...cioè nel futuro?” chiese Charles quasi divertito

“Si”

"Io ti ho mandato dal futuro?”

“Si”

“Ma vaffanculo” rispose Charles 

“Se avessi i tuoi poteri sapresti che dico la verità”

“Tu come fai a sap...” disse fermandosi per poi guardare Katherine “ovviamente, glielo hai detto tu...”

“No Charles ascoltalo” rispose calma e paziente Katherine

“Si può sapere chi è lui?” Chiese contrariato Charles rivolto alla vecchia amica, ma lei lasciò che a rispondere fosse Logan “Te l’ho detto, io ti conosco Charles, siamo amici da anni. Hai i tuoi poteri da quando avevi nove anni, so che all’inizio credevi di essere impazzito e che solo a dodici anni ti sei reso conto che le voci che sentivi erano nella mente degli altri. Vuoi che continui?”

“Non l’ho mai detto a nessuno” disse attonito Charles

“Non ancora, ma lo farai” 

“E va bene hai stuzzicato il mio interesse, cosa vuoi?”

“Dobbiamo fermare Raven, mi serve il tuo aiuto” Disse Logan, per poi aggiungere guardando Katherine “ci serve il tuo aiuto”

“Adesso mi piacerebbe svegliarmi” Disse Charles andandosene, ma Katherine fu più veloce. Le sue iridi cominciarono a brillare come se fossero fatte di oro fuso e tutto intorno si diffuse una nebbiolina dorata che una volta scomparsa rivelò un nuovo scenario: erano in una stanza molto grande ed elegante, con un lungo tavolo rettangolare dove vi erano seduti molti ufficiali militari che chiacchieravano “Buon pomeriggio a tutti, grazie di essere venuti, congratulazioni per la vostra vittoria, dunque, so che tutti voi avrete mani da stringere e foto in cui posare di sotto, quindi verrò subito al punto” Disse Trask, un uomo, nano, con folti baffi e grandi occhiali, entrando velocemente nella stanza “C’è un nuovo nemico in circolazione, un nemico che renderà i vostri arsenali inutili, le vostre armi impotenti e le vostre nazioni indifese. Vi serve un arma nuova per questa guerra, che ho chiamato Sentinelle” e così dicendo girò una valigetta che dentro conteneva uno schermo con su rappresentato un prototipo di una sentinella “Come gli antichi guardiani alle porte della cittadella fortificata” continuò Trask “hanno le prestazioni aeronautiche di un normale Errier, sono equipaggiate di armi che sparano oltre duemila munizioni in termoceramica al minuto, ma dimensioni, potenza, velocità le potete trovare in un Lockheed o in un Boing, ciò che rende tanto speciali le sentinelle è la capacità di individuare il gene mutante X” mentre diceva questo tirò fuori un telecomando bianco lampeggiante, delle dimensioni di una saponetta “Questo è un sistema di guida genetica che ingaggia il bersaglio a mezzo miglio di distanza e non si attiverà se non identifica l'obiettivo, con quest’arma non ci saranno danni collaterali agli esseri umani, se l’accendo il sistema qui non si attiva” disse finché la saponetta non emise un suono "Almenochè non ci fosse un mutante” disse girando l’apparecchio fino all’ufficiale seduto a capotavola, che si alzò rivelando la sua vera natura: Mystica. Mystica si liberò agilmente di tutti gli altri militari che le stavano intorno e che provarono a fermarla, poi prese una pistola e sparò a Trask. Ma dopo averlo fatto il braccio destro di Trask la immobilizzò con un teaser.

La visione di Katherine terminò. 

 

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Capitolo 4
*** Me lo hai promesso ***


CAPITOLO 3: Me lo hai promesso

 

“Allora dite cha hanno preso i poteri di Raven e poi ne hanno fatto un’arma?” chiese Charles, che dopo aver visto la visione proiettata da Katherine si era convinto ad ascoltarli.

“Sì” rispose Logan “All’inizio le sentinelle prendevano di mira solo i mutanti, poi hanno identificato anche i geni di non mutanti che prima o poi avrebbero generato dei mutanti: figli, nipoti… Così molti umani hanno tentato di aiutarci ed è stato un massacro, che ha lasciato al potere la feccia dell’umanità. Io ho visto tante guerre… ma non ho mai visto una cosa del genere. E tutto comincia da lei” concluse riferendosi a Raven, mutante con la capacità di mutare il suo aspetto in chiunque voglia

“Va bene diciamo solo che per amor di... curiosità io decida di aiutarvi, Raven non mi ascolterebbe mai” disse con un sorriso tirato e carico di tristezza “la sua anima e il suo cuore appartengono a un’altro, ormai” 

“Lo so. Ecco perchè ci servirà anche Magento” Intervenne Katherine precedendo Logan

“Erik?!” intervenne Hank per nulla contento “Tu lo sai dove si trova?”

“Si lo sappiamo” disse Logan. A quel punto Charles scoppiò a ridere alzandosi barcollante dal divano “è per lui che lo fai non è vero?!” urlò a Katherine

“Hai visto tu stesso la mia visione, sai benissimo che non potrei mostrartela se non l’avessi avuta per davvero” Fece una breve pausa avvicinandosi a quello che un tempo era stato un caro amico e che col tempo sarebbe potuto essere di più, ma prima di poter dire qualcosa questo lo precedette “Sappiamo entrambi che tu puoi vedere molte versioni del futuro, mi potresti aver mostrato quella che mi avrebbe convinto più facilmente a liberare Erik”

“Me lo avevi promesso” rispose Kathrine con tono fermo e deciso “mi avevi promesso che mi avresti sempre creduta.” Fece una breve pausa, quello che stava per dire le sarebbe stato più difficile del previsto “Sto provando a salvaguardare il futuro e se non mi vuoi credere, va bene, troverò il modo di accettarlo. Ma ti ricordo che meno di dieci anni fa mi sono presa una pallottola per te, quindi hai il dovere morale di aiutarmi” A quell’affermazione inaspettata Charles indietreggiò, ma non cambiò la sua espressione di sfida “Mi risulta che per colpa di quel tuo gesto ho perso più di quanto avrei perso se tu non ti fossi messa in mezzo” L’espressione calma e paziente di Katherine si trasformò in un’espressione furiosa, non era quella furia che Logan aveva avuto modo di conoscere durante la guerra con le sentinelle, che la spingeva a proteggere tutti a qualsiasi costo, ma era quasi ferita e delusa “Ero disposta a morire per te e tu ora non sei disposto ad aiutarmi a salvare il nostro futuro!” Charles non rispose, ma si allontanò verso le scale

“Il professore che conosco io non volterebbe mai le spalle a chi ha bisogno d’aiuto. Soprattutto se è una persona che ama” Intervenne Logan, non si riferiva all’amore esemplare tra il professore e Atena, che tutti nella vecchia scuola per giovani dotati invidiavano, ma si riferiva all’amore per la sorella, tuttavia il messaggio venne mal interpretato e la risposta insolente di Charles non aspettò ad arrivare “Sai, ora credo di ricordarmi di te. Siamo venuti da te molto tempo fa a cercare il tuo aiuto. E ti dirò quello che ci hai detto tu allora: Vafanculo” 

A quel punto tutta la pazienza che Logan aveva provato a mostrare scomparve e lo prese per la canottiera per poi sbatterlo alla parete “Stammi bene a sentire stronzetto, ho fatto tanta strada e ho visto morire tante brave persone, amici. Se vuoi crogiolarti nella tua autocommiserazione, va bene, non fare niente, vedrai e sentirai le stesse cose, tra cui la morte della tua stessa figlia e di due delle persone che sono in questa stanza.  Hai capito?” Da questa sfuriata tutto si poteva aspettare tranne la risposta che diede Charles “Figlia? Io avrò una figlia?” disse guardando verso Katherine, come per capire se lei lo sapeva. Logan stranito della domanda guardò, anche lui, Katherine “Non guardate me, ho smesso di cercare avere visioni su eventi così distanti” 

“Giusto per capire, c’è qualcuno qua che non ha smesso di usare seriamente i suoi poteri?” Chiese Logan spazientito, ma nessuno gli prestò ascolto, così capì che, ancora una volta, anche da morta, Hope l’avrebbe aiutato “Avrete una figlia” disse guardando sia Katherine che Charles, per poi posare lo sguardo su quest’ultimo “E se vuoi che abbia un futuro dove non deve nascondersi, dove non deve avere paura, dove non morirà, aiutaci”

“Logan” disse titubante e timorosa Katherine “Va bene fare di tutto per convincere Charles, ma non mi coinvolgere in questa bugia”

“Cosa?!” chiese Logan alquanto irritato, ora non solo doveva convincere il professore, ma ci si metteva pure lei

“Io ho perso la possibilità di avere figli il giorno in cui la pallottola destinata a lui” disse indicando Charles, che nel mentre aveva abbassato lo sguardo “ha colpito il mio ventre” 

“Questo è impossibile...” disse con un filo di voce Logan

“Si chiama trauma penetrante” continuò malinconicamente la giovane donna, sollevando la camicetta all’altezza del ventre e mostrando le cicatrici “in poche parole dopo lo sparo il proiettile è esploso dentro al mio utero che si è danneggiato al punto tale che mi hanno dovuto rimuovere le ovaie”


2006

 

Logan aveva conosciuto Hope qualche anno prima, quando si era schierata dalla parte di Magneto mettendo a rischio la vita di Rogue. Atena e il Professore gli avevano chiesto di non farle del male, di non ucciderla, ma semplicemente di metterla fuorigioco, in quanto in ogni caso restava loro figlia. Tuttavia mettere fuorigioco un empatica che, oltre a poter giocare con le tue emozioni, può assorbire anche la tua stessa mutazione, non fu per niente facile. 

La vide, per la prima volta, in vesti diverse da quelle di una nemica per il funerale del Professore, ma lei non versò neppure una lacrima, né fece un discorso in onore del padre, lasciò che a farlo fossero sua madre e Tempesta.

Tuttavia quel giorno per la prima volta Logan e Hope collaborarono insieme; Hope, avendo avvertito, grazie alla sua mutazione, l’amore che Logan provava per Jean, gli si avvicinò dopo il funerale.

“Tu intendi aiutare Jean” gli aveva detto e non era una domanda

“Ciò che intendo fare non è in alcun modo affar tuo” rispose secco l’altro, ma tutto si poteva aspettare tranne la risposta della ragazza

“è affar mio nella misura in cui le tue intenzioni coincidono con le mie”

“Vuoi farmi credere che tu intendi salvare Jean?” sbuffò Logan

“Nonostante tutto resta sempre mia sorella, siamo cresciute insieme e sono empatica posso capire il suo dolore come tu non riusciresti a fare, ma tu sei l’unico che può riuscire a trovarla. Per avere almeno una possibilità di salvarla abbiamo bisogno l’uno dell’altro” disse pratica Hope

Logan la studiò dalla testa ai piedi e solo dopo un minuto pieno le rispose “Perché dovrei fidarmi di te?”

“Perché qualche anno fa potevo modificare le tue emozioni e farti credere di odiare Rouge, ma non l’ho fatto, facendo inevitabilmente fallire la missione” Logan sembrò rifletterci e solo dopo qualche minuto le rispose “Va bene, diciamo che ci sto, ma sappi che se fai anche un solo passo falso ti ritrovi tre coltelli conficcati in una spalla”

“Non ti facevo un sostenitore della violenza sulle donne” rispose prendendo il casco della moto e porgendo l’altro a Logan che preferì non commentare ma semplicemente grugnire. Nessuno dei due si sarebbe aspettato che avrebbero collaborato ancora dopo quella volta, ma senza dubbio fu l’amore che entrambi provavano per Jean a dare inizio alla loro storia, sebbene la loro prima collaborazione non ottenne il risultato sperato…

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Capitolo 5
*** Cielo e oceano si incontrano ***


CAPITOLO 4: Cielo e oceano si incontrano


Katherine era uscita fuori a fumare una sigaretta, nel vano tentativo di rilassarsi dopo quell’indesiderato tuffo nel passato. 

“Vi aiuterò a trovarla” le disse Charles interrompendo quel momento di quiete “ma non lo farò per quella stronzata sul futuro, ma per Raven”

“Va bene” disse Katherine senza guardarlo

“E non intendo coinvolgere Erik” a quel punto Katherine incastrò i suoi occhi trasparenti con quelli azzuro scuro di Charles 

“Se non lo facciamo falliremo”

“è un assassino” rincalcò la dose Charles

“Non ha ucciso JFK, se è per questo che non lo vuoi”

“Come spieghi una pallottola che cambia miracolosamente traiettoria?”

“Era un mutante. Erik aveva provato a proteggerlo, ma ha fallito” Charles evidentemente non si aspettava quella risposta “Lo hai visto in una delle tue visioni?”

“Ora credi alle mie visioni?” Chiese Katherine spegnendo la sigaretta sulla suola della scarpa

“Non ho mai detto che non credo alle tue visioni...”

“Hai solo detto che sono una manipolatrice, allora” disse inarcando un sopracciglio e storcendo le labbra

“Scusa, non avrei dovuto” disse Charles abbassando lo sguardo, consapevole che, avendo torto, non aveva possibilità di vincere quella discussione. Katherine preferì non rispondere, così Charles continuò “Perchè Logan ha detto che noi avremo una figlia?”

“Non lo so, probabilmente ha pensato che era l’unico modo per farti collaborare” fece una breve pausa guardando bene Charles “Non mi dire che di tutto quello che ti ha raccontato, tu credi all’unica stronzata che ha detto per convincerti?” chiese ridendo amaramente

“Tu non ci hai creduto, nemmeno per un momento?”

“Per un secondo sì” ammise Katherine guardandolo negli occhi “per un secondo ero convinta che avremmo avuto una figlia e che la mia visione si sarebbe avverata. Il secondo dopo mi sono ricordata di Cuba e mi sono resa conto che non sarebbe stato possibile”

“Questo non lo sai, dal momento che hai smesso di accogliere visioni su futuri più lontani”

“Esattamente come tu non sai se crederci o no perché hai smesso di accogliere i pensieri altrui e anche se scrutassi futuri più lontani, gli ovuli non crescono sugli alberi…” rispose di rimando Katherine, iniziando ad avviarsi al portone d’ingresso “ora entriamo, abbiamo un prigioniero da far evadere”

“Perchè indossi una parrucca?” le chiede Charles mentre le seguiva all’interno dell’abitazione

“Perché sono un avvocato e non posso entrare in tribunale con i capelli bianchi" rispose Katherine che stupita dalla domanda si era fermata a guardarlo

“A me piacevano i tuoi capelli” e mentre diceva questo posò le sue mani calde sulle tempie di Katherine sfilandole dolcemente la parrucca, fino a far emergere del tutto la sua chioma bianca che le arrivava fino alle spalle “Niente più frangetta?” disse abbozzando un sorriso e consegnandole la parrucca

“Era diventata scomoda” disse un po’ in imbarazzo Katherine, e per un momento i due si fissarono negli occhi sentendosi come quei ragazzini scalmanati che erano dieci anni prima “Charles, dieci anni fa ti ho detto che attraverso i tuoi occhi vedevo speranza, gioia e amore per il prossimo, anche se forse non c’è più molta gioia, io continuo a vedere che emanano speranza e amore. Ti prego, smettila di combatterli, sono parte di te” 


1962

 

Charles e Katherine sono seduti uno davanti all’altra su una panchina fuori da casa Xavier “Non capisco davvero come pensi di entrare nella mia mente e capirci qualcosa a quest’ora dell’alba” disse Katherine con la voce impastata dal sonno, mentre si strofinava ripetutamente gli occhi 

“Sono le 9:30 Kate” rispose divertito Charles

“Appunto! è l’alba” continua Katherine seria “e smettila di ridere!” disse dandogli un pizzicotto sul braccio

“Va bene, va bene” la rassicura Charles, cercando di smetterla di ridere e ottenendo un sospiro frustrato da parte di quest’ultima, seguito poi da uno sbadiglio degno di una camionista, che fece sogghignare ancora di più Charles. Questo, una volta riuscito a ricomporsi, si portò due dita alla tempia per entrare nella sua mente  “Allora vediamo cosa ci riserva il futuro” disse Charles prendendo Katherine alla sprovvista, infatti questa stava contemplando gli occhi di Charles “Sono come se l’oceano e il cielo di incontrassero” stava pensando 

Grazie” disse Charles nella sua testa

“Scusa” si affrettò a dire imbarazzata Katherine

“Per cosa?” chiese Charles uscendo dalla sua testa

“Non mi ero concentrata e ti ho distratto” 

“Non sei un po’ dura con te stessa? In fondo mi hai fatto un complimento” Sorrise Charles squadrandole il viso paffuto e pallido “E poi anch’io pensavo che i tuoi occhi sono bellissimi”

“Grazie, ma non dirmi quello che voglio sentirmi dire, perché non è la verità. I miei occhi praticamente non si vedono” 

“Hai ragione, non lo stavo pensando in quel momento, ma lo sto pensando ora” Katherine arrossì fino alla punta del naso, mentre le spuntava un sorriso sulle labbra

“Sai i tuoi occhi sono davvero lo specchio del tuo animo” Charles la guardò confuso, poi Katherine continuò “I tuoi occhi mostrano speranza, gioia e amore per il prossimo ed è quello di cui è fatta la tua anima” a quell’affermazione Charles sorrise, era il complimento più bello che gli avessero mai fatto.

 

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Capitolo 6
*** Prendetevi una stanza ***


CAPITOLO 5: Prendetevi una stanza


Hank, Logan e un riluttante Charles erano al piano inferiore a studiare un piano per liberare Erik, mentre Katherine era in una delle stanze del secondo piano per scrutare visioni sull’evasione. 

La camera era immersa in un apparente silenzio, Katherine stava seduta a gambe incrociate sul letto con le iridi totalmente dorate. 

“Posso?” chiese d’un tratto Logan, che nel mentre si era appoggiato allo stipite della porta fumando il solito sigaro 

“Certamente. Dimmi tutto” Disse Katherine mentre le sue iridi ritornavano trasparenti

“Abbiamo pensato di coinvolgere un ragazzo, Pietro Maximoff è un mutante molto veloce che ho conosciuto nel futuro”

“Si lo so, ed è un’ottima idea. Ho scrutato le varie possibilità e quelle con Pietro non prevedono morti, quindi direi che dovremmo andare a trovarlo” 

“Abbiamo un problema, con i poteri di Charles fuori uso non possiamo usare Celebro. Quindi non sappiamo dove trovarlo. Speravamo che in una delle tue visioni avessi visto l’indirizzo”

“L’indirizzo no, ma in una delle mie visioni eravamo poco fuori Washington, per l’indirizzo possiamo usare gli elenchi telefonici”

“Perfetto, chiedo ad Hank di prenderli” concluse Logan voltandosi per uscire

“Logan, un’ultima cosa” il tono di Katherine era serio e i suoi occhi erano fissi sull’uomo “Capisco che vuoi convincere Charles, ma non ti permettere mai più a coinvolgermi in una bugia del genere”

“Che tu mi creda o no, non ho mentito. Non sapevo la storia del proiettile e mi dispiace se non te lo aspettavi, ma è così. Avrete una splendida figlia.” Vedendo l’espressione affranta e stupita della donna Logan si sedette su una sedia e spense il sigaro “Lei mi aveva detto che era un miracolo, ma non avevo chiesto i dettagli, pensavo che fosse dovuto al fatto che eravate avanti con l’età quando l’avete avuta… - continuò Logan, sia per senso di dovere sia perché un po’, ma solo un po’ lo spaventava far alterare Katherine- Ma se è perchè non puoi avere figli che tu e Charles vi siete lasciati, ti posso dire con certezza che voi avete sempre considerato ogni studente della scuola, come vostro figlio e spesso siete arrivati ad adottarne qualcuno” I pensieri di Logan andarono a Tempesta, Jean e Scott e tutti gli altri studenti che hanno trovato riparo e comprensione nelle figure del Professore e di Atena. 

Katherine era interdetta, era raro che qualcuno riuscisse a stupirla sia in senso positivo che in senso negativo. Ma era questo il punto: era felice o arrabbiata? Non sapeva. Ma fu Logan a prendere la parola “Non voglio sembrarti invadente, ma cos’è successo tra voi? Quando vi ho conosciuto o meglio vi conoscerò, sarete l’emblema della coppia perfetta” Katherine si sentì in dovere di dare una spiegazione a Logan, pure perché era consapevole che prima o poi i nodi sarebbero venuti al pettine e preferiva che lui sapesse l’accaduto da lei, che durante qualche furiosa ed imminente lite. Così fece un respiro profondo e fece cenno a Logan di sedersi nella poltrona della camera posta vicino al letto

“Forse conviene partire da quello che sai tu riguardante quanto accaduto tra me, Charles ed Erik

“Non so molto, so che tu e Magneto siete stati insieme, so che quando vi siete lasciati è stato terribile e che sei riuscita a ritrovare speranza grazie al Professore, e che da questa speranza è nata la scuola per giovani dotati” 

“Io non stavo con Magneto, io stavo con Erik, prima che diventasse Magneto” disse tirando fuori una lunga catenella nascosta sotto la camicetta, che aveva come ciondolo un anello di fidanzamento che fece sgranare gli occhi di Logan perchè era lo stesso anello che Katherine gli aveva dato prima di morire e lo stesso che aveva usato per sposare Hope, poco prima che, anche lei, morisse. Tuttavia cercò di non dare a vedere quanto significasse per lui quell’anello e le fece cenno di continuare “L’abbandono è stato reciproco io ho preferito i miei valori a lui e lui ha preferito i suoi valori a me... Dopo l’accaduto Charles mi ha aiutata, per non dire salvata. Dopo Cuba ero distrutta, Erik mi chiese di sposarci prima di partire in missione, qualche ora dopo ha deviato un proiettile che sarebbe finito su Charles, finendo, invece, nel mio ventre e negandomi la possibilità di diventare madre e qualche minuto dopo lo persi per sempre. Senza Charles non sarei mai riuscita ad affrontare tutto questo. Mi pagò gli studi dell’università, dandomi di nuovo una ragione per andare avanti, e non mi lasciava mai sola quando percepiva che ero triste. Ma quello che faceva…” Katherine fece una breve pausa  come se lei stessa doveva accettare quello che stava per dire “lo faceva perché si sentiva in colpa, sapeva che quel proiettile era per lui. Comunque finiti gli studi ho iniziato a lavorare in uno studio legale e sia grazie alla mia bravura, sia grazie alla mia mutazione sono riuscita a farmi un nome ed ad aprire uno studio legale tutto mio. Durante tutto questo tempo io e Charles ci siamo sempre tenuti in contatto fino a qualche anno fa, dopo che non ci siamo sentiti per più di due mesi ho avuto una visione di quello che gli sarebbe successo e sono corsa da lui per provare ad aiutarlo… ma era già troppo tardi.” Katherine fece un’altra pausa per asciugarsi velocemente una lacrima che non era riuscita a trattenere “Rimasi con lui per qualche settimana nel tentativo di fare per Charles quello che lui aveva fatto con me… ma fu tutto inutile. Alla fine mi urlò che dovevo andarmene e così feci.” Logan la guardava esterrefatto e Katherine si sentì in dovere di dargli una spiegazione “So che ti sembrerò estremamente egoista, ma Charles non riusciva a gestire più la sua mutazione, non riusciva a controllarla, se fossi rimasta avrebbe dovuto portare il peso anche della mia mutazione e non ne sarebbe mai uscito. Oltre alle voci e alle sofferenze presenti avrebbe dovuto sopportare le visioni future, che in periodo di guerra non sono le migliori, inoltre quando Charles entra nella mia mente il suo potere si amplifica e riesce a percepire ciò che le persone penseranno… Sarebbe stato impossibile per lui riuscire a riprendere il controllo se io gli restavo vicino” Katherine aveva gli occhi arrossati e Logan non sapeva cosa dire, normalmente era sempre stata lei che, in momenti come questi, era in grado di consolare tutti. Tuttavia non poteva restare indifferente, così si alzò e si sedette sul letto accanto a lei, prendendole la mano per calmarla per rassicurarla.

“Sinceramente non so cosa dirti, tutte le volte che mi sono innamorato sono finito col raccogliere i cadaveri delle donne che amavo. Ti posso dire quello che una volta mi disse il Professore, quando io e… beh... vostra figlia... abbiamo avuto le prime difficoltà. Mi disse che è facile stare insieme quando va tutto bene. Il difficile è quando si devono superare le montagne, fa freddo e tira il vento. Allora, forse, per trovare calore, uno si deve fare un poco più vicino

“Logan tu vedi me e Charles come due vecchi sposati da anni e con un’ipotetica figlia, ma io e Charles non siamo nulla, almeno non lo siamo per il momento. L’ultima volta che ho provato ad aiutarlo mi ha respinta e non è stato molto gradevole”

“Hai mai pensato che forse è proprio mentre ti urlava di andartene che ti stava supplicando di restare?...Vostra figlia usava la stessa tattica…” Aggiunse Logan reprimendo il dolore che provava pensando ad Hope. Katherine stava per rispondere, ma venne interrotta dall’entrata di Charles che soffermatosi a guardare la mano di Logan su quella di Katherine esordì con “Vi direi di prendervi una stanza, ma vedo che già lo avete fatto”

 

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Capitolo 7
*** Non siamo amici ***


CAPITOLO 6: Non siamo amici


Trovare Pietro non fu complicato, era un ragazzino biondo, sfrontato e cleptomane, che non aveva paura di mostrare i suoi poteri a degli sconosciuti.

Una volta mostrati gli artigli di Logan e attestato che non era l’unico diverso, ma che ce n’erano altri come lui, si convinse subito ad aiutarli nell’evasione.

“Pietro, devi raggiungere la guardia in ascensore e sostituirti a questa, poi aspetterai che la guardia di turno ti apra l’ingresso e farai tremare le tue mani finché il vetro non si rompe. Questo farà scattare l’allarme e dopo dieci secondi venti guardie entreranno pronte a sparare per uccidere. Appena le porte si aprono non dovrai perdere tempo, ma dovrai correre subito in ascensore con Erik. Uscito dall’ascensore troverai Logan e Charles; mentre Hank avrà già disattivato le telecamere e avrà azionato l’allarme antincendio”

Charles sorrise vedendola impartire compiti e ordini come aveva fatto dieci anni prima nella missione per la CIA. ‘Atena era decisamente il soprannome adatto a lei’ pensó guardandola, tuttavia si rese conto che nel piano lei non era contemplata e questo lo portò a domandarle cosa avrebbe fatto lei

“Preparerò il tuo aereo” rispose candidamente Katherine

“Non vieni con noi?” chiese Logan stupito, era abituato a vedere la donna venire in missione nonostante avesse passato i sessanta

“L’obiettivo è tirare fuori di prigione Erik vivo. Se vengo io sarei troppo tentata di lasciare che le pallottole lo colpissero” rispose e nessuno dei presenti capì se stava scherzando o era seria.

“Wow, la ragazza sa il fatto suo” commentò Pietro, incapace di restare zitto e Katherine gli rispose con un lieve sorriso

“Bene, io direi che conviene andare” disse Hank per mitigare la tensione che si era creata. 

Usciti da casa di Pietro imboccarono una stradina laterale con l’auto, che Logan, nonostante sarebbero dovuti passare decenni prima di quell’evento, non poté non ricordare. In quella stradina, per la prima volta aveva visto Hope, non come la pupilla di Magneto, né come la figlia ribelle di Atena e del Professore, ma come una donna, una mutante, capace di provare emozioni e non solo di controllare quelle degli altri. Per la prima volta aveva visto in Hope un’amica, oltre che un’alleata formidabile e dopo gli eventi di quel giorno sarebbero stati un duo inarrestabile.

“Logan ti senti bene?” chiese Katherine, notando il suo turbamento

“Si, sono solo ricordi…” rispose l’uomo


2018

 

“Ti senti bene?” chiese Logan ad Hope, vedendola ferita dopo il violento scontro con un battaglione di sentinelle

“Non c’è bisogno che ti preoccupi per me. Non siamo amici” rispose secca Hope e, come al solito, contrariata.

“Ti assicuro che non intendevo essere tuo amico, ma stanno per arrivare altre sentinelle e penso che avrai bisogno di un po’ della mia capacità di guarigione. Ma se vuoi combattere con una spalla sanguinante, non te lo impedirò” disse ancora più alterato dalla risposta della ragazza, la quale, senza rispondere, prese la sua mano e assorbì un po’ della sua mutazione, quanto bastava per guarire dalle ferite, non di più per non indebolirlo troppo, non troppo poco per non restare troppo debole. “Grazie” aggiunse infine, mentre guardava la ferita rimarginarsi “dobbiamo sbrigarci a trovare mio padre ed Erik, altre sentinelle arriveranno entro dieci minuti. Tu senti qualcosa?”

“Assolutamente nulla, solo odore di sangue” rispose Logan

“Non è un buon segno, dimmi fino a dove ti porta” Logan non rispose, si limitò ad incamminarsi verso una stradina buia della periferia di Washington e Hope lo seguì silenziosamente, non diede a vedere che era terrorizzata che il sangue potesse appartenere a suo padre o ad Erik.

Di sicuro non andavano d’accordo, ma una cosa era certa, se si trattava dei poteri di Logan, Hope si fidava ciecamente, se non altro aveva avuto modo di provarli lei stessa. Ad un certo punto Logan si arrestò sul colpo e si girò verso la ragazza chinando il capo. Hope, temendo il peggio, lo superò velocemente e cadde in ginocchio piangendo dinanzi al terribile spettacolo che aveva di fronte. Decine di cadaveri, alcuni ancora bambini, che giacevano privi di vita, uccisi dalle sentinelle, probabilmente le stesse che loro avevano appena combattuto. Alcuni corpi erano sgozzati, altri inceneriti, altri immersi in pozze di sangue.

“Hanno combattuto fino alla fine” disse Logan come se, anche per un secondo, volesse alleviare il dolore della donna. Ma Hope era troppo turbata, come se vedendo i cadaveri dei mutanti ne potesse assorbire il dolore.

“Dobbiamo muoverci, le sentinelle arriveranno tra poco” disse Logan, ma la donna non diede segno di aver sentito. “Hope dobbiamo andare! La loro morte sarà ancora più ingiusta se veniamo uccisi per questo” la richiamò nuovamente Logan, strattonandola per un braccio “Non ci riesco…i-io sento t-troppa sofferenza…Vai tu, salvati, i-io ti rallenterei e mia madre ha detto che devi restare vivo” disse singhiozzando e Logan rimase stupito dall’affermazione della donna contro la quale aveva combattuto in passato e che ora gli chiedeva di salvarsi la vita. Senza troppi convenevoli la prese e se la mise in spalla, cominciando a correre più velocemente che poteva.

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Capitolo 8
*** Cosa avrebbe fatto Atena ***


CAPITOLO 7: Cosa avrebbe fatto Atena? 


Katherine era seduta dentro l’aereo privato di Charles che sorseggiava un bicchiere di whisky (che non dava l’idea di essere il primo della giornata). Un sorriso le illuminò il volto mentre pensava che in quel momento Charles stava dando un pungo ad Erik.

Erik.

Come avrebbe reagito quando l’avrebbe incontrato? Aveva scrutato varie possibilità, ma la verità era che nemmeno lei lo sapeva. Si biasimava per essere emotiva al punto tale da non sapere se era pronta a portare a termine il suo piano.

Quasi dieci anni prima i suoi vecchi compagni l’avevano soprannominata Atena, ma lei si era sempre sentita stretta il quel nome, non si sentiva all’altezza di portare il nome della dea della guerriera.

Tuttavia alle volte, quando incontrava un ostacolo, si domandava cosa avrebbe fatto Atena, come avrebbe risolto il problema e l’abitudine la porto a chiedersi se la dea si è mai trovata in una situazione del genere: disposta ad abbandonare la propria causa perché spaventata dalle proprie emozioni. Forse per questo aveva fatto voto di castità, si era accorta prima di tutte noi donne, che gli uomini complicano tutto e l’unico modo per restare lucide è non contemplarli nella nostra vita. 

Gli uomini danno a noi donne delle complesse, ma la verità è che una donna, quando ama un uomo, si trova sempre a fare una scelta: amare se stessa o amare lui, il proprio lavoro o il matrimonio, la libertà di uscire quando vuole o i figli… mentre gli uomini non si pongono questi problemi perché possono avere tutto senza che l’uno escluda l’altro.

Katherine si era trovata davanti a una di queste scelte, quasi dieci anni prima, quando il suo ragazzo aveva deciso di fare una strage di americani e sovietici, doveva scegliere tra l’amore per lui e l’amore che provava verso se stessa, e scelse l’amore verso se stessa. Delle tante scelte fatte in quegli anni era una delle poche di cui non si pentiva, se fosse andata con Erik sarebbe diventata la peggiore versione di se stessa. Anche se, alle volte, nel cuore della notte, si ritrovava a immaginare la sua vita se Erik fosse rimasto e se avesse avuto ancora la possibilità di avere figli, e alle volte qualche lacrima ribelle le rigava le guance, ma poi guardava dove era arrivata senza di lui e senza figli ed era felice. Si era felice, magari non era al massimo della felicità, ma, ai tempi, l’unico modo che aveva per stare con Erik era quello di sacrificare tutta la sua vita per lui e per i suoi obbiettivi e questo non l’avrebbe mai resa felice.

‘Probabilmente’ pensò Katherine ‘finirò con imboccare la strada di Erik, ma anziché portare avanti la causa dei mutanti, porto avanti la causa di noi donne e faccio una rivoluzione che vede il genere maschile sopravvivere solo se si sottopone al volere delle donne’ Rise al pensiero appena pronunciato… aveva decisamente bevuto troppo...

Mentre si crogiolava nei suoi pensieri filosofici (e un po’ di estremo femminismo) salirono sull’aereo i quattro reduci dell’evasione.

Quando Erik la vide aveva un’espressione indecifrabile in volto, ne Charles ne Logan ne Hank gli avevano comunicato che dietro tutto questo c’era lei.

“Kate…” disse Erik accennando un lieve sorriso “Immagino di doverti ringraziare per l’uscita anticipata…”

“Risparmiati i convenevoli, non l’ho fatto per piacere” disse alzandosi e studiandogli il volto “Come previsto Charles è troppo buono per darti un pugno come si deve” conclusa la frase, con un gesto violento e improvviso del braccio, lo colpì con un pugno sullo zigomo “è bello vedere anche te, Kate” disse Erik a denti stretti, il lieve sorriso era del tutto scomparso

“Nel bagno ci sono dei vestiti puliti” disse Kate “E sono sicura che Logan ti potrà spiegare la vera ragione per cui sei qua” 

Prima che l’aereo decollasse salutò Pietro con tono materno e lo avvisò che il lavoro per lui non era ancora finito e che avrebbe dovuto aspettare future indicazioni. Per quanto il ragazzo avesse provato a strapparle qualche informazione, fu del tutto inutile, ma la donna gli lasciò un vecchio bigliettino della scuola per giovani dotati “Quando avrai qualche dubbio o avrai bisogno di un amico non esitare a venire” gli disse semplicemente, prima di risalire sull’aereo.

Mentre Logan leggeva il giornale, Erik si cambiava, Charles provava a mantenere la calma e Hank faceva partire l’aereo, Katherine si andò a sedere proprio di fianco a quest’ultimo, nella cabina del guidatore. “Come mai non sei con loro?” chiese Hank vedendola sedersi nella poltrona di fianco a lui

“Non ho abbastanza forza di volontà per affrontare la discussione che avranno tra poco” rispose esausta e ancora un po’ birilla, Hank non le rispose, ma la guardò con comprensione. Si era sempre lamentato della sua mutazione in quanto decisamente troppo evidente, ma dopo aver visto Charles distrutto dalla sua e dopo che Katherine gli aveva descritto la sua, sotto certi aspetti si riteneva fortunato. La sua mutazione non coinvolge il cervello quindi quando si sentiva fuori luogo, poteva sempre rifugiarsi la, ma Charles e Katherine non lo potranno mai fare perché è proprio dentro al loro cervello che si sentono fuori luogo: Charles sente i pensieri altrui e quando perde il controllo non riesce più a distinguere pensieri e emozioni altrui dalle sue; mentre Katherine conosce prima degli altri il futuro e conosce le varianti del futuro col suo intervento, se lei perde il controllo può cadere in uno stato di paranoia che la porta a visionare ogni singolo possibile errore che può compiere prima di agire, prima di vivere. Mentre se lui perde il controllo diventa solo blu e peloso…

La scia dei pensieri di Hank venne interrotta da Katherine “Perché dieci anni fa tu e Raven mi avete soprannominata Atena, anche se io avevo scelto Cassandra?” Hank ci mise un minuto pieno a comprendere la domanda, era consapevole che Katherine non fosse propriamente sobria (come ci si aspettava data la situazione), ma non si aspettava una domanda del genere specialmente fatta dal nulla. Tuttavia, dopo averci pensato qualche secondo le rispose “Cassandra vede la sua terra e la sua gente venire distrutta e non riesce a fare nulla e dopo come hai affrontato Shaw hai dimostrato che sei troppo combattiva per rispecchiarti in Cassandra, sei più una che si dovrebbe rivedere nella dea della guerra e della strategia militare. Inoltre il soprannome non lo abbiamo scelto noi, lo ha scelto Charles”

Katherine lo guardò interrogativa e Hank si sentì in dovere di continuare “Dopo che Shaw ci ha attaccati tu ci hai esposto la tua strategia che si adattava perfettamente a noi nonostante noi non sapessimo usare i nostri poteri e dopo che abbiamo fatto quanto ci hai detto hai proiettato la morte di Darwin ingannando tutti e salvandogli la vita. Quando io e Raven lo abbiamo raccontato a Charles lui ha risposto dicendo testuali parole: altro che Cassandra! Lei non si limita a predire il futuro, lei è una stratega! Se dovessi darle un soprannome citando il mondo classico la chiamerei Atena! Inutile dirti che Raven si innamorò subito di quel soprannome e non poté non cambiartelo” le spiegò Hank sorridendo al ricordo di Raven come una ragazzina e non come un’assassina. 

La piacevole conversazione tra i due venne interrotta dalle urla di Erik e Charles e dall’aereo che cominciò a precipitare sotto il potere di Magneto.

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Capitolo 9
*** Conversazioni in bagno ***


CAPITOLO 8: Conversazioni in bagno


“Erik ti vuoi calmare!” urlò Katherine che, con estrema difficoltà, stava provando a raggiungere i due (alcol e forza di gravità non aiutavano in quel momento).

“Fratelli e sorelle mutanti tutti morti! Innumerevoli altri usati come cavie! Scannati! Tu dov’eri Charles!” urlò Erik mentre faceva precipitare l’aereo, poi si accorse di Katherine e si corresse “Voi dove eravate! Vi nascondevate, fingevamo di essere quello che non siete!” Lentamente Erik lasciò l’aereo, permettendo che questo riprendesse la normale direzione “E la cosa più assurda Kate è che tu ti facevi chiamare come la dea guerriera e sei stata la prima ad averci abband…” Erik non poté terminare la frase che Katherine lo interruppe “Ma che cazzo ne sai tu?!”

Charles e Logan cominciarono a fissarla, stava urlando, non come aveva fatto Erik poco prima in modo inquietantemente composto, ma come una folle isterica, aveva anche i capelli e i vestiti scombinati a completarle il look “Hai idea di quanti mutanti ho difeso in tribunale!? Quanti mutanti hanno ottenuto un lavoro grazie a me?! Parli di difendere la nostra gente, ma la verità è che cerchi solo una scusa valida per fare agli altri quello che hanno fatto a te! Sei rimasto quel bambino spaventato che non riesce a muovere quella moneta! Che vede impotente sua madre morire! Quello che ti è successo è orrendo, davvero, ma ora devi crescere e affrontare la vita al di fuori del campo di concentramento che non è cos…Ahj” venne interrotta dalla catenina che portava al collo, che si strinse attorno alla sua gola non permettendole di parlare o respirare. Questo fatto provocò una serie di reazioni a catena che Katherine per via dell’alcol e dell’assenza di ossigeno non comprese bene. 

Sia Logan che Charles scattarono in piedi dinanzi alla scena, quest’ultimo provò a richiamare il vecchio amico, dirigendosi verso la ragazza e provando a toglierle la catenella, mentre Logan, mosso da un istinto protettivo nei confronti della ragazza, spinse Erik facendolo cadere nel divano posto sul lato dell’aereo e facendo sì che lasciasse la presa sulla collana, poi estrasse gli artigli e glieli puntò alla gola “Ringrazia che servi per la missione se no ti avrei già infilzato” disse lasciando l’uomo per dirigersi da Katherine che aveva ripreso a respirare regolarmente, ma era accasciata a terra con le lacrime agli occhi, di fianco a lei Charles le teneva il polso, controllando i battiti, al momento irregolari per lo spavento. La giovane donna con un impeto di rabbia si stappò la catenella e la lanciò ad Erik, in quale raccogliendola si rese conto che aveva appena fatto del male a Katherine con lo stesso anello con cui le aveva chiesto di sposarlo. Ma non disse nulla, non si scusò, così come Katherine non si scusò per le parole dette, né disse qualcosa a proposito dell’anello. 


§

 

 

Katherine e Charles erano entrambi seduti per terra nel piccolo bagno dell’aereo, uno di fronte all’altro. Charles le aveva tenuto i capelli mentre lei rigettava tutto l’alcol bevuto ed era rimasto a farle compagnia mentre lei si riprendeva da ciò che era appena successo 

“Quanto mi consideri stupida?” chiese d’un tratto Katherine

“Non potrei mai considerarti stupida Kate, stai pagando il prezzo della scelta fatta, spero solo per te che ne varrà la pena” non c’era cattiveria nelle parole di Charles, era davvero dispiaciuto per quello che le era successo e per quello che stava provando, ma era evidente che continuava a non approvare la scelta di liberare Erik. 

“Hank mi ha detto che hai scelto tu il mio alter-ego, perché allora non riesci a fidarti di me?” 

“Potrei farti la stessa domanda, se ti fidassi di me non ci sarebbe stato bisogno di coinvolgere Erik” anche questa volta non c’era cattiveria nelle parole di Charles, ma lo stesso Katherine si sentì ferita

“Cosa ci è successo? Perché abbiamo smesso di aver fiducia l’uno nell’altro?” Charles ci pensò un’attimo poi le rispose col solito tono calmo che Katherine aveva avuto modo di conoscere negli anni precedenti “Perché tu non sei più in grado di lasciarti andare alle emozioni, come la fiducia, mentre io non ho fiducia nemmeno in me stesso”

“Beh a mia discolpa posso dire che io lo dico fin da quando ci conosciamo che abbiamo caratteri totalmente opposti” provò a buttarla sul ridere Katherine, ottenendo un lieve sorriso da parte dell’altro. Poi Katherine ebbe una breve visione e vide Charles baciarla dopo qualche minuto e questo la portò ad alzarsi e dire all’ex telepate dagli occhi azzurri che conveniva tornare dagli altri onde evitare che pensassero male. 

Il fatto che Katherine, dopo tutto questo tempo si preoccupasse ancora di ciò che pensava Erik ferì Charles che, nonostante tutto non disse nulla; dal canto suo Katherine non intendeva ferire nessuno, ma se si fossero baciati il suo piano non si sarebbe mai avverato e questo non poteva permetterlo.



 

2018

 

“Non dovevi farlo” disse Hope che aveva ancora gli occhi arrossati dal pianto, mentre si sistemava sul letto impolverato di un Motel abbandonato

“Hai un modo particolare di ringraziare” commentò Logan intento a cercare nel mini frigo qualche birra abbandonata

“Mia madre ha detto che tu non devi morire, hai messo a rischio il suo piano in questo modo”

“Tua madre non ha detto che dovevi farti uccidere e poi si può sapere che ti è preso?” sbuffò Logan sempre più contrariato

“La mia mutazione è complicata… essere empatici è complicato. Non mi capita di perdere il controllo in questo modo da anni, era come se… come se avessi percepito tutto il loro dolore e non fossi riuscita a gestirlo… non so come sia possibile che percepisca le emozioni di un morto” rispose con la voce tremante

“Magari era il tuo dolore”

“Credi che non sia in grado di gestire le mie emozioni?” rispose alterata la giovane donna

“Lo hai detto tu: essere empatici è complicato

“Ma vaffanculo!” sbottò la ragazza

“Non capisco perché con te deve essere tutto così difficile, qualsiasi cosa ti dico la prendi sul personale”

“Quindi ora la colpa è mia?! Prima non rispetti il piano di mia madre, mettendo a rischio un eventuale futuro migliore e poi utilizzi le mie stesse parole contro di me insinuando che io non sia in grado di gestire le mie emozioni!”

“Visto prendi tutto sul personale. Io ho solo avanzato l’ipotesi che potessi aver proiettato il tuo dolore su quelle persone finendo per ampliarlo. Non ci vedo nulla di male considerato che hai appena perso tua madre…”

Hope non rispose, ma si alzò e si diresse verso il bagno chiudendosi dentro. Logan dinanzi a quel gesto infantile uscì nel balconcino e si accese un sigaro provando a rilassarsi. Estrasse dalla tasca l’anello di fidanzamento che Atena gli aveva dato qualche giorno prima

Magari in mezzo a quest’oscurità riuscirete a trovare una flebile luce

Queste erano state le ultime parole che gli aveva detto prima di consegnargli l’anello, prima di morire...

Riuscirete.

Lui e chi? Chi era la ragazza che Logan avrebbe amato al punto tale da prenderla in moglie, specialmente in un periodo come questo?

Le sue riflessioni furono interrotte quando, affinando l’udito, Logan sentì Hope piangere dentro il bagno. Più per un senso di dovere che per altro, bussò alla porta “Hope tutto bene?”

Non ricevette alcuna risposta, così ruppe la maniglia ed entrò nel piccolo bagno, dove trovò Hope rannicchiata in un angolo con le ginocchia al petto e il volto nascosto.

“S-sento tutto questo dolore, questa sofferenza… non capisco da dove venga… ma non ri-riesco a fermarlo” gli disse con la voce impastata dal pianto, Logan si sedette per terra di fronte a lei per poi dirle con voce stranamente calma: “Passalo a me”

“N-no se pure tu ti fai sopraffare dal dolore siamo spacciati e poi…” venne interrotta da l’uomo “Per una volta puoi non contestare quello che dico?”

Hope poggiò la sua mano sulla guancia di Logan, passandogli parte del dolore che avvertiva in quel momento finché non riuscì a ricomporsi. 

“Grazie” disse Hope asciugandosi le lacrime con la mano libera

“Figurati” rispose Logan che si stava ancora riprendendo dal dolore assorbito dalla donna.

Per qualche secondo i due si fissarono negli occhi, entrambi scossi dalla sofferenza appena provata. Hope aveva ancora la mano sulla guancia di Logan e le loro labbra erano a pochi centimetri di distanza, probabilmente si sarebbero baciati se Hope non avesse optato per qualcos’altro. Infatti, con un gesto totalmente inaspettato in quel momento, lo abbracciò nascondendo il suo viso nell’incavo del collo dell’uomo. Logan ancora non lo sapeva, ma quel gesto per Hope aveva un significato più intimo di un bacio, un significato perfino più intimo del sesso, significava protezione, sentirsi protetta dal caotico mondo esterno. 

 

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Capitolo 10
*** La signora Walker ***


CAPITOLO 9: la Signora Walker


Nell’aereo era calato il silenzio totale, Katherine era crollata a dormire nella poltrona accanto a quella di Charles, questo, invece, sorseggiava un bicchiere di bourbon e osservava la donna. Katherine, infatti, fino all’ora prima lavorava su atti e documenti che si era portata dietro dallo studio, poi aveva riposto tutto nella valigetta, si era tolta le scarpe, si era avvolta in una spessa coperta di lana e si era messa una mascherina per gli occhi viola, in altre parole in pochi minuti si era trasformata da sofisticata donna in carriera a barbone, ma Charles la trovava lo stesso perfetta. 

Erik continuava a rigirarsi tra i polpastrelli l’anello di Katherine, mentre Logan li osservava silenziosamente fumando un sigaro. 

Quando Katherine si risvegliò e si tolse la mascherina viola che le oscurava la vista non credette ai suoi occhi: Charles ed Erik giocavano tranquillamente a scacchi, si vedeva che avevano discusso, ma nonostante questo erano stati abbastanza civili da non svegliarla con urla o aerei che precipitavano.

“Se sto sognando vi prego non svegliatemi” disse la donna ai due, che già avevano interrotto la partita per osservare divertiti il non proprio signorile risveglio di Katherine, che aveva sbadigliato e si era stiracchiata, come si aspettava facesse uno scaricatore di porto. “Katherine -disse piano Erik, incitato da un gesto del capo di Charles- mi dispiace, per tutto… per Cuba e… per poco fa” 

“Per Cuba dovresti chiedere scusa a molte persone” commentò Katherine guardando Charles e sbadigliando nuovamente

“Si, beh tu sei quella che ha perso di più quel giorno”

“Solo perché io ho fatto si che accadesse, se no a farsi male sarebbero state molte più persone” rispose candidamente Katherine, era chiaro ormai avesse previsto tutta quella conversazione, cosa che fece irritare Erik

“Se ci tieni tanto fammi una lista e manderò a tutti una lettera chiedendogli scusa perché se non fosse intervenuta la mia fidanzata sarebbero morti dopo aver tentato di uccidere noi” rispose l’uomo a denti stretti

Ex-fidanzata” commentò semplicemente Katherine e Charles poteva scommetterci le gambe che la donna si stava divertendo un mondo a far irritare Erik

“Fa lo stesso” rispose a denti stretti l’altro 

“Avete finito?” chiese Logan che si era intromesso nel tentativo di calmare le acque, nessuno dei presenti rispose poi Katherine fece una domanda inaspettata pure per lei, non abituata a chiedere ad altri il suo futuro “Come morirò?” chiese a Logan e la domanda fece sgranare gli occhi di Erik 

“Combattendo. Riuscirai a proiettare una visione così tanto realistica da ingannare pure i radar delle sentinelle e permettendo a tutti gli studenti dello Xavier’s institute di salvarsi, ma questo ti ha indebolito troppo e tu non sei riuscita a scappare. Un anno dopo tutti gli altri paesi del mondo avevano approvato il progetto sentinelle, perché era morta l’unica persona che aveva abbastanza influenza tra i politici da farli desistere nell’approvare un progetto del genere” disse Logan con voce piatta, sebbene Katherine giurò di avergli visto gli occhi lucidi 

“Non succederà” disse Erik “se riusciamo a fermare Raven, se riusciamo a cambiare la storia domani”

Katherine lo guardò con lo sguardo di una che la sa lunga, ma annuì lo stesso all’affermazione fatta dall’uomo che un tempo amava con tutta se stessa.

 

§

 

Atterrarono poco dopo all’aeroporto di Parigi, noleggiata una macchina si recarono a casa della madre di Katherine. Era un edificio gotico di due piani con un piccolo giardinetto e un portone di legno lavorato, ‘un corteggiatore della mia bis-bis-nonna le regalò questo palazzo nel tentativo di fare colpo su di lei’ aveva raccontato Katherine a Erik la prima volta che lo aveva portato lì. Stavano insieme da un anno circa e Katherine lo aveva invitato ad accompagnarla a Parigi per aiutare sua madre con il trasferimento, la signora Walker, infatti, aveva deciso di trasferirsi lì durante la guerra fredda anche se alla fine si innamorò troppo di Parigi e rimase a viverci stabilmente.

“Ci sono due bagni al piano di sotto e due bagni al piano di sopra, gli asciugamani sono puliti e la cucina sta al piano di sotto” disse Katherine per poi aggiungere rivolta a Logan “Ci sono due tipi diversi di birre in frigo” gli disse facendogli brillare gli occhi, come farebbe un bambino davanti a del cioccolato “prima che andiate direi di fare il punto della situazione così poi saremo liberi di riposarci” disse la donna e tutti annuirono. Si recarono nel salotto dell’abitazione e si sedettero attorno ad un tavolino “Raven ha preso il posto di un ufficiale Vietnamita, si mimetizzerà facilmente tra tutti gli altri ufficiali” spiegò Atena “Noi entreremo all’Hotel Royal dall’ingresso dei dipendenti e la fermeremo prima che prema il griletto, poi la convinceremo a venire con noi e proveremo a farla desistere dal piano di uccidere Trask”

“Proveremo?” chiese Erik

“Si esatto, qualche dubbio?” chiese l’unica donna del gruppo

Gli altri annuirono titubanti, sapevano che se fallivano l’unica altra alternativa era uccidere Raven per evitare che usassero il suo DNA e nessuno sembrava essere propenso a quella alternativa.

Il silenzio che si era creato nel salotto venne interrotto dall’entrata di una donna anziana e sofisticata “Qu’est-ce que j’ai raté?” chiese la donna

“Mamma, com’è andato l’incontro con le tue amiche?” chiese Katherine aspettandosi l’arrivo di quella che evidentemente era sua madre

“Meravigliosamente cara. Loro devono essere quelli che hai reclutato per salvare il futuro” rispose la donna guardando gli altri, 

Charles si alzò appena entrò la donna e prese la parola con voce suadente “Charles Xavier, è un piacere conoscerla e penso di ringraziarla a nome di tutti per l’ospitalità” le disse aspettando che questa le porgesse la mano per potergliela stringere, come le regole della buona educazione chiedevano, Hank e Logan lo imitarono e lei li salutò sorridendo.

“La prossima volta che devi deviare un colpo assicurati che non finisca su mia figlia!” disse la donna con voce ferma e impassibile non appena Erik si alzò per salutarla.

 

§

 

 

Gli altri si stavano riposando nelle varie camere degli ospiti che l’abitazione offriva, Charles non riuscendo a restare calmo si diresse verso la cucina sperando di trovare qualcosa di abbastanza forte da calmarlo, tuttavia questo lo portò ad incontrarsi con la signora Walker

“Scusi non sapevo che fosse qua non intendevo disturbarla” si scusò Charles non appena la vide intenta a mangiare un croissant

“Tu non sei un telepate?” chiese l’anziana signora squadrando l’uomo dalla testa ai piedi

“Si, ma al momento sono senza poteri” rispose secco l’altro

“Come mai?” 

“è complicato”

“Non ti preoccupare ho la giornata libera” gli rispose candidamente accomodandosi su una delle sedie del tavolo della cucina e facendo cenno all’altro di sedersi sulla sedia accanto, cosa che, più per educazione che per altro, Charles si ritrovò costretto a fare.

“Non riuscivo più a gestire la mia mutazione e quindi ho chiesto ad Hank di prepararmi un rimedio per bloccarla momentaneamente” disse sperando che la conversazione finisse lì, ma la donna lo guardò con uno di quegli sguardi che ti fanno sentire un bambino colto in flagrante dopo aver fatto qualche irrimediabile danno, così Charles si ritrovò a sbuffare e a dire tutta la verità “La guerra in Vietnam ha portato molta sofferenza, molti sogni sono stati infranti e molte persone sono morte. Io non riuscivo più a sentire tutto questo nella mia mente… -disse sfiorandosi la tempia sinistra con l’indice- E ho preferito concedermi un po’ di pace” 

“Mi stupirebbe il contrario” disse la donna, che non si era minimamente scomposta al sentire le parole dell’altro 

“Cos…in che senso?”

“Quando Katherine era piccola mi accorsi subito che aveva doti fuori dal comune e la cosa mi preoccupò. Avevo paura che conoscere il futuro l’avrebbe portata a rifugiarsi in esso o ad averne paura o peggio ancora a vivere basando le sue scelte su visioni future. Perché sapevo che un giorno sarebbe stata sopraffatta dalla sconfitta o da un futuro infausto al quale non poteva porre alcun rimedio. Ed è per questo che le ho sempre fatto fare tutto ciò che in cui lei prevedeva avrebbe fallito: danza classica, violoncello, polo… Affinché fosse in grado di affrontare il fallimento e fosse in grado di ricominciare da lì, percependo la sua mutazione come una prolunga della sua persona e non come una stampella senza la quale non riuscire a camminare.- La signora Walker fece una piccola pausa per riprendere fiato e ponderare bene le proprie parole- Voi mutanti avete capacità straordinarie e questo, spesso, vi porta a credere che siete immuni alle sconfitte di noi non mutanti, ma non è così. Ascolta le parole di una signora che sa qualcosa in più della vita: fallire è umano, ma la vera forza di noi umani sta nel sapersi rialzare quando cadiamo, sta nel saper ammettere i propri sbagli e porvi un rimedio e ricominciare proprio da lì trovando la propria forza là dove tutti vedono debbolezza.”

Charles non riusciva a guardarla, aveva gli occhi lucidi e quando parlò la sua voce tremava “E-e se non ci riuscissi? Se non trovassi la forza per rialzarmi?”

“Quando mia figlia mi parlò di te mi disse queste testuali parole: Charles è una forza della natura, ha la potenza di un uragano, ma riesce a trasmetterti il calore di una calda giornata primaverile; lui si insinua nella tua mente e ti riaggiusta quando ti senti rotto, ti trasmette la sua sicurezza quando non ne hai e non ti lascia sola se percepisce che ti senti perso, ma ti guida finché non riuscirai a farlo tu da solo. Io non credo che una persona così non trovi la forza per rialzarsi, io credo che non voglia trovarla”

Charles non sapeva cosa dire, rimase a fissare la donna che sembrava avergli letto l’anima senza bisogno di leggergli la mente. Prese la valigetta contenenti una serie di fiale del siero che bloccavano la sua mutazione e la porse alla donna “la tenga lei per me, se continuo a tenerla io, prima o poi userò quel siero”  


DUE SETTIMANE PRIMA

 

Katherine e la signora Walker erano sedute nel salotto della casa parigina di quest’ultima sorseggiando una tazza di thè “Mamma sta per succedere qualcosa, lo percepisco”

“Cosa percepisci?”

“presente e futuro stanno per coincidere, ho avuto una visione: mandavano indietro nel tempo la coscienza di un’uomo, per salvarci da un terribile futuro”

“Allora cosa aspetti, va ad aiutare quell’uomo” la incitò la donna non comprendendo il turbamento della figlia

“Sarebbe inutile, credono che basti fermare un omicidio per salvarci, ma non è così. Sventato questo ci saranno altri modi in cui questo futuro si può avverare”

“E allora trova un modo per sventarli alla radice”

“Non è così semplice”

“Non lo è mai, ma ti ho cresciuta affinché tu fossi abbastanza forte per occasioni come queste”

“Non è questione di forza, ma per fare una cosa del genere devo tirare fuori il lato peggiore di una persona”

“Rispondi alla mia domanda: Se ci riuscirai, quante vite migliorerai? Quante vite salverai?”

“Molte”

“Allora penso che il prezzo da pagare sia giusto, ma in ogni caso mi fido ciecamente del tuo giudizio”

“Se non fossi pronta a fare quello che va fatto?” chiese spaventata Katherine alla madre

“Tesoro hai affrontato la crisi missilistica di Cuba, sei stata con un terrorista, ti hanno tolto le ovaie, nel tuo lavoro ti destreggi ogni giorno in un mondo governato da soli uomini e hai il coraggio di dirmi che non sei pronta?” rispose tranquillamente la donna

 

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Capitolo 11
*** Cosa mi sono persa? ***


CAPITOLO 10: Cosa mi sono persa?


La missione fallì miseramente, o almeno così sembrava: una missione ordita da chi predice il futuro può mai fallire?

Entrare all’Hotel de Royal non fu complicato e nemmeno raggiungere Raven, la parte complicata arrivò quando Erik provò ad uccidere Raven, Hank si trasformò in bestia per poterlo fermare e dare a Raven il tempo di scappare e salvarsi; mentre Logan, alla vista di Stucker impazzì, alterando la stabilità del viaggio della sua coscienza, che inevitabilmente fece perdere i sensi a Katherine, in quanto, anche se solo per qualche minuto, il futuro e il presente non furono più connessi e questo lese alla stabilità dei suoi poteri al punto tale da farle perdere i sensi. Per fortuna Charles riuscì a far calmare Logan, ma Erik scappò e i mutanti si rivelarono a Parigi durante un combattimento, dopo questi fatti tutte le potenze mondiali iniziarono a contattare Trask per il progetto sentinelle. Si stava avverando un futuro ben peggiore…


§


Erano tornati alla tenuta di Charles, Katherine non si era ancora svegliata e Logan l’aveva adagiata nel letto della stanza che aveva usato il giorno prima.

Quando Logan torno dagli altri due l’atmosfera era cupa e immobile “Che ti è successo prima e che è successo a Katherine?” chiese Hank a Logan

“La mia coscienza è stata portata indietro da una mutante nel futuro, ma questa transazione funziona solo se riesco a mantenere la calma e a quel convegno c’era una persona che in futuro mi avrebbe fatto del male, questo mi ha fatto perdere la calma e presente e futuro si sono staccati, questo probabilmente è stato troppo per la mente di una veggente”

“Com’è possibile che Katherine non sia riuscita prevederlo? Quantomeno a prevedere che Erik avrebbe tentato di uccidere Raven?” chiese Hank

“Lo ha previsto” rispose attonito Charles

“Non so perché non riesci a fidarti di lei, ma è impossibile che Atena abbia sabotato il piano” controribbattè con tono fermo Logan

“Non ha sabotato il piano, perché questo faceva parte del suo piano, probabilmente intende sia liberare Erik che evitare che questo futuro si avveri. Come ho detto all’inizio è una manipolatrice e ha mostrato la visione che più mi avrebbe convinto a liberare Erik.” 

Il dibattito tra Charles e Logan venne interrotto dall’entrata nella stanza della donna in questione. Katherine era visibilmente provata, a malapena riusciva a reggersi in piedi, infatti si sedette subito in una poltrona “Cosa mi sono persa?” chiese con voce innocente, mentre gli altri tre la guardavano pieni di domande 

“Curioso noi ti stavamo per fare la stessa domanda” disse Charles con un tono di voce un po’ troppo alto


2021

 

Erano passati tre anni da quando le sentinelle avevano cominciato a perseguitarli, tre anni dalla morte di Atena. Logan ed Hope ormai erano una coppia stabile, nei limiti che consentiva la situazione, e insieme agli X-men sopravvissuti avevano distrutto molte sentinelle, sebbene queste sembravano non finire mai. L’unica cosa che alimentava speranza nei mutanti sopravvissuti era il futuro visto da Katherine, che si sarebbe realizzato grazie a Logan. Ma la speranza di quest’ultimo venne travolta quando, durante la missione di recupero di Rouge, ragazzina che egli aveva promesso di proteggere, la trovò priva di vita. Era stata massacrata, non dalle sentinelle, ma da degli scienziati che sulle orme di Trask e Struker intendevano utilizzare le capacità dei mutanti contro i mutanti stessi.

Appena vide il corpo, in quello che doveva essere un obitorio, ma che in realtà era un luogo dove tenevano i cadaveri dei mutanti che sarebbero potuti servire per migliorare le sentinelle, Logan si chinò su ciò che restava della ragazza accarezzandole i capelli. Hope gli si avvicinò e poggiò una mano sulla spalla “Vuoi che assorba il tuo dolore?”

“No, merito questo dolore”

“Non è colpa tua Logan”

“Avevo promesso di proteggerla e ora è morta” rispose a denti stretti

“Grazie a questa tua promessa è sopravvissuta a molto altro” rispose Hope nel tentativo di sollevargli il morale, ma il dolore e il senso di colpa dell’uomo rimasero immutati

“Perchè lo hai fatto?” le chiese Logan

“Cosa?”

“Perché vent’anni fa hai acconsentito a metterla a morte per i principi di un’altro?”

“Allora era tutto diverso, quei principi di cui parli tu erano anche i miei e sinceramente non credevo che sarebbe morta per davvero… poi il suo dolore e la sua sofferenza mi hanno assalito e ho capito che stava succedendo” 

“Non sei intervenuta però”

“Ero diversa all’epoca” rispose Hope che si era alterata dal commento del fidanzato, ma non disse nulla e non se ne andò, continuava a percepire il dolore di Logan e non intendeva lasciarlo solo in quel momento. Logan dal canto suo aveva sentito i battiti del cuore di Hope aumentare e apprezzò molto la scelta della ragazza di non andarsene nonostante tutto.

“Ci credi ancora?” le chiese d’un tratto

“In cosa?”

“Nel futuro che ha visto tua madre”

“Si, certo che ci credo” Logan non rispose, si limitò a grugnire, Hope in quegli anni aveva imparato a distinguere i grugniti di Logan e questo la portò a dare una spiegazione all’uomo “Senti -cominciò la donna prendendogli la mano e costringendolo a guardarla negli occhi- Mia madre era molto diversa da mio padre, per certi versi posso dire che era simile ad Erik, perché era razionale. Sapeva che non si possono salvare tutti e sceglieva la strada che vedeva più persone restare in vita. Non ho idea in cosa consista questo futuro migliore di cui ha parlato mia madre, ma sono certa che se lei si è sacrificata, nonostante sarebbe stata formidabile sia come mutante sia come avvocato, è perchè ne vale la pena” concluse con tono determinato e sicuro.

 

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Capitolo 12
*** Perché lo hai fatto? ***


CAPITOLO 11: Perché lo hai fatto?


“Cosa hai in mente?!” Le urlò contro Charles 

“Charles io…” provò a dire Katherine, ma venne bruscamente interrotta dall’altro, sotto lo sguardo stupito di Logan e Hank “Non mentire! Sei sempre stata brava a manipolare la verità!”

“Hai ragione” rispose Katherine “ho mentito sulle reali ragioni per cui avevamo bisogno di Erik, perchè ho un piano per assicurarci un futuro migliore. Anche se riusciamo a fermare Raven questo non vuol dire che la nostra gente non verrà mai più perseguitata. Domani potremo anche fermare Raven, ma chi ci assicura che un giorno non ci sarà un’altro mutante che ci farà perseguitare tutti, che vi piaccia o no i mutanti non sono tutelati da nessuna legge e quando un giorno l’uomo dovrà scegliere se tutelare noi o tutelare loro, non sceglieranno mai noi. Ora potete decidere” disse rivolgendosi non solo a Charles, ma a tutti i presenti “se fidarvi di me oppure no”

“In cosa consiste il piano?” chiese Hank 

“Se ve lo dicessi non funzionerebbe”

“Conveniente” commentò Charles che nel mentre si era versato un bicchiere di Whiskey e continuava guardarla male

“Io ci sto” disse Logan intervenendo per la prima volta e facendo girare gli altri “Ti ho conosciuta nel futuro e ho imparato a fidarmi di te anche quando non vedevo il quadro completo, perché, alla fine, hai sempre agito nel modo che ritenevi migliore” Katherine arrossì appena, per poi rivolgersi ad Hank “Hank?” 

“L’ultima volta ho perso Raven, il che ovviamente non è stata colpa tua, ma… ma io ho bisogno di sapere, almeno, che cosa le succederà”

“Starà bene”

“Ma dove?” 

Katherine chiuse gli occhi e quando li riaprì aveva le iridi dorate, non mostrò la visione che stava avendo, ma quando, quasi due minuti dopo, le iridi ritornarono bianche disse “se sapremo aspettare tornerà da noi… tornerà da te”

“Mi basta. Io ci sto”

“Charles?”

“La maggioranza ha scelto, il mio parere non è importante” disse Charles

“Per me il tuo parere è estremamente importante, ho bisogno di sapere se ti fidi ancora di me” disse Katherine

“Serve per il tuo piano?”

“No, serve a me”

“Sono sicuro che ti passerà” rispose secco, senza guardare la donna che aveva gli occhi arrossati “Cosa ti ho fatto di male per meritarmi un tale atteggiamento nei miei confronti?!” Charles non le rispose e non la guardò neppure, a quel punto Katherine non riuscì più a trattenersi e uscì dalla stanza piangendo.

“Complimenti” commentò Logan

“Tu non la conosci, dieci anni fa avrebbe fatto carte false per proteggere Erik”

“Dieci anni fa era innamorata di Erik” Commentò Hank stupito dall’insensibilità mostrata da quella persona che per molto tempo aveva stimato. Anche Hank aveva delle riserve su Katherine, ma si fidava della sua integrità morale e del suo giudizio. Charles lo fissò per un momento, poi rispose: “Ha tenuto per tutto questo tempo il suo anello di fidanzamento al collo, se avesse smesso di amarlo lo avrebbe tolto molto tempo fa”

“Non lo toglierà fino all’attimo prima di morire” disse Logan 

“Questo dovrebbe indurmi a fidarmi di lei” controribbatè Charles sempre più irritato dal sentir parlare Logan di un futuro in cui lui e Katherine stanno insieme come coppia perfetta

“No questo dovrebbe indurti a riflettere sul fatto che dieci anni fa Katherine avrebbe fatto carte false per proteggere Erik, ma, al di là di quell’anello, ora e non è la prima volta che succede, sta facendo carte false per proteggere te e penso che tu possa immaginarne il motivo… Quindi ti consiglio vivamente di andarle a chiedere scusa, perché non so quante altre ‘prese di testa’ riuscirà a perdonarti” rispose Logan con tono duro


§


“Posso?” chiese Charles entrando nella camera di Katherine e trovandola rannicchiata a letto che piangeva silenziosamente, ma non gli rispose. Quando Charles si sedette sul fianco del letto per parlarle lei si voltò dall’altro lato facendo sospirare l’uomo “Senti, non voglio litigare, volevo solo chiederti scusa…”

“Per cosa?” sbottò Katherine, Charles la guardò interrogativo, ma prima che potesse rispondere Katherine prese nuovamente la parola “Per avermi incolpato se mi sono presa un proiettile per te? Oppure per tutte le cose che mi hai detto quando sono venuta, lasciando il lavoro e il mio fidanzato, per aiutarti? Oppure per avermi cacciato via? Oppure per avermi definito una manipolatrice in più di un’occasione? Se vuoi continuo, sono tante le cose di cui dovresti scusarti”

“Tu eri fidanzata?” 

Katherine lo guardò allibita “Seriamente?! Ti sto dicendo che non fai altro che ferirmi e tu ti soffermi su questo dettaglio?” 

“Non mi sembra un dettaglio, mi sembra un uomo”

“Siamo stati insieme per un anno poi ci siamo lasciati perché sosteneva che fossi innamorata di te visto che il giorno del nostro anniversario ero qua con te ubriaco che vomitavi dopo aver nuovamente immischiato alcolici e siero!”

“Perché non me lo hai detto?”

“Perché stavi male, Charles! E non potevo permettermi di farti stare peggio con i miei problemi, ma tanto tu non ti sei fatto problemi a far sentire in colpa me per qualsiasi cosa”

“Mi dispiace davvero…scusa… per tutto quanto” le disse Charles sincero

“Perché continui a trattarmi così?”

“Perché è più semplice trattarti da nemica piuttosto che ammettere che ci saremmo potuti sposare e che avremmo potuto avere una figlia” Katherine lo guardò triste e istintivamente si portò una mano al ventre, Charles se ne accorse e poggiò una mano sulla sua “Perché lo hai fatto? Perché ti sei messa in mezzo se sapevi che comunque sarei rimasto vivo?”

“Non lo so. Ho visto un proiettile deviare verso di te e l’istinto di proteggerti ha avuto il sopravvento sulla ragione, l’unica cosa a cui ho pensato è che ti saresti fatto male e io non volevo che accadesse” Katherine si fermò un’attimo come se volesse aggiungere altro, ma non disse nulla, rimase in silenzio a godersi il piacevole contatto della mano di Charles sulla sua, finché questo non riprese la parola “Non credevo che allora tenessi così tanto a me” 

“Charles” disse quasi in un sussurro Katherine che fece cenno all’uomo di stendersi di fianco a lei “io non ti ho detto tutta la verità” abbassò lo sguardo, ma avvertì subito l’uomo irrigidirsi “Quando?” 

“Quella sera del 62’, quando ho avuto quella visione su noi due” disse la donna, mentre l’altro le prese una mano e la intrecciò con la sua “Quella non è stata l’unica visione, io ne avevo avute altre su di noi, sul nostro futuro, è per questo che sono riuscita ad accettare che Erik se ne andasse… perché mi ero innamorata anche di te”

“Perché non me lo hai detto?”

“Perché non avevo capito nemmeno io cosa provavo e poi c’è stato il discorso del proiettile e pensavo che stare con te mi avrebbe fatto stare troppo male, ma stavo male anche quando non stavo con te… In realtà io ho acconsentito affinché tu mi pagassi l’università, non per via di mia madre, ma perché volevo essere in debito con te, volevo avere una scusa per continuare a vederti”

“Non avevi bisogno di una scusa per vedermi, anch’io avrei fatto di tutto per vederti” le disse scostandole dolcemente una ciocca di capelli dal viso

“La scusa non era per te, era per me. Per convincermi che ti vedevo non perché ti amavo, ma perché ero in debito”

“Continuo a non capire, Kate, perché avevi bisogno di una scusa?” 

“Perché ho paura, ho paura di soffrire ancora e ancora”

Charles la fissò intensamente negli occhi, voleva dirle che non l’avrebbe mai fatta soffrire, ma sarebbe stato un ipocrita a sostenere una cosa del genere dopo averla fatta soffrire per tutto questo tempo. Quindi dolcemente la tirò verso di sé facendole poggiare la testa sul suo petto e cingendole il corpo con un braccio, mentre l’altra mano era intrecciata nella sua. Rimasero così finchè non si addormentarono abbracciati. Ma il risveglio nel cuore della notte non fu per niente dolce.

 

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Capitolo 13
*** Non potevo conoscerti prima? ***


CAPITOLO 12: Non potevo conoscerti prima?


1962

 

“Non ci riesco Charles… non riesco a pensare che tra qualche giorno lo perderò per sempre” piangeva Katherine, mentre Charles con un tovagliolo le asciugava dolcemente le lacrime e il sangue, dovuto al troppo sforzo, che le scendevano dagli occhi. “Kate calmati, forse per voi non è finita del tutto, magari vi rincontrerete tra qualche anno e...”

“Secondo te mi sono ridotta così perché ho avuto visioni solo di quest’anno?! Ho visionato futuri fino ai prossimi vent’anni!!” urlò Katherine, per poi ricomporsi “Scusami, non volevo aggredirti… mi dispia-” venne interrotta da un abbraccio di Charles, che ricambiò subito aggrappandosi a lui come se fosse la sua ancora di salvezza durante un maremoto “Qualsiasi cosa succeda io non ti abbandonerò mai, in me troverai sempre una persona ti sostiene, non sarai mai sola, te lo prometto” le sussurrò all’orecchio mentre le accarezzava dolcemente i capelli, poi si staccarono e Katherine lo guardò fisso negli occhi “Charles, non potevo conoscerti prima? Magari mi sarei innamorata di te, saremmo stati una coppia perfetta, caratteri totalmente opposti, ma stessi valori” a quell’affermazione Charles sorrise, per poi ricomporsi quando vide che le iridi di Katherine erano diventate dorate, stava avendo una visione, e a giudicare dal fatto che anche i capelli si stavano tingendo d’oro, era una visione molto distante “Kate! Interrompi la visione! La tua mente non regge! Ti sei già sforzata troppo” Ma Katherine non dava segni di aver sentito, così a Charles non restò altro se non entrare nella sua mente per sorreggerla da dentro

 

Erano in una camera da letto della tenuta di Xavier, era sera inoltrata e l’unica luce veniva dalla lampada sul comodino che Katherine, appoggiata allo schienale del letto, usava per leggere un libro, accanto a lei giaceva un Charles addormentato e vicino al letto vi era una sedia a rotelle. Tutt’un tratto Katherine si girò verso di lui iniziando a scuoterlo con fare ansioso, rivelando un pancino sospetto “Charles! Charles! Svegliati!” 

“Che succede” muginò l’uomo mettendosi a sedere e guardando la ragazza, come per capire se fosse un’emergenza o era solo impazzita

“Qua dice” disse indicando il libro che stava leggendo “che il feto inizia a pensare concetti sensati dal quarto mese. Quindi a cosa sta pensando?” chiese con un sorriso che la faceva sembrare un po’ psicopatica: era decisamente impazzita.

“Cosa? Ma che ore sono?” Muginò nuovamente Charles che a questo punto voleva capire se stava sognando o era la realtà 

“Le 4 di mattina” rispose Katherine con assoluta tranquillità, come se avesse detto che era mezzogiorno. “Allora cosa pensa il bambino o la bambina?” Charles la guardò confuso poi si sistemò meglio il cuscino per sprofondarci la testa “Pensa che vorrebbe tanto che la mamma dormisse, visto che papà domani mattina deve tenere una lezione a prima ora”

“CHARLES!” urlò la ragazza facendo saltare per aria il compagno  “Io sto tenendo questo bambino o bambina nel mio utero e lo terrò per i prossimi 4 mesi! E tu nemmeno ti sforzi di capire di cosa ha bisogno!” sbraitò la donna incrociando le braccia al petto “Scusami” disse Charles, che si sistemò a sedere e provò ad accarezzare la guancia di Katherine, che si scanzò offesa. Allora Charles si portò due dita alla tempia “Continuo a sentire solo sensazioni...è felice...credo stia sognando” Katherine riprese a sorridere “è comodo? Sente freddo?” Charles avendo capito che la compagna si stava rilassando, azzardò a posare la mano libera sul pancione “Sta comodo e non sente freddo e... spera davvero tanto che la mamma perdoni quell’ingrato di suo padre, perchè sua madre è fantastica” a questo punto Katherine si girò verso Charles e dopo averlo baciato si appoggiò sulle sue gambe con un cuscino “Raccontami qualcosa che mi rilassa” disse intrecciando le dita della mano sinistra con quella dell’uomo, rivelando l’anello di fidanzamento che Charles riconobbe subito: era quello di sua nonna.

 

Quando la visione terminò Chares non ebbe nemmeno il tempo di scomporsi perché Katherine svenne non riuscendo più a reggersi in piedi. La aiutò a sistemarsi sul divano più vicino e le prese un bicchiere d’acqua. Quando finalmente la ragazza riuscì a sedersi, Charles prese la parola con tono di rimprovero, ma pacato  “Kate, che ti è saltato in mente? Potevi morire!”

“Se ti riferisci alla visione non l’ho mica fatto a posta!” 

“Cosa?”

“è la prima volta che non ho il controllo di una visione così distante e così grande; ho bisogno di tempo e fatica per visioni come questa e al momento non sono in grado di prevedere cosa mangerò a colazione. Sei sicuro che i miei occhi fossero dorati? Magari è un brutto scherzo della mia mente ormai totalmente andata”

“Sia gli occhi che i capelli erano dorati”

“Strano...” mormorò Katherine, che dopo questa visione non aveva idea di come si sarebbe dovuta comportare con Charles. Era innamorata? No, amava troppo Erik per potersi disinnamorare in così poco tempo, ma doveva ammettere che provava emozioni contrastanti per quel telepate dagli occhi blu.


1973

 

Charles si risvegliò in piena notte sentendo quelle voci di cui si era liberato e che credeva poter gestire, ma era chiaro che ormai non ci riuscisse più. Il suo agitarsi del letto fece risvegliare subito Katherine che accese la luce del comodino e lo fissò capendo cosa stava succedendo. Charles nel mentre si era accasciato in un angolo del letto e si teneva la testa tra le mani “Ho dato il siero a tua madre, c-credevo di farcela,ma non ci riesco! Io non le sopporto!” Katherine aveva poggiato una mano sulla sua spalla e lo guardava spaventata “Charles ti devi calmare e concentrare. Lo hai sempre fatto, sei sempre riuscito a controllare il tuo potere, continuo a non capire cosa sia cambiato”

“Ora è diverso, il mio potere viene da qua -disse indicando il suo cuore- e-ed è spezzato, i-io ho perso tutto: Raven, Erik, la scuola…te” Katherine lo guardò un’attimo e delle calde lacrime le solcavano il viso “Tu non mi hai mai persa, io sono qua” poi fece una cosa che non aveva né previsto né pensato: lo baciò. Charles sebbene non se lo aspettasse ricambiò il bacio, quel bacio che sperava di ottenere da quella sera del 62’, quel bacio che non si era azzardato ad avanzare dopo gli eventi di Cuba e che aveva atteso per così tanti anni. Quando si staccarono si fissarono negli occhi e Charles percepì l’imbarazzo di Katherine “I-io avevo letto che il modo migliore per far calmare una persona è distrarla. Quindi…beh…ecco… Ha funzionato?” mentre parlava gesticolava nervosamente le mani e questo fece sorridere Charles, che si era veramente distratto dalle voci nella sua testa perché si stava concentrando su ciò che provava Katherine, le sue emozioni e i suoi pensieri lo portarono a ignorare la sua domanda per poggiarle una mano sulla guancia e baciarla nuovamente “Credo di aver bisogno di un bis per esserne assolutamente certo” le disse sulle labbra facendola sorridere. Ma quell’intenso momento durò poco, perché Charles perse nuovamente il controllo “T-ti prego, chiedi ad Hank di preparare nuovamente il siero”

“Charles non chiedermi di fare una cosa del genere, non chiedermi di distruggerti” lo supplicò la donna

“Ti prego Kate, i-io non ci riesco”

“Si, invece, io l’ho visto. Ho visto che ci riuscivi ed ho bisogno che tu ci riesca ora”

“Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto… non faccio altro che deluderti…”

“Allora non lo far…” si interruppe e i suoi occhi diventarono dorati, all’inizio Charles non ci fece caso, poi anche i suoi capelli si tinsero del colore dell’oro e dal suo naso cominciò a scorrere un rivolo di sangue: proprio come quella sera del 62’.

“Charles devi aiutarmi! è troppo forte!” disse stringendo la presa sul suo braccio
“Kate non ne sono in grado, ferma la visione!”

“Non posso, non ho io il controllo! Se non mi sosterrai morirò” Non avendo altra scelta Charles si portò due dita alla tempia ed entrò nella mente di Katherine per sostenerla, sebbene fosse più complicato di quanto ricordasse riuscì lo stesso ad alleviare il dolore di Katherine e ad accedere alla sua visione, ma notò subito che c’era qualcosa di strano.

 

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Capitolo 14
*** Il fallimento non è contemplato ***


CAPITOLO 13: Il fallimento non è contemplato


Erano nella tenuta di Charles ed era scattato un allarme. Una donna anziana in divisa da combattimento stava facendo evacuare alcuni studenti, era lei, Katherine tra più di 60 anni. Tre figure, anch’esse in divisa da combattimento, si avvicinarono, una la riconobbe subito era Logan, le altre due erano due ragazze, una più giovane con i lineamenti dolci e lo sguardo determinato, l’altra invece aveva i capelli bianchi e la carnagione scura. Prima che potessero dire qualcosa Katherine parlò “Tempesta ho bisogno che porti i bambini via di qua, utilizza i passaggi sotterranei, sbucherete a New York nel Queens, fatti accompagnare da Bobby, Kitty, Colosso e Marie” la ragazza dai capelli bianchi annuì “Logan e Hope ho bisogno che voi andiate a cercare Magneto, si unirà alla nostra causa. Lo troverete a Berlino tra un mese. Seguite Tempesta con i ragazzi fino a New York, poi andate a cercare Erik, è con tuo padre, ma ci sarà bisogno di entrambi per convincerlo”

“Tu che farai?” chiese Hope, che aveva il terrore di aver capito la risposta

“Vi faccio guadagnare tempo”

“Resto io, voi salvatevi” si intromise Logan 

“No!” Rispose secca Katherine, poi si rivolse a Tempesta ed Hope “Promettetemi che se mai la vita di Logan sarà in pericolo, voi lo proteggerete a costo di sacrificare la vostra di vita”

“Mamma, Logan è immortale” disse titubante Hope

“Si che può morire e questo non deve succedere, lui può salvarci da questo futuro infausto, può assicurarci un futuro migliore” disse sotto gli occhi sconvolti degli altri tre. Poi li abbracciò uno ad uno come farebbe una madre con i suoi figli, arrivata ad Hope le disse con voce piena di rimorso “Mi dispiace, mi dispiace se io e tuo padre non siamo riusciti a capirti e a sostenerti come avremmo dovuto, e mi dispiace che non siamo riusciti a darti il futuro che meriti. Tu hai il cuore grande di tuo padre, non lo nascondere, nella vita ci vuole più coraggio a mostrare clemenza e a perdonare, piuttosto che a portare odio” Hope annuì, aveva gli occhi arrossati e lucidi, ma fece di tutto per non darlo a vedere. Prima di andare Katherine chiamò Logan e si sfilò dal collo una lunga catenella che terminava con un anello di fidanzamento e glielo consegnò “Magari in mezzo a quest’oscurità riuscirete a trovare una flebile luce, promettimi di non perdere fiducia in me, anche se quello che succederà ti sconvolgerà” Logan lo guardò interdetto e poi, con una lacrima che gli rigava il volto prese la parola “Grazie Atena, per tutto quello che hai fatto per me, per tutti, per avermi ridato speranza e gioia quando non ne avevo. E sì te lo prometto avrò fiducia in te” Katherine si avvicinò e gli baciò la fronte “Dì a Charles che lo amo e ora va il mondo ha bisogno di Wolverine” e così dicendo pure Logan si unì al resto del gruppo in fuga. Katherine invece mostrò una visione futura alternativa, la nebbiolina dorata andò a creare ogni singolo studente che dormiva nel proprio letto, una visione così realistica da ingannare pure i meccanismi delle sentinelle che li percepirono come mutanti. 

“Ora che siamo soli possiamo parlare” disse rivolgendosi a Charles e la versione giovane di Katherine che erano rimasti a guardare la scena, convinti che nessuno potesse vederli 

“Tu mi hai chiamato dal passato” disse Katherine stupita dell’abilità della sua versione con le rughe. “Posso farlo solo perché nel tuo tempo passato e futuro sono sullo stesso piano, ma non è per questo che vi ho chiamato” fece una breve pausa e guardò i volti dei due ragazzi, poi si soffermò su Charles “Quando più dubiterai di te, cerca il tuo futuro e cercalo nella mente di Logan. Lui non sa che questo è possibile, ma solo così troverai la guida di cui hai bisogno, la guida che ti ridarà speranza”

“Come puoi parlare di speranza mentre l’umanità ci fa una cosa del genere, attacca per uccidere dei bambini” disse Charles sconvolto 

“Loro hanno paura, ma voi sapete che se gli viene mostrata un’alternativa, l’umanità saprà stupirvi” gli rispose facendo l’occhiolino alla sua versione del passato “Se ora non aiuterete Raven- continuò Katherine -ce ne pentiremo per il resto della vita e a pagare il conto di questi sensi di colpa sarà Hope… Hai tempi, non ho potuto vedere dei futuri alternativi per Raven perché quando provai ad aiutarla era già troppo tardi, ma ora li vedo, la vedo fare del bene e lottare senza uccidere, la vedo salvare un sacco di persone, umani e mutanti. Ho bisogno che voi le mostriate una visione alternativa. Se avrete successo potrete rimediare a più di un errore, potrete cambiare più di un futuro infausto”

“Se falliamo?” chiese Charles, non del tutto convinto “Il fallimento non è contemplato” rispose la Katherine anziana 

“Mi hai quasi uccisa con questa visione per dirci questo?” chiese Katherine

“No, ho bisogno che voi vi fidiate l’uno dell’altra, ai vostri tempi per orgoglio e per paura io e Charles abbiamo perso un sacco di anni prima di riuscire ad ammettere i nostri sentimenti e a fidarci veramente, ma ora è necessario che vi fidiate fin da subito, solo così si potrà realizzare il tuo piano” disse rivolta a Katherine prima di interrompere la visione e rimandarli nel loro tempo, mentre i due erano ancora pieni di domande.


La visione terminò e Charles e Katherine si risvegliarono nel loro tempo, ma non era più notte, era mattina e Logan ed Hank erano nella stanza che li fissavano preoccupati “Kate, Charles state bene?” chiese quest’ultimo

“Io credo…di sì” rispose Katherine “Ma da quanto tempo siamo così?”

“Stanotte Logan ha sentito delle urla e siamo venuti a controllare, i tuoi capelli e i tuoi occhi erano dorati e Charles sembrava essere connesso con te nella tua mente, anche i suoi occhi erano dorati, ma siete rimasti fermi così per delle ore”

“Hai di nuovo i tuoi poteri, vero?” chiese Logan a Charles e lui annuì poco convinto. Poi Katherine ripensò alla visione avuta, ripensò a Logan e all’anello, così fece una cosa inaspettata: lo abbracciò 

“Come fai a non odiarmi? Ti ho chiesto di vedere mia figlia, tua moglie, sacrificarsi per te?” gli chiese Katherine

Logan rimase un attimo in silenzio, cercando di capire come faceva a sapere quello che era successo “L’ho fatto e ammetto che sono rimasto a fianco del professore solo per senso di dovere alla promessa che ti avevo fatto, ma quando ho capito il tuo piano, quando ho capito perché volevi che restassi vivo, ho recuperato tutta la fiducia in te” Katherine si commosse a quell’affermazione e fu più forte di lei abbracciarlo nuovamente. Quando l’abbraccio fu sciolto Katherine si voltò verso Charles, il quale capendo dove voleva andare a parare si rivolse ad Hank “Mi sa che è il momento di spolverare Celebro”

 

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Capitolo 15
*** Alex e Rebecca ***


 

CAPITOLO 14: Alex e Rebecca


Katherine non accompagnò Charles da Celebro, in quanto dopo le esperienze della scorsa notte aveva bisogno di rimettere a posto i pensieri, inoltre sapeva bene che solo Charles poteva superare la sua stessa paura e come aveva detto lei stessa nel futuro, doveva cercare sostegno tramite la mente di Logan. Inoltre era così confusa e i suoi pensieri così caotici che la sua presenza avrebbe solamente distratto il telepate in questione. 

Katherine era così immersa nelle sue riflessioni che non si accorse che era saltata la luce e nemmeno del continuo suonare alla porta d’ingresso, fu solo quando questa venne buttata giù producendo un forte boato, che venne riscossa dai suoi pensieri. Solo in quel momento, infatti, si ricordò che aspettava visite e si recò subito all’ingresso dove un ragazzo e una ragazza chiamavano a squarciagola i nomi suoi e di Charles. 

“Alex! Rebecca!” li richiamò facendoli girare. 

Alex era un ragazzo biondo che aveva conosciuto anni prima per la missione di Cuba e con cui aveva legato molto, motivo per cui erano rimasti in contatto anche negli anni successivi. All’epoca era un ragazzino immaturo e po’ sbruffone, ma dopo aver imparato a controllare la sua mutazione e aver superato le sue insicurezze si era rivelato un fidato amico e confidente. Per questa ragione quando, due settimane prima, Katherine stava decidendo come impostare al meglio il suo piano aveva tenuto il considerazione l’aiuto di Alex, mandando Rebecca, sua fidata segretaria e amica, a recuperarlo per portarlo a Westchester. 

Rebecca invece era una giovane mutante dai capelli ramati, che aveva conosciuto appena aveva avviato il suo studio legale a New York. I suoi poteri avevano a che fare con l’elettricità, il suo corpo ne produceva costantemente in quantità smisurata, ma quando non riusciva a contenerla le sue mani si trasformavano in teaser rischiando di nuocere a chi le stava intorno. Per questa ragione era solita usare degli spessi guanti di gomma che arrivavano fino a sopra i gomiti, ma un giorno in seguito ad una presa in giro delle colleghe, per via dei suoi guanti, aveva deciso di non indossarli, il che ovviamente si rivelò una pessima idea. Sarebbe andato tutto bene se quel giorno non fosse venuto un suo collega, per cui aveva una cotta smisurata da anni, infatti l’imbarazzo di quell’incontro la portò a perdere il controllo e saltò la corrente elettrica in tutto il palazzo. Nessuno sapeva che lei era una mutante e non lo seppero neppure dopo, ma avendo visto delle scintille nella sua mano pensarono che avesse usato un qualche marchingegno per far saltare la corrente e questo la portò ad essere denunciata per sabotaggio. Quel momento che avrebbe dovuto rappresentare il momento peggiore della sua vita, si rivelò invece la migliore opportunità: la ricerca di un avvocato la portò davanti a Katherine Walker, che non solo la fece scagionare da tutte le accuse, ma le insegnò a controllare i suoi poteri, esattamente come Charles aveva fatto con Alex, e le offrì un posto di lavoro come sua segretaria personale. Katherine rimase, infatti ammaliata dal carattere allegro della ragazza che, sotto certi aspetti, le ricordava quello di Alex, questo era uno dei tanti motivi per cui la settimana precedente le aveva chiesto di cercare il giovane mutante e di portarlo a Westchester. Il legame tra le due donne era tale che Rebecca non aveva esitato un secondo e il suo sorriso non si era scomposto durante quella settimana, sebbene avesse intuito che si doveva preparare a combattere.

 

Dopo essersi salutati e avergli spiegato che non aveva sentito la porta perché distratta dai suoi stessi pensieri, Katherine li fece accomodare in uno dei salotti per spiegargli quello che stava succedendo.

“Non posso credere che Raven farà una cosa del genere” disse Alex dopo che Katherine ebbe finito il racconto

“è arrabbiata e non riesce a ragionare lucidamente, ha bisogno che noi la aiutiamo a capire cosa sta facendo, prima che se ne penta per il resto della vita” rispose la donna

“Arriveremo ad uno scontro con Magneto, vero?” chiese Rebecca che fino a quel momento era rimasta in silenzio

“Si e vorrei dirvi che non siete tenuti a combattere, ma mentirei. Quello che accadrà domani mattina determinerà il futuro e abbiamo il dovere di combattere per evitare che quanto visto da Logan si avveri” rispose decisa Katherine

“Non avevi nemmeno bisogno di dirlo, già noi mutanti facciamo una vita difficile senza bisogno delle sentinelle e poi se non combattiamo oggi comunque ci ritroveremo a combattere in un futuro ormai non troppo prossimo” commentò Rebecca, ottenendo il consenso di Alex, il quale gonfiando il petto per mettere in evidenza la divisa da militare rispose con “Un soldato non volta mai le spalle alla guerra” la fierezza con cui lo disse fece scoppiare a ridere le due che si fermarono solo quando entrò nella stanza Charles seguito da Hank e Logan. 

Dopo qualche secondo di confusione da parte dei tre, Charles e Hank salutarono Alex e si presentarono a Rebecca. 

Mentre Logan si avvicinò a Katherine per ricevere qualche risposta sulla presenza di altri due mutanti, ma la donna lo liquidò con un semplice “Abbiamo bisogno di più alleati possibili”

Durante quegli interminabili minuti Katherine temette che Charles si fosse nuovamente arreso al siero vedendolo sereno e tranquillo come non accadeva da anni, ma la sua teoria fu smentita quando, poco dopo, Charles le chiese di parlare in privato e appena si furono spostati nel salottino adiacente, questo si portò due dita alla tempia entrando nella sua mente.

Le mostrò dei ricordi che qualcuno aveva nascosto nella mente di Logan e che la fecero commuovere al punto tale da abbracciarlo e baciarlo con più trasporto di quanto potesse mai immaginare, se fino a qualche momento prima aveva nutrito dei dubbi sul cominciare una possibile relazione con lui, ora sapeva di potersi fidare cecamente.

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Capitolo 16
*** Il segreto di Hope ***


CAPITOLO 15: Il segreto di Hope



 

2023

 

Logan e Hope erano stati mandati a salvare un gruppo di mutanti in Canada, ma non ebbero il tempo di raggiungerli che furono attaccati da un battaglione di sentinelle. Eliminato questo ne stavano per arrivare altre e sia Hope che Logan erano stanchi e feriti, la donna, infatti, aveva assorbito parte dei poteri di Logan per riuscire a restare viva, cosa che inevitabilmente lo aveva indebolito.

“Non è la luna di miele che mi aspettavo” commentò Hope con un filo di voce, mentre si tamponava una ferita sul ventre dalla quale scendeva molto sangue, Logan notandolo le si avvicinò e le porse la mano affinché lei assorbisse la sua capacità di guarire.

“Non posso, ti sei indebolito troppo - disse Hope, sedendosi per terra- rischi di morire se assorbo ancora la tua mutazione”

“Morirai tu se non lo fai”

“Io posso morire, tu non devi morire” rispose con quel poco fiato che le era rimasto 

“Nemmeno tu devi morire!”

“Facciamo così, fai fuori il prossimo battaglione di sentinelle e poi assorbirò la tua mutazione” gli disse e così Logan fece, la battaglia sembrò quasi infinita, ma sapeva che doveva sbrigarsi, Hope non avrebbe resistito a lungo. Quando finalmente finì andò nell’angolo dove si era nascosta la ragazza per proteggersi, la aiutò ad alzarsi e proprio mentre Hope stava per assorbire la sua mutazione, si accorse di una sentinella che si stava rialzando, pronta a fare fuoco. Con le ultime energie che le erano rimaste scavalcò l’uomo e si frappose col suo stesso corpo tra questo e i proiettili. 

Accadde tutto in pochi secondi, mentre Logan distruggeva, in preda all’ira, l’ultima sentinella, Hope rivide tutta la sua vita scorrerle davanti agli occhi. Rivide l’amore che i suoi genitori le avevano dato, quando si nascondeva nell’incavo del collo di suo padre perché solo lì si sentiva protetta dalle emozioni altrui, le feste di compleanno che le organizzava sua madre, tutte quelle volte in cui i suoi genitori le avevano permesso di sbagliare, di essere una normale adolescente senza invadere la sua privacy nonostante le rispettive mutazioni. Le lunghe chiacchierate fatte con Jean, che era a tutti gli effetti sua sorella o gli allenamenti con Scott e Tempesta, le missioni di recupero e salvataggio fatte con gli X-men… 

Ma ciò che le fece più male fu rendersi conto solo in quel momento che i suoi genitori l’avevano amata così tanto da permetterle di andarsene, le avevano permesso di prendere le sue scelte per quanto queste fossero discutibili e lei non li aveva mai ringraziati. Aveva provato così tanto rancore nei confronti dei suoi genitori da restarne accecata e in quel momento non si ricordava nemmeno per quale ragione avevano litigato, per quale ragione si era rifugiata da Erik, per quale ragione avesse odiato così tanto i suoi genitori. In questi anni durante i quali si era riavvicinata a suo padre, aveva fatto di tutto per fargli pesare quanto stava succedendo, rendendo impossibile trovare un punto di incontro tra i due, quando lei in realtà voleva solo nascondersi nuovamente nell’incavo del suo collo per fuggire dalla terribile realtà che, ogni giorno, le si scagliava davanti agli occhi.

Così quando Logan si avvicinò per far si che assorbisse la sua mutazione, Hope fece una cosa differente con le sue ultime forze passò all’uomo che aveva amato fino alla fine, parte delle sue emozioni e le nascose in un angolo della sua mente, in modo tale che non avrebbero compromesso i suoi pensieri, ma una mente potente come quella del padre li avrebbe di sicuro trovati. Poi chiuse definitivamente gli occhi. Avrebbe raggiunto sua madre, Jean, Scott e tutti quei cari amici che erano morti nel tentativo di bloccare le sentinelle.

Quando Logan tornò alla navicella con il cadavere di Hope vide una versione del professore che non aveva mai visto: era distrutto, pronto a lasciarsi morire pur di non affrontare ancora una vita costellata di così tante morti. Aveva perso Jean e Scott che erano come figli per lui, Jean in particolar modo lo aveva sempre considerato come un padre e vederla morire per una sua colpa lo aveva distrutto, poi aveva perso Katherine, il suo più grande amore e ora… aveva perso sua figlia, sempre per una sua colpa.

Ma Hope, sebbene non lo desse a vedere conosceva bene il temperamento del padre, e questo era uno dei principali motivi per cui aveva nascosto nella mente di Logan la gratitudine e l’amore che aveva provato verso i suoi genitori e fu solo grazie a quelle sensazioni che Charles riuscì a trovare la forza per continuare a combattere. Tuttavia Hope non aveva previsto che quelle emozioni nascoste nella mente dell’uomo avrebbero aiutato suo padre in più di un’occasione, in più di una linea temporale. 

Infatti, quando nel 1973, un Charles Xavier più giovane che aveva appena fatto saltare la corrente nel tentativo di usare Celebro, decise di seguire il consiglio che Katherine gli aveva dato quando lo aveva richiamato nel futuro: cercare la speranza nella mente di Logan. Il piano di Katherine avrebbe funzionato perfettamente se non fosse stato che Charles non riusciva a superare il passato di Logan, ma mentre assisteva a tutte le sofferenze dell’uomo arrivò al momento della morte di Hope e in quell’istante fu pervaso da quelle emozioni e tante immagini gli si presentavano davanti.

Una bimba che imparava a camminare mentre i suoi genitori, Charles e Katherine, la incitavano.

Una bambina sui sette anni, che spaventata correva a nascondere il volto nell’incavo del collo di suo padre, di Charles. 

La stessa bambina che, seduta sulle sue gambe mentre faceva i compiti, gli mostrava orgogliosa il quaderno.

Poi la scena cambiò, la bambina entrava piangendo nella camera dei suoi genitori, Charles e Katherine si svegliarono subito e la fecero stendere tra loro. “Jean ha fatto un incubo” diceva la bimba tra le lacrime

“Hai assorbito il suo dolore?” chiese dolcemente Charles e la bambina rispose con un affermativo cenno del capo “So che non dovevo farlo, m-ma stava soffrendo”

“Hai fatto bene” rispose Charles ottenendo uno sguardo stupito da parte della bimba a cui evidentemente era stato vietato di giocare con le emozioni altrui.

“Tu hai assorbito il dolore di Jean per alleviare le sue sofferenze, quando usi i tuoi poteri per aiutare le persone, li stai di sicuro adoperando nel modo giusto” rispose sorridendo Charles

“Ma la prossima volta chiedi il permesso a Jean.” Si affrettò ad aggiungere Katherine, mentre il marito portandosi due dita alla tempia separava il dolore che aveva assorbito la bimba dalle sue vere emozioni.  

Charles osservò la scena e percepì l’ammirazione che quella bambina provava nei suoi confronti e la sicurezza che provava stando tra i suoi genitori, come se qualsiasi cosa accadesse loro sarebbero riusciti a rimediare, lei vedeva nei suoi genitori degli eroi. Questo pensiero lo portò a biasimarsi, Katherine poteva essere considerata un eroe, fin da subito aveva messo anima e corpo per assicurare che il progetto sentinelle non distruggesse il loro mondo, la loro libertà. Mentre lui aveva troppa paura per agire e non era riuscito a trovare la forza neppure per aiutare le persone che amava…

Poi la scena cambiò: la bambina era ormai un’adolescente ed era in un cinema con un ragazzo, durante la proiezione del film la sala fu invasa dall’odore di qualcosa che bruciava: un incendio. In poco tempo tutti i presenti uscirono dal cinema, tuttavia quando ormai le fiamme erano diventate indomabili, una donna si mise a urlare i nomi di Christian e Fred, non ci mise molto a rendersi conto che suo figlio e suo marito erano rimasti dentro, probabilmente essendo in bagno non avevano sentito l’allarme scattare. 

Fu in quel momento che Hope ormai adolescente si girò a guardare il ragazzo al suo fianco “Dobbiamo recuperarli” non era una domanda, era un’affermazione - Charles non potè non pensare a quanto avesse preso da Katherine-, ma la risposta del ragazzo fu diversa da quella che ci si aspettava “Tu sei impazzita, non intendo mostrarmi”

“Modificherò le loro emozioni facendogli provare un’ammirazione tale nei nostri confronti da non far scattare nessun allarme, poi mio padre userà Celebro per cancellare definitivamente il ricordo” rispose Hope che aveva già pensato a quali sarebbero potute essere le conseguenze del gesto che stavano per compiere -Aveva decisamente preso il carattere della madre- “Non lo faccio lo stesso, non intendo rischiare per degli uomini che ci discriminano costantemente”

“Harry c’è un bambino che rischia di morire e non ti permettere a dire che non è un tuo problema! Tu puoi salvarli con facilità e se non lo farai sappi che sono morti anche a causa tua. I miei genitori provano ogni giorno a spiegarci che è nostro dovere aiutare gli altri, che si tratti di mutanti o di uomini, perché se qualcuno è in difficoltà e tu puoi fare qualcosa per aiutarlo hai il dovere morale di farlo. Non possiamo pretendere che gli umani ci accettino se noi restiamo fermi a guardarli morire”

Charles fu invaso dalle emozioni che provava quella che poi sarebbe stata sua figlia, per lei, lui riusciva sempre a risolvere i problemi e nei momenti più difficili faceva la scelta giusta, era un eroe da imitare e idolatrare che non avrebbe lasciato che la paura avesse il sopravvento sulle sue azioni. Fu proprio questa consapevolezza che gli fece riavere il controllo e lo portò a ritrovarsi nel 2024 faccia a faccia con il sé del futuro.

 

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Capitolo 17
*** Vestaglia di seta bianca ***


CAPITOLO 16: Vestaglia di seta bianca


Era sera inoltrata e tutti a Westchester stavano dormendo, tutti tranne Katherine, che avvolta in una comoda vestaglia di seta bianca, era seduta nella poltrona della biblioteca, luogo dove un tempo Charles ed Erik giocavano a scacchi. Il motivo per cui era sveglia si manifestò poco dopo, quando Raven, nelle vesti di una giovane donna bionda, entrò nel cuore della notte in quella che era stata casa sua per svariati anni. Non si stupì di trovare Katherine nel salottino della biblioteca ad aspettarla e dopo un veloce saluto si sedette nella poltrona adiacente la sua e le consegno una cartellina capiente “Ho consegnato a tuo nome i fascicoli a Pietro Maximos con le rispettive indicazioni che mi hai dato” disse Raven

“Sono troppo sobria per affrontare questo” commentò la donna dopo aver aperto la cartellina che conteneva gli orrori fatti da Trask sui mutanti, motivo per cui versò due dita abbondanti di whisky in ciascuno dei due bicchieri 

“So che volete fermarmi e sappi che non ci riuscirete” disse Raven rompendo il silenzio che si era creato, probabilmente voleva apparire minacciosa, ma Katherine la conosceva abbastanza bene da sapere in realtà era insicura

“Non intendo farlo, volevo solo scambiare due chiacchiere tra amiche sono passati mesi dall’ultima volta che ne abbiamo fatta una come si deve” le rispose consegnandole il bicchiere

“Va bene, chiacchieriamo… deduco che le cose fra te Charles siano migliorate visto che sei qua”

“Ci siamo baciati” disse con uno squittio come farebbe un adolescente alle prese con la prima cotta “Finalmente, te l’ho detto che è cotto di te dal 62’” rispose Raven con altrettanta euforia. La conversazione continuò così tra un racconto e un alcolico, parlarono anche di Alex e Rebecca, che Raven aveva avuto modo di conoscere, seppur poco, tramite Katherine. Il cool della conversazione arrivò quando Katherine si tolse la vestaglia rivelando un meraviglioso intimo di pizzo “Cosa ne pensi? Secondo te è troppo?”

“Penso che tu dovresti stare solo in intimo! Ma sinceramente non pensavo che tu e Charles foste già a questo punto”

“Lo so, ma quello che succederà domani determinerà il nostro futuro e non so se avremo molte altre occasioni altrettanto serene” e con questa affermazione terminò il breve, ma intenso momento di chiacchiere tra amiche.

“Vuoi provare a convincermi pure tu a non uccidere Trask?” chiese Raven totalmente consapevole che prima o poi l’argomento sarebbe dovuto uscire

“Non è questione di uccidere Trask, è un grandissimo pezzo di merda e se morisse potrei solo voler festeggiare, il problema sorge nel momento in cui lo trasformi in un martire e condanni tutti noi ad essere perseguitati. Inoltre -continuò addolcendo il tono della voce- hai considerato che se lo uccidi diventi in automatico un’assassina?”

Raven la guardò per qualche secondo, Katherine non l’aveva mai voluta controllare, fin dai tempi di Cuba lei la spronava a prendere le sue scelte e ad essere chi volesse, era per questo che in quegli anni erano rimaste in contatto: Raven trovava sostegno in Katherine. Questi pensieri fecero sentire terribilmente in colpa Raven, che era consapevole che l’indomani si sarebbero scontrate. Vedendo di aver fatto centro la veggente si permise di continuare “Non commettere lo stesso errore di Erik, non ti fare accecare dalla vendetta, perchè lo sappiamo entrambe che si tratta di questo: vendetta”

“Se non sbaglio ai tempi eri favorevole alla morte di Shaw”

“Lo ero solo perché sapevo che non c’erano alternative per fermarlo, non esistevano congegni che lo avrebbero potuto contenere per il resto della vita e se non fosse morto avrebbe ucciso molte, troppe, persone innocenti. Trask è diverso, non è un mutante e se sono riusciti ad intrappolare Magneto, ci riusciranno anche con lui”

“Dimmi come faresti a dormire la notte sapendo che l’assassino di Sean è vivo, specialmente dopo aver visto questo” disse indicando la cartellina che le aveva portato

“Dormirei serenamente perchè almeno saprei di non essere un’assassina accecata dalla vendetta, ma di aver fatto giustizia come richiede la legge”

“Non lo faccio per me, lo faccio per quelli come noi: Trask deve essere messo fuorigioco in un modo o in un altro! -Raven fece una piccola pausa, si avvicinò di più all’amica e tornò col suo aspetto naturale- Guardami negli occhi e dimmi che non c’è modo di uccidere Trask senza che questo diventi un martire e allora non lo uccideró” 

“Ti mentirei se te lo dicessi, ma questo non riguarda né Trask, né Erik, né me. Questo riguarda te e chi sei disposta a diventare. Vuoi diventare veramente un’assassina?”

“Non ha importanza cosa voglio io”

“Forse non ha importanza per te, ma per me, per Charles, per Hank e per Alex tu sei molto importante” Raven sembrò quasi commossa dalle parole della donna e i suoi occhi felini divennero lucidi, poi abbassò lo sguardo e con voce tremante le confessò di aver intrapreso una relazione con Erik dopo Cuba, ma la compostezza con cui rispose la donna la fece scombussolare, difatti le disse un semplice “Lo so”. Molto probabilmente Raven sperava che confessandole una simile fatto lei si sarebbe arrabbiata al punto tale da non volerla più aiutare, ma con Katherine non funziona così…

“Sei assurda vado a letto col tuo uomo dopo che vi siete malamente lasciati e tu continui a essermi amica”

“Beh siamo donne, se non ci aiutiamo tra noi non ci aiuterà nessuno… e poi tra me ed Erik non c’era nessuna possibilità e lo sapevo già da molto tempo. Ma spero che tu non ti offenda se ti dico che ero felice quando ho visto il futuro tuo e di Erik, perché mi sono sempre fidata della tua integrità morale”

“E se non fosse Erik quello senza moralità, ma fossi io?”

“Raven è tutta la vita che lasci gli altri prendere le decisioni al tuo posto, prima Charles, poi Hank, poi Erik e ora ti aspetti che sia io a dirti che fare e non capisco davvero il perché. Io mi fido ciecamente del tuo giudizio e so che prenderai la scelta migliore, ma non intendo controllarti, non intendo dirti che fare. La scelta è soltanto tua, ma sappi che se prendi una scelta devi anche prenderti la responsabilità delle conseguenze che ne derivano, perché se uccidi Trask e i mutanti vengono perseguitati la colpa sarà anche tua.” le disse alzandosi dalla poltrona e lasciandola sola con i suoi dubbi. Le parole di Katherine erano state dure, ma necessarie e forse non avrebbero scosso nell’immediato Raven, ma, anche se nessuna delle due lo sapeva, avrebbero rappresentato un punto di svolta nella sua vita. 

 

§

 

Dopo aver lasciato Raven, Katherine si recò al piano superiore e con un pizzico di malizia entrò nella camera di Charles, il quale sentendo i rumori e avvertendo i suoi pensieri si svegliò e accese la luce del comodino: “Hai incontrato Raven?” le chiese sbalordito, evidentemente le aveva letto nel pensiero, “Perché non me lo hai detto?”

“Aveva bisogno di un’amica con cui parlare per rassettare i pensieri” rispose Katherine sedendosi nel letto di fianco a lui, probabilmente se Charles non fosse stato distratto dai pensieri della donna su come continuare la serata, si sarebbe alterato per non essere stato avvisato della visita della sorella. Katherine capendo subito cosa era successo mise l’espressione più arrabbiata che riuscisse a fare “Seriamente?! Sei assurdo!” lo canzonò, nascondendo il divertimento che provava

“Cosa?”

“Lo sai benissimo… se avessi saputo prima che bastava un intimo di pizzo per farti diventare accondiscendente lo avrei usato anni fa!”

“A mia discolpa posso dire che hai voluto tu che riavessi i miei poteri e quindi devi accettare che li uso anche per altro oltre che per salvare il mondo”

“Stai per caso insinuando che quindi la colpa sia mia?”

“Beh se la mettiamo così…” provò a dire Charles, ma si bloccò subito non appena la donna si tolse la vestaglia rivelando un sensuale intimo di pizzo rosso e nero “Se invece la mettiamo così?” disse la donna 

“In tal caso la colpa è totalmente mia” rispose Charles cingendole i fianchi con le mani e avvicinandola a sé cominciò a lasciarle una scia di soffici baci lungo il collo

“Sono assolto?”

“Assolutamente no, ma continua più in basso” e ben presto l’intimo in pizzo raggiunse la vestaglia e i vestiti di Charles  sul pavimento…

“Una relazione tra un telepate e una veggente sembra la ricetta per un disastro totale” si lasciò sfuggire la donna prima di crollare a dormire tra le braccia di Charles, l’indomani mattina li aspettava una giornata complicata.

 

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