La ninfa e il cigno

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il sole candido della primavera rifiorisce nella sua immensa luce ***
Capitolo 2: *** La trasformazione ***
Capitolo 3: *** Magico incontro ***
Capitolo 4: *** La leggenda ha finalmente inizio ***



Capitolo 1
*** Il sole candido della primavera rifiorisce nella sua immensa luce ***


Perché morire nel silenzio?
Perché rimanere a tacere quando le acque placide del lago fanno risuonare il cinguettio degli uccellini che si posano sopra quel silenzio senza che le nuvole potessero minacciare l’ennesima bella giornata?
Tutto ciò se lo stava domandando Giselle, impegnata a fissare quel piccolo borgo in cui aveva trovato rifugio dopo essere fuggita alla grinfie della regina Narissa.
Sì perché il male non avrebbe potuto trionfare per sempre.
Il male doveva scomparire e quella bellezza celeste e verdeggiante sarebbe stata la sua vittoria mentre le sembianze di una ninfa bellissima avrebbe ammaliato il primo viaggiatore che avrebbe messo piede in quel territorio così mistico dopo più di mille anni.


< Papà, non siamo ancora arrivati? Domandò una piccola bambina con voce gracile mentre era stanca di camminare.
< Ormai manca davvero poco. Non riesci a resistere ancora un po’? >
< E’ tutta la mattina che stiamo camminando ed io ho le gambe a pezzi. >
< Morgan, pazienta ancora un po’. Ti prego. >
In fondo a quel giovane uomo era rimasto solo l’amore di sua figlia dopo che la sua amata se n’era andata.
Aveva bisogno di distrarsi e quale miglior modo se non camminare in mezzo a quella natura e a quel silenzio rotto solo dai lamenti di quella bambina.
< Eccoci arrivati, finalmente: Isola Santa. >
Anche se la sua bambina immersa nell’ignoranza più profonda non potesse vedere le bellezze che riusciva ad adocchiare suo padre, si limitò a buttare per terra il suo zaino sospirando dalla stanchezza.
< Adesso possiamo mangiare qualcosa? >
< Non riesci proprio a resistere per niente, vero? >
< Papà, non abbiamo nemmeno fatto colazione. Posso almeno mangiare un piccolo panino. >
< Va bene. Affare fatto. >
< Grazie per la gentile concessione. >


Mangiando velocemente per contemplare le bellezze del posto, Philip fu attirato da una musica celestiale proveniente da una voce magica, quasi ipnotica.
Sua figlia non riusciva a capire perché suo padre potesse essere ammaliato in quel modo, cercando di capire che cosa davvero lo stava distraendo.
< Ma tu non riesci a sentire niente, Morgan? >
< No, papà. Cosa dovrei sentire? >
< Questa musica… sembra molto diversa da tutto… >
Philip non riusciva a capire che cosa lo potesse frenare.
Forse la paura di un’allucinazione. O forse la paura d’incorrere in un pericolo che non avrebbe mai creduto possibile.
Ma quella musica era diversa e il sole irradiava quel laghetto così misterioso mentre una figura nitida diventava sempre più reale.
< Non posso crederci, Morgan. Riesci a vederla anche tu? >
< Ma papà… E’ forse una creatura del bosco? >
< Sì tesoro. Quella creatura è una ninfa. >

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Capitolo 2
*** La trasformazione ***


Si adagiava su quella scogliera come se stesse aspettando il suo principe azzurro.
Ma Philip, che era la prima volta che fissava una creatura simile, non riusciva a credere a quale magia e a quale avvenimento potesse portare una creatura simile.
Per lui era semplicemente bella e spensierata, mentre per Morgan il suo fascino la lasciò letteralmente a bocca aperta.
< Papà, secondo me dovremmo avvicinarci. >
< Ma cosa dici? Così la faremo scappare. >
Anche per Philip il pretesto di avvicinarsi a lei era molto forte, ma in fondo sapeva bene che quando quegli sguardi si sarebbero incrociati, il suo sogno sarebbe finito per sempre.
< Non puoi saperlo, papà. Io vado. >
< No, Morgan! Aspetta! >
Purtroppo era troppo tardi.
La bambina prese a correre su quelle scogliere ripide quasi a rischiare di farsi del male.
Ma la voce soave di quella ninfa la fece destare dai suoi propositi, bloccandosi impercettibilmente senza mollargli gli occhi di dosso.
Nessuno parlava, attendendo la prima mossa che solo Philip avrebbe fatto.
< Buongiorno mormorò l’uomo come se fosse l’unica cosa che poteva dire in quel momento < Ci scusi. Non volevamo disturbarla. >
La ninfa sembrava non capire il linguaggio umano, cercando qualcosa nei loro occhi che lasciava trasparire tale timore.
< Papà, perché ci sta guardando? >
< Perché l’abbiamo interrotta, tesoro. Adesso andiamocene prima che ci faccia del male. >
Quelle parole sussurrate smossero l’anima di quella creatura, camminando sull’acqua come se fosse del tutto naturale.
L’uomo e sua figlia non potevano ancora credere a quello che stavano assistendo.
< Hai visto, papà? Ha camminato sull’acqua! > esclamò la bambina.
< Sì. Ho visto > rispose invece incredulo l’uomo.
Quando i due si ritrovarono faccia a faccia contro quella bellissima creatura, Philip poté sentire quel profumo di erbe che emanava, facendolo rimanere più estasiato che mai.
Cercò di chiudere gli occhi, credendo di trovarsi in mezzo ad un sogno in attesa di svegliarsi.
Ma era tutto vero: la creatura magica attendeva che l’uomo potesse incorrere verso di lei per destarlo dai suoi propositi pericolosi.
< Perché io dovrei farvi del male? > domandò la ninfa con voce innocente.
< Hai sentito, papà? Quella creatura… >
< Taci, Morgan. Non possiamo sapere che cosa può farci. >
< Un bel niente > replicò ancora la creatura < Anzi, siete stati voi ad interrompermi. >
< Ci scusi., davvero. Non volevamo. >
< So che siete brave persone. Ve lo leggo nei vostri occhi innocenti… Avete trovato il mio nascondiglio in mezzo a tutti questi ruderi in attesa che la mia creatura prediletta mi possa salvare per trovare quella pace e quell’amore che da tanto tempo agognato sto aspettando. >
< Come? Le ninfe si innamorano? Pensavo che… >
< Ssh! Fai silenzio, papà. Altrimenti rischi di dire qualcosa di spiacevole. >
< Oh, tuo padre non potrebbe dire niente che mi possa ferire. >
La sua bontà mista alla sua eleganza, lasciò interdette i due esseri umani ogni secondo che passava.
Morgan avrebbe voluto sapere tutto di lei, ma suo padre cercò di tenerla bene in guardia per paura che potesse accadergli qualcosa di spiacevole.
< Dimmi bellissima Ninfa, da quanto tempo ti trovi in questo luogo? >
< Sinceramente non lo so, bella bambina… Io non posso scandire il tempo e lo spazio che mi circonda. Per me tutte le giornate sono uguali: spensierate e piene d’attesa. >
< Ma come si fa’ a vivere in eterna attesa? È terribile! > si pronunciò la bambina.
< Morgan, adesso smettila. Stai disturbando questa creatura. >
< Giselle. È questo il mio nome. >
< Non credevo che le ninfe potessero avere… un nome. >
< Ogni creatura di questo mondo conosciuto ce l’ha… E il tuo qual è, buon uomo? >
< Philip. Mentre lei è mia figlia Morgan. >
< Piacere di conoscervi. Davvero. >
< Cara Giselle > continuò a pronunciarsi Morgan con tono solenne e sincero < Allora stai attendendo la tua dolce metà. Ma io credevo che le ninfe potessero essere solo donne… Quindi di chi sei innamorata? Di una tua simile? >
< Sinceramente non lo so. Non sono mai riuscita ad incontrare nessuno in questa vita. Ma Isola Santa è davvero un posto magnifico racchiusa in queste montagne. Il silenzio e la bellezza di una natura sconfinata, mi fanno capire che è questa la mia realtà e che non potrei mai essere strappata da tale presente. Ne soffrirei e ne morirei. >
< Quindi se ti domandiamo di venire con noi, tu ci diresti di no? >
< Morgan! Ma come ti permetti?! >
< Non potrei mai farlo, piccola mia. Potrebbe essere molto pericoloso… Ne va dell’equilibrio della mia esistenza e di tutta la natura circostante… Gli esseri maligni che si aggirano oltre le montagne potrebbero distruggere tutto ciò per cui sto continuando a vivere. Ed io non potrei sopportarlo minimamente. >
< Capisco. >
< Adesso basta di essere impertinente, cara la mia Morgan. Dobbiamo andarcene. E alla svelta. >
La ninfa, per quanto dolce potesse essere, non avrebbe mai voluto che i suoi “ospiti” sarebbero fuggiti così malamente.
< No, aspettate. Adesso parlatemi di voi. Ve ne prego. >
< Non c’è molto da dire su tale argomento > rispose frettolosamente Philip < Noi due dobbiamo tornare a casa. Alla svelta. >
< Dov’è che abitate? >
< La nostra città si chiama New York > rispose sorridente la bambina < Un luogo molto lontano da qui ma che noi chiamiamo… >
< Adesso smettila, Morgan. Non dare troppe informazioni agli sconosciuti. >
< Papà, ti rendi conto che siamo in presenza di una bellissima creatura che vuole solo il nostro bene? >
< Ma tu sei ancora una bambina e non puoi capire certe cose! >
< Io capisco molte più cose di te, papà. Per questo la mamma se n’è andata per sempre: perché tu non la capivi! >
Piangendo dalla disperazione e dalla rabbia, la povera bambina si rifugiò in una chiesa decadente che si trovava ai piedi del bellissimo lago, lasciando interdetto suo padre in presenza della ninfa.
Volendosi scusare per il brutto spettacolo che avevano manifestato, la ninfa non perse tempo per andare in aiuto di loro.
< Ha bisogno di una presenza femminile oltre che a suo padre. Non toglietegli questa speranza. >
< Voi creatura, non riuscite a capire che cosa sta attraversando mia figlia. >
< Invece ascolto il suo stato d’animo e sta gridando pietà assoluta… Lei sta soffrendo e con il passare dei suoi anni, ne morirà. Il dolore può essere lancinante e irreversibile e e va curato alla svelta se vogliamo continuare a vivere felici. >
< Ma voi non sapete niente di noi due! Fatevi gli affari vostri e tornate a cantare sulle sponde del vostro lago. >
Lasciandola interdetta dopo che il suo aiuto era stato rinnegato, la ninfa si proiettò nelle profondità del lago, mentre il sole che splendeva su quelle terre stava facendo spazio a nuvole nere che osteggiavano l’oscurità.


Gridando a gran voce per trovare sua figlia, Philip non poté immaginarsi che poco sopra la chiesa decadente avrebbe incontrato uno spirito maligno in attesa di agire.
All’interno della chiesa però, Philip avrebbe pregato il buon Dio con la speranza di dare a sua figlia una vita felice e lontano da tutte le crudeltà che avrebbe attraversato la sua esistenza.
ma il male incombeva molto forte e la fuga di quella bambina era il primo pretesto per incorrere in pericoli a dir poco funesti.
< Non la troverai qui. È sparita > fece una voce femminile dietro di lui.
Philip, non capendo che cosa stava succedendo, rimase restio nei confronti di quella creatura ignota dopo che aveva interrotto le sue preghiere.
< E voi chi siete? >
< La regina di questo luogo incantato che aspetta solamente la sua voglia di potere che scorre proprio all’interno del tuo dolore e della tua rabbia… Ti sei la creatura adatto che da tanti millenni sto cercando. Non avrei mai immaginato che questo giorno si sarebbe presto compiuto. >
< La creatura adatta? Ma per quali dannati scopi? >
< Sarai quello che distruggerà l’intero ecosistema di Isola Santa e che porterai dolore e morte verso la tua ninfa di cui ti sei invaghito… E sai come farai? >
< Non voglio assolutamente ascoltare le tue insulse parole. Lasciami in pace! >
< Perché tanta ostinazione? Ormai non hai nessuna via di fuga > replicò la creatura con voce melliflua < Ormai ti ho in pugno. >
< Tu non mi farai mai del male. >
< Ah no? Allora come pensi di proteggerti? >
Cercando di fuggire dall’incombenza del male, Philip venne messo al muro mentre parole indicibili e con il significato sconosciuto, uscirono dalla bocca di quella regina malefica in attesa che la luna più brillante avesse illuminato quella sagoma oscura riflessa solo dal colore delle vetrate della chiesa di San Jacopo a Isola Santa.


Una volta che la piccola bambina smise di piangere, si mise alla ricerca di suo padre.
Non poteva immaginare che suo padre sarebbe incorso in un maleficio mentre la luna illuminava quel luogo ancora più mistico e misterioso.
< Papà, dove sei? Vogliamo andare a casa! >
Morgan però non riusciva a capire la gravità della situazione, vedendo solo un cigno navigare sulle acque placide e silenzioso.
< Papà! Mi dispiace per come mi sono comportata. Davvero… Mi manca troppo la mamma e non posso farci niente. >
mentre il dolore della solitudine stava per prendere il sopravvento, la voce di suo padre divenne sempre più nitida e presente.
< Morgan. Sono qui. >
< Papà? Dove ti trovi? Non riesco a vederti. >
< Sono proprio dinanzi a te. >
Non credendo ai suoi occhi, la giovane bambina si ritrovò dinanzi ad un bellissimo cigno con la voce di suo padre, non riuscendo a capire che cosa stava succedendo.
L’animale cercò di spiegargli tutto quello che era successo, ma la bambina non voleva credere a nessuna parola, pensando che quel posto era stato maledetto dal dolore che lei e suo padre si portavano dentro.
Fuggendo il più lontano possibile per cercare una speranza ignota, la bambina fu fermata da un tremendo temporale e dalla pioggia battente che si era abbattuto in quel luogo silenzioso, rompendo quell’ardore magico che aveva contraddistinto quel luogo e rimanendo in placida solitudine malevolenza mentre il dolore di essere sola aveva purtroppo vinto.

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Capitolo 3
*** Magico incontro ***


ISOLA SANTA

Morgan non riusciva a credere a quello che stava vedendo.
Suo padre, un uomo tutto d’un pezzo, era stato trasformato in un cigno triste che fissava gli occhi di sua figlia con fare malinconico.
< Ma come diavolo… >
< Non dire queste brutte parole, Morgan. Ti potrebbe sentire qualcuno. >
Ma la preoccupazione principale del padre era che sua figlia potesse essere scoperta dalla regina Narissa, che incombeva insistentemente su tutta l’Isola Santa.
< Papà, cosa possiamo fare… >
< Non lo so tesoro. Non esistono contro incantesimi per questo fatto. Sono condannato a rimanere un cigno triste per sempre. >
Ma Morgan non voleva darsi per vinta.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per suo padre, rimanendogli per sempre accanto senza dimenticarsi della spinta spirituale di sua madre e di quel destino nefasto che la sua infanzia gli stava dando problemi.


Scesa la sera, il povero cigno cantava con fare di solitudine in mezzo a quel lago così silenzioso ma privo di vita.
Si sentiva solo come non mai, anche se sua figlia non gli mollava gli occhi di dosso.
La maledizione che la sua trasformazione sprigionava, non poteva che prendere una piega inaspettata mentre le note di un canto soave stavano riempiendo l’aria.
< Papà, stai sentendo questa melodia? >
Ma Philip, per quanto rude e arrabbiato con sé stesso potesse essere, voleva nascondersi da quel canto che sapeva così tanto di speranza.
< Papà, ma dove stai andando? >
< Voglio andarmene per sempre da questa vita! >
< Non puoi scappare! >
< Lasciami da solo, Morgan. Non voglio più vedere nessuno. >
ma più Philip correva sull’acqua, più il canto diventava insistente, come una musica che lo avrebbe perseguitato per sempre.
Ma quegli occhi celeste che la bellissima ninfa gli stava mostrando, lo fece desistere dai suoi propositi indegni e timorosi, costringendolo alla fine di una fuga inutile.
> Non aver paura di me, Philip > mormorò la creatura accarezzando prima il volto e poi il suo collo < Tornerai quello di un tempo. Te lo prometto. >
< Come puoi dirmi una cosa del genere? >
< Perché la tua bellezza non ha eguali, Philip. Devi solo amare e cercarla nel tuo cuore. Solo così potrai davvero essere libero. >
< E come potrei fare? Non capisco. >
< Fidati delle mie parole e lo scoprirai. >


Fu in quel momento che la visione di un nuovo mondo cambiò le sorti del giovane cigno, tralasciando la paura di una notte come tante e aspettando l’alba di un nuovo giorno mentre l’oscurità e il male si diradavano sempre di più.

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Capitolo 4
*** La leggenda ha finalmente inizio ***


< Non posso lasciare da sola mia figlia per un viaggio di cui non vedo mai fine. >
< Papà, di me non devi preoccuparti. Saprò cavarmela da sola. >
< Ma Morgan, cosa stai dicendo? >
La situazione stava diventando sempre più confusa e intricata e Philip non poteva credere a quello che stava succedendo.
< Mia bellissima Nina, perché sono stato punito con questo? Perché essere trasformato in un cigno? Io… >
< Tutto questo è un segnale irreale della tua mente, Philip- tu devi credere nell’amore più profondo. Sono così ti potrai sentire ripagato di tutto quello che ti manca. >
< Mi sta forse dicendo che è l’amore il sentimento che mi sta mancando? E di chi mi dovrei innamorare? Io sono un cigno. Un essere solitario che è costretto a vivere e a morire da solo. >
< No, papà. Tu non puoi dire questo > rispose Morgan accarezzando il suo dorso < Questa bellissima ninfa farà di tutto per farti sentire felice. >
< E come crede di fare? >
< Ascolta il suo canto e lo scoprirai. >
Chiudendo gli occhi e rintanandosi in una realtà apparentemente sempre più astratta, Philip sentiva il suo cuore ricominciare a battere come non gli era mai capitato prima d’ora, mentre la natura e il dolce simbolo di una rinascita sempre pi presente, si apprestava a raggiungere la metà di una leggenda che non poteva più aspettare.
< Mi senti cantare, Philip? >
< Sento la tua presenza sempre più insistente e volenterosa… ma io cosa dovrei fare? >
< Ascolta le mie parole e i miei tocchi. Solo così potrai tornare ad essere un uomo come prima. >
Senza nemmeno accorgersi, la maledizione scatenata da Narissa si ruppe sotto lo sguardo attonito e sotto le note di una dolce melodia diventata quasi appagante.
Philip non riusciva a credere alla magia dell’amore e della natura che la ninfa li stava insegnando, ancora incredulo di quel pomeriggio così ambiguo e diverso da tutti gli altri.
< Papà! Sei tornato! >
In realtà l’uomo non se n’era mai andato, riabbracciando sua figlia e promettendogli che non gli avrebbe mai fatto mancare nulla. >
< Allora potremmo rimanere qui a Isola Santa per sempre. >
< Cosa? Perché dici questo? >
< Non vuoi capire che hai trovato finalmente l’amore? > gli sussurrò sua figlia sotto lo sguardo sorridente della ninfa.
< Ma Morgan… >
< Guarda tu stesso, papà. Ti sta ancora aspettando. >
Voltandosi verso di lei mentre quel sorriso diventava sempre più presente nella sua mente rinata, Philip abbracciò e baciò quella ninfa mentre un vortice di amore invase quella nuova famiglia in nome della protezione della natura più profonda e presente in quelle terre, dando vita ad una leggenda che fino ad oggi molti cercano di trovare una risposta.
< Sapevo che mi avresti capito > mormorò Giselle con tono emozionato < Finalmente adesso può ricominciare a vivere. >
< E tutto ciò non si sarebbe mai realizzato senza di te, Giselle. >
< Hai fatto tutto da solo. Hai saputo seguire il tuo cuore e sei rinato. Per questo la tua bontà supera qualsiasi cattiveria… E nelle tue parole promettenti, la nostra vita sarà serena, felice e giusta. Come una vera e propria famiglia. >

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