B.Y.O.B. - Bring Your Own Balloons

di Kim WinterNight
(/viewuser.php?uid=96904)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A wrong pizza [Shavo] ***
Capitolo 2: *** Grammar is not an opinion! [John] ***
Capitolo 3: *** My sweet revenge [Daron] ***
Capitolo 4: *** I just wanted to help him! [Serj] ***



Capitolo 1
*** A wrong pizza [Shavo] ***


ùA wrong pizza

§ Shavo §






Shavo già pregustava il momento in cui avrebbe addentato la prima fetta di pizza.
Era il suo compleanno e sua madre aveva preparato quella deliziosa pietanza solo per vederlo felice.
Non gli importava dei giocattoli che la nonna gli aveva regalato, estasiato com’era dal profumo di pomodoro e mozzarella.
Afferrò con entrambe le mani il primo spicchio e si scottò i polpastrelli; si leccò le labbra, mordendo finalmente il suo regalo più bello.
Si bruciò anche la lingua, ma aveva troppa fame e ignorò perfino i rimproveri della nonna.
Mentre masticava il suo viso rotondetto si distorse in una smorfia contrariata. Guardò sua madre e inclinò la testa di lato.
«Che c’è, Shavo?»
«Non riesco a masticarla» farfugliò. All’interno della sua bocca intanto si era creata una palla di cibo che i denti non riuscivano a frammentare.
«Hai preso un boccone troppe grande, vero?»
Varduhy afferrò una fetta di pizza e la addentò, per poi inarcare le sopracciglia e posare gli occhi su quelli del figlio. «Mi dispiace, l’impasto non è uscito come volevo…»
Shavo, vedendola dispiaciuta, saltò giù dalla sedia per abbracciarla forte. Non era arrabbiato, solo un po’ deluso.
«Mi dispiace» ripeté Varduhy, carezzandogli i capelli.
«Ti perdono solo se mangiamo subito la torta!»
Shavo aveva già dimenticato l’incidente della pizza, rincuorato dalle risate e dall’amore della sua bellissima famiglia.






[222 parole]




AUGURI SHAVO!!!! *___________*
Cari lettori, torno finalmente nella mia adorata categoria dei System per celebrare con una raccoltina di Kidfic di compleanno da dedicare ai miei amatissimi ragazzi ♥
Non ho molto da dire su questa piccola flash, solo che essendo il 22 un numero molto rappresentativo per Shavo, mi sembrava carino scrivere qualcosa con sole 222 parole ^^
Spero vi sia piaciuta, non è niente di che ma mi è piaciuto tanto scriverla e devo ammettere che di Kidfics sui System ce ne sono davvero troppo poche!
Prima di lasciarvi, vi lascio una piccola nota sul titolo della raccolta: B.Y.O.B. , per chi non lo sapesse, è una famosissima canzzone dei System; l'acronimo originariamente sta per "Bring Your Own Bombs", ma io ho pensato di riadattarlo al contesto compleannesco (?) ^^
Per il prossimo aggiornamento dovrete aspettare al 15 luglio, per il compleanno di John, quindi per ora ringrazio chiunque abbia letto e faccio ancora tantissimi auguri al mio adorato bassista per i suoi quarantotto anni!!!! ♥ ♥ ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Grammar is not an opinion! [John] ***


Grammar is not an opinion!
 
§ John §
 
 
 
 
 
 
È il suo decimo compleanno, così i suoi genitori hanno deciso di portare John a cena fuori.
Hanno prenotato in un ristorante italiano gestito da una coppia di loro amici e ora siedono attorno a un tavolo, pronti a leggere il menu.
Con loro ci sono anche i nonni, si prospetta una bella serata e John non potrebbe essere più felice.
La sua mente corre lontana, non riesce a smettere di pensare al nuovo piatto per la batteria che ha ricevuto; lo ha già provato, gli è piaciuto tantissimo e non vede l’ora di potersi esercitare di nuovo. Più il tempo passa, meno riesce a staccarsi dal suo strumento musicale preferito.
«John? Su, leggici il menu, così almeno ti distrai!» lo incoraggia suo padre, piazzando l’elegante fascicolo rilegato sul tavolo di fronte a lui.
Il bambino piega le labbra in un lieve sorriso e si sfrega le mani, pronto a compiere una delle attività che più gli piacciono, oltre a suonare la batteria: leggere ad alta voce.
Ha cominciato ad apprezzare quell’attività quando una cara amica della nonna è diventata cieca e non poteva più leggere il giornale, così gli ha chiesto di farlo al posto suo. Inizialmente John non ne era entusiasta, ma è sempre stato educato a essere gentile e lo ha fatto comunque.
Allora si è accorto che gli piaceva trovare la giusta intonazione in base alla punteggiatura, scovare gli errori grammaticali e commentarli con ironia.
E ora, menu alla mano, si schiarisce la gola e punta lo sguardo sulla prima pagina. «Allora, siete pronti?»
Gli adulti lo osservano, in attesa, sorrisi divertiti a increspare le loro labbra.
«Antipasti di terra… così, senza due punti o punto, va bene. Tagliere di salumi formaggi salse e pane. Ovviamente non c’è neanche una virgola, niente. Perfetto.» John sospira e scuote il capo.
Suo padre ridacchia. «Poi?»
«Zuppa di cozze.» John fa una pausa. «Senza la maiuscola.»
«Ma ti sei dimenticato di leggere il titolo, vedi? Questo è un antipasto di mare» gli fa notare sua madre, picchiettando divertita sul foglio plastificato.
«Ah, sì, non importa. Andiamo avanti…» Aggrotta le sopracciglia. «Primi terra… le preposizioni se le sono mangiate per colazione, fantastico! Lasagne ala Bolognese, mmh, buone… ma alla vuole due L comunque!»
Tutti gli adulti ormai ridono, anche se la lettura di questo menu sta diventando quasi un supplizio e le loro mani sfogliano velocemente le altre carte presenti sul tavolo.
«Penne alla carbonara, oh, stavolta la doppia L se la sono ricordata!»
John si prepara per leggere il trafiletto dedicato ai primi piatti di mare, quando il proprietario del locale si accosta al loro tavolo; si tratta di Enzo, uno dei più cari amici di suo padre, una di quelle persone che il piccolo considera quasi come uno zio.
«Ragazzi, tutto bene? Avete già deciso cosa ordinare?» esordisce l’uomo con un enorme sorriso.
«No, stiamo ancora aspettando che John finisca di leggere il menu. Le cose qui vanno per le lunghe» risponde suo padre in tono scherzoso.
A quel punto John solleva lo sguardo e osserva Enzo in viso. «Scusa, ma chi vi ha scritto il menu? È pieno di errori!» esclama con nonchalance.
Per un attimo cala il silenzio, poi tutti scoppiano a ridere, ma il bambino non ci trova proprio niente di divertente! Quello è un ristorante, non dovrebbe presentare ai clienti una lista di piatti scritti male!
«Non è che vi serve qualcuno che lo corregga?» aggiunge, sventolando la carta dei piatti sotto il naso del proprietario.
Ma nessuno degli adulti riesce più a riprendersi dalle troppe risa, compreso Enzo che addirittura si tiene l’enorme pancia mentre viene scosso da incontrollabili sussulti.
John li fissa stranito, una mano a grattarsi la nuca e l’altra ancora stretta attorno al menu. «Che c’è? Che ho detto?»
Enzo gli si avvicina e gli regala una pacca sulla schiena, tentando di smettere di ridere. «Sei un mito, John! Ti meriti proprio un’enorme porzione di tiramisù!»
Sul volto del bambino si apre un sorriso luminoso, e improvvisamente si dimentica degli errori grammaticali e dell’indignazione che stava provando fino a poco fa.
Quel dolce è una delle cose più buone che abbia mai assaggiato in vita sua e, anche se non capisce perché, è proprio orgoglioso di se stesso per esserselo meritato!
 
 
 
 
 
 
[711 parole]
 
 
 
 
AUGURI MIO ADORATISSIMO JOHN *___________*
Lettori miei, io sto morendo dal ridere, giuro, AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!
Per scrivere questa storia mi sono ispirata a un iconico bambino che ho conosciuto davvero e che letteralmente adoro, e quando ho pranzato con lui e i suoi genitori in ristorante, si è verificata ESATTAMENTE una scena come questa: lui ci leggeva il menu a voce alta e commentava tutti gli errori e le mancanze grammaticali, oltre a elencare anche tutti gli ingredienti e gli allergeni di ogni singolo piatto!
UN MITO AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!
E chi se non John poteva essere il protagonista di qualcosa del genere??? Di certo non Daron o Shavo, che non è nemmeno detto che sappiano leggere AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!
Ho adorato scrivere questa storia, giuro, e spero di aver strappato un sorriso anche a voi!
Grazie anche solo per aver letto e ancora BUON COMPLEANNO ALL’UOMO PIU’ DOLCE DI QUESTO MONDO, IL BATTERISTA PIU’ TALENTUOSO ED EMOZIONANTE, SEMPLICEMENTE JOHN DOLMAYAN ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** My sweet revenge [Daron] ***


My sweet revenge
 
§ Daron §
 
 
 
 
 
 
Daron sgattaiola fuori dallo studio di suo padre e si guarda attorno come un ladro, camminando in punta di piedi e cercando di non produrre il minimo rumore.
È il suo nono compleanno e non potrà festeggiarlo perché i suoi genitori l’hanno messo in punizione, però vuole comunque fare qualcosa per rendere quel giorno speciale. E, perché no?, potrà anche farla pagare a suo padre per avergli impedito di suonare la batteria come avrebbe voluto.
Con le mani piene della refurtiva che ha appena sequestrato, si dirige rapidamente in camera sua e lascia cadere tutto sul tappeto, per poi chiudere la porta e tirare un sospiro di sollievo.
Nessuno l’ha scoperto, per fortuna.
Con un sorriso soddisfatto, prende la chitarra che ha lasciato appoggiata in un angolo e la abbandona sul tappeto; studia le tempere sparse di fronte a sé, spostando gli occhi da una parte all’altra.
Suo padre gli ha categoricamente proibito di suonare la batteria perché è troppo rumorosa e gli ha rifilato quello stupido strumento a corde che Daron non ha idea di come usare e non ha neanche voglia di impararlo. Ha fatto talmente tanti capricci che alla fine i suoi genitori l’hanno punito e hanno deciso di non organizzare la festa per il suo nono compleanno.
È arrabbiato, non sopporta di non poter fare ciò che vuole, a lui la batteria piace davvero e riesce anche a usarla, ci ha provato a casa di Mark ed è stato bellissimo!
«Non è giusto» sibila tra i denti, afferrando un tubetto di vernice rosso acceso.
La farà pagare a suo padre, consumerà tutti i suoi colori per abbellire la stupida chitarra che gli ha regalato. Senza colori non potrà più dipingere, e non avrà più alcun motivo di impedirgli di suonare la batteria. Dice che lo disturba e lo deconcentra mentre crea le sue opere d’arte? Bene, non succederà più!
Daron, l’adrenalina a scorrergli nelle vene, apre tutti i tubetti di colore e comincia a spargere le tempere sulla superficie lucida della chitarra. Non fa più caso alle tonalità, gli interessa soltanto imbrattare tutto e fare a sua volta un bel capolavoro da esporre in salotto!
Non suonerà mai quella chitarra, non gli piace, gli fa schifo.
Comincia a ridacchiare mentre spreme il colore come fosse maionese, mentre anche il tappeto si sporca irrimediabilmente.
Le sue risa si diffondono per tutta la casa, è veramente soddisfatto del suo lavoro e non gli importa di quali saranno le conseguenze. Tanto peggio di un compleanno senza festa non c’è niente.
Trascorrono alcuni minuti e, quando ormai le tempere stanno per finire, qualcuno apre la porta alle sue spalle e lo sorprende nel bel mezzo del misfatto.
Un grido strozzato abbandona la bocca di sua madre quando si accorge di ciò che sta facendo.
«Zepur, che succede?» tuona la voce di suo padre dal piano inferiore.
Daron si volta e sgrana gli occhi, balzando in piedi e tentando di nascondersi da qualche parte. Sua madre però lo afferra per il collo della maglietta – completamente imbrattata di colore anche quella – e lo blocca, guardandolo con uno sguardo pieno di rabbia e delusione.
«Dove credi di andare? Vieni, Vartan, guarda cos’ha combinato questo disgraziato!» strilla lei, le mani e il corpo che gli tremano per la furia.
Il bambino sente i passi pesanti del padre farsi largo su per le scale e una certa paura comincia ad assalirlo: forse ha un tantino esagerato.
Vartan Malakian compare sulla soglia della cameretta del figlio, le mani sui fianchi e un’espressione indecifrabile dipinta in volto.
I suoi occhi saettano sul disastro sparso per il tappeto, si spostano su Daron e tornano a contemplare i tubetti vuoti e la chitarra irrimediabilmente rovinata.
Poi guarda sua moglie negli occhi e sospira appena. «E tu eri dispiaciuta perché lo abbiamo punito troppo duramente?»
«Mi spieghi perché hai fatto una cosa del genere?» grida ancora Zepur, scuotendo il figlio per le spalle.
A Daron si riempiono gli occhi di lacrime, mentre nel suo petto si fa sentire un enorme senso di colpa. «Io… ecco, papà, così impari a non farmi suonare la batteria! Adesso non puoi più dipingere e io non ti disturberò con tutto quel rumore!»
«Ancora con questa storia?» sbuffa Vartan, facendo qualche passo avanti e chinandosi sullo strumento imbrattato di tutti i colori dello spettro. Lo raccoglie e lo esamina con attenzione, poi lo mostra al bambino. «Sicuramente con quello che hai fatto oggi non ti sei guadagnato la batteria.»
Daron vede il padre veramente deluso da lui, lo guarda mentre lascia la stanza con la chitarra in mano e gli viene da piangere ancora più forte. Comincia a singhiozzare, a metà tra il dispiaciuto e il frustrato.
Zepur lo lascia andare e si appresta a raccogliere il tappeto e i tubetti vuoti, borbottando tra sé e sé e ignorando il continuo frignare del bambino.
Daron si lascia cadere sul pavimento ed esplode in un pianto disperato, rendendosi conto che l’ha combinata davvero grossa.
Sua madre scompare dalla stanza per un po’, per poi tornare indietro e accovacciarsi di fronte a lui.
Il bambino evita di guardarla in faccia, si vergogna di ciò che ha fatto ma allo stesso tempo non ha intenzione di chiedere scusa. In fondo la storia della batteria e della festa di compleanno mancata non riesce proprio a mandarla giù.
«Hai capito che hai fatto una cosa davvero sbagliata?» gli chiede Zepur, addolcendo appena il tono di voce.
Daron annuisce e tira su col naso.
«Ti sei pentito?»
«Sì» mugola.
«Vai subito a chiedere scusa a papà, poi potrai mangiare il gelato» gli concede lei, mettendosi nuovamente in piedi e lasciando la stanza.
Daron non ha voglia di farlo, però gli conviene: almeno potrà avere qualcosa di positivo in questa giornata veramente triste.
Tutta colpa di quella stupida chitarra che gli fa veramente schifo!
Si alza e si asciuga le lacrime con il dorso della mano.
Ha deciso: non suonerà mai e poi mai quello strumento, e prima o poi riuscirà a convincere suo padre a comprargli una batteria bella grande, proprio come quella di Mark!
Sorride e si costringe a scusarsi con Vartan, pregustando il gelato che riceverà come premio.
 
 
 
 
 
 
[1029 parole]
 
 
 
 
AUGURI DAROOOOOON *____________*
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH lettori, voi dovete capire che se c’è lui di mezzo non posso assolutamente evitare di scrivere qualcosa all’insegna del disagio! XD
Per questa OS mi sono ispirata a qualcosa di reale successa a Daron quando era piccolo. Lui, infatti, avrebbe voluto suonare la batteria, ma suo padre non glielo ha mai permesso e così il nostro caro ragazzo è diventato il chitarrista che tutti conosciamo. Nel secondo album del suo side project, gli Scars On Broadway, è stato lui a occuparsi del drumming, quindi suppongo che in un modo o nell’altro sia riuscito a dedicarsi un po’ anche a questo strumento ^^
La motivazione per cui Vartan non ha voluto comprargli la batteria, tuttavia, è una invenzione/speculazione XD
Mi sono detta: Vartan è un pittore, ha bisogno di tranquillità e ispirazione, sicuramente non voleva che suo figlio pestasse come un fabbro su piatti e tamburi mentre lui cercava di dedicarsi alle sue opere XDDD
Non so a che età esatta Daron abbia cominciato a suonare la chitarra né quale tipo di pittura sia quella di suo padre, quindi prendete tutto come mie licenze poetiche!
Spero di avervi strappato un sorriso, anche se Daron come al solito ne ha combinato una delle sue :P
Alla prossima e ancora BUON COMPLEANNO AL MIO AMATO DISASTRO CON I PIEDI ♥♥♥

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I just wanted to help him! [Serj] ***


I just wanted to help him!
 
§ Serj §
 
 
 
 
 
 
Serj svolta l’angolo e subito nota che qualcosa non va.
Ci sono diversi bambini radunati in un angolo, mentre l’aria viene squarciata da un pianto disperato e implorante.
Rapidamente si avvicina e si fa largo tra i suoi coetanei, strabuzzando gli occhi alla vista di una scena davvero spaventosa: un bimbo più o meno della sua età piange forte e si appiattisce contro la parete, la mano sinistra stretta su un giocattolo evidentemente rotto che Serj non riesce a distinguere bene. Di fronte a lui, un ragazzino grande e grosso se la ride e lo addita, prendendolo apertamente in giro di fronte a tutti.
Serj non ha mai sopportato le ingiustizie, le persone prepotenti e chi si comporta da bullo con i più deboli. Non riesce a capire perché nessuno sia intervenuto per difendere il bambino in difficoltà, possibile che siano così poco coraggiosi?
Con un movimento rapido si frappone tra i due e grida: «Smettila, non vedi che lo fai piangere? Stupido!»
Il più grande lo guarda rabbioso. «Chi ti credi di essere? Vai via!»
«No, tu devi andare via e lasciarlo in pace!»
«Ti do un pugno!» lo minaccia il bullo, sollevando un braccio.
Serj trema di rabbia e non ha paura, sa perfettamente che le persone prepotenti lo sono sempre di più quando ci si mostra spaventati da loro. «Provaci» risponde senza esitare.
«Dai, Malik, andiamocene» urla una bambina, avvicinandosi al bullo per cercare di trascinarlo via.
«Adesso ti faccio vedere io!» urla Malik, scrollandosi di dosso la mano della bimba e scaraventandosi addosso a Serj.
Lo colpisce in faccia con un pugno e lo manda a schiantarsi contro il bambino alle sue spalle, che ancora piange e si appiattisce alla parete.
Serj grida di dolore ma non si lascia intimorire e, con tutta la forza che ha, si abbatte sul bullo e lo fa cadere all’indietro. Comincia a tempestarlo di pugni e insulti, mentre attorno a loro si sentono urla, pianti e risate.
Non sa quanto tempo trascorre prima che qualcuno lo separi dal pallone gonfiato sotto di sé, e l’ultima cosa che vede è la sua faccia incrostata di sangue e lacrime.
Se l’è cercata: non si pente affatto di quello che ha fatto.
 
 
I suoi genitori lo guardano con espressione severa e delusa, ma Serj rimane seduto tranquillo: sa che stanno per punirlo per aver picchiato quel bullo, ma l’ha fatto per difendere una persona più debole. Gli hanno insegnato che è giusto aiutare chi è in difficoltà, quindi adesso è un po’ confuso perché gli adulti sembrano arrabbiati con lui.
«Il preside ci ha fatto chiamare, Serj. Siamo molto delusi dal tuo comportamento. Il padre di Malik ha chiesto di farti espellere dalla scuola» spiega sua madre serissima.
«Lui stava prendendo in giro un bambino più piccolo e debole, gli ho solo dato la lezione che si meritava!» risponde convinto Serj.
«Non è con la violenza che si risolvono i problemi» afferma suo padre.
«Ha cominciato lui: ha fatto piangere quel bambino, gli ha rotto un giocattolo e lo ha preso in giro di fronte a tutti!»
«Tesoro, ascolta…» Sua madre sospira e si sporge verso di lui per appoggiargli una mano sulla spalla. «Hai ragione, Malik si è comportato male e ha sbagliato. Ma anche tu hai fatto una cosa brutta, capisci? Dovevi chiamare la maestra e raccontarle tutto, non distruggere la faccia del tuo amico in quel modo.»
«Lui non è mio amico!» puntualizza il bambino.
«Va bene, ma capisci quello che ti sto spiegando?» insiste la donna.
«Ma voi mi dite sempre che devo aiutare chi ne ha bisogno» protesta, gli occhi che si riempiono di lacrime e il cuore colmo di delusione.
«Certo, hai fatto benissimo, però nel modo sbagliato» interviene suo padre. «La prossima volta chiama la maestra e non alzare le mani. È una cosa molto brutta picchiare qualcuno, anche se si comporta male. Ci sono altri modi per punire le persone, non è vero?»
Serj sente un nodo in gola e a fatica annuisce. «Voi non mi picchiate mai» farfuglia.
«Esatto. Non serve farlo, basta semplicemente spiegarti le cose con calma. Tu dovevi fare lo stesso con Malik, e soprattutto chiamare la maestra e lasciare che fosse lei a intervenire. Capito?»
«Sì, papà.» Tira su col naso, vergognandosi per il suo comportamento, perché ora ha capito di aver esagerato. «Non lo faccio più» aggiunge.
«D’accordo.» Sua madre si avvicina per abbracciarlo e baciarlo tra i capelli. «Domani andrai a chiedere scusa a Malik, vero?»
«Sì. Ma anche lui deve chiedere scusa!»
Suo padre ride. «Certo, la maestra glielo farà fare, non preoccuparti.»
Serj sorride soddisfatto e si asciuga le lacrime con il dorso della mano.
I suoi genitori si scambiano un’occhiata, poi suo padre gli batte sulla schiena: «Andiamo a vedere gli scoiattoli, ti va?»
Il viso di Serj si illumina all’improvviso. «Sì, che bello!»
«Vai a chiamare tuo fratello e aiutalo a mettersi le scarpe, vi aspetto qui» conclude l’uomo.
Il bambino schizza su per le scale con il cuore pieno di gioia, la mente ormai lontana anni luce dalla brutta esperienza di quella mattina.
 
 
 
 
 
 
[850 parole]
 
 
 
 
TANTI TANTI AUGURI SERJ *______*
Il nostro amatissimo e carismatico cantante compie oggi 55 anni, ed eccomi a pubblicare una piccola shottina con lui protagonista quando era un bimbetto!
Non so voi, ma io mi immagino che Serj da piccolo fosse già avverso alle ingiustizie e ai maltrattamenti verso i più deboli, proprio come siamo abituati a conoscerlo da adulto ^^
E come avrebbe potuto ignorare una scena come quella a cui ha assistito ed evitare di aiutare il bimbo bullizzato nel cortile della scuola? Forse ha sbagliato il modo, però ha agito con tutte le buone intenzioni, cucciolo :3
Per fortuna sembra aver compreso i suoi errori, ma su di lui non ci sono poi tanti dubbi ;)
Spero di avervi strappato un piccolo sorriso e ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito anche in questa piccola raccoltina dedicata ai miei adorati System: Evelyn, Ale, Carachiel, Soul… GRAZIE DI CUORE per le vostre recensioni *___*
Alla prossima e ancora BUON COMPLEANNO A UNO DEGLI UOMINI PIÙ INTELLIGENTI, TALENTUOSI E SENSIBILI DEL MONDO ♥♥♥

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=4019967