Di nuovo in gioco!

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap. 1 ***
Capitolo 3: *** Cap. 2 ***
Capitolo 4: *** Cap. 3 ***
Capitolo 5: *** Cap. 4 ***
Capitolo 6: *** Cap. 5 ***
Capitolo 7: *** Cap. 6 ***
Capitolo 8: *** Cap. 7 ***
Capitolo 9: *** Cap. 8 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO


Erano passati anni e anni, forse 15, forse 20, forse molti di più in Terra, da quando i due Winchester si erano ritrovati in Paradiso, abbracciandosi su quel ponte.
Da quando il mondo aveva dovuto imparare a fare a meno di loro e cercare di restare sulla rotaia giusta per non deragliare di nuovo.
Ma andava tutto piuttosto bene. Più o meno.
Diciamo nella norma!!
Ogni tanto spuntava un lupo mannaro; di tanto in tanto qualche vampiro. Qualche spettro fuori di testa, ma niente che i cacciatori rimasti non fossero in grado di tenere sotto controllo. Così come gli altri mostri che nella notte potevano ancora fare paura. 

Ok!, ora penserete. Beh! Ma ci sono anche i demoni, no?

Quelli , a quanto pare, per mero accordo tra le due potenze dei mondi mistici erano confinati all’Inferno, così come gli angeli ed esseri celesti vari non potevano più interferire con l’umanità se non come mediatori di preghiere. Così come era sempre stato. O come almeno sarebbe dovuto essere.

Poi un giorno qualcosa sfuggì al controllo infernale. 

L’allarme risuonò ai piani bassi così come ai piani alti.
Il contatto mentale fu immediatamente stabilito.

“Rowena avevamo un patto. Avevi promesso. Io li tengo tra le nuvole, tu tra le fiamme.”
“E’ vero, Jackie bello, ma qui sotto è davvero un...passami il termine... un inferno. E aggiungiamoci anche che il mio entourage non brilla per acutezza. Qualcuno avrà schiacciato un ON invece di un OFF!!”
“Cosa intendi fare?”
“Ho già sguinzagliato i miei segugi. I Cancelli sono tutti sotto controllo. Se è ancora qui, vedrai che...”
“Che significa “se è ancora qui”?”
“Ascolta tesoro, il fatto è che lì , nella terra di mezzo, c’è ancora qualcuno che si diverte con tavole Oui-ya o rituali fatti e fatti malissimo. E qualcuno dei miei spiritelli malefici può aver captato qualcuno e...”
“E ti è sfuggito?”
“Mmmh...”
“Ti è sfuggito?”
“E’ probabile! Ma sto già rimediando. Sai che non mi piace quando non ho il controllo!”
“Ok...ora dimmi una cosa e dimmi la verità!”
“Certo, sai che con te sono sempre sincera come l’Inferno!”
“Scommetto che sai già di chi si tratta.”
“Beh!!...”
“Rowena??!”
“Potrei!”
“Rowena???!!”
“Sì..sì..sì, lo so.”
“Chi è?”
“Non ti piacerà!”
“Dimmi chi è!”
“Malphas!”
“Malphas?….l’annientatore di pensieri e volontà? Sul serio, Rowena?? con tanti stupidi demoni a tua disposizione...ti sei fatta scappare Malphas?? Davvero???”
“Modera il tono ragazzino, sarai anche seduto sul Trono Celeste, ma stai comunque parlando con una Regina!!!”

Silenzio!

“Ok! Litigare tra noi...non porterà a nulla di buono.” si dissero entrambi

Silenzio!

“Ok !!, senti pasticcino, non mi piace litigare con te. Sei troppo carino e non riesco a tenerti il broncio.”
“D’accordo. Come la risolviamo? Malphas , grazie ai suoi poteri ha certamente eluso i tuoi guardiani.”
“Sarà già fuori dall’Inferno!”
“Sicuramente.”
“Sai questo cosa significa.”
e non era una domanda ma una pura affermazione.
“Non puoi mandare altri demoni per dargli la caccia e io non posso mandare angeli per mettere fine alla sua fuga.”
“Non mi piace ripetermi, ma tu sai questo cosa significa.”
“Lo so, e non mi piace. L’ho promesso.”
“Sono l’unica soluzione.  Sono , come dire, super partes!”
Silenzio. Di nuovo!!
“Va bene. Ma li manderò giù alle mie condizioni.”
“Mandali come vuoi, basta che a me rimandi il fuggitivo. Voglio divertirmi anche io e dargli una lezione come solo zia Rowena può dargliela!!”
e prima di chiudere: “Ah, Jack? Dolcezza?”
“Cosa c’è ancora?”
“Se andrà come credo..ci sarà una bella sorpresa per tu sai chi. So che lo sai e a questo punto credo tu debba proprio dirglielo!”
“Lo so...ma potrebbe anche non servire. Agirò al momento!”
“Impavido come solo loro potevano insegnarti ad essere!”

Quando quel contatto psichico ebbe fine, Jack seduto al suo posto, una semplice sedia – il trono lo aveva fatto sparire non appena aveva messo piede nella stanza principale – sospirò, preoccupato. Doveva pensare lucidamente e c’era solo uno che riusciva a farglielo fare nel modo giusto.
Amara , quieta dentro di lui, in pace con la loro armonia, non opponeva alcuna resistenza.
Jack chiuse gli occhi.

Un attimo dopo.
“Mi hai chiamato?!”
Il neo Dio, aprì gli occhi, voltò lo sguardo verso la soglia del suo “ufficio” e sorrise al volto sereno che gli stava sorridendo in risposta.
“Castiel. Ho bisogno del tuo aiuto.”
“Sai che puoi sempre contare su di me.”
“Devo prendere una decisione ma tu devi aiutarmi a capire se è giusta o meno.”
Jack raccontò tutto a Castiel, divenuto ormai il suo braccio destro. Il Paradiso che stavano ricreando e che aveva ancora bisogno di tanto lavoro, era anche opera dei saggi consigli dell’angelo tutore.
Castiel ascoltò ogni parola, ogni timore e dubbio del giovane Nephilim.
“Come posso chiedere una cosa del genere? Infondo avevo promesso di restare fuori dalle vite degli esseri umani. Loro la vita, loro le scelte. Conseguenze comprese.”
“Ma questo non riguarda gli umani. Riguarda un demone pericoloso che potrebbe rompere di nuovo quell’equilibrio che tanto faticosamente abbiamo recuperato. E per cui loro hanno dato tutto. Perfino l’ultimo respiro.”
“Ma loro...”
“Accetteranno!” disse senza esitare e senza nemmeno un ombra di dubbio.
“Castiel..c’è un’altra cosa che devi sapere!” fece con una più che evidente preoccupazione.
“Cosa?!” e Jack raccontò il resto.
L’angelo, a quella rivelazione, rimase basito. Si preoccupò anche lui della situazione che poteva crearsi, ma era tanta la fiducia che aveva nei due amici, che rassicurò il neo Dio,sulla riuscita della futura missione.

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Capitolo 2
*** Cap. 1 ***


Cap 1

In quella parte di Paradiso, che Ash tempo addietro aveva scherzosamente chiamato Winchester Land, Dean se ne stava sepolto nel cofano della sua “Baby Heaven” come l’aveva ribattezzata. Schiacciava, avvitava, ripuliva, controllava , naturalmente il tutto canticchiando i Metallica. Non era su un aereo ma comunque era decisamente in alto!!
Quando…
“Ma quando la smetterai di aggiustarla. Sai che non può rompersi!!!” fece la voce squillante di Sam , appena giunto.
Dean scattò, preso di soprassalto, sbattendo la testa contro lo sportellone sopra la sua testa
“Figlio di...” imprecò massaggiandosi la parte dolente.
“Ehi!! linguaggio!” lo riprese il minore, ghignando.
“Linguaggio un paio di palle! Mi hai fatto prendere un infarto!” rispose ripulendosi le mani dal grasso.
“Dean...fratello...” fece Sam con voce comprensiva. “Siamo in Paradiso. Si presume che siamo morti. Non credo possa venirti un infarto! Sei un essere celeste adesso!!” ironizzò mimando con le mani due ali che svolazzavano.
“Sì..sì...che divertente. Che vuoi, piuttosto?!” fece seccato. “Non dovevi essere con Castiel per andare in una delle biblioteche di Paradise City?!” chiese , scuotendo la testa.
“Già, ma ...credo mi abbia dato buca.” fece presente Sam, senza astio, però.
“Cavolo, quell’angelo è stra-impegnato da quando si è messo a restaurare questo posto con Jack. L’altra sera ha mandato a monte anche il poker con me, Bobby, Rufus e papà.”
“Ehi??!” fece offeso Sam. “Perchè io non ne so niente del poker?”
Dean gettò via lo straccio sporco di olio di motore e si impuntò davanti al fratello, incrociando le braccia al petto.
“ Sam...fratello...” lo parafrasò. “Te l’ho detto, te l’ho chiesto, tre volte..” precisò deciso. “E tu? “Il firmamento stanotte è magnifico. Facciamo un’altra volta, Dean. Salutami tutti!”, ti ricorda qualcosa?” gli fece fare mente locale.
Sam ci pensò su. Sorrise.
“Hai ragione. Però credimi, fratello...il firmamento quella sera era qualcosa da infarto.”
“Uno: di’ un’altra volta Firmamento e ti prendo a calci. Due: Sammy, fratellino...siamo in Paradiso , si presume che siamo morti quindi niente infarto per noi!” lo prese in giro.
“Ahaha!! divertente!”
“Sì, lo è!!” replicò ridendo di cuore e contagiando anche l’altro che iniziò a ridere.
Si presero una birra dall’immancabile frigo verde e si misero a parlare come se fossero semplicemente in un parco a godersi la giornata libera dal lavoro. Completamente rilassati. Senza guardarsi attorno. Senza dover sentire al di sotto delle maniche della camicia, la costante presenza di un’arma. 

Era davvero questo il Paradiso. Pace.


Erano ancora intenti a prendersi in giro e a decidere chi tormentare tra i loro amici e familiari, escluso il padre che li aveva bellamente messi in riga quando avevano provato a prenderlo di sorpresa mentre era a pesca.
“Ciao ragazzi!”
“Wow!! Castiel??!” fece Sam.
“Guarda guarda chi è in libera uscita!” scherzò Dean.
“Sì, in effetti sono stato parecchio impegnato!” ammise l’angelo , mettendosi tra i due fratelli e accettando la birra che Sam gli aveva appena offerto.
“Parecchio?...sono giorni, se di giorni si tratta, che non ti si vede in giro.” fece notare poi il giovane Winchester.
“Impegnato con la mamma del nuovo boss!?” gli sussurrò Dean discretamente.*
“Dean smettila con questa storia!” lo ammonì bonariamente , l’angelo.
“Allora perché stai arrossendo?!” lo punzecchiò ancora, Dean.
“Uno: è complicato. Due: io non arrossisco!” fece , puntiglioso l’angelo.
“Amico, il sesso nella doccia è complicato. Il Trono di Spade era...”
“Sì, sì, sì...complicato!” lo fermò Sam, sorridendo e mettendogli una mano sul torace per fermare quella presa in giro. “Battuta vecchia. Siamo in Paradiso, dovresti cambiare il tuo repertorio.”
“Ehi!! le mie battute sono come le cassette nastro della mia Piccola. Un classico!!” replicò orgoglioso il maggiore dei Winchester.
“Andiamo Dean...” lo fermò ancora Sam. “..dagli tregua. Il nostro amico sembra stanco e ...preoccupato?” azzardò.
Castiel lo guardò. Sam aveva sempre avuto questa capacità di capire il suo stato d’animo prima di Dean.
Dean, a quell’uscita, divenne più serio e spostò lo sguardo sull’amico angelo.
“Preoccupato?” ripetè fissandolo meglio. “Cass? Che succede amico?” lo incalzò, ora decisamente serio.
“Ragazzi, c’è bisogno di voi.” disse e poi: “Jack ha bisogno di voi!” specificò.
“Questa ce la devi proprio spiegare!” asserì Sam.
“Sì, naturalmente.” disse l’angelo.
“Ok! Spiega, allora.” insistette Dean.
“Non qui. Ma vi posso solo dire che se accettate dovrete rispolverare i vostri abiti da Federali.”
“Cosa??!” esclamarono all’unisono i due fratelli.


Un attimo dopo i tre erano nella stanza principale, quella da dove Jack cercava di tenere tutto sotto controllo , di essere quel Dio che il mondo e l’umanità meritavano.
Un momento di sbalordimento i due fratelli lo ebbero quando si resero conto di avere indosso dei completi da Fed classici: camicia bianca, pantalone e giacca nera.
“Ci spieghi?!” fece stranito Sam indicando Dean e sé stesso vestiti in quel modo.
“Vi avevo detto che sarebbero serviti i vostri vecchi vestiti da federali!” si giustificò l’angelo.
“Non sapevi fare di meglio?” esclamò Dean guardando scontento Castiel.
“Il classico va’ sempre di moda! Lo hai detto tu.” fu la risposta a tono dell’amico angelo mentre Sam se la rideva sommessamente.
“Seh!! quando devi fare il becchino!” sussurrò Dean. E poi si rivolse al giovane Dio nephilim.
“Ciao ragazzino!” fu il solito saluto.”Ok, dimmi chi ti ha rotto il giocattolo e lo prendo a calci!” fece scherzoso. 
Sam strabuzzò gli occhi a quella uscita fraterna. “Dean!!!” lo richiamò con tono di rimprovero. “Anche se gli hai dato la sua prima birra, gli stavi quasi per fare il discorsetto sul sesso e gli hai insegnato a guidare non vuol dire che tu...insomma...Jack...lui è pur sempre...sì cioè..” 

Cavolo!! era pur sempre Dio. Anche se in una versione decisamente migliore!!

“Tranquillo Sam!” fece per niente offeso Jack, mentre gli andava incontro e lo abbracciava calorosamente. “Mi piace quando mi chiama così!” disse , spostando poi lo sguardo su Dean.
“Questo vuol dire che merito un abbraccio anche io?!” ironizzò e senza esitare , il maggiore dei Winchester si ritrovò con le braccia del neo Dio intorno al corpo. “Ok..Ok...” balbettò quando quell’abbraccio durò un po’ di più del dovuto. “Dicci che succede, Jack!” fece mentre si ricomponevano.

Jack fece un respiro profondo.
Un Dio che prendeva coraggio. 

“D’accordo. So di aver promesso che non avrei commesso lo stesso sbaglio di Chuck, che non mi sarei intromesso nelle vite degli umani, ma questo.. questo non riguarda solo un umano, ma l’intera umanità!” fu il preambolo che mise in allarme quei sensi da cacciatori che anche dopo la morte non sembravano essersi sopiti nell’animo dei Winchester.
“Non stiamo parlando di un’apocalisse di qualche tipo!?” fece Dean.
“No, niente apocalisse, Dean. Gli angeli hanno una guida ora e Rowena tiene i suoi demoni a guinzaglio stretto!” asserì con sicurezza Sam, suscitando sorpresa nel fratello. “Che c’è?!” fece il minore alzando le spalle con fare innocente. “Le biblioteche del Paradiso sono come i saloni di bellezza. Puoi sentire e sapere tutto di tutti.”
“Ok!” esclamò Dean alzando le mani in chiaro segno di sconcerto. “Perchè tra le decine di domande che mi vengono in mente adesso e che di certo avrebbe più senso fare, la prima è: cosa cavolo ne sai tu di che cosa si parla nei saloni di bellezza?” fece rivolto al fratello che lo fulminò con lo sguardo.
“Quanto sei idiota!!” fu il commento
“D’accordo...lasciamo perdere e comunque non ti aveva dato buca!?” fece ancora Dean indicando Cass da sempre affascinato dall’interazione dei due fratelli.
Castiel fece spallucce, sorridendo appena.
“Sì, certo. Ma questo non significa che io non ci sia andato lo stesso!” risponde Sam. “Ho il Pass Vip!” continuò orgoglioso.
“Il solito nerd!” lo prese in giro, il maggiore. “Ok, dicci tutto.” fece poi, guardando di nuovo Jack.
“Qualche giorno fa è scattato un allarme!” iniziò invece Castiel.
“Di che tipo?!” chiese il maggiore dei fratelli.
“Beh! Dicendola alla Dean Winchester..siamo in codice rosso.” rispose Castiel.
“Che non è affatto bello!” convenne Dean
“No, per niente!” si accodò Sam. “Chi lo ha fatto scattare?”
“Malphas.”
I due fratelli scossero la testa come a dire “E chi è?”
A quelle espressioni, Castiel mise sul grande tavolo alcuni tomi e li aprì alle pagine che parlavano di Malphas.
Sam e Dean si avvicinarono e iniziarono a sfogliare quelle pagine. 

Ebbero lo stesso brivido. Era come ritornare sulla breccia della caccia.

“Non ha una bella faccia!” ironizzò Dean, guardando quelle immagini raccapriccianti del demone in azione.
“Annientatore di pensieri e volontà.” precisò Sam, leggendo tra i paragrafi antichi. “Potrebbe essere capace di soggiogare al male chiunque in poco tempo e su larga scala.” lesse ancora. “E’ davvero un brutto affare. Ma , scusa la domanda: noi? Perché siamo qui?! C’era bisogno di un cambio abiti per dirci questa cosa?”
“Io una mezza idea me la sono fatta!” azzardò Dean, guardando proprio l’abito che indossava.
“Ragazzi...” intervenne Castiel. “Malphas è forte e potente. Per fermarlo servirebbe l’azione combinata di una guarnigione di angeli e una legione di demoni.”
“Stai scherzando?!” fece Sam. “Due truppe del genere?, sulla Terra?, a combattere dopo tutto questo tempo?” ironizzò Sam.
“Farebbero tutto tranne che cercare Malphas e tu lo sai. La tentazione di farsi fuori a vicenda sarebbe troppo forte!!” convenne convinto Dean.
“Lo so!” asserì altrettanto serio Jack. “E’ per questo che vi sto chiedendo aiuto!”
“Ma come possiamo aiutarti?!” chiese davvero perplesso.
“Guarda i nostri vestiti, Sammy!! Vuole mandarci di sotto!” esclamò Dean, sorridendo sghembo, credendo di aver fatto solo una battuta.
Ma quando si rese conto che sia Castiel che Jack lo fissavano seri o meglio come se il loro segreto fosse stato appena svelato, sgranò gli occhi.
“Cazzo!! volete davvero mandarci di sotto?” e questa volta il suo tono era davvero sorpreso.
“Ma che stai dicendo?!” fece Sam, stranito. Di sicuro, il fratello aveva inteso male quegli sguardi , ma poi, anche lui, si mise ad osservare l’imbarazzo e un certo senso di colpa sui volti dell’angelo e del giovane Dio.
“Ha ragione Dean. Volete mandarci indietro?” e nel suo tono non c’era entusiasmo ma una sorta di panico.

Come non poteva provare panico? Dopo aver assaporato la pace, la famiglia. Paradossalmente...la vita!!




N.d.A.: *” questo è un piccolo riferimento alla mia storia “Primo giorno in Paradiso” in cui Dean dopo essersi chiarito con Castiel , capisce che l’angelo ha un “qualcosa” in ballo con Kelly, la mamma di Jack.

Grazie grazie.
:)

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Capitolo 3
*** Cap. 2 ***


CAP 2

“...Volete mandarci indietro?”

“Non come intendi tu, Sam!” si apprestò a dire Castiel.
“E come allora?!” intervenne Dean che nel frattempo si era andato a sedere su una delle sedie per metabolizzare il tutto.
“4 ore. Vi manderò sulla Terra solo per 4 ore. Sappiamo dove si trova Malphas e dove farà il rito che lo potenzierà. Ma voglio che sia chiara una cosa.” asserì con una determinazione che i due fratelli non gli avevano mai visto. Nemmeno quando erano in vita e Jack era un “ragazzino” provetto Power Ranger.
“Cosa?!” quasi sussurrò Sam, che ora , era seduto accanto al fratello.
“Se portate a termine la missione, è qui che tornerete. Se in qualsiasi modo verrete feriti in modo lieve o grave, è qui che tornerete. Se la missione non va’ in porto, è qui che tornerete. Il Paradiso è casa vostra e indifferentemente da come andranno le cose è a casa vostra che vi riporterò. Questo non è in discussione!” concluse restando in piedi, tra i due. “Ma voi..ora come ora..siete...restate la mia unica possibilità di fermare quel demone. L’unica possibilità di salvezza dell’umanità.”

I fratelli rimasero in silenzio per un po’, poi fu Dean a parlare.
“Quanto tempo è passato?!”
“Da quando Malphas è sfuggito al controllo dell’Inferno?” domandò di rimando Castiel.
“No, da quanto tempo manchiamo laggiù?!” precisò il maggiore sapendo il modo diverso in cui scorreva il tempo in Paradiso.
Jack sospirò, guardò comprensivo Castiel. “Per loro...Circa una ventina di anni da Sam. Per te, di più, per ovvie ragioni!!”

Il maggiore annuì, per le “ovvie ragioni”.
Evitando però di guardare Sam, sempre per quelle “ovvie ragioni”.

Si alzò dal suo posto e andò verso la grande vetrata che dava sull’infinito del Paradiso. 

Un attimo dopo sentì accanto a lui, la presenza del fratello.
Sam e Dean si guardarono. Fu come leggersi nel pensiero. Quel senso innato del dovere verso l’umanità tornò a solleticare la loro coscienza.

“Sai questo cosa significa?!” fece il maggiore.
“Sì, che abbiamo ancora un lavoro da fare!” rispose sorridendo complice Sam che però un attimo dopo abbassò lo sguardo e rise compiaciuto.
“Che c’è?!” chiese il maggiore.
“No...cioè..è che ...è strano che tu, proprio tu, non abbia colto l’ironia della cosa!” rispose Sam sorridendo ancora.
“Che mi sono perso?!” replicò Dean non capendo davvero dove il fratello volesse andare a parare.
“Insomma...noi due..vestiti così. Jack che ci manda in missione e lui è ..insomma lui è..Dio!!” e solo allora vide gli occhi del fratello maggiore spalancarsi e farsi entusiasti.
“Cavolo!!!” fece allegro. “Siamo come i Blues Brothers!! Siamo in missione per conto di Dio!!” esclamò facendo sua la famosa battuta di un vecchio film. “Ok, Aykroyd...diamoci da fare!”
“Vai avanti tu, Belushi!!” disse Sam e un attimo dopo vide Dean girarsi di nuovo verso di lui e puntargli l’indice al centro del petto con fare minaccioso. “Ma cosa...” esclamò sorpreso il minore.
“Che sia chiaro. Sono Belushi solo perché sono il più figo!” ci tenne a precisare.
“No, sei Belushi solo perché sei il più basso!” ribattè Sam ghignando.
“Stronzetto!”
“Idiota!”
“Però giuro..” fece ancora il maggiore. “..che se hanno ridotto la mia Piccola come la Blues Mobile...li spenno!” precisò serio mentre dava una pacca fraterna sulla spalla del fratello.
“Ne sei sicuro, Dean?...sì, insomma di fare anche questa?” lo fermò per un braccio Sam.
“Se ci stai anche tu, Sammy...rimettiamo insieme la banda!!” rispose citando ancora il famoso film e annuendo al consenso di Sam e poi si voltò verso Castiel e Jack che avevano ormai inteso l’assenso dei due a quella missione.
“Ok, Capitano Kirk!!! Tu e...” fece rivolto a Jack che alzò le sopracciglia colto di sorpresa da quell’appellativo. “...e Spok..” indicando poi Castiel. “..già sapete dove ci farà scendere l’Enterprise?!”
“Dean...non penso che lui...” azzardò Sam.
“Andiamo Sammy!! E’ lui l’Onniscente adesso. Vuoi che non sappia a cosa mi riferisco?!” fece Dean.
“Beh!!...allora spiegami le loro facce!” replicò , il minore, indicando gli sguardi lievemente preoccupati degli altri due.
Dean , incuriosito da quell’uscita del minore, si voltò a scrutare meglio i due amici angelici e non potè non notare che Sam aveva ragione.
Quei due erano quasi in imbarazzo , per non dire in colpa. Ma non era l’ignoranza telefilmica a farli sentire in colpa, ma altro. Specie quando Castiel abbassò lo sguardo e poi iniziò a guardare oltre.

Qualcosa scattò nella sua mente, perché era sempre così che l’amico faceva, anche quando erano in vita, quando sapeva che qualcosa, qualche verità, lo avrebbe sconvolto.

“Oh no, no, no...” fece tra l’ironico e il disappunto e quando vide Castiel tenere quella sua posizione con il volto e addirittura Jack distoglierlo, intuì che ci aveva preso.
“Ma cosa...” cercò di capire anche Sam.
“Andiamo ragazzi...non vorrete davvero mandarci lì?!”
“Lì dove, Dean?!” chiese con decisione Sam.
“E’ uno dei motivi per cui non volevo invischiarvi in questa storia!” ammise Jack.
“Ma davvero??!” ironizzò Dean.
“Posso capirci qualcosa anche io?!” insistette Sam.
“Canton.” disse semplicemente Dean.
“Cosa?” esalò Sam. La sua anima immortale tremò esattamente come tremò quella dannata sera in cui tutto gli crollò addosso.
Dean non poteva avere nominato quella maledetta città.
“Quel bastardo di Malphas è a Canton!” confermò Dean.
A quel punto Jack non esitò oltre.
“Quattro ore e poi sarete di nuovo a casa! Nell’Impala troverete tutto quello che vi serve per fermare il rito che vuole compiere.” asserì e un attimo dopo schioccò le dita e nella stanza rimasero solo lui e Castiel.

“Ma cosa...perchè? Perché lo hai fatto, Jack?”
“Se avessi atteso oltre, il ricordo di quella sera li avrebbe investiti con lo stesso dolore. Quello è il ricordo di un dolore che non passa mai. Anche qui, Castiel. Il dolore per aver perso mia madre è ancora qui.” disse toccandosi il petto. “Eppure l’ho ritrovata.”
“Ma dovevi...”
“Fare cosa? Farli soffrire?”
“No, ma..”
“Mandandoli subito a Canton,in quel luogo, non avranno tempo di rimuginare su dove si trovano e su cosa è successo. Dovranno focalizzarsi sulla loro missione. E se quando torneranno, vorranno delle scuse, le avranno. Se le meriteranno. Non sarò io a negargliele e se dovrò meritare il loro perdono, mi impegnerò affinché loro mi perdonino.”
Castiel lo guardò. Respirò profondamente. Sorrise. Orgoglioso.
“Che c’è?” fece Jack.
“Non lo sai?!” alludendo al fatto che Jack poteva senza difficoltà leggergli la mente.
“Sai che non mi piace entrare nella mente degli altri. Me lo hai insegnato tu: i pensieri sono una forma di libertà. Leggerli senza permesso è privare chiunque di quella libertà!” recitò ricordando l’angelico insegnamento.
Castiel annuì a quel consiglio dato tempo addietro.
“Sai...Chuck ?...sia quello che mi ha creato che quello che tu hai disfatto, mai e poi mai avrebbe accettato di chiedere perdono. Un perdono sincero.”
“Io non sono Chuck. Non lo sono grazie a te. Grazie a Sam e a Dean. Se ho avuto la forza e la possibilità di ricostruire tutto questo...” fece indicando lo spazio immenso al di fuori di quella stanza. “...è solo grazie a voi!”
“E riguardo l’altra cosa?” gli ricordò Castiel.
“Non posso cambiarla o fermarla. Posso solo sperare che lui, una volta tornato qui, capisca e mi perdoni.” rispose Jack
“Quindi ora , non ci resta che aspettare!” asserì poi, pensieroso, Castiel.

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Capitolo 4
*** Cap. 3 ***


CAP.3

Dean esalò un respiro rumoroso. Come se avesse appena preso la prima boccata d’aria dopo una lunga apnea. Un secondo dopo , lo stesso suono strozzato e acuto uscì dalla bocca di Sam.
“Dean ?”
“E’ tutto ok. Tu? Stai bene?!” chiese il maggiore.
Sam si guardò le mani,i vestiti che aveva indosso .I suoi soliti e non più quello stupido completo nero Lanciò uno sguardo veloce al luogo in cui erano.
“Sam?? stai bene?!” chiese di nuovo Dean, vedendo la confusione sul volto del minore.
“Sì, sì, sì...sto bene!! Per un attimo ho pensato di star sognando.” asserì strofinando le mani sul jeans.
“Quel piccolo bastardo divino me la pagherà per questo scherzetto. Dio o non Dio, lo prenderò a calci per tutto il Paradiso appena rimetteremo il culo tra le nuvole! Non creda che solo perché ci ha ridato i nostri vestiti, la passerà liscia. Gli farò il cu..”
“Dean!!!” lo fermò, l’altro. “Credo che tu stia diventando un attimino blasfemo!”
“Sul serio? Sul serio, Sam? Lo difendi?” esclamò acuendo la voce.
“No, ma...andiamo….a modo suo è comunque Dio e tu...”
“Io cosa?...Devo forse ricordarti che fine abbiamo fatto fare a Chuck?! Cosa vuoi che siano un paio di calci in culo ben piazzati!!” precisò davvero convinto.
Sam fece spallucce al ricordo di quei tempi e sorrise ai piani poco realizzabili del fratello. Poi lo vide farsi serio o più che altro pensieroso.
“Dean, che c’è?” chiese cauto.
Dean respirò affondo.
“Cazzo Sammy! Siamo di nuovo qui...sulla Terra..e io...non lo so..Cioè, ci è capitato tante volte di avere un biglietto di ritorno ma questa volta, non lo so,..è diverso e io..” ed ora era decisamente confuso.
“Dean, ehi!, anche per me è strano. E  tanto anche. Ma lo sai ...ci basterebbe pregare, una sola semplice supplica e in un batter di ciglia saremmo di nuovo lassù e nessuno potrebbe rimproverarci di non...”
“No!” lo fermò Dean, deciso, come se i mille dubbi che lo avevano appena confuso, si fossero dissipati. “Non lasceremo che quel bastardo distrugga quello che siamo riusciti a fare. Andiamo avanti!”
“Sicuro?!”
“Al 100%, fratellino !!” fece battendo le mani sul volante e sorridendo a Sam che lo ricambiava.
“Ok! Jack ha detto che troveremo tutto qui dentro!” fece il minore, aprendo il portaoggetti dell’Impala, magicamente materializzatasi insieme a loro, in quel luogo e mentre lui si adoperò per tirar fuori quelle che sembravano essere antiche pergamene, Dean si sporse verso il volante, così da poter rendersi conto di dove Jack li avesse fatti “atterrare”.

Quello che vide, però, davvero gli spezzò il fiato. 

Istintivamente strinse le mani intorno al volante e non riuscì, almeno per il momento a dire nulla mentre invece Sam, leggeva con attenzione gli scritti antichi che aveva tirato fuori.
“Senti qui...” disse senza guardare il maggiore, tenendo fissi gli occhi su quei fogli. “...il demone per scatenare la confusione e il soggiogamento al male in tutto il mondo dovrà compiere il rito, sacrificando un’anima pura di stirpe eletta, in un luogo in cui sangue e lacrime sono state versate, dove un eroe è diventato immortale e un eroe è rimasto mortale….” lesse ancora.
“Sam!?” lo richiamò sottovoce Dean, mentre guardava ancora fuori.
“...il rito potrà essere fermato solo da coloro a cui quelle lacrime e quel sangue appartengono e ...”
“Sammy??!” lo richiamò con più decisione Dean, alzando un po’ la voce.
“Che c’è?!” esclamò Sam, quasi seccato per essere stato interrotto. E quando vide che Dean non lo guardava ma fissava quello che c’era fuori, rimase un attimo stranito. “Dean...che c’è? Che hai?”
“Guarda fuori Sam!” disse solo. Lui aveva già riconosciuto quel posto. Nonostante anni e anni fossero passati, una sensazione di doloroso disagio gli attanagliò comunque lo stomaco.
Sam, perplesso obbedì e guardò fuori.
Non servì molto. I suoi occhi strabuzzarono. Il suo intero essere vibrò di rabbia, dolore, frustrazione, disperazione. In un attimo tutte quelle emozioni che ormai non provava più esplosero potenti e prepotenti dentro di lui.
“No..no...Ok tutto, ma non questo. Non puo’ farci questo...non può...Non puoi farci questo!!” gridò alla fine, battendo con forza il pugno sul cruscotto dell’Impala.
In un’altra occasione Dean come minimo gli avrebbe fatto una paternale di ore per aver colpito in quel modo la sua adorata Baby.
Ma ora...ora era consapevole che Sam aveva avuto solo più prontezza di spirito di lui ed era esploso.

Davanti a loro, quel dannato fienile in cui tutto ebbe fine. In cui la vita di Dean ebbe fine. E sotto molti aspetti anche quella di Sam.

“Sammy..”
“Non entrerò lì dentro, Dean. Se possiamo fare qualcosa da qui..ok, ci sto. Ma lì, lì dentro...non...non ce la faccio...lui non ne aveva il diritto..” fece puntando l’indice con un gesto rabbioso verso il Cielo. “..e tu...tu non puoi chiedermelo..io io..non...” fece quasi isterico Sam. Gli occhi disperati.
“Sam...Sammy!” lo chiamò il maggiore posandogli una mano sulla spalla per tranquillizzarlo e per fargli sentire comunque la sua presenza. “Calmati , ok?!” provò.
“Cos’è? Una prova sadica questa?” continuò Sam, anche se molto più calmo e che non si sottraeva al tocco del fratello.
“No, non penso che Jack possa arrivare a tanto. Io credo che..”
“Cosa? Cosa può esserci di logico in tutto questo?”
Dean fece un respiro profondo. Si posizionò sul sedile in modo da poter guardare meglio il fratello. Girato verso di lui, schiena al finestrino. “Ascoltami!” disse e quando vide che Sam aveva distolto di nuovo lo sguardo, lo richiamò deciso ma cauto: “Ehi! Guardami, Sammy!”
Sam, imitò il fratello. Respirò profondamente, ritrovando una certa calma e si voltò appena verso di lui. Pronto ad ascoltarlo.
“Io non penso che Jack o Cas si siano divertiti a mandarci qui, in questo posto e questo, ne sono certo, lo sai anche tu. “ e Sam annuì convinto delle parole dl fratello. “Io penso che sapessero che anche se noi avessimo saputo dall’inizio di dove saremmo atterrati, avremmo detto di sì, anche se farlo ci avrebbe causato disagio, dolore, rancore.. L’avremmo fatto con uno spirito diverso. Ma lo avremmo fatto. Perchè era una cosa che solo noi potevamo fare!” disse indicando le pergamene che Sam aveva lasciato cadere ai suoi piedi e che il giovane raccolse subito dopo.
“Cosa vuoi dire?!” fece perplesso.
“Pensaci, Sam. Un luogo in cui sangue e lacrime sono state versati. Dove un eroe diventa immortale e uno resta mortale...Sam?!!” esclamò convinto. “Siamo noi, è quello che ci è successo, che è successo lì dentro.” gli fece presente Dean.
Sam guardò il fratello, poi le pergamene, poi ciò che vi era scritto poi di nuovo il maggiore.
“Tu dici...”
“Che avevano ragione. Una legione infernale e una schiera angelica non avrebbero concluso niente. Perché non c’era niente di loro in quel fienile.” fece ancora.
Sam annuì. Dean aveva ragione. Su tutto.
“Ma c’è una cosa che mi terrorizza più del dover entrare di nuovo lì dentro..” fece poi Dean.
“Cosa?!”
“L’anima pura di stirpe eletta.” e Sam trasalì a quella precisazione.
“Credi che ci sia una vittima lì dentro?”
“Onestamente spero che sia solo prigioniero e non ancora vittima, Sammy!”
Sam restò per un attimo ancora perplesso. Poi mise via quegli antichi fogli. E Dean sorrise.
“Allora ...ora sono io a chiederlo a te. Vuoi andare avanti o tornare indietro?”
Sam guardò fuori, guardò suo fratello. Contrasse la mascella come a voler resettare tutto.
Frustrazione compresa.
“Sei con me, fratellino?!” chiese con calma , Dean.
“Come sempre, Dean. Facciamo questo lavoro, rispediamo quello stronzo demoniaco a Rowena e torniamocene a casa.” asserì con convinzione.
“Ok, Sammy. Ok!!” convenne Dean orgoglioso. Come sempre d’altronde. ”Armi?” domandò a quel punto.
“Nessuna. A quanto pare solo una formula di un esorcismo di una potenza che noi non abbiamo mai usato.” disse Sam, leggendo con attenzione una delle pagine.
“Perchè?!”
“Perchè ci avrebbe annientati!” rispose il più giovane.
“E ora invece non...” si premunì di accertarsi.
“Siamo completamente immuni.”
“Ok! Immuni è ok!!” esclamò soddisfatto e entusiasta, battendo le mani insieme. “Andiamo a controllare e vediamo come prendere a calci il nostro amico!” disse soddisfatto del suo piano, quando si accorse che Sam non lo stava più guardando, ma fissava qualcosa alle sue spalle.
“Sammy?” lo richiamò perplesso.
Nessuna risposta.
“Sam??!” ancora. Ancora niente.
Poi Dean si voltò a guardare verso quel qualcosa che sembrava aver congelato il fratello. “Ma cosa...” fece , rendendosi conto che non era un “qualcosa” quello che aveva attirato l’attenzione di Sam, ma un “qualcuno”.

Guardò di nuovo Sam che sembrava non riuscire a distogliere lo sguardo dall’uomo che era appena uscito dalla boscaglia e che si avvicinava furtivo al fienile. Gli occhi del minore, sgranati dalla sorpresa e dall'incredulità.
“Sam...chi è?”
“Non può essere...non può essere...non..non..” balbettò il più giovane.
“Lo conosci?” domandò stupito.
Sam deglutì, sembrò mettere meglio a fuoco. Lo stupore sul suo volto non mutò.
“Dean!” disse.
“Sì, sono qui Sammy. Ma tu sembri decisamente in partenza per Follialandia, amico!”
“No, non tu...lui!” ripetè indicando l’uomo che avanzava con cautela.
“Lui...che, Sam? Chi è quel tizio?” chiese ancora con maggior insistenza.

“Dean...il mio Dean!” rispose infine.

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Capitolo 5
*** Cap. 4 ***


Cap. 4


“Dean...il mio Dean!”

La bocca di Dean, del Dean in macchina, si aprì dalla sorpresa, così come i suoi occhi stralunarono increduli.
“Il tuo...Dean?” fece fissando, a questo punto anche lui l’uomo. “Tuo figlio...Dean?”
“Sì!”
Per alcuni momenti silenzio e sbigottimento riempirono l’abitacolo della fidata Impala.
Poi…
Un deciso scappellotto colpì in pieno la nuca del più giovane.
“Ma sei diventato scemo!!?” esclamò irato Sam.
“Io? Io sarei diventato scemo? Tu hai insegnato a mio nipote, il mio unico nipote ad essere un cacciatore?!”
“Cosa?”
“Dopo tutto quello che abbiamo passato? Dopo tutto quello che abbiamo perso? Ne sei uscito, hai avuto un figlio e la cosa più intelligente che riesci ad insegnargli è essere un cacciatore?”
“Ma no...ma cosa...” balbettava Sam, cercando di frenare il fiume in piena che era ormai quella paternale del maggiore.
“Ho sempre pensato che fossi tu quello intelligente tra ma e te. E non ci crederai ma sono perfino morto con questa convinzione, perché mi sono detto “è forte e abbastanza intelligente da cambiare vita e farsene una vera!!” e ora..”
“Dean, no...”
“E ora scopro che tu hai...cazzo, Sammy. Hai davvero...”
“Ok, sta’ zitto, porca miseria!!” sbottò Sam decisamente alterato. “Non ho mai insegnato a Dean ad essere un cacciatore. Gli ho parlato del male ? Sì. Gli ho detto di essere sempre aperto ad ogni cosa, per quanto strana sembrasse? Sì. Gli ho fatto fare un tatuaggio come il nostro? Cazzo, se gliel’ho fatto fare!!! E’ un Winchester!!.. è per quanto la vita quaggiù ora sia molto meglio di come l’abbiamo vissuta noi, una sorta di protezione da quel male che abbiamo sempre combattuto dovevo dargliela. Ma mai..” e prese un respiro profondo. “Mai gli ho messo in mano una pistola se da piccolo mi diceva di avere paura del buio.” fece , memore di ciò che John aveva fatto con lui a quella stessa richiesta infantile.
“E allora come lo spieghi che sia qui? Proprio adesso? Proprio ora che...” e questa volta fu Dean a congelarsi in un qualche pensiero che gli si era appena illuminato in mente.
“Ora? Ora che ??” chiese Sam , alternando lo sguardo da suo figlio che guardingo continuava ad avanzare verso il fienile a suo fratello. “Dean??! che c’è? Che stai pensando?” lo richiamò con decisione.
“Un luogo dove il sangue e le lacrime sono stati versati. Un eroe divenuto immortale e uno rimasto mortale. Una stirpe eletta.” recitò riflessivo, il mggiore.
“Sì..e allora?”
“Credo di sapere chi c’è in quel fienile, Sammy! Credo di sapere perché lui è qui e so che non ti piacerà!” fece con il tono di uno che voleva far mantenere la calma.
“Ok, questo già non mi sta piacendo. Puoi essere meno..”
“Tuo nipote.” rivelò Dean. “Sam, c’è tuo nipote lì dentro. Noi siamo i Winchester, lui...” fece indicando il Dean al di fuori dell’Impala. “...lui è tuo figlio. Winchester anche lui e ...”
“La stirpe eletta.” sussurrò terrorizzato Sam, mettendo insieme tutti i suggerimenti che Dean gli stava centellinando per non mandarlo in panico. 

Poi come colto da un’illuminazione, scoppiò: “Quel figlio di puttana demoniaco ha rapito mio nipote per il suo rituale del cazzo?” e poi decisamente furioso. “Ma io gli spacco il culo, lo riporto in vita e poi glielo spacco di nuovo, altro che rimandarlo a Rowena!”
“Ecco il mio fratellino!!” esclamò Dean, decisamente orgoglioso. “Allora che ne dici se prima di diventare Liam Neeson, ti dai una calmata e fermiamo il giovanotto lì fuori?!”
Sam, a quell’esortazione alla calma, guardò di nuovo suo figlio fermo al capannone e intendo a guardare attraverso una finestra.
“Sì..sì...non credo lui sappia cosa fare!” disse di nuovo lucido.
“E’ a questo che servono i padri!” asserì Dean battendogli una pacca fraterna sulla spalla.
“E gli zii!” rispose immediatamente dopo, Sam, sorridendo all’espressione d’orgoglio illuminatasi sul volto del maggiore.
“Ok, fratellino. Salviamo la nostra famiglia!”

Vicino al fienile,Dean, l’altro Dean, nel frattempo osservava preoccupato attraverso la finestra sporca di quel capannone.
“Papà è qui... Papà è qui!” sussurrò e tirò fuori da sotto il giacchetto una pistola, maneggiandola con titubanza. “Togli la sicura. Scarella. Metti la sicura. Toglia la sicura. Punta. Spara.” si ripetè a bassa voce come se stesse ricordando le parole di chi gli aveva insegnato ad usarla. Poi , una altro sguardo all’interno. “Sto arrivando!” e avanzò verso le grandi porte del magazzino. Stava per aprirle quando qualcosa lo afferrò alle spalle e lo sbattè con forza contro la parete di legno dell’edificio.
Il contraccolpo gli fece socchiudere gli occhi e quando li riaprì, si rese conto di avere un braccio estraneo che lo bloccava in quella posizione e una mano , non sua, serrata sulla bocca perché non potesse parlare.
E, con terrore, si accorse che perfino la pistola gli era sparita dalle mani, ora aggrappate a quel braccio che lo teneva attaccato spalle al legno.
Era buio, il cuore gli batteva a mille ma l’idea dei suoi dei figli in pericolo non lo fermò dal cercare di liberarsi. Si dimenò cercando di sottrarsi a quella stretta. Provò a liberare la bocca, quando..

“Calmati Dean. Tranquillo,figliolo, ci sono io qui con te!”

Quelle parole!!
Non le udiva da anni. Da tanti anni. Aveva meno di dieci anni quando gli vennero sussurrate dolcemente l’ultima volta.
Non le aveva mai dimenticate.
Quelle parole che lo tranquillizzavano nelle notti di furiosi temporali, o di incubi inaspettati, o solo per un’ingiustizia ricevuta.
Quelle parole che venivano sempre accompagnate da una carezza che partiva dalla testa e finiva , placida e confortante alla base del collo.
Proprio come adesso.

Il giovane Dean, strinse e riaprì gli occhi. Mise a fuoco. La stretta al torace non c’era più. La mano sulla sua bocca nemmeno.
Poi le due ombre che lo avevano bloccato smisero di essere tali. Un lieve raggio di luce proveniente da un lampione poco lontano le illuminò flebilmente.

Il giovane bloccato alla parete di legno, smise di respirare. Sconvolto. Terrorizzato.
“No..no...no...non può essere. Non puoi essere tu!! non puoi essere qui!!” balbettava in panico. “Sto impazzendo...questa storia...mi sta facendo impazzire!!”
“No...non stai impazzendo. Dean, ascolta!!” fece Sam al ragazzo , cercando di calmarlo.
“No no, no...” fece l’altro. “Tu non puoi...tu...tu sei morto.Ti ho visto morire. Ero lì accanto a te. Io...io..” mentre cercava di divincolarsi.
“Lo so, ragazzo...lo so..ma..”
“Ok….sei un fantasma. Ecco...è così...sei un fantasma… tu , tu sei...tu sei morto!! Ti ho detto che era tutto ok, che potevi andare. Ma forse….forse non lo eri...forse il tuo tempo non...” esclamò al limite del panico.

A quella frase, Sam guardò di sottecchi il fratello che di certo aveva sentito quell’ultimo ricordo da parte del figlio. Quelle parole. Dette anche a lui come lui le disse.

“Sam..” sussurrò Dean, il cacciatore. “Quel bastardo sarà qui in  giro. Ci sentirà e addio effetto sorpresa!” lo spronò ad agire dato che il “terzo incomodo” era alquanto fuori di testa.
“Sì..sì..ci penso io!” disse risoluto  Sam. Puntò, quindi, di nuovo lo sguardo sul figlio ritrovato. “Dean...calmati.. Ora devi calmarti.” fece deciso.
“No, no..” agitandosi ancora per liberarsi. “Lasciami andare..”
“Dean, dannazione...” provò ancora.
“Ti ho detto di lasciarmi andare….io..io non..”
“Maledizione, Dean!!” esclamò infine Sam e odiandosi già per quello che stava per fare, colpì con uno schiaffo forte e deciso raggiungendo in pieno la guancia dell’impanicato che si chetò all’istante.

Un attimo di stasi. Perfino Dean, guardò stranito il fratello dopo quel gesto.

“Mi dispiace...mi dispiace...” sussurrò Sam. Mettendo entrambe le mani sulle spalle del giovane.
“Non sei tu...non sei tu...” sussurrò a fior di labbra. “Mio padre non mi avrebbe mai colpito.” disse. “Lui non mi ha mai colpito!” precisò con amarezza.
“Dean...eri nel panico e ...scusa. Scusa, ma dovevo farti tornare in te!” si giustificò. “Ma voglio che mi ascolti. So che tutta questa cosa è strana e...”
“Strana?!” sarcasticò l’altro.”Tu sei morto...non dovresti essere qui...sei cosa? Un fantasma? Uno spettro?”
Sam a quell’elenco sospirò frustrato, ma decise di ignorarlo e continuare la sua spiegazione.
“..e che va oltre tutto ciò che puoi o potresti spiegarti, ma per favore, per favore...devi credermi. Devi fidarti di me. Di noi!” fece indicando il fratello Dean che nel frattempo non aveva mai smesso di sorvegliare i dintorni.
“Fidarmi di te? Di voi?” quasi urlò. “Voi siete morti!!” esclamò ancora, ora, sottovoce. “Lui..” fece indicando l’altro Dean. “...dai tuoi racconti è andato letteralmente in fumo e anche tu...io ho cremato anche te come da tue ultime richieste!!”
“Sì, ma ...cazzo!” fece frustrato Sam e a quel punto intervenne il maggiore.
“Ok, ascoltami ragazzo. Tu hai ragione: siamo morti e dovremmo sembrare come minimo degli zombie alla The Walking Dead ma siamo qui e abbiamo un aspetto fantastico...Anzi, avresti dovuto vederci con i nostri completi alla Blues Brothers!!!”
“Cosa??!!” esalò confuso il “prigioniero”
“Dean!!” lo ammonì il fratello.
“.. e ci siamo per una sorta di missione bonus. Ora, la cosa che devi capire e accettare è solo una.” continuò Dean con quella fredda risolutezza che lo aveva sempre contraddistinto nei momenti di azione inevitabile. “Abbiamo a che fare con un demone figlio di puttana che vuole scatenare una sorta di follia tra tutti gli esseri umani e per farlo ha bisogno di tuo figlio. Della vita di tuo figlio!” precisò, forse per scuoterlo.
Forse per spaventarlo e scuoterlo comunque.
Ma quello che disse il Dean più giovane scosse loro, invece.
“Un demone? Mio figlio?...ma lui...lui li ha presi entrambi!” disse con voce tremante e invitando i due a guardare all’interno.

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Capitolo 6
*** Cap. 5 ***


Cap.5

Sam e Dean, presi di sorpresa, guardarono oltre la finestra sporca di fango e al centro di un sigillo magico poterono vedere due ragazzini accucciati uno contro l’altro. Il più grande abbracciava, come per proteggere o forse solo confortare , il più piccolo.
“Cazzo!!” imprecò Dean, il cacciatore.
E in quel momento….

“Sam...Dean..” fu il richiamo alle loro spalle , che li fece scattare.
“Castiel?”
“Cass?”
I due cacciatori in quel momento erano davvero confusi. Da tutto e tutti.
“Ma che ci fai quaggiù?” domandò facendo qualche passo verso di lui, Dean.
“Non vi è più permesso scendere sulla terra!” si accodò Sam, senza scostarsi dal fianco del figlio che, occhi sbarrati e fiato corto, assisteva a quell’incontro.
Un altro assurdo incontro, dato che quel nome non gli era del tutto estraneo.

“Dovete andare via.” esordì l’angelo, senza aver l’impressione di dover o voler dare altre spiegazioni. “Ora!!!” sembrò ordinare indicando l’Impala.
“Cosa?” esclamarono all’unisono i due fratelli.
“Perchè?” chiese Sam.
“Che è successo?” rinsaldò il maggiore.
“Poco dopo che Jack vi ha mandati qui, è stato contattato di nuovo da Rowena.” iniziò a raccontare però con l’atteggiamento di uno che andava di fretta.
“Perchè credo che non sia una cosa buona?!” ironizzò Dean.
“Perchè è così. Rowena ha scoperto che Malphas in qualche modo ha messo le mani su un incantesimo potente prima di riuscire a scappare dall’Inferno e...” e poi, si distrasse, puntando lo sguardo sull’estraneo.
Guardò Sam e poi di nuovo l’altro.
“Lui...lui è..”
“Sì, ma se mi dici che non ne sapevi nulla o che Jack lo ignorava, giuro che ti prendo a pugni adesso.” lo avvertì Sam, perché sapeva che era impossibile che Jack non ne sapesse niente.
“No, no, no...e che è cresciuto dall’ultima volta che l’ho visto così da ...vicino.” *
A quell’affermazione il giovane Dean, strabuzzò gli occhi. Era nella confusione più assoluta. Poi ripensò ancora a quel nome: Castiel, Cass!!
“Lui...lui è...l’angelo? Quello delle….delle tue storie?!” quasi ebbe paura a chiedere.
Sia Dean che Sam si voltarono verso di lui, a quella uscita.
“Devono essere state delle storie davvero avvincenti!” scherzò il maggiore dei Winchester.
“Ok, ok. A dopo le spiegazioni. Cass? Incantesimo. Che incantesimo?” chiese Sam, riportando tutti a quel momento.
“Sì! A quanto pare Malphas, dopo il rito, con l’incantesimo che ha sottratto, avrebbe la capacità di recidere ogni legame con l’aldilà. Che sia Paradiso , Purgatorio o Inferno. E se lo fa...”
“Sparirebbe dai radar. Una sorta di blackout definitivo di Cerebro.”
“Lascia fuori gli X-men, Dean!!” rimbrottò Sam.
“L’Inferno? Il Purgatorio...Paradiso? Rowena?!” sentirono ripetere ancora dalla voce titubante e sconvolta del Dean più giovane.
“Lo so...lo so che è banale da dire, ma è una lunga storia...” fece con cautela il Dean maggiore.
“Io ...no, io so chi è Rowena e so dell’Inferno e delle ...delle altre cose, ma credevo...si, io credevo che fossero sono racconti di pa...” e si fermò, lo sguardo incredulo. Poi fissò gli occhi su Sam. “Pensavo fossero solo delle storie!”
“Figliolo, io...” parve volersi giustificare Sam, quando Dean, il figlio , che ormai sembrava aver accettato per forza di cose quelle presenze, lo fermò. “E tu?” puntando verso Castiel. ”Tu sei davvero Castiel?...tu sei davvero un angelo?”
“Lo sono.” sussurrò l’angelo.
“Sei vero? Non sei una storia.”
“No, Dean. Non è una storia.” lo rassicurò, Sam, mettendogli una mano sulla spalla.
“Niente di quello che tuo padre ti ha propinato come favola della buonanotte lo è. Ma adesso, ragazzo, adesso non possiamo pensarci.” si fece avanti il maggiore dei cacciatori. “Noi dobbiamo..” ma Sam si intromise.
“Un attimo. Ora dobbiamo pensare a loro!” fece, poi, Sam , riportando l'attenzione sui bambini all'interno del fienile.
Il ragazzo annuì e poi: “Loro sono nati qualche anno dopo la tua morte!” disse come se quella presenza avesse diritto ad una spiegazione.
“Ok! Non abbiamo tempo da perdere.”
“No, forse non mi sono spiegato!!” si fece avanti Castiel, bloccando l’amico di sempre. “Non potete continuare. Non è più la stessa situazione di quando Jack vi ha mandato di sotto. Ora rischiate troppo.”
“No, se Malphas non compie il rito!” fece Sam.
“Sam, non sappiamo se in qualche modo lui possa già...dannazione!!” imprecò improvvisamente l’essere celeste. “Lo capite che se in qualche maniera Malphas può praticare già quell’incantesimo, potrebbe..” e respirò deglutendo a forza. “..potrebbe esiliarvi dal Paradiso? Lui...”
“Cass?!” lo chiamò Dean.
“...potrebbe impedirvi di tornare a casa. Potrebbe...”
“Cass??!” ancora una volta.
“..potrebbe farvi del male e sono stato...sono stato io a rassicurare Jack che voi...”
“Castiel!!” e questa volta fu un richiamo risoluto. “Ehi!, stammi a sentire, amico.”
“Dean, Sam….io non...”
“Cass, da quanto tempo ci conosci?!”
“Tanto!” rispose l’angelo. “Troppo!” scherzò stranamente ironico, facendo sorridere i due cacciatori.
“Già! E quante volte , in tutto questo tempo ci ha visto tirarci indietro, scappare in qualche modo o solo abbandonare qualcuno?”
“Mai!” sussurrò, l’altro.
“E quando mai ci hai visto lasciare indietro uno della nostra famiglia!?” chiese ancora, ormai affiancato da Sam.
“Non esiste che voi facciate una cosa del genere!” rispose senza nemmeno doverci pensare, l’angelo.
“No, non esiste!” confermò Sam.
“Ma dannazione, io...io non posso restare. Sento già che il legame con il Paradiso, mi sta attirando a lui..sto già facendo forza per restare.” cercò di spiegare Castiel, mentre stringeva i pugni e cercava di combattere quel richiamo forzato.
“Allora smetti di resistere. Torna a casa e aspettaci. Torneremo.” fece fiducioso Sam.
“Voi non capite...Maledizione!!Testardi come al solito!!”
“Che dire?? Fascino Winchester!” scherzò Dean, battendogli una pacca sulla spalla. “Ora va e lasciaci mandare al diavolo quel bastardo demoniaco.”
Castiel sbuffò dal naso, pura frustrazione.
“Tornate a casa!” ordinò.
“Sì, capo!” replicarono sorridendo i due cacciatori. “Un attimo Cass?!” lo richiamò il maggiore.
“Che c’è?”
“In che modo Malphas potrebbe recidere il legame? Cos’è? Ha un’arma? Una parola magica? Schiocca le dita tipo Thanos?” solita domanda alla Dean Winchester.
“Gli basterà colpirvi sul posto del vostro corpo che è stato causa della vostra morte.” spiegò l’angelo.
“Ok! Cercherò di non dargli le spalle.” ironizzò Dean.
“Beh! Io sono morto di vecchiaia quindi, con me, non avrà da scegliere!” fece scherzoso anche Sam.
“Non vale!” si imbronciò il maggiore. “Tu rischi meno!”
“Vuoi restare qui fuori, idiota!?”
“Baciami il culo, stronzetto!!” e così dicendo tornarono dal giovane Dean che , nel frattempo, non aveva perso di vista i suoi figli.

“Ok, ci rimangono poche ore per risolvere questo casino. Il bastardo demoniaco ha studiato il suo rito, ha trovato una fonte di potere maggiore avendo due, invece di uno, della stirpe eletta e non si è fatto pregare. Ascoltami..” fece Dean rivolto a quello che era comunque, a tutti gli effetti , suo nipote.
”Tu resta qui e non appena i ragazzi vengono fuori, li prendi e li metti al sicuro. Del resto ce ne occupiamo noi.” continuò Sam.
“Sì!” fece Dean, d’accordo con il piano del fratello.
“No!” rispose l’altro.
“Come scusa?!” fecero i fratelli all’unisono.
“Sentite... questa storia è assurda, è al limite di quella vecchia serie...” e rimase in sospeso come se non ne ricordasse il titolo.
“Ai confini della realtà!” esclamò il maggiore dei cacciatori.
“Già!!” convenne il giovane.
Sul volto del maggiore dei Winchester , puro compiacimento. Su quello del minore, frustrato disaccordo!!
“Ma per quanto assurda e inspiegabile...” continuò il giovane Dean. “...non esiste che io me ne resti in disparte ad aspettare. Io entro con voi e mi occupo dei miei figli ...voi? Farete le vostre cose.” asserì deciso.
“Non se ne parla!” fece autoritario Sam.
“Sammy...”provò ad intervenire il maggiore.
“Nessuno me lo impedirà, nemmeno tu. Qualunque cosa tu sia!!” lo provocò perfino, il figlio.
“Ragazzo, obbedisci e basta!!” ringhiò Sam.
Dean stralunò a quell’uscita del fratello.
“Wow!! ho sempre detto che tra i due, eri tu quello molto più simile a papà!”
“Dean...smettila anche tu. Non esiste che io mandi mio figlio lì dentro a rischiare la vita!”
“No, ma pretendi che io lasci i miei figli a rischiare la loro, mentre io sto qui a fare cosa??...ah, si!! aspettare!” fece sarcastico, colpendo , però, nel segno.
Per un paio di secondi, solo silenzio e una tensione decisamente elettrica.
“Sam!”
Niente!
“Sammy?!” lo richiamò ancora Dean.
“Che c’è??!” quasi urlò.
“Non sbranarmi...ma il ragazzo ha ragione!” iniziò, il cacciatore.
“Cosa?..ti ci metti anche tu?!”
“Ascolta.” fece con calma. “Sammy, ascoltami!” e solo quel nome riportava alla lucidità il Winchester padre.
Quando Dean vide che Sam lo guardava, pronto ad ascoltarlo, parlò: “Ha ragione. Lui dovrà proteggere i ragazzi e portarli al sicuro, mentre io mi occuperò di Malphas tenendolo occupato e mentre tu sarai impegnato con il sigillo e con quella sorta di esorcismo magico. Ricordi? Lo hai detto tu stesso. Non abbiamo mai usato quel tipo di esorcismo perché è letale per gli esseri umani. Nessuno tranne noi può  restare lì dentro mentre l’esorcismo è attivo.”
“Ma...” provò a mediare ancora Sam.
“Senti..diciamola tutta..” continuò Dean.”..ai nostri tempi avremmo agito a testa bassa contro quel bastardo. Ma oggi, essendo ciò che siamo...io..io non so quanto possiamo essere forti, intendo fisicamente.  Potremmo dover attaccarlo entrambi, fin quando uno dei due non riesce a fare l’esorcismo. E se così fosse chi proteggerebbe i ragazzini se lui...” fece indicando il nipote. “...se lui rimane fuori ad aspettare?”
Sam aprì la bocca per controbattere, ma poi la sua coscienza glielo impedì. Dean aveva ragione.
Entrambi i Dean ne avevano!!
Inspirò per calmarsi del tutto.
Annuì al maggiore, fiducioso.
Il fratello gli mise una mano tra guancia e collo, come aveva sempre fatto quando lo voleva rassicurare.

L’altro Dean osservò quel gesto e in quel gesto rivide lo stesso che gli faceva sempre suo padre quando era lui ad aver bisogno di conforto e rassicurazione.
Era davvero suo padre! Era davvero quel fratello di cui suo padre gli raccontava in quelle strane ma straordinariamente appassionanti fiabe della buonanotte.
Il suo respiro tremò quando Sam lo guardò di nuovo.

“Ok! Ma farai quello che ti diciamo noi. Passo dopo passo.”
“Ok!” fece senza esitare.
“Entra da questa porta, avanza senza fermarti ma sii comunque cauto. Va’ dritto verso i ragazzi, prendili ed uscite dalla porta alle loro spalle.” disse Sam.
“E qualsiasi cosa tu veda o senta, non voltarti indietro!” aggiunse l’altro cacciatore.
Vedendolo un attimo spaesato, il maggiore dei Winchester sbottò un autoritario: “Intesi?”
“Sì, sì!!” rispose il giovane come se si fosse appena ripreso. “Entro, prendo i ragazzi ed esco!”
“Bravo ragazzo!” lo adulò Sam, mettendogli una mano sulla spalla. “E..tranquillo. Andrà tutto bene. Non vi succederà niente. Siamo qui.” fece sicuro. “Io sono qui!” aggiunse con tono paterno.
Il giovane fece qualche passo e poi tornò a guardare colui che fu suo padre. “Che succede se quel...demone...recide il legame? Cosa accadrebbe a te, a lui?” disse guardandoli entrambi.
I due fratelli si scrutarono per un po'. Si sorrisero,complici.
“Te lo spieghiamo dopo. Ora va!” fece al figlio.
“Ok! È ora di muoversi. Vai!” disse al giovane che si avviò cautamente così come gli era stato ordinato.
“Sam, tu da quella finestra.” fece il maggiore.
“Ok!”
“Io faccio il giro e trovo un altro ingresso!” continuò per poi avviarsi così come fece Sam.
Il maggiore fece solo qualche passo, si fermò e si voltò verso il fratello che stava per scassinare la serratura della finestra. “Sammy?!”
“Si?”
“Sta’ attento fratellino!” fece apprensivo.
Sam non disse niente ma capì che vivi o morti, fantasmi, spettri o esseri celesti o qualunque cosa fossero in quel momento, suo fratello non sarebbe mai cambiato. Costantemente in apprensione per il suo fratello minore.
“Anche tu!” rispose semplicemente sorridendogli.
Poi si divisero.


N.d.A.:  *  piccolo riferimento alla mia storia "The sound of someday", in cui Castiel incontra Sam e il piccolo Dean. Se vi va, leggetela!! ( si , lo so, sono ruffiana!!)
:)

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Capitolo 7
*** Cap. 6 ***


Cap. 6

All’interno del fienile il giovane Dean avanzava lentamente e con circospezione, ripetendosi a bassa voce: “piano..con cautela..”, ma non appena i due ragazzini alzarono di poco lo sguardo e lo scorsero, lamenti terrorizzati fuggirono dalle loro labbra imbavagliate. Prontamente il padre fece cenno loro di tacere , mettendosi il dito indice sulle labbra. I ragazzini obbedirono perché videro il padre avanzare più velocemente e in pochi momenti e passi, erano tra le sue braccia.
“Andrà tutto bene. Ci sono io, vi porto fuori e sarete al sicuro!!” sussurrò mentre tirava via i bavagli e scioglieva le corde che legavano i piccoli polsi.
Stava per prendere in braccio il più piccolo così da poter correre fuori e dare la mano all’altro, quando…

“Credevi davvero che sarebbe stato così facile, piccolo umano idiota?!” fece una voce cupa e roca alle sue spalle.

Nello stesso istante , il piccolo strillò nascondendosi contro il collo dell’adulto e il fratello si strinse alle gambe del padre.
“Lascia andare i miei figli...” disse, spaventato. “Prendi me!!” si offrì subito dopo.
“Se fosse così semplice, lo farei. Te lo garantisco, odio sentire gridare mentre strappo via i cuori!! i piccoli umani sono più resistenti e stanno lì a gridare e contorcersi a lungo; mentre ..gli adulti come te, si arrendono prima alla morte!!” ghignò malefico e godendo degli sguardi terrorizzati che aveva di fronte.
“Ti prego...ti prego...” fece l’uomo , stingendo a sé i figli, e guardando di tanto in tanto , un po’ ovunque, aspettando e sperando, in quell’aiuto che gli era stato così fortemente promesso.
Il demone, imponendosi sui suoi tre prigionieri, tirò fuori un pugnale. “Ma vedi...” continuò nel suo discorso. “..il fatto è che il mio incantesimo sarebbe stato attivato, con il sangue di uno dei tuoi marmocchi. Ma quando ho visto che la stirpe eletta mi offriva addirittura due dei suoi eredi...beh!! che dire..Buon compleanno a me!!” fece con tono sadicamente allegro. “E poi?...poi arrivi tu?” fece indicando il padre che restava sempre più a protezione dei figli. “Lo ammetto...mi hai sorpreso..colpito!!” sembrò quasi adularlo. “Non pensavo avresti trovato questo posto prima del rito. E allora cosa posso fare?...sprecare un altro erede?? Il primo erede? ” fece fingendosi confuso.
“Per favore...io...io non so di cosa tu stia parlando. Di chi tu sia...ma se stai parlando di eredi e ...e ti basto io...ti prego, lascia andare i miei figli. Abbi pietà di loro!!” provò, disperato, perfino.
“Abbi pietà?? Tu stai chiedendo a me “Abbi pietà!”? tu chiedi ad un demone di avere pietà? Stai davvero disonorando il nome che porti, ragazzo!” fece con tono deluso, forse offensivo.

“No, stronzo.” fece una voce poco lontana da loro. “Sta solo prendendo tempo!!” e un secondo dopo, una sagoma decisa e veloce piombò sul demone.
Dean! Il cacciatore!!
I due corpi rotolarono sul selciato del fienile, sporco di terra e paglia ammuffita. E tra loro iniziò una feroce lotta corpo a corpo. 

“Dean!!” arrivò anche la voce di Sam. “Va’ fuori di qui! Porta via i bambini e mettetevi al riparo!” gridò ai tre ancora fermi al centro del sigillo rituale. “ORA!!” fece con più decisione e solo quando vide la porta del fienile richiudersi alle spalle del figlio e dei due bambini, iniziò a disegnare il sigillo, mentre suo fratello, attaccava e si difendeva dai colpi del demone.
“Sammy...” un pugno schivato. “...datti una mossa, fratellino!!” un calcio allo stomaco del demone, che ringhiò furioso.
“Resisti Dean!!” fece Sam dopo aver quasi fatto con il disegno angelico sul pavimento. “Ci sto lavorando!!”
“Beh...lavora più in fretta ...è facile...per te!” mentre il demone era riuscito ad atterrarlo con un pugno. “Vorrei evitare ...il bis su questo palcoscenico!! Quell’affare è ancora attaccato alla trave!” ironizzò, indicando il travetto di acciaio che tempo addietro spezzò la sua vita, mentre il demone gli si avventò addosso cercando di arpionargli il petto con le dita piegate ad artiglio.
Sam, deglutì dolore e amarezza per un solo secondo vedendo il travetto di ferro.
Ma ora, ora doveva essere lucido.
“Smettila...non è divertente!!” lo rimproverò Sam, riprendendo a segnare il pavimento con i giusti simboli angelici, tenendo sempre d’occhio lo scontro corpo a corpo.
“No, non lo è affatto!!” convenne il maggiore mentre con le due mani teneva ferma la mano che cercava di squarciargli il petto e nel contempo cercava di controbattere alla forza del demone che lo spingeva verso quella dannata trave.
D’accordo che Jack aveva assicurato loro che nulla poteva accadergli, ora ,però c’era la maledetta questione del legame spezzato, quindi, Dean, non ci teneva a scoprire che cosa sarebbe accaduto in quel caso e quindi lottava come se in ballo ci fosse comunque la sua vita e quella di suo fratello. Anche perché, riflettè sul fatto che spezzare il legame poteva dire solo restare bloccati sulla Terra come fantasmi pronti a dar fuori di testa.
“Sammy!!!!” gridò.
Sam alzò un attimo lo sguardo la scena che vide lo terrorizzo.
Dean stava per essere spinto di nuovo contro quel travetto.
Il maggiore lottava con tutte le sue forze, ma Malphas era più forte di quello che si aspettavano. Il cacciatore puntava i piedi a terra, spingendosi verso il corpo del nemico usando tutto il suo peso. Ma Malphas, agì d’astuzia. Diminuì per un solo momento la sua forza ,così da squilibrare la presa di Dean. E così accadde. Dean perse l’equilibrio e in quel momento si sentì quasi sollevare dal demone e capì che stava per spingerlo contro la trave portante di quel fienile. Contro quel travetto. Cercò di reagire, quando all’improvviso,non sentì più nulla. Era libero dall’attacco del demone.
Ci mise un attimo a rendersi conto che Sam aveva letteralmente placcato Malphas e stava lottando con lui.
“Sammy??!!” esclamò rimettendosi dritto e correndo verso il fratello.
“Che ne dici di darmi una mano??!” gridò Sam, mentre cercava di contrastare il demone.
Dean non esitò un attimo. Compì esattamente lo stesso gesto del minore e placcò a terra l’essere infernale, iniziando a colpirlo con forza. “Torna al tuo disegnino magico. Qui ci penso io!!” fece , dando il via libera al fratello che corse di nuovo verso il sigillo incompleto. “Ma fai in fretta!!” si sentì gridare dietro.
“Cos’è?? hai impegni per stasera?!” ironizzò Sam, mentre si apprestava a riprendere a disegnare i vari simboli mistici. E mentre disegnava non esitava a tenere d’occhio la lotta furente in cui si trovava Dean.
“Sam???!!” ringhiò il maggiore.
“Ok!” fece Sam. “Ora!!!” gridò.
E in quel momento, Dean, facendo ricorso a tutte quelle forze che ancora sentiva, spinse via il demone dritto al centro del sigillo angelico disegnato dal minore, con un calcio deciso in pieno petto,  nell’esatto momento in cui Sam iniziò a pronunciare il potente esorcismo.
Exorcizamus te, omnis immundus spiritus, omnis satanica potestas, omnis incursio infernalis adversarii, omnis legio, omnis congregatio et secta diabolica, in nomine et virtute Domini Nostri Jesus Christi, eradicare et effugare a Dei Ecclesia, ab animabus ad imaginem Dei conditis ac pretioso divini Agni sanguine redemptis...” e mentre Dean si allontanava dal demone, strisciando sul pavimento, questi iniziò a fumare letteralmente. “... Imperat tibi Deus Pater, Imperat tibi Deus Filius,Imperat tibi Deus Spiritus Sanctus,Imperat tibi majestas Christi….” e ora il demone iniziò a tremolare come avrebbe fatto una fiammella tra le correnti d’aria. Dean , a quel punto si era rimesso in piedi e aveva raggiunto il fianco del fratello. “Imperat tibi sacramentum Crucis,Imperat tibi excelsa Dei Genitrix Virgo Maria.Cessa decipere humanas creaturas. Humiliare sub potenti manu Dei; contremisce et effuge, invocato a nobis sancto et terribili nomine Jesus...” e all’ennesimo pronunciare di quel nome il demone si accasciò imprecante e   agonizzante al terreno.
Sembrava davvero che stesse per esplodere in mille pezzi come se un energia immensa lo stesse annientando dall’interno. Istintivamente, mentre Sam continuava a recitare il potente esorcismo, Dean gli mise una mano sulla spalla , pronto a tirarsi dietro il fratello, così da allontanarlo dalla possibile deflagrazione demoniaca. “...quem inferi tremunt; quem Cherubim et Seraphim indefessis vocibus laudant, dicentes: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus  Deus Sabaoth.” e infatti pronunciate con forza e decisione le ultime parole , Malphas urlò con tutto la sua rabbia infernale e in quello stesso momento, Dean strinse la presa su Sam e insieme con lui si gettarono contro il pavimento , cercando di scampare alla violenta onda esplosiva. Si nascosero il viso , rivolto al pavimento di legno,con le braccia e strinsero gli occhi per proteggerli da quelle esplosioni luminose.

Il fienile si illuminò di un misto di luce bianca azzurra che avvolgeva furiosa quella che era una sorta di scarica elettrica cremisi che cercava di scappare. Inutilmente. La luce vinse.

Per un po' , un assoluto silenzio calò in quel posto. Sam e Dean lentamente riaprirono gli occhi e alzarono la testa. Si guardarono sconcertati ma comunque con negli occhi un’euforia vittoriosa.

“Wow!!” disse il maggiore. “Non arrabbiarti Sammy, ma ammetto che mi era mancata questa adrenalina!” ammise, rimettendosi in piedi e offrendo una mano anche al minore.

“Davvero Dean?” gli fece eco Sam. “Ti faccio presente che se fossimo stati i “noi/noi” di qualche tempo fa, con questo esorcismo, saremmo morti entrambi. Disintegrati! Poof! Niente più Sam e Dean Winchester.”

“Dean e Sam Winchester!” sembrò volerlo correggere l’altro.

“Cosa?!” fece confuso Sam.

“Sono comunque il maggiore. Dean e Sam Winchester!!” asserì convinto di quella “priorità”.

“Davvero?...Vuoi davvero polemizzare su questo?!” sorridendo appena. “Ho appena salvato il tuo culo celeste poco fa e tu polemizzi su questo??”

Dean stava per controbattere che erano comunque morti, ma in effetti, morire disintegrati non è che gli piaceva molto come idea! Così abbozzò un sorriso impertinente e : “Beh!! allora diciamo che ci è andata bene come è andata!!” fece ripulendosi i jeans impolverati. Poi vide lo sguardo turbato del fratello.

“Sam? Che c’è?”

“Dove sono?!” chiese indicando il completo vuoto che c’era nel fienile.

“Gli hai detto di andare via?!”

“Sì!”

“Ok! Usciamo di qui e cerchiamoli. Vedrai che saranno al sicuro!”

“Sì, sì. Sono tutti salvi! Devono esserli.” e così dicendo , seguì Dean verso l’uscita secondaria del fienile.

 

Appena fuori, si guardarono velocemente ma con attenzione , intorno. E quando non riuscirono a vedere niente anche a causa del buio notturno, Sam non esitò: “Dean!!” gridò. “Dove sei!!?”

Per alcuni secondi ancora e solo silenzio.

“E se non fossero usciti in tempo?!” azzardò con terrore Sam.

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Capitolo 8
*** Cap. 7 ***


 
Cap.7
 
“No..no. Tranquillo.” lo rassicurò Dean , anche se nella sua voce c’era comunque una certa apprensione. Nessuno dei due li aveva visti effettivamente uscire dal granaio, troppo presi dallo scontro con il demone.
Guardarono ancora in giro , poi fu il maggiore a farsi sentire.
“Ok! Ragazzo, siamo noi!! Fatti vedere immediatamente o giuro che quando ti trovo sarai talmente impegnato a proteggerti il culo dai miei calci che non avrai nemmeno il tempo di salutare tuo ...”

“Siamo qui!!” fece una voce , appena appena divertita da quella minaccia.
Il giovane, uscì dalla boscaglia. I figli ancora stretti a lui. Il piccolo in braccio, il maggiore , per mano.


I due cacciatori sospirarono di sollievo e li raggiunsero al centro dello spiazzale antistante il fienile.
Sam li scrutò come per assicurarsi che non fossero feriti, mentre Dean si guardava comunque intorno.
“Lui è..insomma è finita. E’ ...andato?!” disse a bassa voce, usando “andato” invece che “morto”.
I due fratelli si guardarono. Fu Dean a rispondere.
“Sì. E’ tutto finito. Biglietto di sola andata per il fondo del monte Fato!” ironizzò.
“Nessuno fa una bella fine nel monte Fato!” asserì il ragazzino stretto ancora mano a mano con il padre, mostrando così di aver capito il richiamo letterario.
“Parole sante ragazzo!” convenne amichevolmente Dean.
“Hai letto anche tu il libro?!” continuò il piccolo, curioso.
“Perchè leggere il libro quando puoi guardarti il film!” fece l’adulto.
“Ma no!!, cosa...” lo richiamò Sam su quel pessimo esempio.
“Che c’è?!” chiese con innocenza Dean mentre padre e figli ridacchiavano per quello che sembrava in tutto e per tutto un rimprovero.
Poi il ragazzino riprese, richiamando l’attenzione di Dean , tirandogli il giacchetto. “Anche il mio papà dice sempre così...” e abbassando la voce come se volesse che fosse un segreto solo tra loro. Dean si abbassò per raccogliere quel segreto. “...”aspetto che esca il film!”!!” e ridacchiò.
Dean gli carezzò la testa e gli fece l’occhiolino. Poi si mise dritto. Lanciò uno sguardo all’orologio. Mancava poco.
“Voi siete degli amici di papà!?” chiese il piccolo in braccio.
“Sì, DJ. Sono degli amici molto molto speciali di papà.” fece il padre guardando Sam, chiedendo scusa con il solo sguardo. Ma come poteva spiegare ai due ragazzini che quei due erano , uno il nonno morto anni e anni addietro. E l’altro, suo fratello , morto ancora prima.
La parola “amici” era l’unica adatta a quella situazione. Ma si sentì sollevato quando non vide rancore negli occhi del padre.
Sam deglutì e poi sembrò prendere coraggio.
“Posso sapere chi ho avuto l’onore di aiutare?!” fece con la voce calma e gentile, rivolto ai due ragazzini.
Il piccolo alzò la testa dal collo del padre: “Io sono Dean Winchester Jr. ma tutti mi chiamano DJ per distinguermi dal mio papà. La mamma ha voluto che avessi il suo stesso nome e lui è...” e in quel momento l’altro fratello, tese la mano a colui che non sapeva fosse suo nonno.
“Posso farlo da solo, DJ!” ci tenne a precisare. “Io sono Samuel Winchester. Ho il nome di mio nonno. Il padre di papà!” fece con orgoglio presentandosi e aspettando che l’altro Sam Winchester gli stringesse la mano.
Quando Sam strinse quella manina piccola ma comunque con una stretta forte e decisa per la sua età, sentì dentro di lui un’emozione immensa.
Vide la fierezza dei Winchester in quello sguardo innocente.
Guardò il figlio che guardava lui, altrettanto emozionato. Poi guardò Dean , il fratello, al suo fianco, e non potè non notare che anche il maggiore aveva gli occhi che brillavano di commozione.
“La tradizione doveva continuare!” disse il giovane padre.
I due cacciatori annuirono e poi Dean per spezzare quel momento, colpì Sam ad un fianco per attirare la sua attenzione ancora rapita dai nipoti.
“Ehi, Sammy!” fece a bassa voce. “Sei il fratello maggiore a questo giro!!” scherzò, facendo ridere l’altro.
“Senti..Dean...” fece poi al figlio. “Ti dispiace se porto io i ragazzi in macchina. Saranno stanchi. Pensi che io...possa..”
Ma il ragazzo non lo fece nemmeno finire. “E’ un idea grandiosa. Io ho bisogno di parlare con lui….” fece indicando il suo omonimo adulto. “La macchina è appena dietro quella boscaglia.” e così dicendo affidò i suoi figli a Sam. “Fate i bravi!” fece vedendo il maggiore afferrare la mano del padre mentre il piccolo, braccine alzate, richiedeva palesemente di essere preso in braccio.
Gli occhi di Sam, il cacciatore, si illuminarono e divennero liquidi di gioia. Accolse con affetto e dolcezza quel gesto infantile e si apprestò ad accompagnarli alla macchina.

I due Dean restarono per un attimo a fissare Sam che portava via i due ragazzini. I suoi nipoti.
“Lo hai reso molto molto felice!” fece il cacciatore.
“Io ancora non ci credo che tutto questo sia accaduto. Stia accadendo. Quel demone, il rapimento...Voi!!” fece con più decisione. “Papà mi raccontava quelle storie e io pensavo che lo facesse perché sapeva che ero amante dell’horror. Mi raccontava di te, del tuo coraggio, di quel rapporto fraterno che vi teneva insieme , nonostante il mondo andasse a rotoli il più delle volte e che ogni volta voi rimettevate sui binari giusti.”
“Devono essere state storie coinvolgenti!” azzardò, forse ironico, il cacciatore.
“Erano solo storie?!” lo provocò il giovane ricevendo in cambio solo un’ammiccatina sfacciata.
“Era la nostra missione. Era quello che eravamo chiamati ad essere.” fece Dean, l’altro.
“Fin quando non sei morto!” si lasciò sfuggire il più giovane. “Per quanto amasse parlare di te, io..io lo vedevo che lui comunque soffriva ancora per la tua mancanza.” confessò, notando un lampo di rammarico sul volto di quello che era comunque suo zio.
Dean lo fissò e vide sul volto del giovane che c’era la muta richiesta di una spiegazione a quel dolore mai metabolizzato.
“Io e Sam avevamo un patto. Riportarci indietro a qualunque costo, con qualunque mezzo. Nessuno dei due avrebbe affrontato la vita da cacciatore da solo. Eravamo noi. Sempre noi due contro il mondo. Sempre lui ed io. Lui….ed io.” disse il cacciatore.
“Che cosa è successo? Perché papà non ha rispettato quel patto?” chiese con cautela.
“Gliel’ho impedito io. Eravamo ad un punto della nostra vita in cui il mondo non aveva più bisogno dei fratelli Winchester come prima. La vita aveva trovato un suo equilibrio. E quando tutto è successo...fare un patto avrebbe riportato a galla vecchi errori che non hanno mai portato a nulla di buono. Mai!!” fece deciso e guardando poi con turbamento il fienile. "Doveva finire. Era il momento!"
.
Il giovane intuì qualcosa.

“Oddio!! è qui? È successo qui?” e il cacciatore annuì soltanto. “Non oso immaginare cosa abbiate provato a vedere questo posto. Cosa devi aver provato...Cosa deve aver provato papà ad entrare lì dentro!” ammise a sé stesso, il giovane.
“Niente di bello. Ma c’eri tu, c’erano i tuoi figli e che siano state sensazioni buone o cattive...non potevamo tirarci indietro.” spiegò.
In quel momento ritornò ad affiancarli Sam. “Il piccolo Dean è letteralmente crollato. Sam , invece, credo abbia ancora molta adrenalina in circolo. Loro sono..sono davvero...sono..” e qualcosa gli bloccò le parole in gola. Un senso di forte commozione.
“Loro sono la vostra eredità. Tranquillo! Sono più forti di quanto sembra. Staranno bene!” e questa volta, il figlio rassicurava il padre.
“Come spiegherai a tua moglie quello che è successo?” chiese lo zio.
“Lei è medico ed è fuori per qualche giorno per un congresso. Non era già a casa quando Same Dean sono stati presi."
"A proposito." fece Dean, il maggiore. "Come hai fatto a trovarli?"
L'altro Dean , sorrise e dalla tasca tirò fuori il suo cellulare. "Sono un tecnico informatico specializzato in sistemi di sorveglianza. Non potevo fare un tatuaggio ai bambini ma potevo mettergli addosso un braccialetto con dei rilevatori gps!" fece compiaciuto, così come lo erano, in quel momento, i suoi due interlocutori. "Ricordi?" fece rivolto al padre. "Mi hai insegnato a non sottovalutare mai niente per quanto strano sembrasse. Parlerò con i ragazzi e dirò loro che questo dovrà restare un segreto tra noi. Per Sam non sarà un problema...” spiegò. “Per Dean...beh! Lui è più piccolo ma ha una fervida fantasia ed è dannatamente bravo a raccontare balle con tanto di faccia strafottente. Quindi se qualcosa dovesse sfuggirgli...Rose non ci farà molto caso.”
Il maggiore dei cacciatori stava sorridendo orgoglioso, mentre Sam lo guardava per niente entusiasta.
”Che c’è?” fece innocente
“Sei davvero orgoglioso del fatto che tuo nipote, quello che porta il tuo stesso nome, abbia ereditato uno dei tuoi peggiori difetti?!” domandò deluso.
“Ehi!! le mie balle e la mia faccia strafottente ci hanno tirato fuori dai guai molto spesso!” rispose a sua discolpa mentre l’altro Dean rideva sommessamente. “Ok! Credo sia ora Sammy...” si costrinse a dire e capendo che padre e figlio avevano bisogno di un momento.
“Sì..sì...dacci solo un momento!” fece infatti, Sam, ringraziando silenziosamente il maggiore che dopo pochi passi si voltò di nuovo. “Ehi, ragazzo?” fece richiamando l’attenzione del nipote. “Sai solo per...insomma...solo per mettermi l’anima in pace..Ma che ne hai fatto della mia piccola?!” chiese gesticolando, più che altro, per distrarre chi lo ascoltava , dal suo imbarazzo.
Il giovane lo guardò e non ebbe bisogno di spiegazioni poiché il padre, in quei racconti serali, molte e molte volte gli aveva raccontato dell’amore “morboso” del fratello per la sua adorata Impala.
Sorrise e sospirò sperando in bene. “Circa un paio di anni dopo la sua...” e scosse la testa con un sorriso incredulo. “..oddio è ancora così assurdo dire una cosa del genere...comunque, un paio di anni dopo la sua morte..” fece indicando Sam. “..smise di accendersi. La feci controllare e ricontrollare ma nessuno riuscì mai a rimetterla in moto.”
“Oddio non dirmi che l’hai..”
“Rottamata?” e Dean, il cacciatore, annuì terrorizzato.
“No. Non avrei mai potuto. Non dopo tutte quelle storie. Un giorno, dall’ennesimo meccanico, c’era un tipo, un antiquario automobilistico. Sentì quello che dicevo con il meccanico e mi offrì di acquistarla perchè non aveva mai visto una Chevy Impala di quell'età in quelle condizioni ancora più che ottime. La tua...piccola..da anni è il gioiello di punta del museo automobilistico della General Motors di Chicago. C’è chi paga 30 dollari per farsi una foto al volante!!” concluse sperando in una reazione ...ragionevole.
Il cacciatore per un attimo sembrò essere titubante al racconto ma poi sorrise orgoglioso. “La mia Piccola è una rock star!!” e andò via entusiasta.
Sam sorrideva ancora quando il figlio riprese a parlare. “Perchè ha detto che “è ora”?”
“Per fermare Malphas avevamo poche ore e oramai quel tempo è quasi finito. Ma non vorrei andarmene senza che tu...che tu sappia quanto io..”
“Quanto tu mi voglia bene o quanto me ne abbia voluto?!” l’anticipò il figlio lasciando basito l’altro che annuì quasi imbarazzato.”Papà, non ho mai mai dubitato dell’amore che avevi per me, con cui mi hai cresciuto, protetto sempre. Costantemente. Non ne ho mai dubitato, non farlo tu!”
Sam si ritrovò a trasalire, restando per un attimo senza fiato. Parole così semplici eppure così dannatamente vere. Come aveva potuto solo pensare che suo figlio, il suo adorato Dean, avesse mai dubitato del suo amore?
“So che quello che è successo….questo...” fece Sam, indicando il posto. “..noi...” indicando sé stesso e il fratello poco lontano. “..è qualcosa che molti non riuscirebbero ad accettare , a spiegarsi , ma tu..tu..”
“Papà..” fece il giovane fermando quell’ansia sempre crescente che sentiva nelle parole del padre. “Mi hai sempre detto che c’è qualcosa nel buio e che avrei sempre dovuto stare attento. Vivere , ma restare vigile.”
“Sì!” convenne Sam.
“Quello che ti rimprovero è che non mi hai mai detto che in quel buio a volte può esserci anche una luce...” continuò. “..come te.” fece dolcemente. “Come lui!” fece indicando lo zio che guardandoli si poggiava stancamente allo sportello dell’altra Impala. “Se lo avessi saputo, se avessi solo immaginato che una cosa del genere poteva succedere, che avrei potuto rivederti io...io avrei pregato così tanto e ...forte che lassù, chiunque ci sia, avrebbe esaudito prima questo mio desiderio.”
“Dean...” sospirò emozionato. “...magari fosse così semplice!” ammise amaramente.
“Lo so, lo so...ma ho accettato tutto questo. Lascia che io pensi che un giorno potrò rivederti ancora.” ammise speranzoso.
“E sarà così...ci rivedremo.”rivelò deciso.
“Davvero!?” chiese con un misto di entusiasmo e ansia.
“Tu sei un Winchester. Il tuo nome è un’eredità. Fa’ sempre in modo di onorare questo nome e fa’ in modo che i tuoi figli facciano lo stesso. Il Paradiso sarà vostro per diritto di nascita.” disse con una tale convinzione che il giovane Dean si ritrovò quasi a corto di fiato.
“Papà..” sussurrò emozionato il giovane ma Sam non gli permise di dire altro. Gli mise una mano al braccio e lo attirò con forza verso di sé.
“Vieni qui!!” disse in un respiro strozzato dall’emozione stringendo il figlio in un abbraccio desiderato da quando lo aveva rivisto. “Ti voglio bene Dean. E mi sei mancato tanto!!” confessò in quell’abbraccio.


 

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Capitolo 9
*** Cap. 8 ***


Cap. 8

Dean, il cacciatore, guardò quella scena da lontano. Emozionato per quello che vedeva. Felice perché al fratello era stata data quella meravigliosa opportunità. Ma quando guardò l’orologio al suo polso si rese conto che davvero non avevano più tempo e si mosse verso gli altri due.
Quando fu loro vicino, Sam e il figlio si distanziarono e cercarono di controllare le loro emozioni.
“Sentite...mi dispiace ma..Sam?” fece rivolto al fratello. “Dobbiamo andare.”
“Sì, sì..lo so!!” fece il fratello passandosi una mano sul volto per portare via l’emozione del momento. Si voltò di nuovo verso il figlio. “Rendimi fiero come hai sempre fatto!” fece porgendogli la mano.
Il giovane gliela strinse, fiero e orgoglioso. “E tu promettimi che ci sarai quando sarà il mio momento e che ci rivedremo!” richiese.
“Lo giuro!” fece il padre stringendogli la mano tesa.
Poi fu davvero il momento di dividersi.
“Mi mancherai..” e poi.. “..papà.” precisò.
I due fratelli si guardarono, ma fu Sam a parlare.
Si riavvicinò al figlio. Gli poggiò una mano sul petto, lì, dove batteva il suo cuore. “Non vado da nessuna parte. Sarò sempre qui, con te. Passo dopo passo.” disse facendo più forte quel contatto. Facendo sua quella promessa che anni addietro fu fatta a lui stesso.


Poi fu davvero il momento di separarsi e i due fratelli si avviarono verso la loro macchina mentre l’altro andò verso la sua, quando ad un certo punto si girò.
“Ehi?! Zio Dean??” fece rivolto al maggiore dei Winchester. “Senti..devo chiedertelo...ma è stata solo una storia di papà o hai...cioè..hai davvero ucciso Hitler!?” chiese ghignando con un misto tra l’incredulo e il curioso.
Sam scosse la testa divertito mentre il fratello lo guardò di sbieco per poi tornare a fissare il nipote.
“Ragazzino, puoi scommetterci le chiappe che ho fatto davvero fuori quel nazista negromante bastardo!!” rispose decisamente fiero.
“Beh!!, avresti dovuto farci delle magliette.” convenne il giovane. “ “Ho ucciso Hitler!”...sarebbero andate alla grande!!”
Dean si voltò di scatto verso Sam e lo fissò con uno sguardo quasi di feroce rimprovero, mentre il minore se la rideva di cuore e si infilava in macchina.


Il più giovane dei Winchester li imitò e si unì alla risata mentre riprendeva la strada verso la sua macchina e quando fece per girarsi per un ultimo saluto, davanti a lui...il vuoto.
Nello spiazzo davanti al fienile non c’era più niente. Più nessuno.
La realtà era tornata ad essere...reale.
Sospirò amarezza e malinconia, raggiunse la macchina dove i suoi figli dormivano ormai al sicuro. Aprì piano lo sportello e altrettanto piano lo richiuse. Accese il quadro e poi il motore. Al lieve sussulto del veicolo, il piccolo Sam si destò.
“Andiamo a casa , papà?!” sussurrò assonnato, mettendo una mano sulla testa del fratellino che gli dormiva con la testa sulle gambe.
“Andiamo a casa Sam. Torniamo a casa!” rispose dolcemente.
“E i tuoi amici?” chiese ancora.
Dean sospirò, guardò verso l’alto dove ora milioni di stelle brillavano nel più nero del cielo. Sorrise e rispose: “Sono tornati a casa anche loro, Sammy.”
Mise in moto e accese, a volume basso, la radio.
Sorrise quando riconobbe in quelle note , quel motivetto che di tanto in tanto sentiva canticchiare al padre.
Carry on , my wayward son.
There'll be peace when you are done
Lay your weary head to rest
Don't you cry no more ...

 
***********
 
In una ben altra realtà, i due fratelli cacciatori, emisero all’unisono un respiro strozzato, quasi come se una lunga apnea fosse appena finita. Si schiacciarono subito dopo contro i sedili dell’Impala.
Per lunghi momenti nessuno dei due disse niente, poi fu Dean a parlare.
“Stai bene Sammy?” chiese senza guardarlo, continuando anche lui a fissare un punto vuoto davanti a sé.
“Sì..sì..” esalò Sam, tastandosi il petto e massaggiandosi le lunghe gambe. “Credo di aver riportato indietro tutti i pezzi.”
Dean poi lo guardò. “Stai bene?!” ripetè con più apprensione.
Sam capì. Sorrise. Si voltò verso di lui e confermò quel sorriso.
“Sì, sto bene Dean. Lui sta bene, i miei..” e poi si corresse. “..i nostri nipoti, la nostra famiglia sta bene e questo mi basta!”
“Ok!” convenne tranquillo il maggiore.
E quando tornarono a fissare quello che avevano di fronte, si sorpresero di non essere più soli.

A circa una decina di metri da loro che erano ancora nell’Impala, Castiel e Jack, li stavano guardando. Il primo sembrava decisamente sui carboni ardenti dall’espressione inquieta che aveva. Il secondo, benchè “Nuovo Dio”, sembrava decisamente allarmato da ciò che aveva tenuto nascosto e che ora sapeva non essere più un segreto.
Vedendo quell’accoppiata decisamente comica, Dean battè il dorso della mano sulla coscia del fratello per attirare la sua attenzione.
“Poliziotto buono, poliziotto cattivo?” suggerì.
Sam lo guardò ma si trattenne dal ridere perché aveva capito che il fratello voleva solo...giocare.
“A me sembrano già abbastanza in colpa, Dean!”
“Oh!! andiamo. Divertiamoci un po’. Dopo aver affrontato quel Malphas...ce lo meritiamo!!” si giustificò.
Sam ci pensò su un attimo, sospirò e poi tornò a guardare il fratello e il suo sorriso sghembo.
“Io faccio quello cattivo e mi prendo Jack!” disse.
“Davvero?!” se ne sorprese sinceramente.
“Ho una mezza idea che Jack sapesse più di quello che ci ha detto, ma come dire...ci ha lasciato l’effetto sorpresa. Quindi...”
“Non dire altro. Il ragazzino è tutto tuo!” affermò. “Castiel me lo lavoro io. Sembra già la colpa fatta persona. Mi basterà poco per affossarlo del tutto!!” constatò soddisfatto.
Dopo di che, i due fratelli scesero dalla macchina e si avviarono verso gli altri due.

Jack e Castiel deglutirono contemporaneamente quando videro i due cacciatori raggiungerli con gli sguardi decisamente seri.
“Credo di averla fatta grossa , Castiel!” ammise tra i denti, il giovane Dio.
“Io ti ho appoggiato e coperto, quindi credo di essere nei guai almeno quanto te!” convenne l’angelo che senza rendersene conto tirò fuori le mani dalle tasche dell’immancabile trench e se le strofinò sui pantaloni come a voler scaricare la tensione.
Quando i quattro furono uno di fronte all’altro, i due cacciatori strinsero gli occhi come a volerli scrutare.
“Tu...” iniziò Sam. “..Nuovo Dio o meno, vieni con me. Credo che tu debba darmi delle spiegazioni.” fece serio e deciso, precedendo Jack nella stanza che era al lato destro del corridoio in cui si trovavano.
Jack, guardò Dean, che non fece una piega e poi spostò lo sguardo sull’angelo che annuì incoraggiandolo.

Quando la porta di quella stanza si chiuse, Castiel guardò l’amico ancora al suo fianco.
“Dean...vorrei che tu capissi...” cercò di iniziare.
“Cass?”
“Sì?”
“Sta’ zitto.”
“Ma...”
“Ora io e te ci andiamo a fare una birra. E magari un paio di hamburger. Sto morendo di fame.” se ne uscì sorridente e tranquillo.
“Ma tu...non sei...insomma..tu e Sam...” balbettò l’angelo.
“Senti...la tua fortuna è che oggi mi tocca fare il poliziotto buono, quindi mi dovrai solo assecondare su quello che voglio fare!” fece mettendogli una mano sulla spalla per uscire da lì.
“Ok...ok..” lo assecondò. “Ma aspetta..dimmi solo se Sam..”
“Tranquillo. Lui sta bene. Vuole solo che Jack capisca che avrebbe preferito sapere tutto prima invece che scoprirlo nel modo in cui è successo!” confessò con un minimo di rimprovero.
Castiel annuì con il capo. L’amico aveva ragione. Ma prima che tutto accadesse, aveva compreso anche le ragioni per cui Jack non aveva detto niente.
Dean notò quel rimuginare e andò incontro all’amico.
“Ascolta, usciamo da qui, dimmi come sono andate le cose, che cosa ha spinto Jack a sorvolare su chi avremmo trovato e ti assicuro che a stomaco pieno sarà tutto più chiaro anche per me!!” lo rassicurò il cacciatore.
Castiel sospirò grato di quella possibilità di spiegare e seguì l’amico.




Nella stanza in cui Jared aveva anticipato Jack, il silenzio la faceva da padrone.
Il cacciatore guardava oltre le grandi finestre mentre il neo Dio era fermo in attesa, alle sue spalle.
Il “ragazzino” deglutì nervosismo. Si sentiva in colpa come quando , decenni addietro, di notte, mangiava cereali al cioccolato, di nascosto proprio da Sam.
“Sam?” lo chiamò senza avere risposta. “Sam ..fammi spiegare.” azzardò.
“Spiegare cosa?!” chiese con tono deciso e freddo l’altro, restandogli di spalle per nascondergli il leggero sorriso che gli piegava le labbra.
“Io..io non potevo dirti di...di lui. Di quello che stava davvero accadendo...”
“Perchè?!” fece piano, il cacciatore.
“Tu...tu saresti andato nel panico.”
“Jack ?”
“Tu...non saresti stato lucido, avresti rischiato di farti del male e ..”
“Jack ??”
“Io avevo...avevo paura che..” e la sua voce ormai era decisamente impanicata.
“Smettila!!” e questa volta la voce arrivò piena e tuonante alle orecchie di Jack.
Sam si voltò verso l’altro. Vide palesemente la colpa e l’amarezza sul volto del giovane nephilim “Dio”.
Fu più forte di lui, non riusciva ad avercela con Jack.
Anche quando, dopo la tragedia di Mary, l’unica soluzione sembrava quello di doverlo eliminare, per Sam era d’obbligo trovare un modo per salvarlo. Perchè Jack era come...”loro figlio”, come disse alla Sanders.
E un padre fa sempre di tutto per salvare suo figlio e anche Dean lo salvò, quando non lo uccise in quel cimitero. Perché anche Dean era suo “padre”.
Così, mentre Jack restava fermo sui suoi piedi, Sam gli si avvicinò lentamente. Passo dopo passo. Senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi tristi del giovane divino.
Gli si fermò di fronte. Lo scrutò. Potè giurare di averlo sentito quasi inspirare con un tremolio.
Fu un attimo.
Annullò lo spazio tra loro e lo abbracciò forte. Jack sparì letteralmente in quell’abbraccio e un attimo ricambiò la stretta grato per quello che aveva tutta l’aria di un caloroso perdono.
Dopo alcuni momenti, Sam “liberò” Jack.
“Non sei arrabbiato?” azzardò il ragazzo.
Sam sorrise, benevolo. “Ammetto che all’inizio, lo ero. E tanto!!” confessò.
“Ma?” ipotizzò Jack.
“Ma l’aver avuto la possibilità di vedere Dean, mio figlio Dean, vederlo adulto, vederlo padre. Aver avuto l’opportunità di parlargli ancora, parlare con i miei nipoti, conoscerli..beh!!..diciamo che ha azzerato ogni possibile rimprovero che potevo farti.” ammise amichevole e sorridente. “Per tutta la nostra vita e intendo quella da cacciatori...Io e Dean non abbiamo fatto altro che salvare “la famiglia” di qualcun altro. Tu, Jack, oggi, ci hai dato la possibilità di salvare la nostra. E te ne sarò per sempre grato.”
Jack sembrò tornare a respirare. Il suo viso si illuminò. Raggiante.
E a Sam sembrò rivedere quell’espressione beata che il ragazzo aveva quando, ormai pieno del potere divino, li lasciò per diventare un Nuovo Dio.
“Quindi tra noi è...è tutto ok? Va tutto bene?”disse fiducioso.
Sam sorrise ancora. Gli mise una mano sulla spalla e strinse con amichevole decisione.
“Va’ tutto benissimo.” lo rassicurò. “Ora che ne dici se andiamo a salvare il povero Castiel?” scherzò.
Jack stralunò gli occhi. Confuso.”Salvare?”
“Beh! A Dean è toccato “poliziotto buono”. Questo significa che starà letteralmente facendo l’Oprah Winfrey della situazione.” disse ironico.
“Poliziotto buono?” ripetè spaesato. “E che cos’è un Oprah Winfrey?” chiese poi confuso e curioso.
Sam lo fissò e un secondo dopo scoppiò a ridere. Di cuore.
Jack, di suo, non capì quell’ilarità ma era così sollevato dal non aver perso l’amicizia e l’affetto di Sam, che iniziò a ridere di gusto anche lui.


Quando raggiunsero Dean e Castiel non poterono non notare che l’angelo era letteralmente sfinito, mentre Dean aveva l’aria soddisfatta intanto che trangugiava l’ultimo pezzo del suo hamburger e ripeteva all’amico: “Ok! Ora ripeti tutto di nuovo. Dall’inizio.”
“Ma Dean!!!” fece esasperato Castiel. “E’ la quinta volta che ti ripeto il testo di Travelling Riverside Blues!”
“Amico...stiamo parlando dei Led Zeppelin. Deve essere perfetto!! o non potrai cantarla perbene quando ci sarà il karaoke alla Roadhouse!” asserì serio bevendo l’ennesimo sorso di birra.
“Dean ho acconsentito ad imparare la canzone ma scordati che io la canti ad un karaoke!!”
“Oh!! sì invece. Lo farai. Eccome se lo farai!” fece convinto. “Io e Sam abbiamo rimandato all’inferno quel bastardo di Malphas, abbiamo rischiato di nuovo il culo per il bene supremo, abbiamo mandato giù lo scherzetto della stirpe eletta quindi come minimo tu mi devi una canzone!!”
Sam e Jack risero alla disperata frustrazione dell’amico angelo ma quando Dean si voltò con un cipiglio improvvisamente serio verso Jack, il neo Dio si mutò improvvisamente sentendosi sotto osservazione. Infatti…
“Togliti quel sorrisetto dalla faccia, ragazzino, perché tu salirai con lui su quel palco!!! Castiel non è l’unico ad essere in debito.” e rise soddisfatto alla faccia improvvisamente terrorizzata del ragazzo mentre passava , compiaciuto, una birra al fratello che gli si andò a sedere vicino, rubandogli alcune patatine dal piatto.
“Bentornato a casa, stronzetto!”
“Bentornato a casa, idiota!”


 

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