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Avevo già
scritto anni fa di un finale alternativo in cui Lord Shen
sopravviveva, in “Chi tu scegli di essere”, ma adesso,
complice un rewatch della seria di “Kung Fu Panda” e le
fanfiction di BookDreamCatcher, sono tornata a scrivere.
Spero che questa
storia possa piacere, ci risentiamo in fondo al capitolo per
eventuali note e precisazioni.
Adesso, con
immenso orgoglio, vi presento...
Ciò
che sorge
***
Dalla
sconfitta
***
Un
canto di sponde sicure
Ben
presto dimenticato
Voce
dei poveri resti
Di
un sogno mancato
(Spunta
la luna dal monte – Pierangelo Bertoli ed i Tazenda)
Po era sconvolto!
Sembrava che Shen avesse davvero capito quando gli aveva detto “hai
ragione”, ed invece lo stava attaccando con più furia
che mai!
Incurante di dove
si trovava, di quello che Po aveva cercato di spiegargli, del relitto
della nave che oscillava ad ogni movimento e tra poco sarebbe
affondato, delle assi che stridevano minacciose quando il panda era
costretto a schivare, delle corde in cui era incastrato quel che
restava dell'...
Po sgranò
gli occhi inorridito non appena se ne accorse.
La massa di
metallo contorto, non più trattenuta dalle funi, stava
perdendo il suo equilibrio e...
Anche Shen seguì
la direzione del suo sguardo e la direzione del suono dello schiocco
dell'ultima fune, ed anche i suoi occhi si dilatarono per l'orrore.
***
Non c'era scampo.
Non c'era
salvezza.
Non c'era più
nulla per lui.
Perché
avrebbe dovuto prendersi la briga di opporsi ancora ad un destino che
lo voleva distrutto?
Che accadesse,
allora!
Lo schianto lo
colse ad occhi chiusi, schiacciandogli fuori dai polmoni il poco
fiato rimasto dopo la lotta, e Shen sprofondò, senza peso, in
un pozzo di vuoto ed oscurità.
***
Po riemerse
sputacchiando acqua.
Si era buttato
con tutto il suo peso contro Shen quando aveva capito che il pavone
non si sarebbe spostato, ma poi l'esplosione che ne era seguita lo
aveva scagliato lontano e gli aveva fatto perdere di vista il pavone.
Si guardò
attorno e gli sembrò di vedere qualcosa di bianco galleggiare
lontano da lui, troppo lontano per capire se fosse davvero Shen
oppure no.
In ogni caso era
la speranza migliore che aveva, e cominciò a nuotare in quella
direzione.
-Po!-
Un “kakà”
ed un'ombra sopra di lui gli fecero alzare lo sguardo.
-Gru!-
-Resisti, amico,
ti do un passaggio-
-No, non me! Vai
a vedere se quello è Shen- ed indicò la macchia bianca,
già meno visibile.
-Po? Sei
sicuro...?-
-Gru, per favore,
vai! Io posso resistere-
Riluttante,
l'uccello invertì la direzione del volo e si diresse lì.
Poco dopo aveva
sollevato con le zampe un pavone bianco, inerte e bagnato fradicio.
-Portalo in
città- gridò Po.
Gru sembrò
incerto, ma ancora una volta fece come gli era stato detto.
Po lo guardò
allontanarsi.
Il corpo di Shen
era completamente abbandonato e dondolava assecondando il volo di
Gru.
Non 'era modo di
capire se fosse vivo o morto, ma Po fu ugualmente grato al suo amico
per avergli consentito quella speranza.
Tentò di
nuotare per avviciarsi alla città ma scoprì di essere
troppo esausto per coordinare i movimenti e non aveva fatto grandi
progressi quando vide Gru tornare verso di lui.
-Afferra una
zampa, amico, ti riporto all'asciutto-
Po fece
esattamente come gli era stato detto e si lasciò trascinare
fino ad un pontile dove finalmente potè arrampicarsi su una
scala di legno.
All'ultimo
gradino c'era Tigre, pronta ad aiutarlo.
-Questo, è
stato da tosto tosto-
Non ci pensò
un secondo prima di abbracciarla!
E poi tutti gli
altri!
E Maestro Shifu,
che però svicolò agilmente.
-Ragazzi, sono
così felice che stiate tutti bene! Anche voi, Maestro Croc,
Maestro Bue! Non siete feriti, non è vero?-
-Qualche
ammaccatura, niente di più. La mia pelle squamosa è
l'armatura migliore al mondo- si vantò Croc.
-Nessun danno-
commentò più serio Bue.
-Bene! Sono
contento che nessuno si sia fatto troppo male. E dov'è Shen?-
Al nome del
pavone che era stato causa di tutta quella distruzione l'atmosfera si
raffreddò notevolmente.
-In prigione-
disse Maestro Bue lapidario.
-In... in
prigione?-
-Certo. Non c'è
altro posto dove possa stare- insistette Maestro Bue.
-Ma... a parte
che come avete fatto così in fretta? E poi, se fosse ferito
gravemente?-
-Abbiamo i nostri
metodi, Guerriero Dragone, e le nostre guardie sanno essere molto
veloci quando viene loro richiesto-
-Oh, bene... ma
se...?-
-Gli manderemo un
medico, ma fossi in lui, credo che sarebbe meglio che non si
svegliasse mai più-
Maestro Bue aveva
pronunciato quelle parole con un tono così cupo che Po non osò
più rispondere.
***
Dolore.
Tutto quello che
riusciva a sentire era dolore in ogni parte del corpo.
E dopo il dolore
una sensazione orribile alla bocca dello stomaco.
Doveva vomitare.
Subito! Per puro istinto tentò di gettarsi di lato ma qualcosa
lo trattenne e lo fece cadere malamente a terra, dove rimase a
contorcersi per i conati ed il disgusto.
Rigettare gli
aveva dato un po' di sollievo fisico, ma la debolezza e la confusione
erano la vera tortura.
Dov'era? Cosa gli
era successo? Perché non riusciva a muoversi?
Se tentava di
allargare le ali sentiva una costrizione attorno al torace ed il suo
movimento era bloccato.
Non c'erano altri
rumori a parte il suo respiro affannato e l'eco che produceva.
Per riprendere le
forze inspirò lentamente contando fino a cinque ed espirò
allo stesso modo, e lo fece ancora e ancora, fino a che le vertigini
si furono attenuate e fu in grado di pensare più lucidamente.
Tra le tante
chiazze di dolore che componevano il suo corpo ce n'era una attorno
alla caviglia destra, che si intensificava se provava a muoversi ed
era sempre accompagnata da un rumore stridente di metallo.
Shen non capiva,
ma aveva dei brutti sospetti.
Aprì gli
occhi di uno spiraglio, appena quanto gli era consentito per non
ripiombare nelle vertigini, e cominciò a registrare dettagli:
il pavimento era in terra battuta, l'ambiente gli rimandava indietro
l'eco dei suoi lamenti, dunque doveva essere piccolo e doveva essere
di pietra perché le pareti di legno non producono eco.
Attorno alle sue
ali ed al suo torace c'erano delle corde. Corde!
Tutti i tasselli
del rompicapo si incastrarono all'improvviso e nello stesso momento
in cui Shen pensò la parola “prigione” vide
chiaramente le sbarre davanti a sé.
Preso dal panico
provò a saltare in piedi ma la catena attorno alla caviglia e
le ali bloccate lo fecero cadere di nuovo.
No! No, no, no,
no, no!!!
Si accorse che lo
stava gridando a voce alta solo quando l'eco gli ributtò
addosso la sua voce, ed allora prese a gridare per la frustrazione.
Le sue urla
riepirono in poco tempo non solo la cella ma anche gli altri corridoi
della prigione, ed una guardia che passava da lì per il suo
turno di ronda affrettò il passo per andare a riferire al
consiglio dei maestri che il prigioniero si era svegliato.
***
-Esigo di
vederlo!- esclamò la divinatrice, picchiando a terra il suo
bastone per dare maggiore autorità alle sue parole.
Lei ci stava
provando, ma sapeva riconoscere una battaglia persa, e contro il
cipiglio di Maestro Bue sapeva di non avere speranze.
-Per cosa?
Confortarlo? Non è più un pulcino a cui voi dovete fare
da tata, è ora che impari a prendersi le responsabilità
delle sue azioni-
Come poteva
dargli torto?
-Voglio vederlo
come medico, non come sua tata-
-Ho già
mandato un medico a visitarlo-
Brutta notizia! O
forse no. Ormai la divinatrice sapeva che se le cose andavano in un
certo modo c'era sempre un motivo.
-Allora
rinforzate la sorveglianza attorno alla prigione, e preparatevi a
chiedere scusa a chiunque abbiate mandato laggiù-
Sono proprio
contenta di aver scritto questa fanfiction.
Come al solito,
vi chiedo di segnalarmi eventuali errori, incongruenze o qualsiasi
cosa che non vi convinca.
Vorrei dire che è
un caso che io abbia iniziato a scrivere il primo capitolo ad agosto
del 2021, esattamente a dieci anni dall'uscita al cinema in Italia di
“Kung Fu Panda 2”, ma sappiamo tutti bene che “Il
caso non esiste”.
L'aggiornamento
di questa storia sarà settimanale, credo la domenica.
Inoltre spero che
l'HTML non faccia strani scherzi, perché da quando sono
passata da Word ad Open Office ho visto ogni tipo di disastro con i
font e l'impaginazione.
Spero vada tutto
bene.
Non ho nulla da
segnalare al momento, vi lascio solo due video che mi sembrano
interessanti.
I'm
taking back the crown I'm
all dressed up and naked I
see what's mine and take it (Finders
keepers, losers weepers) Oh
yeah, the crown So close
I can taste it I see
what's mine and take it (Finders
keepers, losers weepers) Oh
yeah
(Emperor's
new clothes – Panic! at the Disco)
Il cane con il pelo color sabbia aveva appoggiato la sua borsa di
stumenti a terra, vicino alle sbarre della cella, ed era alle prese
con una situazione difficile.
Tiankong era stato medico nell'esercito per anni prima che una
ferita lo costringesse a ritirarsi ad esercitare la professione in
città, e di ritorno dai campi di battaglia aveva visto ogni
tipo di situazione. O quasi.
Un caso come quello del principe bandito non gli era mai capitato.
Il pavone era quasi stato schiacciato da una tonnellata di
metallo, era stato travolto da un'esplosione ed era quasi affogato.
Il suo corpo raccontava tutta la storia chiaramente, ma i suoi
occhi raccontavano una storia che turbava l'anziano medico molto più
delle ferite.
Era una rabbia feroce, che consumava ogni cosa dentro e fuori, in
grado di distruggere molto più che un attacco.
Il pavone tremava, ma lo stesso lo fronteggiava come se lui fosse
stato un nemico.
Era terribile da vedere: le piume sporche, la veste strappata,
graffi e tagli che spiccavano di un rosso livido sul piumaggio
bianco, l'anello alla caviglia che stringeva e gli stava lacerando la
pelle, le corde che gli costringevano il torace e le ali, e tutto il
suo corpo che tremava di rabbia e per lo sforzo di reggersi in piedi.
La cosa più inquietante era che il pavone non aveva emesso
un singolo suono; sembrava che qualcosa gli avesse portato via la
voce, e l'unica cosa che si sentiva tra i muri di pietra era il suo
respiro raschiante.
A niente erano serviti i tentativi di parlargli, di appellarlo con
il suo nome ed il suo titolo, e quindi il cane tentò di fargli
capire la gravità delle sue condizioni.
-Siete ferito. Se non mi permettete di trattarli, quei tagli si
infetteranno, e voi potreste morire per la setticemia-
Come se non avesse detto nulla.
Quello che una volta era stato l'elegante principe della città
dei Gong lo scrutava con uno sguardo assassino.
Se non ci fosse stata la catena a trattenerlo, se non gli avessero
legato le ali, Tiankong era certo che lo avrebbe attaccato per
ucciderlo.
L'anziano medico non aveva mai visto tanta rabbia in una persona.
Lui era abituato al dolore ed alla disperazione, non ad una
persona che voleva solo distruggere, incurante delle minacce per la
sua vita.
Il medico era abbastanza intelligente da tenersi fuori dalla
portata del pavone, e questo gli creava dei problemi di coscienza: se
da un lato non voleva essere ferito, capiva che l'impossibilità
di raggiungerlo stava frustrando il suo (non tanto) paziente e lo
rendeva ancora più accecato dalla rabbia.
Decise di fare un timido tentativo, un solo passo verso di lui.
-Sono un medico. Ho giurato di usare le mie arti solo per curare.
Non vi farò del male, ve lo giuro-
Ancora nessuna risposta, ma nemmeno un segno di aperta ostilità.
Tiankong fece un altro passo, considerando attentamente la
distanza tra loro per non rischiare inutilmente.
L'impatto lo colse di sorpresa.
Fu sbattuto contro la parete e le sue povere ossa non erano fatte
per reggere quegli impatti senza conseguenze.
Dieci anni prima, forse.
Non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi dall'impatto che subito
fu inchiodato a terra da qualcosa.
Qualcosa non molto pesante ma con degli artigli acuminati che
scavavano nel suo stomaco ed attorno alla sua gola.
Quando riaprì gli occhi trovò il becco del pavone
vicinissimo al suo naso e gli occhi rossi piantati nei suoi.
-Liberami-
Era la prima volta che si sentiva la voce del pavone.
Era roca, bassissima.
“Dovrebbe essere morto” rabbrividì il medico.
-Non hai sentito? Liberami!-
“Il suo corpo è vivo... ma lui è morto
dentro”.
-Non posso farlo-
-Ti ucciderò-
-Non ti aiuterei più da morto che da vivo. Guar...-
Stava per chiamare le guardie quando sentì la presa degli
artigli attorno alla gola serrarsi e poi il rumore del suo cranio che
sbatteva contro il pavimento.
Era strano sentire il rumore di una propria probabile frattura
cranica ancora prima di sentire il dolore, ma non ebbe il tempo di
sentire il dolore perché il mondo attorno a lui si allontanò
in pochi attimi e tutto divenne nero.
***
Shen sapeva di avere poco tempo.
Saltò giù dal corpo dell'ennesimo insolente che
aveva pensato di ostacolarlo e si concentrò sulla borsa con
gli strumenti.
Si avvicinò più possibile, poi con un colpo di coda
la mandò a sbattere contro il muro, dove rimbalzò
indiero fino alla portata delle sue zampe.
Si concesse un solo momento di soddisfazione prima di rovesciare
l'intero contenuto a terra scuotendo la borsa con una sola zampa.
Le boccette di ceramica si ruppero o rotolarono a terra, gli
strumenti di metallo invece tintinnarono uno sull'altro in un
mucchietto disordinato.
Shen prese la cosa che egli sembrava più affilata, un
coltello lungo e sottile, e con una zampa cominciò a tagliare
le corde che gli trattenevano le ali.
Per la fretta un paio di volte si conficcò la punta del
coltello sotto pelle, ma il suono delle corde lacerate lo esaltava e
lo rendeva insensibile a qualsiasi dolore.
Quando finalmente il groviglio informe scivolò giù
dal suo corpo e cadde a terra lui ansimava per lo sforzo della
posizione innaturale e per il dolore alla zampa incatenata, ma si
sentiva molto meglio.
Ora che aveva le ali libere era tutto più facile!
Gettò un'occhiata al cane ma era ancora immobile a terra.
Che fosse svenuto o che fosse morto non gli importava, l'unica
cosa importante era che non lo ostacolasse.
Lentamente, con cautela, inserì tra la sua pelle ed il
bordo interno dell'anello alla zampa un bisturi dal lato piatto della
lama, e poi strinse i denti.
Quello avrebbe fatto male.
Puntò la punta del coltello nella serratura e poi piantò
un colpo di taglio con l'ala.
Il dolore gli mozzò il fiato.
Era peggio di quello che si sarebbe aspettato, ma non poteva
gridare... avrebbe conservato le urla per un altro momento.
Attese solo qualche altro attimo che l'ondata di nausea si
calmasse, ma non poteva perdere altro tempo, e subito si gettò
a controllare il risultato.
Con il becco ancora contratto dal dolore si concesse un sorriso:
anche se si era ferito ne era valsa la pena, perché l'unico
ago che non aveva potuto conficcarsi nella sua carne a causa della
lama di metallo del bisturi aveva scardinato tutto il resto del
meccanismo.
Gli altri si erano conficcati solo a metà e non gli avevano
spezzato l'osso come sarebbe stato normale.
Shen si liberò in fretta del guscio vuoto del ceppo e passò
immediatamente alla serratura della cella.
Quanto avrebbe voluto un po' di esplosivo per farla saltare!
Ma non ne aveva, dunque meglio arrangiarsi!
Sebbene zoppicasse tornò al mucchio di strumenti e prese
quello che sembrava un punteruolo.
Non aveva la benché minima idea di quale fosse il suo scopo
in campo medico, ma era perfetto per far scattare la serratura.
Shen si appuntò mentalmente di migliorare le serrature
della prigione: si faceva troppo conto sul fatto che i prigionieri
non ci sarebbero potuti arrivare, ed il meccanismo di apertura era
fin troppo semplice.
Lui lo fece scattare in pochi tentativi, e presto si trovò
fuori dalla cella senza quasi accorgersene.
Si fermò solo un momento per riprendere fiato.
Era sporco, lacero, stanco e ferito.
Era libero!
Incurante del dolore alla zampa che era stata incatenata, si buttò
di corsa nel corridoio.
Sapeva perfettamente come raggiungere il corridoio principale, e
sapeva anche che la sua assenza non sarebbe passata inosservata a
lungo.
Alla prima svolta quasi sbattè addosso ad una guardia, che
era troppo sorpresa di vederlo in libertà e ci mise una
frazione di secondo di troppo per dare l'allarme.
Shen saltò e con un colpo al collo stordì
l'antilope.
Si fermò solo il tempo necessario per prendere la lancia
della guardia e poi riprese la sua corsa.
Doveva arrivare al centro della prigione, per prima cosa, poi si
sarebbe preoccupato di capire quale fosse il corridoio giusto da
imboccare per uscire.
Dannazione!
Lì sarebbe stato pieno di guardie!
E lui non aveva un vero piano! Oltre ad essere solo e già
fisicamente provato.
Arrivò in vista del largo centrale della prigione, quello a
partire da cui si diramavano i corridoi principali, ma rimase dentro
il corridoio da cui era arrivato e non uscì subito allo
scoperto.
Strinse gli occhi, studiando attentamente ciò che riusciva
a vedere dal suo punto di osservazione.
Shen conosceva bene la pianta: sette corridoi principali che
portavano nelle sezioni della prigione, uno solo, l'ottavo, che
portava verso il mondo esterno e che non era per nulla diverso dagli
altri, in modo da non essere individuato immmediatamente da un
prigioniero che fosse riuscito a fuggire.
Proprio come Shen.
La prigione di Gongmen era un labirinto seminterrato, ottagonale,
in cui era facile perdersi perché non ci si poteva orientare
con la luce del sole, ed in cui tutte le svolte riportavano
inevitabilmente al centro.
Un capolavoro di efficienza e semplicità, da ammirare
possibilmente fuori!
Shen sbuffò frustrato.
Non voleva rischiare di uscire allo scoperto senza essere sicuro
di quale fosse il corridoio che portava all'esterno perché non
voleva sprecare energie in scontri inutili, ma sapeva anche che non
ci sarebbe voluto molto prima che il prossimo giro di ronda capisse
che lui era scappato.
Probabilmente, sapendo che si trattava di lui, la sorveglianza era
stata potenziata.
Gli serviva un modo per capire se la via fosse libera o no.
Estrasse le due lame da medico, ed usò la più grande
per tentare di scorgere qualcosa nel riflesso.
Era sfocato, ma poteva vedere un arciere gazzella dritto al lato
opposto del corridoio da dove proveniva lui.
Ai suoi lati, distanti, ce n'erano altri due.
Probabilmente c'era un arciere per ogni corridoio, a puntare non
sul corridoio che stava al di sotto ma su quello che gli stava di
fronte.
Era una raggiera di frecce che poteva convergere in qualsiasi
momento verso un unico punto.
Poco male.
Shen sapeva di essere veloce sugli scatti, e sapeva che avrebbe
potuto evitare le frecce.
Se solo avesse individuato il corridoio giusto a cui puntare per
arrivare all'esterno!
All'improvviso dei rumori alle sue spalle lo scossero.
“Dannazione” imprecò sottovoce.
Doveva scegliere! Non si sarebbe fatto ricatturare! Piuttosto
preferiva morire in qualsiasi tentativo!
Prima che le guardie nel corridoio potessero vederlo lui si era
buttato allo scoperto, ed in un baleno tutte le frecce erano puntate
su di lui.
Ne schivò un paio saltando di lato all'ultimo momento, ma
l'altra gli passò troppo vicina al collo.
I corridoi sembravano identici e lui non aveva tempo di osservarli
bene, quindi si limitò a puntare il più vicino in cui
rifugiarsi prima di essere infilzato.
Per deviare altre due frecce fu costretto a spiegare la coda ed a
pararle tra le penne, e per sua fortuna in pochi passi fu al sicuro
in un altro corridoio.
Non perse tempo a guardarsi indietro, piuttosto cercò di
sparire veloce lì dentro per seminare le guardie che lo
seguivano nel labirinto sotterraneo della prigione.
Sperava di raggiungere le diramazioni laterali, ma dalla prima
intersezione subito sbucarono quattro guardie e gli sbarrarono il
passo.
-Maledizione!-
Loro erano in quattro, erano bufali ed erano armati di asce e
spade alla cintura, mentre lui era stanco, ferito, ed armato solo di
una lancia e di due strumenti medici.
La consapevolezza di quanto fosse in condizioni di inferiorità
lo raggelò dentro.
Non poteva vincere.
Aveva superato ogni limite di intelligenza, astuzia, resistenza
fisica, ed ancora non era abbastanza!
Non era... non era mai abbastanza!
Si costrinse a respirare lentamente per riprendere il controllo di
sé.
Non si sarebbe arreso! Piuttosto sarebbe morto, ed avrebbe portato
qualcuno di loro con sé!
Si raddrizzò, impugnò saldamente la lancia e si
preparò ad affrontarli.
Alle sue spalle altri rumori gli fecero capire che il secondo
manipolo di guardie era arrivato, ma lui nemmeno si girò a
guardarli.
Un piano cominciava a prendere forma nella sua mente.
Indietreggiò da quelli che aveva di fronte tenendo gli
occhi fissi su di loro, ma con gli altri sensi teneva sotto controllo
quelli dietro di lui.
Anche loro si avvicinavano.
Sapeva di avere un istante, uno solo...
Alzò la lancia, ma invece di attaccare di fronte si voltò,
piantò la lama a terra e saltò oltre il secondo gruppo
di guardie.
Era stato così rapido ed inaspettato che loro ci misero
pochi secondi di troppo a capire cosa era successo, ma lui li stava
già attaccando alle spalle.
Erano bufali, troppo difficile spezzarre le loro ossa con un colpo
di lancia e la sua forza, ma poteva lacerare muscoli e tendini ed
impedire loro di colpirlo.
Adesso che aveva le spalle libere poteva concentrarsi
completamente sullo scontro, ed in poco tempo i tre più vicini
erano a terra feriti gravemente, mentre gli altri avevano difficoltà
a muoversi nel corridoio a causa della loro stazza e dell'intralcio
dei compagni caduti.
Era stato più facile del previsto alla fine, e Shen si
concesse un solo attimo di respiro prima di pensare a cosa fare.
Avrebbe potuto tentare di attraversare di nuovo gli arcieri e
tentare un altro corridoio.
Le gambe cominciavano a tremargli ed il respiro ad essere troppo
accelerato, ma che scelta aveva?
Di certo non aspettare che le guardie rimanenti riuscissero a
scavalcare i feriti!
Aveva già escluso due corridoi, quello in cui si trovava e
quello da cui era uscito, che si trovava a sinistra.
La soluzione meno pericolosa sarebbe stata provare il corridoio di
destra, per esporsi il meno possibile agli arcieri.
Prese un paio di respiri profondi, cercando di forzare più
ossigeno possibile nei polmoni per lo sforzo che lo attendeva, e poi
scattò di nuovo di corsa.
“Deve essere quello giusto, deve essere quello giusto!”
-Fermo, Shen!-
In meno di mezzo secondo il pavone aveva snocciolato tutte le
peggiori imprecazioni che conosceva, perché, insomma,
l'universo doveva davvero avercela con lui!
Il bue ed il panda erano schierati al centro dell'arena.
Con un'occhiata veloce verso l'alto Shen colse gli arcieri sulla
balaustra con le frecce spianate su di lui, ed il resto della banda
del panda, compreso il maestro ratto gigante, affacciati a guardare
giù.
-Ma bene!- esclamò guardandoli con il più profondo
odio -Un comitato di accoglienza, quale onore!-
Il bue non fu minimamente toccato dal suo sarcasmo ed impugnò
l'ascia a due mani, pronto a combattere.
-Arrenditi! Non puoi scappare-
-Lo vedremo!-
Scartò di lato, verso il corridoio, ma una freccia piantata
davanti a lui gli sbarrò il passo.
-Non tirate!- Ordinò il bue -Lui è mio- aggiunse a
voce bassissima.
Shen si voltò di nuovo verso di loro e scoppiò a
ridere.
Ora che sapeva esattamente qual'era il punto debole del bue le
cose sì che cominciavano a farsi interessanti!
-Vuoi uccidermi? E tu, panda, sei venuto qui per finire il
lavoro?-
-Lavoro? Quale lavoro?-
-Tsk! La tua stupidità è davvero impressionante!
Davvero, ti terrei in vita solo per vedere a quale livello puoi
arrivare-
-Questo non sembra un complimento-
-Ecco, appunto-
-Risparmia il fiato, Guerriero Dragone- intervenne Bue -Conserva
la tua comprensione per qualcuno che la meriti davvero-
Shen sghignazzò compiaciuto.
-Ti brucia ancora tanto, non è vero, non aver fatto niente
per salvare il tuo maestro?-
Non ci volle altro perché Mestro Bue partisse alla carica
contro di lui, e Shen era prontissimo.
Fece perno sulla lancia e saltò più in alto di
quanto avesse mai fatto, con il bisturi già pronto nell'ala
per essere scagliato.
Il muggito del bue gli diede la conferma che il lancio era
perfettamente riuscito, e così Shen fece in modo da atterrare
su di lui e di sfregiargli il muso con le zampe prima di schizzare
fuori portata.
Stette per un attimo a godersi la vista del suo nemico
sanguinante, con due tagli che andavano dall'orecchio a sotto la
mascella, e che si strappava la lama dalla spalla con una smorfia di
dolore, poi decise di finirlo.
Sarebbe stato molto meglio eliminare un altro membro del consiglio
dei maestri.
Prima di perdere il suo vantaggio sollevò di nuovo la
lancia per colpire, stavolta un punto vitale, ma al momento di
scattare verso di lui qualcosa trattenne la sua arma.
-Cos...? Panda! Lasciala immediatamente!-
-No, Shen. Non ti lascerò uccidere nessuno-
-Allora sarai tu a morire!-
Tutto l'odio verso il panda, che fino a quel momento era stato
tenuto a bada dal tormentare Bue, esplose di nuovo più
violento che mai.
Shen attaccò con gli artigli, che anche se non erano
potenziati dai suoi speroni erano affilati e dolorosi, e graffiò
il panda tanto a fondo sulle braccia da fargli lasciare la presa
sulla lancia.
Dannazione! La lancia non era pesante, ma non aveva neanche
lontanamente la leggerezza del suo guan dao, e non era l'arma ideale
per lui.
Nondimeno, attaccò con quella, pronto ad usare l'altra lama
che avava nascosta nella veste.
-Shen, perché non mi vuoi ascoltare? Ti ho già detto
che...-
-Taci, stupido panda!-
Stava attaccando con tutta la sua abilità, ma lo stesso non
riusciva a mettere a segno nemmeno un colpo.
Shen maledisse mentalmente la lancia!
Era scomoda da maneggiare e lo stava stancando molto più
che il suo guan dao, leggero come l'aria.
-Non deve andare per forza così!- insisteva il panda
-Non...-
-TACI HO DETTO!!!- esplose Shen.
Non voleva sentire nulla da quello stupido orso!
Continuò ad attaccarlo in ogni modo, ma quello riusciva a
schivare sempre.
Maledetto, come diamine faceva ad essere così grasso,
flaccido, ingombrante eppure così agile?!
-Io posso aiutarti, Shen!-
-Aiutarmi? AIUTARMI?! L'unico modo in cui puoi aiutarmi è
stare fermo e farti ammazzare!-
-No, io avevo in mente...-
-Devi sparire dalla faccia della terra, come i tuoi simili prima
di te!-
Solo in quel momento qualcosa di simile allo sgomento passò
sul muso del panda, ma Shen non ebbe il tempo di compiacersene perché
qualcosa lo aveva agguantato in una morsa, sollevandolo da terra e
schiacciandogli il torace.
Era il bue, che lo stava trattenendo con molta più forza di
quanto fosse necessaria, tanto che Shen sentiva le costole
comprimersi.
La lancia sfuggì alla su apresa e cadde sul pavimento in
terra battuta con un rumore attutito.
-Se non fosse per lui tu saresti morto. Fossi in te mostrerei un
minimo di rispetto- disse il bue.
-Di che diamine stai parlando?!- strillò mentre si dimenava
nella sua presa.
-Ti ha tirato via da sotto il cannone, e poi ha impedito che
annegassi. Datti una calmata quando parli con lui-
-Maestro Bue, va tutto bene. Potete lasciarlo?-
-Cosa? Ma...?-
-Per favore?- insistette il panda.
Shen sentì la pressione attorno al torace rilasciarsi di
colpo, e servì tutta la sua abilità per non cadere a
terra a peso morto.
Tutti quegli scontri stavano cominciando a pesargli, e lui si
sentiva la testa ovattata, il corpo pesante, ed era tornato ad avere
senso di nausea.
Ma quello che il Bue gli aveva appena detto trascendeva qualsiasi
malessere fisico.
Senza nemmeno raccogliere la lancia da terra puntò il panda
e gli si avvicinò lentamente.
-Ah, dunque è così? Tu mi hai salvato?-
Peccato che nemmeno il panda fosse così stupido da non
cogliere il veleno ed il disgusto che trasudavano dal suo
atteggiamento e dalle sue parole.
-Ehm... sì?- chiese esitante.
E Shen lo attaccò con tutta la rabbia di cui era capace.
-Tu sei incredibilmente stupido, panda! Non avresti dovuto
salvarmi in nessun modo!-
Il
panda schivava ogni suo attacco come aveva schivato prima la
lancia. -Perché
no? Certo che dovevo!- -No,
non dovevi!- -Sì!-
-No!- Per
puro caso Shen girò su sé stesso ed il panda finì
per inciampare nella sua coda e
rotolare a terra. -Non
dovevi- sibilò Shen.
Avrebbe
voluto attaccarlo e finirlo, ma il suo corpo era troppo provato dalla
fatica e lui era costretto ad ansimare con le ali abbandonate lungo
il corpo e le ginocchia che tremavano. -Dovevo-
Po si alzò lentamente, guardandolo negli occhi con tanta
determinazione che Shen sentì le piume del collo
arruffarsi. -Io
sono il Guerriero Dragone, ed è mio dovere aiutare chiunque ne
abbia bisogno- -Io
non volevo il tuo aiuto!- Scattò
di nuovo all'attacco, ma a quanto pare stava chiedendo davvero troppo
al suo corpo, perché non appena tentò di saltare i
muscoli non risposero al comando ed una vertigine violenta come non
mai gli fece perdere i sensi.
***
Bue Infuriato era prontissimo a saltare di nuovo in mezzo al
combattimento ed a darle di santa ragione a quel borioso, arrogante,
detestabile pennuto nonostante la spalla ferita, ma un'occhiata verso
l'alto gli fece cogliere un movimento di Maestro Shifu che faceva
cenno di no con la testa.
Lui strinse la mascella per la rabbia ma annuì.
In effetti il panda non se la stava cavando male, ed anche quando
cadde a terra, Shen era troppo provato per essere un serio pericolo
per chiunque.
Quel che Bue non si sarebbe mai aspettato era che il pavone, pur
nelle sue pessime condizioni, tentasse di attaccare di nuovo.
Nessuno sano di mente lo avrebbe fatto, ma probabilmente Shen non
era sano di mente e sembrava avere un demone che aveva preso possesso
del suo corpo.
Quando finalmente lo vide stramazzare a terra, vittima della sua
stessa testardaggine, Maestro Bue si concesse un sorriso soddisfatto.
Quando notò il panda che si avvicinava al corpo inerte del
pavone urlò un “fermo!” che bloccò il panda
come un bambino che stava rubando i ravioli appena cotti.
-Guardie!- comandò, e non appena gli arcieri si
affacciarono di nuovo ebbe una forte tentazione di ordinare loro di
tirare.
Aveva già il braccio in alto quando si ricordò di
tutto quello che il kung fu aveva insegnato sul non infierire
inutilmente sugli avversari.
-Corde!- ordinò, ed in meno di un minuto altre guardie
erano accorse con dei rotoli di corda ed avevano legato di nuovo il
pavone.
Il fatto che il panda osservasse la scena con gli occhi sgranati
come se ne stesse soffrendo lo infastidì non poco.
Per non correre alcun rischio, parlò al bufalo più
vicino all'orecchio per comunicare in quale corridoio ed in quale
cella portare Shen, ed ordinò loro di fare deviazioni nei
corridoi interni per fargli perdere il senso dell'orientamento nel
caso si fosse svegliato.
Non avrebbe rischiato di metterlo nella stessa cella di prima,
perché quel maledetto uccello sarebbe stato capace di
costruirsi una mappa mentale e di evadere!
Rimase ad osservare con le sopracciglia aggrottate il manipolo che
si allontanava e spariva inghiottito di nuovo dalla prigione.
Aveva promesso alla divinatrice che non avrebbe ucciso Shen se non
fosse stato assolutamente necessario, e purtroppo non lo era.
Per prima cosa chiedo scusa per questa interlinea eccessiva che
accompagna gli a capo del testo.
Non riesco a capire come toglierla, e d'altra parte la scelta è
tra tenermi l'interlinea strana ma mantenere font ed impaginazione
dignitosi, oppure avere un testo omogeneo ma con un collage di font
ed interlinee diverse.
Penso che tenere il testo così sia il male minore.
Vi lascio qualche precisazione di fine capitolo per chi ha voglia
di leggerle.
-”Emperor's new clothes”
https://www.youtube.com/watch?v=UEWbryLra_A
vi ho trovato la versione con testo. Se qualcuno ci sa fare con il
videomaking sarebbe bello vedere l'intera canzone con le clip del
film.
-Maestro Bue. Ecco, parliamone un attimo. Nel film è un
personaggio secondario, in questa storia invece sarà molto
presente. Mi serve per creare il conflitto. Una storia senza
conflitto sarebbe una noia mortale! Mi serve Maestro Bue Infuriato
per incarnare tutti quei sentimenti che è giusto e legittimo
provare per Lord Shen. Sì, lo so, Shen è un personaggio
che mi piace oltre ogni umana descrizione, ma mi piace proprio perché
è un villain. È un cattivo. È un personaggio
costruito benissimo, bellissimo, ma come persona, ad incontrarlo
nella vita reale, è una carogna che ha fatto cose orribili! Ed
è giusto che qualcuno lo ricordi bene all'interno della
storia. E dunque, grazie di esistere, Maestro Bue.
-Gli animali presenti all'interno del film. Parliamo un attimo di
Maestro Rhino e di Maestro Croc. All'inizio mi aveva fatto storcere
il naso trovare due animali che io consideravo prettamente africani
nella Cina medievale. Poi però ho pensato che i rinoceronti si
trovavano anche in India (adesso sono una specie classificata come
“vulnerabile” nella scala del rischio di estinzione...
grazie, bracconaggio!) e quindi nel mio headcanon Maestro Rhino è
di origini indiane.
Per quanto riguarda invece Croc, mi dispiace, lui è un
alligatore, non un coccodrillo. Ma almeno è una specie
endemica della Cina, detta appunto Alligator sinensis.
Attualmente è minacciato allo stadio “critico” a
causa della riduzione del suo habitat e dell'inquinamento.
Bene, ho finito, vi auguro una buona settimana e ci risentiamo la
settimana prossima.
Dopo
una pausa molto più lunga di quello che avevo pensato posso
riprendere il lavoro!
Ringrazio
tutte le persone che hanno avuto fiducia nella storia: l'ho visto il
contatore delle visite che saliva... grazie a tutti!
Ciò che sorge
***
Dall'orgoglio
***
Light
has gone I'll never see
the sun again My days
will be as dark as my nights A
question burning in my mind What
is left to do for the observer when he's blind?
(My
legacy – Serenity)
-Io ve lo avevo detto che avreste dovuto prepararvi a chiedere
scusa a chiunque aveste mandato laggiù. Mi dispiace molto che
qualcuno si sia fatto male-
Maestro Bue dovette inghiottire il rimprovero della Divinatrice
senza ribattere.
Lei aveva avuto ragione, lui torto, e lei non glielo stava nemmeno
facendo pesare troppo.
-Avevate ragione voi- sospirò -Ha ancora bisogno di un
medico per le ferite vecchie e per quelle che si è procurato
oggi. Volete vederlo?-
-Fatemi accompagnare da lui-
***
La Divinatrice era stata altre volte all'interno della prigione
della città.
Se chiudeva gli occhi poteva sentire perfettamente l'ordine
secondo cui erano disposti gli otto corridoi principali ed i blocchi
più piccoli all'interno dei segmenti.
Era una perfetta riproduzione dello schema dell'i'ching, e lei
riusciva ad orientarsi solo perché aveva abilità che
non erano alla portata di tutti.
Sapeva che persino guardie che avevano lavorato lì per
anni, se perdevano il conto delle svolte non riuscivano più a
capire quale fosse il corridoio giusto per uscire, ed allora dovevano
procedere a tentoni o chiedere agli arcieri nell'arena centrale.
Un sistema geniale, a prova di evasione.
La guardia che la scortava era un'antilope taciturna, fredda e
concentrata sul proprio dovere.
Era lui che portava il secchio con l'acqua calda e la pila di
panni puliti con cui pulire le ferite.
La divinatrice seppe di essere vicina alla cella giusta già
dalla prima svolta del corridoio: quella rabbia che avvertiva poteva
provenire solo da una persona.
La preoccupazioe le fece affrettare il passo e superare la sua
guida.
Arrivata davanti alla cella credeva di sapere già cosa
aspettarsi, ed invece la vista di Shen, incatenato, ferito, debole e
pieno di veleno, la scosse nel profondo.
Dare un'immagine concreta a quello che aveva solo percepito era
straziante.
Shen era incatenato al muro con una catena corta che a malapena
gli consentiva di arrivare alla branda dove era appollaiato; il collo
era piegato in una posizione innaturale perché i lacci che gli
strigevano le ali gli impedivano di far riposare la testa sotto l'ala
come sarebbe stato suo istinto fare.
Lei non aveva detto nulla, ma al minimo rumore fuori dalla cella
Shen aveva sollevato di scatto la testa, mostrando i suoi occhi rossi
brucianti di rabbia ed il bavaglio di cuoio che gli serrava il becco.
Quello non avrebbero dovuto farlo.
Anche una persona con un temperamento meno irascible del pavone
non avrebbe tollerato di essere trattata in quel modo.
Il principe esiliato la guardava con odio.
Probabilmente in quel momento odiava il mondo intero.
La Divinatrice si rivolse alla guardia.
-Per favore, portate dentro queste cose e poi lasciateci soli-
La guardia aprì la porta della cella ed antrò, ma
Shen lo ignorò, tenendo fissi gli occhi e tutta la sua rabbia
sulla Divinatrice.
Non lo degnò di attenzione nemmeno quando uscì dalla
cella e fece entrare lei, per poi sparire nel corridoio illuminato di
arancione dalle lampade.
Lei per prima cosa, una volta dentro, prese dalla sua bisaccia un
coltello.
Il pavone la guardava sospettoso adesso, e quando lei fece per
avvicinarsi lui scostò il collo con uno scatto.
-Shen? Pensi davvero che potrei farti del male?-
Lui la guardò con gli occhi ancora più stretti. Non
si fidava di lei, e questo la preoccupava.
Che Shen non l'avesse in simpatia era ovvio e forse anche
comprensibile, ma che temesse che lei volesse fargli del male era
molto più grave.
Era l'esatta misura di quanto la sua fiducia nel mondo fosse
compromessa.
-Non voglio ferirti. Voglio toglierti il bavaglio. Posso?
Lui continuava a fissarla con il collo teso e gli occhi carichi di
odio.
Stavolta, quando lei si avvicinò di nuovo, non si scostò,
ma si poteva percepire tutta la tensione del suo corpo pronto a
scattare.
Arrivata alle sue spalle la Divinatrice si accorse che non c'erano
nodi, ma un anello metallico dentro cui passava una piccola asta
anch'essa di metallo e che faceva da chiusura.
Mise via il coltello e solo allora Shen smise di tremare per la
tensione.
La Divinatrice fece scivolare la barra fuori dall'anello ed il
bavaglio cadde a terra con un tonfo sordo.
Non appena il pavone ebbe di nuovo il becco libero esplose subito
contro di lei.
-Che cosa vuoi ancora? Non ha già fatto abbastanza danno?-
-Sono qui per curarti-
-Non voglio le tue cure-
-Shen, se non farai qualcosa quelle ferite finiranno per
infettarsi. Sicuramente lo sai già da te-
Quando lei allungò una zampa con l'intenzione di allentare
le corde lui si allontanò.
Saltò giù dalla branda, con il rumore metallico
della catena che lo seguiva, e si schiacciò contro il muro.
-Non mi interessa! Anche se dovessi morire, non azzardarti a
toccarmi!-
-Shen, per favore...-
Non le era sfuggita la smorfia di dolore che aveva percorso il suo
viso con tutti quei movimenti.
Tentò di nuovo, ma lui stavolta invece di ritrarsi
raddrizzò la schiena.
-Ti odio!-
Fu come se l'avesse colpita. Lei non aveva mai avuto intenzione di
fargli del male, anzi aveva fatto di tutto per riportarlo alla
ragione ed impedire che si distrugesse.
Non era bastato.
Shen era più spezzato che mai.
-Puoi odiarmi o no, non è importante. Adesso taglierò
le corde. Sarai libero di muoverti-
-Ahahah! Libero di muovermi!-
In un secondo il coltello era di nuovo nelle sue mani.
La Divinatrice non era stupida, aveva colto benissimo il suo
sguardo ed il pensiero di impossessarsi del coltello come se Shen lo
avesse urlato, per questo fece scattare solo il nodo più in
superficie e poi fece sparire immediatamente la lama di nuovo nella
bisaccia e fuori dalla sua portata.
Non le sfuggì nemmeno il suo sguardo deluso ed astioso
quando si rese conto che ancora non poteva muovere completamente le
ali.
Senza una parola, lei gli tolse di dosso i giri di corda, ed
immediatamente il pavone provò a muovere le ali anchilosate.
Non riusciva a coordinare i movimenti, e finì per sbatterle
un paio di volte a vuoto, senza riuscire né a sollevarle né
a chiuderle come avrebbe voluto.
Nonostante il comportamento del pavone la Divinatrice non poteva
fare a meno di essere dispiaciuta per lui.
-Shen...-
-Non una parola-
La divinatrice sospirò.
In quelle condizioni non poteva fare altro che accettare la sua
volontà.
Era già abbastanza per l'orgoglio di Shen essere stato
incarcerato, non voleva aggiungere motivi per odiare il mondo.
Sperando che avesse dimenticato il rifiuto iniziale, provò
a riportare l'argomento sulle cure.
-Ho portato un unguento che...-
-No-
-Ti ho già detto che devi...-
-Ed io ti ho già detto di no-
Qualsiasi moto di empatia potesse aver avuto verso di lui era
messo a dura prova.
-Smettila di comportarti come un pulcino capriccioso!-
Tentò di afferrarlo da un'ala ma lui fu più veloce e
le bloccò la zampa a mezz'aria.
Sull'ala si vedevano tagli vecchi e nuovi ed il piumaggio bianco
era macchiato di polvere e sangue, ma la sua presa era salda.
La divinatrice comprese di avere sbagliato.
Shen era un adulto ormai, e lei lo dimenticava troppo facilmente.
-Non. Osare. Toccarmi- sibilò lui in avvertimento, e solo
dopo le lasciò andare lentamente la zampa.
Doveva pensare a qualcosa, ed in fretta!
Qualcosa di meglio che costringerlo con la forza.
Nelle condizioni in cui era il pavone chiunque avrebbe potuto
sopraffarlo facilmente, ma anche se era per il suo bene lui lo
avrebbe vissuto come l'ennesima violenza.
La Divinatrice andò alla borsa e prese il vasetto di
terracotta.
Anche senza ricorrere alle arti divinatorie, sapeva che molto
probabilmente non lo avrebbe mai più rivisto perchè
Shen avrebbe fatto qualcosa di terribilmente stupido come spaccarlo
contro il muro.
-Te lo lascio. Fanne buon uso-
Lo posò sulla branda, alla portata del pavone, e poi uscì
dalla cella.
La guardia apparve come dal nulla per chiudere a chiave.
-Hai dimenticato di rimettermi le corde ed il bavaglio- la provocò
deliberatamente Shen.
-Credo che tu abbia già abbastanza nodi addosso anche senza
aggiungere quelli di canapa- replicò lei, e si allontanò
dalle sbarre.
La Divinatrice sapeva, semplicemente sapeva che non aveva
ancora finito, ma allo stesso tempo sapeva che non doveva tornare in
cella in quel preciso momento.
Come sempre dette retta al suo istinto e rimase immobile al centro
del corridio ad una certa distanza.
Sentì la guardia alle sue spalle fermarsi, ma non le chiese
nulla.
-Io devo aspettare. Dovrò tornare dentro la cella, ma non
so quando. Preferite aspettare con me o tornare quando vi chiamerò?-
-Aspetterò qui-
Le indicò uno sgabello accanto alla porta di un'altra
cella.
La divinatrice si trovò a sorridere. Per quanto silenzioso,
quel ragazzo aveva dimostrato buon cuore.
-Grazie, giovanotto-
***
Shen guardava il vasetto che gli aveva lasciato la Divinatrice con
puro odio.
Da un lato non voleva avere nulla a che fare con loro, dall'altro
sapeva bene cosa comportavano la setticemia e la cancrena.
Se pensava di usare l'unhuento il suo orgoglio si rivoltava, se
pensava di gettarlo e lasciare che le ferite facessero il loro corso
il suo stomaco si contorceva per il disgusto.
Alla fine optò per un compromesso: iniziò a lavare
le ferite con l'acqua calda ed i panni.
Si spogliò lentamente per non fare strofinare troppo la
stoffa sui tagli, ma lasciò la cintura allacciata inn modo da
non essere completamente nudo.
Gli sembrava strano muoversi, ed odiava il fatto che le ali ancora
gli formicolassero per essere state strette a lungo, ma almeno
nessuno poteva vederlo.
Per trovare le ferite doveva solo seguire la sensazione del dolore
in tutti i punti del suo corpo.
Quando provò ad appoggiare lo straccio su uno dei tagli
sull'ala il bruciore gli tolse il fiato.
Dovette costringersi a non gridare, e per tutto il processo si
concesse solo pochi lamenti che per fortuna nessuno poteva udire.
Taglio dopo taglio, ferita dopo ferita, tolse lo sporco e la
polvere con l'acqua e parti sempre pulite di stoffa.
Per quelle sulla schiena dovette strofinare alla cieca e sperare
che bastasse.
Una volta finito tremava per la fatica, il dolore e la debolezza,
ma non poteva negare di sentirsi meglio.
E adesso la parte difficile: l'unguento.
Shen decise di usarlo.
Alla fine, se avevano deciso di curarlo potevano biasimare solo la
loro stessa stupidità quando lui si fosse rimesso in forze e
li avesse uccisi tutti.
Appena aperto il barattolo ne uscì un odore pungente.
Shen lo ricordava bene, così come ricordava quanto faceva
maledettamente male!
Scacciò il pensiero, cercando di convincersi che all'epoca
era solo un pulcino e che sicuramente la sua percezione del dolore
era più bassa, che adesso che era un adulto avrebbe potuto
benissimo sopportarlo.
Ne prese un po' sulla punta delle ali e provò ad
appoggiarlo su uno dei tagli sull'ala sinistra.
Subito il dolore lo passò da parte a parte come un dardo
infuocato, e lo fece gridare e contorcere.
Era intollerabile! Shen avrebbe potuto amputarsi l'ala piuttosto
che avere quel fuoco che lo bruciava!
Non poteva sopportarlo, non poteva!
Serrò gli occhi e strinse l'ala in un gesto inutile, ma
niente riusciva a farlo passare davvero. Doveva resistere, doveva
solo resistere... sapeva che non avrebbe potuto continuare a bruciare
in eterno!
Poco alla volta, con una lentezza intollerabile, la sensazione di
essere trapassato da un ferro rovente si allentò, ed a lui
rimase solo il respiro ansimante ed una sensazione di pulsazione
dolorosa in tutto l'arto.
L'aveva applicato solo in un punto, per quanto fosse un taglio
piuttosto lungo, ed il pensiero di dover ripetere il procedimento con
tutto il resto del corpo lo atterriva.
Tuttavia non poteva farne a meno per non morire, né avrebbe
mai permesso all'orrenda capra di fargli da infermiera.
Prese un respiro profondo, raddrizzò la schiena e prese
ancora un po' di unguento.
Se avesse fatto abbastanza in fretta avrebbe potuto coprire molte
ferite in un colpo solo.
Con un gesto veloce coprì almeno tre o quattro tagli, e non
ebbe nemmeno il tempo di pentirsene perché una scarica di puro
dolore gli scoppiò nel cervello e lo fece crollare a terra
urlante.
Era... era davvero troppo!
Non si accorse dei passi che si avvicinavano di corsa alla sua
cella prima di cadere privo di sensi.
***
Quando si risvegliò era tutto finito.
Aveva dolore dappertutto, ma un dolore sopportabile, non la
sensazione di essere scorticato vivo.
Era disteso sulla branda, con le ferite fasciate ed una veste
nuova e pulita addosso.
L'odio per la loro condiscendenza gli andò alla testa
ancora più veloce del dolore della medicina.
Come avevano osato prendersi i suoi vestiti senza chiedere il
permesso?! Cosa diavolo faceva sentire quella maledetta capra in
diritto di decidere cosa fosse meglio per lui?
Perché non riuscivano a capire che lui non voleva niente da
loro?!
Si sarebbe strappato la veste di dosso se l'alternativa non fosse
stata stare nudo.
Inoltre c'era la questione dei suoi speroni e delle poche lame da
lancio che gli erano rimaste addosso. Non li aveva alle zampe quando
si era svegliato in cella, ma chi glieli aveva tolti? E cosa ne
avevano fatto?!
Il pensiero delle sue preziose creazioni distrutte gli faceva
venire ancora più voglia di strappare la pelle di dosso ad
ognuno di loro, lentamente, dolorosamente, come loro avevano
strappato via tutto il suo lavoro.
Il pensiero andò al suo guan dao, l'arma unica al mondo che
aveva creato apposta per sé.
Se quello che gli avevano detto era vero, il suo dao era ormai in
fondo al mare dopo il naufragio della nave ammiraglia.
Lo aveva perso per sempre, certo, ma il pensiero che non fosse
caduto in mano a quegli orridi esseri era in un certo senso
consolante.
Sollevò di poco la testa e vide accanto a sé una
brocca, presumibilmente con l'acqua, dei panini al vapore ed una
ciotola di zuppa.
Il disgusto lo fece voltare dall'altro lato.
Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto mangiare, se voleva
recuperare le forze e scappare da quella maledetta cella, ma non era
ancora così disperato.
Inoltre sapeva che la capra aveva approfittato della sua
incoscienza per disinfettare tutte le ferite, bendarle e
rivestirlo... l'umiliazione avrebbe potuto farlo vomitare! Altro che
cibo!
Per un attimo pensò di lasciarsi andare, di smettere di
mangiare o di togliersi la vita in qualche altro modo per non dare a
nessuno la soddisfazione di saperlo rinchiuso in cella.
Sarebbe stato bello dimostrare che lui non era una pedina nelle
loro mani, e che poteva scegliere il suo destino in qualsiasi
momento.
C'era però qualche questione in sospeso: la prima erano i
suoi nemici.
Da vivo avrebbe avuto la possibilità di farla pagare molto
cara a quello schifoso orso nero e bianco, e come lui al bue che lo
aveva imprigionato.
L'idea di liberarsi e di strappare loro le viscere lentamente,
dolorosamente, per vedere la disperazione nei loro occhi e fargli
supplicare di essere uccisi pur di porre fine alla sofferenza era
oltremodo allettante, troppo per rinunciare alla possibilità
togliendosi la vita.
E d'altra parte, essere prigioniero, condividere il rancio
dei criminali, trattato senza nessun riguardo per il suo rango e la
sua autorità... era intollerabile!
Aveva già masticato l'amarezza dell'umiliazione quando era
stato bandito ed aveva dovuto rifugiarsi sulle montagne in
accampamenti di fortuna, e da allora aveva giurato a sé stesso
che mai più si sarebbe abbassato al di sotto di quello che gli
spettava.
Decise che avrebbe provato a sopportare, per amore della fiamma di
vendetta che sentiva bruciare dentro.
Sì, avrebbe sopportato, e quando sarebbe stato il momento
avrebbe sputato su di loro tutto il dolore e l'umiliazione che gli
stavano facendo provare.
Il dolore gli stava annebbiando la mente e lo faceva lamentare con
un suono basso e continuo ad ogni respiro.
Il sottile rettangolo orizzontale della sua cella era molto, molto
scuro, dunque doveva essere notte.
Da qualche parte sopra di lui gli sembrò di sentire il
suono lontano di un tuono, poi la luce abbagliante di un fulmine
attraverso la sottile finestra gli diede la conferma: fuori dalla
prigione, nel mondo esterno, aveva iniziato a piovere.
***
Po era seduto a terra sotto il portico della casa in cui erano
ospiti lui, Shifu ed i cinque cicloni.
C'erano delle panchine nel giardino e sotto la tettoia, ma
sfortunatamente nessuna era a misura di un panda ben nutrito, e
dunque lui aveva dovuto optare per il pavimento in legno del portico.
Le nuvole dense che si erano ammassate sulla città stavano
finalmente scaricando una gran quantità di pioggia.
Se quel temporale fosse avvenuto sulla città solo pochi
giorni prima sarebbe andato tutto diversamente: Shen non sarebbe
potuto partire con pioggia e forti raffiche di vento, e forse anche
l'uso della polvere da sparo ne avrebbe risentito, ed allora forse...
-Sei pensieroso, panda-
-Ah! Maestro Shifu! Complimenti per l'abilità, ma è
proprio necessario apparire così?-
-La forza dell'abitudine, panda. E d'altra parte tu eri così
immerso nella tua mente che dubito ti saresti accorto di me-
Po sospirò.
-Avete ragione maestro- “Come sempre” aggiunse a
mezza voce.
-Ti ho sentito. Piuttosto, non hai risposto alla mia domanda. Come
mai sei così pensieroso?-
Po non sapeva bene cosa rispondere. Erano troppe cose da elaborare
per un solo panda!
-Pensavo a quello che è successo oggi. Insomma, io credevo
che salvare Shen fosse la cosa giusta da fare, non credevo che mi
avrebbe odiato ancora di più! E soprattutto non volevo che
ferisse nessuno, tantomeno Maestro Bue Infuriato. O il medico. O la
guardia, o le altre guardie, o...-
-Po-
-Sì?-
-Credevi che, dato che tu gli hai salvato la vita, lui ti fosse
riconoscente?-
-Be'... sì?-
Dal modo in cui Maestro Shifu scuoteva la testa Po temette che
fosse davvero deluso da lui.
-Mi dispiace, Maestro... ho sbagliato?-
Shifu riportò su di lui uno sguardo concentrato ed
indagatorio, che ovviamente il panda non riuscì a sostenere.
-Non so dirtelo, Po. Dipende. Perché lo hai fatto?-
A disagio, Po raccontò come si fosse accorto che il cannone
stava crollando dritto su Shen e che lui non si muoveva, anzi
sembrava avere gli occhi chiusi.
-Non
so se fosse troppo spaventato o cosa, ma non potevo lasciarlo lì.
Certo, non pensavo che peggiorasse- lasciò andare un altro
grosso sospiro ed allargò le braccia -Forse
ha ragione Shen. Forse sono solo uno stupido-
Non si aspettava di sentire il maestro che lo toccava leggermente
per attirare la sua attenzione.
Shifu non lo guardava mentre parlava, guardava dritto davanti a sé
a cose che solo lui poteva vedere.
-Po, ascoltami. Quando ho chiesto all'Universo di mandare nella
valle della Pace il Guerriero Dragone mi aspettavo qualcuno forte,
serio, esperto di kung fu. Mi aspettavo un degno avversario per Tai
Lung. Ma l'universo non ha mandato quello che volevo, ha mandato
quello di cui avevo bisogno. Io volevo qualcuno più forte di
Tai Lung perché pensavo di contrastare la violenza con altra
violenza, perché lo distruggesse come io non avevo la forza di
fare. Ed invece l'universo ha mandato una creatura dal cuore grande e
dall'animo gentile. Qualcuno che curasse invece di schiacciare. Po.
Non importa che tu non sia bravo nel kung fu come gli altri, sarai
sempre più forte, solo, di una forza diversa. E quello che
stai cercando di fare con Shen, forse non porterà a nulla, ma
è una buona cosa. Se lui non sa apprezzarlo è lui ad
essere in difetto, non certo tu-
-Dunque... dunque non sto sbagliando?-
-A mostrare compassione? No-
Per una volta Shifu non si scansò dall'abbraccio del panda.
Sapeva che Po ne aveva bisogno, e sebbene lui non fosse troppo a suo
agio con quel tipo di manifestazioni di affetto non lo avrebbe negato
a chi ne aveva bisogno.
-Grazie, Maestro. oh... ehm... scusate-
Lo rimise a terra e tentò di non fissarlo mentre Shifu si
ridava il suo solito contegno.
-Tuttavia devo avvisarti. Lord Shen è pericoloso, ti odia e
non vuole essere aiutato. Tienilo sempre a mente-
-Lo farò, Maestro-
-Vuol dire che non devi farti coinvolgere troppo da lui-
-Io... io ci proverò-
***
Il mattino dopo il panda, il maestro, i Cinque Cicloni e la
Divinarice erano riuniti nella sala più grande della casa
occupata da chi restava del Consiglio dei Maestri che amministrava la
città: Maestro Croc e Maestro Bue, che in quel momento era più
infuriato che mai.
La benda che gli copriva la ferita alla spalla spiccava bianca sul
suo corpo grigio scuro, e Po non aveva il coraggio di incrociare il
suo sguardo.
-Vi ho fatti chiamare tutti per discutere il problema di Shen. In
una sola giornata e nonostante fosse ferito si è dimostrato un
pericolo più che mai per chiunque abbia tentato di
avvicinarglisi. In più c'è la questione della sua
condanna. Lui è stato bandito da questa citta per crimini
orribili, e quando è tornato è stato per portare ancora
più morte e distruzione. È un pericolo, non posso
tollerarlo in alcun modo, nemmeno da prigioniero-
Li guardò tutti, uno per uno.
-Ho intenzione di chiedere la condanna a morte-
Per un attimo il tempo si fermò nella stanza. Mettere a
morte qualcuno era una decisione estrema, che anche nel caso di Lord
Shen faceva emergere un intimo rifiuto.
-Non potete!-
Esclamarono allo stesso tempo Po e la Divinatrice.
Ed il bue non sapeva a chi rivolgersi prima.
Fu Croc a parlare per lui.
-Rispettabile Divinatrice, sappiamo quanto siete affezionata a
Shen, ma avete visto anche voi di cosa è capace. E quanto a
te, Guerriero Dragone, c'è una cosa che devi sapere. Tu sei
nato entro i confini della citta di Gong Men, e per nascita puoi far
valere i diritti concessi dalle sue leggi. Ebbene, le leggi di
questa città permettono alle persone offese di avere voce in
capitolo sulla punizione di chi ha arrecato l'offesa. Tu puoi
chiedere la condanna a morte per Shen, per quello che ha fatto al
villaggio in cui sei nato ed alla tua gente-
Po sgranò gli occhi inorridito.
-No! No, no, no! Non voglio che sia ucciso!-
-Perché non capisci?!- si arrabbiò Bue -Con il tuo
parere a favore potremmo liberarci di quell'abominio una volta per
tutte! Potremmo evitare che altre persone debbano soffrire a causa
sua! Vorrei proprio sapere come fai ad essere contrario, ora che sai
quello che ha fatto alla tua gente e quanto ti odia nonostante tu gli
abbia salvato la vita-
Ok, Po lo sapeva che Maestro Bue Infurriato aveva quel nome per un
motivo, ma davvero... vederlo infuriato contro di lui lo intimidiva
non poco!
La Divinatrice toccò leggermente Po con il suo bastone per
spingerlo avanti.
-Ehi, ehi, ehi... oh, e va bene!- si vergognava da matti ad essere
messo così al centro dell'attenzione, ma non aveva molta
scelta. Fece un bel respiro prima di rivolgersi a loro.
-Maestro Bue, Maestro Croc, mi dispiace per i problemi che Shen ha
provocato oggi. Io... io credo che lui stia soffrendo più di
quanto noi possiamo immaginare e... e voglio provare ad aiutarlo. Non
chiederò mai la condanna a morte-
Non c'era altro da dire, o comunque Po non sapeva come spiegarlo.
Per lui era tutto lì.
-Vuoi provare ad aiutarlo?- gli chiese Bue -E quando esattamente?
Prima o dopo che ti avrà sventrato?-
-Ah... ehm... io...-
-Rassegnati! Shen porta solo disgrazia. I suoi genitori gli hanno
risparmiato la vita convertendo la pena capitale in bando, e sono
morti per il dolore. Maestro Rhino Tonante avrebbe potuto ucciderlo
con un solo colpo, ed invece lo ha solo avvertito, e sai bene che
fine ha fatto. Tu lo hai salvato dall'esplosione e dall'annegare, e
lui non ci avrebbe pensato due volte ad ucciderti anche dopo che lo
ha saputo. Shen è... -
Furono distratti dal rumore di qualcosa che atterrava sul
pavimento con un rumore di ceramica.
Senza dare retta a nessuno la Divinatrice si era seduta a terra a
zampe incrociate ed aveva tirato fuori tutti i suoi strumenti su una
coperta.
I maestri si avvicinarono incuriositi, tranne Bue che sembrava più
che altro scettico.
-Divinatrice, volete davvero leggere il futuro di Shen? L'ultima
volta che lo avete fatto è stato portatore di disgrazie anche
se le cose non sono andate come avevate detto voi-
-No, Maestro, ho giurato di non leggere più il futuro di
Shen. Quello che voglio leggere è il presente, e non solo per
lui-
Gettò una manciata di polvere nella ciotola e da questa si
levò un fumo denso in grado di oscurare l'intera stanza.
Le immagini erano confuse.
A tratti sembrava di vedere un pavone che eseguiva mosse di kai li
fo in rapidissima successione, ma il resto erano forme ammassate, che
cambiavano troppo in fretta per essere riconosciute.
All'improvviso il fumo si tinse di un rosso scuro e denso come il
sangue, ed esplose riempendo ogni angolo della stanza.
Era un fumo che non faceva respirare, ed ognuno di loro lo sentiva
penetrare nei polmoni, soffocarli, annegarli con la sua massa
vischiosa.
Po si sentì terrorizzato come mai prima d'ora nella sua
vita.
Stava... stava soffocando!
Cadde in ginocchio a terra e ad ogni boccata d'aria c'era cenere
dal sapore ferroso che gli riempiva la bocca.
Non aveva mai provato una disperazione così profonda, in
grado di accecarlo, di schiacciarlo.
Sarebbe morto! Sarebbe morto, ne era certo! Non avrebbe più
rivisto suo padre, i suoi amici, il kung fu...
Avrebbe voluto urlare per farlo smettere ma non riusciva ad
emettere fiato.
All'improvviso come era iniziato tutto cessò.
Il peso sul petto si era sollevato, e l'aria non era più
satura di cenere rossa.
Po prese un paio di profondi respiri di sollievo e poi si buttò
a terra sulla schiena per riprendere fiato e dare modo al suo cuore
di calmarsi.
Era incredibile! Non capiva cosa fosse appena successo, sapeva
solo che non avrebbe voluto riviverlo mai, mai più.
Quando provò a riaprire gli occhi per prima cosa mise a
fuoco una figura china su di lui, con delle corna ricurve.
-Va tutto bene, panda. È finita, adesso siamo al sicuro-
Lui si alzò lentamente a sedere -Meno male! Ma cosa è
stato?-
Poco lontano da lui sentì la voce di Maestro Bue Infuriato.
-Già, cosa è stato?-
La Divinatrice sospirò.
-Ho giurato di rivelare il significato delle mie visioni per
intero, senza travisarlo né distorcerlo. Quello che avete
appena visto era Lord Shen-
Un coro di “cosa?” ed altre esclamazioni di sorpresa
riempì la stanza.
-Che cosa volete dire con questo? Come ha fatto?- Chiese Maestro
Bue preoccupato.
-Lord Shen non ha fatto nulla, temo che sia stata colpa mia. Io ho
chiesto di scrutare nel suo presente invece che nel futuro, ed a
quanto pare il presente di Shen è fatto di quello che abbiamo
appena sentito-
Maestro Bue incrociò le braccia sul petto.
-Allora è deciso. Se questo è ciò che Shen ha
in mente non lascerò che lo scateni su nessun altro. Il pavone
sarà messo a morte-
-No!-
Tutti si voltarono verso Po, che ancora faticava a rimettersi in
piedi.
-No, Maestro Bue, non lo fate! Se sta così noi...-
-Guerriero Dragone, l'insistenza tua e della Divinatrice nel non
mettere immediatamente a morte Shen è già costata dei
feriti, e adesso che ho visto esattamente cosa c'è dentro di
lui non metterò in pericolo altre vite-
Al suo fianco Maestro Croc prese la parola.
-Io sono d'accordo. Lasciarlo in vita è pericoloso per
tutti. Sarà eseguita la condanna stabilita venti anni fa nel
caso avesse violato il bando-
Po aveva gli occhi sgranati per l'orrore.
-Ma non potete! Lui... lui sta soffrendo! Dobbiamo aiutarlo!-
Maestro Bue aveva fatto un minaccioso passo avanti all'ennesima
insistenza del panda, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa nella
ciotola della divinatrice accadde qualcosa di strano.
Dal fondo, tra le volute di fumo grigio che ancora si alzavano, si
accese un fioco bagliore. Era come un minuscolo raggio di sole
catturato nella ciotola.
Per tre volte il verso di un pavone risuonò tra le mura, ed
era angosciato, carico di rabbia, dolore e pena.
Alla terza volta il bagliore scomparve ed il fumo finì di
disperdersi.
Nessuno di loro poteva dubitare che fosse appena accaduto qualcosa
di sovrannaturale, ma nessuno se non la divinatrice avrebbe potuto
spiegare loro cosa.
-Divinatrice, cosa significava?- le chiese Maestro Bue.
Lei non rispose subito.
Scrutava la ciotola intensamente anche se ormai la magia era
svanita ed era tornata ad essere un normale recipiente in terracotta,
e mentre pensava lasciava scorrere una zamapa sulla barba.
-Questo è... straordinario-
Alzò lo sguardo su di loro, soprattutto su Maestro Bue.
-Ho aperto un collegamento con l'energia di Shen. Abbiamo visto
tutti quanto sia pieno di odio, ma quando il Guerriero Dragone lo ha
difeso si è manifestato qualcosa di diverso-
-Che cos'era?-
-Una speranza-
Maestro Bue Scosse la testa.
Era palese che lui non credesse che per Shen ci fosse alcuna
speranza, ma rispettava la Divinatrice ed aveva fiducia nelle sue
capacità.
-E dunque cosa dovremmo farne di lui?-
Invece di rispondere a loro la Divinatrice si voltò verso
il panda, che era finalmente riuscito a rimettersi in piedi ed era
circondato dai suoi amici che lo sostenevano.
-Un guerriero coraggioso, forte ma anche dal cuore puro. Dimmi,
Po, saresti capace di dimostrare la stessa compassione anche quando
Shen supererà ogni limite?-
Il panda era molto sorpreso da quella richiesta.
-Bè, io... io farò del mio meglio-
La Divinatrice annuì.
Il suo comportamento era sempre stato fuori dalla comprensione
delle persone comuni, per questo nessuno di loro si azzardò a
disturbarla o a metterle fretta quando chiuse gli occhi e rimase
ferma, appoggiata al suo bastone ad ascoltare qualcosa che solo lei
poteva sentire.
-Oggi è una notte senza luna. Maestro Bue, io vi chiedo di
sospendere il vostro giudizio fino alla prossima luna nuova, ad un
mese ed un giorno a partire da oggi-
Il bue era più che sbalordito dalla nuova richiesta.
-Un mese? Un intero mese? Gli dei solo sanno cosa può
combinare quel pavone in un mese, anzi, lo sanno i demoni come lui!-
-Cosa dovrebbe succedere in un mese, Divinatrice?- chiese più
cauto Maestro Croc.
-Qualsiasa cosa potrebbe accadere. Vi chiedo di assumervi un
rischio, ma potrebbe valerne la pena-
Maestro Bue scosse la testa. Si vedeva che l'idea non gli piaceva
nemmeno un po', tuttavia stava facendo del suo meglio per lasciare da
parte i sentimenti personali e ragionare in maniera obiettiva.
-In condizioni normali questa questione verrebbe messa i voti in
un consiglio di tre Maestri, ma sappiamo tutti bene perché a
questo consiglio manca un membro. Tuttavia, per rispetto alla
Divinatrice ed al Guerriero Dragone, io sono disposto a concedere
questa proroga. Tu sei d'accordo, Croc?-
-Se non accadrà nient'altro che metta in pericolo la città
o i suoi abitanti, lo sono-
-Molto bene. Allora rivaluteremo il caso di Shen ad un mese ed un
giorno a partire da oggi. Spero solo che questa decisione non porti
danno a nessuno. Il consiglio è sciolto-
Per prima cosa vorrei ringraziare le persone che stanno seguendo
la storia. I numerini sul contatore delle visite mi dicono che ci
siete, e questo mi fa molto piacere.
Ho notato anche che, di pari passo con le visite al secondo
capitolo, si aggiungevano visite alla mia one-shot a tema covid,
“12-19”, e questa è davvero una grande
soddisfazione perché sono molto affezionata a quella shot.
Andiamo al capitolo! Stavolta le pagine sono 12. Darò la
colpa alla formattazione del testo ed all'interlinea come Po da la
colpa a Scimmia.
Per quanto riguarda la struttura della prigione della città
di Gong Men, l'ho costruita attentamente perché è
importante per la storia. Il tema del labirinto mi sembra
particolarmente adatto ad una storia dove di parla di risolvere
vecchi conflitti e curare ferite interiori. Il fatto che sia
sotterranea, o meglio seminterrata, è presente anche nel
film, e mi torna un sacco utile per rendere l'idea di qualcosa che
si sviluppa in un luogo nascosto, come nell'inconscio.
Sulla mia pagina facebook vi parlo un po' dell'i'ching, come
regalino bonus per chi sta seguendo la storia. È un concetto
affascinante almeno quanto il tao. Sapevo che l'i'ching era un
metodo di divinazione, ma poi grazie ad un quiz online ho scoperto
che è anche molto, molto di più, ed ho deciso di
utilizzarlo in questa storia. È un sistema complicato, e non
ho voluto scendere troppo in dettaglio per non dire stupidaggini.
La parte in cui Croc dice a Po che lui, essendo nato entro i
confini della città di Gong Men, ha i diritti degli altri
abitanti dela città è una sorta di Ius Solis. È
un mio headcanon ovviamente, e mi serve per ancorare Po al suo
passato nella città dei Gong. Ok che si parla di lasciarsi il
passato alle spalle, ma non fissarsi sul passato e ricordare le
proprie radici sono due cose diverse.
Bene, eccoci qui! Prima di andare al
capitolo vorrei che mi aiutaste a decidere cosa fare con questa
storia.
Ci sono due possibilità:
1- aspettare che io finisca di riscrivere
tutti i capitoli mancanti e poi riprendere la pubblicazione regolare
settimanale quando avrò finito. In questo caso la storia
potrebbe restare ferma per minimo cinque mesi.
2- posso pubblicare i capitoli man mano che
li termino, ma in questo caso l'aggiornamento sarebbe molto
irregolare. Non posso promettervi nemmeno un capitolo al mese.
Fatemi sapere se avete preferenze
Ciò che sorge
***
Dallo scontro
***
Walls
can't contain me
Nothing
can chain me Unbreakable
tonight No
tears will I cry, my animal eyes
Unbreakable I'm
unbreakable, unbreakable
(Unbreakable
- Avicii)
-A-hem-
Maestro Bue infuriato aveva appena dichiarato il
consiglio sciolto quando la Divinatrice aveva di nuovo richiamato la
loro attenzione.
-Adesso che la decisione è presa, quando avete
intenzione di comunicarla al diretto interessato?-
Maestro Bue roteò gli occhi e sbuffò.
-Per adesso ne ho abbastanza di quel pavone! È
quasi mezzogiorno e non ho intenzione di interferire nel lavoro del
cambio delle guardie a causa sua. Lui può aspettare questo
pomeriggio-
Croc, accanto a lui, lo sentì mormorare qualcosa
circa il fatto che tanto sarebbe rimasto in cella ancora a lungo, non
avrebbe fatto poi così tanta differenza.
-Divinatrice, possiamo davvero aspettare questo
pomeriggio?- chiese Croc, cercando di arginare lo scatto di
impazienza dell'amico.
La divinatrice gli rivolse un sorriso gentile.
Chiuse gli occhi per un momento.
-Mm... sì. Sì, pomeriggio andrà
bene-
-Bene? Perché andrà bene?- chiese Bue
all'improvviso sospettoso.
Lei non si scompose e continuò a sorridere.
-Perché andrà... bene-
***
La striscia di mondo esterno che Shen poteva vedere
dalla sua cella seminterrata era chiara e luminosa.
Era una lama di luce che si prendeva gioco di lui con
il suo bagliore sfacciato, caldo e pulsante di vita.
All'interno era abbastanza buio perché il
contrasto fosse doloroso, un memento continuo del fatto che lui era
stato rinchiuso sottoterra nella città che gli apparteneva per
diritto di nascita.
Non riusciva a tollerarlo!
L'alba aveva cancellato i propositi più bui, di
porre fine alla propria vita, ed erano rimasti solo quelli di vedetta
e di rabbia bruciante contro chi lo aveva offeso.
C'erano stati momenti in cui l'odio ed il rifiuto per
la sua situazione attuale gli avevano talmente annebbiato i sensi da
fargli esplodere un mal di testa lancinante, che era passato solo
quando lui si era costretto a calmarsi pensando a come si sarebbe
vendicato del panda e di tutti gli altri.
Aveva una catena attorno alla caviglia ed un'altra
attorno al collo.
Quella alla caviglia aveva lo stesso trucco degli
spuntoni che sporgevano dal metallo attorno alla zampa nel caso
qualcuno avesse cercato di forzarlo, mentre quella al collo era solo
uno spesso anello di metallo.
Shen sogghignò.
Sarebbe stato molto più semplice per loro se
anche la catena che gli avevano messo al collo avesse avuto lo stesso
meccanismo!
Sulle ossa della zampa rischiava di ferirsi o alla
peggio una frattura, ma sulla gola, se davvero ci avesse provato, si
sarebbe spezzato la trachea e sarebbe morto.
Ancora una volta la loro pietà era stomachevole,
ma gli tornava straordinariamente utile, e loro avrebbero avuto tempo
di pentirsi anche di quella leggerezza.
Almeno aveva le ali libere stavolta, cosa che gli aveva
risparmiato il dover chiedere aiuto per alzarsi e soprattutto per
mangiare
Aveva mangiato di malavoglia, costringendosi ad ogni
boccone a ricordarsi che aveva bisogno ogni stilla di forza
disponibile per farli a pezzi.
Si era aspettato qualcosa di peggio dal cibo della
prigione, invece gli era arrivato un vassoio con tre involti di riso
in foglia di loto ed una ciotola con dei wanton.
Le ciotole ed il vaso d'acqua erano di terracotta nera,
oggetti economici ma dignitosi, così come il vassoio di legno
ricavato da listelli di diverso spessore ma che una volta uniti
facevano comunque il loro dovere.
Il cibo aveva un odore normale, il sapore e la
consistenza erano banali ma era comunque qualcosa di commestibile che
lo avrebbe tenuto in piedi.
Non sapeva se il trattamento all'interno della prigione
della città dei Gong fosse così clemente con tutti i
prigionieri, magari per uno spirito di carità che aveva
animato prima i sovrani della città e poi i reggenti, oppure
se fosse un trattamento riservato solo a lui, dovuto magari alle
insistenze della capra.
Sperava con tutto sé stesso che fosse la prima
opzione, perché dipendere da privilegi concessi per la buona
parola della sua ex governante gli faceva venire voglia di vomitare
il cibo ingerito con tanta fatica.
Era già abbastanza che il giorno prima lo avesse
dovuto spogliare e medicare!
Per distrarsi dall'umiliazione aveva speso tutta la
mattina ad osservare intorno.
Era più che mai intenzionato a fuggire, ma non
avrebbe fatto altri tentativi avventati che sarebbero stati solo uno
spreco di energie.
Era rimasto immobile, a contare i turni di ronda ed il
numero delle guardie, ad esaminare la cella e le sue catene, ed a
gelare con uno sguardo le guardie che avevano l'ardire di soffermarsi
più a lungo del necessario per scrutarlo.
Arrivò l'orario del secondo pasto, anche quello
consumato con risentimento, e poi Shen notò che le guardie
erano cambiate.
Dunque l'ultimo turno di ronda prima del cambio delle
guardie era anche quello che portava il pasto centrale della
giornata.
Shen registrò il dettaglio perché avrebbe
sempre potuto tornare utile.
Il piano era già chiaro nella sua mente, adesso
doveva solo decidere se agire subito sfruttando il fatto che le
guardie nuove non lo conoscevano ancora e non sapevano di cosa era
capace, oppure aspettare un altro giorno ed agire prima della fine
del turno, quando le guardie avevano già fatto ore di ronda e
probabilmente erano più stanche.
***
-Bue? Era proprio necessario che tu portassi l'ascia?-
chiese Croc.
-Non voglio essere impreparato nel caso ci siano altri
incidenti-
Ed a giudicare dalla fasciatura alla spalla che copriva
la ferita del giorno prima, non gli si poteva dare torto.
-Va bene, ma perché hai portato anche una
spada?-
Non aveva mai visto il suo amico con altre armi che la
sua fidata ascia da guerra, adesso invece portava alla cintura anche
una spada corta con la lama a forma di foglia.
Bue non rispose alla domanda, ma serrò la
mascella e strinse la presa sul manico dell'ascia.
-Amico mio, sembra che non sia per precauzione, sembra
che tu non veda l'ora di utilizzarle-
All'improvviso Bue gli sbarrò il passo.
-Mettiamo bene le cose in chiaro. Non sono contento di
questa decisione, e non gli permetterò di prendersi gioco di
noi ancora una volta. Se si dimostrerà di essere un pericolo
ne affronterà le conseguenze-
Bue riprese il cammino, più torvo che mai.
Croc si accorse che ai lati della strada gli abitanti
indirizzavano a Bue sguardi preoccupati che dicevano "Malcapitato
chi lo ha fatto arrabbiare tanto!".
Croc non potè fare altro che proseguire a sua
volta, ma prima ebbe l'impressione che qualcuno lo stesse scrutando.
Si girò ed era la Divinatrice, che però
non guardava lui ma Bue.
La preoccupazione della capra era tangibile ma non
c'era il tempo di approfondire l'argomento.
Le rivolse un cenno con la testa e poi riprese la
marcia.
***
-Panda-
Po si girò immediatamente quando il suo maestro
lo chiamò.
-Sì, maestro?-
-Voglio mettere le cose in chiaro prima che arriviamo
alla prigione davanti a Shen. Voglio che tu tenga bene a mente che,
per quanto le tue intenzioni di aiutarlo siano buone, lui è e
resta un pericolo-
-Sì, maestro-
Shifu però si fermò davanti a lui e lo
fermò puntandogli il bastone sullo stomaco.
-Po, guardami-
Riluttante, lui guardò negli occhi azzurri di
Shifu, che lo fecero sentire in soggezione come non mai.
-Le tue intenzioni sono nobili, ma non devi. Farti.
Coinvolgere. Troppo- scandì lentamente il maestro.
Finalmente Shifu lo lasciò andare, e lui ed i
cinque che lo seguivano ripresero il cammino.
***
Shen era in piedi dietro le sbarre, abbastanza vicino
fino a dove la catena gli consentiva di arrivare.
Un'ala era sul collo, sul ceppo di metallo, dove il
dolore pulsava ancora; era sordo ma sopportabile.
Mosse la zampa destra, e per sua fortuna non era
danneggiata come temeva.
Il movimento produsse un suono raschiante di metallo
quando si mosse anche la catena.
Anche se era perfettamente immobile tutti i suoi sensi
erano in allerta, soprattutto l'udito, con cui doveva stare attento a
non farsi ingannare dai riverberi di eco in quel maledetto posto.
Il vassoio in cui gli avevano consegnato il pasto di
metà giornata era a pezzi sul pavimento, e così anche
le suppellettili.
Shen aggiustò meglio l'ala attorno al ceppo di
metallo.
Il rumore dei passi arrivò quando aveva
previsto, prima sotto forma di eco, e poi come rumore di passi veri.
Pochi secondi ancora e la guardia passò davanti
alla sua cella.
Era un'antilope armata di una lancia leggera.
Guardò dentro la cella e subito roteò gli
occhi infastidita alla vista dei cocci, poi però guardò
lui ed a Shen bastò uno sguardo per farla ritrarre.
Ancora pochi attimi, poi la guardia passò oltre
e nello stesso momento Shen scattò: lasciò cadere
l'anello della catena aperto che non tratteneva più il ceppo
al collo, con uno scatto della zampa sfilò dal muro il perno
che teneva anche l'altra catena, e subito fu attraverso le sbarre, a
lanciare un cappio fatto con le bende attorno al collo della guardia.
L'antilope non aveva avuto il tempo di accorgersi di
nulla, e quando tentò di gridare la striscia di lino era già
troppo stretta attorno alla trachea e non le permise di emettere
alcun suono.
Shen diede uno strattone che la fece sbattere di
schiena contro le sbarre della cella.
-Consegnami le chiavi-
La guardia però scosse la testa.
L'avrebbe uccisa volentieri, ma un corpo morto che
scivolava fuori dalla sua portata assieme alle chiavi sarebbe stato
un inconveniente.
Si aggrappò alle sbarre con una zampa e fece
leva per tirare indietro la stoffa, in modo che quello capisse che
non scherzava.
L'antilope tentava di allentare la stoffa, ma gli
zoccoli scivolavano inutilmente, senza il minimo appiglio per potersi
inserire tra la benda e la sua pelle.
-Allora? Consegnami le chiavi!-
Ancora una volta la guardia scosse la testa, ma con uno
zoccolo cercava di raggiungere la cintura con il mazzo di chiavi
attaccato.
"Stupido" pensò Shen.
-Come desideri-
Una scheggia di terracotta nera scivolò fuori
dalla sua manica e lui la conficcò subito nella spalla dal
lato con cui cercava di prendere le chiavi... prima che facesse
qualcosa di stupido come gettarle lontano da lui!
L'antilope emise un gorgoglio strozzato che avrebbe
dovuto essere un grido di dolore, ma non poteva nemmeno muoversi per
togliersi la scheggia dalla spalla se non voleva finire impiccata.
Shen strappò con il becco il capo della benda
ancora attaccato a lui, poi fece un nodo in modo che fosse abbastanza
stretto da impedire alla guardia di muoversi.
Con la scheggia ancora sporca di sangue tagliò
la cintura della guardia, ed il suono metallico delle chiavi che
cadevano a terra gli sembrava già una vittoria.
Ora che aveva fatto il nodo e non doveva più
preoccuparsi di trattenere il suo nemico potè scendere a terra
ed infilare un'ala attraverso le sbarre per prendere cintura, chiavi
e tutto, però contro ogni sua aspettativa l'antilope tentò
di pestargli l'ala.
-Insolente!-
Assesto un calcio attraverso le sbarre al retro delle
ginocchia della guardia e quella perse l'equilibrio.
Che si impiccasse pure con il suo stesso peso!
Lui arrivò alla cintura, e questa volta
raggiunse anche le chiavi.
Mentre le provava una per una non degnò della
minima attenzione la guardia che tentava di riprendere l'equilibrio
per non morire.
Finalmente la serratura scattò.
Prima di uscie dalla cella pensò che fosse
meglio liberarsi della catena che aveva alla zampa, e stavolta aprì
i ceppi mettendo in mezzo una stecca di legno presa dal vassoio ed
usando lo stesso perno divelto dal muro per assestare un colpo alla
serratura.
Il dolore lo attraversò come acido sulla ferita
che si era procurato solo il giorno prima allo stesso modo, ma era
libero!
Arrotolò la catena attorno all'ala perché
nonostante fosse pesante poteva essere un'ottima arma.
Aveva qualche secondo per riprendere fiato, forse, ma
non troppi per non avere il tempo di pensare al dolore delle sue
ferite messe sotto sforzo.
Fuori dalla cella legò le chiavi alla sua
cintura, sistemò i cocci di nuovo su per la manica, e raccattò
da terra la lancia che la guardia aveva lasciato cadere.
Solo allora riportò la sua attenzione
sull'antilope, che respirava a fatica ed aveva gli occhi arrossati e
lacrimanti per la pressione sulla trachea che non la faceva respirare
bene.
Era riuscita a mantenere l'equilibrio con la zampa che
era stata colpita meno forte, ma lo stesso aveva subito il
contraccolpo sulla gola.
-Avresti fatto meglio a morire subito- disse Shen.
Con uno scatto puntò la lama sotto la mascella
della guardia.
L'antilope era in preda al terrore più puro.
Shen premette la punta della lama fino a vedere il
sangue, poi la fece scattare di lato e delle gocce schizzarono a
macchiare le sbarre.
-Racconta cosa è successo, e ricorda a tutti
cosa vuol dire mettersi contro di me-
La lasciò lì ad incespicare, ancora
incredula per non stare morendo con la gola tagliata, e poi corse via
nel dedalo di corridoi.
***
Avevano appena svoltato nel vicolo su cui si apriva
l'ingresso della prigione che subito videro una antilope con
l'uniforme delle guardie che correva loro incontro.
-Rispettabili Maestri, menomale che siete arrivati!-
-Che succede?-
-Il pavone...-
Bue non lasciò nemmeno che la guardia finisse:
la oltrepassò e sparì di corsa dentro il corridoio
buio.
Croc non potè fare a meno di voltarsi verso la
Divinatrice.
-E meno male che doveva andare bene!- esclamò.
Anche lui corse dietro Bue, imprecando contro il pavone
bianco, contro la testardaggine del suo amico, e contro altre cose
ancora.
***
-Scimmia e Mantide, di guardia qui sulla porta!- Ordinò
subito Maestro Shifu.
-Sì, maestro!-
-Vipera, Gru, voi di guardia alla fine del corridoio
principale!-
I due scattarono all'interno per presidiare al'altro
estremo del corridoio, quello che dall'arena centrale portava
all'esterno.
-Tigre! Con me alla postazione degli arcieri! Panda!
... panda? Panda?!-
***
Po correva come non aveva mai corso in vita sua. Ok,
no, forse aveva corso in quel modo qualche volta che era
particolarmente affamato e doveva raggiungre una ciotola di zuppa di
spaghetti, ma ora era diverso!
Sapeva che quella era una pessima idea, e che Shifu si
sarebbe arrabbiato e gli avrebbe fatto fare più flessioni
extra in tutta la storia delle flessioni extra, ma non aveva potuto
farne a meno.
Si era dileguato mentre Shifu dava ordini agli altri
suoi compagni, ed aveva fatto del suo meglio per seguire i maestri
della città dei Gong.
Dopo un paio di svolte li aveva persi di vista, ma i
rumori dello scontro erano abbastanza da guidarlo.
Nei bracci interni dei corridoi le lampade creavano un
ambiente in penombra che rendeva ancora più difficile
orientarsi, e l'eco attraverso le mura di pietra treva in inganno: un
paio di volte Po era convinto di essere vicinissimo allo scontro ed
invece si era trovato in un corridoio vuoto dopo una svolta.
Alla fine comunque il clangore delle armi gli arrivò
troppo nitido per essere l'ennesima illusione dell'udito, ed infatti
seguendo quel suono Po si trovò davanti una delle scene più
epiche ed allo stesso tempo agghiaccianti che avesse mai visto.
Maestro Croc gli dava le spalle ed impugnava una catena
tesa tra le due zampe, ma non stava combattendo in quel momento: era
concentrato su Shen che a sua volta impugnava una lancia, sicuramente
rubata ad una guardia, e si stava battendo con Maestro Bue.
Po era arrivato in un momento in cui i due contendenti
erano fermi uno di fronte all'altro a scrutarsi con odio.
Il pavone dava le spalle al corridoio da cui proveniva
il panda e non si era accorto della sua presenza, ma Po non faticava
ad immaginare quale espressione dovesse avere.
Shen faceva impressione: il pallore del suo corpo
bianco nella luce arancione delle lampade, le bende che pendevano
macchiate di sangue e le ferite che si scorgevano al di sotto, oltre
alle chiazze rosse sul suo piumaggio, gli davano l'aspetto di un
morto uscito dalla sua tomba.
Quanto a Bue Infuriato, guardava il pavone con un odio
tale che non lasciava dubbi sul fatto che, quando avesse attaccato,
sarebbe stato per fare male. Molto male.
Per Po era terrificante ed allo stesso tempo esaltante:
era proprio come nelle leggende, con i due arcinemici che si
affrontavano in duelli all'ultimo sangue!
-Non ti lascerò uscire vivo da qui-
-No... io non ti lascerò uscire vivo da
qui!-
Shen scattò all'attacco ed incrociò il
metallo della sua lancia con quello dell'ascia di Bue.
Si scambiarono un paio di colpi rapidissimi, ma l'arma
di Shen, per quanto fosse più lunga, era anche più
facile da parare, mentre Bue non poteva avvicinarsi abbastanza da
assestare un fendente micidiale senza restare ferito a sua volta.
Alle loro spalle un drappello di guardie bloccava il
corridoio, e ne reggeva un'altra che sembrava avere una spalla
ferita.
All'ennesimo scambio di colpi tra i due, Shen riuscì
ad incastrare la punta della sua lancia nelle anse della testa
dell'ascia, e poi la piantò a terra per bloccare lì
anche l'altra arma.
-Maledetto!-
Ma Shen non aveva perso tempo, ed era saltato sul legno
per arrivare a Bue a graffiarlo con gli artigli e per...
-Shen! Adesso basta!- gridò Po.
In un attimo tutta l'attenzione del pavone era
concentrata su di lui.
-Panda...- sibilò.
Lasciò perdere lo scontro per lanciarsi su di
lui, ma a metà del saltò fu colpito da un colpo di coda
di Croc che lo mandò a sbattere contro la parete.
-Wow! Maestro Croc...-
-Era da un sacco di tempo che volevo farlo- spiegò
il rettile.
-Ma non avreste dovuto! Era una cosa tra me e lui-
Intanto Maestro Bue si stava asciugando il sangue che
gli era colato nell'occhio dai tagli sopra il sopracciglio, e Shen si
stava rimettendo in piedi a fatica ed aggrappandosi al muro.
Po si mosse per andare ad aiutarlo ma lui gli gettò
un'occhiata così carica di odio che lui per un attimo ne restò
raggelato.
-Che sei venuto a fare qui, panda? Ti sarei venuto a
cercare io quando avessi finito con loro-
-Esatto, è proprio questo. È me che odi,
non è vero? Ed allora battiti con me-
-Con... te?-
-Sì, con me-
Senza che Po capisse perché, Shen scoppiò
a ridere.
Era ancora più inquietante che quando tentava di
ucciderlo, e nella sua risata Po riusciva ad intravedere un abisso
pieno di cose terrificanti.
-Tu credi che io abbia bisogno il tuo permesso per
battermi con te? O di avere qualche autorità per dirmi cosa
devo o non devo fare?-
-Ehm... sì? Okay, no... perché non
facciamo un patto?-
-Non possono esserci accordi tra me e te!-
-Fammi almeno finire di spiegare!- Po si guardò
attorno.
Shen teneva su di lui uno sguardo traboccante di odio,
Croc e Bue lo osservavano per capire dove volesse andare a parare.
-Ascoltami, tu odi me più di chiunque altro.
Se... se non attaccherai nessuno di loro, nemmeno loro ti
attaccheranno, almeno fino a che non sarà finito il nostro
scontro. Accetti?-
Shen lo guardò dall'alto in basso, con puro
disprezzo oltre che con odio.
-La tua idea è talmente stupida che vale la pena
assecondarti. E sia, solo io e te-
-Oh, bene! Andiamo... andiamo... be', non possiamo
combattere in questo corridoio minuscolo!-
-Fuori città ci sono dei terreni liberi che
sarebbero perfetti-
-Ehi! Non ho detto che puoi uscire da qui! Non sono
così stupido, sai?-
-L'arena centrale andrà benissimo-
La voce alle sue spalle spaventò Po molto di più
delle intenzioni assassine di Shen.
-Ah! Maestro Shifu!-
Il panda minore gli indirizzò un'occhiata
severa, poi si rivolse direttamente a Shen.
-Sarà uno scontro leale, ed io farò da
arbitro. Secondo l'accordo stabilito, tu non attaccherai nessuno e
nessuno attaccherà te fino a che lo scontro con il Guerriero
Dragone non sarà terminato-
Po vide che Shen guardava Shifu con pari odio, ma dopo
che ebbe controllato rapidamente i dintorni tornò stranamente
calmo.
-Accetto-
-Molto bene. Andiamo-
Shifu si voltò e fece cenno con la testa a lui
di incamminarsi.
***
Shen cominciava a pensare che fossero tutti pazzi lì
dentro.
Il panda gli offriva un duello anche se sapeva che li
avrebbe fatto di tutto per ucciderlo, e l'altro si offriva di fare
da... arbitro? Davvero?
Shen odiava scendere a patti con loro, ma perdere
un'occasione di ammazzare il panda sarebbe stato un peccato, e quindi
decise di accettare davvero per il momento.
Si girò per prendere la lancia che aveva
lasciato conficcata a terra, ma il bue ed il coccodrillo serrarono i
ranghi spalla contro spalla per fargli capire che non glielo
avrebbero permesso.
Shen reagì con un verso di disprezzo.
-Ci sarà tempo anche per voi- disse da sopra la
spalla mentre si allontanava.
***
-Panda. Ricordi cosa ti avevo detto sul non farti
coinvolgere troppo?-
-Ma maestro, io non mi sto facendo coinvolgere troppo!
Mi sto solo... solo...-
-Facendo coinvolgere troppo- concluse per lui Shifu.
Po sapeva che in fondo aveva ragione, ed era davvero
dispiaciuto di averlo deluso.
***
Tigre scrutava preoccupata gli sbocchi degli otto
corridoi dalla balaustra degli arceri.
Shifu le aveva ordinato di restare lì e lei non
si sarebbe mossa, ma l'attesa era snervante!
-Sei molto preoccupata per il tuo amico, non è
vero?-
La voce della Divinatrice la distrasse solo per un
momento, poi tornò subito a scrutare in basso.
-Ho visto di cosa è capace Shen. Anche se Po lo
ha già sconfitto una volta sono preoccupata-
La sentì sospirare accanto a sé. Tigre
sapeva che la Divinatrice era molto affezionata al pavone, ma non per
questo riusciva ad essere ipocrita ed a fare finta che lui non fosse
un assassino pericoloso di cui non ci si poteva fidare.
-Mi dispiace, ragazza mia. Shen percorre da anni un
cammino da cui vorrei distoglierlo. Mi dispiace non esserci riuscita-
Tigre avrebbe voluto rispondere qualcosa, ma in quel
momento dal corridoio a destra emersero delle figure.
La prima era proprio il panda, la seconda era Maestro
Shifu... e Tigre non aveva fatto in tempo ad essere sollevata di
vederli entrambi non feriti che dal tunnel emerse anche Shen.
Un ringhio basso le si formò spontaneo nella
gola quando lo vide.
Non capiva perché non fosse incatenato in nessun
modo, e dalle bende allentate e dalle ferite riaperte sembrava aver
sostenuto uno scontro.
Maestro Shifu si ritirò da un lato dell'arena, e
nel momento esatto in cui non fu più tra i due...
-PO! ATTENTO!!!-
***
Po sentì la voce familiare di Tigre che gli
gridava di stare attento, e nello stesso istante un dolore acuto gli
tagliò la schiena e la nuca.
-AAAHHHH!!!-
Per istinto si piegò in avanti, ma fu una
pessima decisione perché il peso che aveva addosso lo fece
sbilanciare e cadere di faccia.
Non sapeva se tentare di rialzarsi o usare le braccia
per togliersi di dosso la cosa che lo stava massacrando... e per
fortuna la sua spessa pelliccia gli proteggeva la schiena!
Sulla nuca o direttamente sul cranio le cose però
erano molto diverse, e Po poteva sentire che sotto la pelliccia la
pelle veniva maltrattata più di una volta.
Improvviso come era arrivato, l'attacco cessò.
Probabilmente non era durato che pochi secondi, anche
se al panda era sembrata un'eternità, e quando si rimise in
piedi e si guardò attorno vide proprio quello che si era
aspettato: Maestro Shifu che teneva Shen inchiodato a terra
piantandogli l'impugnatura del bastone di Maestro Oogway sul collo.
Il pavone continuava a dibattersi, e solo la pressione
sulla sua trachea gli impediva di urlare i peggiori insulti.
***
Maestro Shifu era certo che sarebbe finita in quel
modo.
Non aveva creduto nemmeno per un secondo che il pavone
avrebbe accettato uno scontro leale, voleva solo uscire in un terreno
aperto dove poter sfogare più comodamente il suo odio per il
panda.
La rapidità di Shen lo aveva colto di sorpresa,
tuttavia.
Provò a sollevare appena il bastone per non
soffocarlo.
-Adesso basta, Shen. Adesso sono io il tuo avversario-
-Ma maestro...- tentò di intervenire Po.
-Silenzio, panda-
-Non ho alcun interesse a battermi con te- gracchiò
Shen -Lo scontro è tra me e quel...-
Shifu premette il bastone più forte prima che
potesse dire qualcosa di irripetibile.
-Agh... ti... ucciderò...-
-Lo vedremo. Hai avuto la tua occasione di confrontarti
con il Guerriero Dragone e l'hai sprecata in modo disonorevole.
Adesso in piedi-
Liberò il pavone ed aspettò che si
rialzasse.
Non gli sfuggì come aveva cercato immediatamente
Po con lo sguardo.
-Panda, tu resta indietro e non intervenire per nessun
motivo. Intesi?-
-Sì, maestro-
-Tsk! Ancora agli ordini di un nanerottolo! Sei
patetico, panda!-
-Risparmia il fiato tu!- lo ammonì Shifu -Te ne
servirà più di quanto immagini-
Shen era disarmato, per questo Shifu piantò il
bastone a terra e si mise in posizione a mani nude.
Il pavone non aveva nessuna posizione particolare.
-Se davvero ci tieni tanto a morire...-
Mise le ali nella manica ed un attimo dopo Shifu
dovette deviare due schegge nere.
Una si piantò nel legno della balaustra, l'altra
esplose contro il muro di pietra.
-Hai finito con i trucchi?-
Evidentemente sì, perché Shen lo attaccò
direttamente.
La sua tecnica era diversa dal kung fu a cui Shifu era
abituato, ma non era impossibile da gestire.
Shifu sentiva provenire da lui un'energia inquieta e
caotica, che prendeva una forma definita solo per un attimo al
momento di assestare un colpo.
La cosa più incredibile era la sua velocità:
nonostante fosse ferito ed avesse già sostenuto degli scontri
Shen sembrava muoversi senza sforzo.
Con la coda riusciva a potenziare i suoi salti, ed il
movimento del ventaglio di penne avrebbe davvero confuso un
avversario abituato a fare troppo affidamento sulla vista.
Shifu voleva capire con chi aveva a che fare, per
questo schivò e parò i suoi colpi senza attaccarlo.
Per un attimo vide anche Bue e Croc ai margini
dell'arena, che osservavano il combattimento.
In una frazione di secondo percepì, più
che vederlo, il ghigno di Shen, prima che l'ennesimo volteggio del
pavone portasse la coda a sibilare sopra di lui come una frusta e che
poi tentasse un calcio troppo azzardato, che scopriva completamente
il fianco.
Ancora, Shen mirò in alto, sugli occhi con colpi
di taglio delle ali, ma senza curarsi di proteggere il torace.
"Stolto" pensò Shifu.
Quello gli fece decidere che aveva visto abbastanza.
Concentrò l'energia nel palmo della mano destra
e gli assestò un colpo dritto sullo sterno con il palmo
aperto.
Era la tecnica del Nodo Centrale, una delle tecniche
proibite che solo i maestri di più alto livello conoscevano.
Era controllatissima perché poteva fermare il
cuore dell'avversario.
Il pavone fu colpito in pieno, ed anche se Shifu aveva
contenuto di molto la potenza della tecnica, lo stesso per un attimo
aveva visto lo sgomento negli occhi di Shen.
Il pavone rimase sospeso per pochi momenti con le ali
spalancate, poi cadde a peso morto e rimase a terra, frastornato da
quello che era appena successo.
Shifu non gli si avvicinò, aspettò che si
riprendesse.
Respirava a fatica, con un'ala all'altezza del petto
dove era stato colpito, incapace di darsi una spiegazione, e Shifu
era certo che nemmeno sospettasse che il suo cuore avesse mancato un
battito.
Lentamente, Shen si rimise in piedi, con le bende che
ormai si erano tutte allentate e le ferite che avevano ripreso a
sanguinare, e stavolta lo guardava con sospetto, oltre che con odio.
-Basta così- disse Shifu.
-Basta così? Come sarebbe a dire basta così?
È un divertimento per te?-
Shen alzò la testa e fece scorrere lo sguardo
sugli altri presenti, dal panda, al bue, al coccodrillo, fino alla
tigre ed alla capra su in alto.
-È un divertimento per tutti voi?!- li sfidò.
Nessuno rispose, e Shifu decise di non raccogliere la
provocazione.
-È stato un bell'incontro-
Si inchinò nel saluto kung fu.
Era quasi certo che sarebbe successo, quello che non si
aspettava era che il pavone strillasse "PANDA!!!" per
l'ennesima volta.
***
Po cercava di trattenere un Lord Shen più
furibondo che mai, e non era per niente facile visto come lui
scalciava e graffiava, e come affondava colpi di becco nelle zampe...
ma davvero, che scelta aveva? Nonostante gli ordini ricevuti non
aveva potuto restare in disparte quando lo aveva visto attaccare
Shifu in quel modo!
Il suo maestro lo raggiunse immediatamente e bloccò
i movimenti del pavone premendo in fretta i nodi nervosi giusti.
Era strano tenerlo in braccio adesso che era
immobilizzato ma il suo corpo tremava di rabbia, per questo Po decise
di posarlo a terra.
Voleva dire qualcosa a Shifu, ma lui si era di nuovo
chinato su Shen.
-Non temere: non ho colpito forte e la presa si
scioglierà da sè tra pochi minuti. Guardie! Sbrigatevi
a riportarlo in cella!-
Solo quando Shen fu sollevato da due bufali Shifu tornò
a concentrarsi su di lui.
-Quanto a te, panda. Non ti ho insegnato nulla
sull'obbedienza agli ordini dei superiori?-
-Ma maestro, vi stava attaccando in modo sleale!-
-E credi che non me ne fossi accorto? O che trattandosi
di Shen non lo avessi previsto?-
Improvvisamente Po si sentì stupido... certo che
Shifu lo aveva previsto!
-Voi... voi lo sapevate?-
-Sì, e sapevo anche come fermarlo-
-Oh. In questo caso... ehm... scusate?-
-Panda....-
Shifu lo guardò ancora per un attimo severo, poi
però sospirò.
-In questo caso, e
solo in questo caso... considererò che lo hai
fatto perché volevi proteggermi-
-Oh, grazie!-
-Ma che non si ripeta più!-
-Certo che no, maestro-
Po era allo stesso tempo incredulo e commosso di
essersela cavata così, senza altri rimproveri e senza
flessioni extra, e soprattutto che Shifu avesse capito le intenzioni
del suo gesto.
-Andiamo via, Po. Per ora qui abbiamo finito-
Po gettò un'ultima occhiata al corridoio che
aveva inghiottito Shen e le due guardie.
Anche i maestri della città di Gong Min
guardavano nella stessa direzione, ma loro non erano preoccupati per
Shen, erano solo contrariati e scontenti di come fosse andata quella
visita alla prigione.
Po sospirò; gli dispiaceva che le cose fossero
andate in quel modo, ma per il momento non poteva fare altro.
Si incamminò dietro il suo maestro per uscire
dalla prigione, ancora una volta senza aver concluso nulla di
positivo.
***
Tigre era distesa nel buio della sua stanza ma non
dormiva.
Fissava i dettagli del soffitto di legno che aveva
sopra di sé, e se ne stava con le zampe intrecciate dietro la
testa, a ripensare a quello che aveva visto alla prigione quel
giorno.
Le orecchie si contrassero appena quando avvertì
un fruscio dietro la porta della sua stanza, ed era già in
piedi quando poco dopo vide la luce al minimo di una lanterna e sentì
un bussare leggerissimo.
-Vipera? Cosa succede?-
-Shh... maestro Shifu mi ha mandato a chiamarvi tutti.
Vuole vederci giù nella sala centrale-
Tigre guardò di lato, attraverso la parete di
carta di riso, nella stanza accanto alla sua, e vide in controluce la
sagoma tondeggiante del panda ancora addormentato.
-Perché non hai svegliato prima Po?-
-Maestro Shifu vuole vedere solo noi. Credo che sia
proprio di Po che vuole parlarci-
Quella era una richiesta davvero strana.
-Va bene, vai a svegliare gli altri. Ci vediamo giù-
Le ci vollero pochi secondi per indossare di nuovo la
sua casacca rossa sopra la canotta di lino leggera che portava
sempre.
Uscì dalla sua stanza senza fare nessun rumore,
ma prima di scendere si voltò a guardare la sagoma del panda.
Se si concentrava ri poteva vedere come si sollevasse
ad ogni respiro.
Tigre scosse la testa.
-Spero che tu non ne abbia combinata una troppo grossa,
Guerriero Dragone-
E balzò con un solo salto giù per le
scale.
***
-Vi ho fatti chiamare, allievi, per discutere con voi
di quello che è successo oggi-
Disse Shifu quando li ebbe tutti davanti.
Credeva che fosse importante che loro sapessero cosa
pensava lui esattamente di tutta quella faccenda.
-Come sapete il proposito del Guerriero Dragone è
di aiutare Lord Shen a tornare ad essere una persona civile.
Ebbene... io credo che sia una causa persa-
Le loro reazioni sconcertate erano perfettamente
comprensibili.
-Tuttavia- continuò Shifu -Ritenevo anche che
addestrare Po nel kung fu e che lui riuscisse a sconfiggere Tai Lung
fossero cause perse, ed invece sapete tutti come è andata. Per
questo sono propenso a dare fiducia a Po ed a lasciare che provi-
-E noi cosa dobbiamo fare, maestro?- chiese Tigre.
-Resteremo qui, nella città dei Gong, ad aiutare
la popolazione con i lavori di ricostruzione dove possiamo. E nel
frattempo controlleremo che Po non si faccia trascinare troppo da
questa situazione. Per questo ho voluto vedervi, per condividere con
voi le mie impressioni sullo scontro che ho sostenuto contro Lord
Shen-
Loro si fecero attenti, come ogni volta che lui stava
per impartire loro qualche lezione.
Tra sé, Shifu sospirò di sollievo, perché
c'erano almeno loro che sapevano ancora cosa significasse
"disciplina".
-Per prima cosa la tecnica di Shen è ad un
livello molto alto. Non riconosco una scuola di kung fu precisa,
credo che con il tempo abbia creato uno stile suo, e questo è
ancora più degno di nota. Credo che lui sia estremamente
intelligente. Il suo fisico non è forte, ed ha creato uno
stile di combattimento che non punta sulla forza bruta, ma sulla
velocità e sulla precisione. È notevole, davvero.
Inoltre, Mantide, corregimi se sbaglio, ma le persone come lui, senza
colori, non sono di solito di salute fragile?-
-Sì, maestro. Anche se "fragile" non
mi sembra adatto a definire Shen-
-Il fatto che non lo sembri non vuol dire che non lo
sia. Ho notato che tende a risparmiare le forze in combattimento, e
forse per questo ha creato le armi da fuoco: forse sapendo che il suo
corpo non gli permette di sostenere certi sforzi, ha voluto mettersi
al sicuro-
-Ma le ha usate contro degli innocenti!- esclamò
Tigre indignata.
-Queto è vero. Il che mi riporta a quello che
credo esssere il vero problema di Shen: lui è completamente
disconnesso dal suo chi. Oggi ho combattuto contro di lui, ed ho
visto che la sua tecnica è perfetta nella forma, ma è
fredda, morta, perché lui è disconnesso dalle sue
emozioni più profonde-
-Ehm, maestro?- intervenne Scimmia -A me sembra che
Shen invece abbia emozioni piuttosto chiare, considerato come vuole
ammazzare Po-
-O Bue- Confermò Mantide.
-O chiunque altro- precisò ancora Gru.
-È vero, maestro. Si vede benissimo che prova
odio e rabbia-
-Questo lo so, Vipera, il problema è che prova
solo quelle cose. Non è capace di riconoscere la sua
sofferenza, e per questo è insensibile a quella degli altri.
Lord Shen ha permesso al suo dolore di renderlo arrogante,
presuntuoso, egoista, incurante delle conseguenze delle sue azioni
sugli altri, ed insensibile alla sofferenza che provoca. Lui non vede
le persone, vede solo dei servitori o degli ostacoli ai suoi piani,
ed entrambi sono per lui sacrificabili senza alcuno scrupolo. Ditemi,
voi riuscite a provare compassione per una persona così?-
Gli allievi rimasero in silenzio, alcuni addirittura
evitando di guardarlo negli occhi.
-Nessuno? Non temete, è comprensibile-
Shifu si guardò il palmo della mano destra.
-Io stesso ho fatto fatica a controllarmi quando ho
usato la tecnica del Nodo Centrale su di lui. Di fronte alla sua
arroganza ed alla sua noncuranza nel fare del male, la tentazione di
fagli provare almeno una volta la sua stessa medicina è forte-
Un brivido lo attraversò al ricordo di come era stato tentato
di far provare al pavone il vero terrore della morte -Molto forte-
aggiunse più piano.
Scosse la testa e riportò entrambe le mani
dietro la schiena, per ridarsi un contegno di fronte ai suoi allievi.
-Maestro? Sono sicura che Po non lo farebbe-
-Esatto, Vipera. Per questo sono propenso a dare
fiducia al Guerriero Dragone. Po riesce a vedere la sofferenza di
Shen dove lui stesso non riesce. Ormai sapete come sono andate le
cose quando hanno combattuto, sia al porto che ieri, non è
vero? Po non gli farebbe mai del male. In tutta onestà credo
che chiunque di noi, se ne avesse l'occasione, non csi farebbe
scrupoli a colpire Shen, Po invece no. La compassione che prova per
lui è così profonda che più Shen da il peggio di
sé e più Po vuole aiutarlo-
-Se è così sarà pericoloso! Oggi
il pavone lo ha attaccato alle spalle in quel modo!-
-Hai ragione, Tigre. Ed è per questo che noi
dobbiamo stare attenti che non si faccia coinvolgere troppo da questa
situazione. Che non faccia qualcosa con intenzioni buone, ma che si
rivelerebbe un disastro. Posso contare sul vostro aiuto?-
Tutti gli risposero "Sì, maestro".
Shifu annuì soddisfatto.
Se loro fossero rimasti uniti, forse il panda aveva più
possibilità di riuscire a fare... qualsiasi cosa avesse
intenzione di fare.
Prima di tutto vorrei ringraziare X_98
per aver messo la storia nei preferiti. Dopo tutti i problemi che ho
avuto è bello vedere un segnale di interesse.
Come al solito vi lascio il link della mia pagina
facebook per controllare alcuni approfondimenti, se vi va.
Sono tutti link di approfondimento a quello che trovate
nelle note.
Come avete letto all'inizio, sto cercando di decidere
come portare avanti la storia, se volete potete aiutarmi scrivendomi
la vostra opinione in un commento.
Passiamo alle note.
-La Tecnica del Nodo Centrale si riferisce ad una
struttura anatomica che è davero presente nel cuore di tutti i
vertebrati. Si chiama "nodo seno-atriale" ed è un
fascio di fibre nervose da cui si origina l'impulso elettrico che fa
contrarre tutto il resto del cuore. Potete bene immaginare cosa
succede ad interferirci, e perché, nel caso esistesse davvero
una tecnica del genere, possa essere tramandata solo a pochissime
persone ed usata ancora più raramente. Dovrebbe darvi l'idea
di quanto Shen ha fatto incazzare Shifu.
-I taolu nominati da Shifu sono delle sequenze da
allenamento, che si eseguono da soli per migliorare velocità,
resistenza e scioltezza dei movimenti. Sono un ottimo esercizio
fisico, ma non servono per allenarsi al combattimento vero.
-Il cai li fo, l'arte marziale a cui gli animatori di
Kung fu panda 2 hanno detto di essersi ispirati per lo stile di
combattimento di Shen, è stato creato nel 1800. Anche volendo
stirare al massimo la linea temporale, è assolutamente
impossibile che l'arte marziale praticata da Shen sia proprio il cai
li fo. La verità fa molto male.
Per questa volta ho finito, ci sentiamo al prossimo
capitolo.
A causa di questo capitolo ho seriamente il dubbio se
mettere la storia a rating rosso.
Non so, se pensate che possa fare impressione a persone
particolarmente sensibili fatemelo sapere.
È un capitolo pesante, ma dopo questo in tutta la
storia non ci saranno più traumi simili, promesso.
Ciò che sorge
***
Dall'oscurità
***
Cross
my heart and hope to die May
my end come tonight
(Cross
my heart and hope to die – Sentenced)
Rumore di metallo.
Raschiava, strideva, si lamentava allo stesso ritmo del
suo...
Respiro...
Shen tornò al presente con un sussulto.
Girò attorno uno sguardo spaesato.
Nella semi oscurità delle mura di pietra gli
unici rumori erano davvero il suo respiro ed il cigolio del metallo
che lo accompagnava.
Gradualmente Shen si rese conto di nuovo della
situazione in cui si trovava, con catene e corde, e spesse maglie di
metallo a contenere qualsiasi suo movimento.
Dovette lottare contro le sue ali immobilizzate per
mettersi a sedere, e nel muoversi sentì la stretta del ceppo
attorno al collo perché la catena che aveva nella parte
superiore, quasi sulla gola, era lunga appena quanto bastava per
permettergli di distendersi.
Il freddo del metallo mordeva attorno alla sua gola,
alle caviglie, sul corpo dove il piumaggio era meno fitto e lo
isolava di meno.
Le sue ferite erano state di nuovo medicate e bendate,
ma invece di essere un sollievo per lui era un tormento sapere che
qualcuno lo avesse toccato senza il suo permesso ed approfittando
dell'incoscienza.
Diede uno strattone alle catene, ma stavolta, con le
ali immobilizzate, gli sarebbe stato molto più difficile
uscirne.
Provò a raggiungere una delle catene con una
zampa, ma servì solo a ricordargli l'ennesima umiliazione: non
solo stavolta aveva i ceppi ad entrambe le caviglie, ma erano
collegati tra loro da un bastone che gli impediva completamente i
movimenti.
La rabbia che saliva di nuovo gli fece martellare il
sangue nelle tempie ed il cuore nel petto.
"Me la pagherete... tutti... tutti voi..."
-ME LA PAGHERETE!!!-
***
La
Divinatrice trasalì. Aveva
sentito il grido così distintamente che per un attimo aveva
creduto che appartenesse a qualcuno dei presenti, ed invece proveniva
da un luogo nascosto sottoterra. A
fatica si impose di chiudere il contatto e tornò al presente e
nel suo luogo fisico. Era
sulla collina del cimitero, in silenzio in mezzo ai maestri della
valle della Pace, di fronte alla pagoda che avrebbe custodito la
tomba di Maestro Rhino Tonante. Sul
fondo, una lapide nera tirata a lucido era fitta di ideogrammi che
narrava le battaglie e le vittorie del
maestro. Anche
senza fermarsi a leggerle una per una, bastava vedere quanti
caratteri erano stati impiegati per capire che Rhino aveva sostenuto
una vita di combattimenti. All'entrata
della pagoda c'erano Maestro Bue e Maestro Croc, che reggevano dalle
due estremità il martello di Maestro Rhino. Le
loro espressioni erano indecifrabili, ma la Divinatrice poteva capire
come dovessero sentirsi. Avevano
dovuto allestire una tomba vuota perché non era rimasto nulla
da seppellire, e per quanto per loro fosse doloroso, a nessun altro
avrebbero permesso di maneggiare il martello del loro maestro ed
amico. Bue
sorreggeva la pesante testa, mentre Croc guidava la base
dell'impugnatura in un buco che era stato fatto scavare apposta. Bue
dovette tendere al massimo i muscoli per sollevare la testa del
martello, ma l'espressione tesa non era dovuta solo allo sforzo.
La
Divinatrice vedeva il dolore inciso in ogni tratto del suo viso, in
ogni contrarsi dei muscoli sotto la pelle. Con
un rumore attutito il martello rimase piantato nel terreno.
Le
incisioni intricate si interrompevano bruscamente dove l'angolo del
blocco di metallo era stato frantumato dall'esplosione. Era
stato piantato abbastanza indietro da essere riparato dalle
intemperie ma abbastanza vicino all'entrata da essere subito visibile
a chi fosse passato sul sentiero. I
suoi allievi non avevano voluto pulirlo né ripararlo: lo
avevano piantato lì nelle stesse condizioni in cui lo avevano
estratto da sotto le macerie del palazzo della sacra fiamma, con ogni
graffio e bruciatura visibile, che forse solo il tempo avrebbe potuto
far sbiadire. Terminato
il loro compito, i due allievi si inchinarono e discesero i tre
gradini della pagoda per tornare dagli altri.
Bue
guardava fisso a terra, estraneo a tutto quello che accadeva attorno
a lui, con le braccia rigide lungo i fianchi.
Lentamente,
prima la Divinatrice e Maestro Shifu, e poi tutti gli altri, si
avvicinarono alla lapide per deporre le offerte: nastri rossi,
ciotole di cibo, una teiera con una grappa di ginseng, strisce di
carta con poesie calligrafate.
I
fiori, i nastri e la carta ondeggiavano lievemente nella brezza di
quel mattino d'estate.
Nessuno
disse nulla.
Persino
il panda era serio e silenzioso.
Ogni
tanto il suo sguardo correva a Maestro Bue, ma lo distoglieva in
fretta.
I
maestri avrebbero dovuto dire qualcosa per salutare, ma né
Croc né Bue davano segno di muoversi.
Croc
la cercò brevemente con lo sguardo e la Divinatrice comprese
che sarebbe toccato a lei.
Si
avvicinò di nuovo ai gradini della tomba e si inchinò.
-Ti
ringraziamo per tutte le cose buone che hai fatto per noi e per
questa città. Possa il tuo spirito nobile e generoso diventare
una guida e proteggerci da ora in avanti-
Si
inchinò quanto stare appoggiata al bastone le permetteva.
Accanto
al martello piantato in terra, se sbirciava, vedeva la grande ombra
del rinoceronte che li osservava con benevolenza.
La
Divinatrice sapeva quanto avrebbe voluto poter confortare i suoi
amici.
Non
tentò di entrare in contatto con lui perché sarebbe
stato impressionante per gli altri se lei fosse caduta priva di sensi
per raggiungere il regno degli spiriti, ed in ogni caso sapeva che
chi ha attraversato il velo e chi era ancora in vita dovevano
mantenersi separati.
Era
doloroso per chi come lei sentiva qualcuno così vicino, ma
aveva imparato che era meglio per tutti evitare i contatti.
Stava
per rialzarsi quando, per una frazione di secondo, percepì
chiara la voce del maestro.
"Verrà
anche lui, come loro"
La
Divinatrice si sollevò di scatto.
Se
lo sentiva nelle ossa che aveva voluto intendere Shen, ma come?
Perché? Perché mai Shen sarebbe giunto al cimitero?
Perché "come loro"?
L'ombra
di Maestro Rhino annuì e sorrise, e la Divinatrice dovette
costringersi a lasciarlo andare ed a non chiedere di più.
Si
allontanò di tre passi indietro, e gli altri dietro di lei
fecero lo stesso, e solo allora si inchinò un'ultima volta e
si girò verso di loro.
-Possiamo
andare-
***
Non
era dolore.
Era
qualcosa di più profondo, in grado di piantarsi come una lama
tra le viscere e di fargli desiderare di esserci stato lui al posto
di Rhino.
Bue
aveva sopportato tutta la cerimonia in silenzio e composto, ma
l'unica cosa che avrebbe voluto sarebbe stata essere solo e poter
dare sfogo a tutto il suo dolore gridando fino a graffiarsi la gola.
Persino
il sole che splendeva, il cielo azzurro, i colori che vedeva intorno
gli davano fastidio: gli sembravano un insulto alla vita che era
stata spezzata.
Giunti
al cancello del cimitero, non appena furono fuori, fermò Croc
mettendogli una zampa sulla spalla.
-Cosa
c'è, Bue?-
-So
che dobbiamo ancora andare alla prigione. Sempre se siamo tutti
ancora convinti nel sospendere il giudizio di...- non riusciva
nemmeno a pronunciare il suo nome per quanto lo disgustava
quell'essere.
-Bue?-
Dovette
respirare a fondo e sforzarsi di continuare.
-Andremo
oggi pomeriggio, due ore dopo il cambio delle guardie. Fino ad allora
non voglio sentire una sola parola su di lui, è chiaro?-
-Va
bene, lo capisco- Croc gli battè brevemente una zampa
sull'avambraccio -Vai a casa, io ti raggiungerò dopo, e nel
frattempo spiegherò alla Divinatrice quando andare alla
prigione-
Bue
riuscì solo ad annuire.
Era
grato al suo amico per aver capito perfettamente la situazione, e per
permettergli di andare via in modo da potersi strappare via di dosso
la maschera di compostezza.
Guardò
verso gli altri ma non riuscì a salutarli né a fare
altro. Voleva solo restare da solo, e se fosse stato costretto ad
aprire di nuovo bocca era certo che non avrebbe più potuto
trattenere nulla.
Si
voltò ed andò via in fretta.
***
-Ma
maestro, perché non posso andare anche io?!-
Shifu
afferrò al volo i ravanelli che il panda aveva fatto cadere
dal cesto mentre si agitava.
Dovette
fare appello a tutta la sua pazienza per restare calmo e spiegare al
panda perché lui non sarebbe andato alla prigione quel
pomeriggio.
-Perché,
panda, io sono d'accordo con le motivazioni di Maestro Croc, e cioè
che Shen perde completamente la ragione in tua presenza, e diventa
ancora più pericoloso per gli altri-
Posò
le verdure sul tavolo della cucina ed invitò il panda a fare
lo stesso prima che ne perdesse altri.
-Inoltre,
ti odia, e vedere anche te quando gli proporranno di sospendere il
giudizio e di stare in prigione un intero mese, temo possa essere
controproducente-
-Contro...
contro cosa?-
Shifu
roteò gli occhi. Non che ce l'avesse con Po, ma a volte
dovergli spiegare cose che lui riteneva ovvie era ancora una sfida
per la sua pazienza e per la sua pace interiore.
-Shen
potrebbe rifiutare la proroga per dispetto se pensasse che l'hai
richiesta anche tu, e potrebbe fare davvero qualsiasi cosa pur di
fuggire, oppure... oppure... oh, non so a che punto arriverebbe!
Panda, questo è un ordine: ti proibisco di andare alla
prigione con loro, di incontrare Shen e di intrometterti in qualsiasi
modo nella visita che dovranno fare oggi la Divinatrice ed i Maestri
del Consiglio. Ricordi cosa abbiamo stabilito riguado agli ordini
diretti del tuo maetro, non è vero?-
Certo
che Po lo ricordava.
Quella
mattina Maestro Shifu, non appena erano rientrati a casa dal
funerale, lo aveva preso da parte e gli aveva fatto un lungo,
severissimo discorso, sulla disciplina e sull'obbedire agli ordini.
-Sì,
maestro, lo ricordo-
-Bene.
Confido che tu te ne ricordi almeno fino a stasera-
Maestro
Shifu lo oltrepassò e lo lasciò solo in cucina, dove Po
rimase solo ed imbronciato, a cercare una possibile scappatoia
all'ordine di Shifu.
Aveva
un bel rigirarsi le sue parole in mente con la testa che picchiava
contro un pugno, ma non poteva fare proprio nulla: non c'erano
margini di interpretazione, e lui non avrebbe rischiato di nuovo di
fare arrabbiare Shifu.
Rassegnato,
si dedicò a lavare le verdure per la cena della sera.
***
Stavolta
a fare il tragitto fino alla prigione erano solo in tre.
Non
solo Croc non aveva rimproverato Bue per aver portato con sé
sia l'ascia che la spada, ma a sua volta aveva fissato alla cintura i
suoi coltelli a farfalla.
***
La
Divinatrice riusciva a percepire lo stato d'animo di Shen nonostante
facesse del suo meglio per mantenersi neutrale e per non farsi
influenzare.
Shen
era semplicemente troppo!
Il
ribollire della sua rabbia la investì da ancora prima di
vederlo, come una massa densa e soffocante che emanava da lui e si
riversava come un fiume in piena nel corridoio che portava alla sua
cella.
Non
riusciva ad identificare i suoni che sentiva, ed affrettò il
passo per arrivare a controllare di persona come stava.
Solo
quando lo vide attraverso le sbarre comprese: Shen era incatenato con
un ceppo attorno al collo ed uno ad una caviglia, ma stavolta a
ciascuna zampa era stata fissata l'estremità di una sbarra di
metallo per togliergli ancora più libertà di movimento,
e le ali erano di nuovo stette nelle corde.
Lui
non si era accorto di lei perché era impegnato con il collo
piegato quasi fino a terra e verso sinistra, verso il muro, a fare
qualcosa che lei non vedeva.
La
catena attorno al collo gli aveva già causato delle
escoriazioni ma lui le ignorava.
I
suoni attutiti che aveva sentito erano le sue imprecazioni.
Un
ruore di metallo la fece sobbalzare.
Era
Bue che aveva colpito una delle sbarre con il legno della scure per
far notare la loro presenza, e Shen si voltò all'improvviso
verso di loro.
"Ci
ucciderà tutti" pensò la Divinatrice.
Non
poteva pensare altro: Shen era peggiorato dal giorno prima: i suoi
occhi rossi bruciavano di una rabbia ancora nuova, ed il becco era
contorto in una smorfia attorno ad una lunga scheggia di legno.
"Sta
cercando di forzare uno dei ceppi alle caviglie" realizzò
la Divinatrice.
L'umiliazione
di essere stato incatenato in quel modo doveva essere intollerabile,
ed aveva spinto il pavone troppo oltre.
Un
attimo dopo lui sputò la scheggia a terra e la coprì
con una zampa.
-Che
cosa volete ancora qui? Andatevene!-
-Non
sei nelle condizioni di dare ordini- gli fece notare Bue.
Al
contrario della Divinatrice, lui era pienamente soddisfatto di vedere
il principe bandito ridotto in quelle condizioni.
Per
un attimo sembrò che Shen avesse perso la parola.
Per
un attimo.
-TU!
Tu, scarto della tua specie, come osi nella mia città...-
-Questa
città non è tua! Hai profanato quanto c'è di più
sacro, hai portato rovina e morte, tu non hai nessun diritto di...-
-Basta!-
La
Divinatrice ci era stata costretta.
Se
non li avesse fermati, tutti e due, sarebbe degenerato tutto.
-Adesso
basta- aggiunse più pacata -Siamo qui per proporre un accordo.
Shen, vuoi ascoltarci?-
-Quale
accordo? L'unico accordo che possiamo raggiungere è che voi mi
restituiate immediatamene la città dei Gong, e che chiediate
perdono in ginocchio per quello che avete fatto. Allora, forse, vi
concederò una morte rapida-
Il
clangore dell'ascia di bue che si abbatteva contro le sbarre li fece
trasalire.
Solo
Shen rimase impassibile a guardarlo dall'alto in basso, per nulla
impressionato da tutte le minacce che trasparivano dal suo
atteggiamento.
-Hai
sbagliato mira, insensata creatura. La serratura è più
in basso. E adesso vedi di...-
La
Divinatrice decise di intevenire prima che Shen potesse rovinare
tutto con le sue provocazioni.
-Ascoltami
adesso! La nostra proposta potrebbe essere vantaggiosa per te-
Shen
la guardò per un attimo scettico, con un sopracciglio
inarcato, poi scoppiò a ridere.
-Vantaggiosa
per me? Ah! Certo, lo immagino! Voi non vedete l'ora di
compiacermi... e sia, sentiamo-
Lei
cercò di parlare con calma, per non ottenere l'effetto
opposto.
-Abbiamo
discusso la tua situazione. Noi vorremmo sospendere il tuo giudizio
per un mese, prima di emettere un verdetto definitivo-
Shen
era ancora più diffidente di prima.
-Un
mese? E perché mai? Questa cosa non ha alcun senso-
-Sì
che ce l'ha, Shen! Tante cose possono cambiare nell'arco di una luna-
Dal
cambiamento negli occhi di Shen la Divinatrice comprese che aveva
perso.
Il
tempo sembrò congelarsi dentro la cella e nel corridoio, poi
Shen esplose in tutta la rabbia di cui era capace.
-COME
OSATE INSULTARMI COSÍ?!
Non voglio la vostra compassione, non voglio la vostra
condiscendenza! Se pensate che io abbia fatto qualcosa di sbagliato,
abbiate il coraggio di andare fino in fondo e condannatemi a morte!-
-Shen!
Il tuo orgoglio ti porterà alla rovina!- tentò di dire
la Divinatrice.
-E
sia! Preferisco morire per il mio orgoglio che vivere per la vostra
pietà!-
-Non
è pietà, Shen- nessuno si era aspettato che Croc
intervenisse direttamente, invece si era avvicinato alle sbarre e
stava facendo un serio tentativo di instaurare un dialogo.
-Vorremmo
trovare una soluzione che non faccia del male a nessuno. Nemmeno a
te. Non vuoi almeno prenderla in considerazione?-
Il
pavone lo guardò schifato.
-Chiamate
il boia-
-Sei
un insolente ed un arrogante!- esplose di nuovo Bue -Tu non meriti le
persone che stanno cercando di aiutarti!-
-Io
non voglio l'aiuto di nessuno!-
Prima
che Bue potesse di nuovo rispondere a tono la Divinatrice dovette
mettersi in mezzo per tentare ancora una volta di arginare i danni.
-Rispettabili
Maestri, vi chiedo il permesso di parlare da sola con... con Lord
Shen-
Il
fatto che lei avesse concesso a Shen il suo titolo provocò uno
scatto nervoso da parte di Maestro Bue, che serrò la presa
sulla sua ascia.
-Per
favore- insistette -Non farei nulla che porebbe mettere in pericolo
la città-
I
due Maestri si scambiarono uno sguardo, poi Croc annuì.
-Permesso
accordato, Divinatrice. Verrete a riferirci l'esito del colloquio-
Poi
si rivolse a Bue.
-Andiamo-
Lui
sembrò non averlo sentito.
Teneva
fisso su Shen attraverso le sbarre uno sguardo che era carico di
rancore, disprezzo e tutto quanto di peggiore potesse esserci sulla
Terra.
Il
pavone lo ricambiava con pari odio.
La
Divinatrice temette che Bue avrebbe detto o fatto qualcosa che
avrebbe portato Shen al limite della sopportazione, ma fortunatamente
all'ultimo momento Bue ci ripensò e si voltò per
allontanarsi dalla cella.
Solo
quando i due Maestri si furono allontanati la Divinatrice riportò
tutta la sua attenzione su Shen.
Lui
era immobile come una statua, apparentemente insensibile ai ceppi ed
alle corde, cristallizzato nel suo astio.
-Spero
che adesso potremo parlare con più tranquillità- disse
lei.
Il
pavone non cambiò espressione.
-Non
c'è nulla che possiamo dirci. Voi mi avete proposto qualcosa,
io la rifiuto-
-Shen,
per favore! Perché non vuoi nemmeno provare?-
-Provare
a fare cosa? Voi non mi imporrete la vostra pietà, non
deciderete del mio destino un minuto di più! Preferisco essere
giustiziato! Io sono tornato per riprendermi quello che mi era stato
tolto ingiustamente, e se per voi questo è un crimine, per me
non lo è! Non ho intenzione di chiedere scusa, di ritrattare,
di abbassarmi a compromessi con chi dovrebbe essere mio servo! Io
pretendo di essere giustiziato!-
Provare
a parlare da sola con Shen non stava funzionando... anzi sì...
Era un
disastro, eppure le cose stavano andando esattamente come avrebbero
dovuto.
La
Divinatrice si si sentiva spaccata a metà. Sapeva cosa doveva
fare, ma sentiva anche che ciò che doveva accadere era
terribile. Decise in pochi secondi. Con pochi, abili gesti,
aprí la serratura per entrare nella cella. Shen la osservò
con un sopracciglio incaricato. -E questo cosa vorrebbe dire?- Lei
si chinò e con le stesse abilità fece scattare il ceppo
che tratteneva il bastone, che cadde a terra con un suono
attutito. -Perché?- -Non sopporto di vederti così- -Mi
hai dato un vantaggio di cui vi pentirete- -Lo so. Ma sono una
povera vecchia sentimentale, che vuoi farci?- Lui si limitò
all'ennesimo verso di disprezzo. -Shen, per favore, pensaci. Hai
un mese di tempo. Non è troppo tardi per deviare da questo
cammino di distruzione- -Il mio cammino è quello che ho
scelto. Siete voi che dovete smettere di intromettervi- -Non
possiamo lasciarti agire! Le tue armi, la tua spedizione di
conquista, avrebbero portato alla distruzione di interi villaggi. Non
posso lasciartelo fare, Shen. Ti voglio bene, ma non per questo ti
permetterò di fare del male ad altre persone- Lui sostenne
il suo sguardo restando freddo, altero e distaccato.
-Ed è
per questo che pretendete di rinchiudermi e di negarmi una morte
dignitosa?- -Perchè non vuoi capire, Shen? Pensaci! Noi non
vogliamo tormentarti, vogliamo solo tenere persone innocenti al
sicuro. Se tu dimostrassi di non essere un pericolo non ci sarebbe
più alcun bisogno di...- si interruppe per cercare le parole,
ma alla fine le bastò indicare attorno -... di tutto questo-
Lui
non la guardava più.
Fissava
un punto indefinito davanti a sé, estraneo a tutto quanto
c'era attorno a lui. -Noi possiamo aiutarti, Shen, ma devi essere
tu a volerlo- gli disse come ultimo tentativo.
Lui la
guardò direttamente, stavolta perfettamente lucido e
concentrato su di lei. -Vattene-
La
Divinatrice sospirò.
Uscì
dalla cella a forza, ed altrettanto controvoglia fece scattare di
nuovo la serratura chiusa.
Il
cuore le batteva forte nel petto. Lei non voleva andare via, ma
sapeva di doverlo fare. Era qualcosa che andava al di là delle
sue possibilità. Il pericolo era più vicino che
mai. Era qualcosa di terribile, di troppo atroce per prendere una
forma definita, eppure semplicemente doveva accadere. La
Divinatrice voleva con tutta sé stessa proteggere quello che
era stato il suo pulcino, ma sapeva che il destino di Shen non era
più nelle sue mani. Si allontanò dalla cella a passi
lenti.
***
La
porta si aprì lentamente con pochissimo rumore.
Quella
poteva essere la soluzione giusta, dopotutto.
Per
evitare di fare altro rumore aprendola ancora, Po tirò in
dentro la pancia e passò di lato.
"Perfetto!
E adesso devo solo..."
-Vai
da qualche parte, Gueriero Dragone?-
-Aaaahh!!!-
Po si
voltò verso l'alto e vide Tigre, accovacciata sul davanzale
della finestra.
-Ah...
io... ecco, io...- era stato beccato in pieno, ed il fatto che Tigre
lo guardasse severa da lassù non lo aiutava.
Nel
frattempo lei era saltata giù ed era atterrata di fronte a
lui, sbarrandogli la strada.
-Stai
andando alla prigione, non è vero?-
Po
sospirò esasperato.
-Oh, e
va bene! Sì, ci sto andando! Non voglio intromettermi in
quello che fanno i Maestri, voglio solo sapere come è andata.
Sai, no? Se Shen ha dato di matto, se per caso ha accettato, se ha
tentato di fuggire di nuovo, se...-
-Po-
-Cosa?-
-Vengo
con te-
-Davvero?-
-Certo.
Conoscendoti so che non ti toglierai questa idea dalla testa, quindi
tantovale che venga qualcuno con te, per assicurarsi che non ti
succeda niente-
Tigre
si voltò e lo precedette nel vicolo.
Po non
riusciva ancora a crederci che non lo avesse fermato riempendolo di
colpi di kung fu!
***
Era
più che rabbia.
Era
una furia cieca che lo scuoteva dall'interno come poche volte gli era
capitato nella sua vita!
Se
fosse stato libero avrebbe sfogato tutto distruggendo ogni cosa,
ma...
Non
poteva...
Gli
avevano tolto tutto: la sua armata, il suo titolo, la sua voce quando
lo avevano rinchiuso sottoterra, la possibilità di muoversi
nelle sue ali costrette...
Respirava
a fatica, e ad ogni volta che la sua cassa toracica non poteva
espandersi per le corde sentiva un conato di rifiuto risalirgli in
gola..
L'unica
cosa chiara, tra tanti pensieri che vorticavano nella sua mente, era
che non avrebbe permesso loro di denigrarlo con la loro misericordia!
***
Tigre
aveva addosso una brutta sensazione.
Era un
pericolo che aleggiava nell'aria, che le faceva rizzare il pelo sulla
nuca e le diceva di sfoderare gli artigli.
Per
questo aveva deciso di accompagnare Po.
Per
tutto il tragitto fino alla prigione non parlarono, e più si
avvicinavano più la sensazione di pericolo aumentava.
Arrivati
ad un incrocio videro Maestro Bue e Maestro Croc che attraversavano
la strada all'estremità opposta.
Sembravano
immersi in una discussione animata e da lontano non si accorsero di
loro, e quando Po fece per richiamare la loro attenzione Tigre lo
fermò immediatamente coprendogli il muso con una zampa.
Qualcosa,
soprattutto nell'atteggiamento di Bue, le diceva che era meglio non
disturbarli in quel momento.
Attese
che si allontanassero abbastanza prima di lasciare andare il panda.
-Ma
Tigre! E adesso come faremo a chiedere come è andata se quelli
che sanno come è andata se ne sono andati?-
-Po,
non era il momento giusto. Possiamo cercare la Divinatrice, potrebbe
essere ancora dentro. Altrimenti ci assicureremo che Shen non sia
fuggito di nuovo e poi, domani, andremo dai Maestri-
***
Po
dovette rassegnarsi a fare come diceva Tigre.
Sperava
con tutto il cuore di incontrare almeno la Divinatrice, che era
sempre stata più propensa ad aiutare Shen dei due maestri; per
fortuna, appena arrivati sulla porta della prigione, mentre Tigre
stava ancora parlando con la guardia che li aveva ammessi dentro, dal
corridoio emerse una figura con un paio di corna familiari.
-Divinatrice!-
si buttò subito in avanti Po -Oh, menomale!-
-Guerriero
Dragone... sì... menomale-
-Allora,
Divinatrice, come è andata?-
Lo
sguardo dell'anziana capra si velò di tristezza.
-Non
bene. Shen è orgoglioso e testardo, e la nostra proposta lo ha
offeso-
-Oh...
e adesso?-
Lei
scosse la testa.
-Non
lo so... proprio non lo so-
Sembrava
così affranta che Po si sentì dispiaciuto per lei.
-Ascoltate,
lo so che Shen mi odia, ma se facessi io un tentativo?-
La
capra sospirò, appoggiata con entrambe le zampe al suo
bastone.
-Apprezzo
molto le tue intenzioni. Hai un cuore generoso, panda. Ma no, non
andare da Shen. Temo che sarebbe controproducente-
-Lo ha
detto anche Maestro Shifu- sbuffò Po.
All'improvviso
l'espressione della Divinatrice cambiò.
Po non
aveva mai visto una persona così terrorizzata, e per qualche
motivo la paura che provava la Divinatrice afferò anche lui.
-Divinatrice,
cosa...?-
-Vai
da lui, Po!-
-Come?
Ma avete appena detto che...?-
-VAI
DA LUI ORA!!!-
Po
sentì il cuore sprofondare nel petto.
Non
avrebbe mai pensato di sentire la Divinatrice gridare in quel modo, e
l'unica cosa che poteva fare era come gli era stato detto:
raggiungere Shen prima possibile!
Ma lui
non sapeva in quale cella lo avevano portato, e forse non c'era tempo
per...
-Po.
Seguimi. Lo trovo io-
Era
Tigre.
Gli
fece un cenno e poi scattò a quattro zampe giù per il
corridoio che si addentrava nella prigione.
***
C'erano
certe abilità che Tigre non usava volentieri. Una di queste
era l'olfatto.
Trovare
le cose annusando in giro era comodo, ma era anche visto come una
grave maleducazione, e fin da cucciola lei aveva sempre evitato di
farlo per non farsi dire cose ancora peggiori di quelle che già
le dicevano gli altri cuccioli.
Ora
era diverso.
Il
senso di pericolo, l'urgenza della Divinatrice, il suo terrore,
avevano convinto Tigre a gettare l'educazione alle ortiche ed a
cercare l'unica traccia che poteva portarli a Shen prima di qualsiasi
indicazione: l'odore di sangue.
Il
pavone aveva fatto riaprire le ferite durante il combattimento del
giorno prima, e dall'arena centrale l'odore di sangue formava una
scia che Tigre seguiva senza difficoltà attraverso il
labirinto dei corridoi.
Correva
a quattro zampe, anche quello poco educato ma molto efficace, ed in
poche svolte arrivò alla cella dove l'odore si arrestava.
Attraverso
le sbarre rimase impietrita dall'orrore: finalmente capì cosa
l'aveva tormentata e da dove venisse il senso di pericolo!
Il
corpo bianco di Shen era appeso per il collo, sollevato da terra,
alla catena che era troppo corta.
Immediatamente
Tigre pensò ai Diao Si Gui, i fantasmi degli impiccati, e per
la prima volta nella sua vita volle fuggire per la paura.
-Tigre!
Cosa...? AAAHHH!!!-
Non
aveva fatto in tempo ad impedire che anche Po vedesse il pavone in
quelle condizioni.
-Po!
Allontanati!-
Ma il
panda era paralizzato dall'orrore.
In
quel momento dall'interno della cella provenne un rantolo.
Tigre
si voltò lentamente.
Il suo
istinto le diceva di afferrare Po e correre via da lì, ma lei
era una guerriera, era addestrata a controllare tutto ed a
controllarsi.
Il
corpo del pavone si contrasse in uno spasmo.
"Allora
è ancora vivo... o il suo fantasma vuole attirarci dentro per
ucciderci?"
Sapeva
di avere pochi secondi per decidere.
Raccolse
le energie e con un colpo solo scardinò la porta di sbarre
della cella, mandandola a sbattere contro la parete opposta.
Subito
dentro, dovette forzarsi per sollevare il corpo di Shen.
Toccarlo
le faceva rivoltare lo stomaco, ma se non fosse morto, se il rantolo
che aveva sentito fosse stato davvero quello di una creatura pentita
del suo gesto che tentava di respirare, lei non si sarebbe mai
perdonata di non essere intervenuta.
Non
appena la pressione sulla trachea si allentò, i respiri di
Shen divennero brevi e raschianti, come se tentasse disperatamente di
ingoiare aria.
Tigre
si guardò attorno. Doveva tirarlo giù da lì!
-Po!
Reggilo!-
Il
panda entrò in cella con gli occhi spalancati per terrore, e
sembrava che lottasse per non svenire.
Prese
il corpo di Shen tra le braccia e lo tenne abbastanza sollevato da
terra.
-Tieni
bene il ceppo al collo-
Il
panda fece come gli era stato detto, nostante i brevi respiri che il
pavone prendeva, simili a singhiozzi.
Tigre
guardò in alto, dove una scheggia piantata nel muro aveva
fatto da incastro a cui appendere uno degli anelli intermedi della
catena, per farla diventare abbastanza corta da impiccare qualcuno.
Saltò
e disincastrò la scheggia dal margine tra due blocchi di
pietra dove era stata conficcata... come aveva fatto Shen a piantarla
lì?! Aveva le ali legate!
Non
appena libera, la catena si srotolò alla sua normale
lunghezza, ma il collo del pavone non subì alcun danno perché
il ceppo era tenuto saldo da Po che assorbì per lui tutto il
contraccolpo.
-Po,
posalo sulla branda-
Ancora
una volta il panda fece come gli era stato detto. Doveva stare
attento a non pestare le lunghe penne caudali di Shen quando si
muoveva, ed il ventaglio ricadde come un lungo strascico non appena
lo ebbe disteso sulla schiena.
Il
panda era incapace di distogliere lo sguardo da Shen, che sembrava
adesso più terribile e più fragile che mai mentre il
torace sussultava in brevi respiri forzati.
Tigre
guardò per un attimo la scheggia stretta nel suo pugno, poi
scosse la testa e la gettò via.
Si
avvicinò al pavone, che tentava di respirare ma era ancora ad
occhi chiusi, incosciente; in quel modo non avrebbe mai ripreso
fiato, con la cassa toracica costretta dalle corde.
-Tigre,
cosa...?-
Con un
solo colpo di artigli lei aveva lacerato tutte le corde che
stringevano il torace di Shen.
Non
appena libere, le ali del pavone ricaddero spalancate ed inerti ai
lati del corpo, mentre tutto il torace si espandeva in un grosso
rantolo alla ricerca di aria.
-Tigre...
è... è vivo, non è vero?-
-Sì,
è vivo. Ma quello che ha fatto è...- Tigre non riuscì
a continuare.
-Dobbiamo
girarlo su un fianco- disse pratica -Così non respira bene-
Prima
di lei, Po passò una zampa sotto l'ala destra del pavone e lo
voltò lentamente in modo che desse le spalle al muro; con
l'altra zampa accompagnò il movimento della testa in modo che
non piegasse il collo in posizioni innaturali.
Le
escoriazioni che il metallo aveva prodotto sulla pelle si
intravedevano rossastre sotto il piumaggio.
Non
appena Po lo ebbe girato sul fianco Shen prese a respirare in modo
più regolare. A tratti le palpebre tremavano come se stesse
per aprire gli occhi, ma non accadde.
Ogni
volta che sembrava che stesse peggio Po era pronto a chinarsi su di
lui.
Tigre
non riusciva a smettere di sorprendersi per quanta cura Po usava nei
confronti di Shen. Non era solo un dovere, lui voleva davvero che non
soffrisse, ed a vederlo in quel momento riusciva a capire perché
maestro Shifu avesse deciso di assecondare Po ed avesse chiesto il
loro aiuto.
-Po,
dobbiamo avvertire qualcuno, ma temo che se resterà da solo ci
riproverà. Uno di noi deve restare con lui-
Po
guardò Shen, poi annuì.
-Vai
tu. Lo so che sei più veloce di me. Io resto con lui-
Tigre
lo scrutò. Non le piaceva l'idea di lasciarlo solo con Shen.
-Po...
sei sicuro?-
Il
panda era incapace di mentire, o almeno di mentire bene, e Tigre vide
benissimo la paura che gli era passata sul viso all'idea di resare da
solo, sottoterra, nel buio, con qualcuno che aveva appena tentato di
impiccarsi.
-Io...
sì, Tigre, non preoccuparti. Tosto tosto, ricordi?-
-Per
favore, stai attento. Hai visto cosa è capace di fare, persino
a sé stesso. Se dovesse riprendere conoscenza non fare nulla
di... di...-
-Stupido?-
suggerì Po.
Tigre
lo guardò più intensamente.
-Di
pericoloso-
Poi
uscì dalla cella ed imboccò il corridoio per andare a
cercare una guardia o ancora meglio la Divinatrice.
***
Bruciava!
La
gola, i polmoni, gli occhi, tutto dentro di lui bruciava!
Era
come se avesse respirato la cenere ardente delle sue fabbriche.
Ogni
respiro bruciava, ma smettere di respirare gli era insopportabile.
Lasciò
che il suo corpo decidesse come riprendere aria, anche se ogni tanto
una boccata troppo intensa lo faceva contorcere per la tosse.
Qualcosa
non quadrava.
Aveva
sensazioni troppo fisiche, come il respiro ed il dolore, e questo
poteva solo significare che qualcosa era andato storto.
Rimase
immobile e senza forze mentre poco alla volta riprendeva contatto con
la realtà.
Il
collo gli doleva dove il ceppo si era serrato, ma evidentemente non
era stato abbastanza forte da schiacciargli la trachea, se respirava
ancora, e siccome aveva ancora la sensibilità in tutto il
corpo non gli aveva nemmeno spezzato la spina dorsale.
Avrebbe
imprecato se solo la sua gola non fosse stata come piena di spine!
Almeno
le sue ali erano libere. Le sentiva non costrette nei lacci, ma non
aveva la forza di muoverle. Non aveva la forza nemmeno di aprire gli
occhi!
-Resta
fermo, Shen. Dico davvero, è meglio se non fai sforzi-
Quella
voce... certo, chi altri?!
-TU!-
Non
riuscì a dire altro perché tutto il suo corpo fu scosso
da un eccesso di tosse.
***
Po
ebbe troppo tardi dei dubbi sul fatto che restare con Shen fosse
stata la decione giusta.
Insomma,
lo sapeva che il pavone lo odiava!
"Oh,
accidenti! E adesso? Come accidenti ha fatto a riprendersi così
in fretta?"
Non
osava avvicinarsi al pavone che tossiva e rantolava perché non
voleva peggiorare la situazione.
A dire
la verità sperava che arrivasse qualcun altro prima possibile!
Per la prima volta non era per niente sicuro di riuscira a gestire
Shen da solo.
-Tu...
tu... cosa hai... fatto?-
-Ti ho
tirato giù prima che morissi. Bè, non io... in realtà
Tigre... ah!-
Shen
aveva aperto gli occhi di uno spiraglio, e quello squarcio di rosso
sangue nella penombra della cella, dopo quello che era appena
successo, era bastato per terrorizzare Po.
-Tu
non hai... alcun diritto di... impedirmi...- fu interrotto da nuovi
colpi di tosse.
Po non
sapeva più come fare. Stava per avvicinarsi di nuovo a lui per
calmarlo ma Shen aprì di nuovo gli occhi e lo inchiodò
dov'era.
Il
panda sospirò.
-E va
bene, senti, capisco che tutto questo non ti piaccia, ma davvero non
vuoi nemmeno provare a... a considerare una proroga? A fare... ehi!-
Con un
movimento improvviso, che Po non si era aspettato date le sue
condizioni, Shen aveva tentato di lanciarsi dalla branda.
Per
fortuna Po aveva i suoi riflessi da kung fu, e riuscì ad
afferrarlo prima che l'anello si serrasse di nuovo sulla sua gola.
Si
trovò di nuovo Lord Shen in braccio, solo che stavolta era
cosciente e tentava di lottare.
Lo
rimise sulla branda e bloccò la caduta con il suo corpo, ma il
pavone continuava a dibattersi ed a dimenarsi per gettarsi giù
e completare il lavoro.
Po non
voleva fargli male, ma doveva trattenerlo in qualche modo!
-Ehi,
ehi, basta! Andiamo piantala con questa storia delle impiccaggioni!-
-Lasciami...
morire! Non voglio la... vostra pietà... lasciami! Lasciami!-
Po non
sapeva davvero più che fare! Anche se non fosse riuscito ad
impiccarsi, lo stesso avrebbe finito per farsi molto male!
E più
lui cercava di trattenerlo usando il suo corpo come scudo più
Shen si agitava.
Per un
attimo, un attimo solo, si guardarono negli occhi.
Era
terribile! Po non aveva mai visto nulla del genere.
Con
uno scatto della testa Shen tentò di picchiare il cranio
contro le assi, e Po riuscì a parare il colpo solo all'ultimo
secondo mettendo di mezzo il suo gomito.
-E va
bene, basta! Puoi combattere contro di me!-
Esclamò
esasperato.
Il
pavone si bloccò, completamente immobile, con solo i suoi
occhi rossi e brucianti che assicuravano sul fatto che fosse vivo.
-Come
hai... detto?-
Almeno
si era fermato!
Solo
che da quel momento in poi Po avrebbe dovuto improvvisare.
-Tu mi
odi, non è vero? Bene, se tu prometti di non provare più
a... lo sai, no? E se prometti di non provare più a scappare,
io ti prometto che ogni giorno verrò a combattere contro di
te-
-Tsk!
A che serve? Posso... posso liberarmi... di nuovo, ed allora sì
che combatteremo-
-Ma
sarai già provato dagli scontri con le guardie, o con gli
altri maestri, o da qualsiasi altra cosa. Io ti sto proponendo di
poter uscire dalla cella per combattere contro di me ogni giorno
senza prima sprecare altre forze-
Shen
lo guardava di lato, con gli occhi ridotti a due fessure colme di
sospetto.
-Non
puoi dire sul serio... non ha senso...-
-Sì
che ce l'ha. L'occasione di ammazzarmi almeno una volta al giorno
basta ad impedirti di impiccarti di nuovo?-
-Perché
mai... dovresti fare una cosa del genere?-
-Perché
non voglio vederti morire, va bene?!-
-Perché?-
-Perché...
perché...- Po non sapeva cosa rispondere. Lui lo sapeva
perché, ma non riusciva a spiegarlo, soprattutto non a Shen.
-Senti,
è così e basta. Non importa se per te non ha senso.
Allora... tu non tenti più di fuggire o di ucciderti, ed io
ogni giorno vengo nell'arena centrale per combattere con te? Andata?-
Rimase
in silenzio ad aspettare la risposta del pavone, che però era
sempre più circospetto.
-Anche
se accettassi la tua proposta, cosa speri di ottenere?-
-Oh,
be', non lo so... Già tenerti in vita mi sembra un buon
risultato. Andiamo, che hai da perdere? Hai un mese di tempo e puoi
combattere contro di me ogni giorno! Fossi in te io accetterei anche
solo per...-
-Panda!-
-Cosa?-
Shen
si sollevò dalla panca a fatica, e gli ci vollero un paio di
tentativi per mettersi appollaiato sul legno.
Quando
Po si mosse per aiutarlo lo fulminò con un'occhiataccia.
-Tu
giuri davvero di venire a combattere contro di me... ogni...
singolo... giorno?-
-Sì,
lo giuro. Se tu ti impegni a non fare del male a nessun altro,
incluso te stesso-
-Come
faccio a crederti?-
-Oh,
andiamo! Sei serio? Sono un guerriero kung fu! Non romperei una
promessa!-
-Allora
giura sul tuo nome e sul tuo titolo-
-Eh?
Ma cosa...?-
-Giura!-
-E va
bene! Che esagerato! Va bene, allora... Io, Po... ehm... della Valle
della Pace... giuro di venire a combattere contro di te ogni
giorno... se tu non fuggirai, e non farai del male ad altri nè
a te stesso... ah, sì, il titolo... parola di Guerriero
Dragone. Ecco, così va bene?-
Shen
lo guardò in un modo che lo fece rabbrividire.
Il
pavone era ancora provato, si vedeva nel respiro affannoso, ma Po
rivedeva di nuovo in lui l'altero signore della guerra che aveva
conosciuto alla guida della flotta da invasione.
-Io,
Lord Shen della città dei Gong, mi impegno a non tentare di
fuggire ed a non fare del male a nessun altro che a te, se non
verrò attaccato per primo. E mi impegno a non tentare di
togliermi la vita fino a che tu manterrai la tua parte dell'accordo
di batterti con me ogni giorno. Così sia-
Nella
cella calò il silenzio quando la voce raschiante di Shen si
spense.
Po
aveva uno strano brivido addosso.
-Allora?
Abbiamo finito? È andata?-
Invece
di rispondergli, Lord Shen lasciò andare un respiro strano.
"Oh,
no! Che cosa vuole ancora?!"
Prima
che Po potesse dire altro però lui scoppiò a ridere di
una risata folle e sguaiata.
-Tu
sei... sei proprio stupido... panda!-
Il
contegno nobile che aveva tenuto fino a pochi secondi fa era stato
completamente spazzato via, e Shen si contorceva in preda alle
risate, incurante dei colpi di tosse che si facevano strada nella sua
trachea maltrattata, sotto gli occhi increduli del panda.
***
Tigre
correva più veloce possibile, ma stavolta a guidarla non era
solo l'odore del sangue: c'era un suono aspro che rimbombava tra le
pareti di pietra, e proveniva dritto dalla direzione che seguiva lei.
Arrivò
con un balzo davanti alla cella del pavone, pronta a fargliela pagare
per qualsiasi cosa avesse fatto a Po, ma quando vide che il suo amico
era illeso dovette rinfoderare gli artigli.
Lord
Shen stava ridendo a crepapelle, per motivi a lei incomprensibili,
menre Po la guardava confuso ed allargando le zampe, come a dire "Non
chiedere a me, non capisco nemmeno io".
-Che
sta succedendo qui dentro?-
-Ah,
Tigre! Tranquilla, va tutto bene... credo... abbiamo raggiunto un
accordo-
Quelle
parole non la rassicuravano per niente, specie se il pavone
continuava a ridere in quel modo!
-Che
accordo avete raggiunto?- chiese.
-Io...
noi... ecco...-
-Ha
giurato di combattere contro di me ogni giorno!- esclamò Shen.
Sembrava pienamente soddisfatto, di una soddisfazione malsana e
velenosa che lo fece scoppiare di nuovo a ridere.
Tigre
invece rimase inorridita a guardare prima il pavone e poi Po.
-Po...
tu hai fatto cosa?-
***
-Tu
hai fatto cosa?-
Bue
Infuriato era più infuriato che mai, e sapere che era
infuriato contro di lui portava Po a farsi piccolo piccolo.
Tigre
però lo spinse avanti nella sala davanti a Bue e Croc.
-Guerriero
Dragone, esigo una spiegazione!-
-E va
bene... il fatto è che l'unica cosa che tiene in vita Shen è
il fatto che vuole uccidermi-
-E ti
sembra una buona cosa?!-
-Sì!
Cioè, no... è meglio di niente, d'accordo?-
Bue
picchiò un pugno sul tavolo.
-No
che non siamo d'accordo! Tu gli stai dando la possibilità di
ammazzarti ogni giorno solo per tenerlo in vita! Non... lui non
apprezzerà quello che stai facendo per lui! Non capirà
neanche che gli stai facendo un favore!-
-Bue...-
tentò di calmarlo Croc, ma lui ormai era troppo fuori di sé
dalla rabbia.
-Non
otterrai mai niente di buono da lui! Avrebbe dovuto morire sotto il
cannone, poi annegato, poi per le ferite, poi aveva scelto di
uccidersi, ed ogni volta non ha mostrato altro che disprezzo per le
occasioni che gli sono state concesse. Quante "occasioni"
ancora vuoi dargli?-
Accidenti!
Po lo sapeva che Maestro Bue aveva ragione! Come avrebbe potuto
essere diversamente! Ma non poteva permettere che Shen sprofondasse
di nuovo da solo nel baratro della sua follia. Po aveva visto di cosa
era capace, e non riusciva a voltargli le spalle e semplicemente
lasciarlo a sé stesso o al boia.
-Voglio
dargli ancora un'altra occasione. Sempre una in più di quelle
che lui vorrà buttare via-
Un
altro pugno di Bue fece tremare il tavolo ed il panda.
-Lui
non le merita! Non merita che nessuno più si faccia male per
proteggerlo da sé stesso! Voi...-
-Bue!-
-VOI
AVRESTE DOVUTO LASCIARLO MORIRE!-
Un
silenzio assoluto cadde nella stanza dopo l'ultimo sfogo del maestro,
rotto solo dal suo respiro pesante.
Po
capiva anche lui, come capiva Shen.
-Maestro-
cominciò timidamente -So quanto dolore ha causato Shen. Ma vi
prego, non permettete al dolore di distruggervi come ha fatto con
lui-
Si
inchinò nel saluto kung fu ed uscì in fretta dalla
stanza, prima che chiunque di loro potesse reagire male alle sue
parole.
Tigre
era dietro di lui, ma non disse nulla mentre tornavano a casa.
***
-Tu
hai fatto cosa?- esclamò esterrefatto maestro Shifu.
-Wow!
È la stessa cosa che ha detto maestro Bue!-
-Panda!-
-Ops!-
-Primo,
questa tua decisione è una follia. Secondo, quante volte devo
dirti e ripeterti che non puoi prendere decisioni del genere senza
prima consultarti con qualcuno? Non puoi scavalcare così
l'autorità del Consiglio dei Maestri, specie in questa
situazione, né puoi fare finta che il mio parere non esista-
-Ma
maestro, era una situazione di emergenza! Se non gli avessi proposto
questo accordo, Shen si sarebbe ucciso! Non... non potevo!-
Shifu
avrebbe continuato la sua sequenza di rimproveri al panda, ma... oh,
cielo! Come poteva, sapendo che il panda aveva tentato il tutto per
tutto per salvare una vita? Fosse anche una vita rovinata e che
nessun altro avrebbe voluto salvare come quella di Lord Shen...
-Panda....-
non riuscì però a trovare altro da dire e scosse la
testa.
-Ormai
che hai impegnato la tua parola non puoi tirarti indietro. Terrai
fede alla parola che hai dato, ma stai attento da ora in poi-
-Io...
sì, maestro-
Po
salutò ed andò via.
Shifu
lo guardò allontanarsi, e la sua espressione corrucciata non
era più per il disappunto per l'indisciplina del suo allievo;
adesso era preoccupazione, perché... fino a dove si sarebbe
spinto il panda pur di salvare chi non voleva essere salvato?
In
tempo per l'inizio dell'anno nuovo, ecco a voi un altro capitolo!
Credo
sia uno dei capitoli più pesanti che io abbia mai scritto,
alla pari con la one shot "12-19" ma tant'è, ormai i
tempi di pubblicazione sono completamente sballati ed iniziamo l'anno
con le tendenze autolesioniste di un pavone megalomane.
Vi
lascio il link del sito da cui ho preso le informazioni per quanto
riguarda il folklore cinese a proposito di spiriti e fantasmi, non
solo per questo capitolo, ma anche per i successivi.
Stavolta
è l'impaginazione degli a capo che mi ha dato un sacco di
problemi.
Ditemi
per favore se dai vostri dispositivi notate impaginazioni strane.
Ciò
che sorge
***
Dal
rancore
***
The
secret side of me, I never let you see I keep it caged but I can't
control it So stay away from me, the beast is ugly I feel the
rage and I just can't hold it
It's
scratching on the walls, in the closet, in the halls It comes
awake and I can't control it Hiding under the bed, in my body, in
my head Why won't somebody come and save me from this, make it
end?
I
feel it deep within, it's just beneath the skin I must confess
that I feel like a monster I hate what I've become, the
nightmare's just begun I must confess that I feel like a monster
(Monster
– Skillet)
-Dobbiamo
incontrare i delegati delle corporazioni dei negozianti che hanno
perso i loro negozi all'imboccatura del porto. E poi dobbiamo
cominciare i lavori per rimuovere le macerie. Se i detriti
bloccheranno il canale grande, quella zona della città
diventerà una palude. E poi... Bue? Mi stai ascoltando?-
Croc
era chino sul tavolino basso su cui aveva disposto un elenco delle
cose di cui occuparsi per ricostruire la città. Sperava che in
quel modo Bue si impegnasse in qualcosa, ma a quanto pareva i
progetti non lo interessavano nemmeno un po'.
Era
seduto a guardare davanti a sé, ma il suo sguardo era assente,
torvo e fisso su qualcos'altro nella sua mente.
-Bue?-
insistette Croc.
-Lo
odio e lo voglio morto- rispose lui senza alzare lo sguardo e senza
cambiare espressione.
Croc
sospirò e mise da parte la lista.
Quella
piega che stava prendendo Bue non gli piaceva proprio per niente.
-Ormai
abbiamo preso la decisione di lasciargli un mese. Si tratta solo di
aspettare, se non cambierà-
-Lui
non cambierà mai! Ed il patto che il Guerriero Dragone ha
stretto con lui è pura follia-
Croc
era pensieroso. Era difficile argomentare qualcosa contro l'ovvio che
Bue stava sottolineando.
-Nemmeno
io ho grandi speranze che Shen cambi in meglio. Io credo che abbia
solo un mese di vita in più. Ma quanto al patto, in realtà
ci mette al sicuro, no? Se Shen non vuole sprecare energie perché
vuole usarle per combattere contro il Guerriero Dragone non tenterà
di nuovo di evadere. Ed anche se tentasse, sono sicuro che non
riuscirebbe mai a superare gli arcieri dell'arena centrale-
Bue
scrollò la testa infastidito.
-Perché
non capisci? Non è la questione che ci riesca meno, io non
sopporto che approfitti delle buone intenzioni del Guerriero Dragone
e della Divinatrice e che per giunta continui a disprezzarle. Lui...
lui non meritava una proroga alla sua esecuzione, né meritava
che lo salvassero ieri-
Faceva
inaspetttamente male sentire Bue parlare in quel modo.
-No,
non lo meritava- disse lentamente Croc -Ma suppongo sia questo il
senso della compassione, no? Che ne abbia anche chi non ne merita-
Bue si
alzò con uno scatto che fece strisciare il tavolo in avanti.
-Come
puoi parlare di compassione per lui?! Sembra che a te non importi
nulla di quello che ha fatto a Maestro Rhino!-
Anche
Croc saltò in piedi, i progetti di ricostruzione ormai
completamente dimenticati.
-Certo che mi importa! Non ti
permetto di mettere in dubbio la mia lealtà a Maestro Rhino!
Ma se condannassimo Shen a morte...- -Cosa? Dimmi che non se lo
meriterebbe!-
-Stavo
per dire che se lo uccidessimo per vendetta dicendo che lo facciamo
per giustizia non saremmo migliori di lui-
Quello
fece rinsavire Bue all'istante.
Lasciò
ricadere le spalle e le braccia lungo i fianchi.
Croc
si era un po' pentito di essere stato brusco, ma aveva dovuto dire le
cose come stavano. -Maestro Rhino mi ha battuto, ma non mi ha
giustiziato- ricordò -Avrebbe potuto, sai cosa ero prima che
lui mi prendesse con sé-
Bue
fece uno sbuffo irritato. -È diverso. Tu rubavi, Croc, non
hai mai ucciso nessuno- -No? Rubare ad un contadino le provviste
per l'inverno, o i beni che deve vendere al mercato, non è lo
stesso che ucciderlo?-
-Non...- -Non
ho mai ucciso direttamente, è vero, ma nemmeno mi sono mai
curato delle conseguenze delle mie azioni sugli altri. Proprio come
Shen. Per questo non avrei il coraggio di condannarlo a morte. Io non
ero migliore di lui-
Bue
non ne era convinto, e si vedeva. -È diverso- ribadì
-Il suo animo è malvagio. A te è stata data l'occasione
di cambiare e l'hai colta, mentre lui non fa che gettare via le
occasioni che gli vengono concesse-
Anche
quello era vero. Croc non poteva sperare di convincere il suo amico
per forza, poteva solo sperare di smorzare la sua impulsività
con delle argomentazioni. -Bue, per favore. Non riesco a
condannarlo. Lasciamogli un mese di tempo, lasciamo che il guerriero
Dragone faccia altri tentativi. Shen è al di là della
nostra portata come lo erano i suoi cannoni per il nostro kung fu, ma
Po è diverso. Se esiste anche una sola possibilità che
Shen cambi io non voglio che la perda. E... ed anche se sembra
assurdo, non voglio essere io a contribuire a negargliela-
Per un
po' di tempo nessuno parlò.
-Ho
bisogno di uscire- disse piano Bue.
-Bue...-
-No,
Croc! Voglio stare da solo-
Bue lo
lasciò nella stanza dove avrebbero dovuto discutere della
ricostruzione della città.
Croc
non sapeva cosa sarebbe stato peggio, se seguirlo lo stesso anche a
costo di farlo arrabbiare di più, oppure lasciarlo andare per
non pressarlo e poter solo sperare che rinsavisse da solo.
***
Nella
cella dove lo avevano trasferito dopo che la porta della sua era
stata scardinata non c'era il lusso della finestrella sottile.
Era
nella parte interna della prigione, ma Shen non sapeva quanto
interna, e quel che riusciva a vedere del corridoio da un lato e
dall'altro non era abbastanza per consentirgli di orientarsi.
Non
sapeva dov'era, e sapeva a stento che era mattina perché una
guardia gli aveva passato un vassoio con qualcosa per colazione.
Shen
era stato indeciso se mangiare oppure no.
Era
stato indeciso anche se ritentare di togliersi la vita.
Non
avrebbe sopportato che il panda si fosse preso gioco di lui in quel
modo solo per impedirgli di morire. Perché mai avrebbe dovuto
volerlo tenere in vita a tutti i costi?
Comunque
rigirasse la questione, per Shen il comportamento del panda non aveva
senso.
L'unica
cosa che lo aveva trattenuto dal ripetere il tentativo era stata la
curiosità di vedere se davvero quello stupido orso avrebbe
tenuto fede al loro accordo.
Ovviamente
non avevano concordato un orario, ma Shen aveva deciso che se entro
l'oraro del pasto della sera il panda non si fosse fatto vedere, lui
avrebbe provveduto a rimediare all'errore che aveva
fatto
il giorno prima salvandolo.
Nel
dubbio, nella possibilità che avesse dovuto scontrarsi, aveva
deciso di mangiare per tenersi in forze.
I
panini al vapore non erano così male. Non erano ciò a
cui lui era abituato, ma nemmeno il cibo disgustoso che si era
aspettato da una prigione.
Erano...
normali.
Anzi
aveva mangiato di peggio nei primi tempi in cui era stato esiliato.
Erano
quattro e li finì tutti.
Almeno
le sue ali erano state lasciate libere ed aveva potuto mangiare da
solo senza l'umiliazione di dover chiedere di essere imboccato, ed
inoltre era riuscito a spaccare la ciotola ed il vassoio di legno in
schegge affilate che adesso aspettavano pazienti sotto la sua veste.
Non erano le lame di finissimo acciaio a cui era abituato ma erano
comunque meglio di nulla.
Si
mise in attesa, stranamente calmo.
Quella
era una svolta inaspettata nella sua situazione, e lui aveva
intenzione di sfruttarla fino in fondo.
Passarono
due turni di guardia, e Shen cominciava già a pensare che il
panda si fosse preso gioco di lui e che avrebbe dovuto provvedere da
sé, quando, al terzo turno, qualcosa cambiò.
I
passi che si avvicinavano erano pesanti ma troppo rapidi per essere
un'altro turno di ronda, ed in più c'era il rumore di un
ansimare che lui ormai aveva imparato a conoscere bene.
Pochi
secondi dopo davanti alle sbarre della sua cella apparve Bue
Infuriato.
-Che
cosa gli hai detto?- lo aggredì subito il bue.
Shen
lo guardò con il massimo disprezzo.
-Non
ho alcun interesse ad avviare una discussione con te-
Bue
sbattè l'ascia contro le sbarre per richiamare la sua
attenzione.
-Voglio
sapere come hai fatto a raggirare Po! Nessun essere sano di mente
avrebbe fatto con te un patto come il suo!-
Shen
lo guardò dall'alto in basso, per nulla impressionato.
-Allora
la risposta mi sembra piuttosto ovvia: il panda è mentalmente
incapace e voi tutti vi siete affidati ad un demente. I miei
complimenti-
BANG!
Il
botto stavolta lo fece trasalire, perché Bue aveva mirato alla
serratura e l'aveva fatta saltare con un colpo solo.
Quello
Shen non se lo era aspettato. O meglio, in un certo senso sì,
non lo sorprendeva. Sapeva che prima o poi sarebbe riuscito a
spezzare l'autocontrollo del bue, e adesso era proprio curioso di
sapere cosa sarebbe successo.
Rimase
immobile a testa alta mentre lui gli si avvicinava minaccioso.
Il suo
cipiglio lo faceva solo ridere perché era solo la prova della
sua superiorità sull'amico di Maestro Rhino
-Che
cosa pensi da fare?- lo sfidò -Non... agh!-
Il bue
lo aveva afferrato per il collo e sollevato da terra per portarlo
all'altezza del suo muso.
Nonostante
il dolore Shen non aveva paura. Nessuna paura. Sentiva solo la
soddisfazione di essere riuscito ad abbassare un maestro kung fu al
livello di una bestia irragionevole.
Gli
rivolse un ghigno malevolo e soddisfatto per farlo arrabbiare ancora
di più.
-Vuoi
uccidermi? Avanti, fallo! È quello che vuoi da quando ho...-
Non
potè finire la frase perché il bue lo scaraventò
a terra.
L'impatto
gli tolse il fiato e per qualche secondo vide nero, poi sentì
il clangore del metallo troppo vicino alla sua testa.
Avrebbe
voluto trovare la voce per deridere il bue circa la sua pessima mira,
visto che lui era ancora vivo, quando un altro botto vicino alla
caviglia gli fece capire cosa aveva fatto in realtà: non
voleva massacrarlo a colpi di ascia, gli aveva tolto i ceppi.
Shen
non capiva.
Decise
di prendere tempo fingendosi ancora stordito dal colpo e rimase a
terra.
-Il
Guerriero Dragone non ti darà mai la lezione che meriti. Prova
batterti con me, invece! E adesso in piedi!-
Ah,
dunque era quello che voleva?
Bene,
meglio di quanto Shen si era aspettato!
Con un
salto fu in piedi, una scheggia pronta nell'ala ed un'altra che già
volava verso l'occhio del bue.
-MALEDETTO
BASTARDO!!!-
Per un
attimo Shen sperò di avergli cavato un occhio, ma purtroppo il
legno non era acciaio, ed era
riuscito
solo a ferirlo di striscio sul sopracciglio.
Incurante
del sangue, Bue levò l'ascia per farlo a pezzi, ma Shen fu più
rapido: con l'altra scheggia si buttò di lato, in basso, e gli
lasciò un lungo solco sanguinante sulla coscia prima di
schizzare fuori dalla cella.
Non
aveva pianificato quello, ma certo non si sarebbe fatto sfuggire una
simile occasione per fuggire!
Dietro
di lui sentiva i muggiti furibondi del bue, che ebbero solo l'effetto
di farlo ridere forte.
Ignorava
il dolore e correva, correva lungo i corridoi alla ricerca di
un'intersezione che lo portasse all'arena centrale, e nel frattempo
scagliava dietro di sé una scheggia quando sentiva il Bue
troppo vicino.
Alla
fine, per forza di cose, si trovò all'intersezione con uno dei
corridoi principali.
Aveva
pochi attimi per decidere se andare a sinistra o a destra, prima che
il bue gli arrivasse addosso, e decise di buttarsi a sinistra.
Appena
in tempo per evitare un fendente!
Però
per una volta la fortuna era dalla sua parte, dato che vedeva l'arena
libera davanti a sé e non un muro.
Era
così impegnato a sfuggire al bue che si era dimenticato degli
arcieri appostati al livello superiore, ma dovette ricordarsene
quando sentì una freccia fischiare troppo vicino al suo collo.
Si
voltò per affrontare loro, stavolta.
-Fermi!-
ordinò Bue, appena arrivato nell'arena.
Aveva
fisso su Shen uno sguardo carico di rabbia, ma ugualmente aveva
alzato il pugno per fermare la gragnola di frecce.
-Guardie!
Bloccate l'uscita! Non tirate adesso per nessun motivo. Lo ucciderete
solo se riuscirà ad
uccidere
me!-
-Con
immenso piacere- sibilò Shen.
Adesso
che non doveva più preoccuparsi degli arcieri poteva tornare a
concentrarsi sul bue.
La sua
prima mossa fu scattare di lato ed impossessarsi della freccia che
pochi secondi prima lo aveva mancato e che adesso era conficcata a
terra.
Quella
era un'arma molto migliore delle schegge di suppellettili da cucina!
La
strappò dal suolo, ma quel movimento gli era costato istanti
preziosi e per evitare la carica del bue dovette spiegare la coda e
saltare più in alto che poteva per planare fuori dalla sua
portata.
Atterrò
abbastanza lontano, stavolta pronto a sostenere l'attacco.
La
carica successiva la schivò all'ultimo secondo, facendo perno
sulle zampe e colpendo il bue al collo con la coda come con una
frusta.
Riuscì
ad evitare altri colpi di scure soprattutto grazie al fatto di essere
più in basso, e ad ogni colpo
mancato
vedeva il suo avversario perdere sempre di più il controllo.
Era
esaltante combattere in quel modo!
Il
dolore del suo corpo ancora ferito era come fuoco su ogni
terminazione nervosa, ma Shen non avrebbe rinunciato a quello scontro
per nulla al mondo!
Continuava
a roteare, leggero e senza sforzo, evitando abilmente il colpi
dell'avversario più massiccio e ferendo in ogni modo possibile
con la freccia che avrebbe dovuto uccidere lui.
L'adrenalina
dello scontro era una droga che lo rendeva insensibile alla fatica ed
al suo stesso dolore.
Non
gli importava che il bue menasse fendenti tali da far rabbrividire,
lui non aveva paura.
Tanto
anche se fosse stato colpito che sarebbe cambiato? Shen non aveva
paura di ferirsi o di morire, non gliene sarebbe importato nulla di
evitare i colpi se non avesse saputo che il fatto che lui riuscisse
ad uscirne illeso mandava il bue fuori di testa, e lui non si sarebbe
perso l'occasione di tormentarlo più a lungo possibile.
Dopo
l'ennesimo volteggio si trovarono a distanza uno dall'altro.
Si
squadrarono per lunghi secondi, entrambi ansimanti ed astiosi.
Entrambi
sanguinavano, Shen per le ferite che ancora una volta si erano
riaperte, e Bue per i tagli che il pavone era riuscito ad
infliggergli.
E
nonostante tutto si odiavano ed avrebbero continuato a lottare.
Shen
calcolò tutto: non evitò la carica fino davvero
all'ultimo secondo, e si spostò solo quando l'ascia di Bue era
arrivata tanto vicino da stracciargli parte delle bende sull'ala.
Un
fendente menato con quella forza portò l'ascia a conficcarsi a
terra, e Shen ne approfittò per riprodurre il trucco di usarla
come ponte per arrivare addosso al bue.
Solo
che stavolta non mirava agli occhi o a ferire in altro modo.
Sgusciando
dalle braccia tozze di Bue, arrivò sulla sua nuca, dove con
una delle bende che si erano
allentate
gli serrò la gola in una stretta.
-Tutti
sottovalutano la stoffa. È delicata, leggera... ma quanto può
essere resistente? Più della tua
trachea?-
E
cominciò a stringere, facendo leva sulla nuca con una zampa.
Lo
sapeva che sarebbe stato crivellato di frecce nello stesso momento in
cui il suo avversario fosse caduto a terra morto, ma non riusciva a
farne a meno.
Lo
avrebbe ucciso.
Voleva
ucciderlo!
-Shen!
No! -
La
voce del panda lo scosse dalla trance in cui era caduto.
In un
attimo ricordò tutto: la promessa, i dubbi, il suo proposito
di ammazzarlo lentamente e dolorosamente... forse dopotutto per il
momento non gli conveniva uccidere il bue, altrimenti non
avrebbe
potuto vendicarsi del panda.
-Lascialo
andare! Lo avevamo detto ieri che dovevi combattere contro di me e
contro nessun altro!-
Quello
lo fece rinsavire del tutto.
-Non
ho mai detto che non mi sarei difeso, specie se qualcuno viene a
cercarmi di persona per insultarmi- rispose gelido.
Assestò
un calcio sulla nuca di Bue per rendere più chiaro il
concetto.
-Lascialo
andare!-
-Chi
ti credi di essere per darmi ordini?!-
Strinse
ancora di più e Bue cominciò a crollare a terra.
Non
riusciva ad allenare la stretta attorno al collo né riusciva a
raggiungere lui per levarselo di dosso, e stava lentamente
soccombendo alla carenza di ossigeno.
Shen
sogghignò soddisfatto quando lo sentì piegarsi.
-Non è
straordinario? Aveva promesso di darmi una lezione e guarda come è
ridotto-
-Shen,
ti prego! Lascialo...-
Shen
si voltò verso di lui. In un secondo aveva completamente
dimenticato il bue ed il piacere che provava a strangolarlo
lentamente.
-Ma
bene, la cosa si fa interessante- fissò i suoi occhi rossi in
quelli verdi e sgranati del panda.
-Sentiamo,
panda, cosa saresti disposto a fare perché io gli risparmi la
vita?-
-Io...
io... qualsiasi cosa, Shen-
Un
brivido lo percorse dalla testa ai piedi.
Era
quella la sensazione giusta! Avere pieno potere su chi aveva pensato
di poterlo intralciare!
-Allora
per cominciare... inchinati a me-
Per un
attimo il panda sembrò sorpreso.
-E
questo cosa c'entra? Voglio dire, io credevo che avessi in mente
qualcosa di più malvagio!
Qualcosa
del tipo... non lo so, sei tu il malvagio...-
-In
ginocchio, panda!- Sputò Shen.
-Ok,
ok... se è solo questo... non hai molta fantasia come
malvagio, sai?-
Come
se fosse la cosa più naturale del mondo, il panda piegò
a terra un ginocchio, poi l'altro, e rimase prostrato con la fronte
sulle zampe anteriori.
Shen
era senza parole.
Nessuno
sguardo irritato, nessuna tensione nei muscoli, nessun segno di
rabbia per l'umiliazione subita.
Il
pavone bianco strinse gli occhi, scrutando intensamente la palla di
pelo.
Il
fatto che quel maledetto lo avesse assecondato come se fosse stato un
pulcino capriccioso gli aveva rovinato tutta la soddisfazione di
averlo finalmente costretto in ginocchio, ed anzi stava riuscendo a
farlo sentire uno stupido.
Sotto
di lui il bue accennò un movimento ma lui fu rapido a
stringere ancora ed a farlo cadere di nuovo nell'incoscienza per non
essere più disturbato.
-Ok, e
ora? Per quanto tempo ci devo stare?-
Ma
che...?!
Com'era
possibile?!
Shen
fremeva di rabbia ed indignazione.
-Non
hai dunque alcun rispetto per te stesso? Ti stai inchinando a chi ha
sterminato la tua famiglia!
Non
hai nessun senso dell'onore?-
-È
un onore salvare una vita-
Questo
fece uscire Shen completamente fuori di testa.
Odiava
quello stupido panda che gli dava lezioni, odiava che si sentisse
tanto superiore a lui da inginocchiarsi senza che gliene importasse
nulla, odiava la sua morale, semplicemente odiava tutto di lui!
Uno
sguardo di lato gli bastò per cogliere l'opportunità.
Dalla
cintura del Bue estrasse la spada dalla lama a forma di foglia, ben
affilata sui due lati.
Con un
saltò rapidissimo scattò dalla schiena del bue, ma
puntò la spada a terra e la usò per un volteggio
aggraziato e letale che lo portasse fino al panda per colpirlo
dall'alto e trafiggerlo una buona volta!
Non se
l'aspettava, era la sua occasione!
...
No.
Aveva
mirato alla nuca del plantigrade ancora prostrato a terra, ma lui
invece di scappare era rimasto in ginocchio ed aveva bloccato la
parte piatta della lama tra le zampe giunte.
Senza
nemmeno degnarsi di aprire gli occhi per guardarlo in faccia.
Shen
tirò ma senza risultato. Provò a girare la lama per
ferirlo, ma il panda assecondò il suo movimento e troppo tardi
Shen si rese conto dell'errore che aveva fatto: adesso l'angolazione
della lama non era più a suo favore.
Era
convinto che il panda gliel'avrebbe strappata di mano, e si preparò
a lottare con tutte le sue forze per impedirglielo.
Già
una volta quel malefico orso gli aveva rivoltato contro le sue stesse
armi, non sarebbe successo di nuovo!
Sentiva
il panico montare insieme ad una rabbia feroce, e cominciò a
strattonare con tutte le sue forze la lama, che però non si
smosse di un millimetro nella presa del panda.
Pensò
di attaccarlo con qualche calcio bel assestato ma era troppo lontano
da quella posizione, e non aveva la minima intenzione di lasciare la
sua arma!
-Molla
la presa, maledetto panda! Mi hai sentito?! Molla!-
Ma lui
non mollò. Invece finalmente aprì gli occhi e guardò
in su verso di lui.
Quello
che Shen vide in quegli occhi bastò ad inchiodarlo.
Il
panda non aveva paura. Non lo odiava. Non era nemmeno arrabbiato con
lui.
Tutto
ciò che vedeva era... come un senso di tristezza.
Lentamente
il panda si rialzò, e solo quando fu di nuovo in piedi deviò
con uno scatto la lama della spada verso l'alto e fece un salto
indietro per mettersi a distanza di sicurezza.
Shen
lo guardava senza capire, solo con l'impressione che qualcosa di
appiccicoso e soffocante gli fosse rimasto dentro.
Il
panda era di nuovo in posizione di difesa, e presto avrebbe avuto
davvero di che difendersi!
Shen
era pronto per lanciarsi di nuovo all'attacco quando percepì
due cose nello stesso momento: la prima il panda che sgranava gli
occhi preoccupato, la seconda il rumore di zoccoli troppo vicino a
lui.
Si
girò una frazione di secondo troppo tardi per vedere la carica
di Maestro Bue, ed anche se il suo corpo aveva reagito d'istinto
spianando la spada era stato troppo tardi.
Fu
sbalzato dall'impatto, ma non indietro e schiacciato dalla mole del
bovino... fu sbalzato di lato, da un'impatto morbido, e solo quando
finì di rotolare a terra e riuscì a riprendere il senso
dell'orientamento capì cosa era realmente successo: era stato
il panda a spingerlo via, ed a prendersi al posto suo tutta la massa
di Maestro Bue Infuriato alimentata da odio e rabbia.
Scattò
immediatamente in piedi, nel caso i due avessero deciso di attaccarlo
insieme, ma in quel momento tutta la rabbia del bue era passata da
lui al panda.
-Perché
continui a metterti in mezzo?! Non hai alcun rispetto per le persone
che sono morte a causa sua! Lasciarlo vivere è una minaccia
per tutti!-
Il
panda si stava rialzando a fatica.
-Maestro,
capisco che siete arrabbiato...-
-No!
Tu non capisci nulla, stupido ragazzino! Quanto ancora dovrà
durare questo gioco? Lui non cambierà mai!-
Ed
indicò Shen con tutto il disprezzo di cui era capace.
“Per
una volta siamo d'accordo su qualcosa” pensò Shen con
amara ironia, ma tenne il pensiero per sé perché voleva
sapere cosa avrebbe risposto il panda.
-Io
non voglio cambiarlo. Voglio capirlo-
Cos...?
Maestro
Bue si avvicinò minaccioso al panda.
-Questo
vostro accordo è pura follia! Per lui non c'è nulla di
sacro o vincolante! Non manterrà mai la parola! Mentre tu
cerchi di capirlo, lui studierà un piano per fuggire, e
se questo accadrà, se tornerà libero a distruggere
quello che cerchiamo di ricostruire ed ad uccidere altre persone,
sarai tu a pagarne il prezzo. Che tu sia il Guerriero Dragone oppure
no-
Si
voltò di nuovo verso Shen, che si irrigidì, pronto ad
un nuovo impatto, ma Bue non lo attaccò.
Lo
tenne d'occhio mentre andava a riprendere la spada che era finita a
terra e poi la rimise nel fodero.
-Quanto
a te, non sperare che ci sarà sempre il panda a proteggerti-
Voltò
le spalle ad entrambi e fece un cenno alle guardie perché
calassero la piattaforma che serviva per uscire dai sotterranei.
Shen
lo osservò salire nella piattaforma di legno con gli occhi
ridotti a due fessure.
Sapeva
perfettamente perché Bue aveva scelto quel metodo: non
c'entravano il dolore o le ferite, semplicemente non aveva voluto che
lui vedesse qual'era il corridoio giusto per uscire.
Maledetto
bovino! Shen aveva sperato che fosse più accecato dalla rabbia
e si tradisse, ed invece no!
-Uff...-
sospirò Po quando Bue se ne fu andato -Be', è andata
bene. Nessuno si è fatto male, no?-
Shen
lo scrutò per un attimo, immobile come una statua.
-No-
soffiò appena udibile, e poi scattò di nuovo
all'attacco.
-Oh,
accidenti, ecco che ci risiamo!-
E lo
scontro riprese.
“Grande”
pensò Po “Non male come primo giorno”.
***
Quando
tornò alla casa era dolorane ed ammaccato, in verità
più per la carica di Maestro Bue che per i colpi di Shen.
Quel
pavone non stava bene per niente!
Aveva
continuato ad attaccarlo in ogni modo, ed aveva risposto alle sue
proposte di parlare o di una tregua solo con insulti, minacce, o
altri tentativi di colpirlo.
Shen
si era fermato solo per forza, quando era crollato svenuto per la
fatica, ed a lui ancora una volta non era rimasto altro da fare che
guardare le guardie che lo portavano via di peso.
Appena
entrato dalla porta principale trovò Maestro Shifu ad
aspettarlo.
-Ah!
Io non ho fatto niente stavolta!-
-Panda?
Non volevo rimproverarti-
-Oh,
bene... che sollievo... perché di solito quando ve ne state lì
ad aspettarmi con quell'aria così seria vuol dire che...-
-Po-
-Ops!
Scusate. Che succede?-
-Qualcuno
vuole parlarti. Renditi presentabile e poi scendi nel giardino-
-Posso
sapere chi è il qualcuno?-
-Prova
ad immaginare-
Po
andò nella sua camera, dove si lavò via la polvere
velocemente e prese un paio di pantaloni puliti.
Dato
che doveva sbrigarsi ma allo stesso tempo il suo stomaco reclamava
nutrimento, dovette ricorrere all'antica e collaudata tattica del
riempirsi la bocca con quanto più cibo possibile e masticarlo
mentre faceva altro.
In
questo modo era sia pulito che decentemente sazio in poco tempo.
Era
sinceramente incuriosito da chi mai potesse voler parlare con lui.
Sperava che fosse la Divinatrice e non Maestro Bue. Non gli era
piaciuto quando il Maestro lo aveva rimproverato così
malamente.
Invece
il qualcuno che lo aspettava sotto il portico del giardino era
Maestro Croc.
-Salute,
Guerriero Dragone- lo salutò rispettosamente.
Il
panda ricambiò l'inchino tentando di comportarsi da persona
matura e di non cadere in uno dei suoi eccessi da fan sfegatato.
Dopotutto
Maestro Croc era una leggenda, ma Po sapeva che non era il momento
opportuno per chiedergli come avesse messo a punto la tecnica delle
Mille Scaglie.
Ovviamente
Croc era venuto per parlare di quello che era successo quel
pomeriggio.
-Sono
preoccupato. Bue mi ha raccontato cosa è successo-
-Ah...
sì, ci sono stati un paio di... incidenti-
-Questa
definizione è molto riduttiva. Come hai intenzione di
giustificarlo stavolta?-
-Io...
ecco, io...- l'unica giustificazione che riusciva a trovare era un
sospirone -Non posso giustificarlo, va bene? Shen è il più
ingiustificabile nella storia dell'ingiustificabilitá-
-Peró
sei ancora contrario alla possibilità di giustiziarlo-
-Certo!-
-Panda...
Guerriero Dragone... Anche io vorrei che cambiasse in meglio, ma dopo
quello che è successo oggi... io voglio davvero darti fiducia,
ma non so se riuscirò mai a darne a Shen. Come speri di
aiutarlo se lui rifiuta ogni possibilità di dialogo?-
-Maestro,
sinceramente non lo so! Non so come fare a fagli capire che non deve
per forza buttare via la sua vita. E so che sarà difficile, ma
devo provare... lo so, lui è arrogante, ed ha fatto cose
terribili... bè, in realtà continua a farle... ma io
non riesco a scaricarlo dopo che mi ha guardato in quel modo sulla
nave-
Croc
lo guardò perplesso, ma almeno lui sembrava più
propenso a sentire le sue ragioni, il che dava a Po un po' di
sollievo.
Era
bello trovare uno spiraglio per uno scambio dopo che Bue aveva chiuso
ogni possibilità in quel senso.
-Di
che stai parlando, Guerriero Dragone?-
-Quando
ho distrutto l'intera flotta con... be' , con la pace interiore e
tutta la mia miticitá, lui mi ha chiesto come avessi trovato
la pace. Non era arrabbiato con me, era solo incredulo. Sono sicuro
che in quel momento voleva davvero trovare la pace anche per sé.
Certo, poi si è arrabbiato ed ha cercato di uccidermi in ogni
modo, ma prima, per un attimo ho creduto davvero che avesse capito
quello
che gli avevo detto. Lui... lui ha sofferto molto. Sta ancora
soffrendo. Non posso ignorarlo dopo che l'ho guardato negli occhi
mentre mi chiedeva come trovare la pace-
Decisamente,
Maestro Croc era molto più comprensivo, perché sembrava
che stesse almeno considerando la sua spiegazione.
Insomma,
non gli aveva urlato addosso né tentato di dissuaderlo a colpi
di kung fu...
-Vorrei
anche io che si rendesse conto di quanto di male ha fatto, e che
cambiasse in modo che non fosse più necessario ucciderlo. Lo
desidero davvero, Guerriero Dragone, ma...- si interruppe, inseciso
se continuare o no, poi scosse la testa come per scacciare qualcosa
di molesto -C'è tempo. Dopotutto abbiamo deciso di concedergli
un mese. Qualsiasi cosa tu voglia fare, falla in fretta e prega gli
dei che funzioni. Nel frattempo io mi assicurerò che Bue non
vada più a cercare Shen. Sono preoccupato per lui. Quel pavone
sembra avere il dono demoniaco di tirare fuori il peggio dalle
persone. Ora che ci penso tu e la Divinatrice sembrate i soli ad
esserne immuni-
Croc
lo salutò, ed il panda rimase piuttosto confuso dall'ultima
frase che gli aveva rivolto.
Si
grattò la testa un paio di volte, ma non riuscì a
cavarne un senso.
Forse
era la fame ad occludere i suoi pensieri, per questo decise di andare
dritto in cucina a preparare degli spaghetti ed una buona zuppa.
Peccato
che in cucina ci fossero tutti e cinque i suoi amici e Maestro Shifu
che si girarono a guardarlo non appena lui ebbe fatto scorrere un
minimo la porta di carta di riso.
-Po!-
-Ah!
Ok, ok, lo so, è stata una cattiva idea! Per favore, non vi ci
mettete anche voi adesso!- li supplicò.
Era
troppo biasimo da sopportare per un solo panda in una sola giornata!
Però
Maestro Shifu si fece avanti e non era per nulla severo, anzi
sembrava... sorridere?
-Non
siamo qui per rimproverarti, Guerriero Dragone. Abbiamo saputo di
come ti sei comportato oggi per difendere Maestro Bue Infuriato.
Siamo fieri di te-
Maestro
Shifu si inchinò in un saluto, seguito da tutti gli altri.
Po
potè vedere che sorridevano anche loro.
-Wow...
ragazzi, io... io... davvero!-
-Non
piangere, panda-
***
-Allora?
Ci hai parlato?- chiese impaziente Bue non appena Croc fu di ritorno.
Il
coccodrillo sospirò anche lì, pronto a sostenere una
sfuriata dell'amico perché le cose non erano andate come
avrebbero dovuto.
-Sì,
ci ho parlato. So che quello che ti dirò non ti piacerà,
quindi promettimi di ascoltarmi fino alla fine prima di tentare di
spiaccicarmi-
Bue
non disse nulla, però il suo sguardo ed i pugni serrati erano
abbastanza eloquenti.
-Avanti,
dimmi-
-Io
voglio che tu non vada più a cercare il pavone-
-Che
cosa?!-
-Mi
hai capito bene. Io credo che dobbiamo dare fiducia al Guerriero
Dragone e non intrometterci in quello che sta facendo a meno che non
sia strettamente necessario-
Il bue
gli si avvicinò di un paio di passi, e se Croc non fosse stato
sicuro del rapporto che c'era tra di loro si sarebbe preparato a
difendersi da un attacco.
-Mi
stai chiedendo di starmene con le mani in mano mentre un folle piano
basato sul niente rischia di mettere di nuovo in pericolo tutti noi?
Croc, sei impazzito anche tu?-
-Non
sono impazzito. Solo, io mi fido del panda. Hai visto anche tu cosa è
riuscito a fare al porto contro delle palle di cannone, no? Chissà
che non riesca a fare un altro miracolo ed a riportare Shen alla
ragione-
Bue
emise uno sbuffo scettico. Non sapeva se sarebbe scoppiato a ridere o
se era ancora troppo arrabbiato.
-E tu
ci credi davvero? Credi che Shen possa cambiare? Lui è un
demone, nient'altro! Non ha fatto altro che dimostrarlo da quando si
è ripresentato in città, e chissà che altro ha
fatto mentre era in esilio. Sarebbe meglio anche per lui se lo
spedissimo più in fretta verso i luoghi della purificazione,
così forse avrebbe qualche crimine in meno da scontare nel
Diyu-
Croc
non aveva mai sentito il suo amico parlare in quel modo, e cominciava
ad esserne sempre più spaventato.
Gli si
avvicinò anche lui ma ritenne più opportuno non
toccarlo.
-La
rabbia e l'odio ti stanno accecando. Sono sempre più convinto
che tu non debba più avere a che fare con il pavone-
-Io lo
odio!-
-Lo
so! Per questo ti impedisco di andare da lui! Ricordi cosa ha detto
Po? Di non lasciare che il dolore faccia a te quello che ha fatto a
lui? Ecco, tu ci stai cadendo ed io non te lo permetterò-
Bue lo
guardava sconcertato, ma Croc era determinato a mantenere la sua
posizione.
-Come
puoi essere così tranquillo? Tu non lo odi? Non ti ricordi più
che...?-
Non
riuscì a finire perché l'orrore di ciò che Shen
aveva fatto a Maestro Rhino era troppo enorme per essere espresso a
parole.
-Odio
quello che ha fatto, sì, ed anche io vorrei vederlo punito. Ma
è la rabbia che ci fa pensare certe cose. Ascoltami, Bue,
immagina che tu oggi fossi riuscito ad ucciderlo. Immagina che uno
dei tuoi colpi fosse andato a segno e gli avesse spaccato il cuore-
Il
brontolio basso di Bue gli diede la conferma di quanto fosse
rammaricato che non fosse successo davvero, ma non era intenzione di
Croc continuare a fomentare la sua rabbia, anzi voleva fargli capire
quanto fosse pericolosa.
-Cosa
pensi che avrebbe detto il Maestro se tu lo avessi ucciso?-
Ok,
forse aveva esagerato.
Non si
aspettava di vedere Bue indietreggiare con gli occhi pieni di paura.
-Ehi,
ehi, è tutto apposto... non lo hai ucciso. È andato
tutto bene- gli disse Croc in fretta.
-No...
no, tu non capisci... io volevo ucciderlo! Io... aarggh!!!-
Bue si
prese la testa tra le mani come se gli stesse esplodendo.
Aveva
visto chiaramente il corpo del pavone spaccato da un colpo d'ascia,
ma aveva visto altrettanto chiaramente accanto a lui Maestro Rhino
che lo guardava con stupore e delusione.
-Io...
io non... LUI SE LO MERITA!- Urlò alla fine.
Croc
gli andò vicino e gli posò una mano sul gomito.
-Lo
so, amico mio, so che meriterebbe di morire. Ma tu non meriti di
diventare un assassino per colpa sua-
Rimase
vicino a lui mentre il bue respirava affannato.
Croc
sapeva quanto dovesse essere difficile.
Gli
fece sentire la sua presenza attraverso un contatto fisico non
invadente, ed aspettò che si calmasse.
Alla
fine Bue lasciò andare tutto in un grosso sospiro.
Quando
lo guardò di nuovo negli occhi erano arrossati, ma Croc non
sapeva se dalla rabbia o dal pianto, e non avrebbe osato chiedere.
-E va
bene! Non andrò più a cercarlo! Gli starò
lontano, almeno fino a quando lui non sarà una minaccia per
qualcuno o per la città-
Croc
si limitò ad annuire.
Sapeva
che se Shen avesse tentato di nuovo di evadere o avesse ferito
qualcuno sarebbe stato molto difficile contenere una seconda volta la
rabbia di Bue, ma per il momento era sufficiente che non
andasse
a cercarlo di proposito.
Potevano
solo sperare che il panda riuscisse in qualsiasi fosse il suo
intento.
***
-Allievi,
vi ho convocati di nuovo per decidere come comportarci-
Era la
seconda volta che Maestro Shifu li convocava di notte, all'insaputa
di Po.
La
cosa cominciava a mettere Tigre a disagio.
-Quello
che Po sta facendo con Shen non ha precedenti. Lui sta tirando fuori
tutta la rabbia e l'odio che Shen ha in corpo come si farebbe con il
pus da una ferita infetta, e lo sta facendo nell'unico modo possibile
senza fare del male ad altre persone, cioè facendo in modo che
tutta la distruzione sia rivolta sempre e solo contro di lui. Lui sta
contenendo Shen, lo sta mantenendo in uno spazio sicuro dove possa
sfogare tutto il suo rancore senza fare altre vittime-
Il
maestro li guardò attentamente uno ad uno.
-Nessun
altro di noi combatterà mai contro Shen se non Po-
***
Nella
notte di inizio estate il crepuscolo durava poco: da quando il sole
scendeva sotto le colline ad ovest della città c'era meno di
mezz'ora prima che calasse la notte.
Bue lo
sapeva bene, per questo si era portato dietro una lanterna già
accesa.
Giunse
al cancello del cimitero, dove c'era la solita pagoda chiusa su tutti
i lati eccetto uno, occupata dal guardiano.
L'anziano
macaco lo guardò solo un attimo da sotto le sue sopracciglia
bianche e cespugliose, con occhi dorati che avevano visto ogni tipo
di sofferenza varcare quella soglia.
Senza
dire una parola, la scimmia raggiunse la serratura centrale del
cancello e la fece scattare, poi scostò uno dei battenti per
permettere a lui di entrare.
-Volete
che vi accompagni, Maestro?-
-No,
posso andare da solo-
-Non
avete paura degli spiriti?-
-No.
Niente di quello che potrebbero farmi i morti sarebbe peggio di
quello che mi hanno già fatto i vivi-
Il
macaco annuì.
Nel
passargli accanto, Bue gli rivolse un cenno di ringraziamento.
Il
rumore metallico del cancello che si chiudeva segnò il suo
ingresso nel regno delle tombe e degli spiriti.
Era un
mondo che di notte era fatto di luci sospese, delle piccole braci dei
coni di incenso che bruciavano, di offerte di cibo e bevande, e delle
lanterne di carta di riso che adornavano le lapidi; tutte quelle
luci erano riprese e riflesse dalle lapidi stesse, nere ma lucidate
come specchi tranne per gli ideogrammi incisi al di sopra.
Bue
imboccò deciso la grande scalinata centrale, fatta di gradini
bassi e molto ampi, così che non sembrava una scala ma allo
stesso tempo non era nemmeno una strada in salita.
Ai
lati era delimitata da lanterne rosse che tenessero compagnia alle
anime presenti in quel luogo.
"La
via dei morti" pensò cupo Bue.
In
cima c'era l'architrave rosso, sorretto da colonne anch'esse rosse,
che era l'unico varco in un muro di mattoni traforati che separava la
parte del cimitero destinata ai cittadini comuni da quella destinata
alle personalità che avevano preso parte al governo della
città.
Bue
oltrepassò l'architrave, e da lì in poi il sentiero era
di terra battuta ma non più dritto: era una spirale che
simboleggiava il drago addormentato sulla cima della collina.
Il
sentiero del Drago, simbolo di energia vitale, fortuna e di una buona
reincarnazione.
Bue
sapeva di non essere pronto. Non sarebbe mai stato pronto,
probabilmente, ed infatti quando dalla curva del sentiero potè
vedere il martello di Maestro Rhino Tonante dentro di lui ogni cosa
tornò ad urlare per il rifiuto.
Dovette
farsi forza per percorrere gli ultimi metri per arrivare davanti alla
tomba.
Alla
tomba vuota, dovette ricordare.
Il
martello piantato lì era una presenza solida e silenziosa,
come era stato in vita il suo proprietario.
Se
chiudeva gli occhi Bue poteva immaginare che fosse Maestro Rhino a
reggerlo, con una zampa sola e senza sforzo.
Ricordare
che sarebbe stata solo la forza d gravità a tenerlo in piedi
da allora in poi, e che nessuno avrebbe più avuto la forza di
sollevarlo e di usarlo in battaglia, era... era troppo!
Era un
dolore che spaccava il cuore, ma in qualche modo Bue aveva bisogno di
sentirlo, quel dolore.
Non
c'era modo di chiedere scusa per non essere stato abbastanza pronto,
per non aver compreso cosa stava per succedere e per non aver fatto
nulla per impedire che...
Il
dolore gli artigliò lo stomaco e lo fece piegare su sé
stesso, a lamentarsi come non aveva potuto fare il giorno prima
davanti agli altri.
***
Acqua.
Era torbida, fangosa, carica di sedimenti in sospensione.
Sapeva
di stare guardando la zona del porto davanti alla città.
Perché
qui?
Cosa
devo vedere?
Il
fondale si scorgeva a stento, e le sagome contorte di quelli che
erano stati i cannoni della flotta da guerra emergevano dalle ombre
come fantasmi in un cimitero di creature fantastiche.
Dopo
solo pochi giorni erano già state coperte dal pulviscolo fine
sollevato dalle mareggiate, ed il metallo una volta lucente era
adesso opaco e spento.
Perché
qui?
Cosa
devo vedere?
Avrebbe
potuto chiudere il contatto, forse si sarebbe svegliata e
riaddormentata, ma il fatto che quella scena fosse tanto legata a
Shen le fece scegliere di lasciare scorrere la visione.
In
risposta alle sue domande, qualcosa richiamò la sua
attenzione.
Nell'acqua
torbida, più avanti, c'era il relitto di una nave.
Il
ponte e lo scafo erano stati distrutti dall'esplosione e le assi
spezzate sporgevano come i denti di un mostro marino; la carena a cui
erano inchiodate era rimasta abbastanza intatta e pesante da
trascinare tutto sul fondo.
Perché
qui?
Cosa
devo vedere?
N'ell'acqua
torbida apparve un luccichio.
Era un
riverbero argenteo di qualcosa che riusciva a catturare la luce anche
se in profondità e attraverso i sedimenti.
Brillava
come un frammento di stella caduto in fondo al mare; era l'unica cosa
ancora intatta in mezzo a quella distruzione, e l'unica cosa che
luccicasse mentre il resto del metallo era stato coperto.
Il
guan dao di Shen si era conficcato con la punta nel fondale, e questo
aveva impedito al fango ed al pulviscolo di accumularsi e di spegnere
la sua luce.
Era
quello che l'aveva chiamata. Il bagliore del metallo era insistente,
pressante...
Era...
importante... in qualche modo.
"Ha
ancora una parte da svolgere in questa storia"
Quest'anno
avrei voluto portare carbone ad un paio di persone, ma tutte le mie
scorte sono state rubate da un certo pavone... e quindi nulla, vi
accontentate del capitolo.
Questo
è uno dei superstiti, per fortuna, e mi sono presa solo il
tempo di revisionarlo prima di postare.
-Il
Diyu citato da Maestro Bue è un concetto di infrerno
sorprendentemente simile a quello dantesco, cioè con una serie
di luoghi adibiti a diverse torture in rapporto ai peccati che
l'anima deve scontare. Puro contrappasso dantesco, con la differenza
però che queste torture servono all'anima per essere
purificata dai peccati per potersi poi reincarnare; concetto, quello
della reincarnazione, totalmente assente nella cultura occidentale
dopo l'arrivo del cristianesimo.
-Meng
Po è una delle figure presenti nel Diyu; è una vecchia
che fa bere alle anime un thé speciale alla fine del ciclo di
torture, che fa loro dimenticare tutto dell'inferno, in modo che
possano reincarnarsi purificate. Ci sarebbe ancora tanto da dire, ma
non credo di avere lo spazio per tutto. Vi lascio la pagina di
wikipedia in inglese, purtroppo non ho trovato nulla di alrettanto
dettagliato in italiano https://en.wikipedia.org/wiki/Diyu
-Per
quanto riguarda l'atteggiamento di Maestro Croc, mi sono rifatta alla
versione della Dreamworks che nella sua backstory lo aveva creato
inizialmente come cattivo. Era un bandito che era stato affrontato in
duello da Maestro Rhino, ma lui non lo aveva ucciso, gli aveva
chiesto di utilizzare le sue capacità per fare del bene. In
un'altra versione della Dreamworks, "secrets of the masters",
Bue, Croc e Rhino sono tre avventurieri che non vanno d'accordo tra
loro, e devono imparare a collaborare. Vi lascio le versioni
ufficiali, anche se pare che la stessa Dreamworks sia abbastanza
confusa https://kungfupanda.fandom.com/wiki/Croc.
Anche qui, solo in inglese, mi spiace.
-La
canzone all'inizio, "Monster", è proprio quella con
cui ho scoperto gli Skillet, guardacaso in un vecchissimo video
tribute per Shen. Dopo anni il cerchio si chiude! Comunque, non è
dedicata tanto a Shen in questo caso, quanto a Maestro Bue. Vi lascio
il link https://www.youtube.com/watch?v=1mjlM_RnsVE
-Nello
scorso apitolo ho notato che è tornato il mashup dei font.
Scusatemi. Sto cercando di capire perché succede e come
evitarlo.
Grazie
per aver letto anche questo capitolo, un riconoscimento speciale se
avete sopportato anche le note, ed un bonus se avete anche la
pazienza di andare a vedere la pagina e se avrete il coraggio di
aprire tutti i link che condivido. Ci vuole tempo ma vi assicuro che
ne vale la pena.
Buona
fine delle feste del Solstizio d'Inverno a tutti! Che la luce possa
da ora in poi accompagnarvi.
Doveva essere mattino perché le torce erano
state di nuovo accese tutte.
Shen mosse gli arti quanto la catena ed il tirare delle
bende e delle ferite gli permettevano.
Notò con un certo compiacimento che era ancora
abbastanza libero: niente corde a stringere le ali, niente ceppo al
collo e niente bavaglio che gli chiudesse il becco.
Il suo primo pensiero fu come sfruttare tutti quei
vantaggi, ma poi ricordò l'accordo che aveva stretto con il
panda.
Il giorno prima, nonostante quel grosso idiota del bue
si fosse intromesso, il panda si era presentato nell'arena centrale
come aveva promesso.
Questo faceva pensare a Shen che anche quel giorno si
sarebbe presentato, e dunque perché lui avrebbe dovuto
sprecare energie in un tentativo di fuga quando aveva la quasi totale
certezza che avrebbe dovuto in ogni caso battersi con lui poco dopo?
Con una smorfia schifata, tornò a sedersi sulla
branda per riflettere. Ed aspettare.
***
-Croc? Con chi dobbiamo incontrarci?-
Croc non riusciva a crederci! Credeva che Bue avesse
completamente accantonato i piani per ricostruire la città, e
che fosse solo assorbito dal lutto per Maestro Rhino e dall'odio per
Shen... non si aspettava che andase a chiedergli quando volesse
occuparsi di quelle cose!
Tentò di comportarsi in maniera naturale per non
mettere in imbarazzo l'amico.
-Con... con i delegati delle corporazioni dei
commercianti che avevano le botteghe ai lati del canale grande-
-Ed invece per la ricostruzione del ponte?-
-Ah... sì... il ponte... per quello dovremo
incontrare i capi della corporazione degli architetti, ma prima di
pensare a costruire dobbiamo rimuovere le macerie-
Da un lato fare l'inventario dei danni poteva essere
pericoloso perché portava per forza di cose a pensare a chi li
aveva causati, ma era inevitabile fare i conti con quello che era
stato distrutto.
Tuttavia Bue non reagì imprecando contro Shen o
peggio correndo a cercarlo.
-Sembra che abbiamo molto lavoro da fare. Sarà
meglio iniziare-
Croc annuì.
-Inoltre i Maestri del Palazzo di Giada ci hanno
offerto il loro aiuto. Potremmo parlare anche con loro-
-Sì, mi sembra una buona idea-
Croc non fece nessun commento, ma il fatto che Bue
fosse tornato ad interessarsi della città lo faceva sperare in
bene.
***
A rompere la monotonia del suo mondo sotterraneo
intervenne una guardia che apriva la porta della cella.
Shen la guardò freddo ed immobile mentre posava
sulla branda il vassoio con il cibo.
Troppo tardi Shen si accorse che aveva tolto gli
oggetti dal vassoio e che lo avrebbe riportato via, e quando scattò
per protestare l'antilope era già fuori dalla sua portata ed
il ceppo alla caviglia si era stretto dolorosamente attorno a tendini
ed ossa.
Si guardarono un attimo negli occhi, Shen con puo odio
e la guardia sollevata di essere stata abbastanza veloce da
sfuggirgli, prima che la porta fosse di nuovo richiusa.
Furioso, Shen si voltò verso quello che gli era
stato portato ed un'occhiata bastò a confermare i suoi
sospetti.
C'erano due coni di carta ed un boccale di un metallo
scadente per l'acqua.
Accecato dalla rabbia Shen afferrò uno dei coni
e lo scagliò con tutto il contenuto attraverso le sbarre.
-Maledetti! Mi temete persino quando sono armato di
rottami?!-
Nessuno gli rispose, e lui rimase nel buio a consumarsi
di rabbia e stizza.
-Non importa... non importa...- ripetè con voce
sorda -Non avete ancora capito niente...-
Si guardò attorno.
Il cibo in quel momento non gli interessava nemmeno un
po', e solo quando ebbe trovato una soluzione che lo soddisfaceva
riuscì a pensare a mangiare.
***
-Allora, ragazzi? Che farete oggi?- chiese Po.
-I Maestri della Città dei Gong ci hanno
convocati- gli rispose Tigre -Dal momento che abbiamo offerto il
nostro aiuto per la ricostruzione della città, credo che
vogliano darci delle istruzioni-
-Oh... hanno chiamato solo voi?-
Sul braccio sentì qualcosa che scivolava
leggero.
Era Vipera, che si era accorta perfettamente del suo
cambio di umore non appena Tigre aveva nominato i Maestri.
-Po, non ti hanno escluso. È che tu hai già
un impegno più importante-
-Non... non ce l'hanno con me?-
-No... non credo. Vedremo cosa vogliono da noi e poi te
lo riferiremo, d'accordo?-
-D'accordo-
-Ehm? Po?- Si intromise Gru -Sei... insomma, sei
proprio sicuro di voler andare alla prigione da solo?-
-Ragazzi, ve l'ho detto, posso farcela. E poi non credo
che Shen la prenderebbe bene se venisse anche qualcun altro-
-Oh, certo!- sbottò Mantide -Preoccupiamoci di
non urtare la sensibilità del pavone psicopatico!-
-Mantide...-
-Dicevo per dire-
-Ragazzi, ragazzi, è tutto sotto controllo. È...
è una cosa che devo fare da solo, okay?-
-Va bene, Po. Ma ricorda che se hai bisogno aiuto puoi
sempre fare un fischio-
-Grazie, Scimmia-
-Oppure "kakà" come fa Gru- sghignazzò
il primate.
-Ve l'ho già detto... io non ho mai fatto quel
rumore!-
***
"Le guardie sono meno sprovvedute" notò
quasi con compiacimento Shen.
Una delle antilopi lo teneva sotto tiro dritto davanti
a lui, dall'esterno della cella, con l'arco teso ed una freccia
pronta a scoccare attraverso le sbarre, l'altra invece aveva
l'ingrato compito di liberargli la zampa dalla catena.
Shen rimase immobile con le ali raccolte sotto le
maniche.
Lo strascico di piume riempiva tutto il lato della
cella dove la catena era attaccata al muro.
-Fai vedere le ali- intimò la guardia
all'esterno.
-Ho promesso di battermi solo con il panda. Inoltre,
con cosa dovrei attaccarvi?-
In risposta l'antilope tese di più l'arco.
Shen sibilò tutto il suo disappunto.
Gliel'avrebbe fatta pagare, prima o poi.
Tolse le ali dalle maniche, e le lasciò aperte.
-Avete visto? E adesso sbrigatevi-
La guardia dentro la cella era disarmata, notò
Shen, ma non disse nulla fino a quando la serratura alla caviglia non
fu scattata e lui fu libero.
-Trovo molto ipocrita che chi ha dato ordine che
nessuna arma mi sia messa nelle vicinanze sia più interessato
a tenere me senza risorse che a dare a voi qualcosa con cui
difendervi-
La guardia in cella con lui fece un passo indietro, con
sua enorme soddisfazione.
-Non siamo disarmati- disse l'altra antilope -Andiamo-
-Andiamo?-
-Abbiamo il compito di scortarti fino all'arena
centrale-
Questo era contrario ai suoi piani. Le piume sul collo
gli si arruffarono senza che lui potesse controllarlo.
-Non mi serve una scorta. Andatevene. Uscirò da
qui quando e se lo deciderò io-
-Questo non è possibile. Noi abbiamo ordini da
rispettare, ed anche tu. Altrimenti...-
Non poté mai dire "altrimenti" cosa
perché la menzione ad ordini da rispettare aveva fatto
infuriare Shen.
In un battito di ciglia si era piegato a terra, a
tirare il capo libero della catena per staccarla anche dal muro e
colpire la guardia dentro la cella.
Era stato troppo rapido, e la catena si abbattè
sulla coscia poco sopra il ginocchio prima che uno dei due capisse
cosa era successo.
La sua mente registrò solo in maniera vaga i
lamenti dell'antilope che cadeva a terra probabilmente con un osso
fratturato, perché sapeva di doversi difendere dalle frecce.
Ruotando su sé stesso con la coda come scudo ne
deviò due e bloccò la terza.
Da quella distanza era impossibile mancarlo con un
arco, per cui doveva stare molto più che attento.
Dalle penne della coda lasciò che la freccia
finisse a terra, e poi sempre muovendosi senza sosta per non essere
un bersaglio facile la raccolse e la scagliò.
La guardia era stata brava, ma lui aveva anni ed anni
di mira ed esperienza alle spalle.
Nello stesso momento in cui la quarta freccia scoccata
dall'arco si conficcava tra le bende del lato sinistro del suo
torace, la freccia che aveva scagliato lui si era conficcata nei
tendini tra torace e braccio dal lato con cui l'antilope tendeva la
corda.
Shen si chinò solo un attimo a raccogliere la
catena e poi uscì dalla cella.
L'antilope che lui aveva colpito per prima non era in
nessun modo una minaccia, quella con l'arco invece stava tentando di
incoccare una freccia nonostante la ferita.
"Irritante e presuntuoso"
Shen fece scattare di nuovo la catena mirando agli
zoccoli a terra, ed anche se quella fece in tempo a spostarsi e ad
evitare il colpo finì lo stesso per inciampare.
Con un colpo di coda Shen fece volare l'arco fuori
dalla sua portata.
Lo avrebbe preso lui, se non avesse saputo che era
un'arma completamente inadatta al suo fisico.
L'antilope a terra stava per rialzarsi ma lui la colpì
di nuovo, non forte ma tavolta centrando un ginocchio.
Si strappò la freccia che aveva incastrata tra
le bende e gliela puntò alla gola per costringerlo a terra.
Si chinò sulla guardia che adesso era
terrorizzata.
-Ritieniti fortunato. Oggi non sei tu il mio
avversario-
Con l'ala libera prese dalla faretra tutte le frecce
rimaste e corse in fretta nel corridoio per arrivare all'arena
centrale.
Non avrebbe perso tempo con delle semplici guardie
quando aveva un panda da uccidere!
***
Po aspettava. Accanto a lui c'era uno dei capiturno, un
bufalo appassionato di kung fu che tutti lì dentro chiamavano
Mastro Roccia.
Si era fermato a parlare con lui nell'attesa che il
pavone arrivasse, ed a detta del bufalo c'era un ritardo.
-Se non arrivano entro due minuti vorrà dire che
è successo qualcosa e dovrò mandare una squadra a
controllare. Parola mia, questo pavone ci sta dando più
problemi di tutti i prigionieri che abbiamo mai avuto qui dentro
messi insieme!-
-Non preoccupatevi, mastro Roccia. Non appena vedrà
me dimenticherà chiunque altro-
-Maestro Po... ehi!-
Po si girò di scatto e dal secondo corridoio
alla sua sinistra era emerso Shen.
Era solo, ed in un'ala stringeva i due capi di una
catena.
Ed ovviamente negli occhi aveva uno sguardo omicida
dedicato interamente a lui.
-Salute panda-
-Shen...- cominciò Po.
-Dove sono le guardie? Che ne hai fatto dei miei
uomini?- gridò Mastro Roccia.
Shen lo guardò sprezzante.
-Manda un medico. Ed insegna loro il rispetto per le
gerarchie-
Il bufalo lo guardò in un modo molto simile a
Bue, ma non perse tempo. Si inchinò brevemente a Po e corse
dentro uno dei corridoi.
Quando furono rimasti soli Po guardò Shen con
profondo disappunto.
-Avevamo un accordo o sbaglio? Sai, no? Combattere solo
contro di me?-
-Lo sto rispettando. Sono ancora vivi-
-Ma non avresti dovuto attaccarli!-
-Io attaccherò chiunque osi mancarmi di
rispetto!-
-Oh, andiamo! Che ti avranno mai fatto? E poi dove hai
preso quella catena? Cosa...? Outch!-
Po dovette spostarsi di lato per non essere colpito
dalla suddetta catena, che scavò un solco nella terra dove
poco prima c'era stato lui.
-E va bene, ho capito, non ti va di parlarne... ehi!-
Po fece appena in tempo ad evitare una cosa appuntita e
metallica scagliata contro il suo muso.
-Questo non è affatto necessario! Insomma,
guarda me! Io non sono armato!-
-Perchè
tu sei un idiota- gli rispose Shen. Po
rimase un attimo a bocca aperta.
-Non è essere idioti! È kung fu! Hai
presente, tutte quelle abilità mitiche di cose che si fanno
senza armi? Tipo sconfiggere decine di nemici con una sola tecnica,
oppure... woh!-
Shen si era rivoltato contro di lui e cercava di
colpirlo con la catena con la stessa furia con cui aveva cercato di
colpirlo sul relitto della nave.
Nei suoi occhi rossi Po leggeva lo stesso odio, la
stessa intenzione di distruggerlo di quando il pavone si era
rifiutato di ascoltarlo la prima volta.
Poteva solo schivare i colpi, perché parare una
catena di quel peso ed a quella velocità non era possibile
senza farsi molto male.
Po continuò a spostarsi, ma Shen come al solito
era incredibilmente veloce. Solo il peso di quell'arma lo rallentava
di poco.
Nonostante tutto, Po provava solo pena per lui.
Per le ferite che aveva fatto riaprire sotto le bende,
per lo sforzo con cui stava rovinando il suo corpo, per tutti i modi
in cui si stava facendo male.
Peccato che avesse avuto la pessima idea di incrociare
lo sguardo di Shen e di farglielo capire!
Il pavone gettò un grido lacerante e si scagliò
contro di lui con una punta di freccia stretta nell'ala destra.
-Accidenti, ma quante ne hai nascoste?-
-MUORI!!!-
Po gli bloccò l'ala quel tanto che bastava per
deviare il colpo, ma ormai Shen aveva perso l'equilibrio a causa del
peso della catena ed aveva finito per cadere a terra.
Po fece per avvicinarsi ma lui lo guardò con più
odio del solito.
Il pavone si rialzò lentamente, tremando già
per la fatica.
-Shen, perché fai così? Nessuno ti sta
minacciando. Non hai bisogno di armi-
-Sei troppo stupido per capire, non è vero? Il
mio destino è quello di governare l'intera Cina, e voi mi
state ostacolando. Io ho il diritto di combattere chi mi impedisce di
realizzare la mia vita-
-Chi te lo ha detto che sei destinato a governare tutta
la Cina? E poi perché tutta la Cina? Non ti basta... che so...
una città, una...-
-Panda!-
-Okay, okay... allora, chi lo ha detto? La divinatrice?
Un'altra divinatrice? Un... -
-Io l'ho detto! Perché il nosto destino è
quello che scegliamo noi, e quello che dicono maghi ed indovini sono
solo stupidagini per tenere in catene gli sciocchi. Sono chiacchiere
da ciarlatani per tenere sottomesse le persone ignoranti! Come te!-
Po rimase fermo.
Shen non voleva essere aiutato, ma in quel momento
nemmeno riusciva a muoversi.
-Alcuni sono degli imbroglioni, è vero. Ma altri
non lo sono, e possono fare davvero del bene se si seguono i loro
consigli. Pensaci, Shen. Maestro Oogway ha avuto ragione, la sua
visione su Tai lung si è rivelata corretta. E la Divinatrice
ha avuto ragione alla fine, no?-
-AAAHH!!!-
L'urlo di Shen gli fece capire che non aveva detto la
cosa migliore.
-Ahi!-
Di riflesso aveva alzato un braccio per parare la
catena, e si era fatto male come era ovvio. Si era fatto meno male
solo perché lui aveva i polsini e Shen non aveva potuto
colpire con tutta la sua forza perché era stanco.
Si trovarono legati in quel modo, Po con la catena
arrotolata attorno al polso e Shen che non l'avrebbe mollata per
nulla al mondo.
Prima che Po potesse proporre una tregua Shen aveva
fatto scattare di nuovo la catena per colpirlo sul muso, ma lui
l'aveva parata afferrandola con l'altra zampa.
Ancora una volta si rese conto di quanto sarebbe stato
facile fare del male a Shen.
Da quella distanza ravvicinata, con la catena quasi
tutta dalla sua parte, con il pavone che era stanco, ferito, e più
in basso di lui...
Po srotolò la catena dal polso e la buttò
a terra.
Il contraccolpo fece vacillare il pavone, e quei pochi
secondi diedero a lui il tempo di allontanarsi fuori portata.
Quando Shen si riprese lo guardò con un odio
tale che Po ancora una volta ne fu spaventato.
-Potevi farlo- mormorò pianissimo il pavone.
-No, non potevo-
-Sì che potevi!-
-No, non potevo... aspetta, di cosa stiamo parlando?-
Shen gli rispose con un grido inarticolato.
La catena sibilò di nuovo vicino a lui, ed
ancora tutte le altre volte che il pavone provò ad attaccarlo.
-Tu potevi uccidermi! Non lo hai fatto! Non ci hai
nemmeno provato!-
-Ah, questo... ehi! No, certo che no!-
-Non permetterti mai più di insultarmi così!
Devi combattere contro di me, è chiaro?-
-Perché, cosa stiamo facendo? Outch!-
Po deviò la catena verso il basso e la forza del
movimento fece inciampare il pavone.
"Oh, bene... forse così avrò un
attimo di tregua"
Aspettò che si rialzasse, ma Shen rimase piegato
a terra.
-No, tu non stai combattendo. Non hai provato a
colpirmi nemmeno una volta-
-Perché non voglio farti male. Non... ah!-
Era bastato uno sguardo di Shen perché Po si
zittisse.
-Tu... tu proprio non capisci, non è vero,
panda? Io ti odio-
-Lo so, lo so, me lo hai detto un sacco di volte-
-E ALLORA?! Cosa aspetti a combattere per davvero?-
-Sei tu che non capisci, Shen!- sbottò Po
esasperato -Cosa otterrei a colpirti? Riaprire ferite che hai già?
Fartene delle altre? Non è questo quello che voglio! Io
voglio...-
Non arrivò mai a dire cosa voleva perché
Shen si era tirato in piedi e lo stava attaccando di nuovo come una
furia, nonostante il suo corpo che non reggeva più la fatica.
Po non riusciva a capire da dove prendesse tutta
quell'energia, poteva solo scansarsi più veloce che poteva per
non essere colpito.
Il clangore della catena era assordante in quello
spazio chiuso.
Po avrebbe voluto fermare Shen, costringerlo a
riprendere fiato, a lasciare andare l'odio, ed avrebbe voluto che la
smettesse di sforzare ferite che in quel modo non si sarebbero mai
rimarginate.
Parò un paio di colpi con i polsini ma faceva
male.
Shen barcollava, respirava a fatica, ma Po non si
sarebbe arrischiato a proporgli una tregua che lo avrebbe fatto solo
arrabbiare di più.
Il pavone faceva sempre più fatica ad imprimere
la forza necessaria a colpire in quel modo, e passava più
tempo tra un colpo e l'altro.
Po si preparò a schivare di nuovo, guardando
fisso negli occhi rossi di Shen, ma invece del solito sguardo
penetrante vide i suoi occhi farsi vuoti; il pavone non riuscì
a fare l'ultimo scatto e crollò a terra svenuto.
Po non sapeva se essere sollevato perché almeno
così avrebbe smesso di farsi male, oppure amareggiato perché
ancora una volta Shen non aveva voluto sentire ragioni e si era
consumato fino all'ultimo nell'odio.
***
Po era stanchissimo. I polsi erano ancora
indolenziti nei punti in cui aveva parato la catena, soprattutto dove
si era arrotolata ed aveva sopportato gli strattoni di Shen. Rientrò
in casa dalla porta posteriore per non disturbare gli altri, ma non
appena arrivó nel corridoio grande a piano terra qualcosa gli
piombó davanti all'improvviso. -Ah! Maestro! Mi avete
spaventato!- Shifu lo guardò per un attimo severo, poi gli
prese il polso che gli faceva male. -Outch! Piano lì! Mi
fa... ehi! Non mi fa più tanto male!- Shifu aveva premuto
chissà cosa chissà dove sotto la tutta quella pelliccia
ed il dolore si era davvero alleviato. -Grazie, maestro- gli disse
quando lo lasciò andare. -Panda... tu non hai alcuna
intenzione di mollare con il pavone, non è vero?- -Certo
che no! Un vero guerriero non molla mai!-
Shifu annuì. -Sí, immaginavo che lo
avresti detto. In questo caso, c'è qualcuno che ti aspetta, e
che sarà molto felice di sapere che sei di questa
opinione- -Qualcuno? Anche oggi?- -Sembra che tu sia una
personalità importante ormai- gli rispose Shifu con un mezzo
sorriso -Renditi presentabile. Ti aspetta in giardino- Po rinunciò
a fare altre domande sull'identità di chi lo aspettava e come
il giorno prima prima andò nella sua stanza a fare scorte di
cibo e poi, con la bocca ancora piena, scese nella stanza da bagno a
lavarsi via di dosso lo sporco dello scontro con Shen. Era
preoccupato che fosse di nuovo maestro Croc, o peggio Maestro Bue
Infuriato, ma non era nessuno dei due che voleva
vederlo. -Divinatrice! Che bello, siete voi! Ops... scusate...
Maestro Shifu me lo ricorda sempre che non devo abbracciare le
persone all'improvviso- La rimise a terra, imbarazzato, ma lei non
se l'era presa per nulla. La capra si aggiustó gli occhiali
sul naso e gli sorrise. -Non c'è nulla da scusare.
L'entusiasmo e l'affetto non sono da biasimare- -Oh, grazie! È
che ero così felice che foste voi e non Maestro Croc o Maestro
Bue! Cioè, non che abbia niente contro di loro, ma ultimamente
è difficile... ecco... guardarli in faccia?- La Divinatrice
annuì. -Sí, capisco cosa vuoi dire. Il dolore fa
cose brutte alle persone-
Po sapeva perfettamente di cosa stessa parlando. -Posso
farvi una domanda? Qual è il vostro nome? Non mi piace
chiamarvi solo "Divinatrice", è così freddo-
Lei lo guardò sorpresa. -Pochissime persone
si sono chieste il mio vero nome. Ma d'altra parte tu hai un cuore
nobile, Po, non dovrei meravigliarmi. Il mio nome è Er Yu, ma
tutte le persone con cui sono in confidenza mi chiamano "yi"- -Oh,
è un bel nome. Molto adatto intendo. Posso usarlo? Oppure
yi?- -Ma certo che puoi. Te lo sei meritato- -Io cosa? Ma non
ho fatto niente!- -Mi stai dando la speranza che per Shen ci sia
ancora speranza. Questo è il dono più grande che si può
fare ad una madre- -Oh... be'- Po abbassò gli occhi
imbarazzato -Per quanto sta funzionando poco non mi sembra un granché
di dono. È per questo che volevate vedermi?- -Una speranza
è meglio di niente. E diciamo che è per questo, sì.
È per la scelta che dovrai fare- -Quale scelta?- La
Divinatrice indicò sulla panchina alle sua spalle un'oggetto
che fino a quel momento era sfuggito a Po. Era un involto
allungato di stoffa di canapa, marrone e resistente come quella delle
vele dei sanpan, legato con un laccio che lo percorreva in tutta la
lunghezza. Le proporzioni e la forma erano familiari a Po. -Ma
quello è...?- -É l'arma di Shen- Il panda si
portò le zampe sulla bocca per trattenere uno strillo. -Ma
davvero? Wow! E come lo avete recuperato? Non era andato distrutto?
Oh, insomma, quell'arma è mitica, non abbiamo una cosa simile
nemmeno nella sala delle armi al palazzo di Giada! E lì ne
abbiamo tante! Era tipo, l'arma perfetta... però mi ci ha
quasi ammazzato con quella, e poi mi fa ripensare a quanto era fuori
di sé quando l'ha usata l'ultima volta, e adesso... adesso...
ehi, che scelta devo fare?-
La Divinatrice guardava l'oggetto con tristezza.
Allungò una zampa come per accarezzarlo ma all'ultimo momento
ci ripensò. -So che Shen non ha pace. Fino ad ora ha fatto
a pezzi le cose più disparate nel tentativo di avere qualcosa
con cui combattere- -Oh, sì! Oggi si è portato
dietro una catena. E le frecce che ha rubato alla guardia. E le volte
ancora prima ha rotto i vasi, i piatti, i vassoi... penso che finirà
per demolire la prigione se continua così per un mese!- -Oh,
non dubito che gli piacerebbe e che ne sarebbe capace. Appunto è
questa la scelta che devi fare tu. Vuoi che Shen riabbia la sua
arma?-
Po sgranò gli occhi. -Potrei... potrei
davvero riportargliela?! E... e Maestro Bue? E Croc?- -É
una tua scelta. Sai di cosa è capace Shen con questa-
Po guardò l'involto appoggiato sulla panca di
pietra. Sapeva che se l'avesse aperto avrebbe visto acciaio
scintillante, bellissimo e letale.
L'idea di vederlo di nuovo in possesso di Shen era così
terribile ed allo stesso tempo così giusta... -Yi? É
una cattiva idea, non è vero?- chiese esitante. -Molti
direbbero così- -Ma se a me sembrasse giusta? -Per
questo è una scelta tua e solo tua. So che non è una
decisione semplice da prendere, per cui non avere fretta. Lo lascerò
qui. Solo, ti prego, se deciderai di non riportarglielo, abbine cura
e restituiscilo a me. Io...- la Divinatrice si interruppe, esitante
-Shen ci tiene molto-
Il suo viso si velò di malinconia e di
preoccupazione con una tale intensità che Po si sentì a
disagio.
-Yi? Tutto bene?-
-Cosa? Oh, non preoccuparti, caro... a volte mi perdo
nei pensieri. Prenditi tutto il tempo che vuoi per decidere. Ci
vedremo presto-
La Divinatrice si allontanò e rientrò
dentro casa, Po invece rimase a guardare l'involto di stoffa ed a
chiedersi cosa dovesse farne.
***
Le ferite sotto le bende bruciavano ancora una volta.
Quelle superficiali stavano guarendo nonostante gli
sforzi che faceva, mentre le poche più profonde avrebbero
davvero avuto bisogno di riposo.
Scosse la testa e si alzò per rimanere
appollaiato sulla branda.
Era un riposo che lui non poteva permettersi!
Il giorno prima il suo stato di incoscienza era durato
poco, e non appena si era svegliato aveva provveduto a togliersi le
bende sporche, lavare le ferite, riapplicare l'unguento e ricoprirle
con le bende pulite.
Era certo che il fatto che ogni volta che si svegliasse
fosse o già medicato oppure trovasse nella cella tutto
l'occorrente fosse dovuto alla capra.
Avrebbe dovuto farle notare che il fatto che lei
continuasse a curarlo era un rischio per i suoi nuovi protetti,
perché finché lui era in vita non avrebbe mai
rinunciato ad ucciderli uno ad uno cominciando dal panda.
Arrivò l'orario del pasto, ed il suo cibo era
consegnato ancora una volta in quegli odiosi coni di carta.
Pazienza... avrebbe trovato qualcos'altro.
Qualcosa che lo stancasse di meno che una catena da
brandire.
Le guardie che vennero ad aprire la sua cella ed a
togliergli la catena stavolta rimasero lontane.
Entrambe disarmate, lo guardarono uscire dalla cella a
passi lenti ma non si mossero per seguirlo.
Quello, Shen ne era sicuro, erano ordini del Bue: non
fargli avere nessun tipo di arma nelle vicinanze di cui lui potesse
impossessarsi, e lasciarlo libero di andare da solo.
Shen era compiaciuto di quella vittoria; lo temevano, e
l'aveva spuntata sul fatto di non essere scortato da guardie come i
criminali.
Per il momento bastava, anche se purtroppo lui era
abbastanza intelligente da immaginare il bue che diceva "E va
bene! Vuole andare da solo? Che faccia come gli pare! Tanto dove
altro potrebbe andare?".
Se Shen non avesse avuto un panda da uccidere si
sarebbe dileguato nei coridoi laterali ed avrebbe rubato le armi a
qualche incauto giro di ronda, ma perché infondo? Avrebbe solo
sprecato energie.
E poi aveva già la sua arma.
Il metallo della brocca era scadente, ma era ancora
abbastanza resistente da permettergli di scavare grosse schegge dal
bordo inferiore del legno malandato della branda.
Erano quelle che aveva nascoste nelle maniche, e
nessuno se ne era accorto. Nessuno aveva osato avvicinarsi tanto da
potersene accorgere.
***
-E quando i banditi hanno minacciato il villaggio dei
musici io ed i cinque cicloni siamo corsi ad aiutarli. Solo che non
erano banditi normali, erano lupi che rubavano il metallo per...-
Po si interruppe quando Mastro Roccia guardò
oltre lui, improvvisamente teso e minaccioso con la lancia ben
stretta in pugno.
Seguendo il suo sguardo, Po si accorse del pavone
bianco.
Uscì dal corridoio proprio alle loro spalle a
passi lenti, scrutandoli con tutta calma, freddo, distaccato,
calcolatore.
Po notò che le bende sulla parte visibile del
torace e delle ali erano strette in maniera grossolana e con dei
bozzi.
-Va bene, mastro Roccia, potete andare. Vi racconterò
domani il resto della storia-
Il bufalo si inchinò brevemente ma senza perdere
di vista Shen, e si ritirò nel corridoio più vicino.
Po guardò il pavone, che già stava
scostando la manica, e poi brevemente l'involto di tela alle sue
spalle.
-Aspetta! Solo un secondo, va bene?- Allungò le
zampe alla cieca dietro di lui ed afferrò l'involto -Prima di
tirare fuori cose strane, guarda cosa ti ho portato-
Shen si era fermato a metà del gesto di tirare
fuori qualcosa dalla manica, ed in un certo senso Po era curioso di
sapere cosa si era inventato quella volta.
-Ecco, vedi? Ti... ehi!-
Una scheggia di legno si era piantata nella tela dove
avrebbe dovuto esserci la sua zampa quando l'aveva allungata per
sciogliere il laccio.
-Posalo! A! Terra!- Gridò Shen.
Po lo guardò sconvolto.
-Ehi! Ma ti sembra il modo?! Io ti ho...-
-Allontanati!-
Shen aveva già pronta un'altra scheggia, e non
aveva certo bisogno di incoraggiamenti per usarla.
Contrariato, Po posò a terra l'involto e si
allontanò come gli era stato detto di fare.
Non era in quel modo che doveva andare!
Insomma, lui aveva riportato il guan dao a Shen come
segno di buona volontà, non si aspettava che il pavone ce
l'avesse ancora con lui!
Rimase a guardare Shen mentre tirava più vicino
a sé l'involto e lo tastava; sembrava che non riuscisse a
crederci.
Po non riusciva a capire cosa provasse Shen. Sembrava
allo stesso tempo esaltato e più arrabbiato che mai. Solo di
tanto in tanto gli scoccava rapide occhiate minacciose per
assicurarsi che lui non si fosse mosso.
Al momento di srotolare la stoffa gli sembrò
addirittura che Shen avesse chiuso gli occhi per un attimo, ma poi il
momento passò quando, scostato un lembo, la lama del guan dao
emerse lucente come un frammento di stella.
La luce fioca e rossastra delle torce non riusciva a
smorzarne lo scintillio, che era chiaro che fosse argenteo e freddo
tranne per le fiamme sottili disegnate alla base della lama in rosso
sangue.
Lo stesso rosso degli occhi del pavone spalancati per
la sopresa.
L'unica altra volta in cui Po aveva visto Shen
altrettanto sbalordito era stata quando si era reso conto che la sua
flotta era stata distrutta da un solo panda.
Per un volta il pavone non irradiava rabbia, ma solo
pura meraviglia.
Quando si chinò per sollevare la sua arma con
entrambe le ali delle schegge lunghe e sottili gli scivolarono giù
dalle maniche, ma lui non se ne curò.
Tutto ciò che riusciva a vedere in quel momento
era la sua lama di nuovo in suo possesso.
Po sapeva che lo avrebbe preso di mira, e che
difendersi da quella sarebbe stato più difficile che da pezzi
di utensili da cucina, ma adesso che vedeva come Shen si era
illuminato sapeva di aver fatto la cosa giusta.
Non aveva mai visto nel pavone altro che scheno,
disprezzo oppure rabbia mista all'odio più nero, in quel
momento invece era... sembrava proprio che fosse felice.
All'improvviso Shen puntò la lama a terra e
saltò il alto.
Ricadde con un volteggio perfetto e l'arma che si
muoveva fluida assecondando i suoi movimenti, e dopo il primo ne
seguirono altri.
Po non aveva mai visto quei taolu nemmeno eseguiti dai
Cinque Cicloni o da Shifu. Si chiese che tecnica fosse.
Shen sembrava senza peso e si muoveva in un tutt'uno
con la sua arma.
La usava per librarsi in alto oppure per descrivere
ampi archi da un lato con la lama e dall'altro con la coda.
Il suo stile era molto bello, dovette ammettere Po, e
soprattutto era bello vederlo che si apriva come un fiore nei
movimenti che gli erano familiari.
Per un attimo, in mezzo a tutti quei guizzi
rapidissimi, gli sembrò di riuscire a vedere bene Shen in viso
e gli sembrò di vederlo sorridere.
Po si chiese se davvero Shen fosse felice in quel
momento. Lo sperava. Sapeva che Shen probabilmente non lo meritava,
ma Po sperava lo stesso che almeno per quei pochi minuti potesse
dimenticare l'odio ed essere felice.
Shen volteggiò a terra un'ultima volta e rimase
lì a ripredere fiato.
La punta del guan dao era conficcata nella terra
battuta dell'arena, e lui era ad occhi chiusi, con le spalle
rilassate ed il collo e la testa rivolti verso l'alto.
Sembrava che non avesse altro pensiero al mondo che
godersi la gioia dei movimenti appena ritrovati.
"Allora è questo che puoi essere. Non sei
solo un pazzo assassino"
-Wow...-
Non si era accorto che gli fosse scappato davvero.
In un battito di ciglia Shen era scattato di nuovo
verso di lui con la sua lama spianata.
Qualsiasi cosa di positivo ci fosse stata fino ad
allora era scivolata via, e lui era tornato ad essere la creatura
piena di odio che era stato da quando era stato portato in prigione.
-Oh, accidenti... ecco che ci risiamo!-
Po ebbe appena il tempo di vedere un ghigno
di pura malvagità che gli attraversava il becco, prima di
doversi difendere dagli attacchi del guan dao.
***
Maestro
Shifu lo aveva sospettato, e per un attimo aveva anche pensato di
intervenire e di proibire a Po quell'azione assurda.
Poi
però aveva ricordato che aveva deciso di dare completa fiducia
al Guerriero Dragone, ed alla fine lo aveva lasciato fare.
Però
doveva vederci chiaro! Po poteva anche essere il Guerriero Dragone ed
aver salvato il kung fu e la Cina, ma era un suo allievo, e Shifu era
in parte responsabile delle sue azioni.
Lo
aspettò alla porta della cucina.
-Ah!
Maestro! Di nuovo... ma come fate a sapere sempre quando torno? Non è
che state tutto il giorno qui ad aspettare, no?-
-Panda!
Certo che no! No, mi basta ascoltare con attenzione-
-Oh,
wow! Riuscite a sentire il rumore dei miei passi? Riconoscete la mia
energia che si avvicina?-
-No!
Evidentemente tu non te ne sei mai accorto, ma hai la pessima
abitudine di borbottare tra te e te, soprattutto quando sei nervoso.
Ed io ho un buon udito e la stanza che da con la finestra proprio
sulla strada nel retro. Ti sento arrivare fin da quando svolti
l'angolo-
-Oh...
oh, pensavo fosse qualche segreto kung fu-
-No,
è solo che tu sei rumoroso. Un maestro deve sempre mantenere
il contegno-
-Ok,
messaggio ricevuto... perché mi aspettavate anche oggi?
Qualcun altro vuole vedermi?-
-Sì,
esatto-
-Oh,
no! Chi stavolta?!-
-Io-
-Cosa?-
-Hai
capito bene. Sistemati e poi raggiungimi nel giardino- Shifu
lo precedette fuori all'aperto.
L'aria
del primo pomeriggio era calda, ma in quel luogo di verde e con la
piccola fontana si stava bene.
Ebbe
quasi la tentazione di scivolare nella meditazione, ma dovette
resistere. Tanto sarebbe stato interrotto di lì a poco!
Non
appena sentì il panda arrivare si compiacque di aver sentito
solo i passi, senza borbottii di sottofondo.
L'allievo
aveva imparato la lezione, adesso bisognava vedere per quanto tempo
l'avrebbe ricordata...
Decise
di iandare subito al nocciolo della questione.
-Panda...
perché credi che ti abbia convocato?-
-Perché
ho restituito a Shen la sua arma?- Shifu dovette solo guardarlo con
un sopracciglio inarcato per chiarire tutto. E perché il panda
desse di matto.
-Oh,
accidenti, lo sapevo che vi sarebbe sembrata una cattiva idea! Ma la
Divinatrice ha detto che era una scelta mia e solo mia, ed io ho
pensato che era la cosa giusta, e poi...-
-Po-
-Sì?-
-Non
approvo questa decisione ma ho fiducia nelle tue capacità.
Vorrei solo sapere perché mai hai riconsegnato un'arma come
quella ad un pazzo assassino che ha dichiarato di volerti uccidere-
Il
panda sospirò pesantemente. Quando cominciava in quel modo
Shifu sapeva di doversi preparare a qualche spiegazione che sarebbe
stata lunga, sconclusionata, ma completamente sincera, per ci si fece
attento.
-Non sono pentito di quello che ho fatto. Io l'ho
visto! Quando ha capito che aveva la sua arma era felice. E poi
dovevate vederlo quando l'ha presa! Sa fare delle cose che...-
-Panda...-
-Sì, scusate... il fatto è che quando ha
ripreso la sua arma non pensava più a me. Pensava solo alle
sue arti marziali. Ed era felice, ma non solo felice, mentre si
esercitava era... era...-
Shifu credeva di aver capito dove sarebbe andato a
parare tutto il discorso.
-In pace- concluse lui al posto del panda.
-Sì, esatto. Accidenti, per un attimo non è
sembrato nemmeno lui! Non sono pentito di averglielo restitiuto, se è
servito anche se per poco a farlo stare meglio-
Quando il panda finì di spiegare tra loro calò
il silenzio. Maestro Shifu lo guardava, valutandolo attentamente.
Sapeva che avrebbe dovuto rimproverarlo, ma non ci riusciva.
In quei momenti Po gli ricordava troppo Maestro Oogway:
completamente sconclusionato, ma che alla fine riusciva a fare la
cosa giusta.
-Capisco-
sospirò -Spero che Shen riesca a comprendere allo stesso modo
e ad apprezzare il tuo gesto. La tua azione è stata nobile.
Spero solo che un giorno lui se ne renda conto-
-E
quindi... non siete arrabbiato, maestro?-
Shifu
lo guardò a lungo.
-Bella
domanda. In fondo credo di no. No, non sono arrabbiato-
***
-Almeno
ditemi che non ce lo ha sempre a portata di mano!- esclamò Bue
esasperato.
-Non
temere amico mio... può usarlo solo in presenza del Guerriero
Dragone- tentò di rassicurarlo Croc.
Solo
che, da come Bue scuoteva la testa tenuta tra gli zoccoli, non
sembrava lo avesse rassicurato granché.
***
Shen non poteva crederci!
Non appena era uscito nell'arena centrale il suo guan
dao era davvero alla sua portata!
Era appoggiato contro il muro, avvolto nella sua stoffa
marrone in cui gli era stato consegnato la prima volta. Il panda non
aveva mentito!
Non appena lo vide gettò via il perno di ferro
che una volta aveva tenuto la branda attaccata al muro, che era
un'arma ben misera e poco adatta a lui a confronto con il suo dao.
Guardò per un attimo il panda da sopra le spalle
mentre andava a prendere la sua arma.
Anche quel giorno combattè per uccidere.
Il giorno dopo non prese nulla dalla cella come arma,
ed il dao era ancora lì e potè combattere con quello
ancora una volta.
Era esaltante sentirlo di nuovo ta le ali,
perfettamente bilanciato e perfettamente adatto a lui! Riusciva a
mitigare la rabbia per non riuscire lo stesso ad uccidere il panda.
Il secondo giorno di seguito si presentò di
nuovo disarmato, o meglio, senza pezzi di arredamento da usare come
armi di fortuna, ed ancora una volta il guan dao era al suo posto.
Il mattino succesivo il cibo gli venne portato su un
normale vassoio, dentro le ciotole di terracotta nera, e con i kuaizi
al loro posto.
Shen si concesse una smorfia di soddisfazione.
Al momento di uscire dalla cella tutte le suppellettili
erano ancora intatte e sistemate sul vassoio con una precisione
maniacale.
Andiamo, che se ne sarebbe fatto di schegge di legno e
cocci quando poteva usare la sua lama d'acciaio?!
***
-Ehm... tregua? Ah!-
Po dovette scansare un fendente micidiale.
Shen lo guardava con il collo teso, completamente
concentrato su di lui e su come ammazzarlo.
Scattò di nuovo all'attacco, velocissimo, con la
lama del guan dao che sibilava tutto attorno, e Po ancora una volta
ringraziò mentalmente Tigre che quella mattina lo aveva
bloccato nel corridoio e gli aveva legato delle protezioni di cuoio
sugli avambracci.
Lui l'aveva ringraziata.
Lei gli aveva tirato uno scappellotto sulla nuca.
Lo facevano sentire più sicuro ma non
ne aveva realmente bisogno: lui sentiva i movimenti di Shen, e per
quante volte la lama gli fosse passata vicino, anche molto
vicino, lui non aveva mai riportato nemmeno un graffio.
Era più preoccupato per Shen che per sé
stesso.
Il pavone era stanco.
Manteneva i suoi attacchi costanti, ma la fatica
cominciava a rallentare i suoi movimenti.
Quando Po lo vide serrare gli occhi ed aggrapparsi al
dao con tutte le sue forze decise che ne aveva abbastanza.
-Shen, per oggi basta così-
Il pavone riaprì gli occhi di scatto.
-Non osare...-
-Oh, sì che oso! Basta, non sei più in
condizioni di combattere. L'incontro è chiuso-
Si inchinò nel saluto kung fu e si voltò
per andare via.
Non avrebbe permesso a Shen di massacrarsi anche quel
giorno! Doveva essere più autoritario e costringere quel
pavone a sentire ragioni, una buona volta!
Sempre che non decidesse di attaccarlo alle spalle, per
cui Po era particolarmente attento ai movimenti dietro di sé.
-PANDA!!!- Il grido di Shen esplose tra le mura di
pietra abbastanza forte da farlo voltare.
-Che c'è ancora? ... Oh, no! No, Shen...-
Il pavone era stanco, quasi incapace di muoversi, ma
poteva ancora minacciare. E se non arrivava a minacciare il panda
direttamente poteva sempre ricattarlo in un altro modo.
Po non avrebbe mai creduto che sarebbe arrivato a
tanto: Shen si reggeva in piedi a stento, ed aveva piantato
l'impugnatura del dao a terra, mentre la punta era tenuta sospesa con
un'ala contro il suo petto.
-Shen, che diamine stai facendo?-
-Io pretendo che tu mantenga la tua parola. Tu hai
giurato di combattere contro di me ogni giorno-
-E allora? È quello che ho fatto fino ad adesso,
no?-
-Ti ho già detto di non insultarmi. Il
combattimento finirà quando lo deciderò io-
Po non riusciva a fare altro che scuotere la testa
davanti alla testardaggine del pavone.
-Shen, tutto questo è assurdo... ci sarà
ancora domani, e poi...-
-Tu non hai ancora capito! Hai fatto una promessa, ora
mantienila! Battiti con me o guardami morire!-
Po
lo guardò determinato.
-Non
lo farai-
-Lo
farò. Non ho altro a tenermi in vita se non la volontà
di ucciderti-
Era
un ricatto assurdo, infantile anche se pericoloso.
Po
rimase fermo a guardare Shen negli occhi.
-Per
oggi basta così- ripetè lento.
Qualcosa
si spense nello sguardo del pavone. Il rosso, fino ad allora animato
da una furia selvaggia, divenne all'improvviso opaco e distante.
-E
sia-
Shen
fece un passo avanti e la punta della lama affondò attraverso
la stoffa, le piume sul petto, fino a strappargli una smorfia di
dolore.
-No,
Shen!-
Lui
lo guardò con il becco contratto per la sofferenza ma non si
fermò.
"Si
ucciderà davvero" realizzò Po con orrore. Non era
solo un capriccio.
-E
va bene, va bene! Torniamo a combattere!- disse in fretta.
Meglio
che stramazzasse a terra per la fatica piuttosto che finire in quel
modo!
Il
pavone prendeva respiri brevi e secchi, probabilmente per controllare
il dolore.
Non
scostò la lama nemmeno di un millimetro, e la stoffa
cominciava a macchiarsi di sangue.
-Giuralo.
Giura che sarò io a decidere quando lo scontro sarà
terminato-
-Va
bene! Giuro che lascerò decidere a te quando lo scontro sarà
terminato-
Solo
allora Shen, lentamente, estrasse la lama.
Po
non sapeva quanto a fondo fosse penetrata, ma non avrebbe permesso
che andasse oltre.
Tornò
verso il pavone, che adesso tremava troppo per essere ignorato, e di
nuovo si mise in posizione di combattimento.
Negli
occhi rossi di Shen era tornata la rabbia, ma adesso ad appannarli
era qualcos'altro; dolore, stanchezza, ancora altro che Po non
riusciva a definire... e lui non poteva fare nulla contro tanta
testardaggine!
Era
terribile doverlo vedere ogni volta che si consumava fino a perdere
conoscenza.
Domanda:
cosa succede quando vanno persi dei capitoli con dell'angst?
Risposta:
l'autrice si incazza e a riscriverli calca ancora di più
l'angst!
Spero
di non avervi turbato.
Vi
lascio le note.
-So
che "in the end" è una delle anzoni più
citate al mondo. Scusate, nn sono originale. Però è
bella, e quindi ce la riascoltiamo tutti insieme in onore di Chester
Bennington https://www.youtube.com/watch?v=xubrxJwLxaI
-Er
Yu significa sussurro. Mi è sembrato adatto a qualcuno che
ascolta sempre qualcosa di indefinito come il futuro attraverso il
fumo.
-Yi
significa zia. Volevo una sorta di appellativo affettuoso per una
figura come la divinatrice che è molto comprensiva e materna.
-La
Divinatrice si comporta come una madre adottiva per Shen
Here,
in the corners of my mind Is
a constant, longing scream
Like
an echo of a dream Oh,
there is always peace to find In
a drop of blood that shines
While
a lonesome creature whines
(Wings of madness - Serenity)
Il panda stava proprio di fronte a lui, sul lato
opposto del ponte della sua nave da guerra. Era stato avventato a
tornare ad affrontarlo da solo, quando Shen aveva dalla sua parte
un'armata di lupi.
Il pavone bianco sogghignò.
Non c'erano possibilità di scampo per il
guerriero nero e bianco, stavolta!
E che si dannasse lui, quello che cercava di dirgli da
lontano e che Shen non riusciva a sentire!
-Attaccate!- ordinò al branco.
I ringhi alle sue spalle divennero latrati.
Il panda continuava a sbracciarsi ed a correre verso di
lui, e ad urlare cose che Shen non riusciva a sentire al di sopra del
rumore del branco.
-Non vedete che si avvicina? Ho detto di attaccarlo!-
Si voltò verso i lupi e solo allora si accorse
dell'errore: loro non ringhiavano contro il panda... ringhiavano
contro di lui!
All'improvviso Shen fu terrorizzato dai denti scoperti
sotto le gengive tirate e dallo schioccare delle mascelle, e dal
fatto che loro fossero tanto più forti e numerosi di lui.
Come se avessero fiutato la sua paura i lupi si
lanciarono in avanti per azzannarlo.
Preso dal panico Shen tentò di difendersi ma
loro erano troppi e troppo feroci.
E lui lo sapeva, sapeva bene di quale orrore fosse
capace il branco una volta scatenato!
Ringhiavano, latravano, ululavano tutto attorno, adesso
che il loro obbiettivo era lui.
-Non me! Dovete attaccare il panda!-
Si voltò per indicarlo, e vide che era riuscito
ad avvicinarsi di molto.
Adesso riusciva a vedere la preoccupazione negli occhi
verdi e poteva vedere che una zampa era tesa verso di lui.
Sentì le parole nella sua mente.
“Io voglio aiutarti, Shen!”
All'improvviso Shen comprese che la sua unica via di
salvezza sarebbe stato il panda.
Era una certezza che sentiva denro di sé, che se
non fosse riuscito a raggiungere il panda sarebbe stato sbranato, e
non c'era orgoglio che tenesse: finire in quel modo era qualcosa che
lo terrorizzava tanto da spingerlo alla pazzia!
I lupi premevano da ogni lato, Shen ne poteva sentire
le mascelle schioccare già vicino al suo corpo.
Tese un'ala verso il panda per districarsi da
quell'orda nera e ringhiante.
-Aiutami!- si sentì gridare.
Se solo fosse riuscito a toccarlo sarebbe stato in
salvo, lo sapeva!
Riusciva a vedere solo quanto fosse vicino ad afferrare
la zampa tesa verso di lui, sapeva di volersi sottrarre con tutte le
sue forze al suo destino... ma i lupi cominciarono a mordere!
Ormai in preda al terrore, Shen prese a dibattersi
nella morsa delle fauci che lo stavano dilaniando.
Faceva
male!
Un dolore che non aveva mai provato, un terrore che non
aveva eguali.
Sapeva solo che stava gridando, ma che le sue urla
erano inghiottite dal latrare dei lupi resi frenetici dall'odore del
suo sangue.
Lo avrebbero divorato vivo.
-Aiutami!- gridò ancora disperato. Sapeva che il
panda avrebbe potuto salvarlo!
Voleva che lo raggiungesse! Voleva che riuscirre a
trovarlo al di sotto della marea nera che lo aveva sommerso, e che lo
tirasse fuori!
Shen gridò e gridò, ridotto a puro
terrore ancestrale, e gridava ancora, per davvero, quando riuscì
ad aprire gli occhi ed a strapparsi dall'incubo.
Si guardò attorno ansioso, scrutando il
corridoio nella luce delle torce che, anche se ridotte al minimo, gli
permettevano di distinguere i contorni degli oggetti che lo
circondavano.
Stava tremando di paura e si sentiva appiccicoso di
sudore.
Il dolore era reale, ma non era quello dei morsi, era
quello delle ferite riaperte che aveva raggiunto la sua coscienza
anche nel sonno.
Quella nuova, che si era procurato da solo due giorni
prima, pulsava al centro del petto più forte delle altre ed
irrariava dolore puro.
Guardò in ogni angolo della cella, ma non
c'erano lupi.
C'erano solo ombre che la sua mente ancora prigioniera
dell'incubo interpretava come lupi facendolo gridare di terrore.
Vedeva ombre, sagome, brandelli di oscurità che
si contorcevano per afferrarlo.
Si ritirò più che poteva in fondo alla
branda, per quanto la catena alla caviglia gli consentisse, e rimase
rannicchiato a stringersi le ali attorno al corpo; tremava così
violentemente da non riuscire quasi a tenere il collo dritto, ma non
poteva assolutamente permettersi di rimettere la testa sotto l'ala...
al buio!
Non riusciva a sopportare nemmeno il buio che calava
dieto le sue palpebre chiuse!
Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere qualcuno, in quel
momento, che lo rassicurasse, che gli dicesse che era stato solo un
sogno e che i lupi non gli avrebbero fatto del male, e che se anche
ci avessero provato lui sarebbe stato protetto, perché se
anche una sola persona voleva davvero aiutarlo non poteva accadergli
nulla di male.
Ma non c'era nessuno, e Shen poteva solo ricacciare in
gola i lamenti perché i lupi non lo sentissero e non venissero
a penderlo.
***
Ringhi... latrati... schioccare di mascelle e rumore
di qualcosa che veniva lacerato...
La Divinatrice si svegliò di soprassalto,
sconvolta dalla visione che aveva appena avuto.
Non le capitava spesso di vedere i sogni di qualcun
altro senza che lei lo avesse chiesto, ma quella era condizione
particolare.
Sospirando, scese dal letto e si avvolse uno scialle
attorno alle spalle per andare alla finestra a prendere un po'
d'aria.
Si sntiva quasi in colpa a poter fare un gesto così
semplice mentre a Shen era proibito.
La luna era tramontata ma lei sapeva che era quasi
piena, la luna di qualcosa che giunge a compimento.
Solo... a che tipo di compimento? Dall'incubo che aveva
appena visto sembrava qualcosa di troppo orribile per tentare di
dargli un contorno definito.
Lei sapeva bene che non tutti i sogni si avverano, e
sperò che questo fosse uno di quei casi in cui non bisognava
interpretare alla lettera quanto si era visto.
Chiuse gli occhi e tentò di trovare Shen.
Lo vide solo, rannicchiato ed impaurito nella luce
rossastra delle torce, che tentava di difendersi da solo dalle ombre.
“Oh, piccolo mio... noi possiamo aiutarti... se
solo tu lo accettassi!”
***
Shen si scosse di soprassalto al rumore della serratura
che scattava.
Balzò in piedi, ma era solo la guardia che
portava qualcosa da mangiare.
Sollevato, buttò fuori il fiato con un respiro
pesante.
Nel dormiveglia il lamento del metallo gli era sembrato
lo stesso rumore dei resti del cannone che crollavano addosso a lui.
Per fortuna la guardia non badò a lui più
di tanto ed uscì immediatamente per chiudere la cella prima
possibile senza nemmeno guardarlo in viso.
Ormai che era sveglio Shen si costrinse a mangiare
qualcosa.
Ormai il suo cibo era servito in modo normale: un
vassoio di legno, i kuaizi al loro posto, e ciotole di ceramica nera
che contenevano un riso in foglia di loto e l'altra spaghetti di
soia.
Con i kuaizi aprì la foglia di loto ed il riso
sprigionò un vapore che gli sembrò piacevole nonostante
gli incubi della notte.
Gli ricordava qualcosa, ma non riusciva a focalizzare
cosa.
Per il momento si limitò a mangiarlo. Era
nutriente, caldo, in qualche modo gli dava la sensazione di essere al
sicuro.
Qualsiasi cosa che lo distraesse dalle sensazioni
dell'incubo andava più che bene!
Il dolore alle ferite che durante la notte gli erano
sembrati i morsi dei lupi si era attenuato; solo quella al centro del
petto restava incastonata e più vivida delle altre.
Qualcosa in fondo alla sua mente gli diceva che avrebbe
dovuto riposare un giorno o due per permettere che si cicatrizzassero
bene, ma il solo pensiero di chiedere una tregua al panda gli
provocava un intimo moto di rigetto.
Per l'ennesima volta valutò l'idea di ricavare
armi dalle suppellettili che adesso aveva di nuovo a disposizione; se
fosse riuscito a sopraffare una guardia, adesso che sapeva dove
prendere il suo guan dao... per un attimo gli sembrò
possibile!
Poi però considerò gli arcieri che
avevano ordine di tirare se lui fosse fuggito, considerò le
sue difficoltà a muoversi con ferite che non si rimarginavano,
ed infine considerò che se restava in cella aveva una nuova
occasione di uccidere il panda quando era ancora in forze, non quando
era già provato da altri combattimenti.
Sapeva anche che un altro tentativo di usare gli
oggetti come armi gli sarebbe costato l'umiliazione di dover tornare
a mangiare toccando il cibo, e questo non sarebbe riuscito a
tollerarlo.
***
Non appena vide il panda provò sensazioni
contrastanti.
Oltre al solito odio c'era l'offesa, di cui il panda
era inconsapevole, di averlo costretto a chiedere il suo aiuto.
Anche se era stato solo un sogno Shen sentiva
l'umiliazione bruciare ancora troppo forte!
Si diresse lentamente a prendere il guan dao, ma quando
si voltò di nuovo verso il panda ancora una volta non trovò
odio o rabbia ad aspettarlo.
Era determinato ed in posizione di guardia, ma non
c'era traccia di qualche risentimento personale.
Shen sapeva fin troppo bene che se lui avesse chiesto
tregua il panda sarebbe stato più che felice di
accontentarlo... il solo pensiero gli provocò un brivido di
disgusto.
Come al solito fece qualche esercizio di riscaldamento.
Muoversi in quel modo, essere libero di sentire l'aria
che gli sferzava il piumaggio mentre lui roteva ad una velocità
impossibile per chiunque altro, era liberatorio!
Era... perfezione. Controllo. Era l'identità
perfetta tra la sua volontà e la realtà.
Atterrò leggero sulla terra battuta... appena in
tempo per vedere il panda che lo guardava a bocca a perta.
-Che c'è?- scattò irritato.
-Quello era... era mitico! Ma come fai?-
Di tante cose che Shen si era aspettato, un complimento
era proprio l'ultima... anzi non era nemmeno in lista!
-Pratica- rispose secco.
-Oh. Certo. Lo dice sempre anche Shifu. E Tigre...
e...-
-PANDA!-
-Ah, sì, giusto... comunque complimenti-
Shen sentì le piume sul collo arruffarsi.
-Vedremo se sarai ancora di questo parere quando ti
ucciderò con questa stessa arte-
In risposta il panda si rimise in posizione di guardia.
Shen però non era per nulla soddisfatto. Il
panda normalmente lo irritava, ma quel giorno, complice anche il suo
incubo, lo trovava particolarmente insopportabile.
Era la sua stupidità a dargli più
fastidio che mai!
Come poteva quell'idiota fare i complimenti a qualcuno
che aveva in mente solo di ucciderlo in modi dolorosi, e che lo
odiava oltre ogni possibile descrizione?
Decise di tendergli un tranello per controllare fino a
che punto arrivasse davvero la sua ingenuità.
Con il dao salò in alto, ma poi, al momento di
tornare a terra, finse di essere in difficoltà, come se fosse
atterrato male ed avesse una zampa inutilizzabile.
-Shen! Stai bene?-
Il panda lo aveva quasi raggiunto quando Shen spianò
la lancia.
-Wo, wo, calma! Voglio solo...-
-Aiutarmi?-
sputò fuori disgustato.
-Esatto-
Shen voleva attaccarlo, voleva scatenarsi ancora una
volta contro di lui e stavolta ferirlo gravemente per fargli scontare
tutto quello che il panda aveva fatto.
Lo voleva davvero, ma il panda aveva la stessa
espressione preoccupata che lui aveva visto quella notte, quando i
lupi lo stavano massacrando ed il panda era il solo che volesse
salvarlo.
Scosse la testa.
Quello era stato solo uno stupido sogno!
Nella realtà, se aveva perso la lealtà
del branco, era stata proprio colpa del panda! Tutto era stato
colpa del panda!
La rabbia si riaccendeva in lui in ondate caotiche, e
si mischiava al disgusto ed all'umiliazione per essersi abbassato a
chiedere l'aiuto del panda, anche se solo in un sogno.
-Tu vuoi aiutarmi davvero- gli disse, anche se non gli
importava davvero di essere udito.
-Ah, be', ce ne hai messo a capirlo! Ora se per
favore...-
Shen fece scattare di nuovo la lancia per tenere a
distanza il panda che cercava di avvicinarsi.
Lo attaccò rapidissimo, per costringerlo a
difendersi e per dargli la lezione che meritava!
Nessuno poteva permettersi di umiliarlo! Nessuno poteva
pensare di mettersi di traverso sulla sua strada ed uscirne impunito!
-Ed io che pensavo che oggi si potesse parlare!- si
lamentò il panda.
Shen era veloce.
Era concenrato con ogni fibra del suo essere
nell'annientare il guerriero nero e bianco che aveva rovinato anni ed
anni del suo lavoro.
L'adrenalina dello scontro lo guidava per istinto e lui
non aveva bisogno nemmeno di pensare a dove colpire.
Era liberatorio potersi scatenare contro la sua nemesi,
almeno quanto era frustrante che nessuno dei suoi colpi andasse a
segno.
Eppure Shen sapeva di essere un'eccellenza nel cai li
fo. Sapeva di essere abile come nessun altro nel combattimento con
l'arma che lui aveva creato. Eppure non riusciva in nessun modo a
fare del male a quel panda!
Non esiteva fendente o stoccata che l'orso non
riuscisse ad evitare o a deviare, come se il panda sentisse arrivare
i suoi colpi e li lasciasse scorrere via.
Il panda non sembrava fare alcuno sforzo, invece era il
corpo di Shen che tirava e gridava di dolore da ogni ferita sforzata
dal combattimento.
Ma non si sarebbe fermato.
Non avrebbe permesso al dolore di distrarlo, né
al panda di umiliarlo ancora.
A volte il panda avrebbe potuto strappargli il dao
dalle ali, ma non lo aveva mai fatto: si era limitato a deviare il
colpo verso terra, e quando Shen aveva provato a saltare per
attacarlo dall'alto con gli artigli si era solo scostato.
Shen aveva rischiato di atterrare sulla lama del dao e
di ferirsi.
Deviò con un movimento sgraziato e cadde a terra
ansimante.
Dannazione! Lui sapeva di essere molto, molto bravo, ma
sapeva anche che il suo punto debole era la resistenza; lo scontro
iniziava a provarlo, specie dopo gli incubi che aveva già
combattuto.
Ancora una volta il panda non aveva approfittato della
sua difficoltà, e quel “favore” non fece altro che
colpire Shen come un insulto.
Lui non voleva una tregua! Voleva un combattimento
vero! Voleva battersi con il suo avversario all'ultimo sangue, anche
se avesse dovuto essere il suo!
Era un miracolo che il panda fosse ancora vivo,
considerando con quanta intensità Shen lo odiava!
E lo odiava ancora di più quando rivedeva nei
suoi occhi l'espressione preoccupata per lui!
-Sei un idiota a volermi aiutare!- esplose
all'improvviso -Io ho sterminato la tua famiglia! Il tuo intero
villaggio! Tua madre, tuo padre, tutti i tuoi parenti, tutti quelli
che avrebbero potuto essere tuoi amici! Tu
devi
volermi
uccidere!-
Il panda scosse la testa. Lo trattava come se fosse
Shen a non capire, e questo lo faceva infuriare ancora di più.
-No, Shen. Anche se ti uccidessi che cambierebbe?
Tornerebbero in vita le persone che tu hai ucciso?-
-Cosa importa se tornebbero in vita oppure no! La
vendetta è vendetta e basta! Se qualcuno avesse ucciso i miei,
di genitori, io gli avrei strappato il cuore a qualsiasi costo!-
E si lanciò di nuovo contro il panda, che però
lo scansò e lui per il troppo slancio finì a sbattere
male contro il muro.
La botta era stata forte, e dall'attrito tra l'acciaio
della lancia e la pietra erano sprizzate scintille.
Shen accusò il colpo in tutto il corpo, e cadde
a terra stordito.
Ancora una volta era in posizione di totale inferiorià,
ed ancora una volta il panda non si decideva a finirlo.
Shen sollevò la testa per guardarlo ma non c'era
niente di aggressivo in lui, anzi lo guardava con una sorta di
tristezza.
-Shen, tu amavi i tuoi genitori, non è vero?-
Lui si contrasse peggio che se il panda lo avesse
colpito fisicamente.
-Amarli? … Amarli?!- Shen ruppe in una risata
rauca, folle, che riecheggiò tra le pareti di pietra come il
lamento di un fantasma.
Si trascinò per rimettersi in piedi ma tutto il
suo corpo tremava per lo sforzo e non ce la fece nemmeno puntando a
terra il dao per tirarsi su.
Gli sembrava di avere la testa in fiamme!
Come poteva quel lurido bifolco pensare di poter
capire?!
“Io li adoravo! Li amavo più di qualsiasi
altra cosa su questa terra maledetta... avrei fatto qualsiasi cosa
per renderli fieri di me, per rendere potente la nostra città,
per essere un sovrano grande, degno di essere ricordato... e loro mi
hanno tradito! Mi hanno... mi hanno gettato via!”
Faceva male.
Più di tutte le volte che era stato colpito in
qualsiasi combattimento, faceva male dentro, ed era un dolore che non
guariva mai, con nulla.
Shen si rese conto che tremava ancora e che non si era
rialzato.
Lentamente, facendo leva sull'asta del guandao riuscì
a rimettersi in piedi, ma non riusciva a smettere di tremare.
Ne era inorridito.
Perchè non riusciva a smettere?!
Non era solo la stanchezza che gli faceva tremare le
gambe e tutti i muscoli del corpo, era... era...
-Shen. Lascia che ti aiuti-
Il panda non si era avvicinato a lui ma gli tendeva una
zampa.
C'era una tale gentilezza nel suo sguardo e nel suo
atteggiamento che Shen ne fu semplicemente schifato.
Come osava quella palla di lardo, dopo che gli aveva
portato via tutto, trattarlo con condiscendenza?!
Non poteva tollerarlo!
Sarebbe morto piuttosto che umiliarsi a dargli ragione!
Scattò di nuovo all'attacco, incurante del suo
corpo che implorava pietà, ma finì solo per rovinare a
terra ancora una volta, e proprio ai piedi del panda.
Quello era davvero troppo da tollerare!
Avrebbe voluto rialzarsi ma l'ultimo sforzo gli era
costato troppo caro ed il suo corpo non rispondeva più.
-Shen...-
-Basta! Se davvero vuoi mostrarti misericordioso,
lasciami morire!-
Sentì qualcosa di morbido e peloso che lo
toccava sulla testa, e preso dal panico tentò di strisciare
per scansarsi.
L'unica cosa che riusciva a fare era ripetere
ossessivamente “lasciami morire lasciami morire lasciami
morire”, sperando, pregando, che il panda almeno in quello lo
assecondasse.
***
Po prese in braccio il pavone quando già era
troppo incosciente per fare altro che lamentarsi.
Era triste dover riportare in una cella qualcuno che
stava solo soffrendo, ma sapeva di non avere alternativa. Shen era
pericoloso, e per quanto lui provasse una profonda compassione nei
suoi confronti, non doveva mai dimenticare che era suo dovere
proteggere anche le altre persone dalla rabbia del pavone.
Il corpo bianco si contraeva, ma Po non aveva modo di
sapere se volesse fuggire o se volesse attaccarlo.
Probabilmente entrambe le cose, e Po lo sorreggeva in
modo da non fargli del male e da non farlo cadere.
Sotto la stoffa della veste si Po poteva sentire le
strisce delle bende ed i nodi fatti per tenerle ferme.
Era triste vedere sulle palpebre e sul becco una
smorfia tirata, ed ancora più triste per Po era che Shen come
ultima cosa gli avesse chiesto di lasciarlo morire.
Sapeva che il pavone lo avrebbe detestato per quello,
ma non poteva fare a meno di tentare di trasmettergli un po' di
conforto tenendolo in braccio.
Il bufalo, Mastro Roccia, ormai lo conosceva bene e non
fu per nulla sorpreso di vederlo tornare con il suo nemico tra le
braccia.
Gli fece strada all'interno del labirinto di corridoi
fino ad una cella vuota, poi aprì la porta come se fosse la
cosa più naturale del mondo e si fece da parte per lasciarlo
passare.
Po entrò, strizzando le spalle come al solito,
ma al momento di deporre Shen sulla branda si accorse di una cosa che
lo lasciò basito.
In mezzo ai tremiti ed agli spasmi involontari,
nell'incoscenza, il pavone aveva gli occhi umidi.
Ogni volta che strizzava gli occhi chiusi per una
fitta, qualche goccia scivolava giù lungo le piume
della testa o lungo il becco.
Lord Shen stava piangendo!
Po era talmente sorpreso di vederlo piangere che si era
completamente dimenticato del resto.
-Ehm... Maestro... perdonate l'intrusione, ma devo
chiudere la cella-
-Eh? Cosa?-
Po non era ancora abituato a sentirsi chiamare
“maestro” e ad essere trattato come un'autorità,
ed anzi la cosa non gli piaceva granchè. Lo metteva a disagio.
-Aspettate un momento, per favore-
-Non posso. È il regolamento. Sono sicuro che
comprendete quanto sarebbe pericoloso se le porte delle celle non
venissero subito chiuse-
Certo, Po lo capiva, ma capiva molto di più che
non voleva lasciare il pavone da solo in quel momento.
-Va bene, chiudete-
-Se voi mi faceste la cortesia di uscire dalla cella-
-Ma non posso farlo... e se non posso uscire... io
resto qui-
Il bufalo lo guardò perplesso. Certamente una
richiesta del genere non gli era mai capitata.
-Perdonatemi, Maestro, ma credo di non aver capito
bene-
-No, no, avete capito benissimo. Voi dovete chiudere ed
è giusto, ma io non posso andare via, e dunque l'unica
soluzione è chiudere con me dentro. Mi sembra piuttosto
logico-
La guardia passò da lui al prigioniero. Se stava
pensando quanto fosse pericoloso, anche per un maestro di kung fu,
farsi rinchiudere in una cella insieme ad un pavone omicida, non fece
alcun commento in proposito.
-Dunque mi ordinate di chiudere, maestro? Ne siete
sicuro?-
Po si girò a guardare Shen, che ancora scattava
e si lamentava.
-Sì, ne sono sicuro-
-Un'altra cosa. Devo rimettergli le catene-
-Cosa? No!- Po non poteva farci nulla: non riusciva ad
immaginare di incatenare qualcuno che stava piangendo! Nemmeno se era
Lord Shen.
-Ma maestro...-
-Per favore! Oggi niente catene. Me ne prendo io la
responsabilità-
Il bufalo era sempre più sconcertato, ma non
avrebbe disobbedito ad un ordine di un maestro kung fu.
-Va bene. Sotto la vostra responsabilità,
però... Allora chiudo-
Alle sue spalle Po sentì il clangore del metallo
e lo scatto della chiave ma non si voltò.
Non aveva paura.
Non più.
Lui si sedette a terra, ai piedi della branda e vicino
alla testa di Shen, con la schiena contro il muro.
In quella posizione riusciva ad appoggiare il braccio
sul legno ed a posare la zampa vicino alla testa di Shen per tentare
di tranquillizzarlo.
-Shhh... shh... sistemeremo tutto, vedrai- mormorò
al pavone che non poteva sentirlo -Non sei solo. Non ti lascerò
solo-
***
Maestro Shifu stava meditando.
Era in piedi, in perfetto equilibrio sul suo bastone, a
percepire l'essenza della candela che bruciava davanti ai suoi occhi
chiusi, quando percepì anche un forte turbamento che si
avvicinava.
Ed un rumore di zoccoli.
Sospirò rassegnato.
Anche per quel giorno la meditazione era finita.
-Maestro Shifu. Ritengo di dovervi avvertire-
La guardia bufalo, che si era inchinata in segno di
rispetto non appena entrata nella stanza, cercava proprio lui, e per
un ottimo motivo.
***
-Panda! Sei completamente uscito di senno?!-
Po sobbalzò alla voce di Shifu fuori dalla
cella.
Oh, accidenti! Adesso sì che era nei guai!
-Maestro Shifu! Posso spiegare!-
-Me lo auguro. Dopo che sarai uscito da lì-
Po ebbe un sussulto.
-Mi dispiace, maestro, ma non posso farlo-
-Non puoi? E perché mai?-
Aprì la bocca per spiegare ma scoprì che
non trovava le parole.
Decise che l'unico modo per far comprendere la
situazione al suo maestro era mostrargli cosa succedeva.
Lentamente ritirò la zampa che fino a quel
momento aveva tenuto appoggiata alla testa del pavone e si alzò
in piedi per spostarsi vicino alle sbarre.
Shifu lo guardava in attesa della prossima mossa, ma
quasi immediatamente Shen cominciò ad agitarsi ed a
lamentarsi.
Non si era svegliato ed anzi sembrava non riuscire a
sfuggire da un incubo.
Per Po era abbastanza: tornò dal pavone e prese
ad accarezzarlo ed parlargli a voce bassissima per calmarlo.
Bastò davvero poco perché Shen smettesse
di agitarsi e tornasse a dormire di un sonno profondo e tranquillo.
Po guardò verso il maestro, sperando che avesse
capito, e dai suoi occhi azzurri capì che sì, aveva
capito.
-Quando si sveglierà, sii svelto ad uscire da
qui- Gli disse solo, poi si rivolse al bufalo -Guardia!-
-Sì, maestro?-
-Restate qui, pronto, con le chiavi in mano. Non appena
darà segno di svegliarsi, aprite immediatamente e fate uscire
il mio allievo. E tu, Po-
-Sì, maestro?-
-Non appena si sveglia, subito fuori. Intesi?-
Po non avrebbe saputo spiegare il perché
dell'intenso moto di affetto e gratitudine che provava per Shifu,
sapeva solo che non riusciva a smettere di sorridere.
-Sì, maestro!-
***
Dentro la cella il tempo sembrava non passare mai.
Po non sapeva da quanto tempo fosse lì, accanto
al pavone addormentato, ma gli sembravano ore.
Per distrarsi pensava ai suoi amici, a quello che
avrebbe potuto fare una volta che fosse stato di nuovo con loro;
avrebbe cucinato lui, oppure sarebbero andati in qualche ristorante
in città; non lo
facevano spesso perché nessun commerciante
avrebbe fatto pagare loro il conto, e loro non volevano approfittare
della popolazione, ma forse... per una volta... e dopo si sarebbero
scambiati storie di kung fu e di scontri leggendari, e sarebbero
tornati a casa felici e sazi.
Gli bastava però girare lo sguardo attorno per
tornare alla malinconia.
Po aveva sempre pensato che la prigione fosse una sorta
di “fine della storia” dove finivano i banditi ed i
malvagi in generale.
Non si era mai fermato a chiedersi cosa ci fosse dopo
il “fine della storia”, e adesso che lo stava provando
non gli piaceva.
Per lui la prigione era un posto dove finivano le
persone che si erano comportate male, ma quanto "male"
doveva essere "male" per finire sepolti vivi?
Il pensiero di anni trascorsi sotto terra, tra quattro
mura, senza mai potersi muovere, vedere il cielo, o sentire l'aria
aperta addosso lo atterriva.
L'unica cosa che lo consolava era il pensiero di stare
facendo la cosa giusta, perché ogni volta che Shen era
scoppiato in singhiozzi lui era stato lì, ad accarezzarlo ed a
parlargli piano.
Chissà cosa vedeva? Cosa mai poteva far piangere
Lord Shen? Po non riusciva proprio ad immaginarlo, ed era certo che
anche se glielo avesse chiesto non avrebbe mai avuto risposta.
Chissà se era successo altre volte? Le guardie
non avevano mai detto nulla su come trascorreva le notti Shen, ma
forse loro erano semplicemente abituate a pianti, grida e lamenti, e
non avevano pensato che fosse importante riferirlo.
Per Po invece era molto importante.
Non poteva fare a meno di sentirsi dispiaciuto per il
pavone, perché sapeva che anche se fosse avvenuto un miracolo
e Shen si fosse reso conto dei propri errori, una volta uscito di
prigione sarebbe stato solo.
Non aveva più una famiglia e Po era sicuro che
non si fosse certo fatto degli amici in tutti quegli anni.
Forse solo la Divinatrice gli sarebbe stata accanto in
qualche modo.
In quel momento Shen dormiva profondamente.
Le palpebre grigie erano chiuse, il respiro lento e
regolare, ma fino a poco prima il suo sonno era stato inquieto,
agitato, intervallato da scoppi di pianto o da grida strozzate.
All'inizio Po si era sorpreso di vederlo piangere e
lamentarsi, ma presto aveva realizzato che era ancora più
sorpreso che il pavone fosse riuscito a tenersi dentro tutto quel
dolore.
Nonostante tutte le cose orribili che Lord Shen
continuava a ripetergli, lui riusciva solo a compatirlo sempre di
più.
Cosa che ovviamente faceva andare in bestia Shen sempre
di più.
La guardia era rimasta fuori dalla cella, pronto con le
chiavi in mano come Shifu aveva ordinato, ma non si era mai girato a
guardarli nemmeno quando Shen aveva lanciato le strida più
acute.
Una percezione strana fece scattare Po all'erta.
Senza pensare, balzò in piedi ed un attimo dopo
era fuori dalla cella che il bue stava richiudendo, appena in tempo
per voltarsi e vedere Shen che si svegliava davvero.
Una frazione di secondo prima che il pavone aprisse gli
occhi Po era già sparito fuori dalla sua visuale, ed aveva
fatto cenno alla guardia perché lo raggiungesse all'estremità
opposta del corridoio.
-Mastro Roccia, ho un favore da chiedervi- bisbigliò
-Non dite a Lord Shen cosa è successo. Io non sono mai stato
in cella con lui, ok? E non l'ho visto piangere, anzi, lui non ha
pianto affatto, ok? Se... se mi ha visto andare via... non so... dite
che ero sceso solo un attimo a vedere come stava-
Il bufalo lo guardava più che peplesso.
-Maestro, noi guardie abbiamo ordine di non parlare con
i prigionieri se non per ordine dei nostri superiori, in particolare
con questo prigioniero. Non potrei rispondere a nessuna domanda fatta
da lui nemmeno se volessi-
-Oh. Oh, be', in questo caso... meglio così-
Il bufalo sembrava perplesso.
-Maestro, posso essere sincero con voi?-
-Sì. Sì, certo-
Il bufalo esitò un attimo, poi però si
decise a parlare.
-Voi non somigliate affatto agli altri maestri kung fu.
Loro sono sempre così seri... voi invece siete... be'...
normale-
-Normale?-
-Perdonatemi, non intendevo offendere! Intendo solo
dire che... che... che siete molto gentile, e simpatico, e che non
mettete soggezione. Non ho mai visto un maestro kung fu sorridere
spesso quanto voi. Scusate se ho detto queste cose-
-Wow! No, davvero, sono cose molto belle, non
scusarti... io... grazie-
Si inchinò a lui e la guardia fece lo stesso.
***
Non appena rientrato nella casa che i maestri di kung
fu avevano messo a loro disposizione, Po si trovò di fronte
Maestro Shifu.
-Ah! Maestro! Io...- si trovò in imbarazzo e non
sapeva come continuare.
-Credi che io voglia rimproverarti, panda?-
-Ehm... sinceramente, dalla faccia che fate, sì-
-Capisco. Mi dispiace darti un'impressione sbagliata.
Non temere, non sono arrabbiato con te. È solo che quello che
hai fatto oggi con Lord Shen è stato così assurdo e
pericoloso che mi sono molto, molto preoccupato-
-Davvero?-
-Sì, panda, davvero. Non ti aspettavo per
rimproverarti, ti aspettavo per chiederti come stai-
Po non riusciva a credere alle proprie orecchie. Shifu
non aveva mai chiesto una cosa del genere.
Era fuori da tutto quello che aveva imparato a
conoscere del suo maestro.
-Quando e se e vorrai parlare, ovviamente- precisò
il maestro -Per ora vai a darti una rinfrescata-
Po non sapeva più che pensare. Oltrepassò
Shifu lentamente, tenendolo d'occhio.
Se non avesse saputo che era impossibile, avrebbe
pensato che uno strano gemello avesse preso il posto del maestro del
Palazzo di Giada.
Passò velocemente dalla sua stanza a prendere un
cambio di vestiti e poi subito nella stanza da bagno a togliersi di
dosso la polvere e la fatica che combattere contro Shen gli aveva
lasciato addosso.
Solo quando fu di nuovo presentabile andò a
cercare Shifu, e lo trovò immerso nella meditazione nel
giardino interno della casa.
Era uno spazio piccolo, ma molto bello, pieno di piante
e di verde, e Po aveva imparato a considerare familiare il chioccolio
della piccola fontana di bambù al centro.
Al suo arrivo Shifu scosse le orecchie e si alzò
subito in piedi.
-Ah, Po. Volevi parlarmi?-
-Sì, esatto... cioè, voi volevate
parlarmi prima, e quindi... eccomi qui-
Shifu fece cenno con il bastone verso una panchina di
pietra accanto alla fontana ed entrambi si sedettero lì.
C'era un bel senso di pace, e Po si rese conto di
respirare meglio.
-Allora, panda. Come stai?-
Po lasciò andare un sospiro di sollievo.
-La prigione è proprio un brutto posto. Non
avevo mai pensato a come potesse essere starci dentro-
-Capisco il tuo turbamento. Io ho visto molte prigioni,
e vorrei che non servissero posti del genere. Ma è per la
sicurezza delle altre persone, lo capisci, non è vero?-
-Certo, lo capisco- rispose lui a testa bassa.
-Oggi sei rimasto per delle ore lì, immagino che
per tutto il tempo tu sia rimasto in cella insieme a Shen-
-Esatto-
-Perché lo hai fatto? Non intendo rimproverarti,
ma voglio capire-
-Non c'è molto da dire. Lui piangeva e non
volevo lasciarlo solo, tutto qui-
Shifu rimase in silenzio per un po'.
Po sapeva di non dover interrompere quei momenti di
meditazione, e sperava che il suo maestro se ne uscisse come al
solito con qualche illuminante perla di saggezza dopo aver
riflettuto.
-Non so se mi sorprenda di più sapere che Lord
Shen piangeva o il fatto che tu abbia una comprensione così
profonda per la sua sofferenza. In ogni caso hai dimostrato un grande
coraggio-
-Davvero? Naah... io ho solo...-
-Fatto quello che era giusto? E non è la cosa
che richiede più coraggio di tutte?-
Po non si aspettava che addirittura Shifu sorridesse.
Era già la seconda volta che il suo maestro lo
incoraggiava in quello che stava tentando di fare, sebbene non
sapesse nemmeno lui con esattezza cosa fosse, e questo lo faceva
sentire sollevato oltre ogni immaginazione.
Avrebbe voluto abbracciarlo ma sapeva che sarebbe stato
troppo, e quindi si limitò al “grazie, maestro”
più commosso della storia del kung fu.
-A proposito, dove sono tutti gli altri? Non... non ho
passato molto tempo con loro, ultimamente-
-Sono stati impegnati ad aiutare con i lavori di
ricostruzione, soprattutto nella zona del porto. Per la città
di Gong Min, che vive di commercio, un porto ridotto in quelle
condizioni è un vero disastro-
Po inevitabilmente si sentì in colpa perché
lui, invece di aiutare i suoi amici e chi aveva subito danni, si era
concentrato per giorni su chi quei danni li aveva causati.
-Potrei... potrei andare a preparare qualcosa da
mangiare. Saranno stanchi quando torneranno-
Proprio in quel momento si sentirono dei rumori
dall'interno della casa, e poco dopo Scimmia uscì in giardino.
-Maestro, siamo tornati! Ah, Po! Appena in tempo! Ci
sono i ravioli al vapore e gli azuki dolci, vieni!-
Po rimase perplesso. Prima si sorprese perché
Scimmia si era dimostrato contento di vederlo, poi si sorprese perché
se ne era sorpreso.
Decise che quella sera avrebbe parlato anche con loro.
***
Li rivide tutti quando si riunirono per la cena.
-Ragazzi, ma tutto questo cibo da dove viene? È
fantastico!-
-Questo viene da un ristorante lungo l'argine
principale- gli rispose Tigre -Sai, non è stato distrutto da
un colpo di cannone per un soffio, letteralmente, e così il
proprietario ha fatto un voto di dare cibo gratis a chi ne avesse
bisogno per un anno intero. Adesso tutti quelli che hanno perso i
loro negozi o la casa a causa della battaglia nel porto vanno lì
a prendere da mangiare-
Ancora una volta Po si sentì a disagio per
cercare di aiutare Shen e non chi aveva subito dei danni a causa sua.
-Ehm... già che siamo in argomento... ragazzi,
non è che... per caso... un pochino... ce l'avete con me
perché cerco di aiutare Shen?-
Immediatamente tutti dimenticarono il cibo e spostarono
l'attenzione su di lui, che impallidì sotto la pelliccia e si
pentì amaramente di quello che aveva appena detto.
Vipera scivolò leggera sul tavolo e si arrotolò
sulle sue spalle.
-Non preoccuparti, Po. Io non sono arrabbiata con te. È
una buona cosa che stai cercando di fare-
Prima di tornare al suo posto, con la coda passò
leggerissima sulla sua guancia per accarezzarlo.
Mantide saltò sul tavolo per attirare la sua
attenzione.
-Non riesco a capire come fai a non spennarlo, ma ti
ammiro molto per la tua pazienza. E detto da me è un
complimento, lo sai-
Po non potè fare a meno di sorridere perché
conosceva benissimo i trascorsi del più piccolo dei cinque
cicloni con la pazienza.
-Po, ascoltami- gli disse Tigre, e lui ovviamente in un
secondo aveva portato tutta l'attenzione su di lei.
-Non siamo arrabbiati con te, non potremmo mai. Il
fatto che tu voglia aiutarlo è molto nobile. Quello che mi
preoccupa è che Shen non vuole essere aiutato. Lui è
qualcosa capace di risucchiare ogni tipo di energia positiva, quindi
voglio ricordarti di stare attento. Non farti consumare da lui-
-Ragazzi, ragazzi, non preoccupatevi, è tutto
sotto controllo! Anzi, credo che stia andando bene, perché
oggi si è messo a piangere-
Scimmia rischiò di soffocare con un boccone di
wanton.
-Comecome? Lord Shen che piange?!-
Gli altri non erano meno sorpresi di lui, anche se non
avevano rischiato di soffocare, e così Po spiegò cosa
era successo, del fatto che Shen avesse detto quelle cose sui suoi
genitori, che poi lo avesse attaccato nonostante fosse stremato e di
come poi, nell'incoscienza, avesse pianto.
-E quindi tu sei rimasto in cella con lui tutto questo
tempo?- chiese Gru incredulo.
-Be'... sì? Andiamo, non potevo lasciarlo solo
in quelle condizioni!-
Nessuno di loro sapeva più cosa dire. Insomma,
comprensione del dolore oltre la rabbia, volontà di aiutare
una persona che soffriva, anche se un nemico, lo capivano... ma forsi
rinchudere in cella per fargli da balia perché piangeva? Dopo
tutto quello che aveva fatto?
Po cominciava a sentirsi a disagio sotto i loro sguardi
sorpresi o perplessi.
-Ehm... tutto bene?-
-Onestamente, Po?- Chiese Mantide.
-Mmmssiiiì...?-
-Io credo che tu sia qualcosa che non si è mai
visto nel mondo del kung fu-
-Wow! Grazie! Aspetta... è un complimento,
vero?-
Mantide ridacchiò sotto i baffetti -Sì,
sì, non temere... è un complimento, Guerriero Dragone-
-Oh, bene... perché... non importa, non
importa... ed invece voi? Cosa state facendo in città?-
Gru cominciò a raccontargli dei danni che erano
stati fatti e di come il consiglio dei maestri stessero decidendo
cosa ricostruire prima e come aiutare chi avrebbe dovuto aspettare.
A quanto pareva, la cosa più difficie da
ricostruire sarebbe stata proprio il ponte.
-Non è facile trovare il giusto equilibrio tra
peso della struttura, altezza e larghezza. I progetti originali erano
stati fatti dal nonno dell'ultimo sovrano della dinastia dei pavoni,
ed erano conservati nella Torre della Sacra Fiamma, ma dato che quel
genio di Shen l'ha distrutta con tutto quello che c'era dentro
dovremo arrangiarci-
Se Po aveva voluto cambiare argomento non era servito a
molto, perché dato che quella parte della città era
stata distrutta da Shen e dai suoi cannoni era normale che si sarebbe
tornato a parlare di lui.
Tuttavia Po non voleva tornare a dargli troppo spazio.
Lui aveva detto tutto quel che aveva da dire, e c'erano anche altre
cose di cui parlare.
-Io non ne capisco molto di ingegneria... ok, non ne
capisco nulla. Ma domani scenderò con voi, vediamo se posso
aiutare a fare qualcosa. Va bene?-
-Certo che va bene! Una mano in più serve
sempre!- gli rispose subito Scimmia.
Anche gli altri furono d'accordo.
Per qualche motivo Po aveva avuto paura che non lo
volessero con loro, come se si fosse creata una frattura, ma non era
assolutamente così.
Sapere di avere il loro appoggio era... era bello.
E per quanto lui volesse aiutare Shen, si era reso
conto che non doveva permettergli di trascinarlo nella
sua esistenza claustrofobica.
Prima
di qualsiasi altra cosa vorrei ringraziare X_98 ed
Aladidragoocchiodiluce per il supporto che mi stanno
dando.
Grazie
davvero, è anche merito vostro se non ho cestinato questa
storia nonostante il grande disastro informatico... grazie davvero!
Questo
è un altro capitolo sopravvissuto.
La
parte in cui Shen è costretto a ripensare ai suoi genitori è
uno dei nuclei centrali della storia. Una delle prime scene che mi è
venuta in mente, attorno a cui poi si è sviluppato tutto il
resto.
Tra
l'altro, non so se ci avete fatto caso, l'ho costruita in modo che
lui dovesse ripensare ai suoi genitori a causa di qualcosa che ha
fatto contro Po e che si è ritorto contro di lui.
In
questo caso cercare di trascinare Po nell'odio ricordandogli la
strage di tutti i suoi simili.
E
nulla, a Shen non ne va bene una contro il panda!
Inoltre,
a proposito del rapporto di Shen con i suoi genitori, volevo
ricordare che no, non passeremo dal topic dei genitori assenti o
freddi, o niente che possa far di loro i cattivi e
deresponsabilizzare così Shen. Ho in mente... altro...
L'unica
nota di oggi è il video della canzone all'inizio:
Cause
your soul is on fire A
shot in the dark What did
they aim for when they missed your heart?
(Shot
in the dark – Within temptation)
In
quel luogo c'era vera pace.
Era
vicino al fiume, ai margini della città, in una radura immersa
in macchie di bambù ed alberi di cedro; gli alberi secolari,
con i loro rami spioventi, accarezzavano e proteggevano la capanna.
Lo
sciabordio dell'acqua era un balsamo per qualsiasi animo affannato.
La
piccola casa era semplice, ma graziosa e pulita.
Maestro
Shifu provava quasi soggezione ad interromperne la quiete, e tuttavia
doveva farlo se voleva avere delle risposte.
Bussò
tre volte alla porta e subito all'interno sentì dei rumori.
Pochi
secondi dopo la Divinatrice aprì la porta.
-Benvenuto,
Maestro Shifu. Siete arrivato in tempo; l'acqua per il thé è
appena arrivata alla temperatura giusta-
-Perdonatemi,
Divinatrice, non ho potuto annunciare la mia visita. È una
vera fortuna che tutto sia pronto proprio in questo momento. Ad
essere sincero non avevo previsto di venire qui oggi-
-Voi
no, ma io sì-
Shifu
rimase a bocca aperta.
-Voi...
come...? Oh. Oh, sì, certo...-
Era
sorpreso, poi si sorprese di essere sorpreso, poi si accorse di
essere rimato a fissarla e di starsi comportando come avrebbe fatto
un certo suo allievo.
-Perdonatemi,
Divinatrice. Non volevo essere... essere...-
-Nessun
problema. Avevo previsto anche questo-
Shifu
sospirò.
-Credo
di avere proprio bisogno di quella tazza di thé- borbottò.
La
Divinatrice lo fece entrare e lo fece accomodare subito nell'angolo
con i tappeti, i cuscini ed il tavolino basso.
Tutto
era semplice, ma pulito ed in perfetto stato.
Il
tavolo era di legno naturale chiaro, non laccato, e le tazze e la
teiera erano quelle classiche di terracotta nera che si sarebbero
potute trovare in qualsiasi casa.
La
teiera era tenuta in caldo sopra un piccolo braciere accanto al
tavolino.
Maestro
Shifu rimase seduto in silenzio, a permettere alla calma di quel
luogo di placare la sua mente.
Era
molto colpito dai movimenti della Divinatrice nel prendere il panetto
di thé dalla sua scatola in legno, nel lasciar cadere le
foglie nella teiera, nel posare le tazze sul vassoio.
C'era
una precisione ed una fluidità che sarebbero state l'invidia
di qualsiasi maestro di arti marziali.
Chissà
se lei da giovane aveva praticato il kung fu?
Aspettarono
alcuni minuti in silenzio, poi, la Divinatrice sollevò la
teiera dal braciere e versò il thé nelle due tazze di
fronte a loro.
Subito,
non appena si levò un filo di vapore, Shifu percepì un
aroma di fiori, fresco ma non troppo dolce, al di sotto del sentore
forte del thé.
Era un
oolong rosso di buona qualità.
Berne
una tazza servì a riportare la sua mente in uno stato di calma
assoluta.
-Complimenti
per il vostro thé, Divinatrice. È davvero ottimo-
-Vi
ringrazio, maestro. Un buon thé è prezioso quanto una
buona compagnia in cui berlo-
Shifu
accolse il complimento con un mezzo sorriso. Era bello aver trovato
qualcuno che amasse pace e tranquillità, ed il thé,
almeno quanto lui.
-Dunque.
Volete dirmi il motivo della vostra visita?-
Shifu
non sapeva se aveva chiesto solo per un atto di cortesia o se davvero
le sue facoltà non le avessero permesso di vedere il motivo,
in ogni caso passò lui a spiegarlo.
-Divinatrice,
sono qui per parlarvi di quello che è accaduto ieri nella
prigione. Avete saputo, immagino-
Lei
sospirò.
-Sì,
ho saputo. Shen ha pianto ed il Guerriero Dragone è rimasto in
cella con lui a confortarlo. La generosità del vostro allievo
è davvero ammirevole-
-Sono
d'accordo. Per quanto vorrei che avesse anche pari disciplina... ma
non è per questo che volevo vedervi. Il fatto è che
quello che è successo è molto strano. Io non riesco
davvero a capire! Il pav... Lord Shen... odia Po. Ed allora perché
avrebbe dovuto sentirsi rassicurato dalla sua presenza? Sempre che
sapesse che era proprio Po vicino a lui. Voi cosa ne pensate?-
-Sono
sicura che in realtà voi sapete esattamente perché.
Vedete, sono passati giorni da quando Shen combatte ogni giorno
contro il vostro allievo, e lui gli ha anche restituito il suo guan
dao. E nonostante combattano, so che Po non fa mai nulla per
contrattaccare. Si difende soltanto. E questo Shen lo sa. Odia
ammetterlo, ma dentro di sé lo sa. Po è l'unica persona
che non gli abbia mai fatto del male e che non voglia fargliene, e
Shen... lo sa. Dentro di sé, si è aggrappato
all'unica persona che vuole aiutarlo-
Shifu
annuì lentamente. Sì, era la conferma dell'idea che si
era fatto lui.
-Avevo
un sospetto che fosse così, solo che mi era difficile crederlo
considerando con quanta determinazione tenta di uccidere il panda
quando è cosciente-
-Lo
so. Mi dispiace che Shen si comporti in quel modo. Mi dispiace per
tante delle cose che ha fatto e che io non ho potuto impedire-
Shifu
esitava a portare alla luce certi argomenti, ma credeva che sarebbe
stato meglio per tutti parlarne apertamente.
-Divinatrice?
Voi sapete cosa gli è successo? Deve esserci stato un motivo
che ha fatto scattare le sue azioni. Io... nessuno nasce malvagio, ma
a volte, per quanto amore si possa dare ad una persona... qualcosa va
storto... e noi non ci rendiamo conto di cosa finché non è
troppo tardi-
Shifu
tacque, immerso nei ricordi.
La
parte peggiore dell'esperienza con Tai Lung era ormai passata, ma la
malinconia restava, e forse non sarebbe mai andata via.
-Mi
sembra di capire che abbiamo questa esperienza in comune, maestro-
Il
tono della Divinatrice era così comprensivo che lo spinse a
parlarne.
-Sì.
Tanti anni fa avevo adottato un orfano. Era un cucciolo, bisognoso
d'amore, di protezione, molto vivace... era... era mio figlio. Non
riuscivo a credere che potesse fare qualcosa di male. Ed invece ha
portato una distruzione che raramente ho visto-
La
Divinatrice annuì, empatica e comprensiva come sempre.
-Vi
capisco benissimo. Anche io mi sono presa cura di Shen da quando era
un pulcino. La sua salute era fragile, ed i suoi genitori erano
stanchi di medici che applicavano più superstizione che
scienza, così ho accettato di restare a palazzo con loro.
All'inizio dovevo essere solo il suo medico, ma Shen era un pulcino
così adorabile! È davvero difficile pensare a cosa è
diventato... alla fine sono rimasta a fare anche da tata per lui,
perché non mi associasse solo alle medicine amare ed ai suoi
momenti di malattia. Era così dolce da piccolo! Forse sono
stata una sciocca, ma non sopportavo che un pulcino così
carino avesse paura di me perché gli facevo venire in mente
solo le malattie-
Nel
sorriso malinconico della Divinatrice Shifu rivide molto di sè
stesso.
-Non è
colpa vostra. Ve l'ho detto: a volte qualcosa non va come dovrebbe,
ma non per colpa dei genitori o di chunque stia allevando il piccolo.
Semplicemente... va così-
-Grazie,
maestro. Il fatto è che non smettiamo mai di sentirci
responsabili per loro, per il loro benessere e per le loro azioni-
-Oh,
quanto avete ragione!-
La
Divinatrice guardava dentro la sua tazza di thé, ancora
immersa in quello che era stato.
-Non
ho mai smesso di chiedermi cosa potevamo aver sbagliato. Da piccoli
sono facili da comprendere, poi arriva quell'età in cui
cominciano a pensare con la loro testa, e non accettano più
che qualcun altro gli dica cosa è giusto e cosa è
sbagliato. Da adolescente Shen era diventato inquieto; si era buttato
nello studio della polvere da sparo sotto la guida di suo padre, ed
all'inizio tutti ne eravamo stati contenti perché era un vero
talento con la chimica delle polveri. Era addirittura riuscito a
migliorare le formule di alcune ricette conservate in famiglia da
generazioni! Però poi ha capito che la polvere pirica si
poteva usare anche come arma. E lo ha capito da solo anni prima che i
suoi genitori potessero rivelargli questo segreto e spiegargli perché
era proibito-
Si
interruppe per bere un sorso di thé e Shifu non volle
interrompere il suo racconto.
-Shen
comprese tutto prima di tutti, ed era orgoglioso della sua scoperta.
Quando suo padre gli spiegò che quello che voleva fare lui era
già conosciuto, ma era proibito, lo prese come un affronto
personale. Fu la prima volta che li sentii litigare. Shen diceva che
era una regola assurda e che era il momento di lasciarsi alle spalle
quelle cose vecchie, suo padre insisteva a dire che mai e poi mai
avrebbe permesso che l'arte dei fuochi d'artificio fosse usata per
fare del male a qualcuno. Shen non volle sentire ragioni. Abbandonò
completamente i fuochi d'artificio e cominciò a sperimentare
solo per costruire armi. I suoi genitori provarono a spiegargli
ancora una volta perché era proibito, tentarono di essere
severi, ma più loro tentavano di parlare con lui, più
Shen si chiudeva. Anche con me, non si confidava più da tempo.
Quando cercai di parlargli, mi disse che non aveva più bisogno
della balia-
Si
interruppe per un attimo. Shifu sapeva bene quanto dovevano averla
ferita quelle poche parole.
-Qualche
anno dopo, quando gli esperimenti di Shen cominiarono ad essere
sempre più concreti, i suoi genitori erano preoccupati per il
suo comportamento, e mi chiesero di predire il futuro per lui. Il
resto, lo sapete-
Shifu
comprendeva perfettamente come dovesse sentirsi lei.
-Mi
dispiace. Non deve essere stato facile-
-No,
non lo è stato per niente. Non riesco proprio a capire cosa
sia successo. Posso solo pensare che abbia cominciato a notare da
solo le differenze tra lui e gli altri pavoni. Sapete, no, l'assenza
di colori... ma non disse mai nulla in proposito, e nessuno di noi ha
mai pensato che fosse un problema per lui. E poi, quando era malato,
da piccolo, era sempre molto malinconico e spaventato. Per fortuna la
sua salute è migliorata con gli anni, ma credo che lui senta
la sua debolezza fisica ancora presente, e come più grave di
quanto sia in realtà. Purtroppo Shen è sempre stato fin
troppo intelligente. Forse il nostro errore è stato non essere
alla sua altezza. La sua intelligenza è diventata
irrequietezza e sentirsi incompreso. E d'altra parte le circostanze
della sua nascita...- si fermò e scosse la testa -No.
Perdonatemi, maestro, ma questo è un affare di famiglia. Se
mai ne parlerò con qualcuno, sarà proprio Shen, e lui
soltanto-
-Non
preoccupatevi, lo capisco-
Per un
po' rimasero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
-Divinatrice,
io ho avuto occasione di misurarmi con Shen in combattimento. Ho
visto tante qualità che, se usate per fare del bene,
potrebbero portarlo ad essere grande. Io spero quanto voi che trovi
la via della redenzione. E spero che il mio allievo riesca ad
aiutarlo come vorrebbe fare. Da parte mia ha tutto il mio appoggio,
ma devo controllare che non si faccia coinvolgere troppo e che non si
faccia male, o che non si faccia male nessun altro-
-Certo
capisco. Shen non è una persona facile con cui trattare. Vi
ringrazio per volergli dare una possibilità-
***
Quella
mattina ancora una volta non aveva trovato catene a costringerli la
caviglia.
Già
il pomeriggio prima, quando si era svegliato con la testa pesante ed
una strana sensazione addosso, lo aveva trovato strano, ma al mattino
ancora di più.
Poteva
solo supporre che tutti loro stessero abbassando la guardia, cosa che
poteva essere a suo vantaggio, oppure che il panda stesse cercando di
ottenere per lui quelle piccole concessioni.
In
questo caso, qualsiasi fosse il motivo, Shen riusciva solo a trovarlo
sempre più patetico.
Inoltre
le cose che lo aveva costretto a rivivere dopo l'accenno ai suoi
genitori gli avevano causato un disagio molto più profondo.
Shen
si era aspettato di essere arrabbiato, invece, a ripensarci, sentiva
una specie di terrore indefinito che lo paralizzava.
Avrebbe
preferito la rabbia. Pura e semplice rabbia piuttosto che quella
cosa.
Mangiò
distrattamente, e quando le guardie vennero ad aprire la porta della
sua cella lui pensava ad altro.
Non
riusciva a focalizzare cosa, ma c'era qualcosa di oltremodo
fastidioso, una sensazione indefinita in fondo alla sua mente che non
lo lasciava in pace.
Quando
arrivò all'arena centrale il panda era occupato come al solito
a parlare di kung fu con il bufalo.
Shen
si fermò un attimo a guardarli prima che loro si accorgessero
di lui. Il panda era chiassoso, esagerato, insopportabile... non
sembrava davvero un maestro di kung fu! Sembrava piuttosto l'idiota
del villaggio!
Come
diamine aveva fatto un tipo del genere a deviare palle di cannone a
mani nude?! Ed a tirare giù una flotta intera da solo?
Oltre
alla solita stizza per i danni che il panda aveva causato al suo
lavoro, Shen si sorprese a voler capire come.
Anche
se lui in parte conosceva la risposta: pace interiore... come se
fosse possibile trovare davvero la pace dopo certe cose!
Se
Shen non lo avesse visto con i propri occhi non ci avrebbe creduto,
eppure era successo, e lui doveva capire perché!
Come
sempre fu il bufalo ad accorgersi della sua presenza per primo.
Shen
non lo degnò di uno sguardo mentre quello si ritirava in uno
dei corridoi, rimase con lo sguardo fisso sul panda.
Si era
messo in posizione di guardia. Certo! Non lo avrebbe attaccato!
Shen
lanciò un'occhiata intorno per cercare il suo guan dao e lo
vide appoggiato al muro, avvolto nella stoffa come al solito.
Avrebbe
potuto prenderlo, ma in quel momento non era quella la sua priorità.
-Fammi
vedere- ordinò al panda.
-Vedere?
Vedere cosa?-
-Se la
pace interiore dicui parli esiste davvero, allora devi
dimostrarmelo!-
-Ah,
quello... la pace interiore! Sì... ecco... ehm... non posso
dimostrartelo. È una cosa che si deve... sentire, credo-
"Certo,
come no! Se non sa dimostrarlo, allora vuol dire che non esiste"
-Molto
bene. Allora io mi sento autorizzato a credere che siano tutte
sciocchezze-
-Ehi!
Non ho detto questo! Hum... e va bene! Vuoi vedere? Ti faccio vedere-
sollevò la testa e gridò -Ehi, lassù!-
In un
attimo tutti ed otto gli arcieri avevano teso gli archi, ed otto
frecce puntavano dritte su Shen.
Non si
era aspettato di fare un salto per la sorpresa... da quando era lì
dentro sembrava che nulla riuscisse più a spaventarlo davvero,
ma quel movimento improvviso e la minaccia gli stavano facendo
provare una sottile, nuova inquietudine.
-Complimenti,
panda- soffiò Shen appena udibile -Davvero molto pacifico-
Non
osava nemmeno muovere troppo il becco con tutte quelle frecce puntate
addosso!
-No,
no, non preoccuparti... è tutto sotto controllo-
Si
rivolse di nuovo alle guardie con gli archi tesi.
-Potete
mettere giù le armi. Non intendevo questo! Ho solo bisogno di
un po' d'acqua!-
Ma gli
arcieri non si mossero.
Shen
era irritato dalla totale incapacità del panda di esercitare
qualsiasi tipo di autorità.
Se
quelle guardie fossero state ai suoi comandi, e non fossero
scattate all'istante ad eseguire alla perfezione un suo ordine, lui
avrebbe fatto in modo di punirli in modo tale che mai più
nessuno, nè loro nè altri, si azzardassero mai più
a non prenderlo sul serio.
La
totale incapacità di mantenere la disciplina era un'altra
caratteristica da aggiungere alla lista delle cose che gli davano
fastidio del guerriero nero e bianco.
-Maestro
Po, cosa succede?-
Era il
bufalo, che si era affacciato alla balaustra degli arcieri.
-Ah,
Mastro Roccia, menomale! Ehm... potete convincere i vostri uomini che
non c'è bisogno delle frecce?-
Il
bufalo annuì brevemente verso l'arciere più vicino e
lui allentò immediatamente la corda, e come lui anche gli
altri.
-Molte
grazie. E adesso mi portereste dell'acqua? Non quaggiù,
lanciatemela addosso-
Shen
era perplesso. Ed infastidito. E si era già pentito di non
avere già afferrato il suo guan dao mentre il panda si agitava
in quel modo.
L'unica
cosa che lo tratteneva era una moderata criosità di vedere
dove sarebbe andato a parare tutto quello, ma non appena il panda
avesse superato la soglia della sua pazienza, Shen non avrebbe
esitato a tornare al suo progetto originale di ucciderlo.
La
guardia invece aveva eseguito tutte le istruzioni.
In
meno di un minuto era tornato con una brocca d'acqua, che rovesciò
dall'alto della balaustra verso di loro.
Shen
rimase ad osservare.
Era
pronto a scommettere che avrebbe preso in giro il panda con tutta la
crudeltà di cui era capace non appena la secchiata d'acqua lo
avesse investito in pieno, ed invece si trovò ad osservarlo
attentamente.
Aveva
già visto quei movimenti, quando il panda era da solo, in
equilibrio su un pezzo di legno in mezzo al mare.
All'epoca
Shen aveva pensato che fosse un estremo tentativo di ribellione da
stroncare, ma dopo aver visto cosa poteva fare lo considerava in modo
diverso.
Doveva
essere stata un'illusione ottica, perché l'acqua lanciata
dall'altro non aveva bagnato il panda, ma si era dispersa come se
avesse sbattuto contro una barriera invisibile.
Era
caduta a bagnare la polvere dell'arena, tutta, tranne una goccia.
L'ultima
goccia, la più piccola, la più in alto, per un attimo
rimase sospesa sulla punta delle dita del panda.
"Impossibile!
Perché non si infrange?"
Shen
non poteva crederci! Il panda si muoveva in un modo che Shen
conosceva troppo bene, e la goccia di tanto in tanto scintillava
ancora ben visibile.
Era
una perla di cristallo sospesa su qualcosa che Shen non riusciva a
comprendere.
Il
panda sembrava avere un controllo perfetto su... su qualsiasi cosa
fosse! E Shen detestava non capire cosa fosse!
Peggio
ancora, non comprendeva quella sorta di meraviglia con cui la piccola
sfera di luce aveva catturato tutta la sua attenzione.
Vederla
così piccola, fragile, eppure perfetta, era qualcosa che gli
faceva provare una sensazione strana. Quando la guardava, Shen
riusciva a non pensare a nient'altro, ed era come spegnere un brusio
che occupava costantemente i suoi pensieri.
Era
come avere infine silenzio nella mente dopo anni di rumore costante.
Era sollievo.
Shen
si trovò completamente ipnotizzato dal suo movimento. Per un
attimo fu tutto chiaro, perfettamente chiaro, ma solo il tempo di un
respiro.
Shen
tornò bruscamente al presente quando si accorse che il panda
gli aveva teso una zampa e tenava di passargliela, quella piccola
goccia.
-Che
ti salta in mente?!- strillò lui stizzito.
Si
scansò e la goccia cadde a terra, nella polvere.
-Oh,
peccato... di solito viene meglio. Sai, la si lascia andare su una
foglia, la si restituisce all'universo...-
-Panda!-
-Cosa?-
Shen
aveva raddrizzato la schiena e lo guardava di nuovo dall'alto in
basso.
Qualsiasi
cosa fosse accaduta prima, quell'effimero momento di calma, era
svanito.
-Se
pensi che questo gioco di prestigio possa convincermi, sei più
stupido di quel che sembri-
-Ma è
tutto qui. Davvero, non c'è altro-
-Impossibile!-
-Ed
invece è così! É tutto qui, fattene una
ragione!-
Shen
scattò all'attacco.
Senza
armi, senza nulla a parte la sua rabbia, saltò addosso al
panda perché nessuno poteva permettersi di apostrofarlo in
quel modo!
Peccato
che con qualsiasi tecnica cercasse di attaccarlo, i suoi colpi
venivano parati e deviati.
Shen
rimase a becco aperto...
"Oh,
no, non è possibile!" Era lo stesso modo di muoversi che
il panda aveva usato con la goccia! Lo aveva riconosciuto solo in
quel momento!
-Te lo
chiedo per l'ultima volta- sibilò -Come?-
-Ti
arrabbieresti se te lo dicessi-
Shen
gli scoccò uno sguardo di avvertimento perché la
smettesse di prendersi tutta quella confidenza.
-E va
bene, va bene... ascolta, non credo che tu possa capire la pace
interiore restando chiuso qui sotto. Perché non vieni fuori
con me?-
Shen
si fece immediatamente attento. Non poteva davvero...
-Fuori?
In che senzo "fuori"?-
-Fuori
dalla prigione. Sai, in città, a vedere il cielo, a prendere
un po' d'aria... Shen?-
Non ne
aveva potuo fare a meno! Non appena il panda aveva parlato di
portarlo fuori dalla prigione Shen era scoppiato a ridere, perché,
andiamo! quanto doveva essere davvero stupido per pensare di farlo
uscire?!
-Ahaha!
Tu sei completamente idiota, panda! E va bene! Questa tua idea è
talmente stupida che vale la pena assecondarla!-
-Non
sembrava un complimento... ma va bene, usciamo e poi vedremo.
Andiamo!-
Shen
era oltremodo soddisfatto dalla piega che stavano prendendo gli
eventi... non avrebbe potuto immaginare un colpo di fortuna più
grande di quello!
Il suo
cuore batteva già forte al pensiero di uscire all'aria aperta,
fuori da sottoterra, essere davvero libero di muoversi ed avere
l'occasione perfetta per scappare!
Non
sapeva dove sarebbe andato, e per il momento avrebbe dovuto
rinunciare ad uccidere il panda, ma... tornare libero! Nascondersi,
far perdere le proprie tracce, mettere insieme un nuovo esercito di
mercenari e poi tornare, ancora una volta, a riprendersi ciò
che era suo ed a vendicarsi. Non avrebbe lasciato prigionieri quella
volta, ed il bue ed il coccodrillo sarebbero stati i primi a...
-Maestro
Po, cosa fate?!-
La
voce del bufalo da sopra la balaustra lo scosse dai suoi sogni ad
occhi aperti.
-Ve
l'ho detto, Mastro Roccia, dobbiamo uscire. Potete mandarci giù
la piattaforma? O qualcuno che ci guidi dentro i corridoi?-
-Perdonatemi,
maestro, ma non posso farlo. Ho ordini precisi sul fare uscire i
prigionieri-
Shen
vide tutti i suoi progetti crollare, ed odiò immensamente quel
capo guardia!
-Andiamo,
mastro Roccia!- esclamò il panda -Ci sono io!-
-Non
voglio mancarvi di rispetto, maestro, ma proprio non posso farlo-
-Per
favore... Vipregovipregoviprego!-
"Non
lo sta facendo davvero" pensò Shen incredulo. Il panda si
stava comportando come un cucciolo capriccioso! Non credeva che il
panda potesse scendere più in basso nell'umiliazione di sé
stesso, eppure a quanto pareva c'erano sempre nuovi traguardi da
tagliare.
-E va
bene...- disse infine il bufalo -Vedrò cosa posso fare.
Aspettatemi qui-
Il
bufalo sparì dalla visuale.
Il
panda si voltò verso di lui.
-Bé,
non ci resta altro da fare che aspettare- gli disse con un sospiro.
Si
allontanò verso il muro e si lasciò cadere seduto con
la schiena appoggiata alla pietra.
Shen
però aveva capito fin troppo bene, e tra la rabbia per aver
capito e la rabbia verso il panda che non capiva non sapeva cosa
fosse peggio!
Dopo
aver intravisto la possibilità di uscire, la certezza che gli
sarebbe stata negata gli aveva scaricato un blocco di metallo nel
petto.
-Aspettare
cosa? Credi che qualcun'altro sarebbe abbastaza stupido da
lasciare uscire me?-
-Mastro
Roccia ha detto che avrebbe provato a fare qualcosa. Andiamo, non
essere così pessimista!-
Shen
ebbe voglia di saltargli di nuovo addosso e di picchiarlo peggio che
poteva.
Come
faceva ad essere così stupido?!
-Nessuno
mi farà mai uscire!- scoppiò -Non capisci? Sta andando
a chiamare quei due fenomeni da baraccone, e credi che accetteranno
mai di sapermi fuori da qui? Sei stupido! Tu sei... sei troppo
stupido!-
Alla
rabbia si mescolava una frustrazione nuova, una disperazione così
profonda che gli stringeva il petto, la gola, gli faceva bruciare gli
occhi!
Ed
odiava che il panda lo guardasse in quel modo comprensivo!
-Non
puoi essere certo di come andranno le cose. C'è sempre una
speranza, te lo garantisco. Andiamo! Non può andare peggio di
così, no?-
Shen
lo zittì con uno sguardo di veleno.
Si
sentiva tremare dentro, ma non sapeva più se per la rabbia o
per qualcos'altro.
-E
sia, aspetterò. In fondo non cambia poi molto tra uccidervi
subito o tra altro tempo-
Odiava
che il panda gli stesse facendo credere di avere una speranza! Ed
odiava sé stesso per essere così debole da desiderarla!
-Sì,
sì, come vuoi...- lo liquidò il panda con un'alzata di
spalle.
Rimasero
in silenzio, il panda seduto con la schiena al muro e Shen immobile
come una statua.
Odiava
illudersi, odiava coltivare la speranza quando sapeva che sarebbe
stata calpestata. Odiava il panda per averlo esposto a quel nuovo
dolore!
Nessuno
lo avrebbe mai fatto uscire... nessuno! Solo il panda avrebbe potuto
essere così stupido da...
-Che
noia! Giochiamo a morra?-
-Aaaahh!!!-
***
Maestro
Croc diede una scossa alla fune a cui era legata la rete ormai piena
di detriti, e poi con un colpo di coda puntò dritto verso la
superficie.
Emerse
poco lontano da dove la rete veniva tirata su, e la prima cosa che
vide fu Bue, di spalle, che reggeva da solo un capo della fune.
Dall'altra parte c'erano quattro maiali, e tutti i muscoli del
maestro erano tesi per il peso che doveva sollevare.
Croc
avrebbe voluto dirgli di non forzarsi troppo, ma sapeva che Bue si
sarebbe indispettito.
A
quanto pareva quel lavoro gli faceva bene, anche se era uno sforzo
titanico persino per un maestro di kung fu; era come se, ogni volta
che spingeva il suo corpo al limite, Bue pagasse un pegno.
Per il
momento, se il lavoro fisico lo aiutava a gestire tutto il resto,
Croc lo avrebbe lasciato fare.
La
rete riemerse completamente, e per un attimo Bue tremò per lo
sforzo eccessivo.
Croc
era già pronto ad andare in suo aiuto, ma lui, con uno scatto
delle spalle, issò tutta la rete sopra il molo.
Il
rumore di pezzi di roccia e schegge di mattoni che cozzavano per un
attimo sembrò il rumore di una nuova demolizione.
Bue si
piegò con i gomiti sulle ginocchia per riprendere fiato, ma
gli altri lo guardavano solo con ammirazione per quello che aveva
appena fatto.
Croc
si prese un bel po' di tempo per risalire sull'argine per dargli modo
di riprendere fiato.
Dalla
parte opposta dell'argine, ad aiutare l'altra squadra, c'erano i
Maestri del Palazzo di Giada, Scimmia e Mantide, anche loro impegnati
a tirare sù secchi pieni di rocce e mattoni frantumati.
Si
avvicinò a Bue con fare casuale, come se quello fosse un
lavoro di ordinaria amministrazione.
-Anche
questa volta abbiamo tolto un bel po' di roba- gli disse.
-Già.
Continuando così, presto il fondale sarà tutto pulito.
Com'è la situazione laggiù?-
-Non
male. Altri due carichi come questo e potremo passare ad un'altra
sezione-
Bue
annuì. Sembrava soddisfatto, e guardava la catasta di rovine
come se fosse stato un nemico che aveva appena sconfitto.
Croc
era contento che si stesse interessando a quel lavoro, ed ancora più
contento che non avesse più nominato il pavone.
-Maestro
Bue, vi ringraziamo per l'aiuto-
Uno
dei maiali si era avvicinato, con tutto il rispetto di cui era
capace, e si era inchinato a Bue.
-Alzati,
amico mio. È un onore per me aiutarvi-
"Se
non altro nelle relazioni sociali è migliorato" pensò
Croc.
Quando
furono di nuovo da soli si azzardò a domandare. Non glielo
chiedeva spesso per non essere pressante o invadente, ma a volte non
poteva proprio farne a meno.
-Bue?
Come stai?-
Bue
non lo guardò. Aveva di nuovo sul viso quell'ombra.
-Dobbiamo
andare avanti, no?-
Croc
non se la sentiva di biasimarlo se era ancora uno sforzo per lui
uscire ed intraprendere le normali attività.
La
vita non sarebbe mai più stata la stessa senza Maestro Rhino.
-Sì,
dobbiamo andare avanti- ripetè.
Era
meglio riportare l'attenzione sul lavoro, prima di trovarsi entrambi
immersi nella malinconia.
-Che
dici, ce la facciamo a fare un altro carico prima di pranzo?- gli
chiese come se fosse una sfida.
-Oh,
non vorrei che tu ti stancassi-
"Aspetta...
mi ha appena preso in giro? Sta cercando di scherzare?" tentò
di non lasciar cadere la mascella per la sorpresa e rispose a tono.
-Stancarmi
io? Sei sempre stato tu quello che ha il fiatone per primo!-
-Io il
fiatone?- ripetè Bue oltragiato -Posso spostare tutta questa
roba da solo prima che tu torni su la prossima volta! E senza nemmeno
sudare!-
-Scommessa
accettata! Quando tornerò non voglio vedere nemmeno un
sassolino... e non barare!-
Croc
si rituffò con il cuore inaspettatamente leggero. Il suo amico
che lavorava sodo, era soddisfatto dei risultati ed addirittura aveva
voglia di intavolare con lui le loro sfide era un'ottima notizia!
L'acqua
attorno a lui era torbida, carica di sabbia sottile in sospensione e
di sedimenti che il sollevamento della rete aveva smosso.
Fortuna
che lui aveva la sua terza palpebra trasparente che proteggeva
l'occhio vero e proprio, altrimenti sarebbe rimasto accecato!
Per
questo si era offerto volontario per fare qual lavoro: il città
erano pochi quelli che potessero svolgerlo, e le squadre di pescatori
cormorani avevano anche il loro lavoro a cui tenere dietro.
Per
lui invece era un gioco immergersi, raccogliere anche i detriti più
grossi e riempire una rete intera da solo.
Decise
di prendersela comoda per non costringere Bue a lavorare ai limiti
dello sfinimento; in fondo lui poteva stare una buona mezz'ora senza
respirare, ed impedire che il suo amico si massacrasse di fatica gli
sembrava un ottimo motivo per rallentare un po' il lavoro.
Scandagliò
il fondale alla ricerca dei pezzi più grossi, ma ormai li
avevano rimossi quasi tutti.
Dalla
catasta che si era formata sulla banchina le macerie sarebbero state
caricate in ceste, caricate sui carretti, e portate fuori città.
Avrebbero deciso dopo cosa farne.
Croc
raccolse cocci, assi di legno inchiodate a placche di metallo, e poi
dedicò la sua attenzione ad un barile.
Era
pieno di polvere da sparo, Croc lo sapeva. Con un colpo ben mirato
sulla parte piatta sfondò il coperchio e subito nell'acqua
salì una nuvola nera.
Era
sempre in quel modo: ogni volta che Croc ne spaccava uno ne usciva
una nuvola scura che restava sospesa in acqua e veniva portata via
dalla corrente.
Era un
lavoro che gli dava un sacco di soddisfazione sapere che quella
polvere terrificante fosse ormai inutilizzable, e non avrebbe più
potuto fare del male a nessuno.
Come
ogni volta, spaccò il barile in modo che i pezzi fossero
irriconoscibili.
Era
uno spreco rovinare in quel modo una botte, ma Croc non voleva che
Bue, quando sollevava la rete, si trovasse di fronte ad una
testimonianza della cosa che aveva contribuito ad uccidere maestro
Rhino.
Solo
quando sentì il suo cuore accelerare per il bisogno di
ossigeno puntò di nuovo verso la superficie.
Mentre
risaliva diede il solito strattone alla corda e si spostò per
non intralciare la risalita della rete.
-Allora?
Ce l'hai fatta a togliere tutto? Bue? ... BUE?!-
Croc
si issò con un balzo fuori dall'acqua, ma anche guardandosi
attorno non vide traccia dell'amico.
Ai due
capi della rete c'erano maiali e cinghiali che issavano con tutta la
loro forza, ma non potevano sperare di competere con il maestro.
Una
strana preoccupazione afferrò Croc, qualcosa che gli diceva
che l'assenza di Bue era profondamente stonata.
-Ehi,
voi! Dov'è Maestro Bue?-
Un
messaggero gazza attirò la sua attenzione da sopra la catasta
di detriti ancora da rimuovere.
-Maestro
Croc, voi eravate sott'acqua e non sapevamo come avvertirvi, e
Maestro Bue non ha voluto aspettare-
-Cosa?
Non ha voluto aspettare cosa?-
-Mi
hanno mandato dalla prigione e... -
-La
prigione!- gridò Croc -Oh, nononoooo... è andato alla
prigione da solo!-
Un
maestro di Kung fu che si agitava con le mani sulla testa era uno
spettacolo per niente dignitoso, ma lui nemmeno se ne era reso conto.
Si guardava attorno nella speranza di vedere Bue ancora raggiungibile
ma non vide nulla.
-Quanto
tempo fa è successo?-
-Circa
venti minuti-
Croc
si coprì il muso con le zampe.
Bue.
Alla prigione. Da solo. E con venti minuti di vantaggio!
-Grazie,
messaggero. Informa tutti che anche io devo assentarmi-
Si
rituffò in acqua.
Sperava
di risalire il canale a nuoto per risparmiare tempo, e di tagliare
attraverso la città solo quando fosse stato più vicino
possibile.
Non
aveva nemmeno voluto perdere tempo a chiedere cosa fosse successo,
tanto se riguardava la prigione poteva avere a che fare solo con il
pavone e non poteva essere nulla di buono!
***
-DOVE
SONO?!-
La
voce di Maestro Bue Infuriato rimbombò sotto il soffitto della
prigione prima ancora che Po potesse vederlo.
-Ops...- Si
voltò verso Shen ma il pavone non era per nulla preoccupato,
anzi esibiva un vago sorrisetto.
Tutto
il resto del viso era piegato in una smorfia amara, ma il becco
mostrava la stessa soddisfazione di ogni volta che aveva combattuto
contro Bue.
"Oh,
no, così non va bene... Non va bene per niente!"
Avrebbe
voluto dirgli qualcosa a proposito di non fare arrabbiare il maestro
ma non fece in tempo.
Maestro
Bue infuriato piombò davanti a loro nell'arena dopo aver
scavalcato la balaustra.
Evidentemente
era troppo arrabbiato per aspettare la piattaforma o per fare il giro
lungo nei corridoi interni.
-Che
cos'è questa storia? Vuoi portarlo fuori dalla prigione?!-
Po non
riusciva nemmeno a guardarlo in faccia.
Sapere
di averlo fatto arrabbiare tanto, e sapere che Bue aveva tutte le
ragioni per essere arrabbiato, gli aveva tolto le parole e lui non
riusciva a spiccicare un suono.
Gli
occhi rossi di Bue erano fissi su di lui.
Po si
fece forza per riuscire a spiegare.
-Sì,
maestro, vorrei farlo uscire dalla prigione-
Il
modo in cui Bue lo guardò lo zittì di nuovo.
Bue
sembrava non solo arrabbiato, sembrava... ferito? Offeso? Sembrava
che fosse profondamente deluso da lui, e questo Po non riusciva a
sopportarlo.
-Maestro...-
tentò debolmente.
-Silenzio!
Ho sentito abbastanza! A quanto pare devo
proteggere questa città non solo da lui, ma anche dalle tue
idee malsane!- -Maestro,
per favore, ascoltatemi! Voglio dargli una possibilità!- -Una
possibilità? Per fare cosa? Maestro
Rhino gli ha dato una possibilità di salvezza quando lo ha
solo avvertito invece di ucciderlo subito. Guarda come è
finito per avergli risparmiato la vita! Quanto a te!- si voltò
verso Shen, che però sostenne il suo sguardo più freddo
ed altezzoso che mai -Non
so come fai. Non so quale potere hai su di lui per convincerlo a fare
queste cose, ma ti garantisco che non metterai mai piede nella città
che io proteggo!-
Shen
non era per nulla intimidito, anzi si rivolse al bue persino troppo
calmo, e Po aveva imparato a preoccuparsi più per la sua calma
che per i suoi scoppi d'ira.
-In
tal caso, in quanto legittimo sovrano della città dei Gong, ti
sollevo da qualsiasi incarico che credi di ricoprire-
"Oh,
no! Non bene, non bene!"
In un
lampo Maestro Bue gli si era avventato contro.
Po
dovette agire in fretta, mettendosi in mezzo per parare il colpo di
Maestro Bue e spingendo Shen dietro di sé.
-Panda!-
-Panda!-
-Oh...
allora almeno su una cosa siete d'accordo!-
-PANDAAA!!!-
-Scusate...-
-Perché
continui a difenderlo?! Come se tu non avessi visto come ha usato le
sue armi sulla popolazione innocente, sulla città... contro i
tuoi amici!-
-Maestro,
lo so...-
-No,
tu non lo sai! Non mi interessa se tu vuoi ignorare cosa ha fatto, ma
lui è e resterà sempre un assassino! Ed io non
permetterò che metta mai più a rischio la vita di
nessuno!-
-Che
c'è, hai paura di me?- lo canzonò il pavone.
-Shen,
questo non era necessario- Po non sapeva più come fare per far
ragionare quei due!
Maestro
Bue lo spinse da parte ed arrivò ancora più vicino a
Shen.
-Tu,
arrogante e presuntuoso, non azzardarti a parlarmi così!
Altrimenti
io...- -Tu
cosa, mucca?
Dovrò passare sul tuo cadavere? Lo farò con immenso
piacere!- Prima
che Po potesse fare qualcosa Shen era saltato proprio su di lui per
attaccare Maestro Bue.
Po
tentò di dividerli ancora una volta ma Maestro Bue riuscì
a spingerlo via.
Lo
fece cadere a terra, e mentre lui rimbalzava per rimetersi in piedi,
quei due erano già riusciti a colpirsi un paio di volte.
Shen
attaccava con gli artigli, ma era disarmato ed il bue era più
forte.
Po non
capì come avesse fatto Maestro Bue a colpire Shen, capì
solo che vide il pavone venire sbalzato dritto verso di lui.
Lo
afferrò al volo piuttosto che farlo schiantare contro il muro.
Solo
per un attimo vide i suoi occhi rossi sbarrati e vuoti, prima che
prendesse un respiro disperato; Il colpo di maestro bue doveva aver
centrato lo sterno oppure il plesso solare, ed aver compromesso il
respiro.
Po fu
scosso da un brivido perché era esattamente in quel modo che
Shen aveva cercato di riprendere aria dopo che aveva tentato di
impiccarsi.
Posò
Shen a terra ma continuò a sorreggerlo fino a che si fu
ripreso e fu abbastanza stabile sulle zampe. Abbastanza da
scrollarselo di dosso.
Con il
respiro corto, Shen puntò lentamente verso Bue, che era
soddisfattissimo del colpo che aveva messo a segno e non si curava di
nasconderlo.
-Tu...-
sibilò Shen con la voce roca -Hai ragione a temermi, perché
prima o poi ti ucciderò. Dovessi aspettare cento anni, e
smontare questo posto pietra su pietra, io vi ucciderò tutti-
Con
un movimento più che rapido Bue scattò di nuovo, ed il
pavone era stato sollevato dalla gola e sbattuto contro il muro. -Tu
dammi una scusa, solo una scusa, e giuro che ti spezzo il collo-
"Oh,
no!"
Shen
non era per niente spaventato, anzi sembrava che tutto ciò che
Maestro Bue faceva per intimidirlo riuscisse solo a renderlo più
sprezzante.
Appena
il tempo di riprendersi dalla botta ed attaccò con gli
artigli, e gli aprì un paio di solchi rosso sangue
sull'avambraccio.
Il
muggito di Bue fece tremare Po.
Tentò
di mettersi tra di loro per sollevare il pugno di Bue dalla gola di
Shen, ma tra il pavone che scalciava ed il bue che non aveva nessuna
intenzione di mollarlo era quasi impossibile.
A Bue
non importava di venire ferito ed a Shen non importava di finire
strangolato.
-Basta,
per favore!- esclamò Po -Così prima o poi vi
ammazzerete a vicenda!-
Era
esasperato dall'ennesimo calcio che si prendeva dal pavone e stanco
di tentare di smuovere Bue che sembrava una statua di bronzo.
Po non
aveva mai visto maestro Bue in quelle condizioni: non sentiva nulla!
Non il dolore dei tagli che Shen continuava ad infliggergli, non lui
che tirava il gomito perché non schiacciasse la trachea del
pavone, niente.
I suoi
occhi rossi erano vuoti, fissi sul punto in cui la sua zampa
affondava nel collo bianco del pavone.
La
resistenza di Shen, all'inizio furiosa, era diventata più
debole con la difficoltà a respirare.
Po
vide gli occhi rossi di Shen velarsi, i movimenti farsi deboli e
scoordinati.
"Lo
sta uccidendo... lo sta uccidendo davvero!" realizò con
orrore.
Tirò
più forte che poteva il gomito di Maestro Bue per costringerlo
a mollare la presa, ma non riuscì a smuoverlo più che
di qualche millimetro.
Gli
occhi rossi di Shen si spensero del tutto e la testa ricadde di lato
senza forze, ma Bue non lasciò la presa.
Non
era più solo una minaccia o una dimostrazione di forza... Po
sapeva che non si sarebbe fermato!
Qualcosa
atterrò con un tonfo accanto a lui.
Qualcosa
di... bagnato?
***
Era
peggio, molto peggio di quanto lui avesse pensato!
Croc
saltò dalla balaustra pensando solo a togliere il pavone dalle
zampe di Bue.
Il
panda era terrorizzato e tentava di fargli lasciare la presa, ed il
pavone era solo un corpo inerte e pallido che risaltava contro la
roccia della parete.
Aveva
gli occhi chiusi e la testa china. Lo strascico della coda si
allargava sul pavimento.
Croc
non riusciva a capire se fosse vivo o morto, mentre strattonava
inutilmente il braccio del suo amico.
Non
poteva pensare che davvero Bue avesse ucciso qualcuno! Nemmeno il
pavone! Non... non poteva essere!
-Lascialo
andare!- gridò Croc preso dal panico -In nome di tutto quello
che ci ha insegnato Maestro Rhino, lascialo andare!-
Bue
ebbe una scossa e poi rimase immobile.
Croc
fece cenno al panda di allontanarsi, e lui annuì in fretta.
Croc
non aveva mai visto il Guerriero Dragone così spaventato!
Bue si
girò verso di lui come se fosse confuso.
-Bue...
lascialo...- insistette Croc. La zampa che aveva posata su Bue rimase
lì ferma, non più per strattonarlo ma per stabilire un
contatto con lui.
Solo
in quel momento si accorse dei tagli che Bue aveva su tutto
l'avambraccio. Profondi graffi rossi che avevano lacerato persino la
pelle spessa del suo amico. Dovevano essergli stati inferti dal
pavone.
-No-
-Ti
prego! Non diventare come lui!- insistette Croc.
Finalmente
vide qualcosa di familiare nei suoi occhi.
Era
meglio la rabbia che quel vuoto freddo, privo di qualsiasi contatto
con la realtà.
Bue si
girò di nuovo verso il pavone; il principe bandito era in
condizioni pietose, privo di sensi, con la testa abbandonata da un
lato, il becco aperto e le palpebre grigie e gonfie chiuse.
Bue
fissò il punto in cui lo stava stringendo con un odio tale che
Croc fu certo che avrebbe fatto l'ultimo scatto per spezzargli la
trachea.
-AAAHHHH!!!-
Bue
scagliò a terra il corpo bianco e rimase a guardarlo con odio,
con i pugni stretti e le braccia rigide lungo i fianchi a tremare di
rabbia.
-Io
non permetterò che esca da qui! Non permetterò che
metta tutti di nuovo in pericolo!-
-Non
metterà in pericolo nessuno- Tutti e tre si girarono alla voce
di maestro Shifu, che era nell'arena seguito dal resto dei cinque
cicloni.
Il
maestro del Palazzo di Giada si fece avanti.
Guardò
il panda con le labbra strette, ma poi distolse l'attenzione da lui e
si rivolse di nuovo a loro con un inchino rispettoso.
-Se i
Maestri della città dei Gong acconsentono, io ed i miei
allievi ci offriamo di fare da guardia-
Ora,
tolti di mezzo i convenevoli, prego, lasciate che vi spieghi.
Questo
era uno dei capitoli da ricostruire da zero, il che vuol dire *rullo
di tamburi * che l'ho praticamente ristrutturato!
In
particolare ho ampliato la parte dell'incontro tra maestro Shifu e la
Divinatrice, ed ho scritto di sana pianta la parte di Bue e Croc
impegnati nei lavori in città.
E
menomale che in origine erano solo sei pagine, così sono
potuta arrivare a quindici senza toccare la scansione principale dei
capitoli.
Per
quanto riguarda il maestro e la Divinatrice, mi sembrano due genitori
che cercano di sistemare le cose dopo che i bambini hanno litigato.
La
Divinatrice entra a pieno diritto nella famiglia di Shen perché
il rapporto che si creava con le balie era molto stretto, mentre
Shifu è un maestro di kung fu, ed il rispetto che si ha verso
il proprio maestro è uguale a quello che si ha per il padre
naturale.
Tra
l'altro c'è un mini indizio di una cosuccia che mi è
venuta in mente dopo, quindi questa riscrittura in fondo non mi è
dispiaciuta, se non fosse stato per il tempo che mi ha preso.
Quanto
a Maestro Bue, ricordiamo due cose: 1-è una persona alle prese
con un lutto; 2-ha ragione. Ha ragione ad odiare Shen ed ha ragione a
non volerlo lasciare andare in giro. Di nuovo, sono la prima ad amare
Shen, ma ha fatto cose imperdonabili, e che maestro Bue lo voglia
strozzare mi sembra il minimo.
D'altra
parte, se Shen non avesse fatto cose terribili non ci sarebbe bisogno
di un arco di redenzione, no? E sarebbe stato tutto troppo semplice.
Importante!!! Prima
di qualsiasi altra cosa, vorrei ringraziare la fantastica
Aladidragoocchiodiluce per il meme che ha realizato! Mi
ha fatto morire dal ridere, quindi, davvero, grazie infinite!
Riassume alla
perfezione tutto il senso della storia.
Potete
ammirarlo anche voi, se riesco a caricare l'immagine, altrimenti vi
lascio il link https://ibb.co/GQnFzFj
Grazie ancora, vi
lascio al capitolo.
Ciò
che sorge
***
Dalla
luce
***
Cuore
mio
Fonte
chiara e pulita
Dove
anche io
Posso
bere alla vita
(Spunta
la una dal monte – Pierangelo Bertoli e i Tazenda)
Bruciava.
Ogni
taglio bruciava come acciaio battuto nella forgia ogni volta che Croc
passava a pulirlo o disinfettarlo, ma Bue non si azzardava a
lamentarsi.
Il suo
amico lavorava in silenzio, concentrato sulle ferite.
Per
fortuna nessuno dei tagli era tanto profondo da richiedere dei punti,
ed aveva potuto occuparsene Croc invece di chiamare un medico.
I
tagli vennero coperti poco a poco dal bianco delle bende.
-Ecco
fatto- gli disse Croc non appena ebbe stretto l'ultimo giro -Adesso
cerca di non sforzare questo braccio per un paio di giorni-
-Suppongo
che dovrei ringraziarti-
-Figurati.
Lo so che tu hai la pelle delicata, non come la mia-
-Non
solo per questo. Dovrei esserti grato per avermi impedito di
ammazzare il pavone, non è vero?-
Croc
tornò immediatamente serio.
-Lo so
che non lo consideri un favore, ma fidati: lo è. E già
che ne stiamo parlando, non andare più alla prigione da solo.
Se accadrà di nuovo aspettami, d'accordo?-
Bue
annuì, ma i suoi pensieri erano già lontani.
Sapeva
che avrebbe dovuto provare quantomeno un po' di rammarico per quanto
avrebbe fatto, ma non ci riusciva in nessun modo.
Il
pavone era solo un pericolo, se lo sentiva, e quando aveva minacciato
di ucciderli tutti Bue sapeva che non erano solo parole al vento: li
odiava, li voleva tutti morti e non aveva alcuna intenzione nemmeno
di provare a cambiare. Perché mai avrebbero dovuto dargli
l'occasione di mettere in atto i suoi piani? Perché mai non
avrebbero dovuto difendersi?
Il
pensiero che in quel preciso momento quel demonio fosse in giro per
la città, in mezzo a persone innocenti, era un insulto a tutti
quelli che avevano subito dei danni a causa sua!
-Bue?
Ti dispiace tornare qui con la testa?-
Lui
sbuffò forte al richiamo di Croc.
-Spero
che provi a scappare, e che questa volta Maestro Shifu fermi il suo
cuore una volta per tutte-
***
Bruciava.
Ancora
una volta il respiro in gola bruciava come inalare i vapori
incandescenti della fucina.
Shen
provò a socchiudere gli occhi ma una lama di luce lo ferì
ed immediatamente li richiuse.
C'era
troppa luce! Come poteva esserci tutta quella luce?
L'ultima
cosa che ricordava era il bue che gli stritolava la gola, prima che
piombasse un velo nero su tutto, e allora, se dopo lo strangolamento
ed il buio c'era la luce...
"Sono
morto"
-Aaahh!!!-
Oh,
no! No, no, no! Non poteva davvero...
Si
accorse che si stava agitando solo quando qualcosa intervenne a
bloccargli le ali e tenerlo fermo.
Shen
lottò anche contro quella cosa, ma sentiva il suo corpo
pesante come se fosse fatto di piombo ed ogni movimento era
difficile.
Avrebbe
voluto sapere cos'era, ma aveva troppa paura che riaprendo gli occhi
avrebbe di nuovo visto quella luce abbagliante, e lui non voleva
vedere la luce che c'era nel mondo degli spiriti!
Se
l'avesse vista non sarebbe più potuto tornare indietro!
-Shen!
Oh, insomma, smettila! Sono io! ... lo so che non ti sto simpatico,
ma fidati di me per una volta-
"Cosa?
Ma davvero è...?"
La
voce del panda era inconfondibile. E dunque, o anche il panda era nel
mondo degli spiriti, oppure lui non era morto.
Smise
di lottare anche perché il suo corpo non ce la faceva più.
-Ecco,
così va meglio. Mi hai fatto preoccupare, sai? Come stai?-
Shen
ignorò la domanda.
No,
non era morto. Aveva sensazioni troppo fisiche per essere morto!
Sentiva
quando lo toccavano, sentiva il suo corpo disteso su qualcosa, e
soprattutto era in grado di comprendere il blaterare del panda.
Respirò
un paio di volte lentamente per riprendere il controllo, e poi
riprovò ad aprire le palpebre di uno spiraglio.
C'era
ancora troppa luce.
Una
luce vera, pura, come lui aveva dimenticato che esistesse.
Sbattè
le palpebre per mettere meglio a fuoco l'ambiente, e capì che
tutta quella luce proveniva da una finestra.
Il
panda stava ancora cianciando, ma lui non lo ascoltava più.
Era la
prima volta da quanto tempo che vedeva il mondo esterno? Giorni?
Settimane? Il tempo scorreva in modo diverso per lui, sottoterra.
Quella
non era la finestra di una cella: era una finestra vera, ampia, in
una stanza luminosa e senza sbarre, che si apriva su una strada da
cui provenivano rumori.
In
quel rettangolo che dava sulla luce e sulla vita c'era tutta la
libertà che a lui era mancata.
Il
cielo era di un azzurro così intenso da dargli l'impressione
di potercisi dissolvere.
Sarebbe
stato un sollievo, dopotutto. Annullare qualsiasi pensiero, spegnere
il brusio costante che lo martellava giorno e notte, e diventare
parte di quella luce abbagliante.
Shen
sospirò e piegò la testa.
C'era
un dolore diverso stavolta, che veniva da qualche parte dentro di lui
e gli faceva bruciare gli occhi.
-Come...
come ci sei riuscito?- chiese al panda.
-Shen,
lo so che non è facile trovare la pace interiore, ma se
cominci a lavorarci, le cose prima o poi funzioneranno. Devi arrivare
a capire che il passato è passato e basta, che non deve...-
-Non
quello! Come hai convinto il bue a farmi uscire?-
-Oh,
quello. Non sono stato io-
"Come
no? Chi altri è stato così stupido?"
-Non
tu? Chi, allora?-
-Io-
Shen
riaprì gli occhi di scatto e notò la presenza
dell'altro esserino nella stanza.
Era
esattamente come lo ricordava dal loro scontro: anziano, appoggiato
ad un bastone, con le folte sopracciglia bianche che non riuscivano a
nascondere l'azzurro intenso degli occhi.
-Tu-
soffiò velenoso.
L'altro
panda lo ignorò e tornò a rivolgersi al panda formato
gigante.
-A
questo proposito, vorrei parlare con Lord Shen-
-Sì,
Maestro-
-Da
solo, Guerriero Dragone- puntualizzò il panda minore.
-Cosa?!
Ma perché? Insomma...-
-Panda!
Abbiamo detto qualcosa circa l'obbedienza oppure no?-
-Uff!
Sì, sì, ho capito-
-Bene.
Allora puoi aspettare fuori- e gli indicò la porta con il
bastone.
Nel
frattempo Shen approfittò della situazione per sollevarsi e
mettersi a sedere sulla branda.
Con
un'altro sbuffo il panda obbedì, e lui rimase solo con quello
che già una volta lo aveva umiliato.
Rimasero
a scrutarsi in silenzio, entrambi seri.
L'espressione
del maestro era indecifrabile. Forse lo stava valutando, o forse lo
disprezzava ma non voleva darlo troppo a vedere. Aveva detto di
essere stato lui a convincere il bue a farlo uscire, e Shen non
capiva perché, né tantomeno saperlo gli faceva
considerare in modo diverso l'umiliazione per la sconfitta che gli
aveva inferto.
Alla
fine il maestro scosse leggermente la testa.
-Chi
dice di te che non sei una persona facile con cui avere a che fare ha
ragione-
-Allora
perché aiutarmi ad uscire?-
-Per
darti un'occasione. Ho detto "non facile", non
"irrecuperabile"-
Shen
preferì chiudersi nel suo silenzio.
C'era
così tanto di irritante, nella condiscendenza che quel
nanerottolo gli stava mostrando, che non sapeva nemmeno come
esprimere esattamente tutto il suo disprezzo.
-Adesso
ascoltami- riprese lui -Questo posto ha due porte. Una porta dà
verso l'interno della prigione, l'altra dà verso l'esterno. Se
vuoi uscire in città ci sono due condizioni che devi
accettare: la prima è che c'è solo un'ora di tempo, la
seconda è che io, i cinque cicloni ed il Guerriero Dragone, ti
faremo da scorta. Puoi pensarci, se vuoi-
-E se
io rifiutassi le condizioni?-
-Potresti
prendere solo la porta che scende alla prigione. È una tua
scelta, nessuno ti impone nulla-
-Però
mi imponete la vostra presenza-
-Saremmo
oltremodo sciocchi a non farlo-
Shen
rimase in silenzio.
Non
gli piaceva quel tappo. Aveva un modo di portare tutto allo scoperto
che lo infastidiva.
Gli
ricordava il modo di fare della capra, ma lui era ancora più
diretto.
-Cinque...
anzi, sette mestro di kung fu solo per controllare me. Mi temete così
tanto dunque?-
-Non
abbiamo intenzione di sottovalutarti-
-Pensate
di riuscire a contenermi?-
-Con
un ragionevole margine di sicurezza-
-Illusi!
Usciamo! Vi dimostrerò che nessuno può controllarmi.
Hai la mia parola che non...-
Accadde
in un lampo: il nanerottolo era proprio di fronte a lui, in piedi
sulla stessa branda.
-Mettiamo
subito le cose in chiaro, Lord Shen. Se mi sono offerto di
fare da scorta a te per farti uscire di prigione, l'ho fatto solo
perché ho fiducia nel giudizio del Guerriero Dragone. Non so
cosa ci veda lui in te. Fosse dipeso solo da me, tu saresti rimasto
confinato nei sotterranei. Ho deciso di fidarmi di lui, ma non mi
fiderò mai di te, e ti assicuro nella maniera più
assoluta che non ti permetterò di fare del male a Po né
a nessun altro dei miei allievi-
Nonostante
la determinazione negli occhi azzurri, Shen sapeva di aver vinto lui.
Si
scostò appena per non essere a contatto troppo stretto.
-Dunque
temi che io possa far loro del male. Ne hai tutte le ragioni. E come
pensi di impedirmelo?-
Stavolta
fu il nanerottolo ad essere perfettamente calmo e compiaciuto.
Shen
non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi il perché che si sentì
piantare due dita nella gola, poco sotto il becco, ma non aveva
nemmeno visto il movimento.
-...-
Il suo
cervello non riusciva a processare tutte quelle informazioni in una
volta.
L'assenza
di dolore era stonata, l'espressione soddisfatta sul muso del piccolo
mammifero era stonata, e soprattutto era stonato che lui aprisse il
becco ma non ne uscisse alcun suono.
-...
... ... -
-Sì,
ti ho bloccato le corde vocali-
"No,
non è possibile! Non si possono fare davvero queste cose!"
Provò
ancora e ancora, ma ciò che avrebbe dovuto produrre la voce
nella sua gola era come morto.
Il
panico gli si scaricò come un'ondata gelida nelle vene, e dopo
quello la rabbia, la frustrazione, una palla di fuoco che non poteva
in nessun modo tenersi dentro!
Tirò
un calcio ma colpì solo il vuoto.
Tempo
di girarsi e di chiedersi dove fosse finito il nanerottolo che sentì
di nuovo la stessa pressione sotto il becco.
-Basta!!!-
gridò.
"Ah.
Adesso posso...?"
Il
fatto che la sua voce fosse tornata lo confondeva quanto il fatto di
averla persa poco prima.
-Per
l'ultima volta, vuoi uscire oppure no?- si sentì chiedere.
Riusciva
solo a provare un concentrato di odio verso l'ennesimo "grande
saggio" che cercava di impartirgli lezioni non richieste.
Era
meglio mettere le cose bene in chiaro, e subito, prima che la bile lo
corrodesse da dentro.
-Se
uscirò niente mi impedirà di fuggire. Non è un
favore che mi state facendo e non ve ne sono grato-
Il
piccolo panda era sorprendentemente calmo.
-Molto
bene, correremo il rischio. Dopo di te- e gli indicò la porta
con il bastone.
Shen
era contrariato. Aveva sperato che lui uscisse prima, ma il tappo
restava ben piantato dov'era, cioè tra lui e la finestra; Shen
era certo che lo facesse per bloccargli quella via di fuga.
"La
vedremo, nanerottolo" pensò mentre scendeva dalla branda.
Già
la luce della finestra gli era sembrata intollerabile nella stanza in
cui non era esposto direttamente, ma non appena aprì la porta
fu come essere investito da un'ondata di fuoco liquido.
Si
riparò gli occhi con le ali, ma ormai era nel rettangolo
disegnato sul pavimento dalla luce del sole e rimase lì
immobile, accecato e confuso.
Aveva
dimenticato! Oh, aveva dimenticato che il sole era caldo sulla sua
pelle, aveva dimenticato come il suo piumaggio scintillasse di bianco
puro sotto la luce... ed aveva dimenticato il vento e l'aria pulita
che allo stesso tempo gli riempiva i polmoni e gli toglieva il fiato.
Aveva
dimenticato come fosse respirare un'atmosfera che non fosse
stagnante, satura di umidità e del sentore di fumo delle
torce.
Aveva
dimenticato i suoni che venivano da lontano e che potevano viaggiare
senza essere costretti dalle pareti di pietra.
Ed
aveva dimenticato le strade, come fosse vedere cose tanto lontane e
sapere di poterle raggiungere.
Il
cielo era davvero così azzurro e così in alto da fargli
venire le vertigini se guardava in sù!
Avrebbe
voluto muoversi, ma prima doveva rimettere al posto giusto tutte
quelle sensazioni, e doveva riuscire a tenere gli occhi aperti nella
luce che gli sembrava intollerabile.
Non
sapeva verso quale parte della città fosse rivolto.
Quella
seconda uscita della prigione doveva essere stata aggiunta
successivamente, perché per quanto ricordava lui l'unico punto
di ingresso e di uscita era il corridoio centrale.
Senza
volerlo il tappetto gli aveva dato un'informazione preziosa sul fatto
che ci fosse un'altra uscita da poter sfruttare.
Tanto
non gli sarebbe servita, perché quel giorno lui sarebbe
scappato e non sarebbe tornato mai più laggiù!
Finalmente
i suoi occhi si abituarono alla luce del sole e lui potè
guardarsi attorno.
Davanti
a lui c'era una via di terra battuta, fiancheggiata da mura alte fino
alla fine della strada.
Erano
le mura di edifici abitati, come si capiva dalle finestre, ma erano
realizzati senza alcuna rifinitura. Forse gli alloggi delle guardie.
In
lontananza, all'incrocio della strada, il paesaggio diventava più
interessante. Almeno c'erano persone che si muovevano e rumori di
vita normale!
Ma tra
lui e la strada trafficata c'erano il panda ed i suoi amici.
Lui li
guardò uno ad uno a testa alta, e loro ricambiarono il suo
sguardo con pari determinazione.
Solo
il panda lo guardava entusiasta, come se si aspettasse qualcosa da
lui.
-Allievi-
Loro
scattarono in piedi in una posizione rigida alla voce del maestro.
-Molto
bene, possiamo andare. E ricordate cosa vi ho detto... soprattutto
tu, panda-
Solo
in quel momento Shen capì che le loro posizioni non erano
casuali: la gru e la vipera davanti, la scimmia e la tigre poco più
indietro di loro, l'insetto da qualche parte, ed i due panda dietro
di lui.
Erano
in formazione per accerchiarlo.
La sua
prima reazione fu una rabbia devastante, di attaccarli subito perché
nessuno poteva permettersi di umiliarlo in quel modo!
Dovette
fare uno sforzo enorme per trattenersi, e ci riuscì solo
ripetendosi costantemente che era più importante prima vedere
cosa ne avevano fatto della sua città, e poi avrebbe potuto
ucciderli.
-Se
credete che questo possa in qualche modo fermarmi, vi sbagliate-
Nessuno
gli rispose.
Lui
piegò le ali dentro le maniche e si incamminò con loro
che seguivano ogni suo passo come se fosse la cosa più normale
del mondo.
Alle
sue spalle colse un movimento e capì che il panda piccolo
aveva appena tirato un colpo con il suo bastone alla caviglia a
quello grande.
La
cosa per un attimo riuscì addirittura a divertirlo.
***
-Maestro,
dove andiamo?- chiese Po a voce bassissima.
Non
aveva dimenticato il pesante discorso di Shifu sul parlare con Shen
il meno possibile per non farsi notare.
-Dove
andrà lui-
-Allora
gli chiedo dove... ahi!- il colpetto che Shifu gli aveva assestato
sulla caviglia con il bastone era bastato.
Po
abbassò la testa e riprese il suo posto nella formazione in
silenzio.
Non
era esattamente quello che aveva immaginato lui per quella uscita.
Non che in realtà si fosse immaginato qualcosa, perché
Shen era troppo imprevedibile, ma in quel momento loro con i volti
tesi e tutti silenziosi sembravano la processione di un funerale!
Ma Po
sapeva di non avere scelta: capiva che era già un grosso
favore che i suoi amici gli stavano facendo a fare da scorta al
pavone, non poteva pretendere pure che ne fossero contenti.
***
La
città dei Gong era bella. Nelle
vie che Shen stava percorrendo con il gruppo c'erano persone, cose,
rumori. Le
botteghe che si aprivano sulla strada avevano attaccate agli stipiti
lanterne rosse con ideogrammi di buona fortuna e ricchezza. Le
merci erano esposte quando era possibile acquistarle immediatamente,
ed alcuni artigiani approfittavano della bella giornata e lavoravano
davanti alla porta della bottega invece che al chiuso. C'erano
calzolai, sarti, artigiani che lavoravano l'argento a sbalzo, altri
che lavoravano stoffe rinforzate con le resine.
Le
persone erano indaffarate e quasi non li guardavano, si limitavano a
scansarli velocemente ed a proseguire.
Shen
coglieva occhiate particolari rivolte a lui, ma non duravano mai
molto. E
poi chi vendeva cibo, le case da thé, le fumerie di oppio. I
colori erano così intensi da fare male ai suoi occhi non più
abituati, gli odori portati dal vento cambiavano di continuo e lo
trascinavano in un vortice di confusione. Il
suono di campane a vento, chiaro e cristallino, viaggiava nell'aria
come un'aura, ma senza che si vedesse da dove proveniva. Dovevano
essere appese alla porta di qualche negozio Il
loro suono somigliava al chiacchiericcio di bambini. Il
sottile cling cling delle barre di bambù o di metallo
accarezzate dal vento gli era familiare, e per un attimo a Shen
sembrò di ricordare qualcosa; solo un attimo, ed era già
passato prima che lui potesse afferrarlo. Un'ombra
su di sé lo fece trasalire. Piegò
il collo indietro
per capire da cosa dovesse difendersi ma non trovò nulla di
minaccioso. L'ombra
che l'aveva toccato era quella di un aquilone. Lui
sapeva bene come volavano gli aquiloni, perché era lo stesso
modo in cui volava lui. Era
stato suo padre a parlargli di correnti d'aria, di planate e di
portanza. Per
un attimo gli sembrò di averlo accanto a sé, che gli
spiegava qualcosa con la sua voce bassa, calma e pacata. Non
aveva importanza cosa dicesse, era solo la sua voce
che... "No!" Scosse
la testa per liberarsi di quella sensazione, perché non voleva
in nessun modo ripensare a loro.
I suoi
accompagnatori erano silenziosi. Shen percepiva la loro tensione, ma
apprezzava tantissimo il silenzio che mantenevano.
Sapeva
che lo facevano solo perché lo detestavano, ma dato che il
sentimento era reciproco Shen prendeva quello che tornava a suo
vantaggio ed ignorava tutto il resto.
Tuttosommato
gli sembrava che la città fosse in buono stato. Lui avrebbe di
certo potuto migliorarla, ma almeno negli anni in cui era stato
assente i suoi indegni sostituti non avevano fatto dei danni.
Shen
aveva cominciato ad orientarsi man mano che attraversavano i ponti
sui canali minori.
Dal
grande fiume che scorreva alle spalle della città erano stati
scavati dei canali su cui potevano spostarsi piccole zattere; era il
modo più veloce per muovere merci e persone, anche se in
piccole quantità.
Tutti
i canali arrivavano al mare, e se dal fiume scendevano i carichi di
legna, di riso, di carbone, di verdure dalle colline circostanti, dal
mare risalivano carichi di sabbia per le costruzioni, di sale, di
alghe e di pesce, e di merci che arrivavano al porto grande e poi
venivano smistate attravrso le imbarcazioni più piccole verso
l'interno della città.
Era un
sistema ingegnoso, che Shen aveva sempre ammirato.
Man
mano che si avvicinavano al centro della città le strade si
facevano più larghe, le botteghe erano più grandi e
l'attività più frenetica. Il
vociare che li circondava era fastidioso per Shen, ma vedere la sua
città viva, colma di luce, di colori, di movimento, lo aiutava
a tollerarlo. Qua
e là ogni tanto gli arrivava di nuovo il rumore delle campane
a vento, a smuovere di nuovo quel qualcosa
di indefinito in fondo alla sua memoria. Shen
non era sicuro di voler sapere cosa fosse. Davanti
ad una bottega un carretto che stava scaricando le merci attirò
la sua attenzione; Shen conosceva troppo bene i cilindri avvolti in
carta di riso. Qualcosa
gli strinse lo stomaco. Era
seta! In trasparenza, attraverso la carta, poteva distinguere
vagamente la tonalità dei colori. C'erano rotoli di varie
sfumature di rosso, rotoli verde scuro o blu scuro, ed uno era
sicuramente giallo. Si
era fermato in strada ad osservarli ed il resto del gruppo si era
fermato allo stesso modo, ma Shen non badava a loro. Vedere
i rotoli di seta lo aveva obbligato a ricordare quanto lui fosse
caduto in basso. Abbassò
lo sguardo sulla veste di lino che era costretto ad indossare, beige
con il bordo marrone che si adattava malissimo ai suoi colori. La
rabbia che era riuscito a mettere da parte tornava a ribollire dentro
di lui, e lo faceva di nuovo tremare. Non
riusciva a fare a meno di pensare che, se quello schifoso panda non
si fosse messo di mezzo, lui avrebbe potuto uscire libero nella sua
città!
Avrebbe
potuto riprendersi il suo legittimo posto di sovrano, ed avrebbe
potuto dare gli ordini giusti per rendere la città dei Gong
una vera potenza. E
quella seta, così bella, avrebbe potuto essere sua per diritto
ad avere la prima scelta! La
rabbia lo scuoteva da dentro, facendolo tremare con il cuore che gli
martellava pesantemente nel petto. Non
poteva sopportarlo! -TU!-
gridò contro il panda. -Io
cos...?- Non
gliene importava più niente di vedere altro della città,
e nemmeno sarebbe riuscito a mettere da parte l'odio per il panda
abbastanza a lungo da fuggire ed affrontarlo in un secondo
momento. Per
quello che gli aveva fatto, Shen lo voleva morto, e subito! Si
scagliò contro di lui per fargli più male possibile
prima di ucciderlo. La
botta sul fianco destro lo colse completamente impreparato e lo mandò
a sbattere a terra qualche metro più in là, e prima che
avesse il tempo di capire cosa era successo qualcosa lo aveva
inchiodato a terra. Qualcosa
di molto più pesante di lui, con zanne affilate e zampe con
artigli sfoderati premuti proprio sopra la sua spalla
destra. -Togliti
di dosso!- -Non
osare mai più attaccare Po- Lui
non le rispose. Voleva
colpirla con il becco, ma lei fu più svelta e con la stessa
zampa gli bloccò il collo con gli artigli e l'ala sotto il
gomito. -Ma
bene...- Le
strappó la casacca sull'addome prima che lei potesse
rendersene conto. I
mammiferi dimenticavano sempre
che lui avesse le ginocchia piegate al contrario rispetto a
loro. -Maledetto!- Il
suo vantaggio era durato poco, perché la tigre aveva parato i
calci successivi con un ginocchio e lo aveva buttato di lato per
bloccargli le zampe. Tutte
le ossa di Shen protestavano, soprattutto l'articolazione della
spalla, ma mai le avrebbe dato la soddisfazione di farglielo
capire. Continuò
a lottare per togliersela di dosso ma lei non cedette di un
millimetro. La
zampa con gli artigli ancora sfoderati gli stava stirando la spalla
destra in un modo innaturale, considerato
che tutto il resto del suo corpo era ruotato verso sinistra. Lei
aveva abbastanza forza ed era abbastanza arrabbiata per staccargli
l'ala, ma questo invece di intimidirlo lo faceva solo arrabbiare di
più. In
qualsiasi circostanza, minacciarlo serviva solo a farlo
infuriare. Diede
uno strattone con tutta la schiena ed il rumore di qualcosa di
lacerato si alzò come un grido. Shen
si aspettava il dolore, ma il dolore non arrivó. "Era
solo la stoffa". Adesso
gli artigli premevano contro la fragile barriera delle
piume. -Avanti,
fallo!- la sfidò. Lei
rispose con un basso ringhio di avvertimento. Gli
artigli scattarono un po' più a fondo e Shen seppe di aver
vinto. Non
importava che non lo stesse facendo davvero, a lui bastava sapere che
voleva staccargli l'ala, così come il bue voleva strangolarlo
e come il panda minore aveva provato soddisfazione a togliergli la
voce. Era
una sensazione deliziosa avere la prova che chi lo accusava di essere
un mostro in fondo aveva dentro di sé la stessa voglia di fare
del male. -Fallo...
nessuno potrebbe rimproverarti. Io lo farei a te, e farei anche di
peggio, a te e a chiunque tu ami, per farti soffrire- La
minaccia negli occhi arancio dorati si fece più tangibile, la
pressione sulla spalla abbastanza forte da dargli una scarica di
dolore. La
tigre saltò in alto ed atterrò poco lontano da
lui. -Sei
disgustoso- Shen
si sentí come se lei gli avesse sputato addosso. Saltó
in piedi e si tiró su il bordo della veste che gli era
scivolato giù sull'ala. Il dolore al di sotto pulsava ancora
come una cosa viva. -E
tu credi di essere migliore di me? So che volevi farlo!- Lei
scosse la testa e non gli rispose più. Il
disprezzo che emanava era tale da non fargli pensare nemmeno per
sbaglio che lei stesse evitando di affrontare la realtà. Lo
disprezzava e non aveva voluto toccarlo nemmeno per sfogare la sua
rabbia. Stava
riuscendo a farlo sentire sporco. Un
colpo alla schiena lo distrasse dalla tigre. Credeva
di essere stato attaccato da qualcun altro di loro, ma quando si
voltò vide che attorno a loro si era radunata una piccola
folla.
Su un
carretto pieno di cocci e detriti, una piccola coniglia con il pelo
grigio e gli occhi viola lo guardava arrabbiata. Tra le stanghe del
mezzo, il maiale che lo tirava era altrettanto accigliato.
-Ti ho
visto sulla nave!- gridò la coniglia verso di lui -Sei tu che
hai distrutto l'entrata del porto!-
Il
resto degli animali lo guardò improvvisamente in modo diverso.
Un
mormorio corse tra loro: se fino a quel momento loro potevano essere
stati solo dei tipi strambi che creavano confusione in mezzo alla
strada, adesso le cose erano cambiate.
Quantomeno
per quel che riguardava lui.
Tutti
lo guardavano chi con stupore, chi con paura, chi con aperta
ostilità.
E Shen
cominciava a sentire di nuovo la rabbia che lo scuoteva.
Che ne
sapevano loro, che erano bloccati in vite banali legate alle loro
botteghe ed al vivere alla giornata, di cosa significasse prendere
decisioni più grandi?
-Per
colpa tua io ho perso il mio negozio, e adesso chissà quanto
ci vorrà a ricostruire! E nel frattempo per guadagnarmi da
vivere devo fare questo lavoro schifoso! Ti odio!-
Lei
prese un altro pezzo di roccia dalla catasta su cui stava, e Shen
decise che non appena lo avesse lanciato glielo avrebbe rispedito
indietro in modo da farle molto male.
Si
preparò a pararlo, i suoi occhi rossi fissi in quelli viola
adirati della piccola creatura.
Lei
scagliò il sasso con forza, una forza insospettabile per una
così piccola e mingherlina, ma prima che lo colpisse un'ombra
lo intercettò a mezz'aria per conto suo.
La
tigre ricadde a terra con il ciottolo stretto in una zampa, e rimase
in piedi davanti a lui.
-Abitanti
della città dei Gong, ascoltatemi!-
Aveva
già la loro completa attenzione, perché chiunque
difendesse il pavone che aveva causato tutti quei danni era lui
stesso oggetto di sguardi sospettosi.
-Cittadini,
Lord Shen è in città perché deve rendersi conto
dei danni che ha causato, e dovrà contribuire a rimediare-
"Che
cosa?!"
-Se è
vero vogliamo sentirlo da lui- gridò il maiale che tirava il
carretto.
La
tigre si girò verso di lui e gli fece un cenno con la testa.
Shen
ormai si sentiva ribollire di rabbia.
-Se
avessi potuto fare a modo mio non ci sarebbe stato nessun danno per
la città!- gridò.
Non
aveva nessuna intenzione di stare al gioco della tigre e di recitare
la parte di quello che si era pentito!
-Ma lo
hai fatto! Sei stato tu che hai fatto scoppiare tutto!-
-Ho
dovuto!-
-Ed
hai fatto tutti questi danni a noi! Sei un mostro!-
Non
solo la coniglia, anche altri avevano preso dei ciottoli dal
carretto.
Lui si
mise in posizione di guardia.
-Bene,
provateci! Ve ne pentirete!-
Si era
preparato ad una gragnola di colpi, ed invece ancora una volta non
arrivò nulla: un vento strano alle sue spalle aveva creato un
invisibile muro d'aria e tutti i sassi erano stati fermati a metà
della loro traiettoria.
Sopra
di lui Shen sentì un'ombra ed un "kakà", e
poco dopo la gru era atterrata di nuovo al suo posto.
Si
nascondeva dietro il cappello, come se si vergognasse di quello che
aveva fatto.
Ci fu
solo un secondo di silenzio, poi le proteste si scatenarono tutte in
una volta.
Voci
che si lamentavano perché i maestri lo stavano aiutando, voci
che lo accusavano, voci che scagliavano maledizioni contro di lui.
Shen
ne era così oltragiato che non riusciva nemmeno a ribattere!
Si
sentiva soffocare dalla rabbia perché loro gli avrebbero
dovuto mostrare rispetto ed obbedienza.
Chi
aveva insegnato ad operai e contadini a mettere in discussione le
autorità? Il governo dei suoi genitori era stato davvero
troppo permissivo? Oppure il cosiddetto consiglio aveva permesso che
la popolazione prendesse cattive abitudini?
Aveva
appena aperto il becco per minacciarli di un'esecuzione di massa
quando fu costretto a ricordarsi che non aveva più la sua
armata di lupi a coprirgli le spalle.
E
dovette ricordare anche il suo incubo, e che neanche i lupi gli
avrebbero più obbedito non appena avessero saputo tutti cosa
aveva fatto a Zanna, ed anzi...
-BASTA!
BASTA! BASTAAA!!!!-
Si
trovò a gridare per la frustrazione.
Nonostante
il sole che splendeva, Shen si sentiva in mezzo ad una tempesta.
L'oscurità
della prigione era strisciata dentro di lui, si era avviluppata
attorno a quel che restava del suo cuore, e non sarebbe mai, mai
andata via.
Odiava
tutto di quello che la sua vita era diventata, ed avrebbe solo voluto
uccidere chi lo aveva ostacolato la prima volta e gli aveva impedito
di mantenere il giusto controllo sulla sua città.
Si
voltò di scatto verso i due panda.
-Tutto
questo è colpa vostra-
Non
gli interessava più vedere la città, fuggire o vedere
il corridoio della prigione che portava all'esterno, voleva solo che
morissero! Tutti loro!
***
Tigre
uscì in giardino e richiuse delicatamente la porta in carta di
riso senza fare rumore.
Era
stata una giornata assurda, che si era conclusa nell'unico modo
possibile: con il pavone che tentava di uccidere Po e con Maestro
Shifu che lo aveva ridotto all'incoscienza prima che potesse davvero
fare del male a qualcuno.
E poi
con l'andare via prima possibile perché avevano dato
abbastanza spettacolo in pubblica piazza per una sola giornata.
Tigre
era dispiaciuta a ricordare l'espressione delusa di Po metre
tornavano alla prigione, ma davvero, che altro si era aspettato? Era
ormai notte, ed il giardino era illuminato solo dalle lanterne
rosse. Era
un bel paesaggio, in cui il blu scuro delle foglie sotto la luce
della luna era intervallato dalla luce rossa e
calda. -Benvenuta- -Maestro.
Volevate parlarmi di qualcosa-
Maestro
Shifu era seduto su una panchina di pietra, e lei non avrebbe osato
interrompere la sua meditazione se lui non gli avesse rivolto la
parola per primo.
La
accolse con un sorriso gentile, molto diverso dall'espressione che
Tigre gli aveva visto per tanti anni. Era un bel cambiamento. -Sì.
Riguarda quello che è successo oggi. Volevo dirti che sono
molto fiero di te. Oggi hai gestito la situazione molto bene. Hai
impedito che facessero del male al pavone, ma allo stesso tempo hai
fatto in modo che non pensassero che eravamo dalla sua parte e non
perdessero fiducia in noi-
-Ho
fatto del mio meglio. Non posso biasimare le persone che lo odiano,
ma non potevo lasciare che lo ferissero-
-Capisco
cosa intendi. Ho visto come ha cercato di provocarti, ma tu hai
riconosciuto il suo veleno e non hai permesso che ti toccasse. Sei
forte e saggia come i più grandi maestri- -Vi
ringrazio maestro- -E
sei una figlia di cui andare fieri, Hua- Tigre
rimase scioccata. Shifu
non aveva mai usato il suo vero nome! Sempre e solo il suo nome kung
fu! Era bello che invece usasse il suo vero
nome! -Io...
io... grazie!- Si
inchinó profondamente. Sentì
il tocco leggero di Shifu sul braccio -Mi
sembrava importante che tu lo sapessi. Vai
a riposare ora. È stata una giornata intensa-
Lei
riuscì solo ad annuire. Si
sentiva strana. Era...
era stato davvero come avere un padre!
***
Bruciava.
Stringere
da solo le bende sulle ferite non ancora rimarginate, tutte le
umiliazioni che gli erano state inflitte quel giorno in meno di
un'ora, il rigetto per essere stato rinchiuso di nuovo dopo che
aveva potuto vedere il cielo e sentire il calore del sole.
Tutto
dentro di lui bruciava di un dolore così intenso che Shen si
stupiva di essere ancora vivo.
La
presenza alle sue spalle, atraverso le sbarre, era rimasta in
silenzio da quando era arrivata, e lui non aveva nessuna intenzione
di darle importanza.
Sperava
che, continuando ad ignorarla, se ne andasse.
-Avrei
potuto aiutarti io con le bende-
-Avrei
preferito morire-
-Pensi
di saperne abbastanza sulla morte da richiamarla su di te o sugli
altri?-
Lui
si voltò di scatto per fronteggiarla ma non le rispose. La
giornata era stata orribile, aveva una pessima sensazione addosso e
l'ultima cosa che desiderava era parlare con lei.
-Vattene-
-So
che sei stato in città oggi-
-Non
voglio aprire questo argomento!-
Si
accorse troppo tardi che era sembrato spaventato invece che adirato.
La
capra lo guardò con malinconia mista a dolcezza, qualcosa che
Shen rifiutava dal più profondo del suo essere.
-Le
persone non odiano te, Shen. Odiano quello che hai fatto. Del resto,
tu non odi chi ha distrutto le tue armi?-
Lui
lasciò andare un sospiro stanco.
-Che
cosa sei venuta a fare qui?- -Non
te ne sei accorto, non è vero? O non hai
voluto?- -Cosa?- -Oggi
è il giorno in cui sei nato-
Lui
scrollò le spalle. -Non
fa alcuna differenza per me- -Ma
per l'universo sì. Non è una curiosa coincidenza che tu
sia uscito dalla prigione proprio oggi, lo stesso
giorno in cui trentanove anni fa sei uscito dall'uovo?- -Smettila!-
Non
le avrebbe permesso di aggiungere quello all'interminabile lista dei
suoi tormenti! -Di
cosa hai paura, Shen?- -Io non
ho paura-
-E
allora perché continui a fuggire?-
-Fuggire?
Ahahah! Questa è bella! Non sono andato molto lontano, non
trovi?-
-Sì
invece. Tu fuggi dalle tue responsabilità, dai ricordi, dal
tuo dolore, dall'affrontare la realtà. Tu stai fuggendo da
tutto quello che dentro di te sai ma non vuoi ammetere-
Lui
scosse la testa.
-Ti
ho già detto che non voglio parlare. Non ho bisogno i tuoi
consigli o il tuo conforto, e se tu volessi davvero aiutarmi
apriresti la porta della cella. Fallo oppure vattene-
-Non
funziona così, Shen. Anche se tu riuscissi ad uscire da qui,
fino a che ti rifiuterai di affrontare la verità, le tue
azioni ti porteranno solo sconfitta e fallimento. Ed anche se tu
riuscissi ad ottenere una vittoria, sarebbe una vittoria di cui ti
pentiresti-
Ecco
che tirava fuori le sue previsioni stampalate. Shen la odiava quando
si comportava in quel modo!
-Immagino
che tu abbia previsto esattamente tutto questo. Curioso come tutti
dicano di volermi aiutare ma al momento dei fatti non siano mai
disposti a fare quello che chiedo-
-Aiutare
una persona ed assecondarla non sono la stessa cosa. Tu vuoi essere
assecondato, Shen, ma nemmeno tu comprendi fino in fondo la portata
delle tue azioni... le loro conseguenze sugli altri-
Shen
sentì di nuovo il disprezzo che gli si agitava dentro.
Come
poteva la capra essere così ipocrita?!
-Tu
sei esattamente come tutti gli altri! Perché non capite che
dei sacrifici sono necessari quando si vuole raggiungere un fine
importante? Anche i miei genitori, che dicevano di amarmi, hanno dato
più importanza ad un villaggio di contadini che a me. Ebbene,
non puoi chiedermi di essere così stupido da non capire quanto
mi odiassero dopo che mi hanno cacciato via dalla mia casa... dalla
mia famiglia!-
Il
torace gli doleva al centro, sotto la ferita che si era procurato da
solo con il guan dao, ma non per una ferita fisica.
Non
aveva previsto che la discussione prendesse quella piega, anzi non
avrebbe nemmeno dovuto esserci una discussione.
-Adesso
basta, Shen! Puoi dire tutto quello che vuoi sui tuoi genitori, ma
non che ti odiassero! Loro ti hanno amato da quando non eri nemmeno
nato... hanno sfidato la morte per te!-
-Oh,
smettila! Non ricordo nulla di così drammatico-
-No,
non puoi ricordare, perché è successo proprio questo
giorno, ma trentanove anni fa-
Una
brutta sensazione lo sfiorò all'impovviso.
Non
voleva parlare dei suoi genitori, non voleva parlare del maledetto
giorno in cui era nato!
-Stai
mentendo! Non è successo niente che...-
-Loro
hanno rotto il guscio-
Shen
rimase pietrificato.
-Cosa?
... no!-
-Invece
è così. Me lo ha raccontato tua madre quando tu eri
ancora molto piccolo. Il giorno in cui l'uovo stava per schiudersi tu
non riuscivi a rompere il guscio da solo. Hanno dovuto decidere in
fretta e lo hanno rotto loro-
Shen
era basito.
Nessuno,
nessuno rompeva il guscio!
Le
implicazioni del loro gesto lo facevano tremare.
La
capra guardava a terra, forse persa in qualche ricordo, ed era un
sollievo almeno non sentirsi il suo sguardo addosso.
Dovette
zittire a forza i pensieri che emergevano caotici, e schiacciare
ancora una volta la cosa che minacciava di sfondargli le
costole. -Hanno fatto una
scelta infelice, che ha portato solo problemi a me ed a loro. Ma non
importa. Hanno provveduto anni dopo a liberarsi di me-
La
capra battè il bastone a terra e lo guardò dritto con i
suoi occhi galli. -Perché
non capisci?! Loro ti amavano. Loro...- -BASTA!!!- -Shen...- -No!
Non voglio mai più sentire niente su questo argomento né
su nient'altro!-
Stavolta
lei capì.
Scosse
la testa, sconfortata, ma non tentò più di
parlargli. -Eppure
dovrai capire. Non esiste altra via- Se
ne andò a passi pesanti, e Shen rimase ad ascoltare l'eco che
si allontanava nel corridoio.
***
Non
avrebbe dovuto andare in quel modo!
Er
Yu si era ripromessa di parlare con Shen delle circostanze della sua
nascita, ma era andato tutto storto.
Si
sentiva in colpa: non appena Shen aveva insultato la memoria di Lord
Guang e Lady Lian lei non aveva potuto fare a meno di difenderli!
Eppure...
eppure qualcosa si era mosso.
In
quel modo caotico che sempre accompagnava Shen, qualcosa si era mosso
nella direzione giusta.
Solo
quando fu a casa sua, a fissare la luna quasi al terzo quarto, la
Divinatrice comprese perché le cose erano in fondo andate nel
modo giusto: Shen le aveva creduto.
Non
aveva messo in dubbio la sua parola, non aveva cercato di negare o
preteso delle prove.
Dunque
si fidava ancora di lei, in fondo, e sempre in fondo, forse, dopo lo
sgomento iniziale il gesto dei suoi genitori avrebbe messo le giuste
radici.
***
La
testa gli stava per esplodere. Nato...
ma in realtà già morto! Lui
sarebbe dovuto morire asfissiato dentro il guscio dell'uovo. Sapeva
quanto poteva essere orribile la morte per asfissia. I
suoi genitori lo avevano voluto tanto da ignorare la tradizione di
lasciare che il pulcino rompesse da solo il guscio. Nessun
genitore rompeva il guscio.
Se il pulcino non ce la faceva da solo avrebbe significato che non
era destino che entrasse nel mondo dei vivi, ed aiutarlo ad uscire
avrebbe significato rischiare di far entrare nella casa qualcosa che
apparteneva alla morte.
Un
fantasma, un morto, uno spirito. Se il
pulcino non riuciva a rompere il guscio significava che apparteneva
al mondo delle ombre, e nessuno avrebbe portato uno spettro nella sua
famiglia! I
suoi genitori lo avevano fatto! E
poi... poteva solo immaginare la loro delusione quando si erano
trovati con un figlio... con un pavone senza colori, pallido come la
morte, e spesso malato. Se
davvero lo avevano reclamato dalla morte, in seguito se ne erano
pentiti, lo sapeva! Come
avrebbe potuto essere altrimenti? Dal
becco gli sfuggiva un lamento basso e continuo. Desideró
che non lo avessero fatto! Desideró
di essere morto prima di sapere davvero cosa fosse la vita; prima di
essere in grado di capire il dolore, prima di essere ingannato dalle
bugie su quanto loro lo amavano, solo per poi cacciarlo e lasciarlo
solo al mondo. Desideró
che i panda non fossero mai entrati nel suo destino, che la profezia
non fosse mai stata fatta,
che... che... Come
sarebbero potute andare le cose? Lui
avrebbe continuato a vivere nell'illusione di essere amato? Oppure,
in un altro modo, prima o poi sarebbero emersi i reali sentimenti dei
suoi genitori verso di lui? Non
sapeva cosa fosse peggio, tra il vivere in una menzogna e dover
affrontare il dolore della verità. Non
poteva essere vero quello che la capra continuava a ripetere! Se
davvero lo avessero amato non lo avrebbero bandito dalla sua terra e
tagliato fuori dalla famiglia! Il
dolore lo trafisse più a fondo che mai. -Come
avete potuto farmi questo?- scoppió -Io avrei fatto qualsiasi
cosa per voi... io ho ucciso per voi!- Ma
i suoi genitori non potevano sentirlo. Erano
morti da anni ormai, ed anche se fossero stati vivi non lo avrebbero
ascoltato come non avevano ascoltato le sue spiegazioni venti anni
prima. Rimase
accasciato nello stesso angolo in cui era caduto, senza la forza di
fare nulla. Non
riusciva a pensare. Sentiva
solo il sangue che gli martellava nelle tempie e che pulsava in tutto
il corpo. Sarebbe
bastato ad ucciderlo? Sperava di sì. Solo
vagamente si
rendeva conto che si stava lamentando ad ogni respiro.
Perdonate
il ritardo, ed, al solito, la lunghezza del capitolo.
Spero
che abbiate apprezzato il meme di Ala all'inizio.
Adesso
andimo alle note
-In
questo capitolo dovevo decidere se far prendere a maestro Bue la
piega del "cammino oscuro" oppure no. Inovinate cosa ho
scelto.
-Non
so se ve ne siete accorti, ma ogni tanto inserisco citazioni dei fil,
ma cambiano i personaggi, i contesti, oppure qualche altro dettaglio.
Non le segnalo ogni volta perché vorrei che foste voi a
trovarle.
-La
parte in cui Shen elenca tutte le cose che aveva dimenticato è
vagamente simile all'inizio de "Il signore degli Anelli –
Il ritorno del re", quando Gollum elenca tutte le cose che ha
dimenticato da quando ha trovato il Tessoro. Non vi spoilero l'intero
monologo perché va visto e basta, anche se non credo che al
mondo ci siano molte persone che non hanno visto "Il signore
degli anelli". Vi giustifico solo se siete giovanissimi, a patto
che andiate subito a rimediare a questa grave lacuna culturale.
-Le
campane a vento nella cultura cinese. Ho fatto qualche ricerca per
sistemare quelli che secondo me erano "piccoli particolari"
ed invece mi sono imbattuta in qualcosa che ha scosso quello che
credevo di sapere e che mi ha fatto riscrivere una parte sia di
questo capitolo che di uno dei successivi. Le campane a vento non
vanno mai messe in ambienti interni! E devono essere collocate in
direzioni specifiche a seconda del materiale.
-Ho
voluto un po' sbirciare nel rapporto tra Tigre e Shifu. Mi sono
sempre chiesta come far coincidere il fatto che Maestro Shifu fosse
freddo con Tigre da cucciola (Flashback del primo "kung fu
panda") con il fatto che l'avesse adottata dopo il suo
fallimento con Tai Lung ("I segreti del cinque cicloni").
Suppongo che Shifu trovi troppo teneri i cuccioli dei grossi felini e
non possa fare a meno di portarseli a casa.
-Il
nome di Tigre, Hua, vuol dire "fiore". Ok, non è una
cosa originale, ma mi piace perché il cognome di Mulan nella
leggenda tradizionale è proprio Hua, non Fa come nel cartone
Disney. E nel cartone c'è la metafora bellissima sui fiori di
Fa Zhou, il padre di Mulan, e Shifu è il padre adottivo di
Tigre. Quindi "fiore" ha il suo perché.
-Tutta
la storia dell'uovo di Shen che avrebbe potuto non schiudersi e le
superstizioni che ne derivano me le sono inventate di sana pianta,
cercando però di rispettare la concezione cinese della vita,
della morte e dell'aldilà.
Per
questo capitolo è tutto, ci sentiamo al prossimo.
Sorpresa!
Un altro capitolo che è sopravvissuto! Ho voluto postarlo
prima possibile primo perché ormai ho imparato la lezione, e
secondo perché mi sentivo in colpa per aver lasciato Shen
nell'angoscia più totale alla fine del capitolo scorso.
Ciò
che sorge
***
Dall'alba
***
Can
you hear the silence? Can you see the dark? Can you fix the
broken? Can you feel, can you feel my heart?
Can
you help the hopeless? Well, I'm begging on my knees Can you
save my bastard soul? Will you wait for me? I'm sorry,
brothers, so sorry, lover Forgive me, father, I love you, mother
Can
you hear the silence? Can you see the dark? Can you fix the
broken? Can you feel my heart? Can you feel my heart?
(Can
you feel my heart ?– Bring me the horizon)
C'era un
sensazione di cui Shen non riusciva a liberarsi.
Era come se
avesse inghiottito una salamandra viva che adesso si stava torcendo
nelle sue viscere, e lui non riusciva proprio a comprendere cosa
fosse.
Era
un'inquietudine nuova, da quando era uscito fuori dalla prigione.
L'aria pulita, i
colori, i rumori, il cielo, gli erano rimasti incastrati dentro, e
riviverli dopo tanto tempo solo perché gli fossero strappati
via di nuovo era un dolore insopportabile.
Eppure esistevano
davvero! Ricordare che quelle cose esistevano davvero, che esisteva
una vita fuori dalle mura sotterranee, gli dava una sensazione
strana.
Gli era stato
detto chiaramente che gli abitanti avevano preso molto male la sua
presenza in città, e che sarebbe stato più saggio se
lui non si fosse più fatto vedere.
Shen era solo
irritato dal fatto che la popolazione si permettesse di mettere sotto
pressione, di minacciare quasi, quelli che li governavano.
Evidentemente il
governo troppo liberale dei suoi genitori e poi il cosiddetto
“consiglio” avevano fatto dimenticare cosa fosse una vera
autorità da rispettare.
E poi c'era
quello che la Divinatrice gli aveva rivelato, su come i suoi genitori
avessero rotto il guscio dell'uovo.
Era orribile
sapere di essere stato marchiato dalla morte, ma in un certo senso
spiegava tante cose.
C'erano momenti
in cui Shen desiderava con tutto sé stesso che fosse vero, che
loro lo avessero amato tanto da ignorare il rischio per lui.
Era un desiderio
tanto forte da essere doloroso, avere la certezza di essere stato
amato tanto almeno una volta nella sua vita!
Durante
l'ennesimo dei loro scontri aveva chiesto ancora al panda della pace
interiore.
-A quanto pare il
tuo geniale piano di portarmi fuori da qui non ha dato risultati. Hai
altro da dire in merito?-
-Senti, mi
dispiace! Non volevo che andasse in quel modo! Io volevo che
andasse... bene-
-Non è
stato così. E quindi?-
-Oh, be', non lo
so... Potresti povare a riflettere sul tuo passato. È quello
che ho fatto io ed ha funzionato-
Sul momento Shen
era scoppiato a ridere, ma da quando il panda gli aveva detto quella
cosa lui aveva spesso degli sgraditi squarci di memoria.
Rivedeva i suoi
genitori, quando ancora lo amavano, quando ancora lui si comportava
come volevano loro, e tutto era così vivido come se stesse
accadendo in quel momento.
Ma poi Shen
ricordava che i suoi genitori, che dicevano di amarlo, in realtà
gli avevano imposto delle catene.
Non appena lui si
era comportato in maniera diversa da come volevano loro, non appena
aveva seguito la sua vera vocazione, ecco che avevano chiamato una
stupida capra perché non avevano capito nulla di ciò
che lui stava sperimentando e si erano spaventati.
Tutto per quella
assurda, vecchia regola che proibiva di utilizzare la polvere
esplosiva come arma!
Che spreco!
Codardi e
vigliacchi!
E poi, quando
aveva dato loro la prova che lui poteva ribellarsi al destino... lo
avevano scacciato!
Vigliacchi!
Lo avevano amato
solo fino a quando lui era stato sottomesso ed obbediente, non appena
aveva provato a tracciare la sua strada loro lo avevano rinnegato!
Quando ci
ripensava, nella penombra della sua cella, non poteva fare a meno di
bruciare di rabbia!
***
Shen era
appoggiato alla sua arma, con la fronte premuta contro il legno per
riprendersi dalle vertigini e recuperare fiato.
No, decisamente
la resistenza non era mai stata il suo forte.
Ed
a peggiorare le cose il maledetto panda non faceva altro che
trattarlo con gentilezza. -Shen,
te lo ripeto ancora. Io voglio solo aiutarti- Si
voltò di scatto verso di lui, lo sguardo carico di odio. -FA
MALE!!!- Il
panda era sconcertato. -Che
vuol dire? Ti sei ferito?- Shen
scosse la testa.
Preferì
attaccarlo l'ennesima volta e crollare per la fatica che dare a
quello stupido la soddisfazione di sapere che la sua gentilezza gli
restava incastrata tra le costole e gli stava scardinando il torace.
***
La notte era
tranquilla. Nemmeno un alito di vento smuoveva le lanterne rosse né
i nastri colorati appesi lungo il sentiero e sopra i templi di
famiglia.
Maestro Bue si
muoveva sull'acciottolato delle scale del cimitero cercando di non
fare rumore per non disturbare gli spiriti che riposavano sotto le
lapidi lucidate come specchi.
La spada corta
ormai era sempre al suo fianco, duvunque andasse, ed anche la notte
quando dormiva la teneva a portata di braccio.
Da quando il
panda aveva avuto la pessima idea di portare quel demone di un pavone
a spasso per la città, Bue andava più spesso a parlare
con Maestro Rhino.
In fondo alla sua
mente, una voce maligna gli diceva che cercava più spesso la
compagnia del suo amico morto piuttosto che di Croc che era ancora
vivo perché con Rhino aveva la certezza di non essere
contraddetto.
***
-Secondo
me potremmo anche smetterla. Noi due non abbiamo più ragione
di combattere, sai?-
Shen
rimase talmente sorpreso da non riuscire a muoversi.
Cosa... cosa
aveva appena detto quello stupido orso bianconero?
Quando il senso
esatto delle sue parole arrivò alla sua comprensione il pavone
scoppiò a ridere tanto forte da doversi appoggiare al guan
dao.
Era
semplicemente troppo assurdo per essere vero! Il panda non poteva
essere davvero tanto idiota! Oltre
la sua risata sentì che se ne aggiungeva un'altra, ma lui era
troppo preso dal suo attacco isterico
per intimare al panda di piantarla.
Solo
quando riuscì a calmarsi anche il panda si asciugò una
lacrima che gli era sfuggita per il troppo ridere. -Ma
perché stiano ridendo?- -Tu
sei proprio stupido, panda! C'è una profezia che riguarda me e
te, ed io non ti lascerò vincere!- -Ehm...
se il problema è la profezia guarda che si è già
compiuta- -Idiota!- -No,
sul serio! Pensaci bene: la profezia diceva che tu
saresti stato fermato da un guerriero nero e bianco. Bene, è
successo, io ho fermato la tua conquista della Cina ed ho impedito
che le tue armi distruggessero il kung fu. È passato,
è finita, Shen! Adesso vogliamo per favore piantarla con tutta
questa storia del "c'è la profezia ed io devo distruggere
il panda"? È finito, ok? È andato, è
chiuso, adesso vogliamo per favore passare avanti? Ah!-
Swish!
“Accidenti! Mancato di nuovo!”
Se c'era una cosa
che Shen odiava particolarmente era quando il panda lo trattava come
se fosse lui il povero mentecatto, il che gli era appena valso un
fendente di guandao diretto all'addome troppo prominente. -Facile
per te!- sputò fuori Shen schifato -Passare avanti, certo!
Tanto non sei tu che hai visto anni ed anni del tuo lavoro
distrutti!-
Non
che lui avesse intenzione di dare qualche spiegazione alla palla di
lardo e pelo, ma ne era costretto, dato che quello non arrivava da
solo nemmeno a comprendere l'ovvio! Il
panda lo guardò sbigottito, cosa che riempì Shen di
soddisfazione fin quasi a farlo sorridere.
-Sembra che
finalmente si sia accesa una luce di intelletto- sputò
sprezzante -Complimenti, era ora!-
Il panda si era
zittito, e guardava a terra con le zampe strette una all'altra.
Era strano. Un
attimo prima era convintissimo, adesso invece sembrava vergognarsi
profondamente.
Finalmente! Per
la prima volta dopo giorni Shen riuscì a provare una vera
soddisfazione per aver ridotto al silenzio il panda e tutte le sue
stupidaggini!
Avrebbe
potuto essere considerata quasi una buona giornata. Forse,
se la sua fortuna fosse continuata, sarebbe anche riuscito ad
ucciderlo, una buona volta!
Il panda sospirò
pesantemente. Sembrava davvero dispiaciuto, e questo riuscì ad
irritare Shen di nuovo. -Mi
dispiace Shen. Se il tuo lavoro non fosse stato un pericolo per le
altre persone io non lo avrei mai
distrutto. Dico davvero. Io... io ho dovuto farlo... mi dispiace- Di
nuovo la rabbia tornò a scorrergli nelle vene come il metallo
fuso delle sue armi.
La lama del
guandao fece sibilare l'aria.
I colpi si
susseguivano velocissimi perché Shen non doveva pensare a cosa
faceva, doveva solo lasciarsi andare. Lui sapeva dove voleva colpire,
poi il suo corpo si muoveva da solo, fluido come la seta.
Peccato che il
panda riuscisse sempre e comunque a scansare i suoi colpi!
Non tentava di
sottrargli l'arma, non tentava di danneggiarla e non aveva mai
portato un'altra arma da opporre, ma la trattava come trattava lui:
schivava solo, senza fare alcun male.
Non importava
quanto vicino, quanto forte o quanto velocemente la lama calasse: il
panda assecondava il movimento e la lama scivolava via, docile come
la goccia d'acqua.
Shen dovette
conficcare gli artigli nel terreno, ma ormai era inutile: si trovò
con la lama in orizzontale tra di loro, con il panda che ci aveva
solo appoggiato una zampa per deviarla e l'altra zampa a trattenere
l'impugnatura.
E lui si trovò
a pochi centimetri dal panda, a guardarlo negli occhi.
Erano... verdi.
Verdi come i
campi che si vedevano dalla terrazza della torre della Sacra Fiamma.
Verdi come i
boschi o i prati sotto il sole della primavera.
Verdi come erano
gli occhi di suo padre.
Shen rimase
impietrito.
Era terrorizzato,
eppure non riusciva a distogliere lo sguardo.
-Shen, è
passato ormai- continuò il panda. Nella sua voce c'era una
dolcezza che Shen non comprendeva -Quella parte della tua vita si è
chiusa. Ora puoi decidere come vivere il tuo futuro-
Se non lo avesse
guardato negli occhi da così vicino forse sarebbe riuscito ad
arrabbiarsi, ma in quel modo riusciva solo a tremare sospeso su un
abisso di incertezza.
-E cosa dovrei
fare? Io non... non... l'unico sogno della mia vita è riunire
l'intera Cina sotto il mio comando. Mi avete tolto tutto!-
Le parole erano
semplicemente scivolate fuori, con tutto il loro carico di dolore
piuttosto che di odio.
Il verde si velò
di una malinconia tale che per un attimo Shen ebbe l'illusione di
essere capito.
-So cosa
significa avere un sogno. Ma... non ho avuto scelta, Shen... Mi
dispiace-
Il panda si
allontanò da lui e distolse lo sguardo, e non appena Shen fu
di nuovo solo sentì l'ira che gli era familiare tornare a
scorrere nelle sue vene. -Ti
dispiace?! E credi che questo basti?!- Si
lanciò su di lui con una forza tale che se il panda non si
fosse scansato in fretta lo avrebbe passato da parte a parte con la
lama!
No che
non bastava! Doveva
pagare con la vita!
***
La Divinatrice
guardò in alto. La luna era da pochi giorni in fase calante,
il che significava che restavano soli otto o nove giorni prima che il
caso di Shen fosse riesaminato.
Lei era
preoccupata.
Sapeva che
qualcosa si stava muovendo, lentamente, e la sua preoccupazione era
che il tempo da solo non bastasse a completare l'opera.
Le restava solo
da sperare che il guerriero Dragone facesse un altro miracolo, ma
stavolta per guarire, non per distruggere.
Eppure c'era
ancora una cosa cosa che lei doveva fare.
***
-Che cosa vuoi
ancora?- chiese Shen in tono piatto. Doveva essere molto presto, se
non era ancora stato consegnato il pasto della mattina.
Il bordo della
branda su cui era appollaiato sembrava costituire l'unico interesse
per il suo sguardo.
Non vedeva la
capra da un paio di giorni, da quando lui era uscito in città.
-Non è
stato un errore, Shen, è stato un atto d'amore. Anche se tu
avessi avuto un marchio dalla morte, un amore come quello dei tuoi
genitori lo avrebbe spezzato-
Shen era
raggelato dentro. Non c'era bisogno che nessuno dei due lo dicesse a
voce alta, era chiaro che lei stava parlando del guscio dell'uovo
rotto dai suoi genitori.
Sollevò la
testa per guardarla ma scoprì che non riusciva a sostenere il
suo sguardo.
Quella... cosa...
lo aveva tormentato!
-I tuoi genitori
erano preoccupati per te, non
erano spaventati da te. Mi
hanno chiesto di guardare nel tuo futuro, non di scoprire se tu fossi
maledetto o se appartenessi alla morte-
Avrebbe voluto
mettersi ad urlare, ma allo stesso tempo sapeva che se avesse aperto
il becco non avrebbe gridato di rabbia ma di terrore.
-Non sei
maledetto- continuò la capra attraverso le sbarre -La profezia
si è compiuta ormai, e da adesso il tuo destino appartiene a
te ed a te soltanto. Puoi scegliere come vivere-
Prima che lui
potesse riprendere il controllo e cominciare davvero ad urlare, la
capra si era voltata per andarsene e lo aveva lasciato solo.
“Non sei
maledetto. Puoi scegliere come vivere”
Le sue parole
continuavano a rimbombare nella sua mente.
Era terribilmente
simile a quello che gli aveva detto il panda, e gli lasciava dentro
un senso di sgomento che era peggiore della rabbia e peggiore della
semplice paura.
Era terrorizzato,
e non sapeva spiegare da cosa.
***
Il panda lo
aspettava come ogni giorno.
Shen non ebbe la
minima esitazione ad afferrare subito la sua arma, ma invece di
attaccarlo immediatamente rimase a scrutare la postura dell'orso che
era strana. Decisamente strana.
Ancora una volta
Shen si chiese quanto potesse essere stupido per avere quella mole e
cercare di farsi più piccolo possibile. -Ehm... Shen? Prima
che ricominci ad attaccarmi ti devo dire una cosa. Ho
riflettuto su quello che mi
hai detto ieri-
Lui
si fermò ad osservarlo con un sopracciglio inarcato e l'arma
ben stretta a sé, ma per una volta rimase davvero ad
ascoltarlo. -È
vero, io ho distrutto anni del tuo lavoro. Ti chiedo scusa-
Non
si sarebbe mai aspettato che il panda chiudesse gli occhi e si
inchinasse fino a terra. Shen
rimase bloccato, incapace di processare quanto aveva appena sentito
ed incapace di credere a quello che vedeva.
Il panda gli
aveva di nuovo chiesto scusa! E si era inchinato, così sciocco
e vulnerabile, ben sapendo che lui non aspettava altro che la minima
occasione per ucciderlo!
Il suo grido
riecheggiò tra le mura di pietra.
La lancia si
conficcò a fondo, mentre Shen si trovò con il becco a
pochi centimetri dal muso del panda.
Un muso che
adesso lo fissava con occhi sgranati verdi e
spaventati. -Vattene-
Sibilò Shen lentamente.
Era
ancora aggrappato alla lancia che aveva conficcato nella terra con
tutta la sua forza. -Ma
tu vuoi combattere contro di me ogni giorno e...- tentò di
obbiettare il panda. -FUORI!
DA! QUI!- urlò Shen furioso.
Non ci fu bisogno
nemmeno che lo minacciasse con nessun'arma: bastò il suo grido
a fare scappare via il panda a zampe levate e senza guardarsi
indietro.
Forse era la
città dei Gong che aveva qualcosa contro la sua meditazione.
***
Era la prima
volta che Shen tornava in cella sulle sue zampe invece che portato a
spalla mentre era svenuto.
Forse avrebbe
preferito essere svenuto!
Tra la vecchia
capra di mattina presto ed il panda più tardi, quel giorno si
prospettava particolarmente orribile!
Percorse
velocemente i corridoi, ignorando gli avvertimenti delle guardie, e
si richiuse la porta alle spalle facendola sbattere forte con un
clangore metallico.
Come si
permetteva quel malefico, perfido, orribile panda... a chiedergli
scusa!
Altro che
chiedergli scusa!
Avrebbe dovuto
restare fermo a farsi ammazzare, se proprio voleva fare ammenda!
“Ma lui era
fermo! Solo che...”
-AAHHH!!!!!-
Per la rabbia
abbattè il dao sul legno della branda.
Ah, certo! Ecco
cosa volevano le guardie! La sua arma!
Bè,
avrebbero dovuto combattere per averla! Erano stati di una leggerezza
imperdonabile a non fermarlo in tempo, e adesso ne avrebbero pagato
le conseguenze. Con
uno strappo estrasse la lama dal legno. “Si
prende gioco di me! Maledetto!”
Odiava il panda
più che mai, ma... ma non era riuscito a colpirlo.
Che idiota era
stato! Che magnifica occasione aveva perso!
Si
odiava per non averlo fatto, e si odiava per averlo guardato negli
occhi. Sapeva
che il panda era sincero quando si era scusato con lui. Era
un idiota imbecille, e per questo era incapace di mentire! Shen non
aveva sopportato la sua gentilezza,
la sua presenza, ma per un attimo era stato incapace di ucciderlo, ed
allora lo aveva cacciato.
***
-E dunque ti ha
cacciato via? È interessante. Qualcosa sta cambiando-
-Ed è una
cosa buona, non è vero?-
Il suo allievo
era così speranzoso che a Shifu pesava dovergli ricordare la
realtà.
-Panda. Con Lord
Shen non si può mai dire. Il fatto che ti abbia cacciato
invece di tentare di ucciderti forse è un passo avanti...-
-Evvai! Lo
sapevo!-
-... ma!-
-Ops...
scusate...-
-Ma devi comunque
stare attento. Vedremo come evolverà questo cambiamento-
***
Yèguāng
Shén Xìng.
Shen si destò
di colpo.
Era ancora nel
dormiveglia quando all'improvviso il suo nome completo gli si
affacciò alla mente chiaro come se qualcuno lo avesse appena
pronunciato accanto al suo orecchio.
Sollevò la
testa da sotto l'ala e si guardò intorno, ma era circondato
dalle solite pareti di pietra della cella.
Chissà
perché si era aspettato di trovare altro.
Tra le ali aveva
ancora stretto il guandao, che aveva tenuto dal lato del muro in modo
da impedire che glielo sottraessero nel sonno.
Non aveva modo di
sapere se ci avessero provato o meno, ma ciò che contava era
che la sua arma fosse ancora lì con lui.
Si raddrizzò
lentamente, cercando di strofinarsi via il sonno dagli occhi.
Yèguāng
Shén Xìng.
Era il suo nome
completo, non solo la parte che utilizzava per farsi riconoscere.
Non pensava al
suo nome completo da molto, molto tempo.
Aveva scelto, per
presentarsi, solo la parte che significava “divinità”,
ma lui sapeva bene che il significato del nome completo era “divinità
luminosa”.
Non aveva più
sentito il suo nome pronunciato in maniera completa da quando era
stato letto il proclama ufficiale che lo...
“No!”
Shen non voleva
pensare a quel giorno orribile!
Non voleva
rivivere il momento in cui i suoi genitori lo avevano tradito!
Anche per questo
non aveva mai più usato il nome completo che loro gli avevano
dato.
Gli sembrava un
crudele scherzo del destino che il significato del suo nome fosse
quello di “divinità di luce” quando lui sapeva
bene di essere incline alla rabbia, alla distruttività ed alla
segretezza.
Aveva sempre
amato la penombra dei laboratori della polvere nera, ed attendeva il
momento in cui calava il sole perché era allora che riusciva a
concentrarsi meglio sui suoi progetti.
Ancora di più
gli sembrava crudere che un nome come quello fosse stato dato a lui
che apparteneva alla morte.
Emise un breve
verso di disprezzo.
Divinità
di luce! I suoi genitori non avrebbero potuto sbagliare di più
quando avevano scelto per lui quel nome!
Chissà se
già all'epoca avevano consultato la capra o qualcun altro?
Chissà se
avevano scelto il nome prima che lui uscisse dall'uovo e poi si
fossero ritrovati con il suo piumaggio bianco come una beffa di
cattivo gusto? O ancora, se avessero scelto il nome dopo l'errore di
aver agevolato la schiusa del suo uovo, ed avessero tentato di
coprire l'anomalia della sua mancanza di colori con una bugia
ipocrita.
Shen non
ricordava di averne mai parlato con loro.
Forse era
accaduto quando era ancora molto piccolo, prima che lui sviluppasse
la coscienza di essere diverso, perché se c'era una cosa di
cui Shen era certo era che non aveva mai affrontato la questione del
suo leucismo con nessuno.
Esisteva, era un
dato di fatto, perché avrebbe dovuto sprecarvi fiato?
Eppure all'alba
il suo nome completo gli era venuto in mente con una chiarezza
incredibile.
Fu distratto dal
rumore di passi nel corridoio.
Shen scattò
in posizione di difesa, ma la guardia fece solo scivolare in basso,
attraverso la porta appena socchiusa, il vassoio con il cibo della
mattina.
Shen distolse lo
sguardo da quello che gli avevano portato.
Tanto non aveva
fame.
Dal giorno prima,
quando tutta la rabbia che aveva dentro era esplosa di colpo e lui si
era scagliato contro lo scarso arredamento della cella per sfogare
tutta la sua frustrazione, si sentiva stranamente svuotato.
Non c'era nulla
che gli importasse più realmente.
Né la sua
sfida quotidiana contro il panda, né tentare di scappare, né
fare qualsiasi progetto di vendetta.
Tutto gli
sembrava distante e senza importanza, come se stesse accadendo a
qualcun altro.
***
Era già
mattina inoltrata.
Po aveva paura di
arrivare in ritardo dopo che Shen gli aveva detto che se anche un
solo giorno non avesse potuto combattere contro di lui si sarebbe
ucciso, per questo appena finita la sua colazione andava subito alla
prigione.
Quella mattina
c'era mastro Roccia di nuovo al corridoio principale, e dopo averlo
scortato dentro si era fermato a sentire le storie di kung fu che a
Po piaceva raccontare.
Il panda lo
trovava simpatico.
Avevano in comune
una cosa: erano affascinati dalle storie dei maestri del passato.
Forse anche il
bufalo avrebbe potuto diventare un maestro se avesse potuto allenarsi
e non avesse dovuto andare a lavorare già da molto giovane.
-Ehi, ma che ore
sono?- chiese all'improvviso il panda -Sbaglio o è più
tardi del solito?-
-In effetti l'ora
della colazione è passata da un pezzo. Avete ragione, è
più tardi del solito-
Po cominciò
a preoccuparsi.
Il giorno prima
il comportamento di Shen era stato strano, e forse lui non avrebbe
dovuto lasciarlo solo.
-Non... non è
successo niente durante la notte, non è vero?-
-Al pavone? Era
parecchio arrabbiato. Le guardie di ronda hanno riferito che ha fatto
a pezzi tutto quello che poteva nella sua cella, tanto che non hanno
nemmeno provato ad entrare per sotttrargli la sua arma...-
-Cosa?! Lord Shen
è in cella, da solo, ed è armato?!-
-Sì.
Sarebbe stato troppo pericoloso entrare, lo abbiamo solo chiuso
dentro e raddoppiato i turni di ronda e la sorveglianza-
-Mastro Roccia,
dobbiamo andare subito da lui! Fate strada!-
Po vedeva
chiaramente che il bufalo non comprendeva il perché di tanta
fretta, ma non fece obbiezioni e si avviò in fretta verso uno
dei corridoi.
-Siete
preoccupato, maestro Po?-
-Io... ehm... sì,
ok, sono preoccupato!- ammise Po tra una svolta e l'altra -Non so
cosa può combinare quando è arrabbiato e per giunta
armato, potrebbe anche... aaahhh!-
Po si era preso
uno degli spaventi più grossi della sua vita quando era
arrivato davanti alla cella!
La figura bianca
del pavone era appollaiata su quel che restava della branda, con la
testa completamente nascosta sotto l'ala, ed era talmente stretta
alla lama del dao che Po fu certo che si fosse ucciso in qualche
modo.
Il ricordo di
quando lui e Tigre lo avevano trovato impiccato si sovrappose
all'immagine attuale e Po credette che avrebbe vomitato.
-Aprite, aprite!
Forse possiamo ancora salvarlo!-
Po si precipitò
dentro non appena la serratura scattò aperta.
Pestò un
numero idefinito di schegge di legno e cocci di ceramica ma non si
fermò.
-Shen... Shen!
Oh, no, no, no!-
Po aveva
terribilmente paura di cosa avrebbe potuto scoprire, ma non poteva
lasciarlo in quel modo.
Provò a
sollevare leggermente l'ala, solo che, non appena lo toccò, il
presunto cadavere del pavone bianco si contrasse e Shen sollevò
la testa da sotto l'ala.
Per Po quel
movimento fu ancora più spaventoso dell'immobilità.
-AAHHHH!!!-
Inciampò
all'indietro e cadde di schiena sul pavimento disseminato di schegge
appuntite.
All'interno il
pavimento era cosparso di legno, ed il bordo della branda sembrava
essere stato masticato da un animale con mascelle molto potenti ed
arrabbiate.
Solo che non era
stato un animale, poteva essere stato solo Shen a colpi di lama.
Probabilmente prima di...
-Ahia! Outch...
aahhhh!!!!-
-Che stai
facendo, panda?-
Po non aveva
dimenticato le storie del terrore che si raccontavano nel villaggio,
a proposito di morti e spiriti maligni, e fantasmi di chi aveva
lasciato male il mondo dei vivi.
In quel momento
più che mai il pavone bianco gli sembrava un fantasma, nella
penombra della cella ed immobile, stretto alla lama pallida della sua
arma, con il lungo strascico della coda che pendeva giù dalla
branda fino a terra... anzi, Po era certo che fosse un
fantasma!
I tocchi di rosso
sulle lunghe penne della coda non gli erano mai sembrati tanto simili
al sangue come in quel momento.
-Allora? Che
cos'è tutto questo baccano?- insistette l'uccello.
Accidenti! Po non
aveva mai notato quanto fossero inquietanti i suoi occhi rossi che
riflettevano la luce delle torce!
Il panda si
rialzò lentamente, tenendo d'occhio il pavone e cercando di
pestare meno cose appuntite possibile.
-Sei morto, non è
vero?-
Il pavone lo
guardò con solo un vago stupore.
Abbassò la
testa per guardare le ali ancora strette attorno alla sua arma e
scrutare il suo riflesso nell'acciaio.
-No- disse
lentamente -Non sono morto-
Peccato che ne
sembrasse poco convinto lui stesso.
Però in
fondo Po non vedeva sangue né su di lui né sulla lama,
quindi poteva anche darsi che...
-Che hai
combinato qui dentro?- gli chiese.
-Niente che ti
riguardi!-
Po tirò un
sospiro di sollievo. Decisamente, se Shen gli rispondeva male come al
solito non era morto. E non era nemmeno un fantasma.
-Pew! Mi hai
fatto prendere uno spavento! Credevo che ti fossi... insomma, lo
sai... Non farlo mai più!-
Il pavone lo
guardò ancora, ma stavolta era come assente e perso in altri
pensieri.
-La tua
preoccupazione è infondata. Ora lasciami in pace-
No, qualcosa
decisamente non andava!
-Ma... ed oggi?
Non si combatte?-
Shen abbassò
la testa ma non gli rispose.
-Ehi! Pronto! C'è
nessuno? Fino a ieri se non avessi combattuto contro di te la
consideravi un'offesa mortale!-
Shen lo degnò
appena di uno sguardo, prima di tornare a fissare la lama che
rifletteva la luce arancione.
-Vai via- gli
disse a voce bassissima.
-Ma...-
Shen sollevò
la testa per guardarlo negli occhi.
Fu abbastanza.
Po non aveva mai
visto gli occhi rossi di Shen in quel modo!
Poteva leggervi
dentro una devastazione interiore totale, e lo spaventò molto
più che quando vi aveva visto odio o furia distruttiva.
Ebbe la
tentazione di scuotere Shen in qualche modo, ma il pavone gli
sembrava così fragile che aveva paura che solo a sfiorarlo
sarebbe andato in pezzi.
Il panda uscì
dalla cella a passi lenti e strascicati.
***
Non sentiva più
odio né qualsiasi cosa avesse provato prima.
Quello che gli
avevano detto il giorno prima la Divinatrice e poi il panda, a
proposito di passare avanti e di scegliere come vivere, avevano
abbattuto qualcosa dentro di lui, e adesso l'unica sua certezza era
una totale confusione.
Sentiva solo
un'immensa stanchezza pesargli addosso ed un vuoto inspiegabile, come
se un abisso nero gli si fosse aperto dentro.
E pensare che una
volta aveva deriso il panda a proposito di un “cratere nella
sua anima”!
Ah, già,
il panda...
Non gli
interessava più combattere contro il panda.
Ed era stanco di
vedere frustrati i suoi tentativi di fuga.
C'era solo una
cosa che gli importava davvero, a quel punto.
Non appena una
guardia si avvicinò alla sua cella per il turno di ronda lui
la bloccò facendo scattare la lama del guandao tra le sbarre
proprio sotto il suo naso.
L'antilope ci
mise un attimo di troppo a riprendersi dalla sorpresa, e non fece in
tempo a strappargli l'arma dalle mani prima che lui la ritirasse di
nuovo dentro la cella.
-Suppongo di
avere la tua attenzione adesso. Vai da Bue Infuriato. Riferiscigli
che Lord Shen richiede la sua presenza-
L'antilope annuì,
poi scappò lungo il corridoio come se Shen non fosse rinchiuso
in cella ed avesse potuto fargli del male.
***
Avrebbe potuto
essere un buon momento per la meditazione.
I Cinque erano in
città ad aiutare la popolazione ed il panda ne avrebbe avuto
per almeno un'ora in prigione insieme al pavone.
Shifu stava
appena azzardandosi a pensare che avrebbe potuto meditare senza
essere interrotto quando sentì le porte dell'ingresso sbattere
forte, e poi il panda che lo chiamava come se qualcosa stesse andando
a fuoco.
L'anziano maestro
sospirò.
Quanto gli
mancava la caverna del drago!
***
Da quando la luna
piena era trascorsa la Divinatrice era ogni giorno più
inquieta. E di giorni ne erano passati sei ormai!
Il giorno prima
aveva corretto l'ultima cosa che poteva correggere, cioè dire
a Shen che non era maledetto e che poteva scegliere come vivere, e
adesso sentiva che per il momento il destino di Shen era scivolato di
nuovo fuori dalla sua portata; non poteva fare altro che aspettare
che qualcosa si smuovesse.
Ed a quanto
pareva qualcosa si stava smuovendo proprio all'esterno della sua
capanna, qualcosa di pesante, piuttosto rumoroso ed abbastanza
maldestro.
Lei si alzò
per andare ad aprire la porta in fretta.
-Benvenuto,
Guerriero Dragone... maestro Shifu-
-Wow! Come avette
fatto? Ah, già voi siete la divinatrice...-
Lei sorrise
benevola. Quel guerriero era capace di grandi cose, forse proprio
perché il suo cuore era ancora così pieno di
meraviglia.
-Entrate,
accomodatevi. Preparerò una tazza di thé-
Lasciò che
i due panda entrassero e si accomodassero al tavolino da thé.
L'irrequietezza
del panda bianco e nero premeva contro la sua coscienza come il
ronzio di uno sciame di api.
Anche senza
vederlo seppe che il maestro aveva rifilato sotto al tavolo un colpo
di bastone al panda bianco e nero.
-Lasciatelo
parlare, Maestro Shifu. Sono sicura che abbia delle ottime ragioni
per avere tanta fretta-
Ed infatti nel
momento stesso in cui ebbe in permesso ufficiale della padrona di
casa il panda si lasciò andare ad un fiume di parole.
La Divinatrice lo
ascoltava e nel frattempo, ad occhi socchiusi, vedeva come erano
andate le cose.
I cocci sul
pavimento, Shen che non sembrava nemmeno lui... e poi un vuoto nero
che le fece aprire gli occhi con uno scatto!
-Divinatrice,
secondo voi cosa significa?-
Lei ci mise
qualche momento a tornare completamente da loro.
-È
accaduto qualcosa. C'è stato un cambiamento. Ma...- di nuovo
quel vuoto davanti agli occhi la fece vacillare.
-Divinatrice,
tutto bene?-
-Dobbiamo andare
da lui-
Posò in
fretta gli oggetti per la preparazione del thé ed uscì
di casa senza neanche aspettarli.
***
Maestro Bue
Infuriato non sapeva se essere più arrabbiato, offeso o
incuriosito.
Avrebbe dovuto
aspettare Croc prima di andare alla prigione, come aveva promesso il
giorno in cui il panda aveva deciso di portare il pavone fuori in
città, ma la verità era che non aveva saputo resistere
ed aveva intrapreso la strada da solo.
Dopotutto lui
aveva promesso a Croc che non sarebbe più andato a cercare il
pavone per primo e che non lo avrebbe più attaccato se non per
necessità, ma quando era il pavone stesso a lanciare l'esca ed
a “richiedere la sua presenza” era impossibile chiedergli
di aspettare.
Non vedeva l'ora
di sentire cosa avesse da dire quel deleterio pennuto, solo per il
piacere di contraddirlo ed affossare ancora un po' la sua arroganza!
Non si era fatto
accompagnare da nessuna guardia. Non voleva estranei presenti.
Arrivò
davanti alla sua cella e per prima cosa si arrabbiò a vedere
la lancia in un angolo della cella, troppo a portata del pavone per i
suoi gusti.
Come seconda cosa
lo fece infuriare il contegno di quell'uccello detastabile, che se ne
stava immobile al centro della cella come se fosse al centro dei suoi
appartamenti reali.
-Dammela- disse
senza cerimonie, indicando la lancia con un cenno del capo.
Lord Shen
ricambiò il suo sguardo impassibile.
-Non è per
questo che ti ho fatto chiamare-
-Non sono uno dei
tuoi servitori-
Shen lo liquidò
con un gesto distratto dell'ala.
-Si dà il
caso che per una volta possiamo evitare di darci dei fastidi a
vicenda. Fammi uscire da qui per qualche ora, ed io mi impegno a non
combattere e a non fuggire-
Bue era sorpreso.
Molto sorpreso.
L'ultima volta
che lo aveva visto, il pavone era una furia scatenata che non vedeva
l'ora di massacrarlo, adesso invece gli sembrava quasi una persona
civile.
Era sempre
freddo, altero, ma non era minaccioso, e gli stava proponendo un
accordo.
Per un attimo Bue
vide il sovrano che avrebbe potuto essere per la città, se
solo non avesse imboccato la strada sbagliata e deciso di continuare
a percorrerla fino alle estreme conseguenze.
-Non posso darti
il permesso di uscire dalla prigione. La città si è
quasi ribellata quell'unica volta che il pan... che il Guerriero
Dragone ha voluto farti uscire. Ti odiano tutti, e nessuno vuole che
tu sia libero di andartene in giro dopo tutti i danni che hai fatto-
L'unica reazione
del pavone fu una contrazione ai lati del becco, come se avesse
inghiottito qualcosa di molto amaro.
-Le dispute tra
paesani non mi riguardano. Io devo uscire-
-E dove vorresti
andare, di grazia?-
Gli sembrò
di cogliere un attimo di esitazione prima che rispondesse, ma era
stato così breve che Bue poteva anche esserselo immaginato.
-Al cimitero-
-Al... cosa?-
-Hai sentito
bene. Devo andare al cimitero-
Di tutti i posti
che quel pavone avrebbe potuto nominare, il cimitero era proprio
l'ultimo che Maestro Bue si sarebbe aspettato.
Anzi, non se lo
sarebbe aspettato per nulla al mondo.
-Che accidenti
devi fare tu al cimitero?- chiese Bue, sinceramente sorpreso dalla
richiesta.
La
facciata di contegno del pavone si schiantò di colpo e tutta
la rabbia che aveva trattenuto fino ad allora
esplose.
-Devo vedere le
tombe di Lord Guang e Lady Mei Li!-
Bue conosceva
bene i loro nomi anche se non li aveva mai incontrati di persona.
Erano stati i genitori di Shen, Maestro Rhino gliene aveva parlato
più volte e sempre in bene.
Rhino Tonante li
aveva rispettati molto da vivi, e continuava a rispettarli da morti;
Bue sapeva che spesso andava a visitare le loro tombe, e che insieme
alla Divinatrice se ne occupava come se fosse stato un parente, dato
che l'unico parente dei due sovrani aveva dovuto essere scacciato
perché era un pericolo.
Inoltre, a
sentire nominare il cimitero, il pensiero di Bue non poteva che
andare alla tomba del suo maestro ed amico, e la rabbia che aveva
sempre covato contro Shen si riaccese immediatamente.
-Puoi
risparmiarti il disturbo. Non hanno sentito la tua mancanza quando
eri in esilio, non la sentiranno nemmeno adesso che sei al tuo posto
in prigione-
La soddisfazione
di vedere il pavone colpito a fondo era dolcissima.
Per una volta
Shen non aveva avuto nulla di velenoso da ribattere subito e non
aveva più il suo odioso contegno da nobile da opporre.
Aveva gli occhi
sgranati come se Bue lo avesse colpito fisicamente.
Sembrava proprio
che finalmente, dopo tanto tempo, Bue fosse riuscito a spezzare il
suo orgoglio, ed era una soddisfazione incomparabile.
-Come osi?!-
sibilò il pavone -È un mio diritto!-
-Diritto?-
esplose Bue -Che diritto credi di avere?! Loro sono in quelle tombe
per causa tua!-
Il grido del
pavone squarciò l'aria quando si getto contro le sbarre con
una rabbia folle per colpirlo.
Non ci riuscì
ovviamente. Rimase con il collo ed un'ala tesi attraverso le sbarre,
e due occhi rossi piantati addosso a lui come se avesse potuto
ucciderlo con lo sguardo.
Bue rimase fuori
dalla sua portata, ma si chinò leggermente per essere al suo
livello.
-Tu non uscirai
da qui. E non provare ad evadere. La sorveglianza era già
stata raddoppiata, adesso sarà ancora più stretta. Non
ti permetterò di uscire e di mettere a rischio nessuno-
Con una
scrollata, il pavone si liberò dall'incastro del metallo e
poco dopo era tornato al contegno gelido di sempre.
-Non serve che io
combatta. Sarai tu a cambiare idea. Se non potrò vederli
smetterò di mangiare-
Di tutte le idee
idiote che Maestro Bue aveva sentito, quella era una delle più
imbecilli in assoluto.
Scosse le spalle
con noncuranza.
-Sarebbe l'idea
migliore che hai avuto in vent'anni. Fa pure, e sbrigati a morire di
inedia. A me faresti solo un gran favore-
-Tu credi? Lo
vedremo-
La sicurezza che
il pavone aveva ostentato non gli era piaciuta, ma Bue scosse la
testa e voltò le spalle alla cella ed al suo occupante.
In fondo cosa
avrebbe potuto fare? Quell'assurda idea dello sciopero della fame si
sarebbe ritorta solo contro di lui.
***
-Lo vedremo-
ripetè Shen con lo sguardo ancora fisso sulla schiena del bue
che si allontanava.
Per quella nuova
umiliazione prima o poi gli avrebbe piantato la sua lancia tra le
scapole, ma quello sarebbe stato a tempo debito.
Per il momento
avrebbe evitato di compromettersi.
Andare a visitare
le tombe dei suoi antenati era al momento la sua priorità, e
certamente uccidere un altro maestro kung fu non gli avrebbe fatto
guadagnare simpatie; per questo aveva improvvisato ed aveva scelto la
via dello sciopero della fame.
In particolare
Shen avrebbe voluto vedere come il bue avrebbe gestito la capra ed il
panda che gli davano il tormento giorno e notte perché
temevano per la sua vita.
Il bue si era
allontanato convinto di aver vinto, ma Shen sogghignava nella
penombra tra le mura di pietra della sua cella.
Nonostante la
disperazione ed il dolore, nonostante il vuoto nero che si sentiva
dentro, in astratto riusciva a trovare divertente che per una volta
fosse quel grosso imbecille ad essere tormentato dalla capra e dal
panda, invece che lui.
Non ve
l'aspettavate, non è vero? Bene, sono contenta!
Come ho detto
all'inizio mi sentivo in colpa per aver lasciato Shen così
male alla fine del capitolo scorso, quindi avendo questo pronto l'ho
postato prima possibile.
Qui si
comincia ad intravedere una luce, glielo dovevo dopo dieci capitoli
di angst.
Riprendere
questo arco di redenzione è stato parecchio pesante, dopo che
lo avevo già finito di scrivere.
Calarmici
di nuovo dentro per riscrivere i capitoli più pesanti è
stato strano, anche se alla fine alcune cose sono migliorare rispetto
alla prima versione della storia.
Vi
lascio qualche nota di approfondimento.
-Sono
andata a cercare informazioni sui genitori di Shen. I nomi li ho
scelti io. Guang significa “Luce” e parte del suo nome è
anche nel nome completo di Shen; “Mei Li” significa
“bellezza”. La luce e la bellezza sono le caratteristiche
dei fuochi d'artificio, mi sembravano appropriati per i pavoni, che
custodiscono di costruirli.
-Il
sistema dei nomi in cina è qualcosa di complicato, dunque non
prendete per vero nulla di quello che scriverò io.
-I
nomi sono scritti in una forma grezzissima che farebbe impallidire
qualsiasi studioso di cultura cinese e farebbe venire un infarto ai
cinesi madrelingua. Ci vorrebbero i giusti accenti, ma inserirli ogni
volta è una perdita di tempo, oltre ad una scommessa contro
l'html che non so in quale font inserirà il carattere
speciale. Per cui lasciamoli così e chiediamo scusa ai cinesi
e a chi studia il cinese, ok?
-Quel
“Lord” messo davanti ai nomi cinesi, in un contesto da
Cina medievale, ed in un lavoro scritto in italiano urta la linguista
dilettante che è in me. Nei lavori scritti in inglese mi da
meno fastidio perché “lord” ha attinenza con la
lingua del resto del testo. Non ho avuto lo stesso problema ad
esempio con Lord Voldemort ed il testo in italiano perché in
quel caso il contesto era inglese e “Lord” in Lnghilterra
ha il suo perché. Così, sapetelo.
-Ho
controllato ed il colore degli occhi del padre di Shen è
davvero verde. Questo particolare mi torna molto utile.
Boom, baby! Prima
le cose serie! Ringrazio shinigami di fiori e Rose29
per aver aggiunto la storia tra i preferiti e per aver recensito nei
capitoli precedenti, ed Aladidragocchiodiluce e X_98
per esserci.
Ciò
che sorge
***
Dall'attesa
***
Let
there be night God bless the father, the son Let there be
night And day be gone
Let
there be night The mass of dark has begun Let there be
night And damn the sun
(Let
there be night - Powerwolf)
Po e la
Divinatrice erano quasi arrivati alla prigione.
Maestro Shifu li
seguiva a breve distanza, appoggiandosi al suo bastone per tenere il
passo. Non sapeva proprio che pensare della piega che stavano
prendendo gli avvenimenti, e preferiva essere presente.
Sulla porta
scorsero una figura familiare che stava parlando con una guardia
prima di far chiudere ed andare via.
-Maestro Bue! Che
ci fate anche voi qui?- chiese subito Po.
-Guerriero
Dragone... Nobile Divinatrice... Maestro Shifu... sono qui perché,
che ci crediate o no, Shen mi ha... diciamo “convocato al suo
cospetto”-
-Oh, no! È
ancora vivo, vero? Ahi!-
Non ne aveva
potuto fare a meno! Un colpo di bastone al ginocchio era il minimo
che il panda si meritasse per la sua maleducazione!
Prima che maestro
Bue potesse ribattere la Divinatrice richiamò la sua
attenzione.
-Maestro Bue,
credo sia importante. Andiamo in un luogo più appartato e per
favore raccontateci cosa è successo-
***
Le cose non
stavano andando esattamente secondo i piani: se era a causa del bue
che lui aveva deciso di non mangiare più, perché tutti
e due, capra e panda, non erano a martellare il bue con i loro
argomenti? Perché stavano importunando lui? E perché si
erano tirati dietro il tappetto?
-Shen! Oh,
andiamo... per favore ripensaci! Così finirai solo per farti
del male!-
-Come ti ho già
detto altre volte, non è nulla che ti riguardi, panda. Ho
preso la mia decisione-
-Ma potresti
morire!-
Shen serrò
il becco ma non rispose.
Non si aspettava
che il panda capisse, ma insultarlo come faceva di solito non sarebbe
stata una mossa intelligente.
-Shen- intervenne
la divinatrice -Da dove viene questa idea? Perché adesso?-
-Usa le tue
ciotole per scoprirlo da sola- la sfidò lui.
-Vuoi davvero che
lo faccia? Potrei vedere cose che tu nascondi persino a te stesso-
Quello non se
l'era aspettato.
Come sempre la
capra aveva toccato nervi che avrebbero dovuto restare ben coperti, e
forse lui non sarebbe stato così impulsivo se non avesse
saltato già un pasto.
-Adesso basta!
Fuori!-
Un breve capogiro
lo fece vacillare, ma non sapeva se per la rabbia o per la debolezza.
Quando riaprì
gli occhi sia la capra che il panda lo guardavano preoccupati, tesi
verso di lui e dimentichi che non potevano raggiungerlo a causa delle
sbarre.
L'altro panda
invece lo osservava valutando ogni sua mossa. Fastidioso, irritante
inconveniente.
-Se ci tenente
tanto a me, andate a convincere il bue- aggiunse stancamente -E
adesso fuori-
I due si
scambiarono un'occhiata desolata.
-Stai attento,
Shen. Non fare altre sciocchezze- disse la capra prima di
allontanarsi dalle sbarre.
Il panda invece
avrebbe voluto insistere, se l'altro panda non lo avesse pungolato
con il bastone per farlo andare via.
Lo trovò
vagamente divertente, e preferì in ogni caso non guardare i
suoi occhi verdi.
***
Croc non riusciva
a credere a quello che il suo amico gli stava raccontando.
Quando era
tornato a casa ed aveva saputo che era andato alla prigione si era
già preparato a dover organizzare un altro funerale, ed invece
il pavone era ancora vivo. Per il momento.
-Bue! A parte che
ti avevo già chiesto di non andare dal pavone da solo... ma
non puoi fare sul serio! Hai davvero intenzione di lasciarlo morire
di fame per dispetto?-
Bue sbuffò
ed incrociò le braccia sul petto. Non si era ancora nemmeno
tolto l'ascia dall'imbracatura sulla schiena.
-Quale dispetto?
La scelta è sua, perché tutti quanti non fate altro che
difendere il suo capriccio?-
-Ma vuole vedere
le tombe dei suoi genitori! Non so, forse...-
-Forse cosa? Si è
pentito? Non dirmi che anche tu sei così stupido, Croc!-
L'alligatore si
zittì davanti a quel muro di rabbia.
Bue non era mai
stato granché espansivo, ma da quando era morto Maestro Rhino
e da quando il pavone bianco era entrato nelle loro vite, il suo
amico sembrava aver perso qualsiasi forma di compassione.
-Maestro Rhino lo
avrebbe lasciato andare- disse a voce bassa.
Dovette scansarsi
in fretta perché l'ascia di Bue si abbattè sulla sedia
accanto a lui riducendola in schegge.
-Maestro Rhino
non è qui, e sappiamo tutti e due bene perché!-
***
Non sapere quanti
giorni passavano quando si iniziava un digiuno era un pessimo
stereotipo.
Shen lo speva
benissimo come passava il tempo, perché i suoi pasti venivano
consegnati regolarmente, anche se lui non li toccava, ed il panda si
faceva vedere almeno una volta al giorno.
La debolezza
aveva cominciato a farlo stare male già dal mattino dopo.
Anche quello che
il corpo si abitua al digiuno era un'altro pessimo stereotipo.
Lui aveva spesso
la mente confusa, o non rusciva a respirare, per non parlare di
muoversi.
Ma non avrebbe
ceduto.
Il panda cercava
di convincerlo con argomentazioni che a Shen sembravano distanti,
futili, ingenue ai limiti dell'idiozia, ma forse a causa della
debolezza non riusciva ad arrabbiarsi con lui.
Gli sembrava
strano che il panda fosse così preoccupato per lui.
Una volta gli
aveva addirittura detto che non era giusto quello che stava facendo
perché loro avevano quell'accordo secondo cui Shen non avrebbe
provato a farsi del male fino a quando il panda avesse accettato di
combattere contro di lui ogni giorno.
-Battermi con te
non è più la mia priorità in questo momento-
tentò di spiegargli.
-Be', non stai
mantenendo la tua parola!- lo accusò il panda. Forse avrebbe
voluto essere intimidatorio, con il broncio e le braccia incrociate
in quel modo, ma a Shen sembrava solo un cucciolo che faceva i
capricci, per questo si limitò a fare una smorfia ed a
voltarsi dall'altra parte.
-Mi hai sentito?
Non stai mantenendo la tua parola, Shen! Da un principe mi aspettavo
qualcosa di meglio!-
Solo allora Shen
si girò con uno scatto, pagato immediatamente con un capogiro.
A
tentoni afferrò una delle schegge di legno e la scagliò
alla cieca verso le sbarre.
-Non osare mai
più dire una cosa del genere! E adesso vattene!-
Non riusciva a
tenere gli occhi aperti, ma sentì benissimo il sospiro
sconsolato del panda.
-Preferivo quando
cercavi di ammazzarmi, sai? Non mi piace vederti così
abbattuto-
Shen però
non ebbe la forza di rispondergli.
***
Era notte.
No, era appena
prima dell'alba.
Shen era in piedi
all'aperto, su un prato al limitare della città. Il terreno
era freddo e qua e là si vedevano piccoli mucchietti di neve.
Perché c'era la neve? Non era la stagione... o sì?
Tutto attorno a
lui c'era una nebbia densa e caliginosa che strisciava sul terreno e
gli impediva di vedere chiaramente, ma lui sapeva esattamente dove
fosse. Era strano. Molto strano.
Quando era uscito
di prigione? Possibile che da sonnambulo fosse stato più
efficiente nell'evadere che da sveglio?
Eppure non era
felice di essere all'aperto. Aveva una brutta sensazione. E perché
c'è la neve?
Non c'era nessuno
attorno a lui, o almeno nessuno che lui riuscisse a vedere, ma dalla
nebbia provenivano voci flebili ed indistinte.
Shen cominciò
a sentire le dita fredde della paura che lo afferravano dentro.
All'improvviso
sapeva che non voleva essere lì, semplicemente non voleva!
“A causa
delle sue azioni, Yèguāng
Shén Xìng , è da questo momento privato
del suo nome di famiglia”
“No!”
Con orrore
comprese che non era affatto uscito di prigione! Era dentro la sua
memoria, al momento in cui era stato scortato fuori città
affinché gli fosse letta la sua sentenza!
“...
Privato del suo titolo, del diritto di ereditare i beni del clan”
E la cosa
peggiore era che era stato suo padre a leggere la sentenza!
Shen sentì
la paura e l'orrore serrargli lo stomaco. Perché? Perché?!
Come poteva cacciarlo?
“Ed è
bandito ora e per sempre dalla Città di Gong Men, pena la
morte”
Quel giorno Shen
aveva mostrato solo la rabbia ed il disprezzo, ma nella sua mente
sapeva benissimo che c'era stata una disperazione così nera da
soffocarlo!
Suo padre gli
aveva sempre voluto bene! Aveva sempre detto di volergli bene... e
allora perché non aveva nemmeno provato a difenderlo?!
“Padre!
Perché mi hai abbandonato?”
Toccato dalla
morte. Shen sentì il freddo della neve afferrarlo dentro,
e la sensazione di nausea afferrarlo e trascinarlo giù.
Certo! Si erano
liberati di lui perché aveva appena dato la prova di
appartenere alla morte! Chi altro avrebbe scatenato una devastazione
così totale se non uno spirito maligno?
“Ho dovuto
farlo!” si sentì gridare “Prima che loro
attaccassero me!”
Voleva andare
via! Non voleva più vedere le ombre nella nebbia, non voleva
più sentire le voci!
Ma come poteva
scappare se erano ormai dentro di lui?!
-Shen... Shen!-
C'era solo una
voce più reale delle altre, che...
Si svegliò
di soprassalto, nella branda scheggiata, e con un brutto sapore in
bocca.
Non fece in tempo
a girarsi per vedere chi ci fosse fuori dalle sbarre che si accorse
di aver già riconosciuto la voce.
-Perché
sei qui? Il bue ti ha chiesto di prevedere quanto ci metterò a
morire?-
La Divinatrice
non si scompose.
Aveva la stessa
odiosa attitudine del panda a guardarlo con più comprensione
quanto più lui si mostrava sgradevole.
-Credo di essere
più utile qui-
-Per cosa?-
-Per le domande
che vuoi porre tu-
-Io non voglio
sapere niente-
-Ma ti sei
intestardito ad andare al cimitero. Non vuoi sapere qualcosa sui tuoi
genitori?-
Shen non potè
trattenere una smorfia.
-So già
tutto quello di cui ho bisogno, grazie. Tu stessa hai provveduto a
chiarirmi qualche dubbio quando mi hai rivelato le circostanze
sfortunate della mia nascita. Non che ce ne fosse bisogno. Hai solo
confermato quello che pensavo già-
-Credi di sapere
tutto, Shen? Allora raccontami la tua storia-
La vecchia capra
era terribilmente seria, Shen non poteva nemmeno chiedele se stesse
scherzando.
Lei aspettava,
appoggiata al suo bastone, e lui non aveva bisogno altro che di una
scusa per buttare fuori tutto l'odio che gli era risalito dentro dopo
il suo sogno.
-Io avevo
cambiato il mio destino, ma loro sono stati troppo vigliacchi per
accettare la mia scelta. Hanno preferito restare attaccati a
tradizioni obsolete invece di appoggiarmi nella strada che stavo
spianando per noi e la nostra città-
La divinatrice lo
scrutava in silenzio, attenta come se non conoscesse già
benissimo quella storia e non ne fosse stata complice.
-Mi hanno
processato in fretta, e mi hanno cacciato dalla città senza
nemmeno darmi la possibilità di parlare di fronte al Consiglio
e di difendermi. Mi hanno chiuso nella mia stanza come un ragazzino,
e mi hanno fatto uscire solo per mostrarmi il documento con cui mi
bandivano. Mi hanno fatto buttare fuori dai confini della città
prima dell'alba come avrebbero fatto con uno straccio di cui si
vergognavano-
La rabbia gli
faceva pulsare le tempie e data la sua mancanza di forze il suo sfogo
lo aveva lasciato esausto.
Suo malgrado
dovette appoggiarsi al muro perché non ce la faceva a stare
dritto.
Le penne delle
ali avrebbero potuto scavare nel blocco di roccia per quanto lui
stava pressando forte.
-Ma tu eri
presente- le disse risentito non appena ebbe ripreso fiato -Perché
vuoi che ti racconti cose che conosci già?-
-La storia è
la stessa, ma gli occhi che l'hanno vissuta sono tutti diversi.
Volevo sapere cosa avevano visto i tuoi-
-E adesso sei
soddisfatta?-
-Vederti stare
male non mi da alcuna soddisfazione, però adesso so cosa ti
tormentava prima del mio arrivo-
Lui scosse la
testa e fece un gesto con l'ala come a scacciare qualcosa.
-Solo uno stupido
incubo-
-Incubo? O
memoria?-
Lui non rispose.
Quel tipo di domande, fatte da quella capra, aveva imparato a
temerle.
-Non ti hanno
abbandonato, Shen. Adesso lascia che ti racconti quello che ho visto
io di questa storia-
-Tanto lo faresti
comunque anche senza il mio permesso. Ebbene, sentiamo, quanto potrà
mai essere diversa?-
Se ne pentì
immediatamente, perché ormai l'esperienza gli aveva insegnato
che ogni volta che lui dava per scontato qualcosa a proposito della
capra, puntualmente veniva smentito, e nei modi più umilianti.
Lei chiuse gli
occhi prima di iniziare a parlare.
-I miei occhi
hanno visto un amore immenso ed il conflitto dei tuoi genitori tra la
giusta punizione ed il fatto che avrebbero dovuto punire te. Non
fingere di non saperlo: l'alternativa all'esilio sarebbe stata la
pena di morte, e l'avrebbero chiesta così tanti dopo quello
che avevi fatto che nemmeno il sovrano avrebbe potuto rifiutare. Se
non ti avessero esiliato in fretta senza un processo completo saresti
stato giustiziato-
-Sarebbe stato
più dignitoso!- esclamò Shen -Inoltre per quale crimine
mi hanno punito? Per aver stroncato sul nascere una possibile rivolta
che sarebbe costata perdite a tutti? Mi hanno punito per essermi
difeso?-
Lei lo guardava
sconcertata. Ancora dopo tanti anni e nonostante Shen glielo avesse
spiegato, non riusciva a capire l'ovvio!
-Shen, da cosa ti
eri difeso? Nessuno ti aveva fatto alcun male, e tu avevi sterminato
senza ragione un intero villaggio di innocenti!-
-Innocenti?! E tu
come lo sai? Se non li avessi fermati allora, se qualcuno di quel
villaggio si fosse sollevato contro di me e mi avesse minacciato, non
avrei dovuto difendermi? Tu hai predetto che uno di loro mi
avrebbe fermato, sei colpevole quanto me di quello che è
successo!-
Quel nuovo sforzo
lo faceva tremare, ma stavolta lui si rifiutò di appoggiarsi.
Credeva di averla
colpita in quel modo, di aver rivelato l'ipocrisia di chi aveva
addossato a lui tutta la colpa mentre era la vera artefice del
disastro, ed invece si trovò di fronte uno sguardo
determinato.
-No, Shen.
Smettila di scaricare le tue responsabilità sugli altri. Tu
avresti potuto parlare con me e chiedermi chiarimenti, avresti potuto
chiedermi di scrutare il futuro con più precisione. Ed invece
hai capito quello che le tue paure ti hanno fatto capire ed hai agito
d'impulso. Non è così che si comporta un sovrano-
Quello era
troppo. Era semplicemente troppo!
C'era qualcosa
che lo stringeva sotto le costole, dietro lo sterno, qualcosa di
pesante e viscido che lo soffocava.
-Lasciami in
pace...- ansimò -lasciatemi in pace tutti quanti!-
Solo quando la
Divinatrice si fu allontanata a bastanza Shen si lasciò
scivolare contro il muro e lasciò andare un lungo lamento di
dolore.
***
Okay, forse
quella era un'altra cattiva idea!
No, anzi... era
certamente un'altra cattiva idea!
Ma Po sentiva di
doverci provare!
Accanto a lui
Maestro Bue Infuriato camminava guardando fisso davanti a sé,
torvo e minaccioso come una nuvola di tempesta.
Erano quasi
arrivati davanti alla prigione quando videro la Divinatrice che
percorreva la strada al contrario.
-Maestro.
Guerriero Dragone. State andando da Shen, non è vero?-
-Il Guerriero
Dragone mi ha chiesto di andare a vederlo. Fosse dipeso da me non
avrei motivo di essere qui-
La Divinatrice
guardò Po, poi Maestro Bue.
A Po sembrò
che fosse molto preoccupata.
-Non lo spezzate,
vi prego. È molto fragile-
***
La vecchia capra
se ne era andata da poco quando Shen sentì altri passi in
avvicinamento e delle voci che ormai conosceva bene.
Roteò gli
occhi esasperato.
Se avesse
immaginato che la sua dipartita sarebbe stata una faccenda tanto
costellata di fastidi avrebbe scelto un metodo più veloce che
l'inedia!
Rimase
appollaiato sulla branda, con le ali raccolte nelle maniche e
tentando di tenere su il collo.
Appena pochi
secondi e lui si trovò davanti, dall'altro lato delle sbarre,
il panda che si agitava in preda al panico ed il bue torvo, con le
braccia muscolose serrate sul petto.
-Ecco, che vi
avevo detto, maestro? Così finirà davvero per morire!-
Se il panda non fosse stato così rumoroso e melodrammatico
sarebbe stato divertente.
In fondo quello
era esattamente il genere di scenata che Shen sperava che il panda e
la capra avrebbero fatto ogni giorno al bue, ma sperava anche che lo
facessero in qualche posto dove lui non dovesse sopportare i loro
strilli.
-Ne dubito. Ci
vuole molto più tempo per morire davvero per la fame- commentò
il bue.
-Ma noi non
vogliamo che arrivi davvero a questo, vero? Maestro, per favore!
Fatelo andare al cimitero! Non vedete che sta male?-
Shen tentò
di darsi il contegno migliore che poteva, perché l'ultima cosa
che voleva era che davvero il bue lo compatisse.
Per fortuna il
bue sembrava incline a tutto meno che alla compassione nei suoi
confronti.
-Queste sono solo
le conseguenze delle sue azioni e delle sue scelte sbagliate. Sarebbe
facile se la debolezza o la malattia equivalessero all'assoluzione!
Inoltre come potrei giustificare davanti ai cittadini di averlo fatto
uscire di nuovo? Sarebbe un insulto a tutti quelli che ha danneggiato
da quando è tornato in città, ed io non esporrò
una popolazione già provata ad una rivolta per colpa di un suo
capriccio-
-Ma... è
per i suoi genitori! Non ha visitato le loro tombe nemmeno una volta
da venti anni!-
-Un'altra
conseguenza delle sue azioni scellerate-
-E va bene,
maestro, allora non mi lasciate altra scelta-
Fino a quel
momento Shen aveva seguito lo scambio tra i due in silenzio, e quando
vide che il panda sollevava i gomiti pensò che volesse
combattere; invece si piegò in ginocchio e rimase prostrato
con la fronte appoggiata a terra.
-Per il Cielo,
per la Terra. Per il vostro animo nobile, Maestro Bue, io vi supplico
di permettere che Lord Shen faccia visita alle tombe dei suoi
genitori-
Quello sì
che era sorprendente!
Chissà
dove aveva imparato il panda come si faceva una supplica ufficiale?
Per quel che Shen aveva potuto vedere, la sua educazione era quasi
inesistente, come d'altra parte ci si poteva aspettare da un
contadino o da un paesano.
Ma anche se le
maniere erano state impeccabili, la supplica non ottene l'effetto
sperato, anzi il bue, invece che impietosito, sembrava più
infuriato che mai.
-Prima di
umiliarti in questo modo per lui, ricorda che per colpa sua i tuoi
genitori nemmeno ce l'hanno una tomba!-
E gli voltò
le spalle lasciandolo lì.
Il panda rimase
per qualche secondo scioccato.
Anche se aveva il
muso a terra, Shen aveva potuto cogliere una smorfia di dolore.
Quando si rialzò
e si voltò verso Shen lui credette che avrebbe visto
finalmente odio, adesso che il bue lo aveva messo di fronte alla
brutale verità, ed invece il panda allargò le braccia
desolato, come se fosse lui a scusarsi.
-Mi dispiace.
Credevo di riuscire a convincerlo-
“Come è
possibile? È ancora dispiaciuto per me?”
-Mi odia. Non
acconsentirà per nulla al mondo-
Non riuscì
a ringraziarlo per averci provato.
***
Ancora una volta
le torce erano state dimezzate, segno che fuori il sole era
tramontato.
Shen sospirò.
Non si degnò nemmeno di aprire completamente gli occhi, per
quanta poca differenza avrebbe fatto, e non tirò la testa
fuori da sotto l'ala.
Primo, non ne
aveva motivo, secondo, non ne aveva la forza.
La cella in cui
si trovava attualmente era all'interno del labirinto, e lui non
poteva nemmeno avere un quadrato di cielo per rendersi conto dello
scorrere del tempo.
In quel modo era
davvero già sepolto.
Non aveva più
l'anello della catena a trattenerlo, ma non sapeva se considerarla
una cosa positiva o meno.
Inoltre si era
accorto troppo tardi di una cosa importantissima: il suo dao non era
più nella sua cella.
Shen non sapeva
di chi sospettare di più, se delle guardie, del bue o della
divinatrice; il panda non lo aveva nemmeno considerato, perché
sapeva bene quanto poco lo temesse, armato o no.
Quel che era
certo era che qualcuno aveva approfittato di un suo momento di
incoscienza per sottrargli la sua arma.
Codardi e
vigliacchi!
Lo temevano
armato persino quando era troppo debole per reggersi in piedi!
Doveva essersi
appena assopito quando sentì flebile un cigolio metallico, ma
di sicuro non avrebbe potuto essere la sua cella che veniva aperta.
Non a quell'ora.
Non dopo che per
tutto il pomeriggio era stato tormentato da visite sgradite!
Poteva anche
essere la sua mente provata dalla mancanza di cibo che sentiva cose
che non c'erano... eppure c'era qualcosa di strano!
La sensazione di
qualcosa di stonato, di una presenza nella penombra, di un altro
respiro oltre al suo dentro la cella...
“I lupi!”
ricordò all'improvviso!
Shen aprì
gli occhi di scatto e tirò fuori la testa da sotto l'ala.
Si trovò
faccia a faccia con qualcosa di nero e peloso.
-AAHHHH!!!-
-AAHHHH!!!- gli
rispose un grido identico al suo.
-Ma che
diamine...? Panda!!! Che stai facendo?!-
-Ops! Scusa, non
volevo svegliarti. Cioè, no, in realtà volevo
svegliarti, però tu non dormivi... o sì?-
-Panda!-
-Ah, giusto...
allora, sono qui per chiederti un favore-
-Un favore? A me?
In caso tu non l'abba notato, non sono nelle condizioni ottimali per
esercitare il mio potere, ed anche se potessi tu saresti l'ultima
persona al mondo a cui...-
-Sì, sì,
ok, come vuoi tu. Il fatto è che tu devi farmi il favore di
mangiare normalmente per almeno due giorni-
Shen era talmente
sorpreso dalla richiesta che si dimenticò di offendersi perché
il panda gli aveva troncato la parola.
-Panda... primo,
non ho la minima intenzione di assecondarti. Secondo, non avresti
potuto aspettare fino a domani mattina? C'era bisogno di farmi venire
un'infarto a quest'ora di notte?-
-Senti, sono
dovuto venire ora perché non volevo essere seguito da nessuno.
Nessuno sa che sono qui, capisci?-
-No, non capisco.
E smettila di gesticolare!-
-Ops! Scusa... Tu
fidati di me e basta, ok? Mangia per almeno due giorni-
Shen lo scrutò
con gli occhi ridotti a fessure colme di sospetto. Il fatto che lui
fosse appollaiato sulla branda annullava quasi completamente la
differenza di altezza tra loro.
-Perché
dovrei farlo? Credevo di essere stato chiaro: mangerò quando
il bue si deciderà a lasciarmi andare al cimitero-
-E come pensi di
andare? Strisciando? Sei senza forze, Shen! Outch!-
Senza forze o no,
Shen gli aveva rifilato una sberla di avvertimento sul muso.
-Ok, ok, mi
sbagliavo- borbottò il panda massaggiandosi il naso -Non sei
poi così tanto senza forze... ma come pensi di attraversare la
città dopo tre giorni di digiuno?-
-Se il bue non si
decide a concedermi un lasciapassare non dovrò attraversare
assolutamente nulla, dunque perché dovrei preoccuparmene?-
-Perché...
mpf!- all'improvviso il panda si coprì la bocca con entrambe
le zampe -Oh, no, non posso dirlo!-
Shen non ne
poteva proprio più!
Oltre al fatto
che il panda era... il panda! lo aveva svegliato nel cuore della
notte, lo aveva fatto spaventare a morte, blaterava cose senza senso
e pretendeva pure che lui si fidasse così, alla cieca.
-Adesso ascoltami
bene, panda: hai dieci secondi per darmi una spiegazione convincente,
altrimenti fuori da qui-
Il panda scosse
la testa.
-Non posso
proprio dirlo, Shen. Tu... tu fammi solo questo favore. Due giorni
soli, ok?-
Erano già
più vicini di quanto Shen avrebbe normalmente tollerato perché
il panda aveva parlato a voce bassissima, ed era abbastanza perché
lo stesso panda, senza nessun avvertimento, gli posasse le zampe
sulle spalle.
-Solo due giorni-
In quel modo
vicini per Shen era impossibile non incrociare il suo sguardo, e lui
lo sapeva, lo sapeva che guardare negli occhi il panda era
pericoloso!
-Per favore-
insistette quello ancora una volta.
Shen chiuse gli
occhi e prese un respiro profondo.
Non tollerava di
vedere tutta quella preoccupazione per lui, come se per il panda lui
fosse un amico!
-Solo due giorni-
concesse alla fine.
-Evvai! Bene
così!-
Il panda lo mollò
all'improvviso e Shen rischiò di piombare a terra perché
non si era reso conto di quanto si fosse fatto sostenere da lui.
Riprese
l'equilibrio all'ultimo secondo con un veloce battito delle ali, in
tempo per vedere il panda che usciva dalla cella e la guardia che
chiudeva di nuovo.
Esasperato si
prese la testa tra le ali. Tutta quella agitazone notturna non gli
aveva certo fatto bene nello stato di debolezza in cui si trovava.
Come aveva potuto
permettere a quel panda idiota di coinvolgerlo in chissà
cosa...
Come? Come...?
Come?!
***
-Evvai, evvai,
evvai! Ha funzionato!-
Esultava Po a
mezza voce mentre usciva dalla prigione.
Mastro Roccia non
gli chiedeva nulla, ed era decisamente meglio così.
Lo accompagnò
fino all'uscita e quando Po fu fuori sentì che il paletto
all'interno veniva tirato.
Adesso sarebbe
tornato a casa, sarebbe passato dalla cucina a fare scorta di
biscotti alle mandorle dal barattolo di Scimmia, e se ne sarebbe
tornato in camera sua a riprendersi dallo stress che quella sortita
notturna aveva comportato.
-Eh-ehm-
Qualcuno che si
schiariva la voce lo fece voltare verso l'alto, dove una figura si
stagliava scura contro il cielo notturno.
A quanto pareva i
biscotti avrebbero dovuto aspettare.
Po si mise in
posizione da combattimento, ma la sagoma che atterrò davanti a
lui, nella luce di una lanterna non era altro che...
-Tigre?!-
-Che cosa sei
venuto a fare qui in segreto?-
-Ah... io...-
-La verità,
Po-
Il panda si
afflosciò come una lanterna di cartapesta sotto la pioggia.
Non c'era modo di
mentire a Tigre, non quando lo guardava in quel modo. O in nessun
altro modo.
-Io... te lo
spiego a casa, ok?-
Rifecero tutta la
strada in silenzio, nelle strade appena illuminate, e quando
rientrarono alla casa che li ospitava Po pensò di tentare
almeno un ultimo trucco.
-Yaaawn! Che
sonno! Bene, buonanotte, Tigre...-
Lei lo afferrò
per un braccio e lo appiccicò al muro di faccia tenendogli il
gomito dietro la schiena.
-Ahi! Ok, ok! Ti
dirò tutto-
Stavolta Tigre
non lo lasciò andare e lo trascinò per il gomito fino
al cortile interno.
-Allora, che stai
combinando? Ho l'impressione che questa sia un'altra delle tue
cattive idee- gli chiese brusca.
Po non voleva che
Tigre fosse così arrabbiata con lui! Non riusciva a
sopportarlo!
Le spiegò
tutto a meza voce, sperando che nessun altro si svegliasse e lo
sentisse.
E man mano che
lui si spiegava gli occhi di Tigre si spalancavano sempre di più.
-Tu vuoi fare
cosa?-
-Ehi! Non è
un'idea brutta come le altre, no?-
-No, Po, questa è
molto peggio! Non ti permetterò di farlo!-
-Tigre! Per
favore! Sta morendo perché non gli permettono di andare dai
suoi genitori!-
Immediatamente Po
si rese conto di aver detto la cosa sbagliata.
Sapeva che Tigre
era stata in orfanotrofio, e non aveva intenzione di ferirla.
La vide abbassare
gli occhi.
-Ops! Scusami...-
-Po, ti
metteresti contro il Consiglio dei Maestri, per non parlare di quanto
sia pericoloso e di quanto metteresti in difficoltà Maestro
Shifu. È fuori discussione. Non te lo permetterò-
-Ma Tigre...-
-No!-
Po si ritrasse
spaventato.
Tigre non gli era
così ostile dai tempi in cui lui, appena arrivato al Palazzo
di Giada, faceva più schifo di chiunque nella storia dello
schifo, ed essere tornato a quei tempi feriva il panda molto a fondo.
-Vai a dormire,
Po. Domani mattina mi auguro che tu abbia cambiato idea-
Si allontanò
e tornò dentro la casa, ma Po rimase lì, in giardino.
-Oh, insomma...-
provò a dire a voce appena udibile -Non era un'idea poi così
cattiva!-
Peccato che
dentro di sé lui lo sapeva che era un'idea più che
pessima, e che Tigre aveva ragione sotto tutti i punti di vista... ma
per quanto l'idea fosse pessima, era comunque migliore di lasciare
morire Shen!
Penso che abbiate
capito tutti quale brutta idea ha in mente Po, giusto? In caso
contrario starò zittina.
Spero vi siate
goduti questa maratona che vi ho fatto fare di aggiornamenti
ravvicinati, perché questo è l'ultimo capitolo
sopravvissuto per intero.
Da ora in poi
dovrò lavorare sulla sinossi e ricostruire quasi tutto da
tredici a diciotto.
Questo capitolo
per i miei standard è addirittura corto.
Siamo appena
all'undicesima pagina, quando la media è di quindici quasi
piene. Ma recupereremo, non temete.
Mi diverte
scrivere di Po e Shen. Mi fanno un sacco ridere anche solo per come
immagino si guarderebbero a vicenda.
Una delle mie
scene preferte del film è quando Po rispunta sul tetto e Shen
non sente cosa gli dice. Quella parte mi fa sempre spaccare dalle
risate!
Vi lascio le
note.
-La canzone
all'inizio è questa: “Let there be night” dei
Powerwolf https://www.youtube.com/watch?v=yMV-COFeDCY
. Mi piace molto questa versione live. Mi sembra che abbia qualcosa
di commovente.
-”Padre!
Perché mi hai abbandonato?” E niente, una semicitazione
biblica. Così, de botto e senza senso. Si trova in due dei
vangeli canonici: Marco 15,34 e Matteo 27,46
-Tigre non vuole
che Po crei problemi a Shifu. Dopo che lui ha fatto capire che vuole
essere un padre migliore. Avete notato?
Vorrei ringraziare
TheDarkWolf per aver messo la storia tra le seguite. E
vorrei ringraziare chi sta seguendo la storia ed ha la pazienza di
aspettare i miei tempi di aggiornamento. Vi voglio bene e vi
abbraccio forte.
Ciò
che sorge
***
Dalla
scelta
***
Figlio
lontano
Io
figlio disperato
(Solo
il silenzio – "I promessi sposi")
A
scuoterlo dal suo stato di torpore che non era sonno ma nemmeno
veglia fu un rumore metallico. Shen
aprí gli occhi a fatica. A
terra c'era il vassoio con il cibo, quindi poteva essere
mattina. L'odore
del riso in foglia di loto e dei wanton gli ricordò lo strano
sogno di quella notte. Il
panda che gli chiedeva di mangiare per almeno due giorni normalmente,
come favore personale. Non
ricordava le parole esatte ma ricordava quanto lo avesse colpito a
fondo la preoccupazione che aveva visto negli occhi verdi del panda;
era incredibilmente simile alla preoccupazione che aveva visto tanti
anni prima negli occhi verdi di suo padre quando lui stava male.
Come
aveva potuto dimenticarlo per tanto tempo? Scosse
la testa, ormai sveglio nonostante le idee annebbiate dalla debolezza
e dalla fame. Possibile
che non fosse stato un sogno? Ne
ricordava frammenti troppo nitidi. C'era
qualcosa di importante che si doveva fare, ma lui non ne aveva le
forze... ah già, il cimitero! Confuso,
stordito, Shen decise che era importante ricordare tutto. Ricordava
di avere promesso, ed avrebbe mantenuto la sua parola. Si
trascinò giù dalla branda fino al vassoio del cibo. Il
primo boccone di wanton gli fece storcere il becco perché non
ci era più abituato, tuttavia fece del suo meglio per
masticare più possibile e mandarlo giù. Il
suo stomaco, dopo i primi assaggi di cibo, si spalancò come
una voragine e gli chiedeva di mandare giù tutto subito, ma
Shen sapeva di doversi controllare se non voleva vomitare. Eppure
anche quelle piccole quantità di cibo davano sollievo a tutto
il suo essere. Non
aveva più un nodo doloroso alla bocca dell'anima. E
poi il nutrimento stava facendo bene anche alla sua mente, che si
andava schiarendo boccone dopo boccone. Adesso
ricordava meglio i frammenti della notte, e che non era stato affatto
un sogno! Il
panda voleva davvero che lui si rimettere in forze, e questo
perché... "Vuole
portarmi al cimitero anche senza il permesso del bue!" Realizzò
all'improvviso. La
consapevolezza gli fece tornare vertigini che niente avevano a che
fare con la fame. Non
capiva... non sapeva come fosse possibile! Il
panda si sarebbe davvero esposto ad un rischio così grosso...
per lui? Sarebbe
stato molto stupido. Eppure
quella avrebbe potuto essere l'unica spiegazione possibile, perché
ricordava che il panda gli aveva fatto notare che se fosse stato
debole non avrebbe potuto arrivare al cimitero.
Si
accorse che era rimasto bloccato con gli occhi sgranati ed il boccone
a mezz'aria, e che gli si era accapponata la pelle.
"Sarebbe
stupido... molto stupido... ma ha già fatto tante cose
stupide!"
Tutte
le volte che egli aveva salvato la vita, tutte le volte che non aveva
approfittato della sua debolezza, il fatto che volesse aiutarlo.
Shen
scosse la testa ma non riusciva a calmare le ondate di sgomento che
lo scuotevano.
Avrebbe
preferito che il panda lo odiasse! Sarebbe stato tutto più
semplice, più immediato e comprensibile! Eppure
il panda era la sua unica possibilità per raggiungere i suoi
genitori. Si convinse
a mangiare perché non poteva permettersi un altro giorno di
debolezza.
***
Maestro
Shifu si sentiva così sconcertato che non riusciva nemmeno a
fare finta di avere un contegno ormai.
Perché,
in nome di tutti gli antichi maestri, non poteva semplicemente stare
tranquillo in quel giardino!
-Questo
è troppo!- gli scappò detto.
No,
davvero... di tutte le pessime idee che il panda aveva avuto fino a
quel momento quella poteva essere la peggiore in assoluto! E se mai
ce ne fosse stata una peggiore, Shifu non avrebbe voluto essere
presente per testimoniarla.
Quello
che Tigre gli aveva appena riferito era semplicemente assurdo!
-Maestro,
cosa dobbiamo fare? È vero che abbiamo promesso di aiutare Po
in questa cosa, ma questo è davvero troppo! Dobbiamo
fermarlo?-
Shifu
stava per rispondere che sì, certo, il panda andava
assolutamente fermato, ma al momento di aprire bocca qualcosa lo
trattenne.
Sarebbe
stato giusto fermare il panda, ma Shifu ricordava troppo bene
l'impressione che gli aveva fatto vedere Lord Shen che piangeva. Così
come ricordava bene la sua arroganza e la completa mancanza di
empatia di tutto il resto del tempo.
-Tigre...
hai ragione ad essere preoccupata. Non è una decisione facile
da prendere. Devo rifletterci. Nel frattempo tu e gli altri non
perdete d'occhio Po-
-Sì,
maestro-
***
-Oh,
andiamo, dimmi che ha funzionato- borbottava Po tra sé mentre
percorreva il corridoio fino alla cella di Shen -Dimmi che ha
funzionato, dimmi che ha fun... Sì!-
La sua
esclamazione aveva spaventato il pavone, che sembrava immerso nei
suoi pensieri.
Po
guardò lui, poi il vassoio vuoto.
-Allora
hai...?-
-Ho
mantenuto la mia parola- lo stroncò subito Shen.
Nonostante
il pavone fosse impassibile e lo guardasse come sempre con freddezza
ed aristocratico distacco, Po sentì spuntare un sorriso.
-Bene!
Mi raccomando, continua così!-
Era
così felice che non ci fossero state le sbarre di mezzo lo
avrebbe abbracciato, e probabilmente Shen se la sarebbe presa a
morte, ma che importava?
-Panda!-
Per un
attimo Po temette che Shen avese letto i suoi pensieri, ma il pavone
piegò appena il collo verso di lui e lo guardò in
silenzio.
I suoi
occhi rossi erano terribili e penetranti come sempre, capaci di farlo
sentire in soggezione, ma Po non distolse lo sguardo.
-Perché?-
chiese Shen alla fine.
Non
c'era bisogno che specificasse che cosa, ma Po si sentiva così
in colpa per tradire in quel modo la fiducia di... di praticamente
tutti! che sentì le parole chiare come se Shen le avesse
urlate.
Si
mise un dito sulle labbra ed in cambio ottenne un sopracciglio
scettico sollevato.
-Perché
è la cosa giusta. Ora... per due giorni niente combattimenti,
va bene? E mangia. Ti serviranno tutte le tue forze per... -
Si
tappò la bocca appena in tempo.
-Devo
andare!- esclamò in fretta, e scappò via da davanti
alla cella.
Fece
appena in tempo a vedere Shen che si premeva la punta di un'ala sulla
fronte e scuoteva la testa.
***
Nonostante
la sensazione che gridava "sbagliato!" dentro di lui, Po si
sentiva euforico.
-Maestro
Po, andate già via?- gli chiese mastro Roccia quando lo vide
nel corridoio grande.
-Cosa?
Oh... oh, sì... va alla grande! Cioè... no,
intendevo... oggi è debole, non possiamo combattere-
Mastro
Roccia sembrava perplesso, e Po cominciava ad innervosirsi perché
più le persone erano sospettose su di lui e più lui non
reggeva la pressione e faceva qualcosa che confermava i loro
sospetti.
Non
sapeva dove guardare, e doveva mordersi le labbra come per non dire
nulla... anche se mastro Roccia non gli aveva chiesto nulla.
-Maestro
Po, voi siete la persona più felice che ci sia mai stata in
questa prigione, credo. Vorrei vedere più spesso facce come la
vostra invece che gente sempre arrabbiata. I miei rispetti agli altri
maestri-
Mastro
Roccia lo salutò con un inchino e Po potè finalmente
uscire.
"Oh,
menomale! E adesso c'è un'altra cosa da fare!"
***
-Benvenuto,
Po. In perfetto orario come sempre-
-Yi!
Ma come facevate a sapere che...? Oh. Oh, giusto-
La
Divinatrice si fece da parte per farlo accomodare in casa.
Non
poteva farne a meno: quel panda le ispirava solo un affetto sincero,
e non solo perché voleva aiutare Shen.
Se
provava a scrutare la sua aura era come vedere un riflesso del sole.
Era
fatto di cose autentiche, di sincerità e generosità.
-Lo
sai, Po? Shen è stato incredibilmente fortunato che l'universo
abbia scelto te come guerriero nero e bianco che dovesse fermarlo. Ma
forse l'universo sa molte più cose di quante i mortali possano
immaginare-
Il
panda la guardava perplesso, e lei decise di cambiare argomento per
non confonderlo.
-Allora,
come sta?-
-Oggi
ha mangiato! Ha finito con quella storia assurda dello sciopero della
fame!-
-Sono
contenta che abbia ritrovato il buonsenso. Mi chiedo come mai-
Il
panda si mosse a disagio sui cuscini dell'angolo del thé.
-Ah...
ecco... non... io non so come mai... voglio dire, anche se fosse
successo qualcosa di importante, io non ne saprei niente di niente-
La
capra sorrise dietro la sua tazza di thé e decise di non
metterlo ancora più in difficoltà.
-Naturalmente,
Po-
Non le
sfuggì il suo sospiro di sollievo ma non disse nulla.
-E
come mai sei venuto a cercarmi? Vuoi che legga il tuo futuro?-
-Cosa?
Oh, no! Non è per quello, yi. Io mi stavo chiedendo... così,
per curiosità... dove sono le tombe dei... di...-
"Ecco
che ci siamo"
-Dei
genitori di Shen?-
-Ah...
sì, loro. Sono sempre al cimitero della città, non è
vero?-
Lei
annuì. Averli nominati la faceva tornare nel passato.
-Sì,
sono lì. Maestro Rhino ha insistito perché occupassero
il loro posto nel tempio di famiglia dopo la loro morte. Sai, c'è
un tempio molto grande, che ospita tutta la dinastia dei pavoni a
partire da quattro generazioni prima di Shen, da quando fu fondata la
città vera e propria-
-Oh,
wow! È molto antica?-
-Duecentocinquantasei
anni. Si trova nella sommità della collina, ed è il
centro del Sentiero del Drago. Tu ne hai già percorso una
parte quando hai partecipato al funerale di Maestro Rhino Tonante-
-Sì,
me lo ricordo. E quindi bisogna attraversare tutto il cimitero per
arrivare lì?-
-Esatto-
Il
panda appoggiò il mento su una mano e cominciò a
riflettere a voce alta.
-Tutto
il cimitero... di notte... ma le lanterne sono sempre accese, non è
vero? E non ci sono... che so... spiriti maligni, giusto?-
Lei
sorrise alla sua preoccupazione.
Il
pensiero di addentrarsi in un cimitero di notte lo terrorizzava, lei
poteva sentirlo, eppure lo avrebbe fatto lo stesso.
Si
alzò e fece il giro del tavolo per abbracciarlo forte.
Il
panda non resistette nemmeno un momento, non chiese il motivo
dell'abbraccio e si rifugiò contro di lei.
-Sei
una persona generosa ed il tuo cuore è benedetto- mormorò
mentre gli accarezzava la testa soffice -Non hai ragione di temere
gli spiriti, perché non potrebbero farti alcun male-
Gli
prese il viso tra gli zoccoli e lo guardò negli occhi.
-Shen
conosce perfettamente la strada. Te lo chiedo per favore, veglia su
di lui ancora una volta-
Il
panda la guardò basito. La sua mascella cadde giù,
lasciandolo con la bocca spalancata.
Lei lo
accarezzò sulla testa un'ultima volta e tornò alla sua
tazza di thé come se nulla fosse, per dargli il tempo di
capire cosa era successo.
-Yi?
... Non ditelo a Maestro Bue, per favore-
Nascose
il suo sorriso nella tazza.
-Dirgli
cosa, Guerriero Dragone?-
***
C'era
qualcosa di importante da fare.
Croc
avrebbe voluto riposare dopo la fatica della giornata di un'altra
sezione del canale da ripulire, ma sapeva che la sua coscienza non lo
avrebbe lasciato in pace finché non avesse risolto l'altra
cosa.
La
guardia camminava davanti a lui nei corridoi della prigione reggendo
in alto una lanterna supplementare per illuminare le zone più
buie tra una torcia e l'altra.
Da
quando Croc aveva saputo che Shen si rifiutava di mangiare, aveva
cominciato a farsi un sacco di domande su di lui.
Sapeva
che il giorno prima aveva mangiato, ma lo stesso, l'idea che si fosse
fatto indebolire, che avesse addirittura rinunciato agli scontri con
il panda, gli dava un'impressione strana.
Qualcuno
che desiderava vedere le tombe dei genitori tanto da rischiare di
morire a sua volta non combaciava con l'immagine che aveva lui del
pavone: Croc lo ricordava arrogante, fiero della sua arma, e che non
vedeva l'ora di accendere la miccia per...
Croc
scosse la testa.
Il
botto dell'esplosione gli era rimasto dentro, e non doveva permettere
a sé stesso di pensarci troppo.
La
guardia si fermò davanti ad una cella e poco dopo Croc vide
Shen in un angolo.
Aveva
sollevato la testa al loro arrivo, e adesso li osservava attento ma
senza tradire alcuna emozione.
-Grazie,
potete andare- disse Croc alla guardia -Uscirò da solo-
L'antilope
si inchinò e li lasciò soli.
Per il
pavone non fece alcuna differenza, perché il suo sguardo rosso
sangue era fisso su Croc, ma il maestro aveva l'impressione che il
pavone non lo vedesse realmente.
O
forse non gli importava in nessun modo la sua presenza e lo
considerava alla stregua di un oggetto.
Vederlo
in quel modo metteva i brividi. Non era paura, era un timore diverso,
profondo e primordiale, che riusciva ad infiltrarsi sotto la pelle e
da cui le sue scaglie non potevano proteggerlo. Croc lo aveva
sempre visto stravolto dalla furia del combattimento, adesso rivedeva
l'atteggiamento di distacco che aveva avuto la prima volta che si era
presentato a palazzo; prima che scatenasse il fuoco su di loro e
sulla città. In cella il pavone era pallido come uno
spettro nella penombra. Le ali raccolte nelle maniche, la testa alta
sul collo elegante, il lungo strascico bianco screziato di rosso e
nero drappeggiato come un velo dietro di lui; tutto nel suo
atteggiamento irradiava superiorità. Il pavone ricambiava
il suo sguardo, ma Croc lo sentiva distante. Lo guardava da un
altro mondo, ed il principe bandito era fatto di pietra. Gli
sembrava irreale, un essere sospeso fuori dal tempo e dallo
spazio. Per l'ennesima volta Croc si domandó se il pavone
avesse un cuore oppure se fosse stato mutilato trppo profondamente
nella sua capacità di sentire. Al di là della
soggezione che Shen gli incuteva, Croc si rese conto che provava pena
per lui.
Mai in
vita sua gli era capitato che qualcuno gli suscitasse allo stesso
tempo tanta compassione e tanta repulsione.
Shen
gli ricordava una ferita aperta: si vorrebbe curarla, ma il disgusto
è più forte della buona volontà. "Veramente
non c'è modo di salvarti?" Aveva difficoltà a
sostenere il suo sguardo. -Va bene, veniamo al punto- disse
sbrigativo -Tra pochi giorni sarà luna nuova, e dovremo
emettere un verdetto- si interruppe un attimo -Io non voglio
condannarti a morte-
L'unica
reazione del pavone fu inclinare leggermente la testa per osservarlo
meglio. -Ti chiediamo solo di vivere senza danneggiare nessuno-
insistette Croc -È davvero troppo?-
Credeva
che non avrebbe avuto risposta, invece il pavone gli parlò con
una voce bassa, sorda e roca, come se non la usasse da tempo.
Il che
naturalmente era impossibile, perché Croc sapeva bene quanto
riuscisse ad essere loquace quando si trattava di provocare,
schernire o insultare.
Si
chiese come mai fosse cambiata tanto in così poco
tempo. -Perché vuoi tenermi in vita?- La voce del pavone lo
faceva rabbrividire -Ho ucciso il tuo maestro davanti a te-
Il
dolore lo colpì di nuovo. La perdita del maestro faceva ancora
male, e per un attimo Croc... -Non l'ho dimenticato- disse solo.
Il
pavone non mostrò nessun cambiamento. -L'atteggiamento del
bue é più sensato. Sarebbe giusto per voi condannarmi a
morte-
Croc
scosse la testa. -No, non per me. Ascolta, Maestro Rhino mi ha
insegnato ad utilizzare le mie capacità per fare del bene.
Ucciderti sarebbe solo semplice, non sarebbe giusto. Non sarebbe un
bene- Solo per un attimo gli sembrò di vedere il pavone
contrarsi, ma se era accaduto era stato solo il tempo di un battito
di ciglia.
Quando
tornò a guardarlo era freddo e distante, fuori dalla sua
portata.
Croc
avrebbe voluto raccontargli la sua storia, avrebbe voluto spiegargli
che con l'orgoglio eccessivo stava facendo del male a sè
stesso, e che accettare l'aiuto di qualcuno abbastanza generoso non
era svilente ma un'occasione preziosa. Non lo fece.
Il
disago che provava in presenza di Shen riusciva a fargli morire le
parole in gola, e considerando quanto erano basse le possibilità
di commuoverlo, Croc non voleva condividere con lui l'esperienza più
importante della sua vita ed esporla al disprezzo.
Sarebbe
stato un insulto alla memoria di Maestro Rhino, e lui non lo avrebbe
sopportato. -Senti, fai come vuoi. Spero che tu possa...- si
interruppe perché si rese conto che non sapeva esattamente
cosa dire. Cosa poteva augurare a qualcuno che si dedicava in maniera
così metodica alla rovina di sé stesso quanto degli
altri?
Lo
guardò attentamente attraverso le sbarre e vide che Shen non
lo guardava più. Stava fissando un punto indefinito nel vuoto
davanti a lui.
"È
completamente rovinato. Anche se non lo condannassimo a morte noi,
lui non ha una vera vita" pensò. Un brivido lo percorse
sotto le scaglie della pelle. -Spero che tu possa trovare pace-
disse pianissimo.
Andò
via prima di vedere la reazione del pavone.
***
Tigre
lo sapeva che c'era qualcosa che non andava, lo sapeva!
Era la
stessa sensazione di quando aveva accompagnato Po alla prigione ed
avevano trovato il pavone impiccato: era una minaccia incombente che
le faceva sfoderare gli artigli e gonfiare il pelo.
Non
aveva più chiesto a Po in quei due giorni se avesse cambiato
idea, ed aveva paura a farlo perché era certa che la risposta
sarebbe stata no. E lei non voleva litigare con quello stupido panda
per colpa di un ancora più stupido pavone!
Gli
altri quattro cicloni erano stati informati, Mantide era stato scelto
come pedinatore ufficiale di Po, ed il resto di loro aspettava solo
un segnale da lei, che aspettava la decisione di Shifu.
Poi,
una notte, mentre lei era distesa a guardare il soffitto in attesa di
addormentarsi, dal retro della casa si alzò un baccano
assordante che avrebbe potuto svegliare l'intero quartiere.
***
-Okayokayokay...
non è stato tanto forte, no? Bene, ce la posso fare!-
Po
raccolse da terra il secchio che era scivolato, la veste colpevole di
averlo fatto inciampare quando ne aveva pestato la cintura, ed in
ultimo la lanterna.
Peccato
per il barattolo, ma non aveva proprio tempo per occuparsi anche di
quello.
-Bene,
e adesso... andiamo!-
Si
guardò indietro un'ultima volta e poi si mosse in fretta verso
la prigione.
Dentro
di lui, la sua coscienza gli stava urlando quanto si sarebbero
arrabbiati Maestro Shifu, Maestro Bue e tipo, tutti quelli che
conosceva.
E che
lui sarebbe finito in una cella accanto a quella di Shen per colpa di
quella brutta idea.
***
Tigre
era allo stesso tempo allibita ed inorridita.
La
porta della cucina che dava sul vicolo sul retro era aperta ed ancora
penzolava dai cardini, e lì accanto... era il barattolo dei
biscotti di Scimmia quello?
-Ohoh!-
esclamò Mantide -Certo che aveva fretta!-
-Già!
Finisce sempre tutti i miei biscotti quando riesce ad arrivarci,
altro che lasciare mezzo barattolo!-
La
luce di una seconda lanterna li raggiunse in cucina, ed alle loro
spalle c'era Maestro Shifu.
-Maestro,
cosa dobbiamo fare?-
-Seguitelo-
"Oh,
bene!"
-Ed
aiutatelo qualsiasi cosa decida di fare-
-Cosa?!
Ma maestro!-
-Qualsiasi
cosa- confermò Shifu -Me ne prenderò io la
responsabilità davanti al Consiglio dei Maestri. Ora andate-
Non
c'era altro da fare. Però Tigre era un po' meno preocupata,
perché se anche Shifu era d'accordo con il panda c'era qualche
speranza che quell'idea non fosse poi così terribile.
Si
inchinò in fretta e corse fuori nella notte seguita dagli
altri.
***
-Okay,
dai, sta andando alla grande!- si incoraggiava Po -Insomma, mi
avrebbero già seguito, no? È facile. Prendo Shen,
andiamo al cimitero, e lo riporto dentro. Non se ne accorgeranno
neanche-
Fortuna
che ormai conosceva bene la strada fino alla prigione, altrimenti
avrebbe potuto perdersi.
Alla
svoltà successiva però sentì che qualcosa non
andava.
Si
sentiva seguito.
Si
voltò di scatto e dietro di lui c'erano i Cinque Cicloni al
completo.
-Aaahh!!!
Oh, no!- non poteva farci niente, certe cose lo facevano andare nel
panico!
-Sentite,
lo so che questa idea non vi piace, ma per me è importante, va
bene? Non cercate di fermarmi!-
Tigre
guardò un attimo verso gli altri prima di fare qualche passo
verso di lui.
"Ecco,
adesso mi riempirà di colpi di kung fu! E lei è sempre
stata più brava di me, ed io non voglio combattere contro di
lei, ma non voglio nemmeno abbandonare Shen, e..."
-Non
cerchiamo di fermarti, Guerriero Dragone. Veniamo con te-
-No,
no, davvero, anche se non vi piace... ehi! cosa hai detto?-
-Hai
sentito bene. Dato che ormai ti sei messo questa idea in testa,
tantovale che veniamo con te per controllare la situazione da vicino-
-Davvero?-
Po li
guardò uno ad uno... era così bello avere amici così!
E non doveva commuoversi, perché i guerrieri tosti tosti non
piangono.
-Grazie,
ragazzi-
-Bene,
muoviamoci!- esclamò Scimmia -l'ultimo che arriva mi ricompra
i biscotti!-
Ho
diviso questo capitolo in due parti perché era davvero troppo
lungo e troppo pesante.
Io
davvero non so cosa succeda con questi capitoli: nella prima stesura
erano non più di quattordici pagine, come cavolo ci sono
arrivata a diciassette?
In
attesa di capirlo, vi lascio le note.
-La
citazione all'inizio è del musical "I promessi sposi –
Opera moderna" https://www.youtube.com/watch?v=ZBg3i9xA4_o
. È un contesto completamente diverso, ma era troppo bella per
non coglierla. E poi Vittorio Matteucci giustifica qualsiasi
incongruenza.
-Funfact:
stavo facendo ricerche sul significato del gesto del pollice in su
in Cina perché volevo inserirlo in una scena. Menomale che ho
cercato! Ecco, no. Se avete a che fare con un contesto cinese o
giapponese, non fate okay con il pollice. In estremo oriente è
un gesto molto volgare. E poi sono scoppiata a ridere perché
mi sono immaginata la reazione isterica di Shen se Po o chiunque
altro gli avesse fatto un gesto del genere.
-Mi
sono resa conto solo ora, dopo tredici capitoli e quasi un anno di
lavoro, che sto scrivendo un trattato contro la pena di morte.
Shen non avrebbe potuto dormire nemmeno se avesse voluto.
Ovviamente il panda non gli aveva dato un orario, ma era scontato
che le azioni clandestine si svolgessero di notte.
Solo... a che punto della notte? Per quanto avrebbe dovuto
aspettare? Il suo respiro era rapido e superficiale, in accordo al
battito del cuore che premeva contro lo sterno.
Inoltre Shen non riusciva a scrollarsi di dosso l'orribile
sensazione di essere stato preso in giro.
Il pensiero che il panda avesse potuto fingere di volerlo portare
al cimitero di nascosto solo per impedirgli di morire di fame gli
provocava una violenta ondata di nausea.
Era possibile? Shen tentava di convincersi di no. Non dopo che lo
aveva visto supplicare in ginocchio perché lui potesse andare
a visitare la tomba di famiglia.
E quindi poteva solo aspettare.
Non sapeva bene come considerare la visita del coccodrillo quel
pomeriggio; gli era sembrato che il rettile non avesse detto nemmeno
metà delle cose che pensava, ma in quel momento non gli
interessava nemmeno tanto.
Si passò distrattamente la punta dell'ala sullo sterno, ma
ormai non provava più dolore sotto la fasciatura.
L'unica cosa positiva era che, tra i giorni di digiuno e quelli
per riprendere le forze, senza combattimenti le sue ferite si erano
finalmente rimarginate.
Se li trovò davanti all'improvviso, al di là delle
sbarre.
Erano il panda e la tigre, e più in basso la vipera.
"Lo ha fatto davvero!"
Non si era reso conto di quanto avesse sperato che il panda
venisse davvero a prenderlo se non quando la sua presenza lo aveva
colpito in pieno.
Era inorridito da sé stesso per essere caduto così
in basso.
-Oh, bene! Sei già sveglio-
Lui non gli rispose.
Fu distratto dal rumore della serratura che scattava, e quando la
guardò l'insetto verde era appena saltato giù con un
lungo ago tra le zampe.
-Grazie, Mantide! Bene, puoi uscire! Ehi!-
Shen non ne aveva potuto fare a meno: aveva sbattuto la porta
della cella di nuovo chiusa.
Il panda lo guardava stranito, la tigre lo puntava per attaccalo
al minimo segnale di ostilità da parte sua.
Shen riportò tutta la sua attenzione sul panda che era
attaccato alla sbarra dall'altro lato, poco sopra la sua ala.
-Prima dimmi perché lo fai. Perché se è per
pietà, potete richiudere questa porta e tornare da dove siete
venuti-
Sentì lo sbuffo della tigre ma non vi badò.
L'unica cosa su cui riusciva a concentrarsi era scrutare gli occhi
verdi del panda.
-Non so se è pietà. So che non è giusto
impedirti di andare dai tuoi genitori. E non è giusto che tu
ti faccia male per questo. Io... io sono il Guerriero Dragone, è
mio dovere sistemare le cose quando non vanno bene. E questo non va
per niente bene-
Lo colpì a fondo, dentro.
Non era pietà.
Era qualcos'altro che non riusciva a definire e che gli si era
avviluppato dentro e adesso tirava forte.
Dovette fare uno sforzo per distogliere lo sguardo, e lo spostò
sulla sua ala stretta attorno al metallo.
-Bene, questa è la tua motivazione- si rivolse alla tigre
ed all'insetto -E voi? Perché lo fate?-
La tigre lo fissava dall'alto in basso e con le braccia
incrociate. Lei almeno si comportava come al solito.
-Noi siamo suoi amici. Stiamo aiutando lui, non te-
Le era quasi grato per la sua manifestazione di astio e sfiducia.
Lentamente, con uno sforzo, si costrinse ad aprire l'ala che
stringeva la sbarra ed a fare un passo indietro per consentire alla
porta di aprirsi.
Scivolò sui cardini con il consueto cigolio.
-Oh, bene! E adesso, fase due!-
-Autch! ... panda!-
Il panda lo aveva travolto scaricandogli addosso un secchio e
qualcosa di stoffa.
La stoffa era una veste nera, e quello poteva capirlo, ma il
secchio con il carbone...
-Questo no-
-Shen...-
-Ho detto di no-
La tigre si avvicinò alle sbarre per parlargli.
-Ascolta, di notte sei troppo visibile. Se qualcuno ti vedesse
sarebbe una rivolta in città, e non arriveresti mai al
cimitero-
Per quanto odiasse quell'argomentazione, era troppo sensata per
ignorarla.
"Non c'è dunque fine all'umiliazione per me?"
Annuì con il becco serrato, tremante di indignazione e di
orgoglio offeso.
Si fece scivolare addosso la veste sopra quella che indossava già,
perché mai e poi mai si sarebbe spogliato davanti a loro, e
poi con un pezzo di carbone cominciò a sporcarsi le parti
bianche ancora visibili.
Era orribile.
Lo avrebbero schernito per quello! Forse non il panda, lui era
troppo stupido, ma gli altri?
Provò a gettare loro una rapida occhiata.
Non lo stavano nemmeno guardando. La tigre, la vipera e l'insetto
erano chini a guardare qualcosa a terra, che quando sporse la testa
capì essere una piantina della città.
-Non vi servirà. Io conosco la strada- disse.
-Abbiamo già studiato il percorso. Dovevamo rivederlo-
Nessuno lo aveva guardato in modo strano, nessuno aveva fatto
commenti sul suo aspetto attuale e sporco di polvere nera.
E dalle loro facce sembrava che non gliene importasse proprio
niente.
La tigre ripiegò la cartina e fece cenno a loro dentro la
cella.
-Andiamo-
Shen non si era accorto di essere sulla soglia. Si guardò
indietro per un timore irrazionale che qualcosa di invisibile lo
stesse trattenendo nella cella ma non c'era niente.
Si mossero tutti insieme, e la prima del gruppo era la vipera.
Il serpente aveva stretto nella punta della coda un bastoncino a
cui era legato un nastro di seta color pesca, che spariva inghiottito
dalla penombra dei corridoi.
"Ingegnoso" fu costretto ad ammettere Shen.
Alla prima intersezione grande, invece di puntare verso il centro,
loro andarono verso il fondo. Shen era perplesso. Vedeva la luce
dell'arena centrale, e non capiva come mai non prendessero quella
direzione. -È dall'altra parte- -Non possiamo uscire da
lì, gli arcieri ci vedrebbero- -E allora come...? oh...
- Comprese all'improvviso: la stanza da cui era uscito quando il
panda aveva voluto portarlo in città! -Va bene- Lì
seguí nel percorso tracciato dal nastro della vipera. Non
aveva altra scelta che fidarsi di loro. Arrivati all'ultimo giro,
quello più esterno, oltre alle porte delle celle c'erano anche
delle porte di legno. Shen poteva solo ipotizzare che fossero dei
ripostigli per materiali di scorta. Dentro una di queste porte
chiuse finiva il nastro, e la vipera bussò con il bastoncino
che aveva utilizzato per riavvolgerlo. Aprì la scimmia con
un'altra lanterna. -Oh, non vi ha ancora arrestato nessuno! Bene!
Forza, passate!- Shen si diede dell'idiota! Quella porta era
stata nascosta in mezzo alle porte dei ripostigli! E lui, pur sapendo
che ci sarebbero arrivati, non aveva pensato a tenere il conto delle
porte! Si era aspettato un'intersezione, ed invece era una dannata
porta! Tutto stava succedendo troppo in fretta, e lui aveva la
brutta sensazione di essere trasportato dalla corrente degli eventi
senza più alcun controllo su di essi. Incastrato tra la
scimmia e la vipera davanti a lui e la tigre immediatamente dietro,
Shen salì i gradini di pietra e si trovò davanti ad
un'altra porta aperta, che dava sulla piccola stanza in cui si era
risvegliato già il giorno della sua sfortunata sortita in
città. Riconobbe la finestra come un elemento stranamente
familiare, anche se quella volta il cielo che si vedeva era quello
buio della notte. La tigre mise una zampa sul paletto della porta
esterna, ma prima di tirarlo si voltò verso di lui. Shen
sentiva i suoi occhi arancio dorato che indagavano nei suoi, ma non
distolse lo sguardo. -Prima di fare un passo fuori, ricorda
questo. Noi tutti stiamo rischiando per darti questa occasione. Se al
mondo c'è ancora qualcosa di sacro per te, in nome di quello,
comportati con onore- Lo colpí più a fondo di quanto
si era aspettato. Ricambió il suo sguardo con fermezza ed
annuì. La tigre annuì di rimando, ed un attimo dopo
la porta era aperta. Fuori c'era la gru, con una lanterna
attaccata alla zampa. -Oh, bene! Non vi hanno fermato. Adesso
sbrighiamoci prima che ci arrestino tutti- Passò la
lanterna nell'ala e si incamminó. Shen lo seguí
senza fiatare, ancora una volta nel mondo esterno, e con lui gli
altri. Percorsero le strade buie della città
addormentata. Non c'era nessuno fuori a quell'ora, e loro erano
silenziosi.
Shen si concentrava sull'aria libera, sullo spazio in lontananza.
Alzò lo sguardo verso una finestra illuminata, ma oltre la
finestra, più in alto, c'era il cielo.
Rimase sbalordito come se non lo avesse mai visto prima. La
luce della lampada rischiarava appena la via davanti a loro e subito
lasciava spazio all'oscuritá man mano che passavano oltre. Le
strade erano familiari per Shen, anche nel buio, e non ebbe
difficoltà ad orientarsi nella notte.
Di tanto in tanto lo sguardo lo sguardo gli cadeva in basso, sulla
sua veste nera e sulle ali che adesso erano pure nere, e
l'impressione che ne aveva era straniante.
Shen era sorpreso da sé stesso per come li stava seguendo
senza fare domande, e dal fatto che non stesse nemmeno pensando di
scappare.
Oltre la promessa che aveva fatto alla tigre, davvero non gli
interessava: per lui quella notte esisteva solo raggiungere i suoi
genitori.
A volte sentiva qualche sguardo indagatore su di lui, ma non si
preoccupava di cercarlo per ricambiarlo. In pochi minuti si
trovarono ai margini della città. Poco ad ovest, alla loro
sinistra, si sentiva lo scorrere lento del fiume e le voci di
barcaioli e zatterieri che lavoravano di notte, ma era lontane
nell'aria calda della sera estiva. L'umidità portava fino a
loro l'odore del fiume, e Shen si sentí a disagio perché
avrebbe saputo riconoscere da quale molo era partito venti anni prima
per navigare il fiume e giungere al villaggio dei panda.
Distolse l'attenzione dai suoi pensieri e la riportò sul
gruppo. La gru si alzò in volo sulla strada ampia fuori
dalla città, e la lanterna li portò lontani dal
fiume. La collina del cimitero era già visibile, più
scura contro il cielo notturno e con le luci che la ornavano che
sembravano eteree e sospese.
Shen si sentiva a disagio.
Odiava andare lì almeno quanto lo desiderava, e non gli era
chiaro perché lo desiderasse tanto.
Si disprezzava, in verità.
Sapeva che avrebbe trovato solo due lapidi nere lucidate come
specchi, e sapeva razionalmente che era del tutto inutile andare a
vederle, eppure non riusciva a tollerare il pensiero di non farlo.
I suoi accompagnatori erano tutto attorno a lui, silenziosi come
le ombre.
Persino il panda non si faceva sentire, ed era forse la prima cosa
che Shen apprezzasse davvero di lui.
Erano arrivati a poche decine di metri dal cimitero, già si
scorgeva il cancello di legno incastonato tra i pilastri rossi, ma
all'improvviso la luce della lanterna deviò dalla strada
principale verso il terreno aperto della campagna.
-Dove sta andando?- dovette chiedere Shen.
-Non possiamo entrare dal cancello principale- gli rispose la
tigre -C'è un guardiano e non deve vederci. Meno persone sono
coinvolte in questa storia, meglio sarà per tutti-
Anche quella era un'argomentazione sensata.
Shen lasciò la strada e sentì sotto le zampe l'erba
bassa ed i ciottoli della campagna.
Non c'era nulla se non cespugli ed erba attorno a loro, e le luci
della città erano ormai lontane.
Dal terreno si alzava l'odore della vegetazione e degli steli
essiccati quando loro la smuovevano calpestandola e passandoci in
mezzo.
Non c'era vento, e l'aria era immobile e densa per l'umidità
che saliva dal fiume e che l'abbassamento di temperatura della notte
aveva fatto condensare.
A Shen sembrava che a tratti fosse troppo densa, e che non
riuscisse a forzarla nei polmoni.
Davanti a loro si sollevò la massa scura del muro di cinta.
La lanterna, come presumibilmente la gru che ce l'aveva portata,
era ferma sul bordo.
"Indica a chi è a terra quanto è alto il muro"
era infastidito di trovare ingegno e buonsenso negli amici del panda.
-Bene, Gru è in cima. Vipera, Mantide, prima voi-
I due interpellati sparirono nell'ombra e le loro sagome
riapparvero per un breve momento in controluce in cima al muro.
L'insetto fece qualche movimento con le zampe e poi scomparve.
-Shen, ce la fai?-
Lui non le rispose.
Anche se non ce l'avesse fatta, sarebbe morto piuttosto che
chiedere altro aiuto a loro.
Con un salto, con la coda e con le ali, salì più in
alto che poteva, e si aggrappò con gli artigli per solo pochi
centimetri al bordo del muro.
Dovette battere le ali un paio di volte ma riuscì a non
cadere di nuovo giù.
"Ce l'ho fatta!"
Per qualcuno che non era capace propriamente di volare era stato
un gran salto, e lui era soddisfatto anche se le ali che gli
dolevano.
Davanti a lui si spalancava il cimitero, fitto di piccole luci e
di lapidi lucidate.
Era un arazzo di seta scura decorato da fuochi vivi, un riflesso
del cielo in terra con le sue piccole stelle.
Shen rimase sgomento per quanto gli sembrava vasto. Era un campo
di lucciole.
Per un attimo una vertigine di soggezione lo fece tremare. Erano
le fiamme dei morti!
Un movimento improvviso accanto a sé lo spaventò.
Era la scimmia, che era atterrata vicino a lui e chissà
perché lo guardava con il suo sorriso tutto denti.
Il primate saltò giù aiutandosi con il bastone, ma
la sua presenza era bastata per riportare Shen alla lucidità.
Si lasciò cadere e gli bastò planare per raggiungere
terra senza sforzo, oltre le piante che crescevano addossate al muro
dal lato interno.
Trovò l'insetto, la vipera e la scimmia che lo aspettavano,
e solo lei gli rivolse un piccolo cenno di incoraggiamento.
In cima al muro intanto la luce venne oscurata da due sagome molto
più massicce di lui.
-Oh-oh! Meglio sloggiare da qui!-
La scimmia fece un balzo che la portò ben lontana dal muro,
quasi su una delle lapidi.
-Non capisco perché tu abbia tanta paura, amico mio- disse
la mantide -In fondo già una volta Po ti è caduto
addosso e sei sopravvissuto-
-Ecco, visto che a me è già successo puoi
accomodarti tu stavolta-
La tigre era saltata giù con un balzo aggraziato, mentre il
panda annaspava aggrappato al bordo.
-Po!-
-Ci sono, ci sono... outch!-
Crack.
Shen imprecò mentalmente: il chiasso del panda appeso al
muro e che cadeva sfasciando la vegetazione sottostante avrebbe non
solo disturbato i morti, ma anche allertato i vivi.
-Po? Stai bene?-
-Sì, sì, niente di rotto-
La tigre lo aiutò a rimettersi in piedi e lui si spazzolò
di dosso rametti e foglie che gli erano rimasti attaccati ai
pantaloni ed alla pelliccia.
La mantide sghignazzò senza alcun pudore.
-Niente di rotto da te. I giardinieri domani crederanno che
si sia risvegliato uno spirito maligno in quei cespugli-
In effetti da dove era uscito il panda era rimasto un buco nella
vegetazione, ed un cespuglio era stato completamente schiacciato.
-Ops... scusate... davvero, io...-
-Po, non importa, dobbiamo sbrigarci-
La tigre guardò verso di lui, e Shen sentì un
brivido che lo attraversava a dover sostenere i suoi occhi
fosforescenti nell'oscurità.
-Shen, adesso tocca a te. Tu conosci il cimitero meglio di noi.
Dobbiamo passare in modo da non farci vedere dal guardiano-
Lei fece un piccolo cenno alla gru, e poco dopo lui gli porse la
lanterna.
Shen non capiva come facessero.
Sapeva che la tigre non si fidava di lui, e che sicuramente non
provava nessun altro sentimento positivo; ricordava come lei gli
fosse balzata addosso il giorno in cui era uscito in città, e
ricordava i suoi artigli che volevano affondare per mutilarlo, eppure
la tigre non lasciava in nessun modo che i suoi sentimenti personali
compromettessero l'efficienza.
"È quello che stanno facendo tutti. Mettere da parte
le simpatie e le antipatie per qualcosa di più importante.
Anche io che sono qui con loro" La
gru teneva la lanterna sollevata e la allungava verso di lui con un
cenno timido. "E
sia" La
prese, e non appena fu sospesa alle sue penne dell'ala Shen si
sorprese di quanto fosse leggera.
-Saliremo dai sentieri interni fino al muro del Sentiero del
Drago- disse.
Raddrizzò la schiena e, dopo una veloce occhiata attorno,
imboccò uno dei sentieri minori che salivano verso l'alto.
***
Po non si era fatto troppo male. Non nel fisico almeno. Quello che
faceva male era sapere di aver trascinato i suoi amici in un'azione
che era contro tutte le regole.
Di solito il suo compare di azioni furtive era solo Scimmia, ed in
ogni caso nessun guaio che avevano combinato assieme era nemmeno
lontanamente paragonabile a fare evadere un pavone criminale per
infiltrarsi in un cimitero di notte, per giunta contro gli ordini
espliciti di un maestro.
Po si sentiva rabbrividire. Era contento di avere i suoi amici con
sé, ma se si fosse scoperto cosa avevano fatto... la nausea ed
il panico lo fecero piegare in due.
-Po, tutto bene?- gli chiese Vipera.
-Sì... in realtà no... ma ormai siamo qui... se ci
scoprono dirò a tutti che è stata una mia idea, non
voglio che se la prendano con voi-
Vipera gli sorrise comprensiva e gli accarezzò leggermente
la zampa con la coda.
-Po, non devi preoccuparti di questo. Non saremmo venuti se non
pensassimo che è una cosa giusta. Su, andiamo-
Po si affrettò a seguire Vipera e la luce della lanterna.
Se c'era qualcosa che riusciva a farlo stare peggio del creare
problemi ai suoi amici era restare indietro, da solo, in un cimitero,
di notte.
***
Croc non sapeva cosa fare.
Non si era nemmeno ritirato nella sua stanza per la notte perché
sapeva che non sarebbe riuscito a prendere sonno, aveva preferito
rimanere nella sala della lettura.
I rotoli di carta con le leggi della città erano sul tavolo
di fronte a lui, proprio sotto il suo muso, ma lui non le stava
guardando perché aveva gli occhi chiusi e la testa posata tra
le zampe appoggiate al tavolo sui gomiti.
Niente di quello che provava poteva essere spiegato con codici.
Dietro le sue palpebre chiuse c'era impressa l'immagine del pavone
come lo aveva visto quel pomeriggio.
Bue aveva avuto ragione: Croc sapeva che Shen era molto oltre
quanto lui fosse mai stato nei suoi momenti peggiori, ma sapeva anche
che lui era stato odiato almeno quanto il pavone, se ad un certo
punto gli abitanti dei villaggi si erano stufati di lui tanto da
richiedere l'intervento di un maestro kung fu di alto livello.
Era stato quello a salvarlo, probabilmente.
Se si fossero accontentati di un semplice cacciatore di taglie,
lui sarebbe stato sbattuto in prigione fino all'evasione oppure alla
sua morte.
Il fatto che avessero chiamato maestro Rhino contro di lui era
stata la sua peggiore sconfitta ed insieme la cosa migliore che era
accaduta nella sua vita.
Perché con Shen non poteva essere lo stesso?
Per questo aveva voluto vederlo con i suoi occhi, e trovarlo
spezzato, insensibile a tutto, lo faceva stare a disagio.
Non importava che fosse Shen, Croc non sopportava il pensiero che
esistesse qualcuno che non poteva essere salvato.
Percepì un movimento nella stanza ed alzò la testa
appena in tempo per vedere Bue che chiudeva la porta.
-Si è fatto molto tardi, Croc. Non è da te. A cosa
pensi?-
Sorrise al pensiero che il suo amico tenesse ancora il conto delle
sue abitudini.
Indicò i fogli davanti a sé e decise di essere
onesto. -Tra cinque giorni sarà luna nuova. Dovremo
rivedere il giudizio sul pavone-
Immediatamente sentì Bue irrigidirsi. -Cosa c'è
da rivedere? Non ha dimostrato nessuna disponibilità a
collaborare, non ha fatto nemmeno finta. Non c'è nulla da
rivedere, Croc! Abbiamo aspettato, e lui ha buttato via il tempo che
gli è stato concesso ed ha creato solo problemi. Io voterò
per la condanna- Non sapeva se dirglielo. Sapeva che Bue avrebbe
potuto prenderla molto male. D'altra parte nascondergli le cose non
era il modo migliore se voleva conservare la sua fiducia. -Sono
andato alla prigione. Ho parlato con lui. È... è
spezzato. Bue, per favore...-
Il pugno di Bue fece tremare il tavolo.
“Almeno non lo ha distrutto come ha fatto con la sedia”
ebbe appena il tempo di pensare Croc. -Per favore cosa? Mi
stai chiedendo di avere pietà di lui? Non ne ho, va bene? Non
ha fatto altro che scavare da solo la sua strada per la sofferenza,
ed ha fatto del male a tanti altri mentre lo faceva. No, Croc, non mi
fa pena. Qualsiasi cosa possa accadergli, se morirà di fame,
se verrà ucciso durante un tentativo di evasione, se arriverà
alla condanna a morte, o che altro, se lo sarà solo meritato!-
Faceva male vedere Bue in quel modo. Croc lo aveva sempre
conosciuto come un impulsivo spaccone, ma che arrivasse a desiderare
la morte di qualcuno gli sembrava impossibile.
-Bue, come faremo a votare? Ci siamo solo noi due. Dobbiamo
metterci d'accordo o non ne usciremo mai. Puoi mettere delle
condizioni? Non so, tenerlo sotto sorveglianza, concedere un altro
mese? Qualsiasi cosa, per favore!
-Perché non capisci? Lui non vuole cambiare! Puoi dargli
tempo, comprensione e tutto quello che vuoi, lui non farà
altro che sputarteli addosso. Lui non ha avuto un mese per cambiare,
ha avuto vent'anni di esilio, ed è solo peggiorato-
Era difficile ribattere a quello.
Croc sospirò e si passò di nuovo una zampa sulla
fronte.
-Lo so, hai ragione. Ma non riesco a fare a meno di pensare che
vuole visitare le tombe. E forse serve più di un mese per
cancellare vent'anni-
Si sforzò di guardare di nuovo il suo amico in faccia.
-Bue, io lo odio, ma non sopporto di ucciderlo-
Si era aspettato uno scoppio d'ira, invece Bue lo guardava fisso e
cupo.
-Non sopporti di ucciderlo. Bene. Riuscirai a sopportare il
rimorso, quando lui ucciderà di nuovo perché tu non lo
hai fermato quando potevi?-
Croc si sentì mancare il fiato.
-Io... io non...- non sapeva cosa dire.
Enrambe le possibilità erano terribili, e peggio ancora Bue
lo guardava come se lo disprezzasse.
-Tu non vuoi ucciderlo, ma ricordati che lui non esiterebbe ad
uccidere te né nessun altro- Bue se ne andò e lo
lasciò solo con ancora più dubbi di prima, a scuotere
la testa sui fogli arrotolati.
“Perché sei tornato, accidenti di un pavone?! Perché
hai dovuto rovinare tutto?”
***
Le lapidi lucidate a specchio gli restituivano immagini distorte
ogni volta che ne attraversava una fila.
Erano di fronte a loro, disposte in linee parallele ed a gruppi di
quattro, in modo da formare i sentieri; in quel modo Shen stava
avanzando in una marea di specchi che moltiplicavano la luce della
sua lanterna in decine di luci, ed ad ogni passo gli restituivano la
sua immagine frammentata.
Lui era abituato a vedersi di un bianco puro, a parte i disegni
sulla coda ed i punti sulla cresta, ed ogni volta che incrociava il
suo stesso sguardo nel riflesso delle lapidi ne restava sorpreso.
I suoi occhi rossi spiccavano sul nero, ed era davvero il riflesso
di un demone o di un fantasma. Era diventato un'ombra nel buio.
Tutto lo metteva a disagio: le immagini mutevoli sulle lapidi, i
nastri che ondeggiavano al suo passaggio, il fumo che saliva da
qualche cono di incenso non del tutto consumato, le fiammelle
tremolanti delle lanterne ed i loro aloni luminosi che creavano zone
d'ombra cangianti, in cui sembrava che l'oscurità prendesse
vita e si srotolasse o si contraesse.
Gli sembrava che le ombre si chinassero al suo passagggio per
sussurrare tra loro.
Shen si era sempre considerato un essere intelligente e razionale,
eppure nella notte, circondato dal buio e dal ricordo di chi era
stato, sentiva una paura primordiale che lo toccava.
Era un'inquietudine strisciante, infida, il timore dell'ignoto.
Non aveva altra scelta che continuare ad avanzare e salire verso
la cima della collina.
Se avesse rallentato, se si fosse fermato, gli altri avrebbero
visto la sua paura.
In quel modo solo lui poteva vedere lo sgomento e l'incertezza
nella sua immagine spezzata nei riflessi del gioco di specchi.
Si mosse rapido, un sentiero dopo l'altro, per non avere il tempo
di pensare troppo.
Il muro che divideva il Sentiero del Drago dal resto del cimitero
cominciava a delinearsi in alto, man mano che si avvicinavano alle le
luci delle lapidi più vicine, ed incombeva su di lui con la
sua massa nera.
"Non voglio andare!" pensò all'improvviso.
Come se lo avessero immerso nell'acqua gelida, tutto quello che
aveva fatto gli sembrava inutile, la sua presenza lì fuori
luogo.
"Non mi hanno voluto da vivi, perché dovrebbero
volermi da morti?"
-Shen? Che facciamo?-
"Andiamo via! Torniamo indietro!"
La tigre lo aveva raggiunto, e Shen fu sicuro che lei avesse visto
tutto il suo terrore.
Tentò di ricomporsi come meglio poteva, e la cosa che aveva
iniziato a gridare dentro di lui, la spinse in fondo per soffocarla.
Fece un cenno secco con la testa e piegò verso destra, dove
sapeva che avrebbe trovato l'architrave con l'ingresso.
***
-”Lo odio ma non sopporto di ucciderlo”- borbottava
tra sé Bue -Dovrai fartene una ragione, amico mio. Quel demone
ha già fatto abbastanza danno per almeno due o tre vite. Nel
Diyu avranno il loro bel da fare per purificare la sua anima-
Non voleva prendersela con Croc, per questo era uscito di casa.
La spada che aveva appesa al fianco sbatteva contro il ginocchio
ad ogni passo.
***
Stavano costeggiando un muro circolare, e la vista sotto di loro
si spalancò all'improvviso: alla sinistra l'architrave rosso
sormontato dall'effige del drago, alla loro destra la scalinata in
discesa, delimitata ai due lati da lanterne decorate con poesie e
preghiere.
I gradini bassi, di roccia chiara, gli davano l'impressione di una
cascata pietrificata.
La luminescenza delle lanterne creava aloni di luce calda, una
bolla rassicurante contro il buio.
Shen ebbe l'impressione di poter chiudere gli occhi, lasciarsi
andare e scivolare giù; sarebbe stato più facile:
smettere di sentire il cuore che batteva nel suo petto, rapido ed
allo stesso tempo pesante, essere inghiottito dalle ombre e, forse,
trovare pace.
Non avrebbe dovuto affrontare i fantasmi, le domande, i dubbi, e
non avrebbe dovuto affrontare altro dolore. Mollare tutto era
allettante, rassicurante, mentre continuare a salire era... era
intollerabile!
In fondo cosa pretendeva? I suoi genitori erano morti. Arrivando
sulla loro tomba non avrebbe avuto altro senso che portarlo vicino a
lastre di pietra silenziose.
"Perché sono voluto venire qui?"
Pensò di ritirarsi, di dire che non voleva più
continuare, ma qual'era l'alternativa? Tornare in cella? Mai!
E poi non riusciva a staccarsi di dosso quello che la Divinarice
gli aveva detto.
"È stato un atto d'amore, Shen. Se anche tu avessi
avuto un marchio dalla morte, il loro amore lo avrebbe spezzato"
Se fosse stato vero... doveva essere vero! Lui voleva
disperatamente che fosse vero!
Si scrollò di dosso la paura, voltò le spalle alla
scalinata e passò sotto il drago. Le scaglie di giada colpite
dalla luce della sua lanterna sembrarono muoversi.
Percepiva a stento la presenza degli altri; sapeva che erano
dietro di lui, ma non sapeva cosa fare di loro.
Non voleva che arrivassero con lui fino alle tombe, ma il pensiero
di proseguire da solo, unica cosa viva in mezzo agli spettri, lo
atterriva.
Odiava quella paura nuova, ed odiava sé stesso per
provarla.
Il sentiero del drago si snodava come una spirale, e lui avrebbe
dovuto percorrerla tutta. Avrebbe desiderato che non finisse mai,
perché non poteva fermarsi ed allo stesso tempo non voleva
arrivare.
Passò davanti ai templi di famiglia di funzionari e
personaggi importanti per la città, chiunque avesse fatto
qualcosa di buono o si fosse distinto, ed aveva così
guadagnato un posto nell'area riservata alle personalità da
ricordare.
Shen si chiese se in quelle tombe ci fosse qualcuno che conosceva.
Qualcuno che aveva servito alla corte quando lui era ancora ragazzo,
e che poi era morto durante gli anni del suo esilio.
All'improvviso qualcosa fece scattare all'erta tutti i suoi sensi.
Ne aveva colto la forma prima di vederlo davvero, ombra tra le
ombre, e forse la sua mente sapeva.
Shen rimase atterrito, immobile, mentre un'ondata di gelo gli si
scaricava nelle vene: davanti a lui, sulla soglia di uno dei templi,
c'era piantato il martello di Maestro Rhino.
Le ombre nelle incisioni sulla testa del martello sembravano
contorcersi come serpenti, e l'angolo frantumato faceva risentire a
Shen il boato dell'esplosione.
Quando l'aveva fatto ne era andato fiero, era stata una
soddisfazione, adesso che lo risentiva avrebbe voluto solo...
Sopraffatto da troppe cose scappò via, tremante e
spaventato.
"Non sarei dovuto venire... non sarei mai dovuto venire qui!"
Avrebbe voluto urlare tutta la sua angoscia ma allo stesso tempo
si sentiva la gola serrata, stretta dal suo stesso grido.
Dannazione! Odiava perdere il controllo di sé stesso!
Specie davanti a loro!
... loro!
Il terrore lo inchiodò dov'era, incapace di proseguire e
meno che mai di tornare indietro, e scuoteva il suo corpo con scosse
che provenivano dal nucleo più profondo di sé.
Era una paura viscida, densa, la stessa che aveva provato quando
Zanna gli aveva riferito che un panda era ancora in vita.
La lanterna gli sfuggì dalle ali, rotolò a terra e
si spense.
Si voltò a guardare ma non trovò nessuno a
biasimarlo.
Loro si erano fermati prima, tutti davanti alla tomba, e si erano
inchinati.
"Oh, no! No, no, no!"
Riusciva a pensare solo a cose terribili, perché non
potevano inchinarsi sulla tomba di chi era stato ucciso da lui e poi
continuare ad aiutarlo come se nulla fosse.
Il panda, forse, ma gli altri?
Il cuore batteva disperatamente rapido, ma il suo sangue era
scomparso dal corpo e lo aveva lasciato gelido e paralizzato, con il
panico che lo trascinava giù nel buio.
-No- gli scappò in un rantolo.
Non avrebbe dovuto farlo.
La tigre si rialzò e puntò su di lui i suoi occhi
d'oro e di fuoco, e dopo di lei tutto gli altri si voltarono a
guardarlo.
Il terrore ruppe dentro di lui e schiantò qualsiasi pretesa
di dignità.
-No! Vi prego, no! Prima devo... per favore... lasciatemi il
tempo di...-
La paura lo faceva tremare e supplicare, e gli lasciava in gola il
sapore della vergogna.
-Shen, ascolta. Noi non ti faremo del male-
Shen la guardò ma non le credeva. Come avrebbero potuto non
fargli del male?
Cercò il panda, che era sempre stato quello che non lo
aveva nemmeno toccato, e lo trovò che lo fissava con i suoi
occhi verdi pieni di sorpresa.
-È vero, Shen. Non vogliamo farti niente-
Shen lo sapeva che il panda non mentiva, ma ormai la paura aveva
piantato radici troppo profonde e gli aveva fatto perdere la
lucidità.
-Come potete?-
-Insomma, cosa dovremmo fare?- sbottò la tigre -Ucciderti e
lasciarti sulla sua tomba? Sì, te lo meriteresti, ma noi non
siamo giudici e non siamo boia. Noi siamo maestri kung fu-
Shen avrebbe voluto crederle ma non poteva. Non ci riusciva.
Non dopo che sapeva cosa aveva fatto, e sapeva che loro sapevano,
e...
-Grazie per averlo accompagnato fin qui, nobili maestri. Da qui in
poi ci penso io-
Ve l'avevo detto che questo capitolo si doveva dividere in due.
Per il prossimo devo chiedervi di portare pazienza. Ci vorrà
tempo ma ne varrà la pena, promesso.
Per ora, le note.
-La citazione all'inizio è di questa canzone
https://www.youtube.com/watch?v=QUvmq2lkrHM.
È una canzone romatica, ma quelle strofe, tolte dal contesto,
rendono bene per un capitolo come questo.
-Il cielo stellato sopra Shen è un vago ricordo dell'ultimo
canto dell'inferno "E infine uscimmo a riveder le stelle"
-Il cimitero che al buio sembra un campo di lucciole è
ancora un'immagine dell'inferno dantesco. Canto XXVI, vv. 25-32. è
il canto di Ulisse, l'ottava bolgia del quinto cerchio. Ero in dubbio
se mettere tutti questi riferimenti alla cultura occidentale oppure
no. Spero che farvi ripensare a Dante non rovini l'atmosfera
orientale.
-Il Drago in Cina è simbolo di forza, di bnevolenza, ed è
un augurio di una buona reincarnazione. Mi sembrava appropriato per
un cimitero.
-Le lapidi lucidate ed i templi di famiglia mi fanno pensare a
"Mulan"
-Stessa cosa per quanto riguarda i riflessi ed il tema della
ricerca della propria identità.
Grazie per ave letto anche questo capitolo, a presto!
Grazie a tutti per la pazienza di aver aspettato questo
capitolo. L'ho controllato e ricontrollato, spero sia all'altezza
dell'attesa.
Inoltre volevo ringraziare TheDarkWolf
per aver messo sia "Ciò che sorge" che
"Diverso" tra preferite, seguite e ricordate.
E adesso preparate i fazzoletti.
Ciò che sorge
***
Dal
passato
***
Passerà
questa pioggia sottile come passa il dolore Ma
dove, dov'è il tuo cuore? Ma
dove è finito il tuo cuore?
(Hotel Supramonte – Fabrizio De
André)
Lei aveva sempre avuto il dono di apparire nel posto
giusto, al momento giusto e con la soluzione giusta; cosa che aveva
sempre fatto innervosire Shen, perché odiava quando qualcun
altro era un passo avanti a lui.
Era disposto a concedere solo che in quel momento la
presenza della capra fosse meno peggiore di quella del panda e dei
suoi amici, oltre all'ovvio fatto che lei non voleva linciarlo.
Shen camminava lentamente, in silenzio e guardando a
terra.
-Vorresti toglieri di dosso quel nero?-
-Come?-
La capra si era fermata e gli stava porgendo un panno
ed una borraccia.
Shen guardò velocemente dietro di sé, ma
ormai gli altri erano nascosti dalla curva del sentiero.
Prese gli oggetti rapidamente per nascondere il tremore
nelle ali e nel resto del corpo.
L'acqua era appena fresca, e riusciva a togliere la
polvere di carbone dalle barbe di piume e penne; non era certo come
lavarsi davvero, ma almeno il nero spariva ed una striscia alla volta
riemergeva il suo bianco naturale.
Strofinarsi il collo e la parte scoperta delle ali
richiese poco tempo, per le penne della coda dovette contorcersi.
-Potrei aiutar...-
-No!-
Lo scatto che aveva fatto sapeva più di paura
che di stizza, ma lei non insistette.
Anche se sul margine di qualche penna era rimasto del
nero, poco importava a quel punto.
Senza una parola restituì borraccia e straccio
alla capra, che li fece sparire di nuovo dentro la bisaccia, e da
ultimo si tolse la vesta nera.
Quella che aveva al di sotto era di un anonimo,
sbiadito color sabbia, e si vergognava a doversi presentare in quel
modo, dopo tanto tempo, alla tomba di famiglia.
Contrariato, fece per gettare l'altra di lato, ma la
capra lo intercettò.
-Tanto non la indosserò mai più- chiarì
lui.
-Non è una buona ragione per sprecarla-
E ripose anche quella.
"Quanta altra roba può mettere in quella
dannata borsa?!"
-Fà come ti pare-
Voleva superarla e concludere quella cosa prima
possibile, ma il pensiero di cosa avrebbe trovato alla fine del
sentiero lo scosse troppo forte.
Adesso che arrivare a contatto con i suoi genitori e
con il resto dei suoi avi era diventato reale, Shen la trovava
semplicemente intollerabile.
"Non voglio andarci!" si trovò a
gridare dentro.
Una volta che si era fermato non riusciva più a
riprendere il cammino, e si fosse costretto a fare un solo altro
passo si sarebbe spezzato, lo sapeva!
Guardò la capra accanto a lui, pronta a dirgli
qualcosa, ma lui non voleva sentirlo.
-Non voglio vederli!- scoppiò.
-Shen, non hai motivo di temerli. Ti hanno amato fino
all'ultimo, e sarebbero felici di sapere che volevi tornare da loro-
Shen scosse la testa.
Gli sembrava di avere dentro qualcosa che sarebbe
scoppiato facendolo a pezzi.
La capra insisteva a dire che loro lo amavano, ma
allora come avevano potuto mandarlo via?
E cosa importava adesso che erano morti da anni?
"Non sarei dovuto venire! Non cambierà
nulla! Non possono dirmi più niente, non possono più
ascoltarmi... sono morti!"
La consapevolezza lo colpì più forte di
qualsiasi schiaffo.
Il pensiero dei loro scheletri avvolti nelle vesti
preziose gli fece risalire in conato di vomito.
-Shen, guardami! Io sono qui con te. Non devi
affrontare tutto questo da solo-
Per un attimo le sue parole gli suonarono come un
ricordo, come se le avesse già sentite, ma la sensazione fu
subito spazzata via dalle altre cose che si agitavano dentro di lui.
Non riusciva a fare nulla per nascondere quanto
tremasse.
-Se mi avessero amato non mi avrebbero mandato via.
Loro mi odiavano-
-Non è vero. Loro ti hanno mandato via per
salvarti la vita. Odiavano quello che avevi fatto, ma non sarebbero
mai stati capaci di accettare la condanna a morte-
"Non mi volevano morto. Come faccio a sapere se è
vero?"
Sapeva che dentro di sé voleva disperatamente
che fosse vero, e si vergognava di sé stesso per essere ancora
così legato a loro; credeva di esserseli lasciati alle spalle
lo stesso giorno in cui lo avevano cacciato.
-Anche se non hanno voluto uccidermi, mi hanno
allontanato- era tutto sbagliato, tutto fuori controllo, ed il suo
dolore pulsava contro le costole -Mi hanno mandato via perché
non mi volevano più attorno..-
-Shen...-
-... perché sono stato toccato dalla morte!-
Se ne pentì immediatamente. Non avrebbe voluto
dirlo, era uscito senza che lui potesse controllarlo.
Era quel posto, e la notte.
Il silenzio era vasto, nel buio, tra lui e la
Divinatrice; non riusciva a guardarla in faccia per la vergogna.
-Shen, tutti noi siamo toccati dalla morte. In un modo
o nell'altro accade a tutti. Ma c'è anche la vita, sai? Ogni
essere vivente viene toccato sia dalla vita che dalla morte. Saresti
potuto morire dentro il guscio, ma i tuoi genitori hanno voluto che
tu vivessi. Anche Po. Nonostante il suo villaggio distrutto, in
qualche modo lui si è salvato. La vita e la morte danzano
attorno a noi tutto il tempo, ma noi possiamo scegliere cosa seguire
e cosa no. Cosa trattenere e cosa lasciare andare-
-Lasciare andare? Come si può lasciare
andare...?- lasciò morire la frase perché non c'erano
parole per spiegare cosa stava scavando dentro di lui.
-Si può, Shen. Con pazienza, con la pratica, si
può. Solo quando smetterai di respingere il dolore e
sceglierai di accoglierlo potrai guarire-
-Cosa dovrei accogliere? Ti stai prendendo gioco di me.
È impossibile-
Il dolore che lo stava strappando dentro era troppo da
sopportare, non sarebbe mai guarito!
La sua vita non aveva fatto altro fino a quel momento
che contrarsi attorno a quell'ultimo nucleo di agonia.
-Niente è impossibile, se gli concedi la
possibilità di accadere. Credevi che Po fosse tornato per
vendicarsi a tutti i costi, ed invece lui ha voluto salvarti a tutti
i costi. Lo avresti mai detto? E allora cos'altro di impossibile può
accadere?-
Shen rabbrividì.
Il mondo attorno a lui era appena esploso in migliaia
di schegge.
Si sentì scivolare a terra come se il suo corpo
non gli appartenesse più.
Tutte le sue certezze gli erano state strappate via di
dosso e lo avevano lasciato fragile ed indifeso.
Riusciva appena a rendersi conto dei brevi rantoli che
emetteva assieme ad ogni respiro, come piccoli fantasmi che
sfuggissero dalla prigione della sua gabbia toracica.
-Perché sono venuto qui? Non cambierà
niente- riuscì a dire.
Avrebbe solo voluto scappare via, lontano da tutto; dal
cimitero, dagli spettri, da sé stesso...
Di
nuovo, scosso da dentro, sentiva che tutto, da dentro al petto, alla
gola, ai suoi occhi rossi, bruciava. "Ho
paura" realizzò.
Accanto a lui percepì un movimento, e sollevare
la testa per capire cos'era lo riportò alla realtà.
Gli occhi dorati della capra lo scrutavano con
gentilezza, alla sua stessa altezza ora che anche lei si era
inginocchiata.
-Shen, può guarire. Lo so che sembra
impossibile, ma ti assicuro che anche un dolore come il tuo può
guarire. Se permetti loro di guarire, le ferite diventeranno
cicatrici, e le cicatrici con il tempo sbiadiranno-
Lui lasciò andare un lamento di sofferenza,
perché no, era impossibile!
Anche il panda gli aveva parlato di ferite e cicatrici.
"Devi lasciare andare tutta quella roba del
passato perché non ha nessuna importanza. L'unica cosa
importante è chi tu scegli di essere ora"
Sentiva tutto il suo corpo che tremava. Si era ridotto
ad un filo di paglia nel vento.
Abbassò lo sguardo sulle sue ali che scavavano
nel terreno, ma nemmeno aggrapparsi in quel modo bastava a nascondere
i brividi.
"Mi ha detto che non aveva importanza cosa avessi
fatto in passato. Ma lui sapeva. So che lo sapeva... come ha potuto
dire che non era importante?!"
Aveva sempre liquidato quella questione dicendo che il
panda era stupido, mentre adesso aveva la sensazione che ci fosse
molto altro; qualcosa di immenso di cui lui aveva colto solo una
sbirciata, e che non riusciva a tollerare di affrontare per intero.
Perché se non era il panda a essere stupido
allora...
La
capra lo toccò leggermente sulla schiena. -Smettila
di combatterlo. Lascia che fluisca-
***
Non potevano fare altro che aspettare.
Si erano seduti sui bordi dei sentieri, scusandosi con
i templi a cui davano le spalle, ed a poca distanza da Tigre c'erano
i tre ragazzi che commentavano a voce bassa.
-Preferisco
che la Divinatrice sia venutata a prenderlo. Non mi andava più
di accompagnarlo- Aveva appena detto Scimmia. -Nemmeno
a me, ad essere sincero- Confermò Gru -Non ha nemmeno
considerato la tomba di Maestro Rhino- Scimmia
si grattò la testa penseroso -Non lo so. A me è
sembrato spaventato. Forse è passato oltre in quel modo perché
almeno un poco gli dispiace?- Tigre
non sapeva cosa pensare. In quel momento era solo sollevata anche lei
che fosse stata la Divinatrice a prendersi in carico il pavone.
Si
sentì toccare leggermente sul gomito e più in basso
Vipera le indicò con la testa in direzione di Po. Un
senso di allarme immediato la fece scattare in piedi.
Non aveva mai visto Po in quel modo!
Si era messo in disparte, e se ne stava in silenzio con
le braccia strette attorno alle ginocchia ed il muso nascosto.
Tigre non riusciva a crederci! Po faceva tante cose:
restava incastrato mentre tentava di imparare la spaccata, rubava
tutti i biscotti di Scimmia, rimbalzava dove chiunque altro si
sarebbe fatto malissimo, riusciva a ficcare quaranta azuki dolci in
bocca in un volta sola... ma non piangeva! Lei non lo aveva mai
visto piangere... non lo aveva mai visto nemmeno triste in realtà. Il
panda era tutto risate, spensieratezza, ed entusiasmo infantile;
Tigre non riusciva a ricordare in lui nulla che andasse oltre una
lieve malinconia. In quel momento invece era appallottato a
trattenere i singhiozzi. Tigre corse subito vicino a lui a
posargli le zampe sulle spalle. -Po, che succede?- Lui si
strinse ancora di più. -Po!- insistette più
forte. Vipera scivolò accanto a loro ed accarezzò il
panda su un gomito con la punta della coda. -Po, va tutto bene,
non ti prendiamo in giro. Vogliamo aiutarti- Solo allora Po
sollevò appena la testa. "Oh, no! È ancora per
la storia del testo tosto" -Po, ascoltami, Vipera ha ragione,
non ti prenderemmo mai in giro. Deve essere una cosa seria- Il
panda annuì. Tigre avrebbe voluto essere in grado di
accarezzare come Vipera.
-Vuoi
dirmi che cos'è?- -Mi
ha detto che...- cominciò Po con la voce che tremava -... Che
i... che i miei genitori... non ce l'hanno una tomba- E
scoppiò a piangere.
Tigre
era rimasta bloccata per l'orrore. Si scambiò uno sguardo con
Vipera, spaventata quanto lei, ma
Vipera era stata più veloce e si era arrampicata per avvolgere
le spalle del panda con tutto il suo corpo. Tigre
era così arrabbiata che non riusciva a fare nulla.
Dentro di lei era appena esplosa una bolla infuocata
che la faceva tremare.
Riusciva
a pensare solo a quanto il pavone fosse un essere disgustoso, e che
non aveva mai, nemmeno per un momento, meritato l'aiuto di una
persona come Po! -Po!
Non mi interessa quanto tu voglia vedere del buono in Shen, io questa
non gliela farò passare liscia!- -No,
non Shen...- Po tirò su col naso. I singhiozzi gli spegnevano
la voce -È... è stato Maestro Bue- -Cosa?!-
Non riusciva a crederci! Perché mai un maestro
di kung fu aveva detto una cosa così brutta proprio a Po?
Forse Po voleva risponderle, ma uscirono solo
singhiozzi.
"Va bene, ora basta"
Abbracciò anche lei il panda e gli fece posare
la fronte sulla sua spalla.
Lei lo sapeva che Po non era tosto tosto come voleva
far credere, ma una cosa del genere avrebbe ferito chiunque. E
nessuno poteva permettersi di fare stare male il suo amico!
Su di lei sentì il tocco di un'ala, e quando
guardò in su era Gru.
-Non avrebbe dovuto dirlo. Il fatto che Shen gli sta
antipatico non lo autorizza a maltrattare te. Mi dispiace, Po-
-Già, non avrebbe dovuto! Anche se non è
d'accordo con quello che fai non può trattarti male- confermò
Scimmia.
Per fortuna anche gli altri li avevano raggiunti e
cercavano di confortare il panda.
Mantide saltò proprio sulla sua testa e gli
accarezzò un orecchio.
-Po, se per te è importante possiamo trovare
qualcosa che gli è appartenuto per ricordarli. Io posso
rispolverare tutta la mia fretta e setacciare qualsiasi posto prima
che tu possa accorgertene- Intanto
i suoi singhiozzi si erano calmati ed il panda mise fuori il muso
quanto bastava per guardarli.
Aveva gli occhi arrossati ed ancora tirava su col naso.
Tigre
tentò di accarezzarlo ma rinunciò subito. -Davvero
lo faresti, Mantide?- -Puoi
scommetterci, amico mio!-
-Anche io!- aggiunse Scimmia -Posso salire sui rami più
alti ed individuare qualsiasi cosa!-
Tigre lo lasciò andare solo quando fu sicura che
avesse davvero superato il momento.
-Grazie,
ragazzi... è bello avere amici come voi!- Po
strinse tutti quelli che riusciva a raggiungere in uno dei suoi
abbracci e Tigre si trovò schiacciata contro le ali di Gru.
Era imbarazzante, ma non se ne sarebbe lamentata se
fosse servito a far stare meglio Po.
***
Shen aveva completamente perso il controllo di sé
stesso.
Odiava le lacrime ed odiava non essere padrone di sé,
ma niente dipendeva più dalla sua volontà.
Aveva pianto e gridato così forte che era certo
che le costole si fossero spezzate, ed invece era...
"Ancora vivo"
Realizzò incredulo.
E non faceva più male come se gli avessero
scaricato sul cuore una colata di metallo fuso.
Si staccò dalla capra e con un gesto veloce si
strofinò via le ultime tracce di pianto dagli occhi.
Avrebbe voluto solo sprofondare e sparire per sempre
alla vista di chiunque.
Si rialzò in piedi, ma più tentava di
darsi un contegno più si sentiva ridicolo.
-Vuoi andare da loro ora?-
La domanda lo colse impreparato.
Ancora, come prima, voleva ed allo stesso tempo non
voleva, ma non c'era più il dolore ad annebbiargli i sensi.
-Sono arrivato fin qui. Ormai tantovale finire questa
cosa-
-Ricorda che è una tua scelta-
"Certo. Come scegliere chi essere"
Si incamminò nell'ultimo tratto di sentiero, e
dietro di lui la Divinatrice lo seguì senza fare nessun
commento.
***
Il macaco dai saggi occhi dorati aprì il
cancello per farlo passare.
Il metallo sulla punta del fodero della spada urtò
contro il legno con un suono attutito.
***
La tomba di famiglia era maestosa ed elegante come lo
era stato il palazzo della Sacra Fiamma.
Le stesse fiamme scolpite nel legno e dipinte di giallo
decoravano le colonne rosse che sostenevano la volta della pagoda
ottagonale.
Era grande, un vero tempio di famiglia, con tre ordini
di colonne che si diramavano dal centro in otto file.
Tra le lapidi c'erano solo poche lanterne accese ed era
più buio che all'esterno.
Le pietre tombali creavano profili frastagliati, e tra
quelle e le colonne sembrava di essere entrati in una foresta
congelata nel tempo.
Il rumore dei suoi artigli e degli zoccoli della capra
sulla pietra si udiva appena per un attimo prima di dissolversi nella
penombra.
Tutto attorno a lui le lapidi di tutti i suoi antenati
gli rimandavano il suo riflesso per pochi attimi prima di sparire
inghiottite dal buio.
Al centro c'era la lapide della prima coppia regnante,
gli avi di quattro generazioni prima di lui, coloro che avevano fatto
di Gong Min una vera città.
Shen si inchinò brevemente davanti a loro, e poi
davanti ad ogni lapide di cui leggeva il nome.
Su alcune si vedevano delle offerte, e solo in quel
momento lui si rese conto che non aveva portato nulla.
Credeva che il suo disprezzo sarebbe bastato, e
ricordarlo lo faceva piegare per la vergogna.
"Madre!" gli fece mancare il fiato.
Non era stato il nome né il disegno delicato di
una femmina di pavone a fargliela riconoscere, ma le orchidee.
Sopra una delle lapidi, in dei vasetti appesi al
soffitto, crescevano delle piante di orchidee, e le loro cascate di
fiori liberavano un profumo dolce.
Shen sentì di nuovo il tremore che lo afferrava
dentro, ma stavolta non voleva scappare.
Si avvicinò lentamente alle due lapidi.
I fiori erano colorati. Ce n'erano di rosa, di
arancioni, di viola scuro, ed infine di bianchi.
Erano così belli e così familiari per lui
che si aspettava che da un momento all'altro sua madre arrivasse con
una brocca d'acqua ed un coltellino per prendersene cura.
Le avrebbe annaffiate lentamente per non fare
ristagnare l'acqua, e poi avrebbe tagliato le parti secche che
appesantivano la pianta.
Faceva così male rendersi conto che sua madre
non avrebbe mai più compiuto quei gesti!
Sentiva un grido che gli risaliva in gola ma sapeva
quanto sarebbe stato inutile.
Ricordava che quando lui era un pulcino, durante la
stagione della fioritura, sua madre fingeva di confonderlo tra i
fiori bianchi, e lui tentava di non ridere e di restare davvero zitto
ed appollaiato dietro un ramo fiorito per non farsi scoprire più
a lungo possibile.
Solo se la mamma cominciava a preoccuparsi lui usciva
fuori, ma era più bello quando era lei a trovarlo.
Tutto quello che tornava a galla lo colpiva a fondo.
Ricordava che, quando entrava nel piano delle orchidee,
prima ancora di vedere lei, la sentiva cantare.
"Mamma, queste sono viola come te"
"Sì, Shen"
"E queste sono bianche come me"
"Oh, sì! Lo vedi questo rametto? Ecco,
questo sei proprio tu"
"E non ci sono orchidee blu come papà?"
"Non so se esistono. Se esistono, crescono in
un posto molto lontano da qui"
"La troverò io! Quando sarò
grande farò un lungo viaggio, e ti porterò un'orchidea
blu, e così tutti avremo la nostra orchidea"
Tanti anni che era stato lontano e non era tornato con
un'orchidea blu.
Si asciugò gli occhi in fretta.
La lapide accanto era quella di suo padre.
Shen non voleva vedere le date della morte, preferì
nasconderle nell'ombra in modo che gli ideogrammi si confondessero
nei giochi di luce della lanterna.
Sulla tomba di suo padre le offerte dovevano essere
state coni di incenso.
Un fiore di loto lavorato in argento aveva ancora le
tracce dei coni precedenti sui petali, però per Shen i coni di
polvere significavano non quelli per l'incenso, ma quelli di resina e
polvere nera che suo padre gli aveva insegnato a creare; ricordava le
penne blu di suo padre che lavoravano il composto appiccicoso, e poi
le sue penne più piccole e bianche che tentavano di ottenere
una pallina della stessa precisione.
Era stato così contento quando suo padre gli
aveva insegnato quella cosa!
E presto lui era diventato persino troppo bravo, tanto
che le piccole fontane di luce dei suoi coni erano diventate tanto
frequenti da spingere suo padre a fargli un lungo, serio discorso,
sul costo delle materie prime.
Un singhiozzo lo fece contrarre.
Il disegno stilizzato del pavone con la coda spiegata
gli faceva rivedere il piumaggio blu-verde di suo padre quando gli
spiegava come utilizzare la coda per planare.
La prima volta che lo aveva portato sulla balconata al
primo piano lui era un adolescente magro e nervoso, e si era
rifiutato di saltare per paura di non riuscire e di fare una brutta
figura.
Da quella prima volta suo padre gli aveva chiesto di
accompagnarlo fuori città, e solo quando erano stati
abbastanza lontani gli aveva chiesto così, casualmente, se
volesse riprovare.
Il suo primo salto era stato da un ramo di ginko, con
le sue foglie dorate a forma di ventaglio, ad un campo di fiori
selvatici.
Non era stato perfetto, ma era stato meno peggio di
quanto lui aveva immaginato, e da allora non si era più
fermato.
Era già abbastanza grande da aver superato i
lunghi periodi di malattia, ma se dopo essere stato ore in mezzo alle
correnti d'aria sentiva per caso il respiro affannato ricordava che
la paura tornava a strisciare dentro di lui.
E non voleva dire che aveva paura di stare di nuovo
male, perché mamma e papà non erano più
preoccupati per lui, e non voleva che ricominciassero a non dormire
la notte ed a non essere felici.
Amava esercitarsi all'aperto con suo padre, sentirlo
ridere quando atterrava accanto a lui e fare le loro gare su chi
planava più veloce, da più in alto o più a
lungo.
"Piano, giovanotto! Io non ho più
quindici anni come te!"
Sopo quei pomeriggi tornavano a palazzo scalmanati e
felici, con i vestiti tutti da rammendare.
Aveva scoperto quanto gli piaceva vincere e quanto
odiava perdere.
E poi aveva scoperto come esercitarsi da solo, per
provare a fare cose nuove ma in modo che nessuno lo vedesse se
falliva.
Era fatto così, lui: sperimentava, provava,
voleva fare cose che nessuno aveva mai fatto prima, ma se non gli
riuscivano la rabbia poteva consumarlo.
Quando un suo esperimento falliva ricordava che si
chiudeva nel silenzio e nella solitudine per giorni, e se i suoi
genitori provavano a chiedergli perché fosse nervoso lui non
rispondeva.
Doveva essere cominciata in quel modo: con lui che si
rifiutava di parlare ed i suoi genitori di nuovo preoccupati, come
quando lui stava male.
"Come è potuto andare tutto storto?"
Il presente era così amaro da stringergli la
gola, ed aveva il sapore delle lacrime e dei ricordi.
Se non ci fosse stata la profezia, se lui avesse
ignorato l'esistenza dei panda, se con il tempo loro avessero
imparato a rispettare i limiti che lui metteva, forse... forse le
cose sarebbero andate in modo diverso.
Forse avrebbe fatto ancora zampillare piccoli fuochi
d'artificio di resina e polvere, e forse avrebbe davvero fatto lunghi
viaggi diplomatici in paesi stranieri dove prima o poi avrebbe
trovato un'orchidea blu.
Serrò gli occhi perché non sopportava più
di vedere le lapidi. Non sopportava che sua madre non avrebbe più
cantato vicino alle orchidee e che suo padre non gli avrebbe più
insegnato nulla.
Il dolore gli stringeva il petto, le tempie, la gola.
-Non trattenerlo, Shen. Lascialo andare-
Fu come se la Divinatrice avesse fatto scattare una
serratura segreta.
I singhiozzi e le lacrime risalirono ancora una volta,
e lui si coprì con le ali per quanto se ne vergognava.
Avrebbe voluto che loro potessero sentirlo, e poter
spiegare che non aveva mai voluto fare loro del male, che lui stava
solo facendo quello che sentiva di fare e che avrebbe voluto che le
cose funzionassero. -È
tutto così sbagliato!- esclamò.
Sentì
che la Divinatrice lo toccava leggermente sulla schiena; non era
invadente, ma gli faceva sentire la sua presenza. -Hai
ragione, è tutto sbagliato. Abbiamo sbagliato tutti, Shen.
Loro a non parlare con te, io ad accettare di prevedere il tuo futuro
a tua insaputa, tu ad agire d'impulso. Siamo tutti vittime e tutti
carnefici-
-Perché
è andata così?- -Non ha più
importanza. Non puoi cambiare il passato-
-Ma posso impedire che accada di nuovo in futuro. Dimmi
perché-
Lei sospirò.
Shen voleva solo la verità, non gli importava
più quanto altro avrebbe potuto ferirlo.
-La
volontà di proteggere una persona a volte ci acceca. Ricordati
che anche le migliori intenzioni devono
essere valutate attentamente-
La testa gli pulsava. In un modo nebuloso e confuso,
credeva di capire cose lei volesse dirgli.
-Shen? Io posso richiamare le loro ombre. Richiede
energia, ma se per te è importante, lo farò-
Lui si girò a guardarla.
Per la prima volta trovò incredibile come lei
fosse ancora accanto a lui nonostante tutto, e adesso la possibilità
di parlare con loro...
-Come sarà per loro? Essere- si interruppe per
cercare la parola giusta -Richiamati-
-Non lo so. Ci sono cose che solo chi ha attraversato
il velo può conoscere-
"Dunque potrebbe essere doloroso? O potrebbe
disturbarli in qualche modo?"
-Tu li conoscevi bene. Puoi giurarmi che non mi
odiassero?-
-Posso giurarlo. Hanno cercato sempre e solo di
proteggerti, e quando ti hanno allontanato lo hanno fatto per
salvarti la vita. Ti hanno dato la possibilità di ricominciare
in un modo diverso-
Shen guardò di nuovo le lapidi dove la sua
immagine era divisa in due riflessi e frammentata in mezzo agli
ideogrammi.
-Lasciali riposare-
Aveva
ancora gli occhi lucidi quando si inchinò davanti ai loro nomi
e fece i tre passi indietro senza voltare loro le spalle.
***
-Ehi, eccoli!-
Tigre si voltò quando Scimmia richiamò la
loro attenzione.
Dal sentiero sia Shen che la Divinatrice stavano
tornando indietro.
Tigre si accorse subito che c'era qualcosa di diverso
nell'atteggiamento del pavone.
In qualche modo si era tolto di dosso la polvere di
carbone e la vesta nera, e la sua figura palida si confondeva nella
luce delle lanterne; era sempre serio e severo, con le ali raccolte
sotto le maniche, ma c'era anche qualcosa di più profondo in
lui.
Quando li vide non sembrava più terrorizzato da
loro come quando li aveva lasciati.
Non abbassò gli occhi mentre andava loro
incontro, ma non era per la solita arroganza.
Anche se tutti si erano alzati quando lo avevano visto
arrivare, nessuno aveva detto nulla.
Lui li guardò uno per uno. -Niente
al mondo può cancellare quello che ho fatto-
Si soffermò in particolare sul panda, incurante
dei loro sguardi sorpresi, e poi fece una cosa che Tigre non si
sarebbe mai aspettata: si inchinò.
Lui, che poco prima non riusciva nemmeno a voltare loro
le spalle per paura che lo attaccassero, adesso aveva quasi
ammesso le sue colpe e si era messo in una posizione di
vulnerabilità.
Tigre
fece l'unica cosa possibile: si avvicinò al pavone bianco ed
anche lei si inchinò nel saluto kung
fu.
Alle sue spalle dei fruscii le fecero capire che gli
altri avevano imitato il suo gesto, e nonostante non stesse guardando
direttamente né Shen né loro, sentì che la
tensione nell'aria si era dissolta.
Quella era la cosa più simile a delle scuse che
avrebbero mai ottenuto da Lord Shen, ma già il fatto che
avesse fatto quel gesto era un cambiamento importante.
Uno
spostamento d'aria accanto a sé fece sbilanciare
Tigre. -Sììì!!!
Evvai, evvai evvai! Lo sapevo che c'era qualcosa di buono in
te!- -Panda!
Rimettimi immediatamente giù!-
Po non aveva potuto fare a meno di manifestare la sua
gioia, e lo aveva fatto saltando addosso a Shen per sollevarlo in un
imbarazzantissimo abbraccio.
Abbraccio per nulla apprezzato, a giudicare da come
Shen si dibatteva!
Alle sue spalle Scimmia e Mantide ridevano senza
ritegno, invece Vipera e Gru riuscirono a mantenere la serietà.
Tigre
avrebbe voluto almeno sorridere, ma le sembrava un peccato rovinare
un momento come quello, per cui raggiunse Po e gli posò una
zampa sul gomito. -Po,
è meglio che lo lasci andare-
-Oh... oh, sì... sì, scusa-
Non appena Shen tornò con le zampe a terra
scappò a distanza di sicurezza, per essere assolutamente certo
che non ricapitasse; mentre si sistemava le pieghe nella veste
continuava ad indirizzare occhiate astiose al panda, che però
continuava a sorridere.
Tigre incrociò per un attimo lo sguardo della
Divinatrice, ed anche lei sorrideva, appoggiata al suo bastone.
-Va bene, abbiamo finito- sentenziò Shen alla
fine -Andiamocene da qui prima possibile-
Tigre notò che era tornato ai suoi modi nervosi
di sempre.
Lo vide girarsi per ripercorrere il sentiero al
contrario, dopo un'ultimo sguardo di ammonimento al panda, ma poi il
pavone rimase immobile come una statua.
Seguendo la direzione del suo sguardo, Tigre si accorse
che lui guardava dritto verso la tomba di Maestro Rhino.
Stavolta Shen non guardò indietro verso di loro,
ma si avvicinò alla pagoda a passi lenti. Tigre
gli aveva visto per un attimo uno sguardo così sgomento di
fronte a quella tomba che non potè fare
a meno di chiedersi cosa avesse cambiato tanto Shen in così
poco tempo.
***
Trovarsi di nuovo davanti alla tomba di maestro Rhino
lo aveva colpito come uno schiaffo.
L'aveva vista anche prima, certo, ma adesso la vedeva
in un modo diverso.
Si chiese come avessero fatto a fare un funerale,
perché sapeva quanto era stata devastante l'esplosione della
sua arma.
Non cercò nessuna scusa. Lasciò che la
consapevolezza lo ferisse.
Incurante di quello che aveva detto pochi secondi prima
sull'andare via, si mosse lentamente verso la pagoda che conteneva la
tomba di Rhino Tonante, e verso il martello che era rimasto lì
in sua memoria.
Il legno dell'impugnatura e la testa in metallo
recavano ancora i segni dell'esplosione, e tutti quei graffi e quelle
bruciature Shen le sentiva dentro di sé.
Ricordava di aver agito in preda alla rabbia ed al
desiderio di rivalsa, di aver lasciato scoppiare il colpo di cannone
per dare voce a tutta la sua frustrazione nei confronti delle
tradizioni che rallentavano il suo progresso.
"È un avvertimento, Shen"
Le parole risuonarono chiare nella sua mente come se
Maestro Rhino le avesse pronunciate in quel momento.
"Mi hai solo avvertito. Mi hai dato la possibilità
di ripensarci"
Odiava ammetterlo, ma era proprio come aveva detto il
bue: Maestro Rhino aveva pagato cara la possibilità che aveva
dato a lui per fermarsi di sua volontà, senza che nessuno si
facesse male.
Shen si sentiva scosso come di fronte alle tombe dei
suoi genitori.
All'epoca aveva liquidato le parole di Bue come una
stupidaggine, in quel momento ne sentiva il peso.
Era vero: per Rhino sarebbe stato facilissimo
schiacciarlo immediatamente con il martello: lui aveva violato il
bando, e la pena prevista era la morte; Maestro Rhino avrebbe potuto
semplicemente eseguire la condanna senza dover dare giustificazioni a
nessuno.
"Non lo hai fatto"
Avrebbe voluto averlo capito in tempo, invece di dargli
dello smargiasso.
E adesso non poteva più fare nulla per
rimediare, perché tutto ciò che restava di Maestro
Rhino era silenzio ed una tomba vuota.
Gettò una breve occhiata dietro di sé, ma
in realtà non gli importava realmente di cosa avrebbero
pensato gli altri.
Si inchinò di nuovo e rimase a rendere onore a
chi lo aveva protetto.
-TU!-
La voce alle sue spalle lo fece trasalire. -Che
cosa ci fai tu
qui?!-
Shen
si rialzò lentamente. A pochi metri da
lui c'era Maestro Bue.
-L'unica orchidea blu esistente in natura si chiama
Vanda coerulea, e vive nel sudest asiatico. Ho passato tanto
tempo a cercare di decidere se Lady Mei Li ce l'avesse o no.
Questo è IL capitolo. Uno di quei capitoli dove si condensa
tutta la storia, quello fatto apposta per far trattenere il fiato;
Questo è IL capitolo che si legge sempre troppo in fretta e
che poi si vorrebbe rileggere come se fosse la prima volta.
Ciò che sorge
***
Dall'onore
***
Ma adesso che viene la sera ed il buio Mi toglie
il dolore dagli occhi E scivola il sole al di là delle
dune A violentare altre notti
Io nel vedere quest'uomo che muore Madre, io
provo dolore Nella pietà che non cede al rancore Madre,
ho imparato l'amore
(Il testamento di Tito – Fabrizio De André)
Bue
non si sarebbe mai aspettato di trovare qualcun altro al cimitero a
quell'ora di notte, e nemmeno nei suoi peggiori incubi avrebbe
immaginato di trovarvi quell'abomino di un pavone! -Che
cosa ci fai tu qui?! Ed anche voi! Voi lo avete aiutato ad evadere!-
Non poteva fare a meno di prendersela anche con i maestri della
Valle della Pace, in particolare con il panda.
-A tutto deve esserci un limite! Avevo dato ordine che lui non
venisse qui!-
Il pavone però sembrava stranamente calmo. Non era
impressionato dalla sua rabbia né lo provocava come era solito
fare.
Si voltò di nuovo verso la tomba, si allontanò con i
tre passi all'indietro e salutò con un ultimo breve inchino.
Solo allora si rivolse a lui.
-Ho fatto quel che dovevo fare, adesso posso andare via. Puoi
considerare che questo non sia mai accaduto-
Era troppo distaccato quando si mosse per oltrepassarlo sul
sentiero, ed il suo atteggiamento fece arrabbiare Bue ancora di più.
Gli sbarrò il passo piantandosi al centro della strada.
Aveva una gran tentazione di mettere subito mano alla spada che
ormai portava sempre alla cintura ma ancora si trattenne.
-Pensi di cavartela così dopo tutto quello che hai fatto?
Cos'altro dovrei considerare che non sia mai accaduto?-
Shen lo guardava dall'alto in basso, con le ali raccolte nelle
maniche. Non si era nemmeno messo in posizione di difesa.
-Questo riguarda solo te. Come ti ho già detto, io qui ho
finito-
Bue sentì l'odio che tornava a bruciare prepotente dentro
di lui.
-Finito? Finito?!-
La rabbia lo stava scuotendo più forte che mai. Non credeva
di poter odiare il pavone ancora di più, eppure stava
accadendo!
-Come osi dire solo che hai “finito”? La vita di
Maestro Rhino è finita, la tranquillità e la
pace nella città dei Gong sono finite! La...-
Stava per dire “la mia vita è finita” a non
voleva dare a quel mostro la soddisfazione di sapere quanto lo aveva
ferito.
-Non puoi comportarti come se non fosse accaduto nulla di
importante!-
Il pavone era rimasto impassibile sotto le sue accuse. Non un
tremito, non un cambiamento di espressione.
Arrogante, superbo, ed egoista!
-Per tutto questo ci sarà un giudizio tra pochi giorni. Per
adesso non abbiamo più nulla da dirci-
-Oh, no! Non pensare di cavartela così!
Gli assestò uno spintone al centro del petto ed il pavone
dovette piegarsi ed artigliare il terreno per resistere.
Vedere la sua espressione offesa fu una soddisfazione come lo era
stato vederlo abbattuto in prigione.
Durò solo un attimo, perchè l'offesa fu sostituita
da uno sguardo duro, sprezzante.
-Avevo giurato che se fossi uscito per venire qui al cimitero non
avrei combattuto. Sebbene tu abbia rifiutato la proposta, io
considero la mia promessa valida e non mi batterò-
-Tu non meritavi di venire qui. Non avevi alcun diritto di
profanare questo luogo con la tua presenza!-
-Giudicherai anche questo a tempo debito. Adesso fammi passare-
-Per te non basta un processo! Tu pagherai per tutto quello che
hai fatto qui e ora!-
Si
gettò sul pavone che era quasi accanto a lui, ma in un istante
lui era sfuggito e Bue aveva colpito il vuoto. Il
fantasma bianco
lo guardava poco lontano, senza nessuna emozione distinguibile.
-Non voglio combattere contro di te. Non qui. Questo è un
luogo di pace-
Bue strinse i pugni. Odiava l'atteggiamento da nobile quando era
solo un meschino egocentrico vigliacco!
E soprattutto Bue odiava che facesse sfoggio della sua arroganza
proprio sulla tomba di Maestro Rhino!
Ogni
torto, ogni offesa che il pavone aveva inflitto a lui o ad altri si
sollevò per urlare dentro di lui con una rabbia di
fuoco. -Questo
è il luogo della tua morte!- E
lo attaccò di nuovo, ben deciso stavolta a chiudere quella
storia per sempre.
***
Po
non riusciva a crederci!
Sembrava andare tutto così bene!
Il piano aveva funzionato, Shen sembrava cambiato in meglio, si
era persino inchinato alla tomba di Maestro Rhino... e adesso con
l'arrivo di Maestro Bue le cose erano precipitate!
Quando capì che il combattimento si stava facendo serio Po
corse in avanti per separare i due, ma qualcosa messo di traverso
davanti al suo stomaco lo fece inciampare.
-Divinatrice!
Lasciatemi andare, dobbiamo fermarli!- Ma
l'anziana capra scosse la testa e lasciò il bastone davanti a
lui. -Non
intervenite. Lasciateli fare: entrambi hanno bisogno di questa
battaglia-
***
Non riusciva a provare ostilità verso il bue perché
lo stava attaccando, né provava per lui il solito odio.
Lo considerava in una maniera diversa, forse con la stessa punta
di condiscendenza con cui avrebbe osservato il capriccio di un
bambino.
La rabbia del bue era ardente e distruttiva, gli appariva
insensata, meschina, e lui non avrebbe lasciato che lo toccasse per
trascinarlo giù.
Vide il torace scoperto quando Bue si preparò a tirargli un
pugno.
Sarebbe stato facile.
Terza costola, sinistra, fegato.
Deviò il pugno verso il basso.
La nuca esposta, la scapola estroflessa.
Con un guizzo Shen saltò fuori portata.
Era qualcosa da cui voleva solo tenere le distanze, perché
gli provocava una repulsione così profonda da non volersi
accostare nemmeno per ripagarla con la stessa moneta.
A lato colse il gruppo con il panda ed i suoi amici.
“È questo che hai provato per me? Ti sembravo così
miserabile da non volermi nemmeno colpire?”
Il fatto che Bue lo avesse attaccato ugualmente non cambiava la
sua decisione: non voleva battersi con lui.
Lo osservava, valutava ogni suo movimento, ma ad ogni attacco non
faceva nulla se non schivare o parare.
Era sorpreso da sé stesso e dalla facilità con cui
riusciva a percepire i movimenti ed a reagire; non doveva pensare a
cosa fare, doveva solo... lasciare scorrere.
I tendini del collo, ed al di sotto la giugulare con il sangue
che pulsava.
Lo sfiorò appena mentre volteggiava sopra di lui per
portarsi di nuovo a distanza.
Negli attacchi di Maestro Bue non c'era coordinazione, e Shen ad
ogni momento individuava diversi punti lasciati completamente senza
difesa.
Il costato, la gola, il fianco... ad ogni attacco portato
da Bue, Shen avrebbe potuto infierire su un punto senza protezione.
Sarebbe stato facile colpirlo, ma lui ormai aveva scelto cosa
voleva essere, ed un principe degno del suo titolo non avrebbe
colpito un avversario in quelle condizioni ed in un posto dedicato
alla memoria ed al rispetto.
Sfuggì all'ennesimo pugno diretto contro di lui ma stavolta
atterrò parecchio fuori dalla portata di Bue. -Basta
così- gli disse lentamente.
Ottenne solo di farlo infuriare di più.
Il fianco completamene scoperto.
La gola esposta quando lo caricava.
Shen
non fece nulla per mettere a segno nemmeno un colpo; come prima,
scivolò via e di nuovo si portò a distanza. -Ho
detto basta così- ripetè stavolta più deciso.
Era vero che non voleva combattere, ma nemmeno avrebbe tollerato
di essere insultato in quel modo!
Fu come se avesse parlato al vento: fuori di sé dalla
rabbia, Bue sfoderò la spada e si scagliò di nuovo su
di lui.
-Come desideri...- mormorò Shen -Finiamola-
Shen si preparò al fendente, ma invece di limitarsi a
schivare scivolò al di sotto della spada per colpire l'elsa
con l'ala.
Sapeva che era volata a in alto e che il bue aveva perso la
concentrazione per la sorpresa, per questo in un attimò roteò
su sé stesso ed approfittò del fatto che l'avversario
era già sbilanciato in avanti per spazzare il terreno con la
coda e farlo cadere.
Ormai non pensava più, si muoveva solo seguendo il flusso
di ciò che sentiva.
Colse il movimento su di sé.
La spada stava ricadendo.
In un istante fu tutto chiarissimo, il disegno dell'universo si
era spiegato davanti lui, ed una spada, una goccia d'acqua che cadeva
dal cielo...
Saltò e si tese verso l'alto, fino ad incontrare l'elsa
della spada con l'ala.
Ricadde sul corpo di bue quando tentava di rialzarsi e lo schiantò
di nuovo schiena a terra, con gli artigli di una zampa serrati
attorno alla sua trachea, quelli dell'altra conficcati sullo sterno e
la spada puntata sulla sua gola.
Bue era stranito, come se non capisse cosa era appena accaduto, ma
solo il tempo di un paio di respiri ed i suoi occhi rossi si
rianimarono.
Tentò di colpirlo con un pugno per levarselo di dosso, e
Shen dovette essere veloce a buttarsi con tutto il suo peso sulla
gola per impedirgli di attaccare ancora.
Incrociò per un attimo il rosso dello sguardo di Bue, ma
non gli avrebbe lasciato il tempo di fare un'altra mossa: fece
roteare la spada in alto e la conficcò di punta con entrambe
le ali con tutta la forza che aveva.
Il contraccolpo gli aveva fatto tremare le ossa delle spalle.
Shen rimase ad occhi chiusi, solo, a riprendere fiato.
"Adesso è finita"
Strappò via la spada e saltò giù dal corpo
del suo avversario.
Con un'occhiata laterale vide le espressioni inorridite dei cinque
e del panda, ma le liquidò con una scrollata di spalle.
Riportò tutta la sua attenzione sul bue e rimase a
guardarlo; avrebbe dovuto provare soddisfazione, ma anche la sua
vittoria gli sembrava qualcosa di lontano.
La spada pesava nella sua ala; non ne avrebbe più avuto
bisogno.
Rimase in attesa, mentre Bue lentamente si girava su un fianco.
Quando i loro occhi si incrociarono di nuovo Shen vi lesse la più
totale incredulità.
Il bue si tastò un lato del collo, dove un graffio era
l'unico risultato dell'affondo, poi tornò a guardare lui.
Era come se si aspettasse qualcosa ma allo stesso tempo non
sapesse cosa aspettarsi, per Shen invece era chiarissimo.
-Una volta Maestro Rhino mi ha dato un avvertimento invece di
uccidermi-
Con un gesto veloce gettò la spada nella polvere davanti a
lui.
-Questo è il mio avvertimento per te. Non intralciare mai
più il mio cammino ed io farò lo stesso-
Raccolse di nuovo le ali sotto le maniche e si inchinò.
Era davvero finita, ed era certo che stavolta il bue non lo
avrebbe trattenuto.
***
Po non riusciva a credere a quello che era appena successo!
Né lui né gli altri avrebbero scommesso niente sul
comportamento di Shen, e se non fosse stata la Divinatrice a
trattenerli, più di una volta si sarebbero messi in mezzo per
fermare il combattimento.
Ed invece Shen si era dimostrato capace di evitare uno spargimento
di sangue.
Adesso che il pavone si stava allontanando, Po si avvicinò
a Maestro Bue, che era rimasto in ginocchio sulla strada con i pugni
piantati sulle coscie.
-Maestro, state bene?-
Lui non lo guardò. Aveva la testa bassa ma lo sguardo fisso
sul nulla.
-Maestro?-
Bue scosse la testa.
-Andate via. Voglio restare solo-
A Po dispiaceva vederlo in quelle condizioni, soprattutto perché
sapeva che era colpa sua che aveva portato Shen al cimitero
nonostante il suo ordine.
Non era giusto che le cose andassero così!
-Maestro, lo so che ho sbagliato! Per favore! Farò
qualsiasi cosa per rimediare a questo guaio, lo prometto!-
Solo allora Bue lo guardò.
Sembrava solo stanco di tutto.
-Andate via- ripetè di nuovo a voce bassissima.
Po stava per insistere quando sentì qualcosa sulla sua
spalla.
Era la Divinatrice, che gli faceva cenno di allontanarsi.
Po sospirò; se glielo diceva lei ci doveva essere un buon
motivo, come al solito; per questo, anche se a malincuore, lasciò
Maestro Bue per seguire gli altri.
***
Quando tutti se ne furono andati il cimitero tornò ad
essere avvolto nel silenzio, e solo i segni sulla terra battuta della
strada testimoniavano che lì era avvenuto uno scontro.
Bue non riusciva ad alzarsi. Accanto a lui toccò il segno
che era rimasto dove il pavone aveva piantato la punta della spada.
Era profondo, e se fosse stato contro la sua gola... Bue
rabbrividì.
Non era paura della morte che aveva evitato, era la consapevolezza
del fatto che Shen avesse scelto di non ucciderlo.
Da quella distanza non avrebbe potuto sbagliare, ed in ogni caso
lo aveva detto lui stesso.
Un avvertimento invece di uccidere.
Sfiorò di nuovo il graffio sul collo, che era stato davvero
solo un avvertimento: aveva già smesso di sanguinare ma
bruciava, e non solo sulla pelle.
Bruciava dentro sapere che il pavone si era comportato come un
vero maestro e lui invece aveva completamente perso la ragione.
Era così frastornato che avrebbe solo voluto sparire
sottoterra per annullare il vortice di pensieri che gli martellavano
la testa.
Come era stato possibile?
Si era lasciato accecare dalla rabbia, proprio come il panda gli
aveva chiesto di non fare, e adesso se ne vergognava.
Per di più era stato sconfitto!
Ma forse quello era un bene... forse Shen gli aveva fatto un
favore a batterlo.
Lui lo sapeva che aveva avuto in mente solo di uccidere il pavone
e se lui non fosse stato in grado di difendersi così bene,
allora... allora forse...
Un altro brivido lo percorse.
Lui avrebbe ucciso il pavone, ne era certo, ignorando tutto quello
che il suo maestro gli aveva insegnato sul non infierire sugli
avversari e non usare mai le tecniche kung fu per togliere la vita.
Però... non era giusto! Shen era un mostro, lo sarebbe
sempre stato, ed il fatto che si fosse presentato con quell'aria da
maestro illuminato, che avesse rifiutato di combattere nel luogo del
riposo dei morti... che gli avesse risparmiato la vita... non
cambiava nulla di ciò che aveva fatto in passato! Anche se
aveva
intravisto qualcosa di nobile in come Shen era inchinato di fronte
alla tomba e nel suo rifiuto di combattere, Bue non sapeva cosa
farsene del suo pentimento.
Niente avrebbe mai cancellato le azioni passate, e nessun
pentimento avrebbe mai riportato in vita le persone che aveva ucciso!
L'odio lo stava divorando al pensiero di quanto tutti avessero
perso per colpa del pavone!
Eppure Bue sapeva di avere sbagliato ad attaccarlo mentre erano
ancora al cimitero.
Quello
avrebbe dovuto essere un luogo di pace, e lui invece aveva dato sfogo
a tutta la sua frustrazione. Lui,
con la cieca violenza che aveva scatenato, non aveva profanato il
cimitero meno che il pavone con la sua presenza; adesso che era
finita provava vergogna per il suo comportamento molto più che
per la sconfitta. Nella penombra delle
lanterne il martello di Maestro Rhino Tonante era una presenza
maestosa e silenziosa.. -Tu
lo avresti perdonato- mormorò Bue -Tu gli avresti dato
un'occasione per redimersi, lo so... ma io... io non ci riesco!- Si
coprì il viso e scoppiò a piangere.
***
Per tutto il tragitto fino alla città nessuno aveva
parlato, e stranamente per Po nemmeno aveva voglia di farlo.
Si muovevano in piena notte tra le strade deserte, guidati ancora
una volta dalla lanterna di Gru.
-Tutto bene, Guerriero Dragone?- gli chiese Tigre a voce bassa.
Lui sospirò. No, in realtà non andava proprio tutto
bene.
Nonostante fossero rientrati in città il pensiero di Po era
rimasto al cimitero, con Maestro Bue.
-Mi chiedo come sta Maestro Bue. E per quanto ce l'avrà con
me dopo che ho disobbedito di nuovo-
-Potrebbe anche essere parecchio tempo, lo sai, non è
vero?-
-Certo che lo so. Però... è stata la cosa giusta da
fare. E poi quando vedrà quanto Shen è cambiato non
dovrebbe più avercela con me giusto? ... giusto?-
Tigre non gli rispose subito.
-Credo che Maestro Bue abbia bisogno di tempo. Ma è una
persona intelligente ed alla fine capirà che lo hai fatto per
bene. Forse... ehi!-
Entrambi erano inciampati su qualcosa, che non era altro che lo
strascico di penne di Shen.
Che li guardava da sopra la spalla, piantato al centro della
strada.
-Ma cosa...? Oh, andiamo, Shen!- protestò Po a voce un po'
troppo alta -È notte fonda, siamo tutti stanchi, abbiamo
appena passato questa avventura insieme... è proprio
necessario?-
Il pavone si voltò verso di lui con un movimento aggraziato
che fece volteggiare le penne bianche, ed immediatamente era pronto a
combattere.
-Se hai un minimo di rispetto per me, affrontami-
Il panda sospirò esasperato. Sapeva che quel pavone
testardo non gli avrebbe lasciato altra scelta, per cui meglio che si
togliesse quel peso prima possibile... anche se secondo lui era una
cosa assurda!
-E va bene... contento te...-
Gli altri fecero loro spazio.
Fortunatamente non era solo il panda ad essere stanco: anche Shen
era molto provato, e non ci mise che pochi minuti a crollare per la
fatica.
Po lo afferrò poco prima che cadesse a terra, come aveva
già fatto alla fine di quasi tutti i loro scontri, ma questa
volta, al momento di sollevare il pavone bianco e di posarlo sulla
sua spalla, gli sembrò di sentire un "grazie" appena
mormorato accanto al suo orecchio.
***
Croc scattò sedere con il cuore che gli batteva forte in
gola.
Qualsiasi cosa avesse percepito nel sonno, doveva essere
controllata subito!
Saltò su dalla sua stuoia e corse al piano di sotto, appena
in tempo per scorgere la sagoma di Bue attraverso i pannelli di carta
di riso della stanza centrale della casa.
“Almeno è tornato!”
Scostò la porta e bussò leggermente all'intelaiatura
per segnalare la sua presenza, ma Bue non ebbe nessuna reazione.
Era seduto al tavolo, ma con lo sguardo vuoto e stanco di chi ha
visto troppo.
Croc gli si avvicinò per studiarlo meglio.
-Bue, dove sei stato? Cosa è successo?-
Quasi dubitava di ottenere una risposta, dato quanto il suo amico
sembrava distante, ed invece qualcosa riuscì ad emergere.
-Non chiederò la condanna a morte-
Croc trattenne il respiro.
-Io lo odio con tutto me stesso- continuò Bue -Ma non
voglio il suo sangue su di me-
Non sapeva cosa dire, e prima che potesse capirlo notò sul
collo dell'amico un graffio che gli fece dimenticare qualsiasi altra
cosa.
-Bue, sei ferito! Come te lo sei fatto quello?-
Bue fece come per toccarlo, ma a metà del gesto scosse la
testa e lasciò ricadere la zampa.
Finalmente si voltò verso di lui per guardarlo.
-Credo di doverti delle spiegazioni, Croc. Siediti, per favore-
Croc si sedette accanto a lui, e man mano che Bue raccontava lui
era sempre più meravigliato.
Davvero il pavone non aveva combattuto per ferire? Davvero aveva
avuto una possibilità sfacciata di ucciderlo e gli aveva
lasciato solo un graffio?
Sembrava impossibile, eppure non aveva motivo di dubitare di Bue:
il suo amico poteva essere irascibile ed impulsivo, ma non mentiva.
Sembrava che si vergognasse davvero del suo comportamento.
-Io... io avrei voluto ucciderlo! Se non fosse stato in grado di
difendersi io... - Bue crollò con la testa tra le zampe, e
Croc decise che era abbastanza.
Lo toccò piano sulla spalla.
-Va tutto bene. Non lo hai ucciso. È passata ormai-
Provò a rassicurarlo.
Non capiva se Bue avesse annuito o se fosse stato scosso da un
singhiozzo, in ogni caso non interruppe il contatto con lui.
-Ora è finita. Vai a riposare, amico mio. Per stanotte ne
hai passate decisamente troppe-
Che facciamo, per IL capitolo di una angosciante storia di
redenzione non ce lo facciamo dare un aiutino da De Andrè, il
signore indiscusso dell'angst?
Amo questo capitolo, credo che mai come qui i personaggi abbiano
preso vita propria, e spero di essere riuscita a trasmettere quello
che hanno trasmesso a me.
Comunque, stavo facendo un'analisi proppiana di questa storia, e
mi sono accorta che i ruoli sono distribuiti nella seguente maniera,
che non è quella che mi aspettavo io e probabilmente nemmeno
quella che vi aspettavate voi.
Shen: Shen è il protagonista. Ci si
aspetterebbe che fosse il villain o l'antagonista, ma in realtà
lui è il protagonista con le caratteistiche di un antieroe.
Po: Po è un aiutante. Ironia della sorte e
dell'analisi proppiana, è l'aiutante di Shen. Agisce sempre
per il bene di Shen, anche a costo di mettersi contro altri
personaggi positivi. Po non è uno dei protagonisti, e non è
nemmeno l'eroe della storia, è un aiutante molto particolare.
Maestro Bue: Maestro Bue è l'antagonista. Non
è un villain perché le sue intenzioni sono sono fare
del male fine a sé stesso. Bue è a tutti gli effetti
l'antagonista di Shen perché lo ostacola in ogni modo, ed il
suo essere così convinto nell'ammazzarlo deriva dal lutto e
dalla convinzione (fondata) che il pavone sia un pericolo pubblico.
Se non ci fosse stato Maestro Bue, questa storia sarebbe stata molto
più monotona, forse noiosa, e rischiava di diventare quasi
venti capitoli di sindrome della crocerossina.
Shifu ed i Cinque: Loro sono aiutanti dell'aiutante,
che è Po, ma non aiutanti di Shen. No, nemmeno quando lo
accompagnano al cimitero. Ricordate cosa dice Tigre? "Noi siamo
suoi amici. Stiamo aiutando lui, non te".
La Divinatrice (Er Yu): la Divinatrice è
un'aiutante di Shen. Solo di Shen. Aiuta Po e gli è
sinceramente affezionata, ma in realtà lo aiuta a fare cose
che lui fa per aiutare Shen. Po non ha più bisogno di un aiuto
soprannaturale, perché la sua ricerca si è già
conclusa quando ha ritrovato i suoi ricordi e la pace interiore.
In the
blink of an eye I can see
through your eyes As I'm
lying awake I'm still hearing the cries And
it hurts Hurts me so bad
(Shot in the dark – Within
temptation)
Li aveva sentiti rientrare nel cuore della notte ma non
aveva voluto assillarli subito.
Confidava nel buonsenso dei suoi allievi e nel fatto
che se qualcosa fosse andato storto glielo avrebbero detto
immediatamente.
Nel senso di troppo storto, più storto che fare
evadere un pavone omicida e dichiaratamente violento.
Al sorgere del sole però Shifu decise di andare
a controllare.
Si soffermò davanti alla porta di ognuna delle
loro stanze, ed oltre i pannelli di carta li sentiva tutti
addormentati.
Shifu strinse le labbra.
Qualsiasi cosa fosse accaduta quella notte, anche se
non era andata male di sicuro era stata impegnativa.
Solo davanti alla porta di Tigre la sua presenza
suscitò una qualche reazione.
Rimase ad aspettare che la ragazza aprisse la porta.
-Maestro? Dove sono gli altri?-
-Stanno ancora riposando. Tigre, voglio sapere solo una
cosa: qualcuno è rimasto danneggiato? O ferito gravemente?-
-No, Maestro. Né noi, né il pavone, nè
nessun altro-
-Bene. Più tardi mi racconterai esattamente come
è andata, ma ora puoi tornare a riposare-
***
-Bue? Come stai?-
La domanda di per sé era semplice, ma ugualmente
Bue non sapeva come rispondere.
Scosse la testa e si strofinò gli occhi come se
il gesto avesse potuto riportare chiarezza anche nei suoi pensieri.
-Non lo so-
Croc gli battè una zampa sulla spalla.
-Andrà meglio, vedrai. Per ora sono grato che tu
non sia ferito-
-Croc?-
-Sì?-
-Grazie-
Croc piegò gli angoli del muso in un sorriso.
-Di nulla, amico mio. Adesso prova a mangiare qualcosa-
Niente avrebbe potuto descrivere l'intensa ondata di
gratitudine che Bue provava per Croc, che non lo aveva in nessun modo
rimproverato e che voleva solo assicurarsi che lui stesse bene.
***
Shen entrava ed usciva dal dormiveglia.
Sapeva di essere ridotto in uno stato penoso; a stento
si era reso conto del cibo che gli era stato portato e che lui non
aveva ancora toccato.
Sentiva di aver bisogno di riposo, ed allo stesso tempo
non riusciva a spegnere i pensieri ed a placare la sua mente.
Si scosse solo quando fuori dalla cella sentì il
solito borbottare ed i passi pesanti del panda, e si costrinse a
tirare fuori la testa da sotto l'ala per non farsi vedere in
condizioni troppo misere.
-Oh, eccoti! Scusa, sono in ritardo. Oggi ho dormito
troppo-
Shen era sorpreso di non sapere cosa provare davanti al
guerriero nero e bianco.
In una parte della sua mente sapeva che provava
fastidio, e che avrebbe voluto urlargli contro o bersagliarlo con il
sarcasmo più velenoso, ma un'altra parte non sapeva più
come considerarlo.
L'orso sembrava nervoso, forse in imbarazzo.
-Senti, volevo dirti... è stata una nottata
pesante, okay? E quindi... se per oggi non combattessimo? Voglio
dire, non faresti niente di... di...-
Shen lo guardò con un sopracciglio alzato.
-Che cosa vuoi, panda?-
-Oh, insomma! Per oggi tregua, va bene?-
Shen si fermò un attimo a considerare la
proposta.
Lui non era stanco, o meglio, era così stanco da
non sentire più la stanchezza fisica ed avrebbe potuto
combattere. Peccato che anche quello gli sembrasse ormai lontano.
-E sia. Per oggi, tregua-
***
-Immagino sappiate perché vi ho convocati-
esordì Maestro Bue Infuriato.
Il bendaggio chiaro spiccava contro il grigio scuro
della sua pelle, e Po sentiva già un nodo stringergli la gola
e gli occhi pizziacare di lacrime; avrebbe voluto solo buttarsi in
ginocchio e chiedere scusa piangendo, e supplicare Maestro Bue di
capire che lui non avrebbe mai voluto creargli dei problemi.
Un colpetto del bastone di Shifu lo riportò alla
realtà e lui tentò di ridarsi un contegno.
Maestro Shifu fece un passo avanti.
-Maestro Bue, Maestro Croc, ascoltatemi. Io conoscevo
le intenzioni del Guerriero Dragone. Ho voluto fidarmi del suo
giudizio ed ho ordinato agli altri miei allievi di fargli da scorta e
di aiutarlo. La responsabilità di quanto è accaduto
stanotte è mia, e me ne prenderò io le conseguenze-
Shifu si inchinò e rimase piegato in segno di
umiltà.
Tutti loro erano tesi, perché se da un lato
confidavano molto nel fatto che i maestri non avrebbero punito un
loro pari, dall'altro avendo visto quanto era arrabbiato Bue la notte
prima non erano certi di come avrebbe reagito.
Avrebbe anche potuto scegliere di applicare la legge
alla lettera.
-Alzatevi, Maestro Shifu-
Shifu si sollevò di nuovo e rimase appoggiato al
bastone.
Maestro Bue non perse altro tempo per spiegarsi.
-Considerando che le intenzioni del Guerriero Dragone
erano buone, che gli altri erano solo degli aiutanti, e soprattutto
che niente e nessuno ha riportato danni, io... noi. Io e Maestro Croc
siamo disposti a non considerare questa cosa. Non ci sono state
conseguenze per nessuno stanotte e non ce ne saranno adesso. Non è
successo niente a nessuno ed il pavone è di nuovo in cella.
Questa cosa non è mai successa, chiaro? Che non si parli mai
più di questa notte-
Il sollievo era così intenso che Po si sentì
la testa vuota e le ginocchia molli
-Guerriero Dragone!-
Tirò su col naso ma ugualmente vide Bue che gli
si avvicinava attraverso un velo di lacrime.
-Sembra che tu sia davvero superiore a tutti noi. Anche
se non hai sempre la mia approvazione, hai il mio rispetto-
Maestro Bue si inchinò, e Po non potè
trattenersi in nessun modo.
Sentì Shifu da qualche parte che sbottava
"Panda!" scandalizzato, ma lui aveva già stretto
Maestro Bue Infuriato in un abbraccio.
-Scusate- bisbigliò.
-Ahem... questo è... inaspettato-
Po lo lasciò andare per non metterlo in
imbarazzo.
-Bene, e adesso occupiamoci di Shen- riprese Maestro
Bue -Mancano tre giorni alla luna nuova, ed io non so cosa farmene di
lui. Non chiederò la condanna a morte, ma non saprei pensare
ad una soluzione che gli impedisca di essere un pericolo. Avete
proposte?-
-Io, sì! Io sì! Potremmo... ahi!-
Po ce l'aveva una proposta, ma il suo maestro gli aveva
allungato un colpo di bastone nelle caviglie prima che potesse
esprimerla.
Shifu si inchinò al consiglio della Città
dei Gong.
-Maestri, ci sono ancora tre giorni di tempo per
pensare ad una soluzione, e poi credo che anche la Divinatrice
dovrebbe essere presente a questa discussione. Ne riparleremo il
giorno prima di emettere un verdetto ufficiale. Adesso, con il vostro
permesso, vorremmo ritirarci-
Maestro Bue e Maestro Croc si scambiarono un sguardo ma
non insistettero.
Si inchinarono a loro e li congedarono.
Po si accorse che Maestro Bue lo seguiva con lo sguardo
come se volesse chiedergli qualcosa.
***
-Panda... tu vuoi portare Shen nella Valle della Pace,
non è vero?-
-Mssì...? Anche questa è una brutta idea,
maestro?-
Shifu lo osservò con i suoi intensi occhi
azzurri più indagatori che mai.
-Perché vuoi tenerlo ancora nella tua vita? Hai
già fatto abbastanza per lui, più di quanto chiunque
sia riuscito o fosse obbligato a fare. Ed il risultato è stato
inaspettato e sorprendentemente buono, devo ammettere, ma adesso
basta, Po, lascialo andare-
-Oh, andiamo, Maestro! Cosa farà se sarà
solo? Non... non ha dove andare, non ha amici o famiglia. E dovrà
lasciare la città, c'è ancora il suo bando. Io... se
non avrà una guida potrebbe tornare a fare cose malvagie-
Shifu aveva voluto rimproverarlo, ma il panda stava
sviluppando quella strana propensione per cui ogni obiezione logica
sembrava improvvisamente evaporare a confronto con la sincera buona
volontà.
Vederlo preoccupato che Shen riprendesse una cattiva
strada, sempre ammesso che l'avesse mai abbandonata, colpiva Shifu
nel profondo, perché anche lui avrebbe voluto allo stesso modo
che Tai Lung avesse abbandonato la via della distruzione.
-Su questo hai ragione, ma portarlo con noi sarebbe una
grande responsabilità. Lord Shen è un enigma ancora da
risolvere, non illuderti che sia completamente cambiato nell'arco di
una sola notte. Quanto al dargli asilo tra noi, ti ripeto ancora una
volta che devi consultare i diretti interessati quando prendi
decisioni che coinvolgono anche altre persone. In questo caso me, i
cinque e l'intera valle della pace-
-E come faccio a chiedere ad ogni villaggio?-
-Sarebbe bastato che chiedessi a me ed ai cinque-
-Oh, bene! E allora che facciamo? Lo prendiamo con
noi?-
-Panda...-
Ancora una volta però non riuscì ad
opporre un rifiuto netto davanti agli occhioni verdi supplicanti ed
alle zampe giunte del suo allievo più particolare.
Shifu sospirò e distolse lo sguardo.
-Vedremo. Devo rifletterci- borbottò.
***
Quella cella aveva il lusso della finestrella sottile
in cima.
Shen poteva vedere che il colore della luce cambiava
fino a sparire del tutto e fargli capire che era calato il tramonto.
La giornata era volata, in fondo, o forse per lui il
tempo aveva ormai perso di significato.
Aveva speso le ore vagando dentro sé stesso, a
riflettere, a cercare di rimettere ordine tra i cocci di tutto quello
che era andato in frantumi.
All'improvviso percepì una presenza, e sollevò
la testa di scatto.
-Buonasera- lo salutò il panda minore.
Lui non rispose al saluto e non si inchinò.
Non sapeva come considerare la presenza del panda, ed
aspettava che fosse lui a fare la mossa successiva.
-Il tuo comportamento di stanotte ti fa onore. Oltre la
nobiltà di nascita hai saputo dimostrare nobiltà
d'animo-
-Che cosa vuoi davvero? Non crederò che tu sia
venuto fin qui solo per ringraziarmi di non aver ucciso uno dei tuoi-
-Ed anche se fosse? Un gesto giusto va riconosciuto. O
forse tu non sei abituato a dare valore alla vita?-
Shen scosse la testa con un verso sprezzante.
-Smettila di usare questi trucchi con me. Dimmi cosa
vuoi-
Il panda minore continuava a guardarlo attentamente, e
non sembrava essersela presa per il suo essere brusco.
-Voglio capire chi sei, Lord Shen della Città
dei Gong-
-Sai già tutto su di me-
-Nessuno può dire di conoscere completamente
un'altra persona, anzi spesso non si può nemmeno dire di
conoscere completamente sé stessi-
-E dunque?-
-E dunque mi chiedo chi sei tu davvero. Io ti ho
osservato e so cosa hai fatto in passato, ma la tua vera essenza,
quella per me resta un mistero-
-Non ci sono misteri-
-Dici di no? E allora come spieghi il fatto di non aver
ucciso Bue Infuriato? Tutti credevamo che fosse impossibile. Persino
tu lo credevi-
-È stato fortunato-
Il panda minore lo guardò in un modo che non gli
piacque per nulla.
Era molto simile a quando la capra sapeva troppe cose.
-Shen, tu sei una persona straordinariamente
intelligente. Hai superato molti limiti. Mi chiedo, sei in grado di
superare i limiti imposti da te stesso? Sapresti andare oltre te
stesso come hai fatto quando non hai tagliato la gola a Bue?-
-Mi stai facendo pentire di non averlo fatto-
-Perché? È davvero così terribile
dimostrarti che hai un'etica?-
-Io ho sempre avuto la mia etica. Il fatto che a voi
non piacesse non è un mio problema-
-E adesso cambiarla ti spaventa? Sì, immagino
che sarebbe stato più semplice rimanere com'eri, e riuscire ad
uccidere senza provare nulla-
Shen scacciò tutto con un gesto infastidito.
-I motivi per cui non ho ucciso il bue sono solo miei.
Non pensare di comprenderli e non attribuirmi pensieri che non ho mai
concepito. Se avessi saputo che sarebbe diventato un fastidio del
genere, gli avrei tagliato la gola ieri notte, cosa che farei
volentieri e senza alcun rimorso per chiunque tenti di ostacolarmi-
-La cosa peggiore è che ti credo. Non hai ucciso
Maestro Bue per una questione molto personale, ma non riesci a
concepire il rispettare la sofferenza degli altri come se fosse la
tua-
-A che servirebbe? Ognuno è responsabile per le
proprie capacità ed incapacità-
-Vero. Ma io mi chiedo, sapresti imparare ad andare
oltre te stesso e sollevare con le tue capacità le incapacità
di qualcun altro?-
-Perché mai dovrei farlo?-
-Perché dopo aver portato distruzione potresti
provare a portare sollievo-
-Distruzione, dici? Non sono mai stato propenso a
guardare al passato. Non so cosa lascio alle mie spalle, io so solo
dove voglio arrivare-
-Allora, nel tuo guardare solo in avanti, potresti
imparare a non calpestare nessuno. A raggiungere i tuoi scopi senza
fare del male ad altri-
-Questa è la visione di una mente limitata. Non
si può governare senza sacrificare nessuno, né si può
costruire solamente, senza distruggere mai nulla. Chi sta più
in alto deve fare delle scelte e deve decidere cosa sacrificare per
un disegno più grande-
-Le persone non sono pezzi del majong!-
Shen lo sentì come se il panda lo avesse
schiaffeggiato.
-Tu! Non osare venire qui a farmi la morale!-
Il piccolo maestro ricambiò la sua stizza con la
determinazione.
-Tu sei sempre alla ricerca di nuove sfide e di limiti
da superare. Sarebbe la sfida più grande della tua vita
superare questo tuo dannato individualismo! Potresti imparare ad
esercitare il potere senza sacrificare il benessere degli altri, e
potresti costruire senza distruggere, soprattutto senza distruggere
quello che non ti appartiene. Tu potresti essere davvero il sovrano
grande che desideri essere, se solo avessi in te la compassione!-
-Non ho intenzione di camminare in bilico per il resto
della mia vita per andare incontro alle mille esigenze degli
sconosciuti-
-Perché no? Ne hai l'intelligenza e le capacità,
ed hai dimostrato una volontà d'acciaio. Il fatto che tu non
voglia applicarla a certe cose è lo stesso orgoglio che ti ha
portato alla rovina già una volta-
-Il mio orgoglio è quello che mi ha tenuto in
vita fino ad adesso!-
-No, non è vero! A tenerti in vita, sempre, è
stata la pietà che Guerriero Dragone ha avuto per il tuo
dolore!-
Il colpo arrivò inaspettato, in pieno petto.
Avrebbe voluto rispondere, ma di nuovo gli sembrava di
aver perso la voce, e senza che il panda minore lo toccasse stavolta.
Lui scosse la testa e si appoggiò pesantemente
al suo bastone.
-Mi chiedo se potremmo mai andare d'accordo, noi due.
Ascolta, non sono qui per rinfacciarti niente, voglio solo capire se
vale la pena di assumersi dei rischi per te oppure no-
Shen lo scrutò a testa alta, il becco ben
serrato per fargli capire quanto poco gli importasse della sua
opinione, ed il panda minore ricambiò con pari determinazione.
Tra le mura ed attraverso le sbarre l'atmosfera si era
condensata in quella di un vero scontro.
Il panda scosse la testa.
-No. Non ne vale la pena-
Se ne andò scandendo ogni passo con il bastone,
e lo lasciò in cella con un dolore sordo conficcato sotto lo
sterno.
Il capitolo è molto corto perché stavolta
ho spezzato prima. Per il prossimo mi serve tutta la vostra
concentrazione e la vostra capacità emotiva intatta.
Po è un sofficissimo, fluffoso mashmallow, e
Shifu deve contenerlo con il suo buonsenso.
Mi è piaciuto molto scrivere il loro duello
verbale. Da un lato l'assolutismo monarchico di Shen e dall'altro
l'idea di un governo illuminato di Shifu.
Le sue riserve su Shen sono comprensibili, date le sue
esperienze passate e la sua maggiore esperienza.
Prima di cominciare un grazie speciale a TheDarkWolf,
aka "il recensore della notte" per essersi fatto una
maratona di recensioni tra le più belle che ho mai ricevuto.
Grazie! *solleva i calici*
E adesso, preparate i fazzoletti. Sì, di nuovo
*distribuisce pacchi di fazzoletti*
Ciò che sorge
***
Dal
dolore
***
How
many miles to go finding his dreams How
many years so slowly passed away His
will unbreakable. it keeps him alive And
always he screams
Nothing
can stop my way I'm gonna sail on
till my very last day
(Journey's
end - Serenity)
"A tenerti in vita, sempre, è stata la
pietà che Guerriero Dragone ha avuto per il tuo dolore!"
Lo odiava!
Odiava come quel nanerottolo lo avesse preso e sbattuto
di faccia contro la verità!
Shen le aveva provate tutte, ma nessun'altra
spiegazione combaciava con quanto era successo durante nell'ultimo
mese se non... quella!
Aveva dormito poco, male, ed il cibo del mattino non
era stato nemmeno toccato.
Odiava come le cose avessero improvvisamente acquistato
un senso! Era un senso che lui rifiutava, che avrebbe voluto
stracciare, ma che dentro di sé sapeva essere vero e l'unico
possibile.
All'inizio era stato "il panda è uno
stupido a voler aiutare me che lo odio", poi, dopo la sua uscita
in città, era diventato "il panda vuole aiutare per
motivi incomprensibili me che sono arrabbiato" ed infine, dopo
la sua insistenza nell'aiutarlo a raggiungere il cimitero e tutte le
volte che lo aveva protetto, non poteva essere altrimenti che come
aveva detto il suo maestro: "Il panda vuole tenermi in vita
perché prova pietà per me che sto soffrendo".
Shen non si era reso conto di quanto devastante fosse
la sua sofferenza se non quando aveva rotto gli argini al cimitero.
L'aveva sempre vissuta come rabbia, non aveva mai
nemmeno lontanamente immaginato che fosse dolore.
E nel viverla come rabbia, nel suo scatenare rabbia per
un mese intero ed ancora prima, non aveva fatto altro che mostrare
quanto era sofferente, ed aveva sempre e solo attirato su di sé
altra pietà.
La sua unica, magra consolazione, era che il panda
sembrava essere l'unico ad essersene accorto ed ad aver reagito in
quel modo.
Tutti gli altri avevano visto la stessa rabbia, ed
avevano sempre reagito con altrettanta rabbia e tentando di
distruggerlo.
Ma il panda!
Shen odiava che avesse visto una sua debolezza, più
ancora una debolezza che lui non era riuscito a vedere e che non
aveva mai estirpato.
Ed odiava che qualcosa di sottile ed indefinito fosse
filtrato attraverso le incrinature del suo essere, la stessa cosa che
riconosceva ciò che il panda aveva fatto e che lo lasciava
confuso, ammutolito ed incapace di fare qualsiasi cosa.
Si sentiva incastrato nella propria vita: nel momento
in cui aveva scelto di non uccidere il bue sapeva che qualcosa di lui
era cambiato, ed allo stesso tempo tutto il resto di sè stesso
rifiutava di dare loro ragione.
Quando la guardia venne ad aprire la cella lui fu preso
da uno sgomento nuovo.
Non era riuscito a toccare cibo, ed il sonno arretrato
lo rendeva nervoso come la notte in cui i lupi avevano affollato i
suoi incubi.
Pensò di non andare.
Poi pensò alla pietà.
Non sapeva che fare: non voleva combattere il panda, ma
non voleva nemmeno dargliela vinta!
La loro sfida quotidiana gli sembrava adesso un suo
capriccio infantile, e non voleva più dare spettacolo di sé.
Sapeva cosa aveva provato lui due notti prima davanti
alla rabbia del bue che voleva distruggerlo a qualsiasi costo, e
pensare che il panda provasse per lui qualcosa di simile bastava a
fargli venire voglia di sprofondare.
E d'altra parte non era pronto ad ammettere di non
voler più combattere contro di lui!
Se avevano stabilito che la tregua sarebbe durata solo
per un giorno, ebbene, sarebbe durata solo per un giorno.
Insicuro su cosa fare, per il momento decise di uscire
dalla cella.
Percorse i corridoi lentamente.
Incontrò solo un drappello di guardia che però
non interferì con lui in nessun modo.
Sapevano chi era e dello strano permesso che aveva
avuto per uscire di cella, per tentare di morire ogni giorno o ucciso
dal suo avversario o ucciso dalle frecce immediatamente dopo aver
vinto.
Shen li oltrepassò e si trovò in uno dei
bracci principali, con la luce dell'arena centrale che si stagliava
in fondo.
Sentiva già il cicaleccio del panda che lo
aspettava.
Non appena uscì nello spazio aperto si guardò
attorno alla ricerca del suo guan dao.
Ricordava che gliel'avevano tolto durante i tre giorni
di debolezza, e la possibilità di non trovarlo lo riempiva di
paura.
Il bagliore familiare dell'acciaio appoggiato contro il
muro poco lontano da lui gli fece provare un'ondata di sollievo.
Immediatamente dopo notò la presenza del panda,
che come al solito chiacchierava con il bufalo.
-Oh, Shen! Come stai?-
Lui non rispose.
Si avvicinò a prendere il dao e fece i suoi
soliti esercizi di riscaldamento, ma si rese conto che stava solo
cercando di prendere tempo.
Lui non voleva più affrontare il panda, ed allo
stesso tempo non voleva non volerlo più.
Gli sembrava tutto vuoto, inutile, come le marionette
del teatro delle ombre che non sono grandi nemmeno la metà dei
fantasmi che proiettano.
"Maledizione! Eppure deve finire in qualche modo!"
Si voltò verso il panda con la lama spianata ma
non trovò paura ad attenderlo.
Non era mai stata paura, né rabbia, né
odio, né incoscienza.
"È pietà. Ha sempre e solo avuto
pietà di me. Anche adesso. E potrei attaccarlo, insultarlo,
fare tutto quanto di peggio posso immaginare per ferirlo, ma lui non
vedrà mai altro che il mio dolore"
Si accorse che era rimasto immobile al centro
dell'arena, e che per la prima volta l'arma tremava nella sua presa.
Abbassò la lama del dao e la ritrasse.
Il panda non smise la posizione di guardia mentre lui
si avvicinava, ma nemmeno sembrava preoccupato.
Gli era appena venuta un'idea. Era assurda, ma d'altra
parte chi era finito in prigione, il principe o lo scemo del
villaggio?
Si fermò di fronte al panda e gli offrì
il guan dao con entrambe le ali.
-Prendila-
-Come? Davvero posso? Non è un trucco per... che
ne so? Infilzarmi?-
Shen non gli rispose, si limitò a mantenere gli
occhi fermi nei suoi.
-Oh. Oh, ok... sembra una cosa seria-
Un attimo dopo il peso dell'arma passò da lui al
panda.
Era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, ma era anche
l'unica possibile.
-Wow! È bellissima, lo sai? Yi dice che ci tieni
molto-
-Vero. Aspetta... yi?-
-Oh, sì, la Divinatrice. Mi ha detto che posso
chiamarla così-
Shen ne ebbe un'impressione strana perché anche
lui un tempo ormai lontano aveva usato quel nome.
Il panda nel frattempo non gli badava più.
Osservava affascinato il suo riflesso nell'acciaio della lama e
teneva tra le zampe l'arma con una delicatezza che Shen non si
sarebbe aspettato.
La prima volta che gliel'aveva riportata Shen ricordava
di avergli lanciato una scheggia per impedirgli di toccarla.
-Com'è che ci tieni così tanto? -
-È molto importante per me-
-Wow! È leggerissima!-
-È stata progettata per essere letale senza
sforzo-
Solo in quel momento, quando Shen gli ricordò
quante volte era stata usata per uccidere, il panda sembrò
provare un po' di apprensione.
-Per questo è così importante per te?
È... l'hai sempre avuta con te in battaglia?-
-Anche da prima-
In risposta allo sguardo incuriosito del panda Shen
decise di raccontargli qualcos'altro.
-Ero appena diventato maggiorenne. Mio padre mi mise a
disposizione la fucina, il laboratorio e materie prime, ed un mastro
fabbro. Mi disse che avrei potuto fare quello che volevo, usare i
materiali che preferivo, ed avrei potuto avere tutti i consigli
migliori. Avrei potuto costruire un'arma che fosse unica per me, ma
solo a patto che fossi io in persona a battere il metallo nella
forgia-
-Wow... ed hai davvero forgiato il metallo e lavorato
nella fucina? Sembra mitico!-
-È stato un incubo. Sei mesi orribili- si fermò
a guardare il suo riflesso nella lama -Ma ne è valsa la pena-
-Sì, be'...- il panda si mosse a disagio,
scrutando i dettagli dell'arma -Mio padre invece mi aveva promesso
che quando fossi stato abbastanza bravo mi avrebbe rivelato
l'ingrediente segreto della sua zuppa dall'ingrediente segreto. Solo
che, sai, poi non c'era nessun ingrediente segreto. Era solo, tipo,
un modo per far credere ai clienti che la sua zuppa avesse qualcosa
di speciale per non farli passare alla concorrenza. Ah, e per non
farmi distrarre dal lavoro-
Shen rimase perplesso senza sapere cosa ribattere.
Il fatto che il panda avesse parlato di un padre lo
confondeva. Non poteva essere un altro panda, altrimenti il panda
avrebbe saputo tutto di lui fin dalla prima volta che lo aveva visto.
Ma allora chi? Qualcuno aveva allevato un cucciolo di
panda orfano?
E per tutti gli antenati, perché mai parlava
degli ingredienti di una zuppa?!
Scosse la testa. Si rese conto all'improvviso che lui
non sapeva assolutamente nulla del panda che aveva davanti.
Sapeva che a volte gli altri gli si rivolgevano
chiamandolo "Guerriero Dragone" ma pensava fosse un grado
del kung fu. Una carica di alto livello, in effetti, che si chiese
come potesse essere stata affidata ad un panda idiota.
Decise che non voleva permettere ad altre domande di
formarsi nella sua mente e di distrarlo.
-Non ti chiedi come mai ho voluto metterla nelle tue
mani?- gli chiese.
-Ehm... no. Cioè, adesso sì. Perché
se tu mi chiedi se non me lo chiedo probabilmente dovrei chiedermelo,
giusto?-
"Esatto, è un idiota. L'universo ha voluto
umiliarmi e prendersi gioco di me facendomi sconfiggere dalla
creatura più stupida che fosse mai riuscito a plasmare!"
-Guardala bene, panda. Questa è l'arma che ho
usato quella notte-
-Quale notte?-
-Quella notte!- scattò Shen.
-Oh-
Il panda abbassò uno sguardo malinconico,
stavolta appena più consapevole, sull'arma.
Se anche stava cercando qualcosa, una traccia, un
segno, sarebbe stato inutile perché Shen aveva sempre
riservato una cura maniacale alle sue armi.
-Di sicuro con questa lama ho spezzato la vita di
qualcuno dei tuoi parenti- continuò Shen -Forse addirittura ho
trafitto i tuoi genitori-
Il panda era molto a disagio adesso.
Fece per rimettere a lui l'arma ma Shen fece un passo
indietro e lasciò le ali ben nascoste dentro le maniche.
-Adesso che lo sai affrontami con questa-
Il panda scosse la testa.
-Credi che cambierebbe qualcosa?-
-Fai come ti dico-
Shen non si era aspettato una scrollata di spalle.
Il panda si era riconcentrato sull'arma.
Sembrava non capire bene con cosa avesse a che fare, o
come dovesse usarla.
"Non può non sapere cosa fare! Ha deviato
palle di cannone, dannazione! Deve saper usare le armi
tradizionali!"
-Ehm...
Shen? Qualche suggerimento?- Shen
era confuso. Perplesso. Osservava
il panda è non riusciva a capacitarsi di come potesse essere
così imbranato: non riusciva nemmeno ad impugnare il
dao! Stava
cercando di tenerlo all'estremità del manico come se fosse una
normale elsa, ma in quel modo l'arma era completamente sbilanciata e
tutto sembrava un pessimo numero da circo. -Panda!
Non puoi tenerlo in quel modo!- esclamò stizzito. -Dici
di no? Allora così, forse?- Quando
finalmente provó ad impugnarla vicino all'elsa non riusciva a
ruotare il polso nel modo giusto. -Ahi!
Ma insomma, come si usa questo coso?!- Non
poteva crederci! Il panda si era appena colpito da solo sul naso con
il legno dell'impugnatura!
Shen dovette coprirsi gli occhi per ripararsi da quello
spettacolo penoso.
"Che brutta idea... che orribile, brutta, pessima,
sbagliatissima idea!"
-Va bene, basta così, fermati-
Il panda si immobilizzò all'istante.
-Io ti... insegnerò... almeno i movimenti
base-
-Oh, wow! Mitico!-
-Panda!-
Non la stava prendendo per nulla nel modo giusto. Non
come la stava prendendo Shen o come lui si sarebbe aspettato.
Il panda se ne stava davanti a lui, abbrancato alla sua
arma in modo imbarazzante, con le guance gonfie e gli occhi colmi di
aspettativa fissi su di lui.
Shen poteva solo presupporre che quell'atteggiamento
per lui significasse "concentrazione".
-Bene. Per prima cosa come impugnare. La destra più
vicino alla lama, per dare precisione ai colpi; la sinistra
all'estremità, per imprimere forza. Usi la destra, non è
vero?-
-Bè, dipende cosa devo fare. Per mangiare uso
entrambe-
-Chissà perché la cosa non mi sorprende.
E per... scrivere?-
Per un attimo Shen ebbe l'atroce dubbio che il panda
non sapesse scrivere. In realtà per un attimo fu atroce
certezza.
-Dipende su quale gomito sto più comodo. Quando
mi stanco cambio. E poi è buffo perché la calligrafia
cambia, ed a scuola ci hanno messo un sacco di tempo a capire che ero
sempre io a scrivere, e non due persone diverse. E...-
-Concentrati-
-Oh. Oh, giusto-
Il panda provò un paio di movimenti, e per
fortuna, dopo un altro paio di consigli riusciva a reggere il guan
dao in un modo dignitoso.
Almeno non sembrava più che stesse impugnando
una clava!
-Cavolo, è mitico! Ehi! Mi insegni come fai
quella cosa di saltare?-
Fece per puntare la lama a terra.
-Fermo!-
-Ops! Mossa sbagliata?-
-Non provare mai più a fare una cosa del genere!
È fatta per reggere il mio peso, non il tuo!-
-Oh. Bè, sì, in effetti io peso un po' di
più di te. Credo-
Shen lo fissò con un sopracciglio inarcato.
-E va bene! Parecchio di più! D'accordo: niente
salti. Anche se è un peccato-
Il livello di assurdità di quella giornata
saliva di minuto in minuto. A volte raggiungeva picchi così
alti che Shen si domandava se fosse tutto reale o solo uno strano
sogno.
Scosse la testa per scrollarsi di dosso tutte le
stranezze e per ridarsi un contegno.
-Molto bene, panda. E adesso che sai usarla, attaccami-
-Ma io non voglio attaccarti. Non vogli farti del male-
-Ti ho detto di attaccarmi! È un ordine!-
-Non posso, Shen! Non... ah!-
Shen gli era saltato addosso.
Per quanto il panda fosse riuscito a schivarlo era
quasi inciampato, e adesso lo guardava spaventato.
-Ti ho insegnato ad usarlo perché tu mi
affrontassi!-
-Ma io non voglio! Nè con quest'arma né
con altre!-
-Non hai scelta, panda!-
-Certo che ce l'ho. Posso... che ne so... sedermi qui e
non fare nulla. Non puoi costringermi ad attaccarti se io non voglio
attaccarti-
Shen rimase con il becco aperto.
"Non vuole. Non posso costringerlo. Non... non
posso!"
Se c'era una cosa che aveva sempre odiato era la
consapevolezza della propria impotenza, ed il fatto che la sua
volontà per il panda, semplicemente non contasse niente di
niente, lo fece infuriare come non gli accadeva da giorni.
Si scagliò di nuovo contro il panda per
costringerlo a reagire in qualsiasi modo.
-No, Shen!-
Impattò contro il legno del guan dao tenuto di
traverso.
Lo sentì sotto le ossa delle zampe e sul torace,
ma sotto il legno c'era qualcosa di soffice. Morbido. Elastico.
Prima che Shen potesse capire cosa era successo fu
sbalzato via dal contraccolpo, e finì a rotolare poco lontano.
-Shen! Oh, io te lo avevo detto! Ti sei fatto male?-
Shen non gli rispose.
Rimase a terra dove era caduto, incapace di raccogliere
le forze per sollevarsi.
Alzò solo il collo e si puntellò su
un'ala, ma non avrebbe saputo fare altro.
L'impatto con il terreno era stato pesante, ma oltre
quello, lui non riusciva a trovare un motivo per rialzarsi.
-Accidenti! Sei ferito?-
"Certo, figurarsi se non è preoccupato per
me"
Chiuse gli occhi per ripararsi dalla preoccupazione che
leggeva negli occhi verdi che cercavano i suoi.
-Va bene così, panda. E ora finiscimi-
-Shen, io...-
-Colpisci!-
Il ruore sordo accanto a lui era quello della lama
piantata in qualcosa, ed il freddo lo raggiunse attraverso le penne
sul fianco sinistro.
"Finalmente!"
Finalmente tutto si sarebbe spento, e lui non avrebbe
più dovuto ascoltare il chiasso dei sentimenti dentro di lui
né il suo cuore che batteva.
Si aspettava di sentire dolore, ma non provava nulla
del genere.
Strano.
Per quanto lui non fosse mai stato trafitto a morte e
non ne avesse esperienza diretta, era sicuro che mancasse qualcosa.
Con cautela sollevò di uno spiraglio una
palpebra, e come aveva sospettato non era stato nemmeno ferito.
Il panda aveva piantato il dao a terra, attraverso la
sua veste che era stata squarciata, vicinissimo a tanti organi
vitali, ma il suo piumaggio bianco era rimasto immacolato invece di
tingersi di sangue.
Shen sospirò e lasciò ricadere la testa.
-Hai sbagliato mira. Riprova-
-Non ho sbagliato-
Accanto a sé sentì il fruscio dell'arma
che veniva estratta dal terreno e dalla stoffa.
Il panda posò il dao là vicino e rimase
in ginocchio davanti a lui.
-Non è l'arma, Shen. È come decidi di
utilizzarla-
-Perché ti rifiuti?! È... hai pietà
di me?-
-Oh, non lo so! Io non sopporto l'idea di fare del male
a qualcuno!-
-Ma sei un guerriero! Ti alleni ogni giorno a
combattere o no?-
-Intendo... del male davvero! Il kung fu non fa
veramente male-
-Potrebbe-
-Sì, potrebbe. Ma un vero maestro non lo farà
mai-
Dietro il buio delle palpebre Shen rivide Maestro Rhino
che gli puntava contro il martello.
"È un avvertimento, Shen"
Il suo cuore si torse sotto le costole.
All'improvviso aveva di nuovo paura, una paura folle,
irrazionale, e nemmeno lui comprendeva di cosa.
-Basta così, Shen. Ci rivedremo domani-
Fece appena in tempo a cogliere il panda che si
inchinava nel saluto kung fu e si allontanava.
L'arma era rimasta lì a terra.
Solo pochi giorni prima non avrebbe esitato a
raccoglierla per attaccare il panda alle spalle, ora non riusciva
nemmeno a rimettersi in piedi.
Non aveva mai provato tanta angoscia!
Avrebbe dato qualsiasi cosa perché smettesse,
perché lo lasciasse in pace, ma ormai era entrata troppo a
fondo dentro di lui.
Tutto quello che aveva fatto fino a quel momento gli
sembrava inutile, ogni sforzo gettato via, e non c'era niente che
potesse fermare il vuoto che gli si stava spalancando dentro.
-Uccidimi! Io non posso vivere così!-
-Oh, no! Non lo farò mai!-
-Tu devi farlo! Te lo chiedo... per favore.
L'unico modo per aiutarmi è liberarmi-
Il panda lo raggiunse di nuovo e si inginocchiò
di fronte a lui.
-Certo che voglio aiutarti, ma non posso farti del male
nemmeno se sei tu a chiedermelo-
-Ed allora il bue, uno dei tuoi amici... il boia...
chiunque! Non... non mi importa più come! Voglio solo che
finisca!-
-Shen, non deve andare così. Non deve morire
nessuno, nemmeno tu! Noi possiamo aiutarti. Sono sicuro che troveremo
una soluzione con il consiglio dei maestri, ed anche yi sarebbe
felice di aiutarti. Tu devi solo... devi volerlo, Shen-
-Io lo voglio. Ma non posso. Non... da certe cose non
si torna indietro. Aiutami!-
Sapeva cosa voleva. Che il panda sollevasse il guan dao
e che affondasse un colpo vero, capace di tagliare il suo filo della
vita.
-Certo che ti aiuto! Puoi venire con noi! Dovrei prima
chiedere a Shifu ma non preoccuparti, lo convincerò. Troveremo
una soluzione in qualche modo-
Shen ci mise un po' a capire.
Lui aveva dato per scontato "aiutami a morire",
il panda invece aveva risposto come aiutarlo a modo suo.
Shen aveva invocato la morte, ma era la vita ad
accarezzarlo attraverso quello strano guerriero.
Gli scappò all'improvviso: nonostante lui avesse
sempre tenuto la guardia alta ed avesse sempre resistito, alla fine
il panda ci era riuscito: aveva spaccato la cosa che teneva tutto
assieme dentro di lui e adesso tutti i suoi sentimenti si stavano
riversando tra le crepe.
-E
allora aiutami!-
Aiutami, aiutami, aiutami!
Non riusciva a fermarsi dopo che gli era sfuggito la
prima volta.
-Certo che sì! Pew! Finalmente! Sai che
cominciavo a non sperarci più?-
Il panda si protese verso di lui, e per una volta Shen
non ebbe l'istinto di allontanarlo.
Lo vedeva leggermente sfocato attraverso le palpebre
quasi serrate.
Nero e bianco.
Semplice.
Infantile.
Innocente.
Nell'aspetto di Po riconobbe all'improvviso tutti i
panda che aveva ucciso quella notte.
Shen si ritrasse atterrito.
Avevano implorato pietà, avevano tentato di
opporsi, avevano tentato di fuggire con i cuccioli, e lui non si era
fermato davanti a niente.
Fuoco.
Sangue.
Urla.
Freddo ed aghi di cristalli di neve.
Una femmina di panda che i suoi lupi avevano
intercettato lontano dal villagio, esausta, rannicchiata su sé
stessa che piangeva con le zampe strette al petto e mormorava una
ninnananna.
Non aveva mai smesso di sentirla. Non era solo un
ricordo, era entrata dentro di lui con tutto il gelo della morte
misto ad una tenerezza che lui in quel momento non aveva compreso.
Nel presente colse lo sguardo del panda, ma gli occhi
che vedeva verdi erano quelli della creatura spaventata che
lui...
-AAAAHHH!!!-
Si coprì gli occhi e scosse la testa per non
vederla più.
"Non guardo cosa lascio dietro di me"
Non era vero! Aveva sempre ignorato la verità,
ma lo sapeva bene cosa si era lasciato dietro.
Poteva aver chiuso sé stesso alla pietà,
ma la consapevoleza, quella, c'era sempre stata.
L'orrore lo stava soffocando!
Anche sua madre cantava! Perché non aveva
riconosciuto una madre anche in lei? Quella ninnananna avrebbe potuto
essere per un cucciolo che lui aveva già ucciso!
Si accorse che anche lui si stava premendo il petto, e
che non aveva smesso di gridare.
Avrebbe voluto più che mai che qualcuno lo
uccidesse, ma ora che aveva la piena coscienza dell'orrore nello
spezzare una vita non osava chiedere a nessuno di prendere su di sé
lo stesso marchio che aveva lui.
Sentiva le grida gonfiarsi nei polmoni e risalire in
gola, abbastanza forte da far vibrare le penne delle ali che teneva
premute sul becco.
Gli sembrava di morire, ma forse persino la morte non
aveva abbastanza pietà di lui da raccoglierlo.
Sul suo corpo era appena cosciente di qualcosa che lo
toccava.
Se lo scrollò di dosso ma tornò più
insistente di prima, e lui non aveva più la forza di lottare.
-Shh... Ehi, ehi, ora basta... Ti porto via da qui-
***
Era la seconda volta che Po si trovava con Shen in
braccio ed in preda al dolore, e quella volta sembrava peggiore della
precedente.
Eppure non capiva!
Sembrava che finalmente Shen avesse accettato il suo
aiuto, perché all'improvviso si era richiuso in sé
stesso?
-Maestro Po, cosa succede?-
-Mastro Roccia! Mi serve un posto dove stare! Una
cella, l'infermeria, qualsiasi cosa che sia... al sicuro-
-Venite, vi accompagno-
Po seguì il bufalo dentro uno dei corridoi,
lontano dagli sguardi degli arcieri.
In braccio a lui il corpo di Shen era leggero ma era
contratto, ed il collo si era ripiegato sotto una delle ali; come al
solito doveva stare attento alla coda mentre camminava.
Il suono sordo che gli usciva dalla gola si aggrappava
al cuore di Po, così come il cuore del pavone che sfarfallava
rapido contro il suo petto.
Al'improvviso Shen cacciò un grido e si contorse
come se qualcosa lo avesse colpito.
-Shh... shh... va tutto bene... ora ci prendiamo un po'
di tempo, va bene?-
Il pavone non gli rispose.
Po non era nemmeno sicuro che lo avesse sentito.
-Maestro Po, siamo arrivati-
Mastro Roccia fece un gesto verso una delle porte che
aveva aperto; dava su una cella simile alle altre, ma ricavata in una
rientranza della parete e che quindi aveva il lato più corto
esposto invece di quello più lungo; la branda era in fondo, ed
in quel modo dava l'illusione di un minimo di riserbo.
Po sapeva che era il massimo che poteva chiedere, per
questo ringraziò il capoguardia.
Era appena entrato quando si ricordò una cosa
importantissima.
-Mastro Roccia! Aspettate!-
Il bufalo si fermò a metà del gesto di
chiudere la porta.
-Niente chiave stavolta. Per favore-
Il bufalo lo guardò perplesso, e proprio in quel
momento Shen gridò di nuovo.
-Ne siete proprio sicuro Maestro Po?-
-Sicurissimo. Oggi no-
-Va bene. Solo, assicuratevi che non mi licenzino per
questo, per favore-
Il bufalo se ne andò e Po rimase di nuovo solo
in una cella sottoterra con il pavone che si lamentava.
-E va bene, risolviamo questa cosa-
Raggiunse la branda, ma al momento di mettere giù
Shen qualcosa gli sembrò terribilmente sbagliato.
Lasciarlo gli sembrava sbagliato.
Po sapeva che se lui fosse stato in quelle condizioni
avrebbe voluto qualcuno che lo stringesse e gli dicesse che andava
tutto bene; Shen forse si sarebbe offeso a morte, eppure Po non
riusciva a lasciarlo andare.
Si sedette lui con il pavone ancora in braccio e lo
aggiustò meglio in modo che non scivolasse e non fosse
soffocato.
Gli artigli gli affondarono attraverso i pantaloni e
nella pelliccia, ma non era poi insopportabile, e sapeva che Shen non
lo aveva fatto apposta a fargli male. Non quella volta.
A tratti sembrava che cercasse di dire qualcosa, ma non
riusciva ad articolare nulla e finiva sempre ad emettere un urlo.
-Va tutto bene, Shen. Ti aiutiamo noi, te lo
prometto... ora... ora però non...- la comprensione arrivò
a Po dal nulla. Ricordò la prima volta che Shen aveva pianto
in cella, e come lui fosse stato sorpreso che il pavone non avesse
mai lasciato trapelare nulla.
-Anzi, sai cosa? Va bene così. Coraggio, amico,
butta tutto fuori-
Gli rispose un grido lacerante soffocato contro la sua
pelliccia. Un grido capace di scavare nella carne e di incrinare le
ossa.
***
Era troppo da sopportare!
Tutti i rimpianti, tutta la sua sofferenza del passato,
il rimorso appena scoperto, lo stavano facendo a pezzi.
Avrebbe solo voluto strapparsi da dentro tutto quello
che continuava ad urlare dentro di lui, ma il suo corpo era
paralizzato.
Qualsiasi cosa fosse lo stava trapassando come un
dolore fisico, e lui non poteva più sopportarlo.
A tratti sperava che tutto quel dolore fosse abbastanza
da ucciderlo e portargli finalmente pace, ma poi ricordava il barlume
di speranza che il panda gli aveva fatto intravedere.
Perché il panda voleva ancora salvarlo,
nonostante tutto!
Come i suoi genitori quando avevano rotto il guscio,
non gli importava di cosa avrebbe potuto attirare di negativo,
l'unica cosa che voleva era aiutare lui.
Il panda continuava a tenerlo in braccio, forse tentava
di parlargli, ma lui non riusciva a dare un senso alle sue parole.
Troppe cose gli martellavano la testa... se non fosse
morto sarebbe impazzito!
Anche se non avesse posto fine alla sua esistenza,
riusciva a vedere nel futuro solo l'ignoto; vasto, terribile, vuoto e
pieno di incognite che lo aspettava per divorarlo. E lui non aveva
più la forza di ricominciare tutto daccapo!
"Ti aiuteremo noi. Devi solo volerlo, Shen"
Si sentì gettare un grido lacerante, che
squarciò il silenzio dei corridoi e riecheggiò tra le
mura di pietra.
Con un ultimo, disperato scatto di volontà, si
aggrappò al panda perché sì, forse non poteva
tornare indietro, però poteva fermare la caduta.
***
Il grido gettato da Shen lo aveva spaventato come
nient'altro fino ad allora.
Stava pensando di chiamare una guardia perché
chiamassero la Divinatrice, Maestro Shifu, un dottore, chiunque,
quando improvvisamente Shen riprese vita.
Ebbe un paio di spasmi violenti, e poi, da che era
completamente contratto e chiuso in sé, si aggrappò a
lui con tanta forza da fargli male.
-Va bene così, non ti lascio. Non devi
affrontare tutto questo da solo-
Anche lui aveva paura di tutta quella disperazione, ma
temeva che se avesse lasciato Shen in quel momento non lo avrebbe
ripreso mai più.
Lo tenne stretto mentre il pavone continuava a gridare
tutto il suo dolore.
-Va bene così, dai. Butta fuori tutto-
Non c'era bisogno che glielo dicesse lui: Shen urlava
come se gli stessero strappando il cuore.
Qualsiasi cosa fosse, Po non aveva mai visto nulla di
simile: veva visto le persone piangere, lui stesso aveva pianto e a
volte gli capitava di emozionarsi, ma quello che stava vedendo con
Shen era completamente diverso.
Po non aveva mai sentito nessuno soffrire tanto da
dover gridare in quel modo!
Come aveva fatto Shen a vivere fino ad allora senza far
uscire in nessun modo tutto quel dolore?
Po aveva visto la sofferenza dietro la furia di Shen,
ma vederla adesso nella sua forma più pura era terrificante.
Shen si aggrappava ancora a lui scavandogli dei solchi
con le penne delle ali, e nonostante la pelliccia Po lo sentiva che
tirava.
Sotto le piume e sotto la veste ogni muscolo era
contratto con tanta forza da tremare.
Shen
liberò un grido devastante, un urlo di pura sofferenza che
squarciava il silenzio dei corridoi e faceva tremare le mura di
pietra. Po
raccolse il pavone e lo tenne stretto. Sembrava
che non dovesse finire mai, e Po dovette chiudere gli occhi per
resistere. "Dovrà
passare prima o poi!" Il
grido si ruppe in singhiozzi e poco dopo il signore della guerra era
ridotto ad un ammasso in lacrime abbandonato contro di lui.
-Non ti lascerò solo, te lo prometto- gli ripetè
Po -E se non dovessi farcela io da solo ad aiutarti ci saranno i miei
amici, il mio maestro, ci sarà yi-
Per un po' Shen rimase completamente immobile.
Po non riusciva a vederlo perché aveva nascosto
tutta la testa nel cavo tra il suo braccio ed il torace, e sembrava
avere intenzione di restare lì in eterno.
-Vogliamo che tu stia bene. Lo capisci, non è
vero?-
Dopo secondi interminabili il pavone annuì. Po
lo aveva sentito chiaro e distinto contro la pelliccia.
Shen prese un lungo sospiro, e quando rilasciò
l'aria tutto quello che aveva dentro defluì via, lasciandolo
completamente privo di forze.
Po si trovò addosso tutto il suo peso, le ali
che da acciaio tornavano ad essere di seta e non scavavano più
dentro di lui.
-Uff... bene, hai visto? È passato. Non ti farà
più male-
Il pavone annuì un'altra volta.
C'erano ancora singhiozzi che gli scuotevano le spalle,
ma ormai il peggio era passato.
Le lacrime che sentiva scorrere erano ancora di dolore,
ma un dolore sano. Stavano solo lavando via tutta la sofferenza che
era stata.
L'unico modo che gli venne in mente per rassicurarlo
era come faceva suo padre con lui quando era piccolo: con una
ninnananna.
***
Erano le piccole occupazioni quotidiane, semplici e
ripetitive, quelle che non richiedevano attenzione e lasciavano la
mente libera di vagare a favorire l'arrivo di visioni spontanee.
Il catino pieno d'acqua in cui avrebbe dovuto lavare le
verdure catturò la luce del sole in un riflesso speciale, che
per la Divinatrice si allargò in un'altro frammento di luce
che aveva visto un mese prima.
La luce che era apparsa quando Po aveva affermato per
la prima volta di voler aiutare Shen era stata fragile, con uguali
possibilità di essere soffocata come di poter crescere; quel
giorno la battaglia era finita: la luce sul fondo della ciotola era
riuscita a sfuggire alle ombre che volevano inghiottirla e si era
sviluppata in una forma sicura.
"Alla fine ce l'hai fatta".
Sorrise dentro la visione.
C'era l'eco di qualcosa di rassicurante tutto attorno,
e se si concentrava di più poteva sentire una ninnananna.
Accarezzò la luce un'altra volta prima di
lasciarla andare.
La ciotola tornò ad essere un normale utensile
da cucina e l'acqua era di nuovo pronta per lavare le verdure.
Mentre sbrigava le faccende, la Divinatrice continuava
a mormorare la ninnananna che era le era rimasta in mente.
Non si può capire le paura che ho per questo
capitolo! Sono ancora indecisa se sia bellissimo o se ho rovinato
tutto.
Comunque giuro che abbiamo finito: basta traumi emotivi
così grossi!
Anche perché siamo arrivati quasi alla fine,
mancano tre o quattro capitoli, direi che abbiamo dato tutti più
che abbastanza.
Per i tempi di pubblicazione dei prossimi capitoli non
vi so dire nulla di preciso perché è tutto da
ricostrire da ora in poi. Spero di postare entro la settimana o i
dieci giorni.
Vi lascio le note.
-La canzone all'inizio è dei Serenity
https://www.youtube.com/watch?v=XCuEtl6sIyg
"Journey's end" mi è sembrata perfetta per chiudere
l'arco di rendenzione vero e proprio. Questo capitolo è
davvero la fine di un viaggio interiore, ed è anche la fine
del periodo di rinvio del giudizio di Shen
Ps: vorrei fare i complimenti al (ai) superfan del
capitolo 16: la situazione è di 54 visite sul capitolo 15, di
244 sul 16 e di 75 sul cap. 17.
Il che mi porta a pensare che qualcuno stia rileggendo
quel capitolo, perché le visite salgono in un modo assurdo
rispetto agli altri due.
Non so come, non so perché, non so chi sia(no)
ma grazie.
Crawling
to the darkness Waiting for some
hope Can't remember where all the
light's gone I tried to force
myself Not to think about the past
(Forgive
me – Serenity)
Maestro
Shifu si affrettò tra i corridoi della prigione dietro Mastro
Roccia per quanto la sua vecchia frattura gli permettesse.
Se
davvero era veramente vero quello che il messaggero gli aveva
riferito, il panda gigante si era appena meritato la sessione extra
nella sala degli allenamenti più lunga della storia!
Il
bufalo si fermò davanti ad una delle celle ed indicò
dentro.
Già
il fatto che la porta non fosse chiusa non prometteva nulla di buono,
ma appena mise la testa dentro Shifu ebbe la conferma che non solo
era come gli avevano riferito, ma poteva essere molto peggio!
Il
pavone era abbandonato e completamente inerte, con il bianco delle
ali e della coda drappeggiato addosso al panda; persino il collo non
era reclinato nella sua posizione naturale sotto l'ala, ma era
sostenuto sul torace di Po e con la testa nascosta nell'incavo del
suo gomito.
Tuttosommato
era una delle scene più singolari di cui gli fosse mai
capitato di essere testimone.
***
-Oh,
no, maes... mppff!!!-
Po si
tappò la bocca appena in tempo con la zampa libera.
Immediatamente
Shen scivolò e lui dovette afferrarlo prima che finisse a
terra.
Maestro
Shifu lo guardava sconcertato.
Po
avrebbe voluto dirgli tante cose, ma aveva paura di svegliare il
pavone, e quindi si sforzava in ogni modo di farsi capire con lo
sguardo.
Shifu
sospirò e roteò gli occhi, poi con un gesto gli fece
capire di stare fermo.
Po si
immobilizzò completamente, con le labbra serrate e le zampe
strette attorno a Shen che ancora non si era svegliato per chissà
quale miracolo.
Shifu
si avvicinò a loro lentamente, ma tutta la sua attenzione era
concentrata sul pavone.
Lo
scrutò attentamente per quel che poteva vedere sotto le zampe
di Po, e lentamente gli fece scorrere il palmo della zampa a pochi
centimetri dalla schiena.
Po non
poteva fare altro che aspettare.
Sapeva
che l'ultimo incontro tra Shifu e Shen non era andato esattamente
bene, ed aveva paura che gli ordinasse di lasciarlo.
Po non
voleva. Non prima di essere riuscito a parlare con lui ed essersi
assicurato che stesse bene. Per questo lo strinse in un gesto
protettivo.
Shifu
battè le palpebre un paio di volte, incredulo.
Ripetè
l'esame, ma la zampa che scorreva sospesa sopra il pavone ebbe lo
stesso movimento fluido di prima.
Shifu
sollevò lo sguardo su di lui, e Po riconobbe la stessa
espressione di quando lo aveva addestrato la prima volta, e di quando
lui era riuscito a portare a termine i suoi compiti nel modo corretto
senza combinare pasticci.
Il
sorriso di Shifu era lo stesso, ed anche la luce nell'azzurro dei
suoi occhi.
Il suo
maestro si allontanò di un paio di passi all'indietro, poi si
inchinò.
Non
sembrava per niente arrabbiato, anzi, sembrava contento di quella
cosa.
Annuì
verso di lui un'ultima volta ed uscì dalla cella.
La
porta rimase aperta come l'aveva trovata.
***
Shen
apri gli occhi di scatto. Si sentiva
circondato da pelliccia ed il suo primo istinto fu dibattersi per
liberarsi.
Il
cuore aveva accelerato per la scarica di paura, e tentava di prendere
fiato a grosse boccate. -Calma,
calma! Ecco fatto, ci penso io- Si sentì
sollevare e posare su una superficie di legno, che poteva essere solo
una branda.
Attorno
a lui c'erano le stesse le mura di pietra che aveva visto per un mese
intero, quindi era ancora in prigione, ma la cella era diversa da
tutte quelle in cui era stato fino ad allora.
Accanto
a sé trovò il panda, che lo scrutava concentrato, come
se cercasse su di lui i segni di qualche ferita. Shen
era ancora sconvolto per quello che era successo, ma almeno si
rendeva conto della realtà, che non era in pericolo, e
lentamente il suo cuore si calmò.
"Io...
io ho davvero...?"
Peccato
che una volta compreso dove si trovava e come ci fosse arrivato se ne
vergognasse da morire.
-Allora,
come stai?-
Guardò
il panda di sbieco, incapace di rispondere per le troppe cose che
ancora cozzavano dentro di lui. -Tu
non lo racconterai mai a nessuno- -Ehm...- Shen
lo guardò male. -Okay,
okay. Farò del mio meglio- -E
non ne parleremo mai più. Mai e poi mai discuteremo di nuovo
di quello che è successo oggi. Intesi?-
-Ma
perché no? Insomma, non è stato poi così
terribile! Cioè, no, sì, ad un certo punto è
stato terrificante perché...-
-Panda!- -Uff!
D'accordo,
come vuoi tu- -Bene-
Il
silenzio si prolungò fino a diventare imbarazzante.
Il
panda lo fissava, ed ad intervalli regolari apriva bocca come per
dire qualcosa ma poi la richiudeva.
-Si
può sapere che ti prende adesso?-
-Mpfff!-
-Prego?- -Non
lo posso dire! Mi hai detto che non vuoi parlare di quello che è
successo, ma a me vengono solo domande su quello che è
successo, e allora...-
-Panda!-
-Cosa?-
-Pensa
a qualcos'altro!-
-E a
cosa?-
-Fai
uno sforzo di immaginazione-
-...-
-...-
-Oggi
vorrei trovare dei ravanelli. Sono buoni, sai? A me piace cucinarli,
ma mi piacciono anche crudi. Una volta ero solo un bebé, e ne
ho mangiati una cassa intera tutti da solo. Ed un'altra volta ho
mangiato anche i mobili di bambù di mio padre. Sai, lui non
sapeva che a me piacesse tanto il bambù, mi ha lasciato un
attimo da solo in cucina e...-
-PANDAAA!!!!-
-Che
c'è? Me l'hai detto tu di immaginare qualcosa, e l'unica cosa
che so immaginare bene è il cibo!-
Shen
stava ancora tremando per la stizza.
-Com'è
possibile che... che...?-
-"Che"
cosa, Shen?-
Shen
buttò fuori l'aria.
-Niente,
lascia perdere. E basta con il cibo-
-Uffa,
non ti va bene proprio niente!-
Shen
gli scoccò un'occhiata laterale che lo ridusse al silenzio.
"Finalmente!
Non capisco come fa ad essere così! Non appena io comincio a
credere che lui sia davvero superiore, ecco che fa qualcosa di
immensamente idiota. Non credo nemmeno che lo faccia apposta. Una
simile pianificazione richiederebbe troppa intelligenza"
-Hai
detto che le cose possono andare in modo diverso. Come?-
-Ehm...
di questo posso parlare, giusto?-
Shen
gli diede il permesso con un cenno della testa.
-Okay.
Allora...- il panda si fermò con la testa bassa ed il mento
appoggiato ad un gomito.
Sembrava
intento in un grande sforzo mentale, e Shen sperò che
riuscisse a produre qualcosa di meglio di ciance sui ravanelli.
-Ci
sono!-
All'improvviso
Shen si trovò afferrato per le spalle e con il muso del panda
a pochi centimetri dal suo becco.
-Panda!!!
Lasciami subito!-
Ma se
lo scrollò di dosso prima che lui potesse fare qualcosa.
-Che
c'è adesso? Non va bene nemmeno questo?-
-Non
ti hanno insegnato a non toccare le altre persone senza permesso?-
-Ehm...
no-
-Bè,
impara! E non rifarlo mai più!-
-Ma se
fino ad ora... ops! Non posso parlarne...-
-Panda...-
sibilò Shen come avvertimento.
-Okay,
okay... scusa, ma perché non posso toccarti senza permesso? È
perché... perché sono io?-
-Che
tu sia tu è un'aggravante, ma in generale no, nessuno può
mettermi le zampe addosso senza avvertirmi e se io non sono
d'accordo-
-E
quando combatti?-
-Restituisco-
-Oh,
giusto... e da piccolo? Avranno pur dovuto prenderti in braccio, no?
Mio padre una volta ha provato a portarmi a cavalluccio e...-
-Panda!
Non farmi rimpiangere di non averti fatto male! Stavamo dicendo
qualcosa su come intendi "aiutarmi"- lo interruppe in
fretta Shen.
-Oh.
Sì, certo. Senti, io ce l'ho un'idea, ma prima devo parlarne
con il mio maestro e con gli altri. Non è una cosa brutta per
te, fidati-
Shen
lo scrutò intensamente.
Il
panda era speranzoso, non evitava il suo sguardo.
-Se io
mi fido di te, che cosa otterrò?-
-Bè...
è... non lo so di preciso. Dovresti chiederle a yi queste
cose. Ma sarà qualcosa di buono, te lo prometto-
Shen
lo scrutò ancora, scettico.
Ma
d'altra parte il panda era già riuscito in parecchie cose che
lui aveva reputato impossibili.
-Ti do
una possibilità-
-Evvai!
Senti, mentre vado... tu mi aspetti qui, vero? Sì?-
-Quante
alternative ho?-
-Intendo...
senza chiave-
Shen
non capiva. Solo seguendo la direzione dello sguardo del panda si
rese conto della porta aperta.
Un'ondata
di qualcosa di indefinito gli fece arruffare le penne.
"Ha
lasciato la porta aperta. Per tutto questo tempo ha lasciato la porta
anche se io avrei potuto..."
-Io...
io...-
Il
panda lo aveva appena rifatto: lo aveva lasciato senza parole.
Si
diede una scossa per riprendere il controllo.
-E
sia. Aspetterò qui-
-Grande!-
Il
panda si alzò in fretta e la branda cigolò per il
movimento.
Sulla
porta si voltò verso di lui come se avesse voluto dirgli
qualcosa, ma appena aperto bocca la tappò con entrambe le
zampe.
Gli
fece un cenno vaghissimo e poi sparì dietro il muro.
Shen
sospirò pesantemente.
Sapeva
che avrebbe dovuto essere grato perché il panda aveva
afferrato il concetto di non parlare di quello che era successo, ma
dentro di sé riusciva solo a tremare per la paura di scoprire
in quanti altri modi quell'orso bianco e nero avrebbe potuto essere
imbarazzante.
***
La
porta sbattè di lato con uno schianto.
-Maestro!-
-Panda!
Che è successo?-
Po si
buttò in ginocchio davanti a Maestro Shifu, che era più
perplesso che mai, e cominciò a parlare velocissimo a
proposito del fatto che Shen aveva pianto, che stava mantenendo la
sua parola, che si poteva recuperare, che non era giusto lasciarlo
solo, che...
Maestro
Shifu, dopo lo spavento iniziale, comprese che non era successo nulla
di grave, e che la sua impressione di quel pomeriggio sul pavone era
solo confermata.
-Sì,
panda-
-Ma
maestro, per favoooreee!!! ... ehi!- Il panda sollevò la testa
per guardarlo e poi si rimise seduto -Avete detto di sì? Ma
non vi ho ancora chiesto niente-
-Lord
Shen potrà essere ospitato al Palazzo di Giada. Se i maestri
dela città dei Gong accetteranno, naturalmente. E se accettarà
anche lui-
-Davvero?-
-Sì,
Po. Ci ho riflettuto, e credo che tutti meritino la possibilità
di cambiare e le condizioni giuste in cui farlo. Trovo che sia
fondata la tua preoccupazione per cui Lord Shen, senza qualcuno che
lo guidi, possa tornare su una strada sbagliata. Sarebbe davvero un
peccato sprecare quello che tu sei riuscito a fare, per questo sono
disposto ad accoglierlo... Panda?-
-Mmh?-
-Non
piangere-
-Sniff...
scusate...-
***
Aveva
sempre tenuto insieme a forza i pezzi della cosa che tappava la
sofferenza, certo che se l'avesse lasciata uscire sarebbe stata
intollerabile. Aveva avuto ragione. Aveva fatto male come
nessun'altra ferita fisica. Però in qualche modo era
passata. Si sentiva meglio. Meno a pezzi, meno ferito.
-L'ho
già detto anche a Po-
-Ah!-
Shen
trasalì alla voce proprio di fronte a lui.
Il
muso della capra lo scrutava con la solita espressione benevola di
sempre.
-Avere
ragione mi da ragione. L'universo sapeva esattamente cosa faceva
quando ha scelto proprio lui come guerriero destinato a fermarti-
-A
FERMARMI?!- scattò Shen.
-Esatto.
Solo a fermarti. Ti ha impedito di fare del male agli altri, ma non
ha mai voluto fare del male a te-
Shen
era prontissimo a ricominciare a gridare di tutto e di più
contro il panda, contro di lei, contro le ciotole e le profezie, ma
qualcosa in fondo alla sua mente scivolò al posto giusto alla
parola "fermare".
-Sì...
a fermarmi... non capisci? La tua dannata profezia non ha mai smesso
di compiersi! Da quando è ricomparso, lui... lui è
sempre stato lì, a fermarmi, ogni volta che avrei fatto
del male a qualcuno. E mi ha fermato anche dal fare del male a me
stesso-
Shen
si sentiva scuotere dalla consapevolezza.
Non
solo al porto, ma anche in prigione, e poi contro il panda minore,
quando aveva voluto impiccarsi, quando aveva minacciato di uccidersi
con la sua arma, tutte le volte che si era scagliato contro il bue,
quando aveva affrontato la popolazione, quando sarebbe morto di fame
piuttosto che rinunciare ad andare al cimitero.
Il
panda era sempre stato lì, a fermarlo.
Shen
aveva creduto che lo facesse per dispetto, ora sapeva che era stato
per proteggere, e non solo gli altri da lui, ma anche lui da sé
stesso.
-E
tu... tu lo sapevi!-
La
capra scosse la testa.
-Tu
sopravvaluti le mie capacità. In effetti non credevo che
avrebbe avuto questo senso-
-Non
mentire! Tu sai sempre tutto!-
-Non è
vero, Shen. Ci sono tante cose che vorrei sapere e che invece non so-
-Ad
esempio?-
-Vorrei
essere sicura di come sarà la tua vita da ora in poi, ma non
leggerò mai più il tuo futuro-
Lui la
guardò a testa alta.
-Bene.
E adesso?-
-Ne
parlerai con lui-
-Con
chi?-
-Credo
si riferisca a me-
Shen
si voltò verso l'entrata della cella e trovò il panda
minore ad attenderlo.
-Che
cosa vuoi qui?-
-Voglio
proporti un cammino da percorrere-
Shen
inclinò la testa di lato per osservarlo, gli occhi ridotti a
due fessure.
Il
maestro si avvicinò a lui ed alla capra con la massima
naturalezza.
-Ogni
creatura merita l'opportunità di cambiare e le condizioni
giuste per farlo. Se tu giurerai di comportarti in modo da non
danneggiare nessuno con le tue azioni, io mi impegno ad offrirti un
posto sicuro in cui vivere per farti ricominciare-
-Non
voglio la vostra carità-
-E se
fosse solo comprensione? Nessuno vuole umiliarti-
-Come
puoi pensare che accettare di vivere dove mi viene imposto non sia
umiliante per me?-
-Nessuno
ti impone nulla. Giura di non attaccare mai più nessuno per
primo e sarai ugualmente libero, ma dove andresti? Il bando dalla
Città dei Gong rimane, non si può cancellare. Saresti
libero ma solo al mondo, e nessuno merita di essere gettato in pasto
al mondo senza avere alcuna risorsa-
-Mi è
già accaduto-
-Ed è
un'esperienza che vuoi ripetere? Io non credo-
Shen
lo guardò offeso, troppo oltragiato dalla brutale verità
per ribattere.
Il
maestro scosse la testa.
-Le
mie scuse. Sono stato inopportuno. Quello che voglio dire è
che, per un periodo, possiamo offrirti ospitalità al nostro
villaggio-
-Un
villaggio?!-
-Che
ti aspettavi, che ti regalassimo un impero?! Un villaggio, sì!
E considerati fortunato!-
Il
panda minore gli voltò le spalle ed uscì dalla cella.
Solo
sulla porta si voltò verso di lui e lo scrutò severo.
Non
gli disse nulla, solo scosse la testa e sparì.
Shen
rimase a fissare con astio il punto in cui era scomparso.
-Ebbene?
Avevi previsto anche questo?-
-Non
ho bisogno di evocare il fumo per prevedere che difficilmente con il
vostro carattere potrete mai andare completamente d'accordo.
Servirebbe un grande sforzo da parte di entrambi per venirvi
incontro-
Shen
sapeva di avere sul becco un verso di disprezzo e non si curò
di nasconderlo.
-Shen,
pensaci. Non hai dove andare, non hai nulla. Potresti stare da me,
ma...-
-Non
so quale sia peggio-
-Qualsiasi
scelta sarà la peggiore, finché non riuscirai a vederne
i lati positivi-
-Quali
lati positivi? Sottomettermi a chi mi ha sconfitto, rinunciare a chi
sono per nascita e rinunciare al mio talento nell'usare la polvere
nera. Far dire di me che sono pentito e far credere a tutti che mi
sono ritirato perché ho accettato la sconfitta e riconosciuto
la loro superiorità, questi sarebbero i lati positivi?-
-Shen,
non...- la capra sospirò -Shen, tu sai cosa sei. È ora
che impari ad esserlo anche senza il giudizio degli altri. Io credo
che stare per un periodo in un posto diverso, dove nessuno ti
conosca, possa farti solo bene. La Valle della Pace non è
migliore né peggiore di altri posti, lì saresti solo al
sicuro e con persone che conosci già-
-Le
conosco perché mi hanno sconfitto, ed ogni giorno mi
ricordarebbe quell'umiliazione-
-Tu
la ricorderesti. Loro non ti portano rancore né vogliono
umiliarti, e ti hanno aiutato anche se diffidavano di te. Sei tu
che devi lasciare andare questi pensieri, Shen, altrimenti ti
consumeranno dovunque sarai-
Come
quando il panda minore gli aveva sbattuto in faccia il fatto che lui
fosse ancora vivo solo grazie alla pietà del guerriero nero e
bianco, anche in quel momento Shen si sentì costretto a vedere
quello che non voleva vedere.
Purtroppo
o per fortuna aveva una consapevolezza diversa, ed in quel preciso
momento prese coscienza di quanto male si fosse fatto da solo, e di
quanto avesse continuato a ferirsi attribuendo agli altri giudizi che
in realtà venivano da sé stesso.
Non
riusciva a dire nulla.
Sapeva
dov'era la verità, ma si rifiutava di sottomettersi.
-Non
sei solo. Anche se pensi che sia così, non lo è. Ma
devi imparare a vedelo-
Lui
rimase nel suo ostinato silenzio, a difendersi dalla sua comprensione
e dalla sua gentilezza.
-Ora
ascoltami, Shen. Avranno una proposta per te, e sarà
ragionevole. Quale che sia, io ti consiglio di accettarla, anche se
nell'immediato non ti piace-
Non
riusciva a dire nulla. Avrebbe voluto, ma nella sua mente c'era solo
il vuoto.
-Hai
tempo per riflettere. Ci vedremo presto-
Anche
la capra uscì dalla cella e Shen rimase solo.
Non
appena fu sicuro che non ci fosse più nessuno nelle vicinanze
lasciò andare un sospiro e crollò con le testa tra le
ali.
***
Po non
stava più nella pelle!
Di
fronte a Maestro Bue, Maestro Croc, e vicino al suo maestro ed ai
suoi amici, lui cercava spesso lo sguardo dell'anziana capra per
rassicurarsi.
Bue e
Croc si scambiarono un'occhiata, e Croc parlò per primo.
-Per
concludere questa storia, voi che proposte avete?-
Po
sapeva di dover lasciare parlare Shifu, che aveva parlato prima con
tutti loro e che sapeva benissimo cosa dire.
-Io
sono disposto ad accogliere Lord Shen al Palazzo di Giada per un
periodo di tempo, per controllare il suo comportamento. Non voglio
tuttavia imporglielo come obbligo, perché ritengo che sarebbe
controproducente imporgli delle restrizioni. Sappiamo quanto sia
testardo, ed imporgli limiti che non siano strettamante necessari
peggiorerebbe la situazione-
-Dunque
dovremmo lasciarlo andare anche se lui non volesse restare al Palazzo
di Giada?-
-Ritengo
che sarebbe la cosa giusta da fare-
-Questo
è troppo!- esclamò Bue.
La
Divinatrice lo toccò piano sul gomito per calmarlo.
-Maestro
Bue, l'unica cosa importante è che Shen accetti di non fare
del male agli altri. Ormai credo che abbia compreso, ma capisco che
voi vogliate delle garanzie. Posso fare io una proposta?-
-Parlate,
Divinatrice-
-Io
propongo di far firmare a Shen un giuramento solenne, in cui promette
di non costruire mai più armi da fuoco, di non usare in nessun
modo la polvere nera per arrecare danno di nessun tipo alle persone o
alle cose, ed in cui si impegna a combattere solo per difendersi, e
senza mai attaccare per primo in nessuna circostanza. Fino a che
manterrà queste condizioni potrà vivere come meglio
riterrà opportuno. Cosa ne pensate?-
-Credete
che manterrebbe questo giuramento?-
-Lord
Shen ha tanti difetti, ma non sporcherebbe il suo onore. Se
accetterà, lo manterrà-
-E se
non accetterà? Dobbiamo essere pronti a tutto-
La
Divinatrice sospirò.
-Se
non accetterà sarà difficile. Io...-
-Accetterà,
glielo dirò io!- esclamò Po.
Shifu
lo guardò male e Po si rese conto di aver infranto le regole
un'altra volta.
Mestro
Bue si rivolse direttamente a lui.
-Guerriero
Dragone, sappiamo quanto ci tieni che lui possa intraprendere un
cammino di non distruzione, ma dobbiamo essere pronti davvero a
tutto-
Po
annuì.
-Io
propongo che se rifiuterà queste condizioni o se le violerà,
la sua pena sia la reclusione a vita in una prigione in isolamento-
Po
trattenne il respiro.
-Tuttavia
non voglio usarla come una minaccia contro di lui. Gli proporremo
queste condizioni ed il documento da firmare, ma senza dirgli quale
sarebbe l'alternativa-
-Maestro
Bue, e se fosse lui a chiederla?- chiese la Divinatrice.
-In
quel caso saremmo costretti a dirgli la verità. Deve capire
che dobbiamo proteggere gli innocenti-
-Capisco.
Sì, sono d'accordo-
-Resta
la questione del suo bando dalla Città dei Gong- riprese Croc
-Io propongo di lasciarlo in vigore per il momento. Sarebbe
pericoloso riammetterlo nella città che ha subito tanti danni
a causa sua. Forse, con il tempo e se dimostrerà di essere
cambiato, potrà tornare. Sei d'accordo Bue?-
-Io
propongo un'unica eccezione. Potrà entrare dentro i confini
della città una volta l'anno, nel giorno in cui si onorano i
defunti, per visitare il tempio della sua famiglia-
A
quella proposta tutti si guardarono attorno in cerca dello sguardo
dei vicini.
Una
cosa simile proprio da Maestro Bue non se la sarebbero mai aspettata,
ma nessuno lo avrebbe contraddetto.
-Apprezzo
molto questa eccezione, Maestro. Spero che Shen sappia apprezzarla
allo stesso modo-
-Lo
spero anche io, Divinatrice-
-Oh,
bene! Quindi è andata? Può uscire di prigione e niente
pena di morte e... ahioo!-
Po si
chinò a massaggiarsi la zampa colpita da Mastro Shifu.
-No,
Guerriero Dragone, niente pena di morte- confermò Maestro Bue
-Quanto all'uscire di prigione, prima dovrà accettare tutte le
condizioni. E se accetterà la vostra ospitalità vi
auguro buona fortuna-
Po
stava per rispondere ma un'altro colpetto da Shifu lo dissuase.
-Maestro
Bue, so che Shen ha un carattere più che difficile, tuttavia
spero davvero che accetti. Potrebbe imparare qualcosa dalla vicinanza
con le persone giuste, ed io spero davvero per lui che riesca a
trovare un equilibrio-
Maestro
Bue rimase a guardarlo.
-Non
posso crederci... voi ve lo prendereste davvero? E tentereste persino
di rieducarlo o qualcosa del genere, scommetto-
-Shen
ha delle ottime capacità. Mi sento in dovere di provare almeno
a fargli vedere una via diversa per utilizzarle-
Bue
rimase in silenzio, a meditare sulle parole di Maestro Shifu.
-Va
bene! Prendetevelo! Portatelo via, fatene ciò che volete!
L'importante è che non faccia mai più del male a
nessuno!-
Nessuno
ebbe il coraggio di biasimare Maestro Bue per quell'ultimo scatto di
esasperazione verso il pavone.
***
In
fondo alla cella l'oscurità si era addensata più del
normale.
Nel
corridoio si vedeva il bagliore rossastro delle lanterne, ma non ne
entrava abbastanza per illuminare la parte più interna.
Shen
stava ancora aspettando.
Tentava
inutilmente di tenere a posto i lembi della veste dove era stata
strappata dal guan dao, ed in quel modo teneva le ali avvolte attorno
al corpo.
Di
tanto in tanto gettava occhiate alla porta che era rimasta aperta, ma
si distoglieva subito.
La
verità era che, per la prima volta in vita sua, non sapeva
cosa fare.
Si
sentiva confuso e talmente smarrito da non riuscire a mettere in
ordine le idee.
Lui
era sempre stato il tipo che prendeva le decisioni in fretta, senza
esitazioni, senza stare a fare troppi inutili calcoli, adesso invece,
anche volendosi buttare a testa bassa in una direzione qualsiasi, non
sapeva proprio quale prendere.
Ed
ogni volta che guardava la porta c'era una minuscola parte di sé
che sperava di veder comparire il panda o la Divinatrice, e poi
vergogna e rabbia per scoprirsi così insicuro.
Sentì
immediatamente i passi in avvicinamento perché il suo udito si
era ormai assuefatto all'acustica di quell'ambiente.
Dovette
aspettare ancora poco per veder comparire la Divinatrice ed il
coccodrillo.
Lo
salutarono entrambi con rispetto, e lui rispose con un cenno della
testa.
-Sono
qui in rappresentanza del Consiglio dei Maestri della Città di
Gong Min- cominciò il rettile.
Shen
gli fece cenno di continuare, anche se immaginava cosa gli avrebbe
detto: data la presenza della capra, quella doveva essere la
"proposta ragionevole" di cui lei gli aveva parlato.
Se era
così era strano che non ci fosse anche il bue con loro, ma
Shen capiva perché non volesse vederlo né sentiva la
sua mancanza.
-Sono
qui per proporre un accordo per concludere... il mese di proroga-
Shen
era praticamente certo che stesse cercando di dire qualcosa ma avesse
tentato di evitare parole come "prigionia" e "detenzione".
Il
rettile gli porse un rotolo di carta da una custodia a forma di
cilindro.
-Qui
c'è tutto quello che ti chiediamo di mantenere-
Shen
lo guardò ma senza prendere il rotolo.
-Dimmi
la verità, non provi soddisfazione a sapere che sono chiuso in
una cella dopo che io ho rinchiuso te ed il bue?-
Sperava
di vedere apparire rabbia o disgusto, invece il coccodrillo ebbe
quasi la stessa espressione del panda: malinconia, rassegnazione,
tutte cose che lui non comprendeva.
Non lo
guardò direttamente quando gli rispose.
-Sei
libero di non credermi, ma io sono stato umiliato altre volte e so
come ci si sente. E non mi piace farlo ad altri-
Per la
prima volta si guardarono davvero negli occhi, e Shen non trovò
nessuna malizia che gli facesse credere che il coccodrillo stesse
mentendo solo per manipolarlo.
Tese
l'ala per prendere il rotolo di carta e si girò in modo da
avere più luce per leggere.
C'era
tutto un elenco di cose che lui si impegnava a non fare, quali
attaccare per primo, convincere altri a farlo al posto suo, costruire
armi ed insegnare a costrurle ad altri, usare la polvere nera per
fare alcun tipo di danno, violare di nuovo il bando imposto su di lui
venti anni prima.
L'ultima
eccezione lo sorprese.
Gli
veniva concesso un unico giorno di sospensione dal bando, per la
commemorazione dei defunti, in modo che lui potesse fare visita al
tempio di famiglia.
Non
sapeva di chi fosse qull'idea, ma sapeva bene che gli ispirava
sentimenti contrastanti.
Alzò
gli occhi dal testo e guardò prima la capra e poi il
coccodrillo.
Entrambi
aspettavano la sua risposa, e lui poteva sentire addosso quanto loro
cercassero di convincerlo.
Volevano
che accettasse, quello sarebbe stato il modo migliore per tutti per
chiudere tutta quella vicenda.
Tese
la pergamena di nuovo al coccodrillo.
-Non
posso-
-Shen!
Ti prego...-
Gli
bastò incrociare lo sguardo con gli occhi dorati della
Divinatrice perché lei facesse silenzio.
-Non
posso- ripetè.
Gli
occhi dell'anziana erano lucidi di lacrime mentre si stringeva il
petto.
Shen
si rese conto che il suo dolore lo metteva a disagio, ma ugualmente
non bastava, e lui non riusciva a forzarsi a fare qualcosa che
rifiutava.
Il
coccodrillo fece per dire qualcosa ma un'altro sguardo bastò a
zittire anche lui.
-So
che ci saranno delle conseguenze, le affronterò-
Il
coccodrillo annuì a testa bassa, la Divinatrice invece era
triste come mai Shen l'aveva vista prima di allora.
-Outch!
Ahi!-
Si
voltarono tutti e tre verso la porta, in tempo per vedere il panda
che rotolava nel rettangolo e si fermava disteso di schiena.
-Accidenti,
che caduta! Credo di essere inciampato-
Si
diede una leggera spinta per mettersi a sedere e poi per alzarsi in
piedi.
Shen
si sentiva abbastanza in imbarazzo per entrambi a quel punto.
-Allora,
che mi sono perso? Hai accettato, non è vero?-
Il
silenzio nella cella era palpabile.
-Bè?
Perché nessuno dice niente?-
Si
fermò di nuovo a guardarli.
-Ehm...
c'è nessuno? ... andiamo, sì o no?!-
-Guerriero
Dragone, mi dispiace, ma...-
-Accetto!-
esclamò Shen.
-Cosa?!-
il coccodrillo si voltò di scatto verso di lui a bocca aperta
-Ma se hai appena detto che...?-
-Accetto.
Tutte le condizioni. Fatemi firmare-
-Oh,
bene! Ha accettato! Ci voleva tanto a dirmelo?-
Shen
ignorò il panda e si concentrò sulla pergamena che era
tornata a lui, assieme all'inchiostro e ad un pennello da scrittura.
Yeguang
Shen Xing.
Aspettò
che l'inchiostro si assorbisse completamente prima di arrotolare i
due fogli e consegnarne uno a Croc.
-Visto?
Tutto sistemato! Yi, Maestro Croc, perché eravate così
seri?-
Il
coccodrillo non ebbe il coraggio di rispondere, la Divinatrice invece
si avvicinò al panda e lo abbracciò stretto.
-Una
volta qualcuno ha detto che eri un panda magico. Aveva ragione, tu
sei davvero un panda magico. Grazie, ragazzo mio!-
E lo
strinse ancora.
Il
panda ricambiò l'abbraccio con tanta naturalezza, anche se
ancora era perplesso.
Shn si
guardò molto bene dal fargli sapere che era stato proprio lui
a definirlo "panda magico" e che subito dopo gli aveva dato
dello stupido.
Abbassò
lo sguardo sul documento che aveva appena firmato e sospirò.
***
Maestro
Shifu aspettava davanti all'ingresso principale della casa.
Avrebbe
dovuto capirlo già da quando il panda aveva lasciato il suo
posto a tavola prima del solito che c'era qualcosa che non andava, ma
tuttosommato quella volta non era grave come le precedenti.
Avrebbe
voluto rimproverare Po per essere sgattaiolato di nuovo fuori senza
permesso, ma dopotutto l'ultima volta che il panda aveva disobbedito
all'ordine di non andare alla prigione era stato un bene perché
aveva impedito a Lord Shen di impiccarsi, quindi non poteva essere
così male lasciar fare a lui.
La
porta si aprì di uno spiraglio, e quando Maestro Shifu avanzò
con la lanterna si trovò davanti non solo il panda, ma anche
il pavone bianco e la Divinatrice.
-Ma
che...?! Panda! Che significa questo?!- ed indicò Shen.
-Maestro,
ha accettato tutto! E quindi... ora è libero, no? E quindi...
viene con noi al Palazzo di Giada... e... oh, accidenti, ho sbagliato
di nuovo?-
Maestro
Shifu sospirò.
-La
cosa peggiore è che non hai sbagliato. Solo, mi aspettavo un
minimo di preavviso-
Si
fermò a guardare Shen, che ricambiò il suo sguardo
senza abbassare la testa.
-Va
bene, resterà qui già da stanotte. Domani vedremo se
c'è qualche altra formalità da sbrigare, altrimenti
partiremo prima possibile-
-Sì,
Maestro-
-Divinatrice,
spero che il mio allievo non abbia causato problemi-
-Al
contrario, Maestro-
-Bene,
sono contento. Quanto a Lord Shen, c'è una stanza libera. Da
questa parte-
Si
incamminò su per le scale ed il pavone lo seguì.
Shifu
si accorse che la Divinatrice usava il suo bastone per bloccare il
panda prima che andasse con loro, e questo lo sollevò dal
dover fare l'ennesimo rimprovero al suo allievo.
Non si
scambiarono nemmeno una parola per tutto il tragitto.
Arrivati
davanti alla stanza vuota Shifu scostò la porta e fece cenno
che poteva entrare.
Il
pavone lo sorpassò senza un parola di gratitudine, ma anche
senza la solita arroganza.
-Lord
Shen. Forse non riusciremo mai ad andare d'accordo, ma sono sincero
quando dico che vorrei che tu trovassi pace-
Per un
solo attimo qualcosa di simile ad un'emozione increspò la
superficie dei lineamenti del pavone, ma immediatamente tornarono
immobili e neutri.
Chinò
la testa in segno di comprensione, ma non aggiunse nulla.
Shifu
annuì e lo lasciò solo.
Era
ancora presto per pretendere una cosa come un ringraziamento.
Now I
see the light My darkest
views have disappeared There's
a sense that lays beyond this fate I'll
leave it all behind Now I
feel my life I'll build a
new tomorrow Caged for
all this time Finally
free again Free again
(Fate of light – Serenity)
Profondo.
Era una sensazione nuova, così nuova che lo fece
risvegliare del tutto con un sussulto.
Non poteva essere davvero il suo il respiro lento e
profondo che aveva percepito!
Era il respiro di chi è in pace con il mondo,
non poteva essere suo, che si svegliava sempre da un sonno così
leggero da dargli l'impressione che non si fosse addormentato
affatto.
Sollevò la testa da sotto l'ala con una
sensazione di stordimento e di confusione, qualcosa che lo
infastidiva perché rallentava il suo pensiero ed i suoi
riflessi.
Non appena ebbe colto qualcosa dell'ambiente
circostante tutti i suoi sensi di allarme scattarono all'erta.
Legno.
Luce.
Troppo grande.
Trovarsi catapultato in un ambiente differente gli
diede le vertigini.
La coperta gli scivolò via di dosso mentre
cercava di ritirarsi nell'angolo più vicino alla parete.
"Ma cosa...? Dove...? Ah, già. La casa dove
abitano loro".
Rimettere assieme i pezzi della giornata precedente lo
aiutò a dare un senso al cambiamento improvviso ed a riportare
il panico sotto controllo.
La sera prima non aveva fatto minimamente caso
all'arredamento della stanza alla luce della lanterna.
In un angolo c'era la stuoia dove era stato appollaiato
lui nel sonno, ed al lato opposto un tavolino basso con qualche
oggetto per la scrittura ed il vassoio con la ciotola.
Vicino alla porta c'era uno sgabello di cui lui sapeva
già che non avrebbe fatto alcun uso.
La stanza era pulita, anche se l'arredamento era
economico e ridotto al minimo indispensabile.
Lo sgabello era di bamboo, e quello gli fece
riaffiorare alla mente il panda che blaterava di aver mangiato i
mobili di bamboo.
Immaginare la scena lo riempiva allo stesso modo di
disgusto e di ilarità; a quanto pareva lui aveva avuto
ragione almeno su una cosa a proposito del panda: la sua stupidità
era lievemente divertente.
Si aggiustò addosso la veste di cotone che
durante il sonno si era spiegazzata; almeno aveva potuto cambiarla e
non era più quella che il panda aveva strappato con...
-Il mio guan dao!-
Quando era uscito di prigione era preso da troppe cose
e non ci aveva nemmeno pensato, ma adesso lo rivoleva indietro!
Subito!
E se i "maestri" avevano qualcosa da dire
avrebbero anche potuto prendere il loro accordo e bruciarlo!
In un paio di passi era alla porta e l'aveva
spalancata, solo che appena scostato il pannello era sbattuto contro
qualcosa.
-Non serve tanta fretta, Shen-
-Tu!-
La capra era proprio di fronte a lui, e l'unica cosa
che lo tratteneva dallo scansarla e correre fuori era proprio
l'involto di stoffa che lei portava appoggiato alla spalla.
-Posso entrare? Ho delle cose che ti appartengono che
vorrei restituirti-
Shen non perse tempo a chiedersi cosa ci facesse lì
al momento giusto, né cosa fossero le cose.
Rientrò nella stanza e le fece cenno di
seguirlo, ed una volta che fu entrata le indicò la porta per
farle capire di chiuderla.
Lei lo guardò un attimo severa, e lui sentì
benissimo tutti i rimproveri a proposito della sua arroganza senza
bisogno che lei pronunciasse una sillaba, poi però la capra
fece roteare il fagotto e la porta sbattè chiusa.
-Un'ottima arma, Shen. Dimentico troppo facilmente
quanto sia stata costruita bene-
Shen non sapeva se prenderla come un complimento o come
una minaccia; nel dubbio preferì non commentare su quel punto.
-A parte il mio guan dao, cos'alto devi restituirmi?-
-Ci sono altre cose che ti sono mancate-
La Divinatrice lo sorpassò e puntò dritta
al tavolino.
Posò il dao contro il muro, e poi una bisaccia
da viaggio sul tavolo ed accanto a quella un fagotto più
piccolo.
Il lieve tintinnio del metallo attraverso la stoffa lo
aveva messo in allerta, ed era una sfumatura di suono che lui
conosceva benissimo.
La Divinatrice si scostò dal tavolo e rimase in
attesa di una sua mossa.
Shen si avvicinò al tavolo.
Non osava sperarci ed anzi per un attimo ebbe paura di
essersi sbagliato e che il rumore di metallo fosse quello del denaro.
Sarebbe stato oltremodo umiliante.
Prese in fretta l'involto e slegò gli angoli per
srotolare la stoffa.
-Ah! Dove li hai presi? Credevo che qualcuno si fosse
preso la soddisfazione di distruggerli-
Si rigirò tra le ali i suoi speroni d'acciaio,
finemente cesellati, senza ammaccature visibili o altro tipo di
danno; se li muoveva seguivano il suo gesto con fluidità,
aprendosi o chiudendosi nella riproduzione perfetta della zampa di un
pavone con artigli particolarmente lunghi ed affilati.
-Diciamo che nella confusione dei primi giorni nessuno
ha fatto caso a chi te li avesse tolti o si è chiesto dove
fossero finiti-
Il tono malizioso, di chi la sa lunga ed è
sempre un passo avanti agli altri, non gli piaceva, ma riavere
indietro i suoi speroni che credeva distrutti o perduti per il
momento ridusse la sua stizza.
Spostò la sua attenzione sulla sacca.
-Anche questa è mia?-
-Anche quella-
Shen non riusciva ad immaginare cosa ci fosse dentro la
borsa, per questo decise di aprirla.
All'esterno era una sacca da viaggio dozzinale, di
canapa non tinta, ma non appena ne scostò la chiusura Shen
rimase senza fiato: la seta di un bianco puro si riversò fuori
come luce liquida, in una cascata soffice, leggera, così
delicata da sembrare irreale.
Shen non aveva idea di dove la capra si fosse procurata
quella sfumatura di bianco. Era così immacolato che avrebbe
potuto essere stata intessuta con la luce della luna!
Guardando meglio si rese conto che sotto la prima ce
n'era un'altra e poi un'altra ancora.
La prima che gli era capitata era solo bianca, con
delle piume di pavone ricamate nello stesso colore in rilievo; la
seconda era ugualmente bianca ma con dei sottili ricami rossi lungo i
bordi; la terza era di un bianco argenteo, con i bordi grigi come
quella che lui era stato abituato a portare per tanto tempo.
Shen era ancora a becco aperto per la meraviglia.
Non riusciva a capacitarsi di avere finalmente di nuovo
tutta quella seta per sé!
E quel che lo sorprendeva di più era di non
averla dovuta chiedere e non aver dovuto minacciare nessuno per
ottenerla.
Gli era stata donata, e semplicemente perché la
capra doveva sapere benissimo quanto gli fosse mancata.
Richiuse la borsa e si schiarì la voce un paio
di volte.
-Non c'è di che, Shen-
Richiuse il becco, in imbarazzo.
-E adesso, che cosa ne sarà di me?-
-Sarà ciò che tu vorrai. Non hai altro
limite se non quello di non fare del male a nessuno-
-Ci rivedremo ancora?-
-Se tu lo vorrai-
Shen non rispose.
-Ora ti lascio. Hai molte cose a cui pensare, e se per
caso volessi farti un bagno come si deve, al piano di sotto c'è
la stanza da bagno-
-Vai già via? Nessuna predica di commiato?-
-Non temere, ci sarà il momento anche per
quella. Ricorda: ogni cosa a suo tempo-
La capra gli sorrise un'ultima volta e si congedò.
-Aspetta-
-Sì, Shen?-
-La seta è... è davvero buona-
Grazie.
-Oh, lo so. L'ho assaggiata prima di prenderla-
-COSA?!-
-Figurati, è stato un piacere. Ci vediamo-
Lo lasciò lì, ancora offeso ed a becco
aperto, che non trovava parole per esprimere tutto il suo disappunto
nel sapere il suo guardaroba trattato come un buffet.
Quando l'ondata di rabbia fu scemata Shen scosse la
testa.
"Spero per lei che abbia rosicchiato i campioni e
non i miei vestiti!" borbottò tra sé.
Però almeno una cosa utile glel'aveva detta:
Shen si precipitò di nuovo dentro la stanza ed in un paio di
secondi era di nuovo fuori, con la borsa sotto l'ala a cercare le
scale e poi la stanza da bagno.
***
Mantide saltò sulla spalla di Po, dal lato dove
aveva il braccio libero dal cesto per le proviste.
Voleva essere sicuro di essere sentito al di sopra del
chiasso del mercato ed allo stesso tempo di non essere sentito da
altri.
-Quindi... il pavone psicopatico viene a casa con noi?
Sicuro?-
-Sì, Mantide. Andiamo, credevo foste tutti
d'accordo!-
-Io sono d'accordo, Po, però se lui ci
ripensasse o se durante la strada dovessimo perderlo accidentalmente,
non ne sarei troppo dispiaciuto-
-Mantide!-
-Okay, okay... vada per il tenerci il pennuto instabile
ed emotivamente compromesso-
***
L'acqua calda che scorreva sul suo corpo gli sembrava
la cosa più bella che avesse mai vissuto.
La tinozza era enorme, ma lui invece di entrarci dentro
aveva preferito restare sulla pedana e versarsi addosso l'acqua.
Per le sue penne non era una buona idea essere
inzuppate e restare a mollo nell'acqua calda a lungo.
Con la ciotola di legno si versava addosso secchiate su
secchiate di acqua per lavarsi via di dosso tutto di quella brutta
esperienza.
Sangue, sudore, tutta la polvere delle sue
sconfitte.
Voleva solo liberarsene.
Al di sotto delle penne alcuni punti erano più
sensibili dove le ferite si erano rimarginate solo da poco.
Nn riusciva a credere di essere riuscito a riaprirle
per quasi tre settimane durante gli scontri e che non gliene fosse
importato nulla di soffrire o della possibilità di restare
sfregiato a vita.
Adesso era passato. Il sollievo era un balsamo, ma allo
stesso tempo non riusciva a liberarsi dell'amarezza per tutto il
tempo che aveva sprecato e per tutto il dolore che si era inflitto.
Anche con il sapone si trovò ad abbondare,
strofinando il panetto a lungo tra le ali per formare più
schiuma che poteva.
L'aria calda e satura di vapore si riempì
dell'odore degli oli essenziali e delle erbe che era intenso,
pungente, ricordava più un medicinale che qualcosa legato alla
bellezza, ma lo stesso era l'ideale per togliergli di dosso tutto lo
schifo che aveva vissuto.
La saponetta era di colore scuro, marrone quasi rosso e
con dentro frammenti di erbe e carbone di bamboo, ma la schiuma che
produceva era di un bianco perfetto che si mimetizzava sul suo
piumaggio.
Una volta strofinato sul suo corpo non si capiva più
quale fosse piuma e quale fosse schiuma, e Shen sapeva di sembrare
solo più vaporoso del solito.
Condizioni in cui non si sarebbe mai fatto vedere da
nessuno da quando aveva imparato a lavarsi da solo.
Il mio batuffolo di cotone!
La voce di sua madre riaffiorò nella sua mente e
lo fece boccheggiare.
Doveva essere successo quando lui era molto piccolo, se
era ancora lei a lavarlo, ma Shen l'aveva sentita come se fosse stata
accanto a lui in quel momento.
Riprese a versarsi addosso l'acqua per sciaquarsi prima
che le emozioni lo trascinassero di nuovo giù, e poi passò
ad asciugarsi con uno dei teli nella zona asciutta della stanza.
Le penne della coda erano quelle che più gli
davano impegno, ma anche quelle che più avevano beneficiato di
una vera pulizia.
Erano tornate ad essere lucide come la seta, ed il
contrasto tra il bianco adesso pulito e le screziature rosse e nere
era tornato ad essere più evidente che mai.
Come ultima cosa Shen si fece scivolare addosso una
delle vesti che gli aveva portato la Divinatrice.
Quella bianca con i ricami rossi gli era piaciuta
immediatamente più delle altre , ed era così bello
sentire di nuovo addosso la carezza della seta!
Quando finalmente ebbe annodato la cintura rossa si
sentì molto meglio.
Si sentiva di nuovo sé stesso, ma allo stesso
tempo c'era qualcosa di diverso.
Uscì dalla stanza portandosi dietro la borsa con
gli altri due cambi.
***
Il giardino era immerso nella pace di quella bella
giornata estiva.
In mezzo ai preparativi della partenza Shifu non aveva
nemmeno provato a meditare, ma non rinunciava certo a vivere un paio
di momenti di calma quando poteva, fosse anche solo nel cortile della
casa.
Era piacevole lasciare la mente semplicemente calma,
libera di espandersi e di percepire l'energia in tutto ciò che
lo circondava.
Era nei fiori e negli alberi del giardino, e poi nella
stanza di Tigre, e poi ancora oltre le mura del cortile... non solo.
Le orecchie di Shifu si mossero per captare qualcosa.
Dentro la casa c'era un'altra energia, una presenza a
cui lui non era abituato.
Era caotica, inquieta, con un potenziale enorme e molto
instabile.
Shifu aprì gli occhi appena in tempo per vedere
Lord Shen.
Era di spalle, assorto in chissà quale pensiero
e completamente ignaro di essere osservato. Stava solo passando da lì
ed attraversava il corridoio del piano terra per salire su per le
scale di nuovo verso le stanze.
La cosa che colpì di più Shifu fu
l'impressione di vederlo davvero per la prima volta.
La testa alta ed il passo sicuro erano caratteristiche
naturali di Shen, non atteggiamenti che adottava quando si sentiva
osservato per impressionare.
E poi era di nuovo vestito di seta, come la prima volta
che Shifu l'aveva visto sul ponte della nave, ma aveva anche qualcosa
di diverso.
Gli veniva in mente solo che Shen indossasse la seta
come se la meritasse davvero adesso.
***
Doveva essere passato mezzogiorno, almeno a giudicare
dall'altezza del sole e dal vuoto che sentiva nello stomaco, tuttavia
Shen prendeva tempo perché l'idea di sedere a tavola con loro
e soprattutto con il panda non lo entusiasmava.
Avrebbe aspettato ancora.
Possibilente finché non fosse stato strettamente
necessario, ed anzi sperava di riuscire a sentire i rumori al piano
di sotto e di aspettare fino a che loro non avessero finito e si
fossero tolti di mezzo.
Un rumore dalla porta lo fece voltare, e ci mise
qualche secondo a comprendere che qualcuno aveva bussato.
-Aprite-
Il pannello scorse di lato e lui vide la vipera che con
la punta della coda aveva aperto la porta e teneva un vassoio
appoggiato sulle spire.
-Buongiorno. Abbiamo pensato di portarti qualcosa per
pranzo. Posso entrare?-
Shen annuì.
Non era sicuro di come sentirsi in proposito. La sua
prima reazione era stata rifiuto per essere stato considerato
qualcuno a cui badare, però non poteva negare che ci fosse
anche sollievo per non dover stare a tavola con loro.
Avrebbe rifiutato, ovviamente, se glielo avessero
chiesto.
E probabilmente quella sarebbe stata la prima di una
lunga serie di litigate.
Fu distolto dal suoi pensieri dal movimento del
serpente che entrava nella stanza.
Shen non aveva mai visto nulla del genere! Credeva che
con quel vassoio in bilico sarebbe stata goffa, ed invece si spostava
con grazia, come i nastri delle danzatrici.
Posò il vassoio sul tavolo senza che niente si
spostasse nemmeno di un millimetro.
-Ti serve qualcos'altro?-
Shen non sapeva se essere più sorpreso dalla
domanda in sé o dal tono di vero interessamento.
-No, niente-
-Va bene. Allora buon pranzo-
La vipera lo salutò con un cenno leggero della
testa e poi scivolò di nuovo fuori dalla stanza; Shen stava
per ricordarle di chiudere la porta ma lei lo fece da sé.
Shen non sapeva cosa pensare.
A quanto pareva lei o aveva dimenticato di essere stata
incatenata da lui oppure, chissà come, riusciva a non dare
importanza alla cosa.
In lei Shen aveva visto la semplicità e
l'eleganza di un'orchidea.
Si avvicinò al vassoio e trovò che dentro
c'erano una ciotola di wanton ed una di riso nella foglia di loto, e
che kuaizi, tazza e brocca erano perfettamente allineati.
Per un attimo gli passò per la mente che avrebbe
dovuto chiederle di assaggiare il cibo, ma poi si sentì
ridicolo ad averlo anche solo pensato.
Insomma, nessuno sarebbe stato così stupido da
fare tutti quegli sforzi per farlo uscire di prigione e poi
avvelenarlo. Sarebbe stato solo un inutile dispendio di energie e
nessuno avrebbe escogitato un piano così completamente idiota.
Nemmeno il panda.
***
Il pomeriggio era trascorso in maniera del tutto
trascurabile. Shen non era uscito dalla stanza perché non
voleva interagire con loro più del necessario per il momento,
ma l'immobilità dell'ambiente cominciava a dargli sui nervi.
Non aveva nemmeno potuto esercitarsi con il guan dao
perché non c'era abbastanza spazio.
Era affacciato alla finestra ad osservare il giardino
ed il cielo che sfumava nel rosso del tramonto, quando fu distratto
dal bussare alla porta.
-Aprite-
Il pannello scivolò di lato e come poche ore
prima c'era la vipera ad aspettarlo.
-Buonasera. Volevo dirti che la cena sarà pronta
tra mezz'ora. Preferisci scendere a mangiare con noi o che ti
lasciamo qualcosa da parte in cucina?-
Shen
la guardò freddo. -So
cosa state cercando di fare. Lasciarmi solo queste due scelte è
un modo per farmi notare che non siete al mio servizio?- Il
serpente sgranò gli occhi, sinceramente sorpresa. -Mi
dispiace, c'è stato un malinteso. L'idea è stata mia.
Non ti ho portato il cibo in camera perché non volevo darti
l'impressione che volessimo confinarti qui o che non ti volessimo a
tavola con noi-
Shen ebbe la netta sensazione di qualcosa nel suo petto
diventare pesante come un blocco di metallo e lo stesse trascinando
giù.
-Se
preferisci...- -No-
tagliò Shen. -Non
vogliamo renderti le cose più difficili. Davvero,
possiamo...- -Non
è necessario. Mi basta che mi mettiate da parte qualcosa in
cucina-
La vipera annuì.
-Va bene. Ci vediamo domani-
***
La fame iniziava a farsi sentire, e siccome i crampi
allo stomaco gli ricordavano i giorni in cui aveva digiunato, Shen
preferì prevenire qualsiasi cosa di spiacevole.
Oltretutto c'era il disagio che derivava dalle parole
della vipera, che lui non era ancora riuscito a scacciare, ed anche
che più si sforzava di ignorare e più diventava
insistente.
Era già buio, e non si sentivano più
rumori al piano di sotto da almeno due ore.
Nemmeno nel resto della casa a dire la verità, e
gli ultimi rumori erano stati nel corridoio e proprio accanto alla
sua camera più di un'ora prima, quando presumibilmente tutti
gli altri si erano ritirati nelle loro stanze.
Fortuna che la sua stanza era l'ultima in fondo al
corridoio.
Accese lo stoppino della lanterna e mise fuori la testa
cauto, giusto per essere sicuro di non avere compagnia.
Shen aveva imparato ad essere silenzioso quando gli
serviva, e scivolò lungo i corridoi e giù per le scale
come un'ombra.
Arrivato alla svolta del corridoio che portava in
cucina però qualcosa lo mise in allerta.
Erano rumori impercettibili, rumori di qualcuno che si
muoveva, non i soliti piccoli rumori di una casa amplificati dal
silenzio della notte.
A metterlo in allarme era il fatto che non ci fossero
luci accese.
I rumori attutiti e l'assenza di illuminazione gli
facevano pensare ad un ladro, ma chi sarebbe mai stato così
stupido da rubare nella casa che ospitava tutti quei maestri kung fu
sotto lo stesso tetto?
Nel dubbio, decise di occultare la sua presenza e
spense la lanterna.
Attese che i suoi occhi si abituassero alla penombra
prima di muoversi verso la porta, e la aprì in completo
silenzio.
La cucina era in gran parte in penombra, con la
finestra che dava sul giardino interno aperta ed una porta sul lato
sinistro.
Dalla finestra entrava abbastanza luce dalle lanterne
fuori per distinguere l'interno della stanza.
La sagoma accovacciata a terra era rotonda e
massiccia. Era di spalle e Shen non poteva vederlo in viso, ma
anche nella luce scarsa si distingueva benissimo lo stacco della
pelliccia tra il bianco ed il nero. -Panda- -Waah!!!- L'orso
saltò in piedi e sbatté in pieno con la testa contro
uno sportello aperto. -Ahi!- Per il contraccolpo rimbalzó
di nuovo a terra e con la caduta sbatté sul sedere. Shen
era sconcertato. Per una frazione di secondo si chiese se gli
altri gli avrebbero creduto se avesse detto che il panda si era
acciaccato completamente da solo, e che lui non aveva nessuna
responsabilità per i traumi che si era procurato. -Oh,
Shen, sei tu! Che sollievo! Però, che botta! Perché non
hai una luce con te?- -Nemmeno tu ce l'hai. Io ho sentito dei
rumori e non c'era nessuna lanterna, credevo che fosse un ladro-
gettò un'occhiata a terra -E non sbagliavo, a quanto
pare- Indicò con un gesto eloquente il pavimento, dove una
ciotola con qualche chicco di riso rotolava tristemente vuota e dove
un avanzo di riso era stato spiaccicato dalla caduta del panda.
L'orso si grattò la testa in imbarazzo. -Eheh...
mi hai beccato... facevo uno spuntino- -Ma avete finito di cenare
due ore fa!- -Lo so! Anche io sono fiero di me, per quanto a lungo
ho resistito-
Shen preferì lasciar correre. Non era quello il
genere di discussione che voleva fare con il panda a quell'ora. -E
tu invece? Che ci fai qui a quest'ora?- -La vipera mi ha detto che
mi avreste lasciato qualcosa di pronto qui in cucina- -Ah, sì!
Ehm... certo...-
Il tono vago lo insospettì immediatamente. -Che
succede, panda?- -Succede che forse... e dico forse, eh... ecco,
forse, io mi sono dimenticato quale fosse il vassoio messo da
parte per te e quale quello degli avanzi generici. E... e...- -Hai
preso il cibo dal mio vassoio?- chiese Shen scandalizzato. -Oh,
no! L'ho preso da tutti e due- -Ti sei mangiato anche la mia
parte?! Panda!- -É stata una svista, va bene? Ma qualcosa è
rimasto- Il qualcosa erano due wanton appena distinguibili dal
fondo del vassoio. Shen gli puntò addosso il suo migliore
sguardo omicida. -Farai meglio a trovare immediatamente una
soluzione. Non ho intenzione di accontentarmi di pochi avanzi perché
tu non hai un minimo di buonsenso!- -Non preoccuparti, ti preparo
subito qualcosa. Tu accomodati a tavola nel frattempo, al resto penso
io- Shen non gli rispose. Fece pesare su di lui tutto il suo
scetticismo e si appollaió su uno degli sgabelli a
guardarlo. Era certo che il panda avrebbe dato un altro penoso
spettacolo, ed invece non appena si mise in movimento Shen rimase
senza parole.
Era veloce.
Preciso.
Non un movimento superfluo, non un gesto maldestro; gli
utensili da cucina e le verdure si muovevano come se avessero vita
propria o come se il panda li comandasse con il pensiero.
Le verdure erano state lavate e tagliate a pezzettini
senza quasi che Shen capisse come, la pentola con l'acqua era sul
carbone e dalla superficie di levava un filo di vapore.
Il panda la spostò sul piano e con lo stesso
gesto ci lasciò cadere dentro un paio di nidi di spaghetti di
riso.
-Zuppa o wok?-
Shen lo guardò senza parole.
Non sapeva davvero che rispondere.
Da che avesse memoria, il cibo era sempre stato
qualcosa che semplicemente arrivava sulla tavola, non si era mai
realmente chiesto cosa ci fosse dietro.
-Fai tu- rispose evasivo.
In ogni caso lui avrebbe controllato ogni sua mossa
perché la paura che qualcuno lo avvelenasse era ancora ben
radicata, e non era sopravvissuto ad un mese di prigione per fare la
fine del sorcio.
-Insomma, con brodo o senza?- insistette il panda.
Finalmente Shen riuscì a dare un senso alla
domanda.
-Senza-
-Bene, allora wok-
Il panda aprì uno sportello ed estrasse una...
una cosa... che avrebbe potuto essere una cupola.
Shen ricordava di averne viste di simili quando i lupi
tornavano alla fabbrica tra le montagne dopo una razzia in qualche
villaggio, ma non si era mai chiesto a cosa servissero realmente gli
oggetti che aveva fatto fondere.
Nel frattempo il panda faceva altre cose che lui non
capiva.
Lo irritava scoprire di essere ignorante in qualcosa, e
non capiva come il panda facesse con naturalezza e proprio per lui
qualcosa che di solito facevano i servitori.
-Non ti da fastidio?-
-Cosa?-
-Preparare del cibo per me-
-No, perché dovrebbe? Lo faccio per tutti gli
altri-
Shen aprì il becco per rispondere ma si rese
conto che qualsiasi cosa avesse detto la risposta sarebbe stata "no".
No, non si sentiva umiliato, no, non lo seccava
cucinare a quell'ora, no, non pensava che stava nutrendo l'assassino
della sua famiglia, no, non era vero che lui non era come tutti gli
altri.
Quel tipo di sentimenti non apparteneva al panda,
apparteneva a lui.
-Lascia perdere-
Il panda scrollò le spalle e tornò alle
sue faccende.
Intanto la cucina si era riempita dell'odore di cibo, e
Shen si rese conto ancora di più di quanta fame avesse.
Nemmeno il tempo di pensarlo che sotto il suo becco
arrivò una ciotola a dir poco enorme, piena fino all'orlo di
spaghetti e verdure, e dietro la ciotola il faccione sorridente del
panda.
Shen ringraziò che quel lato della cucina fosse
in penombra.
-Suppongo di poter andare adesso-
Fece per prendere la ciotola ma si rese conto che
scottava. E che ci avrebbe messo un bel po' a raffreddarsi, date le
quantità.
-Se prendi quelli più su puoi mangiare anche
subito. Noi facciamo sempre così-
-E mangiate qui in cucina, suppongo-
-Sì, certo-
Shen roteò gli occhi.
E pensare che avrebbe dovuto convivere con quel branco
di selvaggi per un periodo di tempo indefinito!
Gente che non distingueva l'ambiente della cucina da
quello della sala da pranzo!
Però la fame stava reclamando le sue ragioni, e
Shen decise di fare come gli era stato suggerito prima di trovarsi
nelle stesse condizioni di quando aveva scelto lo sciopero della
fame.
Sollevò i kuaizi, che con suo disappunto erano
dentro la ciotola, e prese il primo boccone.
Non appena lo ebbe messo nel becco, nella sua mente
rimase una sola parola.
Buono.
Sollevò gli occhi sul panda, che ancora
sorrideva.
-Sì, lo so. Sono buoni- come se gli avesse letto
nel pensiero.
Shen si affrettò ad inghiottire, in imbarazzo.
-Come mai riesci a cucinare?- gli chiese per deviare
l'argomento.
-Scherzi? Io ci sono cresciuto in cucina! Ho cominciato
a cucinare appena ho imparato a stare in piedi da solo-
Stava continuando a parlare, ma Shen lo ascoltava solo
a metà, più concentrato sul cibo che su quello che il
panda diceva.
Era una sensazione strana. Una specie di torpore.
Si chiese se il panda avesse drogato il cibo, ma lui
era stato presente dall'inizio alla fine della preparazione, e
sebbene non capisse cosa il panda aveva fatto non lo aveva visto
aggiungere nulla di sospetto.
Semplicemente, in quel momento lui aveva fame, e
riusciva a percepire con chiarezza solo il fatto che il cibo che lo
saziava fosse buono.
-... ed è così che sono finito a fare
kung fu, sai?-
-Avresti dovuto limitarti agli spaghetti, senza kung
fu- borbottò Shen contrariato.
-Ahah... spiritoso... Se non lo avessi fatto, prima o
poi saresti arrivato al mio villaggio, ed avresti requisito pentole e
tutto il metallo. Ed allora niente più spaghetti-
Shen abbassò i kuaizi per guardarlo con un
sopracciglo inarcato.
-Cioè... è stato tutto un grande piano
dell'universo per salvare le zuppe di spaghetti?-
-E perché no? Ehi, li finisci i wanton?-
-Panda! Tu smetti mai di mangiare?-
-Ogni tanto sì. Devo anche dormire, sai? Essere
il Guerriero Dragone richiede un sacco di energie-
Shen scosse la testa e tornò alla sua ciotola.
Aveva inghiottito solo un altro paio di spaghetti
quando gli salì una domanda urgente.
-Non mi porti rancore?-
-Ehm... no-
-Nemmeno un po'?-
-No, perché dovrei?-
Shen stava per rispondere, ma si accorse che sarebbero
finiti nella solita discussione sul lasciare andare il passato.
Sospirò e lasciò cadere l'argomento.
La sua ciotola era completamente vuota. Non avrebbe mai
creduto che sarebbe riuscito a mangiare quella quantità di
cibo in un unico pasto.
-Non importa, lascia stare. Puoi finire i ravioli se
vuoi-
Spinse verso il panda il vassoio con i due ravioli
superstiti e si alzò da tavola.
-Shen? Tutto bene, non è vero?-
Si voltò solo un attimo per guardarlo da sopra
la spalla.
-Sì, panda. Tutto bene-
***
Po rimase a guardare Shen che usciva dalla cucina.
Il pavone gli aveva fatto un'impressione strana, come
se fosse smarrito in un certo senso.
Però non avevano litigato, e non era stato
spiacevole.
Po voleva credere che quello fosse solo l'inizio di
cose migliori per tutti.
Sorrise e si cacciò in bocca entrambi i wanton
rimasti.
Bentornati! Siamo quasi a fine storia, non ci credo!
Questo capitolo, fatto molto di vita quotidiana e per
nulla di epicità, mi ha emozionata a scriverlo quanto gli
altri in cui c'erano scontri e dialoghi intellettuali.
Vi lascio le note
-Io ho qualche problema con le lingue.
Le due linee di dialogo in cui Shen dice che la seta è
di buona qualità e la Divinatrice risponde che lo sa perhé
l'ha assaggiata, nella mia testa erano spuntate in inglese. E
funzionavano molto bene!
-This silk is... very fine-
-Oh, I know. I tested it-
Il verbo "to taste" funziona in ogni contesto
in cui si provano cose, quindi va bene sia per assaggiare sia per
provare la qualità di qualcosa.
-La cultura cinese della condivisione del cibo è
molto simile a quella italiana. Il fatto che Po prepari da mangiare
per Shen e che stia a tavola con lui ha un significato ben preciso,
che non so se sono riuscita a rendere.
Per ora ho finito, ci sentiamo al prossimo capitolo.
Le storie esistono per i lettori, ed un autore non sarebbe nulla senza il
suo pubblico.
Per questo la prima cosa da fare in questo ultimo capitolo è ringraziare
tutti i miei lettori per il supporto, la pazienza, la dedizione e l’affetto dimostrati
verso me e “Ciò che sorge”.
Grazie soprattutto per la pazienza nell’aspettare questo ultimo capitolo.
The Dark Wolf, acuto
osservatore, compare di teatrini, e tenace come un cavaliere dell’antico codice
(cit. “Dragonheart”).
Aladidragocchiodiluce, velocissima, precisa nel cogliere tutto quello
che ho scritto e anche quello che non ho scritto. E per i
meme XD
X_98, fan affezionata di
me e di Shen, che ci teneva almeno quanto me a dare una sorta di redenzione al
pennuto psicopatico.
Shinigami di fiori, che mi ha fatto più complimenti di quanti io ne meriti
Rose 29, accomunata a me
dalla mancanza di tempo libero. Capisco, eccome se capisco!
Fire_Shenny_, tesoro, scusa se sei rimasta incastrata proprio sull’ultimo capitolo per
il mio non aggiornamento. Spero mi perdonerai con questo finale.
Grazie a tutti per le vostre bellissime recensioni. Vi siete meritati un wanton gigante, servitevi pure se Po non li ha già fatti
fuori tutti.
E grazie anche a voi, lettori e recensori del futuro. Ho provato a fami
dire i vostri nomi da una certa capra ma si è rifiutata.
E adesso imbarchiamoci tutti assieme nell’ultimo capitolo di
Ciò che sorge
***
Dalla rinascita
***
Un canto di sponde sicure
di bimbi festanti in un prato
voce che sale più in alto
di un sogno mancato
(Spunta la luna dal monte – Pierangelo Bertoli e i
Tazenda)
Mosse appena la testa sotto l'ala e rimase semplicemente
in ascolto.
I piccoli rumori della casa, il fruscio dei vestiti ad ogni respiro, il battito
del suo stesso cuore...
Era completamente diverso da tutto ciò che Shen conosceva.
Lui si era sempre svegliato di soprassalto, la
transizione dal sonno alla veglia brusca e fastidiosa, soprattutto durante
l’ultimo mese che aveva passato nel buio della prigione.
Quella mattina era diverso.
Forse perché ormai era già la seconda volta che si
svegliava lì ed ormai sapeva di non correre nessun pericolo, forse perché già
la sera prima si era addormentato dopo il conforto di un pasto caldo preparato
apposta per lui, ma qualcosa si era finalmente sciolto.
Qualcosa si era dissolto come la nebbia sotto il sole,
lasciandolo perplesso su dove fosse finito ma ancora più sorpreso di scoprire
tutto quello che c’era dietro la caligine appena sparita.
Il mondo era tornato ad avere per lui contorni e colori
ben definiti.
Per la prima volta in tanti anni c'era silenzio nella sua
mente e calma nella sua anima.
Ne era così sorpreso che si tastò il petto alla ricerca
del proprio battito, dato che non lo sentiva rimbombare nelle tempie come
sempre era stato negli ultimi anni.
Lo trovò calmo ed al sicuro sotto le ferite rimarginate.
In astratto riusciva a realizzare che andava tutto bene.
Non sapeva che ore fossero, e in fondo nemmeno gli
importava.
Aveva solo bisogno di scivolare di nuovo dentro la
sensazione di pace del momento e di viverla.
Riaggiustò la testa al buio e rimase lì, immerso in quella nuova tranquillità
ovattata, dove niente poteva fargli male.
***
L’aria era carica di foschia nel giardino dedicato alla meditazione.
Il sole del mattino era ancora troppo basso
sull’orizzonte e non arrivava ad illuminare l’interno del giardino. Era un
angolo di mondo dove era ancora il crepuscolo dell’alba.
Maestro Shifu si preparava a dire addio a quel luogo di
serenità in cui lui aveva potuto passare così poco tempo.
Ed anche adesso, che poteva sostare nella pace dei fiori
e delle fontane, aveva compagnia.
-Maestro Shifu, ho bisogno del vostro aiuto- iniziò la
Divinatrice.
Shifu annuì dietro il vapore della sua tazza di thé.
-Chiedete pure, Divinatrice. Vi aiuterò, se posso-
Normalmente lei era una delle persone più calme che Shifu
conoscesse, ma in quel momento gli sembrava tesa.
Shifu non aveva dubbi su chi sarebbe stato l’argomento
della conversazione.
-È per Shen.. lui sta cambiando, e tutti i cambiamenti
ci rendono fragili. Temo che il peso del rimorso ricada su di lui. Temo che
Shen possa soffrire adesso tutto il dolore che ha causato agli altri in
passato-
Una parte di Shifu avrebbe voluto scattare e rispondere
che la sofferenza del rimorso era il minimo che il pavone meritasse, e che
assaggiare la sua stessa medicina sarebbe stata la lezione migliore di quei
mesi.
Un’altra parte, una più saggia forse, sapeva che far
soffrire ancora Shen sarebbe stato del tutto inutile.
Non solo inutile, sarebbe stato ingiusto e meschino
infierire oltre.
Il pavone aveva già pagato. Tutta la sofferenza che Shifu
aveva scorto a tratti oltre la rabbia di Shen era lacerante ed era stata
abbastanza.
-Capisco il vostro timore, nobile divinatrice. Il rimorso può essere terribile.
E tuttavia, per quanto io voglia aiutare Shen, non so se sarò la persona a cui
chiederà aiuto. Non so nemmeno se esista una persona a cui chiederebbe mai
aiuto, considerato il suo orgoglio-
-Avete ragione. Shen morirebbe piuttosto che chiedere aiuto. Che io sappia lo
ha fatto una sola volta, con il Guerriero Dragone. Maestro, mi basta che voi lo
teniate d'occhio e che mi contattiate se notaste qualcosa di preoccupante nel
suo comportamento. Oh, lo so che tutti i comportamenti di Shen sono
preoccupanti! Mi fido di voi per tutto, ma se il senso di colpa ed il rimorso
lo dovessero trascinare a fondo, vorrei che me lo diceste-
Shifu le fece un cenno di assenso per rassicurarla.
-Certo, capisco. Sì, me ne occuperò io e vi terrò informata, non temete-
-E vorrei anche, se mai riuscisse ad andare oltre
l’orgoglio ed a chiedere aiuto, che voi facciate tutto il possibile-
Shifu era praticamente certo che avrebbe ricevuto quella
richiesta.
Per qualche momento si perse a scrutare i riflessi
ambrati del thé.
L’universo aveva uno strano modi di fare circolare le
energie, se gli ultimi allievi che gli mandava erano un panda inadatto al kung
fu ed un pavone che era stato un assassino.
Con il panda aveva imparato la sua lezione di accettare
anche chi non corrispondeva alle sue aspettative, ma con Shen?
Shifu sospirò.
-Maestro Rhino aveva il mio rispetto, e sarà difficile
mettere da parte il dolore che Shen ha causato. Tuttavia so che anche lui è una
vita, e che anche lui ha diritto ad essere protetto dal dolore. Io mi impegno a
fare del mio meglio per lui anche se non me lo chiederà-
Solo quando la Divinatrice sorrise di nuovo con gli occhi
accesi di speranza Shifu riuscì a sentirsi tranquillo.
Dopotutto una lezione da imparare c’era: imparare la
compassione per chi compassione non aveva avuto.
-Potete contare su di me, Divinatrice. Con tutta la mia sincerità,
sarò per Shen la guida di cui ha bisogno-
***
Shen scese in cucina teso.
Non si sentiva pronto ad incontrare tutti loro durante le
normali attività quotidiane, ed era ben deciso a mantenere più possibile la sua
riservatezza anche quando avrebbe convissuto con loro.
Il suo unico obiettivo in quel momento era procurarsi
qualcosa per colazione.
Dalla cucina non proveniva alcun rumore, il che poteva
significare o che era molto presto e che lui avrebbe dovuto arrangiarsi, oppure
che era molto tardi e che il panda aveva già mangiato tutto.
Il suo pensiero andò alla sera prima, quando aveva colto
il panda con le zampe nel sacco, o meglio nelle ciotole.
Trovarsi nella stessa situazione della sera prima, a
rischiare il digiuno per compensare l’appetito smodato del
plantigrade, lo contrariava parecchio, ed allo stesso tempo non sapeva
come sentirsi riguardo a quello che era accaduto dopo, con il panda che
cucinava per lui.
Shen sospirò e fece scorrere il pannello di carta di
riso.
Dentro non c’era nessuno.
Si guardò attorno, sul tavolo e sulle mensole.
C’erano dei cestini fatti di strisce sottili di bambù che
ragionevolmente avrebbero potuto contenere del cibo, alcuni chiusi con lo spago
ed altri no.
Shen sollevò i coperchi di quelli non legati e trovò wanton e riso in foglia di loto.
L’odore immediatamente gli fece ricordare la sera prima,
quando lui non aveva nemmeno lontanamente idea di come fare a procurarsi del
cibo ed il panda aveva cucinato per lui.
Si chiese se l’orso lo avesse fatto apposta a lasciare
quei cesti chiusi, per lasciare davvero qualcosa da parte per lui.
Per il momento prese una ciotola ed i kuaizi
e si servì wanton e un paio di involtini di riso.
Si sedette al tavolo da solo.
La sera prima c’era un panda ciarliero a fare da
sottofondo, quella mattina c’era solo silenzio.
Il riso sprigionò un vapore ricco di aromi non appena
scostò la foglia, e già dal primo boccone era denso e nutriente.
Shen si sentiva un po’ come la sera prima, quando era
riuscito a provare del sollievo, ma se la sera prima era stato naturale
scivolare nel sentirsi al sicuro, adesso alla luce del giorno provava imbarazzo
a lasciarsi andare, anche se era solo.
Un movimento alle sue spalle lo fece scattare all’erta.
-Buongiorno, Shen. Hai riposato?-
Era il panda minore.
Shen non aveva idea di come comportarsi con lui, per cui
scelse di mantenere un tono neutro.
-Buongiorno. Sì, ho riposato-
-Bene. Questa sera inizieremo il viaggio per tornare alla
Valle della Pace. A questo proposito, tra poco andremo a salutare i Maestri
della Città dei Gong. Sarei venuto a chiamarti io-
Shen ebbe una fugace visione del bue e del coccodrillo.
-Non sarebbe stato necessario venire a chiamarmi-
-Shen…-
-Potete riferire i miei saluti- Tagliò lui.
Riferire tramite terzi dei saluti freddi, di facciata e
per nulla sentiti era il massimo che poteva fare per mantenere un’apparenza di
civiltà nei confronti di quei due.
Sembrò che il panda volesse aggiungere qualcosa, ma dopo
un lungo sguardo che esprimeva molto chiaramente quanto disapprovasse la sua
decisione di non presentarsi personalmente decise di non insistere.
-Molto bene, sarà mio il compito di riferire a loro-
Shen non sapeva se lo facesse per evitare contrasti con
lui fin dal primo momento o se volesse evitare dell’imbarazzo facendolo entrare
di nuovo a contatto con quei due.
-Partiremo con un battello fluviale al tramonto. Ho già
spiegato alla divinatrice dove accompagnarti. Hai tempo per sistemare qualche
affare personale, se lo desideri-
Il maestro uscì dalla cucina e lo lasciò di nuovo solo.
***
Po era nervoso. Più che nervoso.
Stare lì di fronte a Maestro Croc
e a Maestro Bue in un clima così formale, rigido, senza nessuna confidenza, era
semplicemente sbagliato.
Se ne stava in disparte, al posto che Maestro Shifu gli
aveva assegnato e faceva del suo meglio per non emettere nemmeno un suono mentre
il maestro sistemava le cose.
Saluti, ringraziamenti, tutte cose che a Po sembravano
estranee e che non rendevano la miticità di tutto quello che avevano passato
tutti insieme.
Tuttavia era ben deciso a non rovinare tutto proprio
l’ultimo giorno.
-… con il Guerriero Dragone-
-AAhhh!!! Va bene, va bene! È
una pessima idea, lo so!-
Si buttò in ginocchio senza nemmeno pensare.
Tanto sicuramente aveva di nuovo sbagliato qualcosa, e
Maestro Bue era arrabbiato con lui, e Maestro Shifu era di nuovo seccato perché
aveva fatto un’altra figuraccia.
-Panda…- soffiò il maestro, le labbra strette ad una
linea sottile -Rimettiti in piedi-
Attorno a lui era calato il silenzio più completo.
Po desiderava solo appallottolarsi ancora più stretto e
sparire, e invece dovette rialzarsi.
-Scusate- tentò debolmente.
Accanto a lui Tigre scuoteva la testa.
-Stavamo dicendo, Guerriero Dragone, che Maestro Bue
vorrebbe scambiare qualche parola con te in via informale- chiarì Maestro Shifu
-Ci raggiungerai a casa quando avrete finito. Maestri, ancora una volta i miei
rispetti-
Shifu si allontanò lanciandogli un ultimo, lungo, sguardo
di ammonimento in cui Po sentiva “non combinare guai mentre io non ci sono,
intesi?”.
Gli altri seguirono Shifu con espressioni più o meno
perplesse, tranne Scimmia che si fermò vicino a Po a battergli una pacca di
comprensione sulla spalla, e Mantide, che fece la stessa cosa ma saltandogli
sulla testa.
Tigre gli fece un cenno di incoraggiamento, che servì a
riaccendere un minimo di sicurezza nel panda.
Anche Maestro Croc salutò ed
uscì, e Po rimase solo con Mastro Bue.
-Allora, adesso possiamo anche mettere da parte le
formalità, non credi?-
Po annuì. In effetti si sentiva meglio adesso che erano
solo loro e che lui non si sentiva il peso di non fare sfigurare il suo
maestro, il palazzo di Giada, e possibilmente l’intero kung fu.
-Maestro, mi…-
-Io volevo…-
Iniziarono a parlare nello stesso momento, e si
bloccarono imbarazzati.
-Scusate, Maestro. Cosa stavate dicendo?-
Maestro Bue fece un respiro profondo prima di
ricominciare.
-Volevo solo dirti che mi dispiace per come mi sono comportato a volte con te.
È solo che non capivo perché ci tenessi tanto a Shen. Ora so che volerlo
salvare è stata la cosa giusta da fare. So cosa significa essere come lui, ed è
terribile-
Cadde un attimo nel silenzio, ma Po aveva l’impressione
che volesse dirgli qualcos’altro e gli lasciò un po’ di tempo.
-Non so perché mi abbia risparmiato la vita al cimitero, ma adesso so perché tu
non volevi fargli del male. Fare del male a qualcuno che già soffre è
l'ingiustizia più grande che si possa commettere.
Ti ringrazio per aver visto la sua sofferenza quando noi non ci riuscivamo, e
ti ringrazio per averci impedito di fargli del male. Be', non troppo, almeno-
Maestro Bue si inchinò, e Po aveva già gli occhi lucidi per l’emozione.
-Grazie per avermi impedito di diventare un assassino. Non stavi proteggendo
solo Shen, stavi proteggendo anche me-
Po non ci pensò nemmeno a cosa stava facendo.
Si trovò ad abbracciare stretto maestro Bue.
-È che vi ammiro tanto! sniff! … Non volevo che vi
succedesse qualcosa di brutto! E mi dispiace tanto per tutti i problemi che vi
ho causato- disse in fretta e tirando su col naso.
-Snif… scusate...-
-No... va bene così-
Invece di sciogliersi Maestro Bue ricambiò l'abbraccio e lo strinse contro il
suo corpo solido e tutto muscoli.
Po non riusciva a crederci!
Quando si separarono lui ancora sorrideva e Bue sembrava
più a suo agio.
-Ora tornerete nella Valle della Pace. Spero che possa
chiamarsi ancora così dopo che avrete portato lì il pavone-
-Non preoccupatevi, in qualche modo andrà bene. E voi cosa farete adesso, Maestro?-
Bue si strinse nelle spalle, rassegnato.
-Dovrò imparare a convivere con il dolore. La Divinatrice ha detto che mi
aiuterà, ed anche Croc. È l'unica cosa che posso
fare. E poi, questa città ha bisogno di me. Ora che abbiamo sgomberato le
macerie bisogna ricostruire-
Po gli offrì un sorriso di incoraggiamento.
-Continuate a lavorarci e prima o poi andrà bene-
-Lo spero. Voglio fidarmi di te, Guerriero Dragone-
Si salutarono come maestri kung fu e Po andò via molto
più leggero di quando era entrato in quella stanza.
Shen osservava il fiume scorrere lungo la riva. I
colori del cielo si riflettevano sulla superficie liquida man mano che viravano
verso il rosso del tramonto e poi il blu della notte.
Attraversare la città assieme alla divinatrice non
era stato terribile come lui aveva pensato.
L’ultima volta che aveva meso piede per le strade
di Gongmen era stato quasi linciato, quella volta
invece c’erano stati solo sguardi perplessi che lo avevano seguito ma nessun
segno di ostilità.
Merito probabilmente del fatto che l’abitazione in
cui era stato ospitato assieme ai cinque ed al panda era piuttosto lontana dal
centro della città, e lì si era risentito molto di meno della sua occupazione e
della battaglia contro i maestri kung fu.
Erano riusciti ad arrivare in relativa tranquillità
alla zona dei moli sul fiume grande, dove non c’era nessuno a preoccuparsi di
loro.
Shen non aveva più detto una parola, ed era
sollevato dal fatto che lì ci fossero pochissime persone e in ogni caso lontano
da loro.
Avrebbero aspettato l’arrivo del panda e degli
altri, e poi del battello fluviale che li avrebbe trasportati verso nord.
Non era sicuro di come si sentiva.
A momenti si sentiva distaccato, superiore a tutto
ciò che accadeva attorno a lui, altri si sentiva confuso, incredulo rispetto a
ciò che gli stava succedendo.
E poi, in altri ancora, non riusciva a capire.
Perché darsi tanta pena per lui? Perché aiutarlo a
tutti i costi? Perché volerlo salvare?
Passasse il panda, ma gli altri perché mai
avrebbero dovuto farlo?
C’erano talmente tante cose che non riusciva a
comprendere.
Era un cambiamento radicale, ed a volte gli
sembrava semplicemente troppo.
Era qualcosa di troppo difficile da gestire, ed a
momenti Shen se ne sentiva schiacciato.
Era la sensazione di essere piccolo e
insignificante rispetto a qualcosa che era totalmente fuori dalla sua
comprensione e dal suo controllo.
Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma adesso
che tutte le sue certezze erano state scrollate, il mondo gli sembrava troppo
vasto.
Ora che tutto il suo essere era stato stirato, compresso, disfatto e
riplasmato, non era più sicuro di nulla, e si sentiva smarrito di fronte alle
incognite del futuro.
-Stai facendo la cosa giusta-
Disse la capra alle sue spalle. Shen non le
rispose.
In un altro momento si sarebbe premurato di trovare una risposta saccente da
opporle, ma in quel momento era alle prese con troppe forze che pretendevano la
sua attenzione.
Le gettò
un’occhiata da sopra la spalla, poi tornò a scrutare l’acqua che scorreva sotto
di lui.
-Lui è davvero l'ultimo?-
Non ebbe
bisogno di precisare a chi ed a cosa si stava riferendo.
La capra
gli rispose a voce bassa e velata di tristezza.
-Non lo so. Non ho mai avuto il coraggio di controllare-
-Controlla-
-Shen? Perché vuoi saperlo?-
La traccia
di preoccupazione nel tono della capra lo irritava.
-Io non voglio sapere niente. Se c'è n'è sono altri, è lui che deve saperlo-
-E se Po fosse l'ultimo?-
-E se non lo fosse?!-
Shen non
voleva nemmeno pensarci. Se c’era una possibilità, anche solo una, che…
-Vuoi che lo sappia? Perché?-
Abbassò lo sguardo sulle sue ali, dove le maniche della veste quasi si toccavano
ed i bordi ricamati di rosso incorniciavano con grazia le penne bianche.
-Essere unici vuol dire essere soli. Lui non è fatto per stare solo-
-Non è solo-
-Non è la stessa cosa. Sai cosa intendo-
La capra lo
guardò attentamente, inclinando leggermente la testa di lato.
-Stai
tentando di fare ammenda, Shen?-
-Non è
quello che vi aspettate tutti?-
-Non è
quello che ti aspetti tu da te stesso?-
Shen scattò
indietro.
Odiava
quando lei gli guardava dentro come dentro le sue ciotole!
Distolse lo
sguardo e si rivolse ostinatamente lontano, dovunque lontano da lei, verso il fiume,
le imbarcazioni, qualsiasi cosa che non lo costringesse ad affrontare certe
cose.
Riprese a
parlare solo quando ebbe totalmente riacquistato il controllo di sé.
-Se ce ne
sono altri, trovali e diglielo-
Alle sue
spalle sentiva la capra sorridere ai suoi modi bruschi.
-Lo farò-
-E non
dirgli che te l’ho detto io-
-Non vuoi
che si sappia che puoi fare qualcosa di buono?-
-Non voglio
che venga a ringraziarmi!-
Si voltò di
scatto e si trovò con il becco a pochi centimetri dal suo muso.
Lei
sorrideva placida e comprensiva, ancora più del solito.
-Shen,
ricorda sempre che qualsiasi cambiamento è arduo. L’unico modo per trovare
sollievo nelle difficoltà è chiedere aiuto, ed il destino ti ha messo accanto
tante persone a cui domandare. Puoi scegliere in qualsiasi momento di chiedere,
di parlare, di farti aiutare. Impara a dare fiducia, Shen, come ne è stata data
a te-
Shen si ritrasse
spaventato.
Avrebbe
voluto rispondere indignato, ma la verità era che adesso sapeva che era così, e
la consapevolezza lo atterriva.
Aprì il
becco un paio di volte ma non riuscì a ribattere nulla.
La
divinatrice lo toccò leggermente sulla guancia con uno zoccolo ma non aggiunse
altro sull’argomento.
-Arrivederci, Shen. Ti auguro felicità-
Shen
ricordò l’altra volta in cui lei aveva usato quelle parole.
Anche
allora lei lo aveva messo in guardia, gli aveva indicato un cammino che non danneggiasse
nessuno, ma lui non era stato in grado di capire.
Ora capiva.
A tratti.
Rimase
rigido sotto il suo tocco.
Le sue
parole avevano scavato a fondo dentro di lui, ed avevano lasciato una traccia
che lui non sapeva come considerare.
Voleva
scappare lontano da lei ed allo stesso tempo aveva timore di lasciare l’unica
cosa che gli fosse familiare.
-Va’. Credo
che ti stiano aspettando-
Shen si
voltò verso la riva, dove in effetti la sagoma del panda e del resto della
congrega erano già visibili lungo la strada.
“Ha sentito
il rumore, deve essere così…. No, non è vero. Li ha sentiti e basta”
Si aggiustò
a tracolla la sacca da viaggio che conteneva le vesti e gli speroni ed assicurò
il dao con il suo fodero di traverso sulla schiena.
Era molto
più facile nasconderlo di traverso sotto la veste quando non aveva il fodero, e
convivere con il freddo dell’acciaio sempre a contatto e sempre pronto ad
essere sfoderato, ma non poteva più farlo adesso che aveva giurato di non
attaccare mai per primo.
Guardò la
capra un’ultima volta.
-Arrivederci-
Le disse
soltanto.
Non si
voltò indietro, ma sapeva che lei lo stava seguendo con lo sguardo, e che in un
modo o nell’altro avrebbe trovato il modo di sapere cosa faceva.
***
ErYu guardò Shen che si
allontanava.
Molte cose
erano cambiate, lo sentiva nelle energie che l’avevano sfiorata.
Lo guardò
mentre raggiungeva il gruppo di maestri, e schivare il panda che stava per
abbracciarlo.
Scosse la
testa con un mezzo sorriso.
No, forse
non sarebbe stato mai il momento per quello.
Mentre i
maestri si incamminavano sul molo per essere pronti a salire a bordo non appena
il battello fosse arrivato, Shen e Shifu rimasero indietro.
La
divinatrice rimase a guardarli.
Era
impossibile dire se stessero parlando o meno, ma quella sarebbe stata un’altra
storia.
Per il
momento le bastava sapere che Shen era più al sicuro di quanto lo fosse mai
stato negli ultimi anni.
Respirò
lentamente l’aria della sera, calma, tranquilla, come può essere solo il
sollievo dopo un dolore che guarisce.
Guardò
verso l’alto, verso il cielo ormai diventato indaco e verso le prime stelle che
brillavano.
La luna
appena sorta era una falce perlacea sospesa nell’infinito.
Era la
forma della luna crescente, sorta dal buio della luna nuova.
Era la
forma della rinascita.
Se c’è una notte buia abbastanza
Da nascondermi, nascondermi
Se c'è una luce, una speranza
Sole magnifico che splendi dentro me
E poi un giorno tutto
il dolore avrà un significato.
Un giorno la
compassione guarirà le ferite ed il perdono resterà scritto nelle cicatrici, e
ci sarà conforto per la paura e sollievo per il dolore.
Un giorno, quando le lacrime avranno lavato via tutto, resterà solo una vita da
raccogliere, proteggere e lasciare sbocciare per un nuovo inizio.
E allora sorgerà un mondo nuovo, ed una nuova esistenza, e ciò che era stato
spezzato sarà guarito.
E si guarderà fin
dentro il cuore delle azioni più esecrabili, ed oltre l'odio e la repulsione si
potrà scorgere la ferita.
E dalla compassione
per le ferite del cuore di un assassino sorgerà, abbagliante, la speranza.
Dammi la gioia di vivere
Che ancora non c'è
Miserere, miserere
Quella gioia di vivere
Che forse ancora non c'è
(Miserere – Zucchero Fornaciari e
Luciano Pavarotti)