Ciò che sorge

di Smeralda Elesar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dalla sconfitta ***
Capitolo 2: *** Dalla rabbia ***
Capitolo 3: *** Dall'orgoglio ***
Capitolo 4: *** Dallo scontro ***
Capitolo 5: *** Dall'oscurità ***
Capitolo 6: *** Dal rancore ***
Capitolo 7: *** Dalle ferite ***
Capitolo 8: *** Dalla notte ***
Capitolo 9: *** Dalla speranza ***
Capitolo 10: *** Dalla luce ***
Capitolo 11: *** Dall'alba ***
Capitolo 12: *** Dall'attesa ***
Capitolo 13: *** Dalla scelta ***
Capitolo 14: *** Dalle ombre ***
Capitolo 15: *** Dal passato ***
Capitolo 16: *** Dall'onore ***
Capitolo 17: *** Dal confronto ***
Capitolo 18: *** Dal dolore ***
Capitolo 19: *** Dal patto ***
Capitolo 20: *** Dalla calma ***
Capitolo 21: *** Dalla rinascita ***



Capitolo 1
*** Dalla sconfitta ***


Benvenuti o bentornati in una nuova storia su Lord Shen!

Colgo l'occasione per invitarvi sulla mia pagina facebook, dove si ciarla di animazione, personaggi, scrittura e varie cose simpatiche https://www.facebook.com/Il-mondo-di-Smeralda-690971065087881

Avevo già scritto anni fa di un finale alternativo in cui Lord Shen sopravviveva, in “Chi tu scegli di essere”, ma adesso, complice un rewatch della seria di “Kung Fu Panda” e le fanfiction di BookDreamCatcher, sono tornata a scrivere.

Spero che questa storia possa piacere, ci risentiamo in fondo al capitolo per eventuali note e precisazioni.

Adesso, con immenso orgoglio, vi presento...



Ciò che sorge

***

Dalla sconfitta

***

Un canto di sponde sicure

Ben presto dimenticato

Voce dei poveri resti

Di un sogno mancato

(Spunta la luna dal monte – Pierangelo Bertoli ed i Tazenda)



Po era sconvolto! Sembrava che Shen avesse davvero capito quando gli aveva detto “hai ragione”, ed invece lo stava attaccando con più furia che mai!

Incurante di dove si trovava, di quello che Po aveva cercato di spiegargli, del relitto della nave che oscillava ad ogni movimento e tra poco sarebbe affondato, delle assi che stridevano minacciose quando il panda era costretto a schivare, delle corde in cui era incastrato quel che restava dell'...

Po sgranò gli occhi inorridito non appena se ne accorse.

La massa di metallo contorto, non più trattenuta dalle funi, stava perdendo il suo equilibrio e...

Anche Shen seguì la direzione del suo sguardo e la direzione del suono dello schiocco dell'ultima fune, ed anche i suoi occhi si dilatarono per l'orrore.

***

Non c'era scampo.

Non c'era salvezza.

Non c'era più nulla per lui.

Perché avrebbe dovuto prendersi la briga di opporsi ancora ad un destino che lo voleva distrutto?

Che accadesse, allora!

Lo schianto lo colse ad occhi chiusi, schiacciandogli fuori dai polmoni il poco fiato rimasto dopo la lotta, e Shen sprofondò, senza peso, in un pozzo di vuoto ed oscurità.

***

Po riemerse sputacchiando acqua.

Si era buttato con tutto il suo peso contro Shen quando aveva capito che il pavone non si sarebbe spostato, ma poi l'esplosione che ne era seguita lo aveva scagliato lontano e gli aveva fatto perdere di vista il pavone.

Si guardò attorno e gli sembrò di vedere qualcosa di bianco galleggiare lontano da lui, troppo lontano per capire se fosse davvero Shen oppure no.

In ogni caso era la speranza migliore che aveva, e cominciò a nuotare in quella direzione.

-Po!-

Un “kakà” ed un'ombra sopra di lui gli fecero alzare lo sguardo.

-Gru!-

-Resisti, amico, ti do un passaggio-

-No, non me! Vai a vedere se quello è Shen- ed indicò la macchia bianca, già meno visibile.

-Po? Sei sicuro...?-

-Gru, per favore, vai! Io posso resistere-

Riluttante, l'uccello invertì la direzione del volo e si diresse lì.

Poco dopo aveva sollevato con le zampe un pavone bianco, inerte e bagnato fradicio.

-Portalo in città- gridò Po.

Gru sembrò incerto, ma ancora una volta fece come gli era stato detto.

Po lo guardò allontanarsi.

Il corpo di Shen era completamente abbandonato e dondolava assecondando il volo di Gru.

Non 'era modo di capire se fosse vivo o morto, ma Po fu ugualmente grato al suo amico per avergli consentito quella speranza.

Tentò di nuotare per avviciarsi alla città ma scoprì di essere troppo esausto per coordinare i movimenti e non aveva fatto grandi progressi quando vide Gru tornare verso di lui.

-Afferra una zampa, amico, ti riporto all'asciutto-

Po fece esattamente come gli era stato detto e si lasciò trascinare fino ad un pontile dove finalmente potè arrampicarsi su una scala di legno.

All'ultimo gradino c'era Tigre, pronta ad aiutarlo.

-Questo, è stato da tosto tosto-

Non ci pensò un secondo prima di abbracciarla!

E poi tutti gli altri!

E Maestro Shifu, che però svicolò agilmente.

-Ragazzi, sono così felice che stiate tutti bene! Anche voi, Maestro Croc, Maestro Bue! Non siete feriti, non è vero?-

-Qualche ammaccatura, niente di più. La mia pelle squamosa è l'armatura migliore al mondo- si vantò Croc.

-Nessun danno- commentò più serio Bue.

-Bene! Sono contento che nessuno si sia fatto troppo male. E dov'è Shen?-

Al nome del pavone che era stato causa di tutta quella distruzione l'atmosfera si raffreddò notevolmente.

-In prigione- disse Maestro Bue lapidario.

-In... in prigione?-

-Certo. Non c'è altro posto dove possa stare- insistette Maestro Bue.

-Ma... a parte che come avete fatto così in fretta? E poi, se fosse ferito gravemente?-

-Abbiamo i nostri metodi, Guerriero Dragone, e le nostre guardie sanno essere molto veloci quando viene loro richiesto-

-Oh, bene... ma se...?-

-Gli manderemo un medico, ma fossi in lui, credo che sarebbe meglio che non si svegliasse mai più-

Maestro Bue aveva pronunciato quelle parole con un tono così cupo che Po non osò più rispondere.

***

Dolore.

Tutto quello che riusciva a sentire era dolore in ogni parte del corpo.

E dopo il dolore una sensazione orribile alla bocca dello stomaco.

Doveva vomitare. Subito! Per puro istinto tentò di gettarsi di lato ma qualcosa lo trattenne e lo fece cadere malamente a terra, dove rimase a contorcersi per i conati ed il disgusto.

Rigettare gli aveva dato un po' di sollievo fisico, ma la debolezza e la confusione erano la vera tortura.

Dov'era? Cosa gli era successo? Perché non riusciva a muoversi?

Se tentava di allargare le ali sentiva una costrizione attorno al torace ed il suo movimento era bloccato.

Non c'erano altri rumori a parte il suo respiro affannato e l'eco che produceva.

Per riprendere le forze inspirò lentamente contando fino a cinque ed espirò allo stesso modo, e lo fece ancora e ancora, fino a che le vertigini si furono attenuate e fu in grado di pensare più lucidamente.

Tra le tante chiazze di dolore che componevano il suo corpo ce n'era una attorno alla caviglia destra, che si intensificava se provava a muoversi ed era sempre accompagnata da un rumore stridente di metallo.

Shen non capiva, ma aveva dei brutti sospetti.

Aprì gli occhi di uno spiraglio, appena quanto gli era consentito per non ripiombare nelle vertigini, e cominciò a registrare dettagli: il pavimento era in terra battuta, l'ambiente gli rimandava indietro l'eco dei suoi lamenti, dunque doveva essere piccolo e doveva essere di pietra perché le pareti di legno non producono eco.

Attorno alle sue ali ed al suo torace c'erano delle corde. Corde!

Tutti i tasselli del rompicapo si incastrarono all'improvviso e nello stesso momento in cui Shen pensò la parola “prigione” vide chiaramente le sbarre davanti a sé.

Preso dal panico provò a saltare in piedi ma la catena attorno alla caviglia e le ali bloccate lo fecero cadere di nuovo.

No! No, no, no, no, no!!!

Si accorse che lo stava gridando a voce alta solo quando l'eco gli ributtò addosso la sua voce, ed allora prese a gridare per la frustrazione.

Le sue urla riepirono in poco tempo non solo la cella ma anche gli altri corridoi della prigione, ed una guardia che passava da lì per il suo turno di ronda affrettò il passo per andare a riferire al consiglio dei maestri che il prigioniero si era svegliato.

***

-Esigo di vederlo!- esclamò la divinatrice, picchiando a terra il suo bastone per dare maggiore autorità alle sue parole.

Lei ci stava provando, ma sapeva riconoscere una battaglia persa, e contro il cipiglio di Maestro Bue sapeva di non avere speranze.

-Per cosa? Confortarlo? Non è più un pulcino a cui voi dovete fare da tata, è ora che impari a prendersi le responsabilità delle sue azioni-

Come poteva dargli torto?

-Voglio vederlo come medico, non come sua tata-

-Ho già mandato un medico a visitarlo-

Brutta notizia! O forse no. Ormai la divinatrice sapeva che se le cose andavano in un certo modo c'era sempre un motivo.

-Allora rinforzate la sorveglianza attorno alla prigione, e preparatevi a chiedere scusa a chiunque abbiate mandato laggiù-



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Cantuccio dell'Autore



Bene, bene, bene... ci rincontriamo, alla fine!

Sono proprio contenta di aver scritto questa fanfiction.

Come al solito, vi chiedo di segnalarmi eventuali errori, incongruenze o qualsiasi cosa che non vi convinca.

Vorrei dire che è un caso che io abbia iniziato a scrivere il primo capitolo ad agosto del 2021, esattamente a dieci anni dall'uscita al cinema in Italia di “Kung Fu Panda 2”, ma sappiamo tutti bene che “Il caso non esiste”.

L'aggiornamento di questa storia sarà settimanale, credo la domenica.

Colgo l'occasione per invitarvi sulla mia pagina facebook, dove si ciarla di animazione, personaggi, scrittura e varie cose simpatiche https://www.facebook.com/Il-mondo-di-Smeralda-690971065087881

Inoltre spero che l'HTML non faccia strani scherzi, perché da quando sono passata da Word ad Open Office ho visto ogni tipo di disastro con i font e l'impaginazione.

Spero vada tutto bene.

Non ho nulla da segnalare al momento, vi lascio solo due video che mi sembrano interessanti.



-”Spunta la luna dal monte” https://www.youtube.com/watch?v=5ltZZ8Pcxm4

-La storia del concept del personaggio di Lord Shen https://www.youtube.com/watch?v=9W1bgymNGRI

-La pagina autore di BookDreamCatcher su AO3. Se avete dimestichezza con l'inglese le sue storie valgono assolutamente la pena! https://archiveofourown.org/users/BookDreamCatcher/pseuds/BookDreamCatcher







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Capitolo 2
*** Dalla rabbia ***


Ciò che sorge

***

Dalla rabbia

***

I'm taking back the crown
I'm all dressed up and naked
I see what's mine and take it
(Finders keepers, losers weepers)
Oh yeah, the crown
So close I can taste it
I see what's mine and take it
(Finders keepers, losers weepers)
Oh yeah

(Emperor's new clothes – Panic! at the Disco)



Il cane con il pelo color sabbia aveva appoggiato la sua borsa di stumenti a terra, vicino alle sbarre della cella, ed era alle prese con una situazione difficile.

Tiankong era stato medico nell'esercito per anni prima che una ferita lo costringesse a ritirarsi ad esercitare la professione in città, e di ritorno dai campi di battaglia aveva visto ogni tipo di situazione. O quasi.

Un caso come quello del principe bandito non gli era mai capitato.

Il pavone era quasi stato schiacciato da una tonnellata di metallo, era stato travolto da un'esplosione ed era quasi affogato.

Il suo corpo raccontava tutta la storia chiaramente, ma i suoi occhi raccontavano una storia che turbava l'anziano medico molto più delle ferite.

Era una rabbia feroce, che consumava ogni cosa dentro e fuori, in grado di distruggere molto più che un attacco.

Il pavone tremava, ma lo stesso lo fronteggiava come se lui fosse stato un nemico.

Era terribile da vedere: le piume sporche, la veste strappata, graffi e tagli che spiccavano di un rosso livido sul piumaggio bianco, l'anello alla caviglia che stringeva e gli stava lacerando la pelle, le corde che gli costringevano il torace e le ali, e tutto il suo corpo che tremava di rabbia e per lo sforzo di reggersi in piedi.

La cosa più inquietante era che il pavone non aveva emesso un singolo suono; sembrava che qualcosa gli avesse portato via la voce, e l'unica cosa che si sentiva tra i muri di pietra era il suo respiro raschiante.

A niente erano serviti i tentativi di parlargli, di appellarlo con il suo nome ed il suo titolo, e quindi il cane tentò di fargli capire la gravità delle sue condizioni.

-Siete ferito. Se non mi permettete di trattarli, quei tagli si infetteranno, e voi potreste morire per la setticemia-

Come se non avesse detto nulla.

Quello che una volta era stato l'elegante principe della città dei Gong lo scrutava con uno sguardo assassino.

Se non ci fosse stata la catena a trattenerlo, se non gli avessero legato le ali, Tiankong era certo che lo avrebbe attaccato per ucciderlo.

L'anziano medico non aveva mai visto tanta rabbia in una persona.

Lui era abituato al dolore ed alla disperazione, non ad una persona che voleva solo distruggere, incurante delle minacce per la sua vita.

Il medico era abbastanza intelligente da tenersi fuori dalla portata del pavone, e questo gli creava dei problemi di coscienza: se da un lato non voleva essere ferito, capiva che l'impossibilità di raggiungerlo stava frustrando il suo (non tanto) paziente e lo rendeva ancora più accecato dalla rabbia.

Decise di fare un timido tentativo, un solo passo verso di lui.

-Sono un medico. Ho giurato di usare le mie arti solo per curare. Non vi farò del male, ve lo giuro-

Ancora nessuna risposta, ma nemmeno un segno di aperta ostilità.

Tiankong fece un altro passo, considerando attentamente la distanza tra loro per non rischiare inutilmente.

L'impatto lo colse di sorpresa.

Fu sbattuto contro la parete e le sue povere ossa non erano fatte per reggere quegli impatti senza conseguenze.

Dieci anni prima, forse.

Non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi dall'impatto che subito fu inchiodato a terra da qualcosa.

Qualcosa non molto pesante ma con degli artigli acuminati che scavavano nel suo stomaco ed attorno alla sua gola.

Quando riaprì gli occhi trovò il becco del pavone vicinissimo al suo naso e gli occhi rossi piantati nei suoi.

-Liberami-

Era la prima volta che si sentiva la voce del pavone.

Era roca, bassissima.

“Dovrebbe essere morto” rabbrividì il medico.

-Non hai sentito? Liberami!-

“Il suo corpo è vivo... ma lui è morto dentro”.

-Non posso farlo-

-Ti ucciderò-

-Non ti aiuterei più da morto che da vivo. Guar...-

Stava per chiamare le guardie quando sentì la presa degli artigli attorno alla gola serrarsi e poi il rumore del suo cranio che sbatteva contro il pavimento.

Era strano sentire il rumore di una propria probabile frattura cranica ancora prima di sentire il dolore, ma non ebbe il tempo di sentire il dolore perché il mondo attorno a lui si allontanò in pochi attimi e tutto divenne nero.

***

Shen sapeva di avere poco tempo.

Saltò giù dal corpo dell'ennesimo insolente che aveva pensato di ostacolarlo e si concentrò sulla borsa con gli strumenti.

Si avvicinò più possibile, poi con un colpo di coda la mandò a sbattere contro il muro, dove rimbalzò indiero fino alla portata delle sue zampe.

Si concesse un solo momento di soddisfazione prima di rovesciare l'intero contenuto a terra scuotendo la borsa con una sola zampa.

Le boccette di ceramica si ruppero o rotolarono a terra, gli strumenti di metallo invece tintinnarono uno sull'altro in un mucchietto disordinato.

Shen prese la cosa che egli sembrava più affilata, un coltello lungo e sottile, e con una zampa cominciò a tagliare le corde che gli trattenevano le ali.

Per la fretta un paio di volte si conficcò la punta del coltello sotto pelle, ma il suono delle corde lacerate lo esaltava e lo rendeva insensibile a qualsiasi dolore.

Quando finalmente il groviglio informe scivolò giù dal suo corpo e cadde a terra lui ansimava per lo sforzo della posizione innaturale e per il dolore alla zampa incatenata, ma si sentiva molto meglio.

Ora che aveva le ali libere era tutto più facile!

Gettò un'occhiata al cane ma era ancora immobile a terra.

Che fosse svenuto o che fosse morto non gli importava, l'unica cosa importante era che non lo ostacolasse.

Lentamente, con cautela, inserì tra la sua pelle ed il bordo interno dell'anello alla zampa un bisturi dal lato piatto della lama, e poi strinse i denti.

Quello avrebbe fatto male.

Puntò la punta del coltello nella serratura e poi piantò un colpo di taglio con l'ala.

Il dolore gli mozzò il fiato.

Era peggio di quello che si sarebbe aspettato, ma non poteva gridare... avrebbe conservato le urla per un altro momento.

Attese solo qualche altro attimo che l'ondata di nausea si calmasse, ma non poteva perdere altro tempo, e subito si gettò a controllare il risultato.

Con il becco ancora contratto dal dolore si concesse un sorriso: anche se si era ferito ne era valsa la pena, perché l'unico ago che non aveva potuto conficcarsi nella sua carne a causa della lama di metallo del bisturi aveva scardinato tutto il resto del meccanismo.

Gli altri si erano conficcati solo a metà e non gli avevano spezzato l'osso come sarebbe stato normale.

Shen si liberò in fretta del guscio vuoto del ceppo e passò immediatamente alla serratura della cella.

Quanto avrebbe voluto un po' di esplosivo per farla saltare!

Ma non ne aveva, dunque meglio arrangiarsi!

Sebbene zoppicasse tornò al mucchio di strumenti e prese quello che sembrava un punteruolo.

Non aveva la benché minima idea di quale fosse il suo scopo in campo medico, ma era perfetto per far scattare la serratura.

Shen si appuntò mentalmente di migliorare le serrature della prigione: si faceva troppo conto sul fatto che i prigionieri non ci sarebbero potuti arrivare, ed il meccanismo di apertura era fin troppo semplice.

Lui lo fece scattare in pochi tentativi, e presto si trovò fuori dalla cella senza quasi accorgersene.

Si fermò solo un momento per riprendere fiato.

Era sporco, lacero, stanco e ferito.

Era libero!

Incurante del dolore alla zampa che era stata incatenata, si buttò di corsa nel corridoio.

Sapeva perfettamente come raggiungere il corridoio principale, e sapeva anche che la sua assenza non sarebbe passata inosservata a lungo.

Alla prima svolta quasi sbattè addosso ad una guardia, che era troppo sorpresa di vederlo in libertà e ci mise una frazione di secondo di troppo per dare l'allarme.

Shen saltò e con un colpo al collo stordì l'antilope.

Si fermò solo il tempo necessario per prendere la lancia della guardia e poi riprese la sua corsa.

Doveva arrivare al centro della prigione, per prima cosa, poi si sarebbe preoccupato di capire quale fosse il corridoio giusto da imboccare per uscire.

Dannazione!

Lì sarebbe stato pieno di guardie!

E lui non aveva un vero piano! Oltre ad essere solo e già fisicamente provato.

Arrivò in vista del largo centrale della prigione, quello a partire da cui si diramavano i corridoi principali, ma rimase dentro il corridoio da cui era arrivato e non uscì subito allo scoperto.

Strinse gli occhi, studiando attentamente ciò che riusciva a vedere dal suo punto di osservazione.

Shen conosceva bene la pianta: sette corridoi principali che portavano nelle sezioni della prigione, uno solo, l'ottavo, che portava verso il mondo esterno e che non era per nulla diverso dagli altri, in modo da non essere individuato immmediatamente da un prigioniero che fosse riuscito a fuggire.

Proprio come Shen.

La prigione di Gongmen era un labirinto seminterrato, ottagonale, in cui era facile perdersi perché non ci si poteva orientare con la luce del sole, ed in cui tutte le svolte riportavano inevitabilmente al centro.

Un capolavoro di efficienza e semplicità, da ammirare possibilmente fuori!

Shen sbuffò frustrato.

Non voleva rischiare di uscire allo scoperto senza essere sicuro di quale fosse il corridoio che portava all'esterno perché non voleva sprecare energie in scontri inutili, ma sapeva anche che non ci sarebbe voluto molto prima che il prossimo giro di ronda capisse che lui era scappato.

Probabilmente, sapendo che si trattava di lui, la sorveglianza era stata potenziata.

Gli serviva un modo per capire se la via fosse libera o no.

Estrasse le due lame da medico, ed usò la più grande per tentare di scorgere qualcosa nel riflesso.

Era sfocato, ma poteva vedere un arciere gazzella dritto al lato opposto del corridoio da dove proveniva lui.

Ai suoi lati, distanti, ce n'erano altri due.

Probabilmente c'era un arciere per ogni corridoio, a puntare non sul corridoio che stava al di sotto ma su quello che gli stava di fronte.

Era una raggiera di frecce che poteva convergere in qualsiasi momento verso un unico punto.

Poco male.

Shen sapeva di essere veloce sugli scatti, e sapeva che avrebbe potuto evitare le frecce.

Se solo avesse individuato il corridoio giusto a cui puntare per arrivare all'esterno!

All'improvviso dei rumori alle sue spalle lo scossero.

“Dannazione” imprecò sottovoce.

Doveva scegliere! Non si sarebbe fatto ricatturare! Piuttosto preferiva morire in qualsiasi tentativo!

Prima che le guardie nel corridoio potessero vederlo lui si era buttato allo scoperto, ed in un baleno tutte le frecce erano puntate su di lui.

Ne schivò un paio saltando di lato all'ultimo momento, ma l'altra gli passò troppo vicina al collo.

I corridoi sembravano identici e lui non aveva tempo di osservarli bene, quindi si limitò a puntare il più vicino in cui rifugiarsi prima di essere infilzato.

Per deviare altre due frecce fu costretto a spiegare la coda ed a pararle tra le penne, e per sua fortuna in pochi passi fu al sicuro in un altro corridoio.

Non perse tempo a guardarsi indietro, piuttosto cercò di sparire veloce lì dentro per seminare le guardie che lo seguivano nel labirinto sotterraneo della prigione.

Sperava di raggiungere le diramazioni laterali, ma dalla prima intersezione subito sbucarono quattro guardie e gli sbarrarono il passo.

-Maledizione!-

Loro erano in quattro, erano bufali ed erano armati di asce e spade alla cintura, mentre lui era stanco, ferito, ed armato solo di una lancia e di due strumenti medici.

La consapevolezza di quanto fosse in condizioni di inferiorità lo raggelò dentro.

Non poteva vincere.

Aveva superato ogni limite di intelligenza, astuzia, resistenza fisica, ed ancora non era abbastanza!

Non era... non era mai abbastanza!

Si costrinse a respirare lentamente per riprendere il controllo di sé.

Non si sarebbe arreso! Piuttosto sarebbe morto, ed avrebbe portato qualcuno di loro con sé!

Si raddrizzò, impugnò saldamente la lancia e si preparò ad affrontarli.

Alle sue spalle altri rumori gli fecero capire che il secondo manipolo di guardie era arrivato, ma lui nemmeno si girò a guardarli.

Un piano cominciava a prendere forma nella sua mente.

Indietreggiò da quelli che aveva di fronte tenendo gli occhi fissi su di loro, ma con gli altri sensi teneva sotto controllo quelli dietro di lui.

Anche loro si avvicinavano.

Sapeva di avere un istante, uno solo...

Alzò la lancia, ma invece di attaccare di fronte si voltò, piantò la lama a terra e saltò oltre il secondo gruppo di guardie.

Era stato così rapido ed inaspettato che loro ci misero pochi secondi di troppo a capire cosa era successo, ma lui li stava già attaccando alle spalle.

Erano bufali, troppo difficile spezzarre le loro ossa con un colpo di lancia e la sua forza, ma poteva lacerare muscoli e tendini ed impedire loro di colpirlo.

Adesso che aveva le spalle libere poteva concentrarsi completamente sullo scontro, ed in poco tempo i tre più vicini erano a terra feriti gravemente, mentre gli altri avevano difficoltà a muoversi nel corridoio a causa della loro stazza e dell'intralcio dei compagni caduti.

Era stato più facile del previsto alla fine, e Shen si concesse un solo attimo di respiro prima di pensare a cosa fare.

Avrebbe potuto tentare di attraversare di nuovo gli arcieri e tentare un altro corridoio.

Le gambe cominciavano a tremargli ed il respiro ad essere troppo accelerato, ma che scelta aveva?

Di certo non aspettare che le guardie rimanenti riuscissero a scavalcare i feriti!

Aveva già escluso due corridoi, quello in cui si trovava e quello da cui era uscito, che si trovava a sinistra.

La soluzione meno pericolosa sarebbe stata provare il corridoio di destra, per esporsi il meno possibile agli arcieri.

Prese un paio di respiri profondi, cercando di forzare più ossigeno possibile nei polmoni per lo sforzo che lo attendeva, e poi scattò di nuovo di corsa.

“Deve essere quello giusto, deve essere quello giusto!”

-Fermo, Shen!-

In meno di mezzo secondo il pavone aveva snocciolato tutte le peggiori imprecazioni che conosceva, perché, insomma, l'universo doveva davvero avercela con lui!

Il bue ed il panda erano schierati al centro dell'arena.

Con un'occhiata veloce verso l'alto Shen colse gli arcieri sulla balaustra con le frecce spianate su di lui, ed il resto della banda del panda, compreso il maestro ratto gigante, affacciati a guardare giù.

-Ma bene!- esclamò guardandoli con il più profondo odio -Un comitato di accoglienza, quale onore!-

Il bue non fu minimamente toccato dal suo sarcasmo ed impugnò l'ascia a due mani, pronto a combattere.

-Arrenditi! Non puoi scappare-

-Lo vedremo!-

Scartò di lato, verso il corridoio, ma una freccia piantata davanti a lui gli sbarrò il passo.

-Non tirate!- Ordinò il bue -Lui è mio- aggiunse a voce bassissima.

Shen si voltò di nuovo verso di loro e scoppiò a ridere.

Ora che sapeva esattamente qual'era il punto debole del bue le cose sì che cominciavano a farsi interessanti!

-Vuoi uccidermi? E tu, panda, sei venuto qui per finire il lavoro?-

-Lavoro? Quale lavoro?-

-Tsk! La tua stupidità è davvero impressionante! Davvero, ti terrei in vita solo per vedere a quale livello puoi arrivare-

-Questo non sembra un complimento-

-Ecco, appunto-

-Risparmia il fiato, Guerriero Dragone- intervenne Bue -Conserva la tua comprensione per qualcuno che la meriti davvero-

Shen sghignazzò compiaciuto.

-Ti brucia ancora tanto, non è vero, non aver fatto niente per salvare il tuo maestro?-

Non ci volle altro perché Mestro Bue partisse alla carica contro di lui, e Shen era prontissimo.

Fece perno sulla lancia e saltò più in alto di quanto avesse mai fatto, con il bisturi già pronto nell'ala per essere scagliato.

Il muggito del bue gli diede la conferma che il lancio era perfettamente riuscito, e così Shen fece in modo da atterrare su di lui e di sfregiargli il muso con le zampe prima di schizzare fuori portata.

Stette per un attimo a godersi la vista del suo nemico sanguinante, con due tagli che andavano dall'orecchio a sotto la mascella, e che si strappava la lama dalla spalla con una smorfia di dolore, poi decise di finirlo.

Sarebbe stato molto meglio eliminare un altro membro del consiglio dei maestri.

Prima di perdere il suo vantaggio sollevò di nuovo la lancia per colpire, stavolta un punto vitale, ma al momento di scattare verso di lui qualcosa trattenne la sua arma.

-Cos...? Panda! Lasciala immediatamente!-

-No, Shen. Non ti lascerò uccidere nessuno-

-Allora sarai tu a morire!-

Tutto l'odio verso il panda, che fino a quel momento era stato tenuto a bada dal tormentare Bue, esplose di nuovo più violento che mai.

Shen attaccò con gli artigli, che anche se non erano potenziati dai suoi speroni erano affilati e dolorosi, e graffiò il panda tanto a fondo sulle braccia da fargli lasciare la presa sulla lancia.

Dannazione! La lancia non era pesante, ma non aveva neanche lontanamente la leggerezza del suo guan dao, e non era l'arma ideale per lui.

Nondimeno, attaccò con quella, pronto ad usare l'altra lama che avava nascosta nella veste.

-Shen, perché non mi vuoi ascoltare? Ti ho già detto che...-

-Taci, stupido panda!-

Stava attaccando con tutta la sua abilità, ma lo stesso non riusciva a mettere a segno nemmeno un colpo.

Shen maledisse mentalmente la lancia!

Era scomoda da maneggiare e lo stava stancando molto più che il suo guan dao, leggero come l'aria.

-Non deve andare per forza così!- insisteva il panda -Non...-

-TACI HO DETTO!!!- esplose Shen.

Non voleva sentire nulla da quello stupido orso!

Continuò ad attaccarlo in ogni modo, ma quello riusciva a schivare sempre.

Maledetto, come diamine faceva ad essere così grasso, flaccido, ingombrante eppure così agile?!

-Io posso aiutarti, Shen!-

-Aiutarmi? AIUTARMI?! L'unico modo in cui puoi aiutarmi è stare fermo e farti ammazzare!-

-No, io avevo in mente...-

-Devi sparire dalla faccia della terra, come i tuoi simili prima di te!-

Solo in quel momento qualcosa di simile allo sgomento passò sul muso del panda, ma Shen non ebbe il tempo di compiacersene perché qualcosa lo aveva agguantato in una morsa, sollevandolo da terra e schiacciandogli il torace.

Era il bue, che lo stava trattenendo con molta più forza di quanto fosse necessaria, tanto che Shen sentiva le costole comprimersi.

La lancia sfuggì alla su apresa e cadde sul pavimento in terra battuta con un rumore attutito.

-Se non fosse per lui tu saresti morto. Fossi in te mostrerei un minimo di rispetto- disse il bue.

-Di che diamine stai parlando?!- strillò mentre si dimenava nella sua presa.

-Ti ha tirato via da sotto il cannone, e poi ha impedito che annegassi. Datti una calmata quando parli con lui-

-Maestro Bue, va tutto bene. Potete lasciarlo?-

-Cosa? Ma...?-

-Per favore?- insistette il panda.

Shen sentì la pressione attorno al torace rilasciarsi di colpo, e servì tutta la sua abilità per non cadere a terra a peso morto.

Tutti quegli scontri stavano cominciando a pesargli, e lui si sentiva la testa ovattata, il corpo pesante, ed era tornato ad avere senso di nausea.

Ma quello che il Bue gli aveva appena detto trascendeva qualsiasi malessere fisico.

Senza nemmeno raccogliere la lancia da terra puntò il panda e gli si avvicinò lentamente.

-Ah, dunque è così? Tu mi hai salvato?-

Peccato che nemmeno il panda fosse così stupido da non cogliere il veleno ed il disgusto che trasudavano dal suo atteggiamento e dalle sue parole.

-Ehm... sì?- chiese esitante.

E Shen lo attaccò con tutta la rabbia di cui era capace.

-Tu sei incredibilmente stupido, panda! Non avresti dovuto salvarmi in nessun modo!-

Il panda schivava ogni suo attacco come aveva schivato prima la lancia.
-Perché no? Certo che dovevo!-
-No, non dovevi!-
-Sì!-

-No!-
Per puro caso Shen girò su sé stesso ed il panda finì per inciampare nella sua coda e rotolare a terra.
-Non dovevi- sibilò Shen.

Avrebbe voluto attaccarlo e finirlo, ma il suo corpo era troppo provato dalla fatica e lui era costretto ad ansimare con le ali abbandonate lungo il corpo e le ginocchia che tremavano.
-Dovevo- Po si alzò lentamente, guardandolo negli occhi con tanta determinazione che Shen sentì le piume del collo arruffarsi.
-Io sono il Guerriero Dragone, ed è mio dovere aiutare chiunque ne abbia bisogno-
-Io non volevo il tuo aiuto!-
Scattò di nuovo all'attacco, ma a quanto pare stava chiedendo davvero troppo al suo corpo, perché non appena tentò di saltare i muscoli non risposero al comando ed una vertigine violenta come non mai gli fece perdere i sensi.

***

Bue Infuriato era prontissimo a saltare di nuovo in mezzo al combattimento ed a darle di santa ragione a quel borioso, arrogante, detestabile pennuto nonostante la spalla ferita, ma un'occhiata verso l'alto gli fece cogliere un movimento di Maestro Shifu che faceva cenno di no con la testa.

Lui strinse la mascella per la rabbia ma annuì.

In effetti il panda non se la stava cavando male, ed anche quando cadde a terra, Shen era troppo provato per essere un serio pericolo per chiunque.

Quel che Bue non si sarebbe mai aspettato era che il pavone, pur nelle sue pessime condizioni, tentasse di attaccare di nuovo.

Nessuno sano di mente lo avrebbe fatto, ma probabilmente Shen non era sano di mente e sembrava avere un demone che aveva preso possesso del suo corpo.

Quando finalmente lo vide stramazzare a terra, vittima della sua stessa testardaggine, Maestro Bue si concesse un sorriso soddisfatto.

Quando notò il panda che si avvicinava al corpo inerte del pavone urlò un “fermo!” che bloccò il panda come un bambino che stava rubando i ravioli appena cotti.

-Guardie!- comandò, e non appena gli arcieri si affacciarono di nuovo ebbe una forte tentazione di ordinare loro di tirare.

Aveva già il braccio in alto quando si ricordò di tutto quello che il kung fu aveva insegnato sul non infierire inutilmente sugli avversari.

-Corde!- ordinò, ed in meno di un minuto altre guardie erano accorse con dei rotoli di corda ed avevano legato di nuovo il pavone.

Il fatto che il panda osservasse la scena con gli occhi sgranati come se ne stesse soffrendo lo infastidì non poco.

Per non correre alcun rischio, parlò al bufalo più vicino all'orecchio per comunicare in quale corridoio ed in quale cella portare Shen, ed ordinò loro di fare deviazioni nei corridoi interni per fargli perdere il senso dell'orientamento nel caso si fosse svegliato.

Non avrebbe rischiato di metterlo nella stessa cella di prima, perché quel maledetto uccello sarebbe stato capace di costruirsi una mappa mentale e di evadere!

Rimase ad osservare con le sopracciglia aggrottate il manipolo che si allontanava e spariva inghiottito di nuovo dalla prigione.

Aveva promesso alla divinatrice che non avrebbe ucciso Shen se non fosse stato assolutamente necessario, e purtroppo non lo era.

Non ancora.

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Cantuccio dell'Autore

Bentornati!

Per prima cosa chiedo scusa per questa interlinea eccessiva che accompagna gli a capo del testo.

Non riesco a capire come toglierla, e d'altra parte la scelta è tra tenermi l'interlinea strana ma mantenere font ed impaginazione dignitosi, oppure avere un testo omogeneo ma con un collage di font ed interlinee diverse.

Penso che tenere il testo così sia il male minore.

Vi lascio qualche precisazione di fine capitolo per chi ha voglia di leggerle.

-”Emperor's new clothes” https://www.youtube.com/watch?v=UEWbryLra_A vi ho trovato la versione con testo. Se qualcuno ci sa fare con il videomaking sarebbe bello vedere l'intera canzone con le clip del film.

-Maestro Bue. Ecco, parliamone un attimo. Nel film è un personaggio secondario, in questa storia invece sarà molto presente. Mi serve per creare il conflitto. Una storia senza conflitto sarebbe una noia mortale! Mi serve Maestro Bue Infuriato per incarnare tutti quei sentimenti che è giusto e legittimo provare per Lord Shen. Sì, lo so, Shen è un personaggio che mi piace oltre ogni umana descrizione, ma mi piace proprio perché è un villain. È un cattivo. È un personaggio costruito benissimo, bellissimo, ma come persona, ad incontrarlo nella vita reale, è una carogna che ha fatto cose orribili! Ed è giusto che qualcuno lo ricordi bene all'interno della storia. E dunque, grazie di esistere, Maestro Bue.

-Gli animali presenti all'interno del film. Parliamo un attimo di Maestro Rhino e di Maestro Croc. All'inizio mi aveva fatto storcere il naso trovare due animali che io consideravo prettamente africani nella Cina medievale. Poi però ho pensato che i rinoceronti si trovavano anche in India (adesso sono una specie classificata come “vulnerabile” nella scala del rischio di estinzione... grazie, bracconaggio!) e quindi nel mio headcanon Maestro Rhino è di origini indiane.

Per quanto riguarda invece Croc, mi dispiace, lui è un alligatore, non un coccodrillo. Ma almeno è una specie endemica della Cina, detta appunto Alligator sinensis. Attualmente è minacciato allo stadio “critico” a causa della riduzione del suo habitat e dell'inquinamento.

Bene, ho finito, vi auguro una buona settimana e ci risentiamo la settimana prossima.



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Capitolo 3
*** Dall'orgoglio ***


E finalmente torno a pubblicare!

Dopo una pausa molto più lunga di quello che avevo pensato posso riprendere il lavoro!

Ringrazio tutte le persone che hanno avuto fiducia nella storia: l'ho visto il contatore delle visite che saliva... grazie a tutti!

Ciò che sorge

***

Dall'orgoglio

***

Light has gone
I'll never see the sun again
My days will be as dark as my nights
A question burning in my mind
What is left to do for the observer when he's blind?

(My legacy – Serenity)



-Io ve lo avevo detto che avreste dovuto prepararvi a chiedere scusa a chiunque aveste mandato laggiù. Mi dispiace molto che qualcuno si sia fatto male-

Maestro Bue dovette inghiottire il rimprovero della Divinatrice senza ribattere.

Lei aveva avuto ragione, lui torto, e lei non glielo stava nemmeno facendo pesare troppo.

-Avevate ragione voi- sospirò -Ha ancora bisogno di un medico per le ferite vecchie e per quelle che si è procurato oggi. Volete vederlo?-

-Fatemi accompagnare da lui-

***

La Divinatrice era stata altre volte all'interno della prigione della città.

Se chiudeva gli occhi poteva sentire perfettamente l'ordine secondo cui erano disposti gli otto corridoi principali ed i blocchi più piccoli all'interno dei segmenti.

Era una perfetta riproduzione dello schema dell'i'ching, e lei riusciva ad orientarsi solo perché aveva abilità che non erano alla portata di tutti.

Sapeva che persino guardie che avevano lavorato lì per anni, se perdevano il conto delle svolte non riuscivano più a capire quale fosse il corridoio giusto per uscire, ed allora dovevano procedere a tentoni o chiedere agli arcieri nell'arena centrale.

Un sistema geniale, a prova di evasione.

La guardia che la scortava era un'antilope taciturna, fredda e concentrata sul proprio dovere.

Era lui che portava il secchio con l'acqua calda e la pila di panni puliti con cui pulire le ferite.

La divinatrice seppe di essere vicina alla cella giusta già dalla prima svolta del corridoio: quella rabbia che avvertiva poteva provenire solo da una persona.

La preoccupazioe le fece affrettare il passo e superare la sua guida.

Arrivata davanti alla cella credeva di sapere già cosa aspettarsi, ed invece la vista di Shen, incatenato, ferito, debole e pieno di veleno, la scosse nel profondo.

Dare un'immagine concreta a quello che aveva solo percepito era straziante.

Shen era incatenato al muro con una catena corta che a malapena gli consentiva di arrivare alla branda dove era appollaiato; il collo era piegato in una posizione innaturale perché i lacci che gli strigevano le ali gli impedivano di far riposare la testa sotto l'ala come sarebbe stato suo istinto fare.

Lei non aveva detto nulla, ma al minimo rumore fuori dalla cella Shen aveva sollevato di scatto la testa, mostrando i suoi occhi rossi brucianti di rabbia ed il bavaglio di cuoio che gli serrava il becco.

Quello non avrebbero dovuto farlo.

Anche una persona con un temperamento meno irascible del pavone non avrebbe tollerato di essere trattata in quel modo.

Il principe esiliato la guardava con odio.

Probabilmente in quel momento odiava il mondo intero.

La Divinatrice si rivolse alla guardia.

-Per favore, portate dentro queste cose e poi lasciateci soli-

La guardia aprì la porta della cella ed antrò, ma Shen lo ignorò, tenendo fissi gli occhi e tutta la sua rabbia sulla Divinatrice.

Non lo degnò di attenzione nemmeno quando uscì dalla cella e fece entrare lei, per poi sparire nel corridoio illuminato di arancione dalle lampade.

Lei per prima cosa, una volta dentro, prese dalla sua bisaccia un coltello.

Il pavone la guardava sospettoso adesso, e quando lei fece per avvicinarsi lui scostò il collo con uno scatto.

-Shen? Pensi davvero che potrei farti del male?-

Lui la guardò con gli occhi ancora più stretti. Non si fidava di lei, e questo la preoccupava.

Che Shen non l'avesse in simpatia era ovvio e forse anche comprensibile, ma che temesse che lei volesse fargli del male era molto più grave.

Era l'esatta misura di quanto la sua fiducia nel mondo fosse compromessa.

-Non voglio ferirti. Voglio toglierti il bavaglio. Posso?

Lui continuava a fissarla con il collo teso e gli occhi carichi di odio.

Stavolta, quando lei si avvicinò di nuovo, non si scostò, ma si poteva percepire tutta la tensione del suo corpo pronto a scattare.

Arrivata alle sue spalle la Divinatrice si accorse che non c'erano nodi, ma un anello metallico dentro cui passava una piccola asta anch'essa di metallo e che faceva da chiusura.

Mise via il coltello e solo allora Shen smise di tremare per la tensione.

La Divinatrice fece scivolare la barra fuori dall'anello ed il bavaglio cadde a terra con un tonfo sordo.

Non appena il pavone ebbe di nuovo il becco libero esplose subito contro di lei.

-Che cosa vuoi ancora? Non ha già fatto abbastanza danno?-

-Sono qui per curarti-

-Non voglio le tue cure-

-Shen, se non farai qualcosa quelle ferite finiranno per infettarsi. Sicuramente lo sai già da te-

Quando lei allungò una zampa con l'intenzione di allentare le corde lui si allontanò.

Saltò giù dalla branda, con il rumore metallico della catena che lo seguiva, e si schiacciò contro il muro.

-Non mi interessa! Anche se dovessi morire, non azzardarti a toccarmi!-

-Shen, per favore...-

Non le era sfuggita la smorfia di dolore che aveva percorso il suo viso con tutti quei movimenti.

Tentò di nuovo, ma lui stavolta invece di ritrarsi raddrizzò la schiena.

-Ti odio!-

Fu come se l'avesse colpita. Lei non aveva mai avuto intenzione di fargli del male, anzi aveva fatto di tutto per riportarlo alla ragione ed impedire che si distrugesse.

Non era bastato.

Shen era più spezzato che mai.

-Puoi odiarmi o no, non è importante. Adesso taglierò le corde. Sarai libero di muoverti-

-Ahahah! Libero di muovermi!-

In un secondo il coltello era di nuovo nelle sue mani.

La Divinatrice non era stupida, aveva colto benissimo il suo sguardo ed il pensiero di impossessarsi del coltello come se Shen lo avesse urlato, per questo fece scattare solo il nodo più in superficie e poi fece sparire immediatamente la lama di nuovo nella bisaccia e fuori dalla sua portata.

Non le sfuggì nemmeno il suo sguardo deluso ed astioso quando si rese conto che ancora non poteva muovere completamente le ali.

Senza una parola, lei gli tolse di dosso i giri di corda, ed immediatamente il pavone provò a muovere le ali anchilosate.

Non riusciva a coordinare i movimenti, e finì per sbatterle un paio di volte a vuoto, senza riuscire né a sollevarle né a chiuderle come avrebbe voluto.

Nonostante il comportamento del pavone la Divinatrice non poteva fare a meno di essere dispiaciuta per lui.

-Shen...-

-Non una parola-

La divinatrice sospirò.

In quelle condizioni non poteva fare altro che accettare la sua volontà.

Era già abbastanza per l'orgoglio di Shen essere stato incarcerato, non voleva aggiungere motivi per odiare il mondo.

Sperando che avesse dimenticato il rifiuto iniziale, provò a riportare l'argomento sulle cure.

-Ho portato un unguento che...-

-No-

-Ti ho già detto che devi...-

-Ed io ti ho già detto di no-

Qualsiasi moto di empatia potesse aver avuto verso di lui era messo a dura prova.

-Smettila di comportarti come un pulcino capriccioso!-

Tentò di afferrarlo da un'ala ma lui fu più veloce e le bloccò la zampa a mezz'aria.

Sull'ala si vedevano tagli vecchi e nuovi ed il piumaggio bianco era macchiato di polvere e sangue, ma la sua presa era salda.

La divinatrice comprese di avere sbagliato.

Shen era un adulto ormai, e lei lo dimenticava troppo facilmente.

-Non. Osare. Toccarmi- sibilò lui in avvertimento, e solo dopo le lasciò andare lentamente la zampa.

Doveva pensare a qualcosa, ed in fretta!

Qualcosa di meglio che costringerlo con la forza.

Nelle condizioni in cui era il pavone chiunque avrebbe potuto sopraffarlo facilmente, ma anche se era per il suo bene lui lo avrebbe vissuto come l'ennesima violenza.

La Divinatrice andò alla borsa e prese il vasetto di terracotta.

Anche senza ricorrere alle arti divinatorie, sapeva che molto probabilmente non lo avrebbe mai più rivisto perchè Shen avrebbe fatto qualcosa di terribilmente stupido come spaccarlo contro il muro.

-Te lo lascio. Fanne buon uso-

Lo posò sulla branda, alla portata del pavone, e poi uscì dalla cella.

La guardia apparve come dal nulla per chiudere a chiave.

-Hai dimenticato di rimettermi le corde ed il bavaglio- la provocò deliberatamente Shen.

-Credo che tu abbia già abbastanza nodi addosso anche senza aggiungere quelli di canapa- replicò lei, e si allontanò dalle sbarre.

La Divinatrice sapeva, semplicemente sapeva che non aveva ancora finito, ma allo stesso tempo sapeva che non doveva tornare in cella in quel preciso momento.

Come sempre dette retta al suo istinto e rimase immobile al centro del corridio ad una certa distanza.

Sentì la guardia alle sue spalle fermarsi, ma non le chiese nulla.

-Io devo aspettare. Dovrò tornare dentro la cella, ma non so quando. Preferite aspettare con me o tornare quando vi chiamerò?-

-Aspetterò qui-

Le indicò uno sgabello accanto alla porta di un'altra cella.

La divinatrice si trovò a sorridere. Per quanto silenzioso, quel ragazzo aveva dimostrato buon cuore.

-Grazie, giovanotto-

***

Shen guardava il vasetto che gli aveva lasciato la Divinatrice con puro odio.

Da un lato non voleva avere nulla a che fare con loro, dall'altro sapeva bene cosa comportavano la setticemia e la cancrena.

Se pensava di usare l'unhuento il suo orgoglio si rivoltava, se pensava di gettarlo e lasciare che le ferite facessero il loro corso il suo stomaco si contorceva per il disgusto.

Alla fine optò per un compromesso: iniziò a lavare le ferite con l'acqua calda ed i panni.

Si spogliò lentamente per non fare strofinare troppo la stoffa sui tagli, ma lasciò la cintura allacciata inn modo da non essere completamente nudo.

Gli sembrava strano muoversi, ed odiava il fatto che le ali ancora gli formicolassero per essere state strette a lungo, ma almeno nessuno poteva vederlo.

Per trovare le ferite doveva solo seguire la sensazione del dolore in tutti i punti del suo corpo.

Quando provò ad appoggiare lo straccio su uno dei tagli sull'ala il bruciore gli tolse il fiato.

Dovette costringersi a non gridare, e per tutto il processo si concesse solo pochi lamenti che per fortuna nessuno poteva udire.

Taglio dopo taglio, ferita dopo ferita, tolse lo sporco e la polvere con l'acqua e parti sempre pulite di stoffa.

Per quelle sulla schiena dovette strofinare alla cieca e sperare che bastasse.

Una volta finito tremava per la fatica, il dolore e la debolezza, ma non poteva negare di sentirsi meglio.

E adesso la parte difficile: l'unguento.

Shen decise di usarlo.

Alla fine, se avevano deciso di curarlo potevano biasimare solo la loro stessa stupidità quando lui si fosse rimesso in forze e li avesse uccisi tutti.

Appena aperto il barattolo ne uscì un odore pungente.

Shen lo ricordava bene, così come ricordava quanto faceva maledettamente male!

Scacciò il pensiero, cercando di convincersi che all'epoca era solo un pulcino e che sicuramente la sua percezione del dolore era più bassa, che adesso che era un adulto avrebbe potuto benissimo sopportarlo.

Ne prese un po' sulla punta delle ali e provò ad appoggiarlo su uno dei tagli sull'ala sinistra.

Subito il dolore lo passò da parte a parte come un dardo infuocato, e lo fece gridare e contorcere.

Era intollerabile! Shen avrebbe potuto amputarsi l'ala piuttosto che avere quel fuoco che lo bruciava!

Non poteva sopportarlo, non poteva!

Serrò gli occhi e strinse l'ala in un gesto inutile, ma niente riusciva a farlo passare davvero. Doveva resistere, doveva solo resistere... sapeva che non avrebbe potuto continuare a bruciare in eterno!

Poco alla volta, con una lentezza intollerabile, la sensazione di essere trapassato da un ferro rovente si allentò, ed a lui rimase solo il respiro ansimante ed una sensazione di pulsazione dolorosa in tutto l'arto.

L'aveva applicato solo in un punto, per quanto fosse un taglio piuttosto lungo, ed il pensiero di dover ripetere il procedimento con tutto il resto del corpo lo atterriva.

Tuttavia non poteva farne a meno per non morire, né avrebbe mai permesso all'orrenda capra di fargli da infermiera.

Prese un respiro profondo, raddrizzò la schiena e prese ancora un po' di unguento.

Se avesse fatto abbastanza in fretta avrebbe potuto coprire molte ferite in un colpo solo.

Con un gesto veloce coprì almeno tre o quattro tagli, e non ebbe nemmeno il tempo di pentirsene perché una scarica di puro dolore gli scoppiò nel cervello e lo fece crollare a terra urlante.

Era... era davvero troppo!

Non si accorse dei passi che si avvicinavano di corsa alla sua cella prima di cadere privo di sensi.

***

Quando si risvegliò era tutto finito.

Aveva dolore dappertutto, ma un dolore sopportabile, non la sensazione di essere scorticato vivo.

Era disteso sulla branda, con le ferite fasciate ed una veste nuova e pulita addosso.

L'odio per la loro condiscendenza gli andò alla testa ancora più veloce del dolore della medicina.

Come avevano osato prendersi i suoi vestiti senza chiedere il permesso?! Cosa diavolo faceva sentire quella maledetta capra in diritto di decidere cosa fosse meglio per lui?

Perché non riuscivano a capire che lui non voleva niente da loro?!

Si sarebbe strappato la veste di dosso se l'alternativa non fosse stata stare nudo.

Inoltre c'era la questione dei suoi speroni e delle poche lame da lancio che gli erano rimaste addosso. Non li aveva alle zampe quando si era svegliato in cella, ma chi glieli aveva tolti? E cosa ne avevano fatto?!

Il pensiero delle sue preziose creazioni distrutte gli faceva venire ancora più voglia di strappare la pelle di dosso ad ognuno di loro, lentamente, dolorosamente, come loro avevano strappato via tutto il suo lavoro.

Il pensiero andò al suo guan dao, l'arma unica al mondo che aveva creato apposta per sé.

Se quello che gli avevano detto era vero, il suo dao era ormai in fondo al mare dopo il naufragio della nave ammiraglia.

Lo aveva perso per sempre, certo, ma il pensiero che non fosse caduto in mano a quegli orridi esseri era in un certo senso consolante.

Sollevò di poco la testa e vide accanto a sé una brocca, presumibilmente con l'acqua, dei panini al vapore ed una ciotola di zuppa.

Il disgusto lo fece voltare dall'altro lato.

Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto mangiare, se voleva recuperare le forze e scappare da quella maledetta cella, ma non era ancora così disperato.

Inoltre sapeva che la capra aveva approfittato della sua incoscienza per disinfettare tutte le ferite, bendarle e rivestirlo... l'umiliazione avrebbe potuto farlo vomitare! Altro che cibo!

Per un attimo pensò di lasciarsi andare, di smettere di mangiare o di togliersi la vita in qualche altro modo per non dare a nessuno la soddisfazione di saperlo rinchiuso in cella.

Sarebbe stato bello dimostrare che lui non era una pedina nelle loro mani, e che poteva scegliere il suo destino in qualsiasi momento.

C'era però qualche questione in sospeso: la prima erano i suoi nemici.

Da vivo avrebbe avuto la possibilità di farla pagare molto cara a quello schifoso orso nero e bianco, e come lui al bue che lo aveva imprigionato.

L'idea di liberarsi e di strappare loro le viscere lentamente, dolorosamente, per vedere la disperazione nei loro occhi e fargli supplicare di essere uccisi pur di porre fine alla sofferenza era oltremodo allettante, troppo per rinunciare alla possibilità togliendosi la vita.

E d'altra parte, essere prigioniero, condividere il rancio dei criminali, trattato senza nessun riguardo per il suo rango e la sua autorità... era intollerabile!

Aveva già masticato l'amarezza dell'umiliazione quando era stato bandito ed aveva dovuto rifugiarsi sulle montagne in accampamenti di fortuna, e da allora aveva giurato a sé stesso che mai più si sarebbe abbassato al di sotto di quello che gli spettava.

Decise che avrebbe provato a sopportare, per amore della fiamma di vendetta che sentiva bruciare dentro.

Sì, avrebbe sopportato, e quando sarebbe stato il momento avrebbe sputato su di loro tutto il dolore e l'umiliazione che gli stavano facendo provare.

Il dolore gli stava annebbiando la mente e lo faceva lamentare con un suono basso e continuo ad ogni respiro.

Il sottile rettangolo orizzontale della sua cella era molto, molto scuro, dunque doveva essere notte.

Da qualche parte sopra di lui gli sembrò di sentire il suono lontano di un tuono, poi la luce abbagliante di un fulmine attraverso la sottile finestra gli diede la conferma: fuori dalla prigione, nel mondo esterno, aveva iniziato a piovere.

***

Po era seduto a terra sotto il portico della casa in cui erano ospiti lui, Shifu ed i cinque cicloni.

C'erano delle panchine nel giardino e sotto la tettoia, ma sfortunatamente nessuna era a misura di un panda ben nutrito, e dunque lui aveva dovuto optare per il pavimento in legno del portico.

Le nuvole dense che si erano ammassate sulla città stavano finalmente scaricando una gran quantità di pioggia.

Se quel temporale fosse avvenuto sulla città solo pochi giorni prima sarebbe andato tutto diversamente: Shen non sarebbe potuto partire con pioggia e forti raffiche di vento, e forse anche l'uso della polvere da sparo ne avrebbe risentito, ed allora forse...

-Sei pensieroso, panda-

-Ah! Maestro Shifu! Complimenti per l'abilità, ma è proprio necessario apparire così?-

-La forza dell'abitudine, panda. E d'altra parte tu eri così immerso nella tua mente che dubito ti saresti accorto di me-

Po sospirò.

-Avete ragione maestro- “Come sempre” aggiunse a mezza voce.

-Ti ho sentito. Piuttosto, non hai risposto alla mia domanda. Come mai sei così pensieroso?-

Po non sapeva bene cosa rispondere. Erano troppe cose da elaborare per un solo panda!

-Pensavo a quello che è successo oggi. Insomma, io credevo che salvare Shen fosse la cosa giusta da fare, non credevo che mi avrebbe odiato ancora di più! E soprattutto non volevo che ferisse nessuno, tantomeno Maestro Bue Infuriato. O il medico. O la guardia, o le altre guardie, o...-

-Po-

-Sì?-

-Credevi che, dato che tu gli hai salvato la vita, lui ti fosse riconoscente?-

-Be'... sì?-

Dal modo in cui Maestro Shifu scuoteva la testa Po temette che fosse davvero deluso da lui.

-Mi dispiace, Maestro... ho sbagliato?-

Shifu riportò su di lui uno sguardo concentrato ed indagatorio, che ovviamente il panda non riuscì a sostenere.

-Non so dirtelo, Po. Dipende. Perché lo hai fatto?-

A disagio, Po raccontò come si fosse accorto che il cannone stava crollando dritto su Shen e che lui non si muoveva, anzi sembrava avere gli occhi chiusi.

-Non so se fosse troppo spaventato o cosa, ma non potevo lasciarlo lì. Certo, non pensavo che peggiorasse- lasciò andare un altro grosso sospiro ed allargò le braccia -Forse ha ragione Shen. Forse sono solo uno stupido-

Non si aspettava di sentire il maestro che lo toccava leggermente per attirare la sua attenzione.

Shifu non lo guardava mentre parlava, guardava dritto davanti a sé a cose che solo lui poteva vedere.

-Po, ascoltami. Quando ho chiesto all'Universo di mandare nella valle della Pace il Guerriero Dragone mi aspettavo qualcuno forte, serio, esperto di kung fu. Mi aspettavo un degno avversario per Tai Lung. Ma l'universo non ha mandato quello che volevo, ha mandato quello di cui avevo bisogno. Io volevo qualcuno più forte di Tai Lung perché pensavo di contrastare la violenza con altra violenza, perché lo distruggesse come io non avevo la forza di fare. Ed invece l'universo ha mandato una creatura dal cuore grande e dall'animo gentile. Qualcuno che curasse invece di schiacciare. Po. Non importa che tu non sia bravo nel kung fu come gli altri, sarai sempre più forte, solo, di una forza diversa. E quello che stai cercando di fare con Shen, forse non porterà a nulla, ma è una buona cosa. Se lui non sa apprezzarlo è lui ad essere in difetto, non certo tu-

-Dunque... dunque non sto sbagliando?-

-A mostrare compassione? No-

Per una volta Shifu non si scansò dall'abbraccio del panda. Sapeva che Po ne aveva bisogno, e sebbene lui non fosse troppo a suo agio con quel tipo di manifestazioni di affetto non lo avrebbe negato a chi ne aveva bisogno.

-Grazie, Maestro. oh... ehm... scusate-

Lo rimise a terra e tentò di non fissarlo mentre Shifu si ridava il suo solito contegno.

-Tuttavia devo avvisarti. Lord Shen è pericoloso, ti odia e non vuole essere aiutato. Tienilo sempre a mente-

-Lo farò, Maestro-

-Vuol dire che non devi farti coinvolgere troppo da lui-

-Io... io ci proverò-

***

Il mattino dopo il panda, il maestro, i Cinque Cicloni e la Divinarice erano riuniti nella sala più grande della casa occupata da chi restava del Consiglio dei Maestri che amministrava la città: Maestro Croc e Maestro Bue, che in quel momento era più infuriato che mai.

La benda che gli copriva la ferita alla spalla spiccava bianca sul suo corpo grigio scuro, e Po non aveva il coraggio di incrociare il suo sguardo.

-Vi ho fatti chiamare tutti per discutere il problema di Shen. In una sola giornata e nonostante fosse ferito si è dimostrato un pericolo più che mai per chiunque abbia tentato di avvicinarglisi. In più c'è la questione della sua condanna. Lui è stato bandito da questa citta per crimini orribili, e quando è tornato è stato per portare ancora più morte e distruzione. È un pericolo, non posso tollerarlo in alcun modo, nemmeno da prigioniero-

Li guardò tutti, uno per uno.

-Ho intenzione di chiedere la condanna a morte-

Per un attimo il tempo si fermò nella stanza. Mettere a morte qualcuno era una decisione estrema, che anche nel caso di Lord Shen faceva emergere un intimo rifiuto.

-Non potete!-

Esclamarono allo stesso tempo Po e la Divinatrice.

Ed il bue non sapeva a chi rivolgersi prima.

Fu Croc a parlare per lui.

-Rispettabile Divinatrice, sappiamo quanto siete affezionata a Shen, ma avete visto anche voi di cosa è capace. E quanto a te, Guerriero Dragone, c'è una cosa che devi sapere. Tu sei nato entro i confini della citta di Gong Men, e per nascita puoi far valere i diritti concessi dalle sue leggi. Ebbene, le leggi di questa città permettono alle persone offese di avere voce in capitolo sulla punizione di chi ha arrecato l'offesa. Tu puoi chiedere la condanna a morte per Shen, per quello che ha fatto al villaggio in cui sei nato ed alla tua gente-

Po sgranò gli occhi inorridito.

-No! No, no, no! Non voglio che sia ucciso!-

-Perché non capisci?!- si arrabbiò Bue -Con il tuo parere a favore potremmo liberarci di quell'abominio una volta per tutte! Potremmo evitare che altre persone debbano soffrire a causa sua! Vorrei proprio sapere come fai ad essere contrario, ora che sai quello che ha fatto alla tua gente e quanto ti odia nonostante tu gli abbia salvato la vita-

Ok, Po lo sapeva che Maestro Bue Infurriato aveva quel nome per un motivo, ma davvero... vederlo infuriato contro di lui lo intimidiva non poco!

La Divinatrice toccò leggermente Po con il suo bastone per spingerlo avanti.

-Ehi, ehi, ehi... oh, e va bene!- si vergognava da matti ad essere messo così al centro dell'attenzione, ma non aveva molta scelta. Fece un bel respiro prima di rivolgersi a loro.

-Maestro Bue, Maestro Croc, mi dispiace per i problemi che Shen ha provocato oggi. Io... io credo che lui stia soffrendo più di quanto noi possiamo immaginare e... e voglio provare ad aiutarlo. Non chiederò mai la condanna a morte-

Non c'era altro da dire, o comunque Po non sapeva come spiegarlo. Per lui era tutto lì.

-Vuoi provare ad aiutarlo?- gli chiese Bue -E quando esattamente? Prima o dopo che ti avrà sventrato?-

-Ah... ehm... io...-

-Rassegnati! Shen porta solo disgrazia. I suoi genitori gli hanno risparmiato la vita convertendo la pena capitale in bando, e sono morti per il dolore. Maestro Rhino Tonante avrebbe potuto ucciderlo con un solo colpo, ed invece lo ha solo avvertito, e sai bene che fine ha fatto. Tu lo hai salvato dall'esplosione e dall'annegare, e lui non ci avrebbe pensato due volte ad ucciderti anche dopo che lo ha saputo. Shen è... -

Furono distratti dal rumore di qualcosa che atterrava sul pavimento con un rumore di ceramica.

Senza dare retta a nessuno la Divinatrice si era seduta a terra a zampe incrociate ed aveva tirato fuori tutti i suoi strumenti su una coperta.

I maestri si avvicinarono incuriositi, tranne Bue che sembrava più che altro scettico.

-Divinatrice, volete davvero leggere il futuro di Shen? L'ultima volta che lo avete fatto è stato portatore di disgrazie anche se le cose non sono andate come avevate detto voi-

-No, Maestro, ho giurato di non leggere più il futuro di Shen. Quello che voglio leggere è il presente, e non solo per lui-

Gettò una manciata di polvere nella ciotola e da questa si levò un fumo denso in grado di oscurare l'intera stanza.

Le immagini erano confuse.

A tratti sembrava di vedere un pavone che eseguiva mosse di kai li fo in rapidissima successione, ma il resto erano forme ammassate, che cambiavano troppo in fretta per essere riconosciute.

All'improvviso il fumo si tinse di un rosso scuro e denso come il sangue, ed esplose riempendo ogni angolo della stanza.

Era un fumo che non faceva respirare, ed ognuno di loro lo sentiva penetrare nei polmoni, soffocarli, annegarli con la sua massa vischiosa.

Po si sentì terrorizzato come mai prima d'ora nella sua vita.

Stava... stava soffocando!

Cadde in ginocchio a terra e ad ogni boccata d'aria c'era cenere dal sapore ferroso che gli riempiva la bocca.

Non aveva mai provato una disperazione così profonda, in grado di accecarlo, di schiacciarlo.

Sarebbe morto! Sarebbe morto, ne era certo! Non avrebbe più rivisto suo padre, i suoi amici, il kung fu...

Avrebbe voluto urlare per farlo smettere ma non riusciva ad emettere fiato.

All'improvviso come era iniziato tutto cessò.

Il peso sul petto si era sollevato, e l'aria non era più satura di cenere rossa.

Po prese un paio di profondi respiri di sollievo e poi si buttò a terra sulla schiena per riprendere fiato e dare modo al suo cuore di calmarsi.

Era incredibile! Non capiva cosa fosse appena successo, sapeva solo che non avrebbe voluto riviverlo mai, mai più.

Quando provò a riaprire gli occhi per prima cosa mise a fuoco una figura china su di lui, con delle corna ricurve.

-Va tutto bene, panda. È finita, adesso siamo al sicuro-

Lui si alzò lentamente a sedere -Meno male! Ma cosa è stato?-

Poco lontano da lui sentì la voce di Maestro Bue Infuriato.

-Già, cosa è stato?-

La Divinatrice sospirò.

-Ho giurato di rivelare il significato delle mie visioni per intero, senza travisarlo né distorcerlo. Quello che avete appena visto era Lord Shen-

Un coro di “cosa?” ed altre esclamazioni di sorpresa riempì la stanza.

-Che cosa volete dire con questo? Come ha fatto?- Chiese Maestro Bue preoccupato.

-Lord Shen non ha fatto nulla, temo che sia stata colpa mia. Io ho chiesto di scrutare nel suo presente invece che nel futuro, ed a quanto pare il presente di Shen è fatto di quello che abbiamo appena sentito-

Maestro Bue incrociò le braccia sul petto.

-Allora è deciso. Se questo è ciò che Shen ha in mente non lascerò che lo scateni su nessun altro. Il pavone sarà messo a morte-

-No!-

Tutti si voltarono verso Po, che ancora faticava a rimettersi in piedi.

-No, Maestro Bue, non lo fate! Se sta così noi...-

-Guerriero Dragone, l'insistenza tua e della Divinatrice nel non mettere immediatamente a morte Shen è già costata dei feriti, e adesso che ho visto esattamente cosa c'è dentro di lui non metterò in pericolo altre vite-

Al suo fianco Maestro Croc prese la parola.

-Io sono d'accordo. Lasciarlo in vita è pericoloso per tutti. Sarà eseguita la condanna stabilita venti anni fa nel caso avesse violato il bando-

Po aveva gli occhi sgranati per l'orrore.

-Ma non potete! Lui... lui sta soffrendo! Dobbiamo aiutarlo!-

Maestro Bue aveva fatto un minaccioso passo avanti all'ennesima insistenza del panda, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa nella ciotola della divinatrice accadde qualcosa di strano.

Dal fondo, tra le volute di fumo grigio che ancora si alzavano, si accese un fioco bagliore. Era come un minuscolo raggio di sole catturato nella ciotola.

Per tre volte il verso di un pavone risuonò tra le mura, ed era angosciato, carico di rabbia, dolore e pena.

Alla terza volta il bagliore scomparve ed il fumo finì di disperdersi.

Nessuno di loro poteva dubitare che fosse appena accaduto qualcosa di sovrannaturale, ma nessuno se non la divinatrice avrebbe potuto spiegare loro cosa.

-Divinatrice, cosa significava?- le chiese Maestro Bue.

Lei non rispose subito.

Scrutava la ciotola intensamente anche se ormai la magia era svanita ed era tornata ad essere un normale recipiente in terracotta, e mentre pensava lasciava scorrere una zamapa sulla barba.

-Questo è... straordinario-

Alzò lo sguardo su di loro, soprattutto su Maestro Bue.

-Ho aperto un collegamento con l'energia di Shen. Abbiamo visto tutti quanto sia pieno di odio, ma quando il Guerriero Dragone lo ha difeso si è manifestato qualcosa di diverso-

-Che cos'era?-

-Una speranza-

Maestro Bue Scosse la testa.

Era palese che lui non credesse che per Shen ci fosse alcuna speranza, ma rispettava la Divinatrice ed aveva fiducia nelle sue capacità.

-E dunque cosa dovremmo farne di lui?-

Invece di rispondere a loro la Divinatrice si voltò verso il panda, che era finalmente riuscito a rimettersi in piedi ed era circondato dai suoi amici che lo sostenevano.

-Un guerriero coraggioso, forte ma anche dal cuore puro. Dimmi, Po, saresti capace di dimostrare la stessa compassione anche quando Shen supererà ogni limite?-

Il panda era molto sorpreso da quella richiesta.

-Bè, io... io farò del mio meglio-

La Divinatrice annuì.

Il suo comportamento era sempre stato fuori dalla comprensione delle persone comuni, per questo nessuno di loro si azzardò a disturbarla o a metterle fretta quando chiuse gli occhi e rimase ferma, appoggiata al suo bastone ad ascoltare qualcosa che solo lei poteva sentire.

-Oggi è una notte senza luna. Maestro Bue, io vi chiedo di sospendere il vostro giudizio fino alla prossima luna nuova, ad un mese ed un giorno a partire da oggi-

Il bue era più che sbalordito dalla nuova richiesta.

-Un mese? Un intero mese? Gli dei solo sanno cosa può combinare quel pavone in un mese, anzi, lo sanno i demoni come lui!-

-Cosa dovrebbe succedere in un mese, Divinatrice?- chiese più cauto Maestro Croc.

-Qualsiasa cosa potrebbe accadere. Vi chiedo di assumervi un rischio, ma potrebbe valerne la pena-

Maestro Bue scosse la testa. Si vedeva che l'idea non gli piaceva nemmeno un po', tuttavia stava facendo del suo meglio per lasciare da parte i sentimenti personali e ragionare in maniera obiettiva.

-In condizioni normali questa questione verrebbe messa i voti in un consiglio di tre Maestri, ma sappiamo tutti bene perché a questo consiglio manca un membro. Tuttavia, per rispetto alla Divinatrice ed al Guerriero Dragone, io sono disposto a concedere questa proroga. Tu sei d'accordo, Croc?-

-Se non accadrà nient'altro che metta in pericolo la città o i suoi abitanti, lo sono-

-Molto bene. Allora rivaluteremo il caso di Shen ad un mese ed un giorno a partire da oggi. Spero solo che questa decisione non porti danno a nessuno. Il consiglio è sciolto-

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Cantuccio dell'Autore



Bentornati!

Per prima cosa vorrei ringraziare le persone che stanno seguendo la storia. I numerini sul contatore delle visite mi dicono che ci siete, e questo mi fa molto piacere.

Ho notato anche che, di pari passo con le visite al secondo capitolo, si aggiungevano visite alla mia one-shot a tema covid, “12-19”, e questa è davvero una grande soddisfazione perché sono molto affezionata a quella shot.

Per chi non abbia idea di cosa sto parlando vi lascio il link https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3988324&i=1

Andiamo al capitolo! Stavolta le pagine sono 12. Darò la colpa alla formattazione del testo ed all'interlinea come Po da la colpa a Scimmia.

  • Per quanto riguarda la struttura della prigione della città di Gong Men, l'ho costruita attentamente perché è importante per la storia. Il tema del labirinto mi sembra particolarmente adatto ad una storia dove di parla di risolvere vecchi conflitti e curare ferite interiori. Il fatto che sia sotterranea, o meglio seminterrata, è presente anche nel film, e mi torna un sacco utile per rendere l'idea di qualcosa che si sviluppa in un luogo nascosto, come nell'inconscio.

  • Sulla mia pagina facebook vi parlo un po' dell'i'ching, come regalino bonus per chi sta seguendo la storia. È un concetto affascinante almeno quanto il tao. Sapevo che l'i'ching era un metodo di divinazione, ma poi grazie ad un quiz online ho scoperto che è anche molto, molto di più, ed ho deciso di utilizzarlo in questa storia. È un sistema complicato, e non ho voluto scendere troppo in dettaglio per non dire stupidaggini.

  • La parte in cui Croc dice a Po che lui, essendo nato entro i confini della città di Gong Men, ha i diritti degli altri abitanti dela città è una sorta di Ius Solis. È un mio headcanon ovviamente, e mi serve per ancorare Po al suo passato nella città dei Gong. Ok che si parla di lasciarsi il passato alle spalle, ma non fissarsi sul passato e ricordare le proprie radici sono due cose diverse.

Grazie per aver letto questo nuovo capitolo.



Smeralda





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Capitolo 4
*** Dallo scontro ***


Bene, eccoci qui! Prima di andare al capitolo vorrei che mi aiutaste a decidere cosa fare con questa storia.

Ci sono due possibilità:

1- aspettare che io finisca di riscrivere tutti i capitoli mancanti e poi riprendere la pubblicazione regolare settimanale quando avrò finito. In questo caso la storia potrebbe restare ferma per minimo cinque mesi.

2- posso pubblicare i capitoli man mano che li termino, ma in questo caso l'aggiornamento sarebbe molto irregolare. Non posso promettervi nemmeno un capitolo al mese.

Fatemi sapere se avete preferenze



Ciò che sorge

***

Dallo scontro

***

Walls can't contain me

Nothing can chain me
Unbreakable tonight
No tears will I cry, my animal eyes

Unbreakable
I'm unbreakable, unbreakable

(Unbreakable - Avicii)



-A-hem-

Maestro Bue infuriato aveva appena dichiarato il consiglio sciolto quando la Divinatrice aveva di nuovo richiamato la loro attenzione.

-Adesso che la decisione è presa, quando avete intenzione di comunicarla al diretto interessato?-

Maestro Bue roteò gli occhi e sbuffò.

-Per adesso ne ho abbastanza di quel pavone! È quasi mezzogiorno e non ho intenzione di interferire nel lavoro del cambio delle guardie a causa sua. Lui può aspettare questo pomeriggio-

Croc, accanto a lui, lo sentì mormorare qualcosa circa il fatto che tanto sarebbe rimasto in cella ancora a lungo, non avrebbe fatto poi così tanta differenza.

-Divinatrice, possiamo davvero aspettare questo pomeriggio?- chiese Croc, cercando di arginare lo scatto di impazienza dell'amico.

La divinatrice gli rivolse un sorriso gentile.

Chiuse gli occhi per un momento.

-Mm... sì. Sì, pomeriggio andrà bene-

-Bene? Perché andrà bene?- chiese Bue all'improvviso sospettoso.

Lei non si scompose e continuò a sorridere.

-Perché andrà... bene-

***

La striscia di mondo esterno che Shen poteva vedere dalla sua cella seminterrata era chiara e luminosa.

Era una lama di luce che si prendeva gioco di lui con il suo bagliore sfacciato, caldo e pulsante di vita.

All'interno era abbastanza buio perché il contrasto fosse doloroso, un memento continuo del fatto che lui era stato rinchiuso sottoterra nella città che gli apparteneva per diritto di nascita.

Non riusciva a tollerarlo!

L'alba aveva cancellato i propositi più bui, di porre fine alla propria vita, ed erano rimasti solo quelli di vedetta e di rabbia bruciante contro chi lo aveva offeso.

C'erano stati momenti in cui l'odio ed il rifiuto per la sua situazione attuale gli avevano talmente annebbiato i sensi da fargli esplodere un mal di testa lancinante, che era passato solo quando lui si era costretto a calmarsi pensando a come si sarebbe vendicato del panda e di tutti gli altri.

Aveva una catena attorno alla caviglia ed un'altra attorno al collo.

Quella alla caviglia aveva lo stesso trucco degli spuntoni che sporgevano dal metallo attorno alla zampa nel caso qualcuno avesse cercato di forzarlo, mentre quella al collo era solo uno spesso anello di metallo.

Shen sogghignò.

Sarebbe stato molto più semplice per loro se anche la catena che gli avevano messo al collo avesse avuto lo stesso meccanismo!

Sulle ossa della zampa rischiava di ferirsi o alla peggio una frattura, ma sulla gola, se davvero ci avesse provato, si sarebbe spezzato la trachea e sarebbe morto.

Ancora una volta la loro pietà era stomachevole, ma gli tornava straordinariamente utile, e loro avrebbero avuto tempo di pentirsi anche di quella leggerezza.

Almeno aveva le ali libere stavolta, cosa che gli aveva risparmiato il dover chiedere aiuto per alzarsi e soprattutto per mangiare

Aveva mangiato di malavoglia, costringendosi ad ogni boccone a ricordarsi che aveva bisogno ogni stilla di forza disponibile per farli a pezzi.

Si era aspettato qualcosa di peggio dal cibo della prigione, invece gli era arrivato un vassoio con tre involti di riso in foglia di loto ed una ciotola con dei wanton.

Le ciotole ed il vaso d'acqua erano di terracotta nera, oggetti economici ma dignitosi, così come il vassoio di legno ricavato da listelli di diverso spessore ma che una volta uniti facevano comunque il loro dovere.

Il cibo aveva un odore normale, il sapore e la consistenza erano banali ma era comunque qualcosa di commestibile che lo avrebbe tenuto in piedi.

Non sapeva se il trattamento all'interno della prigione della città dei Gong fosse così clemente con tutti i prigionieri, magari per uno spirito di carità che aveva animato prima i sovrani della città e poi i reggenti, oppure se fosse un trattamento riservato solo a lui, dovuto magari alle insistenze della capra.

Sperava con tutto sé stesso che fosse la prima opzione, perché dipendere da privilegi concessi per la buona parola della sua ex governante gli faceva venire voglia di vomitare il cibo ingerito con tanta fatica.

Era già abbastanza che il giorno prima lo avesse dovuto spogliare e medicare!

Per distrarsi dall'umiliazione aveva speso tutta la mattina ad osservare intorno.

Era più che mai intenzionato a fuggire, ma non avrebbe fatto altri tentativi avventati che sarebbero stati solo uno spreco di energie.

Era rimasto immobile, a contare i turni di ronda ed il numero delle guardie, ad esaminare la cella e le sue catene, ed a gelare con uno sguardo le guardie che avevano l'ardire di soffermarsi più a lungo del necessario per scrutarlo.

Arrivò l'orario del secondo pasto, anche quello consumato con risentimento, e poi Shen notò che le guardie erano cambiate.

Dunque l'ultimo turno di ronda prima del cambio delle guardie era anche quello che portava il pasto centrale della giornata.

Shen registrò il dettaglio perché avrebbe sempre potuto tornare utile.

Il piano era già chiaro nella sua mente, adesso doveva solo decidere se agire subito sfruttando il fatto che le guardie nuove non lo conoscevano ancora e non sapevano di cosa era capace, oppure aspettare un altro giorno ed agire prima della fine del turno, quando le guardie avevano già fatto ore di ronda e probabilmente erano più stanche.

***

-Bue? Era proprio necessario che tu portassi l'ascia?- chiese Croc.

-Non voglio essere impreparato nel caso ci siano altri incidenti-

Ed a giudicare dalla fasciatura alla spalla che copriva la ferita del giorno prima, non gli si poteva dare torto.

-Va bene, ma perché hai portato anche una spada?-

Non aveva mai visto il suo amico con altre armi che la sua fidata ascia da guerra, adesso invece portava alla cintura anche una spada corta con la lama a forma di foglia.

Bue non rispose alla domanda, ma serrò la mascella e strinse la presa sul manico dell'ascia.

-Amico mio, sembra che non sia per precauzione, sembra che tu non veda l'ora di utilizzarle-

All'improvviso Bue gli sbarrò il passo.

-Mettiamo bene le cose in chiaro. Non sono contento di questa decisione, e non gli permetterò di prendersi gioco di noi ancora una volta. Se si dimostrerà di essere un pericolo ne affronterà le conseguenze-

Bue riprese il cammino, più torvo che mai.

Croc si accorse che ai lati della strada gli abitanti indirizzavano a Bue sguardi preoccupati che dicevano "Malcapitato chi lo ha fatto arrabbiare tanto!".

Croc non potè fare altro che proseguire a sua volta, ma prima ebbe l'impressione che qualcuno lo stesse scrutando.

Si girò ed era la Divinatrice, che però non guardava lui ma Bue.

La preoccupazione della capra era tangibile ma non c'era il tempo di approfondire l'argomento.

Le rivolse un cenno con la testa e poi riprese la marcia.

***

-Panda-

Po si girò immediatamente quando il suo maestro lo chiamò.

-Sì, maestro?-

-Voglio mettere le cose in chiaro prima che arriviamo alla prigione davanti a Shen. Voglio che tu tenga bene a mente che, per quanto le tue intenzioni di aiutarlo siano buone, lui è e resta un pericolo-

-Sì, maestro-

Shifu però si fermò davanti a lui e lo fermò puntandogli il bastone sullo stomaco.

-Po, guardami-

Riluttante, lui guardò negli occhi azzurri di Shifu, che lo fecero sentire in soggezione come non mai.

-Le tue intenzioni sono nobili, ma non devi. Farti. Coinvolgere. Troppo- scandì lentamente il maestro.

Finalmente Shifu lo lasciò andare, e lui ed i cinque che lo seguivano ripresero il cammino.

***

Shen era in piedi dietro le sbarre, abbastanza vicino fino a dove la catena gli consentiva di arrivare.

Un'ala era sul collo, sul ceppo di metallo, dove il dolore pulsava ancora; era sordo ma sopportabile.

Mosse la zampa destra, e per sua fortuna non era danneggiata come temeva.

Il movimento produsse un suono raschiante di metallo quando si mosse anche la catena.

Anche se era perfettamente immobile tutti i suoi sensi erano in allerta, soprattutto l'udito, con cui doveva stare attento a non farsi ingannare dai riverberi di eco in quel maledetto posto.

Il vassoio in cui gli avevano consegnato il pasto di metà giornata era a pezzi sul pavimento, e così anche le suppellettili.

Shen aggiustò meglio l'ala attorno al ceppo di metallo.

Il rumore dei passi arrivò quando aveva previsto, prima sotto forma di eco, e poi come rumore di passi veri.

Pochi secondi ancora e la guardia passò davanti alla sua cella.

Era un'antilope armata di una lancia leggera.

Guardò dentro la cella e subito roteò gli occhi infastidita alla vista dei cocci, poi però guardò lui ed a Shen bastò uno sguardo per farla ritrarre.

Ancora pochi attimi, poi la guardia passò oltre e nello stesso momento Shen scattò: lasciò cadere l'anello della catena aperto che non tratteneva più il ceppo al collo, con uno scatto della zampa sfilò dal muro il perno che teneva anche l'altra catena, e subito fu attraverso le sbarre, a lanciare un cappio fatto con le bende attorno al collo della guardia.

L'antilope non aveva avuto il tempo di accorgersi di nulla, e quando tentò di gridare la striscia di lino era già troppo stretta attorno alla trachea e non le permise di emettere alcun suono.

Shen diede uno strattone che la fece sbattere di schiena contro le sbarre della cella.

-Consegnami le chiavi-

La guardia però scosse la testa.

L'avrebbe uccisa volentieri, ma un corpo morto che scivolava fuori dalla sua portata assieme alle chiavi sarebbe stato un inconveniente.

Si aggrappò alle sbarre con una zampa e fece leva per tirare indietro la stoffa, in modo che quello capisse che non scherzava.

L'antilope tentava di allentare la stoffa, ma gli zoccoli scivolavano inutilmente, senza il minimo appiglio per potersi inserire tra la benda e la sua pelle.

-Allora? Consegnami le chiavi!-

Ancora una volta la guardia scosse la testa, ma con uno zoccolo cercava di raggiungere la cintura con il mazzo di chiavi attaccato.

"Stupido" pensò Shen.

-Come desideri-

Una scheggia di terracotta nera scivolò fuori dalla sua manica e lui la conficcò subito nella spalla dal lato con cui cercava di prendere le chiavi... prima che facesse qualcosa di stupido come gettarle lontano da lui!

L'antilope emise un gorgoglio strozzato che avrebbe dovuto essere un grido di dolore, ma non poteva nemmeno muoversi per togliersi la scheggia dalla spalla se non voleva finire impiccata.

Shen strappò con il becco il capo della benda ancora attaccato a lui, poi fece un nodo in modo che fosse abbastanza stretto da impedire alla guardia di muoversi.

Con la scheggia ancora sporca di sangue tagliò la cintura della guardia, ed il suono metallico delle chiavi che cadevano a terra gli sembrava già una vittoria.

Ora che aveva fatto il nodo e non doveva più preoccuparsi di trattenere il suo nemico potè scendere a terra ed infilare un'ala attraverso le sbarre per prendere cintura, chiavi e tutto, però contro ogni sua aspettativa l'antilope tentò di pestargli l'ala.

-Insolente!-

Assesto un calcio attraverso le sbarre al retro delle ginocchia della guardia e quella perse l'equilibrio.

Che si impiccasse pure con il suo stesso peso!

Lui arrivò alla cintura, e questa volta raggiunse anche le chiavi.

Mentre le provava una per una non degnò della minima attenzione la guardia che tentava di riprendere l'equilibrio per non morire.

Finalmente la serratura scattò.

Prima di uscie dalla cella pensò che fosse meglio liberarsi della catena che aveva alla zampa, e stavolta aprì i ceppi mettendo in mezzo una stecca di legno presa dal vassoio ed usando lo stesso perno divelto dal muro per assestare un colpo alla serratura.

Il dolore lo attraversò come acido sulla ferita che si era procurato solo il giorno prima allo stesso modo, ma era libero!

Arrotolò la catena attorno all'ala perché nonostante fosse pesante poteva essere un'ottima arma.

Aveva qualche secondo per riprendere fiato, forse, ma non troppi per non avere il tempo di pensare al dolore delle sue ferite messe sotto sforzo.

Fuori dalla cella legò le chiavi alla sua cintura, sistemò i cocci di nuovo su per la manica, e raccattò da terra la lancia che la guardia aveva lasciato cadere.

Solo allora riportò la sua attenzione sull'antilope, che respirava a fatica ed aveva gli occhi arrossati e lacrimanti per la pressione sulla trachea che non la faceva respirare bene.

Era riuscita a mantenere l'equilibrio con la zampa che era stata colpita meno forte, ma lo stesso aveva subito il contraccolpo sulla gola.

-Avresti fatto meglio a morire subito- disse Shen.

Con uno scatto puntò la lama sotto la mascella della guardia.

L'antilope era in preda al terrore più puro.

Shen premette la punta della lama fino a vedere il sangue, poi la fece scattare di lato e delle gocce schizzarono a macchiare le sbarre.

-Racconta cosa è successo, e ricorda a tutti cosa vuol dire mettersi contro di me-

La lasciò lì ad incespicare, ancora incredula per non stare morendo con la gola tagliata, e poi corse via nel dedalo di corridoi.

***

Avevano appena svoltato nel vicolo su cui si apriva l'ingresso della prigione che subito videro una antilope con l'uniforme delle guardie che correva loro incontro.

-Rispettabili Maestri, menomale che siete arrivati!-

-Che succede?-

-Il pavone...-

Bue non lasciò nemmeno che la guardia finisse: la oltrepassò e sparì di corsa dentro il corridoio buio.

Croc non potè fare a meno di voltarsi verso la Divinatrice.

-E meno male che doveva andare bene!- esclamò.

Anche lui corse dietro Bue, imprecando contro il pavone bianco, contro la testardaggine del suo amico, e contro altre cose ancora.

***

-Scimmia e Mantide, di guardia qui sulla porta!- Ordinò subito Maestro Shifu.

-Sì, maestro!-

-Vipera, Gru, voi di guardia alla fine del corridoio principale!-

I due scattarono all'interno per presidiare al'altro estremo del corridoio, quello che dall'arena centrale portava all'esterno.

-Tigre! Con me alla postazione degli arcieri! Panda! ... panda? Panda?!-

***

Po correva come non aveva mai corso in vita sua. Ok, no, forse aveva corso in quel modo qualche volta che era particolarmente affamato e doveva raggiungre una ciotola di zuppa di spaghetti, ma ora era diverso!

Sapeva che quella era una pessima idea, e che Shifu si sarebbe arrabbiato e gli avrebbe fatto fare più flessioni extra in tutta la storia delle flessioni extra, ma non aveva potuto farne a meno.

Si era dileguato mentre Shifu dava ordini agli altri suoi compagni, ed aveva fatto del suo meglio per seguire i maestri della città dei Gong.

Dopo un paio di svolte li aveva persi di vista, ma i rumori dello scontro erano abbastanza da guidarlo.

Nei bracci interni dei corridoi le lampade creavano un ambiente in penombra che rendeva ancora più difficile orientarsi, e l'eco attraverso le mura di pietra treva in inganno: un paio di volte Po era convinto di essere vicinissimo allo scontro ed invece si era trovato in un corridoio vuoto dopo una svolta.

Alla fine comunque il clangore delle armi gli arrivò troppo nitido per essere l'ennesima illusione dell'udito, ed infatti seguendo quel suono Po si trovò davanti una delle scene più epiche ed allo stesso tempo agghiaccianti che avesse mai visto.

Maestro Croc gli dava le spalle ed impugnava una catena tesa tra le due zampe, ma non stava combattendo in quel momento: era concentrato su Shen che a sua volta impugnava una lancia, sicuramente rubata ad una guardia, e si stava battendo con Maestro Bue.

Po era arrivato in un momento in cui i due contendenti erano fermi uno di fronte all'altro a scrutarsi con odio.

Il pavone dava le spalle al corridoio da cui proveniva il panda e non si era accorto della sua presenza, ma Po non faticava ad immaginare quale espressione dovesse avere.

Shen faceva impressione: il pallore del suo corpo bianco nella luce arancione delle lampade, le bende che pendevano macchiate di sangue e le ferite che si scorgevano al di sotto, oltre alle chiazze rosse sul suo piumaggio, gli davano l'aspetto di un morto uscito dalla sua tomba.

Quanto a Bue Infuriato, guardava il pavone con un odio tale che non lasciava dubbi sul fatto che, quando avesse attaccato, sarebbe stato per fare male. Molto male.

Per Po era terrificante ed allo stesso tempo esaltante: era proprio come nelle leggende, con i due arcinemici che si affrontavano in duelli all'ultimo sangue!

-Non ti lascerò uscire vivo da qui-

-No... io non ti lascerò uscire vivo da qui!-

Shen scattò all'attacco ed incrociò il metallo della sua lancia con quello dell'ascia di Bue.

Si scambiarono un paio di colpi rapidissimi, ma l'arma di Shen, per quanto fosse più lunga, era anche più facile da parare, mentre Bue non poteva avvicinarsi abbastanza da assestare un fendente micidiale senza restare ferito a sua volta.

Alle loro spalle un drappello di guardie bloccava il corridoio, e ne reggeva un'altra che sembrava avere una spalla ferita.

All'ennesimo scambio di colpi tra i due, Shen riuscì ad incastrare la punta della sua lancia nelle anse della testa dell'ascia, e poi la piantò a terra per bloccare lì anche l'altra arma.

-Maledetto!-

Ma Shen non aveva perso tempo, ed era saltato sul legno per arrivare a Bue a graffiarlo con gli artigli e per...

-Shen! Adesso basta!- gridò Po.

In un attimo tutta l'attenzione del pavone era concentrata su di lui.

-Panda...- sibilò.

Lasciò perdere lo scontro per lanciarsi su di lui, ma a metà del saltò fu colpito da un colpo di coda di Croc che lo mandò a sbattere contro la parete.

-Wow! Maestro Croc...-

-Era da un sacco di tempo che volevo farlo- spiegò il rettile.

-Ma non avreste dovuto! Era una cosa tra me e lui-

Intanto Maestro Bue si stava asciugando il sangue che gli era colato nell'occhio dai tagli sopra il sopracciglio, e Shen si stava rimettendo in piedi a fatica ed aggrappandosi al muro.

Po si mosse per andare ad aiutarlo ma lui gli gettò un'occhiata così carica di odio che lui per un attimo ne restò raggelato.

-Che sei venuto a fare qui, panda? Ti sarei venuto a cercare io quando avessi finito con loro-

-Esatto, è proprio questo. È me che odi, non è vero? Ed allora battiti con me-

-Con... te?-

-Sì, con me-

Senza che Po capisse perché, Shen scoppiò a ridere.

Era ancora più inquietante che quando tentava di ucciderlo, e nella sua risata Po riusciva ad intravedere un abisso pieno di cose terrificanti.

-Tu credi che io abbia bisogno il tuo permesso per battermi con te? O di avere qualche autorità per dirmi cosa devo o non devo fare?-

-Ehm... sì? Okay, no... perché non facciamo un patto?-

-Non possono esserci accordi tra me e te!-

-Fammi almeno finire di spiegare!- Po si guardò attorno.

Shen teneva su di lui uno sguardo traboccante di odio, Croc e Bue lo osservavano per capire dove volesse andare a parare.

-Ascoltami, tu odi me più di chiunque altro. Se... se non attaccherai nessuno di loro, nemmeno loro ti attaccheranno, almeno fino a che non sarà finito il nostro scontro. Accetti?-

Shen lo guardò dall'alto in basso, con puro disprezzo oltre che con odio.

-La tua idea è talmente stupida che vale la pena assecondarti. E sia, solo io e te-

-Oh, bene! Andiamo... andiamo... be', non possiamo combattere in questo corridoio minuscolo!-

-Fuori città ci sono dei terreni liberi che sarebbero perfetti-

-Ehi! Non ho detto che puoi uscire da qui! Non sono così stupido, sai?-

-L'arena centrale andrà benissimo-

La voce alle sue spalle spaventò Po molto di più delle intenzioni assassine di Shen.

-Ah! Maestro Shifu!-

Il panda minore gli indirizzò un'occhiata severa, poi si rivolse direttamente a Shen.

-Sarà uno scontro leale, ed io farò da arbitro. Secondo l'accordo stabilito, tu non attaccherai nessuno e nessuno attaccherà te fino a che lo scontro con il Guerriero Dragone non sarà terminato-

Po vide che Shen guardava Shifu con pari odio, ma dopo che ebbe controllato rapidamente i dintorni tornò stranamente calmo.

-Accetto-

-Molto bene. Andiamo-

Shifu si voltò e fece cenno con la testa a lui di incamminarsi.

***

Shen cominciava a pensare che fossero tutti pazzi lì dentro.

Il panda gli offriva un duello anche se sapeva che li avrebbe fatto di tutto per ucciderlo, e l'altro si offriva di fare da... arbitro? Davvero?

Shen odiava scendere a patti con loro, ma perdere un'occasione di ammazzare il panda sarebbe stato un peccato, e quindi decise di accettare davvero per il momento.

Si girò per prendere la lancia che aveva lasciato conficcata a terra, ma il bue ed il coccodrillo serrarono i ranghi spalla contro spalla per fargli capire che non glielo avrebbero permesso.

Shen reagì con un verso di disprezzo.

-Ci sarà tempo anche per voi- disse da sopra la spalla mentre si allontanava.

***

-Panda. Ricordi cosa ti avevo detto sul non farti coinvolgere troppo?-

-Ma maestro, io non mi sto facendo coinvolgere troppo! Mi sto solo... solo...-

-Facendo coinvolgere troppo- concluse per lui Shifu.

Po sapeva che in fondo aveva ragione, ed era davvero dispiaciuto di averlo deluso.

***

Tigre scrutava preoccupata gli sbocchi degli otto corridoi dalla balaustra degli arceri.

Shifu le aveva ordinato di restare lì e lei non si sarebbe mossa, ma l'attesa era snervante!

-Sei molto preoccupata per il tuo amico, non è vero?-

La voce della Divinatrice la distrasse solo per un momento, poi tornò subito a scrutare in basso.

-Ho visto di cosa è capace Shen. Anche se Po lo ha già sconfitto una volta sono preoccupata-

La sentì sospirare accanto a sé. Tigre sapeva che la Divinatrice era molto affezionata al pavone, ma non per questo riusciva ad essere ipocrita ed a fare finta che lui non fosse un assassino pericoloso di cui non ci si poteva fidare.

-Mi dispiace, ragazza mia. Shen percorre da anni un cammino da cui vorrei distoglierlo. Mi dispiace non esserci riuscita-

Tigre avrebbe voluto rispondere qualcosa, ma in quel momento dal corridoio a destra emersero delle figure.

La prima era proprio il panda, la seconda era Maestro Shifu... e Tigre non aveva fatto in tempo ad essere sollevata di vederli entrambi non feriti che dal tunnel emerse anche Shen.

Un ringhio basso le si formò spontaneo nella gola quando lo vide.

Non capiva perché non fosse incatenato in nessun modo, e dalle bende allentate e dalle ferite riaperte sembrava aver sostenuto uno scontro.

Maestro Shifu si ritirò da un lato dell'arena, e nel momento esatto in cui non fu più tra i due...

-PO! ATTENTO!!!-

***

Po sentì la voce familiare di Tigre che gli gridava di stare attento, e nello stesso istante un dolore acuto gli tagliò la schiena e la nuca.

-AAAHHHH!!!-

Per istinto si piegò in avanti, ma fu una pessima decisione perché il peso che aveva addosso lo fece sbilanciare e cadere di faccia.

Non sapeva se tentare di rialzarsi o usare le braccia per togliersi di dosso la cosa che lo stava massacrando... e per fortuna la sua spessa pelliccia gli proteggeva la schiena!

Sulla nuca o direttamente sul cranio le cose però erano molto diverse, e Po poteva sentire che sotto la pelliccia la pelle veniva maltrattata più di una volta.

Improvviso come era arrivato, l'attacco cessò.

Probabilmente non era durato che pochi secondi, anche se al panda era sembrata un'eternità, e quando si rimise in piedi e si guardò attorno vide proprio quello che si era aspettato: Maestro Shifu che teneva Shen inchiodato a terra piantandogli l'impugnatura del bastone di Maestro Oogway sul collo.

Il pavone continuava a dibattersi, e solo la pressione sulla sua trachea gli impediva di urlare i peggiori insulti.

***

Maestro Shifu era certo che sarebbe finita in quel modo.

Non aveva creduto nemmeno per un secondo che il pavone avrebbe accettato uno scontro leale, voleva solo uscire in un terreno aperto dove poter sfogare più comodamente il suo odio per il panda.

La rapidità di Shen lo aveva colto di sorpresa, tuttavia.

Provò a sollevare appena il bastone per non soffocarlo.

-Adesso basta, Shen. Adesso sono io il tuo avversario-

-Ma maestro...- tentò di intervenire Po.

-Silenzio, panda-

-Non ho alcun interesse a battermi con te- gracchiò Shen -Lo scontro è tra me e quel...-

Shifu premette il bastone più forte prima che potesse dire qualcosa di irripetibile.

-Agh... ti... ucciderò...-

-Lo vedremo. Hai avuto la tua occasione di confrontarti con il Guerriero Dragone e l'hai sprecata in modo disonorevole. Adesso in piedi-

Liberò il pavone ed aspettò che si rialzasse.

Non gli sfuggì come aveva cercato immediatamente Po con lo sguardo.

-Panda, tu resta indietro e non intervenire per nessun motivo. Intesi?-

-Sì, maestro-

-Tsk! Ancora agli ordini di un nanerottolo! Sei patetico, panda!-

-Risparmia il fiato tu!- lo ammonì Shifu -Te ne servirà più di quanto immagini-

Shen era disarmato, per questo Shifu piantò il bastone a terra e si mise in posizione a mani nude.

Il pavone non aveva nessuna posizione particolare.

-Se davvero ci tieni tanto a morire...-

Mise le ali nella manica ed un attimo dopo Shifu dovette deviare due schegge nere.

Una si piantò nel legno della balaustra, l'altra esplose contro il muro di pietra.

-Hai finito con i trucchi?-

Evidentemente sì, perché Shen lo attaccò direttamente.

La sua tecnica era diversa dal kung fu a cui Shifu era abituato, ma non era impossibile da gestire.

Shifu sentiva provenire da lui un'energia inquieta e caotica, che prendeva una forma definita solo per un attimo al momento di assestare un colpo.

La cosa più incredibile era la sua velocità: nonostante fosse ferito ed avesse già sostenuto degli scontri Shen sembrava muoversi senza sforzo.

Con la coda riusciva a potenziare i suoi salti, ed il movimento del ventaglio di penne avrebbe davvero confuso un avversario abituato a fare troppo affidamento sulla vista.

Shifu voleva capire con chi aveva a che fare, per questo schivò e parò i suoi colpi senza attaccarlo.

Per un attimo vide anche Bue e Croc ai margini dell'arena, che osservavano il combattimento.

In una frazione di secondo percepì, più che vederlo, il ghigno di Shen, prima che l'ennesimo volteggio del pavone portasse la coda a sibilare sopra di lui come una frusta e che poi tentasse un calcio troppo azzardato, che scopriva completamente il fianco.

Ancora, Shen mirò in alto, sugli occhi con colpi di taglio delle ali, ma senza curarsi di proteggere il torace.

"Stolto" pensò Shifu.

Quello gli fece decidere che aveva visto abbastanza.

Concentrò l'energia nel palmo della mano destra e gli assestò un colpo dritto sullo sterno con il palmo aperto.

Era la tecnica del Nodo Centrale, una delle tecniche proibite che solo i maestri di più alto livello conoscevano.

Era controllatissima perché poteva fermare il cuore dell'avversario.

Il pavone fu colpito in pieno, ed anche se Shifu aveva contenuto di molto la potenza della tecnica, lo stesso per un attimo aveva visto lo sgomento negli occhi di Shen.

Il pavone rimase sospeso per pochi momenti con le ali spalancate, poi cadde a peso morto e rimase a terra, frastornato da quello che era appena successo.

Shifu non gli si avvicinò, aspettò che si riprendesse.

Respirava a fatica, con un'ala all'altezza del petto dove era stato colpito, incapace di darsi una spiegazione, e Shifu era certo che nemmeno sospettasse che il suo cuore avesse mancato un battito.

Lentamente, Shen si rimise in piedi, con le bende che ormai si erano tutte allentate e le ferite che avevano ripreso a sanguinare, e stavolta lo guardava con sospetto, oltre che con odio.

-Basta così- disse Shifu.

-Basta così? Come sarebbe a dire basta così? È un divertimento per te?-

Shen alzò la testa e fece scorrere lo sguardo sugli altri presenti, dal panda, al bue, al coccodrillo, fino alla tigre ed alla capra su in alto.

-È un divertimento per tutti voi?!- li sfidò.

Nessuno rispose, e Shifu decise di non raccogliere la provocazione.

-È stato un bell'incontro-

Si inchinò nel saluto kung fu.

Era quasi certo che sarebbe successo, quello che non si aspettava era che il pavone strillasse "PANDA!!!" per l'ennesima volta.

***

Po cercava di trattenere un Lord Shen più furibondo che mai, e non era per niente facile visto come lui scalciava e graffiava, e come affondava colpi di becco nelle zampe... ma davvero, che scelta aveva? Nonostante gli ordini ricevuti non aveva potuto restare in disparte quando lo aveva visto attaccare Shifu in quel modo!

Il suo maestro lo raggiunse immediatamente e bloccò i movimenti del pavone premendo in fretta i nodi nervosi giusti.

Era strano tenerlo in braccio adesso che era immobilizzato ma il suo corpo tremava di rabbia, per questo Po decise di posarlo a terra.

Voleva dire qualcosa a Shifu, ma lui si era di nuovo chinato su Shen.

-Non temere: non ho colpito forte e la presa si scioglierà da sè tra pochi minuti. Guardie! Sbrigatevi a riportarlo in cella!-

Solo quando Shen fu sollevato da due bufali Shifu tornò a concentrarsi su di lui.

-Quanto a te, panda. Non ti ho insegnato nulla sull'obbedienza agli ordini dei superiori?-

-Ma maestro, vi stava attaccando in modo sleale!-

-E credi che non me ne fossi accorto? O che trattandosi di Shen non lo avessi previsto?-

Improvvisamente Po si sentì stupido... certo che Shifu lo aveva previsto!

-Voi... voi lo sapevate?-

-Sì, e sapevo anche come fermarlo-

-Oh. In questo caso... ehm... scusate?-

-Panda....-

Shifu lo guardò ancora per un attimo severo, poi però sospirò.

-In questo caso, e solo in questo caso... considererò che lo hai fatto perché volevi proteggermi-

-Oh, grazie!-

-Ma che non si ripeta più!-

-Certo che no, maestro-

Po era allo stesso tempo incredulo e commosso di essersela cavata così, senza altri rimproveri e senza flessioni extra, e soprattutto che Shifu avesse capito le intenzioni del suo gesto.

-Andiamo via, Po. Per ora qui abbiamo finito-

Po gettò un'ultima occhiata al corridoio che aveva inghiottito Shen e le due guardie.

Anche i maestri della città di Gong Min guardavano nella stessa direzione, ma loro non erano preoccupati per Shen, erano solo contrariati e scontenti di come fosse andata quella visita alla prigione.

Po sospirò; gli dispiaceva che le cose fossero andate in quel modo, ma per il momento non poteva fare altro.

Si incamminò dietro il suo maestro per uscire dalla prigione, ancora una volta senza aver concluso nulla di positivo.

***

Tigre era distesa nel buio della sua stanza ma non dormiva.

Fissava i dettagli del soffitto di legno che aveva sopra di sé, e se ne stava con le zampe intrecciate dietro la testa, a ripensare a quello che aveva visto alla prigione quel giorno.

Le orecchie si contrassero appena quando avvertì un fruscio dietro la porta della sua stanza, ed era già in piedi quando poco dopo vide la luce al minimo di una lanterna e sentì un bussare leggerissimo.

-Vipera? Cosa succede?-

-Shh... maestro Shifu mi ha mandato a chiamarvi tutti. Vuole vederci giù nella sala centrale-

Tigre guardò di lato, attraverso la parete di carta di riso, nella stanza accanto alla sua, e vide in controluce la sagoma tondeggiante del panda ancora addormentato.

-Perché non hai svegliato prima Po?-

-Maestro Shifu vuole vedere solo noi. Credo che sia proprio di Po che vuole parlarci-

Quella era una richiesta davvero strana.

-Va bene, vai a svegliare gli altri. Ci vediamo giù-

Le ci vollero pochi secondi per indossare di nuovo la sua casacca rossa sopra la canotta di lino leggera che portava sempre.

Uscì dalla sua stanza senza fare nessun rumore, ma prima di scendere si voltò a guardare la sagoma del panda.

Se si concentrava ri poteva vedere come si sollevasse ad ogni respiro.

Tigre scosse la testa.

-Spero che tu non ne abbia combinata una troppo grossa, Guerriero Dragone-

E balzò con un solo salto giù per le scale.

***

-Vi ho fatti chiamare, allievi, per discutere con voi di quello che è successo oggi-

Disse Shifu quando li ebbe tutti davanti.

Credeva che fosse importante che loro sapessero cosa pensava lui esattamente di tutta quella faccenda.

-Come sapete il proposito del Guerriero Dragone è di aiutare Lord Shen a tornare ad essere una persona civile. Ebbene... io credo che sia una causa persa-

Le loro reazioni sconcertate erano perfettamente comprensibili.

-Tuttavia- continuò Shifu -Ritenevo anche che addestrare Po nel kung fu e che lui riuscisse a sconfiggere Tai Lung fossero cause perse, ed invece sapete tutti come è andata. Per questo sono propenso a dare fiducia a Po ed a lasciare che provi-

-E noi cosa dobbiamo fare, maestro?- chiese Tigre.

-Resteremo qui, nella città dei Gong, ad aiutare la popolazione con i lavori di ricostruzione dove possiamo. E nel frattempo controlleremo che Po non si faccia trascinare troppo da questa situazione. Per questo ho voluto vedervi, per condividere con voi le mie impressioni sullo scontro che ho sostenuto contro Lord Shen-

Loro si fecero attenti, come ogni volta che lui stava per impartire loro qualche lezione.

Tra sé, Shifu sospirò di sollievo, perché c'erano almeno loro che sapevano ancora cosa significasse "disciplina".

-Per prima cosa la tecnica di Shen è ad un livello molto alto. Non riconosco una scuola di kung fu precisa, credo che con il tempo abbia creato uno stile suo, e questo è ancora più degno di nota. Credo che lui sia estremamente intelligente. Il suo fisico non è forte, ed ha creato uno stile di combattimento che non punta sulla forza bruta, ma sulla velocità e sulla precisione. È notevole, davvero. Inoltre, Mantide, corregimi se sbaglio, ma le persone come lui, senza colori, non sono di solito di salute fragile?-

-Sì, maestro. Anche se "fragile" non mi sembra adatto a definire Shen-

-Il fatto che non lo sembri non vuol dire che non lo sia. Ho notato che tende a risparmiare le forze in combattimento, e forse per questo ha creato le armi da fuoco: forse sapendo che il suo corpo non gli permette di sostenere certi sforzi, ha voluto mettersi al sicuro-

-Ma le ha usate contro degli innocenti!- esclamò Tigre indignata.

-Queto è vero. Il che mi riporta a quello che credo esssere il vero problema di Shen: lui è completamente disconnesso dal suo chi. Oggi ho combattuto contro di lui, ed ho visto che la sua tecnica è perfetta nella forma, ma è fredda, morta, perché lui è disconnesso dalle sue emozioni più profonde-

-Ehm, maestro?- intervenne Scimmia -A me sembra che Shen invece abbia emozioni piuttosto chiare, considerato come vuole ammazzare Po-

-O Bue- Confermò Mantide.

-O chiunque altro- precisò ancora Gru.

-È vero, maestro. Si vede benissimo che prova odio e rabbia-

-Questo lo so, Vipera, il problema è che prova solo quelle cose. Non è capace di riconoscere la sua sofferenza, e per questo è insensibile a quella degli altri. Lord Shen ha permesso al suo dolore di renderlo arrogante, presuntuoso, egoista, incurante delle conseguenze delle sue azioni sugli altri, ed insensibile alla sofferenza che provoca. Lui non vede le persone, vede solo dei servitori o degli ostacoli ai suoi piani, ed entrambi sono per lui sacrificabili senza alcuno scrupolo. Ditemi, voi riuscite a provare compassione per una persona così?-

Gli allievi rimasero in silenzio, alcuni addirittura evitando di guardarlo negli occhi.

-Nessuno? Non temete, è comprensibile-

Shifu si guardò il palmo della mano destra.

-Io stesso ho fatto fatica a controllarmi quando ho usato la tecnica del Nodo Centrale su di lui. Di fronte alla sua arroganza ed alla sua noncuranza nel fare del male, la tentazione di fagli provare almeno una volta la sua stessa medicina è forte- Un brivido lo attraversò al ricordo di come era stato tentato di far provare al pavone il vero terrore della morte -Molto forte- aggiunse più piano.

Scosse la testa e riportò entrambe le mani dietro la schiena, per ridarsi un contegno di fronte ai suoi allievi.

-Maestro? Sono sicura che Po non lo farebbe-

-Esatto, Vipera. Per questo sono propenso a dare fiducia al Guerriero Dragone. Po riesce a vedere la sofferenza di Shen dove lui stesso non riesce. Ormai sapete come sono andate le cose quando hanno combattuto, sia al porto che ieri, non è vero? Po non gli farebbe mai del male. In tutta onestà credo che chiunque di noi, se ne avesse l'occasione, non csi farebbe scrupoli a colpire Shen, Po invece no. La compassione che prova per lui è così profonda che più Shen da il peggio di sé e più Po vuole aiutarlo-

-Se è così sarà pericoloso! Oggi il pavone lo ha attaccato alle spalle in quel modo!-

-Hai ragione, Tigre. Ed è per questo che noi dobbiamo stare attenti che non si faccia coinvolgere troppo da questa situazione. Che non faccia qualcosa con intenzioni buone, ma che si rivelerebbe un disastro. Posso contare sul vostro aiuto?-

Tutti gli risposero "Sì, maestro".

Shifu annuì soddisfatto.

Se loro fossero rimasti uniti, forse il panda aveva più possibilità di riuscire a fare... qualsiasi cosa avesse intenzione di fare.

E di restare vivo.

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Cantuccio dell'Autore



Bentornati!

Sono contenta di essere tornata a pubblicare!

Prima di tutto vorrei ringraziare X_98 per aver messo la storia nei preferiti. Dopo tutti i problemi che ho avuto è bello vedere un segnale di interesse.

Come al solito vi lascio il link della mia pagina facebook per controllare alcuni approfondimenti, se vi va.

https://www.facebook.com/Il-mondo-di-Smeralda-690971065087881

Sono tutti link di approfondimento a quello che trovate nelle note.

Come avete letto all'inizio, sto cercando di decidere come portare avanti la storia, se volete potete aiutarmi scrivendomi la vostra opinione in un commento.

Passiamo alle note.

-La Tecnica del Nodo Centrale si riferisce ad una struttura anatomica che è davero presente nel cuore di tutti i vertebrati. Si chiama "nodo seno-atriale" ed è un fascio di fibre nervose da cui si origina l'impulso elettrico che fa contrarre tutto il resto del cuore. Potete bene immaginare cosa succede ad interferirci, e perché, nel caso esistesse davvero una tecnica del genere, possa essere tramandata solo a pochissime persone ed usata ancora più raramente. Dovrebbe darvi l'idea di quanto Shen ha fatto incazzare Shifu.

-I taolu nominati da Shifu sono delle sequenze da allenamento, che si eseguono da soli per migliorare velocità, resistenza e scioltezza dei movimenti. Sono un ottimo esercizio fisico, ma non servono per allenarsi al combattimento vero.

-Il cai li fo, l'arte marziale a cui gli animatori di Kung fu panda 2 hanno detto di essersi ispirati per lo stile di combattimento di Shen, è stato creato nel 1800. Anche volendo stirare al massimo la linea temporale, è assolutamente impossibile che l'arte marziale praticata da Shen sia proprio il cai li fo. La verità fa molto male.



Per questa volta ho finito, ci sentiamo al prossimo capitolo.



Smeralda



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Capitolo 5
*** Dall'oscurità ***


Prima di cominciare:

A causa di questo capitolo ho seriamente il dubbio se mettere la storia a rating rosso.

Non so, se pensate che possa fare impressione a persone particolarmente sensibili fatemelo sapere.

È un capitolo pesante, ma dopo questo in tutta la storia non ci saranno più traumi simili, promesso.



Ciò che sorge

***

Dall'oscurità

***



Cross my heart and hope to die
May my end come tonight

(Cross my heart and hope to die – Sentenced)



Rumore di metallo.

Raschiava, strideva, si lamentava allo stesso ritmo del suo...

Respiro...

Shen tornò al presente con un sussulto.

Girò attorno uno sguardo spaesato.

Nella semi oscurità delle mura di pietra gli unici rumori erano davvero il suo respiro ed il cigolio del metallo che lo accompagnava.

Gradualmente Shen si rese conto di nuovo della situazione in cui si trovava, con catene e corde, e spesse maglie di metallo a contenere qualsiasi suo movimento.

Dovette lottare contro le sue ali immobilizzate per mettersi a sedere, e nel muoversi sentì la stretta del ceppo attorno al collo perché la catena che aveva nella parte superiore, quasi sulla gola, era lunga appena quanto bastava per permettergli di distendersi.

Il freddo del metallo mordeva attorno alla sua gola, alle caviglie, sul corpo dove il piumaggio era meno fitto e lo isolava di meno.

Le sue ferite erano state di nuovo medicate e bendate, ma invece di essere un sollievo per lui era un tormento sapere che qualcuno lo avesse toccato senza il suo permesso ed approfittando dell'incoscienza.

Diede uno strattone alle catene, ma stavolta, con le ali immobilizzate, gli sarebbe stato molto più difficile uscirne.

Provò a raggiungere una delle catene con una zampa, ma servì solo a ricordargli l'ennesima umiliazione: non solo stavolta aveva i ceppi ad entrambe le caviglie, ma erano collegati tra loro da un bastone che gli impediva completamente i movimenti.

La rabbia che saliva di nuovo gli fece martellare il sangue nelle tempie ed il cuore nel petto.

"Me la pagherete... tutti... tutti voi..."

-ME LA PAGHERETE!!!-

***

La Divinatrice trasalì.
Aveva sentito il grido così distintamente che per un attimo aveva creduto che appartenesse a qualcuno dei presenti, ed invece proveniva da un luogo nascosto sottoterra.
A fatica si impose di chiudere il contatto e tornò al presente e nel suo luogo fisico.
Era sulla collina del cimitero, in silenzio in mezzo ai maestri della valle della Pace, di fronte alla pagoda che avrebbe custodito la tomba di Maestro Rhino Tonante.
Sul fondo, una lapide nera tirata a lucido era fitta di ideogrammi che narrava le battaglie e le vittorie del maestro.
Anche senza fermarsi a leggerle una per una, bastava vedere quanti caratteri erano stati impiegati per capire che Rhino aveva sostenuto una vita di combattimenti.
All'entrata della pagoda c'erano Maestro Bue e Maestro Croc, che reggevano dalle due estremità il martello di Maestro Rhino.
Le loro espressioni erano indecifrabili, ma la Divinatrice poteva capire come dovessero sentirsi.
Avevano dovuto allestire una tomba vuota perché non era rimasto nulla da seppellire, e per quanto per loro fosse doloroso, a nessun altro avrebbero permesso di maneggiare il martello del loro maestro ed amico.
Bue sorreggeva la pesante testa, mentre Croc guidava la base dell'impugnatura in un buco che era stato fatto scavare apposta.
Bue dovette tendere al massimo i muscoli per sollevare la testa del martello, ma l'espressione tesa non era dovuta solo allo sforzo.

La Divinatrice vedeva il dolore inciso in ogni tratto del suo viso, in ogni contrarsi dei muscoli sotto la pelle.
Con un rumore attutito il martello rimase piantato nel terreno.

Le incisioni intricate si interrompevano bruscamente dove l'angolo del blocco di metallo era stato frantumato dall'esplosione.
Era stato piantato abbastanza indietro da essere riparato dalle intemperie ma abbastanza vicino all'entrata da essere subito visibile a chi fosse passato sul sentiero.
I suoi allievi non avevano voluto pulirlo né ripararlo: lo avevano piantato lì nelle stesse condizioni in cui lo avevano estratto da sotto le macerie del palazzo della sacra fiamma, con ogni graffio e bruciatura visibile, che forse solo il tempo avrebbe potuto far sbiadire.
Terminato il loro compito, i due allievi si inchinarono e discesero i tre gradini della pagoda per tornare dagli altri.

Bue guardava fisso a terra, estraneo a tutto quello che accadeva attorno a lui, con le braccia rigide lungo i fianchi.

Lentamente, prima la Divinatrice e Maestro Shifu, e poi tutti gli altri, si avvicinarono alla lapide per deporre le offerte: nastri rossi, ciotole di cibo, una teiera con una grappa di ginseng, strisce di carta con poesie calligrafate.

I fiori, i nastri e la carta ondeggiavano lievemente nella brezza di quel mattino d'estate.

Nessuno disse nulla.

Persino il panda era serio e silenzioso.

Ogni tanto il suo sguardo correva a Maestro Bue, ma lo distoglieva in fretta.

I maestri avrebbero dovuto dire qualcosa per salutare, ma né Croc né Bue davano segno di muoversi.

Croc la cercò brevemente con lo sguardo e la Divinatrice comprese che sarebbe toccato a lei.

Si avvicinò di nuovo ai gradini della tomba e si inchinò.

-Ti ringraziamo per tutte le cose buone che hai fatto per noi e per questa città. Possa il tuo spirito nobile e generoso diventare una guida e proteggerci da ora in avanti-

Si inchinò quanto stare appoggiata al bastone le permetteva.

Accanto al martello piantato in terra, se sbirciava, vedeva la grande ombra del rinoceronte che li osservava con benevolenza.

La Divinatrice sapeva quanto avrebbe voluto poter confortare i suoi amici.

Non tentò di entrare in contatto con lui perché sarebbe stato impressionante per gli altri se lei fosse caduta priva di sensi per raggiungere il regno degli spiriti, ed in ogni caso sapeva che chi ha attraversato il velo e chi era ancora in vita dovevano mantenersi separati.

Era doloroso per chi come lei sentiva qualcuno così vicino, ma aveva imparato che era meglio per tutti evitare i contatti.

Stava per rialzarsi quando, per una frazione di secondo, percepì chiara la voce del maestro.

"Verrà anche lui, come loro"

La Divinatrice si sollevò di scatto.

Se lo sentiva nelle ossa che aveva voluto intendere Shen, ma come? Perché? Perché mai Shen sarebbe giunto al cimitero? Perché "come loro"?

L'ombra di Maestro Rhino annuì e sorrise, e la Divinatrice dovette costringersi a lasciarlo andare ed a non chiedere di più.

Si allontanò di tre passi indietro, e gli altri dietro di lei fecero lo stesso, e solo allora si inchinò un'ultima volta e si girò verso di loro.

-Possiamo andare-

***

Non era dolore.

Era qualcosa di più profondo, in grado di piantarsi come una lama tra le viscere e di fargli desiderare di esserci stato lui al posto di Rhino.

Bue aveva sopportato tutta la cerimonia in silenzio e composto, ma l'unica cosa che avrebbe voluto sarebbe stata essere solo e poter dare sfogo a tutto il suo dolore gridando fino a graffiarsi la gola.

Persino il sole che splendeva, il cielo azzurro, i colori che vedeva intorno gli davano fastidio: gli sembravano un insulto alla vita che era stata spezzata.

Giunti al cancello del cimitero, non appena furono fuori, fermò Croc mettendogli una zampa sulla spalla.

-Cosa c'è, Bue?-

-So che dobbiamo ancora andare alla prigione. Sempre se siamo tutti ancora convinti nel sospendere il giudizio di...- non riusciva nemmeno a pronunciare il suo nome per quanto lo disgustava quell'essere.

-Bue?-

Dovette respirare a fondo e sforzarsi di continuare.

-Andremo oggi pomeriggio, due ore dopo il cambio delle guardie. Fino ad allora non voglio sentire una sola parola su di lui, è chiaro?-

-Va bene, lo capisco- Croc gli battè brevemente una zampa sull'avambraccio -Vai a casa, io ti raggiungerò dopo, e nel frattempo spiegherò alla Divinatrice quando andare alla prigione-

Bue riuscì solo ad annuire.

Era grato al suo amico per aver capito perfettamente la situazione, e per permettergli di andare via in modo da potersi strappare via di dosso la maschera di compostezza.

Guardò verso gli altri ma non riuscì a salutarli né a fare altro. Voleva solo restare da solo, e se fosse stato costretto ad aprire di nuovo bocca era certo che non avrebbe più potuto trattenere nulla.

Si voltò ed andò via in fretta.

***

-Ma maestro, perché non posso andare anche io?!-

Shifu afferrò al volo i ravanelli che il panda aveva fatto cadere dal cesto mentre si agitava.

Dovette fare appello a tutta la sua pazienza per restare calmo e spiegare al panda perché lui non sarebbe andato alla prigione quel pomeriggio.

-Perché, panda, io sono d'accordo con le motivazioni di Maestro Croc, e cioè che Shen perde completamente la ragione in tua presenza, e diventa ancora più pericoloso per gli altri-

Posò le verdure sul tavolo della cucina ed invitò il panda a fare lo stesso prima che ne perdesse altri.

-Inoltre, ti odia, e vedere anche te quando gli proporranno di sospendere il giudizio e di stare in prigione un intero mese, temo possa essere controproducente-

-Contro... contro cosa?-

Shifu roteò gli occhi. Non che ce l'avesse con Po, ma a volte dovergli spiegare cose che lui riteneva ovvie era ancora una sfida per la sua pazienza e per la sua pace interiore.

-Shen potrebbe rifiutare la proroga per dispetto se pensasse che l'hai richiesta anche tu, e potrebbe fare davvero qualsiasi cosa pur di fuggire, oppure... oppure... oh, non so a che punto arriverebbe! Panda, questo è un ordine: ti proibisco di andare alla prigione con loro, di incontrare Shen e di intrometterti in qualsiasi modo nella visita che dovranno fare oggi la Divinatrice ed i Maestri del Consiglio. Ricordi cosa abbiamo stabilito riguado agli ordini diretti del tuo maetro, non è vero?-

Certo che Po lo ricordava.

Quella mattina Maestro Shifu, non appena erano rientrati a casa dal funerale, lo aveva preso da parte e gli aveva fatto un lungo, severissimo discorso, sulla disciplina e sull'obbedire agli ordini.

-Sì, maestro, lo ricordo-

-Bene. Confido che tu te ne ricordi almeno fino a stasera-

Maestro Shifu lo oltrepassò e lo lasciò solo in cucina, dove Po rimase solo ed imbronciato, a cercare una possibile scappatoia all'ordine di Shifu.

Aveva un bel rigirarsi le sue parole in mente con la testa che picchiava contro un pugno, ma non poteva fare proprio nulla: non c'erano margini di interpretazione, e lui non avrebbe rischiato di nuovo di fare arrabbiare Shifu.

Rassegnato, si dedicò a lavare le verdure per la cena della sera.

***

Stavolta a fare il tragitto fino alla prigione erano solo in tre.

Non solo Croc non aveva rimproverato Bue per aver portato con sé sia l'ascia che la spada, ma a sua volta aveva fissato alla cintura i suoi coltelli a farfalla.

***

La Divinatrice riusciva a percepire lo stato d'animo di Shen nonostante facesse del suo meglio per mantenersi neutrale e per non farsi influenzare.

Shen era semplicemente troppo!

Il ribollire della sua rabbia la investì da ancora prima di vederlo, come una massa densa e soffocante che emanava da lui e si riversava come un fiume in piena nel corridoio che portava alla sua cella.

Non riusciva ad identificare i suoni che sentiva, ed affrettò il passo per arrivare a controllare di persona come stava.

Solo quando lo vide attraverso le sbarre comprese: Shen era incatenato con un ceppo attorno al collo ed uno ad una caviglia, ma stavolta a ciascuna zampa era stata fissata l'estremità di una sbarra di metallo per togliergli ancora più libertà di movimento, e le ali erano di nuovo stette nelle corde.

Lui non si era accorto di lei perché era impegnato con il collo piegato quasi fino a terra e verso sinistra, verso il muro, a fare qualcosa che lei non vedeva.

La catena attorno al collo gli aveva già causato delle escoriazioni ma lui le ignorava.

I suoni attutiti che aveva sentito erano le sue imprecazioni.

Un ruore di metallo la fece sobbalzare.

Era Bue che aveva colpito una delle sbarre con il legno della scure per far notare la loro presenza, e Shen si voltò all'improvviso verso di loro.

"Ci ucciderà tutti" pensò la Divinatrice.

Non poteva pensare altro: Shen era peggiorato dal giorno prima: i suoi occhi rossi bruciavano di una rabbia ancora nuova, ed il becco era contorto in una smorfia attorno ad una lunga scheggia di legno.

"Sta cercando di forzare uno dei ceppi alle caviglie" realizzò la Divinatrice.

L'umiliazione di essere stato incatenato in quel modo doveva essere intollerabile, ed aveva spinto il pavone troppo oltre.

Un attimo dopo lui sputò la scheggia a terra e la coprì con una zampa.

-Che cosa volete ancora qui? Andatevene!-

-Non sei nelle condizioni di dare ordini- gli fece notare Bue.

Al contrario della Divinatrice, lui era pienamente soddisfatto di vedere il principe bandito ridotto in quelle condizioni.

Per un attimo sembrò che Shen avesse perso la parola.

Per un attimo.

-TU! Tu, scarto della tua specie, come osi nella mia città...-

-Questa città non è tua! Hai profanato quanto c'è di più sacro, hai portato rovina e morte, tu non hai nessun diritto di...-

-Basta!-

La Divinatrice ci era stata costretta.

Se non li avesse fermati, tutti e due, sarebbe degenerato tutto.

-Adesso basta- aggiunse più pacata -Siamo qui per proporre un accordo. Shen, vuoi ascoltarci?-

-Quale accordo? L'unico accordo che possiamo raggiungere è che voi mi restituiate immediatamene la città dei Gong, e che chiediate perdono in ginocchio per quello che avete fatto. Allora, forse, vi concederò una morte rapida-

Il clangore dell'ascia di bue che si abbatteva contro le sbarre li fece trasalire.

Solo Shen rimase impassibile a guardarlo dall'alto in basso, per nulla impressionato da tutte le minacce che trasparivano dal suo atteggiamento.

-Hai sbagliato mira, insensata creatura. La serratura è più in basso. E adesso vedi di...-

La Divinatrice decise di intevenire prima che Shen potesse rovinare tutto con le sue provocazioni.

-Ascoltami adesso! La nostra proposta potrebbe essere vantaggiosa per te-

Shen la guardò per un attimo scettico, con un sopracciglio inarcato, poi scoppiò a ridere.

-Vantaggiosa per me? Ah! Certo, lo immagino! Voi non vedete l'ora di compiacermi... e sia, sentiamo-

Lei cercò di parlare con calma, per non ottenere l'effetto opposto.

-Abbiamo discusso la tua situazione. Noi vorremmo sospendere il tuo giudizio per un mese, prima di emettere un verdetto definitivo-

Shen era ancora più diffidente di prima.

-Un mese? E perché mai? Questa cosa non ha alcun senso-

-Sì che ce l'ha, Shen! Tante cose possono cambiare nell'arco di una luna-

Dal cambiamento negli occhi di Shen la Divinatrice comprese che aveva perso.

Il tempo sembrò congelarsi dentro la cella e nel corridoio, poi Shen esplose in tutta la rabbia di cui era capace.

-COME OSATE INSULTARMI COSÍ?! Non voglio la vostra compassione, non voglio la vostra condiscendenza! Se pensate che io abbia fatto qualcosa di sbagliato, abbiate il coraggio di andare fino in fondo e condannatemi a morte!-

-Shen! Il tuo orgoglio ti porterà alla rovina!- tentò di dire la Divinatrice.

-E sia! Preferisco morire per il mio orgoglio che vivere per la vostra pietà!-

-Non è pietà, Shen- nessuno si era aspettato che Croc intervenisse direttamente, invece si era avvicinato alle sbarre e stava facendo un serio tentativo di instaurare un dialogo.

-Vorremmo trovare una soluzione che non faccia del male a nessuno. Nemmeno a te. Non vuoi almeno prenderla in considerazione?-

Il pavone lo guardò schifato.

-Chiamate il boia-

-Sei un insolente ed un arrogante!- esplose di nuovo Bue -Tu non meriti le persone che stanno cercando di aiutarti!-

-Io non voglio l'aiuto di nessuno!-

Prima che Bue potesse di nuovo rispondere a tono la Divinatrice dovette mettersi in mezzo per tentare ancora una volta di arginare i danni.

-Rispettabili Maestri, vi chiedo il permesso di parlare da sola con... con Lord Shen-

Il fatto che lei avesse concesso a Shen il suo titolo provocò uno scatto nervoso da parte di Maestro Bue, che serrò la presa sulla sua ascia.

-Per favore- insistette -Non farei nulla che porebbe mettere in pericolo la città-

I due Maestri si scambiarono uno sguardo, poi Croc annuì.

-Permesso accordato, Divinatrice. Verrete a riferirci l'esito del colloquio-

Poi si rivolse a Bue.

-Andiamo-

Lui sembrò non averlo sentito.

Teneva fisso su Shen attraverso le sbarre uno sguardo che era carico di rancore, disprezzo e tutto quanto di peggiore potesse esserci sulla Terra.

Il pavone lo ricambiava con pari odio.

La Divinatrice temette che Bue avrebbe detto o fatto qualcosa che avrebbe portato Shen al limite della sopportazione, ma fortunatamente all'ultimo momento Bue ci ripensò e si voltò per allontanarsi dalla cella.

Solo quando i due Maestri si furono allontanati la Divinatrice riportò tutta la sua attenzione su Shen.

Lui era immobile come una statua, apparentemente insensibile ai ceppi ed alle corde, cristallizzato nel suo astio.

-Spero che adesso potremo parlare con più tranquillità- disse lei.

Il pavone non cambiò espressione.

-Non c'è nulla che possiamo dirci. Voi mi avete proposto qualcosa, io la rifiuto-

-Shen, per favore! Perché non vuoi nemmeno provare?-

-Provare a fare cosa? Voi non mi imporrete la vostra pietà, non deciderete del mio destino un minuto di più! Preferisco essere giustiziato! Io sono tornato per riprendermi quello che mi era stato tolto ingiustamente, e se per voi questo è un crimine, per me non lo è! Non ho intenzione di chiedere scusa, di ritrattare, di abbassarmi a compromessi con chi dovrebbe essere mio servo! Io pretendo di essere giustiziato!-

Provare a parlare da sola con Shen non stava funzionando... anzi sì...

Era un disastro, eppure le cose stavano andando esattamente come avrebbero dovuto.

La Divinatrice si si sentiva spaccata a metà. Sapeva cosa doveva fare, ma sentiva anche che ciò che doveva accadere era terribile.
Decise in pochi secondi.
Con pochi, abili gesti, aprí la serratura per entrare nella cella.
Shen la osservò con un sopracciglio incaricato.
-E questo cosa vorrebbe dire?-
Lei si chinò e con le stesse abilità fece scattare il ceppo che tratteneva il bastone, che cadde a terra con un suono attutito.
-Perché?-
-Non sopporto di vederti così-
-Mi hai dato un vantaggio di cui vi pentirete-
-Lo so. Ma sono una povera vecchia sentimentale, che vuoi farci?-
Lui si limitò all'ennesimo verso di disprezzo.
-Shen, per favore, pensaci. Hai un mese di tempo. Non è troppo tardi per deviare da questo cammino di distruzione-
-Il mio cammino è quello che ho scelto. Siete voi che dovete smettere di intromettervi-
-Non possiamo lasciarti agire! Le tue armi, la tua spedizione di conquista, avrebbero portato alla distruzione di interi villaggi. Non posso lasciartelo fare, Shen. Ti voglio bene, ma non per questo ti permetterò di fare del male ad altre persone-
Lui sostenne il suo sguardo restando freddo, altero e distaccato.

-Ed è per questo che pretendete di rinchiudermi e di negarmi una morte dignitosa?-
-Perchè non vuoi capire, Shen? Pensaci! Noi non vogliamo tormentarti, vogliamo solo tenere persone innocenti al sicuro. Se tu dimostrassi di non essere un pericolo non ci sarebbe più alcun bisogno di...- si interruppe per cercare le parole, ma alla fine le bastò indicare attorno -... di tutto questo-

Lui non la guardava più.

Fissava un punto indefinito davanti a sé, estraneo a tutto quanto c'era attorno a lui.
-Noi possiamo aiutarti, Shen, ma devi essere tu a volerlo- gli disse come ultimo tentativo.

Lui la guardò direttamente, stavolta perfettamente lucido e concentrato su di lei.
-Vattene-

La Divinatrice sospirò.

Uscì dalla cella a forza, ed altrettanto controvoglia fece scattare di nuovo la serratura chiusa.

Il cuore le batteva forte nel petto. Lei non voleva andare via, ma sapeva di doverlo fare. Era qualcosa che andava al di là delle sue possibilità.
Il pericolo era più vicino che mai.
Era qualcosa di terribile, di troppo atroce per prendere una forma definita, eppure semplicemente doveva accadere.
La Divinatrice voleva con tutta sé stessa proteggere quello che era stato il suo pulcino, ma sapeva che il destino di Shen non era più nelle sue mani.
Si allontanò dalla cella a passi lenti.


***



La porta si aprì lentamente con pochissimo rumore.

Quella poteva essere la soluzione giusta, dopotutto.

Per evitare di fare altro rumore aprendola ancora, Po tirò in dentro la pancia e passò di lato.

"Perfetto! E adesso devo solo..."

-Vai da qualche parte, Gueriero Dragone?-

-Aaaahh!!!-

Po si voltò verso l'alto e vide Tigre, accovacciata sul davanzale della finestra.

-Ah... io... ecco, io...- era stato beccato in pieno, ed il fatto che Tigre lo guardasse severa da lassù non lo aiutava.

Nel frattempo lei era saltata giù ed era atterrata di fronte a lui, sbarrandogli la strada.

-Stai andando alla prigione, non è vero?-

Po sospirò esasperato.

-Oh, e va bene! Sì, ci sto andando! Non voglio intromettermi in quello che fanno i Maestri, voglio solo sapere come è andata. Sai, no? Se Shen ha dato di matto, se per caso ha accettato, se ha tentato di fuggire di nuovo, se...-

-Po-

-Cosa?-

-Vengo con te-

-Davvero?-

-Certo. Conoscendoti so che non ti toglierai questa idea dalla testa, quindi tantovale che venga qualcuno con te, per assicurarsi che non ti succeda niente-

Tigre si voltò e lo precedette nel vicolo.

Po non riusciva ancora a crederci che non lo avesse fermato riempendolo di colpi di kung fu!


***

Era più che rabbia.

Era una furia cieca che lo scuoteva dall'interno come poche volte gli era capitato nella sua vita!

Se fosse stato libero avrebbe sfogato tutto distruggendo ogni cosa, ma...

Non poteva...

Gli avevano tolto tutto: la sua armata, il suo titolo, la sua voce quando lo avevano rinchiuso sottoterra, la possibilità di muoversi nelle sue ali costrette...

Respirava a fatica, e ad ogni volta che la sua cassa toracica non poteva espandersi per le corde sentiva un conato di rifiuto risalirgli in gola..

L'unica cosa chiara, tra tanti pensieri che vorticavano nella sua mente, era che non avrebbe permesso loro di denigrarlo con la loro misericordia!

***


Tigre aveva addosso una brutta sensazione.

Era un pericolo che aleggiava nell'aria, che le faceva rizzare il pelo sulla nuca e le diceva di sfoderare gli artigli.

Per questo aveva deciso di accompagnare Po.

Per tutto il tragitto fino alla prigione non parlarono, e più si avvicinavano più la sensazione di pericolo aumentava.

Arrivati ad un incrocio videro Maestro Bue e Maestro Croc che attraversavano la strada all'estremità opposta.

Sembravano immersi in una discussione animata e da lontano non si accorsero di loro, e quando Po fece per richiamare la loro attenzione Tigre lo fermò immediatamente coprendogli il muso con una zampa.

Qualcosa, soprattutto nell'atteggiamento di Bue, le diceva che era meglio non disturbarli in quel momento.

Attese che si allontanassero abbastanza prima di lasciare andare il panda.

-Ma Tigre! E adesso come faremo a chiedere come è andata se quelli che sanno come è andata se ne sono andati?-

-Po, non era il momento giusto. Possiamo cercare la Divinatrice, potrebbe essere ancora dentro. Altrimenti ci assicureremo che Shen non sia fuggito di nuovo e poi, domani, andremo dai Maestri-

***


Po dovette rassegnarsi a fare come diceva Tigre.

Sperava con tutto il cuore di incontrare almeno la Divinatrice, che era sempre stata più propensa ad aiutare Shen dei due maestri; per fortuna, appena arrivati sulla porta della prigione, mentre Tigre stava ancora parlando con la guardia che li aveva ammessi dentro, dal corridoio emerse una figura con un paio di corna familiari.

-Divinatrice!- si buttò subito in avanti Po -Oh, menomale!-

-Guerriero Dragone... sì... menomale-

-Allora, Divinatrice, come è andata?-

Lo sguardo dell'anziana capra si velò di tristezza.

-Non bene. Shen è orgoglioso e testardo, e la nostra proposta lo ha offeso-

-Oh... e adesso?-

Lei scosse la testa.

-Non lo so... proprio non lo so-

Sembrava così affranta che Po si sentì dispiaciuto per lei.

-Ascoltate, lo so che Shen mi odia, ma se facessi io un tentativo?-

La capra sospirò, appoggiata con entrambe le zampe al suo bastone.

-Apprezzo molto le tue intenzioni. Hai un cuore generoso, panda. Ma no, non andare da Shen. Temo che sarebbe controproducente-

-Lo ha detto anche Maestro Shifu- sbuffò Po.

All'improvviso l'espressione della Divinatrice cambiò.

Po non aveva mai visto una persona così terrorizzata, e per qualche motivo la paura che provava la Divinatrice afferò anche lui.

-Divinatrice, cosa...?-

-Vai da lui, Po!-

-Come? Ma avete appena detto che...?-

-VAI DA LUI ORA!!!-

Po sentì il cuore sprofondare nel petto.

Non avrebbe mai pensato di sentire la Divinatrice gridare in quel modo, e l'unica cosa che poteva fare era come gli era stato detto: raggiungere Shen prima possibile!

Ma lui non sapeva in quale cella lo avevano portato, e forse non c'era tempo per...

-Po. Seguimi. Lo trovo io-

Era Tigre.

Gli fece un cenno e poi scattò a quattro zampe giù per il corridoio che si addentrava nella prigione.

***

C'erano certe abilità che Tigre non usava volentieri. Una di queste era l'olfatto.

Trovare le cose annusando in giro era comodo, ma era anche visto come una grave maleducazione, e fin da cucciola lei aveva sempre evitato di farlo per non farsi dire cose ancora peggiori di quelle che già le dicevano gli altri cuccioli.

Ora era diverso.

Il senso di pericolo, l'urgenza della Divinatrice, il suo terrore, avevano convinto Tigre a gettare l'educazione alle ortiche ed a cercare l'unica traccia che poteva portarli a Shen prima di qualsiasi indicazione: l'odore di sangue.

Il pavone aveva fatto riaprire le ferite durante il combattimento del giorno prima, e dall'arena centrale l'odore di sangue formava una scia che Tigre seguiva senza difficoltà attraverso il labirinto dei corridoi.

Correva a quattro zampe, anche quello poco educato ma molto efficace, ed in poche svolte arrivò alla cella dove l'odore si arrestava.

Attraverso le sbarre rimase impietrita dall'orrore: finalmente capì cosa l'aveva tormentata e da dove venisse il senso di pericolo!

Il corpo bianco di Shen era appeso per il collo, sollevato da terra, alla catena che era troppo corta.

Immediatamente Tigre pensò ai Diao Si Gui, i fantasmi degli impiccati, e per la prima volta nella sua vita volle fuggire per la paura.

-Tigre! Cosa...? AAAHHH!!!-

Non aveva fatto in tempo ad impedire che anche Po vedesse il pavone in quelle condizioni.

-Po! Allontanati!-

Ma il panda era paralizzato dall'orrore.

In quel momento dall'interno della cella provenne un rantolo.

Tigre si voltò lentamente.

Il suo istinto le diceva di afferrare Po e correre via da lì, ma lei era una guerriera, era addestrata a controllare tutto ed a controllarsi.

Il corpo del pavone si contrasse in uno spasmo.

"Allora è ancora vivo... o il suo fantasma vuole attirarci dentro per ucciderci?"

Sapeva di avere pochi secondi per decidere.

Raccolse le energie e con un colpo solo scardinò la porta di sbarre della cella, mandandola a sbattere contro la parete opposta.

Subito dentro, dovette forzarsi per sollevare il corpo di Shen.

Toccarlo le faceva rivoltare lo stomaco, ma se non fosse morto, se il rantolo che aveva sentito fosse stato davvero quello di una creatura pentita del suo gesto che tentava di respirare, lei non si sarebbe mai perdonata di non essere intervenuta.

Non appena la pressione sulla trachea si allentò, i respiri di Shen divennero brevi e raschianti, come se tentasse disperatamente di ingoiare aria.

Tigre si guardò attorno. Doveva tirarlo giù da lì!

-Po! Reggilo!-

Il panda entrò in cella con gli occhi spalancati per terrore, e sembrava che lottasse per non svenire.

Prese il corpo di Shen tra le braccia e lo tenne abbastanza sollevato da terra.

-Tieni bene il ceppo al collo-

Il panda fece come gli era stato detto, nostante i brevi respiri che il pavone prendeva, simili a singhiozzi.

Tigre guardò in alto, dove una scheggia piantata nel muro aveva fatto da incastro a cui appendere uno degli anelli intermedi della catena, per farla diventare abbastanza corta da impiccare qualcuno.

Saltò e disincastrò la scheggia dal margine tra due blocchi di pietra dove era stata conficcata... come aveva fatto Shen a piantarla lì?! Aveva le ali legate!

Non appena libera, la catena si srotolò alla sua normale lunghezza, ma il collo del pavone non subì alcun danno perché il ceppo era tenuto saldo da Po che assorbì per lui tutto il contraccolpo.

-Po, posalo sulla branda-

Ancora una volta il panda fece come gli era stato detto. Doveva stare attento a non pestare le lunghe penne caudali di Shen quando si muoveva, ed il ventaglio ricadde come un lungo strascico non appena lo ebbe disteso sulla schiena.

Il panda era incapace di distogliere lo sguardo da Shen, che sembrava adesso più terribile e più fragile che mai mentre il torace sussultava in brevi respiri forzati.

Tigre guardò per un attimo la scheggia stretta nel suo pugno, poi scosse la testa e la gettò via.

Si avvicinò al pavone, che tentava di respirare ma era ancora ad occhi chiusi, incosciente; in quel modo non avrebbe mai ripreso fiato, con la cassa toracica costretta dalle corde.

-Tigre, cosa...?-

Con un solo colpo di artigli lei aveva lacerato tutte le corde che stringevano il torace di Shen.

Non appena libere, le ali del pavone ricaddero spalancate ed inerti ai lati del corpo, mentre tutto il torace si espandeva in un grosso rantolo alla ricerca di aria.

-Tigre... è... è vivo, non è vero?-

-Sì, è vivo. Ma quello che ha fatto è...- Tigre non riuscì a continuare.

-Dobbiamo girarlo su un fianco- disse pratica -Così non respira bene-

Prima di lei, Po passò una zampa sotto l'ala destra del pavone e lo voltò lentamente in modo che desse le spalle al muro; con l'altra zampa accompagnò il movimento della testa in modo che non piegasse il collo in posizioni innaturali.

Le escoriazioni che il metallo aveva prodotto sulla pelle si intravedevano rossastre sotto il piumaggio.

Non appena Po lo ebbe girato sul fianco Shen prese a respirare in modo più regolare. A tratti le palpebre tremavano come se stesse per aprire gli occhi, ma non accadde.

Ogni volta che sembrava che stesse peggio Po era pronto a chinarsi su di lui.

Tigre non riusciva a smettere di sorprendersi per quanta cura Po usava nei confronti di Shen. Non era solo un dovere, lui voleva davvero che non soffrisse, ed a vederlo in quel momento riusciva a capire perché maestro Shifu avesse deciso di assecondare Po ed avesse chiesto il loro aiuto.

-Po, dobbiamo avvertire qualcuno, ma temo che se resterà da solo ci riproverà. Uno di noi deve restare con lui-

Po guardò Shen, poi annuì.

-Vai tu. Lo so che sei più veloce di me. Io resto con lui-

Tigre lo scrutò. Non le piaceva l'idea di lasciarlo solo con Shen.

-Po... sei sicuro?-

Il panda era incapace di mentire, o almeno di mentire bene, e Tigre vide benissimo la paura che gli era passata sul viso all'idea di resare da solo, sottoterra, nel buio, con qualcuno che aveva appena tentato di impiccarsi.

-Io... sì, Tigre, non preoccuparti. Tosto tosto, ricordi?-

-Per favore, stai attento. Hai visto cosa è capace di fare, persino a sé stesso. Se dovesse riprendere conoscenza non fare nulla di... di...-

-Stupido?- suggerì Po.

Tigre lo guardò più intensamente.

-Di pericoloso-

Poi uscì dalla cella ed imboccò il corridoio per andare a cercare una guardia o ancora meglio la Divinatrice.

***

Bruciava!

La gola, i polmoni, gli occhi, tutto dentro di lui bruciava!

Era come se avesse respirato la cenere ardente delle sue fabbriche.

Ogni respiro bruciava, ma smettere di respirare gli era insopportabile.

Lasciò che il suo corpo decidesse come riprendere aria, anche se ogni tanto una boccata troppo intensa lo faceva contorcere per la tosse.

Qualcosa non quadrava.

Aveva sensazioni troppo fisiche, come il respiro ed il dolore, e questo poteva solo significare che qualcosa era andato storto.

Rimase immobile e senza forze mentre poco alla volta riprendeva contatto con la realtà.

Il collo gli doleva dove il ceppo si era serrato, ma evidentemente non era stato abbastanza forte da schiacciargli la trachea, se respirava ancora, e siccome aveva ancora la sensibilità in tutto il corpo non gli aveva nemmeno spezzato la spina dorsale.

Avrebbe imprecato se solo la sua gola non fosse stata come piena di spine!

Almeno le sue ali erano libere. Le sentiva non costrette nei lacci, ma non aveva la forza di muoverle. Non aveva la forza nemmeno di aprire gli occhi!

-Resta fermo, Shen. Dico davvero, è meglio se non fai sforzi-

Quella voce... certo, chi altri?!

-TU!-

Non riuscì a dire altro perché tutto il suo corpo fu scosso da un eccesso di tosse.

***

Po ebbe troppo tardi dei dubbi sul fatto che restare con Shen fosse stata la decione giusta.

Insomma, lo sapeva che il pavone lo odiava!

"Oh, accidenti! E adesso? Come accidenti ha fatto a riprendersi così in fretta?"

Non osava avvicinarsi al pavone che tossiva e rantolava perché non voleva peggiorare la situazione.

A dire la verità sperava che arrivasse qualcun altro prima possibile! Per la prima volta non era per niente sicuro di riuscira a gestire Shen da solo.

-Tu... tu... cosa hai... fatto?-

-Ti ho tirato giù prima che morissi. Bè, non io... in realtà Tigre... ah!-

Shen aveva aperto gli occhi di uno spiraglio, e quello squarcio di rosso sangue nella penombra della cella, dopo quello che era appena successo, era bastato per terrorizzare Po.

-Tu non hai... alcun diritto di... impedirmi...- fu interrotto da nuovi colpi di tosse.

Po non sapeva più come fare. Stava per avvicinarsi di nuovo a lui per calmarlo ma Shen aprì di nuovo gli occhi e lo inchiodò dov'era.

Il panda sospirò.

-E va bene, senti, capisco che tutto questo non ti piaccia, ma davvero non vuoi nemmeno provare a... a considerare una proroga? A fare... ehi!-

Con un movimento improvviso, che Po non si era aspettato date le sue condizioni, Shen aveva tentato di lanciarsi dalla branda.

Per fortuna Po aveva i suoi riflessi da kung fu, e riuscì ad afferrarlo prima che l'anello si serrasse di nuovo sulla sua gola.

Si trovò di nuovo Lord Shen in braccio, solo che stavolta era cosciente e tentava di lottare.

Lo rimise sulla branda e bloccò la caduta con il suo corpo, ma il pavone continuava a dibattersi ed a dimenarsi per gettarsi giù e completare il lavoro.

Po non voleva fargli male, ma doveva trattenerlo in qualche modo!

-Ehi, ehi, basta! Andiamo piantala con questa storia delle impiccaggioni!-

-Lasciami... morire! Non voglio la... vostra pietà... lasciami! Lasciami!-

Po non sapeva davvero più che fare! Anche se non fosse riuscito ad impiccarsi, lo stesso avrebbe finito per farsi molto male!

E più lui cercava di trattenerlo usando il suo corpo come scudo più Shen si agitava.

Per un attimo, un attimo solo, si guardarono negli occhi.

Era terribile! Po non aveva mai visto nulla del genere.

Con uno scatto della testa Shen tentò di picchiare il cranio contro le assi, e Po riuscì a parare il colpo solo all'ultimo secondo mettendo di mezzo il suo gomito.

-E va bene, basta! Puoi combattere contro di me!-

Esclamò esasperato.

Il pavone si bloccò, completamente immobile, con solo i suoi occhi rossi e brucianti che assicuravano sul fatto che fosse vivo.

-Come hai... detto?-

Almeno si era fermato!

Solo che da quel momento in poi Po avrebbe dovuto improvvisare.

-Tu mi odi, non è vero? Bene, se tu prometti di non provare più a... lo sai, no? E se prometti di non provare più a scappare, io ti prometto che ogni giorno verrò a combattere contro di te-

-Tsk! A che serve? Posso... posso liberarmi... di nuovo, ed allora sì che combatteremo-

-Ma sarai già provato dagli scontri con le guardie, o con gli altri maestri, o da qualsiasi altra cosa. Io ti sto proponendo di poter uscire dalla cella per combattere contro di me ogni giorno senza prima sprecare altre forze-

Shen lo guardava di lato, con gli occhi ridotti a due fessure colme di sospetto.

-Non puoi dire sul serio... non ha senso...-

-Sì che ce l'ha. L'occasione di ammazzarmi almeno una volta al giorno basta ad impedirti di impiccarti di nuovo?-

-Perché mai... dovresti fare una cosa del genere?-

-Perché non voglio vederti morire, va bene?!-

-Perché?-

-Perché... perché...- Po non sapeva cosa rispondere. Lui lo sapeva perché, ma non riusciva a spiegarlo, soprattutto non a Shen.

-Senti, è così e basta. Non importa se per te non ha senso. Allora... tu non tenti più di fuggire o di ucciderti, ed io ogni giorno vengo nell'arena centrale per combattere con te? Andata?-

Rimase in silenzio ad aspettare la risposta del pavone, che però era sempre più circospetto.

-Anche se accettassi la tua proposta, cosa speri di ottenere?-

-Oh, be', non lo so... Già tenerti in vita mi sembra un buon risultato. Andiamo, che hai da perdere? Hai un mese di tempo e puoi combattere contro di me ogni giorno! Fossi in te io accetterei anche solo per...-

-Panda!-

-Cosa?-

Shen si sollevò dalla panca a fatica, e gli ci vollero un paio di tentativi per mettersi appollaiato sul legno.

Quando Po si mosse per aiutarlo lo fulminò con un'occhiataccia.

-Tu giuri davvero di venire a combattere contro di me... ogni... singolo... giorno?-

-Sì, lo giuro. Se tu ti impegni a non fare del male a nessun altro, incluso te stesso-

-Come faccio a crederti?-

-Oh, andiamo! Sei serio? Sono un guerriero kung fu! Non romperei una promessa!-

-Allora giura sul tuo nome e sul tuo titolo-

-Eh? Ma cosa...?-

-Giura!-

-E va bene! Che esagerato! Va bene, allora... Io, Po... ehm... della Valle della Pace... giuro di venire a combattere contro di te ogni giorno... se tu non fuggirai, e non farai del male ad altri nè a te stesso... ah, sì, il titolo... parola di Guerriero Dragone. Ecco, così va bene?-

Shen lo guardò in un modo che lo fece rabbrividire.

Il pavone era ancora provato, si vedeva nel respiro affannoso, ma Po rivedeva di nuovo in lui l'altero signore della guerra che aveva conosciuto alla guida della flotta da invasione.

-Io, Lord Shen della città dei Gong, mi impegno a non tentare di fuggire ed a non fare del male a nessun altro che a te, se non verrò attaccato per primo. E mi impegno a non tentare di togliermi la vita fino a che tu manterrai la tua parte dell'accordo di batterti con me ogni giorno. Così sia-

Nella cella calò il silenzio quando la voce raschiante di Shen si spense.

Po aveva uno strano brivido addosso.

-Allora? Abbiamo finito? È andata?-

Invece di rispondergli, Lord Shen lasciò andare un respiro strano.

"Oh, no! Che cosa vuole ancora?!"

Prima che Po potesse dire altro però lui scoppiò a ridere di una risata folle e sguaiata.

-Tu sei... sei proprio stupido... panda!-

Il contegno nobile che aveva tenuto fino a pochi secondi fa era stato completamente spazzato via, e Shen si contorceva in preda alle risate, incurante dei colpi di tosse che si facevano strada nella sua trachea maltrattata, sotto gli occhi increduli del panda.

***

Tigre correva più veloce possibile, ma stavolta a guidarla non era solo l'odore del sangue: c'era un suono aspro che rimbombava tra le pareti di pietra, e proveniva dritto dalla direzione che seguiva lei.

Arrivò con un balzo davanti alla cella del pavone, pronta a fargliela pagare per qualsiasi cosa avesse fatto a Po, ma quando vide che il suo amico era illeso dovette rinfoderare gli artigli.

Lord Shen stava ridendo a crepapelle, per motivi a lei incomprensibili, menre Po la guardava confuso ed allargando le zampe, come a dire "Non chiedere a me, non capisco nemmeno io".

-Che sta succedendo qui dentro?-

-Ah, Tigre! Tranquilla, va tutto bene... credo... abbiamo raggiunto un accordo-

Quelle parole non la rassicuravano per niente, specie se il pavone continuava a ridere in quel modo!

-Che accordo avete raggiunto?- chiese.

-Io... noi... ecco...-

-Ha giurato di combattere contro di me ogni giorno!- esclamò Shen. Sembrava pienamente soddisfatto, di una soddisfazione malsana e velenosa che lo fece scoppiare di nuovo a ridere.

Tigre invece rimase inorridita a guardare prima il pavone e poi Po.

-Po... tu hai fatto cosa?-

***

-Tu hai fatto cosa?-

Bue Infuriato era più infuriato che mai, e sapere che era infuriato contro di lui portava Po a farsi piccolo piccolo.

Tigre però lo spinse avanti nella sala davanti a Bue e Croc.

-Guerriero Dragone, esigo una spiegazione!-

-E va bene... il fatto è che l'unica cosa che tiene in vita Shen è il fatto che vuole uccidermi-

-E ti sembra una buona cosa?!-

-Sì! Cioè, no... è meglio di niente, d'accordo?-

Bue picchiò un pugno sul tavolo.

-No che non siamo d'accordo! Tu gli stai dando la possibilità di ammazzarti ogni giorno solo per tenerlo in vita! Non... lui non apprezzerà quello che stai facendo per lui! Non capirà neanche che gli stai facendo un favore!-

-Bue...- tentò di calmarlo Croc, ma lui ormai era troppo fuori di sé dalla rabbia.

-Non otterrai mai niente di buono da lui! Avrebbe dovuto morire sotto il cannone, poi annegato, poi per le ferite, poi aveva scelto di uccidersi, ed ogni volta non ha mostrato altro che disprezzo per le occasioni che gli sono state concesse. Quante "occasioni" ancora vuoi dargli?-

Accidenti! Po lo sapeva che Maestro Bue aveva ragione! Come avrebbe potuto essere diversamente! Ma non poteva permettere che Shen sprofondasse di nuovo da solo nel baratro della sua follia. Po aveva visto di cosa era capace, e non riusciva a voltargli le spalle e semplicemente lasciarlo a sé stesso o al boia.

-Voglio dargli ancora un'altra occasione. Sempre una in più di quelle che lui vorrà buttare via-

Un altro pugno di Bue fece tremare il tavolo ed il panda.

-Lui non le merita! Non merita che nessuno più si faccia male per proteggerlo da sé stesso! Voi...-

-Bue!-

-VOI AVRESTE DOVUTO LASCIARLO MORIRE!-

Un silenzio assoluto cadde nella stanza dopo l'ultimo sfogo del maestro, rotto solo dal suo respiro pesante.

Po capiva anche lui, come capiva Shen.

-Maestro- cominciò timidamente -So quanto dolore ha causato Shen. Ma vi prego, non permettete al dolore di distruggervi come ha fatto con lui-

Si inchinò nel saluto kung fu ed uscì in fretta dalla stanza, prima che chiunque di loro potesse reagire male alle sue parole.

Tigre era dietro di lui, ma non disse nulla mentre tornavano a casa.

***

-Tu hai fatto cosa?- esclamò esterrefatto maestro Shifu.

-Wow! È la stessa cosa che ha detto maestro Bue!-

-Panda!-

-Ops!-

-Primo, questa tua decisione è una follia. Secondo, quante volte devo dirti e ripeterti che non puoi prendere decisioni del genere senza prima consultarti con qualcuno? Non puoi scavalcare così l'autorità del Consiglio dei Maestri, specie in questa situazione, né puoi fare finta che il mio parere non esista-

-Ma maestro, era una situazione di emergenza! Se non gli avessi proposto questo accordo, Shen si sarebbe ucciso! Non... non potevo!-

Shifu avrebbe continuato la sua sequenza di rimproveri al panda, ma... oh, cielo! Come poteva, sapendo che il panda aveva tentato il tutto per tutto per salvare una vita? Fosse anche una vita rovinata e che nessun altro avrebbe voluto salvare come quella di Lord Shen...

-Panda....- non riuscì però a trovare altro da dire e scosse la testa.

-Ormai che hai impegnato la tua parola non puoi tirarti indietro. Terrai fede alla parola che hai dato, ma stai attento da ora in poi-

-Io... sì, maestro-

Po salutò ed andò via.

Shifu lo guardò allontanarsi, e la sua espressione corrucciata non era più per il disappunto per l'indisciplina del suo allievo; adesso era preoccupazione, perché... fino a dove si sarebbe spinto il panda pur di salvare chi non voleva essere salvato?

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Cantuccio dell'Autore



In tempo per l'inizio dell'anno nuovo, ecco a voi un altro capitolo!

Credo sia uno dei capitoli più pesanti che io abbia mai scritto, alla pari con la one shot "12-19" ma tant'è, ormai i tempi di pubblicazione sono completamente sballati ed iniziamo l'anno con le tendenze autolesioniste di un pavone megalomane.

Vi lascio il link del sito da cui ho preso le informazioni per quanto riguarda il folklore cinese a proposito di spiriti e fantasmi, non solo per questo capitolo, ma anche per i successivi.

https://cinainitalia.com/2019/10/31/demoni-fantasmi-e-creature-malvagie-la-cina-ha-il-suo-halloween/

Spero che il capitolo non vi abbia traumatizzato troppo... vi assicuro che tutto ha il suo senso nel quadro generale degli eventi.

Non ho note a parte il link che vi ho già lasciato.



Smeralda E. Elessar

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Capitolo 6
*** Dal rancore ***


Stavolta è l'impaginazione degli a capo che mi ha dato un sacco di problemi.

Ditemi per favore se dai vostri dispositivi notate impaginazioni strane.

Ciò che sorge

***

Dal rancore

***

The secret side of me, I never let you see
I keep it caged but I can't control it
So stay away from me, the beast is ugly
I feel the rage and I just can't hold it

It's scratching on the walls, in the closet, in the halls
It comes awake and I can't control it
Hiding under the bed, in my body, in my head
Why won't somebody come and save me from this, make it end?

I feel it deep within, it's just beneath the skin
I must confess that I feel like a monster
I hate what I've become, the nightmare's just begun
I must confess that I feel like a monster

(Monster – Skillet)



-Dobbiamo incontrare i delegati delle corporazioni dei negozianti che hanno perso i loro negozi all'imboccatura del porto. E poi dobbiamo cominciare i lavori per rimuovere le macerie. Se i detriti bloccheranno il canale grande, quella zona della città diventerà una palude. E poi... Bue? Mi stai ascoltando?-

Croc era chino sul tavolino basso su cui aveva disposto un elenco delle cose di cui occuparsi per ricostruire la città. Sperava che in quel modo Bue si impegnasse in qualcosa, ma a quanto pareva i progetti non lo interessavano nemmeno un po'.

Era seduto a guardare davanti a sé, ma il suo sguardo era assente, torvo e fisso su qualcos'altro nella sua mente.

-Bue?- insistette Croc.

-Lo odio e lo voglio morto- rispose lui senza alzare lo sguardo e senza cambiare espressione.

Croc sospirò e mise da parte la lista.

Quella piega che stava prendendo Bue non gli piaceva proprio per niente.

-Ormai abbiamo preso la decisione di lasciargli un mese. Si tratta solo di aspettare, se non cambierà-

-Lui non cambierà mai! Ed il patto che il Guerriero Dragone ha stretto con lui è pura follia-

Croc era pensieroso. Era difficile argomentare qualcosa contro l'ovvio che Bue stava sottolineando.

-Nemmeno io ho grandi speranze che Shen cambi in meglio. Io credo che abbia solo un mese di vita in più. Ma quanto al patto, in realtà ci mette al sicuro, no? Se Shen non vuole sprecare energie perché vuole usarle per combattere contro il Guerriero Dragone non tenterà di nuovo di evadere. Ed anche se tentasse, sono sicuro che non riuscirebbe mai a superare gli arcieri dell'arena centrale-

Bue scrollò la testa infastidito.

-Perché non capisci? Non è la questione che ci riesca meno, io non sopporto che approfitti delle buone intenzioni del Guerriero Dragone e della Divinatrice e che per giunta continui a disprezzarle. Lui... lui non meritava una proroga alla sua esecuzione, né meritava che lo salvassero ieri-

Faceva inaspetttamente male sentire Bue parlare in quel modo.

-No, non lo meritava- disse lentamente Croc -Ma suppongo sia questo il senso della compassione, no? Che ne abbia anche chi non ne merita-

Bue si alzò con uno scatto che fece strisciare il tavolo in avanti.

-Come puoi parlare di compassione per lui?! Sembra che a te non importi nulla di quello che ha fatto a Maestro Rhino!-

Anche Croc saltò in piedi, i progetti di ricostruzione ormai completamente dimenticati.

-Certo che mi importa! Non ti permetto di mettere in dubbio la mia lealtà a Maestro Rhino! Ma se condannassimo Shen a morte...-
-Cosa? Dimmi che non se lo meriterebbe!-

-Stavo per dire che se lo uccidessimo per vendetta dicendo che lo facciamo per giustizia non saremmo migliori di lui-

Quello fece rinsavire Bue all'istante.

Lasciò ricadere le spalle e le braccia lungo i fianchi.

Croc si era un po' pentito di essere stato brusco, ma aveva dovuto dire le cose come stavano.
-Maestro Rhino mi ha battuto, ma non mi ha giustiziato- ricordò -Avrebbe potuto, sai cosa ero prima che lui mi prendesse con sé-

Bue fece uno sbuffo irritato.
-È diverso. Tu rubavi, Croc, non hai mai ucciso nessuno-
-No? Rubare ad un contadino le provviste per l'inverno, o i beni che deve vendere al mercato, non è lo stesso che ucciderlo?-

-Non...-
-Non ho mai ucciso direttamente, è vero, ma nemmeno mi sono mai curato delle conseguenze delle mie azioni sugli altri. Proprio come Shen. Per questo non avrei il coraggio di condannarlo a morte. Io non ero migliore di lui-

Bue non ne era convinto, e si vedeva.
diverso- ribadì -Il suo animo è malvagio. A te è stata data l'occasione di cambiare e l'hai colta, mentre lui non fa che gettare via le occasioni che gli vengono concesse-

Anche quello era vero. Croc non poteva sperare di convincere il suo amico per forza, poteva solo sperare di smorzare la sua impulsività con delle argomentazioni.
-Bue, per favore. Non riesco a condannarlo. Lasciamogli un mese di tempo, lasciamo che il guerriero Dragone faccia altri tentativi. Shen è al di là della nostra portata come lo erano i suoi cannoni per il nostro kung fu, ma Po è diverso. Se esiste anche una sola possibilità che Shen cambi io non voglio che la perda. E... ed anche se sembra assurdo, non voglio essere io a contribuire a negargliela-

Per un po' di tempo nessuno parlò.

-Ho bisogno di uscire- disse piano Bue.

-Bue...-

-No, Croc! Voglio stare da solo-

Bue lo lasciò nella stanza dove avrebbero dovuto discutere della ricostruzione della città.

Croc non sapeva cosa sarebbe stato peggio, se seguirlo lo stesso anche a costo di farlo arrabbiare di più, oppure lasciarlo andare per non pressarlo e poter solo sperare che rinsavisse da solo.

***

Nella cella dove lo avevano trasferito dopo che la porta della sua era stata scardinata non c'era il lusso della finestrella sottile.

Era nella parte interna della prigione, ma Shen non sapeva quanto interna, e quel che riusciva a vedere del corridoio da un lato e dall'altro non era abbastanza per consentirgli di orientarsi.

Non sapeva dov'era, e sapeva a stento che era mattina perché una guardia gli aveva passato un vassoio con qualcosa per colazione.

Shen era stato indeciso se mangiare oppure no.

Era stato indeciso anche se ritentare di togliersi la vita.

Non avrebbe sopportato che il panda si fosse preso gioco di lui in quel modo solo per impedirgli di morire. Perché mai avrebbe dovuto volerlo tenere in vita a tutti i costi?

Comunque rigirasse la questione, per Shen il comportamento del panda non aveva senso.

L'unica cosa che lo aveva trattenuto dal ripetere il tentativo era stata la curiosità di vedere se davvero quello stupido orso avrebbe tenuto fede al loro accordo.

Ovviamente non avevano concordato un orario, ma Shen aveva deciso che se entro l'oraro del pasto della sera il panda non si fosse fatto vedere, lui avrebbe provveduto a rimediare all'errore che aveva

fatto il giorno prima salvandolo.

Nel dubbio, nella possibilità che avesse dovuto scontrarsi, aveva deciso di mangiare per tenersi in forze.

I panini al vapore non erano così male. Non erano ciò a cui lui era abituato, ma nemmeno il cibo disgustoso che si era aspettato da una prigione.

Erano... normali.

Anzi aveva mangiato di peggio nei primi tempi in cui era stato esiliato.

Erano quattro e li finì tutti.

Almeno le sue ali erano state lasciate libere ed aveva potuto mangiare da solo senza l'umiliazione di dover chiedere di essere imboccato, ed inoltre era riuscito a spaccare la ciotola ed il vassoio di legno in schegge affilate che adesso aspettavano pazienti sotto la sua veste. Non erano le lame di finissimo acciaio a cui era abituato ma erano comunque meglio di nulla.

Si mise in attesa, stranamente calmo.

Quella era una svolta inaspettata nella sua situazione, e lui aveva intenzione di sfruttarla fino in fondo.

Passarono due turni di guardia, e Shen cominciava già a pensare che il panda si fosse preso gioco di lui e che avrebbe dovuto provvedere da sé, quando, al terzo turno, qualcosa cambiò.

I passi che si avvicinavano erano pesanti ma troppo rapidi per essere un'altro turno di ronda, ed in più c'era il rumore di un ansimare che lui ormai aveva imparato a conoscere bene.

Pochi secondi dopo davanti alle sbarre della sua cella apparve Bue Infuriato.

-Che cosa gli hai detto?- lo aggredì subito il bue.

Shen lo guardò con il massimo disprezzo.

-Non ho alcun interesse ad avviare una discussione con te-

Bue sbattè l'ascia contro le sbarre per richiamare la sua attenzione.

-Voglio sapere come hai fatto a raggirare Po! Nessun essere sano di mente avrebbe fatto con te un patto come il suo!-

Shen lo guardò dall'alto in basso, per nulla impressionato.

-Allora la risposta mi sembra piuttosto ovvia: il panda è mentalmente incapace e voi tutti vi siete affidati ad un demente. I miei complimenti-

BANG!

Il botto stavolta lo fece trasalire, perché Bue aveva mirato alla serratura e l'aveva fatta saltare con un colpo solo.

Quello Shen non se lo era aspettato. O meglio, in un certo senso sì, non lo sorprendeva. Sapeva che prima o poi sarebbe riuscito a spezzare l'autocontrollo del bue, e adesso era proprio curioso di sapere cosa sarebbe successo.

Rimase immobile a testa alta mentre lui gli si avvicinava minaccioso.

Il suo cipiglio lo faceva solo ridere perché era solo la prova della sua superiorità sull'amico di Maestro Rhino

-Che cosa pensi da fare?- lo sfidò -Non... agh!-

Il bue lo aveva afferrato per il collo e sollevato da terra per portarlo all'altezza del suo muso.

Nonostante il dolore Shen non aveva paura. Nessuna paura. Sentiva solo la soddisfazione di essere riuscito ad abbassare un maestro kung fu al livello di una bestia irragionevole.

Gli rivolse un ghigno malevolo e soddisfatto per farlo arrabbiare ancora di più.

-Vuoi uccidermi? Avanti, fallo! È quello che vuoi da quando ho...-

Non potè finire la frase perché il bue lo scaraventò a terra.

L'impatto gli tolse il fiato e per qualche secondo vide nero, poi sentì il clangore del metallo troppo vicino alla sua testa.

Avrebbe voluto trovare la voce per deridere il bue circa la sua pessima mira, visto che lui era ancora vivo, quando un altro botto vicino alla caviglia gli fece capire cosa aveva fatto in realtà: non voleva massacrarlo a colpi di ascia, gli aveva tolto i ceppi.

Shen non capiva.

Decise di prendere tempo fingendosi ancora stordito dal colpo e rimase a terra.

-Il Guerriero Dragone non ti darà mai la lezione che meriti. Prova batterti con me, invece! E adesso in piedi!-

Ah, dunque era quello che voleva?

Bene, meglio di quanto Shen si era aspettato!

Con un salto fu in piedi, una scheggia pronta nell'ala ed un'altra che già volava verso l'occhio del bue.

-MALEDETTO BASTARDO!!!-

Per un attimo Shen sperò di avergli cavato un occhio, ma purtroppo il legno non era acciaio, ed era

riuscito solo a ferirlo di striscio sul sopracciglio.

Incurante del sangue, Bue levò l'ascia per farlo a pezzi, ma Shen fu più rapido: con l'altra scheggia si buttò di lato, in basso, e gli lasciò un lungo solco sanguinante sulla coscia prima di schizzare fuori dalla cella.

Non aveva pianificato quello, ma certo non si sarebbe fatto sfuggire una simile occasione per fuggire!

Dietro di lui sentiva i muggiti furibondi del bue, che ebbero solo l'effetto di farlo ridere forte.

Ignorava il dolore e correva, correva lungo i corridoi alla ricerca di un'intersezione che lo portasse all'arena centrale, e nel frattempo scagliava dietro di sé una scheggia quando sentiva il Bue troppo vicino.

Alla fine, per forza di cose, si trovò all'intersezione con uno dei corridoi principali.

Aveva pochi attimi per decidere se andare a sinistra o a destra, prima che il bue gli arrivasse addosso, e decise di buttarsi a sinistra.

Appena in tempo per evitare un fendente!

Però per una volta la fortuna era dalla sua parte, dato che vedeva l'arena libera davanti a sé e non un muro.

Era così impegnato a sfuggire al bue che si era dimenticato degli arcieri appostati al livello superiore, ma dovette ricordarsene quando sentì una freccia fischiare troppo vicino al suo collo.

Si voltò per affrontare loro, stavolta.

-Fermi!- ordinò Bue, appena arrivato nell'arena.

Aveva fisso su Shen uno sguardo carico di rabbia, ma ugualmente aveva alzato il pugno per fermare la gragnola di frecce.

-Guardie! Bloccate l'uscita! Non tirate adesso per nessun motivo. Lo ucciderete solo se riuscirà ad

uccidere me!-

-Con immenso piacere- sibilò Shen.

Adesso che non doveva più preoccuparsi degli arcieri poteva tornare a concentrarsi sul bue.

La sua prima mossa fu scattare di lato ed impossessarsi della freccia che pochi secondi prima lo aveva mancato e che adesso era conficcata a terra.

Quella era un'arma molto migliore delle schegge di suppellettili da cucina!

La strappò dal suolo, ma quel movimento gli era costato istanti preziosi e per evitare la carica del bue dovette spiegare la coda e saltare più in alto che poteva per planare fuori dalla sua portata.

Atterrò abbastanza lontano, stavolta pronto a sostenere l'attacco.

La carica successiva la schivò all'ultimo secondo, facendo perno sulle zampe e colpendo il bue al collo con la coda come con una frusta.

Riuscì ad evitare altri colpi di scure soprattutto grazie al fatto di essere più in basso, e ad ogni colpo

mancato vedeva il suo avversario perdere sempre di più il controllo.

Era esaltante combattere in quel modo!

Il dolore del suo corpo ancora ferito era come fuoco su ogni terminazione nervosa, ma Shen non avrebbe rinunciato a quello scontro per nulla al mondo!

Continuava a roteare, leggero e senza sforzo, evitando abilmente il colpi dell'avversario più massiccio e ferendo in ogni modo possibile con la freccia che avrebbe dovuto uccidere lui.

L'adrenalina dello scontro era una droga che lo rendeva insensibile alla fatica ed al suo stesso dolore.

Non gli importava che il bue menasse fendenti tali da far rabbrividire, lui non aveva paura.

Tanto anche se fosse stato colpito che sarebbe cambiato? Shen non aveva paura di ferirsi o di morire, non gliene sarebbe importato nulla di evitare i colpi se non avesse saputo che il fatto che lui riuscisse ad uscirne illeso mandava il bue fuori di testa, e lui non si sarebbe perso l'occasione di tormentarlo più a lungo possibile.

Dopo l'ennesimo volteggio si trovarono a distanza uno dall'altro.

Si squadrarono per lunghi secondi, entrambi ansimanti ed astiosi.

Entrambi sanguinavano, Shen per le ferite che ancora una volta si erano riaperte, e Bue per i tagli che il pavone era riuscito ad infliggergli.

E nonostante tutto si odiavano ed avrebbero continuato a lottare.

Shen calcolò tutto: non evitò la carica fino davvero all'ultimo secondo, e si spostò solo quando l'ascia di Bue era arrivata tanto vicino da stracciargli parte delle bende sull'ala.

Un fendente menato con quella forza portò l'ascia a conficcarsi a terra, e Shen ne approfittò per riprodurre il trucco di usarla come ponte per arrivare addosso al bue.

Solo che stavolta non mirava agli occhi o a ferire in altro modo.

Sgusciando dalle braccia tozze di Bue, arrivò sulla sua nuca, dove con una delle bende che si erano

allentate gli serrò la gola in una stretta.

-Tutti sottovalutano la stoffa. È delicata, leggera... ma quanto può essere resistente? Più della tua

trachea?-

E cominciò a stringere, facendo leva sulla nuca con una zampa.

Lo sapeva che sarebbe stato crivellato di frecce nello stesso momento in cui il suo avversario fosse caduto a terra morto, ma non riusciva a farne a meno.

Lo avrebbe ucciso.

Voleva ucciderlo!

-Shen! No! -

La voce del panda lo scosse dalla trance in cui era caduto.

In un attimo ricordò tutto: la promessa, i dubbi, il suo proposito di ammazzarlo lentamente e dolorosamente... forse dopotutto per il momento non gli conveniva uccidere il bue, altrimenti non

avrebbe potuto vendicarsi del panda.

-Lascialo andare! Lo avevamo detto ieri che dovevi combattere contro di me e contro nessun altro!-

Quello lo fece rinsavire del tutto.

-Non ho mai detto che non mi sarei difeso, specie se qualcuno viene a cercarmi di persona per insultarmi- rispose gelido.

Assestò un calcio sulla nuca di Bue per rendere più chiaro il concetto.

-Lascialo andare!-

-Chi ti credi di essere per darmi ordini?!-

Strinse ancora di più e Bue cominciò a crollare a terra.

Non riusciva ad allenare la stretta attorno al collo né riusciva a raggiungere lui per levarselo di dosso, e stava lentamente soccombendo alla carenza di ossigeno.

Shen sogghignò soddisfatto quando lo sentì piegarsi.

-Non è straordinario? Aveva promesso di darmi una lezione e guarda come è ridotto-

-Shen, ti prego! Lascialo...-

Shen si voltò verso di lui. In un secondo aveva completamente dimenticato il bue ed il piacere che provava a strangolarlo lentamente.

-Ma bene, la cosa si fa interessante- fissò i suoi occhi rossi in quelli verdi e sgranati del panda.

-Sentiamo, panda, cosa saresti disposto a fare perché io gli risparmi la vita?-

-Io... io... qualsiasi cosa, Shen-

Un brivido lo percorse dalla testa ai piedi.

Era quella la sensazione giusta! Avere pieno potere su chi aveva pensato di poterlo intralciare!

-Allora per cominciare... inchinati a me-

Per un attimo il panda sembrò sorpreso.

-E questo cosa c'entra? Voglio dire, io credevo che avessi in mente qualcosa di più malvagio!

Qualcosa del tipo... non lo so, sei tu il malvagio...-

-In ginocchio, panda!- Sputò Shen.

-Ok, ok... se è solo questo... non hai molta fantasia come malvagio, sai?-

Come se fosse la cosa più naturale del mondo, il panda piegò a terra un ginocchio, poi l'altro, e rimase prostrato con la fronte sulle zampe anteriori.

Shen era senza parole.

Nessuno sguardo irritato, nessuna tensione nei muscoli, nessun segno di rabbia per l'umiliazione subita.

Il pavone bianco strinse gli occhi, scrutando intensamente la palla di pelo.

Il fatto che quel maledetto lo avesse assecondato come se fosse stato un pulcino capriccioso gli aveva rovinato tutta la soddisfazione di averlo finalmente costretto in ginocchio, ed anzi stava riuscendo a farlo sentire uno stupido.

Sotto di lui il bue accennò un movimento ma lui fu rapido a stringere ancora ed a farlo cadere di nuovo nell'incoscienza per non essere più disturbato.

-Ok, e ora? Per quanto tempo ci devo stare?-

Ma che...?!

Com'era possibile?!

Shen fremeva di rabbia ed indignazione.

-Non hai dunque alcun rispetto per te stesso? Ti stai inchinando a chi ha sterminato la tua famiglia!

Non hai nessun senso dell'onore?-

-È un onore salvare una vita-

Questo fece uscire Shen completamente fuori di testa.

Odiava quello stupido panda che gli dava lezioni, odiava che si sentisse tanto superiore a lui da inginocchiarsi senza che gliene importasse nulla, odiava la sua morale, semplicemente odiava tutto di lui!

Uno sguardo di lato gli bastò per cogliere l'opportunità.

Dalla cintura del Bue estrasse la spada dalla lama a forma di foglia, ben affilata sui due lati.

Con un saltò rapidissimo scattò dalla schiena del bue, ma puntò la spada a terra e la usò per un volteggio aggraziato e letale che lo portasse fino al panda per colpirlo dall'alto e trafiggerlo una buona volta!

Non se l'aspettava, era la sua occasione!

...

No.

Aveva mirato alla nuca del plantigrade ancora prostrato a terra, ma lui invece di scappare era rimasto in ginocchio ed aveva bloccato la parte piatta della lama tra le zampe giunte.

Senza nemmeno degnarsi di aprire gli occhi per guardarlo in faccia.

Shen tirò ma senza risultato. Provò a girare la lama per ferirlo, ma il panda assecondò il suo movimento e troppo tardi Shen si rese conto dell'errore che aveva fatto: adesso l'angolazione della lama non era più a suo favore.

Era convinto che il panda gliel'avrebbe strappata di mano, e si preparò a lottare con tutte le sue forze per impedirglielo.

Già una volta quel malefico orso gli aveva rivoltato contro le sue stesse armi, non sarebbe successo di nuovo!

Sentiva il panico montare insieme ad una rabbia feroce, e cominciò a strattonare con tutte le sue forze la lama, che però non si smosse di un millimetro nella presa del panda.

Pensò di attaccarlo con qualche calcio bel assestato ma era troppo lontano da quella posizione, e non aveva la minima intenzione di lasciare la sua arma!

-Molla la presa, maledetto panda! Mi hai sentito?! Molla!-

Ma lui non mollò. Invece finalmente aprì gli occhi e guardò in su verso di lui.

Quello che Shen vide in quegli occhi bastò ad inchiodarlo.

Il panda non aveva paura. Non lo odiava. Non era nemmeno arrabbiato con lui.

Tutto ciò che vedeva era... come un senso di tristezza.

Lentamente il panda si rialzò, e solo quando fu di nuovo in piedi deviò con uno scatto la lama della spada verso l'alto e fece un salto indietro per mettersi a distanza di sicurezza.

Shen lo guardava senza capire, solo con l'impressione che qualcosa di appiccicoso e soffocante gli fosse rimasto dentro.

Il panda era di nuovo in posizione di difesa, e presto avrebbe avuto davvero di che difendersi!

Shen era pronto per lanciarsi di nuovo all'attacco quando percepì due cose nello stesso momento: la prima il panda che sgranava gli occhi preoccupato, la seconda il rumore di zoccoli troppo vicino a lui.

Si girò una frazione di secondo troppo tardi per vedere la carica di Maestro Bue, ed anche se il suo corpo aveva reagito d'istinto spianando la spada era stato troppo tardi.

Fu sbalzato dall'impatto, ma non indietro e schiacciato dalla mole del bovino... fu sbalzato di lato, da un'impatto morbido, e solo quando finì di rotolare a terra e riuscì a riprendere il senso dell'orientamento capì cosa era realmente successo: era stato il panda a spingerlo via, ed a prendersi al posto suo tutta la massa di Maestro Bue Infuriato alimentata da odio e rabbia.

Scattò immediatamente in piedi, nel caso i due avessero deciso di attaccarlo insieme, ma in quel momento tutta la rabbia del bue era passata da lui al panda.

-Perché continui a metterti in mezzo?! Non hai alcun rispetto per le persone che sono morte a causa sua! Lasciarlo vivere è una minaccia per tutti!-

Il panda si stava rialzando a fatica.

-Maestro, capisco che siete arrabbiato...-

-No! Tu non capisci nulla, stupido ragazzino! Quanto ancora dovrà durare questo gioco? Lui non cambierà mai!-

Ed indicò Shen con tutto il disprezzo di cui era capace.

Per una volta siamo d'accordo su qualcosa” pensò Shen con amara ironia, ma tenne il pensiero per sé perché voleva sapere cosa avrebbe risposto il panda.

-Io non voglio cambiarlo. Voglio capirlo-

Cos...?

Maestro Bue si avvicinò minaccioso al panda.

-Questo vostro accordo è pura follia! Per lui non c'è nulla di sacro o vincolante! Non manterrà mai la parola! Mentre tu cerchi di capirlo, lui studierà un piano per fuggire, e se questo accadrà, se tornerà libero a distruggere quello che cerchiamo di ricostruire ed ad uccidere altre persone, sarai tu a pagarne il prezzo. Che tu sia il Guerriero Dragone oppure no-

Si voltò di nuovo verso Shen, che si irrigidì, pronto ad un nuovo impatto, ma Bue non lo attaccò.

Lo tenne d'occhio mentre andava a riprendere la spada che era finita a terra e poi la rimise nel fodero.

-Quanto a te, non sperare che ci sarà sempre il panda a proteggerti-

Voltò le spalle ad entrambi e fece un cenno alle guardie perché calassero la piattaforma che serviva per uscire dai sotterranei.

Shen lo osservò salire nella piattaforma di legno con gli occhi ridotti a due fessure.

Sapeva perfettamente perché Bue aveva scelto quel metodo: non c'entravano il dolore o le ferite, semplicemente non aveva voluto che lui vedesse qual'era il corridoio giusto per uscire.

Maledetto bovino! Shen aveva sperato che fosse più accecato dalla rabbia e si tradisse, ed invece no!

-Uff...- sospirò Po quando Bue se ne fu andato -Be', è andata bene. Nessuno si è fatto male, no?-

Shen lo scrutò per un attimo, immobile come una statua.

-No- soffiò appena udibile, e poi scattò di nuovo all'attacco.

-Oh, accidenti, ecco che ci risiamo!-

E lo scontro riprese.

Grande” pensò Po “Non male come primo giorno”.

***

Quando tornò alla casa era dolorane ed ammaccato, in verità più per la carica di Maestro Bue che per i colpi di Shen.

Quel pavone non stava bene per niente!

Aveva continuato ad attaccarlo in ogni modo, ed aveva risposto alle sue proposte di parlare o di una tregua solo con insulti, minacce, o altri tentativi di colpirlo.

Shen si era fermato solo per forza, quando era crollato svenuto per la fatica, ed a lui ancora una volta non era rimasto altro da fare che guardare le guardie che lo portavano via di peso.

Appena entrato dalla porta principale trovò Maestro Shifu ad aspettarlo.

-Ah! Io non ho fatto niente stavolta!-

-Panda? Non volevo rimproverarti-

-Oh, bene... che sollievo... perché di solito quando ve ne state lì ad aspettarmi con quell'aria così seria vuol dire che...-

-Po-

-Ops! Scusate. Che succede?-

-Qualcuno vuole parlarti. Renditi presentabile e poi scendi nel giardino-

-Posso sapere chi è il qualcuno?-

-Prova ad immaginare-

Po andò nella sua camera, dove si lavò via la polvere velocemente e prese un paio di pantaloni puliti.

Dato che doveva sbrigarsi ma allo stesso tempo il suo stomaco reclamava nutrimento, dovette ricorrere all'antica e collaudata tattica del riempirsi la bocca con quanto più cibo possibile e masticarlo mentre faceva altro.

In questo modo era sia pulito che decentemente sazio in poco tempo.

Era sinceramente incuriosito da chi mai potesse voler parlare con lui. Sperava che fosse la Divinatrice e non Maestro Bue. Non gli era piaciuto quando il Maestro lo aveva rimproverato così malamente.

Invece il qualcuno che lo aspettava sotto il portico del giardino era Maestro Croc.

-Salute, Guerriero Dragone- lo salutò rispettosamente.

Il panda ricambiò l'inchino tentando di comportarsi da persona matura e di non cadere in uno dei suoi eccessi da fan sfegatato.

Dopotutto Maestro Croc era una leggenda, ma Po sapeva che non era il momento opportuno per chiedergli come avesse messo a punto la tecnica delle Mille Scaglie.

Ovviamente Croc era venuto per parlare di quello che era successo quel pomeriggio.

-Sono preoccupato. Bue mi ha raccontato cosa è successo-

-Ah... sì, ci sono stati un paio di... incidenti-

-Questa definizione è molto riduttiva. Come hai intenzione di giustificarlo stavolta?-

-Io... ecco, io...- l'unica giustificazione che riusciva a trovare era un sospirone -Non posso giustificarlo, va bene? Shen è il più ingiustificabile nella storia dell'ingiustificabilitá-

-Peró sei ancora contrario alla possibilità di giustiziarlo-

-Certo!-

-Panda... Guerriero Dragone... Anche io vorrei che cambiasse in meglio, ma dopo quello che è successo oggi... io voglio davvero darti fiducia, ma non so se riuscirò mai a darne a Shen. Come speri di aiutarlo se lui rifiuta ogni possibilità di dialogo?-

-Maestro, sinceramente non lo so! Non so come fare a fagli capire che non deve per forza buttare via la sua vita. E so che sarà difficile, ma devo provare... lo so, lui è arrogante, ed ha fatto cose terribili... bè, in realtà continua a farle... ma io non riesco a scaricarlo dopo che mi ha guardato in quel modo sulla nave-

Croc lo guardò perplesso, ma almeno lui sembrava più propenso a sentire le sue ragioni, il che dava a Po un po' di sollievo.

Era bello trovare uno spiraglio per uno scambio dopo che Bue aveva chiuso ogni possibilità in quel senso.

-Di che stai parlando, Guerriero Dragone?-

-Quando ho distrutto l'intera flotta con... be' , con la pace interiore e tutta la mia miticitá, lui mi ha chiesto come avessi trovato la pace. Non era arrabbiato con me, era solo incredulo. Sono sicuro che in quel momento voleva davvero trovare la pace anche per sé. Certo, poi si è arrabbiato ed ha cercato di uccidermi in ogni modo, ma prima, per un attimo ho creduto davvero che avesse capito

quello che gli avevo detto. Lui... lui ha sofferto molto. Sta ancora soffrendo. Non posso ignorarlo dopo che l'ho guardato negli occhi mentre mi chiedeva come trovare la pace-

Decisamente, Maestro Croc era molto più comprensivo, perché sembrava che stesse almeno considerando la sua spiegazione.

Insomma, non gli aveva urlato addosso né tentato di dissuaderlo a colpi di kung fu...

-Vorrei anche io che si rendesse conto di quanto di male ha fatto, e che cambiasse in modo che non fosse più necessario ucciderlo. Lo desidero davvero, Guerriero Dragone, ma...- si interruppe, inseciso se continuare o no, poi scosse la testa come per scacciare qualcosa di molesto -C'è tempo. Dopotutto abbiamo deciso di concedergli un mese. Qualsiasi cosa tu voglia fare, falla in fretta e prega gli dei che funzioni. Nel frattempo io mi assicurerò che Bue non vada più a cercare Shen. Sono preoccupato per lui. Quel pavone sembra avere il dono demoniaco di tirare fuori il peggio dalle persone. Ora che ci penso tu e la Divinatrice sembrate i soli ad esserne immuni-

Croc lo salutò, ed il panda rimase piuttosto confuso dall'ultima frase che gli aveva rivolto.

Si grattò la testa un paio di volte, ma non riuscì a cavarne un senso.

Forse era la fame ad occludere i suoi pensieri, per questo decise di andare dritto in cucina a preparare degli spaghetti ed una buona zuppa.

Peccato che in cucina ci fossero tutti e cinque i suoi amici e Maestro Shifu che si girarono a guardarlo non appena lui ebbe fatto scorrere un minimo la porta di carta di riso.

-Po!-

-Ah! Ok, ok, lo so, è stata una cattiva idea! Per favore, non vi ci mettete anche voi adesso!- li supplicò.

Era troppo biasimo da sopportare per un solo panda in una sola giornata!

Però Maestro Shifu si fece avanti e non era per nulla severo, anzi sembrava... sorridere?

-Non siamo qui per rimproverarti, Guerriero Dragone. Abbiamo saputo di come ti sei comportato oggi per difendere Maestro Bue Infuriato. Siamo fieri di te-

Maestro Shifu si inchinò in un saluto, seguito da tutti gli altri.

Po potè vedere che sorridevano anche loro.

-Wow... ragazzi, io... io... davvero!-

-Non piangere, panda-

***

-Allora? Ci hai parlato?- chiese impaziente Bue non appena Croc fu di ritorno.

Il coccodrillo sospirò anche lì, pronto a sostenere una sfuriata dell'amico perché le cose non erano andate come avrebbero dovuto.

-Sì, ci ho parlato. So che quello che ti dirò non ti piacerà, quindi promettimi di ascoltarmi fino alla fine prima di tentare di spiaccicarmi-

Bue non disse nulla, però il suo sguardo ed i pugni serrati erano abbastanza eloquenti.

-Avanti, dimmi-

-Io voglio che tu non vada più a cercare il pavone-

-Che cosa?!-

-Mi hai capito bene. Io credo che dobbiamo dare fiducia al Guerriero Dragone e non intrometterci in quello che sta facendo a meno che non sia strettamente necessario-

Il bue gli si avvicinò di un paio di passi, e se Croc non fosse stato sicuro del rapporto che c'era tra di loro si sarebbe preparato a difendersi da un attacco.

-Mi stai chiedendo di starmene con le mani in mano mentre un folle piano basato sul niente rischia di mettere di nuovo in pericolo tutti noi? Croc, sei impazzito anche tu?-

-Non sono impazzito. Solo, io mi fido del panda. Hai visto anche tu cosa è riuscito a fare al porto contro delle palle di cannone, no? Chissà che non riesca a fare un altro miracolo ed a riportare Shen alla ragione-

Bue emise uno sbuffo scettico. Non sapeva se sarebbe scoppiato a ridere o se era ancora troppo arrabbiato.

-E tu ci credi davvero? Credi che Shen possa cambiare? Lui è un demone, nient'altro! Non ha fatto altro che dimostrarlo da quando si è ripresentato in città, e chissà che altro ha fatto mentre era in esilio. Sarebbe meglio anche per lui se lo spedissimo più in fretta verso i luoghi della purificazione, così forse avrebbe qualche crimine in meno da scontare nel Diyu-

Croc non aveva mai sentito il suo amico parlare in quel modo, e cominciava ad esserne sempre più spaventato.

Gli si avvicinò anche lui ma ritenne più opportuno non toccarlo.

-La rabbia e l'odio ti stanno accecando. Sono sempre più convinto che tu non debba più avere a che fare con il pavone-

-Io lo odio!-

-Lo so! Per questo ti impedisco di andare da lui! Ricordi cosa ha detto Po? Di non lasciare che il dolore faccia a te quello che ha fatto a lui? Ecco, tu ci stai cadendo ed io non te lo permetterò-

Bue lo guardava sconcertato, ma Croc era determinato a mantenere la sua posizione.

-Come puoi essere così tranquillo? Tu non lo odi? Non ti ricordi più che...?-

Non riuscì a finire perché l'orrore di ciò che Shen aveva fatto a Maestro Rhino era troppo enorme per essere espresso a parole.

-Odio quello che ha fatto, sì, ed anche io vorrei vederlo punito. Ma è la rabbia che ci fa pensare certe cose. Ascoltami, Bue, immagina che tu oggi fossi riuscito ad ucciderlo. Immagina che uno dei tuoi colpi fosse andato a segno e gli avesse spaccato il cuore-

Il brontolio basso di Bue gli diede la conferma di quanto fosse rammaricato che non fosse successo davvero, ma non era intenzione di Croc continuare a fomentare la sua rabbia, anzi voleva fargli capire quanto fosse pericolosa.

-Cosa pensi che avrebbe detto il Maestro se tu lo avessi ucciso?-

Ok, forse aveva esagerato.

Non si aspettava di vedere Bue indietreggiare con gli occhi pieni di paura.

-Ehi, ehi, è tutto apposto... non lo hai ucciso. È andato tutto bene- gli disse Croc in fretta.

-No... no, tu non capisci... io volevo ucciderlo! Io... aarggh!!!-

Bue si prese la testa tra le mani come se gli stesse esplodendo.

Aveva visto chiaramente il corpo del pavone spaccato da un colpo d'ascia, ma aveva visto altrettanto chiaramente accanto a lui Maestro Rhino che lo guardava con stupore e delusione.

-Io... io non... LUI SE LO MERITA!- Urlò alla fine.

Croc gli andò vicino e gli posò una mano sul gomito.

-Lo so, amico mio, so che meriterebbe di morire. Ma tu non meriti di diventare un assassino per colpa sua-

Rimase vicino a lui mentre il bue respirava affannato.

Croc sapeva quanto dovesse essere difficile.

Gli fece sentire la sua presenza attraverso un contatto fisico non invadente, ed aspettò che si calmasse.

Alla fine Bue lasciò andare tutto in un grosso sospiro.

Quando lo guardò di nuovo negli occhi erano arrossati, ma Croc non sapeva se dalla rabbia o dal pianto, e non avrebbe osato chiedere.

-E va bene! Non andrò più a cercarlo! Gli starò lontano, almeno fino a quando lui non sarà una minaccia per qualcuno o per la città-

Croc si limitò ad annuire.

Sapeva che se Shen avesse tentato di nuovo di evadere o avesse ferito qualcuno sarebbe stato molto difficile contenere una seconda volta la rabbia di Bue, ma per il momento era sufficiente che non

andasse a cercarlo di proposito.

Potevano solo sperare che il panda riuscisse in qualsiasi fosse il suo intento.

***

-Allievi, vi ho convocati di nuovo per decidere come comportarci-

Era la seconda volta che Maestro Shifu li convocava di notte, all'insaputa di Po.

La cosa cominciava a mettere Tigre a disagio.

-Quello che Po sta facendo con Shen non ha precedenti. Lui sta tirando fuori tutta la rabbia e l'odio che Shen ha in corpo come si farebbe con il pus da una ferita infetta, e lo sta facendo nell'unico modo possibile senza fare del male ad altre persone, cioè facendo in modo che tutta la distruzione sia rivolta sempre e solo contro di lui. Lui sta contenendo Shen, lo sta mantenendo in uno spazio sicuro dove possa sfogare tutto il suo rancore senza fare altre vittime-

Il maestro li guardò attentamente uno ad uno.

-Nessun altro di noi combatterà mai contro Shen se non Po-

***

Nella notte di inizio estate il crepuscolo durava poco: da quando il sole scendeva sotto le colline ad ovest della città c'era meno di mezz'ora prima che calasse la notte.

Bue lo sapeva bene, per questo si era portato dietro una lanterna già accesa.

Giunse al cancello del cimitero, dove c'era la solita pagoda chiusa su tutti i lati eccetto uno, occupata dal guardiano.

L'anziano macaco lo guardò solo un attimo da sotto le sue sopracciglia bianche e cespugliose, con occhi dorati che avevano visto ogni tipo di sofferenza varcare quella soglia.

Senza dire una parola, la scimmia raggiunse la serratura centrale del cancello e la fece scattare, poi scostò uno dei battenti per permettere a lui di entrare.

-Volete che vi accompagni, Maestro?-

-No, posso andare da solo-

-Non avete paura degli spiriti?-

-No. Niente di quello che potrebbero farmi i morti sarebbe peggio di quello che mi hanno già fatto i vivi-

Il macaco annuì.

Nel passargli accanto, Bue gli rivolse un cenno di ringraziamento.

Il rumore metallico del cancello che si chiudeva segnò il suo ingresso nel regno delle tombe e degli spiriti.

Era un mondo che di notte era fatto di luci sospese, delle piccole braci dei coni di incenso che bruciavano, di offerte di cibo e bevande, e delle lanterne di carta di riso che adornavano le lapidi; tutte quelle luci erano riprese e riflesse dalle lapidi stesse, nere ma lucidate come specchi tranne per gli ideogrammi incisi al di sopra.

Bue imboccò deciso la grande scalinata centrale, fatta di gradini bassi e molto ampi, così che non sembrava una scala ma allo stesso tempo non era nemmeno una strada in salita.

Ai lati era delimitata da lanterne rosse che tenessero compagnia alle anime presenti in quel luogo.

"La via dei morti" pensò cupo Bue.

In cima c'era l'architrave rosso, sorretto da colonne anch'esse rosse, che era l'unico varco in un muro di mattoni traforati che separava la parte del cimitero destinata ai cittadini comuni da quella destinata alle personalità che avevano preso parte al governo della città.

Bue oltrepassò l'architrave, e da lì in poi il sentiero era di terra battuta ma non più dritto: era una spirale che simboleggiava il drago addormentato sulla cima della collina.

Il sentiero del Drago, simbolo di energia vitale, fortuna e di una buona reincarnazione.

Bue sapeva di non essere pronto. Non sarebbe mai stato pronto, probabilmente, ed infatti quando dalla curva del sentiero potè vedere il martello di Maestro Rhino Tonante dentro di lui ogni cosa tornò ad urlare per il rifiuto.

Dovette farsi forza per percorrere gli ultimi metri per arrivare davanti alla tomba.

Alla tomba vuota, dovette ricordare.

Il martello piantato lì era una presenza solida e silenziosa, come era stato in vita il suo proprietario.

Se chiudeva gli occhi Bue poteva immaginare che fosse Maestro Rhino a reggerlo, con una zampa sola e senza sforzo.

Ricordare che sarebbe stata solo la forza d gravità a tenerlo in piedi da allora in poi, e che nessuno avrebbe più avuto la forza di sollevarlo e di usarlo in battaglia, era... era troppo!

Era un dolore che spaccava il cuore, ma in qualche modo Bue aveva bisogno di sentirlo, quel dolore.

Non c'era modo di chiedere scusa per non essere stato abbastanza pronto, per non aver compreso cosa stava per succedere e per non aver fatto nulla per impedire che...

Il dolore gli artigliò lo stomaco e lo fece piegare su sé stesso, a lamentarsi come non aveva potuto fare il giorno prima davanti agli altri.

***

Acqua. Era torbida, fangosa, carica di sedimenti in sospensione.

Sapeva di stare guardando la zona del porto davanti alla città.

Perché qui?

Cosa devo vedere?

Il fondale si scorgeva a stento, e le sagome contorte di quelli che erano stati i cannoni della flotta da guerra emergevano dalle ombre come fantasmi in un cimitero di creature fantastiche.

Dopo solo pochi giorni erano già state coperte dal pulviscolo fine sollevato dalle mareggiate, ed il metallo una volta lucente era adesso opaco e spento.

Perché qui?

Cosa devo vedere?

Avrebbe potuto chiudere il contatto, forse si sarebbe svegliata e riaddormentata, ma il fatto che quella scena fosse tanto legata a Shen le fece scegliere di lasciare scorrere la visione.

In risposta alle sue domande, qualcosa richiamò la sua attenzione.

Nell'acqua torbida, più avanti, c'era il relitto di una nave.

Il ponte e lo scafo erano stati distrutti dall'esplosione e le assi spezzate sporgevano come i denti di un mostro marino; la carena a cui erano inchiodate era rimasta abbastanza intatta e pesante da trascinare tutto sul fondo.

Perché qui?

Cosa devo vedere?

N'ell'acqua torbida apparve un luccichio.

Era un riverbero argenteo di qualcosa che riusciva a catturare la luce anche se in profondità e attraverso i sedimenti.

Brillava come un frammento di stella caduto in fondo al mare; era l'unica cosa ancora intatta in mezzo a quella distruzione, e l'unica cosa che luccicasse mentre il resto del metallo era stato coperto.

Il guan dao di Shen si era conficcato con la punta nel fondale, e questo aveva impedito al fango ed al pulviscolo di accumularsi e di spegnere la sua luce.

Era quello che l'aveva chiamata. Il bagliore del metallo era insistente, pressante...

Era... importante... in qualche modo.

"Ha ancora una parte da svolgere in questa storia"

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Cantuccio dell'Autore

È arrivata la Befana!

Quest'anno avrei voluto portare carbone ad un paio di persone, ma tutte le mie scorte sono state rubate da un certo pavone... e quindi nulla, vi accontentate del capitolo.

Questo è uno dei superstiti, per fortuna, e mi sono presa solo il tempo di revisionarlo prima di postare.

Vi ricordo di seguire la mia pagina facebook di chiacchiericcio da fanerd https://www.facebook.com/Il-mondo-di-Smeralda-690971065087881

Vi lascio subito le note.

-Il Diyu citato da Maestro Bue è un concetto di infrerno sorprendentemente simile a quello dantesco, cioè con una serie di luoghi adibiti a diverse torture in rapporto ai peccati che l'anima deve scontare. Puro contrappasso dantesco, con la differenza però che queste torture servono all'anima per essere purificata dai peccati per potersi poi reincarnare; concetto, quello della reincarnazione, totalmente assente nella cultura occidentale dopo l'arrivo del cristianesimo.

-Meng Po è una delle figure presenti nel Diyu; è una vecchia che fa bere alle anime un thé speciale alla fine del ciclo di torture, che fa loro dimenticare tutto dell'inferno, in modo che possano reincarnarsi purificate. Ci sarebbe ancora tanto da dire, ma non credo di avere lo spazio per tutto. Vi lascio la pagina di wikipedia in inglese, purtroppo non ho trovato nulla di alrettanto dettagliato in italiano https://en.wikipedia.org/wiki/Diyu

-Per quanto riguarda l'atteggiamento di Maestro Croc, mi sono rifatta alla versione della Dreamworks che nella sua backstory lo aveva creato inizialmente come cattivo. Era un bandito che era stato affrontato in duello da Maestro Rhino, ma lui non lo aveva ucciso, gli aveva chiesto di utilizzare le sue capacità per fare del bene. In un'altra versione della Dreamworks, "secrets of the masters", Bue, Croc e Rhino sono tre avventurieri che non vanno d'accordo tra loro, e devono imparare a collaborare. Vi lascio le versioni ufficiali, anche se pare che la stessa Dreamworks sia abbastanza confusa https://kungfupanda.fandom.com/wiki/Croc. Anche qui, solo in inglese, mi spiace.

-La canzone all'inizio, "Monster", è proprio quella con cui ho scoperto gli Skillet, guardacaso in un vecchissimo video tribute per Shen. Dopo anni il cerchio si chiude! Comunque, non è dedicata tanto a Shen in questo caso, quanto a Maestro Bue. Vi lascio il link https://www.youtube.com/watch?v=1mjlM_RnsVE

-Nello scorso apitolo ho notato che è tornato il mashup dei font. Scusatemi. Sto cercando di capire perché succede e come evitarlo.



Grazie per aver letto anche questo capitolo, un riconoscimento speciale se avete sopportato anche le note, ed un bonus se avete anche la pazienza di andare a vedere la pagina e se avrete il coraggio di aprire tutti i link che condivido. Ci vuole tempo ma vi assicuro che ne vale la pena.



Buona fine delle feste del Solstizio d'Inverno a tutti! Che la luce possa da ora in poi accompagnarvi.



Smeralda E. Elessar



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Capitolo 7
*** Dalle ferite ***


Ciò che sorge

***

Dalle ferite

***



I tried so hard

And get so far

But in the end

It doesn't even matter

I had to fall

To lose it all

But in the end

It doesn't even matter

(In the end – Linkin park)



Doveva essere mattino perché le torce erano state di nuovo accese tutte.

Shen mosse gli arti quanto la catena ed il tirare delle bende e delle ferite gli permettevano.

Notò con un certo compiacimento che era ancora abbastanza libero: niente corde a stringere le ali, niente ceppo al collo e niente bavaglio che gli chiudesse il becco.

Il suo primo pensiero fu come sfruttare tutti quei vantaggi, ma poi ricordò l'accordo che aveva stretto con il panda.

Il giorno prima, nonostante quel grosso idiota del bue si fosse intromesso, il panda si era presentato nell'arena centrale come aveva promesso.

Questo faceva pensare a Shen che anche quel giorno si sarebbe presentato, e dunque perché lui avrebbe dovuto sprecare energie in un tentativo di fuga quando aveva la quasi totale certezza che avrebbe dovuto in ogni caso battersi con lui poco dopo?

Con una smorfia schifata, tornò a sedersi sulla branda per riflettere. Ed aspettare.

***

-Croc? Con chi dobbiamo incontrarci?-

Croc non riusciva a crederci! Credeva che Bue avesse completamente accantonato i piani per ricostruire la città, e che fosse solo assorbito dal lutto per Maestro Rhino e dall'odio per Shen... non si aspettava che andase a chiedergli quando volesse occuparsi di quelle cose!

Tentò di comportarsi in maniera naturale per non mettere in imbarazzo l'amico.

-Con... con i delegati delle corporazioni dei commercianti che avevano le botteghe ai lati del canale grande-

-Ed invece per la ricostruzione del ponte?-

-Ah... sì... il ponte... per quello dovremo incontrare i capi della corporazione degli architetti, ma prima di pensare a costruire dobbiamo rimuovere le macerie-

Da un lato fare l'inventario dei danni poteva essere pericoloso perché portava per forza di cose a pensare a chi li aveva causati, ma era inevitabile fare i conti con quello che era stato distrutto.

Tuttavia Bue non reagì imprecando contro Shen o peggio correndo a cercarlo.

-Sembra che abbiamo molto lavoro da fare. Sarà meglio iniziare-

Croc annuì.

-Inoltre i Maestri del Palazzo di Giada ci hanno offerto il loro aiuto. Potremmo parlare anche con loro-

-Sì, mi sembra una buona idea-

Croc non fece nessun commento, ma il fatto che Bue fosse tornato ad interessarsi della città lo faceva sperare in bene.

***

A rompere la monotonia del suo mondo sotterraneo intervenne una guardia che apriva la porta della cella.

Shen la guardò freddo ed immobile mentre posava sulla branda il vassoio con il cibo.

Troppo tardi Shen si accorse che aveva tolto gli oggetti dal vassoio e che lo avrebbe riportato via, e quando scattò per protestare l'antilope era già fuori dalla sua portata ed il ceppo alla caviglia si era stretto dolorosamente attorno a tendini ed ossa.

Si guardarono un attimo negli occhi, Shen con puo odio e la guardia sollevata di essere stata abbastanza veloce da sfuggirgli, prima che la porta fosse di nuovo richiusa.

Furioso, Shen si voltò verso quello che gli era stato portato ed un'occhiata bastò a confermare i suoi sospetti.

C'erano due coni di carta ed un boccale di un metallo scadente per l'acqua.

Niente ceramica, niente kuaizi, niente legno, niente che... che...

Accecato dalla rabbia Shen afferrò uno dei coni e lo scagliò con tutto il contenuto attraverso le sbarre.

-Maledetti! Mi temete persino quando sono armato di rottami?!-

Nessuno gli rispose, e lui rimase nel buio a consumarsi di rabbia e stizza.

-Non importa... non importa...- ripetè con voce sorda -Non avete ancora capito niente...-

Si guardò attorno.

Il cibo in quel momento non gli interessava nemmeno un po', e solo quando ebbe trovato una soluzione che lo soddisfaceva riuscì a pensare a mangiare.

***

-Allora, ragazzi? Che farete oggi?- chiese Po.

-I Maestri della Città dei Gong ci hanno convocati- gli rispose Tigre -Dal momento che abbiamo offerto il nostro aiuto per la ricostruzione della città, credo che vogliano darci delle istruzioni-

-Oh... hanno chiamato solo voi?-

Sul braccio sentì qualcosa che scivolava leggero.

Era Vipera, che si era accorta perfettamente del suo cambio di umore non appena Tigre aveva nominato i Maestri.

-Po, non ti hanno escluso. È che tu hai già un impegno più importante-

-Non... non ce l'hanno con me?-

-No... non credo. Vedremo cosa vogliono da noi e poi te lo riferiremo, d'accordo?-

-D'accordo-

-Ehm? Po?- Si intromise Gru -Sei... insomma, sei proprio sicuro di voler andare alla prigione da solo?-

-Ragazzi, ve l'ho detto, posso farcela. E poi non credo che Shen la prenderebbe bene se venisse anche qualcun altro-

-Oh, certo!- sbottò Mantide -Preoccupiamoci di non urtare la sensibilità del pavone psicopatico!-

-Mantide...-

-Dicevo per dire-

-Ragazzi, ragazzi, è tutto sotto controllo. È... è una cosa che devo fare da solo, okay?-

-Va bene, Po. Ma ricorda che se hai bisogno aiuto puoi sempre fare un fischio-

-Grazie, Scimmia-

-Oppure "kakà" come fa Gru- sghignazzò il primate.

-Ve l'ho già detto... io non ho mai fatto quel rumore!-

***

"Le guardie sono meno sprovvedute" notò quasi con compiacimento Shen.

Una delle antilopi lo teneva sotto tiro dritto davanti a lui, dall'esterno della cella, con l'arco teso ed una freccia pronta a scoccare attraverso le sbarre, l'altra invece aveva l'ingrato compito di liberargli la zampa dalla catena.

Shen rimase immobile con le ali raccolte sotto le maniche.

Lo strascico di piume riempiva tutto il lato della cella dove la catena era attaccata al muro.

-Fai vedere le ali- intimò la guardia all'esterno.

-Ho promesso di battermi solo con il panda. Inoltre, con cosa dovrei attaccarvi?-

In risposta l'antilope tese di più l'arco.

Shen sibilò tutto il suo disappunto. Gliel'avrebbe fatta pagare, prima o poi.

Tolse le ali dalle maniche, e le lasciò aperte.

-Avete visto? E adesso sbrigatevi-

La guardia dentro la cella era disarmata, notò Shen, ma non disse nulla fino a quando la serratura alla caviglia non fu scattata e lui fu libero.

-Trovo molto ipocrita che chi ha dato ordine che nessuna arma mi sia messa nelle vicinanze sia più interessato a tenere me senza risorse che a dare a voi qualcosa con cui difendervi-

La guardia in cella con lui fece un passo indietro, con sua enorme soddisfazione.

-Non siamo disarmati- disse l'altra antilope -Andiamo-

-Andiamo?-

-Abbiamo il compito di scortarti fino all'arena centrale-

Questo era contrario ai suoi piani. Le piume sul collo gli si arruffarono senza che lui potesse controllarlo.

-Non mi serve una scorta. Andatevene. Uscirò da qui quando e se lo deciderò io-

-Questo non è possibile. Noi abbiamo ordini da rispettare, ed anche tu. Altrimenti...-

Non poté mai dire "altrimenti" cosa perché la menzione ad ordini da rispettare aveva fatto infuriare Shen.

In un battito di ciglia si era piegato a terra, a tirare il capo libero della catena per staccarla anche dal muro e colpire la guardia dentro la cella.

Era stato troppo rapido, e la catena si abbattè sulla coscia poco sopra il ginocchio prima che uno dei due capisse cosa era successo.

La sua mente registrò solo in maniera vaga i lamenti dell'antilope che cadeva a terra probabilmente con un osso fratturato, perché sapeva di doversi difendere dalle frecce.

Ruotando su sé stesso con la coda come scudo ne deviò due e bloccò la terza.

Da quella distanza era impossibile mancarlo con un arco, per cui doveva stare molto più che attento.

Dalle penne della coda lasciò che la freccia finisse a terra, e poi sempre muovendosi senza sosta per non essere un bersaglio facile la raccolse e la scagliò.

La guardia era stata brava, ma lui aveva anni ed anni di mira ed esperienza alle spalle.

Nello stesso momento in cui la quarta freccia scoccata dall'arco si conficcava tra le bende del lato sinistro del suo torace, la freccia che aveva scagliato lui si era conficcata nei tendini tra torace e braccio dal lato con cui l'antilope tendeva la corda.

Shen si chinò solo un attimo a raccogliere la catena e poi uscì dalla cella.

L'antilope che lui aveva colpito per prima non era in nessun modo una minaccia, quella con l'arco invece stava tentando di incoccare una freccia nonostante la ferita.

"Irritante e presuntuoso"

Shen fece scattare di nuovo la catena mirando agli zoccoli a terra, ed anche se quella fece in tempo a spostarsi e ad evitare il colpo finì lo stesso per inciampare.

Con un colpo di coda Shen fece volare l'arco fuori dalla sua portata.

Lo avrebbe preso lui, se non avesse saputo che era un'arma completamente inadatta al suo fisico.

L'antilope a terra stava per rialzarsi ma lui la colpì di nuovo, non forte ma tavolta centrando un ginocchio.

Si strappò la freccia che aveva incastrata tra le bende e gliela puntò alla gola per costringerlo a terra.

Si chinò sulla guardia che adesso era terrorizzata.

-Ritieniti fortunato. Oggi non sei tu il mio avversario-

Con l'ala libera prese dalla faretra tutte le frecce rimaste e corse in fretta nel corridoio per arrivare all'arena centrale.

Non avrebbe perso tempo con delle semplici guardie quando aveva un panda da uccidere!

***

Po aspettava. Accanto a lui c'era uno dei capiturno, un bufalo appassionato di kung fu che tutti lì dentro chiamavano Mastro Roccia.

Si era fermato a parlare con lui nell'attesa che il pavone arrivasse, ed a detta del bufalo c'era un ritardo.

-Se non arrivano entro due minuti vorrà dire che è successo qualcosa e dovrò mandare una squadra a controllare. Parola mia, questo pavone ci sta dando più problemi di tutti i prigionieri che abbiamo mai avuto qui dentro messi insieme!-

-Non preoccupatevi, mastro Roccia. Non appena vedrà me dimenticherà chiunque altro-

-Maestro Po... ehi!-

Po si girò di scatto e dal secondo corridoio alla sua sinistra era emerso Shen.

Era solo, ed in un'ala stringeva i due capi di una catena.

Ed ovviamente negli occhi aveva uno sguardo omicida dedicato interamente a lui.

-Salute panda-

-Shen...- cominciò Po.

-Dove sono le guardie? Che ne hai fatto dei miei uomini?- gridò Mastro Roccia.

Shen lo guardò sprezzante.

-Manda un medico. Ed insegna loro il rispetto per le gerarchie-

Il bufalo lo guardò in un modo molto simile a Bue, ma non perse tempo. Si inchinò brevemente a Po e corse dentro uno dei corridoi.

Quando furono rimasti soli Po guardò Shen con profondo disappunto.

-Avevamo un accordo o sbaglio? Sai, no? Combattere solo contro di me?-

-Lo sto rispettando. Sono ancora vivi-

-Ma non avresti dovuto attaccarli!-

-Io attaccherò chiunque osi mancarmi di rispetto!-

-Oh, andiamo! Che ti avranno mai fatto? E poi dove hai preso quella catena? Cosa...? Outch!-

Po dovette spostarsi di lato per non essere colpito dalla suddetta catena, che scavò un solco nella terra dove poco prima c'era stato lui.

-E va bene, ho capito, non ti va di parlarne... ehi!-

Po fece appena in tempo ad evitare una cosa appuntita e metallica scagliata contro il suo muso.

-Questo non è affatto necessario! Insomma, guarda me! Io non sono armato!-

-Perchè tu sei un idiota- gli rispose Shen.
Po rimase un attimo a bocca aperta.

-Non è essere idioti! È kung fu! Hai presente, tutte quelle abilità mitiche di cose che si fanno senza armi? Tipo sconfiggere decine di nemici con una sola tecnica, oppure... woh!-

Shen si era rivoltato contro di lui e cercava di colpirlo con la catena con la stessa furia con cui aveva cercato di colpirlo sul relitto della nave.

Nei suoi occhi rossi Po leggeva lo stesso odio, la stessa intenzione di distruggerlo di quando il pavone si era rifiutato di ascoltarlo la prima volta.

Poteva solo schivare i colpi, perché parare una catena di quel peso ed a quella velocità non era possibile senza farsi molto male.

Po continuò a spostarsi, ma Shen come al solito era incredibilmente veloce. Solo il peso di quell'arma lo rallentava di poco.

Nonostante tutto, Po provava solo pena per lui.

Per le ferite che aveva fatto riaprire sotto le bende, per lo sforzo con cui stava rovinando il suo corpo, per tutti i modi in cui si stava facendo male.

Peccato che avesse avuto la pessima idea di incrociare lo sguardo di Shen e di farglielo capire!

Il pavone gettò un grido lacerante e si scagliò contro di lui con una punta di freccia stretta nell'ala destra.

-Accidenti, ma quante ne hai nascoste?-

-MUORI!!!-

Po gli bloccò l'ala quel tanto che bastava per deviare il colpo, ma ormai Shen aveva perso l'equilibrio a causa del peso della catena ed aveva finito per cadere a terra.

Po fece per avvicinarsi ma lui lo guardò con più odio del solito.

Il pavone si rialzò lentamente, tremando già per la fatica.

-Shen, perché fai così? Nessuno ti sta minacciando. Non hai bisogno di armi-

-Sei troppo stupido per capire, non è vero? Il mio destino è quello di governare l'intera Cina, e voi mi state ostacolando. Io ho il diritto di combattere chi mi impedisce di realizzare la mia vita-

-Chi te lo ha detto che sei destinato a governare tutta la Cina? E poi perché tutta la Cina? Non ti basta... che so... una città, una...-

-Panda!-

-Okay, okay... allora, chi lo ha detto? La divinatrice? Un'altra divinatrice? Un... -

-Io l'ho detto! Perché il nosto destino è quello che scegliamo noi, e quello che dicono maghi ed indovini sono solo stupidagini per tenere in catene gli sciocchi. Sono chiacchiere da ciarlatani per tenere sottomesse le persone ignoranti! Come te!-

Po rimase fermo.

Shen non voleva essere aiutato, ma in quel momento nemmeno riusciva a muoversi.

-Alcuni sono degli imbroglioni, è vero. Ma altri non lo sono, e possono fare davvero del bene se si seguono i loro consigli. Pensaci, Shen. Maestro Oogway ha avuto ragione, la sua visione su Tai lung si è rivelata corretta. E la Divinatrice ha avuto ragione alla fine, no?-

-AAAHH!!!-

L'urlo di Shen gli fece capire che non aveva detto la cosa migliore.

-Ahi!-

Di riflesso aveva alzato un braccio per parare la catena, e si era fatto male come era ovvio. Si era fatto meno male solo perché lui aveva i polsini e Shen non aveva potuto colpire con tutta la sua forza perché era stanco.

Si trovarono legati in quel modo, Po con la catena arrotolata attorno al polso e Shen che non l'avrebbe mollata per nulla al mondo.

Prima che Po potesse proporre una tregua Shen aveva fatto scattare di nuovo la catena per colpirlo sul muso, ma lui l'aveva parata afferrandola con l'altra zampa.

Ancora una volta si rese conto di quanto sarebbe stato facile fare del male a Shen.

Da quella distanza ravvicinata, con la catena quasi tutta dalla sua parte, con il pavone che era stanco, ferito, e più in basso di lui...

Po srotolò la catena dal polso e la buttò a terra.

Il contraccolpo fece vacillare il pavone, e quei pochi secondi diedero a lui il tempo di allontanarsi fuori portata.

Quando Shen si riprese lo guardò con un odio tale che Po ancora una volta ne fu spaventato.

-Potevi farlo- mormorò pianissimo il pavone.

-No, non potevo-

-Sì che potevi!-

-No, non potevo... aspetta, di cosa stiamo parlando?-

Shen gli rispose con un grido inarticolato.

La catena sibilò di nuovo vicino a lui, ed ancora tutte le altre volte che il pavone provò ad attaccarlo.

-Tu potevi uccidermi! Non lo hai fatto! Non ci hai nemmeno provato!-

-Ah, questo... ehi! No, certo che no!-

-Non permetterti mai più di insultarmi così! Devi combattere contro di me, è chiaro?-

-Perché, cosa stiamo facendo? Outch!-

Po deviò la catena verso il basso e la forza del movimento fece inciampare il pavone.

"Oh, bene... forse così avrò un attimo di tregua"

Aspettò che si rialzasse, ma Shen rimase piegato a terra.

-No, tu non stai combattendo. Non hai provato a colpirmi nemmeno una volta-

-Perché non voglio farti male. Non... ah!-

Era bastato uno sguardo di Shen perché Po si zittisse.

-Tu... tu proprio non capisci, non è vero, panda? Io ti odio-

-Lo so, lo so, me lo hai detto un sacco di volte-

-E ALLORA?! Cosa aspetti a combattere per davvero?-

-Sei tu che non capisci, Shen!- sbottò Po esasperato -Cosa otterrei a colpirti? Riaprire ferite che hai già? Fartene delle altre? Non è questo quello che voglio! Io voglio...-

Non arrivò mai a dire cosa voleva perché Shen si era tirato in piedi e lo stava attaccando di nuovo come una furia, nonostante il suo corpo che non reggeva più la fatica.

Po non riusciva a capire da dove prendesse tutta quell'energia, poteva solo scansarsi più veloce che poteva per non essere colpito.

Il clangore della catena era assordante in quello spazio chiuso.

Po avrebbe voluto fermare Shen, costringerlo a riprendere fiato, a lasciare andare l'odio, ed avrebbe voluto che la smettesse di sforzare ferite che in quel modo non si sarebbero mai rimarginate.

Parò un paio di colpi con i polsini ma faceva male.

Shen barcollava, respirava a fatica, ma Po non si sarebbe arrischiato a proporgli una tregua che lo avrebbe fatto solo arrabbiare di più.

Il pavone faceva sempre più fatica ad imprimere la forza necessaria a colpire in quel modo, e passava più tempo tra un colpo e l'altro.

Po si preparò a schivare di nuovo, guardando fisso negli occhi rossi di Shen, ma invece del solito sguardo penetrante vide i suoi occhi farsi vuoti; il pavone non riuscì a fare l'ultimo scatto e crollò a terra svenuto.

Po non sapeva se essere sollevato perché almeno così avrebbe smesso di farsi male, oppure amareggiato perché ancora una volta Shen non aveva voluto sentire ragioni e si era consumato fino all'ultimo nell'odio.

***

Po era stanchissimo.
I polsi erano ancora indolenziti nei punti in cui aveva parato la catena, soprattutto dove si era arrotolata ed aveva sopportato gli strattoni di Shen.
Rientrò in casa dalla porta posteriore per non disturbare gli altri, ma non appena arrivó nel corridoio grande a piano terra qualcosa gli piombó davanti all'improvviso.
-Ah! Maestro! Mi avete spaventato!-
Shifu lo guardò per un attimo severo, poi gli prese il polso che gli faceva male.
-Outch! Piano lì! Mi fa... ehi! Non mi fa più tanto male!-
Shifu aveva premuto chissà cosa chissà dove sotto la tutta quella pelliccia ed il dolore si era davvero alleviato.
-Grazie, maestro- gli disse quando lo lasciò andare.
-Panda... tu non hai alcuna intenzione di mollare con il pavone, non è vero?-
-Certo che no! Un vero guerriero non molla mai!-

Shifu annuì.
-Sí, immaginavo che lo avresti detto. In questo caso, c'è qualcuno che ti aspetta, e che sarà molto felice di sapere che sei di questa opinione-
-Qualcuno? Anche oggi?-
-Sembra che tu sia una personalità importante ormai- gli rispose Shifu con un mezzo sorriso -Renditi presentabile. Ti aspetta in giardino-
Po rinunciò a fare altre domande sull'identità di chi lo aspettava e come il giorno prima prima andò nella sua stanza a fare scorte di cibo e poi, con la bocca ancora piena, scese nella stanza da bagno a lavarsi via di dosso lo sporco dello scontro con Shen.
Era preoccupato che fosse di nuovo maestro Croc, o peggio Maestro Bue Infuriato, ma non era nessuno dei due che voleva vederlo.
-Divinatrice! Che bello, siete voi! Ops... scusate... Maestro Shifu me lo ricorda sempre che non devo abbracciare le persone all'improvviso-
La rimise a terra, imbarazzato, ma lei non se l'era presa per nulla.
La capra si aggiustó gli occhiali sul naso e gli sorrise.
-Non c'è nulla da scusare. L'entusiasmo e l'affetto non sono da biasimare-
-Oh, grazie! È che ero così felice che foste voi e non Maestro Croc o Maestro Bue! Cioè, non che abbia niente contro di loro, ma ultimamente è difficile... ecco... guardarli in faccia?-
La Divinatrice annuì.
-Sí, capisco cosa vuoi dire. Il dolore fa cose brutte alle persone-

Po sapeva perfettamente di cosa stessa parlando.
-Posso farvi una domanda? Qual è il vostro nome? Non mi piace chiamarvi solo "Divinatrice", è così freddo-

Lei lo guardò sorpresa.
-Pochissime persone si sono chieste il mio vero nome. Ma d'altra parte tu hai un cuore nobile, Po, non dovrei meravigliarmi. Il mio nome è Er Yu, ma tutte le persone con cui sono in confidenza mi chiamano "yi"-
-Oh, è un bel nome. Molto adatto intendo. Posso usarlo? Oppure yi?-
-Ma certo che puoi. Te lo sei meritato-
-Io cosa? Ma non ho fatto niente!-
-Mi stai dando la speranza che per Shen ci sia ancora speranza. Questo è il dono più grande che si può fare ad una madre-
-Oh... be'- Po abbassò gli occhi imbarazzato -Per quanto sta funzionando poco non mi sembra un granché di dono. È per questo che volevate vedermi?-
-Una speranza è meglio di niente. E diciamo che è per questo, sì. È per la scelta che dovrai fare-
-Quale scelta?-
La Divinatrice indicò sulla panchina alle sua spalle un'oggetto che fino a quel momento era sfuggito a Po.
Era un involto allungato di stoffa di canapa, marrone e resistente come quella delle vele dei sanpan, legato con un laccio che lo percorreva in tutta la lunghezza.
Le proporzioni e la forma erano familiari a Po.
-Ma quello è...?-
-É l'arma di Shen-
Il panda si portò le zampe sulla bocca per trattenere uno strillo.
-Ma davvero? Wow! E come lo avete recuperato? Non era andato distrutto? Oh, insomma, quell'arma è mitica, non abbiamo una cosa simile nemmeno nella sala delle armi al palazzo di Giada! E lì ne abbiamo tante! Era tipo, l'arma perfetta... però mi ci ha quasi ammazzato con quella, e poi mi fa ripensare a quanto era fuori di sé quando l'ha usata l'ultima volta, e adesso... adesso... ehi, che scelta devo fare?-

La Divinatrice guardava l'oggetto con tristezza. Allungò una zampa come per accarezzarlo ma all'ultimo momento ci ripensò.
-So che Shen non ha pace. Fino ad ora ha fatto a pezzi le cose più disparate nel tentativo di avere qualcosa con cui combattere-
-Oh, sì! Oggi si è portato dietro una catena. E le frecce che ha rubato alla guardia. E le volte ancora prima ha rotto i vasi, i piatti, i vassoi... penso che finirà per demolire la prigione se continua così per un mese!-
-Oh, non dubito che gli piacerebbe e che ne sarebbe capace. Appunto è questa la scelta che devi fare tu. Vuoi che Shen riabbia la sua arma?-

Po sgranò gli occhi.
-Potrei... potrei davvero riportargliela?! E... e Maestro Bue? E Croc?-
-É una tua scelta. Sai di cosa è capace Shen con questa-

Po guardò l'involto appoggiato sulla panca di pietra. Sapeva che se l'avesse aperto avrebbe visto acciaio scintillante, bellissimo e letale.

L'idea di vederlo di nuovo in possesso di Shen era così terribile ed allo stesso tempo così giusta...
-Yi? É una cattiva idea, non è vero?- chiese esitante.
-Molti direbbero così-
-Ma se a me sembrasse giusta?
-Per questo è una scelta tua e solo tua. So che non è una decisione semplice da prendere, per cui non avere fretta. Lo lascerò qui. Solo, ti prego, se deciderai di non riportarglielo, abbine cura e restituiscilo a me. Io...- la Divinatrice si interruppe, esitante -Shen ci tiene molto-

Il suo viso si velò di malinconia e di preoccupazione con una tale intensità che Po si sentì a disagio.

-Yi? Tutto bene?-

-Cosa? Oh, non preoccuparti, caro... a volte mi perdo nei pensieri. Prenditi tutto il tempo che vuoi per decidere. Ci vedremo presto-

La Divinatrice si allontanò e rientrò dentro casa, Po invece rimase a guardare l'involto di stoffa ed a chiedersi cosa dovesse farne.

***

Le ferite sotto le bende bruciavano ancora una volta.

Quelle superficiali stavano guarendo nonostante gli sforzi che faceva, mentre le poche più profonde avrebbero davvero avuto bisogno di riposo.

Scosse la testa e si alzò per rimanere appollaiato sulla branda.

Era un riposo che lui non poteva permettersi!

Il giorno prima il suo stato di incoscienza era durato poco, e non appena si era svegliato aveva provveduto a togliersi le bende sporche, lavare le ferite, riapplicare l'unguento e ricoprirle con le bende pulite.

Era certo che il fatto che ogni volta che si svegliasse fosse o già medicato oppure trovasse nella cella tutto l'occorrente fosse dovuto alla capra.

Avrebbe dovuto farle notare che il fatto che lei continuasse a curarlo era un rischio per i suoi nuovi protetti, perché finché lui era in vita non avrebbe mai rinunciato ad ucciderli uno ad uno cominciando dal panda.

Arrivò l'orario del pasto, ed il suo cibo era consegnato ancora una volta in quegli odiosi coni di carta.

Pazienza... avrebbe trovato qualcos'altro.

Qualcosa che lo stancasse di meno che una catena da brandire.

Le guardie che vennero ad aprire la sua cella ed a togliergli la catena stavolta rimasero lontane.

Entrambe disarmate, lo guardarono uscire dalla cella a passi lenti ma non si mossero per seguirlo.

Quello, Shen ne era sicuro, erano ordini del Bue: non fargli avere nessun tipo di arma nelle vicinanze di cui lui potesse impossessarsi, e lasciarlo libero di andare da solo.

Shen era compiaciuto di quella vittoria; lo temevano, e l'aveva spuntata sul fatto di non essere scortato da guardie come i criminali.

Per il momento bastava, anche se purtroppo lui era abbastanza intelligente da immaginare il bue che diceva "E va bene! Vuole andare da solo? Che faccia come gli pare! Tanto dove altro potrebbe andare?".

Se Shen non avesse avuto un panda da uccidere si sarebbe dileguato nei coridoi laterali ed avrebbe rubato le armi a qualche incauto giro di ronda, ma perché infondo? Avrebbe solo sprecato energie.

E poi aveva già la sua arma.

Il metallo della brocca era scadente, ma era ancora abbastanza resistente da permettergli di scavare grosse schegge dal bordo inferiore del legno malandato della branda.

Erano quelle che aveva nascoste nelle maniche, e nessuno se ne era accorto. Nessuno aveva osato avvicinarsi tanto da potersene accorgere.

***

-E quando i banditi hanno minacciato il villaggio dei musici io ed i cinque cicloni siamo corsi ad aiutarli. Solo che non erano banditi normali, erano lupi che rubavano il metallo per...-

Po si interruppe quando Mastro Roccia guardò oltre lui, improvvisamente teso e minaccioso con la lancia ben stretta in pugno.

Seguendo il suo sguardo, Po si accorse del pavone bianco.

Uscì dal corridoio proprio alle loro spalle a passi lenti, scrutandoli con tutta calma, freddo, distaccato, calcolatore.

Po notò che le bende sulla parte visibile del torace e delle ali erano strette in maniera grossolana e con dei bozzi.

-Va bene, mastro Roccia, potete andare. Vi racconterò domani il resto della storia-

Il bufalo si inchinò brevemente ma senza perdere di vista Shen, e si ritirò nel corridoio più vicino.

Po guardò il pavone, che già stava scostando la manica, e poi brevemente l'involto di tela alle sue spalle.

-Aspetta! Solo un secondo, va bene?- Allungò le zampe alla cieca dietro di lui ed afferrò l'involto -Prima di tirare fuori cose strane, guarda cosa ti ho portato-

Shen si era fermato a metà del gesto di tirare fuori qualcosa dalla manica, ed in un certo senso Po era curioso di sapere cosa si era inventato quella volta.

-Ecco, vedi? Ti... ehi!-

Una scheggia di legno si era piantata nella tela dove avrebbe dovuto esserci la sua zampa quando l'aveva allungata per sciogliere il laccio.

-Posalo! A! Terra!- Gridò Shen.

Po lo guardò sconvolto.

-Ehi! Ma ti sembra il modo?! Io ti ho...-

-Allontanati!-

Shen aveva già pronta un'altra scheggia, e non aveva certo bisogno di incoraggiamenti per usarla.

Contrariato, Po posò a terra l'involto e si allontanò come gli era stato detto di fare.

Non era in quel modo che doveva andare!

Insomma, lui aveva riportato il guan dao a Shen come segno di buona volontà, non si aspettava che il pavone ce l'avesse ancora con lui!

Rimase a guardare Shen mentre tirava più vicino a sé l'involto e lo tastava; sembrava che non riuscisse a crederci.

Po non riusciva a capire cosa provasse Shen. Sembrava allo stesso tempo esaltato e più arrabbiato che mai. Solo di tanto in tanto gli scoccava rapide occhiate minacciose per assicurarsi che lui non si fosse mosso.

Al momento di srotolare la stoffa gli sembrò addirittura che Shen avesse chiuso gli occhi per un attimo, ma poi il momento passò quando, scostato un lembo, la lama del guan dao emerse lucente come un frammento di stella.

La luce fioca e rossastra delle torce non riusciva a smorzarne lo scintillio, che era chiaro che fosse argenteo e freddo tranne per le fiamme sottili disegnate alla base della lama in rosso sangue.

Lo stesso rosso degli occhi del pavone spalancati per la sopresa.

L'unica altra volta in cui Po aveva visto Shen altrettanto sbalordito era stata quando si era reso conto che la sua flotta era stata distrutta da un solo panda.

Per un volta il pavone non irradiava rabbia, ma solo pura meraviglia.

Quando si chinò per sollevare la sua arma con entrambe le ali delle schegge lunghe e sottili gli scivolarono giù dalle maniche, ma lui non se ne curò.

Tutto ciò che riusciva a vedere in quel momento era la sua lama di nuovo in suo possesso.

Po sapeva che lo avrebbe preso di mira, e che difendersi da quella sarebbe stato più difficile che da pezzi di utensili da cucina, ma adesso che vedeva come Shen si era illuminato sapeva di aver fatto la cosa giusta.

Non aveva mai visto nel pavone altro che scheno, disprezzo oppure rabbia mista all'odio più nero, in quel momento invece era... sembrava proprio che fosse felice.

All'improvviso Shen puntò la lama a terra e saltò il alto.

Ricadde con un volteggio perfetto e l'arma che si muoveva fluida assecondando i suoi movimenti, e dopo il primo ne seguirono altri.

Po non aveva mai visto quei taolu nemmeno eseguiti dai Cinque Cicloni o da Shifu. Si chiese che tecnica fosse.

Shen sembrava senza peso e si muoveva in un tutt'uno con la sua arma.

La usava per librarsi in alto oppure per descrivere ampi archi da un lato con la lama e dall'altro con la coda.

Il suo stile era molto bello, dovette ammettere Po, e soprattutto era bello vederlo che si apriva come un fiore nei movimenti che gli erano familiari.

Per un attimo, in mezzo a tutti quei guizzi rapidissimi, gli sembrò di riuscire a vedere bene Shen in viso e gli sembrò di vederlo sorridere.

Po si chiese se davvero Shen fosse felice in quel momento. Lo sperava. Sapeva che Shen probabilmente non lo meritava, ma Po sperava lo stesso che almeno per quei pochi minuti potesse dimenticare l'odio ed essere felice.

Shen volteggiò a terra un'ultima volta e rimase lì a ripredere fiato.

La punta del guan dao era conficcata nella terra battuta dell'arena, e lui era ad occhi chiusi, con le spalle rilassate ed il collo e la testa rivolti verso l'alto.

Sembrava che non avesse altro pensiero al mondo che godersi la gioia dei movimenti appena ritrovati.

"Allora è questo che puoi essere. Non sei solo un pazzo assassino"

-Wow...-

Non si era accorto che gli fosse scappato davvero.

In un battito di ciglia Shen era scattato di nuovo verso di lui con la sua lama spianata.

Qualsiasi cosa di positivo ci fosse stata fino ad allora era scivolata via, e lui era tornato ad essere la creatura piena di odio che era stato da quando era stato portato in prigione.

-Oh, accidenti... ecco che ci risiamo!-

Po ebbe appena il tempo di vedere un ghigno di pura malvagità che gli attraversava il becco, prima di doversi difendere dagli attacchi del guan dao.



***

Maestro Shifu lo aveva sospettato, e per un attimo aveva anche pensato di intervenire e di proibire a Po quell'azione assurda.

Poi però aveva ricordato che aveva deciso di dare completa fiducia al Guerriero Dragone, ed alla fine lo aveva lasciato fare.

Però doveva vederci chiaro! Po poteva anche essere il Guerriero Dragone ed aver salvato il kung fu e la Cina, ma era un suo allievo, e Shifu era in parte responsabile delle sue azioni.

Lo aspettò alla porta della cucina.

-Ah! Maestro! Di nuovo... ma come fate a sapere sempre quando torno? Non è che state tutto il giorno qui ad aspettare, no?-

-Panda! Certo che no! No, mi basta ascoltare con attenzione-

-Oh, wow! Riuscite a sentire il rumore dei miei passi? Riconoscete la mia energia che si avvicina?-

-No! Evidentemente tu non te ne sei mai accorto, ma hai la pessima abitudine di borbottare tra te e te, soprattutto quando sei nervoso. Ed io ho un buon udito e la stanza che da con la finestra proprio sulla strada nel retro. Ti sento arrivare fin da quando svolti l'angolo-

-Oh... oh, pensavo fosse qualche segreto kung fu-

-No, è solo che tu sei rumoroso. Un maestro deve sempre mantenere il contegno-

-Ok, messaggio ricevuto... perché mi aspettavate anche oggi? Qualcun altro vuole vedermi?-

-Sì, esatto-

-Oh, no! Chi stavolta?!-

-Io-

-Cosa?-

-Hai capito bene. Sistemati e poi raggiungimi nel giardino-
Shifu lo precedette fuori all'aperto.

L'aria del primo pomeriggio era calda, ma in quel luogo di verde e con la piccola fontana si stava bene.

Ebbe quasi la tentazione di scivolare nella meditazione, ma dovette resistere. Tanto sarebbe stato interrotto di lì a poco!

Non appena sentì il panda arrivare si compiacque di aver sentito solo i passi, senza borbottii di sottofondo.

L'allievo aveva imparato la lezione, adesso bisognava vedere per quanto tempo l'avrebbe ricordata...

Decise di iandare subito al nocciolo della questione.

-Panda... perché credi che ti abbia convocato?-

-Perché ho restituito a Shen la sua arma?- Shifu dovette solo guardarlo con un sopracciglio inarcato per chiarire tutto. E perché il panda desse di matto.

-Oh, accidenti, lo sapevo che vi sarebbe sembrata una cattiva idea! Ma la Divinatrice ha detto che era una scelta mia e solo mia, ed io ho pensato che era la cosa giusta, e poi...-

-Po-

-Sì?-

-Non approvo questa decisione ma ho fiducia nelle tue capacità. Vorrei solo sapere perché mai hai riconsegnato un'arma come quella ad un pazzo assassino che ha dichiarato di volerti uccidere-

Il panda sospirò pesantemente. Quando cominciava in quel modo Shifu sapeva di doversi preparare a qualche spiegazione che sarebbe stata lunga, sconclusionata, ma completamente sincera, per ci si fece attento.

-Non sono pentito di quello che ho fatto. Io l'ho visto! Quando ha capito che aveva la sua arma era felice. E poi dovevate vederlo quando l'ha presa! Sa fare delle cose che...-

-Panda...-

-Sì, scusate... il fatto è che quando ha ripreso la sua arma non pensava più a me. Pensava solo alle sue arti marziali. Ed era felice, ma non solo felice, mentre si esercitava era... era...-

Shifu credeva di aver capito dove sarebbe andato a parare tutto il discorso.

-In pace- concluse lui al posto del panda.

-Sì, esatto. Accidenti, per un attimo non è sembrato nemmeno lui! Non sono pentito di averglielo restitiuto, se è servito anche se per poco a farlo stare meglio-

Quando il panda finì di spiegare tra loro calò il silenzio. Maestro Shifu lo guardava, valutandolo attentamente. Sapeva che avrebbe dovuto rimproverarlo, ma non ci riusciva.

In quei momenti Po gli ricordava troppo Maestro Oogway: completamente sconclusionato, ma che alla fine riusciva a fare la cosa giusta.

-Capisco- sospirò -Spero che Shen riesca a comprendere allo stesso modo e ad apprezzare il tuo gesto. La tua azione è stata nobile. Spero solo che un giorno lui se ne renda conto-

-E quindi... non siete arrabbiato, maestro?-

Shifu lo guardò a lungo.

-Bella domanda. In fondo credo di no. No, non sono arrabbiato-


***


-Almeno ditemi che non ce lo ha sempre a portata di mano!- esclamò Bue esasperato.

-Non temere amico mio... può usarlo solo in presenza del Guerriero Dragone- tentò di rassicurarlo Croc.

Solo che, da come Bue scuoteva la testa tenuta tra gli zoccoli, non sembrava lo avesse rassicurato granché.

***

Shen non poteva crederci!

Non appena era uscito nell'arena centrale il suo guan dao era davvero alla sua portata!

Era appoggiato contro il muro, avvolto nella sua stoffa marrone in cui gli era stato consegnato la prima volta. Il panda non aveva mentito!

Non appena lo vide gettò via il perno di ferro che una volta aveva tenuto la branda attaccata al muro, che era un'arma ben misera e poco adatta a lui a confronto con il suo dao.

Guardò per un attimo il panda da sopra le spalle mentre andava a prendere la sua arma.

Anche quel giorno combattè per uccidere.

Il giorno dopo non prese nulla dalla cella come arma, ed il dao era ancora lì e potè combattere con quello ancora una volta.

Era esaltante sentirlo di nuovo ta le ali, perfettamente bilanciato e perfettamente adatto a lui! Riusciva a mitigare la rabbia per non riuscire lo stesso ad uccidere il panda.

Il secondo giorno di seguito si presentò di nuovo disarmato, o meglio, senza pezzi di arredamento da usare come armi di fortuna, ed ancora una volta il guan dao era al suo posto.

Il mattino succesivo il cibo gli venne portato su un normale vassoio, dentro le ciotole di terracotta nera, e con i kuaizi al loro posto.

Shen si concesse una smorfia di soddisfazione.

Al momento di uscire dalla cella tutte le suppellettili erano ancora intatte e sistemate sul vassoio con una precisione maniacale.

Andiamo, che se ne sarebbe fatto di schegge di legno e cocci quando poteva usare la sua lama d'acciaio?!

***

-Ehm... tregua? Ah!-

Po dovette scansare un fendente micidiale.

Shen lo guardava con il collo teso, completamente concentrato su di lui e su come ammazzarlo.

Scattò di nuovo all'attacco, velocissimo, con la lama del guan dao che sibilava tutto attorno, e Po ancora una volta ringraziò mentalmente Tigre che quella mattina lo aveva bloccato nel corridoio e gli aveva legato delle protezioni di cuoio sugli avambracci.

Lui l'aveva ringraziata.

Lei gli aveva tirato uno scappellotto sulla nuca.

Lo facevano sentire più sicuro ma non ne aveva realmente bisogno: lui sentiva i movimenti di Shen, e per quante volte la lama gli fosse passata vicino, anche molto vicino, lui non aveva mai riportato nemmeno un graffio.

Era più preoccupato per Shen che per sé stesso.

Il pavone era stanco.

Manteneva i suoi attacchi costanti, ma la fatica cominciava a rallentare i suoi movimenti.

Quando Po lo vide serrare gli occhi ed aggrapparsi al dao con tutte le sue forze decise che ne aveva abbastanza.

-Shen, per oggi basta così-

Il pavone riaprì gli occhi di scatto.

-Non osare...-

-Oh, sì che oso! Basta, non sei più in condizioni di combattere. L'incontro è chiuso-

Si inchinò nel saluto kung fu e si voltò per andare via.

Non avrebbe permesso a Shen di massacrarsi anche quel giorno! Doveva essere più autoritario e costringere quel pavone a sentire ragioni, una buona volta!

Sempre che non decidesse di attaccarlo alle spalle, per cui Po era particolarmente attento ai movimenti dietro di sé.

-PANDA!!!- Il grido di Shen esplose tra le mura di pietra abbastanza forte da farlo voltare.

-Che c'è ancora? ... Oh, no! No, Shen...-

Il pavone era stanco, quasi incapace di muoversi, ma poteva ancora minacciare. E se non arrivava a minacciare il panda direttamente poteva sempre ricattarlo in un altro modo.

Po non avrebbe mai creduto che sarebbe arrivato a tanto: Shen si reggeva in piedi a stento, ed aveva piantato l'impugnatura del dao a terra, mentre la punta era tenuta sospesa con un'ala contro il suo petto.

-Shen, che diamine stai facendo?-

-Io pretendo che tu mantenga la tua parola. Tu hai giurato di combattere contro di me ogni giorno-

-E allora? È quello che ho fatto fino ad adesso, no?-

-Ti ho già detto di non insultarmi. Il combattimento finirà quando lo deciderò io-

Po non riusciva a fare altro che scuotere la testa davanti alla testardaggine del pavone.

-Shen, tutto questo è assurdo... ci sarà ancora domani, e poi...-

-Tu non hai ancora capito! Hai fatto una promessa, ora mantienila! Battiti con me o guardami morire!-

Po lo guardò determinato.

-Non lo farai-

-Lo farò. Non ho altro a tenermi in vita se non la volontà di ucciderti-

Era un ricatto assurdo, infantile anche se pericoloso.

Po rimase fermo a guardare Shen negli occhi.

-Per oggi basta così- ripetè lento.

Qualcosa si spense nello sguardo del pavone. Il rosso, fino ad allora animato da una furia selvaggia, divenne all'improvviso opaco e distante.

-E sia-

Shen fece un passo avanti e la punta della lama affondò attraverso la stoffa, le piume sul petto, fino a strappargli una smorfia di dolore.

-No, Shen!-

Lui lo guardò con il becco contratto per la sofferenza ma non si fermò.

"Si ucciderà davvero" realizzò Po con orrore. Non era solo un capriccio.

-E va bene, va bene! Torniamo a combattere!- disse in fretta.

Meglio che stramazzasse a terra per la fatica piuttosto che finire in quel modo!

Il pavone prendeva respiri brevi e secchi, probabilmente per controllare il dolore.

Non scostò la lama nemmeno di un millimetro, e la stoffa cominciava a macchiarsi di sangue.

-Giuralo. Giura che sarò io a decidere quando lo scontro sarà terminato-

-Va bene! Giuro che lascerò decidere a te quando lo scontro sarà terminato-

Solo allora Shen, lentamente, estrasse la lama.

Po non sapeva quanto a fondo fosse penetrata, ma non avrebbe permesso che andasse oltre.

Tornò verso il pavone, che adesso tremava troppo per essere ignorato, e di nuovo si mise in posizione di combattimento.

Negli occhi rossi di Shen era tornata la rabbia, ma adesso ad appannarli era qualcos'altro; dolore, stanchezza, ancora altro che Po non riusciva a definire... e lui non poteva fare nulla contro tanta testardaggine!

Era terribile doverlo vedere ogni volta che si consumava fino a perdere conoscenza.

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Cantuccio dell'Autore



Bentornati!

Domanda: cosa succede quando vanno persi dei capitoli con dell'angst?

Risposta: l'autrice si incazza e a riscriverli calca ancora di più l'angst!

Spero di non avervi turbato.

Vi lascio le note.

-So che "in the end" è una delle anzoni più citate al mondo. Scusate, nn sono originale. Però è bella, e quindi ce la riascoltiamo tutti insieme in onore di Chester Bennington https://www.youtube.com/watch?v=xubrxJwLxaI

-Er Yu significa sussurro. Mi è sembrato adatto a qualcuno che ascolta sempre qualcosa di indefinito come il futuro attraverso il fumo.

-Yi significa zia. Volevo una sorta di appellativo affettuoso per una figura come la divinatrice che è molto comprensiva e materna.

-La Divinatrice si comporta come una madre adottiva per Shen



Vi ricordo di seguire la pagina "Il mondo di Smeralda" https://www.facebook.com/Il-mondo-di-Smeralda-690971065087881 per aggiornamenti vari e chiacchiericcio.

Smeralda E. Elessar

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Capitolo 8
*** Dalla notte ***


Ciò che sorge

***

Dalla notte

***

Here, in the corners of my mind
Is a constant, longing scream

Like an echo of a dream
Oh, there is always peace to find
In a drop of blood that shines

While a lonesome creature whines

(Wings of madness - Serenity)



Il panda stava proprio di fronte a lui, sul lato opposto del ponte della sua nave da guerra. Era stato avventato a tornare ad affrontarlo da solo, quando Shen aveva dalla sua parte un'armata di lupi.

Il pavone bianco sogghignò.

Non c'erano possibilità di scampo per il guerriero nero e bianco, stavolta!

E che si dannasse lui, quello che cercava di dirgli da lontano e che Shen non riusciva a sentire!

-Attaccate!- ordinò al branco.

I ringhi alle sue spalle divennero latrati.

Il panda continuava a sbracciarsi ed a correre verso di lui, e ad urlare cose che Shen non riusciva a sentire al di sopra del rumore del branco.

-Non vedete che si avvicina? Ho detto di attaccarlo!-

Si voltò verso i lupi e solo allora si accorse dell'errore: loro non ringhiavano contro il panda... ringhiavano contro di lui!

All'improvviso Shen fu terrorizzato dai denti scoperti sotto le gengive tirate e dallo schioccare delle mascelle, e dal fatto che loro fossero tanto più forti e numerosi di lui.

Come se avessero fiutato la sua paura i lupi si lanciarono in avanti per azzannarlo.

Preso dal panico Shen tentò di difendersi ma loro erano troppi e troppo feroci.

E lui lo sapeva, sapeva bene di quale orrore fosse capace il branco una volta scatenato!

Ringhiavano, latravano, ululavano tutto attorno, adesso che il loro obbiettivo era lui.

-Non me! Dovete attaccare il panda!-

Si voltò per indicarlo, e vide che era riuscito ad avvicinarsi di molto.

Adesso riusciva a vedere la preoccupazione negli occhi verdi e poteva vedere che una zampa era tesa verso di lui.

Sentì le parole nella sua mente.

“Io voglio aiutarti, Shen!”

All'improvviso Shen comprese che la sua unica via di salvezza sarebbe stato il panda.

Era una certezza che sentiva denro di sé, che se non fosse riuscito a raggiungere il panda sarebbe stato sbranato, e non c'era orgoglio che tenesse: finire in quel modo era qualcosa che lo terrorizzava tanto da spingerlo alla pazzia!

I lupi premevano da ogni lato, Shen ne poteva sentire le mascelle schioccare già vicino al suo corpo.

Tese un'ala verso il panda per districarsi da quell'orda nera e ringhiante.

-Aiutami!- si sentì gridare.

Se solo fosse riuscito a toccarlo sarebbe stato in salvo, lo sapeva!

Riusciva a vedere solo quanto fosse vicino ad afferrare la zampa tesa verso di lui, sapeva di volersi sottrarre con tutte le sue forze al suo destino... ma i lupi cominciarono a mordere!

Ormai in preda al terrore, Shen prese a dibattersi nella morsa delle fauci che lo stavano dilaniando.

Faceva male!

Un dolore che non aveva mai provato, un terrore che non aveva eguali.

Sapeva solo che stava gridando, ma che le sue urla erano inghiottite dal latrare dei lupi resi frenetici dall'odore del suo sangue.

Lo avrebbero divorato vivo.

-Aiutami!- gridò ancora disperato. Sapeva che il panda avrebbe potuto salvarlo!

Voleva che lo raggiungesse! Voleva che riuscirre a trovarlo al di sotto della marea nera che lo aveva sommerso, e che lo tirasse fuori!

Shen gridò e gridò, ridotto a puro terrore ancestrale, e gridava ancora, per davvero, quando riuscì ad aprire gli occhi ed a strapparsi dall'incubo.

Si guardò attorno ansioso, scrutando il corridoio nella luce delle torce che, anche se ridotte al minimo, gli permettevano di distinguere i contorni degli oggetti che lo circondavano.

Stava tremando di paura e si sentiva appiccicoso di sudore.

Il dolore era reale, ma non era quello dei morsi, era quello delle ferite riaperte che aveva raggiunto la sua coscienza anche nel sonno.

Quella nuova, che si era procurato da solo due giorni prima, pulsava al centro del petto più forte delle altre ed irrariava dolore puro.

Guardò in ogni angolo della cella, ma non c'erano lupi.

C'erano solo ombre che la sua mente ancora prigioniera dell'incubo interpretava come lupi facendolo gridare di terrore.

Vedeva ombre, sagome, brandelli di oscurità che si contorcevano per afferrarlo.

Si ritirò più che poteva in fondo alla branda, per quanto la catena alla caviglia gli consentisse, e rimase rannicchiato a stringersi le ali attorno al corpo; tremava così violentemente da non riuscire quasi a tenere il collo dritto, ma non poteva assolutamente permettersi di rimettere la testa sotto l'ala... al buio!

Non riusciva a sopportare nemmeno il buio che calava dieto le sue palpebre chiuse!

Avrebbe dato qualsiasi cosa per avere qualcuno, in quel momento, che lo rassicurasse, che gli dicesse che era stato solo un sogno e che i lupi non gli avrebbero fatto del male, e che se anche ci avessero provato lui sarebbe stato protetto, perché se anche una sola persona voleva davvero aiutarlo non poteva accadergli nulla di male.

Ma non c'era nessuno, e Shen poteva solo ricacciare in gola i lamenti perché i lupi non lo sentissero e non venissero a penderlo.

***

Ringhi... latrati... schioccare di mascelle e rumore di qualcosa che veniva lacerato...

La Divinatrice si svegliò di soprassalto, sconvolta dalla visione che aveva appena avuto.

Non le capitava spesso di vedere i sogni di qualcun altro senza che lei lo avesse chiesto, ma quella era condizione particolare.

Sospirando, scese dal letto e si avvolse uno scialle attorno alle spalle per andare alla finestra a prendere un po' d'aria.

Si sntiva quasi in colpa a poter fare un gesto così semplice mentre a Shen era proibito.

La luna era tramontata ma lei sapeva che era quasi piena, la luna di qualcosa che giunge a compimento.

Solo... a che tipo di compimento? Dall'incubo che aveva appena visto sembrava qualcosa di troppo orribile per tentare di dargli un contorno definito.

Lei sapeva bene che non tutti i sogni si avverano, e sperò che questo fosse uno di quei casi in cui non bisognava interpretare alla lettera quanto si era visto.

Chiuse gli occhi e tentò di trovare Shen.

Lo vide solo, rannicchiato ed impaurito nella luce rossastra delle torce, che tentava di difendersi da solo dalle ombre.

“Oh, piccolo mio... noi possiamo aiutarti... se solo tu lo accettassi!”

***

Shen si scosse di soprassalto al rumore della serratura che scattava.

Balzò in piedi, ma era solo la guardia che portava qualcosa da mangiare.

Sollevato, buttò fuori il fiato con un respiro pesante.

Nel dormiveglia il lamento del metallo gli era sembrato lo stesso rumore dei resti del cannone che crollavano addosso a lui.

Per fortuna la guardia non badò a lui più di tanto ed uscì immediatamente per chiudere la cella prima possibile senza nemmeno guardarlo in viso.

Ormai che era sveglio Shen si costrinse a mangiare qualcosa.

Ormai il suo cibo era servito in modo normale: un vassoio di legno, i kuaizi al loro posto, e ciotole di ceramica nera che contenevano un riso in foglia di loto e l'altra spaghetti di soia.

Con i kuaizi aprì la foglia di loto ed il riso sprigionò un vapore che gli sembrò piacevole nonostante gli incubi della notte.

Gli ricordava qualcosa, ma non riusciva a focalizzare cosa.

Per il momento si limitò a mangiarlo. Era nutriente, caldo, in qualche modo gli dava la sensazione di essere al sicuro.

Qualsiasi cosa che lo distraesse dalle sensazioni dell'incubo andava più che bene!

Il dolore alle ferite che durante la notte gli erano sembrati i morsi dei lupi si era attenuato; solo quella al centro del petto restava incastonata e più vivida delle altre.

Qualcosa in fondo alla sua mente gli diceva che avrebbe dovuto riposare un giorno o due per permettere che si cicatrizzassero bene, ma il solo pensiero di chiedere una tregua al panda gli provocava un intimo moto di rigetto.

Per l'ennesima volta valutò l'idea di ricavare armi dalle suppellettili che adesso aveva di nuovo a disposizione; se fosse riuscito a sopraffare una guardia, adesso che sapeva dove prendere il suo guan dao... per un attimo gli sembrò possibile!

Poi però considerò gli arcieri che avevano ordine di tirare se lui fosse fuggito, considerò le sue difficoltà a muoversi con ferite che non si rimarginavano, ed infine considerò che se restava in cella aveva una nuova occasione di uccidere il panda quando era ancora in forze, non quando era già provato da altri combattimenti.

Sapeva anche che un altro tentativo di usare gli oggetti come armi gli sarebbe costato l'umiliazione di dover tornare a mangiare toccando il cibo, e questo non sarebbe riuscito a tollerarlo.

***

Non appena vide il panda provò sensazioni contrastanti.

Oltre al solito odio c'era l'offesa, di cui il panda era inconsapevole, di averlo costretto a chiedere il suo aiuto.

Anche se era stato solo un sogno Shen sentiva l'umiliazione bruciare ancora troppo forte!

Si diresse lentamente a prendere il guan dao, ma quando si voltò di nuovo verso il panda ancora una volta non trovò odio o rabbia ad aspettarlo.

Era determinato ed in posizione di guardia, ma non c'era traccia di qualche risentimento personale.

Shen sapeva fin troppo bene che se lui avesse chiesto tregua il panda sarebbe stato più che felice di accontentarlo... il solo pensiero gli provocò un brivido di disgusto.

Come al solito fece qualche esercizio di riscaldamento.

Muoversi in quel modo, essere libero di sentire l'aria che gli sferzava il piumaggio mentre lui roteva ad una velocità impossibile per chiunque altro, era liberatorio!

Era... perfezione. Controllo. Era l'identità perfetta tra la sua volontà e la realtà.

Atterrò leggero sulla terra battuta... appena in tempo per vedere il panda che lo guardava a bocca a perta.

-Che c'è?- scattò irritato.

-Quello era... era mitico! Ma come fai?-

Di tante cose che Shen si era aspettato, un complimento era proprio l'ultima... anzi non era nemmeno in lista!

-Pratica- rispose secco.

-Oh. Certo. Lo dice sempre anche Shifu. E Tigre... e...-

-PANDA!-

-Ah, sì, giusto... comunque complimenti-

Shen sentì le piume sul collo arruffarsi.

-Vedremo se sarai ancora di questo parere quando ti ucciderò con questa stessa arte-

In risposta il panda si rimise in posizione di guardia.

Shen però non era per nulla soddisfatto. Il panda normalmente lo irritava, ma quel giorno, complice anche il suo incubo, lo trovava particolarmente insopportabile.

Era la sua stupidità a dargli più fastidio che mai!

Come poteva quell'idiota fare i complimenti a qualcuno che aveva in mente solo di ucciderlo in modi dolorosi, e che lo odiava oltre ogni possibile descrizione?

Decise di tendergli un tranello per controllare fino a che punto arrivasse davvero la sua ingenuità.

Con il dao salò in alto, ma poi, al momento di tornare a terra, finse di essere in difficoltà, come se fosse atterrato male ed avesse una zampa inutilizzabile.

-Shen! Stai bene?-

Il panda lo aveva quasi raggiunto quando Shen spianò la lancia.

-Wo, wo, calma! Voglio solo...-

-Aiutarmi?- sputò fuori disgustato.

-Esatto-

Shen voleva attaccarlo, voleva scatenarsi ancora una volta contro di lui e stavolta ferirlo gravemente per fargli scontare tutto quello che il panda aveva fatto.

Lo voleva davvero, ma il panda aveva la stessa espressione preoccupata che lui aveva visto quella notte, quando i lupi lo stavano massacrando ed il panda era il solo che volesse salvarlo.

Scosse la testa.

Quello era stato solo uno stupido sogno!

Nella realtà, se aveva perso la lealtà del branco, era stata proprio colpa del panda! Tutto era stato colpa del panda!

La rabbia si riaccendeva in lui in ondate caotiche, e si mischiava al disgusto ed all'umiliazione per essersi abbassato a chiedere l'aiuto del panda, anche se solo in un sogno.

-Tu vuoi aiutarmi davvero- gli disse, anche se non gli importava davvero di essere udito.

-Ah, be', ce ne hai messo a capirlo! Ora se per favore...-

Shen fece scattare di nuovo la lancia per tenere a distanza il panda che cercava di avvicinarsi.

Lo attaccò rapidissimo, per costringerlo a difendersi e per dargli la lezione che meritava!

Nessuno poteva permettersi di umiliarlo! Nessuno poteva pensare di mettersi di traverso sulla sua strada ed uscirne impunito!

-Ed io che pensavo che oggi si potesse parlare!- si lamentò il panda.

Shen era veloce.

Era concenrato con ogni fibra del suo essere nell'annientare il guerriero nero e bianco che aveva rovinato anni ed anni del suo lavoro.

L'adrenalina dello scontro lo guidava per istinto e lui non aveva bisogno nemmeno di pensare a dove colpire.

Era liberatorio potersi scatenare contro la sua nemesi, almeno quanto era frustrante che nessuno dei suoi colpi andasse a segno.

Eppure Shen sapeva di essere un'eccellenza nel cai li fo. Sapeva di essere abile come nessun altro nel combattimento con l'arma che lui aveva creato. Eppure non riusciva in nessun modo a fare del male a quel panda!

Non esiteva fendente o stoccata che l'orso non riuscisse ad evitare o a deviare, come se il panda sentisse arrivare i suoi colpi e li lasciasse scorrere via.

Il panda non sembrava fare alcuno sforzo, invece era il corpo di Shen che tirava e gridava di dolore da ogni ferita sforzata dal combattimento.

Ma non si sarebbe fermato.

Non avrebbe permesso al dolore di distrarlo, né al panda di umiliarlo ancora.

A volte il panda avrebbe potuto strappargli il dao dalle ali, ma non lo aveva mai fatto: si era limitato a deviare il colpo verso terra, e quando Shen aveva provato a saltare per attacarlo dall'alto con gli artigli si era solo scostato.

Shen aveva rischiato di atterrare sulla lama del dao e di ferirsi.

Deviò con un movimento sgraziato e cadde a terra ansimante.

Dannazione! Lui sapeva di essere molto, molto bravo, ma sapeva anche che il suo punto debole era la resistenza; lo scontro iniziava a provarlo, specie dopo gli incubi che aveva già combattuto.

Ancora una volta il panda non aveva approfittato della sua difficoltà, e quel “favore” non fece altro che colpire Shen come un insulto.

Lui non voleva una tregua! Voleva un combattimento vero! Voleva battersi con il suo avversario all'ultimo sangue, anche se avesse dovuto essere il suo!

Era un miracolo che il panda fosse ancora vivo, considerando con quanta intensità Shen lo odiava!

E lo odiava ancora di più quando rivedeva nei suoi occhi l'espressione preoccupata per lui!

-Sei un idiota a volermi aiutare!- esplose all'improvviso -Io ho sterminato la tua famiglia! Il tuo intero villaggio! Tua madre, tuo padre, tutti i tuoi parenti, tutti quelli che avrebbero potuto essere tuoi amici! Tu devi volermi uccidere!-

Il panda scosse la testa. Lo trattava come se fosse Shen a non capire, e questo lo faceva infuriare ancora di più.

-No, Shen. Anche se ti uccidessi che cambierebbe? Tornerebbero in vita le persone che tu hai ucciso?-

-Cosa importa se tornebbero in vita oppure no! La vendetta è vendetta e basta! Se qualcuno avesse ucciso i miei, di genitori, io gli avrei strappato il cuore a qualsiasi costo!-

E si lanciò di nuovo contro il panda, che però lo scansò e lui per il troppo slancio finì a sbattere male contro il muro.

La botta era stata forte, e dall'attrito tra l'acciaio della lancia e la pietra erano sprizzate scintille.

Shen accusò il colpo in tutto il corpo, e cadde a terra stordito.

Ancora una volta era in posizione di totale inferiorià, ed ancora una volta il panda non si decideva a finirlo.

Shen sollevò la testa per guardarlo ma non c'era niente di aggressivo in lui, anzi lo guardava con una sorta di tristezza.

-Shen, tu amavi i tuoi genitori, non è vero?-

Lui si contrasse peggio che se il panda lo avesse colpito fisicamente.

-Amarli? … Amarli?!- Shen ruppe in una risata rauca, folle, che riecheggiò tra le pareti di pietra come il lamento di un fantasma.

Si trascinò per rimettersi in piedi ma tutto il suo corpo tremava per lo sforzo e non ce la fece nemmeno puntando a terra il dao per tirarsi su.

Gli sembrava di avere la testa in fiamme!

Come poteva quel lurido bifolco pensare di poter capire?!

“Io li adoravo! Li amavo più di qualsiasi altra cosa su questa terra maledetta... avrei fatto qualsiasi cosa per renderli fieri di me, per rendere potente la nostra città, per essere un sovrano grande, degno di essere ricordato... e loro mi hanno tradito! Mi hanno... mi hanno gettato via!”

Faceva male.

Più di tutte le volte che era stato colpito in qualsiasi combattimento, faceva male dentro, ed era un dolore che non guariva mai, con nulla.

Shen si rese conto che tremava ancora e che non si era rialzato.

Lentamente, facendo leva sull'asta del guandao riuscì a rimettersi in piedi, ma non riusciva a smettere di tremare.

Ne era inorridito.

Perchè non riusciva a smettere?!

Non era solo la stanchezza che gli faceva tremare le gambe e tutti i muscoli del corpo, era... era...

-Shen. Lascia che ti aiuti-

Il panda non si era avvicinato a lui ma gli tendeva una zampa.

C'era una tale gentilezza nel suo sguardo e nel suo atteggiamento che Shen ne fu semplicemente schifato.

Come osava quella palla di lardo, dopo che gli aveva portato via tutto, trattarlo con condiscendenza?!

Non poteva tollerarlo!

Sarebbe morto piuttosto che umiliarsi a dargli ragione!

Scattò di nuovo all'attacco, incurante del suo corpo che implorava pietà, ma finì solo per rovinare a terra ancora una volta, e proprio ai piedi del panda.

Quello era davvero troppo da tollerare!

Avrebbe voluto rialzarsi ma l'ultimo sforzo gli era costato troppo caro ed il suo corpo non rispondeva più.

-Shen...-

-Basta! Se davvero vuoi mostrarti misericordioso, lasciami morire!-

Sentì qualcosa di morbido e peloso che lo toccava sulla testa, e preso dal panico tentò di strisciare per scansarsi.

L'unica cosa che riusciva a fare era ripetere ossessivamente “lasciami morire lasciami morire lasciami morire”, sperando, pregando, che il panda almeno in quello lo assecondasse.

***

Po prese in braccio il pavone quando già era troppo incosciente per fare altro che lamentarsi.

Era triste dover riportare in una cella qualcuno che stava solo soffrendo, ma sapeva di non avere alternativa. Shen era pericoloso, e per quanto lui provasse una profonda compassione nei suoi confronti, non doveva mai dimenticare che era suo dovere proteggere anche le altre persone dalla rabbia del pavone.

Il corpo bianco si contraeva, ma Po non aveva modo di sapere se volesse fuggire o se volesse attaccarlo.

Probabilmente entrambe le cose, e Po lo sorreggeva in modo da non fargli del male e da non farlo cadere.

Sotto la stoffa della veste si Po poteva sentire le strisce delle bende ed i nodi fatti per tenerle ferme.

Era triste vedere sulle palpebre e sul becco una smorfia tirata, ed ancora più triste per Po era che Shen come ultima cosa gli avesse chiesto di lasciarlo morire.

Sapeva che il pavone lo avrebbe detestato per quello, ma non poteva fare a meno di tentare di trasmettergli un po' di conforto tenendolo in braccio.

Il bufalo, Mastro Roccia, ormai lo conosceva bene e non fu per nulla sorpreso di vederlo tornare con il suo nemico tra le braccia.

Gli fece strada all'interno del labirinto di corridoi fino ad una cella vuota, poi aprì la porta come se fosse la cosa più naturale del mondo e si fece da parte per lasciarlo passare.

Po entrò, strizzando le spalle come al solito, ma al momento di deporre Shen sulla branda si accorse di una cosa che lo lasciò basito.

In mezzo ai tremiti ed agli spasmi involontari, nell'incoscenza, il pavone aveva gli occhi umidi.

Ogni volta che strizzava gli occhi chiusi per una fitta, qualche goccia scivolava giù lungo le piume

della testa o lungo il becco.

Lord Shen stava piangendo!

Po era talmente sorpreso di vederlo piangere che si era completamente dimenticato del resto.

-Ehm... Maestro... perdonate l'intrusione, ma devo chiudere la cella-

-Eh? Cosa?-

Po non era ancora abituato a sentirsi chiamare “maestro” e ad essere trattato come un'autorità, ed anzi la cosa non gli piaceva granchè. Lo metteva a disagio.

-Aspettate un momento, per favore-

-Non posso. È il regolamento. Sono sicuro che comprendete quanto sarebbe pericoloso se le porte delle celle non venissero subito chiuse-

Certo, Po lo capiva, ma capiva molto di più che non voleva lasciare il pavone da solo in quel momento.

-Va bene, chiudete-

-Se voi mi faceste la cortesia di uscire dalla cella-

-Ma non posso farlo... e se non posso uscire... io resto qui-

Il bufalo lo guardò perplesso. Certamente una richiesta del genere non gli era mai capitata.

-Perdonatemi, Maestro, ma credo di non aver capito bene-

-No, no, avete capito benissimo. Voi dovete chiudere ed è giusto, ma io non posso andare via, e dunque l'unica soluzione è chiudere con me dentro. Mi sembra piuttosto logico-

La guardia passò da lui al prigioniero. Se stava pensando quanto fosse pericoloso, anche per un maestro di kung fu, farsi rinchiudere in una cella insieme ad un pavone omicida, non fece alcun commento in proposito.

-Dunque mi ordinate di chiudere, maestro? Ne siete sicuro?-

Po si girò a guardare Shen, che ancora scattava e si lamentava.

-Sì, ne sono sicuro-

-Un'altra cosa. Devo rimettergli le catene-

-Cosa? No!- Po non poteva farci nulla: non riusciva ad immaginare di incatenare qualcuno che stava piangendo! Nemmeno se era Lord Shen.

-Ma maestro...-

-Per favore! Oggi niente catene. Me ne prendo io la responsabilità-

Il bufalo era sempre più sconcertato, ma non avrebbe disobbedito ad un ordine di un maestro kung fu.

-Va bene. Sotto la vostra responsabilità, però... Allora chiudo-

Alle sue spalle Po sentì il clangore del metallo e lo scatto della chiave ma non si voltò.

Non aveva paura.

Non più.

Lui si sedette a terra, ai piedi della branda e vicino alla testa di Shen, con la schiena contro il muro.

In quella posizione riusciva ad appoggiare il braccio sul legno ed a posare la zampa vicino alla testa di Shen per tentare di tranquillizzarlo.

-Shhh... shh... sistemeremo tutto, vedrai- mormorò al pavone che non poteva sentirlo -Non sei solo. Non ti lascerò solo-

***

Maestro Shifu stava meditando.

Era in piedi, in perfetto equilibrio sul suo bastone, a percepire l'essenza della candela che bruciava davanti ai suoi occhi chiusi, quando percepì anche un forte turbamento che si avvicinava.

Ed un rumore di zoccoli.

Sospirò rassegnato.

Anche per quel giorno la meditazione era finita.

-Maestro Shifu. Ritengo di dovervi avvertire-

La guardia bufalo, che si era inchinata in segno di rispetto non appena entrata nella stanza, cercava proprio lui, e per un ottimo motivo.

***

-Panda! Sei completamente uscito di senno?!-

Po sobbalzò alla voce di Shifu fuori dalla cella.

Oh, accidenti! Adesso sì che era nei guai!

-Maestro Shifu! Posso spiegare!-

-Me lo auguro. Dopo che sarai uscito da lì-

Po ebbe un sussulto.

-Mi dispiace, maestro, ma non posso farlo-

-Non puoi? E perché mai?-

Aprì la bocca per spiegare ma scoprì che non trovava le parole.

Decise che l'unico modo per far comprendere la situazione al suo maestro era mostrargli cosa succedeva.

Lentamente ritirò la zampa che fino a quel momento aveva tenuto appoggiata alla testa del pavone e si alzò in piedi per spostarsi vicino alle sbarre.

Shifu lo guardava in attesa della prossima mossa, ma quasi immediatamente Shen cominciò ad agitarsi ed a lamentarsi.

Non si era svegliato ed anzi sembrava non riuscire a sfuggire da un incubo.

Per Po era abbastanza: tornò dal pavone e prese ad accarezzarlo ed parlargli a voce bassissima per calmarlo.

Bastò davvero poco perché Shen smettesse di agitarsi e tornasse a dormire di un sonno profondo e tranquillo.

Po guardò verso il maestro, sperando che avesse capito, e dai suoi occhi azzurri capì che sì, aveva capito.

-Quando si sveglierà, sii svelto ad uscire da qui- Gli disse solo, poi si rivolse al bufalo -Guardia!-

-Sì, maestro?-

-Restate qui, pronto, con le chiavi in mano. Non appena darà segno di svegliarsi, aprite immediatamente e fate uscire il mio allievo. E tu, Po-

-Sì, maestro?-

-Non appena si sveglia, subito fuori. Intesi?-

Po non avrebbe saputo spiegare il perché dell'intenso moto di affetto e gratitudine che provava per Shifu, sapeva solo che non riusciva a smettere di sorridere.

-Sì, maestro!-

***

Dentro la cella il tempo sembrava non passare mai.

Po non sapeva da quanto tempo fosse lì, accanto al pavone addormentato, ma gli sembravano ore.

Per distrarsi pensava ai suoi amici, a quello che avrebbe potuto fare una volta che fosse stato di nuovo con loro; avrebbe cucinato lui, oppure sarebbero andati in qualche ristorante in città; non lo

facevano spesso perché nessun commerciante avrebbe fatto pagare loro il conto, e loro non volevano approfittare della popolazione, ma forse... per una volta... e dopo si sarebbero scambiati storie di kung fu e di scontri leggendari, e sarebbero tornati a casa felici e sazi.

Gli bastava però girare lo sguardo attorno per tornare alla malinconia.

Po aveva sempre pensato che la prigione fosse una sorta di “fine della storia” dove finivano i banditi ed i malvagi in generale.

Non si era mai fermato a chiedersi cosa ci fosse dopo il “fine della storia”, e adesso che lo stava provando non gli piaceva.

Per lui la prigione era un posto dove finivano le persone che si erano comportate male, ma quanto "male" doveva essere "male" per finire sepolti vivi?

Il pensiero di anni trascorsi sotto terra, tra quattro mura, senza mai potersi muovere, vedere il cielo, o sentire l'aria aperta addosso lo atterriva.

L'unica cosa che lo consolava era il pensiero di stare facendo la cosa giusta, perché ogni volta che Shen era scoppiato in singhiozzi lui era stato lì, ad accarezzarlo ed a parlargli piano.

Chissà cosa vedeva? Cosa mai poteva far piangere Lord Shen? Po non riusciva proprio ad immaginarlo, ed era certo che anche se glielo avesse chiesto non avrebbe mai avuto risposta.

Chissà se era successo altre volte? Le guardie non avevano mai detto nulla su come trascorreva le notti Shen, ma forse loro erano semplicemente abituate a pianti, grida e lamenti, e non avevano pensato che fosse importante riferirlo.

Per Po invece era molto importante.

Non poteva fare a meno di sentirsi dispiaciuto per il pavone, perché sapeva che anche se fosse avvenuto un miracolo e Shen si fosse reso conto dei propri errori, una volta uscito di prigione sarebbe stato solo.

Non aveva più una famiglia e Po era sicuro che non si fosse certo fatto degli amici in tutti quegli anni.

Forse solo la Divinatrice gli sarebbe stata accanto in qualche modo.

In quel momento Shen dormiva profondamente.

Le palpebre grigie erano chiuse, il respiro lento e regolare, ma fino a poco prima il suo sonno era stato inquieto, agitato, intervallato da scoppi di pianto o da grida strozzate.

All'inizio Po si era sorpreso di vederlo piangere e lamentarsi, ma presto aveva realizzato che era ancora più sorpreso che il pavone fosse riuscito a tenersi dentro tutto quel dolore.

Nonostante tutte le cose orribili che Lord Shen continuava a ripetergli, lui riusciva solo a compatirlo sempre di più.

Cosa che ovviamente faceva andare in bestia Shen sempre di più.

La guardia era rimasta fuori dalla cella, pronto con le chiavi in mano come Shifu aveva ordinato, ma non si era mai girato a guardarli nemmeno quando Shen aveva lanciato le strida più acute.

Una percezione strana fece scattare Po all'erta.

Senza pensare, balzò in piedi ed un attimo dopo era fuori dalla cella che il bue stava richiudendo, appena in tempo per voltarsi e vedere Shen che si svegliava davvero.

Una frazione di secondo prima che il pavone aprisse gli occhi Po era già sparito fuori dalla sua visuale, ed aveva fatto cenno alla guardia perché lo raggiungesse all'estremità opposta del corridoio.

-Mastro Roccia, ho un favore da chiedervi- bisbigliò -Non dite a Lord Shen cosa è successo. Io non sono mai stato in cella con lui, ok? E non l'ho visto piangere, anzi, lui non ha pianto affatto, ok? Se... se mi ha visto andare via... non so... dite che ero sceso solo un attimo a vedere come stava-

Il bufalo lo guardava più che peplesso.

-Maestro, noi guardie abbiamo ordine di non parlare con i prigionieri se non per ordine dei nostri superiori, in particolare con questo prigioniero. Non potrei rispondere a nessuna domanda fatta da lui nemmeno se volessi-

-Oh. Oh, be', in questo caso... meglio così-

Il bufalo sembrava perplesso.

-Maestro, posso essere sincero con voi?-

-Sì. Sì, certo-

Il bufalo esitò un attimo, poi però si decise a parlare.

-Voi non somigliate affatto agli altri maestri kung fu. Loro sono sempre così seri... voi invece siete... be'... normale-

-Normale?-

-Perdonatemi, non intendevo offendere! Intendo solo dire che... che... che siete molto gentile, e simpatico, e che non mettete soggezione. Non ho mai visto un maestro kung fu sorridere spesso quanto voi. Scusate se ho detto queste cose-

-Wow! No, davvero, sono cose molto belle, non scusarti... io... grazie-

Si inchinò a lui e la guardia fece lo stesso.

***

Non appena rientrato nella casa che i maestri di kung fu avevano messo a loro disposizione, Po si trovò di fronte Maestro Shifu.

-Ah! Maestro! Io...- si trovò in imbarazzo e non sapeva come continuare.

-Credi che io voglia rimproverarti, panda?-

-Ehm... sinceramente, dalla faccia che fate, sì-

-Capisco. Mi dispiace darti un'impressione sbagliata. Non temere, non sono arrabbiato con te. È solo che quello che hai fatto oggi con Lord Shen è stato così assurdo e pericoloso che mi sono molto, molto preoccupato-

-Davvero?-

-Sì, panda, davvero. Non ti aspettavo per rimproverarti, ti aspettavo per chiederti come stai-

Po non riusciva a credere alle proprie orecchie. Shifu non aveva mai chiesto una cosa del genere.

Era fuori da tutto quello che aveva imparato a conoscere del suo maestro.

-Quando e se e vorrai parlare, ovviamente- precisò il maestro -Per ora vai a darti una rinfrescata-

Po non sapeva più che pensare. Oltrepassò Shifu lentamente, tenendolo d'occhio.

Se non avesse saputo che era impossibile, avrebbe pensato che uno strano gemello avesse preso il posto del maestro del Palazzo di Giada.

Passò velocemente dalla sua stanza a prendere un cambio di vestiti e poi subito nella stanza da bagno a togliersi di dosso la polvere e la fatica che combattere contro Shen gli aveva lasciato addosso.

Solo quando fu di nuovo presentabile andò a cercare Shifu, e lo trovò immerso nella meditazione nel giardino interno della casa.

Era uno spazio piccolo, ma molto bello, pieno di piante e di verde, e Po aveva imparato a considerare familiare il chioccolio della piccola fontana di bambù al centro.

Al suo arrivo Shifu scosse le orecchie e si alzò subito in piedi.

-Ah, Po. Volevi parlarmi?-

-Sì, esatto... cioè, voi volevate parlarmi prima, e quindi... eccomi qui-

Shifu fece cenno con il bastone verso una panchina di pietra accanto alla fontana ed entrambi si sedettero lì.

C'era un bel senso di pace, e Po si rese conto di respirare meglio.

-Allora, panda. Come stai?-

Po lasciò andare un sospiro di sollievo.

-La prigione è proprio un brutto posto. Non avevo mai pensato a come potesse essere starci dentro-

-Capisco il tuo turbamento. Io ho visto molte prigioni, e vorrei che non servissero posti del genere. Ma è per la sicurezza delle altre persone, lo capisci, non è vero?-

-Certo, lo capisco- rispose lui a testa bassa.

-Oggi sei rimasto per delle ore lì, immagino che per tutto il tempo tu sia rimasto in cella insieme a Shen-

-Esatto-

-Perché lo hai fatto? Non intendo rimproverarti, ma voglio capire-

-Non c'è molto da dire. Lui piangeva e non volevo lasciarlo solo, tutto qui-

Shifu rimase in silenzio per un po'.

Po sapeva di non dover interrompere quei momenti di meditazione, e sperava che il suo maestro se ne uscisse come al solito con qualche illuminante perla di saggezza dopo aver riflettuto.

-Non so se mi sorprenda di più sapere che Lord Shen piangeva o il fatto che tu abbia una comprensione così profonda per la sua sofferenza. In ogni caso hai dimostrato un grande coraggio-

-Davvero? Naah... io ho solo...-

-Fatto quello che era giusto? E non è la cosa che richiede più coraggio di tutte?-

Po non si aspettava che addirittura Shifu sorridesse.

Era già la seconda volta che il suo maestro lo incoraggiava in quello che stava tentando di fare, sebbene non sapesse nemmeno lui con esattezza cosa fosse, e questo lo faceva sentire sollevato oltre ogni immaginazione.

Avrebbe voluto abbracciarlo ma sapeva che sarebbe stato troppo, e quindi si limitò al “grazie, maestro” più commosso della storia del kung fu.

-A proposito, dove sono tutti gli altri? Non... non ho passato molto tempo con loro, ultimamente-

-Sono stati impegnati ad aiutare con i lavori di ricostruzione, soprattutto nella zona del porto. Per la città di Gong Min, che vive di commercio, un porto ridotto in quelle condizioni è un vero disastro-

Po inevitabilmente si sentì in colpa perché lui, invece di aiutare i suoi amici e chi aveva subito danni, si era concentrato per giorni su chi quei danni li aveva causati.

-Potrei... potrei andare a preparare qualcosa da mangiare. Saranno stanchi quando torneranno-

Proprio in quel momento si sentirono dei rumori dall'interno della casa, e poco dopo Scimmia uscì in giardino.

-Maestro, siamo tornati! Ah, Po! Appena in tempo! Ci sono i ravioli al vapore e gli azuki dolci, vieni!-

Po rimase perplesso. Prima si sorprese perché Scimmia si era dimostrato contento di vederlo, poi si sorprese perché se ne era sorpreso.

Decise che quella sera avrebbe parlato anche con loro.

***

Li rivide tutti quando si riunirono per la cena.

-Ragazzi, ma tutto questo cibo da dove viene? È fantastico!-

-Questo viene da un ristorante lungo l'argine principale- gli rispose Tigre -Sai, non è stato distrutto da un colpo di cannone per un soffio, letteralmente, e così il proprietario ha fatto un voto di dare cibo gratis a chi ne avesse bisogno per un anno intero. Adesso tutti quelli che hanno perso i loro negozi o la casa a causa della battaglia nel porto vanno lì a prendere da mangiare-

Ancora una volta Po si sentì a disagio per cercare di aiutare Shen e non chi aveva subito dei danni a causa sua.

-Ehm... già che siamo in argomento... ragazzi, non è che... per caso... un pochino... ce l'avete con me perché cerco di aiutare Shen?-

Immediatamente tutti dimenticarono il cibo e spostarono l'attenzione su di lui, che impallidì sotto la pelliccia e si pentì amaramente di quello che aveva appena detto.

Vipera scivolò leggera sul tavolo e si arrotolò sulle sue spalle.

-Non preoccuparti, Po. Io non sono arrabbiata con te. È una buona cosa che stai cercando di fare-

Prima di tornare al suo posto, con la coda passò leggerissima sulla sua guancia per accarezzarlo.

Mantide saltò sul tavolo per attirare la sua attenzione.

-Non riesco a capire come fai a non spennarlo, ma ti ammiro molto per la tua pazienza. E detto da me è un complimento, lo sai-

Po non potè fare a meno di sorridere perché conosceva benissimo i trascorsi del più piccolo dei cinque cicloni con la pazienza.

-Po, ascoltami- gli disse Tigre, e lui ovviamente in un secondo aveva portato tutta l'attenzione su di lei.

-Non siamo arrabbiati con te, non potremmo mai. Il fatto che tu voglia aiutarlo è molto nobile. Quello che mi preoccupa è che Shen non vuole essere aiutato. Lui è qualcosa capace di risucchiare ogni tipo di energia positiva, quindi voglio ricordarti di stare attento. Non farti consumare da lui-

-Ragazzi, ragazzi, non preoccupatevi, è tutto sotto controllo! Anzi, credo che stia andando bene, perché oggi si è messo a piangere-

Scimmia rischiò di soffocare con un boccone di wanton.

-Comecome? Lord Shen che piange?!-

Gli altri non erano meno sorpresi di lui, anche se non avevano rischiato di soffocare, e così Po spiegò cosa era successo, del fatto che Shen avesse detto quelle cose sui suoi genitori, che poi lo avesse attaccato nonostante fosse stremato e di come poi, nell'incoscienza, avesse pianto.

-E quindi tu sei rimasto in cella con lui tutto questo tempo?- chiese Gru incredulo.

-Be'... sì? Andiamo, non potevo lasciarlo solo in quelle condizioni!-

Nessuno di loro sapeva più cosa dire. Insomma, comprensione del dolore oltre la rabbia, volontà di aiutare una persona che soffriva, anche se un nemico, lo capivano... ma forsi rinchudere in cella per fargli da balia perché piangeva? Dopo tutto quello che aveva fatto?

Po cominciava a sentirsi a disagio sotto i loro sguardi sorpresi o perplessi.

-Ehm... tutto bene?-

-Onestamente, Po?- Chiese Mantide.

-Mmmssiiiì...?-

-Io credo che tu sia qualcosa che non si è mai visto nel mondo del kung fu-

-Wow! Grazie! Aspetta... è un complimento, vero?-

Mantide ridacchiò sotto i baffetti -Sì, sì, non temere... è un complimento, Guerriero Dragone-

-Oh, bene... perché... non importa, non importa... ed invece voi? Cosa state facendo in città?-

Gru cominciò a raccontargli dei danni che erano stati fatti e di come il consiglio dei maestri stessero decidendo cosa ricostruire prima e come aiutare chi avrebbe dovuto aspettare.

A quanto pareva, la cosa più difficie da ricostruire sarebbe stata proprio il ponte.

-Non è facile trovare il giusto equilibrio tra peso della struttura, altezza e larghezza. I progetti originali erano stati fatti dal nonno dell'ultimo sovrano della dinastia dei pavoni, ed erano conservati nella Torre della Sacra Fiamma, ma dato che quel genio di Shen l'ha distrutta con tutto quello che c'era dentro dovremo arrangiarci-

Se Po aveva voluto cambiare argomento non era servito a molto, perché dato che quella parte della città era stata distrutta da Shen e dai suoi cannoni era normale che si sarebbe tornato a parlare di lui.

Tuttavia Po non voleva tornare a dargli troppo spazio. Lui aveva detto tutto quel che aveva da dire, e c'erano anche altre cose di cui parlare.

-Io non ne capisco molto di ingegneria... ok, non ne capisco nulla. Ma domani scenderò con voi, vediamo se posso aiutare a fare qualcosa. Va bene?-

-Certo che va bene! Una mano in più serve sempre!- gli rispose subito Scimmia.

Anche gli altri furono d'accordo.

Per qualche motivo Po aveva avuto paura che non lo volessero con loro, come se si fosse creata una frattura, ma non era assolutamente così.

Sapere di avere il loro appoggio era... era bello.

E per quanto lui volesse aiutare Shen, si era reso conto che non doveva permettergli di trascinarlo nella sua esistenza claustrofobica.

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Cantuccio dell'Autore

Benvenuti o bentornati!

Prima di qualsiasi altra cosa vorrei ringraziare X_98 ed Aladidragoocchiodiluce per il supporto che mi stanno dando.

Grazie davvero, è anche merito vostro se non ho cestinato questa storia nonostante il grande disastro informatico... grazie davvero!

Questo è un altro capitolo sopravvissuto.

La parte in cui Shen è costretto a ripensare ai suoi genitori è uno dei nuclei centrali della storia. Una delle prime scene che mi è venuta in mente, attorno a cui poi si è sviluppato tutto il resto.

Tra l'altro, non so se ci avete fatto caso, l'ho costruita in modo che lui dovesse ripensare ai suoi genitori a causa di qualcosa che ha fatto contro Po e che si è ritorto contro di lui.

In questo caso cercare di trascinare Po nell'odio ricordandogli la strage di tutti i suoi simili.

E nulla, a Shen non ne va bene una contro il panda!

Inoltre, a proposito del rapporto di Shen con i suoi genitori, volevo ricordare che no, non passeremo dal topic dei genitori assenti o freddi, o niente che possa far di loro i cattivi e deresponsabilizzare così Shen. Ho in mente... altro...

L'unica nota di oggi è il video della canzone all'inizio:

-"Wings of madness" dei Serenity https://www.youtube.com/watch?v=k2QH9L42OY0

Ci sentiamo al prossimo capitolo, quando finirò di ricostruirlo.



Smeralda E. Elessar

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Capitolo 9
*** Dalla speranza ***


Ciò che sorge

***

Dalla speranza

***

Cause your soul is on fire
A shot in the dark
What did they aim for when they missed your heart?

(Shot in the dark – Within temptation)



In quel luogo c'era vera pace.

Era vicino al fiume, ai margini della città, in una radura immersa in macchie di bambù ed alberi di cedro; gli alberi secolari, con i loro rami spioventi, accarezzavano e proteggevano la capanna.

Lo sciabordio dell'acqua era un balsamo per qualsiasi animo affannato.

La piccola casa era semplice, ma graziosa e pulita.

Maestro Shifu provava quasi soggezione ad interromperne la quiete, e tuttavia doveva farlo se voleva avere delle risposte.

Bussò tre volte alla porta e subito all'interno sentì dei rumori.

Pochi secondi dopo la Divinatrice aprì la porta.

-Benvenuto, Maestro Shifu. Siete arrivato in tempo; l'acqua per il thé è appena arrivata alla temperatura giusta-

-Perdonatemi, Divinatrice, non ho potuto annunciare la mia visita. È una vera fortuna che tutto sia pronto proprio in questo momento. Ad essere sincero non avevo previsto di venire qui oggi-

-Voi no, ma io sì-

Shifu rimase a bocca aperta.

-Voi... come...? Oh. Oh, sì, certo...-

Era sorpreso, poi si sorprese di essere sorpreso, poi si accorse di essere rimato a fissarla e di starsi comportando come avrebbe fatto un certo suo allievo.

-Perdonatemi, Divinatrice. Non volevo essere... essere...-

-Nessun problema. Avevo previsto anche questo-

Shifu sospirò.

-Credo di avere proprio bisogno di quella tazza di thé- borbottò.

La Divinatrice lo fece entrare e lo fece accomodare subito nell'angolo con i tappeti, i cuscini ed il tavolino basso.

Tutto era semplice, ma pulito ed in perfetto stato.

Il tavolo era di legno naturale chiaro, non laccato, e le tazze e la teiera erano quelle classiche di terracotta nera che si sarebbero potute trovare in qualsiasi casa.

La teiera era tenuta in caldo sopra un piccolo braciere accanto al tavolino.

Maestro Shifu rimase seduto in silenzio, a permettere alla calma di quel luogo di placare la sua mente.

Era molto colpito dai movimenti della Divinatrice nel prendere il panetto di thé dalla sua scatola in legno, nel lasciar cadere le foglie nella teiera, nel posare le tazze sul vassoio.

C'era una precisione ed una fluidità che sarebbero state l'invidia di qualsiasi maestro di arti marziali.

Chissà se lei da giovane aveva praticato il kung fu?

Aspettarono alcuni minuti in silenzio, poi, la Divinatrice sollevò la teiera dal braciere e versò il thé nelle due tazze di fronte a loro.

Subito, non appena si levò un filo di vapore, Shifu percepì un aroma di fiori, fresco ma non troppo dolce, al di sotto del sentore forte del thé.

Era un oolong rosso di buona qualità.

Berne una tazza servì a riportare la sua mente in uno stato di calma assoluta.

-Complimenti per il vostro thé, Divinatrice. È davvero ottimo-

-Vi ringrazio, maestro. Un buon thé è prezioso quanto una buona compagnia in cui berlo-

Shifu accolse il complimento con un mezzo sorriso. Era bello aver trovato qualcuno che amasse pace e tranquillità, ed il thé, almeno quanto lui.

-Dunque. Volete dirmi il motivo della vostra visita?-

Shifu non sapeva se aveva chiesto solo per un atto di cortesia o se davvero le sue facoltà non le avessero permesso di vedere il motivo, in ogni caso passò lui a spiegarlo.

-Divinatrice, sono qui per parlarvi di quello che è accaduto ieri nella prigione. Avete saputo, immagino-

Lei sospirò.

-Sì, ho saputo. Shen ha pianto ed il Guerriero Dragone è rimasto in cella con lui a confortarlo. La generosità del vostro allievo è davvero ammirevole-

-Sono d'accordo. Per quanto vorrei che avesse anche pari disciplina... ma non è per questo che volevo vedervi. Il fatto è che quello che è successo è molto strano. Io non riesco davvero a capire! Il pav... Lord Shen... odia Po. Ed allora perché avrebbe dovuto sentirsi rassicurato dalla sua presenza? Sempre che sapesse che era proprio Po vicino a lui. Voi cosa ne pensate?-

-Sono sicura che in realtà voi sapete esattamente perché. Vedete, sono passati giorni da quando Shen combatte ogni giorno contro il vostro allievo, e lui gli ha anche restituito il suo guan dao. E nonostante combattano, so che Po non fa mai nulla per contrattaccare. Si difende soltanto. E questo Shen lo sa. Odia ammetterlo, ma dentro di sé lo sa. Po è l'unica persona che non gli abbia mai fatto del male e che non voglia fargliene, e Shen... lo sa. Dentro di sé, si è aggrappato all'unica persona che vuole aiutarlo-

Shifu annuì lentamente. Sì, era la conferma dell'idea che si era fatto lui.

-Avevo un sospetto che fosse così, solo che mi era difficile crederlo considerando con quanta determinazione tenta di uccidere il panda quando è cosciente-

-Lo so. Mi dispiace che Shen si comporti in quel modo. Mi dispiace per tante delle cose che ha fatto e che io non ho potuto impedire-

Shifu esitava a portare alla luce certi argomenti, ma credeva che sarebbe stato meglio per tutti parlarne apertamente.

-Divinatrice? Voi sapete cosa gli è successo? Deve esserci stato un motivo che ha fatto scattare le sue azioni. Io... nessuno nasce malvagio, ma a volte, per quanto amore si possa dare ad una persona... qualcosa va storto... e noi non ci rendiamo conto di cosa finché non è troppo tardi-

Shifu tacque, immerso nei ricordi.

La parte peggiore dell'esperienza con Tai Lung era ormai passata, ma la malinconia restava, e forse non sarebbe mai andata via.

-Mi sembra di capire che abbiamo questa esperienza in comune, maestro-

Il tono della Divinatrice era così comprensivo che lo spinse a parlarne.

-Sì. Tanti anni fa avevo adottato un orfano. Era un cucciolo, bisognoso d'amore, di protezione, molto vivace... era... era mio figlio. Non riuscivo a credere che potesse fare qualcosa di male. Ed invece ha portato una distruzione che raramente ho visto-

La Divinatrice annuì, empatica e comprensiva come sempre.

-Vi capisco benissimo. Anche io mi sono presa cura di Shen da quando era un pulcino. La sua salute era fragile, ed i suoi genitori erano stanchi di medici che applicavano più superstizione che scienza, così ho accettato di restare a palazzo con loro. All'inizio dovevo essere solo il suo medico, ma Shen era un pulcino così adorabile! È davvero difficile pensare a cosa è diventato... alla fine sono rimasta a fare anche da tata per lui, perché non mi associasse solo alle medicine amare ed ai suoi momenti di malattia. Era così dolce da piccolo! Forse sono stata una sciocca, ma non sopportavo che un pulcino così carino avesse paura di me perché gli facevo venire in mente solo le malattie-

Nel sorriso malinconico della Divinatrice Shifu rivide molto di sè stesso.

-Non è colpa vostra. Ve l'ho detto: a volte qualcosa non va come dovrebbe, ma non per colpa dei genitori o di chunque stia allevando il piccolo. Semplicemente... va così-

-Grazie, maestro. Il fatto è che non smettiamo mai di sentirci responsabili per loro, per il loro benessere e per le loro azioni-

-Oh, quanto avete ragione!-

La Divinatrice guardava dentro la sua tazza di thé, ancora immersa in quello che era stato.

-Non ho mai smesso di chiedermi cosa potevamo aver sbagliato. Da piccoli sono facili da comprendere, poi arriva quell'età in cui cominciano a pensare con la loro testa, e non accettano più che qualcun altro gli dica cosa è giusto e cosa è sbagliato. Da adolescente Shen era diventato inquieto; si era buttato nello studio della polvere da sparo sotto la guida di suo padre, ed all'inizio tutti ne eravamo stati contenti perché era un vero talento con la chimica delle polveri. Era addirittura riuscito a migliorare le formule di alcune ricette conservate in famiglia da generazioni! Però poi ha capito che la polvere pirica si poteva usare anche come arma. E lo ha capito da solo anni prima che i suoi genitori potessero rivelargli questo segreto e spiegargli perché era proibito-

Si interruppe per bere un sorso di thé e Shifu non volle interrompere il suo racconto.

-Shen comprese tutto prima di tutti, ed era orgoglioso della sua scoperta. Quando suo padre gli spiegò che quello che voleva fare lui era già conosciuto, ma era proibito, lo prese come un affronto personale. Fu la prima volta che li sentii litigare. Shen diceva che era una regola assurda e che era il momento di lasciarsi alle spalle quelle cose vecchie, suo padre insisteva a dire che mai e poi mai avrebbe permesso che l'arte dei fuochi d'artificio fosse usata per fare del male a qualcuno. Shen non volle sentire ragioni. Abbandonò completamente i fuochi d'artificio e cominciò a sperimentare solo per costruire armi. I suoi genitori provarono a spiegargli ancora una volta perché era proibito, tentarono di essere severi, ma più loro tentavano di parlare con lui, più Shen si chiudeva. Anche con me, non si confidava più da tempo. Quando cercai di parlargli, mi disse che non aveva più bisogno della balia-

Si interruppe per un attimo. Shifu sapeva bene quanto dovevano averla ferita quelle poche parole.

-Qualche anno dopo, quando gli esperimenti di Shen cominiarono ad essere sempre più concreti, i suoi genitori erano preoccupati per il suo comportamento, e mi chiesero di predire il futuro per lui. Il resto, lo sapete-

Shifu comprendeva perfettamente come dovesse sentirsi lei.

-Mi dispiace. Non deve essere stato facile-

-No, non lo è stato per niente. Non riesco proprio a capire cosa sia successo. Posso solo pensare che abbia cominciato a notare da solo le differenze tra lui e gli altri pavoni. Sapete, no, l'assenza di colori... ma non disse mai nulla in proposito, e nessuno di noi ha mai pensato che fosse un problema per lui. E poi, quando era malato, da piccolo, era sempre molto malinconico e spaventato. Per fortuna la sua salute è migliorata con gli anni, ma credo che lui senta la sua debolezza fisica ancora presente, e come più grave di quanto sia in realtà. Purtroppo Shen è sempre stato fin troppo intelligente. Forse il nostro errore è stato non essere alla sua altezza. La sua intelligenza è diventata irrequietezza e sentirsi incompreso. E d'altra parte le circostanze della sua nascita...- si fermò e scosse la testa -No. Perdonatemi, maestro, ma questo è un affare di famiglia. Se mai ne parlerò con qualcuno, sarà proprio Shen, e lui soltanto-

-Non preoccupatevi, lo capisco-

Per un po' rimasero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.

-Divinatrice, io ho avuto occasione di misurarmi con Shen in combattimento. Ho visto tante qualità che, se usate per fare del bene, potrebbero portarlo ad essere grande. Io spero quanto voi che trovi la via della redenzione. E spero che il mio allievo riesca ad aiutarlo come vorrebbe fare. Da parte mia ha tutto il mio appoggio, ma devo controllare che non si faccia coinvolgere troppo e che non si faccia male, o che non si faccia male nessun altro-

-Certo capisco. Shen non è una persona facile con cui trattare. Vi ringrazio per volergli dare una possibilità-

***

Quella mattina ancora una volta non aveva trovato catene a costringerli la caviglia.

Già il pomeriggio prima, quando si era svegliato con la testa pesante ed una strana sensazione addosso, lo aveva trovato strano, ma al mattino ancora di più.

Poteva solo supporre che tutti loro stessero abbassando la guardia, cosa che poteva essere a suo vantaggio, oppure che il panda stesse cercando di ottenere per lui quelle piccole concessioni.

In questo caso, qualsiasi fosse il motivo, Shen riusciva solo a trovarlo sempre più patetico.

Inoltre le cose che lo aveva costretto a rivivere dopo l'accenno ai suoi genitori gli avevano causato un disagio molto più profondo.

Shen si era aspettato di essere arrabbiato, invece, a ripensarci, sentiva una specie di terrore indefinito che lo paralizzava.

Avrebbe preferito la rabbia. Pura e semplice rabbia piuttosto che quella cosa.

Mangiò distrattamente, e quando le guardie vennero ad aprire la porta della sua cella lui pensava ad altro.

Non riusciva a focalizzare cosa, ma c'era qualcosa di oltremodo fastidioso, una sensazione indefinita in fondo alla sua mente che non lo lasciava in pace.

Quando arrivò all'arena centrale il panda era occupato come al solito a parlare di kung fu con il bufalo.

Shen si fermò un attimo a guardarli prima che loro si accorgessero di lui. Il panda era chiassoso, esagerato, insopportabile... non sembrava davvero un maestro di kung fu! Sembrava piuttosto l'idiota del villaggio!

Come diamine aveva fatto un tipo del genere a deviare palle di cannone a mani nude?! Ed a tirare giù una flotta intera da solo?

Oltre alla solita stizza per i danni che il panda aveva causato al suo lavoro, Shen si sorprese a voler capire come.

Anche se lui in parte conosceva la risposta: pace interiore... come se fosse possibile trovare davvero la pace dopo certe cose!

Se Shen non lo avesse visto con i propri occhi non ci avrebbe creduto, eppure era successo, e lui doveva capire perché!

Come sempre fu il bufalo ad accorgersi della sua presenza per primo.

Shen non lo degnò di uno sguardo mentre quello si ritirava in uno dei corridoi, rimase con lo sguardo fisso sul panda.

Si era messo in posizione di guardia. Certo! Non lo avrebbe attaccato!

Shen lanciò un'occhiata intorno per cercare il suo guan dao e lo vide appoggiato al muro, avvolto nella stoffa come al solito.

Avrebbe potuto prenderlo, ma in quel momento non era quella la sua priorità.

-Fammi vedere- ordinò al panda.

-Vedere? Vedere cosa?-

-Se la pace interiore dicui parli esiste davvero, allora devi dimostrarmelo!-

-Ah, quello... la pace interiore! Sì... ecco... ehm... non posso dimostrartelo. È una cosa che si deve... sentire, credo-

"Certo, come no! Se non sa dimostrarlo, allora vuol dire che non esiste"

-Molto bene. Allora io mi sento autorizzato a credere che siano tutte sciocchezze-

-Ehi! Non ho detto questo! Hum... e va bene! Vuoi vedere? Ti faccio vedere- sollevò la testa e gridò -Ehi, lassù!-

In un attimo tutti ed otto gli arcieri avevano teso gli archi, ed otto frecce puntavano dritte su Shen.

Non si era aspettato di fare un salto per la sorpresa... da quando era lì dentro sembrava che nulla riuscisse più a spaventarlo davvero, ma quel movimento improvviso e la minaccia gli stavano facendo provare una sottile, nuova inquietudine.

-Complimenti, panda- soffiò Shen appena udibile -Davvero molto pacifico-

Non osava nemmeno muovere troppo il becco con tutte quelle frecce puntate addosso!

-No, no, non preoccuparti... è tutto sotto controllo-

Si rivolse di nuovo alle guardie con gli archi tesi.

-Potete mettere giù le armi. Non intendevo questo! Ho solo bisogno di un po' d'acqua!-

Ma gli arcieri non si mossero.

Shen era irritato dalla totale incapacità del panda di esercitare qualsiasi tipo di autorità.

Se quelle guardie fossero state ai suoi comandi, e non fossero scattate all'istante ad eseguire alla perfezione un suo ordine, lui avrebbe fatto in modo di punirli in modo tale che mai più nessuno, nè loro nè altri, si azzardassero mai più a non prenderlo sul serio.

La totale incapacità di mantenere la disciplina era un'altra caratteristica da aggiungere alla lista delle cose che gli davano fastidio del guerriero nero e bianco.

-Maestro Po, cosa succede?-

Era il bufalo, che si era affacciato alla balaustra degli arcieri.

-Ah, Mastro Roccia, menomale! Ehm... potete convincere i vostri uomini che non c'è bisogno delle frecce?-

Il bufalo annuì brevemente verso l'arciere più vicino e lui allentò immediatamente la corda, e come lui anche gli altri.

-Molte grazie. E adesso mi portereste dell'acqua? Non quaggiù, lanciatemela addosso-

Shen era perplesso. Ed infastidito. E si era già pentito di non avere già afferrato il suo guan dao mentre il panda si agitava in quel modo.

L'unica cosa che lo tratteneva era una moderata criosità di vedere dove sarebbe andato a parare tutto quello, ma non appena il panda avesse superato la soglia della sua pazienza, Shen non avrebbe esitato a tornare al suo progetto originale di ucciderlo.

La guardia invece aveva eseguito tutte le istruzioni.

In meno di un minuto era tornato con una brocca d'acqua, che rovesciò dall'alto della balaustra verso di loro.

Shen rimase ad osservare.

Era pronto a scommettere che avrebbe preso in giro il panda con tutta la crudeltà di cui era capace non appena la secchiata d'acqua lo avesse investito in pieno, ed invece si trovò ad osservarlo attentamente.

Aveva già visto quei movimenti, quando il panda era da solo, in equilibrio su un pezzo di legno in mezzo al mare.

All'epoca Shen aveva pensato che fosse un estremo tentativo di ribellione da stroncare, ma dopo aver visto cosa poteva fare lo considerava in modo diverso.

Doveva essere stata un'illusione ottica, perché l'acqua lanciata dall'altro non aveva bagnato il panda, ma si era dispersa come se avesse sbattuto contro una barriera invisibile.

Era caduta a bagnare la polvere dell'arena, tutta, tranne una goccia.

L'ultima goccia, la più piccola, la più in alto, per un attimo rimase sospesa sulla punta delle dita del panda.

"Impossibile! Perché non si infrange?"

Shen non poteva crederci! Il panda si muoveva in un modo che Shen conosceva troppo bene, e la goccia di tanto in tanto scintillava ancora ben visibile.

Era una perla di cristallo sospesa su qualcosa che Shen non riusciva a comprendere.

Il panda sembrava avere un controllo perfetto su... su qualsiasi cosa fosse! E Shen detestava non capire cosa fosse!

Peggio ancora, non comprendeva quella sorta di meraviglia con cui la piccola sfera di luce aveva catturato tutta la sua attenzione.

Vederla così piccola, fragile, eppure perfetta, era qualcosa che gli faceva provare una sensazione strana. Quando la guardava, Shen riusciva a non pensare a nient'altro, ed era come spegnere un brusio che occupava costantemente i suoi pensieri.

Era come avere infine silenzio nella mente dopo anni di rumore costante. Era sollievo.

Shen si trovò completamente ipnotizzato dal suo movimento. Per un attimo fu tutto chiaro, perfettamente chiaro, ma solo il tempo di un respiro.

Shen tornò bruscamente al presente quando si accorse che il panda gli aveva teso una zampa e tenava di passargliela, quella piccola goccia.

-Che ti salta in mente?!- strillò lui stizzito.

Si scansò e la goccia cadde a terra, nella polvere.

-Oh, peccato... di solito viene meglio. Sai, la si lascia andare su una foglia, la si restituisce all'universo...-

-Panda!-

-Cosa?-

Shen aveva raddrizzato la schiena e lo guardava di nuovo dall'alto in basso.

Qualsiasi cosa fosse accaduta prima, quell'effimero momento di calma, era svanito.

-Se pensi che questo gioco di prestigio possa convincermi, sei più stupido di quel che sembri-

-Ma è tutto qui. Davvero, non c'è altro-

-Impossibile!-

-Ed invece è così! É tutto qui, fattene una ragione!-

Shen scattò all'attacco.

Senza armi, senza nulla a parte la sua rabbia, saltò addosso al panda perché nessuno poteva permettersi di apostrofarlo in quel modo!

Peccato che con qualsiasi tecnica cercasse di attaccarlo, i suoi colpi venivano parati e deviati.

Shen rimase a becco aperto...

"Oh, no, non è possibile!" Era lo stesso modo di muoversi che il panda aveva usato con la goccia! Lo aveva riconosciuto solo in quel momento!

-Te lo chiedo per l'ultima volta- sibilò -Come?-

-Ti arrabbieresti se te lo dicessi-

Shen gli scoccò uno sguardo di avvertimento perché la smettesse di prendersi tutta quella confidenza.

-E va bene, va bene... ascolta, non credo che tu possa capire la pace interiore restando chiuso qui sotto. Perché non vieni fuori con me?-

Shen si fece immediatamente attento. Non poteva davvero...

-Fuori? In che senzo "fuori"?-

-Fuori dalla prigione. Sai, in città, a vedere il cielo, a prendere un po' d'aria... Shen?-

Non ne aveva potuo fare a meno! Non appena il panda aveva parlato di portarlo fuori dalla prigione Shen era scoppiato a ridere, perché, andiamo! quanto doveva essere davvero stupido per pensare di farlo uscire?!

-Ahaha! Tu sei completamente idiota, panda! E va bene! Questa tua idea è talmente stupida che vale la pena assecondarla!-

-Non sembrava un complimento... ma va bene, usciamo e poi vedremo. Andiamo!-

Shen era oltremodo soddisfatto dalla piega che stavano prendendo gli eventi... non avrebbe potuto immaginare un colpo di fortuna più grande di quello!

Il suo cuore batteva già forte al pensiero di uscire all'aria aperta, fuori da sottoterra, essere davvero libero di muoversi ed avere l'occasione perfetta per scappare!

Non sapeva dove sarebbe andato, e per il momento avrebbe dovuto rinunciare ad uccidere il panda, ma... tornare libero! Nascondersi, far perdere le proprie tracce, mettere insieme un nuovo esercito di mercenari e poi tornare, ancora una volta, a riprendersi ciò che era suo ed a vendicarsi. Non avrebbe lasciato prigionieri quella volta, ed il bue ed il coccodrillo sarebbero stati i primi a...

-Maestro Po, cosa fate?!-

La voce del bufalo da sopra la balaustra lo scosse dai suoi sogni ad occhi aperti.

-Ve l'ho detto, Mastro Roccia, dobbiamo uscire. Potete mandarci giù la piattaforma? O qualcuno che ci guidi dentro i corridoi?-

-Perdonatemi, maestro, ma non posso farlo. Ho ordini precisi sul fare uscire i prigionieri-

Shen vide tutti i suoi progetti crollare, ed odiò immensamente quel capo guardia!

-Andiamo, mastro Roccia!- esclamò il panda -Ci sono io!-

-Non voglio mancarvi di rispetto, maestro, ma proprio non posso farlo-

-Per favore... Vipregovipregoviprego!-

"Non lo sta facendo davvero" pensò Shen incredulo. Il panda si stava comportando come un cucciolo capriccioso! Non credeva che il panda potesse scendere più in basso nell'umiliazione di sé stesso, eppure a quanto pareva c'erano sempre nuovi traguardi da tagliare.

-E va bene...- disse infine il bufalo -Vedrò cosa posso fare. Aspettatemi qui-

Il bufalo sparì dalla visuale.

Il panda si voltò verso di lui.

-Bé, non ci resta altro da fare che aspettare- gli disse con un sospiro.

Si allontanò verso il muro e si lasciò cadere seduto con la schiena appoggiata alla pietra.

Shen però aveva capito fin troppo bene, e tra la rabbia per aver capito e la rabbia verso il panda che non capiva non sapeva cosa fosse peggio!

Dopo aver intravisto la possibilità di uscire, la certezza che gli sarebbe stata negata gli aveva scaricato un blocco di metallo nel petto.

-Aspettare cosa? Credi che qualcun'altro sarebbe abbastaza stupido da lasciare uscire me?-

-Mastro Roccia ha detto che avrebbe provato a fare qualcosa. Andiamo, non essere così pessimista!-

Shen ebbe voglia di saltargli di nuovo addosso e di picchiarlo peggio che poteva.

Come faceva ad essere così stupido?!

-Nessuno mi farà mai uscire!- scoppiò -Non capisci? Sta andando a chiamare quei due fenomeni da baraccone, e credi che accetteranno mai di sapermi fuori da qui? Sei stupido! Tu sei... sei troppo stupido!-

Alla rabbia si mescolava una frustrazione nuova, una disperazione così profonda che gli stringeva il petto, la gola, gli faceva bruciare gli occhi!

Ed odiava che il panda lo guardasse in quel modo comprensivo!

-Non puoi essere certo di come andranno le cose. C'è sempre una speranza, te lo garantisco. Andiamo! Non può andare peggio di così, no?-

Shen lo zittì con uno sguardo di veleno.

Si sentiva tremare dentro, ma non sapeva più se per la rabbia o per qualcos'altro.

-E sia, aspetterò. In fondo non cambia poi molto tra uccidervi subito o tra altro tempo-

Odiava che il panda gli stesse facendo credere di avere una speranza! Ed odiava sé stesso per essere così debole da desiderarla!

-Sì, sì, come vuoi...- lo liquidò il panda con un'alzata di spalle.

Rimasero in silenzio, il panda seduto con la schiena al muro e Shen immobile come una statua.

Odiava illudersi, odiava coltivare la speranza quando sapeva che sarebbe stata calpestata. Odiava il panda per averlo esposto a quel nuovo dolore!

Nessuno lo avrebbe mai fatto uscire... nessuno! Solo il panda avrebbe potuto essere così stupido da...

-Che noia! Giochiamo a morra?-

-Aaaahh!!!-

***

Maestro Croc diede una scossa alla fune a cui era legata la rete ormai piena di detriti, e poi con un colpo di coda puntò dritto verso la superficie.

Emerse poco lontano da dove la rete veniva tirata su, e la prima cosa che vide fu Bue, di spalle, che reggeva da solo un capo della fune. Dall'altra parte c'erano quattro maiali, e tutti i muscoli del maestro erano tesi per il peso che doveva sollevare.

Croc avrebbe voluto dirgli di non forzarsi troppo, ma sapeva che Bue si sarebbe indispettito.

A quanto pareva quel lavoro gli faceva bene, anche se era uno sforzo titanico persino per un maestro di kung fu; era come se, ogni volta che spingeva il suo corpo al limite, Bue pagasse un pegno.

Per il momento, se il lavoro fisico lo aiutava a gestire tutto il resto, Croc lo avrebbe lasciato fare.

La rete riemerse completamente, e per un attimo Bue tremò per lo sforzo eccessivo.

Croc era già pronto ad andare in suo aiuto, ma lui, con uno scatto delle spalle, issò tutta la rete sopra il molo.

Il rumore di pezzi di roccia e schegge di mattoni che cozzavano per un attimo sembrò il rumore di una nuova demolizione.

Bue si piegò con i gomiti sulle ginocchia per riprendere fiato, ma gli altri lo guardavano solo con ammirazione per quello che aveva appena fatto.

Croc si prese un bel po' di tempo per risalire sull'argine per dargli modo di riprendere fiato.

Dalla parte opposta dell'argine, ad aiutare l'altra squadra, c'erano i Maestri del Palazzo di Giada, Scimmia e Mantide, anche loro impegnati a tirare sù secchi pieni di rocce e mattoni frantumati.

Si avvicinò a Bue con fare casuale, come se quello fosse un lavoro di ordinaria amministrazione.

-Anche questa volta abbiamo tolto un bel po' di roba- gli disse.

-Già. Continuando così, presto il fondale sarà tutto pulito. Com'è la situazione laggiù?-

-Non male. Altri due carichi come questo e potremo passare ad un'altra sezione-

Bue annuì. Sembrava soddisfatto, e guardava la catasta di rovine come se fosse stato un nemico che aveva appena sconfitto.

Croc era contento che si stesse interessando a quel lavoro, ed ancora più contento che non avesse più nominato il pavone.

-Maestro Bue, vi ringraziamo per l'aiuto-

Uno dei maiali si era avvicinato, con tutto il rispetto di cui era capace, e si era inchinato a Bue.

-Alzati, amico mio. È un onore per me aiutarvi-

"Se non altro nelle relazioni sociali è migliorato" pensò Croc.

Quando furono di nuovo da soli si azzardò a domandare. Non glielo chiedeva spesso per non essere pressante o invadente, ma a volte non poteva proprio farne a meno.

-Bue? Come stai?-

Bue non lo guardò. Aveva di nuovo sul viso quell'ombra.

-Dobbiamo andare avanti, no?-

Croc non se la sentiva di biasimarlo se era ancora uno sforzo per lui uscire ed intraprendere le normali attività.

La vita non sarebbe mai più stata la stessa senza Maestro Rhino.

-Sì, dobbiamo andare avanti- ripetè.

Era meglio riportare l'attenzione sul lavoro, prima di trovarsi entrambi immersi nella malinconia.

-Che dici, ce la facciamo a fare un altro carico prima di pranzo?- gli chiese come se fosse una sfida.

-Oh, non vorrei che tu ti stancassi-

"Aspetta... mi ha appena preso in giro? Sta cercando di scherzare?" tentò di non lasciar cadere la mascella per la sorpresa e rispose a tono.

-Stancarmi io? Sei sempre stato tu quello che ha il fiatone per primo!-

-Io il fiatone?- ripetè Bue oltragiato -Posso spostare tutta questa roba da solo prima che tu torni su la prossima volta! E senza nemmeno sudare!-

-Scommessa accettata! Quando tornerò non voglio vedere nemmeno un sassolino... e non barare!-

Croc si rituffò con il cuore inaspettatamente leggero. Il suo amico che lavorava sodo, era soddisfatto dei risultati ed addirittura aveva voglia di intavolare con lui le loro sfide era un'ottima notizia!

L'acqua attorno a lui era torbida, carica di sabbia sottile in sospensione e di sedimenti che il sollevamento della rete aveva smosso.

Fortuna che lui aveva la sua terza palpebra trasparente che proteggeva l'occhio vero e proprio, altrimenti sarebbe rimasto accecato!

Per questo si era offerto volontario per fare qual lavoro: il città erano pochi quelli che potessero svolgerlo, e le squadre di pescatori cormorani avevano anche il loro lavoro a cui tenere dietro.

Per lui invece era un gioco immergersi, raccogliere anche i detriti più grossi e riempire una rete intera da solo.

Decise di prendersela comoda per non costringere Bue a lavorare ai limiti dello sfinimento; in fondo lui poteva stare una buona mezz'ora senza respirare, ed impedire che il suo amico si massacrasse di fatica gli sembrava un ottimo motivo per rallentare un po' il lavoro.

Scandagliò il fondale alla ricerca dei pezzi più grossi, ma ormai li avevano rimossi quasi tutti.

Dalla catasta che si era formata sulla banchina le macerie sarebbero state caricate in ceste, caricate sui carretti, e portate fuori città. Avrebbero deciso dopo cosa farne.

Croc raccolse cocci, assi di legno inchiodate a placche di metallo, e poi dedicò la sua attenzione ad un barile.

Era pieno di polvere da sparo, Croc lo sapeva. Con un colpo ben mirato sulla parte piatta sfondò il coperchio e subito nell'acqua salì una nuvola nera.

Era sempre in quel modo: ogni volta che Croc ne spaccava uno ne usciva una nuvola scura che restava sospesa in acqua e veniva portata via dalla corrente.

Era un lavoro che gli dava un sacco di soddisfazione sapere che quella polvere terrificante fosse ormai inutilizzable, e non avrebbe più potuto fare del male a nessuno.

Come ogni volta, spaccò il barile in modo che i pezzi fossero irriconoscibili.

Era uno spreco rovinare in quel modo una botte, ma Croc non voleva che Bue, quando sollevava la rete, si trovasse di fronte ad una testimonianza della cosa che aveva contribuito ad uccidere maestro Rhino.

Solo quando sentì il suo cuore accelerare per il bisogno di ossigeno puntò di nuovo verso la superficie.

Mentre risaliva diede il solito strattone alla corda e si spostò per non intralciare la risalita della rete.

-Allora? Ce l'hai fatta a togliere tutto? Bue? ... BUE?!-

Croc si issò con un balzo fuori dall'acqua, ma anche guardandosi attorno non vide traccia dell'amico.

Ai due capi della rete c'erano maiali e cinghiali che issavano con tutta la loro forza, ma non potevano sperare di competere con il maestro.

Una strana preoccupazione afferrò Croc, qualcosa che gli diceva che l'assenza di Bue era profondamente stonata.

-Ehi, voi! Dov'è Maestro Bue?-

Un messaggero gazza attirò la sua attenzione da sopra la catasta di detriti ancora da rimuovere.

-Maestro Croc, voi eravate sott'acqua e non sapevamo come avvertirvi, e Maestro Bue non ha voluto aspettare-

-Cosa? Non ha voluto aspettare cosa?-

-Mi hanno mandato dalla prigione e... -

-La prigione!- gridò Croc -Oh, nononoooo... è andato alla prigione da solo!-

Un maestro di Kung fu che si agitava con le mani sulla testa era uno spettacolo per niente dignitoso, ma lui nemmeno se ne era reso conto. Si guardava attorno nella speranza di vedere Bue ancora raggiungibile ma non vide nulla.

-Quanto tempo fa è successo?-

-Circa venti minuti-

Croc si coprì il muso con le zampe.

Bue. Alla prigione. Da solo. E con venti minuti di vantaggio!

-Grazie, messaggero. Informa tutti che anche io devo assentarmi-

Si rituffò in acqua.

Sperava di risalire il canale a nuoto per risparmiare tempo, e di tagliare attraverso la città solo quando fosse stato più vicino possibile.

Non aveva nemmeno voluto perdere tempo a chiedere cosa fosse successo, tanto se riguardava la prigione poteva avere a che fare solo con il pavone e non poteva essere nulla di buono!

***

-DOVE SONO?!-

La voce di Maestro Bue Infuriato rimbombò sotto il soffitto della prigione prima ancora che Po potesse vederlo.

-Ops...-
Si voltò verso Shen ma il pavone non era per nulla preoccupato, anzi esibiva un vago sorrisetto.

Tutto il resto del viso era piegato in una smorfia amara, ma il becco mostrava la stessa soddisfazione di ogni volta che aveva combattuto contro Bue.

"Oh, no, così non va bene... Non va bene per niente!"

Avrebbe voluto dirgli qualcosa a proposito di non fare arrabbiare il maestro ma non fece in tempo.

Maestro Bue infuriato piombò davanti a loro nell'arena dopo aver scavalcato la balaustra.

Evidentemente era troppo arrabbiato per aspettare la piattaforma o per fare il giro lungo nei corridoi interni.

-Che cos'è questa storia? Vuoi portarlo fuori dalla prigione?!-

Po non riusciva nemmeno a guardarlo in faccia.

Sapere di averlo fatto arrabbiare tanto, e sapere che Bue aveva tutte le ragioni per essere arrabbiato, gli aveva tolto le parole e lui non riusciva a spiccicare un suono.

Gli occhi rossi di Bue erano fissi su di lui.

Po si fece forza per riuscire a spiegare.

-Sì, maestro, vorrei farlo uscire dalla prigione-

Il modo in cui Bue lo guardò lo zittì di nuovo.

Bue sembrava non solo arrabbiato, sembrava... ferito? Offeso? Sembrava che fosse profondamente deluso da lui, e questo Po non riusciva a sopportarlo.

-Maestro...- tentò debolmente.

-Silenzio! Ho sentito abbastanza! A quanto pare devo proteggere questa città non solo da lui, ma anche dalle tue idee malsane!-
-Maestro, per favore, ascoltatemi! Voglio dargli una possibilità!-
-Una possibilità? Per fare cosa? Maestro Rhino gli ha dato una possibilità di salvezza quando lo ha solo avvertito invece di ucciderlo subito. Guarda come è finito per avergli risparmiato la vita! Quanto a te!- si voltò verso Shen, che però sostenne il suo sguardo più freddo ed altezzoso che mai -Non so come fai. Non so quale potere hai su di lui per convincerlo a fare queste cose, ma ti garantisco che non metterai mai piede nella città che io proteggo!-

Shen non era per nulla intimidito, anzi si rivolse al bue persino troppo calmo, e Po aveva imparato a preoccuparsi più per la sua calma che per i suoi scoppi d'ira.

-In tal caso, in quanto legittimo sovrano della città dei Gong, ti sollevo da qualsiasi incarico che credi di ricoprire-

"Oh, no! Non bene, non bene!"

In un lampo Maestro Bue gli si era avventato contro.

Po dovette agire in fretta, mettendosi in mezzo per parare il colpo di Maestro Bue e spingendo Shen dietro di sé.

-Panda!-

-Panda!-

-Oh... allora almeno su una cosa siete d'accordo!-

-PANDAAA!!!-

-Scusate...-

-Perché continui a difenderlo?! Come se tu non avessi visto come ha usato le sue armi sulla popolazione innocente, sulla città... contro i tuoi amici!-

-Maestro, lo so...-

-No, tu non lo sai! Non mi interessa se tu vuoi ignorare cosa ha fatto, ma lui è e resterà sempre un assassino! Ed io non permetterò che metta mai più a rischio la vita di nessuno!-

-Che c'è, hai paura di me?- lo canzonò il pavone.

-Shen, questo non era necessario- Po non sapeva più come fare per far ragionare quei due!

Maestro Bue lo spinse da parte ed arrivò ancora più vicino a Shen.

-Tu, arrogante e presuntuoso, non azzardarti a parlarmi così! Altrimenti io...-
-Tu cosa, mucca? Dovrò passare sul tuo cadavere? Lo farò con immenso piacere!-
Prima che Po potesse fare qualcosa Shen era saltato proprio su di lui per attaccare Maestro Bue.

Po tentò di dividerli ancora una volta ma Maestro Bue riuscì a spingerlo via.

Lo fece cadere a terra, e mentre lui rimbalzava per rimetersi in piedi, quei due erano già riusciti a colpirsi un paio di volte.

Shen attaccava con gli artigli, ma era disarmato ed il bue era più forte.

Po non capì come avesse fatto Maestro Bue a colpire Shen, capì solo che vide il pavone venire sbalzato dritto verso di lui.

Lo afferrò al volo piuttosto che farlo schiantare contro il muro.

Solo per un attimo vide i suoi occhi rossi sbarrati e vuoti, prima che prendesse un respiro disperato; Il colpo di maestro bue doveva aver centrato lo sterno oppure il plesso solare, ed aver compromesso il respiro.

Po fu scosso da un brivido perché era esattamente in quel modo che Shen aveva cercato di riprendere aria dopo che aveva tentato di impiccarsi.

Posò Shen a terra ma continuò a sorreggerlo fino a che si fu ripreso e fu abbastanza stabile sulle zampe. Abbastanza da scrollarselo di dosso.

Con il respiro corto, Shen puntò lentamente verso Bue, che era soddisfattissimo del colpo che aveva messo a segno e non si curava di nasconderlo.

-Tu...- sibilò Shen con la voce roca -Hai ragione a temermi, perché prima o poi ti ucciderò. Dovessi aspettare cento anni, e smontare questo posto pietra su pietra, io vi ucciderò tutti-

Con un movimento più che rapido Bue scattò di nuovo, ed il pavone era stato sollevato dalla gola e sbattuto contro il muro.
-Tu dammi una scusa, solo una scusa, e giuro che ti spezzo il collo-

"Oh, no!"

Shen non era per niente spaventato, anzi sembrava che tutto ciò che Maestro Bue faceva per intimidirlo riuscisse solo a renderlo più sprezzante.

Appena il tempo di riprendersi dalla botta ed attaccò con gli artigli, e gli aprì un paio di solchi rosso sangue sull'avambraccio.

Il muggito di Bue fece tremare Po.

Tentò di mettersi tra di loro per sollevare il pugno di Bue dalla gola di Shen, ma tra il pavone che scalciava ed il bue che non aveva nessuna intenzione di mollarlo era quasi impossibile.

A Bue non importava di venire ferito ed a Shen non importava di finire strangolato.

-Basta, per favore!- esclamò Po -Così prima o poi vi ammazzerete a vicenda!-

Era esasperato dall'ennesimo calcio che si prendeva dal pavone e stanco di tentare di smuovere Bue che sembrava una statua di bronzo.

Po non aveva mai visto maestro Bue in quelle condizioni: non sentiva nulla! Non il dolore dei tagli che Shen continuava ad infliggergli, non lui che tirava il gomito perché non schiacciasse la trachea del pavone, niente.

I suoi occhi rossi erano vuoti, fissi sul punto in cui la sua zampa affondava nel collo bianco del pavone.

La resistenza di Shen, all'inizio furiosa, era diventata più debole con la difficoltà a respirare.

Po vide gli occhi rossi di Shen velarsi, i movimenti farsi deboli e scoordinati.

"Lo sta uccidendo... lo sta uccidendo davvero!" realizò con orrore.

Tirò più forte che poteva il gomito di Maestro Bue per costringerlo a mollare la presa, ma non riuscì a smuoverlo più che di qualche millimetro.

Gli occhi rossi di Shen si spensero del tutto e la testa ricadde di lato senza forze, ma Bue non lasciò la presa.

Non era più solo una minaccia o una dimostrazione di forza... Po sapeva che non si sarebbe fermato!

Qualcosa atterrò con un tonfo accanto a lui.

Qualcosa di... bagnato?

***

Era peggio, molto peggio di quanto lui avesse pensato!

Croc saltò dalla balaustra pensando solo a togliere il pavone dalle zampe di Bue.

Il panda era terrorizzato e tentava di fargli lasciare la presa, ed il pavone era solo un corpo inerte e pallido che risaltava contro la roccia della parete.

Aveva gli occhi chiusi e la testa china. Lo strascico della coda si allargava sul pavimento.

Croc non riusciva a capire se fosse vivo o morto, mentre strattonava inutilmente il braccio del suo amico.

Non poteva pensare che davvero Bue avesse ucciso qualcuno! Nemmeno il pavone! Non... non poteva essere!

-Lascialo andare!- gridò Croc preso dal panico -In nome di tutto quello che ci ha insegnato Maestro Rhino, lascialo andare!-

Bue ebbe una scossa e poi rimase immobile.

Croc fece cenno al panda di allontanarsi, e lui annuì in fretta.

Croc non aveva mai visto il Guerriero Dragone così spaventato!

Bue si girò verso di lui come se fosse confuso.

-Bue... lascialo...- insistette Croc. La zampa che aveva posata su Bue rimase lì ferma, non più per strattonarlo ma per stabilire un contatto con lui.

Solo in quel momento si accorse dei tagli che Bue aveva su tutto l'avambraccio. Profondi graffi rossi che avevano lacerato persino la pelle spessa del suo amico. Dovevano essergli stati inferti dal pavone.

-No-

-Ti prego! Non diventare come lui!- insistette Croc.

Finalmente vide qualcosa di familiare nei suoi occhi.

Era meglio la rabbia che quel vuoto freddo, privo di qualsiasi contatto con la realtà.

Bue si girò di nuovo verso il pavone; il principe bandito era in condizioni pietose, privo di sensi, con la testa abbandonata da un lato, il becco aperto e le palpebre grigie e gonfie chiuse.

Bue fissò il punto in cui lo stava stringendo con un odio tale che Croc fu certo che avrebbe fatto l'ultimo scatto per spezzargli la trachea.

-AAAHHHH!!!-

Bue scagliò a terra il corpo bianco e rimase a guardarlo con odio, con i pugni stretti e le braccia rigide lungo i fianchi a tremare di rabbia.

-Io non permetterò che esca da qui! Non permetterò che metta tutti di nuovo in pericolo!-

-Non metterà in pericolo nessuno- Tutti e tre si girarono alla voce di maestro Shifu, che era nell'arena seguito dal resto dei cinque cicloni.

Il maestro del Palazzo di Giada si fece avanti.

Guardò il panda con le labbra strette, ma poi distolse l'attenzione da lui e si rivolse di nuovo a loro con un inchino rispettoso.

-Se i Maestri della città dei Gong acconsentono, io ed i miei allievi ci offriamo di fare da guardia-

Croc non ci stava capendo davvero più nulla!

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Cantuccio dell'Autore



Buon pomeriggio, signori!

Ora, tolti di mezzo i convenevoli, prego, lasciate che vi spieghi.

Questo era uno dei capitoli da ricostruire da zero, il che vuol dire *rullo di tamburi * che l'ho praticamente ristrutturato!

In particolare ho ampliato la parte dell'incontro tra maestro Shifu e la Divinatrice, ed ho scritto di sana pianta la parte di Bue e Croc impegnati nei lavori in città.

E menomale che in origine erano solo sei pagine, così sono potuta arrivare a quindici senza toccare la scansione principale dei capitoli.

Per quanto riguarda il maestro e la Divinatrice, mi sembrano due genitori che cercano di sistemare le cose dopo che i bambini hanno litigato.

La Divinatrice entra a pieno diritto nella famiglia di Shen perché il rapporto che si creava con le balie era molto stretto, mentre Shifu è un maestro di kung fu, ed il rispetto che si ha verso il proprio maestro è uguale a quello che si ha per il padre naturale.

Tra l'altro c'è un mini indizio di una cosuccia che mi è venuta in mente dopo, quindi questa riscrittura in fondo non mi è dispiaciuta, se non fosse stato per il tempo che mi ha preso.

Quanto a Maestro Bue, ricordiamo due cose: 1-è una persona alle prese con un lutto; 2-ha ragione. Ha ragione ad odiare Shen ed ha ragione a non volerlo lasciare andare in giro. Di nuovo, sono la prima ad amare Shen, ma ha fatto cose imperdonabili, e che maestro Bue lo voglia strozzare mi sembra il minimo.

D'altra parte, se Shen non avesse fatto cose terribili non ci sarebbe bisogno di un arco di redenzione, no? E sarebbe stato tutto troppo semplice.

Vi lasci il link di "Shot in the dark" https://www.youtube.com/watch?v=mLz61g0JLxQ

Come al solito, fatemi sapere se la lunghezza dei capitoli è eccessiva, anche se fino ad ora non mi sembra ci siano stati problemi.

A risentirci spero presto.



Smeralda E. Elessar

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Capitolo 10
*** Dalla luce ***


Importante!!! Prima di qualsiasi altra cosa, vorrei ringraziare la fantastica Aladidragoocchiodiluce per il meme che ha realizato! Mi ha fatto morire dal ridere, quindi, davvero, grazie infinite!

Riassume alla perfezione tutto il senso della storia.

Potete ammirarlo anche voi, se riesco a caricare l'immagine, altrimenti vi lascio il link https://ibb.co/GQnFzFj

Grazie ancora, vi lascio al capitolo.



Ciò che sorge

***

Dalla luce

***



Cuore mio

Fonte chiara e pulita

Dove anche io

Posso bere alla vita

(Spunta la una dal monte – Pierangelo Bertoli e i Tazenda)



Bruciava.

Ogni taglio bruciava come acciaio battuto nella forgia ogni volta che Croc passava a pulirlo o disinfettarlo, ma Bue non si azzardava a lamentarsi.

Il suo amico lavorava in silenzio, concentrato sulle ferite.

Per fortuna nessuno dei tagli era tanto profondo da richiedere dei punti, ed aveva potuto occuparsene Croc invece di chiamare un medico.

I tagli vennero coperti poco a poco dal bianco delle bende.

-Ecco fatto- gli disse Croc non appena ebbe stretto l'ultimo giro -Adesso cerca di non sforzare questo braccio per un paio di giorni-

-Suppongo che dovrei ringraziarti-

-Figurati. Lo so che tu hai la pelle delicata, non come la mia-

-Non solo per questo. Dovrei esserti grato per avermi impedito di ammazzare il pavone, non è vero?-

Croc tornò immediatamente serio.

-Lo so che non lo consideri un favore, ma fidati: lo è. E già che ne stiamo parlando, non andare più alla prigione da solo. Se accadrà di nuovo aspettami, d'accordo?-

Bue annuì, ma i suoi pensieri erano già lontani.

Sapeva che avrebbe dovuto provare quantomeno un po' di rammarico per quanto avrebbe fatto, ma non ci riusciva in nessun modo.

Il pavone era solo un pericolo, se lo sentiva, e quando aveva minacciato di ucciderli tutti Bue sapeva che non erano solo parole al vento: li odiava, li voleva tutti morti e non aveva alcuna intenzione nemmeno di provare a cambiare. Perché mai avrebbero dovuto dargli l'occasione di mettere in atto i suoi piani? Perché mai non avrebbero dovuto difendersi?

Il pensiero che in quel preciso momento quel demonio fosse in giro per la città, in mezzo a persone innocenti, era un insulto a tutti quelli che avevano subito dei danni a causa sua!

-Bue? Ti dispiace tornare qui con la testa?-

Lui sbuffò forte al richiamo di Croc.

-Spero che provi a scappare, e che questa volta Maestro Shifu fermi il suo cuore una volta per tutte-

***

Bruciava.

Ancora una volta il respiro in gola bruciava come inalare i vapori incandescenti della fucina.

Shen provò a socchiudere gli occhi ma una lama di luce lo ferì ed immediatamente li richiuse.

C'era troppa luce! Come poteva esserci tutta quella luce?

L'ultima cosa che ricordava era il bue che gli stritolava la gola, prima che piombasse un velo nero su tutto, e allora, se dopo lo strangolamento ed il buio c'era la luce...

"Sono morto"

-Aaahh!!!-

Oh, no! No, no, no! Non poteva davvero...

Si accorse che si stava agitando solo quando qualcosa intervenne a bloccargli le ali e tenerlo fermo.

Shen lottò anche contro quella cosa, ma sentiva il suo corpo pesante come se fosse fatto di piombo ed ogni movimento era difficile.

Avrebbe voluto sapere cos'era, ma aveva troppa paura che riaprendo gli occhi avrebbe di nuovo visto quella luce abbagliante, e lui non voleva vedere la luce che c'era nel mondo degli spiriti!

Se l'avesse vista non sarebbe più potuto tornare indietro!

-Shen! Oh, insomma, smettila! Sono io! ... lo so che non ti sto simpatico, ma fidati di me per una volta-

"Cosa? Ma davvero è...?"

La voce del panda era inconfondibile. E dunque, o anche il panda era nel mondo degli spiriti, oppure lui non era morto.

Smise di lottare anche perché il suo corpo non ce la faceva più.

-Ecco, così va meglio. Mi hai fatto preoccupare, sai? Come stai?-

Shen ignorò la domanda.

No, non era morto. Aveva sensazioni troppo fisiche per essere morto!

Sentiva quando lo toccavano, sentiva il suo corpo disteso su qualcosa, e soprattutto era in grado di comprendere il blaterare del panda.

Respirò un paio di volte lentamente per riprendere il controllo, e poi riprovò ad aprire le palpebre di uno spiraglio.

C'era ancora troppa luce.

Una luce vera, pura, come lui aveva dimenticato che esistesse.

Sbattè le palpebre per mettere meglio a fuoco l'ambiente, e capì che tutta quella luce proveniva da una finestra.

Il panda stava ancora cianciando, ma lui non lo ascoltava più.

Era la prima volta da quanto tempo che vedeva il mondo esterno? Giorni? Settimane? Il tempo scorreva in modo diverso per lui, sottoterra.

Quella non era la finestra di una cella: era una finestra vera, ampia, in una stanza luminosa e senza sbarre, che si apriva su una strada da cui provenivano rumori.

In quel rettangolo che dava sulla luce e sulla vita c'era tutta la libertà che a lui era mancata.

Il cielo era di un azzurro così intenso da dargli l'impressione di potercisi dissolvere.

Sarebbe stato un sollievo, dopotutto. Annullare qualsiasi pensiero, spegnere il brusio costante che lo martellava giorno e notte, e diventare parte di quella luce abbagliante.

Shen sospirò e piegò la testa.

C'era un dolore diverso stavolta, che veniva da qualche parte dentro di lui e gli faceva bruciare gli occhi.

-Come... come ci sei riuscito?- chiese al panda.

-Shen, lo so che non è facile trovare la pace interiore, ma se cominci a lavorarci, le cose prima o poi funzioneranno. Devi arrivare a capire che il passato è passato e basta, che non deve...-

-Non quello! Come hai convinto il bue a farmi uscire?-

-Oh, quello. Non sono stato io-

"Come no? Chi altri è stato così stupido?"

-Non tu? Chi, allora?-

-Io-

Shen riaprì gli occhi di scatto e notò la presenza dell'altro esserino nella stanza.

Era esattamente come lo ricordava dal loro scontro: anziano, appoggiato ad un bastone, con le folte sopracciglia bianche che non riuscivano a nascondere l'azzurro intenso degli occhi.

-Tu- soffiò velenoso.

L'altro panda lo ignorò e tornò a rivolgersi al panda formato gigante.

-A questo proposito, vorrei parlare con Lord Shen-

-Sì, Maestro-

-Da solo, Guerriero Dragone- puntualizzò il panda minore.

-Cosa?! Ma perché? Insomma...-

-Panda! Abbiamo detto qualcosa circa l'obbedienza oppure no?-

-Uff! Sì, sì, ho capito-

-Bene. Allora puoi aspettare fuori- e gli indicò la porta con il bastone.

Nel frattempo Shen approfittò della situazione per sollevarsi e mettersi a sedere sulla branda.

Con un'altro sbuffo il panda obbedì, e lui rimase solo con quello che già una volta lo aveva umiliato.

Rimasero a scrutarsi in silenzio, entrambi seri.

L'espressione del maestro era indecifrabile. Forse lo stava valutando, o forse lo disprezzava ma non voleva darlo troppo a vedere. Aveva detto di essere stato lui a convincere il bue a farlo uscire, e Shen non capiva perché, né tantomeno saperlo gli faceva considerare in modo diverso l'umiliazione per la sconfitta che gli aveva inferto.

Alla fine il maestro scosse leggermente la testa.

-Chi dice di te che non sei una persona facile con cui avere a che fare ha ragione-

-Allora perché aiutarmi ad uscire?-

-Per darti un'occasione. Ho detto "non facile", non "irrecuperabile"-

Shen preferì chiudersi nel suo silenzio.

C'era così tanto di irritante, nella condiscendenza che quel nanerottolo gli stava mostrando, che non sapeva nemmeno come esprimere esattamente tutto il suo disprezzo.

-Adesso ascoltami- riprese lui -Questo posto ha due porte. Una porta dà verso l'interno della prigione, l'altra dà verso l'esterno. Se vuoi uscire in città ci sono due condizioni che devi accettare: la prima è che c'è solo un'ora di tempo, la seconda è che io, i cinque cicloni ed il Guerriero Dragone, ti faremo da scorta. Puoi pensarci, se vuoi-

-E se io rifiutassi le condizioni?-

-Potresti prendere solo la porta che scende alla prigione. È una tua scelta, nessuno ti impone nulla-

-Però mi imponete la vostra presenza-

-Saremmo oltremodo sciocchi a non farlo-

Shen rimase in silenzio.

Non gli piaceva quel tappo. Aveva un modo di portare tutto allo scoperto che lo infastidiva.

Gli ricordava il modo di fare della capra, ma lui era ancora più diretto.

-Cinque... anzi, sette mestro di kung fu solo per controllare me. Mi temete così tanto dunque?-

-Non abbiamo intenzione di sottovalutarti-

-Pensate di riuscire a contenermi?-

-Con un ragionevole margine di sicurezza-

-Illusi! Usciamo! Vi dimostrerò che nessuno può controllarmi. Hai la mia parola che non...-

Accadde in un lampo: il nanerottolo era proprio di fronte a lui, in piedi sulla stessa branda.

-Mettiamo subito le cose in chiaro, Lord Shen. Se mi sono offerto di fare da scorta a te per farti uscire di prigione, l'ho fatto solo perché ho fiducia nel giudizio del Guerriero Dragone. Non so cosa ci veda lui in te. Fosse dipeso solo da me, tu saresti rimasto confinato nei sotterranei. Ho deciso di fidarmi di lui, ma non mi fiderò mai di te, e ti assicuro nella maniera più assoluta che non ti permetterò di fare del male a Po né a nessun altro dei miei allievi-

Nonostante la determinazione negli occhi azzurri, Shen sapeva di aver vinto lui.

Si scostò appena per non essere a contatto troppo stretto.

-Dunque temi che io possa far loro del male. Ne hai tutte le ragioni. E come pensi di impedirmelo?-

Stavolta fu il nanerottolo ad essere perfettamente calmo e compiaciuto.

Shen non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi il perché che si sentì piantare due dita nella gola, poco sotto il becco, ma non aveva nemmeno visto il movimento.

-...-

Il suo cervello non riusciva a processare tutte quelle informazioni in una volta.

L'assenza di dolore era stonata, l'espressione soddisfatta sul muso del piccolo mammifero era stonata, e soprattutto era stonato che lui aprisse il becco ma non ne uscisse alcun suono.

-... ... ... -

-Sì, ti ho bloccato le corde vocali-

"No, non è possibile! Non si possono fare davvero queste cose!"

Provò ancora e ancora, ma ciò che avrebbe dovuto produrre la voce nella sua gola era come morto.

Il panico gli si scaricò come un'ondata gelida nelle vene, e dopo quello la rabbia, la frustrazione, una palla di fuoco che non poteva in nessun modo tenersi dentro!

Tirò un calcio ma colpì solo il vuoto.

Tempo di girarsi e di chiedersi dove fosse finito il nanerottolo che sentì di nuovo la stessa pressione sotto il becco.

-Basta!!!- gridò.

"Ah. Adesso posso...?"

Il fatto che la sua voce fosse tornata lo confondeva quanto il fatto di averla persa poco prima.

-Per l'ultima volta, vuoi uscire oppure no?- si sentì chiedere.

Riusciva solo a provare un concentrato di odio verso l'ennesimo "grande saggio" che cercava di impartirgli lezioni non richieste.

Era meglio mettere le cose bene in chiaro, e subito, prima che la bile lo corrodesse da dentro.

-Se uscirò niente mi impedirà di fuggire. Non è un favore che mi state facendo e non ve ne sono grato-

Il piccolo panda era sorprendentemente calmo.

-Molto bene, correremo il rischio. Dopo di te- e gli indicò la porta con il bastone.

Shen era contrariato. Aveva sperato che lui uscisse prima, ma il tappo restava ben piantato dov'era, cioè tra lui e la finestra; Shen era certo che lo facesse per bloccargli quella via di fuga.

"La vedremo, nanerottolo" pensò mentre scendeva dalla branda.

Già la luce della finestra gli era sembrata intollerabile nella stanza in cui non era esposto direttamente, ma non appena aprì la porta fu come essere investito da un'ondata di fuoco liquido.

Si riparò gli occhi con le ali, ma ormai era nel rettangolo disegnato sul pavimento dalla luce del sole e rimase lì immobile, accecato e confuso.

Aveva dimenticato! Oh, aveva dimenticato che il sole era caldo sulla sua pelle, aveva dimenticato come il suo piumaggio scintillasse di bianco puro sotto la luce... ed aveva dimenticato il vento e l'aria pulita che allo stesso tempo gli riempiva i polmoni e gli toglieva il fiato.

Aveva dimenticato come fosse respirare un'atmosfera che non fosse stagnante, satura di umidità e del sentore di fumo delle torce.

Aveva dimenticato i suoni che venivano da lontano e che potevano viaggiare senza essere costretti dalle pareti di pietra.

Ed aveva dimenticato le strade, come fosse vedere cose tanto lontane e sapere di poterle raggiungere.

Il cielo era davvero così azzurro e così in alto da fargli venire le vertigini se guardava in sù!

Avrebbe voluto muoversi, ma prima doveva rimettere al posto giusto tutte quelle sensazioni, e doveva riuscire a tenere gli occhi aperti nella luce che gli sembrava intollerabile.

Non sapeva verso quale parte della città fosse rivolto.

Quella seconda uscita della prigione doveva essere stata aggiunta successivamente, perché per quanto ricordava lui l'unico punto di ingresso e di uscita era il corridoio centrale.

Senza volerlo il tappetto gli aveva dato un'informazione preziosa sul fatto che ci fosse un'altra uscita da poter sfruttare.

Tanto non gli sarebbe servita, perché quel giorno lui sarebbe scappato e non sarebbe tornato mai più laggiù!

Finalmente i suoi occhi si abituarono alla luce del sole e lui potè guardarsi attorno.

Davanti a lui c'era una via di terra battuta, fiancheggiata da mura alte fino alla fine della strada.

Erano le mura di edifici abitati, come si capiva dalle finestre, ma erano realizzati senza alcuna rifinitura. Forse gli alloggi delle guardie.

In lontananza, all'incrocio della strada, il paesaggio diventava più interessante. Almeno c'erano persone che si muovevano e rumori di vita normale!

Ma tra lui e la strada trafficata c'erano il panda ed i suoi amici.

Lui li guardò uno ad uno a testa alta, e loro ricambiarono il suo sguardo con pari determinazione.

Solo il panda lo guardava entusiasta, come se si aspettasse qualcosa da lui.

-Allievi-

Loro scattarono in piedi in una posizione rigida alla voce del maestro.

-Molto bene, possiamo andare. E ricordate cosa vi ho detto... soprattutto tu, panda-

Solo in quel momento Shen capì che le loro posizioni non erano casuali: la gru e la vipera davanti, la scimmia e la tigre poco più indietro di loro, l'insetto da qualche parte, ed i due panda dietro di lui.

Erano in formazione per accerchiarlo.

La sua prima reazione fu una rabbia devastante, di attaccarli subito perché nessuno poteva permettersi di umiliarlo in quel modo!

Dovette fare uno sforzo enorme per trattenersi, e ci riuscì solo ripetendosi costantemente che era più importante prima vedere cosa ne avevano fatto della sua città, e poi avrebbe potuto ucciderli.

-Se credete che questo possa in qualche modo fermarmi, vi sbagliate-

Nessuno gli rispose.

Lui piegò le ali dentro le maniche e si incamminò con loro che seguivano ogni suo passo come se fosse la cosa più normale del mondo.

Alle sue spalle colse un movimento e capì che il panda piccolo aveva appena tirato un colpo con il suo bastone alla caviglia a quello grande.

La cosa per un attimo riuscì addirittura a divertirlo.

***

-Maestro, dove andiamo?- chiese Po a voce bassissima.

Non aveva dimenticato il pesante discorso di Shifu sul parlare con Shen il meno possibile per non farsi notare.

-Dove andrà lui-

-Allora gli chiedo dove... ahi!- il colpetto che Shifu gli aveva assestato sulla caviglia con il bastone era bastato.

Po abbassò la testa e riprese il suo posto nella formazione in silenzio.

Non era esattamente quello che aveva immaginato lui per quella uscita. Non che in realtà si fosse immaginato qualcosa, perché Shen era troppo imprevedibile, ma in quel momento loro con i volti tesi e tutti silenziosi sembravano la processione di un funerale!

Ma Po sapeva di non avere scelta: capiva che era già un grosso favore che i suoi amici gli stavano facendo a fare da scorta al pavone, non poteva pretendere pure che ne fossero contenti.

***



La città dei Gong era bella.
Nelle vie che Shen stava percorrendo con il gruppo c'erano persone, cose, rumori.
Le botteghe che si aprivano sulla strada avevano attaccate agli stipiti lanterne rosse con ideogrammi di buona fortuna e ricchezza.
Le merci erano esposte quando era possibile acquistarle immediatamente, ed alcuni artigiani approfittavano della bella giornata e lavoravano davanti alla porta della bottega invece che al chiuso.
C'erano calzolai, sarti, artigiani che lavoravano l'argento a sbalzo, altri che lavoravano stoffe rinforzate con le resine.

Le persone erano indaffarate e quasi non li guardavano, si limitavano a scansarli velocemente ed a proseguire.

Shen coglieva occhiate particolari rivolte a lui, ma non duravano mai molto.
E poi chi vendeva cibo, le case da thé, le fumerie di oppio.
I colori erano così intensi da fare male ai suoi occhi non più abituati, gli odori portati dal vento cambiavano di continuo e lo trascinavano in un vortice di confusione.
Il suono di campane a vento, chiaro e cristallino, viaggiava nell'aria come un'aura, ma senza che si vedesse da dove proveniva. Dovevano essere appese alla porta di qualche negozio
Il loro suono somigliava al chiacchiericcio di bambini.
Il sottile cling cling delle barre di bambù o di metallo accarezzate dal vento gli era familiare, e per un attimo a Shen sembrò di ricordare qualcosa; solo un attimo, ed era già passato prima che lui potesse afferrarlo.
Un'ombra su di sé lo fece trasalire.
Piegò il collo indietro per capire da cosa dovesse difendersi ma non trovò nulla di minaccioso.
L'ombra che l'aveva toccato era quella di un aquilone.
Lui sapeva bene come volavano gli aquiloni, perché era lo stesso modo in cui volava lui.
Era stato suo padre a parlargli di correnti d'aria, di planate e di portanza.
Per un attimo gli sembrò di averlo accanto a sé, che gli spiegava qualcosa con la sua voce bassa, calma e pacata.
Non aveva importanza cosa dicesse, era solo la sua voce che...
"No!"
Scosse la testa per liberarsi di quella sensazione, perché non voleva in nessun modo ripensare a loro.

I suoi accompagnatori erano silenziosi. Shen percepiva la loro tensione, ma apprezzava tantissimo il silenzio che mantenevano.

Sapeva che lo facevano solo perché lo detestavano, ma dato che il sentimento era reciproco Shen prendeva quello che tornava a suo vantaggio ed ignorava tutto il resto.

Tuttosommato gli sembrava che la città fosse in buono stato. Lui avrebbe di certo potuto migliorarla, ma almeno negli anni in cui era stato assente i suoi indegni sostituti non avevano fatto dei danni.

Shen aveva cominciato ad orientarsi man mano che attraversavano i ponti sui canali minori.

Dal grande fiume che scorreva alle spalle della città erano stati scavati dei canali su cui potevano spostarsi piccole zattere; era il modo più veloce per muovere merci e persone, anche se in piccole quantità.

Tutti i canali arrivavano al mare, e se dal fiume scendevano i carichi di legna, di riso, di carbone, di verdure dalle colline circostanti, dal mare risalivano carichi di sabbia per le costruzioni, di sale, di alghe e di pesce, e di merci che arrivavano al porto grande e poi venivano smistate attravrso le imbarcazioni più piccole verso l'interno della città.

Era un sistema ingegnoso, che Shen aveva sempre ammirato.

Man mano che si avvicinavano al centro della città le strade si facevano più larghe, le botteghe erano più grandi e l'attività più frenetica.
Il vociare che li circondava era fastidioso per Shen, ma vedere la sua città viva, colma di luce, di colori, di movimento, lo aiutava a tollerarlo.
Qua e là ogni tanto gli arrivava di nuovo il rumore delle campane a vento, a smuovere di nuovo quel qualcosa di indefinito in fondo alla sua memoria.
Shen non era sicuro di voler sapere cosa fosse.
Davanti ad una bottega un carretto che stava scaricando le merci attirò la sua attenzione; Shen conosceva troppo bene i cilindri avvolti in carta di riso.
Qualcosa gli strinse lo stomaco.
Era seta! In trasparenza, attraverso la carta, poteva distinguere vagamente la tonalità dei colori. C'erano rotoli di varie sfumature di rosso, rotoli verde scuro o blu scuro, ed uno era sicuramente giallo.
Si era fermato in strada ad osservarli ed il resto del gruppo si era fermato allo stesso modo, ma Shen non badava a loro.
Vedere i rotoli di seta lo aveva obbligato a ricordare quanto lui fosse caduto in basso.
Abbassò lo sguardo sulla veste di lino che era costretto ad indossare, beige con il bordo marrone che si adattava malissimo ai suoi colori.
La rabbia che era riuscito a mettere da parte tornava a ribollire dentro di lui, e lo faceva di nuovo tremare.
Non riusciva a fare a meno di pensare che, se quello schifoso panda non si fosse messo di mezzo, lui avrebbe potuto uscire libero nella sua città!

Avrebbe potuto riprendersi il suo legittimo posto di sovrano, ed avrebbe potuto dare gli ordini giusti per rendere la città dei Gong una vera potenza.
E quella seta, così bella, avrebbe potuto essere sua per diritto ad avere la prima scelta!
La rabbia lo scuoteva da dentro, facendolo tremare con il cuore che gli martellava pesantemente nel petto.
Non poteva sopportarlo!
-TU!- gridò contro il panda.
-Io cos...?-
Non gliene importava più niente di vedere altro della città, e nemmeno sarebbe riuscito a mettere da parte l'odio per il panda abbastanza a lungo da fuggire ed affrontarlo in un secondo momento.
Per quello che gli aveva fatto, Shen lo voleva morto, e subito!
Si scagliò contro di lui per fargli più male possibile prima di ucciderlo.
La botta sul fianco destro lo colse completamente impreparato e lo mandò a sbattere a terra qualche metro più in là, e prima che avesse il tempo di capire cosa era successo qualcosa lo aveva inchiodato a terra.
Qualcosa di molto più pesante di lui, con zanne affilate e zampe con artigli sfoderati premuti proprio sopra la sua spalla destra.
-Togliti di dosso!-
-Non osare mai più attaccare Po-
Lui non le rispose.
Voleva colpirla con il becco, ma lei fu più svelta e con la stessa zampa gli bloccò il collo con gli artigli e l'ala sotto il gomito.
-Ma bene...-
Le strappó la casacca sull'addome prima che lei potesse rendersene conto.
I mammiferi dimenticavano sempre che lui avesse le ginocchia piegate al contrario rispetto a loro.
-Maledetto!-
Il suo vantaggio era durato poco, perché la tigre aveva parato i calci successivi con un ginocchio e lo aveva buttato di lato per bloccargli le zampe.
Tutte le ossa di Shen protestavano, soprattutto l'articolazione della spalla, ma mai le avrebbe dato la soddisfazione di farglielo capire.
Continuò a lottare per togliersela di dosso ma lei non cedette di un millimetro.
La zampa con gli artigli ancora sfoderati gli stava stirando la spalla destra in un modo innaturale, considerato che tutto il resto del suo corpo era ruotato verso sinistra.
Lei aveva abbastanza forza ed era abbastanza arrabbiata per staccargli l'ala, ma questo invece di intimidirlo lo faceva solo arrabbiare di più.
In qualsiasi circostanza, minacciarlo serviva solo a farlo infuriare.
Diede uno strattone con tutta la schiena ed il rumore di qualcosa di lacerato si alzò come un grido.
Shen si aspettava il dolore, ma il dolore non arrivó.
"Era solo la stoffa".
Adesso gli artigli premevano contro la fragile barriera delle piume.
-Avanti, fallo!- la sfidò.
Lei rispose con un basso ringhio di avvertimento.
Gli artigli scattarono un po' più a fondo e Shen seppe di aver vinto.
Non importava che non lo stesse facendo davvero, a lui bastava sapere che voleva staccargli l'ala, così come il bue voleva strangolarlo e come il panda minore aveva provato soddisfazione a togliergli la voce.
Era una sensazione deliziosa avere la prova che chi lo accusava di essere un mostro in fondo aveva dentro di sé la stessa voglia di fare del male.
-Fallo... nessuno potrebbe rimproverarti. Io lo farei a te, e farei anche di peggio, a te e a chiunque tu ami, per farti soffrire-
La minaccia negli occhi arancio dorati si fece più tangibile, la pressione sulla spalla abbastanza forte da dargli una scarica di dolore.
La tigre saltò in alto ed atterrò poco lontano da lui.
-Sei disgustoso-
Shen si sentí come se lei gli avesse sputato addosso.
Saltó in piedi e si tiró su il bordo della veste che gli era scivolato giù sull'ala. Il dolore al di sotto pulsava ancora come una cosa viva.
-E tu credi di essere migliore di me? So che volevi farlo!-
Lei scosse la testa e non gli rispose più.
Il disprezzo che emanava era tale da non fargli pensare nemmeno per sbaglio che lei stesse evitando di affrontare la realtà.
Lo disprezzava e non aveva voluto toccarlo nemmeno per sfogare la sua rabbia.
Stava riuscendo a farlo sentire sporco.
Un colpo alla schiena lo distrasse dalla tigre.
Credeva di essere stato attaccato da qualcun altro di loro, ma quando si voltò vide che attorno a loro si era radunata una piccola folla.

Su un carretto pieno di cocci e detriti, una piccola coniglia con il pelo grigio e gli occhi viola lo guardava arrabbiata. Tra le stanghe del mezzo, il maiale che lo tirava era altrettanto accigliato.

-Ti ho visto sulla nave!- gridò la coniglia verso di lui -Sei tu che hai distrutto l'entrata del porto!-

Il resto degli animali lo guardò improvvisamente in modo diverso.

Un mormorio corse tra loro: se fino a quel momento loro potevano essere stati solo dei tipi strambi che creavano confusione in mezzo alla strada, adesso le cose erano cambiate.

Quantomeno per quel che riguardava lui.

Tutti lo guardavano chi con stupore, chi con paura, chi con aperta ostilità.

E Shen cominciava a sentire di nuovo la rabbia che lo scuoteva.

Che ne sapevano loro, che erano bloccati in vite banali legate alle loro botteghe ed al vivere alla giornata, di cosa significasse prendere decisioni più grandi?

-Per colpa tua io ho perso il mio negozio, e adesso chissà quanto ci vorrà a ricostruire! E nel frattempo per guadagnarmi da vivere devo fare questo lavoro schifoso! Ti odio!-

Lei prese un altro pezzo di roccia dalla catasta su cui stava, e Shen decise che non appena lo avesse lanciato glielo avrebbe rispedito indietro in modo da farle molto male.

Si preparò a pararlo, i suoi occhi rossi fissi in quelli viola adirati della piccola creatura.

Lei scagliò il sasso con forza, una forza insospettabile per una così piccola e mingherlina, ma prima che lo colpisse un'ombra lo intercettò a mezz'aria per conto suo.

La tigre ricadde a terra con il ciottolo stretto in una zampa, e rimase in piedi davanti a lui.

-Abitanti della città dei Gong, ascoltatemi!-

Aveva già la loro completa attenzione, perché chiunque difendesse il pavone che aveva causato tutti quei danni era lui stesso oggetto di sguardi sospettosi.

-Cittadini, Lord Shen è in città perché deve rendersi conto dei danni che ha causato, e dovrà contribuire a rimediare-

"Che cosa?!"

-Se è vero vogliamo sentirlo da lui- gridò il maiale che tirava il carretto.

La tigre si girò verso di lui e gli fece un cenno con la testa.

Shen ormai si sentiva ribollire di rabbia.

-Se avessi potuto fare a modo mio non ci sarebbe stato nessun danno per la città!- gridò.

Non aveva nessuna intenzione di stare al gioco della tigre e di recitare la parte di quello che si era pentito!

-Ma lo hai fatto! Sei stato tu che hai fatto scoppiare tutto!-

-Ho dovuto!-

-Ed hai fatto tutti questi danni a noi! Sei un mostro!-

Non solo la coniglia, anche altri avevano preso dei ciottoli dal carretto.

Lui si mise in posizione di guardia.

-Bene, provateci! Ve ne pentirete!-

Si era preparato ad una gragnola di colpi, ed invece ancora una volta non arrivò nulla: un vento strano alle sue spalle aveva creato un invisibile muro d'aria e tutti i sassi erano stati fermati a metà della loro traiettoria.

Sopra di lui Shen sentì un'ombra ed un "kakà", e poco dopo la gru era atterrata di nuovo al suo posto.

Si nascondeva dietro il cappello, come se si vergognasse di quello che aveva fatto.

Ci fu solo un secondo di silenzio, poi le proteste si scatenarono tutte in una volta.

Voci che si lamentavano perché i maestri lo stavano aiutando, voci che lo accusavano, voci che scagliavano maledizioni contro di lui.

Shen ne era così oltragiato che non riusciva nemmeno a ribattere!

Si sentiva soffocare dalla rabbia perché loro gli avrebbero dovuto mostrare rispetto ed obbedienza.

Chi aveva insegnato ad operai e contadini a mettere in discussione le autorità? Il governo dei suoi genitori era stato davvero troppo permissivo? Oppure il cosiddetto consiglio aveva permesso che la popolazione prendesse cattive abitudini?

Aveva appena aperto il becco per minacciarli di un'esecuzione di massa quando fu costretto a ricordarsi che non aveva più la sua armata di lupi a coprirgli le spalle.

E dovette ricordare anche il suo incubo, e che neanche i lupi gli avrebbero più obbedito non appena avessero saputo tutti cosa aveva fatto a Zanna, ed anzi...

-BASTA! BASTA! BASTAAA!!!!-

Si trovò a gridare per la frustrazione.

Nonostante il sole che splendeva, Shen si sentiva in mezzo ad una tempesta.

L'oscurità della prigione era strisciata dentro di lui, si era avviluppata attorno a quel che restava del suo cuore, e non sarebbe mai, mai andata via.

Odiava tutto di quello che la sua vita era diventata, ed avrebbe solo voluto uccidere chi lo aveva ostacolato la prima volta e gli aveva impedito di mantenere il giusto controllo sulla sua città.

Si voltò di scatto verso i due panda.

-Tutto questo è colpa vostra-

Non gli interessava più vedere la città, fuggire o vedere il corridoio della prigione che portava all'esterno, voleva solo che morissero! Tutti loro!

***

Tigre uscì in giardino e richiuse delicatamente la porta in carta di riso senza fare rumore.

Era stata una giornata assurda, che si era conclusa nell'unico modo possibile: con il pavone che tentava di uccidere Po e con Maestro Shifu che lo aveva ridotto all'incoscienza prima che potesse davvero fare del male a qualcuno.

E poi con l'andare via prima possibile perché avevano dato abbastanza spettacolo in pubblica piazza per una sola giornata.

Tigre era dispiaciuta a ricordare l'espressione delusa di Po metre tornavano alla prigione, ma davvero, che altro si era aspettato?
Era ormai notte, ed il giardino era illuminato solo dalle lanterne rosse.
Era un bel paesaggio, in cui il blu scuro delle foglie sotto la luce della luna era intervallato dalla luce rossa e calda.
-Benvenuta-
-Maestro. Volevate parlarmi di qualcosa-

Maestro Shifu era seduto su una panchina di pietra, e lei non avrebbe osato interrompere la sua meditazione se lui non gli avesse rivolto la parola per primo.

La accolse con un sorriso gentile, molto diverso dall'espressione che Tigre gli aveva visto per tanti anni. Era un bel cambiamento.
-Sì. Riguarda quello che è successo oggi. Volevo dirti che sono molto fiero di te. Oggi hai gestito la situazione molto bene. Hai impedito che facessero del male al pavone, ma allo stesso tempo hai fatto in modo che non pensassero che eravamo dalla sua parte e non perdessero fiducia in noi-

-Ho fatto del mio meglio. Non posso biasimare le persone che lo odiano, ma non potevo lasciare che lo ferissero-

-Capisco cosa intendi. Ho visto come ha cercato di provocarti, ma tu hai riconosciuto il suo veleno e non hai permesso che ti toccasse. Sei forte e saggia come i più grandi maestri-
-Vi ringrazio maestro-
-E sei una figlia di cui andare fieri, Hua-
Tigre rimase scioccata.
Shifu non aveva mai usato il suo vero nome! Sempre e solo il suo nome kung fu!
Era bello che invece usasse il suo vero nome!
-Io... io... grazie!-
Si inchinó profondamente.
Sentì il tocco leggero di Shifu sul braccio
-Mi sembrava importante che tu lo sapessi. Vai a riposare ora. È stata una giornata intensa-

Lei riuscì solo ad annuire.
Si sentiva strana.
Era... era stato davvero come avere un padre!



***


Bruciava.

Stringere da solo le bende sulle ferite non ancora rimarginate, tutte le umiliazioni che gli erano state inflitte quel giorno in meno di un'ora, il rigetto per essere stato rinchiuso di nuovo dopo che aveva potuto vedere il cielo e sentire il calore del sole.

Tutto dentro di lui bruciava di un dolore così intenso che Shen si stupiva di essere ancora vivo.

La presenza alle sue spalle, atraverso le sbarre, era rimasta in silenzio da quando era arrivata, e lui non aveva nessuna intenzione di darle importanza.

Sperava che, continuando ad ignorarla, se ne andasse.

-Avrei potuto aiutarti io con le bende-

-Avrei preferito morire-

-Pensi di saperne abbastanza sulla morte da richiamarla su di te o sugli altri?-

Lui si voltò di scatto per fronteggiarla ma non le rispose. La giornata era stata orribile, aveva una pessima sensazione addosso e l'ultima cosa che desiderava era parlare con lei.

-Vattene-

-So che sei stato in città oggi-

-Non voglio aprire questo argomento!-

Si accorse troppo tardi che era sembrato spaventato invece che adirato.

La capra lo guardò con malinconia mista a dolcezza, qualcosa che Shen rifiutava dal più profondo del suo essere.

-Le persone non odiano te, Shen. Odiano quello che hai fatto. Del resto, tu non odi chi ha distrutto le tue armi?-

Lui lasciò andare un sospiro stanco.

-Che cosa sei venuta a fare qui?-
-Non te ne sei accorto, non è vero? O non hai voluto?-
-Cosa?-
-Oggi è il giorno in cui sei nato-

Lui scrollò le spalle.
-Non fa alcuna differenza per me-
-Ma per l'universo sì. Non è una curiosa coincidenza che tu sia uscito dalla prigione proprio oggi, lo stesso giorno in cui trentanove anni fa sei uscito dall'uovo?-
-Smettila!-

Non le avrebbe permesso di aggiungere quello all'interminabile lista dei suoi tormenti!
-Di cosa hai paura, Shen?-
-Io non ho paura-

-E allora perché continui a fuggire?-

-Fuggire? Ahahah! Questa è bella! Non sono andato molto lontano, non trovi?-

-Sì invece. Tu fuggi dalle tue responsabilità, dai ricordi, dal tuo dolore, dall'affrontare la realtà. Tu stai fuggendo da tutto quello che dentro di te sai ma non vuoi ammetere-

Lui scosse la testa.

-Ti ho già detto che non voglio parlare. Non ho bisogno i tuoi consigli o il tuo conforto, e se tu volessi davvero aiutarmi apriresti la porta della cella. Fallo oppure vattene-

-Non funziona così, Shen. Anche se tu riuscissi ad uscire da qui, fino a che ti rifiuterai di affrontare la verità, le tue azioni ti porteranno solo sconfitta e fallimento. Ed anche se tu riuscissi ad ottenere una vittoria, sarebbe una vittoria di cui ti pentiresti-

Ecco che tirava fuori le sue previsioni stampalate. Shen la odiava quando si comportava in quel modo!

-Immagino che tu abbia previsto esattamente tutto questo. Curioso come tutti dicano di volermi aiutare ma al momento dei fatti non siano mai disposti a fare quello che chiedo-

-Aiutare una persona ed assecondarla non sono la stessa cosa. Tu vuoi essere assecondato, Shen, ma nemmeno tu comprendi fino in fondo la portata delle tue azioni... le loro conseguenze sugli altri-

Shen sentì di nuovo il disprezzo che gli si agitava dentro.

Come poteva la capra essere così ipocrita?!

-Tu sei esattamente come tutti gli altri! Perché non capite che dei sacrifici sono necessari quando si vuole raggiungere un fine importante? Anche i miei genitori, che dicevano di amarmi, hanno dato più importanza ad un villaggio di contadini che a me. Ebbene, non puoi chiedermi di essere così stupido da non capire quanto mi odiassero dopo che mi hanno cacciato via dalla mia casa... dalla mia famiglia!-

Il torace gli doleva al centro, sotto la ferita che si era procurato da solo con il guan dao, ma non per una ferita fisica.

Non aveva previsto che la discussione prendesse quella piega, anzi non avrebbe nemmeno dovuto esserci una discussione.

-Adesso basta, Shen! Puoi dire tutto quello che vuoi sui tuoi genitori, ma non che ti odiassero! Loro ti hanno amato da quando non eri nemmeno nato... hanno sfidato la morte per te!-

-Oh, smettila! Non ricordo nulla di così drammatico-

-No, non puoi ricordare, perché è successo proprio questo giorno, ma trentanove anni fa-

Una brutta sensazione lo sfiorò all'impovviso.

Non voleva parlare dei suoi genitori, non voleva parlare del maledetto giorno in cui era nato!

-Stai mentendo! Non è successo niente che...-

-Loro hanno rotto il guscio-

Shen rimase pietrificato.

-Cosa? ... no!-

-Invece è così. Me lo ha raccontato tua madre quando tu eri ancora molto piccolo. Il giorno in cui l'uovo stava per schiudersi tu non riuscivi a rompere il guscio da solo. Hanno dovuto decidere in fretta e lo hanno rotto loro-

Shen era basito.

Nessuno, nessuno rompeva il guscio!

Le implicazioni del loro gesto lo facevano tremare.

La capra guardava a terra, forse persa in qualche ricordo, ed era un sollievo almeno non sentirsi il suo sguardo addosso.

Dovette zittire a forza i pensieri che emergevano caotici, e schiacciare ancora una volta la cosa che minacciava di sfondargli le costole.
-Hanno fatto una scelta infelice, che ha portato solo problemi a me ed a loro. Ma non importa. Hanno provveduto anni dopo a liberarsi di me-

La capra battè il bastone a terra e lo guardò dritto con i suoi occhi galli.
-Perché non capisci?! Loro ti amavano. Loro...-
-BASTA!!!-
-Shen...-
-No! Non voglio mai più sentire niente su questo argomento né su nient'altro!-

Stavolta lei capì.

Scosse la testa, sconfortata, ma non tentò più di parlargli.
-Eppure dovrai capire. Non esiste altra via-
Se ne andò a passi pesanti, e Shen rimase ad ascoltare l'eco che si allontanava nel corridoio.

***

Non avrebbe dovuto andare in quel modo!

Er Yu si era ripromessa di parlare con Shen delle circostanze della sua nascita, ma era andato tutto storto.

Si sentiva in colpa: non appena Shen aveva insultato la memoria di Lord Guang e Lady Lian lei non aveva potuto fare a meno di difenderli!

Eppure... eppure qualcosa si era mosso.

In quel modo caotico che sempre accompagnava Shen, qualcosa si era mosso nella direzione giusta.

Solo quando fu a casa sua, a fissare la luna quasi al terzo quarto, la Divinatrice comprese perché le cose erano in fondo andate nel modo giusto: Shen le aveva creduto.

Non aveva messo in dubbio la sua parola, non aveva cercato di negare o preteso delle prove.

Dunque si fidava ancora di lei, in fondo, e sempre in fondo, forse, dopo lo sgomento iniziale il gesto dei suoi genitori avrebbe messo le giuste radici.

***



La testa gli stava per esplodere.
Nato... ma in realtà già morto!
Lui sarebbe dovuto morire asfissiato dentro il guscio dell'uovo.
Sapeva quanto poteva essere orribile la morte per asfissia.
I suoi genitori lo avevano voluto tanto da ignorare la tradizione di lasciare che il pulcino rompesse da solo il guscio.
Nessun genitore rompeva il guscio. Se il pulcino non ce la faceva da solo avrebbe significato che non era destino che entrasse nel mondo dei vivi, ed aiutarlo ad uscire avrebbe significato rischiare di far entrare nella casa qualcosa che apparteneva alla morte.

Un fantasma, un morto, uno spirito.
Se il pulcino non riuciva a rompere il guscio significava che apparteneva al mondo delle ombre, e nessuno avrebbe portato uno spettro nella sua famiglia!
I suoi genitori lo avevano fatto!
E poi... poteva solo immaginare la loro delusione quando si erano trovati con un figlio... con un pavone senza colori, pallido come la morte, e spesso malato.
Se davvero lo avevano reclamato dalla morte, in seguito se ne erano pentiti, lo sapeva!
Come avrebbe potuto essere altrimenti?
Dal becco gli sfuggiva un lamento basso e continuo.
Desideró che non lo avessero fatto!
Desideró di essere morto prima di sapere davvero cosa fosse la vita; prima di essere in grado di capire il dolore, prima di essere ingannato dalle bugie su quanto loro lo amavano, solo per poi cacciarlo e lasciarlo solo al mondo.
Desideró che i panda non fossero mai entrati nel suo destino, che la profezia non fosse mai stata fatta, che... che...
Come sarebbero potute andare le cose?
Lui avrebbe continuato a vivere nell'illusione di essere amato?
Oppure, in un altro modo, prima o poi sarebbero emersi i reali sentimenti dei suoi genitori verso di lui?
Non sapeva cosa fosse peggio, tra il vivere in una menzogna e dover affrontare il dolore della verità.
Non poteva essere vero quello che la capra continuava a ripetere!
Se davvero lo avessero amato non lo avrebbero bandito dalla sua terra e tagliato fuori dalla famiglia!
Il dolore lo trafisse più a fondo che mai.
-Come avete potuto farmi questo?- scoppió -Io avrei fatto qualsiasi cosa per voi... io ho ucciso per voi!-
Ma i suoi genitori non potevano sentirlo.
Erano morti da anni ormai, ed anche se fossero stati vivi non lo avrebbero ascoltato come non avevano ascoltato le sue spiegazioni venti anni prima.
Rimase accasciato nello stesso angolo in cui era caduto, senza la forza di fare nulla.
Non riusciva a pensare.
Sentiva solo il sangue che gli martellava nelle tempie e che pulsava in tutto il corpo.
Sarebbe bastato ad ucciderlo? Sperava di sì.
Solo vagamente si rendeva conto che si stava lamentando ad ogni respiro.

____________________________________________________________________________________________

Cantuccio dell'Autore

Bentornati!

Perdonate il ritardo, ed, al solito, la lunghezza del capitolo.

Spero che abbiate apprezzato il meme di Ala all'inizio.

Adesso andimo alle note

-In questo capitolo dovevo decidere se far prendere a maestro Bue la piega del "cammino oscuro" oppure no. Inovinate cosa ho scelto.

-Non so se ve ne siete accorti, ma ogni tanto inserisco citazioni dei fil, ma cambiano i personaggi, i contesti, oppure qualche altro dettaglio. Non le segnalo ogni volta perché vorrei che foste voi a trovarle.

-La parte in cui Shen elenca tutte le cose che aveva dimenticato è vagamente simile all'inizio de "Il signore degli Anelli – Il ritorno del re", quando Gollum elenca tutte le cose che ha dimenticato da quando ha trovato il Tessoro. Non vi spoilero l'intero monologo perché va visto e basta, anche se non credo che al mondo ci siano molte persone che non hanno visto "Il signore degli anelli". Vi giustifico solo se siete giovanissimi, a patto che andiate subito a rimediare a questa grave lacuna culturale.

-Le campane a vento nella cultura cinese. Ho fatto qualche ricerca per sistemare quelli che secondo me erano "piccoli particolari" ed invece mi sono imbattuta in qualcosa che ha scosso quello che credevo di sapere e che mi ha fatto riscrivere una parte sia di questo capitolo che di uno dei successivi. Le campane a vento non vanno mai messe in ambienti interni! E devono essere collocate in direzioni specifiche a seconda del materiale.

-Ho voluto un po' sbirciare nel rapporto tra Tigre e Shifu. Mi sono sempre chiesta come far coincidere il fatto che Maestro Shifu fosse freddo con Tigre da cucciola (Flashback del primo "kung fu panda") con il fatto che l'avesse adottata dopo il suo fallimento con Tai Lung ("I segreti del cinque cicloni"). Suppongo che Shifu trovi troppo teneri i cuccioli dei grossi felini e non possa fare a meno di portarseli a casa.

-Il nome di Tigre, Hua, vuol dire "fiore". Ok, non è una cosa originale, ma mi piace perché il cognome di Mulan nella leggenda tradizionale è proprio Hua, non Fa come nel cartone Disney. E nel cartone c'è la metafora bellissima sui fiori di Fa Zhou, il padre di Mulan, e Shifu è il padre adottivo di Tigre. Quindi "fiore" ha il suo perché.

-Tutta la storia dell'uovo di Shen che avrebbe potuto non schiudersi e le superstizioni che ne derivano me le sono inventate di sana pianta, cercando però di rispettare la concezione cinese della vita, della morte e dell'aldilà.



Per questo capitolo è tutto, ci sentiamo al prossimo.



Smeralda E. Elessar

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Capitolo 11
*** Dall'alba ***


Sorpresa! Un altro capitolo che è sopravvissuto! Ho voluto postarlo prima possibile primo perché ormai ho imparato la lezione, e secondo perché mi sentivo in colpa per aver lasciato Shen nell'angoscia più totale alla fine del capitolo scorso.

Ciò che sorge

***

Dall'alba

***

Can you hear the silence?
Can you see the dark?
Can you fix the broken?
Can you feel, can you feel my heart?

Can you help the hopeless?
Well, I'm begging on my knees
Can you save my bastard soul?
Will you wait for me?
I'm sorry, brothers, so sorry, lover
Forgive me, father, I love you, mother

Can you hear the silence?
Can you see the dark?
Can you fix the broken?
Can you feel my heart?
Can you feel my heart?

(Can you feel my heart ?– Bring me the horizon)



C'era un sensazione di cui Shen non riusciva a liberarsi.

Era come se avesse inghiottito una salamandra viva che adesso si stava torcendo nelle sue viscere, e lui non riusciva proprio a comprendere cosa fosse.

Era un'inquietudine nuova, da quando era uscito fuori dalla prigione.

L'aria pulita, i colori, i rumori, il cielo, gli erano rimasti incastrati dentro, e riviverli dopo tanto tempo solo perché gli fossero strappati via di nuovo era un dolore insopportabile.

Eppure esistevano davvero! Ricordare che quelle cose esistevano davvero, che esisteva una vita fuori dalle mura sotterranee, gli dava una sensazione strana.

Gli era stato detto chiaramente che gli abitanti avevano preso molto male la sua presenza in città, e che sarebbe stato più saggio se lui non si fosse più fatto vedere.

Shen era solo irritato dal fatto che la popolazione si permettesse di mettere sotto pressione, di minacciare quasi, quelli che li governavano.

Evidentemente il governo troppo liberale dei suoi genitori e poi il cosiddetto “consiglio” avevano fatto dimenticare cosa fosse una vera autorità da rispettare.

E poi c'era quello che la Divinatrice gli aveva rivelato, su come i suoi genitori avessero rotto il guscio dell'uovo.

Era orribile sapere di essere stato marchiato dalla morte, ma in un certo senso spiegava tante cose.

C'erano momenti in cui Shen desiderava con tutto sé stesso che fosse vero, che loro lo avessero amato tanto da ignorare il rischio per lui.

Era un desiderio tanto forte da essere doloroso, avere la certezza di essere stato amato tanto almeno una volta nella sua vita!

Durante l'ennesimo dei loro scontri aveva chiesto ancora al panda della pace interiore.

-A quanto pare il tuo geniale piano di portarmi fuori da qui non ha dato risultati. Hai altro da dire in merito?-

-Senti, mi dispiace! Non volevo che andasse in quel modo! Io volevo che andasse... bene-

-Non è stato così. E quindi?-

-Oh, be', non lo so... Potresti povare a riflettere sul tuo passato. È quello che ho fatto io ed ha funzionato-

Sul momento Shen era scoppiato a ridere, ma da quando il panda gli aveva detto quella cosa lui aveva spesso degli sgraditi squarci di memoria.

Rivedeva i suoi genitori, quando ancora lo amavano, quando ancora lui si comportava come volevano loro, e tutto era così vivido come se stesse accadendo in quel momento.

Ma poi Shen ricordava che i suoi genitori, che dicevano di amarlo, in realtà gli avevano imposto delle catene.

Non appena lui si era comportato in maniera diversa da come volevano loro, non appena aveva seguito la sua vera vocazione, ecco che avevano chiamato una stupida capra perché non avevano capito nulla di ciò che lui stava sperimentando e si erano spaventati.

Tutto per quella assurda, vecchia regola che proibiva di utilizzare la polvere esplosiva come arma!

Che spreco!

Codardi e vigliacchi!

E poi, quando aveva dato loro la prova che lui poteva ribellarsi al destino... lo avevano scacciato!

Vigliacchi!

Lo avevano amato solo fino a quando lui era stato sottomesso ed obbediente, non appena aveva provato a tracciare la sua strada loro lo avevano rinnegato!

Quando ci ripensava, nella penombra della sua cella, non poteva fare a meno di bruciare di rabbia!

***

Shen era appoggiato alla sua arma, con la fronte premuta contro il legno per riprendersi dalle vertigini e recuperare fiato.

No, decisamente la resistenza non era mai stata il suo forte.

Ed a peggiorare le cose il maledetto panda non faceva altro che trattarlo con gentilezza.
-Shen, te lo ripeto ancora. Io voglio solo aiutarti-
Si voltò di scatto verso di lui, lo sguardo carico di odio.
-FA MALE!!!-
Il panda era sconcertato.
-Che vuol dire? Ti sei ferito?-
Shen scosse la testa.

Preferì attaccarlo l'ennesima volta e crollare per la fatica che dare a quello stupido la soddisfazione di sapere che la sua gentilezza gli restava incastrata tra le costole e gli stava scardinando il torace.

***

La notte era tranquilla. Nemmeno un alito di vento smuoveva le lanterne rosse né i nastri colorati appesi lungo il sentiero e sopra i templi di famiglia.

Maestro Bue si muoveva sull'acciottolato delle scale del cimitero cercando di non fare rumore per non disturbare gli spiriti che riposavano sotto le lapidi lucidate come specchi.

La spada corta ormai era sempre al suo fianco, duvunque andasse, ed anche la notte quando dormiva la teneva a portata di braccio.

Da quando il panda aveva avuto la pessima idea di portare quel demone di un pavone a spasso per la città, Bue andava più spesso a parlare con Maestro Rhino.

In fondo alla sua mente, una voce maligna gli diceva che cercava più spesso la compagnia del suo amico morto piuttosto che di Croc che era ancora vivo perché con Rhino aveva la certezza di non essere contraddetto.

***


-Secondo me potremmo anche smetterla. Noi due non abbiamo più ragione di combattere, sai?-

Shen rimase talmente sorpreso da non riuscire a muoversi.

Cosa... cosa aveva appena detto quello stupido orso bianconero?

Quando il senso esatto delle sue parole arrivò alla sua comprensione il pavone scoppiò a ridere tanto forte da doversi appoggiare al guan dao.

Era semplicemente troppo assurdo per essere vero! Il panda non poteva essere davvero tanto idiota!
Oltre la sua risata sentì che se ne aggiungeva un'altra, ma lui era troppo preso dal suo attacco isterico per intimare al panda di piantarla.

Solo quando riuscì a calmarsi anche il panda si asciugò una lacrima che gli era sfuggita per il troppo ridere.
-Ma perché stiano ridendo?-
-Tu sei proprio stupido, panda! C'è una profezia che riguarda me e te, ed io non ti lascerò vincere!-
-Ehm... se il problema è la profezia guarda che si è già compiuta-
-Idiota!-
-No, sul serio! Pensaci bene: la profezia diceva che tu saresti stato fermato da un guerriero nero e bianco. Bene, è successo, io ho fermato la tua conquista della Cina ed ho impedito che le tue armi distruggessero il kung fu. È passato, è finita, Shen! Adesso vogliamo per favore piantarla con tutta questa storia del "c'è la profezia ed io devo distruggere il panda"? È finito, ok? È andato, è chiuso, adesso vogliamo per favore passare avanti? Ah!-

Swish!
“Accidenti! Mancato di nuovo!”

Se c'era una cosa che Shen odiava particolarmente era quando il panda lo trattava come se fosse lui il povero mentecatto, il che gli era appena valso un fendente di guandao diretto all'addome troppo prominente.
-Facile per te!- sputò fuori Shen schifato -Passare avanti, certo! Tanto non sei tu che hai visto anni ed anni del tuo lavoro distrutti!-

Non che lui avesse intenzione di dare qualche spiegazione alla palla di lardo e pelo, ma ne era costretto, dato che quello non arrivava da solo nemmeno a comprendere l'ovvio!
Il panda lo guardò sbigottito, cosa che riempì Shen di soddisfazione fin quasi a farlo sorridere.

-Sembra che finalmente si sia accesa una luce di intelletto- sputò sprezzante -Complimenti, era ora!-

Il panda si era zittito, e guardava a terra con le zampe strette una all'altra.

Era strano. Un attimo prima era convintissimo, adesso invece sembrava vergognarsi profondamente.

Finalmente! Per la prima volta dopo giorni Shen riuscì a provare una vera soddisfazione per aver ridotto al silenzio il panda e tutte le sue stupidaggini!

Avrebbe potuto essere considerata quasi una buona giornata.
Forse, se la sua fortuna fosse continuata, sarebbe anche riuscito ad ucciderlo, una buona volta!

Il panda sospirò pesantemente. Sembrava davvero dispiaciuto, e questo riuscì ad irritare Shen di nuovo.
-Mi dispiace Shen. Se il tuo lavoro non fosse stato un pericolo per le altre persone io non lo avrei mai distrutto. Dico davvero. Io... io ho dovuto farlo... mi dispiace-
Di nuovo la rabbia tornò a scorrergli nelle vene come il metallo fuso delle sue armi.

La lama del guandao fece sibilare l'aria.

I colpi si susseguivano velocissimi perché Shen non doveva pensare a cosa faceva, doveva solo lasciarsi andare. Lui sapeva dove voleva colpire, poi il suo corpo si muoveva da solo, fluido come la seta.

Peccato che il panda riuscisse sempre e comunque a scansare i suoi colpi!

Non tentava di sottrargli l'arma, non tentava di danneggiarla e non aveva mai portato un'altra arma da opporre, ma la trattava come trattava lui: schivava solo, senza fare alcun male.

Non importava quanto vicino, quanto forte o quanto velocemente la lama calasse: il panda assecondava il movimento e la lama scivolava via, docile come la goccia d'acqua.

Shen dovette conficcare gli artigli nel terreno, ma ormai era inutile: si trovò con la lama in orizzontale tra di loro, con il panda che ci aveva solo appoggiato una zampa per deviarla e l'altra zampa a trattenere l'impugnatura.

E lui si trovò a pochi centimetri dal panda, a guardarlo negli occhi.

Erano... verdi.

Verdi come i campi che si vedevano dalla terrazza della torre della Sacra Fiamma.

Verdi come i boschi o i prati sotto il sole della primavera.

Verdi come erano gli occhi di suo padre.

Shen rimase impietrito.

Era terrorizzato, eppure non riusciva a distogliere lo sguardo.

-Shen, è passato ormai- continuò il panda. Nella sua voce c'era una dolcezza che Shen non comprendeva -Quella parte della tua vita si è chiusa. Ora puoi decidere come vivere il tuo futuro-

Se non lo avesse guardato negli occhi da così vicino forse sarebbe riuscito ad arrabbiarsi, ma in quel modo riusciva solo a tremare sospeso su un abisso di incertezza.

-E cosa dovrei fare? Io non... non... l'unico sogno della mia vita è riunire l'intera Cina sotto il mio comando. Mi avete tolto tutto!-

Le parole erano semplicemente scivolate fuori, con tutto il loro carico di dolore piuttosto che di odio.

Il verde si velò di una malinconia tale che per un attimo Shen ebbe l'illusione di essere capito.

-So cosa significa avere un sogno. Ma... non ho avuto scelta, Shen... Mi dispiace-

Il panda si allontanò da lui e distolse lo sguardo, e non appena Shen fu di nuovo solo sentì l'ira che gli era familiare tornare a scorrere nelle sue vene.
-Ti dispiace?! E credi che questo basti?!-
Si lanciò su di lui con una forza tale che se il panda non si fosse scansato in fretta lo avrebbe passato da parte a parte con la lama!

No che non bastava! Doveva pagare con la vita!


***

La Divinatrice guardò in alto. La luna era da pochi giorni in fase calante, il che significava che restavano soli otto o nove giorni prima che il caso di Shen fosse riesaminato.

Lei era preoccupata.

Sapeva che qualcosa si stava muovendo, lentamente, e la sua preoccupazione era che il tempo da solo non bastasse a completare l'opera.

Le restava solo da sperare che il guerriero Dragone facesse un altro miracolo, ma stavolta per guarire, non per distruggere.

Eppure c'era ancora una cosa cosa che lei doveva fare.

***

-Che cosa vuoi ancora?- chiese Shen in tono piatto. Doveva essere molto presto, se non era ancora stato consegnato il pasto della mattina.

Il bordo della branda su cui era appollaiato sembrava costituire l'unico interesse per il suo sguardo.

Non vedeva la capra da un paio di giorni, da quando lui era uscito in città.

-Non è stato un errore, Shen, è stato un atto d'amore. Anche se tu avessi avuto un marchio dalla morte, un amore come quello dei tuoi genitori lo avrebbe spezzato-

Shen era raggelato dentro. Non c'era bisogno che nessuno dei due lo dicesse a voce alta, era chiaro che lei stava parlando del guscio dell'uovo rotto dai suoi genitori.

Sollevò la testa per guardarla ma scoprì che non riusciva a sostenere il suo sguardo.

Quella... cosa... lo aveva tormentato!

-I tuoi genitori erano preoccupati per te, non erano spaventati da te. Mi hanno chiesto di guardare nel tuo futuro, non di scoprire se tu fossi maledetto o se appartenessi alla morte-

Avrebbe voluto mettersi ad urlare, ma allo stesso tempo sapeva che se avesse aperto il becco non avrebbe gridato di rabbia ma di terrore.

-Non sei maledetto- continuò la capra attraverso le sbarre -La profezia si è compiuta ormai, e da adesso il tuo destino appartiene a te ed a te soltanto. Puoi scegliere come vivere-

Prima che lui potesse riprendere il controllo e cominciare davvero ad urlare, la capra si era voltata per andarsene e lo aveva lasciato solo.

Non sei maledetto. Puoi scegliere come vivere”

Le sue parole continuavano a rimbombare nella sua mente.

Era terribilmente simile a quello che gli aveva detto il panda, e gli lasciava dentro un senso di sgomento che era peggiore della rabbia e peggiore della semplice paura.

Era terrorizzato, e non sapeva spiegare da cosa.

***

Il panda lo aspettava come ogni giorno.

Shen non ebbe la minima esitazione ad afferrare subito la sua arma, ma invece di attaccarlo immediatamente rimase a scrutare la postura dell'orso che era strana. Decisamente strana.

Ancora una volta Shen si chiese quanto potesse essere stupido per avere quella mole e cercare di farsi più piccolo possibile.
-Ehm... Shen? Prima che ricominci ad attaccarmi ti devo dire una cosa. Ho riflettuto su quello che mi hai detto ieri-

Lui si fermò ad osservarlo con un sopracciglio inarcato e l'arma ben stretta a sé, ma per una volta rimase davvero ad ascoltarlo.
-È vero, io ho distrutto anni del tuo lavoro. Ti chiedo scusa-

Non si sarebbe mai aspettato che il panda chiudesse gli occhi e si inchinasse fino a terra.
Shen rimase bloccato, incapace di processare quanto aveva appena sentito ed incapace di credere a quello che vedeva.

Il panda gli aveva di nuovo chiesto scusa! E si era inchinato, così sciocco e vulnerabile, ben sapendo che lui non aspettava altro che la minima occasione per ucciderlo!

Il suo grido riecheggiò tra le mura di pietra.

La lancia si conficcò a fondo, mentre Shen si trovò con il becco a pochi centimetri dal muso del panda.

Un muso che adesso lo fissava con occhi sgranati verdi e spaventati.
-Vattene- Sibilò Shen lentamente.

Era ancora aggrappato alla lancia che aveva conficcato nella terra con tutta la sua forza.
-Ma tu vuoi combattere contro di me ogni giorno e...- tentò di obbiettare il panda.
-FUORI! DA! QUI!- urlò Shen furioso.

Non ci fu bisogno nemmeno che lo minacciasse con nessun'arma: bastò il suo grido a fare scappare via il panda a zampe levate e senza guardarsi indietro.

***

-Maestro Shifu! Maestro Shifu! Maes... ops! Scusate...-

Con un sospiro Shifu aprì gli occhi.

Forse era la città dei Gong che aveva qualcosa contro la sua meditazione.

***

Era la prima volta che Shen tornava in cella sulle sue zampe invece che portato a spalla mentre era svenuto.

Forse avrebbe preferito essere svenuto!

Tra la vecchia capra di mattina presto ed il panda più tardi, quel giorno si prospettava particolarmente orribile!

Percorse velocemente i corridoi, ignorando gli avvertimenti delle guardie, e si richiuse la porta alle spalle facendola sbattere forte con un clangore metallico.

Come si permetteva quel malefico, perfido, orribile panda... a chiedergli scusa!

Altro che chiedergli scusa!

Avrebbe dovuto restare fermo a farsi ammazzare, se proprio voleva fare ammenda!

Ma lui era fermo! Solo che...”

-AAHHH!!!!!-

Per la rabbia abbattè il dao sul legno della branda.

Ah, certo! Ecco cosa volevano le guardie! La sua arma!

Bè, avrebbero dovuto combattere per averla! Erano stati di una leggerezza imperdonabile a non fermarlo in tempo, e adesso ne avrebbero pagato le conseguenze.
Con uno strappo estrasse la lama dal legno.
Si prende gioco di me! Maledetto!”

Odiava il panda più che mai, ma... ma non era riuscito a colpirlo.

Che idiota era stato! Che magnifica occasione aveva perso!

Si odiava per non averlo fatto, e si odiava per averlo guardato negli occhi.
Sapeva che il panda era sincero quando si era scusato con lui.
Era un idiota imbecille, e per questo era incapace di mentire! Shen non aveva sopportato la sua gentilezza, la sua presenza, ma per un attimo era stato incapace di ucciderlo, ed allora lo aveva cacciato.

***

-E dunque ti ha cacciato via? È interessante. Qualcosa sta cambiando-

-Ed è una cosa buona, non è vero?-

Il suo allievo era così speranzoso che a Shifu pesava dovergli ricordare la realtà.

-Panda. Con Lord Shen non si può mai dire. Il fatto che ti abbia cacciato invece di tentare di ucciderti forse è un passo avanti...-

-Evvai! Lo sapevo!-

-... ma!-

-Ops... scusate...-

-Ma devi comunque stare attento. Vedremo come evolverà questo cambiamento-

***

Yèguāng Shén Xìng.

Shen si destò di colpo.

Era ancora nel dormiveglia quando all'improvviso il suo nome completo gli si affacciò alla mente chiaro come se qualcuno lo avesse appena pronunciato accanto al suo orecchio.

Sollevò la testa da sotto l'ala e si guardò intorno, ma era circondato dalle solite pareti di pietra della cella.

Chissà perché si era aspettato di trovare altro.

Tra le ali aveva ancora stretto il guandao, che aveva tenuto dal lato del muro in modo da impedire che glielo sottraessero nel sonno.

Non aveva modo di sapere se ci avessero provato o meno, ma ciò che contava era che la sua arma fosse ancora lì con lui.

Si raddrizzò lentamente, cercando di strofinarsi via il sonno dagli occhi.

Yèguāng Shén Xìng.

Era il suo nome completo, non solo la parte che utilizzava per farsi riconoscere.

Non pensava al suo nome completo da molto, molto tempo.

Aveva scelto, per presentarsi, solo la parte che significava “divinità”, ma lui sapeva bene che il significato del nome completo era “divinità luminosa”.

Non aveva più sentito il suo nome pronunciato in maniera completa da quando era stato letto il proclama ufficiale che lo...

No!”

Shen non voleva pensare a quel giorno orribile!

Non voleva rivivere il momento in cui i suoi genitori lo avevano tradito!

Anche per questo non aveva mai più usato il nome completo che loro gli avevano dato.

Gli sembrava un crudele scherzo del destino che il significato del suo nome fosse quello di “divinità di luce” quando lui sapeva bene di essere incline alla rabbia, alla distruttività ed alla segretezza.

Aveva sempre amato la penombra dei laboratori della polvere nera, ed attendeva il momento in cui calava il sole perché era allora che riusciva a concentrarsi meglio sui suoi progetti.

Ancora di più gli sembrava crudere che un nome come quello fosse stato dato a lui che apparteneva alla morte.

Emise un breve verso di disprezzo.

Divinità di luce! I suoi genitori non avrebbero potuto sbagliare di più quando avevano scelto per lui quel nome!

Chissà se già all'epoca avevano consultato la capra o qualcun altro?

Chissà se avevano scelto il nome prima che lui uscisse dall'uovo e poi si fossero ritrovati con il suo piumaggio bianco come una beffa di cattivo gusto? O ancora, se avessero scelto il nome dopo l'errore di aver agevolato la schiusa del suo uovo, ed avessero tentato di coprire l'anomalia della sua mancanza di colori con una bugia ipocrita.

Shen non ricordava di averne mai parlato con loro.

Forse era accaduto quando era ancora molto piccolo, prima che lui sviluppasse la coscienza di essere diverso, perché se c'era una cosa di cui Shen era certo era che non aveva mai affrontato la questione del suo leucismo con nessuno.

Esisteva, era un dato di fatto, perché avrebbe dovuto sprecarvi fiato?

Eppure all'alba il suo nome completo gli era venuto in mente con una chiarezza incredibile.

Fu distratto dal rumore di passi nel corridoio.

Shen scattò in posizione di difesa, ma la guardia fece solo scivolare in basso, attraverso la porta appena socchiusa, il vassoio con il cibo della mattina.

Shen distolse lo sguardo da quello che gli avevano portato.

Tanto non aveva fame.

Dal giorno prima, quando tutta la rabbia che aveva dentro era esplosa di colpo e lui si era scagliato contro lo scarso arredamento della cella per sfogare tutta la sua frustrazione, si sentiva stranamente svuotato.

Non c'era nulla che gli importasse più realmente.

Né la sua sfida quotidiana contro il panda, né tentare di scappare, né fare qualsiasi progetto di vendetta.

Tutto gli sembrava distante e senza importanza, come se stesse accadendo a qualcun altro.

***

Era già mattina inoltrata.

Po aveva paura di arrivare in ritardo dopo che Shen gli aveva detto che se anche un solo giorno non avesse potuto combattere contro di lui si sarebbe ucciso, per questo appena finita la sua colazione andava subito alla prigione.

Quella mattina c'era mastro Roccia di nuovo al corridoio principale, e dopo averlo scortato dentro si era fermato a sentire le storie di kung fu che a Po piaceva raccontare.

Il panda lo trovava simpatico.

Avevano in comune una cosa: erano affascinati dalle storie dei maestri del passato.

Forse anche il bufalo avrebbe potuto diventare un maestro se avesse potuto allenarsi e non avesse dovuto andare a lavorare già da molto giovane.

-Ehi, ma che ore sono?- chiese all'improvviso il panda -Sbaglio o è più tardi del solito?-

-In effetti l'ora della colazione è passata da un pezzo. Avete ragione, è più tardi del solito-

Po cominciò a preoccuparsi.

Il giorno prima il comportamento di Shen era stato strano, e forse lui non avrebbe dovuto lasciarlo solo.

-Non... non è successo niente durante la notte, non è vero?-

-Al pavone? Era parecchio arrabbiato. Le guardie di ronda hanno riferito che ha fatto a pezzi tutto quello che poteva nella sua cella, tanto che non hanno nemmeno provato ad entrare per sotttrargli la sua arma...-

-Cosa?! Lord Shen è in cella, da solo, ed è armato?!-

-Sì. Sarebbe stato troppo pericoloso entrare, lo abbiamo solo chiuso dentro e raddoppiato i turni di ronda e la sorveglianza-

-Mastro Roccia, dobbiamo andare subito da lui! Fate strada!-

Po vedeva chiaramente che il bufalo non comprendeva il perché di tanta fretta, ma non fece obbiezioni e si avviò in fretta verso uno dei corridoi.

-Siete preoccupato, maestro Po?-

-Io... ehm... sì, ok, sono preoccupato!- ammise Po tra una svolta e l'altra -Non so cosa può combinare quando è arrabbiato e per giunta armato, potrebbe anche... aaahhh!-

Po si era preso uno degli spaventi più grossi della sua vita quando era arrivato davanti alla cella!

La figura bianca del pavone era appollaiata su quel che restava della branda, con la testa completamente nascosta sotto l'ala, ed era talmente stretta alla lama del dao che Po fu certo che si fosse ucciso in qualche modo.

Il ricordo di quando lui e Tigre lo avevano trovato impiccato si sovrappose all'immagine attuale e Po credette che avrebbe vomitato.

-Aprite, aprite! Forse possiamo ancora salvarlo!-

Po si precipitò dentro non appena la serratura scattò aperta.

Pestò un numero idefinito di schegge di legno e cocci di ceramica ma non si fermò.

-Shen... Shen! Oh, no, no, no!-

Po aveva terribilmente paura di cosa avrebbe potuto scoprire, ma non poteva lasciarlo in quel modo.

Provò a sollevare leggermente l'ala, solo che, non appena lo toccò, il presunto cadavere del pavone bianco si contrasse e Shen sollevò la testa da sotto l'ala.

Per Po quel movimento fu ancora più spaventoso dell'immobilità.

-AAHHHH!!!-

Inciampò all'indietro e cadde di schiena sul pavimento disseminato di schegge appuntite.

All'interno il pavimento era cosparso di legno, ed il bordo della branda sembrava essere stato masticato da un animale con mascelle molto potenti ed arrabbiate.

Solo che non era stato un animale, poteva essere stato solo Shen a colpi di lama. Probabilmente prima di...

-Ahia! Outch... aahhhh!!!!-

-Che stai facendo, panda?-

Po non aveva dimenticato le storie del terrore che si raccontavano nel villaggio, a proposito di morti e spiriti maligni, e fantasmi di chi aveva lasciato male il mondo dei vivi.

In quel momento più che mai il pavone bianco gli sembrava un fantasma, nella penombra della cella ed immobile, stretto alla lama pallida della sua arma, con il lungo strascico della coda che pendeva giù dalla branda fino a terra... anzi, Po era certo che fosse un fantasma!

I tocchi di rosso sulle lunghe penne della coda non gli erano mai sembrati tanto simili al sangue come in quel momento.

-Allora? Che cos'è tutto questo baccano?- insistette l'uccello.

Accidenti! Po non aveva mai notato quanto fossero inquietanti i suoi occhi rossi che riflettevano la luce delle torce!

Il panda si rialzò lentamente, tenendo d'occhio il pavone e cercando di pestare meno cose appuntite possibile.

-Sei morto, non è vero?-

Il pavone lo guardò con solo un vago stupore.

Abbassò la testa per guardare le ali ancora strette attorno alla sua arma e scrutare il suo riflesso nell'acciaio.

-No- disse lentamente -Non sono morto-

Peccato che ne sembrasse poco convinto lui stesso.

Però in fondo Po non vedeva sangue né su di lui né sulla lama, quindi poteva anche darsi che...

-Che hai combinato qui dentro?- gli chiese.

-Niente che ti riguardi!-

Po tirò un sospiro di sollievo. Decisamente, se Shen gli rispondeva male come al solito non era morto. E non era nemmeno un fantasma.

-Pew! Mi hai fatto prendere uno spavento! Credevo che ti fossi... insomma, lo sai... Non farlo mai più!-

Il pavone lo guardò ancora, ma stavolta era come assente e perso in altri pensieri.

-La tua preoccupazione è infondata. Ora lasciami in pace-

No, qualcosa decisamente non andava!

-Ma... ed oggi? Non si combatte?-

Shen abbassò la testa ma non gli rispose.

-Ehi! Pronto! C'è nessuno? Fino a ieri se non avessi combattuto contro di te la consideravi un'offesa mortale!-

Shen lo degnò appena di uno sguardo, prima di tornare a fissare la lama che rifletteva la luce arancione.

-Vai via- gli disse a voce bassissima.

-Ma...-

Shen sollevò la testa per guardarlo negli occhi.

Fu abbastanza.

Po non aveva mai visto gli occhi rossi di Shen in quel modo!

Poteva leggervi dentro una devastazione interiore totale, e lo spaventò molto più che quando vi aveva visto odio o furia distruttiva.

Ebbe la tentazione di scuotere Shen in qualche modo, ma il pavone gli sembrava così fragile che aveva paura che solo a sfiorarlo sarebbe andato in pezzi.

Il panda uscì dalla cella a passi lenti e strascicati.

***

Non sentiva più odio né qualsiasi cosa avesse provato prima.

Quello che gli avevano detto il giorno prima la Divinatrice e poi il panda, a proposito di passare avanti e di scegliere come vivere, avevano abbattuto qualcosa dentro di lui, e adesso l'unica sua certezza era una totale confusione.

Sentiva solo un'immensa stanchezza pesargli addosso ed un vuoto inspiegabile, come se un abisso nero gli si fosse aperto dentro.

E pensare che una volta aveva deriso il panda a proposito di un “cratere nella sua anima”!

Ah, già, il panda...

Non gli interessava più combattere contro il panda.

Ed era stanco di vedere frustrati i suoi tentativi di fuga.

C'era solo una cosa che gli importava davvero, a quel punto.

Non appena una guardia si avvicinò alla sua cella per il turno di ronda lui la bloccò facendo scattare la lama del guandao tra le sbarre proprio sotto il suo naso.

L'antilope ci mise un attimo di troppo a riprendersi dalla sorpresa, e non fece in tempo a strappargli l'arma dalle mani prima che lui la ritirasse di nuovo dentro la cella.

-Suppongo di avere la tua attenzione adesso. Vai da Bue Infuriato. Riferiscigli che Lord Shen richiede la sua presenza-

L'antilope annuì, poi scappò lungo il corridoio come se Shen non fosse rinchiuso in cella ed avesse potuto fargli del male.

***

Avrebbe potuto essere un buon momento per la meditazione.

I Cinque erano in città ad aiutare la popolazione ed il panda ne avrebbe avuto per almeno un'ora in prigione insieme al pavone.

Shifu stava appena azzardandosi a pensare che avrebbe potuto meditare senza essere interrotto quando sentì le porte dell'ingresso sbattere forte, e poi il panda che lo chiamava come se qualcosa stesse andando a fuoco.

L'anziano maestro sospirò.

Quanto gli mancava la caverna del drago!

***

Da quando la luna piena era trascorsa la Divinatrice era ogni giorno più inquieta. E di giorni ne erano passati sei ormai!

Il giorno prima aveva corretto l'ultima cosa che poteva correggere, cioè dire a Shen che non era maledetto e che poteva scegliere come vivere, e adesso sentiva che per il momento il destino di Shen era scivolato di nuovo fuori dalla sua portata; non poteva fare altro che aspettare che qualcosa si smuovesse.

Ed a quanto pareva qualcosa si stava smuovendo proprio all'esterno della sua capanna, qualcosa di pesante, piuttosto rumoroso ed abbastanza maldestro.

Lei si alzò per andare ad aprire la porta in fretta.

-Benvenuto, Guerriero Dragone... maestro Shifu-

-Wow! Come avette fatto? Ah, già voi siete la divinatrice...-

Lei sorrise benevola. Quel guerriero era capace di grandi cose, forse proprio perché il suo cuore era ancora così pieno di meraviglia.

-Entrate, accomodatevi. Preparerò una tazza di thé-

Lasciò che i due panda entrassero e si accomodassero al tavolino da thé.

L'irrequietezza del panda bianco e nero premeva contro la sua coscienza come il ronzio di uno sciame di api.

Anche senza vederlo seppe che il maestro aveva rifilato sotto al tavolo un colpo di bastone al panda bianco e nero.

-Lasciatelo parlare, Maestro Shifu. Sono sicura che abbia delle ottime ragioni per avere tanta fretta-

Ed infatti nel momento stesso in cui ebbe in permesso ufficiale della padrona di casa il panda si lasciò andare ad un fiume di parole.

La Divinatrice lo ascoltava e nel frattempo, ad occhi socchiusi, vedeva come erano andate le cose.

I cocci sul pavimento, Shen che non sembrava nemmeno lui... e poi un vuoto nero che le fece aprire gli occhi con uno scatto!

-Divinatrice, secondo voi cosa significa?-

Lei ci mise qualche momento a tornare completamente da loro.

-È accaduto qualcosa. C'è stato un cambiamento. Ma...- di nuovo quel vuoto davanti agli occhi la fece vacillare.

-Divinatrice, tutto bene?-

-Dobbiamo andare da lui-

Posò in fretta gli oggetti per la preparazione del thé ed uscì di casa senza neanche aspettarli.

***

Maestro Bue Infuriato non sapeva se essere più arrabbiato, offeso o incuriosito.

Avrebbe dovuto aspettare Croc prima di andare alla prigione, come aveva promesso il giorno in cui il panda aveva deciso di portare il pavone fuori in città, ma la verità era che non aveva saputo resistere ed aveva intrapreso la strada da solo.

Dopotutto lui aveva promesso a Croc che non sarebbe più andato a cercare il pavone per primo e che non lo avrebbe più attaccato se non per necessità, ma quando era il pavone stesso a lanciare l'esca ed a “richiedere la sua presenza” era impossibile chiedergli di aspettare.

Non vedeva l'ora di sentire cosa avesse da dire quel deleterio pennuto, solo per il piacere di contraddirlo ed affossare ancora un po' la sua arroganza!

Non si era fatto accompagnare da nessuna guardia. Non voleva estranei presenti.

Arrivò davanti alla sua cella e per prima cosa si arrabbiò a vedere la lancia in un angolo della cella, troppo a portata del pavone per i suoi gusti.

Come seconda cosa lo fece infuriare il contegno di quell'uccello detastabile, che se ne stava immobile al centro della cella come se fosse al centro dei suoi appartamenti reali.

-Dammela- disse senza cerimonie, indicando la lancia con un cenno del capo.

Lord Shen ricambiò il suo sguardo impassibile.

-Non è per questo che ti ho fatto chiamare-

-Non sono uno dei tuoi servitori-

Shen lo liquidò con un gesto distratto dell'ala.

-Si dà il caso che per una volta possiamo evitare di darci dei fastidi a vicenda. Fammi uscire da qui per qualche ora, ed io mi impegno a non combattere e a non fuggire-

Bue era sorpreso. Molto sorpreso.

L'ultima volta che lo aveva visto, il pavone era una furia scatenata che non vedeva l'ora di massacrarlo, adesso invece gli sembrava quasi una persona civile.

Era sempre freddo, altero, ma non era minaccioso, e gli stava proponendo un accordo.

Per un attimo Bue vide il sovrano che avrebbe potuto essere per la città, se solo non avesse imboccato la strada sbagliata e deciso di continuare a percorrerla fino alle estreme conseguenze.

-Non posso darti il permesso di uscire dalla prigione. La città si è quasi ribellata quell'unica volta che il pan... che il Guerriero Dragone ha voluto farti uscire. Ti odiano tutti, e nessuno vuole che tu sia libero di andartene in giro dopo tutti i danni che hai fatto-

L'unica reazione del pavone fu una contrazione ai lati del becco, come se avesse inghiottito qualcosa di molto amaro.

-Le dispute tra paesani non mi riguardano. Io devo uscire-

-E dove vorresti andare, di grazia?-

Gli sembrò di cogliere un attimo di esitazione prima che rispondesse, ma era stato così breve che Bue poteva anche esserselo immaginato.

-Al cimitero-

-Al... cosa?-

-Hai sentito bene. Devo andare al cimitero-

Di tutti i posti che quel pavone avrebbe potuto nominare, il cimitero era proprio l'ultimo che Maestro Bue si sarebbe aspettato.

Anzi, non se lo sarebbe aspettato per nulla al mondo.

-Che accidenti devi fare tu al cimitero?- chiese Bue, sinceramente sorpreso dalla richiesta.

La facciata di contegno del pavone si schiantò di colpo e tutta la rabbia che aveva trattenuto fino ad allora esplose.

-Devo vedere le tombe di Lord Guang e Lady Mei Li!-

Bue conosceva bene i loro nomi anche se non li aveva mai incontrati di persona. Erano stati i genitori di Shen, Maestro Rhino gliene aveva parlato più volte e sempre in bene.

Rhino Tonante li aveva rispettati molto da vivi, e continuava a rispettarli da morti; Bue sapeva che spesso andava a visitare le loro tombe, e che insieme alla Divinatrice se ne occupava come se fosse stato un parente, dato che l'unico parente dei due sovrani aveva dovuto essere scacciato perché era un pericolo.

Inoltre, a sentire nominare il cimitero, il pensiero di Bue non poteva che andare alla tomba del suo maestro ed amico, e la rabbia che aveva sempre covato contro Shen si riaccese immediatamente.

-Puoi risparmiarti il disturbo. Non hanno sentito la tua mancanza quando eri in esilio, non la sentiranno nemmeno adesso che sei al tuo posto in prigione-

La soddisfazione di vedere il pavone colpito a fondo era dolcissima.

Per una volta Shen non aveva avuto nulla di velenoso da ribattere subito e non aveva più il suo odioso contegno da nobile da opporre.

Aveva gli occhi sgranati come se Bue lo avesse colpito fisicamente.

Sembrava proprio che finalmente, dopo tanto tempo, Bue fosse riuscito a spezzare il suo orgoglio, ed era una soddisfazione incomparabile.

-Come osi?!- sibilò il pavone -È un mio diritto!-

-Diritto?- esplose Bue -Che diritto credi di avere?! Loro sono in quelle tombe per causa tua!-

Il grido del pavone squarciò l'aria quando si getto contro le sbarre con una rabbia folle per colpirlo.

Non ci riuscì ovviamente. Rimase con il collo ed un'ala tesi attraverso le sbarre, e due occhi rossi piantati addosso a lui come se avesse potuto ucciderlo con lo sguardo.

Bue rimase fuori dalla sua portata, ma si chinò leggermente per essere al suo livello.

-Tu non uscirai da qui. E non provare ad evadere. La sorveglianza era già stata raddoppiata, adesso sarà ancora più stretta. Non ti permetterò di uscire e di mettere a rischio nessuno-

Con una scrollata, il pavone si liberò dall'incastro del metallo e poco dopo era tornato al contegno gelido di sempre.

-Non serve che io combatta. Sarai tu a cambiare idea. Se non potrò vederli smetterò di mangiare-

Di tutte le idee idiote che Maestro Bue aveva sentito, quella era una delle più imbecilli in assoluto.

Scosse le spalle con noncuranza.

-Sarebbe l'idea migliore che hai avuto in vent'anni. Fa pure, e sbrigati a morire di inedia. A me faresti solo un gran favore-

-Tu credi? Lo vedremo-

La sicurezza che il pavone aveva ostentato non gli era piaciuta, ma Bue scosse la testa e voltò le spalle alla cella ed al suo occupante.

In fondo cosa avrebbe potuto fare? Quell'assurda idea dello sciopero della fame si sarebbe ritorta solo contro di lui.

***

-Lo vedremo- ripetè Shen con lo sguardo ancora fisso sulla schiena del bue che si allontanava.

Per quella nuova umiliazione prima o poi gli avrebbe piantato la sua lancia tra le scapole, ma quello sarebbe stato a tempo debito.

Per il momento avrebbe evitato di compromettersi.

Andare a visitare le tombe dei suoi antenati era al momento la sua priorità, e certamente uccidere un altro maestro kung fu non gli avrebbe fatto guadagnare simpatie; per questo aveva improvvisato ed aveva scelto la via dello sciopero della fame.

In particolare Shen avrebbe voluto vedere come il bue avrebbe gestito la capra ed il panda che gli davano il tormento giorno e notte perché temevano per la sua vita.

Il bue si era allontanato convinto di aver vinto, ma Shen sogghignava nella penombra tra le mura di pietra della sua cella.

Nonostante la disperazione ed il dolore, nonostante il vuoto nero che si sentiva dentro, in astratto riusciva a trovare divertente che per una volta fosse quel grosso imbecille ad essere tormentato dalla capra e dal panda, invece che lui.

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Cantuccio dell'Autore



Non ve l'aspettavate, non è vero? Bene, sono contenta!

Come ho detto all'inizio mi sentivo in colpa per aver lasciato Shen così male alla fine del capitolo scorso, quindi avendo questo pronto l'ho postato prima possibile.

Qui si comincia ad intravedere una luce, glielo dovevo dopo dieci capitoli di angst.

Riprendere questo arco di redenzione è stato parecchio pesante, dopo che lo avevo già finito di scrivere.

Calarmici di nuovo dentro per riscrivere i capitoli più pesanti è stato strano, anche se alla fine alcune cose sono migliorare rispetto alla prima versione della storia.

Vi lascio qualche nota di approfondimento.

-Sono andata a cercare informazioni sui genitori di Shen. I nomi li ho scelti io. Guang significa “Luce” e parte del suo nome è anche nel nome completo di Shen; “Mei Li” significa “bellezza”. La luce e la bellezza sono le caratteristiche dei fuochi d'artificio, mi sembravano appropriati per i pavoni, che custodiscono di costruirli.

-Il sistema dei nomi in cina è qualcosa di complicato, dunque non prendete per vero nulla di quello che scriverò io.

-I nomi sono scritti in una forma grezzissima che farebbe impallidire qualsiasi studioso di cultura cinese e farebbe venire un infarto ai cinesi madrelingua. Ci vorrebbero i giusti accenti, ma inserirli ogni volta è una perdita di tempo, oltre ad una scommessa contro l'html che non so in quale font inserirà il carattere speciale. Per cui lasciamoli così e chiediamo scusa ai cinesi e a chi studia il cinese, ok?

-Quel “Lord” messo davanti ai nomi cinesi, in un contesto da Cina medievale, ed in un lavoro scritto in italiano urta la linguista dilettante che è in me. Nei lavori scritti in inglese mi da meno fastidio perché “lord” ha attinenza con la lingua del resto del testo. Non ho avuto lo stesso problema ad esempio con Lord Voldemort ed il testo in italiano perché in quel caso il contesto era inglese e “Lord” in Lnghilterra ha il suo perché. Così, sapetelo.

-Ho controllato ed il colore degli occhi del padre di Shen è davvero verde. Questo particolare mi torna molto utile.

A presto, con un altro capitolo superstite.

Smeralda E. Elessar

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Capitolo 12
*** Dall'attesa ***


Boom, baby! Prima le cose serie! Ringrazio shinigami di fiori e Rose29 per aver aggiunto la storia tra i preferiti e per aver recensito nei capitoli precedenti, ed Aladidragocchiodiluce e X_98 per esserci.

Ciò che sorge

***

Dall'attesa

***

Let there be night
God bless the father, the son
Let there be night
And day be gone

Let there be night
The mass of dark has begun
Let there be night
And damn the sun

(Let there be night - Powerwolf)



Po e la Divinatrice erano quasi arrivati alla prigione.

Maestro Shifu li seguiva a breve distanza, appoggiandosi al suo bastone per tenere il passo. Non sapeva proprio che pensare della piega che stavano prendendo gli avvenimenti, e preferiva essere presente.

Sulla porta scorsero una figura familiare che stava parlando con una guardia prima di far chiudere ed andare via.

-Maestro Bue! Che ci fate anche voi qui?- chiese subito Po.

-Guerriero Dragone... Nobile Divinatrice... Maestro Shifu... sono qui perché, che ci crediate o no, Shen mi ha... diciamo “convocato al suo cospetto”-

-Oh, no! È ancora vivo, vero? Ahi!-

Non ne aveva potuto fare a meno! Un colpo di bastone al ginocchio era il minimo che il panda si meritasse per la sua maleducazione!

Prima che maestro Bue potesse ribattere la Divinatrice richiamò la sua attenzione.

-Maestro Bue, credo sia importante. Andiamo in un luogo più appartato e per favore raccontateci cosa è successo-

***

Le cose non stavano andando esattamente secondo i piani: se era a causa del bue che lui aveva deciso di non mangiare più, perché tutti e due, capra e panda, non erano a martellare il bue con i loro argomenti? Perché stavano importunando lui? E perché si erano tirati dietro il tappetto?

-Shen! Oh, andiamo... per favore ripensaci! Così finirai solo per farti del male!-

-Come ti ho già detto altre volte, non è nulla che ti riguardi, panda. Ho preso la mia decisione-

-Ma potresti morire!-

Shen serrò il becco ma non rispose.

Non si aspettava che il panda capisse, ma insultarlo come faceva di solito non sarebbe stata una mossa intelligente.

-Shen- intervenne la divinatrice -Da dove viene questa idea? Perché adesso?-

-Usa le tue ciotole per scoprirlo da sola- la sfidò lui.

-Vuoi davvero che lo faccia? Potrei vedere cose che tu nascondi persino a te stesso-

Quello non se l'era aspettato.

Come sempre la capra aveva toccato nervi che avrebbero dovuto restare ben coperti, e forse lui non sarebbe stato così impulsivo se non avesse saltato già un pasto.

-Adesso basta! Fuori!-

Un breve capogiro lo fece vacillare, ma non sapeva se per la rabbia o per la debolezza.

Quando riaprì gli occhi sia la capra che il panda lo guardavano preoccupati, tesi verso di lui e dimentichi che non potevano raggiungerlo a causa delle sbarre.

L'altro panda invece lo osservava valutando ogni sua mossa. Fastidioso, irritante inconveniente.

-Se ci tenente tanto a me, andate a convincere il bue- aggiunse stancamente -E adesso fuori-

I due si scambiarono un'occhiata desolata.

-Stai attento, Shen. Non fare altre sciocchezze- disse la capra prima di allontanarsi dalle sbarre.

Il panda invece avrebbe voluto insistere, se l'altro panda non lo avesse pungolato con il bastone per farlo andare via.

Lo trovò vagamente divertente, e preferì in ogni caso non guardare i suoi occhi verdi.

***

Croc non riusciva a credere a quello che il suo amico gli stava raccontando.

Quando era tornato a casa ed aveva saputo che era andato alla prigione si era già preparato a dover organizzare un altro funerale, ed invece il pavone era ancora vivo. Per il momento.

-Bue! A parte che ti avevo già chiesto di non andare dal pavone da solo... ma non puoi fare sul serio! Hai davvero intenzione di lasciarlo morire di fame per dispetto?-

Bue sbuffò ed incrociò le braccia sul petto. Non si era ancora nemmeno tolto l'ascia dall'imbracatura sulla schiena.

-Quale dispetto? La scelta è sua, perché tutti quanti non fate altro che difendere il suo capriccio?-

-Ma vuole vedere le tombe dei suoi genitori! Non so, forse...-

-Forse cosa? Si è pentito? Non dirmi che anche tu sei così stupido, Croc!-

L'alligatore si zittì davanti a quel muro di rabbia.

Bue non era mai stato granché espansivo, ma da quando era morto Maestro Rhino e da quando il pavone bianco era entrato nelle loro vite, il suo amico sembrava aver perso qualsiasi forma di compassione.

-Maestro Rhino lo avrebbe lasciato andare- disse a voce bassa.

Dovette scansarsi in fretta perché l'ascia di Bue si abbattè sulla sedia accanto a lui riducendola in schegge.

-Maestro Rhino non è qui, e sappiamo tutti e due bene perché!-

***

Non sapere quanti giorni passavano quando si iniziava un digiuno era un pessimo stereotipo.

Shen lo speva benissimo come passava il tempo, perché i suoi pasti venivano consegnati regolarmente, anche se lui non li toccava, ed il panda si faceva vedere almeno una volta al giorno.

La debolezza aveva cominciato a farlo stare male già dal mattino dopo.

Anche quello che il corpo si abitua al digiuno era un'altro pessimo stereotipo.

Lui aveva spesso la mente confusa, o non rusciva a respirare, per non parlare di muoversi.

Ma non avrebbe ceduto.

Il panda cercava di convincerlo con argomentazioni che a Shen sembravano distanti, futili, ingenue ai limiti dell'idiozia, ma forse a causa della debolezza non riusciva ad arrabbiarsi con lui.

Gli sembrava strano che il panda fosse così preoccupato per lui.

Una volta gli aveva addirittura detto che non era giusto quello che stava facendo perché loro avevano quell'accordo secondo cui Shen non avrebbe provato a farsi del male fino a quando il panda avesse accettato di combattere contro di lui ogni giorno.

-Battermi con te non è più la mia priorità in questo momento- tentò di spiegargli.

-Be', non stai mantenendo la tua parola!- lo accusò il panda. Forse avrebbe voluto essere intimidatorio, con il broncio e le braccia incrociate in quel modo, ma a Shen sembrava solo un cucciolo che faceva i capricci, per questo si limitò a fare una smorfia ed a voltarsi dall'altra parte.

-Mi hai sentito? Non stai mantenendo la tua parola, Shen! Da un principe mi aspettavo qualcosa di meglio!-

Solo allora Shen si girò con uno scatto, pagato immediatamente con un capogiro.

A tentoni afferrò una delle schegge di legno e la scagliò alla cieca verso le sbarre.

-Non osare mai più dire una cosa del genere! E adesso vattene!-

Non riusciva a tenere gli occhi aperti, ma sentì benissimo il sospiro sconsolato del panda.

-Preferivo quando cercavi di ammazzarmi, sai? Non mi piace vederti così abbattuto-

Shen però non ebbe la forza di rispondergli.

***

Era notte.

No, era appena prima dell'alba.

Shen era in piedi all'aperto, su un prato al limitare della città. Il terreno era freddo e qua e là si vedevano piccoli mucchietti di neve. Perché c'era la neve? Non era la stagione... o sì?

Tutto attorno a lui c'era una nebbia densa e caliginosa che strisciava sul terreno e gli impediva di vedere chiaramente, ma lui sapeva esattamente dove fosse. Era strano. Molto strano.

Quando era uscito di prigione? Possibile che da sonnambulo fosse stato più efficiente nell'evadere che da sveglio?

Eppure non era felice di essere all'aperto. Aveva una brutta sensazione. E perché c'è la neve?

Non c'era nessuno attorno a lui, o almeno nessuno che lui riuscisse a vedere, ma dalla nebbia provenivano voci flebili ed indistinte.

Shen cominciò a sentire le dita fredde della paura che lo afferravano dentro.

All'improvviso sapeva che non voleva essere lì, semplicemente non voleva!

A causa delle sue azioni, Yèguāng Shén Xìng , è da questo momento privato del suo nome di famiglia”

No!”

Con orrore comprese che non era affatto uscito di prigione! Era dentro la sua memoria, al momento in cui era stato scortato fuori città affinché gli fosse letta la sua sentenza!

... Privato del suo titolo, del diritto di ereditare i beni del clan”

E la cosa peggiore era che era stato suo padre a leggere la sentenza!

Shen sentì la paura e l'orrore serrargli lo stomaco. Perché? Perché?! Come poteva cacciarlo?

Ed è bandito ora e per sempre dalla Città di Gong Men, pena la morte”

Quel giorno Shen aveva mostrato solo la rabbia ed il disprezzo, ma nella sua mente sapeva benissimo che c'era stata una disperazione così nera da soffocarlo!

Suo padre gli aveva sempre voluto bene! Aveva sempre detto di volergli bene... e allora perché non aveva nemmeno provato a difenderlo?!

Padre! Perché mi hai abbandonato?”

Toccato dalla morte. Shen sentì il freddo della neve afferrarlo dentro, e la sensazione di nausea afferrarlo e trascinarlo giù.

Certo! Si erano liberati di lui perché aveva appena dato la prova di appartenere alla morte! Chi altro avrebbe scatenato una devastazione così totale se non uno spirito maligno?

Ho dovuto farlo!” si sentì gridare “Prima che loro attaccassero me!”

Voleva andare via! Non voleva più vedere le ombre nella nebbia, non voleva più sentire le voci!

Ma come poteva scappare se erano ormai dentro di lui?!

-Shen... Shen!-

C'era solo una voce più reale delle altre, che...

Si svegliò di soprassalto, nella branda scheggiata, e con un brutto sapore in bocca.

Non fece in tempo a girarsi per vedere chi ci fosse fuori dalle sbarre che si accorse di aver già riconosciuto la voce.

-Perché sei qui? Il bue ti ha chiesto di prevedere quanto ci metterò a morire?-

La Divinatrice non si scompose.

Aveva la stessa odiosa attitudine del panda a guardarlo con più comprensione quanto più lui si mostrava sgradevole.

-Credo di essere più utile qui-

-Per cosa?-

-Per le domande che vuoi porre tu-

-Io non voglio sapere niente-

-Ma ti sei intestardito ad andare al cimitero. Non vuoi sapere qualcosa sui tuoi genitori?-

Shen non potè trattenere una smorfia.

-So già tutto quello di cui ho bisogno, grazie. Tu stessa hai provveduto a chiarirmi qualche dubbio quando mi hai rivelato le circostanze sfortunate della mia nascita. Non che ce ne fosse bisogno. Hai solo confermato quello che pensavo già-

-Credi di sapere tutto, Shen? Allora raccontami la tua storia-

La vecchia capra era terribilmente seria, Shen non poteva nemmeno chiedele se stesse scherzando.

Lei aspettava, appoggiata al suo bastone, e lui non aveva bisogno altro che di una scusa per buttare fuori tutto l'odio che gli era risalito dentro dopo il suo sogno.

-Io avevo cambiato il mio destino, ma loro sono stati troppo vigliacchi per accettare la mia scelta. Hanno preferito restare attaccati a tradizioni obsolete invece di appoggiarmi nella strada che stavo spianando per noi e la nostra città-

La divinatrice lo scrutava in silenzio, attenta come se non conoscesse già benissimo quella storia e non ne fosse stata complice.

-Mi hanno processato in fretta, e mi hanno cacciato dalla città senza nemmeno darmi la possibilità di parlare di fronte al Consiglio e di difendermi. Mi hanno chiuso nella mia stanza come un ragazzino, e mi hanno fatto uscire solo per mostrarmi il documento con cui mi bandivano. Mi hanno fatto buttare fuori dai confini della città prima dell'alba come avrebbero fatto con uno straccio di cui si vergognavano-

La rabbia gli faceva pulsare le tempie e data la sua mancanza di forze il suo sfogo lo aveva lasciato esausto.

Suo malgrado dovette appoggiarsi al muro perché non ce la faceva a stare dritto.

Le penne delle ali avrebbero potuto scavare nel blocco di roccia per quanto lui stava pressando forte.

-Ma tu eri presente- le disse risentito non appena ebbe ripreso fiato -Perché vuoi che ti racconti cose che conosci già?-

-La storia è la stessa, ma gli occhi che l'hanno vissuta sono tutti diversi. Volevo sapere cosa avevano visto i tuoi-

-E adesso sei soddisfatta?-

-Vederti stare male non mi da alcuna soddisfazione, però adesso so cosa ti tormentava prima del mio arrivo-

Lui scosse la testa e fece un gesto con l'ala come a scacciare qualcosa.

-Solo uno stupido incubo-

-Incubo? O memoria?-

Lui non rispose. Quel tipo di domande, fatte da quella capra, aveva imparato a temerle.

-Non ti hanno abbandonato, Shen. Adesso lascia che ti racconti quello che ho visto io di questa storia-

-Tanto lo faresti comunque anche senza il mio permesso. Ebbene, sentiamo, quanto potrà mai essere diversa?-

Se ne pentì immediatamente, perché ormai l'esperienza gli aveva insegnato che ogni volta che lui dava per scontato qualcosa a proposito della capra, puntualmente veniva smentito, e nei modi più umilianti.

Lei chiuse gli occhi prima di iniziare a parlare.

-I miei occhi hanno visto un amore immenso ed il conflitto dei tuoi genitori tra la giusta punizione ed il fatto che avrebbero dovuto punire te. Non fingere di non saperlo: l'alternativa all'esilio sarebbe stata la pena di morte, e l'avrebbero chiesta così tanti dopo quello che avevi fatto che nemmeno il sovrano avrebbe potuto rifiutare. Se non ti avessero esiliato in fretta senza un processo completo saresti stato giustiziato-

-Sarebbe stato più dignitoso!- esclamò Shen -Inoltre per quale crimine mi hanno punito? Per aver stroncato sul nascere una possibile rivolta che sarebbe costata perdite a tutti? Mi hanno punito per essermi difeso?-

Lei lo guardava sconcertata. Ancora dopo tanti anni e nonostante Shen glielo avesse spiegato, non riusciva a capire l'ovvio!

-Shen, da cosa ti eri difeso? Nessuno ti aveva fatto alcun male, e tu avevi sterminato senza ragione un intero villaggio di innocenti!-

-Innocenti?! E tu come lo sai? Se non li avessi fermati allora, se qualcuno di quel villaggio si fosse sollevato contro di me e mi avesse minacciato, non avrei dovuto difendermi? Tu hai predetto che uno di loro mi avrebbe fermato, sei colpevole quanto me di quello che è successo!-

Quel nuovo sforzo lo faceva tremare, ma stavolta lui si rifiutò di appoggiarsi.

Credeva di averla colpita in quel modo, di aver rivelato l'ipocrisia di chi aveva addossato a lui tutta la colpa mentre era la vera artefice del disastro, ed invece si trovò di fronte uno sguardo determinato.

-No, Shen. Smettila di scaricare le tue responsabilità sugli altri. Tu avresti potuto parlare con me e chiedermi chiarimenti, avresti potuto chiedermi di scrutare il futuro con più precisione. Ed invece hai capito quello che le tue paure ti hanno fatto capire ed hai agito d'impulso. Non è così che si comporta un sovrano-

Quello era troppo. Era semplicemente troppo!

C'era qualcosa che lo stringeva sotto le costole, dietro lo sterno, qualcosa di pesante e viscido che lo soffocava.

-Lasciami in pace...- ansimò -lasciatemi in pace tutti quanti!-

Solo quando la Divinatrice si fu allontanata a bastanza Shen si lasciò scivolare contro il muro e lasciò andare un lungo lamento di dolore.

***

Okay, forse quella era un'altra cattiva idea!

No, anzi... era certamente un'altra cattiva idea!

Ma Po sentiva di doverci provare!

Accanto a lui Maestro Bue Infuriato camminava guardando fisso davanti a sé, torvo e minaccioso come una nuvola di tempesta.

Erano quasi arrivati davanti alla prigione quando videro la Divinatrice che percorreva la strada al contrario.

-Maestro. Guerriero Dragone. State andando da Shen, non è vero?-

-Il Guerriero Dragone mi ha chiesto di andare a vederlo. Fosse dipeso da me non avrei motivo di essere qui-

La Divinatrice guardò Po, poi Maestro Bue.

A Po sembrò che fosse molto preoccupata.

-Non lo spezzate, vi prego. È molto fragile-

***

La vecchia capra se ne era andata da poco quando Shen sentì altri passi in avvicinamento e delle voci che ormai conosceva bene.

Roteò gli occhi esasperato.

Se avesse immaginato che la sua dipartita sarebbe stata una faccenda tanto costellata di fastidi avrebbe scelto un metodo più veloce che l'inedia!

Rimase appollaiato sulla branda, con le ali raccolte nelle maniche e tentando di tenere su il collo.

Appena pochi secondi e lui si trovò davanti, dall'altro lato delle sbarre, il panda che si agitava in preda al panico ed il bue torvo, con le braccia muscolose serrate sul petto.

-Ecco, che vi avevo detto, maestro? Così finirà davvero per morire!- Se il panda non fosse stato così rumoroso e melodrammatico sarebbe stato divertente.

In fondo quello era esattamente il genere di scenata che Shen sperava che il panda e la capra avrebbero fatto ogni giorno al bue, ma sperava anche che lo facessero in qualche posto dove lui non dovesse sopportare i loro strilli.

-Ne dubito. Ci vuole molto più tempo per morire davvero per la fame- commentò il bue.

-Ma noi non vogliamo che arrivi davvero a questo, vero? Maestro, per favore! Fatelo andare al cimitero! Non vedete che sta male?-

Shen tentò di darsi il contegno migliore che poteva, perché l'ultima cosa che voleva era che davvero il bue lo compatisse.

Per fortuna il bue sembrava incline a tutto meno che alla compassione nei suoi confronti.

-Queste sono solo le conseguenze delle sue azioni e delle sue scelte sbagliate. Sarebbe facile se la debolezza o la malattia equivalessero all'assoluzione! Inoltre come potrei giustificare davanti ai cittadini di averlo fatto uscire di nuovo? Sarebbe un insulto a tutti quelli che ha danneggiato da quando è tornato in città, ed io non esporrò una popolazione già provata ad una rivolta per colpa di un suo capriccio-

-Ma... è per i suoi genitori! Non ha visitato le loro tombe nemmeno una volta da venti anni!-

-Un'altra conseguenza delle sue azioni scellerate-

-E va bene, maestro, allora non mi lasciate altra scelta-

Fino a quel momento Shen aveva seguito lo scambio tra i due in silenzio, e quando vide che il panda sollevava i gomiti pensò che volesse combattere; invece si piegò in ginocchio e rimase prostrato con la fronte appoggiata a terra.

-Per il Cielo, per la Terra. Per il vostro animo nobile, Maestro Bue, io vi supplico di permettere che Lord Shen faccia visita alle tombe dei suoi genitori-

Quello sì che era sorprendente!

Chissà dove aveva imparato il panda come si faceva una supplica ufficiale? Per quel che Shen aveva potuto vedere, la sua educazione era quasi inesistente, come d'altra parte ci si poteva aspettare da un contadino o da un paesano.

Ma anche se le maniere erano state impeccabili, la supplica non ottene l'effetto sperato, anzi il bue, invece che impietosito, sembrava più infuriato che mai.

-Prima di umiliarti in questo modo per lui, ricorda che per colpa sua i tuoi genitori nemmeno ce l'hanno una tomba!-

E gli voltò le spalle lasciandolo lì.

Il panda rimase per qualche secondo scioccato.

Anche se aveva il muso a terra, Shen aveva potuto cogliere una smorfia di dolore.

Quando si rialzò e si voltò verso Shen lui credette che avrebbe visto finalmente odio, adesso che il bue lo aveva messo di fronte alla brutale verità, ed invece il panda allargò le braccia desolato, come se fosse lui a scusarsi.

-Mi dispiace. Credevo di riuscire a convincerlo-

Come è possibile? È ancora dispiaciuto per me?”

-Mi odia. Non acconsentirà per nulla al mondo-

Non riuscì a ringraziarlo per averci provato.

***

Ancora una volta le torce erano state dimezzate, segno che fuori il sole era tramontato.

Shen sospirò. Non si degnò nemmeno di aprire completamente gli occhi, per quanta poca differenza avrebbe fatto, e non tirò la testa fuori da sotto l'ala.

Primo, non ne aveva motivo, secondo, non ne aveva la forza.

La cella in cui si trovava attualmente era all'interno del labirinto, e lui non poteva nemmeno avere un quadrato di cielo per rendersi conto dello scorrere del tempo.

In quel modo era davvero già sepolto.

Non aveva più l'anello della catena a trattenerlo, ma non sapeva se considerarla una cosa positiva o meno.

Inoltre si era accorto troppo tardi di una cosa importantissima: il suo dao non era più nella sua cella.

Shen non sapeva di chi sospettare di più, se delle guardie, del bue o della divinatrice; il panda non lo aveva nemmeno considerato, perché sapeva bene quanto poco lo temesse, armato o no.

Quel che era certo era che qualcuno aveva approfittato di un suo momento di incoscienza per sottrargli la sua arma.

Codardi e vigliacchi!

Lo temevano armato persino quando era troppo debole per reggersi in piedi!

Doveva essersi appena assopito quando sentì flebile un cigolio metallico, ma di sicuro non avrebbe potuto essere la sua cella che veniva aperta.

Non a quell'ora.

Non dopo che per tutto il pomeriggio era stato tormentato da visite sgradite!

Poteva anche essere la sua mente provata dalla mancanza di cibo che sentiva cose che non c'erano... eppure c'era qualcosa di strano!

La sensazione di qualcosa di stonato, di una presenza nella penombra, di un altro respiro oltre al suo dentro la cella...

I lupi!” ricordò all'improvviso!

Shen aprì gli occhi di scatto e tirò fuori la testa da sotto l'ala.

Si trovò faccia a faccia con qualcosa di nero e peloso.

-AAHHHH!!!-

-AAHHHH!!!- gli rispose un grido identico al suo.

-Ma che diamine...? Panda!!! Che stai facendo?!-

-Ops! Scusa, non volevo svegliarti. Cioè, no, in realtà volevo svegliarti, però tu non dormivi... o sì?-

-Panda!-

-Ah, giusto... allora, sono qui per chiederti un favore-

-Un favore? A me? In caso tu non l'abba notato, non sono nelle condizioni ottimali per esercitare il mio potere, ed anche se potessi tu saresti l'ultima persona al mondo a cui...-

-Sì, sì, ok, come vuoi tu. Il fatto è che tu devi farmi il favore di mangiare normalmente per almeno due giorni-

Shen era talmente sorpreso dalla richiesta che si dimenticò di offendersi perché il panda gli aveva troncato la parola.

-Panda... primo, non ho la minima intenzione di assecondarti. Secondo, non avresti potuto aspettare fino a domani mattina? C'era bisogno di farmi venire un'infarto a quest'ora di notte?-

-Senti, sono dovuto venire ora perché non volevo essere seguito da nessuno. Nessuno sa che sono qui, capisci?-

-No, non capisco. E smettila di gesticolare!-

-Ops! Scusa... Tu fidati di me e basta, ok? Mangia per almeno due giorni-

Shen lo scrutò con gli occhi ridotti a fessure colme di sospetto. Il fatto che lui fosse appollaiato sulla branda annullava quasi completamente la differenza di altezza tra loro.

-Perché dovrei farlo? Credevo di essere stato chiaro: mangerò quando il bue si deciderà a lasciarmi andare al cimitero-

-E come pensi di andare? Strisciando? Sei senza forze, Shen! Outch!-

Senza forze o no, Shen gli aveva rifilato una sberla di avvertimento sul muso.

-Ok, ok, mi sbagliavo- borbottò il panda massaggiandosi il naso -Non sei poi così tanto senza forze... ma come pensi di attraversare la città dopo tre giorni di digiuno?-

-Se il bue non si decide a concedermi un lasciapassare non dovrò attraversare assolutamente nulla, dunque perché dovrei preoccuparmene?-

-Perché... mpf!- all'improvviso il panda si coprì la bocca con entrambe le zampe -Oh, no, non posso dirlo!-

Shen non ne poteva proprio più!

Oltre al fatto che il panda era... il panda! lo aveva svegliato nel cuore della notte, lo aveva fatto spaventare a morte, blaterava cose senza senso e pretendeva pure che lui si fidasse così, alla cieca.

-Adesso ascoltami bene, panda: hai dieci secondi per darmi una spiegazione convincente, altrimenti fuori da qui-

Il panda scosse la testa.

-Non posso proprio dirlo, Shen. Tu... tu fammi solo questo favore. Due giorni soli, ok?-

Erano già più vicini di quanto Shen avrebbe normalmente tollerato perché il panda aveva parlato a voce bassissima, ed era abbastanza perché lo stesso panda, senza nessun avvertimento, gli posasse le zampe sulle spalle.

-Solo due giorni-

In quel modo vicini per Shen era impossibile non incrociare il suo sguardo, e lui lo sapeva, lo sapeva che guardare negli occhi il panda era pericoloso!

-Per favore- insistette quello ancora una volta.

Shen chiuse gli occhi e prese un respiro profondo.

Non tollerava di vedere tutta quella preoccupazione per lui, come se per il panda lui fosse un amico!

-Solo due giorni- concesse alla fine.

-Evvai! Bene così!-

Il panda lo mollò all'improvviso e Shen rischiò di piombare a terra perché non si era reso conto di quanto si fosse fatto sostenere da lui.

Riprese l'equilibrio all'ultimo secondo con un veloce battito delle ali, in tempo per vedere il panda che usciva dalla cella e la guardia che chiudeva di nuovo.

Esasperato si prese la testa tra le ali. Tutta quella agitazone notturna non gli aveva certo fatto bene nello stato di debolezza in cui si trovava.

Come aveva potuto permettere a quel panda idiota di coinvolgerlo in chissà cosa...

Come? Come...? Come?!

***

-Evvai, evvai, evvai! Ha funzionato!-

Esultava Po a mezza voce mentre usciva dalla prigione.

Mastro Roccia non gli chiedeva nulla, ed era decisamente meglio così.

Lo accompagnò fino all'uscita e quando Po fu fuori sentì che il paletto all'interno veniva tirato.

Adesso sarebbe tornato a casa, sarebbe passato dalla cucina a fare scorta di biscotti alle mandorle dal barattolo di Scimmia, e se ne sarebbe tornato in camera sua a riprendersi dallo stress che quella sortita notturna aveva comportato.

-Eh-ehm-

Qualcuno che si schiariva la voce lo fece voltare verso l'alto, dove una figura si stagliava scura contro il cielo notturno.

A quanto pareva i biscotti avrebbero dovuto aspettare.

Po si mise in posizione da combattimento, ma la sagoma che atterrò davanti a lui, nella luce di una lanterna non era altro che...

-Tigre?!-

-Che cosa sei venuto a fare qui in segreto?-

-Ah... io...-

-La verità, Po-

Il panda si afflosciò come una lanterna di cartapesta sotto la pioggia.

Non c'era modo di mentire a Tigre, non quando lo guardava in quel modo. O in nessun altro modo.

-Io... te lo spiego a casa, ok?-

Rifecero tutta la strada in silenzio, nelle strade appena illuminate, e quando rientrarono alla casa che li ospitava Po pensò di tentare almeno un ultimo trucco.

-Yaaawn! Che sonno! Bene, buonanotte, Tigre...-

Lei lo afferrò per un braccio e lo appiccicò al muro di faccia tenendogli il gomito dietro la schiena.

-Ahi! Ok, ok! Ti dirò tutto-

Stavolta Tigre non lo lasciò andare e lo trascinò per il gomito fino al cortile interno.

-Allora, che stai combinando? Ho l'impressione che questa sia un'altra delle tue cattive idee- gli chiese brusca.

Po non voleva che Tigre fosse così arrabbiata con lui! Non riusciva a sopportarlo!

Le spiegò tutto a meza voce, sperando che nessun altro si svegliasse e lo sentisse.

E man mano che lui si spiegava gli occhi di Tigre si spalancavano sempre di più.

-Tu vuoi fare cosa?-

-Ehi! Non è un'idea brutta come le altre, no?-

-No, Po, questa è molto peggio! Non ti permetterò di farlo!-

-Tigre! Per favore! Sta morendo perché non gli permettono di andare dai suoi genitori!-

Immediatamente Po si rese conto di aver detto la cosa sbagliata.

Sapeva che Tigre era stata in orfanotrofio, e non aveva intenzione di ferirla.

La vide abbassare gli occhi.

-Ops! Scusami...-

-Po, ti metteresti contro il Consiglio dei Maestri, per non parlare di quanto sia pericoloso e di quanto metteresti in difficoltà Maestro Shifu. È fuori discussione. Non te lo permetterò-

-Ma Tigre...-

-No!-

Po si ritrasse spaventato.

Tigre non gli era così ostile dai tempi in cui lui, appena arrivato al Palazzo di Giada, faceva più schifo di chiunque nella storia dello schifo, ed essere tornato a quei tempi feriva il panda molto a fondo.

-Vai a dormire, Po. Domani mattina mi auguro che tu abbia cambiato idea-

Si allontanò e tornò dentro la casa, ma Po rimase lì, in giardino.

-Oh, insomma...- provò a dire a voce appena udibile -Non era un'idea poi così cattiva!-

Peccato che dentro di sé lui lo sapeva che era un'idea più che pessima, e che Tigre aveva ragione sotto tutti i punti di vista... ma per quanto l'idea fosse pessima, era comunque migliore di lasciare morire Shen!

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Cantuccio dell'Autore

Bentornati!

Penso che abbiate capito tutti quale brutta idea ha in mente Po, giusto? In caso contrario starò zittina.

Spero vi siate goduti questa maratona che vi ho fatto fare di aggiornamenti ravvicinati, perché questo è l'ultimo capitolo sopravvissuto per intero.

Da ora in poi dovrò lavorare sulla sinossi e ricostruire quasi tutto da tredici a diciotto.

Questo capitolo per i miei standard è addirittura corto.

Siamo appena all'undicesima pagina, quando la media è di quindici quasi piene. Ma recupereremo, non temete.

Mi diverte scrivere di Po e Shen. Mi fanno un sacco ridere anche solo per come immagino si guarderebbero a vicenda.

Una delle mie scene preferte del film è quando Po rispunta sul tetto e Shen non sente cosa gli dice. Quella parte mi fa sempre spaccare dalle risate!

Vi lascio le note.

-La canzone all'inizio è questa: “Let there be night” dei Powerwolf https://www.youtube.com/watch?v=yMV-COFeDCY . Mi piace molto questa versione live. Mi sembra che abbia qualcosa di commovente.

-”Padre! Perché mi hai abbandonato?” E niente, una semicitazione biblica. Così, de botto e senza senso. Si trova in due dei vangeli canonici: Marco 15,34 e Matteo 27,46

-Tigre non vuole che Po crei problemi a Shifu. Dopo che lui ha fatto capire che vuole essere un padre migliore. Avete notato?

Grazie per aver letto anche questo capitolo

A presto (spero)

Smeralda E. Elessar

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Capitolo 13
*** Dalla scelta ***


Vorrei ringraziare TheDarkWolf per aver messo la storia tra le seguite. E vorrei ringraziare chi sta seguendo la storia ed ha la pazienza di aspettare i miei tempi di aggiornamento. Vi voglio bene e vi abbraccio forte.

Ciò che sorge

***

Dalla scelta

***

Figlio lontano

Io figlio disperato

(Solo il silenzio – "I promessi sposi")



A scuoterlo dal suo stato di torpore che non era sonno ma nemmeno veglia fu un rumore metallico.
Shen aprí gli occhi a fatica.
A terra c'era il vassoio con il cibo, quindi poteva essere mattina.
L'odore del riso in foglia di loto e dei wanton gli ricordò lo strano sogno di quella notte.
Il panda che gli chiedeva di mangiare per almeno due giorni normalmente, come favore personale.
Non ricordava le parole esatte ma ricordava quanto lo avesse colpito a fondo la preoccupazione che aveva visto negli occhi verdi del panda; era incredibilmente simile alla preoccupazione che aveva visto tanti anni prima negli occhi verdi di suo padre quando lui stava male.

Come aveva potuto dimenticarlo per tanto tempo?
Scosse la testa, ormai sveglio nonostante le idee annebbiate dalla debolezza e dalla fame.
Possibile che non fosse stato un sogno?
Ne ricordava frammenti troppo nitidi.
C'era qualcosa di importante che si doveva fare, ma lui non ne aveva le forze... ah già, il cimitero!
Confuso, stordito, Shen decise che era importante ricordare tutto.
Ricordava di avere promesso, ed avrebbe mantenuto la sua parola.
Si trascinò giù dalla branda fino al vassoio del cibo.
Il primo boccone di wanton gli fece storcere il becco perché non ci era più abituato, tuttavia fece del suo meglio per masticare più possibile e mandarlo giù.
Il suo stomaco, dopo i primi assaggi di cibo, si spalancò come una voragine e gli chiedeva di mandare giù tutto subito, ma Shen sapeva di doversi controllare se non voleva vomitare.
Eppure anche quelle piccole quantità di cibo davano sollievo a tutto il suo essere.
Non aveva più un nodo doloroso alla bocca dell'anima.
E poi il nutrimento stava facendo bene anche alla sua mente, che si andava schiarendo boccone dopo boccone.
Adesso ricordava meglio i frammenti della notte, e che non era stato affatto un sogno!
Il panda voleva davvero che lui si rimettere in forze, e questo perché...
"Vuole portarmi al cimitero anche senza il permesso del bue!" Realizzò all'improvviso.
La consapevolezza gli fece tornare vertigini che niente avevano a che fare con la fame.
Non capiva... non sapeva come fosse possibile!
Il panda si sarebbe davvero esposto ad un rischio così grosso... per lui?
Sarebbe stato molto stupido.
Eppure quella avrebbe potuto essere l'unica spiegazione possibile, perché ricordava che il panda gli aveva fatto notare che se fosse stato debole non avrebbe potuto arrivare al cimitero.

Si accorse che era rimasto bloccato con gli occhi sgranati ed il boccone a mezz'aria, e che gli si era accapponata la pelle.

"Sarebbe stupido... molto stupido... ma ha già fatto tante cose stupide!"

Tutte le volte che egli aveva salvato la vita, tutte le volte che non aveva approfittato della sua debolezza, il fatto che volesse aiutarlo.

Shen scosse la testa ma non riusciva a calmare le ondate di sgomento che lo scuotevano.

Avrebbe preferito che il panda lo odiasse! Sarebbe stato tutto più semplice, più immediato e comprensibile!
Eppure il panda era la sua unica possibilità per raggiungere i suoi genitori.
Si convinse a mangiare perché non poteva permettersi un altro giorno di debolezza.

***

Maestro Shifu si sentiva così sconcertato che non riusciva nemmeno a fare finta di avere un contegno ormai.

Perché, in nome di tutti gli antichi maestri, non poteva semplicemente stare tranquillo in quel giardino!

-Questo è troppo!- gli scappò detto.

No, davvero... di tutte le pessime idee che il panda aveva avuto fino a quel momento quella poteva essere la peggiore in assoluto! E se mai ce ne fosse stata una peggiore, Shifu non avrebbe voluto essere presente per testimoniarla.

Quello che Tigre gli aveva appena riferito era semplicemente assurdo!

-Maestro, cosa dobbiamo fare? È vero che abbiamo promesso di aiutare Po in questa cosa, ma questo è davvero troppo! Dobbiamo fermarlo?-

Shifu stava per rispondere che sì, certo, il panda andava assolutamente fermato, ma al momento di aprire bocca qualcosa lo trattenne.

Sarebbe stato giusto fermare il panda, ma Shifu ricordava troppo bene l'impressione che gli aveva fatto vedere Lord Shen che piangeva. Così come ricordava bene la sua arroganza e la completa mancanza di empatia di tutto il resto del tempo.

-Tigre... hai ragione ad essere preoccupata. Non è una decisione facile da prendere. Devo rifletterci. Nel frattempo tu e gli altri non perdete d'occhio Po-

-Sì, maestro-


***


-Oh, andiamo, dimmi che ha funzionato- borbottava Po tra sé mentre percorreva il corridoio fino alla cella di Shen -Dimmi che ha funzionato, dimmi che ha fun... Sì!-

La sua esclamazione aveva spaventato il pavone, che sembrava immerso nei suoi pensieri.

Po guardò lui, poi il vassoio vuoto.

-Allora hai...?-

-Ho mantenuto la mia parola- lo stroncò subito Shen.

Nonostante il pavone fosse impassibile e lo guardasse come sempre con freddezza ed aristocratico distacco, Po sentì spuntare un sorriso.

-Bene! Mi raccomando, continua così!-

Era così felice che non ci fossero state le sbarre di mezzo lo avrebbe abbracciato, e probabilmente Shen se la sarebbe presa a morte, ma che importava?

-Panda!-

Per un attimo Po temette che Shen avese letto i suoi pensieri, ma il pavone piegò appena il collo verso di lui e lo guardò in silenzio.

I suoi occhi rossi erano terribili e penetranti come sempre, capaci di farlo sentire in soggezione, ma Po non distolse lo sguardo.

-Perché?- chiese Shen alla fine.

Non c'era bisogno che specificasse che cosa, ma Po si sentiva così in colpa per tradire in quel modo la fiducia di... di praticamente tutti! che sentì le parole chiare come se Shen le avesse urlate.

Si mise un dito sulle labbra ed in cambio ottenne un sopracciglio scettico sollevato.

-Perché è la cosa giusta. Ora... per due giorni niente combattimenti, va bene? E mangia. Ti serviranno tutte le tue forze per... -

Si tappò la bocca appena in tempo.

-Devo andare!- esclamò in fretta, e scappò via da davanti alla cella.

Fece appena in tempo a vedere Shen che si premeva la punta di un'ala sulla fronte e scuoteva la testa.

***

Nonostante la sensazione che gridava "sbagliato!" dentro di lui, Po si sentiva euforico.

-Maestro Po, andate già via?- gli chiese mastro Roccia quando lo vide nel corridoio grande.

-Cosa? Oh... oh, sì... va alla grande! Cioè... no, intendevo... oggi è debole, non possiamo combattere-

Mastro Roccia sembrava perplesso, e Po cominciava ad innervosirsi perché più le persone erano sospettose su di lui e più lui non reggeva la pressione e faceva qualcosa che confermava i loro sospetti.

Non sapeva dove guardare, e doveva mordersi le labbra come per non dire nulla... anche se mastro Roccia non gli aveva chiesto nulla.

-Maestro Po, voi siete la persona più felice che ci sia mai stata in questa prigione, credo. Vorrei vedere più spesso facce come la vostra invece che gente sempre arrabbiata. I miei rispetti agli altri maestri-

Mastro Roccia lo salutò con un inchino e Po potè finalmente uscire.

"Oh, menomale! E adesso c'è un'altra cosa da fare!"

***

-Benvenuto, Po. In perfetto orario come sempre-

-Yi! Ma come facevate a sapere che...? Oh. Oh, giusto-

La Divinatrice si fece da parte per farlo accomodare in casa.

Non poteva farne a meno: quel panda le ispirava solo un affetto sincero, e non solo perché voleva aiutare Shen.

Se provava a scrutare la sua aura era come vedere un riflesso del sole.

Era fatto di cose autentiche, di sincerità e generosità.

-Lo sai, Po? Shen è stato incredibilmente fortunato che l'universo abbia scelto te come guerriero nero e bianco che dovesse fermarlo. Ma forse l'universo sa molte più cose di quante i mortali possano immaginare-

Il panda la guardava perplesso, e lei decise di cambiare argomento per non confonderlo.

-Allora, come sta?-

-Oggi ha mangiato! Ha finito con quella storia assurda dello sciopero della fame!-

-Sono contenta che abbia ritrovato il buonsenso. Mi chiedo come mai-

Il panda si mosse a disagio sui cuscini dell'angolo del thé.

-Ah... ecco... non... io non so come mai... voglio dire, anche se fosse successo qualcosa di importante, io non ne saprei niente di niente-

La capra sorrise dietro la sua tazza di thé e decise di non metterlo ancora più in difficoltà.

-Naturalmente, Po-

Non le sfuggì il suo sospiro di sollievo ma non disse nulla.

-E come mai sei venuto a cercarmi? Vuoi che legga il tuo futuro?-

-Cosa? Oh, no! Non è per quello, yi. Io mi stavo chiedendo... così, per curiosità... dove sono le tombe dei... di...-

"Ecco che ci siamo"

-Dei genitori di Shen?-

-Ah... sì, loro. Sono sempre al cimitero della città, non è vero?-

Lei annuì. Averli nominati la faceva tornare nel passato.

-Sì, sono lì. Maestro Rhino ha insistito perché occupassero il loro posto nel tempio di famiglia dopo la loro morte. Sai, c'è un tempio molto grande, che ospita tutta la dinastia dei pavoni a partire da quattro generazioni prima di Shen, da quando fu fondata la città vera e propria-

-Oh, wow! È molto antica?-

-Duecentocinquantasei anni. Si trova nella sommità della collina, ed è il centro del Sentiero del Drago. Tu ne hai già percorso una parte quando hai partecipato al funerale di Maestro Rhino Tonante-

-Sì, me lo ricordo. E quindi bisogna attraversare tutto il cimitero per arrivare lì?-

-Esatto-

Il panda appoggiò il mento su una mano e cominciò a riflettere a voce alta.

-Tutto il cimitero... di notte... ma le lanterne sono sempre accese, non è vero? E non ci sono... che so... spiriti maligni, giusto?-

Lei sorrise alla sua preoccupazione.

Il pensiero di addentrarsi in un cimitero di notte lo terrorizzava, lei poteva sentirlo, eppure lo avrebbe fatto lo stesso.

Si alzò e fece il giro del tavolo per abbracciarlo forte.

Il panda non resistette nemmeno un momento, non chiese il motivo dell'abbraccio e si rifugiò contro di lei.

-Sei una persona generosa ed il tuo cuore è benedetto- mormorò mentre gli accarezzava la testa soffice -Non hai ragione di temere gli spiriti, perché non potrebbero farti alcun male-

Gli prese il viso tra gli zoccoli e lo guardò negli occhi.

-Shen conosce perfettamente la strada. Te lo chiedo per favore, veglia su di lui ancora una volta-

Il panda la guardò basito. La sua mascella cadde giù, lasciandolo con la bocca spalancata.

Lei lo accarezzò sulla testa un'ultima volta e tornò alla sua tazza di thé come se nulla fosse, per dargli il tempo di capire cosa era successo.

-Yi? ... Non ditelo a Maestro Bue, per favore-

Nascose il suo sorriso nella tazza.

-Dirgli cosa, Guerriero Dragone?-

***

C'era qualcosa di importante da fare.

Croc avrebbe voluto riposare dopo la fatica della giornata di un'altra sezione del canale da ripulire, ma sapeva che la sua coscienza non lo avrebbe lasciato in pace finché non avesse risolto l'altra cosa.

La guardia camminava davanti a lui nei corridoi della prigione reggendo in alto una lanterna supplementare per illuminare le zone più buie tra una torcia e l'altra.

Da quando Croc aveva saputo che Shen si rifiutava di mangiare, aveva cominciato a farsi un sacco di domande su di lui.

Sapeva che il giorno prima aveva mangiato, ma lo stesso, l'idea che si fosse fatto indebolire, che avesse addirittura rinunciato agli scontri con il panda, gli dava un'impressione strana.

Qualcuno che desiderava vedere le tombe dei genitori tanto da rischiare di morire a sua volta non combaciava con l'immagine che aveva lui del pavone: Croc lo ricordava arrogante, fiero della sua arma, e che non vedeva l'ora di accendere la miccia per...

Croc scosse la testa.

Il botto dell'esplosione gli era rimasto dentro, e non doveva permettere a sé stesso di pensarci troppo.

La guardia si fermò davanti ad una cella e poco dopo Croc vide Shen in un angolo.

Aveva sollevato la testa al loro arrivo, e adesso li osservava attento ma senza tradire alcuna emozione.

-Grazie, potete andare- disse Croc alla guardia -Uscirò da solo-

L'antilope si inchinò e li lasciò soli.

Per il pavone non fece alcuna differenza, perché il suo sguardo rosso sangue era fisso su Croc, ma il maestro aveva l'impressione che il pavone non lo vedesse realmente.

O forse non gli importava in nessun modo la sua presenza e lo considerava alla stregua di un oggetto.

Vederlo in quel modo metteva i brividi. Non era paura, era un timore diverso, profondo e primordiale, che riusciva ad infiltrarsi sotto la pelle e da cui le sue scaglie non potevano proteggerlo.
Croc lo aveva sempre visto stravolto dalla furia del combattimento, adesso rivedeva l'atteggiamento di distacco che aveva avuto la prima volta che si era presentato a palazzo; prima che scatenasse il fuoco su di loro e sulla città.
In cella il pavone era pallido come uno spettro nella penombra. Le ali raccolte nelle maniche, la testa alta sul collo elegante, il lungo strascico bianco screziato di rosso e nero drappeggiato come un velo dietro di lui; tutto nel suo atteggiamento irradiava superiorità.
Il pavone ricambiava il suo sguardo, ma Croc lo sentiva distante.
Lo guardava da un altro mondo, ed il principe bandito era fatto di pietra.
Gli sembrava irreale, un essere sospeso fuori dal tempo e dallo spazio.
Per l'ennesima volta Croc si domandó se il pavone avesse un cuore oppure se fosse stato mutilato trppo profondamente nella sua capacità di sentire.
Al di là della soggezione che Shen gli incuteva, Croc si rese conto che provava pena per lui.

Mai in vita sua gli era capitato che qualcuno gli suscitasse allo stesso tempo tanta compassione e tanta repulsione.

Shen gli ricordava una ferita aperta: si vorrebbe curarla, ma il disgusto è più forte della buona volontà.
"Veramente non c'è modo di salvarti?"
Aveva difficoltà a sostenere il suo sguardo.
-Va bene, veniamo al punto- disse sbrigativo -Tra pochi giorni sarà luna nuova, e dovremo emettere un verdetto- si interruppe un attimo -Io non voglio condannarti a morte-

L'unica reazione del pavone fu inclinare leggermente la testa per osservarlo meglio.
-Ti chiediamo solo di vivere senza danneggiare nessuno- insistette Croc -È davvero troppo?-

Credeva che non avrebbe avuto risposta, invece il pavone gli parlò con una voce bassa, sorda e roca, come se non la usasse da tempo.

Il che naturalmente era impossibile, perché Croc sapeva bene quanto riuscisse ad essere loquace quando si trattava di provocare, schernire o insultare.

Si chiese come mai fosse cambiata tanto in così poco tempo.
-Perché vuoi tenermi in vita?- La voce del pavone lo faceva rabbrividire -Ho ucciso il tuo maestro davanti a te-

Il dolore lo colpì di nuovo. La perdita del maestro faceva ancora male, e per un attimo Croc...
-Non l'ho dimenticato- disse solo.

Il pavone non mostrò nessun cambiamento.
-L'atteggiamento del bue é più sensato. Sarebbe giusto per voi condannarmi a morte-

Croc scosse la testa.
-No, non per me. Ascolta, Maestro Rhino mi ha insegnato ad utilizzare le mie capacità per fare del bene. Ucciderti sarebbe solo semplice, non sarebbe giusto. Non sarebbe un bene-
Solo per un attimo gli sembrò di vedere il pavone contrarsi, ma se era accaduto era stato solo il tempo di un battito di ciglia.

Quando tornò a guardarlo era freddo e distante, fuori dalla sua portata.

Croc avrebbe voluto raccontargli la sua storia, avrebbe voluto spiegargli che con l'orgoglio eccessivo stava facendo del male a sè stesso, e che accettare l'aiuto di qualcuno abbastanza generoso non era svilente ma un'occasione preziosa. Non lo fece.

Il disago che provava in presenza di Shen riusciva a fargli morire le parole in gola, e considerando quanto erano basse le possibilità di commuoverlo, Croc non voleva condividere con lui l'esperienza più importante della sua vita ed esporla al disprezzo.

Sarebbe stato un insulto alla memoria di Maestro Rhino, e lui non lo avrebbe sopportato.
-Senti, fai come vuoi. Spero che tu possa...- si interruppe perché si rese conto che non sapeva esattamente cosa dire. Cosa poteva augurare a qualcuno che si dedicava in maniera così metodica alla rovina di sé stesso quanto degli altri?

Lo guardò attentamente attraverso le sbarre e vide che Shen non lo guardava più. Stava fissando un punto indefinito nel vuoto davanti a lui.

"È completamente rovinato. Anche se non lo condannassimo a morte noi, lui non ha una vera vita" pensò. Un brivido lo percorse sotto le scaglie della pelle.
-Spero che tu possa trovare pace- disse pianissimo.

Andò via prima di vedere la reazione del pavone.

***

Tigre lo sapeva che c'era qualcosa che non andava, lo sapeva!

Era la stessa sensazione di quando aveva accompagnato Po alla prigione ed avevano trovato il pavone impiccato: era una minaccia incombente che le faceva sfoderare gli artigli e gonfiare il pelo.

Non aveva più chiesto a Po in quei due giorni se avesse cambiato idea, ed aveva paura a farlo perché era certa che la risposta sarebbe stata no. E lei non voleva litigare con quello stupido panda per colpa di un ancora più stupido pavone!

Gli altri quattro cicloni erano stati informati, Mantide era stato scelto come pedinatore ufficiale di Po, ed il resto di loro aspettava solo un segnale da lei, che aspettava la decisione di Shifu.

Poi, una notte, mentre lei era distesa a guardare il soffitto in attesa di addormentarsi, dal retro della casa si alzò un baccano assordante che avrebbe potuto svegliare l'intero quartiere.

***

-Okayokayokay... non è stato tanto forte, no? Bene, ce la posso fare!-

Po raccolse da terra il secchio che era scivolato, la veste colpevole di averlo fatto inciampare quando ne aveva pestato la cintura, ed in ultimo la lanterna.

Peccato per il barattolo, ma non aveva proprio tempo per occuparsi anche di quello.

-Bene, e adesso... andiamo!-

Si guardò indietro un'ultima volta e poi si mosse in fretta verso la prigione.

Dentro di lui, la sua coscienza gli stava urlando quanto si sarebbero arrabbiati Maestro Shifu, Maestro Bue e tipo, tutti quelli che conosceva.

E che lui sarebbe finito in una cella accanto a quella di Shen per colpa di quella brutta idea.

***

Tigre era allo stesso tempo allibita ed inorridita.

La porta della cucina che dava sul vicolo sul retro era aperta ed ancora penzolava dai cardini, e lì accanto... era il barattolo dei biscotti di Scimmia quello?

-Ohoh!- esclamò Mantide -Certo che aveva fretta!-

-Già! Finisce sempre tutti i miei biscotti quando riesce ad arrivarci, altro che lasciare mezzo barattolo!-

La luce di una seconda lanterna li raggiunse in cucina, ed alle loro spalle c'era Maestro Shifu.

-Maestro, cosa dobbiamo fare?-

-Seguitelo-

"Oh, bene!"

-Ed aiutatelo qualsiasi cosa decida di fare-

-Cosa?! Ma maestro!-

-Qualsiasi cosa- confermò Shifu -Me ne prenderò io la responsabilità davanti al Consiglio dei Maestri. Ora andate-

Non c'era altro da fare. Però Tigre era un po' meno preocupata, perché se anche Shifu era d'accordo con il panda c'era qualche speranza che quell'idea non fosse poi così terribile.

Si inchinò in fretta e corse fuori nella notte seguita dagli altri.

***

-Okay, dai, sta andando alla grande!- si incoraggiava Po -Insomma, mi avrebbero già seguito, no? È facile. Prendo Shen, andiamo al cimitero, e lo riporto dentro. Non se ne accorgeranno neanche-

Fortuna che ormai conosceva bene la strada fino alla prigione, altrimenti avrebbe potuto perdersi.

Alla svoltà successiva però sentì che qualcosa non andava.

Si sentiva seguito.

Si voltò di scatto e dietro di lui c'erano i Cinque Cicloni al completo.

-Aaahh!!! Oh, no!- non poteva farci niente, certe cose lo facevano andare nel panico!

-Sentite, lo so che questa idea non vi piace, ma per me è importante, va bene? Non cercate di fermarmi!-

Tigre guardò un attimo verso gli altri prima di fare qualche passo verso di lui.

"Ecco, adesso mi riempirà di colpi di kung fu! E lei è sempre stata più brava di me, ed io non voglio combattere contro di lei, ma non voglio nemmeno abbandonare Shen, e..."

-Non cerchiamo di fermarti, Guerriero Dragone. Veniamo con te-

-No, no, davvero, anche se non vi piace... ehi! cosa hai detto?-

-Hai sentito bene. Dato che ormai ti sei messo questa idea in testa, tantovale che veniamo con te per controllare la situazione da vicino-

-Davvero?-

Po li guardò uno ad uno... era così bello avere amici così! E non doveva commuoversi, perché i guerrieri tosti tosti non piangono.

-Grazie, ragazzi-

-Bene, muoviamoci!- esclamò Scimmia -l'ultimo che arriva mi ricompra i biscotti!-

_____________________________________________________________________________________________

Cantuccio dell'Autore

Bentornati!

Ho diviso questo capitolo in due parti perché era davvero troppo lungo e troppo pesante.

Io davvero non so cosa succeda con questi capitoli: nella prima stesura erano non più di quattordici pagine, come cavolo ci sono arrivata a diciassette?

In attesa di capirlo, vi lascio le note.

-La citazione all'inizio è del musical "I promessi sposi – Opera moderna" https://www.youtube.com/watch?v=ZBg3i9xA4_o . È un contesto completamente diverso, ma era troppo bella per non coglierla. E poi Vittorio Matteucci giustifica qualsiasi incongruenza.

-Funfact: stavo facendo ricerche sul significato del gesto del pollice in su in Cina perché volevo inserirlo in una scena. Menomale che ho cercato! Ecco, no. Se avete a che fare con un contesto cinese o giapponese, non fate okay con il pollice. In estremo oriente è un gesto molto volgare. E poi sono scoppiata a ridere perché mi sono immaginata la reazione isterica di Shen se Po o chiunque altro gli avesse fatto un gesto del genere.

-Mi sono resa conto solo ora, dopo tredici capitoli e quasi un anno di lavoro, che sto scrivendo un trattato contro la pena di morte.

A presto!

Smeralda E. Elessar





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Capitolo 14
*** Dalle ombre ***


Seconda parte pronta in tempi abbastanza brevi!

Inoltre volevo ringraziare X_98 per aver messo “Diverso” tra le storie preferite.

Buona lettura.

Ciò che sorge

***

Dalle ombre

***

E ti spazza via come foglia al vento

Che vien voglia di lasciarsi andare

Giù leggero, nel suo abbraccio forte

Ma è così cattiva poi la morte?

È così cattiva poi la morte?

(Pescatore – Pierangelo Bertoli, Fiorella Mannoia)



Shen non avrebbe potuto dormire nemmeno se avesse voluto.

Ovviamente il panda non gli aveva dato un orario, ma era scontato che le azioni clandestine si svolgessero di notte.

Solo... a che punto della notte? Per quanto avrebbe dovuto aspettare? Il suo respiro era rapido e superficiale, in accordo al battito del cuore che premeva contro lo sterno.

Inoltre Shen non riusciva a scrollarsi di dosso l'orribile sensazione di essere stato preso in giro.

Il pensiero che il panda avesse potuto fingere di volerlo portare al cimitero di nascosto solo per impedirgli di morire di fame gli provocava una violenta ondata di nausea.

Era possibile? Shen tentava di convincersi di no. Non dopo che lo aveva visto supplicare in ginocchio perché lui potesse andare a visitare la tomba di famiglia.

E quindi poteva solo aspettare.

Non sapeva bene come considerare la visita del coccodrillo quel pomeriggio; gli era sembrato che il rettile non avesse detto nemmeno metà delle cose che pensava, ma in quel momento non gli interessava nemmeno tanto.

Si passò distrattamente la punta dell'ala sullo sterno, ma ormai non provava più dolore sotto la fasciatura.

L'unica cosa positiva era che, tra i giorni di digiuno e quelli per riprendere le forze, senza combattimenti le sue ferite si erano finalmente rimarginate.

Se li trovò davanti all'improvviso, al di là delle sbarre.

Erano il panda e la tigre, e più in basso la vipera.

"Lo ha fatto davvero!"

Non si era reso conto di quanto avesse sperato che il panda venisse davvero a prenderlo se non quando la sua presenza lo aveva colpito in pieno.

Era inorridito da sé stesso per essere caduto così in basso.

-Oh, bene! Sei già sveglio-

Lui non gli rispose.

Fu distratto dal rumore della serratura che scattava, e quando la guardò l'insetto verde era appena saltato giù con un lungo ago tra le zampe.

-Grazie, Mantide! Bene, puoi uscire! Ehi!-

Shen non ne aveva potuto fare a meno: aveva sbattuto la porta della cella di nuovo chiusa.

Il panda lo guardava stranito, la tigre lo puntava per attaccalo al minimo segnale di ostilità da parte sua.

Shen riportò tutta la sua attenzione sul panda che era attaccato alla sbarra dall'altro lato, poco sopra la sua ala.

-Prima dimmi perché lo fai. Perché se è per pietà, potete richiudere questa porta e tornare da dove siete venuti-

Sentì lo sbuffo della tigre ma non vi badò.

L'unica cosa su cui riusciva a concentrarsi era scrutare gli occhi verdi del panda.

-Non so se è pietà. So che non è giusto impedirti di andare dai tuoi genitori. E non è giusto che tu ti faccia male per questo. Io... io sono il Guerriero Dragone, è mio dovere sistemare le cose quando non vanno bene. E questo non va per niente bene-

Lo colpì a fondo, dentro.

Non era pietà.

Era qualcos'altro che non riusciva a definire e che gli si era avviluppato dentro e adesso tirava forte.

Dovette fare uno sforzo per distogliere lo sguardo, e lo spostò sulla sua ala stretta attorno al metallo.

-Bene, questa è la tua motivazione- si rivolse alla tigre ed all'insetto -E voi? Perché lo fate?-

La tigre lo fissava dall'alto in basso e con le braccia incrociate. Lei almeno si comportava come al solito.

-Noi siamo suoi amici. Stiamo aiutando lui, non te-

Le era quasi grato per la sua manifestazione di astio e sfiducia.

Lentamente, con uno sforzo, si costrinse ad aprire l'ala che stringeva la sbarra ed a fare un passo indietro per consentire alla porta di aprirsi.

Scivolò sui cardini con il consueto cigolio.

-Oh, bene! E adesso, fase due!-

-Autch! ... panda!-

Il panda lo aveva travolto scaricandogli addosso un secchio e qualcosa di stoffa.

La stoffa era una veste nera, e quello poteva capirlo, ma il secchio con il carbone...

-Questo no-

-Shen...-

-Ho detto di no-

La tigre si avvicinò alle sbarre per parlargli.

-Ascolta, di notte sei troppo visibile. Se qualcuno ti vedesse sarebbe una rivolta in città, e non arriveresti mai al cimitero-

Per quanto odiasse quell'argomentazione, era troppo sensata per ignorarla.

"Non c'è dunque fine all'umiliazione per me?"

Annuì con il becco serrato, tremante di indignazione e di orgoglio offeso.

Si fece scivolare addosso la veste sopra quella che indossava già, perché mai e poi mai si sarebbe spogliato davanti a loro, e poi con un pezzo di carbone cominciò a sporcarsi le parti bianche ancora visibili.

Era orribile.

Lo avrebbero schernito per quello! Forse non il panda, lui era troppo stupido, ma gli altri?

Provò a gettare loro una rapida occhiata.

Non lo stavano nemmeno guardando. La tigre, la vipera e l'insetto erano chini a guardare qualcosa a terra, che quando sporse la testa capì essere una piantina della città.

-Non vi servirà. Io conosco la strada- disse.

-Abbiamo già studiato il percorso. Dovevamo rivederlo-

Nessuno lo aveva guardato in modo strano, nessuno aveva fatto commenti sul suo aspetto attuale e sporco di polvere nera.

E dalle loro facce sembrava che non gliene importasse proprio niente.

La tigre ripiegò la cartina e fece cenno a loro dentro la cella.

-Andiamo-

Shen non si era accorto di essere sulla soglia. Si guardò indietro per un timore irrazionale che qualcosa di invisibile lo stesse trattenendo nella cella ma non c'era niente.

Si mossero tutti insieme, e la prima del gruppo era la vipera.

Il serpente aveva stretto nella punta della coda un bastoncino a cui era legato un nastro di seta color pesca, che spariva inghiottito dalla penombra dei corridoi.

"Ingegnoso" fu costretto ad ammettere Shen.

Alla prima intersezione grande, invece di puntare verso il centro, loro andarono verso il fondo.
Shen era perplesso. Vedeva la luce dell'arena centrale, e non capiva come mai non prendessero quella direzione.
-È dall'altra parte-
-Non possiamo uscire da lì, gli arcieri ci vedrebbero-
-E allora come...? oh... -
Comprese all'improvviso: la stanza da cui era uscito quando il panda aveva voluto portarlo in città!
-Va bene-
Lì seguí nel percorso tracciato dal nastro della vipera.
Non aveva altra scelta che fidarsi di loro.
Arrivati all'ultimo giro, quello più esterno, oltre alle porte delle celle c'erano anche delle porte di legno. Shen poteva solo ipotizzare che fossero dei ripostigli per materiali di scorta.
Dentro una di queste porte chiuse finiva il nastro, e la vipera bussò con il bastoncino che aveva utilizzato per riavvolgerlo.
Aprì la scimmia con un'altra lanterna.
-Oh, non vi ha ancora arrestato nessuno! Bene! Forza, passate!-
Shen si diede dell'idiota!
Quella porta era stata nascosta in mezzo alle porte dei ripostigli! E lui, pur sapendo che ci sarebbero arrivati, non aveva pensato a tenere il conto delle porte! Si era aspettato un'intersezione, ed invece era una dannata porta!
Tutto stava succedendo troppo in fretta, e lui aveva la brutta sensazione di essere trasportato dalla corrente degli eventi senza più alcun controllo su di essi.
Incastrato tra la scimmia e la vipera davanti a lui e la tigre immediatamente dietro, Shen salì i gradini di pietra e si trovò davanti ad un'altra porta aperta, che dava sulla piccola stanza in cui si era risvegliato già il giorno della sua sfortunata sortita in città.
Riconobbe la finestra come un elemento stranamente familiare, anche se quella volta il cielo che si vedeva era quello buio della notte.
La tigre mise una zampa sul paletto della porta esterna, ma prima di tirarlo si voltò verso di lui.
Shen sentiva i suoi occhi arancio dorato che indagavano nei suoi, ma non distolse lo sguardo.
-Prima di fare un passo fuori, ricorda questo. Noi tutti stiamo rischiando per darti questa occasione. Se al mondo c'è ancora qualcosa di sacro per te, in nome di quello, comportati con onore-
Lo colpí più a fondo di quanto si era aspettato.
Ricambió il suo sguardo con fermezza ed annuì.
La tigre annuì di rimando, ed un attimo dopo la porta era aperta.
Fuori c'era la gru, con una lanterna attaccata alla zampa.
-Oh, bene! Non vi hanno fermato. Adesso sbrighiamoci prima che ci arrestino tutti-
Passò la lanterna nell'ala e si incamminó.
Shen lo seguí senza fiatare, ancora una volta nel mondo esterno, e con lui gli altri.
Percorsero le strade buie della città addormentata.
Non c'era nessuno fuori a quell'ora, e loro erano silenziosi.

Shen si concentrava sull'aria libera, sullo spazio in lontananza.

Alzò lo sguardo verso una finestra illuminata, ma oltre la finestra, più in alto, c'era il cielo.

Rimase sbalordito come se non lo avesse mai visto prima.
La luce della lampada rischiarava appena la via davanti a loro e subito lasciava spazio all'oscuritá man mano che passavano oltre.
Le strade erano familiari per Shen, anche nel buio, e non ebbe difficoltà ad orientarsi nella notte.

Di tanto in tanto lo sguardo lo sguardo gli cadeva in basso, sulla sua veste nera e sulle ali che adesso erano pure nere, e l'impressione che ne aveva era straniante.

Shen era sorpreso da sé stesso per come li stava seguendo senza fare domande, e dal fatto che non stesse nemmeno pensando di scappare.

Oltre la promessa che aveva fatto alla tigre, davvero non gli interessava: per lui quella notte esisteva solo raggiungere i suoi genitori.

A volte sentiva qualche sguardo indagatore su di lui, ma non si preoccupava di cercarlo per ricambiarlo.
In pochi minuti si trovarono ai margini della città.
Poco ad ovest, alla loro sinistra, si sentiva lo scorrere lento del fiume e le voci di barcaioli e zatterieri che lavoravano di notte, ma era lontane nell'aria calda della sera estiva.
L'umidità portava fino a loro l'odore del fiume, e Shen si sentí a disagio perché avrebbe saputo riconoscere da quale molo era partito venti anni prima per navigare il fiume e giungere al villaggio dei panda.

Distolse l'attenzione dai suoi pensieri e la riportò sul gruppo.
La gru si alzò in volo sulla strada ampia fuori dalla città, e la lanterna li portò lontani dal fiume.
La collina del cimitero era già visibile, più scura contro il cielo notturno e con le luci che la ornavano che sembravano eteree e sospese.

Shen si sentiva a disagio.

Odiava andare lì almeno quanto lo desiderava, e non gli era chiaro perché lo desiderasse tanto.

Si disprezzava, in verità.

Sapeva che avrebbe trovato solo due lapidi nere lucidate come specchi, e sapeva razionalmente che era del tutto inutile andare a vederle, eppure non riusciva a tollerare il pensiero di non farlo.

I suoi accompagnatori erano tutto attorno a lui, silenziosi come le ombre.

Persino il panda non si faceva sentire, ed era forse la prima cosa che Shen apprezzasse davvero di lui.

Erano arrivati a poche decine di metri dal cimitero, già si scorgeva il cancello di legno incastonato tra i pilastri rossi, ma all'improvviso la luce della lanterna deviò dalla strada principale verso il terreno aperto della campagna.

-Dove sta andando?- dovette chiedere Shen.

-Non possiamo entrare dal cancello principale- gli rispose la tigre -C'è un guardiano e non deve vederci. Meno persone sono coinvolte in questa storia, meglio sarà per tutti-

Anche quella era un'argomentazione sensata.

Shen lasciò la strada e sentì sotto le zampe l'erba bassa ed i ciottoli della campagna.

Non c'era nulla se non cespugli ed erba attorno a loro, e le luci della città erano ormai lontane.

Dal terreno si alzava l'odore della vegetazione e degli steli essiccati quando loro la smuovevano calpestandola e passandoci in mezzo.

Non c'era vento, e l'aria era immobile e densa per l'umidità che saliva dal fiume e che l'abbassamento di temperatura della notte aveva fatto condensare.

A Shen sembrava che a tratti fosse troppo densa, e che non riuscisse a forzarla nei polmoni.

Davanti a loro si sollevò la massa scura del muro di cinta.

La lanterna, come presumibilmente la gru che ce l'aveva portata, era ferma sul bordo.

"Indica a chi è a terra quanto è alto il muro" era infastidito di trovare ingegno e buonsenso negli amici del panda.

-Bene, Gru è in cima. Vipera, Mantide, prima voi-

I due interpellati sparirono nell'ombra e le loro sagome riapparvero per un breve momento in controluce in cima al muro.

L'insetto fece qualche movimento con le zampe e poi scomparve.

-Shen, ce la fai?-

Lui non le rispose.

Anche se non ce l'avesse fatta, sarebbe morto piuttosto che chiedere altro aiuto a loro.

Con un salto, con la coda e con le ali, salì più in alto che poteva, e si aggrappò con gli artigli per solo pochi centimetri al bordo del muro.

Dovette battere le ali un paio di volte ma riuscì a non cadere di nuovo giù.

"Ce l'ho fatta!"

Per qualcuno che non era capace propriamente di volare era stato un gran salto, e lui era soddisfatto anche se le ali che gli dolevano.

Davanti a lui si spalancava il cimitero, fitto di piccole luci e di lapidi lucidate.

Era un arazzo di seta scura decorato da fuochi vivi, un riflesso del cielo in terra con le sue piccole stelle.

Shen rimase sgomento per quanto gli sembrava vasto. Era un campo di lucciole.

Per un attimo una vertigine di soggezione lo fece tremare. Erano le fiamme dei morti!

Un movimento improvviso accanto a sé lo spaventò.

Era la scimmia, che era atterrata vicino a lui e chissà perché lo guardava con il suo sorriso tutto denti.

Il primate saltò giù aiutandosi con il bastone, ma la sua presenza era bastata per riportare Shen alla lucidità.

Si lasciò cadere e gli bastò planare per raggiungere terra senza sforzo, oltre le piante che crescevano addossate al muro dal lato interno.

Trovò l'insetto, la vipera e la scimmia che lo aspettavano, e solo lei gli rivolse un piccolo cenno di incoraggiamento.

In cima al muro intanto la luce venne oscurata da due sagome molto più massicce di lui.

-Oh-oh! Meglio sloggiare da qui!-

La scimmia fece un balzo che la portò ben lontana dal muro, quasi su una delle lapidi.

-Non capisco perché tu abbia tanta paura, amico mio- disse la mantide -In fondo già una volta Po ti è caduto addosso e sei sopravvissuto-

-Ecco, visto che a me è già successo puoi accomodarti tu stavolta-

La tigre era saltata giù con un balzo aggraziato, mentre il panda annaspava aggrappato al bordo.

-Po!-

-Ci sono, ci sono... outch!-

Crack.

Shen imprecò mentalmente: il chiasso del panda appeso al muro e che cadeva sfasciando la vegetazione sottostante avrebbe non solo disturbato i morti, ma anche allertato i vivi.

-Po? Stai bene?-

-Sì, sì, niente di rotto-

La tigre lo aiutò a rimettersi in piedi e lui si spazzolò di dosso rametti e foglie che gli erano rimasti attaccati ai pantaloni ed alla pelliccia.

La mantide sghignazzò senza alcun pudore.

-Niente di rotto da te. I giardinieri domani crederanno che si sia risvegliato uno spirito maligno in quei cespugli-

In effetti da dove era uscito il panda era rimasto un buco nella vegetazione, ed un cespuglio era stato completamente schiacciato.

-Ops... scusate... davvero, io...-

-Po, non importa, dobbiamo sbrigarci-

La tigre guardò verso di lui, e Shen sentì un brivido che lo attraversava a dover sostenere i suoi occhi fosforescenti nell'oscurità.

-Shen, adesso tocca a te. Tu conosci il cimitero meglio di noi. Dobbiamo passare in modo da non farci vedere dal guardiano-

Lei fece un piccolo cenno alla gru, e poco dopo lui gli porse la lanterna.

Shen non capiva come facessero.

Sapeva che la tigre non si fidava di lui, e che sicuramente non provava nessun altro sentimento positivo; ricordava come lei gli fosse balzata addosso il giorno in cui era uscito in città, e ricordava i suoi artigli che volevano affondare per mutilarlo, eppure la tigre non lasciava in nessun modo che i suoi sentimenti personali compromettessero l'efficienza.

"È quello che stanno facendo tutti. Mettere da parte le simpatie e le antipatie per qualcosa di più importante. Anche io che sono qui con loro"
La gru teneva la lanterna sollevata e la allungava verso di lui con un cenno timido.
"E sia"
La prese, e non appena fu sospesa alle sue penne dell'ala Shen si sorprese di quanto fosse leggera.

-Saliremo dai sentieri interni fino al muro del Sentiero del Drago- disse.

Raddrizzò la schiena e, dopo una veloce occhiata attorno, imboccò uno dei sentieri minori che salivano verso l'alto.

***

Po non si era fatto troppo male. Non nel fisico almeno. Quello che faceva male era sapere di aver trascinato i suoi amici in un'azione che era contro tutte le regole.

Di solito il suo compare di azioni furtive era solo Scimmia, ed in ogni caso nessun guaio che avevano combinato assieme era nemmeno lontanamente paragonabile a fare evadere un pavone criminale per infiltrarsi in un cimitero di notte, per giunta contro gli ordini espliciti di un maestro.

Po si sentiva rabbrividire. Era contento di avere i suoi amici con sé, ma se si fosse scoperto cosa avevano fatto... la nausea ed il panico lo fecero piegare in due.

-Po, tutto bene?- gli chiese Vipera.

-Sì... in realtà no... ma ormai siamo qui... se ci scoprono dirò a tutti che è stata una mia idea, non voglio che se la prendano con voi-

Vipera gli sorrise comprensiva e gli accarezzò leggermente la zampa con la coda.

-Po, non devi preoccuparti di questo. Non saremmo venuti se non pensassimo che è una cosa giusta. Su, andiamo-

Po si affrettò a seguire Vipera e la luce della lanterna.

Se c'era qualcosa che riusciva a farlo stare peggio del creare problemi ai suoi amici era restare indietro, da solo, in un cimitero, di notte.

***

Croc non sapeva cosa fare.

Non si era nemmeno ritirato nella sua stanza per la notte perché sapeva che non sarebbe riuscito a prendere sonno, aveva preferito rimanere nella sala della lettura.

I rotoli di carta con le leggi della città erano sul tavolo di fronte a lui, proprio sotto il suo muso, ma lui non le stava guardando perché aveva gli occhi chiusi e la testa posata tra le zampe appoggiate al tavolo sui gomiti.

Niente di quello che provava poteva essere spiegato con codici.

Dietro le sue palpebre chiuse c'era impressa l'immagine del pavone come lo aveva visto quel pomeriggio.

Bue aveva avuto ragione: Croc sapeva che Shen era molto oltre quanto lui fosse mai stato nei suoi momenti peggiori, ma sapeva anche che lui era stato odiato almeno quanto il pavone, se ad un certo punto gli abitanti dei villaggi si erano stufati di lui tanto da richiedere l'intervento di un maestro kung fu di alto livello.

Era stato quello a salvarlo, probabilmente.

Se si fossero accontentati di un semplice cacciatore di taglie, lui sarebbe stato sbattuto in prigione fino all'evasione oppure alla sua morte.

Il fatto che avessero chiamato maestro Rhino contro di lui era stata la sua peggiore sconfitta ed insieme la cosa migliore che era accaduta nella sua vita.

Perché con Shen non poteva essere lo stesso?

Per questo aveva voluto vederlo con i suoi occhi, e trovarlo spezzato, insensibile a tutto, lo faceva stare a disagio.

Non importava che fosse Shen, Croc non sopportava il pensiero che esistesse qualcuno che non poteva essere salvato.

Percepì un movimento nella stanza ed alzò la testa appena in tempo per vedere Bue che chiudeva la porta.

-Si è fatto molto tardi, Croc. Non è da te. A cosa pensi?-

Sorrise al pensiero che il suo amico tenesse ancora il conto delle sue abitudini.

Indicò i fogli davanti a sé e decise di essere onesto.
-Tra cinque giorni sarà luna nuova. Dovremo rivedere il giudizio sul pavone-

Immediatamente sentì Bue irrigidirsi.
-Cosa c'è da rivedere? Non ha dimostrato nessuna disponibilità a collaborare, non ha fatto nemmeno finta. Non c'è nulla da rivedere, Croc! Abbiamo aspettato, e lui ha buttato via il tempo che gli è stato concesso ed ha creato solo problemi. Io voterò per la condanna-
Non sapeva se dirglielo. Sapeva che Bue avrebbe potuto prenderla molto male. D'altra parte nascondergli le cose non era il modo migliore se voleva conservare la sua fiducia.
-Sono andato alla prigione. Ho parlato con lui. È... è spezzato. Bue, per favore...-

Il pugno di Bue fece tremare il tavolo.

“Almeno non lo ha distrutto come ha fatto con la sedia” ebbe appena il tempo di pensare Croc.
-Per favore cosa? Mi stai chiedendo di avere pietà di lui? Non ne ho, va bene? Non ha fatto altro che scavare da solo la sua strada per la sofferenza, ed ha fatto del male a tanti altri mentre lo faceva. No, Croc, non mi fa pena. Qualsiasi cosa possa accadergli, se morirà di fame, se verrà ucciso durante un tentativo di evasione, se arriverà alla condanna a morte, o che altro, se lo sarà solo meritato!-

Faceva male vedere Bue in quel modo. Croc lo aveva sempre conosciuto come un impulsivo spaccone, ma che arrivasse a desiderare la morte di qualcuno gli sembrava impossibile.

-Bue, come faremo a votare? Ci siamo solo noi due. Dobbiamo metterci d'accordo o non ne usciremo mai. Puoi mettere delle condizioni? Non so, tenerlo sotto sorveglianza, concedere un altro mese? Qualsiasi cosa, per favore!

-Perché non capisci? Lui non vuole cambiare! Puoi dargli tempo, comprensione e tutto quello che vuoi, lui non farà altro che sputarteli addosso. Lui non ha avuto un mese per cambiare, ha avuto vent'anni di esilio, ed è solo peggiorato-

Era difficile ribattere a quello.

Croc sospirò e si passò di nuovo una zampa sulla fronte.

-Lo so, hai ragione. Ma non riesco a fare a meno di pensare che vuole visitare le tombe. E forse serve più di un mese per cancellare vent'anni-

Si sforzò di guardare di nuovo il suo amico in faccia.

-Bue, io lo odio, ma non sopporto di ucciderlo-

Si era aspettato uno scoppio d'ira, invece Bue lo guardava fisso e cupo.

-Non sopporti di ucciderlo. Bene. Riuscirai a sopportare il rimorso, quando lui ucciderà di nuovo perché tu non lo hai fermato quando potevi?-

Croc si sentì mancare il fiato.

-Io... io non...- non sapeva cosa dire.

Enrambe le possibilità erano terribili, e peggio ancora Bue lo guardava come se lo disprezzasse.

-Tu non vuoi ucciderlo, ma ricordati che lui non esiterebbe ad uccidere te né nessun altro-
Bue se ne andò e lo lasciò solo con ancora più dubbi di prima, a scuotere la testa sui fogli arrotolati.

“Perché sei tornato, accidenti di un pavone?! Perché hai dovuto rovinare tutto?”

***

Le lapidi lucidate a specchio gli restituivano immagini distorte ogni volta che ne attraversava una fila.

Erano di fronte a loro, disposte in linee parallele ed a gruppi di quattro, in modo da formare i sentieri; in quel modo Shen stava avanzando in una marea di specchi che moltiplicavano la luce della sua lanterna in decine di luci, ed ad ogni passo gli restituivano la sua immagine frammentata.

Lui era abituato a vedersi di un bianco puro, a parte i disegni sulla coda ed i punti sulla cresta, ed ogni volta che incrociava il suo stesso sguardo nel riflesso delle lapidi ne restava sorpreso.

I suoi occhi rossi spiccavano sul nero, ed era davvero il riflesso di un demone o di un fantasma. Era diventato un'ombra nel buio.

Tutto lo metteva a disagio: le immagini mutevoli sulle lapidi, i nastri che ondeggiavano al suo passaggio, il fumo che saliva da qualche cono di incenso non del tutto consumato, le fiammelle tremolanti delle lanterne ed i loro aloni luminosi che creavano zone d'ombra cangianti, in cui sembrava che l'oscurità prendesse vita e si srotolasse o si contraesse.

Gli sembrava che le ombre si chinassero al suo passagggio per sussurrare tra loro.

Shen si era sempre considerato un essere intelligente e razionale, eppure nella notte, circondato dal buio e dal ricordo di chi era stato, sentiva una paura primordiale che lo toccava.

Era un'inquietudine strisciante, infida, il timore dell'ignoto.

Non aveva altra scelta che continuare ad avanzare e salire verso la cima della collina.

Se avesse rallentato, se si fosse fermato, gli altri avrebbero visto la sua paura.

In quel modo solo lui poteva vedere lo sgomento e l'incertezza nella sua immagine spezzata nei riflessi del gioco di specchi.

Si mosse rapido, un sentiero dopo l'altro, per non avere il tempo di pensare troppo.

Il muro che divideva il Sentiero del Drago dal resto del cimitero cominciava a delinearsi in alto, man mano che si avvicinavano alle le luci delle lapidi più vicine, ed incombeva su di lui con la sua massa nera.

"Non voglio andare!" pensò all'improvviso.

Come se lo avessero immerso nell'acqua gelida, tutto quello che aveva fatto gli sembrava inutile, la sua presenza lì fuori luogo.

"Non mi hanno voluto da vivi, perché dovrebbero volermi da morti?"

-Shen? Che facciamo?-

"Andiamo via! Torniamo indietro!"

La tigre lo aveva raggiunto, e Shen fu sicuro che lei avesse visto tutto il suo terrore.

Tentò di ricomporsi come meglio poteva, e la cosa che aveva iniziato a gridare dentro di lui, la spinse in fondo per soffocarla.

Fece un cenno secco con la testa e piegò verso destra, dove sapeva che avrebbe trovato l'architrave con l'ingresso.

***

-”Lo odio ma non sopporto di ucciderlo”- borbottava tra sé Bue -Dovrai fartene una ragione, amico mio. Quel demone ha già fatto abbastanza danno per almeno due o tre vite. Nel Diyu avranno il loro bel da fare per purificare la sua anima-

Non voleva prendersela con Croc, per questo era uscito di casa.

La spada che aveva appesa al fianco sbatteva contro il ginocchio ad ogni passo.

***

Stavano costeggiando un muro circolare, e la vista sotto di loro si spalancò all'improvviso: alla sinistra l'architrave rosso sormontato dall'effige del drago, alla loro destra la scalinata in discesa, delimitata ai due lati da lanterne decorate con poesie e preghiere.

I gradini bassi, di roccia chiara, gli davano l'impressione di una cascata pietrificata.

La luminescenza delle lanterne creava aloni di luce calda, una bolla rassicurante contro il buio.

Shen ebbe l'impressione di poter chiudere gli occhi, lasciarsi andare e scivolare giù; sarebbe stato più facile: smettere di sentire il cuore che batteva nel suo petto, rapido ed allo stesso tempo pesante, essere inghiottito dalle ombre e, forse, trovare pace.

Non avrebbe dovuto affrontare i fantasmi, le domande, i dubbi, e non avrebbe dovuto affrontare altro dolore. Mollare tutto era allettante, rassicurante, mentre continuare a salire era... era intollerabile!

In fondo cosa pretendeva? I suoi genitori erano morti. Arrivando sulla loro tomba non avrebbe avuto altro senso che portarlo vicino a lastre di pietra silenziose.

"Perché sono voluto venire qui?"

Pensò di ritirarsi, di dire che non voleva più continuare, ma qual'era l'alternativa? Tornare in cella? Mai!

E poi non riusciva a staccarsi di dosso quello che la Divinarice gli aveva detto.

"È stato un atto d'amore, Shen. Se anche tu avessi avuto un marchio dalla morte, il loro amore lo avrebbe spezzato"

Se fosse stato vero... doveva essere vero! Lui voleva disperatamente che fosse vero!

Si scrollò di dosso la paura, voltò le spalle alla scalinata e passò sotto il drago. Le scaglie di giada colpite dalla luce della sua lanterna sembrarono muoversi.

Percepiva a stento la presenza degli altri; sapeva che erano dietro di lui, ma non sapeva cosa fare di loro.

Non voleva che arrivassero con lui fino alle tombe, ma il pensiero di proseguire da solo, unica cosa viva in mezzo agli spettri, lo atterriva.

Odiava quella paura nuova, ed odiava sé stesso per provarla.

Il sentiero del drago si snodava come una spirale, e lui avrebbe dovuto percorrerla tutta. Avrebbe desiderato che non finisse mai, perché non poteva fermarsi ed allo stesso tempo non voleva arrivare.

Passò davanti ai templi di famiglia di funzionari e personaggi importanti per la città, chiunque avesse fatto qualcosa di buono o si fosse distinto, ed aveva così guadagnato un posto nell'area riservata alle personalità da ricordare.

Shen si chiese se in quelle tombe ci fosse qualcuno che conosceva. Qualcuno che aveva servito alla corte quando lui era ancora ragazzo, e che poi era morto durante gli anni del suo esilio.

All'improvviso qualcosa fece scattare all'erta tutti i suoi sensi.

Ne aveva colto la forma prima di vederlo davvero, ombra tra le ombre, e forse la sua mente sapeva.

Shen rimase atterrito, immobile, mentre un'ondata di gelo gli si scaricava nelle vene: davanti a lui, sulla soglia di uno dei templi, c'era piantato il martello di Maestro Rhino.

Le ombre nelle incisioni sulla testa del martello sembravano contorcersi come serpenti, e l'angolo frantumato faceva risentire a Shen il boato dell'esplosione.

Quando l'aveva fatto ne era andato fiero, era stata una soddisfazione, adesso che lo risentiva avrebbe voluto solo...

Sopraffatto da troppe cose scappò via, tremante e spaventato.

"Non sarei dovuto venire... non sarei mai dovuto venire qui!"

Avrebbe voluto urlare tutta la sua angoscia ma allo stesso tempo si sentiva la gola serrata, stretta dal suo stesso grido.

Dannazione! Odiava perdere il controllo di sé stesso! Specie davanti a loro!

... loro!

Il terrore lo inchiodò dov'era, incapace di proseguire e meno che mai di tornare indietro, e scuoteva il suo corpo con scosse che provenivano dal nucleo più profondo di sé.

Era una paura viscida, densa, la stessa che aveva provato quando Zanna gli aveva riferito che un panda era ancora in vita.

La lanterna gli sfuggì dalle ali, rotolò a terra e si spense.

Si voltò a guardare ma non trovò nessuno a biasimarlo.

Loro si erano fermati prima, tutti davanti alla tomba, e si erano inchinati.

"Oh, no! No, no, no!"

Riusciva a pensare solo a cose terribili, perché non potevano inchinarsi sulla tomba di chi era stato ucciso da lui e poi continuare ad aiutarlo come se nulla fosse.

Il panda, forse, ma gli altri?

Il cuore batteva disperatamente rapido, ma il suo sangue era scomparso dal corpo e lo aveva lasciato gelido e paralizzato, con il panico che lo trascinava giù nel buio.

-No- gli scappò in un rantolo.

Non avrebbe dovuto farlo.

La tigre si rialzò e puntò su di lui i suoi occhi d'oro e di fuoco, e dopo di lei tutto gli altri si voltarono a guardarlo.

Il terrore ruppe dentro di lui e schiantò qualsiasi pretesa di dignità.

-No! Vi prego, no! Prima devo... per favore... lasciatemi il tempo di...-

La paura lo faceva tremare e supplicare, e gli lasciava in gola il sapore della vergogna.

-Shen, ascolta. Noi non ti faremo del male-

Shen la guardò ma non le credeva. Come avrebbero potuto non fargli del male?

Cercò il panda, che era sempre stato quello che non lo aveva nemmeno toccato, e lo trovò che lo fissava con i suoi occhi verdi pieni di sorpresa.

-È vero, Shen. Non vogliamo farti niente-

Shen lo sapeva che il panda non mentiva, ma ormai la paura aveva piantato radici troppo profonde e gli aveva fatto perdere la lucidità.

-Come potete?-

-Insomma, cosa dovremmo fare?- sbottò la tigre -Ucciderti e lasciarti sulla sua tomba? Sì, te lo meriteresti, ma noi non siamo giudici e non siamo boia. Noi siamo maestri kung fu-

Shen avrebbe voluto crederle ma non poteva. Non ci riusciva.

Non dopo che sapeva cosa aveva fatto, e sapeva che loro sapevano, e...

-Grazie per averlo accompagnato fin qui, nobili maestri. Da qui in poi ci penso io-

____________________________________________________________________________________________

Cantuccio dell'Autore

Bentornati!

Ve l'avevo detto che questo capitolo si doveva dividere in due. Per il prossimo devo chiedervi di portare pazienza. Ci vorrà tempo ma ne varrà la pena, promesso.

Per ora, le note.

-La citazione all'inizio è di questa canzone https://www.youtube.com/watch?v=QUvmq2lkrHM. È una canzone romatica, ma quelle strofe, tolte dal contesto, rendono bene per un capitolo come questo.

-Il cielo stellato sopra Shen è un vago ricordo dell'ultimo canto dell'inferno "E infine uscimmo a riveder le stelle"

-Il cimitero che al buio sembra un campo di lucciole è ancora un'immagine dell'inferno dantesco. Canto XXVI, vv. 25-32. è il canto di Ulisse, l'ottava bolgia del quinto cerchio. Ero in dubbio se mettere tutti questi riferimenti alla cultura occidentale oppure no. Spero che farvi ripensare a Dante non rovini l'atmosfera orientale.

-Il Drago in Cina è simbolo di forza, di bnevolenza, ed è un augurio di una buona reincarnazione. Mi sembrava appropriato per un cimitero.

-Le lapidi lucidate ed i templi di famiglia mi fanno pensare a "Mulan"

-Stessa cosa per quanto riguarda i riflessi ed il tema della ricerca della propria identità.

Grazie per ave letto anche questo capitolo, a presto!

Smeralda E. Elessar

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Capitolo 15
*** Dal passato ***


Grazie a tutti per la pazienza di aver aspettato questo capitolo. L'ho controllato e ricontrollato, spero sia all'altezza dell'attesa.

Inoltre volevo ringraziare TheDarkWolf per aver messo sia "Ciò che sorge" che "Diverso" tra preferite, seguite e ricordate.

E adesso preparate i fazzoletti.

Ciò che sorge

***

Dal passato

***

Passerà questa pioggia sottile come passa il dolore
Ma dove, dov'è il tuo cuore?
Ma dove è finito il tuo cuore?

(Hotel Supramonte – Fabrizio De André)



Lei aveva sempre avuto il dono di apparire nel posto giusto, al momento giusto e con la soluzione giusta; cosa che aveva sempre fatto innervosire Shen, perché odiava quando qualcun altro era un passo avanti a lui.

Era disposto a concedere solo che in quel momento la presenza della capra fosse meno peggiore di quella del panda e dei suoi amici, oltre all'ovvio fatto che lei non voleva linciarlo.

Shen camminava lentamente, in silenzio e guardando a terra.

-Vorresti toglieri di dosso quel nero?-

-Come?-

La capra si era fermata e gli stava porgendo un panno ed una borraccia.

Shen guardò velocemente dietro di sé, ma ormai gli altri erano nascosti dalla curva del sentiero.

Prese gli oggetti rapidamente per nascondere il tremore nelle ali e nel resto del corpo.

L'acqua era appena fresca, e riusciva a togliere la polvere di carbone dalle barbe di piume e penne; non era certo come lavarsi davvero, ma almeno il nero spariva ed una striscia alla volta riemergeva il suo bianco naturale.

Strofinarsi il collo e la parte scoperta delle ali richiese poco tempo, per le penne della coda dovette contorcersi.

-Potrei aiutar...-

-No!-

Lo scatto che aveva fatto sapeva più di paura che di stizza, ma lei non insistette.

Anche se sul margine di qualche penna era rimasto del nero, poco importava a quel punto.

Senza una parola restituì borraccia e straccio alla capra, che li fece sparire di nuovo dentro la bisaccia, e da ultimo si tolse la vesta nera.

Quella che aveva al di sotto era di un anonimo, sbiadito color sabbia, e si vergognava a doversi presentare in quel modo, dopo tanto tempo, alla tomba di famiglia.

Contrariato, fece per gettare l'altra di lato, ma la capra lo intercettò.

-Tanto non la indosserò mai più- chiarì lui.

-Non è una buona ragione per sprecarla-

E ripose anche quella.

"Quanta altra roba può mettere in quella dannata borsa?!"

-Fà come ti pare-

Voleva superarla e concludere quella cosa prima possibile, ma il pensiero di cosa avrebbe trovato alla fine del sentiero lo scosse troppo forte.

Adesso che arrivare a contatto con i suoi genitori e con il resto dei suoi avi era diventato reale, Shen la trovava semplicemente intollerabile.

"Non voglio andarci!" si trovò a gridare dentro.

Una volta che si era fermato non riusciva più a riprendere il cammino, e si fosse costretto a fare un solo altro passo si sarebbe spezzato, lo sapeva!

Guardò la capra accanto a lui, pronta a dirgli qualcosa, ma lui non voleva sentirlo.

-Non voglio vederli!- scoppiò.

-Shen, non hai motivo di temerli. Ti hanno amato fino all'ultimo, e sarebbero felici di sapere che volevi tornare da loro-

Shen scosse la testa.

Gli sembrava di avere dentro qualcosa che sarebbe scoppiato facendolo a pezzi.

La capra insisteva a dire che loro lo amavano, ma allora come avevano potuto mandarlo via?

E cosa importava adesso che erano morti da anni?

"Non sarei dovuto venire! Non cambierà nulla! Non possono dirmi più niente, non possono più ascoltarmi... sono morti!"

La consapevolezza lo colpì più forte di qualsiasi schiaffo.

Il pensiero dei loro scheletri avvolti nelle vesti preziose gli fece risalire in conato di vomito.

-Shen, guardami! Io sono qui con te. Non devi affrontare tutto questo da solo-

Per un attimo le sue parole gli suonarono come un ricordo, come se le avesse già sentite, ma la sensazione fu subito spazzata via dalle altre cose che si agitavano dentro di lui.

Non riusciva a fare nulla per nascondere quanto tremasse.

-Se mi avessero amato non mi avrebbero mandato via. Loro mi odiavano-

-Non è vero. Loro ti hanno mandato via per salvarti la vita. Odiavano quello che avevi fatto, ma non sarebbero mai stati capaci di accettare la condanna a morte-

"Non mi volevano morto. Come faccio a sapere se è vero?"

Sapeva che dentro di sé voleva disperatamente che fosse vero, e si vergognava di sé stesso per essere ancora così legato a loro; credeva di esserseli lasciati alle spalle lo stesso giorno in cui lo avevano cacciato.

-Anche se non hanno voluto uccidermi, mi hanno allontanato- era tutto sbagliato, tutto fuori controllo, ed il suo dolore pulsava contro le costole -Mi hanno mandato via perché non mi volevano più attorno..-

-Shen...-

-... perché sono stato toccato dalla morte!-

Se ne pentì immediatamente. Non avrebbe voluto dirlo, era uscito senza che lui potesse controllarlo.

Era quel posto, e la notte.

Il silenzio era vasto, nel buio, tra lui e la Divinatrice; non riusciva a guardarla in faccia per la vergogna.

-Shen, tutti noi siamo toccati dalla morte. In un modo o nell'altro accade a tutti. Ma c'è anche la vita, sai? Ogni essere vivente viene toccato sia dalla vita che dalla morte. Saresti potuto morire dentro il guscio, ma i tuoi genitori hanno voluto che tu vivessi. Anche Po. Nonostante il suo villaggio distrutto, in qualche modo lui si è salvato. La vita e la morte danzano attorno a noi tutto il tempo, ma noi possiamo scegliere cosa seguire e cosa no. Cosa trattenere e cosa lasciare andare-

-Lasciare andare? Come si può lasciare andare...?- lasciò morire la frase perché non c'erano parole per spiegare cosa stava scavando dentro di lui.

-Si può, Shen. Con pazienza, con la pratica, si può. Solo quando smetterai di respingere il dolore e sceglierai di accoglierlo potrai guarire-

-Cosa dovrei accogliere? Ti stai prendendo gioco di me. È impossibile-

Il dolore che lo stava strappando dentro era troppo da sopportare, non sarebbe mai guarito!

La sua vita non aveva fatto altro fino a quel momento che contrarsi attorno a quell'ultimo nucleo di agonia.

-Niente è impossibile, se gli concedi la possibilità di accadere. Credevi che Po fosse tornato per vendicarsi a tutti i costi, ed invece lui ha voluto salvarti a tutti i costi. Lo avresti mai detto? E allora cos'altro di impossibile può accadere?-

Shen rabbrividì.

Il mondo attorno a lui era appena esploso in migliaia di schegge.

Si sentì scivolare a terra come se il suo corpo non gli appartenesse più.

Tutte le sue certezze gli erano state strappate via di dosso e lo avevano lasciato fragile ed indifeso.

Riusciva appena a rendersi conto dei brevi rantoli che emetteva assieme ad ogni respiro, come piccoli fantasmi che sfuggissero dalla prigione della sua gabbia toracica.

-Perché sono venuto qui? Non cambierà niente- riuscì a dire.

Avrebbe solo voluto scappare via, lontano da tutto; dal cimitero, dagli spettri, da sé stesso...

Di nuovo, scosso da dentro, sentiva che tutto, da dentro al petto, alla gola, ai suoi occhi rossi, bruciava.
"Ho paura" realizzò.

Accanto a lui percepì un movimento, e sollevare la testa per capire cos'era lo riportò alla realtà.

Gli occhi dorati della capra lo scrutavano con gentilezza, alla sua stessa altezza ora che anche lei si era inginocchiata.

-Shen, può guarire. Lo so che sembra impossibile, ma ti assicuro che anche un dolore come il tuo può guarire. Se permetti loro di guarire, le ferite diventeranno cicatrici, e le cicatrici con il tempo sbiadiranno-

Lui lasciò andare un lamento di sofferenza, perché no, era impossibile!

Anche il panda gli aveva parlato di ferite e cicatrici.

"Devi lasciare andare tutta quella roba del passato perché non ha nessuna importanza. L'unica cosa importante è chi tu scegli di essere ora"

Sentiva tutto il suo corpo che tremava. Si era ridotto ad un filo di paglia nel vento.

Abbassò lo sguardo sulle sue ali che scavavano nel terreno, ma nemmeno aggrapparsi in quel modo bastava a nascondere i brividi.

"Mi ha detto che non aveva importanza cosa avessi fatto in passato. Ma lui sapeva. So che lo sapeva... come ha potuto dire che non era importante?!"

Aveva sempre liquidato quella questione dicendo che il panda era stupido, mentre adesso aveva la sensazione che ci fosse molto altro; qualcosa di immenso di cui lui aveva colto solo una sbirciata, e che non riusciva a tollerare di affrontare per intero.

Perché se non era il panda a essere stupido allora...

La capra lo toccò leggermente sulla schiena.
-Smettila di combatterlo. Lascia che fluisca-

***

Non potevano fare altro che aspettare.

Si erano seduti sui bordi dei sentieri, scusandosi con i templi a cui davano le spalle, ed a poca distanza da Tigre c'erano i tre ragazzi che commentavano a voce bassa.

-Preferisco che la Divinatrice sia venutata a prenderlo. Non mi andava più di accompagnarlo- Aveva appena detto Scimmia.
-Nemmeno a me, ad essere sincero- Confermò Gru -Non ha nemmeno considerato la tomba di Maestro Rhino-
Scimmia si grattò la testa penseroso -Non lo so. A me è sembrato spaventato. Forse è passato oltre in quel modo perché almeno un poco gli dispiace?-
Tigre non sapeva cosa pensare. In quel momento era solo sollevata anche lei che fosse stata la Divinatrice a prendersi in carico il pavone.

Si sentì toccare leggermente sul gomito e più in basso Vipera le indicò con la testa in direzione di Po.
Un senso di allarme immediato la fece scattare in piedi.

Non aveva mai visto Po in quel modo!

Si era messo in disparte, e se ne stava in silenzio con le braccia strette attorno alle ginocchia ed il muso nascosto.

Tigre non riusciva a crederci!
Po faceva tante cose: restava incastrato mentre tentava di imparare la spaccata, rubava tutti i biscotti di Scimmia, rimbalzava dove chiunque altro si sarebbe fatto malissimo, riusciva a ficcare quaranta azuki dolci in bocca in un volta sola... ma non piangeva!
Lei non lo aveva mai visto piangere... non lo aveva mai visto nemmeno triste in realtà.
Il panda era tutto risate, spensieratezza, ed entusiasmo infantile; Tigre non riusciva a ricordare in lui nulla che andasse oltre una lieve malinconia.
In quel momento invece era appallottato a trattenere i singhiozzi.
Tigre corse subito vicino a lui a posargli le zampe sulle spalle.
-Po, che succede?-
Lui si strinse ancora di più.
-Po!- insistette più forte.
Vipera scivolò accanto a loro ed accarezzò il panda su un gomito con la punta della coda.
-Po, va tutto bene, non ti prendiamo in giro. Vogliamo aiutarti-
Solo allora Po sollevò appena la testa.
"Oh, no! È ancora per la storia del testo tosto"
-Po, ascoltami, Vipera ha ragione, non ti prenderemmo mai in giro. Deve essere una cosa seria-
Il panda annuì.
Tigre avrebbe voluto essere in grado di accarezzare come Vipera.

-Vuoi dirmi che cos'è?-
-Mi ha detto che...- cominciò Po con la voce che tremava -... Che i... che i miei genitori... non ce l'hanno una tomba-
E scoppiò a piangere.

Tigre era rimasta bloccata per l'orrore. Si scambiò uno sguardo con Vipera, spaventata quanto lei, ma Vipera era stata più veloce e si era arrampicata per avvolgere le spalle del panda con tutto il suo corpo.
Tigre era così arrabbiata che non riusciva a fare nulla.

Dentro di lei era appena esplosa una bolla infuocata che la faceva tremare.

Riusciva a pensare solo a quanto il pavone fosse un essere disgustoso, e che non aveva mai, nemmeno per un momento, meritato l'aiuto di una persona come Po!
-Po! Non mi interessa quanto tu voglia vedere del buono in Shen, io questa non gliela farò passare liscia!-
-No, non Shen...- Po tirò su col naso. I singhiozzi gli spegnevano la voce -È... è stato Maestro Bue-
-Cosa?!-

Non riusciva a crederci! Perché mai un maestro di kung fu aveva detto una cosa così brutta proprio a Po?

Forse Po voleva risponderle, ma uscirono solo singhiozzi.

"Va bene, ora basta"

Abbracciò anche lei il panda e gli fece posare la fronte sulla sua spalla.

Lei lo sapeva che Po non era tosto tosto come voleva far credere, ma una cosa del genere avrebbe ferito chiunque. E nessuno poteva permettersi di fare stare male il suo amico!

Su di lei sentì il tocco di un'ala, e quando guardò in su era Gru.

-Non avrebbe dovuto dirlo. Il fatto che Shen gli sta antipatico non lo autorizza a maltrattare te. Mi dispiace, Po-

-Già, non avrebbe dovuto! Anche se non è d'accordo con quello che fai non può trattarti male- confermò Scimmia.

Per fortuna anche gli altri li avevano raggiunti e cercavano di confortare il panda.

Mantide saltò proprio sulla sua testa e gli accarezzò un orecchio.

-Po, se per te è importante possiamo trovare qualcosa che gli è appartenuto per ricordarli. Io posso rispolverare tutta la mia fretta e setacciare qualsiasi posto prima che tu possa accorgertene-
Intanto i suoi singhiozzi si erano calmati ed il panda mise fuori il muso quanto bastava per guardarli.

Aveva gli occhi arrossati ed ancora tirava su col naso.

Tigre tentò di accarezzarlo ma rinunciò subito.
-Davvero lo faresti, Mantide?-
-Puoi scommetterci, amico mio!-

-Anche io!- aggiunse Scimmia -Posso salire sui rami più alti ed individuare qualsiasi cosa!-

Tigre lo lasciò andare solo quando fu sicura che avesse davvero superato il momento.

-Grazie, ragazzi... è bello avere amici come voi!-
Po strinse tutti quelli che riusciva a raggiungere in uno dei suoi abbracci e Tigre si trovò schiacciata contro le ali di Gru.

Era imbarazzante, ma non se ne sarebbe lamentata se fosse servito a far stare meglio Po.

***

Shen aveva completamente perso il controllo di sé stesso.

Odiava le lacrime ed odiava non essere padrone di sé, ma niente dipendeva più dalla sua volontà.

Aveva pianto e gridato così forte che era certo che le costole si fossero spezzate, ed invece era...

"Ancora vivo"

Realizzò incredulo.

E non faceva più male come se gli avessero scaricato sul cuore una colata di metallo fuso.

Si staccò dalla capra e con un gesto veloce si strofinò via le ultime tracce di pianto dagli occhi.

Avrebbe voluto solo sprofondare e sparire per sempre alla vista di chiunque.

Si rialzò in piedi, ma più tentava di darsi un contegno più si sentiva ridicolo.

-Vuoi andare da loro ora?-

La domanda lo colse impreparato.

Ancora, come prima, voleva ed allo stesso tempo non voleva, ma non c'era più il dolore ad annebbiargli i sensi.

-Sono arrivato fin qui. Ormai tantovale finire questa cosa-

-Ricorda che è una tua scelta-

"Certo. Come scegliere chi essere"

Si incamminò nell'ultimo tratto di sentiero, e dietro di lui la Divinatrice lo seguì senza fare nessun commento.

***

Il macaco dai saggi occhi dorati aprì il cancello per farlo passare.

Il metallo sulla punta del fodero della spada urtò contro il legno con un suono attutito.

***

La tomba di famiglia era maestosa ed elegante come lo era stato il palazzo della Sacra Fiamma.

Le stesse fiamme scolpite nel legno e dipinte di giallo decoravano le colonne rosse che sostenevano la volta della pagoda ottagonale.

Era grande, un vero tempio di famiglia, con tre ordini di colonne che si diramavano dal centro in otto file.

Tra le lapidi c'erano solo poche lanterne accese ed era più buio che all'esterno.

Le pietre tombali creavano profili frastagliati, e tra quelle e le colonne sembrava di essere entrati in una foresta congelata nel tempo.

Il rumore dei suoi artigli e degli zoccoli della capra sulla pietra si udiva appena per un attimo prima di dissolversi nella penombra.

Tutto attorno a lui le lapidi di tutti i suoi antenati gli rimandavano il suo riflesso per pochi attimi prima di sparire inghiottite dal buio.

Al centro c'era la lapide della prima coppia regnante, gli avi di quattro generazioni prima di lui, coloro che avevano fatto di Gong Min una vera città.

Shen si inchinò brevemente davanti a loro, e poi davanti ad ogni lapide di cui leggeva il nome.

Su alcune si vedevano delle offerte, e solo in quel momento lui si rese conto che non aveva portato nulla.

Credeva che il suo disprezzo sarebbe bastato, e ricordarlo lo faceva piegare per la vergogna.

"Madre!" gli fece mancare il fiato.

Non era stato il nome né il disegno delicato di una femmina di pavone a fargliela riconoscere, ma le orchidee.

Sopra una delle lapidi, in dei vasetti appesi al soffitto, crescevano delle piante di orchidee, e le loro cascate di fiori liberavano un profumo dolce.

Shen sentì di nuovo il tremore che lo afferrava dentro, ma stavolta non voleva scappare.

Si avvicinò lentamente alle due lapidi.

I fiori erano colorati. Ce n'erano di rosa, di arancioni, di viola scuro, ed infine di bianchi.

Erano così belli e così familiari per lui che si aspettava che da un momento all'altro sua madre arrivasse con una brocca d'acqua ed un coltellino per prendersene cura.

Le avrebbe annaffiate lentamente per non fare ristagnare l'acqua, e poi avrebbe tagliato le parti secche che appesantivano la pianta.

Faceva così male rendersi conto che sua madre non avrebbe mai più compiuto quei gesti!

Sentiva un grido che gli risaliva in gola ma sapeva quanto sarebbe stato inutile.

Ricordava che quando lui era un pulcino, durante la stagione della fioritura, sua madre fingeva di confonderlo tra i fiori bianchi, e lui tentava di non ridere e di restare davvero zitto ed appollaiato dietro un ramo fiorito per non farsi scoprire più a lungo possibile.

Solo se la mamma cominciava a preoccuparsi lui usciva fuori, ma era più bello quando era lei a trovarlo.

Tutto quello che tornava a galla lo colpiva a fondo.

Ricordava che, quando entrava nel piano delle orchidee, prima ancora di vedere lei, la sentiva cantare.

"Mamma, queste sono viola come te"

"Sì, Shen"

"E queste sono bianche come me"

"Oh, sì! Lo vedi questo rametto? Ecco, questo sei proprio tu"

"E non ci sono orchidee blu come papà?"

"Non so se esistono. Se esistono, crescono in un posto molto lontano da qui"

"La troverò io! Quando sarò grande farò un lungo viaggio, e ti porterò un'orchidea blu, e così tutti avremo la nostra orchidea"

Tanti anni che era stato lontano e non era tornato con un'orchidea blu.

Si asciugò gli occhi in fretta.

La lapide accanto era quella di suo padre.

Shen non voleva vedere le date della morte, preferì nasconderle nell'ombra in modo che gli ideogrammi si confondessero nei giochi di luce della lanterna.

Sulla tomba di suo padre le offerte dovevano essere state coni di incenso.

Un fiore di loto lavorato in argento aveva ancora le tracce dei coni precedenti sui petali, però per Shen i coni di polvere significavano non quelli per l'incenso, ma quelli di resina e polvere nera che suo padre gli aveva insegnato a creare; ricordava le penne blu di suo padre che lavoravano il composto appiccicoso, e poi le sue penne più piccole e bianche che tentavano di ottenere una pallina della stessa precisione.

Era stato così contento quando suo padre gli aveva insegnato quella cosa!

E presto lui era diventato persino troppo bravo, tanto che le piccole fontane di luce dei suoi coni erano diventate tanto frequenti da spingere suo padre a fargli un lungo, serio discorso, sul costo delle materie prime.

Un singhiozzo lo fece contrarre.

Il disegno stilizzato del pavone con la coda spiegata gli faceva rivedere il piumaggio blu-verde di suo padre quando gli spiegava come utilizzare la coda per planare.

La prima volta che lo aveva portato sulla balconata al primo piano lui era un adolescente magro e nervoso, e si era rifiutato di saltare per paura di non riuscire e di fare una brutta figura.

Da quella prima volta suo padre gli aveva chiesto di accompagnarlo fuori città, e solo quando erano stati abbastanza lontani gli aveva chiesto così, casualmente, se volesse riprovare.

Il suo primo salto era stato da un ramo di ginko, con le sue foglie dorate a forma di ventaglio, ad un campo di fiori selvatici.

Non era stato perfetto, ma era stato meno peggio di quanto lui aveva immaginato, e da allora non si era più fermato.

Era già abbastanza grande da aver superato i lunghi periodi di malattia, ma se dopo essere stato ore in mezzo alle correnti d'aria sentiva per caso il respiro affannato ricordava che la paura tornava a strisciare dentro di lui.

E non voleva dire che aveva paura di stare di nuovo male, perché mamma e papà non erano più preoccupati per lui, e non voleva che ricominciassero a non dormire la notte ed a non essere felici.

Amava esercitarsi all'aperto con suo padre, sentirlo ridere quando atterrava accanto a lui e fare le loro gare su chi planava più veloce, da più in alto o più a lungo.

"Piano, giovanotto! Io non ho più quindici anni come te!"

Sopo quei pomeriggi tornavano a palazzo scalmanati e felici, con i vestiti tutti da rammendare.

Aveva scoperto quanto gli piaceva vincere e quanto odiava perdere.

E poi aveva scoperto come esercitarsi da solo, per provare a fare cose nuove ma in modo che nessuno lo vedesse se falliva.

Era fatto così, lui: sperimentava, provava, voleva fare cose che nessuno aveva mai fatto prima, ma se non gli riuscivano la rabbia poteva consumarlo.

Quando un suo esperimento falliva ricordava che si chiudeva nel silenzio e nella solitudine per giorni, e se i suoi genitori provavano a chiedergli perché fosse nervoso lui non rispondeva.

Doveva essere cominciata in quel modo: con lui che si rifiutava di parlare ed i suoi genitori di nuovo preoccupati, come quando lui stava male.

"Come è potuto andare tutto storto?"

Il presente era così amaro da stringergli la gola, ed aveva il sapore delle lacrime e dei ricordi.

Se non ci fosse stata la profezia, se lui avesse ignorato l'esistenza dei panda, se con il tempo loro avessero imparato a rispettare i limiti che lui metteva, forse... forse le cose sarebbero andate in modo diverso.

Forse avrebbe fatto ancora zampillare piccoli fuochi d'artificio di resina e polvere, e forse avrebbe davvero fatto lunghi viaggi diplomatici in paesi stranieri dove prima o poi avrebbe trovato un'orchidea blu.

Serrò gli occhi perché non sopportava più di vedere le lapidi. Non sopportava che sua madre non avrebbe più cantato vicino alle orchidee e che suo padre non gli avrebbe più insegnato nulla.

Il dolore gli stringeva il petto, le tempie, la gola.

-Non trattenerlo, Shen. Lascialo andare-

Fu come se la Divinatrice avesse fatto scattare una serratura segreta.

I singhiozzi e le lacrime risalirono ancora una volta, e lui si coprì con le ali per quanto se ne vergognava.

Avrebbe voluto che loro potessero sentirlo, e poter spiegare che non aveva mai voluto fare loro del male, che lui stava solo facendo quello che sentiva di fare e che avrebbe voluto che le cose funzionassero.
-È tutto così sbagliato!- esclamò.

Sentì che la Divinatrice lo toccava leggermente sulla schiena; non era invadente, ma gli faceva sentire la sua presenza.
-Hai ragione, è tutto sbagliato. Abbiamo sbagliato tutti, Shen. Loro a non parlare con te, io ad accettare di prevedere il tuo futuro a tua insaputa, tu ad agire d'impulso. Siamo tutti vittime e tutti carnefici-

-Perché è andata così?-
-Non ha più importanza. Non puoi cambiare il passato-

-Ma posso impedire che accada di nuovo in futuro. Dimmi perché-

Lei sospirò.

Shen voleva solo la verità, non gli importava più quanto altro avrebbe potuto ferirlo.

-La volontà di proteggere una persona a volte ci acceca. Ricordati che anche le migliori intenzioni devono essere valutate attentamente-

La testa gli pulsava. In un modo nebuloso e confuso, credeva di capire cose lei volesse dirgli.

-Shen? Io posso richiamare le loro ombre. Richiede energia, ma se per te è importante, lo farò-

Lui si girò a guardarla.

Per la prima volta trovò incredibile come lei fosse ancora accanto a lui nonostante tutto, e adesso la possibilità di parlare con loro...

-Come sarà per loro? Essere- si interruppe per cercare la parola giusta -Richiamati-

-Non lo so. Ci sono cose che solo chi ha attraversato il velo può conoscere-

"Dunque potrebbe essere doloroso? O potrebbe disturbarli in qualche modo?"

-Tu li conoscevi bene. Puoi giurarmi che non mi odiassero?-

-Posso giurarlo. Hanno cercato sempre e solo di proteggerti, e quando ti hanno allontanato lo hanno fatto per salvarti la vita. Ti hanno dato la possibilità di ricominciare in un modo diverso-

Shen guardò di nuovo le lapidi dove la sua immagine era divisa in due riflessi e frammentata in mezzo agli ideogrammi.

-Lasciali riposare-

Aveva ancora gli occhi lucidi quando si inchinò davanti ai loro nomi e fece i tre passi indietro senza voltare loro le spalle.

***

-Ehi, eccoli!-

Tigre si voltò quando Scimmia richiamò la loro attenzione.

Dal sentiero sia Shen che la Divinatrice stavano tornando indietro.

Tigre si accorse subito che c'era qualcosa di diverso nell'atteggiamento del pavone.

In qualche modo si era tolto di dosso la polvere di carbone e la vesta nera, e la sua figura palida si confondeva nella luce delle lanterne; era sempre serio e severo, con le ali raccolte sotto le maniche, ma c'era anche qualcosa di più profondo in lui.

Quando li vide non sembrava più terrorizzato da loro come quando li aveva lasciati.

Non abbassò gli occhi mentre andava loro incontro, ma non era per la solita arroganza.

Anche se tutti si erano alzati quando lo avevano visto arrivare, nessuno aveva detto nulla.

Lui li guardò uno per uno.
-Niente al mondo può cancellare quello che ho fatto-

Si soffermò in particolare sul panda, incurante dei loro sguardi sorpresi, e poi fece una cosa che Tigre non si sarebbe mai aspettata: si inchinò.

Lui, che poco prima non riusciva nemmeno a voltare loro le spalle per paura che lo attaccassero, adesso aveva quasi ammesso le sue colpe e si era messo in una posizione di vulnerabilità.

Tigre fece l'unica cosa possibile: si avvicinò al pavone bianco ed anche lei si inchinò nel saluto kung fu.

Alle sue spalle dei fruscii le fecero capire che gli altri avevano imitato il suo gesto, e nonostante non stesse guardando direttamente né Shen né loro, sentì che la tensione nell'aria si era dissolta.

Quella era la cosa più simile a delle scuse che avrebbero mai ottenuto da Lord Shen, ma già il fatto che avesse fatto quel gesto era un cambiamento importante.

Uno spostamento d'aria accanto a sé fece sbilanciare Tigre.
-Sììì!!! Evvai, evvai evvai! Lo sapevo che c'era qualcosa di buono in te!-
-Panda! Rimettimi immediatamente giù!-

Po non aveva potuto fare a meno di manifestare la sua gioia, e lo aveva fatto saltando addosso a Shen per sollevarlo in un imbarazzantissimo abbraccio.

Abbraccio per nulla apprezzato, a giudicare da come Shen si dibatteva!

Alle sue spalle Scimmia e Mantide ridevano senza ritegno, invece Vipera e Gru riuscirono a mantenere la serietà.

Tigre avrebbe voluto almeno sorridere, ma le sembrava un peccato rovinare un momento come quello, per cui raggiunse Po e gli posò una zampa sul gomito.
-Po, è meglio che lo lasci andare-

-Oh... oh, sì... sì, scusa-

Non appena Shen tornò con le zampe a terra scappò a distanza di sicurezza, per essere assolutamente certo che non ricapitasse; mentre si sistemava le pieghe nella veste continuava ad indirizzare occhiate astiose al panda, che però continuava a sorridere.

Tigre incrociò per un attimo lo sguardo della Divinatrice, ed anche lei sorrideva, appoggiata al suo bastone.

-Va bene, abbiamo finito- sentenziò Shen alla fine -Andiamocene da qui prima possibile-

Tigre notò che era tornato ai suoi modi nervosi di sempre.

Lo vide girarsi per ripercorrere il sentiero al contrario, dopo un'ultimo sguardo di ammonimento al panda, ma poi il pavone rimase immobile come una statua.

Seguendo la direzione del suo sguardo, Tigre si accorse che lui guardava dritto verso la tomba di Maestro Rhino.

Stavolta Shen non guardò indietro verso di loro, ma si avvicinò alla pagoda a passi lenti.
Tigre gli aveva visto per un attimo uno sguardo così sgomento di fronte a quella tomba che non potè fare a meno di chiedersi cosa avesse cambiato tanto Shen in così poco tempo.

***

Trovarsi di nuovo davanti alla tomba di maestro Rhino lo aveva colpito come uno schiaffo.

L'aveva vista anche prima, certo, ma adesso la vedeva in un modo diverso.

Si chiese come avessero fatto a fare un funerale, perché sapeva quanto era stata devastante l'esplosione della sua arma.

Non cercò nessuna scusa. Lasciò che la consapevolezza lo ferisse.

Incurante di quello che aveva detto pochi secondi prima sull'andare via, si mosse lentamente verso la pagoda che conteneva la tomba di Rhino Tonante, e verso il martello che era rimasto lì in sua memoria.

Il legno dell'impugnatura e la testa in metallo recavano ancora i segni dell'esplosione, e tutti quei graffi e quelle bruciature Shen le sentiva dentro di sé.

Ricordava di aver agito in preda alla rabbia ed al desiderio di rivalsa, di aver lasciato scoppiare il colpo di cannone per dare voce a tutta la sua frustrazione nei confronti delle tradizioni che rallentavano il suo progresso.

"È un avvertimento, Shen"

Le parole risuonarono chiare nella sua mente come se Maestro Rhino le avesse pronunciate in quel momento.

"Mi hai solo avvertito. Mi hai dato la possibilità di ripensarci"

Odiava ammetterlo, ma era proprio come aveva detto il bue: Maestro Rhino aveva pagato cara la possibilità che aveva dato a lui per fermarsi di sua volontà, senza che nessuno si facesse male.

Shen si sentiva scosso come di fronte alle tombe dei suoi genitori.

All'epoca aveva liquidato le parole di Bue come una stupidaggine, in quel momento ne sentiva il peso.

Era vero: per Rhino sarebbe stato facilissimo schiacciarlo immediatamente con il martello: lui aveva violato il bando, e la pena prevista era la morte; Maestro Rhino avrebbe potuto semplicemente eseguire la condanna senza dover dare giustificazioni a nessuno.

"Non lo hai fatto"

Avrebbe voluto averlo capito in tempo, invece di dargli dello smargiasso.

E adesso non poteva più fare nulla per rimediare, perché tutto ciò che restava di Maestro Rhino era silenzio ed una tomba vuota.

Gettò una breve occhiata dietro di sé, ma in realtà non gli importava realmente di cosa avrebbero pensato gli altri.

Si inchinò di nuovo e rimase a rendere onore a chi lo aveva protetto.

-TU!-

La voce alle sue spalle lo fece trasalire.
-Che cosa ci fai tu qui?!-

Shen si rialzò lentamente.
A pochi metri da lui c'era Maestro Bue.

____________________________________________________________________________________________

Cantuccio dell'Autore

Siete ancora qui?

Non sapete che paura che ho per questo capitolo e per la sua seconda parte! Ho sempre paura che sia tutto troppo retorico o pesante oppure troppo OOC.

E paura che questa parte sia troppo lunga. Sono quattro capitoli solo per andare e tornare da questo benedetto cimitero.

Questo è un altro capitolo diviso, dunque il seguito dovrebbe arrivare abbastanza presto.

Davvero non so cosa succede. Giuro che non ci metto il lievito, non so come facciano ad aumentare di volume.

Vi lascio qualche nota

-Il link della citazione all'inizio https://www.youtube.com/watch?v=GO5SvqCto9A "Hotel Supramonte – Fabrizio De André"

-L'unica orchidea blu esistente in natura si chiama Vanda coerulea, e vive nel sudest asiatico. Ho passato tanto tempo a cercare di decidere se Lady Mei Li ce l'avesse o no.

Smeralda E. Elessar



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Capitolo 16
*** Dall'onore ***


Questo è IL capitolo. Uno di quei capitoli dove si condensa tutta la storia, quello fatto apposta per far trattenere il fiato; Questo è IL capitolo che si legge sempre troppo in fretta e che poi si vorrebbe rileggere come se fosse la prima volta.



Ciò che sorge

***

Dall'onore

***



Ma adesso che viene la sera ed il buio
Mi toglie il dolore dagli occhi
E scivola il sole al di là delle dune
A violentare altre notti

Io nel vedere quest'uomo che muore
Madre, io provo dolore
Nella pietà che non cede al rancore
Madre, ho imparato l'amore



(Il testamento di Tito – Fabrizio De André)


Bue non si sarebbe mai aspettato di trovare qualcun altro al cimitero a quell'ora di notte, e nemmeno nei suoi peggiori incubi avrebbe immaginato di trovarvi quell'abomino di un pavone!
-Che cosa ci fai tu qui?! Ed anche voi! Voi lo avete aiutato ad evadere!-

Non poteva fare a meno di prendersela anche con i maestri della Valle della Pace, in particolare con il panda.

-A tutto deve esserci un limite! Avevo dato ordine che lui non venisse qui!-

Il pavone però sembrava stranamente calmo. Non era impressionato dalla sua rabbia né lo provocava come era solito fare.

Si voltò di nuovo verso la tomba, si allontanò con i tre passi all'indietro e salutò con un ultimo breve inchino.

Solo allora si rivolse a lui.

-Ho fatto quel che dovevo fare, adesso posso andare via. Puoi considerare che questo non sia mai accaduto-

Era troppo distaccato quando si mosse per oltrepassarlo sul sentiero, ed il suo atteggiamento fece arrabbiare Bue ancora di più.

Gli sbarrò il passo piantandosi al centro della strada.

Aveva una gran tentazione di mettere subito mano alla spada che ormai portava sempre alla cintura ma ancora si trattenne.

-Pensi di cavartela così dopo tutto quello che hai fatto? Cos'altro dovrei considerare che non sia mai accaduto?-

Shen lo guardava dall'alto in basso, con le ali raccolte nelle maniche. Non si era nemmeno messo in posizione di difesa.

-Questo riguarda solo te. Come ti ho già detto, io qui ho finito-

Bue sentì l'odio che tornava a bruciare prepotente dentro di lui.

-Finito? Finito?!-

La rabbia lo stava scuotendo più forte che mai. Non credeva di poter odiare il pavone ancora di più, eppure stava accadendo!

-Come osi dire solo che hai “finito”? La vita di Maestro Rhino è finita, la tranquillità e la pace nella città dei Gong sono finite! La...-

Stava per dire “la mia vita è finita” a non voleva dare a quel mostro la soddisfazione di sapere quanto lo aveva ferito.

-Non puoi comportarti come se non fosse accaduto nulla di importante!-

Il pavone era rimasto impassibile sotto le sue accuse. Non un tremito, non un cambiamento di espressione.

Arrogante, superbo, ed egoista!

-Per tutto questo ci sarà un giudizio tra pochi giorni. Per adesso non abbiamo più nulla da dirci-

-Oh, no! Non pensare di cavartela così!

Gli assestò uno spintone al centro del petto ed il pavone dovette piegarsi ed artigliare il terreno per resistere.

Vedere la sua espressione offesa fu una soddisfazione come lo era stato vederlo abbattuto in prigione.

Durò solo un attimo, perchè l'offesa fu sostituita da uno sguardo duro, sprezzante.

-Avevo giurato che se fossi uscito per venire qui al cimitero non avrei combattuto. Sebbene tu abbia rifiutato la proposta, io considero la mia promessa valida e non mi batterò-

-Tu non meritavi di venire qui. Non avevi alcun diritto di profanare questo luogo con la tua presenza!-

-Giudicherai anche questo a tempo debito. Adesso fammi passare-

-Per te non basta un processo! Tu pagherai per tutto quello che hai fatto qui e ora!-

Si gettò sul pavone che era quasi accanto a lui, ma in un istante lui era sfuggito e Bue aveva colpito il vuoto.
Il fantasma bianco lo guardava poco lontano, senza nessuna emozione distinguibile.

-Non voglio combattere contro di te. Non qui. Questo è un luogo di pace-

Bue strinse i pugni. Odiava l'atteggiamento da nobile quando era solo un meschino egocentrico vigliacco!

E soprattutto Bue odiava che facesse sfoggio della sua arroganza proprio sulla tomba di Maestro Rhino!

Ogni torto, ogni offesa che il pavone aveva inflitto a lui o ad altri si sollevò per urlare dentro di lui con una rabbia di fuoco.
-Questo è il luogo della tua morte!-
E lo attaccò di nuovo, ben deciso stavolta a chiudere quella storia per sempre.


***


Po non riusciva a crederci!

Sembrava andare tutto così bene!

Il piano aveva funzionato, Shen sembrava cambiato in meglio, si era persino inchinato alla tomba di Maestro Rhino... e adesso con l'arrivo di Maestro Bue le cose erano precipitate!

Quando capì che il combattimento si stava facendo serio Po corse in avanti per separare i due, ma qualcosa messo di traverso davanti al suo stomaco lo fece inciampare.

-Divinatrice! Lasciatemi andare, dobbiamo fermarli!-
Ma l'anziana capra scosse la testa e lasciò il bastone davanti a lui.
-Non intervenite. Lasciateli fare: entrambi hanno bisogno di questa battaglia-


***

Non riusciva a provare ostilità verso il bue perché lo stava attaccando, né provava per lui il solito odio.

Lo considerava in una maniera diversa, forse con la stessa punta di condiscendenza con cui avrebbe osservato il capriccio di un bambino.

La rabbia del bue era ardente e distruttiva, gli appariva insensata, meschina, e lui non avrebbe lasciato che lo toccasse per trascinarlo giù.

Vide il torace scoperto quando Bue si preparò a tirargli un pugno.

Sarebbe stato facile.

Terza costola, sinistra, fegato.

Deviò il pugno verso il basso.

La nuca esposta, la scapola estroflessa.

Con un guizzo Shen saltò fuori portata.

Era qualcosa da cui voleva solo tenere le distanze, perché gli provocava una repulsione così profonda da non volersi accostare nemmeno per ripagarla con la stessa moneta.

A lato colse il gruppo con il panda ed i suoi amici.

“È questo che hai provato per me? Ti sembravo così miserabile da non volermi nemmeno colpire?”

Il fatto che Bue lo avesse attaccato ugualmente non cambiava la sua decisione: non voleva battersi con lui.

Lo osservava, valutava ogni suo movimento, ma ad ogni attacco non faceva nulla se non schivare o parare.

Era sorpreso da sé stesso e dalla facilità con cui riusciva a percepire i movimenti ed a reagire; non doveva pensare a cosa fare, doveva solo... lasciare scorrere.

I tendini del collo, ed al di sotto la giugulare con il sangue che pulsava.

Lo sfiorò appena mentre volteggiava sopra di lui per portarsi di nuovo a distanza.

Negli attacchi di Maestro Bue non c'era coordinazione, e Shen ad ogni momento individuava diversi punti lasciati completamente senza difesa.

Il costato, la gola, il fianco... ad ogni attacco portato da Bue, Shen avrebbe potuto infierire su un punto senza protezione.

Sarebbe stato facile colpirlo, ma lui ormai aveva scelto cosa voleva essere, ed un principe degno del suo titolo non avrebbe colpito un avversario in quelle condizioni ed in un posto dedicato alla memoria ed al rispetto.

Sfuggì all'ennesimo pugno diretto contro di lui ma stavolta atterrò parecchio fuori dalla portata di Bue.
-Basta così- gli disse lentamente.

Ottenne solo di farlo infuriare di più.

Il fianco completamene scoperto.

La gola esposta quando lo caricava.

Shen non fece nulla per mettere a segno nemmeno un colpo; come prima, scivolò via e di nuovo si portò a distanza.
-Ho detto basta così- ripetè stavolta più deciso.

Era vero che non voleva combattere, ma nemmeno avrebbe tollerato di essere insultato in quel modo!

Fu come se avesse parlato al vento: fuori di sé dalla rabbia, Bue sfoderò la spada e si scagliò di nuovo su di lui.

-Come desideri...- mormorò Shen -Finiamola-

Shen si preparò al fendente, ma invece di limitarsi a schivare scivolò al di sotto della spada per colpire l'elsa con l'ala.

Sapeva che era volata a in alto e che il bue aveva perso la concentrazione per la sorpresa, per questo in un attimò roteò su sé stesso ed approfittò del fatto che l'avversario era già sbilanciato in avanti per spazzare il terreno con la coda e farlo cadere.

Ormai non pensava più, si muoveva solo seguendo il flusso di ciò che sentiva.

Colse il movimento su di sé.

La spada stava ricadendo.

In un istante fu tutto chiarissimo, il disegno dell'universo si era spiegato davanti lui, ed una spada, una goccia d'acqua che cadeva dal cielo...

Saltò e si tese verso l'alto, fino ad incontrare l'elsa della spada con l'ala.

Ricadde sul corpo di bue quando tentava di rialzarsi e lo schiantò di nuovo schiena a terra, con gli artigli di una zampa serrati attorno alla sua trachea, quelli dell'altra conficcati sullo sterno e la spada puntata sulla sua gola.

Bue era stranito, come se non capisse cosa era appena accaduto, ma solo il tempo di un paio di respiri ed i suoi occhi rossi si rianimarono.

Tentò di colpirlo con un pugno per levarselo di dosso, e Shen dovette essere veloce a buttarsi con tutto il suo peso sulla gola per impedirgli di attaccare ancora.

Incrociò per un attimo il rosso dello sguardo di Bue, ma non gli avrebbe lasciato il tempo di fare un'altra mossa: fece roteare la spada in alto e la conficcò di punta con entrambe le ali con tutta la forza che aveva.

Il contraccolpo gli aveva fatto tremare le ossa delle spalle.

Shen rimase ad occhi chiusi, solo, a riprendere fiato.

"Adesso è finita"

Strappò via la spada e saltò giù dal corpo del suo avversario.

Con un'occhiata laterale vide le espressioni inorridite dei cinque e del panda, ma le liquidò con una scrollata di spalle.

Riportò tutta la sua attenzione sul bue e rimase a guardarlo; avrebbe dovuto provare soddisfazione, ma anche la sua vittoria gli sembrava qualcosa di lontano.

La spada pesava nella sua ala; non ne avrebbe più avuto bisogno.

Rimase in attesa, mentre Bue lentamente si girava su un fianco.

Quando i loro occhi si incrociarono di nuovo Shen vi lesse la più totale incredulità.

Il bue si tastò un lato del collo, dove un graffio era l'unico risultato dell'affondo, poi tornò a guardare lui.

Era come se si aspettasse qualcosa ma allo stesso tempo non sapesse cosa aspettarsi, per Shen invece era chiarissimo.

-Una volta Maestro Rhino mi ha dato un avvertimento invece di uccidermi-

Con un gesto veloce gettò la spada nella polvere davanti a lui.

-Questo è il mio avvertimento per te. Non intralciare mai più il mio cammino ed io farò lo stesso-

Raccolse di nuovo le ali sotto le maniche e si inchinò.

Era davvero finita, ed era certo che stavolta il bue non lo avrebbe trattenuto.

***

Po non riusciva a credere a quello che era appena successo!

Né lui né gli altri avrebbero scommesso niente sul comportamento di Shen, e se non fosse stata la Divinatrice a trattenerli, più di una volta si sarebbero messi in mezzo per fermare il combattimento.

Ed invece Shen si era dimostrato capace di evitare uno spargimento di sangue.

Adesso che il pavone si stava allontanando, Po si avvicinò a Maestro Bue, che era rimasto in ginocchio sulla strada con i pugni piantati sulle coscie.

-Maestro, state bene?-

Lui non lo guardò. Aveva la testa bassa ma lo sguardo fisso sul nulla.

-Maestro?-

Bue scosse la testa.

-Andate via. Voglio restare solo-

A Po dispiaceva vederlo in quelle condizioni, soprattutto perché sapeva che era colpa sua che aveva portato Shen al cimitero nonostante il suo ordine.

Non era giusto che le cose andassero così!

-Maestro, lo so che ho sbagliato! Per favore! Farò qualsiasi cosa per rimediare a questo guaio, lo prometto!-

Solo allora Bue lo guardò.

Sembrava solo stanco di tutto.

-Andate via- ripetè di nuovo a voce bassissima.

Po stava per insistere quando sentì qualcosa sulla sua spalla.

Era la Divinatrice, che gli faceva cenno di allontanarsi.

Po sospirò; se glielo diceva lei ci doveva essere un buon motivo, come al solito; per questo, anche se a malincuore, lasciò Maestro Bue per seguire gli altri.

***

Quando tutti se ne furono andati il cimitero tornò ad essere avvolto nel silenzio, e solo i segni sulla terra battuta della strada testimoniavano che lì era avvenuto uno scontro.

Bue non riusciva ad alzarsi. Accanto a lui toccò il segno che era rimasto dove il pavone aveva piantato la punta della spada.

Era profondo, e se fosse stato contro la sua gola... Bue rabbrividì.

Non era paura della morte che aveva evitato, era la consapevolezza del fatto che Shen avesse scelto di non ucciderlo.

Da quella distanza non avrebbe potuto sbagliare, ed in ogni caso lo aveva detto lui stesso.

Un avvertimento invece di uccidere.

Sfiorò di nuovo il graffio sul collo, che era stato davvero solo un avvertimento: aveva già smesso di sanguinare ma bruciava, e non solo sulla pelle.

Bruciava dentro sapere che il pavone si era comportato come un vero maestro e lui invece aveva completamente perso la ragione.

Era così frastornato che avrebbe solo voluto sparire sottoterra per annullare il vortice di pensieri che gli martellavano la testa.

Come era stato possibile?

Si era lasciato accecare dalla rabbia, proprio come il panda gli aveva chiesto di non fare, e adesso se ne vergognava.

Per di più era stato sconfitto!

Ma forse quello era un bene... forse Shen gli aveva fatto un favore a batterlo.

Lui lo sapeva che aveva avuto in mente solo di uccidere il pavone e se lui non fosse stato in grado di difendersi così bene, allora... allora forse...

Un altro brivido lo percorse.

Lui avrebbe ucciso il pavone, ne era certo, ignorando tutto quello che il suo maestro gli aveva insegnato sul non infierire sugli avversari e non usare mai le tecniche kung fu per togliere la vita.

Però... non era giusto! Shen era un mostro, lo sarebbe sempre stato, ed il fatto che si fosse presentato con quell'aria da maestro illuminato, che avesse rifiutato di combattere nel luogo del riposo dei morti... che gli avesse risparmiato la vita... non cambiava nulla di ciò che aveva fatto in passato!
Anche se aveva intravisto qualcosa di nobile in come Shen era inchinato di fronte alla tomba e nel suo rifiuto di combattere, Bue non sapeva cosa farsene del suo pentimento.

Niente avrebbe mai cancellato le azioni passate, e nessun pentimento avrebbe mai riportato in vita le persone che aveva ucciso!

L'odio lo stava divorando al pensiero di quanto tutti avessero perso per colpa del pavone!

Eppure Bue sapeva di avere sbagliato ad attaccarlo mentre erano ancora al cimitero.

Quello avrebbe dovuto essere un luogo di pace, e lui invece aveva dato sfogo a tutta la sua frustrazione.
Lui, con la cieca violenza che aveva scatenato, non aveva profanato il cimitero meno che il pavone con la sua presenza; adesso che era finita provava vergogna per il suo comportamento molto più che per la sconfitta.
Nella penombra delle lanterne il martello di Maestro Rhino Tonante era una presenza maestosa e silenziosa..
-Tu lo avresti perdonato- mormorò Bue -Tu gli avresti dato un'occasione per redimersi, lo so... ma io... io non ci riesco!-
Si coprì il viso e scoppiò a piangere.

***

Per tutto il tragitto fino alla città nessuno aveva parlato, e stranamente per Po nemmeno aveva voglia di farlo.

Si muovevano in piena notte tra le strade deserte, guidati ancora una volta dalla lanterna di Gru.

-Tutto bene, Guerriero Dragone?- gli chiese Tigre a voce bassa.

Lui sospirò. No, in realtà non andava proprio tutto bene.

Nonostante fossero rientrati in città il pensiero di Po era rimasto al cimitero, con Maestro Bue.

-Mi chiedo come sta Maestro Bue. E per quanto ce l'avrà con me dopo che ho disobbedito di nuovo-

-Potrebbe anche essere parecchio tempo, lo sai, non è vero?-

-Certo che lo so. Però... è stata la cosa giusta da fare. E poi quando vedrà quanto Shen è cambiato non dovrebbe più avercela con me giusto? ... giusto?-

Tigre non gli rispose subito.

-Credo che Maestro Bue abbia bisogno di tempo. Ma è una persona intelligente ed alla fine capirà che lo hai fatto per bene. Forse... ehi!-

Entrambi erano inciampati su qualcosa, che non era altro che lo strascico di penne di Shen.

Che li guardava da sopra la spalla, piantato al centro della strada.

-Ma cosa...? Oh, andiamo, Shen!- protestò Po a voce un po' troppo alta -È notte fonda, siamo tutti stanchi, abbiamo appena passato questa avventura insieme... è proprio necessario?-

Il pavone si voltò verso di lui con un movimento aggraziato che fece volteggiare le penne bianche, ed immediatamente era pronto a combattere.

-Se hai un minimo di rispetto per me, affrontami-

Il panda sospirò esasperato. Sapeva che quel pavone testardo non gli avrebbe lasciato altra scelta, per cui meglio che si togliesse quel peso prima possibile... anche se secondo lui era una cosa assurda!

-E va bene... contento te...-

Gli altri fecero loro spazio.

Fortunatamente non era solo il panda ad essere stanco: anche Shen era molto provato, e non ci mise che pochi minuti a crollare per la fatica.

Po lo afferrò poco prima che cadesse a terra, come aveva già fatto alla fine di quasi tutti i loro scontri, ma questa volta, al momento di sollevare il pavone bianco e di posarlo sulla sua spalla, gli sembrò di sentire un "grazie" appena mormorato accanto al suo orecchio.

***

Croc scattò sedere con il cuore che gli batteva forte in gola.

Qualsiasi cosa avesse percepito nel sonno, doveva essere controllata subito!

Saltò su dalla sua stuoia e corse al piano di sotto, appena in tempo per scorgere la sagoma di Bue attraverso i pannelli di carta di riso della stanza centrale della casa.

“Almeno è tornato!”

Scostò la porta e bussò leggermente all'intelaiatura per segnalare la sua presenza, ma Bue non ebbe nessuna reazione.

Era seduto al tavolo, ma con lo sguardo vuoto e stanco di chi ha visto troppo.

Croc gli si avvicinò per studiarlo meglio.

-Bue, dove sei stato? Cosa è successo?-

Quasi dubitava di ottenere una risposta, dato quanto il suo amico sembrava distante, ed invece qualcosa riuscì ad emergere.

-Non chiederò la condanna a morte-

Croc trattenne il respiro.

-Io lo odio con tutto me stesso- continuò Bue -Ma non voglio il suo sangue su di me-

Non sapeva cosa dire, e prima che potesse capirlo notò sul collo dell'amico un graffio che gli fece dimenticare qualsiasi altra cosa.

-Bue, sei ferito! Come te lo sei fatto quello?-

Bue fece come per toccarlo, ma a metà del gesto scosse la testa e lasciò ricadere la zampa.

Finalmente si voltò verso di lui per guardarlo.

-Credo di doverti delle spiegazioni, Croc. Siediti, per favore-

Croc si sedette accanto a lui, e man mano che Bue raccontava lui era sempre più meravigliato.

Davvero il pavone non aveva combattuto per ferire? Davvero aveva avuto una possibilità sfacciata di ucciderlo e gli aveva lasciato solo un graffio?

Sembrava impossibile, eppure non aveva motivo di dubitare di Bue: il suo amico poteva essere irascibile ed impulsivo, ma non mentiva.

Sembrava che si vergognasse davvero del suo comportamento.

-Io... io avrei voluto ucciderlo! Se non fosse stato in grado di difendersi io... - Bue crollò con la testa tra le zampe, e Croc decise che era abbastanza.

Lo toccò piano sulla spalla.

-Va tutto bene. Non lo hai ucciso. È passata ormai-

Provò a rassicurarlo.

Non capiva se Bue avesse annuito o se fosse stato scosso da un singhiozzo, in ogni caso non interruppe il contatto con lui.

-Ora è finita. Vai a riposare, amico mio. Per stanotte ne hai passate decisamente troppe-

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Cantuccio dell'Autore



Che facciamo, per IL capitolo di una angosciante storia di redenzione non ce lo facciamo dare un aiutino da De Andrè, il signore indiscusso dell'angst?

Amo questo capitolo, credo che mai come qui i personaggi abbiano preso vita propria, e spero di essere riuscita a trasmettere quello che hanno trasmesso a me.

Vi ricordo la pagina facebook “Il mondo di Smeralda” https://www.facebook.com/Il-mondo-di-Smeralda-690971065087881 se aveste voglia di leggere approfondmenti o le mie ciance a proposito di animazione, storie e roba varia.

Comunque, stavo facendo un'analisi proppiana di questa storia, e mi sono accorta che i ruoli sono distribuiti nella seguente maniera, che non è quella che mi aspettavo io e probabilmente nemmeno quella che vi aspettavate voi.

Shen: Shen è il protagonista. Ci si aspetterebbe che fosse il villain o l'antagonista, ma in realtà lui è il protagonista con le caratteistiche di un antieroe.

Po: Po è un aiutante. Ironia della sorte e dell'analisi proppiana, è l'aiutante di Shen. Agisce sempre per il bene di Shen, anche a costo di mettersi contro altri personaggi positivi. Po non è uno dei protagonisti, e non è nemmeno l'eroe della storia, è un aiutante molto particolare.

Maestro Bue: Maestro Bue è l'antagonista. Non è un villain perché le sue intenzioni sono sono fare del male fine a sé stesso. Bue è a tutti gli effetti l'antagonista di Shen perché lo ostacola in ogni modo, ed il suo essere così convinto nell'ammazzarlo deriva dal lutto e dalla convinzione (fondata) che il pavone sia un pericolo pubblico. Se non ci fosse stato Maestro Bue, questa storia sarebbe stata molto più monotona, forse noiosa, e rischiava di diventare quasi venti capitoli di sindrome della crocerossina.

Shifu ed i Cinque: Loro sono aiutanti dell'aiutante, che è Po, ma non aiutanti di Shen. No, nemmeno quando lo accompagnano al cimitero. Ricordate cosa dice Tigre? "Noi siamo suoi amici. Stiamo aiutando lui, non te".

La Divinatrice (Er Yu): la Divinatrice è un'aiutante di Shen. Solo di Shen. Aiuta Po e gli è sinceramente affezionata, ma in realtà lo aiuta a fare cose che lui fa per aiutare Shen. Po non ha più bisogno di un aiuto soprannaturale, perché la sua ricerca si è già conclusa quando ha ritrovato i suoi ricordi e la pace interiore.

Bene, finito, a presto!

Smeralda E. Elessar

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Capitolo 17
*** Dal confronto ***




Ciò che sorge

***

Dal confronto

***

In the blink of an eye
I can see through your eyes
As I'm lying awake I'm still hearing the cries
And it hurts
Hurts me so bad

(Shot in the dark – Within temptation)



Li aveva sentiti rientrare nel cuore della notte ma non aveva voluto assillarli subito.

Confidava nel buonsenso dei suoi allievi e nel fatto che se qualcosa fosse andato storto glielo avrebbero detto immediatamente.

Nel senso di troppo storto, più storto che fare evadere un pavone omicida e dichiaratamente violento.

Al sorgere del sole però Shifu decise di andare a controllare.

Si soffermò davanti alla porta di ognuna delle loro stanze, ed oltre i pannelli di carta li sentiva tutti addormentati.

Shifu strinse le labbra.

Qualsiasi cosa fosse accaduta quella notte, anche se non era andata male di sicuro era stata impegnativa.

Solo davanti alla porta di Tigre la sua presenza suscitò una qualche reazione.

Rimase ad aspettare che la ragazza aprisse la porta.

-Maestro? Dove sono gli altri?-

-Stanno ancora riposando. Tigre, voglio sapere solo una cosa: qualcuno è rimasto danneggiato? O ferito gravemente?-

-No, Maestro. Né noi, né il pavone, nè nessun altro-

-Bene. Più tardi mi racconterai esattamente come è andata, ma ora puoi tornare a riposare-

***

-Bue? Come stai?-

La domanda di per sé era semplice, ma ugualmente Bue non sapeva come rispondere.

Scosse la testa e si strofinò gli occhi come se il gesto avesse potuto riportare chiarezza anche nei suoi pensieri.

-Non lo so-

Croc gli battè una zampa sulla spalla.

-Andrà meglio, vedrai. Per ora sono grato che tu non sia ferito-

-Croc?-

-Sì?-

-Grazie-

Croc piegò gli angoli del muso in un sorriso.

-Di nulla, amico mio. Adesso prova a mangiare qualcosa-

Niente avrebbe potuto descrivere l'intensa ondata di gratitudine che Bue provava per Croc, che non lo aveva in nessun modo rimproverato e che voleva solo assicurarsi che lui stesse bene.

***

Shen entrava ed usciva dal dormiveglia.

Sapeva di essere ridotto in uno stato penoso; a stento si era reso conto del cibo che gli era stato portato e che lui non aveva ancora toccato.

Sentiva di aver bisogno di riposo, ed allo stesso tempo non riusciva a spegnere i pensieri ed a placare la sua mente.

Si scosse solo quando fuori dalla cella sentì il solito borbottare ed i passi pesanti del panda, e si costrinse a tirare fuori la testa da sotto l'ala per non farsi vedere in condizioni troppo misere.

-Oh, eccoti! Scusa, sono in ritardo. Oggi ho dormito troppo-

Shen era sorpreso di non sapere cosa provare davanti al guerriero nero e bianco.

In una parte della sua mente sapeva che provava fastidio, e che avrebbe voluto urlargli contro o bersagliarlo con il sarcasmo più velenoso, ma un'altra parte non sapeva più come considerarlo.

L'orso sembrava nervoso, forse in imbarazzo.

-Senti, volevo dirti... è stata una nottata pesante, okay? E quindi... se per oggi non combattessimo? Voglio dire, non faresti niente di... di...-

Shen lo guardò con un sopracciglio alzato.

-Che cosa vuoi, panda?-

-Oh, insomma! Per oggi tregua, va bene?-

Shen si fermò un attimo a considerare la proposta.

Lui non era stanco, o meglio, era così stanco da non sentire più la stanchezza fisica ed avrebbe potuto combattere. Peccato che anche quello gli sembrasse ormai lontano.

-E sia. Per oggi, tregua-

***

-Immagino sappiate perché vi ho convocati- esordì Maestro Bue Infuriato.

Il bendaggio chiaro spiccava contro il grigio scuro della sua pelle, e Po sentiva già un nodo stringergli la gola e gli occhi pizziacare di lacrime; avrebbe voluto solo buttarsi in ginocchio e chiedere scusa piangendo, e supplicare Maestro Bue di capire che lui non avrebbe mai voluto creargli dei problemi.

Un colpetto del bastone di Shifu lo riportò alla realtà e lui tentò di ridarsi un contegno.

Maestro Shifu fece un passo avanti.

-Maestro Bue, Maestro Croc, ascoltatemi. Io conoscevo le intenzioni del Guerriero Dragone. Ho voluto fidarmi del suo giudizio ed ho ordinato agli altri miei allievi di fargli da scorta e di aiutarlo. La responsabilità di quanto è accaduto stanotte è mia, e me ne prenderò io le conseguenze-

Shifu si inchinò e rimase piegato in segno di umiltà.

Tutti loro erano tesi, perché se da un lato confidavano molto nel fatto che i maestri non avrebbero punito un loro pari, dall'altro avendo visto quanto era arrabbiato Bue la notte prima non erano certi di come avrebbe reagito.

Avrebbe anche potuto scegliere di applicare la legge alla lettera.

-Alzatevi, Maestro Shifu-

Shifu si sollevò di nuovo e rimase appoggiato al bastone.

Maestro Bue non perse altro tempo per spiegarsi.

-Considerando che le intenzioni del Guerriero Dragone erano buone, che gli altri erano solo degli aiutanti, e soprattutto che niente e nessuno ha riportato danni, io... noi. Io e Maestro Croc siamo disposti a non considerare questa cosa. Non ci sono state conseguenze per nessuno stanotte e non ce ne saranno adesso. Non è successo niente a nessuno ed il pavone è di nuovo in cella. Questa cosa non è mai successa, chiaro? Che non si parli mai più di questa notte-

Il sollievo era così intenso che Po si sentì la testa vuota e le ginocchia molli

-Guerriero Dragone!-

Tirò su col naso ma ugualmente vide Bue che gli si avvicinava attraverso un velo di lacrime.

-Sembra che tu sia davvero superiore a tutti noi. Anche se non hai sempre la mia approvazione, hai il mio rispetto-

Maestro Bue si inchinò, e Po non potè trattenersi in nessun modo.

Sentì Shifu da qualche parte che sbottava "Panda!" scandalizzato, ma lui aveva già stretto Maestro Bue Infuriato in un abbraccio.

-Scusate- bisbigliò.

-Ahem... questo è... inaspettato-

Po lo lasciò andare per non metterlo in imbarazzo.

-Bene, e adesso occupiamoci di Shen- riprese Maestro Bue -Mancano tre giorni alla luna nuova, ed io non so cosa farmene di lui. Non chiederò la condanna a morte, ma non saprei pensare ad una soluzione che gli impedisca di essere un pericolo. Avete proposte?-

-Io, sì! Io sì! Potremmo... ahi!-

Po ce l'aveva una proposta, ma il suo maestro gli aveva allungato un colpo di bastone nelle caviglie prima che potesse esprimerla.

Shifu si inchinò al consiglio della Città dei Gong.

-Maestri, ci sono ancora tre giorni di tempo per pensare ad una soluzione, e poi credo che anche la Divinatrice dovrebbe essere presente a questa discussione. Ne riparleremo il giorno prima di emettere un verdetto ufficiale. Adesso, con il vostro permesso, vorremmo ritirarci-

Maestro Bue e Maestro Croc si scambiarono un sguardo ma non insistettero.

Si inchinarono a loro e li congedarono.

Po si accorse che Maestro Bue lo seguiva con lo sguardo come se volesse chiedergli qualcosa.

***

-Panda... tu vuoi portare Shen nella Valle della Pace, non è vero?-

-Mssì...? Anche questa è una brutta idea, maestro?-

Shifu lo osservò con i suoi intensi occhi azzurri più indagatori che mai.

-Perché vuoi tenerlo ancora nella tua vita? Hai già fatto abbastanza per lui, più di quanto chiunque sia riuscito o fosse obbligato a fare. Ed il risultato è stato inaspettato e sorprendentemente buono, devo ammettere, ma adesso basta, Po, lascialo andare-

-Oh, andiamo, Maestro! Cosa farà se sarà solo? Non... non ha dove andare, non ha amici o famiglia. E dovrà lasciare la città, c'è ancora il suo bando. Io... se non avrà una guida potrebbe tornare a fare cose malvagie-

Shifu aveva voluto rimproverarlo, ma il panda stava sviluppando quella strana propensione per cui ogni obiezione logica sembrava improvvisamente evaporare a confronto con la sincera buona volontà.

Vederlo preoccupato che Shen riprendesse una cattiva strada, sempre ammesso che l'avesse mai abbandonata, colpiva Shifu nel profondo, perché anche lui avrebbe voluto allo stesso modo che Tai Lung avesse abbandonato la via della distruzione.

-Su questo hai ragione, ma portarlo con noi sarebbe una grande responsabilità. Lord Shen è un enigma ancora da risolvere, non illuderti che sia completamente cambiato nell'arco di una sola notte. Quanto al dargli asilo tra noi, ti ripeto ancora una volta che devi consultare i diretti interessati quando prendi decisioni che coinvolgono anche altre persone. In questo caso me, i cinque e l'intera valle della pace-

-E come faccio a chiedere ad ogni villaggio?-

-Sarebbe bastato che chiedessi a me ed ai cinque-

-Oh, bene! E allora che facciamo? Lo prendiamo con noi?-

-Panda...-

Ancora una volta però non riuscì ad opporre un rifiuto netto davanti agli occhioni verdi supplicanti ed alle zampe giunte del suo allievo più particolare.

Shifu sospirò e distolse lo sguardo.

-Vedremo. Devo rifletterci- borbottò.

***

Quella cella aveva il lusso della finestrella sottile in cima.

Shen poteva vedere che il colore della luce cambiava fino a sparire del tutto e fargli capire che era calato il tramonto.

La giornata era volata, in fondo, o forse per lui il tempo aveva ormai perso di significato.

Aveva speso le ore vagando dentro sé stesso, a riflettere, a cercare di rimettere ordine tra i cocci di tutto quello che era andato in frantumi.

All'improvviso percepì una presenza, e sollevò la testa di scatto.

-Buonasera- lo salutò il panda minore.

Lui non rispose al saluto e non si inchinò.

Non sapeva come considerare la presenza del panda, ed aspettava che fosse lui a fare la mossa successiva.

-Il tuo comportamento di stanotte ti fa onore. Oltre la nobiltà di nascita hai saputo dimostrare nobiltà d'animo-

-Che cosa vuoi davvero? Non crederò che tu sia venuto fin qui solo per ringraziarmi di non aver ucciso uno dei tuoi-

-Ed anche se fosse? Un gesto giusto va riconosciuto. O forse tu non sei abituato a dare valore alla vita?-

Shen scosse la testa con un verso sprezzante.

-Smettila di usare questi trucchi con me. Dimmi cosa vuoi-

Il panda minore continuava a guardarlo attentamente, e non sembrava essersela presa per il suo essere brusco.

-Voglio capire chi sei, Lord Shen della Città dei Gong-

-Sai già tutto su di me-

-Nessuno può dire di conoscere completamente un'altra persona, anzi spesso non si può nemmeno dire di conoscere completamente sé stessi-

-E dunque?-

-E dunque mi chiedo chi sei tu davvero. Io ti ho osservato e so cosa hai fatto in passato, ma la tua vera essenza, quella per me resta un mistero-

-Non ci sono misteri-

-Dici di no? E allora come spieghi il fatto di non aver ucciso Bue Infuriato? Tutti credevamo che fosse impossibile. Persino tu lo credevi-

-È stato fortunato-

Il panda minore lo guardò in un modo che non gli piacque per nulla.

Era molto simile a quando la capra sapeva troppe cose.

-Shen, tu sei una persona straordinariamente intelligente. Hai superato molti limiti. Mi chiedo, sei in grado di superare i limiti imposti da te stesso? Sapresti andare oltre te stesso come hai fatto quando non hai tagliato la gola a Bue?-

-Mi stai facendo pentire di non averlo fatto-

-Perché? È davvero così terribile dimostrarti che hai un'etica?-

-Io ho sempre avuto la mia etica. Il fatto che a voi non piacesse non è un mio problema-

-E adesso cambiarla ti spaventa? Sì, immagino che sarebbe stato più semplice rimanere com'eri, e riuscire ad uccidere senza provare nulla-

Shen scacciò tutto con un gesto infastidito.

-I motivi per cui non ho ucciso il bue sono solo miei. Non pensare di comprenderli e non attribuirmi pensieri che non ho mai concepito. Se avessi saputo che sarebbe diventato un fastidio del genere, gli avrei tagliato la gola ieri notte, cosa che farei volentieri e senza alcun rimorso per chiunque tenti di ostacolarmi-

-La cosa peggiore è che ti credo. Non hai ucciso Maestro Bue per una questione molto personale, ma non riesci a concepire il rispettare la sofferenza degli altri come se fosse la tua-

-A che servirebbe? Ognuno è responsabile per le proprie capacità ed incapacità-

-Vero. Ma io mi chiedo, sapresti imparare ad andare oltre te stesso e sollevare con le tue capacità le incapacità di qualcun altro?-

-Perché mai dovrei farlo?-

-Perché dopo aver portato distruzione potresti provare a portare sollievo-

-Distruzione, dici? Non sono mai stato propenso a guardare al passato. Non so cosa lascio alle mie spalle, io so solo dove voglio arrivare-

-Allora, nel tuo guardare solo in avanti, potresti imparare a non calpestare nessuno. A raggiungere i tuoi scopi senza fare del male ad altri-

-Questa è la visione di una mente limitata. Non si può governare senza sacrificare nessuno, né si può costruire solamente, senza distruggere mai nulla. Chi sta più in alto deve fare delle scelte e deve decidere cosa sacrificare per un disegno più grande-

-Le persone non sono pezzi del majong!-

Shen lo sentì come se il panda lo avesse schiaffeggiato.

-Tu! Non osare venire qui a farmi la morale!-

Il piccolo maestro ricambiò la sua stizza con la determinazione.

-Tu sei sempre alla ricerca di nuove sfide e di limiti da superare. Sarebbe la sfida più grande della tua vita superare questo tuo dannato individualismo! Potresti imparare ad esercitare il potere senza sacrificare il benessere degli altri, e potresti costruire senza distruggere, soprattutto senza distruggere quello che non ti appartiene. Tu potresti essere davvero il sovrano grande che desideri essere, se solo avessi in te la compassione!-

-Non ho intenzione di camminare in bilico per il resto della mia vita per andare incontro alle mille esigenze degli sconosciuti-

-Perché no? Ne hai l'intelligenza e le capacità, ed hai dimostrato una volontà d'acciaio. Il fatto che tu non voglia applicarla a certe cose è lo stesso orgoglio che ti ha portato alla rovina già una volta-

-Il mio orgoglio è quello che mi ha tenuto in vita fino ad adesso!-

-No, non è vero! A tenerti in vita, sempre, è stata la pietà che Guerriero Dragone ha avuto per il tuo dolore!-

Il colpo arrivò inaspettato, in pieno petto.

Avrebbe voluto rispondere, ma di nuovo gli sembrava di aver perso la voce, e senza che il panda minore lo toccasse stavolta.

Lui scosse la testa e si appoggiò pesantemente al suo bastone.

-Mi chiedo se potremmo mai andare d'accordo, noi due. Ascolta, non sono qui per rinfacciarti niente, voglio solo capire se vale la pena di assumersi dei rischi per te oppure no-

Shen lo scrutò a testa alta, il becco ben serrato per fargli capire quanto poco gli importasse della sua opinione, ed il panda minore ricambiò con pari determinazione.

Tra le mura ed attraverso le sbarre l'atmosfera si era condensata in quella di un vero scontro.

Il panda scosse la testa.

-No. Non ne vale la pena-

Se ne andò scandendo ogni passo con il bastone, e lo lasciò in cella con un dolore sordo conficcato sotto lo sterno.

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Cantuccio dell'Autore

Bentornati!

Il capitolo è molto corto perché stavolta ho spezzato prima. Per il prossimo mi serve tutta la vostra concentrazione e la vostra capacità emotiva intatta.

Po è un sofficissimo, fluffoso mashmallow, e Shifu deve contenerlo con il suo buonsenso.

Mi è piaciuto molto scrivere il loro duello verbale. Da un lato l'assolutismo monarchico di Shen e dall'altro l'idea di un governo illuminato di Shifu.

Le sue riserve su Shen sono comprensibili, date le sue esperienze passate e la sua maggiore esperienza.

Inoltre sto lavorando alla creazione del banner per la One Shot "12-19", presto la troverete sulla pagina facebook "Il mondo di Smerlda" https://www.facebook.com/Il-mondo-di-Smeralda-690971065087881

Al prossimo capitolo!



Smeralda E. Elessar

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Capitolo 18
*** Dal dolore ***


Prima di cominciare un grazie speciale a TheDarkWolf, aka "il recensore della notte" per essersi fatto una maratona di recensioni tra le più belle che ho mai ricevuto. Grazie! *solleva i calici*

E adesso, preparate i fazzoletti. Sì, di nuovo *distribuisce pacchi di fazzoletti*



Ciò che sorge

***

Dal dolore

***

How many miles to go finding his dreams
How many years so slowly passed away
His will unbreakable. it keeps him alive
And always he screams

Nothing can stop my way
I'm gonna sail on till my very last day

(Journey's end - Serenity)



"A tenerti in vita, sempre, è stata la pietà che Guerriero Dragone ha avuto per il tuo dolore!"

Lo odiava!

Odiava come quel nanerottolo lo avesse preso e sbattuto di faccia contro la verità!

Shen le aveva provate tutte, ma nessun'altra spiegazione combaciava con quanto era successo durante nell'ultimo mese se non... quella!

Aveva dormito poco, male, ed il cibo del mattino non era stato nemmeno toccato.

Odiava come le cose avessero improvvisamente acquistato un senso! Era un senso che lui rifiutava, che avrebbe voluto stracciare, ma che dentro di sé sapeva essere vero e l'unico possibile.

All'inizio era stato "il panda è uno stupido a voler aiutare me che lo odio", poi, dopo la sua uscita in città, era diventato "il panda vuole aiutare per motivi incomprensibili me che sono arrabbiato" ed infine, dopo la sua insistenza nell'aiutarlo a raggiungere il cimitero e tutte le volte che lo aveva protetto, non poteva essere altrimenti che come aveva detto il suo maestro: "Il panda vuole tenermi in vita perché prova pietà per me che sto soffrendo".

Shen non si era reso conto di quanto devastante fosse la sua sofferenza se non quando aveva rotto gli argini al cimitero.

L'aveva sempre vissuta come rabbia, non aveva mai nemmeno lontanamente immaginato che fosse dolore.

E nel viverla come rabbia, nel suo scatenare rabbia per un mese intero ed ancora prima, non aveva fatto altro che mostrare quanto era sofferente, ed aveva sempre e solo attirato su di sé altra pietà.

La sua unica, magra consolazione, era che il panda sembrava essere l'unico ad essersene accorto ed ad aver reagito in quel modo.

Tutti gli altri avevano visto la stessa rabbia, ed avevano sempre reagito con altrettanta rabbia e tentando di distruggerlo.

Ma il panda!

Shen odiava che avesse visto una sua debolezza, più ancora una debolezza che lui non era riuscito a vedere e che non aveva mai estirpato.

Ed odiava che qualcosa di sottile ed indefinito fosse filtrato attraverso le incrinature del suo essere, la stessa cosa che riconosceva ciò che il panda aveva fatto e che lo lasciava confuso, ammutolito ed incapace di fare qualsiasi cosa.

Si sentiva incastrato nella propria vita: nel momento in cui aveva scelto di non uccidere il bue sapeva che qualcosa di lui era cambiato, ed allo stesso tempo tutto il resto di sè stesso rifiutava di dare loro ragione.

Quando la guardia venne ad aprire la cella lui fu preso da uno sgomento nuovo.

Non era riuscito a toccare cibo, ed il sonno arretrato lo rendeva nervoso come la notte in cui i lupi avevano affollato i suoi incubi.

Pensò di non andare.

Poi pensò alla pietà.

Non sapeva che fare: non voleva combattere il panda, ma non voleva nemmeno dargliela vinta!

La loro sfida quotidiana gli sembrava adesso un suo capriccio infantile, e non voleva più dare spettacolo di sé.

Sapeva cosa aveva provato lui due notti prima davanti alla rabbia del bue che voleva distruggerlo a qualsiasi costo, e pensare che il panda provasse per lui qualcosa di simile bastava a fargli venire voglia di sprofondare.

E d'altra parte non era pronto ad ammettere di non voler più combattere contro di lui!

Se avevano stabilito che la tregua sarebbe durata solo per un giorno, ebbene, sarebbe durata solo per un giorno.

Insicuro su cosa fare, per il momento decise di uscire dalla cella.

Percorse i corridoi lentamente.

Incontrò solo un drappello di guardia che però non interferì con lui in nessun modo.

Sapevano chi era e dello strano permesso che aveva avuto per uscire di cella, per tentare di morire ogni giorno o ucciso dal suo avversario o ucciso dalle frecce immediatamente dopo aver vinto.

Shen li oltrepassò e si trovò in uno dei bracci principali, con la luce dell'arena centrale che si stagliava in fondo.

Sentiva già il cicaleccio del panda che lo aspettava.

Non appena uscì nello spazio aperto si guardò attorno alla ricerca del suo guan dao.

Ricordava che gliel'avevano tolto durante i tre giorni di debolezza, e la possibilità di non trovarlo lo riempiva di paura.

Il bagliore familiare dell'acciaio appoggiato contro il muro poco lontano da lui gli fece provare un'ondata di sollievo.

Immediatamente dopo notò la presenza del panda, che come al solito chiacchierava con il bufalo.

-Oh, Shen! Come stai?-

Lui non rispose.

Si avvicinò a prendere il dao e fece i suoi soliti esercizi di riscaldamento, ma si rese conto che stava solo cercando di prendere tempo.

Lui non voleva più affrontare il panda, ed allo stesso tempo non voleva non volerlo più.

Gli sembrava tutto vuoto, inutile, come le marionette del teatro delle ombre che non sono grandi nemmeno la metà dei fantasmi che proiettano.

"Maledizione! Eppure deve finire in qualche modo!"

Si voltò verso il panda con la lama spianata ma non trovò paura ad attenderlo.

Non era mai stata paura, né rabbia, né odio, né incoscienza.

"È pietà. Ha sempre e solo avuto pietà di me. Anche adesso. E potrei attaccarlo, insultarlo, fare tutto quanto di peggio posso immaginare per ferirlo, ma lui non vedrà mai altro che il mio dolore"

Si accorse che era rimasto immobile al centro dell'arena, e che per la prima volta l'arma tremava nella sua presa.

Abbassò la lama del dao e la ritrasse.

Il panda non smise la posizione di guardia mentre lui si avvicinava, ma nemmeno sembrava preoccupato.

Gli era appena venuta un'idea. Era assurda, ma d'altra parte chi era finito in prigione, il principe o lo scemo del villaggio?

Si fermò di fronte al panda e gli offrì il guan dao con entrambe le ali.

-Prendila-

-Come? Davvero posso? Non è un trucco per... che ne so? Infilzarmi?-

Shen non gli rispose, si limitò a mantenere gli occhi fermi nei suoi.

-Oh. Oh, ok... sembra una cosa seria-

Un attimo dopo il peso dell'arma passò da lui al panda.

Era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare, ma era anche l'unica possibile.

-Wow! È bellissima, lo sai? Yi dice che ci tieni molto-

-Vero. Aspetta... yi?-

-Oh, sì, la Divinatrice. Mi ha detto che posso chiamarla così-

Shen ne ebbe un'impressione strana perché anche lui un tempo ormai lontano aveva usato quel nome.

Il panda nel frattempo non gli badava più. Osservava affascinato il suo riflesso nell'acciaio della lama e teneva tra le zampe l'arma con una delicatezza che Shen non si sarebbe aspettato.

La prima volta che gliel'aveva riportata Shen ricordava di avergli lanciato una scheggia per impedirgli di toccarla.

-Com'è che ci tieni così tanto? -

-È molto importante per me-

-Wow! È leggerissima!-

-È stata progettata per essere letale senza sforzo-

Solo in quel momento, quando Shen gli ricordò quante volte era stata usata per uccidere, il panda sembrò provare un po' di apprensione.

-Per questo è così importante per te? È... l'hai sempre avuta con te in battaglia?-

-Anche da prima-

In risposta allo sguardo incuriosito del panda Shen decise di raccontargli qualcos'altro.

-Ero appena diventato maggiorenne. Mio padre mi mise a disposizione la fucina, il laboratorio e materie prime, ed un mastro fabbro. Mi disse che avrei potuto fare quello che volevo, usare i materiali che preferivo, ed avrei potuto avere tutti i consigli migliori. Avrei potuto costruire un'arma che fosse unica per me, ma solo a patto che fossi io in persona a battere il metallo nella forgia-

-Wow... ed hai davvero forgiato il metallo e lavorato nella fucina? Sembra mitico!-

-È stato un incubo. Sei mesi orribili- si fermò a guardare il suo riflesso nella lama -Ma ne è valsa la pena-

-Sì, be'...- il panda si mosse a disagio, scrutando i dettagli dell'arma -Mio padre invece mi aveva promesso che quando fossi stato abbastanza bravo mi avrebbe rivelato l'ingrediente segreto della sua zuppa dall'ingrediente segreto. Solo che, sai, poi non c'era nessun ingrediente segreto. Era solo, tipo, un modo per far credere ai clienti che la sua zuppa avesse qualcosa di speciale per non farli passare alla concorrenza. Ah, e per non farmi distrarre dal lavoro-

Shen rimase perplesso senza sapere cosa ribattere.

Il fatto che il panda avesse parlato di un padre lo confondeva. Non poteva essere un altro panda, altrimenti il panda avrebbe saputo tutto di lui fin dalla prima volta che lo aveva visto.

Ma allora chi? Qualcuno aveva allevato un cucciolo di panda orfano?

E per tutti gli antenati, perché mai parlava degli ingredienti di una zuppa?!

Scosse la testa. Si rese conto all'improvviso che lui non sapeva assolutamente nulla del panda che aveva davanti.

Sapeva che a volte gli altri gli si rivolgevano chiamandolo "Guerriero Dragone" ma pensava fosse un grado del kung fu. Una carica di alto livello, in effetti, che si chiese come potesse essere stata affidata ad un panda idiota.

Decise che non voleva permettere ad altre domande di formarsi nella sua mente e di distrarlo.

-Non ti chiedi come mai ho voluto metterla nelle tue mani?- gli chiese.

-Ehm... no. Cioè, adesso sì. Perché se tu mi chiedi se non me lo chiedo probabilmente dovrei chiedermelo, giusto?-

"Esatto, è un idiota. L'universo ha voluto umiliarmi e prendersi gioco di me facendomi sconfiggere dalla creatura più stupida che fosse mai riuscito a plasmare!"

-Guardala bene, panda. Questa è l'arma che ho usato quella notte-

-Quale notte?-

-Quella notte!- scattò Shen.

-Oh-

Il panda abbassò uno sguardo malinconico, stavolta appena più consapevole, sull'arma.

Se anche stava cercando qualcosa, una traccia, un segno, sarebbe stato inutile perché Shen aveva sempre riservato una cura maniacale alle sue armi.

-Di sicuro con questa lama ho spezzato la vita di qualcuno dei tuoi parenti- continuò Shen -Forse addirittura ho trafitto i tuoi genitori-

Il panda era molto a disagio adesso.

Fece per rimettere a lui l'arma ma Shen fece un passo indietro e lasciò le ali ben nascoste dentro le maniche.

-Adesso che lo sai affrontami con questa-

Il panda scosse la testa.

-Credi che cambierebbe qualcosa?-

-Fai come ti dico-

Shen non si era aspettato una scrollata di spalle.

Il panda si era riconcentrato sull'arma.

Sembrava non capire bene con cosa avesse a che fare, o come dovesse usarla.

"Non può non sapere cosa fare! Ha deviato palle di cannone, dannazione! Deve saper usare le armi tradizionali!"

-Ehm... Shen? Qualche suggerimento?-
Shen era confuso. Perplesso.
Osservava il panda è non riusciva a capacitarsi di come potesse essere così imbranato: non riusciva nemmeno ad impugnare il dao!
Stava cercando di tenerlo all'estremità del manico come se fosse una normale elsa, ma in quel modo l'arma era completamente sbilanciata e tutto sembrava un pessimo numero da circo.
-Panda! Non puoi tenerlo in quel modo!- esclamò stizzito.
-Dici di no? Allora così, forse?-
Quando finalmente provó ad impugnarla vicino all'elsa non riusciva a ruotare il polso nel modo giusto.
-Ahi! Ma insomma, come si usa questo coso?!-
Non poteva crederci! Il panda si era appena colpito da solo sul naso con il legno dell'impugnatura!

Shen dovette coprirsi gli occhi per ripararsi da quello spettacolo penoso.

"Che brutta idea... che orribile, brutta, pessima, sbagliatissima idea!"

-Va bene, basta così, fermati-

Il panda si immobilizzò all'istante.

-Io ti... insegnerò... almeno i movimenti base-

-Oh, wow! Mitico!-

-Panda!-

Non la stava prendendo per nulla nel modo giusto. Non come la stava prendendo Shen o come lui si sarebbe aspettato.

Il panda se ne stava davanti a lui, abbrancato alla sua arma in modo imbarazzante, con le guance gonfie e gli occhi colmi di aspettativa fissi su di lui.

Shen poteva solo presupporre che quell'atteggiamento per lui significasse "concentrazione".

-Bene. Per prima cosa come impugnare. La destra più vicino alla lama, per dare precisione ai colpi; la sinistra all'estremità, per imprimere forza. Usi la destra, non è vero?-

-Bè, dipende cosa devo fare. Per mangiare uso entrambe-

-Chissà perché la cosa non mi sorprende. E per... scrivere?-

Per un attimo Shen ebbe l'atroce dubbio che il panda non sapesse scrivere. In realtà per un attimo fu atroce certezza.

-Dipende su quale gomito sto più comodo. Quando mi stanco cambio. E poi è buffo perché la calligrafia cambia, ed a scuola ci hanno messo un sacco di tempo a capire che ero sempre io a scrivere, e non due persone diverse. E...-

-Concentrati-

-Oh. Oh, giusto-

Il panda provò un paio di movimenti, e per fortuna, dopo un altro paio di consigli riusciva a reggere il guan dao in un modo dignitoso.

Almeno non sembrava più che stesse impugnando una clava!

-Cavolo, è mitico! Ehi! Mi insegni come fai quella cosa di saltare?-

Fece per puntare la lama a terra.

-Fermo!-

-Ops! Mossa sbagliata?-

-Non provare mai più a fare una cosa del genere! È fatta per reggere il mio peso, non il tuo!-

-Oh. Bè, sì, in effetti io peso un po' di più di te. Credo-

Shen lo fissò con un sopracciglio inarcato.

-E va bene! Parecchio di più! D'accordo: niente salti. Anche se è un peccato-

Il livello di assurdità di quella giornata saliva di minuto in minuto. A volte raggiungeva picchi così alti che Shen si domandava se fosse tutto reale o solo uno strano sogno.

Scosse la testa per scrollarsi di dosso tutte le stranezze e per ridarsi un contegno.

-Molto bene, panda. E adesso che sai usarla, attaccami-

-Ma io non voglio attaccarti. Non vogli farti del male-

-Ti ho detto di attaccarmi! È un ordine!-

-Non posso, Shen! Non... ah!-

Shen gli era saltato addosso.

Per quanto il panda fosse riuscito a schivarlo era quasi inciampato, e adesso lo guardava spaventato.

-Ti ho insegnato ad usarlo perché tu mi affrontassi!-

-Ma io non voglio! Nè con quest'arma né con altre!-

-Non hai scelta, panda!-

-Certo che ce l'ho. Posso... che ne so... sedermi qui e non fare nulla. Non puoi costringermi ad attaccarti se io non voglio attaccarti-

Shen rimase con il becco aperto.

"Non vuole. Non posso costringerlo. Non... non posso!"

Se c'era una cosa che aveva sempre odiato era la consapevolezza della propria impotenza, ed il fatto che la sua volontà per il panda, semplicemente non contasse niente di niente, lo fece infuriare come non gli accadeva da giorni.

Si scagliò di nuovo contro il panda per costringerlo a reagire in qualsiasi modo.

-No, Shen!-

Impattò contro il legno del guan dao tenuto di traverso.

Lo sentì sotto le ossa delle zampe e sul torace, ma sotto il legno c'era qualcosa di soffice. Morbido. Elastico.

Prima che Shen potesse capire cosa era successo fu sbalzato via dal contraccolpo, e finì a rotolare poco lontano.

-Shen! Oh, io te lo avevo detto! Ti sei fatto male?-

Shen non gli rispose.

Rimase a terra dove era caduto, incapace di raccogliere le forze per sollevarsi.

Alzò solo il collo e si puntellò su un'ala, ma non avrebbe saputo fare altro.

L'impatto con il terreno era stato pesante, ma oltre quello, lui non riusciva a trovare un motivo per rialzarsi.

-Accidenti! Sei ferito?-

"Certo, figurarsi se non è preoccupato per me"

Chiuse gli occhi per ripararsi dalla preoccupazione che leggeva negli occhi verdi che cercavano i suoi.

-Va bene così, panda. E ora finiscimi-

-Shen, io...-

-Colpisci!-

Il ruore sordo accanto a lui era quello della lama piantata in qualcosa, ed il freddo lo raggiunse attraverso le penne sul fianco sinistro.

"Finalmente!"

Finalmente tutto si sarebbe spento, e lui non avrebbe più dovuto ascoltare il chiasso dei sentimenti dentro di lui né il suo cuore che batteva.

Si aspettava di sentire dolore, ma non provava nulla del genere.

Strano.

Per quanto lui non fosse mai stato trafitto a morte e non ne avesse esperienza diretta, era sicuro che mancasse qualcosa.

Con cautela sollevò di uno spiraglio una palpebra, e come aveva sospettato non era stato nemmeno ferito.

Il panda aveva piantato il dao a terra, attraverso la sua veste che era stata squarciata, vicinissimo a tanti organi vitali, ma il suo piumaggio bianco era rimasto immacolato invece di tingersi di sangue.

Shen sospirò e lasciò ricadere la testa.

-Hai sbagliato mira. Riprova-

-Non ho sbagliato-

Accanto a sé sentì il fruscio dell'arma che veniva estratta dal terreno e dalla stoffa.

Il panda posò il dao là vicino e rimase in ginocchio davanti a lui.

-Non è l'arma, Shen. È come decidi di utilizzarla-

-Perché ti rifiuti?! È... hai pietà di me?-

-Oh, non lo so! Io non sopporto l'idea di fare del male a qualcuno!-

-Ma sei un guerriero! Ti alleni ogni giorno a combattere o no?-

-Intendo... del male davvero! Il kung fu non fa veramente male-

-Potrebbe-

-Sì, potrebbe. Ma un vero maestro non lo farà mai-

Dietro il buio delle palpebre Shen rivide Maestro Rhino che gli puntava contro il martello.

"È un avvertimento, Shen"

Il suo cuore si torse sotto le costole.

All'improvviso aveva di nuovo paura, una paura folle, irrazionale, e nemmeno lui comprendeva di cosa.

-Basta così, Shen. Ci rivedremo domani-

Fece appena in tempo a cogliere il panda che si inchinava nel saluto kung fu e si allontanava.

L'arma era rimasta lì a terra.

Solo pochi giorni prima non avrebbe esitato a raccoglierla per attaccare il panda alle spalle, ora non riusciva nemmeno a rimettersi in piedi.

Non aveva mai provato tanta angoscia!

Avrebbe dato qualsiasi cosa perché smettesse, perché lo lasciasse in pace, ma ormai era entrata troppo a fondo dentro di lui.

Tutto quello che aveva fatto fino a quel momento gli sembrava inutile, ogni sforzo gettato via, e non c'era niente che potesse fermare il vuoto che gli si stava spalancando dentro.

-Uccidimi! Io non posso vivere così!-

-Oh, no! Non lo farò mai!-

-Tu devi farlo! Te lo chiedo... per favore. L'unico modo per aiutarmi è liberarmi-

Il panda lo raggiunse di nuovo e si inginocchiò di fronte a lui.

-Certo che voglio aiutarti, ma non posso farti del male nemmeno se sei tu a chiedermelo-

-Ed allora il bue, uno dei tuoi amici... il boia... chiunque! Non... non mi importa più come! Voglio solo che finisca!-

-Shen, non deve andare così. Non deve morire nessuno, nemmeno tu! Noi possiamo aiutarti. Sono sicuro che troveremo una soluzione con il consiglio dei maestri, ed anche yi sarebbe felice di aiutarti. Tu devi solo... devi volerlo, Shen-

-Io lo voglio. Ma non posso. Non... da certe cose non si torna indietro. Aiutami!-

Sapeva cosa voleva. Che il panda sollevasse il guan dao e che affondasse un colpo vero, capace di tagliare il suo filo della vita.

-Certo che ti aiuto! Puoi venire con noi! Dovrei prima chiedere a Shifu ma non preoccuparti, lo convincerò. Troveremo una soluzione in qualche modo-

Shen ci mise un po' a capire.

Lui aveva dato per scontato "aiutami a morire", il panda invece aveva risposto come aiutarlo a modo suo.

Shen aveva invocato la morte, ma era la vita ad accarezzarlo attraverso quello strano guerriero.

Gli scappò all'improvviso: nonostante lui avesse sempre tenuto la guardia alta ed avesse sempre resistito, alla fine il panda ci era riuscito: aveva spaccato la cosa che teneva tutto assieme dentro di lui e adesso tutti i suoi sentimenti si stavano riversando tra le crepe.

-E allora aiutami!-

Aiutami, aiutami, aiutami!

Non riusciva a fermarsi dopo che gli era sfuggito la prima volta.

-Certo che sì! Pew! Finalmente! Sai che cominciavo a non sperarci più?-

Il panda si protese verso di lui, e per una volta Shen non ebbe l'istinto di allontanarlo.

Lo vedeva leggermente sfocato attraverso le palpebre quasi serrate.

Nero e bianco.

Semplice.

Infantile.

Innocente.

Nell'aspetto di Po riconobbe all'improvviso tutti i panda che aveva ucciso quella notte.

Shen si ritrasse atterrito.

Avevano implorato pietà, avevano tentato di opporsi, avevano tentato di fuggire con i cuccioli, e lui non si era fermato davanti a niente.

Fuoco.

Sangue.

Urla.

Freddo ed aghi di cristalli di neve.

Una femmina di panda che i suoi lupi avevano intercettato lontano dal villagio, esausta, rannicchiata su sé stessa che piangeva con le zampe strette al petto e mormorava una ninnananna.

Non aveva mai smesso di sentirla. Non era solo un ricordo, era entrata dentro di lui con tutto il gelo della morte misto ad una tenerezza che lui in quel momento non aveva compreso.

Nel presente colse lo sguardo del panda, ma gli occhi che vedeva verdi erano quelli della creatura spaventata che lui...

-AAAAHHH!!!-

Si coprì gli occhi e scosse la testa per non vederla più.

"Non guardo cosa lascio dietro di me"

Non era vero! Aveva sempre ignorato la verità, ma lo sapeva bene cosa si era lasciato dietro.

Poteva aver chiuso sé stesso alla pietà, ma la consapevoleza, quella, c'era sempre stata.

L'orrore lo stava soffocando!

Anche sua madre cantava! Perché non aveva riconosciuto una madre anche in lei? Quella ninnananna avrebbe potuto essere per un cucciolo che lui aveva già ucciso!

Si accorse che anche lui si stava premendo il petto, e che non aveva smesso di gridare.

Avrebbe voluto più che mai che qualcuno lo uccidesse, ma ora che aveva la piena coscienza dell'orrore nello spezzare una vita non osava chiedere a nessuno di prendere su di sé lo stesso marchio che aveva lui.

Sentiva le grida gonfiarsi nei polmoni e risalire in gola, abbastanza forte da far vibrare le penne delle ali che teneva premute sul becco.

Gli sembrava di morire, ma forse persino la morte non aveva abbastanza pietà di lui da raccoglierlo.

Sul suo corpo era appena cosciente di qualcosa che lo toccava.

Se lo scrollò di dosso ma tornò più insistente di prima, e lui non aveva più la forza di lottare.

-Shh... Ehi, ehi, ora basta... Ti porto via da qui-

***

Era la seconda volta che Po si trovava con Shen in braccio ed in preda al dolore, e quella volta sembrava peggiore della precedente.

Eppure non capiva!

Sembrava che finalmente Shen avesse accettato il suo aiuto, perché all'improvviso si era richiuso in sé stesso?

-Maestro Po, cosa succede?-

-Mastro Roccia! Mi serve un posto dove stare! Una cella, l'infermeria, qualsiasi cosa che sia... al sicuro-

-Venite, vi accompagno-

Po seguì il bufalo dentro uno dei corridoi, lontano dagli sguardi degli arcieri.

In braccio a lui il corpo di Shen era leggero ma era contratto, ed il collo si era ripiegato sotto una delle ali; come al solito doveva stare attento alla coda mentre camminava.

Il suono sordo che gli usciva dalla gola si aggrappava al cuore di Po, così come il cuore del pavone che sfarfallava rapido contro il suo petto.

Al'improvviso Shen cacciò un grido e si contorse come se qualcosa lo avesse colpito.

-Shh... shh... va tutto bene... ora ci prendiamo un po' di tempo, va bene?-

Il pavone non gli rispose.

Po non era nemmeno sicuro che lo avesse sentito.

-Maestro Po, siamo arrivati-

Mastro Roccia fece un gesto verso una delle porte che aveva aperto; dava su una cella simile alle altre, ma ricavata in una rientranza della parete e che quindi aveva il lato più corto esposto invece di quello più lungo; la branda era in fondo, ed in quel modo dava l'illusione di un minimo di riserbo.

Po sapeva che era il massimo che poteva chiedere, per questo ringraziò il capoguardia.

Era appena entrato quando si ricordò una cosa importantissima.

-Mastro Roccia! Aspettate!-

Il bufalo si fermò a metà del gesto di chiudere la porta.

-Niente chiave stavolta. Per favore-

Il bufalo lo guardò perplesso, e proprio in quel momento Shen gridò di nuovo.

-Ne siete proprio sicuro Maestro Po?-

-Sicurissimo. Oggi no-

-Va bene. Solo, assicuratevi che non mi licenzino per questo, per favore-

Il bufalo se ne andò e Po rimase di nuovo solo in una cella sottoterra con il pavone che si lamentava.

-E va bene, risolviamo questa cosa-

Raggiunse la branda, ma al momento di mettere giù Shen qualcosa gli sembrò terribilmente sbagliato.

Lasciarlo gli sembrava sbagliato.

Po sapeva che se lui fosse stato in quelle condizioni avrebbe voluto qualcuno che lo stringesse e gli dicesse che andava tutto bene; Shen forse si sarebbe offeso a morte, eppure Po non riusciva a lasciarlo andare.

Si sedette lui con il pavone ancora in braccio e lo aggiustò meglio in modo che non scivolasse e non fosse soffocato.

Gli artigli gli affondarono attraverso i pantaloni e nella pelliccia, ma non era poi insopportabile, e sapeva che Shen non lo aveva fatto apposta a fargli male. Non quella volta.

A tratti sembrava che cercasse di dire qualcosa, ma non riusciva ad articolare nulla e finiva sempre ad emettere un urlo.

-Va tutto bene, Shen. Ti aiutiamo noi, te lo prometto... ora... ora però non...- la comprensione arrivò a Po dal nulla. Ricordò la prima volta che Shen aveva pianto in cella, e come lui fosse stato sorpreso che il pavone non avesse mai lasciato trapelare nulla.

-Anzi, sai cosa? Va bene così. Coraggio, amico, butta tutto fuori-

Gli rispose un grido lacerante soffocato contro la sua pelliccia. Un grido capace di scavare nella carne e di incrinare le ossa.

***

Era troppo da sopportare!

Tutti i rimpianti, tutta la sua sofferenza del passato, il rimorso appena scoperto, lo stavano facendo a pezzi.

Avrebbe solo voluto strapparsi da dentro tutto quello che continuava ad urlare dentro di lui, ma il suo corpo era paralizzato.

Qualsiasi cosa fosse lo stava trapassando come un dolore fisico, e lui non poteva più sopportarlo.

A tratti sperava che tutto quel dolore fosse abbastanza da ucciderlo e portargli finalmente pace, ma poi ricordava il barlume di speranza che il panda gli aveva fatto intravedere.

Perché il panda voleva ancora salvarlo, nonostante tutto!

Come i suoi genitori quando avevano rotto il guscio, non gli importava di cosa avrebbe potuto attirare di negativo, l'unica cosa che voleva era aiutare lui.

Il panda continuava a tenerlo in braccio, forse tentava di parlargli, ma lui non riusciva a dare un senso alle sue parole.

Troppe cose gli martellavano la testa... se non fosse morto sarebbe impazzito!

Anche se non avesse posto fine alla sua esistenza, riusciva a vedere nel futuro solo l'ignoto; vasto, terribile, vuoto e pieno di incognite che lo aspettava per divorarlo. E lui non aveva più la forza di ricominciare tutto daccapo!

"Ti aiuteremo noi. Devi solo volerlo, Shen"

Si sentì gettare un grido lacerante, che squarciò il silenzio dei corridoi e riecheggiò tra le mura di pietra.

Con un ultimo, disperato scatto di volontà, si aggrappò al panda perché sì, forse non poteva tornare indietro, però poteva fermare la caduta.

***

Il grido gettato da Shen lo aveva spaventato come nient'altro fino ad allora.

Stava pensando di chiamare una guardia perché chiamassero la Divinatrice, Maestro Shifu, un dottore, chiunque, quando improvvisamente Shen riprese vita.

Ebbe un paio di spasmi violenti, e poi, da che era completamente contratto e chiuso in sé, si aggrappò a lui con tanta forza da fargli male.

-Va bene così, non ti lascio. Non devi affrontare tutto questo da solo-

Anche lui aveva paura di tutta quella disperazione, ma temeva che se avesse lasciato Shen in quel momento non lo avrebbe ripreso mai più.

Lo tenne stretto mentre il pavone continuava a gridare tutto il suo dolore.

-Va bene così, dai. Butta fuori tutto-

Non c'era bisogno che glielo dicesse lui: Shen urlava come se gli stessero strappando il cuore.

Qualsiasi cosa fosse, Po non aveva mai visto nulla di simile: veva visto le persone piangere, lui stesso aveva pianto e a volte gli capitava di emozionarsi, ma quello che stava vedendo con Shen era completamente diverso.

Po non aveva mai sentito nessuno soffrire tanto da dover gridare in quel modo!

Come aveva fatto Shen a vivere fino ad allora senza far uscire in nessun modo tutto quel dolore?

Po aveva visto la sofferenza dietro la furia di Shen, ma vederla adesso nella sua forma più pura era terrificante.

Shen si aggrappava ancora a lui scavandogli dei solchi con le penne delle ali, e nonostante la pelliccia Po lo sentiva che tirava.

Sotto le piume e sotto la veste ogni muscolo era contratto con tanta forza da tremare.

Shen liberò un grido devastante, un urlo di pura sofferenza che squarciava il silenzio dei corridoi e faceva tremare le mura di pietra.
Po raccolse il pavone e lo tenne stretto.
Sembrava che non dovesse finire mai, e Po dovette chiudere gli occhi per resistere.
"Dovrà passare prima o poi!"
Il grido si ruppe in singhiozzi e poco dopo il signore della guerra era ridotto ad un ammasso in lacrime abbandonato contro di lui.

-Non ti lascerò solo, te lo prometto- gli ripetè Po -E se non dovessi farcela io da solo ad aiutarti ci saranno i miei amici, il mio maestro, ci sarà yi-

Per un po' Shen rimase completamente immobile.

Po non riusciva a vederlo perché aveva nascosto tutta la testa nel cavo tra il suo braccio ed il torace, e sembrava avere intenzione di restare lì in eterno.

-Vogliamo che tu stia bene. Lo capisci, non è vero?-

Dopo secondi interminabili il pavone annuì. Po lo aveva sentito chiaro e distinto contro la pelliccia.

Shen prese un lungo sospiro, e quando rilasciò l'aria tutto quello che aveva dentro defluì via, lasciandolo completamente privo di forze.

Po si trovò addosso tutto il suo peso, le ali che da acciaio tornavano ad essere di seta e non scavavano più dentro di lui.

-Uff... bene, hai visto? È passato. Non ti farà più male-

Il pavone annuì un'altra volta.

C'erano ancora singhiozzi che gli scuotevano le spalle, ma ormai il peggio era passato.

Le lacrime che sentiva scorrere erano ancora di dolore, ma un dolore sano. Stavano solo lavando via tutta la sofferenza che era stata.

L'unico modo che gli venne in mente per rassicurarlo era come faceva suo padre con lui quando era piccolo: con una ninnananna.

***

Erano le piccole occupazioni quotidiane, semplici e ripetitive, quelle che non richiedevano attenzione e lasciavano la mente libera di vagare a favorire l'arrivo di visioni spontanee.

Il catino pieno d'acqua in cui avrebbe dovuto lavare le verdure catturò la luce del sole in un riflesso speciale, che per la Divinatrice si allargò in un'altro frammento di luce che aveva visto un mese prima.

La luce che era apparsa quando Po aveva affermato per la prima volta di voler aiutare Shen era stata fragile, con uguali possibilità di essere soffocata come di poter crescere; quel giorno la battaglia era finita: la luce sul fondo della ciotola era riuscita a sfuggire alle ombre che volevano inghiottirla e si era sviluppata in una forma sicura.

"Alla fine ce l'hai fatta".

Sorrise dentro la visione.

C'era l'eco di qualcosa di rassicurante tutto attorno, e se si concentrava di più poteva sentire una ninnananna.

Accarezzò la luce un'altra volta prima di lasciarla andare.

La ciotola tornò ad essere un normale utensile da cucina e l'acqua era di nuovo pronta per lavare le verdure.

Mentre sbrigava le faccende, la Divinatrice continuava a mormorare la ninnananna che era le era rimasta in mente.

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Cantuccio dell'Autore

Non si può capire le paura che ho per questo capitolo! Sono ancora indecisa se sia bellissimo o se ho rovinato tutto.

Comunque giuro che abbiamo finito: basta traumi emotivi così grossi!

Anche perché siamo arrivati quasi alla fine, mancano tre o quattro capitoli, direi che abbiamo dato tutti più che abbastanza.

Per i tempi di pubblicazione dei prossimi capitoli non vi so dire nulla di preciso perché è tutto da ricostrire da ora in poi. Spero di postare entro la settimana o i dieci giorni.

Vi lascio le note.

-La canzone all'inizio è dei Serenity https://www.youtube.com/watch?v=XCuEtl6sIyg "Journey's end" mi è sembrata perfetta per chiudere l'arco di rendenzione vero e proprio. Questo capitolo è davvero la fine di un viaggio interiore, ed è anche la fine del periodo di rinvio del giudizio di Shen

Ps: vorrei fare i complimenti al (ai) superfan del capitolo 16: la situazione è di 54 visite sul capitolo 15, di 244 sul 16 e di 75 sul cap. 17.

Il che mi porta a pensare che qualcuno stia rileggendo quel capitolo, perché le visite salgono in un modo assurdo rispetto agli altri due.

Non so come, non so perché, non so chi sia(no) ma grazie.



Smeralda E. Elessar





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Capitolo 19
*** Dal patto ***


Ciò che sorge

***

Dal patto

***

Crawling to the darkness
Waiting for some hope
Can't remember where all the light's gone
I tried to force myself
Not to think about the past

(Forgive me – Serenity)

Maestro Shifu si affrettò tra i corridoi della prigione dietro Mastro Roccia per quanto la sua vecchia frattura gli permettesse.

Se davvero era veramente vero quello che il messaggero gli aveva riferito, il panda gigante si era appena meritato la sessione extra nella sala degli allenamenti più lunga della storia!

Il bufalo si fermò davanti ad una delle celle ed indicò dentro.

Già il fatto che la porta non fosse chiusa non prometteva nulla di buono, ma appena mise la testa dentro Shifu ebbe la conferma che non solo era come gli avevano riferito, ma poteva essere molto peggio!

Il pavone era abbandonato e completamente inerte, con il bianco delle ali e della coda drappeggiato addosso al panda; persino il collo non era reclinato nella sua posizione naturale sotto l'ala, ma era sostenuto sul torace di Po e con la testa nascosta nell'incavo del suo gomito.

Tuttosommato era una delle scene più singolari di cui gli fosse mai capitato di essere testimone.

***

-Oh, no, maes... mppff!!!-

Po si tappò la bocca appena in tempo con la zampa libera.

Immediatamente Shen scivolò e lui dovette afferrarlo prima che finisse a terra.

Maestro Shifu lo guardava sconcertato.

Po avrebbe voluto dirgli tante cose, ma aveva paura di svegliare il pavone, e quindi si sforzava in ogni modo di farsi capire con lo sguardo.

Shifu sospirò e roteò gli occhi, poi con un gesto gli fece capire di stare fermo.

Po si immobilizzò completamente, con le labbra serrate e le zampe strette attorno a Shen che ancora non si era svegliato per chissà quale miracolo.

Shifu si avvicinò a loro lentamente, ma tutta la sua attenzione era concentrata sul pavone.

Lo scrutò attentamente per quel che poteva vedere sotto le zampe di Po, e lentamente gli fece scorrere il palmo della zampa a pochi centimetri dalla schiena.

Po non poteva fare altro che aspettare.

Sapeva che l'ultimo incontro tra Shifu e Shen non era andato esattamente bene, ed aveva paura che gli ordinasse di lasciarlo.

Po non voleva. Non prima di essere riuscito a parlare con lui ed essersi assicurato che stesse bene. Per questo lo strinse in un gesto protettivo.

Shifu battè le palpebre un paio di volte, incredulo.

Ripetè l'esame, ma la zampa che scorreva sospesa sopra il pavone ebbe lo stesso movimento fluido di prima.

Shifu sollevò lo sguardo su di lui, e Po riconobbe la stessa espressione di quando lo aveva addestrato la prima volta, e di quando lui era riuscito a portare a termine i suoi compiti nel modo corretto senza combinare pasticci.

Il sorriso di Shifu era lo stesso, ed anche la luce nell'azzurro dei suoi occhi.

Il suo maestro si allontanò di un paio di passi all'indietro, poi si inchinò.

Non sembrava per niente arrabbiato, anzi, sembrava contento di quella cosa.

Annuì verso di lui un'ultima volta ed uscì dalla cella.

La porta rimase aperta come l'aveva trovata.

***

Shen apri gli occhi di scatto.
Si sentiva circondato da pelliccia ed il suo primo istinto fu dibattersi per liberarsi.

Il cuore aveva accelerato per la scarica di paura, e tentava di prendere fiato a grosse boccate.
-Calma, calma! Ecco fatto, ci penso io-
Si sentì sollevare e posare su una superficie di legno, che poteva essere solo una branda.

Attorno a lui c'erano le stesse le mura di pietra che aveva visto per un mese intero, quindi era ancora in prigione, ma la cella era diversa da tutte quelle in cui era stato fino ad allora.

Accanto a sé trovò il panda, che lo scrutava concentrato, come se cercasse su di lui i segni di qualche ferita.
Shen era ancora sconvolto per quello che era successo, ma almeno si rendeva conto della realtà, che non era in pericolo, e lentamente il suo cuore si calmò.

"Io... io ho davvero...?"

Peccato che una volta compreso dove si trovava e come ci fosse arrivato se ne vergognasse da morire.

-Allora, come stai?-

Guardò il panda di sbieco, incapace di rispondere per le troppe cose che ancora cozzavano dentro di lui.
-Tu non lo racconterai mai a nessuno-
-Ehm...-
Shen lo guardò male.
-Okay, okay. Farò del mio meglio-
-E non ne parleremo mai più. Mai e poi mai discuteremo di nuovo di quello che è successo oggi. Intesi?-

-Ma perché no? Insomma, non è stato poi così terribile! Cioè, no, sì, ad un certo punto è stato terrificante perché...-

-Panda!-
-Uff! D'accordo, come vuoi tu-
-Bene-

Il silenzio si prolungò fino a diventare imbarazzante.

Il panda lo fissava, ed ad intervalli regolari apriva bocca come per dire qualcosa ma poi la richiudeva.

-Si può sapere che ti prende adesso?-

-Mpfff!-

-Prego?-
-Non lo posso dire! Mi hai detto che non vuoi parlare di quello che è successo, ma a me vengono solo domande su quello che è successo, e allora...-

-Panda!-

-Cosa?-

-Pensa a qualcos'altro!-

-E a cosa?-

-Fai uno sforzo di immaginazione-

-...-

-...-

-Oggi vorrei trovare dei ravanelli. Sono buoni, sai? A me piace cucinarli, ma mi piacciono anche crudi. Una volta ero solo un bebé, e ne ho mangiati una cassa intera tutti da solo. Ed un'altra volta ho mangiato anche i mobili di bambù di mio padre. Sai, lui non sapeva che a me piacesse tanto il bambù, mi ha lasciato un attimo da solo in cucina e...-

-PANDAAA!!!!-

-Che c'è? Me l'hai detto tu di immaginare qualcosa, e l'unica cosa che so immaginare bene è il cibo!-

Shen stava ancora tremando per la stizza.

-Com'è possibile che... che...?-

-"Che" cosa, Shen?-

Shen buttò fuori l'aria.

-Niente, lascia perdere. E basta con il cibo-

-Uffa, non ti va bene proprio niente!-

Shen gli scoccò un'occhiata laterale che lo ridusse al silenzio.

"Finalmente! Non capisco come fa ad essere così! Non appena io comincio a credere che lui sia davvero superiore, ecco che fa qualcosa di immensamente idiota. Non credo nemmeno che lo faccia apposta. Una simile pianificazione richiederebbe troppa intelligenza"

-Hai detto che le cose possono andare in modo diverso. Come?-

-Ehm... di questo posso parlare, giusto?-

Shen gli diede il permesso con un cenno della testa.

-Okay. Allora...- il panda si fermò con la testa bassa ed il mento appoggiato ad un gomito.

Sembrava intento in un grande sforzo mentale, e Shen sperò che riuscisse a produre qualcosa di meglio di ciance sui ravanelli.

-Ci sono!-

All'improvviso Shen si trovò afferrato per le spalle e con il muso del panda a pochi centimetri dal suo becco.

-Panda!!! Lasciami subito!-

Ma se lo scrollò di dosso prima che lui potesse fare qualcosa.

-Che c'è adesso? Non va bene nemmeno questo?-

-Non ti hanno insegnato a non toccare le altre persone senza permesso?-

-Ehm... no-

-Bè, impara! E non rifarlo mai più!-

-Ma se fino ad ora... ops! Non posso parlarne...-

-Panda...- sibilò Shen come avvertimento.

-Okay, okay... scusa, ma perché non posso toccarti senza permesso? È perché... perché sono io?-

-Che tu sia tu è un'aggravante, ma in generale no, nessuno può mettermi le zampe addosso senza avvertirmi e se io non sono d'accordo-

-E quando combatti?-

-Restituisco-

-Oh, giusto... e da piccolo? Avranno pur dovuto prenderti in braccio, no? Mio padre una volta ha provato a portarmi a cavalluccio e...-

-Panda! Non farmi rimpiangere di non averti fatto male! Stavamo dicendo qualcosa su come intendi "aiutarmi"- lo interruppe in fretta Shen.

-Oh. Sì, certo. Senti, io ce l'ho un'idea, ma prima devo parlarne con il mio maestro e con gli altri. Non è una cosa brutta per te, fidati-

Shen lo scrutò intensamente.

Il panda era speranzoso, non evitava il suo sguardo.

-Se io mi fido di te, che cosa otterrò?-

-Bè... è... non lo so di preciso. Dovresti chiederle a yi queste cose. Ma sarà qualcosa di buono, te lo prometto-

Shen lo scrutò ancora, scettico.

Ma d'altra parte il panda era già riuscito in parecchie cose che lui aveva reputato impossibili.

-Ti do una possibilità-

-Evvai! Senti, mentre vado... tu mi aspetti qui, vero? Sì?-

-Quante alternative ho?-

-Intendo... senza chiave-

Shen non capiva. Solo seguendo la direzione dello sguardo del panda si rese conto della porta aperta.

Un'ondata di qualcosa di indefinito gli fece arruffare le penne.

"Ha lasciato la porta aperta. Per tutto questo tempo ha lasciato la porta anche se io avrei potuto..."

-Io... io...-

Il panda lo aveva appena rifatto: lo aveva lasciato senza parole.

Si diede una scossa per riprendere il controllo.

-E sia. Aspetterò qui-

-Grande!-

Il panda si alzò in fretta e la branda cigolò per il movimento.

Sulla porta si voltò verso di lui come se avesse voluto dirgli qualcosa, ma appena aperto bocca la tappò con entrambe le zampe.

Gli fece un cenno vaghissimo e poi sparì dietro il muro.

Shen sospirò pesantemente.

Sapeva che avrebbe dovuto essere grato perché il panda aveva afferrato il concetto di non parlare di quello che era successo, ma dentro di sé riusciva solo a tremare per la paura di scoprire in quanti altri modi quell'orso bianco e nero avrebbe potuto essere imbarazzante.

***

La porta sbattè di lato con uno schianto.

-Maestro!-

-Panda! Che è successo?-

Po si buttò in ginocchio davanti a Maestro Shifu, che era più perplesso che mai, e cominciò a parlare velocissimo a proposito del fatto che Shen aveva pianto, che stava mantenendo la sua parola, che si poteva recuperare, che non era giusto lasciarlo solo, che...

Maestro Shifu, dopo lo spavento iniziale, comprese che non era successo nulla di grave, e che la sua impressione di quel pomeriggio sul pavone era solo confermata.

-Sì, panda-

-Ma maestro, per favoooreee!!! ... ehi!- Il panda sollevò la testa per guardarlo e poi si rimise seduto -Avete detto di sì? Ma non vi ho ancora chiesto niente-

-Lord Shen potrà essere ospitato al Palazzo di Giada. Se i maestri dela città dei Gong accetteranno, naturalmente. E se accettarà anche lui-

-Davvero?-

-Sì, Po. Ci ho riflettuto, e credo che tutti meritino la possibilità di cambiare e le condizioni giuste in cui farlo. Trovo che sia fondata la tua preoccupazione per cui Lord Shen, senza qualcuno che lo guidi, possa tornare su una strada sbagliata. Sarebbe davvero un peccato sprecare quello che tu sei riuscito a fare, per questo sono disposto ad accoglierlo... Panda?-

-Mmh?-

-Non piangere-

-Sniff... scusate...-

***

Aveva sempre tenuto insieme a forza i pezzi della cosa che tappava la sofferenza, certo che se l'avesse lasciata uscire sarebbe stata intollerabile.
Aveva avuto ragione.
Aveva fatto male come nessun'altra ferita fisica.
Però in qualche modo era passata.
Si sentiva meglio.
Meno a pezzi, meno ferito.

-L'ho già detto anche a Po-

-Ah!-

Shen trasalì alla voce proprio di fronte a lui.

Il muso della capra lo scrutava con la solita espressione benevola di sempre.

-Avere ragione mi da ragione. L'universo sapeva esattamente cosa faceva quando ha scelto proprio lui come guerriero destinato a fermarti-

-A FERMARMI?!- scattò Shen.

-Esatto. Solo a fermarti. Ti ha impedito di fare del male agli altri, ma non ha mai voluto fare del male a te-

Shen era prontissimo a ricominciare a gridare di tutto e di più contro il panda, contro di lei, contro le ciotole e le profezie, ma qualcosa in fondo alla sua mente scivolò al posto giusto alla parola "fermare".

-Sì... a fermarmi... non capisci? La tua dannata profezia non ha mai smesso di compiersi! Da quando è ricomparso, lui... lui è sempre stato lì, a fermarmi, ogni volta che avrei fatto del male a qualcuno. E mi ha fermato anche dal fare del male a me stesso-

Shen si sentiva scuotere dalla consapevolezza.

Non solo al porto, ma anche in prigione, e poi contro il panda minore, quando aveva voluto impiccarsi, quando aveva minacciato di uccidersi con la sua arma, tutte le volte che si era scagliato contro il bue, quando aveva affrontato la popolazione, quando sarebbe morto di fame piuttosto che rinunciare ad andare al cimitero.

Il panda era sempre stato lì, a fermarlo.

Shen aveva creduto che lo facesse per dispetto, ora sapeva che era stato per proteggere, e non solo gli altri da lui, ma anche lui da sé stesso.

-E tu... tu lo sapevi!-

La capra scosse la testa.

-Tu sopravvaluti le mie capacità. In effetti non credevo che avrebbe avuto questo senso-

-Non mentire! Tu sai sempre tutto!-

-Non è vero, Shen. Ci sono tante cose che vorrei sapere e che invece non so-

-Ad esempio?-

-Vorrei essere sicura di come sarà la tua vita da ora in poi, ma non leggerò mai più il tuo futuro-

Lui la guardò a testa alta.

-Bene. E adesso?-

-Ne parlerai con lui-

-Con chi?-

-Credo si riferisca a me-

Shen si voltò verso l'entrata della cella e trovò il panda minore ad attenderlo.

-Che cosa vuoi qui?-

-Voglio proporti un cammino da percorrere-

Shen inclinò la testa di lato per osservarlo, gli occhi ridotti a due fessure.

Il maestro si avvicinò a lui ed alla capra con la massima naturalezza.

-Ogni creatura merita l'opportunità di cambiare e le condizioni giuste per farlo. Se tu giurerai di comportarti in modo da non danneggiare nessuno con le tue azioni, io mi impegno ad offrirti un posto sicuro in cui vivere per farti ricominciare-

-Non voglio la vostra carità-

-E se fosse solo comprensione? Nessuno vuole umiliarti-

-Come puoi pensare che accettare di vivere dove mi viene imposto non sia umiliante per me?-

-Nessuno ti impone nulla. Giura di non attaccare mai più nessuno per primo e sarai ugualmente libero, ma dove andresti? Il bando dalla Città dei Gong rimane, non si può cancellare. Saresti libero ma solo al mondo, e nessuno merita di essere gettato in pasto al mondo senza avere alcuna risorsa-

-Mi è già accaduto-

-Ed è un'esperienza che vuoi ripetere? Io non credo-

Shen lo guardò offeso, troppo oltragiato dalla brutale verità per ribattere.

Il maestro scosse la testa.

-Le mie scuse. Sono stato inopportuno. Quello che voglio dire è che, per un periodo, possiamo offrirti ospitalità al nostro villaggio-

-Un villaggio?!-

-Che ti aspettavi, che ti regalassimo un impero?! Un villaggio, sì! E considerati fortunato!-

Il panda minore gli voltò le spalle ed uscì dalla cella.

Solo sulla porta si voltò verso di lui e lo scrutò severo.

Non gli disse nulla, solo scosse la testa e sparì.

Shen rimase a fissare con astio il punto in cui era scomparso.

-Ebbene? Avevi previsto anche questo?-

-Non ho bisogno di evocare il fumo per prevedere che difficilmente con il vostro carattere potrete mai andare completamente d'accordo. Servirebbe un grande sforzo da parte di entrambi per venirvi incontro-

Shen sapeva di avere sul becco un verso di disprezzo e non si curò di nasconderlo.

-Shen, pensaci. Non hai dove andare, non hai nulla. Potresti stare da me, ma...-

-Non so quale sia peggio-

-Qualsiasi scelta sarà la peggiore, finché non riuscirai a vederne i lati positivi-

-Quali lati positivi? Sottomettermi a chi mi ha sconfitto, rinunciare a chi sono per nascita e rinunciare al mio talento nell'usare la polvere nera. Far dire di me che sono pentito e far credere a tutti che mi sono ritirato perché ho accettato la sconfitta e riconosciuto la loro superiorità, questi sarebbero i lati positivi?-

-Shen, non...- la capra sospirò -Shen, tu sai cosa sei. È ora che impari ad esserlo anche senza il giudizio degli altri. Io credo che stare per un periodo in un posto diverso, dove nessuno ti conosca, possa farti solo bene. La Valle della Pace non è migliore né peggiore di altri posti, lì saresti solo al sicuro e con persone che conosci già-

-Le conosco perché mi hanno sconfitto, ed ogni giorno mi ricordarebbe quell'umiliazione-

-Tu la ricorderesti. Loro non ti portano rancore né vogliono umiliarti, e ti hanno aiutato anche se diffidavano di te. Sei tu che devi lasciare andare questi pensieri, Shen, altrimenti ti consumeranno dovunque sarai-

Come quando il panda minore gli aveva sbattuto in faccia il fatto che lui fosse ancora vivo solo grazie alla pietà del guerriero nero e bianco, anche in quel momento Shen si sentì costretto a vedere quello che non voleva vedere.

Purtroppo o per fortuna aveva una consapevolezza diversa, ed in quel preciso momento prese coscienza di quanto male si fosse fatto da solo, e di quanto avesse continuato a ferirsi attribuendo agli altri giudizi che in realtà venivano da sé stesso.

Non riusciva a dire nulla.

Sapeva dov'era la verità, ma si rifiutava di sottomettersi.

-Non sei solo. Anche se pensi che sia così, non lo è. Ma devi imparare a vedelo-

Lui rimase nel suo ostinato silenzio, a difendersi dalla sua comprensione e dalla sua gentilezza.

-Ora ascoltami, Shen. Avranno una proposta per te, e sarà ragionevole. Quale che sia, io ti consiglio di accettarla, anche se nell'immediato non ti piace-

Non riusciva a dire nulla. Avrebbe voluto, ma nella sua mente c'era solo il vuoto.

-Hai tempo per riflettere. Ci vedremo presto-

Anche la capra uscì dalla cella e Shen rimase solo.

Non appena fu sicuro che non ci fosse più nessuno nelle vicinanze lasciò andare un sospiro e crollò con le testa tra le ali.

***

Po non stava più nella pelle!

Di fronte a Maestro Bue, Maestro Croc, e vicino al suo maestro ed ai suoi amici, lui cercava spesso lo sguardo dell'anziana capra per rassicurarsi.

Bue e Croc si scambiarono un'occhiata, e Croc parlò per primo.

-Per concludere questa storia, voi che proposte avete?-

Po sapeva di dover lasciare parlare Shifu, che aveva parlato prima con tutti loro e che sapeva benissimo cosa dire.

-Io sono disposto ad accogliere Lord Shen al Palazzo di Giada per un periodo di tempo, per controllare il suo comportamento. Non voglio tuttavia imporglielo come obbligo, perché ritengo che sarebbe controproducente imporgli delle restrizioni. Sappiamo quanto sia testardo, ed imporgli limiti che non siano strettamante necessari peggiorerebbe la situazione-

-Dunque dovremmo lasciarlo andare anche se lui non volesse restare al Palazzo di Giada?-

-Ritengo che sarebbe la cosa giusta da fare-

-Questo è troppo!- esclamò Bue.

La Divinatrice lo toccò piano sul gomito per calmarlo.

-Maestro Bue, l'unica cosa importante è che Shen accetti di non fare del male agli altri. Ormai credo che abbia compreso, ma capisco che voi vogliate delle garanzie. Posso fare io una proposta?-

-Parlate, Divinatrice-

-Io propongo di far firmare a Shen un giuramento solenne, in cui promette di non costruire mai più armi da fuoco, di non usare in nessun modo la polvere nera per arrecare danno di nessun tipo alle persone o alle cose, ed in cui si impegna a combattere solo per difendersi, e senza mai attaccare per primo in nessuna circostanza. Fino a che manterrà queste condizioni potrà vivere come meglio riterrà opportuno. Cosa ne pensate?-

-Credete che manterrebbe questo giuramento?-

-Lord Shen ha tanti difetti, ma non sporcherebbe il suo onore. Se accetterà, lo manterrà-

-E se non accetterà? Dobbiamo essere pronti a tutto-

La Divinatrice sospirò.

-Se non accetterà sarà difficile. Io...-

-Accetterà, glielo dirò io!- esclamò Po.

Shifu lo guardò male e Po si rese conto di aver infranto le regole un'altra volta.

Mestro Bue si rivolse direttamente a lui.

-Guerriero Dragone, sappiamo quanto ci tieni che lui possa intraprendere un cammino di non distruzione, ma dobbiamo essere pronti davvero a tutto-

Po annuì.

-Io propongo che se rifiuterà queste condizioni o se le violerà, la sua pena sia la reclusione a vita in una prigione in isolamento-

Po trattenne il respiro.

-Tuttavia non voglio usarla come una minaccia contro di lui. Gli proporremo queste condizioni ed il documento da firmare, ma senza dirgli quale sarebbe l'alternativa-

-Maestro Bue, e se fosse lui a chiederla?- chiese la Divinatrice.

-In quel caso saremmo costretti a dirgli la verità. Deve capire che dobbiamo proteggere gli innocenti-

-Capisco. Sì, sono d'accordo-

-Resta la questione del suo bando dalla Città dei Gong- riprese Croc -Io propongo di lasciarlo in vigore per il momento. Sarebbe pericoloso riammetterlo nella città che ha subito tanti danni a causa sua. Forse, con il tempo e se dimostrerà di essere cambiato, potrà tornare. Sei d'accordo Bue?-

-Io propongo un'unica eccezione. Potrà entrare dentro i confini della città una volta l'anno, nel giorno in cui si onorano i defunti, per visitare il tempio della sua famiglia-

A quella proposta tutti si guardarono attorno in cerca dello sguardo dei vicini.

Una cosa simile proprio da Maestro Bue non se la sarebbero mai aspettata, ma nessuno lo avrebbe contraddetto.

-Apprezzo molto questa eccezione, Maestro. Spero che Shen sappia apprezzarla allo stesso modo-

-Lo spero anche io, Divinatrice-

-Oh, bene! Quindi è andata? Può uscire di prigione e niente pena di morte e... ahioo!-

Po si chinò a massaggiarsi la zampa colpita da Mastro Shifu.

-No, Guerriero Dragone, niente pena di morte- confermò Maestro Bue -Quanto all'uscire di prigione, prima dovrà accettare tutte le condizioni. E se accetterà la vostra ospitalità vi auguro buona fortuna-

Po stava per rispondere ma un'altro colpetto da Shifu lo dissuase.

-Maestro Bue, so che Shen ha un carattere più che difficile, tuttavia spero davvero che accetti. Potrebbe imparare qualcosa dalla vicinanza con le persone giuste, ed io spero davvero per lui che riesca a trovare un equilibrio-

Maestro Bue rimase a guardarlo.

-Non posso crederci... voi ve lo prendereste davvero? E tentereste persino di rieducarlo o qualcosa del genere, scommetto-

-Shen ha delle ottime capacità. Mi sento in dovere di provare almeno a fargli vedere una via diversa per utilizzarle-

Bue rimase in silenzio, a meditare sulle parole di Maestro Shifu.

-Va bene! Prendetevelo! Portatelo via, fatene ciò che volete! L'importante è che non faccia mai più del male a nessuno!-

Nessuno ebbe il coraggio di biasimare Maestro Bue per quell'ultimo scatto di esasperazione verso il pavone.

***

In fondo alla cella l'oscurità si era addensata più del normale.

Nel corridoio si vedeva il bagliore rossastro delle lanterne, ma non ne entrava abbastanza per illuminare la parte più interna.

Shen stava ancora aspettando.

Tentava inutilmente di tenere a posto i lembi della veste dove era stata strappata dal guan dao, ed in quel modo teneva le ali avvolte attorno al corpo.

Di tanto in tanto gettava occhiate alla porta che era rimasta aperta, ma si distoglieva subito.

La verità era che, per la prima volta in vita sua, non sapeva cosa fare.

Si sentiva confuso e talmente smarrito da non riuscire a mettere in ordine le idee.

Lui era sempre stato il tipo che prendeva le decisioni in fretta, senza esitazioni, senza stare a fare troppi inutili calcoli, adesso invece, anche volendosi buttare a testa bassa in una direzione qualsiasi, non sapeva proprio quale prendere.

Ed ogni volta che guardava la porta c'era una minuscola parte di sé che sperava di veder comparire il panda o la Divinatrice, e poi vergogna e rabbia per scoprirsi così insicuro.

Sentì immediatamente i passi in avvicinamento perché il suo udito si era ormai assuefatto all'acustica di quell'ambiente.

Dovette aspettare ancora poco per veder comparire la Divinatrice ed il coccodrillo.

Lo salutarono entrambi con rispetto, e lui rispose con un cenno della testa.

-Sono qui in rappresentanza del Consiglio dei Maestri della Città di Gong Min- cominciò il rettile.

Shen gli fece cenno di continuare, anche se immaginava cosa gli avrebbe detto: data la presenza della capra, quella doveva essere la "proposta ragionevole" di cui lei gli aveva parlato.

Se era così era strano che non ci fosse anche il bue con loro, ma Shen capiva perché non volesse vederlo né sentiva la sua mancanza.

-Sono qui per proporre un accordo per concludere... il mese di proroga-

Shen era praticamente certo che stesse cercando di dire qualcosa ma avesse tentato di evitare parole come "prigionia" e "detenzione".

Il rettile gli porse un rotolo di carta da una custodia a forma di cilindro.

-Qui c'è tutto quello che ti chiediamo di mantenere-

Shen lo guardò ma senza prendere il rotolo.

-Dimmi la verità, non provi soddisfazione a sapere che sono chiuso in una cella dopo che io ho rinchiuso te ed il bue?-

Sperava di vedere apparire rabbia o disgusto, invece il coccodrillo ebbe quasi la stessa espressione del panda: malinconia, rassegnazione, tutte cose che lui non comprendeva.

Non lo guardò direttamente quando gli rispose.

-Sei libero di non credermi, ma io sono stato umiliato altre volte e so come ci si sente. E non mi piace farlo ad altri-

Per la prima volta si guardarono davvero negli occhi, e Shen non trovò nessuna malizia che gli facesse credere che il coccodrillo stesse mentendo solo per manipolarlo.

Tese l'ala per prendere il rotolo di carta e si girò in modo da avere più luce per leggere.

C'era tutto un elenco di cose che lui si impegnava a non fare, quali attaccare per primo, convincere altri a farlo al posto suo, costruire armi ed insegnare a costrurle ad altri, usare la polvere nera per fare alcun tipo di danno, violare di nuovo il bando imposto su di lui venti anni prima.

L'ultima eccezione lo sorprese.

Gli veniva concesso un unico giorno di sospensione dal bando, per la commemorazione dei defunti, in modo che lui potesse fare visita al tempio di famiglia.

Non sapeva di chi fosse qull'idea, ma sapeva bene che gli ispirava sentimenti contrastanti.

Alzò gli occhi dal testo e guardò prima la capra e poi il coccodrillo.

Entrambi aspettavano la sua risposa, e lui poteva sentire addosso quanto loro cercassero di convincerlo.

Volevano che accettasse, quello sarebbe stato il modo migliore per tutti per chiudere tutta quella vicenda.

Tese la pergamena di nuovo al coccodrillo.

-Non posso-

-Shen! Ti prego...-

Gli bastò incrociare lo sguardo con gli occhi dorati della Divinatrice perché lei facesse silenzio.

-Non posso- ripetè.

Gli occhi dell'anziana erano lucidi di lacrime mentre si stringeva il petto.

Shen si rese conto che il suo dolore lo metteva a disagio, ma ugualmente non bastava, e lui non riusciva a forzarsi a fare qualcosa che rifiutava.

Il coccodrillo fece per dire qualcosa ma un'altro sguardo bastò a zittire anche lui.

-So che ci saranno delle conseguenze, le affronterò-

Il coccodrillo annuì a testa bassa, la Divinatrice invece era triste come mai Shen l'aveva vista prima di allora.

-Outch! Ahi!-

Si voltarono tutti e tre verso la porta, in tempo per vedere il panda che rotolava nel rettangolo e si fermava disteso di schiena.

-Accidenti, che caduta! Credo di essere inciampato-

Si diede una leggera spinta per mettersi a sedere e poi per alzarsi in piedi.

Shen si sentiva abbastanza in imbarazzo per entrambi a quel punto.

-Allora, che mi sono perso? Hai accettato, non è vero?-

Il silenzio nella cella era palpabile.

-Bè? Perché nessuno dice niente?-

Si fermò di nuovo a guardarli.

-Ehm... c'è nessuno? ... andiamo, sì o no?!-

-Guerriero Dragone, mi dispiace, ma...-

-Accetto!- esclamò Shen.

-Cosa?!- il coccodrillo si voltò di scatto verso di lui a bocca aperta -Ma se hai appena detto che...?-

-Accetto. Tutte le condizioni. Fatemi firmare-

-Oh, bene! Ha accettato! Ci voleva tanto a dirmelo?-

Shen ignorò il panda e si concentrò sulla pergamena che era tornata a lui, assieme all'inchiostro e ad un pennello da scrittura.

Yeguang Shen Xing.

Aspettò che l'inchiostro si assorbisse completamente prima di arrotolare i due fogli e consegnarne uno a Croc.

-Visto? Tutto sistemato! Yi, Maestro Croc, perché eravate così seri?-

Il coccodrillo non ebbe il coraggio di rispondere, la Divinatrice invece si avvicinò al panda e lo abbracciò stretto.

-Una volta qualcuno ha detto che eri un panda magico. Aveva ragione, tu sei davvero un panda magico. Grazie, ragazzo mio!-

E lo strinse ancora.

Il panda ricambiò l'abbraccio con tanta naturalezza, anche se ancora era perplesso.

Shn si guardò molto bene dal fargli sapere che era stato proprio lui a definirlo "panda magico" e che subito dopo gli aveva dato dello stupido.

Abbassò lo sguardo sul documento che aveva appena firmato e sospirò.

***

Maestro Shifu aspettava davanti all'ingresso principale della casa.

Avrebbe dovuto capirlo già da quando il panda aveva lasciato il suo posto a tavola prima del solito che c'era qualcosa che non andava, ma tuttosommato quella volta non era grave come le precedenti.

Avrebbe voluto rimproverare Po per essere sgattaiolato di nuovo fuori senza permesso, ma dopotutto l'ultima volta che il panda aveva disobbedito all'ordine di non andare alla prigione era stato un bene perché aveva impedito a Lord Shen di impiccarsi, quindi non poteva essere così male lasciar fare a lui.

La porta si aprì di uno spiraglio, e quando Maestro Shifu avanzò con la lanterna si trovò davanti non solo il panda, ma anche il pavone bianco e la Divinatrice.

-Ma che...?! Panda! Che significa questo?!- ed indicò Shen.

-Maestro, ha accettato tutto! E quindi... ora è libero, no? E quindi... viene con noi al Palazzo di Giada... e... oh, accidenti, ho sbagliato di nuovo?-

Maestro Shifu sospirò.

-La cosa peggiore è che non hai sbagliato. Solo, mi aspettavo un minimo di preavviso-

Si fermò a guardare Shen, che ricambiò il suo sguardo senza abbassare la testa.

-Va bene, resterà qui già da stanotte. Domani vedremo se c'è qualche altra formalità da sbrigare, altrimenti partiremo prima possibile-

-Sì, Maestro-

-Divinatrice, spero che il mio allievo non abbia causato problemi-

-Al contrario, Maestro-

-Bene, sono contento. Quanto a Lord Shen, c'è una stanza libera. Da questa parte-

Si incamminò su per le scale ed il pavone lo seguì.

Shifu si accorse che la Divinatrice usava il suo bastone per bloccare il panda prima che andasse con loro, e questo lo sollevò dal dover fare l'ennesimo rimprovero al suo allievo.

Non si scambiarono nemmeno una parola per tutto il tragitto.

Arrivati davanti alla stanza vuota Shifu scostò la porta e fece cenno che poteva entrare.

Il pavone lo sorpassò senza un parola di gratitudine, ma anche senza la solita arroganza.

-Lord Shen. Forse non riusciremo mai ad andare d'accordo, ma sono sincero quando dico che vorrei che tu trovassi pace-

Per un solo attimo qualcosa di simile ad un'emozione increspò la superficie dei lineamenti del pavone, ma immediatamente tornarono immobili e neutri.

Chinò la testa in segno di comprensione, ma non aggiunse nulla.

Shifu annuì e lo lasciò solo.

Era ancora presto per pretendere una cosa come un ringraziamento.

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Cantuccio dell'Autore

Sono tornata!

Confido nella vostra pazienza.

In questo capitolo Shen si è trovato di fronte ad una scelta, stavolta da affrontare a mente lucida.

È stato molto più difficile questo che affrontare il crollo emotivo del capitolo scorso.

Devo ammettere che ce l'ho avuta la tentazione di lasciarlo fermo nel suo orgoglio, ma alla fine non ce l'ho fatta.

Vi aspetto al prossimo capitolo per una lettura più leggera.

Smeralda E. Elessar









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Capitolo 20
*** Dalla calma ***


Ciò che sorge

***

Dalla calma

***

Now I see the light
My darkest views have disappeared
There's a sense that lays beyond this fate
I'll leave it all behind
Now I feel my life
I'll build a new tomorrow
Caged for all this time
Finally free again
Free again

(Fate of light – Serenity)



Profondo.

Era una sensazione nuova, così nuova che lo fece risvegliare del tutto con un sussulto.

Non poteva essere davvero il suo il respiro lento e profondo che aveva percepito!

Era il respiro di chi è in pace con il mondo, non poteva essere suo, che si svegliava sempre da un sonno così leggero da dargli l'impressione che non si fosse addormentato affatto.

Sollevò la testa da sotto l'ala con una sensazione di stordimento e di confusione, qualcosa che lo infastidiva perché rallentava il suo pensiero ed i suoi riflessi.

Non appena ebbe colto qualcosa dell'ambiente circostante tutti i suoi sensi di allarme scattarono all'erta.

Legno.

Luce.

Troppo grande.

Trovarsi catapultato in un ambiente differente gli diede le vertigini.

La coperta gli scivolò via di dosso mentre cercava di ritirarsi nell'angolo più vicino alla parete.

"Ma cosa...? Dove...? Ah, già. La casa dove abitano loro".

Rimettere assieme i pezzi della giornata precedente lo aiutò a dare un senso al cambiamento improvviso ed a riportare il panico sotto controllo.

La sera prima non aveva fatto minimamente caso all'arredamento della stanza alla luce della lanterna.

In un angolo c'era la stuoia dove era stato appollaiato lui nel sonno, ed al lato opposto un tavolino basso con qualche oggetto per la scrittura ed il vassoio con la ciotola.

Vicino alla porta c'era uno sgabello di cui lui sapeva già che non avrebbe fatto alcun uso.

La stanza era pulita, anche se l'arredamento era economico e ridotto al minimo indispensabile.

Lo sgabello era di bamboo, e quello gli fece riaffiorare alla mente il panda che blaterava di aver mangiato i mobili di bamboo.

Immaginare la scena lo riempiva allo stesso modo di disgusto e di ilarità; a quanto pareva lui aveva avuto ragione almeno su una cosa a proposito del panda: la sua stupidità era lievemente divertente.

Si aggiustò addosso la veste di cotone che durante il sonno si era spiegazzata; almeno aveva potuto cambiarla e non era più quella che il panda aveva strappato con...

-Il mio guan dao!-

Quando era uscito di prigione era preso da troppe cose e non ci aveva nemmeno pensato, ma adesso lo rivoleva indietro! Subito!

E se i "maestri" avevano qualcosa da dire avrebbero anche potuto prendere il loro accordo e bruciarlo!

In un paio di passi era alla porta e l'aveva spalancata, solo che appena scostato il pannello era sbattuto contro qualcosa.

-Non serve tanta fretta, Shen-

-Tu!-

La capra era proprio di fronte a lui, e l'unica cosa che lo tratteneva dallo scansarla e correre fuori era proprio l'involto di stoffa che lei portava appoggiato alla spalla.

-Posso entrare? Ho delle cose che ti appartengono che vorrei restituirti-

Shen non perse tempo a chiedersi cosa ci facesse lì al momento giusto, né cosa fossero le cose.

Rientrò nella stanza e le fece cenno di seguirlo, ed una volta che fu entrata le indicò la porta per farle capire di chiuderla.

Lei lo guardò un attimo severa, e lui sentì benissimo tutti i rimproveri a proposito della sua arroganza senza bisogno che lei pronunciasse una sillaba, poi però la capra fece roteare il fagotto e la porta sbattè chiusa.

-Un'ottima arma, Shen. Dimentico troppo facilmente quanto sia stata costruita bene-

Shen non sapeva se prenderla come un complimento o come una minaccia; nel dubbio preferì non commentare su quel punto.

-A parte il mio guan dao, cos'alto devi restituirmi?-

-Ci sono altre cose che ti sono mancate-

La Divinatrice lo sorpassò e puntò dritta al tavolino.

Posò il dao contro il muro, e poi una bisaccia da viaggio sul tavolo ed accanto a quella un fagotto più piccolo.

Il lieve tintinnio del metallo attraverso la stoffa lo aveva messo in allerta, ed era una sfumatura di suono che lui conosceva benissimo.

La Divinatrice si scostò dal tavolo e rimase in attesa di una sua mossa.

Shen si avvicinò al tavolo.

Non osava sperarci ed anzi per un attimo ebbe paura di essersi sbagliato e che il rumore di metallo fosse quello del denaro.

Sarebbe stato oltremodo umiliante.

Prese in fretta l'involto e slegò gli angoli per srotolare la stoffa.

-Ah! Dove li hai presi? Credevo che qualcuno si fosse preso la soddisfazione di distruggerli-

Si rigirò tra le ali i suoi speroni d'acciaio, finemente cesellati, senza ammaccature visibili o altro tipo di danno; se li muoveva seguivano il suo gesto con fluidità, aprendosi o chiudendosi nella riproduzione perfetta della zampa di un pavone con artigli particolarmente lunghi ed affilati.

-Diciamo che nella confusione dei primi giorni nessuno ha fatto caso a chi te li avesse tolti o si è chiesto dove fossero finiti-

Il tono malizioso, di chi la sa lunga ed è sempre un passo avanti agli altri, non gli piaceva, ma riavere indietro i suoi speroni che credeva distrutti o perduti per il momento ridusse la sua stizza.

Spostò la sua attenzione sulla sacca.

-Anche questa è mia?-

-Anche quella-

Shen non riusciva ad immaginare cosa ci fosse dentro la borsa, per questo decise di aprirla.

All'esterno era una sacca da viaggio dozzinale, di canapa non tinta, ma non appena ne scostò la chiusura Shen rimase senza fiato: la seta di un bianco puro si riversò fuori come luce liquida, in una cascata soffice, leggera, così delicata da sembrare irreale.

Shen non aveva idea di dove la capra si fosse procurata quella sfumatura di bianco. Era così immacolato che avrebbe potuto essere stata intessuta con la luce della luna!

Guardando meglio si rese conto che sotto la prima ce n'era un'altra e poi un'altra ancora.

La prima che gli era capitata era solo bianca, con delle piume di pavone ricamate nello stesso colore in rilievo; la seconda era ugualmente bianca ma con dei sottili ricami rossi lungo i bordi; la terza era di un bianco argenteo, con i bordi grigi come quella che lui era stato abituato a portare per tanto tempo.

Shen era ancora a becco aperto per la meraviglia.

Non riusciva a capacitarsi di avere finalmente di nuovo tutta quella seta per sé!

E quel che lo sorprendeva di più era di non averla dovuta chiedere e non aver dovuto minacciare nessuno per ottenerla.

Gli era stata donata, e semplicemente perché la capra doveva sapere benissimo quanto gli fosse mancata.

Richiuse la borsa e si schiarì la voce un paio di volte.

-Non c'è di che, Shen-

Richiuse il becco, in imbarazzo.

-E adesso, che cosa ne sarà di me?-

-Sarà ciò che tu vorrai. Non hai altro limite se non quello di non fare del male a nessuno-

-Ci rivedremo ancora?-

-Se tu lo vorrai-

Shen non rispose.

-Ora ti lascio. Hai molte cose a cui pensare, e se per caso volessi farti un bagno come si deve, al piano di sotto c'è la stanza da bagno-

-Vai già via? Nessuna predica di commiato?-

-Non temere, ci sarà il momento anche per quella. Ricorda: ogni cosa a suo tempo-

La capra gli sorrise un'ultima volta e si congedò.

-Aspetta-

-Sì, Shen?-

-La seta è... è davvero buona-

Grazie.

-Oh, lo so. L'ho assaggiata prima di prenderla-

-COSA?!-

-Figurati, è stato un piacere. Ci vediamo-

Lo lasciò lì, ancora offeso ed a becco aperto, che non trovava parole per esprimere tutto il suo disappunto nel sapere il suo guardaroba trattato come un buffet.

Quando l'ondata di rabbia fu scemata Shen scosse la testa.

"Spero per lei che abbia rosicchiato i campioni e non i miei vestiti!" borbottò tra sé.

Però almeno una cosa utile glel'aveva detta: Shen si precipitò di nuovo dentro la stanza ed in un paio di secondi era di nuovo fuori, con la borsa sotto l'ala a cercare le scale e poi la stanza da bagno.

***

Mantide saltò sulla spalla di Po, dal lato dove aveva il braccio libero dal cesto per le proviste.

Voleva essere sicuro di essere sentito al di sopra del chiasso del mercato ed allo stesso tempo di non essere sentito da altri.

-Quindi... il pavone psicopatico viene a casa con noi? Sicuro?-

-Sì, Mantide. Andiamo, credevo foste tutti d'accordo!-

-Io sono d'accordo, Po, però se lui ci ripensasse o se durante la strada dovessimo perderlo accidentalmente, non ne sarei troppo dispiaciuto-

-Mantide!-

-Okay, okay... vada per il tenerci il pennuto instabile ed emotivamente compromesso-

***

L'acqua calda che scorreva sul suo corpo gli sembrava la cosa più bella che avesse mai vissuto.

La tinozza era enorme, ma lui invece di entrarci dentro aveva preferito restare sulla pedana e versarsi addosso l'acqua.

Per le sue penne non era una buona idea essere inzuppate e restare a mollo nell'acqua calda a lungo.

Con la ciotola di legno si versava addosso secchiate su secchiate di acqua per lavarsi via di dosso tutto di quella brutta esperienza.

Sangue, sudore, tutta la polvere delle sue sconfitte.

Voleva solo liberarsene.

Al di sotto delle penne alcuni punti erano più sensibili dove le ferite si erano rimarginate solo da poco.

Nn riusciva a credere di essere riuscito a riaprirle per quasi tre settimane durante gli scontri e che non gliene fosse importato nulla di soffrire o della possibilità di restare sfregiato a vita.

Adesso era passato. Il sollievo era un balsamo, ma allo stesso tempo non riusciva a liberarsi dell'amarezza per tutto il tempo che aveva sprecato e per tutto il dolore che si era inflitto.

Anche con il sapone si trovò ad abbondare, strofinando il panetto a lungo tra le ali per formare più schiuma che poteva.

L'aria calda e satura di vapore si riempì dell'odore degli oli essenziali e delle erbe che era intenso, pungente, ricordava più un medicinale che qualcosa legato alla bellezza, ma lo stesso era l'ideale per togliergli di dosso tutto lo schifo che aveva vissuto.

La saponetta era di colore scuro, marrone quasi rosso e con dentro frammenti di erbe e carbone di bamboo, ma la schiuma che produceva era di un bianco perfetto che si mimetizzava sul suo piumaggio.

Una volta strofinato sul suo corpo non si capiva più quale fosse piuma e quale fosse schiuma, e Shen sapeva di sembrare solo più vaporoso del solito.

Condizioni in cui non si sarebbe mai fatto vedere da nessuno da quando aveva imparato a lavarsi da solo.

Il mio batuffolo di cotone!

La voce di sua madre riaffiorò nella sua mente e lo fece boccheggiare.

Doveva essere successo quando lui era molto piccolo, se era ancora lei a lavarlo, ma Shen l'aveva sentita come se fosse stata accanto a lui in quel momento.

Riprese a versarsi addosso l'acqua per sciaquarsi prima che le emozioni lo trascinassero di nuovo giù, e poi passò ad asciugarsi con uno dei teli nella zona asciutta della stanza.

Le penne della coda erano quelle che più gli davano impegno, ma anche quelle che più avevano beneficiato di una vera pulizia.

Erano tornate ad essere lucide come la seta, ed il contrasto tra il bianco adesso pulito e le screziature rosse e nere era tornato ad essere più evidente che mai.

Come ultima cosa Shen si fece scivolare addosso una delle vesti che gli aveva portato la Divinatrice.

Quella bianca con i ricami rossi gli era piaciuta immediatamente più delle altre , ed era così bello sentire di nuovo addosso la carezza della seta!

Quando finalmente ebbe annodato la cintura rossa si sentì molto meglio.

Si sentiva di nuovo sé stesso, ma allo stesso tempo c'era qualcosa di diverso.

Uscì dalla stanza portandosi dietro la borsa con gli altri due cambi.

***

Il giardino era immerso nella pace di quella bella giornata estiva.

In mezzo ai preparativi della partenza Shifu non aveva nemmeno provato a meditare, ma non rinunciava certo a vivere un paio di momenti di calma quando poteva, fosse anche solo nel cortile della casa.

Era piacevole lasciare la mente semplicemente calma, libera di espandersi e di percepire l'energia in tutto ciò che lo circondava.

Era nei fiori e negli alberi del giardino, e poi nella stanza di Tigre, e poi ancora oltre le mura del cortile... non solo.

Le orecchie di Shifu si mossero per captare qualcosa.

Dentro la casa c'era un'altra energia, una presenza a cui lui non era abituato.

Era caotica, inquieta, con un potenziale enorme e molto instabile.

Shifu aprì gli occhi appena in tempo per vedere Lord Shen.

Era di spalle, assorto in chissà quale pensiero e completamente ignaro di essere osservato. Stava solo passando da lì ed attraversava il corridoio del piano terra per salire su per le scale di nuovo verso le stanze.

La cosa che colpì di più Shifu fu l'impressione di vederlo davvero per la prima volta.

La testa alta ed il passo sicuro erano caratteristiche naturali di Shen, non atteggiamenti che adottava quando si sentiva osservato per impressionare.

E poi era di nuovo vestito di seta, come la prima volta che Shifu l'aveva visto sul ponte della nave, ma aveva anche qualcosa di diverso.

Gli veniva in mente solo che Shen indossasse la seta come se la meritasse davvero adesso.

***

Doveva essere passato mezzogiorno, almeno a giudicare dall'altezza del sole e dal vuoto che sentiva nello stomaco, tuttavia Shen prendeva tempo perché l'idea di sedere a tavola con loro e soprattutto con il panda non lo entusiasmava.

Avrebbe aspettato ancora.

Possibilente finché non fosse stato strettamente necessario, ed anzi sperava di riuscire a sentire i rumori al piano di sotto e di aspettare fino a che loro non avessero finito e si fossero tolti di mezzo.

Un rumore dalla porta lo fece voltare, e ci mise qualche secondo a comprendere che qualcuno aveva bussato.

-Aprite-

Il pannello scorse di lato e lui vide la vipera che con la punta della coda aveva aperto la porta e teneva un vassoio appoggiato sulle spire.

-Buongiorno. Abbiamo pensato di portarti qualcosa per pranzo. Posso entrare?-

Shen annuì.

Non era sicuro di come sentirsi in proposito. La sua prima reazione era stata rifiuto per essere stato considerato qualcuno a cui badare, però non poteva negare che ci fosse anche sollievo per non dover stare a tavola con loro.

Avrebbe rifiutato, ovviamente, se glielo avessero chiesto.

E probabilmente quella sarebbe stata la prima di una lunga serie di litigate.

Fu distolto dal suoi pensieri dal movimento del serpente che entrava nella stanza.

Shen non aveva mai visto nulla del genere! Credeva che con quel vassoio in bilico sarebbe stata goffa, ed invece si spostava con grazia, come i nastri delle danzatrici.

Posò il vassoio sul tavolo senza che niente si spostasse nemmeno di un millimetro.

-Ti serve qualcos'altro?-

Shen non sapeva se essere più sorpreso dalla domanda in sé o dal tono di vero interessamento.

-No, niente-

-Va bene. Allora buon pranzo-

La vipera lo salutò con un cenno leggero della testa e poi scivolò di nuovo fuori dalla stanza; Shen stava per ricordarle di chiudere la porta ma lei lo fece da sé.

Shen non sapeva cosa pensare.

A quanto pareva lei o aveva dimenticato di essere stata incatenata da lui oppure, chissà come, riusciva a non dare importanza alla cosa.

In lei Shen aveva visto la semplicità e l'eleganza di un'orchidea.

Si avvicinò al vassoio e trovò che dentro c'erano una ciotola di wanton ed una di riso nella foglia di loto, e che kuaizi, tazza e brocca erano perfettamente allineati.

Per un attimo gli passò per la mente che avrebbe dovuto chiederle di assaggiare il cibo, ma poi si sentì ridicolo ad averlo anche solo pensato.

Insomma, nessuno sarebbe stato così stupido da fare tutti quegli sforzi per farlo uscire di prigione e poi avvelenarlo. Sarebbe stato solo un inutile dispendio di energie e nessuno avrebbe escogitato un piano così completamente idiota.

Nemmeno il panda.

***

Il pomeriggio era trascorso in maniera del tutto trascurabile. Shen non era uscito dalla stanza perché non voleva interagire con loro più del necessario per il momento, ma l'immobilità dell'ambiente cominciava a dargli sui nervi.

Non aveva nemmeno potuto esercitarsi con il guan dao perché non c'era abbastanza spazio.

Era affacciato alla finestra ad osservare il giardino ed il cielo che sfumava nel rosso del tramonto, quando fu distratto dal bussare alla porta.

-Aprite-

Il pannello scivolò di lato e come poche ore prima c'era la vipera ad aspettarlo.

-Buonasera. Volevo dirti che la cena sarà pronta tra mezz'ora. Preferisci scendere a mangiare con noi o che ti lasciamo qualcosa da parte in cucina?-

Shen la guardò freddo.
-So cosa state cercando di fare. Lasciarmi solo queste due scelte è un modo per farmi notare che non siete al mio servizio?-
Il serpente sgranò gli occhi, sinceramente sorpresa.
-Mi dispiace, c'è stato un malinteso. L'idea è stata mia. Non ti ho portato il cibo in camera perché non volevo darti l'impressione che volessimo confinarti qui o che non ti volessimo a tavola con noi-

Shen ebbe la netta sensazione di qualcosa nel suo petto diventare pesante come un blocco di metallo e lo stesse trascinando giù.

-Se preferisci...-
-No- tagliò Shen.
-Non vogliamo renderti le cose più difficili. Davvero, possiamo...-
-Non è necessario. Mi basta che mi mettiate da parte qualcosa in cucina-

La vipera annuì.

-Va bene. Ci vediamo domani-

***

La fame iniziava a farsi sentire, e siccome i crampi allo stomaco gli ricordavano i giorni in cui aveva digiunato, Shen preferì prevenire qualsiasi cosa di spiacevole.

Oltretutto c'era il disagio che derivava dalle parole della vipera, che lui non era ancora riuscito a scacciare, ed anche che più si sforzava di ignorare e più diventava insistente.

Era già buio, e non si sentivano più rumori al piano di sotto da almeno due ore.

Nemmeno nel resto della casa a dire la verità, e gli ultimi rumori erano stati nel corridoio e proprio accanto alla sua camera più di un'ora prima, quando presumibilmente tutti gli altri si erano ritirati nelle loro stanze.

Fortuna che la sua stanza era l'ultima in fondo al corridoio.

Accese lo stoppino della lanterna e mise fuori la testa cauto, giusto per essere sicuro di non avere compagnia.

Shen aveva imparato ad essere silenzioso quando gli serviva, e scivolò lungo i corridoi e giù per le scale come un'ombra.

Arrivato alla svolta del corridoio che portava in cucina però qualcosa lo mise in allerta.

Erano rumori impercettibili, rumori di qualcuno che si muoveva, non i soliti piccoli rumori di una casa amplificati dal silenzio della notte.

A metterlo in allarme era il fatto che non ci fossero luci accese.

I rumori attutiti e l'assenza di illuminazione gli facevano pensare ad un ladro, ma chi sarebbe mai stato così stupido da rubare nella casa che ospitava tutti quei maestri kung fu sotto lo stesso tetto?

Nel dubbio, decise di occultare la sua presenza e spense la lanterna.

Attese che i suoi occhi si abituassero alla penombra prima di muoversi verso la porta, e la aprì in completo silenzio.

La cucina era in gran parte in penombra, con la finestra che dava sul giardino interno aperta ed una porta sul lato sinistro.

Dalla finestra entrava abbastanza luce dalle lanterne fuori per distinguere l'interno della stanza.

La sagoma accovacciata a terra era rotonda e massiccia.
Era di spalle e Shen non poteva vederlo in viso, ma anche nella luce scarsa si distingueva benissimo lo stacco della pelliccia tra il bianco ed il nero.
-Panda-
-Waah!!!-
L'orso saltò in piedi e sbatté in pieno con la testa contro uno sportello aperto.
-Ahi!-
Per il contraccolpo rimbalzó di nuovo a terra e con la caduta sbatté sul sedere.
Shen era sconcertato.
Per una frazione di secondo si chiese se gli altri gli avrebbero creduto se avesse detto che il panda si era acciaccato completamente da solo, e che lui non aveva nessuna responsabilità per i traumi che si era procurato.
-Oh, Shen, sei tu! Che sollievo! Però, che botta! Perché non hai una luce con te?-
-Nemmeno tu ce l'hai. Io ho sentito dei rumori e non c'era nessuna lanterna, credevo che fosse un ladro- gettò un'occhiata a terra -E non sbagliavo, a quanto pare-
Indicò con un gesto eloquente il pavimento, dove una ciotola con qualche chicco di riso rotolava tristemente vuota e dove un avanzo di riso era stato spiaccicato dalla caduta del panda.

L'orso si grattò la testa in imbarazzo.
-Eheh... mi hai beccato... facevo uno spuntino-
-Ma avete finito di cenare due ore fa!-
-Lo so! Anche io sono fiero di me, per quanto a lungo ho resistito-

Shen preferì lasciar correre. Non era quello il genere di discussione che voleva fare con il panda a quell'ora.
-E tu invece? Che ci fai qui a quest'ora?-
-La vipera mi ha detto che mi avreste lasciato qualcosa di pronto qui in cucina-
-Ah, sì! Ehm... certo...-

Il tono vago lo insospettì immediatamente.
-Che succede, panda?-
-Succede che forse... e dico forse, eh... ecco, forse, io mi sono dimenticato quale fosse il vassoio messo da parte per te e quale quello degli avanzi generici. E... e...-
-Hai preso il cibo dal mio vassoio?- chiese Shen scandalizzato.
-Oh, no! L'ho preso da tutti e due-
-Ti sei mangiato anche la mia parte?! Panda!-
-É stata una svista, va bene? Ma qualcosa è rimasto-
Il qualcosa erano due wanton appena distinguibili dal fondo del vassoio.
Shen gli puntò addosso il suo migliore sguardo omicida.
-Farai meglio a trovare immediatamente una soluzione. Non ho intenzione di accontentarmi di pochi avanzi perché tu non hai un minimo di buonsenso!-
-Non preoccuparti, ti preparo subito qualcosa. Tu accomodati a tavola nel frattempo, al resto penso io-
Shen non gli rispose. Fece pesare su di lui tutto il suo scetticismo e si appollaió su uno degli sgabelli a guardarlo.
Era certo che il panda avrebbe dato un altro penoso spettacolo, ed invece non appena si mise in movimento Shen rimase senza parole.

Era veloce.

Preciso.

Non un movimento superfluo, non un gesto maldestro; gli utensili da cucina e le verdure si muovevano come se avessero vita propria o come se il panda li comandasse con il pensiero.

Le verdure erano state lavate e tagliate a pezzettini senza quasi che Shen capisse come, la pentola con l'acqua era sul carbone e dalla superficie di levava un filo di vapore.

Il panda la spostò sul piano e con lo stesso gesto ci lasciò cadere dentro un paio di nidi di spaghetti di riso.

-Zuppa o wok?-

Shen lo guardò senza parole.

Non sapeva davvero che rispondere.

Da che avesse memoria, il cibo era sempre stato qualcosa che semplicemente arrivava sulla tavola, non si era mai realmente chiesto cosa ci fosse dietro.

-Fai tu- rispose evasivo.

In ogni caso lui avrebbe controllato ogni sua mossa perché la paura che qualcuno lo avvelenasse era ancora ben radicata, e non era sopravvissuto ad un mese di prigione per fare la fine del sorcio.

-Insomma, con brodo o senza?- insistette il panda.

Finalmente Shen riuscì a dare un senso alla domanda.

-Senza-

-Bene, allora wok-

Il panda aprì uno sportello ed estrasse una... una cosa... che avrebbe potuto essere una cupola.

Shen ricordava di averne viste di simili quando i lupi tornavano alla fabbrica tra le montagne dopo una razzia in qualche villaggio, ma non si era mai chiesto a cosa servissero realmente gli oggetti che aveva fatto fondere.

Nel frattempo il panda faceva altre cose che lui non capiva.

Lo irritava scoprire di essere ignorante in qualcosa, e non capiva come il panda facesse con naturalezza e proprio per lui qualcosa che di solito facevano i servitori.

-Non ti da fastidio?-

-Cosa?-

-Preparare del cibo per me-

-No, perché dovrebbe? Lo faccio per tutti gli altri-

Shen aprì il becco per rispondere ma si rese conto che qualsiasi cosa avesse detto la risposta sarebbe stata "no".

No, non si sentiva umiliato, no, non lo seccava cucinare a quell'ora, no, non pensava che stava nutrendo l'assassino della sua famiglia, no, non era vero che lui non era come tutti gli altri.

Quel tipo di sentimenti non apparteneva al panda, apparteneva a lui.

-Lascia perdere-

Il panda scrollò le spalle e tornò alle sue faccende.

Intanto la cucina si era riempita dell'odore di cibo, e Shen si rese conto ancora di più di quanta fame avesse.

Nemmeno il tempo di pensarlo che sotto il suo becco arrivò una ciotola a dir poco enorme, piena fino all'orlo di spaghetti e verdure, e dietro la ciotola il faccione sorridente del panda.

Shen ringraziò che quel lato della cucina fosse in penombra.

-Suppongo di poter andare adesso-

Fece per prendere la ciotola ma si rese conto che scottava. E che ci avrebbe messo un bel po' a raffreddarsi, date le quantità.

-Se prendi quelli più su puoi mangiare anche subito. Noi facciamo sempre così-

-E mangiate qui in cucina, suppongo-

-Sì, certo-

Shen roteò gli occhi.

E pensare che avrebbe dovuto convivere con quel branco di selvaggi per un periodo di tempo indefinito!

Gente che non distingueva l'ambiente della cucina da quello della sala da pranzo!

Però la fame stava reclamando le sue ragioni, e Shen decise di fare come gli era stato suggerito prima di trovarsi nelle stesse condizioni di quando aveva scelto lo sciopero della fame.

Sollevò i kuaizi, che con suo disappunto erano dentro la ciotola, e prese il primo boccone.

Non appena lo ebbe messo nel becco, nella sua mente rimase una sola parola.

Buono.

Sollevò gli occhi sul panda, che ancora sorrideva.

-Sì, lo so. Sono buoni- come se gli avesse letto nel pensiero.

Shen si affrettò ad inghiottire, in imbarazzo.

-Come mai riesci a cucinare?- gli chiese per deviare l'argomento.

-Scherzi? Io ci sono cresciuto in cucina! Ho cominciato a cucinare appena ho imparato a stare in piedi da solo-

Stava continuando a parlare, ma Shen lo ascoltava solo a metà, più concentrato sul cibo che su quello che il panda diceva.

Era una sensazione strana. Una specie di torpore.

Si chiese se il panda avesse drogato il cibo, ma lui era stato presente dall'inizio alla fine della preparazione, e sebbene non capisse cosa il panda aveva fatto non lo aveva visto aggiungere nulla di sospetto.

Semplicemente, in quel momento lui aveva fame, e riusciva a percepire con chiarezza solo il fatto che il cibo che lo saziava fosse buono.

-... ed è così che sono finito a fare kung fu, sai?-

-Avresti dovuto limitarti agli spaghetti, senza kung fu- borbottò Shen contrariato.

-Ahah... spiritoso... Se non lo avessi fatto, prima o poi saresti arrivato al mio villaggio, ed avresti requisito pentole e tutto il metallo. Ed allora niente più spaghetti-

Shen abbassò i kuaizi per guardarlo con un sopracciglo inarcato.

-Cioè... è stato tutto un grande piano dell'universo per salvare le zuppe di spaghetti?-

-E perché no? Ehi, li finisci i wanton?-

-Panda! Tu smetti mai di mangiare?-

-Ogni tanto sì. Devo anche dormire, sai? Essere il Guerriero Dragone richiede un sacco di energie-

Shen scosse la testa e tornò alla sua ciotola.

Aveva inghiottito solo un altro paio di spaghetti quando gli salì una domanda urgente.

-Non mi porti rancore?-

-Ehm... no-

-Nemmeno un po'?-

-No, perché dovrei?-

Shen stava per rispondere, ma si accorse che sarebbero finiti nella solita discussione sul lasciare andare il passato.

Sospirò e lasciò cadere l'argomento.

La sua ciotola era completamente vuota. Non avrebbe mai creduto che sarebbe riuscito a mangiare quella quantità di cibo in un unico pasto.

-Non importa, lascia stare. Puoi finire i ravioli se vuoi-

Spinse verso il panda il vassoio con i due ravioli superstiti e si alzò da tavola.

-Shen? Tutto bene, non è vero?-

Si voltò solo un attimo per guardarlo da sopra la spalla.

-Sì, panda. Tutto bene-

***

Po rimase a guardare Shen che usciva dalla cucina.

Il pavone gli aveva fatto un'impressione strana, come se fosse smarrito in un certo senso.

Però non avevano litigato, e non era stato spiacevole.

Po voleva credere che quello fosse solo l'inizio di cose migliori per tutti.

Sorrise e si cacciò in bocca entrambi i wanton rimasti.

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Cantuccio dell'Autore

Bentornati! Siamo quasi a fine storia, non ci credo!

Questo capitolo, fatto molto di vita quotidiana e per nulla di epicità, mi ha emozionata a scriverlo quanto gli altri in cui c'erano scontri e dialoghi intellettuali.

Vi lascio le note

-Io ho qualche problema con le lingue.

Le due linee di dialogo in cui Shen dice che la seta è di buona qualità e la Divinatrice risponde che lo sa perhé l'ha assaggiata, nella mia testa erano spuntate in inglese. E funzionavano molto bene!

-This silk is... very fine-

-Oh, I know. I tested it-

Il verbo "to taste" funziona in ogni contesto in cui si provano cose, quindi va bene sia per assaggiare sia per provare la qualità di qualcosa.

-La cultura cinese della condivisione del cibo è molto simile a quella italiana. Il fatto che Po prepari da mangiare per Shen e che stia a tavola con lui ha un significato ben preciso, che non so se sono riuscita a rendere.

Per ora ho finito, ci sentiamo al prossimo capitolo.

Smeralda E. Elessar

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Capitolo 21
*** Dalla rinascita ***


Le storie esistono per i lettori, ed un autore non sarebbe nulla senza il suo pubblico.

Per questo la prima cosa da fare in questo ultimo capitolo è ringraziare tutti i miei lettori per il supporto, la pazienza, la dedizione e l’affetto dimostrati verso me e “Ciò che sorge”.

Grazie soprattutto per la pazienza nell’aspettare questo ultimo capitolo.

The Dark Wolf, acuto osservatore, compare di teatrini, e tenace come un cavaliere dell’antico codice (cit. “Dragonheart”).

Aladidragocchiodiluce, velocissima, precisa nel cogliere tutto quello che ho scritto e anche quello che non ho scritto. E per i meme XD

X_98, fan affezionata di me e di Shen, che ci teneva almeno quanto me a dare una sorta di redenzione al pennuto psicopatico.

Shinigami di fiori, che mi ha fatto più complimenti di quanti io ne meriti

Rose 29, accomunata a me dalla mancanza di tempo libero. Capisco, eccome se capisco!

Fire_Shenny_, tesoro, scusa se sei rimasta incastrata proprio sull’ultimo capitolo per il mio non aggiornamento. Spero mi perdonerai con questo finale.

Grazie a tutti per le vostre bellissime recensioni. Vi siete meritati un wanton gigante, servitevi pure se Po non li ha già fatti fuori tutti.

E grazie anche a voi, lettori e recensori del futuro. Ho provato a fami dire i vostri nomi da una certa capra ma si è rifiutata.

E adesso imbarchiamoci tutti assieme nell’ultimo capitolo di

 

Ciò che sorge

***

Dalla rinascita

***

Un canto di sponde sicure

di bimbi festanti in un prato

voce che sale più in alto

di un sogno mancato

(Spunta la luna dal monte – Pierangelo Bertoli e i Tazenda)

 

Mosse appena la testa sotto l'ala e rimase semplicemente in ascolto.
I piccoli rumori della casa, il fruscio dei vestiti ad ogni respiro, il battito del suo stesso cuore...

Era completamente diverso da tutto ciò che Shen conosceva.

Lui si era sempre svegliato di soprassalto, la transizione dal sonno alla veglia brusca e fastidiosa, soprattutto durante l’ultimo mese che aveva passato nel buio della prigione.

Quella mattina era diverso.

Forse perché ormai era già la seconda volta che si svegliava lì ed ormai sapeva di non correre nessun pericolo, forse perché già la sera prima si era addormentato dopo il conforto di un pasto caldo preparato apposta per lui, ma qualcosa si era finalmente sciolto.

Qualcosa si era dissolto come la nebbia sotto il sole, lasciandolo perplesso su dove fosse finito ma ancora più sorpreso di scoprire tutto quello che c’era dietro la caligine appena sparita.

Il mondo era tornato ad avere per lui contorni e colori ben definiti.

Per la prima volta in tanti anni c'era silenzio nella sua mente e calma nella sua anima.

Ne era così sorpreso che si tastò il petto alla ricerca del proprio battito, dato che non lo sentiva rimbombare nelle tempie come sempre era stato negli ultimi anni.

Lo trovò calmo ed al sicuro sotto le ferite rimarginate.

In astratto riusciva a realizzare che andava tutto bene.

Non sapeva che ore fossero, e in fondo nemmeno gli importava.

Aveva solo bisogno di scivolare di nuovo dentro la sensazione di pace del momento e di viverla.
Riaggiustò la testa al buio e rimase lì, immerso in quella nuova tranquillità ovattata, dove niente poteva fargli male.

***

 

L’aria era carica di foschia nel giardino dedicato alla meditazione.

Il sole del mattino era ancora troppo basso sull’orizzonte e non arrivava ad illuminare l’interno del giardino. Era un angolo di mondo dove era ancora il crepuscolo dell’alba.

Maestro Shifu si preparava a dire addio a quel luogo di serenità in cui lui aveva potuto passare così poco tempo.

Ed anche adesso, che poteva sostare nella pace dei fiori e delle fontane, aveva compagnia.

-Maestro Shifu, ho bisogno del vostro aiuto- iniziò la Divinatrice.

Shifu annuì dietro il vapore della sua tazza di thé.
-Chiedete pure, Divinatrice. Vi aiuterò, se posso-

Normalmente lei era una delle persone più calme che Shifu conoscesse, ma in quel momento gli sembrava tesa.

Shifu non aveva dubbi su chi sarebbe stato l’argomento della conversazione.
-È per Shen.. lui sta cambiando, e tutti i cambiamenti ci rendono fragili. Temo che il peso del rimorso ricada su di lui. Temo che Shen possa soffrire adesso tutto il dolore che ha causato agli altri in passato-

Una parte di Shifu avrebbe voluto scattare e rispondere che la sofferenza del rimorso era il minimo che il pavone meritasse, e che assaggiare la sua stessa medicina sarebbe stata la lezione migliore di quei mesi.

Un’altra parte, una più saggia forse, sapeva che far soffrire ancora Shen sarebbe stato del tutto inutile.

Non solo inutile, sarebbe stato ingiusto e meschino infierire oltre.

Il pavone aveva già pagato. Tutta la sofferenza che Shifu aveva scorto a tratti oltre la rabbia di Shen era lacerante ed era stata abbastanza.
-Capisco il vostro timore, nobile divinatrice. Il rimorso può essere terribile. E tuttavia, per quanto io voglia aiutare Shen, non so se sarò la persona a cui chiederà aiuto. Non so nemmeno se esista una persona a cui chiederebbe mai aiuto, considerato il suo orgoglio-
-Avete ragione. Shen morirebbe piuttosto che chiedere aiuto. Che io sappia lo ha fatto una sola volta, con il Guerriero Dragone. Maestro, mi basta che voi lo teniate d'occhio e che mi contattiate se notaste qualcosa di preoccupante nel suo comportamento. Oh, lo so che tutti i comportamenti di Shen sono preoccupanti! Mi fido di voi per tutto, ma se il senso di colpa ed il rimorso lo dovessero trascinare a fondo, vorrei che me lo diceste-

Shifu le fece un cenno di assenso per rassicurarla.
-Certo, capisco. Sì, me ne occuperò io e vi terrò informata, non temete-

-E vorrei anche, se mai riuscisse ad andare oltre l’orgoglio ed a chiedere aiuto, che voi facciate tutto il possibile-

Shifu era praticamente certo che avrebbe ricevuto quella richiesta.

Per qualche momento si perse a scrutare i riflessi ambrati del thé.

L’universo aveva uno strano modi di fare circolare le energie, se gli ultimi allievi che gli mandava erano un panda inadatto al kung fu ed un pavone che era stato un assassino.

Con il panda aveva imparato la sua lezione di accettare anche chi non corrispondeva alle sue aspettative, ma con Shen?

Shifu sospirò.

-Maestro Rhino aveva il mio rispetto, e sarà difficile mettere da parte il dolore che Shen ha causato. Tuttavia so che anche lui è una vita, e che anche lui ha diritto ad essere protetto dal dolore. Io mi impegno a fare del mio meglio per lui anche se non me lo chiederà-

Solo quando la Divinatrice sorrise di nuovo con gli occhi accesi di speranza Shifu riuscì a sentirsi tranquillo.

Dopotutto una lezione da imparare c’era: imparare la compassione per chi compassione non aveva avuto.

-Potete contare su di me, Divinatrice. Con tutta la mia sincerità, sarò per Shen la guida di cui ha bisogno-

***

Shen scese in cucina teso.

Non si sentiva pronto ad incontrare tutti loro durante le normali attività quotidiane, ed era ben deciso a mantenere più possibile la sua riservatezza anche quando avrebbe convissuto con loro.

Il suo unico obiettivo in quel momento era procurarsi qualcosa per colazione.

Dalla cucina non proveniva alcun rumore, il che poteva significare o che era molto presto e che lui avrebbe dovuto arrangiarsi, oppure che era molto tardi e che il panda aveva già mangiato tutto.

Il suo pensiero andò alla sera prima, quando aveva colto il panda con le zampe nel sacco, o meglio nelle ciotole.

Trovarsi nella stessa situazione della sera prima, a rischiare il digiuno per compensare l’appetito smodato del plantigrade, lo contrariava parecchio, ed allo stesso tempo non sapeva come sentirsi riguardo a quello che era accaduto dopo, con il panda che cucinava per lui.

Shen sospirò e fece scorrere il pannello di carta di riso.

Dentro non c’era nessuno.

Si guardò attorno, sul tavolo e sulle mensole.

C’erano dei cestini fatti di strisce sottili di bambù che ragionevolmente avrebbero potuto contenere del cibo, alcuni chiusi con lo spago ed altri no.

Shen sollevò i coperchi di quelli non legati e trovò wanton e riso in foglia di loto.

L’odore immediatamente gli fece ricordare la sera prima, quando lui non aveva nemmeno lontanamente idea di come fare a procurarsi del cibo ed il panda aveva cucinato per lui.

Si chiese se l’orso lo avesse fatto apposta a lasciare quei cesti chiusi, per lasciare davvero qualcosa da parte per lui.

Per il momento prese una ciotola ed i kuaizi e si servì wanton e un paio di involtini di riso.

Si sedette al tavolo da solo.

La sera prima c’era un panda ciarliero a fare da sottofondo, quella mattina c’era solo silenzio.

Il riso sprigionò un vapore ricco di aromi non appena scostò la foglia, e già dal primo boccone era denso e nutriente.

Shen si sentiva un po’ come la sera prima, quando era riuscito a provare del sollievo, ma se la sera prima era stato naturale scivolare nel sentirsi al sicuro, adesso alla luce del giorno provava imbarazzo a lasciarsi andare, anche se era solo.

Un movimento alle sue spalle lo fece scattare all’erta.

-Buongiorno, Shen. Hai riposato?-

Era il panda minore.

Shen non aveva idea di come comportarsi con lui, per cui scelse di mantenere un tono neutro.

-Buongiorno. Sì, ho riposato-

-Bene. Questa sera inizieremo il viaggio per tornare alla Valle della Pace. A questo proposito, tra poco andremo a salutare i Maestri della Città dei Gong. Sarei venuto a chiamarti io-

Shen ebbe una fugace visione del bue e del coccodrillo.

-Non sarebbe stato necessario venire a chiamarmi-

-Shen…-

-Potete riferire i miei saluti- Tagliò lui.

Riferire tramite terzi dei saluti freddi, di facciata e per nulla sentiti era il massimo che poteva fare per mantenere un’apparenza di civiltà nei confronti di quei due.

Sembrò che il panda volesse aggiungere qualcosa, ma dopo un lungo sguardo che esprimeva molto chiaramente quanto disapprovasse la sua decisione di non presentarsi personalmente decise di non insistere.

-Molto bene, sarà mio il compito di riferire a loro-

Shen non sapeva se lo facesse per evitare contrasti con lui fin dal primo momento o se volesse evitare dell’imbarazzo facendolo entrare di nuovo a contatto con quei due.

-Partiremo con un battello fluviale al tramonto. Ho già spiegato alla divinatrice dove accompagnarti. Hai tempo per sistemare qualche affare personale, se lo desideri-

Il maestro uscì dalla cucina e lo lasciò di nuovo solo.

***

 

Po era nervoso. Più che nervoso.

Stare lì di fronte a Maestro Croc e a Maestro Bue in un clima così formale, rigido, senza nessuna confidenza, era semplicemente sbagliato.

Se ne stava in disparte, al posto che Maestro Shifu gli aveva assegnato e faceva del suo meglio per non emettere nemmeno un suono mentre il maestro sistemava le cose.

Saluti, ringraziamenti, tutte cose che a Po sembravano estranee e che non rendevano la miticità di tutto quello che avevano passato tutti insieme.

Tuttavia era ben deciso a non rovinare tutto proprio l’ultimo giorno.

-… con il Guerriero Dragone-

-AAhhh!!! Va bene, va bene! È una pessima idea, lo so!-

Si buttò in ginocchio senza nemmeno pensare.

Tanto sicuramente aveva di nuovo sbagliato qualcosa, e Maestro Bue era arrabbiato con lui, e Maestro Shifu era di nuovo seccato perché aveva fatto un’altra figuraccia.

-Panda…- soffiò il maestro, le labbra strette ad una linea sottile -Rimettiti in piedi-

Attorno a lui era calato il silenzio più completo.

Po desiderava solo appallottolarsi ancora più stretto e sparire, e invece dovette rialzarsi.

-Scusate- tentò debolmente.

Accanto a lui Tigre scuoteva la testa.

-Stavamo dicendo, Guerriero Dragone, che Maestro Bue vorrebbe scambiare qualche parola con te in via informale- chiarì Maestro Shifu -Ci raggiungerai a casa quando avrete finito. Maestri, ancora una volta i miei rispetti-

Shifu si allontanò lanciandogli un ultimo, lungo, sguardo di ammonimento in cui Po sentiva “non combinare guai mentre io non ci sono, intesi?”.

Gli altri seguirono Shifu con espressioni più o meno perplesse, tranne Scimmia che si fermò vicino a Po a battergli una pacca di comprensione sulla spalla, e Mantide, che fece la stessa cosa ma saltandogli sulla testa.

Tigre gli fece un cenno di incoraggiamento, che servì a riaccendere un minimo di sicurezza nel panda.

Anche Maestro Croc salutò ed uscì, e Po rimase solo con Mastro Bue.

-Allora, adesso possiamo anche mettere da parte le formalità, non credi?-

Po annuì. In effetti si sentiva meglio adesso che erano solo loro e che lui non si sentiva il peso di non fare sfigurare il suo maestro, il palazzo di Giada, e possibilmente l’intero kung fu.

-Maestro, mi…-

-Io volevo…-

Iniziarono a parlare nello stesso momento, e si bloccarono imbarazzati.

-Scusate, Maestro. Cosa stavate dicendo?-

Maestro Bue fece un respiro profondo prima di ricominciare.
-Volevo solo dirti che mi dispiace per come mi sono comportato a volte con te. È solo che non capivo perché ci tenessi tanto a Shen. Ora so che volerlo salvare è stata la cosa giusta da fare. So cosa significa essere come lui, ed è terribile-

Cadde un attimo nel silenzio, ma Po aveva l’impressione che volesse dirgli qualcos’altro e gli lasciò un po’ di tempo.
-Non so perché mi abbia risparmiato la vita al cimitero, ma adesso so perché tu non volevi fargli del male. Fare del male a qualcuno che già soffre è l'ingiustizia più grande che si possa commettere.
Ti ringrazio per aver visto la sua sofferenza quando noi non ci riuscivamo, e ti ringrazio per averci impedito di fargli del male. Be', non troppo, almeno-
Maestro Bue si inchinò, e Po aveva già gli occhi lucidi per l’emozione.
-Grazie per avermi impedito di diventare un assassino. Non stavi proteggendo solo Shen, stavi proteggendo anche me-
Po non ci pensò nemmeno a cosa stava facendo.

Si trovò ad abbracciare stretto maestro Bue.

-È che vi ammiro tanto! sniff! … Non volevo che vi succedesse qualcosa di brutto! E mi dispiace tanto per tutti i problemi che vi ho causato- disse in fretta e tirando su col naso.
-Snif… scusate...-
-No... va bene così-
Invece di sciogliersi Maestro Bue ricambiò l'abbraccio e lo strinse contro il suo corpo solido e tutto muscoli.

Po non riusciva a crederci!

Quando si separarono lui ancora sorrideva e Bue sembrava più a suo agio.

-Ora tornerete nella Valle della Pace. Spero che possa chiamarsi ancora così dopo che avrete portato lì il pavone-
-Non preoccupatevi, in qualche modo andrà bene. E voi cosa farete adesso, Maestro?-

Bue si strinse nelle spalle, rassegnato.
-Dovrò imparare a convivere con il dolore. La Divinatrice ha detto che mi aiuterà, ed anche Croc. È l'unica cosa che posso fare. E poi, questa città ha bisogno di me. Ora che abbiamo sgomberato le macerie bisogna ricostruire-

Po gli offrì un sorriso di incoraggiamento.
-Continuate a lavorarci e prima o poi andrà bene-

-Lo spero. Voglio fidarmi di te, Guerriero Dragone-

Si salutarono come maestri kung fu e Po andò via molto più leggero di quando era entrato in quella stanza.

***

L'acqua del fiume scorreva lenta, placida, attorno ai pali che sostenevano il molo.
Sarebbe potuta sembrare ferma se non fosse stato per le increspature vicino al legno e per qualche filo di paglia o qualche foglia trasportata di tanto in tanto.

Shen osservava il fiume scorrere lungo la riva. I colori del cielo si riflettevano sulla superficie liquida man mano che viravano verso il rosso del tramonto e poi il blu della notte.

Attraversare la città assieme alla divinatrice non era stato terribile come lui aveva pensato.

L’ultima volta che aveva meso piede per le strade di Gongmen era stato quasi linciato, quella volta invece c’erano stati solo sguardi perplessi che lo avevano seguito ma nessun segno di ostilità.

Merito probabilmente del fatto che l’abitazione in cui era stato ospitato assieme ai cinque ed al panda era piuttosto lontana dal centro della città, e lì si era risentito molto di meno della sua occupazione e della battaglia contro i maestri kung fu.

Erano riusciti ad arrivare in relativa tranquillità alla zona dei moli sul fiume grande, dove non c’era nessuno a preoccuparsi di loro.

Shen non aveva più detto una parola, ed era sollevato dal fatto che lì ci fossero pochissime persone e in ogni caso lontano da loro.

Avrebbero aspettato l’arrivo del panda e degli altri, e poi del battello fluviale che li avrebbe trasportati verso nord.

Non era sicuro di come si sentiva.

A momenti si sentiva distaccato, superiore a tutto ciò che accadeva attorno a lui, altri si sentiva confuso, incredulo rispetto a ciò che gli stava succedendo.

E poi, in altri ancora, non riusciva a capire.

Perché darsi tanta pena per lui? Perché aiutarlo a tutti i costi? Perché volerlo salvare?

Passasse il panda, ma gli altri perché mai avrebbero dovuto farlo?

C’erano talmente tante cose che non riusciva a comprendere.

Era un cambiamento radicale, ed a volte gli sembrava semplicemente troppo.

Era qualcosa di troppo difficile da gestire, ed a momenti Shen se ne sentiva schiacciato.

Era la sensazione di essere piccolo e insignificante rispetto a qualcosa che era totalmente fuori dalla sua comprensione e dal suo controllo.

Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno, ma adesso che tutte le sue certezze erano state scrollate, il mondo gli sembrava troppo vasto.
Ora che tutto il suo essere era stato stirato, compresso, disfatto e riplasmato, non era più sicuro di nulla, e si sentiva smarrito di fronte alle incognite del futuro.

-Stai facendo la cosa giusta-

Disse la capra alle sue spalle. Shen non le rispose.
In un altro momento si sarebbe premurato di trovare una risposta saccente da opporle, ma in quel momento era alle prese con troppe forze che pretendevano la sua attenzione.

Le gettò un’occhiata da sopra la spalla, poi tornò a scrutare l’acqua che scorreva sotto di lui.
-Lui è davvero l'ultimo?-

Non ebbe bisogno di precisare a chi ed a cosa si stava riferendo.

La capra gli rispose a voce bassa e velata di tristezza.
-Non lo so. Non ho mai avuto il coraggio di controllare-
-Controlla-
-Shen? Perché vuoi saperlo?-

La traccia di preoccupazione nel tono della capra lo irritava.
-Io non voglio sapere niente. Se c'è n'è sono altri, è lui che deve saperlo-
-E se Po fosse l'ultimo?-
-E se non lo fosse?!-

Shen non voleva nemmeno pensarci. Se c’era una possibilità, anche solo una, che…
-Vuoi che lo sappia? Perché?-
Abbassò lo sguardo sulle sue ali, dove le maniche della veste quasi si toccavano ed i bordi ricamati di rosso incorniciavano con grazia le penne bianche.
-Essere unici vuol dire essere soli. Lui non è fatto per stare solo-
-Non è solo-
-Non è la stessa cosa. Sai cosa intendo-

La capra lo guardò attentamente, inclinando leggermente la testa di lato.

-Stai tentando di fare ammenda, Shen?-

-Non è quello che vi aspettate tutti?-

-Non è quello che ti aspetti tu da te stesso?-

Shen scattò indietro.

Odiava quando lei gli guardava dentro come dentro le sue ciotole!

Distolse lo sguardo e si rivolse ostinatamente lontano, dovunque lontano da lei, verso il fiume, le imbarcazioni, qualsiasi cosa che non lo costringesse ad affrontare certe cose.

Riprese a parlare solo quando ebbe totalmente riacquistato il controllo di sé.

-Se ce ne sono altri, trovali e diglielo-

Alle sue spalle sentiva la capra sorridere ai suoi modi bruschi.

-Lo farò-

-E non dirgli che te l’ho detto io-

-Non vuoi che si sappia che puoi fare qualcosa di buono?-

-Non voglio che venga a ringraziarmi!-

Si voltò di scatto e si trovò con il becco a pochi centimetri dal suo muso.

Lei sorrideva placida e comprensiva, ancora più del solito.

-Shen, ricorda sempre che qualsiasi cambiamento è arduo. L’unico modo per trovare sollievo nelle difficoltà è chiedere aiuto, ed il destino ti ha messo accanto tante persone a cui domandare. Puoi scegliere in qualsiasi momento di chiedere, di parlare, di farti aiutare. Impara a dare fiducia, Shen, come ne è stata data a te-

Shen si ritrasse spaventato.

Avrebbe voluto rispondere indignato, ma la verità era che adesso sapeva che era così, e la consapevolezza lo atterriva.

Aprì il becco un paio di volte ma non riuscì a ribattere nulla.

La divinatrice lo toccò leggermente sulla guancia con uno zoccolo ma non aggiunse altro sull’argomento.
-Arrivederci, Shen. Ti auguro felicità-

Shen ricordò l’altra volta in cui lei aveva usato quelle parole.

Anche allora lei lo aveva messo in guardia, gli aveva indicato un cammino che non danneggiasse nessuno, ma lui non era stato in grado di capire.

Ora capiva. A tratti.

Rimase rigido sotto il suo tocco.

Le sue parole avevano scavato a fondo dentro di lui, ed avevano lasciato una traccia che lui non sapeva come considerare.

Voleva scappare lontano da lei ed allo stesso tempo aveva timore di lasciare l’unica cosa che gli fosse familiare.

-Va’. Credo che ti stiano aspettando-

Shen si voltò verso la riva, dove in effetti la sagoma del panda e del resto della congrega erano già visibili lungo la strada.

“Ha sentito il rumore, deve essere così…. No, non è vero. Li ha sentiti e basta”

Si aggiustò a tracolla la sacca da viaggio che conteneva le vesti e gli speroni ed assicurò il dao con il suo fodero di traverso sulla schiena.

Era molto più facile nasconderlo di traverso sotto la veste quando non aveva il fodero, e convivere con il freddo dell’acciaio sempre a contatto e sempre pronto ad essere sfoderato, ma non poteva più farlo adesso che aveva giurato di non attaccare mai per primo.

Guardò la capra un’ultima volta.

-Arrivederci-

Le disse soltanto.

Non si voltò indietro, ma sapeva che lei lo stava seguendo con lo sguardo, e che in un modo o nell’altro avrebbe trovato il modo di sapere cosa faceva.

 

***

 

Er Yu guardò Shen che si allontanava.

Molte cose erano cambiate, lo sentiva nelle energie che l’avevano sfiorata.

Lo guardò mentre raggiungeva il gruppo di maestri, e schivare il panda che stava per abbracciarlo.

Scosse la testa con un mezzo sorriso.

No, forse non sarebbe stato mai il momento per quello.

Mentre i maestri si incamminavano sul molo per essere pronti a salire a bordo non appena il battello fosse arrivato, Shen e Shifu rimasero indietro.

La divinatrice rimase a guardarli.

Era impossibile dire se stessero parlando o meno, ma quella sarebbe stata un’altra storia.

Per il momento le bastava sapere che Shen era più al sicuro di quanto lo fosse mai stato negli ultimi anni.

Respirò lentamente l’aria della sera, calma, tranquilla, come può essere solo il sollievo dopo un dolore che guarisce.

Guardò verso l’alto, verso il cielo ormai diventato indaco e verso le prime stelle che brillavano.

La luna appena sorta era una falce perlacea sospesa nell’infinito.

Era la forma della luna crescente, sorta dal buio della luna nuova.

Era la forma della rinascita.

 

 

 

Se c’è una notte buia abbastanza

Da nascondermi, nascondermi
Se c'è una luce, una speranza
Sole magnifico che splendi dentro me

 

 

E poi un giorno tutto il dolore avrà un significato.

Un giorno la compassione guarirà le ferite ed il perdono resterà scritto nelle cicatrici, e ci sarà conforto per la paura e sollievo per il dolore.
Un giorno, quando le lacrime avranno lavato via tutto, resterà solo una vita da raccogliere, proteggere e lasciare sbocciare per un nuovo inizio.
E allora sorgerà un mondo nuovo, ed una nuova esistenza, e ciò che era stato spezzato sarà guarito.

E si guarderà fin dentro il cuore delle azioni più esecrabili, ed oltre l'odio e la repulsione si potrà scorgere la ferita.

E dalla compassione per le ferite del cuore di un assassino sorgerà, abbagliante, la speranza.

 

Dammi la gioia di vivere
Che ancora non c'è

Miserere, miserere
Quella gioia di vivere
Che forse ancora non c'è

 

(Miserere – Zucchero Fornaciari e Luciano Pavarotti)

 

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Cantuccio dell’Autore

 

Eeee….. ce l’abbiamo fatta!

Lo so: nessuno di voi avrebbe voluto davvero leggere le parole “ultimo capitolo”, me compresa, però anche le cose più belle finiscono.

Non so se il finale è all’altezza del resto della storia.

Lo spero davvero. In ogni caso ho preferito pubblicarlo piuttosto che restare a lavorarci eternamente.

Fatemi sapere che cosa ne pensate.

Io vi saluto con tanto affetto e me ne vado a mangiare una ciotola di noodles…

No, accidenti, ma dove sono finiti…? Li avevo appena preparati…

PANDA!!!

 

 

Vi abbraccio forte

 

Smeralda E. Elessar

 

 

 

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