Blue Velvet

di Heart
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pestiamo la coda al cane ***
Capitolo 2: *** I doni della morte ***
Capitolo 3: *** L'oscuro segreto ***
Capitolo 4: *** la torre del vento ***
Capitolo 5: *** La pietra Sacra ***
Capitolo 6: *** Phoenix ***
Capitolo 7: *** Fuoco fatuo ***
Capitolo 8: *** Caos ***
Capitolo 9: *** L'alba di un nuovo giorno ***
Capitolo 10: *** Il canto degli innamorati ***
Capitolo 11: *** La foresta nera ***
Capitolo 12: *** Il patto con il diavolo ***
Capitolo 13: *** Occhi rossi come il sangue ***
Capitolo 14: *** La promessa ***
Capitolo 15: *** Allenamento speciale ***
Capitolo 16: *** Lo specchio del riflesso ***
Capitolo 17: *** Tra fuoco e fiamme ***
Capitolo 18: *** 100 gradi sotto lo zero ***
Capitolo 19: *** Verso il futuro ***
Capitolo 20: *** Tutto può accadere ***
Capitolo 21: *** Il passaggio di età ***
Capitolo 22: *** Separazione ***
Capitolo 23: *** Le forze alleate ***
Capitolo 24: *** La luna di sangue ***
Capitolo 25: *** La Fiamma ***
Capitolo 26: *** Limbo ***
Capitolo 27: *** Aoi Horo ***
Capitolo 28: *** La luce dell'alba ***
Capitolo 29: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Pestiamo la coda al cane ***


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Blue Velvet

 

I

“Pestiamo la coda al cane”

 

 

 

 

 

Naraku era scomparso.
Tra le mani della giovane Kagome apparve una sfera a metà, dalla luce violetta e magenta. L’aura negativa era sparita sotto il tocco gentile della ragazza, mentre il mezzo demone ragno era fuggito via, gravemente ferito.
C’erano quasi. Tra breve i pezzi della sfera sarebbero stati riuniti e quella lunga lotta sarebbe finita; mancava un solo pezzo, che si era trasferito nel corpo di quel viscido ragno.
Inuyasha, un mezzo demone che viaggiava con una strana compagnia, cioè: una sterminatrice di demoni con la sua fidata gattina, un bonzo pervertito, un demone volpe ancora poppante ed una sacerdotessa.
Lui, metà umano e metà demone, soggiornava tra quei due mondi senza sapere in quale stare. Grazie alla dolcezza di Kagome, la ragazza del futuro, il mezzo demone aveva iniziato ad imparare che cosa fosse l’amicizia e anche l’amore. Inuyasha sapeva che, senza Kagome, la sua vita sarebbe stata ancora come quella di prima, dove tutti lo disprezzavano per la sua natura ibrida.
Tutto questo bene lo aveva potuto sperimentare grazie ad una donna: Kagome.
 
 
All’improvviso, Inuyasha si voltò verso la collina, da dove sentì chiaramente provenire l’odore sgradevole del fratello maggiore.
Sesshomaru era un demone completo. Aveva lunghi capelli d’argento simili ai suoi, viso ferino e due occhi d’ambra.
I due erano uguali nell'aspetto, ma differenti nel comportamento.
Sesshomaru era austero, freddo e senza cuore. Spesso ancora si chiedevano come facesse una bambina come Rin a rimanere al suo fianco. Per il grande demone, infatti, gli umani erano stati sempre alla stregua di feccia o vermi. Mah! I misteri della vita!
Il mezzo demone distolse lo sguardo dal fratello che pian piano si stava avvicinando al suo gruppo.
- Che vuole quel bastardo?! - Urlò infuriato Inuyasha.
- Inuyasha stai calmo. Prima di fare qualcosa vediamo cosa ha da dire; poi si vedrà. - Disse Miroku, il bonzo.
- Fhe! Quello cerca solo rogne! - Borbottò l’altro, mentre infilava le mani nel suo kimono rosso.
Il demone si avvicinò al gruppo di umani, senza guardare il fratello, e, con un’ abile mossa, rubò la sfera dalla mano della ragazza.
- Dannato! - Esclamò Inuyasha, mettendosi davanti a Kagome, come per proteggerla.
- Che cosa ci vuoi fare con la sfera, Sesshomaru!?? - Chiese Kagome, allarmata.
La sfera iniziò ad emanare una strana energia magenta, accecando i presenti; sembrava che si stesse trasformando, ma il fenomeno durò giusto un momento e poi scomparve.
- Dov’è finita ? - Chiese il demone.
Gli altri riaprirono gli occhi e si accorsero che, effettivamente, la sfera non si trovava più in mano al demone.
- Non può essere scomparsa nel nulla! - Affermò Miroku, guardandosi attorno.
- Kagome, riesci a percepirla? - Chiese Sango.
La ragazza chiuse gli occhi per concentrarsi; quando li riaprì, puntò il dito verso un albero. Tutti si voltarono e, proprio sull’albero, scorsero una figura in ombra, appollaiata comodamente su un ramo.
La sfera era tra le sue mani e sembrava essere tornata normale; la luce di prima era infatti svanita nel nulla.
- Ehi, tu, Dannato! Dacci la sfera se non vuoi morire! - Affermò Inuyasha, cercando di impugnare la sua Tessaiga, ma non trovandola.
Infatti la spada non era più al suo fianco.
- Idiota! Ti fai rubare la spada da sotto il naso. - Lo apostrofò Sesshomaru, osservando nel mentre l’ombra.
- Finalmente ti ho trovata, Shikon no Tama - affermò quella.
-Ti prego, ridaccela! - La supplicò Kagome.
L’ombra non le rispose, così Kagome impugnò il suo arco e mirando verso lo sconosciuto.
- Sfera dei quattro spiriti ritorna da me! – Urlò quindi, sorprendendo tutti.
Il corpo della giovane si illuminò di una luce brillante simile a quella di prima della sfera, che, come ordinato, ritornò dalla sua custode.
- Come diavolo hai fatto, Kagome-chan?- Domandò sorpresa Sango.
- Non lo so... - rispose la ragazza, sbalordita del suo stesso potere.
- Fantastico! Sei tu la ragazza che ha il controllo della Shikon, ho trovato anche te in un colpo solo! – Disse l’ombra; scese poi dal ramo e si avvicinò al gruppo;Inuyasha, come se avesse percepito il pericolo, si parò davanti alla ragazza per proteggerla, proprio come fecero tutti gli altri;solo Sesshomaru rimase al suo posto, osservando quella figura misteriosa.
Non sembrava avere intenzioni negative. La figura si avvolse completamente nel suo mantello, sparendo improvvisamente dalla loro vista;ma pur non riuscendo più a vederlo con chiarezza, uno strano odore solleticò comunque il naso del mezzo demone.
- Chi siete? - Chiese Miroku alla figura.
-Perché volete la Shikon no Tama? E' per aumentare il vostro potere? - Aggiunse Sango.
- No. Il mio obiettivo è solo di averla e distruggerla una volta per sempre. Ho vagato per molto tempo alla sua ricerca e … - iniziò a dire il misterioso individuo, per poi interrompersi e guardare Sesshomaru e Inuyasha.
- Porto con me un messaggio, da una persona che adesso non c’è più – terminò, rivolgendosi ai due demoni.
Allargò poi il suo mantello per poter estrarre da esso Tessaiga.
– Vengo in pace. Questa spada ha un potere speciale e anche le altre due - disse, mentre i presenti non riuscivano a capire.
Sesshomaru, stufo di quella sceneggiata, afferrò senza far complimenti l'ombra e la sollevò dal terreno, fulminandola con i suoi occhi ferini e minacciosi.
- Chi sei, verme? Chi ti credi di essere? Quale potere ha Tessaiga e perché hai menzionato le altre spade? - Mormorò Sesshomaru, freddo.
-Non scaldarti, cagnolino. Ti faccio notare che, se non mi lasci il collo, non posso spiegarti nulla, non credi? Inoltre, se muoio, non avrai le tue risposte - disse calmo l’individuo, alzando lentamente un braccio per poi gettare la spada a terra.
- Tzse! Muoviti, inutile ningen.- Commentò il demone, per poi gettare al suolo, con poca delicatezza, la sua preda.
- Ebbene? -Chiesero tutti.
- Ebbene niente! Siete davvero maleducati, soprattutto il cagnolino qua dietro – commentò la figura.
- Non mi aveva detto che fossi così irritabile, speravo in più nel tuo fratellino – rise poi l’ombra, rivolgendosi a Sesshomaru, mentre intorno a loro l’aria diventava pesante.
- Come osi offendere il mio padrone!?! – Si indignò una voce mentre un getto di fuoco si scatenò nel gruppo, facendo allontanare tutti gli altri da quel posto.
Jaken, un demone lucertola dal corpo verdastro, se ne stava fermo, mentre il suo bastone magico buttava fuoco verso l’ombra, che, a quanto pareva non risentiva del caldo.
- Maledetto rospaccio inutile, guarda che hai combinato! – Urlò quella; Infatti il mantello dell’ombra pian piano si stava riducendo in cenere scoprendo agli occhi degli altri le fattezze della figura sottostante.
-Oh per tutti i Kami del cielo!- Esclamò Miroku, estasiato.
Sotto il mantello infatti c’era una ragazza sui vent’anni. I suoi vestiti erano molto strani. Indossava uno strano pantalone stretto che metteva in evidenza i muscoli delle gambe; un paio di scarpe colorate e una grande felpa con uno strano pupazzo al centro.
- Non è possibile! - Commentò Kagome, riconoscendo quei vestiti.
- Che succede Kagome? La conosci??- Chiese Inuyasha, guardando sia la ragazza dietro di sé che quella davanti.
- Indossa abiti del futuro, ne sono sicura. - Indicò con il dito tremante Kagome. Si chiedeva chi fosse e che cosa ci facesse nel Sengoku una persona che sembrava provenire dalla sua stessa epoca.
- Ecco fatto… Sei contento ora?- Disse la ragazza, mentre si avvicinava a Jaken con uno sguardo che non prometteva nulla di buono; lo prese infatti dalla coda e iniziò a farlo dondolare come un’altalena.
- Padron Sesshomaru, aiutatemi!- Implorò il piccolo demone.
- Puoi piangere fino a domani, tanto il tuo padrone non ti verrà a salvare né ora né mai. E’ troppo freddo, peggio di mio zio o di mio padre..! Chi lo sa, la prossima volta glielo dico.- Commentò la ragazza; poi si mise a pensare, senza dare conto al gruppo, che la osservava sgomento.
- Scusami, ci vorresti dire chi sei e che ci fai qui? - Domandò Kagome, prendendo l’iniziativa, vedendo Inuyasha già esasperato e il demone maggiore stare per perdere la pazienza.
- Oh, scusatemi. Io sono Dafne e vengo dal futuro come te, Kagome. Credevo che si fosse capito. Ho una missione da compiere e poi devo mantenere una promessa fatta a quella persona.- Disse allegra.
- Che persona?- Domandò Sesshomaru.
- E’ una persona che conosci, mio principe! - Disse beffarda Dafne.
- Basta! Dicci tutto quello che sai o ti uccido.- Ringhiò Inuyasha, estraendo Tessaiga, che in un attimo si trasformò.
- Oh quanto sono impazienti, Povera me! - Balbettò tra sé la ragazza.
Dafne si chiedeva se avesse fatto bene ad accettare di rispettare quella promessa; il suo compito si era rivelato piuttosto difficile: la sfera l’aveva ritrovata ma solo per metà; chissà quando sarebbe ritornata a casa, già le mancava la sua famiglia.
- Signor Sesshomaru - si udì pronunciare da una piccola voce.
Dafne si voltò così come tutti gli altri; da dietro un cespuglio si notò una piccola bimba con un curioso codino sulla testa e un kimono arancione tutto sporco.
- Rin - disse il principe dei demoni.
Dafne si accorse dal mutamento della sua voce… allora era quella la piccola che stava riuscendo a riscaldare il cuore del bel demone!
La piccola tremava e alcune lacrime le stavano uscendo dagli occhi, forse qualcosa l’aveva spaventata.
- Rin ha avuto paura, Jaken mi ha lasciato sola - sentito questo, il demone lucertola iniziò a supplicare il suo padrone, in modo veramente patetico.
- Non sai che potrebbe correre dei rischi lasciandola sola, idiota di una lucertola? - Disse Dafne, furiosa, dandogli poi un pugno.
-Ahia! Come ti permetti, umana!?!? - Borbottò Jaken.
- Mi permetto eccome - disse Dafne avvicinandosi poi alla piccola Rin, che si era stretta intorno ad una gamba del demone.
– Non piangere, devi sorridere. Tieni! - Disse, frugando nella sua gigante tasca, estraendo un grosso lecca-lecca e porgendoglielo.
- Buttalo via Rin, potrebbe essere avvelenato!- Disse Jaken, avvicinandosi velocemente alla piccola.
- Osa toccarlo e ti uccido a seduta istante, mostriciattolo. Ah! Forse ho capito! sei invidioso! Ne ho uno anche per te, tieni.- Commentò la ragazza; Jaken si sentì preso per i fondelli, mentre il gruppo di Inuyasha stramazzava dal ridere per la scena.
- Lo vuoi anche tu, cagnolino?- Chiese poi, porgendo un lecca-lecca a Sesshomaru, che però lo distrusse con un colpo di artigli.
- Non osare parlarmi con questo tono, umana - ringhiò.
- Scusa, non volevo offenderti, principino! Comunque…- disse la giovane, ritornando seria - se mi uccidi, non avrai le tue risposte e le due abilità che hanno le tue spade!-.
-“Ecco! Adesso lo aveva sotto scacco”- pensò Dafne,trionfante.
- Non mi faccio dettare le regole da un verme come te! – Disse però Sesshomaru, mentre si avvicinava a Dafne con un passo da predatore.
- Va bene, ho recepito il messaggio. – Lo fermò però lei, voltandosi e incamminandosi verso Inuyasha & Co.
- Oh sei uno splendore, Dafne-san. Permettimi di presentarmi: io sono Miroku – annunciò il monaco,allungando nel mentre le mani verso il suo sedere.
- MIROKU! - Si sovrapposero, riprendendolo, due voci; una era di Sango e l’altra della giovane lodata.
Miroku, diversamente dalle sue previsioni, non riuscì mai a toccarla, perché qualcosa lo bloccò. E quel qualcosa non era un solito pugno di Inuyasha o una botta in testa datagli da Sango! Il suo corpo stava infatti come bruciando e non ne capiva il motivo. Chi diavolo era quella ragazza?
- Va tutto bene, Miroku?- Chiese Sango preoccupata; il monaco era pallido e con gli occhi dilatati.
- Si – rispose quello, mentre un forte capogiro lo travolgeva.
- Kirara. – Chiamò la sterminatrice per poi mettere l’amico in sella al demone gatto e chiamare gli altri compagni/amici.
-Come sta?- Chiese Kagome.
- Credo che abbia usato troppo il vortice e adesso ne stia pagando le conseguenze; meglio rientrare al villaggio. E poi tra poco sarà notte.- Comunicò loro, che annuirono.
- Che ne facciamo di lei?- Chiese Inuyasha, indicando Dafne con il pollice, senza voltarsi.
- Meglio che venga con noi. Forse Kaede ci saprà dire qualcosa.- Convenirono dopo essersi allontanati un poco per discutere; presa la decisione, richiamarono la giovane.
- Dafne tu verrai con noi, non è prudente che tu stai da sola. La notte è buia e infestata dai demoni – le dissero; la ragazza non replicò nulla e li seguì.
 
 
La luna brillava nel cielo. Il villaggio era avvolto dal buio; tutti dormivano, eccetto una strana e sconosciuta ragazza.
Se ne stava sulla sponda del lago, lo sguardo rivolto alle sfera luminosa della Luna nel cielo.
Era bella, anzi stupenda.
Le mancava la sua famiglia; non era mai stata così al lungo lontana da casa.
Ogni membro della sua famiglia aveva un ruolo ben definito e lei non faceva eccezione. Da piccola guardava sempre i suoi genitori impegnati nelle loro cause, ma non la lasciavano mai sola. L’avevano amata fin da subito e non solo loro, anche i suoi nonni e zii.
La loro era una grande famiglia e chissà se in futuro si sarebbe ingrandita ancor di più…
Ripensò al saluto dato alla madre prima di partire: la donna contava su di lei, glielo aveva letto in quegli occhi così simili ai suoi.
Suo padre diceva sempre che lei e sua madre erano due gocce d’acqua, a volte erano scambiate perfino per sorelle, non sapendo che in verità erano madre e figlia.
La luna illuminava la figura della ragazza che, con un semplice gesto, sciolse la lunga chioma castana che risplendette ai raggi dell’astro.
- Proteggimi, mamma! – Disse come in una preghiera, prima di legare nuovamente i capelli e rientrare in quella strana capanna di legno.
- Dove sei andata? - Le chiese una voce.
Dafne si voltò solo un poco, per poter vedere Inuyasha accanto alla capanna in cui dormivano Kagome e gli altri.
- Non riesco a dormire, ho solo preso una boccata d’aria - disse, mentre gli sorrideva.
- Con me non attacca. Fai la brava samaritana con gli altri, ma so che hai altro per la testa. E’ strano che una ragazza come te si sia trovata in un posto come questo; chi sei e che cosa vuoi da noi? Non ti permetterò di far del male a Kagome - disse Inuyasha serio.
- Le tue parole ti fanno onore, piccolo principe, anche se questo ruolo non ti è stato ancora assegnato. Non ho nessuna intenzione di attaccare questo villaggio né altri. Non sono venuta per distruggere, ma solo per recuperare alcune cose che non sono di questo mondo. La mia missione doveva essere breve e invece si è allungata – confessò la ragazza, mentre il suo sguardo si soffermava sul mezzo demone.
- Devi sapere che prima di arrivare in quest’epoca, un uomo mi ha chiesto un favore, e quest’uomo è stato un grande negli anni passati; ma adesso non riesce a riposare in pace perché ha lasciato diverse faccende incompiute e in sospeso… e tra queste ci sei anche tu, Inuyasha. – Concluse Dafne.
- Chi sarebbe quest’uomo? Nessuno ha dei conti in sospeso con me, che io sappia.- Domandò confuso il mezzo demone.
- La persona di cui sto parlando, come probabilmente tuo fratello Sesshomaru avrà già capito, non è altri che tuo padre- affermò la ragazza, lasciando Inuyasha sorpreso e scioccato.
- Non dire idiozie, mio padre è morto quando sono nato-, affermò infatti.
- Lo so. Mi ha raccontato a grandi linee tutto, dal più insignificante dettaglio a quelli più importanti. Devi sapere che ti vuole un mondo di bene e ogni giorno si sente colpevole per non aver potuto esserti stato accanto; ma non rimpiange di averti avuto. –
- Stai dicendo un sacco di fesserie, tu non sai chi sono e non sai chi sia mio padre. Nemmeno io l'ho mai visto e tu … tu adesso mi dici queste cose? Non ti credo! – Ringhiò Inuyasha.
-Posso fartelo incontrare.- Rispose tranquilla Dafne con uno sguardo strano, inquietante.
-Sei una strega! Ecco chi sei. Vattene o ti uccido! – Urlò l’altro, minacciandola.
- Non sono una strega Inuyasha, sono solo una ragazza con un dono… un dono che mi sta uccidendo.- Confessò piano la giovane, ma il mezzo demone non le dava ascolto,mentre già stava estraendo Tessaiga.
- Vattene subito da questo villaggio e lasciaci in pace! E se non te ne vuoi andare di tua spontanea volontà… ci penserò io! Ti ucciderò!- Ringhiò infatti con voce roca e profonda, quasi irriconoscibile, il giovane.
(Continua …)
 
°*******°
 
Buona sera ragazzi.
Finalmente riesco a postare questa storia. Dopo due anni di stesura e idee, finalmente la metto su carta. Inizio a dire, che sarà una storia legata a un’altra mia storia, ma non li riporto verranno presentati più là,. tra una ventina di capitoli. Non vi preoccupate, perché tutto si baserà su questo e non su quella.
Non dico nemmeno di quale altra storia si tratta non vorrei scoprire troppo dell’altra che ahimè, ancora è in alto mare. Comunque tralasciando questo piccolo dettaglio vi ho dato un lungo monologo, spero non troppo noioso, ma non riuscivo più a fermare le dita. Aiuto! E per questo lo diviso in due.
L’ingresso del nuovo personaggio, è inventato interamente da me, farà figura di cupido, credo che avete capito su chi, intendo. XD
Leggendo, credo che avrete notato i vari dettagli che ho inserito, come il presunto incontro tra Inu e suo padre, che pian piano spiegherò. Come primo capitolo sono soddisfatta e spero di aver portato curiosità tra voi lettori e che qualcuno mi lascia qualche commentino.
Ci sentiamo al prossimo aggiornamento e grazie a chi lascerà una sua traccia.
Heart
 
 
 
Capitolo Betato.

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Capitolo 2
*** I doni della morte ***


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II

"I doni della morte"

- Vattene subito da questo villaggio e lasciaci in pace! E se non te ne vuoi andare di tua spontanea volontà… ci penserò io! Ti ucciderò!- ringhiò infatti con voce roca e profonda, quasi irriconoscibile, il giovane.

Inuyasha era ormai fuori controllo; Dafne non capiva che cosa gli stesse succedendo e solo allora si accorse degli occhi rossi e dell’aura negativa che stava avvolgendo il mezzo demone.

- Cicatrice del vento! – gridò poi Inuyasha.

Una forte onda d’urto investì la ragazza, facendola sbattere su un albero, scatenando così un rumore assordante.

-Che succede?- Miroku, Sango e Kagome si svegliarono all’istante e, appena uscirono, trovarono Inuyasha avvolto da uno strano bagliore oscuro e Dafne schiacciata ad un albero.

La ragazza era praticamente in ginocchio.

-Inuyasha, che diavolo combini?- Chiese Kagome, preoccupata. Ma il mezzo demone non le rispondeva; così, dopo accurate osservazioni, Miroku richiamò l’attenzione della giovane.

Solo allora lei si accorse che c’era una scheggia della sfera sulla spada di Inuyasha. Quel potere oscuro veniva da lì e adesso anche lui era contaminato.

-Dobbiamo fare qualcosa, andando avanti in questa maniera distruggerà tutto il villaggio!- puntualizzò Sango, già pronta all’attacco.

-Se lo attacchiamo, lo feriremo.- tentennò Kagome, non sapendo che fare.

-Sangue. Sangue.- Inuyasha mormorava questa parola ad ogni attacco, gli occhi ormai rossi come il sangue; non riusciva ad uscire da quel circolo vizioso.

-Dobbiamo fare qualcosa. Dafne tutto bene?- chiese Miroku, vedendo che la ragazza si teneva il braccio.

-Non è nulla, ho affrontato scontri peggiori.- gli rispose la ragazza.

Il villaggio avrebbe potuto essere svuotato per proteggere gli abitanti; ma se solo lo avesse voluto, il mezzo demone avrebbe tranquillamente saputo ritrovare tutti: e se ciò fosse accaduto, addio!!

-Kagome, posso chiederti se riesci a prendere il frammento oppure no?-domandò Dafne.

-Non credo, non sono abbastanza svelta e poi non si farà prendere facilmente.- annunciò l’altra con dispiacere.

-Ok. Allora faremo così: Miroku, tu aiuterai Kagome  a creare una barriera intorno a Inuyasha; tu, Sango, aiuterai me a far fuggire gli abitanti.-

-Come facciamo a purificarlo?- chiese Kagome.

-Cercherò di prenderlo, anche se sarà difficile.- annuirono tutti e quattro e si misero all’opera.

Come pianificato, Miroku e Kagome crearono una barriera, all’interno della quale chiusero Inuyasha; lui però ogni secondo colpiva la sfera che lo teneva imprigionato.

 Sango e Dafne fecero allontanare gli abitanti spaventati fino a che un ruggito sovrastò tutto l’isolato.

Un grande cane argentato gridava all’interno della barriera.

-Impossibile! Inuyasha non ha quella facoltà di trasformarsi, non è un demone completo!- contemplò la scena con sgomento Sango, per poi rivolgersi ai suoi amici, che mollarono la barriera.

-Dannazione sta perdendo il controllo, devo far qualcosa.- disse Dafne. Lasciò quindi Sango e si precipitò da Miroku e Kagome che erano rimasti intrappolati senza via di fuga da quel luogo, dopo che la loro barriera era stata annientata.

-Inuyasha mi senti? Sono Kagome!- gridava la ragazza.

-E’ inutile, ha perso il lume della ragione.- ammise Miroku. - E’ la nostra fine- e, proprio in quell’istante, la coda di Inuyasha sovrastò i due, buttandoli lontani.

Ma ecco la sorpresa.

Appena riaprono gli occhi, Miroku e Kagome notarono che non c’era solo un cane, bensì due.

-Sesshomaru e Inuyasha stanno combattendo!- affermano all’unisono.

I due cani stavano combattendo con ferocia, nessuno dei due rimaneva in disparte. Combattevano con aggressività. Il terreno si era trasformato in una distesa rossa, e i piccoli fiori erano morti.

Tra morsi e unghiate lo scontro si avvicinava all’epilogo e la peggio l’aveva Inuyasha, che non riusciva a controllare bene il suo corpo.

-Kagome, prestami il tuo arco e una freccia- disse all’improvviso Dafne, sorprendendo tutti.

-Che vuoi fare?- chiese la sacerdotessa.

-Non obbiettare e dammela!- disse con rabbia; qualcosa la spaventò e come successe a Miroku, anche Kagome ebbe le stesse sensazioni. Datole ciò che voleva, la sconosciuta prese la mira e si concentrò.

Il suo animo era agitato, ma sottocontrollo. Il suo potere era circondato da una sfera luminosa e blu, la vedeva risplendere all’interno della propria anima.

-Inuyasha guardami!- ordinò a grande voce e fu in quell’istante che una forte aura si sprigionò dal corpo di Dafne: piccole fiammelle blu l’avvolsero con vigore.

Il mezzo demone la guardò, un momento prima che il fratello lo sbattesse al suolo con una zampata.

-Sesshomaru stai fuori dal mio campo d’azione, sennò…- ma non terminò la sua frase che la freccia fu scoccata; la strana aura che aleggiava intorno alla freccia sacra si era colorata di blu.

L’esplosione di luce abbagliò tutti, compreso il demone completo che si era allontanato giusto in tempo, prima che la stana energia lo risucchiasse.

Aperti gli occhi, Sesshomaru fissò la ragazza che era ancora in posa, con l’arco in mano e guardava il cane che aveva accanto.

Inuyasha iniziò a gridare con forza per poi ridimensionarsi: il suo potere fu nel mentre risucchiato dalla freccia per poi svanire nel nulla.

Ritornato allo stato da umanoide, il demone si accorse della scheggia di sfera al suolo e, più in là, del fratello svenuto e pieno di ferite.

-Inuyasha!- la voce petulante dell’umana che lo seguiva lo riportano alla realtà, notando poi che la ragazza venuta dal futuro lo stava osservando con attenzione.

-Tempismo perfetto, non avevo dubbi che saresti venuto.- disse Dafne, sorridendogli.

-Tzt!- sbuffò Sesshomaru, voltandosi per poi scomparire nel fitto bosco, senza però lasciar andare dalla propria mente quella figura alquanto misteriosa.

Chi era realmente quella Dafne? E quale potere nascondeva?

E come faceva a conoscere suo padre? E poi, cosa significava che poteva far incontrare Inuyasha con quest’ultimo?

Che fosse realmente una strega? No, non poteva essere. Non puzzava come loro…

Il suo odore era fresco e delicato, più simile ad un’orchidea.

Il demone maggiore fermò la propria corsa su di un ramo e osservò la luna.

I suoi lunghi capelli argentati luccicavano sotto la luce dell’ astro del medesimo colore.

Non sapeva spiegarselo, ma qualcosa di più grosso stava per accadere, il suo istinto glielo suggeriva con forza.

Il suo ultimo pensiero fu per il padre.

E, in quell’istante, Tenseiga vibrò al suo fianco; ne era convinto suo padre ci aveva messo il suo zampino. Il demone arricciò le labbra in un pallido accenno di sorriso.

Avrebbe colto l’occasione per rincontrare il padre e, forse, sarebbe riuscito a porgli quelle domande che non era riuscito a fargli prima che lui scomparisse per sempre da questo mondo.

 

 

Il sole era già alto. Il cielo era limpido, mentre alcune rondini vagavano spensierate intorno alle varie costruzioni.

In una capanna di legno, risiedeva l’intero gruppo e il loro argomento del giorno era proprio la nuova ragazza.

Kaede, la sacerdotessa del villaggio, stava osservando con attenzione la nuova arrivata.

La ragazza veniva presentata come un oggetto strano agli occhi dei contadini, non avendo mai visto un abbigliamento così poco decoroso. La ragazza infatti, indossando quello strano pantalone, metteva in risalto le sue lunghe gambe.

Dafne aveva spiegato che si trattavano di un particolare pantalone chiamato leggings. Ma poco importava: gli uomini del villaggio la trovavano comunque poco femminile. Tralasciando il suo vestiario da maschiaccio, era davvero bella, con lunghi capelli acconciati in una treccia, occhi castani e labbra carnose.

L’interrogatorio iniziò e Dafne non vedeva l’ora che finisse; non capiva ancora perché si trovasse lì, con quello strano gruppo di persone. Di sicuro lei non aveva bisogno di aiuto, ma loro erano di un altro avviso. Una povera fanciulla sola, in mezzo a una foresta infestata da demoni, non era normale.

Bah! Valli a capire.

-Vieni dal futuro come la nostra Kagome, vero? E, dimmi, che ci fai qui?-chiese calma la vecchia Kaede, osservando con attenzione i movimenti facciali della sconosciuta. Infatti si aspettava di rilevare qualche cosa di strano nelle espressioni del suo viso, ma non accadde nulla.

La ragazza era seduta composta ed elegante nella sua posizione e la guardava dritta negli occhi.

Nei suoi occhi non si poteva intravedere nessuna paura o menzogna, la sua aura era benigna.

-Come ho già spiegato, vengo dal futuro, precisamente più in là nel tempo rispetto a Kagome, ma questi sono dettagli. Il mio nome è Dafne.- Continuò poi, rimanendo a fissare la vecchia: – Sono stata incaricata di recuperare le sette pietre o doni della morte- disse, mettendo una mano nella tasca della felpa.

-Non ho mai sentito parlare di queste pietre; di cosa si tratta?- chiese curiosa Kaede, mentre il gruppo si avvicinò per ascoltare meglio quella strana discussione.

-Le pietre della morte o dell’aldilà sono sette, come ho detto; esse hanno un particolare potere, quello di riportare in vita le anime ma non solo… posso dare potere e l’immortalità. Non avendo più timore di morire, i loro possessori possono reputarsi immortali. Le pietre sono state divise per non far si che accadesse che una sola persona avesse in sé un potere così grande, ma adesso…- fermandosi, si accorse che aveva attirato l’attenzione di tutti;

- Il problema è che un uomo senza scrupoli è alla loro ricerca; sono stata mandata proprio per questo, far sì, che le pietre svaniscano prima di riunirsi e formare la chiave dell’immortalità.- dichiarò infine Dafne.

- Scusa, Dafne. Che io sappia, ai cancelli dell’aldilà ci sono i due guardiani- la interruppe Miroku.

-Già. Nessuno è mai riuscito a sconfiggerli.- aggiunse Inuyasha, ricordando quello strano episodio, quando aveva cercato la spada ereditata dal padre: Tessaiga.

-Lo so.- mormorò sottovoce Dafne.

-C’è qualcosa che ti preoccupa, non è vero Dafne?- le domandò Kagome.

-Esatto. Da ciò che so, le pietre sono sparse nel mondo; ma, dalle ultime ricerche, esse si sono riunite in un luogo ben preciso- disse.

-E sarebbe?- domandò Sango.

-Qui. Le pietre si sono riunite nel Sengoku, ed eccomi qua. Sono venuta a riprenderle e distruggerle, prima che a qualcuno venga in mente di usarle.- mormorò, abbassando la testa.

-Che hai adesso?- la rimproverò Inuyasha, ricevendo una brutta occhiata da Kagome.

-Nulla. Lasciamo stare.- disse la giovane alzandosi in piedi; l’aria le stava mancando. Perciò si affrettò a dirigersi all’esterno.

-Dafne, tutto ok?- chiese Kagome uscendo dopo lei.

-Si è solo che mi manca la mia famiglia.- Disse Dafne, guardando l’orizzonte.

- A te no? Nemmeno tu sei di questa epoca, da quello che ho capito, ma stai bene- confessò imbarazzata dalla propria domanda indiscreta.

-Non sto bene, ma so mascherare bene la mia nostalgia. Oramai è da un anno che faccio spola tra questo mondo e il mio, ma non me ne pento. Viaggiando nel tempo ho imparato tanto e, credo, non solo sulla storia, ma anche su piccoli dettagli della vita. Dapprima era tutto così monotono, ma adesso, con Inuyasha, Sango e Miroku la mia vita ha preso delle sfumature che mai avrei immaginato; mi sento felice, completa.- disse Kagome spensierata, allungando le braccia per sgranchirsi.

-Hai ragione. Sono stata sempre tra le mura di casa mia, la mia famiglia mi ama e ogni giorno cercava di proteggermi, ma adesso sono grande e devo fare le mie esperienze! Se mai avrò bisogno di loro, so che comunque ci saranno sempre.- affermò decisa Dafne, mentre un timido sorriso le spuntava sul viso.

-Ecco! È questo ciò che voglio dalle persone. Mi stai simpatica Dafne- annunciò Kagome.

-Beh, è la stessa cosa per me. Amiche?- Chiese.

-Eccome!- gridarono all’unisono.

-Che cosa avete da gridare tanto? Sembrate due scimmie in calore- commentò un Inuyasha annoiato.

-Inuyasha… a cuccia!- in un nano secondo il povero mezzo demone si era ritrovato sotto terra, mentre tutti se la ridevano come matti.

-Credo che mi abituerò presto a convivere con voi! Sempre che mi vogliate insieme a voi,- azzardò dubbiosa Dafne, guardando i suoi quasi amici.

-Per me non ci sono problemi, più siamo, meglio è!- disse Miroku, già pregustando la prospettiva di toccare una certa parte del corpo della ragazza.

-Anche per me va bene- affermò Sango, dopo un miagolio di Kirara.

Poi i quattro umani con Kirara e Shippo, iniziarono ad allontanarsi dal villaggio, lasciando il povero mezzo demone ancora incastrato sotto terra.

-Prossima tappa?- domandò Dafne, mentre sorrideva alla vita.

-Rintracciare Naraku e sconfiggerlo una volta per sempre!- rispose Miroku.

 

 

Il giorno stava lasciando spazio la notte, mentre il nostro gruppo camminava verso la direzione indicata dal destino, mentre Inuyasha correva come un disperato per raggiungerli ma, ogni volta, veniva fermato da un a cuccia di Kagome.

-Io non ho voce in capitolo?- domandò lui al vento. –Feh! Che razza di amici che ho, nemmeno in considerazione, mi prendono. E’ tutta colpa tua Dafne!- urlò infine Inuyasha, facendo il bambino imbronciato.

-Inuyasha… A cuccia!- e lui ripiombò a terra.

-Dannata!- ringhiò esasperato. –Me la pagherete tutti!!- mentre gli altri si allontanavano ridendo sotto i baffi.

 

 

 

°*******°

 

Buona sera ragazzi:

ritorno con un nuovo capitolo. La volta scorsa mi sono fermata ad un certo punto, avendo un capitolo abbastanza lungo, qui abbiamo la conclusione. Non so il motivo, ma quando si tratta di lasciare qualche nota, sono alquanto stupida o le parole scappano via. Siete voi a farle andare via? Naaa! Sarà il nostro Inu-chan.

Che altro dire? Ci sarete con me in questo nuovo viaggio? Il silenzio degli asfalti mi fa paura. Non mi lasciate sola.

Comunque chissà cosa succederà nel prossimo, ho già qualche ideuzza in testa. A presto.

Heart

 

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Capitolo 3
*** L'oscuro segreto ***


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III

L'oscuro segreto”

 

 

 

<< Dannazione Inuyasha ho detto che farò io il primo turno! >> tuonò Dafne esasperata. Quello zuccone non aveva capito un accidenti di lei, sempre a blaterare su cose inutili, ma lei non si sarebbe fatta sottomettere.

 

<< Fhe! Credi che potresti farcela? Sei una ragazza! >> esclamò quello.

 

<< Che cosa vuoi dire? Anche se sono una ragazza, mica sono inutile. >> protestò la giovane, mentre si portava una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

 

<< Ragazzi state calmi, se continuate così allontanerete tutti gli animali del bosco >> commentò Miroku.

 

<< E così facendo rimaneremo a digiuno >> aggiunse Sango.

Per un attimo nessuno parlò, erano fermi a fissarsi l’un l’altro. Il cielo si era fatto nero e questo avvisava che la notte era prossima.

Solo un attimo e si sentì un richiamo che portò il mezzo demone al suolo, provocando una buca sotto di se.

<< Dannata ragazzina! >> Imprecò Inuyasha; Kagome infatti lo aveva mandato “a cuccia”.

 

Dafne rise a quella scena. Da quando si era aggregata al gruppo non aveva passato un solo giorno da sola, le vicende erano tante: dai ceffoni che Sango riservava per Miroku a causa della sua mano morta, ai battibecchi tra Inuyasha e Shippo e, infine, la caduta comica di quest'ultimo ad opera della sacerdotessa.

Si. Dafne non si sentiva più sola e la missione non la infastidiva più così tanto come nei giorni passati.

Chiuse un attimo gli occhi per rilassarsi e sorridere di cuore. Aveva bisogno di trascrivere quelle emozioni, magari quando tutti sarebbero andati a letto, così sarebbe rimasta sola con i suoi pensieri.

Alla fine, dopo diverse prediche di Inuyasha, la ragazza fu mandata a fare il primo turno di guardia.

Inuyasha l’aveva sommersa di parole su come capire se c'era qualcuno nei dintorni e altre varie cose, come se lei non sapesse nulla!

 

Dopo un lasso di tempo minimo si accostò ad un albero e prese dalla sua borsa un piccolo quaderno. Frugò per un poco di tempo dentro il piccolo zaino che aveva alle sue spalle, alla ricerca di una penna, ma trovò solo una matita.

Cercò di non lamentarsi del suo disordine; di sicuro quello lo aveva preso da sua madre! A quel pensiero rise sotto i baffi e iniziò a sfogliare il piccolo diario.

Lo aveva ricevuto come regalo per i suoi dieci anni; allora non sapeva che farci, ma da quando aveva capito il suo ruolo nel mondo non se ne separava mai.

 

Prese un lungo respiro e iniziò a scrivere dal più piccolo dettaglio a quello più importante. Descrisse i suoi nuovi amici soffermandosi su come erano, tra caratteri e pensieri: le varie litigate tra Inuyasha, in cui però aveva l'aiuto di Kagome, che ogni volta lo mandava a cuccia; la mano morta di Miroku, che ci provava con tutte le belle donne, tra cui Sango; del piccolo Shippo che ogni volta era preso dal mezzo demone e poi si rifugiava tra le braccia di Kagome; della piccola Kirara che si era proprio affezionata a lei.

 

Il tempo volò e l'alba arrivò come sempre. A metà della nottata avrebbe dovuto chiamare Inuyasha per farsi dare il cambio, ma non aveva sentito il bisogno di riposare. Così lo aveva lasciato dormire e riprendere le forze, dopo lo scontro di qualche ora prima.

 

Il primo a svegliarsi fu proprio quest'ultimo, che osservò l'alba. Le sue orecchie si rizzarono ed iniziò a guardarsi a destra e a sinistra, fino a che non trovò ciò che cercava.

Dafne era dove si era seduta la sera prima, con la testa reclinata verso l'alto e fissava il cielo rischiararsi.

Inuyasha, a mano a mano che si avvicinava a lei, percepì una strana sensazione. Non sapeva darle nome, ma proveniva dalla ragazza. I capelli svolazzavano leggiadri sotto i tocchi del vento mattutino, il viso era bagnato dai primi raggi solari. Sembrava qualcosa di meraviglioso e allo stesso tempo misterioso. Si chiedeva ancora come mai si fosse unita al suo gruppo e che cosa fossero realmente quelle pietre che tanto cercava.

 

<< Inu-chan tutto bene? >> Disse una voce interrompendo quel flusso di pensieri che lo aveva soggiogato. Inuyasha si riprese dopo aver sentito quel nomignolo.

Com'era caduto sotto il suo fascino misterioso? Non c'era nulla da dire, Dafne aveva un’eleganza sorprendente, forse la sua famiglia era nobile. Si . Lo era. I suoi movimenti lo confermavano, anche se a volte la vedeva più sciolta, più bambina.

Quella ragazza non aveva raccontato loro tutto.

 

<< Come mi hai chiamato, mocciosa? >> Urlò, facendo svegliare anche gli altri.

<< Ti sei offeso Inu-chan? Non volevo, ma mi sembravi del tutto … >> iniziò Dafne, interrompendosi nel momento in cui sentì un'aura maligna che proveniva dal fitto bosco alle loro spalle.

Si voltò di scatto e corse come un fulmine in quella direzione;

 

Inuyasha non capì tali gesti, ma bastò solo un attimo che anche lui schizzò da quelle parti.

<< Sta arrivando qualcuno >> disse, mentre gli altri si preparavano all'attacco.

Attesero per momenti interi, ma non apparve nessuno. Ma quell'aura non si allontanava, invece si avvicinava ancor di più a loro.

Non ci fu tempo di far nulla, in pochissimi attimi crollarono tutti a terra, tranne il mezzo demone e la giovane Dafne.

<< Esci allo scoperto, lo so che sei qui! >> Disse, la giovane.

Inuyasha si guardava alle spalle e se un occhio era concentrato a individuare il nemico, l'altro era sui suoi amici svenuti.

<< Inuyasha che facciamo? >> Domandò Dafne in allerta.

<< Non lo so. Per prima cosa dovremo capire dove si trova questo bastardo e poi lo facciamo fuori >> affermò, mentre impugnava Tessaiga.

 

Nessuno dei due si accorse che qualcuno dietro di loro si era avvicinato e fu questo che li portò a cadere al suolo senza nemmeno aver potuto provare a difendersi.

 

 

<< Muovetevi! >> Urlò una voce grottesca. Il sole era al centro del cielo e centrava un gruppo di persone appese su un albero come salami.

Un grande pentolone si ergeva intorno a essi, con un fuoco vivo e scoppiettante.

Il calore era forte e a percepirlo fu proprio Inuyasha che, nel momento del risveglio per poco non urlò. Sotto di sé c'era una grande quantità di acqua che bolliva. Si sentiva frastornato, non ricordava cosa fosse successo, ma nel momento in cui vide i suoi amici nelle sue stesse condizioni tutto gli tornò alla mente.

Erano stati aggrediti, ma non capiva in quale modo.

<< Kagome! Kagome! >> La prima che chiamò fu la ragazza accanto a se, la sacerdotessa aveva un bernoccolo in testa, ma non era nulla di preoccupante, infatti pian piano aprì gli occhi.

<< Inuyasha! >> Urlò lei, frastornata e ansimante per il calore sotto i suoi piedi.

<< Che male alla testa >> mormorò Sango, risvegliandosi.

<< Siamo nei guai ragazzi, questi ci vogliono cucinare >> balbettò Miroku, cercando qualcosa per liberarsi.

<< State tutti bene? >> Chiese poi il monaco, guardando i suoi amici.

<< Si >> confermarono le due ragazze.

La visuale non era delle migliori a causa del vapore, sicuramente non erano più dove erano prima.

Mura spesse li circondavano, facendo scudo da avversari non graditi.

Le loro armi non erano più a loro posto, questo significava che non si potevano liberare e la fuga era impossibile.

<< Dannazione >> urlò infastidito Inuyasha, mentre una smorfia si dipingeva sul suo viso.

<< Che succede? >> Chiese Miroku, dando voce all'ansia di Kagome, vedendo il ragazzo sudare freddo.

<< Queste corde non mi permettono di usare i miei artigli >> fece notare, infatti da esse usciva una strana sostanza verdastra.

<< E con questo mi stanno tirando l'energia, credo che siano quelle famose erbe che prosciugano i demoni >> ringhiò frustrato il mezzo demone.

 

Il tempo passava e nessuno riusciva a liberarsi; l'acqua sotto di loro iniziava a bollire e le bolle arrivavano alla loro altezza, continuando così si sarebbero ustionati o peggio, bruciati vivi; a tale pensiero iniziarono a dimenarsi, ma era tutto inutile.

 

Pensieri negativi affollarono le loro menti.

Oramai il calore era diventato insopportabile, il sudore cadeva dentro il calderone.

<< Ah! Ah! >> Rise qualcuno. I ragazzi si voltano verso colui che si stava beffando di loro. Si trovarono di fronte a una sorte di salamandra tutta verde e marrone.

<< Che hai da ridere verme? >> Disse sprezzante Inuyasha.

<< Tra poco sarete prosciugati delle vostre energie e dei vostri poteri e finalmente sarò invincibile! >> Esclamò, mettendo a nudo le sue intenzioni.

<< Non credere che sia facile ucciderci! >> Affermò Miroku con il respiro ormai al limite.

<< Non fare il buffone bonzo, ormai voi umani siete al limite >>. Le sue parole erano veritiere.

Anche Inuyasha si accorse della realtà, forse lui sarebbe sopravvissuto, ma i suoi compagni no. Solo allora si accorse che mancava qualcuno all'appello.

<< Dov'è Dafne? >> Chiese, allarmato.

Anche gli altri se ne accorsero, come avevano potuto dimenticarsene?

<< Parli di quella ragazzina fastidiosa? Sarà ormai sciolta! >> Rise ancora, mentre la rabbia del mezzo demone aumentava. L'afflusso di potere demoniaco lo invase, Kagome cercò inutilmente di calmarlo, ma ormai la frittata era fatta.

Ma un colpo di scena li sorprese.

Un lampo bianco invase la grotta, per poi sovrapporre di statura la salamandra.

<< Dov'è Rin? >> Disse una voce alquanto gelida e tagliente.

Il demone cercò di deglutire, ma la forza di quella mano non gli permetteva di respirare. Chi era costui? Gli sembrava di conoscerlo, ma il vapore dell'acqua non permetteva una visuale perfetta.

 

Anche gli altri tentarono di acchiappare qualche dettaglio, ma quella voce era inconfondibile.

Sesshomaru, il principe dei demoni si trovava in quella grotta!! Come mai?

<< Ah parli della mocciosa? Sarà ormai morta! >> Sghignazzò, ma la sua vita fu spezzata dagli artigli di Sesshomaru;

il demone poi lasciò cadere il cadavere davanti ai suoi piedi, per poi entrare infondo alla grotta.

Se fosse successo qualcosa a Rin avrebbe ucciso tutti, ma qualcosa lo fece fermare. Qualcuno stava combattendo e pian piano l'ombra si avvicinò a lui.

Dafne... la ragazza del futuro si era avvicinata a lui, dalle sue spalle spuntò la piccola, che, nel momento in cui lo vide, scese e lo abbracciò.

<< Signor Sesshomaru ho avuto tanta paura, quei demoni mi volevano bollire >> disse con terrore Rin.

Il demone appoggiò una mano sulla sua testolina per incoraggiarla, per poi guardare la ragazza che sorrideva.

 

<< Rin-chan adesso andrà tutto bene! Sesshomaru-sama è venuto a salvarti. >> Fece notare alla piccola, che si aggrappò con più tenacia alla gamba del demone.

<< Comunque sei stata formidabile piccola, ce la siamo cavate alla grande >> disse la giovane, facendole un grande sorriso, mentre alzava la mano e formando con il pollice il segno “mi piace”.

<< Si, onee-chan. >> urlò felice la piccola.

Sesshomaru li fissò per tutto il tempo; la bambina si fidava dell'umana.

 

<< Comunque e meglio che usciamo, tra breve la grotta esploderà. Ma prima devo salvare i miei amici >> fece notare la ragazza; poi si guardò in giro per trovare le armi e prese con disinvoltura Tessaiga e la infilò come le altre nel suo strano zaino.

I tre corsero verso l'uscita e lì trovarono gli altri ormai svenuti.

<< Devo fare in fretta >> balbettò in ansia Dafne.

 

Sesshomaru rimase fermo a fissare la scena con stupore, mentre la ragazza emanava una strana energia benevola: infatti, come quella volta, fu avvolta da una fiamma azzurra. Gli occhi erano chiusi e le braccia tese, fino a che aprii entrambi i palmi della mano per far uscire delle sfere azzurre che volteggiarono verso gli umani ed Inuyasha; nel momento in cui li sfiorarono, le funi si sciolsero e le sfere avvolsero tutti.

 

Dafne sembrava non soffrire di quel prolungo uso del suo potere, così con l’ausilio delle mani trascinò con se le sfere e con loro anche gli amici che si stavano riprendendo. Solo un attimo per voltarsi che la grotta esplose e tutto fu trascinando in basso; la valanga di detriti li stava raggiungendo, ma per fortuna si fermò vicino ad un fiume che l'inghiottì.

 

 

 

 

Il sole stava tramontando; era stata una lunga giornata piena di insidie e colpe.

Il gruppo si era rifugiato in una folta boscaglia per non essere scovati da altri nemici e da Naraku, che non avrebbe perso tempo a distruggerli, se li avesse trovati, esausti come erano.

Ma lo dovevano dire, quelle sfere li avevano rigenerati, anche se per poco. al contrario Dafne era quasi collassata per lo sforzo compiuto.

 

Accidenti a me, perché l’ho usato, sapendo che in queste condizioni il mio potere è scarso. Ma a pensare era l'unico modo di fare in fretta. pensò tra se e se.

I lunghi respiri non le provocavano un rilassamento adeguato, l'unica cosa che poteva fare era dormire e riprendere l'energia persa.

 

<< Grazie Dafne-san ci hai salvate, non credo che adesso saremmo ancora qui altrimenti >> disse Miroku.

Dafne lo guardò di sotto occhio: quel monaco aveva qualcosa in testa.

<< Grazie, può andare, onorevole monaco >> disse, mentre gli diceva con la mano di smammare.

<< Sei troppo intuitiva >> protestò quello, ritornando indietro con la testa china.

<< Hai avuto ciò che ti meriti, bonzo pervertito >> aggiunse decisa Sango, facendo l'occhiolino a Dafne.

 

Il fuoco era stato acceso per riscaldarli, ma qualcuno era nervoso per la presenza che non li aveva abbandonati.

<< Perché lui è qui? >> Sbuffò Inuyasha indicando il fratello.

<< Inuyasha non iniziare, la piccola Rin è rimasta ferita. >> Dichiarò la sacerdotessa, mentre con un cerotto copriva il ginocchio della piccola.

<< Grazie Kagome-chan >> ringraziò la piccola, per poi sedersi vicino a Dafne, che guardava tutto con la vista offuscata.

Il potere che aveva usato era stato troppo, ed in quelle condizioni non poteva usufruire del suo vero potere, ma solo limitarlo per quel poco che riusciva.

Aveva un grande bisogno di riposare e di riprendere il controllo di se stessa, qualcosa di oscuro le si stava risvegliando da dentro.

 

<< Nee-chan stai bene? Sei pallida >> fece notare Rin; in un battibaleno Kagome le fu accanto. La piccola aveva ragione, l'amica era pallida e le sue palpitazioni erano deboli, ma era ancora viva.

 

<< Dafne. Dafne mi senti? >> Parlò Kagome con finta calma. La vedeva sudare eccessivamente, non sapeva che cosa le stesse succedendo, ma un flash le si parò in mente.

Forse era causato da quel potere che aveva sprigionato! Strano però, non era la prima volta che lo usava! Ma allora perchè quel repentino cambiamento?

 

<< Kagome allontanati >> disse piano la ragazza, cercando di spostare l'amica, prima che fosse troppo tardi.

<< Che stai dicendo, stai male. >> S'impose Kagome. Cercò di asciugarle la fronte che era grondante di sudore, quando una forza mostruosa avvolse le due. Kagome, avvertendo quella grande energia si guardò in giro, ma nessuno sembrava essersene accorto… non era possibile che fosse Dafne!

 

Si girò nella sua direzione e la trovo dritta con gli occhi aperti.

C'era qualcosa di strano nel suo sguardo.

In quegli occhi qualcosa brillava di una luce potente.

Si sentì calda ma nello stesso tempo fredda.

Dafne non parlava, non si muoveva, la guardava solamente.

<> Chiese preoccupata di ciò che le stava accadendo davanti agli occhi.

Le iridi della ragazza infatti si stavano sfumando in un colore strano, ambiguo. Un blu elettrico si stava mischiando al rosso. Un vortice la costrinse a tenersi al suolo, e aggrapparsi a quella realtà.

 

Un solo attimo, e tutto ritorno alla normalità.

 

Si alzò di scatto quando il suo nome venne ripetuto dalla impaziente voce di Inuyasha.

<< Che accidenti ti prende? Come sta questa qui? >> Chiese.

Kagome non rispose, lo guardò solamente storto per poi aggiungere che l'amica si era addormentata.

Non se la sentiva di raccontargli il suo breve viaggio negli occhi dell'amica, perchè ancora adesso si sentiva scombussolata da quelle potenti emozioni che l'avevano disorientata.

 

 

La quiete regnava sovrana e tutti dormivano, inconsapevoli di ciò che stava per succedere. Di lì a poco un urlo sovrumano si spinse oltre il mare e montagne, svegliando di colpo tutti gli essere viventi.

<< Chi ha urlato? >> Domandò Inuyasha alzandosi di scatto. Anche gli altri lo imitarono.

<< Signor Sesshomaru ho paura >> dichiarò la piccola Rin, aggrappandosi al suo signore.

Il demone non riusciva a identificare il luogo preciso, ma una cosa era sicura, colui che aveva gridato stava soffrendo.

 

 

 

 

 

 

 

°°°°°

 

Salve.

Vi sono mancata? Spero non tanto.

Eccomi con un nuovo capitolo pieno di azione, forse.

Che mi dite? Vi ho incuriosito, un pochino?

Non dico molto questa volta, ma sarete voi a farmi delle domande se ne avete.

Non voglio prolungare e vi lascio.

Ringrazio chi mi sta seguendo, mi da una grande carica.

Al prossimo aggiornamento.

Heart

P.S: Ho creato un gruppo chi volesse far parte ecco il link. https://www.facebook.com/groups/411746989000957/

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Capitolo 4
*** la torre del vento ***


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IV
“La torre del vento”
 
 
L’alba era giunta.
Il gruppo, dopo aver passato una notte insonnie, si era svegliato e si apprestava a rimettersi in marcia. Un dolce venticello accarezzava quel momento, mentre il sole iniziava a sorgere.
La natura riprendeva il suo ritmo di veglia e già s’incontravano gli animali che ricercavano il cibo per la giornata.
-Ancora dorme? Fhe! Femmina da strapazzo!-Brontolò Inuyasha, contro Dafne che ancora era accucciata a dormire.
Gli altri la guardarono e sospirarono.
La ragazza, dopo l’avventura del giorno prima, si era addormentata velocemente e durante la notte nemmeno si era svegliata dopo quell’urlo; era strano, ma chi lo sa!
-Suvvia, Inuyasha, ci sono modo e modi di svegliare una dolce fanciulla.- Disse Miroku, avvicinandosi a Dafne per svegliarla con la sua solita mano morta.
-Mi preoccupa questa sua stanchezza, non sarà ammalata?- Intervenne Sango dando una spinta al monaco per potersi avvicinare alla giovane.
-Dafne. Dafne. Svegliati.- La chiamò,scuotendola piano, e allora la ragazza aprì un occhio, ma lo richiuse subito dopo perché accecata dal sole che sorgeva.
-Tsk!- Commentò Sesshomaru voltandosi nel vedere quella scena - Umani!-.
-Tutto bene?-Chiese alla ragazza la sterminatrice, raggiunta nel mentre anche da Kagome.
Dafne si sentiva spaesata e confusa.
Le girava la testa e aveva un forte senso di nausea.
-Bene- rispose a monosillabi, tenendosi con una mano la testa e appoggiandosi al terreno con l’altra, per non cadere mentre tentava di rialzarsi.
La testa era come una trottola impazzita; cercò di mettersi in piedi, ma i capogiri non le permettevano di far nulla.
Così le due ragazze la portarono al fresco sotto le fronde di un albero; al contatto dell’ombra la giovane si calmò.
-Dovevamo essere già in marcia da un pezzo, ma questa qui …- iniziò a lamentarsi di nuovo Inuyasha borbottando ed indicando Dafne, che stava boccheggiando per riprendere aria- gli umani sono talmente deboli!-.
Rin era rimasta accanto al suo padrone che aveva assistito alla scena con uno sguardo critico e disgustato.
Dopo un po’ di tempo passato sotto l’ombra dell’albero, Dafne si riprese, ritornando la solita di sempre. Il capogiro era stato sostituito da un gran mal di testa, alimentato dalle chiacchiere di Inuyasha, che la prendeva in giro a più non posso.
-Inuyasha stai zitto!-Urlò sorprendendo tutti.
-Fhe!- Borbottò unicamente il mezzo demone spaesato, per poi riscuotersi e : - Come diavolo hai fatto a sentirmi?- Chiese più a se stesso che a lei, forse aveva urlato fin troppo.
-Sembri una mosca! Tappati quella boccaccia! Se hai tanta voglia di partire vai, nessuno ti ferma!- Sbottò Dafne stufa di sopportarlo.
-Mocciosa! Se tu che ci rallenti.- Replicò lui.
-Io? Io ti uccido!-
-Fhe, come se fosse possibile!- Disse altezzoso.
Dafne gonfiò le guance furiosa, la rabbia era troppa! Stava perdendo l’autocontrollo  sulle azioni del suo corpo, non doveva dare sfogo a quel suo potere, che di sicuro lo avrebbe steso con un solo pugno. Doveva cercare subito un rimedio per calmarsi. Le venne un’idea e cercò la sua borsa a tracolla,individuandola infine tra le cose di Sango e Kagome.
  -Che stai cercando Dafne?-Domandò Kagome, vedendo l’amica trafugare la sua borsa e uscirne un mp3.
-Wow- esclamò però, tutta felice, vedendo l’oggetto da lei tanto bramato tra le mani della compagna - L’ho sempre desiderato, ma non me lo posso permettere.- Sospirò, indicandolo come un sogno impossibile.
-Ma mi sembra un poco diverso dai soliti, che marca è?- Infatti l’oggetto era più grosso del normale, con una schermo rettangolare.
-Questo? E un mp4. Ancora non sarà uscito nella tua epoca.- Affermò Dafne, prendendo le cuffie e mettendosele nelle orecchie; azionando play, la musica partì e lei si sentì subito meglio.
Dopo di che, finalmente, il gruppo si mosse alla ricerca di Naraku che era del tutto scomparso.
Inuyasha correva con in braccio Kagome, con a fianco Sesshomaru che si era unito al gruppo, ma che non lo aveva fatto perché si sentisse solo, giammai! Aveva due motivazioni. Una era Rin, una figura femminile importante per ben tre ragioni; e poi voleva scoprire che cosa nascondesse quella ragazza del futuro.
Non era del tutto umana,se ne era accorto; dentro di lei albergava uno strano potere a cui però non riusciva a trovare nome. Aveva pensato ad un potere latente che si manifestasse nei momenti di pericolo, ma, da ciò che aveva visto, la ragazza, lo sapeva controllare perfettamente. Quella teoria era dunque da scartare.
 Si chiese chi fosse realmente lei e perché fosse in quell’epoca.
La guardò, mentre stava dietro a Rin; le due andavano perfettamente d’accordo.
La piccola aveva instaurato un rapporto fraterno con Dafne e questo le giovava. La vedeva spesso chiederle qualcosa, soprattutto per ciò che riguardava la sua strana borsa, da cui ogni volta usciva qualcosa di strano, come quell’aggeggio che aveva appeso come una collana, e da cui usciva una strana melodia. Non aveva mai visto una cosa del genere, sicuramente era del futuro.
Era quasi curioso di visitarla, quell’epoca diversa dalla sua.
 
 
Il tramonto giunse, anche fin troppo presto per Inuyasha, ma dovettero fermarsi e dare sollievo ai compagni.
Mentre lui e Miroku andavano alla ricerca di cibo e Sesshomaru visitava la zona, le ragazze si apprestarono a rilassarsi in una fonte calda.
-Ah ci voleva proprio.- Disse Sango, congiungendo le mani dietro le spalle.
-Il viaggio sta diventando sempre più faticoso,- continuò Kagome.
-Nee-chan tu non vieni a fare il bagno con noi?- Chiese all’improvviso la piccola Rin; infatti la giovane del futuro non si era immersa nell’acqua.
-Dafne, che c’è?- Chiese Kagome. La sacerdotessa osservò l’amica che aveva lo sguardo rivolto alla bellissima luna che si stava innalzando ed era riflessa dalla superficie dell’acqua.
La luna si rifletteva sul viso della giovane, sembrava che una strana energia si fosse scaturita intorno a loro. Infatti l’acqua iniziò ad aumentare di temperatura, la nebbia causata da essa si fece più fitta …
-Che caldo!- Esclamò la piccola che non resistette più e provò l’impulso di uscire dalla fonte.
-Accidenti! Com’è possibile che un momento prima fosse di temperatura perfetta e adesso non si può più starci?- Affermò Sango, prendendo un asciugamano e asciugandosi.
-Kagome-chan tu non esci?- Chiese, vedendo l’amica assorta a guardare Dafne negli occhi.
“Di nuovo quella sensazione di benessere e di fuoco. Ciò che ho avvertito la scorsa notte lo sto avvertendo anche adesso. Chi sei realmente Dafne?  E perché il tuo potere m’ipnotizza tanto?”
-Kagome è meglio che esci- disse Dafne voltandosi e scomparendo tra la vegetazione.
Le due rimasero a fissarla allontanarsi, fino a che sparì del tutto. Quando ritornarono all’accampamento, di lei nessuna traccia.
Era svanita nel nulla.
-Fhe quella porta solo rogne, meglio per noi!- Accusò Inuyasha mangiando un altro boccone del coniglio che avevano catturato.
Nessuno fiatò; Kagome era preoccupata per l’amica, la trovava strana, di sicuro nascondeva un segreto che le provocava un peso, riguardo a quella misteriosa missione.
Nell’accampamento tutti dormivano, eccetto Inuyasha che faceva la guardia e Sesshomaru che era seduto accanto a un albero.
La ragazza non si era presentata per la cena, cosa  che per gli umani era molto importante; Sesshomaru  girò il capo per osservare Rin, che dormiva accanto a quelle due femmine, sarebbe cresciuta bene.
Si chiese se erano quelle le motivazioni per cui rimaneva con quel gruppo sciocco, ma non riusciva a darsi una ragione precisa. Le sue gambe non volevano camminare. C’era qualcosa che aspettava e l’avrebbe aspettato con pazienza.
 
 
 
Al di là della boscaglia, dove il riflesso della luna era luminosa come il sole, una ragazza rimaneva appollaiata sopra ad un ramo. Guardava quel panorama bellissimo, mentre mille lucciole le giravano intorno.
I suoi occhi si fermarono sulla sua amica luna e sospirò.
-Eddy sei tu?- Disse all’improvviso, avvertendo una energia familiare.
-Si, mia signora.- Disse un ragazzo dal viso esotico. Era alto e abbronzato, due occhi verdi uscivano da quell’oscurità.
-Dimmi, non è bella?- Domandò.
Il ragazzo fissò prima la ragazza e poi la luna. Lei era solita fargli quella domanda e, come sempre, lui rispondeva con le stesse parole.
-Voi siete più bella della notte.-
-Adulatore. Che mi porti?- Chiese senza voltarsi. Ormai conosceva a memoria tutti i suoi tratti. Viso affusolato, bocca carnosa e rosea, naso piccolo e due occhi da tigre.
-Una lettera da vostra madre e  la solita medicina.- Rispose, saltando sopra il ramo dove c’era Dafne; i due si guardarono negli occhi per un attimo.
-Grazie.-
-Dovere. Posso permettermi di dirle una cosa?- Domandò il giovane.
-Lo sai che puoi dirmi tutto- sorrise Dafne.
-Non sempre. Comunque, mia signora, vi vedo sciupata. Stare in questa era vi fa male.- Confessò preoccupato.
-Sto bene. E solo che … non lo so. Usare i miei poteri mi causa una perdita di energia notevole, e per recuperarla ci vuole più tempo.-
-State attenta per favore. E se avete bisogno di me, chiamatemi pure, sono al vostro servizio, mia signora- scomparendo.
-Lo so, Eddy e mi fa piacere averti.- Terminò la ragazza. Prese i flaconi della sua medicina e li gettò nella borsa, mentre uno lo tenne tra le mani.
-Dipendente dal caos del mondo. Che vita. Hai ragione tu, mamma… - disse ripensando alla sua giovane mamma.
“-Mamma non riesco più a sopportare più nessuno, ho la testa che mi scoppia- disse una Dafne più giovane.
-Piccola mia è normale, tutti noi abbiamo dovuto affrontare un peso.  Ma siamo riusciti a trovare un rimedio. Prova con la musica, a volte placa gli animi e, se mai non riuscisse, fuggi lontano e tenta di trovare la pace dentro di te.- Rispose la donna.
-Credo che papà abbia avuto tanta pazienza, se fuggivi ogni qual volta che ti sentivi così! Infine siamo simili.-
-Hai ragione.-
-Ti voglio bene mamma.- Le rispose semplicemente Dafne, abbracciandola.
-Anch’io amore mio. Ci sarò sempre per te.- “
 
Si era addormentata così, con il sentore del profumo della madre.
 
 
 
°°°°°°°


 
-Dov’è quella stupida!-Urlò Inuyasha.
-Sono qui, cagnolino! Sei più irritabile del solito oggi - disse una voce; tutti si voltarono alla sua ricerca, ma solo alla fine la videro. Stava superando un cespuglio.
-Sei una stupida! Perché sei fuggita, se ti fosse accaduto qualcosa?- Continuò Inuyasha, mentre i suoi lunghi capelli argentati si muovevano.
-Oh sei stato preoccupato per me, Inu-chan?- Disse Dafne, mentre prendeva una ciocca di quei capelli di luna.
-Che stai facendo?- Chiese lui imbarazzato.
-Hai dei capelli così belli- ammise, ammiccante. Il giovane divenne rosso, avvertendo una strana aura intorno alla ragazza.
Gli altri li guardavano basiti, Miroku era del tutto fuori gioco, non essendo l’eletto, invece Kagome provava una strana gelosia dentro di sé. Inuyasha non si era mai comportato in quella maniera o forse era lei che non si era fatta mai notare.
-Sei così bello Inu-chan. – Continuò Dafne, avvicinando il suo viso a quello di Inuyasha che non riusciva più a muoversi.
-Dafne …- sospirò rapito da quel suo fascino. In effetti non si era mai accorto che la giovane fosse così attraente. Non c’era nulla di così smorto come aveva affermato la sera precedente, era elegante e nobile. Chissà, forse apparteneva a una famiglia nobile.
-Adesso basta con questi giochetti!- Disse Sesshomaru interrompendo quella scena.
 Dafne e Inuyasha sbatterono più volte le palpebre per ritornare al mondo presente.
-Allontanati!- Disse Inuyasha spingendo via la ragazza da sé. Non si sentiva bene, era come se fosse entrato in un circolo vizioso.
-Scusami Inu-chan.- Continuò Dafne,sempre continuando a parlare in quel modo malizioso.
Dopo questo tutti si misero in viaggio, ma stranamente l’atmosfera era pesante. Kagome non aveva più rivolto la parola né a Inuyasha, né a Dafne.
Quella scena l’aveva turbata in fondo e questo  non andava bene, già le pesava dover rivaleggiare con Kikyo! Se poi si aggiungeva Dafne, non immaginava il pasticcio che ne sarebbe derivato.
-Tra breve si metterà a piovere- affermò Sesshomaru all’improvviso.
 Il demone fissò il fratello che aveva la testa da qualche altra parte; quel suo stato gli dava sui nervi, ma non si sarebbe mai permesso di farglielo notare. La sua priorità era far stare bene Rin.
Si accamparono dentro una grotta all’interno della foresta, almeno lì il vento non li avrebbe tormentati.
Ma tutto ciò che avevano in mente andò in fumo, quando un gruppo di demoni li attaccarono.
-Cicatrice del vento!- Urlò Inuyasha colpendo i nemici.
Il campo di battaglia si stava dipingendo di sangue. Sango notò con sgomento che i demoni non diminuivano.
Infatti oramai era da un bel po’ che combattevano. La stanchezza si faceva sentire e, mentre Haraikotsu tagliava in due i demoni e Miroku praticava fuda sopra la loro testa… Kagome li purificava con arco e frecce.
L’unico a non avere problemi era Sesshomaru che con la sua Bakusaiga li disintegrava in un secondo.
Intanto Rin, Shippo e Dafne rimanevano in disparte, guardando la scena dalla grotta.
Dafne si sentiva un peso per il gruppo, non riusciva proprio a rimanere in disparte, a causa del fatto che con sé non avesse nessuna arma.
Guardava i suoi amici combattere e solo allora notò un demone camuffarsi dietro a un albero e attaccare Inuyasha.
-Inuyasha! alle tue spalle! - Gridò nel tentativo di avvertirlo; per fortuna l’amico se ne accorse e lo distrusse. I loro occhi si unirono e una strana telepatia si formò.
Dafne avvertì tutte l’emozioni di Inuyasha e tra queste c’era anche la confusione.
-Svegliati Inuyasha!- Gridò, tutti si voltarono verso di loro.
-Spostatevi- infatti un momento dopo una cicatrice del vento giunse e distrusse gran parte delle cose circostanti. La cosa assurda era che l’attacco non era del tutto spento. Il lampo di luce toccò appena Kagome dalle spalle, facendola cadere al suolo.
-Kagome. Kagome!- Urlava Inuyasha, ma per fortuna stava bene, ma al suolo si trovava il suo arco, disintegrato.
-Idiota! Guarda che cosa hai combinato! – Esclamò furiosa Kagome – invece di guardare la bella Dafne, guarda dove miri, mancava poco e mi avresti ucciso. Se non mi vuoi più tra i piedi dillo!- Urlò, allontanandosi.
-Kagome. – Si voltò anche lui, arrabbiato con se stesso. Che cosa gli era passato per la testa???
–E’ tutta colpa tua!!! Non ti avvicinare più a me. - Sbraitò contro Dafne che chinò la testa per il dispiacere, il suo intento era un altro.
-Lo sapevo che avrei portato solo scompiglio, ma mi farò perdonare.-
 
-Inuyasha credo che sia meglio portare Tessaiga da Totosai, forse c’è qualcosa che non va- aggiunse Miroku, cercando di alleggerire l’aria.
-Idiota. – Fu l’unico commento di Sesshomaru.
 
 
Un secondo giorno era terminato; tutti stavano riposando, anche Inuyasha che di solito faceva la guardia. Al suo posto si era proposta Dafne permettendo così al mezzo demone di riprendere le forze e anche di calmarsi. Dafne si procurò foglio e matita e iniziò a disegnare.  Aveva un grande piano in testa, e da ciò che aveva sentito c’era un fabbro molto in gamba che sapeva costruire armi.
Era perfetto.
 
 
-Totosai!- Si annunciò Inuyasha.
Il fabbro era intento nel suo lavoro; notando il gruppo al suo cospetto si chiese se fosse successo qualche miracolo: era strano vedere sia Sesshomaru che Inuyasha nello stesso posto.
Presso il fabbro era accampata anche la piccola pulce Myoga, che saltò sulla testa del suo “padroncino Inuyasha” per mormorargli le solite battute.
-Che posso fare per voi?-Chiese l’anziano fabbro.
-Tessaiga si comporta stranamente- gli spiegò Inuyasha,lanciandogli la spada.
-Giovanotto un poco di rispetto- si arrabbiò il vecchio.
-Fhe!- Fu la risposta di Inuyasha, che gli diede le spalle; il suo sguardo si soffermò su Kagome, che guardava l’orizzonte con uno sguardo triste.
-La devo esaminare, ritornate nel tardo pomeriggio e vi potrò dire cosa non va- annunciò Totosai, posandola e ritornando al suo lavoro.
Tutti uscirono e si accamparono alle pendici della montagna.
-Signor Totosai mi potrebbe fare un favore?-Chiese Dafne, rimasta l’unica lassù. Il vecchio la notò solo in quel momento. La giovane era molto bella.
-E tu chi saresti?- Le chiese.
-Il mio nome è Dafne.-
-Mai sentito un nome del genere-
-Infatti non sono di questi parti, signore.-Avvicinandosi alla fornace.
-Oh sei bella ragazza, posso assaggiare il tuo sangue?- Disse la piccola pulce.
-Se ti aggrada,prego! Ma non ti prometto che poi rimarrai vivo- disse Dafne facendosi seria. Il vecchio Myoga indietreggio e risaltò sulla spalla di Totosai.
-Che vuoi?- Le si rivolse il fabbro.
-Voglio che mi costruiate un arco e frecce. Ho lo schizzo di come deve essere, ed oltre al metallo, voglio che aggiungiate anche queste ceneri.- Spiegò la ragazza, porgendo un sacchetto; il fabbro lo prese e guardò al suo interno. Ciò che lo stupì fu il colore tra l’oro e il blu.
-Che strana, di che cosa è?- Chiese curioso.
-Di fenice.- Rispose, notando il luccichio nei suoi grandi occhi.
-Devi essere abbastanza scaltra per rubare questa polvere… Okay farò il tuo arco.-
-Grazie e la spolveri anche su Tessaiga, ne avrà bisogno, in futuro.- Disse prima di uscire dalla grotta.
-Che strana ragazza- borbottò.
-Già.- Fu la risposta della pulce.
 
 
Dafne trovò i suoi amici poco lontano. Si avvicinò a Rin che giocava accanto a un prato pieno di fiori; notandola la piccola si apprestò a raggiungerla.
-Nee-chan dove eri finita? Rin si era preoccupata tanto.- Disse.
-Sono qui tesoro. Hai fame?- Chiese e la piccola annuì.
-Va bene, vediamo che cosa trovo dentro la mia borsa.- Disse,iniziando a rovistare nella sua stessa borsa alla ricerca di qualche biscotto; dopo un po’ trovò ciò che cercava. La piccola non aveva mai visto una cosa del genere. Il biscotto era di forma cilindrica e con una faccia da orso, completo di occhi e orecchie.
-Buono!- Rise entusiasta, dopo aver dato un morso.
-Mi fa piacere, piccola. Ehi, Shippo, ne vuoi anche tu?- Chiamandolo.
Il piccolo demone, sentendosi chiamare, si avvicinò alla ragazza e la guardò per poi rivolgere la sua attenzione a ciò che gli veniva dato.
-Che cosa è?- Domandò perplesso.
-Un biscotto. E’ al cioccolato! Sono i miei preferiti.- Gli rispose la ragazza, prendendone uno dal pacco e mettendoselo in bocca; il piccolo, incoraggiato lo assaggiò.
-Hai ragione Dafne-chan! È proprio buono! – Affermò Shippo, sedendosi accanto a lei.
-Possiamo provare anche noi?- Chiesero Sango e Miroku. Subito furono concessi loro dei biscotti.
Sembrava ritornato tutto normale, ma Inuyasha e Kagome erano ancora lontani.
-Mi dispiace per prima, il mio carattere mi ha letteralmente sovrastato. Non volevo che quei due litigassero- disse mesta Dafne.
Sango e Miroku si guardarono. Sì, era strano che Inuyasha si fosse lasciato abbindolare in quella maniera; e poi la cosa strana di quel suo attacco...
-Credo che la spada, oggi, abbia captato i sentimenti del proprio padrone e non ha più capito nulla. Ogni arma ha un’anima ed ognuna di esse  è a stretto contatto con colui la domina. In quel momento Tessaiga si è semplicemente sentita confusa.- Spiegò Dafne.
-Ne sai molto su queste cose.-  Rifletté Miroku.
-Il tuo potere è strano, Dafne.- Aggiunse Sango.
-Sei per caso una sacerdotessa? - Chiese Miroku; spesso notava infatti una somiglianza tra la sua capacità spirituale e quella della giovane, ma ogni volta svaniva nel momento in cui captava qualcosa.
-Diciamo che sono più di una sacerdotessa; il mio potere deve essere tenuto sotto controllo.- Confessò abbassando la testa.
-E’ così forte come dici?-
-Si. Non posso sbagliare …- confermò mesta la giovane.
-Non dire sciocchezze umana, non sei né una sacerdotessa, né un umana. C’è qualcosa in te che va oltre tutto ciò.- L’apostrofò Sesshomaru, entrando in scena.
-Non m’interessano le tue congetture, Cagnolino- disse Dafne, alzandosi.
-Non chiamarmi così!- Ringhiò Sesshomaru, arrabbiato; all’improvviso prese Dafne e la schiantò contro un albero.
-Ahi! Accidenti, quanto sei gentiluomo. –L’ammonì lei, incolume ma spolverandosi i vestiti.
-La tua aria mi dà i nervi, sei solo una feccia di basso rango in confronto a me.-  Disse il demone maggiore, sfoderando le unghie e colpendola.
-Toglimi le tue manacce di dosso, cane randagio.- Disse Dafne,dimenandosi. Ma Sesshomaru non la mollava, la voleva vedere riversa al suolo, mentre il suo veleno le circolava nelle vene.
-Io di basso rango? Hai proprio sbagliato. Io sono tutt’altro che feccia, forse sto addirittura più in alto di te. Ma comunque non m’interessa ciò che dici, parla se vuoi. Le tue parole mi entrano da un orecchio e mi escono dall’altro!- Replicò la ragazza.
 
Sesshomaru era furioso. Come si permetteva quella feccia di offenderlo in quella maniera?? E perché il suo veleno non faceva effetto?
Andò di nuovo alla carica, ma questa volta la sua mano fu fermata e piegata.
-Ti ho detto che non voglio essere toccata, te lo devo spiegare in un’altra lingua forse? – Lo apostrofò lei, assottigliando gli occhi. Dafne non era tipa da incavolarsi velocemente, ma, quando le cose andavano per le lunghe, perdeva la pazienza; ed era questo ciò che era successo ora.
-Non sono così sciocca come pensi tu. Posso superarti quando voglio.- Disse. – Totosai sta arrivando.- Aggiunse, lapidaria.
 Infatti dal cielo si stava avvicinando uno strano animale, sembrava una mucca, cavalcato dal fabbro.
-Buona sera Totosai.- Risposero tutti.
-Ecco a voi le armi- disse semplicemente il vecchio; porse a Dafne una custodia dove era contenuto l’arco e vi aggiunse il sacchetto.- Ne è rimasta un pochino- le comunicò.
-Grazie, ma la potete tenere voi. E’ per ripagarvi del lavoro fatto. La tenga come oggetto prezioso; dopo tutto lo è veramente!-
Totosai acconsentì , poi si diresse verso Inuyasha.
-Tessaiga non ha nulla fuori posto. Ricorda che lei è in sincronia con la tua anima.- Gli disse.
-Grazie Totosai- disse Miroku, facendo le veci dell’amico, che era troppo stupido per ringraziare, e si spostò per recarsi accanto a Sango.
 Ora la loro missione poteva continuare.
-Signor Totosai per caso sai dove si trova la torre del vento?- Chiese all’improvviso Dafne.
-La torre del vento?- Il fabbro sgranò gli occhi, girandosi e prestando tutta la sue attenzione alla ragazza.
-Si – confermò lei.
-Si trova ad ovest, oltre il monte Sino. Vorresti raggiungerla? Si racconta che il monte è coperto da una forte aura spiritica, mai nessuno è riuscito a superarla.- Li informò Totosai.
-Per me non è un problema. Grazie per l’aiuto- rispose Dafne, prendendo la sua borsa ed infilando l’arco.
-Come diavolo hai fatto a mettere una cosa così grande in quel piccolo ammasso di stoffa?- Domandò Inuyasha.
-E’ una borsa tridimensionale, ci sta dentro di tutto. –Spiegò  lei, incamminandosi.
-E adesso dove stai andando?- Chiese ancora il mezzo demone.
-Verso ovest. Ho capito che voi avete altro di cui occuparvi, non voglio rallentarvi.- Spiegò loro.
-Non se ne parla! Noi verremo con te.- Questa volta fu Kagome a ribattere.
-Che cosa?  Ma noi stiamo cercando Naraku!!- Urlò Inuyasha.
-Vallo a cercare tu se sei tanto impaziente. Io vado con Dafne.- Disse la ragazza.
-Noi veniamo con te, divina Kagome.-Annunciò Miroku, seguito da Sango e Shippo.
Fu così che tutti si unirono a Dafne per dirigersi verso Ovest.
 Inuyasha rimase solo.
-Ci porterà solo guai, me lo sento.- Commentò borbottando il mezzo demone, raggiungendo gli altri.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo della scrittrice:
Buongiorno a tutti.
Sono tornata dopo due settimane? Bhe devo prima aggiornare prima due delle mie storie, per arrivare qui. Comunque il quarto capitolo si è appena concluso e vediamo diverse vicende, che ci porteranno in futuro. Già da ora vi posso dire che nel 5 si parlerà di quel monte, narrato nella parte finale del capitolo. Spero di sapere descriverlo bene, perché lì succederanno parecchie cose.
Non voglio sbilanciarmi troppo e concludo.
Aspetto le vostre recensioni e al prossimo.
Heart

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Capitolo 5
*** La pietra Sacra ***


V

“La pietra sacra”

 

 

Uno. Due. Tre … Gocce.

La pioggia cadeva dal cielo in un modo pazzesco, sembrava il diluvio universale.

Cosa piuttosto strana.

Il nostro gruppo si stava riparando dentro una grotta. Il loro viaggio procedeva bene: se l'acqua non li avesse fermati, sarebbero giunti a destinazione già la mattina dopo.

Purtroppo nessuno poteva controllare gli effetti meteorologici.

Dafne se ne stava in un angolino, con le braccia incrociate e le gambe a forma di triangolo. I vari discorsi non la toccavano.

Il suo silenzio era stato notato dagli altri, ma avevano preferito non disturbarla.

Tutti eccetto una persona che, con la sua aria da rompiscatole, la stuzzicava. La ragazza per i primi momenti non gli aveva dato corda, sperando che si calmasse e la lasciasse in pace. Tutto inutile. Inuyasha aveva tutta l'intenzione di farle perdere la pazienza.

Dapprima le aveva solleticato la gamba con una piuma trovata dentro la grotta. Poi le aveva messo sotto il naso un piatto di ramen istantaneo e infine aveva iniziato a parlare senza sosta.

Dafne, al limite della pazienza, rimase in silenzio, cercando di concentrare quel potere che pian piano stava uscendo; non voleva spaventare i suoi amici, ma quel brontolone non la smetteva! Così decise di reagire. Aprì gli occhi di scatto, spaventando il mezzo demone. Lui, dopo essersi ripreso, indietreggiò per poi ritornare alla carica.

-Allora non dormivi?- Disse lui, appoggiando entrambe le mani a terra. In quella posizione assomigliava dannatamente ad un cane.

Dafne lo guardò con uno sguardo freddo, che poteva essere paragonato a quelli lanciati da Sesshomaru.

-Un cane sarebbe meno rompi scatole.- Disse con calma; poi guardò il resto dei suoi amici che avevano smesso di fare conversare per osservarli. - Quando ti comporti in questa maniera non ti sopporto! Mi fai perdere la pazienza! A volte mi chiedo come faccia Kagome a sopportarti: sei una bambino, Inuyasha! Ed è per questo che ti punirò, ‘sta volta, e non lascerò l'accaduto inpunito! Preparati.- Terminò, alzando la mano in alto e girando il palmo.

Dalla mano apparve una piccola fiamma azzurra. A quella luce la grotta si colorò di azzurro, sovrastando il colore rosso del fuoco vivo.

-Che diavolo stai combinando? E' stregoneria?- Esclamò Inuyasha, facendo alcuni passi indietro.

-No. Solo magia. Preparati, la tua punizione sarà esemplare!- Annunciò la ragazza.

 Intanto i suoi occhi avevano acquistato una sfumatura di azzurro molto intenso.

Nessuno fiatava di fronte a quella energia.

Miroku e Kagome avvertirono all'istante il mutamento dell' aura dell'amica: se prima era solo una briciola, in quel momento, il suo potere, poteva essere avvertito in tutta la sua grandezza.

-Non osare toccarmi!- Urlò Inuyasha barricandosi dentro alla barriera di Tessaiga.

-Sciocco!- commentò Dafne, frantumando la protezione del mezzodemone con la sola sua presenza.

-Chi sei?- Disse Inuyasha, tremante.

Notava solo adesso che, dentro gli occhi della ragazza, brillava una strana luce potente. I suoi occhi s'illuminarono in uno strano colore scuro. Quella non era più Dafne, la solita ragazza simpatica e permalosa.

Adesso aveva davanti una Dafne trasformata: i  suoi capelli si muovevano in una strana ed inquietante danza, tutto di lei aveva un aspetto nuovo.

-La mia punizione ti servirà per il futuro. Ad ogni calar del sole ti trasformerai in un cane e resterai tale fino a quando il sole non sorgerà di nuovo. Tale scisma ti seguirà finché il tuo ciclo lunare giungerà al suo termine. Questa è la mia sentenza, Inuyasha No Tashio!- La voce che si udì non apparteneva a nessuno dei presenti, era rauca e leggera. Un soffio di vento. Ma le parole si sentirono forte e chiare, come una lama di fuoco.

La luce azzurra avviluppò Inuyasha, che iniziò a dimenarsi.

-Inuyasha!- Gridò Kagome allarmata. La fermò una barriera, prima che riuscisse ad avvicinarsi nel campo minato.

-Non ci sentono, Divina Kagome. La percepite anche voi questa energia spettrale?- Chiese Miroku.

-E' talmente forte che si potrebbe avvertire a migliaia di chilometri.- Si schiarì la voce, Sango. Quell'aura la opprimeva fin dentro alle viscere. 

-Il padrone lo avvertirà!- esclamò Jaken.

Intanto, Sesshomaru, si stava avvicinando alla caverna dove aveva lasciato Rin e Jaken. Da quelle parte avvertiva una strana energia negativa; non poteva essere Naraku, quell'essere puzzava come un sacco d'immondizia. Aumentò il ritmo della sua corsa e si precipitò dentro. Per un istante fu fermato da una strana barriera, ma dopo pochi istanti essa si dissolse, prima che prendesse Bakusaiga tra le mani.

Entrò e si ritrovò con gli umani alzati in piedi, che guardavano nella direzione opposta alla sua. Avvertì la presenza del fratello, ma in maniera flebile.

Chiese dove fosse quell'essere, ma nessuno rispose alla sua domanda silenziosa. Infatti, un momento dopo, un abbaiare lo distolse dai suoi interrogativi. Dinanzi a lui una specie di sacco di pulci stava latrando in modo arrogante. Lo guardò con attenzione, notando, con sgomento, che quell'essere era suo fratello. Come diavolo era finito in quelle condizioni? Non che non gli si addicesse, ma l'orgoglio della famiglia finiva sotto terra, in quel modo.

-Che hai combinato idiota?!-Domandò con un ringhio.

Nessuno fiatò. Gli occhi di tutti erano rivolti ad Inuyasha in forma canina.

-Inu-chan! Kawaii!- Esclamò tutta felice la piccola Rin, che cercò di prenderlo,ma le sfuggiva di mano.  Alla fine il cane si appostò accanto a Kagome.

-Ben ti sta!- Lo ammonì la ragazza, avendo tutta l'intenzione di mandarlo “a cuccia”.

Miroku era sbalordito. Dafne aveva trasformato Inuyasha in un cane con una semplicità assurda. Non era stregoneria, lo si era capito subito, anche se, dalla sua aura negativa, poteva essere paragonata ad essa. Ma la ragazza stessa lo aveva ammesso: era magia.

Mille domande si affollavano nella mente del monaco; alla fine giunse alla stessa conclusione di Sesshomaru: Dafne non era del tutto umana.

Il demone maggiore ricevette una spiegazione dettagliata dal suo umile servitore, che gli descrisse ogni minima cosa, senza tralasciare nessun particolare.

Sesshomaru lo ascoltò e infine chiese dove fosse andata la ragazza. Fu Rin a rispondergli.

-Nee-chan è uscita subito dopo – lo informò.

Lui non cercò altre rispose ed uscì.

La tempesta si era calmata e la notte padroneggiava in quello spazio. Il profumo della ragazza era stato camuffato dai tanti odori della natura, ma la ritrovò ugualmente. Si era allontanata più di quanto immaginasse.

 

 

Dafne era sopra una roccia e respirava a pieni polmoni. Le nuvole si stavano dissipando, lasciando il cielo aperto.

Si guardò la mano, spaventata, ma presto si tranquillizzò.

L'afflusso del suo potere si era scatenato e adesso chiedeva di essere usato, si sentiva in fermento.

Calmati Dafne. Prese un lungo respiro e poi buttò fuori l'aria. In quel preciso momento un'aura conosciuta si avvicinò.

-Bentornato Sesshomaru.- Disse, senza voltarsi.

-Chi sei?-Domandò quello, senza giri di parole.

-Chi sono?- Ripetè lei, voltandosi appena. - Sei intenzionato a sapere la verità sul mio conto, principe dei demoni?-Dichiarò, mentre la luce lunare ricopriva la sua figura.

-Dal tuo corpo esce una strana aura. Ti sei intrufolata nel gruppo per estorcere informazioni sulla Shikon no Tama. E adesso ti prendi certe libertà.- Affermò.

La sua figura era virile e potente. Era un uomo affascinante e misterioso. Solo guardarlo negli occhi, le provocava strane vibrazioni.

-Intendi per ciò che ho fatto ad Inuyasha?- Chiese, mentre allontanava una ciocca di capelli dal viso.

-Te lo chiederò per l'ultima volta, chi sei?- Domandò spazientito il demone.

Dafne lo guardò e gli sorrise; il demone non accettò quel semplice gesto come risposta, così, con uno scatto veloce impugnò Bakusaiga. La spada s'illuminò, nel momento in cui il suo padrone la richiamò.

La puntò su Dafne che rimaneva inerme al suo posto, senza far trapelare nessuna emozione. Un lampo di luce si precipitò sulla ragazza, mentre l'attacco del demone giungeva senza via di scampo.

Sesshomaru si trovò a fronteggiare un ragazzo, dalle abilità nascoste, all’apparenza era un grande spadaccino.

-Non c'era motivo di intervenire, la situazione era sotto controllo.- Disse Dafne, guardando il ragazzo che attaccava senza fretta Sesshomaru.

-Il mio compito è proteggervi.- Rispose il ragazzo, abbassando la spada, dopo aver fatto indietreggiare il demone.

-Lo so. -Disse la ragazza, rivolgendo lo sguardo allo spicchio di luna.

-State bene?- Chiese premuroso.

-Si. Niente di rotto. Dimmi, come sta lei?- Chiese, dando un senso vago alla sua domanda, senza far trapelare nulla.

Il ragazzo, guardò prima lei e poi l'uomo che aveva alle spalle. Era un demone, la sua energia era molto forte.

-Un demone maggiore, l'ultimo che ho visto era stato QUEL demone. Gli assomiglia particolarmente, non sarà suo figlio?- Chiese sorpreso il ragazzo a Dafne, che sorrise.

-Hai visto giusto, Eddy. Quel demone era il padre di questo scellerato qui.- Gli comunicò.

Sesshomaru rimaneva fermo ad ascoltare la conversazione tra i due.

Quel tizio era apparso dal nulla, come una nube di fumo. Tutto gli puzzava: che cosa stava succedendo?

Dafne non si era nemmeno spostata per schivarlo.

Sesshomaru fissò il ragazzo con occhio critico, i suoi abiti provenivano senz’ altro del futuro, anche se quell'armatura la diceva lunga.

Sesshomaru ne aveva avuto la conferma: conoscevano suo padre,dunque.

Ma come era possibile? Lui era morto più di 500 anni prima. Doveva svelare quel mistero.

-Questa è la mia risposta- disse Dafne all’improvviso, prendendo qualcosa dalla sua borsa. Il demone individuò un oggetto bianco uscire dalla sua felpa. Non perse tempo e schizzò verso i due, l'acciuffò e lo guardò per bene.

-Ridagliela! Spettro!- Esclamò Eddy, prendendo la sua spada dal fodero dietro le spalle.

-Invece di parlare, combatti!- Disse. Il giovane cercò  il consenso della ragazza e corse ad attaccarlo. Le due spade cozzavano tra di loro, nessuno dei due voleva essere sconfitto. Entrambi erano molto bravi, il rumore provocato dalle loro armi rimbombava nell'aria.

I due, ben presto, si dimenticarono che lì, accanto a loro, c'era Dafne. La ragazza era assorta nei propri pensieri. Quei movimenti, le mosse, il potere che scorreva nelle vene…

-La schiena dritta. Non puoi curvarti in questa maniera. Il tuo avversario può farti cadere facilmente, sii fiera della tua autorità- disse sua madre. La donna era così luminosa, anche se il cielo era spento.

La sua luce.

-Non ci riesco, mamma. Sono una nullità.- Si demoralizzò Dafne.

-No, amore. Il mio sangue scorre nelle tue vene, tu non sarai da meno. Alza lo sguardo e guardami come sai fare; lo senti? Questo è il tuo potere, lui non ti abbandonerà mai.- cocluse la donna, prendendo la spada caduta a terra.

-Forza e coraggio. Abbi fiducia in te stessa e nelle tue capacità- le disse con un sorriso- adesso combatti!-

Dafne chiuse gli occhi a quel ricordo.

Le mancava come l'aria.

Mamma, sarai fiera di me. Si disse.

Riaprì gli occhi e li puntò verso i due combattenti.

Il sole stava per sorgere, quella disputa doveva terminare, adesso!

Il monte Sino era davanti ai suoi occhi e, la prima pietra la richiamava.

Toccò il proprio petto, nel punto dove risiedeva il cuore e lo sentì battere.

Ognuno di noi ha il proprio fardello da portare sulle spalle, ed io non faccio eccezione.

-Eddy.- Lo richiamò. Il ragazzo fece due salti indietro, cercando di riprendere il fiato e di darsi un contegno, avendo la maglietta tranciata in due.

-Ditemi.- Disse, posando la spada sul terreno.

-Ritorna indietro e chiedi udienza. Ho bisogno di parlare con le alte sfere.- Disse seria, mentre dalla mano appariva la busta rubata dal demone.

-Ottimo- commentò il ragazzo, sbuffando all'occhiataccia ricevuta da parte di Sesshomaru, che non riusciva a capire come diavolo avesse fatto lei a riprendersela.

-Puoi andare, la mia missione mi chiama.- disse la giovane, congedando il suo guardiano.

Quello fece un inchino veloce, per  poi scomparire.

-Adesso che abbiamo finito di discutere, possiamo avvicinarci al luogo dove si trovano i nostri amici- annunciò Dafne, scendendo dalla rupe.

-Non ho amici, io- la interruppe Sesshomaru, sguainando la spada.

Questa volta non si sarebbe fatto sorprendere dall’ agilità di Dafne.

- Mascheri il tuo odore sotto il puzzo di umano. Conosci mio padre, anche se lui è morto. Hai dei privilegi, come avere una guardia del corpo e sei molto potente, mi chiedo chi tu sia. - disse il demone, dando voce alle proprie considerazioni.

 Lei rimase in silenzio.

-Sapevo che ci saresti arrivato, ma dovrai attendere, per avere le tue risposte. La curiosità è fonte di guai.- Spiegò la ragazza.

L'alba giunse e il sole la illuminò.

-Ognuno ha la sua doppia faccia. Come la notte e il giorno. Il buio e la luce. E quando si uniscono, formano una via di mezzo.- Disse più a se stessa che al suo interlocutore.

-Saresti un ibrido?- Domandò.

-Nella mia famiglia, non c'è ne sono di vie di mezzo, Sesshomaru.- parlò Dafne, rivolgendo lo sguardo al demone- Tutto quello che nasce è perfetto.- La sua voce mutò, sapeva di rammarico, come se portasse un peso. - Ognuno di noi ha un compito. Tuttavia ci danno il libero arbitrio di decidere che cosa vogliamo essere.- Disse, mentre il cuore le batteva forte. L'aura spirituale del monte la richiamava come una calamita.

-Gli altri ci stanno aspettando.- E saltò da una roccia, per poi iniziare a camminare verso la valle in cui si trovava il gruppo.

Sesshomaru la guardò allontanarsi.

 Quella ragazza nascondeva qualcosa di strano, che lo spingeva a volersi immischiare ancora di più in quella faccenda. Troppa carne era messa al fuoco. Forse se si fosse rivelata essere una guerriera, avrebbe potuto usarla come arma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La salita per raggiungere il picco del monte Sino era rapida.

Inuyasha ripreso il suo stato normale, rimaneva in silenzio con le braccia conserte e guardava Dafne con aria furiosa. La ragazza, dopo il suo ritorno, non aveva spiccicato parola. L'aria era tesa e nessuno era intenzionato a rompere il ghiaccio. Ma la cosa che lo infastidiva maggiormente era l'aria purificatrice del monte. Già per la strada avevano trovato parecchi scheletri di demoni, che, incauti, si erano avventurati fin lassù.

Anche il mezzo demone si chiedeva come fosse possibile, che loro riuscissero ad attraversarla.

A capo del gruppo c'era suo fratello con il suo seguito; poi Dafne e Kagome e infine gli altri con lui che chiudeva il gruppo.

La vegetazione era rigogliosa e verdeggiante.

Tutto sembrava così tranquillo da metterlo  in allarme.

-Ma quant'è lunga questa strada?- Disse stanco il piccolo Shippo.

-Ci siamo quasi, piccolo.- Rispose la giovane Dafne, tenendosi stretta la sua borsa. Tutti si accorsero di quel gesto, ma nessuno avvertiva strane presenze.

Alla fine, si fermarono a metà del percorso. La giornata sembrava essere eterna, infatti la luce del sole, anche se era notte, rimaneva immutata.

-Ne avevo sentito parlare. -Disse all'improvviso il demone, attirando l'attenzione di tutti su di sè.- E' noto come il monte del sole eterno. Il suo ciclo rimane immutabile, anche se al di fuori della sua barriera è notte, qui non cambia la luce.- Diede spiegazioni.

Tutti si sedettero e ripresero fiato.

Dafne si allontanò dal gruppo e trafficò nella sua borsa alla ricerca della sua medicina. La prese e la bevve tutto di un fiato: le forze ritornarono e si sentì meglio.

-Nee-chan va tutto bene?-Chiese, all'improvviso Rin. La ragazza sobbalzò a quella voce, ma si calmò e le fece una tenera carezza sulla testa.

-Adesso si. - Rispose, riparandosi sotto le fronde di un albero.

I suoi amici stavano consumando il pranzo, mentre a lei veniva da vomitare; dannato sole!

-Hai problemi con il caldo?- Chiese una voce arrogante. Dafne alzò il volto e incontrò Inuyasha.

-Lasciami stare, Inuyasha.- Disse piano. Non voleva perdere il controllo, la pietra si trovava in quella zona e se avesse sentito la sua energia sarebbe scomparsa. Così prese un lungo respiro e richiamò l'amica.

-Kagome. Per favore ci pensi tu a questo quì?- Chiese come una supplica. La ragazza la guardò e poi annui.

Inuyasha si ritrovo a terra insieme alla polvere e ci rimase per bel pezzo. La temperatura sembrava più bassa e Dafne si sentì meglio.

-Da questo momento continuo da sola- Annunciò. Tutti alzarono lo sguardo.

-Non se ne parla, può essere pericoloso.- Affermò Miroku.

-Stai tranquillo non può succedermi nulla, forse solo essere attaccati dai due guardiani che la custodiscono.- Ammise svogliata Dafne.

-Appunto, non ti lasceremo andare da sola- Ribattè il monaco, alzandosi grazie all'aiuto del suo bastone.

-Stai seduto Miroku. Nessuno di voi può superare la barriera che il monte ha costruito, ed è per questo che userò il potere della sfera per oltrepassarla- dichiarò.

-La sfera non va da nessuna parte, ancora non mi fido di te- obbiettò Inuyasha.

Stava per replicare che poteva passare la barriera anche senza la sfera, ma una voce, interruppe i suoi pensieri.

-La seguirò io. Sono la custode della sfera dei quattro spiriti e il mio compito è proteggerla- annunciò Kagome, alzandosi dal suo posto. Inuyasha fu subito contrariato a quella scelta: vedere la donna del suo cuore fiera e determinata ad aiutare un'amica (anche se, ai suoi occhi, Dafne era una nemica) non gli piaceva per niente.

-Non ho bisogno del tuo permesso Inuyasha. Non sei nessuno.- Affermò la ragazza.- Seguirò Dafne e ritorneremo appena recupereremo questa pietra.- Disse determinata.

Miroku e Sango annuirono fiduciosi e le raccomandarono di non mettersi in pericolo.

 

Le due si allontanarono dal gruppo, mentre l’ agitazione degli amici aumentava.

La salita era diventata più ripida, ma nessuno delle due si lamentò. Le gambe bruciavano, ma resistettero.

-Dafne, posso chiederti una cosa?- Chiese Kagome, cercando di spezzare quel silenzio di ghiaccio.

-Dimmi- rispose l'altra.

-La storia di queste pietre è vera o e solo la finzione di qualcosa di più ...- iniziò a dire, ma venne interrotta dalla sua compagna da viaggio.

-Le pietre esistono. Sulla cima di questo monte troveremo la prima, perchè la sfera dei quattro spiriti ancora non è completa. Essa ha un potere speciale.- Disse.

-Sarebbe?- Chiese curiosa.

-Lo vedrai con i tuoi occhi.- Terminò. Non le andava di parlare, il dolore che sentiva al petto era forte, aveva la voglia di buttarsi a terra e gridare, ma non era il momento.

Il silenzio faceva da padrone, ma Kagome non mollava, voleva estorcere qualche informazione all'amica. Ne aveva parlato con gli altri e le sue supposizioni era esatte.

-Quanti anni hai?- Chiese, così.

-Tra pochi mesi compierò ventuno anni.- Rispose.

-Sei figlia unica? Io ho un fratello di nome Sota che ha dieci anni.- Raccontò, ma non si fermò solo a quello. Le disse della sua vita, della scuola. Delle difficoltà dei viaggi e delle bugie che doveva inventare per falsificare le sue assenze. La storia della sua famiglia e un poco di sè.

-E di te e di Inuyasha non mi dici nulla?- Domandò Dafne, facendola diventare tutta rossa.

-Cosa?- Disse Kagome.

-E' palese che provi qualcosa per quella testa calda. Ho notato i tuoi sguardi su di lui, anche se cerchi di mascherarlo si intuisce;  purtroppo il dritto interessato è assorto nei suoi pensieri. Un consiglio: se gli vuoi davvero bene, trova l'occasione perfetta per dirgli cosa provi. Non avere paura di ciò che potrebbe succedere, l'amore non arriva senza motivo.- Spiegò Dafne, facendosi malinconica.

-Già- Affermò la mora, mentre si avvicinavano alla vetta.

-Chissà, se un giorno succederà anche a me.- Blaterò Dafne con gli occhi puntati verso l'orizzonte.

-Su, con la vita. Come dici tu, l'amore arriva nel momento in cui non te lo aspetti.- Sorrise Kagome, risollevando il morale all'amica.

-Speriamo che sia come dici tu.-

-Ho notato che spesso e volentieri hai la testa fra le nuvole, pensi alla tua famiglia? Non hai mai detto nulla a riguardo. Sei gelosa?- Domandò, affiancandola.

Dafne non si era mai resa conto di questo dettaglio, forse era vero. La sua famiglia era la sua colonna portante.

-Beh la mia famiglia è un poco diversa dalle altre. Abitiamo tutti in una sola casa, il caos è all'ordine del giorno. Sono cresciuta insieme ai miei fratelli e zii. - Disse, ripensando al trambusto che si creava fin dal primo mattino.

-E i tuoi genitori?-Domandò curiosa Kagome.

-I miei genitori sono per lo più sempre via, ma la loro presenza è sempre costante. Non mi hanno mai abbandonato. Quando ritornano a casa, cercano di passare il loro tempo con noi, la lontananza non è un problema, basta uno schiocco di dita e loro arrivavano. -

-Devi voler loro molto bene- puntualizzò, Kagome. Guardò il terreno, mentre l'amica era persa nei suoi ricordi.

-Mi manca la mia mamma, devo molto a lei. Mi ha trasmesso le maggior parte delle cose che so. Senza di lei non sarei qui. Lei mi ha dato alla vita, anche se tutti le dicevano di abortirmi. E' rimasta assieme a me, per tutta la gestazione. A volte mi sento in colpa, l’ho quasi uccisa.- Una lacrima scivolò sulla guancia di Dafne. Quella scena non le si toglieva dalla mente.

-Non ti seguo più- ammise l’altra.

-E' una storia lunga, ma alla fine si è salvata. Mio padre sarebbe morto insieme a lei, se lei non ce l'avesse fatta. Sono legati. Un legame speciale.- Ammise, terminando il discorso.

Dinanzi a loro si presentò la fine del percorso. Ciò che vedevano era solo un muro di rocce e poi più nulla.

-Qui non c'è nulla- si apprestò a dire Kagome.

-Chiudi gli occhi Kagome, non guardare con gli occhi, ma con il cuore. Oltre il muro c'è l'entrata. - Disse.

La sacerdotessa fece come le aveva consigliato l'amica e notò con sorpresa che, oltre il muro, c'era una scala.

Sorrise. Dafne non si era fermata all'apparenza.

Quest'ultima chiuse la sfera tra le mani e l'appoggiò sulla roccia.

Come d'incanto il masso svanì e apparvero le scale sotterranee.

-Dopo di te.- disse, facendola avanzare. Poi si guardò in giro e dopo poco il masso ritornò al suo posto.

-Non si vede nulla- disse Kagome.

All'improvviso il corridoio fu invaso di luce. Infatti piccole fiammelle si posarono su ogni angolo della parete.

-Ottimo- disse entusiasta Dafne.

Camminarono per un bel pezzo, le mura lisce le davano quella sensazione di tranquillità e di pace. Kagome si sorprese a pensarlo, era come se fossero dentro un tempio sacro.

Dafne era alle sue spalle, con lo sguardo rivolto in avanti. Nulla le sembrava strano, forse solo quello strano venticello che le accarezzava le gambe scoperte.

Alla fine giunsero ad un altro paio di scale, ma queste portavano più in basso, come se ciò che cercavano si trovasse in fondo alla montagna, alle sue pendici.

Questa volta le pareti divennero più frastagliate, gli scalini erano irregolari e grezzi.

L'aria era più fredda, infatti Dafne si era provvista di sciarpe e guanti.

Infine, dopo una buona mezz'ora di camminata, arrivarono di fronte ad una grotta sotterranea. Le pareti di essa erano costellate di ghiacci solidi, come diamanti.

Una passerella di roccia attraversava una parte della grotta, formano un cerchio in mezzo al quale era situata una conca d'acqua purissima. Tra le sue acque si travedeva una luce flebile.

-Finalmente siamo giunti a destinazione.- Si schiarì la voce Dafne.

-Non ho mai visto un luogo simile- esclamò, Kagome sorpresa.

-Questo non è nulla.- Disse Dafne, guardandosi in giro.

Mentre fissava ogni angolo, Kagome si avvicinò alla sorgente. L'aura sacra che avvertiva in quel punto era allucinante. Allungò la mano per toccare la superficie, ma fu scaraventata fuori dalla portata del piccolo tempietto che si materializzò davanti a sè.

-Donna! Come hai osato toccare qualcosa di sacro?- Tuonò una voce possente.

Due fulmini caddero dal cielo e si materializzano al cospetto di Kagome, che rimase senza fiato. Due colossi di carne e ossa, si mostravano davanti ai suoi occhi. Indossavano una strana gonna d’ oro e una fibbia che partiva dalla spalla e giungeva al fianco.

-Io... io non volevo...- cercò di parlare, ma la paura la fermava. Cercò Dafne, ma di lei nessuna traccia.

I due, presero qualcosa da dietro la schiena e si accorse con sgomento che si trattasse di due alabarde.

-Mi dispiace, io non volevo farvi infuriare.- Cercò di spiegare, ma i due colossi non volevano sentire, uno di loro si avvicinò e le puntò l'arma alla gola.

-Questo è un luogo sacro e tu non hai il permesso di mettervi piede. Hai firmato la tua condanna!- Alzò il braccio per colpirla, la lama che sfrecciava velocissima.

Kagome sentì di stare per morire e ripensò a tutta la sua vita. Non riusciva nemmeno a muoversi, tutto stava per finire. L'ultimo nome che sussurrò fu quello di Inuyasha e poi chiuse gli occhi, aspettando la fine.

-Fermo!-Una voce conosciuta si fece avanti.

Riaprì appena un poco gli occhi, per vedere Dafne davanti a lei. La ragazza era avvolta da una strana fiamma azzurra, che le faceva svolazzare i capelli sciolti.

-L'inferno e il paradiso sono il mio territorio.- Affermò, mentre il colosso stringeva i denti con forza.

-Sei riuscita a risolvere l'indovinello. -Deponendo l'arma- in fin dei conti, che cosa mi potevo aspettare da te. Meriti il tuo nome.- Proferì l'uomo. Ritornò al suo posto e guardò il compagno.

-Dafne che fine hai fatto, questi mi stavano uccidendo!-Sbottò Kagome, asciugandosi le lacrime.

-Perdonami.- Proferì Dafne, avanzando verso i due guardiani.

Kagome guardò l'amica avvicinarsi alla struttura sacra che c'era dopo il piccolo portico non facendo trapelare nessuna emozione.

 La grotta iniziò a emettere una strana luce azzurrina, i ghiacci tremarono e i due colossi si spostarono per dar il loro permesso alla ragazza.

Dafne allungò le mani e cercò di far con calma. L'acqua della sorgente era fredda e trasparente. Immerse una mano e quando la tirò fuori con essa portava una piccola sfera.

-Iolite. Pietra della invisibilità- blaterò Dafne, tenendo la pietra con cura. La luce della pietra s'illuminò a quel richiamo.

 Kagome dovette chiudere gli occhi e altrettanto fecero i presenti.

In un secondo la pietra era svanita nel nulla.

-Accidenti, vuole giocare a nascondino!.- Esclamò Dafne nervosa.

-Eh?- Domandò Kagome. Da quando le pietre sapevano giocare? Comunque iniziò la sua ricerca in quella grotta insieme a Dafne, sembrava piuttosto nervosa e non ne capiva il motivo; erano al sicuro lì.

Ben presto le sue supposizioni si dissolsero. Infatti, dalla parete apparve un buco nero, da cui trapelavano diversi mostri.

-E loro da dove spuntano?- Chiese allarmata.

-La barriera sacra è stata distrutta e quindi i mostri possono entrare nel territorio. Dobbiamo fare in fretta a trovarla.- Disse Dafne, mentre frugava dentro la sua borsa.

I due colossi cercarono di proteggere la zona in più possibile, ma alla fine scomparvero. La situazione era critica.

Alla fine, Dafne scelse la via più difficile. Era consapevole che il nemico l'avrebbe individuata, ma non poteva far altrimenti.

-Kagome vieni qua- urlò, richiamandola.

 Prese il pugnale che aveva tra le mani e punse il dito dell'amica che, colta di sorpresa, gridò.

-Che fai?- Esclamò.

-Non c'è tempo di spiegare, forse dopo. - Catturò la goccia del suo sangue in una boccetta, per poi versarla sull'arma.  Essa, ricevendo il sangue, svanì dalla sua custodia.

I mostri avevano invaso l'intera grotta, la loro opzione era buttarsi nelle acque o morire. Non avevano armi di nessun genere per difendersi.

In quel momento Kagome si maledì per non aver ascoltato Inuyasha.

-Kagome ascoltami adesso- La richiamò Dafne.

La sacerdotessa la guardava a metà, poiché osservava nel mentre anche la furia distruttiva dei mostri.

-Kagome?-

-Che c'è? Non vedi che siamo nei guai?.- Protestò allarmata.- Mi sembri troppo calma per i miei gusti, non hai paura di morire?- Domandò.

-Sono già morta- disse velocemente.

 Kagome alzò lo sguardo interdetta: che voleva dire? Ma non riuscì a finire la frase, perchè l'amica le mise tra le mani un arco e delle frecce.

-La vedi quella luce?-Chiese velocemente.

Kagome annuì.

-Ecco, colpiscila.- Disse.

Intanto, dal fondo della montagna si sentì un ruggito, qualcosa stava venendo a galla.

-Adesso!- Gridò Dafne, intanto prendeva la rincorsa e si lanciava verso la sua meta.

Kagome rimasta sola, prese un lungo respiro. L'arco che le era stato dato era strano, emetteva strane vibrazioni. Lo sentiva parte integrante del suo corpo, come se fosse suo. Chiuse gli occhi per concentrare la sua energia spirituale e poi scoccò. La freccia, sfrecciò verso l'alto. Da lì, apparve una corda violacea che le circondò la vita per poi farla salire con sè.

-No, aspetta dobbiamo aspettare Dafne.- Ma la luce non le dava retta, l'innalzava ancor di più. Ormai il terreno era solo un ricordo, stava giungendo sulla cima del monte. Appena l’ebbe raggiunta, l'arco con la faretra svanirono in un bagliore di luce e Kagome si ritrovò sola.

Nel contempo Dafne lottava contro la pietra che non voleva essere acchiappata. Dovette scontrarsi contro i mostri che cercavano di prenderla, ma ogni volta riusciva a liberarsi.

Infine stanca di giocare, si fece forza e gridò: -Iolite fatti vedere, o sarò costretta ad usare le maniere pesanti.-

Nessuna risposta.

-Adesso basta, quando è troppo è troppo!- Una folata di vento iniziò a vorticare dentro la grotta, l'energia di Dafne aumentò.

Il suo corpo si innalzò dal terreno. Con gli occhi interamente azzurri, fece apparire dalla mano una sfera azzurra che, come una calamita, richiamò la pietra invisibile.

 Se un momento prima c'era una quiete controllabile, adesso la quiete era stata distrutta dal caos. La pietra entrò nel corpo di Dafne e lei ritornò al suolo priva di forza; il colore penetrante svanì dagli occhi, che ritornarono al consueto castano.

-Adesso si ragiona. - Alzò lo sguardo verso l'amica e le fece segno di scoccare un'altra freccia, ma lei non sapeva come fare.

Era svanito tutto. Ormai senza forze, Dafne decise di usare l'ultima carta e si elevò dal terreno. Il fumo non faceva vedere più nulla, infatti la montagna si stava trasformando in un vulcano.

Sperò che gli amici rimasti all'esterno se ne fossero andati.

Kagome affiancò l'amica, nel momento in cui giunse accanto a lei. Aveva una ferita alla testa, ma lei non vi badava, forse era meglio così.

Cercarono di allontanarsi dalla montagna, ma erano troppo stanche per potersi mettersi a correre.

-Dafne. La lava ci investirà.- Pianse Kagome.

-Abbi fiducia nelle tue capacità Kagome, dentro di te possiedi un potere, usalo.- Disse quella con voce flebile.

-Non possiedo nessun potere!- Gridò Kagome, per farsi sentire dall'amica.

-Cocciuta! Lo sento. -Mormorò Dafne ormai allo stremo delle forze.

Si fermarono un momento a prendere fiato, ma Dafne si inginocchiò, la vista era annebbiata, le mancava poco per perdere i sensi.

-Resisti ti prego.- Pregò Kagome, avendo capito che la compagna non c'è l'avrebbe fatta a continuare.

Ormai sentiva il calore del vulcano diventare vicino, non riusciva a parlare o fare qualsiasi cosa.

-Inuyasha! Inuyasha!-Iniziò a gridare, nella speranza che il mezzo demone la sentisse. Perse conoscenza nel momento esatto in cui il vulcano eruttò.

Il verdeggiare del terreno venne risucchiato dal fuoco e bruciò. L'unico angolo non toccato era quello in cui stavano, non riusciva più a guardare, le bruciavano gli occhi. Perse la sua battaglia, poiché li chiuse, ma, nel momento in cui la stanchezza ebbe il sopravvento, un manto rosso la circondò.

Il corpo si era fatto leggero.

Due braccia forti la stringevano con delicatezza.

-Inuyasha- mormorò.

-Riposa … Kagome- parlò il mezzo demone.

I due demoni erano arrivati proprio al momento giusto; se avessero ritardato anche solo un attimo la lava le avrebbe inghiottite.

Sesshomaru osservò Dafne, mentre dormiva tra le sue braccia. I capelli si erano sciolti e scivolavano leggiadri tra le note del vento. Il suo viso era sporco di fuliggine e con una mano cercò di pulirla. Adesso era perfetta, non le si addiceva il vestiario da più parti strappato.

Doveva aver combattuto.

Chissà se era forte, ma quelle domande sarebbero rimaste irrisolte, per il momento.

Giunsero a destinazione e poggiarono a terra entrambe le ragazze.

 La sterminatrice affiancò subito la sacerdotessa, per vedere come stava.

Nessuno badò a Dafne che si lamentava appena.

Sesshomaru si avvicinò alla ragazza e le appoggiò la mano sulla fronte. A quel contatto qualcosa venne trasmesso al demone, come una scarica elettrica, che lo fece allarmare. Una scarica di potere gli attraversò il corpo, per poi uscire da dove era entrata.

Non capì ciò che avvenne, ma si allontanò.

Rin si avvicinò dopo che il gran demone ebbe lasciato il posto, prendendosi cura della sua sorellina.

Il tempo trascorse e il fuoco si spense, dando spazio al mattino.

 Il monte era svanito nel nulla e con se, si era portato via la sua aura spirituale.

Nessuno riuscì a dare un senso a quel fenomeno, ma le loro risposte potevano ricevere conferma solo dalle due dormienti.

La prima a svegliarsi fu Dafne che si guardò in torno.

Miroku le stava palpando una gamba, e a quel gesto, il ragazzo si ritrovò schiantato su un albero.

-Pervertito di un monaco!- Ringhiò Dafne alzandosi di scatto, ma cedette e si ritrovò a terra con la testa che le girava.

Stranamente nessuno l'aveva soccorsa e non capiva il motivo.

-Perchè avete quelle facce?- Chiese.

-Che cosa le hai fatto?- Disse Sango, anticipando Inuyasha.

-In che senso?- Domandò la ragazza.

-Kagome ha il corpo coperto da ferite!- Urlò Inuyasha, afferrandola di scatto e sbattendola contro un albero.

-Che modi sono Inuyasha, io non ho fatto nulla!- Si difese Dafne. Ma Inuyasha non volle sentire spiegazioni e le stritolò un braccio.

-Mi sono rotto delle tue congetture. Nessuno si fida di te. Sei pregata di andartene!-Annunciò il mezzodemone, fuori di sè.

-Capisco- mormorò Dafne. Chinò la testa, mortificata.

Lo sapeva che presto si sarebbero stancati di lei, nessuno voleva una ragazza che portava guai. Sperava, questa volta, di aver trovato dei veri amici, ma tutto era solo un illusione.

Si alzò con le poche forze che le rimanevano, acchiappò la borsa e s'incamminò verso un sentiero.

Tutti la guardavano, mentre una sottile pioggerella le bagnava il corpo, scosso da singhiozzi trattenuti.

Rin rimase ad aspettare il suo signore, sperando che lui la ritrovasse. La pioggia si intensificò, ma di lui nessuna traccia.

-Piccola, rientriamo- sopraggiunse Sango.

-No!-Urlò forte.

-Stai zitta mocciosa!- Sbraitò Inuyasha nervoso, la sua figura era imponente e per un secondo negli occhi della bambina si fece viva una scintilla di paura.

-Sei uno stupido. Nee-chan chiedeva solo di avere degli amici e tu... l'hai lasciata andare. Sei cattivo- pianse la bambina, dando dei colpi sulle gambe del mezzo demone.

-Fhe! Non m'importa di ciò che sperava. So solo che Kagome ancora non si è ripresa e la colpa è solo sua.- Disse. -Se solo… dovevo seguirla.- Si accusò.

-Amico, non si può piangere sul latte versato; aspettiamo il suo risveglio e sapremo la verità.- Aggiunse Miroku, guardando la strada che aveva percorso poco prima Dafne.

 

La pioggia cadeva.

Il suo corpo rimaneva immutabile e fermo.

Dopo ciò che aveva provato, Sesshomaru si era isolato da tutto ed era entrato in meditazione. Sentiva le sue emozioni in subbuglio e non ne capiva il motivo.

Il mistero che girava intorno a lei era più fitto di quanto immaginasse, ma non si voleva arrendere. C'era quella forza che lo stuzzicava a cercare.

Dafne era apparsa dal nulla, era una ragazza bella.

I suoi comportamenti erano dettati da un rigido protocollo, senz'altro nobile. I capelli lunghi fino ai fianchi, di un colore che sfumava dal castano al miele. Occhi penetranti e gentili. La sua voce era carezzevole e benevola, anche se, poteva diventare dura e inquietante. La sua energia era controllata come pochi sapevano fare, non faceva trapelare nulla all'esterno.

Il mistero non era la sola dote che trasmetteva. Tutto di lei lo incuriosiva.

Potere. Bellezza. Animo puro.

Agli occhi di Rin era una figura materna.

Lo aveva deciso già in passato, che lei lo avrebbe seguito nei suoi viaggi. Ma da quando si era unita al fratellastro, tutto si era dissolto.

Dafne amava la tranquillità e questo glielo concedeva, anche lui la preferiva.

Il demone maggiore ritornò ai suoi passi e si accorse che mancava qualcuno all'appello.

Una Rin piangente gli si avvicinò. La piccola non aveva il pianto facile, e se lo aveva scatenato, doveva essere successo qualcosa.

-Che cosa è successo?- Chiese.

-Signor Sesshomaru...sigh!. Inuyasha ha cacciato Dafne. Le dà la colpa per le ferite di Kagome-chan. - Spiegò, singhiozzando.

Sesshomaru fissò intensamente il fratello, ma lui non ricambiò lo sguardo.

Avanzò verso la feccia e lo prese per il colletto: - Idiota, hai azzerato la tua unica fonte di potere.- Disse gelido.

-Che stai blaterando Sesshomaru! E' colpa sua se Kagome ancora non si risveglia!-

-Sciocco.- Lo gettò di lato- con te, le parole sono inutili.-

Uscì nuovamente e cercò di rintracciare l'odore di Dafne. Purtroppo la pioggia l'aveva cancellato definitivamente.

Era come cercare un ago in un pagliaio.

-Maledizione!- ringhiò.

 

 

 

 

-Signore, l'abbiamo trovata.-

Una stridula risata si espanse per tutta la grotta.

Ben presto i guai si sarebbero fatti vivi.
 

Note dell’autrice:

Buongiorno finalmente ritorno, scusate per il ritardo.

Capitolo Modificato.

La storia inizia a svilupparsi e chissà che succederà nel prossimo.

Heart

 

 
L'idea della grotta e su per giù questa: Qui Occhi di Dafne Chi vuole unirsi al gruppo su fb : The Magic Diary

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Capitolo 6
*** Phoenix ***


VI
“Phoenix”


 

 
Sesshomaru camminava da diverso tempo. La pioggia era cessata nella mattina, ma di lei nessuna traccia. Il suo profumo dolce, era svanito nel nulla. Chiuse con forza la mano a pugno e ringhiò. Quella feccia di suo fratello l’aveva fatta scappare, idiota!
Non comprendeva con quale forza avesse a che fare! Era speciale e persone di quel calibro erano rare.

Ritornò indietro, nella speranza che lei si fosse resa conto che non poteva farcela da sola; ma evidentemente non era così. Era apparsa all’improvviso, sicuramente in quel momento era già lontana da quel gruppo di amici che l’avevano sbattuta fuori.
 
 
 

 

/:°°°°:/
 

Nel frattempo Kagome si era risvegliata.
Il suo ridestarsi non era stato del tutto roseo.

La ragazza sperava di ritrovare l’amica al suo fianco, ma di lei nessuna traccia.

Saputa la notizia di ciò che era accaduto, aveva ripetutamente mandato “a cuccia” Inuyasha per la sua stupidità.
-Dannazione Kagome, smettila!-Urlava Inuyasha, non capendo il perché di tutta quella furia.
-Sei un cretino! Come hai potuto solo pensare che Dafne mi avesse fatto del male? Lei mi ha protetto per tutto il tempo!- gridava lei a gran voce, la sua ira era invidiabile a quella di Medusa. Inuyasha, per una frazione di secondo la temette, le donne arrabbiate erano terribili.

 

-Divina Kagome perché non ci spiegate che cosa è successo lassù?- Domandò Miroku, cercando di calmare le acque.
 

Kagome, dopo essersi sfogata, si sedette e cercò di raccontare in linea generale l’accaduto,
dei guardiani e della famosa pietra sacra.

Disse anche che si trattava di una reliquia che poteva scomparire, infatti aveva il potere dell’invisibilità.

I suoi amici rimasero sorpresi, non credevano che esistesse una cosa del genere.
Raccontò del buco nero e dei mostri che erano apparsi all’improvviso, del dono dell’amica e di tutto quello che ricordava.
-E dove si trova quest’arco?-Chiese curiosa Sango.
Kagome si alzò e si grattò nervosamente la testa. Durante il suo sonno era successo qualcosa. Si sentiva diversa, sia nello spirito sia nel corpo. Quell’arco era magico.
Si concentrò e apri il palmo della mano. Una strana energia iniziò a vorticarle intorno. Tutti rimasero di sasso. Una luce violetta apparve di fronte ai loro occhi e da lì, si materializzò un arco.
-Ma... Com’è possibile?- Balbettò Inuyasha. Cercando di capire come fosse possibile.
-Straordinario! Non c’è dubbio, in quell’arma si sente la vostra energia Divina Kagome, è come se l’arco sia uscito dal vostro corpo.- Spiegò Miroku, elettrizzato.

Da piccolo aveva letto delle pergamene su alcuni argomenti strani. Trattavano di magia spirituale.
-La sento dentro di me. Dafne mi ha detto che sarà sempre affianco a me. Mi seguirà in ogni epoca, le nostre anime si sono unite con quel rituale - spiegò Kagome pensierosa.

 

-Miroku, tu hai mai sentito una cosa del genere?- Domandò Sango.

Il ragazzo sorrise e si precipitò verso Kagome, afferrò l’arco, ma esso si smaterializzò in una nuvola di fumo violetto.
-Che accidenti!?!-, esclamò Inuyasha.
-Si tratta di una magia particolare. È chiamata magia spirituale. Quando le due anime, quella dell’uomo e quella dell’arma si sincronizzano. Tuttavia ci deve essere un patto tra le due. E’ una tecnica molto difficile, pochi la sanno adoperare. In breve, l’arco si è fuso con Kagome, attraverso il suo sangue.- Spiegò, cercando conferma dall’amica.
-Ah- Blaterò Sango, sorpresa.
-Fhe!- Mormorò Inuyasha.
-Ne so quanto voi. Dafne non ha avuto il tempo di perdersi in chiacchiere, data quella situazione-, continuò Kagome, per poi rivolgersi a Inuyasha - e tu, razza di deficiente, l’hai fatta andare via! Mi dici come le pongo queste domande, ora?- Sbuffò nera di rabbia.

Raccolse poi le sue cose e si avviò verso est.
-Dove accidenti vai?- Chiese lui.
-Devo ritornare a casa!-, rispose lei piccata.
-Kagome!-
-A cuccia!-
 
 
 
 
 
Il sole stava tramontando.
Dafne si stava risvegliando dal sonno. Si sentiva tutta indolenzita. La luna stava per occupare il consueto posto.

Osservò l’orologio che aveva al polso e sbuffò.
Mancava poco ormai. Si cambiò per recarsi alla riunione che aveva ideato. Il tempo di infilarsi la tunica e apparve il suo guardiano.
-E’ tutto pronto, mia signora.- S’inchinò Eddy.
-Perfetto. Io sono pronta- , detto questo, i due svanirono nel nulla.

 

Quando riapparvero, si trovavano in luogo indistinto.

Quel dove era ricoperto di bianco, non c’erano mura né porte, tutto era circondato dal nulla. Dafne iniziò a camminare senza preoccuparsi dell’ambiente, sapeva dove andare.

 

Dalla fitta nebbia apparve un monumento con dei grandi pilastri laterali che sorreggevano un attico che finiva l’edificio.

Agli angoli dei pilastri erano poste delle semicolonne: quelle al centro erano ornati da fiori e foglie, invece quelle esterne erano lisce. La colonna posava su dei ripiani di marmo bianco, che contrastavano visivamente con la pietra nera che circondava il monumento. Sull’attico si leggevano delle scritte in una lingua antica, ed erano raffigurate alcune vicende del passato.
I sandali rintoccavano sul pavimento freddo, mentre il tutto iniziava a prendere vita. Infatti, si intravedeva già, dalla loro posizione, un grande edificio, che sembrava essere una sorta di portone d’ingresso.

Due soldati, con l’armatura dorata sul torace, la quale continuava sugli avambracci e sulle ginocchia, mentre invece, dalla vita in su era caratterizzata una sorte di gonnellina rossa, con i contorni d’oro.

I due brandivano due lance e uno scudo a testa, che raffigurava una stella circondata da sei simboli. Dafne annuì ai due soldati, che sorrisero alla sua entrata. Eddy la seguiva con gli occhi e la scortò fino all’entrata della cupola.
Giusto il tempo di pensarlo, che erano dinanzi ad essa.

La cupola si presentava come una chiesa romanica, con le torri alti che toccavano l’infinito dei cieli, diverse campanili che l’accerchiavano e una facciata dove lo sguardo si concentrava sul tiburio*.  L’esterno era costituito da tre portici: i due laterali erano più bassi di quello centrale in quanto esso era quello principale.

Le colonne portanti che dividevano le due porte minori erano di un nero intenso, mentre il portone principale di un bianco immacolato ma con dalle sfumature azzurrine qua e là.

La porta si aprì piano, con una cadenza surreale, dando così significato a quella strana atmosfera.

La ragazza entrò, sentendo un momento dopo la porta richiudersi dietro di sè.

All’interno, tutto stonava rispetto all’ esterno. Infatti la chiesa era costituita non da un cerchio, bensì da una gigantesca cupola, in cui, in alto si intravedeva un semicerchio a forma di luna.
La struttura costituita da otto colonne che la circondavano e mantenevano ben salda i vari mattoni che la formavano. Dando equilibro e bellezza al monumento, ogni punto era formato da un piccolo palcoscenico, in cui le alte sfere si riunivano.

Dafne entrò nel raggio del semicerchio che la illuminò.
-Puoi andare Eddy, ci sentiamo alla fine dell’assemblea.- Affermò lei, mentre, il borbottio iniziò a diminuire.
Dafne guardava la platea piena di vecchi e di alte autorità, benché non fosse ancora abituata a quella situazione, non poteva farci nulla, era il suo destino.
-Grazie per essere presenti. Omero, possiamo iniziare- disse.

Un uomo basso, dai lunghi capelli bianchi, si avvicinò e, con uno schiocco di dita, apparve una poltrona, sulla quale lei si sedette.

Sopra la sua testa apparve uno stemma e la stella brillò. L’assemblea poteva iniziare.
 
Quando Dafne uscì, il tempo non era mutato. Il bianco che sovrastava quel luogo era sempre lo stesso. Percorse un lungo sentiero, fino a che entrò in una porta. Oltre il confine si ritrovò in un giardino di rose. Ne prese una tra le mani e l’annusò.

 

Da quando aveva intrapreso la missione, non trascorreva più del tempo in quell’oasi di tranquillità. Prese una tronchesina e iniziò a ripulire i rovi dai rami vecchi, dando così modo alle piante di rifarsi.
-Sapevo di trovarti qua.- Disse una voce femminile. Dafne si voltò e per poco non pianse.
-Ciao … mamma.- Accennò un sorriso. Abbassando le braccia, per poi far scivolare l’attrezzo dalle mani.

La donna si presentava con una veste simile alla sua. Il modello era quello usato nell’antica Grecia: un pezzo di stoffa rettangolare, con pochissime cuciture. Il più comune era una sorta di tunica che scendeva morbida e ampia. Era chiamato peplo* .
-Sei cresciuta. Ti vedo più donna e ne sono felice. Come vanno le cose? Ho sentito che hai catturato la prima reliquia.- Affermò, per poi sedersi su una panca.

 

Dafne osservò tutte le movenze della madre, per poi copiarla.
-Si. Credevo che fosse una passeggiata, invece si è rivelata ardua. Per fortuna non ho riportato danni.- Confessò, chinando la testa.
-Su, tesoro. Non demoralizzarti, ricordati che ci sarò sempre, puoi parlarmi di tutto ciò che vuoi.-, la sostenne la donna, catturando una ciocca di capelli della figlia.
-Sei tale a me. Nascondi i tuoi sentimenti dietro una maschera. Liberati, affronta le tue paure e fatti valere. Nessuno può metterti i piedi in testa, finché rimani te stessa. Sii orgogliosa di chi sei e del tuo carattere. Sei bellissima- Commentò, abbracciando la figlia con amore.


-Sembri una vecchia saggia, mamma. Forse per l’età che hai...- Scherzò Dafne.
-Mi dai della vecchia? Attenta, che posso punirti. Ma forse hai ragione, stando accanto a tuo padre si diventa così.- Spiegò, mentre i suoi occhi si spostavano al confine dell’orizzonte.
-I tuoi occhi brillano- le fece notare Dafne.
-Lo amo come se fosse la prima volta. Non c’entra nulla il legame, ho creduto fin dall’inizio che io e lui fossimo fatti della stessa pasta. Con i nostri fantasmi del passato, la malinconia che ci travolgeva in quei momenti felici, le parole non dette, i rimpianti e il nostro carico di responsabilità. Io e lui siamo una cosa sola. Oh Dafne mi fai imbarazzare, è strano parlare con la propria figlia di certi pensieri.- Dichiarò la donna, arrossendo.
-E che male c’è? Credo che a papà farebbe piacere sentirlo. Ma forse ti stai riferendo al rapporto che avevi con tua madre?- proferì Dafne.

La donna annui triste.
-Noi non abbiamo mai avuto un rapporto di questo genere, e mai lo abbiamo costruito.- Spiegò- comunque non sono venuta qua per rammentare ricordi spiacevoli. Dovevo fare una consegna speciale- disse, alzandosi.
-Davvero? E a chi?-, chiese curiosa la figlia.
-C’è l’ho proprio di fronte. Tuo zio mi ha detto “dalla alla mia figlioccia, almeno lei ha preso qualcosa da me”-imitando la voce dell’uomo, intanto sorrideva- tieni, ho fatto alcune modifiche ma nulla di che-, e le consegnò un fagotto.

 

Dafne lo prese con cura e tolse i lembi della stoffa. Quando fu tolta, rimase a fissare quell’oggetto. Tra le sue mani aveva una pistola, simile alla BloodyRose*, solo che essa aveva delle sfumature rosse e blu.
-Ma è bellissima!-, esclamò entusiasta. La prese con la mano e la impugnò. Una fiamma azzurra l’avvolse e si dilatò anche verso la donna che sorrideva.
-Ringrazia lo zio – asserì Dafne, ballando intorno alla madre.
-Mi fa piacere che ti piaccia. Credo che adesso dovrai assegnarle un nome.-Proferì, mentre scattava una foto. La luce del flash la fece ritornare con i piedi per terra.
-Hai ragione, ma prima…- si punse un dito e fece cadere una goccia del suo sangue sulla pistola. Essa vibrò per un attimo per poi stabilirsi.
-Phoenix, mi sembra il nome adatto non è vero, amica mia?- Disse e con quel tono amichevole, l’arma vibrò, acconsentendo a quella scelta.
-Perfetto. Adesso ti devo lasciare tesoro. Un’altra cosa. Non dimenticarti il tuo compleanno e lei è pronta, quando avrai bisogno, chiamala.- Annunciò.

Le diede una carezza sulla guancia per sparire.
-Grazie mamma.- Disse, per poi chiamare il suo guardiano.

Il ragazzo apparve subito, le porse la sua borsa a tracolla.
-Ci vediamo presto Eddy, fammi sapere se ci sono problemi.-Proferì, Eddy svanì e Dafne poté cambiarsi.

Solo allora le venne un idea.
-Phoenix ti va di uscire? Ti porto da un’amica.-, e svanì.
 
 



 

/:****:/
 

I corridoi della scuola media “Shin* …” erano affollati da studenti. Le lezioni erano appena terminate.

Una ragazza dai lunghi capelli neri, cercava di affrettarsi a uscire fuori dalla struttura. Le sue amiche la chiamava a gran voce, ma lei niente, non le sentiva. Alla fine con grande sforzo, le due riuscirono a prenderla.
-Accidenti Kagome!- Urlò una delle due.
La ragazza chiamata si voltò, trovandosi davanti le amiche infuriate.
-Ciao ragazze, ho fretta.- Disse, mentre con le gambe teneva il ritmo.
-Eh no, mia cara. Adesso tu vieni con noi- annunciarono le due, prendendola dalle spalle e uscendo dalla scuola. Si diressero verso il loro bar abituale, per poi farle il terzo grado.

La loro curiosità era normale, era un periodo focale per i ragazzi.

Le prime cotte, le dichiarazioni.

Kagome non sapeva che pesci prendere, le stavano sommergendo di domande sul fantomatico “Inuyasha”; per prima cosa non poteva certo raccontare che era un mezzo demone e che non viveva a Tokyo, secondo … se mai lo avrebbero incontrato. Non terminò i pensieri, che notò una faccia conosciuta girare intorno al bar. Uscì un momento e fu allora che notò Dafne.
-Tu che ci fai qui?- Chiese così, senza salutarla o fare qualcos’altro.

La ragazza la guardò, per poi abbracciarla forte.
-Oh per tutti i Kami, stai bene? Non sei ferita, giusto?- Domandò a raffica.
-Sto bene, grazie.- Mormorò la mora, mentre fissava l’amica. – Scusa se te lo dico, ma che vestiti sono?- Indicando con un dito il suo vestiario.

Infatti, Dafne non aveva trovato nulla da mettersi, gli ultimi vestiti le si erano bruciati alla grotta. Aveva bisogno urgente di fare acquisti.
-Beh, che dire. Sono rimasta senza vestiti. Ti andrebbe di darmi una mano? Non conosco tanto questa zona.- Dichiarò, con un sorriso stampato in faccia.
Kagome ci pensò su e decise di aiutarla.
-Va bene. Scusa un attimo, vado a informare le mie compagne.- Dafne la vide entrare nel bar, per poi uscire con altre due ragazze. Avevano entrambe i capelli corti e neri, sembravano due chiacchierone, infatti non le risparmiarono diverse domande.

Come per esempio: Non sei di Tokyo? Quanti anni hai? Come ti chiami? Bla… bla.
Kagome si vergognava di tale sollecitamento, ma l’amica la tranquillizzò.
-Credo che dovremo andare al centro commerciale, troverai più scelta.- Disse Eri, indicando la metropolitana.
-Ok, non ci sono problemi.- Così partirono verso est, dove si trovava il grande centro.
Entrati, si divisero per poi ritrovarsi al primo piano. Provarono diversi vestiti, tra cui: vestitini e gonne. Magliette e maglioni. Ogni volta che a Dafne piaceva qualcosa, tirava fuori la sua carta di credito e pagava, senza preoccuparsi di nulla, fino a che non giunse una domanda.
-Scusa la mia poca delicatezza, ma sei ricca?-Chiese Eri.

Dafne le sorrise.
-Può darsi.- Blaterò, mentre prendeva i pacchi che le porgeva la commessa.
-Io credo di sì. Se dovessi fare una cosa del genere, i miei mi ucciderebbero.- Commentò ancora. Kagome intanto rideva, immaginando le facce dei genitori dell’amica, in verità non sapeva cosa pensare. Non li aveva mai visti.
-Comunque grazie per il pomeriggio ragazze, questo è per voi.-Porse Dafne, un sacchetto per ognuna.

Le due lo aprirono e trovarono quella maglietta o gonna desiderata, che purtroppo non potevano comprare perché troppo costosa per loro.

– Non accetto rifiuti- sorrise loro Dafne. Le due piansero di gioia, per poi salutarla e ritornare a casa.
-E’ stato bel gesto.- Terminò Kagome, mentre si dirigevano sulla strada del ritorno.
-Già. Mi andava .- Parlò Dafne, intanto metteva le diverse buste nella sua borsa.- Kagome potrei rimanere da te sta notte? Se non ci sono problemi, ovviamente- ,chiese speranzosa.

 

La giovane annuì.

Dopo poco giunsero al tempio, il giorno dopo sarebbe stato sabato e poi sarebbe ritornata nel Sengoku, ma prima si sarebbe rilassata nel suo mondo.
Giunti a casa, Kagome presentò l’amica alla sua famiglia che, ben presto, l’accolse come una figlia.

Mentre Kagome si cambiava, Dafne aiutava la sua madre ad apparecchiare, la donna aveva rifiutato, ma lei cocciuta, non l’aveva lasciata stare.
-Buona cena!- Esclamarono tutti, radunati intorno al tavolo.
L’atmosfera era rilassante e tranquilla e Dafne ripensò alle cene della sua famiglia.

Erano soliti mangiare nella sala da pranzo, dove era posizionato un tavolo lungo dove tutti potevano sedersi. Da un lato c’erano i suoi nonni e dell’altro i suoi genitori.
Le sere erano sempre movimentate da chiacchiere e scoperte, come quella volta che sua sorella doveva annunciare la sua decisione, sul fatto di chi scegliere come compagno di vita.

Era rossa come un peperone e non solo lei, Aki era nervoso, e si notava dal suo potere che fluiva nell’aria. Alla fine tutto si concluse nei migliori dei modi.
-Dafne sei straniera?-Domandò all’improvviso il nonno. La giovane ritornò al presente e sorrise all’uomo.
-No, signore. Sono giapponese.- Rispose, per continuare a parlare-mia madre è italiana, invece mio padre è di queste terre.- Disse, l’uomo la guardò a lungo.
-Non sembro, vero?-, lesse negli occhi del nonno di Kagome.
-Sai comprendere i gesti delle persone, mia cara. Hai un comportamento nobile e fiero, i tuoi genitori ti hanno educata bene- si complimentò.
-E’ una caratteristica di famiglia, siamo abili in questo.-  Apostrofò lei, posando le bacchette sul tavolo, per poi alzare la schiena.
-Dafne che scuola frequenti?-Chiese la signora Higurashi.
-In verità non la frequento più- sussurrò.
-L’hai abbandonata?- Si aggiunse Sota.
-Oh no. Mi sono laureata un anno fa in biotecnologia. – Disse, stupendo l’intera famiglia.
-Che cos’è?- Aggiunse Sota, perplesso sulla faccenda.
-Beh in parole semplici è una scienza che controlla e modifica la biologia degli esseri viventi, attraverso attrezzature industriali. Per esempio i vaccini, sono sperimentati da questa scienza-, spiega Dafne.
-Capisco.-Mormora il piccoletto.
-Sei così giovane e già ricca di sapere.- Borbottò il nonno, per poi ritornare alla carica- devi prendere esempio da lei, Kagome-, ironizzò il nonno, da quella frase tutti scoppiarono a ridere.
-Papà. Kagome ancora va alle medie, non falle bruciare le tappe della vita- disse la signora, per poi alzarsi.
Fu una serata di risate e chiacchiere. Dafne si trovò a suo agio in quella famiglia, era molto socievole ai loro occhi, ma in realtà, lei era molto chiusa.
A fine cena, quando tutta la cucina era stata sistemata, le due ragazze si concessero un bagno ristoratore.
L’acqua calda faceva il suo effetto sui muscoli, rendendoli più morbidi e meno tesi. Le due rimasero per attimi in silenzio, beandosi del rumore innaturale della stanza.


Kagome osservava l’amica. Aveva i capelli che ricadevano sulla fonte, gli occhi chiusi e il viso rilassato. La pelle chiara era uguale al rosa porcellana della vasca, le due si potevano tranquillamente mimetizzare.

Con le ginocchia portate al petto, si teneva saldamente, come se avesse paura di cadere in quell’oblio fatto di doveri e responsabilità.
La vedeva sotto un’altra luce. Non sembrava la solita Dafne combattiva e ferma. Più una ragazza stanca della vita. I suoi vent’anni scivolavano e mostravano solo qualche anno più di lei.
-Dafne-, la chiamò.

La sua voce si propagò per la stanzetta e l’acqua vibrò a quel movimento.
-Dimmi. So che hai delle domande da farmi, non avere paura.- Le comunicò, senza muoversi.
-Volevo chiedere se, vedi, tu...- La voce era intrappolata nella gola, aveva paura di sbagliare, di fraintendere tutto.
-Non temere, Kagome. Le tue parole non possono ferirmi-, espose. In quel momento aprì i suoi occhi, si notava che c’era qualcosa di diverso. Le iride non erano del tutto marrone, ma nei contorni alleggiava uno strato di blu.
-Non ti fare ipnotizzare dai miei occhi.- Affermò.

Lì richiuse nuovamente e si concentrò per tenere a bada il suo potere, quando li riaprì, era scomparso.

Kagome, oramai era convinta sulle tesi che riguardavano l’amica, tuttavia non ritirava la mano, di lei si poteva fidare.
-Quella volta mi hai donato un’arma. Bensì io non ne fossi degna. Ti ho giudicato attraverso apparenze e ti ho mentito, ma adesso capisco tante cose. Hai un segreto e come tale deve rimanere, non voglio la tua pietà e credo che tu l’abbia capito. Voglio solo un’amica in cui posso fidarmi …- annunciò.
-Ti capisco eccome! ‘Sta sera mi hai accolta come una sorella, e questo non lo dimenticherò mai.- si fermò un attimo- giusto, ti ho donato un’arma. Ma non come segno di pietà come tu credi, bensì come segno di gratitudine e di amicizia. Vi aiuterò nella vostra ricerca, anche se, dovrei per prima cosa recuperare tutte le reliquie. Ci sarà tempo per tutto.- Sorrise, mentre le mani delle due si univano.

 

-Oh Dafne io non merito tutto questo…- mormorò la sacerdotessa, mentre una lacrima le scendeva sulla guancia.
-Non dire questo, Kagome. Tu meriti il meglio. Lo vedo da qui, il tuo cuore puro, e lui ti condurrà verso il tuo futuro. L’arco è una parte del tuo essere, del tuo spirito. Come ti avevo già detto non ti lascerà mai, e quando sarai sola, ti terrà compagnia. A volte le armi sono delle grandi ascoltatrici- disse, mentre le sorrideva.


-Adesso rialza la testa, non indietreggiare davanti al pericolo, affrontalo e supererai tutte le difficoltà per poi essere ricompensata con ciò che tieni realmente- rammentò dai ricordi, mentre lo esponeva all’amica- è una delle frasi che sempre mia madre mi dice.
-Parli spesso di lei, anche se, più delle volte non capisco il senso- espose.
-Un giorno ti racconterò la mia storia, ma adesso è meglio uscire, sennò scompariamo- ironizzò, vedendo le righe sul corpo.
-Hai ragione.- Prendendo un asciugamano e poi porgendolo a Dafne. Fu in quel momento che i suoi occhi notarono uno strano disegno scolorito sulla schiena dell’amica, dove prima i suoi capelli la coprivano. Purtroppo il tempo non fu dalla sua parte e fu coperto dall’asciugamano, fissò per alcuni istanti quel lato per poi andare in camera per vestirsi.
Quando Dafne giunse in camera della sacerdotessa la trovò sul letto a guardare il vuoto, le sedette a fianco e fissò anche lei un punto qualsiasi.
-Le hai assegnato un nome?- Domandò all’improvviso.
-Che?-rispose Kagome, non capendo a chi si riferiva.
-Intento l’arco. Ogni arma ha un suo nome, prendi esempio da Inuyasha, lui ha Tessaiga e di sicuro non la chiama “spada”, anch’io quando richiamo la mia arma- precisò Dafne, allungando il braccio e aprendo il palmo della mano destra. – Guarda me. Phoenix!- Dalla sua mano apparvero diverse scintille di fuoco dal colore azzurro e rosso è spuntò una pistola.
Kagome rimase con la bocca spalancata a quella strana magia.
-Prova anche tu. Richiama il tuo arco con il suo nome, almeno ti dovrai concentrerai meno, quando sarai in pericolo.-, detto questo, si alzò e guardò l’amica che le dava sostegno con un piccolo sorriso.
Doveva cercare dentro di sè quella sensazione. Chiuse gli occhi e immaginò l’arco tra le sue mani, un’onda di potere a lei sconosciuto l’avviluppò portando a perdere per un attimo l’equilibro, ma lo riprese subito.

Aprì di scatto gli occhi e dalle sue labbra uscì il nome – Seshin!- Detto fatto, la solita nuvoletta violetta fece sbucare l’arma.
-Splendido! Complimenti Ka-chan!- esultò Dafne.
-C’è l’ho fatta!- Balbettò incerta Kagome, ma avendo tra le mani l’arma capì che non era un sogno, ma tutta realtà. Saltò tra le braccia dell’amica per la felicità.
-Grazie Dafne!-
 
 

 

/:°°°°°:/

 

Il cielo era limpido.

Il cinguettio degli uccelli echeggiava in tutta la raduna. A pochi passi, era situato il villaggio Mushini.

Sango e Miroku si erano alzati di buon’ora per aiutare la Vecchia Kaede nei suoi duri lavori. Gli abitanti erano a lavoro: chi coltivava i campi, chi tagliava la legna, i lavori erano molti.
Inuyasha con fare nervoso spaccava i tronchi, senza dare una linea precisa. Erano passati tre giorni e Kagome ancora non ritornava, quella femmina gli faceva perdere tutti i capelli dall’ansia. Alla fine lasciò il lavoro incompleto per dirigersi verso il pozzo. Sango e Miroku vedendo, il demone avvicinandosi a quella zona, lo seguirono.
-Inuyasha ti consiglio di non passare la barriera.- si affrettò a dire Miroku.
-Stai zitto!- Borbottò lui, saltando sui margini del pozzo.

Fissò il buio per diverso tempo, ma nessuna mano oltrepassò quel canale.
 

-Inuyasha. Kagome si arrabbierà- commentò Shippo, mentre giocava con Kirara.
-Non m’importa. Lei deve stare qui!- Urlò.
-Non è il suo mondo, un giorno lei non ritornerà più- terminò l’amico, facendo pesare quelle parole.

Lo sapeva benissimo, cosa sarebbe successo in futuro. Ma voleva solo vivere quegli attimi con lei, almeno gli sarebbe rimasto qualcosa.
Chiuse gli occhi, mentre scendeva dal pozzo. Bastò un attimo che captò qualcosa. Le sue orecchie drizzarono allarmate, stava per arrivare qualcosa.
Anche Miroku lo percepì e mandò subito la gattina e Shippo ad avvisare gli abitanti.
Intanto dal cielo giungevano i primi demoni, serpenti e altre forme di animali volanti.
-Eh ti pareva che ci lasciavano in pace …- borbottò Inuyasha, sguainando Tessaiga.
-Saranno a migliaia, non dobbiamo permettergli di passare oltre la barriera.- Comunicò Miroku, preparando i fuda.
-S’inizia! Hirakotsu! –Disse Sango lanciando la sua arma, che spezzò in più parti i corpi dei demoni. Loro cadevano sul suolo e si scioglievano, ma dal cielo emergevano altri demoni ed ogni volta che li colpivano, altri si formavano.
-Dannazione!-Ringhiò Inuyasha.
-Se ci fosse Kagome, li potremmo purificare. Io da solo non ci riesco!- confessò Miroku.

 

Nessuno si accorse che, in quel momento il pozzo si era illuminato, infatti le due ragazze stavano per ritornare nell’epoca Sengoku.

Appena arrivate, Dafne percepì l’aria satura di sangue.
-Kagome, lo senti anche tu?- chiese conferma all’amica che annuì.

Le due si scambiarono un occhiata e richiamarono le loro armi.

Dafne sollevò l’amica e poi uscirono. Il campo di battaglia era piccolo, ma perfetto. Infatti bastarono alcune frecce di Kagome per ripulirlo.
-Ben fatto! Adesso tocca a me.- disse Dafne.

Si avvicinò al centro della zona, gli altri la notarono, ma non riuscirono a parlarle.

Dafne chiuse solo un momento gli occhi, abbassò il busto per poi portare un ginocchio a terra e abbassò il braccio che ancora era in alto, e dalla mano esplose un energia spettrale.
-Bomba di Agata*!- Richiamò Dafne.

Il terreno tremò, facendo defluire il potere verso tutta la marmaglia di demoni… che si dissolsero.
Rialzandosi, la ragazza battè le mani per togliere la polvere rimasta sulle mani.
-Fare un poco di pulizie, fa sempre bene.- disse, mentre gli altri rimanevano di sasso.- Che avete da guardare? – Dichiarò.
-Lascia stare le loro facce Dafne, sono solo sorpresi della tua energia.- Commentò Kagome, posando una mano sulla spalla dell’amica, che ricambiò.
-Kagome!- Esclamò Shippo abbracciandola con slancio.
Il monaco e la sterminatrice avanzarono per raggiungere le amiche.

Sango si precipitò da Dafne per poi abbracciarla, le chiese perdono per il suo comportamento. Miroku tentò di stringere qualcos’altro oltre alla mano, ma ricevette la sua punizione.

Intanto Inuyasha era rimasto in disparte, si sentiva a disagio. La presenza di Dafne lo scombussolava. Tutti l’avevano accettata, ma lui…c’era qualcosa che non andava.

Si voltò e si allontanò. Nessuno sembrò accorgersi di quella sua fuga, ma due occhi lo seguirono fino a quando scomparve.

Nota dell’autrice:
Buongiorno a tutti.
Questa volta non è passato tanto dall’ultimo aggiornamento, ma avviso che il capitolo non è betato. Purtroppo i problemi di linea ancora non si sono risolti, ma appena saranno collaudati, il capitolo sarà revisionato.
Mi scuso per gli errori.
Comunque  passando a cose più serie, ecco il sex capitolo. Questo qua mi ha fatto impazzire, infatti la scorsa settimana avevo altro da aggiornare, ma le idee non mi lasciavo, così l’ho iniziato già giovedì. Tuttavia lasciando queste accenni, aggiungo le varie parole che ho accennato di sopra con questa * :
Tiburio: E’ un elemento dell’architettura romanica, al suo interno c’è posta una cupola. Può assumere una forma cilindrica o rettangolare, è usata per far filtrare la luce. Di solito è arricchita da vetro colorato. Scusate per l'immagine, ma non l'ho trovata sola con l'oggetto desiderato) Peplo: BloodyRose: E’ l’arma che usa Zero nel manga e anime Vampire Knigh, e così avete scoperto a quale fandom è collegata, poiché è una cross- over. Shin…: beh qui la mia inventiva si è spenta, non sapendo che nome dare alla scuola di Kagome ho dato un nome qualunque seguito da puntini, forse un giorno saprò dare un nome decente. Perdonate XD. Agata : E’ una pietra che appartiene al gruppo dei minerali silicati ed è una varietà di quarzo. Quella che narrò nel capitolo è l’agata di fuoco, che non ha nulla a che fare con le sue caratteristiche terapeutica…mi piaceva solo per il coloro rosso. Biotecnologia: Seshin: spirito. Phoenix Spero che il mio glossario vi piaccia. Alla fine di questo monologo inserirò anche il disegno di Phoenix per darvi un idea sull’arma.  Ritornando a lassù, spero che vi sia piaciuto e che le descrizioni, forse troppo su quel mondo parallelo non sia stato troppo eccessivo, ah prima che me lo dimentico, la cupola l’ho immaginata come il Pantheon, ma solo all’interno, su grandi linee. Volevo dare un effetto strutturale a quell’edificio, che mi servirà per altri capitoli in futuro.
Ho fatto apparire anche poco la madre di Dafne, una figura importante nella vita della figlia, dove vedremo in seguito il perché. Mi direte che c’è di strano’ lo scoprirete, seguendomi. Ho scoperchiato un poco di cose in questo brano e credo che qualcuno abbia già fatto qualche calcolo, di chi è.
Se ci sono dei dubbi, sarò lieta di risolvere. A presto.
Heart
  Capitolo Betato

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Capitolo 7
*** Fuoco fatuo ***


VII

“Fuoco fatuo”

 

 

 

Il cielo era dipinto di un blu cobalto, mille stelle incorniciavano la volta celeste.

La luna in quella notte era nuova e, come tale, non si mostrava.

Un dolce venticello scompigliò i suoi lunghi capelli color della luna.

L’aria sapeva di cambiamenti e così veniva percepita anche dal suo generato fratello.

Inuyasha, in quella notte, perdeva i suoi poteri da demone e si trasformava in un normalissimo umano. I suoi capelli e gli occhi diventavano scuri e il suo corpo perdeva la sua resistenza. Per Sesshomaru era una cosa ripugnante. Gli uomini erano ripugnanti.

Lui, potente demone maggiore, non avrebbe mai tollerato di abbassarsi a tanto.

-Che bello!-,esclamò una voce da dietro le spalle.

Il demone bianco si voltò verso la piccola umana che lo seguiva, aveva gli occhi spalancati e felici.

-Rin. Che cosa ci fai alzata a quest’ora?-Chiese serio.

La bambina non gli diede importanza e si avvicinò al piccolo laghetto che c’era di fronte a loro. L’acqua era scura, ma sul pelo della sorgente c’erano degli strani bagliori.

Rin cercò di avvicinarsi di più per osservare, ma il demone la fermò prima che cadesse in acqua.

-Che cosa sono, Signor Sesshomaru?-.Domandò, per poi indicare quelle luci.

Il demone seguì il suo dito e notò una strana presenza. Era una strana fiammella blu e verde che galleggiava sull’acqua.

-Un fuoco fatuo- mormorò.

La piccola attese che continuasse, ma non ricevette altre informazioni.

Sesshomaru seguì le scie del fuoco e, con sorpresa, capì che si stavano dirigendo verso il gruppo di suo fratello. Incuriosito da tale presenza, non esitò a seguirle.

Lasciò Rin con Jaken da soli e corse.

Le fiammelle si fermarono intorno al gruppo degli umani: loro erano immersi nel sonno. Si chiese che cosa li potesse aver attratti, i fuochi fatui si manifestavano solo nelle vicinanze di cimiteri o di paludi.

All’improvviso avvertì una strana energia provenire dalle pendici della foresta. Proseguì, attratto, e si ritrovo di fronte a una strana scena.

Inuyasha era a terra e sembrava dormire. Le fiammelle giravano intorno a lui. La cosa era ambigua e stupefacente, dato che erano in numero considerevole.

Si guardò in giro ma non trovò nessuno. Non era possibile che quelle creature fossero arrivate di loro spontanea volontà.

Le leggende erano molte, ma lui non ci credeva.

Ad un tratto Tenseiga vibrò. Il demone la impugnò, ma lei lo scostò, reagendo tramite la barriera protettiva.

Si estrasse da sola e sparì nel nulla. Il demone non sapeva più che pensare! Che stava succedendo?

Cercò di trovarla, la spada non si era mai comportata in quella maniera.

Le sue ricerche terminarono quando trovò Dafne sul pelo dell’acqua, seduta su essa, con le gambe incrociate e le braccia su esse. I suoi capelli fluttuavano e la sua energia si era sprigionata.

La ragazza aveva gli occhi chiusi, il respiro regolare e un battito del cuore costante. Sesshomaru cercò di avvicinarsi a lei, ma una barriera lo intralciò.

-Fermo!-, puntualizzò una voce.

Il demone si voltò e si ritrovò a faccia a faccia con quel ragazzo.

-Che sta succedendo?-Chiese il demone.

-Non sono cose che ti riguardano. Lascia questa zona ora che sei ancora in tempo.- Comunicò il ragazzo.

-Non farmi ridere ragazzino, non prendo ordini da te.-Disse Sesshomaru.

-Io ti ho avvertito.-

Eddy alzò il braccio e lo piegò all’indietro, estraendo una spada dalla sua spalla.

Sesshomaru, in tutti quegli anni, non aveva mai visto una cosa del genere, forse si trattava veramente di magia o di qualcosa di più.

-La usate in molti, questa tecnica?-Chiese curioso, riferendosi alla comparsa di armi dal corpo.

-Non immagini quanto! Ci rende forti. Rende il nemico impreparato… - affermò.

La lama della spada divenne invisibile e, con un colpo da maestro, il ragazzo colpì il demone; ma lui prontamente lo evitò, dando inizio allo scontro.

Le due spade iniziarono a battersi, tra salti e battute. Eddy e Sesshomaru avevano preso lo scontro sul serio e infatti i primi danni già si notavano. La cosa strana di quel duello e di quell’atmosfera era che nessun’ altro si era accorto di cosa stesse succedendo.

Miroku e Kagome avrebbero dovuto avvertire molto bene le strane vibrazioni che stavano percorrendo quella foresta, ma i due dormivano e il mondo compiva la sua missione.

 

}͏{

 

Tre ore prima

 

 

Dafne era appena tornata dal mondo futuro insieme a Kagome. La sterminatrice e il monaco se ne accorsero. Era vero che la ragazza veniva dal futuro, ma si chiedevano come mai si trovasse insieme a Kagome, per di più nel suo stesso tempo.

La cosa era strana.

I due osservarono le due ragazze con attenzione, ma non notarono nulla di particolare, forse era una loro fissazione.

Si aggiunsero al piccolo Shippo che non smetteva di saltellare come un bambino, dopo aver ricevuto il suo regalo.

Dafne cercò qualcos’ altro nella sua borsa, infine estrasse due buste e le porse agli amici.

-Questo è per voi.-Disse con un sorriso.

I due la guardarono negli occhi, intanto Kagome moriva dal ridere.

-Su, aprite voglio vedere le vostre facce.- Affermò la ragazza, mentre si portava le braccia dietro la testa.

La prima ad aprire il pacchetto fu Sango, la scatolina era rettangolare. Tolse la carta ed estrasse due pezzi d’intimo. Il colore variava tra il nero e il caramello. Sango divenne subito rossa e imbarazzata e iniziò a balbettare.

-In questo tempo questi capi ancora non esistono, ma ti assicuro che sono molto comodi, soprattutto se devi cambiarti e se non vuoi farti vedere da qualche maniaco.- Disse.

La sterminatrice non riusciva a parlare, non era abituata a vedere e indossare quegli strani pezzi di stoffa! Infine li nascose e mormorò un grazie.

Il monaco non aveva fatto altro che osservare la sua bellissima Sango che guardava quegli indumenti. Immaginò subito che un giorno lei li avrebbe indossati per lui, la sua mente pervertita iniziò a formulare immagini su immagini, pian piano il naso iniziò a sanguinargli.

-Se ti comporti in questa maniera, credo che dovrò riprendermi il regalo-, disse Dafne. Miroku la guardò perplesso non capendo il discorso. Beh anche lui aveva tra le mani una scatola rettangolare, anche se era più pesante di quella di Sango.

-Non mi fare quella faccia, non voglio sentirmi in colpa.-Mormorò imbarazzata.

L’amico ispezionò il pacco e aprì la confezione. Al suo interno trovò uno strano pezzo di stoffa scura, con un elastico all’inizio di quell’indumento.

-Che cosa sarebbe?-Chiese.

-Oh che vergogna!-Blaterò Kagome, coprendo gli occhi con le mani.

-Ka-chan non c’è nulla di vergognarsi, i ragazzi del nostro mondo lo indossano giornalmente, dopotutto.- Proferì Dafne arrossendo un po’ anche lei.

-Mi spiegate che cosa è?- Domandò il monaco.

-Idiota! Arrivarci!-Gridò Sango dandogli un colpo in testa.

Il poverino cadde al suolo, facendo rovesciare il contenuto della scatola. Quando si rialzò si ritrovò in mano una strana pergamena, no forse era un libro, Kagome gli aveva spiegato che, in futuro, le pergamene erano state sostituite da quei fogli. Lo sfogliò curioso e per poco non morì.

-Miroku che ti succede!-Esclamò nel panico la ragazza.

-Oh non ti preoccupare Sango, credo che per un po’ non ti darà fastidio e se ne starà calmo.- Comunicò Dafne.

Infatti, come detto dalla ragazza del futuro, il ragazzo si appartò sotto un albero e iniziò a sfogliare il libro. Sembrava che non avesse mai visto nulla del genere, ma era plausibile, l’epoca ancora non lo consentiva.

Fatto questo Dafne si allontanò, le rimaneva solo un regalo e il destinatario era svanito nel nulla.

Accidenti a te, dove sei finito? Si chiese, così si allontanò alla ricerca dell’amico.

Erano successe troppe cose e forse si sentiva confuso. Non sapeva che impressione faceva a lui, tuttavia non era nulla di buono. Lo ritrovò al calar del sole a poltrire su un ramo.

-Eccoti.- Disse.

Inuyasha si svegliò di scatto.

Non l’aveva sentita e poi che cosa faceva accanto a lui? Per lo spavento precipitò di sotto, sbattendo la testa sul terreno.

-Idiota di un cane.- Affermò Dafne, scompigliandosi i capelli per l’infantilità del ragazzo.

-Vattene. Non ho nulla da dividere con te.- Disse nervoso, allontanandosi- grazie a te, mi trasformerò in un cane.- Ringhiò.

Il sole tramontò e come rituale Inuyasha venne avvolto da una luce, ma una cosa era stata omessa. Infatti non si ritrovò mutato in cane ma in umano.

-L’ho sempre detto che il tuo cervello è paragonabile a quello di una gallina. Ricordi che notte è? Se lo sai fai due più due e ti esce il risultato.- Chiarì Dafne, sedendosi per terra frustrata.

-Fhe!- Borbottò Inuyasha.

-Non aspettarti qualche parola da me, non voglio avere niente a che fare con te! Odio le persone bugiarde.- Asserì il ragazzo, voltando la testa verso sinistra per non guardarla.

-Non credo di essere brutta, ma se sono ripugnante per te non farò storie. Volevo solo dirti che non ho nulla contro te e contro la tua missione. Di solito non mi faccio tutti questi problemi, ma ci tengo a voi, siete i primi amici sinceri che ho. Se ho fatto qualcosa che ti ha dato fastidio, dimmelo per favore.- Confessò Dafne, portandosi le ginocchia sotto il mento.

Inuyasha la fissò. La vedeva eccome, ed non era brutta, affatto!

La sua bellezza era rara, ma il suo cuore batteva già per un’altra donna.

La sua lontananza lo aveva fatto diventare freddo.

Kagome gli aveva fatto scoprire tanti valori e forse un giorno si sarebbe spinto oltre.

-Nulla-, mormorò.

-Come?-Domandò Dafne, guardandolo in faccia.

-Non so spiegarti il motivo ma non ho fiducia in te. Ci nascondi qualcosa… hai ferito Kagome e questo non posso permetterlo più! Dannazione non voglio perderla.- Dichiarò arrabbiato.

-E perché non glielo dici? Le mie intenzioni non sono negative. Non mi frapporrei tra voi due. Siete due senza spina dorsale.- disse stizzita, Dafne.

-E tu che ne sai?-L’apostrofò, mentre la notte calava del tutto.

-Già. Io non so che vuol dire essere innamorati, ma so che cosa significa amare. Lo vedo ogni giorno. E non sai che male fa non provarlo per una persona. Ma ogni volta mi dico che ancora non è arrivato il momento e tiro avanti. Inuyasha perdonami.- Mormorò abbassando la testa. – E’ colpa mia, lo so. Mi dispiace.- pian piano iniziò a singhiozzare e a piangere.

Inuyasha accorgendosene, non riuscì a fare molto. Non sapeva confortare nessuno, ma la ragazza non voleva smetterla di frignare.

-Sai, credevo che un giorno lo avrei provato anch’io, l’amore. Dopo tutto che cosa ho da perdere? La mia vita è illimitata.- Si asciugo gli occhi e si alzò.

-Ti farò un regalo speciale Inu-chan.- gli disse.

-Non chiamarmi così.- Sbuffò il mezzodemone, ma si rasserenò vedendola di nuova serena.

-So che ho molti segreti, ma anche tu Inuyasha, ne hai. I nodi verranno al pettine.- Gli sorrise.

-Non ho nessuna intenzione di ricevere una cosa come quella di quel bonzo- l’ammonì, con un sorriso.

-Beh non saresti male con indosso solo quello, di sicuro Kagome morirebbe.- Rise.

-Ehi!- Esclamò, diventando rosso.

-Non ti preoccupare. Ciò che ti donerò sarà qualcosa di particolare. Vedi, questa notte è speciale, infatti le anime dei nostri defunti ritornano in questo mondo e cercano di ricontattare le persone che hanno lasciato. –Gli spiegò.

-Non dire assurdità-, mormorò Inuyasha scettico.

-Ti ricrederai, amico mio.- Gli porse una boccetta di vetro che, al suo interno conteneva una strana pallina di luce. La circondò con un laccio e poi gliela mise al collo.

-Che la notte degli spiriti abbia inizio.-Mormorò piano.

-A volte fai paura.- Comunicò Inuyasha all’amica.

-Buon viaggio.-, con queste parole Inuyasha vide Dafne ritornare dagli altri, ma dopo poco la seguì anche lui.

Aveva chiarito poco sulla sua presenza, ma aveva scoperto che anche lei aveva un cuore grande e l’energia che sprigionava non era mascherata.

Dafne era una ragazza con tanto amore nel cuore e tante paure dentro.

Una stella cadente passò in quell’istante nel cielo ed Inuyasha espresse un desiderio; sorrise come un bambino e tornò dagli amici.

La serata passò tranquilla, con le chiacchiere tra ragazze e le occhiate furtive da parte di Miroku, che non faceva avvicinare nessuno al suo “libro magico”.

Dopo cena il gruppo si preparò per la notte. A Dafne sarebbe toccato il turno di notte. Tutto era tranquillo, fino a che Inuyasha non si svegliò.

Si allontanò dal gruppo per fare quattro passi. Le parole dell’amica gli rimbombavano nella mente.

Che cosa significava che quella notte era speciale? Perché la sua mente non lo lasciava riposare invece di assillarlo continuamente con i pensieri??

Si era accorto che Dafne non era lì con loro, chissà dov’era finita.

Quella svaniva troppo spesso!

La cercò per un po’, fino a che non giunse in prossimità del lago. C’era qualcosa di strano che galleggiava sulle sue acque, sembravano tante lanterne.

Con l’andare del tempo quelle sfere di luce si avvicinavano alla riva, fino ad arrivargli proprio di fronte. Fu in quell’istante che un bagliore azzurrino lo avvolse, facendogli perdere i sensi.

La boccetta al suo collo s’illuminò e si colorò di blu.

 

 

 

Quando si risvegliò si trovò immerso alla nebbia.

-Ma che accidenti…?-, le parole furono sostituite dal rumore di uno scoppiettio.

Lo segui, ipnotizzato, e raggiunse un piccolo focolare. Non c’era nessuno lì, solo il fuoco e un cinghiale morto. Il ragazzo sembrava perplesso, ma non ebbe tempo di fare o dire qualcosa che una strana presenza lo prese alle spalle.

 

Estrasse Tessaiga e la puntò verso il nemico, ma non colpì nessuno, poiché la spada ritornò allo stadio primario.

-Credevi che mi potesse fare del male?-Disse una voce autoritaria e vecchia.

Il ragazzo cercava il possessore di quella voce, mentre il cuore gli batteva forte.

C’era qualcosa che non quadrava.

-Hai suoi stessi occhi.-Proferì lo sconosciuto.

-Dannazione, esci allo scoperto!- Sibilò il giovane, con irruenza.

Un colpo fulmineo lo scaravento sull’albero.

-Non parlarmi con questo tono, Inuyasha!- Lo rimproverò la voce.

L’ombra si rese visibile, facendo pietrificare il ragazzo che si era rialzato, dolorante. Di fronte a lui c’era suo padre.

-Non è possibile!- Mormorò.

-Oh certo, hai ragione, ma grazie a quella strana pietra, tutto può essere realizzato.- Gli spiegò suo padre.

Inuyasha allungò la mano per sollevare la boccetta e infatti la pietra era illuminata e di blu.

-E’ una chiave speciale, che permette di vedere le anime. Gli esseri mortali non ne sono in grado.- Proferì il Generale, sedendosi.

Inuyasha osservava il padre, era vero…lui era il Grande Generale Cane.

Suo padre gli si era mostrato con un armatura sul corpo, quasi simile a quella di Sesshomaru, solo che alle spalle c’erano due triangoli ricurvi che lo proteggevano. Una stola di pelliccia sulla spalla destra e una cintura che l’attraversava e finiva sulla schiena per reggere le spade.

L’uomo aveva due marchi magenta sulle guance e gli occhi simili ai suoi. I capelli erano splendidi, non era uno fissato ma lo invidiava.

-Siediti, figliolo … facciamo tesoro di questo incontro.- Dichiarò il Generale.

Anche lui aveva osservato il figlio minore: tanti particolari erano della sua amata Izayoi. Il suo cucciolo era diventato un grande uomo.

-Ho saputo che stai combattendo contro Naraku. Le insidie saranno molte, ma ce la farai, abbi fiducia nelle tue capacità e in quelle delle persone che ti stanno vicino.- Gli disse.

-Come fai a sapere di Naraku?-Chiese il figlio.

Si sentiva a disagio. Era sempre stato un suo grande desiderio parlare con il padre, ma adesso che esso era stato esaudito, le parole svanivano.

-Ti sembra che lasci i miei figli incustoditi? Li proteggerò sempre anche da morto, è un dovere da genitore.- Asserì il demone, per poi osservarlo.

-Capisco.-Inuyasha non sembrava il ragazzo spavaldo di ogni giorno; essere davanti a quell’autorità lo aveva lasciato senza forze. Suo padre era lì con lui! e lui? Che diavolo stava facendo?? Si alzò, nervoso, per quella sua figura da scena muta.

-Lo so, è una strana sensazione.- Borbottò il generale.

-Già. Ho sempre voluto parlarti, farti milioni di domande e adesso… tu sei qui con me e non riesco a… –

-Figliolo, io sarò sempre con te. Liberati dal peso che ti opprime il cuore. Risponderò a tutte le tue domande.-

Detto questo i due si sedettero intorno al fuoco e iniziarono a parlare.

Inuyasha chiese il motivo della sua scelta a riguardo delle spade, del suo passato come generale e infine giunse alla domanda più importante.

-Hai amato tanto mia madre?- domandò.

I loro sguardi si erano incrociati, la paura e la soggezione erano stati sostituiti dalla felicità e dalla tranquillità.

-Tua madre è stata la mia luce, un bagliore così splendente che mi ha fatto scoprire cose che non sapevo esistessero. Lei era forte e determinata, la sua bellezza era rara e questo glie l’ ho sempre ripetuto. Quando mi disse che aspettava un figlio da me, ero felice. Il nostro amore aveva creato una creatura che suggellava il nostro sentimento. Non rimpiango niente di quell’incontro, se non fosse stato per lei, non sarei qui. L’amore ti rende un uomo migliore, Inuyasha, e credo che tu lo sappia. Vedo come guardi quella sacerdotessa.- Affermò il demone, facendo salire la temperatura al figlio che iniziò a balbettare come una femminuccia.

-Per tutti i Kami, padre!!!- Gridò, per poi borbottona parole senza senso.

-Non c’è nulla da vergognarsi! Non credere che per me sia stato facile rivelare i miei sentimenti a tua madre.- Rise lui, mentre ripensava quella vicenda.

-Non credevo che il Grande Generale Cane potesse cadere in ridicolo così-, mormorò Inuyasha, ridendo.

-Beh, tutti abbiamo dei punti deboli, tuttavia tua madre mi accettò per quello che ero.- Rise soddisfatto.

Di fronte a lui aveva suo figlio, il suo piccolino. Aveva ancora molta strada da fare, ma un giorno avrebbe coronato anche lui il suo sogno d’amore.

-Non credevo che potesse essere così bello parlare a tu per tu con te-, mormorò Inuyasha sdraiandosi sull’erba con le braccia dietro la testa. Il cielo si stava schiarendo.

-Hai ragione.- Anche il generale copiò il figlio ed entrambi si ritrovarono a fissare il cielo.

–Inuyasha hai un grande potere dentro di te e quando sarai pronto lo userai- mormorò lui, il ragazzo lo fissò.

-A che potere ti riferisci?-Chiese.

-Proviene dal tuo cuore. Abbine cura-, parlò.

Piano, piano la sua figura diventava sempre più trasparente.

-Che cosa ti succede? Perchè stai svanendo?-Urlò allarmato.

-Il mio tempo sta scadendo. E' stato un piacere parlare con te, figliolo. Se mi vorrai domandare qualcos’altro, chiedi a lei.- Proferì.

-A lei chi?-

-Alla ragazza che ti ha donato quella pietra- Inuyasha guardò il ciondolo datogli da Dafne si accorse con meraviglia che la pietra non era più blu, ma quasi bianca. Il suo potere stava svanendo.

-Ci rivedremo presto e la prossima volta porta anche tuo fratello.- Detto questo, il Generale svanì.

Rimasto solo, Inuyasha osservò il sole sorgere. Si era risvegliato da quel torpore.

Non era stato un sogno, ma la realtà e tutto ciò era successo grazie alla pietra o meglio, grazie a Dafne.

Le doveva molto.

-Grazie Dafne.- E ritornò dai suoi amici, mentre i suoi poteri da mezzo demone ritornavano in circolo.

 

 

}͏{

 

L’alba giunse anche per loro. Eddy e Sesshomaru erano impresentabili.

Le loro vesti erano distrutte in diversi punti, ma nessuno dei due sembrava farci caso. I due combattenti erano sfiniti.

Da una parte Sesshomaru si era divertito in quello scontro, perché aveva scoperto molto sul suo avversario, dall’altra, Eddy, aveva guadagnato tempo per la sua signora.

-Credo che possiamo dare un fine a questo scontro, per il momento-proferì il ragazzo conficcando la lama nel terreno. Si voltò giusto in tempo per vedere la sua signora aprire gli occhi.

S’inchinò in segno di rispetto e poi si avvicinò a lei.

-Com’è andata?-Chiese.

-Bene. Grazie di tutto Eddy. Puoi andare.- Gli sorrise.

Lui fece un segno e poi svanì.

Sesshomaru rimase a fissarli e poi ripose anche lui la sua arma.

-Buongiorno, grande demone.- Lo apostrofò la ragazza.

Lui non le diede modo di continuare e si scagliò contro di lei.

Dafne schivò il suo colpo, ma un secondo le arrivò, mozzandole il respiro.

La ragazza cadde al suolo priva di sensi.

Sesshomaru la prese come un sacco di patate e la portò via con sè.

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

Buona sera gente. Porto con me un nuovo capitolo e spero che vi piaccia.

In questa nuova puntata vediamo un po' di cose: tra cui il ritorno apparente del generale, il nuovo rapporto tra Inu e Dafne e lo vedremo nei successivi capitoli. Do spazio al personaggio del generale perchè ha un ruolo importante in questa storia e lo vedrete. Il fuoco Fatuo è una fiammella blu che di solito sta nelle paludi o nei cimiteri. Una leggenda narra che esso conduca al proprio destino, io lo ho attribuito alla morte.

Per i primi righi del capitolo, dove vediamo Miroku tutto sui di giri ...qualcuno è riuscito a immaginare che cosa sarebbe questo “libro magico”?

Lo svelo io. Un libro Hentai, immaginate la sua faccia. Oltre il libro ci sono i boxer.

Spero che vi sia piaciuto il capitolo. E mi fate sapere cosa ne pensate, grazie a coloro che mi seguono sempre e alla mia Beta Chiara che mi aiuta con i miei orrori.

Alla prossima.

Heart

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Capitolo 8
*** Caos ***


VIII
“Caos”



 
 
Quando Dafne si risvegliò, si trovò in un luogo differente da quello in cui era la notte precedente.
Gli alberi erano spariti e anche la luna. Si voltò per esaminare il luogo in cui si trovava e si accorse in quel momento  di essere avvolta in un kimono.
Non era abituata a quel genere di vestiario, ma di sicuro in quel periodo di storia era comune indossarli.
Si alzo dal futon e si avvicinò alla finestra. La stanza era situata al centro dell’immenso palazzo. Notò con stupore che la torre in cui era rinchiusa, era così alta da far venire le vertigini. Cercò di assemblare gli ultimi frammenti di ricordi, ma la mente era ancora assonnata e stanca. Di sicuro quel lungo sonno le aveva consentito il recupero dell’energia.
Il punto era: chi l’aveva portata in quel luogo?
Si avvicinò alla porta, con l’intenzione di uscire ma ciò che trovò la fece infuriare. Colui che l’aveva portata in quel posto la voleva tutta per sè, o meglio, voleva tenerla fuori dal mondo. Lei era una donna libera ed indipendente e non amava rimanere in un posto troppo a lungo.
Osservò il tutto di quella stanza, dai mobili raffinati al mangiare, ma dei suoi vestiti e della sua borsa non c’era traccia. Credeva che bastasse così poco a metterla ko? Si sbagliava di grosso!
Doveva uscire, non riusciva a respirare in quel piccolo spazio. Per prima cosa strappò il costoso kimono, riducendo la stoffa a brandelli e accorciandolo con uno strappo netto, che si fermò sulle ginocchia, per avere più facilità nei movimenti.
Poi si legò i lunghi capelli in una coda alta con la stoffa rimasta e infine, per concludere, richiamò Phoenix. La pistola si materializzò nella mano.
 La ragazza non aspettò tanto per fuggire, infatti l’arma spaccò in due la serratura, permettendole di evadere da quella prigione.
Quelle scarpe le davano fastidio, i piedi scivolavano di continuo, peggio dei sandali.  Con una mano toccava il ruvido muro fatto di pietra, era strano non c’era nessuno in giro, nel pensare che erano nel pomeriggio, ma avvertiva la presenza di demoni intorno al palazzo. Alla fine rimembrò i vari momenti accaduti nella notte precedente.
L’incontro con Inuyasha, il suo regalo, la battaglia e poi lo scontro contro Sesshomaru. Purtroppo ricordava poco, forse a causa della botta.
Quel demone l’aveva colpita senza preavviso e lei era caduta come una principiante; forse  a causa della stanchezza. Sì, perché le sue energie erano al minimo, dopo quel ritrovo tra padre e figlio.
Si maledì mille volte per poi uscire fuori.
Il cortile si presentava con tanti fiori, con una fontana al centro del perimetro e le colonne che la circondavano. Quel luogo le sembrava talmente familiare che, per un momento si sentì a casa.
Quando si ritrovò a fissare due occhi neri si fermò. Rin se ne stava in un angolino a canticchiare con in mano dei fiori, le sue piccole mani li stavano intrecciando a forma di cuore.
La piccola sembrava stare bene in quel luogo, le sue guance era rosee e i suoi occhi brillavano, di sicuro il demone era nei paraggi e, peggio ancora, la stava osservando.
Dafne sembrava irritata di quel suo comportamento, ma preferì rimanere calma. Tutto fuorché nervosa, lui non doveva scoprire cosa celava dietro la maschera.
Prese ad avvicinarsi alla piccola che la guardò muoversi leggiadra; si sedette proprio accanto a lei.
-Ciao Rin.- Disse.
-Ciao nee-chan. Dormito bene?-Chiese la piccola, con un grande sorriso.
-Si, non mi posso lamentare. Ma dimmi, sai dove ci troviamo e dov’è Sesshomaru?-Domandò, mentre raccoglieva un fiore dal prato.
La piccola l’osservò e poi rispose.-Il padrone ritornerà stasera. Jaken ha detto che è in missione. –Rispose tutta contenta.
-Ah e ti ha detto di cosa si tratta?-Affermò Dafne, porgendo un nuovo fiore a Rin.
-No. Il signor Sesshomaru non dice mai dove va. Come hai fatto?-Chiese felice. Infatti dalla mano di Dafne il fiore mutò di colore, da bianco divenne azzurrino.
-E’ una magia. Tu credi in essa?-Chiese, intanto la ragazza apriva le mani per appoggiarli sulla piccola.
-Si- rispose lei entusiasta.
-Mi fa piacere tesoro. Tieni- le disse porgendole un ciondolo a forma di margherita.- ti proteggerà dal male ed è un segno della nostra amicizia- le sorrise.
Rin accettò con piacere quel piccolo dono, iniziò a salterellare e  ripetere il nome dell’amica, fino a che, dinnanzi a loro si presentò la figura virile di Sesshomaru.
L’uomo osservò con attenzione la piccola bambina e notò che intorno al collo aveva appeso un ciondolo; poi indirizzò lo sguardo sulla donna che stava ancora seduta sul prato. Da quella visuale intravedeva le sue lunghe gambe, il kimono era stato strappato in diversi punti, lo aveva scelto personalmente.
-Signor Sesshomaru Dafne nee-chan mi ha fatto un regalo-, disse la piccola facendo vedere il piccolo gioiello al demone.
Ma lui non se ne curò, avanzo verso la ragazza e lei, pronta a difendersi, si alzò, rivelando la sua naturale bellezza. Un dolce venticello le accarezzò la pelle e in quel momento il demone si concentrò sul suo sguardo.
La ragazza era ferma e lo fissava, come lui faceva con lei.
I suoi occhi stavano mutando. Delle sfumature rossastre tra il blu, danzavano in quelle iridi.
Dafne si accorse che il suo potere stava vacillando, oramai mancava poco. A breve sarebbe giunta l’eclissi e lei doveva empiere al suo ruolo.
Si accarezzò i capelli che fluttuavano e volse il suo sguardo verso l’orizzonte. Il panorama era bellissimo, l’arancio stava dipingendo il cielo, mentre il sole calava.
-Come sei uscita dalla stanza?-Chiese Sesshomaru.
Era sicuro di aver chiuso bene il lucchetto, sicuramente la ragazza era stata aiutata, ma da chi?
-Mio caro Sesshomaru non potrai mai legarmi come credi tu. Io sono libera e non ho nessuna intenzione di essere imprigionata da uno come te. E poi ho molte risorse.- Dichiarò Dafne.
-Parli della tua magia?-Domandò curioso.
-Non solo. –Rise.
Il demone la osservò.
Quel sorriso sembrava dipinto apposta sul quel viso di porcellana, sembrava così etera e talmente fragile, ma si era rivelata tutto l’opposto. Non ci mise tanto a contrattaccare con una dose di azione, estrasse Bagusaika e si avvicinò a lei.
Dafne questa volta non si fece trovare indifesa, richiamò Phoenix che avvertendo il pericolo la difese con uno scudo.
 -Che diavoleria è?-Esclamò Sesshomaru, notando un alone bluastro intorno alla mano della ragazza. C’era qualcosa che luccicava e la proteggeva per giunta.
Quando la base dello scudo svanì, fu possibile a Sesshomaru vedere l’arma. Non sapeva identificarla, ma di sicuro proveniva dal futuro.
-Grazie Phoenix sei grande-, mormorò Dafne impugnando l’arma con più destrezza.
L’uomo si trovò a fronteggiare un qualcosa di sconosciuto, ma non si tirò indietro.
Dafne iniziò a sparare colpi, ma il demone li schivava con grande abilità.
Lo scontro durò giusto il tempo di finire le munizioni per poi scomparire, la ragazza aveva avuto la sua occasione.
-Hai finito? Inutile arma.- Dichiarò.
-Mai offendere qualcosa che non si conosce Maru-chan …- detto questo si volto per ritornare in camera, ma non ci arrivò mai, poiché Sesshomaru la incatenò ad un albero con forza, stringendo il collo in una morsa d’acciaio, mentre il suo corpo veniva premuta dal suo, virile.
-Non osare parlare in questa maniera, non ti ho dato il permesso di farlo. Tu mi servi per accrescere il mio potere.- Confessò, freddo.
-Ecco svelato il mistero. Peccato che io non ti aiuterò in questa follia. Mi dispiace, se vorrai crescere di potere dovrai farlo da solo, non sono uno strumento e non sarò mai la tua arma. Mettitelo in chiaro in quella testa di ferro!-Esclamò con rabbia. Spinse con forza il corpo del demone per liberarsi.
-Allora non hai scoperto tutte le tue carte, voglio vederti in azione.-Annunciò, burbero.
-Come te infine. Dimmi Sesshomaru tu hai qualcuno da proteggere?-Chiese lei.
Il demone rimase fermo nella sua postazione, mentre la sua mente elaborava quella frase, che tanto tempo fa aveva ricevuto dal padre.
-Non dire idiozie!-Gridò nervoso.
-Bene. Forse un giorno scoprirai tale significato e solo allora avrai ottenuto ciò che desideri ardentemente.- Disse per poi incamminarsi.
 
 
Dafne era svanita e lui era rimasto a fissare il prato diventare nero per l’assenza di luce. Di nuovo quella frase.
“Sesshomaru, tu hai qualcuno da proteggere?” Disse suo padre.
Come faceva lei a conoscere quell’aneddoto? Chi era?
Imprecò e si diresse verso la torre, aveva bisogno di risposte.
Giunto dinanzi alla stanza rimase fermo sulla soglia, c’era qualcosa che lo fermava. La mano sulla maglia rimaneva ferma e non si muoveva. Alla fine vinse quello scontro e si ritrovò in camera. La stanza era buia, non c’era un filo di vento.
Osservò ogni particolare fino a notare qualcuno raggomitolato a terra.
Dafne si trovava inginocchio, con la testa china e i capelli sparsi di qua e di là, una mano sul petto e i gemiti strozzati che uscivano dalla gola.
-Che diavolo ti prende?-Chiese, avvicinandosi alla giovane.
-Allontanati!-Urlò lei.
Ma lui non ci fece caso, s’inginocchiò per alzarle il viso e solo allora si accorse di qualcosa di strano. Gli occhi della giovane erano di un colore differente, uno blu e l’altro rosso. Che diavole le stava succedendo?
La giovane cercò di riprendere possesso del proprio corpo, ma il potere scaturito da tutto quello che era successo fin ora era troppo anche per lei.
-Ti stai trasformando?-Riferì lui, ormai era palese che stava accadendo quello. Ma non si spiegava come. Dafne era un umana anche se dentro di lei viveva una strana entità.
-Non ti deve importare, vattene. Prendi Rin e scappa.- Bisbigliò.
-Tsè! Non dire assurdità!, il principe dei demoni non scappa di fronte ad un essere come te.-Affermò autoritario Sesshomaru.
Dafne era incredula a quelle parole, lui non sapeva chi aveva di fronte, tuttavia aveva ragione. Decise in quel momento il da farsi, ormai la crisi era in procinto di scoppiare, l’unica alternativa era quella di scomparire.
Si alzò con quelle poche forze che aveva e si sorresse al muro.
-Sei uno stolto, io ti avevo avvisato di non metterti contro di me. Pagherai le conseguenze delle tue azioni, un giorno. Per oggi ritieniti fortunato.-
Sesshomaru la vide sparire senza battere ciglio; dopo un lasso di tempo, un onda d’urto fece tremare l’intero palazzo.
 
 
 
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-Dannazione!- imprecò Inuyasha.
Da quella notte non aveva più visto Dafne. In fondo al cuore sentiva un macigno che lo rendeva pesante, forse l’amica era in pericolo o, peggio ancora, stava male. Da quella notte/viaggio in lui era cambiato qualcosa e i suoi amici se ne erano accorti.
Non aveva loro raccontato del suo incontro con il padre, quel ricordo lo teneva custodito nel suo cuore, al sicuro da tutti, ne era geloso.
Era sicuro che i suoi amici non glielo avrebbe rubato , ma era cosa intimo…
Da quando si era risvegliato si era ripromesso di ringraziare la ragazza, ma al suo arrivo aveva trovato gli amici ancora dormienti e di lei nessuna traccia.
 beh una traccia c’era ed era quella di suo fratello.
Di sicuro Sesshomaru se l’era portata via, per quale motivo, era un mistero.
Si arruffò i capelli con fare nervoso e poi scese dall’albero.
 Kagome era ritornata nel suo presente, e loro si erano fermati al villaggio della vecchia Kaede.
Il gruppo era sparpagliato e lui non se ne curava, bastava ritrovarla.
-Credo che Inuyasha senta la mancanza di Dafne, che ne pensi Sango?-Disse una voce. Inuyasha la riconobbe subito, si trattava di Miroku, stava passeggiando assieme a Sango.
La ragazza aveva lo sguardo rivolto a terra.
-Lo credo anch’io. E da un poco di tempo che non si fa vedere, mi sto preoccupando.- Aggiunse la sterminatrice.
-Speriamo che stia bene, qualche notte fa ho avvertito un forte potere, purtroppo non presagiva nulla di buono-, confessò il monaco.
Inuyasha origliava il tutto senza essere scoperto, anche lui se ne era accorto. Si era svegliato di scatto e aveva corso per ritrovare quella scia, alla fine era giunto in una raduna distrutta. Dell’artefice nessuna traccia.
Gli amici proseguirono senza intoppi, li seguì per un altro poco per poi scendere e dirigersi verso la capanna della sacerdotessa.
Quando Kaede si scontrò con lo sguardo di Inuyasha lo invitò ad entrare.
-Che cosa ti turba, Inuyasha?-Domandò l’anziana, sedendosi.
-Ci deve essere per forza qualcosa?-Rispose burbero.
La vecchia non si mosse di una virgola, ormai era abituata ai suoi comportamenti infantili.
-Ti vedo cambiato Inuyasha, per caso ti è successo qualcosa? Sembri rinato- Terminò l’anziana donna, sorseggiando il suo the.
-Fatti gli affari tuoi, vecchia!-L’ammonì.
Rimasero per un certo tempo in silenzio. Inuyasha era seduto e teneva la sua spada come al solito, mentre fissava il vuoto.
Era strana, quella situazione.
Da sempre Kaede gli leggeva dentro, ma questo gli succedeva anche con Kagome o con Miroku… forse il loro potere spirituale individuava ciò che galleggiava nel suo animo.
Tuttavia Dafne era stata l’unica a scoprire tutte le sue carte, c’era qualcosa di così affascinate in lei!
 Forse adesso capiva perché Sesshomaru era così attratto di lei.
-Ho incontrato mio padre qualche notte fa - Disse piano.
Kaede lo guardò con attenzione, invogliandolo a continuare.
- All’inizio sembrava un sogno, ma poi lui mi ha detto che si trattava di qualcosa di diverso. Non so spiegarlo, ma ho potuto per la prima volta abbracciare mio padre. Ho sentito il suo calore, la sua forza, mi sono sentito amato.- Disse il mezzo demone, cercando di ricordare quelle bellissimi sensazioni.
-E’ stata la notte più bella della mia lunga vita, forse un giorno lo incontrerò di nuovo-,terminò, stringendo Tessaiga.
-In quale notte è successo?-Chiese la sacerdotessa.
-Una notte. C’erano delle strane fiammelle sul lago quando poi mi hanno circondato…- spiegò.
-Si trattava di fuoco fatuo?-Cercò conferma Kaede.
-Credo di sì-
-è un accadimento raro. Le leggende narrano che il Dio della morte li richiama per portare messaggi ai vivi o il biglietto della morte stessa. Stai per morire?-Chiese allarmata.
-Non dire assurdità vecchia, non posso morire.-Azzardò Inuyasha infastidito di tale risposta, si alzo e la guardò in malo modo.
-Non morirò così facilmente e poi …- afferrò il ciondolo che aveva al collo e lo fece vedere alla donna.
Lei non capì di cosa si trattasse, ma era convinta che quella perlina era il fulcro di tutto quel viaggio. Ma non riuscì a proferire parole perché qualcosa esplose in un boato.
Uscirono in fretta e in furia dalla capanna. Trovarono il caos nel villaggio, gente che correva da una parte o chi urlava.
Il cielo si era dipinto di nero e il sole aveva assunto un colore rossastro, di sicuro qualcosa di brutto stava per avvenire. Miroku e Sango giunsero a destinazione e si prepararono a combattere.
Ci fu un lampo e qualcosa cadde al suolo.
Non si vedeva nulla, una luce abbagliante investì tutto.
Quando si ripresero notarono la distruzione totale.
Ma c’era qualcosa in loro che non andava. Sembrava che il tempo si fosse fermato; ma una straordinaria luce violacea si distingueva tra di loro.
Tessaiga li aveva protetti senza essere sguainata. Pulsava come non mai nel fodero e Inuyasha se ne accorse dalle vibrazioni emesse.
-Che diavolo??-Mormorò Inuyasha.
-Tessaiga ci ha protetto-affermò Miroku.
-Solo noi, oddio gli altri sono stati polverizzati!-Urlò Sango chiudendo gli occhi per lo sgomento.
-Chi è stato?-Inveì Inuyasha sconvolto.
-Esseri inutili, il mondo dovrebbe essere governato da noi. –Disse all’improvviso una voce.
Dalla nube di fumo emersero tre figure avvolte da mantelli color cremisi. Il gruppo cercò di intravedere qualcosa, ma la polvere li ostacolava.
-Che cosa volete da noi?-Disse Miroku. L’aura che li avvolgeva era spettrale, quei tre cosi erano molto potenti.
-Umano, nessuno ti ha dato il permesso di parlare.- Pronunciò uno dei tre. Aprì la mano e un fascio di luna si scatenò contro la sfera che ribaltò l’attacco.
-Polvere di fenice, di sicuro c’è il suo zampino-Affermò l’uomo.
-Di che cosa state parlando e che cosa volete da noi?-Esclamò Inuyasha ormai allo stremo della rabbia. Il villaggio Mushini non esisteva più a causa di quei tre.
-Da te nulla mezzo demone, ma forse da chi ha cosparso la tua arma di quella polvere…- dichiarò.
Inuyasha non capiva di che cosa stesse palando. Quale polvere?
-La tua arma è avvolta dal potere della fenice. Ma credo che tu non sappia questo particolare- affermò.
-Fenice? Ma è una creatura mitologica- Dichiarò Miroku.
-Non credo proprio, monaco. La fenice esiste e noi siamo qui per catturarla, prima che si risvegli.- Rivelò.
-Fratello, di lei nessuna traccia, aspettate- interruppe l’uomo che stava a destra. – Questa è l’energia di una delle pietre della morte!- Sostenne l’uomo.
In un battibaleno l’ombra svanì e tornò con un’altra persona. Inuyasha spalancò gli occhi nel vedere Kagome imprigionata tra le braccia di quello sconosciuto.
-Lasciatela!-Ringhiò.
-Sei tu allora, abbiamo la prima pietra- estraendola dal collo della ragazza che era diventata immobile. I suoi occhi erano spenti.
-Kagome!Kagome!-Urlava Inuyasha e poi tutti gli altri, ma lei non rispondeva.
-Maledetti che le avete fatto?-Urlò sguainando Tessaiga che si trasformò.
-Te la puoi tenere, non ci serve più.- Disse l’uomo per poi lanciarla a terra. Il corpo esanime di Kagome iniziò a perdere sangue.
A quella vista, Inuyasha perse il controllo. Gli occhi si tramutarono in rosso vivo, la parte più famelica  del suo animo ritornò a galla. La barriera si disintegrò e partì verso quei tre esseri.
-Inuyasha fermati!-Urlarono gli altri, ma non li sentì, ormai preso dalla furia. Alla fine lasciarono l’amico furioso per vedere come stava Kagome. La ragazza non aveva nulla di rotto, ma la parte in cui era uscita la sfera si stava ingrandendo, era da lì che sgorgava il sangue.
I tre cercarono di tamponare la ferita dell’amica, ma non riuscivano a fermarla. Kagome respirava malamente.
Intanto Inuyasha aveva perso del tutto il controllo del suo corpo, l’uomo lo affrontava senza serietà. Schivava i colpi senza badare a lui.
I due uomini che erano rimasti fermi osservavano il luogo, era inutile rimanere lì. Richiamarono il loro fratello per poi svanire.
 
 
Lo scontro era finito, ma a quale prezzo?
Miroku si avvicinò a Inuyasha steso a terra.
-Amico? Ehi Inuyasha!- Gridò il ragazzo ma il mezzo demone non gli diede risposta. Sembrava assente. Gli occhi spalancati e bianchi. Non poteva morire. No.
Iniziò a pregare i Kami per un miracolo, ma tutto fu vano.
 
 
 
All’improvviso una presenza conosciuta giunse. Sesshomaru, attratto da quell’energia potente si era precipitato al villaggio, ma al suo arrivo trovò solo distruzione. Fu lui a costatare che il fratello era morto, come la sacerdotessa.
-Signor Sesshomaru non li può aiutare?-Disse timidamente la piccola Rin.
-Non dire idiozie, Rin! Il padrone non si presterebbe a fare una cosa del genere. Non è vero, padrone?- Chiese Jaken, ma non ottenne risposta.
-Ha avuto la sua punizione- Dichiarò il demone.
-Come puoi dire una cosa del genere? E’ tuo fratello, sangue del tuo sangue!- Singhiozzò Sango.
-Non dire idiozie umana, lui ha portato il disonore nella famiglia è ciò che gli aspettava.- Rispose per voltarsi, ma si fermò nel riconoscere una figura avvicinarsi al gruppo.
La ragazza non lo guardò nemmeno negli occhi per dirigersi verso gli amici. Quando loro la videro, piansero.
-Dove eri quando avevamo bisogno di te?-L’accusò la sterminatrice, piangendo sul corpo dell’amica.
-Mi dispiace per non essere arrivata in tempo, ma ho avuto le mie ragioni. Non vi preoccupate andrà tutto bene.-Detto questo si avvicinò a Kagome e le prese la mano.
-Seishin ho bisogno del tuo aiuto, richiama l’anima di Kagome.-Disse Dafne stringendo la mano dell’amica.
 -Non farlo Dafne è una tecnica pericolosa. Non sei in grado di utilizzarla- affermò Kaede.
-Non ti preoccupare, sono poche le cose che non posso fare. –Le sorrise. Un sorriso sincero, buono.
Kaede avvertì infondo al cuore un tiepido calore, ed era Dafne a procurarlo.
-Oh per tutti i Kami, tu …- si fermò a quella confessione. Adesso le appariva tutto chiaro! Come aveva fatto a non accorgersi di una cosa così vicina al cielo?
-Ritorna da noi Kagome, Non è ancora il tuo momento per lasciare questo mondo. E’ un ordine!- Un’onda di energia calda si sprigionò da quel contatto.
La ragazza si alzò e si diresse verso Inuyasha. Si fece un piccolo taglietto e poi pose il polso sulla bocca dell’amico.
-Credo che tra breve si riprenderanno. Forse è meglio fare qualcosa per questo villaggio. Mi farò perdonare.- Annunciò.
Tutti erano rimasti stupiti di quel potere, anche Sesshomaru. Non aveva preso in considerazione che ella possedesse tale potere.
Dafne chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, l’aerea era estesa, ma ci sarebbe riuscita. La sua immagine divenne sbiadita per tutti, un calore sconosciuto inizierò ad uscire dal suo corpo.
 Solo Kaede, che ormai aveva capito chi fosse la ragazza, la vide nel suo aspetto originale.
La giovane indossava una veste lunga, dalla stoffa dorata. I suoi occhi era di un azzurro oltremare, dalla sua mano apparve una fiamma azzurra che pose infine sul terreno. Nessuno capì cosa stesse succedendo in quella frazione di secondo, ma quando riaprirono gli occhi la natura stava rinascendo.
-Come diavolo?-Chiese Miroku.
-I segreti hanno il loro prezzo- disse per poi raggiungere l’amica che si stava riprendendo.
-Come stai Ka-chan?-Domandò.
Kagome si sentiva stordita, ricordava poco di ciò che le era successo. Era ritornata nel Sengoku e poi era stata afferrata da qualcosa, il suo corpo non si muoveva, aveva avvertito uno strappo provenire dal suo corpo, la sfera era stata rubata. Non ricordava nient’altro.
-Stai tranquilla, la ritroveremo.-La rasserenò Dafne.
La sacerdotessa la guardò confusa, ma non ebbe il tempo di dire altro che fu sommersa di abbracci; da ciò che aveva capito che era morta ma, grazie a Dafne, era ritornata tra i vivi.
Sembrava ritornato tutto al suo posto, i piccoli germogli stavano spuntando dal terreno, la gente morta era ritornata in vita, ma c’era qualcosa che stonava. Inuyasha non si era ripreso e questo preoccupò tutti, tranne due persone. Una a cui la cosa non importava molto, e la seconda che lo guardava da lontano, sapendo che presto avrebbe dovuto spiegare tante cose.
Si, perché il momento della verità si stava avvicinando. E poi… il nemico la stava cercando.
Doveva trovare una soluzione per proteggerli.
Forse la risposta era a portata di mano. si, il suo piano si stava realizzando.
-Svegliati presto Inuyasha, il mondo ha bisogno anche del tuo supporto.-Disse, mentre si allontanava.
 
 
 
Da lontano il demone maggiore la seguiva.
 Dafne se ne era accorta ma non aveva fatto nulla.
Richiamò il suo guardiano e gli diede istruzioni.
-Alla fine si sono fatti vivi- Dichiarò Eddy.
-Avverti le alte sfere, ho bisogno che tutti siano al corrente. Eddy per favore richiama anche mia madre, ho urgentemente bisogno di parlare con lei.- Disse scostando i lunghi capelli.
-Sarà fatto.- Eddy svanì nella sua nuvola di fumo.
-Il momento sta arrivando.-Mormorò a bassa voce, ma Sesshomaru la sentì.
-Di che cosa stai parlando, Donna?-
-Adesso mi chiami così? Comunque non ha importanza, ho altro a cui pensare.- Affermò.
-Che cosa sta arrivando?-Domandò affiancandola.
-Il mio risveglio. e dal lì il mondo entrerà nel caos!-
Sesshomaru la guardò e si accorse che i suoi occhi era dipinti di rosso e le ciocche dei capelli si stavano sfumando di blu.
Chissà di che cosa parlava, ma di sicuro nulla di buono.
Oramai aveva deciso: l’avrebbe seguita.
Il mistero si faceva sempre più fitto.

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Capitolo 9
*** L'alba di un nuovo giorno ***


IX

“L'alba di un nuovo giorno”

 

 

 

La giornata stava per concludere, ed Inuyasha non si era ancora ripreso.

La preoccupazione di Kagome stava per salire alle stelle. Il mezzodemone era assistito a turni dai suoi amici, chi stava all'esterno della capanna o chi dentro.

Il sole oramai era un ricordo, mentre la notte iniziava a farsi prossima.

La luce lunare era scomparsa, infatti per quella notte si era oscurata. Dentro la capanna dove stava, Inuyasha prendeva sembianze d'umano.

 

 

 

Intanto in alto, al colle, una ragazza se ne stava seduta su un ramo di un albero. Dafne era pensierosa, aveva gli occhi chiusi e la mente da un'altra parte.

Sembrava che dormisse, ma non era così.

La ragazza era immersa in una alta concentrazione...infatti stava tentando di regolarizzare la sua anima, che purtroppo era irrequieta.

Dopo gli avvenimenti dei giorni precedenti, aveva imparato che ogni occasione era buona per stabilire un equilibro tra anima e potere e il suo ne aveva bisogno.

Il richiamo delle anime era una tecnica molto difficile, come aveva detto Kaede.

La sacerdotessa però non sapeva chi lei fosse o quali poteri la distinguessero dagli altri.

Rimase ancora per un po' in silenzio, fino a che aprì gli occhi per guardare il cielo stellato. Si alzò dal suo posto per incamminarsi verso il lago che c'era verso nord. Appena raggiunto, entrò dentro la foschia che si era creata apposta per quell'incontro.

 

Una donna dai vestiti simili ai suoi era di fronte a lei. I lunghi capelli svolazzavano liberi come gabbiani, il portamento era nobile e fiero.

Quella donna era sua madre. L'ammirava da sempre, le piaceva come si comportava di fronte alle difficoltà, il suo chiedere aiuto, il suo modo di parlare. Era bella e questo era indubbio. Vedeva suo padre osservarla di nascosto e, ogni volta, gli brillavano gli occhi.

Era un amore solido, il loro, un amore che negli anni aveva superato mille difficoltà e segreti, ma si potevano fidare senza remore l’uno dell’altro.

Voleva poter incontrare anche lei un uomo del genere, che l'amasse più di ogni cosa, che la proteggesse anche con un solo sguardo, che fosse geloso dei suoi sorrisi.

L'amore a volte faceva miracoli e i suoi genitori erano un esempio.

Avrebbe potuto parlare di loro in eterno, perchè nella sua infanzia li aveva osservati a lungo, aveva imparato a capirli e a distinguerli.

Loro erano i migliori genitori del mondo. Loro erano le colonne portanti del mondo, ma sopratutto della sua vita.

 

Dafne sorrise alla madre, mentre lei si avvicinava e chiedeva silenziosamente di porgerle una mano da congiungere alla sua.

Uno strano bagliore si formò a quella unione, il loro potere era in sincronia, ma nello stesso tempo differente.

La donna fece apparire una panca sul pelo dell'acqua per parlare con la propria figlia in tranquillità.

 

-Come stai, amore mio?-Domandò, mentre le mani si scioglievano, ma i loro sguardi non si perdevano di vista.

La ragazza abbassò il viso per poi rialzarlo e guardare l'infinito dell'orizzonte.

-Sono ritornati mamma. Hanno distrutto il villaggio dei miei amici. Ho dovuto ricostruirlo, ma credo che presto dovrò dare loro delle spiegazioni.-Spiegò Dafne turbata.

-Fatti forza, amore mio. Lo sapevamo che sarebbero ritornati, eravamo preparate. Ma forse non è questo quello che ti turba.-Asserì la donna.

-Come sempre sai leggermi perfettamente, mamma. Infatti lo squilibro del mio potere ogni giorno che passa diventa più forte. So cosa comporta, perché, come è successo per i miei fratelli, avverrà anche con me, ma qua stiamo parlando di altro, e tu mi puoi capire.-Affermò Dafne.

 

La donna annuì, mentre il suo sguardo seguiva il percorso di quello della figlia. I suoi occhi si chiusero, ricordando quando il suo potere era così immenso da non poterlo controllare… quella volta, se non fosse stato per suo marito, forse lei si sarebbe disintegrata in esso.

 

-Devi avere coraggio e la forza di tenerlo fermo dentro di te. Cerca di reprimerlo, creati un'altra personalità se ti è di caso, ma non farlo esplodere, le conseguenze potrebbero essere infinite. Come il mio, può distruggere il mondo, siamo l'eguaglianza del bene e del male, e il nostro compito è custodirlo. Mi dispiace averti dato tale responsabilità, ma il destino è crudele. Egli ci affida le avventure più pericolose per metterci alla prova, ma infine ci premia. Ho sofferto un’ infinità quando mi sono separata per sempre dai miei amici. Tuttavia le mie prove non erano neppure iniziate, ma grazie a loro, ho potuto conoscere tuo padre, la sua famiglia e un universo differente dal mio. Chi se lo aspettava che la luce fosse attratta così tanto dall'oscurità? Vedi, bambina mia. La vita è tutto un gioco di equilibro, se desideri qualcosa poi devi dare qualcosa del medesimo valore. Il nostro compito è quello di regolarizzare questo confine, non ha importanza se soffriamo o no, il mondo ha bisogno del nostro sostegno. -Spiegò la donna, modulando la voce nei punti più critici.

 

-Hai ragione mamma, ma è così difficile. Vorrei vivere una vita normale, senza battaglie e poteri...vorrei vivere la mia adolescenza come tutte le altre ragazze.- Disse Dafne.

 

La donna rise. -Le coincidenze sono assurde a volte! Una volta chiesi di avere una vita più frizzante ed avventurosa e dopo poco il mio desiderio fu esaudito. Adesso tu mi chiedi di essere normale… ognuno di noi è speciale e destinato. Non è un caso che tu sia quella che sei. Dobbiamo accettare la nostra sorte al positivo. Forse non lo sai ancora, ma ti aspetta un futuro pieno di felicità...probabilmente adesso sarà tutta una salita, ma verrà anche per te il momento della discesa. Abbi fede in ciò in cui credi, in ciò che desideri e in ciò che vorresti. Dafne la tua vita non sarà eternamente buia, tu sei il fuoco della vita, ricordatelo, fino a che ti batterà il cuore, sarai viva. -Spiegò la donna, afferrando il mento della figlia per alzarlo alla sua altezza - il meglio deve ancora venire e io lo so, poiché l’ho visto, quando sei nata.

-Davvero?-Domandò.

-Certo. Tutto è possibile, basta crederci.- Le sorrise.

 

Le due si alzarono e si abbracciarono. Il tempo sembrava eterno, il loro amore era qualcosa di unico.

-Ricordati chi sei. Affronta le tue paure, ma sopratutto fidati dei tuoi amici. Loro non ti abbandoneranno.- Disse, richiamando la sua spada- il tuo amico si sveglierà presto, un giorno me li presenterai...comunque credo che per ora non si faranno vedere, ho eretto una barriera. Le alte sfere sono state informate dell'accaduto e già stiamo cercando una soluzione per affrontarli. Non temere andrà tutto bene. Recupera le reliquie così daremo un taglio netto a questa faccenda. Per ogni problema avvisami. Ti voglio bene Dafne.- Terminò, mentre intorno a lei apparivano tante piccole lucciole. In men che non si dica, scomparve.

 

-Grazie mamma… grazie di tutto.-

 

 

 

 

L'alba era quasi giunta e Dafne si sentiva una persona nuova.

Camminava con il sorriso stampato in faccia. Sì, avrebbe fatto come aveva detto sua madre. Chi ha più potere ha più responsabilità.

Raggiunse in breve tempo il villaggio che ancora dormiva; entrò nella capanna di Kaede e si inginocchiò accanto ad un Inuyasha dormiente. I suoi caratteri demoniaci stavano riapparendo. Da quella postazione notò alcuni nuovi particolari e sorrise tra sé e sé.

 

Tutto andava come aveva pianificato. Certo, non era stato messo in conto che il mezzodemone morisse, ma era successo. Tuttavia non lo rimpiangeva: le cose si erano svolte in maniera inaspettata, ma le avevano tolto un grande peso.

 

Al suo risveglio mancava ormai poco: già le sue orecchie si muovevano, il che significava che si era ripreso.

Non aveva il potere di dare la vita eterna, solo sua madre ci riusciva, e lei lo donava solo alle persone speciali. Ma i loro poteri eguagliavano in una maniera quasi simile.

 

Appoggiò una mano sul fodero di Tessaiga che era accanto al suo padrone e sussurrò alcune parole in una lingua sconosciuta.

La spada s'illuminò per poi scomparire.

Questo episodio non fu perso da un occhio vigile, che era nella stanza accanto.

 

Infatti Miroku si era svegliato quando aveva sentito la presenza di Dafne.

L'aveva guardata lungo, notando il sorriso sulle labbra, le parole dette e infine quello sguardo intenso sul corpo dell'amico. C'erano fin troppi dilemmi riguardo a quella ragazza venuta dal futuro.

 

-Non è educato spiare la gente, Miroku.- Asserì Dafne, alzando lo sguardo e puntandolo su quei occhi blu dietro il separè.

Il monaco non si fece scoraggiare e uscì allo scoperto, facendo segno di recarsi fuori per non disturbare le ragazze che dormivano ancora.

 

Il sole era appena sorto da dietro le montagne, portandosi dietro quel caratteristico colore sull'arancio e rossiccio al suo passaggio. La natura si risvegliava da torpore notturno. Si vedevano i fiori aprirsi e donare colore all'ambiente.

 

I due si guardarono allungo negli occhi.

 

Il primo a interrompere il silenzio fu proprio Miroku, che curioso, chiese subito delle spiegazioni. Dafne, dal canto suo, fece un piccolo sorriso, che allarmò subito il monaco. C'era qualcosa che non gli tornava.

 

-Chi sei?-Domandò.

-Oh per tutti i Kami del cielo, ma sempre le solite domande? Chi sono, che cosa voglio? Uffa mi sono stancata. Ve l’ho detto, lo saprete al momento giusto. Sono solo Dafne per il momento.- Rispose scocciata,- ma dimmi una cosa amico mio, come vanno le cose tra te e Sango? Quando vuoterai il sacco? I tuoi sentimenti sono così palesi per lei… purtroppo sbagli l'approccio. Le donne vogliono essere conquistate con piccoli gesti, è inutile fare il cascamorto con le altre ragazze. Se vuoi la sua attenzione fai qualcosa che lei non si aspetta, sorprendila, comunque sono solo piccoli consigli.- Disse, per poi passagli accanto.

-Aspetta!-Esclamò Miroku, prendendola in contro piede e fermandola.

 

La ragazza non perse tempo a ribaltare la situazione, colpendolo e atterrandolo con poche gesti. Alla fine Miroku era a terra, con il suo bastone lontano dalla sua visuale e una Dafne a carponi su di lui, di sicuro se qualcuno li avesse visti, avrebbe immaginato che tra quei due potesse essere successo qualcosa.

Miroku deglutì con forza.

Percepiva intorno a loro una strana inquietudine e per un momento provò paura.

 

Alzò lo sguardo per incontrare quello di Dafne, ma trovò una sorpresa. La ragazza aveva interamente gli occhi avvolti dal sangue.

-Saresti un bello spuntino, di sicuro scoprirei più informazioni con questa tecnica che con l'altra. - Spiegò, mentre si leccava le labbra con la lingua.

 

Miroku non riusciva proprio a parlare, quella ragazza sembrava una belva assetata di sangue, poi c'era quella specie di spilli che luccicavano tra i suoi denti.

Non poteva essere, no, era assurdo.

 

Cercò di scappare, di chiedere aiuto, ma non ci riuscì. Dafne lo aveva sotto il suo controllo.

-Potrei morderti, ma non lo farò. Per questa volta sei stato fortunato, ma ricordati che non sarò clemente una seconda volta. Non ho nessuna intenzione di ridire ciò che ho detto, spero di essere chiara. Posso essere molto crudele se voglio. Mai sfidare la morte.- Rise, mentre risaliva in alto.

 

Si allontanò ridendo.

 

Intanto Miroku era paralizzato, non credeva ai suoi occhi, lei era una di loro. Perchè non se ne era accorto? Ero possibile che fosse protetta da qualche barriera potente, tutto era possibile, qui non parlavamo di una ragazza ingenua, lei era tutt'altro che ingenua.

Nei suoi occhi leggeva sete e desiderio. Tuttavia, la cosa che lo aveva colpito, era quell'alone di infinito potere che scorreva in quell'immenso fuoco di lava.

 

 

 

Dafne camminava per le vie alberate del villaggio, si stava annoiando a morte. Dovendo aspettare il risveglio di Inuyasha stava perdendo un sacco di tempo.

Alla fine si decise di andare alla ricerca di Rin.

Quella bambina era di una gioia immensa. I suoi occhi sprizzavano allegria da tutti i pori, la sua vivacità era incontrollabile.

Adesso capiva perchè il grande generale Inu aveva riposto tante speranze in quella bambina: lei stava cambiando Sesshomaru.

La sua spontaneità, stava guarendo le ferite del principe dei demoni.

 

Era un uomo molto freddo, ma di sicuro custodiva tanto. Non lo aveva mai sperimentato, ma col tempo tutto poteva essere provato. Si chiese se mai qualcun'altra potesse fare un miracolo, Rin era ancora una bambina.

In quel momento si vide accanto a Sesshomaru, correre tra la vegetazione, senza preoccuparsi della stanchezza. Loro due soli, insieme. Tuttavia quel pensiero svanì all'istante quando una piccola falce schizzò nella sua direzione.

Dafne si arrestò all'istante, guardandosi destra e sinistra per capire da dove giungesse.

 

Alla fine si trovò di fronte a un bambino sui dodici anni con gli occhi assenti.

-La prossima volta stai attento, potresti far del male.- Prese la falce e la consegnò al proprietario, ma fu in quel momento che il ragazzo partì di nuovo all'attacco, cercando di colpire Dafne che prontamente si difese.

-Accidenti che ti prende? Non ti ho fatto nulla!-Urlò Dafne, mentre schivava i colpi.

Quel ragazzino assomigliava a qualcuno, ma non ricordava a chi.

Alla fine stanca si preparò per dare un colpo secco per stordirlo, ma una piccola vocina la distrasse e si ferì a un braccio. Il sangue iniziò a rigarle l'arto, ma non se ne preoccupò.

Dal folto della boscaglia apparve Rin con il fiatone e tutta ferita.

 

La ragazza se ne preoccupò subito e fece un salto che la raggiunse subito.

-Dafne one-chan! Non gli fare del male, lui non ha colpa è sotto il controllo di Naraku. Koaku-kun non ha colpa!- Disse a gran voce, mentre le lacrime le rigavano il paffuto viso.

 

Dafne si fermò e guardò prima la bimba e poi il ragazzino. Risentiva di nuovo quel nome “Naraku” era talmente spietato da manovrare un bambino?

S'inginocchio di fronte alla bambina per prestarle soccorso e guarirle le ferite che si erano aperte attraversando di fretta il bosco.

 

Rin, felice, che la sua one-chan avesse capito, si era rasserenata e si era fatta curare senza protestare, ma la quiete non era rimasta a lungo, infatti Koaku aveva iniziato ad attaccare, ma per sua sfortuna una barriera aveva protetto le due.

Il ragazzo, che era stato steso dalla forza della barriera, si era rialzato, ma non troppo velocemente da non essere afferrato da un Sesshomaru incavolato nero. Lo aveva sbattuto con forza contro un albero, ferendolo.

-Insulso essere! Questa volta la paghi!- Sguainò gli artigli della mano per avvelenarlo con il suo veleno, ma non riuscì nel suo intento.

Infatti la scena si era modificata velocemente, sorprendendo il demone.

Ciò che era avvenuto era strano.

Dafne stava proteggendo il bambino, intanto puntava sulla tempia del demone Phoenix.

Sesshomaru ringhiò a quel gesto. Quella donna gli faceva perdere le staffe.

-Lascia il bambino!-Disse fredda la ragazza.

 

-Non prendo ordine da una feccia come te!-Rispose lui con lo stesso timbro, forse ancora più glacialmente.

-Dobbiamo comportarci come gli animali, Sesshomaru? Lascia il bambino.-

-Non ho nessuna intenzione di ascoltarti- , si impuntò.

-Peggio per te.- Disse.

In una sola mossa tolse dalla mano del demone il piccolo che era svenuto, mentre una pallottola colpiva il tronco dell'albero.

In quell'attimo si sentivano solo le urla di Rin che protestava, ma tutto tacque.

 

-Non vivrai abbastanza per replicare!-Iniziò un lungo scontro tra i due, tra calci e pugni, colpi di pistole e spade alla fine i due si separarono.

Sesshomaru aveva un pezzo della sua veste tagliata in due, invece Dafne i pantaloni ridotti a brandelli.

La tensione era alle stelle, ma nessuno dei due contendenti voleva mollare. Li si giocava il loro orgoglio.

Rin, affiancata da Jaken, guardavano quello scontro con gli occhi sorpresi ed annichiliti: quella ragazza era una miniera di sorprese.

La sua eleganza era spettacolare.

Dopo lo scontro era apparso anche un altro uomo, che subito difese Dafne, ma lei lo aveva scostato con durezza, prendendo dalla sua schiena una spada. Il demone e L'umana combattevano senza sosta, dando fondo alle loro energie.

Alla fine si ritrovarono a terra, con il fiato corto.

 

-Non sei male, donna!- Disse Sesshomaru, cercando di rialzarsi. Doveva ammettere che non era per niente male la sua tecnica, forse erano dei piccoli difetti, ma forse era solo causato dal poco impegno.

 

Non stava combattendo al 100%, chissà che livello raggiungeva… Sorrise per la prima volta.

Voleva battersi con lei di nuovo, ma forse era meglio di no. La prossima volta.

 

-Siete stata bravissima mia signora-,disse Eddy avvicinandosi a lei, che gli porgeva la spada, essa svanì quando lo toccò.

-Sono fuori allenamento, ma non mi lamento. Comunque Rin, Koaku si è svegliato?-Chiese alla bambina, che intanto si era avvicinata.

La piccola disse di no con la testa.

 

-Non ti preoccupare, andrà tutto bene. –

 

Si avvicinò al ragazzino e poi fece avvicinare Eddy.

I tre la guardavano aspettando una sua mossa, ma si sorpresero a sentire quelle parole.

-Uccidilo-, asserì decisa.

Eddy non replicò quella scelta con un colpo deciso trapassò il cuore del ragazzo facendolo morire.

 

Sesshomaru rimase di stucco, non capiva tale gesto.

Rin si disperava, trattenendo i lembi del lungo kimono del suo “signore”, la sua mente ingenua non capiva, ma era meglio così.

 

-Adesso tocca a me. Sarai libero, nessuno potrà prendere il controllo della tua anima. Koaku, abbi cura di questo dono. -Appoggiò una mano prima sulla fronte, facendogli riacquistare tutti i suoi ricordi, notando anche un ricordo forte che premeva nella sua anima; poi sul cuore, che fu invaso da una luce azzurrina. In men che non si dica il giovane riaprì gli occhi.

 

-Koaku-kun sei vivo?- urlò Rin. Si lanciò verso di lui e Dafne si affrettò a scostarsi per dare spazio a quel pianto troppo trattenuto.

 

Fece un gesto al suo guardiano: tutto era risolto.

-Che diavoleria hai usato?-Iniziò a dire Jaken, ma lei non rispose.

 

Dafne alzò lo sguardo al cielo, il momento era arrivato.

-Finalmente, credevo che non ti svegliassi più!- Disse.

 

Sesshomaru non capì di chi parlasse, ma un momento dopo avvertì una strana energia conosciuta con un odore nuovo.

-Non può essere-, blaterò.

-Eddy, prendi i due bambini e raggiungiamo gli altri- ordinò al proprio guardiano, il ragazzo annuì per poi rincorrere la sua padrona.

 

Giunti a destinazione, si trovarono al villaggio, con Kagome e Sango fuori e infine Miroku.

-Dafne dove eri finita?-Chiese preoccupata Kagome.

-In giro.- Mormorò l’amica.

La oltrepassò e scostò la tenda che separava la capanna dal suo interno.

Gli altri la guardarono, mentre giungeva anche Sesshomaru.

 

-Bentornato fra di noi, Inuyasha.- Disse.

Il mezzodemone si alzò e si guardò in giro, per poi osservarsi. Si sentiva strano, e diverso. C'era qualcosa che non gli tornava.

Si alzò e uscì fuori. Kagome non perse tempo e corse ad abbracciarlo.

Il poverino sembrava in stato di confusione.

-Inuyasha, che cosa c'è?-Chiese la sacerdotessa.

-Mi sento strano-, confessò.

-In che senso?-aggiunse Sango. Non vedeva nulla di diverso nell’ amico.

-Non lo so.- Rispose Inuyasha.

Tutti rimasero in silenzio aspettando qualcuno che spiegasse qualcosa, ma le risposte non arrivarono...

 

Fino a che l'esclamazione di Sesshomaru non li fece sobbalzare.

-Non è possibile!-Urlò.

-Tutto è possibile Sesshomaru...- disse Dafne gesticolando.

-Perchè a lui?-

-Non c'è un perchè e se c'è non vengo a raccontarlo mica a te. Inuyasha ti senti più forte? Pieno di energia? Avverti più in lontananza?-Disse aggiungendo più particolari.

 

Inuyasha la fissava e diceva di si con la testa, poi spalancò gli occhi capendo che cosa gli fosse successo.

-Sono diventato un demone completo- affermò, spiazzando tutti quanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

Buondì, come va?

Finalmente sono ritornata! mi sembrava di morire, per colpa di questo capitolo non ho potuto dormire bene sta notte! Rigira e rigira alla fine mi sono alzata e l’ho scritto. Spero che mi scusiate per il ritardo, ma purtroppo per tutto luglio sarò impegnata e le poche ore che ho, volano. Comunque non scomparirò, a volte ci sarà qualche miracolo e mi vedrete spuntare.

Questo capitolo è stato un pochino difficile, si perchè non sapevo come iniziare. L'ho dovuto iniziare più di una volta, ma poi lo mollavo. Alla fine i dubbi si sono risolti nei migliori dei modi e siamo giunti fin qui. Diciamo che i segreti ancora non sono stati svelati e se ne aggiungeranno altri, oltre a questo ultimo del demone: come ha fatto a diventarlo? vediamo chi ci arriva prima!

Se riuscirete ad indovinare la prossima volta risponderò a delle domande e purtroppo vi dovrò dare delle risposte, sennò nulla.

Spero che abbiate capito le varie spiegazioni, ogni volta ho paura di non descrivere bene le scene.

Aspetto le vostre opinioni …

Heart

 

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Capitolo 10
*** Il canto degli innamorati ***


X

“Il canto degli innamorati”

 

 

 

 

-Sono un demone completo.-Disse sorpreso.

 

 

Nessuno fiatò. Il vento faceva ondulare le foglie avanti e indietro.

I presenti rimasero in silenzio aspettando che qualcuno spiegasse loro ciò che stava succedendo.

Kagome guardava Inuyasha che fissava Dafne con aria di sgomento, ma non era l'unico. Sesshomaru aveva due nervi pulsanti che si intravedevano dalla tempia, tra breve la tempesta si sarebbe scatenata.

Gli altri non riuscivano a parlare, quella rivelazione non era stata pianificata.

Dafne rise e poi si avvicinò a Inuyasha che si osservava incerto.

-Non credevo che saresti rimasto talmente sconvolto da non poter parlare più Inu-chan!-Affermò, toccandogli le lunghe ciocche di capelli d'argento.

-Ma, ma come è possibile? Inuyasha è un mezzo demone, lo sento forte e chiaro!-, la interruppe Kagome. La sua energia spirituale lo confermava, anche se sentiva qualcosa di diverso.

Come se il colore del suo essere si trasformasse pian piano.

-La sua energia e forza stanno mutando, la sto avvertendo in questo momento. E' debole ma percepibile. Inuyasha sta per diventare un demone completo. -Asserì Miroku.

-In verità lui lo è già, ma finchè non si renderà conto di ciò che è, il suo potere non si completerà.-Annunciò Dafne con aria soddisfatta.

Tutto procedeva come aveva pianificato, sperava solo che nessuno mettesse grane, come ad esempio un certo demone che la guardava con occhi truci.

La ragazza sbuffò annoiata: quel demone era una tale noioso, non aveva la minima idea che cosa significasse avere tanto potere. Alla fine congiunse le mani dietro la testa e si ricordò che aveva i due bambini nascosti dietro la siepe.

Mandò un messaggio telepaticamente al suo guardiano per portarli da loro.

-Sango.- La chiamo sorridendo.

La sterminatrice si girò per guardarla e rimase di stucco. Tra le braccia dell'amica giaceva suo fratello minore: Kohaku.

Il ragazzo era sotto il controllo di Naraku e lei purtroppo non era riuscita a salvarlo, ma un giorno ci sarebbe riuscita. Fece un passo incerto, come se tutto ciò che le veniva mostrato fosse una illusione, ma, andando avanti, si rese conto che era tutto reale e che il fratellino era vivo. Lacrime di gioia solcarono i suoi occhi castani, non perse tempo e lo abbracciò. Il piccolo non rispose come sperava, così la ragazza alzò gli occhi verso l'amica.

-Non ti preoccupare starà bene, il suo corpo ha bisogno di riprendere le forze. Naraku non riuscirà più a prenderlo, abbi cura di tuo fratello-, disse felice di aver fatto un bel gesto. Le sfiorò appena la spalla e la lasciò sola con il piccolo di casa, mentre lo abbracciava e invocava il suo nome. Il monaco si era avvicinato per verificare il tutto e la aiutò a trasportare Kohaku sotto un albero dove c'era del fresco.

Intanto gli altri fissavano le varie vicende che si susseguivano. Dafne era magnifica e di buon cuore, tali gesti rimanevano incisi nel cuore delle persone, ma lei non voleva riconoscimenti, solo la loro lealtà quando il pericolo si fosse presentato.

-Dafne, come è possibile che Inuyasha sia un demone completo? Era un mezzo demone, l'unica a poterlo trasformare era la sfera dei quattro spiriti.- Blaterò Kagome, vicina a Inuyasha che non riusciva a parlare.

-Donna! che magia oscura hai usato? Chi sei e che cosa vuoi da noi?-esclamò Sesshomaru con le unghia infilzate nelle mani, la gelosia per quel bastardo era altissima, perchè quell’essere indegno sì e lui no? Che cosa voleva in cambio?

Dafne non gli rispose e si allontanò dal gruppo.

-Eddy seguimi.- Dissi sotto voce, ma i due demoni lo sentirono.

I due ragazzi sparirono davanti al loro naso, il guardiano aveva invaso il corpo della ragazza di fumo nero per confondere i loro movimenti. Rimasero nascosti su un albero aspettando che le vicende si susseguissero. Chissà che cosa sarebbe successo…

 

-Mia signora che cosa si aspetta?-Chiese calmo il ragazzo, facendo penzolare le gambe.

-Che scoppi una guerra tra i due fratelli, voglio scoprire che capacità ha sviluppato Inuyasha con l'aiuto del mio sangue, dovresti sapere che sono fin troppo curiosa.- Affermò Dafne, mentre le sue labbra si tiravano in un sorriso.

-Fin troppo.- l'ammonì Eddy; ma gli piaceva quando lei sorrideva, quando i suoi occhi brillavano come la luna, erano poche le volte in cui la vedeva in quel modo, rilassata e in pace con se stessa. Dafne sarebbe stata una grande donna o forse lo era già. Discendente da una grande famiglia, in cui ognuno aveva un incarico preciso, che destino infausto. Ma ...si. Lei ci sarebbe riuscita, nel compiere quella missione infuocata.

La guardò di sottecchi, senza perdere un minimo spostamento dei suo gesti, i lunghi capelli erano sparpagliati di qua e di là, gli occhi puntati su quei due demoni. Sarebbe riuscita a istruirli, prima che la battaglia iniziasse. Pian piano sentì i vari battibecchi tra quei due fratelli tanto simili, tanto diversi. La loro forza stava aumentando con il passare del tempo e infatti, come aveva predetto la sua signora, iniziò uno scontro tra colpi di spada e artigli. La sacerdotessa cercava in tutte le maniere di calmarli, ma non c'era nulla che potesse fare.

 

I due che erano lontani si avvicinarono trafelati e scioccati dalla distruzione che stavano provocando, alberi divelti, crepe sul terreno.

Dafne rise.

-Se lo sapesse Emily andrebbe in escandescenza.- Blaterò lei.

-Concordo con voi, credo che causerebbe un bel terremoto per calmare queste anime.- Disse, per poi vedere qualcosa d'inaspettato.

La sua signora era diventata tutto di un tratto silenziosa e la osservò, scoprendo che il suo sangue misto fosse totalmente sbilanciato. I suoi occhi castani sfumarono sul rosso acceso e i denti si allungarono. Doveva far qualcosa, ma una barriera lo fermò.

Dafne scese in picchiata verso il campo di battaglia, adesso stavano esagerando quello scontro stava distruggendo la natura e lei non aveva nessuna intenzione di rifarla.

 

I due fratelli non si erano nemmeno accorti del suo avvicinarsi, infatti si stavano scontrando con le due spade forgiate appunto per distruggere.

Successe in meno di un secondo, Bagusaika e Tessaiga si stavano avvicinando con il loro potere al massimo per far cadere l'avversario, quando qualcosa li bloccò.

Dafne si smaterializzò dinanzi a loro, e le due lame saettarono per incidere la testa. I due, accorgendosi di quello spostamento di aria e della sua intrusione cercarono ( o meglio, Inuyasha cercò!) di placare l'attacco che ormai era impossibile da fermare e colpì l'amica.

Un grande polverone si alzò tra di loro, oscurando la visuale.

Sembrava che fosse successo il finimondo.

Inuyasha era elettrizzato da ciò che aveva combinato, invece Sesshomaru non vedevo l'ora di osservare la scena.

Quando poi il vento trasportò via la polvere, tutti rimasero immobili. Una barriera sottile ma estremamente potente bloccava il colpo, facendo vibrare il terreno.

-Stupidi essere inferiori!-Urlò con voce rauca.

-Maledizione Dafne che cavolo volevi fare?-Sbraitò Inuyasha esasperato dai modi assurdi dell'amica.

-Tu!-Esclamò a gran voce la ragazza per ammonire Sesshomaru con un solo sguardo.

Come si era permesso di usare una tecnica così potente contro suo fratello minore? Era uscita dai gangheri, sta volta l'avrebbe pagata cara.

-Non mi fai paura donna, resta al tuo posto, io sono il grande Sesshomaru, principe del regno dell’Ovest. E tu chi sei? Solo un meticcio!-Sputò con disprezzo.

Dafne chiuse gli occhi per calmarsi e cercando di tenere la lingua a freno, se solo avesse saputo chi aveva davanti forse non avrebbe fatto il prepotente.

Prese un lungo respiro e poi un altro, alla fine si voltò cercando la pace nella natura e fissò Inuyasha che era ferito all'addome.

-Stai bene?-Domandò preoccupata.

-Si. Ma che cosa ti è saltato in mente? Ti volevi uccidere?- La rimproverò.

-Volevo solo fermare il colpo, se non fossi intervenuta, tu non ci saresti stato più. Il tuo potere ancora non è del tutto completo, sei in fase transitoria. Devi riposare e capire ciò che ti è successo. Il potere che ti ho donato non è stato fatto per sfizio ma per aiutarmi nel futuro-, confessò.

Gli altri si avvicinarono per ascoltare la discussione.

-Che cosa significa?-Chiese Miroku turbolento.

-Una guerra si sta per scatenare, quei tre esseri che avete incontrato quel giorno stanno cercando una pietra preziosa per aprire una dimensione-, disse avvicinandosi a un albero -il loro scopo è di riaprirla per far uscire tutte le creature oscure. Se mai succedesse, questo mondo e quello futuro potrebbero essere finiti. Non esisterebbe né passato, nè futuro, solo una oscura esistenza.- Spiegò con gli occhi lontani, sperava solo che non succedesse mai, lei era una delle custodi di quella grande muraglia.

-Chi è che minaccia il mondo?-domandò Sango, mentre coccolava Kohaku.

-Meglio non saperlo, non è un vostro compito, ma il mio.- Terminò chiudendo gli occhi.

-Non ci bastava Naraku ma anche questi farabutti!- Sbottò Inuyasha.

-Non ti preoccupare Inu-chan, come ti ho detto non è un vostro dovere.- Disse Dafne, appoggiando la schiena sul tronco, ci voleva proprio un poco di fresco.

-Non è vero Dafne, sei nostra amica e come tale ti aiuteremo. Gli amici non si lasciano nel momento del bisogno-, confessò Kagome per poi essere seguita dai vari sì dei suoi amici.

-Mi fa piacere avere il vostro sostegno, ma sono molto potenti, anch'io ho avuto filo da torcere con loro. Non si faranno commuovere né da bambini, nè da anziani. Loro vivono di distruzione e di caos, il loro potere è il sangue.- Quel discorso stava prendendo una brutta piega, non poteva rivelare tutto, c'erano ancora tanti segreti da tenere per sé. Loro non era pronti per quella verità.

 

La notte calò con sollievo, tutti avevano bisogno di rilassarsi e di dormire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Erano passati cinque giorni.

Sango aveva riabbracciato il fratello minore e poi lo aveva lasciato al villaggio della vecchia Kaede per fargli riprendere le forze.

Invece loro erano ripartiti, ma nemmeno il tempo di andare un poco avanti che i nemici li avevano attaccati, cercando di rubare la sfera, senza sapere che essa non c'era più. Ma non fu difficile toglierli di mezzo: da quando Inuyasha aveva sviluppato i nuovi poteri non aveva nemmeno bisogno di usare Tassaiga per combattere.

Tutti sembravano felici, tranne un demone che li seguiva come se fosse attratto dal miele. Si era promesso di capire il suo mistero ed eccolo là, con gli occhi fissi su di lei. Il gruppo si era fermato per riposarsi e mangiare.

-Dafne che stai combinando?-Chiese Inuyasha vedendo l'amica che estraeva oggetti a lui sconosciuti dalla sua magica borsa.

-Infatti e già da un poco di tempo che ti vediamo trafficare spazientita-, aggiunse Kagome.

-Dove diavolo si è cacciato!-Urlò la ragazza, mentre metteva a soqquadro la borsa.

C'era una marmaglia di oggetti in quella piccola borsa, tale che il gruppo si chiese come potesse essere possibile che contenesse tutto.

-Che cosa è questo?- Chiese il piccolo Shippo cercando di capire qualcosa. Teneva in mano una strana confezione rettangolare con vari cerchi all'esterno, colorati. Le parole di quell'oggetto non le capiva.

Dafne l'osservò e poi rispose senza dare significato alle sue parole.

-Sono dei preservativi.-Disse, per poi continuare la sua misteriosa missione.

Gli altri fissarono lo strano oggetto, quando poi Kagome si avvicinò e lo fisso a lungo esclamò pietrificata: -Preservativi?!-

Il suo urlo si sentì fino al fondo della valle.

-Perchè urli? Dannazione, Kagome?- l'apostrofò Inuyasha, tappandosi le orecchie.

-Che cosa ci fanno queste cose qua? Dafne perchè te li porti dietro?- Disse per poi guardare la compagna.

La ragazza interpellata la fissò per poi ritornare al suo bel da fare.

-Ka-chan non dire sciocchezze, alla tua età è normale che ti vergogni, ma io no. Sono abbastanza grande da prendere delle decisioni.- Ammise.

-Sono certa che sei abbastanza grande, ma che cavolo, dovrebbero averli i maschi e non tu!-Parlò l'altra.

Si scambiarono diverse battute, facendo perdere la pazienza anche agli altri che non capivano un tubo.

-La volete finire di blaterare solo voi due? Vorremmo capire anche noi.- le interruppe Inuyasha.

-Che cosa sarebbe questa cosa di tanto misteriosa?- Disse curioso Miroku.

-Credo che servirebbe a te, farebbe a caso tuo. Sei un gran don giovanni e non vorrei che tutte le donne che ti porti dietro un giorno o l'altro restassero gravide.- Puntualizzò Dafne.

Il suo discorso non faceva nessuna piega, ma Sango, a sentire quelle parole divenne paonazza di rabbia.

-Maleddo porco!-Disse mentre afferrava il suo bastone e glielo tirava in testa.

-No, Sango...io non ho fatto nulla!- Si difese il ragazzo arretrando di alcuni passi.

-Sango. Mica ho detto che ti ha tradito e poi nemmeno state insieme potrebbe fare ciò che vuole, tuttavia ciò che dicevo era per un ipotetico futuro. - Citò Dafne ridendo alla scenata di quei due.

-Per tutti i Kami sembrate due piccioncini!-gridò Kagome dando man forte all'amica, facendo arrossire i due che si ritrovarono a balbettare confusamente.

-Comunque state tranquilli, il preservativo serve per non rimanere incinte, come avete capito. E poi Ka-chan non l’ho messo io nella mia sacca ma mia madre, lei si preoccupa su tutto ciò che faccio, nel pensare che una volta mi ha confessato che...- si fermò in tempo, prima di scoperchiare tutti quei segreti che la donna le aveva rivelato.

-Meglio che tu taccia, a volte meglio non saperlo cosa hanno i grandi.- Mormorò Kagome annuendo convinta.

-Fhe! Tuttavia ancora non ho capito cosa serve?- Dichiarò innocentemente il mezzodemone.

Tutti caddero come pere cotte, era il solito.

-Inuyasha!-Gridarono tutti.

-Ma che ho detto?-Rispose lui.

-Inu-chan serve per i rapporti sessuali! Quelli tra due persone, sai quando arriva a una determinata situazione e ...-

-Fermati, l'ho capito!- Urlò rosso il ragazzo maledicendosi per averlo chiesto. Non sapeva della loro esistenza, sicuramente nel mondo moderno era una cosa normale, ma non per loro, che ancora vivevano di rituali e cose del genere.

-Comunque tralasciando questo, ho trovato ciò che cercavo.-Disse Dafne spostando i capelli di lato. Estrasse un piccolo libricino regalato dalla madre.

-Che libro è?-Chiese la piccola Rin che aveva osservato le varie scene.

-E' un regalo fatto dalla mia mamma, l'ha scritto lei. Si tratta di poesie. Era solito raccontarcele prima di andare a letto o nei momenti solitari- Confessò, ripensando a quegli episodi nostalgici.

-Oh che bello. Anche mamma di Rin raccontava!- Rise la piccola battendo le mani.

Gli altri sorrisero a quella piccola scena, Dafne si ritrovò a leggere dei piccoli componimenti, facendo avvolgere quella zona di pace e di suoni naturali.

 

La calma era palpabile, tutti si stavano prendendo il sereno fresco, fino a che Inuyasha si svegliò e puntò gli occhi verso la folta boscaglia. Da laggiu proveniva un puzzo di lupo, non fece nemmeno il tempo per esclamare quel nome che se lo trovò di fronte.

Koga si presentava a tutti come un ragazzo alto e forte, dagli occhi azzurri come il cielo e una strana pelliccia avvolta al corpo.

Dafne lo guardò con attenzione, anche lui era un demone. Il suo odore le dava da vomitare. Non solo doveva sopportare quello dei cani che aveva attorno ma anche quello di un lupo :“santa pazienza” , esclamò a se stessa.

-Mia adorata Kagome, come stai? Come ti tratta questo cane randagio?- Iniziò a dire, modulando la voce con differente tono.

Non lo sopportava quel cane, era sempre intorno alla sua amata, se solo non ci fosse stato!!

-Te lo puoi togliere dalla mente, Inuyasha rimmarrà qua!-Disse all'improvviso Dafne, facendosi spazio tra i suoi amici che oramai sapevano che tra poco si sarebbero scontrati.

-E tu chi sei mocciosa? Non ti ho mai visto.- Domandò il lupo squadrandola dalla testa ai piedi.

-E' normale, non sono di queste parti, lupastro!-Disse forte e chiaro.

Inuyasha rise a quella frecciatina.

-Ehi tu! Come osi parlarmi in questa maniera? Porta rispetto per le persone.- Ululò Koga adirato.

-Portarti rispetto, fhe! Lo porto solo a chi me lo dimostra, tu sei altezzoso quando Sesshomaru, ahime, quanta pazienza!- borbottò.

Koga ringhiò a quell'appellativo, non aveva nulla da condividere con quel cane di Sesshomaru.

 

 

Il demone bianco interpellato ringhiò, non gli piaceva quella discussione, si voltò per non dare importanza a quelle teste calde.

Inuyasha se la rideva sotto i baffi, nessuno prima di lui aveva contrariato Koga, avere un alleata gli piaceva.

Dafne stava litigando con il demone, dicendogliene di tutti i colori.

Lui alla fine si era seduto per osservarli.

-Maledetta ragazzina, vieni qua e ti faccio vedere io come ti riduco.- Affermò Koga, preparando un colpo per indirizzarlo proprio a lei. Ma non riuscì nel suo intento, infatti Eddy si era smaterializzato proprio in quel momento per consegnare una lettera alla sua padrona.

Arrivato, parò senza voltarsi il pugno per poi guardare storto il suo nemico.

-E tu, da dove sei spuntato?-Urlò Koga.

-Dal cielo, baka.-Rispose il ragazzo. Per poi consegnare la missiva alla sua signora. -Ho fatto più in fretta che ho potuto.-

Dafne la prese senza complimenti e la lesse, facendo scorrere gli occhi su ogni riga, alla fine chiuse gli occhi e sbuffò.

-Mi dispiace ragazzi ma devo andare, hanno bisogno di me. Una riunione speciale mi attende. Fate i bravi , e tu- rivolgendosi a Koga- non andare via, al mio ritorno ti voglio parlare. – Disse.

Prese la borsa che Kagome le porgeva e salutò con un gesto di mano gli amici.

Gli altri la videro scomparire con delle fiamme blu che la circondarono e svanì.

 

Era la prima volta che se ne andava in quella maniera, solo Sesshomaru non fu del tutto sorpreso, anche se si chiedeva quale potere avesse. Si sapeva teletrasportare, di sicuro era qualcuno di un certo potere.

 

 

La notte calò e Koga e i suoi compagni si erano uniti al gruppo, stavano mangiando una volpe intanto si parlava del più e del meno.

Le chiacchiere riguardavano specialmente Naraku e i suoi piani per distruggere il mondo, quell' essere non solo voleva più potere ma anche il controllo del mondo.

A fine serata iniziò il turno di notte, per primo fu Inuyasha che ripensava ai fatti del giorno

Si sentiva più forte, questo non c'era nulla da dire, ma ancora non capiva per quale motivo le lo avesse fatto. Certo per aiutarla in futuro, ma c'era qualcos'altro in fondo.

In quel momento si rese conto che forse il suo piano consisteva di farli diventare più forti, forse era questo il punto. Aveva donato una nuova arma a Kagome, Tessaiga si era fortificata e lui era diventato un demone completo, lei era stata mandata per far si che accadesse.

Kaede l'aveva guardata in un modo diverso, come se fosse una divinità, ma lui sapeva che i Kami non esistevano e se ci fossero Stati, non si sarebbero dati briga di scendere sulla terra.

Troppo snob per aiutare il prossimo.

Chiuse un occhi ma fu sorpreso da Koga.

-Ti dai alla fiacca cagnolino?-Domandò una voce ben conosciuta.

-Stai zitto lupastro, stavo riflettendo.- Mormorò.

-E da quando lo sai fare?-Interpellò un'altra voce fredda.

-L’ho sempre saputo fare, non rompete le scatole, non avete altro da fare?-sbraitò il ragazzo, tartassato dalle parole del lupo e del fratello.

-Stai calmo cagnolino, non ti agitare, non vorrai svegliare Kagome?-Disse Koga.

Al solo sentire quel nome Inuyasha si calmò.

-Quella ragazza è un fulcro di mistero. -Borbottò Sesshomaru, seduto su un ramo.

-Ma è di un cuore grande. Hai visto cosa ha fatto a Kohaku? Nessuno lo avrebbe fatto. Mi ha salvato e non solo me, ma anche Kagome…noi dovremo essere nel regno dei morti.- Confessò Inuyasha, rivolgendo i suoi occhi alla luna.

-Che cosa significa che eravate morti?-Asserì Koga allarmato.

-Non ti preoccupare. Dafne ci ha fatto ritornare, non so quale magia ha usato, ma siamo salvi grazie a lei. Ecco perchè mi sono promesso di aiutarla e poi le devo un favore, solo grazie a lei ho incontrato mio padre.- rivelò.

-Cosa?!- Urlò Sesshomaru alzandosi di scatto. Prese per il bavero il fratello e lo alzò alla sua altezza. - Che cosa significa che hai incontrato nostro padre?-

-E' stata una notte magica, grazie a una pietra l'ho incontrato, mi ha detto che un giorno ti vuole incontrare. Dovresti chiedere a Dafne. Solo lei lo sapeva. - Lo ammonì con dispezzo.

-Quella donna mi deve tante risposte, se solo non fosse scomparsa!- Ringhiò Sesshomaru afferrando Bagusaika.

-Chissà dove doveva andare, sembrava allarmata.- Bisbigliò Inuyasha.

-Chi lo sa, di quello che mi avete detto ...lei proviene dal futuro come Kagome, ma è diversa. Magari nella sua famiglia sono dei maghi?-ipotizzò Koga.

-Il suo potere deriva da qualcosa di più misterioso e lo scoprirò- , rivelò Sesshomaru per poi svanire nel buio fitto.

-Fhe quello ha solo una cosa in testa, il potere!.- Oramai aveva perso le speranze, il fratello non avrebbe mai capito ciò che era importante nella vita.

 

 

 

 

 

I giorni passarono e Dafne non era ancora ritornata, sembrava che la situazione fosse più complicata di quanto si aspettassero.

La sesta notte, nel cielo c'era una magnifica luna piena. Miroku era a spasso e gironzolava nei dintorni del fiume. L'acqua era cristallina e si intravedevano varie pietre.

Il ragazzo era pensieroso. Erano successe troppe cose e la sua testa non riusciva a rielaborare le varie informazioni. Naraku aveva attaccato due volte, ma i suoi attacchi sembravano deboli. Lui non si era più fatto vedere da quello scontro.

Camminando non si accorse di una figura che era dall'altra parte della sponda.

Sango osservava il cielo, le stelle e la luna. Era magnifica. Dei raggi colpirono qualcosa nell'acqua e curiosa, Sango si recò nei pressi dell'oggetto che luccicava. Immerse la mano in acqua ed estrasse una pietra, ma purtroppo era a metà. Era bella e ben levigata. La superficie era liscia e rifletteva una strana luce misteriosa.

Non si accorse che anche qualcun altro la fissava, tenendo qualcosa in mano.

-Sango.- Il vento le portò il suono di una voce, si voltò e si scontrò in due iridi blu. Miroku la fissava con stupore, come se non l’avesse mai vista. La sua Sango era bellissima, i lunghi capelli che scivolavano dalla vita in giù, il kimono che copriva quelle curve bellissime, che si intravedevano quando indossava la tuta da sterminatrice.

Si concentrò sul viso. Le labbra erano di un rosa pallido, erano piccole ma bellissime.

Gli veniva voglia prenderla e sfiorarla. Un bacio a farfalla.

-Che cosa ci fai qua, Miroku?-Chiese la giovane.

-Stavo prendendo un po' d'aria e tu? E' pericoloso vagare nei boschi da soli, specialmente per una ragazza.- Obbiettò preoccupato.

-Mi so difendere da sola-, replicò lei, gonfiando le guance.

-Quanto sei bella Sango.- Disse Miroku affascinato dal cambio del suo umore.

-Che cosa dici, Miroku?- Balbettò Sango confusa e imbarazzata. Si portò i capelli di lato e iniziò a pettinarli con le dita.

Il ragazzo sembra così strano, forse era la luna che lo faceva aprire. Nessuno dei due si accorse che si stavano avvicinando all'altro, sembravano attratti da una strana energia sconosciuta. Alla fine si trovarono a toccarsi. Il ragazzo ormai ipnotizzato, catturò una ciocca di capelli e gliela portò dietro l'orecchio.

-Mi sei entrata subito nel cuore, ho amato tutto di te. Credevo che l'amore fosse per gli stupidi, ma adesso... dopo averti incontrato, la mia vita è cambiato in meglio. Sango io...- interrumpe il discorso avvicinando le sue labbra a quelli di lei, ma non la baciò come lei immaginava, ma all'angolo della bocca.

Sentì il calore delle sue labbra sfiorare la pelle e le labbra, era elettrizzante, quel contatto. Chiuse gli occhi per assaporare quel momento. Il cuore era già partito da un pezzo e con sorpresa era ritornato più rumoroso, con un battito più acuto e vibrante. Si sentiva felice.

-Miroku.-Bisbigliò il suo nome e notò con stupore che i suoi occhi brillavano. Quel blu era diventato lucido, affascinante ai suoi occhi.

-Sango, scusa. Io, non so che mi è preso.- Disse il ragazzo imbarazzato, grattandosi la testa con nervosismo. -Forse la colpa è di questa incantatrice – indicando la luna e poi alzando la mano. Prigioniera in essa aveva una pietra. La ragazza si sorprese e aprì la sua mano, rivelando l'altra metà.

-Che strano...-borbottò il ragazzo per poi sorridere.

Anche Sango sorrise e avvicinò la pietra a quella che aveva Miroku, le due metà si unirono per magia, formando una sola entità.

-Sango… non credevo nel destino, ma da stasera ci credo. Non voglio parlare inutilmente, ma voglio confessarti una cosa. Mi hai sempre visto in un modo, ma io sono timido. Ci che voglio dire è che io...io provo dei sentimenti verso te ...io.- Iniziò a balbettare, mentre la faccia diventava rossa.

-Shh. Credo di averlo capito Miroku. Non sopporto alcuni tuoi comportamenti, ma alla fine sono sempre la prima a correrti dietro.- Confessò lei.

-Sango tu...-, disse, ma la sua bocca fu chiuso da un bacio inaspettato. Il ragazzo, preso di sorpresa, perse per un attimo l’equilibrio, ma, dopo averlo ristabilito, la strinse forte, dando più contatto a quel bacio che rivelava tante parole mancate.

La magia esisteva e, per una volta nella vita, anche loro avevano avuto quel momento.

Ritornarono dagli altri mano nella mano, con gli occhi lucidi e felici.

 

 

-Bentornati piccioncini, c'è ne avete messo di tempo!-Si congratulò una voce.

I due si voltarono e si scontrarono con una ragazza con un abbigliamento un po' fuori luogo.

Aveva dei pantaloncini molto corti, una canotta bianca e un giubbotto del medesimo colore del pantalone, e infine degli scarponi.

Dafne si presentava in questa maniera alla nuova coppia.

I due furono per un attimo imbarazzati dopo che lei li aveva scoperti, ma poi l'abbracciarono, felici del suo ritorno.

-Bentornata, dove eri? Ci siamo preoccupati-, disse Sango.

-Purtroppo ci è voluto più tempo di quanto avevo immaginato, avere dei doveri porta via molto tempo.-Spiegò.

-Gli altri sono di là-, aggiunse Miroku.

-Lo so. Ma prima ho una missione da terminare.- Indicando la pietra che avevano in mano.

-Questa? -L'alzò Miroku.

-Adularia o pietra della luna. Si narra che solo poche volte all'anno si faccia viva tra le rive del mare o dei fiumi. Chi trova la pietra o la indossa può confessare i propri sentimenti alla persona che ama. Ci sono molte leggende sulla pietra, poiché essa è molto rara. Essa possiede la capacità di proteggere e di farti vedere il futuro o di aiutarti a parlare. Diciamo che alla fine ha fatto molto di più, vi ha condotti fin qua, unendovi.- Sorrise per poi far galleggiare la pietra verso di lei.

-Ma come fai?-Disse la ragazza.

-Loro sono attratte dal mio potere, da oggi in poi non scherzerò più, prenderò sul serio la mia missione. Oramai manca davvero poco a quel giorno, quando gli astri saranno allineati e tutto inizierà.- Confessò.

La pietra si diresse verso di lei e si unì con le altre che possedeva. Il suo potere aumentò.

Tale afflusso fu percepito da molti, come ad esempio dai tre demoni che c'erano più in là, e poi da un mezzo demone di nome Naraku.

-Di chi è questo potere?-Chiese Inuyasha saltando tra gli alberi e arrivando dove c'erano i tre. Trovò Dafne che era avvolta da una strana luce.

-Che hai fatto?- Domandò, alla fine fissò i due ragazzi che si tenevano per mano. Non riuscì a dire più di una parole che si materializzano tutti quanti e notarono la nuova coppia e poi Dafne.

La ragazza, dopo aver assorbito la pietra, si sentiva più forte.

Solo allora captò un afflusso di potere che si stava avvicinando a loro.

-Giù! a terra!- urlò. Un meteorite di fuoco si scagliò contro il gruppo, che lo schivò solo grazie a Dafne.

La bomba esplose alle loro spalle, facendo illuminare il cielo.

-Che diamine!-Urlò Inuyasha, proteggendo d'istinto Kagome.

-Che cosa era?-Affermò Koga, andando verso quella zona ma non era l'unico, anche Sesshomaru volò in quella direzione.

Quando gli altri arrivarono trovarono parecchia terra bruciata, Dafne aveva un brutto presentimento.

In un solo secondo iniziò uno scontro, infatti da quella nuvola di fumo apparve Naraku che rise a quella scoperta. I suoi occhi erano puntati su Dafne.

-Umana, tu possiedi un potere che mi farebbe comodo. Unisciti a me e controlleremo il mondo!-Sbraitò con una risata malefica.

-Dannato finalmente ti fai vivo?-Tuonò Inuyasha sfoderando Tessaiga.

-Oh ci sei anche tu, Inuyasha? Non ti avevo visto!- Rise sfottendo il ragazzo.

-Fhe, me ne infischio del tuo sorriso, oggi ti distruggerò- e partì all'attacco, ma Naraku non si fece trovare impreparato, infatti liberò i suoi mostri.

Il gruppo non si fece distrarre da quegli attacchi e iniziò a combattere, Hiraikotsu sfrecciava nel cielo e colpiva i mostri, i fuda di Miroku li purificavano come le frecce di Kagome. Sesshomaru ed Inuyasha sfoderavano le loro spade attaccando senza ordine gli altri nemici rimanenti, invece Koga e Dafne si trovarono spalla a spalla per uccidere quei maledetti vermi che succhiavano il sangue. I vestiti di lei si stavano sporcando tutti e questo la fece arrabbiare.

-Non osate distruggere questi vestiti altrimenti vi disintegro con un solo colpo!-Urlò infuriata.

-Non sprecare fiato con loro, nemmeno ti sentono-protestò Koga, tirando un calcio al mostro millepiedi.

Dafne sparò un proiettile che disintregrò il verme e, come sospettava, il loro sangue bluastro le sporcò la maglietta.

Adesso ne aveva fin sopra i capelli.

-Coprimi le spalle lupo-, asserì.

Chiuse gli occhi per un istante e poi fece apparire una sfera di luce sul palmo della mano.

La sfera vorticava con una strana energia fino a che si fece gigante.

-Che diavoleria è?-Protestò Koga.

-Non scherzo mai e quando lo faccio dura per poco. Maledetto mostro mi hai rotto i cavoli!-Gettò la sfera verso Naraku che non si aspettava un attacco diretto.

Credeva che non avrebbe fatto l'effetto sperato, avendo una barriera che lo proteggeva, ma le cose non andarono come se le immaginava: infatti la sfera lo colpì mettendo a dura prova il suo potere.

-Maledetta mocciosa!-Esclamò Naraku, si spogliò del suo scudo per poi afferrare di sorpresa la ragazza che si era chinata per l'afflusso di troppo potere.

-Sei mia!-rise, bloccandola con le braccia.

Dafne si dimenò per liberarsi, ma aveva sprecato molta energia. Quel verme si stava nutrendo della sua linfa vitale.

-Maledetto liberami!-Urlò.

-Dafne!- Gridarono gli altri accorti del rapimento della loro amica.

-Bastardo lasciala!-gridò Inuyasha.

Ma Naraku non gli diede ascolto, prese uno dei suoi tentacoli e cercò di assorbire quella energia. Dafne si sentiva prosciugata, stava perdendo i sensi. Vedeva i suoi amici cercare di liberarla, ma niente. Sembrava che fosse giunta la fine, quando chiamò telepaticamente il suo guardiano.

Eddy arrivò immediatamente e trafisse Naraku con la sua spada, facendo cadere la ragazza dalle sue grinfie.

La prese tra le braccia. Il suo colorito stava diventando bianco, non c'era tempo da perdere, chiese a Kagome di trovare una bottiglietta rossa dalla sacca di Dafne. Kagome, coperta da Inuyasha e da Sango la cercò, mise un gran disordine, ma alla fine la trovò. Quella strana sostanza sembrava sangue, ma non ci badò molto, la lanciò verso il ragazzo.

Eddy la svitò e poi la versò nella bocca della ragazza che pian piano riprendeva il suo colorito.

-Bentornata mia signora, la prossima volta chiamatemi subito e perché non avete usato il vostro potere?-La rimproverò.

-Mi dispiace è solo che...- chiuse gli occhi troppo stanca, era stata molto stupida, poteva finire male.

Eddy l'adagiò sotto un albero ed emise una barriera.

Nessuno poteva perforarla.

Richiamò la sua spada e si mise a combattere con gli altri. Pian piano sconfissero tutti i mostri e portarono al ritiro di Naraku.

 

La battaglia si era conclusa e tutti erano sfiniti.

-Che faticaccia, ma per fortuna ci siamo riusciti.- Blaterò Miroku.

-Hai ragione anche se ce la siamo vista brutta.- Ammise Sango abbassando la testa per appoggiarla sulla spalla del monaco.

-Dafne-nee-chan stai bene?-Chiese all'improvviso Rin avvicinandosi a Dafne. La ragazza aveva gli occhi chiusi e il respiro regolare, nessuno si era accorto che si era addormentata.

-Dorme.- Disse Sesshomaru.

-Mah...ci deve molte spiegazioni-. Blaterò Inuyasha.

-Credo che sia molto stanca, aspetteremo il suo risveglio.- Aggiunse Kagome, coprendole con una coperta presa dalla sua sacca.

-Chissà che cosa le serviva quella pietra, abbiamo visto chiaramente l'assorbimento nel suo corpo.- Commento Miroku, facendo far silenzio ai suoi compagni.

-Ciò che ha detto, è che le pietre servono per essere distrutte, ma per quale motivo?- Disse curiosa Kagome.

-Posso rispondere io a questa domanda-, apparve Eddy.

-Tu sei l'amico di Dafne?-Rispose Rin. Eddy diede una carezza sulla testa della bambina per poi sedersi a circolo, dove i ragazzi stavano discutendo.

-Io non sono un suo amico, beh lo sono, ma in realtà sono la sua guardia del corpo. Sono nato per difenderla e proteggerla dal nemico. Sono la sua parte più buona. Ogni guardiano ha una parte del suo padrone, signore. La difenderò anche a costo della vita. Le pietre servono per prendere possesso di un’arma leggendaria, poiché essa non può essere comandata da nessuno eccetto dalla sua anima gemella. Quando tutte saranno riunite il mondo entrerà nel caos o si stabilizzerà.- Terminò Eddy.

-Che arma è?- Chiese il monaco interessato.

-La vedrete presto. -Si congedò con queste parole, infatti un momento dopo Dafne aprì gli occhi.

-Buongiorno dormigliona,- si esibì Inuyasha sorridendole.

-'giorno a te-.

Ti sei svegliata presto, ancora non ha fatto buio-, la canzonò.

-Infatti mi sono svegliata perchè si sta avvicinando un’ aura potente da queste parti, assomiglia tanto a quella di Sesshomaru.- Sibilò.

 

Il demone bianco si alzò e puntò i suoi occhi in quelli castani di lei, solo dopo un poco di tempo si accorse di quell'aura. Come aveva fatto lei, ad accorgersene prima?

All'improvviso dal cielo apparve un lampo bianco che raggiunse il terreno, un grosso cane bianco prese sembianze umane ed arrivo la grande Saya.

-Madre che cosa ci fate in queste terre?-Disse inespessivo Sesshomaru.

La yasha lo guardò truce per poi indirizzare il suo sguardo verso il gruppetto che stava a poco distante dal figlio.

-Era da tanto che non ti vedevo e così sono venuta io. Ho mandato diversi messaggeri, ma come presumo non sono giunti a destinazione.- Raccontò, mandando fulmini a quelli esseri inferiori.

-Di quale messaggio parlate?-Domandò sbrigativo.

-Il sovrano dell'Est ci ha dichiarato guerra, tu come principe ereditario devi esserci.- Terminò.

Sesshomaru riflette sulle parole della madre, per poi prendere una decisione.

-Verrò con voi, ma anche loro. Potrebbero essere utili come guerrieri.- Disse, facendo un piccolo sorriso.

La madre non perse quelle parole ed acconsentì.

Sembrava strano, quel suo si, ma ci avrebbe pensato quando sarebbero giunti a destinazione.

-Sesshomaru prendi decisioni così, per tutti? Nessuno ha detto che verremo con te.- Abbaiò Inuyasha.

-Lo eseguirai come ordine, poiché fai parte della famiglia.-Disse autoritario.

La signora madre digrignò i denti per quell' affronto, se n'era accorta che la yuki di quel bastardo era cambiata, anche se non sapeva come, comunque accettò e riprese la sua forma canina per ritornare al palazzo.

Gli altri dovevano per forza andare così, Sango e Miroku cavalcarono Kirara.

Inuyasha prese Kagome e invece Rin, Dafne e Shippo furono trasportati da Ah -uh.

 

Il viaggio sembrava infinito. Tra soste e cammino giunsero a destinazione.

La signora madre li fece accomodare, senza perdere di vista quegli intrusi, quando chiuse il cancello, disse poche parole.

-Benvenuti all'inferno- borbottò.

-Mi dispiace contraddirla ma l'inferno lei non l'ha mai visto- commentò Dafne sorridendole.

-Non controbattere mocciosa, ti protrei uccidere con un solo gesto.- Affermò.

-Non si preoccupi morire è l'ultima mia chance. Ho nove vite come i gatti, signora. E poi non sono una mocciosa, potrei farle cadere tutti i denti con un solo dito- aggiunse facendosi fredda e composta.

Quella donna era una arpia, a confronto, Sesshomaru sembrava un agnellino.

-Me la pagherai mocciosa, il tuo affronto non resterà impunito-Borbottò, stringendo i pugni.

-Non vedo l'ora, signora madre!- Disse Dafne ridndo.

Inuyasha si avvicinò alla ragazza rimproverandola, ma lei lo abbracciò per le spalle.

-Non ti preoccupare Inu-chan, come ho detto non mi farò uccidere facilmente, io sono la morte!-

Rise a quelle battute, lasciando il povero ragazzo senza parole.

-Tu sei del tutto folle!-affermò lui, fermandosi e poi continuare a camminare per il lungo corridoio.

 

 

 

 

 

Note dell'autrice:

Salve a tutti!

Finalmente ci sono riuscita, ad aggiornare.

Il caldo di questi giorni non è normale, ci sono voluti tre giorni per finirlo e mezza giornata per rileggerlo. Sto per sciogliermi.

Spero che voi che leggerete siate belli al fresco.

La volta scorsa avevo messo in palio delle domande, ma nessuno è riuscito a scoprire come Inuyasha è diventato demone. Ritentate? Ultima possibilità.

Comunque, tralasciando il caldo e la mia voglia di lanciare tutto in aria, sono giunta qua. Il capitolo è finito in maniera un poco così così. Di sicuro non vi aspettavate un’ apparizione della signora madre, diciamo che non mi piaceva finirla senza un poco di suspanse, così mi sono detta e meglio farla entrare in scena. Vediamo di movimentare un po' l'aria. Spero solo di non avervi confuso le idee.

Ah vero, prima che mi dimentico anche come mi chiamo. Qua sotto ci sarà un link sul vestiario di Dafne, sono negata nel descrivere abiti. Per la pietra trovate la stessa cosa, qua.

Grazie a tutti coloro che hanno recensito e che mi seguono, e alla prossima.

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Heart

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Capitolo 11
*** La foresta nera ***


XI

“La foresta nera”

 

 

Il vento le faceva svolazzare i lunghi capelli castani. Il suo sguardo era lontano.

Chiuse gli occhi per assaporare quella sensazione di brividi e di essere a suo agio. Lei viveva nell'oscurità. Portava quel marchio sulla pelle, nell'anima. Ma non era spaventata, la paura l'aveva lasciata tanti anni fa, il suo più grande timore era quello di non incontrare l'amore.

Quel sentimento puro, travolgente che ti fa perdere la cognizione del tempo. Quello sì, che avrebbe fatto invidia a tutti. Purtroppo non era giunto il suo turno. Non ancora.

Aveva assistito impotente alle situzioni sentimentali dei suoi fratelli, li aveva guardati con occhi ammirati; loro si erano innamorati, perdutamente, ma si erano fatti da parte.

Dafne sentiva quella palpitazione dentro di sé, come se fosse proprio davanti a lei...ma non era riuscita a trovarlo.

Forse se avesse smesso di cercare, sarebbe arrivato tutto spontaneamente.

Sua madre glielo diceva di continuo, che l'amore arriva quando meno te lo aspetti. S'imbuca nella quotidianità della vita e scocca la sua freccia.

Il cuore di Dafne però era martoriato da crudeli scene che pian piano la sua giovane vita le dava come spettacolo.

Chiuse per una seconda volta gli occhi, consapevole del suo destino, consapevole che forse l'amore non sarebbe rimasto con la sua vita.

 

Se pensava ai suoi genitori, si chiedeva come facessero a rimanere così uniti, sapendo che il loro dovere era più importante dei sentimenti, ma ogni volta li vedeva innamorati, con quella strana luce negli occhi. L'amore faceva davvero miracoli.

Povero cuore suo, tante domande e nessuna risposta. Doveva diventare saggia, ma era un periodo di ribellione e lo sapeva, sua madre glielo diceva sempre, ma la consolava e l'aiutava nel momento del bisogno. Fino a che punto sarebbe arrivata? La bestia che viveva dentro di lei si sarebbe scatenata prima del rituale?

L'alba ormai era prossima, i primi raggi del sole le bruciarono le pupille.

Un sonoro sbadiglio si estese nella stanza.

si alzò dalla finestra per poi chiuderla, si distese sul letto e si addormentò esausta.

Il giorno non era fatto per lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il sole era alto nel cielo.

Diverse chiacchiere circondavano l'intero palazzo.

Nella sala grande diversi uomini (o meglio demoni) stavano analizzando le diverse tattiche per sconfiggere l'esercito nemico.

Il gruppo di Inuyasha era stato escluso, come si aspettava il ragazzo, ma questa cosa non gli dava fastidio solo che… quel chiacchiericcio proprio non lo sopportava. La voglia di ucciderli tutti era altissima, ma come dicevano i suoi amici era inutile, di sicuro lo avrebbero ucciso in meno di due secondi. Senza contare che erano dei demoni molto forti e poi demoni maggiori.

Sbuffò sonoramente per poi sedersi a terra come un cane arrabbiato.

 

-Inuyasha stai calmo! Ci sarà sicuramente un motivo per cui siamo qua.- Disse Miroku, senza perdere di vista tutte quelle guardie che andavano avanti e indietro per il cortile.

Erano stati collocati in quel piccolo angolo ad aspettare, senza che nessuno gli desse qualche spiegazione. All'alba i vari demoni si erano presentati nella loro forma canina e avevano ululato peggio dei lupi, poi si erano accomodati nella sala grande e, chiuse le porte, la riunione era iniziata.

 

Kagome si sentiva intrappolata; alla fine aveva deciso di far qualcosa come per esempio studiare, era raro che trovasse del tempo, ma in quella circostanza non poteva fare altro. Il suo pensiero si soffermò sull'assenza di Dafne, chiedendosi se dormisse ancora.

Chissà. Alzò le spalle e si concentrò sulle forme di geometria.

 

 

Erano passate le due del pomeriggio quando le porte della grande sala si aprirono. Gli uomini si sgranchirono e si sparpagliarono ovunque.

C'era l'aria che ancora il peggio dovesse arrivare. Dopo che tutti defluirono apparve Sesshomaru.

Il suo aspetto non tradiva la nota di malumore, ma solo pochi si accorsero del suo stato d'animo. Li guardò tutti per poi accorgersi che quella donna mancava.

Non perse tempo.

Fra poche ore si sarebbe svolta la cena e li voleva tutti nella sala, anche quella scorbutica ragazza, voleva sperimentare le sue doti.

Gli piaceva come si comportava, con quel tocco di delicatezza e raffinatezza, senza lasciare il suo modo di parlare.

Di sicuro tutti i demoni presenti l'avrebbero guardato e chissà. I suoi occhi si aguzzarono e rise malefico, un bello spettacolo.

Tornando al presente si accorse che diversi occhi lo stavano studiando, ringhiò a quel palese richiamo e si diresse verso la sua camera.

Le diverse yashe che lavoravano come cameriere si scostavano al suo passaggio, notando un sorriso sadico sulle sue labbra.

Brutto segno! brutta aria tirava da quelle parti.

Quando Sesshomaru aprì di scatto la porta della sua camera un profumo leggero e delicato gli giunse alle narici. La stanza era oscurata da spesse tende, non ricordava che ce ne fossero mai state, comunque le scostò con violenza facendo svelare la presenza sul letto.

Il demone la osservò inquieto.

Il corpo di Dafne era per lo più svestito. La lunga maglietta che lei usava per pigiama si era ritirata fino a coprirle il seno, invece le gambe erano scoperte. Il demone non se lo aspettava e rimase per un momento a fissarle senza capire il motivo. Aveva visto tanti di quei corpi nudi che non ci faceva neppure più caso. Per lui le donne servivano solo a soddisfare le sue voglie sessuali.

 

Si morse il labbro per riprendere lucidità sulle azioni, infatti stava per sfiorarla, ma nemmeno il tempo di pensarlo o fare qualcosa che un calcio si levò e cercò di colpirlo.

-Butto maniaco depravato!-Tuonò una voce arrabbiata.

Dafne si era accorta di un’ intrusione e aveva allarmato i sensi per individuare chi fosse. Sentire quel profumo di fresco, di neve le aveva rizzato i peli sulla nuca.

Subito si era chiesta che cosa ci facesse nella sua stanza e perché la stesse fissando come se fosse un bocconcino alla crema.

-Tsk!-Sbuffò lui

Rialzò lo sguardo per squadrarla dal bacino in su, e vide il rossore imporporarle le guance.

 

-Che cosa ci fa in camera mia?!- Esclamò, cercando di coprirsi. Si era accorta del suo sguardo, non le piaceva, doveva fare attenzione.

Solo allora, nel momento in cui i suoi sensi si svegliarono, si accorse che nel castello ci fossero parecchie presenze minacciose, tra cui demoni di alto livello. Sbuffò della sua sbadataggine, si era solo concessa qualche ora di riposo totale e infine che aveva combinato? Cercò di regolare il suo battito accelerato e si alzò.

Sesshomaru non la perse nemmeno per un secondo di vista, la ragazza camminava avanti e indietro con fare nervoso, poi si illuminò, ma ben presto si fece moscia.

 

-Che diavolo ti succede?-Chiese.

 

-Non sono affari che ti riguardano principe “dei miei stivali”-, disse facendogli delle pernacchie.

Purtroppo per lei il bel tenebroso non la prese come si aspettava lei, infatti la buttò sul letto e frappose il suo corpo con quello suo, virile e possente.

Dafne sentì il suo cuore schizzare e battere frenetico, gli occhi si spalancarono per lo stupore.

 

I loro respiri si erano uniti diventando uno solo.

Sesshomaru provò qualcosa di nuovo dentro di sé, come se dell'acqua iniziasse a salire facendogli perdere il respiro. Nessuno dei due si mosse a quelle strane vibrazioni che si stavano formando tra loro.

Presi così tanto dalla situazione non si accorsero della nuova presenza.

 

Inuyasha era appena entrato e vide con i suoi occhi il fratello sopra Dafne. I due sembravano catapultati in un’altra dimensione.

Era strano quel comportamento, mai visto tanta brama in quegli occhi.

Decise di rompere quell'incantesimo illusorio e ciò che accadde fu inaspettato, infatti Dafne aveva graffiato Sesshomaru a una guancia e fattolo volare fino all'altra parete.

 

-Non azzardarti a farlo mai più! Io sono libera di fare quello che mi pare!-Puntualizzò con fermezza. -E adesso se volete andarvene… Ho bisogno di vestirmi!-Urlò.

 

-Dannata donna, ti farò perdere tutta questa tua fermezza, me la pagherai cara!-Affermò Sesshomaru con le zanne che scintillavano.

-Non ho paura di te, cagnolino, potrei darti del filo da torcere!-Disse loquace Dafne voltandosi con ira. Quel dannato demone le stava facendo perdere la pazienza.

 

I due demoni si allontanarono, mentre Inuyasha sorrideva sotto i baffi. Mai vista una tale situazione! Sesshomaru si accorse delle beffe e lo appese al muro, ringhiando, ordinandogli di non dare testimonianza di quel momento di debolezza, ma anche lui n'era consapevole, che non si trattasse di questo.

 

 

 

 

 

 

 

 

La cena stava per essere servita.

Tutti i componenti della grande famiglia erano intorno al tavolo, anche Inuyasha e il suo gruppo, l'unica ad essere ancora assente era Dafne.

La ragazza apparve nel momento in cui Sesshomaru stava per dare l'ordine di iniziare senza di lei. Il demone non riuscì a proferire parola.

Infatti la fanciulla si era presentata con un lungo kimono tra l'azzurro e l’argento. Tanti piccoli fiori rossi spiccavano come un quadro. La sua acconciatura era particolare e raffinata come il suo trucco; lo aveva scelto con cura, sapendo dell'effetto che provocava negli uomini.

Si sedette al suo posto, chiedendo scusa del ritardo. Come aveva previsto tutti gli occhi furono puntati su di lei, sentiva mille sguardi trafiggerla, ma era stata prontamente cauta ad alzare una sottile barriera per difendersi.

Dopo l’accenno del capo tutti gli altri iniziarono a mangiare.

Dafne come gli altri prese le posate e tutti si rifocillarono con dovuta cautela.

 

-Ditemi, signorina, ha già un partito?-Chiese un demone orso. La sua criniera era di un marrone dalle sfumature rosse, sembrava simpatico come primo impatto. Era l'unico che scherzava con il suo amico Inuyasha, dicendogli che assomigliava tanto al suo defunto amico.

 

Lei gli sorrise educatamente,- no, signore. Ma non è il momento di impegnarmi con qualcuno, è un periodo piuttosto frenetico.- Mormorò piano, con quella voce gentile e raffinata.

La signora madre fece un ghigno malefico, non la sopportava, sembrava che fosse una regina dispettosa e snob, ma era quello che voleva Dafne. Voleva farsi odiare, non voleva la pietà di nessuno.

-Che peccato, semmai la situazione cambiasse potrei consigliarvi mio nipote.- Aggiunse il demone bonaramente. Sì, gli piaceva. Era una strana ragazza ma era particolare.

Guardò Sesshomaru che non le toglieva gli occhi di dosso.

 

-Grazie per la sua offerta signore, comunque non ci siamo presentati. –Disse. Si alzò e porse la mano.

-Giusto mia cara. Toshi -, affermò prendendole la mano e facendo il baciamano.

 

Dafne rise.- E' un piacere conoscerla Toshi, il nome è Dafne. Ricorderò il vostro nome, se avrete bisogno di me, chiamatemi.- Disse gentilmente, regalandogli un sorriso sensuale.

La cosa portò Sesshomaru a ringhiare.

 

-Adesso basta, putanella!-Disse offesa la signora madre, sbattendo le mani sul tavolo.

 

-Ho fatto qualcosa che non ha gradito?-Chiese con innocenza Dafne.

 

-Stai zitta strega!Togli quello sguardo innocente da mio figlio e da questi uomini!-Gettò come veleno, ma la ragazza non si scompose, rimase dritta e composta al suo posto.

-Non sei la benvenuta, vattene e non ritornare mai più. -Urlò.

 

-Mi scusi, ha delle prove contro di me? Fino a prova contraria stavo cenando e poi questo uomo-indicando l'orso- mi ha fatto delle domande, credo che sia cortese da parte mia rispondere, non crede?- Disse inespessiva.

 

-Non credere che io cada nel tuo tranello, piccola bugiarda. Ho smascherato tanta gente che faceva così, e adesso vattene da casa mia!-disse indicando con il dito l'uscita.

 

Tutti i presenti rimasero a osservare quella strana scena.

-Mi dispiace ma non posso. Mi sono promessa di aiutare i miei amici e non posso abbandonarli, nemmeno se lei fosse la padrona. -Obbiettò lei diplomatica.

 

-Io ti uccido!- Saya si slanciò verso Dafne che rimase al suo posto.

Sembrava che a nessuno importasse della sua sorte… Fino a che due braccia pelose non la costrinero a fermarsi o meglio a dimenarsi.

 

-Takumi lasciami, è un ordine!-Squillò.

 

Ma il demone chiuse gli occhi per poi aumentare la sua presa per farla sedere o almeno domarla.

-Reputo questo comportamento oltraggioso nei miei confronti.- Mormorò distaccato Sesshomaru.

 

-Reputalo come ti pare, non sono abituata a trafiggere le persone senza motivo. In fine non sono nessuno e non posso dare la mia opinione, ma credo che il suo comportamento sia troppo oltraggioso e irrispettoso. Posso capire che tua madre, ma non voglio essere presa di mira per colpe che non ho!-Puntualizzò Dafne, sedendosi e rimanendo in silenzio.

 

In verità aveva voglia di urlare e distruggere tutto, la bestia che viveva dentro di lei si stava incavolando, nessuno si era mai permesso di chiamarla in quella maniera.

 

-Takumi lasciami!-Ridisse la yasha ormai presa dalla follia.

 

-Madre!-Urlò Sesshomaru accortosi che la donna si stava trasformando nella sua bestia, tutti quanti si alzarono di scatto.

Inuyasha prese Kagome e la portò da un'altra parte come Miroku con Sango, non era prudente rimanere lì.

 

-Fermatela!-

 

-Donna inutile, mi chiedo che cosa ha trovato in te Touga.- Bisbigliò.

 

L'orso reagì d'istinto a quel nome, si voltò e si trovò a contemplare i capelli della ragazza, che pian piano si stavano trasformando diventando un blu oltremare.

La yasha si scagliò contro Dafne.

Ma si ritrovò a fronteggiare una barriera che però non riuscì a fermarla: la distrusse e ferì Dafne sulla guancia.

 

-Dannazione Sesshomaru fai qualcosa, prima che la squarti!-Urlò Inuyasha sguainando Tessaiga, pronto all'attacco.

 

-Inu-chan fermati, so quale rischio che corro. Non preoccuparti per me, ti faccio vedere che non tenterà di farmi del male.- Con quelle parole la donna che ormai aveva perso il lume della ragione si scagliò contro di lei.

Nel momento in cui le sue lunghe unghie toccarono il suo corpo una forte aura scaturì e si abbattè contro la yasha che rimase tramortita riconoscendola, ma non fu l'unica. L'intera stanza fu travolta da una strana luce dove videro per pochi attimi la presenza del loro vecchio generale, con lo sguardo duro e arrabbiato.

 

Seya porta rispetto alle persone più potenti di te!

 

Touga fissò tutti coloro che erano presenti, il suo sguardo ammonitore fece abbassare la loro testa ma Sesshomaru non li copiò.

Che cosa faceva suo padre lì? Lui era morto, ma il suo spirito era in quella stanza e a condurlo poteva essere solo una persona, Dafne aveva gli occhi completamente di un azzurro forte, quasi fosforescente. I suoi lineamenti sembravano perfetti, come se uno scultore li avesse appena fatti. La sua pelle era chiara e sudata, tuttavia non sembrava stanca.

 

Mai più succederà una cosa del genere. Sesshomaru riprendi il potere, sei tu il capo. Affronta e non temere i sarò sempre con te...

le parole divennero sempre più lontane. La figura scompari.

 

Le candele si erano tutte spente e il silenzio regnava, Saya si era ripresa e sussurrava il nome del suo defunto marito, mentre gli altri non credevano ai loro occhi.

 

L'orso fu il primo a ritornare in sé, appoggiando la mano sulla spalla di Sesshomaru.

 

-Hai sentito tuo padre? Lui ha fiducia in te, fai il tuo dovere io sono con te.- Detto questo si voltò verso la ragazza.

Lei era del tutto ferma, il suo sguardo era perso.

Alla fine la vide sbattere le lunghe ciglia e si voltò. In quel momento sembrava che fosse molto fragile. Come era possibile che una creatura così minuta potesse contenere un potere così forte?

 

Alla fine tutti si ritirarono nelle loro stanze, troppi avvenimenti erano accaduti.

Sesshomaru era rimasto in quella sala, la sua mente analizzava le varie scene del giorno, il mistero si infittiva ogni giorno di più.

Alla fine aveva scoperto che era stata Dafne a richiamare suo padre dal mondo dei morti, forse possedeva una di quelle pietre che sua madre portava sempre con sé. “la pietra della resuscitazione” ma come aveva detto lei, anche essa aveva un limite.

Si sporse dalla finestra e si accorse di un'ombra che usciva dalle mura del palazzo, non perse tempo e la seguì.

 

L'ombra sfrecciava a una velocità pari alla sua, era agile e leggiadra. Solo quando i suoi piedi toccarono il prato si accorse che era Dafne.

La giovane aveva cambiato abito, indossando una corta gonna che arrivava a mala pena alle ginocchia e una maglietta di un rosso sgargiante.

 

Correva come un felino.

Cercò di non farsi individuare, ricordandosi che poteva percepire le aure degli altri anche molto lontano.

Bella e potente. Tutte caratteristiche ottime per una guerriera.

 

Dafne si spinse verso una foresta che tutti nominavano “nera”, perchè la luce del giorno non riusciva a penetrare. Anche Sesshomaru vi si infiltrò sapendo dove si trovasse, ma non si permise di avere ripensamenti; era noto che molto spettri della morte vi abitassero.

 

Alla fine si fermò. Dafne era sulle rive di un lago; al centro di esso galleggiava una pozza scura come il petrolio, lei alzò le mani a forma sferica e una strana pietra le brillò tra esse.

Era tutta nera, ricoperta da una strana pellicola sudicia.

La ragazza fu avvolta da una luce e, in men che non si dica, la pietra scomparve dalla sua visuale.

Sesshomaru cercò di rintracciarla, ma era inutile, non c'era più.

Cercò di fare più silenzio possibile per andarsene, oramai era ben due ore che la osservava senza tregua, lei alla fine si era sdraiata e si era addormentata.

Quella ragazza era del tutto impazzita a stare così serena, senza sapere che lei sapeva della sua presenza.

Si sentiva protetta da quegli occhi.

 

Ormai prossimo al suo castello avvertì un aura negativa che si espandeva in quella zona, ebbe un brutto presentimento e prima che atterrasse sul terrazzo del suo castello, mirò e schizzò verso la direzione della foresta nera. Trovò tre individui che lanciavano sfere di fuoco verso una Dafne in difficoltà, il suo colorito era spento. La sua pistola stava bombardando il nemico, intanto quello strano ragazzo cercava di proteggerla per quanto possibile, ma il nemico lo aveva imprigionato e causato diversi danni.

La loro velocità era superiore di quanto ricordava, i loro colpi erano calcolati e perfetti. Dafne si era rivelata una guerriera dal sangue freddo.

-Bomba d'agata!-Tuonò la sua voce, facendo esplodere una sfera di energia nel terreno.

I tre individui persero per un momento l'equilibro, ma non bastò.

 

-Non riuscirai a scappare questa volta, non c'è nessuno che ti proteggerà!-Rise l'uomo.

-Mai mi avrai, né ora, né mai!.-Urlò dando alle sue ultime energie, una bomba di luce oscura scaturì dal suo urlo.

Sesshomaru dovette ripararsi dietro ad un tronco robusto per rimanere saldo. Quell'immensa energia sembrava che stesse distuggendo tutto.

 

Dopo che la polvere calò osservò due occhi rossi che brillavano in quella notte eterna.

-Dannazione la bestia si è risvegliata!-Disse sfinito Eddy, tenendosi il braccio squartato.

-Povera piccola, sarà un gioco da ragazzi strapparle il cuore!-La sua voce sembrava quello di un seria Killer.

Sesshomaru era stanco,(nessuno gli doveva sottrarre da sotto il naso quella miniera di potere) ed entrò in scena. Sfruttò l'attacco a sorpresa per puntare bagusaika e colpendoli. Uno di loro fu scaverentato al suolo, mentre i due rimasti lo guardarono minacciosi.

 

-Spettro, come osi affrontare noi !-Dissero all'unisono.

 

-Nessuno mi da degli ordini!-Affermò lui serio.

Avanzò verso i due rimasti, ma prima che attaccasse uno di loro si separò, facendo colpire l'altro.

 

-Vigliacco!-Gemette l'uomo incapucciato.

 

Adesso lottavano contro di loro, ma non riuscirono a far altro che degli arti li bloccarono. La ragazza di nome Dafne non c'era più, al suo posto c'era un mostro che si nutriva di sangue. Sesshomaru ricordò che anche Inuyasha si fosse ridotto in quel modo, anche in situazioni diverse. Che cosa aveva scaturito quel comportamento?

 

-Mia signora ritornate in voi, voi non siete così.- Disse Eddy preoccupato.

 

Dafne sembrava non ragionare più, il suo potere stava scorrendo dal suo corpo portando solo morte. Infatti la vegetazione stava cessando di vivere.

La ragazza, dopo aver distrutto tutto, staccato la testa a quei tre individui, si parò davanti a Sesshomaru per mangiarselo, ma il demone non aveva nessuna intenzione di entrare in quel mirino.

 

Eddy alla fine fece l'unica cosa possibile, chiese a Sesshomaru di aiutarlo. Il demone non era solito farlo, ma in quel momento era disperato. Il cielo era diventato tetro e oscuro.

Sembrava che il mondo stesse per finire,.

Quale donna poteva possedere un potere così forte da distruggere tutto?

 

-E' stata battezzata come la guerriera della rinascita e della distruzione,- proferì Eddy. -L'unica cosa che placherà la sua follia è il sangue. So di chiederti molto, ma sono troppo debole e mi ucciderebbe.- Disse, trattenendo un gemito di dolore.

 

Il demone la vidi aggirarsi nella foresta e alla fine decise.

Saltò alcuni alberi e la prese da dietro.

Le bloccò i polsi e li alzò, lei si dimenava come un gatto in gabbia, sembrava che la sua forza non finisse mai. Si sentiva strano, consapevole di chi lei fosse.

Alla fine disse ciò che non avrebbe mai detto a nessuno, lui era fiero del suo sangue.

 

-Mordimi.-

Dafne lo guardò a lungo. Sembrava incantata e consapevole di ciò che le era stato detto.

Non riuscì a trattenersi, quel sangue la stava chiamando e lei si stava facendo portare proprio lì.

 

Lo morse con forza, le sue zanne perforarono la sua pelle nivea. Sesshomaru la prese e se la portò accanto, mentre lei lo prosciugava della sua linfa vitale.

Chiuse gli occhi per trattenere quel ringhio, ma fu sorpreso, terrorizzato a notare che non si trattasse di un ringhio ma di un gemito di piacere. Che cosa gli stava facendo?

Si sforzò di rimanere lucido, ma benchè fosse attivo il suo corpo cedette e precipitò sull'erba. Sentiva il suo cuore battere forte, le mani della ragazza che lo toccavano con avidità.

Alla fine forse si trattava di un sogno, perchè non sapeva se fosse vero o meno, ma c'era quella sensazione di stranezza e di calore che gli trafiggeva il corpo.

Lei si arrese alla stanchezza, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sul suo petto, ma prima guarì la ferita e gli donò giusto una goccia del suo sangue per avergli salvato la vita.

 

-Ti devo un favore, Sesshomaru.- E si addormentò, consapevole che il suo ciclo di vita stesse per finire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota dell'autrice:

Buongiorno miei cari lettori, qui termina il mio secondo aggiornamento lampo. Ritenetevi fortunati di solito sono molto lenta, cmq spero che vi sia piaciuto.

Bella sorpresa vero? Si vedono un po' di cose, l'azione forse non è venuta come me lo aspettavo, ma mi rifarò nei prossimi.

Sesshomaru si è concesso, chissà che cosa succederà adesso. Guai seri.

Nella volta scorsa ho fatto un giochino, dove voi divevate indovinare come Inuyasha è diventato demone completo. Purtroppo per voi nessuno è riusciuto a scoprirlo eccetto : Nekiny. Complimenti.

La risposta giusta era: il sangue di Dafne porta ad aumentare il potere. Infatti se avete finito di leggere(come ovvio), sapete cosa ha fatto lei. Speriamo che il bel demone si accontenti.

Termino qui le spiegazioni, se avete dei dubbi sarò felice di spiegarveli.

Grazie a tutti per aver recensito e seguito questa mia opera.

Alla prossima.

Heart

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Capitolo 12
*** Il patto con il diavolo ***


 XII

“Il patto con il diavolo”

 

 

 

 

 

“Dannazione non sono riuscito a proteggerla!” Urlò Eddy, mentre sbatteva un pugno sul muro.

Il sangue iniziò a scendere copioso. Come era possibile che fosse così debole? Credeva l'incontrario. Lui era nato per proteggerla, aiutarla. Alla fine non aveva combinato nulla.

-Non incolparti. La tua forza è solo la metà. Devi attendere, lei dovrà risvegliare i suoi poteri, allora ti potrai sentire determinato in questa causa.- Affermò un'ombra.

-Maestro Luna.- Disse il ragazzo inchinandosi al suo cospetto.

-Non sono un re da venerare, ma un tuo pari. Il nostro compito è di aiutarle nella loro dura lotta contro se stesse.- L'apostrofò con decisione.

-Voi siete stati creati a parte.- Lo interrumppe Eddy, sapendo bene la vera storia.

-Non cambia molto. Anche se sono nato da dentro di lei, io sono la sua parte più crudele. La sua oscurità fa paura anche a me. Le nostre signore hanno tanto potere da far tremare gli antichi.- Affermò, sguainando la spada. - Combatti!- Urlò, scagliandosi contro il ragazzo.

 

 

In un altro futuro un uomo camminava avanti e indietro. Non era solito preoccuparsi in quella maniera, forse solo per la sua consorte, ma da quando era diventato un genitore la sua ansia era cresciuta a dismisura.

-Stai calmo. Si risolverà tutto, amore.- Disse una voce femminile. Abbracciò con le sue esile braccia il collo del marito. Lui non la rifiutò e la strinse a sè. Il suo profumo gli provocava certi pensieri, ma doveva tenerli a bada. La loro bambina era in pericolo, e gli unici che la potevano aiutare erano loro.

-Il suo compleanno sta per arrivare e come tale l'eclissi. Lo so che ti spaventa, ma è il suo destino, come lo fu per tme. Io ho avuto poco tempo per assimilarlo, lei tutta la vita. Siamo una famiglia grande e forte, riusciremo a superare anche questo. Kaname andrà tutto bene.- La donna gli alzò il viso e poi lo baciò infondendogli la sua calma.

-Hai ragione piccola mia. Ma la paura di perderla è troppo forte.- Capitolò l'uomo, sconfitto. - Ho visto troppe volte il vostro potere, potrebbe perdere la vita per questo.- Ammise.

-Kaname. Io non lo permetterò. Loro non lo permetteranno, abbi fiducia in noi, non ti deluderemo.- Disse per poi scomparire, seguita dal marito.

 

}{

 

 

-E' tre giorni che dorme. Non è normale!- Obbiettò Inuyasha.

 

La loro amica Dafne non si era ancora risvegliata. Quella notte un grande potere si era risvegliato mettendo in allerta tutti.

Lo scontro era avvenuto poco distante dal palazzo, tutti i demoni erano accorsi, ma avevano trovato solo distruzione e macchie nere. Eddy era stato molto scaltro, aveva teletrasportato i due corpi incoscienti in una delle tante stanze del castello, purtroppo per lui era troppo debole, ed era precipitato in una stanza occupata. Inuyasha si era ritrovato con i tre svenuti e messi male. Aveva chiamato gli amici, facendo attenzione a non far trapelare nulla. Le due ragazze si erano prese cura della compagna, la sua carnagione era molto pallida e aveva diverse ferite sparpagliate sul corpo; invece Inuyasha e Miroku di Sesshomaru. Anche il principe era in condizioni pietose. Nessuno sapeva darsi delle spiegazioni, fino a che la sacerdotessa s'illuminò.

-Non è che Dafne e Sesshomaru si trovavano nella foresta nera? E' l'unica idea plausibile.- Annunciò allarmata. L'area era stata messa sotto sorveglianza, e nessuno riusciva a varcare la barriera del palazzo.

-Kagome può avere ragione. Meglio tacere per adesso, facciamo passare un poco di tempo, intanto aspettiamo il risveglio di Sesshomaru.- Disse Miroku. Gli amici annuirono.

Dentro il castello c'era parecchio caos, tutti si domandavano che fine avesse fatto il loro principe, la sua presenza veniva occultata.

Una donna, la grande madre era furiosa. Quella sera aveva avvertito la presenza del suo defunto compagno, ne era sicura. La sua voce autoritaria aveva riecheggiato per l'intera abitazione, era forte, chiara. Com'era possibile? Che quella ragazza fosse una strega? Nono poteva essere, se ne sarebbe accorta, era diverso il suo odore. Di sicuro stava mentendo a tutti, una grande attrice.

Chiuse gli occhi per rintracciare suo figlio Sesshomaru, madre e figlio avevano avuto sempre un legame speciale, del tutto normale. Lo trovò con grande sorpresa e si trovava al palazzo. Si recò nella sua stanza, ma la camera era intonsa. Perlustrò da cima infondo ogni minima stanzetta, fino a che rimasero solo quelle di quegli umani e del bastardo. Senza permesso aprì la porta rivelando il gruppo intorno a due corpi incoscienti. Il primo era il figlio, che dormiva profondamente e non solo ma anche quella ragazza perfida.

-Che diamine state combinando? Che cosa ci fa Sesshomaru in questa stanza indegna?-Gridò.

-Che cosa ci fa lei qua?, nessuno le ha dato il permesso!-Esclamò Inuyasha.

-Bastardo come osi parlarmi in questa maniera!-Disse adirata Seya.

-Bastardo lo va a dire qualcun altro, cagna depravata! Sono onorato di ciò che sono, e non si permetta a offendere i miei genitori per avermi fatto nascere!-Puntualizzò freddo, mentre il suo corpo virile si ergeva dinanzi alla donna.

-Non mi fai paura moscerino, anche se sei diventato un demone completo ho più esperienza di te.- Ammise trionfante.

Spostò con irruenza Kagome da parte per osservare il figlio, il viso era pallido, ma il suo respiro regolare. La sua armatura era messa da parte come le sue spade, anche se ne mancava una, ma diede poca importanza. Scuoto il figlio per farlo risvegliare, ma Miroku si oppose a quelle torture.

-La prego signora, suo figlio ha bisogno di riposo. Non vorrà la sua ira al suo risveglio?-Cercò di dire il monaco, ma la donna era convinta nel suo intento.

-Stai zitto bonzo! So cosa è giusto per mio figlio.- Protestò.

-A volte si sbaglia. I figli sono una responsabilità, tuttavia dobbiamo anche fidarci degli altri.- Disse all'improvviso una voce.

Tutti si voltarono per individuarla.

-Chi c'è?-Ringhiò la donna, ne aveva fin sui capelli di quella situazione, avrebbe bruciato il castello per sbarazzarsi di quelle creature immonde.

-Stia calma signora, non era mio volere farla infuriare. Mi dispiace se la mia bambina vi ha dato problemi, purtroppo non posso esserci sempre. -Si scusò la donna, pian piano una nuova presenza iniziò ad apparire.

La sua figura era evanescente, non si riconosceva i contorni del viso ne del suo aspetto. Sembrava un fantasma poiché non toccava il suolo. Si recò verso Dafne e le accarezzò la fronte dolcemente, sembrava una vera mamma, forse lo era davvero.

-Un fantasma?- Domandò Miroku impallidendo.

-No, caro. Purtroppo mio marito non mi fa allontanare da se, è molto protettivo.- Rise, per poi concentrarsi sulla sua bambina.

-Siete la madre di Dafne, giusto?-Chiese Kagome con un nodo alla gola. Quanto amore suscitava quei piccoli gesti. Di sicuro le due avevano un rapporto molto speciale.

-Grazie per esservi presi cura della mia bambina, a volte è una testa calda, ma è una ragazza con la testa sulle spalle. -Ammise, con gli occhi su Dafne. La sua mano era avvolta da una strana luce , sembrava un bagliore. La mano si appoggiò su diversi punti critici, dove si intravedevano le cicatrici. - Guarirà, ma ...- lasciò la frase a metà. Indirizzò il suo sguardo sulla demone e poi sul figlio.

-Ogni madre ha un legame speciale con il proprio figlio. Riusciamo sempre a perdonare, capisco la sua delusione, non sempre seguono i nostri consigli, ma abbia fiducia lui non si dimenticherà mai di lei.-

-Stai zitta! Non ho bisogno dei tuoi consigli. - Ringhiò scostando la sua mano.

-Immaginavo una sua reazione. Comunque farò risvegliare suo figlio, almeno avrà qualcuno su cui sfogarsi. Non le permetterò di usare mia figlia!-la Interruppe con forza.

La donna fantasma appoggiò la sua esile mano sulla fronte del demone, anche se Seya non era del tutto convinta, tuttavia non riuscì a fermarla. Sesshomaru aprì i suoi occhi e si alzò stranito.

-Che cosa succede? -Domandò interrogativo.

-Bentornato principino, finalmente. Questa cagna ci sta dando parecchie gatte da pelare; solo tu puoi farla allontanare.- Disse Inuyasha incrociando le braccia.

Il demone si sentiva disorientato, la confusione era tanta. Poco prima stava vagando per il limbo e un momento dopo era ritornato al presente. Un flash gli apparve in mente e collegò tutte le varie vicende di quella serata. Si fece raccontare a grande linee le varie scene per poi fissare la figura evanescente.

La ragazza che aveva salvato dormiva accanto a lui, la donna le accarezzava con affetto i lunghi capelli.

-Ho bisogno di silenzio, siete pregata di andar via. Domani mattina metteremo in atto il piano per la conquista dell'Est.- Annunciò Sesshomaru, cacciando educatamente la madre da lì.

La signora madre era indignata, da quando frequentava quel gruppo, suo figlio aveva perso il suo carattere freddo. Chiuse la porta con forza e se ne andò.

-Il potere scorre nelle tue vene, riuscirai nel tuo intento demone maggiore. Tutti voi ne avete uno custodito nel cuore, forse un giorno potrò aiutarvi a farlo emergere. Il mio tempo è scaduto buona fortuna ragazzi e stati attenti agli alberi.- E svanì.

 

-Agli alberi?-Domandò il piccolo Shippo senza capire il significato.

-Credo che sia un avvertimento. I territori dell'est sono circondati da foreste.- Rifletté Miroku.

Sesshomaru era pensieroso, quell'avvertimento… ne avrebbe preso come vantaggio. Avrebbe organizzato l'esercito, un piano eccezionale. Chiuse gli occhi e realizzò che le cose stavano procedendo in maniere diversa, lui non era fatto in quel modo, colpa di quella umana.

Quella donna era la madre di Dafne, chissà che cosa c'era nel giro.

 

 

 

 

La mattina giunse in fretta, Sesshomaru si preparò per la riunione e indossò solamente un kimono semplice. Si avviò versò la sala grande, ma prima deviò la sua destinazione per andar a vedere se la ragazza si fosse svegliata, mise una mano sulla maniglia, ma stranamente non si apriva. La lasciò e riprovò. Ma era uguale. Chiuse gli occhi per concentrarsi e notò che da dentro provenivano delle strane voci, come se fosse una litania.

-Ti prego di non disturbare.- Disse Eddy apparendo dietro le spalle del demone.

-E' casa mia.- Affermò calmo.

-Lo sappiamo, per questo ti diamo in cambio questo. – replicò il guardiano,porgendogli una pergamena.

Sesshomaru la fissò a lungo e infine la prese, la lesse e si stupì.

-E' un foglio magico. I miei superiori mi hanno chiesto di dartelo come segno di riconoscimento. Hai salvato la mia signora e ti debbono tanto. Il foglio ti può illustrare il piano dei tuoi nemici, fanne buon uso. Ah, solo tu lo puoi usare, come legittimo proprietario.- Affermò per poi scomparire.

 

Quella faccenda stava diventando sempre più intrigante e misteriosa. Adesso si usava far regali così preziosi, non perse tempo e la usò. Cercò di pronunciare, ma la sua mente fu più veloce e come aveva detto il ragazzo, nel foglio apparvero le vari spostamenti del nemico. Era sorprendente, ma nello stesso tempo spaventoso, tra poco sarebbero giunti al palazzo, come attacco a sorpresa. Non perse tempo. Ritornò in camera sua, indossò una nuova armatura e uscì in fretta. Arrivato nella sala grande, tutti si alzarono per dare rispetto al loro principe.

-Alzate le spade, il nemico ci sta attaccando. Noi saremo più furbi di loro.- Ordinò freddo.

Ad Inuyasha rizzarono i peli nella nuca, vedendo il fratello con quello sguardo assassino, faceva davvero paura.

-Ma come? Non sentiamo la loro presenza.- Dichiarò uno dei demoni.

-Stanno usando un incantesimo, non abbiamo molto tempo. Voi, arcieri! Vi sposterete sulle mura del castello. Voi altri sul confine e gli altri saranno con me. Nessuno e dico nessuno deve intrufolarsi dentro il castello!-Annunciò.

Nel silenzio del giuramento, gli animi si scatenarono.

Si posizionarono dove era stato loro ordinato.

 

-Kagome tu rimarrai qua con Miroku e Sango, non è opportuno che tu venga. Devi proteggere Dafne e i piccoli- Ammise Inuyasha. Suo fratello lo aveva convocato in battaglia, era un suo dovere.

-Ma Inuyasha, io...- iniziò a dire la sacerdotessa.

-Kagome, Inuyasha ha ragione. Nessuno si aspetterebbe due aure spirituali dentro la fortezza.- Aggiunse Sango, dando man forte all'amico.

Tutti furono d'accordo.

Il rombo dell'allarme si espanse nell'aria e iniziò la battaglia.

 

 

 

 

 

 

 

}{

 

Due forte aure proseguivano a cantare una strana litania.

Era incomprensibile, ma stava dando i suoi frutti. Dafne galleggiava nell'aria come fosse posseduta.

Altri paia di occhi la fissavano, sperando che il patto funzionasse.

Le loro aure erano concentrate su quelle due figure, che come da manuale stano convogliando energie.

L'uomo cedette alla stanchezza, riaprì gli occhi esausto, mentre notava che sua moglie era del tutto assente. Non sarebbe mai riuscito a starle dietro. Quel suo potere che la risucchiava, ma lei si teneva forte, stringeva i denti. Venne sostituito da uno dei suoi figli e si apprestò a lasciare il campo. I suoi bambini erano ormai cresciuti. Li ricordava ancora nella loro culla, mentre cercavano attenzioni. Il tempo passava troppo in fretta.

I suoi bambini con la sua amata stavano ripristinando l'equilibro della sua ultima figlia. Con pazienza ed energia alla fine terminarono.

Kaname tenne sua moglie tra le braccia, la donna era pallida come un fantasma. Le mani le tremavano per il troppo potere.

-Credo che basti. Oramai manca pochissimo, non avrà più bisogno di noi.-Disse, chiuse gli occhi e respirò a fondo.- Qua fuori galleggia aria di morte, la battaglia è iniziata, - poi si rivolse alla figlia dormiente.- Dafne svegliati i tuoi amici hanno bisogno di te.- Detto questo pian piano abbandonarono la stanza, era il momento che il destino si compisse.

 

 

}{

 

Il fuoco era divampato. Ogni combattente dava il suo meglio per vincere. Sembrava che fosse la fine, ma quello era solo un piccolo assaggio. Il generale delle truppe avversarie pareva non essere presente e questo lo notò Sesshomaru. Poteva essere un vantaggio, ma nello stesso tempo un pericolo. Di tutto si aspettava dalla parte nemica, e se ne rendeva conto. La sua spada distruggeva vite senza esitare, i suoi artigli riduceva corpi a pezzetti, la sua sete di potere sembrava che essere ciò che di più caro avesse.

All'altra lato, Inuyasha stava riscontrando dei problemi. Tessaiga non svolgeva il suo compito. Sembrava che anch'essa si fosse stancata di quel sbilanciamento tra potere.

-Dannazione che ti prende? Sei stanca?-Domandò Inuyasha stremato, ma riusciva ancora a combattere.

La spada tremò e poi ritornò al suo stato originale. Il giovane demone la rifoderò ed estrasse gli artigli. Sembrava tutto andare in rovina quando giunse Kagome, la sacerdotessa si sentiva impotente e nel vedere il suo amore scoraggiato gli andò vicino.

-Kagome che diamine ci fa qua? Ti avevo detto...-

-Inuyasha stai zitto! Sono abbastanza grande da prendere le mie decisione e poi sentivo qualcosa che non andava, fatti aiutare zuccone.- Rese la giovane, scagliando frecce. Era un grandissimo vantaggio avere quell'arco. Le frecce erano infinite, pur avendole tante le sue energie stavano esaurendo.

-Seshien non mi abbandonare-, mormorò la giovane. Un nuovo attacco fece vacillare i due, Inuyasha parò il colpo, ma ottenne solo l'effetto contrario. Il demone nemico urlò forte, facendo sì che il suo avversario perdesse stabilità e riuscì a farlo precipitare.

Inuyasha vide tutto a rallentatore, la sua bellissima Kagome cadeva nel vuoto, non perse tempo, non ci pensò due volte. Si gettò anche lui. Cercò in tutte le maniere di cambiare forma o di fare qualunque cosa che potesse salvarla, alla fine per chissà quale miracolo, riuscii a riprenderla e abbracciarla forte. Kagome non aveva più voce, la paura era tantissima, ma avere Inuyasha accanto a sé, la fece placare. Si aggrappò e chiuse gli occhi. Il burrone sembrava infinito.

 

 

La battaglia si stava prolungando per troppo tempo, Miroku e Sango non riuscivano più a muoversi. Si ritirarono in un angolo del castello per riprendere fiato. Quei maledetti sbucavano come funghi dal terreno, ormai le loro energie erano al collasso.

Sango per un attimo ebbe un capogiro, era da tutto il giorno che non metteva nulla nello stomaco e poi quello sforzo. Miroku le fu subito accanto, cingendole la vita sottile.

-Respira piano, Sango. Riprendi la concentrazione.- Bisbigliò amorevolmente, sedendosi al suolo con lei sopra le sue gambe. La giovane sembrava del tutto incosciente, ma pian piano si riprese.

-Sembra durare una vita. Anche gli altri stanno riscontrando delle difficoltà. Dov'è finita Kagome?- Disse allarmata.

-Sicuramente sarà con Inuyasha, con lui non corre nessun rischio.-

La ragazza acconsentì.

 

La notte si apprestava a giungere, ma nessuno voleva lasciare quel campo di battaglia. C'erano miglia di feriti e di morti, il castello era diventato un ospedale ambulante.

I due umani cercarono di aiutare nel migliore dei modi loro consentiti, ma sapevano dare poco, anche loro erano conciati male.

All'alba del secondo giorno, la battaglia terminò. L'ovest aveva la prima vittoria.

Sesshomaru sembrava trionfante, ma qualcosa lo disturbava, c'era qualcosa che non quadrava. Al suo appello mancavano la sacerdotessa e il fratello, non che fosse preoccupato, ma... non lo sapeva neppure lui.

Si guardò in giro. I suoi uomini erano a pezzi, se solo avesse avuto Tenseiga, la spada era sparita quella volta, nella foresta nera…

Si sedette e la stanchezza della battaglia lo sommerse. Chiuse giusto un attimo gli occhi per riaprirli, dinanzi a lui c'era una ragazza.

Finalmente si era risvegliata.

-Dafne!-Urlarono il monaco e la sterminatrice.

-Ciao.- Disse lei seria.

-Potevi azzardarti di contribuire...-, l'ammonì il demone.

-Scusatemi. Cercherò di dare il mio contributo la prossima volta.- Disse voltandosi verso la grande finestra. La natura le portava un odore strano, di pericolo. I due suoi amici non erano ritornati, di sicuro si erano persi.

-Vi aiuterò quando calerà la notte, adesso scusatemi ma vado a riposarmi.- Disse debolmente. Che diavolo le succedeva?

Non avendone avuto risposta, l'unica cosa che potevano fare era riposare.

Quando si sarebbero risvegliati avrebbero affrontato anche il mondo.

 

 

 

 

 

Buon Salve.

Come va?

Finalmente ci sono riuscita a concludere il capitolo, lo dico, è stato un parto. Sono un poco incerta sul finale orribile, ma credo di aver dato molte spiegazioni...si vedono nuove figure e ben presto se ne aggiungerà un'altra. Siete pregati di non tirarmi pomodori o uova, anche se so che me lo merito. Vi faccio nuovamente quel giochino. Perché Dafne non contribuisce alla ricerca di Kagome e Inuyasha? Motivo? Chi riuscirà ad indovinare, potrà chiedermi qualunque cosa. =P

Alla prossima.

Heart

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Capitolo 13
*** Occhi rossi come il sangue ***


XIII

“Occhi rossi come il sangue”

 

 

 

 

 

Il precipizio sembrava infinito.

Inuyasha era riuscito a riprendersi Kagome e lei si aggrappava con tenacia al suo kimono rosso.

Il demone non vedeva neppure il fondo di quel burrone, sperava solo che ci fosse qualcosa che attutisse la loro caduta.

Alla fine la luce apparve e si ritrovarono fin troppo presto a combattere contro una corrente d'acqua. Il demone e la ragazza cercarono in tutte le maniere di risalire e di trovare un appiglio per arrampicarsi, ma invano. La cascata era prossima e loro si trovavano spacciati.

L'ultima cosa che Kagome vide fu un precipizio fatto d'acqua e poi il vuoto; gridò con tutto il fiato che aveva per riprendere la mano che tendeva ad Inuyasha e poi il buio.

 

Inuyasha si svegliò frastornato, aveva le orecchie piene d'acqua. S'issò con la forza dei bicipiti e si guardò in giro.

Si trovavano in una spiaggetta, l'acqua lambiva i loro vestiti. Si alzò con un poco di difficoltà, avendo una ferita sul fianco ma non era nulla di preoccupante, il suo sangue lo avrebbe guarito presto.

Prese Kagome e la condusse sotto un albero, ma c'era un problema.

La sacerdotessa era del tutto bagnata, il clima si stava rinfrescando e non aveva nessuna intenzione di vederla ammalarsi.

Così, preso coraggio, iniziò a toglierle la parte superiore del suo kimono/divisa. Il demone era super imbarazzato, non aveva nessuna intenzione di risultare maniaco, ma era troppo. Chiuse gli occhi quando le tolse la maglietta e le mise subito addosso il suo kimono superiore, così sarebbe rimasta al caldo. La maglietta era intrisa del suo buonissimo odore, l'annusò con calma, cercando di imprimersi nella mente tutti i dettagli prima di metterla al sole, sperando che si asciugasse. Perlustrò tutta la zona. Di nemici nessuna traccia.

 

Si fermò e si sedette sotto l'albero aspettando che la sua bellissima Kagome si risvegliasse. Chiuse gli occhi per un attimo che gli parve eterno.

Era stato sconfitto come un principiante, lui che aveva affrontato innumerevoli nemici ,alla fine era stato battuto, e chi che aveva avuto la peggio era Kagome. Ed era stata sempre lei ad aver ferito il nemico.

Perchè Tessaiga non lo aveva aiutato? Estrasse la spada, era assurdo. Forse era colpa sua? Totosai gli aveva spiegato che essa rappresentava la sua anima. Questo significava una cosa sola: doveva far pace prima con se stesso.

Era invidioso, questo nessuno lo aveva notato. Da quando Miroku e Sango si erano dichiarati, lui si era sentito di troppo, quell'equilibro era svanito, c'erano due cose da fare: rimanere in quello stato di stasi o dichiararsi una volta per tutti. Sentimenti che lo torturavano da quella notte.

Kikyo era svanita nel nulla, trascinata dal vento. I suoi spiriti erano spariti e il suo cuore era rimasto libero di amare chi volesse.

Kagome, la ragazza del futuro era il suo destino. Lo aveva capito con i suoi sbagli. Ci metteva tanto per comprendere, ma alla fine ci riusciva. Appoggiò la testa sul tronco e si addormentò.

Avvertì chiaramente una leggera risata e poi una dolce carezza su quelle orecchie che erano rimaste lì, sopra la testa.

Come era possibile? Era un demone completo, allora perchè quelle maledette orecchie rimanevano lì?

-Sei così tenero, Inuyasha.- Bisbigliò una voce.

Non poteva confonderla era quella di Kagome, dolce, leggera e delicata come la sua pelle. Quella donna l'aveva cambiato dal profondo della sua anima.

Cercò di non farsi scoprire e di accettare quelle carezze che lo facevano stare bene.

Kagome non si accorse del suo risveglio e continuò ad accarezzargli le orecchie pelose, prima tocchi breve e poi più lunghi, fino a giungere all'attaccatura delle stesse, che con una piccola pressione gli fece stendere un sorriso compiaciuto. La ragazza lo fissò con il cuore le batteva forte nel petto, sembrava un tamburo.

Sembrava che fossero in un'altra dimensione. Il suo corpo si muoveva solo, la sua mente aveva smesso di pensare e alla fine si ritrovò a sfiorare le calde labbra di Inuyasha che si sorprese di quel gesto. Un bacio. Un bacio a farfalla. Un accenno. Un calore. Una passione trattenuta per troppo tempo.

Kagome si risvegliò da quel sogno ad occhi aperti, ma si accorse con sgomento che non era un sogno ma la realtà. Si maledì in tutte le lingue che conosceva per poi alzarsi, ma una mano artigliata la bloccò.

Inuyasha aveva aperto gli occhi ed erano liquidi, due topazi brillanti e dolci.

Kagome scosse la testa. Ma il corpo le sussurrò di sedersi nuovamente e, per non essere smascherata, chinò il viso per non far trapelare i sentimenti che le sgorgavano dall'anima.

-Mi dispiace...io-, iniziò a dire, ma Inuyasha la zittì con un dito sulle labbra.

Lei alzò lo sguardo che si fuse col suo. Nessuno se ne accorse ma intorno a loro galleggiava un'atmosfera strana, magica, brillava di una luce tutta sua.

I loro visi si erano incontrati, labbra contro labbra, pelle contro pelle. Due anime che erano state per lungo tempo separate si erano incontrate e un sottile nastro rosso le aveva legate per sempre. L'anima gemella esiste e loro l’avevano sotto il naso. Kagome aveva viaggiato con uno spirito da ragazzina innocente e sognante e alla fine lo aveva trovato.

Inuyasha l'aveva attesa per cinquecento anni, senza capire il vero significato di essere amati.

Due distanze infinite e infine accorciatesi con un semplice bacio.

Quell'unione non aveva nulla a che fare con la passione e la lussuria, era uno scambio legittimo che i due destinatari stavano trasmettendo all'altro.

 

Inuyasha si sentì carico, pieno di sentimenti e di energia.

Kagome forte e coraggiosa, il suo cuore come il suo batteva forte come un tamburo, ma era felice.

-Inuyasha io...-

-Le parole alle volte non servono, i miei sentimenti sono sinceri verso te.- Disse, rosso, ma serio in viso.

-Anche i miei lo sono, ho il cuore in gola.- Balbettò lei.

-Lo sento. Batte forte come il mio.- Sussurrò lui senza spezzare quella magia, si abbassò e compì un gesto inaspettato. La sua testa si appoggiò sul petto di Kagome che sussultò, ma si placò nel momento in cui lo sentì rilassato.

-Non ti farò nulla. E' solo che mi piace stare con te Kagome, mi sento libero di esprimermi. Tu sei la mia salvezza.- Dette quelle parole, regnò la pace.

 

Kagome avvertiva tutte le sue sensazioni, come se ci fosse stato un canale comunicativo tra di loro. Sussurrava delle parole e lei li sentiva nella sua testa, era bello quell'approccio che si era instaurato tra di loro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le mani intrecciati, il sorriso sul viso. Erano felici.

Sembrava che il mondo girasse dalla parte opposta.

Inuyasha sembrava un'altro uomo, ma a Kagome non ne voleva uno nuovo, ma il vecchio burbero ragazzo, che le aveva fatto battere il cuore.

Stavano camminando per ritornare dai loro amici, ma sembrava che quella foresta fosse un labirinto.

 

-Mi sembra che ci siamo già passati da qui. Stiamo girando in tondo-, dichiarò Kagome.

-Hai ragione, maledizione!-urlò lui.

-Stai tranquillo. Di sicuro i nostri amici ci troveranno.- Disse fiduciosa.

Camminarono verso est fino a che qualcosa li fermò. Sul ciglio di un tronco abbattuto c'era un'ombra accovacciata.

 

-Non ti muovere, può essere una trappola.- Esclamò Inuyasha frapponendosi davanti Kagome.

La sacerdotessa percepiva una strana vibrazione da quell'ombra e senza ascoltare Inuyasha lo superò. Era una energia benevola, non aveva nulla di malvagio.

Arrivati di fronte, le tolse il cappucio e scoprì che si trattava di una ragazza. Era pallida e sudava freddo.

-Aiutami Inuyasha, sta male.- Disse istintiva.

Il demone un poco titubante la prese e l'appoggiò accanto a un albero. Con un frazzoletto in bevuto d'acqua le asciugò il sudore sulla fronte.

La ragazza portava un bellissimo kimono di un rosso vivo e con piccoli fiori bianchi, gli orli erano di un oro brillante, di sicuro apparteneva a una famiglia nobile. Attesero il suo risveglio fino a che il sole calò. La ragazza aprì un occhio e poi l'altro, si sentiva a disagio e scombussolata.

Aveva due individui strani accanto a sè.

Il ragazzo era uno spettro e l'altra una sacerdotessa, anche se non indossava le veste del periodo, forse si trattava di una viaggiatrice nel tempo? Tutto era possibile. Quando i suoi occhi color mattone si appoggiarono su quei due ragazzi, tutto le fu chiaro. Sentiva la sua essenza, la sua energia intorno a loro.

-Ciao, come va?- Chiese dolcemente Kagome.

La ragazza la osservò a lungo. Aveva dei lineamenti delicati, il collo caldo. Gli occhi nascondeva qualcosa, ma non diede molta attenzione. Il ragazzo era una fonte di potere ancora non sviluppato. Alto e virile. Era un demone, ma ancora inesperto.

-Ciao.- Rispose lei.

-Come ti chiami? -Chiese ancora Kagome.

-Juuri.-

-Juuri come sei arrivata qua?- l'espose.

Non se lo ricardava in quel momento, la testa le faceva male.

-Lascia stare Kagome, questa qua è una semplice umana, non sento nessuna energia “strana”- disse Inuyasha, ricevendo un'occhiataccia da parte della compagna.

-Sei un insensibile Inuyasha, a cuccia!-Detto questo si preoccupò della ragazza, che sembrava ancora star male.

-Posso fare qualcosa per te?-

-Sto cercando una persona.- Disse.

-Fhe ci mancava solo questo e dove si trova?-Disse scorbutico Inuyasha.

-Non lo so.-

-Di bene in meglio! io me ne vado. Non ho nessuna intenzione di accompagnarla.-

-Ma vuoi stare un momento in silenzio, baka?!-Urlò Kagome.

 

I due iniziarono a litigare fino a che non sentirono delle risate.

-Siete davvero comici, anche io e Aki litighiamo in questa maniera.- Annunciò.

-E chi sarebbe?- Domandò il demone.

-Il mio compagno. Lui non mi lascia mai decidere, ma alla fine vinco sempre io.-Gli sorrise per poi alzarsi, si sentiva meglio.

-E' rischioso sei ancora pallida.- Dichiarò Kagome, per poi alzarsi anche lei aiutata dal ragazzo.

-Sto bene, grazie. Comunque devo andare verso est, la troverò lì.- Indicò un punto verso la folta boscaglia .

-Allora andiamo, tanto ...- Iniziò a dire, ma non terminò poiché ricevette una gomitata sullo stomaco, meglio non parlare più.

 

 

 

 

 

}{

 

 

 

 

A palazzo erano pronti per partire.

Sango e Miroku erano a cavallo di Kirara. Aspettavano solo Dafne che si presentò solo dopo cinque minuti, ricevendo un'occhiataccia da parte del glaciale principe.

-Che hai da fissare, non ho mica ucciso qualcuno!-Abbaiò Dafne, sembrava di cattivo umore.

-Taci donna!-Puntualizzò Sesshomaru, ma un momento dopo si ritrovò con due mani sul bavero della sua casacca bianca. La ragazza era molto nervosa.

-Non mi chiamo donna, ma Dafne. Sono alla pari con te, vecchio stupido!-L'apostrofò.

-Vecchio?!Tu...-ringhiò Sesshomaru azionando i suoi artigli.

Dafne vide che lui si stava preparando ad attaccarla, ma qualcuno li fermò.

-Ragazzi abbiamo altro da fare, troviamo Inuyasha e Kagome e poi vi potrete uccidere.-Dichiarò Miroku serio, quei due erano delle teste calde.

-Tsk!-Dissero all'unisono.

 

Sesshomaru annusò l'aria e iniziò a percepire la puzza di suo fratello, verso il burrone.

Si affrettarono verso quella destinazione e trovarono solo il vuoto.

-Credo che siano caduti. Speriamo che stiano bene.-Disse Miroku preoccupato.

-Dafne come scenderai? Kirara non può portare oltre noi.-Dichiarò Sango.

-Potrei dargli il mio posto e seguire un'altra strada..-affermò Miroku, ma solo sentire il ringhio del demone si fece indietro.

-Ti rinagrazio Miroku ma non ho nessun bisogno di questo ghiacciolo. Riesco ad arrivare laggiù così!-Non ci pensò due secondi e saltò nel vuoto, sentì le urla di protesta dei suoi amici umani, senza sapere che lei poteva fare questo e altro.

Si sentì afferrare da Sesshomaru e fu scossa da brividi. La velocità in cui stavano precipitando sembrava oscura fino a che, con la forza del demone, atterrarono senza problemi.

-Stupida! Volevi sfracellarti?-Urlò il demone.

-Be' non era una tua preoccupazione. Sono capace di salvarmi, ma comunque grazie. -

-tsk!-

Aspettarono l'arrivo degli altri per procedere, purtroppo la traccia era sparita nel nulla.

-L'acqua ha cancellato la traccia.- Dichiarò Sesshomaru osservando in giro per trovare qualche indizio, ma i suoi occhi seguivano Dafne che rimaneva ferma in un punto. La ragazza chiuse gli occhi e si concentrò.

-Di là. Sicuramente si saranno spostati per giungere al castello.-Puntualizzò lei.

 

Senza proferire parola si avviarono verso quella direzione. La notte era scura e non si vedeva niente, solo i due che guidavano il gruppo sembravano non farci caso, ma per la sterminatrice e il monaco era un problema.

 

-Ragazzi non credete che dovremmo fermarci, non si vede nulla.-protestò Miroku.

-Ci siamo quasi.- All'improvviso Dafne si fermò- non può essere, lei è qui.- Disse per velocizzare il passo, si ritrovò molto più avanti di tutti per poi scontrarsi con due occhi conosciuti.

-Inu-chan state bene?-Chiese sorridendogli.

-Siamo ancora vivi, vedo che ci avete trovato, siamo stati rallentati.-Dichiarò sbuffando.

-Capisco. Niente di rotto?-

-Tutto a posto.-

-Dafne!-Giunse Kagome che l'abbracciò forte.

-Va tutto bene Ka-chan, andrà tutto bene.-La scostò per guardare oltre l’amica.

Era lei. Le sorrise e lei ricambiò. Ma l'atmosfera cambiò all’improvviso: un lampo bianco si scagliò contro la ragazza sconosciuta.

Sesshomaru l’aveva riconosciuta come nemico e non aveva perso tempo ad attaccarla e farla a pezzi. Ma non si aspettava che la ragazza si potesse difendere.

-Che cazzo fai Sesshomaru!-Ringhiò Dafne.

-La elimino, abbiamo già abbastanza guai!-Disse lui freddo.

-Allora rifodera la tua spada. Lei non è un nemico, forse...- si fermò.

Lo scostò e prese le mani della ragazza, una strana luce defluì tra le loro mani.

-Ma che?-urlò Inuyasha.

-Da quanto tempo che non ci vediamo Juuri, mi sei mancata.- E l'abbracciò con slancio.

 

Nessuno ci capiva più nulla, quelle due si conoscevano?

Parlavano tra di loro come si conoscessero da una vita, sguardi e gesti sembravano uguali.

-Scusate la mia maleducazione, lei è mia sorella. Juuri.- disse, presentandola.

Tutti gli occhi erano sorpresi eccetto quelli del grande principe che li fisso con indifferenza.

-Credo che dovremo fermarci...-asserì il monaco.

-Non credo che sia una buona idea, potremo essere attaccati facilmente. Meglio ritornare al palazzo, tanto manca poco.-Ritenne giusto Dafne.

Così tutti si misero a camminare,nessuno toglieva gli occhi dalle due sorelle, così diverse.

Juuri aveva i capelli di un ramato marrone, invece Dafne castano scuri. Per non parlare degli occhi, due tonalità differenti.

Si chiesero se fossero veramente sorelle o qualcos’ altro.

Quando arrivarono nelle vicinanze del castello Juuri svenne.

 

-Juuri!-Urlò Dafne preoccupata.

-Che le succede?-Domandò Sango e Kagome.

-Non lo so. E' strano...-borbottò Dafne per poi spalancare gli occhi, chissà cosa aveva scoperto.

Miroku prese Juuri e la condussero nella stanza della sorella, tutti rimasero in quella stanza e Dafne stava perdendo il controllo.

Adesso capiva un po’ di cose, doveva parlarle tu per tu.

 

Quando rivenne si toccò la fronte.

-Dafne sono svenuta di nuovo?-domandò preoccupata. Che cosa le stava succedendo?

-Stai tranquilla tesoro, è del tutto normale nelle tue condizioni.-Proferì la sorella, gli altri la guardarono chiedendosi di cosa parlasse.

-Sono felice di diventare zia.-Buttò lì, facendo spalancare gli occhi all'intero gruppo.

-Non può essere, io non sento nulla.-Disse la ragazza.

-E' normale, ancora è piccolo, ma sento la sua vita dentro di te. Juuri che ci fai in quest’epoca?-Parlò con calma.

-Volevo vederti, non potevo aspettarti, mi mancava la mia sorellina. A casa c'è un clima molto teso. Papà e mamma sono preoccupati per te e poi non c'è Aki.- Protestò, avendo le lacrime agli occhi.

-E con Ryou?-Chiese

-Si, sono in viaggio. Sai come sono fatti.-disse accigliata.

-E che ci vuoi fare, sono ragazzi, si sentono liberi di fare ciò che vogliono!-

-Ma io lo voglio accanto a me. Ci stiamo per sposare e lui a che pensa? Non lo sopporto quando fa così.- Urlò quasi isterica incrociando le braccia al petto.

-Comunque non dovevi fare una cosa del genere, ti sei esposta e sai il perchè. Ormai sei qua.- buttò fuori Dafne per appoggiarsi al muro- anche se non capisco che cosa ci fate qui, non è una riunione.- Disse per guardare gli amici.

-Be' eravamo curiosi di sapere un po' di cose.- Azzardò Miroku.- siete davvero sorelle?-Domandò.

-Siamo sorelle, monaco. -Affermò Juuri, mettendo in mostro la sua maturità.

-Juuri è la più grande di tutti noi. -Rise .

-Fhe ...quanti misteri!-Gongolò Inuyasha.

-Non ci fare caso, sorellona. Questo qua si lamenta di continuo non dargli retta-Rise.

 

Le lasciarono sole per quel poco che rimaneva della notte.

Il mattino seguente erano per lo più zombie. Nella sala grande regnava il caos, quando arrivò il principe il borbottio scemò.

Pian piano defluirono anche gli umani e si sedettero intorno al tavolo, questa volta non c'era nessuno in ritardo.

-Mio principe chi è quella fanciulla?-disse uno dei demoni indicando Juuri.

-Lei è mia sorella maggiore.-L'apostrofò Dafne sentendosi a casa.

-Ah capisco. La vostra bellezza è disarmante.-Aggiunse qualcun altro.

Il borbottio iniziò a scaturire, la signora madre era nervosa. Non ne bastava una, ora si aggiungeva anche quella lì.

-Non è di vostro gradimento?-Proferì Toshi a Juuri, la vedeva pallida.

-Io..- non finì di parlare che si alzò e scappò via. Dafne si scusò e raggiunge la sorella che stava vomitando. Non sopportava il cibo umano, come non lo avesse mangiato mai.

Il suo corpo lo rifiutava.

Dafne si accorse delle condizioni della sorella e non perse tempo a offrirle il braccio.

-Non posso Dafne io...-

-Certo che puoi. Non sarà come quello di Aki, ma alla fine siamo fratelli e sorelle. Per il momento ti devi accontentare del mio.- proferì con un sorriso.

Juuri la fissò per un lungo attimo per poi prendere ciò che le veniva offerto.

Chiuse gli occhi e avvicinò il polso della sorella alla sua bocca. Un attimo dopo il sangue iniziò a scivolare dal braccio al pavimento. Un sangue che luccicava di potere e di energia. Juuri si sentiva rinata, quel sangue le ci voleva proprio.

 

-Che state combinando?-Chiese una voce autoritaria.

-Dafne ma che...-Aggiunse Kagome impallidendo alla vista del sangue.

-Dafne!-Esclamò Inuyasha.

Nel momento in cui Juuri finì di bere il sangue della sorella aprì gli occhi.

-Che cosa significa questo?-protestò Sango.

-Non significa nulla per voi, ma per noi creature della notte è fonte di vita e di potere.- Si girò e mostrò i suoi luminosi occhi rossi.

-Sanguisughe!-Ringhiò la signora madre avvicinandosi al piccolo gruppo.

 

La scena era ambigua. Le due ragazze erano una di fronte all'altra e il braccio di Dafne era ricoperto di sangue, e quando venne richiamata la sorella estrasse due zanne lunghissime e i suoi occhi brillarono di potere.

-Demoni Vampiri?- Borbottò Miroku allarmato.

Era questo ciò che aveva visto quella volta, il potere che defluiva nei suoi occhi. Il male.

-Il sangue è la nostra condanna, la nostra vita!-Disse ripulendosi la piccola ferita.

-Ci hai mentito. Credevamo che fossi una nostra amica.- Abbaiò Inuyasha.

-Le menzogne a volte aiutano. Non eravate pronti ad affrontare la verità.-Confessò, facendo stare la sorella maggiore dietro di lei.

-Allora non sei umana!-Disse Kagome.

-Non solo. Posso azzerare la mia energia a mio piacimento, e tra breve potrò fare anche altro. Ho dato il mio aiuto, vi ho dato potere, ma voi rifiutate di darmi fiducia. Forse ho sbagliato a pensare che foste buoni amici. Non posso rinnegare le mie origini, io sono questa. Il mio destino è stato scritto prima che voi nasceste. - Puntualizzò seria.

-Ahahaha, lo sapevo che non eri umana. Sei uno schifoso demone vampiro, uno dei più deboli.- Annunciò la signora madre.

-Non ci sottovaluti signora, la nostra razza, la nostra FAMIGLIA è più pura della vostra. I nostri geni non sono mai stati contaminati- L'apostrofò Juuri facendosi avanti- non le do il permesso di insultare la mia famiglia, mio padre è un uomo potente e non ci metterebbe niente ad eliminarvi.- Rise Juuri,mostrando i suoi bellissimi canini.

-Chi siete realmente?-disse una voce alle loro spalle. Il demone orso si fece largo nel gruppo per poi fermarsi di fronte alle due sorelle. Nei suoi lunghi anni accanto a Inu no Tashio aveva viaggiato molto e una volta era successo qualcosa di strano. Uno strano tunnel li aveva trasportati in una terra lontana, strana. Lì avevano incontrato un uomo potente; i suoi occhi erano simili a quelle due ragazze.

-La nostra famiglia è una delle più importanti. - Disse Juuri, difendendo la sorella.

-Il nome.- ribatte l'orso.

-Che cosa c'è ne importa! Ci ha mentito!- Borbottò Inuyasha.

-Stai zitto, ragazzo! Potresti pentirtene. Anni fa io e tuo padre incontrammo un uomo, era un vampiro originale. Il suo sangue era puro. I suoi occhi erano simili a quelli di queste due splendide ragazze- Affermò.

-Juuri e Dafne Kuran.- Disse chiara la sorella maggiore.

- Quell'uomo era il Re dei vampiri. Un uomo coraggioso che ha dato tutto se stesso per la sopravivenza degli umani. In loro rivedo la sua tenacia e la sua lealtà.-

-Nostro padre ha ripreso il comando nel mondo vampiro, dopo anni di ritiro. Lui è il grande Re dei vampiri e nessuno osa disubbidirgli .-

 

Alla fine si erano smascherate.

-Figlie di un re. Ecco il vostro potere, avete ereditato la natura di vostro padre. Avete bisogno di sangue e del buio, anche se, Dafne...-parlò Toshi.

-Abbiamo un gene speciale che ci aiuta a rimanere sotto il sole. Noi siamo unici al mondo. Siamo le colonne portanti del mondo ultra terreno.- Dichiarò Juuri, per poi stringere la mano della sorella minore. Tremava come una foglia. Aveva bisogno di sangue.

-Adesso che le spiegazioni sono concluse non credete di poter uscire dalla stanza? Abbiamo bisogno di riposo.- Asserì tesa.

-Non ci sto capendo più nulla...- comunicò Inuyasha uscendo per primo.

- Perchè hai detto quelle cose? dovevamo stare zitte. Adesso tutto diventerà più difficile!-Protestò Dafne.

-Non c'era nessuna via di uscita, quelli lì non ci avrebbero lasciato in pace. Almeno staranno un poco al loro posto. Comunque chiama il tuo guardiano, hai bisogno di sangue fresco.- Asserì loquace.

-Vai al diavolo, Juuri. Non erano i miei piani dire loro la verità. -

-Ah no? Mi dispiace. Dannazione Dafne, ti stai esponendo al nemico e non fai nulla, sappiamo tutti che i tuoi poteri sono fuori controllo, puoi scoppiare da un momento all'altro. L'eclissi sarà tra un mese!-Puntualizzò.

-Domani ritornerai a casa, non sei al sicuro...se Aki non mette la testa a posto, gli faccio attraversare l'inferno con il guinzaglio!-Esclamò irritata.

-Provaci. Presto sarà mio marito.-

-Alla faccia del marito!-

Alla fine si misero a ridere, si stavano comportando come due bambine.

 

La giornata terminò tra piani e riserve.

Il gruppo di Inuyasha era perplesso. Sembrava che le due non dicessero tutte la verità, ma non potevano costringerle. Kagome era preoccupata. Ma per cosa?

La cena fu un silenzio di tomba e, come era prevedibile, le due sorelle non si presentarono.

 

I demoni era sparpagliati nelle diverse zone del castello, Inuyasha &co si erano divisi in coppie. Oramai tutti sapevano che Inuyasha e Kagome si era dichiarati e così si separarono, per poter stare ognuno un poco con la propria anima gemella.

Sesshomaru era nel salone grande, dove c'era il suo trono. Sua madre entrò senza essere annunciata, ma era comune, lei abitava lì.

-Ti vedo pensieroso figliolo, non sarai pensando a quella sciacquetta?!- disse dura, sedendosi.

-Non credevo che ti importasse tanto.- commentò laconico il figlio.

-Quelle due sono delle bugiarde, hanno mentito sul loro titolo. Principesse! Ma va, non ci crederei nemmeno per tutto l'oro del mondo...-aggiunse.

-Potrebbe essere la verità. L'orso non può mentire.- Protestò.

Perchè sentiva di doverla proteggerla? E da cosa?

-Comunque vedremo che faranno in questi giorni, il nemico deve essere studiato.- Rise la signora madre per poi andarsene.

 

Sesshomaru si alzò e si diresse verso il giardino ovest del palazzo. Aveva bisogno di schiarirsi le idee.

Un solo nome rimbombava impetuoso nella sua mente ed era quello di Dafne. Che cosa girava intorno a lei e alla sua famiglia? Quale gene speciale la rendeva unica?

All'improvviso si mise a correre. Uno strano odore veniva dalle fondamenta del castello. Abbassò gli occhi e vide lunghe fiamme avvolgere i pilastri del grande portone.

Il nemico stava di nuovo attaccando. Il fuoco divampò subito.

Erano circondati.

Richiamò l'attenzione dei demoni con un ululato e diede subito ordini. Una parte dei demoni cercava l'acqua per sedare le fiamme, gli altri individuavano i nemici.

 

-C'è puzza di bruciato- disse allarmata Juuri.

-Ci stanno attaccando.-

-Stai ferma sorella, loro non hanno bisogno di noi, non siamo le benvenute.- Disse fredda Dafne. Si alzarono e s'incamminarono verso le vette alte.

La battaglia si era spinta fino all'interno del cortile principale. I suoi amici, sempre se lo erano ancora, combattevano, colti alla sprovvista.

-Credi che ce la faranno?-domandò Juuri.

-Stanotte ci saranno parecchie morti, l'inferno non attende altro.-Rise glaciale la sorella.

-A volte fai paura.- commentò l’altra.

-E' un mio pregio esserlo- sghignazzò.

 

Il fuoco ormai aveva invaso il castello, si sentivano gli animali urlare. E le urla dei servi che cercavano invano di far cessare quell’inferno di fuoco.

-Facciamo una scommessa, ho bisogno di sgranchirmi le ossa.- Disse Juuri,

Dafne la guardò in tralice.

-Non se ne parla.-

-Sono abbastanza grande da decidere da sola, e poi sarà una passeggiata.-

-E va bene, di cosa si tratta?-

-Chi ucciderà più nemici avrà un premio.- Affermò Juuri, aggiustandosi il kimono.

-Sarebbe?-

-Quei famosi biglietti che tanto desideri.-

A Dafne si illuminarono gli occhi ed acconsentì senza indugiare.

-Ok ci sto. Attenta però! Se farai qualcosa di scorretto...-

-Non ti preoccupare-.

-Allora andiamo, ho bisogno di sfogarmi!-

Si buttarono quindi nella mischia.

 

Tutti si voltarono nel vederle. Sembravano due bellissime guerriere.

Juuri non indossava più il suo kimono ma un strano vestito che faceva intravedere le lunghe ed affusolate gambe. Il vestito era nero e rosso. Delle lingue di fuoco lambivano il suo corpo. Se una volta i suoi capelli erano sul ramato adesso era del tutto rossi, come il fuoco. Il suo corpo sembrava danzare. Diverse frecce furono scoccate dalle sue mani, senza avere un reale arco, ma solo fatto di fiamme.

-Lingue di fuoco!-Esclamò colpendo il nemico.

 

Dall'altro lato Dafne era del tutto assente, i suoi occhi erano azzurri. Il suo potere le defluiva intorno, la sua Phoenix lanciava bombe d'energia senza lasciar scampo al nemico, senza permettergli di capire che cosa fosse quella cosa.

In poco tempo l'esercito nemico era stato dimezzato da quelle due. Da sole.

 

-Accidenti sono fortissime.- Esclamò Toshi. Loro erano riusciti per lo più a sfiorarli, i nemici! Una forte energia magica infatti li avvolgeva come un guanto e li rendeva invulnerabili.

-Dafne! Spingi questi uomini fuori dalla muraglia, io costruirò una barriera.- urlò Juuri.

La sorella minore annuì.

-Riuscite a tenerli calmi per cinque minuti?-Domandò ai demoni che si trovavano davanti a loro.

-Che cosa credi ragazzina?-Disse uno di loro.

Sesshomaru e Inuyasha attaccarono con i loro colpi più forti, il nemico sembrava in difficoltà.

-Ce la stiamo facendo-annunciò Inuyasha.

-Non credo proprio, orecchie pelose! Stanno preparando un attacco. Hanno molti maghi nelle loro retrovie, ecco perchè non vi accorgete di loro.- Affermò Juuri.

I suoi occhi bruciavano; osservò la sorella e la vide pronta.

-Al mio tre tutti a terra, chi rimarrà in piedi sarà sbattuto fuori.- Urlò la rossa.

Qualcuno protestò, ma non riuscì a dire più nulla quando l'energia spirituale di Dafne toccò l'eccesso.

Al tre di Juuri tutti abbassarono la testa e una forte onda d'urto buttò tutti i nemici fuori dalla muraglia, per poi ergere una barriera di fuoco intorno.

-Barriera di fuoco!-Dalla sua mano si sprigionò un afflusso di potere che si condensò intorno al palazzo.

-Sono stati sballottati fuori dal palazzo, grande!-

-Grande un corno, il palazzo sta andando al fuoco.-

-Dobbiamo spegnerlo- si avviò Miroku.

-Stai al tuo posto bonzo, non vi preoccupate, del fuoco me ne occupo io.- e detto questo Juuri raccolse le fiamme del palazzo che affluirono nel suo corpo.

Era stupefacente e quasi impossibile. Come era possibile che non le facessero del male o la bruciassero?

-Ottimo Lavoro sorella. Adesso diamo una ripulita.-

Unirono le mani a forma di montagna per poi sostituire l'aria satura di fumo con quella pulita. Le pareti nere si sbiancarono e tutto ritornò alla normalità, l'unica cosa che rimaneva era la barriera.

 

-Adesso siete al sicuro.-

-Credo proprio che i Shikamani saranno felice di catturare quelle anime dannate.-Rise felice Dafne.

-Come diavolo avete fatto? siete fortissime.- Si avvicinò Kagome.

-E' solo grazie al nostro gene speciale che ci attribuisce capacità molto sviluppate.-Spiegò Dafne.

 

 

 

Un'altra vittoria per l'ovest.

Sesshomaru aveva ben capito che quelle due erano paragonabili a due dee. La loro bellezza, il potere e tutto ciò che veniva dietro.

Parlavano in un modo raffinato. Tutto stava per essere messo a nudo,ma chissà...

 

-Credo che tu adesso debba andare, lo hai promesso. Io sarò di ritorno tra trenta giorni.- Dichiarò Dafne. Juuri divenne triste ma poi le sorrise.

-E' stato un piacere incontrarvi e conoscervi. Chissà, forse un giorno ci rincontreremo. Grazie di tutto sorellina e non preoccuparti si risolverà tutto.-

L'abbracciò, mentre Eddy appariva alle loro spalle.

-Riportala a casa. - Il guardiano annui e scomparve con la ragazza.

-La barriera è ancora intatta.- specificò Sango.

-Lo sarà finche mia sorella vivrà e significa per sempre.-Aggiunse per poi andarsene.

Era stanca. Il giorno dopo avrebbe avuto parecchio lavoro.

 

Tutti la videro allontanarsi ma non le chiesero nulla.

 

Il peggio sembrava terminato. Mai supposizione fu più errata.

Il peggio non aveva un limite.

Lui era sempre dietro l'angolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buon Salve.

Rieccomi con un nuovo capitolo. Diciamo che è più lungo degli altri, dite grazie alla mia ispirazione che mi manda tante bellissime idee. In realtà c'è lo tutta in mente. Allora ho svelato un poco di cose, le due sorelle sono vampire, brava alla nostra #Aliak che hai risposto bene alla domanda. Puoi farmi una domanda. Sulla storia o se hai qualche curiosità.

Per altro vedremo nella prossima. Non voglio svelare molto, li vedrete negli altri capitoli.

Ah avete capito a quale altro manga è associato? Io si.

Ma va.

Buon week end!

Heart

 

 

Per chi volesse unirsi al gruppo: https://www.facebook.com/groups/411746989000957/

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Capitolo 14
*** La promessa ***


XIV
“La promessa”



 
 
La notte era silenziosa, nessuno fiatava poiché la maggior parte degli abitanti del palazzo dormiva.
Una ragazza dai lunghi capelli si era posizionata sul davanzale di una delle grandi finestre per rilassarsi. Sua sorella aveva rischiato molto, nel volerla raggiungere a tutti i costi. Doveva diventare più forte e questo sarebbe accaduto molto presto; all’eclissi mancava poco. Ancora poco tempo ed il suo potere si sarebbe risvegliato.
Chiuse gli occhi e iniziò a meditare, la sua sfera emotiva era un miscuglio di emozioni che la rendevano instabile.
I suoi amici la stavano evitando, soprattutto Inuyasha. Proprio lui, con cui aveva costruito un amicizia vera, si era fermato all’apparenza.
Perché tutti scappavano da lei? Forse era colpa del suo potere o dei suoi misteri?
Si allontanò da quel luogo e si avviò verso la palestra in cui il principe si allenava.
Lui non c’era, erano giorni che era fuori.
Rimanendo ferma in un punto, iniziò a far defluire il proprio potere su una pietra. Era speciale. Un regalo di tutta la famiglia.
Conteneva lo spirito della magia della loro specie.
Era un'intricata forma, avente al suo centro un lapislazulo. Quella pietra di colore blu oltremare, aveva molti significati tra cui la pace interiore o la sensualità. Dafne impregnò tale gioiello del proprio potere, trasferendolo in esso, per poi chiuderlo dentro una barriera fatta di fiamme azzurre. Aveva bisogno di restare senza potere almeno un paio di ore, permettendo al suo corpo di rigenerarsi.
Fatto ciò, iniziò ad allenarsi. Prima con gli esercizi basilari e poi quelli più intensivi, mettendo a nudo le braccia e le gambe dotate di una discreta muscolatura, per essere una ragazza.
I primi raggi stavano sorgendo e lei si sentiva distrutta. Vicino al giardino est era situata una sorgente di acqua calda. Perciò non perse tempo e si recò in quel luogo.
Il vapore non permetteva la visuale a nessuno. Immerse prima un piede e poi l’altro. Si tolse i vestiti e si rilassò.
Si lavò con cura, prima i capelli e poi tutto il corpo. Quando oramai il sole era abbastanza alto, rientrò nel palazzo e trovò gli amici intenti a far colazione.
-Che cosa hai fatto, Dafne?-Chiese preoccupata Kagome avvicinandosi all’amica.
Anche gli altri lo notarono. I suoi capelli erano più scuri del previsto.
-Non sento nessuna forza su di te-,richiamò l’attenzione Miroku.
-Fhe! Sarà un altro dei suoi trucchi.- borbottò Inuyasha.
-Sto bene. –Sussurrò lei. Si sedette ed iniziò a mangiare sotto lo sguardo degli amici. Si comportava come al solito, ma c’era qualcosa che non andava.
-Nee-chan guarda Rin!- dalla porta apparve la piccola che teneva in mano un batuffolo peloso.
Tutti si sporsero per osservarlo e si accorsero che si trattava di un gattino.
-Oh che dolce!-Esclamò Kagome afferrandolo.
-Un gatto! Brr!-Ringhiò Inuyasha contrariato. Era pur sempre un cane.
-Dove lo hai trovato?-Chiese Dafne.
-Vicino al giardino. Era solo e tremava.-Balbettò la ragazzina.
-Oh capisco. Portalo qui.-Chiese per poi esaminarlo.
-Sta bene, forse è solo affamato. Tieni, piccolo.- disse al gatto, offrendogli del latte.
All’improvviso un lampo bianco apparve e si materializzò nella sala. Sesshomaru era ritornato e avvertiva una puzza disgustosa. Si guardò in giro per poi individuare quel sacco di pulci. Un gatto in casa sua? Mai!
Rin si nascose dietro a Dafne per essere protetta da quegli occhi color topazio che mandavano lampi di rimprovero.
Tuttavia il gatto non rimase al suo posto, si avvicinò al demone miagolando, per poi essere afferrato per il collo.
-No, fuko-chan!-Gridò Rin, temendo il peggio.
Sesshomaru si voltò verso la piccola. Tutti aspettavano una sua reazione, ma il principe continuò a non parlare.
Fece cadere il gatto, afferrando al suo posto Dafne, sempre per il collo e portandola via con sè. Fu un movimento talmente repentino che i due parvero scomparire nel nulla.
Dopo un attimo di sbigottimento, i presenti si affrettarono a seguirlo.
Trovarono Sesshomaru che minacciava Dafne con Bakusaiga.
-Dannata, combatti!-
-Ti ho detto di no! Sei sordo?!-protestò la ragazza.
-lo sapevo, sei solo una stupida. Il tuo potere era solo un'illusione!-ringhiò il demone. Non perse tempo ed iniziò a scagliare colpi.
La ragazza cercava di difendersi più che poteva, ma, ben presto, le prime ferite iniziarono a comparire sul corpo.
-Ma che gli prende?-Disse Inuyasha estraendo Tessaiga.
Dafne era senza fiato. Si sentiva debole. Perché si comportava in quella maniera? Solo allora si accorse che la luna sulla fronte del demone era rossa. Che fosse opera di un incantesimo? Era meglio accertarsene, ma come? Il demone non stava un momento fermo.
Solo i suoi amici la potevano aiutare.
-Kagome, Miroku ci riuscite a bloccarlo?-Chiese.
Loro rimasero un momento sorpresi da quella richiesta, ma non fecero ulteriore domande. Si concentrarono e cercarono di fermarlo, ma non ci fu nulla da fare. Fu Inuyasha a riuscire nell'intento, anche se solo per pochi secondi, ma quel lasso di tempo bastò a Dafne per sciogliere l’incantesimo.
Quando appoggiò la sua mano sulla fronte del demone, un'aura negativa si sciolse e la luna ritornò al suo originale colore. Il demone s’inginocchiò e poi si guardò in giro.
Suo fratello lo teneva ancora stretto e, con una scrollata, se lo tolse di dosso. Il giardino era del tutto distrutto. Sesshomaru riconobbe i colpi inferti dalla sua spada.
Rivolse lo sguardo anche verso Dafne che si trovava proprio di fronte a lui ed era ricoperta di ferite. Il sangue bagnava il prato. Si chiese che cosa fosse successo, perché aveva un buco nei ricordi, ma la ragazza svenne proprio in quel momento. D’istinto la prese, prima che cadesse inerme al suolo.
 
 
 
 
La ragazza ancora non si era risvegliata. Le ferite erano state medicate da Kagome e Sango. Tutti erano curiosi di sapere che cosa fosse successo.
Sesshomaru non aveva parlato e l’unica che sapeva qualcosa era lei. Passarono due giorni prima che riaprisse gli occhi, ma prima che ciòavvenisse, accadde un inaspettato colpo di scena.
 Era una serata come tutte le altre. Il gruppo parlava nella stanza accanto per non disturbarla, quando Inuyasha e Sesshomaru, che si trovava in quel momento nella sala da pranzo, avvertirono una strana energia giungere a corte. I due, senza perdere tempo, si ritrovarono nella camera della ragazza. Intorno a lei galleggiava una strana luce pura. Sembrava magnetica e forte. Un solo attimo e quella sfera di energia trapassò il corpo di Dafne. I suoi capelli mutarono prima al blu, poi al biondo e poi ancora al suo solito castano. La sua energia era di nuovo percepibile, anche se flebile. Le ore di riposo erano terminate.
 
Finalmente aveva riaperto gli occhi.
-Ben svegliata bella addormentata!-L’apostrofò Kagome.
-Grazie.-Rispose lei con voce roca.
Sango le passò dell’acqua e Dafne ne bevve piccoli sorsi. Si sentiva fuori luogo, ma avvertiva la loro preoccupazione.
-Dai vostri occhi noto la curiosità che vi attanaglia,  ma dovrete aspettare, ho bisogno di nutrirmi.-Disse.
-Non ho nessuna intenzione di darti la mia vena!-L’ammonì Inuyasha.
-Mi sarebbe molto inutile, Inu-chan, in effetti. Preferisco del cibo.-Rise.
Detto fatto. Terminato il pasto, la ragazza si sistemò i cuscini per poter parlare al meglio. Lo stomaco aveva finito di brontolare.
-Allora prego, fate le vostre domande.-Disse con calma.
-Comincio io.- Iniziò Inuyasha.- l’altra notte una strana energia si è dissolta, entrando dentro il tuo corpo…- lasciò la frase incompleta.
Dafne chiuse gli occhi e poi rispose.
-Quella sfera di energia era il mio potere. Dovete sapere che una volta all’anno abbiamo bisogno di essere dei normali esseri umani. Lo estraiamo dal nostro corpo e lo custodiamo in una pietra particolare. Ognuno di noi ne ha una che ci protegge e ci svela chi siamo realmente. – disse, toccandosi il ciondolo che aveva al collo.- Esse hanno il preciso compito di stabilizzarci e di aiutarci quando il nostro equilibro va oltre il suo limite.- Spiegò con calma.
-Pietre? Mai sentita una sciocchezza del genere.- Disse l'ex mazzodemone.
-Te la mostrerò un giorno. Ma non adesso. –Poi girò il busto e fissò Sesshomaru, i loro occhi si scontrarono. –Lo so, può sembrare strano che un demone maggiore come te sia stato ingannato da un incantesimo del genere, ma non era normale. La sua aura maligna lasciava solo una firma. Sei stato in balia del suo potere fino a che sei ritornato a palazzo e poi fino a che io te l'ho tolto di dosso. Lo so che ti senti arrabbiato, ma non è stata una tua colpa. Sono io la vostra causa di mala sorte. Avevi ragione, Inuyasha, io porto solo sfortuna e per questo che vi lascerò in pace, da ora in poi. –Comunicò loro.
-Non se ne parla. Adesso anche noi siamo immischiati in questa faccenda, combatteremo con te.- Annunciò Sango.
-Sei coraggiosa, ma non sarà una passeggiata. I miei nemici sono più forti di Naraku. Loro stanno nelle profondità della terra. –
-Un nemico in più non ci farà indietreggiare. –Disse Inuyasha, alzandosi.
-Vi fa onore. Accetto il vostro aiuto, ma, ve lo dico, non sarà facile. Per prima cosa dovremo far emergere il vostro potere nascosto.- Annunciò.
-Che diavolo stai farneticando Donna!-
-Su, principino non credere che io menta. Ti ricordi le mie parole, all’inizio? Ho il dovere di adempiere alla mia promessa. Inizieremo domani mattina. E voi due - si interruppe, indicando i due fratelli- dovrete collaborare.
-Mai!-
-Vi ricrederete.- Sorrise Dafne.
 
}{
 
La mattina dopo erano tutti in cortile.
Da un lato c’erano le ragazze e dall’altro i ragazzi.
Dafne guardò le sue amiche e poi sorrise.
-Rin-chan tu ci guarderai dall’alto, mi raccomando non fare avvicinare nessuno!- le ordinò.
La piccola la salutò con la mano e loro iniziarono.
- Per prima cosa vediamo di che cosa sapete fare.
-Kagome, distruggi questa roccia con la tua forza spirituale. -
La sacerdotessa chiuse gli occhi e respirò a lungo. Nessuno fiatava.
Il masso si ruppe.
-Ottimo!-la applaudì Dafne, facendo arrossire la giovane.
Seguirono le diverse prove per gli altri e infine l'amica diede loro un compito.
- Miroku e Kagome. Voi dovrete cercare nel vostro spirito la vostra pietra. Deve essere al vostro interno, rilassatevi e meditate. Questo sarà il primo step.-Disse per poi concentrarsi su Sango che aspettava indicazioni per sè.
-Non avendo un'energia speciale come loro, ti affiderò io stessa un potere. Estrai la tua arma. Come Kagome potrai richiamarla, senza neccessariamente doverla avere sempre dietro la spalla.- Estrasse una boccetta, al cui interno galleggiava un liquido blu. Hirakotsu fu avvolto da quell’aura per poi scomparire.
-Dovrai esercitarti con delle cavigliere e dei pesi per dare più forza nel lancio e affinare i riflessi. Non sarà facile, ma so che ci riuscirai.- Affermò Dafne.
Con un battito di mani fece apparire i pesi e, con questo, anche la sterminatrice iniziò il suo duro lavoro.
Gli ultimi furono i due fratelli,  che sembravano  i due poli opposti di una calamita.
-Veniamo a voi. Ciò che cerco di voi e che da voi pretendo è che la vostra energia si unisca.-
-Scordatelo!-disse gelido il principe.
-E’ inutile, non ti ascolterà mai.- Affermò Inuyasha, sedendosi.
-Oh lo farà eccome, se vuole giungere a quel potere che tanto brama.-
Dafne si sedette e osservò per un attimo Inuyasha.
il ragazzo, sentendosi sotto esame, iniziò a balbettare per poi sentirsi leggerissimo.
-Ma che?-
-Sei in un'altra dimensione, se tuo fratello si decide a partecipare, potrò iniziare.-
-In che consiste il nostro allenamento?-Chiese Inuyasha.
-Una sorpresa. Su principino, siediti e fondi la tua energia con noi.- Disse, porgendogli la mano come una sfida. Sesshomaru aveva tutta l’intenzione di andarsene, ma, come aveva detto lei, lui voleva il potere. Così si sedette accanto al fratello e chiuse gli occhi per concentrarsi.
Dapprima non riuscirono a connettersi, poiché Inuyasha non riusciva a star dietro loro, poi finalmente le loro anime diventarono un tutt’uno. Si trovavano in un luogo differente a quello reale, lo spazio infinito li circondava.
-In che posto siamo?-Domandò Inuyasha, ispezionando ogni angolo.
-Complimenti eredi dell’Ovest. Le vostre anime sono un tutt’uno e adesso vi ricompenserò.-Mormorò Dafne avvolta da un’aura diversa dal solito.- La mia missione si è compiuta, vi lascio in mano sicure.- Disse, indietreggiando.
Sesshomaru e Inuyasha la guardarono confusi, fino a che un fascio di luce si materializzò di fronte a loro. Pian piano la luce scomparve lasciando intravedere una sagoma ben conosciuta.
-Padre.-Mormorò incredulo Inuyasha.
-Ci rivediamo figliolo- per poi voltarsi verso il figlio maggiore. Lui rimaneva fermo a fissarlo.- Non essere di ghiaccio, Sesshomaru. – Rise il generale.
-Te li lascio in custodia, prenditi tutto il tempo possibile. So che sarà un lavoro tosto, ma ho fiducia in te.- Dichiarò Dafne.
-Ti sarò sempre riconoscente per quello che hai fatto per i miei figli.- Disse il generale.
-E’ stato un piacere, Touga. Adesso devo andare, gli altri mi aspettano.- Parlò la ragazza, voltandosi indietro.
-Aspetta!-Esclamò Sesshomaru. – Come hai fatto a farci oltrepassare il tempo e lo spazio? I guardiani dove sono? Loro proteggono il regno dei morti.- Dichiarò Sesshomaru.
-Oh, figliolo. Ancora non hai capito chi hai di fronte?-Rispose Touga.
-I guardiani non mi intralcerebbero mai .- Rise Dafne per poi continuare, ma fu anticipata dal suo amico Touga.
-Figlioli. Dafne è la signora degli inferi.- Annunciò.
-A presto.- Salutò Dafne dissolvendosi e ritornando al presente.
 
 


 
* Mi è stato impossibile non rendere omaggio ad una delle storie/saghe famosissime in efp, ossia "Cuore di demone" dell'autrice VaniaMajor. Adoro troppo quell'opera e la cosa del gatto mi è uscita di getto. È quasi impossibile non ispirarsi, quelle fic sono un capolavoro. *^*
Ovviamente, lungi da me voler plagiare o copiare, quindi ho giustamente messo in questa nota i "credits" necessari. Dando a Cesare quello che è di Cesare ^^
 
Buongiorno.
Vi sono mancata? E già, e di molto che non aggiornavo, ma non ci preoccupate che le cose stanno per complicarsi.
Spero che vi piaccia.
Grazie a tutti per il vostro sostegno.
Heart

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Capitolo 15
*** Allenamento speciale ***


XV

“Allenamento speciale”

 

 

 

Il cielo non era cambiato di una virgola.

Il tempo non mutava in quel posto.

Sesshomaru osservò a lungo quello spazio.

Sembrava talmente irreale, che lui si trovasse proprio lì.

Come aveva fatto a non capirlo prima? Aveva avuto molti indizi e invece si era focalizzato su altro. C'era stato bisogno dell'intervento di suo padre per capire i suoi sbagli.

Impugnò la sua spada e cominciò a fendere l'aria con colpi decisi e veloci.

Non sarebbe rimasto indietro, era pur sempre il principe dei demoni. Ma la sua attenzione fu ben presto rapita dall'osservare gli allenamenti “speciali” che Inuyasha stava svolgendo con il padre; era sicuro che il vecchio generale avesse qualcosa in mente.

Abbassò Bakusaiga. In quel luogo il tempo girava in un modo distorto. Il giorno e la notte erano come un'unica cosa. E poi si era accorto che la forza di gravità era superiore rispetto a quella della terra.

Si stava abituando a quella forza e si era accorto con sorpresa che i suoi colpi erano più veloci, letali.

Si tolse la casacca intrisa di sudore e si avvicinò al padre che rimaneva fermo ad osservare il figlio minore. Il suo piano era quello di far collaborare i due figli per trasformarli in veri guerrieri. Sapeva che dovevano combattere una battaglia cruenta, contro avversari molto potenti.

-Adesso cerca di far defluire il tuo potere su Tessaiga. Poi lei farà tutto il lavoro.- Disse il generale. Inuyasha era madido di sudore per la concentrazione, il suo corpo era rigido e fremente. Gli scoppiava la testa, ma ci sarebbe riuscito. Suo padre sarebbe stato orgoglioso di lui.

All'improvviso aprì gli occhi ed impugnò la spada.

Un'onda di potere l'avvolse e Tessiga cambiò colore. Dall'argento divenne blu. Una forte aura veniva sprigionata da essa, che, con sorpresa di tutti riuscì a schermare la barriera che il padre aveva intorno a sè.

Il figlio lasciò di colpo la spada e cadde in ginocchio, stremato.

-Ottimo lavoro figliolo. Sei riuscito a sprigionare la vera forza di Tessaiga. E ciò avviene solamente quando la tua anima si fonde con la sua. Adesso devi solo imparare a maneggiarla e il gioco è fatto.- Si complimento, per poi dargli una pacca sulla spalla.

Il demone maggiore guardò il fratellastro; era impossibile che Inuyasha raggiungesse una tale forza, se non si fosse dato da fare, lo avrebbe superato senza che lui se ne accorgesse.

Richiamò il padre e lo indusse a svelargli il mistero di Bakusaiga, ma il generale lo guardò storto.

-Ancora non l'hai imparata la lezione, Sesshomaru? Con la forza non tutto viene ricompensato. Ne riparleremo, quando la tua mente e il tuo cuore saranno sincronizzati.-Dichiarò Touga, negando con la testa.

-Padre! Sono stanco di questa buffonata.-Esclamò lui furioso.

-Figliolo, guardati. Dimmi, non ti sembra che queste reazioni non siano tue? Riflettici e scoprirai la verità-, disse infine.

 

La rabbia lo stava logorando. Riprese la spada e si voltò per poi incamminarsi verso il nulla.

Aveva bisogno di riprendere la lucidità che aveva smarrito.

 

 

◄▼►

 

 

Gli allenamenti erano terminati per quella lunga giornata.

Dafne era ritornata subito dai suoi amici. Aveva notato tanti progressi, ma ancora era lunga, la strada.

Percorse i lunghi corridoi del palazzo per poi fermarsi di fronte alla sala da pranzo, che custodiva il trono del principe. Si chiese se Sesshomaru avrebbe capito il messaggio del padre, o se avrebbe fatto di testa propria.

Il potere era solo una fonte di sfortune e di responsabilità.

Appoggiò la mano su quel trono di legno, e inspirò quel profumo di fresco, di selvaggio.

Guidata dall'istinto si sedette su di esso e guardò il tutto da quella postazione. Ben presto anche lei lo avrebbe fatto. Chissà che sensazioni si provavano. Decise in quel momento di fare un viaggio verso i suoi due amici, che per il momento erano intrappolati nel limbo.

Chiuse gli occhi e iniziò a ripete una vecchia litania, che indusse il suo corpo a sdoppiarsi. L'involucro corporeo rimase nel presente mentre l'anima viaggiò tra lo spazio e il tempo.

I suoi occhi erano lo spazio stesso. Notò subito le due figure che stavano combattendo.

Padre e figlio non l'avvertirono, meglio così, per poi spostare l'attenzione sull'altro figlio che si spostava con calma verso l'infinito.

Se fosse andato ancora più in là si sarebbe trovato in un'altra parte, poiché si trovava sul passaggio tridimensionale.

Il demone maggiore arrivò ad un bivio, guardò in basso e trovò solo il fuoco.

L'altro lato non era tanto distante, sicuramente con un bel salto sarebbe riuscito ad oltrepassare la voragine.

Si allontanò, per poi prendere una lunga rincorsa, ma fu bloccato.

Un mostro gli apparve prima che saltasse. Aveva gli zoccoli ai piedi e il corpo da umano, ma sulla testa due corna.

-Togli di mezzo!-Ringhiò il demone.

-Fatti avanti anima impura!-Affermò la creatura, mentre prendeva la rincorsa.

-Non mi fai paura.- disse il demone che allungò gli artigli per combatterlo. Ma Sesshomaru aveva sottovalutato il nemico o sopravvalutato se stesso. Aveva fatto un errore di valutazione. La creatura che aveva di fronte era più forte di quanto s'immaginasse. I suoi colpi sembravano deboli e si maledisse per quella infermità.

La creatura oscura non ci pensò due volte ad infliggere colpi mortali. Il principe dei demoni si ritrovò al suolo, con molteplici ferite sul corpo, ma si rialzò.

-Fatti avanti!-Disse impugnando Bakusaiga, che fu però mandata lontana da lui.

-Credevo che fossi più forte, invece sei una mezza calzetta.- Rise la creatura.

-Non illuderti!-

Gli occhi divennero rossi, il volto si allungò e ben presto comparve un cane bianco. I due combatterono fino allo stremo delle forze, fino a che i due rivali si trovarono al suolo privi di forza.

-Come è possibile che il principe dei demoni sia stato sconfitto!-mormorò Sesshomaru alzando le mani insanguinate all'altezza del viso.

-E' la tua ora!-Urlò la creatura. Sesshomaru vide una lama. Sembrava che tutto fosse al rallentatore, fino a che...

Un'altra lama gli fece da scudo.

Si alzò sui gomiti e si ritrovo di fronte Tenseiga. La spada era diventata bianca. Uno scudo lo stava proteggendo da quella creatura, ma ciò che lo stupì fu che Dafne si trovasse lì, accanto alla sua spada.

Beh non ne era proprio sorpreso, da quando aveva scoperto la vera identità di lei, ma ancora troppe domande vorticavano nella sua mente.

-Non ho bisogno di te!-disse, per poi tossire sangue.

-Beh lo so. Era solo per riportarti la tua spada.- Disse lei con noncuranza.

Il demone non disse altro, cercò di darsi un contegno per poi afferrare la spada che emanò un forte bagliore. Pian piano le sue ferite furono guarite e ritornò in perfetta salute.

Dafne rise a quella scena, a volte sembrava un ragazzino, ma era meglio non farglielo notare.

Si diresse verso il buio più fitto, ma un lampo di luce la fermò. Di fronte aveva Sesshomaru che la minacciava con i suoi artigli. La ragazza non mosse un dito a quella intimidazione, l'unica cosa che fece, fu sbuffare.

-Combatti!-dichiarò il demone.

-Non adesso, forse in un'altra vita, principino.- Disse per poi scuotere la mano. Da essa apparvero piccole fiammelle che lo circondarono per poi avvolgerlo in una corda invisibile. Lui tentò di liberarsi, ma fu inutile. Si ritrovò al cospetto di suo padre e del fratello, che intanto se la rideva.

-La prossima volta tienilo d'occhio. Ci sono troppi luoghi pericolosi e non vorrei che queste due teste calde ci finissero in mezzo. So perfettamente che ne uscirebbero vivi, anche se...- disse Dafne pensierosa.

-Mi dispiace. Non succederà più, già stai facendo molto.- Annuì il generale.

Nessuno dei due demoni si sarebbemezzo mai immaginato che il grande generale cane chiedesse scusa ad una ragazzina.

-Va tutto bene. Sono consapevole di ciò che faccio. Adesso vado.- Iniziò a dire per poi fermarsi.- Congratulazioni Inu-chan! Sei riuscito a sviluppare la tecnica speciale di Tessaiga, credo che supererai il tuo maestro,- gli sorrise - per quanto riguarda te, invece - continuò, guardando Sesshomaru – tu, dovrai fare tanta strada, accogli i consigli di tuo padre e vedrai che presto troverai la strada giusta. - Si rivolse infine a Touga - buona fortuna... - e sparì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel frattempo nel presente/passato si consumava la colazione. Dafne era rimasta all'erta fino a che la sua anima ritornò al suo posto.

-Che tecnica hai usato?-Domandò curioso Miroku.

Dafne sbatté più volte le palpebre per poi alzarsi. Aveva tutte le ossa ammaccate, come se avesse combattuto o allenato. Infine si rivolse all'amico.

-Una che ti fa rimpiangere di essere nato, bonzo pervertito.- Infatti Miroku si era dato alla sua “mano morta”.

-Eheheh-, rise nervoso.

-Comunque ragazzi ho delle brutte notizie per voi.- Dichiarò Dafne, prendendo posto al tavolo insieme agli altri.

-Che intendi? Inuyasha sta bene? Sei stata da lui?-Domandò a raffica Kagome.

-Non ti preoccupare è in mano sicure. Al momento si sta allenando con una persona speciale insieme al suo grande fratellone.- sbuffò, facendo facce buffe, tutti si rilassarono.

-Quale sarebbero queste brutte notizie?- domandò Miroku, ritornando serio.

Dafne guardò i suoi amici negli occhi e poi abbassò i suoi. Era stato sconcertante per lei scoprirlo, ma in quella notte si era intrufolata non solo nel limbo, ma anche nel cuore dei suoi amici. Tale processo le permetteva non solo di analizzarli, ma anche di scoprire quelle verità che neanche i proprietari stessi conoscevano. Ognuno di loro possedeva un potere, lo aveva messo in chiaro la volta scorsa, ma...

-Kagome tu sei la reincarnazione di un'antica sacerdotessa. Il tuo potere purtroppo è sigillato nel tempo. Per riaprire quella porta dovrai dimostrare di essere degna.- Disse guardando la ragazza che si bloccò.

-Miroku, tu sei un figlio a cui è stato tramandata una maledizione e per quanto tu credi che sia mortale, quel buco, può essere fonte di potere. Per padroneggiarlo, dovrai cercare la risposta nei tuoi avi.- Miroku deglutì.

-Sango, la tua gente è stata sterminata, ma non è quello che ti blocca, dovrai fare pace con te stessa e accettarti per quella che sei. Trova la tua pace interiore nel cuore-.

Tacque per un lungo istante, lasciando loro la possibilità di assimilare quelle rivelazioni.

-Ognuno di voi ha un grandissimo potere, anche Shippo e la piccola Rin.- continuò.

-Che vuol dire?-Domandò Kagome.

-Ti sei mai domandata perchè ti hanno dato questo nome? Tutto avrà risposta, un giorno, ma ci sarà un prezzo da pagare. Quante volte ci siamo domandate perchè noi, perchè di questo nostro destino. Tutte quelle risposte ci sono e sono custodite in un luogo speciale, sacro.-Dichiarò alzandosi. - Fino a che non avrete risolto il problema, i vostri poteri non si riveleranno.- Ammise.

Il silenzio fece da padrone. Nessuno fiatava. Sembrava uno scherzo, ma forse era la pura e semplice verità.

Forse tutto poteva avere un senso.

 

-Dove possiamo trovare quel luogo? Voglio diventare più forte per proteggere le persone che amo, Dafne dove si trova?- proruppe Sango, afferrando l'amica per un braccio.

-Sango...tu.- Mormorò Miroku.

-Dimmelo.- Urlò.

-Il luogo può essere indicato solo dalle sette chiave sacre. E, per trovarle, per prima cosa devono essere individuate le sette perle della magia che sono sparse nel mondo.-

-Queste chiavi ci daranno le nostre risposte?-Domandò Kagome.

-Si.-

-Come riusciremo a trovare queste perle?-disse Miroku.

-Ve l'ho detto la scorsa volta, si trovano dentro di voi. Attraverso la meditazione riuscirete a localizzarle e poi si faranno vive da sole.-Rispose Dafne.

-Hai detto che sono sette, ma noi siamo in tre.-Affermò Miroku.

-Anche Rin e Shippo ne faranno parte.-Dichiarò.

-Allora non perdiamo tempo.- Dissero all'unisono i tre, seguiti dai piccoli, che annuirono.

 

Dafne si sentiva oppressa, forse aveva allungato il tiro più del dovuto. Li stava coivolgendo più del dovuto. Si stava dando molte arie, era solo una sbruffona.

Insegnò ai piccoli a meditare, tenendoli vicino a sè. Le loro menti si fusero con la sua e lei indicò loro la retta via.

 

Le ore passarono e nessuno riusciva ad uscire da quel grattacapo.

Durante la giornata, molti passarono da quella stanza, anche la signora madre, che li osservò con disprezzo per poi allontanarsi in fretta.

A fine serata l'incantesimo si ruppe.

Erano tutti molto provati.

Li obbligò ad andare a letto. Il giorno dopo avrebbero continuato.

Infine anche Dafne si addormentò.

 

 

 

La mattina dopo un urlo echeggiò in tutto il castello.

L'intero gruppo si affrettò a precipitarsi in una determinata stanza.

Trovarono Kagome nel suo futon con gli occhi sbarrati.

Le chiesero il motivo di tale urlo. La ragazza indicò alla loro destra.

I presenti si paralizzarono.

Di fronte a loro c'era la sfera dei quattro spiriti.

Integra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti.

Nuovo capitolo, nuove sorprese.

Beh diciamo che mi sono fatta influenzare da un determinato libro per bambini. In verità l'ho sfogliato quest'estate per curiosità e avevo notato parecchi spunti, e finalmente sono riuscita a metterli nella storia. Poi nel prossimo cap vi dirò di quale libro si tratta. Avete notato dei particolari? Come ad esempio l'aumento della forza di gravità. Chi è stato un fan di Dragon Ball può capire di ciò che parlo. Quando Goku va nel mondo di Rekaio (così si scrive?), cmq è questa. Era una buona idea, spero di non fare plagio.

Allora, ho un dubbio. Mi sembra che questa storia stia perdendo il suo fascino, forse perchè metto sempre nuove cose e non si concretizza mai nulla, ma vorrei fare un bel lavoro, permettendo al lettore di scoprire pian piano il mistero che avvolge questa storia e i suoi personaggi. Metto in chiaro che la vera protagonista è Dafne, ma ci saranno anche le altre coppie. Chi avrà più particolarità, chi meno, ma cercherò di dare più dettagli possibili. Siamo quasi a metà della storia, tra breve avremo il secondo colpo di scena e poi il terzo, con cui si concluderà la storia, ma ancora è lunga. Spero che non avervi annoiato. Ditemi voi. Apprezzo le vostre opinioni e i vostri consigli.

A presto.

Heart

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Capitolo 16
*** Lo specchio del riflesso ***


XVI

“Lo specchio del riflesso”

 

 

La sfera gallegiava tra la testa e il petto di Kagome.

La ragazza era talmente sorpresa che non riusciva a parlare. L'ultima volta che l'aveva vista era a metà, anche se...quella volta essa si era presentata completa.

Fissò i suoi amici e poi Dafne. Quest'ultima non parlava. Il suo corpo sembrava teso come una corda di violino fino a che non scattò in avanti. I suoi occhi mutarono e si trasformarono in blu oltremare. Che cosa significava?

-Va tutto bene, Kagome? Senti qualcosa?- le chiese frenetica, come se non vedesse l'ora di uscire da quella stanza.

-Bene. Oltre alla sorpresa di vederla davanti ai miei occhi.- Balbettò, per poi alzarsi.

-Va bene. Allora vestiti e porta con te la sfera.-Disse l'amica velocemente per poi uscire fuori.

Tutti gli altri la seguirono fino a che la sua figura svanì.

Nessuno capiva quella reazione.

Chissà, forse il mistero si sarebbe svelato.

All'improvviso la sfera iniziò ad illuminarsi e i tre amici iniziarono ad allarmarsi.

-Che diavolo sta succedendo adesso?-Dichiarò Miroku.

-Non lo so e che...-iniziò a dire Sango per poi inginocchiarsi, si sentiva debole.

-Sango!-Urlarono gli amici, ma ben presto anche loro si sentirono sopraffatti da una strana energia che li stava indebolendo dal loro interno.

 

Dafne correva per i corridoi.

Una figura conosciuta le si parò davanti, aveva un grande sorriso dipinto sul viso, ma ben presto mutò.

-Che succede?-Chiese Toshi. Il demone notò immediatamente la preoccupazione dal suo viso.

-Per caso in questo palazzo c'è una zona sacra? Può sembrare stano...-disse per poi fermarsi, i suoi amici erano in pericolo, doveva fare in fretta! -Allora?-Lo interrogò.

Il demone ci pensò un attimo per poi illuminarsi:-Si. Mi ricordo che Touga lo aveva fatto costruire, anche se mi è sempre stato nascosto il motivo. Si trova nella parte est del palazzo, là quasi mai nessuno mette piede.- Disse per poi essere spinto da Dafne per vedere quel posto.

Non capiva tutta quella agitazione, ma nel momento in cui misero piede nell'aria sacra, i capelli della ragazza divennero per un attimo blu, era avvolta da una strana aurea pura.

-Grazie.-Disse, posizionandosi al centro di quel giardino immacolato.

Aprì le braccia e alzò i palmi delle mani verso il cielo.

Il suo corpo s'illuminò per poi trasportare i suoi amici svenuti. I loro corpi gallegiavano nell'aria.

-Per tutti i demoni, che cosa ...-pronunciò Toshi, nel vedere chiaramente una strana luce che usciva dal corpo dei tre ragazzi e dei due piccoli.

Sango, Miroku e Kagome aprirono gli occhi. La stanchezza si era dissolta. Si trovavano in uno strano giardino e, dietro la loro amica, si mostrava un piccolo altare.

-State tranquilli. Per fortuna sono riuscita a controllare il potere dei vostri talismani. Comunque vi presento lo specchio del riflesso.- Disse indicando dietro alle loro spalle un grosso mobile.

Kagome spalancò gli occhi notando l'oggetto.

-Uno specchio? Ma Dafne in questo periodo ancora non esiste.-Dichiarò la sacerdotessa.

-Lo so. Tuttavia questo oggetto è diverso da quelli che siamo abituati noi. Infatti lo specchio ci aiuterà a trovare le chiavi per permettervi di diventare più forti.-Annunciò, mentre il suo corpo si posava sull'erba.

-Ci spieghi che cosa sta succedendo? Ho una grande confusione in testa, ogni volta sorge un nuovo anedotto.-Borbottò Miroku.

-Mi dispiace, vi sto complicando la vita. Comunque per rispondere alla tua domanda Miroku è che... questo specchio, con la comparsa della sfera, ha richiamato anche le vostre sfere d'energia. Sapete che la sfera dei quattro spiriti è molto forte, essa fa parte delle sette pietre della morte. Un potere sconosciuto anche per me e della sua custode. Ho capito subito che ben presto avrebbe attivato il suo potere, così ho cercato un luogo sacro per diminuire i suoi effetti. La sua energia avrebbe condotto molti demoni in questo luogo. Avendo le altre pietre ho potuto equilibrare il vostro stato e con questo, lo specchio si è mostrato a noi. Forse ha ascoltato le nostre preghiere o vi ha dato un opportunità per migliorarvi. Le leggende narrano che non si mostra quasi a nessuno, poiché fa parte della collezioni dei Kami.-Concluse Dafne.

Quella storia era incredibile, chi si immaginava una cosa del genere?

-Mah tutta questa cosa mi puzza.-Mormorò Shippo.

-Dovremo avere fiducia, voglio diventare più forte e proteggere le persone che amo.- Ammise decisa Kagome per poi essere seguita dalla sterminatrice.

-Brave ragazze. Di sicuro otterrete ciò che volete. L'amore ci rende più forti.-Disse Toshi, osservando quei ragazzi.-Ritorno alle mie stanze. Mi raccomando di non far trapelare nulla di questo luogo, pochi sanno della sua esistenza. E poi con un oggetto così particolare, qualcuno potrebbe chiedere l'impossibile.- affermò serio.

Tutti annuirono.

-Adesso qual è il prossimo passo?- chiese Kagome.

-Potremmo partire subito o attendere i nostri amici, ditemi voi.-Asserì Dafne.

-Partiamo!-urlarono all'unisono i tre.

-Va bene. Allora per prima cosa muniamoci di provviste e armi, non sappiamo dove tutto ciò ci condurrà. Ci vediamo tra venti minuti.-Tutti annuirono e si sparpagliarono.

Kagome rientrò in camera sua e si vestì con la sua solita divisa. Acciuffò il suo zaino e ci mise di tutto.

I tre ragazzi si ritrovarono nel giardino ad aspettare gli altri.

Rin e Shippo arrivarono in contemporanea con Dafne. La ragazza indossava un paio di jeans e una felpa grigia, la sua solita borsa a tracolla.

-Kirara, tu trasporterai Rin e Shippo. Invece noi ci prenderemo per mano, non vorrei che ci perdessimo.-Dichiarò Dafne.

Lo specchio si illuminò e i ragazzi iniziarono a vedere la loro immagine riflessa, ma c'era un nuovo particolare, i loro vestiti erano diversi. Non ebbero il tempo di dire nulla, che un fascio di luce li colpì. Si sentirono trascinanti da un impetuoso vento che li sballottava da una parte all'altra.

Le pareti di quello spazio erano viola e rosa.

Nel momento in cui videro una luce fuori dal tunnel, chiusero gli occhi per istinto. Quando si risvegliarono si trovavano in un deserto.

-Che caldo!-Disse Shippo.

-Accidenti! Per fortuna ho messo una canotta, sotto!-Bisbigliò Dafne per poi tirare su la felpa e far intravedere l'altra maglietta.

-Siete splendida Dafne!-Mormorò Miroku pronto a toccarle la schiena.

-Provaci e ti riduco in cenere!-lo freddò Dafne

Il monaco venne colpito da Sango.

-Non cambierai mai- l'apostrofarono gli altri.

 

S'incamminarono in quell'immenso deserto, tanto esteso che non si vedeva una fine.

-Dafne in che posto siamo finiti?-Chiese Kagome, mentre con una mano si asciugava la fronte madida di sudore.

-Non lo so, ma...oh per tutti i Kami!-esclamò, quando davanti a loro si aprì una visuale spettacolare.

-Oh Dio.-Urlò Kagome capendo dove era finiti.

-Che succede ragazze, dai non fateci rimanere curiosi.-Disse Miroku, vedendo le due guardarsi in giro sbigottite.

-Siamo finiti al tempo degli Egizi!-Esclamarono.

-Che?-

-Bellissimo! Ho sempre voluto visitarlo!-Disse euforica Kagome, girando su se stessa.

-Frena l'entusiasmo.-Disse Dafne, facendo avvicinare gli altri a un cespuglio.

Il luogo in cui si trovavano era deserto. Più in là si trovava un campo di schiavi, dove alcune guardie stavano picchiando i prigionieri. I ragazzi lo notarono subito come essi li trattassero. Miroku chiese cosa fossero quei grandi palazzi, ben presto scoprì che si chiamavano piramidi e una volta terminate avrebbe accolto un Re defunto.

La storia di quella civiltà era stradinaria, ma senza tralasciare le varie atrocità.

-Credo che sia meglio andarcene, non vorrei essere catturata.-Mormorò piano Dafne, dicendo agli amici di incamminarsi e andare oltre il sentiero. Per fortuna non furono visti da nessuno e si recarono verso ovest dove iniziava un piccolo villaggio.

Per fortuno lo specchio li aveva trasformati in egiziani. Con un vestiario più ortodosso a quel periodo. Di sicuro, se avessero usato i loro, avrebbero avuto gli occhi tutti addosso.

Passarono dal mercato. C'erano degli artigiani che lavoravano la paglia.

Chi lavorava il ferro o chi cucinava.

Miroku osservava in giro, c'erano tante belle ragazze. Si apprestò a lasciare il gruppo e a seguirne una.

Purtroppo per lui seguì quella sbagliata, infatti ella era la principessa del palazzo e quando si accorse delle sue manie lo fece arrestare.

Gli altri, scoprendo che il loro amico non era più dietro di loro si preoccuparono, ma furono fermati da alcune guardie.

Li guardavano con serietà.

-Portateli nelle celle!-Ordinò un egizio.

-Ma non abbiamo fatto nulla.-Ribatte Kagome.

-Nessuno ti ha interpellato!-Disse il soldato per poi alzare la frusta.

-Che diamine stai facendo!-esclamò Sango cercando di difendere l'amica, ma le due furono scostate da Dafne che ricevette il colpo al loro posto.

-Dafne!-Disse all'unisono le due.

La loro amica cadde al suolo, cercando di non gemere dal dolore.

-Maledetti.-ringhiò lei.

Il soldato ordinò di trasportarle nelle celle.

Il viaggio sembrava non finire mai; infatti il loro modo di trasportarle era rude. Furono legate da una corda ai polsi e trascinati in lungo e in largo, fino a giungere alla prigione. Nessuno dei presenti al mercato osò alzare lo sguardo verso di loro, concentrati nel proprio lavoro.

-Ti piace ancora, Kagome?-sussurrò Sango all'amica.

La sacerdotessa aveva le lacrime agli occhi.

Di sicuro tutto l'entusiasmo era scemato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve!

Nuovo capitolo. Nuove spiegazioni.

Bene iniziamo la parte di quelle famose chiavi. Il primo luogo che sprimentano il nostro gruppo è appunto l'Egitto. Non descriverò tutto con particolarità, ma cercherò di non avere fretta.

Se avete dubbi i sono qui.

Heart

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Capitolo 17
*** Tra fuoco e fiamme ***


XVII
“Tra fuoco e fiamme”
 
 
Il vento soffiava da nord.
Il palazzo dell’Ovest sembrava disabitato a quell’ora della notte, si notavano solo le sentinelle.
Inuyasha e Sesshomaru, dopo aver attraversato il Meido, apparvero di fronte alla reggia.
I due demoni cane si sentivano strani, ed una ulteriore strana sensazione li colpì.
-Non sento il profumo di Kagome.- Borbottò Inuyasha, analizzando tutta l’area.
- Perché non c’è, testa bacata.-Rispose piccato Sesshomaru che s’incamminò verso l’entrata del suo palazzo.
Anche lui se ne era accorto. Le presenze degli umani e di lei non c’erano; si chiese dove fossero.
Entrati, furono accolti da Toshi che beveva del sakè.
-Bentornati figlioli, com’è andata?-Chiese l’orso.
Inuyasha e Sesshomaru si guardarono negli occhi e si chiesero come mai lui sapesse di quel viaggio.
Forse era stata Dafne a parlarne? Quella donna non se ne stava un momento zitta.
-Bene.-Disse Inuyasha, vedendo il fratello attraversare la sala e sparire.
I due rimasti si guardarono per un momento per poi cambiare direzione, era strano parlare di una cosa del genere. Inuyasha si era trovata al settimo cielo nell'incontrare per la seconda volta il suo vecchio; aveva appreso molto da lui e, una volta tanto, non si era sentito abbandonato. Invece per Sesshomaru era tutta un'altra cosa. Il principe non aveva partecipato subito a quegli allenamenti speciali.
Quando poi si era unito a lui e al padre,  lo aveva preso come un bersaglio. Infine aveva fatto anche lui passi da gigante e non vedeva l’ora di vedere le sue  nuove tecniche.
Sbuffò e s’incamminò anche lui fuori dal salone. Aveva bisogno di rilassarsi e stare al caldo.
Purtroppo per lui non fu semplice rilassarsi, c’era qualcosa che lo tormentava, infatti non aveva chiesto a Toshi che fine avessero fatto i suoi amici. Nel limbo, suo padre lo aveva aiutato a forgiarsi in pazienza, astuzia e potere. “Un buon demone deve avere il sangue freddo.” Gli aveva detto più di una volta.
Pensò a come sarebbe stato vivere la sua infanzia con lui e con sua madre, i suoi insegnamenti e vivere il rapporto tra figlio e padre. Era un suo grande desiderio, che teneva in fondo al cuore. Un desiderio che non si era mai realizzato.
Chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi. Sentì chiaramente un’aura sacra intorno al castello, soprattutto in un punto.
L’energia faceva stare tutti i demoni a distanza. Non perse tempo e si diresse verso quel luogo.
Si sentiva trasportato, attratto.
Quando giunse lì, trovò anche il fratello che cercava di varcare la barriera che c’era intorno ad essa.
-E’ una barriera molto potente. Molti hanno tentato di oltrepassarla, ma si sono carbonizzati.-Spiegò il vecchio Orso.
-Vecchio, dove sono loro?- Sibilò Sesshomaru, ma Toshi gli sorrise.
-Ti sei risposto da solo, Sesshomaru.-Rispose.
-Che cosa significa? Che Kagome si trova lì dentro?-Domandò Inuyasha, stringendo i pugni.
-Esatto.-
-Come faremo ad attraversarla?Potrei usare la spada rossa!-Disse impugnando Tessaiga che, al suo volere, divenne rossa. Inuyasha si scontrò con quella barriera, ma fu tutto inutile, poiché fu respinto.
-C’è solo una possibilità.- Disse all’improvviso una voce.
I tre demoni si misero subito all’erta, ma constatarono che era Eddy.
-Tu sei Eddy? L’amico di Dafne?-Domandò Inuyasha guardandolo per bene.
-Si.- Disse abbassando la testa per poi rialzarla con decisione. Dal suo viso traspariva  tanto dolore, ma non voleva dare spazio a quel suo lato debole. Si concentrò sui due demoni che aspettavano qualcosa da lui. – la barriera puoi essere momentaneamente sospesa. C’è solo una possibilità.- Affermò serio.
-Quale sarebbe?- Disse lapidario Sesshomaru.
-Dovete unire le due spade. Tenseiga e Tessaiga, le due spade devono diventare una sola cosa.- asserì.
-Non è possibile.- Sentenziò Sesshomaru.
-E’ possibile, perché non è la prima volta che ciò accade. Probabilmente i vostri amici stanno rischiando la vita e voi siete qui a blaterare cose senza senso. A voi la scelta.- ripetè Eddy, provocandoli.
Notò subito il cambiamento di Inuyasha e sorrise, ma Sesshomaru rimase fermo.
Poi, tutto di un tratto, le due spade si fronteggiarono e un lampo di luce apparve. Il principe aveva sibilato un –muoviti- e la magia si era accavallata.
Tessaiga si tinse di blu, invece Tenseiga di oro.
Le due spade riunite, sentendo l’onda di preoccupazione nei loro padroni, li avvolsero in una barriera. Grazie ad essa e senza far capire niente a nessuno, riuscirono ad oltrepassare indenni l'ostacolo.
Quando riaprirono gli occhi erano dinnanzi al giardino est.
Sesshomaru se lo ricordava, ma nel tempo non ci aveva messo più piede. Si guardò in giro per poi concentrarsi sulla spada che aveva perso il suo potere. Alla fine aveva scoperto un’altra specialità di lei.
-Ben fatto. La mia signora aveva ragione. In voi scorre lo stesso potere.- Sentenziò Eddy, per poi far strada ai due principi.
-Dov’è Kagome?-Domandò Inuyasha, non vedendola.
-Sarò veloce, perché non possiamo perdere più tempo. Ho ricevuto un messaggio dalla mia signora e si trovano nei guai, avrete il compito di proteggerli.- Dichiarò Eddy preoccupato.
-Sputa il rospo, ragazzino.-  proferì il maggiore dei fratelli.
Eddy annuì.
-Che cos’è?- chiese Inuyasha, indicando una strana lastra che rifletteva perfettamente la sua immagine. – Credo di averlo già visto nell’epoca di Kagome.-Asserì convinto.
-Nell’epoca moderna si chiama specchio. Tuttavia quest’ultimo è diverso. Si tratta di uno degli oggetti più preziosi dei Kami. Esso può apparire solo di fronte a un potere elevato e quando i sentimenti sono positivi. E’ lunga la storia, tuttavia esso può far viaggiare nel tempo.-
-Loro sono a spasso nel tempo?-Sostenne Sesshomaru avvicinandosi.
-Fermo. Se per caso vi cadessi, non potresti far più ritorno. Io sarò la vostra guida. Io sono legato a Dafne e grazie a questo legame li potremo ritrovare in fretta.- Si affrettò a dire, per poi concentrasi.
Il suo corpo fu invaso di una strana luce: - toccatemi, in breve saremo da loro.-
Detto questo i due demoni senza esitare toccarono il ragazzo e la luce divenne più forte. I due videro lo specchio contorcersi, incresparsi, come se ci fosse stata dell’acqua al suo interno. Non riuscirono a dire nulla, perchè lo specchio li avvolse.
 
 
◄▼►
 
L’alba era quasi prossima.
Da quella piccola cella si notava lo schiarire del cielo con i suoi colori.
Una piccola figura si stirò.
-E’ mattina. Mi sembrano tutte uguali le giornate.-Sentenziò con voce stanca.
Si apprestò ad alzarsi, ma era debole. Non aveva toccato nemmeno un tozzo di pane da due giorni. Bel soggiorno.
Alla sua destra un’altra figura si alzò. Aveva il viso pallido.
-Sango, come stai?-Chiese cercando di avvicinarsi all’amica, ma le catene non le permisero di arrivare da lei.
Cercò di ricordare perché erano fine in quella topaia, ma i soli ricordi erano l’arresto e poi quel lavoro duro. Ricordava perfettamente la sua amica Dafne fronteggiare il nemico, cercando invano di far ricadere tutte le colpe su di sè e poi il vuoto.
Le prime ore erano state grigie e poi nere. Miroku e Shippo erano stati spostati altrove, invece lei e Sango da un’altra parte. Di Rin e Dafne non ne sapeva più nulla, ma nella notte aveva sentito grida e pianti. Non ricordava di chi fossero, ma si era stretta le gambe e le braccia, rannicchiandosi su se stessa per non sentire quel dolore.
Era diventata molto sensibile, il suo potere la stava mettendo di fronte a qualcosa di strano. Come era possibile? Dafne più volte le aveva detto che quando si sarebbe risvegliata, avrebbe avvertito lo stato d’animo della gente, che quel momento fosse arrivato?
Si sedette stanca ed aspettò. Quanto avrebbe voluto che Inuyasha fosse con lei!
Una lacrime scese e si depositò sulla gamba.
L’avventura si stava facendo più complicata di quanto immaginasse, anche se, sentiva qualcosa di strano intorno a lei. Come se ci fosse una barriera.
L’aveva vista intorno all’amica, quando uno dei soldati aveva tentato di strapparle i vestiti, essa si era attivata. Che fosse tutto grazie a lei?
-Io sarò sempre con voi- Le aveva detto sorridendole.
 
 
 
 
 
Dafne si risvegliò con il mal di testa.
Si sentiva confusa. Si guardò in giro e vide una piccola ombra tremare, vicino all’angolo. Cercò di alzarsi, ma le ginocchia le facevano male. Cercò di sedersi sulla pietra fredda e constatò che il suo corpo era pieno di ferite più meno sanguinanti, alcuni si erano rimarginate, ma da altre ancora usciva del sangue. Si toccò la fronte e trovò un bel bernoccolo che sporgeva.
-Accidenti, che diavolo mi hanno fatto?-Si domandò.
-Nee-chan?-udì una piccola voce.
Si voltò e per poco non si spaventò per ciò che trovò. La piccola Rin era cosparsa di lividi e ferite. Come era possibile che la barriera non si fosse attivata? Allungò la mano per prendere la sua più piccola e la strinse in un abbraccio pieno di calore.
-Andrà tutto bene, piccola. Ti proteggo io.- Disse, mentre uno strano formicolio le invadeva la coscia destra. La spostò e si trovò davanti ad una visione sconcertate. C’era qualcosa di scivoloso che stava corrodendo la barriera e pian piano entrava. La sua carne bruciava ed in un punto le sembrò di intravedere l'osso.
-Dannazione!-Scostò quella poltiglia e spezzò le catene che la tenevano prigioniera.
Ma non si alzò. Infatti, di lì a poco apparvero due guardie che la guardarono con sguardi maliziosi.
Quello presagiva solo guai.
-Prendete la mocciosa!- Affermò l’uomo parlando in una lingua diversa, antica.
Dafne afferrò Rin e se la portò al petto, non avrebbe permesso mai che la bambina diventasse una schiava per quei pazzi.
-Lasciala!-Una botta la colpì alla testa, ma non lasciò la piccola, che intanto tremava dalla paura.
I soldati cominciarono a dargliene di tutti i colori, con le lance o con la corda. Ma Dafne non la mollava. La piccola doveva rimanere incolume, potevano riversare tutto il loro odio su di lei, ma la sua innocenza non si doveva toccare.
Sembrava che il tempo si fosse fermato, sentiva il corpo indebolirsi e il sangue schizzare da tutte le parti.
Era debole e lo sentiva forte e chiaro.
La mancanza di sangue faceva la sua parte.
-MeKai!-urlò.
Detta quella parola una luce potentissima la invase, e disintegrò i corpi delle guardie che non poterono fare nulla. La terra tremò, le rocce si spaccarono e il fuoco divampò a causa di quell’ordine.
L’onda di potere si spinse oltre le mura del palazzo, inondando l’ambiente di nubi che vorticavano in un solo punto, le prigioni.
Tre ragazzi furono colti di sorpresa e cercarono di scansare quell’onda, ma fu invano.
Li gettò a terra e vennero tramortiti fino a che non fu cessata. il primo a riprendersi fu Eddy che si alzò con dolore, poi Sesshomaru ed infine Inuyasha.
Ciò che trovarono fu desolazione. Il palazzo che era di fronte a loro era sprofondato nelle viscere della terra.
-Ma ma… che cosa è successo?-Disse balbettando Inuyasha.
-L’ha risvegliata.- Proferì Eddy, per poi mettersi a correre. Aveva un brutto presentimento. Lei era in pericolo.
I due demoni non si fecero prendere dallo sconforto e lo seguirono. Entrarono nel vecchio palazzo e constatarono che tutti erano svaniti, restavano solo mucchietti di cenere.
-Questa scena mette i brividi- confermò Inuyasha. Il vecchio castello era ridotto male, con le mura spaccate in più lati, corsi d’acqua che inondavano i pavimenti.
-Di qua.- udirono i due e s’incamminarono verso un piccolo sentiero.
Dovettero spostare diversi massi e travi per passare, ma alla fine giunsero alle celle.
Inuyasha fu catturato da un rumore, le sue orecchie si mossero da sole e si diresse da altra parte.  Era una cella, ma le porte erano scomparse come tutto ciò che c'era intorno. Avanzò cauto, perché tutto poteva crollare da un momento all’altro e trovò un lembo di tessuto sotto un masso. Non ci pensò due volte e con forza lo sollevò. I suoi occhi ambrati si aprirono e un sussurrò uscì dalla sua bocca.
-Kagome.- Disse. Vide la sua donna che abbracciava Sango. Erano entrambe circondate da una stana barriera che sembrava doversi disintegrare da un momento all'altro.
Essa lo fece passare e scomparve. Il demone scostò dolcemente la ragazza l’abbracciò. Risentì il suo dolce profumo e poi le baciò la fronte. Lei si risvegliò da quel torpore, per specchiarsi in quelle iridi tanto amate.
-Inuyasha sei tu?-Domandò incerta.
-Si. Oh Kagome!- Sussultò per poi abbracciarla con amore. Le era mancata così tanto!
-Stai bene? Sei ferita?-Chiese a raffica, guardandola attentamente. Nessuna ferita solo indebolimento.
Fu raggiunto dal fratello e da altre tre presenze, Miroku lo scostò per prendere tra le braccia Sango e Shippo abbracciò Kagome.
-Loro sono gli unici soppravvisuti … -Comunicò Sesshomaru, per poi continuare – anche intorno a loro c’era una barriera?-Terminò.
Inuyasha annuì.
Dopo un po', non appena tutti si furono ripresi, cercarono le ultime due. Sesshomaru era in ansia. Rin non era con le due umane, forse era con Dafne? Sperava con il tutto il cuore che stesse bene.
A tale pensiero si fermò. Erano queste le sensazioni che si provava quando si teneva a qualcuno? Rielaborò quel momento, ma non aveva il tempo. Tutto poteva crollare da un momento all’altro.
Camminarono a lungo.
-Credo che Dafne si trovi oltre questo sentiero.- Mormorò Kagome.
-Come fai a saperlo?- le domandò Inuyasha, girandosi; lei alzò le spalle.
-Lo sento dentro.-Disse.
Il gruppo senza fiatare si diresse verso quella indicazione.
Trovarono una situazione ambigua. C’era Eddy che si reggeva a malapena e Dafne che stava sopra di lui per bere. Tutti capirono che il ragazzo le stava prestando il suo sangue.
Quando Dafne finì di nutrirsi i suoi occhi erano rossi. Due rubini scarlatti.
-Che avete da guardare?!-Disse fredda.
-Stai bene?-Domandò Kagome.
L’amica aveva il corpo pieno di ferite, il sangue si stava asciugando ma si vedeva chiaramente il segno. Il viso pieno di lividi e contusioni. I vestiti erano logori e strappati in più punti, da cui si intravedevano grandi parti di pelle.
-Tutto bene.- Asserì. – Grazie.- Disse al suo guardiano che non riusciva nemmeno a parlare, era diventato pallidissimo e a breve sarebbe caduto svenuto.
Il ragazzo svanì grazie anche a Dafne che gli prestò l’energia, per poi alzarsi.  Si spolverò i vestiti e si girò, prendendo un piccolo fagotto dormiente.
Il demone maggiore a vederla si rasserenò, lei stava bene.
-Dobbiamo uscire subito di qui- disse allarmata Dafne.
-Perché?-Chiese curioso Miroku.
Intanto Sango si era risvegliata.
-Sta arrivando la lava e se non vi volete bruciare, scappate!-Urlò Dafne.
In quel medesimo tempo una forte scossa li fece barcollare. La terra si spaccò ancora e da sotto fuoruscì del fuoco.
In un nano secondo il gruppo iniziò a correre a perdifiato.
Tra salti e salite giunsero nella sala principale, dove poco prima risiedeva la famiglia reale.
-Ma quella non è…- si fermò Kagome. All’altro lato della stanza, precisamente sopra un arazzo, galleggiava una strana luce, pian piano si fece più visibile, mostrando il suo contenuto.
Dentro la sfera che la proteggeva c’era una chiave.
-La prima chiave.- Parlò Dafne.
Un’altra scossa li fece svegliare.
-La dobbiamo prendere.- urlò Kagome.
-E’ impossibile. Il fuoco sta distruggendo tutto, è una cosa da pazzi attraversarlo. – Dichiarò Inuyasha.
-Sango!-Urlò Miroku. Tutti guardarono nella sua direzione per notare la ragazza tuffarsi verso le fiamme.
 
Si era spinta oltre i suoi limiti; sentiva il fuoco toccarla, ma correva ancora. Ce la doveva fare, il loro futuro era in mano a quel potere. Amava i suoi cari e li avrebbe protetti ad ogni costo. Una vampata la fece arrestare. Era troppo alta. Ma non si diede per vinta. Indietreggiò e prese un lungo respiro. Ce la poteva fare, lei era forte.  Portò i capelli indietro e poi iniziò a correre. Non aveva paura. Il fuoco non l’avrebbe bruciata.
Saltò. Non pensò a nulla, solo alla sua forza. Al cuore che batteva forte. All’amore che inondava il suo animo. E ci riuscì. La chiave era tra le sue mani.
-Ce lo fatta!-Urlò.
Le fiamme l’avvolsero, ma per puro miracolo non le fecero nulla. La chiave era di un colore rosso. Con degli strani girigori all’impugnatura.
Complimenti, ti sei guadagnata la chiave di rubino. La tua energia, ma soprattutto il tuo coraggio si è mostrato di fronte a te. Ne sei la degna custode. Disse una voce incolore.
-Grazie. Sono felice di questo compito.- Si fermò per tossire, il fumo la stava soffocando.
Alza la chiave ed esaudisci uno dei suoi tre desideri. Parlò ancora.
Sango non perse tempo.
-Chiave di Rubino desidero che io e miei amici ritorniamo nella nostra epoca!-
Dette quelle parole una luce rossa li avvolse e sparirono.
 
 
La luce si spense e tutti si ritrovarono al suolo.
-Ahia!-Esclamò Sango che si trovava sotto Miroku.
-Miroku togli quelle manacce dal mio sedere!-Affermò Sango arrabbiata.
Pian piano il groviglio di corpi fu sciolto e si ritrovarono tutti liberi a guardarsi.
-Siamo ritornati.- Asserì Kagome, abbracciando Inuyasha.
-Si. Ho bisogno di un bel bagno caldo.- Continuò Sango, ma tutti si fermarono.
- A proposito che fine avevi fatto? Ci siamo preoccupati da morire, la prossima volta ti lego a me.- Disse duro Miroku che si stava riprendendo da diversi infarti.
-Dai tesoruccio, sto bene come vedi- disse mielosa verso il ragazzo, che divenne felicissimo a quell’appellativo.
-Sanguccia mia!-Si lanciò verso le sue braccia, ma si ritrovò il vuoto a colmare quell’assenza.
-Comunque siamo tutti sane e salvi.- Sostenne.
-Si.- Riprese il monaco.
-Nee-chan stai bene?-Tutti si voltarono verso la piccola Rin, che si trovava accanto al principe e, a Dafne.
La ragazza era rimasta silenziosa e china su se stessa.
-Dafne stai bene?-Si avvicinò Inuyasha, ma fu fermato da Sesshomaru. Il ragazzo fissò il fratello per poi annuire.
Si rialzò.
Dafne era in ginocchio, con le mani premute sulle orecchie. Il volto era pallido e deformato al dolore.
Stringeva i denti con forza.
Nessuno capì quello che avvenne, ma una grande energia fu scagliata dal suo corpo. Furono sballottolati all’indietro per poi notare una figura evanescente.
Dafne rialzò il viso e la sua maschera di dolore fu visibile a tutti.
Gli occhi erano di due colori differenti. Uno rosso e l’altro blu. Brillavano entrambi.
-State lontani da me!-Disse a denti stretti. Lo sentiva, il suo potere si stava ribellando al suo volere.
Quel potere infinito. Lo sapeva che non era stata una mossa giusta risvegliarlo, ma era stato istintivo, per lei. Adesso ne stava pagando le conseguenze.
Gli altri la guardarono senza poter far nulla. La chioma mutava colore, dal grigio al nero. Dal bianco al blu. Sembrava che il suo sangue fosse impazzito.
Tenseiga, come se fosse stata richiamata, si estrasse da sola e si conficcò sul terreno, ergendo una barriera intorno agli altri. Nessuno riusciva a parlare, paralizzati dal quel dolore sussurrato dalla bocca della loro amica.
Stava male e fu in quel momento che Inuyasha ricordò tale timbro. Lo aveva già sentito.
Quella notte di tanto tempo prima. Allora era stata lei a gridare, ma perché? Cosa aveva all’interno del suo corpo?
Ricordò le parole del padre.
La tua amica è la signora degli inferi e non solo. Lo aveva lasciato con una confusione totale; si chiese come facesse una ragazzina come lei a contenere un potere così forte, che ci fosse qualcos’altro in mezzo?
 
Mentre Dafne urlava di dolore, stringendo le mani intorno al corpo, una strana figura apparve. Non era come Eddy.
 L’uomo indossava un lungo impermeabile nero, sulla spalla portava una fodera di spada, i suoi occhi erano di un grigio perlato. Kagome e Miroku rabbrividirono.
-Ehi tu! Chi sei?- lo interpellò Inuyasha pronto a sguainare Tessaiga.
Ma l’uomo non gli diede conto. Estrasse la sua spada che era avvolta da una strana luce e si preparò a colpirla.
Sesshomaru si  mosse velocemente, uscendo dalla barriera e fronteggiando l’uomo sconosciuto.
L’uomo si trovò per un attimo sorpreso, ma durò poco. Il demone continuò ad attaccarlo, sfoderando il suo potere.
-Non ho tempo per giocare con te.- Gli disse, prendendolo dal polso e gettandolo verso un albero.
Ma il principe non si fece cogliere impreparato, affondò un piede e poi si lanciò nuovamente. Caricò un pugno e lo diresse verso il suo avversario. Da lì a poco iniziò uno scontro ad armi pari. L’uomo parava tutti i suoi colpi e Sesshomaru faceva altrettanto.
Erano due eccezionali combattenti e l’uomo rise.
-Mi complimento con te, demone. Allora ciò che si racconta su di te è meritevole. –Pronunciò per poi sistemarsi.
-Non me ne faccio nulla delle tue parole, chi sei?- Domandò.
-L’uomo del futuro.- Sogghignò.- Non sono qui per combattere, forse un giorno. Sono qui per conto della mia signora.- Asserì.
Detto questo s’inginocchiò verso Dafne che non aveva dato peso a nulla intorno a sè.
-Che le stai facendo?-Disse, facendo un passo verso la ragazza.
-Il mio dovere.- Rispose, alzando il mento alla ragazza e poi sfiorando le sue labbra per baciarla.
Nessuno si aspettava una cosa del genere.
Pian piano l’energia di Dafne si affievolì e lei cadde priva di sensi.
-Il mio compito è finito,- affermò, prendendo Dafne e incamminandosi verso l’interno del palazzo.
Tutti lo seguirono e constatarono che egli non aveva nulla di pericoloso, era solo preoccupato per la ragazza. Depose Dafne su un letto e la rimboccò le coperte con amore.
A Kagome a vedere quella scena si strinse il cuore.
Quell’uomo aveva qualcosa di familiare. E se fosse stata quella donna? Poteva essere? Erano talmente potenti da poter fare quella cosa?
-Grazie.- Disse Kagome.
L’uomo la fissò.
-Grazie a voi che vi prendete cura della mia principessa, è stato un piacere incontravi. – Disse svanendo pian piano.
Kagome sussurrò tale parole –l’amore di una mamma va oltre il confine-.
-Cosa hai detto?-L’apostrofò Inuyasha, essendo dietro di lei.
-Nulla. Credo che sia meglio riposarci.- Disse convinta.
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti.
Vi sono mancata?
Come vi è sembrato questo capitolo?
Pieno di azione e di piccoli tasselli che si stanno riunendo.
Chi sarà l’uomo venuto dal futuro?
Vediamo se qualcuno riesce a scoprirlo.
Alla prossima
Heart
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 18
*** 100 gradi sotto lo zero ***


XVIII
“100 gradi sotto lo zero”

 
 
Il vento scompigliava i lunghi capelli argentati. La notte si era presa il suo meritato posto dopo una lunga giornata di sole.
Un uomo rimaneva seduto su un muretto di marmo a contemplare la radura circostante. Si beò del silenzio di quel momento fatto di pace e armonia con la natura; non c’era nessuno a disturbarlo o infastidirlo con le sue sciocche idee.
Sesshomaru sembrava addormentato, ma internamente rifletteva su tutta la faccenda. Da quando era ritornato al suo castello le cose si erano evolute in un modo inaspettato. Per prima cosa l’attacco di guerra da parte delle terre dell’est, suo padre che tentava di impartirgli delle lezioni di vita e infine la faccenda delle chiave e del potere che sarebbe scaturito da essa. Tutto il mistero girava intorno alla ragazza venuta da un altro mondo, quando lui non sapeva nemmeno che cosa ci fosse al di fuori di quella epoca. La sacerdotessa più volte aveva narrato le vicende del futuro, le scoperte e tanto altro… sì, lui ne era rimasto incantato, ma una cosa non gli era andata giù. I demoni si erano estinti, lasciando la supremazia agli umani. Aprì gli occhi, in cui si rifletteva una luce assassina e si alzò leggiadro, il suo corpo era in perfetto equilibro. Saltò nel vuoto per poi galleggiare grazie ai suoi poteri. Si ritrovò a percorrere le vie del palazzo senza una destinazione ben precisa, ma il suo istinto gli diceva di proseguire … si ritrovò di fronte ad una stanza. Il suo profumo era delicato, ma nello stesso tempo deciso. Tentò di calmarsi e poi aprì la porta. La stanza era interamente al buio, per fortuna lui ci vedeva ugualmente.
La ispezionò tutta, ma capì che la sua proprietaria non era lì. Girò i tacchi e si diresse verso le stanze del bastardo, ma constatò che tutti loro dormivano.
Si chiese dove fosse quella ragazza.
Uscì nuovamente e la trovò nel giardino adiacente al palazzo.
Era sulla grande quercia che con la sua maestosità dominava quel luogo, con le ginocchia portate al petto e il viso rivolto al cielo, i lunghi capelli che volavano liberi. Era bellissima. Scosse la testa dopo quella sua affermazione mentale ed avanzò.
Dafne sembrava non essersi accorta del nuovo arrivato, ma non era così. I suoi poteri aumentavano ogni giorno di più. Quella mistica forza scorreva nelle sue vene inondandola di pura energia. Lo aveva avvertito già da un bel po’ di tempo, da quando il principe si trovava su quel masso ad osservare il nulla. I suoi poteri erano illimitati, era molto facile entrargli nella mente senza essere scoperta, ma c’era qualcosa che glielo impediva, forse era quel battito che si faceva sentire quando il bel principe avanzava verso la sua direzione.
-Dobbiamo parlare! – Disse duro Sesshomaru, alzando la testa verso la sua direzione.
La ragazza non si mosse, rimase a contemplare il vuoto, lo sguardo fisso davanti a sé.
Come era possibile che tutto stesse succedendo adesso? Era così meschino il destino? Sulle sue spalle gravava un grande peso. Adesso, proprio adesso le chiedeva di lasciare tutto, di separarsi da tutti loro? Se tutto fosse stato così semplice non lo avrebbe pensato, non avrebbe esitato nemmeno per un attimo, ma se non era lei il fulcro, doveva essere qualcun’ altro. Odiava lasciare le cose a metà. Era nata per quella missione, dopotutto… sorrise.
-Dannata donna! –Detto questo, con un fruscio di vesti, Sesshomaru lanciò contro Dafne la sua frusta di luce, la ferì ad una guancia ma non ottenne la reazione aspettata. Lei rimaneva ferma, fissa con lo sguardo su un punto morto nel cielo.
Così, preso dalla impazienza, lui cercò di acchiapparla dal collo, ma la sua mano lo fermò in tempo. In grembo custodiva un piccolo corpo addormentato. Sesshomaru spalancò gli occhi per la sorpresa e indietreggiò. Non si era accorto della sua presenza, come aveva potuto farle del male?
-Ti credevo più calmo, invece sei come tuo fratello. Così diversi, ma simili allo stesso tempo. Non ti sei accorto che con me ci fosse qualcun altro, questo è un grande sbaglio, principe. – Gli disse, lanciandogli un’occhiata agghiacciante.
Il demone non rispose fissando il piccolo corpo raggomitolato tra le braccia della donna.
-Il tuo compito è quello di proteggerla, ma mi sembra che ti sia passato di mente. – Affermò decisa, sorpassandolo con grazia.
-Zitta! –Ringhiò offeso.
-Ti farò abbassare la testa un giorno o l’altro brutto cagnaccio! –Lo ammonì per poi incamminandosi verso le sue stanze.
-Ah, mi stavo dimenticando, la prossima volta maschera bene le tue emozioni, sai non sei così abile a tener su la tua apparenza di freddezza… Rin è riuscita a smascherarti. – L’apostrofò.
Sesshomaru era in collera. Quella donna lo stava mettendo in ridicolo, non gli importava che fosse la signora dell’inferno, doveva pagare per tutto ciò che gli aveva inflitto in tutto quel tempo. Un sorriso maligno gli si allungò sul viso, aveva trovato la punizione adatta.
 
 
 
 
ΩᴔΩ
 
-Credo di aver detto tutto. –Dichiarò Dafne dopo aver spiegato la situazione ai suoi amici.
-Allora questo libro ci condurrà a queste famose chiavi? Ma non sarà troppo facile? Sono pur sempre dei Kami. –Affermò Miroku poco convinto.
-Beh non è che dice tutto, loro si rivelano solo quando sentono che c’è qualcuno con la giusta frequenza. È un poco strano da spiegare, ma sarete guidati dal vostro istinto. –Terminò Dafne.
-Tu non vieni nee-chan? -Chiese Rin preoccupata.
-No, tesoro. Ma sarò qui quando ritornerete, - le disse accarezzandole la testa – stai sempre insieme a Sesshomaru e di sicuro non ti succederà nulla. E poi se avrai bisogno di me, chiamami e arriverò in un battibaleno. –Terminò.
-Ok siamo pronti. –Ammise Inuyasha. Detto questo il portale si aprì e i ragazzi sparirono davanti gli occhi di Dafne.
-Buon viaggio. Speriamo che vada tutto bene. –Affermò.
Acchiappò la sua borsa e sparì da quel giardino, era arrivato il momento di riprendersi una parte della sua eredità.
 
ΩᴔΩ
 
Il boato che si propagò dopo il loro atterraggio li mise tutti in allarme. La prima a fissare tutta la zona fu proprio Kagome che si guardò in giro con circospezione e non capiva dove cavolo fossero finiti quella volta.
Dafne non aveva detto nulla a riguardo e per un attimo ebbe paura, si strinse al braccio di Inuyasha e solo allora notò come il demone fosse conciato.
Il suo sguardo da smarrito divenne di terrore, si allontanò giusto un momento per fissare il luogo, per poi mettersi la mano vicino alla bocca per non far trapelare la sua esclamazione di puro terrore.
I suoi amici la notarono tremare e fu subito raggiunta da Inuyasha e da Sango.
Kagome diceva con la testa di no, ma più lo ripeteva e più lo viveva con i suoi stessi occhi. Il suo istinto le diceva di scappare e di farlo anche alla svelta, erano in pericolo.
-Kagome stai tremando, che cosa succede? – Domandò Inuyasha preoccupato, la strinse tra le braccia ma non ebbe l’effetto sperato.
-Dobbiamo andarcene, se ci trovano siamo finiti! –Urlò rigida.
-Spiegaci almeno dove siamo. –Proruppe Sango.
La zona in cui si erano ritrovati era deserta, solo pochi alberi spogli ornavano quel luogo. Il terreno era formato da uno strano terriccio nero e irregolare, c'erano delle ringhiere, fatte di... uno spago con degli aghi? E poi cosa era quell’aria inqueta e piena di terrore?
Sango ne rimase turbata e non era la sola. Miroku le si era fatto più vicino, le strinse la mano e poi la fissò.
-Non mi piace questo silenzio. E poi c’è troppo desolazione in questo luogo. Avverto un’aura negativa. –Borbottò il monaco.
- Siamo nella tana del lupo. Accidenti, perché Dafne non è venuta con noi! Dobbiamo stare alla larga da questo posto, da qui non si fa più ritorno! - Disse decisa Kagome.
-Dove siamo, donna! –L’apostrofò Sesshomaru pronto a scattare se fosse giunto qualcuno, ma solo allora si accorse che non portava più le sue vesti e le sue spade.
- Siamo in un lager, ovvero in uno dei campi di concentramento e siamo nel 1900. In breve, siamo vivendo la Seconda Guerra Mondiale. –Sentenziò.
-Eh? Non capisco. –Disse confuso Inuyasha.
- In questa guerra morirono migliaia di anime, un pazzo di nome Hitler sterminò decine di uomini poiché li riteneva inferiori. I campi di concentramento sono luoghi dove c’è la morte assicurata, nessuno mai rifarà ritorno da essi, solo pochi sono riusciti a sopravvivere, ma solo grazie agli americani. Adesso resta solo da scoprire in che anno siamo. Spero non agli inizi, altrimenti siamo spacciati –Dichiarò Kagome.
Ma qualcosa li distrasse.
Dei camion giganteschi si stavano avvicinando e lì l’agitazione di Kagome aumentò, urlò agli amici di scappare, perché, se i tedeschi li avessero catturati, sarebbe stata la fine.
La distanza che li separava dal pericolo sembrava non aumentare mai, anzi, pareva diminuire. Infatti ad un certo punto dei soldati vestiti di tutto punto li braccarono. I tre ragazzi cercarono di proteggersi e di dare protezione alle ragazze, ma realizzarono che in quel tempo le armi erano più efficienti e così, il primo ricevette un colpo all’addome con il calcio della pistola. Le urla di Kagome squarciarono la tensione in due, cercò con tutte le sue forze di raggiungere il suo demone, ma fu fermata da due uomini che la zittirono con un colpo alla nuca, tramortendola per un po'.
Dopo essere stati caricati sulla vettura peggio degli animali, si ritrovarono ansimanti e spaventati.
Rin si teneva saldamente alla gamba di Sesshomaru e il demone ringhiava in maniera pazzesca, quegli uomini avevano osato minacciarlo.
Con un gesto inaspettato posò la sua grande mano sulla piccola testolina della bambina che tentò di sorridere, ma il sorriso le morì quando l’auto si fermò di botto; gli altri deportati avevano il viso sporco e terrorizzato sapendo quale fosse la loro fine. Quando furono raggruppati, quattro tizi con delle armi mai viste iniziarono ad osservarli, per poi selezionare i prigionieri.
I militari si fermarono davanti al gruppo di Kagome, osservando prima le ragazze e poi sui ragazzi.
Erano strano che qualcuno portasse i capelli così lunghi e poi di quello strano colore, ma i tedeschi non demorsero.
-Che bel visino. Sei proprio un fiorellino, dolcezza! –Disse il comandante, accarezzando il viso di Kagome.
La ragazza deglutiva con forza, mentre tentava di non piangere.
Il comandante passò anche da Sango, e stavolta non si fermò ad osservare il suo viso, ma anche il corpo, palpeggiandole il seno e poi scendendo più in basso.
A quei gesti Miroku perse la testa, tentò di avanzare, ma due soldati lo presero a pugni.
-Miroku! - Urlò di rimando Sango.
-Dove stai andando, puttana! – Il comandante prese la ragazza dai capelli e la riportò al suo fianco per poi darle un sonoro schiaffo facendole spaccare il labbro.
"Siete dei mostri!" Si ripeteva Kagome. L’odio per quegli esseri era tantissimo, se fosse stata più forte, forse avrebbe avuto il coraggio di ucciderlo seduta istante.
Le ragazze e  i ragazzi furono separati, invece Rin e Shippo furono portati insieme da un’altra parte.
 
 
 
 
 
La pioggia cadeva dal cielo nero.
Kagome era raggomitolata su se stessa, mentre tentava di riscaldarsi da quel freddo polare. Aveva lavorato tutto il giorno, aveva mangiato pochissimo-anzi niente- e adesso piangeva per quella fine atroce che già si immaginava. Aveva scoperto che tutti avevano perso i loro poteri erano dei normalissimi uomini, e poi la mancanza di Inuyasha si faceva sentire.
Ancora ricordava le frustate di qualche ora prima nel tentativo di cercare di nascosto almeno lo sguardo del suo demone, ma era stata scoperta. Sango aveva lottato contro un branco di soldati, ma l’avevano picchiata selvaggiamente e poi avevano tentato di farle violenza, fortunatamente non riuscendoci.
Quella giornata sembrava interminabile.
Chiuse gli occhi ma si sentiva troppo paralizzata dal terrore per farlo, quindi li riaprì subito, non le piacevano quei sorrisi dei soldati e poi del comandante, di sicuro avevano qualcosa in mente.
 
 
All’altro lato del campo i ragazzi se la passavano male, dopo aver capito di aver perso il loro potere, si erano guardati negli occhi e avevano cercato di creare un piano di fuga. Sesshomaru era un abile stratega e questo avrebbe permesso loro di fuggire, ma c’erano dei punti che gli erano ignoti e solo Kagome sapeva.
Il futuro era un mondo davvero orrendo, preferivano cento mila volte il loro.
Erano pressoché le cinque del mattino, quando i soldati irruppero nel casolare dove dormivano.
Furono trascinati in una stanza e fatti svestire dei loro indumenti, Miroku aveva il viso pallido e i due demoni se ne accorsero. In fine giunse anche il loro turno. Due grandi forbici erano in mano a due soldati. I due fratelli fecero del loro meglio per uscire puliti da quel postaccio, ma Inuyasha era ancora debole dopo il colpo del giorno prima. Furono portati via loro i capelli, come trofeo, visto anche il colore insolito per poi essere sfruttati per i loro muscoli.
Il cantiere era poco distante dalla zona notte, e si sentivano da lontano i martelli che picchiavano le rocce.
Intanto anche alle due ragazze venivano rubati i fluenti capelli, le lacrime erano precipitate copiose dai loro visi, ma si dovevano dare un contegno, il peggio ancora doveva arrivare. Altre crudeltà erano in serbo per loro.
Le urla erano melodie per i soldati che si eccitavano peggio delle bestie.
L’inferno sembrava una passeggiata al confronto.
 
 
 
 
 
 
 
ΩᴔΩ
Un fruscio di veste bianca sul lucido pavimento di quel tempio antico. Il cielo sembrava presentare in sè sia la luna e sia il sole. Quel luogo era vietato agli esseri inferiori e bandito a coloro che vivevano nel cielo.
L’aria era satura di potere e di elettricità.
Dafne si avvicinò agli scalini che l’avrebbero condotta sull’altare di pietra di luna. Solo una volta nella sua lunga vita era giunta al suo cospetto, dopo aver aiutato la madre nel ripristinare Luce. Quel luogo veniva occultato da una potentissima barriera sacra, nemmeno gli esseri superiori potevano attraversarla o entrarci. Solo due persone potevano farlo e una era lei: La custode dell’Aoi Honȭ .
Le vesti bianche ornavano il suo corpo formoso, marcando i punti precisi, dando più rilievo. Dafne era concentrata, la sua mente era sgombra da ogni pensiero. Vide l’altare su cui risiedeva una grande roccia bianca, dove alcuni riflessi davano la sensazione che fosse viva. Avanzò in silenzio, il pavimento iniziò a trasformarsi, il marmò si sciolse per magia e divenne una conca d’acqua, nel cui centro risiedeva la pietra di luna. Conficcata all'interno di quest'ultima c'era la spada maledetta.
La ragazza immerse prima un piede e poi l’altro, facendo sì che la stoffa galleggiasse a contatto con l’acqua cristallina.
Quando giunse dinnanzi ad essa si fermò. Sciolse il nodo che teneva unita la stoffa e la fece ricadere nell’acqua. Il suo corpo nudo fu avvolto da una strana energia e pian piano i suoi capelli mutarono colore, come anche gli occhi.
Allungò il braccio verso l’arma e iniziò a canticchiare una strana canzone antica, con la quale chiedeva la sua benedizione e il suo aiuto.
-Lo so che sono ancora giovane e devo imparare molte cose, ma in quanto immortale non ho paura del passare del tempo. Ho ereditato questo gene da mia madre, devo tutto a lei. Ho bisogno di essere indipendente e forte, in quanto voglio proteggere la mia famiglia e le persone che amo. Il potere che racchiudo dentro non mi darà mai la garanzia di una vittoria, ma se si sta tutti uniti, possiamo superare le nostre debolezze. –Disse calma, rivolgendosi alla spada.
Nessuno fiatò. Il silenzio era diventato spettrale.
Dafne non demorse. Aveva fiducia in se stessa.
Lei era forte. Era stato uno dei primi insegnamenti della madre.
È strana questa vita, non pensavo che una stupida ragazzina potesse entrare dentro questo luogo sacro e chiedere il mio aiuto. Disse una voce.
-Lo sai meglio di me, che il destino fa brutti scherzi. –Affermò piatta, mentre avvertiva intorno a sé un'aura diversa dal solito.
Hai fegato, a presentarti di fronte a me. Riconosco il tuo spirito ragazza, ti ho prestato il mio aiuto quella volta, quando sei andata nel passato; in quel momento la tua ira era così forte che non sono riuscito a non aiutarti, eri battagliera e tenace nel voler proteggere quella sciocca umana. Tuttavia non sarà così facile avermi, non sei stata la prima a chiedere la mia forza; prima di te, tanti esseri mi hanno supplicato, ma alla fine hanno avuto la loro punizione.
-Ma io non chiedo la tua forza, dentro di me già ne scorre abbastanza. –Rise Dafne, portandosi più avanti.
Allora che cosa cerchi in me? Sono lo spirito più odiato da tutti, mi hanno confinato in questo luogo sacro per non fuggire.
-Dimmi, hai avuto mai avuto qualcuno da proteggere? Ogni essere ha una parte di luce e di oscurità, io sono nata da questa divisione. Vivo la vita sapendo che sono una delle poche persone che ha questo potere, darò tutta me stessa per portare a compimento questa missione. –
Proteggere. Non dire assurdità. Il male distrugge, gode del dolore.
-Esattamente. Non credere che io sia così sciocca da venire in questo territorio senza oscurità –
Il tuo potere è molto forte e questo mi eccita. Sono sicuro che puoi fare meglio, ti trattieni con quegli sciocchi demoni, ma leggo in te sete di vendetta. Li vuoi avere tutti in pugno, dimostrare quanto vali.
-Allora unisciti a me, regneremo il mondo sotterraneo. –
La signora degli inferi mi chiede un’alleanza? E come vorresti gestire l’altra parte di te? Luce e oscurità non possono vivere insieme.
-Oh sì invece. I miei genitori ci convivono da moltissimi anni e ancora sono uguali, il loro legame li equilibra alla perfezione. –
Ti stai basando su un legame che potrebbe rompersi in ogni istante.
-Hanno combattuto tante sfide, ma ancora sono in piedi. Io ho fiducia nel loro amore, un giorno, vorrei essere come loro. Ma per il momento devo garantire la salvezza del mio popolo. Che cosa scegli, amico mio? –Domandò Dafne allo spirito della spada.
Lo spirito rimase in silenzio per attimi interi, intanto Dafne cercava di rimanere calma. Avvertiva dentro di sé una strana fitta, di sicuro i suoi amici erano in pericolo. Voleva urlargli di muoversi, ma dalla sua bocca non uscì nulla. Rimase a fissare quella coltre oscura depositarsi sul manto immacolato della pietra.
È veramente strano che un essere come te, divisa da più parti sia riuscita a penetrarmi dentro. Sono stato chiamato in diversi modi in questi ultimi millenni, ma mai amico. Anche se hai conquistato il mio stato d’animo non darti alla pazza gioia, sono uno spirito ribelle e autonomo, non mi farò mettere i piedi sopra la testa da una ragazzina come te. Ti aiuterò, ti donerò l’equilibro che ti serve per raggiungere le vette del tuo potere… ma ricordati che tutto ha il suo prezzo.
-Ne sono consapevole. – Ammise lei sorridendo – per cominciare nei migliore dei modi la nostra amicizia, che ne dici se mi dici il tuo nome? –
Sbruffona. Ma accetto. Prima le signore.
-Dafne Kuran. – Mormorò, avvicinandosi alla spada.
Prese un lungo respiro e poi pose la mano sull’elsa. La spada vibrò a quel contatto e, mentre avanzava nell’estrarla il cielo divenne un arcobaleno di colori, trasformando il suo intorno di luce.
-Mekai no Kokoro! –Urlarono all’unisono Dafne e lo spirito.
L’energia dello spirito si condensò intorno alla lama e alla grande pietra di lapislazzulo che regnava al suo centro. Dafne emanava uno strano bagliore da cui poi fu avvolta come un guanto, facendo alzare il vento e levitando verso il cielo. Gli abiti cerimoniali sparirono, ma una nuova uniforme si materializzò sul suo corpo.
-Nome azzeccato Mekai, da ora in poi saremo indivisibili. –Disse Dafne.
Bando alla ciance, ragazza mia, i tuoi amici se la stanno vedendo brutta. Non credi che dovresti mantenere la promessa data?
-Non mi rimangio mai una promessa. – asserì. –Mekai partiamo subito per il 1940! –
Detto questo sia Dafne che la spada sparirono nel nulla.
 
 
ᴔΩᴔ
Erano passati cinque giorni da quando erano arrivati in quel postaccio. Ormai non avevano più tentato la fuga, sapendo che era inutile.
Avevano dovuto convivere con un epoca diversa, dove tutto era stato girato in modo differente. I ragazzi si potevano fissare solo a fine giornata, quando i soldati davano quel misero pasto. Il freddo artico li aveva spossati, la temperatura si abbassava ogni giorno di più.
Si erano stancati di quel gioco, non gli importava più di ottenere più potere o meno, ma solo di ritornare a casa. I loro volti erano irriconoscibili, per non parlare dell’abbigliamento, i campi erano un modo di umiliare la gente. Le donne venivano trattate da bestiame, violentate e picchiate selvaggiamente, nelle notti più buie si sentivano le urla disperate dei vecchi o alcune volte anche dei bambini. Per lo meno loro erano tutti vivi, anche se si erano separati.
-Questa volta Dafne me la pagherà cara, non ho più intenzione di ascoltarla. –Disse furiosa Sango.
Kagome la guardò, poi chiuse gli occhi stanca. Aveva male in tutto il corpo. I lividi erano ovunque, si sentiva martoriata, aveva dovuto sopportare le pene dell’inferno e infine che cosa aveva ottenuto? Nulla.
Aveva pianto come una bambina, si era umiliata per non essere uccisa.
Tutto si stava sgretolando. Era un bruttissimo incubo.
 
Mi dispiace tanto, io …
Entrambe le ragazze rizzarono in piedi sentendo quella voce e si guardarono intorno, ma c’era solo silenzio.
È tutta colpa mia, dovrei essere io al vostro posto. Ho peggiorato la situazione con le mie folli idee. Dovevo sapere che non eravate in grado di superare le varie sfide, questa è stata la peggiore, spero che riuscirete a perdonarmi.
-Dafne sei tu…?- Chiese sottovoce Kagome.
Dall’oscurità apparve un flebile raggio, dal quale comparve la ragazza nominata.
Aveva il viso distorto dal dolore.
-Non doveva succedere questo, lo specchio ha sbagliato luogo. La chiave non si trova in questo mondo. –disse dispiaciuta. –Vi prego di accettare le mie scuse. –abbassò il capo come supplica, le due ragazze rimasero senza parole.
Tuttavia in quel momento qualcuno irruppe nel capannone, un gruppo di soldati iniziò a buttare a terra le donne alla ricerca di qualcosa.
-Tutti fuori! –Urlò uno di loro. Tutti saettarono al di fuori e si radunarono al centro della piazza.
Dafne divenne invisibile e diede delle dettagliate istruzioni alle due ragazze, che, prese alla sprovvista, iniziarono a tremare.
State tranquille non vi lascerò.
Kagome guardò Sango e annuirono. Si ritrovarono nel piazzale e attesero il verdetto di quella ispezione notturna.
Gli stivali rintoccavano al suolo e le donne temettero per la loro vita.
-Mi è giunta voce di una fuga. Se qualcuno sa qualcosa si faccia avanti. –Sentenziò il comandante. Nessuno fiatò a quelle parole.
-Allora procederò con le sentenze… -abbassò di slanciò il braccio e un soldato sparò alla prima donna, che cadde al suolo con un buco in fronte.
Le urla di disperazione fecero allarmare tutti, ma il militare li fece zittire tutti quanti. Li fissò uno per uno, fino a fermarsi davanti a Kagome. La prese in malo modo –inginocchiati! - urlò autoritario.
La ragazza fece come ordinato.
Il cuore le batteva forte, sentiva il respiro irregolare e la testa pesante. Percepì il cambio d’aria e poi il colpo. La frustata fu agghiacciante e  talmente dolorosa che le fermò quasi il cuore e la fece urlare.
-Ditemi chi è, sennò la uccido davanti ai vostri occhi. – Annunciò con una strana luce negli occhi.
-Non avete pena per questa donna? No?! - Un altro colpo giunse sulla schiena di Kagome, ma stranamente, diversamente da come si aspettava, lei non avvertì nulla. Il dolore era scomparso anche per la prima percossa  che l’aveva quasi uccisa.
Il comandante continuò nella sua furia, senza sapere che lei non pativa più. Alzò gli occhi e lì, vide Dafne che la fissava in un modo diverso, la sua figura stava iniziando a trasparire, non più invisibile, e Kagome temette per l’amica.
Un flash le folgorò la mente –Dafne stava subendo il suo dolore, la stava proteggendo,- pianse per quell’atto, ma più i colpi diventavano pesanti, più il sangue giungeva ai suoi piedi.
-Basta! - Urlò Kagome.
-Dico io basta, feccia! - Esclamò l’uomo, gettandola al suolo e puntandole addosso una pistola.
-Sono stanco di tutti voi, vi ucciderò uno per uno. –Affermò.
Premette sul grilletto, ma qualcosa lo fermò.
Il comandante indietreggiò di fronte a quella creatura, era una donna, ma le sue fattezze mutavano ogni secondo che passava.
-Tu! - Lo indicò. –Sei un pessimo esemplare, se solo fossi esistita in questo periodo vi avrei disintegrati tutti. Ritieniti fortunato perché assaggerai la mia lama che brama la morte. –Disse senza colore, mentre il suo viso diventava una maschera di ghiaccio.
-Chi diavolo sei? - Urlò l’uomo, puntando l’arma contro Dafne.
-Lo scoprirai presto! - Rise istericamente Dafne, aprendo le braccia.
Fatto questo, dal suo corpo iniziarono ad uscire diverse ombre oscure, che si trasformarono in spiriti della morte. –Figli miei, divorate queste anime impure e reclamatele come vostre, stanotte faremo piazza pulita. –
La bestia era ricomparsa più forte di prima, il suo dolore, il furore verso coloro che distruggevano la vita era folle.
-Dafne ritorna in te. –Affermò Kagome, ma Sango la tirò a sé.
-Dobbiamo cercare i ragazzi e scappare da qui. –Annunciò stanca.
La sacerdotessa annuì e andarono via.
Più volte Kagome si voltò indietro  per guardare l’amica, ma ogni volta ritirava lo sguardo nel vedere quelle disgustose scene di morte.
Trovarono i ragazzi nel loro casolare, tentarono di spiegare loro un poco di cose, ma gli spettri avevano iniziato a divorare chiunque.
-Sono mangiatori di anime, dobbiamo andare via. –Proruppe Miroku prendendo la mano di Sango.
-Chi li evocati? - Domandò Inuyasha, ma quando si voltò verso il luogo indicato divenne pallido.
La loro Dafne era avvolta da una energia oscura, era irriconoscibile, rideva come una pazza e le sue dita erano intrise di sangue.
-Quella stupida ha perso il controllo! – Mormorò Sesshomaru guardandosi a destra e manca, non sentiva Rin, dov’era la piccola?
-Inuyasha! Inuyasha! –Tutti si voltarono e trovarono il piccolo demone volpe in uno strato pietoso, aveva le lacrime agli occhi.
-Shippo, stai bene? - Chiese preoccupata Kagome.
-Dobbiamo fare presto, Rin è in pericolo. -
Ascoltando quell’affermazione Sesshomaru si mosse da solo, il suo cervello percepiva solo l’assenza di Rin, la doveva trovare ad ogni costo. Prese dal bavero il demone volpe e gli ringhiò, chiedendogli dove fosse, ma lui terrorizzato non parlò, indicò solo la struttura più avanti.
-Oh Dio si trova nelle camere a gas! - Urlò Kagome.
Sesshomaru fu più veloce e giunse prima, ma non c’era nessuno al suo interno.
Cercò di ascoltare il vento e allora ritrovò la piccola voce della bambina. Era in pericolo. Il lager era in fiamme, i sopravvissuti iniziarono a sparpagliarsi ovunque nel tentativo di scappare, loro invece si diressero verso il lago ghiacciato.
Quando giunsero a destinazione trovarono diversi cadaveri che si stavano sbriciolando dopo che le ombre avevano strappato da loro le anime; attorno al ghiaccio frantumato si ergeva la piccola Rin con il viso terrorizzato, poiché il freddo dell’acqua la stava paralizzando.
-Rin! – Gridò il demone individuandola.
- Signor Sesshomaru! - Esclamò felice lei.
La piccola cercò invano di avvicinarsi, era molto stanca e il freddo le aveva paralizzato i muscoli.
-Sto venendo a prenderti. –Nessuno fiatò a quella decisione, Il demone sembrava più umano che demone, ma con un equilibro da vero professionista giunse vicino alla piccola, allungò la mano…ma qualcosa la spinse sotto acqua.
Uno spirito maligno la stava portando più in basso, il demone non ci pensò un attimo e si tuffò.
L’acqua era oscura non si vedeva nulla, ma doveva farcela. Lottò contro i suoi limiti umani e alla fine acchiappò il corpo della piccola e se lo portò al petto, riemergendo.
-Devi resiste Rin! Rin rispondimi. –Le diceva, mentre il fiato si condensava.
-Miei! - sibilò avanzando un anima maligna.
Sesshomaru avvolse il corpo di Rin con il suo come scudo, si preparò all’attacco, ma non avvenne nulla.
Lo spirito fu tagliato in due. Quando riaprì gli occhi si trovò davanti Dafne con una spada in mano e un'aria furiosa.
-Ahhhhh! - urlò così forte che i ghiacci si ruppero.
Nel frattempo una strana luce apparve di fronte ai due nell’acqua. Rin cercò di sorridere al demone anche se debolmente.
-Ci sei sempre per me, signor Sesshomaru. –Disse piano per poi svenire tra le braccia del suo demone.
Quest’ultimo afferrò le due chiavi che si erano materializzate al loro cospetto e prima che esse potessero dire qualcosa, esaudì il suo desiderio.
 
 
 
Il castello dell’ovest era in silenzio, eccetto per il caos che regnava nella sala grande, dove la signora madre stava inveendo contro quegli ospiti non graditi.
Ad un certo punto una forte luce la fece fermare, indietreggiò e dal nulla apparve il gruppo scomparso.
I loro corpi caddero come sacchi di patate al suolo, privi di sensi.
La demone, prima che qualcuno riuscisse a dire qualcosa, si concentrò suoi loro aspetti e inorridì alla visione del figlio senza capelli, ma lo erano tutti quanti.
Con gli occhi sgranati e basita come tutti gli altri, cercò di dire qualcosa, ma le parole furono frenate dall'apparire di una strana luce che si divise in più sfere. Esse poi si riunirono ai corpi dei ragazzi, dando loro finalmente un aspetto pulito. I capelli ritornarono lunghi e le vesti originali, tutto erano ritornato al suo posto.
-Sesshomaru mi deve delle spiegazioni. – Concluse la signora madre.
-Sono d’accordo con te una volta tanto, ma per ora credo che sia meglio portarli nelle loro stanze. –Affermò Toshi.
Quella storia stava diventando tanto assurda da sembrare un' inutile e impossibile arrampicata sugli specchi.
 
ᴔΩᴔ
 
 
Non ti credevo così pazza! Hai messo tutti quanti in pericolo! Per fortuna ero con te, sennò in questo momento saresti un cumolo di polvere! - Urlò furioso Mekai verso Dafne.
-Se non stai zitto ti uccido! - Lo minacciò Dafne, ma lo spirito rise a quella beffa.
Sciocca! Ti disintegro io prima. Dannazione, il tuo potere è più forte di quanto avessi immaginato, dovrei rivedere i miei piani.
-Vai all’inferno! –L’ammonì ella, alzandosi dal suo letto.
Erano passati due giorni dal ritorno, i suoi amici erano ancora in convalescenza, invece lei si stava riprendendo alla grande, sì, aveva temuto che il suo potere esplodesse da un momento all’altro, ma grazie a Mekai si era salvata. Aveva fatto una buona scelta a richiamarla al suo fianco, gli doveva un favore. Chiuse le ante del bagno e si avvicinò alla vasca stracolma di acqua calda, quando s’immerse si rilassò.
I capelli galleggiavano nell’acqua, le braccia si intorpidivano per il calore, una pace per i sensi.
La porta fu aperta con forza e dal nulla apparve una figura maestosa e furiosa.
-Donna! Questa me la paghi! - Ringhiò Il principe, facendosi vedere in tutta la sua stazza.
-Buongiorno anche a te, come vedi sono impegnata adesso. –Gli disse con fare sbrigativo, ma quel comportamento non fu gradito da Sesshomaru che avanzò verso la vasca.
-Esci subito da qui! Dobbiamo parlare! –Urlò ancora.
L’intero palazzo vibrò a quell’ordine, ma a Dafne non faceva né caldo, né freddo.
-Ti ho detto di uscire fuori! -.
Ringhiò anche lei adesso, e, con la forza del pensiero, lo sbatté fuori dalla stanza.
Che caratterino quel demone. Sono curioso di vedere che cosa ti farà. Lui non sa chi sei realmente, non è vero? Oh... mi sta piacendo questa situazione.
-Smettila di gonfiarti, borioso pallone gonfiato. –Disse Dafne, mentre prendeva un grande telo per coprirsi.
 
Quando uscì dalla stanza trovò Sesshomaru che camminava avanti e indietro per la stanza; quando la notò si parò di fronte a lei e la buttò contro al muro.
-Il buongiorno si vede dal mattino. –Affermò la ragazza, l’effetto del bagno era scivolato via.
-Tu, sei sola una feccia! Come hai osato mettere in pericolo la vita di Rin? Tutta questa faccende delle chiavi, e Dio chissà cosa. Me ne lavo le mani, non ho bisogno del tuo aiuto per accrescere il mio potere. – Dichiarò freddo come il ghiaccio.
-Oh questo lo sapevo di già. Le sfide servivano a far uscire una determinata parte del vostro io, e tu, amico mio sei riuscito dove era impossibile. –Annunciò, togliendosi le mani dalle spalle.
-Io ti uccido! – detto questo Sesshomaru sguainò gli artigli e la trafisse al ventre, rise a quella piccola vittoria, ma si ricredette quando lei gli fece morire il sorriso.
I suoi occhi erano rossi.
-Stupido, sono immune ai tuoi veleni. Sono io stessa un veleno mortale. – lo sbeffeggiò.
-Mocciosa! –
-Fermo Sesshomaru! –
L'apparizione di un’altra figura bloccò l’attacco del demone, infatti sulla soglia della porta la signora madre stava osservando la vicenda, - Credo che questo dibattito sia inutile, perché non finirlo attraverso uno scontro? L’arte della spada è un buon inizio per dare fine a tutto. –Disse lei orgogliosa.
-Perché no, ho bisogno di mettermi alla prova, adesso che ho un nuovo alleato dalla mia parte. –Annuì Dafne.
I due demoni la fissarono con attenzione.
-Perfetto. Se perderai ci dirai tutto, invece…-
-Oh vincerò sicuramente…e poi prenderò il mio premio. –Rise malignamente Dafne.
-Quella ragazza non sembra umana. –Borbottò la demone.
-Infatti non è del tutto. –Continuò Sesshomaru.
-Sai? –Domandò curiosa la madre al figlio.
-Nasconde un grande potere sotto quelle vesti, non immagineresti mai chi sia realmente, il suo segreto è talmente bene celato che nessuno ha osato scoprirlo. –terminò Sesshomaru andandosi a preparare per lo scontro.
 
 
Dafne si stava rivestendo con calma. uno scontro per mettere alla prova la sua nuova arma... rise a quella vittoria, già gustava le facce degli altri.
-Mai sottovalutare il proprio avversario. –Disse una voce.
La ragazza si voltò per fissare il nuovo arrivato.
-Ci rivediamo Luna, quale buon vento ti porta in queste terre? - Domandò.
-Ho un messaggio da parte di vostra madre. –
L’uomo la fissò con attenzione.
La bambina che aveva visto in tutti quegli anni si era trasformata in una donna bella è forte. Era orgoglioso di lei, il suo potere cresceva con lei, anche se alle volte usciva fuori dal suo controllo.
-Lo penso anch’io che mi sto gonfiando fin troppo, ma sai che quando entrano in gioco altre parti di te, non capisci più nulla. Mia madre ha dovuto combattere contro di loro per parecchio anni, ma alla fine ha capito che l’unica cosa da fare era di rendersi simile. A volte li temo, soprattutto la bestia che cova dentro la mia anima, ma sono pur sempre io, la Dafne di sempre. –
-Concordo. Il potere alle volte non è la soluzione a tutti i problemi, in certe situazione abbiamo bisogno di fare un passo indietro per riprenderci l'umiltà. – Dichiarò Luna per poi avvicinarsi alla ragazza.
-Luna, mi mancate tutti quanti, ma ormai il tempo sta per scadere.
Per te… Sarò pronta per questo compito? – Chiese Dafne abbracciandolo.
-Nessuno è mai pronto per affrontare il proprio destino, ma abbi fiducia in te e nelle persone che ti amano. –la strinse nel suo abbraccio caldo per poi dissolversi – ti attendiamo tra dieci giorni, quando il tuo destino si compirà. –
 
 
 
ᴔΩᴔ
 
L’arena era piena di gente.
Dafne entrò al suo cospetto decisa a portare a termine la sua missione, sì, stava riflettendo su ciò che le aveva detto Luna quel giorno, ma era proprio indecisa sul da farsi. Se una parte di lei le gridava di stenderlo e farlo tacere per sempre, l’altra sembrava più clemente.
I demoni incitavano Sesshomaru e, se lo avesse sconfitto -cosa che a parere suo era un gioco da ragazzi, a farsi- i suoi alleati lo avrebbero disconosciuto come generale e tutto si sarebbe buttato in aria.
Sapeva come era fatto Sesshomaru, lo aveva osservato a lungo in quei mesi di convivenza: aveva un cuore di ghiaccio, ma al suo centro regnava il fuoco. Quell’affetto che lo manteneva vivo era per quella bambina sola, che con il suo altruismo lo rendeva forte... lui ancora era cieco all’evidenza, ma con gli anni lo avrebbe compreso. Forte e bellissimo, due aggettivi che gli calzavano alla perfezione.
Si riscosse da quei pensieri per poi estrarre il suo amico. Mekai era avvolto da uno strano alone di oscurità, ma quando la mano di Dafne toccò la pietra blu al suo centro, l'aura nera sparì. Il suo potere sarebbe stato celato per il momento, il duello doveva essere un modo di allenarsi, sì, un allenamento dove non ci sarebbero stati né vincitori né perdenti. Beh, riuscendo a realizzare quel piano senza farsi scoprire dall’intuito del grande Sesshomaru.
La signora madre dettò le regole, in quanto si poteva usare qualsiasi cosa, fino alla resa del proprio avversario.
-Che lo scontro abbia inizio. –Sentenziò e le urla di incitamento della platea iniziarono.
Inuyasha & Co. Si guardarono negli occhi, era solo una buffonata, i due ragazzi sapevano benissimo chi era Dafne e del suo potere. Inuyasha lo aveva affrontato più di una volta e ricordava le parole del padre a proposito, tutto poteva essere mascherato dall’evidenzia. Quella donna era una potenza della natura.
Lo scontro procedeva con lentezza, i due sfidanti si osservavano a lungo per tentare di cogliere l’avversario inpreparato, ma ogni volta che si toccavano rimbalzavano all’altro capo dell’arena.
-Quando inizierai a fare sul serio? –Chiese Sesshomaru.
La ragazza sembrava tranquilla, ma quella strana energia che galleggiava intorno a lei non prometteva nulla di buono. Quella spada era maligna, la sua forte mole di potere era allucinante, e Sesshomaru si chiese dove l’avesse trovata.
Ricordava una tale forza da Songa, ma essa era stata distrutta da Tessaiga e Tenseiga.
Calibrò il braccio e sfrecciò con Bagusaika verso la ragazza, che parò con un abile mossa l’attacco.
-Il gatto ti ha morso la lingua? –Domandò innervosendosi. Dato che non rispose iniziò a darsi da fare, sferrò diversi attacchi potenti, ma lei li parava senza problemi.
Dafne non si faceva scoraggiare.  Il suo essere forgiata come guerriera era stato durissimo, sia Luna e sia la madre le avevano impartito delle severe prove, in cui tutto poteva succedere, ma la cosa importante era che ogni scontro si poteva rilevare come un buon allenamento, dove scoprire dettagli in più dell’avversario; era stato questo a farle scoprire i vari punti deboli della sua famiglia. Tuttavia adesso erano immuni a quei punti, gli allenamenti servivano per forgiare l’anima e il corpo.
Era orgogliosa di quel forte sentimento, se erano deboli il loro legame poteva essere spezzato, ma se erano immuni…tutto si poteva risolvere.
Così rispose al primo attacco. Stanca di essere inutile, cominciò a fronteggiarlo.
-Sai Sesshomaru, ho sempre voluto combattere contro di te, ti ho sempre reputato un abile avversario. Mi sono detta che con te sarei diventata più forte, e così è stato. Da quando ti seguo i miei poteri si sono condensati e ho visto i primi risultati, ma questo non significa che sarò la tua vendetta personale. Il mio compito è proteggere la mia gente, come signora devo rispettare le leggi che i miei predecessori hanno dichiarato, tuttavia sono davvero stupefatta che ci sia una persona come te. Il tuo cuore che all’apparenza sembra di ghiaccio, in verità brucia. Lo sento da qui, farai faville in futuro e non è vero che nel tempo a venire i demoni si distingueranno, loro regneranno una parte del mondo. Inizia da adesso a contare le tue terre, non sbaglio mai una premonizione. –
Detto questo scattò in avanti, spinse il ginocchio a terra e alzò il busto per colpirlo con la spada.
Il colpo arrivò improvviso, ma non lo fermarono.
Entrambi se la stavano giocando, i loro sorrisi presagivano una lunga lotta. Il demone fu sorpreso da tali parole, ma soprattutto della tecnica di combattimento. Era altrettanto elegante e veloce, chiunque l’avesse allenata era un vero maestro.
Lo scontro durò più di due ore, nel corso delle quali nessuno dei due sembrava stanco, mentre la platea urlava per la piega che stava prendendo.
 
-Ha vinto il padron Sesshomaru! - Urlò di gioia Jaken.
-Feh era palese …-Borbottò Inuyasha allontanandosi da quel salone di pazzi.
Pian piano tutti uscirono fuori dall’arena, rimasero solo i due combattenti.
-Avevi tutte le carte per sconfiggermi, ma all’ultimo minuto ti sei tirata in dietro –Disse freddo, rifoderando la spada.
-Ho perso è questo che vale. –Affermò Dafne uscendo anche lei. Aveva notato il pallore del demone, le forze gli stavano venendo meno, ancora non era guarito del tutto. Aveva combattuto contro Mekai, ma alla fine aveva vinto lui, ma in verità era tutto l’incontrario.
Sesshomaru era furioso. Quella donna lo aveva fatto di proposito. Era a un passo da averlo sotto i piedi, bella e forte come mai l'aveva vista. La sua eleganza la avvolgeva come un guanto invisibile. Era molto determinata e lo riconosceva… la prossima volta avrebbe fatto di tutto per non risultare così patetico.
 
-Credevo che fossi a riposare. –Disse Dafne verso Inuyasha che se ne stava fermo a fissare il cielo scurirsi.
-Quanto ancora continuerà questa farsa? Vuoi far accrescere i nostri poteri per quale motivo? Non solo per il nemico imminente, ma …. –Disse il demone confrontandosi con l’amica.
-Sei diventato più maturo dall’ultima volta Inu-chan. Beh, tra breve saprai la verità. Il vostro allenamento vi servirà per il futuro, vi attendono molti pericoli, ma saprete superarli…in fin dei conti sarete coloro che regneranno sul mondo orientale. –Dichiarò lasciando il demone senza parole.
-In che senso? –
-Lo capirai con il tempo. Adesso devo andare a riscuotere il mio premio. –Aggiunse saltellando come una bambina.
-Quella è tutta matta, Fhe! –
 
 
- Complimenti ragazzo mio, sei stato bravissimo. Anche se speravo che fosse lei a vincere, mi sembrava che stesse andando benissimo. –Confermò Toshi, mentre posava la mano sulla spalla di Sesshomaru.
-Tks! Una presa in giro. – Mormorò serio il demone per poi allontanarsi, si sentiva un trofeo ambulante.
Scese la lunga scalinata e si sedette sull’erba, la sera era giunta, infine. Chiuse gli occhi e si accorse di essere davvero stanco, se lei avesse approfittato di tale situazione in questo momento sarebbe stato sulla bocca di tutti... da una parte la ringraziava, ma aveva l’intuizione che ella sapesse. Gli aveva detto del futuro, perché la sacerdotessa gli aveva mentito? Non è che forse era tutta una bugia? Si stava prendendo gioco di lui? A tale pensiero strinse i pugni con forza, se solo si azzardava a fare qualcosa altro, questa volta le avrebbe tirato fuori il cuore dal corpo!
-Oh che paura! – Esclamò Dafne, che scese dall’albero con un salto. Sesshomaru se la trovò a un palmo di naso.
-Mi stavi spiando donna? –Asserì.
-Ma no, ero nelle vicinanze. Comunque mio caro Sesshomaru ero venuta a riscuotere il mio premio. –Disse con un sorriso grande.
-Togliti! –La fece alzare di scatto e l’allontanò.
-Non sei un gentil uomo. E io che pensavo che ti fossi ammorbidito. -
-Ti sei sbagliata. -
-Sei una seccatura Sesshomaru, tutte le mie idee se ne stanno andando all’inferno. Credevo che fossi più intelligente. –L’ammonì.
-Non so di che cosa stai parlando. –Disse voltandosi per recarsi verso le sue stanze.
-Te ne vai? Uffa ero venuta qui per parlare, ma tu non vuoi sentire... e va bèh. Comunque dopo tutto avete ragione a non voler più sapere nulla della mia pazzia, ma vi chiedo di attendere, ormai manca poco. Dopo aver recuperato tutte le chiavi, potrete sconfiggere Naraku e potrai proclamarti imperatore. -
-Continua. – Adesso aveva tutta la sua attenzione.
-Il futuro ormai è chiaro. Dominerai il continente orientale e tutti sapranno chi sei realmente, il tuo impero sarà il più florido e avrai ricchezze e potere, tuttavia, un grande uomo dovrà essere accompagnato da una donna che saprà aiutarlo nei momenti più difficili, ella sarà la chiave di volta. – Dichiarò Dafne.
I suoi occhi erano vuoti, ma poco dopo ritornarono al suo consueto colore. –Tuttavia dovrai fare affidamento su qualcuno che ti aiuterà nel compiere questo progetto, la fiducia sarà tutto. Detto questo che mi dici? Non ti sto mentendo Sesshomaru, lo so che Kagome aveva detto altro, ma il mondo è diviso in molti altri mondi paralleli. Come credi che lei sia finita in questa epoca? Ella ha un grande potere dentro di sè, ognuno di noi ha un proprio cammino…- disse chiedendo gli occhi, - sai, anche io vengo da un’altra dimensione, dove tutto è diviso da due forze potenti, ma esse vengono equilibrate dalle stesse frazioni, basta poco per giungere al collasso di entrambi i mondi. Io sono una parte integrante di questo equilibro. Sono stata destinata a vivere per l’eternità per reggere questo peso. –Confessò assente.
-E’ questo il tuo segreto? –Domandò il demone.
Sembrava così fragile in quel momento, su quel corpo c’erano delle responsabilità inimmaginabili.
Entrambi rimasero in silenzio a contemplare i loro pensieri più nascosti.
-Stanotte andrò alla ricerca dell’ultima pietra della morte, poi vi lascerò in pace. Non mi vedrete più. –Affermò triste. –Ma prima ho intenzione di reclamare il mio meritato premio. –
Sesshomaru alzò il viso e si ritrovò a specchiarsi nei suoi occhi, sembravano così intensi in quel momento.
Si ribellò a quel gesto, ma la ragazza lo afferrò con entrambe le mani e lo fermò contro l'albero con una abile mossa. Il demone non riusciva a muoversi, all’improvviso avverti un tocco delicato sulle proprie labbra. Non si era accorto di questo gesto, la ragazza lo stava baciando. Ma la cosa alquanto allarmante era che il suo corpo non reagiva, non si ribellava, anzi stava rispondendo a quel bacio.
La strinse tra le braccia dopo che fu liberato dalla sua stretta e approfondì quel contatto.
Sentiva le fiamme dell’inferno danzargli dentro il corpo, il suo potere defluì dentro di lui e per un attimo si sentì inondato dal bruciore incandescente del fuoco.
Era questo che si provava a baciare un essere superiore?
Si staccarono entrambi senza fiato, lei gli sorrise e lo sfiorò di nuovo ma più leggermente.
-Grazie Maru-chan. –Disse piano, mentre spariva dalla sua visuale, dissolvendosi.
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’autrice:
Buona sera! Ho superato il mio record, 29 pagine!
Diciamo che ci sono state parecchie cose da raccontare, di solito metto poche cose, ma questa volta ho voluto ricompensarvi del tempo che avete dovuto attendere.
Bando alle ciance, volevo spiegare un poco di cose.
Per primo il contesto storico, non so bene perché ho scelto il periodo della guerra, ma ero indecisa su questo o sull’antica Roma; poi mi sono detta, forse so meglio spiegarla e via. Forse ci sono fin troppe crudeltà e, sappiamo come è andata la storia. Il mio piano era quello del distacco tra i personaggi, di farli immergere nel futuro, si, perché questo avrà un ruolo importante. Dopo le macabre vicende, che spero che non sia stata troppo traumatico, come ad esempio vedere Inu e Sessh pelati, sì, perché anche per me è stata una impresa… tuttavia si sono risolte in bene le cose, anche se il peggio ancora non è finito.
Seconda cosa, abbiamo la comparsa di un altro personaggio: Luna. Lui sarà presente da ora in poi, scoprirete più cose tra un poco.
Abbiamo Mekai la spada, se riesco carico il disegno così vi fate un idea.
Per terzo abbiamo il bacio tra Dafne e Sesshomaru, vi ho sorpreso? Un pochino?
Spero di aver risposto a tutte le vostre domande se ce qualcosa, sono sempre a vostra disposizione.
Heart
 
 
 
 
 
 
 
 
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Capitolo 19
*** Verso il futuro ***


XIX
“Verso il futuro”


 
 
Un dolce venticello accarezzava l’immenso giardino. Gli alberi erano ancora privi di fogliame, ma già si notava la presenza delle prime gemme, che anticipava l’amata primavera. Il sole era caldo, il cielo limpido senza nuvole. Sul prato costellato da piccoli fili di erba, risedeva una coppia.
Essi erano l’uno accanto all’altra, il ragazzo aveva la testa appoggiata sulle gambe della donna che amava, lei era intenta ad accarezzargli i lunghi capelli argentati: lui aveva gli occhi chiusi e sembrava addormentato, ma era apparenza, si stava beando di quelle piccole coccole che lei gli stava concedendo. La loro ultima missione era stata dura, per tutti. Vederla in quel modo, senza capelli, con il volto contorto dal dolore era stato un colpo al cuore. Allungò la mano per afferrare quella di lei, piccola e calda.
-E da un poco di tempo che non vedo Dafne, tu per caso la senti? –Chiese lei, osservando il palazzo che le si stagliava di fronte agli occhi.
-Chissà dove si è rifugiata. –Mormorò lui senza dare peso a quelle parole.
In effetti era da tempo che non la vedeva. Aveva letto, in quei grandi occhi, dei sensi di colpa, e li doveva provare. Era la sua punizione per averli lasciati soli, non aveva dato loro nessuna spiegazione di dove si trovassero. Quella ragazza aveva bisogno di una dura lezione di vita, non poteva sganciarli così e poi tanti saluti. Era dura con lei perché ci teneva, era un’amica anche se, da quando aveva scoperto che continuava a mantenere i suoi segreti, quel legame ancora fragile si stava indebolendo.
-Tu credi che se ne sia andata? –
-Non credo. Sono sicuro che mantenga le sue promesse. Non è una codarda. C’è solo qualcosa che …- lasciò la frase incompleta cercando di trovare un senso a ciò che stava dicendo. In verità non lo sapeva di preciso.
-Inquietante? Strano? Misterioso? Ultraterreno? –Elencò Kagome, facendo finalmente aprire gli occhi ad Inuyasha.
-Esattamente. Il suo corpo, o meglio la sua anima, è intricata da tutto questo. – Disse alzando il busto e mettendosi seduto.
-Lo hai percepito anche tu. Non so perché, ma ho l’impressione che presto sapremo un bel po’ di cose. Lei ha sempre cercato di proteggerci da qualcosa, non credere che fosse facile per lei. Una volta mi ha raccontato che si è sempre sentita sola…questo mi spezza il cuore. Dafne è una bellissima ragazza e poi è simpatica e sprizza gioia da tutti i pori. –Commentò Kagome.
-Forse tutta questa solitudine è colpa del suo status? –Domandò pensieroso Inuyasha.
-Forse sì. È una principessa, lo avresti detto mai? –
-No. Anche se c’è qualcosa di più…me lo sento e poi quella volta…- si fermò. –Le parole di mio padre mi rimbombano ancora nelle orecchie, non avrei mai immaginato che lei fosse la signora degli inferi. –Disse più a se stesso che a Kagome.
Infatti la ragazza esclamò con forza e per poco non lo fece diventare sordo.
-Ma che accidenti urli, pazza! –L’ammonì.
-Che cosa hai detto? La signora degli inferi?! –Si alzò di scatto come avesse delle molle nelle gambe, Inuyasha la copiò e si girò per riflettere; nessuno sapeva questa cosa, be’ di Kagome si poteva fidare.
-Esattamente. –Affermò infine.
-Lo sapevo che c'entrasse qualcosa! Quella volta, quando abbiamo recuperato la prima reliquia, i guardiani che la custodivano non hanno fatto nemmeno una piega, credevo che fosse perché avesse sciolto l’indovinello, accidenti lo dovevo capire.  -Borbottò nervosa, facendo congetture assurde, ma non riusciva a spiegarsi quella sensazione dura che premeva nella sua anima. Anche se era la loro Signora, perché quella volta il suo potere non si era fatto vivo? L’unica possibilità era che Dafne fosse stata bravissima ad occultarlo, ma i suoi squilibri? Tutti i nodi stavano venendo al pettine, ma ancora mancava un gran pezzo per finire il puzzle.
-Ahhh mi fa male la testa! –Protestò Inuyasha scuotendo la testa.
-Mah... non so che cosa pensare, questa scoperta mette in luce molti misteri della nostra amica. – Disse Kagome, facendo due passi in avanti e uno indietro, alzando la mano e ponendola sotto il mento con fare pensieroso.
-La consideri ancora amica? Dopo tutto ciò che è successo? – Domando lui restando fermo vicino all’albero.
-Tu no? –
-Non so più che pensare. –Affermò.
-Capisco. So che è dura, ma io mi fido di lei, mi ha salvato tante volte, mi ha donato qualcosa che non credevo esistesse e poi mi ha ridato te. –Borbottò le ultime parole sottovoce, ma l’udito fino del demone le captarono.
-Già. – Disse lui, avvicinandosi a lei. La tirò di fronte a sé, e con un dito, cercando di fare attenzione a non ferirla con le sue unghie, si avvicinò alle sue labbra, disegnandone il contorno. Kagome rabbrividì a quel gesto inaspettato.
-Kagome, anch’io la devo ringraziare, quella volta tu eri morta, ma lei ti ha riportato di nuovo da me. Lo so che non sono bravo con le parole, ma ciò che mi lega a te è profondo, non mi sono mai sentito così felice, averti accanto rende la mia vita migliore. –Mormorò impacciato. Avvertiva chiaramente i battiti del cuore della ragazza aumentare, ma non era il solo, il suo andava allo stesso ritmo agitato.
-Mi sento una persona diversa con te. Mi hai accettato per quello che sono e mi aiuti ogni giorno a migliorarmi, senza di te, non sarei qua. –Affermò abbracciandola, sentendo il suo profumo avvolgerlo e farlo suo.
-Oh Inuyasha! Anch’io sento tutto questo! io…spero che questo sogno non finisca mai. – Affermò rossa la ragazza.
Era così bello restare in quella posizione: lui che la copriva con il suo corpo, con quelle braccia che tante volte l’avevano protetta e amata inconsapevolmente. Lo amava più di tutto, avrebbe fatto tutto il possibile per rendere la loro vita felice e serena. Non credeva che l’amore fosse così coinvolgente e forte.
-Ti amo Kagome. –Disse quelle parole che per molto tempo erano state rinchiuse nel profondo della sua anima, ma che finalmente riuscirono a prendere il volo. L’allontanò quel poco che bastava per unirsi a lei in un bacio lento. Pian piano iniziò a intensificarlo, la sentiva tremare, la lasciò un attimo. –Tutto bene? – Chiese premuroso.
-Si. E solo che mi hai sorpreso. – gli rispose e, detto questo, si rituffò sulle sue labbra.
Anche Inuyasha fu sorpreso dalle sue azioni, ma fu felice e la tenne più stretta cercando d’imprimere per sempre quel momento nel suo cuore.
 
 
 
 
 
Il rumore delle bacchette rintoccava nell’aria. Il tavolo era imbandito di ogni ben di Dio. Inuyasha era solito mangiare come un lupo, mentre i restanti commensali mangiavano con calma e gusto. C’erano tutti tranne il padrone di casa e Dafne, che da un poco di tempo era svanita nel nulla.
-Ragazzi che facciamo oggi? La primavera si sta avvicinando e si sente il suo profumo. –Disse all’improvviso Sango, prendendo un pezzo di pesce e mettendoselo in bocca.
-Non saprei, potremo visitare il castello. –Borbottò Miroku cercando il consenso degli altri.
-Rin vi aiuterà. –Disse la piccola allungando le braccia per farsi vedere.
-Per me non ci sono problemi. Viviamo in questo posto e a volte mi perdo pure, solo grazie ad Inuyasha riesco ad orientarmi. –Apostrofò Kagome.
-Allora è deciso. –Terminò Miroku.
Nel frattempo finirono il loro pranzo e si apprestarono ad uscire dal salone, camminarono un bel po’ per poi fermarsi all’entrata.
-Rin-chan ci farai da Cicerone? –Chiese Kagome. La piccola, non capì il termine sussultò, ma subito dopo sorrise. Più procedevano, piú apprendevano notizie sulle varie stanze e gli usi. C’era una stanza della musica, con i vari strumenti dell’epoca. Quella delle armi e delle armature, sia femminili e sia maschili. Del teatro e i vari costumi. La cucina dove c’erano tutti i cuochi e la stanza dei ripostigli.
La sauna o le terme. Dei giochi e dei sigari.
A fine giornata, il gruppo si era radunato sotto il grande albero che imponeva il suo potere.
-Non credevo che ci fossero tutte quelle stanze e che i demoni si intrattenessero con la musica e il teatro, ma sono pur sempre eternamente giovani e devono perdere del tempo. –Borbottò Kagome.
-Ragazzi, credete che riusciremo mai a diventare più forti? Dafne non ha più toccato l’argomento. –Asserì Sango.
-Non saprei. Coloro che hanno ottenuto quelle famose chiavi siete tu, Sesshomaru e Rin. Non capisco il loro valore, tutto questo mi puzza. Sango, per caso senti qualcosa di diverso in te? –Domandò Miroku alla compagna.
-No. Anche se, quando la chiave era apparsa, una strana energia mi aveva avvolta, mi sentivo potente, ma dall’allora è svanita. – confermò la sterminatrice.
-Strano. Rin-chan e tu? –Chiese alla piccola che lo guardò.
Tutti rimasero in silenzio aspettando una risposta della piccola, che però tardava. Alla fine parlò. –Rin è sempre protetta. È come se un grande abbraccio mi tenesse sempre al sicuro. –Spiegò gesticolando.
-Probabilmente quella chiave ha un’essenza particolare, forse perché si è rivelata con la presenza di Sesshomaru. – Affermò Kagome. Il demone l’aveva sempre protetta e adesso lo faceva anche a distanza. Quei due avevano un legame forte, che nel tempo si sarebbe solidificato.
-Non ci capisco nulla. –Borbottò un annoiato Inuyasha che iniziò a grattarsi i capelli.
Rimasero ancora un poco sotto quell’albero fino a che non si ritirarono nelle loro camere per cambiarsi e cenare. Anche quella sera i due assenti mancarono, facendo preoccupare i ragazzi, ma soprattutto per la mancanza della ragazza.
La notte era fresca al contrario del giorno, tutto stava girando per il verso giusto, nessuno si aspettava che il giorno che tra breve sarebbe giunto, avrebbe portato nuove novità.
 
 
 
Come al solito il gruppo si radunò nella sala per mangiare e parlare, ma per uno strano motivo InuYasha si sentiva inqueto. L’aria aveva qualcosa di strano, come se da un momento all’altro si dovesse scatenare l’inferno. Non ci fu il tempo neppure di alzarsi che il suono del corno risuonò. Si alzò di scatto e si affacciò alla finestra che dava all’esterno. Una coltre di miasma violaceo si stava abbattendo verso la prima barriera. Le guardie iniziarono a prepararsi e defluire fuori dalle mura di cinta.
-Naraku. – Un solo nome. L’inferno.
Da lì il caos iniziò a padroneggiare nel palazzo, chi correva da una parte, chi dall’altra. Sesshomaru era sbucato dal nulla e si era diretto verso il suo nemico senza battere ciglio, Inuyasha non si era fatto scoraggiare ed era partito anche lui. La battaglia era iniziata, ma del loro nemico nessuna traccia. Aveva invece lasciato sul campo di battaglia sette mercenari che era fortissimi e stavano dando del filo da torcere ai ragazzi. Kagome, con Miroku aveva eretto una barriera purificatrice per abbattere il veleno tossico di uno di loro. Sango combatteva con il suo Hiraikotsu che sembrava più veloce, forse erano dovuto agli allenamenti dell’amica. Fu in quel momento che una forte aura uscì dall’arma per avvolgerla. La sterminatrice se ne accorse, quella fiamma era della chiave che si era tramutata in pietra e si era posta all’angolo della sua arma; ogni volta che lo lanciava, esso scompariva e riappariva per prendere di sorpresa l’avversario.
-Grande! –Urlò per poi dare il meglio di sè. Pian piano le sue energie si affievolirono e iniziò a sentirsi pesante e stanca. Quella pietra assorbiva la sua energia e la canalizzava nei suoi colpi. A saperlo prima... Tuttavia i nemici furono sterminati in buona parte  permettendole di riposarsi un attimo.
Miroku si avvicinò e la controllò da capo a piedi, cercando di capire se avesse qualche ferita ma era sana.
-Sei stata tu? Sapevo che eri una forza della natura, ma… -iniziò a dire il monaco.
-E’ stata la chiave, si è tramutata in questa pietra ed ha fatto uscire uno strano potere. Alla fine quei viaggi hanno avuto il loro vantaggio, no? –Disse.
-Hai ragione. – Affermò Miroku per poi prenderle la mano e avvicinandosi ai loro amici.
Kagome si era precipitata da Inuyasha che era stato ferito, ma, grazie al suo potere, il veleno si era dissolto. I due si guardarono per poi affrontare il nemico.
-Kagome allontanati. –Disse lui caricando Tessaiga. – Per caso percepisci Naraku? –Domandò.
La ragazza chiuse gli occhi e cercò di captare quell’energia, ma del mezzo demone nessuna traccia. Riaprì gli occhi in tempo per vedere due mani assalirla, ma una barriera la difese. Riaprì gli occhi. Con sua somma sorpresa non era stato Inuyasha, ma la sua arma che era apparsa nel momento in cui lei era in pericolo.
Sorrise a quella tempestività e cercò di essere di aiuto per il suo amato. Iniziò a scoccare frecce per indebolire il nemico e infine, con un attacco, Inuyasha lo uccise.
-Ragazzi state bene? –Proruppe Miroku avvicinandosi.
-Fhe erano dei fantocci. – rispose Inuyasha, buttando della terra sopra le loro teste decapitate.
-Lo erano, ma erano dei non morti. Avverto la presenza di un frammento della sfera. Alla fine Dafne aveva ragione, non è del tutto completa, credo che Naraku sopravviva grazie a quella scheggia – Ammise la sacerdotessa, scostando i capelli di lato. Il suo viso si voltò e fissò la coltre di miasma che ancora aleggiava nella radura, il demone maggiore era sparito, chissà se lui l’aveva trovato.
-Maledetto bastardo! –Brontolò Inuyasha fino a che il terreno non tremò. Lo scossone fu avvertito anche a palazzo, in cui molte grida si elevarono nell’aria.
-Naraku. –Dissero i tre contemporaneamente.
Sango fu la sola che non avvertì nulla, ma essendo priva di poteri demoniaci o spirituali era logico. Richiamò Kirara e partì versò il fitto bosco.
Quando giunsero a destinazione, i quattro trovarono Sesshomaru a fronteggiare una spessa barriera che gli impediva di colpire Naraku.
Quest’ultimo se la rideva, mentre colpiva il demone.
-La barriera lo protegge, ma può colpire, che bastardo! –Esclamò Miroku.
-Oh ci sei anche tu Inuyasha, adesso la mia vendetta può essere completata. Che le danze abbiano inizio. –Detto questo Naraku iniziò a scagliare colpi, ma loro si difesero con le loro armi sorprendendo il nemico che incassò il colpo, ma non si diede per vinto. Aprì le braccia e uno sciame di api li avvolse. La cicatrice del vento non poteva essere usata e così Inuyasha uccideva gli insetti con gli artigli, mentre i suoi amici li purificavano. Sembrava una lotta eterna poiché non finivano mai.
-Maledetta barriera. –Borbottò sottovoce Sesshomaru. Bakusaiga era inutile. Era diversa dalle solite usate, forse era perché il frammento era entrato nel suo corpo, se solo non ci fosse stato!
Lo scontro sembrava non cambiare fino a che avvenne qualcosa di misterioso. Kagome si sentì trascinare in una dimensione esterna. La ragazza rimase in silenzio, non riusciva a vedere nemmeno la punta del suo naso.
-Dove sono finita? –Si domandò. Ma non ebbe risposta.
Ti permetterò di entrare nel corpo di Naraku e recuperare l’ultima scheggia.
-Dafne? Dove sei? –Chiese.
Sono in meditazione in questo momento. Ti darò la possibilità di non essere vista e percepita, ma solo per poco tempo. Il tuo corpo entrerà nel suo e allora il vostro nemico sarà finito. Fai in fretta.
Kagome si ritrovò nuovamente nella radura, sembrava che avesse sognato, ma quando la voce dell’amica ritornò non perse tempo. Come aveva detto Dafne, il suo corpo fu avvolto da una barriera e pian piano si avvicinò allo spesso scudo del loro nemico, lo attraverso senza problemi per poi immergersi nel suo corpo. La scheggia la richiamava e quando giunse di fronte a lei, la prese. La sfera dei quattro spiriti ritornò integra e una grande luce l’avvolse e la fece ritornare all’esterno.
-Kagome ma che …- Inuyasha era al suo fianco e la vide brillare di una luce violetta, la ragazza aveva in mano il gioiello.
Un urlo squarciò l’aria e ben presto scoprirono che Naraku non era più protetto.
-Finalmente. È la tua fine, insulso ragno. – L’apostrofò Sesshomaru urlando il nome della sua spada.
Kagome spinse Inuyasha ad affrettarsi se voleva fare anche lui la sua parte, infatti il ragazzo scagliò il suo colpo più forte in contemporanea con il fratello maggiore. Una grande luce li avviluppò e poi si udì uno scoppio.
Kagome, scaglia una freccia.
La ragazza fece come ordinato e fu allora che una pioggia di stelle violacee si abbatté sulla natura e sui suoi amici.
-Pioggia purificatrice. –Affermò Miroku alzando la mano dove risedeva il suo vortice. Fu allora che avvertì una strana sensazione e, nel dubbio, tolse il bendaggio per rimanere sorpreso, il suo palmo era ritornato immacolato.
-Miroku, che c’è? –Si avvicinò la sterminatrice, ma lui l’abbracciò con impeto e la baciò sulla fronte.
-Ma che ti prende, monaco deviato? –Irruppe con durezza spostandolo in malo modo.
-Il vortice è scomparso. –Era talmente felice che abbracciò pure Inuyasha, ricevendo un bernoccolo in testa.
-Divina Kagome come sapevate cosa fare? E poi come avete fatto ad entrare? –Chiese Miroku ritornando serio.
-E’ stata Dafne a dirmelo, me lo ha indicato. – Confessò. Tra le mani aveva la sfera, che cosa doveva farne?
-Dafne? E’ dov’è? –Chiese ancora Miroku.
-Mi ha detto che è in meditazione. – Disse. Tutti avevano gli occhi sulla sfera che galleggiava tra le sue mani, la sua luce era ritornata pura…all’improvviso uno spettro si stagliò vicino a loro. Il suo passo era silenzioso, li guardava con gli occhi vuoti. Per il demone fu istintivo mettersi davanti a lei per proteggerla.
-Che cosa vuoi da noi? –Chiese.
-Non sono qui per voi. Ma per l’anima di Naraku. Finalmente avrà la sua meritata punizione per aver ostacolato il confine tra la morte e la vita. La sua punizione sarà esemplare, le alte sfere saranno orgogliosi di me. –Spiegò per poi avanzare con la sua falce in mano, la piegò indietro e poi la indirizzò dove una volta c’era il corpo del ragno, che venne risucchiato come con un aspirapolvere.
-Arrivederci. –Detto questo, l'essere sparì come era arrivato.
-Uno shikamani. Ha detto le alte sfere? –Chiese il monaco incuriosito, tuttavia ritornò al loro problema. Che cosa dovevano fare con la sfera?
-Potete darla a me. –Una voce ben conosciuta si stagliò tra di loro.
-Dafne! –Esclamò Kagome, ma la ragazza la fermò con la mano.
-La sfera è diventata una parte integrante di te Kagome, la sento, sta comunicando con me. Dimmi tu…che fine vorresti che faccia. Ricordati che per anni è stata fonte di guai. Essa può essere la chiave dell’immortalità. –Spiegò pacata.
-Hai ragione. Ma anche vero che mi ha portato in questo periodo così che incontrassi Inuyasha e gli altri, lei mi permette di viaggiare nel tempo. –Continuò la sacerdotessa in confusione, appoggiò la sfera al cuore indecisa.
-Prenditi il tempo che vuoi. Lei non scomparirà, ma sai i rischi. Detto questo, cosa farete adesso? Naraku è stato sconfitto. – Asserì mentre guardava l’altro demone che stava spiccando il volo per ritornare al palazzo. I suoi occhi divennero scuri.
-Vedremo. Per ora abbiamo bisogno di riposo è stata una lotta estenuante. –Concordò Miroku parlando anche per gli altri. Annuirono e si avvicinarono al palazzo.
Dafne rimase in disparte per poi sparire e riapparire nel cortile del castello.
-Il mio tempo è concluso. La mia missione è stata portata a termine ed è ora di ritornare a casa. – Aprì la mano e fece apparire Mekai.
Mi sembri triste. Ti sei affezionata a questi esseri?
-Gli addii sono sempre dolorosi. –
-Dafne che cosa stai facendo? –Proruppe una voce. Non c’era bisogno di voltarsi, sentiva la loro energia.
-Sto ritornando a casa. È il momento di lasciarvi. –Disse. Era così difficile dirsi addio. Aveva costruito legami forti e altri meno, ma si sentiva una di loro.
-Fhe! Ci lasci in questo modo? Ti reputavo più coraggiosa. –Affermò schietto Inuyasha.
-Non ci rivedremo più? E come rimaniamo per …- disse ma fu interrotta, Dafne si voltò e Kagome capì che era stata una scelta sofferta.
-Non posso permettermi che vi capiti qualcosa, non me lo perdonerei mai. – confessò pronta ad andare via.
Fu in quel momento però che una spada guizzò davanti ai loro occhi per imprigionare la ragazza al muro. Dafne fissò la lama e sorrise, era nel suo stile.
-Non te ne andrai prima di essere stata battuta donna! – Mise a tacere ogni sussurrò il principe, mentre si avvicinava con il suo passo felpato. – Abbiamo ancora una battaglia da terminare…combatti! – Glielo disse a pochi centimetri dal viso.
-Tenace. Ma non ho tempo per giocare con te. –Detto questo lo spinse indietro, ma il demone non si fece da parte e cominciò a colpirla in più punti, infine la ragazza dovette abbandonare la sua idea di lasciare quel posto per combattere.
-Come vuoi Sesshomaru, ma poi non ti lamentare. –Detto questo i due iniziarono a combattere sotto gli occhi della coppia, Inuyasha faceva a fatica a seguirli, erano velocissimi. Sesshomaru parava ogni suo colpo, ma sembrava che Dafne facesse finta. La vide per giunta ridere.
-Dafne, chi è stato ad allenarti? –Chiese Inuyasha non sapendo se lei lo sentisse.
-Una persona speciale. Forse un giorno te lo farò incontrare, oh sì, lui è un vero spadaccino con i fiocchi. – Rispose senza distrarsi.
Continuarono per un bel pezzo, e pian piano una piccola folla si riunì per vedere quello scontro formidabile. Sesshomaru si stava riscaldando, si chiedeva perché lei non facesse sul serio. Perché si trattenesse. Era davvero una illusione tutto quel potere?
 
-Smettila di giocare e combatti per davvero, sono stanco di essere raggirato da te. –Disse schietto.
Ma lei non gli rispose, continuò quegli affondi senza determinazione, fino a che la sua spada volò indietro, qualcuno protestò per quel lancio.
-E’ la tua fine. –Disse vittorioso il demone avvicinandosi a lei con aria di superiorità.
-Povero stolto. – Disse lei con gli occhi chiuse e ferma –il mio potere non si valorizza solo sulle mie armi, ma su ciò che sono. Non credere che sia così debole come pensi, mantengo il mio autocontrollo per non far vacillare questo mondo. – Dette quelle parole aprì gli occhi rivelando due occhi rossi come il sangue e con una mano spezzò la lama. Il silenzio divenne spettrale e quei pochi visitatori scomparvero per la futura ira del demone.
-Ha spezzato la lama con la mano. – Ammise il piccolo Shippo.
Sesshomaru indietreggio e abbandonò l’elsa a terra. Ma non si diede per vinto, estrasse Tenseiga.
Una grossa risata lo innervosì ancor di più.
-Non mi ucciderai mai. Io sono immortale e poi quella spada è stata forgiata con la mia essenza, credi che mi farebbe del male? –
-Io sono il suo proprietario, mi ubbidirà –Sesshomaru si sentiva alle strette, perché una donna lo stava mettendo in gabbia. Era inutile arrampicarsi sugli specchi, era spacciato.
-Proprietario? Se nemmeno la volevi. In realtà non la meriteresti neppure, ma il tuo cambiamento ha dato una direzione diversa al tuo futuro. –Disse Dafne scostandosi e riacciuffando la sua tracolla.
Sparì senza dire nemmeno un ciao.
 
 
La notte era calata sul palazzo dell’Ovest.
Nei corridoi c’era un chiacchierio insistente per la sconfitta del grande Sesshomaru, nessuno credeva che una donna potesse farlo, di sicuro il demone si stava rodendo per quell’affronto. Tuttavia nessuno percepì la sua assenza, infatti si era recato da Totosai, il fabbricatore di armi. 
Inuyasha e il suo gruppo erano riuniti nel salone mentre chiacchieravano serenamente, ma il loro pensiero era un unico e solo: Dafne.
Chissà se l’avrebbero rivista.
 
Il mattino i ragazzi si prepararono per ritornare al villaggio della Somma Kaede, ma una strana energia aleggiava sulla terrazza del castello. Quando giunsero videro l’amica circondata da sei pietre che oscillavano intorno a lei.
Dafne aveva gli occhi chiusi. I capelli fluttuavano da soli, come per magia, 0.
Quando ritornò in sé dallo stato di meditazione in cui era, le pietre sparirono.
-Buongiorno. –Disse agli amici.
-Le hai assorbite? –Chiese Miroku e lei annuì.
-Adesso te ne andrai? – Si aggiunse Sango.
-Nee-chan lasci sola Rin? – Corse la piccola ad abbracciarla.  La ragazza s’inginocchiò e le accarezzò i capelli.
-E’ tempo che io torni dalla mia famiglia, ma non vi dimenticherò mai. – le rispose, abbracciandola con forza.
-No. Rin non vuole. –ribattè la bambina, iniziando a piangere.
-Ti prego, non fare così, rimarrai nel mio cuore, anche voi. – dagli occhi iniziarono a scivolarle delle lacrime, faceva così male abbandonarli.
Kagome e Sango si avvicinarono a lei e l’abbracciarono. Dafne si sentiva felice, non poteva finire così, si promise che quando tutto sarebbe finito, li avrebbe rincontrati.
Li lasciò andare e fece due passi indietro.
Ma...
-Tu non vai da nessuna parte fino a che non mi aggiusterai la spada! –Echeggiò una voce autoritaria. Sospeso in cielo c’era Sesshomaru.
-Aggiustarla? Mi dispiace ma non posso fare una cosa del genere. –Ammise Dafne scrollando la testa.
-Non mi interessa troverai un modo. – ringhiò abbassandosi.
La giovane rimase indifferente fino a che si sbatte una mano sulla fronte.
-Perché non ci ho pensato prima. Ho trovato un modo, ma non credo che tu mi daresti la spada. Come posso fare? –Diceva tutto lei, nessuno osò intromettersi.
-Beh, credo che l’unica possibilità sia quello di portarti con me. –Affermò.
-Nel tuo mondo? –s’intromise subito Inuyasha.
-Già. –
-Se viene lui vengo anch’io. –Continuò il ragazzo già su di giri.
In una frazione di secondo Dafne vide anche gli altri suoi amici annuire e li sentì confabulare. Ma nessuno l’aveva ascoltata.
-Tu che ne pensi? – Si fece avanti la sterminatrice –Possiamo? –
-Si. Anche se non so se riuscirò a portarvi tutti quanti. C’è bisogno di parecchia energia, ma si. – Affermò.
Detto questo i ragazzi si prepararono. Avevano finalmente l’occasione di vedere il mondo futuro, non se lo sarebbero mai sognato.
La vampira li fece mettere a cerchio tenendosi per mano, stavano partecipando anche i due piccoli e Kirara che si trovava sulla spalla della sterminatrice.
La mano di Sesshomaru incontrò quella di Dafne e lei arrossì.
-Per ogni eventualità non lasciatevi andare, lo spazio e il tempo è un infinito, vi perdereste. Ciò che troverete è fuori dai vostri standard, spero di riuscire a portarvi più vicino possibile a casa mia, così nessuno ci darà noia. Detto questo dite ciao all’epoca SenGoku. -
L’urlo di gioia si espanse, ma ben presto si spense, lasciando il tempo a Dafne di concentrarsi. Si sentì chiaramente il suo potere aumentare fino a salire a picco.
-State pronti. Verso il futuro- aprì di scatto gli occhi e sparirono attraverso un fascio di luce che li mangiò dal cielo.
 
 
 
 
 
 
 
 
°
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°
Salve.
Mi gira la testa.
Eccomi di nuovo qua, dopo tanto tempo, ritorno. Finalmente in questo capitolo dopò inizio alla parte più interessante della storia a parer mio,. Infatti saprete un paio di cose della misteriosa Dafne e della sua famiglia.
Nel capitolo abbiamo la scomparsa di Naraku, ma sarà proprio così? Chi lo sa.
Che dire? Che la storia piace a pochi, avendo una diminuzione di recensioni, forse è dovuto al fatto che ci sto mettendo troppo tempo ad aggiornare?
Comunque continuerò a scrivere fino a che la finirò.
Al prossimo aggiornamento.
Heart
 
 
 
 
 

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Capitolo 20
*** Tutto può accadere ***


XX
“Tutto può accadere”
 
Una splendida luce si aprì dal cielo per poi scomparire come era arrivata. Ad essa seguì un gran boato, come se mille corpi giacessero uno sopra l’altro, ed in effetti era così.
Dopo quel viaggio nel tempo e nello spazio, i ragazzi erano stati catapultati nel mondo della loro amica Dafne. Gli unici che si erano salvati da quello schianto erano Sesshomaru, che se ne stava tranquillo sopra un ramo coperto di neve, e Dafne che si era spostata in tempo: gli altri erano uno sopra l’altro e si sentivano le urla di protesta da parte delle ragazze.
-Monaco deviato togli quelle manacce da lì! – Minacciarono Sango e Kagome.
Miroku ricevette due schiaffi dalle due ed un pugno da Inuyasha.
-Fhe! Così impari la prossima volta a toccare la donna degli altri, stupito bonzo. –Chiarì Inuyasha furioso.
-Brr che freddo! –Esclamò Kagome coprendosi le braccia per riscaldarsi, subito Inuyasha arrivò in suo soccorso coprendola con il suo abbraccio.
-Va meglio? - Disse.
-Si. Grazie. –Rispose lei sorridendogli.
-Ma dove siamo? – Domandò Miroku dopo essersi ripreso, si guardava in giro e constatò che si trovavano intorno ad una raduna di alberi e dalla neve alta. Più in là scorgeva un sentiero.
-Purtroppo non ho potuto fare altrimenti, il campo di forza vi avrebbe rimbalzati indietro e fatto entrare solo me. Comunque non c’è molto per arrivare alla casa. –Disse Dafne saltando dall’albero che l’aveva ospitata.
In quel fragrante di tempo la ragazza captò una nuova presenza, così come i due demoni, che sguainarono gli artigli.
-Fermi. –Urlò ai due amici che erano già pronti a scattare. Bestie.
-Dafne. –Una voce maschile entrò nel loro campo uditivo e pian piano una figura si mostrò. Era un uomo dai capelli argentati come loro, ma con due occhi color ametista.
-Zio Zero! – esclamò lei buttandosi tra le sue braccia. L’uomo la strinse con le sue forti braccia. – Mi sei mancato e grazie per Phoenix. –Borbottò lei velocemente.
-Phoenix? È questo il nome che le hai affidato? Buon per te. Chi sono loro? –Disse dopo aver terminato di parlare con la nipote. Guardò quegli estranei con occhio critico e Sango e a Kagome rabbrividirono.
-Oh loro sono i miei nuovi amici, lo sai che ero in missione, be’ loro vengono da lì. Ma racconterò tutto dopo. Come stanno tutti? - Domandò euforica.
-Bene. Dai andiamo, non vorrei sentire tua zia urlarmi come al solito. – Protestò lui. Si aggiustò il capotto e avanzò.
-Dai andiamo. –Esortò agli amici. Lei intanto continuava a parlare animatamente con lo zio, conversando di armi da fuoco; l’unica che capiva qualcosa era Kagome, poiché nella sua epoca già esistevano, non poteva dire altrettanto degli altri che si guardavano confusi e sospettosi. Kagome pensò che quell’uomo aveva gli stessi capelli del suo Inuyasha, non credeva che qualcun altro ne possedesse di simili, questo era un chiaro segno che sapeva poco del mondo. Alla fine arrivarono nelle vicinanze di una casa che sembrava malconcia.
-E’ uno scherzo? Abiti in questa catapecchia? –Domandò Inuyasha già seccato.
Nessuno dei due che stavano in prima fila risposero, lasciandolo sbattere contro la barriera, infatti il demone si fermò scocciato, e rimase fuori da quel campo di energia. Ben presto scoprì, dopo essere stato tirato oltre la barriera dalla sua donna, che era solo apparenza, uno scudo proteggeva ciò che c’era dentro cioè una maestosa residenza vittoriana.
-Wow. – Esclamarono tutti.
Era immensa.
-Benvenuti nella residenza Kuran. – Affermò Dafne già elettrizzata per la prospettiva di poter riabbracciare i suoi cari. Aprì la porta di casa e li fece entrare. Non fecero neppure quattro passi che un uragano li sorpassò con forza e si abbattè sulla credenza.
-Siamo messi bene, di sicuro quei due stanno litigando. –Detto questo Dafne mise una mano sulla faccia per coprirsi per la vergogna. Altro che famiglia nobile, sembrano dei pazzi. In un battibaleno iniziò l’inferno. Cose che volavano, palle di fuoco, vento, rampicanti che coprivano i pilastri della scala e acqua dappertutto.
-Adesso basta! –Una voce forte righeggiò nel salone e in men che non si dica tutto cessò.
-Non avete più dieci anni, adesso mettete tutto a posto prima che tornino i vostri genitori. Per tutti i Kami, Juuri, non puoi sfogarti in questa maniera, il piccolo potrebbe impazzire prima di nascere e tu, Aki fai il maturo. Che i Kami mi aiutano! – Li ammonì quella stessa voce, per poi uscire allo scoperto.
-Dafne, tesoro! Sei ritornata? –Disse una donna che aveva super giù una trentina di anni all’apparenza, aveva lunghi capelli sul castano ramato e due occhi del medesimo colore. Indossava una veste bianca e si stava avvicinando al loro gruppo, emanava una energia simile a quella di Dafne ma non era uguale a lei. Salutò la nipote e Zero con un accenno per poi spostarsi verso gli ospiti.
- Ragazzi lei è mia nonna Juuri, scusate il casino di poco prima. –Rise nervosa Dafne imbarazzata.
-Non me li presenti cara? –Disse Juuri.
-Allora questa ragazza è Kagome, quel musone è Inuyasha. Sango e Kirara e Miroku, Sesshomaru e …- si fermò. Tutti la guardarono e solo allora si accorsero che mancavano all’appello due di loro.
-Oh Dio. Dove sono Rin e Shippo? –Chiese Dafne allarmata.
Sesshomaru si sorprese perché non ci aveva pensato, si chiese il motivo, ma era semplice: era perché non aveva tolto gli occhi di dosso un momento a Dafne, quel mondo lo incuriosiva.
-Fermo Sesshomaru, sento la sua presenza in queste vicinanze…-lo fermò Dafne e infatti dopo poco uno stridulo verso di Shippo si sentì nell’aria. Era stato preso da una mano femminile e lo teneva dalla coda, facendolo agitare ancor di più.
-Li ho trovati nel giardino. Purtroppo la ragazza non vuole venire fuori. Dafne vai da lei, ci pensiamo noi ai tuoi amici. –Colei che aveva parlato non era che Yuki, la donna di Zero, ma nessuno del gruppi la riconobbe poiché non la conoscevano.
-Piacere di conoscervi. Mamma, credo che sia meglio farli accomodare nel salone. –Disse piatta senza salutare il compagno che s’irritò ancor di più di quella mancanza.
Come se niente fosse se ne andò per la sua strada. Intanto Dafne si era recata nel giardino, sentiva qualcuno piangere sommessamente, si avvicinò cauta e scostò una grande foglia che copriva la visuale. Nel momento in cui la scostò si ritrovò a rimanere con gli occhi spalancati dalla sorpresa.
Rin era raggomitolata su se stessa con le ginocchia portate al petto e la testa fra di esse. I suoi lunghi capelli la coprivano come un velo.
-Tesoro che cosa succede? –Chiese calma. La piccola aprì gli occhi e la squadrò dalla testa ai piedi, per poi gettarsi tra le sue braccia, solo allora Dafne capì la situazione, non si capacitava per quale motivo lei fosse cambiata e gli altri no.
La scostò un attimo per guardarla meglio.
Stava per dire qualcosa quando una presenza poco gradita la fece sobbalzare, dietro di lei si stagliava la virile figura di Sesshomaru. Il demone non percepiva la situazione e così, freddo come al solito volle capire il motivo di tutto quel scompiglio.
-Fermo Sesshomaru. –Pronunciò Dafne. Rin si era appiccicata a lei come una seconda pelle, piccole lacrime le uscivano dagli occhi. Non si voleva far vedere in quello stato dal suo signore, era troppo imbarazzante.
-Dov’è Rin? –Domandò lapidario. Come era possibile che non si accorgesse che lei si trovava lì con loro, forse era per quella trasformazione? Dafne riflette su cosa fare e alla fine decise che era meglio che il demone non la vedesse. Detto fatto scomparve senza lasciare il tempo a lui di raggiungerla.
Riapparvero dentro una camera enorme. Rin si guardò in giro disorientata fino a che ritornò la sua nee-chan con dei vestiti in mano.
-So che potrebbe risultare assurdo, ma è accaduto. Per il momento dovrai conviverci finché non risolvo questo problema, comunque Rin-chan sei uno schianto! –Affermò facendole un occhiolino. La piccola non capii il perché fino a che la ragazza l’avvicinò ad uno specchio e lì si senti le sue urla.
-Chi è quella? – Disse spaventata. Solo allora si accorse del tono di voce era più fermo, maturo e chiaro. Dov’era finita la squillante voce da bambina infantile? Era diventata grande e le sue forme glielo confermavano. In quel misero vestito arancione non ci stava più, il seno florido aveva strappato la maggior parte del sopra, le gambe lunghe aveva dimezzato l’intero vestito facendola sentire nuda. Si coprì d’istinto le parti scoperte e si rifugiò in un angolino sicuro.
-Lo so che assurdo, ma sarà dovuto a un effetto collaterale. Comunque puoi rimanere qui fino a che ti sentirai pronta per affrontare gli altri. Adesso vado di sotto a controllarli. Qua ci sono i vestiti. – Li depose sul letto e si allontanò dandole l’ultima occhiata prima di uscire.
 
Al piano di sotto le cameriere stavano servendo il the. Quando giunse a destinazione si stirò come un gatto e prese posto di fronte ai suoi amici.
-Chi ha gridato? –Proruppe Miroku.
-Ve lo spiegherò dopo con calma. Comunque come vi sentite ragazzi, avete percepito cambiamenti? –Domandò in ansia.
-Io sto bene. Finalmente un poco di modernità. –Parlò Kagome.
-Mi fa piacere che ti senti a casa Ka-chan. E voi altri? –Fissando i suoi amici che risposero con un assenso. –Okay credo che sia ora di darvi delle stanze, presto sarà sera e avrete bisogno di riposarvi. La cena sarà alle 21. Detto questo, seguitemi. –Terminato di comunicare le varie cose si alzarono e procedettero verso un corridoio dove iniziava una scala ampia e di marmo. Il piano superiore era immenso, formato da diversi corridoi che portavano in tutta la casa, ma Dafne spiegò che alcune stanze erano vietate e sarebbe stata lei a dar loro il permesso per alcune. Giunsero alla prima stanza, in cui una cameriera stava sistemando, era ampia e contava tre letti. C'erano poi un bagno e un balcone. –Questa sarà per i ragazzi, spero di ritrovarvi sani domani mattina. – Affermò sorridendo loro. Miroku acconsentì, invece i due demoni si guardarono schifati. Le ragazze sospirarono e continuarono il loro giro, all’altra parte si trovava una altra camera dove ci sarebbero state loro.
-E tu dove dormi? –Chiese Sango curiosa.
-In fondo al corridoio. Per favore scendente in anticipo per la cena, mia zia non sopporta i ritardatari. –Comunicò, - troverete i vestiti e altre cose negli armadi e se ci sono dei problemi suonate il piccolo pulsante alla vostra sinistra, una cameriera arriverà subito. –Detto questo li lasciò a contemplare la loro camera che era più o meno uguale a quella dei ragazzi.
 
Era passata un'ora e le ragazze erano pronte, Kagome aveva spiegato a Sango come indossare quegli indumenti particolari, ma ben presto la sterminatrice si trovò al suo agio. Si stava contemplando allo specchio da un po', le sue forme venivano evidenziate con quello strano tessuto che Kagome aveva chiamato jeans e poi, con quella seta che le copriva la parte superiore del corpo si sentiva come una principessa. Altrettanto felice era Kagome, con quella gonna colorata e la sua maglietta bianca per dare contrasto al capo scuro. Amava la modernità e i nuovi capi, sì quelli del SenGoku erano belli, ma difficili da indossare e poco pratici, indossò anche un piccolo fermaglio ed uscirono.
Quando arrivarono nel salone trovarono una tavola imbandita e stracolma d’argento, bicchieri di cristallo, posate lucide e la tovaglia che ornava il tavolo era di pizzo francese: era bellissimo. La donna di prima che si chiamava Yuki li guardava con occhio critico, Kagome avvertiva in lei tristezza e malinconia, tutto l’incontrario dall’altra donna, che a quanto pareva era sua madre. Quelle due erano due gocce d’acqua, tutt' al più potevano essere scambiate per sorelle e non madre e figlia, la vita eterna poteva avere tanti privilegi. La sua riflessione fu stroncata dall’arrivo dei ragazzi, un Miroku tutto chic uscì e si fece vedere, aveva un paio di jeans e una camicia sportiva che faceva spiccare i suoi occhi blu. L'amico libertino non si era trattenuto, facendo complimenti a tutte le donne della casa.
-Buona sera ragazzi. –Aggiunse Dafne. Ella indossava un mini vestito che le cadeva a pennello ed era di un bianco sfumato di rosa, i capelli intrecciati in uno chignon. Era stupenda.
Ben presto tutti i commensali si riunirono, e si presentarono due ragazzi: il primo era alto e biondo con due occhi azzurri e si chiamava Ryou, il secondo assomigliava a Juuri, la sorella di Dafne e infatti i due erano gemelli. Aki era un gran pezzo di ragazzo, alto e snello, i suoi occhi ipnotizzavano chiunque. Juuri la conoscevano di già. Gli altri erano lo zio di Dafne, Zero. Haruka, il nonno, e una timida fanciulla di nome Emily che aveva corti capelli ramati e due occhi verdi.
La padrona di casa presentò altrettanto gli amici, sbuffando contrariata a Inuyasha e a Sesshomaru che erano rimasti con i loro vestiti abituali.
Cenarono in armonia, tra le gaffe di Inuyasha che non sapeva starsene fermo un attimo in quella poltrona raffinata, Sesshomaru che storceva il naso ad ogni pietanza. Miroku che continuava a elogiare le donne della famiglia e le varie sberle della sterminatrice... tutto sommato fu una serata diversa.
-Quando ritorneranno mamma e papà? –Chiese all’improvviso Dafne.
-Presto. –Rispose suo fratello Aki.
-Capisco. –Disse abbassando la testa, le mancavano.
-Su con il morale bambina mia, tua madre è in mani sicure, sai che tuo padre non permetterebbe mai a nessuno di farle del male. –Disse Juuri, la nonna. La donna era convinta di quelle parole, li conosceva entrambi da troppo tempo.
Finito di cenare, si recarono in salotto. I Vampiri iniziarono a sorseggiare uno strano intruglio di color scuro che ben presto si scoprì fosse sangue, mentre a loro era stato offerto del succo.
-E’ strano stare sotto lo stesso tetto con dei vampiri. –Affermò sottovoce Sango.
-Spesso ce lo dicono, ma noi siamo pacifisti. Abbiamo un accordo con gli umani. –Spiegò Haruka, appoggiando una mano sulla spalla della moglie, quei due erano così teneri.
-Umani e vampiri, deve volerci molta tenacia.  –Aggiunse Miroku dubbioso.
-Infatti. Non credere che sia stato facile, la nostra famiglia ha dovuto lottare molto per avere tutto questo e ancora oggi c’è qualcuno che non è dalla nostra parte. –Terminò Ryou, per poi uscire dalla sala.
-Dafne, credo che sia ora che tu vai a riposare, domani sarà una lunga giornata. – Interruppe Juuri la sorella, prendendo la sua mano e conducendola con sé.
Tutti rimasero a fissarle nel tentativo di capire che cosa stessero dicendo.
-Ah le donne... avete così tanti segreti. –Rise Haruka scompigliandosi i capelli.
-Tesoro siamo fatte così. –Borbottò la compagna.
-Tsk. Quanto zucchero! Tra poco mi cadono i denti. – commentò Inuyasha indignato.
-Inuyasha a cuccia! –Esclamò Kagome. Come si permetteva di dire una cosa del genere? Quelle due andavano d'amore e d’accordo, magari avesse avuto anche lei una sorella.
-Scusatelo. –Rise verso i due coniugi.
-Non ti preoccupare cara. – Detto questo tutti si congedarono e si recarono nelle loro camere. Inuyasha fu rimproverato duramente da Kagome per il suo comportamento, ma il demone non le dava corda.
La notte calò alla villa Kuran e, mentre i nostri eroi dormivano un sonno ristoratore, le ombre oscure si aggiravano nella tenuta. Dafne raccontava le sue vicende alla sua famiglia, dei progressi e delle mille avventure. La sorella Juuri accennò anche a qualche piccolo particolare, era così bello ritornare alla normalità. Alle prime luci sparirono per concedersi qualche ora di riposo.
La mattina giunse, i primi ad uscire furono i due demoni, stanchi di sentire il borbottio della volpe susseguito da Miroku che russava. I due fratelli sembravano in sintonia, ma più Inuyasha osservava Sesshomaru più si diceva che non aveva nulla a che fare con un tipo algido come lui.
Si divisero. Il demone maggiore trovò ristoro in un giardino immenso abbellito da tanti tipi di rose, invece Inuyasha fu attirato dall’odore della cucina.
Ben presto dovette fare marcia indietro, poiché incontrò Dafne in pigiama.
-Che affare è? –Chiese guardandola in malo modo. La ragazza aveva gli occhi gonfi dal sonno e poi camminava come uno straccio.
-Fai ridere. –Disse lui senza dolcezza –sembri uno spaventapasseri. –Continuò così fino a che non gli raggiunse una botta al capo. Anche se la ragazza moriva di sonno, non gli avrebbe concesso la briga di prenderla in giro. Aveva gli ormoni fuori posto quel giorno, era meglio non trattarla male. Infatti era scesa solo per prendere quella magica erba contro i dolori, poiché le medici non avevano effetto su di loro.
-Osami di nuovo disturbare e resterai in questa forma a vita. –Pronunciò fredda. Lo sorpassò senza battere ciglio, dietro di se si irruppe l’abbaiare di un cane.
-Feccia inutile. –Blaterò sottovoce.
Sesshomaru, guardando il tutto da una finestra, sbuffò seccato. Come era possibile che quello lì era diventato un demone completo con un cervello da gallina? Era ancora un mistero. Si girò e fissò il cielo.
Inuyasha continuò il suo giro in forma canina, non prestò nemmeno attenzione a Kagome che lo guardava con tanto d’occhi per poi iniziare a borbottare, o meglio a ringhiare! Questa volta gliela avrebbe fatta pagare, bastava solo ritornare in sè.
Dafne aveva le ore contate.
 
 
La mattina scivolò via e giunse il pomeriggio. I ragazzi si erano trovati a vagare nella villa da soli, poiché gli abitanti di essa dormivano ancora, ma che cosa si aspettavano? Erano pur sempre dei vampiri.
-Sango ti va di andare nel giardino? Ci sono parecchi fiori. –Disse all’improvviso Kagome. Avendo il consenso dell’amica, lasciarono così i ragazzi soli.
-Fhe sempre a parlare di fiori quelle lì. –Indicò Inuyasha ritornato normale.
-E che ci vuoi fare, sono ragazze. Mica si possono interessare di armi e cose del genere. – Borbottò Miroku.
-Che cose inutili. –
Miroku sospirò, era veramente un idiota il suo amico. Il monaco aveva osservato attentamente la casa. Avevano un gusto molto raffinato ed elegante. Gli oggetti erano costosi e di materiali che non identificava. L’abitazione era formata da tre piani più un sotterraneo poiché aveva visto un membro della famiglia andarci. Ognuno di loro possedeva un’energia speciale, e i due coniugi erano molto vecchi anche se all’apparenza non sembrava. Erano una famiglia alquanto strana, ma unita. Si vedeva che Dafne voleva un gran bene a tutti, ma mancava qualcuno, come i suoi genitori. Chissà com’erano.
All’improvviso avvertì qualcosa, uno spostamento d’aria. Qualcosa si materializzò davanti ai loro occhi. Era una donna dai lunghi capelli ed era di spalle.
Inuyasha partì alla carica.
-Inuy… -cercò di dire Miroku, ma il demone non si fece abbattere, stavolta quella lì meritava una punizione.
-Adesso me la paghi, Dafne. Come ti sei permessa di ridurmi di nuovo in quella forma? È patetico. –L’artigliò su una spalla girandola con forza.  Rimase sorpreso ma ancor di più quando una mano lo prese dal collo e lo fece volare oltre il muro del salone. Tutti rientrarono per il fracasso.
-Ma che accidenti succede …Inuyasha, cosa è successo? –Disse preoccupata Kagome.
-Dannato. –Urlò con rabbia.
-Che cosa ci fanno due spettri in casa mia?! –Tuonò forte una voce autoritaria. Un’onda di energia fluì dal suo corpo per infrangere i vetri delle finestre.
-Oh cavolo…-Blaterò Shippo dietro Sango.
L’uomo fissò truce Inuyasha e il demone fece un passo indietro per quel potere.
L’uomo, non ricevendo risposta, strinse gli occhi e aprì la mano.
-Stai calmo. Sto bene. –Indusse piano la donna che era al suo fianco. – Sicuramente mi avrà scambiato per Dafne, avendo la stessa corporatura. Abbassa la mano Kaname. –Disse, appoggiando la sua in quella del marito. L’uomo la fissò a lungo e poi decise di essere clemente.
-Inu-chan che cavolo combini? –Protestò Dafne giungendo dalle scale.
-Oh cavolo…-
Solo allora il ragazzo si accorse dello sbaglio madornale. Quelle due, anche se erano uguali, erano due cose distinte. I loro occhi avevano una luce ben diversa.
-Bentornati. –Affermò Dafne sorridendo loro,  ma il sorriso morì non appena incontrò lo sguardo della madre. Era sofferente e triste, infatti abbandonò il salone dopo poco seguita da suo marito, che fissò in malo modo i due demoni.
 
 
Da quel momento in poi nessuno parlò.
Kagome fissava Inuyasha e gli altri componenti del gruppo con uno sguardo carico di attenzione. Era normale che si comportassero in quella maniera? In effetti era strano, anche Miroku se ne stava sulle sue a pensare. Si era capito che quei due erano potenti, gli venivano i brividi al solo ricordate il tono di voce dell’uomo. Tuttavia avvertiva anche tanto amore, da come guardava la sua compagna, dei gesti, quei due sicuramenti avevano un legame molto forte.
-Dafne, come stai? –Chiese all’improvviso svegliando l’amica che se ne stava con le gambe incrociate.
-Bene. Forse lo dovrei dire io a voi. Siete da meno di 48 ore qua e già vi fate odiare da mio padre. Accidenti Inuyasha che cacchio ti è saltato in mente di attaccare mia madre? Se lei non avesse fermato mio padre, non ci saresti più! –Gli urlò, scattando in piedi.
-Tsk! Che ne sapevo se era lei o tu? Fatto sta che non ci hai raccomandato nulla. Credevo che fossi tu. –Ribaltò lui.
-Oramai la frittata è fatta. Di sicuro tuo padre si sarà fatto una certa idea di noi, bella impressione. –Borbottò il monaco, guardando in malo modo il suo amico.
-Già. –Confermò la sterminatrice.
-Comunque non dovremo stare qui a rimuginare, ah…- iniziò a dire ma si fermò. Qualcuno la stava chiamando. –Scusatemi, ritorno presto. –Detto questo svanì come se nulla fosse, lasciando il suo vuoto nel gruppo.
-Non mi abituerò mai alle sue scomparse, è troppo fico! –Affermò Kagome elettrizzata da quella tecnica.
Inuyasha sbuffò.
-Ragazzi ma poi che fine ha fatto Rin? E da un poco che non la vedo, in effetti da quando siamo arrivati…- aggiunse il monaco devastando di dubbi l’intero gruppo.
-E con lei. –Ammise Sesshomaru piatto.
Tutti lo guardarono. Quel demone stava cambiando e nemmeno lui se ne rendeva conto. Punto primo era ancora insieme a loro. Punto secondo non aveva fatto una piega sull’abbigliamento, non che fosse mal vestito in quel modo, era talmente bello che le due ragazze erano rimaste di stucco, senza contare che Dafne era diventata tutta rossa, era palese che la giovane avesse un interesse nei suoi confronti, ma lui come al solito non se ne accorgeva. Punto terzo, era diventato meno freddo.
-Questa casa è avvolta da uno strano profumo. –Borbottò Inuyasha grattandosi il naso.
-Non solo. È pieno di potere e poi quella donna emana tanta energia. –Mormorò Kagome avendo l’appoggio di Miroku.
-Io non ho sentito nulla. –Continuò il demone minore.
-Perché ti sei concentrato solo sull’apparenza. Feccia! – Sbottò Sesshomaru guardandolo di traverso.
All’improvviso ritornò Dafne e dietro di lei aveva una nuova ragazza. Aveva lunghi capelli neri e un vestitino di media lunghezza. Osservava i ragazzi con vergogna, soprattutto Sesshomaru.
-Chi è la splendida fanciulla che è dietro di te? –Abbottò Miroku già in estasi.
-Una persona che voi conoscete. –Affermò lei - ma dovrete essere gentili con lei, è la prima volta che si trova in questo aspetto. –Continuò.
-Non capisco. Che significa? – chiese Sango, cercando di vederla meglio.
La giovane ragazza prese coraggio e si mostrò agli altri. Nessuno la riconobbe. Tutti la fissavano ma nessuna la riconosceva.
-Chi sarebbe questa qui? –Pronunciò Inuyasha senza avere tatto.
Rin non essendo riconosciuta emise un singhiozzo e si apprestò a nascondersi dietro Dafne.
-Inuyasha! –Urlarono Miroku, Sango e Kagome. Il demone non fece una piega, altrettanto non fu così per Sesshomaru che si avvicinò ipnotizzato da quella nuova presenza, il corpo della giovane lo attraeva e quegli occhi neri e infiniti...
Dafne sorrise e la lasciò sola. Sesshomaru allungò il braccio per sfiorarle il mento e incontrare quegli occhi. Ci fu un lampo come un fulmine caduto dal cielo, tale che il grande demone sobbalzò dalla sorpresa. Si chiese come mai non l’avesse riconosciuta prima. Forse era causato dal potere che aleggiava nella casa o la presenza di Dafne, ma quella ragazza era così simile a Rin, la bambina che gli veniva sempre dietro.
-Assomiglia tanto a Rin. –Disse senza accorgersene.
Lei sorrise.
-Perché lo sono. – anche la sua voce era cambiata. Nessuno fiatò a quella scena romantica.
-Com’è possibile? –Chiese spiegazioni alla giovane che aveva di lato, le alzò le spalle.
-Un momento prima era piccola e un momento dopo mi sono trovata in questo corpo. –Ammise Rin imbarazzata.
-Forse lo spazio e tempo ha modificato qualcosa. –realizzò il monaco pensieroso.
-Può darsi. –Affermò Sango.
-Non è stato niente di questo. –Disse all’improvviso una nuova voce. Dafne si voltò e si ritrovò sua madre, indossava un jeans e una maglietta a tre quarti.
-Che cosa significa? –Rispose Inuyasha, cercando di rimanere al suo posto.
La donna non diede importanza a nessuno e si avvicinò a Rin.
-E’ frutto di un desiderio. –Parlò con voce dolce, accarezzando la testa della giovane. – Rin ha espresso un desiderio e nel momento in cui è atterrata in questa dimensione si è esaudito. Ritornerà al suo aspetto nel momento in cui varcherà la dimensione del SenGoku, nulla di grave. –Terminò.
I suoi occhi non erano più tristi, il suo volto era più rilassato, in pace. Era ritornata la donna che conosceva, Dafne non ci pensò un attimo e l’abbracciò forte. –Bentornata a casa mamma. –Le due rimasero attimi infiniti in quella posizione dimenticando che c’era altra gente che li osservava, ma poco importava.
 
-C’è la lasceresti anche un po' a noi Dafne-chan? –Domandò una voce maschile, in un battibaleno apparve Ryou che si fiondò tra le braccia della madre.
-Mi dispiace. –
-Non ti preoccupare tesoro. Doveva succedere prima o poi. – Abbassando il capo. –Comunque mi presento, sono la mamma di Dafne e di questi pazzoidi, Jenny. – disse con un sorriso sulle labbra, aveva cambiato umore così senza battere ciglio.
-Piacere di conoscerla. –S’inchinarono le tre ragazze.
-E’ un onore conoscerla signora, lo sa che è bellissima? –Iniziò a lusingarla Miroku prendendole la mano.
-Grazie per i tuoi complimenti, ma è forse meglio che non fai più questi gesti, mio marito potrebbe arrivare da un momento all’altro, lui è molto geloso. –Affermò. Miroku le lasciò la mano e indietreggiò.
-Detto questo vi prego di seguirmi. – Affermò facendo un cenno al gruppo, mentre la sala rimaneva vuota, Sesshomaru fissava Rin, la giovane si trovava in una situazione complicata.
-Un desiderio... e quando lo avresti espresso? –Domandò a un passo da lei.
Rin si sentiva agitata, aveva le palpitazioni e non riusciva a guardarlo negli occhi.
Sesshomaru aspettò attimi interi, ma da quella piccola bocca non uscì nulla, seccato s’incamminò verso gli altri, voleva verificare una cosa.
Giunti in un altro salone ma ben più grande trovò le ragazze a parlottare.
Ryou, il figlio di quella donna, stava mostrando a quei maschi varie collezioni di armi, pensò che era il momento giusto per mettere alla prova la donna. Caricò il colpo, ma in quel fragrante un altro ragazzo apparve e lo guardò con determinazione, che avesse avvertito il pericolo per la madre?
-Madre scusatemi se vi disturbo, ma chiedono di voi. –Disse con cortesia.
-Grazie Aki. – si allontanò.
Durante tutto quel lasso di tempo non avvertì nulla, quella famiglia sembrava infinita. Fino a che una voce squillante proruppe dal nulla e stritolò il corpo di Dafne.
-Sorellina li ho trovati. –Urlò a gran voce.
-Davvero? –Chiese Dafne eccitata.
-Si guarda. È una collezione limitata. Finalmente abbiamo il permesso di guardarlo e sono tutte e tre film! –
-Che meraviglia, quando danno lo spettacolo? –
-Domani. Ok deciso domani ce lo andiamo a vedere! –
-Spero che l’invito sia anche per noi. –
Sesshomaru ne fu sorpreso, la donna era riapparsa e lui non se ne era accorto. Era affianco alle due figlie e alle umane.
-Certo. –
-Ma prima dovremo cercare degli abiti per loro, tra una settimana ci sarà il tuo compleanno Dafne. – Affermò la donna, stringendo la figlia con amore –alla fine anche tu hai raggiunto il traguardo. Sono così felice per te. Ho già molte idee per la festa, spero che tu approvi. –
-Vedremo. Comunque è deciso, domani si parte per la missione vestiti e di sera ci vedremo la trilogia di 50 sfumature! –Urlò a gran voce, senza dare spazio alle altre. Era così felice che si era dimenticata di tutto, l’unica cosa che le importava era stare lì, in quel covo di pazzi, ma che era il suo pilastro, la sua famiglia.
 
 
 
 
 
 
Buona sera. Rieccomi con un nuovo capitolo, lo avevo detto che sarei stata veloce. Finalmente siamo nel futuro e abbiamo una miriade di eventi. Lo scontro –diciamo- tra Inuyasha e Kaname(il padre di Dafne). La trasformazione di Rin… ma ancora non siamo a nulla, ci sarà altre parti interessanti.
Spero che vi piaccia. Almeno un pochino.
Alla prossima.
Heart
 
 
 

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Capitolo 21
*** Il passaggio di età ***


XXI
“Il passaggio di età”


 
 
Erano passate due ore da quando le ragazze erano nel famoso negozio “Yume”. Tra prove e chiacchiere, alla fine avevano trovato ciò che cercavano, anche se ancora c’erano dei dubbi. Sango non era abituata a quella moda, ma pian piano si stava sistemando. Ogni volta che provava un capo faceva mille storie per le parti che rimanevano scoperte, ma alla fine aveva trovato anche lei il suo. Si chiedeva che faccia avrebbe fatto Miroku a quella vista. Tutt’altra cosa era stato trovare un vestito per la sacerdotessa che si era subito trovata al suo agio, anche se osservava i vari prezzi che erano talmente alti da non potersi permettere nulla, ma Dafne l'aveva rassicurata.
Alla fine tutti avevano trovato il vestito adatto a loro.
Le tre straniere si chiesero che cosa sarebbe successo a quel famoso compleanno, la sorella e la madre ne parlavano di continuo, ma loro ci capivano poco, l’unica cosa sicura era che sarebbe stato memorabile.
Nel pomeriggio dopo pranzo si diressero verso il cinema dove si sarebbe tenuta la proiezione della famosa trilogia che aveva scombussolato il mondo anni prima.
Nessuna delle tre si aspettava un film del genere, di sicuro Sango e Rin non sapevano che cosa fosse la parola “film”, ma osservarono con curiosità le varie scene ed erano stupite, il mondo moderno era una bomba. La cultura era del tutto differente da quella del loro periodo storico, le donne avevano diritto di voto e di vivere la vita come meglio volevano, senza restrizione.
Quando ritornarono a casa erano senza parole.
-Kagome che cosa hai? –Chiese curioso Inuyasha che era balzato subito in piedi nel momento in cui la sua amata aveva varcato la porta.
L'aveva vista strana, con una faccia da pesce lesso. Be’ non era l’unica: Sango era diventata subito rossa quando Miroku si era avvicinato, e non parliamo della piccola Rin, che era fuggita a gambe levate.
Invece le padrone di case ridevano come delle pazze; la donna, Jenny, si era avvicinata a suo marito che era seduto sul divano; un momento prima era serio come un dittatore e un secondo dopo aveva abbracciato la sua donna e le aveva sorriso. Chissà che cosa si erano detti, anche se i due non avevano aperto bocca.
-Oh Inu-chan è tempo sprecato osservarli, tanto non li capirai mai! –Puntualizzò Dafne osservando i genitori in una discussione inesistente tranne che per loro stessi.
-Fhe! Come se m’importasse! –Affermò deciso. Ma non poteva mettere in dubbio che era attratto da quella strana coppia: con una sola carezza quella donna sapeva far cambiare quell'uomo così altero. L’amore era tangibile nei loro gesti. La guardava con una emozione intensa, a cui nemmeno sapeva dare un nome.
-Dai non fare il timido, lo vedo come li guardi. –Disse Dafne dandogli una gomitata e facendolo arrossire.
-Smettila. Non vorrei finire per essere quasi fatto fuori come quella volta, ci tengo alla pelle. –Borbottò girandosi.
Lasciò l’amica per andare verso Kagome. La ragazza si era seduta sul divano e fissava il muro, non era da lei comportarsi in quella maniera.
-Dafne, che cosa le hai fatto? –Chiese sottovoce.
Lei gli fece l’occhiolino –L’ho istruita, non ti preoccupare …-Detto questo chiamò il fratello.
Appena il giovane aveva messo piede in sala, Juuri la sorella gli si era buttata addosso, talmente forte che il poverino aveva quasi perso l’equilibro. Lei parlava così velocemente che non ci capiva nulla. In quella sala c’era qualcosa che non andava. I genitori di quei pazzi erano occupati a scambiarsi effusioni, i due fratelli parlavano senza sosta, Miroku cercava di tirar fuori qualche parola a Santo, che però non smetteva di usare la mani contro il poverino.
-Non capisco. –Mormorò Inuyasha, sedendosi come al suo solito. Sedere a terra e le due braccia infilate nelle ampie maniche della sua veste di Hinezumi.
-Uffa anch’io voglio sapere cosa avete visto! –Esclamò Miroku sbuffando.
-Pazienza Miroku, se fai il bravo te li mostrerò, ma credo che Sango mi ucciderà! –Affermò Dafne. Detto questo la ragazza chiamata in causa si risvegliò e saltò come una molla, -non osare farlo Dafne-chan…poi non me lo levo più di torno! - Urlò con forza.
-Allora è una cosa seria? –Obbiettò il monaco facendo quello sguardo malizioso.
-Miroku guarda, questa è la copertina. –Disse all’improvviso Juuri, mostrando una scatolina di plastica dove c’era un immagina senza censura. Si vedeva una ragazza appesa a delle maniglie e una benda sugli occhi, il corpo era praticamente nudo, anche se non si vedeva nulla. Ma ciò che lo colpì era una cinghia di cuoio che si posava sulla nuca della donna che aveva il collo reclinato come se temesse o meglio godesse di quelle attenzioni.
Il ragazzo non capì chiaramente il messaggio, ma già iniziò a immaginare le varie scene e lo scenario di tale atto. 
-Bah…-Sbuffò Inuyasha.
 
 
 
Da quella giornata non ne fu più preso argomento, le ragazze erano troppo timide e sconcertate da tale usanze.
Comunque il tanto atteso compleanno si stava avvicinando, la casa era in fermento. Dafne e la madre non c’erano quasi mai. La villa sembrava uno spettro dal silenzio che vi regnava.
-Uffa che noia. Che cosa facciamo? –Chiese Rin.
-Non saprei, non vorrei combinare danni. Mi sembra che tutto in questa casa sia talmente costoso... se rompessi qualcosa non saprei come ripagarla. –Borbottò Kagome.
-Già. –Rispose Sango, mettendo una mano sotto il mento.
 
Nel frattempo i tre ragazzi erano in giardino. Inuyasha si stava allenando con la spada, Miroku cercava di meditare e Sesshomaru era su un ramo.
Il suo sguardo era fisso nel cielo, quella dannata ragazza ancora non si faceva vedere, dopo avergli promesso che avrebbe trovato un rimedio per aggiustare la sua spada. Stanco, si alzò e scese con un salto, entrò nel salone e iniziò a girare per l’immensa casa. Gli abitanti erano fuori, ma percepiva un’energia sospetta al suo interno, come se ci fosse un nucleo che lo alimentasse. Si fece trascinare da quella aura, fino a che si trovò a scontrarsi in una barriera.
Cercò di superarla ma un secondo dopo avvertì una nuova presa, infatti alle sue spalle apparve un’ombra. Si stupì di vedere se stesso. Come era possibile che ci fossero due lui? Sicuramente si trattava di una illusione, ma ben presto capì che anche se era un fantoccio, parava tutti i suoi colpi ed era più forte di lui.
-Sei molto agile. Ma non abbastanza. –Rise una voce.
Il demone si alzò dopo essere stato messo k.o. e si trovò davanti Jenny, seduta con le gambe penzolanti.
-Donna, ti stai prendendo gioco di me? Come osi? Io sono il principe dei demoni! –Ringhiò.
La osservò. Quella donna era strana, misteriosa come la figlia. In lei non sentiva nessuna particolarità, ma tutto poteva essere nascosto con una buona concentrazione e autocontrollo.
-Non lo farei mai, principe. –Scese con un salto e si avvicinò al demone che la fissava senza perderla di vista
La donna gli fu sotto il mento in un millesimo di secondo.
-Sei troppo lento. Leggo nel tuo cuore orgoglio, se continui lungo questa strada non otterrai mai ciò che cerci di ottenere da anni. L’umiltà e la clemenza ti porteranno in alto, fino a raggiungere il potere. –Affermò, sorridendogli. Ma Sesshomaru non gradì quello scambio di parole, e l’attaccò con le sue unghie velenose.
Rise a quella piccola vittoria, ma fu breve.
Jenny era svanita ed era rimasta solo la sua proiezione e dopo il nulla, lo prese di contropiede e lo bloccò. Le sue braccia esili lo cinsero dal collo facendolo dimenare, la sua bocca era vicinissima alle sue orecchie a punta.
-Non prenderti certe libertà con me, demone. Con me non si gioca. –Sussurrò facendogli provare un brivido freddo lungo la colonna vertebrale. Infine la donna sciolse quell’abbraccio fatale e rimbalzò di tre passi indietro.
-Taci! –Si buttò all'attacco Sesshomaru, sguainando Tenseiga, ma il suo attacco fu respinto da un contrattacco. Un uomo apparve dal nulla, e ripensò allo stesso episodio che capitò in passato con Dafne, che fosse il suo guardiano?
Ciò che lo colpì furono i suoi occhi argentati come i capelli, legati in una coda bassa. L’uomo in mano aveva una lunga spada, che sembrava brillare quanto la sua.
-State bene mia signora? –Chiese senza voltarsi.
-Si. Che ne dici di dare una lezione a questo sbruffone? Ho una questione da sbrigare a Lux, mancherò poco. –Detto questo, dopo aver trovato l’assenso dall’uomo s’incamminò fino a sparire.
-Chi sei? Anche tu un guardiano? –Domandò curioso.
L’uomo lo fissò.
-Ci rivediamo Signore dell’Ovest, ma credo che non ti rammenti di me. –Disse lui.
-Sei colui che ha fermato Dafne dopo aver perso il lume della ragione. Guardiano a cosa? –
L’uomo rise. –Noi guardiani prendiamo possesso di un lato del nostro signore, io sono la sua parte oscura.  Non credere che sarà una passeggiata scontrarti con me. – S’inchinò di quarantacinque gradi e poi sfrecciò verso Sesshomaru che non si fece trovare impreparato.
Ad ogni colpo che riceveva sembrava che il suo corpo perdesse le energie, probabilmente quell’arma risucchiava la forza vitale. Aveva un’ottima tecnica, era agile e freddo. Non seppe quanto durò quello scontro, tuttavia nel momento in cui la donna riapparve, lui era senza fiato e sudato, invece il suo avversario era fresco come una rosa.
-Oh lo hai proprio sfinito. –Affermò Jenny che si era cambiata di vestito, indossando un vestito corto e bianco.
I due si scambiarono qualche parola, ma poi lo osservarono nuovamente.
 
 
A cena c’era il solito chiasso. I ragazzi parlavano senza fermarsi un momento.
Sesshomaru se ne stava dritto nella sedia e fissava i commensali, senza mai toccare cibo. La famiglia era al completo. Il padre di Dafne stava discutendo di qualcosa riguardo a degli scontri nel paese accanto, i suoi figli erano talmente disconnessi con i vari argomenti che perse subito l’interesse di scoprire qualcosa su di loro. Il gruppo di suo fratello sembrava a suo agio con quella modernità.
-Dovremo proteggere l’evento che avverrà tra qualche giorno. –Affermò Haruka.
L’uomo era molto simile a Kaname, anche se quest’ultimo sembrava molto più vecchio. Tuttavia si apprestò a captare informazioni utili.
-Ci ho già pensato. –Rispose lui.
-Non ce ne sarà bisogno. I miei uomini saranno disposti a dovere per proteggere tutto l’operato, lascia che i vampiri continuino le loro mansioni, Kaname. –Aggiunse Jenny, fissando il marito.
-E’ un mio dovere proteggere la mia famiglia. –Replicò lui.
-Oh ci risiamo. Mamma, papà sappiamo benissimo che se dovesse succedere qualcosa ci saremo noi a proteggervi. Ogni volta è la stessa storia. –Confermò Juuri stanca di quella guerra.
-No, tesoro. Questa volta è diverso. Abbiamo un nemico che vuole molto di più, e non si farà scrupoli a ricattarci con ogni cosa. Credo che sia giusto mettere a conoscenza anche i nostri ospiti. –Affermò Jenny rivolgendosi ai nuovi arrivati, che posarono le posate per capire meglio – credo che mia figlia vi abbia informato del nostro nemico. Sarà scaltro e astuto. –
-Non si preoccupi Jenny-sama. Non ci faremo cogliere impreparati. - Dichiarò Miroku a nome di tutti.
-Bene. –Terminò Kaname.
La discussione sembrava chiusa, ma dopo il tè Sesshomaru ritornò all’attacco.
-Dafne voglio che mantieni la promessa che mi hai fatto. Non ti ho seguito per perdere tempo. –
La ragazza aveva alzato la testa e lo aveva fissato negli occhi.
-Dimmi. –Disse, mentre voltava la testa di scatto.
-Non fare la finta tonta. Mi hai detto che c’era un modo per riparare la mia Bakusaiga. –
-Non saprei…eheh. –Disse indietreggiando. Ma a Sesshomaru non piacque quella truffa e la fermò.
-Trova un modo o ti faccio fuori! –Sentenziò.
-Ma non lo so, non sono in grado di aiutarti. – Disse Dafne cercando di calmarlo, ma il demone non ne voleva sapere.
-Ehi! Togli le tue manacce da mia sorella! –un attacco a sorpresa lo spinse di lato e si ritrovò bagnato. Il demone fissò il suo nemico e allungò gli artigli.
-Ryou stai calmo, non è successo nulla. –Cercò di calmarlo Dafne, ma il fratello si mise davanti a lei per proteggerla.
-Levati bamboccio! –
-Bamboccio io? Non sai con chi stai parlando spettro! – Fece defluire nella mano una bolla d’acqua e la scagliò su di lui, che la schivò senza problemi.
In breve tempo i due ragazzi iniziarono a scontrarsi senza sosta. Le urla di Dafne erano inutili e anzi alla fine peggiorano la situazione, facendo accorrere gli altri che, quando videro che il fratello era in svantaggio, non persero tempo ad aiutarlo.
-Accidenti! –La furia di Dafne scosse tutti, infatti la ragazza aveva gli occhi rossi ed era alterata da quel comportamento idiota di tutti. Doveva essere più flessibile con quella zucca vuota di Sesshomaru, ma si era imbambolata.
-Adesso basta! –La voce di Jenny diede fine a quella battaglia futile, -per tutti i Kami, Juuri controllati. Povero nipote, sarà stressato fin da ora. Ragazzi non c’è bisogno di scontrarsi, siamo persone pacifiche, c’è un rimedio per tutto. –Disse più calma, per poi fissare il demone. - Da come ho sentito hai un problema con la tua spada? Mostramela. –Disse autoritaria.
Sesshomaru non lo gradì tanto, ma fece come gli aveva ordinato. La spada si era proprio spezzata a metà lama, la donna esaminò l’arma con attenzione e poi sentenziò la sua ipotesi.
-Non è grave come immaginavo, ma saranno necessari degli interventi.  Avrò bisogno dei petali di un fiore raro e di una gemma particolare. –
-E’ possibile aggiustarla, madre? –Chiese curiosa Dafne.
-Si. La modificherò affinché non succeda più, la tua energia è nelle armi dei tuoi nuovi amici e questo permette loro di resistere ad attacchi più forti…non ti preoccupare, entro due giorni sarà tutta nuova, sempre se il suo custode sappia trovare le due essenze. – disse, Adocchiandolo.
-Dimmi dove si trovano e te li porterò. –Parlò il demone.
-Ottimo. Ti devi procurare una gemma uguale al colore dei tuoi occhi e un fiore raro. Si tratta della Phalaenopsis* conosciuta come orchidea falena. Deve essere integra e appena sbocciata, ho bisogno della sua energia. -  Fece qualche passo in avanti come se stesse pensando, per poi continuare –Ryou ti accompagnerà…-
-Non ho nessuna intenzione di andare con lui. Perché non Aki? –Obbiettò il ragazzo.
-Perché tua sorella potrebbe avere bisogno di lui. Tuttavia sei tu che hai molta confidenza con Emily, di sicuro lei saprà aiutarvi. Dovrete partire subito, prima che l’eclissi avvenga. –Terminò.
 
 
Il demone seguiva silente il ragazzo.
Si trovavano in una radura talmente immensa che non sapeva dove fosse l’inizio o la fine. Ryou sembrava al suo agio, e a Sesshomaru non comportava nessun problema, abituato a quel vasto verde, ma ciò che lo incuriosiva era la fragile energia che avvertiva al suo interno. Aveva notato che ogni componente della famiglia, soprattutto i tre fratelli, possedevano rispettivamente gli elementi primari cioè acqua, fuoco e aria.
Chiuse un attimo gli occhi e fu in quel momento che scorse qualcosa correre nella loro direzione.
Un attacco non previsto lo prese, ma con agilità lo schivò e lo mise a tappeto. Si trattava di una fata? Da quando esistevano? Be’ ormai si aspettava di tutto…
-Benvenuti. –Disse un folletto. Aveva una veste fatta di fiori e di foglie, molto tradizionale. –Oh ci siete voi, Ryou-sama. La mia signora sarà subito da voi. –Si apprestò a inchinarsi e a svanire.
Non passò molto quando una giovane ragazza dai lunghi capelli ramati e occhi verdi apparve con un ciclone di fiori.
-Credevo di vederti tra due giorni Ryou,-disse lei per poi spostare lo sguardo a Sesshomaru – sei in missione, mio principe? –Domandò con sarcasmo. Il ragazzo rise per poi cambiare espressione. –Capisco. Dimmi, di che cosa hai bisogno? –
-Grazie per la comprensione. Ci chiedevamo se tu sapessi dove fosse un certo fiore chiamato orchidea falena. –Spiegò.
Emily annuì per poi chiudere gli occhi.
-Certo. E’ uno dei fiori più rari che ci sono al mondo, ma non impossibili. Lo troverete a sud dell’Africa centrale. Ma state attenti alle belve feroci, i suoi guardiani sono molto restrittivi. –
-Non puoi fare nulla? Lo sai che non posso perdere tempo…l’eclissi è vicina. –Affermò.
La ragazza capì la situazione poiché doveva prestarci attenzione anche lei, chiuse le mani e fece apparire da esse una farfalla con le ali di cristallo. –Mostrala ai guardiani e loro capiranno, ma state comunque attenti, il fiore si mostrerà solo a chi se lo merita. Buon viaggio. –Detto questo si allontanò nell’eco del bosco.
 
Il caldo era afoso. Sia Ryou che Sesshomaru stavano lottando contro un nemico tenace, ma nessuno dei due si lamentò per quel calore insopportabile.
Il giovane fissò la mappa data dalla ragazza e sbuffò. Era un buco nell’acqua, come era possibile che ogni volta che andava in missione si perdeva? Se non fosse stato per Emily lui avrebbe girovagato all’infinito, aveva un senso dell’orientamento pessimo.
La prima giornata passò senza ricavare nulla, il tempo stava per scadere, doveva ritornare a casa prima che l’eclisse fosse completa. Chiuse gli occhi e poi fissò il demone che si trovava dall’altra sponda, aveva il viso rivolto al cielo. Che strana creatura, era molto solitario.
-Ma voi demoni non mangiate? –Chiese all’improvviso per spezzare il silenzio.
Sesshomaru non diede conto alla domanda e continuò a fare ciò che stava facendo, cioè niente.
Ryou aveva capito che non gli avrebbe risposto, così per animare un poco la situazione, gli gettò una sfera d’acqua che gli ricadde sulla testa. Tuttavia il demone non si mosse, cercando di stare calmo.
-Mi chiedo che diavolo ci ha trovato la mia sorellina in uno come te, sei peggio di un ghiacciolo del polo nord! –Affermò con decisione. Continuò a gettargli attacchi, fino a che il demone si teletrasporto sotto il suo naso.
-Mi mangerò te come ricompensa! –Lo prese dal bavero e lo artigliò con forza, facendolo gemere.
Ryou si trovo al suolo e con una ferita che si espandeva con gran velocità.
-Bastardo! – Richiamò un martello con cui gli scagliò addosso un attacco potente. In men che non si dica iniziarono a darsele di santa ragione, senza notare il sorgere del sole.
-Feccia togliti di mezzo! –Urlò Sesshomaru scagliandogli il suo attacco migliore. Il ragazzo si ritrovò a fronteggiare un potere superiore a lui.
Chiuse gli occhi aspettando che finisse, tuttavia fu trattenuto da alcuni rampicanti. Si voltò e trovò la ragazza sopra un letto di fiori.
-Ciclone di primavera! –Esclamò a gran voce Emily fronteggiando l’attacco del demone e correndo subito dopo verso Ryou che cercava di rialzarsi.
-Come ti sei permesso di fargli del male? Questa me la paghi cara! –detto questo si alzo con fierezza e alzò la mano con agilità.
-Potere della terra proteggi la tua guardiana! –Un fascio di luce l’avvolse e in breve tempo Sesshomaru si ritrovò davanti una ragazza con un vestito diverso e con uno sguardo fiero e libero.
-Siete solo dei pagliacci, la vostra aura è rimasta uguale. Tenseiga! –Sfrecciò verso la ragazza, che si difese con la sua balestra. Erano veloci, saettanti, ma in confronto Luna lo era molto di più, quei due erano dei dilettanti.
-Potere dell’acqua proteggi il tuo guardiano. –Come era avvenuto per Emily anche Ryou si trasformò, cambiando abbigliamento.
 Sesshomaru fu elettrizzato da quello scontro, era un vantaggio conoscere le tecniche dei suoi avversari. Pian piano si immersero in uno scontro infinito, i due guardiani erano forti insieme, ma nulla di che per il demone che era abituato a tutt’altra velocità e forza. Preferiva scontrarsi con quel tizio, Luna, o con Eddy. All’improvviso la trasformazione di entrambi si sciolse lasciandoli scoperti, il demone ne approfittò, ma si scontrò con una barriera.
-Che …oh no! –Esclamò Ryou fissando il cielo. –Dannazione ci stavamo dimenticando dell’eclisse, dobbiamo ritornare subito a casa. Stanotte c’è la grande notte, di sicuro la mamma ci ha fermato prima che combinavamo un guaio. –Detto questo i due ragazzi fissarono il demone e, con uno schiocco delle dita, svanirono.
Si ritrovarono nell’atrio di villa Kuran.
-Bentornato Ryou com’è andata la missione? –Chiese Haruka mentre si aggiustava la cravatta.
-Lasciamo stare nonno, le ragazze sono tutte a prepararsi? –Domandò.
-Ovviamente. Oggi è un giorno importante per tua sorella. Dai, andate a prepararvi e anche tu …- disse riferendosi a Sesshomaru che storse il naso per quel linguaggio.
 
 
-Signor Sesshomaru ancora non siete pronto? –Domandò una voce timida. Il demone allungò la visuale e fissò la minuta figura di Rin. La ragazza indossava uno strano vestito che metteva inevidenza il suo seno florido e le lunghe gambe. L’abito era corto e di un colore sgargiante, era bellissima, dimenticò presto la sua vera età.
-Tra poco ce ne andremo, sbrigatevi. –Disse, allontanandosi.
Da quando la ragazza era cambiata così radicalmente? Da quando erano arrivati in quel mondo, un po’ tutti erano mutati; notava il fratellastro avere un comportamento migliore, anche se a volte era un vero stupido. Anche quegli stolti erano diversi, il futuro faceva quell’effetto? Si avviò verso la sua camera e si preparò nel suo rigoroso silenzio, senza fissare null’altro che lo specchio. Non stava mica male in quel completo grigio perla, tuttavia sembrava anche lui strano, sicuramente erano il vestiario del periodo. Legò i lunghi capelli come il fratello e scese di sotto.
 
 
Il salone era immenso.
Kagome era elettrizzata per quella occasione, fissava tutto con meraviglia. Non era la sola, tuttavia capiva che quegli anni erano speciali per l’amica che ancora non si era fatta vedere. I suoi fratelli erano già in giro a dialogare con gli ospiti, tanta gente sconosciuta, tuttavia cercò di stare tranquilla e affiancare Inuyasha che sembrava troppo teso.
-Che cosa hai? –Chiese la ragazza al demone.
-Ci sono fin troppi vampiri, non vedi come ci guardano? –Disse piano, cercando di portare Kagome vicino a sé.
-Stai tranquillo, non ci faranno nulla. Siamo degli ospiti. –Cercò di dire, ma anche i suoi amici avevano la stessa sua impressione.
-Forse tu lo risenti di meno, poiché sei della sua stessa epoca, ma a noi che siamo del passato tutto questo sembra troppo. –Parlò Sango.
Kagome avvertì disagio dai suoi compagni, tuttavia ci fu poco tempo per rifletterci sopra. Le luci si spensero e tutti si concentrarono sulla scala principale, infatti da lì apparvero Dafne con la madre. Erano splendide. L’amica indossava un lungo vestito blu con uno strato brillante che incorniciava il suo viso. Invece Jenny era vestita di bianco con qualche sfumatura azzurra per spezzare quell’infinito candore, madre e figlia avevano le mani legate. Le due si guardarono negli occhi e fu in quel momento che una strana energia vibrò nell’aria; Kagome se ne accorse, ma sembrava che nessuno ne fosse a conoscenza. Il suo cuore batteva forte, e notò che l’amica la stava sorridendo.
-Benvenuti miei cari ospiti. Oggi celebriamo una notte importante, infatti a pochi minuti la mia bambina veniva al mondo. Sono fiera di lei come madre e come sovrana, tuttavia questo non implica più responsabilità sapendo la nostra tradizione, ma soprattutto il nostro destino. Prego coloro che si sono uniti a lei di prendersi cura di questa splendida donna. –Disse, scendendo dalla scala con la figlia. –Stanotte tutto avrà inizio, siamo consapevoli che non sarà facile, ma noi saremo con te per sempre. – La strinse in un abbraccio materno per poi affiancarsi al marito.
-Grazie madre. Il vostro appoggio sarà fondamentale per crescere e avanzare nel mio eterno cammino. Ringrazio tutte le persone che sono convinte del mio operato che mi sosterranno con fiducia. Cercherò di dare il massimo per preservare l’equilibro. –Terminò con un inchino.
La festa continuò senza intoppi.
Si videro diverse facce come quella di Inuyasha che aveva provato un cibo molto piccante ed era andato a fuoco, non era bastato l’intervento dei suoi amici, Ryou gli aveva dovuto gettare una sfera d’acqua in gola. Le vicende non finirono, infatti Miroku iniziò a fare la sua corte serrata a tutte le ragazze, fino a fermarsi a Jenny, ma Kaname lo fece scappare a gambe levate, costringendo a far avvicinare la moglie più a sé.
Era una serata magica, quando alla fine ci fu il momento del ballo, tutte le coppie si riunirono al centro del salone, anche il principe dei demoni fu costretto a ballare con Rin che non smetteva di sorridere. Erano tutti felici…
-Mi sembri triste, nipote mia. –Disse Yuuki a Dafne.
-Non è vero. Sono solo malinconica. –Rispose.
-Assomigli tanto a tua madre, mio fratello lo conferma ogni anno che passa, siete due gocce d’acqua. Non ti preoccupare anche tu troverai l’altra parte della tua anima, devi avere pazienza. Il tuo sguardo cade sempre addosso a quel demone, ti piace, non è vero? –Domandò con un pizzico di malizia.
-Non ha importanza, il suo cuore appartiene ad un’altra donna. Io non avrò mai una possibilità. – Disse con voce bassa, si voltò per non vedere quelle scene. Le faceva male, ma era quella la vita. Strinse i pugni e fissò la volta celeste, l’eclissi stava per giungere al culmine.
-Credo che sia arrivato il momento di prendere le redini del mio destino. Grazie di tutto zia Yuuki. –L’abbracciò per poi rientrare in sala.
Sorrise ai suoi amici che cercarono di fermarla, ma lei negò con la testa. Era arrivato il momento tanto atteso.
-Che il destino si compia. -.
 
 
 
Un dolce venticello scompigliò la lunga chioma di Kagome, che se ne stava seduta a fissare le grandi braccia nodose del sacro albero.
Alla fine erano ritornati nel passato con malinconia, avevano dovuto salutare la famiglia che li aveva ospitati per due settimane e la loro amica, che, a quanto sembrava -e ne aveva la conferma- era cambiata. Il suo sguardo era più serio e conciso. Da quella notte, quando sei luci colorate aveva brillato nel cielo, sembrava che il mondo si fosse risvegliato. Si erano sentiti strani, come se fossero in pericolo.
Quando si erano capultati fuori le luci brillavano di una tonalità quasi fosforescente: Inuyasha e Sesshomaru si erano spinti più a largo della balconata, ma una barriera li aveva respinti con forza, rigettandoli in casa. Miroku e Kagome si erano sentiti male e si erano aggrappati con tutte le forze l’uno a Sango e l'altra ad Inuyasha che li avevano sorretti.
I poteri spirituali della miko e del monaco captavano una forza potentissima, ed era proprio lì il fulcro del potere. Qualcosa si stava risvegliando e non era un caso che una situazione astronoma fosse avvenuta in quel preciso momento, non era mai capitato che tre lune (che a quanto ne sapesse Kagome esistevano solo nel mondo di Dafne) si riunissero per formare una sola sfera.
Tuttavia il bagliore che scatenò un momento dopo li tramortì per poi svanire come era giunta.
Al loro risveglio avevano dovuto fare i conti con qualcosa di strano che galleggiava nell’aria. Infatti poco dopo un uccello di fuoco si parò di fronte a loro per conferire dei nuovi poteri.
-A te, dolce sacerdotessa, dono la saggezza e la profondità. Monaco, avrai la virtù dell’intelligenza e della sapienza. A te, demone, dono la forza fisica, ma ricordati che non sempre è abbastanza, cuore e anima devono essere sincronizzati. – Poi fissò i quattro rimasti. –Piccolo Shippo tu porterai equilibro in questo gruppo, non prendere a sconforto del suo fragile legame, perché esso sarà il fulcro del vostro potere. –Dopo avergli dato una carezza con la sua piuma infuocata indirizzò il suo sguardo su Sesshomaru e Rin, e infine su Sango.
Kagome captò un lampo di frustrazione, come se li conoscesse. –Voi tre siete possessori delle tre chiavi e non avrete bisogno del mio aiuto, ma ricordatevi che tutto ciò che farete sarà una rovina o una benedizione allo stesso tempo, abbiate cura di voi stessi. – e Sparì con un battito di ali.
Kagome ritornò al presente e ripensò come la loro amica si era sbrigata a rimandarli nel loro tempo storico, sapeva che quella notte era successo qualcosa, lo aveva notato dal corpo troppo chiaro dei suoi fratelli, la sorella era svenuta parecchie volte nel tentativo di salutarli, ma non era stato possibile. Qual era il mistero che custodivano?
-A che pensi? –Chiese Inuyasha affiancandosi alla sua amata.
-Dafne. Mi sembrava fredda… non hai avuto anche tu questa impressione? –Domandò, giocando con un fiore.
-Non solo. Intorno a lei galleggiava un vortice di potere che non avevo mai avvertito, era come se tutta l’energia della sua famiglia fosse risucchiata da lei. –Affermò il demone, per poi sdraiarsi sull’erba.
-Chissà che cosa è successo realmente nella notte dell’eclisse. Di sicuro qualcosa di eccezionale e spaventoso. Mi è dispiaciuto abbandonare quel posto, avrei imparato tanto. –Disse.
-Non ti devi preoccupare. Almeno adesso potremo vivere in pace le nostre vite…- aggiunse lui, ma il suo sguardo era perso. Aveva un brutto presentimento che non lo abbandonava.
Chissà che cosa sarebbe successo adesso.
 
 
 
 
Erano passati due mesi da quel viaggio. Il castello dell’ovest era nel totale silenzio della notte. Un demone dalla lunga chioma argentata camminava con irrequietezza nel portico. Fissò la luna e strinse i pugni. Quella maledetta donna lo aveva aggredito e rispedito nel suo mondo con violenza.
Non si capacitava di tale atto, ma dopo aver sperimentato quell’apparizioni surreale si era scontrato con la madre di Dafne; la donna aveva i capelli mossi anche se non c’era un filo di vento, gli aveva preso la spada senza chiedere e si era procurata una ferita sul polso. Il sangue aveva iniziato ad uscire copioso, ungendo la lama, sporcandola, ma pian piano un debole fascio di luce aveva iniziato a pulsare e fu in quel momento che la spada si stava rigenerò.
-I desideri sono come piccoli segreti che custodiamo nel cuore, e si difende ciò che ti è prezioso. E adesso sparisci dalla mia visuale prima che infuri una guerra contro il tuo animo! –Gli aveva gettato Bakusaiga tra le mani e con un’onda di potere lo aveva rimandato nel SenGoku, pian piano anche gli altri furono catapultati in quel tempo e tutto era ritornato alla normalità.
Sesshomaru non avrebbe mai dimenticato quegli occhi…infinite pozze scure, ma allo stesso tempo chiari come il ghiaccio.
-Padron Sesshomaru la signora madre vuole parlarle. –Dichiarò Jaken interrompendo il flusso dei pensieri del suo padrone.
Il demone lo guardò con occhi assassini per poi girarsi facendo svolazzare la sua veste e dirigersi verso i piani della madre.
 
 
Il nuovo giorno si aprì con un raduno dei grandi esponenti dei demoni cani, infatti nella notte il principe aveva appreso che i suoi nemici gli avevano dichiarato guerra. Era stato talmente impegnato per altre faccende, che aveva rimosso quella più importante. Studiò con gli altri generali una tattica di difesa e di attacco, raccolsero le varie informazioni per poi sciogliersi all’inizio di un nuovo giorno.
-Signor Sesshomaru…-una debole voce lo fece voltare per vedere la piccola Rin affaticata.
Preoccupato ma senza farsi vedere, le appoggiò una mano sulla testolina e cercò di farla parlare, ma la piccola iniziò a tossire con violenza fino a svenire di fronte ai suoi occhi.
-Rin. Rin! –La richiamò, ma la piccola non riusciva a svegliarsi, la portò in camera e la distese, richiamò con urgenza Jaken che accorse con fermento.
-Padrone, il dottore l’ha visitata e non ha trovato nulla di anomalo. La piccola potrebbe essere stata infettata da un male sconosciuto, forse quando siete partiti per il futuro è stata …-
-Zitto! Chiama subito quel bastardo di Inuyasha, voglio la sacerdotessa qui, subito! –Esclamò a gran voce, raggelando il piccolo demone, che uscì in fretta e furia.
La piccola stava soffrendo era evidente, si premeva il petto con violenza. Per un momento in quella sala sentì chiaramente qualcosa che stonava, qualcosa di malvagio si stava diffondendo nel corpo della piccola. Si alzò e sfoderò Bakusaiga che fremette con forza di fronte a quel nemico invisibile.
-Vigliacco esci allo scoperto! –Urlò.
-Ci rivediamo Sesshomaru…chissà se questa volta riuscirai a salvarla! –Rise una voce.
-Chi sei? –Domandò, fissando il nulla e la piccola che aveva iniziato a respirare con più forza come se cercasse aria. S’inginocchiò e la prese tra le braccia, Rin era diventata sempre più bianca, stava svanendo?
-Signor Sesshomaru ho paur…- non terminò la frase che venne risucchiata da un dolore maggiore, scomparendo.
Al demone rimase solo una goccia di lacrima sulla punta di un dito artigliato.
-Dove l’hai portata? –Si alzò per cercare di prenderlo, ma il suo nemico era forte.
-Mai più la vedrai, ahahahah –Rise con impeto causando una rabbia cieca al demone che lanciò un attacco al nulla provocando uno scossone in tutto il palazzo.
Il silenzio era rotto dai pilastri che cadeva al suolo, gliela avevano portata via e lui non era riuscito a proteggerla. Fu in quel frangente che Jaken riapparve con il fiatone, ma quando notò il disastro fece due passi indietro.
-Dov’è lui? – gli occhi del demone maggiore erano mutati, rossi come il sangue.
-Padrone vostro fratello è stato rapito. -
 
 
 

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Capitolo 22
*** Separazione ***


XXII
“Separazione”
 
Un dolce venticello scompigliò la lunga chioma di Kagome, che se ne stava seduta a fissare le grandi braccia nodose del sacro albero.
Alla fine erano ritornati nel passato con malinconia, avevano dovuto salutare la famiglia che li aveva ospitati per due settimane e la loro amica, che, a quanto sembrava -e ne aveva la conferma- era cambiata. Il suo sguardo era più serio e conciso. Da quella notte, quando sei luci colorate aveva brillato nel cielo, sembrava che il mondo si fosse risvegliato. Si erano sentiti strani, come se fossero in pericolo.
Quando si erano capultati fuori le luci brillavano di una tonalità quasi fosforescente: Inuyasha e Sesshomaru si erano spinti più a largo della balconata, ma una barriera li aveva respinti con forza, rigettandoli in casa. Miroku e Kagome si erano sentiti male e si erano aggrappati con tutte le forze l’uno a Sango e l'altra ad Inuyasha che li avevano sorretti.
I poteri spirituali della miko e del monaco captavano una forza potentissima, ed era proprio lì il fulcro del potere. Qualcosa si stava risvegliando e non era un caso che una situazione astronoma fosse avvenuta in quel preciso momento, non era mai capitato che tre lune (che a quanto ne sapesse Kagome esistevano solo nel mondo di Dafne) si riunissero per formare una sola sfera.
Tuttavia il bagliore che scatenò un momento dopo li tramortì per poi svanire come era giunta.
Al loro risveglio avevano dovuto fare i conti con qualcosa di strano che galleggiava nell’aria. Infatti poco dopo un uccello di fuoco si parò di fronte a loro per conferire dei nuovi poteri.
-A te, dolce sacerdotessa, dono la saggezza e la profondità. Monaco, avrai la virtù dell’intelligenza e della sapienza. A te, demone, dono la forza fisica, ma ricordati che non sempre è abbastanza, cuore e anima devono essere sincronizzati. – Poi fissò i quattro rimasti. –Piccolo Shippo tu porterai equilibro in questo gruppo, non prendere a sconforto del suo fragile legame, perché esso sarà il fulcro del vostro potere. –Dopo avergli dato una carezza con la sua piuma infuocata indirizzò il suo sguardo su Sesshomaru e Rin, e infine su Sango.
Kagome captò un lampo di frustrazione, come se li conoscesse. –Voi tre siete possessori delle tre chiavi e non avrete bisogno del mio aiuto, ma ricordatevi che tutto ciò che farete sarà una rovina o una benedizione allo stesso tempo, abbiate cura di voi stessi. – e Sparì con un battito di ali.
Kagome ritornò al presente e ripensò come la loro amica si era sbrigata a rimandarli nel loro tempo storico, sapeva che quella notte era successo qualcosa, lo aveva notato dal corpo troppo chiaro dei suoi fratelli, la sorella era svenuta parecchie volte nel tentativo di salutarli, ma non era stato possibile. Qual era il mistero che custodivano?
-A che pensi? –Chiese Inuyasha affiancandosi alla sua amata.
-Dafne. Mi sembrava fredda… non hai avuto anche tu questa impressione? –Domandò, giocando con un fiore.
-Non solo. Intorno a lei galleggiava un vortice di potere che non avevo mai avvertito, era come se tutta l’energia della sua famiglia fosse risucchiata da lei. –Affermò il demone, per poi sdraiarsi sull’erba.
-Chissà che cosa è successo realmente nella notte dell’eclisse. Di sicuro qualcosa di eccezionale e spaventoso. Mi è dispiaciuto abbandonare quel posto, avrei imparato tanto. –Disse.
-Non ti devi preoccupare. Almeno adesso potremo vivere in pace le nostre vite…- aggiunse lui, ma il suo sguardo era perso. Aveva un brutto presentimento che non lo abbandonava.
Chissà che cosa sarebbe successo adesso.
 
 
 
 
Erano passati due mesi da quel viaggio. Il castello dell’ovest era nel totale silenzio della notte. Un demone dalla lunga chioma argentata camminava con irrequietezza nel portico. Fissò la luna e strinse i pugni. Quella maledetta donna lo aveva aggredito e rispedito nel suo mondo con violenza.
Non si capacitava di tale atto, ma dopo aver sperimentato quell’apparizioni surreale si era scontrato con la madre di Dafne; la donna aveva i capelli mossi anche se non c’era un filo di vento, gli aveva preso la spada senza chiedere e si era procurata una ferita sul polso. Il sangue aveva iniziato ad uscire copioso, ungendo la lama, sporcandola, ma pian piano un debole fascio di luce aveva iniziato a pulsare e fu in quel momento che la spada si stava rigenerò.
-I desideri sono come piccoli segreti che custodiamo nel cuore, e si difende ciò che ti è prezioso. E adesso sparisci dalla mia visuale prima che infurii una guerra contro il tuo animo! –Gli aveva gettato Bakusaiga tra le mani e con un’onda di potere lo aveva rimandato nel SenGoku, pian piano anche gli altri furono catapultati in quel tempo e tutto era ritornato alla normalità.
Sesshomaru non avrebbe mai dimenticato quegli occhi…infinite pozze scure, ma allo stesso tempo chiari come il ghiaccio.
-Padron Sesshomaru la signora madre vuole parlarle. –Dichiarò Jaken interrompendo il flusso dei pensieri del suo padrone.
Il demone lo guardò con occhi assassini per poi girarsi facendo svolazzare la sua veste e dirigersi verso i piani della madre.
 
 
Il nuovo giorno si aprì con un raduno dei grandi esponenti dei demoni cani, infatti nella notte il principe aveva appreso che i suoi nemici gli avevano dichiarato guerra. Era stato talmente impegnato per altre faccende, che aveva rimosso quella più importante. Studiò con gli altri generali una tattica di difesa e di attacco, raccolsero le varie informazioni per poi sciogliersi all’inizio di un nuovo giorno.
-Signor Sesshomaru…-una debole voce lo fece voltare per vedere la piccola Rin affaticata.
Preoccupato ma senza farsi vedere, le appoggiò una mano sulla testolina e cercò di farla parlare, ma la piccola iniziò a tossire con violenza fino a svenire di fronte ai suoi occhi.
-Rin. Rin! –La richiamò, ma la piccola non riusciva a svegliarsi, la portò in camera e la distese, richiamò con urgenza Jaken che accorse con fermento.
-Padrone, il dottore l’ha visitata e non ha trovato nulla di anomalo. La piccola potrebbe essere stata infettata da un male sconosciuto, forse quando siete partiti per il futuro è stata …-
-Zitto! Chiama subito quel bastardo di Inuyasha, voglio la sacerdotessa qui, subito! –Esclamò a gran voce, raggelando il piccolo demone, che uscì in fretta e furia.
La piccola stava soffrendo era evidente, si premeva il petto con violenza. Per un momento in quella sala sentì chiaramente qualcosa che stonava, qualcosa di malvagio si stava diffondendo nel corpo della piccola. Si alzò e sfoderò Bakusaiga che fremette con forza di fronte a quel nemico invisibile.
-Vigliacco esci allo scoperto! –Urlò.
-Ci rivediamo Sesshomaru…chissà se questa volta riuscirai a salvarla! –Rise una voce.
-Chi sei? –Domandò, fissando il nulla e la piccola che aveva iniziato a respirare con più forza come se cercasse aria. S’inginocchiò e la prese tra le braccia, Rin era diventata sempre più bianca, stava svanendo?
-Signor Sesshomaru ho paur…- non terminò la frase che venne risucchiata da un dolore maggiore, scomparendo.
Al demone rimase solo una goccia di lacrima sulla punta di un dito artigliato.
-Dove l’hai portata? –Si alzò per cercare di prenderlo, ma il suo nemico era forte.
-Mai più la vedrai, ahahahah –Rise con impeto causando una rabbia cieca al demone che lanciò un attacco al nulla provocando uno scossone in tutto il palazzo.
Il silenzio era rotto dai pilastri che cadeva al suolo, gliela avevano portata via e lui non era riuscito a proteggerla. Fu in quel frangente che Jaken riapparve con il fiatone, ma quando notò il disastro fece due passi indietro.
-Dov’è lui? – gli occhi del demone maggiore erano mutati, rossi come il sangue.
-Padrone vostro fratello è stato rapito. –
 
 
 
 
 
La missiva che avevano ricevuto dal palazzo dell’Ovest era fin troppo seria, Kagome aveva un macigno nel cuore che non voleva togliersi. Erano successe troppe cose velocemente, ma la cosa che la faceva morire dentro era che non era riuscita ad afferrare la mano del suo Inuyasha in tempo. Dov’era finito? Jaken li aveva convocati immediatamente a palazzo e questo prospettava un pericolo imminente, se lo sentiva nel cuore e la sua anima glielo stava urlando a gran voce. Prese un lungo respiro e cercò di aggrapparsi meglio alle redini della bestia demoniaca. Sango e Miroku stavano cavalcando Kirara, non era sola, ma dentro sì.
La scena si era susseguita velocemente. In un battito di ali il suo ragazzo era caduto a terra dal ramo che era solito occupare per forti dolori al petto, non era valso a nulla cercare un rimedio che era scomparso lasciando una risata nell’aria.
-Kagome-chan stai tranquilla risolveremo tutto! –Dichiarò Sango.
Lei annuì.
Arrivati al palazzo furono accolti da un impaziente Jaken che cercava di farli muovere e portarli al cospetto del suo padrone.
Giunti nel salone principale trovarono Sesshomaru vicino alla finestra.
-Raccontatemi tutto, senza tralasciare nulla. –Affermò piatto.
Il gruppo si accorse che anche lì era successo qualcosa e dopo poco anche il demone ebbe un chiaro quadro. Qualcuno li voleva colpire nel profondo. Si sedettero e raccolsero informazioni da entrambe le parti.
-Qualcuno che ci conosce e sa i nostri punti deboli, ma chi potrebbe essere? –Chiese Miroku pensieroso.
-Sesshomaru, anche Rin accusava dolori al petto? –Domandò Kagome, ricevendo l’assenso del demone.
Si sciolsero dopo poco, il gruppo si divise e si recò in parti diverse. Kagome si sentiva inutile in quel momento, doveva fare qualcosa. Si recò nel giardino posteriore e cercò di trovare una soluzione, ma anche se tentava e ritentava, la sua mente era ricolma di quelle scene in cui lo vedeva sparire.
Un nemico invisibile, forte e astuto. All’improvviso un raggio di sole colpì qualcosa e incuriosita Kagome si avvicinò per poi prendere un ciondolo a forma di margherita. Ricordò quando la piccola Rin, ballando felice, glielo aveva mostrato, quello era il regalo di Dafne. Si alzò di scatto e cercò gli amici.
-Ho un idea! Potremo chiamare Dafne, lei saprà sicuramente dove si trovano. –Disse.
-Hai ragione Divina Kagome! –esultò il monaco.
-E qualcuno sa dove si trova? –Aggiunse Sango. Nessuno rispose a quella domanda, ma vennero interrotti da un fracasso all’ingresso, giunti lì, trovarono Totosai con in mano un sacchetto.
-Che cosa vuoi vecchio! –Disse burbero il demone cane.
-E’ questo il ringraziamento che mi porti? Ho fatta tanta strada per portarvi un messaggio dal grande generale. –Proferì avendo l’attenzione di tutti.
-Dicci tutto. –Annunciò Miroku. Si chiese come lo avesse avuto quel messaggio ma poco gli importava, era sicuro che mancava poco alla fine dei suoi amici.
-Quando l’alba sarà sul nascere, il colle dei tre santi sarà avvolto da un bagliore: sarà in quel momento che la diritta via nascerà dall’oscurità e vi porterà verso l’ignoto. - Concluse.
-Un indovinello? –Disse Shippo.
-No, una traccia. Totosai, come mai ce lo state riferendo adesso? –Chiese spiegazione il giovane monaco.
-Stanotte il mio signore mi è apparso in sogno e mi ha detto di affrettarsi, prima che l’oscurità profonda si risvegli. Fate presto, il tempo sta per scadere. –Detto questo prese la sua cavalcatura bovina e lasciò il castello.
-Non ci sto capendo più nulla, -ribatté Shippo.
-Il colle dei tre santi. Che io sappia qui non ce ne sono, ma può essere una metafora, nel mio mondo quel nome viene affidato a persone che sono diventate importanti nel loro credo, anche se il termine è tipico della parte occidentale della terra. Se lo traduciamo dalle nostre parti sarebbero i Buddha. –Puntualizzò Kagome riflettendo un attimo per poi chiedere a Miroku se ci fossero colli protetti da alcuni Buddha importanti. Il monaco ci penso su, ma non gli venne nessuna idea.
Il silenzio era scottante, le loro menti erano impegnate in un meccanismo di riflessione acuta, ma ogni volta che trovavano uno spiraglio c’era qualcosa che li fermava, fino a che la signora madre apparve sull'uscio della porta.
-C’è una canzone che da piccola mia madre mi cantava e narrava del colle dei tre santi, si trova sulla via delle tre vie che conducono direttamente ad ovest, sud e nord. –Disse fredda per poi uscire senza rivelare oltre. Era chiaro voleva aiutarli.
Fu abbastanza, grazie a questo partirono.
Durante il viaggio Kagome rimaneva sempre sulle sue, c’era qualcosa che le sfuggiva, così richiamò Seshin e se l’appoggiò al cuore. Essa la inondò di energia benevole e si sentì meglio. “grazie amica mia” pensò Kagome.
La notte giunse e si accamparono, Sesshomaru era svanito.
-Credete che troveremo questa via? –Domandò Sango.
-Dobbiamo provarci, i nostri amici sono nelle nostre mani. –Aggiunse Miroku appoggiando una mano sulla spalla della sua donna. La sacerdotessa si sentiva così sola, chissà che stava facendo Inuyasha, forse era ferito o peggio ancora morto, non poteva essere, lo sentiva era ancora vivo.
Si appoggiò e cercò di addormentarsi, ma fu inutile, il pensiero per il suo amato Inuyasha la tormentava, così si alzò e si rinfrescò al vicino fiume; sull’altra sponda c’era Sesshomaru.
-Non dovresti dormire, sacerdotessa? –Le chiese, ma Kagome negò e lo fissò in silenzio.
Lui es Inuyasha erano talmente diversi, ma allo stesso tempo simili. Ancor di più ora che il suo amato era un demone completo, ma comunque per lei non cambiava tanto, lo amava e questo era tutto.
Entrambi erano persi nei propri pensieri e fu così che passarono la notte, al sorgere del sole erano già pronti per trovare la via, tuttavia sembrava inesistente. Scoraggiati e stanchi per quella ricerca si fermarono su un alto monte che dava su un bellissimo panorama.
-Accidenti non c’è nulla qua! Tanta fatica sprecata! –Disse furiosa Kagome, gettando la sua borsa sul terreno. Tutti la fissarono ma non dissero nulla per rispetto.
Fu in quel momento, quando l’alba arrivò al suo apice che una luce brillante uscì dallo zaino della giovane e si riversò addosso a lei con una folata di vento.
Quando riaprì gli occhi era cosparsa da una strana pellicola color blu.
-Divina Kagome state bene? –Chiese Miroku.
Lei annuì.
-Guardate…-mormorò Sango puntando il dito verso l’orizzonte.
Tutti gli occhi furono puntati verso la luce che rifletteva e lì si aprì una scia che sembrava quasi provenire dal cielo, come se fosse proprio lì la porta che stavano cercando.
Si alzarono in volo, ma solo il demone e Kagome oltrepassarono la sottile barriera che separava quel mondo con l’ignoto.
-Andate avanti, a noi non è permesso procedere oltre. – li avvisò Miroku.
Kagome fissò gli amici e poi continuò il suo cammino affiancata dal demone che non aveva perso tempo a seguire la scia che pian piano svaniva sotto i loro piedi. Il cielo era mutato come il terreno che era diventato una sola distesa uniforme di color panna. Ma più andavano avanti Kagome avvertiva varie vibrazioni distorte.
-Per te dove siamo? –Chiese al suo compagno di viaggio.
-Siamo alle porte del mondo sovrannaturale. –Asserì con freddezza.
Un secondo dopo due lance li fermarono.
La ragazza fissò davanti a sè con sgomento. Erano degli uomini giganteschi, sembravano dei giganti con delle armature strane, fu in quel momento che ricordò quello strano simbolo che avevano disegnato sul petto, anche i due guardiani che custodivano la pietra dell’invisibilità lo avevano: fece due più due per capire la situazione.
-Sono i guardiani degli inferi. –Balbettò timorosa.
 
-Benvenuti alle porte del mondo dei morti. –Disse uno dei guardiani, lasciando il via libera.
I due furono straniti, di solito a nessuno era permesso di varcarlo, tuttavia lasciarono le parole a dopo e s’infilarono nel piccolo passaggio riservato a loro.
Una piccola imbarcazione li ospitò per il lungo viaggio che li avrebbe condotti verso l’ignoto.
A Kagome si venne il nome di un’opera a quel viaggio così simile. Se non ricordava male, un grande poeta aveva fatto un sogno dove si era ritrovato a viaggiare nell’inferno, purtroppo non ricordava il nome.
Osservò il demone alzato e rigido nella sua postazione senza oscillare, anche se il grande fiume che stavano attraversando era scosso da varie onde.Giunti a destinazione furono accolti da una luce.
-Buon giorno ragazzi. Oh tu saresti la piccola Kagome. –Disse il fantasma. Un fantasma molto familiare.
-Padre, che ci fate qua? –Chiese Sesshomaru innervosendosi.
-Sono in missione. Vi devo condurre al trono. –Disse per poi indicare la via.
-Generale è stata Dafne a chiamarvi? Inuyasha mi ha detto che è la signora degli inferi. –
-Solo lei può farvi entrare in questo regno, la polvere di fenice vi sta proteggendo dalle ombre che aleggiano in questo luogo, tuttavia in questo momento c’è un grande scompiglio. –Mormorò a bassa voce.
-Siete stati voi a mandare il messaggio a quel vecchio? A quale scopo? Avete visto qualcosa? –
Sesshomaru lo sommerse di talmente tante domande che il generale dovette fermarlo.
-Calma figliolo, tutto ha il suo tempo. –
Li condusse il più lontano possibile da quel mare rosso, presero diverse vie meno affollate fino a raggiungere un portone nero.
-Siamo arrivati. –Confessò per poi flettere la mano sul massiccio rivestimento e in quel fragrante la porta si aprì lentamente.
I tre alzarono gli occhi e su un trono fatto di oro nero era seduta una donna dagli occhi rossi come il sangue.
-Dafne! –Urlò Kagome felice, ma il generale la fermò.
- Stai al tuo posto ragazza mia. –Cercò di dire più gentile possibile.
I due estranei non sapeva che cosa volesse dire, lì c’era Dafne e non si era mossa alla loro entrata.
-Basta così, sono stanco di essere trattato da insignificante. –detto questo Sesshomaru, senza riflettere su cosa stava facendo, si lanciò verso il trono con la sua fedele spada per risvegliare quella scortese ragazza.
Fu inutile l’ordine del padre, lui voleva sempre tutto e subito, purtroppo fu respinto da un’onda di potere talmente potente che lo tramortì al muro.
-Vedo che le vecchie abitudini non muoiono mai Sesshomaru. –Dichiarò una voce ben conosciuta, Dafne chiuse gli occhi e li riaprì un attimo dopo, alzandosi.
Kagome avvertì immediatamente che il potere dell’amica era cambiato radicalmente, anche il suo vestiario lo era, indossava un lungo vestito nero dalle sfumature bianche ai bordi e nel busto un’armatura dorata.
-Tks! – disse solo il demone, sputando il sangue che gli era formato in bocca.
-Dafne, per favore aiutaci, Inuyasha e Rin sono stati rapiti e noi non sappiamo chi potrebbe essere stato a volere tutto questo  –Disse Kagome avvicinandosi all’amica.
Dafne la fissò per poi sospirare.
-Ne sono già a conoscenza Kagome, tuttavia non posso intervenire per il momento. –
-Che cosa significa! Ci hai sempre detto che avresti fatto del tuo meglio per proteggerci e adesso te lo rimangi? –
-Non è questo. –
-Perché ci fai questo? Inuyasha aveva ragione a non fidarsi di te. –Le urlò contro senza dare peso alle parole dette, Dafne non abbassò nemmeno per un’istante la testa e la fissò senza sosta, era consapevole di risultare una ipocrita, ma lo stava facendo per il loro bene.
-Donna! Dove si trova Rin! –Sibilò Sesshomaru prendendola dal colletto.
-Sono faccende che a voi comuni mortali non devono importare…- disse.
-Io sono il potente principe dei demoni, ricordatelo, donna! –
-E tu ricorda, Sesshomaru, che non stai parlando con una feccia ma con la regina degli inferi. Esigo rispetto da coloro che entrano nella mia casa! –Ringhiò lei, spostandolo a malo modo.
-Dafne-sama non credete che debbano sapere la verità? –Domandò Touga, ma Dafne lo fulminò.
-Non credo proprio. E’ stato già troppo che ho permesso loro di varcare le porte del mondo dei morti…ho sempre mantenuto le mie promesse e non fallirò adesso. Non voglio il vostro appoggio ma almeno un pizzico di fiducia. Kagome, Sesshomaru riavrete le persone che amate, ma non adesso, quando arriverà il momento. –terminò.
-Non mi muoverò da qui finché non saprò tutto. –S'impuntò il demone.
-La tua parola non è nulla, a presto Sesshomaru. Ricorda le mie parole, tutto deriva dal cuore. –Detto questo con un gesto di mano li teletrasportò all’uscita.
-Maledetta donna! –Ringhiò Sesshomaru, partendo verso il suo castello con una rabbia cieca.
-Perché ci stai facendo questo, Dafne…-una lacrima le scene dagli occhi.
-Kagome. -
-Divina Kagome che cosa è successo? –
 
 
 
∞Ω∞
 
Il continuo gocciolio d’acqua era snervante.
Il buio era fitto più di una notte senza luna, ma non era un problema per lui. Tuttavia il fastidioso dolore al petto lo metteva in una stato di svantaggio, non aveva ancora capito perché lo avevano preso ma poco importava.
Sebbene sapesse che era inutile muoversi di continuo per liberarsi da quelle catene, non era facile trattenere l'impulso.
Inuyasha ispirò con forza cercando di prendere più aria possibile, ma era satura di qualcosa di tossico.
Cercò invano di trovare una minima traccia della piccola Rin, ma l’unica cosa che udiva erano le strazianti urla della piccola che supplicava di essere lasciata andare. Anche a lui era toccato quel supplizio, ma a che scopo? Non aveva ben capito cosa volessero da loro, ma forse riguardava qualcosa di prezioso, ma loro che cosa c'entravano?
Un' ombra apparve e gettò il corpo della piccola al suolo, lui ringhiò a quel trattamento. Rin aveva il labbro sporco di sangue, se ci fosse stato Sesshomaru al suo posto avrebbe fatto di tutto per proteggerla, doveva solo frapporla a Kagome, tentò di raggruppare tutte le sue forze, ma l’ombra lo acchiappò con forza per metterlo a muro.
-Non ti conviene, demone. Noi sappiamo prevedere il futuro…-mormorò a un passo dalle sue orecchie.
 
-Bastardo! –Urlò dimenandosi, ma ricevendo solo una botta che lo stordì.
-E’ inutile. –Rise.
-Se continuiamo in questo modo non risolveremo nulla, fratello, se provassimo a farlo in contemporanea? –Propose un secondo misterioso individuo.
-Credo che sia una buona idea –aggiunse un terzo, trascinando il corpo esanime di Rin vicino a Inuyasha, che aprì un occhio per vedere che cosa stesse succedendo. In un secondo i due aprirono le mani e comparve una sfera di luce, in cui fecero galleggiare i loro corpi: lui e Rin erano proprio a faccia faccia, l’oro si fuse con il carbone.
-Ho paura Inu-chan. –Disse lei con le lacrime agli occhi.
Il demone cercò di avvicinarla, ma una scarica elettrica li trapassò corpo a corpo facendoli urlare, il dolore era troppo anche per lui, vide una strana luce nel corpo della piccola che si espandeva, come se dentro di lei custodisse qualcosa e infatti era così, una metà di un cristallo apparve ai loro occhi.
Il terzo uomo sorrise soddisfatto.
Ad Inuyasha si strozzò il fiato in gola e dal suo corpo successe la medesima cosa. Che cosa era? Finalmente il dolore era sparito lasciando un senso di vuoto.
Le due metà si unirono per formare un cristallo nero.
-Abbiamo la nostra arma per sconfiggerla. –Disse il primo ridendo con vittoria.
-La signora degli inferi ha le ore contate! –Risero come dei pazzi, lasciando i due poveri inermi e privi di forza.
-Che cosa ne facciamo di questi? –
-Ci serviranno per il ricatto, la sua indole umana la farà cadere. –Bisbigliò.
Inuyasha chiuse gli occhi, troppo stanco e si addormentò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 23
*** Le forze alleate ***


XXIII
“Le forze alleate”


 
 
Il cielo si stava dipingendo di rosso e di blu. Un dolce venticello rinfrescava l’aria dopo una torrida giornata di calore.
Nulla avrebbe potuto interrompere quel momento di pace. Una giovane fanciulla era rannicchiata con le spalle sul rugoso tronco che la sosteneva, i lunghi capelli color dell'ebano svolazzavano spensierati e giocosi. Tuttavia il suo sguardo era tutt'atro che libero. Nei suoi grandi occhi si leggeva tanta paura e sconforto. Non riusciva a fare altro che non fosse pensare a lui, al suo amore, all'amore per quella testa bacata di Inuyasha... gli mancava così tanto che aveva persino paura che respirare troppo forte lo avrebbe portato ancora più lontano.
Aveva cercato in ogni modo di rintracciarlo, anche attraverso la meditazione, consigliata da Miroku, ma non era valsa la pena, non era arrivata a nulla.
Si alzò, raddrizzò il busto e fissò un punto indefinito dell’orizzonte.
- Mi manchi Inuyasha. –Disse sottovoce, come se il vento potesse portare quel sussurro al suo destinatario.
 
Se dall’oriente provenivano arie depresse, ad ovest c’era tutto l’opposto.
Il grande principe dei demoni non si dava pace per il rifiuto di quella sciocca di Dafne e ancor di più riguardo al palese coinvolgimento di suo padre, che per lui sapeva fin troppo di quelle questioni.
Perché veniva sempre oberato di tali inutili faccende?
Si girò di 90° e sferzò un colpo con la spada che però non colpì nulla, solo l’aria stagnante.
Quella palestra era diventata umida e nauseabonda. Ritornò alla sua posa originale e piegò il braccio flettendo la spada, distese le gambe per farle rilassare e infine chiuse gli occhi. Focalizzò un punto preciso e allungò di scattò la lama che colpì il muro senza che si spostasse di un millimetro dal punto che aveva prefissato di colpire. Un colpo netto, preciso al millimetro... alla fine era valsa la pena di quei stupidi allenamenti con il padre.
Chiuse con uno scatto Bakusaiga nel suo fodero e la pose vicino al muro per riprendere la sua veste; la notte era calata e gli umani dormivano.
Era in quel momento che si concedeva il lusso di meditare e sentire il bisbiglio delle anime perdute. Con la sua sorprendente velocità si recò sul luogo sacro e depose le due spade al suo fianco; infine si chiuse a guscio per formare una barriera che lo avrebbe protetto dagli attacchi esterni.
L’aveva appresa agli inferi, quella tecnica, quando Dafne gli era apparsa dal nulla e gli aveva ridato Tenseiga; aveva memorizzato ogni movimento della ragazza e, dopo numerosi tentativi, alla fine ci era riuscito, anche se usarla comportava il privarsi della sua yuki. Quando avvertì il corpo rilassato e in armonia con la natura, iniziò a mormorare parole senza un senso logico e pian piano il suo corpo iniziò ad illuminarsi.
Era come stare in trance, non capire  più nulla. La sua anima viaggiava nel tempo alla ricerca di quell’obbiettivo e sarebbe ritornata solo se lo avesse raggiunto. Era una tecnica pericolosa, ma il grande demone non temeva.
Viaggiare tra lo spazio ed il tempo era come affondare e riprendere fiato dopo una lunga apnea. Sentivi i polmoni in fiamme e la vista annebbiata, la testa che martellava e il fiato scarso. Cercò con tutto se stesso di respirare con calma e di andare avanti.
Ad un tratto non avvertii più nulla: né la presenza né il corpo, l’anima si era separata da esso e stava viaggiando senza remore. Più si allontanava e più percepiva il nulla. Si domandò come facesse lei a non smarrirsi in quelle dimensioni, sembrava che ogni volta che superava un tunnel fosse risucchiato e doveva lottare contro la tentazione di abbandonarsi. Fu difficile, ahimè anche doloroso, ma alla fine giunse a destinazione, ed era tutto come se lo ricordava.
Sul trono di fiamme regnava un solo re, anzi una regina dall’animo battagliero e forte. La sua figura snella era avvolta da una strana tunica avorio e sul capo era appoggiata una corona di alloro e spine.
-Che cosa farai a riguardo? –Chiese all'improvviso una voce conosciuta, mentre una figura evanescente compariva di fianco al trono.
Suo padre aveva un timbro di voce roca, autoritaria, ma in quel frangente sembrava tutt’altro, come se fosse preoccupato.
-Le alte sfere si sono già riunite, la seconda grande guerra sta per iniziare. Non credevo che loro possedessero quel dannato cristallo. Credevo di poterlo individuare. –Sentenziò con vigore la voce femminile.
Sesshomaru cercò di azzerare la propria volontà, sapeva dei numerosi poteri che i due possedevano e  per questo si nascose dietro un masso, tentando di mascherare la sua presenza ai due interlocutori.
Quella donna lo aveva spazientito come un matto, lo aveva deriso davanti a tutti e fronteggiato senza temere. Era una donna che meritava il suo titolo, solo allora capì il suo valore. Quel ruolo le addiceva, anche se non aveva dato fondo a tutte le sue risorse, il suo spirito guerriero voleva quella testimonianza. Tuttavia i suoi pensieri furono fermati da una nuova apparizione, che si palesò con tante piccole lucciole che conferivano al tutto una luce accecante.
-Madre che ci fate qui? –Domandò Dafne scendendo dal suo trono.
-Noi siamo pronti a combattere, penso proprio che sia arrivato il momento di usare l’artiglieria pesante. I tuoi fratelli ti daranno man forte. Non sarai sola. –
-No, mamma. Loro staranno con te, tu ne hai più bisogno, dobbiamo proteggere ad ogni costo la colonna portante. Se ti succedesse qualcosa il mondo impazzirebbe, non possiamo essere avventati o azzardare. Mamma sei troppo importante, abbi fiducia in me. –Affermò allungando la mano verso quella della donna.
A quel contatto una scia di luce si formò facendo illuminare un quarto del trono. Il principe dei demoni rimase a fissare quelle due.
Lo sapeva, ne aveva la conferma loro possedevano un potere che andava oltre, erano delle Dee. Allora non era così per gli altri figli? Che ci fosse dell’altro?
-Presumo che la decisione sia stata presa, che cosa faremo con Inuyasha e la piccola Rin? Dovremo ...-iniziò a dire il generale, ma la mano di Dafne lo fermò.
-Abbiamo un ospite. –Disse ironica, per poi alzare un braccio e portarlo al mento, Sesshomaru capii solo alla fine l’impiego di quella mossa, perché come se fosse stato spazzato da un colpo di vento, si ritrovò inaspettatamente di nuovo dentro al suo corpo.
Quando riaprì gli occhi si sentiva spossato e scombussolato. Allora le decisioni erano state prese, Dafne sapeva dov’era Rin?
Si alzò con un poco in difficoltà e si allontanò. C’era puzza di bruciato in tutta quella faccenda.
 
 
-Padron Sesshomaru i generali voglio sapere quali siano le vostre intenzioni –Disse Jaken cauto.
Se ne era accorto che il suo signore era fin troppo calmo, il suo istinto gli diceva di starsene al suo posto, perché il grande demone poteva straripare da un momento all’altro.
-Quando sarà il momento, saranno avvisati. –Rispose monocorde. Il suo sguardo era rivolto verso l’orizzonte, un nuovo giorno stava per terminare e da quella notte non era più riuscito a varcare lo spazio e tempo. Che fosse colpa di quella donna?
 
 
Il rumore dei sandali rintoccavano sul pavimento lucido. Le colonne greche ornavano quello spazio immacolato. Una ragazza si fermò e si fissò le mani che le tremavano. –Ce a posso fare. –Si disse. Aprì il grande portone e si ritrovò dinanzi a numerosi uomini che sedevano nei loro piccoli troni.
-Bentornata Dafne-sama. –Disse un folletto dall’aria molto vecchia.
-Mekai-sama... allora, che avete deciso? –La interpellò uno degli anziani riuniti.
La fanciulla si sentì un attimo timorosa, era un mondo inesplorato per lei, si era preparata da tutta la vita per quel momento e adesso... Adesso sperava di fuggire, ma non lo avrebbe fatto, c’erano troppe anime a repentaglio.
Chiuse gli occhi e cercò di respirare con calma. Appena riaprì gli occhi individuò la sua famiglia e fu in quel momento che si sentì fiera di essere quella che era.
Risoluta, parlò: -Presumo che le parole adesso servino a poco, dobbiamo agire e salvare più vite possibili. I nostri nemici sono molto scaltri e non si faranno ingannare facilmente. Propongo di dividerci in squadre per arginare i nostri punti di forza. Dobbiamo sorprenderli. Abbiamo molti soldati altrettanto scaltri ed efficienti, loro ci aiuteranno ad affrontarli al meglio. –Si fermò.
Fissò tutti quanti e nessuno parlò, -vi ho sempre reputati come una grande famiglia, se siamo uniti riusciremo a vincere. Io credo in voi. –Terminò, richiamando Mekai e alzandola come segno di sfida.
Nessuno fiatò, come se non fossero impressionati, ma bastò un attimo che iniziarono ad alzarsi.
Il primo fu Eddy che affiancò la sua signora, poi i suoi fratelli e infine tutti quanti.
-Siamo con voi Dafne-sama. Voi sarete il nostro generale. –Concordò il più anziano.
-Per l’equilibro dei mondi e per la famiglia. –Affermò una voce ben conosciuta.
Dafne sorrise a sua madre e si avviò verso il sentiero infernale.
-Mia signora siete proprio sicura di non aver bisogno di una mano? –Chiese preoccupato Eddy.
-Mio caro Eddy, non sarò mai sola. Me lo hai detto anche tu, voi vivete in me e poi ho la compagnia di un vecchio generale. –Disse ironica.
-Figliola non sono così vecchio. –Rispose sarcastico.
Dalla folta nebbia di calore apparve Inu no Tashio con la sua armatura e spade al seguito.
-Toga non fare il sarcastico, stiamo per andar riprendere tuo figlio e tua nuora. –Borbottò lei, mentre il suo corpo s’illuminava e comparve un nuovo abito più comodo.
-Nuora, eh? In realtà speravo in qualcosa tra te e mio figlio, mah…- iniziò Toga, ma Dafne lo fermò. – I sentimenti non posso essere cancellati, lui avrà una compagna forte al suo fianco, ma non sarò io. –Disse un poco giù, ci aveva sperato davvero tanto in quei sentimenti, ma il demone era già preso per un’altra donna e non era lei. Purtroppo non poteva biasimarsi o biasimarlo  la vita andava così.
Si risvegliò da quei pensieri e prese il mantello che il suo guardino le porgeva.
-Non ho mai intravisto questa porta. –Disse il generale, vedendo che davanti a sé si stagliava una piccola porticina.
-E’ normale, non è concesso a nessuno di varcarla, nemmeno alle alte sfere, solo al signore degli inferi. Per favore non allontanarti, potresti rimanere qui per l’eternità. –
-Non ci tengo troppo. – Affermò il demone.
Dafne chiamò Mekai e la trafisse il suolo, un forte scossone li fece tremare da capo a piedi, ma ella non dimostrava paura.
Fu infatti tutt’altra cosa quella che il demone avverti: una forte energia oscura trapelò e da lì apparve un vortice oscuro che l’inghiottì senza far rumore.
 
 
 
 
Il villaggio dove risedeva Kagome era un comune posto, con molta vegetazione attorno e umani che erano privi di consapevolezza per ciò che stava accadendo. Da diverse notti era tormentata da sogni, benché ne avesse parlato con i suoi amici, anche se le prime volte se ne era stata in silenzio, alla fine aveva pensato che non era il caso di tenersi quei segreti per sé.
Non sapevano che pesci prendere, Miroku si era sbilanciato in qualche teoria assurda, ma non combaciava nulla.
Erano riuniti nella piccola capanna della Divina Kaede quando un forte scossone mise in allarme tutti quanti. Non era un semplice terremoto, poiché gli animali non lo avevano neppure avvertito, era qualcosa di diverso e non portava buone notizie. Si alzarono di fretta ed uscirono furi dalla capanna. Gli abitanti si fissavano tutti spaventati, chi gridava da una parte e chi dall’altra. I quattro si spostarono verso l’albero sacro che si era illuminato ed emanava una strana luce smeraldina.
-Che cosa sta succedendo? –Chiese Shippo spaventato, mentre saltava sulle spalle di Kagome.
-Non lo so piccolo, ma nulla di buono. Avverto un’energia che si sta risvegliando. –Proruppe Miroku.
Kagome, che aveva lo sguardo terrorizzato, si premette una mano sul petto come se quell’energia fosse familiare, ma un altro boato si manifestò e caddero al suolo.
-Sembra che l’equilibro del mondo si stia inclinato. –Urlò Sango e per poco non rimase senza parole vedendo la sfera dei quattro spiriti galleggiare davanti ai loro occhi.
-Kagome? –Chiamò la sterminatrice, ma la sacerdotessa non rispondeva, aveva gli occhi interamente bianchi.
Che cosa successe non si capì, ma all’improvviso un forte vento si alzò dalla sua parte, Kaede cadde indietro come Shippo, i grandi si ripararono dietro Hiraikotsu, notando dietro alla sacerdotessa un buco ovale. Da esso proveniva tutta quella tempesta, non ci fu il tempo di dire o fare qualcosa, ma Kaede gridò di seguire la ragazza e proteggerla. In un battibaleno tutto terminò. 
Tuttavia l’albero sacrò rimase illuminato, la sacerdotessa anziana unii le mani a forma di preghiera e si avviò verso il suo villaggio.
 
Al castello dell’ovest tutti i demoni erano allarmati per quel forte boato che avevano percepito da est. Il loro fine udito li aveva scossi e adesso aspettavano notizie dei loro messaggeri. Sesshomaru era dentro la sala riunioni e fissava il cielo. Esso stava diventando scuro, come se una tempesta a breve stesse per sconvolgere tutto quanto.
-Padron Sesshomaru … -Jaken non finì neppure di parlare che uno strano vortice sbucò dal nulla facendo indietreggiare tutti quanti.
Sesshomaru sguainò gli artigli pronto ad attaccare, quando apparvero i tre umani, ma ciò che li fermò fu la sfera che galleggiava sopra le loro teste, come se li proteggesse.
 
 
Quando aprì gli occhi, la prima cosa che Miroku vide fu il sorriso rassicurante di Toshi, il demone orso.
Il monaco fissò per un lungo minuto il soffitto e cercò di riprendersi, anche perché si sentiva tutto scombussolato. Si alzò con calma per poi afferrare la testa che sembrava una pallina da ping-pong. Che cosa gli era successo? Aveva la mente confusa, cercò di alzarsi, ma ricadde nella lettiga.
-Ehi, stai buono qui, mentre vado a vedere come stanno le due ragazze. –.
A sentire quelle parole, Miroku trovò la forza di reagire e seguire il demone per vedere la sua Sango. La trovò ancora addormentata, dopo essere sicuro che non avesse nessuna ferita, fissò l’amica che non aveva una bella cera. Infatti Kagome era sudata e tremolante come se avesse la febbre.
-Siete apparsi all’improvviso, nessuno si aspettava che la famosa sfera fosse integra, credevamo che ce ne fosse solo metà. Tuttavia non ci ha permesso per un lasso di tempo di rimanere in quella stanza senza poter uscire, una reazione insolita. –Disse il demone pensieroso.
Miroku riflette su ciò che gli era stato detto ed aveva diverse ipotesi.
A distoglierlo dal suo pensiero fu il mormorio di Sango che si stava risvegliando.
Rabbracciato l’amore della sua vita, la sterminatrice rimase seduta ed al calduccio per poi fissare i due che avevano unico punto fisso, Kagome.
-Penso che Kagome sia collegata a tutto ciò che sta accadendo. Lei è la custode della sfera e in questo momento sta combattendo per essa, forse quella minaccia che aveva accennato Dafne si sta facendo spazio in questo mondo, forse è proprio così, ecco perché l’albero sacro si è illuminato. –Cominciò a dire sottovoce il monaco.
Non si accorse nemmeno dell’entrata di Sesshomaru che fissava la sacerdotessa con uno sguardo gelido, ma anch’egli sentiva qualcosa vorticare nel suo animo... Che fosse per Rin? La piccola era in pericolo? Strinse i pugni e si maledì per non averla protetta meglio.
-Miroku di che cosa stai parlando? L’albero sacro emette luce? –Domandò il vecchio demone.
-Esatto, in primo luogo abbiamo sentito una scossa di terremoto e poi abbiamo avvertito una forte energia scaturita da quel posto. –Parlò Sango.
-Padron Sesshomaru! Padron Sessh…-terminò Jaken dopo aver corso per tutto il tragitto.
Aveva il fiatone, ma si ricompose dopo aver fatto due passi indietro, il suo padrone era infastidito dalle sue urla. Con un colpo di tosse riportò il silenzio aspettando il consenso di colui che aveva di fronte.
-Parla. –Lo esortò Sesshomaru.
-E’ successo qualcosa di strano sia a Sud che a Nord. –Blaterò.
Il demone volle sapere di più e per poco al povero Demone lucertola non venne un infarto. –Alcune spie dicono che i pilastri sacri si siano illuminati all’improvviso ed hanno eretto una barriera intorno a tutto il villaggio. –Finì.
-Che cosa può significare? –Disse Toshi allarmato.
Non era mai successo qualcosa del genere, mamanon ci fu nemmeno il tempo che uno scossone fece traballare tutti quanti e poco dopo nel giardino adiacente una scia luminosa si formò fino a toccare il cielo.
-Penso che tutto sia collegato a ciò che stiamo vivendo, Dafne ne aveva parlato a lungo. Loro tentano di attaccarci, ma noi possediamo qualcosa. I pilastri energetici si sono attivati nel momento del pericolo, ciò che ci aspetta ci travolgerà. –Affermò Miroku mentre delle gocce di sudore gli scendeva dalle tempie.
-Stai dicendo che siamo in pericolo, bonzo? –Lo afferrò Sesshomaru.
-Si. E se non troviamo il punto in cui compariranno saremo finiti. –Terminò.
Sesshomaru rimase impassibile dopo averlo lasciato, tutti erano immersi nei loro pensieri –Jaken convoca tutti i generali nell’arena. –Sentenziò l’albino.
-Inuyasha! –Gridò all’improvviso Kagome tenendosi il cuore. Stava soffrendo era palese, ma nessuno immaginava di cosa stesse soffrendo realmente.
-Ka-chan stai tranquilla. –Disse con dolcezza Sango, mentre le asciugava il sudore.
-Dovremo anche noi prepararci, avverto una forte energia avvicinarsi. Qualcosa di oscuro si è risvegliato. –Chiuse gli occhi Miroku.
 
La riunione era terminata, ogni generale aveva un compito ben preciso.
Sesshomaru si spostò verso il raggio luminoso e lo fissava con intensità, ripensava a quelle parole che Dafne aveva detto a suo padre, che tutto fosse pronto alla distruzione? No! Non era il momento, lui doveva regnare per tutto l’ovest. Si voltò, ma si fermò. C’era qualcosa nell’aria che lo metteva in allarme.
All’improvviso sentii una voce piccola, la riconosceva perfettamente. Il suo timbro era giovane, dolce, squillante.
-Signor Sesshomaru…-la voce era incrinata dal pianto.
-Rin. – Pensò il demone, che cercò di individuarla, ma non la trovò da nessuna parte.
-Signor Sesshomaru, aiutate Rin. –Blaterò la piccola, spaventata.
-Dove sei? –Chiese al nulla.
-Rin ha paura, è tutto buio. Ahhh! –E’ tutto svanì.
Le era successo qualcosa lo sentiva dal profondo del cuore.
Fu in quel momento che captò qualcosa nel suo petto. Il suo cuore stava battendo forte, come se gli volesse dire qualcosa.
 
-Non può essere. –Affermò e in un attimo si spostò verso la sua zona di meditazione, cercò di tentare con la tecnica, ma fu respinto brutalmente.
Le cose si stavano mettendo male e quella stupida non gli voleva dire nulla.
Un nuovo giorno si aprì, ma il cielo era nero come la pece, il castello si era imbottito di demoni pronti per affrontare un nemico a cui non sapevo nemmeno dar nome.
Presto iniziò a cambiare il tempo.
Miroku avverti chiaramente la paura della natura e richiamò l’attenzione anche del demone maggiore, consigliandogli di stare in allerta; in un attimo un urlo sovrumano si espanse e tutti quanti fissarono il cielo.
Sembrava una scena apocalittica, una marea di soldati in tenuta scura piombarono al suolo, non si distingueva il corpo dal viso da come erano scuri.
Si avvicinarono pericolosamente, ma ben presto si scontrarono contro le barriere che si erano attivate per quella battaglia.
-La mia supposizione era giusta, tuttavia penso che sia meglio che la barriera protegga i villaggi piuttoato che qui, presto o tardi la loro energia si spegnerà. –Affermò Miroku fissando il cielo.
-Ma come faremo? Mica possiamo comandare una cosa del genere. –Dichiarò la sua donna.
-L’umana potrebbe avere quel potere, essendo la custode della sfera. –Parlò Sesshomaru.
-Ma dorme. –Parlò Sango, preoccupata per il suo villaggio.
-Monaco, riesci a prendere in possesso il potere della sfera temporaneamente? – Domandò il demone bianco, ma prima che Miroku potesse rispondere, Sesshomaru si voltò verso la figura che si stagliava dietro a loro. Kagome emanava una strana luce viola, i suoi occhi erano bianchi. Non era la solita ragazza.
-Kagome stai bene? –Cercò di avvicinarsi la sterminatrice, ma Miroku la fermò.
-Sango, quella non è Kagome. Chi sei? –Domandò, fissandola attentamente.
-Sono la sfera. Stai tranquillo monaco, la tua amica sta bene. In questo momento si sta riprendendo dal duro colpo che ha ricevuto. –Pronunciò, per poi voltarsi verso il demone. –Pregherò per stabilire una linea di comunicazione verso i pilastri dell’equilibro, nel momento in cui la loro luce diventerà debole, sarete allo sbaraglio. –Detto questo, s’incamminò verso l’area sacra e congiunse le mani.
-Sango, stai con lei. Noi penseremo a questi pazzi. Stai attenta. –Confidò il ragazzo abbracciando la sua amata.
-Anche tu. – e si lasciarono.
Tutti erano pronti per la battaglia, le spade si alzarono. Fu in quel momento che la barriera svani e l’attacco colpì.
 
 
La terra sanguinava, gli alberi sradicati, il silenzio sembrava un sogno impossibile. In ogni angolo si sentivano grida, urla soffocate.
La guerra era iniziata, le ore erano passate in fretta, non c’era distinzione tra giorno e notte e pian piano i demoni iniziarono a cedere alla stanchezza. Erano giorni che quell’incubo continuava, i loro avversari sembravano instancabili, tutto aveva preso una piega insolita.
Sesshomaru, che guidava l’esercito, fu costretto alla ritirata essendo stato ferito gravemente ad una spalla. I suoi uomini si erano ridotti a stracci, i possenti Inuyoukai si erano resi conto che quei cosi erano impossibili da uccidere. I loro poteri non valevano a nulla, solo grazie ad alcuni sacerdoti erano riusciti a devastarli, ma gli umani erano deboli e non potevano resistere più di tanto.
-Se solo sapessimo chi fossero, dannazione! –Urlò Miroku, mentre si bendava la mano.
-Ci hanno sconfitto…-aggiunse Toshi furioso.
-Dovete avere fiducia, la vostra amica non vi abbandonerà nel momento del bisogno. –Parlò la voce della sfera.
-Stai zitta! –La fermò Sesshomaru. Il suo ego era stato ferito brutalmente e non aveva nessuna intenzione di sentirla.
Si allontanò per guarire le sue ferite interne e lasciò il campo.
Per fortuna il castello era ancora agibile grazie a quella barriera che tempo prima Dafne e la sorella avevano eretto. Era potente, questo lo ammetteva, ma oltre le mura era tutto distrutto.
"Dove sei andata a finire?"  Si domandò.
Lei c’era sempre stata quando ne avevano bisogno, pian piano aveva imparato a conoscere il suo lato battagliero, quando sfoderava quella spada oscura ed estremamente pericolosa, lo aveva attratto. Tuttavia una parte di sé era preoccupata per la piccola Rin, se le avessero torto un capello gliela avrebbe fatta pagare cara.
Il suono del corno lo fece allarmare, corse verso le mura di cinta e non credette ai suoi occhi.
Era impotente. Avvertiva la sua forza da quella distanza.
Lui era lì che lo fissava con orgoglio. La sua lunga coda che lo avvolgeva come un mantello, il suo sguardo puntato verso il nemico.
Come se fosse sceso dal cielo, il demone atterrò con eleganza e con un fendente calcolato bruciò la massa di insetti che si trovava ai suoi piedi.
-Sesshomaru riorganizza l’esercito, abbiamo nuovi alleati che ci aiuteranno in questa Apocalisse. –
Nessuno fiatava.
Tutti gli occhi lo fissavano.
-Padre... voi siete morto. –Disse Sesshomaru.
Il generale rise –Beh i Kami mi hanno dato una possibilità, sono giunto qui per aiutarvi. –.
Detto questo, un coro di voce si espanse e tutti i demoni si portarono la mano al petto per dare omaggio al loro generale. Inu No Taisho era tornato.
 
-Salviamo il mondo, Sesshomaru, ma con una mano in più. – concluse.
Detto questo, il demone si spostò e rivelò la nuova figura che stava apparendo dietro di lui.
L’abito era di un blu elettrico, che arrivava fino al terreno, ma non era quello che fece rimanere Sesshomaru in uno stato di silenzio attonito.
L’armatura dorata che ella aveva indosso e il suo sguardo potente. Dafne era una Dea scesa sulla terra e stava aiutando tutti loro portando con sè gli esseri degli inferi.
La ragazza gli sorrise e, con un gesto, richiamò la sua arma, che apparve con un lampo di luce. Una luce che la invase di un fuoco vivo e che si estinse con un cambio di abito più comodo ed adatto a quel momento... ma era comunque stupenda, lo doveva ammettere. Sì, lei gli avrebbe dato una marcia in più.
-Soldati facciamo piazza pulita! –Gridò Dafne con grinta, per poi aprire le braccia e far defluire il suo esercito.
La flotta di quelle anime infernali si sparpagliò ovunque, dando man forte ai demoni e agli umani.
-Sesshomaru - lo chiamò, riservandogli uno strano sguardo complice - combattiamo insieme, mettendo da parte, per il momento, i nostri trascorsi? –propose Dafne.
-Tkz! Non illuderti donna, non ho bisogno di te. –Tuttavia non rifiutò quella proposta, affiancando il padre e l’amica.
Sopra un dirupo si stagliavano i tre, tutti i soldati alzarono le armi e lanciarono il loro grido di guerra.
Il momento era giunto, tutto poteva iniziare.
 
 
 
 
 
 
°
°
°
Sotto una coltre di nuvole ritorno.
Salve. Beh è un bel po’ di tempo che non mi faccio viva e mi scuso, ma la vita è iniziata a girarmi più velocemente, ma non vi preoccupate che terminerò tutte le mie storie, anche se dovrei impiegare tutta la mia vita.
Allora vediamo che una nuova guerra ha inizio, ci sono nuovi alleati e proposte che pian piano usciranno fuori, voi che ne pensate di tutta questa situazione? I fuochi d’artificio ancora devono avvenire, ma con il tempo. Chi va piano va sano e lontano.
Ok. Vi lascio e alla prossima.
Heart
Qui troverete l'immagine del vestito di Dafne :https://www.facebook.com/groups/411746989000957/

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Capitolo 24
*** La luna di sangue ***


        XXIV                             
“La luna di sangue”
 


Era bellissima, trasmetteva potete.
Con un salto si era posta al centro dei due generali cane.
L’esercito gridò: erano pronti per riiniziare la battaglia e questa volta avrebbero vinto.
 C’erano corpi che volavano, fuoco che divampava da un attacco.
Sesshomaru si fermò un attimo e guardò sia suo padre che Dafne combattere senza che fossero mai stanchi, la loro tecnica era fluida come l'acqua, i loro movimenti calcolati e il loro potere scaturiva da un solo attacco.
Dopo quella piccola riflessione ritornò al suo ruolo di combattente, sfidando la morte con determinazione, non voleva essere da meno. L'esercito di Dafne era potente, ombre oscure si stavano ritirando nelle fessure delle terra, assorbendo quelle anime dannate che avevano dato la loro fedeltà al nemico. Rifoderò Bakusaiga e notò il sorriso complice di quei due, chissà che avevano da confabulare.
-Complimenti figliolo. Il nemico è stato devastato, ritorneranno ma non per oggi, dobbiamo far riposare i nostri uomini. – Detto questo si girò verso il castello per rientrare.
Il demone voleva capire che cosa facesse suo padre li, come mai gli avevano concesso quel privilegio? Tuttavia non si domandò oltre, sapendo che la donna che camminava al suo fianco era dotata di innumerevoli poteri. Il loro rientro fu acclamato, ogni soldato si inchinava al suo vecchio generale, ma egli non si espose oltre, era troppo pensieroso.
-Sango. Miroku. – La voce tenue di Dafne si espanse oltre le mura, la giovane aveva appreso che Kagome era stata in pericolo, ma grazie al potere che le aveva conferito e al suo, si era salvata. Finalmente la ragazza aveva scoperto che tutto era possibile e il suo piano poteva continuare senza intoppi.
-Ancora non si è svegliata. Sono preoccupata. -Ammise la sterminatrice, accarezzandole la fronte.
-Stai calma amica mia. Kagome è forte. -Affermò Dafne inginocchiandosi accanto all’amica e ponendole la mano sul cuore. -Risvegliati, mia dolce Kagome, il mondo ti attende. Custode della pietra sacra, riprendi la tua sacrale armatura e combatti il male con me. – L’ultima frase fu detta in una lingua antica, persa al mondo. Miroku ne fu sorpreso, solo i bonzi ne erano a conoscenza anche se ormai si stava perdendo. Le ragazze furono avvolte da un bagliore che le distingueva, il blu per Dafne e viola per Kagome, dando nuova forza.
La sacerdotessa aveva riacquistato il suo colorito, la sua forza era di nuovo equilibrata, adesso aspettavano il suo risveglio.
Dafne, contenta del suo aiuto, la lasciò nelle mani dei due fidanzatini e si diresse verso i demoni che stavano riguardando il piano d'attacco. Toga le fece un cenno e avanzò nella stanza. I demoni, vedendola e riconoscendola, aprirono la bocca per quando era maestosa in armatura, ma la ragazza non diede importanza a quegli squallidi e lascivi pensieri.
-Il nemico ci attaccherà nuovamente e noi saremmo pronti, tuttavia ci sono alcuni problemi. - Affermò il demone guardando verso la ragazza, lei abbassò la testa.
-Che cosa sono questi gesti complici, Toga!- ribadì la signora madre che era rimasta all’angolo a fissare tutta la scena. La signora non sopportava quella ragazzina che si attegiava come se si sentisse invincibile! In passato avevano scoperto che era una principessa vampira, anche se non le quadrava tutta quella superiorità, ciononostante aveva tralasciato di provare interesse in quel fatto... ma adesso che il suo defunto marito sorrideva e parlava come se la conoscesse da una vita.. non le andava giù.
-Madre state zitta! – aggiunse Sesshomaru tentando di calmare la demone.
- Ascoltate vostro figlio, e per la vostra sopravvivenza. - Disse Dafne mentre la fissava con sfida, stavolta le avrebbe fatto mangiare la polvere.
-Ragazzina impunente, come ti permetti a parlarmi cosi? - In un secondo si lanciò verso di lei, la sua furia era elevata, fulminante.
Si trovò contro una spada, non era né Bagusaika né Mekai, ma Songa. Toga la guardava severo e irritato.
-Femmina imprudente. Non ti è bastato la prima volta, ora cerchi di affrontarla nuovamente. Ci sono esseri che non si possono toccare nemmeno con il pensiero. – Gridò facendo abbassare le orecchie a tutti.
-Non dire assurdità Toga, tu e Sesshomaru vi siete fatti sedurre da questa cagna! – Buttò con veleno.
Un rumore sordo paralizzo tutti quanti.
-Se non volete essere fustigata dagli inferi chiedete perdono. Dafne è la signora degli inferi. -Rivelò Sesshomaru.
Il silenzio era assordante, tutti i cuori avevano smesso di battere. Adesso molte cose avevano un senso. Miroku, che si trovava dietro la porta, rimase immobile. Tutto aveva preso un senso, ecco perché poteva fare quelle cose, il suo potere, autorità, il mistero. Dafne era la regina dei morti, era grazie a lei che Inu no Tashio era ritornato dalle terre della morte.
  • Non è possibile- blaterò Seya
  • Adesso potete finire di confabulare contro di lei. Se non volete che la morte vi venga a prendere- disse infine Sesshomaru, avvicinandosi alla finestra.
Sentiva il cuore pesante, Rin era in pericolo, ma fino a che quella marmaglia fosse rimasta lì non poteva chiedere spiegazione a quei due.
 
La notte era calata, uomini e demoni erano tutti riuniti nella sala da pranzo a consumare la loro cena, c’era rumore di posate e bicchieri. Il fatto di prima era stato scavalcato, anche se alcuni la guardavano stranamente, come se tutto il caos fosse stato  causato da lei.
Ma il loro generale era posto accanto a lei come guardia del corpo e non permetteva a nessuno di toccarla e nemmeno ad una mosca di avvicinarsi a lei. Dafne era lontana da quel banchetto, avvertiva forze in avvicinamento. La luna stava calando: il momento di agire stava per arrivare. Non si accorse nemmeno dell’avvicinamento di Sesshomaru che la fissava per studiarla.
-Hai molte domande figliolo, ma dovrai aspettare. - Disse Toga bevendo del vino. Il figlio non proferì parola e continuò a guardarla come se i suoi occhi potessero entrare in quella barriera che la ragazza aveva sorretto. Quando i commensali uscirono e si ritirarono nelle loro camere, Dafne si alzò e si spostò verso la finestra. Con estrema calma alzò il braccio e la mano si aprì per far apparire una sfera di potere che sigillò tutte le vie di uscita.
-Che cosa significa? - Chiese il demone. Lei non rispose, il padre neppure e il bonzo che era rimasto nella sua postazione fissava l’amica.
-Adesso posso parlarvi, nessuno riuscirà a trovarvi e disturbare, in questo periodo anche le mura hanno le orecchie. – Affermò la ragazza. – Statemi a sentire perché non mi ripeterò per la seconda volta. Appena la luna inizierà a calare, un portale oscuro si aprirà per permetterci di entrare in una dimensione. Essa ci condurrà verso Rin e Inuyasha, loro sono il nostro lascia passare poiché posseggono un legame con noi. - Disse fissando la sfera.
- Hai iniettato la tua polvere su qualcosa è questo che vuoi dire? – dichiaro Miroku.
-Esatto. Non ho voluto rischiare, così ho fatto in modo che il mio potere potesse contattarli, ma questo può avvenire solo con voi. Il legame è stato spezzato appena loro si sono impossessati del loro potere. Grazie a Songa, Tenseiga e Seshin possiamo raggiungerli. - terminò.
- Kagome ancora non si è risvegliata - ma fu interrotto.
- La sacerdotessa è sveglia- dissero insieme i due demoni. Miroku ne fu felice e voleva correre dalla amica, ma era chiuso a chiave.
-Ci andrai appena finiremo. In quel mondo il vostro potere sarà ridotto, sarete quasi considerati umani per tutti, solo il vostro legame vi aiuterà. La chiave la custodite voi, miei amici –Dafne aveva cambiato voce, come se nemmeno lei se ne rendesse conto, gli occhi erano interamente blu e anche i capelli si stavano dipingendo del medesimo colore. La ragazza emanava potere e non solo. La sua autorità aveva messo in ginocchio anche le pareti della stanza che si stavano crepando a quel flusso di potere maestoso. Le spade vibravano, i due demoni erano affascinati da tale apparizione, ma solo Miroku avvertiva un pericolo imminente accanto a loro. –Vi ho donato le chiavi che apriranno un mondo nuovo, ma nello stesso tempo oscuro, avremo poco tempo a nostra disposizione, ma credo che riuscirete a farcela. – Il potere stava defluendo, ma Toga la fermò. –Sarà la sacerdotessa a riportare Inuyasha a casa, che cosa devo venir a fare anch’io, penso che sia più propizio che rimanga a guidare l’esercito. –Affermò il generale, ma l’entità non era d’accordo con lui, nascondeva qualcosa e se ne accorse il vecchio, -non credo di non aver mai sbagliato. Il mio sesto senso mi grida che tu dovrai salvare un anima in quella dimensione; il tuo aiuto sarà importante, il cerchio si chiuderà con una fiamma viva che vi darà una nuova forza. –Il potere svanì e tutto ritornò al suo posto. La barriera era sparita e i due demoni si fissavano con determinazione, chissà che cosa voleva dire.
-Se mi volete scusare, mi vado a riposare. –La ragazza passò accanto ai tre uomini senza rivelare oltre per poi scomparire dalla loro visuale.
-Strane le ultime parole, chissà di che cosa parlava. –Appuntò Miroku facendosi pensieroso... che non avesse scoperchiato tutti i suoi poteri? – Generale voi siete state accanto a lei, non avete avvertito nulla di strano o di misterioso? –Chiese con educazione.
Toga si risvegliò da quella riflessione e ci pensò su.
-La sua anima è invasa da un potere che pochi possiedono, anche la sua famiglia ne ha uno simile, soprattutto la madre che ha un potere simile ma del tutto diverso. Essi possono far crollare il mondo con la sola forza di volontà. A quella festa di qualche mese fa una fenice si presentò a noi, donando nuovi poteri e una missione, tutto risale da quell’episodio, penso che lei sia forgiata da quelle fiamme. Non è caso che viene chiamata l’angelo della distruzione. –Espresse Sesshomaru rivelando le informazioni che aveva trovato sul conto della ragazza del futuro.
-L’ho notato anch’io, figliolo. Madre e figlia posseggono una energia illimitata. Molte volte la donna è arrivata come un fantasma davanti l’altare della figlia, era come se fosse di casa, che il potere oscuro che galleggiasse in quella dimensione non le facesse del male. Sono due esseri diversi da noi, in loro scorre un potere fuori dal comune. –Spiegò Toga.
-Dafne ce lo aveva detto una volta, che lei e i suoi fratelli erano speciali, ma non aveva detto null’altro. –Si fece pensieroso Miroku cercando qualche barlume di ricordo, ma Sesshomaru fu più lesto –un gene speciale che gli permette di fare qualcosa di assurdo. Il loro potere deriva da questo, permette di essere qualcosa di molto potente. –Bisbigliò. Perché non ci aveva pensato prima? Che avesse avuto tutto sotto il naso e non si fosse accorto di nulla? E se lei avesse oscurato …strinse forte i denti e si voltò, aveva bisogno di calmarsi per affrontare quella battaglia con la sua freddezza.
-Sesshomaru dove stai andando? –Lo rimproverò il suo vecchio.
-Non sparirò. Prima che la luna si oscuri sarò di ritorno. –Saltò fuori dalla finestra e sparì nella boscaglia.
-Quel ragazzo mi farà penare, ma vedo che ci sono già molti miglioramenti, sarà un grande Re. –Sorrise Toga.
-Se solo usasse più il cuore che la mente. –Confermò Miroku e il generale gli mise la mano sulla spalla.
-Sei un grande ascoltatore e sai il fatto tuo, ti vorrei domani qui per parlare di nuove strategie. Credo che una mano in più ci servirebbe. –Il ragazzo ne fu subito entusiasta e acconsentì per poi ritirarsi e far visita all’amica.
Toga fissò il cielo scuro, chissà che ruolo avesse in quella battaglia. Di sicuro la ragazza aveva visto qualcosa, di lei si poteva fidare, aveva fatto molto per la sua famiglia e le doveva molto. Forse era il suo scudo? Non poteva essere. Lei già ne aveva uno ed era il suo guardiano che la guardava con occhi innamorati e la proteggeva da chiunque, anche dai suoi fantasmi, allora che cosa era quella sensazione di fastidio che avvertiva intorno al cuore? Chiuse per un attimo gli occhi, e li riaprì, aveva bisogno di riposare, anche se lui era morto, ma il suo corpo glielo stava ripetendo da un poco di tempo.
Che ci fosse dell’altro del suo ritorno e di quella missione? Tutto poteva essere, sicuramente gli dei non avrebbero concesso il suo ritorno, altrimenti.
 
 
 
 
 
C’era freddo. Le mani si congelavano a vista d’occhio. Un brivido, un secondo, un terzo…il fiato si spezzava. Le mani ben presto divennero fredde e perse il loro senso del tatto. Cercò di riscaldarsi con il calore del corpo ma era inutile, si voltò e notò che la medesima cosa era successa anche a lei. I due demoni stavano soffrendo per quelle temperature fuori dal normale, il loro yuki era svanito come il calore delle terre dell’ovest. Quei sotterranei era oscuri e creavano ombre che le mettevano paura. Ingoiò un groppo di paura e di ansia e seguì la scia che illuminava il percorso. La sua luce era chiara e brillante, l’oscurità con annientava la sua energia. Le sembrava tutto così strano, nel pensare che meno di settantadue ore fa ancora era nel suo futon a riposare e adesso si era spinta oltre le sue previsioni. I guardiani che la proteggevano senza perderla di vista rimanevano in silenzio e fissavano tutta l’aerea anche se non si distingueva nulla, tutto era buio e i loro occhi umani non vedevano nulla. L’unica cosa che non gli faceva perdere la speranza era quella dolce ed evanescente fiammella che danzava davanti ai loro occhi, era viva e potente. Si sentiva in un abbraccio pieno d’amore, lei li avrebbe condotti verso la porta che avrebbe spaccato il mondo in due.
I passi riecheggiavano in quella pietra fredda e senza forma. I loro abiti era conformi alla loro natura, come se un potere sconosciuto avesse permesso di stare nella loro forma naturale. Tutto aveva una stana composizione, anche quella dimensione in cui non si capiva né luogo, né parti. Alla fine del sentiero, la fiammella si fermò e si spense.
Il buio li sovrastò. La sacerdotessa gridò nel panico, mentre i due demoni la raggiungevano, ma non vedevano nulla, i loro sensi si era ridotti a niente.
-Dafne aiutaci. Dafne! –Gridò con paura Kagome che iniziò a piangere. Perché li castigava in quella maniera? Perché non c’era mai?  -Ci porti in un mondo sconosciuto e svanisci? Sei solo una stupida vigliacca! –Le lacrime erano uscite come un torrente incontrollabile, era come al solito, li mandava in una parte dell’universo e li metteva alla prova, ma per quale fine? Loro non erano potenti come lei, erano solo degli umani privi di ogni protezione.
La ragazza congiunse le mani a forma di preghiera e chiuse gli occhi, mentre le lacrime le bagnavo le guance. Il terreno sterile le graffiava le ginocchia.
 
-Bentornata amica mia. Mi fa piacere che il tuo sonno abbia portato quel sorriso. Purtroppo ancora siamo lontani dal vincere, ma ce la farete. –Disse guardandola. Era seduta sul tronco dell’albero in giardino, i suoi lunghi capelli erano sciolti e il suo sguardo era triste e lontano. Chissà quale pene stava soffrendo. Il suo animo era una roccaforte di sentimenti indistinti.
-Su con la vita. Tutto si risolverà. Sono pronta per affrontare anche l’inferno per ritrovare Inuyasha. –Disse la sacerdotessa, decisa nella sua nuova missione.
-Ti fai onore, custode. Non sarà facile, ma saprete farcela. Infine vi ho scelto per il vostro grande cuore e potere che aleggia nelle vostre anime. –Affermò, spostando una ciocca di capelli che si era messa davanti agli occhi.
-In che senso? Tu non verrai? –
-No. Io vi attenderò dall’altra parte. Ma sarò sempre al vostro fianco, finché la speranza vivrà nei vostri cuori. –Si apprestò a dire.
-Domani, quando l’eclissi inizierà voi entrerete in un mondo che non conosce la luce, ma i vostri animi saranno legati uno all’altro per far in modo che vi sorreggerete a vicenda, quando uno di voi sarà oppresso dalla paura. – Dichiarò Dafne, che scese dall’albero e si mosse verso l’interno del palazzo, - ma non dovrai avere paura, il tuo cuore ti guiderà verso la strada giusta. –Le sorrise per poi allungarle la mano. –Il tuo potere più grande deriva da qui. –toccandole il cuore.
Dopo aver pianificato un piano dettagliato, i tre erano pronti per quella missione. Sesshomaru era contrariato di quella cosa, che ella non sarebbe stata con loro, ma ben presto lasciò quel pensiero e appena la notte calò e la luna fu disposta ad accoglierli, una strana energia inquieta li sovrastò.
-Miei cari amici che il vostro destino si compia in questa notte di sangue. Ricordate che il buio non vi prenderà finché in voi regnano sentimenti puri, andate e vincete le vostre paure più intime. –Un fascio di luce li avvolse e li indirizzò verso la luna che pian piano si stava aprendo a quelle anime, era tempo che tutto si realizzasse.
 
Sentiva troppo freddo. Il corpo non voleva più reagire, che cosa poteva fare? Ricordati dei tuoi sentimenti, mia piccola Kagome. Prova a connetterti con lui, voi siete destinati ad amarvi. Cercarlo con il cuore, lui ti troverà.  Quelle parole sembravano un balsamo per la sua anima tormentata. Strinse le mani con forza, cercando quel calore che le aveva dato una nuova forza, e fu così che dal buio più oscuro una nuova luce apparve dalla unione di quei sentimenti; Kagome sorrise, la chiave era l’amore. Pregò con il cuore con tutta se stessa, fino a che un fascio di luce si aprì davanti ai loro occhi.
-Bentornati. –Una voce chiara e felice li accolse.
Kagome non si fece pregare e si buttò tra le braccia dell’amica che la ricambiò.
-Sei una stupida sempre a farci provare prove su prove. Ma sono felice. –
-Ne avrai ancora molte da affrontare mia cara, ma non sarai sola. –Le sorrise per poi fissare i due demoni.
-E dai Sesshomaru credevo che avresti fatto qualcosa, invece sei rimasto impassibile. Sei una partita già persa. –Rise per poi essere sommersa dalla risata grossa di Toga e di Kagome.
Il demone, arrabbiato per essere preso di mira da quella burla, si girò per fissare il luogo. Era un cratere probabilmente poiché c’era molto calore in fondo, ma come mai galleggiassero era un mistero… poi si accorse che ci vedeva benissimo e che il suo yuki era di nuovo demoniaco, solo allora avvertì una energia straordinaria circondargli il corpo e che lo aiutava a sopportare quella atmosfera. Rise senza farsi vedere, era una stratega su quel campo. Quel vulcano era profondo, il cielo era scuro, però avvertì qualcosa come se il peggio dovesse arrivare da un momento all’altro.
-Oh fratello abbiamo degli ospiti. –Avvertirono ad un tratto. Tre figure evanescenti che apparvero dinanzi a loro. Erano delle ombre e non si distinguevano i loro lineamenti.
-Chi siete? –Chiese Sesshomaru.
-Siamo i padroni del mondo, spettro! –Disse a gran voce, proiettando un vento forte che li fece indietreggiare.
-Non dire assurdità. Il mondo non ha padroni, siamo noi esseri viventi, lo arbitriamo. –Diede voce Toga facendosi avanti e mostrando la sua stazza potente.
-Illusi! Non sapete che il mondo sovrannaturale è governato da ben cinque forze immortali. Questo perché la vostra vita banale è stata strappata dalla routine e immischiata in questa vicenda che viene combattuta da anni, secoli, millenni…da sempre. –Blaterò il primo dei tre, ridendo sotto i baffi.
-Noi siamo il mondo. –Aggiunse Kagome stringendo forte il cuore. Avvertiva una forza fuori dal normale intorno a quei tre esseri che la guardavano con occhi che non promettevano nulla di buono, come se la volessero mangiare, rabbrividì a quel pensiero e fece un passo indietro.
-Esseri senza nome, sono venuta a condannarvi in nome della giustizia. –irruppe Dafne con una sfera di energia in mano, sopra il capo aveva indosso la sua corona ed era splendida.
-Taci! –Ringhiò il secondo.
-Come osi, ombra! –L’energia che scaturì da quel rimprovero fece rabbrividire i due demoni e Kagome, avendola accanto.
I suoi occhi si stavano dipingendo di rosso sangue e quattro canini si mostravano dalla sua bocca.
-Maledetta ragazzina! tu insieme a loro siete imbattibili, ma noi ci siamo muniti della sacra pietra della immortalità. –Rise prima uno e poi i restanti due, mostrando come un gioiello una pietra sfavillante che brillava di una luce dorata.
-Non è stato facile, ma alla fine ci siamo riusciti. La donna ha combattuto con grande impeto, in fine è stata una grande guerriera…ma il suo spirito era già debole, dopo aver navigato per anni tra queste terre. – Affermò il terzo con aria vittoriosa. Tutti si interrogavano su chi fosse colei di cui parlavano, ma le loro risposte dovevano attendere.
-Fratelli che ne dite di far vedere il nostro potere? –Disse il primo, allungarono le braccia e dalla unione delle loro mani formarono un rombo dal quale un fascio di luce si espanse e colpì a morte i quattro ospiti, risero per quell’attacco a sorpresa, ma ben preso si scontrarono con una barriera che li aveva protetti.
-Grazie Dafne. –Disse Kagome fissando l’amica che aveva ripreso le sue sembianze normali.
-Cercateli, intanto mi occupo di loro. –Sentenziò seria e fredda. La sacerdotessa non disubbidì e con l’aiuto di Seshin si mosse verso il basso seguita dai due demoni. Il caldo si faceva sempre più opprimente, ma non demorse, lottò contro i suoi limiti e alla fine ne fu ricompensata. Ammassati tra loro tre corpi giacevano sul pavimento roccioso. I tre atterrarono, ma uno dei tre si parò di fronte a loro.
-E no! Non può essere così facile. Abbiamo dovuto usare tutte le nostre energie per estirpare il loro potere! Non potete averla vinta così velocemente –Mosse il dito della mano destra con calma, quel gesto fece innervosire Sesshomaru che attaccò senza riflettere, per andarsi a scontrare con una barriera e finire dall’altro lato del campo.
-Maledetto! – Sputò una macchia di sangue per poi ritornare al suo posto con il padre e la ragazza.
-Che cosa vuoi ancora da noi? Penso che tu e tuoi fratelli vi siete già presi la ricompensa. –Disse Toga nervoso.
-Oh lo sappiamo. Ma mi piacciono le espressioni di coloro che soffrono vedendo le persone che amano. –Rise malefico. Che essere ripugnante, amava la sofferenza. Sesshomaru spalancò gli artigli: se si fosse permesso di sfiorarla anche con un solo dito, avrebbe pagato a caro prezzo.
-Oh quanto sei determinato principe. La tua cara bambina ha strillato il tuo nome con tanto impeto, che abbiamo dovuto tagliarle la lingua, ma non è bastato. –Rise con vittoria vedendo la rabbia che scaturiva verso il demone, che perse di vista tutto. Gli occhi fiammeggiati apparvero e poi seguiti dalle zanne e dalla sua trasformazione.
-Sesshomaru riprendi il controllo, te lo sta dicendo per provocare il caos! –Urlò Toga, ma l’ombra aveva in serbo qualcosa anche per lui: gli mostrò una figura che conosceva fin troppo bene. La sua lunga mano aveva afferrato un corpo pallido e un anima distrutta dalle loro azioni brutali. Il suo splendido vestito era ricoperto di strappi da cui intravedeva la sua pelle bianca e viola. Più saliva con gli occhi e più la bestia che covava dentro di lui usciva, non gli interessava più nulla; i lunghi capelli d’ebano scivolavano senza vita. Il suo visto era devastato da macchie, davanti a sé aveva l’amore della sua vita: Izayoi.
Riconoscendola grazie ai ricordi di Inuyasha, Kagome si coprì la bocca per non urlare. Che cosa succedeva se qualcuno toccava qualcosa di tuo? Questo. Fissava i due demoni che avevano perso il controllo delle loro azioni.
Le sue parole potevano o avere poco senso, o potevano scatenare l’incontrario, si spostò in fretta: lo doveva trovare. Ma più cercava più la paura la invadeva, strinse la mano ferma al cuore e gridò il suo nome. Spalancò gli occhi quando un corpo giaceva al suolo accanto a un masso, fece un lungo salto e arrivò all’altra sponda. Cercò di vedere chi fosse, appena notò la casacca rossa e i capelli argentati corse a perdifiato con il cuore in gola.
-Inuyasha! Inuyasha! –Gridò con paura, per poi girarlo. Sotto il corpo del demone giaceva il piccolo esile corpicino di Rin. La bambina non respirava come Inuyasha. Erano morti. I due avevano le dita intrecciate, sicuramente il suo amato aveva cercato di proteggerla. Pianse. Tutto era così assurdo.
-Seshin aiutami ti prego. –Sussurrò piano, scossa dal dolore. Spostò la piccola e abbracciò il suo amore, bagnandolo. –Ti prego Inuyasha non mi può lasciare, abbiamo tanto da vivere ancora. Io Ti amo. –Confessò e si accorse che Tessaiga appariva come per magia. Era sicura che non ci fosse prima, sia Seshin e la spada si erano illuminate, una strana energia aleggiava intorno, la riconobbe e alzò la testa. Anche i due demoni erano avvolti, Dafne li stava richiamando. Il suo potere li fece riunire, Kagome richiamò Sesshomaru mostrandogli il corpo della piccola Rin. Il demone abbandonò lo scontro con l’ombra, che nel mentre era svanita. Toga abbracciava il corpo inanimato della moglie.
Sesshomaru fissò quelle ombre con odio. Rin era devastata da ferite irreparabili, il suo cuore si era fermato.
Dafne si avvicinò ai tre con un amore materno.
All’improvviso Toga, Sesshomaru e Kagome spalancarono gli occhi a vedere quel miracolo, non poteva essere. I loro corpi battevano nuovamente, quello era una cosa incredibile, ella possedeva tale potere? Kagome si girò verso l’amica e avendo la consapevolezza che fosse lei, successe la medesima cosa che avvenne con Kaede qualche tempo fa. Il corpo giovane di Dafne era avvolto dalla seta e in lei sentiva la forza della vita. Lei era…
Il suo urlo interruppe quella riflessione, si ritrovò stretta da uno delle ombre.
-Lasciate la ragazza! –Gridò Toga stringendo da una parte la moglie e l’altra Songa, pronta a combattere.
-Portateci la fiamma azzurra e la riavrete, avete poco tempo. –E svanirono, ributtando quegli ospiti indesiderati nel loro mondo.
 
Al palazzo c’era brusio, il rientro dei due principi aveva portato scompiglio. La signora madre era su tutte le furie, non solo doveva accettare il figlio illegittimo, ma anche l’amante di Toga.
I due erano in stanze separate ma accuditi dal demone. La donna era lenta nella guarigione, ancora non si capacitava come mai lei fosse lì. Era morta tanti anni orsono, anche se il suo corpo era evanescente, segno che era solo uno spirito prigioniero di quel mondo che non le apparteneva. In passato l’aveva cercata ovunque, ma i suoi doveri erano stati mancati, forse era tutto collegato. Dafne era troppo silenziosa dopo il ritorno, il suo potere si era come spento dopo quella affermazione, che lei sapesse dove si trovasse quella fiamma?
Sesshomaru fissava il viso della piccola Rin, lei si stava riprendendo forse più velocemente dei due. Il suo colorito era buono e il suo fiato regolare. Il suo corpo aveva guarito le ferite o era merito della ragazza dagli immensi poteri.
La coprì con il lenzuolo per non farle prendere freddo. Il suo cuore si era ammorbidito quando l’aveva incontrato la prima volta, sorrise quando erano finiti nel mondo di Dafne, Rin da grande sarebbe stata bella, anzi stupenda nessuno poteva paragonarsi a lei. Con quei capelli lunghi, le guance rosse e quegli occhi vispi e intriganti. Sarebbe stata la sua consorte un giorno. Un tale pensiero lo fece rabbrividire, forse amava quella piccolina? Si sedette sul letto e la guardò per tutta la notte, senza stancarsi di studiarla, contemplarla, perché lei era una bellezza rara.
Una mano piccola e calda si appoggiò sul suo viso, facendolo ritornare al presente. I suoi occhi neri fissavano due perle dorate con un amore ancora acerbo, ma un giorno maturo per compensare quel vuoto che pian piano stava svanendo.
-Signor Sesshomaru…sono tornata. –Disse piano con la gola che bruciava da tanti sentimenti che non riusciva a capire, ma che si erano spenti alla vista del suo signore.
-Non piangere Rin. –Disse asciugandole le guance con le dita senza ferirla.
-Mi siete mancato. –Disse sincera. Si sentiva più grande e finalmente aveva abbandonato quel parlare che la rendeva incompleta.
Sesshomaru sorrise e felice e inconsapevole, abbracciò quel corpo e lo strinse a sé. I suoi capelli avevano un profumo che lo inebriava e lo rendevano succube.
-Mia piccola Rin. –Si fermò. Il suo corpo si era mosso da solo, e consapevole di quel gesto lo rinforzò sapendo che lei era diventato il suo tutto.[1]
 
Toga era preoccupato. Dafne non si era fatta più vedere e la sua aura era scomparsa da quel mondo, chissà dove era finita. Tuttavia la sua paura era la reazione del figlio minore. Kagome era stata presa come ostaggio. Una mano si pose sulla spalla e la vide, la sua amata. Aveva un dolce sorriso carico di amore. I suoi occhi erano rimasti identici ad una volta, volte celesti che brillavano appena incontravano i suoi.
-Non caricarti di ansie. Il nostro cucciolo saprà farsi valere –Disse, indicando il posto vuoto accanto al letto. Il demone non si scompose e si avvicinò all’amata, le accarezzò i capelli con amore per poi stringerle le mani con la sua possente. –Mi sembra di vivere un sogno, ci siamo incontrati nuovamente in questo mondo che ci ha voluto separare. –Mormorò.
-Siamo anime destinate ad amarci in qualsiasi luogo amore mio. –Mormorò commossa. Quanto gli era mancato, forse più del suo corpo. Ora non lo percepiva quel tocco, ma il suo amore sì.
-Mi sei mancata. –Disse, cercando di stringerla. Perché in quella dimensione ci era riuscito e adesso no? Tuttavia sviò quei pensieri e contemplò la sua donna.
Intanto in una stanza adiacente Inuyasha era immerso in un sogno ricorrente. Il demone si sentiva pesante, il cuore gli doleva. Una fitta che bruciava più dell’inferno che aveva affrontato.
-Inuyasha! –Un grido forte, deciso, suo, lo svegliò. Si sentiva spaesato. Si guardò in giro e notò che si trovava a palazzo. Accanto a sé aveva i suoi amici che lo richiamavano, ma lui era perso a ricordare quel grido di paura e di lacrime, sentiva la faccia bagnata come se qualcuno avesse pianto. Lo sfiorò e d’un tratto lo fece svegliare e si alzò in fretta.
-Kagome! –Gridò cercandola, ma di lei nessuna traccia.
-Inuyasha stai tranquillo. –Cercò di dire Miroku già provato dalla stanchezza. Il demone lo fissò: aveva la veste strappata in più punti, due occhiaie che scavavano il suo bel viso da dongiovanni.
-Che cosa è successo? – Domandò. I suoi sensi si misero all’erta e avvertì tante energie accavallarsi una sopra l’altra, di sicuro c’era stato qualcosa, ma non capiva la causa. I suoi ricordi erano confusi.
-Stai tranquillo, avrai le tue spiegazioni, ma adesso siediti. –Strillò con una voce acuta Miroku. Inuyasha si stranì, il suo amico non gridava mai era sempre calmo, c’era qualcosa di grosso che non sapeva. Infatti poco dopo le sue urla furono percepite da tutti, avendo saputo la verità. La sua furia era devastante, Toga non era riuscito a fermarlo.
-Inuyasha arrabbiarsi non serve a niente. Dobbiamo capire dove trovare questa fiamma. Che io sappia non l’ho mai sentita nominare. –Amplificò la voce il generale mettendo a suo posto il figlio minore, invece quello maggiore era pensieroso.
-Sesshomaru …-Lo richiamò.
Il demone scosse la testa, anche lui non sapeva nulla. Se solo la sacerdotessa ci fosse, lei aveva scoperto qualcosa in quel lasso di tempo, ma loro erano stati bravi a prenderla.
-Non riesco a starmene qui a fissare il muro, mentre quei mostri si divertono con Kagome. –Sbraitò Inuyasha.
-Siamo preoccupati anche noi, ma non credi che ci stai mettendo più ansia? –Lo rimproverò Miroku.
-Se solo sapessimo dove si trova. –Mormorò Toga impensierito, quella faccenda gli andava stretta. Dafne aveva tirato una mossa mancina su tutti, lei sapeva che Izayoi era prigioniera di quegli esseri, da lì ecco il suo ruolo, tutti i misteri giravano intorno a lei.
-Io so dove si trova. –Una nuova voce si aggiunse ed entrò nella sala. Indossava abiti del futuro, era elegante e leggiadra.
-Dafne! –Dissero tutti quanti.
-Razza di stupida perché sparisci sempre nel momento del bisogno? –Ringhiò Inuyasha afferrandola dal bavero della maglietta.
-Ho avuto le mie ragioni. –Disse piano. Miroku la studiò attentamente, il suo sguardo era triste, come se fosse pronta a lasciarli per sempre andare.
-Allora dove si trova? Così ci riprendiamo Kagome. – Annunciò il mezzodemone, felice di quella scoperta.
Dafne si avvicinò al centro della sala e fissò ognuno dei suoi amici.
-Non c’è bisogno di cercarla…-iniziò a dire.
-Dove? –Disse impaziente Inuyasha.
-La fiamma azzurra, detta “Aoi Hono” –iniziò, ma si sentì un piccolo urlo. Tutti si voltarono e fissarono straniti la madre di Inuyasha starsene con gli occhi spalancati, mentre le mani le tremavano. Che lei avesse riconosciuto tale nome? –La fiamma sono io. Uno scambio equivalente per un’altra vita. – Terminò Dafne mostrando a tutti il suo vero potere.
-Mia signora, siamo pronti. –Eddy apparve all’improvviso mostrandosi in armatura.
 
-Tesoro che ti succede? Chiese Toga avvicinandosi alla donna che tremava come una foglia.
-Avete di fronte la Dea della vita e della distruzione. –Mormorò pallida Izayoi mentre cadeva al suolo inerme.
Tutti erano rimasti basiti. Una Dea in casa loro.
Miroku spalancò la bocca. Anche lui percepiva la forza sacra che galleggiava intorno all’amica.
-Io sono una dei pilastri che sorregge il mondo sovrannaturale, una dei cinque. – rivelò- Ora che lo sapete… che ruolo avrete in questa guerra?-
 
 

 
 
[1]  Mi sento felice. Forse vi state chiedendo perché. Semplice, era da tempo che non avvertivo le farfalle nello stomaco. Amo la scrittura perché mi permette di esprimere emozioni che mi riempiono l’anima. Mi sento partecipe di quell’abbraccio, di quell’amore che sta per sbocciare. Un sentimento che nasce con un gesto, una parola. Il nostro principe ancora deve affrontare tante prove, ma è nella dritta via.
 

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Capitolo 25
*** La Fiamma ***


Blue Velvet
XXV
“La Fiamma”
 
Un soffio di vento entrò prepotente in sala, il tempo si era guastato e da lontano si udiva un tuono.
La stanza si stava oscurando, all’improvviso un lampo la illuminò e s’intravide lo sguardo dei presenti.
I loro corpi erano fermi, immobili a quella rivelazione. La loro amica era una Dea, come era possibile che avesse tenuto sotto controllo quel potere per tutto quel tempo? E come mai i sacerdoti non si erano incuriositi?
- Non dire sciocchezze, una dea fra di noi? Impossibile. Il suo potere si sarebbe mostrato puro e invece non lo e. -Disse il principe dei demoni. Anche se adesso, riflettendoci sopra forse lo era davvero. Ma perché nasconderlo fino ad ora? qual erano i suoi piani?
Toga fissò la moglie preoccupato e poi la figura della ragazza che non si era mossa; dal suo sguardo non traspariva nessuna emozione.
-La donna non sta mentendo, dinanzi a voi si presenta la Dea della Vita e della Distruzione, non è stato un caso che lei sia con voi. Ognuno di voi ha un ruolo, anche se dal principio non era programmato. - Asserì Eddy, rivolgendo prima lo sguardo ai presenti e poi alla sua signora. Dafne era come se non ci fosse in quel momento, assorta nei suoi pensieri, ma poi si scrollò tutte le preoccupazioni e si rivolse agli amici.
-Non abbiamo più tempo di parlare, Kagome ha bisogno di essere recuperata. - Disse. I presenti notarono il potere diffonderle negli occhi, in un lampo il suo abito si era trasformato in un’armatura, era arrivato il grande momento. -Mekai, sei pronta? – Chiese alla sua spada che le rispose con una fiamma viva.
I presenti rimasero di stucco alla complicità dell’arma, che splendeva e parlava con la sua custode.
-Ne stai parlando come se Kagome fosse un oggetto, chi credi di essere? -La rimprovero Inuyasha.
-Perché non lo siete? Per me siete nullità, esseri di basso rango. Se volessi vi potrei distrugge con la sola forza del pensiero. -Dichiarò la ragazza, facendosi seria. Tutti si chiesero se quell’amicizia esisteva o era solo una farsa, il demone si disgustò di tale parole e si allontanò dalla folla.
-Ti credevo nostra amica, invece per tutto questo tempo ci hai preso in giro. -Ammise.
-Non eri tu che mi allontanavi? Il tuo sesto senso aveva ragione, era meglio non fidarsi di me, di una bestia. - Rise.
 -Mi fai schifo! - Tuonò Il demone mentre faceva marcia indietro e si avvicinò alla ragazza, - abbiamo riposto in te la nostra fiducia, accolta nelle nostre case e tu invece ci ripagavi con prove. Ti senti più importante perché sei una Dea? Per me non sei nessuno, anzi sei una vigliacca! -Terminò, ma nessuno si aspettava che Eddy sguainasse la spada è si mettesse davanti alla sua signora per difenderla. -Ritira le tue parole demone, la mia signora ha sempre cercato di proteggervi, è questa la vostra gratitudine? – Fhe. Non rimangerò le mie parole e quello che penso. Voglio solo sapere la via per riprenderla.
 
A quel punto un’onda di potere l’investì facendo tremare le mura di tutto il palazzo. La ragazza si era alzata dal terreno e con gli occhi chiusi si ergeva dinanzi ai presenti con un’autorità possente. La sua aura sovrannaturale fu avvertita anche nei cieli e infatti un fulmine cadde ai piedi dell’area sacra del castello, in quel fragrante la Regina dei morti aprì i suoi occhi rossi e scaturì un lampo di luce che inghiottì i presenti.
                                                        °°°
 
-Kagome! –Gridò cercandola, ma di lei nessuna traccia.
-Inuyasha stai tranquillo. –Cercò di dire Miroku già provato dalla stanchezza. Il demone lo fissò: aveva la veste strappata in più punti, due occhiaie che scavavano il suo bel viso da dongiovanni.
-Che cosa è successo? – Domandò. I suoi sensi si misero all’erta e avvertì tante energie accavallarsi una sopra l’altra, di sicuro c’era stato qualcosa, ma non ne capiva la causa. I suoi ricordi erano confusi.
-Stai tranquillo, avrai le tue spiegazioni, ma adesso siediti. –Strillò con una voce acuta Miroku. Inuyasha si stranì, il suo amico non gridava mai era sempre calmo, c’era qualcosa di grosso che non sapeva. Infatti poco dopo le sue urla furono percepite da tutti, avendo saputo la verità. La sua furia era devastante, Toga non era riuscito a fermarlo.

-Lasciatemi, padre! Devo andar a salvare la mia Kagome. Non voglio che patisca il mio stesso dolore! –Si arrabbiò Inuyasha, mentre gettava di lato il padre con una forza che non ricordava.
-Credi che noi vigliamo? –Urlò Miroku –ci serve un piano, un luogo, qualsiasi cosa per individuarla! –Si lamentò. La sua testa era una trottola impazzita. Più cercava qualcosa, più non distingueva le forme.
-Perché non prendiamo un grande respiro e analizziamo i fatti. –S’intromise Sango. Guardò il suo uomo e gli appoggiò la mano sulla spalla per confortarlo. Miroku si beò di quel gesto, la sua amata lo capiva.
Prese il suggerimento di Sango e cercò di mettere in chiaro la sua confusione; molte cose non avevano significati come per esempio l’entrata in scena della madre di Inuyasha, sapevano tutti che ella era morta tanto tempo fa, come il generale, ma per il volere di qualcuno entrambi erano ritornati, anche se la donna era in forma di spirito. Il generale doveva recuperare la donna che amava e questo era un punto confusionario, come mai Dafne sapeva quel particolare? E poi perché rapire i due rimasti? Intorno alla loro amica c’era un mistero fitto, tutto collegava a lei e alla sua famiglia.
Di com’erano andate le cose c’era un disegno studiato nei minimi dettagli e l’unica artefice era Dafne, ne era sicuro. Quella ragazza possedeva un potere che andava oltre i limiti. Lei era la chiave di tutto.
-Inuyasha che cosa cercavano quei balordi in te e nella piccola Rin?- Chiese. Il suo sguardo era fisso nell’amico per non perdere nessuna espressione, tuttavia l’amico si perse in pensieri macabri e chiuse le palpebre come se non volesse diffondere il male.
-Di preciso non l’ho capito. Ma una cosa ben chiara era che ci volevano spremere come due limoni. Ci hanno sottratto tutte le energie, in quelle torture mi sono sentito pungere innumerevoli volte, e poi sbattuto in un terreno umido e fangoso. L’aria sapeva di morte e di terra bruciata. La loro lingua era sconosciuta e fredda. Ho pregato che mi uccidessero, ma è stato un desiderio illuso. –Disse il demone mentre abbassava ancor di più la testa come se volesse mettersela in mano.
-Inutile demone di basso rango. Sopportare un poco di dolore. –Espresse Sesshomaru indignato da quella rivelazione.
-Non puoi capire Sesshomaru. Ho avvertito il dolore di mia madre, la guardavo mentre subiva quelle torture e mi faceva rabbia perché non la potevo aiutare. –Rivolgendosi al fratello- non l’ho avresti provato anche per Rin quel dolore? Non sei più così imbattibile, adesso hai un cuore. –Puntualizzò il minore facendo innervosire l’altro, che lo prese dal bavero e gli ringhiò addosso.
-Non osare parlarmi in questo modo! –
-Smettetela voi due. Dobbiamo capire come giungere dalla sacerdotessa e trovare questa Fiamma. – Rintoccò il generale.
Il silenzio sovrastava la sala. Nessuno aveva mai sentito nominare questa fiamma, sicuramente era particolare.
Dei passi leggeri si avvertirono all’improvviso e dalla porta apparve la piccola Rin con in mano un amuleto, era quello regalatole da Dafne.
-Io so dove si trova. –Parlò con un triste sorriso.
Sango si avvicinò alla bambina e l’abbracciò, ma la piccola si divincolò e si fermò dinanzi al suo signore. Sesshomaru la fissò e i loro occhi si specchiarono l’uno dentro l’altro.
-Quando ero prigioniera sentivo delle voci. Quei tre parlavano a voce bassa, ma riuscivo a capire. Stavano discutendo su chi avrebbe dovuto stabilire il collegamento con una Fiamma, ma essa non era Azzurra ma Nera. Appena l’avevano nominata mi sentii debole e svenni. Al mio risveglio mi trovavo legata e accanto a me c’erano Inuyasha e quella donna, -indicando Izayoi.
-Ma perché loro e non chiunque? –Rifletté il monaco.
-Perché loro tre possedevano qualcosa che nessuno aveva. Erano legati ad entità particolari e potenti. –Una nuova voce si sovrastò in quei pensieri affollati. Dafne si presentava in tenuta da combattimento. Era splendida ed elegante.
-Fhe! –Borbottò Inuyasha mandando uno sguardo indignato all’amica.
-Dafne spiegaci qualcosa. Sicuramente le alte sfere te ne hanno parlato. –Affermò il generale lasciando la mano della moglie per avvicinarsi alla giovane del futuro.
-Le alte sfere me ne hanno parlato ma non come volevo. Mia madre mi ha spiegato tutto quanto. –Disse spostandosi verso la finestra e guardare il cielo tingersi di nero. La notte oramai era perenne e questo era un male. I quattro pilastri sacri proteggevano quel mondo, ma non avrebbero sorretto allungo, doveva agire subito.
-A chi erano legati? - Domandò Miroku spegnendo la curiosità di tutti.
Dafne si girò e li fissò. Prese un lungo respiro e iniziò. –Prima di tutto ascoltatemi e non interrompetemi, la storia è lunga ma ve la farò più breve possibile. –Disse per poi iniziare. –L’universo fu creato da cinque entità superiori. Essi avevano il compito di equilibrare il mondo terreno e quello dei cieli. Tuttavia un giorno uno dei cinque riuscì a praticare una tecnica proibita, essa aveva la facoltà di strappare il potere e la vita a chiunque anche ai Kami. Accorto di questo potere che poteva portare uno squilibro in tutti i mondi, chiese aiuto ai suoi compagni e lo sigillarono. Il processo durò cinque giorni e cinque notti, portandoli allo stremo delle forze. Essi caddero al suolo e si sbriciolarono come cenere. Da quel giorno il mondo sovrannaturale è precario. Nuove entità sono nate per stabilire l’equilibro, tuttavia ancora sono pochi. –Smettendo un attimo di parlare.
-Ma questo non ci spiega l’accaduto, Dafne ha noi non ci interessa…-Disse Sango, ma la sterminatrice rimase di sale, notando lo sguardo dell’amica. Spento. Era una condannata. Che avesse un filo in tutto ciò?
-Loro hanno riportato in vita la “Fiamma nera” essa può divorare sia cose e vita. Li priva della loro energia e li sbriciola. Nel contempo essa è uguagliata dalla sua metà, la “fiamma azzurra” che dona vita ed energia. Esse in mano sbagliate può portare alla fine. –Terminò per poi chiudere le mani. L’intreccio delle dita era stretto e dentro quell’abbracciò si stava creando una luce, appena essa fu pronta le due mani si allargarono e formò delle line di luce che collegò i tre donatori.
-Che diavolo significa? –Urlò Inuyasha vedendosi circondato da quella magia, ma notò che anche la madre e la piccola erano avvolti.
Dafne s’incamminò e posò le sue mani fredde sulla testa di Rin, la piccola alzò il viso e le sorrise –tu, mia piccola Rin, la tu allegria ha risvegliato il tuo talismano e con essa il tuo potere. Il tuo legame con Sesshomaru ha dato modo di essere stata scelta come custode. –Rivolgendosi al demone e poi agli altri. –Il legame di Izayoi sei tu Toga, nonché Inu no Tashio, Re di tutti i demoni ed infine Inuyasha tu alla reincarnazione della sfera dei quattro spiriti nonché Kagome. Il triangolo che inizia da un punto e ritorna alle origini. –
-Comunque non capisco questa tua affermazione. Ma in sintesi…-ma fu fermato, Dafne richiamò le spade dei tre demoni. Miroku dovette aspettare per le sue risposte perché l’amica stava facendo qualcosa di straordinario.
-Tessaiga. Tenseiga. Songa. Mostratevi ai vostri padroni e riflettete la strada verso la via del destino. – Borbottò, infatti le spade apparvero galleggianti al centro dove c’era la ragazza.
-Richiamate le vostre armi e cercate la vostra ragione di vita. Il potere è nelle vostre mani. –I tre guerrieri affascinati da quel potere ripresero possesso delle spade e avvertirono un potere sconosciuto inondarli.
Dafne sorrise, la via del destino poteva iniziare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Salve!
Oggi doppio aggiornamento.
Vorrei spiegare il processo che succede nel capitolo, perché non ci capirete più nulla. Non posso dire molto, perché la sorpresa avverrà nei prossimi capitolo, che ahimè sta per finire.
E già manca poco ormai, ma prima c’è ancora da fare.
Vediamo una scena particolare all’inizio e poi un cambio, vediamo se qualcuno riesce a capirlo e poi a chi sono ispirati quei due eventi narrati? Non voglio togliere niente hai personaggi ispirati.
 Se avete domande chiedete.
Alla prossima
Heart
 
 
 
 
 
 
 

 
 

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Capitolo 26
*** Limbo ***


Salve.
Non so da quanto manco da EFP, ma non ho mai abbandonato le mie storie e voi lettori. Ogni tanto rileggo le mie fiction e ogni volta ne rimango stupita da ciò che esce. Qualche giorno fa ho riletto questa, mi era venuta la voglia di farmi quattro risate e poi ci sono rimasta male. Si, perché non è conclusa. Così mi sono messa d’impegno ed eccomi qua, so che tanti mi hanno abbandonato, ma continuerò comunque.
Non è stato facile continuare, avendo mille capitoli iniziati a mai finiti, così mi sono messa tranquilla a pensare come potevano svolgersi le situazioni, avendo tanta carne a bruciare. In verità non so come continuerà, ma lo vedremo insieme.
Spero solo che vi piaccia.
 
 
 
XXVI
“Limbo”
 
 
 
Tre luci abbaglianti illuminavano il cielo tetro, le spade dei demoni brillavano di una luce mai vista, che non si spense neppure quando le rinfoderarono. All’interno del palazzo regnava il silenzio assoluto, ogni suo abitante si era isolato per meditare o canalizzare le energie che presto sarebbero state utili.
-Inuyasha, meglio avere un piano e non uscire allo sbaraglio. Siamo tutti preoccupati per la miko, ma non credi che facendo così, sia rischioso? –Domandò il generale. Guardando di sbieco.
Il figlio non gli rispose reprimendo la rabbia dentro di sé.
-Avete un piano? –Chiese Miroku fissando Dafne, che era rimasta in silenzio, sicuramente in quel momento nemmeno si trovava in quella dimensione anche se il suo corpo sì. Avendo numerosi poteri, essendo…
Già, essendo cosa?
Ebbe come impressione che gli mancasse un tassello fondamentale ma più cercava di ricordare più il mal di testa lo tartassava.
Perché aveva la sensazione che ci fosse qualcosa che non riusciva a ricordare?
Fissò nuovamente la ragazza ma questa volta con sospetto che avesse fatto qualcosa? Già, ma che cosa?
Forse era solo impressione.
Eppure…
-Monaco,- disse all’improvviso il generale, portando Miroku a sobbalzare- ti devo affidare un compito. –
-Ahhh…si…-
 
L’alba stava per sorgere. Durante la notte Sesshomaru non aveva chiuso occhio, come ogni battaglia cercava di avvantaggiarsi sul nemico, anche se non sapeva chi fosse realmente. La storia di Dafne sembrava strana, come se gli mancassero tasselli importanti per comprenderla. La ragazza era rimasta ferma nella sua postazione senza muovere un muscolo, all’inizio credeva di estorcere delle informazione, ma poi si era stancato di aspettarla e si era incamminato senza sapere dove andare, si era fermato davanti ad una porta, la piccola Rin dormiva pacifica nel suo letto, l’accarezzò allungo. Il suo comportamento era cambiato, non era più gelido e distaccato, adesso vi erano piccole sfumature diverse.
Quella bambina lo aveva trasformato.
La lasciò e svelto si recò dalla stanza e si trovò di fronte suo padre. Il generale era voltato di spalle osservava fuori da una vetrata. Si voltò a guardarlo era teso e nervoso.
Sesshomaru comprese che era giunto lì per delle spiegazioni.
-Che cosa cercano quegli stolti? –Chiese Sesshomaru spezzando il silenzio.
-E’ una lunga storia- Affermò Dafne, in piedi davanti ad una finestra, dando le spalle a tutti i presenti radunati nella grande sala.
-Iniziate allora- esortò Miroku.
Tutti gli occhi erano rivolti a lei, c’era tensione la ragazza lo percepiva. Comprese che era arrivato il momento di parlare. Si voltò e guardò ognuno dei presenti negli occhi. –Quello che sto per narrarvi, sarò un racconto in vero simile. Per tanto … ritengo opportuno che ve lo mostri. - Ognuno dei presenti si guardò negli occhi, espressioni interrogative che divennero di stupore, quando la stanza si oscurò è una grande lingua di fuoco apparve dinanzi a loro.
All’improvviso la stanza si oscurò, spegnendo ogni altro lume acceso all’infuori di quel fuoco. Il vento iniziò a vorticare fino a che si fermò ad una sfera luminosa, la quale delle immagini apparvero per magia. Nessuno disse nulla, Miroku con una voce sorpresa disse che quella si trattava di una proiezione astrale, che pochi la sapevano manovrarla e usarla, ma in quanto lei era quella che era non si poteva stupire delle sue facoltà, anche se c’era qualcosa che non gli tornava.
Il silenziò calò e la proiezione diete vita a una pellicola, come se fosse in un vecchio cinema. Ogni fotografia riprendeva vita, raccontava. L’emozioni erano forti, come se li vivessero in prima persona. Le ferite erano vere, le morti atroci. Le torture e il male era profondo come un buco nero. Ritornarono al loro mondo scombussolati e per attimi interi non parlarono.
-Come l’avete sconfitto? –Chiese Toshi pallido.
-Non l’abbiamo mai sconfitto. - Disse - Mia madre lo incanalò in se per imprigionarlo in un luogo sacro. A nessuno è concesso varcare quella dimensione. Nemmeno a lei. – Dafne era rimasta in silenzio. I suoi occhi erano nascosti dalla lunga frangia che la coprivano. Il silenzio era padrone, ma non per questo dovevano dubitare delle loro forze. Il nemico era potente, ma loro l’ho erano di più.
 
- Difenderemo questo mondo, infine sono e sarò il suo guardiano. –Rilevò Toga, sentendosi importante e fiero di quel compito arduo, eterno.
-Guardiano? –Urlò la signora madre. –E’ questo il motivo che eri sempre strano? Che non volevi più…sei fuggito come un codardo! –Lo schiaffeggiò adirata.
-Le mie colpe sono innumerevoli, ho solo fatto il mio dovere. Ho abbandonato questo mondo, ma ho sempre vegliato su di voi. Siete la mia famiglia, il mio sangue. Un guardiano deve sacrificare qualcosa, per mantenere la pace. – Si difese il generale, fissando i figli.
-Le tue parole ti fanno onore Grande cavaliere. –Dal nulla apparvero tante piccole lucciole, e come se fosse stata chiamata, lei apparve.
-Madre. –Disse Dafne e un momento dopo si trovò inchinata al suo cospetto.
-Il nucleo si sta destabilizzando, è un nostro dovere ripristinarlo. Lui è tornato più forte che mai, ma sta volta non saremo soli. Ogni dimensione ha il suo guardiano. Voi siete stati prescelti e come tali sarete chiamati a combattere. –La donna indossava un lungo abito di seta, ornato di fiori. Era bellissima. Incantevole avrebbe detto suo marito. Ma in quel momento era solo un generale che avrebbe condotto una guerra contro l’oscurità, la sua.
-Sarò con voi generale. Il mio compito è quello di proteggervi, e non mi tirerò indietro. –Le sue vesti si trasformarono, la guerra poteva riiniziare.
-Fai attenzione bambina mia, il male è anche il tuo regno. – E con quelle parole svanii.
-Non ci sto capendo più nulla. – Borbottò Toshi sconfitto, abbandonandosi al suolo.
-Benvenuto. –Rise nervoso Miroku. La faccenda era più intricata di quanto immaginasse.
 
 
 
                                                                                         °°°°
 
 
 
Inuyasha era teso, nervoso, un cumulo di espressioni contrastanti. La sua idea era quella di saltare direttamente verso quella via e riprendersi la sua Kagome, da una parte. Ma come aveva detto suo padre era meglio avere un piano solido per attaccare quegli esseri, sapeva che cosa significava lottare contro di loro e non era una passeggiata come l’aveva definita Sesshomaru. Il generale si avvicinò al figlio minore, gli pose la sua grande mano sulla spalla, ma non ottenne ciò che sperava, ma solo indifferenza. Turbato da quel comportamento lo lasciò andare e si diresse verso la sua sposa che dopotutto gli era mancata come l’aria. Molti misteri giravano su di lei, sospirò e si diresse verso le sue stanze.
L’alba avrebbe segnato l’inizio di una guerra antica e non aveva nessuna idea come si sarebbe svolta. Forze maggiori sarebbe arrivati per aiutarli, chissà come sarebbe andata a finire realmente.
 
 
La nebbia si stava diradando. Il sole non sarebbe spuntato in quel nuovo giorno, il tanto atteso momento finalmente era giunto. All’orizzonte una immensa flotta di creature oscure si stavano spingendo verso la valle. Il verde della natura oscurata e prosciugata da quelle anime senza sentimenti. Erano creature senza faccia, possedevano solo due occhi rossi. Camminavo a passo lento ma costanti. Erano a centinaia, anzi a migliaia. Il corno proclamava l’inizio della battaglia.
Alla testa dell’esercito alleato, torreggiava Sesshomaru, affiancato dal padre e dal fratello minore. Gli altri esponenti erano stati suddivisi per dare maggior rilievo ai punti deboli, come aveva visto l’occhio critico di Miroku. Quest’ultimo stava in sella a Kirara e Sango, controllando il piano aereo. Le forze alleate ancora non si erano rivelate, ma il suo lato spirituale sapeva che erano nelle vicinanze, avvertiva delle forze molto potenti nei paraggi. Dafne era scomparsa nella notte, i suoi occhi erano due perle nere.
Il grido di guerra da parte del generale diede inizio allo scontro. La massa uniforme del nemico si allargava sopra i demoni. L’astuzia studiata li stava vedendo vincitori, ma le belve sembravano controllate a pannello, è senza preavviso cambiarono modo di attaccare, serrando colpi a sorpresa. Uno, due, decine di demoni cadevano a terra senza poter muoversi, seguita da urla di dolori. Una strana sostanza verdastra li stava contaminando, non lasciandoli via di uscita.
Miroku e la sterminatrice li guardavano con gli occhi intrisi di paura, che cosa era quella sostanza? E perché i demoni morivano essendo imbattibili?
E poi perché erano dalla terza fila in avanti, non dai generali di guerra? Che fosse una strategia per azzerare l’esercito?
-Cercano di stroncare l’esercito. –Disse Touga combattendo con dieci mostri, che lo stavano mettendo in difficoltà.
-inutile mezzo demone! Assorbono l’energia! –Esclamò Sesshomaru, dando un colpo con la sua spada a quei vermi e sferrando uno sguardo truce al fratello.
-Sono un demone completo! –Ribatte Inuyasha urlando, con aggressività –Sesshomaru sei il solito.
Inuyasha sferrò numerosi attacchi con i suoi artigli, fendeva e squarciava i corpi d’ombra dei mostri ma in ogni fendente si sentiva più debole mentre loro si fortificavano. La collera prese il sopravvento, sbottò –mi sono stufato!  Andiamo con l’artiglieria pesante! –
Sfoderò Tessaiga, la lama iniziò a vibrare.
-Cicatrice del vento! - Urlò.
Un potente vortice di energia attraversò il campo di battaglia investendo molto mostri che si disfecero nel vento.
Soddisfatto, Inuyasha poggiò la grossa lama sulla sua spalla – ci voleva un poco di pulizia! –
-Stupido! Hai incrementato la loro ricrescita! –Lo rimproverò il fratello maggiore – e come facevo a capirlo! –
 
-Monaco! –Urlò Touga richiamando Miroku che volava in alto, ricevendo la sua attenzione –esorcizza questi mostri! dovrebbe tenerli a bada i tuoi fuda! –Urlò, mentre estraeva Songa che vibrò. –Ci vuole energia spirituale per questi mostri, dove diavolo è finita Dafne, quando serve non c’è mai! –La rimproverò. Si aggiustò la coda che volava in aria, anche se vento non ce n’era. Solo allora si accorse di questo dettaglio, non riuscii a finire la frase che un’onda di energia potentissima giunse all’improvviso. I tre demoni si spostarono in tempo per vedere una cicatrice di fuoco blu divampare nel terreno e uccidendo i mostri.
-Kasai no Ken! –
Dal nulla apparve una nuova Dafne avvolta dalle fiamme blu oltremare.
I tre demoni la guardarono tanto d’occhio, anche Sesshomaru la fissava con uno sguardo nuovo, come se fosse ipnotizzato da quella figura evanescente. Il suo potere era reale, la ragazza stava mostrando il suo reale potenziale, senza via di fuga. Sulla spalla poneva la sua magnifica arma avvolta dal fuoco, esso non la feriva, la rendeva una guerriera combattiva e meritevole del suo rango.
-Non c’è bisogno di lamentarti di me, Touga. Sono onnipresente. –Disse lei con un salto e avvicinandosi al guardiano. Il generale divenne rosso per quella figuraccia, stupendo i figli che si chiesero dove fosse il contegno e l’orgoglio del padre.
-Perdonatemi. –Disse lui abbassando la testa.
-Smettila con questi preamboli. – Lo rimproverò la ragazza, chiudendo gli occhi pieni di potere.
-Fhe sempre a dare ordini, dobbiamo recuperare Kagome, te lo sei dimenticata? –Disse Inuyasha, stanco delle sue parole.
-No.. –Affermò guardandolo di sottocchio per poi passare tra lui e Touga. I tre demoni la video alzare la spada per poi abbassarla come un flash verso il terreno. –Mekai no Kokoro! –Tale parole scosse il terreno e da esso si creò una lunga crepa che divise il terreno in quell’istante le tre spade si illuminarono e indicarono la via da seguire. –Adesso possiamo andare a recuperare la sacerdotessa. –Disse piatta, per poi camminare verso l’ignoto.
-Dafne! Aspetta! –Disse Touga ma non ebbe risposta. La ragazza era in possesso di una mistica presenza ed era decisa.
-Non ti preoccupare, andrà tutto bene. –Lo consolò. Gli sorrise e li incitò a camminare.
I tre si guardarono e poi procedettero, -gli altri? –Chiese Inuyasha, non voleva abbandonare gli amici, -non ti preoccupare, Inu-chan il mio esercito li sta aiutando, sono in mano sicure. –Dichiarò calma. Senza far trapelare lo scontro che avveniva dentro di se.
Più scendevano e più l’oscurità aumentava. Quel luogo era avvolto da una strana aura che non veniva distinta realmente. Captavano sensazioni contrastanti, come se ci fosse una barriera che li proteggeva da quella malsana aria. L’oscurità era fitta, ma loro ci vedevano e distinguevano la via da seguire.
La ragazza procedeva senza parlare, è questo fu notato dai due demoni maggiori.
In quanto i suoi capelli ondeggiavano e si vedevano riflessi dal blu oltremare al blu scuro della notte. Era come se il suo potere fosse squilibrato.
Purtroppo un vento impetuoso li scosse, i tre si aggrapparono alle rocce per non cadere e continuare la loro marcia, ma Dafne non aveva smesso un attimo di procedere, senza che avesse bisogno di tenersi.
-Dafne! –Sesshomaru superò il padre e la girò con forza, rivelando uno spettacolo surreale. I tre si fermano di soppiatto e anche la quarta.
-Che cosa sei? –Domando Inuyasha non credendo a quello che stava vedendo. Era sicuro che fosse normale quello sguardo?
La ragazza non parlò, ma fissò in più giovane con occhi tristi e lontani. Lei era questo. La sua natura era fatta di oscurità.
-Stiamo per arrivare. – Disse piatta, togliendosi quella mano dalla spalla.
-Sei un mostro anche tu. –Dichiarò il demone.
-E’ questa la mia natura, essendo quella che sono…-si fermò, per poi proseguire.
Touga era silenzioso, aveva una idea chi fosse realmente la ragazza e quando giunse a conclusione, si stupì di tale ignoranza. L’aveva avuta sempre a portata di mano e non se ne era accorto. Adesso tutto aveva un senso.
Alla fine la scalinata terminò e si trovarono di fronte un portone imponente e scheggiato. Le rifiniture erano dorate e con il tocco di Dafne si illuminò.
-Tra luce e oscurità esiste solo un nucleo. –Pronunciò in una lingua antica, da essa spuntò un colosso con l’armatura che si parò dietro a Dafne.
-Che cosa significa questo? –Disse Inuyasha non capendo che cosa stesse accadendo.
-Ci stai mettendo nuovamente alla prova, donna! –Urlò Sesshomaru. Sguainò Tenseiga e si lanciò all’attacco, ma il gigante lo fermò con la mano.
-Che cosa significa Dafne! –Disse più calmo possibile Touga. Fissò la ragazza che adesso aveva due occhi profondi, come due buchi neri e indietreggiò.
-Lo stai facendo per noi. Giusto?  Stai assorbendo tutta questa energia negativa per non influenzare le nostre bestie, non è vero? –Touga era serio e fissava la regina degli inferi, come aveva potuto pensare che lei non ci tenesse a loro? Tutto ciò che aveva fatto era per aiutarli e proteggerli. Adesso capiva tutte le sue mosse, era una persona dall’animo puro, prigioniera dalle sue catene ed aveva solo un nome: oscurità. I loro sguardi si scontrarono e appena quelli di lei si abbassarono, tutto si realizzò. Gli occhi di Dafne si modificarono e divennero Blu –mi congratulo con te guardiano, hai capito il mio compito. Ma non credere che finisca qui. L’oscurità che alleggerisce in questa parte non è nulla al confronto a quella che troverete lì dentro, aggrappatevi alla vostra speranza e luce, essa vi aiuterà a trovare la dritta via. – E con questo sparì, lasciandoli alla presa del gigante.
-Fhe! Sempre di poche parole enigmatiche. Che cosa dovremo fare allora? –Chiese Inuyasha pronto ad attaccarlo.
Touga rise a quella battuta. –Bel modo per vedere i risultati Dafne. –Detto questo, soprattutto rivolto ai figli, s’incamminò verso il gigante e sfoderò Songa. Cominciò a pensare alla sua Izayoi e poi ai suoi figli e quando il flusso del suo potere si condensò si fece avvolgere per poi sparire davanti agli occhi dei suoi figli.
-E adesso? –Chiese Inuyasha.
-Tks! –Sesshomaru ringhiò, che cosa significava quella frase. Che cosa gli poteva dare speranza e la luce?
 
 
Il tempo sembrava che non passasse mai. I due fratelli avevano sfoderato le loro tecniche più forti contro il guardiano, ma egli non dava l’accesso al nuovo livello. Stanchi di quella dura lotta senza risultati, il secondo si abbandonò al suolo polveroso e fissò il fratello che era diventato nervoso. Nel pensare che il padre c’era riuscito subito a capire il tranello. Inuyasha cercò di pensare, di darsi il giusto tempo …di solito erano i suoi amici a fare questi pensieri, lui ci interessava solo combattere. All’improvviso come un fulmine al ciel sereno, una idea lo colpii. La sua luce era forse i suoi amici? Amici che non l’avevano abbandonato nel momento del bisogno, che si erano fatti in quattro per lui, ma soprattutto lo avevo accettato per quello che era realmente. Un mezzo demone, perché questo era, anche se adesso demone completo. Ma la sua anima era fatta così. Metà umana e metà demone, per unire i due ponti del mondo. E al centro stava l’amore tra i suoi genitori e poi per quella umana che lo aveva rivoluzionato. Kagome.
Una luce chiara lo avvolse e sorrise, aveva trovato la sua luce. Guardò il fratello e procedette –è più vicina di quanto immagini, Sesshomaru. Chi ti sta più al cuore? –Affermò, lasciando il maggiore alle sue domande esistenziali. Inuyasha doveva ringraziare i suoi genitori e amici per averci diffuso quel calore, che il fratello non aveva mai ricevuto…solo da poco.
 
Nel frattempo dietro al portone una guerra si stava scatenando. Forze maggiori stavano dando rilievo alle loro autorità. Dafne lottava contro il suo esercito affiancata dalla sua famiglia. Ogni colpo era letale, ma per i nemici era inutile, li paravano e fronteggiava con più potere.
-Mi deludi. Credevo che il tuo potere fosse invincibile, invece non sei niente, forse uguale al mio. –Disse l’ombra, mentre stringeva la mano per scaturire una sfera oscura.
-Sai solo parlare? –Obbiettò Dafne sfoderando Mekai. I due si fronteggiarono alla velocità della luce, i loro rombi si avvertivano in lontananza, ma nessuno osava disturbarli, poi perché non c’era il tempo. L’esercito era suddiviso in più parti, ognuno di loro con il loro capitano.
-Da questo passo non potremo far nulla! Ci serve più energia! –Urlò Eddy, frustrato. Mentre fronteggiava le ombre.
-Ci vuole tenacia e luce per sconfiggerli. –Contraccambiò Luna. Mentre esorcizzava quelle ombre carnivore.
 
Lo scontro sembrava ricoperto dall’oscurità più profonda, nessuno sapeva l’esito, neppure le alte sfere. Tutti combattevano per il proprio futuro ma soprattutto per la speranza di un mondo migliore. All’improvviso un’onda scarlatta fu abbattuta contro qualcuno, il suo grido fu avvertito a chilometri, e una risata grassa fu equo a distanza.
 
 
 
 
 
 
 
Inuyasha camminava in quella infinita strada bianca. Tutto era ricoperto di quel colore immacolato, non sapeva dove fosse diretto, ma una strana forza lo spingeva in quella direzione; Tessaiga non si era mai ritrasformata e si teneva in guardia come il suo padrone, fino a che un ombra lo sovrastò in altezza, si mise in difesa, ma si trattava solo del suo vecchio.
-Inuyasha come vedo sei riuscito a superare la prova, però mi rammarica che tuo fratello non ti abbia seguito. –Disse. Il suo giovane figlio era cresciuto, forse discriminato, ma era forte e aveva le compagnie giuste.  Ne era fiero.
-Di là sta avvenendo una dura lotta. Sento le grida e il potere…penso che Dafne si trovi lì. –
I due annuirono e procederono in quella direzione senza fiatare, era tesa la loro aria. Chissà che cosa ci sarebbe stato in quella parte, forse sono distruzione?  Quando sopraggiunsero rimasero senza fiato. La loro amica Dafne era al suolo, svenuta.
Come era possibile che una forza come lei, fosse in quella situazione?
Il generale uccise un’ombra, il figlio era rimasto di sasso.
-Inuyasha dobbiamo anche noi dare una mano. –Disse il generale, prendendo Songa tra le mani e iniziando ad attaccare. Inuyasha preso alla sprovvista seguii il padre, ma capii subito che i suoi poteri erano inferiori a quelli di tutti. C’era qualcosa che lo bloccava. Si sentiva un peso morto. Quei pensieri oscuri fece avvicinare una sfera che lo prese in pieno e lo ricoprii del suo liquido scuro. Cercò in tutte le maniere di liberarsi o di fare qualcosa, ma pian piano le forze lo abbandonarono.
-Dannazione Inuyasha! –Gridò il generale. Lo voleva aiutare ma non ci fu tempo. Mille attacchi sopraggiunsero da tutte le parti, sembrava spacciato, ma un’aura conosciuta si parò al suo fianco.
-Giusto in tempo Sesshomaru. Credevo in minor tempo, ma sei qua, comunque. –Si complimentò il padre, ma il figlio non fece una piega. Si guardò in giro e trovò desolazione per poi fissare la figura della ragazza al suolo. Che stratagemma subdolo.
-L’avevi definita una potenza della natura, invece erano solo parole. –Disse rivolgendosi a Dafne. Però il generale ci credeva in quella ragazza, sicuramente c’era qualcosa sotto.
 
Continuarono a combattere senza sosta, i loro attacchi erano equilibrati e precisi. Tuttavia i nemici non diminuivano, anzi aumentavano. Anche l’esercito sovrannaturale cominciarono ad avere problemi.
Intanto Inuyasha combatteva una dura lotta contro se stesso. Il demone che regnava dentro di se voleva uscire fuori. Non serviva a nulla la sua forma completa, lui era nato mezzo demone e lo sarebbe stato per sempre. Più lottava e più le energie lo abbandonavano. Ormai tutto era perduto, fino a che una voce lontana rimbombò nella sua testa.
Inuyasha. Inuyasha.
-Chi sei? –Domandò.
Inuyasha.
-Rispondi! –
Inuyasha me lo hai promesso.
-Smettila di chiamarmi! –Gridò arrabbiato.
La voce si spense e ritornò nel limbo. Ma un forte vento lo prese di sorpresa facendolo vorticare nell’aria.
Inuyasha, svegliati!
Stavolta la voce aveva un timbro familiare. Era di una donna. La sua figura sembrava più delineata …aveva un corpo sinuoso e morbido. Il kimono  era strano, colorato e corto. Capelli corvini e due occhi pieni d’amore per lui.
C’era sola una persona con queste fattezze ed era: Kagome.
-Kagome. Kagome! –Urlò con tutto il suo fiato. Tutto ritornò al mittente, la sfera oscura si dissolse e finalmente ritorno dagli altri.
-Kagome dove sei? –Urlò ancora per poi guardarsi in giro.
-Calmati figliolo. –Cercò di farlo stare quieto, ma era in ansia. La sua Kagome era in pericolo…lo aveva salvato nuovamente e lui non era riuscito a far nulla.
-Ridammi la mia Kagome! –La sua energia si propagò in tutta la zona, un vento impetuoso si sprigionò e gli fece alzare i capelli e la veste rosso fiammeggiante. Tessaiga s’illuminò e divenne ambi colori. Quel potere era l’amore per quella ragazza che arrivava da un altro mondo, una ragazza che lo amava per quello che era. –Kagome mandami una via! –con questo ordine, la spada indicò una strada ma a sorpresa di tutti, era proprio davanti a loro.
-La sacerdotessa si trova…-iniziò Touga per poi fermarsi.
-Kagome si trova dentro il suo corpo, ecco perché non posso fare sul serio. –Rivelò nervosa Dafne.
-Mi sembrava strano. –Aggiunse Touga.
-Però abbiamo un piano. Mi servite voi tre. Insieme alle vostre tre luci potete tenerlo prigioniero ed io posso attaccarlo, senza ferire Kagome. Però ci vuole molta precisione. Non possiamo rischiare di farlo esplodere. –Dichiarò guardandosi in giro, infatti la madre acconsentii.
-Non m’importa che fine faccia…voglio solo la mia Kagome. –Dichiarò Inuyasha pronto a sfoderare gli artigli.
-Dafne. Dalla tua voce si percepisce che tu sappia chi è realmente questa cosa. Mi sembri anche rassegnata. –La voce del generale si fece leva e fissò gli occhi color cobalto della donna che aveva al suo fianco.
-Si, Touga. Essa è definita in tanti modi, ma infine è solo l’oscurità. –
-Tutti questi giri di parole per questo? - S’intromise Sesshomaru.
-Ti sbagli principe. L’oscurità non è da sopravvalutare. Anche tu sei stato inghiottito da questo potere. Esso ha origini da noi. Debolezze, invidie, paure…è tutto un gruppo di sentimenti che lo alimenta. Sono nata per tenerlo a bada…-Disse la madre di Dafne. Essi avevano lo stesso sguardo, Touga non sapeva che dire, in tutti quegli anni non si era mai imbattuto in quelle storie. Qui c’era il segreto di tutto. Quelle due donne erano l’equilibro e i pilastri del sovrannaturale. Loro sopravvivevano grazie a loro.
-Non ce bisogno di capire, basti che ci aiutate a sigillarlo. –
-Riuscirà comunque a ritornare, questa battaglia sarà inutile. –S’innervosii il principe.
-Ma noi possediamo qualcosa che lui non ha. –
-Sarebbe? –
-L’amore. Un dono. Un potere che non ha fine. –
-Che cosa inutile…-Disse Sesshomaru.
-Non saresti neppure qui, Demone. Grazie all’amore hai incontrato quella bambina, hai trovato amici pronti a sostenerti…l’amore ti sceglie.  Adesso alzate le vostre spade cavalieri e aiutateci in questa sfida che vi vede protagonisti. –
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 27
*** Aoi Horo ***


                                                        XXVII
                                                        “Aoi Horo”
 
 
 
Le luci sprigionate dalle spade si condensarono in una sola parte, Kagome si trovava lì.
-Che dobbiamo fare?- Domandò Inuyasha per fissare il punto dove stava Kagome, mancava poco ormai, tra poco sarebbe stata tra le sue braccia.
-Dovete tenerlo impregnato, al resto ci pensiamo noi. –Disse Dafne richiamando la sua spada.
-Tks! Cosa alquanto semplice. –Affermò Sesshomaru prendendo Bagusaika, ma la mano della ragazzo lo fermarono.
-Preferisci Tenseiga, lei è forgiata da una forza più mistica. Siamo in un mondo dove la luce non esiste, ma lei –fissando la spada nella sua fodera –ha la luce che cerchi. –Si allontanò dal demone per poi avvicinarsi alla madre. Le due si sfiorarono le mani e da lì una forte luce fu scaturita.
-Stai attenta bambina mia. –Le diede una dolce carezza sulla guancia per poi voltarsi verso il lato opposto. La guerra ripoteva iniziare.
 
-Stolti! Io sono più forte di voi! Le vostre tecniche mi fanno il solletico. –Urlò l’ombra scaraventando tutti al suolo compresi le loro armi.
-Dannazione, sembra imbattibile. –Dando un colpo al suolo per la disperazione. Eddy si presentava malconcio. La sua armatura spaccata in più punti, ma il suo spirito era forgiato da forti sentimenti. Non avrebbe mollato, lui doveva proteggere la sua signora e ciò che gli aveva affidato.
-Lampo distruttivo! –Gridò con forza. La lama della spada divenne nera e sfoderò una forza mai vista. Il terreno si bruciò al suo passaggio e molte ombre sparirono una volta per tutte. Accorto di quel nuovo potere lo usò più volte, fino a che, le mani gli bruciarono e il corpo reclamava pietà. Era allo stremo, ma l’importante che i suoi compagni erano liberi da quegli esseri. S’inginocchiò per respirare, ma un colpo a sorpresa lo mise ko.
-E’ la mia fine. –Guardando con un occhio solo, il nemico gli arrivò di soppiatto per puntagli una onda di energia. – E’ stato bello combattere con voi. – E svenne.
Tuttavia il colpo non sopraggiunse mai. Un’ombra luminosa lo aveva protetto. –Grazie di tutto amico mio. Adesso riposati. –Gli diede una carezza e si mise in attacco.
I demoni si erano già spinti verso il nemico, ma nessuna delle loro tecniche avevano effetto.
-Dannazione! –Sputò del sangue dalla bocca Inuyasha. Quel dannato non si faceva prendere alla sorpresa era come se prevenisse le loro azioni.
-Sta interagendo con i poteri di Kagome, ecco perché non potete far nulla. –Affermò Dafne. I suoi occhi erano blu e delle scintille di fuoco le attraversavano il corpo.
-Bomba d’agata! –Un afflusso di potere fu lanciato verso il nemico, ma non ottenne nulla. Se solo potesse usare il suo potere.
La battaglia continuò senza sosta. Touga aveva sfoderato Songa, amica da una vita, ma nemmeno le loro forze congiunte avevano scalfito la barriera di quell’essere.
Sesshomaru non si arrendeva mai. La sua forza era impressionante.
Inuyasha non si dava pace per la sua debolezza.
 
 
-E’ questo il mio destino? –
Ormai le forze di tutti si stavano esaurendo. Osservava la sua famiglia, i suoi fratelli proteggere la loro mamma: il nucleo di tutto.
Lei era così bella, anche quando i suoi occhi si trasformavano. La sua eleganza nel combattere, la grinta, il potere che scaturiva ad ogni mossa.
Suo padre l’avrebbe sempre protetta, sia con il cuore e sia con il corpo. La sua compagna di avventura. Né avevano passato di problemi, ma il loro amore andava oltre l’infinito. Chiuse gli occhi a quel bel calore che avvertiva dentro di sé. Il suo pilastro era la sua famiglia. I suoi fratelli che lottavano per dovere e per amore, i suoi genitori che non riuscivano a stare senza misteri e lei…un essere immortale che teneva il filo della vita.
-E’ la cosa giusta. –Disse decisa.
L’amore avrebbe trionfato sempre.
-Non farlo, piccola mia! –La voce di sua madre fermarono tutti.
-Non fermarmi. Siamo esseri superiori, ma non per questo non farò la cosa giusta. Se posso salvare tante vite, lo farò. –Sorridendole.
-Sono orgogliosa di te. Tuttavia sai quali sono i rischi. –Disse la donna avanzando verso di lei. Erano superiori a tutti, ma non per questo non comprendeva le gesta della sua bambina.
Pian piano una fregole energia si scaturì intorno a Dafne, per poi farsi sempre più forte. Galleggiava nel vuoto e i suoi abiti si trasformarono con un lampo di luce. Il suo corpo avvolto da piccole fiammelle danzavano armoniosamente intorno a lei.
-Aoi Horo. –Pronunciò leggera. Una forte luce fu sprigionata a quel richiamo, tutti chiusero gli occhi e al loro riapertura, sulle mani della ragazza ci stava una piccola fiammella avvolta da una barriera sacrale.
-Sono qui. A compiere il mio destino. –La sua voce era calda, ma nello stesso tempo fredda. Questa volta i giochi dovevano concludersi.
 
I tre demoni rimasero senza parole.
Il potere che emanava quella piccola sfera li destabilizzava. Si sentivano deboli, come se il loro corpo li volesse far inginocchiare di fronte a quella entità.
All’improvviso avvertirono uno scoppio dentro di sé, come se una bolla fosse scoppiata e avesse rivelato tutto. Infatti il sigillo imposto della ragazza stava rinformando di tutti i segreti bloccati.
-Dea della vita e della morte. –Touga era stupido, per poi riaprendosi e fare un passo in avanti. –Questo è il tuo peso? Sei nata per questo compito? –Domandò, ma la ragazza non gli rispose.
-Sei la mia metà mancante. La vita e la morte sono due facce della stessa medaglia. –Pronunciò senza muovere le labbra. La fiammella stava diventando sempre più piccola, ma il candore era purissimo.
-Prendilo. Lascia la sacerdotessa. –Avanzando con il suo potere tra le mani.
-Bambina mia. Se dai il tuo potere, il tuo cuore…morirai! –Gridò sua madre con le lacrime agli occhi.
-Aspetta Dafne! Kagome non vorrebbe la tua morte. Fermati dannazione! –La ragazza continuava il suo viaggio verso l’ombra.
-Dafne. –Fece un lungo salto e si frappose contro l’amica.
Disse di no con la testa. Era inverosimile quella decisione, la sua Kagome avrebbe sofferto e anche lui.
Li aveva cosparso di prove e tranelli, ma solo per fortificarli.
-Grazie per le tue parole, Inu-chan.  Ma devo farlo. –Gli sorrise.
-Non puoi andare. – Gridò disperato, ma la ragazza gli mise un braccio sulle spalle –ho fatto una promessa e la manterrò. –
Inuyasha non poté far più nulla. Una forte luce invase tutto e tutti per poi scoprire che Dafne era svanita lasciando solo piccole fiammelle che danzavano e svanivano nel nulla.  Al contempo una fievole fiamma riportò dall’oscurità Kagome.
 





Salve.
Sono ritornata presto, sì. Il capitolo era già scritto e come tale ho voluto fare questo regalo a voi lettori.
Siamo alle battute finali. Dafne è svanita e Kagome è ritornata.
Mi chiedo che cosa succederà adesso.
Basta solo continuare la lettura.
Buon week end.
Heart

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Capitolo 28
*** La luce dell'alba ***


XXVIII

“La luce dell’alba”

 

Kagome si ritrovava tra le braccia del suo demone.

Inuyasha non sapeva se essere felice o piangere alla scomparsa di una amica leale e affidabile, anche se nel passato aveva messo in frame il loro rapporto.

Strinse i denti sentendo il sapore del suo sangue inondare la sua bocca, come poteva rivelare alla sua donna una cosa del genere? Kagome era molto legata a Dafne, le due si comportavano come due sorelle. Tuttavia in quel momento non era il tempo di fare quelle mosse o di rimpiangere, doveva lottare, vincere quella battaglia che ormai aveva destabilizzato un po’ tutti anche suo fratello maggiore, che con Bagusaika dava colpi micidiali, anche lui si era affezionato a quella rompi scatole, dandogli filo da torcere più volte. Tuttavia Dafne era una ragazza testarda e orgogliosa, ma metteva spesso la serenità degli altri al primo posto.

Con riluttanza posò Kagome riposare in un angolo sicuro per lanciarsi nella battaglia.

La sua Tessaiga era potente ma avvertiva che soffriva come se quel magone che aveva sul cuore impegnasse anche la sua amica. –Non temere, andrà tutto bene. – E con quelle parole la spada si illuminò di oro che spazzò via le creature oscure.

Dall’altro lato c’era Sesshomaru, ogni colpo che sfoderava era un balsamo al suo ego incazzato. Quella sciocca si era data a quei pazzi e non era uscita più. Credeva che fosse un blafe, ma la consapevolezza che non ritornasse più aveva agitato le sue emozioni. Bagusaika richiamava il suo possessore con lampi scarlatti e uccideva migliaia di esseri senza nome; quella dannata l’avrebbe pagato, lo aveva lasciato con l’amaro in bocca.

-Maledetta, devi ancora combattere con me! –urlò dando spettacolo con la sua forza.

Nel campo opposto, la battaglia si era rivelata più difficile dell’ultima volta. Jenny, la madre di Dafne si era trasformata in una creatura oscura e senza rimpianti, uccideva con la sua fidata compagna, migliaia di anime che venivano bruciate dalla sua energia sacra. Ogni passo che faceva era morte, anche il marito non scherzava, quei due erano uguali. I due coniugi disperati per la scomparsa della loro amata figlia stavano rivelando il loro unico potere, nessuno li avrebbe salvati.

Toga era consapevole che tutto sarebbe finito, ma in bene. Quella dannata guerra era solo un trionfo del male, ma come aveva detto Jenny-sama lei faceva parte di noi.

-Songa! –urlò, trucidando i nemici con una sola mossa.

-Non mi sconfiggerete mai, stolti!

Il gigante che aveva inglobato Dafne si sentiva potente e la forza della ragazzina gli aveva aperto porte sconosciute. Quella ficcanaso possedeva qualità immaginabili e fuse con quelle sue aveva in mano il mondo e non solo quello, ma di tutte le dimensioni. Sghignazzò con impeto, facendo volare l’aria circostante e abbatté un pugno al suolo dove causò un forte terremoto.

-Io sono il padrone di questo mondo, inginocchiatevi al mio cospetto! –disse con potere. Tale affermazione portò al collasso delle dimensioni, molti popoli si ritrovarono in ginocchio senza volerlo non capendo la situazione, invece nel campo presente nessuno fiatò.

Sango e Miroku furono protetti dalla chiave scarlatta della sterminatrice, che in passato aveva recuperato con coraggio. Rin che si trovava al castello dell’ovest con Jaken fu avvolta da una bolla di potere sacro, in cui la piccola congiunse le mani a formare una preghiera prima per il suo signore e poi per gli amici. Toga avvertendo quello spostamento d’energia fu illuminato dalla sua fedele spade e improvviso apparizione di Izayoi che allarmata si tuffò tra le braccia del marito che stupito se la portò accanto, chiedendosi il perché del suo arrivo. Inuyasha gli fischiarono le orecchie, quell’ordine dava i brividi, però era concentrato e nessuno gli avrebbe obbligato a tale parole di inchinarsi, era un demone libero. Tessaiga lo aiutò a fronteggiare quell’atto invisibile e infine Sesshomaru con la sola forza di volontà era rimasto fermo, le iridi rosse per quell’affermazione. Il grande Sesshomaru non si sarebbe mai inchinato ad un essere del genere e a nessun. La famiglia di Dafne non percepii neppure quel richiamo avendo in circolo poteri superiori.

-Per chi ci hai preso? Siamo liberi e non marionette! –sputò con disprezzo Inuyasha, afferrando Tessaiga e dirigere la sua forza verso quel colosso.

-Illuso. Credi di farmi del male con quella insulsa spada? Io sono imbattibile! –gridò e con esso allungò la mano per fermare il colpo del vento, ma fu fermato da una freccia sacra.

Inuyasha si voltò e sorrise di cuore, la sua Kagome si ergeva di potere sacro.

-Sei solo un essere senza cuore, ti punirò! –affermò la sacerdotessa incoccando una nuova freccia, la sua aura sacra era potentissima, forse quasi simile a un Kami.

-Come ti sei permessa!

Il gigante si mosse con un poco di fatica, era diventato potente ma i suoi movimenti si erano rallentati. Con quella occasione tutti i guerrieri sfoderarono i loro attacchi per indebolirlo, anche Toga e Sesshomaru si misero all’opera, solo la madre di Dafne rimase inerme con gli occhi chiusi.

Tuttavia, tutti si accorsero che la donna si stava preparando all’attacco finale e con questo gli serviva del tempo. Figli e marito si scontrarono con il mostro abbattendolo con gesti veloci, l’esercito di Dafne lo afferrarono dalle gambe facendo modo che così perdesse l’equilibro.

-Monaco, sacerdotessa ho bisogno del vostro aiuto. –parlò Jenny sorprendendo i due.

-Dica pure, Jenny-sama. –annunciò Miroku guardando l’amica.

-Dovete cercare Dafne, lei è ancora viva. –disse percependo flebilmente il contatto con la figlia, i due avendo un potere sacro era più facile trovarla, mentre gli altri si occupavano del bestione, loro l’avrebbero tirata fuori.

-Ma noi…

-Dafne vi ha donato lo sblocco del vostro potere, se vi concentrate troverete il filo che vi unisce, però fate in fretta, a breve ci sarà una catastrofe.

Dette quelle parole li lasciò con la bocca aperta non capendo la antifone, in che senso una catastrofe?

Stavano vincendo. Tuttavia Miroku la richiamò per pregare e trovare quel legame, in una forte concentrazione la trovarono: era un filo blu oltremare, lo raggiunsero nel loro interno, lo stavano per afferrare, però uno scoppio li raggiunse portandoli a spezzare la concentrazione. Quando aprirono gli occhi si ritrovano tutti al suolo.

La polvere non permetteva di vedere tanto, però notarono i loro compagni accasciati al suolo, Sango aveva una profonda ferita alla testa, Miroku non ci pensò un momento per recarsi da lei per vedere come stesse. Anche Kagome si affrettò per andare da Inuyasha che si teneva lo stomaco, quell’onda di potere lo aveva tramortito. L’unica che era rimasta era Jenny, la sua fidata spada la proteggeva a dovere, invece i suoi familiari erano al suolo come gli altri.

Una nuova risata sopraggiunse in quel campo di battaglia e due nuove figure sovrapposte a quella più grande che si trovava ai loro piedi, aveva il corpo percorso dai vari corpi, tuttavia non era in pericolo di vita.

-Credevate che lasciassimo il nostro fratello solo? Stolti! Abbiamo aspettato il momento giusto per attaccare, e ora siete sfiniti. –parlò l’ombra di destra.

Non aveva torto, si sentivano senza forze. Quell’aria malsana o meglio sacra opprimeva la loro yuki. Nemmeno il tempo per reagire che i due fratelli canalizzarono il loro potere contro di loro, buttandoli a destra e sinistra senza remore. Lo scontro sembrava eterno, ma erano tenaci e ad ogni attacco si rialzavano per poi essere gettati nuovamente al suolo.

-E’ inutile, questa volte morirete! – urlò e sopra la loro testa si palesò una grossa sfera oscura, la quale il maggiore aveva lavora fin tanto che i fratelli li aveva paralizzati.

-E’ la nostra fine. –disse Miroku stringendo tra le braccia l’amore della sua vita, che lo aveva accettato con i suoi difetti e pregi. –Ti amo, mia adorata Sango. Speravo in un futuro più luminoso, ma il destino ha altro per noi. – parlò guardandola negli occhi.

-Anch’io ti amo, monaco deviato.

Si baciarono con lentezza, assaporando quell’ultimo contatto, mettendo tutto il loro amore che era cresciuto all’insaputa.

-Però farò il mio ruolo. – disse stringendo la mano della sua amata, si alzarono e ritornarono al combattimento.

Nelle retrovie Toga sospirava. Era giunto nel presente, aveva vagato per anni tra il limbo e il futuro tridimensionale, incontrato persone ti alto rango, anche se non si erano mai dati della loro superiorità. Lo avevano trattato come uno pari e li ringraziava. Ne era grato a quella ragazzina esuberante e gentile allo stesso tempo, gli aveva permesso di incontrare i suoi figli e la sua amata. Fu in quell’istante che si accorse del calore del corpo di Izayoi, la donna sorrideva serena.

-Stai tranquillo, io ti amerò sempre, in qualunque dimensione. –disse la principessa umana, buttandosi sul suo demone per poi baciarlo.

 

Non era occasione, ma ognuno salutava il proprio compagno con amore, e fu quel sentimento a vibrare.

Una luce abbagliante invase tutto, dalla piccola rupe si ergeva una bellissima donna dagli occhi chiari ma magnetica. Il suo candore era purissimo.

-L’amore è l’arma più potente. L’amore non fa domande e non chiede nulla in cambio. –disse aprendo le mani che aveva sul petto. –Vi chiamo a raccolta esseri d’amore, uniamoci per combattere il caos, esso fa parte di noi, e come tale lo purificheremo. Alzatevi guerrieri e mostriamo il vero potere dell’amore incondizionato.

Pian piano ad ogni fila, i guerrieri si strinsero le mani formando un cerchio che si illuminava ad ogni parola o battito, la luce giunse fino a Toga e a Miroku riconoscendo quel sentimento puro.

Inuyasha guardava con occhi stupidi, una mano si pose sul petto e fissò Kagome che mostrava un sorriso pieno d’amore.

-La senti anche tu, Inuyasha? Questo è l’amore cosmico, universale o meglio incondizionato. L’amore sconfigge l’oscurità. Le parole di Dafne risuonano nella mia mente come una cantilena, lei è ancora viva, ci sta guidando. –disse, mentre le lacrime erano di cristallo. –Uniamoci a questa pace.

Si alzarono sostenuti l’uno con gli altri e si strinsero le mani, la luce lì inglobò e rimase solo Sesshomaru. Il principe non si voltò a quella energia, restio nel suo modo di fare, però Jenny lo superò e lo portò dentro la sfera.

-Principe, non voltare lo sguardo a questo sentimento poiché esso fa già parte di te. Ama i tuoi lati deboli e troverai il potere più inarrestabile. –affermò la donna.

-Come hai osato…-iniziò a dire Sesshomaru, però le parole cessarono, quando piccole lucciole si manifestarono davanti a sé, portando la vocina e il corpo di Rin che abbracciò il suo padrone.

-Sesshomaru-sama. Io vi aiuterò. –disse con grinta, per poi prendere la sua mano grande e artigliata. La luce che proveniva da qual contatto fu assurdo così che gli alleati si forgiassero di un potere immenso.

-E’ ora. Andate …-comunicò la donna, lasciando che il loro nuovo potere riscaldassero i loro cuori.

-Hiraikotsu! –gridò Sango che fu la prima a lanciare il suo attacco, infatti l’arma era protetta da una luce rossa che abbatte la barriera dei fratelli facendola cadere, in seguito Miroku localizzò le altre barriere distruggendoli. L’esercito alleato si prepararono a lanciare i loro attacchi migliori e fu uno scossone avvertire la loro energia che defluiva in quella sfera che era ricolma di potere supremo, infatti la donna stava costruendo il suo attacco finale.

Pronta a lanciarlo con l’aiuto della sua famiglia, lo buttò sul nemico che spaventato si trovò fuso nuovamente con il fratello gigante che tentò di assorbirla nel suo attacco oscuro, però le due sfere si scontrarono, emettendo lampi di luce sacra e malsana.

-Inuyasha tocca a noi. –affermò Toga, caricò il colpo e urlò –Songa!

Sesshomaru sferzò il suo attacco micidiale, sentendo un potere che gli scorreva nelle vene e fu stupido di quel colpo e tutto derivava dalla presenza di Rin o da suoi sentimenti? L’ultimo fu quello di Inuyasha in cui Tessaiga si colorò di un violetto. Infatti la presenza di Kagome favoriva a sbloccare la tecnica segreta. Quella nuova potenza diede più vigore alla sfera suprema, che spinse l’altro attacco a indietreggiare e sparire all’interno dei corpi dei nemici che gridarono e infine si sbriciolarono davanti ai loro occhi.

Il silenzio era surreale, nessuno fiatava. Però i raggi di un nuovo giorno li colpirono, trovando il cielo pronto a dare spazio alla vittoria.

 

 

 

Salve ragazzi. Come state? Siamo giunti alle battute finali, dopo due anni di inattività vi porgo questo capitolo come scusa. Perdonatemi per la mia lunghissima attesa. Spero di aver dato bene i sentimenti a questi personaggi, ma le spiegazioni più dettagliate saranno nel prossimo. Vi aspetto.

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Capitolo 29
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Il sole si stava mostrando caldo e intenso, in quella conca oscura. I demoni abbassarono le loro armi per respirare a pieni polmoni, la guerra era finita, però nessuno sorrideva. Il vuoto per la sua mancanza si avvertiva in tutti, dalla sua famiglia al suo esercito. Sesshomaru provava compassione? Nemmeno lui sapeva capire quel sentimento che avvertiva dentro di se. Notava gli abbracci di conforto di suo padre con la sua moglie umana, di come l’aveva raggiunto era un mistero, dalla miko che piangeva e si stringeva a quell’inietto del fratello, e dalla madre di Dafne che fissava il nulla. Il marito l’era giunto immediatamente accanto, prendendole le mani e portandoseli sulle labbra; quell’uomo amava quella donna con tutto se stesso e lo dimostrava i suoi sguardi e quel sentimento che lo avvolgeva come un guanto. Lei poi si era buttata sul suo petto a piangere. Perdere qualcosa di così prezioso era una condanna, anche lui lo aveva sperimentato in passato. Quando Rin si era ritrovava nel regno dei morti, se non riusciva a resuscitarla che valore aveva la sua vita, senza la sua piccola umana? La consapevolezza di quel mancamento, quel vuoto che si era ingrandito quando un buco nero lo aveva portato ad abbandonarsi, ma poi l’amore era prevalso. Suo padre aveva cercato in ogni maniera di farglielo capire e adesso ne era grato. Saltò tra una roccia all’altra fino a fermarsi su una, essa aveva tra i piedi qualcosa che luccicava e ne fu sorpreso a costatare che cosa fosse. Una sfera di pura luce, calda e avvolgente.

Quella era … non riuscii a continuare che il cielo si fece scuro, un grande uccello aveva coperto l’astro solare e adesso si dirigeva verso di loro.

-Ancora? –disse Inuyasha, brandendo la sua spada. Però l’uccello ritirò le sue lunghe ali color del fuoco e si depose su masso.

Nessuno riuscii a spiccicare parole, videro Jenny abbandonare l’abbraccio del marito per dirigersi verso l’animale che abbasso il muso, permettendo così di farsi accarezzare.

-Bentornata. Sapevo che non mi avresti lasciata.

La donna pianse di sollievo e ben presto la sua famiglia sorrise.

Per i demoni e il loro gruppo era ancora perplessi su quella situazione, ma Kagome come se fosse illuminata lasciò il suo demone per andare verso di lui.

-Kagome, no, dove vai?

-Inuyasha, ancora non l’hai capito?

-Che cosa dovrei capire?

-Voi demoni siete davvero tonti.

Quelle parole non furono gradire ai tre che irrigidirono, soprattutto Sesshomaru che voltò le spalle.

-Kagome, spiegami!

-Inuyasha lei è…

Però la fenice allungò nuovamente le sue magnifiche ali, le fiamme avvolsero tutti quanti, però non si bruciarono, in effetti servivano per purificare l’aura della conca.

-Grazie. –disse l’uccello con grazia –vi riporto i vostri doni.

E con questa comunicazione dal suo petto apparvero delle sfere di luce.

Una si avvicinò a Izayoi in cui si riprese la sua anima, infatti riacquistandola si ritrovò a sentire sulla pelle il calore del suo amato. Toga ne su felicissimo.

Invece per gli altri, come per Inuyasha e la piccola Rin gli fu consegnata la loro energia latente ciò il cuore umano.  E infine l’anima di Dafne che apparve nelle sue sembianze da umana, facendo smaterializzare pian piano la fenice che c’era in lei.

-Aspetta! –borbottò Inuyasha.

-Dafne era la fenice che in passato ci ha donato quelle capacità, ecco risolto il mistero. –disse Miroku risoluto.

-Quanto tempo sprecato. –borbottò Sesshomaru già pronto per andarsene.

-Sei sempre a lamentarti, Maru.

Quella voce, lo riempiva di brividi. Il demone schizzò verso di lei, però si ritrovò a fronteggiare più spade in cui lo guardarono male.

-Aspetta che guarisca e poi sarà pronta a darti una lezione, demone. –La madre di Dafne era decisa, nessuno avrebbe più fatto male alla sua famiglia.

-Sarò lieta di accogliere la tua richiesta, signore dell’Ovest. –rise Dafne per poi abbracciare tutta la sua famiglia.

-Non ci provare mai più, ci hai fatto prendere un colpo! –le gridò la sorella maggiore.

-Perdonami, Juuri.

-E come si dice, quel che finisce bene…

 

 

Era sera ad ovest e in quel momento nella sala grande si stava consumando la cena, le portate erano immense e abbondanti per sfamare ogni ospite poco gradito come avrebbe detto Sesshomaru, ma Toga prendendo in contro piede il figlio aveva annunciato che ognuno sarebbe stato accolto nel suo regno.

Adesso in quella sala si mangiava con entusiasmo, bevendo e ridendo come se fossero una grande famiglia. Il demone orso poté riabbracciare il suo amico, risero come ai vecchi tempi, si abbuffarono, ma felici di quel momento. Inuyasha e la sua squadra si concedevano quei momenti in pace, parlando tra di loro ma vedendo con occhi sereni che la guerra non li aveva abbattuti; dall’altra parte ci stava la famiglia di Dafne, accanto alla sua compagna stava Kaname, il padre, che guardava ogni demone con freddezza, poiché la moglie era bellissima e catturava l’attenzione e poi i suoi figli che erano cresciuti e Dafne. La ragazza era felice, però leggeva infondo alla sua anima solitudine, capiva perfettamente, non avere un legame spezzava, ma non sarebbe mai stata sola. Il tempo portava notizie.

-Un brindisi. Vi ringrazio per averci aiutato. –disse Jenny.

-Oh Jenny-sama siete uno splendore –disse Miroku, però fermato dallo sguardo di Kaname.

-Sei sempre il solito bonzo. –rispose Sango.

-All’amore! –urlò Juuri prendendo il calice di vino, ma per poi ritrovarsi dell’acqua. Guardò male prima la madre e poi il compagno.

-Sai benissimo che non puoi bere alcolici, - affermò Aki.

-Maledetto!

Non ci fu ragione che i due si ritrovarono a rincorrersi senza una reale motivazione, nel gruppo risero più forte poiché assomigliavano ad Inuyasha e al piccolo Shippo.

La serata si concluse in fin dei conti bene.

 

 

La notte era per i vampiri e come tale per Dafne che si rigirava tra i corridoi.

La sua missione in quell’epoca era finita, era il momento si ritornare a casa. Il viaggio l’aveva fatto maturare ma anche conoscere nuova gente.

Sorrise senza un motivo e sospirò.

 

-Mi devi uno scontro.

Una voce ben conosciuta la fece voltare, la ragazza avvertii il batticuore e sorrise.

-Sempre con la mania di battersi, però accetto la tua sfida, principe dei demoni. –gli disse, per poi richiamare Mekai che apparve con il fuoco azzurro –che ne dici di non perdere tempo?

In un tempo brevissimo i due si ritrovarono a duellare a cospetto della luna, mentre dalle finestre circostanze si affacciavano i loro amici.

-Sempre i soliti, non mi stupisco della loro complicità. - disse Inuyasha mentre fissava il fratello sorridere.

-Dafne non gliela darà mai vinta e questo Sesshomaru lo sa benissimo, ma vedi che c’è anche riconoscenza, anche se non lo dice apertamente- disse Kagome raggiungendo il compagno.

-Riconoscimento? Hai per caso sbattuto la testa? quello vuole solo sconfiggerla e sentirsi superiore.

-Perché vedi solo ciò che mostra, Sesshomaru è un ottimo stratega per quanto risulta l’emozioni.

-Per me stai vaneggiando.

-Che cosa?

-Tuttavia, non m’importa di lui, ma di te. Ti amo, Kagome. – le disse, prendendola dai fianchi e baciandola prima con dolcezza e infine intensificando il contatto. Gli era mancata come l’aria, ma per fortuna tutto si era risolto al meglio.

-Ti amo anch’io, Inuyasha.

 

 

 

In un’altra stanza, tra le lenzuola giaceva nudo un demone millenario. Il suo corpo da dio copriva con la sua stazza il corpo fragile della sua amata.

-Che cosa stai pensando? –chiese la moglie, accarezzando il viso.

Toga la fissò. –Che ho due figli simili, ma nello stesso tempo differenti. E ti ringrazio mia amata Izayoi per questo dono. A quel tempo credevo che l’amore non esistesse, ma il tuo arrivo nella mia vita mi ha stravolto, non rimpiangerò mai quel giorno… ti amo. –confessò per poi abbassarsi sul viso della donna e baciandola, per poi iniziare una nuova danza d’amore. Ancora entrambi erano perplessi per quel stato, ma lo avevano messo di lato per vivere quella occasione speciale.

L’amore era un sentimento unico, che legava i cuori più freddi.

 

Al mattino i due contendenti erano ancora lì. I loro abiti più logori di un sacco di spazzatura stavano in piedi solo grazie a qualche laccio che aveva permesso di reggersi con tenacia. Sesshomaru aveva ferite su tutto il corpo che pian piano stavano guarendo, certo non come aveva preavviso; Mekai era una arma differente alle altre e i suoi colpi erano costituiti da un potere più forte. Però amava quello scontro, finalmente aveva messo a nudo il suo avversario, catalogandola come fonte di un potere immaginabile e anche una persona che poteva stare al suo fianco.

Dall’altra parte Dafne rideva di cuore, imprimendo quelle vicende nel suo cuore.

Si raddrizzò e con una fiamma nuova si cambiò. Aprii le braccia e degli uccelli si posarono sui palmi della mano.

-La natura è il nostro potere. Ti ringrazio di questo scontro, principe, adesso posso andare tranquilla. –disse. Il demone non ci pensò e si ritrovò a sferrare un colpo improvviso, ma non fu così, poiché Dafne lo predisse e come attacco lo prese dal bavero della tunica e lo baciò.

Il demone avvertii tutti i sentimenti che la sua proprietaria stava mandando, però non ricambiò e rimase fermo.

-Grazie, Sesshomaru. – gli disse lasciando il giardino che pian piano stava rinascendo.

-Addio.

 

 

 

-Non ci rivedremo più nee-chan? Domandò la piccola Rin.

-Sempre, quando avrai bisogno di me chiamai, io ti raggiungerò. –disse ponendo la mano sulla sua testolina, che annuii che si ritirò accanto al suo demone.

Dafne fissò i suoi compagni di viaggio, Inuyasha aveva quell’aria balorda, ma sotto si sentiva triste per quell’addio. Sango e Kagome l’avevano abbracciata con impeto, le avevano detto che la volevano rivedere. Miroku aveva tentato di approcciare qualche gesto, ma Eddy era intervenuto e lo aveva bloccato con la spada. Infine Toga affianco ad Izayoi porse quella domanda – credo che anche per noi sia giunto il momento di andare.

Inuyasha si sentii subito raffreddato, avere entrambi i suoi genitori, era un sogno che si era realizzato, ma sapeva che era giusto così.

-Sbagliato. – La voce di dafne portò scompiglio.

-In che senso?

-Nel senso che siete liberi. Potete vivere qui o da qualche altra parte, la scelta cade su di voi. Questo è il mio dono per voi. –disse.

-Dafne –sama questo… -Izayoi non credeva alle sue orecchie, finalmente il suo più grande desiderio si era avverato. Vivere la sua vita con l’uomo che amava e poi trascorrere del tempo con il suo bambino.

-Grazie, grazie, infinitamente. –Toga abbassò il capo come rispetto, perché in quel momento non c’era una ragazza ma una divinità che aveva dimostrato il suo grande amore per loro.

-Inoltre vi dono qualcos’altro. Mia madre ha il potere di concedere la vita illimitata, queste sfere vi permetteranno di vivere più allungo del solito e anche di legarvi ai vostri compagni con una piccola cerimonia. Però sarà un segreto nostro, non posso permettere che altri ne siano a conoscenza. Sarete liberi e senza preoccupazione, Tu Kagome potrai legarti a Inuyasha e non avere paura di lasciarlo solo, e anche voi due. Invece per Miroku e Sango avete la possibilità di vivere una vita da umani o più calma, nel senso il vostro orologio della vita sarà più lento, a voi la scelta.

-Oh Dafne, grazie. –disse Sango.

-Adesso miei cari amici, vi saluto. Non è un addio, ma un arrivederci. Chissà se il destino ci farà nuovamente rincontrare.

Pian piano le fiammelle svanirono lasciando quel mondo in pace e con una consapevolezza di aver fatto del bene. Perché infine ciò che dai ritorna a te in ogni modo.

 

Fine

 

 

Benvenuti alla conclusione di questa storia che ha visto alti e bassi.

Sono orgogliosa di me di aver dato un finale. Sono stati anni altalenanti, e dopo due anni ero ritornata con un capitolo che pochi anno letto ma va bene così. Amo questa mia creazione e credo che anche voi.

Vi ringrazio per avermi fatto crescere, sorridere e pianto.

Un grazie va a me stessa che ha trovato la forza di dare una fine e poi a voi.

Grazie. Sognate e vivete i vostri desideri.

Tuttavia ci sarà un capitolo bonus. Chissà che cosa mi inventerò a presto.

Heart

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