Quello che non avrebbero dovuto fare

di Liza Inverse
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Egitto, 1.200 AC circa ***
Capitolo 2: *** Anno 1020, Italia, campagna di enrico II di Germania (Sacro Romano Impero) ***
Capitolo 3: *** Bright Young Things Londra anni ‘30 ***



Capitolo 1
*** Egitto, 1.200 AC circa ***


I sandali dell’entità che si aggirava tra le case in fango cotto alzavano nuvole rosse di polvere tra la sabbia battuta del vicolo. Il silenzio era così profondo che di tanto in tanto da lontano si sentiva arrivare lo sciacquio di qualche pesce che saltava fuori dall’acqua del fiume. Nemmeno le sue calzature facevano rumore sul sentiero.

La notte era senza luna, e le poche luci che illuminavano la strada venivano dalle rare lampade ad olio di qualche casa fortunata. Ma l’entità non aveva bisogno di luci per vedere tra i vicoli stretti che si districavano tra la città, vicino alla Capitale Egiziana di Pi-Ramses, perchè i suoi occhi potevano distinguere anche al buio le porte delle case segnate con il sangue d’agnello.

Era vestito di bianco, e benché avesse rinunciato a mostrare le ali secoli prima, era un angelo.

Portava con sé un lungo papiro, e vi scriveva sopra con diligenza con una piuma d’oca che lasciava sul rotolo una traccia dorata. Il papiro era diviso in due colonne: su una le porte con il segno di sangue, sull’altra le porte senza il segno. A malapena alzava gli occhi per guardarsi intorno, quasi come se sapesse dove trovare le tracce del sacrificio.

Poi qualcosa interruppe la sua concentrazione e drizzò il capo. L’espressione sul suo volto cambiò: da tranquilla divenne imbronciata, i movimenti da fluidi si fecero scattanti, iniziò a camminare a zig-zag nel vicolo senza un’apparente ragione. Infine si fermò accanto all’angolo di una casa, sovrastando un’ombra a terra, non più alta di un metro.

“Crawly!” Mormorò infine con voce sorpresa. “Che ci fai qui?”

L’ombra, una persona vestita di scuro con capelli lunghi, parzialmente raccolti in una treccia, alzò il volto e scrutò quello dell’entità vestita in bianco, infine sorrise.

“Ehi! Aziraphale! Che piacere vederti qui!” 

Appoggiò una mano e poi la schiena al muro rosso: a fatica si rimise in piedi, con le gambe che tremavano. Per quanto instabile riuscì a mantenersi ritto abbastanza a lungo da poter guardare negli occhi il nuovo arrivato.

“Che ci faccio io? Aiuto Uriel! - la voce di Aziraphale era piuttosto seccata, anche se se parlava sottovoce - Che ci fai tu, piuttosto! E vedi di parlare piano!”

“Io? - Per un attimo Crawly sembrò scrutare dentro se stesso alla ricerca di una risposta da dare ad Aziraphale - Beh, c’è questo Faraone, no? Che ha dei problemi con dei tizi che se ne vogliono andare dall’Egitto… - il demone fece una pausa - il popolo… scelto… chiamato… come…”

“Eletto, il Popolo eletto!” corresse Aziraphale

“Quello, sì. Insomma, ero venuto qui per fare in modo che lui mettesse loro i bastoni tra le ruote. Ma poi hanno fatto un raccolto nuovo e c’è una nuova partita di birra in paese. E ho pensato di fermarmi prima di andare da lui. E tu? È da un po’ che non ci si vede… Da… Da quell’enorme toro?” 

Crawly fece un sorriso sghembo, cercando di mantenersi in piedi. Sembrava proprio che quel muro si spostasse continuamente e non ne volesse sapere di reggerlo.

Aziraphale guardò Crawly stizzito.

“Oh! Quindi è opera tua, malfamato demone!”

Crawly guardò Aziraphale disorientato. “Cosa?”

“Il faraone che non vuol lasciare libero il Popolo Eletto!” disse Aziraphale con tono ovvio.

Il demone fece un suono di stizza con i denti. “Che cosa? Vuoi dire che ci ha già pensato lui?” Poi si fermò di nuovo e fissò il vuoto qualche secondo prima di ricominciare a parlare - Oh, beh, ha fatto qualcosa. - fece spallucce e schioccò la lingua - Credo che farò rapporto e dirò che è tutto a posto.”

Aziraphale drizzò le spalle e mise il petto in fuori orgoglioso “Non è tutto a posto! Per punire il Faraone della sua scelta, stanotte tutti i primogeniti delle famiglie che non appartengono al Popolo Eletto verranno presi dall’Angelo della Morte! Sto facendo giusto il censimento ora!”

D’improvviso, come se non avesse mai toccato un mestolo di birra, Crawly si rimise in piedi, stabile, ed assunse un’espressione grave. “Tu cosa?”

L’angelo fece un gesto con la mano indicando le case intorno. “Le vedi le case? Quelle con la macchia di sangue sopra, quelle sono le case di chi si salverà! Quelle del Popolo Eletto!”

Il demone gettò indietro la testa in segno di disgusto. “Oh! Non di nuovo!”

Aziraphale fece un passo indietro. “‘Non di nuovo’ cosa?”

“Dio ce l’ha proprio con i bambini! Prima il diluvio, adesso gli egiziani!” rispose stizzito Crawly scuotendo la testa.

“Beh - Aziraphale si guardò intorno - Considerati responsabile!”

“Io? Hai appena finito di dire che il Faraone ha preso la decisione di proibire al Popolo eletto di lasciare l’Egitto! Ha fatto tutto da solo! Io ero qua a bere!” Protestò il demone.

“In ogni caso ormai è troppo tardi! - tagliò corto l’angelo - Sto compilando la lista di case da salvare e tra poco l’Angelo della Morte passerà a diffondere il morbo nero tra i condannati! È il mio dovere!”

Crawly storse il naso e avvicinò il viso a quello di Aziraphale. “E non ti senti minimamente in colpa per quegli innocenti?”

Aziraphale esitò e deglutì un paio di volte, ma abbassò lo sguardo. “È il piano-

“Ineffabile, vero?” concluse Crawly piegando la testa a lato.

Aziraphale si schiarì la voce ma mantenne lo sguardo sul papiro e sulla grafia dorata.

Senza aggiungere parola, Crawly gli girò le spalle e cominciò a passare davanti a tutte le porte.

“E adesso che diavolo stai fa- iniziò l’angelo, ma non ebbe bisogno di terminare la domanda perché si rese esattamente conto di cosa stesse facendo il demone.

Con un ramo di ulivo da cui colava sangue, stava imbrattando le porte di tutte le case del villaggio che Aziraphale non aveva ancora censito. Corse dietro al demone “Fermati! Mi scombinerai tutto il censimento!”

Crawly si voltò verso di lui senza fermarsi e lo squadrò dal basso all’alto, serio.

“Oh, per favore! Taci e scrivi!”

“Non è così che deve andare, Crawly! Cosa dico ai piani superiori nel rapporto?” Protestò Aziraphale.

“Senti, facciamo che tu non mi hai visto. Non devi mettere il fatto che mi hai visto!” Mormorò il demone.

“Ma sarebbe mentire!”

“No! È semplicemente tralasciare qualche particolare! Io lo faccio continuamente!”

“Ma tu sei un demone! È il tuo lavoro! Io sono un angelo! Devo fare quello che mi dicono!”

“E ti hanno per caso detto di scrivere se c’era qualche demone che imbrattava porte? No! Ti hanno detto di scrivere i nomi delle porte imbrattate!” sibilò Crawly tra i denti.

Aziraphale esitò ma non seppe rispondere. Riprese a scrivere seguendo il demone.

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Capitolo 2
*** Anno 1020, Italia, campagna di enrico II di Germania (Sacro Romano Impero) ***


I soldati stavano piantando i pali per le tende dell’accampamento notturno, mentre Aziraphale si occupava del fuoco.

Per lui sarebbe stato estremamente facile poter accendere il focolare con un solo pensiero, ma preferiva farlo alla maniera umana: era curioso riuscire a vedere come una semplice scintilla potesse appiccare fuoco al legno così facilmente.

Per migliaia di anni era stato affascinato dalle varie tecniche che gli uomini avevano inventato: dal semplice raccogliere un ramo incendiato all’invenzione della pietra focaia.

Oh, ovviamente la sua spada non contava: quello era fuoco Sacro, che non avrebbe influenzato più di tanto la materia: del resto nemmeno il cespuglio a cui Mosé parlò con il Metatron era andato veramente a fuoco.

Si tolse l’elmo appuntito ed il camaglio. Erano due oggetti piuttosto pesanti da portare, e decisamente per appiccare il fuoco non erano proprio consigliati, visto che il fuoco scaldava il ferro piuttosto in fretta, e se n’era accorto la prima volta delle conseguenze.

Si tolse anche il giaco di cuoio con le piastre, poi si inginocchiò di fianco al cerchio di pietre del focolare.

Accanto a lui il cuoco stava togliendo l’attrezzatura da cucina dal mulo.

“Oggi abbiamo fatto veramente poca strada!” si lamentò il cuoco, un tizio magro e allampanato, senza capelli ma con una barba che avrebbe potuto sostituirli se solo fosse stata pettinata in maniera giusta.

Aziraphale si fermò a riflettere. “Sì, è vero. Mi chiedo come mai. È qualche giorno che stiamo rallentando.”

Un altro soldato giovane e magro si avvicinò con un secchio pieno d’acqua preso dal ruscello lì vicino. “Sembra che sia uno degli ultimi gruppi che si è unito alle truppe. - disse -  Sono lenti perché perdono il loro condottiero continuamente.”

Aziraphale inclinò la testa in segno di fastidio. “La guerra purtroppo porta anche i meno competenti ad unirsi. Per fortuna anche loro hanno la fede in Dio.”

Il soldato rise. “Non credo, Non fa altro che bestemmiare il signore tutto il giorno. Il suo cavallo ha meno fede di lui però, non fa altro che disarcionarlo! Per questo sono così lenti!”

Aziraphale che stava sfregando le pietre focaie tra di loro si fermò e si voltò verso il suo compagno. “Scusa, cos’hai detto?”

“Che il cavaliere nuovo non è cavaliere per niente! Viene continuamente disarcionato da cavallo!”

Aziraphale si alzò e cominciò a vagare tra le truppe.

Guardò verso ogni tenda, sui giacigli e nelle varie cucinette. Per un momento, pensò anche di guardare nelle botti.

Non gli ci volle molto a trovare un tipo che per l’ennesima volta veniva spinto su un cavallo da un paio di poveri disgraziati e regolarmente cadeva dalla parte opposta dopo pochi istanti.

L’angelo raggiunse l’uomo a terra e gli allungò una mano per aiutarlo a rialzarsi.

“Crowley!” disse con stizza Aziraphale.

“Aziraphale! Che piacere vederti in guerra!” esclamò il demone..

Aziraphale, al contrario, non sembrava per niente compiacuto. “Che cosa ci fai qui? Ho il sospetto che non sia per aiutare la conquista del Sacro Romano Impero e della Parola di Dio!”

“Ovviamente no! Sono qui per rallentare la campagna.” rispose il demone in tutta tranquillità mentre tentava di alzarsi e di avvicinarsi di nuovo al cavallo.

Il cavallo fece un gesto di irritazione con la zampa e sbuffò nervosamente. Crowley sibilò di rimando.

L’angelo gli si rivolse con il medesimo tono di irritazione. “Complimenti! Ci stai riuscendo bene! Stai rallentando tutta l’armata!” 

Crowley si voltò verso di lui ed aggrottò le sopracciglia. “È quello che devo fare! Cosa credi? Che mi stia divertendo? Mi sto miracolando le ossa da cinque giorni! Sono continuamente nel fango, e non sto nemmeno simpatico al cavallo!”

“Ovvio che non gli stai simpatico! Sei un demone! In ogni caso sappi nemmeno io mi sto divertendo! Il cibo è veramente pessimo, mi tocca accendere il fuoco e per poco le prime volte non mi sono ustionato la testa stando troppo vicino al fuoco, con queste cose di ferro!” Aziraphale indicò alcuni camagli ammucchiati per terra.

Crowley sbuffò. “È una perdita di tempo, non credi?”

Un lampo di consapevolezza attraversò il volto di Aziraphale, ma riassunse subito la sua espressione impassibile di giustiziere. “Lavorare per il piano ineffabile non è una perdita di tempo!” Rispose tra i denti senza levare lo sguardo dalla pila di camagli.

Crowley fece una smorfia. “Davvero sei convinto? Guardati! Guardami! - Indicò prima se stesso e poi l’angelo - Sono centinaia di anni che siamo in mezzo al fango, sotto il sole cocente, ci rompiamo le ossa, compiliamo scartoffie, e per cosa? Da me nemmeno guardano quello che scrivo! Vanno direttamente alle ultime righe! Potrebbero benissimo mettere un questionario con una domanda e due crocette. ‘L’hai fatto? Sì, No’ e poi si passa al prossimo. Prossimo fango, prossimo deserto, prossime stramaledettissime ossa rotte per colpa di un quadrupede! - il cavallo nitrì seccato -  A nessuno interessa come lo fai.”

Crowley fece una pausa drammatica ed alzò un sopracciglio “O se sei tu a farlo.” Un lampo di malizia gli attraversò gli occhi.

Aziraphale arretrò scandalizzato. “Stai… suggerendo che dovremmo cominciare a fare l’uno il lavoro dell’altro?”

Crowley alzò le spalle. “Beh, se la metti in questo modo…”

“Io non la metto in nessun modo, è quello che tu hai sottinteso! E comunque non mi venderò certamente al Demonio!”

Crowley si massaggiò un braccio indolenzito. “Ascolta Aziraphale, - disse suadente - non è una questione di vendersi alla concorrenza. Nemmeno io ci tengo a lavorare con i tuoi colleghi. Però alla fine, quello che fai tu lo faccio anche io, no? Stessa famiglia, piani lavorativi diversi. Quindi, può darsi che ogni tanto qualcuno faccia entrambi i lavori dell’altro, mentre in altre occasioni semplicemente non ci si metta i bastoni tra le ruote. Credi che mi stia divertendo, adesso?” Gesticolò indicando l’accampamento intorno all’imbrunire, e il cavallo.

Poi continuò. “Non sempre. Solo ogni tanto. Tipo ‘ehi, io ho cercato di farlo, ma ho avuto ostacoli maligni’ E dai la colpa a me. Lo stesso farei io con te. Poi ognuno per la sua strada. Tu ritorni a mangiare pavoni farciti e io… Farò qualcosa. È un grosso risparmio di tempo ed energia.”

Aziraphale abbassò lo sguardo perplesso. Strinse le labbra. Sospirò e poi tornò a fissare gli occhi ipnotici dalle pupille verticali di Crowley.

“Solo ogni tanto?” chiese.

“Solo nel caso tutti e due siamo obbligati ad ostacolarci.” affermò Crowley allungando la mano. “D’accordo?”

Aziraphale esitò. Mosse il braccio verso Crowley poi lo ritirò di nuovo per qualche secondo. Infine allungò la mano e prese quella del demone. “D’accordo.”

Il cavallo sbuffò e scalciò facendo spaventare Crowley che inciampò nei suoi stessi piedi e cadde a terra.

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Capitolo 3
*** Bright Young Things Londra anni ‘30 ***


L’automobile sfrecciò veloce accanto le transenne alzando terriccio che andò a ricoprire le ghette degli spettatori.

Era una fresca giornata di novembre malgrado il sole illuminasse la strada inglese di campagna, dove un folto gruppo di giovani della Londra bene aveva deciso di organizzare la corsa automobilistica.

Cappellini a scodella coprivano il capo delle ragazze che erano tornate a metà mattinata dalla routine dei parrucchieri. Le ciocche delle onde simmetriche delle loro chiome uscivano dalla tesa dei copricapi in feltro nei colori più vivaci, mentre sfoggiavano soprabiti in collo di pelliccia. Gli uomini in cappotto di cammello alzavano la mano che stringeva i biglietti delle scommesse illegali ogni volta che passava l’automobile su cui avevano puntato.

Il luogo era pericoloso: le transenne erano in realtà pali di legno piantati per terra come recinzioni da bestiame, se i piloti avessero perso il controllo dell’autovettura qualcuno ci avrebbe rimesso la vita, le scommesse ovviamente erano illegali, ma anche la cocaina che girava tra tabacchiere e nasi, non era molto legale.

E c’era chi, Gabriele ovviamente, aveva deciso di mandare Aziraphale a controllare in mezzo a questi giovani volti sorridenti.

Così, il biondo angelo si aggirava tra i corpi sottili dei giovani ventenni londinesi con il suo cappotto fuori moda di almeno cinquant’anni, fermando di tanto in tanto qualcuno per fare due chiacchiere e cercare di metterlo sulla retta via.

“Sodoma e Gomorra…” Mormorò. “Forse dovevano mandarci Sandalphon, qui. Avrebbe avuto più successo trasformando tutti in statue di sale.” Poi rabbrividì al solo pensiero, e decise che forse era meglio di no.

Dal fondo della strada si sentì arrivare un rombo assordante, e più il rombo aumentava, più il grido della folla diventava alto. Alcuni uomini si misero anche a saltare dall’euforia.

Aziraphale riuscì a farsi strada in mezzo alla calca e si affacciò alla recinzione giusto in tempo per vedere arrivare, e frenare con un gran polverone, una macchina rossa e nera, col numero 666 impresso sul cofano fumante. L’angelo fece una smorfia di disgusto. Poi, stupito, sulla sua bocca si formò un “O” di sorpresa che si allungava sempre di più man mano che la sua mascella si abbassava verso il basso.

Dalla macchina uscì un giovane uomo, magrissimo e vestito di una tuta nera con rifiniture rosse, esattamente come la macchina, i capelli lisci all’ultima moda con la riga da una parte e i baffi sottili ben curati sul labbro superiore. Indossava un paio di occhialini antipolvere scuri.

Certo, il taglio di capelli era cambiato, i baffi l’ultima volta non c’erano, ma Aziraphale riconobbe subito il volto e lo stile di Crowley.

Il demone alzò le mani salutando la folla e si avvicinò ai pali di legno, stringendo la mano a quanti gliela porgevano.

“Crowley! Crowley!” Aziraphale cercò di gridare, ma il clamore delle ragazze che allungavano le mani verso di lui e lo tiravano verso i loro corpi copriva la sua voce.

Aziraphale si miracolò un varco tra la calca e marciò impettito verso il demone, il quale, in quel momento era tenuto abbrancato da due ragazze, una mora e l’altra rossa, che facevano a gara su chi avrebbe per prima lasciato un’impronta di rossetto sul suo volto. 

L’angelo allungò le mani verso le due ragazze e le trascinò lontano dal demone.

In seguito gli rovesciò addosso tutto il suo disgusto e indignazione.

“Crowley, non mi sembra il caso di… “fomentare” altro caos nelle menti di queste povere ragazze! Dove sei stato negli ultimi cento anni? A pianificare tutto questo? Se avessi saputo che c’eri tu dietro avrei rifiutato l’incarico e fatto mandare direttamente Gabriele!”

Il demone non fu affatto offeso dall’allontanamento delle due ragazze, al contrario sorrise all’angelo. “Aziraphale! Sei venuto ad unirti alla festa?”

“Festa? Questa è Sodoma e Gomorra! Scommesse illegali, giovani ragazze, vino e droga! Hai portato tu la droga?”

Crowley fece una faccia tra l’offeso ed il sorpreso. “Io? No! Io sono venuto solo per le corse in macchina! Guarda! Le conosci le macchine? Ho intenzione di prenderne una!”

Si avvicinò alla macchina nera e rossa.

“Ho dormito per tutto il diciannovesimo secolo. - allungò la mano per toccare il cofano ancora tiepido - e gli umani mi fanno questo bellissimo regalo. Niente più cavalli! Praticamente una poltrona su quattro ruote che se ne va dove vuoi tu e non ti disarciona! L’automobile!”

“Io la trovo pericolosa!” Protestò l’angelo “Come le ragazze laggiù!” e indicò un gruppo di giovani che stavano lanciando occhiate poco raccomandabili verso il demone.

Il demone si incupì in volto. “Beh, sì effettivamente possono sempre succedere degli incidenti. La settimana scorsa una ragazza è andata fuori strada. I suoi amici l'hanno portata all’ospedale. C’era anche un ragazzo strano che frequentava spesso il posto: capelli scuri, unghie finte, si dice che ogni tanto indossasse una cuffia da notte. Tipo interessante, secondo me.”

Il volto di Aziraphale diventò rosso. “Così sono questi i tuoi interessi, ora...”

L’angelo voltò le spalle a Crowley e a passo svelto di marcia si diresse dalla parte opposta della folla.

“Aziraphale? Dove vai?” Lo richiamò il demone.

“Lontano da qui, dove potrò non vedere questo luogo di peccato! E mando una lettera a Gabriele - fece una pausa come per cercare le parole - In cui dico che non sono riuscito a reprimere questo luogo di peccato! Mi beccherò di sicuro una lettera di richiamo per questo fallimento, ma trovo che questa sia la cosa più disgustosa da quando scoprirono quel marchese.”

Crowley impallidì. “Non puoi dire questo! Mi sono persino tirato fuori io da quella cosa! Era disgustosa! Qui ci si diverte!” Crowley gli corse dietro. “Cosa dici invece di un bicchiere di vino sul molo? Vicino a Battersea Park, c’è anche un padiglione per orchestra all’aperto.”

Aziraphale continuava a camminare.

“Senti, angelo, se vuoi questa cosa la fermo io!” Crowley agitò la mano. 

Pochi attimi dopo le grida alle spalle di Aziraphale furono sostituite da mormorii di sconcerto che si sollevavano dal pubblico. In seguito si udirono belati, campane di bestiame ed urla.

Aziraphale si voltò.

In mezzo al pubblico si era disseminato un gregge di pecore che stava disperdendo le persone, soprattutto le ragazze con i loro cappotti alla moda, mentre i meccanici con la testa nel cofano delle vetture si chiedevano dove fosse andato a finire il motore.

Crowley proseguì. “Visto? La gara si è fermata, le persone se ne stanno andando… Puoi dire che hai fermato Sodoma e Gomorra.”

“E tu invece cosa dirai?” Mormorò il biondo.

Il diavolo tirò su le spalle. “Dirò che ho rovinato una festa a duecento persone, rovinato oggetti da migliaia di sterline… Magari qualcuno di loro si disperderà a coppie ed andrà a… - Aziraphale alzò la mano per fermare il demone. “Va bene, ho capito!”

“Insomma, - proseguì Crowley - Qualcosa inventerò. Non devo dire il motivo. Devo dire il risultato, no?” Sorrise a Aziraphale con un’espressione furbesca e serpentina. “Senti, c’è qualche negozio carino andando verso il molo. Potremmo fermarci a vedere se c’è qualche tabacchiera Regency in argento, o un libro raro. Per le tue collezioni. Offro io.”

L’angelo guardò a terra tra l’affranto ed il confuso. “Non dovrei… accettare favori da te.” Agitò la mano per allontanare qualche persona che aveva di nuovo tentato di avvicinarsi.

“Ti ho per caso chiesto questo?” Chiese Crowley corrucciando il viso in maniera fintamente drammatica. “Ho rovinato la festa. Mica ho fatto un favore a te!”

Aziraphale si raddrizzò e si mise di fronte al demone, poi alzò il mento, orgoglioso. “Dopo però promettimi che non farai più corse in macchina in mezzo ai campi né frequenterai più gente del genere!”

Crowley mostrò i denti disgustato e sibilò. “Non puoi esssere così messschino!”

“Niente corse, niente Sodoma e Gomorra. Non voglio che rischi di discorporarti. Ci sarebbe un sacco di burocrazia... - aziraphale esitò per continuare la frase - prima di riuscire a tornare qui.” La voce di Aziraphale era ferma e decisa.

Crowley guardò il rotolo di soldi che aveva messo nella tasca della tuta. “Beh, dopotutto, lo facevo per i soldi. E ho preso abbastanza soldi da potermi comprare una Bentley. Vieni, angelo.” Si avviò lungo il sentiero sterrato lasciandosi il gregge di pecore alle spalle.

In lontananza Aziraphale sentì una delle ragazze che parlava mentre si puliva il cappotto. “Oh, ora capisco perché non ci stava mai con noi…”

 

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