Ladies Quidditch Club

di Ashla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Piani di reclutamento ***
Capitolo 3: *** Quotidianità ***
Capitolo 4: *** Reclutamento ***
Capitolo 5: *** Provini ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 


Ottobre 1940
 
 
L’aria fresca le sverzava sul volto, scompigliandole i capelli scuri, ma Ashlyn Rymer non se ne curava e sfrecciava intorno al campo da Quidditch, seguita da altri Corvonero, godendosi la sensazione di volare.
Quando era sulla sua scopa non esisteva più Grindelwald, la guerra del mondo babbano con le preoccupazioni ad essa correlate, né l’ansia e i problemi generati dalla scuola.
Tutto era perfetto quando volava.
Un fischio attirò la sua attenzione e la giovane, facendo un giro della morte, cambiò direzione avviandosi verso i due ragazzi che, da quando lei e gli altri avevano cominciato a sfrecciare, stavano in piedi in mezzo al campo osservandoli mentre parlottavano tra di loro per scegliere i futuri membri della squadra di Corvonero.
Atterrò con grazia a pochi passi dai due, imitata subito dai compagni di allenamento, e fissò Simon Lafontaine e Lucas Warren, rispettivamente il capitano e il vicecapitano della squadra.
Il cuore cominciò a batterle forte nel petto: il momento che tanto aveva atteso era arrivato.
«Bene, ora annuncerò chi entrerà a far parte della squadra».
Simon Lafontaine lanciò un’occhiata ai presenti e, solo per un secondo, gli occhi azzurri del ragazzo incrociarono i suoi e Ashlyn, in attesa, strinse convulsamente il manico della vecchia scopa fornita dalla scuola.
Il capitano, nonché portiere della squadra di Quidditch di Corvonero, cominciò a chiamare partendo dai battitori e, visto che Lucas Warren era già in squadra, passò subito al secondo scegliendo, ovviamente, il ragazzo più robusto dell’intera compagnia e Ashlyn non poté far a meno di essere dispiaciuta per la ragazzina del terzo anno, Betty e qualcosa, che scoppiò in lacrime e scappò via destando qualche risolino dai presenti in campo e sugli spalti.
Sorrise quando Simon chiamò Selene Lovegood come cercatrice; di certo Selene era stata la migliore tra i vari candidati per quella posizione ed era felice all’idea di poter avere una compagna.
Sì, perché lei, Ashlyn Rymer, ne era certa: sarebbe entrata nella squadra di Quidditch.
Aveva tutte le carte in regola per farlo, ed era sicura di averlo ampiamente dimostrato avendo segnato più punti di chiunque altro ad eccezione del solo Daniel Montague che la superava di sole tre reti.
Finalmente il momento arrivò e Simon cominciò a chiamare i cacciatori.
Montague, scontato.
Charles Palmer, giusto aveva fatto due punti in meno di lei e comunque giocava nella squadra già dall’anno prima.
Ashlyn sentiva il cuore batterle più forte che mai per l’agitazione, si era allenata così tanto per finire in squadra e Simon sia lo sapeva, sia doveva aver notato quanto era migliorata rispetto al luglio scorso quando avevano giocato insieme a villa Lafontaine.
Doveva essere bellissimo volare davanti a tutta Hogwarts, far trattenere il fiato a tutti quei ragazzi facendo acrobazie con la Pluffa tra le mani, diventare l’idolo dei più giovani.
«Greg Rogers».
Le sue speranze si frantumarono, svanirono come polvere portata via dal vento, lo stesso che, impetuoso, soffiava da quella mattina.
Sgranò gli occhi mentre l’ultimo chiamato si univa al gruppo, poi elaborò e la sorpresa lasciò posto alla rabbia.
«Cosa!? Non è giusto, Simon!»
Avanzò di un passo verso il ragazzo, stringendo la scopa così forte da far sbiancare le nocche.
Simon, intento a congratularsi con i suoi nuovi compagni di squadra, si girò.
«Mi dispiace, Ashlyn, puoi sempre provare l’anno prossimo».
Disse, passandosi una mano tra i capelli biondi, prima di girarsi per tornare dai suoi e lei si morse il labbro impedendosi di affatturarlo lì, sul campo da Quidditch.
«Greg? Davvero!? Oh, andiamo, Simon, lo sai benissimo che sono più forte io! Ho fatto praticamente più reti di tutti, sicuramente più di lui che se ne ha fatta una è tanto!»
A quel punto anche Lucas si girò e la squadrò da capo a piedi prima di far spallucce.
«Senti, Rymer, abbiamo già una ragazza in squadra. Con una seconda ragazza dentro le altre squadre non ci potranno prendere sul serio e saremo svantaggiati, vero Simon?»
«Esatto, dobbiamo pensare al bene della squadra Ashlyn, sai che funziona così. Ogni squadra ha una sola ragazza».
Ashlyn non ci vide più per la rabbia, non poteva credere che tra tutti proprio lui accettasse un discorso del genere.
«Ora se vuoi scusarci dobbiamo discutere di un paio di cose quindi ciao, Ashlyn, torna alle tue lingue e ai tuoi poeti».
Senza darle tempo di rispondere, Lucas, passato un braccio intorno alle spalle di Simon, si girò e si allontanò con lui e la nuova squadra alle calcagna, non dando bado neppure agli epiteti poco carini che lei, ultima rimasta nel campo, urlò dietro ad entrambi fino a quando non sparirono dalla sua visuale.
Sola, Ashlyn sbuffò guardando male il nulla poi, montata sulla scopa, si alzò in volo sfrecciando verso il castello mentre il sole tramontava.
 
***
 
Una giovane Tassorosso del sesto anno dai fluenti capelli biondi stava seduta nel suo solito tavolo della biblioteca, quello più isolato e tranquillo, ed era intenta a guardare la Gazzetta del Profeta senza, però, vederla veramente.
Di solito quello che succedeva tra i babbani poco importava ai maghi ma, negli ultimi tempi, non era più così e la guerra scoppiata l’anno prima era arrivata a creare problemi e paura anche al mondo magico.
Come se non bastasse Grindelwald…
La ragazza sospirò; in Francia i suoi parenti erano spaventati dalla situazione e stavano allontanandosi sempre di più dal mondo babbano nella speranza di evitare i pericoli mentre molti ragazzi erano rimasti a Beauxbatons invece di tornare dalle famiglie per le vacanze estive.
La parte francese della sua famiglia voleva raggiungerli, trasferirsi da loro per stare al sicuro ma questo era prima di settembre, prima dei bombardamenti che avevano terrorizzato l’Inghilterra.
Prima di quell’attacco non pensava che la guerra avrebbe scombussolato anche la vita di Hogwarts eppure in quel momento non poteva non chiedersi quanti Nati Babbani e Mezzosangue sarebbero rimasti nella scuola quell’inverno e cosa sarebbe successo loro.
Un incessante bussare contro il vetro della finestra lì accanto la fece sussultare distogliendola dai suoi pensieri.
Ashlyn Rymer, con i capelli castani scuri scarmigliati per il vento, la fissava con aria di chi stava pensando ad un omicidio mentre fluttuava sulla sua scopa dall’altra parte del vetro.
La giovane Tassorosso accennò ad un sorriso tirato, si affrettò ad andarle ad aprire e, appena lo fece, gli ultimi residui dei suoi tristi pensieri vennero trascinati via dal vento.
In quel momento l’unica cosa di cui preoccuparsi era Ashlyn, con la sua aria omicida, e la ragazza dai capelli biondi sperava proprio che l’amica non volesse uccidere lei: dopotutto se il provino era andato male, perché vista l’espressione, era proprio andato male, non era mica colpa sua.
«Ciao, sai che esistono le porte?»
Ridacchiò, ormai tranquilla, tornando al suo posto mentre Ashlyn posava i piedi a terra ma lei sbuffò e, senza grandi cerimonie, lanciò via via la scopa che cadde a terra.
«Lo odio! Lo odio!»
«Lyn, siamo in biblioteca».
«Oh…giusto…»
La giovane amica di Corvonero tirò fuori da una tasca interna della giacca da Quidditch la sua bacchetta e con un gesto di mano e un sussurrò lanciò un incantesimo silenziante per non farsi sentire e, così, non disturbare.
La Tassorosso sospirò preparandosi mentalmente.
«Quella schifosa caccola di troll! Come può essere così idiota!»
Ashlyn, come previsto, esplose.
«Schifoso idiota! Oh, come fa ad essere Corvonero!? Come fa ad essere tuo fratello!?»
Isabelle Lafontaine fece spallucce non sapendo bene come rispondere mentre l’altra, ormai partita, continuava ad insultare il compagno di casa camminando avanti ed indietro.
Anni di conoscenza reciproca avevano preparato la giovane Tassorosso ad esperienze come quella e sapeva benissimo che l’unica mossa saggia da fare era lasciarla sbollire, imparando nel frattempo qualche altro insulto.
«Non lo sopporto! Non lo sopporto!»
Isabelle, seppur confusa, annuì lasciando sfogare l’amica.
Ashlyn e suo fratello andavano generalmente d’accordo e durante le vacanze, un paio di volte, li aveva persino visti giocare a Quidditch insieme nel grande giardino di villa Lafontaine quindi lei non poteva che essere confusa da quella situazione.
«Non mi ha presa in squadra perché hanno già una ragazza, capisci!? Come se averne più d’una fosse garanzia di sconfitta! Come se noi ragazze fossimo incapaci! Sono stata praticamente la migliore e lui mi ha lasciata fuori! E lo sa che sono brava io ma no! Assecondiamo quello stupido Warren! Neanche fosse Warren il capitano! Ma Simon ancora un po' e…»
«Warren?»
«Sì! Warren non mi vuole in squadra e ha convinto Simon! Ne sono sicura».
«E allora perché non te la prendi con lui? È lui il vero colpevole, non Simon».
Ashlyn si portò le braccia ai fianchi guardandola con disappunto.
«Tu credi? È più colpevole chi mette strane idee in testa o chi si fa abbindolare? Simon sa che sono brava ma Warren gli ha detto di non mettermi in squadra e lui, da bravo cagnolino obbediente, l’ha fatto! Chi è il capitano? Lui o Warren? Insopportabile…stupido di un Simon e…»
E mentre Ashlyn continuava ad insultare Simon, Isabelle lanciò uno sguardo sconsolato verso la finestra: suo fratello non era cattivo, era solo fin troppo influenzabile dalle opinioni altrui, soprattutto da quelle di Lucas Warren.
«Dovrei dargli una lezione! Dovrei…»
La Corvonero si interruppe attirando l’attenzione dell’amica che tornò a guardarla aggrottando appena le sopracciglia alla vista di quell’espressione pensosa che conosceva bene.
Un brividio leggero la percorse quando Ashlyn alzò lo sguardo castano su di lei e accennò ad un piccolo sorrisetto.
«Sì, devo proprio dargli una lezione. E so anche come! Fonderò una squadra di sole ragazze e lo sconfiggerò!»
Isabelle sgranò gli occhi azzurri come il cielo primaverile e fissò l’amica che, più seria che mai, annuì incrociando le braccia al petto.
«Ho deciso! E giocherai anche tu! Ora andiamo a dirlo a quell’idiota che ti ritrovi come fratello maggiore!»
Senza darle tempo di ribattere, Ashlyn la afferrò per un polso e cominciò a tirarla, trascinandola fuori dalla biblioteca e poi tra i corridoi semideserti.
Isabelle odiava quell’idea: lei non poteva giocare a Quidditch, era completamente negata per il volo, figuriamoci per volare seguendo una Pluffa mentre schivava bolidi. Questa sua incapacità era ben evidente sia dal suo primo anno e Ashlyn aveva fatto le lezioni di volo con lei quindi doveva saperlo.
Provò a ribellarsi, a farla ragionare ma l’altra non la ascoltò e, ben presto, dovette arrendersi per risparmiare il fiato necessario per starle dietro.
Quanto odiava le folli idee dei Corvonero.
 
***
 
Simon Lafontaine, chiacchierando con Lucas Warren, saliva a passo tranquillo le scale che portavano alla torre di Corvonero.
Le selezioni per la squadra di Quidditch erano state un successo ed entrambi ne erano sicuri: quell’anno, sotto la loro guida, Corvonero avrebbe vinto la Coppa delle Case sportiva.
Che traguardo stupendo per il loro ultimo anno ad Hogwarts.
I suoi compagni, quelli che avevano personalmente selezionato, erano molto capaci e di certo gli avrebbero dato molte soddisfazioni.
Forse, a pensarci bene, non proprio tutti: quel Greg Rogers era abbastanza penoso, aveva ragione Ashlyn.
Simon sospirò appena ma Lucas non se ne accorse e continuò ad elogiare la nuova squadra che, a pensarci bene, era stata più selezionata dall’amico che da lui.
Alla fine Ashlyn non se la cavava poi così male però lui, proprio come gli aveva fatto notare Lucas, non poteva permettersi un tale rischio come quello di avere ben due ragazze in campo.
Passi avere una femmina come cercatrice, infatti ce l’avevano quasi tutti visto che il compito richiedeva una leggerezza e una velocità tale che raramente i ragazzi possedevano, ma come cacciatore? Assolutamente no, gli servivano persone in grado di resistere alle spallate dei Serpeverde, di sfondare la difesa dei Tassorosso e di gareggiare in velocità con i Grifondoro.
Una ragazza come Ashlyn avrebbe solo indebolito la squadra; che giocasse pure nel suo tempo libero, ne aveva le capacità, ma gareggiare per portare l’onore della vittoria alla sua casa? Non se ne parlava.
Così gli aveva detto Lucas e più ci pensava più non poteva negare che il ragionamento avesse senso.
Il suo nome rimbombò nel giro scale e lui, riconoscendone la proprietaria, sospirò fermandosi per poi voltarsi ad affrontarla.
Eccola, come evocata, Ashlyn Rymer, con i capelli scompigliati e gli occhi color cioccolato, si fermò qualche grandino più in basso mollando il polso di un’ansante Isabelle che accennò ad un piccolo cenno di capo prima di piegarsi respirando rumorosamente.
«Simon Louis Lafontaine!»
Riportò l’attenzione su Ashlyn, la cui rabbia mista a determinazione le accendeva il volto, e sorrise tranquillamente sentendo lo sguardo di Lucas su di sé.
«Sì, così mi hanno chiamato i miei».
Isabelle gemette apparendo sconsolata.
«Ti sfido!»
Alle parole della compagna di casa, Lucas ridacchiò dandogli una leggera gomitata sul fianco e lui piegò leggermente il capo guardandola con un accenno di confusione negli occhi dello stesso colore della sorella minore.
«Credi che noi ragazze non possiamo giocare bene a Quidditch? Ti sfido! Creati la tua squadra tutta maschile e io ne creerò una mia di sole ragazze! Poi ci sfideremo e dovrai rimangiarti quello che hai detto!»
Batté le palpebre.
Scoppiò a ridere, senza badare all’occhiata di sdegno di Ashlyn, e la sua risata risuonò nel giro scala.
«Bella questa, Ashlyn! Una sfida!»
«Esatto! Ovviamente dovrai scegliere ragazzi che non facciano parte di nessuna squadra di Quidditch! Vedrai se noi ragazze non possiamo giocare a Quidditch!»
«Ad essere preciso non ho proprio detto questo ma…»
«Non mi interessa! Io, Ashlyn Rymer, ti sfido, Simon Louis Lafontaine!»
La ragazza lo raggiunse e, nonostante la notevole differenza d’altezza, lo guardò dritto negli occhi con aria sicura.
Simon rimase in silenzio, adorava le sfide e quella sembrava semplice e divertente.
Lanciò un’occhiata a Lucas, che ancora ridacchiava, e l’altro annuì.
«Va bene, va bene…come desideri. Creati la tua squadra, se ci riesci, e allenala, se ce la fai, e poi prova a battermi».
«Non ci proverò…ti batterò!
Simon si limitò a far spallucce e salutate le due con un cenno di mano riprese a salire sentendo lo sguardo determinato della ragazza sulla sua schiena.
A volte si chiedeva se il Cappello Parlante non avesse sbagliato a smistarla.
«Te lo giuro, Simon Louis Lafontaine, ti batterò!»
 
 
 
Angolo autrice:
 
Hola!
Ed eccomi di ritorno! La storia mi piace e non posso non riprovarci!
Quindi, nella speranza che la scarsa partecipazione fosse solo per l’imminente sessione invernale, la ripropongo con qualche piccolo cambiamento.
Come vedete ho spostato la storia in avanti di qualche decade ma, sostanzialmente, il concetto della storia è quello!
Volevo anche rassicurare che la storia non verterà solamente sul Quidditch ma ci sarà anche altro…forse più altro che vere e proprie partite di Quidditch.
E ora, sperando di poter poi partire, vi lascio con alcune regole/indicazioni (probabilmente banali ma sempre utili).
 
  • Per partecipare dovrete compilare la scheda OC sotto riportata e inviarmela esclusivamente come messaggio privato su efp con oggetto “Nome OC - LQC” entro il 5 marzo 2022, se ci fosse bisogno di più tempo posso benissimo dare qualche giorno in più però fatemi il favore di richiedermi la proroga per tempo e non il 5.
  • Prima di inviarmi la scheda vi chiedo gentilmente di indicare nella recensione sesso, casa e ruolo nella squadra. Potrete propormi fino a 2 OC a testa, possibilmente di sesso diverso. Non accetto metamorfomagus/legilimens/lupi mannari e personaggi imparentati con i personaggi canonici.
  • Vi chiedo di tenere d’occhio le altre recensioni: se vedete che ho già ricevuto tre/quattro richieste per il ruolo di cercatore vi prego di non propormene la quinta e la sesta, di mio mi dispiace far modificare i personaggi ma se tutti si concentrano su un determinato ruolo mi tocca farlo. E lo stesso vale per il sesso, di mio potete farmi anche due ragazze ma se vedete che ho già sei ragazze e un ragazzo forse è meglio evitare
  • Essendo una storia interattiva vorrei un po’ di partecipazione, sia nel rispondere ad eventuali domande sia nel commentare almeno un pochino quello che succede (non chiedo recensioni chilometriche, ma vi prego di farvi sentire, anche via messaggio privato se proprio, per farmi capire se caratterizzo bene i vostri OC e cose del genere). Se sparite, senza un minimo di avviso, per più di tre/quattro capitoli toglierò l’OC dalla storia (io ho dei tempi di aggiornamento abbastanza tranquilli quindi non capiterà mai che in una settimana posti 4 capitoli di conseguenza non dovrebbe essere così difficile farsi sentire). Anche ripetute recensioni a telegramma (del tipo: “Gabibbo bello, Sempronia ok. Ciao”) ogni due capitoli giusto per non farsi buttare fuori non sono ben accette. Davvero, se avete problemi legati a lunghe assenze (del tipo vado un mese in montagna dove prende male/ho esami a manetta…) potete contattarmi e i vostri OC vi aspetteranno ma per me avere un feedback su come sto gestendo i vostri OC è veramente importante.
 
 
Scheda OC:
 
Nome completo: con nome, cognome ed eventuali soprannomi
Casa e anno: dal quinto al settimo (anche il compleanno)
Stato di sangue:
Ruoli:* prefetti/capiscuola, o nei vari Club tranne, ovviamente, il Quidditch. Prefetto femminile di Corvonero del sesto anno occupato
Prestavolto:
Aspetto: il più possibile dettagliato, segnate pure le preferenze sui vestiti (colori/dettagli...) ma ricordatevi che siamo nel 900 quindi salvo qualche rara occasione per ragazze avranno vestiti
Segni particolari:* allergie, cicatrici o segni fisici in generale, ma anche abitudini, tic di vario genere ecc...
Personalità: necessariamente ben dettagliata
Percorso scolastico: in breve, fatti degni di nota, anche materie che piacciono e non/dove va bene e dove no
Background, famiglia e rapporti con essa:
Passioni/talenti/interessi:
Fobie/debolezze/cosa non sopporta:
Orientamento sessuale: se volete ditemi pure come lo vive visto il periodo storico
Relazioni: con chi va d'accordo e con chi no, in amore come si comporta/da chi può essere attratto...
Animale:* solo quelli permessi a scuola
Altro:* tipo amortentia/molliccio/se sa fare un patronus/sogno nel cassetto/cibo preferito...tutto quello che volete
Quidditch: ruolo (ricordo che il portiere della squadra maschile e una cacciatrice di quella femminile sono occupati, dare una seconda scelta), motivo per cui vuole giocare, se ha avuto esperienze in passato e come se la cava. Ricordo che né i ragazzi né le ragazze potranno essere in una squadra di Quidditch in quel momento. In questo campo inserite anche cosa ne pensa dell’idea di Ashlyn (per le ragazze) e cosa ne pensa delle ragazze che giocano a Quidditch (per i ragazzi).
 
 
Ps: ogni immagine è ben accetta...c'è un particolare vestito che vi piace? Inviate. Il gatto? Pure...
 
Prima di andarmene vi lascio i miei OC e vi anticipo che, sicuramente, prima della fine delle iscrizioni vi sarà un nuovo capitolo per conoscere meglio i personaggi.
 


Ashlyn Rymer
Mezzosangue, VI anno, Corvonero
Prefetto femminile del VI anno di Corvonero e cacciatrice



 
Simon Louis Lafontaine
Purosangue, VII anno, Corvonero
Capitano e portiere della squadra di Quidditch di Corvonero
 



Isabelle Freya Lafontaine
Purosangue, VI anno, Tassorosso
Membro del Coro delle Rane
 
 
Bene, ora ho proprio finito! Per qualunque dubbio sono a disposizione!
Ciao!
Aiko

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Capitolo 2
*** Piani di reclutamento ***


Piani di reclutamento

 

«Allora! Diamo inizio alla prima riunione della squadra interamente femminile di Quidditch!»
«Ma, Lyn, siamo solo noi due…»
Fece, quasi timidamente, notare Isabelle arricciandosi, leggermente nervosa, una ciocca dei capelli biondi intorno al dito.
Le due amiche, dopo la promessa di Ashlyn a Simon, erano tornate in biblioteca su insistenza della Tassorosso, che doveva recuperare i libri, e lì si erano fermate per stabilire il da farsi.
Ashlyn, in piedi dalla parte opposta del tavolo, batté le mani sulla superficie lignea del tavolo guardandola decisa.
«E allora? Dobbiamo pensare al reclutamento delle altre giocatrici!»
Isabelle sospirò e si affrettò a prendere un rotolo di pergamena e una penna d’oca.
«Va bene, siediti e buttiamo giù qualche idea».
Ashlyn si affrettò a fare quanto dettole dall’amica e tamburellò con le dita sul tavolo cercando di pensare a qualcosa.
«Dobbiamo farlo sapere a più persone possibili! Magari possiamo attaccare dei volantini per la scuola, sicuramente in ogni sala comune e poi anche nella Sala Grande e nelle aule».
Isabelle si mordicchiò pensosa il pollice della mano destra: l’idea era abbastanza fattibile.
«Come pensi di poter mettere i volantini da Grifondoro e Serpeverde? Non possiamo entrare e non è che puoi dare un foglio da appendere alla prima persona che capita e sperare che lo appenda».
«Semplice. Per Grifondoro lo darò a tua sorella Margot e sono sicura che lo farà. Per Serpeverde intanto lo lasciamo fuori dalla porta e quando troveremo qualcuna di quella casa lo metterà lei dentro».
Isabelle ci pensò un attimo e poi annuì: la sua sorellina stravedeva per Ashlyn e sicuramente avrebbe accettato e per Serpeverde avrebbero dovuto aspettare un attimo ma potevano farcela anche a coinvolgere le ragazze di quella casa.
«Potrei chiedere alle ragazze del Coro delle Rane di fare un po' di passaparola e mi occuperò anche del disegno per i volantini».
Alle parole dell’amica, Ashlyn annuì sorridendo.
«Sei la migliore! Farai un lavoro stupendo!»
Isabelle arrossì appena e abbassò lo sguardo appuntandosi un paio di idee mentre Ashlyn rifletteva.
«Comunque dobbiamo chiedere il permesso ai professori per appendere i fogli nelle classi, non credo che saranno felici se non lo facciamo».
Isabelle mugugnò in segno d’assenso felice che Ashlyn, nonostante tutto, avesse ancora un minimo di buon senso.
«Lo farò io, tu farai un po’ propaganda tra le ragazze, sei molto più brava tu di me in questo».
Le due, ormai avviate, discussero riguardo alle varie pubblicità per la squadra di Quidditch, sul dove ritrovarsi per la prima riunione ufficiale della squadra e, visto che erano così perse dall’argomento, pure sui primi provini in caso di troppe ragazze, anche se su questo Isabelle non ne era molto convinta.
«È tutto pronto Isa, mancano solo i volantini!»
«Dammi due giorni e ti disegno qualcosa. Ah…e non pensare che io giochi, faccio schifo e lo sai benissimo. Ti aiuterò in tutti i modi possibili ma non chiedermi di salire su una scopa».
Ashlyn le sorride dolce sistemandole una ciocca di capelli sfuggita alla semicoda bionda.
«Tranquilla, a mente fredda ho capito che era una sciocchezza quella. Ti preferisco a terra, almeno non rischi di romperti l’osso del collo».
Isabelle ridacchiò e, insieme all’amica, mise via le sue cose per poi avviarsi verso la Sala Grande per cenare.
«Comunque rimango dell’idea che questa storia sia una pazzia».
«Cara, cara Isabelle…molta pazzia è divino buon senso!»*
Disse Ashlyn, in tono solenne, alzando un dito come una professoressa che spiega un concetto elementare ad uno studente confuso.
Isabelle ridacchiò: sicuramente quella frase proveniva da qualche poesia.
Arrivarono alla soglia della Sala Grande e si fermarono lanciandosi un’aria complice.
«Vedrai Ashlyn, i volantini saranno bellissimi».
«Non ne dubito. Ti prometto Isabelle che presto, molto presto, la nostra squadra prenderà vita».
 
***
 
Simon, seduto al tavolo di Corvonero con Lucas, stava finendo di mangiare il suo dolce mentre, in silenzio, pensava a come fare a radunare e ad allenare una squadra completamente nuova.
Poco prima Ashlyn, andandosi a sedere con le sue compagne di stanza, gli aveva lanciato un’occhiata di sfida e lui aveva ridacchiato nel vedere una tale decisione.
In quel momento, con la Sala Grande ormai quasi vuota, rimpiangeva di aver accettato la sfida della ragazza.
Non perché pensasse di non farcela ma, semplicemente, perché aveva un Torneo da vincere e l’idea di dover occuparsi anche di un’altra squadra, perdendo così tempo per la propria, non gli andava molto a genio.
Aveva già un paio di possibili candidati ma poi avrebbe dovuto pubblicizzare la creazione di quella squadra e organizzare gli allenamenti tenendo conto anche di quelli per Corvonero.
Sbuffò finendo il budino: non avrebbe più accettato le sfide di Ashlyn.
«È una testona, ecco cos’è…»
Scosse la testa quando Lucas lo guardò con fare interrogativo e si alzò salutandolo prima di uscire con la scusa di prendersi una boccata d’aria.
Il corridoio era deserto e, perciò, sentì subito che qualcuno lo stava seguendo.
Aumentò il passo, voltò l’angolo e si fermò di scatto girandosi.
Un secondo dopo, Isabelle gli andò a sbattere contro e, solo per i riflessi rapidi di Simon, non cadde.
Si sorrisero.
«L’ho fatta arrabbiare?»
Isabelle si sistemò la divisa e fece spallucce mentre il fratello si girava e cominciava ad avviarsi lentamente verso la sala comune di Tassorosso per accompagnarla.
«Abbastanza. Complimenti sei il solo che la fa infervorare così tanto».
Simon rise e accennò ad un piccolo inchino.
«Mi dispiace che se la sia presa così sul personale. È un dato di fatto che con troppe ragazze in squadra non possiamo sperare di vincere contro certe squadre composte da praticamente soli uomini. Lei è brava, davvero, ma non è il caso».
Isabelle alzò gli occhi al cielo.
«Sei un Corvonero, dovresti essere intelligente…»
«Lo sono. È logica questa».
La Tassorosso scosse la testa sembrando delusa.
«Logica? Tua o di Lucas?»
«Ha importanza? È comunque un dato di fatto».
«Se non te lo avesse detto Lucas, Ashlyn sarebbe in squadra».
Simon fece per ribattere ma si bloccò, incapace di trovare qualcosa con cui controbattere.
Isabelle sospirò e il maggiore ne approfittò per cambiare argomento, permettendo ai due di conversare tranquillamente fino ai sotterranei dove si salutarono.
Simon era ormai sulle scale quando si sentì chiamare, si girò.
«Preparati perché Ashlyn ti sconfiggerà, fratellone! E io tiferò per lei!»
Isabelle, ridendo, sparì dalla sua vista e lui alzò gli occhi al cielo divertito: non poteva contare più neanche sulla sua famiglia.
 
***
 
Ashlyn, finito di cenare, si affrettò a correre nel proprio dormitorio, ancora vuoto, e si gettò supina sul letto guardando il soffitto del baldacchino ripensando all’assurdità della situazione.
Nell’ undicesimo secolo, Gwenog, una donna, giocava a quello che poi sarebbe divenuto Quidditch e Gertie Keddle, una sua amica, per prima documentava la nascita di quello sport.
Tantissime altre donne erano entrate nella storia grazie al Quidditch e lei, Ashlyn Rymer, non poteva giocarci perché quello stupido di Simon Lafontaine pensava che le ragazze non potessero farlo.
Era una follia.
Le squadre di giocatrici professioniste di Quidditch esistevano fuori dalle mura di Hogwarts ma di certo non avrebbero ottenuto chissà quali campionesse se, durante il periodo scolastico, quasi nessuna ragazza poteva giocarci.
Non era vero che le femmine non potevano giocare perché erano deboli e lei lo voleva dimostrare.
Avrebbe creato la propria squadra. Avrebbe dato a Simon Lafontaine una lezione.
Glielo aveva promesso, non aveva intenzione di tirarsi indietro.
Sorrise soddisfatta annuendo: la sua idea stava prendendo forma e, ben presto, avrebbe avuto nuove compagne e amiche con cui condividere quella passione e ne, era sicura, con loro avrebbe battuto qualunque squadra creata da Simon.
Non importava quanti ragazzoni l’altro avesse in squadra, se lei fosse riuscita a trovare delle buone giocatrici, agili e scattanti, avrebbero vinto loro perché il Quidditch non era solo forza ma anche strategia e velocità.
Aveva già in mente un paio di cose da dire per convincere le ragazze ad unirsi a lei e, anche se non lo aveva detto a Isabelle, qualche idea per il primo allenamento insieme.
Non vedeva l’ora di iniziare!
 
 
 
*Citazione dall’omonima poesia di Emily Dickinson
 
 

Angolo autrice
 
Ciao!
Torno con un brevissimo capitolo in attesa della scadenza delle iscrizioni e degli OC!
Attualmente, se tutto va bene e gli altri arrivano tutti, mancano all’appello solo 4 OC per formare le squadre! Mi sento molto positiva a riguardo!
Ora scappo che ho lezione ma spero che il capitolo, seppur corto, vi sia piaciuto almeno un po’.
Ora vado!
A presto spero!
Aiko

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Capitolo 3
*** Quotidianità ***


Quotidianità

 
 
Il giorno dopo
 
Il dormitorio femminile di Serpeverde del settimo anno era ormai quasi vuoto, solo una ragazza era al suo interno e stava seduta composta davanti ad un tavolino da toiletta mentre tutte le altre erano uscite già da tempo ma lei, Charlotte Elizabeth Katherine Spencer, doveva essere impeccabile e così, come al solito, era rimasta l’ultima all’interno
Charlotte, con le sue dita lunghe e sottili, intrecciava con maestria i suoi capelli biondi come il grano in una treccia laterale mentre, con i suoi occhi azzurri ghiaccio, fissava infastidita il suo riflesso sullo specchio che le mostrava il volto a forma di diamante ricoperto, sulle guance e sul naso, da numerose lentiggini.
Una volta finito di acconciarsi i capelli, prese la bacchetta e con un gesto veloce e un sussurro fece sparire dal viso quelle piccole macchioline che tanto detestava, poi annuì fiera del suo operato e si alzò in piedi controllando ancora una volta che la propria uniforme fosse in perfetto ordine, prima di appuntarci su due spille: quella che mostrava la sua posizione di caposcuola della casa di Serpeverde e quella della Società per i Diritti delle Donne che lei stessa, durante il suo terzo anno, aveva fondato riscuotendo molta popolarità tra le giovani streghe.
Appellò la borsa con i libri scolastici e, a passo leggero, uscì dalla stanza con un lieve sorriso sul volto; quel giorno molto probabilmente sarebbero arrivate due importanti lettere e lei non vedeva l’ora di averle sotto mano.
Suo padre Winston, con cui stava collaborando per scegliere il suo futuro marito, doveva rispondere ad un paio di sue proposte a riguardo e lei era sicura che ne avrebbe accettata almeno una, se non tutte, per poi dirle che tra i ragazzi da lei elencati, con tanto di accurata motivazione sul perché erano da considerarsi come ottimi partiti, poteva scegliere quello che più le aggradava.
Allo stesso tempo attendeva con ugual interesse, se non forse maggiore, la lettera dell’amica francese Adèle Dubois e non solo per sentire notizie dal continente, nell’ultimo periodo non era poi così belle, ma per i nuovi ed entusiasmanti progressi della Società gemella alla sua portata avanti dall’altra.
Attraversò la sala comune quasi vuota, fermandosi solo per redarguire due piccioncini del sesto anno, ed uscì sorridendo divertita per la loro reazione: evidentemente la coppietta non l’aveva sentita arrivare, niente di nuovo per lei, e al sentirsi richiamare aveva fatto un salto all’indietro per lo spavento e aveva cominciato a scusarsi continuando fino a quando Charlotte non era uscita dalla stanza.
La ragazza si stava dirigendo alla Sala Grande quando una ragazzina dei primi anni di Tassorosso le corse incontro fermandosi a pochi passi da lei.
«Signorina Spencer, ho una notizia per lei».
Charlotte annuì, riconoscendo la piccola come una delle sue informatrici private mediante le quali veniva a conoscenza della maggior parte delle cose che avvenivano nella scuola, e la invitò a parlare ascoltandola poi in silenzio e con estrema attenzione.
«Anche Amy di Corvonero ha sentito qualcosa del genere».
«Perfetto, grazie…Lucy. Puoi andare».
A quelle parole, la ragazzina annuì e schizzò via, raggiungendo la compagna di Corvonero che l’aspettava poco più avanti.
«Interessante…merita un approfondimento».
Sussurrò Charlotte una volta rimasta sola prima di tornare ad incamminarsi con passo, se possibile ancora più deciso, verso la Sala Grande.
Quello che le aveva detto la sua piccola informatrice, riguardo una qualche squadra di Quidditch completamente femminile, non poteva non stuzzicare lei che era a capo della Società per i Diritti delle Donne e così era più che intenzionata a saperne ancora su quella faccenda.
Arrivata nei pressi della Sala Grande i suoi occhi cominciarono ad ispezionare i corridoi, pieni di studenti, in lungo ed in largo alla ricerca di due persone che non tardò a trovare.
Vi ci si avvicinò e subito Isabelle Lafontaine, tossicchiando per l’imbarazzo, fece sparire in tasca il biscotto mezzo smangiucchiato che aveva in mano.
«Lafontaine quante volte ti dobbiamo dire che non si mangia in corridoio? Sei per caso diventata sorda?»
Domandò alla Tassorosso guardandola dall’alto di quei pochi centimetri che, con il suo metro e sessantacinque, la facevano incombere sul metro e sessanta e poco più dell’altra.
Isabelle annuì mentre le sue guance diventavano paonazze per l’imbarazzo ma Charlotte non vi badò e si girò a guardare Ashlyn Rymer nascondendo il disappunto per dover alzare appena lo sguardo per fissarla negli occhi: come osava una persona più piccola di lei essere più alta?
«E così, Rymer, vuoi fondare una squadra di Quidditch completamente femminile».
Si godette la sorpresa che esplose sui volti delle due amiche al sentire quella frase e alzò una mano per azzittire la Corvonero che stava per parlare.
«Parteciperò anch’io. E prendete queste…»
Charlotte estrasse dalla borsa due delle spille della sua società e le diede loro.
«Di solito non le do così facilmente ma questa volta ve le siete guadagnate».
Detto ciò, Charlotte si allontanò incurante della confusione delle due ragazze che si lasciò alle spalle avviandosi soddisfatta verso la Sala Grande: aveva nuove notizie da dare ad Adèle.
 
***
 
Margaret Rose Jones, uscita dalla Sala Grande, si affrettò a sciogliersi la coda lasciando liberi i lunghi capelli castani chiari che le ricaddero fino a metà schiena mentre metteva nella tasca della divisa il nastrino giallo con cui li aveva tenuti legati.
Subito il suo sguardo azzurro individuò Ashlyn ed Isabelle e la ragazza, sorridendo, fece qualche passo verso le amiche fermandosi poi di scatto e sgranando gli occhi alla vista della giovane che era con loro: perché Charlotte Spencer era con loro?
Non fece tempo a chiederselo che la Serpeverde se ne andò, lasciando le due amiche a fissare il vuoto con aria confusa, e così Margaret si affrettò a raggiungerle con una piccola corsetta.
«Lyn? Isa? Tutto bene?»
Domandò, una volta raggiuntele, sistemandosi la frangetta e Isabelle, battendo le palpebre, si voltò verso di lei annuendo poco sicura.
«Credo…credo di sì, Maggie. Ci ha dato queste».
La Tassorosso le mostrò una spilla e Margaret annuì sorridendo.
«Forte! Anch’io sono nella società! Lo dicevo che dovevate entrarci!»
Come a provare le sue parole, Margaret frugò con la mano sinistra nella borsa e tirò fuori una spilla identica.
«Ecco, vedi? Dai che te la metto».
Poi successe, Ashlyn scoppiò a ridere, attirando l’attenzione delle due, e le abbracciò.
«E una! E una!»
Sul viso ovale di Margaret comparve un’espressione confusa e Isabelle sospirò.
«Ashlyn vuole fondare una squadra di Quidditch solo femminile…Lucas e mio fratello Simon non l’hanno presa in squadra e così ha sfidato mio fratello per…uh, far vedere che anche noi possiamo giocare a Quidditch».
Le spiegò prima di lanciarle un’occhiata che sembrava implorarla a far ragionare la Corvonero che, dopo averle mollate, saltellava felice incurante degli sguardi confusi dei presenti nel corridoio.
Margaret si prese un minuto per comprendere fino in fondo le parole di Isabelle e poi, probabilmente deludendola, sorrise entusiasta.
«Una squadra di Quidditch femminile!? Ma è fantastico, Lyn! Perché non mi hai avvisata subito? Ovviamente mi unisco anch’io! La faremo vedere a Simon!»
Ashlyn le prese le mani facendole fare un girotondo improvvisato mentre Isabelle sospirava borbottando qualcosa che Margaret, troppo presa, non riuscì a capire bene e che riguardava Simon.
«Lyn, contami nella squadra! Se vuoi farò pubblicità alla tua idea nella Torre di Grifondoro».
«Ma è fantastico Maggie! Ti racconterò tutto mentre andiamo a pozioni, non voglio essere in ritardo, forza! Su! Ciao Isa!»
Margaret, ridacchiando felice, si lasciò trascinare verso i sotterranei da un’entusiasta Ashlyn che le spiegò tutto quello che il giorno prima, mentre aiutava i suoi fratelli minori William ed Eleanor a studiare, si era persa.
L’idea era fantastica e la giovane Grifondoro non vedeva l’ora di cominciare: se c’era una cosa che le dava fastidio era quando la gente pensava di essere superiore, che fosse nel Quidditch o in altro, e quindi non poteva non partecipare alla sfida per dimostrare che non era così.
Arrivate in classe si misero al loro posto continuando a parlottare tra di loro mentre aspettavano il professore e i compagni le raggiungevano.
Fu solo quando l’aula fu riempita delle voci degli studenti che Ashlyn cambiò discorso guardandosi intorno.
«Sai, non posso non notare come ogni anno a pozioni Corvonero e Grifondoro finiscano insieme…non che mi lamenti, eh, solo che vorrei fare a gara con qualche Serpeverde come Chica o Nathan».
Margaret annuì ridacchiando e tirò fuori il kit con gli ingredienti per le pozioni mentre si prendeva qualche secondo per rispondere all’amica.
«Penso che sia questione di sopravvivenza. Dopotutto è con Corvonero e Grifondoro che l’aula di pozioni rischia di saltare in aria, unendoci c’è il rischio una volta su due e non due su due».
Ashlyn scoppiò a ridere annuendo e poco dopo il professore entrò in aula dando inizio alla lezione.
Margaret sorrise: era pronta per una nuova avventura.
 
***
 
Dylan Maximoff, un ragazzo dai mossi capelli biondo scuro camminava tranquillo per i corridoi pieni di voci mentre, con gli occhi castani, si guardava intorno controllando, come i suoi doveri da Caposcuola gli imponevano, che tutto fosse in ordine.
Girato l’angolo che lo portava in una zona più tranquilla del castello, non ci mise molto a notare due Corvonero del primo anno che stavano fermi davanti ad un’aula, mentre parlottavano sottovoce tra di loro, lanciando di tanto in tanto degli sguardi confusi e sconsolati al corridoio quasi deserto.
Sorrise e, con tono gentile, li salutò avvicinandosi loro che subito sembrarono prendere coraggio sentendosi presi in considerazione.
«Dovevamo andare a Trasfigurazione ma…»
«Vi siete persi».
Ridacchiò Dylan annuendo comprensivo: dopotutto perdersi in quella scuola, soprattutto durante i primi mesi, non era poi così strano.
Il ragazzo, lanciata un’occhiata all’orologio, sorrise offrendosi di accompagnarli e così si ritrovò a camminare in direzione opposta a quella in cui doveva andare, tallonato da due undicenni, mentre rassicurava i due dispersi che era assolutamente normale sbagliare aula all’inizio e che presto si sarebbero abituati.
«Ma guarda chi c’è, mamma chioccia ha trovato due nuovi pulcini».
Mentre Dylan si trovava a metà strada per la classe di Trsfigurazione, una coppia di Corvonero, composta da niente meno che Simon Lafontaine e Lucas Warren, era spuntata in senso opposto da dietro un angolo e, mentre il secondo, e suo collega Caposcuola, ridacchiava per la sua stessa battura, il capitano di Quidditch della squadra blu-bronzo lo fissava con un leggero sorriso di convenienza.
Dylan, appena a disagio, si sistemò la cravatta di Tassorosso e poi, subito dopo, la fascia nera che gli bloccava i capelli lontani dalla fronte mentre salutava i nuovi arrivati.
«Che volete farci, sappiamo tutti come sono i primi tempi ad Hogwarts».
Disse il Tassorosso sorridendo e rimase colpito quando Simon, annuendo, ricambiò rivolgendosi poi ai ragazzini.
«Già…non vi preoccupate, capita a tutti di perdersi».
«Parli per esperienza?»
Lo stuzzicò Dylan sorridendo come se nulla fosse.
«Ovviamente anche i migliori si perdono».
Dylan si trattenne dal sospirare quando Lucas, passando una mano tra i capelli castani per tirarseli indietro, rispose al posto di Simon.
«Ora andiamo, Simon. Dylan, ti conviene sbrigarti a portarli a destinazione o farai tardi a lezione».
I due Corvonero superarono il trio e si allontanarono parlando tra di loro.
«Quindi, Simon, come pensi di fare per la tua squadra solo maschile?»
Dylan, a quelle parole, aggrottò la fronte e si girò a guardarli ma i due erano già lontani e Lucas aveva ragione: non aveva tanto tempo a disposizione prima dell’inizio delle lezioni e, se non si muovevano, avrebbe dovuto correre per tutta la scuola nella speranza di arrivare puntuale.
Sorrise gentile ai due del primo anno.
«Allora, piccoli corvetti, andiamo che siamo quasi arrivati».
 
***
 
Onyx Blaze Fontaine, per tutti Blaze, camminava a passo spedito tenendosi un fazzoletto sotto la narice sinistra, proprio dove aveva un neo, per fermare il sangue dal naso.
Le lezioni mattutine erano andate piuttosto bene, dopotutto Cura delle Creature Magiche e Difesa contro le Arti Oscure erano due delle sue materie preferite, ed era anche riuscito a far guadagnare qualche punto a Grifondoro per una sua risposta corretta durante la prima.
Poi, però, aveva pensato bene di far a gara a chi arrivava per primo in Sala Grande e, nella corsa, era scivolato finendo a terra e facendosi sanguinare malamente il naso.
Arrivato davanti alle porte dell’Infermeria, non perse tempo e, con l’unica mano libera, aprì un battente entrando poi dentro senza esitare.
Rischiò di scontrarsi contro una ragazza, dai tratti orientali e i capelli castani rossicci, che veniva in senso contrario.
«Oh, scusa…Blaze? Che ti hai fatto?»
Appena imbarazzato, sotto lo sguardo scuro Lyan Morrison, Blaze si passò una mano tra i corti capelli biondo scuri e ridacchiò.
«Tuffo sul pavimento mentre correvo verso la Sala Grande, niente di che».
Disse con voce nasale mentre sorrideva, con il sorriso che gli arrivava fino agli occhi color miele, guardando la ragazza più bassa di lui di quasi una decina di centimetri.
Le labbra a forma di cuore di Lyan si incurvarono in un lieve, dolce, sorriso.
«Dovresti stare più attento, vieni vedo se posso fare qualcosa…»
Blaze sorrise e la seguì nella stanza fino ad un letto; e tende di quello di fronte erano tirate e poteva sentire qualcuno sussurrare.
«Daniel e il professor Wright sono lì».
Il Grifondoro annuì al sussurro della Tassorosso e si sedette sul materasso cominciando a tamburellare con le dita della mano libera sulla sua coscia: Lyan era molto timida e lui ci aveva messo del tempo a instaurare un qualche tipo di dialogo con lei…fortunatamente il tempo non mancava visto che la giovane Tassorosso del sesto anno era spesso ad aiutare in Infermeria e lui, in cinque anni di scuola, ci finiva quasi una volta al giorno per la sua sbadataggine.
«Ci sei sta sera al club?»
Domandò Blaze per rompere il silenzio che si era venuto a creare mentre Lyan, a pochi centimetri da lui, gli guardava il naso e pensava ad un qualche incantesimo per sistemarglielo.
Come una ragazza tranquilla e calma come lei potesse essere nel club dei duellanti, il giovane Grifondoro proprio non lo sapeva ma doveva ammettere che se la cavava piuttosto bene.
Lyan annuì e borbottò un incantesimo per poi sorridere leggermente.
«Potrebbe pizzicare».
Senza dargli tempo di rispondere, la ragazza, puntatagli la bacchetta sul volto, ripeté ad alta voce la formula e poco dopo il naso cominciò a pizzicargli fin all’invero simile per poi, nel giro di qualche istante, attenuarsi appena.
Qualcuno rise e una tenda venne tirata; Lyan si allontanò da lui con un piccolo sorriso sul volto e gli fece un cenno di saluto con la mano.
«Ti lascio nelle mani del professore e di Daniel, devo andare a mangiare con una mia amica».
Blaze annuì, finalmente senza un fazzoletto ficcato su per la narice, e lei se ne andò.
Quello che il Grifondoro non poteva sapere era che Lyan, smossa dalla curiosità, voleva chiedere alla compagna di dormitorio Isabelle per quale squadra di Quidditch dovesse fare il poster.
 
***
 
«Vete a tomar por culo, Lucas!»*
Esclamò una ragazza dalla carnagione olivastra e i capelli scuri dopo aver ascoltato, seduta al tavolo di Serpeverde, le parole di Ashlyn.
Chica Elisabete Consuelo, rimasta con un’espressione di disgusto sul volto fino alla fine del racconto della Corvonero, finalmente si sfogava insultando l’altro utilizzando la sua lingua madre, senza curarsi degli sguardi confusi e sbigottiti che riceveva da chi le stava intorno.
«Que te folle un pez!»*
Sbottò alzandosi per poi cominciare a camminare avanti ed indietro, con gli occhi castani scuri che lanciavano faville, rivelando una particolarità del suo abbigliamento: non indossava la solita divisa femminile, ma un paio di pantaloni con le bretelle.
Lentamente si calmò ma continuò a camminare cercando di capire come fare a risolvere la questione mentre le labbra sottili esprimevano tutto il disgusto che stava provando in quell’istante.
«Devi fare qualcosa, ho in mente un paio di idee».
Annunciò poi sedendosi di nuovo sulla panca, guardando seria l’amica.
Per anni aveva aiutato suo padre a coltivare la terra, un lavoro faticoso e prevalentemente maschile, a Castelobruxo aveva giocato a Quidditch spalla a spalla con ragazzi ben più alti, cosa facile visto che non era neanche un metro e sessanta, e massicci di lei, proprio per questo non poteva accettare un tale pensiero.
«Tranquilla Chica, ho già un’idea e ho bisogno di te come battitrice».
Chica guardò stranita l’amica e le fece cenno di continuare a parlare ascoltandola poi con interesse e, via via che l’altra andava avanti, sempre più entusiasmo: una squadra di Quidditch femminile era proprio quello che ci voleva per mettere con la testa sulle spalle quei maschilisti convinti che loro non potessero giocare solo perché ragazze.
«Assolutamente, conta su di me. Vedrai che gli faremo cambiare idea».
«A chi farete cambiare idea?»
Domandò una voce maschile e Chica alzò lo sguardo incrociando gli occhi nero pece del nuovo arrivato che le fissava dall’alto.
Nathan Hawtorn, coetaneo delle due ragazze e compagno di Casa di Chica, le salutò con un cenno di capo e si sedette di fronte a Chica.
«Niente che possa interessarti Nate».
Sbottò Chica e l’altro alzò le spalle larghe tirando fuori i libri per studiare mentre, con una mano, si scompigliava ancora di più i capelli castano chiari.
«Come vuoi, allora studiamo. E Ashlyn…questo è il tavolo delle Serpi, hai forse cambiato casa?»
Chica sbuffò, infastidita dal fatto di dover interrompere il discorso con Ashlyn, ma l’altra annuendo si alzò in piedi raccogliendo le sue cose.
«Allora ci vediamo, tranquilla Chica parliamo domani prima di lezione».
Chica annuì e la salutò prima di rivolgersi a Nathan che, nel frattempo, aveva tirato fuori il libro di Erbologia e lo stava sfogliando tranquillamente.
I due, pur essendo dello stesso anno, si conoscevano solo dal quarto avendo entrambi frequentato una scuola diversa i primi anni e, forse per questo o per la passione in comune per Erbologia, avevano subito stretto amicizia finendo spesso per studiare insieme.
Passarono in silenzio quasi un’ora, parlando solo per brevi commenti sull’argomento che stavano studiando, e solo quando conclusero la prima materia si concedettero una breve pausa.
«Proprio sicura di non volervi mettere al corrente della situazione? Potrei aiutarvi».
Chica annuì mettendo via il libro.
«Sicura, puoi chiedermelo quanto vuoi ma non te lo dirò».
Nathan sbuffò.
«Non sei divertente…ho visto colombi migliori di te…»**
L’onnipresente smorfia di disgusto sul volto di Chica si accentuò.
«E io biancospini più simpatici e ora zitto se vuoi che io ti aiuti in Babbanologia, estupido».**
Sbottò Chica guardandolo male e i due ripresero finalmente a studiare e, mentre Nathan bombardava Chica di domande sull’uso di svariati oggetti babbani, la ragazza riuscì a distrarsi dall’idea di Ashlyn.
 
 
***
 
Tamara McKinnon, seduta su una delle poltrone della sala comune di Grifondoro, aspettava in silenzio che Manuel Foster la raggiungesse per poi andare con lui alla riunione mensile dei Prefetti e dei Capiscuola: erano già passati più di dieci minuti dall’orario dell’appuntamento e lui ancora non si vedeva.
Non che si aspettasse qualcosa di diverso dal ritardatario per eccellenza e, proprio per quello, aveva stabilito l’orario d’incontro a trenta minuti prima dall’inizio effettivo della riunione in modo da poter evitare grossi ritardi.
La ragazza dalla carnagione olivastra sospirò, alzandosi in piedi, e lanciò un’occhiata, con i grandi occhi verde-marroni, verso la scala che portava ai dormitori maschili mentre silenziosamente valutava se fosse il caso di andare a chiamarlo.
Pro: una volta chiamato sarebbero potuti andare.
Contro: rischiava di trovarlo intento a correre nudo per la stanza nel tentativo di trovare i vestiti e lei proprio non ci teneva.
Pro…
Una voce femminile la chiamò e lei si girò smuovendo i lunghi capelli castani nel farlo per poi sorridere amichevole ad una piccola Gridondoro che le si era avvicinata torcendosi le mani.
«Mi sono dimenticata il libro di pozioni in Sala Grande, posso andare a prenderlo?»
Tamara scosse la testa in segno di diniego ma non smise di sorridere.
«C’è il coprifuoco ora, però posso chiedere ad un elfo domestico di portartelo. Va bene, cucciola?»
La ragazzina annuì e Tamara le chiese il nome in modo da farle recapitare il libro prima di salutarla raccomandandole di andare presto a letto.
Una volta fatto, guardò l’ora e sbuffò notando come Manuel non si fosse ancora fatto vedere: doveva decisamente andarlo a prendere o sarebbe riuscito a farla tardare e lei, da seconda Caposcuola, non poteva permetterselo.
Si avviò.
Doveva riconoscere che era stata piuttosto sorpresa quando, quell’estate, aveva visto la spilla e la lista di Prefetti e Capiscuola perché questi ultimi erano passati da due a quattro, uno per Casa, a fronte di quella che veniva definita come una maggior ricerca di sicurezza e supporto in un periodo così critico per entrambi i mondi, magico e non.
Raggiunto il dormitorio maschile del settimo anno bussò urlando forte il nome del ragazzo.
Un tonfo, un’imprecazione e dei passi veloci risuonarono ovattati da dentro la stanza e, poco dopo, un ragazzo a petto nudo aprì la porta fissandola con gli occhi scuri sgranati.
«Sono in ritardo? Mi sono addormentato! Scusa, scusa, scusa!»
Tamara sospirò massaggiandosi la fronte.
«Parla di meno e muoviti di più, vestiti se non vuoi andare alla riunione così!»
«Perché? Non sono meraviglioso?»
Domandò Manuel sorridendo furbo mentre si passava una mano tra i riccioli castani scuri.
«Manuel!»
Il ragazzo alzò le mani in segno di resa e rientrò veloce in stanza tornando fuori, poco dopo, intento ad abbottonarsi la camicia mentre teneva il maglioncino in testa come se fosse un velo.
La Caposcuola sospirò: come Manuel Foster potesse essere diventato Prefetto, Tamara proprio non lo sapeva né lo voleva scoprire.
 
***

 
Daniel Henderson, un ragazzo del quinto anno dai capelli biondi e i lineamenti ancora da bambino, si lasciò cadere sul letto stremato con gli occhi chiusi: le lezioni della giornata erano andate bene ma aveva passato gran parte della pausa pranzo ad aiutare il professor Wright in Infermeria e solo grazie a Lyan, che aveva aggiustato il naso a Onyx Blaze di Grifondoro, non aveva saltato il pasto e poi, prima di cena, aveva aiutato la sua capo casa, la professoressa Robinson, a controllare le Mandragole per una lezione del giorno.
Era stata una bella giornata ma, allo stesso tempo, molto stancante e, in quel momento, era felice che tutti i suoi compagni di stanza non ci fossero perché significava un attimo di pausa per lui.
Il giorno dopo voleva assolutamente andare a fare una passeggiata per il parco di Hogwarts, magari fino alla piccola riserva naturale dove erano tenute le creature magiche, e poi avrebbe cercato qualcuno con cui fare una bella partita a scacchi, se era fortunato qualcuno del club del gioco da tavolo avrebbe accettato di giocare con lui.
Aveva così tante cose da fare…
Improvvisamente un lieve scricchiolio lo fece sobbalzare e scattò a sedere guardandosi intorno con i grandi occhi blu: doveva essersi addormentato perché l’unica candela accesa nella stanza era la sua e dai letti accanto proveniva un leggero russare.
Improvvisamente un ragazzo dai folti capelli biondo grano, lunghi fino alla fine del collo, raccolti in un codino comparve, con un gran sorriso sul volto, nel suo campo visivo e lo salutò con un sussurrò.
«Ciao, ancora sveglio?»
Daniel annuì alla domanda di Alin Magne Stoica che si sciolse il codino prima di togliersi la tunica e deporla con attenzione sullo schienale di una sedia.
«Andata bene la riunione?»
Alin, con le lentiggini sulle guance e il naso, lo guardò con i propri occhi azzurri e annuì sorridente.
«Sì, poi ho fatto anche un giro di guardia nei corridoi con un altro Prefetto di Corvonero. Non mi aspettavo che ci fosse qualcuno sveglio così tardi».
«Stavo dormendo ma mi ha svegliato lo scricchiolio».
Disse tranquillo Daniel mentre si appuntava mentalmente di andare a cercare un incantesimo per evitare quel problema: dopotutto un qualcosa del genere ci doveva pur essere, no?
Alin si sbottonò, con le dita lunghe ed affusolate, il primo bottone della camicia e Daniel allontanò lo sguardo, concentrandolo sulla candela: erano compagni di stanza da quattro anni, quello era il quinto, eppure nell’ultimo periodo lo faceva spesso.
«Giornata faticosa?»
Daniel annuì alla domanda e cominciò a raccontargli tutto quello che aveva fatto mentre l’altro, cambiandosi, lo ascoltava in silenzio.
«Bella piena, insomma…ciao, Freyr».
Daniel si voltò, trovando l’altro intento a coccolare il suo gatto, e sorridere prima di decidere che era arrivato anche per lui il momento di mettersi il pigiama.
«Comunque alla riunione c’era un’aria strana tra i più grandi».
Daniel, finendo di mettersi la maglietta, si girò verso Alin, seduto a terra, con aria confusa e lo raggiunse con poche falcate.
«In che senso?»
Il compagno Prefetto si alzò per sedersi sul letto, con il gatto sulle gambe, e gli fece cenno di accomodarsi accanto a lui, non che cambiasse poi molto visto che Daniel era comunque un metro e settanta circa e Alin solo uno e sessanta.
«Il Caposcuola Lucas di Corvonero ha chiesto un parere sui turni di guardia e Ashlyn, sempre della casa di Lucas, gli ha chiesto se aveva ancora intenzione di far fare da sentinelle anche alle ragazze visto che, a quanto pare, sono troppo deboli. Allora la Caposcuola Charlotte, di Serpeverde, si è indignata con Lucas e quindi Dylan…bah…ho come l’impressione che ci sia qualcosa che noi non sappiamo».
Per un po' i due rimasero in silenzio e Daniel si mordicchiò il labbro inferiore.
«Forse c’è una storia d’amore tra Ashlyn e Lucas ma qualcosa è andato storto per colpa di lui e Charlotte, che li adorava, non può non essere arrabbiata con lui».
Disse dopo un po' Daniel e sorrise fiero quando anche Alin annuì, senza notare come l’altro fosse scettico.
«In ogni caso è proprio ora di andare a letto».
Alle parole del Prefetto, l’altro annuì e si alzò andando a dormire dopo avergli dato la buonanotte.
Quello che entrambi non sapevano era che, veramente, c’era qualcosa sotto a quella stramba storia e che, molto presto, anche loro ne sarebbero stati coinvolti.
 
***
 
Sigrid Ivy Fontaine, Prefetto del quinto anno Corvonero e gemella di Onyx Blaze, raggiunse l’ingresso della propria sala comune trattenendo uno sbadiglio: la riunione era andata bene ma era stata lunga e poi aveva dovuto girare per un’ora, controllando che nessuno studente fosse in giro, come stabilito.
La statua dell’aquila, che presidiava l’entrata alla Torre, le fece un indovinello e la ragazza, per nulla imparentata con i Lafontaine, ci pensò su per qualche secondo prima di dare la risposta ed entrare nel varco così aperto.
Sorrise quando, dopo aver controllato la sala con i propri grandi occhi verdi la trovò silenziosa e quasi vuota: solo un ragazzo dalla pelle diafana e i capelli neri stava su un divano e, troppo occupato a leggere il libro del quinto anno di Antiche Rune, non l’aveva sentita arrivare.
Ivy non tardò ad andarsi a sedere su una poltrona vicino al fuoco ed estrasse dalla borsa a tracolla un libro con numerose opere di Shakespeare: prima di andare a letto doveva assolutamente finire Re Lear.
«Cosa ti ha chiesto?»
La ragazza, quasi quindici minuti dopo, sobbalzò alla voce dell’altro essendo ormai immersa nella sua lettura.
Alzò lo sguardo, infastidita, e incontrò quello di Adam Gabriel Ross; due occhi azzurri cerchiati di grigio e con qualche pagliuzza dorata la fissavano intensamente con una punta di furbizia in essi.
«L’unica cosa che più si allunga più si accorcia».
La fronte spaziosa di Adam si crucciò appena mentre lui pensava borbottando tra sé e sé per qualche secondo.
«Ci sono! La vita!»
Sigrid Ivy annuì alla risposta di un sorridente Adam e poi tornò a leggere.
«Guarda che hai del colore tra i capelli».
«Grazie, dopo lo tolgo».
Disse la ragazza, accennando ad un timido sorriso, mentre si passava una mano tra i capelli biondi che portava lunghi fino alle spalle.
Sigrid aveva disegnato fino a poco prima della riunione quindi non era sorpresa dal fatto di essere sporca: alla fine era solo normale amministrazione per lei.
Passarono in silenzio qualche minuto poi Adam si alzò e l’altra se ne accorse solo per l’ombra che gettò su di lei, per qualche istante, mentre lo faceva.
«Io vado, ciao Ivy».
«Ciao Adam».
Ivy alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere Adam, con i suoi capelli corvini raccolti in un codino, sparire su per le scale con quel suo passo così silenzioso che lo contraddistingueva.
Ritornò a leggere fino ad immergersi completamente nelle vicende del Re e delle sue figlie.
«Ah!»
Adam ricomparve nella sala facendola sussultare quando si sentì osservata.
«Scusa, comunque ti ho aggiustato la tavolozza delle tempere, è dove l’avevi lasciata. Buonanotte».
Il ragazzo se ne andò nuovamente e Sigrid Ivy alzatasi andò al tavolo dove aveva messo l’oggetto, rotto, prima di andarsene alla riunione.
La sua tavolozza era di nuovo intera; Ivy sorrise prendendola in mano per poi, recuperato il libro, avviarsi verso il proprio dormitorio.
La giornata si era conclusa bene, anzi più che bene visto l’oggetto recuperato, e l’unica cosa che le creava qualche pensiero era quello strano scontro, durante la riunione, tra Lucas ed Ashlyn ma lì doveva esserci qualcosa sotto che proprio non sapeva e, se avesse dovuto tirare ad indovinare, avrebbe detto qualcosa sul Quidditch e i provini appena fatti visto che Ashlyn aveva provato ma non era entrata a far parte della squadra dove c’era anche Lucas.
In ogni caso non le interessava poi tanto…forse.
 
***
 
Era quasi mezzanotte quando Eleanor Moore tornò nella sala comune, completamente deserta, di Serpeverde dopo aver fatto il suo giro di ronda in qualità di Prefetto femminile.
La ragazza liberò i capelli dalla coda alta che si era fatta in fretta quella mattina e scosse piano la testa smuovendo le larghe onde rosse in modo che le ricadessero, il più naturalmente possibile, fino a metà schiena.
Una volta fatto ciò, Eleanor si lasciò sfuggire uno sbadiglio e si stiracchiò prima di avviarsi verso il dormitorio femminile del settimo anno.
Entrò piano, in punta di piedi, e il suo occhi marroni chiari si guardarono intorno per assicurarsi che tutte le compagne dormissero, sospirò sollevata: nessuna era ancora sveglia.
Piano si diresse al suo letto, si sedette sul materasso e, con un veloce gesto di bacchetta, tirò le tende e si isolò dal resto della stanza in modo che le altre non fossero svegliate dalla luce o da altri rumori.
Si sporse poi verso la borsa a tracolla, abbandonata ai piedi del letto, e ne estrasse un diario dalla copertina argentata: lo aprì con un incantesimo e rimase a fissare le pagine bianche incerta sul da farsi.
Non seppe neanche quanto rimase ferma a fissare la carta bianca, forse cinque minuti, forse un’ora ma, alla fine, chiuse il piccolo quaderno e lo gettò all’interno della borsa scuotendo la testa in segno di diniego: non poteva farlo, non ci riusciva.
Sotto stress, senza rendersene conto, si portò il pollice alle labbra torturando poi una pellicina vicino all’unghia.
«Che gesto poco da signorina purosangue…»
Eleanor sobbalzò e puntò la bacchetta verso la voce.
Gli occhi azzurro ghiaccio di Charlotte Spencer la fissavano intensamente, guardandola con aria di sufficienza, da un piccolo spazio aperto della tenda.
«Giusto, dovrei prendere spunto da te, no?»
«Sarebbe gradito…che ci fai sveglia a quest’ora? Ti devo ricordare che essere Prefetto non ti autorizza a fare quello che vuoi?»
Eleanor si morse la guancia per evitare di risponderle per le rime: solo perché lei era Caposcuola non significava che doveva comportarsi come una tiranna, eppure…
«Ho finito il turno di guardia, mi sto cambiando».
Charlotte la scrutò da cima a fondo e lei dovette resistere all’impulso di chiudere la tracolla.
«Bene…muoviti ad andare a letto che mi disturbi».
Charlotte mollò la tenda che si richiuse lasciando sola Eleanor.
«Certo, sia mai che il tuo sonno di bellezza sia disturbato…»
Sbottò Eleanor, sicura che l’altra non la potesse sentire, prima di sbuffare iniziando a cambiarsi per andare a dormire: dopotutto era veramente tardi e doveva dormire se voleva essere in forma la mattina dopo.
Cambiatasi si mise sotto le coperte, spense la luce e sciolse l’incantesimo.
Doveva venir a capo di quella faccenda ma, fino ad allora, avrebbe controllato che Charlotte non infastidisse altre persone come, per esempio, Ashlyn Rymer visto che aveva visto la Serpe abbordarla accanto alla Sala Grande proprio quella mattina.
Tuffarsi in un problema per dimenticarsi un, grande, grosso, problema…poteva funzionare, no?
 
 
 
 
*entrambi un fan***o in spagolo (almeno così dice il sito ilovespagna.com –siti molto affidabili mi dicono), ora ho usato lo spagnolo perché è la lingua ufficiale ma Chica può aver parlato benissimo in una specifica lingua parlata in Colombia (e sono tante).
**La “battuta” sui colombi ha senso solo in italiano e fa schifo, fin troppo, ma ok. Quella sul biancospino invece ha senso in inglese (biancospino=hawthorn mentre Nathan di cognome fa Hawtorn)
 
 
 
Angolo dell’autrice:
 
Ciao!
Finalmente sono arrivata!
Volevo assolutamente finire il capitolo entro il weekend e penso di esserci riuscita più che bene!
Ho provato a dare lo stesso spazio a tutti gli OC, spero di esserci riuscita e, se no, non vi preoccupate: rimedierò con i prossimi capitoli!
Che dite? Vi piace? Ho reso bene i vostri OC (anche i tuoi brutta disgraziata che non recensirà mai qui perché troppo pigra per farsi un account)?
Tranqui, non sono impazzita! C’è una mia amica che legge sempre da EFP e che mi ha inviato un paio di OC ma non ha un account…per ora (prima o poi la convincerò).
Ritornando a noi!
Spero che il capitolo vi piaccia e, anche se è presto, se pensate che un vostro OC possa andare d’accordo con un altro con cui non ha ancora interagito fatemelo sapere (magari anche nei prossimi due/tre capitoli così potete giudicare meglio).
Ora vi lascio agli OC!
Aiko
 
 
Ps: per comodità non ho messo i club e l’orientamento sessuale ma solo perché avrei fatto un poema, proprio per questo ditemi se volete che faccia un capitolo a parte, con le varie foto e informazioni, per evitare di dovervi far perdere tempo a scendere fino a qui.
PPs: per necessità di trama anche Lucas Warren sarà presente, con tanto di prestavolto, ma lo utilizzerò solo quando necessario.
 
 
SQUADRA FEMMINILE
 
 
 
Sigrid Ivy Fontaine
Purosangue, V anno, Corvonero
Prefetto femminile
Portiere
 
 
 
Chica Elisabete Consuelo
Nata Babbana, VI anno, Serpeverde
Battitrice
 
 
 
Margaret Rose Jones
Purosangue, VI anno, Grifondoro
Battitrice
 
 
 
Eleanor Moore
Purosangue, VII anno, Serpeverde
Prefetto femminile
Cacciatrice
 
 
 
Lyan Morrison
Purosangue, VI anno, Tassorosso
Cacciatrice
 
 
 
Tamara McKinnon
Mezzosangue, VII anno, Grifondoro
Caposcuola
Cercatrice
 
 
 
SQUADRA MASCHILE
 
 
 
Dylan Maximoff
Purosangue, VII anno, Tassorosso
Caposcuola
Battitore
 
 
 
Daniel Henderson
Nato Babbano, V anno, Tassorosso
Battitore
 
 
 
Nathan Hawtorn
Mezzosangue, VI anno, Serpeverde
Cacciatore
 
 

Onyx Blaze Fontaine
Purosangue, V anno, Grifondoro
Cacciatore
 
 
 
Adam Gabriel Ross
Mezzosangue, V anno, Corvonero
Cacciatore
 
 
 
Alin Magne Stoica
Nato Babbano, V anno, Tassorosso
Prefetto
Cerrcatore
 
 
 
SUPPORTO ALLE SQUADRE
 
 
 
Charlotte Elizabeth Katherine Spencer
Purosangue, VII anno, Serpeverde
Caposcuola
 
 
 
Manuel Foster
Nato Babbano, VII anno, Grifondoro
Prefetto
 
 
 
Lucas Warren
Purosangue, VII anno, Corvonero
Caposcuola

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Capitolo 4
*** Reclutamento ***


Reclutamento

 
 
Margaret Rose Jones camminava veloce per i corridoi di Hogwarts decisa a raggiungere la sala comune di Grifondoro il prima possibile in modo da poter poi andare a pranzare.
Erano passati tre giorni da quando Ashlyn le aveva raccontato della sua idea di una squadra solo femminile e quella mattina aveva ricevuto da Isabelle l’annuncio da appendere nella torre di Grifondoro per attirare potenziali compagne di squadra.
Margaret non aveva esitato e finite le lezioni si era avviata spedita verso la sua meta che, in quel momento, era a soli pochi passi da lei.
«Parola d’ordine?»
«Audentes».
La Signora Grassa la fece passare e Margaret entrò con un piccolo sorriso sulle labbra.
Come immaginava la sala era quasi vuota ma la persona che faceva al caso suo era lì, seduta ad una scrivania.
«Tamara ciao! Devo attaccare questo in bacheca, è super importante».
Tamara McKinnon, che stava aiutando una ragazzina del terzo anno, alzò lo sguardo confusa.
«Ciao Margaret, che cos’è?»
Margaret, senza farsi grossi problemi, srotolò la pergamena facendole vedere il contenuto: era fondamentale che Tamara, in quanto Caposcuola per Grifondoro, approvasse l’affissione del documento sulla bacheca o la pubblicità di Isabelle sarebbe durata ben poco.
Con lieve apprensione Margaret guardò gli occhi verdi-marroni di Tamara scorrere più volte la pergamena prima di posarsi nuovamente su di lei che sorrise.
«Allora? Posso? È una faccenda importantissima!»
«Perché è così importante?»
Margaret la guardò con aria seria e cominciò a raccontarle la vicenda determinata più che mai a convincere la maggiore.
Alla fine del racconto, Tamara si alzò cominciando a camminare avanti ed indietro sotto lo sguardo di Margaret e della bambina del terzo anno che, ancora seduta sulla sedia, aveva sentito tutto.
Per qualche minuto nessuno parlò e Margaret cominciò a spazientirsi, posò la pergamena sul tavolo e incrociò le braccia al petto guardando l’alta.
«Allora? È un’occasione unica!»
«Cosa è un’occasione unica? Oh! Bello! Che abbiamo qui?»
Manuel Foster, con il suo solito sorriso raggiante, spuntò all’improvviso da dietro Margaret, che sussultò appena, e si mise a guardare interessato la pergamena.
«Forte!»
Margaret annuì alle parole del ragazzo grata di aver qualcuno che l’appoggiasse e che poteva aiutarla a convincere Tamara.
«Esatto. È un’occasione unica: Ashlyn farà una squadra tutta femminile e Simon una tutta maschile e poi ci scontreremo! Non ti sembra fortissimo?»
«Non sembra una cosa fortissima, lo è! Dai Tammy! So che stai facendo la tua solita lista dei pro e dei contro ma fermati e ascolta Margaret!»
Tamara si fermò e dopo qualche secondo di silenzio annuì facendo esultare Margaret che, d’istinto, batté il cinque con Manuel.
«Grande! Vedrai che vinceremo! Faremo a pezzi i ragazzi!»
La Caposcuola ridacchiò e le fece cenno di andare ad appenderlo alla bacheca.
«Vai, Margaret, che aspetti?»
La ragazza sorrise trionfante e andò ad attaccare la pergamena, seguita da Manuel, facendo attenzione che si leggesse bene.
«Grandioso! Lo sapevo che ce l’avrei fatta! E ora…pranzo arrivo!»
Margaret sorrise e si sciolse la coda, mettendo via il nastrino rosso, per poi rifarla usando il suo nastrino giallo.
«Vengo anch’io! Tammy, vieni?»
Alla domanda di Manuel, Tamara scosse il capo dicendo che avrebbe finito di aiutare la cucciola con il suo saggio prima di andare a mangiare e così Manuel si rivolse a Margaret.
«Niente Tammy! Vuol dire che mi spiegherai questa storia dei nastrini per capelli! E…»
Manuel si avvicinò leggermente a lei abbassando il tono di voce per non farsi sentire da Tamara, ritornata china sul saggio.
«Mi aiuteresti a fare uno scherzo?»
Manuel si ritrasse, le fece l’occhiolino e Margaret ridacchiò annuendo mentre il suo cervello già partiva alla ricerca di qualcosa da fare.
I due, sorridenti, si avviarono fianco a fianco verso la Sala Grande mentre Onyx Blaze Fontaine rientrava.
 
***
 
Nathan Hawtorn era quasi schizzato via appena il professor Ruf, dieci minuti prima, aveva annunciato la fine della lezione: Storia della Magia era una materia che proprio non riusciva a sopportare…anche peggio di Trasfigurazione.
In quel momento, però, la frenesia causata dal desiderio di uscire da quell’aula era passata e il Serpeverde si stava dirigendo a passo tranquillo verso la Sala Grande, scrutando la strada con gli occhi neri, mentre pensava tra sé e sé al buon muffin con i mirtilli che avrebbe mangiato come dolce.
All’improvviso da dietro un arazzo spuntarono due ragazze e lui rimase appena sorpreso annotandosi mentalmente di andare a vedere cosa ci fosse dietro: corridoio o stanza segreta? Di sicuro sarebbe stato interessante scoprirlo e magari avrebbe potuto usare quel posto come rifugio dopo uno dei suoi disastri, per non farsi beccare.
Cominciò a scendere una rampa di scale e subito individuò in fondo ad essa due Corvonero che parlavano sottovoce. Non avrebbe prestato loro molta attenzione se quelli non avessero cominciato a discutere tra di loro dopo averlo visto arrivare, cosa che invece era successa e che Nathan non aveva potuto non notare.
Incuriosito, Nathan accelerò appena il passo e arrivò a pochi scalini dai due nel giro di qualche secondo cogliendo l’ultima frase del ragazzo dai capelli mori.
«Muoviti Simon, può esserti utile».
«In cosa posso io, uno studente del sesto anno, essere utile a voi del settimo?»
Domandò il Serpeverde riuscendo finalmente ad identificare i ragazzi come Lucas Warren e Simon Lafontaine.
Simon gli fece un piccolo sorriso salutandolo e per un secondo nessuno parlò poi Lucas buffò e gli rifilò una gomitata sul fianco facendo venir a Nathan voglia di farsi una risata.
«Beh, tuo padre allena una squadra di Quidditch under 21, vero?»
Nathan annuì tranquillo incuriosito da quella domanda iniziale così inaspettata.
«Allora sarai bravo a giocare».
«Abbastanza, sì…ma non sono nella squadra di Serpeverde».
Lucas annuì.
«Lo sappiamo ed è per questo che Simon qui ha bisogno di te».
Nathan lanciò un’occhiata confusa al Corvonero dai capelli biondi che subito si affrettò a spiegarsi.
«Sto creando una squadra completamente maschile per una sfida contro una solo di femminile. Visto che tuo padre allena potresti chiedergli dei consigli per gli allenamenti e tu che sei bravo potresti unirti a noi in squadra».
Il Serpeverde rimase in silenzio per qualche istante pensando alla proposta del maggiore; doveva ammettere che era interessato ma non capiva il motivo di una tale iniziativa e la cosa lo incuriosiva.
«Capisco, ma perché questa sfida?»
«Perc…»
«Lunga storia, te la spieghiamo quando saremo tutti…allora ci stai?»
Lucas interruppe Simon per poi guardare Nathan in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare: Nathan annuì assumendo un’aria seria.
«Ci sto, sono un cacciatore».
Il Serpeverde, pronto per partecipare a quella strana sfida che tanto lo incuriosiva, tese la mano a Simon e lui gliela strinse con un sorriso.
«Benvenuto in squadra allora».
 
***
 
Lyan Morrison, al veder Nathan entrare nella Sala Grande per pranzo, lo salutò sorridente con un cenno di mano e lui ricambiò prima di andarsi a sedere tra i Serpeverde lasciando però la ragazza confusa: l’altro sembrava uno che aveva ricevuto un’inaspettata sorpresa.
«Tutto bene Lyan?»
La giovane spostò l’attenzione su Isabelle Lafontaine che, seduta di fronte a lei al tavolo di Tassorosso, aveva smesso di mangiare la sua torta alle mele e noci per osservarla.
«Ma certo, è solo arrivato Nathan e mi stavo chiedendo che avesse combinato per essere così felice».
Isabelle si girò per lanciare un’occhiata al ragazzo e poi ritornò a guardare l’amica con cui condivideva il dormitorio.
«Non mi sembra felice. È felice?»
Lyan sorrise appena annuendo: Nathan era suo fratello adottivo, il figlio della compagna di suo padre, e anche se non sorrideva tanto poteva benissimo vedere dalla sua espressione che qualcosa lo aveva reso molto felice.
«Se lo dici tu ti credo! Dopo studiamo insieme per Pozioni?»
«Sì, certo, ma prima posso chiederti a che cosa stai lavorando? È tre giorni che disegni».
Isabelle annuì e cominciò a parlare ma quasi subito l’attenzione di Lyan si spostò verso qualcuno che si avvicinava a loro con fare tranquillo.
Daniel Henderson, sicuramente di ritorno da un turno in Infermeria, si fermò accanto ad Isabelle e tossicchiò per annunciare la sua presenza.
«Ciao, scusate il disturbo è che in fondo al tavolo c’è la cioccolata con i lamponi e visto che Lyan ieri mi ha salvato dal passare tutta la pausa pranzo in Infermeria…»
Daniel sorrise e mise sul tavolo davanti a Lyan una ciotola con un po' di cioccolata con i lamponi.
Lyan si sentì arrossire per il gesto dolce e cercò di ignorare Isabelle che sorrideva come una matta.
«Grazie, Daniel».
«Figurati, so che ti piace».
«Resti con noi, Daniel? Se devi ancora mangiare ti conviene sederti al più presto».
Lyan si trattenne dal sospirare e lanciò un’occhiata ad Isabelle che sorrise con aria innocente come se non stesse cercando di farle da Cupido, di nuovo…e anche invano…
E poi Daniel, suo compagno di aiuto in Infermeria, era solo un grande amico.
«Io…non vorrei disturbare. Stavate parlando».
Lyan gli sorrise leggermente e scosse la testa.
«Nessun problema».
«Esatto, non è niente di segreto o estremamente femminile».
Solo dopo le rassicurazioni di Lyan e Isabelle, Daniel si sedette servendosi mentre Lyan si dedicava al dolce appena portatole ignorando lo sguardo dell’amica.
«Allora Isa? Che stavi dicendo prima?»
Domandò pochi istanti dopo Lyan, cercando di distrarre la coetanea, e Isabelle annuì sorridendo: missione compiuta.
«Oh, sì…dicevo che ho ideato i cartelloni per pubblicizzare la squadra femminile proposta da Ashlyn e sta mattina, grazie a Dylan, ne ho messo uno nella nostra sala comune».
«Che squadra femminile, Isa?»
«Squadra femminile? Di cosa? Che stavate dicendo?»
Le due ragazze lanciarono un’occhiata a Daniel che ridacchiò imbarazzato e Lyan capì che si era di nuovo perso in chissà quali pensieri.
«Ashlyn vuole fondare una squadra femminile di Quidditch per poi sfidare quella solo maschile del mio fratellone».
«Che idea strana…perché?»
Domandò Daniel e Lyan gli lesse in faccia tutta la sua curiosità che, anche se lei nascondeva, era la stessa che aveva lei.
«Per fargli capire che anche le ragazze possono giocare».
Lyan annuì alla risposta di Isabelle portandosi alle labbra un po' di cioccolata: le sembrava giusto, anche le ragazze sapevano cavarsela bene quanto i maschi…o forse meglio.
Magari poteva…
«Ma quindi…serve anche una squadra maschile?»
Isabelle annuì alla domanda di Daniel e tra i tre calò il silenzio.
Lyan doveva ammettere che l’idea sembrava interessante: oltre ad essere una buona occasione per giocare, poteva anche dimostrare che pure le ragazze potevano giocare a Quidditch.
«Quindi…se una persona volesse entrare in squadra…come si entra?»
 
***
 
Dylan Maximoff, finita la sua porzione di budino al cioccolato, si alzò guardandosi intorno: la Sala Grande era ormai quasi vuota, solo pochi studenti erano ancora presenti e, senza badare alle regole, stavano seduti mischiati tra di loro.
Poco più in là nel tavolo di Tassorosso, Alin Magne Stoica stava ridendo insieme al suo gruppetto di amici- composto da un suo compagno di casa, un Grifondoro e un Corvonero- mentre finiva di mangiare.
L’attenzione di Dylan si spostò subito al tavolo di Serpeverde e sorrise: a quanto pareva c’era una sorta di riunione della famiglia Maximoff in corso perché la maggior parte dei suoi fratelli minori era lì con Evan, il suo gemello, e tutti parlavano tra di loro.
Il Caposcuola si avvicinò loro ma, prima che potesse avvicinarsi abbastanza da sentire i loro discorsi, Beatrice alzò lo sguardo e vedendolo lo chiamò a gran voce sorridendogli e gli corse incontro.
Dylan salutò con un grande sorriso la più piccola dei Maximoff presenti a scuola e, quando rivolse l’attenzione al resto dei suoi fratelli, la conversazione si era ormai spenta e tutti lo guardavano con aria fin troppo angelica: stavano tramando qualcosa, ne era sicuro.
E a contribuire a questa sua sicurezza era che da lì a pochi giorni, il 31 ottobre, ci sarebbe stato il suo compleanno.
Quindi non aveva nulla di cui preoccuparsi o, almeno, quasi.
«Tutto bene qui?»
Domandò lui e Clara, intenta a creare chissà cosa, annuì imitata da Benjamin.
«Bene, sono felice. Guardate che però vi conviene andare a lezione, non vorrete fare tardi, vero? Benjamin ricordati che hai Storia della Magia. Beatrice hai bisogno che ti accompagni a Pozioni?»
Dylan sorrise fiero nel vedere la Grifondoro del primo anno scuotere la testa in segno di diniego.
Almeno lei non si sarebbe persa.
«Non ti preoccupare e…»
«Vai a lezione tu, Caposcuola».
Ridacchiarono Oliver e Mikol, l’altra coppia di gemelli, e Dylan trattenne un sospiro: quella loro mania di completarsi le frasi a vicenda era un bel po’ inquietante…almeno lui e Evan non l’avevano mai fatto.
Assicuratosi che tutti fossero pronti per le rispettive lezioni, Dylan abbandonò la Sala Grande e andò nell’aula di Trasfigurazione per la seguente lezione.
Una volta arrivato fu accolto dal vociare dei suoi compagni, molti dei quali si erano già seduti, e lui si guardò intorno cercando un posto libero.
La sedia accanto a Simon Lafontaine, intento a scribacchiare qualcosa su una pergamena, era vuota.
Dylan sorrise soddisfatto e, cercando di non inciampare nei suoi stessi piedi, si avviò raggiungendolo proprio mentre il ragazzo sbottava sottovoce.
«Ho un cacciatore, perfetto…mancano altri cinque giocatori».
«Hai un cacciatore? Per la tua squadra solo maschile?»
Simon sobbalzò, rovesciando la boccetta d’inchiostro, e i suoi occhi azzurri incrociarono quelli marroni di Dylan che ridacchiò tirando fuori la bacchetta di frassino.
«Scusa, Simon, non dovevo comparire così all’improvviso. Aspetta che conosco l’incantesimo giusto per sistemare questo disastro».
«Ciao, Dylan. Me lo aspettavo, dopotutto sei abituato a fare disastri del genere, no?»
Simon gli sorrise divertito e Dylan, sentendosi arrossire leggermente, borbottò in fretta l’incantesimo sistemando il pasticcio che aveva contribuito a creare.
«Posso sedermi qui?»
Simon annuì e spostò la borsa dalla sedia liberandola e subito Dylan vi ci sedette tirando poi fuori il materiale.
«Allora…cos’è questa storia di una squadra solo maschile? È per il Quidditch?»
Per un secondo Dylan vide Simon esitare poi il ragazzo annuì e, sporgendosi verso di lui così tanto che Dylan poteva sentirgli nettamente il profumo del dopobarba, cominciò a parlargli sottovoce.
Dylan, ascoltando la storia, sgranò gli occhi stupefatto dalla strana sfida fatta da Ashlyn ma, allo stesso tempo, incuriosito.
Quando Simon finì di parlare Dylan stava morendo dalla voglia di saperne di più ma, proprio mentre apriva bocca per chiedere altre informazioni, il professor Silente entrò in aula dando il via alla lezione.
Nessuno dei due parlò più, entrambi concentrati sulla spiegazione.
Fu solo a metà dell’ora che un foglietto spiegazzato con una fitta calligrafia disordinata entrò nella visuale di Dylan, a pochi centimetri dai suoi appunti.
Il Caposcuola di Tassorosso lanciò un’occhiata a Simon ma il ragazzo scosse appena la testa continuando a seguire la lezione.
Dylan, confuso, abbassò lo sguardo e lesse il contenuto: “stavo pensando…so che nella tua famiglia molti giocano a Quidditch e che anche tu giochi con loro ogni tanto (me l’ha detto Evan una volta) quindi perché non giochi con noi? Con i tuoi fratelli fai il battitore, giusto? (me l’ha detto Evan anche questo) Fai una crocetta sul sì o sul no ;)”
Dylan sorrise mordendosi il labbro inferiore per non scoppiare a ridere e fece un segno sulla pergamena con la piuma.
Sarebbe stata proprio una bella sfida.
 
***
 
Eleanor Moore uscì di soppiatto dalla sezione della biblioteca dedicata ai classici babbani e, una volta appurato che nessuno l’avesse vista, si rilassò andando poi a sedersi ad uno dei tavoli ancora liberi per studiare almeno un po'.
Tirò fuori dalla borsa l’agenda su cui si segnava i compiti e sospirò: non ce l’avrebbe fatta, mancava poco meno di un’ora alla cena e lei ancora non aveva fatto niente di ciò che le era stato assegnato quel giorno.
Scosse la testa rimproverandosi silenziosamente per essersi fatta distrarre per così tanto tempo e, guardata la mole di cose da fare, scelse di cominciare da quella che trovava più semplice e con cui di certo non avrebbe rischiato di distrarsi: Aritmanzia.
Era sicuramente la scelta migliore per lei che così, almeno, sarebbe andata a cenare con i compiti di una materia già finiti e, nel frattempo, si sarebbe divertita un po'.
Eleanor cominciò a cercare il libro e un rotolo di pergamena pulito nella borsa ma le sue mani trovarono altro e un brivido la percorse mentre, quasi spinta da una forza invisibile, tirava fuori il diario dalla copertina argentata che sempre si portava con sé senza mai aver il coraggio di leggerlo fino in fondo.
Sospirò rigirandoselo tra le mani.
Quando quel pomeriggio era andata in biblioteca, il suo piano originario era proprio quello di leggere qualche pagina del diario ma, alla fine, era stata distratta più e più volte e così l’aveva ignorato fino a quel momento.
Eleanor lo aprì osservandone le pagine immacolate.
«Forse dovrei...»
«Forse dovresti uscire con me? Concordo».
La ragazza sobbalzò e chiuse di scatto il diario per poi alzare lo sguardo: Lucas Warren la fissava e, senza farsi problemi o chiedere il permesso, si sedette di fronte a lei osservandola con un sorrisetto.
«Stavi proprio per dire questo, vero? Hai perfettamente ragione, è la scelta migliore che potessi prendere».
Eleanor si trattenne dall’alzare gli occhi al cielo e cercando di non farsi notare nascose il diario in borsa.
«La scelta migliore? E perché di grazia?»
Domandò, lievemente ironica, sorridendo con aria innocente.
«Beh, perché sono bello, intelligente, affascinante, simpatico…»
«Modesto?»
«Anche. Quindi…simpatico, modesto, con una famiglia perfetta…come la tua del resto. Due perfette famiglie Purosangue di condizione desiderabile all’interno della politica del nostro paese».
Eleanor sospirò scuotendo appena il capo: se solo Lucas lo avesse saputo…
Anzi, a ripensarci era meglio così.
«Grazie, Lucas, ma se hai bisogno di convincerti delle tue qualità vai a dirle ad uno specchio, dicono che sia un buon esercizio per migliorare l’autostima anche se…»
«Eleanor carissima! Ti sto solo mostrando che buon partito sarei per te! Aggiungici pure che sono Caposcuola e Capitano della squadra di Quidditch di Corvonero e…»
«Quello è Lafontaine».
Lo interruppe tranquilla Eleanor aprendo il libro di Aritmanzia.
«Lafontaine, per una sciocca sfida con la Rymer, ha un’altra squadra a cui pensare e così il nuovo capitano sono io».
Eleanor alzò un sopracciglio lanciandogli una veloce occhiata scettica: dubitava fortemente che una cosa del genere, ovvero cambiare il capitano senza un motivo di salute, fosse legale ma, dopotutto, stava parlando con Lucas Warren.
«Ovviamente il Preside e il vostro Capo casa lo sanno, vero?»
Lucas fece spallucce ed Eleanor capì d’averci preso: nessuna delle due autorità lo sapeva e lui aveva agito di testa sua.
«Bene, ora scusami Lucas ma avrei da fare».
«E cosa? Scrivere un diario?»
Eleanor sentì improvvisamente freddo e si morse l’interno guancia cercando di rimanere calma.
«No, Aritmanzia. Quindi puoi anche andare, grazie della compagnia».
Eleanor si chinò sui compiti ignorando lo sguardo dell’altro fino a quando, probabilmente una decina di minuti dopo, il ragazzo si arrese e si alzò.
«Ci penserai almeno? Il primo fine settimana…tu ed io ad Hogsmeade?»
No.
«Ci penserò».
Tanto non sarebbe andata.
Non avrebbe frequentato uno come Lucas neanche fosse l’unico uomo rimasto sulla terra.
Per quanto, da Serpeverde, capiva la sua ambizione non approvava i mezzi che usava.
Lucas se ne andò e Eleanor tornò a studiare trovando però difficoltoso concentrarsi nonostante la materia preferita.
Lucas aveva parlato di una sfida tra Simon Lafontaine e Ashlyn Rymer, chissà che cosa intendeva.
 
***
 
Onyx Blaze Fontaine scese di corsa dal dormitorio maschile di Grifondoro, schivò a malapena Manuel Foster che vi andava e corse a controllare la bacheca dove, secondo il suo compagno di stanza Leonard, c’era un nuovo ed interessantissimo annuncio che sicuramente avrebbe attirato la sua attenzione.
Subito i suoi occhi color miele si posarono su una grande pergamena con un disegno e delle frasi scritte in un’elegante grafia femminile.
«Una squadra femminile di Quidditch?»
Sussurrò quasi incredulo prima di concentrarsi su un foglio, decisamente più piccolo e più spartano, che c’era accanto a quello strano annuncio per le ragazze.
«E una solo maschile…interessante!»
Onyx non aveva ben capito il motivo di quelle due nuove squadre ma ne era intrigato e voleva assolutamente scoprire cosa stava succedendo.
Non si sarebbe tirato indietro, il fine settimana successivo ci sarebbero stati i provini per la squadra di Quidditch maschile e lui ci sarebbe andato per capire, anzi…ci sarebbe andato per capire ed entrarci!
Il capitano di Grifondoro lo riteneva troppo impulsivo per giocare ma lui voleva assolutamente farlo e visto che gli veniva data un’opportunità straordinaria non poteva non prenderla.
Doveva assolutamente dirlo alla sorella.
Onyx Blaze sorrise e si fiondò fuori dalla sala comune, scese le scale di corsa rischiando di travolgere un paio di studenti del primo anno (oltre che di cadere un paio di volte) e cominciò a correre per i corridoi diretto verso la Sala Grande.
All’improvviso, quando ormai la meta era vicina, scivolò e tese le mani in avanti per proteggersi mentre il pavimento gli si avvicinava pericolosamente, o meglio lui vi cadeva.
Sbuffò all’impatto.
«Stai bene, Blaze?»
Il ragazzo alzò lo sguardo per incrociare lo sguardo preoccupato di Alin e quello appena divertito di Gabriel Ross.
Il Grifondoro si tirò in piedi e annuì.
«Certo, tranquilli, scusate ora ma devo andare! Squadra maschile di Quidditch, arrivo!»
Senza dare il tempo di ribattere ai due coetanei, Blaze corse via raggiungendo qualche istante dopo la sua meta: si fermò sull’uscio e si guardò intorno alla ricerca della sorella.
Non fu difficile trovare visto che l’ora in cui la maggior parte degli studenti cenava era passata da un pezzo e nella Sala Grande vi erano solo poche persone.
Sigrid Ivy Fontaine mangiava tranquilla nell’angolo più vicino all’ingresso del tavolo di Corvonero; Blaze la chiamò e lei si girò a guardarlo facendogli un piccolo sorriso.
«Ehy, nana! Indovina?»
Domandò ridacchiando il Grifondoro sedendosi di fronte alla sorella che sbuffò per quel soprannome: i due pur essendo gemelli avevano quasi venti centimetri di differenza e Blaze adorava prenderla in giro per quello.
«Cosa? In Infermeria si sono stufati di te e ti hanno contingentato l’accesso?»
«Che? Lyan non lo farebbe mai».
«Peccato, fratellino, che non sia lei il capo lì dentro…»
Il ragazzo fece spallucce.
«Tornando alle cose serie! Simon Lafontaine vuole creare una squadra di Quidditch solo maschile e io ci entrerò».
Ivy lo guardò e lui annuì quasi a rimarcare le sue parole.
«Lo immaginavo. Un sacco di gente vuole entrarci...che sciocchezza questa sfida».
«Sfida?»
Ivy annuì.
«A quanto pare Simon e Ashlyn si sfidano perché il primo crede che le ragazze non possano giocare…almeno questo è quello che si dice nella nostra sala comune».
Blaze rimase in silenzio per un attimo, assimilando le informazioni appena ricevute dalla sorella che, nel frattempo, finì di mangiare.
«Beh…è giusto, no? Voi ragazze siete meno forti di noi».
A quelle parole Ivy lo guardò male.
«Meno forti? Ma se quando gioco con voi a Quidditch faticate a fare punto?»
«Ma questo è perché ti abbiamo allenata noi. Le altre sono meno forti, no?»
Ivy scattò in piedi guardandolo arrabbiata e Blaze accennò un sorriso sperando di calmarla: proprio non riusciva a capire che avesse detto di male.
«No. Sai che ti dico? Entra nella squadra maschile…io entrerò in quella femminile».
Detto questo Ivy prese le sue cose e se ne andò lasciandolo solo al tavolo.
Blaze la guardò allontanarsi: certe volte sua sorella non la capiva proprio.
 
***
 
«Squadra maschile di Quidditch, arrivo!»
Adam Gabriel Ross guardò confuso Blaze Fontaine che, con quell’urlo, si allontanava diretto alla Sala Grande.
Alin al suo fianco ridacchiò.
«Non si può dire che non sia un vulcano, come al solito del resto. Va beh, ci conviene muoverci o saremo in ritardo per il club».
Adam annuì e, insieme al coetaneo di Tassorosso, si diresse verso l’aula in cui il professor Silente avrebbe tenuto una lezione speciale del club di Trasfigurazione riguardo agli Animagus ed entrambi i ragazzi ne erano particolarmente interessati visto che sembrava che ci fosse anche la possibilità di intraprendere il percorso per diventare Animagus sotto la guida del mago più anziano.
Di certo Adam, che da buon Corvonero amava scoprire cose che non conosceva, non vedeva l’ora di scoprire meglio quel particolare ambito della Trasfigurazione anche se non sapeva ancora se avrebbe poi provato a candidarsi per diventare un Animagus.
Si stava giusto chiedendo se Alin avesse intenzione di farlo quando questo, qualche minuto dopo, parlò.
«Secondo te che cosa intendeva Blaze?»
Adam non si aspettava di certo quella domanda e così rimase in silenzio fino alla cima delle scale che stavano salendo, prendendosi così un po' di tempo per riflettere.
«Può essere che sia per la squadra maschile di Quidditch di Lafontaine, quella aperta a tutti coloro che non giocano a Quidditch nelle squadre ufficiali».
Adam sentì su di sé i grandi e penetrati occhi azzurri del coetaneo e gli lanciò un’occhiata vedendo quanto l’altro fosse confuso.
«Non lo sai? Non avete l’avviso nella vostra sala comune?»
Alin scosse la testa.
«Non lo so. Oggi non sono ancora tornato in sala comune. Finite le lezioni sono andato a studiare e poi mi sono esercitato con il violino nello studio del professor Silente. Di quale avviso stai parlando? Perché una tale squadra?»
Adam prese un respiro profondo prima di cominciare a spiegargli tutto quello che sapeva di quella squadra e del motivo della sua nascita.
In quanto Corvonero, il ragazzo aveva avuto modo di vedere gli sguardi di sfida che Ashlyn e Simon si lanciavano ogni volta che si vedevano nella sala comune e di cogliere voci a riguardo di tali occhiate, benché non sapesse tutto era più o meno riuscito a capire che cosa stava succedendo tra i due.
«Che storia…»
Adam annuì al commento di Alin e, per un po', nessuno dei due parlò mentre si avvicinavano sempre più all’aula di Trasfigurazione.
«Comunque penso che, se è quello il motivo, è abbastanza sciocco. Le ragazze potrebbero essere anche più brave di noi a giocare».
l Corvonero si trovò a dare ragione al Tassorosso: molte donne in quel momento stavano dando prova del loro valore anche in situazioni ben più difficili e pericolose di una partita di Quidditch.
«Vedila così: almeno c’è una possibilità in più di giocare».
Disse Adam accennando ad un piccolo sorriso fermandosi sulla soglia dell’aula che era la loro destinazione.
Alin rimase in silenzio, pensoso, per qualche istante poi annuì.
«Sì, quasi quasi provo ad andare ai provini. Sarebbe una buona occasione per provare una cosa nuova e fare un po' di sport».
Adam sorrise annuendo: anche lui era tentato ma prima voleva assolutamente pensarci bene e stillare una bella lista dei pro e dei contro.
«Allora, chi lo sa, magari saremo compagni di squadra un giorno».
 
***
 
«Ti ringrazio, Chica».
Chica Elisabete Consuelo annuì prendendo dalle mani di Ashlyn la pergamena che avrebbe dovuto attaccare nella sala comune di Serpeverde per promuovere i provini della squadra femminile di Quidditch.
«Figurati, Ash. Se hai bisogno sai dove trovarmi. Ora vado».
La giovane Serpeverde, salutata l’amica, si allontanò nel corridoio a passo sicuro affrettandosi a raggiungere il proprio dormitorio.
Chica, che aveva giocato a Quidditch a Castelobruxo e che conosceva le proprie abilità, si sentiva già parte della squadra e non vedeva l’ora di iniziare tanto che, quando le era possibile, prendeva a prestito una delle scope della scuola per esercitarsi un po' nel volo.
La ragazza lanciò un’occhiata alla pergamena, era impaziente all’idea di appenderla nella bacheca; con quel gesto avrebbe dato finalmente inizio ad un reclutamento nella sua casa che, sperava, sarebbe stato proficuo alla squadra.
Ma per appenderla avrebbe dovuto…
La smorfia di disgusto quasi sempre presente sulle sue labbra si acuì.
Per mettere al suo posto la pergamena avrebbe dovuto chiedere il permesso alla Caposcuola ovvero a Charlotte-tante cose-Spencer e lei ne avrebbe fatto volentieri a meno ma per nulla al mondo si sarebbe tirata indietro: quella pergamena avrebbe trovato il suo posto in bacheca, a qualunque costo.
Arrivata in sala comune, Chica si guardò intorno: Charlotte Elizabeth Katherine Spencer stava seduta con eleganza su una delle poltrone di pelle presenti nella stanza e stava ascoltando due ragazzine annuendo di tanto in tanto.
Chica le si avvicinò sicura raggiungendola proprio mentre liquidava le piccole con un cenno di mano.
Tossicchiò e subito gli occhi azzurri come il ghiaccio della maggiore si incrociarono con i suoi marroni scuri.
«Chica cara, che posso fare per te?»
Charlotte le sorrise con uno dei suoi soliti sorrisi falsi e Chica agitò la pergamena.
«Dovrei appenderla, è importante».
«Non si possono appendere avvisi che non siano approvati da un’autorità».
«Infatti…sono venuta da te per questo».
Chica si trattenne dallo sbuffare quando Charlotte sorrise compiaciuta tirandosi indietro la treccia perfettamente ordinata.
«E che cosa sarebbe esattamente?»
«Per una squadra di Quidditch solo femm…»
«La squadra della Rymer? Dovevi dirmelo prima cara. Hai il mio permesso, anzi…dammi, faccio io».
Senza permetterle di reagire, Charlotte le prese la pergamena di mano e, con un veloce gesto di bacchetta, la fece sfrecciare fino alla bacheca e la appese attirando l’attenzione di tutti.
«Giusto…sia mai che perdi cinque minuti sotto i riflettori…»
Sbottò Chica guardandola male ma l’altra sorrise compiaciuta e si diresse verso la bacheca dove si era già radunata una piccola folla ad ammirare la pergamena.
Chica scosse la testa, cercando di ignorare la voglia di affibbiarle qualche epiteto poco carino, e la imitò andandoci anche lei.
Doveva ammettere che Isabelle si era decisamente impegnata per quel disegno in cui una ragazza, con una divisa da Quidditch nera con dei ricami dei colori delle quattro case, afferrava un Boccino.
Chica si guardò intorno: mentre i ragazzi se ne stavano andando, molte ragazze o parlottavano tra di loro indicando l’avviso o, come Eleanor Moore, lo fissavano rapite.
La Serpeverde si lasciò scappare un sorriso soddisfatto: la squadra avrebbe ben presto preso il volo.
 
 

Vuoi giocare a Quidditch ma non ti accettano perché sei una ragazza?
Vieni alla nuova squadra femminile di Quidditch!
Sfideremo i ragazzi mostrando il nostro valore.
Ti aspetto per i provini al Campo d’allenamento questo sabato alle ore 5:00 p.m.
Non mancare,
Ashlyn Rymmer
 
 
 
Cercasi ragazzi che vogliano unirsi ad una nuova squadra di Quidditch esclusivamente maschile.
Requisiti: non giocare in nessun’altra squadra di Quidditch.
Provini: questo sabato, Campo principale, ore 5:00 p.m
Non mancare,
Simon Lafontaine
 
 

Angolo autrice:
 
Eccomi! Scusate il ritardo ma come ho già detto ste settimane sono state uno schifo (e le prossime saranno anche peggio visto tutto il tempo perso in queste).
Scusate anche se vi ho fatto venir l’ansia con l’avviso.
Penso che non possiate capire quanto mi sto pentendo di aver scelto questo modo di narrare i fatti. Ero in fase di sperimentazione quando l’ho scelto (mannaggia a Sei di Corvi) e non ho pensato alle conseguenze ma più vado avanti più è snervante xD
Senza contare Isabelle e Lucas, per seguire bene tutti dovrei fare 16 pov per ogni capitolo e non è assolutamente fattibile…anche a togliere pure i pov di Ashlyn e Simon la situazione non cambia tantissimo e non è che posso escluderli per sempre dalla narrazione (già prima o poi almeno un pov devo darlo ad Isa e Lucas perché qualcosina dovranno fare anche loro).
Va beh, ho cominciato così e finirò così…al limite se vi va bene farò dei pov più corti per farceli stare tutti o li alternerò a seconda degli eventi nel capitolo e quindi quelli che non avranno il loro “momento pov” in un capitolo lo avranno in quello dopo.
Farò i pov (ma si possono poi chiamare pov? Mica sono in prima persona…va beh, tanto ci capiamo) multipli!
No, Aiko, no…sono le 23 di sera, non sparar cavolate e vai a dormire vai…
Il giorno dopo…RIECCOMI!
Tralasciando lo sclero delle 23…spero che il capitolo vi sia piaciuto! Nel prossimo darò ovviamente spazio a quegli OC che magari si sono visti di meno o che non hanno avuto il loro momento.
Ora vado!
Alla prossima con…rullo di tamburi…i provini!
Ciao,
Aiko

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Capitolo 5
*** Provini ***


Provini

 
 
 
Ashlyn, raccoltasi i lunghi capelli in una treccia, si guardò allo specchio con aria determinata: quel giorno finalmente la squadra avrebbe preso forma e lei non stava nella pelle.
I volantini di Isabelle erano stati un successo e nei giorni precedenti numerose ragazze le si erano avvicinate per chiederle maggiori informazioni e ciò aveva contribuito ad aumentare in maniera determinante il suo ottimismo.
Di certo tutto sarebbe andato per il verso giusto ed entro sera avrebbe avuto sei nuove compagne con cui giocare e battere Simon.
Sorrise e uscì dalla sua camera scendo poi le scale con passi veloci e sicuri.
Giunta nella sala comune di Corvonero si guardò velocemente intorno: molti studenti erano lì intenti a studiare o a parlare tra di loro sottovoce.
I suoi occhi individuarono subito Simon Lafontaine che parlava con Lucas Warren a pochi passi dall’ingresso della stanza e lei subito andò da loro.
«Simon».
Il ragazzo si girò mentre Lucas, ghignando, annunciò che lo avrebbe aspettato fuori ed uscì lasciando soli, quasi, i due che rimasero a guardarsi per qualche secondo.
«Lo sai che puoi sempre tirarti indietro?»
Ashlyn strinse i pugni guardando male l’altro.
«Perché dovrei?»
«Ashlyn tutto questo è assurdo. Solo perché non ti ho presa in squadra…»
«Perché credi che le ragazze non possano giocare. Ti dimostrerò il contrario».
Simon sospirò e Ashlyn incrociò le braccia al petto.
«Ti prego Ashlyn, finiamola qua…avrei una Coppa di Quidditch da vincere».
«Tu? Non hai passato la fascia da capitano a Lucas?»
«L’ho fatto perché c’è questa stupida sfida, se non ci fosse più me la riprenderei».
«Allora mi assicurerò che quel compito così gravoso non ricada su di te, Simon. Ho intenzione di continuare questa sfida».
Ashlyn fissò il ragazzo sicura poi, senza dire niente, se ne andò uscendo a passo di carica dalla sala comune.
Isabelle la aspettava fuori, in evidente imbarazzo per la presenza di Lucas, e la Corvonero poté vederle il sollievo comparirle sul volto quando uscì dalla porta così, senza salutare l’altro presente, la prese sottobraccio e prese a scendere le scale diretta verso il campo d’allenamento.
«Ci credi? Quell’idiota di tuo fratello voleva che io annullassi la sfida…codardo».
Sbottò pochi minuti dopo sentendo su di sé lo sguardo dell’amica, probabilmente confusa per il silenzio che fin dalla sua uscita dalla Torre di Corvonero le aveva accompagnate.
«Ma gliela farò vedere io».
«Noi, Lyn, noi…siamo e saremo una squadra, no?»
Alle parole della Tassorosso, Ashlyn le sorrise venendo subito ricambiata mentre calava la tensione che quella discussione con Simon le aveva provocato.
«Ma certo, noi, la nostra squadra. Dai, ripassiamo la tabella di marcia».
 
***
 
Tamara McKinnon sorrise soddisfatta guardando i pantaloni che, posati sul letto, attendevano di essere messi.
Normalmente non li poteva indossare più di tanto, magari solo quando correva la mattina e poche volte quando stava con i suoi fratelli minori, ma li trovava molto più comodi delle gonne che doveva indossare e ogni volta che li metteva si sentiva bene: si sentiva libera.
Si affrettò ad indossarli e poi fece qualche saltello per controllare di potersi muovere senza problemi.
Annuì sentendosi finalmente pronta per i provini della squadra di Quidditch solo femminile che da lì a neanche una ventina di minuti sarebbero cominciati.
Un uccellino di carta entrò dalla porta socchiusa e le si posò sul letto, proprio davanti ai suoi occhi, spiegandosi poi per rivelare una fitta calligrafia al suo interno.
Tamara ridacchiò, riuscendo subito a capire l’autore del messaggio, e lo prese in mano leggendone il contenuto: “Se non ti muovi questa volta sarai tu in ritardo ;)”
La ragazza scosse il capo divertita e corse giù dalle scale dove, ad attenderla, trovò Manuel con in mano una giacca.
«Tieni, Tammy, è la mia giacca da Quidditch per gli allenamenti, almeno ti proteggerai dal vento».
La Caposcuola sorrise al gesto dell’amico che poi, promettendole che sarebbe venuto a vederla più tardi, scappò via lasciandola sola a sperare che non stesse programmando qualche disastro.
Tamara scosse il capo e si avviò poi al campo d’allenamento dove rimase sorpresa nel vedere che erano già arrivate molte ragazze, forse una ventina: di certo l’idea di Ashlyn Rymer aveva attirato molta attenzione.
Sorrise nel vedere la coetanea Eleanor Moore e le si avvicinò sorridente.
«Lea! Non l’avrei mai detto! Vuoi provare anche tu?»
La Serpeverde annuì tranquilla giocherellando con una ciocca di capelli rossicci e Tamara si ritrovò a chiedersi, ancora una volta da quando era iniziato l’anno, come mai l’altra fosse diventata così silenziosa e riservata tutto ad un tratto.
Stava per provare ad avviare nuovamente la conversazione quando qualcuno batté più volte le mani facendo calare il silenzio sul campo.
Ashlyn Rymer, affiancata da Isabelle Lafontaine, sorrise e salutò iniziando poi a spiegare il perché di quella convocazione.
Qualcuno tossicchiò e Ashlyn, a metà discorso, si interruppe proprio mentre Charlotte Spencer le arrivava accanto.
«Ashlyn cara, che ne dici se iniziamo con i provini per la nostra squadra?»
La Corvonero, a quelle parole, parve confusa e Tamara sentì Eleanor sbuffare.
«Nostra…solo perché l’ha scoperto per prima…»
«Che ci vuoi fare, Lea. La conosciamo bene Charlotte».
Le due si scambiarono uno sguardo per poi girarsi a guardare Ashlyn che, ripresasi dall’attimo di confusione, stava chiedendo di dividersi a seconda del ruolo in cui avrebbe voluto giocare.
«Dove vai?»
Si domandarono in coro e Tamara ridacchiò indicando il punto riservato a chi voleva provare a diventare cercatrice.
«Allora a dopo, vado tra le aspiranti cacciatrici».
La Grifondoro annuì.
«Buona fortuna».
 
***
 
Daniel Henderson si guardò intorno con i grandi occhi blu sgranati per la sorpresa.
Aveva immaginato che ci sarebbero stati molti ragazzi ma, di certo, non avrebbe mai immaginato una tale folla: oltre ad alcuni più grandi e a pochi più giovani, il Tassorosso riconobbe molti dei suoi coetanei che, divisi in piccoli gruppetti, parlavano tra di loro aspettando che Simon Lafontaine iniziasse la selezione per quella strana squadra di Quidditch.
Il ragazzo incrociò lo sguardo di Onyx Blaze Fontaine e gli sorrise facendogli un cenno di mano venendo raggiunto dall’altro nel giro di qualche secondo.
«Ciao Balze, sta meglio il tuo labbro?»
Ridacchiò Daniel guardandogli il labbro inferiore che aveva dovuto medicargli il giorno prima quando il Grifondoro, neanche a metà mattinata, aveva avuto la brillante idea di cadere giù da due gradini mentre stavano andando a Difesa contro le Arti Oscure.
«Sicuro! Come nuovo! In che ruolo vorresti giocare? Io come cacciatore come mio fratello Titan».
«Io come battitore ma penso che sarà difficile del previsto. Non ho proprio il fisico da battitore e qua…»
Daniel si mordicchiò il labbro inferiore pensoso scuotendo il capo in senso di diniego mentre guardava un ragazzo dal fisico imponente e forte, adatto al ruolo di battitore.
«Ehi! Guarda che non so mica fare quell’incantesimo che mi hai fatto ieri! Quindi smettila di torturarti il labbro».
Onyx gli sorrise e Daniel annuì ridacchiando.
«Quante possibilità ci sono che le mazze degli altri aspiranti battitori si animino contro di loro e li mettano al tappeto?»
Per un secondo il Grifondoro non gli rispose poi scoppiò a ridere.
«Decisamente poche Dan, direi pari a zero…sempre se non le incantiamo».
Il coetaneo gli sorrise furbo tirando fuori la bacchetta di quercia e il Tassorosso sbiancò.
«Preferirei di no, vorrei ottenere quel ruolo in modo pulito».
Onyx annuì sorridendo e Daniel tirò un sospiro di sollievo: per un attimo aveva temuto che l’altro parlasse sul serio.
«Aspetta…sei serio? Dai, lo sai che non faccio del male ad una mosca!»
Daniel, a quelle parole, fece spallucce grattandosi i capelli sulla nuca e fece per parlare ma venne anticipato da Simon Lafontaine che richiamò l’attenzione di tutti i ragazzi prima di cominciare a spiegare il perché di quelle selezioni.
Il giovane Tassorosso non vi prestò particolare attenzione troppo preso ad immaginarsi volteggiare su una scopa con una mazza da battitore in mano.
«Dan! Dan!»
Daniel sbatté le palpebre e lanciò un’occhiata confusa ad Onyx che scosse il capo: intorno a loro i ragazzi si spostavano parlottando tra di loro.
«Gli aspiranti battitori sono da quella parte».
«Ah, giusto…grazie».
 
***
 
Sigrid Ivy Fontaine, al campo d’allenamento di Quidditch, volava avanti ed indietro davanti agli anelli che doveva proteggere mentre osservava con attenzione la lotta per il possesso della Pluffa che si stava svolgendo poco più in là.
Per il ruolo di portiere, oltre a lei, c’erano solo altre tre candidate e così si erano divise due per squadra e, ogni volta che il portiere di ruolo subiva un punto, veniva scambiato con l’altro: stavano giocando da quasi mezz’ora ed Ivy era uscita solo due volte per poi rientrare, in entrambe le occasioni, dopo neanche un minuto.
Si lasciò sfuggire un piccolo sorriso osservando come le sue compagne di squadra, capitanate a sorpresa da Lyan Morrison e le sue ottime strategie, riuscivano a mantenere il possesso palla e, allo stesso tempo, a dimostrarsi abbastanza pericolose per l’altra squadra.
La Corvonero si lasciò scappare un piccolo gesto di esultanza quando Lyan stessa segnò per poi tornare immediatamente seria e concentrata in attesa dell’attacco avversario.
Ivy aveva passato anni a giocare come portiere per permettere a Titan di allenare Onyx e, doveva ammetterlo, questo andava decisamente a suo favore perché tra le quattro aspiranti al ruolo di portiere lei era quella che aveva subito meno punti.
Fece schioccare la lingua infastidita quando il bolide lanciato da Margaret non rallentò Eleanor e si preparò a difendere stringendo forte il manico di scopa.
La Serpeverde lanciò la Pluffa e Ivy schizzò a destra colpendola con la parte finale della scopa riuscendo ad annullare l’azione pericolosa e a far ottenere il possesso palla alla sua squadra.
Lyan, poco distante da lei, le mostrò un pollice alzato e le fece un timido sorriso prima di volare via ed Eleanor sbuffò sorridendole prima di imitarla.
«Non te la cavi affatto male».
Ivy sussultò e girò appena il capo per vedere Ashlyn sorriderle appoggiata all’anello esterno: era così presa dall’osservare la partita che non si era neanche resa conto che la ragazza, che volava intorno al campo osservando la partita, le si era avvicinata.
«Grazie, tutta questione di allenamento».
«Con i tuoi fratelli?»
Ivy annuì lanciando un’occhiata al campo dove Lyan, con la Pluffa in mano, stava evitando un Bolide di Chica.
«Già…
Per un po' nessuna delle due disse più niente, osservando la partita.
«Avresti potuto provare ad entrare nella squadra di Quidditch di Corvonero».
«Forse…Pluffa in arrivo».
Ashlyn annuì e volò via permettendole di concentrarsi sulla squadra rivale che avanzava senza problemi ostacolata solo da Margaret e Lyan: in attacco le sue compagne se la cavavano decisamente bene ma in difesa, tranne quelle due, erano abbastanza penose…per fortuna che c’era lei a difendere gli anelli.
La squadra avversaria era tutta in avanti spinta dall’entusiasmo dell’attacco.
Ivy parò la Pluffa tirata da una Tassorrosso e subito la lanciò a Lyan che sorrise volando via come una scheggia prendendo così le avversarie in contropiede.
Lyan segnò e Isabelle fischiò la fine della partitella.
Subito Ivy si ritrovò accerchiata dalle sorridenti compagne di squadra che cominciarono a complimentarsi con lei che, pur sentendosi a disagio per quell’eccessiva attenzione, non poté fare a meno di sentirsi soddisfatta per quello che aveva fatto durante la partita.
Si era presentata ai provini solo per andare contro Onyx e le sue, ingenue, idee eppure più andava avanti più era convinta di quello che stava facendo: voleva giocare.
 
***
 
Nathan Hawtorn schivò un Bolide lanciatogli contro da Dylan Maximoff e ricevette la Pluffa da Adam Ross.
Secondo il piano ideato in precedenza dal Corvonero, Nathan avrebbe dovuto passarla, verso il basso, al suo altro compagno cacciatore per cogliere di sorpresa gli avversari eppure, quando il Serpeverde vide un passaggio tra le file avversarie, non poté resistere alla tentazione di provare l’azione in solitaria.
Senza esitare si lanciò verso gli anelli ignorando le proteste di Adam che lo invitava a passare la Pluffa.
Nathan si stava divertendo un mondo, sentiva che tutte le sue preoccupazioni scolastiche erano state portate via, liberandolo, dalla leggera brezza che soffiava quel tardo pomeriggio e che lo aveva accolto quando si era alzato in volo pochi minuti prima.
L’unica cosa che in quel momento gli importava era giocare al meglio e riuscire ad entrare nella squadra.
Si piegò in avanti sulla scopa per evitare un Bolide e poi, rimessosi dritto, tirò con tutta la forza che aveva in corpo: segnò.
Nathan si lasciò sfuggire un sorriso esultando per il primo punto che aveva fatto da quando era entrato in partita.
Alcuni dei suoi compagni di squadra si complimentarono con lui che annuì e si voltò a guardare Adam Ross.
«Visto? Ho segnato lo stesso».
«Certo…peccato che avessimo una strategia da seguire…»
«Ho visto un’occasione e l’ho presa, a seguire la strategia l’avrei persa».
Adam scosse la testa e sbuffò.
«Se c’è una strategia bisogna seguirla».
«Certo ma a volte bisogna anche cogliere l’attimo. Sei un Corvonero, dovresti essere abbastanza intelligente da capirlo».
«Lo capisco eccome. Ma vedi che fare di testa tua non sia la regola, se vogliamo entrare in squadra dobbiamo far vedere che sappiamo giocare insieme».
Il Corvonero ritornò alla sua posizione e Nathan, scuotendo il capo, andò alla propria: certo saper collaborare era importante e utile per aggiudicarsi il posto nella squadra ma lui era sicuro che a Simon importassero anche le capacità tecniche e lui, grazie agli allenamenti del padre, ce le aveva.
Lucas Warren fischiò di nuovo e la partita riprese con la Pluffa nelle mani della squadra avversaria.
Recuperarla non fu facile soprattutto visto che, tra i due battitori che aveva come compagni, solo Daniel Henderson talvolta risultava efficace.
Fu proprio grazie al Tassorosso che Nathan riuscì a recuperare la Pluffa e a partire all’attacco subito seguito da Adam e l’altro cacciatore.
Con una specie di piroetta in aria schivò un Bolide e notando come la strada verso gli anelli sembrasse libera si lanciò.
«Passa, non fare da solo!»
Il Sepreverde sbuffò alle parole di Nathan ma seppur controvoglia gliela lanciò attenendosi alla loro strategia e, nello stesso momento, evitando così di perdere il possesso della Pluffa visto che il secondo Bolide lo colpì sbilanciandolo.
Nonostante il colpo, Nathan riuscì a rimanere sulla scopa stabilizzandosi giusto in tempo per vedere Adam segnare.
«Visto? Fare gioco di squadra è meglio».
Gli disse il Corvonero raggiungendolo con un sorriso soddisfatto in volto e Nathan alzò per un secondo gli occhi al cielo.
«Bel lavoro, comunque».
«Grazie…anche il tuo non era male, Adam…però non pensare che ti permetterò di fare più punti di me».
«Non ne sarei così sicuro, Nathan».
I due si lanciarono un’occhiata di sfida ritornando poi alle loro posizioni: entrambi volevano un ruolo come cacciatore e non si sarebbero arresi, lottando fino alla fine della partita per dimostrare le loro qualità.
 
***
 
Manuel Foster era in ritardo…tanto per cambiare.
Aveva promesso a Tamara che l’avrebbe raggiunta per guardare i provini di Quidditch ma alla fine si era distratto, troppo intento a preparare uno scherzo, e così in quel momento stava correndo disperato verso il Campo d’allenamento sperando di trovare le ragazze ancora lì.
Dopotutto le aveva promesso che ci sarebbe stato per i provini, mica per tutta la loro durata.
Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando sentì delle voci femminili provenire dalla sua destinazione e si permise di rallentare leggermente.
Arrivato al campo, Manuel alzò lo sguardo imitando le ragazze che erano a terra e sorrise nel notare che Tamara stava volteggiando guardandosi intorno.
«Ma guarda guarda: una spia».
Il ragazzo sobbalzò appena e si girò verso Margaret Rose Jones che era arrivata in silenzio al suo fianco.
«Oh, no! Mi hai scoperto, mannaggia».
I due ridacchiarono e si sorrisero.
«Scherzi a parte, che ci fai qua?»
Manuel indicò verso l’alto con un dito spiegandole che era venuto per vedere Tamara e, solo per un attimo, gli occhi azzurri dell’altra sembrarono spegnersi prima che la ragazza tornasse a sorridergli.
«È brava. Lyn ci ha fatto fare una partita a turni ma ora sta guardando con attenzione le ragazze per il ruolo di cercatore…però Tamara è la più brava».
«Dopotutto è una mia allieva, è ovvio che è la più brava».
Margaret gli lanciò un’occhiata scettica.
«Sono o non sono il migliore Cercatore della scuola? Le ho dato una mano».
«Ma sentilo! Mister Prodigio, smettila su».
Ridacchiò divertita la Grifondoro scuotendo la testa e una ciocca di capelli castani chiari le sfuggì dalla coda; subito Manuel le sistemò la ciocca dietro l’orecchio e poi arrossì appena, proprio come Margaret, rendendosi conto del gesto che poteva essere considerato inopportuno.
«Scusa…uh…comunque Tamara se la cava bene anche senza il mio aiuto».
Disse il ragazzo distogliendo lo sguardo dalla ragazza più giovane per portarlo verso il cielo e il provino.
Proprio in quel momento Tamara afferrò il Boccino e Ashlyn fischiò determinando la fine della prova.
Mentre le aspiranti Cercatrici scendevano a terra, le altre giovani si avvicinarono loro riunendosi pronte per scoprire finalmente chi sarebbe entrata in squadra.
Manuel si girò verso Margaret e le sorrise.
«Buona fortuna».
La ragazza ricambiò il sorriso e si unì alle altre lasciandolo solo e lui, seppur incerto, avanzò appena per sentire meglio le parole di Ashlyn: non vedeva l’ora di scoprire la squadra.
 
***
 
Alin Magne Stoica, intento a giochicchiare con i propri capelli, lanciò un’occhiata nervosa a Simon e Lucas, intenti a discutere poco lontano dal gruppo che attendeva la selezione.
Il giovane Tassorosso, nonostante si fosse impegnato molto, non si sentiva molto sicuro delle sue giocate come Cercatore e ciò non lo rassicurava affatto.
«Alin».
Il ragazzo si girò incrociando il sorriso gentile di Dylan Maximoff che lo salutò fermandosi accanto a lui.
«Sei stato bravo oggi».
Alin aggrottò la fronte non approvando particolarmente quell’aggettivo: avrebbe potuto fare di meglio e ne era consapevole.
Il maggiore, quasi a leggergli nel pensiero, ridacchiò e scosse il capo.
«Sì, sei stato bravo. E se non lo credi…beh, almeno pensa che non sei caduto dalla scopa».
Alin ci pensò per qualche istante e poi annuì: uno, tra quelli che avevano provato per il ruolo di Cercatore, aveva rischiato di farsi male sul serio e Simon lo aveva bocciato neanche due minuti dopo l’inizio del provino volendo evitare che si facesse male.
«Se la mettiamo così…comunque anche tu sei stato bravo, anzi molto bravo».
Dylan gli sorrise.
«Grazie, fortunatamente gioco spesso con mio fratello Evan quindi sono allenato».
Simon richiamò l’attenzione e i due, dopo essersi augurati buona fortuna, si concentrarono su quello che stava per succedere.
«Bene, ora annuncerò chi entrerà a far parte della squadra».
Simon lanciò un’occhiata ai presenti e per un solo secondo gli occhi di Alin incontrarono quelli del maggiore; il Tassorosso deglutì in attesa.
«Chi è stato scelto verrà al mio fianco, bene? Iniziamo…i Cacciatori…Adam Gabriel Ross, Nathan Hawtorn e Onyx Blaze Fontaine».
Mentre Onyx correva entusiasta al fianco di Simon, venendo seguito da un Adam decisamente più tranquillo, Alin sorrise felice per i due coetanei senza, però, mancare di notare lo sguardo di sfida che il Corvonero lanciò a Nathan.
«E ora i Battitori…Dylan Maximoff e Daniel Henderson».
Alin sorrise complimentandosi con il maggiore che stava al suo fianco prima che questo, facendogli l’occhiolino, se ne andasse raggiungendo la squadra che si stava formando.
Per qualche istante nessuno parlò.
«Daniel Henderson? Sei ancora qui?»
«Eh? Sì! Sì! Arrivo!»
Scoppiò una risata a quella voce agitata e Alin sospirò sorridendo divertito mentre il suo compagno di dormitorio si affrettava ad unirsi al gruppetto: conoscendolo si era perso in qualche suo pensiero.
Ma l’allegria durò poco per Alin che, un secondo dopo, comprese che mancava solo il ruolo del Cercatore e che poi la squadra sarebbe stata al completo.
Tornò a giochicchiare con i capelli biondi in attesa del verdetto finale da parte di Simon che, però, sembrava non voler arrivare.
Alin vide il maggiore scuotere la testa guardando poi la pergamena della selezione con aria crucciata prima di tornare a guardare la folla in attesa.
«Cercatore…Alin Magne Stoica».
Alin sgranò gli occhi per la sorpresa sentendosi al settimo cielo: ce l’aveva fatta, era in squadra!
Non badò all’occhiata seccata che Lucas lanciò a Simon e si affrettò.
«Alin, te la cavi abbastanza a giocare ma puoi ancora migliorare e tanto…in compenso però sei molto attento…devi darti da fare».
Simon lo bloccò prima che lui potesse raggiungere i compagni di squadra e lui annuì con aria seria.
«Certo capitano, mi impegnerò al massimo!»
Simon annuì lasciandolo passare per andare poi a parlare con Lucas e Alin raggiunse il gruppo che, chi più chi meno, lo attendeva sorridente.
Erano una squadra ora.
 
***
 
Charlotte Spencer si sedette in modo aggraziato su una panca ai limiti del capo e lanciò uno sguardo alle ragazze che, radunate, aspettavano il verdetto di Ashlyn per scoprire chi tra di loro fosse entrata in squadra.
La Serpeverde era abbastanza soddisfatta di come la ragazza avesse gestito i provini e tutto sommato si era anche divertita quando la Corvonero le aveva chiesto di unirsi ad una squadra in quanto senza una cacciatrice.
In quel modo le si era anche aperta una strada per un’ipotetica parte sul campo nella squadra oltre che a quella che già si era presa nell’organizzazione e quindi non poteva non esserne felice.
«Cercatrice…Tamara McKinnon».
Charlotte vide la coetanea esultare con l’amico e non poté fare a meno di notare la strana espressione che per qualche istante passò sul volto di una Grifondoro tra la folla.
Si ripromise di indagare e tornò a prestare attenzione alla selezione recuperando di volta in volta le informazioni che aveva su quelle ragazze o appuntandosi mentalmente di cercarne alcune per quelle, poche, di cui sapeva non sapeva molto.
La squadra fu ben presto formata e, mentre le ragazze non prese se ne andavano, Charlotte chiamò con voce tranquilla Ashlyn e le altre desiderando sentire i loro discorsi.
Chica Elisabete Consuelo le si sedette accanto sulla panca e, sentendosi osservata, si girò a guardarla con un’aria tra lo scocciato e il disgustato.
«Che c’è?»
Charlotte, che l’aveva scrutata da capo a piedi, la guardò in faccia senza farsi problemi.
«Penso che, per la prima volta da quando ci conosciamo, ha senso che tu indossi dei pantaloni…qui capisco il motivo, normalmente no».
Il disgusto aumentò sul volto di Chica.
«Chissà perché non capisci…che ne dici se…»
Isabelle chiamò Chica e arrivò da lei per abbracciarla congratulandosi per essere entrata in squadra.
Charlotte alzò il mento e distolse lo sguardo dalle due passando ad Ashlyn intravedendo, nel girarsi, Lyan sospirare.
«Bene, dobbiamo organizzare il primo allenamento».
Ashlyn annuì a quelle parole e tutte le ragazze cominciarono a parlare a turno esponendo i loro impegni, le loro proposte ed eventuali dubbi.
«Quindi…dove ci alleniamo?»
Domandò Chica che nel frattempo si era spostata dalla panca per stare tra Eleanor e Isabelle.
«Qui, no?»
Alla domanda di Lyan tutte si voltarono a guardare Ashlyn che, però, non confermò e con grande sorpresa delle presenti sgranò gli occhi e si tirò una manata sulla fronte.
«Me ne sono dimenticata! Non ho chiesto il permesso al preside!»
«Che cosa!?»
Tutte le ragazze cominciarono a parlare tra di loro, più o meno agitate, e Charlotte alzò un sopracciglio poi scosse appena la testa recuperando così un’espressione neutra e si alzò tossicchiando per attirare l’attenzione.
«Ci penso io ai permessi, e dammi la lista delle partecipanti che così ufficializzo anche la squadra».
Chica sbuffò e Charlotte la guardò gelida.
«La mia famiglia è nel Consiglio d’Amministrazione della scuola e io sono Caposcuola, ricordi? Ho abbastanza potere per evitare questi intoppi e il mio ruolo è proprio evitarli».
Senza aggiungere altro, Charlotte prese la lista e se ne andò a passo deciso ma elegante verso il castello.
Una volta arrivata nel corridoio che portava all’ufficio del preside notò che anche Lucas Warren vi ci stava andando con una lista in mano.
Quando il ragazzo la notò le lanciò un sorrisetto e la affiancò.
«Ma guarda che sorpresa: ufficializzi anche tu la squadra?»
Charlotte annuì tranquillamente all’amico e poi i due, senza alcuna esitazione, si scambiarono le pergamene leggendo i nomi riportati sopra.
«Ci tengo a precisare che Lafontaine ha fatto di testa sua in alcuni ruoli».
«Lo immaginavo…»
I due si restituirono le rispettive pergamene e, arrivati davanti all’ufficio del preside, si fermarono dicendo poi la parola d’ordine per entrare.
«Prego, dopo di te».
Lucas le fece un piccolo inchino, tra lo scherzoso e il galante, e Charlotte entrò decisa: avrebbe sistemato la faccenda e la squadra di Quidditch femminile sarebbe stata pronta a prendere il volo una volta per tutte.
 
 
 
Angolo dell’autrice:
 
Ciao, eccomi!
Scusate per l’immenso ritardo ma l’università mi ha rapita e la stesura del capitolo è stata fin troppo lenta per i miei gusti.
Il capitolo ancora non mi convince del tutto quindi perdonatemi se non è il massimo: volevo pubblicare e mettere una pietra sopra a questi provini per poter andare avanti senza problemi.
Spero che, nonostante tutto, vi sia piaciuto almeno un po'!
Intanto non sapete quante risate che mi sono fatta riguardando le schede: senza contare i gemelli (ovviamente) ci sono altre tre coppie di OC che compiono gli anni nello stesso giorno. Si vede che l’uno giugno, il due di luglio e un’altra data piacciono parecchio.
Preparatevi che dal prossimo comincio a farvi qualche domanda di tanto in tanto (tralasciando la domanda filosofica "cos'è per te la pluffa?")!
Ora vi saluto e spero di non metterci così tanto la prossima volta!
Ciao,
Aiko

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