Inuko - La nuova mezzo demone delle due epoche

di giugiu9605
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** _Episodio 27 _“Una nuova vita si accende” Inuyasha_ ***
Capitolo 2: *** _Episodio 28_ “Sesshomaru ruba Inuko” Inuyasha_ ***
Capitolo 3: *** _Episodio 29_“ Inuyasha contro Sesshomaru” Inuyasha_ ***
Capitolo 4: *** _Episodio 30_“ Inuko, nel mondo della madre Kagome PARTE 1” Inuyasha_ ***
Capitolo 5: *** _Episodio 31_“ Inuko, nel mondo della madre Kagome PARTE 2” Inuyasha_ ***
Capitolo 6: *** _Episodio 32_“ Inuko si ammala” Inuyasha_ ***
Capitolo 7: *** _Episodio 33_“ Il fiocco rosa: la spada Sakura” Inuyasha_ ***
Capitolo 8: *** _Episodio 34_“ Battaglia contro le bambine del male” Inuyasha_ ***
Capitolo 9: *** _Episodio 35_“ Ritorno al passato” Inuyasha_ ***
Capitolo 10: *** _Episodio 36_“La cessazione della trasformazione di Hariko” Inuyasha_ ***
Capitolo 11: *** _Episodio 37_“Cambiamenti” Inuyasha_ ***
Capitolo 12: *** _Episodio 38_“La mezza sacerdotessa nera” Inuyasha_ ***
Capitolo 13: *** _Episodio 39_“Alla ricerca delle origini di Hariko” Inuyasha_ ***
Capitolo 14: *** _Episodio 40_“La verità di Yataro” Inuyasha_ ***
Capitolo 15: *** _Episodio 41_“Di nuovo a casa (per sempre?)” Inuyasha_ ***
Capitolo 16: *** _Episodio 42_“Mille anni dopo” Inuyasha_ ***
Capitolo 17: *** _Episodio 43_“Alla ricerca dei folletti” Inuyasha_ ***
Capitolo 18: *** _Episodio 44_“La gemma leggendaria” Inuyasha_ ***
Capitolo 19: *** _Episodio 45_“Futuro indistinto”_ Inuyasha_ ***
Capitolo 20: *** _Episodio 46_“Aiuto antico”_ Inuyasha_ ***
Capitolo 21: *** _Episodio 47_“Peripezia”_ Inuyasha_ ***
Capitolo 22: *** _Episodio 48_“Annessione”_ Inuyasha_ ***
Capitolo 23: *** _Episodio 49_“In mezzo alla tribù Yoro Parte 1”_ Inuyasha_ ***
Capitolo 24: *** _Episodio 50_“In mezzo alla tribù Yoro Parte 2”_ Inuyasha_ ***
Capitolo 25: *** _Episodio 51_“Incontro ingannevole”_ Inuyasha_ ***
Capitolo 26: *** _Episodio 52_“L’attacco dei ninja Yama” Inuyasha_ ***
Capitolo 27: *** _Episodio 53_“Una lontana promessa” Inuyasha_ ***
Capitolo 28: *** _Episodio 54_“La terra sacra verde” Inuyasha_ ***
Capitolo 29: *** _Episodio 55_“Uno scontro inaspettato” Inuyasha_ ***



Capitolo 1
*** _Episodio 27 _“Una nuova vita si accende” Inuyasha_ ***


_Episodio 27_“Una nuova vita si accende” Inuyasha_
 
Dopo un anno, 26 maggio 2012, nacque la figlia di Inuyasha e Kagome di nome Inuko.
Miroku, mentre stava tornando a casa, dopo aver tolto a un villaggio una maledizione, aveva incontrato Inuyasha. Parlarono dell’attesa nascita e il mezzo demone aveva chiesto al monaco come stava sua moglie e i suoi figli ovvero Misa e Kugo, le due gemelle di tre anni, e Roan l’unico maschio di un anno e mezzo.
— I bambini stanno bene, — disse Miroku, — Sango ha la febbre invece.
Inuyasha salutò il caro amico e corse verso casa perché non voleva perdersi la nascita di sua figlia.
Intanto Rin e Kaede erano già là da Kagome e la stavano aiutando a far nascere la piccola creatura.
Kagome, che era entusiasta della nascita, stava per decidere il nome quando arrivò Inuyasha. Chiamò la piccola Inuko (Inu ‘cane’, Ko ‘figlia’ cioè figlia del cane).
Assomigliava molto a lui, aveva orecchie e capelli bianchi. Dopo arrivò Shippo che ancora non sapeva della bella notizia, in seguito entrò nella capanna anche Miroku.
Kagome si era preoccupata di Sango e dei piccoli, il monaco le rispose che non si sentiva bene e invece i tre bimbi non volevano separarsi dalla madre.
Kaede, sentendo la conversazione tra Miroku e Kagome, decise di andare da Sango insieme a Rin.
 
Negli anni successivi, aprile 2016
Inuko cresceva forte e sana imparando come vivere ogni giorno. Era diventata la miglior amica di Misa, di tre anni più grande di lei. Kugo, la sorella gemella di Misa, era un po' gelosa perché si sentiva delle volte esclusa, non voleva diventare amica con le bambine del villaggio perché si sentiva diversa da queste ultime. Roan, il fratello minore, che aveva due anni in meno delle sorelle ma un anno in più di Inuko, si faceva insegnare sia da suo padre Miroku e sia da Inuyasha come sopravvivere. Kagome e Sango spiegavano alle figlie come comportarsi dentro casa e fuori, anche se erano ancora piccole. Inuko imparava da sua madre Kagome come tirare l'arco per difendersi, però ancora non aveva imparato a purificare gli oggetti demoniaci.
E invece Inuyasha la faceva correre velocemente e addirittura era diventata più rapida rispetto a lui.
Shippo era diventato un grande demone volpe, da alcuni anni era la mascotte di Misa, Kugo e anche di Inuko e ogni volta che andava a trovarle, giocava con loro.
Sesshomaru quando seppe che era nata la figlia del suo fratellastro Inuyasha, nonché sua nipote, stava iniziando a odiarlo di nuovo e per gelosia che provava nei suoi confronti, decise di rubarla.
 
Prossimo episodio: _Episodio 28 “ Sesshomaru ruba Inuko” Inuyasha_

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Capitolo 2
*** _Episodio 28_ “Sesshomaru ruba Inuko” Inuyasha_ ***


_Episodio 28_ “ Sesshomaru ruba Inuko” Inuyasha_
 
Domenica 17 aprile 2016
Sesshomaru decise di rubare Inuko perché non aveva figlie, aveva solo una figlia adottiva, Rin.
Voleva far diventare la nipote un demone completo come era lui grazie a un demone potente.
Kagome allarmò Inuyasha che Inuko era scomparsa, non sapevano dov’era ma Inuyasha la assicurò che poteva trovarla attraverso il suo fiuto. Miroku e Sango, dopo aver saputo la notizia da Kagome, decisero di aiutarli però Sango ricordò al marito che non poteva combattere dato che non aveva più con sé il vortice del vento e, rammaricato, rimase a casa con i figli.
Inuyasha, Kagome, Sango e Shippo partirono per cercare la piccola Inuko ma non sapevano che Sesshomaru stava andando da quel demone potente per far trasformare Inuko.
Assieme a Sesshomaru c’era Jaken, un kappa, il suo compagno di viaggio. La piccola mezzo demone aveva paura, non sapeva chi fosse quella persona e non sapeva dove la stava portando.
Sesshomaru provò a rassicurarla dicendole che andava in un luogo bellissimo senza avere intorno a sé persone false però Inuko non credette alle sue parole.
Allora le fece un patto:
— Se provi a sconfiggermi con l’arco, sarai libera. Se perdi, diventerai un demone completo.
Arrivarono i genitori di Inuko infuriati, la piccola si staccò da Sesshomaru e corse subito verso loro.
— Non avere paura Inuko, devi solo aver paura di Sesshomaru.
— Cosa vorresti fare con mia figlia? Ti ammazzo Sesshomaru se non me lo dici!
 
Prossimo episodio: _Episodio 29 _“ Inuyasha contro Sesshomaru” Inuyasha_

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Capitolo 3
*** _Episodio 29_“ Inuyasha contro Sesshomaru” Inuyasha_ ***


_Episodio 29_ “ Inuyasha contro Sesshomaru” Inuyasha_
 
— Dannazione, dimmelo Sesshomaru! — esclamò Inuyasha.
Sbucò il vecchio Myoga, l’ex pulce servitrice del padre di Inuyasha, e informò il mezzo demone che dopo cinquecento anni si era risvegliato un demone potente. Inuyasha si preoccupò subito perché non voleva che sua figlia venisse presa dal suo fratellastro Sesshomaru. Allora tirò fuori la spada Tessaiga dal fodero e provò a ferirlo nella spalla sinistra ma senza successo, nello stesso momento Kagome scagliò una freccia sacra verso Sesshomaru. Intervenne pure Sango che lanciò l’Hiraikotsu verso il demone bianco ma quest’ultimo schivò entrambi i colpi. Inuko, mentre stava correndo per nascondersi dietro a un cespuglio, venne presa da Sesshomaru e la portò via con sé.
Kagome iniziò a urlare il nome della figlia e nello stesso momento Inuko chiamava sia il nome di sua madre e sia di suo padre mentre veniva portava via.
Sango tornò a casa, i bambini dormivano di già e ad attenderla c’era Miroku che era ancora sveglio.
Quest’ultimo chiese se avevano trovato la piccola Inuko, Sango annuì tristemente raccontando tutto quello che era successo. La ragazza si sentiva frustrata e anche Miroku lo era.
Perché Sesshomaru voleva con sé proprio Inuko?
Che cosa potevano dire ai loro figli della scomparsa dell’amica e in che modo avrebbero reagito?
— Senza Inuko la vita non continuerà come prima, — concluse prima di addormentarsi vicino a Miroku dentro al futon bianco.
 
Intanto Inuyasha e Kagome pensavano alla loro figlia mentre guardavano la luna.
Dove sarà la piccola mezzo demone?
— Come si potrà vivere senza di lei?— chiese Inuyasha a Kagome mentre piangeva.
— Non lo so. Dovremo solo aspettare che ritornerà prima o poi.
 
Prossimo episodio: _Episodio 30_“ Inuko, nel mondo della madre Kagome PARTE 1” Inuyasha_

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Capitolo 4
*** _Episodio 30_“ Inuko, nel mondo della madre Kagome PARTE 1” Inuyasha_ ***


_Episodio 30_“ Inuko, nel mondo della madre Kagome PARTE 1” Inuyasha_
 
Lunedì 18 aprile 2016
Sesshomaru rivelò il suo nome a Inuko. Quando capì chi fosse, iniziò ad odiarlo e voleva tornare a casa. Però in che modo poteva farlo? Mentre stava salendo sopra il demone cavallo Ah–Un, perse l’equilibrio e cascò dentro al pozzo mangia ossa. Il demone bianco si infuriò e la lasciò lì.
 
Inuko si sentì smarrita, pensava che vicino c’era ancora lui e guardò su dove vide un tetto marrone al posto del cielo limpido. Uscì dal pozzo e trovò una stanza chiusa fatta di legno, aprì la porta e quando uscì, capì che il paesaggio era diverso. Non credeva ai suoi occhi, era nel mondo di sua madre Kagome ed era molto differente rispetto a quello che conosceva di già. Si ricordava che le raccontava spesso come era fatta la casa e cosa c’era vicino. Oltre al pozzo, al santuario e alla casa c’era un albero chiamato albero sacro e il suo tronco era ornato da quattro fiocchi bianchi.
Inuko si avvicinò all'ingresso dell’abitazione, nel campanello c’era scritto qualcosa ma ancora non aveva imparato a leggere. Bussò alla porta e apparve dall’altra parte un ragazzo di diciannove anni, aveva i capelli lisci e neri e portava una maglietta gialla. Era il fratello di Kagome, Sota.
La piccola si presentò e nominò sua madre e Inuyasha, il giovane rimase incredulo quando capì che era sua nipote e corse a chiamare sua madre. Quando la signora la vide rimase scioccata.
Sua figlia Kagome era madre da già tre anni? Sua nonna accolse Inuko in casa, Sota le fece vedere tutte le stanze della casa: la cucina, il bagno, le stanze da letto e lo sgabuzzino.
Inuko si era accorta di un gatto e si era spaventata perché era la prima volta che ne vedeva uno.
Inizialmente pensava che fosse un piccolo demone come era lei e Sota rise spiegando che era solo un pigro gatto chiamato Buyo.
— Domani andrai all’asilo, ti accompagnerà tuo zio Sota. Vai ora a riposarti, la tua stanza è quella di Kagome. Buona notte Inuko.
— Grazie mille e buona notte nonna.
La mezzo demone si mise distesa sopra il letto e iniziò a preoccuparsi perché il giorno dopo doveva andare all’asilo e non sapeva cos’era. Poi pensò ai suoi genitori che le mancavano molto e, prima di addormentarsi, ripensava ai dolci abbracci di sua madre e di suo padre.
— Vorrei vederti, mamma e sentire la tua voce, padre. Spero che mia nonna e Sota mi aiuteranno a tornare a casa molto presto.
 
Prossimo episodio: _Episodio 31_“Inuko, nel mondo della madre Kagome PARTE 2” Inuyasha_

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Capitolo 5
*** _Episodio 31_“ Inuko, nel mondo della madre Kagome PARTE 2” Inuyasha_ ***


_Episodio 31_“Inuko, nel mondo della madre Kagome PARTE 2” Inuyasha_
 
Martedì 19 aprile 2016
Era mattina e Inuko si era già svegliata, Buyo era sopra il letto e si stava stirando. Lo salutò e subito dopo si ricordò che doveva andare all’asilo quindi andò da Sota dove vide che aveva preparato tutte le cose che servivano e li aveva messe sopra a una sedia in cucina.
— Domani Inuko ti comprerò un vestito, intanto mettiti questa uniforme color bianca con il fiocco verde e rosso. Era di tua madre, — sorride la nonna.
Le dette anche un cappello per coprirsi le orecchie. Sota e Inuko fecero colazione e dopo uscirono. Appena arrivarono in fondo alle scale che erano vicino casa, Sota vide due suoi compagni di classe, questi ultimi salutarono sia lui e sia Inuko e facevano molte domande mentre passeggiavano.
 
In seguito arrivarono davanti alla scuola superiore dove di fronte c’era l’asilo, il ragazzo bruno salutò i compagni e accompagnò Inuko nella classe che si trovava al secondo piano ed era la 1°G.
Mentre erano nei corridoi, la mezzo demone inciampò su un peluche di una bambina, quest’ultima si scusò subito e si presentò, era Arya ed era della sua stessa classe, la piccola rivelò il nome e capì fin da subito che era la figlia di Kagome, lo sapeva perché sua madre Ayumi era della stessa classe alle superiori con Kagome. Arya accompagnò i due nella classe assegnata, quando entrarono rimasero sbalorditi, la stanza era la più grande di tutta l’asilo, era spaziosa e c’erano due finestre, sopra i muri c’era la storia del Giappone con illustrazioni, vicino alla porta c’era un armadio, dietro alla cattedra c’erano due lavagne colorate con dei gessetti neri, il muro era stato pitturato di un verde chiaro e rosa acceso, il lampadario era di color blu mare.
 
In seguito arrivò la maestra di disegno, si chiamava Samantha Trikken, era metà giapponese e metà tedesca e aveva trentanove anni, era alta, aveva capelli folti e biondi, portava degli occhiali neri, indossava una camicia a righe rossa e una gonnella di colore bianca e verde, Sota parlò un po’ con la signora, poi salutò Inuko e le promise che veniva a riprenderla più tardi, la maestra salutò lo zio di Inuko e poi incoraggiò la piccola a sedersi.
— Buongiorno. Abbiamo una nuova alunna, si chiama Inuko Higurashi, si è appena trasferita.
La mezzo demone si alzò e salutò la classe. Poi arrivarono tre mamme con le rispettive figlie.
— Scusateci, — disse una di esse, — sarà l’ultima volta che verranno in ritardo.
Le piccole si sedettero ai propri banchi e le madri andarono via subito.
 
L’insegnante chiamò l’attenzione e vide che Inuko portava nella testa un cappello, la piccola non sapeva che c’erano delle regole come per esempio di non portare sciarpe o cappelli nelle aule ed era preoccupata perché se avesse tolto il cappello, tutti potevano vedere le orecchie.
Alla fine se lo tolse esitando un po’.
Sia Mrs. Trikken e sia i bambini rimasero impressionati dalle morbide orecchie bianche.
— Questo rimarrà tra noi, nessuno deve sapere. Quando sei nel corridoio, indossa il cappello.
E se qualcuno ti chiederà perché lo porti, gli risponderai che te l’ha ordinato il medico.
In classe lo puoi togliere e se deve entrare qualcuno, dovrà bussare e dovrai indossarlo, — concluse.
Non appena aveva finito di parlare, iniziò la lezione di disegno.
La mezzo demone non sapeva disegnare ed era la prima volta che vedeva delle matite colorate, fogli bianchi, lapis e gomme da cancellare in tutti i banchi dei suoi compagni.
In quelle ore, Arya la aiutò e le insegnò a disegnare le basi e mentre ascoltava la bambina come fare, Inuko si divertiva e conosceva altre compagne che erano di Tokyo o della periferia.
 
Alla fine dell’ultima ora, Inuko aspettò davanti alla porta della classe suo zio Sota. Passati alcuni minuti, lo vide arrivare nel corridoio e lo abbracciò subito, poi salutò Arya e tutte le bambine comprese le tre bimbe arrivate in ritardo.
— Ci vediamo domani Inuko! — esclamò Arya muovendo la mano destra.
 
Quando Sota e Inuko si trovavano in fondo alle scale del giardino, in cima a esse c’era la nonna che li stava aspettando insieme al gatto Buyo. La piccola mezzo demone raccontò tutto quello che aveva fatto all’asilo, che cosa aveva imparato, chi era la maestra, quante bimbe aveva conosciuto eccetera.
E ammise che era felice di esserci stata.
Invece Sota aveva fatto un compito di scienze insieme ai suoi amici d’infanzia Hiroshi e Satoru, frequentava il primo anno delle superiori e ancora si doveva abituare alla scuola perché ci andava solo da due settimane.
 
Più tardi andarono nel centro di Tokyo a comprare il vestito che la nonna aveva promesso a Inuko. La città era molto affollata in quel periodo, i tre entrarono in un negozio e nella vetrina la mezzo demone aveva visto un vestito bello: era tutta rosa pesca e in fondo c’era la stoffa di colore panna, le spalline arrivavano fino al gomito e anch’esse erano dello stesso materiale. Inuko chiese a sua nonna se poteva provare quel vestito che aveva appena visto e la signora acconsentì. Dopo averlo provato, si stupirono perché le donava moltissimo. La nonna, senza indugio, glielo comprò e la mezzo demone non rimise il kimono ma rimase tutto il tempo con il vestito appena comprato.
Tornarono a casa e Inuko si divertì a girare tutta la casa, era curiosa di vedere cosa c’era all’interno però si stancò subito e non voleva cenare ma solo riposare.
Sota le portò un pigiama, aveva delle righe gialle e rosse e al centro c’era un cane.
— Sicura che stai bene? Non ti va di mangiare? — chiese lo zio guardandola.
— Sto bene, sono solo stanca, — affermò la mezzo demone.
Il ragazzo chiude la porta, uscì dalla stanza non appena la piccola si addormentò.
 
Prossimo episodio: _Episodio 32_“Inuko si ammala” Inuyasha_

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Capitolo 6
*** _Episodio 32_“ Inuko si ammala” Inuyasha_ ***


_Episodio 32_“Inuko si ammala” Inuyasha_
 
Mercoledì 20 aprile 2016
Appena si svegliò, Inuko andò a chiamare Sota nella stanza perché non si sentiva tanto bene.
Le girava la testa, aveva molto freddo e le venivano i brividi.
Appena la vide, il ragazzo si preoccupò e andò a prendere il termometro, misurò la febbre alla piccola e vide che aveva trentanove e mezzo quindi prese il telefono e chiamò subito un medico, quest’ultimo gli ordinò delle medicine per Inuko.
Sota poi informò la mezzo demone che si doveva curare ma lei non voleva prenderle perché pensava che fossero cattive e non buone rispetto a quelle che preparava sua madre Kagome.
Le dispiaceva che non poteva andare a scuola e non poteva rivedere la sua amica Arya, voleva scappare da casa e ritornare dai suoi genitori ma non sapeva che le serviva qualcosa per oltrepassare il pozzo mangia ossa. Ma che cosa le serviva? Una spada? Un ciondolo?
 
Tre anni dopo, venerdì 25 ottobre 2019
Ogni giorno Arya giocava a casa di Inuko e le regalava sempre nuovi giochi perché la sua amica non li aveva mai avuti e il peluche che adorava Inuko era un gatto rosso.
Le piaceva così tanto che sempre se lo portava con sé nel letto, desiderava che un giorno il peluche si trasformasse in un bambino della sua stessa età e voleva che avesse capelli arancioni.
Questo desiderio si avverò due mesi dopo quando il pupazzo sparì dal nulla e quando se ne accorse, Inuko pianse.
Ma un giorno, qualcuno bussò alla porta. Era un bambino spaesato, diceva che si era perso e che era orfano perché aveva perso madre, padre e sorella e vagava in cerca di una qualcuno che lo aiutasse.
Si presentò con il nome di Hariko (Hari ‘ago’ Ko ‘figlio’, figlio dell’ago) Imiko.
Quando Inuko lo vide, rimase meravigliata perché il suo sogno si era realizzato.
Aveva un potere che non conosceva? E quale sarebbe stato? La mezzo demone lo fece accomodare in casa e si presentò, Hariko non si impressionò che la piccola avesse delle orecchie. Gli fece vedere le stanze della casa e lo presentò a suo zio Sota che era nella sua camera. La nonna gli offrì un tè e dei dolci in cucina e il ragazzino la ringraziò per l’ospitalità. Inuko non sapeva come comportarsi, all’improvviso era diventata timida, il bambino le sorrise e la mezzo demone diventò rossa in viso. Hariko provò a ricordare qualcosa del suo passato ma non ci riusciva, si ricordava solo il suo nome.
Dopo cena, la nonna gli dette un letto ripiegabile, delle coperte e un cuscino e li portò nella camera che era stata assegnata a Inuko.
— Buona notte Hariko, sogni d’oro, — disse Inuko sorridendo.
— Buona notte a te, — rispose il ragazzino.
 
Prossimo episodio: _Episodio 33_“Il fiocco rosa: la spada Sakura” Inuyasha_

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Capitolo 7
*** _Episodio 33_“ Il fiocco rosa: la spada Sakura” Inuyasha_ ***


_Episodio 33_“Il fiocco rosa: la spada Sakura” Inuyasha_
 
Sabato 26 ottobre 2019
Inuko si svegliò e sapeva che doveva andare all’asilo, questa volta non era da sola perché anche Hariko ci doveva andare. Lo guardò che stava ancora dormendo.
“È come me perché sono una mezzo demone, invece lui è un peluche trasformato in un bambino.
Saremo una bella coppia, ma che cosa sto dicendo? Perché mi batte ora il cuore?” pensò fra sé.
Si svegliò Hariko, e ancora era spaesato come il pomeriggio precedente.
— Buongiorno Inuko, che ore sono? — disse strofinandosi gli occhi.
— Sono le sei e mezzo, dobbiamo prepararci per andare all’asilo! — rispose entusiasta.
Inuko e Hariko scesero dai letti e andarono in cucina a far colazione.
Sota stava ancora dormendo e solo alcuni dopo apparve nella stanza con la faccia distrutta.
— Buongiorno, sono molto stanco, non ho finito i compiti e sono andato a letto troppo tardi, — disse mentre prese in mano una fetta di pane dolce Shoku pan.
Poi tutti e tre uscirono da casa e si diressero verso le scuole, Sota accompagnò Inuko e Hariko all’ingresso dell’asilo e dopo di ciò il ragazzo andò a scuola.
 
All’asilo
Quando entrò in classe, Inuko salutò Arya che era al proprio banco e quest’ultima ricambiò il saluto. La ragazzina salutò pure il nuovo arrivato chiamandolo per nome.
Come faceva a saperlo? Inuko rimase stupita dal comportamento dell’amica.
Arya, dopo aver visto Hariko diventò subito fredda smettendo di parlare e di scherzare.
Quando ebbero la pausa per fare merenda, Arya confessò tutto alla mezzo demone mentre erano sedute in una panchina nel cortile.
— Proteggilo, so che succederà qualcosa. Presto avrà bisogno di te più di chiunque altro, — affermò Arya guardandola nel viso.
Come poteva sapere quello che poteva succedere? Era diventata stupida tutto d’un tratto?
Secondo Inuko, Arya si stava comportando in modo strano e non capiva il suo cambiamento improvviso.
Dopo la pausa, arrivarono tre bambine che erano le stesse che erano arrivate in ritardo l’altra volta quando Inuko venne per la prima volta nella classe. Quando queste ultime videro Hariko, pensarono che era il fidanzato di Inuko e si vantavano che erano molto più belle di lei e si stupivano che quel bambino avesse scelto una come lei dato che non erano tanto raffinata e non aveva buoni gusti nel vestirsi.
 
Alla fine della giornata, i tre uscirono dalla struttura. Inuko disse alla sua amica e a Hariko che voleva tornare a casa da sola, il ragazzino annuì ma aveva un problema perché non sapeva la strada per tornare a casa e aveva paura di perdersi. Ma con grande fortuna, apparve Sota dietro al cancello dell’asilo.
— Potete andare a casa insieme? Non vi preoccupate per me, ci torno da sola, — affermò Inuko sorridendo.
A differenza di Hariko, la mezza demone conosceva molto bene la strada.
— Ci vediamo domani Arya, va bene? — chiese la mezzo demone.
— Ma certo! Che domande fai! — esclamò ridendo un po’.
 
Inuko salutò i tre e iniziò a camminare e nel mentre stava pensando.
“Devo trovare qualcosa per tornare nella mia epoca. Vorrei vedere di nuovo la mia famiglia e raccontare tutto quello che ho fatto. E quando vedrò mio padre Inuyasha, chiederò cosa è successo quando non c’ero. Però in questa epoca ho due amici, Arya e Hariko e mi dispiacerebbe lascare qui nel mondo moderno.”
 
Dopo alcuni minuti arrivò davanti alle scale, che erano vicino casa, e iniziò a salire. Poi si fermò davanti all’albero sacro e lo guardò.
— È qui dove si incontrarono i miei genitori nell'Epoca Sengoku.
Improvvisamente comparve un buco nero che si aprì a spirale e da lì uscì un fiocco di colore rosa.
— È un fiocco che da parecchio tempo era dentro me ed è una spada.
Inuko si sorprese. L’albero aveva parlato?
 
Cento mila anni fa, una donna diede alla luce una figlia, una bambina bellissima.
Quando la bimba compì tre anni fu rapita dal fratello del padre per gelosia, quest’ultimo fuggì lontano dal Giappone e dopo un po’ si persero le tracce.
La donna per la disperazione, pianse così tanto che le lacrime si trasformarono in petali di rosa e alla fine questi petali si trasformarono in un fiocco rosa che a sua volta si trasformava in una spada, la spada Sakura o chiamata anche Sakura no kaben.
Grazie alla spada rintracciò l’uomo che aveva rapito la figlia e lo uccise.
La spada fu messa dentro a un albero giovane perché non serviva più ma poteva servire in futuro.
Quell’albero giovane ero io, l’albero sacro.
 
Il fiocco rosa si legò subito dopo nel polso destro di Inuko. Perché doveva averlo?
— Perché sei la destinata e questo è stato deciso milioni e milioni di anni fa.
Inuko rifletté e pensò che le poteva servire per tornare nell’epoca Sengoku o per salvare qualcuno. La mezzo demone ringraziò l’albero sacro e corse verso casa perché sapeva che quel giorno sua nonna aveva pensato di preparare uno squisito oden, zuppa invernale fatta con verdura e carne.
 
Prossimo episodio: _Episodio 34_“Battaglia contro le bambine del male” Inuyasha_

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Capitolo 8
*** _Episodio 34_“ Battaglia contro le bambine del male” Inuyasha_ ***


_Episodio 34_“Battaglia contro le bambine del male” Inuyasha_
 
Due giorni dopo, lunedì 28 ottobre 2019
Inuko si svegliò alle dieci, uscì immediatamente dal letto, fece una veloce colazione, si cambiò l’abito, prese il cappello che era appeso nell’appendiabiti in cucina e lo zaino che era stato appoggiato sopra la sedia, salutò Buyo che si stava stirando nelle scale e uscì.
Il suo amico Hariko era già dentro l’aula da circa due ore insieme ad Arya, Sota invece stava lavorando in un supermercato e la nonna stava cucinando.
La mezzo demone corse verso l’asilo e quando arrivò in classe, Arya la vide e sorrise, la ragazza le voleva dire una cosa ma non poteva farlo in quel momento perché il maestro stava parlando.
 
Alla fine delle lezioni, Arya e Hariko andarono nel cortile principale con Inuko e l’amica ribadì le stesse cose che le aveva già detto sabato, aggiungendo solo che nelle vicinanze sentiva la presenza di alcune persone malvagie e quest’ultime erano ben nascoste, Inuko si incuriosì e voleva sapere di più ma Arya scosse la testa scusandosi perché sapeva solo quello, la mezzo demone quindi le sorrise e insieme a Hariko la salutarono mentre andavano via con Sota.
 
Nel pomeriggio
Inuko, la nonna e Hariko andarono per il centro di Tokyo a fare la spesa.
All’interno di una vetrina di un negozio dove vendevano gioielli, il ragazzino aveva visto un braccialetto di colore arancione dove c’era anche un campanello e lo voleva comprare.
La nonna di Inuko entrò dentro il negozio insieme al ragazzino e glielo comprò ma quando la donna uscì dal negozio, Hariko era scomparso.
— Nonna ritorna subito a casa, troverò di sicuro Hariko! — esclamò la mezzo demone.
La donna annuì e la salutò mentre si avviava verso l’abitazione.
Inuko iniziò a chiamarlo e un secondo dopo uscirono dal negozio di gioielli tre ragazzine, una di queste teneva in braccio un gatto rosso.
“Assomigliano molto a quelle della mia classe. E se fossero loro?” pensò Inuko mentre li osservava.
La prima ragazza da sinistra indossava un vestito colore nero con sfumature rosse, la seconda, che aveva fra le braccia il gattino, portava un vestito nero con sfumature d’oro e l’ultima ragazza ne aveva uno colore un nero con sfumature blu.
L’animale aveva come collare proprio il braccialetto che aveva comprato sua nonna ad Hariko.
Le tre ragazze sapevano già chi era lei e del segreto che nascondeva nel polso sinistro, Inuko rimase incredula e voleva sapere chi erano, queste ultime dissero che si chiamavano Aku no shōjo-tachidesu (Le ragazze del male) e volevano fare un patto con lei ovvero se dava subito la spada, poteva riavere indietro il suo amico.
Inuko si oppose, sciolse il fiocco dal polso sinistro che si trasformò in una grandissima spada, il manico era di vimini e all’interno era conficcato un grande petalo rosa, la spada era fatta d’avorio e in cima c’era scritto Sakura.
Il kimono che indossava cambiò di colore diventando tutto rosa, le maniche avevano piccole sfumature di bianco e nel ventre c’era una fascia rosa pallida.
La mezzo demone iniziò ad attaccare, ferì una delle tre sia al braccio destro e sia alla spalla sinistra, la seconda la colpì nel ventre.
La ragazza con le sfumature blu fece una magia con le mani, da esse uscì una polvere viola che la buttò verso la mezzo demone e quest’ultima la respirò.
Dopo quella con il vestito dalle sfumature rosse fece apparire delle schegge di vetro che ferirono il viso di Inuko, l’altra ragazza rinchiuse Hariko in una bolla bianca di plastica e nello stesso tempo fece emergere dalla terra delle piante rampicanti con spine che bloccarono le gambe di Inuko però la mezzo demone le tolse in un attimo grazie sia alla nuova spada e sia ai suoi artigli molto affilati.
Successivamente colpì le sue avversarie facendole cadere in terra, non appena cascarono si trasformarono in delle normali ragazzine con addosso delle uniformi.
Si alzarono pian piano e quando videro la mezzo demone, dissero che non si ricordavano nulla di quello che era successo.
Inuko rimise al proprio posto la spada-fiocco e la trasformazione cessò, infine spiegò che non si dovevano preoccupare e le consigliò di tornare nelle proprie abitazioni e le ragazzine ubbidirono senza esitare, poi la mezzo demone prese da terra la bolla che conteneva Hariko e si diresse verso casa.
“Devo tornare nell’epoca Sengoku per far ritornare Hariko umano.” pensò fra sé mentre correva.
Le dispiaceva lasciare l’epoca dove era nata sua madre Kagome, lasciare sua nonna, suo zio Sota e anche Arya che era la prima amica di un’epoca differente.
E se vorrebbe tornarci in futuro, potrà farlo oppure il pozzo si sarà chiuso definitivamente?
 
Prossimo episodio:_Episodio 35_“Ritorno al passato” Inuyasha_

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Capitolo 9
*** _Episodio 35_“ Ritorno al passato” Inuyasha_ ***


_Episodio 35_“Ritorno al passato” Inuyasha_
 
Martedì 29 ottobre 2019
Inuko era pronta a saltare nel pozzo, entrò dentro, vide un’intensa luce e un infinito tunnel color arcobaleno, qualche minuto dopo si trovava dall’altra parte del pozzo.
— Ce l’ho fatta, sono tornata a casa, — disse in modo entusiasta.
Uscì e vide intorno a sé tanti alberi e prati verdi, notò il grande albero che era un po’ distante da dove si trovava lei, non aveva una recinzione e non c’erano delle decorazioni intorno al tronco.
A un certo punto sentì che c’era qualcuno nei dintorni, riconobbe subito che era l’odore di suo padre, pensava che aveva capito che era ritornata e stava venendo da lei.
Da un cespuglio vide sbucare Kagome e Inuyasha che piangevano perché erano contenti di vederla. Inuko posò in terra la bolla, dove era imprigionato Hariko, e abbracciò i genitori, si accorse che dietro sua madre Kagome c’era una piccola che assomigliava molto a lei.
— Inuko, questa è tua sorellina Shame, — disse sorridendo Kagome alla sua figlia più grande.
La bambina indossava un piccolo kimono giallo con una fascia gialla chiara, portava due piccoli nastri ambra che legavano i suoi capelli, aveva le orecchie e i capelli dello stesso colore della sorella e aveva quasi tre anni, Inuko la guardò, sorrise e poi l’abbracciò.
Un istante dopo arrivarono Miroku e Sango con i propri figli e anche Shippo, Kaede e Rin.
Inuko si staccò dall’abbraccio e salutò le altre persone, poi chiese aiuto a Kaede, afferrò la bolla e spiegò che voleva far tornare umano il suo amico Hariko.
L’anziana sacerdotessa, dopo aver guardato attentamente la bolla, spiegò che esisteva solo una tipo di pianta ovvero il Momijigari (Acero). Le sue foglie, prese solo in autunno, possono annullare qualsiasi trasformazione e devono essere quelle del più grande e antico albero che si trovava a Kyoto e distava due ore dal villaggio, Kaede consigliò a Inuko di andare a Kyoto con la famiglia, la mezzo demone seguì il consiglio di Kaede e la ringraziò.
Prima di partire, Sango promise a Inuko che quando sarebbero tornati, avrebbero trovato qualcosa da mangiare per la sera, la donna le sorrise e la salutò con un gesto di mano.
Inuyasha montò sulle spalle Kagome, che aveva in mano una cesta per mettere le foglie d’acero, e invece Inuko montò Shame che teneva in mano la bolla dove c’era Hariko e partirono.
 
Appena arrivarono a Kyoto, chiesero ai passanti del posto se sapevano qualcosa sull’antico acero, qualcuno non rispose scappando via subito solo perché aveva tanto paura di Inuyasha e delle due piccole dato che erano dei mezzi demoni e di solito la maggior parte della gente pensa che vogliono ammazzare le persone o saccheggiare tutte le abitazioni.
Invece due signore con una piccola bambina, che stavano raccogliendo alcune cipolle d’inverno negi in un grande campo, dissero che quella pianta famosa si trovava su una collina che era un po’ lontana dal centro del paesino, Kagome le ringraziò inchinandosi e proseguirono.
A un certo punto videro da lontano la collina con l’albero e altri arbusti intorno a sé, si avvicinarono e si accorsero che alla sinistra della pianta c’era un vecchio cartello di legno dove c’era scritto: “Non oltrepassare, pericolo. Se si vuol fare, solo per cure mediche”.
Passarono oltre e videro meglio il grande acero, il tronco era molto ruvido e c’erano fessure in dei punti, aveva molti rami anch’essi ruvidi e fragili, le foglie erano quasi tutte in terra, alcune si stavano staccando da alcune parti e quelle già cadute erano rosse o gialle ambra.
Alla destra dell’acero, c’era un piccolo albero e sotto a sé c’erano moltissimi tulipani rossi e gialli, era molto strano vedere quei tipi di fiori in quella stagione, di solito nascevano e crescevano a metà primavera ma non in autunno.
Inuko insieme a sua madre Kagome e a suo padre Inuyasha presero da terra venti foglie d’acero e li misero dentro al cesto, Shame andò ad annusare i tulipani e dato che le piaceva l’odore che emanavano, ne staccò uno che era di color giallo.
Improvvisamente dal tronco dell’albero uscì un fiocco giallo che si posò sul polso sinistro di Shame.
Subito dopo l’albero iniziò a parlare e raccontò una antica e affascinante storia.
 
Una bambina stava cercando la sorella maggiore.
Grazie ai tulipani gialli creò una spada che la chiamò la spada Chūrippu o Kiiroi chūrippu.
Insieme a essa cercò la sorella e quando la ritrovò, caddero sopra dei petali di ciliegio sulla spada.
Quindi capì che l’aveva finalmente ritrovata.
 
Shame chiese se doveva proteggere sua sorella maggiore Inuko, la pianta disse di sì e aggiunse anche che se la sua spada, spada Chūrippu si univa con quella di Inuko, la spada Sakura, poteva diventare un’unica spada che annientava più velocemente i nemici e avere un potere maggiore.
Shame sorrise e ringraziò il piccolo albero dell’oggetto che le aveva dato.
Ancora non capiva il significato di questo dono anche perché era ancora una bambina e ora il suo nuovo pensiero era solo quello di proteggere Inuko che era appena tornata dal mondo presente.
Inuyasha, Kagome e Inuko, che avevano assistito alla conversazione di Shame con il piccolo albero, si incuriosirono e volevano vedere con i propri occhi la spada Chūrippu di Shame ma quest’ultima si rifiutò di far apparire la spada.
Inuko proclamò che possedeva anche lei una spada, ovvero la spada Sakura che era quella che aveva detto prima l’albero alla piccola Shame. Inuko allora prese il fiocco rosa dal suo polso destro e fece apparire la spada. Quando la videro Inuyasha e Kagome rimasero increduli e allo stesso tempo sorpresi. Per quale motivo le due sue figlie dovevano avere queste spade?
Dopo aver scoperto questa spada, lasciarono la collina e si allontanarono da Kyoto ritornando nel loro villaggio.
 
Arrivati al villaggio, Inuko fece scendere Shame dalla schiena e andò insieme a Inuyasha e Kagome dentro la capanna a mangiare, invece Shame rimase un po’ fuori.
A un tratto trovò vicino ai suoi piedi un ciondolo nero che aveva la lettera “S”.
Lo raccolse da terra, lo osservò meglio e capì che quella iniziale corrispondeva al suo nome, poi lo indossò disinvolta ed entrò nell’abitazione tutta contenta per quella giornata passata insieme alla famiglia.
 
Prossimo episodio:_Episodio 36_“La cessazione della trasformazione di Hariko” Inuyasha_

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Capitolo 10
*** _Episodio 36_“La cessazione della trasformazione di Hariko” Inuyasha_ ***


_Episodio 36_“La cessazione della trasformazione di Hariko” Inuyasha_
 
Mercoledì 30 ottobre 2019
Inuko si svegliò prima di tutti, si doveva abituare di nuovo alla routine dell’epoca Sengoku dove non esistevano le preoccupazioni per l’asilo, per i vestiti, per il cibo da prendere nei supermercati, per il suono della sveglia quando deve segnalare che si doveva alzare dal letto e per i rumori che emettono i mezzi di trasporto.
Uscì dalla capanna, prese venti foglie d’acero, che si trovavano dentro alla cesta di sua madre Kagome, e prese Hariko che era dentro alla bolla.
Si avviò verso la casa delle gemelle Misa e Kugo, trovò solo sveglio Roan che stava mangiando, il ragazzo chiese alla mezzo demone per quale motivo era ricomparsa solo ora e la mezzo demone rispose che si trovava in un’altra epoca, un’epoca molto differente rispetto a quella Sengoku e spiegò che sarebbe la stessa dove era nata e cresciuta sua madre Kagome e là ci abitavano suo zio Sota, sua nonna e il gatto Buyo. Roan rimase sorpreso che Kagome, chiamata affettuosamente zia, non proveniva dalla sua epoca. Poi Inuko e il ragazzo andarono a fare visita all’anziana sacerdotessa Kaede e quando entrarono nella sua casa, la videro che stava rimettendo apposto il futon insieme a Rin, la figlia adottata da Sesshomaru.
Quest’ultima abitava con Kaede da circa dieci anni, portava un kimono azzurro, nei capelli aveva un piccolo fiore blu e aveva appena compiuto ventitré anni.
Inuko e Roan fecero un inchino e salutarono sia Kaede che Rin.
— Buongiorno, ho portato quello che mi avevate detto, — disse Inuko mostrando le foglie d’acero.
Kaede ricambiò il saluto, prese le foglie e chiese alla ragazza con il kimono azzurro di prendere una grande cesta con l’acqua calda, Rin andò a prenderla e poi ritornò dentro l’abitazione.
Dopodiché Kaede mise all’interno la bolla e le foglie d'acero.
— Inuko, mi servirebbe un po’ del tuo sangue per annullare la trasformazione, — chiese Kaede.
— Lo sai che non sono umana, sono esattamente come mio padre, — rispose guardandola.
— Lo so, ed è proprio per questo che ci serve, — sorrise la signora.
La mezzo demone allora uscì dalla casa, cercò in terra una pietra sottile, ritornò dentro e fece una piccola ferita sul polso sinistro dove uscì il liquido rosso che lo mise dentro la cesta.
Un attimo dopo l’acqua divenne arancione e la bolla che conteneva Hariko si stava sciogliendo. I minuti passavano e Hariko si stava trasformando sempre più in umano.
La cosa strana che il ragazzo era già vestito, indossava un changshan bianco cinese (camicia) con sfumature rosse, dei pantaloni bianchi, delle scarpette rosse e apparve una cicatrice sul sopracciglio destro. Hariko sembrava anche cresciuto in quelle poche ore. Aveva anche lui un potere?
Il ragazzo uscì dalla cesta e guardò intorno, la prima persona che riconobbe fu Inuko.
— Grazie mille. Come facevo a stare in quel modo insieme a te? — domandò mentre l’abbracciava.
— Hai ragione, — rispose diventando rossa e il cuore iniziò a battere forte.
Dopo alcuni minuti si staccarono dall’abbraccio e ringraziarono Kaede per il suo aiuto, salutarono Rin e tornarono verso casa insieme a Roan.
 
Mentre stavano ritornando, videro Shame immobile con la testa bassa, Inuko si avvicinò a lei e provò a parlarci ma senza risultati.
A un tratto la piccola mezzo demone mosse la testa in su e gli occhi non erano più ambrati me erano diventati color rosso intenso. Shame ripeteva ogni minuto: “Devo uccidere Inuko”.
Dopodiché estrasse la spada Chūrippu e il suo kimono cambiò colore passando da giallo a nero con sfumature rosse, la spada era diventata infuocata e portava un ciondolo con l’iniziale “S”.
Inuko allora prese il fiocco Sakura e fece comparire la sua spada e iniziò a scontrarsi contro Shame cercando solo di ferirla dato che era sua sorella e non voleva ucciderla, anzi la voleva salvare a tutti i costi da quella strana maledizione.
Hariko e Roan si nascosero dietro a un cespuglio per non essere colpiti, e subito dopo apparvero Miroku e Sango insieme le gemelle. Quando videro la scena, rimasero increduli.
Sango andò a prendere l’Hiraikotsu per aiutare Inuko la quale le disse subito che non c’era bisogno.
Miroku notò che Shame portava al collo una collana con un’iniziale e intuì che era a causa di quell’oggetto che si comportava in modo alterato e che la stava manipolando.
Alcuni minuti dopo sbucò dalla foresta Sesshomaru assieme a Jaken e al demone–cavallo Ah–Uh.
— Sei ritornata Inuko? Dato che non tornavi, ho deciso che la tua amata sorellina diventerà un demone completo al posto tuo, — annunciò guardandola facendo un sorriso malvagio.
— Ancora tu? Devi lasciarci stare! — rispose Inuko alzando un po’ la voce.
— Dovresti diventare un demone completo se vuoi che vi lascio stare, — spiegò Sesshomaru.
— Ma cosa mi serve diventare un demone completo? Per provocare solo danni? Preferisco avere la pace e l’armonia che le battaglie inutili!— replicò mentre stava strappando la collana demoniaca alla sorella.
Subito dopo Shame ritornò quella di sempre e gli occhi tornarono ambrati, l’unica cosa diversa era che si sentiva molto debole e spaesata.
— Vattene via Sesshomaru! Potrei ucciderti per quello che hai fatto a Shame! — esclamò Inuko.
All’improvviso apparve Kagome, in mano teneva l’arco e dietro alla schiena aveva il portafrecce e a seguito venne Inuyasha. I suoi canini erano allungati, aveva i pugni chiusi dato che non era contento che fosse riapparso suo fratellastro.
— Dannazione di nuovo tu Sesshomaru, cosa vuoi?
 
Prossimo episodio:_Episodio 37_“Cambiamenti” Inuyasha_

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Capitolo 11
*** _Episodio 37_“Cambiamenti” Inuyasha_ ***


_Episodio 37_“Cambiamenti” Inuyasha_
 
— Dannazione di nuovo tu Sesshomaru, cosa vuoi?
— Voglio far diventare un demone completo tua figlia Shame, non l’hai ancora capito lurido fratellastro o vuoi una dimostrazione? — disse con occhi pieni di sfida il demone.
— Maledizione, mi dai sui nervi Sesshomaru! Vattene via e non farti più vedere! — esclamò Sesshomaru.
— Va bene, ma prima che me ne vada, vorrei sfidare entrambe le tue figlie e vedere quanto valgono dato che sono come te, delle pezzenti.
Inuko guardò la sorella dritto negli occhi per farle capire quale era il suo piano, la piccola capì e ammiccò. Insieme sciolsero i loro fiocchi dai polsi che si trasformarono in spade e subito dopo li unirono. Da quell’unione divennero più grandi e cambiarono il colore, era un misto di rosa e giallo. In entrambi c’era inciso Saiai no shinrai (Fiducia amata). Inuko provò a dire una formula magica.
 
Spada Sakura, insieme a te e mia sorella l'anima di Sesshomaru vorrei purificare
da demone maligno a benigno trasformare
vecchie azioni malvagie verranno tolte
Un nuovo demone farà azioni buone molte
 
Le due spade si alzarono insieme, fecero uno strano sibilo e infine tornarono in terra, le due sorelle li ripresero e iniziarono lo scontro. Inuko provò a ferire Sesshomaru sulla spalla destra, Shame lo colpì sulla gamba sinistra e il demone reagì facendo dei salti all’indietro.
Inuko poi lo colpì nell’anca sinistra, dalla spada uscirono piccole spine d’oro che si trasformarono in petali rosa e lo avvolsero con un sottile velo. Shame tentò di nuovo e lo ferì nell’altra gamba, dall’arma uscirono dei piccoli chiodi che si trasformarono in petali gialli e questi ultimi lo avvolsero. Infine i due veli si mescolarono e emisero una luce. Gli occhi di Sesshomaru cambiarono colore, da ambrati divennero neri, la mezzaluna che aveva sulla fronte scomparì insieme alle strisce magenta che aveva sulle guance. L’unica cosa che gli era rimasta erano i capelli bianchi.
— Chi siete veramente? Mi sento meglio, non sono più turbato come prima, — chiese appena era terminata la mutazione.
— Siamo semplicemente le tue nipoti e ci devi solo ringraziare.
Non era più il demone che conoscevano tutti e tornò la tranquillità nel piccolo paesino.
 
Tre anni dopo, giovedì 26 maggio 2022
Inuko aveva appena compiuto dieci anni, in quei tre anni passati era migliorata con la spada grazie agli insegnamenti di suo padre Inuyasha ed era migliorata anche a tirare le frecce e aveva imparato a purificare oggetti come sua madre Kagome.
Shame invece aveva cinque anni e mezzo ed era migliorata come sua sorella, i rapporti fra di loro migliorava ogni giorno e l’affetto che c’era fra Inuko e Hariko aumentava sempre di più.
Un giorno Hariko scoprì che aveva un potere, con le mani poteva creare dei piccoli fuochi e poteva controllarli, attraverso questo elemento, che il suo colore era rosso–arancione, trasmetteva tutti i sentimenti che provava per la mezzo demone.
Oltre a lui, anche le gemelle avevano scoperto di avere dei poteri e pure il loro fratellino, Misa aveva il potere dell’aria, Kugo dell’acqua e Roan della terra.
Insieme ad Hariko formavano i quattro elementi e insieme erano abbastanza potenti da annientare i demoni più forti. Ogni giorno dovevano controllare i loro poteri perché se per sbaglio uno litigava o si arrabbiava, i poteri mutavano e potevano causare disastri.
 
Quel giorno Inuko chiese ai suoi genitori se poteva andare a trovare sua nonna e Sota, insieme a sua sorellina Shame e a Hariko. Inuyasha era un po’ agitato perché non sapeva se c’erano pericoli o meno nel mondo moderno.
— Signore Inuyasha, proteggerò io Inuko e Shame. Non vi preoccupate, — rassicurò Hariko sorridendo.
— Va bene, se ci sei tu, sono più tranquillo. Potete partire, — rispose Inuyasha.
Le mezze demoni salutarono Kagome abbracciandola affettuosamente.
— Torneremo presto. Non so per quanto tempo resteremo là, mi piacerebbe conoscere meglio il tuo mondo, — disse Inuko guardando il viso della madre.
— Va bene piccola mia. Mi potresti salutare la nonna da parte mia e anche Sota? — chiese la donna sorridendo mentre accarezza le sue figlie.
— Lo farò! — disse Inuko mentre si tolse dall’abbraccio.
 
Poi i tre si incamminarono per andare verso il pozzo.
 
Prossimo episodio:_Episodio 38_“La mezza sacerdotessa nera” Inuyasha_

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Capitolo 12
*** _Episodio 38_“La mezza sacerdotessa nera” Inuyasha_ ***


_Episodio 38_“La mezza sacerdotessa nera” Inuyasha_
 
Le due sorelle mezzi demoni e Hariko lasciarono il paesino e andarono al pozzo mangia ossa, entrarono dentro, apparve una luce e venne un vento forte che fece muovere i loro vestiti e i capelli, si trovarono sospesi in aria e dopo atterrarono su un pavimento.
Inuko uscì prima degli altri, aveva riconosciuto il tetto dell’edificio dove si trovava il pozzo, aiutò Hariko ad uscire e insieme fecero uscire la piccola Shame, intorno a loro c’era una struttura fatta interamente di legno, uscirono e videro la casa, accanto c’era il grande albero.
— Questa è la casa della nonna e abita con lo zio Sota.
Hariko bussò alla porta della casa, ad aprirla non fu né la nonna e né Sota, ma una giovane ragazza, aveva i capelli corti e marroni chiari ed era abbastanza alta.
— Ciao, chi state cercando bei bimbi?
— Sono Inuko Higurashi, la nipote di signora Higurashi e di Sota. Lei chi è?
— Sono Suei Takagi, la fidanzata di Sota.
La ragazza andò a chiamare Sota che venne subito davanti alla porta d’ingresso.
— Ciao Inuko bentornata! Ci sei anche tu Hariko! E questa piccola chi è?
— Grazie Sota! È la sorella di Inuko, Shame. Ha cinque anni e mezzo. Siamo venuti a trovarvi.
 
Li fecero entrare in casa, nel salotto c’era la nonna che stava sorseggiando il tè verde e quando vide sua nipote Inuko e gli altri, sorrise perché era contenta di vederli, si alzò e le dette un bacio, abbracciò anche Hariko e si avvicinò verso Shame.
— Ciao piccola, come ti chiami? Assomigli molto a Inuko, — chiese.
— Sono Shame, sono sua sorella.
Le due sorelle mezze demoni con Hariko, Sota e Suei andarono per il centro storico di Tokyo, invece la nonna rimase a casa perché era stanca e doveva preparare il pranzo, Inuko e Shame si erano messe dei cappelli per nascondere le orecchie, la piccola mezzo demone era curiosa e ogni cose che vedeva esultava, nella piazza principale c’era il mercatino delle pulci dove vendevano abbigliamento per bambini, abiti usati, giocattoli e accessori, vendevano sia dolciumi e salumi particolari, Shame chiese a Sota se le poteva comprare qualcosa da mangiare in un dei tanti banchini, e il ragazzo le consigliò di provare i Taiyaki, dolci a forma di pesce farciti di cioccolato o di fagioli azuki o formaggio fuso.
La piccola mezzo demone scelse quello al cioccolato e ne prese due, uno era per lei e l’altro lo dette a sua sorella Inuko. Dopo aver assaggiato, Shame era davvero felice perché le era molto piaciuto.
— Buonissimo! Vorrei comprarli altri per portarli alla nonna! — esclamò la piccola mezzo demone mentre stava ancora mangiando.
— Shame, non abbiamo abbastanza soldi per comprarli. Mi dispiace, — disse Sota sconsolato.
 
Vicino a loro c’era una signora che aveva sentito la loro conversazione e disse che poteva prestare i soldi per comprare altri dolciumi, frugò nella borsa e prese in mano un borsello, lo aprì e dette quattrocentododici yen (3 euro) a Shame.
Hariko percepiva un’aura maligna sia nei soldi e sia nel corpo della donna e il ragazzino disse, sottovoce, a Inuko spiegando che doveva allontanare suo zio e Suei perché poteva succedere qualcosa ma era troppo tardi perché la signora sapeva chi erano e disse mentalmente una formula magica così non si potevano muovere.
Un attimo dopo si rivelò, si chiamava Frush ed era una mezza sacerdotessa nera che voleva uccidere le due sorelle, sapeva che erano le figlie di Inuyasha e lo odiava a morte perché aveva sconfitto quindici anni prima sua sorella Thrus, anch’essa una mezza sacerdotessa nera.
Era alla ricerca nell’epoca presente delle figlie per vendicarsi ed era passata attraverso un altro pozzo, che si trovava a nord di Tokyo, con il mantello dell'invisibilità.
— Cosa vuoi da noi? — chiese Inuko un po’ alterata.
— Sfidarvi ovviamente, se vinco dovrete essere per sempre le mie serve e dovrete ubbidire, se invece perdo sarete libere e vi regalerò le mie monete che si purificheranno.
— Scusami strega, non ti abbiamo fatto nulla di male, perché ci attacchi? — chiese Shame.
— Sorella, ma sei impazzita? Vuoi combattere contro lei? — chiese Inuko.
— Muovetevi a battermi che ho tanta voglia di vedere che cosa sapete fare! — affermò annullando la formula precedente.
Hariko fece comparire dal sotto del suo kimono una spada rossa con le sfumature arancioni.
Fuoco spirituale! — annunciò scagliando la spada verso la sacerdotessa.
Dalla spada uscì un fuoco rosso sangue, la donna provò a fermarlo ma venne ferita nel ventre.
Inuko si trasformò e la colpì sul collo, Frush cadde a terra e i tre pensavano di aver vinto ma un attimo dopo la donna si alzò e grazie al suo potere, fece immobilizzare Hariko e nello stesso tempo il ragazzo sentiva delle scariche elettriche, poi venne colpita anche Inuko che cadde a terra.
La mezzo demone provò a liberarsi da quel potere e, con tutte le sue forze, si alzò pian piano, riprese la spada in mano, urlò la formula magica e colpì la maledetta sacerdotessa.
Da una luce accecante scomparì e non rimase nulla di lei, solo degli yen sparpagliati in terra.
Inuko infine aiutò Hariko a rialzarsi, il ragazzo l’abbracciò, Shame era rimasta ferma dove era e Sota e Suei avevano visto tutto.
Ritornarono a casa senza raccontare alla nonna di quello che era successo, la donna aveva preparato il Ramen, tagliatelle servite in brodo di carne e pesce, insaporito con salsa di soia, il Dango, uno gnocco fatto di farina di riso e riso glutinoso, il Takoyaki, polpette fatte con farina di grano, con all’interno un pezzo di polpo e l’Anmitsu, dessert fatto con agar agar e fagioli azuki.
Shame era molto affamata e lo era anche Inuko, Hariko era stupito da quanto cibo c’era.
Alla fine del pranzo, Suei aveva detto che ritornava a casa e quindi salutò Sota con un bacio in bocca e poi salutò gli altri con un abbraccio. Solo a Shame le accarezzò il capo e gli fece un sorriso.
 
Sei ore dopo
Nel pomeriggio erano stati tutti in casa, Inuko guardava in cameretta i libri che aveva lasciato sua madre, c’era anche un album fotografico di scuola media e delle superiori.
— Shame guarda che ho trovato! Delle foto di nostra madre Kagome nella sua epoca!
Shame guardò in particolare una foto, c’era sua madre con tre ragazze sorridenti e un ragazzo.
— C’è scritto qualcosa sotto, non so leggere.
— Nella didascalia c’è scritto: Kagome, Yuka, Ayumi, Eri e Hojo. Presumo che erano le sue migliori amiche e un suo amico.
Shame andò in cucina dalla nonna per chiedere se era possibile avere una foto identica a quella foto.
Le disse di sì e chiese a Sota se poteva farlo.
— Vorrei tanto avere quella foto, così quando ritorno nell’epoca Sengoku con mia sorella e Hariko, la faccio vedere a mia mamma e sarà contenta! — esclamò Shame contenta.
— Certo che lo sarà, piccola mia, — disse Sota sorridendo.
Intanto Inuko e Hariko erano nella camera che stavano ancora sfogliando l’album e poi Hariko sfiorò una mano di Inuko, la mezzo demone sentì dentro qualcosa nel petto e divenne rossa in viso. Era la stessa sensazione quando lo guardò addormentato tre anni prima, Hariko non lasciava la presa anzi la stringeva più forte di prima.
— Ti devo dire una cosa. Forse lo sai già, penso di provare qualcosa per te.
“Prova dei sentimenti per me?” pensò la mezzo demone.
— Sì ho capito Hariko, ma siamo troppo piccoli per provare cose così grandi.
— Vorresti dire che anche tu provi gli stessi sentimenti?
— In pratica sì.
Hariko lasciò la presa delle mani di Inuko e la abbracciò da dietro e la strinse più forte.
— Sei dolce Hariko. Ti voglio bene.
— Anch’io. Non ti lascerò mai e ti proteggerò sempre. Intesi?
— Intesi.
Inuko fece un grosso sorriso, dopo ritornò Shame in camera e vide che ancora erano abbracciati.
— Che stai facendo sorellona? — domandò guardandola.
Inuko scaraventò in terra Hariko e all’improvviso era diventata timida.
— Nulla, Shame.
— Vi siete abbracciati! Nonna Inuko ha abbracciato-
— Zitta sorellina! — esclamò la mezzo demone.
 
Prossimo episodio:_Episodio 39_“Alla ricerca delle origini di Hariko” Inuyasha_

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Capitolo 13
*** _Episodio 39_“Alla ricerca delle origini di Hariko” Inuyasha_ ***


_Episodio 39_“Alla ricerca delle origini di Hariko” Inuyasha_
 
Venerdì 27 maggio 2022
Inuko aveva dormito con Shame sul letto della mamma dato che era largo, invece Hariko aveva dormito sul tappeto con una coperta. Vennero svegliati per colpa della sveglia che era sopra il comodino, segnava le nove e mezzo. Subito dopo entrò la nonna in camera, andò alla finestra e spostò la tenda.
— Buongiorno, come avete dormito? In cucina vi aspetta la colazione!
— Giorno nonna, bene! — esclamò Shame.
— Nonna buongiorno, ma Sota dov’è? — chiese Inuko guardandola.
La nonna spiegò che lo zio era uscito un ora fa perché era andato a casa della sua fidanzata Sui, poi Shame e la nonna andarono in cucina, invece Inuko e Hariko restarono un altro po’ nella camera.
— Buongiorno Hariko, se vuoi puoi venire sopra al letto vicino a me, — disse la mezzo demone.
Hariko accettò, andò sopra il letto e si abbracciarono.
— Voglio rintracciare Arya, ti ricordi quella ragazzina con i capelli mossi? — disse guardandolo.
— Sì ricordo, vorresti parlarci per chiedere di me? — domandò.
— Ottima intuizione Hariko! Ed è proprio quello che voglio fare!
Andarono alla porta d’ingresso e provarono a chiamare qualche numero.
— Pronto, parlo con Arya? — chiese Inuko.
— No, sono la madre di Arya, sono Ayumi. Con chi parlo?
— Sono la figlia di Kagome, Inuko.
 
Nel pomeriggio
Inuko e Hariko andarono a casa della loro amica che abitava vicino, Shame invece rimase con la nonna e il gatto Buyo a casa.
Bussarono alla porta e non appena si aprì, videro dall’altra parte Arya.
Non aveva più i capelli marroni e corti ma lunghi, mossi e biondi.
— Mamma, puoi lasciarci da soli? — chiese la ragazza.
— Certo. Ma sei la figlia di Inuyasha! — esclamò non appena vide la mezzo demone.
Ayumi si avvicinò verso Inuko e la guardò meglio, non credeva ai suoi occhi.
Era veramente la figlia di Kagome e in prima elementare era andata in classe con sua figlia?
 
I tre andarono nella camera della biondina, prese un libro grosso e antico dalla scrivania, sopra c’era un po’ di polvere e la copertina era di colore marrone chiaro.
— Sono una veggente e grazie a un incantesimo che è scritto nel libro, posso rivedere il passato di una persona specifica, — informò.
La mezzo demone rimase toccata da quello che le aveva detto.
— Lo so a cosa stai pensando e so anche che tante cose non le hai ancora dette.
Inuko si sentiva del tutto spaesata per quello che stava succedendo e quello che stava dicendo Arya.
— Hariko hai una sorella maggiore che ti assomiglia molto, — annunciò la biondina.
— Cosa! Ho una sorella? — chiese il ragazzo puntando l’indice a sé stesso.
Arya prese il libro, lo sfogliò e si fermò in una pagina che aveva tanti simboli.
— È scritto in giapponese antico, Inuko prova a leggerlo su! — esortò l’amica.
La mezzo demone iniziò a leggere:
Come sapere il passato di una persona: mettere le mani sopra la testa della persona scelta e dire: Shutsugen suru koto o sentaku shita hito no kako (passato della persona prescelta emerga). Togliere le mani e metterle in qualcosa di piano.
Arya recitò la formula facendo i gesti indicati, appoggiò le mani sopra la scrivania.
Subito dopo uscì una carta che sembrava appena stampata e c’era scritto:
— “Famiglia Imiko, padre Torajiro Imiko, madre Saori Uchiyama decaduti. Nozomi Imiko figlia, Hariko Imiko figlio scomparso da sei anni. Nozomi è esperta di pianoforte. Potere: musica. Colore abbinato: oro giallo.
Hariko rimase allibito dalla scoperta della sua famiglia e stava ripensando quando era stato trasformato in un peluche da gatto. Per quale motivo qualcuno l’aveva trasformato in quel modo?
— Possiamo andarla a trovare? Mi piacerebbe parlarci, — chiese il ragazzo.
— Certo che possiamo, nessuno ce lo impedisce.
 
Inuko, Hariko e Arya uscirono e andarono alla ricerca della casa di Nozomi.
— La casa gialla con delle rose azzurre è la casa che stiamo cercando.
Nel campanello c’era scritto proprio il nome della sorella di Hariko, la casa era recintata da un cancello color rosa e dietro c’erano molte rose azzurre, Hariko era attratto da quel rovaio che ne voleva una per sé e mentre stava per staccare una piccola rosa, uscì dalla porta centrale una ragazza.
— Stai fermo ragazzino! Non toccare! Sono maledette! Se ne tocchi una per sbaglio, potresti trasformarti in un peluche animale come era successo anni fa al mio fratellino!
— Sono proprio lui.
— Che?
Hariko spiegò che grazie a una sua amica, aveva ritrovato la sua casa dopo sei anni, disse anche che rimase trasformato in peluche gatto solo per un anno. Grazie al forte sentimento che Inuko provava per lui, era tornato umano. Nozomi e Hariko si abbracciarono e piansero insieme.
— Scusami per prima, non sapevo che eri tu, sono troppo contenta che hai trovato casa. Entrate dai! Potete venire anche voi, belle fanciulle.
Quando entrarono, videro che era una casa grandissima e in tutte le pareti c’erano foto di viaggi.
— Queste foto sono i viaggi fatti dai nostri genitori perché ti volevano ritrovare. Per colpa di un incantesimo sono stati trasformati in alberi, ora quei arbusti non esistono più perché sono stati tagliati due anni fa. Da quel giorno ho imparato a suonare il piano e ho scoperto di avere un potere ovvero la musica. Quando è dentro di me esce dalle mie mani una luce con delle note musicali.
— Oddio che cosa brutta, scusami e che cosa avevo fatto? — chiese il fratellino.
— Ti dico tutto: nostra madre Saori lavorava ogni giorno nella casa del suo padrone come donna delle pulizie e se non obbediva ai suoi ordini, la poteva picchiare o non le dava né cibo né acqua. Un giorno le regalò queste rose azzurre e quel dono simboleggiava che era sottomessa a lui.
Quando avevo sette anni mia madre mi raccomandò che non dovevo mai toccarle perché potevano trasformare chiunque in qualcosa. Nello stesso anno, in primavera, quando avevi tre anni, uscisti dal portone di casa e andasti nel giardino. Eri molto curioso di vedere quelle rose color cielo e, per colpa della tua curiosità, toccasti un piccolo petalo di una rosa e ti trasformasti in un peluche gatto, — spiegò tutto d’un fiato Nozomi.
— Povera nostra madre! Non lo sapevo nulla, penso che quando mi trasformai, il suo padrone lo scoprì subito, si infuriò e punì i nostri genitori trasformandoli in alberi, — disse Hariko.
— Credo che sia andata proprio così. Che morte orrenda che hanno avuto i nostri genitori!
— Attualmente vivi qui da sola? — chiese Arya.
Nozomi spiegò che abitava insieme al figlio del padrone di nostra mamma, il suo nome era Yataro ed era più grande di lei di sei anni, aveva vent’anni e la ragazza solo quattordici, si sposarono due anni fa dopo la morte dei suoi genitori, Nozomi non voleva sposarlo ma fu obbligata dal padrone di sua madre perché se non lo faceva, poteva fare una brutta fine.
— Mi dispiace molto sorella, vorrei ucciderli così sarai libera!
— Non esco da casa perché me l’ha proibito e se non rispetto le regole, Yataro mi farà ingrassare e mi lascerebbe dentro la mia camera chiusa a chiave con tanti cibi. Quando vengo rinchiusa, mi viene sempre a controllare se avessi mangiato e se non lo facessi, mi costringerebbe a mangiare, per colpa sua, aumento di peso. L’anno scorso pesavo duecento chili dopo alcuni giorni.
— In cucina c’è un cibo che avevi mangiato e che ti ha fatto ingrassare? — chiese Arya a Nozomi.
— Certo, qualche volta li mangia pure lui, invece di ingrassare, dimagrisce. Sono i Takoyaki, polpette fritte di polpo di forma sferica, — concluse la ragazza.
Andarono in cucina, Nozomi andò davanti al frigo, lo aprì e ne prese uno in mano, Arya lo guardò attentamente e dopo una lunga riflessione parlò.
— Non è un semplice polpo, è stato aggiunto un liquido all'interno, — disse la biondina.
Hariko presentò a Nozomi la sua amica Arya e le disse che era una ragazza intuitiva e veggente.
— Piacere mio, comunque c'è qualcosa che non mi torna, si comportano in maniera strana sia tuo marito e sia tuo suocero, — affermò.
— Anche secondo me c’è qualcosa sotto, penso che non siano degli esseri umani veri e propri, — disse Inuko.
— Nozomi, questa è la mia salvatrice. È quella che voglio tanto bene e senza di lei, non sarei qui.
La mezzo demone si presentò alla sorella di Hariko dicendo che era di un’altra epoca, era la figlia di Kagome e Inuyasha, sua mamma era un sacerdotessa e invece suo padre era un mezzo demone.
— Nozomi, devo andare. Ci vediamo presto! — esclamò Hariko abbracciandola.
— Non rimani qui mio fratellino? Potrai conosce mio marito. Se pensi che non è un essere umano, lo puoi uccidere, ora sono in pace con me stessa: ti ho ritrovato e questo è l’importante.
— Ritornerò e lo sconfiggerò per salvarti e per sempre sarai libera, — informò prima di andare via.
 
Prossimo episodio:_Episodio 40_“La verità di Yataro” Inuyasha_

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Capitolo 14
*** _Episodio 40_“La verità di Yataro” Inuyasha_ ***


_Episodio 40_“La verità di Yataro” Inuyasha_
 
Sabato 28 maggio 2022
Era da tre giorni che sia le due mezzo demoni e sia Hariko erano nel presente.
Mentre facevano colazione, Inuko stava raccontando a sua nonna e a Shame che il giorno prima il ragazzo con i capelli arancioni aveva rivisto sua sorella Nozomi dopo sei anni.
— Deve tornare nella casa della sorella e pensavo di accompagnarlo insieme ad Arya. Nonna, può venire anche Shame con noi? — chiese Inuko dopo aver finito di bere il latte.
— Certo che può, mia piccola adorata.
Inuko andò vicino alla sorellina, le sussurrò all’orecchio dicendole che dovevo rivelare la vera identità di Yataro, il marito di Nozomi. Shame capì e annuì.
— Se dovremo combattere di nuovo, può contare su di me perché mi piace lottare! — esclamò alzando un po’ la voce la piccola mezzo demone.
 
Inuko, Shame, Hariko aspettarono la loro amica Arya che arrivasse nel cortile davanti casa e nel mentre osservavano il grande albero sacro, dopo alcuni minuti comparve l’apprendista nelle scale e infine i quattro si avviarono verso casa di Nozomi.
Quando arrivarono davanti all’abitazione, si fermarono e udirono una musica triste che proveniva da un pianoforte a coda nero all’interno di una delle stanze, il ragazzo dai capelli arancioni si accostò alla finestra della sala che si trovava sulla destra della casa e intravide sua sorella. La ragazza stava suonando ininterrottamente la musica “Solitude” di Sakamoto Ryuichi, aveva un viso molto pallido, portava un lungo abito bianco con un colletto e delle maniche corte che era tutto sudicio, i suoi lunghi capelli arancioni li aveva scompigliati e nel suo collo c’erano due lividi. Forse Yataro aveva scoperto che erano andati a trovarla e aveva maltrattato Nozomi?
— È tutta colpa mia se sta soffrendo e se ha sofferto. Sto male a vederla in quel modo e non vorrei che soffra ancora, — disse Hariko piangendo mentre la osservava.
Inuko scrutava il ragazzo, sia lei che sua sorella e l’amica apprendista compresero che Hariko stava soffrendo per la situazione di sua sorella Nozomi.
Infine, decisero di bussare alla porta. Alcuni minuti dopo la aprì un ragazzo sui vent’anni, i suoi capelli erano neri come il carbone legati da un codino, aveva una lunga barba nera e gli occhi erano azzurri come il ghiaccio.
— Buongiorno, sono Yataro Shimizu. Chi siete e che cosa volete? — chiese freddamente.
— Salve, sono un amico di Nozomi, posso vederla? — domandò il ragazzo.
— Mi dispiace, non la vedrai Hariko. Alla fine sei tornato, ti aspettavo! — affermò sogghignando.
 
Le sue unghie delle mani si allungarono dove uscirono delle scaglie di ghiaccio, gli occhi iniziarono a brillare e i capelli divennero color verde acqua. Yataro lanciò le scaglie verso la spalla destra di Hariko che la trafissero e il ragazzo cadde in terra.
— Sei quello che si fa chiamare “il protettore del fuoco”? Non fai per niente ridere, moccioso!
Hariko si alzò, prese la spada rossa e si lanciò verso Yataro ma quest’ultimo schivò il colpo.
— Che cosa vuoi da me e mia sorella? Lasciaci stare! — urlò con gli occhi pieni di rabbia.
— Voglio farla diventare mia serva per sempre e spero che te ne vada per sempre dalla sua vita! — affermò il ragazzo dai capelli verde acqua.
Inuko e Shame si trasformarono in sincronia per aiutare il loro amico.
— Yataro lascia stare Hariko! Combatti contro di noi se ne hai di coraggio!
— Le due sorelle Higurashi, che bel incontro interessante! Farete una bella morte!
Saiai no shinrai a noi! — urlarono le due mezzo demoni unendo le spade, da esse uscì una luce bianca che preforò il corpo di Yataro ma purtroppo non gli fece nulla.
— Vi date tanta importanza, ma siete solo delle buone a nulla! — esclamò Yataro facendo un sorriso beffardo.
Hariko capì che doveva unire il potere del fuoco con quello delle due mezzo demoni, e di conseguenza sia lui che Inuko e Shame recitarono simultaneamente le formule e si concentrarono per ottenere più potere possibile, dalla questa unione uscì una luce che si era colorata di arancione bruciato e grazie a ciò, scomparve Yataro.
Allo stesso tempo, le rose che erano blu divennero bianche, la casa stava scomparendo pian piano, i lividi che aveva nel corpo Nozomi erano svaniti e l’abito era pulito.
— Grazie a tutti, mi avete salvato la vita. Come mai la casa è scomparsa? — chiese Nozomi avvicinandosi al fratello.
— Non era vera, era solo un’illusione, — spiegò Hariko sorridendole.
— Per me Yataro era il figlio del ghiaccio e dell’illusione, — disse Arya a Nozomi guardandola.
Un istante dopo, alla loro destra comparve una casa che era identica a quella di prima ma con alcune differenze: le pareti esterne e interne erano completamente bianche, aveva due piani, l’interno ricordava una casa rinascimentale.
Al primo piano c’era un corridoio, nelle pareti erano rimaste le stesse foto dei viaggi fatti dai genitori di Hariko e Nozomi, andando a sinistra nella prima stanza si poteva vedere la cucina, nella stanza successiva un piccolo bagno, invece a destra nella prima stanza c’era il salone con all’interno il pianoforte a coda nero e nella seconda stanza il ripostiglio.
Alla fine del corridoio c’era la scala a chiocciola di marmo bianco che portava nei piani superiori, al secondo piano andando a destra nella prima stanza c’era una sala piccola dove c’era un pianoforte bianco verticale, nella prossima stanza c’era una piccola camera da letto adatta per una ragazza e nell’ultima c’era il bagno, davanti a questo c’era una camera da letto adatta per un ragazzo, proseguendo verso destra si poteva vedere una stanza usata per lo studio dove all’interno c’erano delle mensole piene di spartiti, studi sulla musica, un leggio per sparito era alla sinistra vicino alla scrivania dove sopra di essa era stato appoggiato un violino molto antico e accanto c’era uno spartito e un metronomo, nell’ultima stanza era una camera da letto molto signorile.
Nozomi si meravigliò mentre osservava la casa originale che era comparsa e ripensò ai momenti passati con suoi e il suo fratellino da quando era piccola, invece Hariko non si ricordava nulla.
— Ma i nostri genitori, che cosa facevano nella vita? — chiese Hariko alla sorella.
— Nostra madre era una bravissima e famosa suonatrice di pianoforte, qualche volta insegnava ai bambini delle elementari, nostro padre invece era il guardiano del fuoco. Noi assomigliamo tanto a loro, dopotutto sono i nostri genitori.
Hariko era contento che Nozomi potesse rivivere nella vera casa dove erano rimasti tutti i ricordi e profumi, il ragazzo fece un passo e trovò in terra un piccolo foglio.
“Caro Hariko, se leggi questa lettera vuol dire che non ci saremo più. Siamo stati per tanto tempo a cercarti in vari posti del mondo. Ti affidiamo tua sorella, che è l’unica cosa che ti è rimasta e due regali per entrambi: sono nascosti sotto terra vicino a quelle rose. Se li trovi bianche vuol dire che hai sconfitto la magia nera creata dal padre di Yataro. Non ti preoccupare della casa, quando partirai con Nozomi sarà data a tuo zio Zenko. Brucia la lettera dopo aver trovato i regali. Ti vogliamo bene Hariko. Tua madre e tuo padre.”
Quando finì di leggerla, iniziò a piangere, i suoi genitori avevano lasciato qualcosa per entrambi? Non voleva bruciare la lettera perché era l’ultima cosa rimasta di loro e la voleva conservare, però non sapeva cosa fare, per prima cosa la fece leggere a Nozomi e quando finì di leggere, rimase sconvolta, prese per un braccio suo fratello e lo portò proprio davanti alle rose.
— E ora che cosa dobbiamo fare? — chiese Nozomi ancora scioccata.
— Non lo so, so solo che dovrei bruciare la lettera, — rispose con le lacrime ancora sul viso.
Inuko chiese se la poteva leggere pure lei e il ragazzo acconsentì, poi chiese a Shame di aiutarla a scavare per togliere la terra dato che entrambe avevano delle unghie affilate e dopo un po’ trovarono due scatole rettangolari, una era rossa e l’altra era color giallo oro, nella prima trovarono un ventaglio rosso con un foglietto: “Ventaglio di fuoco: chi è il guardiano deve possederla.”
Nella seconda trovarono un flauto giallo canarino con allegato un foglietto: “Flauto della pace: chi è la pianista può portare la pace.”
Hariko e Nozomi si guardarono e sorrisero, per loro erano due bellissimi e significativi regali.
— Intuisco che questo ventaglio è molto antico, è della stessa epoca dove è nata Inuko e se volete posso controllare nel mio libro portatile, — disse Arya.
Prese dal dentro della borsa un libro piegato, che poi si trasformò in un grosso libro, lo sfogliò e cercò quell’oggetto. Arya chiamò Hariko e gli chiese se poteva leggere.
Ventaglio di fuoco. Apparteneva a uno dei sette samurai di nome Shimada Imiko, può emanare tanta energia, serve per incendiare gli avversari o le loro case. Se non viene usato in modo corretto, può causare distruzione.
— Sono molto onorato. La terrò con cura, — disse Hariko guardando la scatola che era stata chiusa.
Nozomi si avvicinò ad Arya e le chiese se poteva cercare il flauto nel libro.
— Non penso che si sarà perché è stato creato dopo la pubblicazione del libro. Però conosco una leggenda:
Il flauto all'inizio apparteneva a un guerriero, era utilizzato per assordire le persone. Un giorno cadde in un torrente e lo ritrovò una sacerdotessa, capì che non era un flauto normale, lo purificò e iniziò a suonare divino, la sacerdotessa lo regalò a sua figlia perché sapeva che un giorno sarebbe servito. La figlia della sacerdotessa era vostra bisnonna da parte di vostra madre.
— Cosa? Come fai a sapere della mia famiglia? — chiese stupita.
Arya spiegò alla ragazza dai capelli arancioni che sempre sua nonna Meiko le raccontava della signora Arisu sua amica, era la nonna di una Saori che aveva due figli con i capelli arancioni e uno aveva la sua età, collegando tutto aveva capito che parlava di lei e di Hariko.
Nozomi era ancora più stupita di prima e allo stesso tempo contenta, abbracciò di sua spontanea volontà l’apprendista che divenne di colpo timida e sorrise ricambiando l’abbraccio.
A un certo punto Shame disse che aveva tanta fame e Inuko rassicurò la sorellina che fra poco sarebbero tornate a casa ma Nozomi le venne un’idea, propose di andare al supermercato a comprare qualcosa da mangiare e poi potevano andare al parco Inokashira.
— È una bella idea ma abbiamo dei problemi: dobbiamo avvisare la nonna di Inuko, Arya invece sua madre e poi chi ha i soldi per comprare il cibo?
— Modestamente io fratellino adorato! Anche se non le avvisano è uguale, siete tutti sotto la mia responsabilità dato che sono più grande! — esclamò.
Partirono e lasciarono la casa come l’avevano trovata e poi andarono al supermercato, il locale era molto grande e aveva molti reparti con diversi scaffali.
— Nozomi, vado con Inuko al reparto frutta, — informò Hariko.
— Io invece sto andando con Arya nell’area dolci, — disse Shame.
— Va bene, andrò allora nel reparto carni, ci vediamo dopo alle casse, — affermò.
Hariko prese la mano di Inuko mentre andavano a vedere i diversi tipi di frutta, la mezzo demone diventò rossa e nello stesso tempo le batteva forte il cuore perché il ragazzo le teneva stretta la sua mano e insieme scelsero alcuni frutti. Per sbaglio Inuko aveva sfiorato la mano destra di Hariko e lo guardava con gli occhi che le brillavano, il ragazzo si avvicinò al suo viso e la baciò. Era la prima volta che si baciavano ed era un semplice e delicato bacio. Dopo si abbracciarono.
— Scusami Inuko, lo so che siamo giovani ma l’amore non si può comandare, — spiegò Hariko.
Inuko sussurrò all’orecchio che ricambiava e appoggiò la testa sulla sua spalla destra, infine non presero nulla ma rimisero al loro posto quelle che avevano scelto prima.
Intanto Shame e Arya avevano deciso di prendere l’Umeboshi, prugne salate e dei Manju, dolci al vapore fatti con la farina, polvere di riso e il grano saraceno e un ripieno di pasta di fagioli azuki e zucchero, dolci indicati per mangiarli fuori casa, invece Nozomi aveva scelto alcuni Bentō per il picnic e aveva preso una grande tovaglia blu. Si ricordava che a maggio c’era la festa del ciliegio cioè l’Hanami, un’antica tradizione per ammirare i Sakura (bocciolo di ciliegio) in fiore.
I cinque si ritrovarono alla cassa e pagarono 928,13 yen (6 euro e 90), presero le buste, uscirono e andarono al parco di Inokashira, appena arrivarono Nozomi posò in terra il telo azzurro sotto a un bellissimo ciliegio in fiore e ci mise sopra dieci Bentō, invece Arya appoggiò gli Umeboshi e Manju. Intorno a loro c’erano tantissimi ciliegi in fiore e si vedeva il lago pieno di anatre.
— Non abbiamo preso da bere, — affermò Shame.
— Il cassiere ci ha regalato alcune bevande tipiche della nostra zona: un Calpis al latte e acqua, una Fanta Peach alla pesca, un Rich Green Tea al tè verde, un Precious Coffee Moments Milk Coffee al caffè latte e un Ramune al melone, — disse Nozomi appoggiandole.
Inuko e Shame erano molto meravigliate del cibo che avevano preso tutti perché non erano abituate a mangiarle nell’epoca Sengoku.
Alla fine del pranzo, Nozomi tolse dalla scatola il flauto e iniziò a suonarlo, era la prima volta che lo suonava e suonò “Kiss the Rain” di Yiruma, sembrava che lo sapesse suonare da sempre dato che era molto brava a far uscire un suono così dolce e così incantevole. I quattro amici rimasero sbalorditi della sua straordinaria bravura e la guardavano come se fossero ipnotizzati, anche la gente che era seduta nel prato ascoltava il suo canto e dopo, intorno a loro, arrivarono molte persone a sentirla suonare. Quando finì, partirono tantissimi applausi e qualcuno urlava.
A un certo punto si avvicinò a Nozomi un ragazzo dai capelli biondi.
— Sei bravissima! Suono il pianoforte e frequento una scuola di musica, vorresti iscriverti?
Nozomi era stupita sia della tanta la gente che era intorno a lei e sia della proposta di quel ragazzo.
— Non posso, devo proteggere mio fratello, per me la musica non è né una professione e nemmeno un passatempo. È il mio potere e grazie a ciò posso calmare gli animi della gente, — spiegò.
— Capisco le tue intenzioni, mi dispiace che non accetti la mia proposta. Addio bella ragazza.
Il ragazzo se ne andò via e i cinque amici non seppero più nulla di quel musicista.
 
Prossimo episodio:_Episodio 41_“Di nuovo a casa (per sempre?)” Inuyasha_

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Capitolo 15
*** _Episodio 41_“Di nuovo a casa (per sempre?)” Inuyasha_ ***


_Episodio 41_“Di nuovo a casa (per sempre?)” Inuyasha_
 
Appena avevano gettato le scatole che contenevano il cibo, i cinque lasciarono il parco Inokashira e andarono verso casa di Arya.
— Più tardi ritorneremo nella nostra epoca, — disse sorridendo Inuko.
Per sempre? Questo non lo sapeva Inuko.
— Mi dispiace, non posso venire, è solo questo il mondo a cui appartengo, — spiegò.
L’apprendista era stata molto d’aiuto per Inuko e questo lo avevano capito anche Hariko e Shame, le due amiche si abbracciarono e prima che si salutassero, Arya le regalò un sacchetto e all’interno c’era un’erba viola.
— Tieni, questa è Dizorubu. È un’erba magica che ti aiuta a proteggerti contro i nemici se i tuoi poteri non funzionano o ti senti debole, devi spargerla in aria e ti apparirà una bolla blu, — spiegò l’amica sorridendole.
— Grazie infinite Arya. E se poi finisce? — domandò Inuko.
— Non finirà mai, ogni volta che la utilizzi, ritornerà nel sacchetto.
Poi l’apprendista andò da Hariko e Nozomi e regalò due braccialetti di colori differenti, uno era rosso e l’altro era giallo oro.
— Ecco questi braccialetti vi proteggono e possono ampliare i vostri poteri,— spiegò Arya.
Infine, a Shame le regalò una sciarpa arancione magica, se la tirava in aria si trasformava in un tappeto volante, se invece la metteva in terra si trasformava in un serpente bianco neve, adatto per attaccare i nemici. I tre ringraziarono Arya per i regali e tornarono subito a casa.
 
Quando arrivarono, trovarono sia la nonna e sia Sota insieme a Suei, Nozomi si presentò alla nonna di Inuko e Shame che rimase stupita dalla bellezza della ragazza e parlò a Sota e Suei.
La nonna della due mezzo demoni spiegò che conosceva la nonna di Nozomi che si chiamava Kumi, madre di Saori, entrambe andavano alle elementari insieme e si ricordò che era morta all’ospedale dopo un brutto incidente stradale anni fa.
— Non lo sapevo, signora, di questa cosa della mia nonna materna, — disse Nozomi.
Sota chiese a Inuko se restavano ancora un po’ nella loro casa ma la mezzo demone spiegò che dovevano partire in quel momento, sua nonna ci rimase male anche perché erano le sue uniche nipoti, poi lo zio dette in mano due fotocopie di una fotografia che aveva chiesto Shame.
— Ce l’hai una macchina fotografica? Vorrei fare una foto di gruppo, — chiese.
— Ho la polaroid, vado a prenderla subito in camera, me l’ha regalata Suei tre mesi fa, — spiegò.
Sota tornò in un lampo nel cortile e fece alcune foto a Inuko, Shame, Hariko e Nozomi, aspettò alcuni minuti che si asciugassero per poi darle alla sua nipotina più grande, quando li vide si stupì perché non pensava che erano in quel modo. Anche Hariko e Shame si meravigliarono: forse non si erano mai battuti con uno specchio! La nonna, Sota e Suei risero per la scoperta, Nozomi sapeva già dell’effetto delle foto perché i suoi genitori avevano fatto tante foto solo a lei quando era molto piccola. I quattro amici salutarono la nonna, Sota e Suei e si diressero al pozzo mangia ossa, per scendere giù si aiutarono a vicenda dato che l’ultima volta Shame aveva paura di farsi male.
Per Nozomi era una cosa nuova, quando entrò vide una luce bianca e quando questa scomparve, i quattro atterrarono in un qualcosa di duro, poi risalirono su e sia Inuko che Shame rividero il solito paesaggio con tanti alberi intorno, dei prati in lontananza, delle case sparpagliate nelle colline e in lontananza si vedeva un grande albero, l’albero sacro. Inuko chiamò i suoi genitori e alcuni minuti dopo apparvero Kagome e Inuyasha insieme alle due gemelle. Le due mezzo demoni e Hariko li salutarono e li abbracciarono, invece Nozomi dette la mano, quest’ultima si presentò sia a Inuyasha e sia a Kagome, la donna annunciò che domani era il compleanno di Roan.
Misa e Kugo spiegarono che erano state in pensiero per le amiche ed erano molto contente che erano ritornate giusto in tempo per festeggiare il loro fratello.
— Dove si trova ora, Misa? — chiese Inuko.
— A far pratica, secondo le tradizioni di famiglia, superati i dieci anni, i maschi devono allenarsi più rispetto alle femmine, — spiegò la ragazza.
La piccola mezzo demone chiese ad entrambe le gemelle se sapevano che cosa voleva di regalo Roan e secondo Misa voleva divertirsi tutti insieme, poi Shame propose di fare una piccola torta come regalo ma Kugo non sapeva cosa era e chiese se era da mangiare. Si incamminarono verso il villaggio per decidere come organizzare il compleanno e non appena arrivarono, Inuko fece vedere a Nozomi la casa. Non era tanto enorme, c’erano solo alcune coperte in terra a destra, dei cuscini fatti di paglia e un piccolo focolare spento a sinistra con intorno quattro posti fatti di legno, la ragazza dai capelli arancioni rimase allibita perché non era abituata a vederne una in quel modo, ovvero che non c’erano mobili, né la luce elettrica, non possedeva un bagno o una cucina.
Kagome comprendeva quello che pensava Nozomi e per questo motivo la consolava come se fosse sua madre, la ragazza non si ritrasse dalle coccole della donna come avevano pensato Hariko o Inuko, anzi grazie a quelle si era tranquillizzata un po’, forse le mancava la sua vera madre persa due anni prima.
— Grazie signora Kagome, mi sento meglio. Posso sistemare le coperte? — chiese Nozomi.
Kagome la guardò in modo dolce e acconsentì, stava rivedendo sé stessa in quella ragazza nei suoi modi di fare, quando aveva quindici anni prima che incontrasse Inuyasha.
Da quando era immersa nei pensieri, Kagome non si era accorta che la ragazza dai capelli arancioni aveva anche acceso il fuoco grazie a suo fratello Hariko.
— L’ho acceso, se vuole scaldarsi, possiamo fare anche da mangiare, — disse la ragazza.
— Come sei gentile Nozomi, vado a chiedere a Inuyasha se va a prendere qualche pesce vicino al fiume, — disse la donna.
— Ci vado io mamma a dirglielo dato che si trova fuori dalla nostra abitazione, — annunciò Inuko.
— Vengo anch’io con te! — esclamò Hariko.
 
I due uscirono e chiesero a Inuyasha di accompagnarli al fiume per prendere i pesci, lui disse di sì.
— Ragazzi che avete fatto nel mondo presente? — domandò.
Inuko spiegò a suo padre che avevano ritrovato la sorella di Hariko e dei regali che erano sotto terra lasciati dai genitori defunti dei due.
— Defunti? Hariko ma sei orfano? E che cosa sono questi regali? — chiese Inuyasha.
— Sì sono orfano, ho solo mia sorella. Il mio regalo è un ventaglio rosso passato di generazione in generazione e il proprietario originario era un samurai, — spiegò.
— Padre, il ventaglio era di un samurai del nostro tempo Sengoku, — disse Inuko.
— Mia sorella invece ha trovato un flauto “magico”, prima era di un guerriero, poi una sacerdotessa lo trovò in un fiume e lo purificò, serviva per stordire ora per portare tranquillità, — spiegò.
Inuyasha non credeva a quello che gli stava dicendo il ragazzo, quest’ultimo precisò che quello glielo aveva detto un’amica, il suo nome era Arya e viveva nel tempo presente ed era una veggente.
— Capito, prendiamo i pesci che vorrei parlare con Kaede, — disse Inuyasha.
Hariko chiese al mezzo demone chi fosse questa persona, Inuko lo informò che era sorella della sacerdotessa Kikyo ma il ragazzo non capiva cosa voleva dire.
— È una cosa vecchia quella che sto pensando! — affermò Inuyasha mentre catturava un pesce.
Ritornarono a casa, Kagome e Nozomi si erano meravigliati per quanti pesci avevano preso, Hariko ne aveva preso uno e lo aveva già messo a cuocere nel focolaio.
— Vado da Kaede. Nozomi e Hariko, dovete venire con me. Inuko tu rimani qui e pure Shame.
— Ma perché non posso? Sono curiosa di quello che pensavi, — chiese Inuko.
— Va bene, vieni anche tu, — disse Inuyasha.
Andarono da Kaede, quando entrarono videro che oltre a lei c’era Rin e un’altra persona.
— Ciao a tutti, che cosa c’è? — chiese la signora anziana.
— Kaede, vi devo dire una cosa riguardante un flauto.
— Aspettate un attimo, do queste erbe medicinali alla signora del villaggio, ecco a lei.
— Grazie Kaede. Arrivederci e a presto! — disse la donna mentre usciva.
Inuyasha spiegò a Kaede quello che gli aveva detto Hariko riguardo il flauto e la donna riflette un po’ poi disse che era di un guerriero ovvero un daymio, padre di Sara.
— Sara? Chi è questa qui? — domandò Hariko.
Inuyasha spiegò che era una ragazza che amava Sesshomaru e possedeva un flauto.
— Sarà un’incarnazione di questa Sara? — chiese Hariko.
— Può darsi, l’unica differenza è che tu hai i capelli arancioni, — affermò il mezzo demone.
— E se fossero per colpa di un incantesimo che non conosco? — rifletté Nozomi.
— Dovrei fare delle ricerche approfondite e ci vuole del tempo, posso vedere il flauto? — chiese Kaede.
Prese il flauto dal sotto del suo vestito bianco e glielo dette, la donna lo esaminò e trovò vicino ai fori cinque segni, erano quelli del fuoco, dell’acqua, dell’aria, della terra e dell’etere, la signora anziana spiegò che era il flauto dell’ultimo elemento, l’etere e che completa i cinque elementi e potenzia i loro poteri.
— Che cosa devo fare allora Kaede? — chiese Nozomi.
— Domani è il compleanno di Roan ed è lo stesso giorno dell’unione dei cinque elementi dopo mille anni, dovete chiamare Misa, Kugo e Roan. Invece voi due, Hariko e Nozomi, dovete creare con un bastone cinque cerchi in terra con dentro i simboli.
— Va bene Kaede, — rispose Hariko.
Nozomi ringraziò la donna e disse che l’indomani avrebbe fatto quello che le aveva detto.
— Di nulla, state attenti quando li emanerete. Mettetecela tutta!
— Sì Kaede! Grazie mille, — ringraziò per la seconda volta Hariko.
 
Uscirono e ritornarono a casa, Inuyasha spiegò a Kagome e Shame quello che aveva detto Kaede, Kagome non aveva mai sentito parlare del flauto dei cinque elementi unificatore ma si ricordava della ragazza Sara che era innamorata di Sesshomaru.
— Quando era viva, suonava il flauto per lui però morì per una malattia e fu impossessata dai demoni e voleva uccidere Inuyasha. Sapeva che Sesshomaru disprezzava il suo fratellastro perché ha quella spada che desiderava da sempre, la spada Tessaiga. Dopo essersi unita con i demoni, provò a uccidere il mezzo demone ma non ci riuscì perché infine fu uccisa da Sesshomaru.
— È una brutta storia, povera Sara. L’ultima volta che avete visto il flauto è stato quel giorno? — chiese la ragazza dispiaciuta per quello che aveva raccontato Inuyasha.
— Sì Nozomi, può darsi che sei nata per incontrare di nuovo Sesshomaru!
— Io? Non lo conosco affatto! — esclamò stupita.
Inuyasha spiegò che Sesshomaru era il suo fratellastro maggiore ed era un demone completo, aveva la spada Tenseiga e un’altra spada di nome Bakusaiga e il carattere era freddo.
— Dai su, mangiamo i pesci che avete preso prima! — affermò Kagome.
Shame ne aveva già finito uno, Inuko aspettava che il suo fosse cotto, invece Hariko era disteso in terra, Nozomi mangiava con gusto, Inuyasha divorava un pesce e infine Kagome sistemava la legna nel focolare.
 
Dopo cena, uscirono a fare una passeggiata, Hariko e Inuko si tenevano per mano in fondo alla fila, Nozomi correva con Shame, invece Inuyasha e Kagome stavano davanti che guardavano la luna piena.
— Sono molto felice che le nostre figlie siano di nuovo con noi e quando li vedo mi sento vivo, peccato che diventerai anziana e rimarrò sempre un mezzo demone, anche Inuko e Shame.
— Certo che non sei cambiato, solo di carattere che è tutto merito mio, lo so che diventerò più vecchia e so bene che un giorno morirò come succederà a Miroku e Sango e resterai con le piccole.
— Non voglio pensare che un giorno non ci sarai più, — affermò Inuyasha.
Kagome lo abbracciò e iniziò a piangere, Inuko e Shame si erano accorti che il padre era triste e abbracciarono entrambe i genitori, Inuyasha si sentì sollevato perché c’erano anche le sue figlie.
— Sarò più forte di prima d’ora in poi e vi proteggerò, lo prometto, — disse Inuyasha.
— Padre mio, ci proteggeremo a vicenda, te lo assicuro, — ammise Inuko abbracciandolo più forte.
— Sono con te padre. Dobbiamo essere tutti forti, non è vero mamma? — disse Shame.
— Sì hai ragione Shame. Andiamo a casa a riposarci ora, — annunciò.
Ritornarono nella capanna, presero le coperte e tutti si addormentarono.
 
Prossimo episodio:_Episodio 42_“Mille anni dopo” Inuyasha_

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Capitolo 16
*** _Episodio 42_“Mille anni dopo” Inuyasha_ ***


_Episodio 42_“Mille anni dopo” Inuyasha_
 
Domenica 29 maggio 2022
Era appena sorto il sole quando Nozomi si svegliò, uscì da casa per godersi il primo albore che emanava intorno alle colline e gli alberi, sentiva una brezza leggera fra i suoi capelli che ondeggiavano e un buon profumo di pulito, vide in terra diversi fiori che si stavano per aprire e tanta erba verde, voleva scoprire da sé chi era Sesshomaru e lo voleva cercare, prima che gli altri si fossero accorti della sua assenza. A differenza di Inuko, non poteva avere un olfatto avanzato e non poteva correre perché Nozomi era una semplice umana amante della musica e non una mezzo demone con sembianze umane, era un po’ invidiosa di Inuko. Nozomi provò a correre come poteva per cercare qualcosa. Cosa stava cercando veramente? Una casa, una persona?
Alzò lo sguardo al cielo e vide volteggiare una cosa fra le nuvole. Quello che vide non era un semplice umano, perché di solito non posso volare a quell’altezza senza avere un mezzo per volare.
— Mi scusi! Mi sono persa, mi può aiutare ad accompagnarmi a casa? — chiese Nozomi.
— Chi sei, ragazzina? E cosa vuoi da me? — domandò.
— Mi accompagni o no? Non so di preciso chi è lei, — affermò guardandolo.
— Non te lo dirò e non ti porterò in quel posto, mocciosa!
— Sto cercando una persona al dire la verità.
— Chi è questo individuo che stai cercando?
— Non ve lo dico, dato che non mi dite il vostro nome, — disse mettendo le braccia incrociate.
— Vattene! Non voglio della gente inutile con cui perdere tempo! — rispose.
Il demone bianco si stava allontanando dietro alle nuvole e così Nozomi non lo poteva vedere, poi la ragazza disse che era il fratellastro di Inuyasha e il suo nome era Sesshomaru, quest’ultimo si stupì che Nozomi sapesse il nome del fratellastro e voleva sapere chi gli ha rivelato il suo nome.
— Inuyasha è il padre di Inuko e Shame. Io sono Nozomi, sorella di Hariko.
— Non deve nominare il mio nome. Perché mi hai cercato? Te l’ha detto lui?
— Non è stato lui a dirmelo, anzi volevo cercarti, — spiegò.
— Che cosa vuoi da me? Vattene via! — esclamò.
Nozomi si sentì offesa e lo lasciò lì, corse piangendo verso casa di Inuko, pensava che Sesshomaru era gentile, che comprendeva quello che le diceva, ma invece era tutto al contrario. Si mise in terra vicino a Kagome a piangere e per colpa del suo pianto la donna svegliò di soprassalto.
Vide la ragazza che piangeva e la coccolò.
— Sono uscita presto questa mattina e l’ho incontrato, — spiegò.
Nel momento in cui aprì la bocca, Inuyasha e gli altri si svegliarono, il mezzo demone si preoccupò per Nozomi, andò vicino a lei e sentì qualcosa pungere sulla sua spalla sinistra.
— Non ti ricordi di me? Sono il servitore di tuo padre, — disse sorridendo.
Inuyasha, al sentire quella voce familiare, si era girato verso la figlia.
— Vecchio Myoga! Sei ancora vivo, pulce? Che cosa c’è di tanto importante?
— Vi devo dire una cosa su Nozomi, ma prima dobbiamo aspettare che Hariko si svegli, — disse.
Inuyasha, da quanto conosceva il vecchio Myoga, lo schiacciò per avere subito l’informazione.
— Va bene te la dico: lei è in pericolo. Non deve incontrare Sesshomaru perché se lo facesse per sbaglio, l’anima di Sara si risveglierà in lei e si impadronirà del suo corpo, potrebbe far stragi e allora gli altri non potranno ampliare i poteri dei cinque elementi.
— L’ho incontrato prima e Sara non si è ancora impadronita del mio corpo, ho tanto paura, — affermò Nozomi.
— Se vuoi che non succeda, devi prendere delle erbe medicinali, — disse Myoga.
— Ce l’ha Jinenji, il mezzo demone gentile che abita con sua madre anziana, — spiegò Kagome.
Kagome e Nozomi partirono e dentro la casa rimasero Inuko, sua sorella Shame, Inuyasha e Hariko.
Il ragazzino dai capelli arancioni si svegliò dopo che sua sorella era già partita, i quattro si avviarono verso casa delle gemelle Misa e Kugo per festeggiare Roan.
Quando entrarono, videro a destra Misa con Sango, a sinistra Kugo con Miroku e in mezzo c’era Roan seduto sopra una sedia fatta di paglia, nel capo aveva una ghirlanda di fiori colorati e foglie fatta dalle sorelle, addosso aveva un mantello colore marrone e teneva in mano una piccola scatola.
— Tanti auguri Roan! Come sei bello così vestito! — disse Inuko guardandolo.
— Grazie mille venerabile Inuko, dove sono Nozomi e Kagome?
— Ritornano presto. Perché mi hai chiamato “venerabile”? — chiese la mezzo demone.
— Non lo sto facendo apposta, mi ha consigliato mio padre di essere gentile con te, — spiegò.
A un certo punto Shame si precipitò verso lui e lo abbracciò, era felice che Roan compiva gli anni.
— Sono troppo felice per te. Sei per me un fratello maggiore, se avessi la tua età sarei stata la tua fidanzata. Lo so, sono piccola per pensare a queste cose. Lo ammetto Inuko, sono gelosa di te.
Roan era rimasto paralizzato dalle parole di Shame e anche Inuko era impressionata.
— Shame, quando sarai grande avrai una persona accanto, — disse Inuko.
— Voglio essere grande ora, non voglio aspettare. Non capisci come mi sento? — dichiarò.
— Ti capisco invece. Se desideri tanto Roan, aspetta di diventare maggiorenne, dopo puoi sposarlo.
— Non hai capito il mio problema sorella? Odio aspettare! — esclamò Shame.
Inuyasha le separò e le due si calmarono lentamente, infine arrivarono anche Kagome e Nozomi.
I capelli della ragazza, dopo aver preso l’erba medica, divennero scuri quasi color marrone.
Il festeggiato si avvicinò a lei e l’abbracciò, Nozomi non si aspettava di quel piccolo gesto.
— Io e Hariko dobbiamo disegnare cinque cerchi in terra con un bastone.
— Nozomi, ma perché solo cinque e non sette?
— Shame, tu e Inuko non siete in questa unione, i cerchi rappresentano i cinque elementi. Io rappresento l’etere, la unificatrice. Grazie a me, i poteri degli altri quattro, si amplificheranno.
— Dobbiamo assistere alla vostra unione! È così? — domandò Shame.
— Sì. Kaede non ha detto quale bastone dobbiamo usare, e se fosse il flauto? — chiese Hariko.
— Potrebbe essere, se lo utilizzo non potrò più suonarlo perché si sporcherà di terra.
— Ho un’idea: afferriamo con le nostre mani il flauto, — propose il fratello.
In coro dissero: “Bastone dell’unione vieni a noi”, il flauto si mosse e divenne pian piano più lungo e color bianco, alla sua estremità c’erano tutti i simboli dei cinque elementi, Nozomi lo prese in mano e iniziò a disegnare in terra con l’aiuto del fratello e ogni simbolo si colorò.
Nozomi, Hariko, Misa, Kugo e Roan dissero in coro una filastrocca che la sapevano a memoria:
 
“Cerchi dei cinque elementi,
siete comparsi.
Invochiamo maggiori momenti,
per amarsi.
Uniamo le nostre menti,
per unificarsi.
Elogiamo i nostri morti,
che ci danno forza e conforti.
Noi saremo sempre uniti sai,
ma avremo presto dei guai.
Parlaci dei nuovi miti
speriamo che saremo riusciti.
Ora che il nostro compito è terminato,
consegnaci i doni che ci hai lasciato.
Forse tra mille anni saremo sempre qua,
ma questo non si saprà.”
 
Quando finirono, dai cerchi emanò una luce chiara e si trasformarono: Hariko aveva i capelli ritti e portava un kimono arancione, Nozomi aveva di nuovo i suoi capelli arancioni e portava un vestito bianco con un fiocco dorato, Misa aveva i capelli blu scuri e portava un kimono blu, Kugo aveva i capelli celeste chiari legati e portava anche lei un kimono celeste, Roan aveva i capelli verdi scuri e portava anch’esso un kimono marrone. Vicino ai loro piedi trovarono dei regali: Nozomi trovò un fazzoletto dorato con l’iniziale del suo nome, Hariko una pietra rossa, Misa un anello blu, Kugo una piuma e infine Roan un seme verde.
— Mi sento più forte e non ho più timore, — disse all’improvviso Hariko.
— Qualcosa è cambiato, ho acquisito un ulteriore potere, — affermò Nozomi.
La stessa sensazione la provavano anche Misa, Kugo e Roan e i regali erano le uniche cose rimaste.
— D’ora in poi inizieranno le nostre avventure? — chiese Roan a Nozomi sorridendo.
— Sì, dobbiamo usare i nostri poteri quando ci sono dei pericoli.
— Va bene per tutti questa cosa che ha detto Nozomi? — domandò Hariko agli altri.
Le due gemelle e Roan dissero di sì.
— Ben detto. Questa è la prima regola appena formulata oltre a quell’altra.
Il bastone dell’unione scomparve e ricomparve il flauto, tutto era tornato alla normalità, o quasi.
Il vecchio Myoga, che si trovava sulla spalla sinistra di Inuko, saltò e si posò in quella di Nozomi.
— Complimenti a tutti, vi mancano i cinque folletti, sono i vostri guardiani e i tre braccialetti.
Nozomi si meravigliò della presenza della pulce sulla sua spalla ma non si sorprese più di tanto, era solo incuriosita delle cose che diceva. Come faceva a sapere tutte queste cose?
— Dato che sai tutto Myoga, dove possiamo trovare i nostri rispettivi folletti?
— Non lo so dove sono di preciso ma dovete cercarli in giro, ognuno ha la propria musica e solo tu puoi identificarli con il flauto.
— Ritornerà in funzione dopo che era diventato il bastone dell’unione? — chiese Nozomi.
— Senz’altro che funzionerà. Sei quella rappresenta tutti i cinque elementi o no? E allora fai quello che ti ho detto. Dovete partire domani. Se siete fortunati, potrete incontrare la maga veggente che vi può aiutare, è brava e saggia, sa anche gli avvenimenti del mondo presente.
— Myoga, è forse l’antenata di Arya? Anche lei è una veggente, — disse Hariko.
— Scusami Myoga, Inuko e Shame possono venire? — chiese Nozomi.
— Non lo so. La prima meta è la foresta. Loro due non possono seguirvi perché non possiedono uno dei cinque elementi e poi i folletti hanno paura dei demoni.
— Decidi tu pulce? Io sono la rappresentante dell’etere e dichiaro che Inuko e Shame possono unirsi al nostro gruppo con immenso entusiasmo.
Inuko abbracciò Nozomi per la felicità, la strinse forte e le sorrise, la ragazza invece era distaccata e se ne fregava dell’affetto che emanava la mezzo demone, non le interessava affatto essere sua amica. Nozomi voleva solo far felice suo fratello, fece un sorriso finito a Inuko e si distaccò dal suo abbraccio, Shame non fece la stessa cosa ma si limitò a ringraziarla dato che la conosceva poco.
 
Prossimo episodio:_Episodio 43_“Alla ricerca dei folletti” Inuyasha_

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Capitolo 17
*** _Episodio 43_“Alla ricerca dei folletti” Inuyasha_ ***


_Episodio 43_“Alla ricerca dei folletti” Inuyasha_
 
Lunedì 30 maggio 2022
Il gruppo di Nozomi partì presto, come aveva suggerito il vecchio Myoga, salutarono i genitori e si avviarono. La prima tappa era il bosco. Quando arrivarono videro che era pieno di alberi di pino e castagne, era ricoperto di foglie gialle, marroni e verdi e in alcuni punti sbucavano fiori ed erbe.
Trovarono dei grossi massi e alcune pietre e si riposarono un po’, Nozomi prese, dal dietro del vestito bianco, il flauto e iniziò a suonare, la melodia era fresca ma allo stesso tempo pungente. Sbucò una folletta che era nascosta dietro due foglie, indossava un vestito verde–marrone, nella testa portava una ghirlanda di foglie piccole e fiori rosa; i suoi capelli erano lisci, corti e neri.
Aveva anche delle piccole ali verdi chiare dietro alla schiena. Era Chi, terra (地).
— Roan, d’ora in poi sarò la tua folletta e non sarò la tua serva. Posso aiutarti per le magie riguardo alla terra e darti dei consigli. Un indovinello: “Non punge, non ha colore e sapore.”
Rifletterono e provarono a rispondere, Misa era l’unica che rispose in modo corretto.
— Bene! C’è vicino un fiume e dista dieci metri da noi. Seguitemi! — esclamò Chi.
La seguirono e dopo un po’ si fermarono vicino a un fiume dove c’era tanta vegetazione.
— È il fiume dove di solito mia madre fa il bagno con la signora Sango! — affermò Inuko.
— Concordo con te. Io e mia sorella Kugo ci andiamo a rinfrescarsi in estate, — spiegò Misa.
Nozomi prese di nuovo il flauto e fece uscire una melodia che veloce, dura e il suono sembrava quello della pioggia cadente. Subito dopo dall’acqua uscì una folletta, indossava un vestito azzurro ispirato a una goccia, aveva dei guanti azzurri che arrivavano fino alle spalle, portava una lunga treccia francese di color blu e delle ali trasparenti. Era Sui, acqua (水).
— La mia padrona è per caso Kugo? Sono la folletta dell’acqua, al tuo servizio.
La ragazza si meravigliò perché era la prima volta che vedeva una folletta. Le sorrise. Sui sapeva che c’era la sua amica Chi, quindi la salutò e l’abbracciò. Le due follette dissero insieme l’indovinello: “Se lo alimenti vive, se gli dai da bere muore.”
Rifletterono tutti per un po’ e uno alla volta provarono a rispondere ma fallirono.
— Per aiutarvi, spargerò ora una polvere magica nelle vostre teste, — disse Sui.
La folletta la sparse e fece solo effetto a Hariko che rivelò il nome, si spostarono per la terza volta e andarono in un posto che era tutto bruciato, c’era un grande cerchio di colore amaranto in terra con un simbolo giapponese, Nozomi provò a suonare di nuovo, la musica era molto movimentata, dal cerchio comparve prima un fumo arancione e poi una folletta. Il suo nome era Ka fuoco (火). Portava un vestito rosso con le spalline ricamate, nel fondo aveva una stoffa color arancione, i capelli erano corti sfumati di rosso e arancione e aveva le ali. Ka con le altre dissero il terzo indovinello: “Passa dinanzi al sole ma non proietta l’ombra.” Misa fece un sibilo, si alzò su, poi toccò il suolo, urlò il nome dell’elemento e intuì dove dovevano andare e gli altri la seguirono senza fiatare. Arrivarono in un’alta collina dove la temperatura era più bassa rispetto alla valle, intorno c’era poca vegetazione. Senza che nessuno le dicesse nulla, Nozomi riprese per la penultima volta il flauto, la musica era calma e pacata e delle volte era veloce. Da una piuma che era in movimento arrivò una folletta, indossava un vestito celeste con sfumature bianche che le arrivava fino alle cosce, le spalline bianche arrivavano fino alle braccia, aveva capelli turchesi lunghi e aveva ali trasparenti. Era Fu, aria (風). Quest’ultima sorrise a Misa perché capiva che era la sua padrona.
— Grazie che mi hai trovato con la tua musica, ora dobbiamo solo recuperare l’ultima folletta.
— Fu, secondo te dovremmo dire lo stesso l’indovinello?
— Anche se già lo sappiamo, lo dobbiamo dire ugualmente, Ka.
Chi, Sui, Ka e Fu dissero in coro l’indovinello: “Viene prima e dopo ogni cosa.”
Nozomi si mosse per prima del gruppo, intuiva dove dovevano andare. Si spostarono più veloce e mentre lo facevano il paesaggio stava cambiando, non c’erano alberi o fiori intorno, c’era solo una leggera nebbiolina bianca e anche il pavimento era bianco, la temperatura variava come se in quel luogo si erano riunite tutte le quattro stagioni, nel punto centrale c’era un simbolo incomprensibile e quando Nozomi ci entrò all’interno si illuminò.
— Allontanatevi, vi prego. Il suono sarà forte e potreste perdere le forze e i poteri, Hariko, attiva per favore il braccialetto e tienitelo attivo fino alla fine della durata della musica, — annunciò la ragazza dai capelli arancioni.
— Va bene Nozomi, farò quello che mi hai detto, — rispose e si spostò con gli altri nei cespugli.
Hariko toccò il braccialetto arancione che era nel polso sinistro, la ragazza prese per l’ultima volta il flauto e lo suonò. Uscì una melodia, era la musica completa dei quattro elementi ed era molto dolce e armoniosa. Mentre la stava suonando, Nozomi si alzò in aria e intorno a sé si formò una nebbia bianca, apparve poi una folletta, aveva un vestito bianco con dei ricami, i capelli erano color d’oro raccolti in una crocchia, in testa aveva una corona acquamarina e portava delle grandi ali bianche. Era Ku, etere (空). Subito dopo la musica si interruppe.
— Ti aspettavo, sei la guardiana dell’etere, l’elemento più importante. Io sono la folletta Ku e insieme potremo usare tutti gli elementi allo stesso tempo quando ci sarà più bisogno, —spiegò.
— Non sapevo dell’esistenza dei folletti degli elementi. Che cosa dobbiamo fare ora? — chiese.
— Dobbiamo cercare i rimanenti braccialetti di protezione, — disse la piccola folletta.
Gli altri uscirono dal nascondiglio e videro la nuova arrivata.
— Sapevo che se si cerca la maga veggente ti poteva aiutare, Ku, — informò Hariko.
— Lo so di già, non si trova più in questo mondo, sua figlia Reigi è solo una semplice maga, queste tipe di maghe si manifestano dopo duecento generazioni, — precisò.
Nozomi sapeva che l’unica veggente era di un altro mondo ovvero Arya, la migliore amica di Inuko. Erano già passati tante generazioni fino ad arrivare a lei? Era probabile.
Nozomi chiese a Inuko se potevano tornare nel mondo presente ma la mezzo demone precisò che solo lei e sua sorella Shame potevano passare il pozzo mangia ossa.
— Vuoi parlare con Arya? — chiese Inuko alla ragazza dai capelli arancioni.
— È quello che voglio fare. Non posso ritornare nel vecchio mondo? — domandò Nozomi.
— Non puoi! — rispose la mezzo demone.
— Sorella, non litigare con lei! Verrò io nel mondo presente per parlare con Arya, — disse Hariko.
— Nozomi, non puoi lasciare gli altri, sei quella che controlla gli elementi, Hariko può farlo perché deve proteggere Inuko e Shame, — spiegò la folletta Ku.
 
Prossimo episodio:_Episodio 44 _“La gemma leggendaria” Inuyasha_

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Capitolo 18
*** _Episodio 44_“La gemma leggendaria” Inuyasha_ ***


_Episodio 44_“La gemma leggendaria” Inuyasha_
 
— Prima che partono per il mondo presente, possiamo cercare la semplice maga Reigi? Voglio sapere se conosce altre informazioni che non sappiamo. Sai dove si trova, Ku? — chiese Nozomi.
La folletta chiuse gli occhi per concentrarsi e dopo un minuto sapeva già la risposta per lei.
— Abita in una prestigiosa casa vicino al lago Aya e al fiume Arakawa, non lontano da lei abitano alcuni amici dei genitori di Inuko, — rispose Ku sorridendo.
— Chi sono questi amici di Inuyasha e Kagome? — domandò la ragazza dai capelli arancioni.
— È una tribù di demoni lupi chiamati Yoro, il loro leader è Koga, undici anni fa ha sposato Ayame. Koga e mio padre litigavano sempre perché il demone lupo corteggiava mia madre Kagome, — spiegò Inuko.
— Sapete altro di questo capo dei demoni lupi? — chiese Nozomi.
— Anni fa era in possesso di tre frammenti della Sfera dei Quattro Spiriti, due erano nelle gambe e uno nel polso destro, dopo gli restarono solamente due. Prima che Naraku prendesse i frammenti di Koga per farli riunire con gli altri e farli contaminare d’odio, Kikyo li purificò, — disse Inuko.
 
Il gruppo di dodici partirono dalla montagna e si incamminarono verso il lago Aya, Inuko trasportava Hariko e Shame trasportava Nozomi, invece le due gemelle e Roan vennero aiutati dai folletti per essere in pari con le mezzo demoni, in brevi tratti si riposavano.
Quasi alla fine del percorso, Shame divenne stanca perché non voleva più trasportare Nozomi e chiese alle follette delle gemelle un aiuto, quest’ultime, invece di aiutarla, risero perché era impossibile che una come lei si stancava subito, la piccola mezzo demone si arrabbiò e smise di seguirli invece Nozomi, che era scesa, non fece compagnia alla piccola ma la lasciò dove si era fermata e raggiunse gli altri. Shame pianse perché era sola e aveva paura che ci fosse qualcuno nei dintorni. Ma subito dopo ebbe un’idea: prese la sciarpa, che era nella tasca destra laterale, la lanciò in aria, si trasformò in un grande tappeto volante color rosso e raggiunse sua sorella e gli altri.
In quei pochi minuti passati ,Inuko si era preoccupata che non vedeva Shame e si meravigliò che era sopra un tappeto volante, poi il gruppo si fermò davanti a un grande cancello di colore verde scuro e a sinistra e a destra c’erano due guardie in piedi. All’interno c’era una grande casa grigia.
— State intralciando l’ingresso di casa di nostra signora. Se volete parlarci, diteci il motivo, — disse uno delle due guardie.
— Stiamo cercando la maga Reigi, figlia della veggente, vogliamo soltanto sapere altro riguardo i cinque elementi, — disse Nozomi decisa.
— Bene, potete entrare.
Le guardie aprirono l’enorme cancello, fecero passare il gruppo di Inuko e li accompagnarono dentro la casa, nella prima stanza c’era un piccolo tavolino basso di legno, accanto c’erano delle piante e dei tappeti rossi. In uno di quelli sedeva una ragazza sui vent’anni, con i capelli viola, indossava un vestito viola con sfumature rosse e aveva qualche ornamento, in testa portava una fascia colorata ornata con tre diamanti e in mano teneva una piccola gemma bluastra.
Quando vide arrivare gli ospiti, si inchinò e li fece accomodare su dei tappeti.
— Ben arrivati, mia madre mi aveva parlato di voi, rappresentanti dei cinque elementi. Come sapete, sono l’unica figlia e mi ha affidato il compito di dirvi delle cose, per ampliare i suoi poteri utilizzava proprio questo piccolo diamante e così aiutò tanta gente ed era molto stimata, purtroppo ci ha lasciato tempo fa. Ve lo affido, se conoscete una come era lei, dateglielo.
Mentre Reigi parlava, guardava a uno a uno i visi dei cinque elementi e piangeva di felicità.
— Grazie maga Reigi e grazie per averci dato questa gemma, — ringraziò Nozomi.
— Non dovete ringraziarmi, spero di vedervi presto, — affermò Reigi.
Salutarono sia la maga e sia le guardie e poi uscirono fuori, Shame riaprì di nuovo il tappeto volante rosso e questa volta ci salirono anche i suoi amici e tutte le follette.
Partirono, la nuova meta era il loro villaggio e grazie al tappeto arrivarono molto presto.
Le due gemelle e Roan ritornarono a casa insieme alle loro follette Chi, Sui e Fu dove ad aspettarli c’erano i loro genitori, invece le due sorelle mezzo demoni, Hariko e Nozomi andarono con le follette Ku e Ka nella capanna dove c’erano Inuyasha e Kagome che stavano già preparando da mangiare per la cena.
 
Martedì 31 maggio 2022
Inuko, Shame e Hariko salutarono Inuyasha, Kagome e Nozomi e si avviarono verso il pozzo. Prima di scendere dentro, arrivò velocemente Nozomi, dette a Hariko la gemma blu così la poteva dare all’amica Arya del mondo presente. Hariko ringraziò Nozomi, la abbracciò e infine la salutò.
I tre saltarono nel pozzo mangia ossa sparendo dall’epoca Sengoku, atterrarono nel pavimento del pozzo nell’epoca presente, uscirono dalla struttura e si avviarono verso casa della nonna e di Sota per fargli visita dopo alcuni giorni.
La nonna, quando aprì la porta, fu felicissima di rivedere i suoi nipoti e li accolse in casa.
— Bentornati, che bella sorpresa. Come state mie piccole? E tu Hariko? — chiese felice.
— Stiamo bene, grazie, — rispose sorridendo il ragazzo.
— Hai sentito in questi giorni Ayumi o Arya? Dobbiamo andare a casa sua, — disse Inuko.
— Avevo visto ieri l’altro Ayumi al mercato delle pulci con sua figlia più piccola, — dichiarò.
— Arya ha una sorellina? Non mi aveva mai detto di averne una, — affermò la mezzo demone.
— Si chiama Miri e ha solo due anni, Ayumi mi aveva chiesto di te, voleva sapere quando tornavi.
— Grazie nonna, andiamo da Arya, penso che sarà contenta di vederci. Ci vediamo più tardi.
Lasciarono l’abitazione e andarono al condominio dell’amica veggente che distava solo sette metri dal tempio. Nel presente il sole bruciava ed era molto caldo, a brevi tratti il vento soffiava, nei giardini privati erano già nati fiori di ogni tipo. Arrivarono davanti alla casa dell’amica e Inuko bussò alla porta, nel giardino intorno si potevano vedere le nuove piante appena nate e i due alberi che avevano messo le foglie. Erano già passati alcuni minuti da quando erano entrati, si trovavano nella sua camera seduti in terra a bere tè e a parlare delle cose successe nell’epoca Sengoku.
— Avevate parlato con la figlia della maga e vi aveva consigliato di cercare una come me? — domandò la ragazza.
— Sì, l’unica persona che conosciamo sei tu, aveva detto di darti questa gemma azzurra, — spiegò la mezzo demone facendo vedere l’oggetto.
— La leggendaria gemma! Non pensavo di poterla osservare dal vivo! — esclamò stupita Arya.
— Come fai a conoscerla? — chiese l’amica.
— Quando stavo studiando nel libro “Come perfezionarsi in veggente” raccontava che la nuova maga veggente deve avere la leggendaria gemma azzurra, i poteri devono essere per forza ampliati per capire le informazioni che darebbe d’ora in poi.
— Quindi? Qual è il tuo problema Arya? — chiese Inuko.
— Potrei non capire le cose che mi dirà, ancora non ce l’ho del tutto ampliati i poteri, — spiegò.
— Il tuo aiuto Arya è prezioso perché ci serve per trovare i tre braccialetti dell’acqua, aria e terra.
— Ho capito, però non posso aiutarti ora. Tienilo tu per un po’, poi torna da me e ti potrò aiutare.
— Se non è possibile in questo momento, cosa potremmo fare? — domandò la mezzo demone.
— Vediamoci il quattro giugno davanti al tempio, — affermò.
— Va bene Arya. Quando finirai la scuola? — chiese l’amica.
— È iniziata due mesi fa, avrò le vacanze estive il 20 luglio, tornerò a scuola il 29 agosto e mi finirà a marzo dell’anno prossimo. La scuola e l’asilo sono amministrati dalla stessa persona, — spiegò.
La veggente fece comparire un filo d’argento, prese la gemma che aveva Inuko e unì i due oggetti: dalla loro unione si formò un ciondolo che lo mise intorno al collo dell’amica la quale la ringraziò e la salutò. Shame e Hariko fecero la stessa cosa e salutarono anche Ayumi e la piccola Miri.
I quattro tornarono a casa verso l’una e mezza, Shame aveva tantissima fame e la nonna non era tornata ancora a casa. Intanto Inuko osservava l’albero sacro e sentiva una forza provenire da esso mentre lo toccava. Che cosa gli stava trasmettendo in quel momento?
 
Se non riuscirai a trovare velocemente quei oggetti, non sarai più una mezzo demone
e non potrai far ritorno nel tuo mondo. È un avvertimento, spero che seguirai i miei consigli.
 
— Va bene, grande albero, ascolterò il tuo consiglio, — affermò Inuko e poi entrò insieme agli altri dentro casa perché era appena tornata sua nonna con tante cose da mangiare.
 
Prossimo episodio: _Episodio 45_“Futuro indistinto”_ Inuyasha_

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Capitolo 19
*** _Episodio 45_“Futuro indistinto”_ Inuyasha_ ***


_Episodio 45_“Futuro indistinto”_ Inuyasha_
 
Tre giorni dopo sabato 4 giugno 2022, mattino
Arya aspettava seduta su una panchina, vicino al tempio, Inuko, era l’unica amica che aveva, infatti a scuola non aveva mai avuto amici, solo la mezzo demone conosciuta a cinque anni all’asilo. Anche se si vedevano poco perché quest’ultima andava e veniva dal mondo presente, si sostenevano a vicenda e si definivano sorelle. Grazie a Inuko, Arya aveva scoperto di essere una ragazza veggente, non si riteneva ancora una maga esperta perché stava studiando per diventarlo.
Erano passate generazioni e generazioni dall’ultima volta che esisteva una maga veggente, l’ultima era stata la madre di Reigi.
Minuti dopo uscì da casa Inuko, si stava dirigendo verso il posto stabilito tre giorni prima con Arya, ancora indossava il ciondolo che le aveva dato l’ultima volta che si erano viste, si era messa un cappello per coprirsi le orecchie bianche, portava il solito kimono rosa con la fascia stretta sotto al piccolo seno, due nastri rosa che legavano i suoi capelli bianchi più lunghi e il fiocco rosa, la spada Sakura legata intorno al suo polso destro.
Era turbata perché stava ripensando quello che le aveva detto l’albero sacro, non voleva diventare un’umana o un demone completo, come gli aveva proposto questa era piccola suo zio Sesshomaru, voleva rimanere come era sempre stata: una mezzo demone.
— Buongiorno Inuko! Tutto bene? — chiese l’apprendista all'amica.
— Ciao Arya, stavo riflettendo su una cosa. Sarà in rischio la mia vita se non li trovo! — esclamò.
— Stai dicendo sul serio? Quei oggetti incidono sulla tua vita? Te lo sei inventato? — chiese Arya.
— Certo che no, non mi sono inventata nulla, — disse l’amica mezzo demone.
— Stavo scherzando, chi ti ha avvertito non è né umano e né un demone, è una pianta non è vero?
— Sì, è proprio così Arya, — disse Inuko sorridendo.
— Forse ho trovato un modo veloce per aiutarti, — annunciò la ragazza.
 
Arya portò Inuko alla biblioteca più vicina di Tokyo, distava dal tempio ventisette metri ed era la più importante, Inuko era molto contenta di visitarla insieme alla sua amica. Quando entrarono videro una grande sala con tavolini e seggiole, a sinistra era esposta una bacheca di annunci pubblicitari e segnalibri, nel lato destro c’era un ascensore e alcune piante, davanti a loro si trovava un bancone e dietro c’era una signora che sistemava fogli di vario genere, Arya chiese sottovoce delle informazioni così nessuno potesse sentire quello che stavano dicendo, la ragazza indicò la strada dove voleva andare Arya e le consegnò una chiave. La piccola la salutò e fece cenno a Inuko di seguirla, al lato destro del balcone si trovava una scala che scendeva giù, in fondo c’era un grigio, lungo corridoio con addosso muschio, dopo videro il passaggio sbarrato da un’antica porta.
— Siamo arrivati, un attimo di pazienza, ora apro il varco.
— Dove siamo Arya? In un posto segreto? — chiese Inuko.
— Non te l’ho mai detto, quando saremo dentro, ti spiegherò tutto, — disse Arya mentre apriva.
— Va bene, sono curiosa, — affermò.
Entrarono, trovarono un altro corridoio, a destra sormontava un’antica volta con un tavolo di marmo rovinato, sopra era aperto un grosso libro e appoggiava su un leggio legnoso, una grande e lunga ampolla vuota era appoggiata a fianco, differenti erbe secche messe a destra del libro e un simbolo disegnato, a sinistra c’era una porta a vetri chiusa, pitturata con fiori delicati bianchi e foglie e si intravedevano piante di vario genere. Alla fine del corridoio si vedevano quattro scaffali colmi di libri storici e una scala ferrata appoggiata a uno degli scaffali.
Inuko era incuriosita e stupita, era un’antica e misteriosa biblioteca sulla magia.
— Inuko, benvenuta nella mia seconda casa, è stata tramandata di generazione in generazione ed è chiamata la “Occultatum bibliotheca magicae” (Magia della biblioteca nascosta).
Il custode è mia zia, sorella di mio padre e lavora all’ingresso della biblioteca come segretaria.
Dicono che era la casa della maga Reigi e di sua madre Aryama all’epoca Sengoku.
— Il suo nome assomiglia al tuo. Dato che sono originaria di quell’epoca, conosco Reigi.
— Non è una coincidenza, i miei genitori mi hanno raccontato che quando nacqui, videro un simbolo nel mio polso sinistro e assomigliava a una spirale. È per questo che mi chiamo così.
— E coincide a uno dei cinque elementi perché ricorda il vento, cioè l’aria.
La ragazza iniziò a sfogliare il libro, alla seconda pagina si fermò e disse a Inuko di leggere:
Come attivare la gemma azzurra (per non maghe):
Erbe: Rōzumarī (Rosmarino), Majoramu (Maggiorana) e Diru (Aneto). Seccarle fuori al sole, dopo prenderle e macinarle con un bastone di legno sopra un tavolo. Appoggiare la gemma, spargere le piante sopra e disegnare un cerchio intorno all’oggetto. Unire le mani fra loro e metterle sollevate sopra il cerchio. Dire: “Kieta omoide wa saikai suru (Memorie andate saran riunite)”
Inuko andò nel giardino e cercò le tre piante ma aveva un problema: non conosceva quelle erbe ed era la prima volta che li sentiva nominare e per questo motivo chiese aiuto ad Arya.
— Scusami se ti chiedo tanti favori, sei più informata di me e sei più saggia, — affermò.
— Non ti preoccupare Inuko, siamo amiche o no? Le amiche si aiutano a vicenda. Le basi per diventare una maga o una sacerdotessa sono proprio queste: conoscere le piante, — spiegò Arya.
— Conosco solo un tipo che mi aveva insegnato mia madre da piccola, si chiama erba medica.
 
Misero le piante sopra una stoffa di seta e li lasciarono in terra nel giardino, anche se era un posto sotterraneo, era stata costruita una finestra sopra il giardino e ci filtrava il sole.
— Possiamo uscire, torneremo più tardi, le erbe si devono seccare per bene, — disse Arya.
— Va bene, possiamo incontrare mia sorella e Hariko? — domandò la mezzo demone.
— Certo che è possibile, ma sono da soli in giro per Tokyo? — chiese Arya.
— Sono insieme con Sota e Suei da qualche parte. Non ho nulla per comunicare, solo il mio olfatto!
— Esistono altre cose per comunicare in questi tempi come per esempio il cellulare.
— Che cos’è di preciso questo oggetto? — chiese Inuko.
Arya tirò fuori dalla tasca destra dei suoi pantaloni un vecchio cellulare, era il Nokia C5 e ancora funzionava, aveva un piccolo schermo con una tastiera di dimensioni ridotte.
Inuko si incuriosì dello strumento che teneva in mano l’amica, uscirono dalla porta della biblioteca sotterranea, Arya la chiuse a chiave, si incamminarono nel corridoio, salirono le scale e si diressero all’ingresso della biblioteca. L’apprendista consegnò le chiavi alla zia che stava ancora lavorando.
— Ritorno nel pomeriggio con la mia amica. Ci sei tutto il giorno?
— Certo che rimango Arya, fino alle sei è aperta la biblioteca, — disse la signora.
 
Arya annuì e si salutarono di nuovo, Inuko e Arya uscirono dalla struttura, svoltarono a destra e si sedettero in una panchina vicina, subito dopo Inuko chiamò con il cellulare il numero di casa della nonna e infine quello di Sota, suo zio gli spiegò che si trovavano al tempio Takagi della famiglia di Suei e spiegava la sua origine ad Hariko e Shame.
— È poco lontana, più tardi ti rispiego quello che ha raccontato Suei. Troviamoci all’ingresso.
— Va bene zio Sota, ci vediamo tra cinque minuti lì davanti.
Chiuse la chiamata e ridette il cellulare all'amica la quale aveva già capito dove dovevano andare, la mezzo demone propose ad Arya che se ci volevano arrivare, poteva montare sulle sue spalle. Arya rimase incredula del gesto proposto ma lo accettò con piacere. Nemmeno passato un minuto, arrivano nel luogo stabilito. Nel lungo viale, da lontano si vedeva il tempio shintoista color rosso, si intravedevano quattro persone, Arya attraversò il Tomii rosso e corse verso di loro invece Inuko camminava guardando cosa c’era intorno a lei. Quando si fermò davanti a Hariko, i loro sguardi si incrociarono e il ragazzo arrossì un po’, lei sorrise, gli prese la mano destra e la strinse forte.
— Buongiorno caro, — disse Inuko imbarazzata.
Hariko rimase sorpreso da come l’aveva chiamato e dal gesto, quindi arrossì di più e sorrise.
— Ciao tesoro, perché tutta questa dolcezza oggi? — chiese il ragazzo.
Inuko non comprese le parole, non rispose alla domanda e si girò da un’altra parte. Sota interruppe quest’ultima, la quale divenne rossa e lasciò la mano, subito dopo lo zio raccontò la storia del tempio ad Arya e Inuko.
Era stato costruito intorno al 750 circa con nome Chiheisen che significa “Orizzonte”, veniva usato per pregare solo il sabato, al suo interno c’era un oggetto di un dio minore e rappresentava una connessione fra il mondo terreno e quello celeste. Suei propose di entrare nel tempio, Sota, Arya e Shame si erano incuriositi e approvarono l’idea invece Inuko e Hariko rifiutarono.
— Perché non volete vedere l’interno con noi?
— Non voglio entrare zio, mi sento un po’ stanca, — spiegò Inuko.
Hariko non rispose ma si limitò ad annuire come se approvasse la risposta di Inuko, Arya prese la mano di Inuko, la trascinò dentro la struttura a forza e Hariko venne spinto da Sota. I due si infuriarono perché erano stati costretti ad entrare, si calmarono vedendo figure particolari ma allo stesso tempo uniche. All’interno, oltre a Inuko e i suoi cinque amici c’era anche una persona anziana con indosso un kimono blu scuro, aveva appena acceso un incenso ed era chinata verso il piccolo altare dove, dentro una scatolina trasparente era racchiuso l’omamori, il portafortuna, che era forma di un colibrì. Le ali erano state colorate di blu intenso, il becco di giallo oro e gli occhi di arancione scuro. La signora si alzò e si accorse della presenza delle altre persone, Suei riconobbe che era Tomoko Maeda, sua nonna da parte di suo padre. Si salutarono con un inchino, parlarono del più e del meno e dopo la ragazza presentò Sota a Tomoko la quale rimase colpita dal ragazzo.
Suei spiegò che un tempo era una brava intuitiva ma con il passare del tempo stava perdendo quelle qualità. Tomoko si rivolse ad Arya, che si trovava a destra di Suei, la quale le spiegò che i loro antenati nell’epoca Sengoku erano amici.
Un tempo esisteva Tomoe una intuitiva, molto conosciuta in tanti villaggi e curò i malati gravi. Con lei c’era un apprendista, una ragazzina di nome Aryama. Col passare del tempo l’allievo superò il maestro, Aryama diventò una maga veggente e divenne più conosciuta rispetto a Tomoe. Dopo il successo di Aryama, Tomoe spirò perché era molto anziana.
Arya si inchinò uno per rispetto a Tomoko e due perché era stupita della storia dei suoi antenati.
— Praticamente sa chi sono e cosa dovrò fare? — chiese la ragazza.
— Certo Arya, ti aiuterò a farti diventare una maga veggente e ad attivare la pietra, se non chiedo troppo, potrei dopo pranzo unirvi a te e Inuko in biblioteca? — comunicò la signora.
Tutti si sorpresero del discorso che aveva fatto e delle informazioni che aveva intuito, anche Inuko si meravigliò della bravura di Tomoko perché tutte le cose erano veritiere.
— Può venire con noi, maestra, — disse infine Arya.
 
Prossimo episodio: _Episodio 46_“Aiuto antico”_ Inuyasha_

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Capitolo 20
*** _Episodio 46_“Aiuto antico”_ Inuyasha_ ***


_Episodio 46_“Aiuto antico”_ Inuyasha_
 
Accanto al tempio Chiheisen si trovava una casa costruita in stile antico che era di Tomoko.
La signora fece accomodare nella sala Inuko, Shame, Hariko, Arya, Suei e Sota. Tomoko poi andò in cucina a preparare gli onigiri, polpette di riso di salmone e tonno, e a riscaldare un po’ di sakè.
— Vive da sola tua nonna Tomoko? La casa è molto grande per una sola persona, — chiese Arya.
— Ci vivo io e mio padre insieme a lei, mia madre è in America da dieci anni per colpa del lavoro.
— E tuo nonno, il signor Takagi, invece? — domandò Inuko.
— È morto tre anni fa e lo stesso anno ho conosciuto Sota a scuola, — rispose Suei.
Dopo arrivò in sala Tomoko con un vassoio con gli onigiri, nigirizushi, polpettine di riso fatte a mano con fettine di salmone e wasabi, e una caraffa piena di sakè. Posò il portavivande e la brocca in un tavolino basso che era adornato da una presina con motivi fioriti.
— Stavo preparando anche i takikomi gohan, riso con dashi e salsa di soia insieme a verdure e pesce, qualcuno li vuole? Ho fatto anche i chichi dango, gnocchi giapponesi fatti di farina di riso, e ramen tonkotsu, tagliatelle sottili con brodo di carne, — chiese la signora.
— Nonna porta tutto quello che hai perché siamo affamati. La tua cucina è squisita come sempre!
— Grazie del complimento mia cara Suei, — rispose Tomoko sorridendo.
 
Finirono di pranzare, Suei e gli altri ringraziarono la signora Tomoko per il cibo e per l’ospitalità.
Si divisero in due gruppi: da una parte c’era Arya, Inuko, Tomoko e Hariko che erano diretti verso la biblioteca e dall’altra era formato da Sota, Suei e Shame che andavano a casa. Inuko salutò sia lo zio, Suei e Shame con un abbraccio, invece gli altri li salutarono muovendo la mano destra.
I quattro arrivarono davanti alla biblioteca, entrarono e Arya ritornò dalla zia prendendo la chiave della biblioteca sotterranea invece gli altri la aspettavano seduti sulle seggiole del salone.
Recuperata la chiave, Arya chiamò l’attenzione dei suoi amici e quest’ultimi la seguirono, appena arrivarono davanti alla porta arrugginita e antica, Arya non esitò ad aprirla, quando Hariko e Tomoko entrarono, si stupirono delle cose che vedevano. L’anziana signora, come se conoscesse da sempre quel luogo, andò davanti alla porta del piccolo giardino, tirò la maniglia e entrò dentro, vide diverse piante e in terra trovò un pezzo di stoffa, era di seta e dentro c’erano delle erbe secche, la prese in mano e la portò dentro la biblioteca appoggiandola sopra il tavolo che vedeva davanti a sé.
— Arya, perché hai messo delle erbe dentro a questa stoffa e l’hai lasciata lì? — chiese Tomoko.
— Stavo utilizzando la formula per non maghe con Inuko prima di incontrarvi, — spiegò.
— Dato che sono più informata, posso modificarla o utilizzare un’altra che è più efficace.
— Mi affido a te, Tomoko. Spero di diventare una maga veggente come era stata la mia antenata.
L’anziana signora le sorrise, prese il libro che era sopra il reggi libro, lo sfogliò e dopo si fermò. Scosse la testa, andò nella biblioteca antica, chiuse gli occhi e pensò. Aprì gli occhi, andò davanti allo scaffale sinistro e prese un piccolo libro che era in basso a destra, il suo dorso era color verde marino, la prima copertina era verde primavera e la superficie si presentava ruvida al tatto.
Sulla copertina era scritto “The Worth Witch Watch Boryūmu 2” (“La strega di valore guarda Volume 2”), nel mezzo c’era un disegno di un cerchio viola e invece nell’angolo in basso a destra c’era una scritta “Aete hiraku hito wa, majutsu-shi ni narimasu” (“Chi osa aprire, una maga sarà”). Tomoko mise sopra il tavolo quel libricino in modo tale che lo vedessero anche gli altri.
Lo aprì e uscì una luce bianca e brillante, vide nella prima pagina la prima lettera più grande rispetto al testo ed era ornata da disegni di fiori e piante, nella pagina accanto c’erano degli oggetti disegnati: una piuma, un anello blu, un seme e una gemma e sotto era incisa una parola “Tre-san”.
Cosa significava? Arya osservò meglio la figura ma non trovò nulla di importante.
— L’unica cosa che mi salta di più all’occhio è una gemma, e se fosse la gemma leggendaria? — chiese la ragazza a Tomoko.
— Arya, penso che sia proprio quella. Il punto è che...
— Il tre è riferito a quei tre oggetti disegnati insieme a quella gemma, credo che siano collegati.
— Ottima osservazione mia cara apprendista. Stavo dicendo che...
— E non sono, per caso, gli oggetti che appartengono ai guardiani dei cinque elementi?
— Mi stai togliendo le parole di bocca! Stavo dicendo che è scritto in una lingua antica, — disse Tomoko guardandola.
— Inuko non può leggere, è una mezzo demone. Perché non usiamo i nostri poteri? — chiese Arya.
— Mi dispiace deluderti ma i miei si stanno indebolendo e quindi dovrai fare tutto te, questo libro è nato per aiutare le maghe e d’ora in poi ti servirà, è come se avesse uno spirito all’interno.
— Capisco Tomoko, ho letto bene ma questo libro è il secondo volume? — domandò l’apprendista.
— Sì, in tutto sono tre, ho scelto il secondo perché sapevo che si poteva trovare qualcosa d’utile.
Il primo è leggero da leggere e spiega le erbe speciali, la copertina e la costola sono di colore blu chiaro e c'è un cerchio arancione disegnato, l’ultimo è pesante ed è difficile da capire, penso che descrive come creare le magie maligne, la copertina e il dorso sono di colore acquamarina e il cerchio disegnato è d’avorio. Quest’ultimo non lo devi aprire in questa fase della vita perché sarebbe un danno enorme sia per te e sia per le persone che ti stanno intorno!
 
Arya annuì e giurò che non lo avrebbe mai aperto, poi si concentrò e tradusse la prima pagina.
Sebbene gemma e i tre oggetti non si possono slegare fra loro, riunirli se sono separati. Piuma è aria pura, anello blu è acqua cristallina e seme è terra viva. La gemma racchiude tutto, sia passato, presente e futuro. Contiene già altri due oggetti che ne parlerò dopo.
Intervenne Hariko dicendo che aveva già visto la piuma, l’anello blu e il seme invece Inuko si ricordò che l’avevano i figli di Miroku e Sango.
— Chi sono queste persone? Mi dispiace che non appartengo a quell’epoca, — ammise Arya.
— Non ti preoccupare, mio padre e mia madre negli anni passati viaggiavano con Miroku e Sango.
Miroku è un monaco buddista e Sango è una cacciatrice di demoni, hanno tre figli, due ragazze gemelle e un ragazzo e si chiamano Misa, Kugo e Roan, — spiegò Inuko all’amica.
— Se il libro dice che devono rimanere con la gemma, dobbiamo andare nell’epoca Sengoku.
— Cara Arya, se Inuko e Hariko hanno detto che si trovano là, dovete andarci, io non posso venire con voi e quindi ti consiglio di portare i libri che ti dicevo prima.
— Devo andarci per forza? Ho un problema, non so cosa dirlo a mia madre Ayumi, — ammise.
Tomoko la rassicurò, Arya annuì, prese sotto il tavolo di marmo un grande zaino grigio, chiuse il volume e lo mise dentro, si avviò verso la biblioteca per prendere gli altri due e li infilò dentro, mise nelle spalle lo zaino e infine formulò “Nakami” (“Dentro ora”). Lo zaino sparì dalla vista di tutti, sorrise e disse che l’aveva fatto per non aver problemi nell’epoca Sengoku.
 
Un’ora dopo si trovavano davanti casa di Arya, la ragazza si tolse le scarpe appoggiandole in terra davanti alla porta di casa e invitò gli altri a fare altrettanto, poi fece accomodare Inuko, Hariko e Tomoko in soggiorno e andò al secondo piano a chiamare sua madre che stava stirando dei vestiti.
— Sono a casa! C’è la figlia di Kagome e Hariko. Abbiamo anche la signora Tomoko Takagi, — comunicò Arya alla madre.
Le sorrise, staccò la spina del ferro da stiro, uscì dalla stanza con lei e andarono al piano sotto. Arrivati al piano terra, Ayumi andò nella stanza dove erano gli ospiti e li salutò inchinandosi, si mise a sedere in un zabuton (cuscino) accanto al zataku (tavolino basso) fatto di legno. Piegò la testa per rispetto verso Tomoko la quale le sorrise e parlarono di Arya, la signora spiegò la decisione improvvisa della ragazza e il rapporto che c’era fra di loro, Ayumi ascoltava attentamente l’anziana e annuiva. Infine Tomoko e gli altri si alzarono dai cuscini e lasciarono Ayumi in casa, la salutarono e la ringraziarono e sua figlia Arya la salutò per l’ultima volta con un grosso sorriso.
 
Prossimo episodio: _Episodio 47_“Peripezia”_ Inuyasha_

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Capitolo 21
*** _Episodio 47_“Peripezia”_ Inuyasha_ ***


_Episodio 47_“Peripezia”_ Inuyasha_
 
Inuko, Hariko, Arya e Tomoko stavano andando verso il tempio Higurashi e mentre camminavano, Tomoko stava dando alcuni consigli ad Arya per esempio come utilizzare la propria intuizione e dei semplici trucchi, la ragazza dai capelli biondi annotava tutto su un blocco note che aveva tirato fuori da una tasca dei pantaloni neri, Inuko si meravigliava dell’amica che riusciva a scrivere mentre camminava, Arya si accorse che la mezzo demone la stava osservando, si fermò e le chiese che cosa non le tornava mentre la guardava.
— Nulla di particolare, ero solo stupita per quello che stavi facendo, — disse Inuko.
— Capisco, le ragazze possono fare due o più cose contemporaneamente.
— Davvero? Sono un caso a parte perché lo sai che non sono del tutto umana, — affermò.
— Sei una ragazza a metà. Però ti accetto così come sei, Inuko, — Arya la rassicurò.
— Che cosa c’entra questo con quello che si sta dicendo?
Risero insieme per un po’ e si abbracciarono, arrivarono davanti a delle scale dove in cima si vedeva il Torii rosso (portale in legno) con intorno molti alberi, in lontananza si vedeva il tempio, a destra l’albero sacro e la casa, invece a sinistra il pozzo mangia ossa e uno sgabuzzino.
— È qui dove abita Sota, il fidanzato di mia nipote Suei? — chiese Tomoko.
— Questo tempio è quello della sua famiglia, signora Takagi, — disse Arya.
— Si chiama Higurashi, è il cognome di mio zio e di mia madre, — spiegò Inuko.
— Quindi anche tu hai quell’importante cognome, non è vero?
— Sì signora Tomoko e pure mia sorellina Shame.
Salirono le scale e si fermarono davanti alla porta di casa, Tomoko osservava l’ingresso del pozzo mangia ossa, Inuko bussò alla porta e aprì Shame che sorrise, in braccio aveva il gatto Buyo, la piccola mezzo demone spiegò che gli altri stavano dormendo e la sua sorella la informò che dovevano ritornare a casa ma questa volta veniva con loro anche Arya solo perché aveva il compito di aiutarli a trovare dei oggetti, Shame sentendo ciò, era felice che veniva anche la biondina e poi chiese cosa erano di preciso gli oggetti.
— Ti ricordi i cinque elementi? Stiamo cercando i tre braccialetti di Misa, Kugo e Roan, — precisò.
— Sì, ed è per questo che tutta la mattina sei rimasta fuori con Arya, — disse la mezzo demone.
Inuko accarezzò la fronte della sorella, annuì e sorrise, Shame invitò gli altri a entrare e a non fare rumore, li fece sedere su delle sedie in cucina, mise in terra il gatto e gli dette dei croccantini nella ciotola vicino alla porta, prese dal frigo una scatola di cartone dove c’era l’aranciata e se lo versò in un bicchiere, poi offrì dei biscotti a Hariko che li accettò volentieri. Inuko e Arya andarono nel piano superiore nella camera di Kagome a prendere dei fogli e delle penne, ritornarono in cucina e la mezzo demone disse ad Arya di scrivere quello che voleva dire e lasciarono il foglio piegato sopra il tavolo accanto a uno dei tre piatti di ramen di carne pronti per essere mangiati, e una brocca piena di sakè, Inuko fece il pugno con Arya, uscirono di casa e andavano verso il pozzo mangia ossa, Tomoko si fermò all’uscio, salutò i ragazzi e li avvertì di stare attenti, annuirono salutandola con un inchino, poi uno alla volta saltarono dentro al pozzo, la signora sorrise e attese sua nipote Suei dentro casa.
 
Due ore dopo
Durante la cena Inuko presentò Arya ai suoi genitori spiegando che era una veggente e una apprendista maga, era venuta con loro per un determinato scopo, invece Shame parlava con Hariko. Dopo aver finito di mangiare, le due mezzo demoni si misero distese nei lettini di paglia e con le lunghe stoffe di seta perché erano stanche e volevano riposare, Hariko e Nozomi stavano discutendo fra loro ed erano in piedi, invece Arya si mise seduta con le gambe incrociate sopra al lettino recitando la formula “Imasugu” (“Fuori ora”), dal dietro della schiena apparve lo zaino grigio.
Si alzò, se lo tolse, lo appoggiò in terra, lo aprì e tirò fuori il secondo libro, voleva leggere di nuovo la frase che aveva tradotto nel pomeriggio per capire se c’era un messaggio nascosto.
Si mise a sedere e aprì pian piano il libro, guardò meglio la figura a destra della seconda pagina e vide scritto, in caratteri piccoli, vicino al disegno della gemma akvamarīns (acquamarina).
“Forse è una formula magica, se gli farò domande, in che lingua mi risponderà?” pensò fra sé.
Toccò la piuma e le apparve una luce bianca che si trasformò in una frase in giapponese moderno.
Piuma dell’aria,
apprendista non esitare
chiedere informazioni a me
è come volare
Incredula e stupita da quello che aveva appena letto, chiese cosa doveva fare dopo aver riunito i tre oggetti con la gemma e infine trovare i tre braccialetti di protezione.
Riunire e aspettare,
tre giorni in avanti
e in alto mirare
Alto monte ti aspetterà
e con una nuvola ti saluterà
— Gli oggetti non sono stati riuniti insieme alla gemma, sarà fatto domani, disse Arya al libro.
Tempo sarà
e il domani arriverà
Monte un giorno in più
Quattro arie da tirare su
— Grazie, — disse mentre stava chiudendo il libro che emanava una leggera e sofferente luce.
 
Prossimo episodio: _Episodio 48_“Annessione”_ Inuyasha_

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Capitolo 22
*** _Episodio 48_“Annessione”_ Inuyasha_ ***


_Episodio 48_“Annessione”_ Inuyasha_
 
Domenica 5 giugno 2022
Spuntò il sole dal dietro una collina, man mano che passava il tempo i suoi raggi illuminavano i villaggi più vicini fino ad arrivare alle case e inoltre illuminò quella di Inuko e delle sue amiche gemelle, da una piccola finestra filtrava la luce nella camera dove stavano dormendo, si fermò sopra il volto di Arya che la fece svegliare, la ragazza si alzò e dato che non sapeva che cosa fare, buttò in terra sia Inuko e sia Shame che stavano dormendo beatamente, la biondina rise vedendo le due facce in stato confusionale e assonnate che non capivano chi fosse quella davanti a loro ma poi capirono che era la loro amica apprendista maga, le due mezzo demoni si alzarono, rimisero apposto le coperte e uscirono con Arya dalla stanza senza svegliare gli altri. Appena uscirono, sentivano i canti dei rondoni e dei passerotti, in terra erano spuntati molti fiori e ognuno aveva un proprio colore, c’era pure la menta che profumava e varie farfalline che volavano.
— Arya perché ti sei svegliata a quest’ora? — chiese Inuko alla sua amica guardandola in viso.
— Avevo la luce negli occhi, — rispose con un sorrisetto stampato in viso.
— Come si sta bene e non fa tanto caldo, — disse Shame che raccoglieva qualche fiore nel prato.
— Già hai ragione, — ammise Inuko mentre la guardava.
Arya si accorse che un fiore le era familiare, era una Dicentra spectabilis fucsia chiaro (cuore di Maria), Inuko vide che c’era Sesshomaru insieme a Jaken e al demone–cavallo Ah–Uh in cielo.
— Guarda un po’ chi vedo, non eri partita con Shame e il tuo amico giorni fa? — disse lo zio.
— Siamo tornati ieri. Questa è Arya, è del mondo presente e apprendista maga, — rispose Inuko.
— Ma è tuo zio Sesshomaru, fratellastro maggiore di tuo padre Inuyasha? — domandò la ragazza.
— Come sai il mio nome? Se sei un’apprendista, ci credo. Andiamo Jaken, — affermò e sorrise.
 
Arya andò a prendere delle foglie di tè in un campo vicino insieme alle sorelle mezzo demoni per la colazione, tornarono dentro la capanna e videro Hariko e Nozomi in piedi che si erano appena svegliati ed entrambi sbadigliavano, anche i loro folletti, il folletto del fuoco Ka e quella dell’etere Ku, si erano svegliati ed erano sedute sopra la spalla dei loro rispettivi padroni. Nozomi aiutò Arya ad accendere il fuoco, Shame andò in un’altra stanza per svegliare i genitori e invece Inuko e Hariko parlavano fra loro, il ragazzo guardava la mezzo demone e mentre la osservava, gli occhi brillavano e le guance divennero rosse, Inuko lo ascoltava e anche le sue guance si colorarono di rosso e rideva, purtroppo vennero interrotti da Shame che piombò sopra la sorella e l’abbracciò, Hariko guardò da un’altra parte mettendo una mano sopra la testa perché era tanto imbarazzato.
Arrivarono Inuyasha e Kagome nella stanza, Nozomi sorrise e offrì ad entrambi un po’ di tè i quali accettarono molto volentieri, erano contenti di avere tanti ragazzi intorno a sé che si preoccupavano di loro e del mondo che li circondava.
 
L’apprendista maga, le due mezzo demoni, Hariko e Nozomi andarono verso la casa delle gemelle e quando entrarono videro che stavano ancora mangiando, Arya li salutò facendo un inchino e i cinque sorrisero, Inuko presentò la sua amica spiegando per quale motivo si trovava lì invece di essere nel mondo presente.
— Posso vedere gli oggetti che avete? Ci servono per trovare i braccialetti di protezione, — sorrise.
Misa tirò fuori dal sotto del suo cuscino la piuma, Kugo prese l’anello blu da una tasca della sua veste e Roan aprì un cassetto e afferrò il seme, non appena dettero gli oggetti, il secondo libro di magia uscì fuori dallo zaino grigio e si aprì, Inuko capì che doveva dare la gemma azzurra all’amica apprendista, tolse il ciondolo dal collo e lo dette ad Arya la quale ricambiò facendo un grosso sorriso, infine lo mise in terra con gli altri vicino al libro aperto, sfogliò una pagina e lesse: Unificazione: mettere le mani sopra la piuma, l’anello blu, il seme e la gemma azzurra e dire: longinquis, propinqua, rursus in aeternum erit (oggetti lontani, oggetti vicini, di nuovo insieme saranno per l’eternità).
Arya si inginocchiò e fece quello che c’era scritto senza battere ciglio, la gemma emanò una forte luce biancastra, gli oggetti andarono dentro, la luce fece apparire delle immagini in bianco e nero e sentirono una voce, si faceva chiamare Kamaris e stava avvisando due guardiani dei cinque elementi dicendo che i loro doni si trovavano già dentro la pietra preziosa, senza quelli non poteva mostrare le immagini, purtroppo sia la voce e sia la luce si stavano affievolendo pian piano e dopo un po’ scomparvero del tutto e ritornò una normale gemma, Arya prese il ciondolo e lo mise al collo, chiuse il libro verde e lo sistemò dentro lo zaino, i presenti erano sorpresi per le visioni.
— Arya, che cosa significano quelle immagini? Sono irriconoscibili, — disse Inuko.
“Alto monte ti aspetterà... quattro arie da tirare su.” pensò di nuovo Arya quello che le aveva detto il libro magico il giorno prima.
— Fra tre giorni dobbiamo andare sul monte più vicino per trovare uno dei tre braccialetti, — disse infine l’apprendista ai suoi amici.
— Qual è il monte più vicino, Arya? — chiese Shame guardandola con occhi dolci.
— Scusami tanto, questa informazione non la conosco piccola Shame, — rispose impacciata.
— Ma come, — rispose Misa alla domanda di Shame, — non sai il nome? È il monte Kobushi.
 
I cinque salutarono gli altri e si avviarono verso il villaggio per farlo vedere all’apprendista maga e per farle conoscere delle persone, mentre camminavano videro molti campi in fiore con tante piante colorate di rosa e anche vicino alla piccola strada, Shame corse verso un prato e prese qualche fiore per darli a Inuko la quale ricambiò con un grande sorriso, Hariko aveva trovato, ai margini della strada, un fiore arancione e lo aveva raccolto apposta per la mezzo demone, Inuko distolse lo sguardo e guardò il fiore che si trovava nelle mani della persona che amava.
— Tieni, questo è per te, — disse il ragazzo mentre guardava il viso arrossato di Inuko.
La mezzo demone lo prese ma non credeva ai suoi occhi: era come se stesse guardando un sogno attraverso una piccola finestra, rimase lì a fissare il viso con le pupille brillanti.
— Sei molto apprezzata da tanta gente, vero? — chiese Arya all’amica e poi rise.
Inuko non rispose alla domanda dell'apprendista perché guardava ancora Hariko e il volto del ragazzino era diventato un po’ colorito, subito dopo Nozomi prese per un braccio suo fratello e lo isolò da una parte.
— Provi qualcosa verso Inuko? — chiese Nozomi un po’ scocciata.
— Ehm, sì. Perché lo vuoi sapere Nozomi? — rispose Hariko imbarazzato.
— Sei troppo giovane per queste cose, dovrei averlo io un fidanzato che ho quattordici anni! Capisci o no? — disse Nozomi alzando la voce mentre teneva le mani sopra le spalle di Hariko.
— Mi piace davvero tanto, cosa devo farci? — domandò mentre toglieva le mani della sorella.
La ragazza non rispose e iniziò a fissare la strada con aria imbronciata, chiuse le braccia fra di sé e proseguì senza rivolgere una parola ad Hariko. Perché Nozomi si comportava in quel modo?
Era gelosa nei confronti di Hariko o lo voleva proteggere dato che era l’unico rimasto della sua famiglia? Da quando i loro genitori sono morti, aveva iniziato a sentirsi sola e a non fidarsi più delle persone che conosceva per poco tempo, Hariko rimase sorpreso come si era comportata sua sorella nei suoi confronti e pensava che era colpa sua che reagiva in quel modo.
 
Durante l’ultima parte del tragitto camminavano silenziosamente senza guardarsi a vicenda, invece Inuko stava a fianco di sua sorella e Arya mentre proseguivano.
Si fermarono vicino a un albero, nel lato destro era stata costruita una capanna e sotto alla pianta trovarono Rin che era seduta su un masso e stava pestando delle erbe dentro una ciotola che potevano essere usate per le cure mediche. La ragazza si accorse dei cinque, si alzò in piedi, posò la ciotola in terra e si inchinò, indossava un kimono viola con delle farfalle arancioni, una fascia rossa e portava un fermaglio Kanzashi con un fiore blu fra i capelli.
— Buongiorno, se state cercando Kaede è nel campo di Jinenji insieme a Shippo che stanno prendendo delle altre erbe mediche, — disse la ragazza sorridendo e indicava la strada da seguire.
Inuko fece un inchino e la ringraziò, la mezzo demone si ricordava dove si trovava il campo di Jinenji che era lo stesso dove andavano i suoi genitori a prendere l’erba medica quando qualcuno si ammalava. Passarono dei minuti e infine intravidero un campo dove all’interno c’era una persona anziana e un demone volpe che aveva una coda arancione, era Kaede insieme a Shippo. Quest’ultimo, ormai cresciuto, lasciò il piatto che stava utilizzando per raccogliere l’erba solo perché aveva sentito qualcuno arrivare, voltò lo sguardo e vide i volti delle due mezze demoni. Appena li vide rimase sorpreso perché era da parecchio tempo che non li vedeva e anche perché non abitava più nella capanna di Inuyasha e Kagome, da quasi dieci anni si era allontanato dalle case dei suoi vecchi amici d’avventura perché il suo vecchio scopo, che era quello di uccidere Naraku per vendicarsi della morte di suo padre, si era stato concluso. Col passare degli anni era diventato più alto, aveva allungato i capelli arancioni raccolti in una coda di cavallo con un fiocco turchese, indossava sempre il solito kimono decorato con foglie bianche, un gilet di pelliccia marrone chiaro e un sashinuki hakama blu (una gonna pantalone a pieghe). Shippo viveva da solo in un altro villaggio e ogni tanto andava a trovare Kaede e Rin per aiutarle.
— Inuko! Sono davvero contento di rivederti! Vedo che c’è anche la piccola Shame, — disse mentre andava incontro a lei per abbracciarla e facendo un grosso sorriso stampato in faccia.
La mezzo demone si meravigliò del gesto improvviso del demone volpe, sorrise e indicò la sua amica apprendista, per lei era la prima volta che incontrava uno come lui, quindi Shippo sciolse l’abbraccio e dette la mano alla ragazza del mondo presente.
— Piacere, il mio nome è Shippo, sono una volpe, o meglio un demone volpe. La mia cara amica Inuko non la vedo quasi mai, anche le altre ragazze. Abito da solo in un villaggio, poco lontano da qui, — spiegò in modo enfatizzato mentre i suoi occhi luccicavano.
Hariko e Nozomi si lamentarono con Shippo perché non venivano considerati, allora la ragazza gli tirò la coda invece il fratello gli pestò la zampa sinistra. Il demone volpe, che era molto sensibile, urlò un po’ per il dolore e non si girò verso loro, Nozomi si infuriò e lo prese per il collo.
— Ci vuoi ignorare eh? Ti darò dei pugni se non me lo dici! — esclamò la ragazza.
Shippo non sapeva cosa risponderle, il suo viso cambiò da sorridente a cupo e quindi intervenne Inuko dicendo a Nozomi che il suo amico stava scherzando e quando conosceva le persone da meno di un mese non aveva voglia di parlarci, la ragazza dai capelli arancioni annuì, lasciò la presa del collo e si scusò anche perché il comportamento di Shippo le ricordava un po’ sé stessa.
Arrivò Kaede che stava camminando lentamente, salutò i ragazzi e si girò verso la ragazza bionda.
— Non ti ho mai visto in queste parti. Chi saresti? — chiese Kaede sorridendo.
— Sono Arya, amica di Inuko e vengo dal mondo presente, sono una veggente e apprendista maga. Lei è la sacerdotessa Kaede, sorella della defunta sacerdotessa Kikyo, vero? — affermò Arya spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio destro. La donna annuì, prese un po’ d’erba medica dalla ciotola e la offrì alla ragazza dai capelli biondi mettendola nella sua mano destra.
— Ti può servire per qualche magia e può essere utilizzata anche per curare le persone, — spiegò.
Arya si inchinò e ringraziò la vecchia sacerdotessa Kaede.
 
Quattro ore dopo
Dopo pranzo, le due mezzo demoni con Arya, le due gemelle e Nozomi andarono a fare il bagno nel fiume più vicino insieme a Kagome e anche con Sango.
— Che bel posto, ti puoi rilassare e riposare, l’unico problema è l’acqua, — disse Arya mentre incrociava le braccia intorno al piccolo seno per aver sentito il cambiamento della temperatura.
— Hai ragione, è molto fredda e quasi gelata, — replicò Nozomi mentre era in piedi che si stava toccando i lunghi capelli arancioni.
— Per me va bene, ci sono abituata perché da quando ero piccola ci venivo qui insieme a Shame e le due sorelle, — commentò Inuko mentre stava seduta in acqua vicino a una grande roccia.
Shame era entrata dentro in tutta tranquillità, nuotava sott’acqua e faceva schizzi a Kugo, la ragazza dai capelli celeste chiari si arrabbiò molto con la piccola mezzo demone perché non doveva sprecare quel liquido prezioso inutilmente dato che Kugo stessa era la guardiana di quell’elemento.
Misa era seduta nell’acqua vicino a Inuko e stava appoggiando delicatamente la testa sopra una roccia e chiuse gli occhi per rilassarsi, invece le madri, Kagome e Sango, erano sedute sopra il verde prato dove vicino avevano una grande roccia che si affacciava sul fiume e entrambe controllavano le ragazze.
 
Intanto Hariko e Roan si trovavano vicino al grande albero, il guardiano del fuoco era disteso sul prato e guardava il cielo dove c’erano molte nuvole che si spostavano pian piano e un gruppo di passeri di molti colori volavano su mentre il guardiano della terra se stava seduto e strappava qualche ciuffo d’erba o qualche piccolo fiore solo per passare un po’ di tempo.
— Hariko, sai qualcosa su Arya? — chiese Roan mentre tirava i ciuffi d’erba verso l’amico.
— Perché lo vuoi sapere, ti interessa? Pensavo che apprezzavi mia sorella, — rispose tirandosi su.
— Solo per curiosità, perché mi devono piacere? Le conosco poco, Arya solo da oggi, — concluse il ragazzo alzandosi in piedi sbadigliando e si stirò.
— La prima volta che ho visto Arya era alle elementari, è un po’ riservata, seria, attenta e prova compassione verso il prossimo. Ha solo Inuko come amica, da quando la conosco aveva provato a far amicizia con altre persone senza successo, — spiegò Hariko sorridendo mentre stava ammirando delle Sasakia charonda, farfalle di colore blu intenso che volavano accanto a lui.
— D’ora in poi avrà noi come amici, — affermò Roan mentre guardava il sole che si era appena spostato dalle nuvole.
Il guardiano della terra chiese ad Hariko se sapeva qualcosa riguardo ai braccialetti che dovevano trovare nei giorni seguenti, l’amico rispose che servivano per proteggere dal male e si dovevano attivare quando il potere di un elemento non bastava per sconfiggere i nemici.
— Voglio cercare in tutti i modi il mio così proteggerò le persone che amo! — concluse mentre stava facendo un pugno con la mano sinistra.
 
Prossimo episodio: _Episodio 49_“In mezzo alla tribù Yoro Parte 1”_ Inuyasha_

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Capitolo 23
*** _Episodio 49_“In mezzo alla tribù Yoro Parte 1”_ Inuyasha_ ***


_Episodio 49_“In mezzo alla tribù Yoro Parte 1”_ Inuyasha_
 
Tre giorni dopo, mercoledì 8 giugno 2022
Gli otto ragazzi si alzarono molto presto, fecero colazione seduti sopra il prato vicino all’albero sacro assieme ai loro folletti, dopodiché salutarono le famiglie e partirono verso il posto stabilito. La meta era poco lontana, quando arrivarono videro sopra alla montagna una grande nuvola, all’interno se ne stava in piedi un giovane ragazzo sui ventuno anni, portava un turbante azzurro, un kimono azzurro fiordaliso, un haori ceruleo decorato con perle bianche (soprabito), un obi bianco (cintura) e dei geta marroni (sandali), vedendo arrivare delle persone, sorrise, spostò lo sguardo verso Misa e la chiamò. La ragazza, sentendo una voce provenire dall’alto, si meravigliò, il ragazzo mosse la nuvola verso di lei così gli poteva parlare, il suo nome era Tamiru ed era il guardiano del braccialetto dell’elemento aria, portava l’oggetto nel suo polso destro, glielo aveva dato suo padre quando era appena nato, il suo compito era quello di aspettare il nuovo proprietario dell’aria, dare quel strumento e infine ritornare a essere una normalissima persona.
— Devi superare una prova se vuoi averlo, — iniziò a spiegare, — Se ti ritieni la vera guardiana dell’aria, dovrai combattere con lealtà e sincerità contro le cavallette giganti chiamate Chiyos, si trovano nella foresta blu, non dovrai né barare né tanto meno farti aiutare, se tu li sconfiggerai, ti darò il premio, se invece perderai dovrai tornare fra un mese esatto e se fallirai ancora verranno presi sia i tuoi poteri e sia il folletto dell’elemento, — concluse mettendo le braccia incrociate.
Misa accettò la sfida anche se era consapevole che poteva fallire ma questa cosa non le importava: era sicura di vincere, andò nella foresta con gli amici i quali si misero da una parte insieme alla sua folletta Fu ad osservare la scena, all'interno c’erano alti bambù di colore blu e verde, invece Tamiru rimase sopra la sua nuvola a controllare. La ragazza dai capelli blu scuri vide le cavallette giganti inferocite con degli occhi rossi che la stavano aspettando e allora iniziò ad attaccarli con il bastone blu creato con le sue mani, da una delle due estremità dell’oggetto fece uscire l’aria gelida chiamata Chiru che colpì e abbatté alcune cavallette, invece gli altri insetti li stordì facendoli schiantare contro alcune piante di bambù, fece di nuovo la stessa cosa ma questa volta la potenziò: “la tecnica del bastone girevole”. Apparve un turbine violento che spazzò via alcune cavallette e mentre li uccideva, le canne di bambù emisero suoni, rimase solo una cavalletta gigante, si presentava più feroce delle altre già sconfitte, la ragazza mostrò la tecnica segreta dell’aria “la piuma celestiale”, era un tornado con tante piume che riunite formavano una grande piuma azzurra, si scontrò contro quel verde animale che cadde a terra senza forze, Misa, quando vide che tutti gli insetti erano adagiati in terra, si sentì davvero felice, glielo si leggeva nel viso sereno ma si vedeva anche che era abbastanza affaticata dopo lo scontro. Tamiru, compiaciuto, si spostò in basso per andare dalla ragazza, fece scomparire la nuvola e l’abbracciò, Misa si sorprese e si lasciò andare dal questo gesto affettuoso e istintivamente pianse di felicità fra le sue braccia, le accarezzò la testa per rassicurarla, appoggiò le mani sopra le sue spalle, la guardò in viso e poi sfilò il braccialetto celeste dal suo polso e lo mise in quello destro della ragazza dai capelli blu scuri.
— Congratulazioni Misa, sei la vera guardiana dell’aria, non avevo dubbi, — disse sorridendo.
— Cosa vorresti dire, Tamiru? — chiese togliendosi le poche lacrime che le rigavano il viso.
— Leggevo nei tuoi occhi che eri e sei la persona giusta che potrà svolgere questa cosa, — rispose accarezzando la fronte di Misa con la mano destra.
— Grazie del complimento. Mi dispiace ma devo andare, — disse mentre si inchinava per rispetto.
Mentre andava via con i suoi amici, si girò verso lui, mosse la mano e sorrise, il ragazzo ammiccò ricambiando il sorriso e alla fine vide scomparire il gruppetto dalla foresta di bambù.
Non appena lasciarono il bosco, Arya si fermò perché di colpo uscì il secondo libro verde dal suo zaino e si aprì illuminandosi tutto. L’oggetto magico iniziò a parlare:
Ora passa e non c’è più
Un passo in avanti o in giù
Trasparenza luminosa da trovare
Oggi stesso ad aspettare
Sentendo le frasi in rima, Arya rifletté un po’ mettendo la mano sotto il mento, alzò lo sguardo, guardò i suoi amici che si erano già fermati e annunciò il messaggio decifrato.
— Dobbiamo spostarci in basso, bisogna trovare il fiume, — disse mentre indicava la direzione.
Le sorelle mezzi demone annuirono guardandosi a vicenda e gli altri fecero altrettanto, avevano appena ripreso a camminare, quando a un certo punto Inuko inciampò sopra una grande pietra, cascò in terra e si sbucciò le gambe, mani e nella parte destra del viso. Hariko le dette una mano così si poteva alzare, le ragazze più grandi, ovvero Misa, Kugo e Nozomi, andarono alla ricerca di un villaggio per trovare qualcuno che potesse curare le ferite. Shame e Arya parlavano fra loro mentre erano sedute sopra a delle rocce insieme a Hariko e Inuko, invece Roan fece una passeggiata per il bosco non allontanandosi troppo dai suoi amici, il ragazzo trovò un marchingegno amatoriale, c’era un legno messo in terra inciso due volte, era unito con un piccolo tronco collegato ad una corda sottile, il filo presentava un largo cappio ed era legato a un ramo di un albero, il laccio non era stato nascosto perché non c’erano piante verdi che lo coprivano ma era stato solo appoggiato sopra a delle grosse pietre, Roan tornò dai amici e disse quello che aveva visto, Inuko sentendo le sue parole, si ricordò che quel tipo di trappola era opera dei due figli di Koga e Ayame. Poi sbucarono Nozomi con le due gemelle e una persona molto più grande rispetto a loro la quale riconobbe subito Inuko, era Ayame, aveva con sé un grande recipiente, dentro c’erano i caprifogli giapponesi immersi d’acqua bollente, aveva addosso un mantello fatto di pelliccia bianca, una gonna di pelliccia, una collana con pietre verdi, le braccia e i piedi erano ricoperti di pelliccia, portava un’armatura blu e rossa e un iris viola sui capelli rossi, guardò Inuko e le sorride, si inginocchiò davanti a lei e appoggiò due o tre foglie di caprifoglio sopra un ginocchio.
— Da quanto tempo conosci le piante curative Ayame? — chiese Inuko mentre la guardava.
— Dopo che mi sono sposata con Koga, un tempo preferiva tua madre e se volevo essere la sua donna ideale, dovevo imparare tutte le cose che Kagome sapeva fare, però purificare oggetti demoniaci quello non lo so fare, — spiegò la demone lupo e tirò un sospiro di sollievo.
Inuko, oltre a Shame, sapeva di già che negli anni passati Koga era rivale in amore di loro padre e quella cosa non le interessava tanto ma in quel momento le importava dei suoi polpacci, quello di destra le bruciava un po’ ma fece finta di non sentire dolore quindi sorrise ad Ayame.
— Ti fanno male ancora? — chiese la demone lupo dai capelli rossi guardando il viso della ragazza mentre si spostava un ciuffo dietro l’orecchio.
— No, sto bene. Penso che non c’è bisogno di curare l’altra, — rispose facendo un sorriso forzato.
Inuko si alzò in piedi, ma appena ebbe fatto il primo passo, cascò nuovamente.
— Sei sicura che va tutto bene, Inuko? — disse l’amica veggente mentre la guardava con il viso leggermente inclinato verso sinistra.
— Penso che non potrò camminare per alcuni giorni, scusami se stavo mentendo, — affermò.
Ayame rise, sollevò la mezzo demone, se la mise in braccio e consigliò agli altri di seguirla, stava andando al suo covo, cioè quello della Tribù degli Yoro che era vicino a un fiume.
 
Prossimo episodio: _Episodio 50_“In mezzo alla tribù Yoro Parte 2”_ Inuyasha_

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Capitolo 24
*** _Episodio 50_“In mezzo alla tribù Yoro Parte 2”_ Inuyasha_ ***


_Episodio 50_“In mezzo alla tribù Yoro Parte 2”_ Inuyasha_
 
Il posto si trovava vicino a un fiume, l’entrata era davanti a una cascata, dinanzi c’erano delle grosse pietre e accanto alcuni focolai spenti, dopo averla sorpassato, Inuko e gli altri videro alcuni componenti della tribù seduti in terra tra cui i figli di Ayame, si chiamavano Ayako e Ayaga.
Erano due gemelli di dodici anni, lui era calmo, intelligente e vagabondo invece lei era molto determinata e decideva sempre cosa fare quando era assieme a gemello, Ayako aveva gli occhi verdi acqua, capelli rossi lunghi legati da una coda, un’armatura nera e rossa sul petto, sulle spalle portava un mantello di pelliccia marrone, indossava una pelliccia bianca in tutto il corpo, aveva i polsi e le gambe ricoperti di pelliccia chiara e portava una spada nel fianco sinistro, Ayaga aveva gli occhi celesti, capelli neri legati in due code di cavallo, portava un’armatura rossa e nera, indossa una pelliccia marrone in tutta la sua corporatura, i piccoli polsi e le gambe erano coperti da una pelliccia scura e portava una piccola collana con pietre rosse e mentre questi due stavano creando delle nuove ceste con degli arbusti. I due sentirono dei rumori provenienti da fuori, alzarono lo sguardo e videro la loro madre Ayame insieme ad altre persone.
— Bentornata! Hai portato qualcosa da mangiare? — chiese Ayako che gli brontolava la pancia.
— No, dovevi aver già preso i pesci con tua sorella. State facendo ancora le gerle? Quante volte vi ho detto che non servono a nulla? — rispose alzando un po’ la voce.
— Siamo andati nella foresta, abbiamo messo delle trappole per le prede, — replicò Ayaga che continuava a intrecciare i vimini.
Ayame posò Inuko in terra in mezzo ai due gemelli e questi ultimi la guardavano incuriositi.
— Vi ricordate cosa vi aveva detto vostro padre? Questa è la prima figlia di Inuyasha, — spiegò la demone lupo mettendosi seduta accanto ad Ayako.
Il piccolo demone lupo annusò la spalla destra di Inuko per capire da dove proveniva, invece la sorella Ayaga la guardava male mentre incrociava le braccia intorno al petto.
— Non si mangia mica. Perché sono qui? — domandò Ayaga un po’ arrabbiata.
— Cosa pensavi che fosse? Sono venuti perché mi hanno chiesto un favore, — affermò.
Inuko guardò i due gemelli e sorrise un po’ imbarazzata, Shame, le due gemelle, Roan, Arya e Nozomi si misero seduti davanti ai due gemelli e invece Hariko si mise seduto vicino ad Ayaga. Ayako, appena incrociò gli occhi color ambra della mezza demone, diventò un po’ rosso nel volto e per l’imbarazzo si girò dall’altra parte, Hariko invece sorrise alla figlia di Ayame la quale gli fece una linguaccia e mise anche il broncio.
— Figli miei, siate gentili con loro, — affermò Ayame guardandoli un po’ arrabbiata.
I due lupetti risero, si alzarono e ammiccarono guardandosi a vicenda.
— Andiamo a prendere il cibo tutti insieme, vi va bene? — informò Ayaga puntando il dito contro le persone che erano davanti a lei.
— Siamo molto esperti a pescare nel fiume, uno perché siamo demoni lupi e anche perché siamo molto veloci, — spiegò Ayako mettendo le mani nei fianchi.
— Ragazza conciata male, resta qui senza fiatare con mia madre, comprendi? — disse Ayaga guardandola con occhi d’invidia.
— Come ti permetti di chiamare Inuko in quel modo? Devi portare rispetto verso la mia fidanzata! — replicò Hariko guardando la demone lupo mentre si alzava.
Il ragazzo voleva iniziare una piccola lotta però la demone lupo fece finta di non averlo sentito e uscì velocemente dalla caverna, Ayako chiamò la sorella per ricordarle che doveva aspettare sia lui e sia gli altri, Hariko fece un inchino verso Ayame, si avvicinò a Inuko, le baciò la mano destra e la mezzo demone divenne tutta rossa nel volto non appena il ragazzo uscì dalla caverna.
La donna dai capelli rossi restò dentro la caverna insieme a Inuko finendo di curare le sue ferite.
— Ti piace quel ragazzo che ti ha difeso? Lo leggo nei tuoi occhi, — sorrise mentre stava mettendo un po’ di unguento sopra una delle due guance della mezzo demone.
— L’ho salvato nel mondo presente e mi ci sono affezionata tanto, solo che non so ancora se mi piace, per me è una parola grossa dire che mi piace, però ogni volta che fa qualcosa per me, divento rossa e mi batte all’impazzata il cuore. Seconda te, sono ammalata? — chiese guardandola.
— No, sei solo malata d’amore, da come ti comporti mi ricordi proprio tua madre quando la incontrai la prima volta con Inuyasha, — rispose Ayame sorridendo e accarezzando i suoi capelli.
— Spero che ritornano presto gli altri, mi sto un po’ preoccupando, — disse piegando le ginocchia e appoggiò sopra il viso.
— Sei preoccupata per lui o per tua sorella Shame? — chiese.
— Entrambi, passo poco tempo con mia sorella perché sto quasi sempre con Hariko, da piccola trascorrevo le giornate con Misa e Roan e poco con Kugo perché era molto gelosa di me, — spiegò. Attualmente, da quello che ho capito, l’unica gelosa è la sorella di Hariko, Nozomi.
— La più grande quindi, ora che ci rifletto, un po’ si assomigliano, — affermò.
— Se si tagliasse i capelli, sembrerebbe un maschio, — precisò Inuko e rise.
Rientrarono gli altri, ognuno aveva nelle loro mani dei pesci, Ayame si alzò appena li vide entrare, andò nella parte interna della caverna solo per prendere pezzi di legna e rami insieme a Shame, poi misero i legni in terra vicino ai ragazzi, con i pezzi più piccoli formarono una piccola capanna e accesero il fuoco con l’aiuto del potere di Hariko, conficcarono i pesci presi in dei ramoscelli rimasti e li appoggiarono sopra il fuoco. Durante il pranzo, Nozomi spiegò perché si trovavano in quelle zone e mentre raccontava tutto ad Ayame e ai due lupetti, Arya prese dal suo zaino magico il libro verde per vedere quali immagini avrebbe mostrato questa volta, rimase stupita nel vedere il disegno miniato, il luogo che era illustrato assomigliava a quello dove si trovava lei e i suoi amici.
Quando la donna dai capelli rossi comprese che si trovava di fronte ai nuovi guardiani dei cinque elementi, si inginocchiò davanti a loro in segno di rispetto e costrinse ai suoi figli di fare altrettanto, i due lupetti, anche se non avevano ancora capito, chinarono lo stesso le teste.
— Ascoltate, — si alzò in piedi Arya, — appena avremo finito di mangiare, dobbiamo andare nel luogo descritto dall’indovinello, non è tanto distante, ve lo assicuro.
Inuko annuì mentre fissava l’amica, pure lei si alzò in piedi facendo piano e delicatamente e infine indicò la gemella Kugo.
— Tocca a te questa volta, figlia di Miroku, — disse Inuko sorridendo felicemente.
— Certo che lo so, per chi m’hai preso? — rispose ironicamente Kugo.
Gli otto giovani ringraziarono per l’ospitalità e salutarono Ayame e i due lupetti.
— Tornate a trovarci, sarò molto contenta quando vi rivedrò. Inuko, potresti salutare da parte mia e dei miei figliuoli la sacerdotessa Kagome e Inuyasha? — chiese Ayame.
— Con molto piacere, te li saluto volentieri! — rispose Inuko abbracciandola.
— Stai attenta ora dove metti i piedi, va bene? — informò Ayame accarezzandole la testa.
— Certo che lo farò! Grazie che mi hai guarito, — disse Inuko mentre si scioglieva dall’abbraccio.
 
Prossimo episodio: _Episodio 51_“Incontro ingannevole”_ Inuyasha_

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Capitolo 25
*** _Episodio 51_“Incontro ingannevole”_ Inuyasha_ ***


_Episodio 51_“Incontro ingannevole”_ Inuyasha_
 
Nel pomeriggio
Il gruppo lasciò il covo della Tribù degli Yoro per incontrare qualcuno vicino al fiume, Arya stava intuendo che avrebbe visto una persona di una certa età. Da quando si trovava nell’epoca Sengoku, i suoi poteri di intuizione erano diminuiti e stava pensando a come averne altri oppure quelli che aveva di già potevano essere solo amplificati. Arrivò alla meta insieme agli altri e il paesaggio non c’era più, comparve una fitta nebbia e dato che non riuscivano a vedere, iniziarono a chiamarsi a vicenda e poi udirono una voce che non avevano mai sentito prima, era calma e gentile.
— Chi siete voi? — disse all’improvviso.
— Chi è lei invece! C’è la nebbia se vi siete resi conto, — rispose Inuko.
— Il mio nome è Susifusa e da tanto tempo che aspetto la prossima guardiana dell’acqua, — con uno schiocco di dita fece scomparire la nebbia e apparve una terra deserta e brulla, — Un tempo, i grandi maestri del mio paese mi ordinarono di indossare il braccialetto di protezione dell’acqua e mi dissero di aspettare. Il momento è arrivato, — concluse sorridendo a Kugo.
I capelli grigi erano raccolti in una crocchia chiusa da una forcina marrone, portava degli orecchini pendenti con tre perle blu cobalto e indossava un kimono grigio chiuso da un obi blu (cintura), l’anziana dichiarò che se Kugo voleva diventare la nuova guardiana, doveva affrontare un cigno blu di nome Baryku, aveva un piumaggio insolito ed era l’ultimo della sua specie, gli altri erano morti a causa di un veleno sprigionato da un castello limitrofo. Se lo sconfiggeva, poteva ottenere il braccialetto e se invece perdeva, non poteva avere indietro sia i suoi poteri e sia la folletta dell’elemento.
— Sei pronta? — chiese la donna mentre la guardava dritta negli occhi.
— Non ho mai detto il contrario, — affermò Kugo.
La signora ordinò agli altri di nascondersi, fece comparire la nebbia schioccando le dita.
 
Kugo chiuse gli occhi, si concentrò e ascoltò attentamente se c’erano dei rumori, un suono stridulo fece la sua comparsa, la ragazza corse, sprigionò un liquido freddo Tkutai, colpì un’ala della bestia e centrò il muso, mosse le braccia, creò dalle mani un vortice d’acqua Kizo e lo indirizzò verso l’animale, quest’ultimo sbatté le enormi ali e respinse il liquido, Kugo rimase colpita però non si dette per vinta e continuò a sfidare la bestia, corse e iniziò a girargli intorno, quest’ultimo urlava e si dimenava sbattendo le ali, la ragazza lanciò dell’acqua gelata, prese il dorso del cigno e l’animale emise un grido schiantandosi al suolo, la ragazza capì di aver vinto e da quanto era stanca, si inginocchiò in terra. Dai cespugli uscirono i suoi amici con Susifusa che la applaudirono, l’anziana signora aiutò Kugo ad alzarsi in piedi, sfilò il braccialetto dal suo polso e glielo dette.
— Tieni, questo appartiene a te, conservalo e fai un buon uso, — disse Susifusa.
— Grazie signora, lo farò senz’altro, — rispose Kugo e poi l’abbracciò.
— Bene, bisogna cercare l’ultimo braccialetto, — esclamò Inuko all’improvviso.
— Per sapere dove si trova, devo consultare il libro, — disse Arya guardando l'amica.
La ragazza disse “Imasugu” (“Fuori ora”) e dalla sua schiena apparve lo zaino grigio.
Tirò fuori il libro verde, lo aprì e in una pagina comparì un nuovo indovinello:
 
Diverso modo è da fare
Alti capelli e bassi da trovare
Suolo solido farai
Superficie vicina la troverai
 
— Dobbiamo andare in un luogo con alberi di varia altezza, il terreno è morbido ma molto presto diventerà parecchio duro e si trova vicino a un villaggio, — spiegò Arya.
— Posso accompagnarvi per un breve tratto, ho i nipotini che mi aspettano, — affermò Susifusa facendo un sorriso.
— Va bene, non c’è nessun problema, — disse Misa.
Cominciarono a camminare su un lungo sentiero fatto di pietre rotonde, a destra e a sinistra si trovano dei fiori colorati, c’erano due peonie rosa insieme a due piante di camelie bianche, due primule viola erano assieme a una malvarosa gialla nella parte destra del viottolo e a sinistra sporgeva un gelsomino blu insieme a due violette e un iris arancione, poi videro la strada dividersi in due, l’anziana si fermò.
— Vi auguro un buon proseguimento. Sono onorata di avervi incontrato, — disse inchinandosi.
— Si figuri Susifusa! Siamo felici di avervi conosciuto, — rispose Kugo a nome di tutti.
La salutarono con un gesto della mano e prese la strada a sinistra, invece il gruppetto andò a destra, proseguirono fino a quando videro una signora preoccupata seduta sopra una grande pietra, Inuko si preoccupò e chiese alla signora se era tutto apposto mentre le guardava il viso.
— No, mia figlia più piccola Nao non sta bene, è stata posseduta. Aiutatemi per favore!
La mezzo demone non sapeva che fare e si girò verso i suoi amici, Shame affermò che secondo lei si perdeva tempo inutilmente, Nozomi mise le braccia incrociate e disse che non aiutava.
— Se il nostro piano è un altro, è meglio che la lasciamo perdere, — disse Misa.
— Anche se rimandiamo di un giorno, non è la morte di nessuno o sbaglio? — precisò Roan.
Kugo invece voleva aiutare quella donna in difficoltà e Arya disse che per lei era uguale, solo sperava che finissero presto.
— Anch’io vorrei aiutare! E tu, cosa ne pensi Inuko? — chiese Hariko.
La mezzo demone mise una mano sotto il mento e iniziò a pensare.
— Uhm, sì penso che sia una buona idea, — affermò Inuko.
Shame la guardò in modo sorpreso, Nozomi aveva il broncio e Misa era dispiaciuta, Arya andò dalla donna e l’aiutò ad alzarsi, quest’ultima la ringraziò.
— È distante il castello? — chiese Roan.
— Non molto, figliuolo, — rispose la signora mentre camminava vicino al ragazzo.
Il gruppetto la accompagnò alla dimora che distava solo un chilometro da dove si trovavano, quando entrarono dentro, la donna chiamò subito alcuni suoi servi.
— Portate i nostri ospiti nella camera della mia amata figlia Nao! — annunciò.
— Agli ordini, nostra sovrana! — esclamarono in coro.
Inuko insieme ai suoi amici andarono con la servitù della donna verso la camera della bambina e non appena entrarono, la mezzo demone e sua sorella Shame avvertirono qualcosa di strano.
— Non so perché ma questa stanza mi da una brutta sensazione, — proclamò Shame con aria preoccupata mentre osservava dappertutto.
— Hai ragione, Shame. Sento un’aura maligna in tutte le parti, — affermò Inuko.
Videro distesa su un futon bianco sporco una bambina di otto anni, gli occhi erano neri e usciva un liquido scuro da essi, la bocca era spalancata e i capelli marroni erano in disordine.
— È un po’ inquietante, non trovate? — disse Roan mettendosi una mano sotto il mento.
Gli altri ammiccarono.
— Mi fa un po’ pena questa bambina, — affermò Arya guardandola.
Provò ad avvicinarsi ma venne respinta da una luce viola.
— Qualcuno la sta manovrando, dobbiamo scoprire chi è al più presto, — proclamò infine.
 
Il giorno dopo, 9 giugno 2022
Inuko e gli altri rimase a dormire in una stanza vicina a quella della signora che li ospitava, l’apprendista maga non aveva chiuso occhio per la strana sensazione che percepiva sia fuori che dentro il castello, uscì dalla camera, entrò in quella dove era Nao per controllare se ci fossero stati dei cambiamenti. Si affacciò, vide la bambina appesa al muro con delle corde fini, le braccia erano alzate, il viso stava guardando in basso, i capelli marroni stavano coprendo il volto e portava un kimono bianco che era sporco di sangue rosso marrone.
“Chi l’ha messa così?” pensò fra sé Arya mentre le venivano i brividi per la paura.
Si mise a sedere, fece comparire il suo zaino grigio, prese in mano il libro verde marino, lo sfogliò veloce ma non scoprì niente, vide che delle pagine erano scolorite o mancavano le parole.
“Forse perché attualmente sono in un’altra epoca che non ottengo qualcosa?” pensò fra sé.
A un certo punto trovò una pagina che non aveva mai letto o visto prima, quest’ultima parlava di una maledizione “La maledizione dagli occhi neri”.
Questa maledizione ha una potenza medio–alta, la persona maledetta dormirà facendo incubi di continuo, gli occhi saranno neri e sarà manipolata da chi l’ha lanciata. Come rimuoverla: trovare una bambola di paglia con degli aghi addosso, versare in una ciotola sia un petalo di un tulipano giallo che un petalo di ciliegio e aggiungere un po’ d’acqua. Mescolare tutto velocemente, trasferire il contenuto sopra la bambola e infine recitare:“Aku wa mō nai, kuro wa mō nai, shiro wa hikaru! (Male non più, nero non più, luce bianca in su!)”.
Chi ha lanciato la maledizione ha nel polso sinistro un cerchio nero con un punto nero nel centro.
 
L’apprendista maga chiuse il libro, lo mise nella borsa, si alzò e tornò nella sua stanza.
Appena entrò, andò a svegliare subito Inuko, quest’ultima si alzò e ascoltò che cosa voleva dire Arya la quale le raccontò quello che aveva appena scoperto nel manuale.
— Capisco, facciamo così: rintraccio la bambola di legno con l’olfatto, i nostri amici spiano le persone del castello per scoprire chi possiede quel marchio, invece tu cerchi gli ingredienti che servono per la formula. Va bene? — spiegò Inuko dettagliatamente.
— È tutto ok, amica mia! — disse entusiasta la ragazza.
Subito dopo la mezzo demone e Arya svegliarono uno a uno gli altri e spiegarono che cosa dovevano fare, l’apprendista maga andò alla ricerca di un ciliegio in fiore e dei tulipani intorno alla dimora; nel frattempo Inuko, seguita da Shame, cercarono quella bambola, invece le due gemelle insieme a Roan, Hariko e Nozomi, si stavano spostando da una parte all’altra del castello per spiare la gente e per trovare quella persona con quel segno sul polso.
 
Nozomi entrò lentamente in una stanza, vide della gente che stava ancora dormendo, prese il flauto e iniziò a suonare facendo uscire una melodia rilassante. Tutto d’un tratto, le persone si svegliarono, si alzarono e in pochi minuti erano incantate dalle sue note, queste ultime rimasero ferme come se fossero delle statue di marmo. Ad uno ad uno entrarono gli altri, si avvicinarono alla gente, tirarono su le maniche sinistre dei loro kimoni per controllare se c’era quel marchio. Quando ebbero finito, si accorsero che ce l’avevano tutti. Come mai?
Hariko guardò sua sorella, poi spostò lo sguardo verso Roan e infine alle due sorelle, tutti quanti stavano pensando alla stessa cosa ovvero quello di uscire velocemente dalla stanza.
— Qualcuno ci sta solo ingannando! — urlò Nozomi mentre correva nei corridoi del castello.
— Quei marchi sono assolutamente falsi! — esclamò il fratello.
— Sarà arduo sia individuare il marchio autentico che acciuffare quell’individuo che sta solo tormentando la bambina! — affermò Misa correndo insieme agli altri.
 
Sebbene l’artefice della maledizione avesse già capito che era ricercato, incaricò un esperto di dipingere sui polsi della gente della dimora una copia di quel segno.
— Si credono di essere così furbi che pensano di vincere facilmente! Prendeteli e portateli da me, attenetevi ai miei piani prestabiliti, — affermò puntando il dito.
— Sì, sarà fatto! — risposero.
 
Nel frattempo, le due gemelle si fermarono perché erano molto stanche di correre senza sosta nel castello, e Roan, vedendo le sorelle sedute in terra, andò vicino a loro a farle compagnia.
— Hariko, ti dispiace se ci fermiamo un attimo? — chiese il ragazzo dai capelli verdi mentre respirava affannosamente.
— Rispondo io al posto di mio fratello, — annunciò Nozomi guardandolo, — se ci fermassimo, non riusciremmo più a ripartire o tantomeno...
— O tantomeno cosa, ragazza saputella?
Era un dei tanti servi della signora della dimora, seguito da altri che erano come lui.
— La nostra padrona desidera vedervi nel salone principale, vi preghiamo di seguirci, — annunciò.
Nozomi si sorprese, guardò male l’uomo, spostò lo sguardo verso Hariko che gli fece spallucce, invece Misa e Kugo si alzarono e furono le prime a seguirli.
— Che cosa facciamo? — chiese sottovoce il guardiano della terra a Nozomi.
— Non mi rompere! Non lo so, va bene?! — esclamò arrabbiandosi.
Roan abbassò il viso e corse verso le sorelle senza voltarsi indietro.
— Sorella! Ti sembra il momento giusto per litigare? — domandò un po’ alterato Hariko.
— Non ho fatto nulla, mio caro fratellino, — disse la ragazza sorridendo.
Hariko mise una mano sulla fronte e sospirò, infine andò insieme a sua sorella nella stanza più importante che si trovava nel castello.
 
Intanto Inuko e Shame si erano messe sopra un tetto della dimora perché volevano riposare e avevano assistito alla scena dei loro amici.
— Per me la bambola è vicino a quella stanza, sento un odore provenire da lì, — affermò Inuko.
— Hai ragione, ora che ci faccio caso, lo sento pure io! Torniamo giù e cerchiamola di nuovo!
— Certo! Andiamo Shame! — disse la sorella sorridendo mentre l’aiutava ad alzarsi.
Fecero un salto, atterrarono senza problemi sopra al morbido prato che era al centro del castello, per non fare rumore si spostavano lentamente seguendo quell’odore, invece Arya stava mettendo gli ultimi petali di ciliegio dentro a una piccola sacca verde che aveva tirato fuori dallo zaino invisibile.
“Mi devo sbrigare, sento che sta per succedere qualcosa ai miei amici.” pensò l’apprendista maga mentre stava guardando il cielo che si stava scurendo pian piano.
 
Misa e Kugo entrarono nella stanza principale insieme a Roan, Hariko e Nozomi seguiti dai servi, videro la donna che era seduta sopra a un zabuton (cuscino) di colore rosso, stava sorseggiando il tè, davanti a lei c’era un tavolo basso color marrone e altri otto zabuton erano intorno a esso, alle sue spalle c’era un fusuma (pannello verticale scorrevole) con un disegno di un bonsai e nelle pareti vi erano molte antiche pergamene, una parte dei servi andò a destra della padrona e l’altra a sinistra.
— Siete arrivati. Ma non siete tutti, come mai? — chiese posando la tazzina mentre li osservava.
Si rivolse alla servitù dicendo che dovevano trovare le ragazze mancanti, quest’ultimi ubbidirono e uscirono immediatamente andando a cercarle nei corridoi del castello.
 
Prossimo episodio:_Episodio 52_“L’attacco dei ninja Yama” Inuyasha_

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Capitolo 26
*** _Episodio 52_“L’attacco dei ninja Yama” Inuyasha_ ***


_Episodio 52_“L’attacco dei ninja Yama” Inuyasha_
 
Non appena i servi uscirono, vennero presi di mira da Inuko e Shame con le spade già sfoderate.
— Ci stavate cercando, non è vero? — chiese sarcasticamente Inuko fissandoli con aria di sfida.
— Divertiamoci un pochino! — disse Shame mentre teneva la spada puntata verso quei uomini.
— Accetto la tua proposta con molto piacere! — rispose e iniziò a colpire uno.
Shame ferì il torace di un servo, colpì la schiena di un altro e dette un calcio a un diverso uomo, Inuko pugnalò la spalla destra di uno e danneggiò la gamba sinistra di un altro che cascò a terra, con la spada trafisse le nuche di due uomini e lacerò il petto di diverso uomo.
Mentre Shame stava per colpire un tizio, venne fermata dalla sua katana ma alla fine gli forò lo stomaco, Inuko si fermò respirando affannosamente, ripose la spada e guardò intorno a sé, i corpi degli ex servi della signora giacevano ormai senza vita sopra il pavimento di legno, Shame guardò quelle persone immobili mentre metteva apposto la spada.
— In realtà, — disse Inuko lentamente girandosi verso Shame, — erano dei ninja molto astuti.
— Sei sicura? — chiese chinandosi prendendo da un corpo una wakizashi (spada ricurva piccola).
— Lo sono, — disse e indicò l’oggetto, — se frugassimo, potremmo trovare altre armi simili.
La piccola mezzo demone annuì, rovistò tra i corpi, trovò una spada più piccola con un’incisione, Shame lesse un nome, “Clan Yama” e chiese a Inuko se lo conosceva.
— No, so solo che i clan sono dei piccoli gruppi ninja che hanno un interesse comune, — spiegò.
— E che cosa volevano da noi? — disse Shame mettendo una mano sotto il mento.
— Non lo so, so che i nostri amici sono in pericolo! — esclamò.
 
Iniziò a correre verso la stanza più importante del castello insieme a Shame, mentre correvano videro arrivare dall’altra parte del corridoio Arya e sorrisero.
— Arya, amica mia! Presto, dobbiamo aiutare gli altri! — esclamò Inuko mentre si avvicinava.
— Sì lo so, ho avvertito qualcosa già da prima. Quella donna non ci racconta giusto.
Le ragazze entrarono nella stanza e quando arrivarono, videro i loro amici insieme alla signora, quest’ultima beveva il tè incurante del loro arrivo, posò la tazzina nel tavolino e disse:
— Siete arrivate finalmente! Ma dove sono le mie guardie? Volevo dire dove sono i miei servi?
— Le vostre guardie? Di chi parlate? — disse ad un tratto Misa guardandola stranamente.
— Mi sono sbagliata, scusami, — affermò.
Inuko guardò dritto negli occhi Hariko che capì all’istante, si alzò e si avvicinò alla donna.
— Mi scusi tanto signora ma lei non sta dicendo la verità! — disse indicandola.
— Io?! Ti stai sbagliando, giovanotto!
— Guardate che sappiamo quello che vuole farci, — disse Arya, — Ci vuole uccidere! — urlò.
— Lo avete scoperto solo ora? — rispose facendo un sorriso maligno.
Aprì il fusuma (pannello verticale scorrevole) e apparvero dei ninja, la donna ordinò ai nuovi arrivati di prendere quei ragazzi insieme ai loro braccialetti, questi ultimi ubbidirono e urlarono.
Acqua sacra! — esclamò all’improvviso Kugo.
Un istante dopo, dal soffitto, comparve il liquido che bagnò la donna, il trucco che era nel suo volto scomparve e apparve invece una leggera barba.
— Traditore! Ci voleva solo ingannare! Come osate?!, — disse Roan.
— Adesso che avete visto la mia vera faccia, prenderò con la forza i vostri oggetti!
— So quello che vuole, l’avete detto prima! — esclamò Arya.
— Davvero? Non me lo ricordavo! — rispose sarcasticamente l’uomo.
— Oltre ad ingannarci, ci prende anche per i fondelli? — disse Inuko arrabbiata.
— Che cosa stai dicendo? Non l’ho mai fatto! — affermò.
Nozomi prese il flauto e provò a fermarlo con la dolce melodia ma non ci riuscì.
— Non riuscirete mai a prendermi, io il capo del clan Yama, Hanzo Muneyoshi! — esclamò.
Allora le due gemelle attivarono nello stesso tempo i loro poteri, la ragazza dai capelli blu scuri provò a far muovere il nemico con l’aria, sfortunatamente l’uomo non si mosse di un centimetro, Kugo azionò nuovamente il potere dell’acqua ma Hanzo rimase fermo come se fosse stato una statua di marmo, poi intervenne Hariko che bruciò alcune pareti grazie al fuoco e le fiamme si estesero pian piano nella stanza. Roan fece apparire dal pavimento della terra mista a roccia che subito immobilizzò il nemico, invece le due sorelle mezzo demoni dettero calci e pugni ai servitori, questi ultimi cascarono a terra. Infine Roan e Arya uscirono rapidamente dalla stanza seguiti dagli altri, all’interno rimase Hanzo e i suoi ninja più fedeli, alcuni minuti dopo comparve del fumo e le fiamme stavano divorando il pavimento di legno e tutti i mobili.
— La signora Takeko Nakayama avrà quei braccialetti preso! Gliel’avevo promesso! — urlò.
Le fiamme si stavano diffondendo in tutto il castello e da tutte le parti stava diventando scuro, il gruppo corse nella camera della piccola Nao e quando entrarono la videro spaesata, per fortuna la maledizione era scomparsa completamente.
— Ma dove sono? Aiuto! — disse tossendo guardandosi attorno.
La bambina stava respirando a fatica per colpa del fumo che vedeva nella stanza.
— Presto Hariko! Spegni le fiamme! — esclamò Nozomi.
— Non posso fermare il mio potere quando è attivo, sorella! — rispose in tono sconsolato.
— Ci penso io! — disse Kugo avvicinandosi.
Fece uscire dalle mani moltissima acqua, il fuoco si spense e il fumo scomparve, Inuko prese in braccio la piccola e la portò fuori. Allo stesso tempo, gli altri uscirono velocemente perché il castello stava crollando, il fuoco era già arrivato nelle ultime stanze e li stava divorando.
Quando erano fuori dalla dimora, Nao si tolse dalle braccia della mezzo demone.
— Grazie! Avevo tanta paura! — disse la piccola, tra un singhiozzo e l’altro.
— Stai tranquilla, sei al sicuro. Ma dimmi, dov’è il tuo villaggio? — chiese Shame sorridendole.
— Non esiste più, l’uomo del castello lo distrusse tempo fa e assassinò i miei genitori, — spiegò con la faccia triste, — mi prese con sé e mi usò solo per ingannare delle persone.
— Le persone che sono state ingannate, — affermò Arya sospirando, — eravamo noi.
— Eravate voi? — domandò stupita.
— Purtroppo sì, per fortuna ti abbiamo salvato, — disse Inuko.
— Vi devo ringraziare molto. Però dove andrò? — domandò Nao.
Inuko mise una mano sul mento, rifletté per alcuni secondi e infine disse che per ora rimaneva con loro perché dovevano completare una missione.
— Che cosa state cercando di così importante? — chiese la piccola.
— L’ultimo braccialetto di protezione dell’elemento terra, — disse ad un tratto Roan.
— Tranquilla Nao, non appena avremo finito, resterai a casa di una signora, — la rassicurò Misa.
— Questo è il mio nome? Me lo ero completamente dimenticata, — affermò la bambina.
— È l’unica cosa che ci aveva detto quella finta donna, — informò Kugo.
Misa precisò che quella donna fasulla aveva fatto credere che lei era una delle sue tante figlie e Nozomi aggiunse che voleva prendere i loro braccialetti di protezione degli elementi e darli a una signora che si chiamava Takeko Nakayama.
— Per fortuna è morto divorato dalle mie fiamme, — affermò contento Hariko.
— Davvero ha fatto tutto ciò? — chiese stupita la piccola.
— Eh, mi rincresce dirlo ma purtroppo sì, lo ha fatto, — rispose Arya mentre annuiva a malincuore.
— Capisco. Sono felice che sia decaduto! Evviva! — esclamò tutta felice.
 
Proseguirono il viaggio, passarono all’interno di una foresta che era piena di abeti e castagni, Nao si aggrappò alla manica destra del kimono di Inuko e passeggiavano serenamente, dietro di loro c’erano Shame e Roan che camminavano in silenzio mentre le due gemelle canticchiavano una vecchia melodia insegnata dal loro padre Miroku quando erano molto piccole, infine Arya si trovava in mezzo a Nozomi e Hariko, i due fratelli non parlavano fra loro perché la ragazza dai capelli rossi faceva finta di essere arrabbiata con lui, in quel momento l’apprendista maga stava ripensando alle parole dell’indovinello che aveva letto nel libro verde, ma più ci pensava e più non sapeva esattamente dove si trovava quel luogo e come si chiamava.
— Inuko, — disse all’improvviso Arya, — fermati un attimo. Dobbiamo chiedere a qualcuno se conosce quel luogo descritto dall’ultimo indovinello.
— Potremmo chiedere in giro, no? — affermò fermandosi insieme a Nao, — Siamo ancora nel territorio della Tribù degli Yoro. Potremmo chiedere ad Ayame! — esclamò Inuko.
— Sì, è una buona idea tesoro! — espresse Hariko guardando gli occhi della mezzo demone.
Inuko divenne rossa e si girò dall’altra parte per l’imbarazzo, Nao non capiva la reazione della sua nuova amica e la guardava in modo sconcertato.
— Cosa succede canina? — domandò guardandola ancora.
— Nulla, — disse, — però non mi chiamo in quel modo, — affermò, — il mio nome è Inuko!
Nao disse che le piaceva il suo nome e si ricordò che l’aveva già sentito in giro.
— Davvero? Sono famosa? — chiese con gli occhi luccicanti la mezzo demone.
— Famosa? Cosa è? Si mangia? — domandò sorridendo.
Inuko si mise una mano sopra la testa e non le disse il significato di quella parola.
 
Finito il viottolo, sbucarono nel fiume Arakawa e in lontananza si vedeva una grande cascata, era l’ingresso del covo della Tribù degli Yoro, davanti c’era Ayame che si stupì della loro presenza.
— Siete tornati! Ma chi è questa piccola bambina? — domandò sorridendo.
— È una lunga storia zia, — affermò Inuko grattandosi la testa.
La donna dai capelli rossi annuì, li invitò ad entrare nella caverna e chiamò i figli.
— Di nuovo quella mezzo demone? Non la sopporto! — esclamò Ayaga guardando Inuko.
Ayame si arrabbiò con la figlia e le disse se continuava a comportarsi in modo irrispettoso verso la mezzo demone, non le avrebbe dato più da mangiare.
— Lo sai che sono grande, posso procurarmelo anche da sola! — rispose a tono Ayaga.
— Per favore smettila, sorella! — affermò Ayako fissandola.
— Non mi devi dare ordini, fratellino! — urlò arrabbiandosi mettendo le braccia dritte.
— Va bene, scusami. Però ascolta nostra madre, — replicò.
— Stai zitto su, — disse sospirando mentre si metteva a sedere in terra.
Koga si alzò dal trono e avvicinò verso Inuko e Shame le quali fecero un inchino per rispetto.
— Siete le figlie del mio vecchio rivale in amore! Siete identiche a Inuyasha! — esclamò sorpreso.
— Salve zio, è la prima volta che ci incontriamo, — affermò Shame.
— Buongiorno signore, sono Arya, la migliore amica di Inuko, — disse.
— Chiamatemi capo, capo Koga, — rispose deciso mentre la osservava.
— Va bene, — rispose la ragazza dai capelli biondi sorridendo.
Hariko si presentò come il fidanzato di Inuko e fratello della ragazza dai capelli arancioni, Nozomi affermò che era la sorella del ragazzo coi capelli arancioni, infine le due gemelle insieme Roan si presentarono come i figli di Miroku e Sango.
Arya chiese ad Ayame se conosceva qualcuno che avesse con sé l’ultimo braccialetto di protezione della terra, la donna rifletté un po’, infine disse che conosceva un posto, lo aveva sentito nominare da alcuni mercanti che erano passati mesi fa nelle loro zone, era il Kokedera chiamato anche il “Tempio dei Muschi”, all’interno c’erano dei monaci e delle sacerdotesse che studiavano o che facevano diversi rituali. Infine informò che dal covo distava solo venti minuti a piedi.
— Grazie mille delle informazioni, Ayame. Speriamo di trovarlo! — esclamò.
— Lo spero per voi, piccola Arya, — disse la donna dai capelli rossi.
 
La sera
Inuko e suoi amici cenarono con la famiglia di Koga all’interno della caverna mangiando pesce che era stato pescato nel fiume sia da Ayaga e sia da Ayako e qualche erba presa nei paraggi da Nozomi e Arya. Durante la cena, Hariko si complimentò per il cibo squisito perché era stato cotto a puntino e ringraziò Ayaga per averlo preso, il viso della demone lupo coi capelli neri divenne rosso e girò il viso dall’altra parte, invece la mezzo demone ringraziò Ayako per avergli dato un pesce che era stato appena cotto e infilato in un bastoncino, il demone lupo iniziò a balbettare grattandosi la testa.
— Va tutto bene? — chiese a Ayako mentre stava finendo di mangiare.
— Si–si, — rispose ancora balbettando e arrossendo mentre la guardava.
 
Il giorno dopo, 10 giugno 2022
Appena entrò uno spiraglio di luce dentro il covo, Hariko, Inuko e Arya aprirono gli occhi, si alzarono e uscirono fuori, la ragazza lavò il viso con l’acqua corrente e si guardò intorno, il sole era abbastanza alto. Affermò che se avesse avuto con sé l’orologio digitale, poteva sapere l’ora esatta ma l’aveva lasciato a casa nel mondo presente e quindi sforzò la mente per indovinare mentre osservava felice la luce splendente che emanava quella stella. Inuko e Hariko erano andati nel fiume per rinfrescarsi un po’, a un certo punto il ragazzo schizzò per scherzo la mezzo demone la quale si meravigliò del gesto, Inuko rispose con uno schizzo e iniziarono una battaglia d’acqua che finì subito perché furono chiamati da Arya.
— Dobbiamo svegliare gli altri, è tardi, — disse allarmata la ragazza.
— Perché? — chiese la mezzo demone che non stava capendo.
Arya spiegò che erano le dieci o le dieci e mezzo e disse che, se volevano incontrare l’ultima persona che possedeva il braccialetto di Roan, dovevano sbrigarsi.
— Comprendo, — annuì Inuko mentre si stava sistemando i capelli un po’ umidi.
Rientrarono nella caverna e chiamarono i loro amici e la piccola Nao e appena si svegliò la piccola, si svegliò pure il clan degli Yoro. Ayame si alzò in piedi, era un po’ assonnata e chiese a Inuko se voleva già partire, la mezzo demone rispose di sì e spiegò che il sole era alto da un po’.
— Ci dobbiamo incamminare così la nostra missione finirà prima, — rispose Arya sorridendo.
— Meno male che ve ne andate, non sopportavo più l’odore di mezzo demone, — affermò Ayaga sbuffando mettendo le braccia incrociate.
— Smetti perché mi urta sentirti criticare! — disse Ayako guardandola con sguardo severo.
— Basta! Per favore salutateli su! — disse Ayame ai due gemelli lupi alzando la voce.
La moglie di Koga salutò il piccolo gruppo e li avvisò di stare molto attenti durante il tragitto.
— Certamente zia! — rispose Inuko inchinandosi insieme agli altri.
 
Prossimo episodio:_Episodio 53 _“Una lontana promessa” Inuyasha_

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Capitolo 27
*** _Episodio 53_“Una lontana promessa” Inuyasha_ ***


_Episodio 53_“Una lontana promessa” Inuyasha_
 
Il gruppetto partì lasciando il covo del clan di Koga.
Iniziarono a camminare verso l’ampia foresta, dopo alcuni metri Shame si fermò, chiese a Inuko di riposarsi un pochino perché non ce la faceva più a camminare.
— Davvero sei già stanca? Anche io lo sono, — affermò Roan sorridendole.
— Basta lamentarvi sempre, non ne posso più di voi! — dichiarò infuriata Nozomi.
Hariko la guardò di traverso meravigliandosi di come si comportava con i loro amici e quest’ultima lo guardò male e si arrabbiò.
— Guardate su! — esclamò Arya, — C’è un grandissimo castello!
Le venne la brillante idea di entrare in quel edificio fortificato sia per chiedere del Kokedera ovvero il “Tempio dei Muschi” e sia per riposare un po’ e la propose ai suoi amici.
Inuko annuì, era d’accordo con lei e pure gli altri approvarono.
— Va bene, avete vinto, andiamo su, — disse Nozomi sconsolata.
Il castello si trovava sopra a una collina circondato da alte mura costruite in pietra e da un vasto fossato, da lontano si vedevano gli alberi che erano nei due giardini, c’era un edificio più grande rispetto agli altri due che si trovavano alla loro destra e sinistra e tutti i tetti e le grondaie erano di color grigio chiaro. I nove camminarono sopra un ponte, sotto scorreva un fiume limpido dove all’interno c’erano le trote, appena arrivarono davanti alla porta d’ingresso, videro un signore che stava venendo verso di loro.
— Buongiorno, sei per caso Sango? — chiese a una delle due gemelle guardandole.
Le due si sorpresero. Perché questo estraneo doveva nominare la loro madre?
— Io? — domandò Kugo indicando il proprio viso.
— Sì, proprio voi e dopo tanti anni ci rivediamo! Non siete cambiata affatto! — esclamò felice.
— Cosa? Ma chi siete? — chiese confusa la ragazza.
Roan sottovoce stava dicendo a Shame che secondo lui quell’individuo stava sbagliando persona.
— Non vi ricordate nemmeno questa volta chi sono? Va bene, non importa, — disse.
A un tratto si accorse che c’erano due ragazze identiche, indietreggiò, iniziò a ridere all’impazzata e si autoaccusava che aveva bevuto troppo sakè prima di uscire dalla sua dimora.
Roan sorrise spiegando che stava sbagliando e aggiunse anche che le sue sorelle non si chiamavano in quel modo, il signore si accorse del ragazzo e si stupì, pensava che Sango si fosse trasformata in un ometto attraverso una magia a lui sconosciuta, Roan invece si mise una mano sul volto e le due gemelle stavano perdendo la pazienza.
— Noi siamo i figli di Sango, signore! — esclamarono in coro i tre.
L’uomo spalancò la bocca perché era meravigliato della scoperta e ancora non ci credeva.
— Mi scuso tanto. Per sdebitarmi, posso permettermi di invitarvi tutti al mio palazzo? — chiese.
Misa, Kugo e il fratellino si guardarono a vicenda, annuirono e accettarono, entrarono dentro e andarono in una grande stanza dove all’interno c’era un tavolino basso in legno, sopra erano state appoggiate delle chawan nere (ciotole) dove all’interno c’era il tè Matcha di colore verde pistacchio e dei zabuton colorati (cuscini) erano adagiati sopra il pavimento di legno, nelle pareti c’erano delle pergamene pregiate con la raffigurazione di un grande orso, Inuko e gli altri si sederono sopra i cuscini e due giovani, che indossavano dei kimono sgargianti, erano già seduti nei propri e l’uomo si mise a sedere in mezzo ai due.
— Sono Kuranosuke Takeda, il signore del castello. Questi sono i miei figli rimasti, — dichiarò.
— Rimasti? Vuol dire che gli altri sono morti? — chiese Arya guardandolo tristemente.
Il signore ammise che erano tre valorosi ragazzi uccisi durante una battaglia contro dei ninja sei mesi fa, Misa sentendo ciò, si dispiacque per la perdita e si inchinò.
— Il vostro cognome non mi è nuovo, — dichiarò Kugo inchinandosi pure lei.
— Non vi inchinate, siete tutti i miei ospiti. E dato che conosco vostra madre, voglio raccontare come l’ho conosciuta, — ammise soddisfatto Kuranosuke.
— Padre, per prima cosa vorrei presentarmi a una bella fanciulla, — disse il ragazzo.
Si alzò, si avvicinò al volto di Misa e siccome i visi erano vicini, divenne un po’ rossa, il ragazzo disse che era il principe Kenta e aveva sedici anni, mentre parlava con lei, le prese le mani.
I capelli erano neri ed era rasato nei lati, la carnagione era olivastra, aveva gli occhi marroni scuri, sotto l’occhio destro c’era un piccolo neo, indossava un kimono rosso con il simbolo della famiglia, sopra di esso aveva un haori nero (soprabito), indossava un hakama color nero (una gonna pantalone) e un obi bianca (cintura) sopra il ventre.
— Io sono Misa m–molto p-piacere, — rispose arrossendo ancora.
Non appena sentì il nome della ragazza, i suoi occhi si illuminarono e luccicavano, si guardarono per dei minuti ma per sfortuna vennero interrotti dalla sorella di Kenta mettendosi in mezzo fra loro.
— Cosa stai cercando di fare a mio fratello? Lo vuoi stregare? — disse fissandola.
— Nulla di tutto questo, — rispose sorridendo un po’ imbarazzata.
— Figli miei, ritornate ai vostri cuscini, — disse Kuranosuke sorridendo ai due.
Entrambi andarono a sedere e lo fecero parlare.
— Quando avevo la vostra età, ho incontrato per la prima volta vostra madre, dei demoni stavano distruggendo il borgo del castello e quindi mio padre chiamò alcuni sterminatori di demoni tra cui c’era vostra madre e vostro nonno, mentre Sango ne stava uccidendo uno, la osservavo da lontano ed era bella e sgargiante, — disse tutto d’un fiato.
— Che bell’incontro! Mia mamma era più piccola di te? — domandò Misa.
— Sì, aveva dieci anni, — affermò, — E poi la rividi anni fa e la invitai qui insieme ai suoi amici, le chiesi di sconfiggere il demone che si aggirava intorno alla mia dimora e se lo sconfiggeva, poteva diventare mia moglie, ma rifiutò e capì. Era innamorata del monaco.
— Nostro padre! — esclamarono in coro i fratelli.
— Esattamente, vostro padre Miroku, — dichiarò Kuranosuke guardando in terra.
— Non fate così! — disse Kugo guardandolo.
— Non ho più speranze con lei, però non mi posso lamentare affatto. Mi sono sposato e ho due figli bellissimi, gli unici rimasti della mia famiglia, mia moglie è mancata un anno fa.
— Siete davvero sfortunato! — esclamarono i tre fratelli.
A un tratto la figlia di Kuranosuke si mise le mani sulla bocca per lo stupore e disse all’improvviso che si era ricordata una cosa, poi chiamò Roan e il ragazzo si meravigliò che sapesse il suo nome,
la ragazza rispose a tono e chiese se poteva venire insieme a lei perché doveva dirgli una cosa importante, mentre lo diceva si stava alzando dal cuscino color lilla, la sua carnagione era olivastra, aveva gli occhi verdi chiari decorati di nero nei angoli esterni, le labbra erano color rosso, i suoi capelli erano lunghi e neri legati da una fiocco arancione, indossava un kimono azzurro con motivi di farfalle e fiori, sopra di esso aveva un haori acquamarina (soprabito), indossava un hakama color blu scuro (una gonna pantalone) e aveva un obi color arancione e giallo (cintura) sopra il ventre. Roan la guardò, si mise la mano sotto il mento e pensò, anche Inuko e gli altri la guardavano perché desideravano sapere cosa voleva dal ragazzo che, passati alcuni minuti, accettò.
Cosa pretendeva quella graziosa nobile fanciulla da uno come lui?
Camminarono verso l’altra camera e appena entrati la ragazzina divenne subito timida, si girò verso Roan e, mentre la porta scorrevole si stava chiudendo, le disse al suo orecchio destro:
— Sai, ti ho già visto da qualche parte, eri stupendo e lo sei anche tutt’ora! — ammise arrossendo, — E poi mi avevi fatto una promessa, — disse infine fissandolo negli occhi.
Roan divenne rosso nel volto nel sentire la parola “promessa”.
— Che cosa? Non mi ricordo nulla! — replicò distogliendo lo sguardo.
— Non ti ricordi? — esclamò, — E il mio nome? — domandò mettendo le braccia incrociate.
— No, perdonami, forse ti sbagli con qualcun altro, — disse grattandosi la testa.
— Ti dirò tutto, — proferì, — Sono la principessina Kochiyo e ho undici anni, cinque anni fa mi avevi promesso che non appena ci saremo rivisti, mi sposavi, — concluse.
Il ragazzo era incredulo, come era possibile che aveva promesso una cosa così a quella fanciulla?
— No! Stai sbagliando di nuovo! — esclamò scuotendo la testa.
— Se non mi credi, seguimi, — affermò guardando fuori dal fusuma (pannello verticale scorrevole) che era aperto.
Uscirono e andarono nel giardino, c’erano molti alberi fra cui dei ciliegi, la fanciulla si avvicinò a uno, toccò il tronco e trovò un'incisione, Roan vide un cuore con due iniziali: una R e una K.
Quest’ultimo non credeva quello che aveva fatto da piccolo, era così innamorato di lei da intaccare il tronco di un albero e precisamente quello di un ciliegio?
La principessina disse a Roan che doveva scavare vicino alle radici della pianta, Kochiyo non voleva farlo perché aveva paura di sporcarsi sia il bellissimo kimono e sia le mani delicate.
“Perché devo farlo solo io?” pensò fra sé il ragazzo guardando l’erba che era in mezzo alle radici.
Si inginocchiò e iniziò a scavare a mani nude ma dopo alcuni minuti si fermò, trovò una scatolina di legno, nel coperchio c’era dipinto un paesaggio ma i colori originali non si potevano vedere perché la scatolina era tutta sporca di terra. La prese in mano, la pulì con una manica del kimono e la guardò meglio, erano stati dipinti quattro foglie verdi d’acero nei lati e nel sotto della scatola, a sinistra, c’era una scritta minuscola fatta con un pennello: “Memorie accumulate di quei giorni”.
Kochiyo osservava la scatola ed era molto felice di vederla di nuovo, il ragazzo dai capelli verdi scuri la aprì, videro in mezzo una peonia appassita color marrone che un tempo era color rosa, a destra una spazzola nera di legno con il manico che aveva un disegno di una foglia rossa d’acero e a sinistra c’era un sacchetto in cotone verde chiaro chiuso da un filo nero.
Roan appoggiò la scatolina sopra l’erba, prese il panno e lo mise in terra, tirò la cordicella e trovò due fedi realizzate in legno chiaro e dopo averle viste, il suo cuore iniziò a battere molto forte, si sentiva abbastanza confuso e aveva tanta adrenalina nel corpo.
 
Intanto, dentro la stanza principale e la più grande del palazzo, l’apprendista maga Arya stava chiedendo a Kuranosuke se sapeva qualcosa del “Tempio dei Muschi”, quest’ultimo rispose che ci era andato una volta insieme al monaco Miroku e sapeva com’era. Il signore del castello spiegò lentamente alla ragazza e agli altri che il tempio si chiamava Saiho-ji ed era parecchio conosciuto per il giardino chiamato Kokedera. Era diviso in due belle zone, la prima era formata da un laghetto e sentieri immersi nella natura, l’altra composta da un giardino secco dove c’erano sia rocce e sia sassi sparpagliati adatti per esercitare lo Zazen ossia la meditazione seduta. Nel giardino c’erano tre sale da tè e una era usata per pregare, di fianco a quella sala c’era lo studio dei monaci e la pagoda a tre piani dove all’interno i monaci e le sacerdotesse conservavano i sutra realizzati da loro.
— È un bel posto e ho capito che andate lì a prendere il tè, vero? — affermò Arya sorridendo.
— Sì, hai detto giusto però come fai a saperlo? — chiese Kuranosuke guardandola.
— Ho osservato attentamente sia il vostro comportamento e sia questa stanza. E deduco che il tè, che è sul tavolino, è quello tipico dei templi zen chiamato Matcha con un sapore dolce-amaro.
— Sei parecchio informata per essere solo una ragazzina! — affermò guardandola ancora.
— Non sono una normale ragazza, sono una apprendista maga e soprattutto veggente! — affermò.
— Capisco, se volete vi mostro le altre stanze e il bellissimo giardino attorno, — concluse.
Nello stesso momento Kenta parlava con Kugo e Misa, invece Hariko con Inuko e Shame stavano pensando di andare a controllare gli altri ragazzi.
— Andrò io fuori dal palazzo con Nao, — disse in modo deciso Shame a sua sorella.
— Dove si saranno cacciati? — chiese Kugo sentendo parlare la piccola mezzo demone.
— E che ne so? Andiamoci insieme! — annunciò sorridendole.
— Va bene piccola Shame, — affermò la ragazza dai capelli celeste chiari.
 
Nel frattempo, nel giardino, Roan si si era spostato andando sopra il piccolo ponte rosso dove scorreva un fiumicello e mentre guardava davanti a sé il laghetto con le carpe rosse e bianche, che nuotavano in tranquillità, pensava a che cosa avrebbe potuto dire alla splendida principessina ma non trovava ancora il coraggio di dirglielo in faccia. Kochiyo si avvicinò al ragazzino e lo abbracciò da dietro ma quest’ultimo la scansò, la fanciulla ci rimase alquanto male e si girò dall’altra parte guardando da lontano la scatolina che era ancora aperta sopra l’erba vicino al ciliegio.
“Perché si comporta così?” pensò la principessa dirigendosi verso il palazzo correndo.
Mentre stava passando sotto il fusuma (pannello verticale scorrevole) aperto, si scontrò contro Nao per sbaglio. Kochiyo la vide e sorrise, poi le accarezzò la testa e la bambina sorrise anche lei ma capì che era leggermente giù di morale.
— Tutto bene signorina? — chiese la piccola alla principessina.
— Non saprei, perché me lo chiedi? — domandò cercando di sorridere.
— Il tuo sorriso non è vero, — spiegò Nao guardandola ancora.
Kochiyo rimase così colpita da quelle parole che si mise a piangere mettendo le mani sopra il suo viso andando seduta sopra il pavimento di legno, la bambina l’abbracciò forte chiudendo gli occhi perché capiva che cosa stesse provando in quel preciso momento, entrambe si sentivano sole e non potevano stare accanto alle persone che amavano e Nao, a differenza di Kochiyo, non poteva vedere di nuovo i volti dei suoi amati genitori.
Subito dopo arrivò Shame dentro la stanza e vide le due ragazzine abbracciate, la piccola mezzo demone uscì fuori serenamente per cercare Roan nel giardino senza sapere che cosa stesse effettivamente accadendo, la piccola mezzo demone lo vide in piedi sopra il ponte e si avvicinò a lui, il ragazzino si girò verso sinistra e riconobbe il volto di Shame, quest’ultimo sorride spiegando che cosa era veramente successo.
— Da piccolo avevo promesso alla principessina una cosa, però non la posso mantenere, — disse tristemente Roan mentre guardava gli occhi di color ambra di Shame.
— Perché? — chiese la piccola mezzo demone arrossendo un po’.
— Vorrei essere felice in un altro modo, — rispose e prese la minuscola mano destra di lei.
— In che maniera? — domandò non capendo quello che gli stava dicendo.
— Lo capirai man mano, piccola Shame, — disse mentre le accarezzava la testa.
 
Kugo uscì dalla stanza perché era curiosa di vedere il giardino ma prima era stata trattenuta da Kenta perché raccontava come si allenava con la spada d’acciaio di suo padre vicino al castello.
La ragazza dai capelli celeste chiari andò in un’altra camera e non appena arrivò nel giardino, notò che sul ponte rosso c’era suo fratello con Shame. Kugo sorrise e li lasciò soli perché aveva capito, da come si stava comportando Roan, che qualcosa dentro di lui si era acceso.
Poi la ragazza andò nel corridoio esterno del palazzo, entrò dentro un’altra stanza e vide Nao e Kochiyo che parlavano fra di loro, la principessina propose alla orfana di fare il bagno insieme dentro al laghetto privato che era nascosto dalle piante e che si trovava dopo il piccolo ponte rosso.
Nao non sapeva che rispondere, l’unica cosa che sapeva che era da tanto che non si lavava da quando quell’uomo cattivo l’aveva incantata e immobilizzata in quella vecchia stanza.
— Dai, sarà divertente! Se l’acqua è fredda, posso farla diventare tiepida, — la rassicurò Kugo.
— Sei una maga signorina? — chiese la principessina un po’ stupita.
— No, sono solo una semplice guardiana dell’acqua, — affermò sorridendo a Nao.
— Davvero? Voglio vedere che cosa sai fare! — disse Kochiyo alla ragazza.
— Mi servirebbe il mio elemento sennò non posso far nulla, — spiegò.
— Va bene, vado a parlare con mio padre, — informò infine la principessina.
 
Kochiyo si alzò muovendosi verso l’altra stanza e non appena aprì la porta scorrevole, vide Misa e suo fratello Kenta che si stavano alzando, Hariko e Inuko erano ancora seduti sui cuscini rosa e arancioni e parlavano fra di loro, Nozomi si stava annoiando e di continuo si toccava le ciocche dei suoi lunghi capelli arancioni, invece l’apprendista maga era vicino a Kuranosuke e quest’ultima si girò verso la principessina facendo un gran sorriso.
Kochiyo entrò, abbassò lo sguardo per la timidezza, si avvicinò a suo padre e gli disse che voleva nuotare insieme a Kugo e Nao all’interno del piccolo lago, l’uomo annuì e la informò che doveva rimanerci poco con le altre solo perché tra non molto pranzavano, Kochiyo capì e, prima di uscire, si inchinò davanti a lui in segno di rispetto.
Alcuni minuti dopo Misa uscì, voleva vedere come era l’esterno e Kenta, che non si voleva separare dalla ragazza, la seguì, poi la guardiana dell’aria vide sua sorella con Nao e Kochiyo che erano sedute sopra il corridoio esterno e stavano ammirando le piante.
— Vieni pure te signorina? — chiese la piccola Nao dato che non sapeva il nome della gemella.
— Sì Nao che così avrete più compagnia! — esclamò girandosi verso di lei sorridendo.
La piccola orfana era felice della risposta della ragazza e sorrise persino lei.
— Fratello mio, mi dispiace ma potresti non venire visto che siamo tutte donne, — spiegò la principessina con un sorriso triste.
— Tranquilla Kochiyo, vi aspetto dentro però non fate tardi per il pranzo, — avvisò Kenta.
— Finiremo il prima possibile Kenta, non ti preoccupare, — rassicurò Misa mentre lo guardava.
Il ragazzo sorrise alla fanciulla dai capelli blu scuri andando dentro il palazzo.
 
Dopo aver fatto il bagno e prima di pranzare, Kochiyo regalò a Nao uno splendido kimono e grazie all’aiuto di alcune serve, vestirono la piccola dentro la sua camera. Era nero con dei motivi di gelsomini bianchi e dei fiori di loto rosa chiari, sopra il ventre c’era un obi bianco (cintura)  con tre cordicelle intrecciate tra loro di color giallo, bianco e blu, per ultimo portava dei geta (sandali) fatti di legno con dei hanao (stringe) in cotone di color nero con la decorazione di gelsomini bianchi.
Non sembrava più quella ragazzina che era tutta sporca salvata dagli amici di Inuko, ma era stata trasformata in una degna d’essere chiamata signorina. Entrambe le due mezzo demoni ringraziarono Kochiyo per aver donato quell’adorabile vestito alla piccola orfana, la principessina sorrise e affermò che non dovevano ringraziarla perché lo aveva fatto di sua spontanea volontà.
All’improvviso Roan si alzò e si inginocchiò davanti a Kochiyo, quest’ultima lo guardò sorpresa.
— Mi dispiace ma posso sposarti principessina, — affermò.
— Però me l’avevi promesso Roan! — disse mentre i suoi occhi iniziarono a riempirsi di lacrime.
— Capisco, purtroppo non ricordo nulla di quello che si era fatto anni fa, — spiegò il ragazzino.
— Ma come puoi dire queste cose! — urlò disperata la fanciulla.
— Ferma figliola! — esclamò Kuranosuke, — Se quello che dice è vero, non puoi farci nulla.
Kenta si alzò andando da sua sorella e l’abbracciò forte, quest’ultima provò a calmarsi pian piano.
— Sono mortificato Kochiyo, — affermò Roan mentre era ancora chinato, — Spero che un giorno troverai un ragazzo migliore di me che sarà per sempre il tuo sposo.
— Va bene, tuttavia se un giorno tornerai qui, ti aspetterò anche se dovessero passare molti anni prima di vederci di nuovo, — affermò la principessina tentando di sorridere asciugando le lacrime dal viso con la piccola mano destra.
Roan guardò il viso di Kochiyo e quando lo vide sorridente, sorrise anche lui.
“Per fortuna che ha compreso, mi dispiace se non ricambio i suoi sentimenti.” pensò fra sé il ragazzino mentre si stava alzando dal cuscino verde scuro.
Kochiyo si tolse pian piano dall’abbraccio del fratello, si alzò di scatto, poi andò davanti a Roan e lo abbracciò chiudendo gli occhi.
— Mi sa che ora ci dobbiamo salutare e mi dispiace un pochino, — disse sottovoce al ragazzino.
— Sì principessa, — rispose, — io e i miei compagni dobbiamo proseguire il viaggio, — comunicò il ragazzo alla fanciulla
— Capisco Roan. Quando volete venirci a trovare, spediscici una lettera che così saremo pronti per ospitarvi di nuovo, — comunicò Kochiyo mentre si stava staccando da lui.
— Va bene! Mi farebbe molto piacere fare nuovamente il bagno con te nel laghetto! Prima è stato molto divertente! — affermò Nao sorridendo felice.
 
Appena finirono di mangiare, il gruppetto venne accompagnato da principe Kenta e dalla principessina Kochiyo davanti alla porta d’ingresso e quest’ultimi regalarono ai loro nove nuovi amici dei cappelli, invece Kuranosuke rimase dentro il palazzo perché in realtà non voleva che i figli di Sango andassero via.
— Forse non tutti sanno in che modo si usano questi oggetti, vero? — chiese Kenta, — Sono dei kasa ovvero copricapi fatti di bambù e sono molto utili per coprirsi dalla pioggia, — spiegò.
— Mi dispiace deluderti ma io lo sapevo di già perché conosco abbastanza bene le antiche usanze di della vostra epoca, — affermò Arya guardandolo.
La mezzo demone e Shame li salutarono facendo un inchino, seguite da Arya, Nozomi e suo fratello dai capelli arancioni che fecero lo stesso, invece Roan salutò Kochiyo dandole un delicato bacio sulla guancia sinistra e Kenta baciò le mani destre delle due gemelle e quest’ultime arrossirono.
— Carissima Misa, non mi dimenticherò mai di te. Se un giorno tornerai, sarò davvero felice di accoglierti nuovamente, — affermò Kenta arrossendo un po’ mentre guardava il suo viso arrossato.
— Spero di incontrarci di nuovo K-kenta, — rispose balbettando la ragazza mentre si stava spostando lentamente.
 
Prossimo episodio:_Episodio 54_“La terra sacra verde” Inuyasha_

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Capitolo 28
*** _Episodio 54_“La terra sacra verde” Inuyasha_ ***


_Episodio 54_“La terra sacra verde” Inuyasha_
 
Era pomeriggio. Il gruppo aveva appena lasciato il castello di Kuranosuke. Arya pensò fra sé mettendo una mano sotto al mento: “Se dista venti minuti dal covo e siamo già in viaggio, arriveremo molto presto.” La ragazza stava camminando verso il Kokedera con i suoi amici ed erano sopra un viottolo fatto di pietre rotonde, l’apprendista maga era alla sinistra di Inuko, quest’ultima aveva in collo la piccola Nao solo perché le facevano male i piedi, non si era ancora abituata ai geta (sandali). Dietro c’era Roan che camminava a destra di Shame, quest’ultima guardava le svariate piante sulla sinistra man mano che camminava, invece il ragazzo osservava il viso della mezzo demone e sorrideva. E poi c’erano le gemelle Misa e Kugo le quali stavano chiacchierando e parlavano precisamente del principe Kenta per come si era comportato con loro. Infine, Hariko e Nozomi, gli ultimi della fila, non stavano conversando, il ragazzo provò a dirle qualcosa ma quest’ultima non proferì parola. Calò subito un silenzio che era cupo e denso. Hariko osservò il viso della sorella e non capiva perché avesse quel comportamento così freddo. 
“È ancora arrabbiata con me? Ma solo perché parlo sia con Inuko e sia con gli altri invece di farle compagnia?” pensò mentre continuava a camminare insieme ai suoi compagni.
 
A un certo punto i nove svoltarono a sinistra e trovarono un grande sōmon (cancello d’ingresso) di legno chiaro. Dietro alla sua sinistra, videro un’antica struttura, era la Sala Sairai-do del tempio Saiho-ji che era stato costruito in legno marrone scuro col tetto ampio di color verde chiaro. Inuko aprì il cancello, entrò con gli altri e vide dei gradini di legno scuro a sinistra del tempio. Di fronte c’erano due monaci pelati che indossavano delle vesti verdi e dei waraji (sandali di paglia) con delle tabi colore bianche (calze divise in due), i due salutarono i nuovi arrivati e si presentarono, quello a sinistra si chiamava Raito e invece quello a destra si chiamava Akihiro ed era un po’ più basso rispetto al suo compagno.
— Benvenuti, qual è il motivo della vostra visita? — chiese Raito sorridendo.
— Dobbiamo parlare con quello che possiede l’ultimo braccialetto di protezione dell’elemento terra. Per favore, è urgente, — rispose Arya in modo educato inchinandosi.
— Chi, tra di voi, si definisce il guardiano della terra? — domandò Akihiro guardando tutti.
— Eccomi, sono io. Il mio nome è Roan,— rispose in modo deciso avvicinandosi e inchinandosi.
— Ben arrivato nel Tempio Saiho-ji, ti sta aspettando qui dentro, — disse Raito guardandolo.
Il monaco aprì la porta in legno e condusse Roan all’interno.
— Voialtri non potete entrare, potete aspettarlo fuori nel giardino e se volete vi posso fare da guida e inoltre offrirvi una buona tazza di tè Matcha all’interno di una delle tre sale, — affermò Akihiro guardando le due gemelle e Arya che erano davanti rispetto agli altri.
— Va bene signor Akihiro, ci piacerebbe molto conoscere il celebre giardino e sorseggiare quell’ottimo tè, — disse Inuko sorridendo.
 
Quando Roan entrò nel tempio con Raito, vide la schiena di una ragazza che era seduta nella sala principale del tempio e stava pregando davanti alla statua “Amida Buddha” insieme ad altri sei monaci, questi ultimi si trovavano a destra e a sinistra della fanciulla.
A destra e a sinistra del monumento c’erano dei senkoh alla vaniglia e all’arancia (bastoncini di incenso) piantati sopra due lunghi piatti porta incenso in porcellana blu e grigia a forma rettangolare, questi ultimi erano sopra a due tavolini bassi in legno colorato in rosso scuro.
Raito sussurrò all’orecchio del ragazzo dicendogli che doveva rimanere in piedi davanti alla porta, invece lui andò davanti ad avvisare della sua venuta a colui che aveva il braccialetto della terra. La ragazza annuì, fece un inchino da seduta all’altare dove c’era la scultura dorata, si alzò lentamente e andò davanti a Roan.
— Benvenuto, sei arrivato giusto in tempo perché abbiamo appena finito la preghiera in onore del nostro “Amida Buddha” chiamato anche “Luce Infinita”, — disse la ragazza sorridendo.
— Grazie mille, sono venuto da lei con i miei amici e le mie sorelle per diventare il nuovo proprietario del braccialetto di protezione dell’elemento terra, — spiegò il ragazzo.
— Ho appreso tutto da Raito. Però ancora non mi sono presentata! Scusami per la mia sbadataggine, sarebbe la prima cosa che dovrei fare, — affermò mentre si stava toccando la testa pelata e sorrideva per l’imbarazzo.
Il suo nome era Verth, una ragazza sui vent’anni e prossima capa del gruppo di monaci sterminatori di demoni, risiedeva nel “Tempio dei Muschi” sin dalla tenera età per seguire le orme di suo padre Ungai, l’attuale capo. Portava al polso sinistro l’ultimo braccialetto di protezione dell’elemento terra che glielo aveva dato suo nonno paterno prima di morire e la fanciulla stava aspettando il nuovo guardiano. I suoi occhi erano marroni chiari, indossava un abito composto da tre strati: il primo era un juban bianco (sottoveste), sopra aveva un kimono verde che erano legati da un obi nero (cintura), sopra ancora indossava un koromo (veste) fatto di denim verde scuro (tessuto di cotone ritorto) che le arrivava a metà polpaccio, infine portava un shukin (cordone) avvolto intorno alla vita e non aveva i geta (sandali) ai piedi.
— So che mio padre Miroku conosce molto bene tuo padre Ungai, si videro in due occasioni diverse, — informò Roan sorridendo.
— Davvero? Sei davvero il figlio di quel famoso bonzo! — esclamò innalzando le sopracciglia e mettendo le mani davanti alla bocca.
— Sì sono io, — affermò scuotendo la testa in su e in giù, — ho pure due sorelle gemelle più grandi di me che mi stanno aspettando fuori, — concluse il ragazzo.
— Stai tranquillo Roan che li vedrai dopo. Ma prima, devi fare una cosa per me, — enunciò mentre sorrideva, — Dovrai affrontare una tigre azzurra di nome Pibageika, si trova all’interno del “Kokedera”. Quando avrai finito di combatterla, deciderò se sarai degno di diventare il nuovo proprietario del braccialetto, — spiegò in modo lento mentre gesticolava.
— Va bene venerabile monaca Verth, — disse il ragazzo chinandosi un po’ il capo.
— Per favore, non chiamarmi “venerabile”, è una parola passata di moda e suppongo chi te l’ha insegnata, — precisò la ragazza ammiccando.
— Scusami tanto, non volevo offenderti. Comunque, prima che affronto questo animale, volevo sapere una cosa: a cosa servono quei bastoncini di incenso che sono davanti alla statua? — domandò Roan indicandoli, — Mia madre Sango li mette sopra le tombe dei suoi parenti nel suo villaggio natale e prega, — spiegò.
— Questi senkoh (bastoncini di incenso) facilitano la meditazione e le preghiere e si possono usare sia all’esterno che all’interno dei templi, — informò Verth sorridendo.
— Capisco, grazie della spiegazione. E ora, sono pronto per lo scontro! — disse deciso.
— Mi fa molto piacere sentirtelo dire, mi si riempie il cuore di gioia! — affermò sorridendo.
Raito e gli altri sei monaci rimasero dentro il tempio perché dovevano sistemare la stanza per le prossime meditazioni o preghiere, invece Verth e Roan uscirono. I due stavano andando al Kokedera e iniziarono a camminare percorrendo un vialetto fatto di pietre ovali di piccole e di grandi dimensioni. Dopo alcuni minuti, svoltarono a destra e si introdussero in una foresta piena di diversi tipi di alberi tra cui aceri, bambù e piante millenarie e il terreno era interamente ricoperto di muschio di color verde intenso. A sinistra c’era una piccola struttura fatta di legno chiaro dove potevano sentire del profumo e vedere un leggero vapore uscire da esso.
— Scusami ma che cos’è questa? — chiese Roan indicandola.
— È una delle tre sale da tè del tempio, si chiama Shōnantei, — rispose Verth sorridendo.
— Può darsi che sono lì i miei amici dove mi staranno aspettando. Quando avrò finito di scontrarmi con quel bestione, anch’io vorrei sentire il vostro tè, — disse con occhi sognanti.
— Certamente che lo berrai dopo! — esclamò la monaca sorridendo.
 
Fecero altri cinque passi e videro un laghetto, la sua forma ricordava il carattere cinese “shin” che significa “cuore”, all’interno c’erano molti grandi sassi allineati vicini ai bordi.
Mentre Roan guardava in modo sbalordito tutta la vegetazione, sentiva il gradevole rumore dell’acqua limpida che zampillava e scorreva rapidamente nello stagno e le cicale che cantavano allegramente insieme agli uccellini tra i rami degli alberi.
— Eccoci, siamo arrivati. Questo è il centro del Kokedera e lo stagno si chiama “Ougonchi”, — spiegò Verth indicando l’isolotto senza alberi che era in mezzo al laghetto, — tra non molto apparirà quella tigre e devi essere pronto. Resterò nei paraggi e ti osserverò da lontano, fa’ del tuo meglio, Roan! — concluse sorridendo mentre si inchinava e subito dopo si allontanò.
Il ragazzo non ebbe il tempo di replicare in alcun modo e, senza la presenza di un amico in quel posto appena visitato, aspettò che comparisse l’essere da lui tanto atteso. Purtroppo potette respirare per una manciata di minuti perché ad un tratto sbucò dall’altra sponda dello stagno un’enorme tigre turchina con degli enormi occhi dorati, quattro lunghe zanne d’ambra e delle massicce zampe con tutti gli artigli fuori. Osservò attentamente il muso della belva e notò che stava fremendo di rabbia.
— Finalmente sei arrivata! — esclamò Roan guardandola mentre si stava spostando verso di lui.
 
L’animale ruggì ferocemente, fece un balzo e iniziò a correre. Roan chiuse gli occhi e, attraverso la connessione mentale con la terra, che si originava dai piedi e arrivava al cuore e al cervello, localizzava mentalmente i movimenti dell’animale e percepiva ogni tipo di vibrazioni del terreno, dunque fece cascare alcuni alberi secolari prima a sinistra e poi a destra però la tigre li evitò uno alla volta. Tenendo sempre gli occhi chiusi, creò delle piante rampicanti velenose che li scaraventò contro la bestia e la imprigionò, quest’ultima ruggiva dimenandosi nel tentativo di liberarsi da quegli arbusti e poco dopo lo fece. Roan non si perse d’animo, fece un respiro lungo e profondo facendo uscire dalle mani dei semi gettandoli in terra vicino alla bestia. Grazie ai suoi poteri, nacquero all’istante dei fiori arancioni “Giglio Tigrato” (Lilium lancifolium), la tigre li vide e dato che era incuriosita, si avvicinò a loro annusando solo una dove, un secondo dopo, uscì un vapore viola chiaro trasparente e l’animale si accasciò a terra addormentandosi in un batter d’occhio. Infine, senza indugio, il ragazzo scagliò alcuni spini urticanti uccidendo in un attimo la tigre e dopo aver fatto ciò, aprì gli occhi e iniziò ad ansimare perché ancora non si rendeva conto di quello che aveva appena fatto. Era abbastanza scioccato, i suoi occhi si sgranarono, le sopracciglia si sollevarono, la bocca si aprì e il viso divenne sudato.
“Ce l’ho fatta?” pensò fra sé guardando le mani sporche sia di fango e sia di sangue.
Volse lo sguardo intorno a sé e vide che l’ambiente non era cambiato, durante il combattimento aveva smesso di sentire il canto degli uccellini o quello dell’acqua limpida del laghetto perché aveva concentrato tutto il suo potere verso quell’essere che ora giaceva inerme nel terreno.
A un certo punto sbucò dal sotto del suo kimono la folletta della terra Chi.
— Sono felice per te! Dobbiamo aspettare quella monaca, — spiegò mentre stava svolazzando.
— Ma da dove salti fuori? Non ti ho visto in tutto questo tempo e poi, insieme alle altre, non hai aiutato né me e né i miei amici a superare le prove! — esclamò stupito Roan.
— Sono sempre con te anche se non mi faccio vedere. E poi perché ti dovevo aiutare? Senza di me, sei forte lo stesso, — replicò la folletta mettendo le braccia incrociate.
Roan sospirò scuotendo la testa mentre aspettava Verth, invece Chi era andata ad annusare del muschio e, a sinistra del laghetto, trovò molte larghe foglie e un piccolo fiore di loto color rosa chiaro che stava per sbocciare.
— Quanto tempo che non lo vedevo uno così! — esclamò stupita mentre lo guardava.
— Mi fa piacere che ti piacciono! — affermò una voce che stava venendo nella loro direzione.
Roan si girò, vide una figura e riconobbe immediatamente il volto. Era quello di Verth.
Il ragazzo, nel vederlo, iniziò pian piano a calmarsi e a respirare normale.
La monaca sorrise e applaudì per come si era comportato, poi sfilò dal suo polso il braccialetto di protezione della terra e glielo porse e divenne in modo ufficiale il nuovo guardiano della terra.
Infine i due, insieme alla folletta Chi, si incamminarono verso la sala da tè del tempio Shōnantei perché per prima cosa volevano mangiare i Hanami dango, gnocco giapponese composto da tre palline di colore diversi, il primo è colorato dai fagioli azuki rossi, il secondo da uova e l’ultimo dal tè verde e infine bere il tè matcha insieme agli altri e alle altre quattro fate.
Quando entrarono, videro tutti seduti sopra a degli zabuton (cuscini colorati) e in mezzo c’era un furo (braciere) con sopra il kama (bollitore). Inuko e Shame salutarono Roan, invece le due gemelle salutarono la monaca e li invitarono a sedersi, Hariko prima dette un piattino a Roan e poi a Verth dove all’interno c’erano due diversi wagashi (dolci), nel piccolo vassoio del ragazzo c’era un Dango colorato come voleva lui mentre in quello della monaca c’erano due Daifuku mochi, dolci di riso glutinoso farciti di pasta di fagioli azuki rossi (marmellata anko), che uno era di color verde e l’altro rosa pallido. I due dettero i primi morsi ed entrambi sospiravano per quanto erano buoni quei dolcetti adatti al tè matcha e quando li finirono videro Misa che stava prendendo il chaki natsume (recipiente chiamato così per la sua forma che ricorda il giuggiolo) fatto in legno laccato di colore amaranto dove all’interno c’era il tè matcha e lo dette a Arya la quale lo aprì. Quest’ultima prese il chashaku in bambù (cucchiaio) e versò due cucchiaini di matcha in polvere nelle chawan nere (ciotole) con dei fiori di ciliegio disegnati, appoggiate sopra il tatami (stuoia di paglia di riso per coprire il pavimento). Kugo afferrò l’hishaku di bambù (mestolo) e versò un po’ d’acqua calda dentro le chawan (ciotole). Hariko pigliò il chasen di bambù (frullino) e lo dette ad Arya la quale lo lavò delicatamente con l’acqua fredda prima di mescolare la polvere di tè con quella calda, infine la ragazza sbatté vigorosamente ed energicamente disegnando la lettera “M” in mezzo per quindici secondi il liquido e il matcha fino a formare una leggera schiuma verde chiara nella superficie.
— Che bella preparazione! Che tè è questo? — chiese Nao curiosa.
— Si chiama matcha usucha (tè leggero) e per prepararlo si usano solo le foglie più vecchie delle piante più giovani, — spiegò Arya alla piccola e poi sorrise.
— Non l’ho mai bevuto finora però prima che arrivassero gli altri due, ho solo mangiato uno di quei dolcetti buonissimi che non so come si chiamano, — disse Nao.
— Sono i wagashi e quelli che ci ho offerto prima il signore Akihiro erano gli Yōkan, gelatine dense fatte da pasta da acqua, zucchero, agar agar (gelificante vegetale) e fagioli azuki rossi e poi ci ha dato gli Manju, dolci fatti all’esterno di farina di riso con un ripieno di fagioli azuki rossi (marmellata anko) e zucchero, — chiarì Arya mentre passava una chawan (ciotola) ad Nozomi la quale lo passò a suo fratello e infine questa chawan (ciotola) arrivò nelle mani di Verth.
 
Erano passati alcuni minuti e ognuno aveva nelle mani la ciotola, bevvero a piccoli sorsi, chinarono il capo e dissero: “Otemae chodai itashimasu (Grazie per avermi preparato il tè)”.
Verth chiamo l’attenzione di Akihiro la quale disse, in modo pacato, che rimaneva lì e che lui poteva tornare con calma al tempio. Inoltre, aggiunse che doveva avvisare gli altri perché le preghiere potevano cominciare fra un’ora e mezzo e non prima.
— Va bene maestra! Farò quello che mi ha detto, — rispose alzandosi, fece un inchino e uscì.
Roan prese di nuovo in mano la ciotola, sorseggiò un po’ e poi disse:
— Tornerò un giorno qui perché vorrei diventare come mio padre ma quando sarò più grande.
 
Prossimo episodio:_Episodio 55_“Uno scontro inaspettato” Inuyasha_

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Capitolo 29
*** _Episodio 55_“Uno scontro inaspettato” Inuyasha_ ***


_Episodio 55_“Uno scontro inaspettato” Inuyasha_
 
Dopo aver salutato sia la monaca Verth e sia gli altri monaci al tempio, Inuko e i suoi amici si incamminarono in silenzio lungo un vialetto che conduceva a una foresta piena di molti cedri, cipressi, faggi, aceri e betulle. Si stavano muovendo in direzione nord-est perché volevano tornare nel loro paesino, finché, dopo una ventina di minuti, Shame era stanca e pure la piccola Nao e quindi le due gemelle guardarono intorno se vedevano nelle vicinanze delle abitazioni.
A un tratto apparve una donna di bell’aspetto sui quarant’anni che camminava nella direzione opposta e, quando si avvicinò al gruppetto, li guardò uno per uno.
I suoi capelli neri erano raccolti in un grande e alto chignon (crocchia) tenuto da due bacchette color amaranto, portava un kimono blu scuro decorato da dei fiori dorati, aveva un obi viola (cintura) sotto il seno, in basso c’era una piccola tasca, indossava dei geta fatti di legno con dei hanao in cotone di colore bianco (soprabito) e teneva nella mano destra una naginata (arma con lama) costituita da un bastone color blu.
“Finalmente li ho trovati” pensò la signora fra sé facendo un sorrisetto appena finì di guardarli.
Misa si avvicinò alla donna e le chiese se sapeva se c’era una una locanda o qualcosa di simile da quelle parti. La signora rispose che non era di quella zona però le propose che se voleva poteva fermarsi con gli altri nella sua dimora per la notte e affermò che era poco distante da dove si trovavano. Shame esclamò che voleva fermarsi nella casa di quella signora e nello stesso momento Nao gridò la stessa cosa. Kugo, che non riusciva a smettere di guardare il viso tenero della bambina, accettò la proposta della donna e la ragazza si inchinò per ringraziarla.
— Puoi chiamarmi Shinju, significa “Perla”. Vi piace il nome? — chiese socchiudendo gli occhi.
— Sì sì molto carino, ma fermi tutti! — annunciò all’improvviso Arya, — Non possiamo fermarci perché percepisco che se andassimo nella sua abitazione, succederebbe qualcosa di brutto e qualcuno si metterebbe in serio pericolo, — concluse grattandosi il capo.
— Sono stanca di sentire da te sempre questi verbi: “percepisco”, “intuisco” o “mi rendo conto”! Lo sai che quello che dici sono solamente stupidate, o no?! — proclamò Nozomi.
— Non dire così, da quando la conosco, tutto ciò che dice, sempre si avvera, — affermò Hariko.
— Non posso dire mai niente! Mi stai seccando, fratellino! — affermò Nozomi incavolata.
Hariko sospirò e cercò conforto in Inuko, la sua dolce mezzo demone la quale arrossì mentre osservava il suo viso, poi la mezzo demone affermò che anche lei era stanca e le sarebbe piaciuto tornare a casa presto e poi disse che se la signora li stava ospitando, era meglio non rifiutare.
— Concordo, perché se rifiutassimo la sua gentilezza, offenderemmo il Buddha, — spiegò Roan.
— Sempre così fa quando deve riposare, — sbuffò Misa mettendo le braccia incrociate.
— Dannato fratello, — disse Kugo sbuffando anche lei.
Shinju chiese alle due ragazze,  guardando il loro viso, se sarebbero venute nella sua dimora anche perché avrebbe organizzato un abbondante banchetto e Misa accettò solo pensando al cibo.
— Ancora hai fame? Ti ricordo che hai mangiato prima. Ad ogni modo, vengo perché non voglio lasciare sola la mia gemella mentre consuma i pasti, — affermò Kugo.
La signora chiese alla ragazza dai capelli arancioni, squadrandola da cima a fondo, se veniva pure lei e Nozomi rispose, in tono severo, se davvero le interessava della sua opinione aggiungendo che la stava già infastidendo con queste domande.
— Suvvia, non essere così sgarbata nei miei confronti, — spiegò Shinju alzando le braccia, — Sai che sono una donna per bene! Quindi, puoi dirmi che cosa ne pensi? — domandò infine.
— Ma quanto parli! Ti piace infastidire la gente a quanto pare. Bene, te lo dico ma a una condizione: non lo ripeterò due volte. Quindi, stammi bene a sentire! Verrò pure io! — dichiarò.
Dopodiché la ragazza cominciò a camminare e lasciò indietro i suoi amici con quella donna, quest’ultima chiese ad Hariko se la ragazza si comportava sempre così e il fanciullo disse di sì e aggiunse che quando la sua sorella doveva decidere o semplicemente incontrare delle nuove persone, subito diventava scortese.
— Ho sempre fatto del mio meglio per farle capire che doveva comportarsi diversamente, ma non ci sono mai riuscito — affermò Hariko e poi sorrise.
— Tu si che sei educato! Bravo! — esclamò Shinju facendo un sorriso finto.
— Grazie mille signora, — rispose e si incamminò con la donna verso la sua abitazione.
“Questa donna vuole essere gentile ma invece vuole conquistarci con belle parole perché vorrebbe qualcosa da noi. Se il suo atteggiamento cambierà, confermerà i miei sospetti e così l’avrò mascherata! Non ho detto agli altri se andarci o meno, ma non ha importanza ora. Li seguirò e controllerò che cosa farà questa signora” pensò Arya e riprese a camminare.
 
Inuko, sua sorella minore insieme a Nao, le due gemelle seguite da Roan, seguirono i quattro che si erano già avviati. Ad un certo punto Shame chiese alla signora quando sarebbero arrivati e quest’ultima rispose che non c’era niente di cui preoccuparsi perché sarebbero arrivati presto.
— La mia dimora si trova a sud di Kyoto, spero che vi piacerà. Ci sono tante persone che vi accoglieranno e vi faranno vedere i miei meravigliosi giardini, — concluse.
— Davvero? Che bello! E dato che cammineremo un altro po’, come si chiama? — chiese Inuko.
— “Castello di Fushimi” ed è stato costruito quattro anni fa, — rispose.
— E poi si chiamerà “Momoyama” dove verranno piantati degli alberi da pesco! — spiegò Arya.
Shinju si sorprese e le chiese se era una specie di indovina, la fanciulla dichiarò che di preciso era un apprendista maga del futuro e precisò che proveniva da un’altra epoca.
— Ora mi è tutto chiaro! Grazie mille signorina, — ringraziò.
Il gruppetto stava camminando da quasi venti minuti e ancora non vedevano il castello da lontano, Misa si insospettì e pensò che la signora avesse errato intenzionalmente per non farli preoccupare, poi si avvicinò all’orecchio sinistro di sua sorella e le disse sottovoce che a quella dimora sarebbero arrivati fra due ore e non a momenti precisando che il cielo si stava già scurendo e le chiese che cosa pensava di fare.
— Hai ragione, dobbiamo fare qualcosa. Ho un’idea, chiedo a Shame se mi può prestare la sua sciarpa. Ricordo se si può trasformare in un tappeto volante, — disse Kugo.
Misa annuì, andò dalla piccola mezzo demone, ci parlò e infine le consegnò l’oggetto, Roan, che aveva visto che cosa stavano facendo, urlò agli altri che si dovevano subito fermare. Il resto del gruppo si girò verso il ragazzo e mentre si stava fermando, vide che Kugo stava indicando la guardiana dell’aria, stava tenendo qualcosa in mano e mentre Misa la stava lanciando in aria, si trasformò subito in un grande tappeto rosso. Roan spiegò alla donna che era un oggetto molto utile e che apparteneva alla piccola mezzo demone, mentre parlava la indicava e Shame divenne subito rossa in viso e affermò, un po’ balbettando, che era il suo ed era perfetto.
— Che magnifico! Va bene, se lo volete usare, saliamoci allora! — esclamò la donna.
Uno alla volta ci salirono, Shame andò davanti, ordinò al tappeto dove dovevano andare e quest’ultimo partì spedito, dall’alto il gruppo poteva vedere molti alberi, dei fiumi, alcune case di legno e dei campi coltivati dove alcune persone lavoravano in quel momento.
 
Misa, dopo pochi minuti, vide a sinistra un giardino e un castello formato da due torri di dimensione diversa, la donna affermò che erano arrivati quindi la piccola mezzo demone ordinò al tappeto di tornare giù e lo fece quasi subito, poi il gruppetto atterrò di fronte al yagura mon (cancello con una torre militare) e notò che davanti, a destra e a sinistra, c’erano due ringhiere in legno rosso e degli scalini.
Shinju trovò il grande portone scuro chiuso, bussò e disse: — Aprite! Sono la vostra signora!
La grande porta si spalancò e apparve una ragazza, aveva diciannove anni con dei lunghi capelli marroni, portava un kimono bianco chiuso da un obi dorato (cintura) e indossava dei geta bianchi (sandali). Si inchinò davanti alla sua padrona, si scusò per il ritardo e chiese chi fossero queste persone che erano con lei, Shinju rispose che erano i loro nuovi ospiti, poi le ordinò di falli accomodare nella sala principale, la ragazza obbedì e disse che si chiamava Hina.
Il gruppo passò sotto il portone, subito dopo videro in lontananza un castello denominato Renketsu, formato da un tenshu (torrione) a cinque piani e collegato a un’altra torre a tre piani secondaria grazie a una watari yagura (corridoio) ed era circondato da un immenso giardino.
Di fronte c’era un viale formato da pietre rettangolari di grandi dimensioni, a destra e a sinistra si potevano vedere diversi tipi di alberi tra cui quelli da pesco che erano ancora in fiore.
Inoltre, c’era un enorme albero di ciliegio, in fiore anche lui, ed era stato piantato alla destra del viale. Mentre il gruppo stava camminando per raggiungere l’ingresso del castello, vide delle persone che stavano ammirando sia i fiori e sia le piante. Infine svoltò a sinistra, salì su delle scale bianche e poi si ritrovò di fronte alla porta principale dipinta di rosso vivo dove nei due lati c’erano due serve e quando lo videro, si inchinarono e aprirono subito la porta.
Il gruppo entrò, andò a sinistra e poi varcarono una porta, i nove nuovi ospiti rimasero sbalorditi nel vedere quella sala perché sia il tatami (stuoia di paglia di riso per coprire il pavimento), i fusuma (pannello verticale scorrevole) e il soffitto erano rivestiti interamente d’oro, invece i tre kakemono (pergamene) appesi nelle tre pareti non avevano quel colore inusuale, nel primo c’era raffigurato un falco sopra a un pino, nella seconda c’era il Monte Fuji e nella terza c’era un campo pieno di iris. I nove si misero seduti sopra a degli zabuton (cuscini colorati) e poi Shinju disse che doveva preparare la cena insieme alla sua servitù, quindi suggerì di ammirare la sala e precisò che a Kyoto non esisteva un’altra come questa, Inuko annuì, Misa e Kugo dissero che l’aspettavano lì, la donna sorrise e poi quest’ultima andò a sinistra della stanza dove si trovava la porta aperta e nel corridoio c’erano le due serve con il kimono bianco che la stavano aspettando.
— Voi due, andate a prendere quella cosa “importante”! Senza di quella non potrò servire le pietanze! Fate come vi ho ordinato! Subito! — proclamò la signora.
— Ai suoi ordini, padrona! — esclamarono e iniziarono a correre sparendo dalla sua vista.
 
Passarono venti minuti e ancora quella donna non era tornata, allora Shame si sdraiò sul pavimento, appoggiò la testa sulla pancia di Inuko mentre quest’ultima accarezzava i suoi capelli. Nao, che aveva visto la scena, andò da Arya e le chiese se poteva farlo e la ragazza disse di sì, invece Misa e Kugo stavano osservando le bellissime pergamene e si erano incantate mentre li guardavano, poi Kugo chiese all’apprendista maga se sapeva che cosa simboleggiava l’ultima pergamena dove c’erano molte iris e Arya rispose che quella pergamena rappresentava lo spirito del guerriero e dato che erano stati disegnati tanti iris, voleva dire che era un gruppo di guerrieri che erano pronti a combattere.
“Aspetta, se questi rappresentano dei guerrieri e siamo nel territorio di questa donna, vuol dire che siamo i loro nemici! Quando torna dovrò stare attenta. Sono sicura solo di una cosa: devo proteggere i miei amici usando tutto quello che ho imparato per diventare ben presto una maga. Peccato che loro non si stanno accorgendo di questi piccoli segnali! Quando potrò, farò aprire gli occhi sia ad Inuko e sia agli altri” pensò Arya osservandoli.
Finalmente apparve una ragazza che aveva con sé un vassoio rosso pieno di pietanze, poi arrivarono le altre cinque donne con altri vassoi e a turno li sistemavano davanti agli ospiti, Inuko svegliò la sua sorellina, la piccola si strofinò gli occhi e appena vide il cibo davanti a lei, prese le bacchette che erano alla destra dei piatti e assaggiò la prima ciotola. Shame, mentre gustava il cibo, affermò con gioia che le piaceva perché era davvero delizioso, poi Hariko chiese ad Misa cosa aveva perché aveva visto che non stava apprezzando molto il cibo e la ragazza rispose che si sentiva strana dopo aver assaggiato il sashimi di pesce e salsa di soia (pesce crudo a fettine) che era sopra a un piatto rettangolare verde, invece Arya disse che le era piaciuta molto la tempura insieme alle verdure e ai gamberi e Roan affermò che aveva mangiato alcuni tsukemono (verdure di stagione in salamoia). Un attimo dopo aver finito di parlare, svennero.
“Che cosa mi sta succedendo?” pensò Inuko provando a spostare la testa per intravedere gli altri.
E all’improvviso comparve la signora Shinju con otto serve.
— Vedo che avete mangiato tantissimo e siete abbastanza sazi. Dovete riposare, vero? Io e la mia servitù vi porteremo subito nelle vostre nuove camere, — concluse la donna.
Shinju fece alzare Arya, la trascinò a fatica nel corridoio, la condusse nell’altra torre e la portò in una stanza che era separata dagli altri, poi le consigliò di mettersi seduta su un cuscino mentre la donna stava prendendo il futon dall’armadio e lo appoggiò sopra al tatami, andò davanti al incensiere, che era a sinistra della stanza, e lo accese. Da esso uscì un profumo di lavanda.
— Ecco, puoi distenderti, — disse Shinju mentre metteva l’oggetto alla destra del cuscino.
Arya obbedì senza esitazione, si coricò e si addormentò in un istante e infine la signora cosparse una polvere, che era invisibile sia per gli umani che per i mezzi demoni, sopra la ragazza.
“Sogni d’oro, apprendista strega! Non riuscirai a sconfiggermi” pensò Shinju mentre stava prendendo le sue sembianze, quest’ultima lasciò la stanza, andò in quella dove c’era Inuko e la sua sorellina, quando entrò vide che solo Shame dormiva all’interno del futon.
— Dov’eri Arya? Ti stavo cercando! Non sapevi dove si trovava la tua camera, vero? — chiese a quella che pensava fosse la sua amica mentre si stava per coricare.
— Che ti importa di ciò che faccio, eh!? Sono affari miei! — esclamò furiosa mentre spostava l’incensiere in mezzo alla stanza, — Piantala di essere appiccicosa come me!
— Va bene, scusami. Non ti chiederò più nulla. Buona notte, — rispose Inuko e si addormentò.
La donna finse di dormire, si alzò lentamente dal futon e al suo posto ci mise una bambola che ricordava il corpo di quella ragazza che aveva rubato l’identità, poi sparse la medesima polvere sopra i due corpi addormentati. Dopo qualche minuto, decise di dare un’occhiata alle altre due stanze, nella penultima vide che c’era Roan e le due gemelle, i tre non avevano ancora preso i futon dall’armadio e stavano decidendo dove metterli sul pavimento.
— Vi serve una mano, scemi? Visto che siete molto intelligenti, vorrei vedere se siete capaci di risolvere una cosa così semplice! — affermò facendo finta di essere Arya.
— Hey, vacci piano con gli insulti, amica! Tutto bene? Forse il cibo ti ha dato noia, come a me, e adesso ce l’hai con noi perché non ti abbiamo ascoltato? — domandò Roan.
— Non mi ha fatto niente perché sono in grado di difendermi da tutto! Quindi, pensate agli affari vostri, stupidi! — replicò scocciata mentre poneva il terzo turibolo in un angolo della stanza.
— Quella donna mi ha dato questo per voi come regalo e mi ha detto di tenerlo acceso tutta la notte perché è molto utile per rilassare, — affermò indicandolo e subito dopo i tre si coricarono mentre la donna, con le sembianze di Arya, stava accedendo quell’oggetto.
“Questo odore, non sarà mica…” pensò fra sé Roan.
“State tranquilli, farete dei bellissimi sogni… infernali. Per ora non vi ucciderò” pensò Shinju.
Prima di lasciare la camera, sparse la polvere e passò all’altra stanza dove c’erano Hariko, Nozomi e Noa. Vide che questi erano già dentro i futon, quindi azionò l’incensiere e sparpagliò la stessa polvere invisibile.
“Tutti i miei ospiti dormono! La prima parte del mio piano è andata. Finalmente potrò lavorare al meglio con le altre mie serve!” pensò e andò nella torre principale.
Inuko e i suoi amici stavano dormendo profondamente nelle rispettive camere, quando pian piano iniziarono ad avere non sogni ma incubi che riportavano alla mente le loro esperienze passate, questi ricordi erano particolarmente focalizzati su quelli traumatici o in casi dove venivano maltrattati a causa degli altri.
 
Incubo di Hariko: Era trasformato in un gatto rosso e si trovava sotto a una siepe, vide passare dei piedi da sinistra a destra, erano quelli di una donna e di un uomo. A un tratto, la donna si fermò. Si inginocchiò davanti a lui, quest’ultimo realizzò che era sua madre.
La donna sorrise, chiamò suo marito per fargli vedere che aveva trovato un peluche a forma di gatto, disse che lo voleva regalare a uno dei due figli ma prima doveva lavarlo perché era un po’ sporco e chiese all’uomo se poteva prendere una bacinella di legno pieno d’acqua.
La donna venne poi chiamava da una voce indistinta e, non appena si mosse per capire chi la chiamasse, pian piano si stava trasformando in un grande albero assieme al coniuge.
Hariko provò a piangere ma le lacrime non gli uscivano, voleva toccare per l’ultima volta sua madre prima che venisse trasformata ma era soltanto un peluche e non aveva le mani.
 
Incubo di Nozomi: Si trovò dentro un letto in una stanza grigia, si alzò e uscì. Vide che era entrata in un’altra stanza grigia dove c’erano tantissimi pianoforti a coda a forma di squali, dopo spalancò un’altra porta che era alla sua sinistra e davanti a sé vide cinque trombe a forma di papere che stavano per venire da lei, d’istinto richiuse la porta e aprì quella che era a destra e trovò due viole che ricordavano i larosterna inca (uccelli della stessa famiglia dei gabbiani, hanno delle piume che ricordano i baffi ai lati del becco) e senza esitazione chiuse anche questa. Andò davanti l’ultima porta, che era vicino all’angolo destro della stanza, e notò che era più piccola rispetto alle altre. Si mise a carponi e appena la spalancò, vide tutto nero.
Qualcuno toccò la sua schiena cadendo in quel buio non sapendo se lei stesse volando o se era ferma all’interno di una schiuma di color nero.
 
Incubo di Shame: Era vicino al pozzo mangia ossa e Inuko le diceva che non la considerava più sua sorella perché voleva che Arya diventasse sua sorella adottiva dato che era molto intelligente rispetto a lei. Poi la piccola mezzo demone iniziò a correre ma correva a fatica, come se avesse un peso sulla schiena, ed effettivamente subito dopo comparve una enorme ancora. Stava andando alla casina dove c’erano i suoi genitori e quando entrò, notò che i suoi si avvicinarono sempre di più vicino a lei e iniziarono a brontolarla per il mega ritardo. Kagome precisò che erano passate tredici ore, diciassette minuti e ventuno secondi e quindi per punizione doveva badare Kaede ventiquattr’ore su ventiquattro per due mesi e mezzo e in più Kagome le dette uno enorme schiaffo, Inuyasha la guardò male e le urlò cose brutte e quest’ultimo ebbe l’idea di prendere una pietra grossa così poteva buttarla sopra di lei.
 
Incubo di Inuko: La mezzo demone si trovava nella foresta che stava bruciando e aveva appena perso i suoi preziosi genitori che erano morti all’interno della casina e si sentiva tantissimo sola. Si guardò intorno e dato che le fiamme stavano crescevano e tra poco stavano per arrivare da lei, immediatamente decise di iniziare a correre per salvarsi. E solo dopo alcuni minuti cadde, tastò il terreno e dopo si rese conto che era precipitata in una grande buca, cercò di uscirne ma senza ottenere risultati. Poco dopo comparvero due volti che lei conosceva: erano quelli di sua sorella Shame e di Hariko. I due iniziarono a ridere in modo malefico, la guardavano schifata e iniziarono a sbeffeggiarla, poi presero un coperchio fatto di legno e lo posero sopra la buca, nello stesso tempo Inuko stava gridando i loro nomi mentre era avvolta dalle tenebre e da quel momento in poi l’unica amica che aveva era l’oscurità.
 
Incubo di Misa: Da qualche giorno, la ragazza stava provando ad usare l’Hiraikotsu insieme a sua madre Sango nel grande giardino dietro casa e ogni volta che non riusciva a riprenderlo al volo, sua madre le dava tanti schiaffi sul suo viso e le diceva di tutti i colori, poi dopo l’allenamento le proibiva sempre di mangiare perché non aveva ancora imparato ad usare quel grande e importante strumento per ammazzare i demoni che era stato tramandato dalla sua tribù. Non appena finì il suo addestramento, vide in piedi sua sorella Kugo che rideva insieme a suo fratello per come aveva lo aveva fatto e tutti e due gli facevano tantissimi complimenti. E suo padre, che aveva assistito da dentro la casina tutto quanto, prese il suo bastone sacro, uscì dalla casina, e lo dette in testa a Misa.
 
Incubo di Kugo: La ragazza stava raccogliendo, insieme a Shippo, tantissime erbe mediche nel campo che le aveva ordinato Kaede perché c’erano molti malati in quella stagione, ma il demone non l’ha stava aiutando perché era impegnato a ridere con gusto nel vederla che si sforzava a sollevare la cesta stracolma d’erbe. Un attimo dopo apparve davanti a sé sua sorella Misa, quest’ultima la guardò e all’improvviso le rovesciò tutto il contenuto nel terreno che era pieno di terra e acqua, dopo quest’ultima andò a chiamare Kaede dicendo che sua gemella non stava facendo quello che le aveva detto ma perdeva soltanto tempo e secondo lei doveva essere punita in modo pesante. Kaede arrivò e vide quello che era successo e quindi le gettò del sale grosso, la ragazza urlò e scappò da loro.
 
Incubo di Roan: Stava correndo dentro un bosco perché era inseguito da un enorme demone con la pelle verdastra, le corna nere lunghe vicino alle orecchie e teneva nella mano destra un grosso bastone appuntito. Aveva intenzione di mangiare il ragazzino perché era figlio di Miroku e voleva vendicarsi dei suoi compagni morti anni fa per colpa del Vortice del vento del bonzo.
Roan era solo e né sua madre Sango, né suo zio Kohaku e gli altri erano venuti a soccorrerlo.
A un certo punto si fermò, davanti a sé vide un dirupo.
Aveva due scelte: o combattere contro quel mostro o provando a salvarsi saltando giù.
Con sangue freddo, istintivamente si mise più vicino al bordo e guardando il demone che aveva alzato il suo bastone pronto per trafiggerlo, si gettò nel burrone.
 
Incubo di Arya: La ragazza si trovava in un grande prato dove c’erano dei papaveri bianchi e vide che erano tutti appassiti. Iniziò a camminare, ad un certo punto vide in lontananza un’abitazione, entrò e trovò una donna anziana davanti a un piccolo focolare.
La signora le offrì una ciotola riempita di zuppa dal color nocciola e, senza indugio, Arya accettò il cibo. La ragazza assaggiò e si sentì subito felice, nello stesso tempo la signora sogghignò mentre stava preparando qualcos’altro nella pentola sopra al fuoco.
Non appena finì di mangiare, Arya si sentì strana. Provò a parlare ma le parole non uscivano dalla sua bocca e inoltre non riusciva a muoversi. La donna le disse che mangiando quella vellutata speciale, le persone perdevano subito la voce e si immobilizzavano.
 
Incubo di Nao: La bambina si trovava nel giardino vicino casa sua insieme ad altre che stavano giocando con una temari scarlatta e rosa (palla di stoffa ricamata con motivi geometrici). Per sbaglio una delle bambine fece cascare l’oggetto dentro a un laghetto, Nao si avvicinò e mentre lo stava per raccogliere, vide il suo viso riflesso nell’acqua e poi apparvero dei “Lycoris Radiata” rossi scarlatti (Gigli del Ragno). Nao si spaventò, iniziò a correre lasciando l’oggetto nell’acqua, notò che intorno a sé era diventato buio, arrivò alla sua abitazione, entrò e andò nella grande sala trovando i suoi genitori distesi sul pavimento che erano immersi in una pozza piena di sangue. A destra c’era un uomo che teneva nella mano destra un pugnale intriso di un liquido rosso scuro. Nao era spaventata e scioccata e infine uscì da quella stanza piangendo disperata.
 
Nel frattempo, la padrona del castello si era riunita con le sue otto fedelissime serve nella sala principale, una di queste aveva cambiato l’abito e non portava più il kimono candido come tutte le altre, ma indossava un juban nero (sottoveste) chiuso da un obi rosso (cintura), un hakama nero con delle sfumature rosse (una gonna pantalone stretta), una bandana nera nel viso, delle fasce rosse e nere nei polsi e dei waraji (sandali di paglia) con delle tabi nere (calze divise in due). Era Hina. La donna parlò con la ragazza dicendole che visto che era la kunoichi migliore di loro, doveva liberare quella creatura malvagia e le ordinò di andare sotto il castello che era rinchiusa in una gabbia e condurla alla grotta Daigodaigoyama.
— Ai suoi ordini, capa! — rispose la ragazza e poi scomparve in un lampo dalla stanza.
Poi la donna ordinò alle altre sette di stare vicino alle porte dove dormivano gli ospiti così potevano controllarli meglio e le rassicurò spiegando che questi ospiti stavano facendo sempre gli stessi bellissimi sogni all’infinito e sarebbero rimasti imprigionati in eterno. Una delle sette cominciò a spiegare dicendo che se qualcuno fosse venuto da fuori della dimora e fosse riuscito in qualche modo a svegliarli, non lo avrebbero saputo.
— Ecco perché te e le altre sarete in allerta e controllerete le stanze e il corridoio. Al minimo rumore agirete come vi ho insegnato negli anni passati, — disse infine la padrona del castello.
— Va bene, ho compreso quello che devo fare. Vado subito a controllare, — affermò un’altra.
— Eccellente, così mi piacete, mie care! — esclamò felice la donna.
 
Nello stesso momento, una minuscola creatura si intrufolò nel castello, era il vecchio Myoga e andò nella stanza dove erano le due sorelle mezzo demoni e le trovò che stavano già dormendo, infine si accorse che c’era uno strano odore che usciva dall’incensiere.
“Sta uscendo del veleno! Devo svegliare la signorina” pensò fra sé mentre si avvicinava a Inuko.
— Svegliati signorina! Mi senti?! Shame svegliati! — urlò disperato mentre si stava posando sulla faccia di Inuko e cominciò a succhiare il sangue.
— Ahi, che male! Ma che sta succedendo? — domandò Inuko e dette uno schiaffo sulla guancia. Un secondo si rese conto che aveva schiacciato la vecchia pulce per la millesima volta.
— Ehi Myoga ma cosa che ci fai qui? — chiese Inuko insonnolita.
— Sono venuto a vedere come era la situazione qui, signorina, — rispose la pulce.
La mezzo demone si coprì il naso e notò che il turibolo emanava un odore disgustoso.
— Che cos’è questa puzza? Devo svegliare Shame e in fretta! — affermò.
Il vecchio Myoga spiegò che si trattava di un incenso velenoso usato soprattutto per far addormentare immediatamente le persone e mostrare gli incubi, poi disse che dovevano andare a chiamare Arya dato che lei poteva aiutarli a svegliare gli altri addormentati e infine affermò che non poteva farcela da solo dato che quell’aroma era dannoso anche per lui.
Inuko disse decisa che dovevano muoversi e le dispiaceva lasciare la sua sorellina, che stava ancora dormendo, in quella stanza nauseante, solo che non aveva altra scelta.
— Sono fiero di te, signorina. Se Inuyasha fosse qui, sai che sarebbe orgoglioso di te!
Nella stanza accanto, ovvero quella dove stavano le due gemelle e Roan, si erano radunate le cinque follette, dopo essere uscite dai kimoni dei loro padroni, senza che la servitù della donna del castello li vedesse, stavano parlando a bassa voce e stavano decidendo che cosa fare anche perché si erano rese conto che l’incenso non emetteva un buon profumo.
— Dobbiamo avvisare Arya all’istante, forse ci aiuterà! — affermò Ka, la folletta del fuoco.
— Hai proprio ragione, è la cosa più giusta da fare, — disse Fu, la folletta dell’aria.
Le follette si sposarono da una stanza all’altra usando le loro ali, senza farsi notare dalle serve, e andarono dove era l’apprendista maga, la trovarono che dormiva profondamente dentro il futon.
Sui, la folletta dell’acqua si sorprese che anche la ragazza stava dormendo e Chi, la folletta della terra ribatté che era normale perché era piena notte.
— Allora che cosa si fa? Come facciamo ad aiutarla? — chiese Ku, la folletta dell’etere.
— Volevi dire “aiutarli” perché anche gli altri stanno dormendo in quel modo, — replicò Sui.
Ka indicò l’incensiere, che era alla destra del cuscino di Arya, e affermò che la fragranza che stava uscendo era identica a quella che aveva annusato nelle stanze sia del suo giovane padrone che di Nozomi, così come nella camera dove stavano dormendo i tre fratelli.
Ad un certo punto comparve Inuko, le follette videro il suo volto molto preoccupato, assieme a lei c’era la pulce Myoga che si trovava sopra la sua spalla destra.
— Che cosa state facendo qui? Non vi vedevo da un bel po’! — disse meravigliata.
— Ciao signorina! Abbiamo scoperto che tutti i turiboli, che si trovano nelle quattro stanze dove siete stati portati, stanno mandando delle cattive influenze su di te e sugli altri! — spiegò Ku.
— Esatto, la stessa cosa me l’ha detto prima la mia fedele pulce Myoga che è qui con me, — disse la mezzo demone alle follette mentre si copriva il volto con una manica del suo kimono, — Grazie alle informazioni che mi ha dato, ho trovato la vera stanza di Arya perché prima, quando mi sono svegliata, mi sono accorta che chi dormiva nella stessa camera con me, non era lei. Vorrei tantissimo svegliarla, così mi potrà aiutare a trovare un modo per impedire a quel incenso di far vedere incubi orrendi anche agli altri! — spiegò Inuko alle follette.
— Provo a svegliarla come ho fatto prima con te e lo faccio solo perché sei la mia padroncina e non per altro, — affermò il vecchio Myoga.
— Va bene, però dopo che l’avrai svegliata, meglio che voi due collaborerete per procurare un antidoto proficuo per tutti noi! — informò la mezzo demone sorridendo.
— E anche noi contribuiremo nel nostro piccolo perché come le guardiane e i guardiani, abbiamo i poteri degli elementi, — affermò Ku avvicinandosi al volto di Inuko, — Purtroppo non durano molto visto che siamo solo folletti e non umani, — concluse.
 
Inuko annuì e subito dopo il vecchio Myoga saltò dalla spalla della mezzo demone dove atterrò nei capelli mossi e biondi di Arya, si spostò pian piano andando nella guancia sinistra e la punse.
“Sento che c’è qualcuno… ma chi è che mi sta disturbando? Oh ma non vedo più quel prato finto e quella pazza che mi ha sempre dato da mangiare la stessa cosa” pensò Arya non appena aprì gli occhi e allo stesso tempo si era schiaffeggiata la propria faccia.
— Ma cosa? Ehi Inuko, sei tu! Cosa hai fatto ai capelli? E ci sono anche le follette! — esclamò.
— I miei capelli? Ma guarda che sto benissimo! Come vedi, ho ancora le orecc... — disse e si fermò mentre si toccava la testa, — Non ho le mie orecchie da demone! Per favore, hai qualcosa per vedermi, come lo chiamano nel tuo mondo, “specchio”? Ho detto bene? — chiese.
— Sì, ce l’ho ed è in formato piccolo. Comunque forse, però non sono tanto sicura, ora che è notte, c’è la luna nuova, — spiegò Arya con faccia stanca.
— Va bene, ora pensiamo alle cose più importanti, poi penserò al mio aspetto. Bisogna svegliare i nostri cari amici e scappare! Soltanto tu puoi aiutarci!— dichiarò Inuko.
— Mi fa piacere che l’abbia capito come stanno le cose senza che te lo dicessi. Lo sospettavo da prima, quando stavamo aspettando la cena in quella sala, — enunciò l’apprendista maga, — Quella donna non è quella che abbiamo incontrato poche ore fa, nasconde un’altra identità che è per il momento è celata agli occhi degli altri, — concluse infine.
Arya venne aiutata ad alzarsi grazie alla sua amica mezzo demone, un attimo dopo recitò la formula magica “Imasugu” (Fuori ora) e dal dietro della schiena comparve il suo zaino grigio, se lo tolse, mise la mano destra dentro ed estrasse il libro che aveva sia la costola e sia la copertina blu, in quest’ultima c’era scritto “The Worth Witch Watch Boryūmu 1” (“La strega di valore guarda Volume 1”), nel mezzo c’era un cerchio arancione e nell’angolo in basso a destra c’era scritto “Aete hiraku hito wa, majutsu-shi ni narimasu” (“Chi osa aprire, una maga sarà”).
— Ecco il libro che cercavo! Questo, insieme agli altri due, sono quelli che mi ha dato la mia maestra Tomoko del mondo presente una settimana fa, — esclamò felice.
— Cosa c’è in questo libro? — chiese incuriosita la folletta dell’acqua.
— Al suo interno ci sono le spiegazioni e le illustrazioni di tutte le erbe e le piante e si dividono in due categorie: quelle normali e quelle “speciali”, — enunciò Arya mentre apriva il libro, — Queste ultime sono particolari e sono sconosciute alla gente comune, la maggior parte di quelle “speciali” non sono facili da procurare e tutte sono utili per molte cose! — finì di spiegare.
— Che bello! — risposero in coro le follette.
Arya tirò fuori tre ciotole in ceramica marrone di diverse dimensioni, un grosso mortaio verde, un pestello dello stesso colore, quattro flaconi trasparenti e uno specchio coperto da un tessuto di velluto rosso.
 
Prossimo episodio:_Episodio 56_“L’ultima missione” Inuyasha_

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